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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 529 di mercoledì 5 ottobre 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 12,35.

MICHELE PISACANE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 29 settembre 2011.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Bindi, Brugger, Caparini, Cirielli, Gianfranco Conte, Donadi, Fava, Gregorio Fontana, Giancarlo Giorgetti, Lo Monte, Melchiorre, Migliavacca, Misiti, Nucara, Romano, Tabacci e Zeller sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Comunico che, dovendosi procedere alle ore 15, al terzo scrutinio per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale, i lavori della Camera dovranno concludersi entro la mattinata.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,40).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 1415-C) (ore 12,41).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato: Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.
Ricordo che nella seduta del 30 luglio 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore ed il Governo hanno rinunziato ad intervenire in sede di replica.

(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 1415-C)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le questioni pregiudiziali di costituzionalità Di Pietro ed altri n. 1 e Pag. 2Franceschini ed altri n. 2 e la questione pregiudiziale di merito Franceschini ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1415-C).
A norma dell'articolo 40, comma 2, passiamo quindi all'esame delle questioni pregiudiziali presentate.
Avverto che la questione pregiudiziale di costituzionalità Rao ed altri n. 3 è stata ritirata.
Ricordo che i tempi per l'esame delle questioni pregiudiziali sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione sulle linee generali.
A norma dei commi 3 e 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali, ha luogo un'unica discussione. In tale discussione potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più cinque minuti. Al termine della discussione si procederà a due distinte votazioni, la prima sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità e la seconda sulla questione pregiudiziale di merito.
L'onorevole Palomba ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità Di Pietro ed altri n. 1, di cui è cofirmatario, per dieci minuti.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, illustrerò in seguito i tanti e gravi aspetti di incostituzionalità che minano alla radice il testo sulle intercettazioni che portate in Aula. Lo farò pensando non ad una maggioranza sorda e cieca, ma alle istituzioni di garanzia che hanno il compito di valutare la costituzionalità delle leggi, a cominciare dal Presidente della Repubblica e della Corte costituzionale. Ma prima, noi dell'Italia dei Valori vogliamo mettere in evidenza l'enormità di quello che questa maggioranza e questo Governo stanno facendo, riportando in Aula un tema che ha sapore di stantio e che avete rivitalizzato ad orologeria solo quando sono emerse dichiarazioni e mentalità malsane del Capo del Governo e di uomini del loro giro. Sono cose che la gente invece deve sapere. State ancora sequestrando il Parlamento per questioni che interessano esclusivamente le gravi preoccupazioni personali del vostro Premier Berlusconi in rapporto alla sempre più vasta cerchia di faccendieri, sfruttatori e ricattatori che lo stanno incatenando. Lo fate ormai senza pudore in una Italia dolente, preoccupata, arrabbiata che, alla propria disistima, alla disistima del Paese a causa del Premier che trascina tutto il Paese in questa situazione, deve aggiungere il declassamento economico istituzionale del nostro Paese operato dalle agenzie di rating. Ma non avvertite quanto stride ciò che per voi è importante con ciò che la gente chiede oramai disperatamente?
Avete invece la spudoratezza di occupare ancora il Parlamento dopo che per tanto tempo lo avete fatto con una legislazione di favore per il Premier che è miseramente naufragata, non reggendo al vaglio di costituzionalità.
Lodo Alfano, legittimo impedimento, inappellabilità, i provvedimenti vari di favore non si contano più. E non vi volete fermare! Lo fate in un'agitazione frenetica che vi porta, ossessionati, in un labirinto infernale dove andate alla cieca, sbattete di qua e di là, inseguendo una vana speranza di far sfuggire il vostro capo al suo giusto giudizio.
Perseverate diabolicamente: prescrizione breve, processo lungo, intercettazioni e cose varie che avete in giro e che ancora volete propinarci. Tutto ciò mentre non fate la vera riforma della giustizia. Non ne avete fatte nei tre anni e mezzo passati perché siete allergici alla giustizia che funziona bene e per tutti, la temete e la evitate come il fuoco. Né abbiamo notizie del Ministro Palma insediatosi d'estate quasi senza che la gente e il Parlamento lo sapessero e che ancora non si è presentato neppure nella Commissione giustizia. Lì lo aspettavamo, almeno per un gesto di cortesia, anche se sapevamo che non dirà niente come finora è avvenuto. Questa secondo noi, onorevoli colleghi, è scostumatezza istituzionale.
Fermatevi, per l'amor di Dio, state devastando la civiltà giuridica e di valori della nostra comunità. Ci vorranno decenni Pag. 3prima di recuperare i danni che avete fatto e state saccheggiando le risorse pubbliche impiegate per la legislazione ad personam.
Dagli affidabili ed oggettivi studi che l'Italia dei Valori ha fatto, è emerso che, per la legislazione personale e di privilegio in favore del capo del Governo che voi avete imposto, sono stati finora spesi due miliardi e duecentocinquanta milioni, solo riferiti all'attività dei due rami del Parlamento e per le sole leggi ad personam. Ciò senza contare le migliaia di ore che avete impiegato negli uffici pubblici, come gli uffici legislativi dei Ministeri e della Presidenza del consiglio, né quelle che avete costretto ad utilizzare nelle istituzioni di controllo di legalità e di garanzia.
Si tratta di tempo, energie e danaro che avete sottratto agli impegni per risolvere la gravissima crisi economica, etica e sociale che attanaglia l'Italia.
Ci vorrà molto tempo prima che sia recuperata la devastazione della nostra civiltà giuridica e dei nostri costumi etici che avete prodotto o che vorreste produrre, anche con il testo sulle intercettazioni del quale mi accingo succintamente a mettere in evidenza alcuni dei gravi profili di incostituzionalità.
Questo testo colpisce al cuore la nostra Costituzione in due punti fondamentali: la sicurezza e la giustizia, da una parte, il diritto ad informare ed essere informati, dall'altra, che contribuiscono a formare la spina dorsale della nostra civiltà.
Con questo testo restringete gravemente le condizioni per le investigazioni, i presupposti stessi per l'esercizio dell'azione penale, vulnerate l'armonia tra i diversi interessi costituzionalmente garantiti: l'obbligatorietà dell'azione penale, il diritto alla difesa processuale, il diritto alla libertà di stampa e di comunicazione e il diritto alla manifestazione del pensiero e, non ultimo, il diritto alla riservatezza cui pure l'Italia dei Valori tiene molto, ma nell'equilibrio degli altri istituti costituzionali.
Con questo provvedimento inserite un grave vulnus all'autonomia e all'indipendenza della magistratura perché, attraverso operazioni contabili di limitazione delle risorse messe a favore delle intercettazioni, risorse che sono disponibili soltanto dal Ministro della giustizia, bloccate l'esercizio dell'azione penale e vulnerate l'articolo 110 della Costituzione che affida esclusivamente al Ministro il potere e il compito di organizzare gli uffici giudiziari, ma senza intervenire sull'esercizio della giurisdizione.
Volete attribuire ad un tribunale il potere di decidere, ma tutto questo comporterà una gravissima disfunzione nell'esercizio della giustizia: tonnellate di carte dovranno andare da un posto all'altro, al competente tribunale distrettuale, con un andirivieni inarrestabile ed ingiustificabile e in violazione, tra l'altro, dell'articolo 3 della Costituzione, perché, in questo modo, distinguete tra imputati ed imputati, e impedite al GIP (giudice per le indagini preliminari) - che può irrogare sanzioni, anche l'ergastolo, per fatti gravi - di decidere sulle questioni che riguardano le intercettazioni, di assai minore rilievo.
Volete privare gli investigatori e la magistratura di uno strumento essenziale di indagine, quale quello costituito dalle intercettazioni. Volete far ritornare la nostra capacità investigativa ai tempi in cui, in medicina, si usava l'aspirina, ma nel frattempo sono arrivati il laser e gli antibiotici. Vorreste ridurre la giustizia ad un'attività meramente burocratica e formale, che non riesce a scoprire i reati. Inoltre, con il reticolo delle secretazioni e della non pubblicità che avete costruito, volete in realtà imbavagliare la stampa e la libera informazione. Volete in questo modo impedire ai cittadini il diritto di sapere tutto quello che devono sapere su chi li governa. Essi non lo devono sapere dopo, se sono governati o meno da un delinquente, ma lo devono sapere immediatamente e devono sapere tutto ciò che circonda l'attività pubblica e quello che, in qualche modo, contribuisce o comunque sta intorno all'attività pubblica, compresa la vasta cerchia di faccendieri e di ricattatori che, oramai, è assodato, circondano ed incatenano il Premier. Pag. 4
Ecco perché, signor Presidente, invitiamo il Parlamento ad aver un gesto di resipiscenza, ad avere un sussulto di dignità. State imponendo ai nostri lavori un ritmo che lo allontana da quello che i cittadini vorrebbero sentire da noi. Ecco perché noi dell'Italia dei Valori ci appelliamo agli uomini di buona fede che sono capitati nel Popolo della Libertà, credendo in un sogno ormai infranto: abbiate il coraggio e la dignità di dire basta. Dissociatevi da quelli che sono entrati nel Popolo della Libertà - al contrario di voi - non per un sogno, ma per interesse ad un ricatto. Essi hanno tradito le vostre speranze, sono loro i traditori del Governo. Dite basta, incominciando a votare la questione pregiudiziale di costituzionalità dell'Italia dei Valori.
Signor Presidente, preannunzio il voto favorevole del nostro gruppo su tutte le questioni pregiudiziali, sia di costituzionalità che di merito (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Amici ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità Franceschini ed altri n. 1, di cui è cofirmataria.

SESA AMICI. Signor Presidente, nel motivare le ragioni con le quali chiediamo all'Aula di non procedere all'esame del presente disegno di legge, utilizzerò un solo argomento fra i tanti che, in questi lunghissimi mesi, sono stati messi a disposizione da costituzionalisti, operatori della giustizia e opinionisti. L'argomento è quello che in modo efficace e persuasivo ha reso il professor Gustavo Zagrebelsky: siamo di fronte ad una operazione di autoimmunizzazione con forza di legge, di giri di potere con cui si intendono governare i propri interessi al riparo dai controlli, siano quelli della legge o quelli dell'opinione pubblica: ciò è proprio quello che volete fare.
Chi comanda, l'attuale maggioranza, fa le leggi, ma tutto ciò non è possibile, perché l'opinione pubblica, la protesta che si è levata nel Paese e la nostra opposizione, renderanno palesi la vostra vera volontà: portare nel Paese un conflitto permanente tra poteri dello Stato, fra diritti garantiti dalla Costituzione. Di fronte a quanto succede nel Paese, così profondamente toccato dal ritorno incessante della corruzione, dal discredito della sua classe di governo e dal peggioramento delle condizioni di vita di milioni di uomini e di donne, si imporrebbe uno scatto di reni, una credibilità, una serietà nell'esercizio delle funzioni pubbliche che, ormai, da troppo tempo, avete perso.
Ed è proprio questa antinomia che avete voluto riprodurre nel disegno di legge, assolutizzando il contrasto tra legge e diritto, fra lex e ius, che sono due componenti dell'esperienza giuridica, facendo una legge debole. Infatti, una legge debole è avvertita come arbitrio e prima o poi, anche se con costi e sofferenze, l'equilibrio sarà ristabilito (ancora il professor Zagrebelsky).
In attesa di tutto ciò, è incomprensibile ed irragionevole il testo al nostro esame. Si tratta di stabilire un giusto equilibrio tra le esigenze delle indagini, il diritto di cronaca e la tutela della riservatezza della persona, un equilibrio che anche noi avvertivamo essere intaccato da certi abusi connessi con le indebite pubblicazioni delle conversazioni intercettate, così come del resto condiviso a larga maggioranza nella passata legislatura.
Ma a voi dell'equilibrio nulla è interessato, anzi, avete reso ancora più difficile l'applicazione dell'obbligatorietà dell'azione penale, ledendo l'articolo 112 della Costituzione attraverso limiti e paletti che frapponete all'uso di strumenti di indagine quali sono le intercettazioni, quelle intercettazioni che hanno permesso di identificare certi reati e giungere alla colpevolezza. Si pensi soprattutto ai reati connessi alla criminalità organizzata che, al contrario, ha affinato di molto in questi anni la sua rete criminosa attraverso l'utilizzo sempre più pregnante di nuove tecnologie.
Lo fate con una semplice abrogazione e mi riferisco ad un articolo della «legge Falcone». Ma non sono semplicemente questi gli elementi che riguardano fondati Pag. 5elementi di incostituzionalità. Ne ricordava alcuni poc'anzi anche il collega Palomba. Il primo è la previsione della competenza del tribunale del distretto, in composizione collegiale, di autorizzare le intercettazioni. È assolutamente irragionevole e rischia di avere un impatto organizzativo disastroso sul sistema-giustizia.
Si tratta di una misura assurda, se si considera, ad esempio, che un solo giudice ha per legge il potere di disporre non solo la custodia cautelare in carcere e altre limitazioni della libertà personale, ma anche di erogare pene detentive compreso l'ergastolo in sede di giudizio abbreviato. Non vi pare che, con l'utilizzo proprio del collegio, venga meno anche l'efficacia di una norma, ai sensi dell'articolo 25 della Costituzione, che è quella del giudice naturale, la cui efficacia appunto in questo momento verrebbe messa in grave rischio?
Inoltre, sul piano organizzativo si pone il problema della disponibilità di risorse umane. Le operazioni saranno più complicate, poiché sarà competente il tribunale nella sede della Corte d'appello.
Vi è un contrasto con l'articolo 3 della Costituzione per irragionevolezza dovuta ad illogicità. Del resto, mettete in discussione anche l'articolo 97 della Costituzione relativo alla pubblica amministrazione ritenuto applicabile, però, anche alla funzione giurisdizionale in seguito a consolidata giurisprudenza della Corte costituzionale.
È stato inoltre introdotto un altro limite che è insopportabile a fronte della dignità costituzionale dell'interesse alla repressione dei reati (ai sensi del citato articolo 112 della Costituzione). Ma il tema su cui oggi vogliamo accendere i riflettori - e sono riflettori importanti - è l'elemento che più caratterizza una volontà tutta politica dell'attuale maggioranza di fare di questo disegno di legge un elemento ai fini della propria lotta politica.
Mi riferisco esattamente al divieto di pubblicazione quando le intercettazioni sono rese pubbliche - non si tratta quindi di una violazione di quelle ancora coperte da segreto -, che significa mettere in discussione l'articolo 21 della Costituzione, valore importante e garantito costituzionalmente: la libertà di stampa e di cronaca.
Siamo, come dire, alla farsa, ed è una farsa assai grave, perché, di fronte a quello che succede, avere dei cittadini consapevoli e soprattutto coscienti e conoscitori della materia è l'essenza vera della democrazia. Quando si pensa invece ad un potere, anche quello della libera stampa, non come potere, ma come elemento servile alla politica, il circuito della democrazia stessa viene messo seriamente a rischio.
In merito a questo articolo e a questo diritto costituzionale garantito, sarebbe opportuno che i colleghi della maggioranza riflettessero su una celebre affermazione di un grande giudice della Corte costituzionale americana.
Di fronte a tutto questo sarebbe importante stabilire che la luce del sole è il vero disinfettante. Il problema, cari colleghi della maggioranza, è che voi avete paura della luce del sole perché preferite l'eclissi, l'oscurazione, e non un'eclissi parziale ma quella totale. Proprio per questo, noi vi chiediamo di respingere con fermezza l'attuale disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i deputati di Alleanza per l'Italia, insieme con tutti i deputati del Terzo Polo, si asterranno sulle pregiudiziali di costituzionalità.
In noi non è presente una posizione di contrarietà al principio di un'equilibrata regolazione di una materia la cui cattiva applicazione troppo spesso ha prodotto insopportabili danni collaterali, con l'esposizione al ludibrio mediatico di cittadini del tutto estranei.
In noi è forte la condanna dell'abuso voyeuristico che ha abitato la scena pubblica negli ultimi anni, consapevoli come Pag. 6siamo che in uno Stato di diritto l'indistinzione tra diritto e giudizio morale rappresenti un vulnus irreparabile e lo scivolamento verso una visione integralista dell'ordinamento, estranea alla visione democratica e laica che ispira la nostra Costituzione.
Tuttavia, una buona legge sulle intercettazioni non può non essere la risultante di un equilibrio tra tre fondamentali esigenze tutelate dalla Costituzione: la prima, quella per cui lo strumento è disposto, e vale a dire il perseguimento del reato, connesso al diritto-dovere della magistratura di avvalersene nei limiti della legge; la seconda, il diritto di ogni cittadino a vedere tutelata la sua riservatezza; la terza è quella scolpita nell'articolo 21 della Costituzione, che tutela il diritto all'informazione nella duplice sua manifestazione, il diritto-dovere ad esercitarla nei limiti disposti dai codici etici della professione giornalistica e il diritto del cittadino di informarsi.
Ebbene, si avvicina a questo delicato e necessario equilibrio il testo proposto dalla relatrice Bongiorno, che riteniamo un'utile base di discussione, sicuramente emendabile e migliorabile.
Non saranno, invece, tollerabili ulteriori limitazioni e censure al diritto di manifestazione del pensiero.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, il gruppo della Lega Nord voterà contro questa ennesima pregiudiziale di costituzionalità, così come abbiamo votato contro quando il provvedimento venne in discussione alla Camera, circa due anni e mezzo fa, e come la Lega votò contro anche, esattamente un anno fa, al Senato.
Riteniamo questa pregiudiziale di costituzionalità priva di quei necessari elementi giuridici e costituzionali, ma riteniamo che essa rappresenti l'ennesimo tentativo per poter rinviare sine die un dibattito su un tema pendente in questo Parlamento ormai da anni. È un tema che oramai è diventato necessario, probabilmente non prioritario visti i problemi che oggi il nostro Paese deve affrontare, ma sicuramente necessario.
Vogliamo ricordare che ormai sono circa tre anni che il Parlamento si occupa di intercettazioni telefoniche. Voglio ricordare come, rispetto al testo iniziale presentato dall'allora Ministro Alfano, il lavoro di maggioranza e opposizione oggi ha portato ad un testo diverso, che rappresenta il giusto compromesso, il giusto punto di equilibrio di tutta una serie di valori costituzionali che devono essere tenuti in equilibrio, tra cui il valore della sicurezza.
Per la Lega le intercettazioni telefoniche rappresentano un mezzo di ricerca della prova imprescindibile, importante e fondamentale.
Vogliamo ricordare che uno degli elementi che contraddistingue questo provvedimento è la possibilità di mantenerle per determinati tipi di reati di maggior allarme sociale (mafia e terrorismo), anche in considerazione del lavoro importante che il Ministro Maroni insieme ai magistrati e alla polizia sta facendo sul tema della lotta alla criminalità organizzata. Vogliamo ricordare che su questi temi (mafia e terrorismo) abbiamo voluto mantenere il doppio binario proprio per mantenere tutti quei limiti estensivi al fine di poter rendere più accertabili determinati reati.
Vogliamo anche ricordare che i presupposti di ammissibilità delle intercettazioni telefoniche non solo non sono mutati, ma sono stati ulteriormente garantiti. Mai la Lega avrebbe consentito l'approvazione di una legge in cui i presupposti, ad esempio il limite della pena superiore a cinque anni, potesse mutare.
Mai la Lega avrebbe acconsentito di sostenere e votare una legge sulle intercettazioni telefoniche dove determinati reati, in modo particolare quelli contro la pubblica amministrazione, potessero essere tolti. Tutto ciò non è avvenuto anche grazie al lavoro e all'operato della Lega.
Vogliamo ricordare che le intercettazioni telefoniche dovrebbero rappresentare ed essere un mezzo eccezionale di Pag. 7individuazione della prova. Dovrebbero rappresentare la extrema ratio, così come la Carta costituzionale ci insegna. Invece, oggi le intercettazioni telefoniche diventano un mezzo ordinario e di prassi.
È per questo, signor Presidente, che noi crediamo che tutta una serie di valori costituzionali (dalla garanzia della sicurezza alla garanzia della possibilità di svolgere le indagini e le investigazioni, ma al tempo stesso al diritto costituzionale alla riservatezza e alla garanzia della privacy di ogni cittadino) debbano essere dei cardini che debbono essere preservati, mantenuti e conservati.
In questa direzione vanno anche quegli emendamenti che verranno approvati successivamente, con la previsione dell'udienza filtro. Mi fa particolarmente piacere che pochi minuti fa anche il vicepresidente del CSM, nostro collega fino a pochi mesi fa, ha ritenuto e valutato l'udienza filtro una soluzione ragionevole, così come ragionevole sarà la norma che garantirà ai blog con delle specifiche di poter continuare a fare informazione. Non è una legge bavaglio, nonostante quello che l'ANM ancora oggi, con un'invasione di campo inopportuna e ingiustificata, sostiene.

PRESIDENTE. Onorevole Nicola Molteni, la prego di concludere.

NICOLA MOLTENI. È assurdo che il presidente dell'ANM oggi dica che gli emendamenti presentati al Parlamento sono antistorici e inutili. Ognuno ha una propria funzione e un proprio compito. Ognuno eserciti l'attività per cui è competente.
Non è una legge bavaglio, non è una legge contro la libertà di stampa. È una legge equilibrata che restituisce e conferma la possibilità ai magistrati di fare investigazioni, ma al tempo stesso garantisce quel sacrosanto diritto alla riservatezza e alla privacy che ogni cittadino assolutamente ha.

PRESIDENTE. Onorevole Nicola Molteni, deve concludere.

NICOLA MOLTENI. Per questo motivo il gruppo della Lega voterà contro le pregiudiziali di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rao. Ne ha facoltà per cinque minuti.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo tutti consapevoli, almeno chi tra noi è in buona fede, che la legge sulle intercettazioni non è una priorità per il nostro Paese, perché bussano alla nostra porta emergenze ben più gravi che riguardano la crisi economica e finiscono per avere effetti pesanti su tutte le famiglie italiane.
Siamo anche tutti consapevoli che la disciplina delle intercettazioni non funziona perché fa acqua da molte parti.
Tutti noi che esultiamo insieme al Governo, ai magistrati e alle forze dell'ordine ogni volta che viene assicurato alla giustizia un criminale, sappiamo che le intercettazioni sono uno strumento indispensabile e insostituibile senza il quale questi successi sarebbero impossibili, e tanti, troppi reati resterebbero impuniti.
Si tratta di reati particolarmente odiosi, a partire da quelli attraverso i quali le organizzazioni mafiose esplicano il proprio potere ed esercitano il controllo sul territorio, alla corruzione, a tutti i delitti contro la pubblica amministrazione, per non parlare di quelli legati al traffico degli stupefacenti.
Riteniamo, però, che ci sia stato anche un abuso ingiustificato e sino ad ora quasi mai sanzionato della loro pubblicazione. Questo è un dato molto preoccupante che deve spingerci ad intervenire.
Dobbiamo, infatti, evitare l'indecenza della pubblicazione e diffusione indiscriminata di telefonate penalmente irrilevanti o addirittura estranee alle inchieste in corso, tutelando e rispettando la riservatezza e la privacy soprattutto di terzi non coinvolti che hanno i diritti di tutti i cittadini.
Ma a queste due esigenze abbiamo il dovere di affiancare quella non meno Pag. 8importante, che ha la medesima tutela costituzionale, della libertà di stampa e del diritto all'informazione.
Abbiamo lavorato per due anni proponendo soluzioni utili per trovare un punto di equilibrio tra tutte queste esigenze. Oggi registriamo una vasta area di opinione che vede anche il Ministro della giustizia, il Presidente dell'Associazione nazionale magistrati, il vicepresidente del CSM, gran parte delle forze politiche, gli stessi operatori del settore, concordi sulla necessità di cambiare l'attuale normativa affinché si possa arrivare ad una buona legge che tuteli la privacy, il diritto all'informazione e la sicurezza dei cittadini.
Oggi è compito del Parlamento dare una risposta.
Per questo, come preannunciato ieri, l'Unione di Centro per il Terzo Polo ha ritirato la questione pregiudiziale di costituzionalità al disegno di legge in materia di intercettazioni e ha annunciato il voto di astensione sulle altre questioni pregiudiziali presentate dalle opposizioni.
Il nostro è un atto di responsabilità per favorire un dialogo parlamentare tra tutte le forze politiche che avrà valore soltanto se la maggioranza e il Governo capiranno che non si possono fare passi indietro o forzature rispetto ad alcuni principi, come quello della libertà di stampa e del diritto all'informazione. Il nostro è un gesto che nasce dalla volontà di dimostrare, ancora una volta, l'assenza di pregiudizio e la volontà di confrontarci nel merito.
È venuto il tempo di procedere se non alla migliore riforma in assoluto, almeno a quella che, concretamente, oggi è realizzabile e che per noi non può che partire dal testo finale proposto, a suo tempo, dalla relatrice Giulia Bongiorno, un testo che rappresenta il compromesso più avanzato anche se, come abbiamo detto più volte, sono necessarie ulteriori modifiche, a partire da quelle relative all'obbligo di rettifica entro quarantotto ore esteso anche ai blog non professionali, all'autorizzazione collegiale alle intercettazioni che, con il sistema delle incompatibilità, è chiaro a tutti, porterebbe piccoli e medi tribunali alla paralisi.
Un impianto complessivo che una personalità, la cui onestà intellettuale e autonomia di giudizio sono state da tutti riconosciute, come il compianto professore Vittorio Grevi, definì, non a caso, in un editoriale del Corriere della Sera del 21 luglio 2010, «un significativo passo avanti».
La nostra apertura non deve, però, essere confusa con la disponibilità ad approvare un testo qualunque esso sia. Lo abbiamo detto ieri e oggi lo sottolineiamo con forza in Aula: siamo assolutamente contrari ad arretrare sul limite della pubblicazione contenuto nel testo approvato dalla Commissione. Qualsiasi tentativo di restringere ulteriormente il diritto all'informazione, anche vietando la ricostruzione dei contenuti delle ordinanze di misure cautelari, sarebbe fuorviante e non condivisibile.
Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Spetta ora alla maggioranza sapere attribuire a questo nostro atto il giusto significato, comportandosi conseguentemente e sgombrando con nettezza il campo da ipotesi di modifiche inaccettabili.
Quando il Parlamento è stato messo nelle condizioni di lavorare libero da pregiudizi, guardando all'interesse della collettività e al buon funzionamento del sistema giudiziario, ha trovato sempre sintesi e mediazioni all'altezza delle esigenze. Auspichiamo che anche su questo tema, su cui il dibattito ha raggiunto livelli di asprezza molto alti, si compia quella sintesi in grado di corrispondere alle esigenze dei cittadini, del sistema giustizia e del mondo dell'informazione, per dare una risposta che la buona politica deve dare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà per cinque minuti.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, il gruppo PdL voterà, ovviamente, contro le questioni pregiudiziali presentate. Pag. 9
Non posso non esordire con un plauso ai colleghi dell'Unione di Centro per il Terzo Polo che hanno dimostrato come, condividendo o meno, si possa fare opposizione costruttiva tendente ad offrire al Paese una regolamentazione che la stessa Corte costituzionale, come ha più volte riferito, ritiene necessaria in questo settore. Questo tipo di feeling e di opposizione costruttiva non possono non essere immediatamente apprezzate dal PdL come un segnale che rappresenta un utile momento di confronto democratico.
Detto questo, è evidente che le questioni pregiudiziali tendono a mistificare il contenuto della situazione normativa che stiamo proponendo all'Aula.
Le intercettazioni sono uno strumento di ricerca della prova invasivo perché violativo dell'articolo 15 della Costituzione. La deroga a questo principio deve essere fortemente motivata, deve riguardare indagini di matrice penale, e mai indagini esplorative, per ricercare le responsabilità. Ribadiamo fortemente questo principio e riteniamo che non possa essere giammai tacciato di incostituzionalità nel momento in cui non cerchiamo di limitare l'uso, ma di evitare l'abuso delle intercettazioni.
Sotto questo profilo la doppia forchetta, o i rebbi della forchetta, del ricorso alle intercettazioni e della pubblicazione con l'imposizione di un mistificato - ancora una volta - articolo 21 sull'articolo 15 costituiscono due principi che vanno fortemente ribaditi.
Attenzione: nessun eccesso del mezzo rispetto ai fini. Qui mi riferisco alle spese enormi. Si pensi che il debito dello Stato per le intercettazioni ad oggi ammonta ad un miliardo di euro, onorevoli colleghi. Un miliardo di euro per intercettazioni! Io chiedo se si possa eccepire l'incostituzionalità di un tetto di spesa, che tra l'altro è rimesso alle procure, perché queste possano con maggiore virtù gestire le intercettazioni ed evitare che diventino l'unico strumento di indagine, che non è proprio di uno Stato di diritto.
Il sacrificio immotivato della vita privata non può che confluire, nella struttura di questo pacchetto di norme, nel divieto totale di pubblicazione di quello che può essere irrilevante.
Abbiamo assistito in questi giorni a quello che non esito a definire il paradosso del processo mediatico. Le intercettazioni, mezzo di ricerca della prova, servono per individuare le responsabilità penali nel processo penale. Vengono pubblicate quasi esclusivamente le intercettazioni irrilevanti per il processo penale e siamo giunti al paradosso che il processo penale è soltanto un pretesto per pubblicare le intercettazioni irrilevanti nel processo penale. Questo è del tutto inaccettabile.
Sotto questo profilo il nuovo emendamento del PdL è molto diverso dal testo Mastella, che proprio voi dell'opposizione avete portato all'attenzione del Parlamento. Non so come si possa tornare indietro con tanta disinvoltura per ragioni soltanto di opportunismo politico. Come potete definire incostituzionale quello che voi avete presentato come struttura portante della riforma delle intercettazioni? Si devono fare i conti con la Corte costituzionale che, non più tardi del febbraio 2011, ha stabilito che il bilanciamento degli interessi da parte del legislatore è assolutamente discrezionale. Laddove il legislatore si muova con ragionevolezza nel bilanciamento degli interessi, non vi è nessun vulnus ai principi della Costituzione.
Allora il tetto di spesa è necessario, perché tocca alle procure essere più virtuose ed io accetto il contraddittorio su tutti i punti. La differenza fra il giudice monocratico, che può comminare l'ergastolo, e quello collegiale, che deve autorizzare le intercettazioni, è evidente. Il giudice monocratico può comminare l'ergastolo dopo un processo che si è regolarmente tenuto e con un contraddittorio che si è instaurato. La fumosità naturale all'inizio dell'indagine e la mancanza del contraddittorio legittimano la maggiore garanzia per invadere il terreno della riservatezza. Pag. 10
E che dire della pretesa violazione dell'articolo 112 della Costituzione? Attenzione, questa disciplina rende più difficile gli abusi.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Sisto.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Ma il sistema del doppio binario rimane: vi è la possibilità netta di intervenire a piedi uniti su quella che è la criminalità più efferata.
E mi sembra che il bilanciamento non si sottragga alla prevalenza dell'articolo 15 sull'articolo 21, laddove la deroga alla riservatezza deve essere fortemente motivata.
Giornalista professionista e giornalista pubblicista. Che dire se il giornalista deve essere più qualificato per poter derogare?

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Sisto.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Mi sembra, signor Presidente, davvero - consentitemelo - inaccettabile sul piano giuridico.
Concludo con l'ultima osservazione: il regime transitorio. Ma le norme del processo penale ed il principio tempus regit actum...

PRESIDENTE. Deve proprio concludere, onorevole Sisto.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Ho finito, signor Presidente. Il principio tempus regit actum è un principio fondante: una norma processuale entra in vigore nel momento in cui entra in vigore per tutti i processi.
Credo che da questo punto di vista il voto contrario alle questioni pregiudiziali in esame non possa che affondare le sue radici in saldi principi costituzionali di diritto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, arriva oggi in Aula un testo definito nei dettagli un anno e mezzo fa.
Credo che una prima considerazione vada fatta sui tempi che la maggioranza ha scelto per riproporre (non voglio dire per «re-imporre») alla Camera la discussione sulle intercettazioni.
Siamo sicuri, siete sicuri, che queste settimane e queste giornate siano le migliori per imporre al Parlamento e al Paese una discussione, che sarà inevitabilmente divisiva, sulle intercettazioni?
Siete sicuri che mentre c'è una discussione e una frattura dentro il Governo sul «decreto sviluppo» si debba mostrare al Paese che invece la maggioranza è tetragona nel portare avanti il disegno di legge sulle intercettazioni? Credo che questa sia la prima riflessione da fare. Se siete sicuri di questo e avete la maggioranza, cominceremo a discuterne ma è un gravissimo errore anche per i tempi che scegliete, cari colleghi, sapendo benissimo quello che succederà dopo.
Arriva in Aula un testo di compromesso che era stato definito dentro la maggioranza nel luglio 2010, una maggioranza della quale allora quelli che siedono nei banchi del gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo facevano parte. Era un testo di compromesso, non era il testo che molti di noi avrebbero voluto come testo sulle intercettazioni, ma era un testo che innanzitutto, grazie al lavoro della relatrice e collega Buongiorno, aveva raggiunto alcuni punti di equilibrio, ad esempio quello sulla possibilità di continuare ad usare le intercettazioni.
Apro una breve parentesi: quando ci si lamenta del numero e della quantità di intercettazioni rispetto a dieci o quindici anni fa, basterebbe chiedersi quanti di noi, a differenza di dieci o quindici anni fa, usano gli strumenti della telefonia mobile, di Internet, della rete e della comunicazione digitale e forse si capisce che c'è una logica, visto che anche i delinquenti usano gli strumenti che usiamo noi, li usano sempre di più ed essi sono sempre più centrali nelle attività criminali. Ma è stato Pag. 11raggiunto un punto di compromesso sull'uso e sulla pubblicazione delle intercettazioni.
Sia chiara una cosa: noi oggi ci asteniamo sulle pregiudiziali, proprio perché riguardano quel testo di compromesso, ma deve essere chiaro, come hanno detto i colleghi Rao, che con l'Unione di Centro per il Terzo Polo ha ritirato la pregiudiziale che era stata a suo tempo presentata, e Pisicchio, che noi ci asteniamo senza guardare gli emendamenti che sono stati presentati, ci asteniamo su quel testo che merita innanzitutto un paio di correzioni che sono già nella path line e va benissimo, ma da quel compromesso noi semplicemente non ci muoveremo di una virgola. Su quello ci siamo impegnati a suo tempo e quello manterremo, ma da lì in poi altri passi nessuno ce li chieda, perché non è in discussione e non c'è nessuna disponibilità da parte nostra per fare altri passi e stravolgere quel punto di compromesso. Se vogliamo preservare quel testo andiamo avanti nella discussione, altrimenti, per quel che ci riguarda, il dialogo, che qualcuno ha evocato e che di fatto non c'è mai stato, finisce qui.
Quindi noi ci asteniamo con chiarezza rispetto a quel testo e a quel compromesso che già vorremmo cambiare, ma ci fermiamo lì. Se invece la maggioranza riterrà di fare passi avanti in qualsiasi direzione - e sappiamo, ahimè, che è la direzione che non ci piace - in Aula, nelle votazioni, ci muoveremo diversamente (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà per due minuti.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, nel merito della questione condivido pienamente ciò che hanno detto l'onorevole Rao, l'onorevole Pisicchio e adesso l'onorevole Della Vedova, sul fatto che non vi è una ragione di incostituzionalità nel testo del quale stiamo cominciando a discutere. Tuttavia mi discosterò dalla posizione dei colleghi votando a favore della questione di pregiudizialità per una ragione che è scollegata da questo specifico dibattito.
Oggi l'Italia ha subito un declassamento di tre punti - lo ha detto l'onorevole Palomba nel suo intervento - nella classificazione delle agenzie di rating. Il Parlamento e il Governo dovrebbero concentrare la loro attenzione su questa crisi drammatica del Paese. Come si fa a parlare di intercettazioni, cioè a dare il senso, al mondo che guarda l'Italia, che l'Italia è del tutto inconsapevole dei problemi che essa deve affrontare (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)? Capisco che la maggioranza si vergogni, ma avete ragione di vergognarvi, onorevoli colleghi, avete ragione di fischiare, ma dovete fischiare voi stessi. Questa è la ragione per la quale si deve interrompere questa discussione, pertanto voterò a favore della pregiudiziale in esame (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità Di Pietro ed altri n. 1 e Franceschini ed altri n. 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Delfino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 600
Votanti 537
Astenuti 63
Maggioranza 269
Hanno votato 230
Hanno votato no 307
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Pag. 12

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale di merito Franceschini ed altri n. 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Aprea...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 600
Votanti 536
Astenuti 64
Maggioranza 269
Hanno votato 229
Hanno votato no307
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Ricordo che alle ore 15 è convocato il Parlamento in seduta comune per lo svolgimento del terzo scrutinio per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 13,25).

RENATO CAMBURSANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, so che questo non è il momento ideale per esporre pubblicamente in questa Aula il problema che dovrebbe assillare la classe dirigente di questo Paese. Ne ha fatto cenno prima il collega La Malfa, mi riferisco al declassamento da parte di Moody's del nostro Paese. È vero - come dice il Presidente del Consiglio - che era previsto, ma è altresì vero che il declassamento è stato fatto con tre salti indietro: siamo passati da Aa2 ad A2 e nel bel mezzo ci sono altre due valutazioni. Questo sta a significare che sostanzialmente il nostro Paese ha perso totale credibilità nei mercati e a livello internazionale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 13,28)

RENATO CAMBURSANO. Abbiamo letto oggi sui giornali che il Ministro dell'economia e delle finanze, peraltro bollato da un noto direttore di quotidiano - Giuliano Ferrara - come un imbroglione (le parole sono sue: sta di fatto che ha imbrogliato i conti del nostro Paese), ha detto che la causa del declassamento è tutta da vedere rispetto all'andamento della vicina Spagna, che fino a qualche settimana stava peggio di noi, semplicemente perché là hanno avuto il coraggio di andarsene e di annunciare le dimissioni (mi riferisco al Governo spagnolo), e di indire nuove elezioni.
Ed è proprio qui che sta il problema. Il nostro Paese, il Governo, è come quel pugile in mezzo ad un ring che continua a prendere sberle a destra e a sinistra e sta in piedi fino a quando il colpo mortale non lo butterà a terra, ma morto. Questo è il rischio che noi stiamo correndo.
Ecco perché le chiedo, signor Presidente della Camera, di farsi interprete presso il Presidente del Consiglio dei ministri e presso il Ministro dell'economia e delle finanze, affinché il primo venga qui a discutere, non di intercettazioni, ma di come sta andando questo Paese perché, per dirla con il Presidente degli Stati Uniti d'America, abbiamo meno di cinque settimane a disposizione poi il fallimento è annunciato. Se è questo che il Presidente del Consiglio dei ministri vuole, noi non lo vogliamo. Ecco perché le chiedo di farlo venire qui, a confrontarsi sulle misure da adottare, perché questo è l'unico vero problema del nostro Paese. Tutto il resto conta nulla (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, come ha già detto l'onorevole Cambursano, il tema oggi di cui il Paese deve Pag. 13tener conto è il peggioramento della valutazione delle agenzie di rating che comporta un aumento degli interessi sulle imprese che vogliono investire e sulle famiglie che vogliono prendere un prestito con un peggioramento complessivo della situazione italiana.
Ebbene, signor Presidente, il Presidente del Consiglio dei ministri ha dichiarato che se l'aspettava e che stanno lavorando. Vorrei pregare allora la Presidenza della Camera di chiedere al Governo, al Presidente del Consiglio, di venire al più presto, visto che sta lavorando, ad horas, a riferire al Parlamento, che è la sede naturale a cui deve riferire di questi aspetti, in che cosa consiste questo lavoro che stanno svolgendo. A noi sembra che stiano litigando, tra lui, Tremonti e così via, ma se stanno lavorando ci dica molto rapidamente che cosa stanno facendo perché noi vorremmo sapere se questa discesa precipitosa nelle valutazioni internazionali si può arrestare o meno.

FRANCESCO BOCCIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, meno di 48 ore fa Matilde Doronzo di 32 anni, Giovanna Sardaro di 30 anni, Antonella Zaza di 36 anni, Tina Ceci di 37 anni e Maria Cinquepalmi di 14 anni hanno perso la vita a Barletta sotto il crollo di una palazzina in pieno centro, secondo alcuni venuta giù all'improvviso, in un dramma annunciato secondo molti altri. La magistratura, come si dice in questi casi, accerterà le cause e le responsabilità, ma è la politica che ha, signor Presidente, la responsabilità del contesto sociale ed economico in cui questa tragedia è avvenuta.
Chiediamo un'informativa urgente del Governo, nel più breve tempo possibile, nonostante il Partito Democratico abbia già ieri depositato un'interpellanza urgente, perché riteniamo che il contesto sociale ed economico in cui questo dramma è avvenuto non può esimere nessuno in quest'Aula dall'assumersi precise responsabilità. Sono morte quattro lavoratrici che lavoravano in nero, dentro una palazzina adibita appunto ad abitazione; nel pieno centro di una città capoluogo di provincia c'era un'attività produttiva. È l'unica? Purtroppo no, è il contesto nel quale gran parte del Mezzogiorno vive, un contesto nel quale vi è incuria e dove sono spesso negate politiche legate alla manutenzione del territorio.
Si continua a negare, così come ha ricordato molto opportunamente Lega ambiente ieri, che ci sono priorità in termini di manutenzione e cura del territorio e del tessuto urbano che molto spesso diventano marginali anche nelle discussioni svolte a margine della manovra.
Per questo motivo, signor Presidente, il gruppo del Partito Democratico chiede un'informativa urgente sulla tragedia di Barletta. Vogliamo capire cosa è successo, perché quelle lavoratrici erano lì, perché non sono scattati i controlli, sapendo che da anni lavoravano in nero. Siamo consapevoli del fatto che probabilmente, se non ci fossero state loro, ci sarebbero state altre persone, ma questo non ci solleva. Conosciamo benissimo la condizione nella quale si trova quella città sul piano economico e nella stessa condizione versano molte altre città italiane.
Per questa ragione non avremmo voluto discutere di intercettazioni oggi. Per questa ragione chiediamo al Ministro Tremonti, così come altri gruppi parlamentari hanno fatto questa mattina in aula, di presentarsi in aula e di spiegarci perché in tre settimane due agenzie di rating hanno declassato l'Italia e non possiamo girare la testa dall'altra parte. Il Governo Berlusconi, da tre anni, chiede ogni mese soldi in prestito ai mercati e, quando si chiedono soldi in prestito perché si è incapaci di fare manovre adeguate, perché si è incapaci di ridistribuire risorse e ricchezze, quando si chiedono soldi in prestito a chi dà il giudizio sul nostro grado di solvibilità, non si può dire che non ci interessa. Infatti quel «non ci interessa» significa che da un mese all'altro - e lo ribadiamo e lo ricordiamo ai colleghi di Pag. 14maggioranza - non ci saranno le risorse per soddisfare i bisogni umani più elementari.
Dunque, signor Presidente, chiediamo che il Governo risponda immediatamente alla richiesta di informativa urgente sulla tragedia di Barletta e che il Ministro dell'economia e delle finanze nel più breve tempo possibile informi l'Aula sul doppio declassamento avvenuto negli ultimi venti giorni prima da parte di Standard & Poor's e poi da Moody's (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MAURIZIO FUGATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, volevo ricordare in quest'aula la figura di una persona scomparsa sabato scorso, Francesco Felicetti, per gli amici Picchio, segretario della sezione della Lega della Val di Fassa in provincia di Trento. La sua tessera era dell'anno 1992 quando essere leghisti in Trentino non era facile e ti mettevano il timbro in faccia. È scomparso all'età di 58 anni dopo una breve malattia. Una persona trasparente, una persona onesta, una persona che faceva politica con totale disinteresse perché non aveva ambizioni di arrivare ad occupare cariche istituzionali importanti, una persona che se ti diceva «no» era no, se ti diceva «sì» era sì e te lo diceva con molta schiettezza e ti aiutava anche quando pensava in modo contrario a quello che facevi.
Persone di questo tipo in politica ce ne vorrebbero tutti i giorni. Lei pensi che una volta, recandosi a Pontida su un pulmino con una ventina di militanti della Val di Fassa, vennero sequestrati dalla guardia di finanza perché li accusavano di traffico illecito d'armi. Li portarono all'interno della caserma della guardia di finanza; mi telefonò dalla caserma e mi disse: «Guarda, qua tutto sommato tutto bene, aven d'aver 'na bottja, e sem drio a magnar a luganega, prima o dopo i ne mola». Ovviamente l'accusa che gli veniva mossa era impossibile. Un uomo che anche sotto l'aspetto umano aiutava sempre noi giovani; personalmente mi ha spronato decine di volte dopo che mi ero sposato e aveva visto che la famiglia non si allargava, dicendomi: «Ricordati che è ora di far figli perché non sempre in politica c'è il germe dell'amore».
La Lega è riconoscente a questa persona e ritenevo giusto pronunciare queste parole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ho omesso di dire prima all'onorevole Boccia che la richiesta ovviamente sarà trasmessa, per il tramite della Presidenza, al Governo.

GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, anch'io voglio fare una commemorazione.
Però prima vorrei ricordare a noi tutti che la settimana scorsa o due settimane fa, quando eravamo sotto schiaffo di Standard & Poor's - Standard & Poor's è un po' l'origine dei rating negativi di questo Paese -, questa Camera ha discusso ed approvato un provvedimento come il potenziamento del verde urbano oppure come quello sulle professioni sanitarie, perché in qualche modo l'attività legislativa deve andare avanti e l'attività legislativa non è sempre quella che veste il vestito della festa o la giacca della domenica. Quindi credo che queste cose dobbiamo ricordarcele anche oggi e credo che il provvedimento in discussione anche oggi sia un provvedimento importante, che attiene alla libertà dei cittadini.
Ma ciò detto, signor Presidente, e approfittando della sua cortesia, vorrei ricordare che oggi ricorre l'anniversario della morte di Gino Giugni. Gino Giugni è uno dei più grandi giuristi del secondo dopoguerra e l'ho voluto ricordare in quest'Aula perché il 14 ottobre avrà luogo alla LUISS un convegno dedicato alla sua memoria, Pag. 15organizzato dai suoi allievi e colleghi. Ricordare le cose per cui Gino Giugni merita di essere ricordato - senatore, socialista riformista, Ministro della Repubblica, autore di saggi fondamentali, protagonista di tutte le grandi operazioni del diritto che sono state fatte in questo Paese - è superfluo, perché credo che noi tutti conosciamo questo giurista, che a soli 33 anni diede alle stampe il libro «Introduzione allo studio dell'autonomia collettiva», che rappresentò un po' la rivoluzione copernicana nello studio del diritto sindacale.
Mi limiterò allora a leggere soltanto un colloquio, un botta e risposta fra Gino Giugni e uno studente, durante un incontro con una scolaresca. Allo studente che gli chiedeva: «Lei sta dunque affermando che i fondamenti etici della Costituzione rimarranno invariati?», Giugni rispose: «La sua domanda contiene in sé un'efficace risposta: i fondamenti etici non verranno variati. Fintanto che la Costituzione repubblicana del 1948 rimarrà in vigore, noi avremo la certezza che i suoi principi etici funzionano e soprattutto che hanno un rilevante grado di effettività. Nel momento in cui tali fondamenti muteranno, insieme alle corrispondenti istituzioni, ci troveremo di fronte a fenomeni ai quali sarò contento di non assistere. Mi auguro per voi che non accadano episodi di crisi delle istituzioni tali da mettere in dubbio questi principi etici». È un augurio, signor Presidente e colleghi deputati, che è sempre attuale e che per noi deve suonare come un impegno (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Cazzola, naturalmente la Presidenza si associa al ricordo.

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà (Commenti del deputato Fabio Garagnani).

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, molto brevemente volevo semplicemente ricordare un'interrogazione presentata sia al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sia a quello dello sviluppo economico sugli scarti di lavorazione dei rubinettifici, dove si producono gli scarti di ottone. Da mesi non si riesce a capire se questi scarti di lavorazione, cioè quello che avanza nelle varie fresature e torniture, sia da considerarsi un riciclo e quindi un rifiuto - e allora varrebbe la relativa normativa - o semplicemente scarti da lavorazione, per cui potrebbero essere riportati in fonderia, fusi e utilizzati appunto come nuovi panetti di ottone. Sembra una cosa ridicola, ma ciò sta bloccando l'attività di molte imprese, perché tra i due Ministeri non ci si mette d'accordo su come considerare questi residui di lavorazione. Quindi una risposta sollecita all'interrogazione sarebbe opportuna non tanto per me, quanto poi per gli interessati.

FABIO GARAGNANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Onorevole Garagnani, ho seguito l'ordine delle richieste per la verità, per cui non pensi di essere stato scavalcato.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, non è questo il problema, io non faccio un addebito a lei. Chiedo almeno che però gli uffici che assistono la Presidenza, quando verificano l'ordine di iscrizione, siano più attenti. Chi la ha proceduta credo che non sia stato particolarmente attento, perché io ho alzato la mano al termine immediato della seduta. Comunque questo non è un problema, io auspico che vi sia maggiore attenzione.
Detto questo, mi ricollego anche alla riflessione del collega che mi ha preceduto proprio sull'ordine dei lavori.
Io sollecito il Governo ad avere maggiore attenzione e prontezza nel rispondere alle interpellanze e alle interrogazioni dei parlamentari. Fra i pochi compiti che ci sono rimasti, vi è quello, appunto, di interloquire con il Governo non solo sulla situazione del Paese, ma anche sulla situazione Pag. 16dei nostri collegi elettorali, denunciando o chiedendo chiarimenti in merito ad alcuni fatti significativi.
Credo non solo che una risposta che giunge un anno dopo non abbia più efficacia, ma molto spesso, a mio modo di vedere, credo questa risposta debba essere suffragata - visto che abbiamo un certo numero di sottosegretari - da una capacità di verifica e di istruttoria più ampia rispetto a quella posta in essere dagli uffici ministeriali. Questi ultimi, infatti, si limitano, molto spesso, ad interloquire con la parte chiamata in causa, la quale, ovviamente, risponde nel senso che le pare più opportuno. Pertanto, credo che, proprio in questo momento in particolare, una risposta più esaustiva ed una capacità da parte degli uffici ministeriali di dare informazioni precise, oltre all'urgenza e all'immediatezza della stessa, siano necessarie.
Vorrei fare un esempio che credo calzi proprio a pennello, che è il seguente. Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha risposto ad una mia interpellanza, che riguardava un dirigente scolastico, negando la diffusione di un volantino particolarmente polemico - e mi fermo qui - verso il Ministero dell'istruzione, che incitava all'occupazione durante le lezioni scolastiche, davanti all'istituto «Archimede» di San Giovanni in Persiceto (in provincia di Bologna) ed ad altre scuole.
Il Ministero ha interloquito con il dirigente scolastico, il quale ha negato, come immediato referente, che questo volantino esistesse; e nella risposta del Ministero vi è questo. Io il volantino ce l'ho qua: il Presidente mi concederà di non leggerlo, ma se vuole glielo leggo. A me pare particolarmente anche eversivo nei toni e nei contenuti non solo contro il Governo, ma perché invita ad assaltare le banche e le scuole. Cosa voglio dire con questo? Ho citato questo, perché le agenzie di stampa hanno riferito che il Governo ha negato l'esistenza di tale volantino.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FABIO GARAGNANI. L'auspicio è che il Governo, ma soprattutto gli uffici interessati, quando rispondono agli atti di sindacato ispettivo dei parlamentari si documentino meglio, perché altrimenti si crea una situazione veramente di assoluta impossibilità per il parlamentare di svolgere adeguatamente il proprio compito, in quanto spesso viene ritenuto colui che si inventa una notizia priva di fondamento. Ho qui il volantino: signor Presidente, se vuole, dopo glielo consegno, perché si sappia come ci si deve comportare in questa situazione, visto che non è la prima volta che si verifica.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, intervengo su una questione che sta attraversando il mondo della scuola. Mancano pochi giorni alla data fissata dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per la preselezione del concorso per dirigente scolastico. Tra i candidati serpeggia lo sconforto per le difficoltà organizzative che sono presenti, in quanto sono stati rilevati numerosi errori nei test che sono stati distribuiti.
È un concorso portato avanti dal Ministero all'insegna dell'improvvisazione: infatti, nelle batterie dei quesiti sono stati rilevati numerosi errori e il Ministero si era impegnato ed aveva dato assicurazione che, entro il 27 settembre, sarebbero stati pubblicati i nuovi quesiti e, soprattutto, che sarebbero stati espunti dalle batterie dei quesiti quelli che evidentemente presentavano degli errori.
Credo che non si possa andare avanti: l'Associazione docenti italiani (ADI) ha formulato, giustamente, una richiesta di rinvio. Quanto meno, il Ministero corregga le attuali batterie di quesiti eliminando gli errori e fornisca i nuovi quesiti; ma soprattutto, i dirigenti che intendono presentarsi siano messi nelle condizioni di poter valutare attentamente il nuovo materiale. Pag. 17
Sono state avanzate molteplici richieste, e sono stati avanzati anche atti di sindacato ispettivo: in modo particolare, al Senato, la collega Soliani ha rilevato puntualmente le inesattezze fatte dal Ministero.
Dunque, si provveda: noi abbiamo presentato un atto di sindacato ispettivo e chiediamo che vi sia, al più presto, una risposta da parte del Ministero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

AGOSTINO GHIGLIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA. Signor Presidente, intervengo solo un minuto per comunicare all'Aula che la Corte costituzionale ha dichiarato infondato il ricorso del Consiglio di Stato del Piemonte, promosso dall'ex presidente, Mercedes Bresso, contro l'attuale giunta regionale.
Spero che, da oggi, la presidente Bresso smetta definitivamente di molestare i piemontesi e di danneggiare l'immagine del Piemonte, per non aver ancora capito che ha perso quasi due anni fa le elezioni (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Quindi, ci auguriamo che, in questo modo, la Corte costituzionale glielo abbia spiegato in maniera talmente plastica ed evidente, a prova della sua protervia, e che ella non continui a mestare l'immagine del Piemonte con cause inutili, tra l'altro facendo spendere un sacco di soldi allo Stato. Per concludere con un vecchio adagio piemontese: Cota è presidente e a bugia pi nen: non si muove più!

PIERFELICE ZAZZERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, intervengo sulla tragedia che ha colpito Barletta e, prima di tutto, da pugliese. Al di là della sofferenza, questa tragedia colpisce per le vittime, per le donne che sono vittime di questa immane tragedia umana.
Vorrei dire che la vicenda di Barletta, purtroppo, non è una fatalità ed ha nomi e cognomi dei responsabili di quegli organi di controllo che avrebbero dovuto controllare sulla staticità della struttura e far rispettare la legalità nel lavoro di un'azienda, la quale risultava praticamente fantasma, con donne che lavoravano a 4 euro l'ora.
Invito il Presidente ad intervenire presso il Governo. Noi lo abbiamo fatto, come Italia dei Valori, attraverso un'interpellanza urgente, affinché si faccia giustizia su questa vicenda davvero difficile. Invito, altresì, il Governo a riflettere sull'opportunità di ridurre sempre più quei vincoli che mettono a dura prova i diritti dei cittadini e anche la vita umana. Nella vicenda di Barletta, infatti, viene meno il rispetto delle regole e della legalità: laddove non vi è rispetto delle regole e della legalità, vengono schiacciati i diritti dei cittadini e la loro stessa vita umana.

PRESIDENTE. Onorevole Zazzera, le posso anticipare che la Presidenza ha già interessato il Governo per la vicenda da lei richiamata.

GIUSEPPE GIULIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, mi rivolgo brevemente alla Presidenza non solo per condividere le parole pronunciate dai colleghi Boccia, Zazzera e Cazzola sulla vicenda di Barletta, ma anche per sottoporle una richiesta: ossia, che questa settimana vi sia una grandissima attenzione non solo al tema di Barletta, ma anche a quello della prevenzione degli infortuni.
Come lei sa, questa è la settimana che l'Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro dedica alle vittime degli infortuni sul lavoro. Noi, troppo spesso, ci commuoviamo il giorno Pag. 18dopo. Io vorrei, per esempio, che almeno domani il servizio pubblico dedicasse la diretta al funerale, non solo per raccogliere le lacrime, ma per raccontare le storie di queste donne, la genesi dell'incidente e far capire come prevenire altri incidenti.
Signor Presidente, noi sappiamo tutto di alcuni delitti individuali commessi in questi anni in questo Paese. Non contesterò ciò: diritto di cronaca. Ebbene, sappiamo tutto di questi delitti, ma nulla su delitti collettivi che chiamano in causa l'insicurezza collettiva, al di là del giudizio penale.
Ciò richiederebbe un'attenzione straordinaria per rimettere nell'agenda nostra, del Paese e delle menti, che anche questi delitti sono terribili per il contesto in cui maturano. Ecco perché le chiedo di valutare, con il Presidente della Camera e con il presidente della Commissione vigilanza Rai, senatore Zavoli, non solo la richiesta di un'attenzione straordinaria domani, ma che, almeno questo fine settimana - in occasione della settimana che l'Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro dedica alle vittime degli infortuni sul lavoro - vi sia un'attenzione particolare a questo tema: non episodica, ma capace di raccontare ciò che accade e di sviluppare una cultura della prevenzione. È grave, signor Presidente, che ogni volta lo si debba fare dopo fatti di questa natura. Mi affido alla sua sensibilità affinché questa proposta sia riportata nelle prossime ore.

PIER PAOLO BARETTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, vorrei aggiungere le mie parole a quelle del collega Cazzola, in ricordo del senatore Giugni che è stato ministro di questa Repubblica e che non faccio fatica a definire un maestro. Maestro non solo di teoria, di scuola e di accademia, ma anche un maestro politico. Ho avuto modo, per molto tempo, di frequentarlo nei diversi ruoli che ciascuno di noi occupava per le responsabilità che aveva e lo ricordo nel tentativo importante di unire la teoria alla pratica soprattutto nei momenti difficili di trasformazione del sistema giuridico legato al lavoro del nostro Paese. Credo sia giusto che quest'Aula lo ricordi in momenti così difficili e soprattutto ricordi che, come molti altri riformisti, anche Gino Giugni è stato attaccato dalle Brigate rosse; fortunatamente, diversamente da Tarantelli e D'Antona, Giugni non ha subito la morte; egli tuttavia ha riportato una pesante ferita che lo ha segnato anche per gli anni successivi. Credo sia stato giusto, e ringrazio l'onorevole Cazzola di averlo fatto, ma voglio associarmi pienamente anche a nome del Partito Democratico, per aver ricordato colui che possiamo, senza paura, definire un grande italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Mi associo al ricordo che mi tocca personalmente essendo stato, il senatore Giugni, mio professore di diritto del lavoro all'università di Bari.

CARLO CICCIOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO CICCIOLI. Signor Presidente, intervengo brevemente per dire che sono sorpreso che continuamente in questa Aula si facciano interventi sul declassamento dell'Italia, senza che nessuno, e soprattutto la stampa, neanche quella critica, sottolinei che il problema fondamentale del declassamento è che le agenzie di rating sono di proprietà delle stesse persone che operano le speculazioni finanziarie sul mercato del mondo. La Moody's che ha attuato il declassamento di tre punti è di proprietà di un signore americano, si chiama Warren Buffet, che è il terzo uomo più ricco del mondo: nel 2009 aveva un patrimonio accertato di 47 miliardi di dollari, pari più o meno a 36 miliardi di euro, il che significa una manovra del Governo. Dal 2009 a quest'anno, ovviamente le cifre ufficiali non sono ancora pubblicate, ha aumentato, sembra, di Pag. 19oltre dieci miliardi di dollari il suo patrimonio. Perché questo? Perché attraverso le agenzie di rating declassa e poi opera in borsa con la speculazione finanziaria. Non riesco a capire perché i colleghi che seguono come me le notizie non ci facciano caso, questa è una strana, veramente stranissima disattenzione, ma se non si comprende questo, poi non si capisce quello che sta accadendo nel mondo: in Grecia gli stessi speculatori che affondano la Grecia cercano poi, ovviamente, di comprarsi pezzi di quel Paese.
Il problema quindi è intervenire su questo e non con polemiche demagogiche diverse a seconda degli Stati; nel caso dell'Italia incolpano un Governo, che in questo quadro è assolutamente neutrale di fronte a queste operazioni che investono mercati internazionali con una forza tale - ripeto che il patrimonio finanziario di questa persona nel 2009 era pari a 47 miliardi di euro - che nessun provvedimento riesce ovviamente a bloccare. Chiedo a questo Parlamento un po' più di riflessione, un po' più di umiltà e meno stupidità.

ELENA CENTEMERO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, intervengo brevemente sul concorso indetto dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per dirigenti scolastici che avrà luogo il 12 ottobre per sottolineare la serietà e la trasparenza che caratterizzano l'azione di questo Governo e di questo Ministero che infatti ha previsto, in seguito agli errori che sono stati riscontrati dai corsisti e da chi svolgerà la prova ministeriale e dalle associazioni degli insegnanti e da quelle dei dirigenti scolastici, una revisione di tutti quelli che sono i quiz e i test a cui saranno sottoposti e la pubblicazione, a breve termine, della revisione operata dalla commissione ministeriale proprio per garantire la massima trasparenza e la massima serietà nello svolgimento del concorso.

STEFANO ALLASIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, anche se il tema, parlando di tragedie come quella di Barletta, sembra sfiorire, però era giusto far conoscere all'Aula e alla Presidenza la decisione della Corte costituzionale, come precedentemente l'onorevole Ghiglia ha ricordato. Essa ha ritenuto infondato il ricorso presentato dal Consiglio di Stato sulla legittimità costituzionale relativa all'elezione del governatore Cota nella primavera del 2010. È un anno e mezzo che si va avanti nella farsa più illogica dei ricorsi che, con la cocciutaggine della Bresso e la spinta politica del Partito Democratico, ha voluto arrivare fino alla Corte costituzionale e sembrerebbe che non si voglia fermare.
Ribadiamo però il concetto e lo ha fatto anche il governatore Cota a più riprese andando avanti e sviluppando riforme ingenti e facendo in modo tale che il Piemonte si possa realmente risollevare - mentre nei cinque anni precedenti con la Bresso e il Partito Democratico si è affossato economicamente - e oggi, nonostante un debito in Piemonte a nome e firma della Bresso, c'è la possibilità di risollevarsi nei prossimi anni.
La Corte costituzionale ha chiuso un capitolo che ha fatto perdere tempo ai cittadini piemontesi e spendere denaro a tutti i cittadini italiani, perché questi ricorsi hanno costi ingenti e sarebbe il caso di fare valutazioni politiche e anche economiche di chi paga le spese in questi processi inutili. Noi auguriamo buon lavoro al governatore Cota.

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Signor Presidente, oggi si celebra la giornata mondiale degli insegnanti. Ce lo ha ricordato l'Associazione italiana maestri cattolici, Pag. 20che oggi ha celebrato in cento piazze la ricorrenza. Vorrei dire a nome di tutti, indipendentemente dai gruppi di appartenenza, un grazie a questa categoria: quasi un milione di persone alle quali sono affidati i nostri figli e i nostri nipoti.
Molti di essi esercitano oggi questa professione, questa missione, in una condizione di precarietà. L'ultimo assestamento di bilancio 2011 suggerisce che possano mancare i fondi necessari a pagare loro gli scatti stipendiali. Malgrado ciò, tutte le recenti indagini, ultima quella dell'istituto IARD a cura di Cavalli e Argentin pubblicata nel 2010, suggeriscono unanimemente che alla domanda: «Fareste di nuovo la vostra scelta di fare gli insegnanti?», una percentuale molto più alta del 60 per cento risponde di «sì».
Quindi anche le condizioni difficili di lavoro in cui si trovano non sembrano sufficienti a spegnere l'entusiasmo e la convinzione con la quale gli insegnanti vivono la propria funzione nel Paese. Spero che anche l'attuale Parlamento, l'attuale Governo e i futuri governi riescano a riconoscere meglio di quanto fanno oggi la centralità di questa funzione nel Paese; e comunque vorrei dire grazie e annunciare che il Partito Democratico, nei prossimi giorni, dedicherà proprio ai docenti una riflessione di due giorni, spina dorsale del Paese.

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri, i lavori dell'Assemblea nella prossima settimana (10-14 ottobre) si svolgeranno secondo le seguenti modalità:

Lunedì 10 ottobre (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)
Discussione congiunta sulle linee generali dei disegni di legge n. 4621 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2010 (Approvato dal Senato) e n. 4622 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2011 (Approvato dal Senato).
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 4434 ed abbinate - Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (Approvato dal Senato).
Discussione sulle linee generali delle mozioni Borghesi ed altri n. 1-00713 e Meta ed altri n. 1-00715 concernenti misure a favore del trasporto pubblico locale.

Martedì 11 (ore 14, con votazioni a partire dalle ore 15,30, con eventuale prosecuzione notturna)
Esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4-bis).
Seguito dell'esame dei disegni di legge n. 4621 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2010 (Approvato dal Senato) e n. 4622 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2011 (Approvato dal Senato).

Mercoledì 12 e giovedì 13 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 14 ottobre) (con votazioni)
Seguito dell'esame dei seguenti argomenti previsti per la settimana precedente, ove non conclusi:
disegno di legge n. 1415-B - Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato);
mozioni Di Pietro ed altri n. 1-00391, Tempestini ed altri n. 1-00621, Pag. 21Pezzotta ed altri n. 1-00623, Antonione, Dozzo, Sardelli ed altri n. 1-00625, Pisicchio ed altri n. 1-00629 e Di Biagio e Della Vedova n. 1-00712 concernenti iniziative per garantire la trasparenza delle informazioni relative all'aiuto pubblico allo sviluppo;
mozioni Garavini ed altri n. 1-00655, Di Biagio ed altri n. 1-00663, Zacchera ed altri n. 1-00672, Tassone ed altri n. 1-00716, Leoluca Orlando ed altri n. 1-00717 e Mosella ed altri n. 1-00718 concernenti iniziative relative alle procedure per il voto degli italiani all'estero, alla luce delle vicende delle ultime consultazioni referendarie.
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 4434 ed abbinate - Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (Approvato dal Senato).
Seguito dell'esame delle mozioni Borghesi ed altri n. 1-00713 e Meta ed altri n. 1-00715 concernenti misure a favore del trasporto pubblico locale.

Restano ferme le sedute di sindacato ispettivo previste.

Per quanto riguarda la seduta di domani, la Camera, salvo non si renda necessaria una convocazione del Parlamento in seduta comune, si riunirà alle ore 10.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 6 ottobre 2011, alle 10:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (C. 1415-C).
- Relatore: Costa.

2. - Seguito della discussione delle mozioni Di Pietro ed altri n. 1-00391, Tempestini ed altri n. 1-00621, Pezzotta ed altri n. 1-00623, Antonione, Dozzo, Sardelli ed altri n. 1-00625, Pisicchio ed altri n. 1-00629 e Di Biagio e Della Vedova n. 1-00712 concernenti iniziative per garantire la trasparenza delle informazioni relative all'aiuto pubblico allo sviluppo.

3. - Seguito della discussione delle mozioni Garavini ed altri n. 1-00655, Di Biagio ed altri n. 1-00663, Zacchera ed altri n. 1-00672, Tassone ed altri n. 1-00716, Leoluca Orlando ed altri n. 1-00717 e Mosella ed altri n. 1-00718 concernenti iniziative relative alle procedure per il voto degli italiani all'estero, alla luce delle vicende delle ultime consultazioni referendarie.

(al termine delle votazioni)

4. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 14,05.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 2)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1415 - Quest.preg. cost. n.1-2 600 537 63 269 230 307 14 Resp.
2 Nom. Ddl 1415 - Quest. preg. merito n.1 600 536 64 269 229 307 15 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.