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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 544 di mercoledì 2 novembre 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 16,15.

DONATO LAMORTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 25 ottobre 2011.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Belcastro, Bergamini, Berlusconi, Bernini Bovicelli, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brunetta, Carfagna, Casero, Catone, Cicchitto, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Fava, Fitto, Franceschini, Frattini, Galati, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Leone, Mantovano, Maroni, Martini, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Misiti, Moffa, Laura Molteni, Leoluca Orlando, Polidori, Prestigiacomo, Ravetto, Razzi, Reguzzoni, Roccella, Romani, Rotondi, Stefani, Tremonti e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dello Statuto dell'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA), fatto a Bonn il 26 gennaio 2009 (A.C. 4624-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dello Statuto dell'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA), fatto a Bonn il 26 gennaio 2009.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 4624-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Narducci, ha facoltà di svolgere la relazione.

FRANCO NARDUCCI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'istituzione dell'Agenzia internazionale per l'energie rinnovabili (IRENA) è avvenuta il 29 gennaio 2009 con la Conferenza istitutiva di Bonn, in occasione della quale è stato adottato lo statuto in esame firmato in quella circostanza da 75 Paesi tra i quali l'Italia. L'Agenzia intende promuovere l'adozione accresciuta e generalizzata di tutte le forme di energia rinnovabile nella prospettiva dell'implementazione della sostenibilità dell'approvvigionamento in un contesto di accresciute misure volte ad assicurare l'efficienza energetica, come si Pag. 2evince dall'articolo 2 dello statuto. Tali misure sono considerate prioritarie nel sostegno alle politiche degli Stati aderenti per il contributo che l'energia rinnovabile può dare alla tutela dell'ambiente.
Signor Presidente, l'energia e il suo approvvigionamento rappresentano una delle grandi sfide che il mondo intero dovrà affrontare nei prossimi decenni, e le energie rinnovabili più che un'opzione per il futuro potrebbero essere il futuro stesso. In alcuni Paesi a nord delle Alpi le autorità comunali distribuiscono a tutti i domicili familiari opuscoli che invitano al risparmio energetico e illustrano con casi concreti come tale obiettivo possa essere raggiunto a partire, per esempio, dalla sostituzione dei vecchi elettrodomestici. Si tenta in tal modo di frenare il continuo aumento del consumo di elettricità introdotto soprattutto dalla crescita economica e dall'evoluzione degli insediamenti urbani.
In effetti in materia di energie ciò che ieri era la certezza senza dubbio è diventato oggi la certezza del dubbio, come dimostra la decisione di Germania e Svizzera di uscire dal nucleare, ma le energie rinnovabili rappresentano anche un'opportunità di carattere tecnologico che può contribuire alla creazione di molti posti di lavoro. Il primo passo compiuto dall'Unione europea verso una strategia per lo sviluppo delle energie rinnovabili risale al 20 novembre 1996 con l'adozione voluta dalla Commissione del Libro verde Energia per il futuro: Le fonti energetiche rinnovabili. Una ulteriore tappa significativa si è avuta nel 2001 con il Libro verde sulla sicurezza dell'approvvigionamento energetico, che si è occupato anche della dipendenza energetica dei Paesi membri.
Ben venga ora l'Agenzia IRENA che, in quanto centro di eccellenza per la tecnologia correlata all'energia rinnovabile, agisce sia sul piano della ricerca che della formazione, dello sviluppo e dell'implementazione tecnologica, favorendone la diffusione tra gli Stati membri grazie anche a forme di assistenza strategica, sia su quello dell'interazione tra i vari organismi interessati alle questioni inerenti tali forme di energia, dopo avere accuratamente analizzato e monitorato quanto avviene sullo scenario globale.
L'Agenzia IRENA ha un elemento caratterizzante ovvero la sua vocazione universale che la rende potenzialmente aperta all'adesione di tutti i Paesi della comunità internazionale su base paritaria, anche se occorre sottolineare in proposito che, ad oggi, Brasile, Russia e Cina non hanno firmato lo statuto, mentre l'India lo ha, invece, sottoscritto e già ratificato. Lo statuto, finalizzato a regolare l'organizzazione e le attività di IRENA, alla data del 18 settembre 2011, risulta firmato da 155 membri e ratificato da 85 Stati. Attualmente, lo statuto dell'IRENA deve essere ancora ratificato da 8 Stati dell'Unione europea tra cui figurano, oltre all'Italia, l'Austria, il Belgio, l'Estonia, l'Irlanda, la Grecia, il Regno Unito e l'Ungheria.
In sintesi, rimandando per completezza al testo scritto, vorrei sottolineare che lo statuto dell'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, avente sede ad Abu Dhabi, si compone di 20 articoli tra i quali assume particolare rilievo l'articolo 3 che reca le definizioni di energia rinnovabile. Nel corso della prima sessione...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Narducci.

FRANCO NARDUCCI... dell'assemblea di IRENA - e concludo - svoltasi il 4 e 5 aprile scorso, nella capitale degli Emirati Arabi, il cittadino keniano Adnan Amin, già direttore presso il programma dell'ONU per l'ambiente, è stato nominato direttore generale. Consegnerò il testo, signor Presidente, perché mi sembra un po' limitativo il tempo messo a disposizione per un tema così importante...

PRESIDENTE. È il Regolamento.

FRANCO NARDUCCI... ma vorrei preannunciare - questo credo sia interessante soprattutto in questo momento di difficoltà dei conti pubblici - che, in coerenza con quanto convenuto dai gruppi nella seduta del 27 ottobre scorso e svolti Pag. 3gli opportuni approfondimenti, in qualità di relatore ho presentato un emendamento, riferito all'articolo 3, finalizzato a spostare al 2012 la decorrenza degli oneri finanziari derivanti dall'attuazione del disegno di legge di ratifica in esame. Per cui, praticamente il nostro contributo, visto che ancora non abbiamo ratificato e non siamo nel board dell'ufficio, viene spostato per oltre 500 mila euro al 2012.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Narducci, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritto a parlare l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, concordando in larghissima misura con l'intervento del relatore, mi limito ad osservare che daremo voto favorevole a questo provvedimento perché costituisce, non solo un adempimento di natura internazionale, ma anche perché convinti del valore nel merito di questa iniziativa che viene a coprire sostanzialmente un vuoto nella regolamentazione internazionale in materia di energia intesa in senso molto generale. Preannuncio, quindi, il nostro voto favorevole e mi riservo di intervenire compiutamente in sede di dichiarazione di voto in Aula.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, la produzione di energia attraverso fonti rinnovabili, le cosiddette energie verdi, ha fatto registrare negli ultimi anni un notevole incremento. Si prevede, pertanto, un'ulteriore rapida espansione delle energie rinnovabili in tutto il mondo, sia in quello industrializzato, che nel cosiddetto mondo in via di sviluppo. Le previsioni indicano che, intorno al 2050, circa il 50 per cento del fabbisogno energetico del mondo sarà prodotto da fonti rinnovabili non inquinanti. Vi è stata in questi anni, conseguentemente, una consistente crescita di investimenti in questo settore che ha anche comportato un incremento occupazionale.
Questo settore diventerà sempre più strategico in relazione al crescente fabbisogno di energia per l'intera umanità. Si tratterà, quindi, di potenziare questo settore per contribuire ad uno sviluppo sostenibile. In tal senso, occorrerà dare supporto a Governi, alla ricerca e alle imprese che decideranno di investire in capitali e risorse umane nelle fonti rinnovabili e nelle tecnologie a bassa emissione inquinante. L'obiettivo dell'Agenzia IRENA è, dunque, quello di favorire la diffusione internazionale delle energie rinnovabili garantendo una capillare e solida sicurezza energetica e, al tempo stesso, contribuendo a ridurre significativamente l'emissione soprattutto di CO2. L'attività dell'Agenzia può svolgere la propria azione, sia verso Paesi industrializzati, che a favore dei Paesi meno avanzati. Anche per il nostro Paese la produzione di energia da fonti rinnovabili riveste un interesse notevole sotto un duplice aspetto.
Anzitutto perché le energie rinnovabili sono fonti nazionali e, quindi, contribuiscono alla nostra sicurezza energetica nazionale e, inoltre, l'affermazione nostra in questo settore permette alle nostre aziende di estendere la propria capacità di collaborazione all'estero. Sono, quindi, due esiti importanti che dobbiamo valorizzare e promuovere.
Del resto - concludo - i più recenti dati evidenziano che il settore delle fonti rinnovabili ha già assunto in Italia un ruolo di rilievo anche con benefici effetti occupazionali. In ragione di queste considerazioni già preannuncio il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà (Applausi del deputato Renato Farina).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

Pag. 4

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, IRENA, che è l'acronimo di questa Agenzia, oggetto del provvedimento in esame, è stata istituita per promuovere la diffusione e il passaggio a livello globale delle energie rinnovabili ritenute la strada da percorrere per raggiungere gli obiettivi in materia di protezione del clima, sicurezza energetica, crescita economica e futuro e opportunità di lavoro. Inoltre rappresenta una pietra miliare sulla strada verso un approvvigionamento di energia orientato verso il futuro.
Nel gennaio 2009, 120 delegazioni governative e 75 Paesi firmatari sia di nazioni industrializzate sia di quelli in via di sviluppo, si sono riuniti a Bonn per sottoscrivere lo statuto dell'IRENA che rappresenta la prima organizzazione a livello mondiale dedita unicamente a questo tipo di energie, quelle appunto rinnovabili, integrando l'Agenzia internazionale per l'energia, l'AIE, e l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, o AIEA, dotando così le energie rinnovabili di una voce univoca a livello internazionale.
Il compito principale di IRENA sarà quello di agevolare la diffusione e l'adozione a livello globale delle energie rinnovabili mediante la fornitura di servizi di consulenza e assistenza a Paesi industrializzati e in via di sviluppo, in particolare per quanto riguarda il potenziamento delle capacità in materia e la definizione dei quadri normativi. Inoltre IRENA si occuperà della ricerca di soluzioni globali alle sfide che si frappongono allo sviluppo delle energie rinnovabili e offrirà il suo sostegno nella definizione di politiche in materia a tutti i livelli.
A tutt'oggi lo statuto di cui al disegno di legge al nostro esame è stato firmato da 155 membri e ratificato da 85 Stati. Tra gli Stati europei che non hanno ancora ratificato mancano ancora, oltre all'Italia ovviamente, l'Austria, il Belgio, l'Estonia, l'Irlanda, la Grecia, il Regno Unito e l'Ungheria. Ma c'è da aggiungere che, nonostante l'elemento caratterizzante di detta Agenzia risieda proprio nella sua vocazione a prevedere un'ampia adesione delle nazioni su base paritaria, spiace dover constatare che dei quattro Paesi che formavano il noto BRIC, cioè Brasile, Russia, Cina e India, vi abbia aderito la sola India mentre gli altri tre Paesi non hanno voluto sottoscrivere questo statuto che si compone di venti articoli. Certamente non staremo qui ad analizzare i venti articoli perché ci ha già provveduto il relatore.
L'argomento della ratifica in questione trova il mio gruppo, l'Italia dei Valori, da sempre sensibile. Da molto tempo, infatti, insistiamo con proposte di legge, ma anche attraverso la presentazione di recenti e vincenti referendum sull'abbandono del nucleare, sull'importanza e necessità di predisporre e finanziare con convinzione una nuova strategia energetica nazionale sempre meno dipendente dal carbone e dai combustibili fossili e in grado di sostenere realmente la crescita delle energie alternative, riducendo drasticamente le emissioni inquinanti.
Sotto quest'ultimo aspetto va ricordato che l'obiettivo che l'Unione europea ha imposto all'Italia è quello di coprire, entro il 2020, con le fonti energetiche rinnovabili il 17 per cento dei consumi energetici nazionali, mentre a tutt'oggi le fonti rinnovabili di energia hanno contribuito complessivamente al consumo interno lordo italiano di energia per una percentuale di poco superiore al 9,6 per cento.
Riteniamo che il Governo non abbia finora intrapreso alcuna seria e convincente politica industriale e fiscale finalizzata al raggiungimento dei suddetti obblighi presi nell'ambito europeo, nessuno stanziamento credibile di risorse, né per incentivare gli investimenti nei settori dell'efficienza energetica, delle energie rinnovabili e delle nuove tecnologie, né, tanto meno, politiche fiscali mirate a favore tali settori, quando, al contrario, il raggiungimento dei suddetti obiettivi europei imporrebbe, in questo ambito, l'avvio immediato di efficaci politiche di breve e medio periodo.
Non va dimenticato che la fine della stagione nucleare nel nostro Paese, certificata Pag. 5dall'importantissimo risultato referendario, deve ora consentire di invertire la rotta finora seguita dal Governo. Diventa, perciò, indispensabile predisporre e finanziare con convinzione la strategia energetica di cui prima parlavo.
Peraltro, va sottolineato che il passaggio da un sistema energetico come quello attuale, basato sostanzialmente sulle energie fossili in gran parte d'importazione, ad uno basato su fonti rinnovabili, che derivano dal sole, dal vento, dal calore terrestre, eccetera, consentirebbe all'economia del nostro Paese di allentare la dipendenza dall'estero per l'approvvigionamento del petrolio e del metano.
Molti Paesi, infatti, già hanno risposto alla crisi iniziata nel 2008 varando «pacchetti verdi», ossia misure di promozione dell'efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. Ma è a livello internazionale - e in Europa in particolare - che si assiste ad un'accelerazione ormai irreversibile di crisi delle energie fossili a favore di un modello basato, sostanzialmente, sulle fonti rinnovabili.
Pertanto, emerge con chiarezza la necessità che il nostro Paese prenda atto della rivoluzione energetica in corso e agisca coerentemente e con particolare efficacia anche alla luce dei grandi benefici che questo settore, come tutta la green economy, può dare in termini di nuovi posti di lavoro, nonché di crescita e di sviluppo produttivo. È per questo motivo, che l'Italia dei Valori sostiene la celere approvazione del provvedimento di autorizzazione alla ratifica dello statuto dell'IRENA.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Maggioni. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sembra un'ironia della sorte, ma oggi ci troviamo a ratificare un atto importante e, al tempo stesso, impegnativo per il nostro futuro, proposto e fortemente voluto dalla Germania, Paese leader rispetto all'uso delle energie rinnovabili, che ha saputo coinvolgere, fino ad oggi, ben 85 Paesi nella costituzione di quest'Agenzia.
Consideriamo positivamente anche la portata della membership: non solo Paesi occidentali o membri del G8. Basti pensare che la prima assemblea dell'IRENA si è svolta ad Abu Dhabi, nel cuore del mondo arabo, che ha nelle energie fossili la principale risorsa della propria economia. Anche l'India partecipa su base paritaria, mentre occorrerà coinvolgere Paesi come il Brasile e la Cina, forti consumatori di energia.
IRENA ha una vocazione universale, come devono essere i temi dello sviluppo, del rispetto dell'ambiente e della sicurezza energetica, e non poteva essere altrimenti. Le ambizioni dell'Agenzia sono quelle di ampliare e favorire la diffusione delle energie rinnovabili a livello internazionale, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. È un tema che sta diventando urgente, non solo per questioni ambientali, ma anche per garantire sufficienti approvvigionamenti energetici in relazione all'aumento esponenziale dei consumi nei Paesi emergenti.
IRENA non sarà un'Agenzia politica, ma agirà sul piano della ricerca, della formazione, dello sviluppo e dell'implementazione tecnologica di energie alternative, favorendone la diffusione tra gli Stati membri, anche tramite forme di assistenza strategica.
L'Agenzia dovrà svolgere anche un'utile attività di benchmarking tra le migliori pratiche correnti in relazione all'energia rinnovabile e, sempre nello stesso ambito, attività di consulenza ed assistenza ai Paesi membri, anche riguardo alle possibilità di finanziamenti.
Non posso, tuttavia, non sottolineare come le questioni di carattere ambientale e internazionale dovrebbero avere maggiore risalto nel nostro Paese. L'Agenzia è stata costituita nel gennaio del 2009 senza alcun sostegno mediatico.
Lo Statuto è entrato in vigore un anno prima rispetto al momento in cui è stata chiesta la ratifica a questo Parlamento e, sino alla prima assemblea di IRENA, tenutasi nell'aprile del 2011, i poteri dell'Agenzia Pag. 6sono stati esercitati ad interim da una commissione preparatoria aperta a tutti i Paesi membri.
Va notato, inoltre, che ora ci troviamo a ratificare questo Statuto avvalorando un ente che non vede rappresentanti italiani in seno al suo board decisionale.
Nonostante ciò, su questa Agenzia c'è assoluta condivisione nel merito e nelle sue finalità, nella speranza che tale ente sia in grado di favorire i cambiamenti ormai non più rinviabili nel settore della produzione di energia.
In questa direzione l'Unione europea e il nostro Paese stanno facendo molto, nonostante la fase congiunturale sfavorevole. Ora, è necessario che anche le altre economie facciano la loro parte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 4624-A)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore, onorevole Narducci, rinunzia alla replica. La Presidenza, su richiesta del rappresentante del Governo, sottosegretario Saglia, autorizza, sulla base dei criteri costantemente seguiti, la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo del suo intervento.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della proposta di legge: La Loggia e Carlucci; Bersani ed altri; Pelino ed altri; Vignali ed altri; Jannone ed altri; Vignali ed altri; Borghesi ed altri: Norme per la tutela della libertà di impresa. Statuto delle imprese (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 98-1225-1284-1325-2680-2754-3191-B) (ore 16,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge d'iniziativa dei deputati La Loggia e Carlucci; Bersani ed altri; Pelino ed altri; Vignali ed altri; Jannone ed altri; Vignali ed altri; Borghesi ed altri, già approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato: Norme per la tutela della libertà di impresa. Statuto delle imprese.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 98-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare del Partito Democratico ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la X Commissione (Attività produttive) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Raisi, ha facoltà di svolgere la relazione.

ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di legge in esame, in seconda lettura alla Camera, ha iniziato il suo iter presso la X Commissione nel 2009 con la presentazione della proposta di legge Vignali (A.C. 2754), cui sono state successivamente abbinate altre sei proposte di legge.
Il 14 luglio 2010 è stato adottato il testo unificato elaborato dal Comitato ristretto. La discussione in Assemblea si è conclusa il 15 marzo 2011 con l'approvazione all'unanimità della proposta di legge. L'esame nella X Commissione al Senato ha avuto inizio il 29 marzo 2011 e si è concluso il 20 ottobre scorso con l'approvazione del testo con modificazioni, anche questa volta all'unanimità.
In seconda lettura, la X Commissione della Camera non ha apportato modifiche al testo approvato dal Senato. I pareri pervenuti dalle Commissioni I, II, V, VI e Pag. 7VIII sono stati favorevoli, mentre la V Commissione ha espresso parere favorevole con condizione.
Il provvedimento è volto a stabilire i diritti fondamentali delle imprese definendone lo statuto giuridico, con particolare riferimento alle micro, piccole e medie imprese, nel seguito indicate con l'acronimo MPMI, relativamente alle quali si intendono recepire le indicazioni contenute nello Small Business Act adottato a livello comunitario.
Il Capo I (articoli da 1 a 5) disciplina le finalità e i principi della legge. Si prevede il sostegno per l'avvio di nuove imprese da parte dei giovani e delle donne; la valorizzazione del potenziale di crescita, di produttività e di innovazione delle imprese, con particolare riferimento alle MPMI e, infine, l'adeguamento dell'intervento pubblico alle esigenze delle MPMI.
Tra i principi che concorrono a definire lo statuto sono elencati, tra l'altro: la libertà di iniziativa economica e concorrenza; la semplificazione burocratica; la progressiva riduzione degli oneri amministrativi a carico delle imprese; il diritto delle imprese all'accesso al credito informato, corretto e non vessatorio e, infine, misure di semplificazione amministrativa (articolo 2, modificato dal Senato).
In particolare, il Senato è intervenuto inserendo il comma 2, che dispone che i principi generali elencati dall'articolo 2 sono volti prevalentemente a garantire alle imprese condizioni di equità funzionale, operando interventi di tipo perequativo per le aree sottoutilizzate, nel rispetto dei principi fissati dall'articolo 107 del Trattato sul funzionamento dell'UE.
È previsto anche il principio della libertà di associazione tra imprese; le associazioni dovranno integrare i propri statuti con un codice etico (articolo 3, modificato dal Senato).
L'articolo 4 attribuisce la legittimazione ad agire da parte di associazioni di categoria rappresentate nel sistema delle camere di commercio o nel CNEL sia a tutela di interessi relativi alla generalità degli appartenenti alla categoria professionale, sia a tutela di interessi omogenei relativi solo ad alcuni appartenenti.
L'articolo 5, modificato dal Senato, reca le definizioni rilevanti ai fini della legge in esame, tra cui quella di MPMI.
Il Capo II (articoli da 6 a 15) disciplina i rapporti tra imprese e istituzioni.
L'articolo 6, modificato dal Senato, prevede che Stato, regioni, enti locali ed enti pubblici siano tenuti a valutare l'impatto delle iniziative legislative e regolamentari sulle imprese, anche con riguardo alle MPMI. Inoltre, nel caso in cui dalle normative possano derivare oneri informativi e costi amministrativi per le imprese, l'introduzione degli stessi deve essere effettuata con gradualità e tenendo conto della dimensione, del numero degli addetti e del settore merceologico delle imprese stesse. L'articolo, inoltre, novella l'articolo 14 della legge n. 246 del 2005 in materia di impatto della regolamentazione (AIR).
Gli articoli 7 e 8 recano misure per la riduzione e trasparenza degli adempimenti amministrativi a carico di cittadini e imprese.
Più in particolare, gli atti di natura regolamentare e amministrativa devono recare in allegato l'elenco di tutti gli oneri informativi gravanti sui cittadini e sulle imprese (articolo 7); inoltre, non possono essere introdotti nuovi oneri regolatori, informativi o amministrativi senza contestualmente ridurne o eliminarne altri. Per ciascun onere informativo deve essere poi effettuata una stima dei costi gravanti sui destinatari (articolo 8, modificato dal Senato).
L'articolo 9 reca norme dirette alla semplificazione dei procedimenti per l'attività di impresa. È previsto che le pubbliche amministrazioni svolgano la loro attività in modo da ridurre o eliminare gli oneri meramente formali e burocratici a carico delle imprese e che, per il tramite delle camere di commercio, informino sulla pubblicazione delle norme per l'esercizio di ciascuna tipologia di attività.
Il comma 5 novella l'articolo 2630 del codice civile dimezzando l'entità della sanzione amministrativa pecuniaria per Pag. 8l'omessa esecuzione di denunce, comunicazioni e depositi presso il registro delle imprese; tale sanzione è peraltro ridotta ad un terzo, se la comunicazione avviene nei 30 giorni successivi alla scadenza dei termini.
L'articolo 10, modificato dal Senato, contiene una delega al Governo finalizzata ad eliminare i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, al riordino degli incentivi alle imprese e, infine, alla loro internazionalizzazione.
Al riguardo, ricordo che la Commissione bilancio ha espresso parere favorevole a condizione di sopprimere l'articolo 10, comma 1, al fine di rinviare il recepimento della direttiva 2011/7/UE, recante disposizioni per la lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, da cui potrebbero derivare oneri finanziari. La scadenza per l'adeguamento degli ordinamenti nazionali è fissata al 16 marzo 2013 e la nuova disciplina dovrebbe, in ogni caso, riguardare solo i contratti stipulati successivamente alla suddetta data.
Auspico pertanto che, nelle more del recepimento della direttiva, sia possibile introdurre nell'ordinamento le opportune modifiche normative e amministrative, individuando le risorse necessarie al graduale smaltimento dei debiti pregressi e all'accelerazione dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni.
Nell'esame in seconda lettura, infatti, la X Commissione ha ritenuto preferibile non modificare il testo per consentirne una rapida trasformazione in legge; ciononostante, si ritiene assolutamente condivisibile che il Governo proceda con grande cautela all'attuazione della direttiva, in considerazione del notevole impegno economico che ne potrebbe derivare.
L'articolo 11 dispone che le certificazioni rilasciate alle imprese da enti autorizzati sostituiscono le verifiche delle autorità competenti, fatte salve eventuali responsabilità penali.
Relativamente all'articolo 12, finalizzato a modificare alcune soglie in materia di contratti pubblici, nel corso dell'esame al Senato, sono state soppresse le lettere b) e c) - che recavano disposizioni relative alle soglie per il ricorso alle procedure negoziate senza bando e ristretta semplificata - poiché su tali disposizioni sono già intervenute le norme recate dalla lettera l) e dalla lettera m) del comma 2 dell'articolo 4 del decreto-legge n. 70 del 2011.
Rimane, invece, nell'articolo 12 la disposizione che prevede, relativamente all'affidamento dei servizi di progettazione, l'elevazione da centomila euro degli importi delle soglie dei contratti pubblici di rilevanza comunitaria di cui all'articolo 28, del decreto legislativo n. 163 del 2006 (codice dei contratti pubblici), vale a dire 125 mila euro per i committenti che sono amministrazioni centrali dello Stato (sostanzialmente i ministeri) e 193 mila euro per gli altri committenti.
L'articolo 13, principalmente volto a rendere più trasparente l'informazione relativa agli appalti pubblici d'importo inferiore alle soglie stabilite dall'Unione europea e ai bandi per l'accesso agli incentivi da parte delle MPMI, nonché a favorire l'accesso delle MPMI agli appalti pubblici, ha subito limitate modifiche nel corso dell'esame al Senato.
Le modifiche più rilevanti sono state apportate ai commi 2 e 6. Il comma 2, che prescrive alla PA (al fine di agevolare l'accesso agli appalti da parte delle MPMI) di suddividere gli appalti in lotti o lavorazioni ed evidenziare le possibilità di subappalto, è stato integrato al fine di chiarire che ciò deve avvenire senza nuovi o maggiori oneri finanziari; garantendo non la conoscibilità della corresponsione dei pagamenti da parte della stazione appaltante (come prevedeva il testo approvato dalla Camera), ma la corresponsione diretta dei pagamenti che, inoltre, dovranno essere effettuati tramite bonifico bancario, riportando sullo stesso le motivazioni del pagamento.
Il comma 6, che imponeva alle prefetture-uffici territoriali del Governo e ai commissari di Governo di provvedere alla predisposizione di elenchi di imprese e fornitori (cosiddette white list) contenenti l'adesione, da parte delle imprese, a specifici Pag. 9obblighi di trasparenza e di tracciabilità dei flussi di denaro, di beni e servizi, è stato soppresso in quanto è confluito nell'articolo 4, comma 13, del decreto-legge n. 70 del 2011.
L'articolo 14, introdotto dal Senato, prevede la costituzione di un consorzio obbligatorio nel settore dei laterizi (COSL), per ridurre l'impatto ambientale e valorizzare la qualità e l'innovazione dei prodotti. Il COSL dovrà gestire un fondo alimentato dalle imprese del settore consorziate e finalizzato ad incentivare la chiusura delle unità produttive meno efficienti, ed eventualmente a finanziare le spese annuali di ricerca e sviluppo sostenute dalle imprese del settore.
L'articolo 15, introdotto dal Senato, estende l'applicazione della disposizione che prevede la sospensione dei pagamenti agli affidatari che non trasmettono le fatture quietanziate del subappaltatore o del cottimista entro il termine stabilito.
L'articolo 16, modificato dal Senato, riguarda il ruolo dello Stato nel perseguimento dell'obiettivo di garantire la competitività e la produttività delle MPMI e delle reti di imprese.
L'articolo 17, relativo all'istituzione del Garante per le MPMI, ha subito alcune modifiche nel corso dell'esame al Senato, volte principalmente ad integrarne le funzioni, con la finalità, fra l'altro, di potenziarne le attività di monitoraggio sull'impatto dell'attività normativa.
Il capo IV, composto dal solo articolo 18, riguarda la legge annuale sulle MPMI. L'articolo, cui il Senato ha apportato solo limitate integrazioni, introduce nell'ordinamento la «Legge annuale per le MPMI», al fine di attuare lo Small Business Act. Il provvedimento, da presentare alle Camere entro il 30 giugno di ogni anno, è volto a definire gli interventi in materia per l'anno successivo e reca, oltre a una o più deleghe, norme di immediata applicazione per favorire e promuovere le MPMI.
Credo così di aver esaurito l'illustrazione del provvedimento. La ringrazio, signor Presidente.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritto a parlare l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, il Paese sta vivendo un momento particolarmente difficile. Abbiamo alle spalle giornate gravide di incertezza e non è detto che potremmo uscire presto e bene da un'emergenza che rischia di avvitarsi su se stessa.
Signor Presidente, cari colleghi, se questa Camera volesse dare, oggi e domani, un piccolo contributo per rasserenare un clima pesante, e lasciare un ulteriore segno positivo in una legislatura connotata da sfide gravissime ed inedite, credo che potrebbe farlo approvando in via definitiva, all'unanimità, come in occasione della prima lettura - lo ha ricordato il relatore storico di questa proposta di legge, l'onorevole Raisi -, il progetto di legge largamente bipartisan che abbiamo all'esame, il quale, anche per assonanza con un'altra legge che ha fatto la storia d'Italia, è stato denominato Statuto delle imprese. Potrebbe farlo approvando senza modifiche il testo votato dal Senato.
Al di là delle considerazioni riguardanti il contenuto del provvedimento, il fatto stesso che il Parlamento abbia voluto riconoscere alle imprese il diritto di avere un proprio statuto e che questa scelta sia stata sostanzialmente condivisa da tutte le forze politiche, rappresenta - ne sono convinto - un salto culturale di cui tutti i gruppi presenti in quest'Aula sono protagonisti, e possono giustamente rivendicarne il merito.
Sono convinto, infatti - anche se la storia non si fa con i «se» e con i «ma» - che una legge siffatta non sarebbe stata possibile nella passata legislatura, per la presenza in questa Camera di pregiudizi ideologici allora contrari ed ostili alla cultura dell'impresa.
Qual è il cambiamento che questo provvedimento propone, pur con tutti i suoi limiti e pur con tutte le sue opzioni programmatiche? Nel nostro ordinamento Pag. 10l'impresa è considerata come un soggetto tenuto ad assicurare i diritti altrui, nei confronti dei lavoratori prima di tutto. Con questo provvedimento l'impresa diventa un soggetto di diritti nei confronti di tutti: dei propri dipendenti, delle altre parti sociali, degli altri soggetti dell'economia, delle altre imprese, visto che si tratta soprattutto dei diritti delle imprese micro, piccole e medie, ma, soprattutto, nei confronti dello Stato.
Tra i principi sanciti è forte e ripetuta la riduzione degli oneri amministrativi a carico delle imprese, sono previste misure di semplificazione burocratica, diventa obbligatoria la valutazione dell'impatto dell'iniziativa legislativa e regolamentare sulle imprese ed è istituito un garante delle micro, piccole e medie imprese, di cui sarà previsto lo stato giuridico.
Credo che vi sia un filo rosso di coerenza - non intendo assumere alcun atteggiamento polemico, ma solo ragionare con lei, Presidente, e con i colleghi - tra questa proposta di legge e quanto ci proponiamo di fare con la revisione dell'articolo 41 della Costituzione e degli articoli ad esso collegati.
Non sono convinto, in generale, che vi sia un'urgenza di cambiare la Costituzione. Dico ciò anche sulla base dell'esperienza compiuta, perché la riforma del Titolo V ha sicuramente creato più problemi di quanti non ne abbia risolti.
Sono convinto, invece, che le norme evolvano nel tempo e così anche la loro interpretazione. Tuttavia, la parte più datata e, quindi, anche la più caduca, della nostra Carta costituzionale, pur ancora così vitale nei suoi principi generali, è proprio, a mio avviso, il titolo III, riguardante i rapporti economici.
Sull'impresa, pertanto, il Governo sta portando avanti un'operazione complessa, che parte, appunto, dall'articolo 41 della Costituzione, perché nel testo attuale l'impresa è in libertà vigilata.
Sarebbe sufficiente fare un confronto con l'articolo 2082 del codice civile del 1942, laddove definisce la figura dell'imprenditore. Lo cito testualmente per dar prova di una limpidezza legislativa e di un rispetto anche della figura dell'imprenditore che il codice del 1942 aveva rispetto al terzo comma, per esempio, dell'articolo 41 della Costituzione: «È imprenditore - recita l'articolo 2082 - chi esercita professionalmente una attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o servizi».
Oppure, si potrebbe citare l'articolo 2555 del codice civile, che definisce la figura dell'azienda: «L'azienda è il complesso dei beni organizzati dall'imprenditore per l'esercizio dell'impresa». Non c'è la norma dirigista di cui al terzo comma dell'articolo 41 della Costituzione, di cui do lettura: «La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali».
Per la maggioranza la modifica dell'articolo 41 della Costituzione è coerente con la proposta di legge che voteremo, mi auguro, domani. Certo, tale provvedimento può entrare a far parte del nostro ordinamento anche a legislazione costituzionale invariata. Non voglio, infatti, sovvertire l'ordine delle fonti del diritto, ma sarà la spinta innovativa dello statuto dell'impresa che darà un maggiore impulso in un contesto costituzionale in movimento, in cui l'impresa diventa una protagonista indispensabile alla vita economica del Paese come scelta irreversibile e permanente di un modello sociale per il quale non esistono libertà politiche senza libertà economiche.
L'associazionismo delle imprese, che dal provvedimento riceve un riconoscimento del suo ruolo con la legittimazione ad agire in giudizio e l'invito a predisporre un codice etico, è critico nei confronti del Governo. In questo momento e in questa fase lo è stato più volte, anche in queste ore così drammatiche nella vita del Paese. Eppure, oltre a questo provvedimento, sono tante le iniziative legislative che il Governo ha promosso nell'interesse delle imprese, fin dal 2008, con la semplificazione burocratica amministrativa, che ha Pag. 11comportato - secondo stime convalidate da diversi osservatori - risparmi per 3,6 miliardi di euro l'anno.
Per molti aspetti lo ha fatto anche il «collegato lavoro»: dall'arbitrato all'uniformità e alla riduzione dei termini per il ricorso contro i licenziamenti, fino al sostegno a modelli negoziali orientati alla competitività e alle esigenze delle imprese stesse. Ricordo la detassazione delle quote di retribuzione legate alla produttività e le norme di cui all'articolo 8 del cosiddetto decreto di Ferragosto, che liberalizzano e rendono più flessibile la contrattazione collettiva, anche in deroga. Ricordo, inoltre, le decisioni assunte in materia di ammortizzatori sociali nel momento in cui vi era una necessità più intensa di venire incontro alle esigenze delle imprese e dei lavoratori.
Avviandomi alla conclusione e tornando al provvedimento in discussione, il gruppo del Popolo della Libertà intende ringraziare il collega Vignali, il cui contributo e impegno sono stati determinanti per arrivare a questo risultato. Ma anche l'onorevole Vignali, che pure è stato impegnato ed ha senza dubbio una competenza che gli deriva dalla sua storia professionale, non sarebbe stato in grado di contribuire ad ottenere questo risultato senza il clima di civile confronto che esiste nella Commissione attività produttive.
In questa sede voglio ringraziare non solo il relatore, ma anche la presidente, l'onorevole Lulli, presidente del maggior gruppo di opposizione in Commissione, e tutti i colleghi della Commissione attività produttive per essere riusciti a ragionare in una situazione difficile e complessa non solo in questo caso, ma anche in altri che sono stati all'esame di quest'Aula.
Questo clima mi induce a formulare un appello. So che sono stati presentati degli emendamenti al testo approvato dal Senato. Credo che sarebbe opportuno evitare una nuova lettura e che sarebbe, invece, estremamente utile un voto definitivo da domani; un voto definitivo che consentisse a questa proposta di legge di diventare legge dello Stato.
Credo che, pur con tutti i suoi limiti - certo non abbiamo cambiato la storia del mondo o dell'industria italiana -, questa sia una pagina bella e positiva che questa Camera potrà attribuire a se stessa nel giorno in cui questo provvedimento sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, domani approveremo, in quest'Aula, definitivamente, una legge ordinaria di iniziativa parlamentare e stimo che al Paese sembrerà una cosa di natura straordinaria.
Mi rivolgo a lei, Presidente, come al Governo e ai colleghi, per dire che, ancora oggi, da autorevoli giornalisti - oggi su Il Sole 24 Ore, la settimana scorsa sul Corriere della Sera - veniva giustamente richiamato che il Parlamento e la Camera dei deputati sono ormai sottoposti, da più d'un anno, all'approvazione esclusiva delle ratifiche e a quella rarità di leggi ordinarie, come quella che approveremo domani. Questo viene richiamato, con scandalo - aggiungo, con giusto scandalo -, e viene richiamato anche come fattore di funzione e di ruolo del Parlamento italiano.
Ora, mi permetterò, in questa sede - nella discussione di questa proposta di legge ordinaria che voteremo in modo favorevole, com'è noto -, di richiamare l'autorevolezza della Presidenza della Camera per le sue funzioni, dirette e indirette, oltre a quella dei capigruppo di questo Parlamento italiano, al fine di rendere chiaro ai cittadini e alle cittadine italiane, ai mezzi di comunicazione, che, se questo Parlamento non approva e non licenzia leggi ordinarie di iniziativa parlamentare, l'unica ragione dipende dal fatto che il Fondo speciale per le leggi ordinarie di iniziativa parlamentare, previsto dalle cosiddette leggi finanziarie, è stato consumato per intero nel mese di febbraio 2011, con distrazione di quelle esigue risorse per disegni di legge del Governo. Pag. 12
Perché mi permetto di svolgere questo chiarimento? Perché questo chiarimento è doveroso per la onorabilità del Parlamento e delle istituzioni e per il giudizio casomai di critica - come quello che mi permetterò - al Governo e alla formazione delle leggi di finanza, perché sottrarre al Parlamento le leggi di iniziativa parlamentare e le leggi ordinarie è un sintomo che non può essere condiviso dalla democrazia italiana.
Detto ciò, annunciavo già che noi domani voteremo a favore della proposta di legge sullo statuto delle imprese perché alle micro, alle piccole e alle medie imprese sia consegnato, da parte del Parlamento, il loro statuto attraverso una legge ordinaria - come dicevo - che è stata celere, anzi è diventata meno celere nei mesi che ci separano da marzo ad oggi perché è stata forse trattenuta eccessivamente nell'Aula del Senato. Ma torno a quanto volevo dire. Si tratta di una proposta di legge ordinaria, senza richiamare e ricorrere a riforme o disegni di legge costituzionale, quale la modifica dell'articolo 41 della Costituzione.
Insomma, onorevole Cazzola, mi permetterò, in dissenso con le sue valutazioni, di osservare che è possibile articolare, come in questo caso, il diritto dell'impresa e articolare la stessa ragione della dichiarazione che risiede nell'articolo 41 della Costituzione senza immaginare percorsi che già per la loro lungaggine ci porterebbero probabilmente al futuro Governo, quando esso sarà deciso nel nostro Paese.
Ma, detto ciò, è corretto rendere esplicite le posizioni quando, nelle loro dinamiche, hanno valutazioni diverse. Vengo al dunque delle ragioni fondative che ci hanno visto impegnati con i colleghi della maggioranza in X Commissione e poi in Aula, così come è avvenuto in Senato, a lavorare per questa legge-quadro con le sue deleghe importanti che temevamo non si potessero conseguire congiuntamente, ma che abbiamo conseguito. Si veda, una per tutte, la delega sul cosiddetto mancato pagamento da parte della pubblica amministrazione e delle relazioni che intercorrono nei pagamenti tra privati. Noi pensiamo che quella delega sia una cosa importante.
Poi ancora in X Commissione abbiamo recuperato positivamente, durante la discussione del disegno di legge comunitaria per il 2011, con l'attuazione della direttiva europea sui pagamenti della pubblica amministrazione, un altro emendamento a firma del collega Lulli, condiviso dalla X Commissione, che introduce quella norma indispensabile che ci viene chiesta dall'arcipelago delle medie, delle piccole, delle micro imprese: che siano pagate dalle amministrazioni pubbliche a cui forniscono beni o servizi entro 30 giorni.
Ma perché questo è un punto chiave? Perché la prima modalità di sano finanziamento di un'impresa, soprattutto se piccola, media o micro, è la corretta relazione tra debitore e creditore nell'ambito dei pagamenti, sia della pubblica amministrazione che tra privati, mentre, come è noto a tutti, troppo spesso il fabbisogno di credito delle piccole e medie imprese è artificiosamente cresciuto per modalità di pagamento capestro che hanno generato un corto circuito anche nei sistemi di autofinanziamento, pure tra quelli più sani ed evoluti. Questo ci è sembrato uno dei punti fondamentali della discussione che ci ha fatto lavorare sulla proposta di legge e domani sulla sua approvazione come legge.
Tuttavia, come gruppo del Partito Democratico, noi guardiamo già avanti all'approvazione della stessa legge che avverrà domani, sulla base degli elementi che lo Statuto ci offre. Dunque, una delle prime cose che noi pensiamo maturino obiettivamente nella situazione data dalla crisi nel Paese, nell'Europa e nell'Occidente e dalle difficoltà che ci sono nell'economia reale - a partire dalle piccole, medie e micro imprese - è la disciplina degli interventi fiscali di sostegno alle piccole e medie imprese, dato che è obbligatorio, nella congiuntura attuale, in quello che potremo chiamare il decreto sviluppo, se verrà, inserire misure urgenti per affrontare la crisi - come verranno e Pag. 13quali contenuti avranno - e riformare l'attuale sistema di incentivi alle imprese.
Lo faremo già nella discussione della proposta di legge che approveremo domani, ma lo riproponiamo oggi in Aula: l'istituzione di un Fondo unico per la crescita e lo sviluppo innovativo nel quale possano confluire tutti i fondi finalizzati all'erogazione di incentivi destinati da leggi nazionali agli interventi di sostegno alle imprese stanziati naturalmente dallo Stato al fine di eliminare gradualmente l'IRAP sul costo del lavoro, abbattere i costi energetici delle PMI, eliminare la indeducibilità in maniera progressiva degli interessi passivi dal reddito operativo lordo, introdurre un sistema fiscale premiante per le reti di imprese. Noi pensiamo a quello che abbiamo discusso a marzo in quest'Aula e che oggi torniamo a discutere qui, nella congiuntura data, proprio nella congiuntura data: la parola, il sostantivo, l'ambizione, l'obiettivo si chiama crescita del Paese, misure in favore della crescita del Paese, misure che non possano prescindere da quanto detto.

PRESIDENTE. Onorevole Vico, la prego di concludere.

LUDOVICO VICO. Concludo, signor Presidente, un solo minuto, se gentilmente lei me lo consentirà. A proposito di consentire, io - e noi, come gruppo - siamo convinti che l'articolo 12, così come è tornato dal Senato, in X Commissione non lo avremmo neanche concepito. Questo per dire che la proposta di legge - come modificata in quel punto - torna da noi in un modo non decisamente gradito. E allora? Allora, per affrontare ciò che abbiamo davanti, che ho chiamato la crescita, questa proposta di legge che approveremo domani ci dà un contributo perché restituisce dignità al 95 per cento dell'apparato produttivo del sistema Italia e restituisce dignità di percorso comune come, in X Commissione, la proposta Vignali e Lulli è stata in grado di farci avanzare in questi mesi. Penso che le ragioni della crisi potremo affrontarle con questa volontà e con questi occhiali. Scusate se faccio riferimento agli occhiali, ma penso che il Paese ne abbia bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Torazzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, oggi siamo - speriamo - all'atto finale di una legge molto attesa in Padania perché, finalmente, mette questo Parlamento a confronto con la realtà.
Durante l'intervento, a marzo avevo detto che avevamo toccato la distanza tra il Paese reale ed il Paese burocratico perché, durante l'elaborazione di questa proposta di legge in Commissione, ad un certo punto si verificò uno scontro durissimo tra il volere del legislatore, i parlamentari eletti dal popolo e le posizioni, i veti, i dubbi dei rappresentanti della nostra burocrazia, tanto che ad un certo punto la Lega aveva minacciato di non sostenere più questa proposta di legge se non si fosse proceduto ad una modifica, recuperando i valori che inizialmente erano stati introdotti.
Questo recupero c'è stato: noi avremmo voluto di più, però è comunque un risultato. La distanza si vede ancora nel fatto che questa proposta di legge - licenziata dalla Camera a marzo - torna da noi dopo otto mesi: è un provvedimento che ha molti principi positivi, lo hanno ricordato anche i colleghi, ed io voglio qui ricordare la riserva del 60 per cento di tutti i finanziamenti ed incentivi a favore delle PMI, con un'ulteriore riserva per le micro imprese. La situazione economica che viviamo in questo periodo - situazione drammatica - ci dice che, quando avevamo chiesto di dare più libertà e spazio, di ridurre i lacciuoli alle imprese, di permettere agli imprenditori di essere trattati da pari dalle amministrazioni e di intervenire sul nodo dei pagamenti - che ha ricordato anche il collega, pochi minuti fa - sia dell'amministrazione pubblica che tra privati, avevamo ragione, tanto è vero che adesso queste stesse cose sono diventate il fulcro di quelle richieste per la crescita che ci chiede anche l'Europa. Pag. 14
Voglio tornare brevemente su alcune delle modifiche che sono state introdotte al Senato: l'articolo 6, nel quale si prevede la valutazione dell'impatto su tutte le nuove normative, riceve il nostro plauso; l'articolo 10, che prevede l'integrale recepimento della direttiva dell'Unione europea sui pagamenti, costituisce un altro passo importante: noi avevamo previsto comunque una normativa di questo genere. Poi c'è il passaggio dell'articolo 14, che sarebbe stato meglio definire per quello che è, ossia un intervento a favore di bonifiche e dell'ambiente perché - così com'è scritto - lascia spazio anche a malevoli interpretazioni. Per fortuna, il rappresentante del Governo ci ha spiegato qual è il senso: il senso è quello di permettere la dismissione di alcune piccole fornaci, evitando che in ragione di piccoli interessi si verifichino problemi ambientali.
Noi voteremo a favore di questo provvedimento domani e ci auguriamo che questa sia davvero l'ultima lettura e che lo spirito che ha portato all'approvazione bipartisan di questa proposta di legge possa essere recuperato anche nel momento in cui discuteremo i provvedimenti che il Governo ed il Paese si sono impegnati a portare avanti con l' Unione europea e che sono stati anche salutati con favore dal Presidente della Repubblica.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, il provvedimento di cui discutiamo oggi reca norme per la tutela della libertà di impresa, un titolo importante e significativo, perché, quando affrontiamo il tema dello Statuto delle imprese, non possiamo prescindere dal considerare il possibile contributo che le imprese italiane possono dare, specie in questa fase di crisi, alla crescita e all'incremento del prodotto interno lordo italiano. Sotto tale profilo mi preme, innanzitutto, segnalare come durante la prima lettura del testo presso la Camera dei deputati, grazie all'approvazione di numerosi emendamenti proposti dal gruppo dell'Italia dei Valori, il principio della responsabilità sociale delle imprese, sancito dal Testo unico sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, sia entrato di diritto nello Statuto delle imprese, il che significa che tale Statuto dovrà mirare a promuovere l'inclusione delle problematiche sociali e delle tematiche ambientali nello svolgimento delle attività delle imprese e nei loro rapporti con le parti sociali.
In secondo luogo, lo Statuto dovrà mirare al riconoscimento del contributo fondamentale delle imprese, alla crescita e alla prosperità economica, nonché al riconoscimento dei doveri cui l'imprenditore è tenuto ad attenersi nell'esercizio della propria attività. In tema di rapporti con la pubblica amministrazione abbiamo ottenuto anche che vengano ridotti o eliminati gli oneri meramente formali e burocratici relativi all'avvio dell'attività imprenditoriale e all'instaurazione dei rapporti di lavoro nel settore privato, nonché gli obblighi e gli adempimenti non sostanziali a carico dei lavoratori.
In materia di contrasto all'infiltrazione della criminalità organizzata negli appalti e nelle forniture pubbliche è stato approvato un emendamento targato Italia dei Valori, poi espunto durante il passaggio al Senato, ma che oggi ripresenteremo in Aula in questa Camera, dove si prevedeva che le prefetture predisponessero elenchi di imprese e di fornitori contenenti l'adesione da parte delle imprese stesse a determinati obblighi di trasparenza e di tracciabilità dei flussi di denaro, beni e servizi.
In materia di cultura e innovazione abbiamo raggiunto l'obiettivo che, nell'ambito delle politiche pubbliche per la competitività, lo Stato favorisca la cooperazione strategica tra le università e le micro, piccole e medie imprese e che, per l'imprenditoria femminile lo Stato garantisca l'adozione di misure volte a sviluppare e a rendere più effettivo il principio di pari opportunità attraverso il potenziamento dei servizi per l'infanzia, in conformità agli obiettivi fissati dal Consiglio europeo di Lisbona del 23-24 marzo 2000, Pag. 15nonché l'attuazione del Piano straordinario per la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro.
Infine, è stato approvato un emendamento dell'Italia dei Valori che prevedeva la soppressione di una norma del tutto inutile che istituiva una Commissione parlamentare per le micro, piccole e medie imprese, con compiti di indirizzo e di controllo sull'attuazione degli accordi internazionali e della legislazione relativa alle suddette imprese. Senza quell'emendamento ci saremmo ritrovati con un nuovo organismo che, non essendo dotato né delle funzioni legislative né dei compiti delle Commissioni parlamentari permanenti di Camera e Senato, avrebbe solo creato duplicazioni e sovrapposizioni delle procedure a livello parlamentare.
Ma veniamo all'oggi: in questo provvedimento, come trasmesso in seconda lettura dal Senato, oltre ad essere state espunte alcune norme di estrema rilevanza, che, come ho già detto, il gruppo dell'Italia dei Valori ripresenterà in Aula, ne sono state introdotte altre, che presentano profili di criticità, rimanendo comunque delle norme manifesto, poiché sostanzialmente prive di copertura finanziaria. Ciò anche perché molti degli emendamenti che il gruppo dell'Italia dei Valori ha presentato, sia alla Camera sia al Senato, sono stati cassati. Ne voglio ricordare uno, quello relativo alla problematica dei ritardi dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese. Su questo tema è ora, cari colleghi, che sia il Governo sia il Parlamento prendano finalmente una posizione definitiva, inequivocabile. Dico ciò anche alla luce di quanto è accaduto martedì scorso durante l'esame della legge comunitaria 2011 in Commissione bilancio, dove è stata cancellata, con il voto della maggioranza, la direttiva dell'Unione europea n. 7 del 2011 sui ritardi dei pagamenti nelle transazioni commerciali.
È un atto gravissimo, contro il quale il mio gruppo si è opposto, che avrà effetti devastanti sulla sorte di moltissime imprese di medie e di piccole dimensioni.
Per tali ragioni il gruppo dell'Italia dei Valori, non potendo esimersi dall'evidenziare tale problema, presenterà specifiche proposte emendative sul punto tese a prevedere da un lato che, in caso di ritardato pagamento, alcune categorie di creditori della pubblica amministrazione possano richiedere alle amministrazioni debitrici la certificazione delle somme dovute e cedere il relativo credito ad un istituto o ente che ne assuma la piena titolarità, dall'altro che venga istituito un fondo per il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese e la previsione di disposizioni in materia di cessioni dei relativi crediti alla Cassa depositi e prestiti.
Onorevoli colleghi, concludo ricordando a tutti voi che il mondo dell'imprenditoria e delle piccole e medie imprese, le quali, come abbiamo più volte sottolineato, rappresentano il nerbo della nostra economia, si aspetta molto dal provvedimento in esame, soprattutto in questo grave momento di crisi economica.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Scarpetti. Ne ha facoltà.

LIDO SCARPETTI. Signor Presidente, vorrei esprimere anch'io, come hanno fatto i colleghi, la soddisfazione per essere giunti alla conclusione di un percorso importante che tratta di un tema altrettanto importante. Il merito di questo è, sicuramente, di chi ha coordinato i lavori, quindi vanno ringraziati senza dubbio il relatore, la maggioranza, ma anche l'opposizione per il lavoro che abbiamo fatto nel merito. Ritengo che così abbiamo risposto a questioni importanti perché lo statuto delle imprese dà una risposta alla stragrande maggioranza delle attività produttive del nostro Paese. Per inciso, ricordo che oltre il 94 per cento delle imprese in Italia ha meno di cinquanta dipendenti, che le imprese che possono essere classificate nel quadro delle micro, piccole e medie imprese sono quasi cinque milioni e che queste realizzano il 70 per cento circa del prodotto interno lordo italiano. Pag. 16
Come è stato ricordato, il provvedimento in esame torna alla Camera dopo che, per vari mesi, è stato esaminato dal Senato dove sono state introdotte delle modifiche, alcune condivisibili. Penso, ad esempio, all'istituzione del consorzio obbligatorio nel settore dei laterizi che interviene in un settore particolarmente importante che ha bisogno, da un lato, di modernizzazione e di innovazione e, dall'altro, di favorire interventi che puntino al risanamento e alla riqualificazione ambientale.
Altre modifiche, come ricordava l'onorevole Vico nell'intervento che mi ha preceduto, sono discutibili, anche se è nostra intenzione che il provvedimento in esame diventi, da domani, una legge operativa all'interno dello Stato italiano e che da lì si possa partire con ulteriori provvedimenti che la stessa proposta di legge prevede attraverso la delega al Governo su alcune questioni ed altre ancora.
Ricordo, molto rapidamente, i punti, a mio avviso, fondamentali di questa normativa. Per quanto riguarda il tema della semplificazione amministrativa, non si tratta di fare polemiche sulle cose che ho sentito dire in Aula, anche perché ho l'impressione che in questa legislatura la proposta di modifica costituzionale degli articoli 41 ed altri non sarà attuata. Vorrei semplicemente esporre una riflessione su un punto: bastano le leggi ordinarie se si vuole effettivamente semplificare le procedure burocratiche ed amministrative e porre la pubblica amministrazione non in contrasto, ma a fianco delle piccole e medie imprese.
Vi sono anche proposte di legge, che giacciono in Parlamento, volte a ridurre e semplificare, o meglio a passare da una cultura dell'autorizzazione - insisto su questo concetto - ad una cultura del controllo. Non importa modificare la Costituzione per sostenere che è consentito tutto ciò che non è espressamente vietato. Basta dire che chi si muove nell'ambito delle norme e delle regole esistenti (dalle leggi nazionali alle leggi regionali ed agli strumenti urbanistici locali) può farlo indipendentemente dalle autorizzazioni preventive: deve, però, funzionare un controllo a posteriori.
L'altra questione riguarda i rapporti di trasparenza con la pubblica amministrazione. Anche in tal senso i contenuti di questa proposta di legge sono importanti. La facilitazione e la trasparenza nel rapporto con il credito sono uno dei temi decisivi. Proprio in questi giorni credo che verifichiamo quanto sia difficile e come sia destinato, se non si inverte la situazione economico-finanziaria attuale, a peggiorare l'accesso al credito. C'è un ulteriore giro di vite in tema di credito nei confronti del mondo delle imprese, in particolare delle piccole imprese. Credo questo sia un punto importante sul quale dobbiamo agire.
La definizione di «reti», «distretti», «distretti tecnologici» e «meta-distretti» è anch'essa importante e anche qui c'è da lavorare. A mio avviso, quello che è stato un elemento virtuoso, ovvero l'eccessiva frammentazione, oggi rischia di essere un limite: la globalizzazione ci pone di fronte alla necessità di avere imprese in grado di stare nei mercati internazionali e globali. Pertanto, quella dimensione delle imprese, che oggi esiste, rimane sempre importante, ma vi sono funzioni che non si possono che compiere attraverso reti di imprese o distretti.
È chiaro che occorrono risorse. Questo sarà un altro tema che dovremo affrontare. È, infatti, chiaro che per facilitare questi processi di aggregazione bisogna attivare politiche di incentivazione e risorse.
L'altra questione importante è sicuramente la vessazione, cui sono sottoposte molte piccole imprese, da parte sia della pubblica amministrazione che delle imprese più grandi, le quali affidano lavori: è la questione relativa ai ritardati pagamenti. Mi pare molto importante che la legge delega preveda espressamente il recepimento delle direttive comunitarie.
Come dicevo, è stato realizzato un buon lavoro in Commissione, con uno spirito Pag. 17unitario di cui, forse, nella fase in cui il Paese sta attraversando, ci sarebbe ancora bisogno.
In conclusione, infatti, a mio avviso, questo è uno dei pochi lavori positivi che abbiamo prodotto in questa legislatura e appunto da domani, secondo noi, dovrebbe essere operativo. Tuttavia è facilmente comprensibile che questo provvedimento rischia di diventare un buon libro o un pezzo di carta. C'è infatti un problema preliminare, rispetto al quale credo tutti noi dobbiamo essere preoccupati. Se io penso alla situazione economico-finanziaria ed al rischio di un suo precipitare, vedo una distanza lunare tra le buone intenzioni di questo provvedimento ed il rischio di declino, che invece esiste nel nostro Paese.
Credo che si dovrebbe prendere atto che oggi c'è bisogno di uno sforzo, rispetto al quale la maggioranza ed anche il Governo attuali non sono sufficienti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 98-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore ed il rappresentante del Governo rinunziano alla replica.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della mozione Nunzio Francesco Testa, Paolo Russo, Bossa, Palagiano, Muro, Iannaccone, Pisicchio, Commercio ed altri n. 1-00725 concernente iniziative in relazione all'annunciato piano industriale di Alenia Aeronautica Spa, con particolare riferimento alle prevedibili ricadute sull'economia del Mezzogiorno (ore 17,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Nunzio Francesco Testa, Paolo Russo, Bossa, Palagiano, Muro, Iannaccone, Pisicchio, Commercio ed altri n. 1-00725, concernente iniziative in relazione all'annunciato piano industriale di Alenia Aeronautica Spa, con particolare riferimento alle prevedibili ricadute sull'economia del Mezzogiorno (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
Avverto che sono state, altresì, presentate le mozioni Di Pietro ed altri n. 1-00748 e Lulli ed altri n. 1-00749 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A - Mozioni). I relativi testi sono in distribuzione.

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritto a parlare l'onorevole Nunzio Francesco Testa, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00725. Ne ha facoltà.

NUNZIO FRANCESCO TESTA. Signor Presidente, l'Alenia Aeronautica Spa, facente parte della holding italiana Finmeccanica, è un'azienda che vanta una leadership mondiale quanto alla progettazione, alla realizzazione, alla certificazione e anche al supporto di velivoli di impiego sia civile che militare. Vale la pena ricordare che l'Alenia ha dodici stabilimenti (compresi quelli delle società controllate e precisamente Alenia Aeronavali, Alenia Aermacchi, Alenia Composite, Alenia Improvement e Alenia SIA), dislocati in cinque regioni d'Italia ed organizzati - questo è importante ed è il punto della mozione in esame - secondo lo schema dei centri di eccellenza. Essi impiegano una forza lavoro complessiva di circa 13.907 persone, il 40 per cento delle quali ingegneri e tecnici altamente qualificati. Pag. 18
La filiera aeronautica e spaziale è fortemente radicata soprattutto nell'area meridionale del Paese: basti pensare che solo nell'area metropolitana di Napoli, uno dei suoi quattro poli di eccellenza, impiega, nei soli quattro stabilimenti di Pomigliano d'Arco, Capodichino, Casoria e Nola, oltre 5.000 persone, mentre più di mille lavoratori sono impiegati nella provincia di Foggia e circa 850 a Grottaglie (Taranto). Sono numeri importanti e ad essi fanno seguito quelli dell'indotto che in genere rappresenta il 50 per cento, invece, in questo caso, il rapporto occupazionale, legato agli impianti industriali dell'Alenia, è pari a quasi il 100 per cento.
Proprio in ragione dell'evidente incidenza di questa attività sul tessuto economico del Mezzogiorno, nel mese di luglio del 2009 la Banca europea per gli investimenti ha accordato un prestito di 500 milioni di euro al gruppo Finmeccanica e, in particolare, all'Alenia Aeronautica allo scopo di supportare il ruolo industriale di Finmeccanica nelle regioni meridionali.
Detto finanziamento, come spiegato dalla Banca europea per gli investimenti, è stato concesso sulla base di due criteri: il finanziamento di attività di ricerca e sviluppo e la destinazione di risorse all'ampliamento dei siti produttivi localizzati in Campania, in particolare a Pomigliano d'Arco ma anche a Nola, Capodichino Casoria, ed in Puglia a Foggia e Grottaglie. Si tratta delle regioni italiane entrambe comprese nella zona di convergenza secondo i parametri comunitari.
Detto ciò, contrariamente a quanto ci si sarebbe aspettato e a quanto sarebbe stato giusto fare, l'azienda ha annunciato un piano industriale che invece penalizza decisamente i siti delle regioni meridionali a vantaggio degli insediamenti nelle regioni del Nord. Tra l'altro, è stato avviato il processo di fusione tra Alenia Aeronautica Spa (la controllante) e la controllata Alenia Aermacchi Spa. In realtà nulla di strano, se solo si riuscisse a comprendere la logica aziendale secondo la quale la più piccola, la società controllata, l'Alenia Aermacchi Spa, peraltro meno nota e con minori prospettive industriali, debba guidare il processo di fusione rispetto alla capofila Alenia Aeronautica. Addirittura è stato previsto lo spostamento della storica sede legale di Alenia da Pomigliano d'Arco (Napoli) a Venegono (Varese) con la conseguente perdita per la regione Campania di un importante centro decisionale e la refusione di un consistente gettito di imposte.
Alla luce di quanto sinora accaduto è chiaro che l'annunciato piano industriale, più che a precise logiche industriali, risponde a precise indicazioni politiche, ed è ancora più evidente come tali indicazioni politiche siano non solo in pieno contrasto con i grandi proclami del Governo sullo sviluppo del Mezzogiorno, ma siano anche adottate in un momento in cui la crisi economica, che ha colpito in misura significativa la produzione, i consumi, e le attività delle imprese meridionali, sta facendo crescere, ancora di più, come sottolineato dallo Svimez, il divario tra le due aree del Paese.
Ecco perché vorremmo che con questa mozione si impegnasse formalmente il Governo: anzitutto, ad intervenire per evitare un ingiustificato depauperamento delle capacità progettuali e produttive della già precaria economia meridionale; ad adottare le iniziative di competenza affinché la più grande holding industriale e finanziaria pubblica non solo non sottragga alle regioni meridionali i centri decisionali e produttivi ma, anzi, predisponga ed illustri un preciso e cospicuo piano di investimenti per questo Mezzogiorno d'Italia, depresso ma con grandi potenzialità. Si invita inoltre il Governo ad adottare le opportune iniziative perché si proceda ad una revisione del piano industriale annunciato che, se così realizzato, comporterebbe un'evidentissima contraddizione rispetto all'annunciato e tanto pubblicizzato piano per il Sud, che è un caposaldo del programma di Governo. E soprattutto chiediamo che il Governo assuma l'impegno di fornire precise indicazioni su quali siano le reali intenzioni in tema di politiche industriali e di sviluppo del Paese, con riferimento in particolar modo alle Pag. 19regioni meridionali in cui si concentra un terzo della popolazione, un quarto del prodotto interno lordo dell'Italia, e dove sono racchiuse le vere potenzialità di crescita del Paese, e anche di azione della politica economica per lo sviluppo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palagiano, che illustrerà la mozione Di Pietro ed altri n. 1-00748, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, il tema è il medesimo cioè riguarda l'Alenia, in particolare il trasferimento al Nord, della perdita di lavoro al Sud sempre più martoriato. Ricordo che l'Alenia Aeronautica, società controllata da Finmeccanica, è la maggiore realtà industriale italiana in campo aeronautico, ed è tra i più avanzati complessi mondiali sempre del settore aeronautico. È davvero un fiore all'occhiello dell'industria aeronautica. La società è impegnata nella progettazione, nella realizzazione, nella trasformazione e assistenza di una vasta gamma di velivoli e sistemi aeronautici sia civili che militari, in gran parte nell'ambito di collaborazioni con le importanti industrie mondiali del settore.
Sostanzialmente l'Alenia forma una serie di componenti, gran parte dei componenti di velivoli che spesso vengono assemblati altrove ma è effettivamente il cuore di certi velivoli - ripeto - sia civili che militari. Ricordiamo che la sola Alenia aeronautica, senza contare le società controllate, occupa oggi oltre novemila persone ed è organizzata in diverse aree di interesse: velivoli da combattimento, velivoli da trasporto militare, velivoli per missioni speciali, aerostrutture e velivoli civili, nonché trasformazione e revisione di velivoli.
L'amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, dopo aver dichiarato l'intenzione di svendere agli stranieri Ansaldo Breda e Ansaldo STS, e aver paventato di abbandonare il settore civile, mettendo quindi in pericolo anche Ansaldo energia, ha varato nell'ambito dell'aerospazio un piano di riorganizzazione che prevede mille 200 esuberi, cioè circa il 10 per cento dell'organico, oltre alla cassa integrazione per altri mille lavoratori e lo spostamento della direzione strategica e legale dalla Campania alla provincia di Varese.
Da troppo tempo si sta assistendo a ripetute promesse da parte del Governo di volersi attivare per garantire gli stabilimenti campani e del Centro-Sud, ma ancora una volta non si va oltre alle buone intenzioni, alle dichiarazioni e alle promesse vane. La crisi che stiamo attraversando è drammatica e la stanno pagando sulla loro pelle soprattutto i lavoratori di questo Paese, che ogni giorno lottano per mantenere il posto di lavoro, ma ancora una volta, in questa lotta per la sopravvivenza, a pagarne più pesantemente le conseguenze saranno i lavoratori del Sud Italia. A questa crisi la dirigenza dell'Alenia risponde con un piano industriale che vuole chiudere gli stabilimenti di Casoria, di Venezia e di Roma. Si vuol far pagare il conto ai lavoratori dell'Alenia di Casoria, dell'Alenia di Pomigliano, dell'Alenia di Roma. Solo a Casoria ci sono 465 lavoratori. Che fine faranno questi operai? La netta contrarietà alla cancellazione del sito di Casoria nasce anche dal fatto - come sottolineato dalle stesse organizzazioni sindacali - che il sito campano, proprio in funzione delle sue specificità produttive, rappresenta un punto nevralgico nel sistema dell'alimentazione per il resto dell'azienda, e senza il proprio supporto si darebbe la stura incondizionata all'esternalizzazione di parte focale della produzione dei velivoli civili.
Appare chiaro come l'amministratore delegato di Finmeccanica, con la decisione di spostare la «testa dell'azienda», che rappresenta uno dei settori di eccellenza per quantità e qualità dell'apparato industriale napoletano, campano e nazionale, da Pomigliano d'Arco alla provincia di Varese, confermi un preoccupante segnale di una volontà di trasferire progressivamente funzioni e attività dagli stabilimenti e dagli uffici meridionali al nord del Paese. Ad accompagnare queste misure ci sarà un piano di esternalizzazione che riguarderà Pag. 20logistica e magazzini, servizi di guardia e servizi amministrativi, per un totale di altri 500 lavoratori. Alenia Aermacchi sarà il nuovo soggetto che nascerà dalla fusione con chiusure drammatiche di importanti realtà del Mezzogiorno.
In pratica, il piano industriale dell'Alenia aeronautica Spa penalizzerà in maniera inaccettabile le proprie strutture operative localizzate al Meridione per favorire di fatto le sedi del nord. Una scelta sciagurata che non fa altro che acuire inevitabilmente il divario tra nord e sud e scaricare il peso maggiore di questo sedicente piano industriale sull'area del Paese più debole e su quella già colpita pesantemente più di altre da una crisi occupazionale gravissima.
Gli ultimi dati ISTAT sull'occupazione, infatti, hanno evidenziato come il gap nord-sud stia continuando a crescere e che l'ultima impennata della disoccupazione stia colpendo soprattutto le aree più povere del Paese, con effetti dirompenti sul territorio campano, ivi compresa l'area di Casoria, nonché sullo stesso territorio laziale, alla faccia del fin troppo sbandierato Piano sud del Governo, tanto atteso quanto ancora inesistente, un ennesimo spot elettorale.
Solo due giorni fa, ancora una volta un migliaio di lavoratori ha partecipato a Pomigliano d'Arco ad un corteo per protestare contro il piano industriale dell'Alenia che prevede la chiusura dello stabilimento di Casoria e il trasferimento della sede legale in provincia di Varese. Alla manifestazione hanno partecipato i lavoratori di Pomigliano d'Arco, di Casoria, Nola e Capodichino; un migliaio gli esuberi in Italia, 500 quelli in Campania, con i lavoratori che lottano affinché la prossima vertenza del 3 novembre a Roma porti l'Alenia a modificare il suo piano, ad evitare che non vengano date a terzisti le lavorazioni aeronautiche e a fare in modo che non si disperdano le capacità dell'area napoletana e, soprattutto, che non si arrivi alla chiusura dello stabilimento di Casoria.
Già i primi di ottobre, contemporaneamente alla manifestazione svoltasi in Campania, anche nella città di Roma erano scesi in piazza 130 dipendenti tra tecnici e impiegati, ma anche quadri e dirigenti apicali, per protestare con forza contro il previsto trasferimento della sede romana dell'Alenia nelle sedi di Venegono e Torino Caselle. La stessa assemblea capitolina, il 3 ottobre scorso, ha approvato due mozioni identiche, una della maggioranza e l'altra dell'opposizione, con le quali si chiedeva di non trasferire la sede nazionale dell'Alenia in contrasto, quindi, con il piano industriale presentato dall'azienda.
In tutto questo scenario appare grave e preoccupante che il Governo si stia principalmente limitando ad assistere ad una situazione che, con tutta evidenza, rischia di pregiudicare in modo irreversibile la condizione occupazionale di centinaia e centinaia di lavoratori. È indispensabile che il Governo si attivi con fermezza affinché, nella riorganizzazione del gruppo Alenia, non vi sia alcuno spazio per il trasferimento del centro decisionale, della sede legale del gruppo e delle attività produttive dalla Campania verso il nord del Paese. L'unico risultato di questa nefasta operazione sarebbe solo quello dell'aumento dei costi generali, l'acuirsi delle già gravi difficoltà socio-economiche ed occupazionali della regione Campania e del Mezzogiorno ed una deresponsabilizzazione della Finmeccanica rispetto al futuro del settore aerospaziale in Italia.
Al gruppo Alenia deve essere assicurata la centralità delle attività produttive ed occupazionali nei territori della Campania e del Lazio e il Governo deve porre in essere ogni atto di sua competenza per ostacolare ogni iniziativa dell'amministratore delegato di Finmeccanica tesa a svendere il patrimonio industriale e professionale specialistico del nostro Paese. Bisogna, quindi - e lo facciamo con questa mozione -, dare immediatamente una risposta efficace, non solo ai lavoratori di Alenia, ma a tutti i lavoratori e le lavoratrici che in Italia oggi soffrono ed hanno paura perché stanno perdendo il posto di lavoro e vedono a rischio il loro futuro e quello delle loro famiglie.

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PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Viola, che illustrerà anche la mozione Lulli ed altri n. 1-00749, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, la vicenda Alenia che affrontiamo oggi per merito di queste tre mozioni rappresenta in maniera emblematica la drammatica situazione nella quale versa il Paese.
Le modalità con le quali il gruppo controllato da Finmeccanica affronta la crisi che ci accompagna da molto tempo segna, infatti, in maniera inequivocabile il fallimento di ogni politica industriale, forse sarebbe meglio dire l'assenza di ogni politica industriale da parte del Governo.
Cercheremo di documentare quanto andiamo dicendo, ma nel contempo vorremmo, assieme al Parlamento, tentare di indicare una strada o un percorso che offra al sistema produttivo italiano una risposta equilibrata per uno dei settori strategici nei quali l'innovazione tecnologica e lo sviluppo di nuovi e più avanzati sistemi di gestione aziendale può rappresentare non solo un'occasione di occupazione al riparo dalle ricorrenti crisi dei mercati, ma anche una delle possibili risposte di rilancio del Paese alla sfida che il mondo globalizzato pone ai sistemi economici più strutturati. Può quindi l'Italia, con una delle sue produzioni avanzate, reggere in questo contesto? Può un centro di eccellenza che in questi anni ha sviluppato la produzione di velivoli, aerei ed elicotteri per uso civile e militare, apprezzati in tutto il mondo, continuare ad essere un motore di ricerca, di lavoro innovativo e competitivo, in grado di reggere le punte più difficili e aspre della competizione mondiale? Noi pensiamo di sì, a patto che le scelte aziendali non siano dettate solo da logiche di politica territoriale, ma legate alle professionalità, alla capacità di sviluppare il know-how acquisito nel tempo dai diversi siti di produzione sparsi per l'Italia e che questi non vengano ridotti a merce di scambio secondo criteri che nulla hanno a che vedere con la politica industriale.
Noi, quindi, con questa mozione, vorremmo dare risposte a queste domande, a partire dal piano di riorganizzazione di Alenia che - lo vogliamo dire subito - non ci convince per niente. Chi mi ha preceduto ha già citato l'importanza di Alenia, del suo sistema produttivo e della sua organizzazione nel sistema industriale italiano. Alenia però oggi evidenzia pesanti difficoltà, sia di prodotto sia di redditività. I velivoli proprietari, con i vari nomi che hanno, non stanno dando i risultati sperati. L'unico che si salva è l'ATR che, con la versione 600, è il primo velivolo turboprop come vendite al mondo, ma è in consorzio con i francesi. Vi sono problemi di efficienza e di efficacia, diffusi nell'ingegneria, problemi di costi elevati nei fornitori che valgono, nei prodotti Alenia, dal 70 all'80 per cento del costo complessivo del prodotto, bassa capacità di autofinanziamento. Sono venuti a mancare e mancheranno investimenti e sostegni pubblici allo sviluppo. L'unica fonte di sostegno nazionale era la legge n. 808 del 1985, che finanziava la ricerca e lo sviluppo industriale italiano, e non più finanziata. La redditività è vicina allo zero.
Il 16 settembre 2011 e nei successivi incontri l'amministratore delegato di Alenia aeronautica ha illustrato alle organizzazioni sindacali il piano di riorganizzazione e ristrutturazione del gruppo. L'azienda ha delineato le linee strategiche per il periodo 2012-2020, con volumi di investimento previsti pari a 3 miliardi di euro, di cui 2 miliardi sul settore civile e un miliardo sul settore militare, in aggiunta ai 168 milioni di euro per la riorganizzazione dei siti. Di questi, per il sito di Tessera, Venezia, sono previsti solo 20 milioni di euro, quindi niente.
Il piano prevede la specializzazione e lo sviluppo dell'attività in due grandi aree del Paese: a nord il settore militare (Torino Cameri e Venegono), al sud il settore civile (Pomigliano d'Arco, Nola, Capodichino, Foggia e Grottaglie), con l'obiettivo di valorizzare le produzioni di velivoli di Pag. 22proprietà e rafforzare le competenze di produttore e integratore del prodotto finito.
Vi sono specifici interventi sia sul settore militare sia su quello civile. Per perseguire gli obiettivi l'azienda ha presentato una riorganizzazione che prevede di strutturare a Torino la sede operativa del settore militare, negli stabilimenti di Caselle e Cameri per l'assemblaggio finale e le prove a terra e in volo dei velivoli difesa. La sede legale della nuova società, che si chiamerà Alenia Aermacchi, avrà sede a Venegono, dove avverrà la produzione di velivoli completi per l'addestramento basico, intermedio, avanzato, da completare con capacità di addestramento in aula su simulatori presso le basi. A Capodichino verranno costruiti aerei da trasporto militare e derivati oltre a vedere la presenza della linea di volo del nuovo aereo civile regionale Superjet, da 130 posti, unitamente all'insediamento della sede operativa della progettazione, sviluppo, prototipo, assemblaggio degli aerei civili e dei sottoassiemi dei veicoli commerciali civili. Nola sarà la sede per la produzione lamiere e meccanica. A Grottaglie, Foggia, Pomigliano saranno sviluppate le parti in compositi per la produzione di strutture aperte e chiuse. Venezia dovrebbe diventare la sede di montaggio degli interiors SuperJet100.
Le soluzioni sopra prospettate avrebbero pesanti effetti sul piano occupazionale: 1200 lavoratori eccedenti sul gruppo, il 10 per cento del totale attualmente; la terziarizzazione di 500 lavoratori occupati nei magazzini e nella logistica, nell'amministrazione e nella guardiania; il ricorso alla cassa integrazione per mille lavoratori.
In particolare, con riferimento ai siti, si prevede la chiusura dello stabilimento di Casoria e il trasferimento del 50 per cento delle attività a Nola e la ricollocazione dei lavoratori nell'area campana; la chiusura della sede di Roma, con il trasferimento di attività e lavoratori a Torino e a Pomigliano d'Arco; la chiusura dello stabilimento di Tessera e il trasferimento delle attività di revisione e trasformazione in Campania.
La logica che sta sotto a questa riorganizzazione è solamente territoriale e politica. A nessuno sfugge la delicatezza del momento: la crisi attanaglia il Paese e spinge ogni territorio a fare lobby, ma la guerra su base territoriale corre il rischio di lacerare e dividere il Paese, senza peraltro offrire soluzioni industriali adeguate. I dati del piano industriale, d'altro canto, sono lì a testimoniare questa scelta.
Il progetto di Alenia sopra ricordato, infatti, ha le seguenti ricadute. In primo luogo, chiusura del sito di corso Marche a Torino e concentrazione a Caselle delle attività. Restano, però, occupazione e attività nel territorio. In secondo luogo, chiusura del sito di Casoria e concentrazione a Nola. Anche qui, restano attività e occupazione nel territorio. In terzo luogo, chiusura del sito di Roma e spostamento delle attività e dei lavoratori a Pomigliano d'Arco e a Torino. Infine, spostamento delle attività di Tessera a Capodichino e, quindi, sostanziale dismissione di tutte le attività di Alenia a Tessera. Venezia è l'unica a perdere tutto: occupazione e lavoro. In sostanza, vengono trasferiti i centri decisionali aziendali e mantenuta una parte consistente della produzione nel nordovest del Paese. Il grosso della produzione resta nel Sud Italia, trasferendo qui la produzione del Nordest.
Il piano sociale l'abbiamo visto, è pesante ed impattante e, soprattutto, è sull'area del nordest del Paese, a Tessera, che si concentra la pesantezza dell'intervento. Infatti, si potrebbe rispondere che vi è l'intervento sul Superjet, ma vediamo cosa è. Ad oggi, di questo aereo sono stati venduti solo 15 aerei ad una compagnia messicana; l'aereo è prodotto in Russia e i russi sono i primi che costruiscono, ma costruiscono solo per loro; a Tessera si farà solo l'allestimento degli aerei; il primo arriverà solo nella seconda metà del prossimo anno.
Per tenere in vita quest'attività servirebbero almeno 15 aerei all'anno e, ad oggi, questi ordini non vi sono. Se permane Pag. 23questa condizione, sarà difficile dare lavoro anche agli attuali dipendenti Superjet. Quindi, qui vi è il vero e proprio salto dal punto di vista produttivo. Nel territorio veneziano, resta solo Augusta Westland, che ha ordini solo per 200 elicotteri, già pianificati nel tempo, con la produzione di circa 20 elicotteri l'anno. Ma Venezia ha già subito depauperamenti importanti in questo quadro.
Quindi dove interveniamo? In provincia di Venezia, a seguito della crisi, sappiamo che sono migliaia i posti di lavoro in discussione. Vorrei citare solo alcuni nomi: Vinyls, Alcoa, raffineria di Porto Marghera, Dexion, Bpt, Speedline, linificio del Gruppo Marzotto, e ancora, sullo sfondo, Fincantieri ed Aprilia sono solo i nomi di un lungo elenco drammatico di crisi aziendali che stanno investendo migliaia e migliaia di posti di lavoro.
Alenia va ad inserirsi in questo contesto, con il rischio che altri 400 lavoratori siano licenziati ed espulsi dalla fabbrica; ciò si aggiunge al ridimensionamento industriale dello stesso sito determinato dall'uscita dal mercato delle trasformazioni aeronautiche, con saldo occupazionale negativo, già oggi, di oltre 600 lavoratori, frutto anche di accordi aziendali e di riorganizzazioni fatti dall'azienda in accordo con i sindacati, proprio perché, nel 2008, nel 2009 e nel 2010 si era tentato di rivedere le produzioni di questo settore, di quest'azienda.
È evidente, dunque, che quest'azienda, che ha una storia importante nel territorio veneziano, che nasce all'inizio degli anni Quaranta, in pieno clima di guerra, ha sviluppato e prodotto molta ricchezza sul territorio e ha garantito produzioni di importanza fondamentale. Ecco perché oggi non si può accettare supinamente che quest'azienda decida di spostare le proprie attività in altre parti dell'Italia senza che ciò sia concertato con il territorio in una situazione di gravissima crisi.
Lo abbiamo già detto e lo ribadiamo: non vogliamo che si inneschino conflitti territoriali. Aver deciso in base a criteri territoriali ha danneggiato una regione del Nord a vantaggio di altre regioni, sempre del Nord. Lo chiedo alla Lega, che è parte importante di questo Governo: ma dove eravate? Cosa stavate facendo? Perché, anziché decidere su logiche industriali, si è deciso solo con questi criteri?
Non crediamo a questo meccanismo, pensiamo invece che scelte strategiche di questo tipo debbano tenere conto della professionalità e delle competenze sviluppate dai siti produttivi nel tempo, permettendo alle persone che le hanno garantite di vedere riconosciuto il loro lavoro a vantaggio di una azienda italiana leader nel suo settore e in grado, oggi, su adeguate scelte industriali, di avere prospettive.
Domani mattina l'azienda incontra le organizzazioni sindacali: non è pensabile che, viste le considerazioni che abbiamo esposto in questo intervento, il Governo non intervenga con decisione in questa vicenda. Ci sono ampi margini per rivedere il piano industriale presentato senza che per questo si possa essere accusati di mera rivendicazione territoriale; lo facciamo dicendo che vanno garantite le produzioni anche nel sud del nostro Paese, proprio per le motivazioni che già hanno detto i colleghi che ci hanno preceduto. Proprio per questo siamo coscienti di poter affermare con forza che questo piano di interventi da parte di Alenia deve essere rivisto sull'intero ambito nazionale e non penalizzare un unico territorio. Ecco perché chiediamo al Governo di intervenire su Finmeccanica, la controllante di Alenia, perché il piano sopra descritto venga rivisto, tenendo in considerazione gli effetti drammatici che provoca solo su alcuni territori del nostro Paese, in modo particolare su Venezia, ma anche su Casoria e Roma. Ciò, valorizzando nel contempo il merito e il valore dei siti produttivi coinvolti attraverso la conferma della loro missione industriale, specie di quelli che, come nel caso di Venezia Tessera, non hanno nei territori limitrofi possibilità di compensazioni occupazionali in aziende del gruppo, garantendo possibilità di sviluppo e di lavoro e impegnando Finmeccanica, Alenia Aeronautica, Agusta Westland e Superjet International Pag. 24in politiche industriali fondate su investimenti produttivi e sul mantenimento dell'occupazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo a cui mi rivolgo immediatamente: con la mozione in esame noi chiediamo, mi permetto di dire, con molta semplicità e con fiducia ancora non disperata, di avere una qualche risposta in ordine a due questioni semplici.
La prima delle quali è se il Governo intenda, anche a seguito di questa mozione, sapendo che domani c'è un incontro con i sindacati, renderci una risposta sull'indirizzo di politica industriale in ordine alle attività produttive che riguardano la holding Finmeccanica e di conseguenza Alenia. Questa è la prima domanda che poniamo con questa mozione.
La seconda è se il Governo, per parte sua, intenda in qualche modo, all'interno di questi indirizzi di politica industriale, svolgere gli atti che gli competono in sede di legge di finanza e in sede di pianificazione generale con il rifinanziamento della legge n. 808 del 1985.
Una terza cosa che chiediamo al Governo, come veicolo, è quali interventi intenda fare il Governo italiano, il Ministero dello sviluppo economico, nella direzione che il piano industriale presentato già il 16 settembre scorso dal gruppo Alenia, possa trovare gli accorgimenti necessari, e non mi riferisco a quelli di ordine riorganizzativo e della competitività, rispetto ai quali l'onorevole sottosegretario Saglia sa che i sindacati metalmeccanici si sono resi disponibili, ma in ordine alla lettura compiuta del portafoglio ordini rispetto al tratto importante dell'industria italiana che è quello aeronautica e aerospaziale.
Se queste sono le domande, ho il dovere di formalizzare con più precisione alcune delle cose fin qui dette, la prima solo accennata: la legge n. 808 che sostiene l'industria aeronautica e spaziale della Difesa, sarà rifinanziata per il 2012?
Infatti, onorevole sottosegretario, leggo oggi, su un giornale a tiratura nazionale, il Corriere della Sera, che il Ministro afferma che noi siamo impegnati in tante attività, ma non ce la facciamo a raggiungere l'eccellenza in tutto; il Governo non ha risorse sufficienti per sostenere le eccellenze in tutti i settori e, quindi, dobbiamo considerare alcune opzioni.
In questa citazione si apre per noi un grande interrogativo sulla comprensione, ma nello stesso tempo, anche una prima valutazione sul fatto che più che essere il Ministero dello sviluppo economico sembra un Ministero della marina mercantile senza rotta.
In questo Paese continuiamo a non capire quali siano gli indirizzi fondamentali e le opzioni. E, rispetto alle opzioni, il Ministro continua a dirci che abbiamo Ansaldo Breda che non regge e bisogna trovare una partnership, e che poi abbiamo Alenia e speriamo di chiudere gli accordi in India.
Noi, però, al Governo chiediamo altro e quando chiediamo la centralità del rifinanziamento della legge n. 808 del 1985 è perché riteniamo che lì ci sia il cuore della specializzazione, della funzione e del ruolo di Alenia aeronautica, in una situazione dove i centri di ricerca dell'università hanno già meno fondi per grandi riforme fatte negli anni passati. E l'aerospazio, che resta fondamentale per l'Italia quale settore di eccellenza, rischia nel cuore di una legge industriale di non ottenere il rifinanziamento.
Se questa è la domanda fondamentale per esaminare le questioni che poniamo con le mozioni, non solo quella presentata dal Partito Democratico, ma anche quelle presentate dagli altri gruppi, è chiaro che ne discende che la revisione delle linee strategiche di Alenia per il periodo 2012-2020 è una linea strategica che non fa il paio con la certezza del rifinanziamento della legge.
È ovvio che le misure già adottate e che abbiamo già illustrato, non ultimo ad opera del collega Viola, sono delle opzioni Pag. 25incomprensibili non dal punto di vista sociale e territoriale, ma dal punto di vista generale con ricadute sui territori italiani. Ciò anche per quanto riguarda le specializzazioni, accanto alla lista che comprende Casoria, Tessera, Roma e Pomigliano.
Anche laddove si dice - faccio qui un esempio - che non ci sono problemi sul 787 Boeing dreamliner, non è vero. Intanto, ci sono stati fino ad ora, e intanto c'è un altro problema: che la questione non si affronta con i processi di esternalizzazione.
Noi del gruppo del Partito Democratico investiamo sulla forza industriale di eccellenza che è Alenia aeronautica e non vogliamo farne la storia, perché se volessimo ripercorrere la storia di alcuni anni fa dovremmo chiedere al Governo, ad Alenia e a Finmeccanica, direzione Guarguaglini, cosa ha significato Alenia Composite e cosa ha significato la moltiplicazione dei consigli di amministrazione.
Ma ci sono altre sedi in cui affronteremo tali questioni che rimangono un tratto della storia industriale italiana su cui dobbiamo spenderci in questa fase della crisi.
Allora, quando nelle conclusioni della richiesta che rivolgiamo al Governo....

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUDOVICO VICO. ... ci permettiamo di dire - e concludo, signor Presidente - che la convocazione da parte del Governo di Finmeccanica, di Alenia aeronautica, delle parti sociali - e non parlo solo dell'incontro di domani - è un elemento che ci terremmo fosse accolto nel complesso delle richieste che faremo è perché pensiamo che adoperarsi per trovare collocazione ai prodotti della nostra industria nell'ambito dei rapporti con gli altri Paesi sia uno degli elementi di accompagnamento fondamentale.
Ciò perché il gruppo, i lavoratori e soprattutto le esperienze professionali che abbiamo in questo gruppo - che è fatto di giovani ingegneri, di anziani e professionalizzati, di una ricchezza, che si chiama capitale umano - rappresentano un elemento fondamentale per quella crescita cui vorremmo partecipare e, comunque, vi parteciperemo, dipende dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Sull'ordine dei lavori (ore 18).

CARMINE SANTO PATARINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, nella seduta del 7 marzo scorso inoltrai al Presidente del Consiglio e ai Ministri dell'economia e delle finanze e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un'interrogazione scritta con la quale - dopo avere riferito del tremendo nubifragio e della conseguente violenta alluvione abbattutisi sulla Puglia e sulla Basilicata che avevano causato danni e devastazioni all'agricoltura, al patrimonio zootecnico, alle strade, alle case, ai villaggi turistici e alle piccole e medie imprese, e se non si piansero vittime fu solo per il provvidenziale soccorso di alcuni coraggiosi agenti della Guardia di finanza e delle forze dell'ordine - chiesi l'intervento urgente del Governo per fare fronte all'emergenza e per programmare un piano di provvedimenti successivi.
A distanza di circa otto mesi, però, non è stato fatto nulla, e quelle popolazioni colpite sono state lasciate sole con tutti i loro problemi, e con il timore - che diventa ogni giorno di più certezza - che saranno abbandonate al loro destino senza che lo Stato muoverà un solo dito in loro Pag. 26favore. Questa certezza deriva anche dal fatto che, mentre gli alluvionati di Puglia e Basilicata aspettano invano da otto mesi gli aiuti del Governo, lo stesso Governo, a soli due giorni di distanza dalla tragedia che si è abbattuta su alcuni comuni della Liguria e della Toscana ha preso - giustamente - dei provvedimenti a sostegno di quelle zone, stanziando immediatamente 64 milioni di euro che forse, anzi, quasi certamente, non saranno sufficienti, ma rappresentano almeno un segnale di attenzione e di solidarietà per quelle popolazioni colpite.
Solidarietà e rispetto che, invece, sono venuti a mancare nei confronti della gente della Puglia e della Basilicata. Sono forse quelli di Puglia e Basilicata cittadini di serie «B» perché si trovano al Sud e non hanno all'interno del Governo e delle forze politiche di maggioranza alcun sostenitore pronto a difendere i loro interessi, come invece fanno quelli della Lega con i cittadini del Nord? Purtroppo è questa l'immagine che dà di sé l'Italia: super protetta al Nord, dimenticata, se non proprio maltrattata, al Sud. Eppure, lo stesso Governo, alcuni anni fa, non si comportò come si sta comportando oggi. Nel settembre 2003, infatti, quando vi fu un'altra alluvione nella provincia di Taranto, ad una mia lettera indirizzata all'epoca allo stesso Presidente del Consiglio fu risposto con un provvedimento immediato, e a distanza di soli quattro giorni furono stanziati anche 10 milioni di euro.
Questi cittadini stanno protestando, occupando la strada statale 106. Credo che le loro richieste vadano ascoltate. Quella gente ha ragione: il Governo deve fare qualcosa, deve adottare i provvedimenti per loro.

PRESIDENTE. Onorevole Patarino, sarà compito e premura del Presidente sottoporre le sue osservazioni.

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo solo per un minuto, per segnalare - considerato che in questi giorni si stanno svolgendo in tutta Italia, in particolare in alcune località, le celebrazioni che ricordano il sacrificio dei caduti di tutte le guerre e anche gli impegni che il nostro Paese sta portando avanti sul piano internazionale - che vi sono alcuni luoghi sacri alla patria. Mi riferisco al sacrario di Redipuglia, al sacrario di Oslavia, vicino Gorizia, e al tempio ossario di Cargnacco.
Sono tre realtà importanti e riferimenti morali del ricordo dei tanti caduti che versano in condizioni veramente pietose. Manca un intervento da parte dello Stato e del Ministero della difesa per mantenere questi luoghi sacri alla memoria del popolo italiano in condizioni decenti.
Qualche giorno fa, il Ministro La Russa in occasione di una cerimonia, a Udine, aveva un seguito di una ventina di auto blu. Meno auto blu, meno voli di Stato e più risorse da dedicare ai luoghi sacri alla memoria del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 3 novembre 2011, alle 10,30:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Ratifica ed esecuzione dello Statuto dell'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA), fatto a Bonn il 26 gennaio 2009 (C. 4624-A).
- Relatore: Narducci.

2. - Seguito della discussione della proposta di legge:
LA LOGGIA e CARLUCCI; BERSANI ed altri; PELINO ed altri; VIGNALI ed altri; JANNONE ed altri; VIGNALI ed altri; BORGHESI ed altri: Norme per la tutela della libertà d'impresa. Statuto delle Pag. 27imprese (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato) (C. 98-1225-1284-1325-2680-2754-3191-B).
- Relatore: Raisi.

3. - Seguito della discussione delle mozioni Nunzio Francesco Testa, Paolo Russo, Bossa, Palagiano, Muro, Iannaccone, Pisicchio, Commercio ed altri n. 1-00725, Di Pietro ed altri n. 1-00748 e Lulli ed altri n. 1-00749 concernenti iniziative in relazione all'annunciato piano industriale di Alenia Aeronautica s.p.a., con particolare riferimento alle prevedibili ricadute sull'economia del Mezzogiorno.

4. - Seguito della discussione delle mozioni Garavini ed altri n. 1-00655, Di Biagio ed altri n. 1-00663, Zacchera ed altri n. 1-00672, Tassone ed altri n. 1-00716, Leoluca Orlando ed altri n. 1-00717, Mosella ed altri n. 1-00718 e Lo Monte ed altri n. 1-00727 concernenti iniziative relative alle procedure per il voto degli italiani all'estero, alla luce delle vicende delle ultime consultazioni referendarie.

(al termine delle votazioni)

5. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 18,10.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO FRANCO NARDUCCI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE N. 4624-A.

FRANCO NARDUCCI, Relatore. L'istituzione dell'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (International Renewable Energy Agency, IRENA) è avvenuta il 29 gennaio 2009 con la Conferenza istitutiva di Bonn in occasione della quale è stato adottato lo Statuto in esame, firmato in quella circostanza da 75 Paesi, tra i quali l'Italia.
L'Agenzia intende promuovere l'adozione accresciuta e generalizzata di tutte le forme di energia rinnovabile nella prospettiva dell'implementazione della sostenibilità dell'approvvigionamento, in un contesto di accresciute misure volte ad assicurare l'efficienza energetica, come si evince dall'Articolo II dello Statuto. Tali misure sono considerate prioritarie nel sostegno alle politiche degli Stati aderenti per il contributo che l'energia rinnovabile può dare alla tutela dell'ambiente.
Signor Presidente, l'energia e il suo approvvigionamento rappresentano una delle grandi sfide che il mondo intero dovrà affrontare nei prossimi decenni e le energie rinnovabili più che una opzione per il futuro potrebbero essere il futuro stesso. In alcuni Paesi a Nord delle Alpi le autorità comunali distribuiscono a tutti i domicili familiari opuscoli che invitano al risparmio energetico e illustrano con casi concreti come tale obiettivo possa essere raggiunto a partire, per esempio, dalla sostituzione dei vecchi elettrodomestici. Si tenta in tal modo frenare il continuo aumento del consumo di elettricità indotto soprattutto dalla crescita economica e dall'evoluzione degli insediamenti urbani.
In effetti in materia di energia «ciò che ieri era la certezza senza dubbio, è diventato oggi la certezza del dubbio» come dimostra la decisione di Germania e Svizzera di uscire dal nucleare. Ma le energie rinnovabili rappresentano anche un'opportunità di carattere tecnologico che può contribuire alla creazione di molti posti di lavoro. Il primo passo compiuto dall'Unione Europea verso una strategia per lo sviluppo delle energie rinnovabili risale al 20 novembre 1996 con l'adozione, voluta dalla Commissione, del libro verde «Energia per il futuro: le fonti energetiche rinnovabili». Un'ulteriore tappa significativa si è avuta nel 2001 con il libro verde sulla sicurezza dell'approvvigionamento energetico, che si è occupato anche della dipendenza energetica dei Paesi membri.
Ben venga ora l'Agenzia IRENA che, in quanto centro di eccellenza per la tecnologia correlata all'energia rinnovabile, agisce sia sul piano della ricerca che della Pag. 28formazione, dello sviluppo e dell'implementazione tecnologica - favorendone la diffusione tra gli Stati membri grazie anche a forme di assistenza strategica - sia su quello dell'interazione tra i vari organismi interessati alle questioni inerenti tali forme di energia, dopo aver accuratamente analizzato e monitorato quanto avviene sullo scenario globale.
L'agenzia IRENA ha un elemento caratterizzante ovvero la sua vocazione universale che la rende potenzialmente aperta all'adesione di tutti i Paesi della comunità internazionale su base paritaria, anche se occorre sottolineare, in proposito, che ad oggi Brasile, Russia e Cina non hanno firmato lo Statuto, mentre l'India lo ha invece sottoscritto e ratificato. Lo Statuto, finalizzato a regolare l'organizzazione e le attività di IRENA, alla data del 18 settembre 2011 risulta firmato da 155 membri e ratificato da 85 Stati. Attualmente lo Statuto dell'IRENA deve ancora essere ratificato da otto Stati dell'Unione Europea, tra cui figurano, oltre all'Italia, l'Austria, il Belgio, l'Estonia, l'Irlanda, la Grecia, il Regno Unito e l'Ungheria.
In sintesi, rimandando per completezza al testo scritto, vorrei sottolineare che lo Statuto dell'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, avente sede ad Abu Dhabi, si compone di 20 articoli, dei quali assumono particolare rilievo l'articolo III che reca le definizioni di energia rinnovabile - bioenergia, energia geotermica, idraulica, dei mari, solare ed eolica - e l'articolo IV che individua le attività dell'Agenzia, consistenti, tra l'altro, nell'analisi e monitoraggio delle migliori pratiche correnti in relazione all'energia rinnovabile, nella fornitura, a richiesta, di consulenza e assistenza ai Paesi membri, anche riguardo il tema dei finanziamenti; nella promozione e sviluppo di capacità e competenze relativi a tale ambito; nella messa a disposizione di interventi di rafforzamento delle capacità; nella promozione della ricerca e nella diffusione di informazioni sullo sviluppo e l'implementazione di standard tecnici nazionali e internazionali in relazione all'energia rinnovabile.
Con l'articolo VIII sono costituiti come organi principali dell'Agenzia l'Assemblea, il Consiglio e il Segretariato. All'Assemblea e al Consiglio è riconosciuta la facoltà di costituire, con l'approvazione dell'Assemblea, gli organi sussidiari che ritengano necessari per l'esercizio delle proprie funzioni, in conformità con le norme dello Statuto.
L'articolo IX riguarda l'Assemblea di IRENA, che ne è l'organo supremo e dove sono presenti tutti i Paesi membri con un loro rappresentante dotato di diritto a un voto. L'Assemblea elegge i membri del Consiglio, approva il bilancio e il programma di lavoro dell'Agenzia come trasmessi dal Consiglio e dispone dell'autorità per modificare entrambi; approva eventuali emendamenti allo Statuto; delibera su ogni questione statutaria e sui progetti aggiuntivi dei Paesi membri che non comportino oneri di bilancio; decide questioni procedurali (adozione delle regole di procedura proprie e del Consiglio, elezione dei membri, eventuale istituzione di organi sussidiari); sceglie la sede dell'Agenzia e nomina il Direttore generale. I suoi lavori sono organizzati in sessioni annuali che, salvo diversa decisione, avranno luogo presso la sede di Abu Dhabi.
Nel corso della prima sessione dell'Assemblea di IRENA, svoltasi il 4 e 5 aprile scorso nella capitale degli Emirati Arabi, il cittadino keniano Adnan Z. Amin, già direttore presso il Programma dell'ONU per l'ambiente, è stato nominato direttore generale. Con l'articolo X vengono delineati composizione, compiti e funzioni del Consiglio: composto di un numero variabile di membri, da undici a ventuno eletti dall'Assemblea a rotazione e a scadenza biennale, si riunisce con frequenza semestrale presso la sede dell'Agenzia. Il Consiglio è responsabile nei confronti dell'Assemblea e ad essa risponde. Ne prepara il lavoro curando l'ordine del giorno, nonché i progetti di bilancio e di programma di lavoro; indirizza e controlla l'attività del Segretariato, in particolare esaminandone il rapporto consuntivo annuale delle attività svolte da sottoporre poi all'Assemblea Pag. 29e, con l'accordo di quest'ultima, conclude accordi con singoli Paesi, organizzazioni e agenzie internazionali.
Il bilancio dell'IRENA (articolo XII) è finanziato da contributi obbligatori dei suoi membri, basati sulla tabella delle quote delle Nazioni Unite, da contributi volontari e da altre fonti.
Passando al disegno di legge di autorizzazione alla ratifica, esso si compone di quattro articoli, con le consuete clausole di autorizzazione alla ratifica e di esecuzione dello Statuto dell'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili IRENA.
Nel corso dell'esame in sede referente, la Commissione affari esteri ha approvato due emendamenti riferiti all'articolo 3, recante la clausola di copertura finanziaria. E finalizzati a recepire le condizioni apposte al parere favorevole espresso dalla Commissione bilancio e ad ottemperare alla legge n. 196 del 2009.
A seguito del dibattito svolto in Commissione nella seduta del 27 ottobre scorso, acquisiti gli opportuni approfondimenti, il Comitato dei nove ha oggi approvato un emendamento, da me presentato in qualità di relatore, che sposta al 2012 la decorrenza degli oneri finanziari derivanti dall'attuazione del disegno di legge di ratifica in esame. Tali oneri sono valutati al momento in 570.240 euro l'anno e vi si provvede tramite riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2011-2013, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2011, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.
Mi preme sottolineare la necessità di una celere conclusione dell'iter di approvazione del provvedimento di autorizzazione alla ratifica dello Statuto dell'IRENA: l'Agenzia sorge infatti a seguito di una forte azione politica svolta dalla Germania su scala internazionale, fortemente sostenuta anche dal nostro Paese.
L'esame della ratifica dello Statuto dell'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili arriva a pochi giorni dal primo Consiglio europeo dell'Ambiente sotto la presidenza di turno polacca dell'Unione europea, in cui gli Stati membri si sono detti favorevoli «ad un secondo periodo di impegno nell'ambito del Protocollo di Kyoto come parte della transizione verso un accordo quadro più vasto e legalmente vincolante». La funzione dell'Agenzia in questione va incontro alle prospettive strategiche indicate dall'Unione europea.
Signor Presidente, aprendo il mio intervento ho sottolineato che le fonti di energia rinnovabile sono una scommessa per il futuro del pianeta; in tale ottica l'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili potrebbe essere un utile quanto indispensabile strumento di governance delle politiche ad esse sottese.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER LO SVILUPPO ECONOMICO, STEFANO SAGLIA, IN SEDE DI REPLICA SUL DISEGNO DI LEGGE N. 4624-A.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo ritiene particolarmente importante la piena partecipazione dell'Italia all'attività di IRENA, Agenzia internazionale per la promozione delle energie rinnovabili con sede ad Abu Dhabi, della quale il nostro Paese è stato tra i fondatori. Essa infatti è l'unica tra le organizzazioni internazionali di settore ad avere una vocazione globale. Nel perseguire ed incentivare a livello globale la diffusione, soprattutto nei PVS, delle energie rinnovabili IRENA si pone come catalizzatore per la gestione sostenibile delle risorse energetiche.
Le energie rinnovabili hanno acquisito nel corso degli anni un rilievo particolare nelle strategie energetiche nazionali di molti Paesi. Anche l'Italia, reduce dalla recente sospensione del programma nucleare nazionale, avverte l'esigenza di un mix energetico più equilibrato (tanto in Pag. 30termini di sicurezza negli approvvigionamenti che per motivi di carattere ambientale), che veda aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili.
Tale esigenza è coerente anche con l'impegno del nostro Paese per il raggiungimento degli obiettivi fissati a livello europeo con la direttiva riguardante il cosiddetto pacchetto 20-20-20.
In particolare in Italia, le prospettive di crescita delle rinnovabili vedono, nei prossimi anni, un forte incremento della produzione di energia eolica e solare. In tale ambito, il Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell'ambiente, ha emanato lo scorso maggio il decreto «Incentivazione della Produzione di Energia elettrica da impianti solari fotovoltaici» (cosiddetto Quarto Conto Energia).
Anche in tale contesto, il nostro Paese sostiene nell'ambito della collaborazione mediterranea, le attività del Mediterranean Solar Plan, il cui obiettivo è l'installazione di 20 GW di nuova capacità da fonti rinnovabili nel bacino del Mediterraneo entro il 2020.
Di grande importanza nel contesto dell'efficienza energetica è anche lo sviluppo delle tecnologie smart grids (reti intelligenti). L'Italia sostiene, in qualità di cofondatore insieme a Stati Uniti e Corea, l'iniziativa multilaterale ISGAN (International Smart Grid Action Network), lanciata dal MEF (Major Economies Forum), che ha suscitato grande interesse in ambito IRENA.