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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 532 di martedì 11 ottobre 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 12.

MIMMO LUCÀ, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Belcastro, Brugger, Caparini, Cirielli, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Fava, Franceschini, Lo Monte, Madia, Melchiorre, Migliavacca, Mura, Nucara, Romano, Rosato, Stucchi e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni (ore 12,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(Atti di intimidazione presso le sedi del Popolo della Libertà in Toscana - n. 3-01666)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Alfredo Mantovano, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Migliori n. 3-01666, concernente atti di intimidazione presso le sedi del Popolo della Libertà in Toscana (Vedi l'allegato A - Interpellanza ed interrogazioni).

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, ricostruisco i fatti relativi all'assalto alla sede fiorentina del Popolo della Libertà, avvenuta il 21 maggio 2011, sulla base degli elementi acquisiti dalla prefettura e dal Dipartimento della pubblica sicurezza. La manifestazione era stata organizzata per contestare provvedimenti cautelari emessi su iniziativa della procura della Repubblica, in seguito ad attività investigative svolte dalla DIGOS nei confronti di alcuni militanti dell'area anarchico-insurrezionale. Verso le ore 17,45 il corteo, composto da circa cinquecento manifestanti, si è mosso da piazza San Marco in direzione di piazza bambini e bambine di Beslam. Giunto all'altezza di viale Spartaco Lavagnini, alcuni appartenenti all'area antagonista hanno sfondato una delle vetrine della sede del Popolo della Libertà e hanno tentato di provocarne l'incendio, gettandovi un fumogeno. Le forze dell'ordine presenti sul posto non hanno ritenuto opportuno adottare interventi di alleggerimento, in quanto ciò avrebbe coinvolto numerosi cittadini, che, estranei alla manifestazione, erano rimasti bloccati nelle proprie autovetture, in un punto nevralgico per la viabilità cittadina.
Per risalire ai responsabili, la situazione è stata documentata con riprese effettuate da operatori della polizia scientifica. Le immagini acquisite e il loro immediato confronto da parte del personale della DIGOS hanno consentito, in Pag. 2breve tempo, l'individuazione sia degli autori materiali dei danneggiamenti che dei loro fiancheggiatori. Sono state, così, denunciate all'autorità giudiziaria nove persone, segnalate per i reati di tentato incendio aggravato, danneggiamento aggravato e accensioni ed esplosioni pericolose. L'ulteriore seguito delle indagini ha condotto all'esecuzione di sedici misure cautelari disposte nell'ambito di un procedimento penale relativo all'ipotesi di reato di attentato ai diritti politici del cittadino, consistenti in un provvedimento di custodia cautelare in carcere, in sei provvedimenti di arresti domiciliari e in nove provvedimenti di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Tali risultati confermano l'attenzione che le forze di polizia dedicano alle attività dei gruppi politici più estremisti, anche attraverso un'attività di contrasto che si sviluppa sia con l'adozione di misure di carattere preventivo, sia con indagini di polizia giudiziaria.

PRESIDENTE. L'onorevole Migliori ha facoltà di replicare.

RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dichiaro la mia soddisfazione personale e quella del nostro gruppo rispetto ad una risposta che denota la tradizionale sensibilità sia del sottosegretario Mantovano sia del Governo circa la tenuta fondamentale dei diritti politici dei cittadini nel nostro Paese, né poteva essere diversamente. Questa interrogazione è figlia non solo di un fatto particolarmente grave, che solo per un caso non ha prodotto vittime - l'assenza in quel momento dei giovani del Popolo della Libertà che tradizionalmente proprio il sabato pomeriggio si ritrovano per attività ordinarie in quella sede -, ma perché è stato l'ultimo anello di una catena particolarmente odiosa di attentati che si sono rivolti nella mia regione, in particolare nei confronti delle sedi del Popolo della Libertà a Livorno, a Pistoia e a Pisa, quasi che l'estremismo dei centri sociali - autori, in modo, oserei dire, «ufficiale» di questi attentati alle libertà fondamentali di carattere politico nel nostro Paese - fosse orchestrato e figlio di una strategia precisa, volta in modo velleitario ad intimidire l'attività delle mio partito in una regione politicamente difficile come la Toscana.
Quando si attacca la sede di un partito si intende distruggerla, si intende distruggere con essa non tanto una singola forza politica, ma la democrazia, il pluralismo e la dialettica politica nel nostro Paese. Ecco perché siamo stati particolarmente severi ed allarmati in questa interrogazione, ed ecco perché mi fa piacere sottolineare come anche da parte delle istituzioni locali e da parte delle altre forze politiche vi sia stata una convergenza di analisi e di iniziative di sostegno in tutela dei diritti politici fondamentali. Il fatto che gli autori e i fiancheggiatori di questa impresa criminale siano stati prontamente individuati penso sia una buona notizia, non solo per noi, non solo per le capacità investigative in sede fiorentina, ma per la politica italiana complessivamente intesa.
Ringrazio nuovamente il sottosegretario Mantovano per la sua risposta.

(Elementi in merito al rilascio di licenze di pubblica sicurezza in favore di extracomunitari regolarmente immigrati in Italia, con particolare riferimento al porto d'armi - n. 3-01726)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Alfredo Mantovano, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Alessandri n. 3-01726, concernente elementi in merito al rilascio di licenze di pubblica sicurezza in favore di extracomunitari regolarmente immigrati in Italia, con particolare riferimento al porto d'armi (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il rilascio delle licenze di polizia in materia di porto d'armi per difesa personale, per uso di caccia, ovvero per il tiro al volo, prevede un procedimento rivolto ad accertare tutti i requisiti soggettivi ed oggettivi in capo al richiedente, sia esso cittadino Pag. 3appartenente all'Unione europea sia esso extracomunitario. Per il rilascio del titolo per difesa personale è altresì richiesta la dimostrazione dell'attualità dell'esposizione tale da giustificarne la necessità. Tra i requisiti soggettivi non compare la cittadinanza: l'articolo 61 del regolamento di esecuzione del testo unico di pubblica sicurezza sancisce che la licenza di porto d'armi può essere rilasciata a tutti coloro che hanno la residenza nel territorio dello Stato, mentre per i cittadini appartenenti ad uno dei Paesi dell'Unione europea risulta essere sufficiente il domicilio nello Stato. La procedura per il rilascio del porto d'armi comporta quindi una serie di verifiche delle singole situazioni soggettive ai sensi degli articoli 43 e seguenti del testo unico di pubblica sicurezza e dell'articolo 9 della legge sulle armi.
Sono previsti altresì accertamenti sanitari, come stabilito da ultimo con decreto del Ministro della sanità del 28 aprile 1998, diretti a riscontrare l'assenza di disturbi mentali, di personalità e di comportamento. In particolare non deve sussistere dipendenza da droga, alcool, mentre costituisce causa di non idoneità l'assunzione, anche occasionale, di sostanze stupefacenti, l'abuso di alcol e psicofarmaci. In aggiunta ai controlli effettuati dagli uffici periferici di competenza, in caso di richiesta del porto d'armi da parte di extracomunitari, vengono interessate anche la Direzione centrale della polizia di prevenzione, la Direzione centrale della polizia criminale e la Direzione centrale di immigrazione, tutte dipendenti dal Dipartimento di pubblica sicurezza, al fine di acquisire ulteriori elementi di valutazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Alessandri ha facoltà di replicare.

ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Mantovano perché ci dà, con questa risposta da parte del Governo, un timbro chiaro - una sorta di interpretazione autentica - su una questione che parte, come ho scritto in premessa, da delle segnalazioni che arrivano dal territorio, segnalazioni che per esperienza spesso non sono mai frutto di voci, ma che derivano da alcune interpretazioni da parte di alcune parti dello Stato (alcuni funzionari dello Stato), o in maniera anche troppo allegra da alcune prefetture (è accaduto più volte in altri casi), che in un clima di buonismo - chiamiamolo così - imperante tendono a rilasciare in maniera leggera alcune interpretazioni di leggi, certificati, e in questo caso, molto gravemente, porti d'armi.
Il problema è doppiamente serio. Giustamente il Governo ha replicato che la legge è questa e che il testo unico delle leggi di pubblica sicurezza è molto chiaro. Addirittura, negli anni 1926-1931 vigeva il presupposto che il porto d'armi non si rilasciava ad uno straniero in quanto lo straniero era di per sé sospetto. Oggi i tempi sono cambiati, ma sicuramente è impensabile - consideriamo uno che viene dal Maghreb - poter noi valutare, come, invece, viene fatto per il porto d'armi per un italiano, quanto l'ambiente da cui proviene sia più o meno malavitoso, quali collegamenti potrebbe avere, con il terrorismo internazionale, e chi più ne ha più ne metta. E, a maggior ragione, bisogna dare un messaggio chiaro a quei funzionari, a chi deve interpretare le leggi: le leggi non si interpretano, ma si riconoscono per quello che valgono. Quello che vale è esattamente il testo unico delle leggi di pubblica sicurezza che è molto chiaro: bisogna rilasciare zero permessi agli extracomunitari, se non attraverso alcuni percorsi o in presenza di casi specifici come poliziotti che vengono da altri Paesi in accompagnamento a diplomatici e via dicendo. Ciò deve essere chiaro perché queste segnalazioni, arrivate all'inizio, arriveranno probabilmente ancora nel prossimo futuro. Questa interpretazione e questa risposta del Ministero, chiara e univoca, ci permette di poter avere un pallino fermo nel prosieguo.
Credo che, altresì, bisognerebbe aprire un capitolo sul non rinnovo di molti porti d'armi in questo Paese - penso anche in maniera molto stringente - per gli italiani. Su questo dovremmo forse aprire, con il Pag. 4Ministero, un capitolo perché molti cittadini, anche per difesa personale, prima avevano un accesso, sempre valutato attraverso tutti gli organismi prima citati. Oggi, invece, in maniera a volte anche non comprensibile e diversa tra prefettura e prefettura, a molti cittadini non viene rinnovato il porto d'armi. Credo sia utile sollevare questo problema, mettere dei puntini sulle «i» in modo che per tutti ci siano trasparenza e regole certe.

(Iniziative per garantire adeguati mezzi e risorse alla questura di Prato - n. 3-01783)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, onorevole Alfredo Mantovano, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Giacomelli n. 3-01783, concernente iniziative per garantire adeguati mezzi e risorse alla questura di Prato (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, la questura di Prato, sino a tutto settembre, ha in servizio 271 unità, rispetto alle 284 della pianta organica. Il Governo punta, comunque, a ripianare la carenza, che è molto al di sotto della media delle lacune nazionali, con le prossime assunzioni a tempo indeterminato. Per la polizia di Stato è in atto una procedura concorsuale finalizzata ad assumere, per il 2010, 2.033 unità mentre, per il 2011, sono previsti altri 2.900 operatori. Anticipo che, in occasione delle assegnazioni relative al 180o e 181o corso per agenti, previste per la fine di dicembre, sarà possibile assegnare 2 unità in favore della questura di Prato, mentre ulteriori incrementi potranno essere valutati in occasione delle prossime immissioni in ruolo di agenti di nuova nomina, previste per il mese di marzo 2012. In attesa dei prospettati potenziamenti organici permanenti, l'amministrazione della pubblica sicurezza ha temporaneamente aggregato, dal 1o settembre scorso, un'aliquota di 8 dipendenti per le esigenze dell'ufficio di polizia. A dicembre, quindi, la carenza sarà totalmente azzerata.
Per completezza, nella provincia di Prato prestano servizio, nelle specialità stradale, ferroviaria e postale, altri 48 appartenenti ai ruoli operativi della polizia di Stato, mentre il presidio delle forze territoriali è completato da 191 militari dell'Arma dei carabinieri e 186 della Guardia di finanza. Inoltre, 51 appartenente alle Forze armate svolgono nel capoluogo, con compiti di polizia di prossimità, servizi di perlustrazione e di pattuglia che, se pur operanti attraverso le cosiddette pattuglie miste (militari affiancati da operatori di polizia), consentono alle forze dell'ordine di intensificare e non di diminuire le attività informative ed investigative. Il patto per Prato sicura, rinnovato il 26 gennaio 2010, prevede che il prefetto possa chiedere, previa valutazione dei competenti uffici del Ministero dell'interno, l'impiego di aliquote della forza di intervento rapido composte da unità specializzate non territoriali della polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri, finalizzate ad attuare programmate azioni straordinarie di controllo del territorio. La carenza di organico, dunque, alla luce dei provvedimenti assunti, non sembra incidere sulla funzionalità. Sotto il profilo, peraltro, della prevenzione generale, si è registrata, nei primi sette mesi del 2011, da un lato, una lievissima diminuzione, pari all'1,6 per cento, sul totale dei delitti rispetto al dato dell'analogo periodo di riferimento, il 2010, e, dall'altro, un incremento del 23,2 per cento delle persone denunciate (2.320 rispetto alle 1.883 dell'analogo periodo di riferimento dello scorso anno).
Sul quesito posto dagli interroganti in merito alle risorse e mezzi assegnati, la questura di Prato attualmente dispone delle seguenti autovetture di servizio: 11 vetture allestite per il controllo del territorio; 10 autovetture in colore d'istituto per attività ordinarie; 23 autovetture in colore di serie per servizi info-investigativi. Il numero delle autovetture di servizio, pertanto, supera di sei unità la dotazione Pag. 5prevista dal decreto del Capo della polizia del 30 settembre 2002. Nel 2011 è stato, finora, possibile assegnare agli uffici di polizia l'importo di 9.990 euro per la manutenzione del parco veicoli, mentre per il carburante è stato attribuito l'importo di 1.823.800 euro. Sempre nel corrente anno, è stato accreditato alla Zona telecomunicazioni «Toscana» l'importo di 587.987 euro totali.
Premesso quanto sopra, sugli specifici quesiti posti dagli interroganti, aggiungo che - come già ricordato nel rispondere ad una recente interpellanza di altri onorevoli parlamentari - a Prato e nella sua provincia l'insediamento e il massiccio radicamento della comunità cinese hanno determinato gravi problemi economici e sociali, connessi con forme di illegalità e di illiceità, che spesso accompagnano irregolarità nelle dinamiche aziendali e che sono riconducibili ad evasione fiscale e contributiva, a lavoro sommerso, a contraffazione, a violazione del made in Italy e a violazione di norme edilizie e sanitarie. In questo contesto trova terreno fertile la criminalità non italiana, che fa emergere contatti con nazioni come non soltanto la Cina, ma anche la Francia, l'Austria e la Repubblica Ceca. Esistono evidenti difficoltà investigative, per lo più legate a fattori di impenetrabilità culturale e sociale - pensiamo soltanto alla complessità della conoscenza degli idiomi delle varie province cinesi di provenienza - ed esistono condizionamenti intimidatori, in certi casi anche seri. Per far fronte a tali forme di illegalità, fin dal 2007, è stato sottoscritto con gli enti territoriali un patto per la sicurezza, che è stato periodicamente rinnovato - da ultimo, nel gennaio 2010 alla presenza del Ministro Maroni - e dotato di progettualità operative volte ai settori della polizia urbana ed amministrativa, del controllo del territorio e della prevenzione e repressione dei reati di natura economico-finanziaria.
Per garantire maggiore efficacia agli accertamenti sono preordinati, attraverso un'analisi preventiva di natura tecnico-amministrativa, gli obiettivi da sottoporre a controllo. Sono, quindi, programmati gli opportuni interventi ispettivi, con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati. In attuazione delle indicazioni contenute nel patto, è stato costituito, in prefettura, un tavolo permanente sull'immigrazione e, a livello centrale, è stato costituito, il 15 dicembre 2010, il tavolo nazionale, coordinato da me personalmente su delega del Ministro, che ha l'obiettivo di approfondire le proposte che emergono dalle esperienze del territorio e di stabilire un collegamento costante con il tavolo provinciale di Prato. Con tale iniziativa, che coinvolge soggetti istituzionali ed attori economici, si è realizzato un salto di qualità nella prevenzione e nel contrasto delle attività illecite. Si è formalizzata - ed è operativa - un'attività coordinata tra tutti gli uffici provinciali coinvolti, che ha l'unico obiettivo di fronteggiare il fenomeno che preoccupa la comunità locale. Il primo effetto è stato quello di ottenere una conoscenza più approfondita delle dinamiche e di programmare controlli puntuali. Grazie alle intese raggiunte e alle ulteriori iniziative poste in essere, sono stati avviati dei contatti con le direzioni regionali degli uffici statali per evitare che ciascun ufficio proceda per proprio conto. Tutti gli uffici hanno condiviso l'obiettivo di proseguire e di accrescere il numero dei controlli, orientando la futura attività ispettiva sul solco di quanto già realizzato in tema di repressione dell'immigrazione clandestina. In altri termini, quando si effettua un controllo, lo si effettua contestualmente da parte di tutti gli uffici, perché nulla sfugga in termini di tipologia di violazioni. È stato concordato che in prefettura sia elaborato il programma generale dell'attività ispettiva da dispiegare per ogni trimestre, mentre in questura si svolge il momento di attività operativa ritenuta più appropriata.
Alcune delle proposte di modifiche legislative, avanzate dal tavolo provinciale, hanno trovato seguito sul piano nazionale e questo a sottolineare la fecondità del collegamento tra il territorio e il tavolo nazionale istituito al Ministero. In uno dei provvedimenti del cosiddetto pacchetto sicurezza vi sono norme che traggono origine Pag. 6proprio dall'esperienza di Prato. Mi riferisco - per esempio - alla modifica della disciplina della confisca per via amministrativa che prima permetteva di eludere l'efficacia dei controlli perché, con il pagamento dell'oblazione, era possibile ottenere in restituzione il macchinario sequestrato; oggi tutto questo non è più possibile perché si interviene in virtù di questa norma, che è stata suggerita dal tavolo di Prato, direttamente a confisca e, quindi, all'acquisizione allo Stato dei macchinari, che crea ovviamente un effetto dissuasivo più efficace.
Il 15 settembre ho presieduto l'ultima, in ordine di tempo, riunione di aggiornamento del tavolo nazionale. Ad essa hanno preso parte il prefetto, il sindaco e il presidente della provincia di Prato, l'assessore al welfare della regione Toscana, i vertici del gabinetto e dei dipartimenti del Ministero dell'interno, dirigenti dei Ministeri dell'economia, della giustizia, delle infrastrutture, del welfare, dello sviluppo economico, dell'istruzione, dei carabinieri, del Corpo forestale dello Stato, dell'Agenzia delle entrate, delle dogane, della Banca d'Italia.
Per ogni articolazione territoriale dello Stato (prefettura, questura, comando dei carabinieri) è stata svolta un'analisi tesa a rafforzare il personale operante, tenendo conto della particolarità della città: elevato numero di stranieri, percentuale significativa di irregolari, presenza notevole di persone di nazionalità cinese, difficoltà di integrazione, illeciti di vario tipo collegati con lo sfruttamento dell'immigrazione, a cominciare dal lavoro nero e dall'evasione fiscale e contributiva.
Ciascuna amministrazione ha garantito - quando non era possibile diversamente, per lo meno in via temporanea - unità aggiuntive per i propri compiti: 25 in più per l'Agenzia delle entrate, 8 in più - come si diceva - per la questura, 5 in più per i carabinieri, 3 in più per la direzione del lavoro e così via.
Si è confermata la linea di controlli coordinati e - se necessario - congiunti fra i vari uffici, tesa a rivelare il sommerso e a favorire l'imprenditoria in regola e si è rivolta particolare attenzione al settore del money transfer, spesso strumento privilegiato per attività di riciclaggio e di evasione.
Come già accaduto per la modifica normativa in tema di confisca amministrativa, si è esaminata l'ipotesi che, partendo proprio dall'esperienza di Prato e dai suggerimenti degli addetti ai lavori, sia elaborata una disposizione che renda meno agevole l'aggiramento delle regole e renda effettive le sanzioni.
I dati dei primi nove mesi di quest'anno confermano l'andamento crescente dell'attività di verifica e un primo riscontro è costituito dalle sanzioni amministrative comminate per un valore di circa 232 mila euro.
Nell'ambito dei 96 servizi coordinati effettuati sono stati conseguiti i seguenti risultati: 454 persone denunciate, 10 arrestate; 129 stranieri espulsi; 211 esercizi pubblici controllati; 76 immobili e 2.123 macchinari sequestrati.
Per quanto riguarda il contrasto alla criminalità, non solo cinese, le forze di polizia hanno effettuato 32 operazioni nel 2010 e 22 nel primo semestre del 2011. È stata colpita, fra l'altro, una rete di agenzie di money transfert con il sequestro di ingenti capitali (per svariati milioni di euro), e sono stati sequestrati diverse centinaia di beni per un valore stimato in decine di milioni di euro.
Quanto agli episodi più gravi di criminalità, è stato arrestato il cittadino cinese autore dell'omicidio di un connazionale avvenuto il 21 luglio nella zona urbana a maggiore concentrazione cinese, a seguito però non di fatto ascrivibile a criminalità organizzata ma di una violenta lite per motivi banali.
Anche l'attività specificamente riferita al contrasto dell'illegalità economica e finanziaria è stata di rilievo. Nell'anno in corso sono stati effettuati 127 verifiche e controlli fiscali con l'individuazione di 28 evasori. Nello stesso arco temporale risultano sequestrati circa 483.600 articoli e oltre 18 milioni di metri quadrati di tessuti. Pag. 7
Per concludere, la situazione generale relativa alla sicurezza del territorio desta seria preoccupazione ma non è in alcun modo sottovalutata.

PRESIDENTE. L'onorevole Giacomelli ha facoltà di replicare.

ANTONELLO GIACOMELLI. Signor Presidente, è difficile essere soddisfatti per una risposta lunga, ma non esauriente. Io sarò molto meno lungo, ma vorrei sottoporre qualche motivo di riflessione diverso dal lungo elenco che ci ha fatto il sottosegretario, da cui emerge addirittura che si fanno incontri che riescono a coordinare l'attività pubblica, che è sempre un risultato pregevole, ma non mi pare il massimo in una situazione come quella di Prato, la seconda città della Toscana e la terza dell'Italia centrale interessata da un doppio fenomeno: quello di una grave crisi economica del distretto e quello di un violento flusso migratorio, che la espone a pericoli di infiltrazioni e di degenerazione del suo sistema di legalità e di convivenza.
Rispetto alla pianta organica sono poco più di 260 i complessivi, più gli 8 aggregati da scuole di polizia, oggi di Alessandria e di Cesena, che per qualche settimana sono lì, assegnati alla questura (l'esiguità del tempo di assegnazione fa capire e rende giustizia di quale utilità operativa possano avere) per coprire vuoti che altrimenti sono allarmanti.
I tagli e la mancata copertura del turnover rendono Prato tra le città più penalizzate in rapporto alla situazione e al territorio; non si ricordano assegnazioni recenti di mezzi, di moto o di macchine; si confida nella confisca come mezzo per avere ulteriori strumenti; manca, addirittura, una copertura efficace dei ponti radio, perché con alcune frazioni si può comunicare solo con i telefoni personali; il budget di manutenzione era esaurito già a giugno; si va attraverso il senso di sacrificio, di abnegazione, il senso del dovere delle forze dell'ordine e l'utilizzo di rapporti personali.
Infine, la comunità cinese è una comunità difficilmente penetrabile, tuttavia, con riferimento alla Sezione criminalità organizzata, che si occupa esattamente di fenomeni di criminalità, anche di origine diversa da quella italiana, a me risulta che vi si sia un intasamento di indagini, con migliaia di intercettazioni ancora ferme per la semplice assenza di un interprete, per il fatto che non si trova chi voglia collaborare a costo zero con la questura a causa di questo sistema. Capisco che è la settimana giusta per le intercettazioni, ma ho la sensazione che da qualche parte avete già iniziato, senza nemmeno attendere la legge, ad indebolire lo strumento.
Io rispetto ed ho stima del sottosegretario Mantovano, tuttavia, in relazione al «Patto per Prato città sicura» sottoscritto dal Governo Prodi e riferito alla prima tra le città non capoluogo di regione, devo dire che l'attenuazione della consapevolezza e la difficoltà con questo Governo è palpabile. Il sottosegretario avrebbe potuto dirci, sempre a proposito della difficoltà di far fronte all'illegalità economica, quale contributo abbia dato l'attenuazione dei controlli sul money transfer disposta dagli ultimi provvedimenti del Governo e in che senso sia più utile rafforzare la polizia amministrativa per andare a prendersela con gli sfruttati nei capannoni, indebolendo gli strumenti di indagine, per colpire esattamente chi sfrutta quel lavoro nero e mette in opera i processi di illegalità economica.
Quindi, rimane l'insoddisfazione per una risposta certo lunga, ma che - la sensazione è questa - tenta di nascondere, dietro a molti numeri e molti elenchi di riunioni, quello che è un modo ancora non efficace di affrontare una realtà difficile.

(Iniziative ispettive nei confronti della procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli - nn. 2-01222, 3-01812, 3-01818 e 3-01843)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Costa n. 2-01222 e alle interrogazioni Costa n. 3-01812, Vitali n. 3-01818 e Contento n. 3-01843, concernenti iniziative ispettive nei confronti della procura Pag. 8della Repubblica presso il tribunale di Napoli (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).
Avverto che l'onorevole Costa ha testé sottoscritto l'interrogazione Contento n. 3-01843.
Avverto che l'interpellanza e le interrogazioni, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente.
L'onorevole Costa ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01222: prendo atto che vi rinunzia.
Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha facoltà di rispondere.

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Gli atti di sindacato ispettivo hanno tutti ad oggetto il procedimento penale a carico di Valter Lavitola ed altri - originariamente pendente presso la procura della Repubblica di Napoli, ma attualmente in carico alla procura di Bari - e denunciano una serie di anomalie che avrebbero connotato la trattazione del medesimo procedimento.
Le doglianze dei presentatori di tali atti, in particolare, hanno ad oggetto: la fuga di notizie verificatasi con la pubblicazione da parte dei mezzi di comunicazione del contenuto di stralci di atti di indagine, ancora coperti da segreto investigativo; la palese violazione del diritto di difesa conseguente all'esame, in qualità di testimoni, dei difensori di un indagato; la disposta citazione a comparire, in qualità di persona informata sui fatti, del Presidente del Consiglio dei ministri; la singolarità delle circostanze addotte dalla procura di Napoli a sostegno dell'istanza di revoca del provvedimento emesso dal GIP dello stesso tribunale, dichiarativo dell'incompetenza territoriale dell'autorità giudiziaria procedente.
In relazione a tali aspetti sono stati disposti, per il tramite dell'ispettorato generale, accertamenti preliminari con richiesta di elementi informativi alla procura generale di Napoli, anche al fine di valutare l'eventuale sussistenza dei presupposti di legge per intraprendere le iniziative di carattere ispettivo sollecitate dagli interroganti.
Comunico che, dagli atti acquisiti in tale circostanza, è emersa la necessità di ulteriori approfondimenti e, conseguentemente, la sussistenza dei presupposti per il superamento della fase degli accertamenti preliminari.
A tal fine, il Ministro della giustizia ha disposto un'inchiesta amministrativa all'esito della quale farà le relative valutazioni. L'inchiesta disposta dal Ministro adempie a precisi doveri normativamente previsti e non suscettibili in alcun modo di avere punti di contatto o interferenza con indagini di cui il suddetto ufficio non è più titolare.
Aggiungo, infine, che, all'esito dell'inchiesta avviata, acquisiti tutti gli elementi necessari per una corretta valutazione della vicenda oggetto degli atti di sindacato ispettivo, si potrà apprezzare se vi saranno i presupposti per l'esercizio dell'azione disciplinare, che, giova ricordarlo, è facoltativo per il Ministro della giustizia ed obbligatorio per il procuratore generale della Cassazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Costa ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-01222 e per la sua interrogazione n. 3-01812, nonché per le interrogazioni Vitali n. 3-01818 e Contento n. 3-01843, di cui è cofirmatario.

ENRICO COSTA. Signor Presidente, devo dire di essere soddisfatto della risposta a questa interpellanza e alle interrogazioni, sottolineando che tutti gli elementi contenuti in questi atti sono stati tratti da cronache di stampa o dichiarazioni degli stessi magistrati.
Ovviamente, alla luce di queste cronache e di ciò che è stato verificato giornalisticamente, si sono evidenziate alcune anomalie, dalla fuga di notizie che oggettivamente può essere riscontrata, a violazioni delle prerogative dei difensori, fino a tutta un'altra serie di aspetti che, secondo i sottoscrittori dell'interpellanza e delle interrogazioni, meritano una verifica.
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La risposta del Governo a questi atti di sindacato ispettivo è una risposta esauriente, per cui mi dichiaro soddisfatto.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato, in data 7 ottobre, ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per le questioni regionali la senatrice Adriana Poli Bortone, in sostituzione del senatore Valerio Carrara, dimissionario.
Sospendo, quindi, la seduta, che riprenderà alle ore 14 con l'esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2011.

La seduta, sospesa alle 12,35, è ripresa alle 14.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Buttiglione, D'Alema, Jannone, Lombardo e Paniz sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4-bis/A ) (ore 14,02).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2011, trasmessa con lettera in data 23 settembre 2010.
Ricordo che, per l'esame della Nota, è previsto dall'articolo 118-bis, comma 4, del Regolamento, un dibattito limitato, con l'intervento di un deputato per ciascun gruppo e per ciascuna componente del gruppo Misto, nonché dei deputati che intendano esprimere posizioni dissenzienti dai rispettivi gruppi.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

(Discussione - Doc. LVII, n. 4-bis/A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Toccafondi.

GABRIELE TOCCAFONDI, Relatore. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, la nota di aggiornamento, come già il Documento di economia e finanza, esaminato dalla Camera nella seconda metà dello scorso mese di aprile, costituisce la prima applicazione del nuovo ciclo di programmazione economica e finanziaria delineato dalla legge n. 39 del 2011, che ha modificato sensibilmente le disposizioni della legge di contabilità e finanza pubblica al fine di dare attuazione nel nostro ordinamento al cosiddetto semestre europeo.
La legge n. 39 del 2011 ha innovato sensibilmente le procedure di programmazione in materia di economia e di finanza pubblica, prevedendo per la prima volta un sistema programmatorio articolato in due fasi temporali, la prima collocata nel mese di aprile, finalizzata essenzialmente alla predisposizione del Programma di stabilità e del Programma nazionale di riforma, e la seconda, l'attuale, che prende avvio il 20 settembre, finalizzata, in particolare, ad aggiornare gli obiettivi programmatici individuati nel Documento approvato, in vista dell'elaborazione della manovra di finanza pubblica.
Si tratta, quindi, di una soluzione innovativa; la soluzione seguita fino ad ora Pag. 10presentava molte criticità connesse all'anticipata presentazione del documento di programmazione, che costringeva in modo pressoché costante a revisioni e aggiornamenti anche a ridosso della stessa manovra finanziaria. In questo nuovo contesto, è mutata sensibilmente la stessa natura della nota di aggiornamento, che non costituisce più un documento eventuale, da presentare nel caso di scostamenti rispetto agli obiettivi e alle previsioni inizialmente individuati, ma rappresenta un documento necessario, doveroso.
Quanto al contenuto della nota di aggiornamento, questa reca l'aggiornamento degli obiettivi programmatici contenuti nel DEF, nonché l'eventuale revisione delle previsioni macroeconomiche. La nota di aggiornamento ha inoltre un contenuto proprio strettamente legato alla definizione dei contenuti della manovra finanziaria, in quanto ad essa è rimesso il compito di individuare l'obiettivo per il saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato e per il saldo di cassa del settore statale, nonché di fissare il contenuto del Patto di stabilità interno e del Patto di convergenza.
La difficile congiuntura economica e finanziaria che l'Italia e l'Europa stanno attraversando ha portato ad un percorso estremamente accelerato di approvazione delle manovre correttive di finanza pubblica, che non ha potuto quindi seguire integralmente il calendario scandito dalla legge. Ricordo, infatti, che il Documento di economia e finanza aveva previsto un percorso di riduzione dell'indebitamento, volto a conseguire l'obiettivo di medio termine del pareggio di bilancio nel 2014, attraverso una manovra correttiva, da realizzarsi prevalentemente nell'ambito degli esercizi 2013 e 2014. In un contesto nel quale cominciavano a riscontrarsi tensioni sui mercati finanziari e sui debiti sovrani, il Governo ha varato, anticipatamente rispetto ai tempi previsti dalla legge di contabilità e dallo stesso semestre europeo, la manovra di aggiustamento prevista dal DEF di aprile.
Nel mese di agosto il riacutizzarsi delle incertezze sui mercati finanziari e l'ampliamento del differenziale di rendimento tra i nostri titoli di Stato e quelli tedeschi, ha spinto il Governo ad adottare un nuovo decreto-legge che ha rafforzato la portata della manovra inizialmente prevista, anticipando altresì al 2013 il raggiungimento dell'obiettivo del pareggio di bilancio.
In questo contesto, la nota di aggiornamento ha un contenuto peculiare, in quanto, da un lato, dà conto delle previsioni macroeconomiche più aggiornate, dall'altro non programma nuove manovre di finanza pubblica, ma registra essenzialmente gli effetti delle rilevanti correzioni già realizzate tra luglio e agosto. Ciò comporta, tra l'altro, la sostanziale assenza di nuove indicazioni in ordine al contenuto del Patto di stabilità interno, dal momento che esso è stato già definito dalle recenti manovre finanziarie.
Nel complesso, quindi, la valenza programmatoria del documento risulta notevolmente affievolita. La nota richiama però le disposizioni della recente manovra ancora da attuare, nonché i disegni di legge costituzionale relativi all'introduzione nella Costituzione della regola del pareggio di bilancio, e alla soppressione delle province. Si indicano, inoltre, come provvedimenti collegati alla manovra di finanza pubblica per il triennio 2012-2014 disegni di legge in materia di infrastrutture, liberalizzazioni e privatizzazioni, nonché interventi in favore del sud.
Venendo ai contenuti della nota di aggiornamento, osservo preliminarmente che essa presenta in primo luogo una revisione delle stime di crescita per l'anno in corso e per gli anni successivi, in considerazione dei segnali di rallentamento della ripresa economica. Nel secondo trimestre dell'anno, infatti, il commercio e la produzione mondiale hanno registrato un rallentamento rispetto al ritmo di espansione del primo trimestre. Rispetto a quanto previsto ad aprile, il rallentamento dell'economia ed il riemergere delle tensioni sui mercati internazionali, e, in particolare, sul debito sovrano dei Paesi dell'area dell'euro, hanno determinato, nel complesso, un deterioramento delle prospettive di crescita dell'economia Pag. 11mondiale. Il PIL mondiale è previsto crescere, per esempio, all'incirca del 4 per cento fino alla fine del 2012, quindi circa mezzo punto percentuale in meno rispetto alle previsioni di primavera.
In considerazione dell'indebolimento delle prospettive economiche mondiali, la nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza rivede il quadro macroeconomico italiano per l'anno in corso e per il triennio 2012-2014, evidenziando un trend di crescita dell'economia italiana meno favorevole rispetto alle previsioni formulate ad aprile 2011.
In particolare, per il 2011 il PIL italiano è stimato crescere ad un tasso dello 0,7 per cento rispetto all'1,1 per cento indicato nella nota di aprile. Una crescita ancora modesta è indicata anche per gli anni successivi 2012 e 2013, in cui l'incremento del PIL previsto, è rispettivamente stimato nella misura dello 0,6 per cento e dello 0,9 per cento, mentre nel 2014 la crescita prevista si attesterebbe all'1,2 per cento.
Come evidenzia la nota, la revisione al ribasso delle previsioni di crescita dell'economia italiana è da mettere in relazione non soltanto al rallentamento dell'economia mondiale, ma anche all'operare della pluralità di fattori legati alla manovra di risanamento dei conti pubblici varata nell'estate con decreti-legge.
In particolare, l'ulteriore correzione operata dal decreto-legge n. 138 del 2011 - mirata a realizzare il pareggio di bilancio già nel 2013 - potrebbe produrre, secondo quanto affermato nella nota di aggiornamento, «effetti non positivi sul livello di attività economica nel breve periodo attraverso gli usuali canali di trasmissione agli aggregati della spesa privata, in parte controbilanciati da effetti positivi sulla crescita che si faranno via via sempre più consistenti con il passare del tempo».
In proposito, occorre sottolineare che il grande sforzo che l'Italia sta compiendo per il consolidamento dei conti pubblici e per conseguire gli obiettivi, progressivamente più ambiziosi, concordati con le istituzioni europee, pur comportando inevitabili effetti recessivi sulla domanda interna, è tuttavia necessario per porre le basi di una crescita più solida e duratura nel medio periodo.
In tale quadro, si comprende il rallentamento di tutte le variabili del quadro economico, rispetto alle previsioni di aprile.
Nel dettaglio, rilevo che i consumi nazionali sono stimati in rallentamento rispetto alle previsioni di aprile. In particolare, essi si attesterebbero allo 0,7 per cento nel 2011, lievemente al di sotto di quanto stimato nel Documento di economia e finanza, e si contrarrebbero ulteriormente nel biennio 2012-2013, attestandosi allo 0,4 per cento. Nel 2014 i consumi tornerebbero a crescere dello 0,7 per cento, comunque al di sotto dell'1,3 per cento ipotizzato ad aprile.
Riguardo agli investimenti fissi lordi, per l'anno in corso essi sono stimati in crescita dell'1,3 per cento, in diminuzione rispetto alle previsioni di aprile, che annunciavano una percentuale dell'1,8 per cento. Gli investimenti, nel complesso, si mantengono ad un livello modesto anche negli anni successivi, attestandosi all'1,1 per cento nel 2012, rispetto al 2,5 per cento previsto nel DEF e raggiungendo nel 2014 la percentuale del 2,4 per cento.
Per ciò che concerne gli scambi con l'estero, anche le esportazioni, frenate dal rallentamento della domanda mondiale, sono stimate crescere del 4,4 per cento, meno di quanto previsto ad aprile. Un ulteriore rallentamento si avrebbe nel 2012, in cui le esportazioni crescerebbero, ma del 3,7 per cento, di circa 0,6 punti in meno di quanto previsto nel Documento di economia e finanza. La crescita delle esportazioni si manterrebbe ad un livello medio del 4,3 per cento nel biennio successivo. Con riferimento al mercato del lavoro, in controtendenza rispetto ai dati appena richiamati, sottolineo che la nota registra per l'occupazione un lieve miglioramento, pari allo 0,2 per cento, rispetto a quanto previsto ad aprile.
Per quanto concerne il tasso di disoccupazione, la nota stima a fine 2011 un tasso pari all'8,2 per cento, in calo rispetto Pag. 12all'8,4 per cento previsto ad aprile 2011. Per quanto concerne l'inflazione, si prevede una revisione al rialzo dell'inflazione programmata per il 2011, rispetto a quanto stabilito nel Documento di economia e finanza, dall'1,5 al 2 per cento, mentre per gli anni successivi viene confermato il valore dell'1,5 per cento. La maggiore pressione inflattiva nell'anno in corso è effetto dei rincari delle materie prime: il deflatore dei consumi privati viene infatti stimato in aumento al 2,6 per cento nel 2011, rispetto alle previsioni del 2,3 per cento.
L'indebolimento congiunturale dell'economia mondiale è stato segnalato dai principali organismi internazionali, che hanno provveduto ad aggiornare le previsioni di crescita dei principali Paesi industrializzati.
La revisione al ribasso delle stime per il 2011 evidenzia come la crescita dell'Italia si collochi al di sotto della media dell'area dell'euro, che, soprattutto con riferimento al 2012, non farebbe registrare livelli di crescita particolarmente significativi nemmeno in altri importanti Paesi europei come la Francia. Sottolineo, peraltro, che negli altri Paesi europei, dove il tasso di crescita si presenta maggiore rispetto a quello dell'Italia, a fronte di un differenziale di meno di un punto percentuale, si riscontra un maggiore deficit di circa due punti percentuali, che si spinge agli oltre 5 punti di deficit in più nel caso del Regno Unito, a fronte di poco più di un punto percentuale di crescita nel 2012.
Il quadro programmatico riportato nel Documento di economia e finanza dell'aprile 2011 prevedeva il raggiungimento del pareggio di bilancio entro il 2014 mediante una manovra correttiva pari a circa 2,3 punti di PIL nel biennio 2013-2014, cui è stato dato seguito attraverso il decreto-legge n. 98 del luglio 2011, che ha effettuato un intervento correttivo nel periodo pari a circa 48 miliardi di euro netti cumulati. Successivamente, in presenza di ulteriori tensioni sui mercati internazionali, si è concordato con le istituzioni europee di addivenire al pareggio di bilancio già dal 2013 e, conseguentemente, è stato adottato, nel mese di agosto, il decreto-legge n. 138, che ha effettuato un'ulteriore correzione dell'andamento dei conti pubblici, portando l'intervento complessivo a 59,8 miliardi di euro, pari a 3,5 punti di PIL.
In termini assoluti, la riduzione dell'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche rispetto alle previsioni tendenziali è pari a 2,8 miliardi di euro nel 2011, 28,3 miliardi di euro nel 2012, 54,3 miliardi di euro nel 2013 e 59,8 miliardi di euro nel 2014. La correzione adottata può attualmente apparire sbilanciata sul lato delle entrate, ove peraltro si include, per un importo pari a circa la metà della correzione medesima, la riduzione delle agevolazioni fiscali prevista dal decreto-legge n. 138 del 2011.
Osservo, tuttavia, che tale riduzione potrebbe, come auspichiamo, non realizzarsi qualora i medesimi effetti finanziari previsti (circa 20 miliardi di euro nel 2014), vengano conseguiti con provvedimenti di riordino della spesa, in particolare attraverso l'attuazione del disegno di legge delega in materia fiscale e assistenziale. Al netto di tale riduzione, la correzione sulle entrate sarebbe quindi sostanzialmente equivalente a quella sulle uscite.
Nel complesso, per effetto della manovra e dell'evoluzione attesa del quadro macroeconomico e finanziario, si determina, rispetto al quadro programmatico indicato dal Documento di economia e finanza di aprile, un miglioramento del deficit di bilancio pari, in percentuale del PIL, all'1,1 per cento nel 2012 ed all'1,4 per cento nel 2013, con conseguente sostanziale raggiungimento del pareggio in tale anno.
Con le misure di contenimento adottate con i due decreti-legge si dovrebbe determinare un sostanziale azzeramento del deficit tendenziale previsto nel Documento di economia e finanza 2011 per gli anni 2013 e 2014, realizzando in tal modo il pareggio di bilancio con un anno di anticipo rispetto a quanto in precedenza indicato.
Per quanto concerne il rapporto debito pubblico e PIL il nuovo quadro indica, in Pag. 13presenza di una revisione al ribasso del PIL, una evoluzione dell'andamento del debito pubblico molto simile a quanto stimato nel Documento di economia e finanza. In particolare, per il 2011, il rapporto tra il debito e il PIL dovrebbe attestarsi intorno al 120,6 per cento rispetto al 120 per cento previsto nel Documento di economia e finanza, a causa della revisione a ribasso delle previsioni di crescita e di una riduzione della crescita dello stock del debito molto limitata rispetto all'ultima previsione.
Nel complesso, la nota precisa che la crescita del debito, in termini assoluti più moderata negli anni considerati per via del complesso degli interventi correttivi di finanza pubblica varati nel corso dell'estate, è del tutto compensata dalla revisione al ribasso delle previsioni di crescita del prodotto in termini nominali.
Negli anni 2010-2014, si evidenzia un aumento delle entrate finali, che passano dal 46,6 per cento del PIL del 2010 al 47,8 per cento del 2014, ed una riduzione delle spese finali, che si contraggono di 2,4 punti percentuali di PIL, passando dal 52,2 per cento del 2010 al 48,8 per cento nel 2014. La spesa primaria registra una riduzione di circa 2,3 punti percentuali di PIL nel periodo 2010-2014.
La spesa per interessi presenta un'incidenza sul PIL sostanzialmente analoga a quella già indicata nel DEF di aprile, in crescita dal 4,5 per cento del 2010 al 5,5 per cento del 2014, soprattutto per effetto delle recenti tensioni sui mercati finanziari e delle relative ripercussioni sulla struttura dei tassi di interesse dei titoli del debito pubblico.
Ricordo, infine, il dato sulla pressione fiscale che, al netto degli effetti delle riduzioni delle agevolazioni fiscali, aumenta sino ad attestarsi al 43,7 per cento nel 2014.
Conclusivamente, rilevo come, pur nel difficile quadro della situazione economica internazionale, il Governo abbia posto le basi necessarie per affrontare con determinazione e con i conti in ordine il tema della crescita che è cruciale per il definitivo superamento delle difficoltà e delle tensioni sui mercati internazionali, nonché per il rilancio dell'economia reale del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Lei mi scuserà, siccome adesso si apre la discussione e poi replicherà il Governo, ho ascoltato la relazione copiosa del relatore, che ringrazio ovviamente, però vorrei ricordare che noi stiamo parlando di una nota di aggiornamento, cioè di qualcosa che interviene rispetto a qualcosa che era dato e lo aggiorna in ragione di quelli che sono gli eventi, gli accadimenti e anche, probabilmente, in ragione di quello che si presume possa in qualche modo incidere nell'economia, nella finanza e nella gestione anche della finanza e dell'economia del bilancio del nostro Stato.
Sono davvero sorpreso e anche basito dell'ingiustificabile assenza di qualunque considerazione da parte del relatore su qualcosa che è intervenuto nelle ultime ore e che ha sicuramente fotografato come sia realisticamente e seriamente possibile intervenire nel futuro della gestione del bilancio dello Stato. Mi riferisco alle autorevoli parole di ieri del sottosegretario Giovanardi, il quale ha individuato una strada sicura attraverso la quale intervenire in modo consistente sul bilancio dello Stato. La prego, visto che il relatore ha gravemente sorvolato su queste affermazioni...

MASSIMO POLLEDRI. Presidente, non è ancora carnevale!

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti!

ROBERTO GIACHETTI. ...la pregherei di fare in modo che il sottosegretario presente in Aula ci illuminasse il più possibile in modo che anche le nostre considerazioni possano tenere conto di un Pag. 14punto di vista così autorevole ed efficace (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, innanzitutto ringrazio il relatore per l'importante intervento. Credo che questo documento, così come lo abbiamo affrontato nel dibattito in Commissione, abbia comunque una valenza politica rilevante che, come tutti i documenti che tendono a fotografare una situazione, tiene conto di alcuni elementi che sono in evoluzione, lo sono stati e lo sono tuttora, ma non riescono a tenere una posizione dinamica rispetto alla congiuntura di carattere economico-internazionale e rispetto alle scelte di coordinamento di finanza pubblica non solo dell'Italia, ma anche degli altri Paesi europei.
Credo che nelle riflessioni che ho sentito questa mattina al Senato, e che sono state anche riprese dall'intervento dell'onorevole Giachetti in alcuni aspetti, si va a riprendere quella che è una condizione complessiva di un dibattito che non trova - passatemi il termine - tregua dal punto di vista ovviamente delle scelte che i Governi sono chiamati a cercare di coordinare e fare in questi giorni. Credo che il dibattito che si è aperto anche in queste ore, relativo al ruolo della Francia e della Germania nell'azione di coordinamento rispetto alle politiche che vengono sviluppate dagli altri Paesi, tra cui l'Italia, siano elementi che dimostrano qual è la dinamicità delle scelte.
Onorevole Giachetti, quando abbiamo presentato la nota di aggiornamento del documento, i dati che erano disponibili presso gli osservatori internazionali più autorevoli rispetto agli andamenti di politica economica e di congiuntura erano dati assolutamente attendibili perché erano gli stessi che comunque venivano prospettati da questi autorevoli osservatori. Allo stesso tempo, era anche la fase in cui vi era un confronto in atto, relativo, per esempio, al tema dei debiti pubblici dei Paesi dell'area euro, del diverso impatto dei debiti rispetto alle condizioni complessive della moneta unica e rispetto a quella volontà di coordinamento comune, a cui facevo prima chiaramente richiamo, che riguarda le scelte per il sostegno di politica economica che i Governi sono chiamati ad effettuare e che il Governo italiano sta discutendo all'interno della propria maggioranza per arrivare ad una posizione che sia la più condivisa possibile.
Quindi, mi permetto di dire che, pur comprendendo le logiche del confronto e della dialettica tra maggioranza e opposizione, è sotto gli occhi di tutti come gli stessi documenti siano sostanzialmente sempre superati o sorpassati e come ogni fotografia ovviamente risente della condizione del momento, non tanto delle dinamiche che continuano ad essere in costante evoluzione.
Basti pensare a quelle che sono state anche, per esempio, le scelte in merito di difesa dell'area euro rispetto alla crisi greca. Nel momento in cui è stata varata la nota di aggiornamento del DEF, non avevamo ancora chiaro quali fossero le valutazioni coordinate delle scelte dei Paesi europei per fronteggiare quel tipo di intervento.
Oggi risulta chiaro come la scelta, per esempio, che si va orientando o sembra orientarsi a costruire il rapporto attualmente consolidato tra Germania e Francia farebbe pensare alla costruzione di un effetto leva che consenta di affrontare, attraverso un intervento significativo comunque del Fondo «salva Stati», una tenuta rispetto a problematiche che non possono riguardare o potrebbero non riguardare esclusivamente la Grecia, ma anche altri Paesi dell'area euro. È una cosa che ovviamente tutti noi vogliamo scongiurare, ma che dimostra concretamente come le scelte per affrontare la crisi siano particolarmente complesse e che non stanno esclusivamente nelle corde degli Stati nazionali.
Dicevo, quindi, che è vero che c'è un'evoluzione costante che i governi devono Pag. 15ovviamente continuare a monitorare e sulla quale è necessario continuare a lavorare, ma inesorabilmente il documento risente ovviamente di un qualche elemento di staticità rispetto a queste dinamiche. Ciò non significa che da parte dell'azione della maggioranza e del Governo non ci sia un elemento di continuità. Come ho voluto sostenere in V Commissione (Bilancio), c'è una azione continuativa dal punto di vista dell'attività del Governo ed è altrettanto chiaro che, oggi più che mai, è difficile intervenire sul versante dei tagli della spesa perché molto abbiamo fatto e molto resta da fare e la costruzione del bilancio dello Stato non consente sempre un'azione di particolare selettività. Molto è stato criticato in termini di confronto all'interno ovviamente del dibattito nelle ore scorse in Commissione proprio sulla necessità di interventi selettivi e non di tagli lineari.
Sappiamo che la costruzione del bilancio dello Stato non consente ancora oggi una piena puntualità in merito alle dinamiche concernenti i tagli selettivi della spesa. Quindi, è altrettanto chiaro che dobbiamo muoverci su filoni di lavoro che consentano da una parte di tenere sotto controllo i dati relativi alle finanze pubbliche. Mi pare di poter dire che da questo punto di vista i risultati italiani siano assolutamente confortanti. Allo stesso tempo occorre lavorare su alcune dinamiche per sostenere la crescita.
Uno degli elementi di criticità indubbiamente dimostrati dalla nota di aggiornamento del DEF è l'aspetto della crescita. Sul tema della crescita è evidente che stiamo lavorando sulla costruzione di un progetto che abbia ovviamente la possibilità innanzitutto di rilevare risorse che prioritariamente vedano elementi di un sburocratizzazione, di valorizzazione di leve che comunque già esistono nel Paese, una valorizzazione specifica del ruolo del privato all'interno ovviamente dei progetti che consentano una infrastrutturazione più importante, una serie di interventi che vedono ovviamente innanzitutto un'azione a costo zero. Successivamente nelle prossime ore si valuterà se ci sono le condizioni per poter impegnare le risorse. Ovviamente non è semplice in questo momento ancora indicare di quali risorse si tratta.
La linea viene sostanzialmente confermata: tenderei a separare gli aspetti di notizia giornalistica rispetto a continue modifiche. C'è un dibattito in corso che viene ovviamente ricordato e riportato, ma, se andate a vedere, gli atti formali del Governo hanno una coerenza piena. Anche l'intervento della manovra estiva tiene conto di un insieme di fattori tra cui l'innalzamento degli spread e una proiezione complessiva, che è quella di una riduzione del debito pubblico, che comincia dal 2013 in avanti. Altro argomento: è necessario intervenire con una misura significativa in materia di debito oppure no?
La manovra, in una condizione di tassi sostanzialmente stabili, prevede la possibilità di una riduzione progressiva del debito dal 2013 al 2040 che dovrebbe portare in condizione di assoluta sicurezza e ovviamente competitività, rilancio, sostegno e, nei prossimi anni, una possibilità di crescita molto più rigorosa, connessa ai provvedimenti che abbiamo varato pochi giorni or sono.
Quindi, è evidente che, anche da questo punto di vista, ci troviamo in una cornice in cui l'aggiornamento, ripeto, è un elemento costante di questi ultimi tre anni; del resto, dal punto di vista delle azioni che gli altri Governi hanno svolto, l'elemento aggiuntivo rispetto a quello che è stato svolto dal Governo italiano è stato il ricorso al debito. Questo è l'unico elemento vero, strategico e aggiuntivo rispetto a quello che noi abbiamo portato avanti fino ad oggi: una condizione che ha consentito loro di poter ricorrere maggiormente al debito e quindi di iniettare parte di queste risorse - come è avvenuto nel caso tedesco - a sostegno dello sviluppo. L'effetto complessivo però, sulla base delle nostre valutazioni, non è stato così forte come lo stesso Governo tedesco si aspettava, a dimostrazione anche del fatto che non basta solo avere la disponibilità di risorse - anche se ovviamente è sempre Pag. 16un fatto importante - da poter destinare al sostegno dello sviluppo, bisogna anche lavorare in una logica di selezione delle risorse affinché le poche risorse utilizzate complessivamente determinino un effetto leva e quindi un effetto moltiplicatore che consenta al Paese di avere un percorso di crescita.
Quindi, Signor Presidente, concludendo, è ovvio che l'argomento - come sempre - porta ad un dibattito a trecentosessanta gradi su tutti i temi che riguardano la vita di questi ultimi tre anni, da quando è cominciata questa grave crisi, e sugli strumenti stessi che abbiamo a nostra disposizione. Credo che le riforme che abbiamo varato collegialmente, maggioranza e opposizione, in materia di leggi di bilancio, di note di aggiornamento e di leggi di stabilità dimostrino una discreta coerenza, e da questo punto di vista siano state comunque efficaci per rendere la visione e la lettura del bilancio dello Stato e delle dinamiche che riguardano il tema dell'economia e della crescita del Paese secondo processi e letture che siano più efficaci rispetto a quelle del passato.
Ovviamente una congiuntura così complicata non rende pienamente giustizia a questo documento che complessivamente comunque è un documento che dimostra l'azione che è stata svolta dal Governo, ma soprattutto ha nelle premesse la condizione per poter effettuare delle scelte che ci accingeremo a fare nei prossimi giorni e che riguardano ovviamente il tema dello sviluppo, tema a noi particolarmente caro.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Commercio. Ne ha facoltà.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, onorevole colleghi, per i deputati del Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud questa nota di aggiornamento racchiude l'essenza dell'approccio finora tenuto dal Governo rispetto alla crisi, cioè ritenere possibile la tenuta dei conti in assenza di una reale crescita. Si persevera, malgrado tutti gli indicatori economici continuino a confermare l'impatto recessivo delle manovre di finanza pubblica adottate fino ad oggi, nel presupposto che sia preferibile sempre e comunque incidere soltanto sul rigore dei conti pubblici piuttosto che stimolare la crescita del Paese, impostazione questa che ha dimostrato i suoi limiti e ha comportato la necessità del ricorso a successive manovre volte ad impedire il peggioramento del rapporto del deficit e del debito nei confronti del prodotto interno lordo.
Eppure la nota in esame insiste nel presentare un Paese che va bene, senza tener conto della situazione reale, del declassamento operato dalle tre principali agenzie internazionali di rating. La stessa nota continua a richiamare l'attenzione sull'esigenza di ridurre il divario di sviluppo fra il Nord e il Sud, tutte affermazioni contenute anche nei precedenti documenti di programmazione economica, ai quali non è però seguito alcun provvedimento conseguente, anzi proprio con riferimento ad uno degli strumenti principe deputati alla rimozione del divario territoriale - mi riferisco ai FAS - lamentiamo l'assenza nella nota di una qualunque analisi sulla programmazione regionale per il periodo dal 2007 al 2013.
Il Governo ha deciso di mantenere in vita il Paese mettendolo in coma farmacologico, con l'approccio ragionieristico ha fatto ricorso ai tagli lineari, senza voler comprendere che l'economia reale va aiutata, ad esempio, con una improrogabile riforma fiscale che alleggerisca il peso su salari e pensioni e che punti sulla lotta all'evasione.
La reale alternativa ai tagli lineari si può esprimere con una sola parola: la politica. La politica ha la sua supremazia sul tutto il resto, a partire dall'economia. Tale supremazia sta, proprio in questo, nella capacità di decidere cosa sia utile e cosa non lo sia per la Nazione.
Va trovato un difficile punto di equilibrio tra la riduzione del debito pubblico e il ritorno alla crescita economica, in un'ottica nella quale la corretta allocazione delle risorse pubbliche sia fondamentale, ma, allo stesso tempo, occorre che l'obiettivo di riduzione della spesa, sia Pag. 17a livello centrale sia locale, non determini una dequalificazione della stessa spesa, riducendo servizi essenziali per il Paese e per i suoi cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, penso che l'intervento del sottosegretario Giorgetti ci abbia chiarito che in questo momento stiamo parlando del nulla; non del nulla in senso fisico, ma del fatto che il documento sul quale dobbiamo esprimere una valutazione e un voto ha ormai poco di significativo.
Però, devo anche dire al sottosegretario che un Governo attento ad una situazione difficile come quella che stiamo vivendo - accetto che ogni giorno porti una qualche modifica e una qualche differenza - dovrebbe, quanto meno, chiedere di intervenire prima del relatore e fare un aggiornamento, sia pure rapido, di quello che è avvenuto dal momento in cui il documento è stato consegnato e depositato ad oggi, perché, viceversa, stiamo parlando del nulla. Ognuno dice la sua su quello che sta succedendo, ma poi - va riconosciuto, capisco bene - di fatto ci troviamo a discutere in queste condizioni.
Ma, proprio per questo, avremmo anche dovuto avere contezza da parte del Governo di cosa intende fare. Infatti, è bensì vero che per l'anno prossimo avete corretto al ribasso la crescita del PIL allo 0,6 per cento, ma il Fondo monetario internazionale, già quando avete fatto questo intervento, diceva che la crescita del PIL sarebbe stata dello 0,3 per cento, cioè la metà. Abbiamo la recessione alle porte, domani mattina, perché il tendenziale che si sta verificando negli indicatori dice che, se non vi è un intervento che la ferma, abbiamo la recessione dietro l'angolo, alle porte, con tutto quello che consegue in termini di occupazione e di totale salto del bilancio.
Già ieri il collega Cambursano, intervenendo sul bilancio consuntivo, rilevava come la Corte dei conti avesse scritto che non è affidabile in misura sostanziale. Così ha detto la Corte dei conti! Oggi vi è di peggio su quello che intendete fare con la cosiddetta riforma fiscale: il presidente della Corte dei conti, Giampaolino, dice che non ha copertura finanziaria, anche perché parte delle entrate sono state usate dal decreto di agosto.
Bisogna, quindi, tassare beni personali e reali, evitando i tagli lineari alle agevolazioni, che sarebbero recessivi e si concentrerebbero soprattutto su coloro che già pagano le imposte, e più specificamente sui contribuenti che si collocano nelle classi di reddito meno elevate.
Quello che noi sosteniamo, come Italia dei Valori, ma credo anche il resto dell'opposizione, perché gli unici che non lo vedono sono gli esponenti della maggioranza, almeno apparentemente - credo che, sotto sotto, capiscano anche loro che stanno sostenendo tesi insostenibili - è che qui si sta ragionando sempre immaginando di togliere soldi ai cittadini - dopo avere tolto alle persone che già pagano tutto quello che avevano nelle tasche, fra un po' inizierete a togliere loro i brandelli di pelle - e non vi sognate di dirci una parola su come far pagare qualcosa a quelli che non pagano, perché, per conto mio, la soluzione non è la patrimoniale come la state ponendo voi. Ci vuole ben altro!
Cominciamo ad applicare, per esempio, ai famosi due milioni di immobili «fantasma» la bella regola per cui, trascorso un mese di tempo che è previsto per denunciarli, quando saltano fuori, si applicano le stesse regole stabilite per i beni della mafia: confisca immediata e vendita all'asta. Vediamo se qualcuno si muove! Stabiliamo che, ogni volta che emerge qualcosa esportato clandestinamente all'estero, si persegue esattamente il responsabile con l'aggravante e con l'aggiunta che lo prendiamo e lo sbattiamo immediatamente in galera, tanto per cominciare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Incominciate a far vedere la faccia dura contro questa gente, invece di salvarla Pag. 18in continuazione, immaginando un nuovo condono fiscale, anzi due. È una vergogna! È una vergogna! Non è possibile che vi sia chi pensa di venir fuori da questa situazione con nuovi condoni fiscali, cioè salvando ancora una volta gli evasori. Ciò fa venire non il voltastomaco, ma molto di peggio, molto di più. Eppure, ci state pensando.
Ci dovete spiegare l'idea del condono fiscale: una delle vostre manovre è quasi interamente basata sui quattrini che dovrebbero provenire dal recupero dell'evasione fiscale e poi fate il condono? Ma come ragionate? O pensate che siamo tutti dei deficienti, che non sanno ragionare e non sanno prendere in considerazione le situazioni? State prendendo in giro l'intelligenza delle persone. Immaginate di recuperare miliardi dall'evasione fiscale e poi fate il condono? Ma come può stare in piedi? Non c'è neanche un minimo di logicità in interventi di questo tipo.
Ebbene, concludo riportando alcune considerazioni di Giampaolino sul disegno di legge di delega per la riforma: (...) «risulta ormai spiazzato dagli eventi che hanno riportato in primo piano le esigenze di rigore». Le incertezze, che lo caratterizzano sul fronte della copertura, dovrebbero indurre ad esplorare fonti di gettito nuove in direzione di basi imponibili. E così via.
Noi siamo di fronte ad una situazione di questo tipo e, invece di dirci voi cosa fate, ci gingilliamo a chiacchierare del niente. Non ci dite cosa fate, perché siete impegnati e si dimostra. Frattini vada a farsi un giretto, invece di attaccare quelli che si incontrano per pensare come salvare noi! Ma che cosa pretende con la credibilità inesistente di questo Paese, con un Presidente del Consiglio che va a fare il compleanno da Putin, invece di preoccuparsi di fare un giro delle capitali europee per immaginare, chiedere, farsi consigliare ed aiutare ad affrontare i problemi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?
Ricordo che Alcide De Gasperi, alla fine della guerra, andò a Parigi e fece un discorso di grande nobiltà: aveva la consapevolezza che l'Italia aveva perso e si trovava in difficoltà e chiedeva aiuto agli altri. Non è andato a fare il compleanno in una dacia sperduta in mezzo all'Unione sovietica! Il collega prima citava Giovanardi. Io ho detto un'altra cosa ieri: prima di fare quel test a quelli che giocano in borsa, forse andrebbe fatto a qualche componente del Governo, magari a partire dal Presidente. Forse servirebbe di più, se proprio si vuole fare.
Allora quello che voglio dire è che siamo in una situazione in cui la recessione è alle porte e voi non ci dite che cosa intendete fare - ma certamente le notizie trapelano - anche perché siete talmente divisi nell'individuare le misure che ci sono riunioni in continuazione. Credo che Scajola in questo momento sia dal Presidente Berlusconi e non per il compleanno immagino. Siete in una situazione così sfilacciata con personalità della vostra maggioranza che rilasciano dichiarazioni, come in questi giorni, che sono il preludio alla fine di questa esperienza di maggioranza e di Governo.
Vi trovate a discutere su cosa fare, ma non ce lo dite; ci fate filtrare però queste notizie scandalose di condoni e misure di questo genere.
Tra l'altro, nemmeno utilizzate dati seri per indicare che le manovre poste in essere non portano ad una riduzione del 2 per cento, come dichiarate, come effetto sul nostro PIL, ma di quasi il 3 per cento, come ha ben valutato ed indicato il Fondo monetario. Quindi, andiamo verso una recessione che peggiorerà tutti questi indicatori. Mi dovete spiegare, se non si cambia rotta, come pensate di far crescere il Paese. Noi abbiamo un'idea, come ripetuto più volte: vi abbiamo detto - è un paradosso, ma voi non avete alcuna intenzione di farlo - di tagliare le tasse per mettere soldi nelle tasche dei lavoratori che non ne hanno più e che certo non li nasconderebbero nei materassi, perché li dovrebbero immediatamente, per forza, immettere nel circuito economico per mangiare e sopravvivere, dando così un colpo allo sviluppo. Noi ve lo abbiamo detto, solo che voi non ci sentite, perché Pag. 19poi non tutti sono d'accordo su tali misure. Ma perché non adottarne qualcuna? Perché non assumere una decisione rapida che si può prendere anche domattina ed attuare in un mese? Anche noi pensiamo che le 7 mila partecipate degli enti locali che «succhiano» soldi e che servono per dare prebende rappresentino un'esperienza che deve essere chiusa, ma, in attesa che ciò avvenga - perché non si possono vendere domani mattina in un colpo solo - che cosa aspettiamo a stabilire che, invece di un consiglio di amministrazione, vi debba essere un amministratore unico e che, invece di avere 25 mila amministratori pagati, ce ne debbano essere solo seimila? Abbiamo fatto un po' di conti: un paio di miliardi si possono risparmiare. Eppure, non toccate niente. Noi - lo sapete, è una della nostre priorità - stiamo per depositare la legge di iniziativa popolare per la soppressione delle province su cui la maggioranza non è d'accordo, ma il fatto che abbiamo raccolto in un mese 500 mila firme la dice lunga sul sentimento della gente sui costi della politica e anche in quel caso qualche miliardo si poteva risparmiare, però voi non ci sentite.
So che non piace che si parli del vitalizio dei parlamentari nazionali e regionali ma anche in questo caso abbiamo fatto un po' di conti e fra gli uni e gli altri un miliardo di euro si può risparmiare. Non risulta sia stato fatto nulla per tagliare in modo radicale le auto blu (Commenti del deputato Polledri), proprio così, collega: Brunetta dice che ci costano 4 miliardi di euro all'anno, eppure, non mi risulta sia stata intrapreso alcun serio intervento, perché gli interventi seri non sono quelli di invitare la gente ad usare di meno l'automobile, non è ciò che serve.
Abbiamo una serie di consulenze e di incarichi sul territorio: tutti coloro che stanno sul territorio sanno che vi sono incarichi fasulli in giro che vengono dati agli amici sotto forma di prebende e che potrebbero essere tagliati. Penso a quanto spendono le regioni per le loro rappresentanze all'estero: si tratta di cifre folli, eppure nessun intervento è stato fatto in quel senso. È ora che apriamo anche il capitolo delle spese militari. Nella risoluzione diremo che si deve accelerare, nell'ambito dell'Unione europea, l'idea che 27 apparati militari non servono, perché ne basta uno, probabilmente risparmiando un sacco di quattrini.
C'è da tempo sul tappeto (sono stati fatti degli studi) la questione della riunificazione in un unico ente di INPS e INPDAP, con un vantaggio calcolato in due miliardi all'anno a regime, eppure se ne parla ma poi - quando è il momento - decisioni non se ne prendono.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ANTONIO BORGHESI. Ci sono - concludo Presidente - le liberalizzazioni, e ogni volta che siete andati a toccare qualche piccolo interesse, avete fatto retromarcia, non un mese dopo (come sui costi della politica), ma quasi immediatamente perché è bastata qualche lettera per bloccare tutto. Eppure, se non procediamo con nuove liberalizzazioni, è evidente che questo Paese, se non tocchiamo le vere corporazioni, oltre agli evasori fiscali e agli speculatori (avete fatto finta di colpire questi ultimi e invece questi si salveranno per altri dieci anni anche per quanto riguarda le rendite finanziarie), non si salverà. Questo ci dovete dire. Noi ovviamente siamo contrari e abbiamo una risoluzione che propone quelle soluzioni di cui ho parlato ora (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, con questa nota di aggiornamento il Governo indica alcune misure che non sono rassicuranti. Non che non si sapessero già a luglio o agosto, però quanto meno vengono messe per iscritto, che serve sempre. Si afferma che l'Italia crescerà meno delle stime sia per il 2011 che per gli anni a venire a causa del rallentamento dell'economia mondiale, ma, cito, anche di una pluralità di fattori Pag. 20legati alla manovra di risanamento dei conti pubblici varata nell'estate con i decreti di luglio e agosto, e questo è già un passo avanti, onorevole sottosegretario.
Credo che ciò serva per il futuro a chiunque abbia il compito di redigere i prossimi documenti economico-finanziari, nel senso che era chiaro, già nel momento in cui si predisponevano, che tali misure avrebbero avuto un effetto recessivo e forse sarebbe stato più utile, anche in termini di credibilità delle manovre di luglio e agosto, modificare subito le previsioni in termini di crescita per evitare ciò che invece è inevitabile rispetto a quello che scrivete e che si tradurrà nei prossimi documenti (mi riferisco al decreto sviluppo che di fatto poi alla fine sarà un'altra manovra, o comunque alla finanziaria), nonché per evitare di dare l'idea che poi vi sarà un «buco». È chiaro che, nel momento in cui vengono inserite norme recessive, come sono i prelievi straordinari, bisogna subito correggere in termini di crescita le previsioni e correggere di nuovo le necessità rispetto agli obiettivi predefiniti; altrimenti si definisce un obiettivo in termini di maggiori entrate, che, certo, ha un effetto di per se stesso recessivo, non lo si computa e, dopo tre mesi, si rivedono le stime e mancano dei soldi.
Posto che il risultato complessivo è sempre quello, è meglio operare subito per evitare la cattiva notizia che c'è un «buco». Vi era già nel momento in cui avete presentato le manovre di luglio e agosto, quindi tanto valeva coprirlo in quella sede per evitare le solite previsioni che poi non vengono rispettate. Questo andrebbe tenuto conto anche quando si fanno i provvedimenti. Per quanto riguarda l'aumento della tassazione sul risparmio (perché di questo si tratta), altrimenti detta aumento dell'aliquota sulle rendite finanziarie, già sapete benissimo che, nel momento in cui fate questa previsione, indicate una posta fasulla, perché è chiaro che, a partire da noi (non so lei, signor sottosegretario), quei soldi verranno spostati e quindi non ci sarà più quella base imponibile su cui si applicherà l'aliquota non del 12,5 ma del 20.
Un po' di effetto trascinamento ci sarà. Voi avete continuato a prevedere, secondo me facendo un grande errore che ci riporta agli anni Settanta, aliquote differenziate e più favorevoli per i titoli pubblici. Ciò è un grave errore perché significa penalizzare chi presta i soldi al sistema produttivo per avvantaggiare chi presta i soldi per pagare i debiti dello Stato. Ci si dice che è una partita di giro, ma sarebbe stato meglio lasciare la partita di giro come era prima. Anche in quel caso, per esempio, è chiaro che quel gettito non ci sarà, non solo perché i tempi ci spiegano che gli utili da investimenti finanziari si assottigliano, ma perché la gente sposterà i soldi. Quelli più abili e con maggiori possibilità li porteranno nei fondi, magari italiani, ma, comunque, di diritto lussemburghese o irlandese, e gli altri li investiranno sui BOT o li metteranno sui conti correnti. Tutto ciò solo per fare un esempio che, però, segnala un modo di fare di questo Governo che non si è corretto e nemmeno autocorretto nel corso degli anni; ossia fare delle previsioni senza considerare che, poi, l'economia si muove, che le azioni in campo fiscale, in particolare quelle che il Governo mette in campo, provocano inevitabilmente delle reazioni. Comunque, sono corrette le stime. Temo che andranno ricorrette, ma, comunque, questo è un primo dato di fatto, cioè che l'economia crescerà meno.
Secondo dato di fatto: i consumi e gli investimenti fissi sono in calo. Affermate, inoltre, che la correzione può attualmente apparire sbilanciata sul lato delle entrate. Dico una cosa che è già stata segnalata dai colleghi precedentemente: la nota oggi della Presidenza della Corte dei conti non può passare come acqua sul marmo. C'è una clausola di salvaguardia che è quella a cui sta appeso tutto il processo di risanamento che abbiamo «venduto» in Italia e all'estero. Sta appeso lì, infatti, a quella clausola di salvaguardia, cioè alla tagliola sulle detrazioni fiscali, a cui si aggiunge la delega fiscale e assistenziale. Si Pag. 21tratta di una tagliola che avrà un effetto a maggior ragione recessivo, oltre che regressivo, perché colpirà di più i ceti più deboli. Teniamone conto nei prossimi documenti per evitare, poi, di doverci trovare ad affrontare tardi e male questioni che sono aperte. La questione della delega fiscale, che - ripeto - è l'architrave del risanamento, così come è stato stabilito sulla carta tra luglio ed agosto, fa acqua da tutte le parti e non sarà, innanzitutto, praticabile politicamente. Dobbiamo anche sapere che la clausola fiscale non è sul fronte della spesa pubblica, ma sul fronte delle entrate, perché diminuire detrazioni e deduzioni significa aumentare le tasse. Sappiamolo, per evitare, poi, di trovarci a dover correggere l'incorreggibile da quel punto di vista o a dover registrare effetti disastrosi. Ci dite che il rapporto debito-PIL supererà il 120 per cento, che la pressione fiscale aumenterà fino ad attestarsi al 43,7 per cento e che il PIL scenderà ancora un pochino. Siamo, quindi, al 44 per cento di pressione fiscale se tutto va bene.
Nella Nota di aggiornamento vi è riportato che le entrate aumenteranno di 92 miliardi, ma una parte importante di questa cifra finirà per finanziare l'aumento di spese correnti e non la riduzione del deficit. Questo anche è un punto su cui bisogna riflettere, ovvero è la questione che sta molto a cuore al mio collega senatore Baldassarri. Noi, cioè, «vendiamo» tagli di spesa, ma in realtà per tagli di spesa intendiamo diminuzioni di entrate. Non è la prima volta che si fa naturalmente, non è una colpa specifica da attribuire, però è, comunque, un problema che, nella congiuntura drammatica, diventerà un nodo che verrà al pettine. Secondo me è poi irrealistica - diciamolo ora per allora - anche la stima sulla spesa sugli interessi, sostanzialmente analoga a quella già indicata nel Documento di economia e di finanza, in crescita dal 4,5 per cento con riferimento al 2010 al 5,5 per cento per quanto riguarda il 2014.
Incrociamo le dita, onorevole sottosegretario, lo sa meglio di me: questo significa scommettere non solo sulla stabilità, ma sulla diminuzione del costo per il servizio del debito; se solo lo spread con i titoli tedeschi resta confermato con questo scalino sui 350 punti, e presumibilmente lo resterà, difficile è ipotizzare che i tassi confermino le previsioni. Quindi, ci sarà un altro aggravio.
Ma queste sono osservazioni note che vengono alla luce e che dimostrano l'inadeguatezza delle misure proposte. Non vuole essere una facile critica, qualcuno potrebbe dirmi: cosa avreste fatto di diverso? Tuttavia, dire la verità è sempre meglio che indorare la pillola dicendo che poi le cattive notizie si danno dopo. Non è così, o comunque non è più così. Anche in questa Nota di aggiornamento ci sono elementi reticenti e forse, invece, questo sarebbe il momento di «squadernare le cose».
Capisco che passare dalla retorica dei primi tre anni e mezzo di legislatura (i conti tengono; stiamo meglio degli altri; le banche tengono) ad una verità cruda può apparire un passo troppo «feroce» nei confronti dell'opinione pubblica. Però, a quello saremo chiamati prestissimo perché, prima che le cose ricomincino ad andare un po' meglio, continueranno ad andare un po' peggio, e di questo dobbiamo avere la consapevolezza.
Tuttavia - e concludo - ciò che lascia un po' esterrefatti è che, rispetto a tutto questo, cosa stiamo facendo? La situazione sta andando peggio rispetto a quanto abbiamo detto, perché gli interessi salgono, la crescita scende, la Corte dei conti oggi ci ha messo la zeppa, la spesa aumenta, diminuiscono gli investimenti, il rapporto del debito resta quello.
Quanto alla crescita: citate genericamente disegni di legge non ancora presentati in materia di infrastrutture, liberalizzazioni e privatizzazioni, nonché di interventi per il sud. Credo che questo non lo si possa più scrivere ad ottobre del 2011, con la legislatura che, ben che vada, volge al termine. Non si può scrivere che l'obiettivo è quello di presentare provvedimenti per il sud, è quello di liberalizzare, è quello di privatizzare. Liberalizziamo! Poi uno deve spiegare perché finora non è Pag. 22stato fatto. Per prendere queste misure in modo efficace bisogna crederci e poi essere credibili. Se uno credesse che questi sono gli strumenti che vanno messi in campo per migliorare la situazione economico-finanziaria dell'Italia, lo farebbe. Se uno non l'ha fatto fino ad oggi è perché non ci ha creduto.
Per le privatizzazioni - leggo sulla stampa - vi sarebbe un grande piano di 100 miliardi. Ma perché non l'abbiamo fatto e non l'avete fatto fino ad oggi? La realtà è che anche questo cosiddetto decreto sviluppo rischia di essere una nuova manovra finanziaria. Non so quali novità, quale cambio di marcia radicale della maggioranza sarà distillato nel decreto sviluppo in termini di liberalizzazioni. Quel poco che viene avanti va nella direzione opposta. Penso alla riforma forense in cui aumenta l'ambito dell'esclusiva ordinistica, ma vi sono tanti altri aspetti e mi fermo qui. Quanto alle privatizzazioni non si è visto privatizzare un chiodo ed è aumentato il capitalismo di Stato soprattutto in periferia.
Quello che, invece, è presumibile è che il decreto sviluppo sia in realtà una nuova manovra finanziaria. Del resto, vi è la discussione fatta all'interno della maggioranza: a furia di dire che la maggioranza di Governo dal 2006 al 2008 era divisa su tutto, a furia di ripetere questo ritornello, siete arrivati anche voi ad essere divisi su tutto, per cui uno dice «condono» e parte una guerra interna senza che si capisca almeno di che cosa si sta discutendo: di condono fiscale, edilizio e via dicendo.
Si parla di patrimoniale, soft o hard, non si è ancora capito. Si parla di un contributo sulle pensioni, ma questo significa raccattare soldi, significa che non siamo di fronte al cosiddetto decreto sviluppo a costo zero, di cui aveva parlato non un quidam de populo, ma il suo autorevole Ministro Tremonti, artefice di tutta la politica economica e finanziaria di questo Governo. Si sta parlando di raccogliere di nuovo soldi perché - lo scrivete qui - le risorse che ci sono - e concludo, signor Presidente - non sono sufficienti.
Quindi, verità che manca, perché solo dalla verità può venire la novità. In questa Nota di variazione e nei rumori di fondo che si sentono non c'è alcuna novità.
Capisco che sia difficile, peraltro, che la novità possa venire da questo Governo; la novità non sarà sufficiente a cambiare le sorti, ma è necessario che vi sia la novità per provare ad affrontare in modo realistico la situazione difficile che abbiamo di fronte e che voi in qualche modo ci spiegate essere molto più difficile di quanto sembrasse ad agosto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza dovrebbe essere, per definizione, il documento che costituisce l'occasione, per il Governo e per il Parlamento che oggi lo esamina, per fermarsi e per riflettere sulle variazioni intervenute nel corso di pochi mesi.
La Nota di aggiornamento che oggi siamo chiamati a discutere dovrebbe contenere dunque soltanto qualche parziale revisione alle previsioni fatte dal Governo soltanto nell'aprile scorso, quando è stato licenziato appunto il DEF.
Invece, questa Nota ci presenta un quadro economico completamente modificato, con una crescita sensibilmente inferiore a quella pronosticata dal Governo qualche mese fa e anche qualche settimana fa, quando è stata licenziata l'ultima manovra, e con dati indicatori di finanza pubblica che descrivono, al di là dell'ottimismo che il Governo vorrebbe indurre, una crisi grave, la crisi che sta vivendo per l'appunto il nostro Paese.
La Nota, peraltro, conferma, in maniera anche abbastanza esplicita, l'impatto depressivo sull'economia che è stato provocato dalle ultime due manovre di finanza pubblica adottate, registrando un minor tasso di crescita del prodotto interno lordo rispetto a quello previsto nel Documento di economia e finanza di aprile (e un po' più elevato rispetto alle Pag. 23previsioni che ha fatto recentemente il Fondo monetario internazionale), e dicendoci anche che la pressione fiscale di questo Governo, che avrebbe dovuto essere il Governo che non avrebbe messo le mani nelle tasche degli italiani, ormai si avvia a raggiungere il tetto del 43,8 per cento. Se consideriamo anche i 20 miliardi derivanti dal taglio delle agevolazioni, questo tetto supera e sfonda il 44 per cento, avvicinandosi addirittura al 45 per cento.
Se poi a questo valore aggiungiamo l'effetto dell'aumento della pressione fiscale locale, determinatosi in maniera esponenziale negli ultimi mesi, ci rendiamo conto che il quadro di finanza pubblica che ne discende è davvero preoccupante proprio in ordine all'aumento della pressione fiscale.
D'altra parte, le manovre che sono state poste in essere hanno determinato soltanto un considerevolissimo incremento delle entrate: vorrei ricordare che si passa dai 738 miliardi del 2011 agli 818 miliardi del 2014, mentre nel DEF erano state stimate entrate per 739 miliardi nel 2011 ed 814 nel 2014.
Quindi, si prosegue nella direzione di realizzare manovre semplicemente intervenendo sulla leva delle entrate.
Sarebbe interessante, se fosse possibile, analizzare oggi, da un lato, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza del Governo italiano, e dall'altro lato, la nota di aggiornamento del documento di finanza pubblica, per esempio, del Governo spagnolo. Se fosse possibile, sarebbe interessante fare questo esercizio comparato per capire ciò che è avvenuto da aprile ad oggi.
Vorrei ricordare che, quando il Governo presentò il DEF, il nostro Paese era ritenuto ancora dai mercati, a quel tempo, più affidabile della Spagna. Il nostro spread era preoccupante, ma meno preoccupante rispetto a quello spagnolo: si diceva, infatti, che c'era la Grecia, poi il Portogallo, l'Irlanda, poi la Spagna e, forse, alla fine, l'Italia.
Ebbene, da aprile ad oggi, abbiamo eguagliato lo spread della Spagna e lo abbiamo superato: i dati di ieri ci dicono che lo spread della Spagna è di cinquanta punti inferiore rispetto al nostro. Sarebbe interessante valutare ciò che è accaduto in questi pochi mesi in Italia e raffrontarlo con ciò che, invece, è accaduto in Spagna.
Anche il relatore Toccafondi - che io stimo ed apprezzo molto -, nella sua relazione, che, peraltro, riprende quanto è contenuto nella Nota di aggiornamento, affermava che i dati macroeconomici e gli indicatori di finanza pubblica indicano necessariamente una situazione peggiorativa a causa del peggioramento della crisi internazionale.
Tuttavia, nella crisi, noi viviamo una crisi più profonda: abbiamo, infatti, un problema di rating economico. Vorrei, peraltro, sommessamente evidenziare che, oggi, discutiamo la Nota di aggiornamento, ma ciò che è contenuto in tale Nota è stato detto già, qualche settimana fa, dalle agenzie di rating, quando hanno declassificato la qualità del nostro debito.
Sarebbe interessante vedere cosa è accaduto, perché, mentre in Spagna hanno avuto la capacità di fare le riforme necessarie per dimostrare l'affidabilità del Governo e, quindi, del debito di quel Governo, nonostante i fondamentali economici peggiori rispetto ai nostri, noi, in questi mesi, abbiamo dimostrato di avere, oltre che un rating economico preoccupante, un rating politico ancora più preoccupante. Abbiamo stimolato un'ulteriore crisi di fiducia nei mercati. Questo è un dato che, forse, valeva la pena considerare nella Nota di aggiornamento.
Per carità, nessuno di noi ritiene che non vi sia una crisi globale ancora più pericolosa e difficile da affrontare per l'Europa nel suo complesso, ma, nella crisi, l'Italia vive una crisi ancora più pericolosa a causa dell'inaffidabilità del Governo.
Vorrei fare un inciso: anche il tema del debito pubblico che, spesso, giustamente, viene rappresentato come l'origine e la causa delle tensioni che stiamo vivendo sui mercati, andrebbe affrontato guardando anche ai differenziali di crescita del debito pubblico stesso. Pag. 24
Vorrei ricordare che, fino a qualche anno fa, il debito pubblico medio dell'Europa era intorno al 60 per cento; negli ultimi anni, il differenziale del debito è mediamente cresciuto più in Europa che in Italia, perché, mentre in Europa è passato dal 60 per cento all'80 per cento, in Italia è passato dal 110 per cento al 120 per cento. Paradossalmente, noi non abbiamo incrementato ulteriormente il debito pubblico, ma abbiamo dimostrato di non essere capaci di renderci affidabili in ragione della dimensione del debito stesso.
La Nota ci dice chiaramente che cresciamo meno rispetto agli altri principali Paesi dell'Unione europea e a quelli dell'area euro nel suo complesso; ciò, nonostante le due manovre che il Governo ha posto in essere, nonostante il decreto sviluppo che il Governo ha licenziato prima delle manovre.
Oggi, infatti, si parla del nuovo decreto sviluppo, ma sarebbe utile avere il coraggio di ammettere che quanto è stato fatto, per esempio, nel precedente decreto sviluppo non ha in alcun modo inciso sulla crescita del nostro Paese perché, come accade ormai da qualche anno, le uniche iniziative orientate alla crescita da parte di questo Governo sono soltanto iniziative spot che, però, non producono alcun risultato concreto.
Le manovre correttive che abbiamo licenziato in questo Parlamento dovevano servire a tranquillizzare i mercati e a convincere i nostri fideiussori della BCE che la politica in Italia sa fare sul serio. Allora, che cosa chiedevano i mercati, che cosa chiedeva la BCE? Chiedevano riforme strutturali come quella sull'età pensionabile; noi, da un lato, chiediamo alla BCE di intervenire sul mercato secondario per abbassare lo spread dei nostri titoli di Stato, poi, però, dall'altro, non sappiamo spiegare, a quanti sono contribuenti come noi della BCE, perché nel nostro Paese si va in pensione ad un'età media di 58 anni mentre questa età nel resto d'Europa è sensibilmente più alta.
Voi cosa avete fatto? Vi siete limitati, anche qui, ad interventi che non hanno risolto il problema e non hanno neanche avuto il pregio di far capire ai padri che occorre davvero un patto intergenerazionale con i figli; occorre far capire a quanti giudicano impopolare l'aumento dell'età pensionabile che forse quel sacrificio è utile per restituire un pezzo di futuro ai figli perché questa crisi sta bruciando i diritti di domani.
La BCE, i mercati, chiedevano di ridurre il costo dello Stato, e voi cosa avete fatto? Avete prima annunciato che avreste abolito le province, poi che ne avreste ridotto il numero guardando alla dimensione ed alla popolazione, e successivamente, invece, avete relegato questa promessa a un disegno costituzionale che non sappiamo nemmeno se prima o poi vedrà la luce.
Avete detto che avreste ridotto i costi della politica e poi nella seconda manovra, al Senato, avete persino fatto in modo che passasse nell'immaginario collettivo l'immagine di un Parlamento che si fa uno sconto rispetto ai sacrifici che prima ha annunciato per se stesso.
La BCE, i mercati chiedevano liberalizzazioni, nulla avete fatto in questa direzione; chiedevano crescita, ed è vero, è difficile fare la crescita, ma voi non ci avete nemmeno provato. Perché, per esempio, non avete utilizzato l'incremento dell'IVA per ridurre il cuneo fiscale? Questo, forse, avrebbe potuto stimolare la crescita, avrebbe potuto dare fiducia anche agli operatori economici nel nostro Paese.
Insomma, la Nota di aggiornamento e i dati in essa contenuti dicono chiaramente che il Governo non ha convinto nessuno, non ha convinto i mercati, non ha convinto quanti guardano all'Italia, e alla capacità della politica italiana di governare questa fase, ad avere fiducia nel nostro Paese.
Avete sommato più debolezze, la debolezza di Berlusconi a quella di Tremonti, avete fatto le scelte che servivano più a tenere unita la maggioranza che a fare il bene del Paese. Avete soltanto messo una pezza e, per farlo, avete aumentato la pressione in maniera assai considerevole, come già dicevo prima. Pag. 25
Inoltre, avete nascosto nelle ultime manovre - anche la Nota di aggiornamento in qualche modo la evidenzia - una vera e propria «bomba sociale» una norma, quella che prevede il taglio delle agevolazioni fiscali, che potrebbe davvero determinare un «massacro sociale». Si tratta di 20 miliardi di euro sui 160 che complessivamente riguardano le agevolazioni fiscali; 100 di questi 160 miliardi riguardano proprio le agevolazioni per le persone fisiche e per le famiglie; ebbene, nelle due manovre avete introdotto questo elemento che potrebbe essere estremamente pericoloso in prospettiva.
Nella nota di aggiornamento che voi oggi consegnate al Parlamento perché sia approvata non parlate di federalismo e vorrei dire che è la prima volta che in un documento di finanza pubblica di questo Governo di fatto non si parla di federalismo. Questo doveva essere il Governo che avrebbe realizzato il federalismo fiscale; ebbene non se ne parla affatto proprio perché il federalismo voi lo avete ucciso, non lo diciamo noi ma lo dicono i vostri governatori che lamentano il fatto che con le manovre che il Governo ha varato sono state di fatto tagliate tutte le risorse che sarebbero state necessarie a realizzare il federalismo fiscale.
Questa del federalismo doveva essere la riforma delle riforme, quella che avrebbe raddrizzato l'albero storto della finanza. Non parlate, nella nota di aggiornamento, del Mezzogiorno eppure gli ultimi dati dello Svimez, ci descrivono una situazione, quella del nostro Paese, nel quale c'è una parte, il nord, che cresce dello 0,8 per cento, e un'altra parte, il sud, che cresce dello 0,2 per cento soltanto. Ebbene se voleste davvero intervenire sulla crescita dovreste guardare proprio al Mezzogiorno, perché lì ci sono davvero maggiormente i margini per fare crescita nel nostro Paese. Eppure avete da un lato avete tagliato investimenti e dall'altro trovato questo espediente del piano per il sud. Avete annunciato che doveva essere un piano di 100 miliardi, lo Svimez diceva di 70. Ebbene fino ad oggi ne avete impegnati soltanto 7 e c'è il rischio che queste risorse siano velocemente disimpegnate.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO OCCHIUTO. Concludo, signor Presidente. Per questo noi chiediamo alla maggioranza di considerare davvero ciò che ha scritto il Governo nella nota di aggiornamento, perché ciò che il Governo ha scritto in questa nota ci descrive un Paese che non ce la può fare se non si affida ai migliori e se al di là delle divisioni degli schematismi e delle ragioni di parte non trova la capacità di ragionare insieme per fare quelle riforme che ormai sono indifferibili, affinché questo Parlamento non sia costretto, di mese in mese, a discutere di temi come quelli che oggi affrontiamo e che grondano continuamente di pessimismo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,25).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa discussione - Doc. LVII, n. 4-bis-A)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bitonci. Ne ha facoltà.

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi la disciplina della procedura di bilancio contenuta nella legge di contabilità, la n. 196 del 2009, prevede che nell'ambito delle nuove scadenze temporali Pag. 26decise in sede europea e all'interno del nuovo quadro del semestre europeo il Governo presenti alle Camere, entro il 10 aprile di ciascun anno, il Documento di economia e finanza, il DEF, e che in seguito integri lo stesso in ragione dell'evoluzione del quadro economico finanziario con la nota di aggiornamento.
La pianificazione temporale così prevista consente, quindi, che la decisione annuale di bilancio, che attraversa i disegni di legge di stabilità e di bilancio, sia disposta sulla base di un quadro economico e finanziario e in base quindi agli aggiornamenti più recenti.
Entrando nello specifico del documento che è oggi al nostro esame va anzitutto rilevato come negli ultimi mesi la ripresa globale abbia subito un rallentamento soprattutto per quanto riguarda il commercio e la produzione mondiale che hanno segnato un ritmo di espansione inferiore rispetto a quanto previsto nella prima parte dell'anno. Ovvia conseguenza di ciò è un peggioramento delle prospettive di crescita economica internazionale, la cui evidenza si è dimostrata in tutta la sua gravità con tensioni sui mercati finanziari, tensioni che sono recentemente riemerse anche a causa della difficile situazione del debito sovrano dei Paesi dell'area dell'euro.
Di questo ha risentito, anche e soprattutto, l'Italia. Per il 2011 il PIL italiano è stimato crescere ad un tasso dello 0,7 per cento, contro l'1,1 per cento indicato ad aprile, mentre i consumi nazionali sono stimati in diminuzione rispetto alle previsione di aprile, così come gli investimenti per l'anno in corso sono stimati in crescita dell'1,3 per cento, rispetto all'1,8 per cento di aprile, e che saranno in ripresa solamente dal 2014.
Sono numeri, certo, non positivi, ma inevitabili, viste le premesse sopradescritte, anzi, il cui negativo impatto è addirittura inferiore rispetto a quello degli altri Paesi dell'euro, che tanto quanto l'Italia, se non più, stanno continuando a pagare la crisi economica che continua ad imperversare sul vecchio continente. A tal proposito non possiamo del resto ignorare l'evidente e palese difficoltà dell'Unione europea nel riuscire a prospettare una via di uscita per la sempre più complessa situazione legata alla Grecia, e le cui negative conseguenze, soprattutto in termini di fiducia dei mercati, si stanno ripercuotendo all'interno della stessa Unione europea. Una ripercussione che, come evidenziato anche all'interno della nota di aggiornamento, ha, giocoforza, costretto il Governo ad anticipare il raggiungimento del pareggio di bilancio entro il 2014, attraverso una manovra correttiva pari a 2,3 punti percentuali del prodotto interno lordo nel biennio 2013-2014 e che ha effettuato un intervento correttivo nel periodo pari a circa 48 miliardi di euro netti cumulati.
Manovra alla quale, peraltro, proprio in ragione di un'eccezionale tensione sui mercati finanziari, è seguito un successivo decreto-legge, che ha realizzato un ulteriore intervento correttivo, elevando ancora di più la correzione complessiva. Si tratta di interventi dolorosi, certo, ma necessari ed efficaci, se è vero com'è vero, come confermato dalla nota di aggiornamento al DEF stesso, che l'indebitamente netto scenderà dell'1,6 per cento nel 2012, per assestarsi allo 0,1 per cento nel 2013.
Nel 2014, peraltro, le stime sono ancora migliori, con un'ipotesi di saldo positivo allo 0,2 per cento. Notizie positive anche per quanto riguarda l'avanzo primario, che è previsto in progressivo aumento, dello 0,9 per cento del PIL stimato per l'anno in corso e al 5,7 per cento nel 2014 e che in prospettiva dovrebbe consentire un percorso di riduzione del debito pubblico che, ricordo, ha raggiunto i 1.900 miliardi di euro. Sono previsioni migliori rispetto a quelle anticipate in aprile e a quelle degli altri Paesi europei. La spesa per interessi, invece, mantiene nel periodo un profilo di crescita sostanzialmente analogo a quanto già previsto nel mese di aprile.
Si tratta di un documento, insomma, fortemente influenzato dai negativi risultati conseguiti in questi ultimi mesi a livello internazionale, che impone una necessaria accelerazione ed approvazione di Pag. 27ulteriori provvedimenti governativi in materia, soprattutto, di liberalizzazioni e di privatizzazioni. Non solo, la crescente difficoltà che i Paesi dell'euro stanno dimostrando mette in luce ancora di più, qualora ve ne fosse ancora bisogno, l'esigenza di eliminare le inefficienze e gli sprechi all'interno della pubblica amministrazione. Mai come oggi ciò diventa un'assoluta priorità.
Ben vengano, pertanto, le disposizioni finalizzate a rimodulare al ribasso tali spese e ben venga l'introduzione di norme di legge che incentivino e premino la virtuosità e la gestione degli enti efficienti ed efficaci.
L'Europa in questo senso, già qualche settimana fa, aveva prima esortato e poi rivolto un plauso al nostro Governo per l'impegno e la determinazione con i quali esso aveva saputo reagire al dilagare di una rotta che sembrava a un certo punto non conoscere limite.
Inoltre, qualche giorno fa (non secoli fa), abbiamo ascoltato le parole del responsabile europeo dell'FMI che, commentando lo stato delle finanze pubbliche italiane, affermava non solo l'ottimo stato di salute delle stesse, ma anche come il nostro Paese sia tra i pochi ormai a vantare un avanzo primario in attivo, meglio perfino di quello della vicina Germania.
Si vede dunque come assuma una rilevanza ancora più importante la risposta del Governo alla crisi per il primo pareggio di bilancio. Ricordo che il pareggio di bilancio sarà inserito anche nella Costituzione e quindi diventerà un principio di rango costituzionale. Il pareggio di bilancio viene anticipato al 2013, con un rapporto tra deficit e PIL che passa dal 3,8 per cento del 2011 all'1,3 per cento del 2012 fino ad arrivare, come ho detto prima, anche ad una valutazione positiva nel 2013 con uno 0,2 per cento.
Con la «manovra-bis», varata in pochi giorni ed approvata in tempi quindi assai ristretti anche con l'aiuto delle opposizioni, sono state previste misure che anticipano e rafforzano le disposizioni per ridurre la spesa pubblica e i costi di tutto l'apparato statale, con nuove misure contro l'evasione fiscale e non con un condono tombale, come qualcuno in questi giorni auspica.
Voglio ricordare che la Lega Nord sarà sempre contraria ai condoni e soprattutto a un condono tombale fiscale. Non vogliamo prendere in giro i cittadini: un nuovo condono farebbe danni incalcolabili, soprattutto alla lotta all'evasione fiscale che, lo ricordo, in questi ultimi mesi ha raggiunto livelli molto importanti.
Tornando alle risposte del Governo, nella manovra sono stati inseriti tagli ai Ministeri per 8,5 miliardi di euro e questa è la prima volta che vediamo tagli così importanti. Vengono previsti: il carcere immediato per gli evasori fiscali che evadono oltre 3 milioni di euro, un contributo di solidarietà per statali e pensioni d'oro, un contributo di solidarietà del 3 per cento sui redditi oltre i 300 mila euro e poi la revisione della spesa storica (quindi la spending review) con l'applicazione dei costi standard e l'armonizzazione della tassazione delle rendite finanziare al 20 per cento.
Concludo quindi, signor Presidente, sottolineando l'importante attività del Governo che in questi anni ha consentito di riuscire a mantenere i conti in ordine (lo ripeto: riuscire a mantenere i conti in ordine) e non, come ripetono sempre i nostri colleghi del centrosinistra, non evidenziando la strategica importanza oggi, ma soprattutto domani, di una riforma dell'attuale sistema di spesa storica che tanti danni ha fatto per le casse dell'erario, ma ricordando a tutti coloro che quotidianamente millantano un default dell'Italia e un crollo delle finanze del nostro Paese, le parole dell'FMI, ossia che per l'Italia ora potrebbero essere utili nuove misure per ricostituire la fiducia, perché questo è il suo problema principale.
Voteremo quindi a favore della risoluzione da noi presentata (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Calvisi. Ne ha facoltà.

Pag. 28

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, in questi giorni discutiamo in Parlamento del rendiconto 2010, dell'assestamento 2011 e della nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2011. Nel mese di luglio avete approvato una manovra correttiva dei conti pubblici del valore di 48 miliardi e ad agosto, con le tensioni registratesi sui mercati finanziari, si è resa necessaria un'ulteriore correzione, elevando la manovra a 59 miliardi. Inoltre, ci si è posti l'obiettivo del raggiungimento del pareggio di bilancio non più nel 2014, ma nel 2013.
Mi pare quindi che ci siano tutti gli elementi per dare un giudizio oggettivo da parte dell'opposizione, basato sui documenti contabili inoppugnabili, sulla politica di bilancio ed economica che il Governo ha seguito nel corso di questi anni e anche un giudizio su come il Governo ha reagito ai pericoli per il nostro debito registratisi sui mercati finanziari quest'estate. Sul rendiconto e sull'assestamento rinvio alle puntuali osservazioni espresse ieri in fase di discussione sulle linee generali dai colleghi Marchi e Nannicini. Su questa nota di aggiornamento il giudizio nostro, dell'opposizione, lo abbiamo espresso in Commissione e non abbiamo cambiato idea dopo gli interventi del relatore e del Governo.
Si tratta di un documento che, invece di far capire al Paese cosa si intenda fare per il futuro, si limita a registrare quello che è stato fatto ad agosto. È un documento che nasconde o non tiene conto delle stime più pessimistiche sulla crescita formulate dal Fondo monetario internazionale e dall'OCSE; sottovaluta, ai fini dell'andamento dei conti pubblici, una dinamica negativa che caratterizzerà i principali indicatori macro economici nei prossimi anni, dall'andamento dell'inflazione alla dinamica dei consumi; sovrastima l'effetto delle misure di agosto sull'indebitamento netto e soprattutto sull'avanzo primario e ci presenta una dinamica del debito eccessivamente ottimistica, tant'è che è quasi simile a quella presentata ad aprile, nel Documento di economia e finanza.
In conclusione, signor Presidente, il sentiero, il percorso che voi ci presentate, che il Governo ci presenta e che dovrebbe portare il Paese al pareggio del bilancio e ad iniziare un percorso di abbattimento del nostro debito, è un sentiero, è un percorso, signor Presidente, del quale noi dubitiamo fortemente.
Infatti, lo dico ai colleghi, che cosa fa il Governo in questi documenti contabili? Il Governo ci presenta i principali indicatori di finanza pubblica in evoluzione positiva per gli anni a venire: il deficit diminuisce sino al raggiungimento del pareggio di bilancio, le entrate crescono, le spese diminuiscono, il saldo netto da finanziare diminuisce, l'avanzo primario cresce e crescerà in maniera formidabile. Da qui la conclusione: siamo in grado di tenere fede agli impegni assunti a livello europeo e di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013, di garantire gli oneri del debito nonostante il declassamento che abbiamo subito sull'affidabilità del nostro debito dalle principali agenzie di rating a livello mondiale.
Ora, il nostro Paese, per stessa ammissione del Governo, è quello che in Europa ha subito più di altri le conseguenze della crisi mondiale, è quello che cresce di meno, che è cresciuto di meno e che per quest'anno continuerà ad avere un incremento negativo del proprio debito pubblico anche rispetto allo scorso anno. In sintesi, nella vostra proposta, non quella che vi attribuisce l'opposizione, ma quello che scrivete nei documenti contabili - lo confermava adesso anche il collega Bitonci, che è intervenuto prima di me, e lo diceva anche il relatore Toccafondi nella sua relazione -, ci presentate il seguente quadro: i conti pubblici sono a posto, ma la crescita non c'è e il debito aumenta. Ciò è quanto ha scritto il Governo nei documenti che ci chiama ad approvare.
Come tutto questo possa essere garanzia della tenuta dei conti pubblici nessuno lo sa. Noi ne dubitiamo fortemente ma, anche a giudicare dalle cose che accadono in casa vostra, forse non ne siete del tutto convinti anche voi. I numeri contenuti nella nota di aggiornamento non vi danno Pag. 29ragione sull'affidabilità del percorso che voi individuate, innanzitutto sulle previsioni. L'OCSE - lo scrivete voi - stima che per l'anno in corso la previsione di crescita è da rivedere rispetto ad aprile in tutti i Paesi dell'area dell'euro. Voi lo scrivete, richiamate l'OCSE per dire che sono da rivedere le previsioni a livello mondiale e in qualche modo nascondere che avete sbagliato i conti, le politiche e le previsioni.
Però l'OCSE stesso ci dice che per il 2011 nell'area dell'euro è previsto un -0,3 per cento di crescita rispetto a quanto previsto a maggio. Per l'Italia, secondo i documenti che voi ci presentate e che voi avete scritto, la crescita in meno è dello 0,4 per cento (se è vero, come è vero, che nel DEF di aprile avevate scritto che cresciamo dell'1,1 per cento e oggi scrivete nella nota di aggiornamento che cresciamo solo dello 0,7). I numeri assoluti lo dicono meglio: sono 7 miliardi in meno. Per il 2012 si prevede una diminuzione della crescita nell'area euro dello 0,4 per cento. Per l'Italia il calo di crescita sarà dello 0,7 per cento. Anche a questo proposito i numeri assoluti la dicono meglio: oltre 12 miliardi di euro in meno in termini di crescita.
Quindi, il quadro macroeconomico mondiale, che giustamente evocate, ci dice che c'è un rallentamento dell'economia mondiale, ma ci dice anche un'altra cosa e noi vi poniamo l'interrogativo: perché noi, dopo essere stati il Paese che nel 2010 è cresciuto quattro volte meno della Germania, due volte meno della Francia, due volte in meno della media dei Paesi europei, quando c'è una crisi e un ulteriore rallentamento della crescita a livello mondiale questa crisi colpisce ancora di più noi rispetto agli altri (nonostante tutte le vostre manovre correttive e tutti i decreti sviluppo che nessuno ricorderà se non come statistica per le innumerevoli fiducie che ci avete chiamato a votare in quest'Aula e le vostre riforme strutturali)?
La seconda questione è l'affidabilità dei dati che ci presentate. Nel complesso, rispetto alle previsioni di aprile, la nota di aggiornamento (quindi il vostro documento) ipotizza un peggioramento delle prospettive di crescita del nostro Paese di 2 punti percentuali dal 2011 al 2014. Si tratta di oltre 30 miliardi di euro in meno. Poi c'è un'ulteriore decrescita per gli anni 2012 e 2013 e si arriva al 2014 secondo cui la crescita si attesterebbe intorno all'1,2 per cento. Queste sono previsioni brutte e sono le previsioni che fate voi. Vale la pena di ricordare a chi ci ascolta e a tutti i colleghi che saranno chiamati a votare questo documento che queste ipotesi sulla crescita sono molto ottimistiche rispetto a quelle formulate dalla Commissione europea e dal Fondo monetario internazionale. Tutti collocano la crescita italiana per il 2011 e per gli anni successivi ad un livello più basso di quello stimato dal Governo italiano.
Cito le fonti del Fondo monetario internazionale: quest'anno 0,6 per cento in meno di crescita rispetto al vostro 0,7 per cento. Voi dite che l'anno prossimo il Paese crescerà dello 0,6 per cento, mentre il Fondo monetario dice che cresceremo dello 0,3 per cento; 0,5 per cento di crescita per il Fondo monetario nel 2013, 0,9 per cento per voi; 0,8 per cento per il Fondo monetario nel 2014, 1,2 per cento per voi. Insomma, mica poco rispetto alle prospettive di peggioramento che avete indicato! Nel 2014, quindi, non abbiamo solo due punti in meno di crescita (come voi dite nella nota di aggiornamento) e, quindi, non abbiamo 30 miliardi in meno di crescita, ma abbiamo 2,9 punti e i miliardi in meno sono 45: lo stesso valore della manovra di luglio.
Sin qui le previsioni sulla crescita. Veniamo alle cause della mancata crescita. Su questo non potete nascondere del tutto la verità al Paese, anche perché per fortuna parlano anche la Commissione europea, il Fondo monetario internazionale e - ahimè - le agenzie di rating e non solo il Ministero dell'economia e delle finanze.
In questo documento contabile che oggi ci presentate voi dite quello che a luglio avevate negato e che in audizione avevano sostenuto la Banca d'Italia, l'ISTAT e la Corte dei conti, cioè che la causa della mancata crescita del nostro prodotto interno Pag. 30lordo è da attribuire per i prossimi anni certo alla congiuntura internazionale, alla crisi di crescita e alla mancanza di misure omogenee e incisive nell'area dell'Eurozona, ma è dovuto anche alla vostra politica e in particolare agli effetti recessivi contenuti nelle manovre correttive di luglio ed agosto.
Lo dite voi - cito questo passaggio della nota di aggiornamento perché secondo me è pura poesia -, lo scrivete con tono leggero, quasi cercando di minimizzare: la manovra di risanamento dei conti pubblici può produrre effetti non positivi sul livello di attività economica nel breve periodo, attraverso gli usuali canali di trasmissione e gli aggregati alla spesa privata. E lo dite sussurrando, tant'è che senza neanche mettere un punto, ma con una semplice virgola aggiungete: in gran parte controbilanciati da effetti positivi sulla crescita che si faranno via via sempre più consistenti con il passare del tempo. Poi dopo il punto sentenziate: si ritiene che possano operare meccanismi di tipo non keynesiano a supporto della crescita con un miglioramento delle aspettative degli agenti economici.
Già nel leggere queste parole si rimane storditi perché ci si chiede cosa sono questi meccanismi di tipo non keynesiano, di quale fiducia state parlando, di quali operatori. Poi continuate aggiungendo: occorre infine tener presente che il pacchetto fiscale prevede misure a favore della crescita suscettibili di innescare conseguenze di impatto positivo sul potenziale dell'economia italiana. Su questo si rimane davvero storditi, visto che l'unico pacchetto fiscale che il Parlamento conosce e che forse conoscono gli stessi Ministri è quello che prevede una riduzione di 20 miliardi delle agevolazioni fiscali per famiglie e imprese, privato e sociale, una riduzione che avrà effetti devastanti sul nostro welfare con indubbi effetti recessivi sull'economia reale.
È di oggi la notizia che in audizione in Commissione Finanze della Camera dei deputati la Corte dei conti ha detto che quelle misure che prevedete nella delega fiscale sono senza copertura, e vi invita ad andare a trovare i soldi da un'altra parte. Quindi quelle misure della delega fiscale non hanno nessun tasso di affidabilità e credibilità. Mi soffermo su questo punto perché qui c'è il cuore della nota di aggiornamento che voi presentate. Voi dite, in buona sostanza, che gli effetti depressivi delle manovre di luglio e agosto verranno compensati dalla fiducia degli operatori economici che potrà essere innescata dalle politiche di risanamento che voi avete messo in campo a luglio e agosto e da altri fattori, non si sa bene quali, destinati a influenzare positivamente il quadro macroeconomico del nostro Paese. Benissimo, uno vi segue e vi crede nel vostro ragionamento, e dice andiamo a vedere quello che lo stesso Governo afferma sugli indicatori macroeconomici per vedere se effettivamente si può cogliere qualche numero positivo per gli anni a venire. I consumi nazionali sono stimati in forte rallentamento, gli investimenti lordi sono stimati in riduzione anche rispetto ad aprile, del resto avete sentito i fischi che il Ministro Matteoli ha preso all'assemblea dell'Ance e forse avete compreso la debolezza del settore delle costruzioni che costituisce una voce importante degli investimenti fissi lordi.
Questi dati spiegano anche quello che l'ISTAT ci dice a proposito della fiducia degli operatori economici e dei consumatori, altro dato importante: in caduta libera entrambi. I dati sull'inflazione poi non possono che allarmarci perché è previsto, lo scrivete voi, un rialzo dell'inflazione programmata, rispetto a quanto avete scritto nel DEF ad aprile, dall'1,5 per cento al 2 per cento, e, attenzione, anche quello è un dato ottimistico perché l'aumento di un punto percentuale dell'IVA che avete apportato con la manovra di agosto non corrisponde ad un aumento di un punto percentuale dei prezzi al consumo.
Tanto è vero che le associazioni dei consumatori hanno già denunciato che gli aumenti dei prezzi al consumo sono anche del 7 e del 10 per cento. Quindi, ci dovremo misurare nei prossimi anni, probabilmente, con una crescita dell'inflazione. Pag. 31Le esportazioni sono stimate crescere meno di quanto avevate previsto. La nostra bilancia commerciale, nonostante la prestazione positiva e l'attivo del saldo non energetico, aumenta il proprio deficit: nei primi sette mesi dello scorso anno avevamo un deficit di 13 miliardi, quest'anno abbiamo già un deficit di 20 miliardi.
Quindi, probabilmente, anzi sicuramente, il deficit della nostra bilancia commerciale alla fine dell'anno aumenterà. Con riferimento al mercato del lavoro, al di là dei dati che citate, il tasso di disoccupazione - lo sappiamo tutti - non è indice delle difficoltà che si registrano nel nostro mercato del lavoro. Come ci ha ricordato l'ISTAT, il dramma è che il 38 per cento della popolazione in età da lavoro è oggi inattiva, oltre 15 milioni di persone, e tanti giovani oggi incontrano un lavoro in forma precaria, senza conoscere un'adeguata mobilità nel mercato del lavoro.
Voglio citare il dato della pressione fiscale, anche se non è proprio un dato macroeconomico, perché, avendo fatto delle manovre sbilanciate sul lato delle entrate, la pressione fiscale continuerà a crescere, sino ad attestarsi al 43,7 per cento nel 2014. Se poi dovessero trovare applicazione le riduzioni delle agevolazioni fiscali, saliremmo al 44,1 per cento nel 2012, al 44,8 nel 2013 e al 44,9 nel 2014. Non conosco la classifica, però il Governo che non doveva mettere le mani nelle tasche degli italiani, il Governo del «meno tasse per tutti», passerà alla storia come il Governo che ha centrato il record di pressione fiscale nel nostro Paese.
E poi questo aumento della pressione fiscale, probabilmente, potrà essere ancora superiore, visto che anche gli enti locali, dopo che avete fatto i tagli a luglio e agosto, saranno costretti ad aumentare la vostra pressione fiscale. Quindi, i vostri meccanismi keynesiani a supporto della crescita davvero non si capisce quali siano. Facendo memoria delle mie reminiscenze in materia di politica economica, ho sempre pensato una cosa, e cioè che le politiche keynesiane ci dicono che ad un sostegno della domanda, e quindi della crescita, mediante l'incremento della spesa pubblica, corrisponde un difetto, cioè un probabile incremento della pressione fiscale e dell'inflazione.
Voi, che vi fate sostenitori di politiche non keynesiane, non sostenete la domanda e deprimete gli investimenti pubblici, ma riuscite lo stesso nel capolavoro di aumentare la pressione fiscale e l'inflazione.
Sulle vostre riforme, che dovrebbero in qualche modo compensare la voce negativa di questi indicatori macroeconomici, non vi è niente. Sulla riforma fiscale ho già parlato, sulle liberalizzazioni siete bloccati dai vostri interessi corporativi, sulle privatizzazioni ne parlate, ma non fate niente, sulle infrastrutture è previsto un ulteriore taglio nell'allegato infrastrutture, sul Sud è da anni che le regioni del Sud attendono lo sblocco dei fondi FAS di pertinenza regionale (avete sbloccato sette miliardi a luglio, ma solo sulla competenza e niente sulla cassa).
Probabilmente, non riuscite neanche a fare il taglio di spesa tra i diversi ministeri; non sarà facile per voi fare un decreto che individui i comuni privilegiati, che non concorreranno al taglio di spesa che avete previsto per gli enti locali ad agosto; non vi sarà facile fare il riordino neanche delle circoscrizioni giudiziarie, visto che spesso i vostri deputati capeggiano la rivolta e le proteste dei cittadini contro il taglio dei tribunali non sedi di provincia.
Avete annunciato questo provvedimento sulla crescita, che non si sa bene esattamente cosa sia: misure per la crescita a costo zero, a saldi invariati. L'unica cosa di cui si parla è il condono, un ulteriore premio agli speculatori dell'ambiente e agli evasori fiscali.
Contestiamo molto la ricostruzione che voi fate sull'andamento dei conti pubblici e contestiamo anche i numeri che voi fornite sugli indicatori della finanza pubblica, dal debito pubblico alla spesa per interessi, che mantiene un profilo sostanzialmente uguale a quello previsto ad aprile. Aumentate le entrate, è vero, ma le aumentate appunto a costo di un eccesso di pressione fiscale. Riducete la spesa, ma nella riduzione della spesa riducete soprattutto Pag. 32le spese in conto capitale, mentre la spesa corrente per i prossimi anni continuerà ad aumentare.
Poi riponete grande fiducia sull'idea che l'avanzo primario, che voi prevedete in continuo formidabile aumento fino al 2014, possa essere la chiave attraverso cui il nostro Paese, dopo avere abbassato il deficit, lo aggredisce. Ma molti economisti ci dicono che un avanzo primario costruito prevalentemente sull'aumento delle entrate è destinato in qualche modo ad essere discusso sugli effetti che produrrà sul risanamento della finanza pubblica.
Tanto è vero che il Fondo monetario internazionale lo ha detto a chiare lettere e cioè ha detto: attenzione, probabilmente l'Italia non raggiungerà il pareggio di bilancio nel 2013. Lo dice a chiare lettere! Il Fondo monetario internazionale dice che noi avremo un disavanzo pari al -4 per cento nel 2011, -2,4 per cento nel 2012, -2,6 per cento nel 2013 e -1,1 negli anni successivi. E perché sostiene questo? Perché non vede la crescita in questo Paese. Addirittura pensa che vi sarà un ulteriore indebitamento netto ancora persistente nel 2016. Ora noi ci auguriamo che tali previsioni siano sbagliate perché il Paese rischierebbe grosso, però voi non potete più evitare, come avete fatto in questi anni raccontandoci la favola che noi stavamo meglio degli altri, di affrontare il tema della crescita.
Solo il tema della crescita e le misure per la crescita, infatti, ci mettono nella condizione di affrontare il problema del debito. Noi abbiamo avanzato delle proposte molto chiare. Sono contenute nella risoluzione alternativa che presentiamo in relazione al DEF. Noi non condividiamo però una vostra idea, che ha rilanciato anche il Ministro Tremonti la scorsa volta al Consiglio dell'Ecofin, dichiarando: noi raggiungeremo il pareggio di bilancio a qualsiasi costo, anche a costo della crescita zero. Questo non è possibile! Non si può fare! Ammazzerete il Paese se percorrerete questa strada.
E, allora, quali sono le nostre proposte? Un piano di riduzione dei costi della politica; l'introduzione di una patrimoniale; un piano di dismissione e valorizzazione sugli immobili; il rilancio delle privatizzazioni; la definizione di politiche industriali per lo sviluppo sostenibile; lo sblocco delle risorse per il sud; le misure contro l'evasione fiscale. Insomma, su queste misure noi siamo pronti a confrontarci anche con voi, sapendo naturalmente che oggi la cosa più importante nell'interesse del Paese sarebbero le vostre dimissioni, sarebbe aprire una fase politica nuova.
Tuttavia siamo disposti a confrontarci su questi temi a partire da domani, anche se da domani, ogni giorno, ogni minuto, noi lavoreremo perché questo Governo vada a casa. Aspettiamo un vostro gesto di responsabilità, magari il mondo ve ne sarebbe grato e i mercati applaudirebbero. I cittadini italiani non aspettano altro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marsilio. Ne ha facoltà.

MARCO MARSILIO. Signor Presidente, la nota di aggiornamento di cui oggi discutiamo è ormai diventata uno strumento obbligatorio. Una volta si presentava quando si verificavano degli spostamenti rispetto alle previsioni di bilancio, mentre ora, con il nuovo ciclo della finanza pubblica coordinata a livello europeo, questo documento è diventato un obbligo che segue la presentazione del DEF in aprile.
La particolarità di questa nota di variazione è che, da aprile ad oggi, sono intervenute, a seguito delle note vicende di economia internazionale e delle turbolenze dei mercati, ben due manovre. La revisione delle stime è stata di fatto obbligata dalla difficile congiuntura economica e finanziaria che l'Italia e l'Europa stanno attraversando e che ha portato ad un percorso molto accelerato di approvazione delle manovre correttive, percorso che non ha seguito il piano iniziale previsto dalla legge. Ricordo che nel DEF si prevedeva il raggiungimento dell'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2014, mentre le pressioni dei mercati internazionali ci hanno portato a dover anticipare questa Pag. 33misura e ad adottarla come misura di rassicurazione dei mercati stessi per mettere in sicurezza i conti pubblici ed il bilancio dello Stato. Oltretutto si sono manifestati anche segnali di rallentamento della ripresa, dovuti ad un riflesso analogo in campo internazionale e nel secondo trimestre dell'anno è da segnalare che commercio e produzione mondiale hanno registrato un rallentamento rispetto al ritmo di espansione del primo trimestre. È necessario ricordare che il rallentamento dell'economia ed il riemergere delle tensioni sui mercati finanziari ed in particolare sul debito sovrano dei Paesi dell'area dell'euro hanno determinato un deterioramento delle prospettive di crescita dell'economia globale. Per questo il Governo ha dovuto varare anticipatamente, rispetto ai tempi previsti dalla legge di contabilità e dal semestre europeo, la manovra di aggiustamento, adottando il decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98 a luglio. Tuttavia, ad agosto si sono riacutizzate le incertezze sui mercati finanziari e abbiamo vissuto delle settimane in cui l'ampliamento del differenziale di rendimento tra i nostri titoli di Stato e i corrispondenti titoli tedeschi ha creato un forte allarme rispetto alla solvibilità del nostro debito e alla capacità dell'Italia di onorare i propri impegni sui mercati internazionali e comunque la crescita di questo differenziale ha ipso facto comportato l'incremento nelle previsioni dei prossimi anni del costo al servizio del debito ovvero degli interessi che paghiamo ogni anno per onorare il debito. Per questo abbiamo adottato il decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138 subito prima di ferragosto e subito dopo il Senato e la Camera si sono riuniti, prima in sede di Commissione e poi in Aula per approvare in tempi strettissimi queste manovre. L'azione che fino ad oggi ha svolto il Governo è stata indirizzata a garantire stabilità e solidità alla finanza pubblica, che sono essenziali sia per l'oggi, nel tempo presente, che nel tempo a venire, perché sottolineiamo che non sono possibili sviluppo economico e equilibrio politico e democratico senza la stabilità e la solidità della finanza pubblica. Questo equilibrio si realizza tanto dal lato della finanza pubblica quanto da quello della finanza privata. È stato per questo riconosciuto in Europa il principio secondo cui l'equilibrio finanziario non è dato solo dalla finanza pubblica ma anche dalla finanza privata come il risparmio delle famiglie e la solidità delle banche. Da qui...

PRESIDENTE. Onorevole Marsilio, la interrompo solo per chiedere ai colleghi di parlare un po' più sottovoce per consentire a lei di svolgere il suo intervento in un clima più favorevole. Prego, onorevole Marsilio.

MARCO MARSILIO. La ringrazio, Presidente. Di qui, appunto, dal debito privato, dalla solidità del risparmio delle famiglie e delle nostre banche, discende la posizione privilegiata del nostro paese. Di qui, il messaggio responsabile per il Paese è che non esistono i presupposti per una crescita duratura ed equa senza stabilità del bilancio pubblico. La crescita non si può fare con il deficit. È questo il senso dell'azione economica del Governo fino ad oggi, che si corona e conclude con questa Nota di aggiornamento. È una politica di finanza pubblica iniziata sin dal 2008 con la prima manovra triennale (per la prima volta una manovra non si limitava a fare degli aggiustamenti estemporanei ma indicava un percorso valido per tre anni di risanamento della finanza pubblica), e che è proseguita fino ad oggi. Insieme a ciò, c'è l'impegno fondamentale di introdurre nella Costituzione il vincolo della disciplina di bilancio e di raggiungere entro il 2013 un livello prossimo al pareggio di bilancio con riduzione anche del debito pubblico.
Per perseguire tali obiettivi bisogna attivare ulteriori motori di sviluppo che non rientrano nel perimetro della spesa pubblica in deficit. Come evidenza la Nota di aggiornamento, la revisione al ribasso delle previsioni di crescita dell'economia italiana riguarda sia il fattore del rallentamento dell'economia mondiale ma anche la manovra di risanamento dei conti pubblici Pag. 34approvata nell'estate con i due decreti legge. È comunque da ricordare che gli effetti non positivi sul livello di attività economica nel breve periodo potranno produrre effetti positivi sulla crescita, che si faranno sempre più consistenti con il passare del tempo. Infatti, l'Italia sta compiendo un grande sforzo per il consolidamento dei conti pubblici e per conseguire obiettivi più ambiziosi concordati con le istituzioni europee.
È necessario quindi proseguire nell'azione di contrasto alla crisi economica e garantire lo stimolo all'economia reale con opportuni provvedimenti che possano migliorare la crescita economica del nostro Paese. Allo scopo è necessario adottare misure espansive che non abbiano un impatto peggiorativo sui saldi di finanza pubblica, garantendo il conseguimento dell'obiettivo di pareggio di bilancio nel 2013. Il Governo e la maggioranza hanno già fatto molto. Basti ricordare le tre grandi riforme: quella delle pensioni, approvata come una delle migliori in Europa; la scuola e le università; il federalismo fiscale.
Ancora molto comunque resta da fare: la riforma fiscale ed assistenziale che si dovrà fondare su quattro principi fondamentali, quello della progressività, quello della neutralità, quello della solidarietà e quello della semplicità. Infine, la questione meridionale posta come questione nazionale. Se oggi il nostro Paese cresce poco o rischia di non crescere è perché paga il costo di un gravissimo squilibrio tra un nord (almeno una parte del nord) che cresce come la Germania e come i principali più ricchi Paesi europei e un sud che non cresce affatto o addirittura ha persino delle aree in recessione. L'Italia ha potenzialmente le risorse per poter essere seconda a nessuno anche nel campo della crescita e dello sviluppo, se noi avremo la forza e la determinazione di colmare questo divario tra le diverse aree del Paese e se saremo in grado di mettere il sud in condizione di poter crescere e competere come il resto del Paese.
Per fare questo bisogna incentivare ed utilizzare al massimo e al meglio i fondi europei, con un'attenta regia nazionale senza mortificare territori ed enti locali che hanno tante diverse peculiarità da regione a regione. Ma è certo che la pessima tradizione ventennale di avere una tra le più basse capacità percentuali di impegno e di spesa dei fondi, che pure ci sono riservati, è un punto di debolezza della nostra economia e del nostro sistema economico che dobbiamo assolutamente affrontare e che il Governo sta affrontando. Infatti, nei decreti attuativi del federalismo fiscale, nell'utilizzo dei fondi FAS, nell'utilizzo dei fondi per il riequilibrio che sono previsti all'interno della cornice del federalismo, non a caso sono state inserite delle misure che tendono a superare, quando si verificano, le inefficienze locali, i ritardi, le incapacità di programmazione e, appunto, la difficoltà nell'impegnare e spendere davvero i soldi e di realizzare le opere, tornando così a concentrare gli interventi su progetti che abbiano una vera caratteristica strutturale di sviluppo, abbandonando la logica di microinterventi che piovono su tanti piccoli e medi comuni più per fare contenta una diffusa clientela elettorale e dare presunte risposte ai territori. Essi magari quando si vedono realizzata una piccola opera o un piccolo servizio locale ne possono trarre un modesto beneficio, tuttavia ciò non crea quel volano, non si determinano quelle condizioni grazie alle quali si possono, poi, moltiplicare gli investimenti e sbloccare le economie. Interventi strutturali, quindi, interventi seri, che servano, appunto, a colmare il divario, con un'attenta regia nazionale capace di supplire anche alle inefficienze locali.
Detto ciò, va svolta qualche altra considerazione sull'aspetto del debito. Con la manovra di contenimento dei costi, l'indebitamento netto scende all'1,6 per cento nel 2012, per attestarsi allo 0,1 per cento nel 2013, mentre nel 2014 si prevede un saldo positivo di bilancio pari allo 0,2 per cento. L'avanzo primario, dato fondamentale per conseguire la necessaria riduzione del debito pubblico, è previsto, invece, in aumento dello 0,9 per cento del PIL stimato per l'anno in corso, e al 5,7 per cento Pag. 35nel 2014. La spesa per interessi mantiene un profilo di crescita nel periodo sostanzialmente analogo a quanto è stato già previsto ad aprile. Il rapporto, invece, tra debito pubblico e PIL, nel nuovo quadro, viene indicato, con una previsione purtroppo al ribasso del PIL, con un'evoluzione molto simile a quanto stimato nel Documento di economia e finanza che, in particolare, prevede, nel 2011, un rapporto intorno al 120,6 per cento, rispetto al 120 per cento previsto nel DEF, a causa della revisione al ribasso delle previsioni di crescita e di una riduzione della crescita dello stock del debito molto limitata rispetto all'ultima previsione. Sulla vicenda del debito dobbiamo dire che quanto accaduto questa estate con le successive manovre e quanto continua ad accadere con le periodiche e costanti tensioni sui mercati internazionali e sulla tenuta dell'euro, dimostra che il tema vero è aggredire il debito pubblico. Noi abbiamo fino ad oggi realizzato, appunto, manovre che sono servite a mettere il bilancio in sicurezza, a prevedere al più presto il raggiungimento del pareggio, a smetterla di produrre deficit.
Anche la prossima manovra, il prossimo decreto-legge, che attendiamo a giorni (giovedì si riunisce il Consiglio dei ministri per licenziarlo) prevede incentivi per lo sviluppo economico. Dovranno essere disciplinati senza innescare un'ulteriore perversa spirale di crescita del debito che non può che divorare tutti i benefici che eventualmente si creerebbero attraverso lo stimolo alla crescita.
L'Italia ha un problema con il debito pubblico che dobbiamo affrontare di petto. Penso che l'impegno prioritario del Governo e della maggioranza debba essere esattamente questo: adottare subito una strategia di riduzione del debito pubblico che metta l'Italia in condizione di affrontare a testa alta i mercati, di competere alla pari con gli altri Paesi europei, di riportare, nel giro di tre, quattro anni al massimo, il nostro rapporto debito in Pil ben al disotto del 100 per cento, liberando così decine di miliardi di euro, energie e risorse economiche che non verranno più buttati per pagare gli interessi sul debito. Oggi non abbiamo i soldi per inseguire le proposte demagogiche dell'opposizione, che vorrebbe dare contributi a destra e a manca a qualunque categoria si trovi a manifestare in piazza, ma se vi è sempre una qualche ragione per dire che bisogna spendere ed investire su determinati settori e risorse, senza considerare che questi soldi non ci sono perché li usiamo per pagare i nostri creditori, nonché interessi pazzeschi a causa di una classe politica irresponsabile che ha per anni accumulato un debito mostruoso senza preoccuparsi di chi lo avrebbe mai pagato, non faremo mai un servizio per la nostra nazione.
Il compito della maggioranza, il compito del Popolo della libertà, del gruppo che rappresento, è quello di farsi carico di questa vera e propria missione di interesse nazionale, di affrontare la questione principale che mina il futuro del nostro Paese e dei nostri figli e di provvedere con azioni decise e straordinarie alla riduzione del debito pubblico. È solo così che si liberano le risorse, è solo così che si può impostare una vera politica di crescita, è solo così che l'Italia può tornare alla testa dei Paesi europei e può tornare a guardare al futuro senza la paura di doversi guardare le spalle da un'ondata di speculazione finanziaria o da qualche speculatore che può mettere in ginocchio il nostro Paese e le nostre famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà per tre minuti.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, devo dire che sono d'accordo con l'intervento, soprattutto nella seconda parte, che ha appena svolto il mio onorevole collega, parlando a nome del gruppo del Popolo della Libertà (ricevendo tra l'altro dal suo gruppo notevoli applausi) perché egli ha detto che o si cambia molto rapidamente strada oppure l'Italia è soffocata dal nodo del debito e ha indicato una serie di misure come la vendita dei beni patrimoniali dello Stato in Pag. 36modo da alleggerire gli oneri degli interessi per poter immettere risorse nella crescita. Sottoscrivo integralmente questa ricetta ma si tratta di una ricetta che naturalmente sembrerebbe provenire dai banchi dell'opposizione e non certo dall'autorevole rappresentante dei banchi della maggioranza. Un ascoltatore che sentisse queste parole penserebbe che queste parole provengono dal Terzo polo o dal Partito Democratico, non certo dal partito che esprime il Presidente del Consiglio, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico e quant'altro.
Abbiamo davanti a noi, onorevoli colleghi, il quadro di un disastro che viene certificato settimanalmente dalle agenzie di rating che ci dicono che l'Italia è declassata e non basta rispondere, come fa il Governo: ce lo aspettavamo. Infatti, se ci si aspetta la pioggia, si apre un ombrello, non è che si parla di altro. Se il problema è una crisi economica, la si affronta, magari, con le proposte dell'onorevole collega che, evidentemente, si rivolge ad un Governo che non è d'accordo su tali proposte perché non le adotta.
Se non c'è oggi, mentre noi discutiamo della manovra, il famoso decreto per lo sviluppo economico, è colpa dell'opposizione, onorevole Presidente del Consiglio e onorevoli colleghi della maggioranza, o è colpa vostra, che non avete la forza di esprimere una politica (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)? È abbastanza grottesco sentir dare consigli dai banchi di maggioranza ad un Governo che fa esattamente il contrario.
Noi paghiamo, onorevoli colleghi - ed ho concluso - il ritardo di anni nei quali il Presidente del Consiglio ed il Ministro dell'economia ci hanno rassicurato (o hanno rassicurato voi, perché a noi non ci hanno rassicurato) che l'Italia stava meglio degli altri, che noi saremo usciti prima degli altri Paesi dalla crisi, che non avevamo bisogno di fare alcuna manovra straordinaria. Eccola la manovra straordinaria: due punti in meno di crescita del reddito nazionale certificati da questo bilancio! Questo è il bilancio che voi date agli italiani! Per questo ve ne dovete andare a casa, al più presto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Risoluzioni - Doc. LVII, n. 4-bis/A)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Cicchitto, Reguzzoni e Moffa n. 6-00092, Franceschini ed altri n. 6-00093, Borghesi ed altri n. 6-00094 e Ciccanti, Lo Presti, Lanzillotta e Commercio 6-00095, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A - Doc. LVII, n. 4-bis/A).
Invito, dunque, il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle risoluzioni presentate.
Poiché a norma dell'articolo 118-bis, comma 2, del Regolamento, verrà posta in votazione per prima la risoluzione accettata dal Governo, invito il rappresentante del Governo a dichiarare quale risoluzione intenda accettare.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo intende accettare la risoluzione Cicchitto, Reguzzoni e Moffa n. 6-00092, proponendo una riformulazione che prevede la sostituzione, al capoverso ottavo, della parola «ridurre» con la parola «migliorare». Con questa riformulazione il Governo accetta questa risoluzione.

PRESIDENTE. Prendo a atto che i proponenti accettano la riformulazione. Sulle altre risoluzioni il Governo ovviamente è contrario, vero signor sottosegretario?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente.

Pag. 37

(Votazione risoluzioni - Doc. LVII, n. 4-bis/A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ricordo che, in caso di approvazione della risoluzione accettata dal Governo, risulteranno precluse le altre risoluzioni presentate.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Cicchitto, Reguzzoni e Moffa n. 6-00092, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Motta, Aprea, Pagano, Gianni, Lupi, Molteni, Zeller, Viola, Verdini, Contento, Dal Moro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 573
Votanti 572
Astenuti 1
Maggioranza 287
Hanno votato 287
Hanno votato no 285
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Dichiaro, pertanto, precluse le risoluzioni Franceschini ed altri n. 6-00093, Borghesi ed altri n. 6-00094 e Ciccanti, Lo Presti, Lanzillotta e Commercio n. 6-00095 (Commenti del deputato Giachetti).
Posso avere, per cortesia, il risultato della votazione sul monitor o sul cartaceo? Onorevole Giachetti, le leggo nuovamente i risultati della votazione: presenti: 573; votanti: 572; astenuti: 1; maggioranza: 287; favorevoli: 287; contrari: 285. La Camera approva.

PIER PAOLO BARETTA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, nella seduta di ieri, avevamo fatto presente che la procedura prevista per la discussione sulla Nota di aggiornamento era, a nostro avviso, sbagliata.
Non sono intervenuto prima per dimostrare che questo richiamo al Regolamento non ha alcun intento polemico né vuole essere strumentale. Tuttavia, a questo punto, signor Presidente, una volta che la votazione è stata effettuata, mi sembra giusto farle presente che, nella discussione di ieri - peraltro presiedeva lei stessa -, anche il presidente della Commissione, Giancarlo Giorgetti, conveniva sul fatto che fosse utile una discussione più approfondita. La replica di questa mattina del sottosegretario Alberto Giorgetti ne ha dato dimostrazione.
Io prego la Presidenza di tener conto che abbiamo utilizzato una modalità prevista per le situazioni congiunturali e straordinarie, quando è evidente che, in base alla legge n. 196 del 2009, ultima versione, modificata nel marzo di quest'anno, la Nota di aggiornamento è un elemento strutturale, tant'è che è prevista una data, quella del 20 di settembre.
Questa vicenda si è conclusa, però vi prego, chiedo davvero che, a questo punto, la Giunta per il Regolamento, o chi ha assunto quel provvedimento, lo aggiorni, perché effettivamente siamo di fronte ad una fattispecie completamente diversa rispetto a quella precedente.
Poiché avremo altre occasioni, chiedo caldamente che venga rivista la decisione che è stata presa e confermata anche questa mattina, a nostro avviso, in maniera del tutto erronea. Le conseguenze sono evidenti: abbiamo avuto un dibattito strozzato, un solo intervento per gruppo, quando la discussione è tutta finalizzata alle prossime scadenze; è finalizzata, cioè, al decreto sullo sviluppo, alla legge di stabilità e al quadro macroeconomico.
Quando il sottosegretario Alberto Giorgetti, questa mattina, riconoscendolo, ha detto che la stessa Nota di aggiornamento è, ha usato questo termine, «statica», ciò era un invito al dibattito. Pag. 38
Allora, è necessario pensare che, di fronte a una Nota che rappresenta la nuova opinione del Governo sulla situazione economica - e che la legge rende obbligatorio che il Governo porti alle Camere, le quali si devono pronunciare sino al punto di approvare una risoluzione, iter assolutamente previsto - tutto questo venga, non tanto contingentato in termini di tempo (come ieri ha sottolineato giustamente il collega Giachetti, noi non chiedevamo più tempo), quanto piuttosto che venga garantita una discussione adeguata alla portata del merito, ma anche coerente con la nuova legge di stabilità.

PRESIDENTE. Onorevole Baretta, come lei ricorderà, ieri avevo considerato non assolutamente priva di fondamento la richiesta mossa dal collega Giachetti, però in occasione della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stata confermata tale norma regolamentare.
Credo che, comunque, la questione da lei sollevata debba essere posta direttamente al Presidente perché sia la Giunta per il Regolamento che, eventualmente, la Conferenza dei presidenti di gruppo possano ritornare sull'argomento; credo, infatti, che la sua obiezione sia fondata.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,38).

ALBERTO FLUVI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, vorrei sottoporre alla sua attenzione l'audizione della Corte dei conti che questa mattina si è svolta in Commissione nell'ambito delle audizioni sulla delega per la riforma fiscale e per la riforma assistenziale. Capisco che la discussione sulla delega fiscale, che stiamo affrontando in Commissione finanze e in Commissione affari sociali, possa sembrare un po' surreale, anche perché è una delega un po' anomala, essendo portata a copertura della manovra di agosto.
Come lei sa, la manovra affida alla delega fiscale una copertura a regime di circa 20 miliardi di euro; 4 miliardi di euro l'anno prossimo, 16 miliardi di euro nel 2013 e 20 miliardi di euro a regime. Se non si approva la delega, scattano i tagli lineari di eguale importo.
Ora, vorrei farle notare, considerato anche che abbiamo approvato la Nota di aggiornamento, or ora, che sconta questa delega, questi 20 miliardi di euro, che la Corte dei conti ha dichiarato nella sua audizione che la riforma non è coperta. La riforma non è coperta e la Corte invita il Parlamento e il Governo ad individuare altre forme di copertura rispetto ai tagli lineari o rispetto alle forme di copertura individuate dal Governo nel disegno di legge delega per la riforma fiscale.
Come lei sa, i 20 miliardi di euro che dovranno essere in qualche modo trovati andranno ad incidere pesantemente, se non quasi esclusivamente, sulla parte relativa alla delega assistenziale, contenendo la parte relativa all'IRPEF alcune norme di salvaguardia che in parte escludono il contributo alla copertura dei 20 miliardi dell'IRPEF, dell'IRAP e dell'aiuto alla crescita economica.
Lei sa che, per esempio, oltre ai 20 miliardi, è prevista all'interno della manovra una graduale eliminazione dell'IRAP. L'IRAP costa 35 miliardi; così come è prevista una nuova DIT, una nuova Dual income tax, si chiama aiuto alla crescita economica e anche questa è onerosa; infine, mi avvio a concludere, signor Presidente, per quanto riguarda l'IRPEF dall'articolo 2 è prevista una sorta di clausola di salvaguardia.
Tutta la copertura dei venti miliardi, quindi, andrà a cadere sulla parte assistenziale del provvedimento ed anche in questo caso, sempre la Corte dei conti, fa una precisazione; ossia, la Corte dei conti sostiene, per quanto concerne i risparmi effettivamente conseguibili su una spesa complessiva di circa trenta miliardi - e mi avvio alla conclusione -, che è un po' difficile trovare complessivamente venti Pag. 39miliardi da questi trenta miliardi, se non con l'effetto di fare una vera e propria macelleria sociale.
Infine, mi permetta...

PRESIDENTE. Onorevole Fluvi, mi deve spiegare perché fa questo intervento sull'ordine dei lavori. La ringrazio molto dell'articolata informazione che ci ha dato, però deve concludere.

ALBERTO FLUVI. Mi sembra evidente che una parte non insignificante della manovra, la manovra che abbiamo approvato sommando i provvedimenti di luglio e di agosto, ha come cifra di riferimento circa 59-60 miliardi, e un terzo di questa manovra è destinata alla copertura da parte della delega.

PRESIDENTE. Lo sappiamo, onorevole Fluvi! Mi dica il motivo del suo intervento.

ALBERTO FLUVI. Inviterei il Parlamento e il Governo a riflettere su questo aspetto non di seconda mano. Mi sembra molto rilevante, tant'è vero che siamo andati ad approvare un testo che è la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza che, nonostante quanto dichiarato dalla Corte dei conti, sconta la manovra di venti miliardi contenuta nella delega fiscale a copertura della manovra economica che dovrebbe consentire il raggiungimento del bilancio entro il 2013 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Mi raccomando sulla pertinenza.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, approfitto di una presenza massiccia dei rappresentanti del Governo qui in quest'Aula. Ultimamente c'è un blackout dei Blackberry e di tutte le agenzie, tuttavia abbiamo avuto notizia dell'importante lavoro svolto da una task force coordinata dall'ammiraglio italiano Mattesi che ha liberato tutto l'equipaggio della Montecristo, una delle tre navi italiane sequestrate (Applausi).
Si tratta di un'operazione coordinata dall'ammiraglio italiano, ma effettuata anche grazie ad una task force di Marines americani e degli inglesi. Credo che sia finalmente una bella notizia che ci vede protagonisti rispetto a questo salvataggio, ma vorrei ricordare, vista la presenza del Governo, che altre due navi italiane sono ancora sequestrate ed in particolare una, la Savina Caylyn, che da febbraio vede nostri italiani rinchiusi non si sa dove.
Quindi, mi rivolgo al Governo affinché, anche nei confronti di questa nave e delle altre, ci sia lo stesso impegno dimostrato oggi e che il risultato sia lo stesso, positivo, di questa mattina, del quale siamo tutti ben felici.

FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, il suo gruppo è già intervenuto.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, sarò brevissimo e pertinente ai tempi e ai temi di cui ci troviamo a discutere in questi giorni.
Vorrei sottolineare che ho appena presentato un atto ispettivo sul tema dell'evasione fiscale e ne sollecito, quindi, una pronta considerazione da parte del Ministro Tremonti ai fini di una veloce risposta. Infatti, è successo che ieri il dottor Luigi Magistro, un alto dirigente dell'Agenzia delle entrate, su ItaliaOggi Sette definisce le intestazioni fittizie di beni di lusso quali yatch, SUV, case e ville a società di comodo, trust, GEIE e simili come un vero e proprio cancro fiscale. Difficile non essere d'accordo con il dottor Magistro; il fatto è: vogliamo fare qualcosa? Pag. 40
Nella mia interrogazione indico due strade: da un lato, favorire il contrasto di interessi tra fornitori e fruitori del servizio...

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti concluda.

FABIO EVANGELISTI. ...in modo che non ci sia l'alleanza tra produttore e consumatore per frodare il fisco, dall'altro, l'alleanza di tutti con il fisco per combattere gli imbroglioni; altro che condono, signora Presidente!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, chiedo che gli altri interventi sull'ordine dei lavori siano svolti a fine seduta. Abbiate pazienza, ma la natura degli interventi che ho ascoltato fino ad adesso, obiettivamente, dimostra che sono interventi da fine seduta.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, chiedo di parlare, perché il mio intervento non è da fine seduta.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà (Commenti).
Si fa prima a fargli svolgere l'intervento.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, intervengo per rifarmi ad un articolo che mi ha sorpreso profondamente, e che trovo a pagina 38 della rivista Panorama di questa settimana. Leggo il brano: è partita l'attività del Ministero della difesa e di quello degli esteri, che finora hanno formato una ventina di giovani giornalisti libici, dieci dei quali hanno appena concluso due settimane di permanenza in Italia. Redattori, grafici e fotografi, quasi tutti con delle attività alle spalle, sono stati istruiti da uno speciale reparto dell'esercito, specializzato nella tecnologia della comunicazione e dell'informatica, dalla stampa alla rivista.
Quindi, veniamo a sapere che l'Esercito possiede un settore informatico pronto a produrre giornali in caso fosse necessario per il Governo. Inoltre, veniamo a sapere che il Ministero della difesa e il Ministero degli affari esteri sono attivi nel formare il giornalismo libico.
Mi fermerò a non chiedermi che giornalisti liberi e democratici possano essere formati dal Ministero della difesa e dal Ministero degli affari esteri. Vorrei che lei lo sapesse.

LUIGI MURO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI MURO. Signor Presidente, intervengo solo per un minuto.
Mi associo, ovviamente, alle congratulazioni alle Forze armate per l'ottimo intervento a favore della nostra nave, ma vorrei fare l'ennesimo appello al Governo nel ricordare che da otto mesi, su due navi italiane, vi sono undici italiani che stanno subendo delle torture. Secondo noi, un intervento più fattivo e meno burocratico sarebbe molto utile alla causa (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

RICCARDO MIGLIORI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per par condicio.

RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, invocavo proprio la par condicio; per me avrei svolto l'intervento a fine seduta.
Chiedo che il nostro Governo, segnatamente il Ministro degli affari esteri, riferisca in Aula circa le iniziative doverose del Governo in merito all'incredibile condanna a sette anni che questa mattina è stata inflitta, da un «tribunale farsa» di Kiev, a Yulia Tymoshenko, leader dell'opposizione e protagonista della cosiddetta rivoluzione arancione. Si tratta di un fatto di una gravità inaudita, per scelte politiche riguardanti il periodo nel corso del quale la Timoshenko era a capo del Governo.
Con questa scelta liberticida, l'Ucraina, che tra due anni avrà la Presidenza in esercizio dell'OSCE, si è di gran lunga Pag. 41allontanata rispetto al partenariato con l'Unione europea. Penso che l'Italia non possa rimanere insensibile rispetto a quello che è accaduto e debba prontamente intervenire, anche attraverso un'iniziativa decisa nei confronti della nostra rappresentanza diplomatica a Kiev, per esprimere tutto il dissenso del nostro Paese nei confronti di questa scelta liberticida che porta indietro gli orologi della storia anche in quel Paese.

Seguito della discussione dei disegni di legge: S. 2803 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2010 (Approvato dal Senato) (A.C. 4621); S. 2804 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2011 (Approvato dal Senato) (A.C. 4622) (ore 16,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione dei disegni di legge, già approvati dal Senato: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2010; Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2011.
Ricordo che nella seduta del 10 ottobre 2011 si è conclusa la discussione congiunta sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo per un richiamo all'articolo 27 del Regolamento in relazione allo speech che lei ora ha letto. Signor Presidente vorrei essere confortato dalle sue parole.
Lei ci ha informato, come credo giustamente sia, che ieri si è conclusa la discussione congiunta sulle linee generali per quanto riguarda questi provvedimenti, che, come tutti gli altri, avevano due tipi di contingentamento: uno per la discussione sulle linee generali ed uno per il seguito della discussione.
Ora, non so se c'è stato un qui pro quo. Vorrei semplicemente avere conferma da lei che 1 ora e 1 minuto che sono attribuiti al seguito della discussione (quindi a partire da questo momento) per il gruppo del Partito Democratico sono confermati, perché gli uffici hanno avuto delle informazioni diverse e sembrava che così non fosse. Quindi, per i due provvedimenti il gruppo del Partito Democratico ha 1 ora e 1 minuto?

PRESIDENTE. Lo confermo, onorevole Giachetti.

(Esame degli articoli - A.C. 4621)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge recante il Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2010.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 4621), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.

GIOACCHINO ALFANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Non riesce a votare, o cosa? Segnalatemi le richieste di intervento.
Revoco l'indizione della votazione, però non mi sembrava proprio che vi fossero richieste di intervento per dichiarazione di voto. Prego, onorevole Alfano, ne ha facoltà.

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, lei ha ragione perché molte volte si confonde il segnalare problemi nella votazione con la richiesta di intervento. Io non ho segnalato il malfunzionamento del Pag. 42meccanismo di voto, ma la volontà di intervenire sull'articolo 1. Comunque mi scuso per averle fatto indire e poi revocare la votazione.
Signor Presidente, già in Commissione ho cercato di mettere in evidenza che nella valutazione di questi due provvedimenti e, in particolare, sul rendiconto, era ed è necessario valutare il documento così come viene predisposto, perché spesso sul rendiconto si fa riferimento alle singole poste e non a quello che è il significato del rendiconto.
Sull'articolo 1, che poi è l'articolo portante di tutto il provvedimento, volevo rimarcare due cose: la prima è che parliamo del 2010 e quindi dei conti che sono stati chiusi al 31 dicembre 2010 e che noi oggi dobbiamo valutare. È ovvio che tutti gli interventi che ho ascoltato su questo articolo facevano riferimento a valutazioni riferibili al 2011, ma che tengono conto di documenti e valutazioni che non possono essere confuse con il rendiconto.
Pertanto, mi sento di dire in questa sede che l'articolo 1, nel valutare i conti dello Stato e delle amministrazioni locali, dimostra che i conti tengono. Cioè, nonostante la crisi e quelle che sono le difficoltà che stiamo incontrando, il documento che andiamo a valutare fedelmente mette in evidenza quelle sono le condizioni del Paese. Quindi questa occasione è importante per rimarcare, visto che noi più volte l'abbiamo fatto, che il documento, all'articolo 1, riporta chiaramente i dati che servono alle nostre analisi.
Il collega Baretta, nelle valutazioni sulla nota di aggiornamento al DEF, ha sostenuto che, al di là quindi del merito, c'erano difficoltà anche legate al tempo, ossia al fatto che in Commissione bilancio in effetti si è avuto poco tempo. Proprio sull'articolo 1 vorrei dire che tutte le mie riflessioni fino ad adesso sono state valutate attentamente dai membri della Commissione bilancio ed anche che quindi tale articolo non è tanto legato alla valutazione dei conti del Paese, ma a quelle del documento stesso. Pertanto, ritengo che il rendiconto - lo dico anche per l'assestamento - possa essere valutato positivamente e lo dico all'articolo 1 perché, lo ripeto, è l'articolo portante di questo documento e credo che questo debba essere tenuto presente.
Concludo, signor Presidente, riferendomi anche a un'esigenza e pongo la domanda se l'articolo 1, nel riportare le risultanze contabili dell'esercizio 2010, abbia tenuto fedelmente conto delle chiusure dei bilanci degli enti locali. La domanda è: l'articolo 1, in tutte quelle che sono le poste, riporta fedelmente gli strumenti che danno vita a questi numeri?
Gli enti locali, nel trasferire i numeri alla Ragioneria per poi poter predisporre i rendiconti, hanno fatto questo lavoro fedelmente e in tempo? Anche per questa valutazione - e concludo -, ossia sul passaggio dei dati dagli enti locali alla Ragioneria dello Stato, anche in questo caso il passaggio dei dati è fedele. Ritengo, a mio giudizio, che la valutazione deve essere fatta su questo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, intanto vorrei rassicurare il collega Giachetti, il quale all'inizio era preoccupato delle affermazioni e delle implicazioni relative alle esternazioni del sottosegretario che non erano state tenute in conto nella finanza pubblica. Ecco, vorrei segnalargli che noi siamo molto pronti e il nostro livello di attenzione è sostenuto da livelli endogeni piuttosto che esogeni. Questo per chiarezza.
Presidente, oggi ci accingiamo a...

ROBERTO GIACHETTI. Ma che battuta! Il problema è Giovanardi, infatti!

MASSIMO POLLEDRI. Il sottosegretario Giovanardi ha non solo fantasia, ma condivide un pacchetto di valori con la sua maggioranza. Inoltre, non andiamo mai a «seminare cose» che nelle altre legislature, ogni tanto si potevano trovare. Non facciamo i giardinieri alla Camera. Pag. 43
Comunque, sicuramente il collega Giachetti e gli altri mi lasceranno esporre le motivazioni per cui la Lega vota favorevolmente, signor Presidente, all'articolo 1, che di fatto regola le funzioni e la disciplina del rendiconto generale dello Stato. Si tratta di un provvedimento che è cambiato in linea con le modifiche apportate dalla Commissione e che, in seguito, sono state approvate anche da questo Parlamento. È un rendiconto generale dello Stato che in qualche modo vuole essere un report, vuole essere - come abbiamo ascoltato nella parte iniziale - uno strumento che può dare un'indicazione, una forma di verifica di quelli che sono stati gli obiettivi politici ed economici di una maggioranza.
Si tratta di obiettivi, che poi andremo meglio a definire, che sono stati centrati nel senso del controllo della pubblica amministrazione. Si tratta di obiettivi, di numeri che, al di là delle critiche che sono già state confutate in Commissioni bilancio, per esempio dal sottosegretario Giorgetti, e dei rilievi della Corte dei conti, possono ragionevolmente dimostrare che questa maggioranza ha tenuto in ordine con umiltà, con parsimonia e anche con estrema determinazione i conti pubblici dello Stato, che in qualche modo sono esposti ad un giudizio dei mercati che molte volte ha più a che fare con elementi connessi al pregiudizio oppure alla strumentalizzazione politica piuttosto che con i fondamentali.
Dunque, in un momento di passaggio fra la vecchia e la nuova normativa, noi oggi incominciamo la discussione con il rendiconto generale dello Stato, quindi con il conto consuntivo del bilancio e con il conto consuntivo generale del patrimonio a valore. Andremo poi a verificare tutta una serie di elementi, in particolare le novità, con l'illustrazione delle risultanze delle spese relative ai programmi con contenuti ambientali, l'applicazione delle disposizioni dell'articolo 36 della legge n. 196 del 2009, divise per missioni negli altri articoli che andremo a verificare soprattutto nei confronti della pubblica amministrazione, nei confronti della spesa corrente e nei confronti della spesa in conto capitale. Presidente, quindi andiamo ad esprimere un voto tecnico sì, ma anche un voto politico.
Si tratta di un voto che, soprattutto nell'articolo 1, di carattere generale, che ha una valenza introduttiva, esprime la necessità di una riflessione anche sui rendiconti dell'amministrazione e delle aziende autonome.

PRESIDENTE. Onorevole Polledri, la prego di concludere.

MASSIMO POLLEDRI. Grazie, signor Presidente. Si tratta di una riflessione sulla quale sicuramente c'è una vulgata per la quale questo Governo può e deve dimostrare con i numeri - e non con i proclami e non con le grida - che ha bene operato. Ben farebbe questa discussione a vertere solamente sui numeri e, quindi, su quello che è lo stato patrimoniale. Questo farebbe un buon padre di famiglia. Questo noi facciamo con questo bilancio. Questo noi consegniamo a questo primo voto.

PRESIDENTE. Se nessuno ancora chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scandroglio... Onorevole Calderisi... Ministro Meloni... Onorevole Repetti... Onorevole Ruvolo... Onorevole Cavallaro... Onorevole Trappolino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori. Dai banchi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori si grida: Dimissioni - vedi votazioni).

Pag. 44

(Presenti e votanti 580
Maggioranza 291
Hanno votato sì 290
Hanno votato no 290).

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, credo che si debbano sospendere i lavori.

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, noi non ci opponiamo alla richiesta di sospensione, che è inevitabile dopo questa bocciatura. Approfittiamo della presenza del Presidente del Consiglio in Aula per invitarlo a prendere atto che la sua maggioranza parlamentare non esiste più (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Esiste soltanto in occasione dei voti di fiducia in cui venite in Aula per salvare voi stessi e garantirvi la sopravvivenza, ma la maggioranza parlamentare non c'è più nel Paese e non c'è più in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia)!

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, vorrei fare notare che quest'Aula ha appena bocciato il rendiconto del bilancio dello Stato. Credo che questo sia un atto sufficiente (tanto più in quanto avvenuto alla presenza del Presidente del Consiglio, che si deve ridurre, come l'ultimo dei peones parlamentari, a venire qui a votare, invece di andare in giro per il mondo a difendere le sorti dell'Italia) per decretare la fine di un Governo che non ha più un programma, non ha più una coalizione, non ha più un obiettivo da perseguire, se non quello di continuare a garantire il potere di qualcuno e l'impunità di qualcun altro. Fate un ultimo atto di utilità per il Paese: andate a casa e consentite al Paese di tornare alle urne (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico)!

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, poco fa, con lo scarto di un voto, questa Camera si è espressa nei confronti della nota di aggiornamento del documento di economia e finanza in cui il Governo lealmente spiega agli italiani che le cose stanno per andare peggio di quanto non siano andate fino ad oggi. Finalmente si esce dalla retorica del va tutto bene, per un voto ora siete sotto, non c'è la maggioranza, è stato detto pur con la presenza schierata autorevolmente del Governo e del Presidente del Consiglio.
Signor Presidente del Consiglio, le cose sono drammaticamente gravi in questo Paese, serve un Governo, serve un Governo che abbia idee, che sia credibile e che abbia una maggioranza. Questo Governo non ha idee, non è credibile.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 17).

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Oggi non c'è il Ministro Frattini, se ci fosse gli avrei detto che il problema non è che Francia e Germania si incontrano per discutere e cercare una soluzione ai problemi del Paese, il problema è che mentre la Merkel e Sarkozy si incontravano per discutere del futuro dell'euro il nostro Presidente del Consiglio era in visita privata da Putin, da una persona dalla quale sarebbe bene stare lontani. Questo è successo nel fine settimana scorso (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Pag. 45
Oggi, signor Presidente del Consiglio, la invitiamo a prendere atto che non ci sono idee, che non c'è un Governo credibile e che non c'è neppure una maggioranza; fino a quando volete tenere il Paese inchiodato irresponsabilmente a questa situazione? Si cambi al più presto, signor Presidente Berlusconi, prima che sia tardi per lei, per il Governo, ma soprattutto prima che sia troppo tardi per il Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Partito Democratico).

GIAN LUCA GALLETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, penso che siamo di fronte ad una situazione anomala, che non si era mai creata nella storia di questa Repubblica.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, il Presidente del Consiglio se ne va! Vergogna! (Dai banchi del Partito Democratico si grida: Rimani qui! Dove vai?)

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di consentire all'onorevole Galletti di svolgere il suo intervento.

GIAN LUCA GALLETTI. Penso che l'uscita del Presidente del Consiglio fotografi bene la situazione di questo Parlamento e lo stato in cui questa maggioranza è (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico). È la prima volta, dicevo, nella storia della Repubblica - penso - che il rendiconto dello Stato è bocciato dall'Aula di Montecitorio, credo che questo debba far riflettere, soprattutto perché è stato il Presidente Berlusconi che ci ha insegnato in questi anni che i contenuti non contano in politica ma contano i numeri. Adesso oltre che non avere i contenuti non ha neanche i numeri (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico)! Prenda atto di questa situazione, non è un caso sporadico, non è che questo accada una volta l'anno - e può capitare in una maggioranza, anche su atti fondamentali come questi -, questo, signor Presidente, lei lo vede per la prima volta in Aula, è la consuetudine, non ci sono più i numeri per andare avanti. In un momento di difficoltà come questo, per responsabilità verso il Paese sia lei a dire basta, perché questo Paese non ce la può più fare (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico).

PINO PISICCHIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, molto brevemente perché le mie considerazioni non possono non essere convergenti con quelle dei colleghi che mi hanno preceduto. Constato che il Presidente del Consiglio ha lasciato l'Aula, allora mi domando se il Presidente del Consiglio non abbia immaginato e scelto di andare subito a colloquio dal Presidente della Repubblica per rendere a lui le dimissioni che sono dovute dopo un atto di questo genere (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia e Partito Democratico), perché mi pare che da un punto di vista istituzionale altro percorso non sia da attivare. Dunque la mia domanda è - e spero che qualcuno dal Governo possa rispondermi - se il Capo del Governo, onorevole Silvio Berlusconi, è andato dal Presidente della Repubblica e, se non l'ha fatto, quando ha deciso di andare a farlo (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia e Partito Democratico).

GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, aggiungo alle considerazioni dell'onorevole Pisicchio e degli altri colleghi che, nel caso della bocciatura da parte del Pag. 46Parlamento di atti legislativi in corso di approvazione, era possibile proporre testi diversi. Nel caso della bocciatura di un rendiconto, il Governo non è nelle condizioni di presentare un testo diverso, proprio perché si tratta di un rendiconto.
Di conseguenza, il Governo ha avuto la sfiducia del Parlamento, perché il bilancio dello Stato non viene approvato. Di conseguenza, il Presidente del Consiglio deve recarsi immediatamente al Quirinale e dare le dimissioni, perché questa è la sola via costituzionale che gli è possibile (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, il presidente Giancarlo Giorgetti ha chiesto di sospendere i lavori e credo che la richiesta debba essere accolta, viste le evidenti implicazioni, anche di carattere politico, che il voto espresso dall'Aula ha testé manifestato. Ritengo di sospendere quindi la seduta per un'ora.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vista la situazione e visto l'esito del voto, che ha un valore politico, ma anche un valore tecnico, suggerirei, visto anche l'andazzo, di rinviare direttamente la seduta a domani mattina, perché fra un'ora non saremo qui. Rischiamo di rimanere tutti inchiodati qui, come puntualmente accade. Lei dopo mi dice sempre che, purtroppo, ho ragione. Penso che la cosa migliore, per dare anche alla Commissione il tempo necessario, sia rinviare la seduta a domani mattina.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, non è lei che ha ragione. Sono i fatti che sono incontrovertibili. Presidente Giorgetti, ritiene che un'ora sia sufficiente o rinviamo a domani mattina?

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, un'ora non è sufficiente.

PRESIDENTE. A questo punto sospendo la seduta, che riprenderà tra dieci minuti per ordinare i lavori. Comunque, per quanto riguarda il seguito della discussione del disegno di legge recante Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2010, è rinviato a domani mattina.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 17,10, è ripresa alle 17,34.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei Presidenti di gruppo, domani mattina è convocata la Giunta per il Regolamento alle ore 10 e a seguire di nuovo la Conferenza dei Presidenti di gruppo.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 12 ottobre 2011, alle 13:

Comunicazioni del Presidente.

La seduta termina alle 17,35.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 2)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Risoluzione n. 6-00092 rif. 573 572 1 287 287 285 17 Appr.
2 Nom. Ddl 4621 - articolo 1 580 580 291 290 290 13 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.