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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 545 di giovedì 3 novembre 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 10,35.

MIMMO LUCÀ, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 27 ottobre 2011.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Antonione, Bongiorno, Brugger, Caparini, Cirielli, Gianfranco Conte, Donadi, Jannone, Lo Monte, Melchiorre, Mura, Nucara, Palumbo, Paniz, Pecorella, Pisicchio, Romano, Rosso e Saglia sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.

PRESIDENTE. Il presidente del gruppo parlamentare Popolo della Libertà ha chiesto, con lettera in data 27 ottobre 2011, che l'onorevole Renato Farina sia nominato membro supplente della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, in sostituzione dell'onorevole Giuseppe Galati, entrato a far parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Se non vi sono obiezioni, la Presidenza procederà in tal senso secondo la costante prassi applicativa dell'articolo 56, comma 4, del Regolamento.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,40).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

ROBERTO MORASSUT. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per far presente in quest'Aula quello che è avvenuto questa notte nel quartiere Talenti di Roma, dove quattro ragazzi, giovani militanti democratici, sono stati aggrediti e picchiati selvaggiamente mentre affiggevano delle locandine per promuovere un'iniziativa contro le infiltrazioni mafiose a Roma. Gli aggressori non sono stati ufficialmente identificati, ma alcuni di loro, riconosciuti e denunciati, appartengono Pag. 2ad organizzazioni di estrema destra, note con le sigle di CasaPound e Blocco Studentesco.
L'aggressione è avvenuta repentinamente, all'una di notte. I quattro ragazzi, alcuni giovanissimi, hanno riportato fratture agli arti e lesioni craniche e sono ancora ricoverati in ospedale. Solo il provvidenziale intervento di una pattuglia dei carabinieri ha impedito che l'esito dell'aggressione potesse avere conseguenze ancora peggiori.
Io, signor Presidente, intervengo perché credo sia giusto, in primo luogo, che da quest'Aula venga una ferma condanna della violenza politica, ma voglio anche sottolineare alcune cose che non possono e non debbono sfuggire alle competenze del Governo. Pochi giorni fa, infatti, il Ministro dell'interno Maroni ha riferito all'Aula in merito ai gravi incidenti occorsi durante le manifestazioni degli Indignati per causa di gruppi organizzati, black bloc, che puntualmente inquinano con la loro presenza le manifestazioni di organizzazioni giovanili.
L'episodio di ieri è, inoltre, solo l'ultimo di una ormai interminabile catena di avvenimenti di violenza politica a Roma. Tutto questo ci dice che Roma è una città a rischio, dove è compromessa la sicurezza, la stessa integrità fisica dei cittadini, dove è divenuto rischioso anche manifestare ed esprimere le proprie idee politiche. Infatti, da tre anni a questa parte le cronache hanno raccontato l'aumento degli episodi di violenza e di intolleranza politica, di razzismo, di omofobia, di violenza contro le donne. Le massime istituzioni non possono ignorare tutto questo e non possono ignorare il degrado della vita civile nella capitale e debbono mettere in atto misure credibili di prevenzione e di repressione di crimini, ma anche operare per favorire un clima di integrazione civile, di solidarietà, di reciproco riconoscimento delle diversità che oggi, in particolare a Roma, appare gravemente compromesso.
Per questo le chiedo di trasmettere al Governo la preoccupazione di molti cittadini romani e la richiesta di agire concretamente per stroncare le fonti di queste ripetute violente. Non posso, a tal proposito, non dire un'ultima cosa. Se fosse confermato dalle indagini sull'episodio di ieri che gli aggressori appartengono alle organizzazioni di estrema destra prima citate, il sindaco Alemanno dovrebbe dare conto del perché ha deciso di assegnare ad una di esse, cioè a CasaPound, una sede nel centro di Roma, di proprietà del comune, pagata milioni e milioni di euro. Il Governo dovrebbe chiedergliene conto e il sindaco dovrebbe, in tal caso, ritirare l'assegnazione di questo bene, che appartiene a tutti i cittadini, assegnato ad un gruppo di elementi da cui partono missioni violente.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Morassut.

ROBERTO MORASSUT. Ho concluso. Sarebbe doveroso farlo per dare un esempio contro tali episodi e anche per una buona e corretta amministrazione.
Infatti, non è ammissibile che, in un periodo di crisi economica, beni e immobili pubblici di valore come un intero palazzo al centro dell'Esquilino a Roma non possano essere utilizzati per fini pacifici o comunque di interesse pubblico perché assegnati a organizzazioni che compromettono la sicurezza dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ILEANA ARGENTIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, intervengo per unirmi al grido dell'onorevole Morassut. Veramente siamo in una situazione gravissima all'interno di questa metropoli. Vivere è sempre più complesso e soprattutto questo non assicura in nessun modo la garanzia di girare per le strade e di potersi muovere. È grave che all'una di notte si verifichi un atto di questo tipo e di questa gravità in una città che fino a ieri è stata considerata l'esempio Pag. 3del turismo, del saper vivere e della collettività e che negli ultimi mesi invece sempre di più mette in discussione e in pericolo la vita di chi in qualche modo vuole democraticamente esprimere le proprie opinioni.
Signor Presidente, una cosa che ritengo che il Ministro dell'interno e il Governo nel suo complesso non possano fare a meno di considerare è che Roma, non a caso, è una città in cui moltissime sono le pluralità di persone che ci vivono, ma soprattutto di idee e di ideologie con le quali ci si confronta. Il fatto che abbiamo delle persone che abbiano riportato fratture, ma comunque atti di violenza di questo tipo, credo che sia una delle cose più gravi che possa succedere e credo che dovremmo fare una lotta vera a queste situazioni perché non avvengano più, non succedano più.
Questo centrodestra che governa oggi a Roma sempre più fa finta e si nasconde dietro a un dito per non dire quello che sta realmente succedendo. Alemanno addirittura ha detto che quando hanno aperto questo nuovo grande magazzino Trony il pericolo non era prevedibile, mentre invece è successo di tutto e di più, vista la crisi e il momento storico, ma vista soprattutto l'incapacità di dare sicurezza a una città così variegata e importante.
Mi fermo qui, ma, signor Presidente, le dico con grande onestà che il pericolo è sempre alle porte in questa città e che l'altra sera per le feste di Halloween sono state moltissime le ragazze che hanno subito non le dico maltrattamenti, ma grida e spintoni soltanto perché si avvicinavano alle metropolitane e cercavano in qualche modo di giocare e di vivere la serata. Tutto questo è molto grave e non credo che la Presidenza possa non prenderne consapevolezza.

PRESIDENTE. Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11.

La seduta, sospesa alle 10,45, è ripresa alle 11,05.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dello Statuto dell'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA), fatto a Bonn il 26 gennaio 2009 (A.C. 4624-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dello statuto dell'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA), fatto a Bonn il 26 gennaio 2009.
Ricordo che nella seduta del 2 novembre 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore ha rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 4624-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) e la V Commissione (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 4624-A).
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 4624-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Aspettiamo colleghi, aspettiamo. È la prima votazione della giornata, dobbiamo entrare in Aula. Però, intanto abbiamo indetto la votazione. Aspettiamo, non è un problema. I colleghi stanno prendendo le tessere per il voto e, quindi, aspettiamo senza nessun problema. Sia da una parte sia dall'altra vi sono colleghi che stanno ritirando la tessera. Intanto, per il momento evitiamo di pronunciare i nomi dei colleghi, dato che stiamo aspettando che tutti prendano posto. Pag. 4
Il Presidente Leone è sempre in prima fila. Non va? Non funziona il meccanismo di voto dell'onorevole Frassinetti. Ha messo la tessera giusta, onorevole Frassinetti? Non quella del PdL...! Sul lato destro dell'emiciclo vi sono ancora colleghi che stanno ritirando la tessera e, quindi, aspettiamo. A sinistra, invece, le tessere vengono ritirate velocemente.
Onorevole Cesare Marini, la sua tessera non funziona... onorevole Sposetti... presidente Aprea... vi prego di rimanere al vostro posto, dato che dobbiamo procedere alla votazione di diversi articoli. Onorevole Galletti, prego... provi, adesso funziona... presidente Pescante... onorevole Torazzi... vada con calma, presidente Castagnetti... ha mandato in tilt il terminale, onorevole Galletti... ancora l'onorevole Galletti... onorevoli Rao e Lamorte... onorevole Galletti, ha votato? L'onorevole Rao ha votato. Onorevoli Laboccetta e Cera... onorevole Cera, ci siamo? Prego, voti... onorevole Cera, voti.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 439
Maggioranza 220
Hanno votato
439).

Prendo atto che i deputati Strizzolo, Zampa, Burtone, De Pasquale e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 4624-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Strizzolo, Cesare Marini, Aprea, Sposetti, Menia, Favia, De Pasquale, Tassone, Corsini, Paglia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 453
Maggioranza 227
Hanno votato
453).

Prendo atto che i deputati Borghesi, De Pasquale e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 4624-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere sull'emendamento 3.1 della Commissione.

FRANCO NARDUCCI, Relatore. Signor Presidente, l'emendamento all'articolo 3, concernente la copertura finanziaria, prevede semplicemente di sostituire le parole: l'anno 2011 con: l'anno 2012, al fine di evitare un pagamento per il pregresso, essendo l'Italia nemmeno nel board dell'ufficio di IRENA.
Quindi, credo che sia un emendamento di buon senso, pertanto la Commissione ne raccomanda l'approvazione.

PRESIDENTE. Onorevole Narducci, l'aveva spiegato anche nella sua relazione di ieri in sede di discussione sulle linee generali.
Qual è il parere del Governo?

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 5

Ministro Brambilla, onorevoli Corsaro, Cesare Marini, Repetti, Russo, Bernardini, Barbato, Nannicini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 465
Maggioranza 233
Hanno votato
465).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesa, Casini, Letta, Garagnani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 468
Maggioranza 235
Hanno votato
468).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 4624-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lisi, Sarubbi, Rossomando, Cuomo, Brancher, Galati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 479
Maggioranza 240
Hanno votato
479).

Prendo atto che i deputati Barbareschi, Vessa, Cosenza e Miotto hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 4624-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 4624-A). Nessuno chiedendo di intervenire per illustrare l'unico ordine del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Zamparutti n. 9/4624-A/1 purché il dispositivo sia riformulato, sostituendo la parola: «strategia» con la seguente: «politica».

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zamparutti n. 9/4624-A/1, accettato dal Governo, purché riformulato.
È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4624-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge in esame ci permette di fare alcune valutazioni di più ampio respiro sulla questione delle energie rinnovabili. Lo statuto dell'IRENA di cui discutiamo la ratifica annovera fra le finalità dell'Agenzia l'ampliamento e la diffusione delle energie rinnovabili a livello internazionale, un progetto che ha visto l'Italia tra i primi sostenitori Pag. 6e che coinvolge temi complessi, dall'approvvigionamento energetico - così attuale nel dopo Fukushima - agli impegni di sostenibilità ambientale legati a Kyoto e alle emissioni di CO2. Gli obiettivi previsti dallo statuto dell'Agenzia fanno dell'IRENA un possibile importante attore e interlocutore sul piano delle politiche energetiche internazionali; è di fatto un interlocutore fondamentale nell'attuazione sul piano nazionale di misure inerenti questo settore, che può essere un importante volano per lo sviluppo energetico di ogni Paese.
In Italia la filiera delle rinnovabili è ormai ben avviata e coinvolge circa 130 mila lavoratori, un dato assolutamente non trascurabile che impone una seria valutazione sulle scelte politiche del Paese. Mi dilungo su questo aspetto nostrano per sottolineare il fatto che il giudizio favorevole è condiviso sulla ratifica del disegno di legge in oggetto, ma emerge una noncuranza del problema in sede nazionale. Il tema delle energie rinnovabili richiede la definizione di una politica seria ed equilibrata che riconosca il valore aggiunto di questa tecnologia. Le problematiche in Italia ad oggi coinvolgono principalmente il futuro degli incentivi successivamente al 2013, la loro misura, la loro diversificazione e la loro semplificazione nelle procedure di autorizzazione degli impianti.
Il decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28 prevede la delibera entro sei mesi dei decreti sulle modalità di attuazione dei sistemi di incentivazione, con particolare riferimento al dopo 2013; un provvedimento che si fa attendere ed è ancora oggetto di incontri e tavoli tecnici presso il Ministero dello sviluppo economico. È chiaro che questo provvedimento rappresenta per molti operatori la garanzia di poter proseguire nell'attività, ha dunque un carattere di estrema urgenza.
L'irresponsabilità della lacuna normativa che si sta trascinando in questi mesi getta l'incertezza sull'attività degli imprenditori coinvolti e già provati dalla crisi, testimoniando, ancora una volta, lo stallo nel quale il Governo costringe il Paese, proprio quando ci vorrebbero misure rapide, incisive e immediatamente efficaci.
Si potrebbe, poi, insistere sulle problematiche specifiche degli incentivi, per i quali occorre predisporre un'erogazione attenta e differenziata, che valuti le tecnologie impiegate e il loro impatto sul territorio, per premiare quelle che hanno un miglior ritorno in termini economici e occupazionali per il Paese.
Ulteriori considerazioni si dovrebbero fare sulla necessità di uniformare e semplificare la babele di procedure amministrative, che spesso affogano i piccoli e medi imprenditori. Vi è poi la questione del recupero dei siti industriali dismessi, del miglioramento dei siti attivi e molto altro, signor Ministro. Queste, infatti, sono alcune delle questioni che interessano il settore delle energie rinnovabili in Italia e che si impongono alla nostra riflessione nel momento in cui andiamo a sostenere un'azione e una politica condivisa sul piano europeo su questi temi.
Il gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo ha sempre sostenuto la necessità di un impegno serio e continuativo sul fronte delle energie rinnovabili, perché riteniamo che occorra assumersi delle chiare responsabilità rispetto alle politiche energetiche del Paese. Per quanto riguarda il disegno di legge in esame, esprimo dunque il voto favorevole del gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo, ma voglio anche ribadire un fatto.
Questa importante conferma della volontà di onorare gli impegni internazionali deve trovare un'adeguata e coerente risposta da parte del Governo sul piano degli interventi nazionali, una risposta che ad oggi si fa ancora attendere, e questa è un'incoerenza inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, condividiamo appieno l'obiettivo dell'Agenzia, che è quello di diffondere e Pag. 7favorire su scala internazionale le energie rinnovabili, riducendo così significativamente le emissioni di CO2.
L'esame di questo disegno di legge di ratifica arriva a pochi giorni - voglio sottolinearlo - dal primo Consiglio europeo dell'ambiente in cui gli Stati membri si sono detti favorevoli a un secondo periodo di impegno nell'ambito del protocollo di Kyoto come parte della transizione verso un accordo quadro più vasto e largamente vincolante, e precede la conferenza delle parti contraenti quel protocollo che si svolgerà a Durban, in Sudafrica, nelle prossime settimane.
Queste sono tante ragioni che ci dicono come l'impegno sulle fonti di energia rinnovabili sia una scommessa per il futuro alla quale l'Italia non si può e non si vuole sottrarre. Questa è la ragione per il nostro voto favorevole alla ratifica ed esecuzione dello Statuto dell'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, fatto a Bonn nel 2009 (Applausi).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori è particolarmente sensibile all'argomento di questo disegno di legge di ratifica. Da molto tempo insistiamo sul tema delle energie rinnovabili e voglio qui ricordare che siamo stati noi a proporre e a raccogliere le firme per quel referendum che ha portato alla fine dei progetti sul nucleare in Italia.
Non riteniamo che il Governo abbia fatto molto in questo senso né sul piano dell'investimento in risorse né sul piano dell'investimento nella ricerca delle energie rinnovabili e delle nuove tecnologie, e anche sulle politiche fiscali appare sostanzialmente balbettante.
Ci auguriamo che anche dalla ratifica di questo atto venga una spinta verso questa indicazione, perché vi è la necessità che il nostro Paese prenda atto della rivoluzione energetica in corso e che soltanto attraverso più investimenti nella green economy possiamo immaginare di dare prospettive di sviluppo.
Per esempio, la riconversione e la riqualificazione energetica dei fabbricati, anche quelli costruiti in passato, dovrebbe diventare uno strumento che, tra l'altro, permetterebbe nuove occasioni di sviluppo.
Per questo motivo il gruppo dell'Italia dei Valori voterà convintamente a favore della ratifica in oggetto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stefani. Ne ha facoltà.

STEFANO STEFANI. Signor Presidente, vorrei sottolineare in via preliminare che questa volta il Parlamento ratifica un accordo internazionale che si è concluso relativamente da poco tempo, nel gennaio 2009, mentre, solitamente, i tempi di presentazione alle Camere dei disegni di legge di ratifica degli accordi internazionali sono molto più lunghi. Credo che questo segnali ulteriormente l'importanza dell'argomento perché, non a caso, lo Statuto dell'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA), sottoscritto a Bonn due anni fa da settantacinque Paesi, oggi ha raggiunto l'adesione di centocinquantacinque Paesi.
L'idea di istituire un'organizzazione internazionale a cui affidare il compito di promuovere la diffusione delle energie rinnovabili viene da lontano, se ne parlava già nei primi anni Ottanta, ma si pone ormai come una questione globale di incalzante attualità. Le energie rinnovabili, come ho già avuto modo di sostenere nel mio precedente incarico di sottosegretario all'ambiente nella XIV legislatura, costituiscono la risposta più efficace e lungimirante alla triplice sfida costituita dalla sicurezza energetica, dalla riduzione di emissioni Pag. 8di anidride carbonica e dallo sviluppo ecosostenibile. La prospettiva di una transizione globale verso un sistema energetico sostenibile, sicuro ed economicamente conveniente sta diventando più vicina; più di cento Paesi hanno avviato politiche di promozione in tal senso. Pertanto, l'IRENA è chiamata a supportare un futuro basato sulle energie rinnovabili, facendo sì che esse accrescano rapidamente in ogni Paese la loro quota percentuale, nonché ad assistere i Paesi stessi nell'identificare ed implementare la strategia migliore per raggiungere l'obiettivo.
La vocazione universale dell'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili è confermata dalla sua collocazione ad Abu Dhabi, anche se uno dei principali uffici mantiene la sua sede a Bonn, mi riferisco al Centro per l'innovazione e la tecnologia che è stato inaugurato da pochi giorni e avrà il compito di fornire ai Governi nazionali i mezzi per uno sviluppo accelerato delle energie rinnovabili, adattato alle specifiche esigenze di ciascun Paese. Vi si svolgerà, in particolare, un'analisi dei costi e degli standard correnti. L'Italia al momento, non avendo ancora ratificato l'Accordo, non siede nel Consiglio dell'Agenzia, ma è già stata inserita in una delle tre Commissioni di lavoro, quella politico-strategica. È auspicabile che la ratifica possa ulteriormente rafforzare la nostra posizione in seno all'Organizzazione poiché è in corso il bando per l'attribuzione della posizione di vicedirettore generale. Credo che al nostro Paese non manchino le competenze per presentare una candidatura credibile e competitiva.
Come già annunciato dal relatore, per ragioni tecniche, abbiamo approvato la proposta emendativa che prevede di posticipare di un anno la spesa di 570 mila euro per i costi. Mi preme sottolineare che, in tal modo, nello stato di previsione del Ministero degli affari esteri questa cifra potrebbe essere utilmente stornata a favore della ratifica di altri accordi non ancora ratificati come, ad esempio, quello in materia di cooperazione culturale con la Croazia, assolutamente prioritario in vista dell'ingresso di quel Paese nell'Unione europea.
Rilevo, pertanto, positivamente che la Commissione attività produttive, presieduta dalla collega Dal Lago, ha evidenziato nel parere di competenza l'opportunità di un'informativa periodica al Parlamento sui lavori dell'agenzia stessa.
Esprimo, quindi, e preannuncio il voto favorevole del gruppo della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per esprimere il voto favorevole del Partito Democratico su questo disegno di legge di ratifica.
Ricordo che abbiamo oggi la possibilità di votare l'istituzione dell'IRENA, grazie ad una decisissima iniziativa politica e diplomatica della Germania, la quale ha fortissimamente voluto quest'Agenzia ed alla fine è riuscita ad imporla, prima nel dibattito tra i principali Paesi (gli altri 74 primi firmatari), e poi naturalmente ad allargarne gli effetti ad altri. Dobbiamo, quindi, dire grazie ad uno sforzo coerente, che i tedeschi hanno condotto nel corso di questi anni per dotare le politiche ambientali di uno strumento indispensabile.
Tale strumento non ha evidenti e dirette ricadute di natura industriale. Si tratta, però, di uno strumento utilissimo per incentivare sia la ricerca che la diffusione. La ricerca naturalmente è uno dei benefici a ricaduta che la Germania si è ritagliato, nel senso che l'istituto di ricerca per l'innovazione nel campo rimane saldamente in Germania.
La nostra iniziativa è stata di assecondare quest'istituzione. Essa non ha elementi di contraddittorietà con gli altri aspetti e punti di governo internazionale nel controllo sul sistema dell'ambiente, ma completa, semmai, questo complesso di attività e di enti preposti. Essa si colloca Pag. 9all'interno per così dire del «firmamento» delle Nazioni Unite e, quindi, da questo punto di vista, c'è anche una coerenza, che fa bene sperare sull'attività e sul modo di governance della medesima Agenzia.
Per tutte queste ragioni, aggiuntive a tante altre che ha illustrato il relatore, dichiariamo il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, intervengo brevemente. Le previsioni indicano che intorno al 2050 circa il 50 per cento del fabbisogno energetico del mondo sarà prodotto da fonti rinnovabili non inquinanti. Vi è stato in questi anni una consistente crescita di investimenti in questo settore, che ha anche comportato un incremento occupazionale.
Si tratta, quindi, di potenziare questo settore per contribuire ad uno sviluppo sostenibile. In tal senso occorrerà dare supporto ai Governi, alla ricerca ed alle imprese che decideranno di investire in capitali e risorse umane nelle fonti rinnovabili e nelle tecnologie a bassa emissione inquinante.
L'obiettivo dell'Agenzia IRENA è dunque quello di favorire la diffusione internazionale delle energie rinnovabili, garantendo una capillare e solida sicurezza energetica e, al tempo stesso, contribuendo a ridurre significativamente le emissioni, soprattutto quelle di CO2.
L'attività dell'Agenzia può svolgersi sia verso Paesi industrializzati sia verso Paesi meno avanzati. Anche per il nostro Paese la produzione di energia da fonti rinnovabili riveste un interesse notevole sotto un duplice aspetto. In quanto rinnovabili sono fonti nazionali e, quindi, contribuiscono alla sicurezza energetica nazionale; inoltre la nostra affermazione in questo settore permette alle nostre aziende di estendere la propria capacità di collaborazione all'estero.
Sono questi due esiti importanti che dobbiamo valorizzare e promuovere. Del resto, i più recenti dati evidenziano che il settore delle fonti rinnovabili ha già assunto in Italia un ruolo di rilievo anche con benefici effetti occupazionali.
Per tutte queste considerazioni annuncio il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così concluse le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 4624-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4624-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 4624-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Paolo Russo, onorevole Adornato, onorevole Misuraca, onorevole Aprea, onorevole Bonciani, onorevole Simeoni, onorevole Iannarilli.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Ratifica ed esecuzione dello Statuto dell'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA), fatto a Bonn il 26 gennaio 2009) (4624-A):

(Presenti e votanti 489
Maggioranza 245
Hanno votato
489).

Pag. 10

Prendo atto che i deputati Di Pietro, Samperi e Brandolini hanno segnalato che non sono riusciti ed esprimere voto favorevole.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,35)

Seguito della discussione della proposta di legge: La Loggia e Carlucci; Bersani ed altri; Pelino ed altri; Vignali ed altri; Jannone ed altri; Vignali ed altri; Borghesi ed altri: Norme per la tutela della libertà di impresa. Statuto delle imprese (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 98-1225-1284-1325-2680-2754-3191-B).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge d'iniziativa dei deputati La Loggia e Carlucci; Bersani ed altri; Pelino ed altri; Vignali ed altri; Jannone ed altri; Vignali ed altri; Borghesi ed altri, già approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato: Norme per la tutela della libertà di impresa. Statuto delle imprese.
Ricordo che nella seduta del 2 novembre 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 98-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge modificati dal Senato.
Avverto che la Commissione I (Affari costituzionali) e la Commissione V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri che sono in distribuzione in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 98-B ed abbinate).
Avverto che, per mero errore materiale, gli identici emendamenti Versace 2.1 Cimadoro 2.10, alle pagine 1 e 2 del fascicolo, sono erroneamente riferiti al comma 2 dell'articolo 2, laddove devono invece intendersi correttamente riferiti al comma 1 dello stesso articolo 2.
Avverto che, a norma dell'articolo 70, comma 2 del Regolamento, non saranno posti in votazione gli articoli 7, 11, 19, 20, 21, in quanto non modificati dal Senato. Avverto che, sempre a norma dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, non sono pubblicati nel fascicolo gli emendamenti presentati direttamente in Assemblea non riferiti a parti modificate dal Senato.
Avverto, infine, che la Presidenza non ritiene ammissibili gli articoli aggiuntivi Borghesi 10.010 e 10.011, riguardanti la cessione dei crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione rispettivamente agli istituti di credito e alla Cassa depositi e prestiti, nonché Cambursano 10.012, volto ad istituire un Fondo per il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese.
Tali proposte emendative, oltre a presentare profili di dubbia conformità rispetto al disposto dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, ai sensi del quale gli emendamenti presentati devono essere conseguenti alle modificazioni apportate dal Senato, non sono state previamente presentate in Commissione, come previsto dall'articolo 86, comma 1, del Regolamento.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine l'onorevole Versace è stato invitato a segnalare due emendamenti da porre comunque in votazione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 98-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 98-B ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Pag. 11

Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Invito i colleghi ad affrettarsi... onorevole Cesare Marini... onorevole Servodio... onorevole Lo Monte... onorevole Mario Pepe... onorevole Cera... onorevole Consolo... onorevole Bruno... onorevole Antonio Pepe... continua a non funzionare... onorevole Occhiuto... la votazione non rimarrà aperta all'infinito....
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato
491).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 98-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 98-B ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli identici emendamenti Versace 2.1 e Cimadoro 2.10.

PRESIDENTE. Il Governo?

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Cimadoro 2.10 formulato dal relatore.

GABRIELE CIMADORO. Sì, signor Presidente.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, sull'emendamento Versace 2.1 vi è un invito al ritiro, tuttavia non è presente l'unico presentatore e, dunque, credo che si possa intendere che egli vi abbia rinunziato e che, di conseguenza, si possa non procedere alla votazione.

PRESIDENTE. È corretto, ha ragione, onorevole Quartiani. Non avevo notato l'assenza dell'onorevole Versace: non avendo egli chiesto la parola, immaginavo che non accogliesse l'invito al ritiro, ma, in effetti, constatandone l'assenza, si intende che vi abbia rinunziato.
Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesare Marini, Pippo Gianni, Calderisi e Speciale.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 487
Maggioranza 244
Hanno votato
487).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 98-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 98-B ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

Pag. 12

ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita al ritiro dell'emendamento Versace 3.10.

PRESIDENTE. Il Governo?

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Versace: s'intende che abbia rinunziato al suo emendamento.
Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mondello e Sposetti. All'onorevole Cesare Marini questa volta la macchina ha funzionato. Onorevoli Siliquini e Tortoli.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 492
Maggioranza 247
Hanno votato
492).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 98-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 98-B ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pianetta e Veltroni. L'onorevole Cesare Marini ha votato. Onorevole Cesare Marini abbia più fiducia, non segnali immediatamente che la macchina non funziona: probabilmente impiega un po' di tempo, ma le dia un po' di credito. Onorevoli Cesaro, Letta, Lo Presti e Barbareschi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 494
Maggioranza 248
Hanno votato
494).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 98-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 98-B ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pianetta, Mazzuca e Pizzolante.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 491
Votanti 490
Astenuti 1
Maggioranza 246
Hanno votato
490).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 98-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A - A.C. 98-B ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 13

Onorevoli Tortoli, Trappolino, Calearo Ciman, Mazzuca, Stradella, Cesa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato
491).

Ricordo che l'articolo 7 non verrà posto in votazione in quanto non modificato dal Senato.

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 98-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A - A.C. 98-B ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli D'Antoni, Leo, Cassinelli, Giacomoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 490
Maggioranza 246
Hanno votato
490).

Prendo atto che i deputati Bosi e Capitanio Santolini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 98-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A - A.C. 98-B ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pisicchio, Mazzuca, Pizzolante, Sardelli, Gianni, Sposetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 494
Maggioranza 248
Hanno votato
494).

Prendo atto che il deputato Duilio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 98-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 98-B ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ENZO RAISI, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Versace 10.11 e Cimadoro 10.10.

PRESIDENTE. Il Governo?

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Poiché l'onorevole Versace non è presente in Aula si intende che abbia rinunciato al suo emendamento.
Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Cimadoro 10.10 accede all'invito al ritiro. Pag. 14
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pizzolante, Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 500
Maggioranza 251
Hanno votato
500).

Ricordo che gli articoli aggiuntivi Borghesi 10.010, Borghesi 10.011, Cambursano 10.012 sono stati dichiarati inammissibili.

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 98-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A - A.C. 98-B ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, D'Antona, Marchignoli, Zinzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 325
Astenuti 176
Maggioranza 163
Hanno votato
324
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Rosato ha segnalato che non è riuscito a votare, mentre avrebbe voluto astenersi.

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 98-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 98-B ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ENZO RAISI, Relatore. La Commissione invita al ritiro dell'emendamento Cimadoro 13.10.

PRESIDENTE. Il Governo?

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Cimadoro 13.10.
Prendo atto che il presentatore accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pizzolante, Garofani, Bruno, Maria Teresa Formisano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 494
Astenuti 3
Maggioranza 248
Hanno votato
494).

Prendo atto che la deputata De Nichilo Rizzoli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

Pag. 15

(Esame dell'articolo 14 - A.C. 98-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 (Vedi l'allegato A - A.C. 98-B ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Golfo, Pizzolante... Oggi l'onorevole Pizzolante è sfortunato, mi dispiace!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 497
Maggioranza 249
Hanno votato
497).

Prendo atto che il deputato Alessandri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 15 - A.C. 98-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 98-B ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ENZO RAISI, Relatore. La Commissione invita al ritiro dell'emendamento Stradella 15.10.

PRESIDENTE. Il Governo?

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Stradella 15.10.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento, formulato dal relatore.

FRANCO STRADELLA. Signor Presidente, accedo all'invito al ritiro, ma poiché ritengo che sia opportuno poter distinguere tra i contratti di fornitura e posa in opera e i contratti di subappalto, presenterò un ordine del giorno in proposito.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cassinelli, Pizzolante, Aprea, Villecco Calipari, Viola, De Torre...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 500
Maggioranza 251
Hanno votato
500).

(Esame dell'articolo 16 - A.C. 98-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A - A.C. 98-B ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Colaninno, D'Antoni, Pizzolante, Leo, Cesa, Mondello, Zinzi... Pag. 16
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 499
Maggioranza 250
Hanno votato
499).

(Esame dell'articolo 17 - A.C. 98-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 (Vedi l'allegato A - A.C. 98-B ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Baccini. Ne ha facoltà.

MARIO BACCINI. Signor Presidente, soltanto per sottolineare l'importanza di questo provvedimento.
Si tratta di un provvedimento che restituisce sicuramente forza all'economia sociale di mercato e rimette in piedi una serie di condizioni per la ripresa economica in un momento particolare, anche di difficoltà, dell'economia globale.
Anche l'alta finanza e tutti gli aspetti economici e finanziari in questo provvedimento vengono, in qualche modo, superati, come intendimento di sostegno alla piccola e media impresa, in particolare a tutta l'economia della micro finanza. Di questo vorrei dare atto a chi ha lavorato nelle Commissioni parlamentari, al relatore e a tutti coloro che hanno voluto promuovere questa iniziativa, perché sicuramente rimette in moto nuovi posti di lavoro e una nuova speranza (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesare Marini, Aprea, Froner, Sardelli, Zinzi, Corsaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 494
Maggioranza 248
Hanno votato
494).

(Esame dell'articolo 18 - A.C. 98-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 98-B ed abbinate).
Avverto che l'unica proposta emendativa presentata non è stata segnalata e, per di più, è dell'onorevole Versace, che non è presente e, quindi, si intende abbia rinunziato alla votazione della stessa.

ENZO RAISI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, posso anche esprimere il parere della Commissione sull'emendamento Versace 18.10, che è un invito al ritiro.

PRESIDENTE. Onorevole Raisi, anche se lei esprime il parere della Commissione, avendo registrato l'assenza del collega Versace, il quale, quindi, si intende abbia rinunziato al suo emendamento, il suo parere, in questo caso, non è strettamente necessario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pianetta, D'Amico...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 499
Maggioranza 250
Hanno votato
499). Pag. 17

Avverto che gli articoli 19, 20 e 21 non verranno posti in votazione, in quanto non modificati dal Senato.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 98-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 98-B ed abbinate).
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il prescritto parere.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo accetta gli ordini del giorno Ruggeri n. 9/98-B/1, Bernardo n. 9/98-B/2 e Stradella n. 9/98-B/3.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno accettati dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 98-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, lo scorso marzo, nel dichiarare il nostro voto favorevole al provvedimento, abbiamo espresso la speranza che non restasse solo un esercizio di buone intenzioni, ma che potesse produrre almeno alcuni degli effetti positivi che si proponeva.
Mentre ci apprestiamo ad approvarlo in via definitiva, dopo il passaggio al Senato, la nostra preoccupazione è la stessa, acuita dall'aggravarsi della crisi e dalla consapevolezza di quali e quante conseguenze abbia potuto produrre l'inerzia del Governo, incapace di porre mano a serie ed articolate misure per lo sviluppo e a provvedimenti chiari e concreti capaci di incidere nella realtà produttiva e sociale del Paese.
L'Italia è ferma, anzi - possiamo dire peggio ancora - sta arretrando nel contesto internazionale, mentre chi dovrebbe adoperarsi per rimetterla in moto sembra in affanno e in grande difficoltà per numeri, idee e proposte. Peccato, però, che il problema non smetta di essere tale anche se chi deve affrontarlo non è all'altezza e non è adeguato. Non ricorderemo in questa sede le stime dell'OCSE sulla mancata crescita, né gli altri dati a più riprese citati in questa Aula (che pure abbiamo richiamato la volta scorsa) che dimostrano la mancanza di una politica industriale mirata.
Si è badato alle ricadute sociali delle crisi aziendali, ma non alle iniziative di stimolo per la ripresa della crescita economica. Non si investe in ricerca e sviluppo, non si elaborano progetti per rimettere in moto la macchina produttiva dell'Italia. In questo quadro preoccupante (desolante, oseremmo dire) non si può non guardare con favore ad un provvedimento rivolto alle imprese che stabilisce, tra le altre cose, che Stato, regioni, enti locali ed enti pubblici siano tenuti a valutare l'impatto delle iniziative legislative e regolamentari sulle imprese anche con riguardo alle piccole e medie imprese.
Il provvedimento mira a garantire alle imprese condizioni di equità funzionale, operando interventi di tipo perequativo per le aree sottoutilizzate nel rispetto dei principi fissati dall'articolo 107 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, delega il Governo a risolvere ed eliminare la questione dei ritardi dei pagamenti nelle transazioni commerciali, a riordinare il sistema degli incentivi alle imprese e a garantire la loro internazionalizzazione.
L'elenco potrebbe continuare, perché nel corso del suo iter - che tutti avremmo voluto più breve - il provvedimento che, ci preme ricordarlo, è di iniziativa parlamentare, è stato certamente migliorato. Per questo il nostro voto come Alleanza per l'Italia, come la volta scorsa, sarà favorevole, Pag. 18dando atto al proponente, il collega onorevole Vignali, di aver svolto un ottimo lavoro e soprattutto di aver avuto un'intuizione adatta al tempo che stiamo vivendo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, probabilmente non è solo per una ragione di Stato che l'Italia dei Valori approverà questo provvedimento, ma perché - come diceva ieri il collega Vico nella discussione sulle linee generali - è la prima proposta di legge parlamentare della nostra Commissione che arriva in Aula, per cui dobbiamo farci in quattro per arrivare ad un'approvazione e dimostrare che esiste ancora un minimo di democraticità e di libertà in questo Parlamento che fino ai ieri ha adottato solo provvedimenti a firma Berlusconi.
Per questo siamo fieri del «dettato istituzionale», ossia nel leggere i principi che abbiamo enunciato in questo provvedimento, che si prospettava sin dall'inizio come un provvedimento significativo e soprattutto incisivo per quanto riguarda le microimprese. Infatti, in questi ultimi anni noi parlamentari ci siamo accorti - probabilmente con molto ritardo rispetto ai bisogni reali - che la nostra società economica è fatta di piccolissime imprese, di microimprese.
Pertanto, abbiamo cercato di dare una larga tutela a queste attività che sul nostro territorio sono diffuse fino all'80, 90 per cento. Abbiamo cercato di prevedere una tutela rispetto all'invasione delle macroimprese, delle grandi imprese, delle megaimprese, dei soggetti che vengono - purtroppo, ormai raramente - nel nostro Paese ad investire, e abbiamo cercato di tutelare questi soggetti che sono di fatto i soggetti più deboli. Anche noi dell'Italia dei Valori abbiamo presentato alcuni provvedimenti, proponendo emendamenti significativi per cercare di far fare un salto di qualità alla normativa recante lo statuto delle imprese in esame.
Voglio ricordare che - ed è anche per questa ragione che ci accingiamo oggi ad approvare questa proposta di legge - due dei nostri provvedimenti significativi - una a mia firma, l'altro a firma Di Pietro - sono stati inseriti nel testo. Mi riferisco ad esempio ad una tematica particolare, quella che proponeva la soluzione del problema del ritardo nei pagamenti, al regime sociale dell'attività svolta dall'impresa, e soprattutto alla white list, quella depositata presso le prefetture, che faceva parte di una mozione presentata dall'onorevole Di Pietro, che è stata accolta. Per cui riscontriamo di fatto una disponibilità.
Vi è stato poi l'accoglimento dei principi elencati nello Small Business Act, che riteniamo fondamentali. Si tratta di dieci punti fondamentali che rappresentano di fatto il cartello, il tema della soluzione che stiamo adottando, ossia l'obbligo di valutare a tutti i livelli di Governo l'impatto delle iniziative legislative, disposizioni mirate a garantire la massima trasparenza, norme concernenti i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, l'articolo relativo alla disciplina degli appalti finalizzato a garantire la massima conoscibilità, l'istituzione del Garante per le micro, piccole e medie imprese e la legge annuale per le micro, piccole e medie imprese.
La materia della responsabilità sociale delle imprese e quella del contrasto all'infiltrazione della criminalità è di fatto ciò che ci ha spinto ad esprimere un giudizio positivo su questa proposta di legge. Da parte del Governo vi è l'obbligo di licenziare i provvedimenti che rimarranno sostanzialmente soltanto sulla carta, ma è necessario che abbiano un sostanzioso finanziamento a loro seguito. Avremmo anche gradito che vi fosse una più ampia attenzione rispetto al rapporto cultura-produttività, cioè azienda-università, che dovrebbe di fatto consolidarsi e può dare dei risultati solo se finanziato però, solo se assistito.
Non vorremmo rischiare che questo provvedimento rimanesse solo un grande proclama e rimanesse solo sulla carta. Ma questa sarà la fine probabilmente di questo provvedimento che noi riteniamo di Pag. 19approvare, perché non esistono e non sono stati fatti grandi sforzi per prevedere delle risorse che andrebbero date soprattutto nel rispetto e nella tutela delle piccole e micro imprese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, colleghi, credo che sia con soddisfazione che ci accingiamo a votare un provvedimento che - lo ricordo a tutti - è un provvedimento del Parlamento. Lo dico e lo sottolineo perché è un fatto importante, visto che si tratta di uno dei pochi provvedimenti che ultimamente si è votato a favore delle imprese e che proviene dal Parlamento.
È un provvedimento che sancisce definitivamente i diritti delle imprese nel nostro Paese. Dopo la rivoluzione dello Statuto dei lavoratori, oggi votiamo lo Statuto delle imprese. Credo che questo sia un atto molto importante, lo abbiamo fatto seguendo le indicazioni dello Small Business Act che ha spronato i Paesi europei a produrre normative che tutelino la piccola e la media impresa che, non dimentichiamocelo, per il nostro Paese è la spina dorsale.
Ma in questo provvedimento sono inseriti principi che per la prima volta modificano radicalmente il rapporto tra cittadino e Stato. Si parla di una pubblica amministrazione finalmente al servizio delle imprese e dello sviluppo, e non viceversa. Si parla finalmente di leggi chiare e semplificazione. C'è un articolo molto importante - che, come commissari, abbiamo avuto difficoltà a mantenere, ma che alla fine è rimasto ed è importantissimo - in base al quale da oggi in poi in Italia qualsiasi ente pubblico che approva delle norme deve ogni volta verificare se ci sono degli oneri aggiuntivi per le imprese e, qualora ci fossero, deve eliminare altri oneri, in modo tale che la somma dia un risultato pari a zero. Sono principi importantissimi, che ovviamente debbono essere declinati dal punto di vista normativo. Ma, intanto, si tratta di una legge dello Stato, è un quadro normativo con il quale le nostre imprese e i nostri cittadini possono finalmente far valere i propri diritti in un Paese nel quale l'impresa troppo spesso è stata tollerata e sicuramente non è stata aiutata.
Vi è anche l'introduzione di principi importantissimi per la pubblica amministrazione. Ricordo a tutti che nell'articolo 2, comma 1, lettera b), c'è il principio della sussidiarietà orizzontale. Tante volte ci siamo ritrovati: anche qui in Parlamento c'è un intergruppo di parlamentari sulla sussidiarietà. Credo che questa sia la prima legge dello Stato nella quale viene inquadrato questo principio importantissimo per le pubbliche amministrazioni, che dà anche prospettive affinché nelle pubbliche amministrazioni, col principio della sussidiarietà orizzontale, si possa mantenere alto lo standard qualitativo dei servizi sociali.
Credo, in sintesi, cari colleghi, che oggi è vero, come qualcuno ha detto, che andiamo a votare una normativa che contiene soprattutto principi, ma sono principi che sanciscono la fine di un'epoca e l'inizio di una nuova. Starà a noi, intendo come Parlamento, vigilare affinché i Governi e le pubbliche amministrazioni recepiscano tali principi. Tuttavia, credo che un importante passo avanti oggi sia stato fatto.
Voglio ricordare in questa sede, svestendo la mia veste di relatore, il comportamento della X Commissione, che ha lavorato come avete visto anche su questo provvedimento - e non solo - in modo bipartisan, cercando di andare dritto al risultato in modo pragmatico. Maggioranza e opposizioni hanno fatto il loro lavoro. Questo provvedimento sicuramente ha rischiato in tanti momenti di rimanere impaludato tra Commissioni, Aule e altre realtà. Non vi nascondo che c'è stata anche una grande difficoltà in un certo momento nel dialogo con il Governo. Tuttavia, si tratta di un provvedimento che alla fine, grazie allo sforzo che tutti coralmente hanno fatto, è finalmente arrivato al capolinea in senso positivo. Pertanto, Pag. 20oggi questa Camera dei deputati potrà orgogliosamente votare un testo che è una vera rivoluzione per le nostre imprese e per il rapporto tra cittadino e pubbliche amministrazioni (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruggeri. Ne ha facoltà.

SALVATORE RUGGERI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di legge che ci apprestiamo a votare era già stata approvata con voto unanime da quest'Assemblea ed è tornata al nostro esame dopo alcuni condivisibili affinamenti operati presso l'altro ramo del Parlamento. Prima di entrare nel merito delle norme, credo che sia significativo sottolineare il clima di rispettosa e persino cordiale collaborazione nel quale si sono svolti tutti i lavori che hanno portato alla redazione del presente testo.
Nel momento di grave crisi come quella che il nostro Paese sta vivendo, la cui natura sembra etica e culturale, prima ancora che economica e sociale, è del tutto evidente come l'azione politica sia sostanzialmente paralizzata. Gli attacchi personali troppo spesso finiscono per prendere il posto del confronto sereno sui contenuti, impedendo l'adozione di scelte responsabili e costruttive.
Il cammino istituzionale svolto da questa proposta di legge può, invece, diventare paradigmatico di una nuova cultura dei rapporti tra la maggioranza e l'opposizione e fornire una concreta risposta a quel sentimento di antipolitica che trova così ampia eco sui media.
Certo, il tema ha facilitato l'incontro delle diverse anime, liberali, riformiste ed anche socialdemocratiche, presenti in Parlamento, in quanto è evidente che il modello della piccola e media impresa appartiene, a pieno titolo, alla storia della nostra economia e, probabilmente, è peculiare di quel modo, così originale e creativo, di fare impresa da parte di noi italiani. Eppure, credo che sia, comunque, molto importante sottolineare questa novità, questa collaborazione concreta e propositiva, non solo per il tema specifico che ha storicamente avuto una rilevanza nelle Aule parlamentari inversamente proporzionale alla sua importanza economica e sociale, ma soprattutto per la stessa classe politica, la quale ha già oggi saputo dimostrare che è ancora capace di guardare con preoccupazione e sensibilità alle istanze del Paese. Ogni forza politica è stata, infatti, capace di rinunciare a parte della propria autonoma specificità per lavorare, con uno spirito unitario, alla redazione di un testo che fosse il più possibile condivisibile. Si sono messe da parte le questioni che avrebbero potuto dividerci e si è puntato sugli argomenti che ci univano. Di questo, anche alla luce del pregevole risultato raggiunto sul testo, voglio ringraziare tutti i colleghi.
Il provvedimento in esame colma un vuoto che è culturale, prima ancora che normativo. Con la presente definizione dello statuto giuridico della piccola e media impresa, ovvero della carta dei loro diritti fondamentali, si è riusciti a coniugare i principi e le indicazioni contenute nello Small Business Act, adottato dall'Unione europea, con una gran parte della storia imprenditoriale della nostra nazione. Lo statuto dell'impresa si muove all'interno dell'alveo fecondo espresso dall'articolo 1 della Costituzione, definendo il lavoro esercitato, sia in forma autonoma sia di impresa, come un valore capace di assicurare lo sviluppo della persona. Così enunciati, i diritti fondamentali dell'impresa, contemperati dall'assunto dell'articolo 41 della Costituzione, dovranno costituire un punto di riferimento imprescindibile per ogni legislazione e regolamentazione successiva, sia essa nazionale o regionale, alla stregua dello Statuto dei lavoratori, con riferimento alle normative sul lavoro. Qualsiasi istituzione, dotata di un autonomo potere legislativo, infatti, dovrà in futuro prevedere una valutazione obbligatoria e preventiva dell'impatto, sulle piccole e medie imprese, delle loro iniziative normative, regolamentari e amministrative. Così facendo si è voluto evitare Pag. 21che vengano approvati atti legislativi di diversa natura, che andrebbero a danneggiare e a disincentivare l'operato e la nascita di nuove imprese, offrendo probabilmente la più limpida testimonianza del riconoscimento restituito da questo Parlamento all'imprenditoria del Paese.
Non serve ora qui ripetere i motivi principali sui quali si è fondata questa convergenza unanime delle forze politiche che è stato possibile riscontrare. Sono, infatti, stati prevalentemente ricordati dai colleghi nei precedenti interventi in Aula e sono, comunque, contenuti in modo analitico nell'articolo 2 del presente testo. Essi vanno dalla libertà di iniziativa economica alla sussidiarietà orizzontale, dalla certezza del quadro normativo di riferimento alla reciprocità dei diritti e dei doveri nei rapporti tra imprese e pubblica amministrazione, dalla promozione di una sempre più libera concorrenza al contrasto delle posizioni dominanti, per arrivare alla riduzione e ad una maggiore trasparenza degli adempimenti amministrativi a carico dei cittadini e delle imprese, solo per fare alcuni esempi.
Quello che, invece, mi preme sottolineare è l'auspicio che questo statuto non rimanga lettera morta, paralizzato da quei lacci e lacciuoli, anch'essi tipicamente italiani, che si annidano nei meandri di troppi palazzi pubblici. Sono decenni, ormai, che il nostro Paese risulta agli ultimi posti delle classifiche in merito alle libertà di impresa per l'ipertrofia statale e l'inefficienza amministrativa, che hanno sempre afflitto quanti avessero voluto coltivare la propria vocazione all'imprenditorialità.
In attesa del nuovo provvedimento, che sembra essere allo studio da parte del Governo, per sostenere ulteriormente la crescita, oggi votiamo per il riconoscimento di una soggettività imprenditoriale che può essere il volano delle misure che speriamo vengano adottate. È del tutto evidente, infatti, che alla tutela normativa debba seguire la predisposizione delle condizioni economiche per la loro crescita, per non avvilirne le ambizioni e spegnere definitivamente le potenzialità.
Il valore aggiunto dello statuto delle imprese sta nell'aver avviato una rivoluzione, anche culturale, che permetta finalmente di superare le contrapposizioni ideologiche e anacronistiche che hanno voluto separare il mondo dei lavoratori da quello degli imprenditori solo per creare avvilenti rendite di posizioni politiche. La sua approvazione oggi può essere allora un segnale che una nuova cultura politica è oggi disponibile in queste Aule parlamentari per chi voglia mettersi realmente al servizio del Paese in un momento di così drammatica congiuntura economica.
Nel comunicare il voto favorevole del nostro gruppo, pertanto, auspichiamo che il cammino con il quale si è giunti all'approvazione di questo provvedimento possa rappresentare un'ottima base di partenza per ripristinare un sereno clima di dialogo, indispensabile per affrontare con grande senso di responsabilità quelle questioni esistenti, che bloccano la crescita del nostro Paese, mortificandone il protagonismo che potrebbe invece esprimere in Europa e nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calearo Ciman. Ne ha facoltà.

MASSIMO CALEARO CIMAN. Signor Presidente, è un bell'esempio di unità questo provvedimento. Stiamo rappresentando con questo provvedimento, su cinque milioni 200 mila imprese in Italia, 5 milioni 60 mila piccole e micro imprese. Normalmente in Europa si parla di piccola e media impresa, in Italia dobbiamo parlare di micro imprese perché la maggior parte di queste cinque milioni di imprese hanno meno di dieci dipendenti. Con questo provvedimento facciamo pulizia di un sistema fortemente in crisi: il sistema di rappresentanza. Abbiamo visto inizialmente come all'interno dei sindacati - sia quello dei lavoratori che quello del sistema imprese - ci sia una crisi profonda perché probabilmente qualcosa sta cambiando. Sta cambiando perché il sindacato dei lavoratori oggi rappresenta sempre di più le Pag. 22persone in pensione e sempre meno le persone che lavorano ed il sindacato delle imprese - almeno il principale - ha al suo interno della rotture e vi sono imprese molto importanti che escono e ci rendiamo conto che probabilmente, se le imprese che una volta chiamavamo a partecipazione statale uscissero da questo sindacato, probabilmente il sindacato stesso andrebbe in default. Stiamo parlando di una situazione molto importante con questo provvedimento. Si tratta di un provvedimento che rappresenta il 30 per cento del mercato italiano del lavoro, il 30 per cento di persone, di famiglie e di imprese che lavorano di mercato, di concorrenza e che devono mantenere il 70 per cento degli italiani che lavorano nel pubblico impiego. All'interno di questo pubblico impiego vi sono sicuramente delle persone che lavorano e che si sforzano nell'ambito della sicurezza, della sanità e della scuola, ma ve ne sono anche molte che purtroppo - ce ne rendiamo conto, non solo a Roma, ma anche nelle nostre città - a volte non lavorano abbastanza. C'è un grande parlare dei costi della politica, dobbiamo ricordarci invece dei costi della burocrazia: è la burocrazia che ci rovina.
Signor, Presidente, soltanto guardando la fila all'interno della quale lei è seduto, dove circa venti persone della Camera seguono i nostri lavori, ci rendiamo conto che questo Parlamento è fermo ai tempi di centocinquanta anni fa. Dobbiamo modernizzarci. Le imprese che lavorano di mercato e di concorrenza vanno in guerra mentre parte della burocrazia è ferma ai privilegi. Dobbiamo dirlo agli italiani perché gli italiani parlano solo di politici, parlano solo di peones e invece non si rendono conto che chi veramente pesa sul costo dello Stato è la burocrazia. Questo provvedimento fa un punto fermo, fa sì che le imprese, che fino all'altro giorno venivano considerate dallo Stato e dalla burocrazia dei servi e, a volte, dei servi sciocchi, finalmente diventano per lo Stato un cliente, una persona da seguire, una persona che porta beneficio a tutto il Paese. Ringrazio l'onorevole Vignali per aver steso questa legge e tutti quelli che vi hanno partecipato. Noi, come Popolo e Territorio, siamo favorevoli e facciamo in modo - come chi mi ha preceduto - che questo provvedimento sia un esempio del buon fare politica e del mettersi insieme per il bene Paese, lasciando stare le beghe, lasciando stare le ideologie (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con lo statuto delle imprese l'Italia, che è caratterizzata da un'elevata presenza di piccole e medie aziende sul territorio, si pone all'avanguardia in Europa, riconoscendo diritti e doveri delle imprese e disciplinando i comportamenti della pubblica amministrazione e delle banche nei confronti di tali realtà produttive. Tra l'altro, anche l'Unione europea si è resa conto della rilevanza delle piccole e medie imprese nel contesto economico del continente ed ha varato lo Small business Act in cui si sancisce la necessità che tutte le norme dei Paesi dell'Unione siano tese a favorirne l'attività e lo sviluppo.
Uno dei più importanti principi affermati nel provvedimento è quello secondo cui le persone e le imprese vanno privilegiate nella gerarchia delle decisioni rispetto alla pubblica amministrazione che deve mettersi al loro servizio. Si affrontano inoltre temi importanti come l'innovazione, l'accesso al credito e il problema del ritardo nei pagamenti, rispetto al quale il testo in esame rappresenta una mediazione tra le diverse esigenze in campo. È infatti comune la consapevolezza che il provvedimento segna un momento importante per la tutela delle piccole e medie imprese italiane.
Durante il dibattito sono emerse legittime preoccupazioni circa l'esigenza di definire un percorso più puntuale per l'accesso al credito, a tal fine sono necessarie ulteriori azioni da parte del Governo, il quale ad esempio dovrebbe richiamare gli Pag. 23istituti di credito agli accordi sottoscritti negli anni passati, in questo ambito. Sono inoltre necessarie norme che consentano di velocizzare realmente le procedure autorizzative cui le imprese devono sottoporsi ed infine serve un'equa distribuzione nel Paese dei benefici, delle misure a carattere normativo e soprattutto finanziario.
Negli anni passati le piccole e medie imprese hanno mantenuto le loro ridotte dimensioni per resistere al doppio mercato del lavoro che caratterizza il mondo industriale italiano, dominato dall'ideologia fordista delle grandi dimensioni aziendali e sostanzialmente indifferente nei confronti delle piccole imprese, lasciate prive di sostegni e di incentivi adeguati in specifiche politiche industriali. La conseguenza è che oggi lo scenario economico italiano è caratterizzato da un disallineamento rispetto alle migliori esperienze del comparto e da un eccesso di imprese di ridotte dimensioni.
La proposta di legge in esame interviene con grande pragmatismo perché prende atto del dato storico e cerca di piegare tale natura all'esigenza di contemporaneità. È vero che per competenza nell'ampio scenario determinato dalle globalizzazioni le dimensioni aziendali sono importanti, ma lo è anche l'agilità, che è un tratto caratteristico delle piccole e medie imprese, da sviluppare insieme alle competenze distintive di cui sono portatrici. Occorre dunque centrare l'attenzione sul prodotto e realizzare un grande processo di posizionamento competitivo a presidio dei segmenti più pregiati dei mercati internazionali.
La proposta di legge ribadisce che la scelta italiana è quella dell'economia sociale di mercato, quindi non improntata al dirigismo né al liberismo, inoltre essa riconosce il ruolo della sussidiarietà della politica in rappresentanza della società civile e nel mondo economico una definizione di adeguate politiche industriali. Si stabilisce altresì che per reperire risorse per lo sviluppo si può attingere alla ristrutturazione della pubblica amministrazione attraverso la liberalizzazione delle sue energie competitive, in applicazione delle direttive contenute nello Small business Act, che promuove la crescita e la competitività delle piccole e medie imprese, favorendo l'accesso al credito, l'apertura dei mercati e la semplificazione amministrativa. Il provvedimento definisce lo status giuridico delle imprese, prevede agevolazioni fiscali, disciplina i rapporti con le pubbliche amministrazioni. Si affermano principi fondamentali quali la libertà di iniziativa economica, la concorrenza, la sussidiarietà, la certezza normativa e la trasparenza, e si ribadisce la libertà di associazione delle imprese. Particolare importanza rivestono la norma che obbliga Stato, regioni ed enti locali a valutare l'impatto sulle imprese dell'iniziativa legislativa e regolamentare, la disposizione sul contrasto di posizione dominante da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, la previsione relativa alla trasparenza e semplificazione dall'accesso ad appalti pubblici, l'introduzione di una legge annuale per lo sviluppo e di un garante per le piccole e medie imprese. In una congiuntura economica sfavorevole la creazione delle condizioni che incentivano ricerca, innovazione e capitalizzazione delle micro imprese rappresenta un sostegno concreto alla struttura portante del tessuto produttivo del Paese.
Esprimo soddisfazione per l'accoglimento delle proposte della Lega Nord in tema di recupero dei crediti, promozione del made in Italy, innalzamento degli incentivi automatici. In attuazione dello Small Business Act e dell'articolo 41 della Costituzione, il provvedimento afferma la libertà di iniziativa economica e riconosce il ruolo sociale dell'impresa per promuovere condizioni di sviluppo e di competitività di un sistema produttivo che in tutta Europa è costituito per il 95 per cento da piccole imprese.
Non occorre, dunque, modificare il principio costituzionale della responsabilità e utilità sociale dell'impresa. È necessario, piuttosto, intervenire sui versanti della semplificazione e della trasparenza amministrativa e dell'agevolazione fiscale. Il provvedimento, che definisce lo Statuto Pag. 24delle imprese, afferma il principio della sussidiarietà orizzontale, della certezza normativa, della promozione imprenditoriale giovanile, del pagamento dei crediti vantati dalle imprese.
Tali previsioni devono essere seguite, tuttavia, da concrete ed efficaci misure di politica industriale volte a tutelare l'autonomia e la flessibilità delle piccole imprese, che fanno dell'Italia la seconda potenza manifatturiera in Europa, che garantiscono coesione sociale e redistribuzione della ricchezza. La creazione di reti di conoscenza, il potenziamento di filiere e distretti, l'invenzione di nuovi canali finanziari, l'apertura ai mercati assicurativi, bancari ed energetici sono condizioni essenziali per favorire l'integrazione delle micro imprese nel mercato globale.
Anticipo, quindi, il voto favorevole della Lega Nord sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, questo è l'atto finale di una proposta di legge firmata trasversalmente da tutti i gruppi parlamentari in quest'Aula e anche di una proposta di legge abbinata a prima firma dell'onorevole Bersani, segretario del Partito Democratico.
Al riguardo, si può dire che l'attenzione del Parlamento verso la piccola impresa, verso gli artigiani, verso i lavoratori autonomi e i commercianti è l'orizzonte sul quale ci siamo mossi. Tale provvedimento dimostra l'affetto che vogliamo dare a quella parte del Paese che, anche in questa situazione di difficile crisi, combatte quotidianamente e cerca di tenere a galla la propria azienda, la propria famiglia e il proprio Paese.
Credo che questo sia un atto veramente importante sul piano politico, anche se naturalmente non è risolutivo. Credo che vada dato merito al Parlamento e al suo lavoro perché, senza gli ostacoli che spesso vengono posti da questo Governo (oltre 50 voti di fiducia), se non vi fossero questi ostacoli, avremmo le condizioni per fare un lavoro più efficace, per dare, cioè, le risposte che il Paese attende, vuole e merita.
Credo che qui si aprirà una riflessione, che deve essere doverosa, perché proprio oggi, in questa situazione di mancanza di credibilità di questo Governo sui mercati internazionali e nei confronti degli altri Paesi europei, e non solo, diamo una prova di come il Parlamento, la Camera e il Senato, possa lavorare e dare risposte.
Credo che questo sia un messaggio positivo da dare al Paese, alla gente che lavora, ma su cui credo anche che tutti dovrebbero meditare, per arrivare a quelle soluzioni, che credo ormai siano improcrastinabili, che ci consentano di recuperare credibilità al nostro Paese e, soprattutto, di dare una possibile soluzione a una crisi che rischia di trascinarci in un baratro senza fine.
Siamo convinti della bontà di questo provvedimento. Certo, vi sono delle pecche, però siamo convinti, perché vengono definite questioni importanti.
Non solo perché recepiamo lo Small Business Act come direttiva dell'Unione europea, ma anche perché facciamo riferimento all'articolo 41 della Carta costituzionale. Dimostriamo che, se vi è la volontà politica di operare nella giusta direzione, la semplificazione, la capacità di mettere al centro il lavoro delle persone e di fare impresa possono essere realizzate non solo perché vi è il suddetto articolo 41, ma proprio perché esiste la Carta costituzionale che ha concesso al nostro Paese di avere oltre 5 milioni di imprese. Abbiamo la possibilità di operare sul campo, mettendoci a lavorare seriamente alla sburocratizzazione, alla semplificazione e, se vogliamo, anche all'introduzione di strumenti importanti che possano garantire un po' di equità per la piccola impresa, per la micro impresa, che spesso è tanto evocata, ma molto maltrattata sia dal legislatore, sia dai grandi poteri economici, sia dagli istituti di credito, sia dai grandi committenti.
Uno degli elementi che giudico importante e che è inserito nel testo del provvedimento Pag. 25in esame è l'introduzione del concetto di abuso di posizione dominante relativa, ossia al fatto che il committente, sia questo la grande distribuzione, la grande impresa o anche il committente che ha rapporti diretti di accesso al mercato, non può più abusare nel ritardo dei pagamenti nei confronti del contoterzista o dell'esecutore. Lo stesso avviene in materia di appalti. Abbiamo inserito nel testo del provvedimento in esame la necessità di dare trasparenza al momento in cui la stazione appaltante paga l'appaltatore e quindi, in qualche modo, dà notizia anche ai subappaltatori degli avvenuti pagamenti. Si tratta di questioni di grande importanza.
Mi permetto di dire che, visto che qualche modifica apportata dal Senato potrebbe creare un equivoco e visto che all'articolo 10 acquisiamo la direttiva europea sul ritardo dei pagamenti e attribuiamo al Governo, con una delega, l'applicazione della stessa entro 12 mesi, quindi anticipando la scadenza da marzo 2013, secondo quanto previsto dalla direttiva comunitaria, a novembre 2012, non vorrei che qualcuno possa pensare che questa direttiva non riguarda la pubblica amministrazione e i ritardi nei pagamenti perché si parla chiaramente dell'integrale recepimento della direttiva anche se poi, ovviamente, ci soffermiamo sulle questioni relative anche al ritardo nei pagamenti fra privati che rappresentano un altro elemento di equità e di giustizia nei confronti della nostra struttura produttiva.
Così come è importante, vorrei ricordarlo, quanto previsto dall'articolo 16, comma 1, lettera c), punto 1), ossia l'attribuzione all'Antitrust del potere di intervenire presso gli istituti di credito e gli intermediari finanziari per verificare che non si prendano in giro - lasciatemi esprimere in questo modo - le tante piccole imprese, i tanti artigiani e i tanti commercianti. È un elemento di grande importanza, così come quello di dare alle associazioni di categoria la facoltà di costituirsi in giudizio per difendere il piccolo contoterzista che, magari, non riesce ad ottenere il pagamento di quanto gli spetta.
Sul piano della semplificazione abbiamo introdotto norme che prevedono dei principi che, certo, devono poi essere messi in pratica quotidianamente e conquistare la cultura di questo Paese perché il problema non è solo la pubblica amministrazione - come sento dire in Aula, in cui qui si spara sui dipendenti pubblici un tanto al chilo come se fossero il cancro di questa realtà - ma una mentalità che esiste e che oscilla tra la furbizia e il lassismo, tra la furbizia di molti, che pensano di risolvere i problemi in un certo modo, e il lassismo di una situazione che sembra andare per conto proprio.
Anche qui bisogna reintrodurre il concetto dell'affidarsi, ovvero del fare affidamento e fare squadra, perché le piccole imprese, gli artigiani ed il lavoro autonomo possono crescere ancora di più, se questo concetto avanza. Nella proposta di legge tali principi sono assolutamente indicati.
Vi sono poi altri aspetti importanti che voglio richiamare, perché sono questioni che possono apparire banali solo a chi non ha pratica reale della pubblica amministrazione e non ha pratica reale dell'economia reale. Così, per esempio, all'articolo 11 mettiamo in evidenza il fatto che i procedimenti amministrativi possono essere interrotti in via di autotutela solo una volta. Solo una volta! Sappiamo che questo è uno dei problemi della lungaggine delle autorizzazioni in questo Paese, con il clima che c'è. È, quindi, un risultato io credo importante.
Vi sono altri punti dello Statuto che non voglio prolungarmi oltre a citare, ma esso è anche un investimento di fiducia, che dobbiamo fare. Io voglio chiedere: quanto è importante il lavoro del Parlamento in questa situazione, dove molti denigrano l'attività del parlamentare?

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Lulli.

ANDREA LULLI. Qualcuno ci definisce come degli «schiacciatasti». Noi siamo gente, invece, che dimostra, come oggi, di conoscere il Paese e di lavorare per dare Pag. 26risposte ed offrire soluzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.

RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, oggi è un grande giorno per le imprese, soprattutto per le piccole e medie, che rappresentano realmente, non per modo di dire, la spina dorsale della nostra economia.
Quando la proposta di legge venne presentata, il direttore del Corriere della Sera scrisse un editoriale che si intitolava «Le buone ragioni degli indipendenti», in cui scriveva: «C'è una generazione di produttori che merita di essere ascoltata con attenzione. Sono le piccole imprese e i professionisti di questo Paese. L'architrave di passioni e competenze che regge alla base il sistema economico; la miriade di cellule sociali che innerva la comunità civile. Autonomi, indipendenti. Ma anche invisibili. E spesso trattati male (...)».
Lo statuto delle imprese nasce inesattamente dalla preoccupazione, innanzitutto, di rendere visibili questi milioni di cittadini invisibili, che ogni giorno contribuiscono in modo decisivo alla creazione del PIL e dell'occupazione del nostro Paese.
La crisi ha reso evidente a tutti il valore del nostro sistema, fatto di economia reale, realissima, e fatto di piccole imprese. Tuttavia, sappiamo anche che è assai facile tornare ai vecchi modelli dell'economia finanziaria, dimenticando quanto la crisi ha fatto percepire a tutti, ovvero che quella italiana, se è «anomalia», come abbiamo letto nel senso dispregiativo negli anni passati, è anomalia virtuosa, e che i nostri guai non dipendono dal nostro sistema di imprenditoria diffusa, ma dal fatto di non credere fino in fondo in esso.
La stessa Europa con lo Small Business Act per la prima volta ha chiesto agli Stati membri di pensare innanzitutto al piccolo. Qualcuno ha definito questa posizione come un ritorno al «piccolo e bello» e forse, invece, è giunta l'ora di riconoscere che «impresa è bello», quando l'impresa è fatta del rischio che uomini e donne si assumono, scommettendo sul proprio desiderio umano e sulla positività della realtà, perché non c'è nulla di veramente grande se non è anche buono, perché solo ciò che è buono è anche grande. Lo Statuto delle imprese, allora, è innanzitutto il riconoscimento del valore non solo economico, ma anche sociale e culturale dell'intrapresa nella scia del principio di sussidiarietà.
Lo Statuto delle imprese contiene dei principi importanti, ma lo Statuto non contiene solo principi, come è stato detto da qualche commentatore: contiene anche norme immediatamente operative sui rapporti con la pubblica amministratore, come è stato ricordato dagli altri interventi, sui ritardi dei pagamenti e sugli appalti e crea riserve per gli incentivi per le piccole e medie imprese, che oggi sono praticamente escluse.
Lo Statuto istituisce anche il Garante per le micro, piccole e medie imprese, e la legge annuale.
Ciò significa che ogni anno questo Parlamento dovrà dedicare una sessione legislativa, come accade per la legge di stabilità e per la legge comunitaria, alle piccole e medie imprese. Qualcuno ha anche criticato lo Statuto delle imprese sostenendo che il suo limite consisterebbe nell'essere a costo zero. Si potrebbe ribattere a questa obiezione citando il valore che ha avuto quarant'anni fa lo Statuto dei lavoratori che pure non prevedeva costi. Ma c'è un'altra ragione anche ed è ben più importante: le piccole imprese non chiedono incentivi, che peraltro non hanno quasi mai visto, chiedono di poter lavorare, chiedono di non dover dedicare personale a una burocrazia insostenibile ma alla produzione, chiedono di poter concentrare le loro energie su un mercato globale sempre più turbolento, incerto e concorrenziale e di vivere in un ambiente in cui lo Stato non sia un intralcio e un assillo ulteriore.
I nostri piccoli imprenditori chiedono insomma che si crei per loro quel contesto favorevole che è la prima e fondamentale condizione Pag. 27per la crescita, come ci ha ricordato anche la Commissione europea nella comunicazione sull'analisi annuale della crescita di pochi mesi fa. A questo mira lo Statuto delle imprese. La sua approvazione unanime, sia alla Camera che al Senato, è la miglior premessa perché ciò avvenga, così come è auspicabile che il metodo che ha portato all'esame e all'approvazione dello Statuto, che è il metodo proprio dell'intergruppo per la sussidiarietà e che è usuale - e lo dico con orgoglio - in sede di X Commissione, possa costituire il metodo con cui affrontare i provvedimenti urgenti e decisivi che attendono il Governo e il Parlamento nelle prossime settimane. Si tratta di un metodo che è imposto dall'attenzione al bene comune e non all'interesse di parte.
Domenica scorsa, 30 ottobre, cadeva anche una ricorrenza che purtroppo non è stata celebrata con il giusto onore che meritava ed era quella dei cinquant'anni dalla morte di un grande statista ed economista cui il nostro Paese deve tantissimo, Luigi Einaudi (Applausi). Credo che il miglior modo di commemorarlo sia esattamente oggi approvare questo provvedimento, di farlo tutti insieme e di ricordare anche le sue parole: «Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l'orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie ed investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi» (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Oggi con lo Statuto invertiamo quella deriva che Einaudi denunciava. Oggi inizia un percorso che vede uno Stato che non molesta ma lascia vivere, che non inceppa ma favorisce, che non scoraggia ma incoraggia chi vuole intraprendere. Lo Statuto delle imprese non è una conclusione ma è un nuovo inizio.
Infine mi consenta, signor Presidente, di ringraziare tutti coloro che hanno collaborato ad arrivare a questo risultato: tutti i firmatari delle proposte di legge, i colleghi della X Commissione innanzitutto per la passione, la competenza e l'attenzione al bene comune. Un ringraziamento particolare anche ai relatori alla Camera e al Senato, l'onorevole Raisi e il senatore Cursi, e alla presidente Dal Lago. Un ringraziamento anche ai presidenti Cicchitto e Reguzzoni e ai gruppi del Popolo della Libertà e della Lega Nord Padania ma anche a tutti gli altri gruppi di questo Parlamento.
Un ringraziamento anche agli amici dell'Intergruppo per la sussidiarietà che hanno sostenuto concretamente il nostro lavoro. Vorrei ringraziare anche il Governo ed in particolare il Presidente Berlusconi (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), il Ministro Romani e i sottosegretari Casero e Saglia che hanno sostenuto ed apprezzato il nostro lavoro. Un grande ringraziamento anche ai funzionari della X Commissione e delle altre Commissioni, in particolare della V Commissione, che hanno lavorato con impegno ed assiduità. Un ringraziamento anche a tutte le associazioni di impresa che, senza distinzioni, hanno sostenuto fattivamente lo Statuto.
Ma, concludo, il ringraziamento più grande credo che tutti noi lo dobbiamo a quei milioni di nostri concittadini che ogni giorno, lontano dai riflettori, lavorano con una passione, una tenacia, una creatività, un sacrificio che troppo spesso vengono ignorati. A tutti loro, anzi a ciascuno di loro, uno a uno, oggi questo Parlamento dice grazie, grazie e ancora grazie (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

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FURIO COLOMBO. Signor Presidente, nell'aprire il suo intervento l'onorevole Vignali ha detto: «Questo è un grande giorno». In un certo senso lo è - l'ha spiegato prima piuttosto bene il collega Lulli - perché è una delle rare occasioni in cui questo Parlamento lavora per il Paese invece che per Berlusconi e questo ne fa un grande giorno. È piccola come celebrazione, ma è la sorte che è toccata a questo Parlamento di essere continuamente tenuto in ostaggio da un Governo pieno di ossessioni che non avevano niente a che vedere con le questioni del Paese.
Quanto alla giornata che stiamo vivendo oggi e al provvedimento che stiamo per approvare oggi - certo un buon provvedimento - vorrei sottolineare queste due osservazioni: la prima è che quando si parla di piccola impresa e del fare impresa si parla dell'imprenditore ma si parla anche dei lavoratori. È come se ci fossero solo gli imprenditori qui dentro, ma piccoli e grandi che siano, lo fanno insieme con gli operai. Su questo vorrei ripulire la giornata, proprio perché resti una buona giornata, da quello che ha detto l'onorevole Calearo Ciman quando ha piazzato un insulto ai sindacati dicendo che sono più pensionati che lavoratori e si è permesso di dire che il costo della politica sono i funzionari che ci aiutano in questo lavoro e ai quali, invece, vorrei rivolgere un grazie sentito, perché rendono il nostro lavoro un po' migliore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ma quanto ai pensionati, se mi consente per un istante, signor Presidente, vorrei fare riferimento ad una e-mail che ho appena ricevuto in quest'istante (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). È una dottoressa di 56 anni, che lavora in un'impresa farmaceutica - nome a disposizione se fosse necessario o se ci fossero mai giornalisti che se ne occupano - la quale mi dice: "Ho 56 anni. Due anni fa le avevo scritto esprimendole il mio timore di perdere il lavoro: l'ho perduto, sono stata messa in cassa integrazione, tra poco passerò.....

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, è oltre i tempi ed è anche fuori dal tema all'ordine del giorno. La ringrazio per il suo intervento.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare il presidente della X Commissione, onorevole Dal Lago. Ne ha facoltà.

MANUELA DAL LAGO, Presidente della X Commissione. Signor Presidente, volevo ringraziare tutti i colleghi della Commissione attività produttive per il lavoro svolto, che - mi consenta di dire - è normale nella nostra Commissione dove c'è ampia collaborazione e soprattutto c'è sempre e comunque il desiderio di portare a casa risultati per le imprese. È un modo di lavorare che l'onorevole Colombo non conosce: probabilmente non lo applica, perché è il modo di lavorare che mira a trovare le soluzioni e non soltanto a parlare male degli altri (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).
In questo senso poiché la proposta di legge che ha preso avvio da una prima proposta dell'onorevole Vignali è stata poi condivisa insieme a tutta una serie di altre proposte di legge, da tutti i rappresentanti della X Commissione, esprimo il mio ringraziamento e soprattutto un invito a continuare così: è un modo corretto di lavorare ed è forse il modo che ci chiede la gente (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 98-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 98-B ed abbinate, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione). Pag. 29

Si affretti, onorevole Concia... Presidente Lupi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi - Vedi votazionia ).

(Norme per la tutela della libertà d'impresa. Statuto delle imprese) (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato) (98-1225-1284-1325-2680-2754-3191-B):

(Presenti e votanti 482
Maggioranza 242
Hanno votato
482).

Dovremmo adesso passare al seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative in relazione all'annunciato piano industriale di Alenia Aeronautica Spa, con particolare riferimento alle prevedibili ricadute sull'economia del Mezzogiorno.
Mi sembra che sia stata raggiunta un'intesa tra i gruppi nel senso di rinviare il seguito della discussione ad altra seduta ai fini di ulteriore approfondimento. Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.

Seguito della discussione delle mozioni Garavini ed altri n. 1-00655, Di Biagio ed altri n. 1-00663, Zacchera ed altri n. 1-00672, Tassone ed altri n. 1-00716, Leoluca Orlando ed altri n. 1-00717, Mosella ed altri n. 1-00718 e Lo Monte ed altri n. 1-00727 concernenti iniziative relative alle procedure per il voto degli italiani all'estero, alla luce delle vicende delle ultime consultazioni referendarie (ore 13).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Garavini ed altri n. 1-00655, Di Biagio ed altri n. 1-00663, Zacchera ed altri n. 1-00672, Tassone ed altri n. 1-00716 (Nuova formulazione), Leoluca Orlando ed altri n. 1-00717, Mosella ed altri n. 1-00718 e Lo Monte ed altri n. 1-00727, concernenti iniziative relative alle procedure per il voto degli italiani all'estero, alla luce delle vicende delle ultime consultazioni referendarie (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ai colleghi che vedo avviarsi per una meritata pausa, ricordo che sono previste votazioni su queste mozioni, quindi vorrei invitarvi a contenere i tempi della pausa in modo da potervi partecipare.
Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 26 settembre 2011, sono state presentate le mozioni Tassone ed altri n. 1-00716 (Nuova formulazione), Leoluca Orlando ed altri n. 1-00717, Mosella ed altri n. 1-00718 e Lo Monte ed altri n. 1-00727, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Luca Bellotti, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

LUCA BELLOTTI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, le mozioni che ci apprestiamo a votare, concernenti il voto degli italiani all'estero, provengono da diversi schieramenti e sono piuttosto uniformi nel richiedere un impegno, da parte del Governo, nella gestione del complesso sistema del voto degli italiani residenti all'estero.
I temi su cui, nelle varie mozioni, viene richiesto l'intervento del Governo, possono essere ricondotti sostanzialmente a cinque punti: in primo luogo, si richiede che venga presentata opportuna documentazione inerente l'andamento del voto all'estero nelle ultime consultazioni, con particolare riguardo al referendum del giugno ultimo scorso; in secondo luogo, si richiede che venga superato il divario nella raccolta dei dati relativi agli italiani residenti all'estero nei registri del Ministero dell'interno (l'Aire), rispetto agli schedari Pag. 30consolari di competenza del Ministero degli affari esteri; in terzo luogo, si richiede che venga attivata un'indagine che coinvolga la rete consolare italiana e che chiarisca le origini di alcune lacune e mancanze verificatesi in occasione delle predette consultazioni; in quarto luogo, si richiede che vengano apportate modifiche migliorative alla legge n. 459 del 2001; in quinto luogo, l'onorevole Tassone chiede poi che vengano evitate ulteriori inefficienze organizzative in previsione dei prossimi appuntamenti elettorali.
Faccio presente fin da subito - prima di esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno - che il Governo si è già fatto carico di gran parte delle istanze descritte e che, conseguentemente, in gran parte le condivide. Il parere è, pertanto, favorevole su tutte le mozioni, anche se qualcuna avrebbe bisogno di qualche correzione di carattere funzionale. Tuttavia, signor Presidente, lo ripeto, esprimiamo un parere favorevole su tutte le mozioni che sono state presentate.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, le mozioni che ci apprestiamo a votare sono state ispirate da quello che è ormai un dato di fatto, ossia, che le procedure di voto per corrispondenza nella circoscrizione estero sono difficoltose e in quale misura lo si è visto anche in occasione dei referendum dello scorso giugno. Le segnalazioni e le denunce degli stessi elettori iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero sono relative, solo per citarne alcune, a ritardi nell'invio o alla mancanza di ricezione dei plichi contenenti le schede per votare, alla scarsa diffusione di informazioni, alla presenza di vistosi errori di carattere anagrafico, che hanno di fatto impedito a molti connazionali presenti all'estero di esprimere il proprio voto. Anomalie, quindi, e criticità che i precedenti appuntamenti elettorali avevano già evidenziato e alle quali si deve porre rimedio con un intervento legislativo attento e puntuale.
Noi pensiamo che occorra superare l'atteggiamento di apparente indifferenza che il Governo riserva a questo tema, affinché il diritto di voto dei nostri connazionali residenti all'estero sia reso esigibile in chiave effettiva, perché la legge n. 459 del dicembre 2001 recante: «Norme per l'esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'estero», ha dimostrato nel tempo dei limiti, delle lacune che, a nostro giudizio, vanno sanati. Infatti, questo è bene ribadirlo con chiarezza, il diritto di cittadinanza degli italiani che vivono fuori dai confini dell'Italia deve essere rispettato e tutelato; non va soffocato da procedure inadeguate né tanto meno ridimensionato, a volte sospeso, come certe ipotesi di riforma della circoscrizione estero prospettate dall'Esecutivo hanno lasciato intendere.
Sono 4.115.235 gli iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero al 1o gennaio 2011, 90 mila in più solo nell'ultimo anno, secondo il rapporto 2011 della fondazione Migrantes: uomini e donne che hanno lasciato il loro Paese di origine, ma che mantengono un legame forte con la madrepatria, tanto da esprimere, come è accaduto, tutto il loro disagio per l'impossibilità di esercitare con pienezza il diritto-dovere di voto. Sono queste persone che ogni giorno attraverso il lavoro e l'impegno sociale recano testimonianza dell'Italia migliore, quella dell'impegno e dell'eccellenza, del sacrificio, della capacità imprenditoriale, della volontà di crescita.
Sul nostro passato di emigranti - dico nostro perché sono nato a Porto Alegre, in Brasile, da una famiglia di emigranti, conosco il tema, l'ho seguito e lo seguo tuttora con grande sensibilità e attenzione - spesso non ci soffermiamo abbastanza, trascuriamo di riflettere sull'intreccio tra la storia dell'Italia unita e quella dei 30 milioni di connazionali che l'hanno lasciata nel corso dei suoi centocinquanta anni di vita, sul contributo offerto dagli Pag. 31italiani all'estero alla crescita del Paese e al senso di appartenenza nazionale di cui sono stati, nel tempo, fieri portatori. È ancora così, a dispetto dell'immagine pallida ed offuscata che dell'Italia si sta dando e che per primi, i nostri connazionali oltre confine, soffrono come una menomazione.
I nostri emigranti sono oggi più di due milioni in Europa e oltre un milione in America; sono consistenti gli insediamenti in Sudafrica e in Australia ma, anche se in numero minore, vi sono italiani che vivono e lavorano in tutti i Paesi del mondo. Vi sono moltissimi talenti italiani ben inseriti nei Paesi che li ospitano; più di 6 mila sono gli operatori impegnati nella cooperazione allo sviluppo per conto delle organizzazioni non governative.
L'apporto culturale, quindi, ed economico di questa forza viva è una realtà che non è possibile trascurare; confidiamo che l'Aula dimostri attenzione e sensibilità, e che il Governo si impegni a dare ai nostri connazionali all'estero la certezza che il loro Paese d'origine ne riconosce, appieno, la dignità di cittadini. È stato svolto un percorso lungo, faticoso e articolato rispetto al quale abbiamo il dovere di fare memoria, di ricostruire e di riorganizzare al meglio possibile. In questo senso noi ci dichiariamo disponibili ad accogliere una riformulazione da parte del Governo e ci disponiamo in questa direzione a vigilare affinché le buone intenzioni siano poi mantenute (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, le mozioni che sono state presentate hanno un unico obiettivo: richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica e del Governo sull'importanza che ha un regolare svolgimento delle elezioni degli italiani all'estero.
Al di là dei luoghi comuni, al di là degli annunci, un dato è certo: noi - e non parlo di noi di Italia dei Valori, ma di noi tutte le forze politiche - abbiamo riscontrato che le elezioni degli italiani all'estero non si svolgono in maniera regolare ossia non si svolgono come dovrebbero svolgersi in un Paese nel quale c'è una coincidenza tra chi ha il diritto al voto e il corpo elettorale effettivamente ammesso a votare.
La mancanza di questa certezza del rapporto esistente tra chi ha il diritto al voto e chi è ammesso a votare, oltre ai meccanismi previsti per il voto, hanno prestato il fianco, nel 2006, nel 2008 e di recente in occasione delle consultazioni referendarie, ad una serie di episodi, alcuni dei quali classificati e classificabili come reati che non sono da soli indicativi. Infatti il reato si può commettere anche quando la normativa è correttamente prevista e applicata. Si tratta di reati e di brogli accertati anche dall'autorità giudiziaria che fanno riferimento ad un sistema che è oggettivamente criminogeno e, se non produce un fatto di reato, produce sicuramente una menomazione del diritto di elettorato.
Per questo con forme e parole diverse, e in particolare noi di Italia dei Valori, abbiamo tutti rivolto con forza la richiesta al Governo di avere accertamenti, dati ed elementi per trarre da questi anche valutazioni per una modifica della normativa vigente.
Abbiamo ascoltato il parere del Governo e abbiamo letto le mozioni presentate dagli altri gruppi e credo che siamo in uno di quei casi nei quali sostanzialmente il Parlamento dirà le stesse cose e tutti insieme voteremo tutte le mozioni, ma alla fine si rischia di scoprire che, nonostante questo, non cambia nulla. Mi auguro che questo non accada e che l'impegno del Governo sia coerente, così com'è stato indicato dal rappresentante del Governo, anche aderendo ad una proposta di riformulazione riferita alla nostra mozione.
Tuttavia il fatto che siamo tutti d'accordo, lo dico al rappresentante del Governo, aumenta la vostra responsabilità e l'esigenza di risposte concrete e di un'indagine che riguarda anche il funzionamento degli uffici consolari troppo spesso fonte Pag. 32di inquinamento, anziché fonte di prestigio del nostro Paese all'estero con riferimento a questa specifica vicenda e a questo specifico procedimento elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, onorevole colleghi, le mozioni presentate manifestano un'attenzione condivisa sul tema in esame, un riconoscimento delle criticità esistenti. Noi riteniamo che di fronte a tali criticità occorra dare un segnale forte di unità alla comunità degli italiani all'estero.
In linea con questa posizione avremmo aderito con convinzione ad un'eventuale mozione unitaria; infatti sarebbe stato un opportuno atto di responsabilità da parte del Governo nei confronti di una questione che non può essere ulteriormente differita. Ciò al fine di mostrare loro che per quanto lontani dalla patria non sono lontani dall'attenzione che la patria riserva loro e che nelle istituzioni dello Stato c'è anzi una volontà comune affinché tutti loro compresi possano esercitare il proprio diritto al voto al meglio, con tutte le garanzie che la democrazia può offrire.
Sono anni che stiamo cercando di sollevare l'attenzione del Governo dinanzi alla gestione normativa, logistica e amministrativa del voto oltre confine, ma l'unica risposta che è stata data si è limitata a qualche annuncio demagogico privo degli opportuni risvolti parlamentari. La vuota demagogia ci serve a ben poco, serve a poco per il rafforzamento dello strumento democratico e serve a poco per il riconoscimento del primario diritto degli italiani all'estero. Di contro sono ben chiari, almeno al sottoscritto, gli elementi da cui partire perché ciò avvenga concretamente: un aggiornamento della normativa nel solco definitivo della legge Tremaglia, di un diritto esistente e sancito da difendere.
Aggiornamento effettuato sulla base dei problemi che abbiamo potuto ravvisare in questi anni e che hanno suscitato diverse proposte di legge già depositate, ma che, tuttavia, prendono polvere negli archivi nel complesso disinteresse del Governo. Sarebbe prioritario un monitoraggio assiduo sul funzionamento del voto all'estero, sull'attività dei consolati e sulle eventuali responsabilità in merito ai disservizi che consenta di individuare i punti di disfunzione del sistema ed elaborare in sede legislativa opportune misure di intervento.
Infatti, come abbiamo visto, le criticità in seno alla rete estera possono determinare evidenti problematiche nelle risultanze dei voti, soprattutto, sul versante del voto dei referendum, nella determinazione del quorum. Sono preoccupazioni che hanno animato parecchie paure in occasione delle ultime consultazioni referendarie, tali da sollevare una serie di aneddoti e di false informazioni sul ruolo e sui diritti dei nostri connazionali oltre confine, che non hanno molte colpe al riguardo.
Tuttavia, prima di tutto vi è bisogno che il Governo fornisca a tutti noi i risultati delle analisi e delle indagini senz'altro compiute sul problema del voto estero e che ci dia un quadro della situazione emersa che consenta a tutti noi di lavorare in modo proficuo, manifestando chiaramente e ufficialmente la sua linea su queste problematiche. Sarebbe auspicabile che il segnale dato agli italiani nel mondo fosse un segnale di unità da parte di tutte le istituzioni. Se così non fosse, se vi fosse chi ritiene che gli italiani nel mondo non debbano trovare spazio nella dinamica democratica del nostro Paese, sarebbe opportuno che venisse allo scoperto, e ognuno farà le valutazioni di conseguenza.
Certo è che i recenti pesanti tagli alle rete consolare, alle strutture di riferimento delle nostre comunità, non sono un segnale positivo, come pure non è un segnale positivo la conferma delle decurtazioni degli stipendi del personale a contratto del MAE, che, con dedizione, offre ai concittadini all'estero un servizio fondamentale. Questa conferma arriva nonostante il Governo abbia accettato più ordini del giorno e si sia impegnato su provvedimenti e Pag. 33iniziative di senso opposto. Ancora demagogia, magari da legittimare nelle stagioni pre-elettorali, ma i nostri connazionali sembrano aver compreso bene quali siano le regole del gioco e non ci stanno, e neanche noi ci stiamo.
Concretezza e lungimiranza sono ingredienti indispensabili per una corretta gestione democratica del Paese, ma per l'attuale Governo tutto questo sembra un optional. Chiediamo attenzione per coloro che dall'estero osservano le dinamiche del Paese nella speranza di essere tutelati. Nonostante ciò, noi del gruppo di FLI ribadiamo la volontà di dare ai nostri concittadini all'estero tutte le garanzie di tutela e il loro diritto di voto, rendendolo più fruibile.
Chiediamo tutela del voto a trecentosessanta gradi, un diritto che non sia lasciato alla mercé dell'illegalità, della superficialità e dell'autonomia delle singole strutture diplomatiche. Su questo ci impegniamo e siamo disposti a lavorare.
Mi preme pertanto preannunziare il voto favorevole di FLI su tutte le mozioni in esame, senza accogliere nessuna modifica alla mozione del mio gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Razzi, che ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, il gruppo dell'UdC non ha alcuna difficoltà a votare favorevolmente su tutte le mozioni che sono state presentate. Per quanto ci riguarda, in merito alla mozione a mia prima firma e degli altri colleghi dell'UdC, sarei disponibile ad accogliere la riformulazione suggerita dal sottosegretario.
Tuttavia, il discorso è un altro, cari colleghi. Ci troviamo di fronte ad atti di indirizzo parlamentare nei confronti dei quali rileviamo alcune discrepanze e disfunzioni nella fase gestionale e nella fase tecnica, anche nelle operazioni di voto. Vorrei capire se il problema è semplicemente questo.
Perché noi auspichiamo, attraverso le mozioni, un'attenzione in più per quanto riguarda la gestione della corrispondenza. Poniamo l'accento sul problema della scarsa sincronizzazione tra le banche dati dell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (AIRE) e quella del Ministro dell'interno.
Ma il dato non è questo. Abbiamo votato tempo fa la legge che concedeva il voto agli italiani residenti all'estero. È stata una legge sofferta. Ricordo che il collega Mirko Tremaglia ne fece un vessillo, una bandiera e certamente raccogliemmo quelle sollecitazioni con grande attenzione e con grande rispetto, anche perché credevamo di concedere agli italiani residenti all'estero il voto anche per farli sentire realmente vicini all'Italia affinché potessero esprimere un loro contributo.
Volevamo creare un rapporto di reciprocità, un grande impegno e un'azione corale, affinché la cultura italiana non si disperdesse e l'italianità fosse presente nel mondo attraverso un grande sforzo ed un grande apporto da parte di tutti noi. Abbiamo fatto le elezioni, vi sono state anche le consultazioni referendarie (a cui si richiamano anche le mozioni), ma voglio capire: non ha funzionato il sistema o la norma era sbagliata?
Perché il prodotto non ha salvaguardato quello che la legge doveva e voleva salvaguardare e che era poi l'impegno anche del legislatore. Oggi parliamo di truffe, di scarsa trasparenza, di alterazione, di collegi anomali e del non funzionamento dei nostri consolati, ma non a causa dei consoli e dei funzionari, ma perché ormai c'è un ridimensionamento di queste strutture.
Quando ci affidiamo ad esse sappiamo (e sapevamo) che non c'era materia, non c'erano gli strumenti, non c'erano i mezzi e per questo si è creata una grande confusione. Regnano certamente la truffa e la poca trasparenza e, se è così, vi è una Pag. 34certa perplessità sulla legittimità della rappresentanza. Il dato è certamente preoccupante, cari colleghi.
Vorrei che il Governo - non so se in questa sede, ma non saprei quando e dove - prendesse in mano la materia, prospettando un'altra riforma per evitare che vi siano forzature, con persone che si muovono, che sono elette, che non hanno alcun rapporto con l'Italia (e così via). Vi sono ovviamente delle organizzazioni non trasparenti dietro ad alcuni candidati anche all'estero e noi che facciamo? Abbiamo criminalità di ritorno anche dall'estero?
Ritengo che il dato sia molto inquietante, anche se vi sono rappresentanze, come gli esimi colleghi, la Garavini e Aldo Di Biagio, il quale ha parlato poco fa, che sono presenze qualificanti e, per fortuna, moltissimi di coloro che hanno manovrato non sono stati eletti; tuttavia, il sistema non funziona e non ci dà alcuna tranquillità.
Ecco perché, a conclusione di questo dibattito, vorremmo che il Governo e tutti i gruppi, non soltanto quelli della maggioranza, raccogliessero questo atto di indirizzo parlamentare e lo trasformassero in un impegno concreto per riformare la legge che concede il voto agli italiani residenti all'estero. Altrimenti, posso dire certamente che quella del voto è una caricatura, al di là di chi è stato eletto ed onora questo Parlamento e il Senato della Repubblica.
Vi sono situazioni che non possono più essere accettate. Se si aggiungono poi anche la disfunzione di carattere amministrativo, la trascuratezza e il non funzionamento, ovviamente si crea un crogiolo e un insieme di fatti che non possono assolutamente essere accettati e accolti. Questo, signor Presidente era il senso del nostro intervento.
Questo era il senso anche del nostro impegno e della nostra sollecitazione che non finisce qui, con questo atto di indirizzo parlamentare. Credo che quest'atto di indirizzo parlamentare debba richiamare l'attenzione di tutti - come dicevo poc'anzi - nei confronti di un problema più vasto, più complessivo e più vero, che ovviamente è quello del funzionamento della legge e della normativa che ha concesso il voto agli italiani residenti all'estero (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stefani. Ne ha facoltà.

STEFANO STEFANI. Signor Presidente, colleghi, le recenti consultazioni referendarie hanno richiamato nuovamente l'attenzione sull'inaffidabilità della procedura elettorale prevista per l'esercizio del voto degli italiani all'estero; inaffidabilità e, aggiungerei anche, farraginosità.
D'altra parte, non è un caso che, da più parti politiche, in ambedue i rami del Parlamento, siano stati presentati progetti di modifica della disciplina vigente dopo le ben note polemiche suscitate da alcuni casi eclatanti. Mi riferisco non soltanto alla anomala candidatura di un senatore poi dimessosi, ma soprattutto alle conclamate irregolarità emerse in sede di spoglio delle schede.
Ne abbiamo sentite di tutti i colori su questo argomento. Forse vi è stata anche qualche forzatura, vi è stata anche qualche esagerazione, ma sappiamo senz'altro che lo spoglio delle schede, e come si è votato attraverso questo sistema, ha portato a non so quante e quali irregolarità.
È in gioco, pertanto, una questione decisiva, legata alla rappresentanza politica di cui il Governo e il Parlamento devono assumersi la responsabilità nei confronti soprattutto degli stessi italiani all'estero, presso i quali vi è sempre meno la voglia di partecipare alle consultazioni elettorali del loro Paese d'origine.
Si deve prendere atto che, dopo la lunga attesa dell'introduzione nella Costituzione della rappresentanza parlamentare degli italiani all'estero, le norme di attuazione non solo sono state emanate dopo una lunga discussione e una lunga polemica, ma sono state emanate troppo frettolosamente.
Uno dei problemi più eclatanti e più importanti è l'individuazione del corpo elettorale Pag. 35estero che il Ministero dell'interno ha ultimamente calcolato in circa 3 milioni e 300 mila elettori. In realtà, la discrepanza, il disallineamento tra le banche dati del Ministero dell'interno e della Farnesina rimane rilevante. Ne consegue l'esigenza ormai innegabile e improcrastinabile che l'iscrizione nelle liste elettorali della Circoscrizione estero sia subordinata ad un'esplicita manifestazione di volontà dell'elettore presso le autorità consolari. Se un elettore che ne ha il diritto non manifesta questa volontà, vuol dire che questa volontà manca e che all'elettore non interessa votare. Questo, d'altra parte, è solo un mezzo per garantire la trasparenza elettorale a partire dalla stessa esistenza in vita e dall'autenticità del domicilio.
Un altro problema di importante rilevanza sta nella cattiva prova data dal voto per corrispondenza. È fuori dubbio che l'esercizio del diritto di voto di persona in seggi dislocati nei consolati, oppure apprestati nelle principali città di insediamento della comunità italiana, risulterebbe più affidabile e probabilmente meno oneroso.
Ove si volesse invece mantenere il voto per corrispondenza, occorrerà perfezionare le procedure con evidenti maggiori spese. Potrebbe essere anche avviata e potremmo provare ad avviare una sperimentazione del voto informatico, ponendo le centrali informatiche, le centrali di voto, presso i consolati esistenti. Invito a fare una riflessione complessiva sulla rappresentanza degli italiani all'estero.
La III Commissione (Esteri) da me presieduta sta esaminando una proposta di legge trasmessa dal Senato che razionalizza i COMITES ed aggiorna la struttura CGIE. Uno snellimento, soprattutto di questo organismo, è indispensabile una volta che ci sono 12 deputati e 6 senatori eletti all'estero. Voglio ricordare che nella scorsa legislatura, proprio il passaggio di uno dei senatori eletti all'estero dalla minoranza alla maggioranza, ha fatto sì che si sostenesse per mesi il Governo Prodi.
È peraltro auspicata - anche se molti di voi non sono d'accordo - la riduzione del numero dei parlamentari. Pertanto, se viene ridotto il numero dei parlamentari eletti in Italia, ovviamente in proporzione deve essere ridotto anche il numero di quelli eletti all'estero. Ben vengano allora le mozioni che oggi si discutono, ma non si tratta soltanto di sensibilizzare il Governo. È il Parlamento che ha già all'ordine del giorno i provvedimenti necessari e deve perciò fare rapidamente le sue scelte.
Non sembra che tutti condividano la necessità di rapidità, ma peraltro questa è la strada se vogliamo mantenere il voto degli italiani all'estero. Altrimenti, allo stato attuale, è una cosa altamente inattendibile. Perciò occorre fare rapidamente delle scelte per scongiurare una perdita di credibilità che si sta facendo sempre più generalizzata (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, l'intervento del Governo, favorevole su tutte le mozioni, è apprezzabile proprio perché, considerate le differenze delle stesse, ha scelto la strada di non entrare nel particolare, esprimendo un giudizio positivo su tutte. Questo è sicuramente apprezzabile, ma non sufficiente. Infatti, quelle mozioni riportano alla luce un dibattito che si è svolto, forse in maniera troppo veloce, durante l'iter di approvazione della legge n. 459 del 2001, che prevedeva la possibilità dell'esercizio del voto degli italiani all'estero e che invece oggi testimonia, alla luce delle competizioni elettorali già intervenute con la nuova normativa, non solo elementi di criticità, ma anche e soprattutto l'idea espressa in tutte le mozioni circa la necessità e l'urgenza di rivederne i meccanismi; non si tratta tanto di mettere in discussione il voto degli italiani all'estero, ma le modalità del suo esercizio.
Le mozioni denunciano e partono dall'ultima vicenda relativa ai referendum, con riferimenti ai quali si sono di nuovo moltiplicate questioni relative al non corretto Pag. 36invio dei plichi ai destinatari effettivi, al disallineamento, che continua a permanere, intorno al 20 per cento (credo che il Governo dovrebbe essere più preciso e meno superficiale su questo dato) tra l'anagrafe del Ministero dell'interno e quella dei consolati che fa capo al Ministero degli affari esteri.
Tali criticità, come ricordava il collega Tassone, non sono solo elementi di sistema, concernenti questioni tecniche, ma testimoniano la necessità che tali nodi devono essere affrontati con maggiore rigore e consapevolezza. Il Governo non può anche in questa fase non dire nulla circa la sua azione (secondo noi sbagliata) di ridurre drasticamente i finanziamenti alla rete consolare, agli istituti di cultura degli italiani all'estero. In altre parole, ciò mina profondamente l'idea del ruolo dei nostri connazionali che risiedono all'estero e che hanno bisogno di mantenere alto quel profilo di italianità che non è semplicemente l'astrazione di una categoria di chi sta all'estero. L'italianità è l'insieme della competenza, dei saperi, della forza e della straordinaria capacità di ingegno che, nel corso di tanti anni, l'emigrazione italiana è stata in grado non solo di salvaguardare, ma anche di far ammirare.
Quando si mettono in discussione quelle strutture, che dovrebbero tenere forte il legame fra uno Stato nazionale e i propri concittadini all'estero, che oggi vedono nella Costituzione riconosciuto il loro diritto al voto, è del tutto evidente che siamo di fronte a un Governo che parla bene, ma razzola molto male. Credo che questo punto i nostri connazionali lo abbiano percepito con grande consapevolezza nel momento in cui chiedevano al Governo l'impegno che rispetto a questi elementi di criticità vi fosse un elemento in più. Semplicemente non un'asserzione di principio, ma dati certi: confrontare, monitorare, provare cioè a dare concretezza e superare le difficoltà che si sono registrate nel corso delle competizioni.
In questi giorni ho riletto con grande attenzione le relazioni che si sono succedute presso la Giunta delle elezioni, quella della Camera avvenute a diversa distanza di tempo - sia per le elezioni del 2006, ma anche per le elezioni del 2008 - del prefetto Fabbretti, responsabile dello scrutinio in Italia. Quelle relazioni dovrebbero essere, in un certo senso, oggetto di una lettura attenta da parte di tutti i colleghi, perché testimoniano come dalla prima applicazione alla seconda sono bastate una serie di correzioni importanti, sia nella destinazione dei plichi ma anche e soprattutto una capacità, all'interno di questa vicenda, di portare delle correzioni, per testimoniare che l'esercizio del diritto di voto potesse avvenire in conformità a ciò che è compreso esattamente nel voto per corrispondenza.
Perché il voto per corrispondenza? Credo che il voto per corrispondenza non possa essere messo in discussione per un motivo molto semplice: oggi quel voto è l'unico strumento che abbiamo. Pertanto, ne dobbiamo garantire molto di più la segretezza. Ma questo, in un certo senso, attiene proprio alla natura con cui avvengono le procedure e, quindi, alla conferma che chi riceve il plico, lo controfirma e gli dà il suo certificato autenticato, in modo che se ne possa risalire all'identità. Quell'elemento del voto, che ho espresso oggi, non può più essere messo in discussione perché se lo si mette in discussione si deve essere onesti fino in fondo. Si decide, in un certo senso, di mettere fine alla questione dell'esercizio del diritto di voto dei nostri connazionali. Lo dico anche in riferimento a quanto espresso dal collega Stefani, che poc'anzi, proprio su questo punto, ha messo il dito un po' sulla piaga. Credo che questo lo dobbiamo fare perché i progetti di legge che sono stati presentati testimoniano questa contraddizione.
Noi, come Partito Democratico, abbiamo depositato, all'inizio di questa legislatura, lo avevamo fatto anche alla fine della precedente legislatura, una proposta di legge che, in qualche modo, teneva conto di alcuni elementi, non solo delle criticità. Metteva anche in risalto la voglia e la determinazione: essere cittadini significa avere non solo la titolarità di un elemento di partecipazione attiva alla vita della propria nazione, ma anche, contestualmente, Pag. 37avere la possibilità di esercitare, in democrazia, la propria capacità di diritto di elettorato attivo e passivo. Quelle proposte di legge testimoniano, nel loro complesso, alcuni elementi di correzioni importanti, compreso il fatto che lo scrutinio debba avvenire in modo assai diverso da quello che è oggi stabilito dall'attuale normativa. Bisogna costruire, anche in tutta le realtà della circoscrizione estero, dei seggi che abbiano, in qualche modo, una connotazione vera di seggio elettorale, determinati dai rappresentanti delle liste che in quelle circoscrizioni sono presenti, testimonianza non di un elemento di arbitrio che avviene all'interno di una rete consolare, che non è uniforme in tutte le circoscrizioni. Credo che noi facciamo un errore drammatico quando discutiamo dei consolati, perché un conto è parlare della rete consolare in Europa, un conto è parlare delle reti consolari nelle circoscrizioni che comprendono, ad esempio, l'Argentina, l'Australia, vale a dire situazioni che sono state oggetto - lo dico ai colleghi - di analisi anche di importanti studiosi proprio sulle peculiarità delle negatività di alcuni voti, del voto esercitato, ad esempio, nella circoscrizione dell'Argentina.
Quindi, vi sono tutte le condizioni, le condizioni politiche, ma soprattutto le condizioni di chi, avendo voluto affermare un principio, oggi rispetto a quel principio non si discosta, ma ne fa tesoro dei limiti, per rilanciarlo con grande forza. Così si difende la possibilità che le nostre leggi non siano solo questioni che hanno un elemento di contingenza temporale, che valgono nei momenti in cui le approviamo, magari forti anche di una sorta di commozione.
Quelle leggi vanno accompagnate con l'occhio vigile di chi - e questo dovrebbe essere lo sforzo del Governo in questa situazione - accerti fino in fondo la capacità dell'esercizio democratico ed effettivo. Se nel mondo vi sono ancora italiani che non sono ancora in grado di poter esercitare il loro diritto al voto perché la tecnica e gli strumenti messi a disposizione non lo garantiscono credo che questo sia un problema che riguarda tutti noi, la nostra serietà nella formulazione delle leggi, ma soprattutto l'intenzione politica di trovare dentro questa sede un elemento di riflessione.
Il Governo, che dà un parere favorevole a queste mozioni, non solo lo attendiamo alla prova di quelle relazioni, ma chiediamo qualcosa di più. Faccia un sussulto, facciamo tutti un sussulto perché la legge per gli italiani all'estero, la legge n. 459 del 2001, trovi lo spazio adeguato nell'ottica di una rivisitazione all'insegna di un rafforzamento, e non di un peggioramento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porta. Ne ha facoltà.

FABIO PORTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, chiedo soltanto al Governo di essere chiaro una volta per tutte, senza salti mortali, senza doppiezze, come quelli che sono stati fatti in alcune dichiarazioni anche da parte di Ministri che hanno presentato al Presidente della Repubblica bozze di riforme costituzionali contenenti la soppressione della circoscrizione estero.
Pregherei il Governo di evitarci l'ipocrisia di dire poi che non vuole togliere il voto ai cittadini italiani all'estero perché oggi, in questo quadro così confuso, ci mancherebbe soltanto questo, ossia che i cittadini - di pieno diritto, peraltro formalmente garantiti dalla nostra Costituzione - siano espropriati del loro diritto di voto. Ci dica quindi il Governo, con chiarezza, se intenda confermare il voto all'estero e soprattutto la circoscrizione estero ed anche il voto per corrispondenza che - come ha detto l'onorevole Amici - è l'unica maniera per garantirlo realmente, anche se con le modifiche che noi del Partito Democratico abbiamo non solo auspicato, ma anche introdotto nella proposta di legge a firma del nostro presidente di gruppo. Oppure il Governo ci dica se Pag. 38vuole tornare al regime precedente, in cui il diritto di voto era riconosciuto, ma si poteva realmente esercitare soltanto rientrando qui in Italia, ovviamente con le difficoltà che conosciamo, da varie parti del mondo.
Se queste mozioni serviranno almeno ad avere questo chiarimento di fondo credo che avremo raggiunto una parte sostanziale dell'obiettivo che ci proponevamo.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Porta, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, dato l'orario e le circostanze, che vanno apprezzate, l'intervento sarà brevissimo. Permettetemi di dire che è un peccato perché, da circa un mese e mezzo, queste mozioni vanno e vengono dall'ordine del giorno.
Riprendo velocissimamente proprio le sottolineature del collega Porta, sia pure di altra parte politica: ci vuole chiarezza, queste mozioni vogliono avere da parte del Governo una certa chiarezza e ci piace che siano state accolte. Credo infatti che non debba essere mai più messo in dubbio il diritto dei cittadini italiani all'estero di votare, ma non si può mettere in dubbio che siano dubbi i risultati elettorali per un sistema elettorale che va rivisto, che va controllato meglio per evitare quelle forzature che ci sono state sicuramente nel 2006, che ancora maggiori sono state nel 2008 e che, di meno soltanto perché minor pathos aveva il referendum del giugno scorso, ci sono state anche nel referendum. Sto agli atti, gli atti ci dicono che dobbiamo trovare un sistema più semplice per votare all'estero, più trasparente e più logico.
Chi è addetto al settore, chi si occupa di queste cose sa benissimo - forse non interessa all'Aula - quali potrebbero essere delle norme semplici per rendere più trasparente il voto. Questo è l'obiettivo della nostra mozione, affinché il Governo dia delle risposte precise perché semplicemente arrivando - come diceva in precedenza, mi pare il collega Stefani - ad una manifestazione di volontà da parte dell'elettore che deve perlomeno iscriversi per votare, automaticamente certo ciò ridurrebbe il numero degli elettori, ma avremmo degli italiani consapevoli, avremmo dei controlli migliori, avremmo sicuramente un risultato del voto.
Quindi ringraziando il Governo per aver espresso parere favorevole su queste mozioni, che ci accingiamo a votare, concludo con un minimo di commozione: voglio ricordare un parlamentare che ora non fa più parte del mio gruppo, l'onorevole Mirko Tremaglia, che non è in buone condizioni di salute. Voglio ricordare Tremaglia perché se discutiamo oggi di questo è soltanto grazie alla sua caparbietà, lui per anni ha voluto la rappresentazione del voto all'estero come diritto costituzionale, che è un diritto di tutti gli italiani. Mi auguro davvero che il Governo sia presto in grado di darci delle risposte precise sui sistemi elettorali (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Il Governo vuole, dopo aver ascoltato il dibattito, precisare il suo parere sulle mozioni?

LUCA BELLOTTI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il Governo ribadisce il parere favorevole su tutte le mozioni presentate.

PRESIDENTE. Quindi, il parere è favorevole su tutte le mozioni, nella loro formulazione originaria.

Pag. 39

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Garavini ed altri n. 1-00655, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Motta, De Pasquale...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 425
Votanti 424
Astenuti 1
Maggioranza 213
Hanno votato
424).

Prendo atto che il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Biagio ed altri n. 1-00663, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Girlanda, Calderisi, Veltroni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 428
Votanti 427
Astenuti 1
Maggioranza 214
Hanno votato
427).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zacchera ed altri n. 1-00672, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Girlanda, Anna Teresa Formisano, Trappolino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 430
Votanti 428
Astenuti 2
Maggioranza 215
Hanno votato
428).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Tassone ed altri n. 1-00716 (Nuova formulazione), accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Rampi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 431
Votanti 429
Astenuti 2
Maggioranza 215
Hanno votato
428
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Leoluca Orlando ed altri n. 1-00717, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scandroglio, Pisicchio, Cristaldi, Fontanelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 431
Votanti 409
Astenuti 22
Maggioranza 205
Hanno votato
409). Pag. 40

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mosella ed altri n. 1-00718, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scandroglio, Centemero, Paolo Russo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 427
Votanti 419
Astenuti 8
Maggioranza 210
Hanno votato
419).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lo Monte ed altri n. 1-00727, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scandroglio, Pizzolante...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 423
Votanti 414
Astenuti 9
Maggioranza 208
Hanno votato
413
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Viola ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Modifica nella composizione della Delegazione presso l'Assemblea parlamentare della NATO.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Delegazione presso l'Assemblea parlamentare della NATO l'onorevole Lanfranco Tenaglia, in sostituzione dell'onorevole Piero Fassino, cessato dal mandato parlamentare.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,50).

ROCCO GIRLANDA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO GIRLANDA. Signor Presidente, intervengo per segnalare un problema secondario, probabilmente, in questo momento, di funzionamento dell'Aula della Camera dei deputati, ma che rischia di diventare un problema importante. Mi riferisco alle connessioni tra l'Aula della Camera dei deputati e la rete informatica della Camera, che da alcuni mesi vanno avanti a singhiozzo. Questa mattina, invece, vi è stato il blackout totale: sembrava di essere nei mercati finanziari lo scorso 1o novembre. È stato, cioè, impossibile ogni tipo di collegamento tra le nostre postazioni e il sistema informatico dell'Aula.
Orbene, in preda a questo isterismo anticasta che ha coinvolto tutta la popolazione italiana, e probabilmente anche alcuni di noi, che spero non diventi presto un sistema anti-istituzioni, nei giorni scorsi abbiamo provveduto a votare il bilancio preventivo della Camera dei deputati per l'anno 2012, ovviamente con me complice, per disciplinare i partiti.
In quel bilancio, ad esempio, si prevedono, tra i vari tagli, anche quello relativo al canale satellitare, quindi sarà impossibile per i cittadini seguire i lavori della Camera, ma soprattutto quelli relativi alla stampa dei resoconti e dei fascicoli parlamentari. Questo appare del tutto incompatibile con il fatto che il sistema informatico dell'Aula non possa essere in alcun modo bloccato durante i lavori dell'Aula stessa.
Quindi, la prego, in qualità di Presidente, di informare l'Ufficio di Presidenza e i questori affinché provvedano al più presto, in previsione del 1o gennaio, a fare sì Pag. 41che i collegamenti informatici siano sempre attivi per potere avere a disposizione i resoconti, i progetti di legge e tutti quei fascicoli che in cartaceo non avremo più a disposizione. È una questione importante che rischia di bloccare i nostri lavori (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Girlanda, come lei saprà, la funzionalità del sistema wi-fi è stata ristabilita nel corso della mattinata. Naturalmente, si cercherà di fare in modo che simili inconvenienti non si verifichino più e di migliorare la qualità del servizio.

ALDO DI BIAGIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, ritengo doveroso richiamare l'attenzione di quest'Aula e del Governo su una questione ripetutamente affrontata che rischia di trascinarci verso una deriva incontrollabile.
La gestione degli alloggi del personale militare in pensione è stata oggetto di decine di atti parlamentari, ma ciò non è servito a nulla. Al Senato si sta cercando di trovare soluzioni condivise sulla questione dei nuovi canoni e, malgrado il presunto impegno del Governo, migliaia di famiglie hanno visto recapitarsi notifiche di applicazione di nuovi e assurdi canoni in cui l'ammontare, spesso, è ben superiore alla loro stessa pensione.
Quella del Ministero della difesa sembra una confusa e cieca operazione di «raffazzonaggio» immobiliare mirato a fare cassa, signor Presidente, priva di un piano chiaro e lungimirante di gestione del patrimonio amministrativo, con la conseguenza di lasciare letteralmente sul lastrico migliaia di famiglie di servitori dello Stato. Il Ministro La Russa spieghi con urgenza cosa sta succedendo e quale sia la reale logica di questa operazione che sembra volere condurre all'esasperazione quelle persone, per lo più anziane, che non sanno dove altro andare. Questa vi sembra una razionalizzazione? A me sembra un infame abuso amministrativo. Pretendiamo solo un po' di rispetto, signor Ministro, quella gente lo merita.

LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo solo per comunicare che la mia postazione, nelle ultime votazioni, si accendeva, ma il display si è oscurato, non compariva più il mio nome né nulla. Non vorrei che non fossero state registrate le votazioni. Ancora adesso il display è buio. Quindi, la postazione non funziona più.

PRESIDENTE. Onorevole Barani, provvederemo ad indagare per capire cosa sia effettivamente successo e per segnalare i voti da lei espressi. Gli uffici si occuperanno di controllare e di capire quale sia il problema. La ringrazio per la segnalazione.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15,30 con lo svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15,40.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Brambilla, Brunetta, Colucci, Gianfranco Conte, Cossiga, Crimi, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Duilio, Fava, Fitto, Franceschini, Galati, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giro, Lo Monte, Lo Moro, Martini, Miccichè, Migliavacca, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Leoluca Orlando, Mario Pepe (PD), Pisicchio, Prestigiacomo, Reguzzoni, Roccella, Romani, Saglia, Stefani, Vitali e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottanta, come risulta Pag. 42dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,42).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Chiarimenti in merito ai tempi di realizzazione della ferrovia Arcisate-Stabio - n. 2-01247)

PRESIDENTE. L'onorevole Marantelli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01247, concernente chiarimenti in merito ai tempi di realizzazione della ferrovia Arcisate-Stabio (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

DANIELE MARANTELLI. Signor Presidente, il Partito Democratico considera indispensabile rafforzare i legami politici, economici, ambientali e culturali tra una delle aree più popolose e produttive del Paese (la Lombardia e in particolare le province di Varese e di Como), con il cuore dell'Europa.
Il collegamento ferroviario di 8,2 chilometri a doppio binario, che si propone di unire a nord di Varese la città con il confine di Stato della Confederazione elvetica, conosciuto come Arcisate-Stabio, è un'opera di rilevanza internazionale, necessaria e coerente col suddetto obiettivo: l'Arcisate-Stabio garantirà la connessione strategica tra le linee del San Gottardo e del Sempione e permetterà, collegando Lugano con la città di Varese e Malpensa, il potenziamento dell'accessibilità al più importante aeroporto del Nord.
Per questo il centrosinistra ha sempre sostenuto un'opera invocata da anni. Per questo fu il primo Governo di centrosinistra a finanziare il progetto di fattibilità nel lontano 1998. Dal 2001 al 2006 il Governo di centrodestra sul tema dei finanziamenti rimase sostanzialmente in stallo. In realtà, durante la campagna elettorale del 2001, Berlusconi, con invidiabile fantasia disegnò, sulla lavagnetta di Bruno Vespa a Porta a Porta, strade, ponti e ferrovie: una memorabile lezione di talento mediatico, cui per cinque anni non si è dato però, purtroppo, alcun seguito in termini di finanziamenti concreti.
Ci è sembrato, pertanto, necessario, dopo la vittoria del centrosinistra del 2006, porre con forza l'esigenza di individuare le risorse per realizzare quest'infrastruttura. Nel febbraio 2008 il CIPE delibera il finanziamento dell'Arcisate-Stabio, destinandovi 223 milioni di euro.
Noi, come si evince da questa sequenza di fatti oggettivi, siamo quelli interessati a dotare il nostro Paese di moderne infrastrutture, materiali e immateriali. Pertanto, siamo rimasti sorpresi non poco quando, alcune settimane fa, abbiamo appreso che l'impresa che stava eseguendo i lavori, la Claudio Salini, li aveva sospesi: cancelli del cantiere chiusi e ruspe ferme. Quella decisione aveva suscitato la comprensibile preoccupazione delle comunità locali, dei loro rappresentanti istituzionali, delle centinaia di lavoratori impegnati nella realizzazione dell'opera e dei loro rappresentanti sindacali. Sorpresa tanto più motivata dal fatto che, fin dal 24 luglio 2009, il presidente della regione Lombardia aveva inaugurato il cantiere con il suo solito collaudatissimo fuoco mediatico. Sorpresa raddoppiata dal fatto che i lavori sono stati appaltati a seguito di gara pubblica da RFI non ad una piccola imprese edile di Viggiù, ma alla Ing. Claudio Salini grandi lavori Spa, e cioè una delle realtà imprenditoriali più importanti del nostro Paese.
Dalle nostre fonti avevamo appreso che i nodi critici fondamentali erano tre: le riserve, i pagamenti e le terre e rocce da scavi. Siccome avevamo e abbiamo a cuore la realizzazione dell'opera, con il collega Boccia abbiamo ritenuto necessario presentare un'interpellanza urgente per conoscere le ragioni dello stop e per avere garanzie in ordine al rispetto dei tempi di conclusione dell'opera.
Del resto, di fronte al rischio di contenziosi e lungaggini, potevamo appisolarci Pag. 43all'ombra dell'obelisco di piazza Montecitorio, facendo finta di niente o abdicare al nostro ruolo di opposizione, e quindi di controllo. Sappiamo quali guai e guasti la scarsa cultura del controllo ha prodotto nel nostro Paese, nelle opere pubbliche e non solo, dando luogo qualche volta ad opacità, contenziosi e, spesso, a numerose opere incompiute di cui non possiamo certo menar vanto.
Quante volte abbiamo sentito parlare dei cantieri infiniti della Salerno-Reggio Calabria? Lungaggini inaccettabili che non sono solo una prerogativa del Sud: abbiamo al riguardo numerosi esempi negativi anche al Nord. Ecco perché non vogliamo che l'Arcisate-Stabio corra rischi di questo genere, anche perché collocata in una delle aree più moderne del Paese ed intrecciata con opere aventi il medesimo obiettivo che si stanno realizzando oltre il confine dalla vicina Svizzera.
Milano e la Lombardia infatti rappresentano l'area urbana più popolata ed industrializzata d'Italia e sono un nodo primario delle relazioni internazionali. In quest'area è evidente la crisi del sistema dei trasporti. La congestione del traffico è anche la causa principale della crisi ambientale delle città e riguarda non solo il nodo autostradale ma anche quello ferroviario. Sono sature non solo le strade ma anche le linee ferroviarie di accesso al nodo milanese per la sovrapposizione dei diversi tipi di traffico: Intercity, regionali e merci. In tale contesto diventa complicato migliorare l'offerta di servizi ferroviari con l'obiettivo di recuperare alla ferrovia quote importanti di traffico stradale.
Il 65 per cento delle merci attraversa le Alpi su strada. Nel 1990 i mezzi erano stati 3 milioni 865 mila. Nel 2001 sono stati 6 milioni 918 mila. Abbiamo ragione di pensare che a fine 2011 ci sarà un ulteriore forte aumento di questi mezzi. Ciò costituisce una grave minaccia per l'ambiente alpino. Per questa ragione la Svizzera ha fatto la scelta strategica del trasporto ferroviario con l'avvio dei nuovi tunnel del San Gottardo e del Lötschberg, che determinerà rilevanti implicazioni sulla rete italiana e lombarda.
La Arcisate-Stabio, opera ancorché quantitativamente limitata - è lunga 8,2 chilometri come ho detto prima - ha un'enorme importanza qualitativa, perché non congestiona il nodo milanese, perché unisce Lugano, Varese città e Malpensa e perché rafforzerà i collegamenti tra le sedi universitarie di Como e di Varese. Noi non abbiamo mai abbassato la guardia sull'Arcisate-Stabio perché la nostra soglia di attenzione è sempre stata direttamente proporzionale all'importanza che questa opera ha per le due aree di confine italo-svizzere. Infatti, quando in quest'Aula l'anno scorso si è votata la ratifica dell'accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio federale svizzero per la realizzazione del nuovo collegamento Mendrisio-Varese, fatto a Roma il 20 ottobre 2008, con i colleghi Narducci e Braga abbiamo presentato un ordine del giorno che impegnava il Governo a uno stretto raccordo con gli enti locali, assicurando un adeguato coordinamento tra regione Lombardia e Rete ferroviaria italiana, garantendo la realizzazione dell'opera senza oneri aggiuntivi per i comuni di Arcisate e Induno.
Riconosco - non ho difficoltà a farlo in questa occasione - che tale richiesta finora è stata rispettata. C'è sempre stata da parte nostra, insomma, la volontà di realizzare l'opera e di farla bene, rispettando i parametri economici e ambientali europei e collaborando con gli enti territoriali. Per questo mi sono stupito non poco quando, richiamando il Popolo della Libertà e la Lega Nord Padania - visto che sono al Governo del Paese, della regione Lombardia e della provincia di Varese - ad agire tempestivamente di fronte all'interruzione dei lavori, ho registrato che gli esponenti di questi partiti si sono stupiti. Mi sarei aspettato un plauso dagli esponenti della maggioranza conservatrice che da oltre sedici anni governa la Lombardia: finalmente il Partito Democratico ci stimola a fare le cose, a risolvere i problemi, a non perdere tempo.
È bene infatti ricordare che dal finanziamento dello studio di fattibilità nel 1998 a quello dell'opera nel 2008 sono trascorsi Pag. 44dieci anni ed entrambi questi aspetti sono stati finanziati da Governi di centrosinistra, e che questa opera rientrava tra quelle necessarie, inoltre, per migliorare l'accessibilità a Malpensa, frutto di un accordo sottoscritto nel marzo 1999 fra il Governo D'Alema e la giunta Formigoni. Da allora, evidentemente, lo scenario è mutato e di molto: quella che doveva essere un'infrastruttura moderna, Malpensa, al servizio di una delle aree più competitive del Paese, oggi si trova ad affrontare notevoli problemi.
L'esito della manifestazione della Lega Nord Padania, promossa prima delle elezioni del 2008 a difesa dello scalo, non ha dato risultati esaltanti; né il progetto del collega Marco Reguzzoni di mandare al voto anticipato la provincia di Varese di cui era presidente, per piombare a Roma e rilanciare Malpensa, è stato baciato dalla fortuna. Men che meno hanno avuto conseguenze concrete i proclami di Formigoni: «Se va via Alitalia faremo da soli», «grazie a Lufthansa saremo più forti di prima». Chiacchiere al vento perché anche la medesima compagnia, il player tedesco, ha rapidamente ridimensionato i suoi impegni.
Del resto lo stesso attuale Presidente del Consiglio è la prova vivente delle difficoltà appena richiamate: farò il primo Consiglio dei ministri a Napoli per risolvere il problema dei rifiuti e il secondo si farà a Malpensa (aveva detto). Sono passati più di mille giorni, giorni intensi, frenetici, molti dei quali vissuti pericolosamente. Capisco tutto, ma a Malpensa non si è visto, e questo è un fatto. E mi dispiace che l'interruzione dei lavori non abbia contribuito a migliorare i rapporti, non certo idilliaci, tra noi e gli amici svizzeri. Il provvedimento sullo scudo fiscale, da noi duramente avversato, ha creato più di un problema, né poteva essere diversamente visto che il 70 per cento dei capitali scudati è rientrato dalla sola Svizzera. Ci auguriamo che i contatti bilaterali in corso, inspiegabilmente lunghi, diano presto i risultati come già è accaduto per la Germania e per la Francia. È un fatto che contro i frontalieri italiani che lavorano in Canton Ticino (diverse decine di migliaia), dopo il provvedimento sullo scudo fiscale, si sono addirittura organizzate inaccettabili campagne xenofobe e razziste.
Si dirà: che c'entra questo con l'Arcisate-Stabio? C'entra. Compito della politica è guardare la luna, non il dito. Dobbiamo tenere conto del contesto. È importante concludere i lavori entro il 2013, anche perché poi nel 2015 ci sarà l'Expo. Nell'accordo sottoscritto in regione Lombardia lo scorso 25 ottobre - pochi giorni fa - dai diversi soggetti interessati (Lombardia, le imprese, i comuni, il sindacato, RFI) questo obiettivo è confermato. Se tale accordo si intitola superamento delle criticità emerse nel cantiere della ferrovia Arcisate-Stabio significa che le criticità esistevano e che, quindi, si giustificava l'iniziativa che con il collega Boccia abbiamo assunto tempestivamente. Tutte imprevedibili queste difficoltà? Sono ansioso di conoscere la risposta del Governo, ma che a valle dei ghiacciai alpini nelle escavazioni del terreno si siano trovate presenze di arsenico non mi sembra una novità così sconvolgente.
Mi auguro che sulle riserve, così come sui pagamenti e sulla collocazione del materiale escavato, l'intesa raggiunta sia solida. Il Governo da noi deve aspettarsi, sulla realizzazione di questa opera, solo collaborazione e lealtà. È per questo che abbiamo aderito prontamente alla richiesta del Viceministro Castelli (la settimana scorsa) di rinviare la trattazione dell'interpellanza urgente perché era impegnato a fronteggiare in Liguria e in alta Toscana la grave calamità che ha colpito quelle comunità, comunità martoriate che speriamo non debbano nelle prossime ore affrontare nuovi drammi.
Ecco, per concludere, collaborazione e lealtà significano tuttavia anche assolvere al dovere di controllare che opere pubbliche così importanti come l'Arcisate-Stabio siano realizzate con grande efficienza e trasparenza come si fa in Europa normalmente, e come è ampiamente nelle nostre possibilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 45

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Caro onorevole, mi pare che lei abbia fatto più un intervento da campagna elettorale che sull'argomento. A questo proposito chiamo - se posso usare il termine - a testimonianza l'illustre Presidente. L'onorevole Buttiglione sa benissimo quanto sia stato forte l'impegno in Europa nella revisione delle reti TEN, (la grande rete di trasporto europea del futuro) del Governo Berlusconi nel secondo semestre di Presidenza italiana del 2003. In quella revisione delle reti TEN, per merito del Governo Berlusconi, nel grande progetto di reti di trasporto europee fu inserita la Genova-Rotterdam (corridoio 24).
Recentemente la Commissione europea, scegliendo i dieci corridoi strategici per ridurre la quota del trasporto merci dalla strada e aumentare la quota del trasporto merci su ferrovia (al 30 per cento nel 2030, e al 50 per cento nel 2050), ha deciso che di quei dieci corridoi quattro fossero italiani.
E quei quattro corridoi si incroceranno, grazie al progetto del 2003, tutti nella pianura padana. Il Genova-Rotterdam, trasversale che sale verso il Nord, il Palermo-Brennero-Berlino e il nuovo corridoio adriatico fino al Baltico e alla Polonia, tutti e tre incroceranno, nella pianura padana, l'ex corridoio 5, quello che noi stiamo cercando di realizzare superando le resistenze. Questo Governo, non altri, questo Governo sta cercando di realizzare la TAV per far passare il corridoio 5 nella pianura padana; l'incrocio nella pianura padana di quei tre corridoi, più il quarto (il corridoio 5), darà luogo alla realizzazione, nel futuro, nella pianura padana stessa, della più grande area di logistica del Sud Europa. Questo è il disegno del Governo Berlusconi.
Potete criticarci per tante altre cose, ma, da questo punto di vista, siamo inattaccabili perché noi siamo sempre stati convinti che le reti di trasporto sono un fattore di competitività, ma possono essere, all'interno di quel disegno che ho appena enucleato, un fattore di guida dello sviluppo. Tant'è vero che, nel Piano nazionale della logistica, noi pensiamo che lavorare a raggiungere tutti questi obiettivi, attraverso una serie di scelte, può dare un contributo aggiuntivo alla nostra crescita economica e Dio solo sa quanto abbiamo bisogno di crescere di più per creare nuovi posti di lavoro.
Venendo al merito della sua interpellanza urgente, caro onorevole, vorrei riferirle che, riguardo ai cantieri della nuova ferrovia Arcisate-Stabio, dopo la sospensione del 14 ottobre avvenuta per l'insorgere di problemi tra la società appaltante, Rete ferroviaria italiana, e l'impresa Salini che sta realizzando l'opera, lo scorso 26 ottobre i lavori sono ripresi. Contemporaneamente al blocco dei lavori, il 14 ottobre la ditta Salini aveva depositato un atto di citazione presso il tribunale di Roma volto ad ottenere la risoluzione del contratto in particolare per tre ordini di motivi, ovvero valutazioni delle riserve sui documenti contabili, pagamenti e gestione delle terre e delle rocce da scavo.
Al fine di dirimere la controversia insorta è stato istituito un tavolo istituzionale presso la regione Lombardia, conclusosi lo scorso 25 ottobre, grazie al quale si è addivenuti alla sospensione dell'atto di citazione depositato dall'impresa Salini e all'immediata ripresa, a pieno regime, dei lavori. Rete ferroviaria italiana ha fatto presente che è sua intenzione proseguire comunque ai sensi di quanto disposto dall'articolo 240 del decreto legislativo n. 163 del 2006, in base al quale, qualora a seguito dell'iscrizione di riserve sui documenti contabili, di cui sia valutata l'ammissibilità e la non manifesta infondatezza, l'importo economico dell'opera possa variare in misura sostanziale, in ogni caso non inferiore al 10 per cento dell'importo contrattuale, viene nominata apposita commissione per il raggiungimento secondo le procedure ivi previste di un accordo bonario. Pag. 46
Inoltre, nell'ambito del citato tavolo istituzionale, in merito ai pagamenti, è stato chiarito che Rete ferroviaria italiana ha adempiuto a quanto di competenza. Le mancate corresponsioni segnalate dall'onorevole interpellante, causate dalla mancata produzione, da parte dell'impresa, della necessaria documentazione prevista dalla vigente normativa, sono state ad oggi sbloccate. Nel corso del tavolo istituzionale è stata, inoltre, individuata una soluzione per le terre e le rocce da scavo che, diversamente da quanto previsto nel progetto iniziale, prevede diverse modalità di riutilizzo delle stesse.
Il relativo costo aggiuntivo, a fronte del contratto in essere, sarà valutato da Rete ferroviaria italiana nel corso dei tavoli tecnici avviati già dal 25 ottobre. Comunico, altresì, che l'attiva partecipazione degli enti del territorio, in particolare dell'ARPA, ha consentito di caratterizzare la presenza di arsenico nelle terre provenienti dagli scavi quale elemento naturale del territorio attraversato dal tracciato ferroviario.
Segnalo, infine, che, in base alle informazioni assunte da Ferrovie dello Stato, non sono previsti ritardi rispetto al programma di completamento dei lavori.

PRESIDENTE. L'onorevole Marantelli ha facoltà di replicare.

DANIELE MARANTELLI. Signor Presidente, come ho fatto nell'illustrazione, sarò diretto anche nella replica. Non ho difficoltà a riconoscere che la risposta del Governo conferma che la nostra iniziativa era stata tanto tempestiva quanto ampiamente giustificata.
Le cose che lei ci ha detto - mi attengo ai nodi critici da lei considerati e sui quali il 25 ottobre si è trovato un accordo - erano l'oggetto della nostra iniziativa e quindi, gentile sottosegretario, tutte le preoccupazioni espresse hanno trovato conferma nella sua risposta. Il blocco dei lavori aveva suscitato preoccupazioni diffuse nelle comunità direttamente interessate all'opera, tra i lavoratori, e aveva suscitato perplessità anche tra gli amici svizzeri che, beati loro, proprio ieri si sono visti riconoscere la tripla A rispetto al loro debito.
Le informazioni del Governo, che comunque ringrazio, erano già in nostro possesso; siamo i primi a rallegrarci per la ripresa dei lavori; mi auguro che sul punto dei costi non ci siano sorprese in futuro e quindi questa questione andrà seguita attentamente e non si può rispondere ad essa in maniera sbrigativa perché l'impressione è che ulteriori difficoltà potranno emergere. Sono rimasto davvero sorpreso per le valutazioni di carattere generale che ha svolto il sottosegretario Giachino; sono abituato a ragionare sui fatti e nel 2006-2008, in una legislatura pur difficile per il Governo Prodi, in quella provincia, dove si trova l'Arcisate-Stabio, si sono destinati un miliardo e 300 milioni per la Pedemontana e 223 milioni per l'Arcisate-Stabio: oltre tremila miliardi delle vecchie lire. Pur seguendo attentamente, come lei sa, la Commissione ambiente, non ho notizie, in questi tre anni e mezzo, di risorse analoghe per quelle comunità ad eccezione di qualche rotonda e di qualche cartello stradale in dialetto. Mi sarei aspettato, vista la sua competenza, che oltre a richiamare le reti TEN-T, mi avesse dato, magari approfittando di questo utile confronto, qualche risposta in più anche su come, in Lombardia, recepiamo, per tempo, le iniziative che gli amici svizzeri stanno da tempo svolgendo.
L'assessore regionale Cattaneo si è impegnato per cercare di trovare una via di uscita ad una situazione molto antipatica, però, in questa occasione, mi permetterei di citare un altro Cattaneo, non Raffaele come il mio amico che fa l'assessore alla regione, ma Carlo Cattaneo che diceva: chi non pensa in grande, opera in piccolo. Seguendo questo insegnamento, abbiamo cercato, in piccolo, di affrontare un problema urgente come quello di Arcisate-Stabio, perché evoca problemi grandi, sui quali mi pare che il Governo, al di là della risposta su questo punto specifico, sia largamente in ritardo; sottosegretario Giachino, la ringrazio in ogni caso.

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(Intendimenti del Governo in merito al piano degli scali aeroportuali, con particolare riferimento all'aeroporto di Levaldigi (Cuneo) e al sistema aeroportuale del Piemonte - n. 2-01248)

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01248, concernente intendimenti del Governo in merito al piano degli scali aeroportuali, con particolare riferimento all'aeroporto di Levaldigi (Cuneo) e al sistema aeroportuale del Piemonte (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, torno, con questa interpellanza urgente, a sollecitare il Governo e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti a fare chiarezza su una materia che è di grande interesse nazionale perché il piano degli scali, a cui più volte hanno accennato diversi organi di stampa, è un elemento del quale vorremmo conoscere qualcosa di più. Ciò, soprattutto in relazione a quell'iter delle concessioni che noi avevamo posto all'attenzione del Governo in un precedente atto di sindacato ispettivo svolto sempre dal sottosegretario Giachino nel corso dell'aprile scorso, e che era specificatamente riferito all'aeroporto di Levaldigi, pur non essendo il solo aeroporto in sofferenza per le mancanze del Governo nel suo complesso. Non ci riferiamo tanto al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che, sappiamo, ha svolto con puntualità tutte le istruttorie, quanto piuttosto, per quanto appartiene a Levaldigi, ma non solo, al fatto che, da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, c'è un blocco delle concessioni che non fa onore ad un Governo che si autodefinisce Governo del fare, Governo della trasparenza, Governo dell'efficienza.
Infatti, è chiaro che le stesse normative che presiedono all'istruttoria e poi alla definizione delle concessioni dovrebbero essere sviluppate in modo omogeneo, tenendo conto del dato tendenziale del risanamento e dell'evoluzione positiva che tanti aeroporti oggi in attesa delle concessioni hanno registrato, anche in questi ultimi esercizi. Invece (è documentato sull'aeroporto di Cuneo Levaldigi), vi è un fermo totale per quanto riguarda l'azione amministrativa del Governo, che blocca anche quello che potrebbe essere, in relazione alle misure del Governo sulle privatizzazioni, un elemento capace di favorire un processo di integrazione e di coinvolgimento di risorse private.
È chiaro che lo scollamento tra le enunciazioni programmatiche, tra le lettere di intenti e, poi, la capacità di governare le singole situazioni - in questo caso la capacità e l'efficienza del Governo di procedere alla firma e alla messa a disposizione delle società aeroportuali delle concessioni - rappresenta un elemento di totale contrasto, che inficia tutti gli sforzi che le società aeroportuali stanno facendo.
Tuttavia, nel merito, signor sottosegretario, poiché questo era il tema del primo quesito che le avevo proposto, ossia quali siano gli intendimenti del Governo in merito al piano degli scali, vorrei ora passare ad illustrare gli altri due quesiti, tenuto conto che vi è un aeroporto che, negli anni, ha usufruito di ingenti risorse pubbliche: nella fase della costruzione, anche di risorse statali e, poi, nella fase della gestione, di tutte le risorse degli enti istituzionali preposti, sia a livello regionale, provinciale che comunale e di quelle delle forze economiche produttive che vedono in questa infrastruttura una possibilità di crescita, di sviluppo e di risposta ai problemi di comunicazione e di trasporto delle merci e dei passeggeri.
Evidentemente, quando chi a cuor leggero, come il presidente dell'ENAC, Vito Riggio, senza conoscere minimamente la realtà, la storia e l'anima di questa vicenda, giudica con nonchalance che l'aeroporto di Levaldigi non sarebbe né strategico, né complementare, dimostra che è un governante, in questo caso di una struttura pubblica quale quella dell'ENAC, che parla senza conoscere. È un governante che parla dall'alto della sua presidenza, senza tenere conto del bisogno delle piccole e medie imprese di questa infrastruttura, Pag. 48della storia dell'impegno di tutte le istituzioni a favore di questa grande infrastruttura per la nostra realtà della provincia di Cuneo, ma anche per tutto il nord-ovest e per tutto il Piemonte.
Infatti, si tratta di un'infrastruttura che deve fornire, nell'ambito del sistema aeroportuale piemontese, una risposta di complementarietà, ma anche di completamento, di quelle che sono le offerte e le potenzialità della movimentazione delle persone e delle merci. Poiché la storia del nostro sistema aeroportuale italiano testimonia largamente che molti, quasi tutti, gli aeroporti italiani hanno avuto disponibilità di contributi pubblici, vorremmo sapere - ed è questa la seconda domanda che le pongo -, per poter parlare con chiarezza con il Governo, con l'ENAC e con l'ENAV (che, tra l'altro, non si prende nemmeno carico di servizi come invece ha fatto per tutti gli altri aeroporti italiani), quali sono i contributi pubblici degli ultimi tre anni erogati dallo Stato e dagli altri enti pubblici per ogni singolo scalo. Lei, essendo originario, e desidereremmo diventasse cittadino benemerito, della provincia di Cuneo, vorremmo ci risolvesse tali questioni dovute all'ignoranza di molti governanti attuali.
Vedrà che in questa classifica l'aeroporto di Cuneo, fedele ad una tradizione di gestione oculata e trasparente, non sarà quello che ha goduto e gode dei maggiori contributi. Non capiamo perché Vito Riggio voglia squalificare un'azione a sostegno di questo aeroporto e non venga a discuterne in Parlamento.
Dopo questa interpellanza urgente in Aula, ci faremo promotori di un'iniziativa nella Commissione trasporti come gruppo UdC perché vogliamo veramente capire come si possa parlare (così direbbe un mio amico) a vanvera o a ruota libera senza avere sotto mano i dati con i quali documentare quali sono i contributi pubblici di cui ogni singolo scalo fruisce.
In ultimo, poiché lei aveva assunto un impegno la volta scorsa (parliamo di aprile, quindi di un arco temporale assolutamente sufficiente per sviluppare un approfondimento), vogliamo capire rispetto al sistema aeroportuale piemontese quali iniziative abbia assunto il Governo e quali prospettive vi siano per chiudere positivamente la concessione attualmente ferma (si dice per la firma del Ministero dell'economia) e in quali tempi potranno essere superati gli ultimi ostacoli.
Occorre tenere conto che il bilancio è in progressiva e tendenziale linea verso il pareggio e che attualmente i passeggeri hanno raggiunto e superato la quota di 230 mila. Quindi, potremmo addirittura aspirare ai 250 mila passeggeri, limite oltre il quale lei sa che la concessione può avere una durata anche quarantennale. Sono questi i quesiti che stanno a cuore alla comunità piemontese, in particolare alla comunità cuneese. Mi auguro che lei fornisca una risposta chiarificatrice e convincente, signor sottosegretario.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, quella di diventare cittadino onorario di Cuneo è una prospettiva a cui non vorrà sicuramente venir meno.

TERESIO DELFINO. Cittadino benemerito!

PRESIDENTE. Benemerito, pardon!
Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, la ringrazio per questo affettuoso richiamo. Ci tengo tantissimo. Sono nato a Canale, in una provincia importante costituita alcuni mesi prima dell'Unità d'Italia, una provincia che ha avuto tra i suoi sindaci Cavour e tra i suoi leader politici Giolitti ed Einaudi, che ha avuto grandi studiosi della politica e che quindi ha dato tantissimo al nostro Paese.
In ogni caso ora vengo alla risposta, caro onorevole Delfino. Quando l'onorevole Marantelli ci ricordava Cattaneo, noi ricordiamo che abbiamo la lezione di Cavour. Mi augurerei che gli insegnanti facessero leggere meglio agli studenti delle scuole medie superiori il capitolo X della Pag. 49«Vita di Cavour» di Rosario Romeo che parla delle infrastrutture. Probabilmente indurrebbe i ragazzi di oggi a non protestare contro la Tav, ma a favore della stessa (capitolo X del libro di Rosario Romeo su Cavour).

PRESIDENTE. Mi scusi, signor sottosegretario. Mi consenta di ricordare che si tratta della provincia di cui è stato cittadino in qualche modo onorario un grande filosofo come Augusto Del Noce.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, quando ho parlato di studiosi mi riferivo proprio a Del Noce.
In merito al sistema aeroportuale italiano, rappresento che, com'è noto, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha commissionato ad Enac uno studio per il sistema aeroportuale italiano, finalizzato ad analizzare le realtà aeroportuali nazionali al fine di delineare la fotografia dell'attuale sistema, nonché fornire elementi per valutare gli indirizzi in merito allo sviluppo strategico degli aeroporti e delle infrastrutture che ne garantiscano l'accessibilità e l'integrazione con il territorio. Tale studio non ha avuto ad oggetto l'individuazione delle strutture aeroportuali che possono essere dismesse o ridimensionate, ma lo sviluppo del trasporto aereo in una dimensione di sinergia con le altre forme di trasporto presenti nel territorio.
In questa ottica e con l'intendimento di valutare le connessioni di infrastrutture puntuali come gli aeroporti con il nuovo disegno della programmazione territoriale europea nel passaggio dai corridoi Ten-T allo sviluppo delle reti comprehensive, il piano degli aeroporti è confluito nell'allegato infrastrutture approvato dal CIPE e, ad oggi, è pienamente operativo. Infatti, il sistema aeroportuale italiano è confluito nella nuova programmazione europea delle reti comprehensive sia sotto forma di cluster che sotto forma di interventi necessari al completamento di interventi cosiddetti di ultimo miglio.
La recente proposta del 19 ottobre scorso per il nuovo regolamento dell'Unione europea, sulle modifiche da apportare alle attuali regole che governano la finanziabilità delle infrastrutture definite di connessione del territorio europeo, rappresenta proprio l'obiettivo verso il quale lo studio commissionato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha voluto tendere e l'obiettivo ultimo della politica del Governo in materia.
Relativamente agli investimenti di settore - vorrei sottolineare quest'ultima frase, caro onorevole, perché essa ci pone dei problemi nell'individuare le soluzioni per l'aeroporto di Levaldigi e per alcune altre strutture -, l'ammontare complessivo degli investimenti ha visto lo Stato erogare circa 430 milioni di euro per i trentadue scali localizzati nel centro-nord e circa un miliardo di euro per i cinquantotto scali del Mezzogiorno. Nel Mezzogiorno sono ancora da assegnare risorse per quasi 300 milioni di euro. Per una consultazione dettagliata, l'allegato che deposito indica l'elenco dei finanziamenti pubblici per gli aeroporti del centro-nord e sud relativi all'ultimo decennio.
Infine, per quanto attiene lo sviluppo dello scalo di Cuneo Levaldigi, mi preme sottolineare che ben noti sono gli sforzi e l'entità delle risorse economiche investite dallo Stato ed in eguale misura dalla regione Piemonte, come risultante anche dalla tabella allegata, sebbene la connessione ed il cofinanziamento dell'Unione europea richiederanno per il futuro nuove regole di sviluppo per gli scali affinché gli stessi siano effettivamente integrati economicamente e fisicamente con il territorio di riferimento.
Devo dire che (l'onorevole Delfino si è riferito per ben due volte alle affermazioni del presidente dell'Enac) a noi risulta che Levaldigi è stato classificato di interesse nazionale dall'Enac - su proposta dell'Enac con parere favorevole del nostro Ministero - e ciò risulta agli atti della documentazione che è stata inviata all'Agenzia del demanio. Quindi, in ordine al tema del ruolo di questo scalo all'interno della rete trasportistica nazionale e, per Pag. 50quanto mi compete, all'interno del Piano nazionale della logistica, mi impegno a verificare al più presto - quindi anche la prossima settimana, onorevole Delfino - la questione della concessione con il Ministro dell'economia e delle finanze insieme all'Enac. Pertanto, le farò sapere dell'incontrò che terrò la prossima settimana, al quale lei sarà sicuramente invitato.
Lascio agli atti, intanto, il Piano per i finanziamenti pubblici agli aeroporti del centro-nord e sud dell'ultimo decennio, come da lei richiesto.

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di replicare.
A lei il diritto di dichiarare se il sottosegretario merita il titolo di cittadino benemerito oppure no.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, direi che ha fatto un buon passo in avanti, ma siamo ancora un po' distanti dall'arrivo. Prendo atto positivamente delle cose espresse nella risposta del sottosegretario Giachino, che ha dimostrato e confermato la concretezza e la puntualità delle questioni che abbiamo posto all'attenzione del Ministero.
Intanto, parto dalla questione che più aveva suscitato disagio e dalla puntualizzazione che il sottosegretario ha fatto secondo la quale Cuneo-Levantigi è un aeroporto di interesse nazionale. Infatti, noi tale lo consideriamo e, quindi, non comprendiamo per quale motivo sulla stampa abbia avuto così risalto una dichiarazione che andava completamente nella direzione opposta.
Tuttavia, siccome le leve di indirizzo e di programmazione sono saldamente nelle mani del Governo, prendiamo atto positivamente di questo primo punto, così come dell'impegno assunto ora per la prossima settimana di una riunione e di una verifica sia del ruolo sia della concessione. Infatti, per noi questo è fondamentale e deve essere conseguente rispetto al riconoscimento, di cui lei ha parlato, di aeroporto di interesse nazionale.
Diciamo anche che deve essere conseguente il fatto che noi abbiamo il servizio «torre di controllo» (uno dei pochi, se non l'unico) ancora a carico della società aeroportuale, anziché essere a carico - come avviene per tutti - dell'ENAV.
Quindi, anche questo è un tema che pongo alla sua attenzione: ruolo e concessione sono indispensabili, a nostro parere, per sviluppare quella iniziativa, di cui parlavo nell'illustrazione, di arrivare anche ad un coinvolgimento dei privati. Infatti, se c'è una costante riduzione delle risorse pubbliche a sostegno del sistema aeroportuale, credo che sarebbe assolutamente necessario verificare la possibilità di coinvolgere in modo più significativo i privati secondo la linea politica contenuta nella lettera di intenti del Presidente del Consiglio.
È chiaro che il congelamento delle concessioni rende di fatto impercorribile anche questa strada. Siccome noi vediamo che il volume di traffico cresce, riteniamo che la iniziativa di cui lei si è fatto proponente (e sarà attore decisivo dell'incontro sui temi del ruolo, della concessione e del servizio «torre di controllo» a carico dell'ENAV) sia un punto significativo ed importante della sua risposta.
Con riferimento all'altra questione, prendo atto che il piano degli scali non era finalizzato ad una discussione sulla eventuale soppressione, riduzione e modifica degli attuali sistemi aeroportuali italiani. Quindi, anche su questo non comprendiamo le interviste e le dichiarazioni del presidente Riggio.
In ultimo, siamo consapevoli - e in questo concordiamo - che ci saranno nuove regole per lo sviluppo degli scali aeroportuali con il riferimento anche europeo che lei ha richiamato. Su questo c'è ovviamente la disponibilità di tutte le istituzioni locali (provincia, comune, forze produttive e sociali e, ovviamente, della stessa società aeroportuale e della regione), perché noi, cogliendo l'opportunità che ci viene dalle nuove regole e dalle risorse europee, possiamo effettivamente accelerare la crescita e l'autonomia e arrivare finalmente ad una gestione positiva del bilancio dell'aeroporto Cuneo-Levantigi Pag. 51che, a nostro giudizio, ha tutti i presupposti per raggiungere rapidamente tale traguardo.
Signor Presidente, quindi mi dichiaro soddisfatto dell'esito di questa interpellanza urgente che il gruppo dell'Unione di Centro ha presentato. Studieremo tutti i dati che il sottosegretario ha messo a nostra disposizione e restiamo in attesa sia di una verifica specifica riguardante l'aeroporto Cuneo-Levantigi, sia di una iniziativa parlamentare che il gruppo assumerà nell'apposita Commissione.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, naturalmente, dato il carattere orale delle interpellanze urgenti, acquisiremo la documentazione. Tuttavia, essa non sarà pubblicata, ma rimarrà a disposizione di tutti coloro che vorranno consultarla.

(Iniziative di competenza in relazione ad interventi di manutenzione straordinaria sulla linea ferroviaria Innsbruck-Brennero - n. 2-01252)

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01252, concernente iniziative di competenza in relazione ad interventi di manutenzione straordinaria sulla linea ferroviaria Innsbruck-Brennero (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor sottosegretario, dovendo eseguire degli interventi di manutenzione straordinaria sul tratto austriaco, il gestore ferroviario austriaco, ÖBB, ha comunicato, anche forse inopinatamente, una serie di restrizioni al traffico e, più precisamente: dall'11 giugno 2012 al 5 agosto vi sarà la chiusura parziale con agibilità a binario singolo; dal 6 agosto 2012 al 10 settembre vi sarà la chiusura totale; dall'11 settembre 2012 al 30 settembre vi sarà una chiusura parziale a binario singolo.
È evidente che siamo di fronte a una chiusura e a una restrizione che possono avere degli effetti catastrofici non solo sul trasporto passeggeri ma - e questo è il motivo dell'interpellanza urgente - anche sul trasporto delle merci, poiché su quell'asse transitano decine di milioni di tonnellate di merci con destinazione nord Europa. Esso è costato non solo tanti investimenti ma anche tanta credibilità al fine di ottenere quello spostamento, dalla gomma alla ferrovia, come modalità di trasporto, che lei citava anche prima, che è nelle aspirazioni e negli auspici dell'Unione europea e che potrebbe essere compromesso da un intervento come questo.
In particolare, tutto l'asse del Brennero ne risulta fortemente danneggiato e, ovviamente, anche il terminale di questa attività di intermodalità che si racchiude nell'interporto Quadrante Europa di Verona che, come è noto, è il primo in Italia per le casse mobili ed è in testa, comunque, alle attività di intermodalità.
Penso che, di fronte ad una situazione di questo tipo, che immagino sia stata comunicata al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti italiano in anticipo, vi saranno delle conseguenze che, secondo i calcoli che sono stati compiuti proprio dal Quadrante Europa di Verona, si potrebbero concretizzare in un danno diretto vicino ai 5 milioni di euro, dovuto a queste restrizioni.
Poi, oltre ai danni diretti, vi sarà una serie di danni indiretti difficilmente quantificabili, che riguardano la congestione che vi sarà inevitabilmente sull'autostrada, con un ritorno alla gomma di parte di quel traffico e anche con una perdita di correnti di traffico che inevitabilmente seguiranno altre strade.
Pertanto, poiché presso il Quadrante Europa vi è un'attività molto rilevante, che coinvolge imprese ferroviarie di servizi, come la CEMAT, Terminali Italia, Quadrante Servizi, RTC, Kombiverkher, Trenitalia Cargo e altre ancora, ci chiediamo quali sono state le iniziative assunte dal Governo italiano, ad esempio in sede di Unione europea, al fine di far ricadere parte di quegli oneri anche a carico dell'Unione europea e quali siano le iniziative assunte dal Governo italiano presso la Pag. 52società Ferrovie delle Stato perché durante quei periodi di restrizione di traffico cambi la sua organizzazione, in modo da permettere di attenuare fortemente l'impatto di queste misure.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, caro onorevole, relativamente alla linea ferroviaria Innsbruck-Brennero, abbiamo presente questa situazione, la seguiamo e ovviamente le Ferrovie dello Stato si stanno intensamente attivando e muovendo. Pertanto, le relaziono quanto segue.
In data 13 dicembre 2010 il Consiglio di amministrazione di ÖBB si è pronunciato in merito alle modalità di attuazione degli interventi di risanamento nella tratta ferroviaria di competenza Innsbruck-Brennero.
Le indisponibilità funzionali all'esecuzione degli interventi prevedono, come ha già detto lei: la chiusura della linea per cinque settimane tra agosto e settembre; l'esercizio a binario unico dall'11 giugno al 6 agosto e dal 10 al 30 settembre 2012; la chiusura della linea per sei fine settimana compresi nei periodi indicati al punto precedente e così via.
Durante la riunione del 18 ottobre scorso, tenutasi a Milano, a cui hanno partecipato i rappresentanti dei gestori dell'infrastruttura di Italia, Austria e Germania, è stata analizzata nel dettaglio la capacità residua durante l'attuazione delle indisponibilità di cui sopra.
Relativamente al periodo di cui al primo punto (6 agosto - 10 settembre 2012) sono state armonizzate 25 tracce nord/sud e 23 tracce sud/nord sull'intera tratta Verona-Tarvisio-Monaco, mentre altre quattro coppie di tracce sono attualmente oggetto di studio.
Per la costruzione del catalogo si è partiti dagli spazi liberi di stazionamento sui binari di Tarvisio Boscoverde compatibilizzati con il traffico merci/viaggiatori richiesto per l'orario 2011/2012. È, inoltre, ipotizzata una sosta media di 40/60 minuti anche in considerazione dei trasporti RID.
Inoltre, è stato realizzato il catalogo delle deviazioni via San Candido adeguando opportunamente le tracce alle caratteristiche tecniche della linea.
Si determinano due flussi unidirezionali: dispari dalle 22,15 alle 2; pari dalle 2 alle 5,40, per un totale di quattro coppie di tracce (otto treni).
Relativamente poi, al periodo di cui al secondo punto (dall'11 giugno al 6 agosto e dal 10 al 30 settembre 2012) la capacità residua della linea - che a quel punto funziona per un binario - è tale da poter sostenere tre tracce all'ora in entrambe le direzioni nord-sud e sud-nord per un totale di sei treni all'ora.
Per il trasporto regionale sulla rete ÖBB da/per Brennero è previsto un servizio sostitutivo con autobus.
La circolazione a binario unico è stata realizzata, pertanto, con modeste modifiche orarie delle tracce e, comunque, sempre coordinate con i terminal di Verona Quadrante Europa.
In tale contesto, inoltre, sono stati deviati via Chiasso, su richiesta dell'impresa ferroviaria proprietaria, DB Schenker, cinque coppie Verona-Ludwigshafen.
Durante tale periodo saranno da deviare via Tarvisio al più tre coppie di treni per mancanza delle tracce disponibili sulla linea del Brennero.
Relativamente, infine, al periodo di cui al precedente terzo punto, le tracce da deviare via Tarvisio sono: il sabato 22 treni in direzione nord/sud e 15 treni in direzione sud/nord; la domenica 11 treni nord/sud e 21 treni sud/nord; il lunedì 29 treni nord/sud e 15 treni sud/nord; il martedì 10 treni in direzione nord/sud e venti treni sud/nord.
In tale periodo, è allo studio l'ipotesi di una riduzione di due o quattro ore dell'interruzione, per mitigare gli effetti sul servizio offerto, eventualmente aumentando il numero dei fine settimana di chiusura totale. Pag. 53
ÖBB Infra allaccerà le tracce da e per Tarvisio agli orari consegnati da DB Netz a Salzburg e le comunicherà a RFI per la graficazione sulla propria rete.
Una prima bozza delle deviazioni, sia per il periodo a semplice binario, sia per la chiusura totale, sarà consegnata alle imprese ferroviarie interessate per le proprie valutazioni in vista della riunione della settimana 21-26 novembre.
ÖBB prevede di affinare il programma delle deviazioni entro maggio 2012 alla luce delle riprogrammazioni merci internazionali previste a febbraio, aprile e giugno ed alle soppressioni previste per Agosto 2012.
Quanto sopra è strettamente funzionale al contesto economico internazionale a cui è direttamente correlato il servizio di trasporto merci; pertanto, a seguito delle riprogrammazioni innanzi indicate, il programma delle deviazioni potrebbe essere oggetto di opportune modifiche.
Allorquando, presumibilmente nel maggio 2012, sarà formalizzato il dettaglio del programma di esercizio correlato alle indisponibilità, sarà cura di Rete ferroviaria italiana mettere in campo tutte le azioni necessarie per mitigare le ripercussioni sottese all'indisponibilità in parola.
In ogni caso, sarà cura del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti porre in essere ogni possibile iniziativa tesa a minimizzare gli effetti delle manutenzioni straordinarie della linea in parola e individuare idonee soluzioni atte a mitigare i disagi che si potrebbero determinare.
Onorevole Borghesi, le posso anticipare che martedì prossimo ho inserito all'ordine del giorno del Comitato esecutivo della Consulta generale per l'autotrasporto e la logistica questa questione, che è importantissima per i collegamenti ferroviari del nostro Paese.
All'incontro ho invitato, proprio stamani, i dirigenti dell'interporto di Verona e i dirigenti di Rete Ferroviaria Italiana Spa e porterò a questo incontro anche le sue preoccupazioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di replicare.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor sottosegretario, la ringrazio delle informazioni fornite e del fatto che finalmente anche i dirigenti dell'interporto possono essere stati invitati in modo diretto alla riunione che lei ha appena citato. Credo però - a nome mio personale e anche degli altri due colleghi Dal Moro e Fogliardi che con me hanno firmato questa interpellanza urgente - di poterle dire che non mi sento soddisfatto. Infatti, lei ha in sostanza rinviato ad un ulteriore momento l'individuazione di eventuali altre possibili azioni da parte di Ferrovie dello Stato, quindi da parte del nostro gestore, che a nostro avviso dovrebbero essere fin d'ora previste, perché lo spostamento di tracce ferroviarie a San Candido piuttosto che a Tarvisio avranno comunque degli effetti e degli impatti negativi anche in termini di tempo rispetto ai trasporti; e, come è noto, nella logistica il tempo quasi sempre è denaro.
Per esempio, non ho sentito discutere della possibilità di dedicare al traffico commerciale del combinato non accompagnato veicolato lungo il corridoio la quota parte di traffico ferroviario riservato al cosiddetto sistema Rollende Autobahn (autostrada viaggiante) nella tratta Brennero-Wörgl. Questo avrebbe permesso di sopperire in parte alla riduzione di traffico che ne conseguirà. Così come probabilmente bisognerebbe immaginare di autorizzare in deroga il transito dei mezzi pesanti nei week-end e nei festivi effettuato da e per le aree industriali e per gli interporti interessati lungo quel corridoio, perché essi potrebbero lavorare anche di sabato e domenica, mentre magari oggi non lavorano; tuttavia, in una situazione che presenta queste difficoltà ciò si potrebbe fare.
Così come Rete Ferroviaria Italiana Spa potrebbe concordare un catalogo di tracce e un piano orario di arrivo e partenza dai corridoi di merci equidistribuito nei periodi interessati dai lavori, in modo da avere un flusso più equilibrato. In particolare potrebbe mettere a disposizione per il sistema dei terminal interessati e delle imprese ferroviarie operanti lungo Pag. 54il territorio ulteriori infrastrutture di appoggio. Faccio un esempio: per impedire di dover spostare un treno prima di poterne preparare un altro al Quadrante Europa potrebbero essere lasciati allo scalo merci della stazione di Verona-Porta Nuova dei binari che potrebbero fungere da stoccaggio temporaneo in modo da rendere più veloci le operazioni.
Mi auguro che di queste azioni ulteriori abbia preso nota il sottosegretario e che magari le stesse possano essere prese in considerazione anche da parte di Rete Ferroviaria Italiana Spa.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Posso aggiungere qualcosa?

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, la tradizione parlamentare vuole che l'ultima parola sia sempre del parlamentare.

(Misure in ordine all'inquinamento riscontrato nei bacini fluviali del territorio di Cassino (Frosinone) - n. 2-01253)

PRESIDENTE. L'onorevole Anna Teresa Formisano ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01253, concernente misure in ordine all'inquinamento riscontrato nei bacini fluviali del territorio di Cassino (Frosinone) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, ci tengo ad illustrare questa interpellanza perché parliamo di una zona in cui non soltanto esistono delle aziende, ma è una zona dove, in un'area industriale piuttosto vasta - che coincide con l'area che fa riferimento al consorzio industriale del Lazio meridionale, l'area precipuamente del cassinate, dove insistono aziende grandi ed importanti (pensiamo che vi ha sede la FIAT di Piedimonte San Germano) - ci sono anche numerose abitazioni.
Parliamo di un territorio in un'area ricompresa tra il comune di Cassino ed il comune di Villa Santa Lucia, che sono comuni confinanti. Ho presentato questa interpellanza urgente perché, al di là della conoscenza personale dei luoghi, un nutrito gruppo di cittadini, oltre settecento, si è unito in comitato e, da tre mesi a questa parte, ha monitorato quest'area, facendo sopralluoghi e foto, creando un vero e proprio dossier, che mi permetterò di consegnare personalmente al sottosegretario, che ringrazio per la presenza in Aula, perché dimostra non soltanto con le parole, ma con foto molto eloquenti, quale sia lo stato di quell'area.
La cosa che mi preme sottolineare è che quell'area è stata oggetto di numerose ispezioni da parte degli organi preposti. Quell'area vede la realizzazione di un depuratore che, secondo me, a questo punto andrebbe monitorato con attenzione. Quell'area vede la presenza di tre fiumi minori: il Rio Fontanelle, il Rio Pioppeto ed il Rio Vernile. La cosa che mi preoccupa e che ci preoccupa è che dalle verifiche effettuate dagli organi competenti, sempre su denuncia di questi comitati di cittadini, sembrerebbe - uso il condizionale - che le sostanze provengano, in particolare, da siti industriali adiacenti al corso d'acqua e localizzati tra le aree di Cassino e Villa Santa Lucia, cosa che comporterebbe come effetto uno sversamento nel fiume di liquidi oleosi e di colorazione scura, che sarebbero responsabili del fenomeno della moria di pesci avvenuta a più riprese nel tempo.
Quando parliamo di liquidi oleosi e scuri, questi sono ovviamente visivamente verificabili. Quelli segnalati ultimamente rappresentano soltanto gli ultimi di una serie di fenomeni già verificatisi sul corso d'acqua e che, a mio avviso, minacciano l'ecosistema e la salute dei cittadini di tutta l'area interessata, costretti, oltre a quanto esposto prima dal punto di visto visivo, anche a sopportare odori sgradevoli. L'intera area in questione versa, oltre a quanto descritto, in uno stato di abbandono, con la conseguenza di ostacolare ovviamente l'individuazione di eventuali ulteriori scarichi abusivi.
Le segnalazioni e le richieste d'intervento e di verifiche sulla tossicità degli Pag. 55elementi ritrovati effettuate dai cittadini sono state puntualmente disattese, a fronte, invece, di un accertato danno ecologico fortemente presente nel territorio, che rappresenta, a nostro avviso, un insulto a tutte le generazioni di cittadini che vivono nell'area e che da decenni assumono anche comportamenti rigorosi e virtuosi nei confronti del senso civico e dell'ecosistema presente.
Noi chiediamo che venga fatto un intervento chiaro e risolutore per fronteggiare questo tipo di emergenza, ma anche di negligenza. Oltre a chiedere quali iniziative il Governo intenda intraprendere, mi permetto di sollevare sommessamente un problema. Siccome in quell'area c'è una serie di corresponsabilità, chiedo al sottosegretario se vorrà, una volta acquisiti gli atti e la documentazione che gli darò, ipotizzare una sorta di commissione di inchiesta o un'indagine da parte del Ministero per verificare quali siano le responsabilità. Credo che in questo tipo di materia vada fatta veramente piena luce sulle responsabilità.
Non si scherza con la salute dei cittadini, soprattutto se lì vi sono abitazioni a fianco di imprese, in cui si deve poter lavorare e vivere tranquillamente. Aspetto con pazienza la risposta e mi riservo vivamente di replicare successivamente.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Elio Vittorio Belcastro, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITTORIO BELCASTRO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. In relazione all'interpellanza urgente presentata dagli onorevoli Anna Teresa Formisano e Galletti concernente l'inquinamento dei bacini fluviali del territorio di Cassino, sulla scorta delle informazioni trasmesse dalla prefettura di Frosinone, dall'ARPA Lazio, dalla legione carabinieri Lazio e dal comune di Cassino, si rappresenta quanto segue.
Il 22 ed il 29 giugno 2010 tecnici dell'ARPA Lazio e personale del nucleo operativo della compagnia carabinieri di Cassino hanno effettuato un sopralluogo nel comune di Villa Santa Lucia presso il corso d'acqua superficiale denominato Rio Fontanelle e nelle adiacenze dello stesso, con contestuale prelievo di campioni di acqua da sottoporre a controllo. I risultati analitici evidenziavano uno stato di significativo inquinamento organico, con superamento dei limiti tabellari previsti dal decreto legislativo n. 152 del 2006.
Ulteriori campionamenti sono stati effettuati in località Piumarola presso il depuratore del consorzio Cosilam, in cui confluiscono i reflui delle attività industriali della zona e che scarica nel corso d'acqua denominato Rio Pioppeto. Gli esiti analitici hanno evidenziato, anche in questo caso, un superamento dei valori limite tabellari previsti dall'autorizzazione dell'impianto.
Tale violazione è stata subito segnalata al competente comune di Villa Santa Lucia per l'applicazione delle previste sanzioni amministrative. In data 16 luglio 2010, la suddetta Agenzia, su richiesta del comitato Largo Don Bosco di Cassino, eseguiva dei prelievi presso il torrente che immette nel Rio Fontanelle. Dai risultati analitici veniva rilevato un superamento dei limiti tabellari relativi alle caratteristiche delle acque idonee alla vita dei pesci. Si rilevava, inoltre, un'elevata concentrazione di azoto ammoniacale, che, considerando il valore di ph rilevato, poteva costituire ulteriore fattore di rischio per la vita delle specie ittiche.
Ulteriori accertamenti sono stati eseguiti in data 18 novembre 2010 mediante il prelievo di tre campioni di acqua a monte, a valle e nel punto di affluenza al Rio Fontanelle del fosso superficiale esistente in zona adiacente all'impianto di sollevamento reflui civili ed industriali del consorzio Cosilam-IS2, gestito dalla società GIMA di Anagni. I risultati di tale indagine hanno confermato la presenza di uno stato di inquinamento del corso d'acqua con possibili rischi per la fauna ittica.
In data 29 aprile 2011, l'ARPA Lazio, a seguito della segnalazione da parte di alcuni cittadini della presenza di macchie d'olio Pag. 56nell'acqua, ha eseguito campionamenti nel canale detto Canale Fontanelle. In tale occasione è stato effettuato un controllo presso l'area della Fiat Group - ex ITCA, adiacente al luogo oggetto della segnalazione. Si è in attesa dei risultati analitici dei prelievi relativi al pozzetto di scarico del suddetto stabilimento.
I carabinieri di Cassino, all'esito di tali indagini, in data 6 maggio 2011, hanno dato comunicazione di notizia di reato contro ignoti alla procura della Repubblica presso il tribunale di Cassino per inquinamento delle acque, facendo riserva degli esiti analitici da parte dell'ARPA Lazio.
A seguito di un'ulteriore denuncia da parte di cittadini relativa alla presenza di macchie d'olio e schiuma bianca nei corsi d'acqua Fontanelle e Pioppeto, venivano effettuati, in data 11 e 12 luglio 2011, quattro campionamenti nei pressi dei complessi industriali. Per tali campioni ARPA Lazio non ha ancora trasmesso i relativi risultati analitici.
Da ultimo, si informa che, in data 19 settembre 2011, personale del comando carabinieri compagnia di Cassino ha rilevato presso l'impianto di depurazione del Cosilam-IS2 la fuoriuscita da alcuni tombini di una massa di acque schiumose e maleodoranti che si riversavano nel Rio Vernile che confluisce nel Rio più grande denominato Fontanelle.
In tale contesto sono stati effettuati due campionamenti istantanei, subito inviati agli uffici competenti dell'ARPA Lazio di Frosinone, per l'esecuzione di specifiche analisi.
Il 29 settembre 2011 il coordinatore dell'impianto di depurazione Cosilam ha comunicato la risoluzione delle problematiche su esposte ed il ripristino dell'ottimale funzionamento dell'impianto. Per i fatti accaduti i carabinieri hanno provveduto ad inoltrare informativa di reato alla procura della Repubblica presso il tribunale di Cassino.
Relativamente alle discariche abusive, si rappresenta che il comando carabinieri di Cassino ha proceduto al sequestro dell'area adibita a discarica abusiva di circa 160 metri quadri sita nell'area industriale di Cassino, nei pressi dei bacini fluviali suddetti, interessando in merito le competenti autorità per le procedure previste dall'articolo 192, comma 3, del decreto legislativo n. 152 del 2006.
Questa, onorevole Anna Teresa Formisano, è la risposta che ho avuto dagli uffici, ma devo dire che non vi è dubbio che il Governo stia dalla parte dei comitati dei cittadini, perché questo è un problema grave, di pluriviolazioni che mettono a rischio, addirittura, la fauna dei fiumi. Siamo aperti a tutte le soluzioni che andremo ad individuare, se vuole anche insieme. Molto verosimilmente, ritengo che sia necessaria anche qualche iniziativa di natura legislativa per aggravare le pene previste, che spesso non sono di particolare allarme per chi commette queste violazioni, e, quindi, accertare fino in fondo la verità, se necessario e se possibile.
Come Ministero abbiamo degli strumenti che ci consentono di prendere iniziative veloci, ma, se ve ne fosse la necessità, si potrebbe anche creare una commissione di indagine per questa zona e per tante altre le cui problematiche, spesso, non sono portate alla conoscenza di quest'Aula. Devo dire, però, che nei controlli che personalmente ho voluto fare su tante zone del nostro Paese, specialmente del Sud, vi è necessità di una ancora maggiore attenzione e prevenzione. Quindi, studiamo insieme tutte le iniziative utili. Sappiate che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non può fare altro se non stare vicino all'ambiente, alla gente che se ne preoccupa e, quindi, a tutte le iniziative che debbono essere fatte per tutelarlo.

PRESIDENTE. L'onorevole Anna Teresa Formisano ha facoltà di replicare.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, prendo atto con piacere che il sottosegretario ha confermato attraverso la relazione predisposta dal Ministero contenente date, verifiche ed ispezioni fatte dall'ARPA, dai carabinieri e da tutti gli organi territorialmente Pag. 57preposti, che i comitati dei cittadini avevano colto nel segno.
Ci troviamo in una zona che sta subendo un inquinamento, che ha superato i livelli di guardia per quanto riguarda i limiti previsti dalle tabelle sull'inquinamento, dove vi sono i suddetti corsi d'acqua, ma lì vicino, caro sottosegretario, ho dimenticato di dirlo prima nella mia illustrazione, vi è anche una pompa di sollevamento del consorzio di bonifica che serve ad irrigare i campi. Lei capisce bene qual è il pericolo che si innesca con questo sistema.
Allora, prendo atto della sua disponibilità, le consegno ovviamente la copia che cortesemente mi hanno inviato i cittadini di quel territorio, ma le chiedo uno sforzo in più perché quella zona va assolutamente tutelata e protetta.
La invito a verificare con gli strumenti a sua disposizione e con gli ispettori del Ministero. Io sono disponibile a dare il mio appoggio perché quando si tratta di questi temi credo che non debbano esistere colori politici, né maggioranza e opposizione, ma debba esistere al primo punto la tutela della salute dei cittadini. In quelle zone, caro sottosegretario, vi è bisogno di intervenire. Quindi, poiché è stato così cortese nel rispondere alla mia interpellanza urgente che avevo presentato solamente il 31 ottobre scorso, le chiedo la stessa velocità nel predisporre tutto ciò che serve a verificare qual è lo stato dell'arte, se vi è necessità di una bonifica immediata e, perché no, di chi sono le responsabilità.
In questo Paese, infatti, credo che sia l'ora, soprattutto in materia di tutela ambientale, che chi danneggia un territorio e mette a repentaglio la salute dei cittadini debba pagare, perché non è possibile che a pagare sia sempre un ignoto: lì ci sono documentazioni, ci sono realizzazioni, ci sono collaudatori e ci sono società che gestiscono.
La invito, dunque - e allora mi dichiarerò veramente soddisfatta - a mettere in moto tutti gli strumenti, di cui il Ministero dispone, per verificare lo stato dell'arte e le responsabilità di chi ha creato questa situazione, in una zona dove i cittadini tentano ogni giorno con grandi difficoltà di mantenere l'ecosistema in equilibrio, mentre magari c'è qualcuno che di fronte a questo ecosistema non sa nemmeno di che cosa si parla.
Allora, era nostro dovere restituire la fiducia ai cittadini nelle istituzioni. La invito, quindi, veramente con il cuore a prendere tutti i provvedimenti necessari e a contare, ovviamente, sulla mia collaborazione.

Modifiche nella composizione di gruppi parlamentari (ore 17).

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Antonio Buonfiglio, già iscritto al gruppo parlamentare Futuro e Libertà per il Terzo Polo, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto.
Comunico, altresì, che, con lettera pervenuta in data odierna, i deputati Elio Vittorio Belcastro, Arturo Iannaccone e Americo Porfidia, già iscritti al gruppo parlamentare Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione), hanno dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risultano pertanto iscritti.
Comunico, infine, che, con lettere pervenute in data odierna, i deputati Alessio Bonciani e Ida D'Ippolito Vitali, già iscritti al gruppo parlamentare Popolo della Libertà, hanno dichiarato di aderire al gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo.
La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Si riprende lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative urgenti in relazione ai recenti eventi alluvionali che hanno colpito la Liguria e l'alta Toscana - n. 2-01254)

PRESIDENTE. L'onorevole Mondello ha facoltà di illustrare la sua interpellanza Pag. 58n. 2-01254, concernente iniziative urgenti in relazione ai recenti eventi alluvionali che hanno colpito la Liguria e l'alta Toscana (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

GABRIELLA MONDELLO. Signor Presidente, signor sottosegretario, naturalmente non ci sarebbe neppure bisogno di illustrare questa interpellanza urgente, perché penso che ognuno di noi abbia avuto modo di vedere attraverso i mezzi di informazione, sia della carta stampata che televisivi, un disastro di inaspettate proporzioni, quali addirittura, quando fu presentata quest'interpellanza urgente, non si poteva nemmeno sospettare.
In effetti, il numero delle vittime è andato via via crescendo, arrivando per ora addirittura a dieci vittime e con un'enorme distruzione di paesi famosi nel mondo - come Vernazza e Monterosso nelle Cinque Terre - e di altre zone comunque produttive dello spezzino e anche dell'alta Toscana.
Prima di procedere a rivolgere le domande e soprattutto le richieste che intendiamo, come gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo, portare avanti, colgo l'occasione per ricordare ed esprimere l'apprezzamento, mio e del gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo ma penso di tutta la Camera dei deputati, nei confronti del volontario del soccorso, Sandro Usai, morto a Monterosso nell'espletamento della sua attività di volontariato, di altruismo, e per il quale si è attivato anche il Presidente della Repubblica, richiedendo per lui e mettendo in moto il procedimento per l'assegnazione della medaglia d'oro al valore civile. All'apprezzamento per lui uniamo quello per tutti gli operatori accorsi in gran numero, militari e civili, che hanno consentito di riprendere in mano la situazione in intere zone stravolte completamente dalla furia delle acque. Si è in effetti verificato un fenomeno fortissimo e dovremmo interrogarci sulle cause. Ho a lungo riflettuto, guardando quelle immagini, e ho pensato - non voglio certo sostituirmi agli studiosi ma mi sono anche documentata e ho letto vari reportage - che sono molteplici le cause: in alcuni punti non si può parlare ad esempio di cementificazione selvaggia. Infatti, per chi lo conosce, parlando dei piccoli paesi come Vernazza nelle Cinque Terre o Monterosso, non ci sono mai stati dei fenomeni di cementificazione, a parte, forse, qualcuno isolato che risale indietro nei tempi.
A Vernazza vi sono organi di stampa che hanno titolato «parcheggio killer» riguardo un parcheggio fortemente cementificato. In quelle zone, a detta di molti, la causa è l'abbandono della campagna e della montagna: l'acqua, non incontrando più quei territori curati scrupolosamente nel corso delle precedenti generazioni, scorre veramente come un fiume che si raddoppia con i torrenti, i ruscelli e i fiumi che inondano quasi nello stesso momento. Si formano, pertanto, queste bombe di acqua che hanno devastato un grandissimo numero di attività commerciali, gettando tra l'altro in ginocchio una regione, come altre del resto d'Italia, già fortemente provata dalla crisi. Forse questo non succedeva per le Cinque Terre che, come tutti sanno, sono rinomate in tutto il mondo e vedono un afflusso di turisti veramente notevolissimo, ma che proprio per questo non saranno in condizioni per chissà quanto tempo di accogliere il turismo, considerato anche come una fonte economica di grande importanza. Proprio per questa ragione dobbiamo veramente rivolgere loro un'attenzione particolare. La regione e gli enti locali si stanno impegnando al massimo. Sono presenti tutte le amministrazioni locali sul posto e sono preoccupate soprattutto della necessità di ingenti fondi. Quindi noi chiediamo che alla proclamazione dello stato di emergenza seguano degli atti concreti. Risulta - chiedo al sottosegretario se ciò sia vero - che il Governo abbia stanziato 64 milioni per questa circostanza, come è stato annunciato durante la visita del Ministro delle infrastrutture, pertanto ne chiedo conferma. Di certo l'alluvione che ha travolto questa parte di Liguria e l'alta Toscana si colloca, dal punto di vista finanziario, in un limbo, perché il Fondo di Pag. 59protezione civile è a «zero» dal 2004, di fatto è stato cancellato dall'ultimo decreto «milleproroghe» e un sistema sostitutivo non è ancora stato varato, come l'assicurazione obbligatoria per le regioni. Il bilancio della regione Liguria, che è una regione piccola e fragile, è già ridotto all'osso e non sopporterebbe effettivamente l'imposizione di ulteriori forti tassazioni. Un'ulteriore richiesta è che 45 milioni di euro, stanziati come seconda tranche per l'alluvione avvenuta l'anno scorso a Sestri Ponente e a Varazze, vengano al più presto erogati per far fronte all'enorme necessità di queste zone martoriate. So che anche altri colleghi si sono attivati in questo senso e quindi sollecito il sottosegretario ad insistere perché questi 45 milioni di euro vengano erogati al più presto. Oltre a ciò, come membro della VIII Commissione (Ambiente), colgo l'occasione per ribadire quanto sia importante la prevenzione e il giusto rilievo da attribuire al Ministero dell'ambiente. Purtroppo, rattrista leggere le frasi e le dichiarazioni del Ministro dell'ambiente, Stefania Prestigiacomo, ma lo dico con senso di solidarietà e non certo di accusa verso di lei.
Interpellata in proposito ha risposto esattamente così: come faccio - scusate - a parlare, con tutti i tagli che hanno fatto al mio Ministero, come posso parlare di ambiente? In questa situazione del Governo qualsiasi cosa io dica sarebbe come sparare sulla Croce rossa.
A furia di tagli sembra infatti che l'intero stanziamento per il Ministero dell'ambiente si aggiri sugli 800 milioni di euro. Quindi si chiede che, al di là della contingenza ligure - toscana, si avvii un serio programma di Governo che sia effettivamente finalizzato alla prevenzione e ad una attenzione verso il territorio, ma per fare questo - lo sappiamo - abbiamo bisogno di investimenti. Ci si può obiettare che la situazione economica è difficile, che i fondi scarseggiano. Ma dovremmo riflettere su quanto si potrebbe risparmiare, facendo prevenzione, dal momento che, quando accadono questi disastri, sia dal punto di vista economico sia naturalmente dal punto di vista della perdita di vite umane (per le quali non c'è risarcimento che tenga), si producono danni enormi.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Elio Vittorio Belcastro, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITTORIO BELCASTRO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, in relazione all'interpellanza urgente n. 2-01254 presentata dagli onorevoli Mondello e Galletti e riguardante il nubifragio che ha colpito le regioni Liguria e Toscana si rappresenta quanto segue. Gli eventi eccezionali che hanno interessato la Liguria di Levante e l'alta Toscana nelle giornate del 25 e 26 ottobre 2011 hanno causato dieci vittime, oltre ingentissimi danni alle abitazioni, infrastrutture viarie, alle reti dei servizi essenziali, elettrici, idrici, gas e di telecomunicazione. Per quanto riguarda la Liguria, è stata colpita, in particolare, la provincia di La Spezia, con allagamenti diffusi in alcune località della Val di Vara, nel territorio delle Cinque Terre (Levanto, Vernazza, Monterosso) tra cui i comuni di Brugnato, Pignone, Borghetto Vara e Sesta Godano.
In Toscana, invece, la provincia maggiormente colpita è stata quella di Massa Carrara. Dal punto di vista meteorologico il fenomeno è stato determinato dall'ingresso di un sistema frontale a carattere freddo che, associato al contestuale arrivo di un flusso in quota con direttrice sud-ovest, ha determinato la formazione di una linea temporalesca che ha assunto una configurazione da supercella. Nell'area dello spezzino e della Lunigiana sono state registrate precipitazioni con valori massimi puntuali fino a 522 millimetri in 8 ore e picchi fino a 140 millimetri in un'ora alla stazione di Brugnato (nella Val di Vara), e 350 millimetri in 11 ore, con picchi di 160 millimetri in 2 ore alla stazione di Pontremoli, nella parte Toscana del bacino del Magra. Una prima stima statistica dei tempi di ritorno di tali eventi li collocano nell'ambito degli eventi rari con tempi di ritorno plurisecolari. Pag. 60
Tali intensissime precipitazioni hanno determinato dei fenomeni di piene repentine (flash floods) accompagnati da un notevole trasporto di sedimenti, nei corsi d'acqua minori affluenti del Torrente Vara e nei canali e rii confluenti direttamente a mare nelle aree delle Cinque Terre (in particolare a Vernazza ed a Monterosso). Si sono inoltre verificati fenomeni di piena significativi nel Torrente Vara e nel fiume Magra, con tempi di ritorno stimabili tra i 30 e 50 anni. Diffusissimi dissesti e colate di fango e detriti che hanno interessato tutti i versanti dei bacini idrografici interessati. Ciò posto, per quanto riguarda le attività condotte in fase di previsione, monitoraggio e sorveglianza dal Centro funzionale centrale del Dipartimento della protezione civile, in attuazione di quanto previsto nella direttiva del 27 febbraio 2004 concernente l'organizzazione del sistema di allertamento nazionale per il rischio idrogeologico e idraulico ai fini di protezione civile, si evidenzia che le attività di allertamento per le regioni Liguria e Toscana sono nella piena responsabilità delle regioni stesse, che avevano provveduto nei giorni precedenti l'evento ad emettere avvisi di criticità elevata e messaggi di allerta di livello massimo previsto nelle proprie procedure.
Il Centro funzionale centrale del dipartimento ha, secondo procedura, acquisito e rilanciato gli avvisi regionali nell'ambito dell'avviso di condizioni meteo avverse nazionale e nel Bollettino di criticità nazionale come di seguito descritto.
A seguito dell'alluvione, il Consiglio dei ministri si è riunito in via straordinaria il 28 ottobre ultimo scorso per deliberare lo stato di emergenza, ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 225 del 1992. Il Consiglio ha, altresì, approvato un primo stanziamento complessivo di 65 milioni di euro; tali fondi saranno integrati dal concorso delle regioni colpite con l'aumento dei tributi di propria competenza, in attuazione del decreto-legge n. 225 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 10 del 26 febbraio 2011. A tale proposito, si fa presente che lunedì 31 ottobre ultimo scorso sono stati inviati al Ministero dell'economia e delle finanze, per il concerto previsto dalla vigente normativa relativamente agli aspetti di carattere finanziario, i due schemi di ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri concernenti rispettivamente la provincia di La Spezia e la provincia di Massa Carrara.
In ordine al quesito circa le ipotizzate rimanenti somme per il risarcimento delle popolazioni colpite dall'alluvione verificatosi nel 2010 in Liguria, il Dipartimento della protezione civile ha fatto presente che ai suoi atti non risultano, per l'esercizio finanziario corrente, fondi da erogare da parte del Dipartimento a favore della regione Liguria per fronteggiare gli eventi alluvionali verificatisi negli esercizi 2009 e 2010. Ad ogni buon fine, si comunica che il Dipartimento della protezione civile ha erogato, nel corso degli ultimi due esercizi finanziari, i seguenti fondi a fronte di varie disposizioni normative intervenute in favore della regione Liguria. In relazione agli eventi calamitosi del dicembre 2009 e del gennaio 2010 sono stati erogati 5 milioni di euro, mentre per gli eventi verificatisi a Genova e a Savona il 4 ottobre 2010 sono stati erogati 10 milioni di euro. Relativamente agli eventi verificatisi il 30 e il 31 ottobre ed il 1o novembre 2010 è stato erogato 1,5 milioni di euro. Si segnalano, inoltre, i 24 milioni di euro erogati nel mese di febbraio 2011 in relazione agli eventi alluvionali del dicembre 2009-gennaio 2010 (delibera CIPE n. 41 del 2010), nonché i 45 milioni di euro erogati nel mese di luglio 2011, ai sensi dell'articolo 2, comma 12-quinquies, del decreto-legge n. 225 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 10 del 2011 (annualità 2011). Da quanto precede, negli ultimi due esercizi finanziari, risulta complessivamente erogata in favore della regione Liguria la somma di 85,5 milioni di euro.
Per quanto riguarda il passaggio relativo all'adozione di ogni altra iniziativa di competenza per il recupero e la messa in sicurezza del territorio, si rileva che l'estensione delle aree colpite dagli eventi del 25 ottobre 2011, che hanno coinvolto le regioni Liguria e Toscana, e la mancanza Pag. 61al momento di un censimento ed una perimetrazione delle medesime aree coinvolte dagli eventi, rende difficile il confronto con le aree a rischio idrogeologico individuate e perimetrate nei Piani di bacino, nonché l'individuazione dei relativi interventi di recupero e messa in sicurezza. Tale quantificazione sarà possibile solo a seguito della specifica attività di rilevamento da satellite delle aree coinvolte, in atto ad opera del Dipartimento nazionale della protezione civile e dei sopralluoghi condotti dai tecnici del medesimo Dipartimento, delle Regioni e delle autorità di bacino. Solo al termine di tale attività sarà possibile prevedere specifici interventi, anche considerando una rimodulazione delle risorse già programmate.

PRESIDENTE. L'onorevole Mondello ha facoltà di replicare.

GABRIELLA MONDELLO. Signor Presidente, signor sottosegretario, ho ascoltato con attenzione la risposta. In effetti, essa dimostra, da parte sua e del Ministero, la conoscenza di quanto è avvenuto in quelle terribile giornate. Mi dichiaro sin d'ora parzialmente soddisfatta; soddisfatta per la conferma dello stanziamento dei 65 milioni di euro che, naturalmente, auspichiamo che, al di là di quelle che sono le procedure burocratiche, possano essere erogati con una certa velocità.
Parzialmente soddisfatta perché non mi è completamente chiaro, e lo sarà forse leggendo la risposta quando la vedrò stampata nel resoconto, ciò che riguarda i fondi erogati in precedenza, in quanto, a detta anche di altri colleghi parlamentari, risultava questa seconda tranche di 45 milioni di euro che indubbiamente fa parte dei fondi, anche piuttosto cospicui, che sono stati erogati alla regione Liguria, la quale, come si vede dalle varie circostanze enunciate dal sottosegretario, purtroppo è sovente colpita, per la sua conformazione morfologica, da eventi calamitosi. Detto questo, argomento che secondo noi merita un approfondimento, credo che si sia avvertita da parte del Governo la volontà di tenere in considerazione e di monitorare continuamente, in accordo con gli enti locali e con la regione, la situazione che si è venuta a determinare.

PRESIDENTE. Abbiamo adesso il piacere e l'onore di salutare il professor Luc Montagnier, premio Nobel per la medicina, che sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune e si trova da noi per una visita collegata ad un convegno che ha luogo in questi giorni (Applausi). Benvenuto, professor Montagnier; noi tutti ricordiamo come con le sue scoperte lei ha consentito l'identificazione del virus AIDS dando inizio a quella catena di studi che oggi hanno consentito di salvare milioni e milioni di vite umane. Grazie per tutto quello che ha fatto e grazie per la visita che ci fa oggi (Applausi).

(Iniziative per consentire agli enti locali di procedere alle assunzioni di personale educativo e docente oltre i limiti del patto di stabilità interno al fine di garantire il diritto all'istruzione - n. 2-01230)

PRESIDENTE. L'onorevole Terranova ha facoltà di illustrare l'interpellanza Antonino Russo n. 2-01230, concernente iniziative per consentire agli enti locali di procedere alle assunzioni di personale educativo e docente oltre i limiti del patto di stabilità interno al fine di garantire il diritto all'istruzione (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

GIACOMO TERRANOVA. Signor Presidente, procedo ad una piccola valutazione dei fatti: con l'inizio dell'anno scolastico, al comune di Palermo, 800 bambini si sono visti negare la possibilità, dopo aver regolarmente effettuato l'iscrizione alla scuola materna e dell'infanzia, di avvio delle lezioni. Con questo gruppo di bambini, anche le insegnanti che fino a quel momento sarebbero state destinate allo svolgimento del servizio di istruzione scolastica non sono state richiamate con un contratto di lavoro a tempo determinato. Questi sono i fatti; da cosa sono stati Pag. 62prodotti, quali sono le cause, le possibili soluzioni? Da quel momento in poi si è avviata una sconfortante sequenza di eventi che hanno determinato che, col passare dei giorni, ai bambini, ai genitori e agli insegnanti venisse negata una corretta visione di quello che stava accadendo; cosa che aveva assolutamente del paradossale. Perché del paradossale? Perché è assolutamente impensabile che un'esperienza di questo genere si consumi in ambito pubblico e che il risultato di un combinato di norme, di competenze, di responsabilità, o meglio di irresponsabilità, produca questo aberrante risultato.
Perché il comune di Palermo ha ritenuto di non dare corso alla continuazione del rapporto di lavoro a tempo determinato con gli insegnanti? Semplicemente perché ha ritenuto, in applicazione delle norme sul patto di stabilità interno, ulteriormente inasprite dal provvedimento adottato nell'estate del 2011 - che contemplava o meglio che imponeva al comune e agli enti locali, nell'ambito della quantità di dipendenti pubblici, di considerare anche il numero di quelli relativi alle aziende locali partecipate dallo stesso ente locale - che sulla fase di questa nuova quantificazione, venissero considerati impossibili ulteriori contratti di lavoro a tempo determinato. Di riflesso ci ha rimesso la parte più debole della catena e cioè una quantità insignificante di insegnanti, ma soprattutto il correlato importantissimo servizio che costoro svolgevano nei confronti della collettività veniva immediatamente, sulla base di questo automatico effetto, negato. Non credo che questo sia possibile, tant'è che, da subito, per la parte di nostra competenza, assieme ai colleghi parlamentari di tutte le parti politiche, dal Partito Democratico, primo firmatario insieme a me è stato l'onorevole Antonino Russo, all'onorevole Giammanco, all'onorevole Fallica, ci siano immediatamente resi conto che quello che si stava verificando era un nonsenso.
Non si poteva far pagare ai ragazzi un diritto costituzionalmente garantito, l'istruzione, semplicemente perché i conti, sotto questo punto di vista, non tornavano. Quanto si stava verificando non era certamente riconducibile alla loro responsabilità. L'unico risultato certo, in questo continuo rimpallarsi delle responsabilità, alla luce di diverse competenze - perché, poi, la fioritura di interpretazioni è stata assolutamente gigantesca e anche esilarante, per alcuni versi - è che questi bambini hanno dovuto confrontarsi con una novità: la scuola non poteva iniziare. Da qui il panico e la fuga verso istituti privati, cercando di trovare soluzioni alternative.
Credo che ciò fosse l'unica cosa che non poteva accadere. Perché? Perché, probabilmente, la catena di errori - che ha visto anche lo stesso comune fortemente responsabile nel non avere considerato che un servizio di questo genere, per il quale non erano state previste delle risorse di personale a tempo indeterminato, non poteva avere corso, e non si poteva procedere all'avvio dell'anno scolastico non avendo numeri sufficienti di personale a tempo indeterminato, né essendovi la possibilità di attivare le supplenze - alla fine, ha prodotto questa situazione.
Mi rendo conto che la rigidità del patto di stabilità e l'inasprimento delle norme di equilibrio legate al contenimento della spesa pubblica sono assolutamente condivisibili, e sono condivise anche da me, che ho anche personalmente votato qualunque provvedimento che portasse al raggiungimento di queste finalità. Tuttavia, l'obiettivo che certamente non si sarebbe mai dovuto raggiungere era quello di negare un diritto che la Costituzione tutela.
Non comprendo allora perché, avendo avuto notizia di alcune risposte giunte preventivamente rispetto alla calendarizzazione di questa interpellanza urgente, si debba assumere come non possibile un ragionamento derogatorio. Infatti, la valutazione di un atteggiamento interpretativo delle disposizioni adottate nel 2008 e anche quest'estate non può essere un elemento tale da portare alla negazione di questo diritto o che si debba pensare come assolutamente imprescindibile il ricorso ad una nuova norma; la quale norma dovrebbe fotografare cosa? L'ovvio, ossia che un Pag. 63diritto costituzionalmente garantito non può comunque essere negato. E, anche quando vengono fissate le regole, credo debba essere sempre essere lasciato un significativo spazio alle eccezioni o alle deroghe.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 17,25)

GIACOMO TERRANOVA. Esiste, infatti, una fioritura di comportamenti che ha carattere derogatorio e, proprio in presenza di servizi essenziali e imprescindibili, si è ritenuto di dare disponibilità a questa ipotesi.
Concludo riservandomi, in sede di replica, la valutazione di proposte che dovessero arrivare da parte del Governo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, nell'atto di sindacato ispettivo in discussione viene esposta la situazione in cui versa il comune di Palermo per la mancata attivazione di ventisette sezioni della scuola paritaria dell'infanzia comunale.
Secondo quanto rappresentato, ciò è dovuto alla disposizione contenuta nell'articolo 14, comma 9, del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 30 luglio 2010, che vieta agli enti, nei quali l'incidenza delle spese per il personale è pari o superiore al 40 per cento delle spese correnti, di procedere all'assunzione di personale a qualsiasi titolo e con qualsivoglia tipologia contrattuale. Nel caso di specie la suddetta norma impedisce l'assunzione di 44 insegnanti.
Va premesso il quadro di riferimento. Relativamente alle scuole paritarie, è noto che la legge n. 62 del 2000, concernente le norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all'istruzione, riconduce al sistema nazionale di istruzione le scuole statali e le scuole paritarie private e degli enti locali. Il funzionamento delle scuole paritarie, comprese quelle degli enti locali, deve corrispondere agli ordinamenti generali dell'istruzione ed essere coerente con la domanda formativa delle famiglie.
Per quanto riguarda in particolare la Sicilia, va in primo luogo rilevato che gli articoli 14 e 17 dello Statuto della regione siciliana assegnano alla regione competenza legislativa primaria in materia di istruzione elementare, che ingloba l'istruzione del grado preparatorio (ora scuola dell'infanzia), nonché competenza legislativa concorrente in materia di istruzione media e universitaria.
L'articolo 20 dello Statuto attribuisce, poi, alla regione le funzioni esecutive ed amministrative nelle materie di competenza legislativa regionale. Inoltre, le norme di attuazione dello Statuto in materia di pubblica istruzione assegnano alla regione «le attribuzioni degli organi centrali e periferici dello Stato in materia di pubblica istruzione» (articolo 1) e, specificamente, «le funzioni di vigilanza e tutela spettanti all'amministrazione dello Stato nei confronti di enti, istituti ed organismi locali, anche a carattere consorziale, che svolgono nella regione attività nelle materie trasferite a norma del presente decreto» (articolo 3).
Inoltre, dal combinato disposto dei richiamati articoli 1 e 8 delle norme di attuazione dello Statuto in materia di pubblica istruzione risulta, da un lato, che spetta allo Stato la disciplina della natura giuridica e del riconoscimento degli istituti scolastici non statali e, dall'altro, che spetta alla regione siciliana l'emanazione dell'atto di riconoscimento.
Il descritto sistema di ripartizione delle competenze spettanti allo Stato e alla regione siciliana in materia di istruzione è stato confermato nella sentenza n. 177 del 2004 della Corte costituzionale, che ha proceduto alla preliminare ricostruzione del quadro normativo delle competenze dello Stato e della regione in materia, chiarendo, in particolare, che l'assetto Pag. 64delle competenze della regione siciliana in materia di istruzione deve ritenersi confermato anche dalla legge costituzionale n. 3 del 2001, stante il disposto dell'articolo 10 della stessa legge, per il quale la nuova disciplina si applica alle regioni a statuto speciale solo nella parte in cui prevede forme di autonomia più ampia rispetto a quella attribuita; l'introduzione nel sistema nazionale di istruzione, istituito dalla legge n. 62 del 2000, della nuova figura della scuola paritaria non comporta alcuna modifica all'assetto delle competenze in materia, né può essere intesa quale attribuzione allo Stato di competenza amministrativa sulle scuole paritarie presenti sul territorio della regione, in quanto anche tale nuova species (scuola paritaria) deve essere ricondotta al genus degli istituti scolastici non statali, previsto e disciplinato dalle norme di attuazione dello statuto regionale in materia di istruzione.
Deve, pertanto, riconoscersi alla regione la competenza amministrativa, e quindi anche la funzione di riconoscimento, di ispezione e di vigilanza delle scuole paritarie, rimanendo ferma la competenza legislativa dello Stato a disciplinare le norme generali sull'istruzione e i principi dell'assetto ordinamentale del sistema nazionale di istruzione.
Dal descritto quadro di riferimento emerge che la questione rappresentata investe principalmente la competenza della regione siciliana e del Ministero dell'economia e delle finanze; spetta infatti allo stesso Dicastero dell'economia di esprimersi sull'applicabilità o meno, nel caso in rassegna, della citata disposizione della legge n. 122 del 2010, mentre spetta alla regione siciliana il riconoscimento e il mantenimento della parità scolastica, nonché l'esercizio della vigilanza sulle istituzioni scolastiche paritarie del territorio siciliano.
Ciò preliminarmente chiarito, in merito alla specifica situazione segnalata nell'interpellanza, l'assessore alla pubblica istruzione del comune di Palermo, gestore della scuola dell'infanzia paritaria in parola, per il tramite dell'ufficio scolastico regionale per la Sicilia, ha confermato la situazione esposta nell'atto di sindacato ispettivo.
Il medesimo assessore ha infatti comunicato che l'ente locale, considerato che la spesa per il personale computata secondo le nuove modalità previste dall'articolo 20, comma 9, del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011, è ben superiore al 40 per cento delle spese correnti, rientra nel divieto di procedere a nuove assunzioni di personale, a qualunque titolo e con qualsivoglia tipologia contrattuale, previsto dall'articolo 14, comma 9, del decreto-legge n. 78 del 2010. Il divieto non consente di procedere all'apertura di tutte le sezioni della scuola dell'infanzia comunale stante l'impossibilità di sopperire al progressivo collocamento a riposo del personale docente con la nomina di docenti a tempo determinato.
Il numero degli insegnanti di ruolo è, infatti, insufficiente a ricoprire i posti derivanti dal numero di iscrizioni e per lo svolgimento dell'attività di sostegno. Da questa situazione deriva l'impossibilità per il comune di garantire la regolare frequenza a oltre settecento bambini già iscritti nelle scuole dell'infanzia comunale per la mancata apertura di ventisette sezioni e il funzionamento a orario ridotto di altre tredici.
Da parte sua, il Ministero dell'economia e delle finanze, stante la sua competenza in materia finanziaria, con nota del 13 ottobre 2011 ha evidenziato come il tenore letterale del disposto normativo non offra margini per un intervento in sede interpretativa che possa superare il richiamato divieto di assunzione previsto dall'articolo 76, comma 7, del decreto-legge n. 112 del 2008, come modificato dai decreti-legge n. 78 del 2010 e n. 98 del 2011, tanto più che il rigore particolarmente accentuato della vigente disciplina è da ricondursi ad una specifica scelta politica nell'ottica di primarie esigenze di finanza pubblica.
La questione posta non può pertanto essere superata con un atto di natura amministrativa, in quanto occorre un intervento normativo ad hoc, volto a definire un regime assunzionale differenziato per il Pag. 65settore in esame, prevedendo gli opportuni accorgimenti per evitare l'insorgenza di effetti onerosi attraverso un richiamo al previo rispetto del Patto di stabilità interno.

PRESIDENTE. L'onorevole Terranova ha facoltà di replicare.

GIACOMO TERRANOVA. Signor Presidente, signor sottosegretario, non faccio fatica a dichiarare la mia insoddisfazione. Come temevo nell'illustrazione dell'interpellanza, la risposta non è assolutamente soddisfacente in quanto il risultato prodotto dall'impostazione da lei descritta - della quale comprendo poco il passaggio che tocca la regione siciliana, perché le competenze della regione poco hanno a che vedere con la questione di cui discutiamo oggi - produce un unico effetto, che è quello di negare - come ho già detto nella illustrazione - un diritto costituzionalmente garantito.
Sulla base di questo meccanismo contorto e perverso, ad ottocento bambini viene negata la possibilità di frequentare la scuola comunale. Si sta imponendo a delle famiglie un sacrificio illogico, tutto questo senza che venga valutata con un minimo di attenzione quella possibilità derogatoria che deve esservi in un sistema, per quanto stringente, quale quello descritto e - lo ribadisco - da me anche condiviso, ma non entro questi limiti, non per queste circostanze, non per questi fatti.
Qui si nega un diritto. Non è assolutamente concepibile che venga, quindi, richiesto un ulteriore intervento legislativo i cui confini poco comprendo, se non quelli di stabilire l'ovvio, ossia che in presenza di circostanze eccezionali, quando il meccanismo e l'applicazione delle norme vigenti producono delle aberrazioni, la legge può essere di fatto disapplicata.
Quindi, sarebbe stato molto più corretto che un avallo in questo senso provenisse da parte del Governo sulla base non di mezzi di interpretazione autentica delle disposizioni vigenti, ma soltanto di un unico principio, quello di buonsenso, perché l'applicazione delle norme non può negare un diritto a dei cittadini.
Questa vicenda lascia chiaramente insoddisfatto non soltanto me, come cofirmatario dell'interpellanza, ma tutti i colleghi, alcuni dei quali qui presenti, l'onorevole Giammanco, l'onorevole Fallica, ma anche l'onorevole Russo, che non poteva oggi essere presente e che con me ha condiviso questa situazione.
Lascia assolutamente insoddisfatta una collettività che vede - in uno Stato di fatto insensibile nella applicazione delle norme - una incapacità ovvia: quella di derogare quando questo si presenta come necessario (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative per rinviare i tempi di applicazione delle disposizioni concernenti l'organizzazione della rete scolastica - n. 2-01231)

PRESIDENTE. L'onorevole Coscia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01231, concernente iniziative per rinviare i tempi di applicazione delle disposizioni concernenti l'organizzazione della rete scolastica (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIA COSCIA. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, con la nostra interpellanza poniamo una questione molto delicata al Governo, che già ha creato moltissime difficoltà nelle scuole, compresa la difficoltà di una tenuta quotidiana del loro lavoro e del loro compito così importante e fondamentale.
Le istituzioni scolastiche, come sappiamo, sono già duramente provate dai tagli indiscriminati di questi tre anni e si sono trovate quest'anno sulla loro testa a dover procedere alla applicazione di una norma francamente incomprensibile. Abbiamo già sollevato questa questione in sede di espressione del parere della VII Commissione (Cultura) sulla manovra di luglio (decreto-legge n. 98 del 2011, convertito dalla legge n. 111 del 2011). Pag. 66
Infatti, il comma 4 dell'articolo 19 prevede una norma assolutamente inapplicabile, cioè, addirittura, che con questo inizio di anno scolastico si dovesse procedere ad aggregare tutte le scuole dell'infanzia, primarie e secondarie di primo grado in istituti comprensivi da un giorno all'altro.
Si tratta di un iter che sappiamo essere piuttosto complesso e delicato e che assolutamente non poteva avvenire in piena estate. Infatti, così non è stato, e la norma non è stata applicata.
Tuttavia, questo ha creato difficoltà, apprensioni, tensioni e malesseri pesantissimi nelle istituzioni scolastiche, allarmando inoltre genitori e interi quartieri e comuni, perché questa norma si dice debba essere applicata in tempo utile per il prossimo anno scolastico.
Signor sottosegretario, lei lo sa, perché è da tempo che segue queste questioni: non è semplice andare a riaggregare e, quindi, a rifare sostanzialmente in tutto il Paese, in ogni regione, il piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche. Infatti, di questo si tratta alla fine: riguarderà, cioè, un numero apparentemente limitato. In realtà, siccome bisogna riaccorpare tutte le istituzioni scolastiche, vengono messi in discussione piani definiti oltre dieci anni fa e che ogni anno subivano dei semplici aggiustamenti, resi necessari dai cambiamenti periodici che sopraggiungevano.
Peraltro, questa norma, ancora una volta, si muove in modo improvvido, perché rischia di vanificare una questione che noi riteniamo, invece, importante, ovvero quella di far decollare gli istituti comprensivi in tutto il Paese come strutturazione del sistema delle autonomie scolastiche capaci di garantire lo sviluppo della continuità didattica. Si tratta, in altre parole, di consentire ai bambini che iniziano la scuola dell'infanzia, poi vanno alla scuola elementare e poi alla scuola media, di avere un percorso didattico di continuità.
Questo obiettivo fondamentale rischia di essere vanificato, perché si interviene in modo burocratico e autoritario. Si pretende, da un momento all'altro, di passare dal range prima previsto di 500 a 900 o oltre 1.000 alunni. Peraltro, si procede, così come si sta facendo, in modo forzoso ad accorpare scuole a chilometri di distanza, senza che vi sia stato quel percorso di sviluppo e di continuità didattica. È veramente un delitto dal punto di vista della progettazione e della programmazione didattica.
Si sta procedendo in alcune realtà, dove magari anche gli enti locali sono stati insensibili a certe richieste, accorpando scuole elementari con scuole medie che sono in altri quartieri, come per esempio avviene a Roma e in altre realtà dove i bambini e i ragazzi andranno in altre scuole medie. Pertanto, viene meno la funzione fondamentale degli istituti comprensivi.
Ora, dunque, si tratta di un percorso importante e delicato che richiederebbe una maggiore attenzione ed un Governo molto più attento a quelle che sono le esigenze e i diritti dei bambini all'istruzione e alla formazione. Pertanto, riteniamo che sia una scelta assolutamente non solo non condivisibile ma anche non praticabile prevedere di applicare tutto questo il prossimo anno, se si hanno a cuore, appunto, i diritti fondamentali dei bambini e la qualità della nostra scuola pubblica.
Che cosa succede? Nel frattempo, le regioni (che sono, ovviamente, più legate al territorio rispetto a questo Governo) che cosa hanno fatto? Una buona parte delle regioni ha presentato ricorso alla Corte costituzionale, come già era avvenuto nel 2008 - lo ricorderà, sottosegretario -, impugnando l'articolo 64 del «decreto-legge Tremonti» e, tra l'altro, ottenendo soddisfazione dalla Corte costituzionale, tanto che si dovette poi modificare il piano programmatico. Dall'altra parte, altre regioni, come per esempio la regione Piemonte, come al solito con la duttilità di cui sono capaci, hanno deciso autonomamente di applicare la norma con un piano triennale. Quindi, signor sottosegretario, vi è maggiore ragionevolezza nei territori e nei governi dei territori di quanto, purtroppo, non avviene a livello statale e centrale. Pag. 67
Pertanto, chiediamo a lei e, suo tramite, al Ministro e al Governo, di sospendere l'applicazione di questa norma e di aprire un tavolo di concertazione con le regioni e con la Conferenza unificata - quindi, anche con le rappresentanze degli enti locali - perché, appunto, è previsto un percorso nella definizione del dimensionamento che vede le proposte delle scuole, poi i pareri dei comuni, i piani provinciali e, alla fine, il piano regionale. Dunque, chiediamo di aprire un tavolo di confronto serio da questo punto di vista, per vedere come procedere in modo ragionevole.
La seconda cosa che le chiedo non è scritta nell'interpellanza urgente. Tuttavia, la faccio presente in questa sede. Chiedo di avere la sua disponibilità ad una discussione serrata in Commissione cultura proprio perché - lo ripeto - con ragionevolezza si possa evitare di alimentare disagi e malesseri così profondi nelle scuole e nei territori e assumere, piuttosto, un comportamento tale che ci aiuti a salvare quello che c'è di buono in un obiettivo condiviso come quello di far decollare gli istituti comprensivi facendo salvo, però, quello che è il loro obiettivo fondamentale e non con comportamenti e gestioni burocratiche e autoritarie come, appunto, sta avvenendo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, l'onorevole interpellante richiede che vengano assunte iniziative finalizzate a rinviare i tempi di applicazione delle norme di cui all'articolo 19, comma 4, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito con modificazioni dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, che ha introdotto nuove modalità in materia di riorganizzazione della rete scolastica. Tale norma prevede che «per garantire un processo di continuità didattica nell'ambito dello stesso ciclo di istruzione, a decorrere dall'anno scolastico 2011-2012 la scuola dell'infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado sono aggregate in istituti comprensivi (...)».
Preliminarmente, si rappresenta che, essendo già stati a suo tempo definiti i piani di dimensionamento per il corrente anno scolastico 2011-2012, la nuova normativa potrà trovare applicazione dall'anno scolastico successivo.
Si conviene con l'onorevole interpellante che le operazioni relative ai piani di dimensionamento debbano essere svolte in tempi adeguati di consultazione tra i vari soggetti coinvolti, in modo da consentire che sui piani stessi venga raggiunta la più ampia condivisione possibile.
A tal fine, si comunica che, proprio in considerazione della delicatezza e della complessità della materia, sono in corso interlocuzioni per l'apertura di un tavolo con la Conferenza unificata. Il Ministero, da parte sua, metterà a disposizione dati ed elementi utili alla definizione del piano di dimensionamento che ogni regione dovrà elaborare allo scopo di ottemperare alla disposizione.
Quanto ai ricorsi presentati da alcune regioni circa la legittimità costituzionale dell'articolo 19, commi 4 e 5, del citato decreto-legge n. 98 del 2011, cui l'onorevole interpellante fa cenno, si fa presente che il Ministero sta predisponendo la memoria per la difesa innanzi alla Corte costituzionale.
Vorrei anche aggiungere che trovo fondate le motivazioni addotte dall'onorevole Coscia nella sua interpellanza e che - come Ministero - mi dichiaro pronto ad aprire in Commissione un tavolo in vista di un migliore e maggiore funzionamento del sistema scolastico.

PRESIDENTE. L'onorevole Coscia ha facoltà di replicare.

MARIA COSCIA. Signor Presidente, prendo atto della disponibilità del sottosegretario a ragionare in termini pacati sulla questione. Mi auguro che questa disponibilità si traduca poi in atti concreti e che - come chiedevo - si apra veramente questo tavolo e si sospenda l'applicazione Pag. 68di questa norma fino al momento in cui non si arrivi ad un accordo con la Conferenza unificata e ad una condivisione in sede di Commissioni.

(Elementi in merito al rispetto del divieto di partecipazione ai giochi pubblici con vincita in denaro per i minori di anni diciotto e iniziative per la prevenzione dei fenomeni ludopatici - n. 2-01238)

PRESIDENTE. L'onorevole Capitanio Santolini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01238, concernente elementi in merito al rispetto del divieto di partecipazione ai giochi pubblici con vincita in denaro per i minori di anni diciotto e iniziative per la prevenzione dei fenomeni ludopatici (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, nel febbraio del 2009 avevo già presentato un'interpellanza, che ho qui davanti, a questo proposito, ossia con riferimento alla tutela dei minori in materia di videogiochi. Già allora avevo avuto una risposta, a mio avviso, né convincente, né sufficiente.
Adesso la questione urgente viene dal fatto che proprio in questi giorni (15, 17 ottobre e così via) organi di stampa hanno richiamato l'attenzione sulla questione dei videogiochi. A ciò si aggiungono alcune associazioni di genitori ed alcuni giovani dell'Unione di Centro della provincia di Lecce, che ci scrivono allarmati per la situazione che si sta verificando. Quindi, è mio dovere sollevare al Governo le questioni che sto sottoponendo al sottosegretario Pizza.
Rispetto a due anni fa la questione è gravemente peggiorata e lentamente i vari giochi che si facevano nei bar - e che erano, come ricordiamo tutti, il flipper, il calcio balilla e il biliardino, giochi che ci sembravano già tanto azzardati - sono stati lentamente soppiantati dal gioco d'azzardo, che è regolamentato dallo Stato e quindi legalizzato.
Basta andare in giro per vedere che crescono in maniera esponenziale i locali, i bar, le sale da gioco ed i mini casinò nei centri commerciali, che sono dotati di slot machine, videopoker e tante altre diavolerie, che a noi sembrano tanto lontane, ma che invece sono pane quotidiano per milioni di persone.
Per non parlare del black jack che è uno dei giochi più diffusi nei casinò online, tornei universitari di poker, roulette, poker online, eccetera. Il tutto è un fenomeno che negli ultimi anni è cresciuto in maniera esponenziale e, come ha dichiarato il presidente dell'associazione Saman che opera nel settore della prevenzione delle dipendenze e della ludopatia, con un incremento di business sbalorditivo per le casse dello Stato.
Il gioco d'azzardo, per chi ci ascolta e anche per il sottosegretario che magari non ne è informato, è la quinta industria in Italia, dopo FIAT, Telecom, ENEL e Ifim. In Italia c'è il primato mondiale, ripeto, il primato mondiale, con oltre 500 euro a persona di media. Le entrate che derivano dai giochi si stimano intorno ai 7,2 miliardi di euro all'anno e il mercato italiano rappresenta il 9 per cento di quello mondiale. Ci sono enormi occasioni per poter giocare e, mentre una volta erano pochi i luoghi e poche le occasioni e le opportunità, oggi, stando al rapporto del 2009 «Gioco & giovani» effettuato dalla società Nomisma di Bologna che si occupa di questioni economiche nei vari settori, le possibilità di gioco legale sono aumentate e si è passati dalle tre occasioni al gioco dei primi anni Novanta alle quindici attuali con l'invasione di lotterie, sale bingo, slot machine - ce ne sono 300 mila in Italia -, sale scommesse che sono 1.500, eccetera, tutti luoghi aperti 365 giorni l'anno e alla portata di tutti.
Va inoltre sottolineato che il settore dei giochi e delle scommesse raccoglie una cifra enorme che varia dai 50 ai 60 miliardi l'anno, una cifra pari al 3 per cento del PIL italiano, nel primo semestre 2010 le previsioni erano di un aumento del 10 per cento e idem le previsioni per il 2011. Il tutto avviene soprattutto in quartieri Pag. 69degradati, questo tengo a sottolinearlo, perché è un problema molto sviluppato al Sud, ma che si verifica anche in quartieri degradati di Milano e delle grandi città del Nord. Ci sono famiglie - e tutti sanno quanto io difenda le famiglie - che dilapidano i loro magri stipendi per dedicarsi a questi giochi.
Il gioco d'azzardo sta diventando una tassa nascosta, volontaria. In tempi di crisi in cui stiamo lottando con bilanci che non quadrano, con un Governo traballante perché non si sa se riesce ad onorare i debiti che abbiamo e il rapporto deficit-PIL e tutte le cose di cui abbiamo sentito parlare da agosto in poi, in una situazione così drammatica e così difficile per le famiglie e per i giovani che non lavorano, con il richiamo che si fa, gli organi di stampa ci segnalano che il gioco d'azzardo è diventato un tentativo per uscire dalla miseria e in tempi di crisi - questo è noto - è un fenomeno che si diffonde perché si cerca la botta di fortuna, come si suol dire. Questo significa impoverire ulteriormente le famiglie che hanno una scarsissima probabilità di risolvere i loro problemi, ma in ogni caso ci provano.
A questo si aggiunge che il gioco d'azzardo coinvolge centinaia di migliaia di persone e sta diventando una malattia. Si considera che in Italia ci sono circa trenta milioni di scommettitori - sono cifre da capogiro - e da settecentomila a due milioni di persone che soffrono di questa malattia da gioco d'azzardo. Sono affetti da questa forma patologica, che è una malattia poco conosciuta, perché non se ne parla a sufficienza. Sono dipendenti - come se fosse una droga, una dipendenza effettiva - dal gioco, dalle lotterie e dalle scommesse.
Secondo un recente studio dell'Eurispes, l'80 per cento di questi scommettitori malati sono uomini quarantenni o cinquantenni, privi di una situazione relazionale soddisfacente, che spesso vivono soli, sono separati o comunque non hanno famiglia. Questi sono la grande maggioranza, mentre gli altri sono giovani e giovanissimi sotto i diciotto anni, incapaci di resistere all'impulso e al desiderio di fare queste scommesse.
Di fronte a questo problema così drammatico, le risposte della politica non sempre sono state all'altezza di ciò che bisognerebbe fare. È vero che sono state votate alcune mozioni al Senato e anche qui alla Camera per arginare i rischi di questo fenomeno ed è vero che si è cercato di regolare in maniera più severa il mercato legale, il tutto per cercare di evitare il mercato clandestino, che è molto diffuso ed è anche molto redditizio. Evidentemente, se c'è questo aumento esponenziale di consumatori - chiamiamoli così - di questi giochi, non si è fatto abbastanza, il fenomeno sta aumentando e non ci può non preoccupare.
Davanti a questa situazione, la cosa incredibile e paradossale è che, a sfogliare l'ultimo bilancio della Lottomatica che è stato presentato - sono bilanci ufficiali -, si scopre che le principali campagne di comunicazione e di prevenzione contro i rischi della dipendenza sono finanziate soprattutto da coloro che ci guadagnano, da coloro che sfruttano questi giochi, che hanno un interesse in quanto operatori - lo ripeto - della quinta industria italiana. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: in televisione si sente un continuo martellare di reclame di videogiochi, di giochi online eccetera, in cui si salvano la coscienza dicendo di giocare responsabile e di giocare il giusto. Davanti ad un fenomeno di questo genere e con i numeri che ho riportato, ci viene da chiedere cosa voglia dire giocare il giusto. Mi sembrano «pannicelli caldi» che dovrebbero farci molto riflettere.
Comunque, finalmente qualcosa è successo, perché nella legge n. 220 del 2010, la legge di stabilità per il 2011, si è preso atto dell'esistenza di seri problemi derivanti dalla partecipazione smodata a questi giochi ed a queste scommesse da parte dei minori.
Ricordo, come dicevo prima, che si va intorno ai 60 miliardi di euro l'anno e che nel 2009 il gioco a base di Superenalotto è aumentato del 77 per cento, gli apparecchi Pag. 70di intrattenimento sono aumentati del 13 per cento, i giochi a base sportiva sono aumentati del 9 per cento e il poker online ha superato una raccolta di 1,7 miliardi di euro. Qui si tratta di miliardi di euro! È successo che in Italia vi è stato un protocollo di intesa firmato da Lottomatica e dal Moige per cercare di risolvere questi problemi.
Concludendo, la mia domanda è: quanti e quali risorse in termini di personale e di budget sono state destinate dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato alla vigilanza del rispetto del divieto di gioco per i minori al di sotto di anni diciotto? Quante e quali violazioni in materia di gioco minorile sono state a oggi contestate dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato su tutto il territorio nazionale? Che cosa è successo in realtà, visto che non ne sappiamo rigorosamente niente? Quante e quali sanzioni in materia di gioco minorile sono state a oggi comminate dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato su tutto il territorio nazionale?
Le famose linee guida che erano state previste con scadenza marzo 2011 - poi tale scadenza è stata fatta saltare, ma è rimasta la necessità di dare delle linee guida per trattare, in qualche modo, questo problema e ridurre il consumo di giochi da parte dei minori - che fine hanno fatto? Perché non se ne parla e le linee guida sono di là da venire? È vero che sono state adottate delle misure, come il riconoscimento dell'età dei minori o la chiusura degli esercizi che commettono reati. Delle cose sono state fatte, però la mia domanda è: quando si intende dare attuazione a quello che era scritto in leggi approvate in Parlamento e presentate dal Governo in materia di tutela dei minori?

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Capitanio Santolini.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Credo che dobbiamo essere molto più rigorosi e non mi pare che sia sufficiente quello che è stato fatto fino adesso.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, in merito all'interpellanza urgente in esame si rappresenta quanto riferito dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. La legge di stabilità per l'anno 2011 ha per la prima volta introdotto un generale divieto di partecipazione ai giochi pubblici da parte dei minori, divieto successivamente meglio sancito dall'articolo 24, comma 20, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98.
Sulla base di tali disposizioni l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, AAMS, ha fornito specifiche indicazioni alle sue articolazioni territoriali in ordine alla verifica del rispetto, presso gli esercizi e i locali dove è offerto il gioco pubblico, del divieto. Risultato di tali attività, svolte dagli uffici regionali di AAMS, è stata la contestazione dall'inizio dell'anno ad oggi di 211 violazioni, con conseguenti sanzioni emesse a carico degli esercenti e degli operatori inadempienti. Ad ogni buon conto, AAMS riferisce inoltre che tutte le attività di controllo effettuate sui punti fisici di raccolta di gioco hanno sempre previsto prioritariamente la verifica del rispetto del divieto di partecipazione a giochi con vincite in denaro da parte dei minori di anni diciotto.
Sotto tale profilo, con riguardo alla specifica richiesta degli onorevoli interpellanti, l'AAMS ha fatto presente che, nei primi nove mesi del corrente anno, sono state destinate alle predette attività di controllo 9.711 giornate/uomo, con un incremento rispetto all'anno precedente che, già alla fine del mese di settembre, sfiora il 100 per cento.
Gli esercizi controllati nel periodo indicato, per la totalità dei giochi amministrati, risultano pari a 16.372, numero che già è superiore a quello registrato nell'intero anno 2010. A tale dato deve essere aggiunto quello relativo all'esito del servizio coordinato dei controlli in materia di giochi, Pag. 71effettuato dalle forze di polizia il 5 e 6 maggio ultimo scorso sulla base di quanto deciso dal Comitato per la prevenzione e repressione del gioco illegale di cui al decreto-legge 1o luglio 2003, n. 78, articolo 15-ter. Tale operazione, che poneva come obiettivo primario la verifica del rispetto del divieto di gioco per i minori, ha interessato 14.224 esercizi, al netto dei controlli esercitati dalla polizia di Stato il cui consuntivo non è ancora pervenuto. Nel corso delle suddette operazioni sono state rilevate 21 violazioni della specie, per ognuna delle quali si è proceduto secondo legge.
Per quanto attiene al decreto interdirigenziale di cui all'articolo 1, comma 70, della legge di stabilità per il 2011 in tema di prevenzione e contrasto dei fenomeni di ludopatia, l'AAMS riferisce, in via preliminare, che il relativo termine di adozione previsto dalla norma assume carattere meramente ordinatorio, ciò anche in considerazione del particolare iter cui è sottesa l'operatività del medesimo decreto che vede il coinvolgimento di due diverse strutture ministeriali, l'AAMS ed il Ministero della salute, nonché il necessario passaggio presso la Conferenza unificata per la prevista intesa.
Ciò posto, l'AAMS, nel corso dei primi mesi dell'anno, ha preso i necessari, preventivi contatti con la competente struttura del Ministero della salute, nonché con il Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri, al fine di concertare lo schema di decreto da sottoporre all'intesa della Conferenza unificata. All'attualità tale schema è già stato analizzato ad una prima riunione tecnica presso la Conferenza unificata lo scorso mese di settembre. All'esito di varie osservazioni espresse dalla regione Veneto pervenute all'AAMS lo scorso 11 ottobre, la Conferenza unificata ha convocato un nuovo tavolo tecnico per il giorno 3 novembre 2011.
Infine, per quanto riguarda le attività di contrasto ai fenomeni di ludopatia previste dall'articolo 24, comma 23, del decreto-legge n. 98 del 2011, secondo quanto riferito dall'AAMS, è in corso l'analisi di un progetto pilota nel settore degli apparecchi da divertimento ed intrattenimento finalizzata all'introduzione di verifiche dei comportamenti di giocatori e diretta all'emersione di possibili situazioni di gioco problematico.

PRESIDENTE. L'onorevole Capitanio Santolini ha facoltà di replicare.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, non sono soddisfatta della risposta perché, in realtà, non mi è stato risposto. Potevo immaginare che fosse così, quindi non me la prendo particolarmente con il sottosegretario Pizza, che ringrazio comunque della risposta e della sua presenza.
Non possiamo essere soddisfatti perché quando si dice che vi sono 30 milioni di utenti e circa 2 milioni di persone affette da ludopatia, non si può rispondere che sono state verificate 211 violazioni nel 2011 perché qualcosa non quadra. Non si può dire che dall'esito del servizio coordinato dei controlli in materia di giochi, effettuato dalle forze di polizia il 5 e 6 maggio scorso, si sono verificate 21 violazioni. Non so cosa voglia dire 9.711 giornate-uomo perché è una terminologia che mi sfugge, quindi chiedo scusa per la mia ignoranza, ma davanti alle cifre che ho presentato, mi sembra che tutti questi numeri forniti dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato siano assolutamente insufficienti e confermano il mio sospetto, ossia che non si sta facendo praticamente quasi nulla.
Aggiungo che non mi si può venire a dire che sono stati avviati contatti con il Ministero della salute. Bisogna piuttosto concertare uno schema di decreto con una conferenza unificata e bisogna fare un nuovo tavolo tecnico. Il 3 novembre è stato fatto partire un tavolo tecnico: siamo a fine 2011 e la finanziaria era stata varata nel 2010.
Non mi si può venire a dire che adesso si parte per un progetto pilota perché si devono condurre verifiche di comportamenti. Insomma, qui la casa brucia e siamo ancora al balletto dei tavoli, delle concertazione, Pag. 72dei rimandi e di un numero di violazioni contestate, che mi sembra assolutamente risibile.
Infine, e in conclusione, noi chiedevamo quando il Governo in questo caso - e non solamente i monopoli di Stato - intendesse dare attuazione al comma 70 dell'articolo 1 della stessa legge di luglio 2011, perché bisogna attivare delle «linee di azioni» - leggo testualmente - «per la prevenzione, il contrasto e il recupero di fenomeni di ludopatia conseguente al gioco compulsivo».
Era stato fissato - ripeto - il termine del marzo 2011. Tale termine è stato fatto saltare: siamo arrivati a fine 2011 e le linee guida non sono neanche all'orizzonte. Allora, non si tratta di demandare solo ai monopoli di Stato il compito - che hanno - di verificare, di prevenire e così via. Qui si tratta di un'assoluta inadempienza del Governo, che mi rendo conto ha tutt'altro a cui pensare ed ha ben altri grattacapi da risolvere. Tuttavia, siccome ci tengo alla salute dei nostri ragazzi, alla salute della famiglia e alla situazione del tessuto sociale in generale, a prescindere dai «grami casi» del Governo, mi pare che vi sia un Governo assolutamente inadempiente, tra le tante cose, anche in questo settore.
Credo che dovremmo essere molto attenti sulle scommesse illegali ed in questo caso è stato fatto qualcosa per far emergere l'illegalità e la clandestinità. Sul fronte dei ragazzi, quanto a campagne, iniziative nelle scuole e linee guida incisive ed efficaci, mi pare che non sia stato fatto proprio niente.
Avevamo chiesto anche quante risorse erano state stanziate, - perché anche questo è un problema di risorse - sia da parte dei monopoli di Stato che ricavano 60 miliardi all'anno - mi sembra una cifra sufficiente - sia da parte del Governo. Quante risorse sono stante stanziate non mi è stato risposto e, quindi, devo immaginare che le risorse stanziate siano praticamente pari a zero.
Per queste ragioni ritengo la risposta insufficiente, anche se - ripeto - ringrazio il sottosegretario Pizza per la sua presenza. Mi riservo di continuare ad attivarmi su questo tema, perché mi sembra sufficientemente importante e sufficientemente urgente.

(Iniziative in materia di termini di prescrizione nei rapporti tra istituti bancari e utenti - n. 2-01226)

PRESIDENTE. L'onorevole Scilipoti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01226, concernete iniziative in materia di termini di prescrizione nei rapporti tra istituti bancari e utenti (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, ringrazio il sottosegretario Pizza per la sua presenza, ma ho un rammarico, forse da parlamentare che su questo argomento preferiva interloquire con coloro i quali hanno il mandato, all'interno del Governo, per rappresentare sul territorio il settore economia e finanza.
È, infatti, un argomento molto delicato che abbiamo segnalato diverse volte. Quando dico «noi», mi riferisco al mio movimento di responsabilità nazionale e in modo particolare alle segnalazioni che io più volte avevo fatto.
In materia bancaria avevamo parlato di anatocismo e di tanti altri argomenti, che avevamo segnalato al Governo ed il Governo aveva indicato la sua disponibilità a trovare soluzione a queste problematiche per venire fuori da una situazione veramente incresciosa, che attanaglia il Paese ed in modo particolare tutte quelle microimprese, che sono state dichiarate fallite o che si trovano nel precipizio, vicino all'orlo del burrone, perché stanno per essere dichiarate fallite, e quelle famiglie che sono in difficoltà ed a rischio della prima casa.
Sottosegretario Pizza, avevo preparato un intervento dettagliato, perché presupponevo di parlare di numeri e di fatti con l'interlocutore competente, ma a questo punto cambio il mio intervento e svolgo una riflessione ad alta voce per rendermi comprensibile Pag. 73anche a coloro i quali ci ascoltano e per far sì che anche gli interlocutori politici, non presenti in quest'Aula ma che sono anche fuori, possano capire e intendere ciò di cui stiamo parlando, in modo molto semplice e con una terminologia così semplice da farlo capire anche alla gente più comune.
Sottosegretario Pizza, prima del 1993 in Italia esisteva un rapporto fra il cittadino e le banche che era veramente di grande scorrettezza nei confronti del cittadino e a favore delle banche. Prima del 1993 le banche applicavano sui conti correnti, ed in modo particolare su quelli che andavano in scopertura, tassi di interesse che venivano chiamati «uso piazza»: si trattava di quei tassi di interesse che venivano pagati quando l'operatore si trovava in difficoltà e aveva l'esigenza di andare a sforare il limite stabilito da un accordo con le banche. Uscendo fuori da quel limite venivano praticati tassi di interesse che venivano chiamati tassi di interesse «uso piazza». Ciò significava che ogni banca sul territorio nazionale poteva applicare qualsiasi tipo di interesse perché non era controllata da nessuno. Quindi c'erano delle banche a Vercelli che applicavano un tasso del 10 per cento, delle banche a Messina che lo applicavano del 22 per cento, delle banche a Roma del 14 per cento.
Che cos'è successo? Nel 1993 c'è stato un intervento da parte del Governo che richiamava gli istituti bancari e li «attenzionava» perché stavano praticando un sistema che non era molto corretto nei confronti dei cittadini e perché stavano applicando dei tassi di interesse che non erano rapportati ai BOT e CCT, ma che utilizzavano come meglio credevano. Non essendo ciò possibile né concepibile dovevano immediatamente attenersi al rapporto tra i tassi di interesse e la presenza e la valenza dei BOT e dei CCT e conseguentemente applicare i contratti. I contratti che venivano applicati non erano corretti, ma le banche venivano chiamate a far in modo di cambiare immediatamente l'applicazione di questi tassi sui conti correnti all'interno della clausola contrattuale fra le banche da una parte e il cittadino e l'impresa dall'altra e stipulare un nuovo accordo.
Ciò non si è verificato nel 1993 né si è verificato subito dopo. Dunque con il tipo di trattamento che c'era prima del 1993 e che poi ha continuato ad andare avanti, molte delle imprese che avevano conti aperti con le banche si sono trovate in grave difficoltà. Che cosa succedeva? In termini semplici e per capirci, le banche, in un momento di difficoltà in quel periodo, chiedevano alle imprese ed anche ad alcune famiglie di rientrare per il debito che avevano sul conto corrente e in base ai contratti stipulati, per un importo che stabilivano a seconda dei casi e che era non corrispondente alla verità, perché esse avevano applicato quel tasso di interesse che stiamo chiamando «uso piazza» e che era scorretto. Dunque non venivano applicati tassi di interesse in riferimento e in rapporto ai BOT e ai CCT ma tassi d'interesse liberi, che la banca poteva applicare senza nessun tipo di controllo e senza nessun tipo di responsabilità nei confronti del cittadino.
Le banche, benché sollecitate dal Testo unico bancario che chiedeva loro di ripristinare un buon rapporto con le imprese, non avevano ottemperato, poiché a loro avviso c'era un'insolvenza di un certo capitale, cui facevo cenno prima, e chiedevano l'immediato rientro e la restituzione di quelle somme che a loro giudizio i cittadini o le imprese dovevano e che invece non corrispondevano alla realtà.
Che cosa è successo? Qualche cittadino, o qualche impresa, ha capito che effettivamente c'era qualcosa che non andava e si è ribellato, dicendo che quell'importo, che doveva essere restituito, non corrispondeva alla realtà, perché l'importo che si doveva restituire era ingente, ma molto inferiore, e molte volte invece non era la banca in posizione di credito in quanto era debitrice nei confronti di molte imprese, di molte famiglie, di molti soggetti che avevano quel contratto o quell'accordo sotto il profilo bancario.
Questa situazione si è vista, si è portata avanti, è stata segnalata. Si sono aperti contenziosi Pag. 74sul territorio. Questi contenziosi molte volte, anzi quasi sempre, hanno visto vittoriosi i cittadini e le imprese, proprio perché, attraverso un'analisi attenta, si verificava che questi tassi di interesse richiesti non erano normali ma erano e potevano essere definiti tassi usurai. Si è visto che queste imprese erano in grande difficoltà. Qualcuno ha risolto il problema ma molti altri non l'hanno risolto perché nel 1993 che cosa c'era? C'era l'argomento del tasso uso piazza. Ma, dopo il 1993, c'era un altro tipo di rapporto, relativo ad un tasso di interesse scorretto, applicato non in norma rispetto a quello che doveva essere utilizzato.
Molte volte le banche utilizzavano il tasso di scopertura. Alcuni superavano di quattro o cinque punti in più il tasso che dovevano applicare normalmente (cioè a dire tassi di interesse fuori dal normale). Che cosa è successo? Oltre a questo, avevamo segnalato con grande forza anche la problematica dell'anatocismo. Dicevamo che il tasso d'interesse sugli interessi non era normale all'interno di un Paese. Questo tipo di riflessione era stato recepito da parte del Governo e da parte di alcuni parlamentari, ma in modo particolare dal Governo perché è il Governo che legifera, ed il Parlamento ascolta e molte volte può far tanto ma molte volte può far poco. Allora, il Governo prendeva atto della riflessione da noi svolta, ma non la traduceva effettivamente in quello che concretamente si sarebbe dovuto fare, ossia un provvedimento a tutela delle persone che erano state vittime e che sono tuttora vittime delle banche. In altre parole, le banche non fanno altro - mi permetta l'uso del gergo dialettale - che «succhiare il sangue» non soltanto alle famiglie italiane ma anche alle imprese.
Questa riflessione che avevamo portato all'attenzione del Governo è stata recepita, ma non bene. È stato detto: va bene, siamo perfettamente d'accordo, ma il momento è delicatissimo e non si può intervenire con un sistema traumatico, con interventi forti; vedremo in seguito come potremo intervenire. Allora, facciamo un accordo di massima per elaborare degli ordini del giorno che impegnino il Governo in modo che possa, nel futuro, prendere in considerazione quelli che aveva ritenuto argomenti importantissimi, ma che non trovavano soluzione.
Uno degli ordini del giorno è stato approvato il 25 febbraio 2011 (il n. 9/4086/263). L'altro - subito dopo - è stato approvato il 22 giugno 2011 (il n. 9/4357-A/13). Questi erano due ordini del giorno che dovevano essere applicati e che dovevano essere inseriti nella manovra di assestamento del bilancio e invece tutto ciò non è accaduto. Questo cosa significa? Che c'era una presa di posizione da parte del Governo, una disponibilità verbale ma non nei fatti. Pertanto, dobbiamo fare una riflessione prima di andare avanti. Il Governo sa che effettivamente vi sono mille e 600 imprese dichiarate fallite e che la maggior parte sono state dichiarate fallite per situazioni inerenti all'argomento che stiamo discutendo?
Il Governo sa che vi sono mille e 400 imprese che stanno per essere dichiarate fallite? Il Governo sa che esistono mille e 200 famiglie che hanno la prima casa a rischio per situazioni create ad arte molte volte nell'interesse di una lobby che si chiama lobby bancaria e non sicuramente nell'interesse dei cittadini? Questo ci deve far riflettere.
Ci deve far riflettere perché, nel contempo, che cosa vediamo? Che alcuni, anche all'interno di questo Parlamento, trasversalmente, sia di destra che di sinistra, sia di opposizione che di maggioranza, sostengono che le banche sono quasi vittime di alcuni personaggi che si comportano in modo maldestro nel gestire la propria impresa. Guarda caso, però, che cosa succede in questi giorni? Viene denunciata la presenza di 3 miliardi di evasione da parte di Unicredit e delle altre banche sul territorio nazionale. Le banche, cioè, non fanno altro che evadere 3 miliardi di euro - ripeto: 3 miliardi di euro - allo Stato.
Che cosa significa? Che non si tratta solo di una riflessione da parte dell'onorevole Scilipoti e di coloro i quali parlano questo tipo di linguaggio, ma anche di una Pag. 75riflessione molto forte, che è documentabile da tutti i mass media, attraverso la Tv e la stampa, circa un comportamento maldestro da parte di coloro che dovrebbero, invece, gestire l'economia in modo serio e concreto e tutelare le famiglie e le imprese che hanno voglia di costruire e di rilanciare questo nostro Paese.
Questo, però, non avviene e perché? Perché, guarda caso, oggi noi ci ritroviamo a discutere - ed io a presentare un'interpellanza urgente - per richiamare il Governo su due ordini del giorno che non sono stati tenuti in considerazione. Le banche, però, davanti a questa evasione, non fanno altro che trovare un sistema per venirne fuori, per aprire un dialogo e fare un accertamento con adesione per uscire da questo momento difficile, secondo loro e per loro, che è, appunto, l'evasione che avevano fatto di 3 miliardi. Due pesi e due misure: un peso verso le banche che vogliono, perché hanno fatto dell'evasione oggi documentabile, trovare una soluzione per venirne fuori e, invece, un altro peso verso le piccole e medie imprese e le famiglie che sono state vittime delle banche. Per loro non si vuole trovare nessuna soluzione per uscirne fuori.
E, fra le altre cose, vi sono dei contenziosi aperti tra le banche e molte imprese che stanno arrecando un danno ed un blocco a quell'economia che potrebbe ripartire per quelle imprese che sono impelagate in tale situazione. Non si vuole dare nessun tipo di spinta e nessun tipo di valenza per far partire questo tipo di riflessione che potrebbe dare qualcosa di serio e di costruttivo alle nostre imprese.
Ma oltre a questo, oggi vediamo che c'è una grande difficoltà. Per chi? Per tutti noi, italiani ed europei, ma anche per tutto il mondo, a causa di un'economia che è gestita solo ed esclusivamente da alcune lobby che non fanno altro che gli interessi solo ed esclusivamente personali e se ne fregano altamente - scusi l'espressione pesante - di quello che dovrebbe essere il diritto di poter operare con una finanza e con un rapporto diverso sotto il profilo economico, ossia di quello che veniva definito come promozione dell'uomo nell'interesse del globale.
Signor sottosegretario, cosa chiedo oggi? Non so quanto è importante e quanto sarà importante questa mia interpellanza urgente. Sicuramente sto facendo il mio dovere, a scanso di equivoci, nel senso buono della parola, per fare una riflessione anche con coloro i quali oggi non sono presenti in Aula, ma, forse, in qualche modo, ci ascoltano. Svolgo il mio lavoro e lo svolgo con grande serenità e con grande convinzione, nell'interesse di un Paese che si chiama Italia e nell'interesse dei più deboli in questo momento ossia di coloro che sono a rischio della prima casa, del bene essenziale, di quella creatura che avevano costruito negli anni e se la vedono portare via da parte di alcuni mascalzoni.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Scilipoti.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, altri due minuti per chiudere.

PRESIDENTE. Sono finiti i minuti, onorevole Scilipoti. Dopo ha la possibilità di replicare.

DOMENICO SCILIPOTI. Volevo chiudere per dire che cosa chiedevo...

PRESIDENTE. Velocemente.

DOMENICO SCILIPOTI. Che cosa sto chiedendo? Chiedo e spero che il Governo possa verificare questa situazione e il momento difficile delle aziende e delle famiglie italiane e intervenire con ogni possibile urgenza per rispettare l'impegno assunto mediante l'assunzione urgente di iniziative normative indirizzate innanzitutto a salvaguardare tutti i diritti nascenti dai rapporti bancari instaurati prima del 26 febbraio 2011, data dell'entrata in vigore della legge di conversione n. 10 del 2011 del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225. Pag. 76
Inoltre, definire le modalità in ordine alle operazioni bancarie regolate in conto corrente, necessarie per addivenire ad accordi transattivi quadro tra il Ministero competente, la Banca d'Italia, banche ed utenti o loro rappresentanti; sospendere nel frattempo e a tempo indeterminato ogni procedura esecutiva per pignoramento ed espropriazione immobiliare, pignoramento mobiliare, decreti ingiuntivi, precetti, cartelle esattoriali, i cui titoli esecutivi sono oggetto di opposizione; concedere alle aziende che ne facciano richiesta, in deroga alle norme sui protesti e sulle segnalazioni alle centrali dei rischi....

PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, tali iniziative sono agli atti, fanno parte della sua interpellanza urgente.

DOMENICO SCILIPOTI. No, questa è una aggiunta che ho fatto io, signora Presidente.

PRESIDENTE. Allora doveva farla prima, abbia pazienza, deve concludere.

DOMENICO SCILIPOTI. Chiudo sulle segnalazioni alle centrali dei rischi con un prestito ponte, statale, con tasso agevolato. Mi riservo di intervenire subito dopo l'intervento del Governo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, con l'interpellanza urgente n. 2-01226, l'onorevole Scilipoti ed altri chiedono se il Governo ritenga, in un momento economicamente difficile per le aziende e le famiglie italiane, di intervenire mediante l'assunzione di iniziative normative per rispettare l'impegno assunto, e approvato dalla Camera dei deputati il 22 giugno 2011, di avviare un tavolo di concertazione tra l'Associazione bancaria italiana, le associazioni dei consumatori rappresentative a livello nazionale, affinché l'interpretazione data all'articolo 2, comma 61, del decreto-legge n. 225 del 29 dicembre 2010, in merito all'articolo 2935 del codice civile, non si configuri come un danno nei confronti dei cittadini medesimi.
Al riguardo, si fa presente che l'articolo 2, comma 61, della legge n. 10 del 2011, di conversione del decreto-legge n. 225 del 2010, stabilisce che: «In ordine alle operazioni bancarie regolate in conto corrente, l'articolo 2935 del codice civile si interpreta nel senso che la prescrizione relativa ai diritti nascenti dall'annotazione in conto inizia a decorrere dal giorno dell'annotazione stessa. In ogni caso non si fa luogo alla restituzione di importi già versati alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge». Obiettivo della disposizione era di porre fine ad una situazione di incertezza del quadro normativo relativamente ai contratti bancari e regolati in conto corrente.
Sulla questione, la segreteria del Comitato interministeriale per il credito ed il risparmio, sentita la Banca d'Italia, ha comunicato che l'applicazione di interessi anatocistici, per i rapporti in conto corrente, è consentita, in deroga al codice civile, qualora la stessa sia conforme ai criteri dettati con delibera del CICR del febbraio 2000, e cioè sia garantita la medesima periodicità di capitalizzazione degli interessi attivi e passivi.
La disciplina emanata dal CICR si applica a partire dalla data della sua emanazione, aprile 2000. Per quanto riguarda le clausole in materia di anatocismo stipulate nel periodo precedente, l'articolo 25, comma 3, del decreto legislativo n. 342 del 1999, che ne faceva salva la validità, è stato dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale con sentenza n. 425 del 17 ottobre 2000. Ciò ha determinato l'insorgere di numerosi contenziosi tra banche e clienti per la ripetizione degli interessi anatocistici addebitati nel periodo antecedente l'emanazione della citata delibera.
Con l'introduzione del citato comma 61, dell'articolo 2, del cosiddetto decreto milleproroghe, il legislatore ha inteso incidere Pag. 77sul termine di decorrenza della prescrizione del diritto alla restituzione di tali somme, stabilendo che tale prescrizione inizia a decorrere dal giorno dell'annotazione in conto dell'operazione di addebito-accredito e non dalla chiusura del rapporto di conto. La segreteria del Comitato interministeriale per il credito e il risparmio ha, infine, precisato che la Banca d'Italia effettua, in generale, controlli a distanza e ispettivi sull'osservanza delle disposizioni in materia creditizia, tra le quali rientrano anche le norme concernenti la periodicità di capitalizzazione degli interessi.
Resta fermo che le controversie tra banca e cliente su questioni della specie sono rimesse alla competenza dell'autorità giudiziaria ovvero, qualora ne ricorrano i presupposti, agli specifici organismi di risoluzione stragiudiziale appositamente costituiti (arbitro bancario e finanziario).
Peraltro, ove dalla verifica degli effetti della citata disposizione, attualmente al vaglio della Corte Costituzionale, risultasse che la stessa ha prodotto effetti imprevisti o indesiderati che pregiudichino l'equità dei rapporti tra banche e clientela, non potrà farsi a meno di valutare l'opportunità di una sua correzione.

PRESIDENTE. L'onorevole Scilipoti ha facoltà di replicare.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, la ringrazio, perché lei mi ha fornito delle delucidazioni. Tuttavia, quello che mi ha riferito non mi ha soddisfatto molto. Dico ciò perché noi chiedevamo alcuni interventi, che ancora non vi sono; vi sono soltanto delle riflessioni, ma così non si esce da quella situazione non favorevole che è stata creata ad arte nei confronti dei cittadini.
Sono quindi dispiaciuto, anche se lei non fa altro che riportare quello che hanno scritto gli uffici e ciò che hanno detto i suoi colleghi, ma mi aspettavo che i due ordini del giorno, che erano impegni del Governo nei confronti di un gruppo politico, in modo particolare di alcuni parlamentari e, in modo ancora più particolare, di un parlamentare che si chiama Scilipoti, potessero oggi avere applicazione e qualche delucidazione in più rispetto a quanto fatto in passato. Infatti, molte parole si esprimono, ma pochi fatti poi si avverano.
Infatti, si dice che è importante agire in un modo, ma poi non se ne viene fuori e non si trovano soluzioni vere. Cosa significa ciò, signor sottosegretario? Significa che le famiglie, che si trovano in difficoltà, continueranno a trovarsi in difficoltà, che le imprese, che si trovavano in difficoltà, continueranno a trovarsi in difficoltà e, se effettivamente non dovesse esserci - come penso, perché attraverso la risposta non l'ho notato - una presa di posizione, una scelta seria e concreta nell'interesse di coloro, i quali hanno fatto l'Italia grande e hanno contribuito a lavorare nell'interesse, non solo delle proprie famiglie, ma del Paese Italia, sicuramente qualche decisione la dovremo prendere. Dobbiamo cercare di essere più incisivi o cercare di trovare qualche soluzione più idonea rispetto a quella che sino ad oggi è stata trovata.
Signor sottosegretario, non vorrei riportare i numeri che ho dato poco fa, ma sono 1.600 le imprese che sono già a rischio di fallimento, perché molte di queste, quasi il 70 per cento, ha problemi con le banche. La riflessione che facevo, per la quale da molti sono stato criticato e da qualcuno deriso, perché scioccamente non sapeva di cosa parlavo e scioccamente non aveva capito bene la mia riflessione o quella che cercavo di portare all'attenzione del mondo politico nazionale o, forse non mi sono spiegato bene, era quella di fare un condono fiscale con riforme strutturali.
A cosa sarebbe servito tale condono fiscale? A trovare delle soluzioni, affinché molte imprese che si sono trovate in difficoltà negli ultimi cinque anni uscissero da tali difficoltà. Infatti, signor sottosegretario, vi sono molte imprese che non sono «delinquenti», ma si sono trovate in grande difficoltà e, per uscirne fuori, basterebbe dargli un piccolo aiuto. Pag. 78Chi è delinquente, delinquente era e delinquente rimane. Quel condono fiscale non sarebbe servito per i delinquenti, ma per coloro i quali hanno avuto ed hanno delle difficoltà, anche con le banche, che si sono comportate in modo maldestro e scorretto.
Tuttavia, così detto e così fatto, quel condono fiscale non dice niente, ma se al condono fiscale fossero affiancate le riforme strutturali che dovremmo fare, dando più potere al fisco e facendo sì che si applichi un sistema di tipo anglosassone anche in Italia, sicuramente, per il futuro, molti comportamenti scorretti da parte delle banche e di alcuni cittadini non perfettamente ligi al dovere potrebbero essere messi in difficoltà.
I comportamenti di scorrettezza si potrebbero incominciare ad attenuare. Infatti, una legge più forte e una riforma strutturale che dia maggiori poteri agli agenti del fisco permetterebbero sicuramente di intimidire coloro che volessero comportarsi in modo scorretto.
Per ritornare alla riflessione conclusiva, signor sottosegretario, mi auguro che questa mia interpellanza urgente non si riduca soltanto a parole al vento o a chiacchiere inutili, come si suol dire in gergo dialettale siculo, ma piuttosto si traduca in riflessioni ascoltate da un rappresentante del Governo che ne possa fare, non dico tesoro, ma quanto meno lo inducano ad interessarsi anche di questo argomento (che non è di sua competenza), affinché possa riferire ai colleghi del Governo che gli impegni presi debbono essere mantenuti.
Infatti, la serietà si vede principalmente negli impegni che si dice di mantenere e poi si mantengono, perché le parole sono parole e i fatti sono fatti. Non si tratta soltanto di fare contento un parlamentare o un gruppo politico, ma di intervenire nei confronti di coloro i quali sono stati vittima ed hanno dato la vita per costruire una grande Paese. Mi riferisco a coloro che hanno costruito un «figlio» che si chiama azienda e se lo vedono portare via o ammazzare, nel senso pesante forse della parola, da questi personaggi che hanno solo l'obiettivo di fare lucro e profitto, senza interessarsi di quello che potrebbe succedere.
Oggi viviamo un momento difficilissimo. Tutti noi dovremmo rendercene conto, però questo momento non deve essere difficilissimo solo per noi. Più che il Governo ed i cittadini, gli enti che dovrebbero interessarsi a questa problematica e fare un mea culpa dovrebbero essere le banche. Queste ultime hanno attuato un comportamento sempre maldestro ed hanno sempre preso, senza dare nulla o molto poco.
Allora, una riflessione del genere andrebbe fatta da parte del Governo nell'interesse della collettività. Non a caso ho citato un articolo comparso su quasi tutti i giornali d'Italia sul fatto che le maggiori banche d'Italia hanno evaso 3 miliardi di euro, facendo una triangolazione con l'estero. Si tratta dell'Unicredit, del Monte dei Paschi di Siena, di Intesa San Paolo e di tutti gli altri che sono oggi presenti sul mercato.
Questo significa che è veramente grave e che quello che i cittadini e le imprese ci dicono, ossia che sono stati truffati, corrisponde alla realtà. Questo atteggiamento, quanto detto dai giornali e l'evasione delle banche fanno capire che nel loro comportamento, nella loro testa e nel loro modo di pensare e di agire c'è sempre un'unica mentalità, ossia quella di fare profitto, disinteressandosi di tutto.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 7 novembre 2011, alle 16:

1. - Discussione del disegno di legge:
S. 2967 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'eserci- zio Pag. 79finanziario 2010 (Approvato dal Senato) (C. 4707).
- Relatore: Simonetti.

2. - Discussione della mozione Damiano ed altri n. 1-00745 concernente iniziative relative all'accesso al trattamento previdenziale per i lavoratori in mobilità.

3. - Discussione della mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00747 concernente iniziative per garantire la piena attuazione della legge n. 55 del 2010 e per promuovere una specifica normativa europea in materia di marchio di origine.

La seduta termina alle 18,45.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO LUCA VOLONTÈ SUL DISEGNO DI LEGGE N. 4624-A

LUCA VOLONTÈ. Con questo disegno di legge si intende ratificare e dare esecuzione allo Statuto dell'IRENA, l'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili istituita in occasione della Conferenza di Bonn del 26 gennaio 2009, ed in occasione della quale cui fu adottato lo Statuto, che ne regola l'organizzazione e l'attività, firmato nell'occasione da 75 Paesi, tra cui l'Italia.
L'obiettivo dell'Agenzia è quello di diffondere e di favorire la diffusione delle energie rinnovabili in un contesto internazionale in cui, oltre ad alleggerire i problemi di sicurezza energetica, esse possano altresì contribuire a ridurre significativamente le emissioni di CO2 e a favorire un processo di sviluppo sostenibile dell'economia. Inoltre essa è preposta ad altre importanti finalità, come incoraggiare la ricerca scientifica e tecnologica, fornire assistenza normativa e regolatoria ai Paesi membri, nonché consulenza finanziaria, qualora lo richiedano, organizzare percorsi di formazione e di specializzazione. Lo Statuto dell'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili si compone di 20 articoli. Di questi, particolare rilievo assume l'articolo III che reca le definizioni di energia rinnovabile, bioenergia, energia geotermica, idraulica, dei mari, solare ed eolica. Con l'articolo VIII sono costituiti come organi principali dell'Agenzia: l'Assemblea, il Consiglio e il Segretariato, con sede ad Abu Dhabi. L'articolo IX riguarda l'Assemblea di IRENA, che ne è l'organo supremo e dove sono presenti tutti i Paesi membri con un loro rappresentante dotato di diritto a un voto.
Il disegno di legge presentato dal Governo si compone di quattro articoli, riferiti in ordine all' autorizzazione alla ratifica, all'esecuzione, alla copertura finanziaria ed all' entrata in vigore. In merito al terzo articolo, l'onere derivante dall'attuazione della presente legge è valutato in euro 570.240 annui a decorrere dall'anno 2011. Ad esso si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2011-2013, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2011 (comma 1).
I componenti della Commissione Affari esteri e comunitari, riuniti in data 27 ottobre 2011, hanno concordemente manifestato apprezzamento rispetto all' istituzione dell'IRENA ed alla ratifica dello statuto istituito a Bonn nel 2009, auspicando che l'Agenzia realizzi con successo i suoi obiettivi. L'esame della ratifica arriva a pochi giorni dal primo Consiglio europeo dell'Ambiente, in cui gli Stati membri si sono detti favorevoli «ad un secondo periodo di impegno nell'ambito del Protocollo di Kyoto come parte della transizione verso un accordo quadro più vasto e legalmente vincolante» e precede la Conferenza delle parti contraenti il Protocollo di Kyoto che si svolgerà a Durban, in Sudafrica.
Si ritiene che il ruolo dell'Agenzia in questione vada incontro alle prospettive strategiche indicate dall'Unione europea. Pag. 80Un altro elemento che rende tale Agenzia strumento prezioso e rapido da promuovere è la tensione in Medio Oriente tra due Paesi grandi produttori di petrolio, Iran e Arabia Saudita, in seguito alla notizia del complotto iraniano ordito per uccidere l'ambasciatore saudita a Washington. Si tratta di un fatto che potrebbe comportare inevitabili quanto intuibili ripercussioni sull'economia del petrolio su scala mondiale, per cui lo sviluppo delle energie rinnovabili, a maggior ragione, rappresenta un imperativo etico non solo per la protezione dell'ambiente ma anche per la sostenibilità economica dell'approvvigionamento energetico, oltre ogni forma di interdipendenza soggetta a fluttuazioni non facilmente prevedibili. Le fonti di energia rinnovabile sono una scommessa per il futuro del pianeta e l'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili potrebbe essere un utile quanto indispensabile strumento di governance delle politiche ad esse sottese.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO FABIO PORTA SULLE MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE RELATIVE ALLE PROCEDURE PER IL VOTO DEGLI ITALIANI ALL'ESTERO

FABIO PORTA. Le mozioni presentate dall'onorevole Garavini e dall'onorevole Di Biagio concordano su tre punti essenziali.
Il primo riguarda la considerazione che l'inserimento in Costituzione della Circoscrizione Estero e l'adozione con legge ordinaria del voto per corrispondenza hanno finalmente consentito di dare «effettività» al diritto di voto, che era riconosciuto su un piano formale, ma che era di fatto negato ai cittadini che vivono lontano dal nostro Paese.
Il secondo attiene al riconoscimento che la prova pratica del voto ha evidenziato alcune difficoltà di funzionamento e alcune disfunzioni che hanno creato disagio e conseguenti lamentele tra numerosi elettori.
Il terzo è l'opinione condivisa che a queste disfunzioni, che si sono ripetute in diverse tornate elettorali, sia referendarie che politiche, si possa dare pronto rimedio mettendo mano alle proposte di legge già depositate in Parlamento, contenenti specifiche soluzioni di riforma.
Da parte degli stessi relatori già in questa occasione sono venute alcune indicazioni che hanno dato il senso dell'urgenza e, nello stesso tempo, della possibilità di superare contraddizioni e irregolarità. Così, la ormai annosa divaricazione tra gli elenchi dell'AIRE e gli elenchi consolari può essere affrontata sia con un piano straordinario di verifica dei dati sia, e soprattutto, a mio parere in modo probabilmente definitivo, con la cosiddetta inversione dell'opzione del sistema di voto, nel senso di prevedere un'esplicita dichiarazione per votare per corrispondenza. È vero che la base dei votanti rischierebbe di restringersi, ma è altrettanto vero che avremmo un verticale abbattimento dei rischi di manomissione derivanti dai plichi che girano senza un preciso indirizzo dei destinatari e senza sapere davvero se questi esistano e se hanno diritto di voto o desiderano votare.
La stampa centralizzata dei materiali elettorali, inoltre, eviterebbe le tentazioni di falsificazione delle schede. Così come l'adozione di sistemi di accertamento della percezione nominativa del plico da parte di ciascun elettore, rafforzata dall'obbligo di inserire nella busta grande la fotocopia di un documento di riconoscimento, sarebbe un evidente contributo alla sicurezza del voto, per la cui piena realizzazione è il caso di affidarsi anche al reciproco controllo delle forze locali in campo, mediante la formazione di Comitati elettorali operanti in ogni circoscrizione consolare.
Mi sono soffermato su alcune possibili soluzioni, peraltro contenute nei disegni di legge depositati, per il fatto che quando si parla del voto dei cittadini italiani all'estero si avverte tra le forze politiche, nell'opinione pubblica e tra gli stessi rappresentanti istituzionali un atteggiamento di riserva, se non di vero e proprio sospetto, che perpetua un'antica e dannosa diffidenza verso questo mondo. Antica perché Pag. 81risale alle posizioni delle classi dirigenti postunitarie che si vergognavano degli emigranti italiani che giravano il mondo per procurarsi quel lavoro, dannosa perché in questo momento di grave crisi, poter conservare e valorizzare i legami con le nostre comunità, rappresenta un evidente e incisivo sostegno per gli interessi del nostro Paese.
La messa in sicurezza del voto degli italiani all'estero è invece possibile. Purché la si voglia fare e non si voglia invece cancellare totalmente un'esperienza che ha integrato milioni di concittadini nel nostro sistema democratico.
La ragione di fondo che però mi ha spinto ad intervenire, signor Presidente, è legata alle notizie di stampa che da qualche mese si susseguono sulle intenzioni, ma anche su atti formali adottati dal Governo, sul tema della riforma istituzionale.
Le fonti di stampa che hanno anticipato i contenuti della cosiddetta bozza Calderoli, che lo stesso ministro appena pochi giorni orsono ha illustrato per l'ennesima volta al Presidente Napolitano, sono concordi nel riportare la cancellazione della Circoscrizione Estero. So bene che in materia di riforma della Costituzione l'ultima parola tocca al Parlamento e che nel nostro caso i giochi sono ancora aperti. Ma non sono così ingenuo da sottovalutare il peso che su una decisione di questo genere può avere l'orientamento del Governo e della maggioranza che lo sostiene se pensasse di interrompere il lungo cammino di costruzione dell'effettiva cittadinanza degli italiani all'estero e rimangiarsi il frutto di decenni di richieste e di impegno unitario. Se così fosse si tratterebbe di un'evidente violazione della Costituzione e di una soluzione di terribile cecità politica e istituzionale, adottata proprio mentre il valore delle migrazioni si afferma a livello mondiale e molti paesi stanno imboccando la strada che noi abbiamo contribuito ad aprire nel recente passato. E ciò che certamente non è accettabile è che il Governo deliberi formalmente dei provvedimenti e poi li nasconda o li avvolga in una nebbia di mistificazione, per evitare che possa stimolare prevedibili e negative reazioni. Converrà, signor Presidente, che il nostro dibattito e il voto che ci accingiamo ad esprimere sulle mozioni rischiano di diventare «lunari» senza un chiarimento preventivo di questo genere. Il Governo, dunque, si decida a consegnare alle Camere questa fantomatica proposta di riforma o, quantomeno, dica in questa occasione qual è il suo orientamento sulla Circoscrizione Estero.
E una volta tanto sia chiaro, senza salti mortali o doppiezze, come quelli fatti in alcune ipocrite dichiarazioni di questi giorni. Ci eviti l'ipocrisia di dire che non intende togliere il voto ai cittadini italiani all'estero. Ci mancherebbe solo questo, che cittadini di pieno diritto, per altro formalmente garantiti dalla Costituzione, siano espropriati del diritto di voto. Ci dica con chiarezza se intende confermare la Circoscrizione Estero e il voto per corrispondenza, sia pure riformato e messo in sicurezza, o se intende tornare al regime precedente, in cui il diritto di voto era riconosciuto ma si poteva realmente esercitare solo tornando da varie parti del mondo in Italia.
Se queste mozioni serviranno almeno ad avere questo chiarimento di fondo, credo che avranno raggiunto una parte sostanziale dell'obbiettivo che si proponevano.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4624-A - articolo 1 439 439 220 439 52 Appr.
2 Nom. articolo 2 453 453 227 453 50 Appr.
3 Nom. em. 3.1 465 465 233 465 49 Appr.
4 Nom. articolo 3 468 468 235 468 49 Appr.
5 Nom. articolo 4 479 479 240 479 47 Appr.
6 Nom. Ddl 4624-A - voto finale 489 489 245 489 43 Appr.
7 Nom. Pdl 98 ed abb. - B - articolo 1 491 491 246 491 42 Appr.
8 Nom. articolo 2 487 487 244 487 42 Appr.
9 Nom. articolo 3 492 492 247 492 42 Appr.
10 Nom. articolo 4 494 494 248 494 42 Appr.
11 Nom. articolo 5 491 490 1 246 490 41 Appr.
12 Nom. articolo 6 491 491 246 491 41 Appr.
13 Nom. articolo 8 490 490 246 490 41 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 9 494 494 248 494 41 Appr.
15 Nom. articolo 10 500 500 251 500 41 Appr.
16 Nom. articolo 12 501 325 176 163 324 1 41 Appr.
17 Nom. articolo 13 497 494 3 248 494 41 Appr.
18 Nom. articolo 14 497 497 249 497 41 Appr.
19 Nom. articolo 15 500 500 251 500 41 Appr.
20 Nom. articolo 16 499 499 250 499 41 Appr.
21 Nom. articolo 17 494 494 248 494 41 Appr.
22 Nom. articolo 18 499 499 250 499 41 Appr.
23 Nom. Pdl 98 ed abb. - B - voto finale 482 482 242 482 39 Appr.
24 Nom. Moz. Garavini e a 1-655 425 424 1 213 424 40 Appr.
25 Nom. Moz. Di Biagio e a 1-663 428 427 1 214 427 40 Appr.
26 Nom. Moz. Zacchera e a 1-672 430 428 2 215 428 40 Appr.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 30)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. Moz. Tassone e a 1-716 n.f. 431 429 2 215 428 1 40 Appr.
28 Nom. Moz. Orlando L. e a 1-717 431 409 22 205 409 40 Appr.
29 Nom. Moz. Mosella e a 1-718 427 419 8 210 419 40 Appr.
30 Nom. Moz. Lo Monte e a 1-727 423 414 9 208 413 1 40 Appr.