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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 522 di mercoledì 21 settembre 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 9.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Barbieri, Bernini Bovicelli, Bonaiuti, Bongiorno, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Cesario, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Crimi, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Lupi, Lusetti, Martini, Mecacci, Meloni, Migliavacca, Misiti, Moffa, Mura, Rosso, Stefani, Stucchi, Vernetti e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sulle conseguenze dell'incidente occorso presso un sito nucleare nel sud della Francia (ore 9,08).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulle conseguenze dell'incidente occorso presso un sito nucleare nel sud della Francia.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo misto.

(Intervento del Sottosegretario per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario per l'ambiente e per la tutela del territorio e del mare, Elio Belcastro.

ELIO VITTORIO BELCASTRO, Sottosegretario per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, l'incidente, avvenuto lunedì 12 settembre 2011, è consistito in un'esplosione verificatasi in un forno fusorio presso l'installazione nucleare Centraco, ubicata nelle adiacenze del centro di ricerca nucleare di Marcoule, nel comune di Codolet, Prefettura di Gard, nel sud della Francia. Detta installazione si trova a circa 200 chilometri dai confini italiani; in particolare, 240 chilometri da Ventimiglia, 260 da Torino e 340 da Genova.
L'installazione Centraco non è una centrale nucleare per la produzione di energia elettrica, ma un'installazione per il trattamento ed il condizionamento di rifiuti radioattivi di bassa e bassissima radioattività. L'operatore del centro è la società Socodei del gruppo EDF. Nel centro, in Pag. 2particolare, vengono svolte attività di trattamento mirate alla riduzione dei volumi dei rifiuti radioattivi e al loro condizionamento al fine del loro successivo conferimento ai siti di smaltimento gestiti dall'Agenzia nazionale francese per la gestione dei rifiuti radioattivi (ANDRA). Inoltre, nello stesso centro vengono svolte attività di fusione di rottami metallici debolmente contaminati ai fini del loro riutilizzo in ambito nucleare.
Dalle informazioni attualmente in possesso dell'ISPRA, risulta che nel centro sono operativi due impianti: l'impianto di incenerimento e quello di fusione di rifiuti metallici. Nell'impianto di incenerimento vengono processati rifiuti combustibili a bassa attività, in media 12 tonnellate di rifiuti al giorno, provenienti da impianti nucleari, da laboratori di ricerca e da attività ospedaliere. Le ceneri e le scorie prodotte dal processo di incenerimento, che risultano radioattive, vengono immobilizzate mediante cementazione. I manufatti così prodotti vengono incapsulati in contenitori in acciaio schermati da 450 litri e conferiti per il loro stoccaggio nei depositi di smaltimento di rifiuti radioattivi alla ANDRA. L'impianto per la fusione dei rottami metallici, presso il quale è avvenuto l'incidente in questione, è stato realizzato per processare materiali metallici a bassa e bassissima contaminazione. Tali materiali derivano dalle attività di manutenzione degli impianti nucleari e dalle attività di smantellamento di installazioni nucleari.
I suddetti materiali possono includere componenti strutturali e di processo, quali ad esempio valvole e pompe. Il forno fusorio è in grado di processare in media 20 tonnellate al giorno di rifiuti metallici. In particolare, i rifiuti metallici che rispondono a specifici requisiti metallurgici, una volta fusi, vengono riciclati nell'ambito dell'industria nucleare per produrre schermature per le radiazioni nella realizzazione di manufatti di rifiuti radioattivi a più alta concentrazione di radioattività (rifiuti ad attività intermedia).
I rifiuti metallici che, invece, non rispondono a detti requisiti vengono fusi in lingotti cilindrici, con una riduzione di circa 10-12 volte il volume iniziale del rifiuto radioattivo metallico, per essere anch'essi conferiti agli impianti di smaltimento dell'ANDRA.
A seguito dell'evento incidentale di cui trattasi, l'Autorità di sicurezza nucleare francese (ASN) ha diffuso la comunicazione dell'evento e le informazioni al riguardo mediante i due sistemi internazionali di pronta-notifica e scambio rapido delle informazioni, dei quali l'ISPRA, in qualità di autorità nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, è punto di contatto nazionale: il sistema europeo ECURIE (European Community Urgent Radiological Information Exchange) è quello che fa capo all'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica di Vienna (IAEA).
L'ISPRA, come peraltro previsto dagli accordi di cooperazione recentemente sottoscritti tra l'Istituto e la stessa Autorità di sicurezza francese per tali situazioni, ha, inoltre, attivato un canale di informazione diretta con l'ASN.
Attraverso i canali suddetti, l'ASN ha confermato che l'evento esplosivo è avvenuto nell'impianto di fusione dei rifiuti metallici a bassa concentrazione di radioattività della Centraco, al quale è seguito lo sviluppo di un incendio che è stato domato alle ore 13,00 del giorno 12 settembre. Nel riferire di aver attivato alle ore 12,30 il proprio centro di emergenza a Parigi, la ASN stessa ha confermato che l'evento ha causato la morte di un operatore ed il ferimento di altri quattro operatori presenti nell'impianto tra cui uno con gravi ustioni. Tutti gli operatori soccorsi sono risultati ai controlli non contaminati.
L'Autorità francese ha, inoltre, dichiarato che non vi sono stati rilasci di radioattività all'esterno dell'edificio coinvolto dall'esplosione, specificando che l'edificio stesso non è stato danneggiato e che tutte le misure condotte dall'operatore nell'area all'esterno dell'edificio suddetto non hanno mostrato tracce di contaminazione radioattiva. Ha aggiunto che l'evento non ha avuto implicazioni di tipo radiologico e, Pag. 3conseguentemente, non ha comportato l'adozione di misure protettive per la popolazione residente nelle adiacenze del centro. In ogni caso, l'esercente dell'impianto, in linea con le procedure operative, ha attivato il proprio piano di emergenza interna al sito.
Alle ore 16,40 l'Autorità francese ha diramato un comunicato mediante il sistema ECURIE, con il quale, considerando chiuso l'evento incidentale, informava di essere tornata ad operare secondo le modalità organizzative normali, sospendendo, pertanto, la propria unità di emergenza, pur rimanendo in contatto permanente con la prefettura di Gard e con l'esercente dell'impianto. L'ASN, nel comunicato, ha comunque indicato l'effettuazione di specifiche ispezioni presso l'impianto per individuare ed analizzare le cause dell'incidente. Sino ad oggi non sono state ancora diramate ulteriori informazioni sui canali internazionali precedentemente richiamati.
Va infine rilevato che l'ISPRA, a seguito dell'informativa sull'evento, si è immediatamente attivata per seguire l'evoluzione dell'evento stesso in stretto coordinamento con il Dipartimento della protezione civile, sia per l'acquisizione delle informazioni ufficiali attraverso i canali internazionali, che a fini della verifica dell'andamento della radioattività ambientale in Italia. Anche se da una prima analisi della natura dell'evento risultava che non erano da prevedersi conseguenze sul territorio italiano, l'Istituto ha comunque dato indicazioni alla rete nazionale di monitoraggio, costituita dai laboratori delle agenzie regionali e provinciali per la protezione dell'ambiente, di intensificare i controlli che già normalmente essi eseguono e di segnalare la presenza di eventuali anomalie. Questo ad integrazione dei rilievi radiometrici che l'Istituto normalmente svolge con le sue reti automatiche di monitoraggio della radioattività ambientale di pronto-allarme in caso di incidenti nucleari oltre frontiera, gestite dal centro emergenze nucleari.
Va infine segnalato che a tutt'oggi non è stata segnalata alcuna anomalia nei livelli della radioattività ambientale, sia dalla rete dei laboratori regionali che dalle reti automatiche dell'ISPRA. Ad ulteriore conferma, l'ISPRA, in qualità di punto di contatto nazionale per il sistema europeo di condivisione in tempo reale dei dati di monitoraggio radiologico ambientale, in situazioni di emergenza, ha potuto verificare che anche sui sistemi di monitoraggio della rete francese non sono state rilevati, nel corso dell'evento, valori anomali del fondo ambientale.

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghiglia. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA. Signor Presidente, vorrei innanzitutto ringraziare il Governo per l'informativa puntuale e dettagliata sull'accadimento avvenuto nella centrale nucleare a sud della Francia. Credo che mai come in questo caso si possa dire «tanto rumore per nulla», perché in Francia non è successo nulla. È successo di più in Italia, con i titoli roboanti e sensazionalistici di certa stampa che quasi bramava che l'incidente francese avesse una rilevanza, diciamo così, «radioattiva», per poter trovare conferma alle dissennate tesi che hanno portato al referendum del giugno scorso, che ha impedito e impedirà, nei prossimi anni, in Italia di attivare la politica nucleare che questo Governo aveva programmato.
Dico questo perché ho letto le agenzie e i commenti a caldo di molti esponenti della sinistra e di molti esponenti di un certo tipo di ambientalismo del «no» superficiale, ossia coloro i quali si oppongono, di volta in volta, a qualsiasi tipo di innovazione tecnologica o anche all'uso di fonti alternative di energia. Infatti, si dice «no» al nucleare ma anche in sede locale si dice «no» al fotovoltaico, all'eolico, al microidroelettrico, all'idroelettrico. Insomma, vi è un po' questa tendenza a cercare di creare comitati antienergetici e Pag. 4di non sviluppo per fare un po' di politica strumentale e di «corto profilo» visto che poi dobbiamo usare tutti l'energia e di energia tutti viviamo.
Dalle prime manifestazioni, quasi di tripudio, per l'incidente, a caldo abbiamo colto l'ennesima conferma del fatto che questa avversione, di una certa stampa e di molta parte della politica, a nostro avviso, non è propria rispetto alle esigenze della nostra autonomia energetica nazionale, rispetto alle esigenze delle nostre imprese e rispetto ai risparmi e, quindi, alle esigenze delle nostre famiglie. In queste dichiarazioni sembrava che l'incidente, normale e ordinario nel sud della Francia, fosse qualcosa di diverso e di veramente molto più pericoloso rispetto ad altri incidenti tragici in cui si sono consumati sacrifici di molte più vite umane che, però, non trovano spazio talvolta neanche nelle cronache dei giornali di provincia.
Credo che noi italiani abbiamo fatto male a scegliere di non tornare ad una politica del nucleare responsabile mentre gran parte del mondo, piaccia o no, continua su questa linea soprattutto nel momento in cui assistiamo, in questa crisi mondiale, ad un aumento del prezzo delle nostre tradizionali fonti di energia e nel momento in cui, anche in prospettiva storica, vi sono i cosiddetti Paesi emergenti, che ormai sono decisamente emersi e lo riscontriamo dai loro PIL, i quali dimostrano di avere delle economie aggressive ed energivore a fronte delle quali possono resistere soltanto nazioni, Paesi e unioni di nazioni, come l'Unione europea, in cui la politica energetica si basa sulla differenziazione delle fonti e, quindi, anche sul nucleare. Tutto il resto è demagogia, tutto il resto è sensazionalismo, tutto il resto è ambientalismo forzoso che serve a dire «no», senza rendere, con questo «no», un buon servizio alla nazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, ringrazio il Governo per i chiarimenti. L'allarme era legittimo perché quando si parla di nucleare spesso vi è reticenza e opacità. Ricordo che anche nella vicenda di Fukushima le informazioni che arrivavano dal Giappone erano a lungo reticenti ed inadeguate ed erano più importanti le informazioni che venivano da altre agenzie.
Però questo ci permette di affrontare rapidamente tre questioni.
La prima: il Governo ha fatto riferimento più volte all'ISPRA, come fonte di informazione. Che fine ha fatto l'Agenzia per la sicurezza nucleare? A due anni dalla sua istituzione non ce n'è più traccia, non ha una sede, sembrerebbe quasi un'Agenzia per la propaganda nucleare, non per la sicurezza nucleare. Ci dica il Governo se essa debba rimanere in vita e con quali funzioni perché i problemi non mancano.
Vorrei ricordare che l'Autorità per la sicurezza nucleare francese ha, in questi giorni, avanzato rilievi su otto dei diciannove siti nucleari francesi per quanto riguarda gli accertamenti successivi a Fukushima e la situazione anche in alcune delle centrali dell'est europeo non è certo migliore.
La seconda: in Italia come siamo messi? Nonostante le centinaia di milioni di euro che paghiamo all'anno - le pagano i cittadini italiani in bolletta - la situazione di smantellamento delle centrali nucleari e di gestione delle scorie è estremamente arretrata. È di questi giorni una richiesta di chiarimenti da parte dell'Unione europea con riferimento al sito di Saluggia e al deposito D2, i cui lavori erano in corso, non è migliore la situazione a Rotondella: ci si dica a che punto siamo riguardo a tale profilo perché l'Italia ha bisogno di chiudere con il vecchio nucleare e anche questa tecnologia delle filiere industriali è importante per il futuro.
La terza: l'economia. È di questi giorni l'annuncio che la Siemens, il colosso tedesco, abbandona definitivamente il nucleare mentre sta facendo importanti investimenti nelle fonti rinnovabili, inclusi investimenti in importanti e avanzate imprese Pag. 5italiane. Per quanto riguarda gli impianti che avrebbero dovuto essere costruiti in Italia, l'EPR della Areva e i due impianti in costruzione, quello di Flamanville in Francia e quello di Olkiluoto in Finlandia, hanno enormi ritardi - si parla di almeno quattro anni - ed i costi sono raddoppiati. Purtroppo l'Italia, attraverso l'ENEL, partecipa all'impianto di Flamanville e quindi stiamo pagando dazio. Siamo di fronte a uno dei più gravi fallimenti industriali di questi decenni e - se mi è permesso - posso dire che, per fortuna, l'Italia ne è fuori. In questo momento di crisi economica se avessimo dovuto anche essere presenti in questo fallimento, con il carico che comporta di esborso di denaro pubblico, per l'Italia sarebbe stato molto più grave.
Di questo, come abbiamo visto anche dalle parole dell'esponente della maggioranza che mi ha preceduto, non dobbiamo ringraziare il Governo, ma l'intelligenza e la lungimiranza dei cittadini italiani che, con il referendum, hanno impedito all'Italia di commettere un gravissimo errore che avrebbe comportato per l'economia italiana un peso insopportabile (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, ringrazio il Governo per la relazione precisa sebbene, sfortunatamente, tempisticamente non proprio veloce, ma approfondita nei suoi temi.
Abbiamo sicuramente sfiorato una tragedia, anche se si può ironizzare e polemizzare sul nucleare o sull'energia dell'atomo, come meglio sarebbe il caso di dire. Come la sinistra ha propagandato in questi ultimi venticinque anni, in Italia il nucleare si è sempre associato a qualcosa di negativo. Indubbiamente, la tragedia accaduta nel sud della Francia il 12 settembre è stata una tragedia: è stato definito come un incidente industriale indubbiamente, però è morta una persona e quattro persone sono rimaste gravemente ferite in un'esplosione non nucleare, ma in questo caso industriale, come è stato poi definita successivamente. Tuttavia, è certo e chiaro che non dobbiamo essere timorati di qualsiasi evento che conosciamo approfonditamente. Sfortunatamente, in Italia venticinque anni fa, siamo stati presi dall'euforia di una tragedia immane e mondiale, come quella accaduta a Chernobyl, non dovuta all'innalzamento della radioattività naturale, ma al fatto che è stata strumentalizzata e utilizzata a fini propagandistici contro il nucleare, ossia contro un'energia che poteva risollevare anche le sorti e arrecare benefici alle tasche degli italiani e di tutte le famiglie.
Vi è crisi energetica nel nostro Paese, con un innalzamento negli ultimi dieci anni di consumo energetico nelle case e soprattutto nel settore industriale, nel quale si rileva un aumento sproporzionato rispetto a quello che si poteva pensare venti anni fa.
Abbiamo innalzamenti del consumo energetico del 50 per cento ogni anno. Dobbiamo porre dei rimedi, sicuramente con le energie alternative, le energie cosiddette rinnovabili, che non so quanto siano rinnovabili, perché si dovrebbero spiegare e mettere in campo tutti i conti economici energetici della costruzione di pannelli fotovoltaici, che non si trovano sulle piante o sotto i cavoli, ma hanno un costo energetico di produzione. Sicuramente possono «lavare la faccia» a chi li costruisce, economicamente, a chi li impianta, li installa e li utilizza, però non sono la panacea di tutti i mali.
Abbiamo necessità di energia: o riduciamo i consumi di energia nel nostro Paese oppure ci sarà veramente il tracollo e un blocco reale. Dobbiamo renderci conto che il nucleare, preso e utilizzato con gli utili crismi, può avere dei grossi benefici; dobbiamo renderci conto che normalmente gli incidenti industriali o nucleari, com'è successo 20 giorni fa o a Fukushima o a Chernobyl, sono tutti incidenti di natura umana, si tratta di errori. Gli errori sicuramente bisognerebbe evitarli: il nucleare ha competenze ben precise e non solo il nucleare ha trovato Pag. 6morti sulla sua strada, ma qualsiasi utilizzo industriale (pensiamo semplicemente alle dighe nel nostro Paese, che hanno creato migliaia di morti nel loro percorso).
Dobbiamo evitare che queste tragedie avvengano in tutti i settori. Abbiamo, però, la necessità ulteriormente di poter svolgere le nostre attività ed essere agli onori della cronaca mondiale come un Paese all'avanguardia, di poter utilizzare le nostre attività alla stregua dei parametri europei, cosa che, purtroppo, non possiamo fare, perché abbiamo un costo dell'energia molto più elevato rispetto alla Francia o alla Germania, dovuto proprio al fatto che 25 anni fa e quest'anno il popolo italiano, che è sovrano e che ha legittimato con il voto popolare questo Governo, si è espresso con il referendum, strumentalizzato dalla sinistra, per fare in modo che non si facesse un passo in avanti. Non siamo ancora, fortunatamente, al punto di non ritorno.

PRESIDENTE. Onorevole Allasia, la invito a concludere.

STEFANO ALLASIA. Abbiamo ancora la possibilità di fare in modo che questo Paese torni ad essere quello che era una volta, ma abbiamo la necessità di imparare dagli errori. Dobbiamo smettere di polemizzare sul nucleare e dobbiamo imparare e fare in modo che sull'energia dell'atomo ci possa essere la costruzione del nostro futuro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, abbiamo ascoltato dal rappresentante del Governo questa informativa, che tranquillizza, di fatto, su quanto è successo, quanto meno rispetto a quanto si poteva ipotizzare o immaginare. Quindi, questa informativa permette di fare una riflessione su un argomento delicato com'è quello del nucleare, che abbiamo già vissuto in termini di referendum poco tempo fa, e, come sempre succede in una democrazia, ci vuole grande rispetto per le scelte dei cittadini, che hanno fatto una scelta, per adesso, di un certo tipo.
Evidentemente mancano, com'è stato richiamato in quest'Aula, ancora alcune risposte per la sicurezza, per la tranquillità e per non essere presi, come dirò in seguito, dall'emotività. Non sappiamo ancora, effettivamente, quali interventi siano stati fatti o si stiano facendo per la bonifica e il controllo dei siti ancora contaminati nel nostro Paese, ma soprattutto, dopo il referendum, occorre capire quale ruolo dovrà avere - perché ancora non è chiaro - l'Agenzia per la sicurezza nucleare. Evidentemente, tutte queste cose però non possono farci perdere di vista il vero problema o uno dei veri problemi del nostro Paese, ossia l'approvvigionamento energetico, che significa costi e sbilancio della spesa del nostro Paese. I costi sono fondamentali.
Non dimentichiamo che importiamo energia nucleare dalla Francia, che importiamo una quantità enorme di gas dalla Libia e dalla Russia e che, solo per fare un esempio, in questi giorni verifichiamo quanto agli italiani costi l'approvvigionamento energetico alla pompa della benzina. Pensiamo che siamo arrivati quasi a 1,7 euro al litro. Se pensiamo che nel 2008 il barile costava 150 dollari e la benzina alla pompa 1,65 euro, oggi, che il barile costa dagli 80 ai 90 euro, cioè quasi la metà, la benzina alla pompa costa lo stesso.
Evidentemente, il Governo pensando al vero problema, ossia alle difficoltà degli italiani, dovrebbe agire. Tornando al discorso del nucleare, è chiaro che esso è pericoloso e fa paura. È l'energia che, più di altre, rende emotiva qualsiasi presa di posizione, però non dimentichiamoci che anche altre attività umane sono molto pericolose (penso alle raffinerie, a quello che è successo a Viareggio, penso agli incidenti e ai morti sulle strade ogni anno e ogni giorno). Dico questo per dire che effettivamente il problema della sicurezza va molto oltre e non può essere visto solo con emotività su determinati settori o Pag. 7fattori e non su altri. Credo che la sicurezza sia fondamentale.
Noi pensiamo che il nostro Paese, con le scelte che ha fatto, sia al sicuro da tutto, ma l'incidente francese soprattutto ha messo in allarme tutti i cittadini piemontesi. Vi è anche un'altra situazione che potrebbe verificarsi a Krsko, in Slovenia, sul confine orientale, a pochi chilometri. È ovvio che in questo caso il nostro Governo dovrebbe impegnarsi per una cooperazione maggiore con gli Stati europei, laddove ci sono queste situazioni di centrali nucleari, al fine di dare tranquillità e sicurezza anche al nostro Paese, che di nucleare, al di là delle cose iniziali e dei residui, non ne ha. Pertanto, è un problema che va gestito con molta serenità, perché la paura irrazionale che il nucleare evidentemente crea va gestita con responsabilità, altrimenti dalla politica vengono segnali, come accade con questa maggioranza ultimamente, poco chiari.
Occorre la trasparenza, che non è caratterizzata e non si individua in questo Governo, perché trasparenza vuole dire anche verità e verità vuole dire coraggio politico, dire come stanno le cose nel vero senso della parola. Pertanto, credo che, al di là delle tante situazioni delicate che questo Paese in questo momento ha di fronte, questo Governo debba essere impegnato anche sul fronte della sicurezza e della trasparenza rispetto al problema del nucleare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole D'Anna, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, l'incidente avvenuto nella centrale di Codolet ha destato molta preoccupazione nell'opinione pubblica, e quindi noi giustifichiamo questa preoccupazione. Qui non si tratta di discutere su nucleare «sì» o nucleare «no» - l'opinione pubblica italiana si è già espressa con il referendum - ma di dare risposte ai cittadini e alle loro preoccupazioni. Quindi, ringrazio il Governo che ha accolto la richiesta di alcuni parlamentari di venire a riferire in Aula su un tema così delicato, che tocca la sensibilità di tutti i cittadini.
Solo pochi mesi fa la maggioranza dei cittadini italiani ha preso una posizione precisa sul tema del nucleare, in larga parte legata al problema cruciale della sicurezza e dello smaltimento delle scorie. Sono ancora vive le immagini dello tsunami giapponese e delle sue conseguenze sulla centrale di Fukushima e pochi giorni fa è arrivata anche la notizia di un incidente nucleare a pochi passi dai confini territoriali.
Abbiamo poi appreso che si è trattato di una criticità non strutturale legata al nucleare e questo ci ha in parte rassicurato. Tuttavia, una questione si è posta alla nostra attenzione riguardo a tutti quegli impianti nucleari disseminati relativamente vicino ai nostri confini. Non vogliamo certamente creare allarmismi: non si tratta di insinuare paure e richiamare aspetti del passato, legati probabilmente anche all'incuria umana, lontani dalla perizia e dall'attenzione che sempre si è dimostrata alta nel nostro Paese su questioni così importanti.
Si tratta del fatto che, su temi così delicati, che destano perplessità e preoccupazione, è giusto che si diano le dovute garanzie ai cittadini, soprattutto in quelle zone di frontiera che più sarebbero colpite da eventuali conseguenze. Questo si può fare solo garantendo controlli regolari e accurati, anche, qualora fosse necessario, istituendo quell'autorità competente per il problema che stiamo aspettando da tempo, che possa mantenere un'attiva e costante attenzione ed interlocuzione con la controparte francese di riferimento.
Invitiamo, pertanto, il Governo a tenere monitorata la situazione, garantendo un forte canale di comunicazione e di informazione, soprattutto con gli enti locali e le agenzie regionali, perché siano garantite ai cittadini tutte le eventuali misure di sicurezza necessarie.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, stiamo parlando di sicurezza. Il Governo è stato chiamato a riferire su un incidente grave, che è avvenuto appena al di là delle Alpi. In questi mesi si è parlato molto di quello che poteva o potrebbe succedere in questi casi
Il Governo si è preoccupato subito di spiegarci che l'incidente è accaduto in un forno fusorio, in un sito industriale, comunque un sito nucleare. Le precisazioni riguardano le modalità e anche il materiale che questo sito tratta, materiale di bassa radioattività, che proviene dal circuito ospedaliero - anche in Italia, quindi, produciamo questi tipi di scorie -, e il recupero di materiali metallici, venti tonnellate al giorno. Si è dimenticato di dirci però - e vorrei che lo verificasse nei prossimi giorni, ma per dirlo agli italiani, non a noi del gruppo dell'Italia dei Valori - che lì si tratta anche materiale proveniente da tre reattori che producono plutonio per bombe, quindi materiale nucleare militare, e che lì si decontamina e si tratta, dunque, combustibile usato nei reattori nucleari.
La questione è legata al recupero di materiale che anche in Italia giace in alcuni siti nucleari - chiamiamoli sempre siti nucleari, seppure oggi non hanno centrali in attività - e che non riusciamo a smaltire. Abbiamo una struttura, un'azienda, come Sogin, che fa capo solo al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che dovrebbe operare celermente per smantellarli. Nella bolletta dell'ENEL paghiamo ancora centinaia di milioni di euro all'anno per fare questo, però utilizziamo una buona fetta di queste risorse per smantellare i sommergibili nucleari russi, perché dobbiamo dare una mano alla Russia, come se loro stessero peggio di noi in termini di risorse. Non lo so, dalle nostre parti, al Nord, queste vengono chiamate mance, ma credo che anche in Sicilia le chiamino più o meno nella stessa maniera.
Dobbiamo avere il coraggio di dire cosa vogliamo fare di questa Agenzia per la sicurezza nucleare. L'Italia dei Valori lo ha già detto al Parlamento: il 12 giugno scorso ha depositato una proposta di legge per abrogare l'Agenzia per la sicurezza nucleare, che è una scatola vuota, un carrozzone, uno spreco di risorse, quando, invece, bisognerebbe valorizzare chi, in questi anni, ha già lavorato, e seriamente, come ISPRA, ENEA o la rete delle ARPA, che operano sul territorio, hanno già strutture e conoscono le difficoltà e le situazioni di degrado, mentre noi vogliamo imbastire qualcosa di nuovo. Nell'attesa procedono sempre questi, però nel limbo.
Io credo che in termini di sicurezza il Governo, anche quando succedono incidenti come quello in questione, debba dire molto di più e pretendere di sapere molto di più in Europa. Mi dispiace del fatto che quello che ci è stato comunicato è semplicemente un modo per tranquillizzare gli italiani, ma questo non serve. Noi dobbiamo trovare soluzioni ai problemi, che purtroppo sappiamo che esistono e si trascinano da anni.
Non pensiamo di lasciare queste situazioni così come stanno, perché prima o poi esploderanno. Le centrali, quando invecchiano, esplodono. I forni fusori, quando invecchiano, esplodono. Sono sistemi che vanno assolutamente abbandonati (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, ringrazio il Governo per l'intervento. L'incidente francese ha generato molto panico, tanta preoccupazione nelle zone interessate, ma anche in Italia. Certamente, non si è trattato di un incidente di poco conto, visto che vi è stato un incendio, durato tre ore, che ha fatto temere anche il rischio di qualcosa di molto grave, ossia lo sprigionarsi di una nube radioattiva, tanto che la stessa Autorità per la sicurezza nucleare francese aveva ipotizzato un perimetro di sicurezza attorno all'impianto. Pag. 9
La paura c'è stata e credo che abbia interessato larga parte del Paese, tanto da indurre a richiedere, anche da parte nostra, un'informativa del Governo. Il Ministro Prestigiacomo, dopo questo incidente, ha affermato che era assolutamente necessario rendere operativa l'Agenzia per la sicurezza nucleare, però il problema sta nel fatto che, solo pochi giorni prima, ad inizio di settembre, il presidente di questo ente, Veronesi, aveva rassegnato le dimissioni per la mancata attivazione dell'Agenzia, la quale - diceva - non ha né la sede, né il personale e nemmeno una chiara missione.
Noi pensiamo che manchi una vera politica di gestione del nucleare. Se, infatti, è vero che il referendum ha di fatto stroncato la possibilità di nuove centrali, è anche vero che l'Italia è circondata da centrali nucleari di altri Paesi, e non può certo ritenere che eventuali problemi di Francia, Svizzera e Germania non la riguardino. La situazione in Francia, in particolare, non lascia certo tranquilli.
Sono gli stessi ispettori che, anche dopo l'incidente francese, hanno detto che c'è da fare una verifica seria su molte delle centrali e che, sostanzialmente, non si è immuni da rischi. Dallo tsunami giapponese la percezione della sicurezza è cambiata; gli stress test delle centrali hanno certo dato risultati positivi, ma l'incidente di Marcoule ha riportato in auge il dibattito sulla sicurezza. Allora cosa fa l'Italia? Ritiene di non avere voce in capitolo? Non ne ha? Riesce a farsi ascoltare dai vicini e a rappresentare le sue esigenze?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Commercio. Ne ha facoltà.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, al di là delle dimensioni dell'incidente francese, che fortunatamente non ha avuto rilevanti danni, soprattutto alle persone, rimane il problema della sicurezza delle centrali, dei depositi di stoccaggio e di riciclaggio delle scorie attive, e quello della diffusione continentale delle radiazioni in caso di incidente, soprattutto di incidenti gravi.
Il nostro Paese - come è stato già ricordato in questa Aula - ha messo al bando l'energia nucleare con due referendum nell'arco di un ventennio, ma non possiamo ignorare che le problematiche legate alle centrali non riguardano una sola nazione, ma sono soprattutto di dimensione continentale. Si tratta allora di riflettere sul ruolo che deve assumere il Governo di un Paese la cui popolazione ha di fatto scelto fonti di energia alternative e sul fatto che dobbiamo convivere con un Paese, con un continente, con l'Europa, dove insistono circa 200 centrali.
Crediamo che tre debbano essere le indicazioni da assumere. La prima riguarda la sicurezza all'interno di una scelta differente tra diverse nazioni: occorre che le misure di sicurezza siano non solo fortemente rafforzate, ma anche regolate in sede comunitaria.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. La seconda riguarda la questione principale, che è quella dello sviluppo delle energie alternative. Si tratta di investire in sede nazionale ed in sede europea su un forte incremento percentuale di queste energie rispetto a quelle tradizionali, a partire dal fotovoltaico, che non solo rappresenta una fonte con capacità esponenziale di sviluppo, ma soprattutto può rappresentare un significativo e positivo cambiamento negli usi delle nostre popolazioni.
Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

GABRIELE CIMADORO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, intervengo contro il parere del gruppo. Ci sembrava un tema abbastanza importante e di rilievo. La risposta del Governo, rispetto ad una richiesta di chiarificazione per l'incidente francese, è stata laconica e poco confortante. Credo che, prima o dopo, il Governo francese, rispetto al numero ed alla quantità di centrali nucleari che ha sul suo territorio, dovrà rispondere ai cittadini europei e l'Europa dovrà chiedere alla Francia conto dei disastri che, probabilmente, da qui a qualche anno...

PRESIDENTE. Onorevole Cimadoro, lei ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori, non può svolgere un intervento «postumo» sul dibattito appena concluso. Prego.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, è vero, però il tema era abbastanza importante e neanche un referendum serve ed è servito a chiarire alcune situazioni ai partiti. In particolar modo, ho sentito l'intervento del collega Allasia della Lega Nord Padania: vi è una politica e vi sono dei partiti che tentano e vorrebbero portare avanti ancora il nucleare. Credo non sia più possibile.
Ho chiesto in Commissione - faccio parte della Commissione attività produttive - tre volte, e anche al sottosegretario, che fine ha fatto l'Agenzia per la sicurezza nucleare e perché teniamo in piedi ancora questo carrozzone. Ho chiesto più di una volta, anche in forma scritta, una risposta da parte del sottosegretario che dicesse o riferisse in Commissione quanto ci costa l'Agenzia per la sicurezza nucleare. Non ha nessuna funzione, esistono già agenzie che sul territorio svolgono molto bene quest'attività di servizio e di sicurezza. Credo si tratti di un carrozzone inutile e da cancellare immediatamente. Abbiamo già presentato una proposta di legge, il 22 giugno, come riferiva l'onorevole Piffari poc'anzi, e nessuna risposta abbiamo mai avuto.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10.

La seduta, sospesa alle 9,50, è ripresa alle 10.

Preavviso di votazioni elettroniche.

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, sono giornate difficili quelle che stiamo vivendo dentro la difficoltà più generale, la crisi economica, quella finanziaria, il declassamento del nostro Paese. Sento il dovere di segnalare quanto è accaduto ieri sera a Lampedusa dove, nel centro di accoglienza, è stato appiccato (dubito che si tratti di un episodio di autocombustione) un incendio e circa ottocento extracomunitari di origine tunisina si sono dispersi per l'isola e dentro il paese. C'è stato un duro lavoro dei vigili del fuoco per domare le fiamme. Una nuvola acre ha invaso la cittadina, ci sono stati dieci intossicati, ci sono stati scontri, tafferugli ed espressioni molto forti da parte dello stesso sindaco che ha chiesto nuovamente l'intervento del Governo.
Lei ricorderà, come ricorderanno tutti i colleghi, e quelli che ci ascoltano, quando qualche mese fa il Presidente Berlusconi volò a Lampedusa facendo mirabolanti promesse: comprerò casa qui, faremo una zona franca, costruiremo il casinò, faremo i campi da golf, l'isola sarà un paradiso terrestre e invece così non è, ogni promessa è stata disattesa e adesso siamo addirittura nel dramma, perché un'ondata così forte di ottocento extracomunitari che Pag. 11dal centro di accoglienza si riversano nel centro del paese creano ovviamente forti tensioni, tafferugli e un vivo allarme.
Pertanto, la pregherei, signor Presidente, di voler far presente la situazione ai rappresentanti del Governo chiedendo se loro cortesemente volessero riferire al Parlamento qual è, per davvero, la situazione sull'isola di Lampedusa.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, siamo tutti preoccupati e tutti solidali con la popolazione di Lampedusa che fino ad ora ha affrontato con grande dignità e anche con sentimento di solidarietà e fraternità un'emergenza che non riguarda solo Roma e che dovrebbe essere affrontata coerentemente da tutta la nazione.

MATTEO MECACCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, intervengo sul tema sollevato dal collega Evangelisti, per unirmi alla richiesta che il Governo venga a riferire su quanto sta accadendo a Lampedusa e unendomi naturalmente nell'esprimere solidarietà alle autorità di quell'isola e ai cittadini che sono in una situazione molto difficile. Tuttavia, signor Presidente, credo che si debba cogliere l'occasione per cercare di riflettere sulle ragioni di quanto sta accadendo, perché nelle settimane scorse, nel silenzio generale, il Governo italiano, dopo l'accordo che è stato fatto nei mesi scorsi con il Governo tunisino, ha ripreso le politiche dei respingimenti dei migranti provenienti dalla Tunisia sulla base di un assunto che non è errato e, cioè, che non si può presumere che in Tunisia vi sia una situazione umanitaria o di persecuzione politica tale da far considerare queste persone rifugiati politici e che quindi debbano essere accolti con la protezione internazionale nel nostro Paese.
Tuttavia si dimentica quanto accaduto in Tunisia e quello che è accaduto in Nord Africa in questi mesi con le rivoluzioni che hanno destituito i precedenti regimi e non bisogna dimenticare che in occasioni e situazioni analoghe, in passato, alla fine degli anni Ottanta, con la caduta del muro di Berlino, ci furono centinaia di migliaia di persone che dall'Est Europa, dalla Germania dell'est si riversarono in Europa non perché erano perseguitate - infatti lì finiva un regime politico - ma perché si aprivano nuove libertà, inclusa la libertà di movimento per potersi costruire un futuro migliore.
Pertanto, rispetto alla situazione tunisina e a quella dell'Egitto, è necessario che l'Europa si faccia carico anche di un programma di accoglienza che sappia rispondere a queste nuove aspettative delle persone. Infatti, i giovani tunisini che sono a Lampedusa e che hanno protestato, hanno davanti a loro la prospettiva di essere respinti e rimandati con la forza nel loro Paese dal quale sono fuggiti.
È possibile che un'Europa fatta di 500 milioni di persone non possa e non sappia gestire alcune migliaia di cittadini che provengono dal Nord Africa sul suo territorio? Pensare di risolvere con i respingimenti, con i rimpatri forzati, con le detenzioni nei CIE un problema, che è un problema di umanità e di accoglienza, è una politica sbagliata che, purtroppo, poi, produce anche reazioni certamente non giustificabili, come quelle degli scontri che sono avvenuti, ma comprensibili e che non possono essere risolte in questo modo.
Quindi, spero che si colga quest'occasione anche per svolgere una riflessione più approfondita e più seria sulla gestione di un fenomeno come quello dell'immigrazione che, dopo gli eventi del Nord Africa, non può essere gestito come si faceva in passato.

GIUSEPPE GIULIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo per condividere con lei e con l'Aula, comunque la si pensi, un grande evento della fine di questa settimana, che è la marcia Perugia-Assisi, perché quest'anno ricorre il cinquantesimo anniversario. Essa partì, come lei sa, Pag. 12dall'idea di una grande figura della cultura italiana, che è Aldo Capitini, che è stato un maestro del dialogo, dell'incontro tra diversi modi di pregare e di non pregare, della tolleranza, dell'attenzione ai grandi temi della fame e della miseria come elemento di stabilità individuale e collettiva. Una grande questione etica e politica che è diventata una marcia simbolica da Perugia ad Assisi, ma con una caratteristica rispetto ad altre iniziative: che non tutto si risolve con una marcia, ma con un lavoro di formazione annuale, con un lavoro spesso di gratuità nel mondo e in Italia, molto silenzioso e molto operoso.
Quest'anno, prima della marcia della domenica, a Bastia Umbra, per due giorni, migliaia di ragazzi, tra i quindici e i vent'anni, parleranno di questi temi, non solo di quelli posti dall'onorevole Mecacci, ma anche dei grandi temi del mondo, della democrazia internazionale, dell'instabilità, delle modalità di costruzione della parola intesa non come arma ma come possibilità di comprensione. Comunque la si pensi, è un grande fatto, che ci propone non uno scenario di guerra, neanche delle parole, ma uno scenario di costruzione.
Dunque, signor Presidente, approfittando della sua gentilezza, vorrei ricordare non solo che si svolgerà questo appuntamento, ma anche questa figura. So che la Camera avrà e troverà il modo - lo segnalo a lei, signor Presidente - di parlare di Aldo Capitini ed anche di alcuni straordinari professori che non si piegarono al relativismo di qualsiasi natura, neanche durante il fascismo, che tennero la schiena dritta con molta forza. Credo che sia giusto ricordare questo evento e ricordare insieme la figura di Aldo Capitini (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giulietti, la ringrazio anche personalmente. Aldo Capitini è stato un amico del mio maestro Augusto Del Noce, hanno condiviso l'antifascismo morale degli anni Trenta, quando in Italia gli antifascisti erano effettivamente pochissimi.
Dobbiamo a Capitini una visione della democrazia, intesa come quel sistema all'interno del quale ogni essere umano è considerato come una finalità dell'intero ordinamento, e sottratto alla violenza; viene invitato ad agire come soggetto morale, si fa appello alla sua coscienza e si rinuncia a imporgli con la violenza una posizione. Fu la base della resistenza contro il totalitarismo: bene ha fatto lei, onorevole Giulietti, a ricordare questa grande figura, oggi, forse, un po' dimenticata ingiustamente.

GIULIO SANTAGATA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, anche questa mattina, a partire dalle ore 7,30, piazza Colonna è transennata e ne è impedito l'accesso ai singoli cittadini. È vero che il Corriere della Sera titola: «Il Governo sotto assedio», tuttavia mi sembra abbastanza inusuale che, in assenza di qualsiasi manifestazione o assembramento, le istituzioni - il Governo in primo luogo, ma mi risulta anche questa Camera - siano in una situazione di separazione fisica rispetto ai cittadini.
Chiedo, quindi, alla Presidenza della Camera di informarsi per capire quale sia la motivazione reale per cui l'area di Montecitorio e quella di piazza Colonna rimangono interdette come un fortilizio e se questo sia un esempio di capacità delle istituzioni di rapportarsi con i propri cittadini.

GIANCARLO LEHNER. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, mi rivolgo a lei per esporle un problema. Come è noto, il collega Alfonso Papa si trova in carcere. Credo che avrebbe diritto a ricevere dalla Presidenza della Camera e dalle Commissioni gli inviti cartacei per le convocazioni. Alfonso Papa Pag. 13non può usare il cellulare, né il computer, ed avrebbe diritto a ricevere inviti cartacei, che, in questi due mesi circa in cui si trova a Poggioreale, non gli sono mai giunti.
Chiedo a lei, che in questo momento svolge funzioni di Presidente, se questo comportamento sia irregolare o no: Alfonso Papa ha diritto ad essere avvisato delle convocazioni dell'Assemblea e della Commissione, oppure no?

PRESIDENTE. Onorevole Lehner, la questione è delicata e la sottoporrò al Presidente, il quale - sono sicuro - fornirà una risposta adeguata in un tempo ragionevole.
Sospendo, quindi, la seduta che riprenderà alle ore 10,30.

La seduta, sospesa alle 10,15, è ripresa alle 10,40.

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo per segnalare un fatto, a mio modo di vedere, molto serio e molto grave. È vero che il nostro Paese sta attraversando una fase di grandissima difficoltà, basta leggere i giornali, sentire le dichiarazioni, non solo all'interno del nostro Paese ma ormai a livello internazionale, e quindi, forse, per qualcuno, l'argomento che intendo sollevare non è di grande importanza tuttavia, si riferisce ad una pagina tragica della storia del nostro Paese, vissuta da decine di migliaia di nostri militari durante la campagna di Russia, durante la vicenda del folle disegno di aggressione hitleriana alla Russia cui si è associato il nostro Paese a guida fascista.
Ebbene, domenica, nel tempio ossario di Cargnacco, vicino a Udine, si è svolta l'annuale cerimonia in ricordo dei caduti e dispersi della tragedia di quella campagna svoltasi nel periodo 1941-1942 nel corso del secondo conflitto mondiale. Nel corso di quella toccante cerimonia erano presenti centinaia di persone, familiari di caduti e dispersi in quella tragica pagina storica e ho notato, per l'ennesima volta, lo ripeto, per l'ennesima volta, l'assenza di un rappresentante del Governo. È vero che era presente il prefetto di Udine però, una presenza non solo di livello funzionariale ma anche di livello politico sarebbe stata, quanto meno, opportuna per rendere omaggio, per onorare il sacrificio dei tanti caduti in quella tragica missione di guerra.
Ebbene, non solo c'è stata l'assenza del Governo, ma non c'è una risposta, sempre da parte del Governo e in particolare del Ministero della difesa, sulla richiesta reiterata anche domenica nell'intervento del sindaco di Pozzuolo del Friuli, comune in cui è ubicato il sacrario che raccoglie i resti dei caduti in Russia. In tale occasione il sindaco Nicola Turello, ancora una volta, ha chiesto alle istituzioni e in particolare al Governo di intervenire rispetto al degrado che c'è nell'area antistante il tempio che raccoglie, lo ripeto ancora una volta, i poveri resti di decine di migliaia di caduti in Russia; tale intervento potrebbe essere realizzato spendendo non grandi cifre. E, lo dico come provocazione, ma per mettere in evidenza il degrado morale di questi tempi, se il Presidente del Consiglio risparmiasse qualche volo di Stato per le escort e dedicasse quelle risorse a un intervento nell'area adiacente il tempio di Cargnacco che raccoglie le spoglie mortali di decine di migliaia di caduti farebbe un grande gesto per onorare la memoria di chi, per essere disciplinato, ha partecipato ad una tragedia voluta dal regime fascista (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ancora una volta quindi, signor Presidente, qui ci sono diversi rappresentanti del Governo che forse sono presi e attenti ad altre questioni, più o meno valide, a mio modo di vedere, purché tengano conto di questo appello che io, solo, modestamente porto in quest'Aula ma che è l'appello della presidente dell'associazione nazionale famiglie caduti e dispersi in guerra, del sindaco di Pozzuolo del Friuli e di tutte le rappresentanze delle associazioni Pag. 14d'arma che erano presenti domenica a questa commovente e toccante cerimonia.
Vedo che il Governo, come sempre, è totalmente disinteressato ma tant'è, fra qualche ora, forse al massimo fra qualche giorno, ci sarà un altro Governo seduto nei banchi dove oggi siede questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIANNI FARINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNI FARINA. Signor Presidente, venerdì scorso un'importante delegazione della Commissione esteri del Parlamento svizzero ha avuto un incontro estremamente significativo con la Commissione esteri del Senato della Repubblica italiana. Erano presenti personalità di straordinario valore quale Dick Marty, che è notoriamente ticinese ed amico dell'Italia.
Questo incontro è avvenuto a seguito delle preoccupazioni che, sia in Italia che in Svizzera, ma anche nel contesto europeo, suscita la questione fiscale. Abbiamo seguito questo incontro con particolare attenzione, e devo dire che, finalmente, si può e si deve discutere di cose che sono estremamente importanti per gli interessi del nostro Paese, della Svizzera, ma anche per gli interessi della collettività italiana in quel Paese. L'incontro è avvenuto in un momento in cui la Svizzera è in piena campagna elettorale e non tutti i temi all'ordine del giorno sono da sottovalutare.
Si tratta di una campagna elettorale dove la sicurezza è intesa come repressione di ogni fenomeno criminale, che proviene, naturalmente, dall'esterno. Una campagna elettorale in cui il messaggio è chiaro: inforestieramento e criminalità sono fattori della stessa equazione. Anche il più impercettibile aumento della disoccupazione, tuttora ai minimi termini, tra il due ed il tre per cento, è ricondotto ai trattati di libero scambio e alla libera circolazione, che attenta ai posti di lavoro dei cittadini svizzeri.
In tale contesto non possiamo dimenticare che nel vicino Canton Ticino vivono e lavorano migliaia di nostri cittadini, tra i quali 50 mila cittadini frontalieri, che sono in realtà privi di alcuni diritti fondamentali. Sul tema dei frontalieri e delle ricadute sul mercato del lavoro ticinese, o della sopravalutazione del franco svizzero, attiriamo ogni giorno l'attenzione del nostro Governo. Cito a latere che le mie ultime interrogazioni a risposta scritta al Ministero degli esteri, su lingua e cultura, sui consolati e sul frontalierato, non hanno avuto risposta. Sollecito quindi tali risposte al Ministero degli affari esteri.
La situazione della finanza mondiale è naturalmente critica, come tutti sappiamo, e di fronte ad una evidente speculazione diffusa sull'euro, una corsa verso beni rifugio come l'oro e soprattutto il franco svizzero, i sindacati confederali vedono ovvie ricadute anche sul mercato del lavoro interregionale. La recente parità di cambio sfiorata tra la moneta europea ed il franco svizzero porta a dirette e, naturalmente, anche a pericolose, conseguenze sull'esportazione dei prodotti svizzeri, che oggi sono meno competitivi a causa del loro costo. È nata quindi una potenziale situazione di crisi, che scatena le più svariate iniziative per ridurre o almeno ridimensionare i costi di produzione.
Vorrei attirare l'attenzione su questo: raccogliamo l'appello delle organizzazioni sindacali italiane che cooperano con i sindacati locali, perché sulla questione dei frontalieri non si faccia una battaglia retrograda e non si inizi un percorso che rasenta la propaganda xenofoba. Inoltre, non si faccia di questo il tema fondamentale della campagna elettorale in atto. La Svizzera ha bisogno dei frontalieri e anche le nostre città di confine della Lombardia e del Piemonte.
È su queste cose che i Governi italiano e svizzero devono trovare la possibilità di intendersi e concludere accordi che vadano negli interessi reciproci (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANTONINO RUSSO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, voglio tornare sulla questione sollevata dal collega dell'Italia dei Valori sulla base di Lampedusa. Non bastano più la solidarietà e la preoccupazione che troppo spesso il Governo esprime con un rito di circostanza.
Quanto accaduto ieri a Lampedusa non è altro che il frutto avvelenato delle politiche del Governo sull'immigrazione. Non vedo altro che una conseguenza di quelle scelte. Nel luglio scorso, infatti, il Governo e la sua maggioranza hanno perfino trasformato i CIE in luoghi di detenzione e di reclusione senza diritti per persone che non hanno commesso reati, ma che sono scappati dalla povertà alla ricerca di un futuro diverso.
Trovare l'accoglienza che gli abbiamo riservato può determinare quello che è accaduto ieri: incendi e fughe. Le misure che avete adottato non sono degne della tradizione civile del nostro Paese e quelle di questi giorni ne sono una triste e amara conferma. E non c'è pietà neanche nei confronti dei bambini, quei minori migranti non accompagnati che tante emozioni hanno suscitato, scrivendo persino al Presidente della Repubblica per avere almeno dentro l'ex base Loran spazi dove giocare.
Noi, con la collega Zampa, raccogliendo la notizia diffusa da Terre des Hommes abbiamo formulato già a suo tempo a luglio una interrogazione (la terza per la verità in materia, per la cronaca) senza mai avere però una risposta. Il silenzio, l'indifferenza nel migliore dei casi, è quanto evidenzio come comportamento del Governo.
Non chiedevamo una risposta per noi, ma per quei bambini rispetto ai quali credo tutti abbiamo dei doveri e per i quali state trattando anche dei debiti morali. Sommessamente, prendendo spunto dalle rivolte e dalle fughe di ieri, chiediamo al Governo di tornare sulla questione e di darci una risposta - possibilmente, se non chiediamo troppo - guardandola con occhio umano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, è una questione che interessa tutti quanti noi parlamentari. Periodicamente su Internet girano email «in circolarità» che denigrano i componenti di questo Parlamento. L'ultima che sta girando in questi giorni è particolarmente odiosa. Sono stati pubblicati i dati dell'assistenza integrativa dei parlamentari, indicando le cifre per sommatoria (ad esempio: 3.829.000 euro per spese di cura fisiatrica, eccetera). Vi è anche la sottolineatura di una collega presente in quest'Aula, che dice «siamo finalmente riusciti ad avere i dati», ma non viene scritto che ciascuno di noi ha giustamente una trattenuta sulla propria busta paga, questo mese di 560 euro a testa.
La gente non ha minimamente un'idea di quello che succede in questo Parlamento, ma io voglio protestare con la Presidenza della Camera che non fa nulla per ripristinare la verità (Applausi), affinché la si smetta di scrivere che qui dentro siamo soltanto componenti inefficienti e nulla facenti di una casta occorre diffondere periodicamente e quotidianamente delle risposte concrete, leali ed oneste su quanto guadagnano i deputati, sui benefit che hanno e quelli che non hanno.
Vengono pubblicati sterminati elenchi di benefici che mai nessuno ha avuto in quest'Aula (nemmeno, se ci sono stati, nei tempi d'oro dei parlamentari), quindi faccio un pesante richiamo alla Presidenza affinché difenda la nostra onorabilità, perché ciascuno di noi lo può fare personalmente, ma ci vuole anche una presa di posizione della Presidenza (Applausi).

PRESIDENTE. Onorevole Zacchera, riferirò al Presidente. Devo segnalare, però, che il sito della Camera contiene già un'importante quantità di informazioni Pag. 16che contraddicono molte delle voci che girano intorno al Parlamento. Certo, forse servirebbe una gestione più attiva dell'informazione.

Inversione dell'ordine del giorno (ore 10,55).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, l'ordine del giorno reca, a questo punto, il seguito della discussione del disegno di legge di delega al Governo per il riassetto della normativa in materia di sperimentazione clinica e per la riforma degli ordini delle professioni sanitarie, nonché disposizioni in materia sanitaria. Le chiedo, Presidente, l'inversione dell'ordine del giorno nel senso di anticipare il provvedimento sulla partecipazione dei giovani alla vita economica, sociale, culturale e politica della nazione e sull'equiparazione tra elettorato attivo e passivo, e di passare successivamente al punto che invece avremmo dovuto iniziare adesso.
La invito, Presidente, a verificare le condizioni dell'Assemblea sul consenso relativo a questa proposta. Credo possano esserci ed eventualmente, qualora non vi fossero, di porre in votazione la proposta che le ho avanzato.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Baldelli. Riassumo la proposta per come l'ho capita. Lei chiede un'inversione dell'ordine del giorno limitatamente a questi due punti, in modo tale che il punto 3 dell'ordine del giorno diventi punto 2 e il punto 2 diventi punto 3, per poi proseguire con l'ordine del giorno come precedentemente stabilito. Su questa proposta mi pare che esista il consenso dei gruppi e pertanto procediamo all'inversione dell'ordine del giorno.
Non essendoci obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: Partecipazione dei giovani alla vita economica, sociale, culturale e politica della nazione ed equiparazione tra elettorato attivo e passivo (A.C. 4358); e delle abbinate proposte di legge costituzionale: Pisicchio; Lenzi ed altri; Vaccaro; Gozi ed altri (A.C. 849-997-3296-4023) (ore 10,57).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione, in prima deliberazione, del disegno di legge costituzionale: Partecipazione dei giovani alla vita economica, sociale, culturale e politica della nazione ed equiparazione tra elettorato attivo e passivo e delle abbinate proposte di legge costituzionale di iniziativa dei deputati Pisicchio; Lenzi ed altri; Vaccaro; Gozi ed altri.
Ricordo che nella seduta del 19 settembre 2011 si è conclusa la discussione generale e che il relatore e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 4358)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili nel corso dell'esame in sede referente: Vassallo 1.01 e 2.01, nonché l'analogo Borghesi 1.010, che riguardano la riduzione del numero dei parlamentari; Vassallo 3.01, che abroga il secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione in materia di nomina di senatori a vita da parte del Presidente della Repubblica.
La Presidenza non ritiene altresì ammissibili, ai sensi degli articolo 86, comma 1, e 89, comma 1, del Regolamento, alcune proposte emendative, non previamente presentate in Commissione, riguardanti materie estranee all'oggetto della discussione, la quale verte sull'abbassamento dei limiti di età per l'elettorato attivo o passivo Pag. 17e sull'inserimento nella Costituzione di una disposizione volta a valorizzare la partecipazione delle generazioni più giovani alla vita del Paese. Si tratta, in particolare, delle seguenti: Favia 3.011, che modifica l'articolo 65 della Costituzione al fine di introdurre il limite dei tre mandati per l'elezione alla Camera e al Senato; Borghesi 3.012, che modificando l'articolo 74 della Costituzione, prevede la possibilità da parte del Presidente della Repubblica di un rinvio parziale delle legge alle Camere; Favia 3.013, che incide sull'articolo 75 della Costituzione al fine di modificare l'istituto del referendum; Borghesi 3.015, che abroga l'articolo 99 della Costituzione relativo al Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro.
Avverto infine che, con riferimento all'emendamento 1.100 della Commissione, sono stati presentati i subemendamenti Lanzillotta 0.1.100.1 e Zaccaria 0.1.100.2, che sono in distribuzione.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intendo intervenire sulle inammissibilità e, quindi, intervengo sull'ordine dei lavori. Chiedo alla Presidenza di riconsiderare la non ammissibilità dichiarata per estraneità di materia dell'articolo aggiuntivo a mia prima firma 1.010. Tale proposta emendativa propone il dimezzamento del numero dei parlamentari, questione sulla quale tutte le forze politiche hanno dichiarato piena adesione.
Credo che l'estraneità di materia debba essere giudicata non astrattamente in base al titolo della legge costituzionale che stiamo discutendo. Infatti, vorrei ricordare che in quest'Aula vi sono stati decreti-legge che, rispetto a come sono stati presentati, sono stati modificati a tal punto da costringere alla fine a cambiarne persino il titolo. Superando questa astrattezza, la verità è che stiamo intervenendo sugli articoli 56 e 58 della Costituzione, con il 58 che richiama necessariamente il 57. Stiamo intervenendo cioè sugli articoli della Costituzione che prevedono il numero dei deputati ed il numero dei senatori.
Quindi, temo che in realtà questa dichiarazione di inammissibilità stia a sottolineare ancora una volta che molte forze politiche stiano prendendo in giro il popolo italiano, dichiarando, da un lato, che vogliono conseguire il dimezzamento del numero dei parlamentari, ma in realtà fanno di tutto per non farlo. Se realmente vi fosse stata o vi fosse la volontà politica di dimezzare il numero dei parlamentari, quale occasione migliore di questo bus, di questo trenino che viaggia con questa discussione per poterlo fare e garantire così che vi siano poi i tempi tecnici per l'approvazione di quella misura che viene richiesta da tutti e principalmente dal Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, anch'io faccio riferimento alle inammissibilità. La prego di ascoltarmi, se possibile. Però la pregherei, visto che credo lei risponderà alle considerazioni dell'onorevole Borghesi, anche di entrare nel merito. Infatti, credo che non sia più tollerabile - ovviamente è una mia valutazione - che qualcuno si alzi qui dentro legittimamente facendo la sua battaglia politica e attribuendo alle altre forze politiche la responsabilità di essere contraria a chissà quali principi di rinnovamento e di cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Lo dico perché ciò accade su molte cose a cominciare dalla purezza attraverso la quale alcuni deputati dell'Italia dei Valori ci comunicano che sarebbe giusto rinunciare al finanziamento pubblico. Ho già avuto modo di spiegare che il gruppo e il partito dell'onorevole Di Pietro se vuole pulirsi le mani da questa cosa, che anch'io ritengo indegna perché c'è stato un Pag. 18referendum, essendo un rimborso, può semplicemente non chiederlo! Non chiederlo, ma non venire qui a fare demagogia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati dei gruppo Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!
Allo stesso modo, signor Presidente, noi dobbiamo tutelare il fatto che l'ammissibilità è una scelta indipendente dalla politica affidata agli uffici che debbono essere elemento di garanzia per tutti (maggioranza e opposizione) e non è tollerabile che qualcuno si alzi qui dentro e pregiudichi l'autonomia e la difesa del Parlamento e delle istituzioni per tutti noi rappresentata dalle decisioni spettanti alla Presidenza, agli Uffici e non certo alla politica.
Per questa ragione la prego, signor Presidente, di prendere la parola e, ovviamente, rispondere, chiarendo che l'ammissibilità non è legata ad una scelta delle forze politiche, come ha surrettiziamente voluto far credere l'onorevole Borghesi, ma è una scelta autonoma della Presidenza, autonomia che tutti quelli che oggi sono all'opposizione e quelli che oggi sono la maggioranza non solo debbono rivendicare, ma anche difendere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati dei gruppo Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Venendo al quesito proposto, desidero sottolineare che esiste certamente sempre lo spazio dell'interpretazione, ma, se vogliamo vivere in una società governata dal diritto, l'interpretazione deve avere una sua base nella lettera della norma.
Non si può saltare la lettera della norma. Quando facevo un altro mestiere ho anche cercato di richiamare l'attenzione sul fatto che sarebbe bene che anche in Italia vi fosse un movimento di ritorno alla certezza del diritto e alla lettera della norma, come è avvenuto, per esempio, negli Stati Uniti con il movimento dell'originalismo giuridico, il cui principale rappresentante è il mio amico professor Scalia che siede nella Corte Suprema degli Stati Uniti.
In questo caso credo che vadano fatte alcune osservazioni. In primo luogo, la connessione da istituire è una connessione che non ha alcun fondamento nel testo che siamo chiamati a discutere e approvare. In secondo luogo, questo emendamento è praticamente identico agli emendamenti Vassallo 1.01 e 2.01 e già dichiarati inammissibili in Commissione. È la Commissione stessa che ha delimitato il thema decidendum e, beninteso, lo ha fatto non arbitrariamente ma esercitando una responsabilità politica sulla base e all'interno dei limiti di ciò che è dato dalla legge, perché solo all'interno di questi limiti possiamo esercitare il nostro diritto-dovere di rappresentanza.
Vorrei, infine, leggere, per ravvivare la mia memoria personale, l'articolo 86, comma 1, del Regolamento: «Gli articoli aggiuntivi e gli emendamenti sono, di regola, presentati e svolti nelle Commissioni. Possono comunque essere presentati in Assemblea nuovi articoli aggiuntivi ed emendamenti, e quelli respinti in Commissione, purché nell'ambito degli argomenti già considerati nel testo o negli emendamenti presentati e giudicati ammissibili in Commissione (...)». Mi sembra chiaro che in questo caso siamo fuori della previsione del Regolamento. Questo nuovo emendamento è stato dichiarato inammissibile in Commissione e, chiaramente, non può essere considerato come contenuto all'interno dell'ambito degli argomenti già considerati nel testo o negli emendamenti presentati e giudicati ammissibili in Commissione.
Un'ultima considerazione. Esiste una certa tendenza, all'interno del dibattito italiano, a esaltare la sovranità del popolo in termini simili a quelli della visione giacobina del 1793-1794. Quando il popolo scende in piazza o quando il popolo chiede, riassume in sé tutti i poteri e diventa legislatore, giudice ed esecutore. Tutto lo sviluppo del moderno Stato liberal-democratico si è svolto contro quella concezione. Il popolo esiste all'interno della legge. La sovranità del popolo si esercita nelle modalità stabilite dalla legge e credo che tutti noi dovremmo sentirci Pag. 19vincolati dalla legge in tutte le sue forme compresa quella, non secondaria, del Regolamento della Camera dei deputati.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, la ringrazio e prendo atto, in particolare, dell'ultima precisazione e cioè che la Commissione avrebbe votato contro e, quindi, negando la sua approvazione ad un emendamento similare. Questo fa cadere tutte le obiezioni dell'onorevole Giachetti sul fatto che non vi sia una votazione politica sulla questione che riguarda il dimezzamento del numero dei parlamentari (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, mi corre l'obbligo di correggerla. Non è questo quello che ho detto. Non ha votato contro ma lo ha dichiarato inammissibile, che è cosa diversa. La inammissibilità viene enunciata sulla base di una valutazione tecnico-giuridica e si vota contro un emendamento che è ammissibile ma che la Commissione non vuole presentare. In questo caso, la Commissione non ha espresso una valutazione politica dell'emendamento ma una valutazione tecnico-giuridica sull'ammissibilità dell'emendamento.
A questo punto dovremmo sospendere i nostri lavori perché è in corso la Conferenza dei presidenti di gruppo e il Presidente segnala l'opportunità di attendere le conclusioni della Conferenza dei presidenti di gruppo prima di proseguire con i lavori dell'Assemblea.
Sospendo la seduta sino al termine della Conferenza dei presidenti di gruppo.

La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 11,25.

PRESIDENTE. Avverto che, per un mero refuso, l'emendamento 1.100 della Commissione, al secondo capoverso, reca erroneamente la locuzione «equità fra le generazioni» in luogo di «equità fra generazioni».

GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, nel sospendere la seduta ha affermato che la sospendeva perché la Conferenza dei presidenti di gruppo era riunita; pertanto, la Camera forse vorrebbe sapere cosa ha deliberato la Conferenza dei presidenti di gruppo - non l'ha detto - dal momento che sono stati sospesi i lavori poiché era ancora in corso. Lei ci può informare circa le decisioni della Conferenza dei presidenti di gruppo?

PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, lei ha ragione, si sta predisponendo la comunicazione relativa. Visto che gli esiti della Conferenza dei presidenti di gruppo non incidono sull'ordine del giorno, per guadagnare tempo abbiamo ripreso la seduta e non appena la comunicazione sarà prontamente comunicata all'Assemblea.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 4358)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4358).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Giorgio Conte. Ne ha facoltà.

GIORGIO CONTE. Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, siamo sul complesso degli emendamenti quindi mi permetterò di svolgere, come si conviene, alcune considerazioni di carattere generale sull'intero impianto.
Innanzitutto vale la pena sottolineare che il provvedimento che ci apprestiamo ad esaminare muove le sue ragioni da premesse che possiamo ritenere ampiamente condivisibili; si tratta com'è noto di Pag. 20dar luogo a modifiche di rilievo costituzionale, questione peraltro sempre piuttosto delicata, e proprio per questo è almeno auspicabile che si registri la più ampia condivisione possibile in quest'Aula e l'auspicio è che questo si possa determinare.
Non mi crea alcun imbarazzo riconoscere il merito anche del Governo almeno per aver posto il tema in questione, un problema di cui forse non tutti colgono la necessità o forse la priorità, ma che è sentito nel mondo giovanile, lontano dal Palazzo, che per questo motivo anche mediante questi provvedimenti può essere riavvicinato.
Ancora nell'ambito delle premesse, è utile ricordare che nel corso degli ultimi decenni molte riforme hanno mutato profondamente il quadro della rappresentanza politica; rispetto all'epoca costituente la scolarizzazione della nostra società come il livello dell'istruzione media sono notevolmente aumentati e interventi legislativi successivi hanno consentito alla maggiore età dei 18 anni di fare praticamente tutto, penso ad esempio al ruolo, consentito ai maggiorenni, di presidente di una regione che ha indubbiamente, com'è noto, una responsabilità e una capacità legislativa maggiori di quelle di un parlamentare, che sia alla Camera o al Senato.
Nell'apprestarci invece ad esaminare gli emendamenti al testo (intervengo infatti sul complesso degli emendamenti), dobbiamo innanzitutto scongiurare - è un appello che rivolgo all'Aula e al Governo - il rischio concreto della cosiddetta approssimazione, come accadrebbe inevitabilmente se si esaminassero le norme in discussione con attenzione più al loro significato simbolico e politico piuttosto che alla loro ricaduta pratica e alla loro utilità. Questo rischio, a nostro avviso, era presente in particolare in un articolo, il primo, che come emerso nel dibattito in Commissione appariva nella prima stesura assolutamente inutile perché avulso dal vero contesto rappresentato invece dagli articoli che seguono e che intervengono semplicemente con una modifica dei diritti di elettorato attivo e passivo. Anche nella nuova formulazione della Commissione - di cui verificheremo l'emendamento 1.100 di cui abbiamo parlato poc'anzi, e apprezziamo in questo senso la mediazione da parte del Governo e della Commissione - il primo articolo a nostro avviso risulta comunque ancora vago e impreciso rispetto all'ambizioso obiettivo di costituzionalizzare un patto di equità fra le generazioni.
Le politiche per i giovani - il Ministro lo sa bene - sono una questione seria e articolata, che non si esaurisce con un comma nella Costituzione, ma che richiede altri e puntuali interventi. Ed è proprio sugli appositi provvedimenti, così come previsto nell'emendamento a seguire, che il Parlamento e la società civile potranno misurare la volontà di un Governo e di una maggioranza politica di colmare alcune lacune sociali e culturali accumulate negli anni anche nelle politiche giovanili.
Più volte abbiamo sostenuto che questo non è certamente un Paese per i giovani, perché il principio del merito non è riconosciuto come centro delle politiche giovanili. Pertanto, ben venga un principio di tutela, ma non si limiti alle forme di partecipazione politica. È vero - lo ha ricordato opportunamente il Ministro - che la nostra Costituzione parla dei giovani solo come figli nell'ambito esclusivo della famiglia, ma non si rimedia e non si corregge questa visione limitata con un articolo troppo vago, con tratti di inutilità, che tratta di un presunto principio di equità generazionale, collegato ad altri due articoli che intervengono sull'elettorato attivo e passivo.
Per quanto attiene, invece, al resto del provvedimento, riteniamo non solo utile, ma necessario, ridurre in modo sostanziale i limiti di età sia rispetto all'elettorato attivo che a quello passivo. L'invecchiamento del cosiddetto elettore medio è un fenomeno che ha effetti di lungo periodo, non solo sul piano delle policies, cioè sulle scelte di Governo propriamente dette, ma anche sul piano della dialettica politica. Un elettorato più vecchio - lo dimostrano numerose ricerche empiriche - tende a privilegiare un approccio conservatore ai temi della spesa pubblica e del Pag. 21welfare, ad avversare le innovazioni e a confermare gli assetti tendenzialmente gerontocratici del potere politico.
Per ciò che riguarda l'elettorato attivo, dunque, pensiamo che si possa fare qualcosa di più di quanto previsto nel provvedimento del Governo. Non basta, cioè, prevedere che i diciottenni siano elettori ed eleggibili alla Camera dei deputati, ma è opportuno - non mi pare vi siano ostacoli di tipo sistemico - che essi diventino elettori anche per il Senato. Stiamo parlando di oltre cinque milioni di cittadini di età compresa tra i diciotto e i venticinque anni, che altrimenti non costituirebbero corpo elettorale al Senato, determinando una condizione, a nostro avviso, inaccettabile.
L'equiparazione dell'età di elettorato attivo e passivo per la Camera a diciotto anni e per il Senato a venticinque, come propone il Governo, farebbe sicuramente eleggere qualche giovane in più, in particolare a Palazzo Madama, dove, come è noto, oggi l'elettorato passivo è riservato agli ultraquarantenni, ma rendere i diciottenni elettori anche per il Senato garantirebbe, a nostro avviso, al voto più giovane, al di là dell'età degli eletti, di dispiegare i propri effetti in modo più deciso rispetto agli equilibri complessivi del sistema politico.
Accanto a ciò, come è ovvio, sarebbe necessario immaginare un sistema elettorale che, senza arrivare al meccanismo delle quote, incentivi la presenza di giovani e consenta di sanzionare elettoralmente le politiche di blocco che gli apparati politici oppongono alla partecipazione politica dei cosiddetti outsider. È chiaro che questo provvedimento, a nostro avviso e come detto da più parti, non può essere assolutamente disgiunto dal tema della riforma della legge elettorale, proprio per evitare che si trasformi in un mero atto di propaganda in vista del prossimo appuntamento elettorale.
Da questo punto di vista, un sistema elettorale che prevede il meccanismo delle liste bloccate, senza che ai partiti che concorrono alle elezioni sia imposto un meccanismo democratico di selezione delle candidature, è naturalmente contro i giovani. I giovani che sono candidati ottengono la candidatura come premio fedeltà e non invece sulla base dei propri meriti, competendo nella vita politica interna e conquistando una propria autonoma e riconosciuta rappresentanza politica.
Per favorire la partecipazione e l'eleggibilità dei giovani, bisogna intervenire, oltre che sulla Costituzione, anche sulla legge elettorale, perché quella vigente, anche sotto questo profilo, si rivela - scusate il termine - proprio una porcata. È necessario aprire le porte ai giovani, anzi, spalancarle, in particolare in un momento di crisi come l'attuale, ma è corretto porsi anche il problema di come i giovani si avvicinano alla politica, cercando di superare alcuni modelli stereotipati di oggi, che non hanno favorito né la società né tanto meno la classe dirigente.
Quanto, invece, all'equiparazione dell'età tra elettorato attivo e passivo al Senato, concordiamo con quei colleghi che, già in Commissione, hanno espresso un parere, diciamo così, sospensivo, in attesa di una riforma, tanto attesa quanto annunciata, che superi il bicameralismo perfetto e assegni anche un ruolo diverso al Senato.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 11,38)

GIORGIO CONTE. Nel frattempo, riteniamo opportuno conservare un elemento di differenziazione tra le due Camere, che rimane solo l'età con riferimento all'elettorato passivo.
Questo, dunque, propone il gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo nella sua proposta emendativa, che esamineremo più avanti nel corso del dibattito, secondo la quale alla Camera a diciotto anni si può essere sia elettori che eleggibili, mentre al Senato possono essere eletti solo gli ultraventicinquenni, garantendo comunque il diritto di voto, per entrambi i rami del Parlamento, a chiunque abbia compiuto la maggiore età. Rispetto al testo elaborato dal Governo, la nostra proposta costituisce Pag. 22un ulteriore passo avanti, che si inserisce in un utile confronto con tutti coloro che intendono provvedere ad una maggiore partecipazione giovanile alla vita politica.
Evitiamo - questo è il mio auspicio - almeno in questo caso, un approccio strumentale e propagandistico, che rischierebbe, invece, di pregiudicare la portata del provvedimento in esame, che è decisamente rilevante (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, credo che il provvedimento che stiamo discutendo oggi e che, auspico, adotteremo a grande maggioranza, se non all'unanimità, sia un atto di grandissima importanza in un Paese che invecchia tremendamente, in cui la piramide è rovesciata, in cui si compie, ogni giorno, un apartheid politico e sociale verso due categorie che sono tra quelle più vive della nostra società, ossia i giovani e le donne. Quando, poi, si tratta di giovani donne, veramente queste sono del tutto escluse da buone fette della nostra attività e della nostra vita pubblica.
Quindi, certamente siamo di fronte ad un atto che è, innanzitutto, di buonsenso, di modernità, con cui cerchiamo di dare un primo segnale per riannodare quel legame emotivo tra cittadini e politica, e in particolare tra giovani e politica, che si è ormai - forse irrimediabilmente, dicono alcuni, ma a mio parere rimediabilmente - spezzato. Dobbiamo riannodare quel legame. Questo è un primo segnale che la politica dà, ma che, certamente, non basta.
Ho sentito, anche in sede di discussione sulle linee generali e in Commissione, vari interventi di colleghi, che rispetto moltissimo, ma che erano affetti da quel «benaltrismo» che è all'origine delle mancate riforme in questo Paese da un ventennio. Infatti, ogni volta che affrontiamo in maniera specifica un problema, vi è sempre qualcuno che può dire che non basta, perché vi sono ben altre questioni. A forza di rivolgersi a ben altre questioni, non cominciamo mai ad affrontare i problemi che bisogna affrontare in questo Paese. La partecipazione alla vita pubblica e politica dei giovani è un problema da affrontare e credo che lo stiamo facendo con responsabilità con il provvedimento in oggetto. Certo, a questo tema si lega anche quello relativo alla legge elettorale e su questo vorrei invitare la maggioranza a cominciare a discutere.
Noi del Partito Democratico abbiamo presentato una proposta di riforma di legge elettorale che supera le liste bloccate e anche quei problemi che sono stati sollevati in questo dibattito. Possiamo benissimo cominciare a discuterne, così come, da tempo, in molti abbiamo proposto riforme del bicameralismo perfetto. Però, non è che, poiché ancora non abbiamo risolto il problema elettorale o del bicameralismo, non dobbiamo affrontare una parte dei problemi relativi ai giovani. È evidente che con il provvedimento in esame aumentiamo la rappresentanza e la rappresentatività di questa che è la casa di tutti gli italiani e aumentiamo anche il livello di democraticità del bacino elettorale.
Sono tantissimi gli studi e i sondaggi che sono stati portati avanti in questo dibattito e che lo hanno preceduto ed accompagnato dentro e fuori il Parlamento. È stato citato uno dei sondaggi più significativi, quello dell'Ipsos del 2010, secondo cui il 66 per cento dei giovani, ossia due giovani under 34 su tre, non ha fiducia nella politica. Si dice che i giovani non credono nella politica e le voltano le spalle. Credo che sia il contrario, che in questo Paese sia stata la politica a voltare le spalle ai giovani e alle giovani generazioni.
Quindi, è bene porsi non solo il tema dell'elettorato attivo e passivo, ma anche, come fa l'articolo 1 del provvedimento nella formulazione elaborata in Commissione, il problema di adottare degli specifici provvedimenti volti a incentivare la partecipazione dei giovani alla vita pubblica. Con questo, credo che la politica cominci a girarsi verso la società, ricominci a parlare al Paese, in particolare al Pag. 23presente e al futuro dell'Italia, perché i giovani sono il presente e il futuro dell'Italia.
Quello che stiamo compiendo è un atto di fiducia, un atto di fiducia nei giovani. Stiamo dicendo che abbiamo fiducia nei giovani, stiamo dicendo che alcuni di loro, i migliori, auspicabilmente - è evidente che questo provvedimento è anche legato a un nuovo concetto di merito, a provvedimenti e politiche che mirino ad incentivare e a valorizzare il merito - i più meritevoli possono e devono, con pari dignità rispetto agli altri cittadini di età più elevata, rappresentare il loro Paese in Parlamento. È un atto di fiducia, ma anche un atto di responsabilizzazione, perché, nel momento in cui ti dico che tu sei capace e libero di svolgere certe attività per il tuo Paese, ti ritengo anche più responsabile, se poi ti impegni in un certo senso o meno.
Quindi è certamente opportuno - come farà il provvedimento - legare il tema dell'elettorato a quelli della partecipazione e dell'equità tra generazioni (l'equità intergenerazionale). Credo che sia anche questo un segnale importante per invertire la tendenza gerontocratica del nostro Paese. Questa non è una cosa che dice il sottoscritto, che dicono tanti in Parlamento e fuori di esso, ma la dicono tutte le statistiche e tutte le comparazioni internazionali. Tutti gli osservatori del nostro Paese, tutte le statistiche dicono che l'Italia è un Paese gerontocratico. Allora cominciamo ad abbattere un po' di questa di gerontocrazia, partendo dal settore in cui noi più direttamente possiamo intervenire, che è quello dell'elettorato attivo e passivo. Facciamolo abbattendo due grandi problemi del nostro Paese, con i quali dobbiamo assolutamente rompere, che dobbiamo superare. Ci vuole una rottura con il mito dell'esperienza e con la retorica della pazienza. Va superato il mito dell'esperienza, bisogna abbandonare la retorica della pazienza.
Il mito dell'esperienza è in Italia quel mito che uccide il merito, perché dà per scontato che solo se tu hai una certa esperienza, che normalmente coincide con 20 o 25 anni di attività, puoi assumere certe cariche: puoi diventare parlamentare, direttore generale, amministratore delegato, puoi accedere ai vertici della pubblica amministrazione o dell'impresa. Credo che sia tutto da provare che qualcuno che ha 25 anni di attività sia per forza sempre, comunque e sistematicamente più efficace, più brillante e più competente di un giovane che ha 5 anni di attività.
Quindi, è certamente un mito con cui dobbiamo rompere, per fare più uguaglianza e più giustizia sociale. Stiamo rompendo con un mito per cui puoi fare bene il senatore solo se hai compiuto 40 anni, puoi fare bene il deputato solo se ne hai compiuti 25. Credo che si possa essere benissimo un buon senatore a 25 anni, credo che ci possano essere diciottenni o ventenni magari più brillanti di tanti di noi che qui stiamo parlando. Credo che certamente bisogna rompere con questo mito dell'esperienza.
Allo stesso modo, dobbiamo rompere con la retorica della pazienza, per cui si dice ai giovani italiani: abbi pazienza, diventerai ricercatore, diventerai professore, diventerai amministratore delegato, diventerai parlamentare; devi solo aspettare che passi un po' di tempo. A forza di far aspettare un po' di tempo, stiamo aprendo le porte e stiamo spingendo i giovani a varcare quelle porte che li portano fuori dal Paese.
Sono sempre di più i giovani italiani che avrebbero tante cose da apportare al Paese, nella politica e fuori dalla politica, e che lo abbandonano perché non accettano più questa retorica della pazienza, e hanno ragione. Credo che, nel Paese che invecchia di più al mondo, questa retorica della pazienza sia un vero e proprio crimine sociale. È inoltre evidente che, in questo modo, rompiamo e superiamo anche una discriminazione europea, perché i nostri giovani sono gli unici ormai, con i ciprioti, a dover aspettare il venticinquesimo anno di età per poter essere candidabili, candidati, eleggibili ed eletti al Parlamento. Pag. 24
Tutti gli altri Paesi dell'Unione europea, invece, abbassano questo limite, nella Camera bassa, a 18 anni; qualcuno a 21 anni, ma, comunque, certamente sotto i 25 anni che sono previsti oggi in Italia. Credo che sia un atto di fiducia, anche perché - lo abbiamo detto in tanti: il Ministro nella discussione sulle linee generali, noi dell'opposizione e voi della maggioranza - a 18 anni, a 20 anni, si possono fare tantissime cose. Si può morire per l'Italia, ad esempio.
Abbiamo dei ventenni che, sotto i colori italiani, sotto i colori europei, sotto i colori della NATO, muoiono in Afghanistan. Credo che, se a 20 anni si può morire per la propria patria, si può morire per una missione di pace internazionale, si possa anche rappresentare bene, se si è meritevoli, il proprio Paese in questo Parlamento. E poi basterebbe guardare - lo dico in maniera molto semplice, quasi banale - in giro per il mondo, per constatare come un ventitreenne, Mark Zuckerberg, meriti la prima pagina del settimanale The Times, diventando il più giovane miliardario del mondo, per avere inventato Facebook. Se vi sono, cioè, dei ventunenni, dei ventitreenni o dei ventiquattrenni che hanno idee talmente geniali che li portano ad essere tra le personalità più conosciute al mondo, magari vi è qualche ventenne con un'idea buona, buonissima o geniale anche per il proprio Paese, per migliorare la politica. A questo ventenne, che ha delle buone idee per migliorare il proprio Paese e la propria politica, dobbiamo dare la possibilità di metterle in pratica in Parlamento.
Credo che legare, come fa questo provvedimento, il tema dell'età al tema della valorizzazione del merito e dei provvedimenti che incentivano la partecipazione aiuti anche a rompere con un altro mito crescente in Italia, che chiamo «giovanilismo vacuo», per cui si accendono improvvisamente i riflettori televisivi e mediatici sul giovane o sulla giovane di turno, impedendo che in questo Paese arrivi finalmente il turno dei giovani. Noi non vogliamo promuovere il giovane di turno, ma vogliamo che in Italia arrivi il turno delle giovani generazioni, e questo provvedimento va proprio in tale direzione.
Certamente, ringiovanire il Parlamento, dare la possibilità a dei giovani, a dei ventenni, di essere eletti alla Camera, dare la possibilità a dei trentenni di essere eletti al Senato, ci aiuterebbe, aiuterebbe tutti, in maniera trasversale, i gruppi politici, i partiti politici, ad affrontare certi temi di società, volgendo lo sguardo non solo al passato, con riferimento ai diritti acquisiti, non solo al presente, conservando certe situazioni, ma guardando i problemi di oggi con gli occhiali di domani, del nostro futuro.
E sono tanti i temi su cui è evidente che non pensiamo sufficientemente alle giovani generazioni, li possiamo leggere sui giornali tutti i giorni: il tema degli ordini professionali, il tema dell'università, il tema della conoscenza e della ricerca, il tema della scuola, il tema del mercato del lavoro, in cui si ripercuote un altro tipo di apartheid sociale, che, ancora una volta, colpisce i giovani e, in modo più acuto, le giovani donne.
Ringiovanire il Parlamento, quindi, potrebbe rendere quest'Aula molto più sensibile verso i giovani su questi temi. Come ho già ricordato in sede di discussione sulle linee generali, ma voglio ripeterlo oggi, siamo perfettamente in linea, signor Presidente, con lo spirito dei padri costituenti. Voglio leggere quanto fu detto nella riunione del 13 settembre 1946, sotto la Presidenza del Presidente Terracini, in cui si dibatteva del tema che esaminiamo oggi, cioè quello dell'età minima per essere eletti in Parlamento.
Tra i costituenti ci fu un nostro collega che intervenne e disse: «A 25 anni un uomo esce appena dall'università e non può considerarsi preparato ai problemi della vita nazionale. Spesso non ha nemmeno messo fuori il piede dalla sua provincia o dalla sua regione, e quindi non possiede quel largo orizzonte di vedute che è necessario ad un rappresentante del popolo all'Assemblea nazionale».
Sì, forse, nel 1946, a 25 anni non si era ancora usciti dalla propria provincia e dalla propria regione, ma, oggi, a 25 anni, Pag. 25si è compiuto almeno una volta, fisicamente, spesso, il giro del mondo e lo si fa ogni giorno con Internet, con Facebook, con Google, con i social network.
Si è perfettamente consapevoli, informati e collegati non solo con la propria provincia e con la propria regione ma con il resto del mondo. Credo che proprio quelle motivazioni che avevano portato i padri costituenti a indicare i venticinque anni come soglia minima necessaria per accedere al Parlamento, quelle stesse motivazioni, signor Presidente, devono spingerci oggi ad approvare convintamente la riforma costituzionale di cui stiamo discutendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, colleghi, credo che questo disegno di legge ci dovrebbe aiutare tutti a mettere bene a fuoco qual è l'immagine che abbiamo dei giovani e qual è l'immagine che abbiamo dei giovani in termini di opportunità e di possibilità che vogliamo offrire loro. In questo disegno di legge ci si propone di considerare i nostri più giovani cittadini come coloro che siano in grado non solo di eleggere i deputati ma anche di essere eletti come deputati. Ci si chiede di farlo attraverso una modifica di un articolo costituzionale che recita esattamente in questo modo: la Repubblica valorizza il merito e la partecipazione attiva dei giovani alla vita economica, sociale, culturale e politica della nazione.
Credo però che per entrare nel merito di questo disegno di legge dovremmo chiederci se stiamo davvero valorizzando il merito dei giovani per farli partecipare alla vita economica, sociale e culturale del Paese, il che significa che stiamo mettendoli in condizione di potersi inserire positivamente e concretamente nel mondo del lavoro. Dobbiamo cioè interrogarci fino a che punto questa grande ondata di precariato che fa della nostra fascia giovanile dai venti ai trent'anni una delle più alte d'Europa in termini di inoccupazione se non disoccupazione, trova da parte nostra un ascolto adeguato.
Discutere in merito all'aspetto politico del criterio di eleggibilità di questi giovani significa assumere anche integra la responsabilità di tutto l'articolo della Costituzione che noi stiamo cercando di modificare. Significa davvero chiederci cosa intendiamo fare per valorizzare la partecipazione dei giovani alla vita economica, sociale, culturale e politica ma non solo politica. Questo è il primo punto che desidero richiamare all'attenzione non solo del Ministro Meloni che so particolarmente attenta evidentemente a tutte quelle che sono le logiche del mondo giovanile, ma anche dei ministri concorrenti all'attuazione di questo articolo nel momento in cui andremo ad approvarlo.
Il secondo punto che vorrei richiamare all'attenzione di tutti noi è che cosa intendiamo fare - perché di questo evidentemente l'articolato di questa legge non parla - per favorire in termini di qualità e di formazione la preparazione dei giovani allo svolgimento di un incarico così importante come quello potenziale di essere domani presenti in quest'aula con i loro diciotto anni a partecipare ai processi decisionali che riguardano l'intera nazione, l'intero Paese. Che cosa intendiamo fare per aumentare i livelli di conoscenze, competenze, in termini di storia della politica, storia dei partiti, storia del Paese; in termini di economia: sappiamo tutti quanti che tutti i giorni dobbiamo fare i conti con la rilevanza economica dei disegni di legge che presentiamo. Abbiamo da questo punto di vista la recente approvazione del disegno di legge della parità di bilancio. Cosa potremmo mai noi riuscire a insegnare a questi giovani, perché nell'arco dei diciotto anni nel momento in cui entrano sappiano di storia, di storia politica italiana, di storia dei partiti, di economia, di diritto. È evidente che mentre io sono favorevole, assolutamente favorevole a questo punto del disegno di legge, mi chiedo però quali sono e in carico a chi vengono messi gli sforzi perché sotto il profilo culturale i giovani possano accedere Pag. 26con le conoscenze e con le competenze necessarie a un incarico di questo tipo.
Ma sappiamo anche tutti che conoscenze e competenze non si acquisiscono soltanto sul piano intellettuale, ma vanno acquisite anche sul piano dei comportamenti. Quindi vi chiedo in che misura siamo in grado di valorizzare le esperienze di vita democratica, le esperienze associative dei giovani, affinché possano assumere uno stile e un modello di comportamento democratico nella gestione di quanto costituisce l'anima del lavoro parlamentare.
È vero che, probabilmente, potremmo fare queste stesse domande ad ognuno di noi: ognuno di noi potrebbe interrogarsi, nel momento in cui arriva al Parlamento, su quale sia il livello delle proprie conoscenze teoriche in termini storici, in termini economici, in termini giuridici, in termini di conoscenza e competenza della vita associativa e della vita democratica. Tuttavia, non vi è dubbio che, proprio l'entrata dei giovani, potrebbe e dovrebbe rilanciare in maniera adeguata il grande tema della formazione politica, il grande tema della formazione associativa, il grande tema della formazione culturale. Non credo che ci si possa limitare ad approvare un disegno di legge, ignorando i percorsi e i processi in base ai quali si dovrebbe «arrivare».
Il terzo punto su cui vorrei richiamare l'attenzione concerne gli attuali modelli elettorali. Con riferimento agli attuali modelli elettorali, che tutti ben conosciamo essere modelli blindati (non a caso, stiamo discutendo della loro riforma), ci chiediamo in quale misura i giovani arriveranno in Parlamento, in qualche modo, già preselezionati e pregarantiti. Come assumeranno, dunque, i partiti la responsabilità della formazione di quanti inseriranno nelle proprie liste elettorali con la garanzia pressoché assoluta di essere eletti?
Si tratta, quindi, di un tema di responsabilità istituzionale in termini di formazione culturale non solo in capo alla scuola, ma anche in capo ai partiti. Da questo punto di vista, riteniamo che valorizzare la presenza dei giovani significhi, oggi, individuare tutti i campi in cui i giovani possono occupare un ruolo più significativo e più importante. Vorrei esemplificarne tre, uno l'ho già citato, ed è quello del mondo del lavoro.
L'altro campo riguarda la valorizzazione della partecipazione dei giovani ai modelli democratici, per esempio, della vita universitaria. Pochi mesi fa, abbiamo approvato una seppur discutibile riforma Gelmini: anche lì è prevista la partecipazione dei giovani a tutti i livelli della vita del governo dell'università. Ma siamo sicuri che queste partecipazioni siano autentiche scuole di formazione politica per questi giovani e, quindi, non solo una formazione teorico-culturale, non solo una formazione in capo ai partiti, ma anche una formazione in capo alla vita accademica e sociale dei giovani?
Pertanto, vorrei soltanto questo, che il nostro dibattito non si limitasse a dire: a diciotto anni eleggo e posso essere eletto, a venticinque anni eleggo e posso essere eletto. Sono due aspetti che, per quanto mi riguarda, possono trovarmi totalmente favorevole. Vorrei che sul primo punto noi assumessimo una responsabilità integra, trasversale e piena, come classe politica, nel contesto - chiamiamolo così - scolastico-universitario, nel contesto della vita accademica e associativa a tutti i livelli e delle esperienze giovanili che possono fare i ragazzi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, come Partito Democratico, ci siamo approcciati alla discussione di questo disegno di legge con una visione che voleva essere relativa ad una scelta ben precisa sul piano costituzionale. Credo che dovremmo mantenere questo profilo per evitare che la discussione possa apparire, anche all'esterno, una discussione sociologica, nella contrapposizione, anche questa antica e stantia, del rapporto giovani-vecchi, la saggezza e l'esperienza da una parte e la freschezza dall'altra. Non credo che ciò Pag. 27fosse nell'intenzione del Ministro, né tanto meno nella discussione proficua che è stata svolta in Commissione.
È stata, invece, posta con grande nettezza - non abbiamo alcuna difficoltà a riconoscerlo -, e anche con coraggio da parte del Ministro Meloni, la questione che riguardava esattamente l'inserimento nella prima parte della nostra Costituzione di alcuni elementi che dessero conto della sostanza politica della questione relativa all'equiparazione tra l'elettorato attivo e passivo.
Proprio per questo, l'atteggiamento con cui abbiamo lavorato in Commissione è stato quello di sapere che dovevamo tener conto della prima parte della nostra Costituzione, potendo maneggiarla con cura, sapendo quale fosse, di quella Costituzione a noi cara, il livello di vivacità e ancora della sua lungimiranza, ma anche alcune questioni che potevano essere, invece, rimosse con un intervento molto preciso. E siamo esattamente in questa condizione.
Infatti, durante i lavori della Costituente, la generazione che vi ha lavorato era «la generazione giovane» e, quindi, non poteva ipotizzare un'evoluzione, che è un fatto non di tipo darwiniano, ma sta nel movimento importante che avviene sul terreno della cultura, della formazione, ma anche della giurisprudenza.
Dunque, allora venne fissata un'età così differenziata tra Camera e Senato, ma a noi pare oggi - alla luce delle cose che dirò anche in seguito, ma che sono state dette anche durante la discussione sulle linee generali dal collega Bressa e, poc'anzi, dal collega Gozi - che sia arrivato il momento di compiere questa scelta di un'equiparazione, in cui si affermi non tanto un principio: infatti, dal momento che tutti gli elettori sono eleggibili, se io scelgo, se voto, posso anche essere scelto; questa ci sembra una scelta di politica costituzionale.
Abbiamo, dunque, voluto dare non solo il consenso a questa scelta, ma anche cercare di capire che dentro le dinamiche con cui vogliamo fare i conti, vanno tenuti distinti, da un lato, un principio di eguaglianza di responsabilità: l'essere eleggibili è un principio di responsabilità, non vi è nulla relativo all'età. Si chiede un «di più», non un «di meno», anche all'essere di un'età anagrafica.
La responsabilità è legata al fatto di assumere, dentro la vita pubblica di una nazione dello Stato, una funzione che riguarda non solo la capacità di intenderla e viverla nell'approccio con la politica, e non solo con essa, ma di stare all'interno di quella società come cittadini consapevoli. Proprio per questo, credo che ciò, però, non attenga ad un principio che vogliamo stabilire. Ciò attiene alle dinamiche con cui si formano le classi dirigenti di un Paese e, dunque, anche nei giovani.
In Commissione abbiamo contestato - e mi rivolgo all'onorevole Binetti - con la forma che ci è propria, ossia quella del ragionamento e della consapevolezza, la prima edizione con cui il Ministro aveva presentato il suo disegno di legge, dove venivano messi in luce gli elementi su cui la collega Binetti ha svolto le sue considerazioni, relativi alla possibilità di una valutazione del merito nel determinare la partecipazione attiva dei giovani alla vita della nazione. Lo abbiamo fatto per una ragione molto semplice: la Carta costituzionale regge in sé alcuni elementi importanti, come quelli previsti nell'articolo 3, ossia l'eguaglianza, la questione della rimozione degli ostacoli che si frappongono all'espletazione della propria formazione.
Ebbene, lo abbiamo fatto perché credevamo che dentro questo ragionamento non vi potesse essere un elemento che andasse in contraddizione con altri princìpi della Carta costituzionale, ma che essi dovessero essere armonizzati, pur cogliendone il principio. Infatti, la stessa categoria del merito poteva diventare, proprio legandola ad una partecipazione politica, un elemento di esclusione e di diseguaglianza. Quindi non vi era un problema di dire che, se uno è più giovane, ha un vantaggio in più rispetto ad un'altra persona.
Abbiamo, invece, teso a mettere in rilievo un'altra questione in maniera, a mio avviso, molto precisa e anche, debbo dire, con la disponibilità mostrata sin Pag. 28dall'inizio da parte del Ministro ad accogliere un ragionamento per il quale, sapendo che stavamo facendo una riforma di ordine costituzionale, è importante che vi sia una condivisione molto ampia: non occorrono qui maggioranze, semplici o solo di parte. Le riforme dovrebbero avere sempre - ma ciò vale per questo argomento, come dovrebbe valere anche per altri - la capacità di essere condivise, perché stanno nei princìpi, ma anche, soprattutto, nelle regole. Proprio per questo motivo, quindi, è stata accettata una riformulazione, che è avvenuta, ossia il testo nuovo della Commissione, in cui si è deciso di utilizzare un certo lessico. Anche il lessico in Costituzione è importante: non vi possono essere tanti aggettivi diversi. E, quindi, ci siamo mossi nello stesso lessico che aveva caratterizzato un'altra discussione importante in quest'Aula - e non solo in questa sede, ma anche fuori dal Parlamento - ossia quella relativa alla modifica dell'articolo 51, che gran parte ha messo in discussione; anche la giurisprudenza, ha mutato gli orientamenti. Abbiamo, quindi, deciso che è la Repubblica che valorizza, con appositi provvedimenti, la partecipazione.
Questa continuità di lessico fa di questo disegno di legge un qualcosa di più inerente; debbo dire anche che non era questa la formulazione a cui tendeva la proposta emendativa del Partito Democratico (ma vedremo poi durante la fase dell'esame degli emendamenti), la quale voleva, invece, trovare un'altra formulazione per il secondo capoverso, perché qui vi sono le scelte.
A noi invece sembrava che riconoscere ciò e non compiere questa scelta legasse un po' meno l'attività politica e non la mettesse dentro una giurisdizione che può essere complicata anche per l'obiettivo che si prefigge.
Abbiamo però colto il segno e il segno credo sia nella capacità delle forze politiche, oggi, di guardare a questa equiparazione con un'ambizione, quella di sapere che non stiamo facendo una modifica per conquistare le masse giovanili ad un voto indiscriminato alla politica, cosa che sarebbe una pia illusione, ma che invece abbiamo costruito gli strumenti di un principio di equiparazione tra elettorato attivo e passivo. Inoltre, e soprattutto, rileva un secondo aspetto, quello di avere inserito un elemento importante quale quello dell'equità tra generazioni.
Anche qui, per la mia cultura politica, per la mia formazione, non credo che l'equità fra generazioni sottintenda uno scontro fra generazioni. Sarebbe del tutto sbagliato sostenere ciò, soprattutto perché non si tratta di dire che si pensa alle nuove generazioni con l'occhio di chi guarda al futuro e nega tutto ciò che di positivo è stato fatto dalle generazioni precedenti; nella storia della cultura di questo Paese mai il passato mangia il presente e viceversa. È esattamente il contrario: è avere la forza e la capacità di guardare alle novità con chi deve avere la memoria di quello che già è stato, per fare cose migliori ma non per costruire sterili contrapposizioni. La politica non ha bisogno delle contrapposizioni; ha bisogno invece del riconoscimento di soggettività e di soggetti che si affacciano dentro la politica stessa e richiamano nuovi diritti.
Io credo, e lo diceva con grande chiarezza il collega Bressa, citando uno splendido libro sull'eguaglianza politica, che forse è venuto il tempo di definire che cos'è un diritto fondamentale. I diritti fondamentali nel loro esplicitarsi testimoniano questa nuova presenza dei giovani e sono dei diritti di cui la nostra Costituzione è molto pervasa, sebbene non fosse stato possibile tener conto di tutti all'interno della stesura. Sta qui il compito e la grandezza, se volete uso un termine non enfatico, di aver voluto, con coraggio, porre all'attenzione dell'Aula questa scelta di politica costituzionale prevedendo questa equiparazione.
Del resto non possiamo non avere un atteggiamento positivo su questo, l'avremmo voluto avere anche rispetto ad un ulteriore elemento positivo, quello della equiparazione a diciotto anni per Camera e Senato, nella cui direzione va del resto un progetto di legge presentato, già nella Pag. 29scorsa legislatura e poi ripresentato agli inizi di questa, dalla collega Donata Lenzi.
Tuttavia, anche a questo proposito, il tema è che dobbiamo capire che, in fondo, noi compiamo un primo passo importante; lo possiamo fare perché riteniamo che sarebbe opportuno far cadere questa distinzione, anche per le proposte che il Partito Democratico ha avanzato in termini istituzionali relativamente alla riforma del bicameralismo. Sappiamo però che questo argomento sta dentro una discussione assai complessa e difficile anche nella definizione di quali sono le Camere che si occupano delle riforme istituzionali; la riforma del bicameralismo si trova effettivamente al Senato e noi abbiamo teso a non metterla dentro una discussione più ampia, perché questo avrebbe corso il rischio di non cogliere l'elemento su cui invece vorremmo concentrare la nostra attenzione.
È proprio su tali questioni quindi, il principio di uguaglianza e di responsabilità - e i provvedimenti che seguiranno dovranno essere incentrati intorno a questo principio di equità fra le generazioni senza che questo significhi contrapposizione -, che si misurerà proprio la forza delle nuove classi dirigenti di approcciare linee politiche e atti legislativi di leggi ordinarie che tengano conto del fatto che a quel principio siano conseguenti le scelte.
Il fatto che questa sia una società che non ama chi si affaccia alla politica con l'idea di essere un soggetto portatore di diritti nuovi, diversi e che proprio per questo vuole un riconoscimento e non semplicemente una tutela, credo che sia il tema che fa da corollario alla nostra discussione. Questo vale per le donne, vale per i giovani, ma vale soprattutto per un'idea: non esiste nessun futuro per nessuna società che non guardi alle proprie generazioni con lo sguardo di chi sa che questo elemento deve essere decisivo per una questione importante di vitalità per il Paese.
Sono i provvedimenti europei che parlano di un impegno per le generazioni future. Sono le riflessioni politiche di questi giorni che ci fanno dare dei giudizi molto negativi su alcune scelte economiche, perché penalizzanti, dentro la logica del futuro delle proprie generazioni. E questo avviene dentro un continente, che è l'Europa, che alle giovani generazioni oggi parla sapendo di parlare a un dato che sempre più appare minoritario per via della denatalità. È un continente che paurosamente invecchia. Ma quello dell'invecchiamento, lo vorrei dire anche con grande franchezza al collega Gozi, che ha toccato questo tema, non riguarda semplicemente la vita politica e lo svecchiamento delle sue classi dirigenti, ma l'insieme di una società che, a partire dalle università, dalle banche ed i grandi settori, fa dell'esclusione anagrafica un elemento di mantenimento del potere e non semplicemente di una questione tra giovani e vecchi.
Vi è un tema, quindi, che riguarda la cultura politica e la cultura istituzionale che, una volta tanto, se messe insieme, possono costruire sul serio l'inizio di una riflessione politica più generale, per dare a questo Paese una risposta che non è di propaganda, ma sta dentro la vicenda importante dell'Italia, di un cambiamento di questa società (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, il disegno di legge di cui discutiamo, come abbiamo già avuto modo di verificare con gli interventi di chi mi ha preceduto, rappresenta un'occasione di confronto da non sottovalutare. Un'occasione di confronto, innanzitutto, perché va a modificare il testo della Costituzione, seppur attraverso un intervento di tipo parziale. È un'occasione di confronto soprattutto perché può rappresentare un segnale di apertura e di sensibilità da parte del Parlamento nei confronti dei temi sociali e della partecipazione delle persone alla vita delle istituzioni che le rappresentano.
La modifica costituzionale, pur riguardando le regole formali per essere eletti in Parlamento, non ha, a mio avviso, carattere Pag. 30strettamente tecnico. Anzi, si tratta di un cambiamento sostanziale dei principi di accesso alla vita politica della nazione, che amplia i confini fissati dalla storia ed elimina retaggi culturali ormai ingiustificabili, realizzando ulteriormente il concetto della partecipazione alla determinazione della politica nazionale con metodo democratico, che è poi il metodo sancito dalla stessa Carta costituzionale.
Mi sento dunque di condividere l'impostazione che il Ministro Meloni ha voluto dare al testo, equiparando i limiti di età per l'elettorato attivo e per quello passivo. È vero che l'Unione di centro, attraverso i colleghi Tassone e Mantini, ha presentato delle proposte emendative, ma con la discussione che si sta svolgendo e con le riflessioni che pure vi sono state all'interno del nostro gruppo, arriveremo - i colleghi lo formalizzeranno sicuramente dopo il mio intervento - a ritirare le proposte emendative che abbiamo presentato.
Le nuove norme quindi si ispirano a principi ragionevoli, anche in ragione di un confronto con il dato europeo, così come è stato anche richiamato negli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto. Il cittadino chiamato a scegliere i propri rappresentanti, perché giudicato dall'ordinamento in grado di farlo, deve essere considerato, allo stesso modo, maturo per essere eletto. Ciò anche in virtù dei profondi mutamenti sociali che hanno interessato il nostro Paese dal dopoguerra ad oggi, e cioè l'innalzamento del livello medio di istruzione generale, che è un dato di fatto.
Ancora di più, negli ultimi anni, grazie alla tecnologia e alla multimedialità di cui dispongono i nostri ragazzi possono accedere prima e più facilmente rispetto al passato ad un flusso formativo e informativo che li rende già da giovanissimi cittadini del mondo.
C'è da augurarsi, tra l'altro, che questa innovazione possa rappresentare, così come ha ricordato la collega Binetti, soprattutto uno stimolo per le nuove generazioni ad interessarsi maggiormente alla vita politica del nostro Paese, posto che sull'argomento si registrano, purtroppo, dati poco confortanti. Infatti, i nostri giovani si dedicano sempre più a passioni individuali e sono sempre meno avvezzi alla militanza politica, intesa come socializzazione per un obiettivo comune.
Pertanto, il disegno di legge costituzionale in esame e le abbinate proposte possono essere un segnale di apertura e di attenzione importante che può contribuire a coinvolgere un'intera fascia sociale che oggi non ha ancora voce, non in nome di un giovanilismo forzato, ma di un necessario e sano ricambio generazionale.
Tale ricambio potrebbe essere favorito anche attraverso l'introduzione di un'altra norma - mi rendo conto che non poteva essere questa la sede per farlo, ma anche questo deve essere motivo di riflessione e di discussione - che stabilisca un tetto massimo di età per l'eleggibilità in Parlamento, finalizzato a contenere l'età media dei parlamentari.
Cari colleghi, non dovremmo avere paura di incoraggiare il cambiamento. Esiste un limite di età raggiunto il quale è opportuno che il parlamentare, come qualsiasi altro lavoratore, ceda il passo alle nuove generazioni, affinché le Camere, rappresentando in termini di età la parte più attiva della popolazione, restino sempre al passo con i tempi adeguandosi più facilmente ai mutamenti e alle innovazioni che il tempo moderno impone.
Mi avvio alla conclusione. A queste riflessioni - mi rivolgo soprattutto al Ministro - sull'opportunità di modificare i limiti di età per l'accesso in Parlamento devo però aggiungere necessariamente un dato che non convince affatto e anzi appare un «fuori luogo», ossia l'introduzione dell'articolo 31-bis prevista dal testo originario. Oggi invece, anche con la discussione e la spinta delle opposizioni, tale previsione viene modificata dallo stesso Governo con un emendamento che è dell'intera Commissione.
Si perviene, così, ad una formulazione che appare condivisibile, per cui annuncio il ritiro della mia firma - sarà poi il collega Tassone, quale primo firmatario, a formalizzare il ritiro dell'intero emendamento Pag. 31Tassone 1.3 - all'emendamento soppressivo dell'articolo 31-bis proprio perché, come dicevo, la formulazione di un comma aggiuntivo all'articolo 31, come emendamento della Commissione, ci convince molto di più, poiché informa le proprie scelte al principio di equità fra le generazioni.
In tal modo, la promozione di provvedimenti per la partecipazione dei giovani alla vita pubblica non va a ledere il principio di uguaglianza, principio cardine della nostra Costituzione sancito dall'articolo 3. La formulazione originaria era per noi ridondante e, se vogliamo, a tratti discriminatoria, come ho già detto, e lesiva del principio di uguaglianza formale sancito dall'articolo 3 della Costituzione. Inoltre, l'uguaglianza delle opportunità va sempre armonizzata con il principio di ragionevolezza, come ci insegna la ormai consolidata giurisprudenza della Corte costituzionale.
Ragionevolezza, in questo caso, vuol dire che non ci si ostini a rimarcare o a specificare principi fondamentali, qual è quello della tutela della persona senza limiti di età, che è un principio fondamentale, perché si rischia in questo modo di indebolire i principi fondamentali, posto che i giovani italiani non riceverebbero tutela specifica alcuna da questa modifica della Costituzione, così com'era stata appunto originariamente pensata.
Per questo avevamo proposto l'emendamento soppressivo dell'articolo 3, che oggi ritiriamo alla luce della nuova formulazione. Quindi, non è più il caso di chiedere all'Aula di accogliere il nostro emendamento perché con le nostre proprie riflessioni, con posizioni anche nostre e particolari rispetto a questi temi, condividiamo l'impianto generale e quindi ci apprestiamo ad approvare il provvedimento, così come sarà modificato soprattutto con l'emendamento nuovo del comma aggiuntivo all'articolo 31 (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, è ovviamente molto positivo ed è anche importante che si inserisca in Costituzione un principio che esplicitamente sia finalizzato a garantire e promuovere la partecipazione giovanile alla vita del Paese. Questa evoluzione della Costituzione corrisponde ed è coerente ad un'evoluzione e ad una trasformazione profonda del contesto socio-demografico del nostro Paese rispetto all'epoca dei costituenti. In questo senso, è un adeguamento sostanziale dell'articolo 3 della Costituzione ed è un adeguamento in qualche misura anche amaro relativamente ad una realtà che oggi richiede di trattare i giovani come una categoria da tutelare, proteggere e promuovere.
L'articolo 3 della Costituzione, com'è noto, allorché cita il compito della Repubblica di promuovere «l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese», fa riferimento ad una condizione, quella del lavoratore, che oggi è preclusa ad una grandissima parte dei giovani. Tuttavia, credo che bisogna dire con molta sincerità che questa decisione, che ci apprestiamo ad adottare e ad inserire in Costituzione, questo principio di valorizzazione e riconoscimento dei giovani, rischia di essere una norma altamente retorica e molto ipocrita se continuasse ad essere contraddetta quotidianamente dall'azione dei poteri pubblici e delle istituzioni.
Non si può, io credo, da una parte approvare una norma che valorizzi i giovani e la loro partecipazione alla vita politica, economica e sociale e, dall'altra, continuare a tutelare, per esempio, un sistema previdenziale che consuma il futuro dei giovani, le loro risorse e che impedirà ai giovani di avere una pensione degna di questo nome. Non si può approvare questa norma e poi ostacolare l'eliminazione delle barriere all'accesso a professioni e a settori fondamentali dell'economia, dove continuano a vincere le resistenze corporative. Non si può affermare il merito e poi continuare a proteggere nell'università, nella ricerca, nelle carriere Pag. 32nelle pubbliche amministrazioni, sistemi di cooptazione relazionali che nulla hanno a che fare con il merito.
Allora è giusto, è bene inserire questo principio, ma dobbiamo sapere che questo deve tradursi in politiche attive, senza le quali questo nuovo articolo 31-bis della Costituzione rischia di fare la fine dell'articolo 51 della Costituzione, quello della promozione delle pari opportunità, che è rimasto ampiamente lettera morta.
Anzi, se noi andiamo a vedere i dati rispetto alla partecipazione alla vita politica, economica e sociale delle donne rispetto al momento dell'approvazione di quell'articolo, forse la situazione è peggiorata senza dubbio sia per quanto riguarda le donne che per quanto riguarda i giovani, il 50 per cento dei quali sono donne. È peggiorata la rappresentazione culturale della condizione giovanile e delle giovani donne ed è peggiorata l'idea del loro futuro, dei meccanismi di autopromozione, come amaramente possiamo constatare in questi giorni.
Penso, quindi, che questa norma che noi ci apprestiamo ad approvare debba essere una bussola per il legislatore. La norma che riguarda la promozione e la partecipazione alla vita economica e sociale credo che debba essere opportunamente letta insieme a quella dell'equità tra generazioni. Infatti, credo che questo principio inserito in Costituzione possa essere una leva e un grimaldello molto forte nelle mani della Corte costituzionale, che potrà valutare la coerenza costituzionale delle decisioni del legislatore proprio alla luce di questo principio. Credo che, se la giurisprudenza costituzionale utilizzerà in modo appropriato e stringente questo criterio, potrà produrre molti effetti innovativi nella legislazione, quegli effetti innovativi che - ahimè - la politica di sua spontanea volontà non è in grado di introdurre da molti anni debbo dire e non solo negli ultimi anni, collaborando e concorrendo a determinare il carattere gerontocratico, chiuso e bloccato della nostra società.
Da questo punto di vista, credo che le norme sulla partecipazione sull'elettorato attivo e passivo sia alla Camera che al Senato debbano essere lette sia come un adeguamento alla realtà della gran parte dei Paesi europei, sia come un elemento che può aiutare a introdurre nelle istituzioni il punto di vista dei giovani. Noi abbiamo istituzioni rappresentative, che ovviamente rappresentano la realtà sociale del Paese e che, quindi, hanno una prevalenza di anziani. Tale prevalenza è determinata ancora di più da limiti di età che innalzano la partecipazione all'elettorato attivo e passivo. Questo elemento fa sì che nelle istituzioni non ci sia una rappresentanza degli interessi delle generazioni escluse. Quindi, nessuno si alza quando vengono mantenute norme a tutela delle pensioni di anzianità, a tutela di mercati chiusi all'accesso, nessuno si alza a tutelare l'interesse di coloro i quali sono portatori di una visione e di un interesse diverso da quelli che tutelano lo status quo e i propri privilegi.
Quindi, penso che, da questo punto di vista, possa essere un inizio di un cambiamento, che ovviamente deve comportare una responsabilità costante da parte delle classi dirigenti, del Governo e del Parlamento, affinché ci sia corrispondenza tra questo principio costituzionale e le politiche, perché la politica sia più attenta a tutto quello che riguarda il futuro delle giovani generazioni e, quindi, la responsabilità fiscale e di bilancio, la responsabilità dei sistemi di welfare, la responsabilità ambientale. Occorre mettere al centro delle politiche pubbliche la questione ambientale. È un interesse ed è un tema fortemente sentito dai giovani. È la politica di contrasto alle corporazioni.
Concordo con il collega Ria che, allorché si metterà mano anche alla legge elettorale, noi dobbiamo porre la questione dei limiti di età e della partecipazione alla vita istituzionale. Infatti, ci sono delle generazioni (ne facciamo parte anche noi) che non mollano e non è possibile che ci siano generazioni protagoniste di tutte le stagioni politiche. Da una parte aumentando la partecipazione dei giovani, ma dall'altra anche limitando la partecipazione Pag. 33degli anziani, si può concorrere a mutare la composizione complessiva delle classi dirigente e politica.
Infine, per quanto riguarda gli emendamenti, apprezzo le modifiche dell'articolo 1. Continuo a ritenere che non sia adeguata l'espressione «appositi provvedimenti» e che sia, invece, limitativa, perché questo principio costituzionale non deve essere un principio che tutela come una categoria protetta i giovani, ma deve essere un criterio orizzontale che deve uniformare l'intera legislazione dello Stato e delle regioni e le azioni pubbliche. Tuttavia, questo profilo critico è forse attenuato dal capoverso successivo dell'emendamento 1.100 della Commissione e, cioè, quello del principio di equità tra generazioni come principio universale che deve orientare l'azione dei pubblici poteri. Comunque, credo sia un inizio di consapevolezza.
Naturalmente - e con questo concludo - non so se questa sia la richiesta principale dei giovani alla politica. Non credo che l'esigenza, il bisogno e il desiderio dei giovani oggi sia quello di poter far parte del Parlamento e delle istituzioni politiche e, non a caso, è così scarsa la partecipazione dei giovani alla politica. Penso che la politica debba ritornare ad essere interessante, mostrando di riuscire ad occuparsi dei problemi della società italiana, a partire da quelli dei giovani, e in questo modo forse attirerà dei giovani che potranno migliorare questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione, anche con riferimento ai subemendamenti presentati all'emendamento 1.100 della Commissione.

PIETRO LAFFRANCO, Relatore. Signor Presidente, in considerazione dell'emendamento sostitutivo 1.100 della Commissione, che è già stato approvato, mi permetto di chiedere ai colleghi che hanno presentato gli altri emendamenti all'articolo 1...

PRESIDENTE. Onorevole Laffranco, l'emendamento 1.100 della Commissione è stato presentato...

PIETRO LAFFRANCO, Relatore. Signor Presidente, è stato presentato ed approvato in Commissione.

PRESIDENTE. Noi siamo in Aula!

MARIO TASSONE. È una notizia, signor Presidente.

PIETRO LAFFRANCO, Relatore. Do una notizia, signor Presidente.

PRESIDENTE. Grazie della notizia.

PIETRO LAFFRANCO. Alla luce di questo, faccio una considerazione. La Commissione invita al ritiro, esprimendo altrimenti parere contrario degli emendamenti Tassone 1.3, Mura 1.11, Lanzillotta 1.10, Vanalli 1.5 e Mantini 1.6, mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.100. La Commissione esprime parere favorevole sul subemendamento Lanzillotta 0.1.100.1, così come riformulato in Commissione. La riformulazione proposta dalla Commissione è la seguente: sostituire la parola: «pubblica» con le seguenti: «politica, economica e sociale». La Commissione, altresì, invita al ritiro, esprimendo altrimenti parere contrario del subemendamento Zaccaria 0.1.100.2.
In particolare - aggiungo un'ultima considerazione -, in ordine all'emendamento Mantini 1.6, che contiene alcuni elementi estremamente apprezzabili ma che rischiano di essere, in un certo senso, troppo specifici, invito il presentatore a ritirare l'emendamento e, altresì, a presentare un ordine del giorno che credo che il Governo potrebbe accettare.

PRESIDENTE. Il Governo?

Pag. 34

GIORGIA MELONI, Ministro della gioventù. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

DAVID FAVIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, voglio solo annunciare il ritiro, come chiesto dal relatore, dell'emendamento Mura 1.11.

PRESIDENTE. Sta bene.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, ritiro il mio emendamento 1.3. Per quanto riguarda l'emendamento Mantini 1.6, del quale il relatore ha auspicato di trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno, prendendo atto che il collega Mantini è d'accordo, così come il Ministro, si accede alla richiesta.
Signor Presidente, andremo ad aderire e a convergere sul subemendamento Lanzillotta 0.1.100.1, che recupera, in parte, la formulazione di un subemendamento presentato in Commissione da me e dall'onorevole Mantini, che per un disguido non è stato considerato come tale. Vi è stato un qui pro quo in Commissione, ma la nostra formulazione è riportata chiaramente nel resoconto della Commissione, dove si fa chiaro riferimento all'accesso dei giovani nel mondo del lavoro e all'impegno sociale e politico. Ritengo che tutto questo sia, in gran parte, contenuto nell'emendamento sul quale noi convergiamo e al quale ho fatto, poco fa, riferimento. Ciò detto, signor Presidente, mi riservo di interloquire nelle fasi successive della nostra attività legislativa.

PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, intervengo soltanto per ritirare l'emendamento a mia firma 1.5.

PRESIDENTE. Sta bene.

LINDA LANZILLOTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, accedo all'invito al ritiro dell'emendamento a mia firma 1.10 perché è stato successivamente accettato il subemendamento a mia prima firma 0.1.100.1, nel testo riformulato, che sostanzialmente lo riproduce.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione del subemendamento Lanzillotta 0.1.100.1.
Onorevole Lanzillotta, accetta la riformulazione del subemendamento a sua prima firma 0.1.100.1 proposta dal relatore?

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, accetto la riformulazione del subemendamento a mia prima firma 0.1.100.1 e voglio evidenziare che il senso di questa nuova versione è proprio quello di sottolineare la partecipazione dei giovani alla vita sociale ed economica del Paese.
Lo scopo non è soltanto quello dell'allargamento della partecipazione alle istituzioni politiche, ma è quello di rendere i giovani molto più presenti nella vita del Paese, in modo che da lì parta la partecipazione alle istituzioni politiche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, vorrei intervenire su questo subemendamento e, di fatto, sulla sua nuova formulazione. Noi salutiamo con favore il superamento della formulazione del presunto, ipotetico e nuovo articolo 31-bis della Costituzione Pag. 35sia perché non ci piaceva dal punto di vista formale, sia perché non ci piaceva dal punto di vista sostanziale.
Siamo lieti che vi sia stato un approfondito dibattito in Commissione, che ha visto la partecipazione sia della maggioranza, sia dell'opposizione per giungere alla formulazione di due nuovi commi dell'articolo 31 vigente della Costituzione che, a nostro giudizio, danno un significato e un senso importante dell'attenzione della Costituzione nei confronti del mondo giovanile, un mondo oggi sicuramente in grandissima difficoltà.
Mi auguro - e mi rivolgo a tale proposito al Ministro - che soprattutto la maggioranza, che ha accolto un emendamento dell'opposizione, raccolga il senso di questa nuova formulazione perché non sempre in questo scorcio di legislatura, alla quale ho partecipato, la legislazione ordinaria è andata nel senso del significato che noi vogliamo attribuire.
Preannunzio il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori a questi due nuovi e importanti commi dell'articolo 31 della nostra Costituzione.
Ci chiediamo che cosa ne sarà, alla luce di questa nuova formulazione costituzionale - che ovviamente deve fare il suo iter di quattro passaggi -, per esempio, della legislazione sul lavoro, del precariato.
Mi domando ancora che ne sarà - lo accennava prima giustamente la collega Lanzillotta - della legislazione in materia di pensioni, della legislazione - e su questo ringrazio gli amici dell'Unione di Centro per il Terzo Polo per aver posto questo problema, che abbiamo posto anche noi - per la casa, della politica per la famiglia e delle politiche sociali. Noi crediamo che molte norme possano diventare incostituzionali alla luce dell'approvazione della filosofia di questa normativa e chiediamo alla maggioranza per il futuro, ma anche in sede di revisione del passato, di rendersi conto che tanta parte della legislazione vigente in questo momento, formulata per fortuna con il nostro voto contrario ma purtroppo con l'approvazione del Parlamento, e il senso di questa norma vanno contro il mondo dei giovani. Per quanto riguarda più specificamente l'abbassamento dell'età per l'elettorato passivo, interverrò successivamente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Lanzillotta 0.1.100.1, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Golfo, Urso, Scilipoti, Tempestini, Casini, Gianni, Cesaro, Belcastro, Savino, Di Biagio, Jannone, Marchignoli, Galati, Reguzzoni...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 525
Votanti 512
Astenuti 13
Maggioranza 257
Hanno votato
509
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che i deputati Reguzzoni e Meloni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Contento ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo al subemendamento Zaccaria 0.1.100.2.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, credo che l'Aula si stia rendendo conto che stiamo votando alcune disposizioni e alcune modifiche della Prima Parte della Costituzione. Perché ci sia consapevolezza su questo delicato compito, ricordo ai colleghi che dal 1948 la Prima Parte della Costituzione è stata modificata Pag. 36solo tre volte: l'articolo 27, l'articolo 51 e l'articolo 48, in parti testuali, piccolissime.
Con questo provvedimento, in un frangente della vita politica molto complesso e che vede l'Aula coinvolta in questa vicenda, stiamo affrontando un inserimento di ben quattro disposizioni, due nella Prima Parte e due che toccano la Seconda Parte. Quindi, richiamo l'attenzione su questo fatto perché in realtà oggi iniziamo un procedimento complesso; sono abbastanza preoccupato del fatto che abbiamo contemporaneamente, tra Camera e Senato, una decina di proposte di legge costituzionale, la prossima settimana discuteremo degli articoli 41, 17 e 118, poi dell'articolo 81. Raccomando grande attenzione, in via generale ma devo dire che questa vicenda è un po' diversa dalle altre che avremo o che abbiamo avuto alla nostra attenzione.
Si interviene su singole questioni con disposizioni molto puntuali e limitate e, dopo l'esame in Commissione, anche più calibrate. A mio modo di vedere, la prima formulazione presentata dal Governo non era così; era un po' confusa e metteva insieme questioni un po' diverse. Oggi, invece, abbiamo di fronte due posizioni molto più lineari. Attenzione, non vorrei che qualcuno qui cogliesse male lo spirito di questi interventi. Noi non interveniamo su una generazione, dimenticando le altre, ma interveniamo nell'ottica dell'articolo 3, secondo comma, della Costituzione, per superare condizioni e disuguaglianze di fatto. Il testo che abbiamo appena approvato, che prevede di promuovere la partecipazione dei giovani alla vita politica, economica e sociale del Paese, rappresenta un'esplicitazione dell'articolo 3, secondo comma della Costituzione. Io però intervengo su un'altra questione, sul principio che vogliamo realizzare, ossia sul fatto che le scelte politiche si informino a un principio di equità tra le generazioni. Tutta la giornata di ieri abbiamo molto riflettuto su come inserire questa formulazione. Io sostengo, insieme ai colleghi che lo hanno firmato, un testo in cui si dice: riconosce il principio di equità tra generazioni; il soggetto di questa espressione è la Repubblica. Abbiamo previsto questa formulazione perché è più semplice il riconoscimento, già previsto nell'articolo 2 e in altri articoli della Costituzione, di un principio che appartiene ormai al comune sentire. Non vuol dire tutelare i giovani rispetto agli anziani, ma operare un equilibrio o ancora meglio una equità sostanziale nelle scelte politiche più delicate. Questo è un principio importante, perché può diventare parametro dell'intervento della Corte costituzionale. La formula non è nuova. A livello europeo, nel preambolo della Carta di Nizza, si dice che «il godimento dei diritti previsti dalla Carta stessa fa sorgere responsabilità e doveri nei confronti degli altri, come pure della comunità umana e delle generazioni future». Spesso questo concetto si trova anche nei documenti delle Nazioni Unite e anche nel Trattato di Lisbona, all'articolo 3, comma 3, si parla di parità tra uomini e donne e di «solidarietà tra le generazioni». Credo, quindi, che la formulazione che proponiamo sia più convincente e più duttile, però capisco che in questa fase - ho fatto un intervento che servirà per i lavori preparatori - trovare una convergenza unitaria può essere un segnale che indica una direzione di marcia. Pertanto, ritiro il subemendamento che abbiamo presentato, sottolineando che questo tipo di formulazione è molto importante, perché contiene un importante elemento di novità nella Costituzione italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.100 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto per esprimere il voto favorevole dell'Unione di Centro per il Terzo Polo, su questo testo, così come emerge dai lavori della Commissione, attraverso i contributi di noi tutti. Naturalmente, il testo si presta anche a qualche considerazione, ma Pag. 37esprime un principio assolutamente importante. Noi siamo contrari ad una politica biologica, come già hanno detto i colleghi, una categoria introdotta dal nazismo. Siamo contrari anche a seguire le mode, però è anche vero che viviamo in un Paese che sembra aver adottato il motto di Pablo Picasso, secondo cui ci vogliono molti anni per diventare giovani.
No, esiste una questione che riguarda le generazioni, esistono dei problemi posti non solo dall'allungamento della vita biologica, per cui potremmo dire che la popolazione ringiovanisce, più che invecchia. Questo è un tema che meriterebbe, non per paradosso, una riflessione più seria.
Possiamo dire, inoltre, che vi è una questione ormai ontologica, non strutturale, del rapporto tra generazioni anche dal punto di vista dell'accesso al lavoro, alla conoscenza, alle reti del sapere portate dalla globalizzazione. Dunque, è giusto che un principio di questa natura sia inserito nella Costituzione.
Il testo a cui siamo pervenuti è un buon testo di principio. Noi, e concludo, avremmo voluto fare emergere meglio alcuni temi, evitare il rischio della solennità o, forse, per qualcuno, della retoricità del principio e fare emergere meglio non tanto le politiche in favore dei giovani che spettano al legislatore, ma un ancoraggio più preciso. Per questo, abbiamo parlato di favorire la concorrenza e l'accesso delle giovani famiglie all'autonoma abitazione. Si tratta di due grandi capitoli: le dinamiche del mondo del lavoro e l'accesso alla casa per le giovani famiglie. Il relatore e il Governo hanno espresso parere favorevole su questo principio, che tradurremo in un ordine del giorno che riteniamo quanto mai impegnativo, non solo per questo Governo, ma per tutti i Governi.
È sulla base di queste considerazioni che esprimiamo il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, quella che ci accingiamo a votare è un'autentica novità che introduciamo nella Costituzione. La scelta veramente innovatrice è quella di introdurre nella Costituzione la dimensione intergenerazionale applicata ai diritti. Stiamo per introdurre il parametro di costituzionalità dell'equità tra generazioni. La nostra Costituzione sarà la prima ad inserire questo parametro di costituzionalità.
Perché lo facciamo? Vi è il rischio dell'avventura? No, semplicemente recepiamo un'indicazione che trova la sua fonte in svariati atti dell'Organizzazione delle Nazioni Unite e dell'Unione europea.
Oggi stiamo dando contenuto al processo di integrazione europea, che spesso fa riferimento alla solidarietà tra generazioni, facendo acquisire dignità costituzionale ad un principio, appunto quello dell'equità tra generazioni, che - voglio ricordarlo in questo momento, che ritengo molto solenne - è apparso nella nostra legislazione ordinaria già una volta, nel 2006. Mi riferisco all'articolo 1, comma 763, della legge finanziaria per il 2007 del Governo Prodi. In questo articolo si parlava della stabilità delle gestioni previdenziali e l'allora Ministro Padoa Schioppa, grande europeista, ebbe un'intuizione straordinaria: fece inserire, per la prima volta in una legge italiana, un criterio per cui la stabilità delle gestioni previdenziali doveva dare vita ai provvedimenti necessari per la salvaguardia dell'equilibrio finanziario di lungo termine, avendo presente il principio del pro rata, e quindi un dato tecnico, ma poi veniva aggiunto: «comunque tenendo conto dei criteri di gradualità e di equità fra generazioni». Quella che è stata la grande intuizione di un grande europeista come Padoa Schioppa diventa oggi un articolo della Costituzione.
Credo che questo sia un momento solenne che merita l'attenzione di tutto il Parlamento per il grande passo che facciamo. Siamo i primi a farlo. Tutta l'Europa ha portato l'età a 18 anni: è un atto di giustizia farlo, ma la vera grande novità è quella che ho appena detto, e va dato Pag. 38atto al Ministro Meloni di avere accettato il confronto e di avere, poi, condiviso e proposto una soluzione di questo tipo, che fa onore a lei e al Parlamento che sta per adottarla.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mussolini. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, sentendo tutte queste enunciazioni di principio, molto importanti (ad esempio il riferimento al gap generazionale), mi stavo ponendo con molta semplicità un quesito. Dato che le nostre scuole, i licei, terminano a 18-19 anni del ragazzo, quest'ultimo non può neanche concludere l'ultimo anno; quindi, presumo che il Governo ponga in essere una serie di ripetizioni, di corsi.
Loro si mettono qui col grembiule e dicono alla mamma: «mamma vado in Parlamento», mentre la mamma risponde: «aspetta che ti aggiusto il fiocco» (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà). Così si rallenta l'ingresso all'università, perché, se un ragazzo entra qui a diciotto anni, in questo ambiente, esce a 23 anni e deve iscriversi all'università; infatti, stando qui non la può frequentare, perché deve lavorare, anche se questo non è un lavoro. Si rallenta, quindi, l'ingresso nel mondo del lavoro; pensiamo, poi, se si deve iscrivere a medicina.
Quindi, presumo che poi vi saranno delle ripetizioni da parte di professori che si mettono al banco accanto al deputato e, mentre questo ragazzo vota, gli prestano ripetizioni di latino, greco, matematica, così lui può votare e studiare. Grazie, benissimo, sempre meglio!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per fare una battuta sull'obiezione dell'onorevole Mussolini. È evidente che a diciotto anni si può fare anche il sindaco di Roma o il presidente della regione Lombardia, e si porrebbe lo stesso problema. Credo, tuttavia, che questo articolo sul quale stiamo intervenendo in questo momento sia molto importante. Lo hanno sottolineato i colleghi Bressa e Mantini. L'introduzione del principio di equità tra generazioni nella Costituzione è un grande passo avanti di civiltà giuridica e costituzionale per il nostro Paese.
Credo che, se fosse stato originariamente introdotto questo articolo, se avessimo avuto già questo principio nella nostra Costituzione, oggi non ci troveremmo con un debito pubblico di così grande portata. Credo che si debba ragionare, per il futuro, sull'impedimento di un meccanismo legislativo che troppo spesso si è abituato a scaricare sulla nuove generazioni i debiti contratti dalle precedenti. Credo che sia un meccanismo di equilibrio importante, che salvaguarda la finanza pubblica anche in un momento in cui stiamo ragionando con grande serietà sull'introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione.
Ho ricordato nel corso della discussione sulle linee generali come anche in altri Paesi europei (penso alla Spagna), in maniera assolutamente condivisa, si sia approvata una norma che inserisce il pareggio di bilancio nella Costituzione. Crediamo che il problema del debito pubblico, della legislazione in deficit, dell'attingere al debito pubblico, scaricando spesso sulle nuove generazioni i costi di leggi di spesa che vengono modellate ad uso e consumo delle società presenti, sia un meccanismo che oggi non regge più. Per questo, credo che la giustezza del principio inserito con questa formulazione, con il concorso ampio di tutte le forze politiche, nobiliti la nostra Carta costituzionale e faccia fare un salto di qualità al nostro Parlamento, con questo dibattito così alto e profondo proprio su un principio del quale si parla da tempo, ma che, finalmente, diventa norma, quello dell'equità tra generazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

Pag. 39

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, riconosco l'importanza di introdurre - come hanno detto l'onorevole Bressa e l'onorevole Baldelli - il principio dell'equità tra le generazioni, ma vorrei sapere che cosa significa, e poiché la Costituzione italiana è un documento in virtù del quale poi deve essere possibile andare da un magistrato e farsi riconoscere i diritti che sono negati, ho molta preoccupazione che introduciamo un principio incomprensibile. Infatti - parlo come economista - ci sono molti modi di interpretare il principio di equità fra le generazioni. Quindi, con molto dispiacere, mi asterrò su questo articolo, perché ritengo che la Costituzione italiana non possa essere un manifesto di buone intenzioni a cui non corrisponda niente di operativo.

PRESIDENTE. Saluto una delegazione di anziani del comune di Poggiardo, accompagnati dal sindaco, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 della Commissione, accettato dal Governo. Avverto che, a seguito dell'eventuale approvazione del presente emendamento, che sostituisce interamente l'articolo 1 del provvedimento, non si procederà alla votazione dell'articolo 1 medesimo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Aprea, Meloni, Tanoni, Strizzolo, D'Antoni, Santelli, Barba, Abrignani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 514
Votanti 484
Astenuti 30
Maggioranza 243
Hanno votato
476
Hanno votato
no 8).

Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'articolo aggiuntivo Zeller 1.02.

PIETRO LAFFRANCO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Esistono, infatti, alcuni elementi dissonanti rispetto all'impostazione e non possiamo dar luogo a frammentazione di leggi elettorali.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIORGIA MELONI, Ministro della gioventù. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Zeller 1.02 formulato dal relatore.

KARL ZELLER. Signor Presidente, noi non ritireremo questo articolo aggiuntivo, anche perché siamo convinti della bontà dello stesso, in quanto mira ad introdurre la facoltà per le regioni e per le province autonome di abbassare l'età per l'elettorato attivo a 16 anni. Non comprendiamo perché, in un provvedimento che mira a favorire la partecipazione dei giovani alla vita politica del Paese, sia dato parere negativo a questo articolo aggiuntivo, mentre in Austria e in Germania tantissimi Land hanno già applicato misure del genere proprio per favorire la partecipazione dei giovani alla vita politica. Manteniamo, quindi, questo articolo aggiuntivo e invitiamo i colleghi a votarlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, noi voteremo contro questo articolo aggiuntivo. Tuttavia, esso ripropone all'Aula Pag. 40un tema più volte ricorrente, sul quale abbiamo richiamato l'attenzione da parte del Governo e dei colleghi, ossia il tema delle regioni a statuto speciale. Qui si inserisce anche questo dato e questo aspetto, che non è ininfluente. Lo abbiamo fatto quando abbiamo parlato di federalismo e quando abbiamo trattato il Codice delle autonomie. Certamente, si tratta di un aspetto che tutti guardano con attenzione o su cui riflettono con attenzione, ma non viene affrontato in termini esaustivi. Vorrei capire dal collega Zeller per quale ratio, per quale ragione, egli chiede, per la sua regione, l'elettorato attivo a 16 anni. Perché sono migliori degli altri? Perché hanno più capacità degli altri? Certamente, vi è una situazione economica diversa dalle altre regioni, vi è un trattamento economico diverso dalle altre regioni, e ritengo che, dopo tanti anni, avremmo potuto lasciare questo retaggio delle regioni a statuto speciale e andare verso regioni a statuto ordinario.
Abbiamo approvato una serie di riforme, ma questo è un tabù, com'è un tabù quando si parla di regioni. Possiamo parlare della pesantezza del bilancio e della situazione economica del nostro Paese, ma nessuno parla delle regioni e di quello che rappresentano, anche per quanto riguarda l'economia nel nostro Paese.
Ritengo che Zeller ci debba dire qualcosa, a meno che non vi sia qualche tentativo di uno scambio territoriale per avere il suo voto. Non credo che sia questo, perché Zeller è un uomo d'onore, ma non vi è dubbio che si tratta di un problema e di un tema che va affrontato in termini seri, senza affidare questo dato e questo aspetto semplicemente ad un articolo aggiuntivo. L'Aula deve avere la forza e la capacità di approfondire un tema importante e fondamentale che riguarda anche l'assetto e l'architrave su cui deve reggersi il nostro Paese nel presente e nel futuro (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e di deputati del gruppo l'Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Futuro e Libertà è favorevole a questo articolo aggiuntivo per le motivazioni che rapidamente cercherò di sintetizzare. Anzitutto, abbiamo presentato un'altra proposta emendativa, tendente, in maniera più ampia, recependo una mia proposta di legge, ad estendere l'elettorato proprio in nome di quel diritto alla partecipazione e alla cittadinanza attiva che è una questione fondamentale in una fase nella quale la società italiana accusa i colpi di una sostanziale gerontocrazia nei centri decisionali e in Parlamento.
La proposta emendativa tende, quindi, a dare un senso di partecipazione allargata a soggetti sedicenni, che oggi non sono i sedicenni di vent'anni fa, ma che in termini di consapevolezza delle questioni sono certamente in grado di esercitare il loro voto. Questo articolo aggiuntivo, in modo particolare, ritengo che venga incontro ad un'esigenza avvertita a livello europeo. Penso all'Austria, penso a molti Länder tedeschi, penso alla stessa Francia, dove è in corso un dibattito in questo senso, e non voglio fare il difensore del collega Zeller, ma credo che il senso della limitazione alle regioni e alle province autonome dipenda dalla natura pattizia degli statuti delle regioni e delle province autonome, che hanno una differente impostazione nei loro statuti, e che quindi possono introdurre, a differenza delle regioni ordinarie, questo tipo di specificità nei loro ordinamenti regionali. Quindi, il dato giuridico credo che sia questo e poi sarà l'onorevole Zeller a specificarlo.
Su un piano di principio, ritengo che oggi un segnale anche in linea con quello che il Governo propone e che noi condividiamo, ossia la necessità di una maggiore partecipazione giovanile a quello che si chiama il perimetro pubblico della nazione, e quindi un invito alla partecipazione attiva, sia un fatto importante. Cercheremo di fissare la previsione a sedici Pag. 41anni con un successivo emendamento, ma, in questo senso, iniziare già da alcune elezioni regionali o, come avviene in alcuni Paesi europei, dalle amministrative, credo che non sia una riflessione peregrina, che comunque merita un approfondimento da parte del Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, prima di svolgere la mia dichiarazione di voto vorrei ricordare ai colleghi che l'articolo aggiuntivo parla delle regioni, cioè di tutte le regioni, e delle province autonome. Quindi, questa non è una norma che è destinata solo alle autonomie speciali, ma vale per tutti. Ciò detto, il Partito Democratico, nel suo programma elettorale per le elezioni del 2008, prevedeva la scelta di estendere il voto per le elezioni amministrative a chi aveva 16 anni, e quindi questa è un'ipotesi che noi abbiamo caldeggiato e che condividiamo. Vi è però da fare una valutazione oggi diversa. Stiamo per votare una riforma della Costituzione che ha prodotto nei lavori della Commissione un sostanziale accordo unitario.
Vi saranno anche altri emendamenti che condividiamo, perché la nostra posizione si spinge un po' oltre il testo prodotto dai lavori della Commissione. Tuttavia, riteniamo che, quando si tratta di modificare la Costituzione e il confronto politico in Commissione ha prodotto un risultato unitario, quest'ultimo non possa essere messo in discussione da emendamenti che pure condividiamo. Pertanto, nel caso specifico condividiamo il merito dell'articolo aggiuntivo, ma prevale la scelta politica di mantenere l'accordo costituzionale che la Commissione ha trovato. Pertanto, in sede di voto ci asterremo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, il nostro gruppo voterà contro l'articolo aggiuntivo in esame. Noi abbiamo accolto la questione di portare a diciotto anni l'età per la Camera con riferimento sia all'elettorato attivo che passivo, tuttavia, come ho detto ieri durante la discussione sulle linee generali, vorrei fermare un attimo questo entusiasmo per cui tale riduzione avrà come effetto uno svecchiamento del quadro politico nazionale.
Questo non c'entra assolutamente nulla, anche perché, in ordine alla riaffermazione del merito, permettetemi di dire che, a diciotto anni, al massimo si può dire che uno è un bravo studente. Credo che, prima di accedere ad incarichi e ruoli come questo, il merito presupponga che egli abbia fatto il suo percorso nella società civile, dove abbia dimostrato le sue capacità. Credo che anche i partiti dovranno farsi carico di questo. Immaginare, addirittura, di ridurre l'età a sedici anni, quando forse si è studenti dei primi anni delle scuole superiori, ci pare francamente eccessivo. Per questo, voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vi dico subito che non voglio assolutamente ostacolare l'approvazione di questo provvedimento - per carità, anzi, apprezzo molto il lavoro svolto dal Ministro Meloni -, tuttavia, vorrei che mantenessimo un po' tutti il senso delle proporzioni. Infatti, già il Paese è in una fase difficile - siamo, forse, anche in una fase drammatica - e non è che sfornando provvedimenti che inseguono demagogicamente l'onda dell'opinione pubblica, risolveremo i problemi; al contrario, li complicheremo sicuramente.
Con riferimento alle elezioni amministrative, diamo il voto ai sedicenni, ma vi faccio notare che non lo diamo agli extracomunitari Pag. 42residenti (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico e Italia dei Valori). Benissimo, lo diamo ai sedicenni: diciamo che devono partecipare, perché questo è un modo per liberarci la coscienza.
Noi ci stiamo liberando la coscienza, perché il sistema pensionistico fa sì che noi potremo andare in pensione a 60, 62, 63 anni, mentre i nostri figli non potranno andarci se non 10 o 15 anni dopo e, comunque, prendendo dallo Stato la metà di quanto prenderemo noi; inoltre, continuiamo con il vitalizio, perché anche per i prossimi eletti non si è deciso di fare ciò che bisognava fare e che era stato anche proposto. Nonostante tutto questo, diamo il voto ai sedicenni, perché in questo modo si realizza la parità di accesso tra i giovani e gli anziani (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico). Queste sono buffonate, cari amici, perché assumerci la responsabilità di fare una politica per i giovani è una cosa diversa (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia)!
Non voglio ostacolare il provvedimento, cari colleghi del mio gruppo, votatelo pure, perché, altrimenti, avrete la responsabilità e sarete additati all'opinione pubblica come coloro che vogliono bloccare un provvedimento che va verso i giovani.
Io sono diventato parlamentare a ventisette anni - non chiedetemi quanti anni ho adesso -, ma prima sono stato consigliere comunale, sono stato rappresentante degli studenti, sono stato eletto: lo scandalo è che, con questo provvedimento, porteremo in Parlamento il diciottenne amico, il figlio o il parente! Non porteremo quello meritevole, capace di accettare la regola della selezione democratica! Sono molto sconfortato (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, oltre alle considerazioni che sono state svolte dal Presidente Casini, vorrei sottolineare che, se l'interpretazione dell'articolo aggiuntivo in oggetto è quella descritta dal collega Bressa - e cioè, che si attribuisce questo potere a tutte le regioni -, questo articolo aggiuntivo non cambia solo l'articolo 48 della Costituzione, ma anche l'articolo 117, che attribuisce alla competenza esclusiva dello Stato sia la materia della cittadinanza e, quindi dei diritti elettorali, sia la materia della legislazione elettorale degli enti locali. Io non credo che sia opportuno ampliare la competenza delle regioni alla materia elettorale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale anche perché provengo dal Friuli Venezia Giulia, che è una delle regioni a statuto speciale.
Penso che questo articolo aggiuntivo introduca un principio eversivo dell'ordine costituzionale. Mi spiego: i diritti di cittadinanza non sono giammai di competenza delle regioni, ancorché a statuto speciale, perché sono la prerogativa basilare dello Stato.
È inammissibile che si prevedano deroghe al principio dell'elettorato attivo e passivo da parte delle regioni. Se vogliamo estendere anche ai sedicenni - come penso sia maturo - il diritto dell'elettorato attivo, facciamolo, ma facciamolo per tutti. Non avrebbe senso che i siciliani o i friulani possano farlo, e i lombardi e i piemontesi no (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

Pag. 43

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei solo chiarire all'onorevole Casini che lui ha svolto un intervento appassionato - parlando di un articolo aggiuntivo sul quale, credo, la stragrande maggioranza dell'Aula ha espresso il proprio parere non concorde - presentando quella proposta emendativa come se fosse una cosa demagogica e come se fosse una legge, dicendo: io non sono contro la legge, sono contro il fatto che si voti a sedici anni. Ma, lo siamo tutti - aspetti, Presidente, perché non ho finito - lo siamo tutti. Quindi, mi fa piacere che si sia appassionato su una cosa, ma quella non è la legge, è un articolo aggiuntivo, sul quale la stragrande maggioranza di quest'Aula ha già assunto una posizione.
Aggiungo anche che la passione dell'onorevole Casini lo porta a biasimare questa ignobile legge e vorrei ricordare all'onorevole Casini che, quel giorno, io, che ero in Aula insieme a lui, ho votato rosso, mentre l'onorevole Casini e tutti i suoi amici hanno votato verde (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
È utilissimo che vi sia un ravvedimento operoso - magari per non finire sul proporzionale, ma è la mia opinione - però, in quest'Aula, adesso, piano piano, non è che ognuno si alza e attribuisce agli altri quello che ha fatto lui, perché non è così (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, la pretesa dell'onorevole Zeller sembra quasi un'arroganza delle autonomie, che esiste sul nostro territorio. Mi riferisco ad un accenno che l'onorevole Tassone faceva prima su un tema importantissimo che in quest'Aula andrebbe dibattuto, soprattutto per riformare costituzionalmente privilegi che, ormai, trascorsi sessant'anni, queste autonomie e queste regioni non dovrebbero più avere.
Credo che questo sia il tema vero da discutere e risolvere in quest'Aula, perché, dopo sessant'anni, questi privilegi che le autonomie hanno sul territorio dovrebbero cessare, soprattutto in un periodo di economia lenta e bassa come questo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, ho molta simpatia e molta stima per l'onorevole Giachetti, il quale è sempre molto preciso, ma forse questa volta la memoria lo ha tradito. Gli ricordo, infatti, che quando discutemmo della legge elettorale in questo Parlamento, l'Unione di Centro presentò un emendamento per inserire nel «porcellum» le preferenze, che lo avrebbero trasformato in una proposta di legge votabile (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

GIAN LUCA GALLETTI. ...e solo sessanta parlamentari lo votarono, con il voto contrario proprio del Partito Democratico. Quindi, la memoria e le carte parlano chiaro sull'atteggiamento del mio gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, sarebbe corretto non mischiare cose che tra loro non c'entrano assolutamente nulla: il dibattito sulla specialità, sull'autonomia delle regioni e sulle regioni a statuto ordinario non è incardinato oggi in quest'Aula.
È un dibattito serio, che non si presta ad approssimazioni di alcun genere e neppure a strumentalizzazioni occasionali Pag. 44e temporanee di un tema che riguarda, invece, molte altre cose, ossia la possibilità che, a macchia di leopardo, in Italia, vi possano essere sedicenni che votano per le amministrative o per le regioni e, invece, in altri posti no.
Crediamo che vi sia un principio costituzionale fondamentale, per il quale i diritti fondamentali dei cittadini debbano essere regolati in modo uguale in tutto il territorio nazionale.

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, la invito a concludere.

FEDERICO PALOMBA. Tuttavia, per favore, vorrei che non venga incardinato in Aula il tema della specialità e dell'ordinarietà di tutte le regioni: se questo fosse, avrei ragioni molto importanti per dire che la specialità deve persistere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gottardo. Ne ha facoltà.

ISIDORO GOTTARDO. Signor Presidente, sono anch'io espressione di una regione a statuto speciale e con assoluta convinzione voterò contro questo articolo aggiuntivo.
Per la stima che ho nei confronti del collega Zeller, vorrei dire che questi argomenti, soprattutto quando si ha il dovere di rappresentare una specialità e una autonomia, vanno trattati con molta parsimonia. Il collega Zeller valuti, ad esempio, se non sia giunto il tempo che, dallo statuto di autonomia della provincia di Bolzano, venga tolto il divieto, per coloro che lì risiedono, di votare alle amministrative se non risultano residenti da almeno quattro anni. Credo che questo, trascorsi molti decenni da quella storia, sia un grave pregiudizio per le popolazioni, per esempio, di lingua italiana e per tutti coloro che dall'Europa vengono a risiedere a Bolzano; non si capisce perché dovrebbero votare i sedicenni ma non dovrebbero votare coloro che lì risiedono magari da due o tre anni e che secondo le vostre regole non hanno maturato il diritto.
Allora, se si vuole affrontare la questione, il collega Zeller sappia che apre una serie di questioni che poi non credo giovino ad una valutazione serena delle questioni dell'Alto Adige (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Biancofiore. Ne ha facoltà.

MICHAELA BIANCOFIORE. Signor Presidente, il collega Gottardo mi ha anticipato venendo da una regione a statuto speciale come la mia; io rappresento invece, come voi tutti sapete, e lo dico al Parlamento, la minoranza italiana della provincia autonoma di Bolzano. Mi incuriosisce molto e ringrazio tanto il collega Tassone e il collega Cimadoro che hanno posto il problema delle province autonome e delle regioni a statuto speciale perché, come ha detto giustamente il collega Gottardo, il presidente Casini parla di elettorato attivo e passivo agli extracomunitari residenti, ma la minoranza italiana in Alto Adige è molto meno di extracomunitari residenti, perché non ha diritto di elettorato passivo e attivo nella mia terra, nell'Alto Adige, che è parte integrante del sistema delle autonomie del Paese Italia (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
È giusto che il Presidente Napolitano invochi unità, ma io chiedo allora a questo Parlamento di porsi il problema che l'unità arrivi fino ai confini estremi e quindi fino al confine del Brennero e di preoccuparsi anche di quelle che sono le problematiche della comunità italiana. Se il Presidente Napolitano oggi prendesse la residenza a Bolzano, paradossalmente non potrebbe votare. E noi ci preoccupiamo di dare l'elettorato attivo ai ragazzini di sedici anni (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Landolfi. Ne ha facoltà.

Pag. 45

MARIO LANDOLFI. Signor Presidente, ritorno per un attimo sulla questione sollevata dall'onorevole Giachetti. È vero che ci fu un emendamento, onorevole Galletti, al cosiddetto porcellum per reintrodurre le preferenze. Fu presentato non dall'Unione di Centro ma dall'onorevole Buontempo, ricevette il voto di 88 deputati tra cui chi parla ma ricordo, onorevole Casini, che quando fu approvata quella legge ci fu chi, come l'onorevole Follini, poiché non la condivideva, si dimise. Questo è un gesto di coerenza che va apprezzato; mi lasci quindi sottolineare la coerenza dell'onorevole Follini con la sua incoerenza perché lei questa legge l'ha voluta, come l'ha voluta Forza Italia, come l'ha voluta allora Alleanza Nazionale e oggi lei la definisce un porcellum.
È una legge che sicuramente ha dato problemi, è una legge che va rivista, c'è un proposta di referendum in corso, ma è una legge che l'Unione di Centro ha voluto come hanno voluto tutte le forze che allora rappresentavano il centrodestra (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, se avessi ancora la gioia di avere dei bambini in casa e quei bambini tornando a casa mi chiedessero che cosa hai fatto oggi in Parlamento io risponderei: non ho fatto nulla! Non ho fatto niente, perché ci siamo occupati del niente (Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà)! La legge della signora Meloni è un niente, stiamo parlando di giovani che non hanno lavoro, non hanno scuola, non hanno futuro, non hanno modelli, non hanno una vita da vivere (Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
Nel giorno in cui è stata decisa, annunciata la chiusura dello stabilimento di Termini Imerese, e la radio addirittura, su Rai Tre, gli ha dedicato la mattina, stiamo parlando di giovani che non hanno dove andare, cosa fare e come rappresentare la propria vita e noi siamo qui a parlare di cose ornamentali e senza senso. È piuttosto umiliante essere parte di questa situazione (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianni. Ne ha facoltà.

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, vorrei solo esprimere l'apprezzamento per l'intervento dell'onorevole Casini e la condivisione del voto che lui ha espresso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Zeller 1.02, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Granata, Della Vedova, Di Girolamo, Traversa, Bianconi, Belcastro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 352
Astenuti 146
Maggioranza 177
Hanno votato
18
Hanno votato
no 334).

A questo punto sospendo l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 16.
Ricordo che alle ore 15 è previsto lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo si è stabilito quanto segue:
l'esame della mozione Franceschini ed altri n. 1-00694 presentata a norma Pag. 46dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Francesco Saverio Romano avrà luogo mercoledì 28 settembre, a partire dalle ore 16;
il seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana 19-23 settembre e non conclusi sarà inserito nel calendario dalla prossima settimana con priorità rispetto agli argomenti già previsti;
non avrà luogo, su richiesta dei presidenti delle Commissioni di merito, l'esame del disegno di legge n. 4434 e abbinate - Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (approvato dal Senato).

Sull'ordine dei lavori (ore 13,27).

SOUAD SBAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SOUAD SBAI. Signor Presidente, cari colleghi, mi rivolgo all'Aula per denunciare l'ennesimo scandalo internazionale a danno di minori italiani.
Molto si parla di Martina, bambina italiana di soli due anni, rapita dal padre tunisino e tradotta illegalmente in Tunisia all'insaputa della madre, Marzia Tolomeo. Oggi si apprende che la bambina è praticamente scomparsa nel nulla senza lasciare traccia. Si prefigura quindi il reato di sequestro internazionale di minore. Ma Martina non è la sola bambina ad aver subito questa sorte: altri sei casi sono giunti questa estate al numero verde «Mai più sola», e tutti dalla Tunisia.
È auspicabile che la Tunisia aumenti la collaborazione con l'Italia e altri Paesi, affinché si possa assicurare un esito positivo alle vicende che riguardano questi minori, anche allo scopo di confermare che la «Primavera araba» non intende aprire la strada a forme di estremismo o oscurantismo.
Chiedo formalmente al Ministro Frattini di agire immediatamente per sapere dov'è la piccola Martina (una bambina italiana) e quali sono le sue condizioni di salute, mentre all'Aula e ai colleghi tutti di unirci in un documento comune per la richiesta di un'azione internazionale di forte pressione sulla Tunisia, affinché tutti questi bambini italiani sequestrati tornino in Italia al più presto. A tal fine ho presentato un'interrogazione, che spero abbia risposta al più presto.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 13,30 è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro per i beni e le attività culturali e il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Iniziative per un piano organico di contrasto alla povertà - n. 3-01828)

PRESIDENTE. L'onorevole Mosella ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01828, concernente iniziative per un piano organico di contrasto alla povertà (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, signor Ministro, l'ultimo rapporto ISTAT che ha fotografato l'Italia ci Pag. 47dice che 15 milioni di persone sono a rischio povertà o esclusione sociale. Sono il 24,7 per cento della popolazione, mentre la media europea è del 23,1 per cento. Il 57 per cento di questi si trova nel sud del Paese. L'OCSE ci dice che i salari italiani sono tra i più bassi dei Paesi avanzati. La crisi che ha colpito di fatto i redditi da lavoro ha prodotto per molte famiglie un rischio povertà. Vengono colpiti i cittadini italiani, ma anche gli immigrati con regolare permesso di soggiorno. Non ritiene il Governo che sia opportuno promuovere, nel rispetto delle competenze costituzionali, un piano organico di contrasto alla povertà dentro questa crisi, individuando le risorse finanziarie necessarie?

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, il Governo ha già promosso in realtà un piano organico di contrasto alla povertà e all'esclusione sociale. Si tratta di un piano composto da prestazioni economiche e da nuovi strumenti come la carta sociale. Dal punto di vista della spesa per prestazioni contro la povertà, nel 2009 (ultimo dato disponibile per riunire tutte le componenti di questa spesa) abbiamo erogato circa 5 miliardi e mezzo di euro, considerando le pensioni sociali, gli assegni sociali, il fondo per le politiche sociali, il fondo usura, l'assistenza agli stranieri e ai profughi, i vitalizi per i perseguitati e i deportati, la social card e l'area di esclusione dall'IRPEF.
Non si possono poi non considerare tutte le misure a sostegno della famiglia, del lavoro, dell'invalidità e della casa che certamente presentano un risvolto di prevenzione e di lotta alla povertà. Nel 2009 abbiamo questi aggregati di spesa: 62 miliardi di euro per la famiglia; 44 miliardi di euro per il lavoro; 52 miliardi di euro per la invalidità e la non autosufficienza nella dimensione socio-sanitaria assistenziale necessariamente integrata; 9 miliardi per la casa.
Uno strumento specifico, come dicevo, è stata la carta acquisti, attraverso una sperimentazione che è prossima all'avvio concreto. Sarà affidata ad organizzazioni sociali attraverso la funzione responsabile delle amministrazioni municipali. La sperimentazione si concentra in alcune grandi realtà urbane, ove è maggiore la presenza della povertà assoluta.
La carta acquisti costituisce una infrastruttura che può essere alimentata non solo da risorse pubbliche dello Stato, delle regioni o degli enti locali ma anche, come è già avvenuto, da risorse private, perché l'obiettivo è quello di sostenere il contrasto e la prevenzione della povertà anche attraverso il dono, non soltanto come flusso di risorse private che si affiancano a quelle pubbliche (le cui esigenze di contenimento sono ben note), ma anche per sollecitare nei confronti delle persone bisognose quegli interventi che attraverso il contenuto relazionale possono consentire la inclusione delle persone nelle comunità di appartenenza.
Mi auguro presto di poter riferire al Parlamento anche sugli esiti di questa sperimentazione, vero e proprio strumento di sussidiarietà verticale verso gli enti locali e le comunità, ma anche orizzontale verso le forme che la società esprime come modi di autorganizzazione, affinché la povertà possa essere contrastata nei necessari termini di prossimità.

PRESIDENTE. L'onorevole Mosella ha facoltà di replicare.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, noi crediamo che le politiche attuate dal Governo, che sono state anche elencate, siano esattamente di segno opposto rispetto alle esigenze da affrontare in situazioni di povertà e di emarginazione. Parliamo dei più poveri tra i poveri.
Inefficace è stata la social card: è costata tanto, ha funzionato male, non ha assicurato un sostegno valido contro le sacche di povertà presenti sull'intero ter- ritorio Pag. 48nazionale. Repressiva e depressiva è stata la decisione del Governo di aumentare di un punto l'IVA. Si tratta di una scelta i cui esiti graveranno sui poveri molto più di quanto peseranno sui ricchi (si stima il 60 per cento), ma ci sono ormai tanti dati a disposizione di tutti. Drastici sono stati i tagli operati agli enti locali, che hanno il polso reale della povertà, che finiranno con l'incidere in primis sui servizi da destinare proprio a coloro che vivono condizioni di disagio.
A fronte di tutto questo, occorre non procedere per spot, mi spiace dirlo, tipo la social card. Occorre comprendere da subito ed affrontare il tema della povertà in modo organico (sono numeri imponenti quelli del nostro Paese) e non ricordarsi di esso solo quando sfocia drammaticamente in tragedia.
Di «rischio povertà» abbiamo già parlato a più riprese in quest'Aula e non solo in tempi recenti: anche quando il Governo assicurava che il Paese era un'oasi felice e che nulla poteva accadervi. Ora che abbiamo la certezza assoluta di avere molto da temere, il Governo arrabatta con lentezza esasperante rimedi improbabili, come l'aumento di un punto percentuale dell'IVA di cui ho detto e che costerà pesanti sacrifici alle famiglie anche quelle normali, figuriamoci alle famiglie più deboli, quelle del disagio e della povertà. Questo ritocco dell'IVA avrà effetti regressivi, perché - come evidenziano gli osservatori più qualificati - inciderà sui consumi delle famiglie a più basso reddito, quelle costrette a consumare quasi tutte le loro risorse per acquistare beni e servizi.

PRESIDENTE. Onorevole Mosella, la prego di concludere.

DONATO RENATO MOSELLA. Quindi, è presto detto. Noi incalzeremo il Governo affinché si faccia sul serio e almeno per questi milioni di persone (le povere tra i poveri) si mettano in campo dei provvedimenti seri.

(Iniziative volte ad assicurare il rispetto della disciplina degli obblighi contributivi e dei minimi contrattuali con particolare riferimento alle gare per servizi in cui viene utilizzato il sistema del massimo ribasso - n. 3-01829)

PRESIDENTE. L'onorevole Marmo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01829, concernente iniziative volte ad assicurare il rispetto della disciplina degli obblighi contributivi e dei minimi contrattuali con particolare riferimento alle gare per servizi in cui viene utilizzato il sistema del massimo ribasso (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ROBERTO MARMO. Signor Presidente, signor Ministro, in base agli articoli 1 e 2 della legge 23 ottobre 1960, n. 1369, recante la normativa per il divieto di intermediazione e di interposizione delle prestazioni di lavoro, si sanziona l'appalto vietato di manodopera, considerando tale la condotta di chi si interpone illecitamente tra il lavoratore e il datore di lavoro per l'intera durata del rapporto. Risulterebbe che in numerose gare per servizi appaltati ed attivati da diverse amministrazioni pubbliche, ivi compresa l'INPDAP, là ove sia utilizzato questo sistema del massimo ribasso, queste gare sono state partecipate - ed in alcuni casi vinte - da soggetti che sembrano ricadere nel suddetto divieto.

PRESIDENTE. Onorevole Marmo, la prego di concludere.

ROBERTO MARMO. In effetti, l'entità dei ribassi, infatti, è tale che appare impossibile, tenuto conto dei costi complessivi, che i soggetti vincitori possano adempiere agli obblighi contributivi nei confronti del proprio personale o, se vi adempiono, ciò accade in danno delle retribuzioni. Signor Ministro, vorremmo sapere quali provvedimenti si intendano adottare per incrementare i controlli sugli appalti riguardanti le prestazioni di servizi, in particolare...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Marmo. Pag. 49
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, apprezzo il quesito dell'interrogante, perché corrisponde ad una politica che abbiamo praticato nel corso di questi anni fortemente dedicata a contrastare l'interposizione illecita di manodopera. Vorrei ricordare anche la recente misura introdotta nella manovra da poco varata dal Parlamento, con la quale si è introdotto il reato di intermediazione illecita e di sfruttamento del lavoro, di cui agli articoli 603-bis e 603-ter del codice penale. Questo delitto è punito con la pena della reclusione da cinque a otto anni e con la multa da mille a duemila euro per ciascun lavoratore reclutato.
Questa disciplina rafforza quella già vigente in materia di somministrazione regolata di manodopera e, corrispondentemente, di divieto di interposizione illecita. Così come ancora ricordo recentemente, con la legge n. 106 del 2011, la disposizione secondo la quale «l'offerta migliore è altresì determinata» - leggo il testo della norma - «al netto delle spese relative al costo del personale, valutato sulla base dei minimi salariali definiti dalla contrattazione collettiva nazionale di settore tra le organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, e delle misure di adempimento delle disposizioni in materia di salute e di sicurezza nei luoghi di lavoro». Tutto questo si aggiunge a quanto dispone il Codice degli appalti e a quanto ancora dispone lo Statuto dei lavoratori. Quindi la legge c'è.
Recentemente ho avuto modo anche modo di produrre una circolare ricognitiva, con la quale sono state fornite istruzioni operative al personale ispettivo, con particolare riguardo al criterio di aggiudicazione al massimo ribasso. Potrei dire che nel riorientamento delle attività ispettive abbiamo chiesto di privilegiare le violazioni più gravi, tra le quali abbiamo considerato quella di cui stiamo parlando, con esiti molto significativi, perché nel 2010 abbiamo riscontrato quasi 16 mila violazioni, realizzando un incremento di queste contestazioni pari al 139 per cento in più rispetto a quelle del 2009.
Nel caso specifico l'INPDAP ci dice «di privilegiare le gare da aggiudicarsi con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa», «di avere già provveduto a impartire direttive in ordine alla verifica del costo del lavoro» e «che non ci sono pronunce del giudice amministrativo che abbiano censurato i provvedimenti adottati dall'istituto» sotto questo profilo da lei denunciato. Quindi, la guardia è alta a proposito di una violazione rilevante dei fondamentali diritti nel lavoro.

PRESIDENTE. L'onorevole Marmo ha facoltà di replicare.

ROBERTO MARMO. Signor Presidente, signor Ministro, sono soddisfatto della risposta e incito il Governo ad andare avanti su questa strada, anche perché voglio ricordare che siamo in un contesto economico nazionale, e non solo, difficilissimo. Le aziende boccheggiano e le situazioni di questo tipo possono danneggiare un'economia già difficile.

(Intendimenti e iniziative del Governo in relazione alla annunciata chiusura dello stabilimento Irisbus in provincia di Avellino - n. 3-01830)

PRESIDENTE. L'onorevole Barbato ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01830, concernente intendimenti e iniziative del Governo in relazione alla annunciata chiusura dello stabilimento Irisbus in provincia di Avellino (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, l'Italia dei Valori sta difendendo, con i denti e con le unghie, i 685 lavoratori dell'Irisbus nell'avellinese - più l'indotto, per un totale di 1.412 lavoratori - i quali hanno dimostrato sul campo, sulle catene di montaggio, efficienza e produttività. Per Pag. 50noi, per l'Italia dei Valori, questa già sarebbe una ragione forte, sacrosanta e sufficiente per dire alla politica che questa dovrebbe essere oggi la vera ragione sociale della politica tutta, cioè difendere l'occupazione e il lavoro.
Ma non è solo per questa ragione - ve ne sono almeno altre due - che noi difendiamo questa azienda. La seconda ragione è perché si sta cancellando un segmento strategico del sistema industriale italiano importante, perché l'Irisbus è l'unica azienda in Italia che costruisce gli autobus e nella visione economico-industriale che abbiamo non vogliamo perdere un segmento così importante della nostra industria italiana, determinando poi l'acquisto degli autobus dalle aziende estere o dalle consorelle dell'Irisbus, in Francia o nella Repubblica Ceca.
Poi vi è una terza ragione: in questo modo si impoverisce la provincia dell'Irpinia che già non ha grandi realtà industriali e, quindi, si fa morire un territorio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, penso che l'interrogante vorrà comprendere se la risposta viene dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali, che pure segue con attenzione la vicenda dell'Irisbus, e non dal Ministro dello sviluppo economico, al quale correttamente l'interrogazione era stata rivolta, in quanto Ministro che coordina i tavoli relativi al futuro di questa importante azienda.
Il Ministro Romani è assente perché, proprio in questo momento, è in corso presso il suo Ministero un incontro ulteriore dedicato alle prospettive di questa società e dei suoi lavoratori.
L'impegno che abbiamo preso sin dall'inizio è quello non soltanto di garantire un'adeguata protezione del reddito dei lavoratori - garanzia che ribadiamo in questa sede - ma anche la continuità produttiva di questo stabilimento alla luce delle considerazioni condivisibili dell'interrogante con riferimento all'area nella quale esso insiste ed alle specifiche capacità produttive riferite anche, in particolare, al trasporto collettivo.
Voglio ricordare che in una certa misura si riflette sulle difficoltà di questa azienda anche la crisi del trasporto pubblico locale in Italia, frammentato in troppe società, caratterizzate largamente da gestioni inefficienti che devono essere affrontate - ed è intenzione del Governo farlo - non soltanto in termini di risorse, ma soprattutto in termini di accordi con le regioni per un'adeguata razionalizzazione di questo comparto in modo che anche lo stesso rinnovo del parco di automezzi possa realizzarsi secondo quella maggiore concentrazione delle politiche di acquisto che dovrebbe garantire efficienza e domanda pubblica adeguata a sostenere le attività del settore.
C'è nel caso specifico un'ipotesi, di cui si è discusso, di cessione ad altro imprenditore valutato positivamente nel caso di Termini Imerese. Mi riferisco alla DR Motor Company e credo che si dovrà comunque garantire la continuità produttiva, al di là dell'assetto proprietario, perché questa rappresenta il bene oggettivo con i conseguenti profili occupazionali diretti e indotti cui l'interrogante ha fatto riferimento.
Qui mi fermo perché l'incontro è in corso e io stesso lo sto seguendo attraverso un nostro rappresentante perché tutto il Governo si sente impegnato per gli obiettivi di continuità produttiva ed occupazionale di cui abbiamo parlato.

PRESIDENTE. L'onorevole Barbato ha facoltà di replicare.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, per la verità, non sono insoddisfatto della risposta del Ministro, ma, a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, sono indignato per la risposta che arriva dal Governo! Sono indignato soprattutto per la risposta che questa mattina i lavoratori dell'Irisbus hanno ricevuto dal Governo in Pag. 51via Molise, sotto il Ministero dello sviluppo economico, dove sono stati sequestrati e letteralmente fatti prigionieri dalle forze di polizia: infatti non potevano uscire da via Molise né dal lato di via Veneto, né dal lato di via di San Basilio. Sono stati sequestrati cento lavoratori, cento cittadini, ai quali non si dava neanche la possibilità di andare via, mentre questi volevano andare via perché si era sciolta la manifestazione!
Queste sono le risposte di questo Governo e di questo Ministro dell'interno, che probabilmente è solo interessato a portare, per esempio, la testa di Alenia al Nord dove lavora la moglie, vicino a casa sua. In questo modo, si sta distruggendo l'industria del Sud Italia.
Queste sono le risposte violente e prepotenti che vengono dal Governo. Vediamo che questo Governo sul lavoro e sull'occupazione è un Governo impotente! Berlusconi è un'impotente! Altro che otto a notte!
Questo è un Governo che sull'occupazione, sul lavoro e sull'economia non dà risposte! È questa la ragione per la quale sfidiamo il Governo Berlusconi. L'Italia dei Valori chiede che ci sia una vertenza presso Palazzo Chigi perché è lì che bisogna portare oggi la vertenza in quanto essa ha delle implicazioni con i Ministeri del lavoro e delle politiche sociali, dei trasporti, dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dell'economia e delle finanze. Quindi, è in capo al Ministero e alla Presidenza del Consiglio che bisogna portare questa vertenza.

(Prevista incidenza delle riforme dell'apprendistato e del tirocinio formativo sull'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro - n. 3-01831)

PRESIDENTE. L'onorevole Pelino ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01831, concernente la prevista incidenza delle riforme dell'apprendistato e del tirocinio formativo sull'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

PAOLA PELINO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, questo Governo che viaggia nell'ottica di dare ai giovani una formazione adeguata alle esigenze del mondo del lavoro con la nuova riforma dell'apprendistato fornisce uno strumento che consente il passaggio dalla scuola al lavoro. Chiedo in che misura questo provvedimento inciderà sull'occupazione dei giovani italiani nel mercato del lavoro.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, ringrazio l'interrogante perché consente al Governo stesso di spiegare le ragioni di un intervento normativo recente, quello varato nel contesto della manovra a proposito dei tirocini formativi, che si pone in relazione - come ha opportunamente detto l'onorevole interrogante - con la riforma dell'apprendistato.
La riforma dell'apprendistato ha l'ambizione di fare di queste tipologie contrattuali - quelle che riconduciamo nella definizione di apprendistato - il modo ordinario dei giovani di entrare nel mercato del lavoro e di recuperare quell'integrazione tra apprendimento e lavoro che il disastro educativo prodotto in Italia dagli infausti anni Settanta ha invece voluto separare. L'integrazione tra apprendimento e lavoro significa riconoscimento del lavoro come parte essenziale del processo educativo e formativo della persona e significa anche opportunità di adattamento, di conoscenza teorica e di specifiche conoscenze pratiche.
Il contratto di apprendistato consente di conseguire anche titoli formativi o educativi dalla qualifica triennale al diploma quadriennale, ai titoli di studio superiori o degli istituti di formazione tecnica e tecnica superiore, fino alla laurea e ai dottorati di ricerca. L'attenzione è stata spostata per i contratti di apprendistato dai profili formali e burocratici consistenti del presente e del passato invece ai profili più Pag. 52sostanziali delle competenze delle persone, competenze che possono essere anche certificate dalle regioni in termini di vera e propria ricognizione di mestiere.
Di fronte a ciò era importante evitare che vi potessero essere, come vi sono stati, modi impropri di far evitare alle imprese il ricorso al contratto di apprendistato, come modi impropri sono certamente stati i tirocini quando sono stati utilizzati impropriamente e insistentemente. La norma si limita a disciplinare i soli tirocini formativi e di orientamento legati alla transizione dalla scuola al mercato del lavoro, mentre non si rivolge ai tirocini che possono essere impiegati per reimpiegare adulti, per favorire il ritorno di adulti nel mercato del lavoro. In questo senso i limiti che vengono introdotti sono funzionali a rendere il tirocinio strettamente correlato all'attività di apprendimento, a evitare quegli abusi, a consigliare quanto più l'utilizzo del contratto di apprendistato come modo conveniente tanto per l'impresa quanto per il lavoratore per il primo ingresso nel mercato del lavoro.

PRESIDENTE. L'onorevole Pelino ha facoltà di replicare.

PAOLA PELINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio il signor Ministro perché le sue parole e le assicurazioni fornite ci offrono la possibilità di garantire a questi giovani non solo una formazione adeguata ma anche di affrontare questo argomento dell'occupazione che risulta essere uno degli argomenti più seri del nostro Paese e che coinvolge anche tutti gli altri paesi sviluppati.
Ribadisco che questo provvedimento sicuramente mette insieme lavoro e formazione qualificando il primo attraverso il secondo, allo scopo di contrastare - ahimè - quel fenomeno anche del «lavoro rifiutato» che è presente in larga misura anche in un periodo di crisi come l'attuale.
Quindi, mi auguro che questa formulazione sia anche rivolta alle situazioni che un territorio può offrire. Naturalmente noi cerchiamo di fare in modo che i giovani, una volta espletati i loro studi, possano con la formazione restare anche nel territorio, evitando questa transumanza, che di solito avviene quando non c'è un'adeguata formazione dell'istruzione.

(Iniziative per la modifica dell'articolo 182 del codice dei beni culturali al fine di ampliare i requisiti di accesso alle qualifiche di restauratore e collaboratore restauratore di beni culturali - n. 3-01832)

PRESIDENTE. L'onorevole Cavallotto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01832, concernente iniziative per la modifica dell'articolo 182 del codice dei beni culturali al fine di ampliare i requisiti di accesso alle qualifiche di restauratore e collaboratore restauratore di beni culturali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

DAVIDE CAVALLOTTO. Signor Presidente, signor Ministro, le Commissioni parlamentari VII e VIII della Camera dei deputati, in data 28 settembre 2010, hanno approvato una risoluzione che impegna il Governo a modificare la disciplina recata dall'articolo 182 del decreto legislativo n. 42 del 2004, al fine di ampliare i requisiti di accesso alle qualifiche di restauratore e collaboratore restauratore di beni culturali. Si tratta di un provvedimento necessario affinché vengano considerate prioritarie, alla luce dei lunghi anni trascorsi dalla definizione della disciplina, le esigenze degli operatori più giovani e, in generale, di chi, alla scadenza prevista dalla legge per l'applicazione della disciplina transitoria, non aveva ancora maturato una formazione istituzionale o un'esperienza lavorativa adeguata, ma aveva successivamente arricchito il proprio curriculum. A seguito della suddetta risoluzione, in data 19 novembre 2010, il Ministro ha sospeso la procedura di selezione pubblica, precedentemente indetta con apposito bando, al fine di rivedere la disciplina per il riconoscimento della qualifica di restauratore e collaboratore restauratore di beni culturali. Alla sospensione Pag. 53del bando, secondo quanto dichiarato dal Ministro competente, sarebbe dovuta seguire la revisione, ad oggi ancore in itinere, dell'articolo 182 del codice dei beni culturali, considerata la necessità di individuare criteri coerenti e non discriminanti con l'effettiva realizzabilità degli obiettivi perseguiti dalle norme in materia, in particolare per quanti hanno frequentato scuole regionali che erogano una formazione equiparabile alle scuole statali. Vorremmo sapere quali iniziative di competenza e quali criteri il Ministro intenda adottare per la modifica del citato articolo 182 del codice dei beni culturali per definire un quadro giuridico razionale ed equo, anche al fine di evitare eventuali contenziosi.

PRESIDENTE. Il Ministro per i beni e le attività culturali, Giancarlo Galan, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GALAN, Ministro per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, sin dal giorno del mio insediamento al Ministero per i beni e le attività culturali ho trovato questo tra i dossier più difficili e complicati e anche di più lunga gestazione. Allora, ho cercato di entrare subito nella questione per risolverla, perché da troppo tempo essa costringe ad attendere persone, uomini e donne, che hanno aspettative assolutamente legittime. Ci si è mossi fra i due punti del dibattito: da un lato, la richiesta pressante di allargare il più possibile i cosiddetti paletti e in pratica di permettere a tutti l'accesso alle qualifiche di restauratore, dall'altro, l'esigenza invece di tutelare una tradizione italiana antichissima, un patrimonio culturale vastissimo e complicato da gestire, quindi la qualità. Ecco: qualità e quantità. Il 7 luglio del 2011 il Consiglio dei Ministri ha approvato il mio schema di disegno di legge con il quale si ampliano, come richiesto dalla Camera, i requisiti di accesso alla qualifica di restauratore, ma si ampliano i requisiti di accesso alla prova di idoneità, risolvendo i problemi che erano sorti nel corso della legislatura. Qual è la situazione oggi? Oggi il testo attende il via libera dalla Conferenza Stato-regioni. Io l'avevo portato il giorno 27 luglio, ma probabilmente le regioni avevano qualcos'altro di cui discutere in quel momento. Sarà portato domani, 22 settembre, e spero davvero che sarà approvato, in modo da poterlo trasferire al Parlamento, preferibilmente al Senato, dove nel frattempo un disegno di legge è stato da poco presentato dall'opposizione. Spero, credo e lavorerò fortemente perché in quella sede si vari una legge unitaria - lo dico apertamente, le premesse ci sono tutte - nella quale tutelerò ovviamente le richieste che sono venute dal Parlamento - cioè ampliare i criteri - ma tutelerò anche indiscutibilmente la direzione che fissa, nella tutela del patrimonio culturale e della nostra gloriosa tradizione di eccellenza nel settore, uno dei criteri fondamentali nell'approvazione di una legge.

PRESIDENTE. L'onorevole Cavallotto ha facoltà di replicare.

DAVIDE CAVALLOTTO. Signor Ministro, la professione di restauratore costituisce un patrimonio di sapere e di eccellenza inestimabile e garantisce al Paese un primato mondiale nell'attività di restauro, conservazione e tutela del patrimonio storico-artistico, soprattutto nel nord di questo Paese. Ad Aramengo, ad esempio, un paesino del nord dell'astigiano, ha sede uno dei più importanti laboratori di restauro di opere d'arte di tutto il mondo e come questo vi sono molti altri esempi di artigiani, soprattutto al nord, che tramandano di generazione in generazione questa nobile arte, che è un vanto per il nostro Paese.
L'attuazione dell'articolo 182 comporterà la soluzione di numerose difficoltà applicative riguardanti l'applicazione della disciplina. Erano stati esclusi non pochi soggetti, inclusi quelli operanti nel settore, perciò è bene che abbiamo cercato di trovare una soluzione, e la ringrazio per quello che lei sta cercando di fare per riuscire a risolvere un problema, ma soprattutto per garantire la qualità degli operanti. Noi della Lega poniamo particolare Pag. 54attenzione nei confronti degli operatori più giovani, che, oltre a non poter conseguire in via transitoria la qualifica di restauratore, potrebbero incontrare difficoltà nell'accedere ai nuovi corsi di formazione. Signor Ministro, grazie del lavoro che svolgete (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Problematiche concernenti la determinazione del canone degli alloggi di servizio militari occupati da utenti senza titolo - n. 3-01833)

PRESIDENTE. L'onorevole Bosi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01833, riguardante problematiche concernenti la determinazione del canone degli alloggi di servizio militari occupati da utenti senza titolo (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, onorevole Ministro, ho sollevato attraverso questa interrogazione un problema più per questioni di metodo che non per questioni di merito, anche se queste ultime, ovviamente, sono molto importanti. L'Assemblea della Camera dei deputati ha approvato una mozione che il sottoscritto ed altri avevano presentato - è stata approvata, mi sembra, all'unanimità - nella quale si fissavano dei criteri ai quali si doveva attenere il Ministero della difesa in ordine alla concessione o al mantenimento del canone di locazione per soggetti che occupano questi alloggi.
Ora si apprende che vi è un decreto del Ministro che stravolge questi criteri. Ecco perché vorrei sapere quali sono le motivazioni e anche segnalare questa difformità abbastanza marcata e grave.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, darò lettura all'onorevole Bosi della risposta fornita dal Ministero della difesa. In merito alla questione relativa agli alloggi, il Dicastero, a seguito dell'entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010, intende procedere con oculata gradualità al recupero di quelli detenuti dai senza titolo.
Ciò avverrà nell'attenta ricerca della salvaguardia delle situazioni oggettive rinvenibili in termini reddituali e familiari dell'utenza di fatto interessata in base alla reale capacità di ripristino e riassegnazione all'utenza degli aventi titolo. In sintesi, sarà avviato un piano di recupero mirato e graduale, in considerazione degli effetti che tale azione potrebbe produrre sul personale e sulle famiglie interessate.
Il Ministero della difesa precisa, altresì, che sono escluse dal rilascio dell'alloggio le categorie protette ai sensi del decreto ministeriale annuale di gestione del patrimonio immobiliare della Difesa. Quindi, il Ministero della difesa, in sede di predisposizione del decreto ministeriale per la rideterminazione dei canoni degli alloggi di servizio militari occupati da utenti senza titolo, decreto ministeriale del 16 marzo 2011, in attuazione della disciplina primaria che dispone la rideterminazione del canone per tutto il personale non avente titolo sulla base del prezzo di mercato, del reddito e della durata dell'occupazione, ha prestato particolare attenzione alla tutela del personale rientrante nei parametri fissati dal decreto ministeriale annuale citato.
In tale quadro è stata data piena attuazione alla mozione n. 1-00559 approvata, pressoché unanimemente, dall'Assemblea della Camera nella seduta dell'8 febbraio 2011, prevedendo la non applicabilità della rideterminazione agli utenti non aventi titolo con reddito non superiore a euro 40.167 per l'anno 2010, incrementato di euro 1.259 per ogni familiare a carico oltre il terzo, ovvero rientranti, alla data del 31 dicembre 2010, nelle categorie cosiddette protette individuate dal decreto ministeriale del 23 giugno 2010.
Per quanto riguarda, invece, l'aggiornamento del canone rideterminato, il Ministero della difesa osserva che la misura Pag. 55pari al 75 per cento della variazione accertata dall'ISTAT per l'ammontare dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, citata nell'atto, è prevista dall'articolo 295 del codice dell'ordinamento militare e attiene esclusivamente ai canoni applicati agli utenti cosiddetti in titolo, concessionari di alloggi e di servizi in esecuzione di idonea concessione, fattispecie, quest'ultima, evidentemente diversa dalla previsione dell'aggiornamento annuale del canone rideterminato nella percentuale del 100 per cento che riguarda, invece, gli alloggi occupati dai senza titolo di cui all'articolo 2, comma 6, del decreto ministeriale del 16 marzo 2011. La misura di tale adeguamento, peraltro, risulta coerente con quanto previsto dalla norma primaria a cui il decreto in parola dà attuazione.
Pertanto, onorevole Bosi, il Ministero della difesa rappresenta che è ragionevole sostenere che gli impegni assunti dal Governo con la mozione richiamata dagli onorevoli interroganti risultino pienamente attuati.

PRESIDENTE. L'onorevole Bosi ha facoltà di replicare.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro della risposta, però debbo considerarmi non soddisfatto, nel senso che quelle difformità che ho riportato, denunciato e segnalato prima rimangono anche dopo la lettura della sua risposta che fa riferimento, ovviamente, ad una relazione del Ministero della difesa sulla base dell'ultimo decreto ministeriale adottato.
Le difformità sono numerose. Non solo la tutela delle categorie protette, che è stata in qualche misura ricordata, ma anche quella, per esempio, circa l'aggiornamento dei canoni ISTAT. Questo che, normalmente, avviene al 50 per cento dell'incremento ISTAT, viene applicato al 100.
Il problema è un problema che conosco perché sono stato per cinque anni sottosegretario alla difesa e mi sono occupato, fra l'altro, anche del problema degli alloggi. Quando gli alloggi servono al personale di servizio, giustamente, si deve reclamare che vengano liberati, quando però, come in molti di questi casi avviene, questo personale non è di servizio e non vi sono, quindi, esigenze di servizio, non si vede per quale motivo non si debba tenere conto delle persone che vi abitano, che hanno dato la loro vita alla difesa e che non debbono essere trattate come un qualunque inquilino.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Bosi.

FRANCESCO BOSI. Credo vi sia la necessità di una riflessione riguardo la materia in oggetto perché, indubbiamente, il movimento anche di questi ex dipendenti del Ministero della difesa che occupano gli alloggi è molto imponente e reclama giustizia. Io credo che abbiano ragione (Applausi di deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Situazione dei minori stranieri trattenuti a Lampedusa - n. 3-01834)

PRESIDENTE. L'onorevole Zampa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01834 concernente la situazione dei minori stranieri trattenuti a Lampedusa (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, quando, nel 1991, il nostro Paese ha ratificato, con una sua legge, la Convenzione ONU si è impegnato, in quel momento, a dare protezione e accoglienza alle persone di età minore. A tutti, senza alcuna discriminazione né distinzione tra loro.
È esattamente il caso, e a maggiore ragione dovrebbe valere e vale per loro, di tutti quei minori che non hanno tutela genitoriale e, quindi, sono assolutamente soli, come è nel caso dei ragazzi, degli adolescenti e dei bambini che sono sbarcati a Lampedusa in questi mesi, privi di protezione. Pag. 56
Ebbene, sappiamo, e lo abbiamo denunciato più volte anche in quest'Aula, che in questo caso il nostro Paese sta violando un trattato internazionale, che siamo in una situazione di illegalità e che, inoltre, a me pare di potere dire, sta offendendo il sentimento umanitario degli italiani.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Zampa.

SANDRA ZAMPA. Noi vogliamo, dunque, sapere cosa il Governo intende fare perché tutto questo cessi al più presto e quali sono le informazioni che ci possono essere date riguardo alla detenzione nella quale questi adolescenti e bambini sono trattenuti da troppo tempo.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, do lettura della risposta fornitami dal Ministero dell'interno all'interrogazione dell'onorevole Zampa sul problema dei minori stranieri non accompagnati sbarcati sull'isola di Lampedusa.
Il problema non conosce pause di attenzione e lo dimostra l'incendio che si è verificato nella giornata di ieri presso il centro di prima accoglienza e soccorso di Lampedusa in contrada Imbriacola. Al momento dell'incendio nessun minore era ospitato presso il predetto centro.
Fornisco subito i dati di stretta competenza del Ministero dell'interno, relativi alla presenza degli extracomunitari sull'isola. Dall'inizio dell'anno a Lampedusa sono transitati 50.403 cittadini extracomunitari, di cui 45.090 uomini, 2.608 donne e 2.705 minori. I minori non accompagnati giunti dall'inizio dell'emergenza sono stati circa 2.567 di età compresa fra i 15 ed i 17 anni.
La vigente normativa garantisce, anche ai sensi della Convenzione di New York sui diritti del fanciullo, particolare forme di tutela nei confronti di tali immigrati, che sono peraltro inespellibili. Nel periodo febbraio-maggio 2011 le autorità di pubblica sicurezza hanno disposto il trasferimento dei minori extracomunitari non accompagnati, circa un migliaio, presso le comunità alloggio dislocate nel territorio siciliano ed in particolare in quello agrigentino.
Come è noto la gestione dell'emergenza fa attualmente capo al responsabile del dipartimento della protezione civile nominato commissario delegato per la gestione dell'emergenza. Con ordinanza n. 3.933 del 13 aprile 2011 il Presidente del Consiglio dei ministri ha attribuito al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, per il tramite del soggetto attuatore individuato dallo stesso commissario delegato, l'organizzazione delle strutture destinate all'accoglienza dei minori non accompagnati. Il soggetto attuatore, nominato con decreto del 18 maggio scorso, provvede all'assistenza dei minori stranieri non accompagnati sulla base delle indicazioni operative impartite dal commissario delegato. Il suddetto commissario delegato, peraltro, ha definito un'ulteriore procedura per la collocazione dei minori stranieri non accompagnati attraverso l'identificazione del minore e la sua segnalazione al soggetto attuatore, al comitato per i minori e stranieri che opera presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, alla procura della Repubblica presso il tribunale dei minori ed al giudice tutelare, nonché ulteriori procedure amministrative per la sistemazione degli stessi minori.
Ad oggi, 471 minori non accompagnati sono stati collocati in strutture indicate dal soggetto attuatore. Sull'isola di Lampedusa sono attualmente presenti 133 minori non accompagnati. Di questi ultimi 109 sono ospitati presso l'ex base militare Loran e 24 presso il complesso di recente acquisizione, denominato Le Villette e situato in località Cala Creta, dove sono stati trasferiti nella giornata di ieri.

PRESIDENTE. L'onorevole Touadi, che ha sottoscritto l'interrogazione in data odierna, ha facoltà di replicare.

Pag. 57

JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, per dichiarare la mia insoddisfazione mi basta chiedere ai membri del Governo di fare un giro per i siti dei quotidiani e delle agenzie per rendersi conto di quello che sta accadendo a Lampedusa. Sono davvero preoccupato della non consapevolezza da parte del Governo della gravità della situazione. Il Governo è talmente inconsapevole da non mandare nemmeno un sottosegretario o il Ministro competente per riferire al Parlamento e chiedo, quindi, ufficialmente che sui fatti di Lampedusa, che sta bruciando in questo momento con scontri violenti tra tunisini e italiani, il Governo venga a riferire in Parlamento.
Lampedusa brucia in questo momento con i bambini in mezzo a questa trappola ad orologeria, Ministro Vito. Non è vero che i bambini non hanno subito in questi giorni, in questi mesi, un trattamento contrario a tutte le convenzioni firmate dal nostro Paese, come la Convenzione ONU che veniva ricordata. In realtà siamo in materia di immigrazione, in materia di diritto di asilo in secessione con la legalità internazionale e con la legalità europea, perché non abbiamo ascoltato le sentenze della Corte europea di giustizia e non abbiamo applicato in tutta la sua articolazione la direttiva rimpatri del 2008.
Abbiamo solo fatto finta, prendendo solo le parti che facevano piacere a questo Governo, dimenticando invece tutta la gradualità delle misure che è prevista dalla direttiva per l'espulsione. Siamo quindi fuori dalla legalità internazionale, ma siamo anche fuori dalla nostra legalità. Ecco perché ci permettiamo di chiedere al Governo di dare chiarezza su tutta l'opacità...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

JEAN LEONARD TOUADI. ... che circonda la gestione dei CIE, questi piccoli Guantanamo disseminati in tutta Italia, opacità sulle direttive impartite alle forze dell'ordine, opacità sui costi e sul numero degli immigrati che sono ospitati. In realtà, signor Presidente - mi avvio alla conclusione - Lampedusa è stata scientemente e cinicamente costruita come un vessillo simbolico della paura verso l'immigrato invasore. Quindi esprimiamo solidarietà agli abitanti di Lampedusa, esprimiamo solidarietà alle forze dell'ordine e soprattutto ai giovani tunisini che scoprono improvvisamente che i gelsomini non crescono in Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

(Iniziative per la corretta interpretazione della definizione di «settore» prevista dal comma 3-bis dell'articolo 8 del decreto-legge n. 138 del 2001 in materia di obblighi a carico delle imprese ferroviarie, con particolare riferimento all'osservanza dei contratti collettivi nazionali di settore - n. 3-01835)

PRESIDENTE. L'onorevole Toto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01835, concernente iniziative per la corretta interpretazione della definizione di «settore» prevista dal comma 3-bis dell'articolo 8 del decreto-legge n. 138 del 2001 in materia di obblighi a carico delle imprese ferroviarie, con particolare riferimento all'osservanza dei contratti collettivi nazionali di settore (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

DANIELE TOTO. Signor Presidente, la ratio dell'interrogazione in esame risiede nel comma 3-bis dell'articolo 8 del decreto-legge n. 138 del 2011, che impone agli operatori privati del settore di operare attraverso il contratto collettivo nazionale del settore, che è quello proprio di Trenitalia. Ricordo che già il Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, attraverso una lettera inviata ai Presidenti delle Camere, al Governo e anche al Ministro ha fatto presente la criticità della situazione, evidenziando anche che un'imposizione a tutte le imprese ferroviarie dell'adozione di tale contratto comporterebbe un accrescimento significativo dei costi e una limitazione della concorrenza. Chiedo dunque al Governo Pag. 58se abbia intenzione di emanare un atto ministeriale per rasserenare il settore o comunque per riuscire a capire ciò che succederà circa l'applicabilità della medesima norma.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, rispondo, onorevole Toto, sulla base degli elementi forniti dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il quale evidenzia che la norma in esame introduce una modifica delle previsioni contenute nell'articolo 36 del decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 188. Tale articolo definisce gli obblighi a carico delle imprese ferroviarie che operano sull'infrastruttura ferroviaria nazionale. Al rispetto di tali obblighi si aggiunge ora quello dell'applicazione dei contratti collettivi nazionali di settore compatibili con la legislazione comunitaria. Il Ministero ritiene opportuno precisare che nel settore ferroviario sono attualmente applicati tre contratti collettivi nazionali di lavoro di riferimento: attività ferroviarie, autoferrotranvieri e autotrasporto merci, logistica e spedizioni. In relazione a quanto segnalato al riguardo dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, nell'interrogazione in esame si chiede di chiarire se la nuova norma imponga l'adozione del contratto di riferimento del settore - in pratica quello di Ferrovie dello Stato. Al riguardo il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti osserva che il citato articolo 36, come modificato, prevede l'impiego, in modo non discriminatorio, di condizioni contrattuali uniformi, da definire, considerata l'intervenuta scadenza del contratto collettivo nazionale delle attività ferroviarie, sulla base delle attuali condizioni dei mercati del trasporto ferroviario. L'inserimento di questa previsione all'interno del citato articolo 36 risponde all'obiettivo, già auspicato dalla stessa Autorità nella segnalazione del 2007, di prevedere l'applicazione di condizioni di lavoro uniformi, con riferimento agli aspetti del contratto che producono effetti sulla sicurezza dei trasporti, come già verificatosi in altri settori importanti del trasporto, ad esempio i lavoratori aeroportuali.
Pertanto, in relazione alla specifica richiesta relativa alla necessità di un atto interpretativo, il Ministero fa presente che la definizione di «settore» riportata nel comma 3-bis dell'articolo 8 è insita nella collocazione della nuova norma nel preesistente articolo 36 del decreto legislativo n. 188 del 2003, che indica come destinatari degli obblighi di cui trattasi le imprese ferroviarie che espletano sull'infrastruttura ferroviaria nazionale servizi di trasporto merci o persone. Tuttavia, onorevole Toto, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti rappresenta che è volontà del Governo seguire con la massima attenzione la problematica in questione, tanto che prossimamente è previsto un confronto con i rappresentanti del Ministero del lavoro finalizzato proprio alla verifica degli effetti di tale disposizione in termini di applicabilità ai diversi settori esistenti, onde pervenire ad un'interpretazione univoca anche attraverso l'emanazione di un atto interpretativo, ove necessario, che consenta di fornire indicazioni efficaci all'intero comparto, tenendo conto delle peculiarità delle sue diverse articolazioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Toto ha facoltà di replicare.

DANIELE TOTO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la risposta, che soprattutto nell'ultima parte pone la necessità di un intervento, quindi il Governo in questo senso si è dichiarato disponibile. Faccio presente che vi è una sperequazione tra i soggetti, perché ricordiamo che Trenitalia, che è una ex monopolista (o forse ahimè lo è ancora) e che comunque ha trasferimenti da parte dello Stato soprattutto nel settore merci, ha la possibilità di andare a trasferire parti di reddito Pag. 59in quelle che sono poi le prestazioni di lavoro. Questo dà un vantaggio di competitività rispetto agli altri soggetti privati i quali in realtà necessiterebbero di un vero mercato liberalizzato, perché la liberalizzazione del mercato ferroviario può avvenire solamente attraverso regole certe di contrattazione.
Non posso poi fare a meno di notare come porre l'obbligo a carico di tutte le imprese ferroviarie di applicare un unico contratto è quantomeno in contrasto e sorprende rispetto alla logica della libera contrattazione delle parti che senza dubbio permea la norma dell'articolo 8 della manovra finanziaria. Auspico quindi da parte del Governo - come il Ministro ci ha cortesemente sollecitato - un occhio di riguardo per quello che è il trasporto su ferrovia, in particolare nel settore merci che negli ultimi anni ha perso più del 30 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Bongiorno, Brugger, Carfagna, Cesario, Cicchitto, Cirielli, Crimi, Dal Lago, De Biasi, Della Vedova, Donadi, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Gelmini, Giro, La Russa, Mazzocchi, Misiti, Moffa, Mura, Ravetto, Reguzzoni, Romano, Rosso, Stucchi e Tabacci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge costituzionale n. 4358.

PRESIDENTE. Ricordo che, nella parte antimeridiana della seduta, è stato da ultimo respinto l'articolo aggiuntivo Zeller 1.02.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 4358)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4358).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Vassallo. Ne ha facoltà.

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, il provvedimento che stiamo discutendo produce un risultato certamente apprezzabile, soprattutto sul piano simbolico, perché segnala l'interesse del Parlamento a valorizzare il ruolo delle giovani generazioni in un Paese che, spesso, è stato giustamente definito un Paese non ospitale per i giovani - di frequente si dice che sia, piuttosto, un Paese per vecchi -, un Paese nel quale ai giovani si affidano condizioni contrattuali nel mercato del lavoro molto peggiori di quelle dei loro genitori e dei loro nonni, con una prospettiva di crescita nel campo professionale molto più complicata e un fardello pesantissimo, in termini di debito pubblico, e posizioni, quelle più ambite, quasi sempre occupate per lungo tempo da persone molto più anziane di loro.
È certamente positivo, quindi, che il Parlamento abbia deciso di approvare una norma che ha questo afflato ed è volta a valorizzare il ruolo dei giovani nella vita pubblica. Credo che, però, questo provvedimento sia stato accompagnato da un'enfasi forse eccessiva riguardo agli effetti che concretamente potrà avere, ed è anche viziato da alcune grandi ipocrisie. È giusto che l'età alla quale si può teoricamente essere eletti alla Camera venga portata a 18 anni e, in questo modo, quindi, venga equiparata all'età prevista per l'esercizio Pag. 60dell'elettorato attivo; però va detto che tutti i Paesi che l'hanno già sperimentato, che hanno già ridotto l'età alla quale si può essere eletti, dimostrano che ciò non ha grandi effetti. Vi è una tabella molto istruttiva, che è stata allegata giustamente al progetto di legge, nella quale sono riportate le età alle quali è fissato il diritto di elettorato attivo e passivo in tutti i Parlamenti europei e dove si vede che, effettivamente, in quasi tutti i Paesi essa è stata riportata a 18 anni. Tuttavia, per un vizio che deriva dalla mia professione, ho cercato di capire anche in concreto che cosa questo voglia dire. Se, per esempio, si considerano solo i grandi Paesi con cui ha senso comparare l'Italia, in Francia, nell'ultima legislatura, i due parlamentari eletti più giovani hanno 28 e 29 anni, in Germania vi è un solo parlamentare che aveva 23 anni al momento dell'elezione, due 24 e tre 25 anni; nel Regno Unito vi è un solo parlamentare eletto, nell'ultima legislatura, che, al momento dell'elezione, aveva 25 anni e in Spagna uno che ne aveva 22 e due che ne avevano 25. Stiamo parlando, nel caso della Spagna, di un Paese che, negli ultimi trent'anni, ha avuto sempre capi del Governo che si sono insediati quando avevano intorno ai quarant'anni e che intorno ai cinquant'anni erano già quasi definitivamente usciti di scena. Sappiamo che la situazione italiana è molto diversa da questo punto di vista e, quindi, francamente, possiamo attenderci che questa modifica non avrà lo straordinario impatto che alcuni dei nostri colleghi hanno raccontato.
Infatti, è del tutto evidente che non basta aprire un piccolo varco teorico in basso se, invece, il tetto in alto rimane intoccabile. Certo, più efficace sarebbe stata, per esempio, una norma, di cui riconosco la discutibilità sul piano costituzionale, che impedisse la non reiterabilità dei mandati oltre un certo limite.
Dunque è un provvedimento certamente giusto sul piano simbolico, un po' forse enfatizzato nei suoi effetti concreti - un qualche effetto potrà averlo la riduzione da 40 a 25 dell'età per l'elettorato passivo nel caso del Senato - però nasconde anche alcune pesanti ipocrisie.
La prima riguarda l'oggetto a cui si applicavano emendamenti che ho presentato e che sono stati dichiarati inammissibili. Come lei ha correttamente ricordato, ad oggi questi emendamenti sono tecnicamente inammissibili e lo erano anche al momento in cui li ho presentati in Commissione. Ma non lo sarebbero stati se quando ho suggerito, ad esempio prima che fosse approvato un testo base in Commissione, che questa poteva essere un'occasione per affrontare in tempi brevi e in maniera efficace la questione del numero dei parlamentari, la questione fosse stata presa in considerazione dal Ministro, dai gruppi politici, dal presidente della Commissione perché sarebbe stato possibile, ad esempio, in quella fase ampliare l'ambito di applicazione dei progetti ed eventualmente rivedere l'intesa che so che esiste tra Camera e Senato riguardo alla competenza su questa materia. Era possibile farlo in un momento nel quale era necessario dare un forte segnale all'opinione pubblica: mentre ci stavamo impegnando ad approvare una pesante manovra, avremmo potuto rapidamente, come era opportuno, dare un segnale proprio su questo versante.
La stessa idea peraltro è richiamata implicitamente dalla medesima tabella di cui parlavo prima. Infatti se uno scorre questa tabella vede rapidamente che non ci sono altri Paesi in Europa, ripeto non ci sono altri Paesi in Europa nei quali esistano due Camere entrambe elette direttamente con piena prerogativa di potestà legislativa e con la capacità di dare o ritirare la fiducia al Governo. L'esistenza di due Camere che facciano il medesimo lavoro è un unicum assoluto nelle democrazie con forma di Governo parlamentare. Se poi si considera il numero dei parlamentari in rapporto alla popolazione anche questi numeri dichiarano l'urgenza di un serio ripensamento. Basta dire che in Germania con 82 milioni di cittadini sono 603 i deputati eletti direttamente che esprimono la fiducia al Governo, con rapporto Pag. 61di un eletto ogni 137 mila abitanti e in Italia questo rapporto è di 1 a 60 mila.
Dunque, c'è un po' di ipocrisia nell'approvazione di questo progetto perché non si è voluto - oggi non è tecnicamente possibile - ma nel corso dell'esame non si è voluto deliberatamente caricarlo di un contenuto assai più incisivo come quello della riduzione del numero dei parlamentari. Credo che vi sia anche qualche problema che nasconde un'ulteriore ipocrisia nella non perequazione dell'elettorato attivo e passivo nel caso della Camera e del Senato, perché si è giustamente deciso di abbassare il diritto dell'elettorato passivo da 40 a 25 anni nel caso del Senato, rendendo di fatto evidente che si tratta sostanzialmente di una Camera gemella, identica a quella nella quale oggi ci troviamo, ma non si è voluto per qualche ragione fare il passo successivo, cioè di ridurre anche in quel caso il diritto all'elettorato attivo a 18 anni e su questo verte un mio emendamento che non riguarda l'articolo 2 e quindi lo riprenderò. Qui però credevo fosse opportuno, credo sia stato opportuno ribadire l'importanza ma anche i limiti, nel senso dell'efficacia circoscritta di una iniziativa come questa (lo dimostrano i dati).
D'altro canto, i dati corrispondono ad una comprensione che altri colleghi hanno esposto con termini che io non riuserei ma che nella sostanza condivido. Lo dico sulla base di un'esperienza, ancora una volta, professionale. I diciottenni di cui si sta parlando dovrebbero essere, nella mia percezione e nella mia esperienza personale, i miei studenti universitari della laurea triennale di scienze politiche e, pur trattandosi in quel caso di persone che, avendo scelto una facoltà di scienze politiche, hanno dimostrato un particolare interesse per la materia, francamente, non sono persone a cui consiglierei, in una fase delicatissima della loro formazione personale, nel tentativo di costruire una propria identità professionale, di professionalizzarsi così precocemente alla vita politica. I dati europei, del resto, ci dimostrano che, anche quando questo è possibile, non si verifica.
Quindi, lo ripeto, è giusto dare questo segnale: in linea di principio, consento sull'idea che vi sia una corrispondenza e, comunque, sia portato a 18 anni l'elettorato passivo anche per la Camera. Mi permetto di sottolineare che non è questo il modo attraverso cui si risolvono i problemi di cui parlavo all'inizio - cioè, di un Paese invecchiato ed ostile nei confronti dei giovani -, che vi sono problemi più importanti di cui questo provvedimento si sarebbe potuto far carico e che, per un'inerzia deliberata e politicamente voluta, questo non si è verificato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PIETRO LAFFRANCO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Tassone 2.2, Granata 2.10 e Favia 2.3.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIORGIA MELONI, Ministro della gioventù. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

DAVID FAVIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, intervengo per pronunciare il ritiro dell'emendamento a mia prima firma 2.3, ma se non vengono ritirati gli altri, mi riservo di intervenire quando sarà il momento.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Favia, quindi, per il momento, non lo intendiamo ritirato.

PIERLUIGI MANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 62

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, come già annunciato, è ritirato anche l'emendamento Tassone 2.2.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mantini. A questo punto, chiedo all'onorevole Granata se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 2.10, formulato dal relatore.
Constato l'assenza dell'onorevole Granata: non potendo considerare ritirato il suo emendamento 2.10, dobbiamo metterlo ai voti.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Granata 2.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Misiani... Onorevole Scanderebech... Onorevole Ferranti... Onorevole Ciccioli... Ci siamo tutti? Invito i colleghi ad affrettarsi.
Onorevole Donadi... Onorevole Di Giuseppe... Onorevole De Pasquale... Onorevole Cuomo... Onorevole Rao... La Presidenza sarà tollerante solo in occasione della prima votazione, quindi, siete pregati di rimanere al vostro posto. Onorevole Dal Lago...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 441
Votanti 436
Astenuti 5
Maggioranza 219
Hanno votato
6
Hanno votato
no 430).

Prendo atto che i deputati Reguzzoni, Rigoni e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Nizzi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Onorevole Favia, accede all'invito al ritiro del suo emendamento 2.3, formulato dal relatore?

DAVID FAVIA. Sì, signor Presidente, l'emendamento è ritirato anche se siamo stati abbastanza perplessi per due ordini di motivi. Il primo motivo è che con un bicameralismo, di fatto, perfetto non ha senso una differenza di età tra l'elettorato attivo e quello passivo; e in secondo luogo perché è in corso il dibattito sulla riforma del ruolo del Senato. Tuttavia, ci ha convinto alla fine la mediazione di equiparare l'età dell'elettorato attivo con quello passivo; una mediazione che ci porta a dire: qualcosa è meglio che niente. Voteremo quindi l'articolo così com'è formulato ritirando, allo stato, il mio emendamento 2.3.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, abbiamo avuto e abbiamo un atteggiamento costruttivo nei confronti di questa modifica costituzionale e non ne ripeto certo le ragioni. Il principio di equità tra generazioni è un principio di grande valore costituzionale, storico e politico; tuttavia questa parte relativa invece, con gli articoli 2 e 3, alle modifiche agli articoli 56 e 58 della Costituzione sui limiti di età per l'elettorato attivo e passivo, crea perplessità innegabili per la sua conclusione. Avremmo voluto forse una disciplina innanzitutto rispondente al principio del superamento delle distinzioni di elettorato attivo e passivo tra le due Camere. Le due Camere ormai storicamente svolgono le stesse funzioni, che sono quelle di fare le leggi e di dare la fiducia al Governo, quindi, mantenere una differenza tra l'elettorato attivo e passivo della Camera e del Senato è ormai un retaggio storico non più in linea con i tempi e con la realtà istituzionale delle due Camere.
Inoltre, si potrebbe forse dire che la conclusione a cui si perviene prova troppo Pag. 63e troppo poco: ora, con l'articolo 2 in sostanza si definisce l'elettorato attivo a 18 anni per la Camera e l'elettorato passivo sempre a 18 anni per la Camera. Abbiamo ascoltato qualche intervento più o meno sarcastico sull'eccesso di giovane età per essere eletti e per esercitare una funzione complessa e delicata quale quella legislativa. Ciascuno ha probabilmente le proprie sensibilità su questo tema; naturalmente si poteva anche pervenire a una soluzione lievemente differenziata, cioè ritenere ovviamente l'elettorato attivo a 18 anni per la Camera e portare l'elettorato passivo, per esempio, a 21 anni, ammettendo la necessità di qualche anno di esperienza in più per l'esercizio di un ruolo di rappresentanza di tale complessità. Tuttavia, lo ripeto, argomenteremo meglio con riferimento all'articolo 3; questa soluzione è una soluzione che incontra ora una larga condivisione; naturalmente i colleghi del gruppo esprimeranno anche qualche sensibilità personale sul tema, è una conclusione che in larga massima condividiamo anche se però bisogna dire che la differenziazione resta ingiustificata e soprattutto, come potremmo forse sottolineare, resta ingiustificato il limite di 25 anni per l'esercizio del voto al Senato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, devo dire che ho ascoltato con attenzione il dibattito questa mattina, ho letto il resoconto della discussione generale che si è svolta lunedì e devo ringraziare la Ministra Meloni, perché ieri mi ha fatto avere gli atti del convegno «Una giovane Costituzione» che si è svolto nella Sala della Regina il 14 aprile 2010. Faccio questa dichiarazione di voto, Presidente Buttiglione, perché vale per l'articolo 2, per l'articolo 3 e per il voto finale, così evito di riprendere la parola. Devo dire che tutti gli argomenti a favore del varo di questo disegno di legge di modifica della Costituzione non mi trovano consenziente. Anzi, la mia convinzione profonda è che stiamo facendo un errore nei confronti dei giovani.
Credo, con il massimo rispetto che ho - e lei lo sa - nei confronti della Ministra Meloni, che a 18 anni un giovane abbia bisogno di continuare a studiare o di iniziare un'attività lavorativa che lo metta in grado di essere libero nelle sue scelte e portare un contributo di esperienza in Parlamento e non un contributo di nulla. Un deputato diciottenne rischia di diventare, se non rieletto, uno «spostato» senza arte né parte, oppure di soggiacere alla tentazione di fare il parlamentare a vita in mancanza di altri reali alternative. Questi sono i motivi che mi portano a votare contro l'articolo 2, l'articolo 3 e l'intero provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Calgaro. Ne ha facoltà.

MARCO CALGARO. Signor Presidente, vorrei dire che il futuro dei giovani è senz'altro il principale problema che il nostro Paese deve affrontare. Alle nuove generazioni lasceremo in eredità un debito pubblico vergognoso; avranno pensioni da fame; abbiamo fatto una riforma dell'università senza finanziare il loro diritto allo studio e senza il fondo per il merito; la precarietà è l'icona del loro futuro.
Non abbiamo neppure riformato gli ammortizzatori sociali per dare loro continuità contributiva nei periodi di discontinuità del lavoro, ma oggi, con un voto che si preannuncia plebiscitario, vogliamo attribuire loro, modificando la Costituzione, il diritto di essere eletti a 18 anni alla Camera. Fossi anche l'unico parlamentare a farlo, voterò contro questo disegno di legge costituzionale demagogico, populista e diseducativo. Sono i segni dei tempi. Noi abbiamo bisogno di parlamentari competenti, preparati, con un'esperienza di vita, di studio e di lavoro vissuti, con un progetto personale realizzato ed indipendenti economicamente. Sì, perché questa è la premessa - non la certezza, ma la premessa - per poter essere liberi nelle proprie decisioni.

Pag. 64

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Calgaro.

MARCO CALGARO. Invece, con questo provvedimento porteremo in Parlamento dei ragazzini strappati a una parte faticosa ed entusiasmante del loro progetto di vita, facendone degli schiavi, ben pagati, della peggiore partitocrazia, dei falliti costretti a cercare di vivere di politica per il resto dei loro giorni. Non voglio prendere in giro i miei figli e voterò contro questa presa in giro ammantata di non discriminazione, di diritti negati, di falsa modernità, il tutto solo per la paura di essere impopolari: pensiamoci (Applausi di deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Popolo della Libertà, Partito Democratico e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, ho preso atto dell'espressione e delle argomentazioni dell'onorevole Barbieri, che credo non sia il solo ad avere espresso dei dubbi circa il contenuto di questo articolo 2 e del conseguente articolo 3, ma voglio argomentare, sia pure molto brevemente, i motivi per i quali viceversa a livello personale e a nome del mio gruppo ritengo, invece, che questo sia un articolo corretto, che dobbiamo convintamente votare.
Infatti, signor Presidente, se è vero, come sostengono alcuni, che potremmo correre il rischio, nel caso in cui la struttura politica non avesse (ma quella non sarebbe colpa dei giovani, ma dei dirigenti politici nel loro insieme) la responsabilità di discernere caso da caso, allora sì si potrebbe trattare dell'apertura alla rincorsa al diciottenne più giovane.

PRESIDENTE. Onorevole Corsaro, la prego di concludere.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Viceversa, noi con questo articolo stiamo semplicemente facendo una norma sostanziale di equiparazione tra il diritto di elettorato attivo e passivo per superare la discrasia, che è rimasta praticamente solo nel nostro Paese, tale per cui alcuni cittadini possono partecipare solo ad una parte della competizione democratica, solo al momento dell'espressione del voto e non essere essi stessi soggetti autorevolmente abilitati a rappresentare.

PRESIDENTE. Onorevole Corsaro, dovrebbe concludere...

MASSIMO ENRICO CORSARO. Il fatto stesso che questa circostanza, signor Presidente, ci assimili ai metodi elettorali di tutte le principali democrazie dovrebbe far pensare che stiamo facendo un passo in avanti. Dopodiché non voglio sottovalutare il richiamo alla responsabilità che credo sia anche contenuto nei timori espressi dall'onorevole Barbieri.
Per queste ragioni, credo che il Popolo della Libertà debba convintamente votare a favore di questo articolo.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vorrei darvi un avviso. L'onorevole Corsaro ha parlato indicando il voto del gruppo. In realtà, gli ho dato un minuto come se intervenisse a titolo personale, perché precedentemente era intervenuto l'onorevole Barbieri al quale ho dato il tempo che immaginavo dovuto al gruppo. Se qualcuno interviene a titolo personale, prima che sia intervenuta la dichiarazione di voto a nome del gruppo, è pregato di dichiararlo in modo da facilitare l'ordinato svolgimento dei lavori.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, il convincimento mio e del mio gruppo è a favore della uguale possibilità a diciotto anni di votare, di sposarsi, di andare a lavorare, di fare dei figli, di scegliere cosa fare della propria vita e anche, perché no, di mettersi in campo nella politica. È un voto convintamente favorevole, testimoniato peraltro dal fatto che si tratta anche di una delle mie proposte di legge che con Pag. 65piacere vedo ha trovato una larga condivisione e l'appoggio rilevante del Governo.
Dico questo perché ho sentito preoccupazioni oggi in Aula, ascoltate con attenzione. Gli si impedisce di studiare, è stato detto peraltro da una collega che ha terminato gli studi universitari mentre era parlamentare. Gli si impedisce di trovare lavoro dopo. Trovo più preoccupante che ad un'età intorno ai 40 o ai 50 anni ci si trovi in una difficoltà seria di reinserirsi nel mondo piuttosto che un ragazzo che a 28 o 29 anni se la giocherà come se la giocano altri facendo una seria esperienza. Ho più fiducia nella capacità dei partiti di quella che dimostrano altri colleghi di selezionare i propri candidati e, quindi, di dare la possibilità, magari con un sistema elettorale che permetta di scegliere, dando fiducia ad un corpo elettorale che scelga autonomamente su chi investire.
Vi inviterei a riflettere un attimo sui percorsi vostri di avvicinamento alla politica. Non parlo del mio che ho iniziato molto tardi, ma il Ministro proponente ha iniziato a 15 anni. Altri miei colleghi hanno iniziato a 17 o a 18. A 21 il collega Casini era consigliere comunale. La passione della politica può prendere anche in giovanissima età e non è detto che questa non possa anche permette ipoteticamente di avvicinarsi alle aule parlamentari.
Nel mondo di oggi che va così in fretta, dove le cose cambiano continuamente (basta solo pensare alle tecnologie: abbiamo tutti sui tavoli i computer e la precedente legislatura eravamo in pochissimi ad averli), in un mondo che cambia così, tenere fuori da quest'Aula chi è più in grado di cogliere il cambiamento e di interpretarlo significa togliere a noi una possibilità di decidere con saggezza e di capire che cosa ci aspetta e quali sono le cose migliori.
E quando dobbiamo prendere le decisioni difficili, che incidono sul sistema pensionistico-previdenziale e che chiederanno di indebitare ulteriormente questo Paese, per le generazioni future forse è opportuno che in quest'Aula si possa alzare la voce di chi rappresenta quelle generazioni sulle quali peseranno, comunque, le decisioni che prendiamo oggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per replicare a quei colleghi che hanno sollevato una serie di obiezioni a questo provvedimento. Alcuni hanno detto che ci sono cose più serie. Credo che sia vero: ci sono sempre cose più serie, ma credo che questo provvedimento sia molto più serio di quello su cui siamo stati impegnati ieri, discutendo del verde urbano, in una situazione peraltro difficile come questa.
Per quanto riguarda, invece, la questione dell'allineamento tra l'elettorato attivo e passivo, voglio richiamare i colleghi ad uno sforzo di realtà perché, se questa norma entrasse nella Costituzione, questo non vorrebbe dire che domani il Parlamento italiano sarebbe fatto di diciottenni o di diciannovenni. Per vedere come questo assunto sia assurdo basta semplicemente che guardiamo qui, fra di noi, quanti sono quelli che hanno 25 anni, dato che 25 anni è l'età oggi richiesta per diventare deputato. Credo che non ne troveremmo nessuno (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A). Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, voterò contro questo provvedimento perché, a mio avviso, questo è un modo per ingannare i giovani, i quali hanno bisogno di ben altro e non di illusioni. Abbiamo mandato i nostri giovani in «esilio» e abbiamo condannato i nostri più bravi ricercatori a stipendi caritatevoli e adesso gli facciamo vedere il miraggio che possono diventare deputati a diciotto anni.
Questo provvedimento, in questo sistema elettorale, diventa persino pericoloso. Pag. 66Perché diventa pericoloso? Perché sicuramente vi sarà il tentativo di «utilizzare il giovane». Diventa pericoloso perché in questo sistema elettorale i cittadini eleggono non i propri fiduciari ma i fiduciari dei partiti e, quindi, sarà più facile capire i nomi dei nuovi onorevoli diciottenni. Già immagino come si chiameranno.
È la stessa cosa che sta avvenendo nel sistema che ha distrutto l'università, dove dai nomi dei professori ordinari si può capire quali sono le famiglie che hanno portato l'università italiana agli ultimi posti delle classifiche internazionali. La stessa cosa avverrà in Parlamento, che già ha perso gran parte della propria rispettabilità.

PRESIDENTE. A questo punto dovremmo porre in votazione l'articolo 2. Tuttavia, prima vorrei dire una parola. Inviterei a riflettere. Il Parlamento ha perso gran parte della propria rispettabilità. La rispettabilità del Parlamento deriva dalle qualità personali di ognuno di noi o dalla dignità del popolo sovrano che rappresentiamo? Vorrei invitare tutti i colleghi a riflettere su questo, per essere tutti consapevoli della straordinaria dignità del Parlamento di cui anche noi, in qualche modo, partecipiamo e ad evitare espressioni che finiscono con l'essere offensive non per noi, che forse le meritiamo, ma per il popolo che rappresentiamo (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Beccalossi, Lo Monte, Dal Lago, Pugliese, Di Girolamo... L'onorevole Dal Lago ha votato... L'onorevole Casini ha votato? Ancora no. Ci siamo tutti, mi sembra.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 472
Astenuti 31
Maggioranza 237
Hanno votato
446
Hanno votato
no 26).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Ricordo che l'emendamento Vassallo 2.01 è inammissibile.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 4358)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4358).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Lo Moro. Ne ha facoltà.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Ministro Meloni, ho seguito con molta attenzione i passaggi di questo provvedimento anche in Commissione.
Voglio iniziare dicendo che condivido molte preoccupazioni che sono state espresse, soprattutto da quanti richiamavano l'attenzione sul fatto che intervenire sulla Costituzione richiede cautela, ponderazione e bisogna lavorarci con cognizione di causa. Queste perplessità sono assolutamente condivisibili, ma, da questo punto di vista, il fatto che questa normativa sia già passata al vaglio della Commissione in questa legislatura e che anche nelle precedenti legislature ci si sia occupati di una normativa analoga è di per sé una garanzia. Tuttavia, agli argomenti che sono stati già portati al contributo dell'Aula ne vorrei aggiungere altri, che non mi pare che siano riecheggiati anche se sicuramente si tratta di argomenti che hanno fatto parte della nostra discussione.
La Costituzione è nata in un momento particolare. Oggi l'onorevole Amici parlava di costituenti giovani, che già scommettevano sul futuro, non solo su quello della Pag. 67Repubblica e dello Stato italiano che nasceva, ma anche sul loro futuro e che non avevano bisogno di dimostrare che puntavano sui giovani perché erano loro stessi giovani. In realtà, comunque, nel guardare oggi alla Costituzione, soprattutto con il rispetto di quanti - ed io mi iscrivo in questo elenco - pensano che sia una bellissima Costituzione, la Costituzione più bella possibile - dice il segretario del mio partito e lo condivido - bisogna contestualizzare le discussioni e prendere atto anche delle modifiche che ci sono state nel Paese. Stiamo discutendo di questa legge costituzionale mentre probabilmente la popolazione italiana, gli italiani e gli elettori si aspettano altre discussioni. Si aspetterebbero, per esempio, che discutessimo della legge elettorale, si aspetterebbero di poter scegliere o almeno di avere l'impressione di scegliere e di potersi sentire rappresentati dai propri eletti, si aspetterebbero per esempio un Parlamento capace di dare corso a riforme sostanziali e strutturali, che vengono invocate anche quando si pensa, per esempio, alla situazione economica del Paese.
Tuttavia oggi parliamo di questa legge e del fatto che forse dovremmo sentirci chiamati e occupati anche in una legislazione più complessiva e più complessa: non c'è solo da valutare la legge che abbiamo davanti. Guardando la legge che abbiamo davanti, dobbiamo contestualizzarla: cosa sono i giovani oggi? Perché il problema giovanile oggi diventa un problema da affrontare anche a livello costituzionale? In questo, per esempio, ci credo, e ci credo come ho creduto che fosse il momento di intervenire, quando il Parlamento è intervenuto nelle legislazioni precedenti sull'articolo 51 della Costituzione: davanti al fatto che non c'era un'effettiva parità di accesso alle cariche pubbliche tra uomo e donna e si è intervenuti per fare in modo che questo accesso fosse il più possibile agevolato. Probabilmente quella legislazione non ha dato ancora i frutti sperati, ma si tratta di un principio costituzionale.
Per lo stesso motivo, penso che oggi bisogna intervenire sull'argomento giovani perché i giovani sono la vera emergenza di questo momento, non solo perché sono i precari, i ricercatori disoccupati e quelli che hanno l'ansia per il futuro, sono i nostri figli che cominciano ad avere l'ansia e prima ancora di laurearsi pensano a cosa faranno domani. Sono i giovani che emigrano: la mia terra si sta impoverendo dei tanti giovani che emigrano. Non si tratta più della fuga dei cervelli, ma della fuga e basta, cioè della fuga verso la speranza di un avvenire altrove.
Vi sono regioni intere che investono anche economicamente sulla formazione di giovani che, appena possono, lasciano la propria terra.
Tutto questo insieme ad un altro problema che è il problema di oggi, il disavanzo pubblico, il debito pubblico e tutto quello che stiamo dicendo in questi giorni, tutto quello che leggiamo sui giornali, tutto quello che appare più drammatico di quanto noi stessi avremmo potuto immaginare, ci impegna verso il futuro. Noi ce lo dobbiamo chiedere, la nostra generazione, giovani e meno giovani, si deve porre il problema di cosa lascia e di che cosa obbliga verso il futuro proprio e dei propri figli, e davanti a tutto questo - mentre per esempio si pensa di introdurre anche correttivi nella Costituzione che possano portare a rendere obbligatorio evitare i disavanzi - noi abbiamo il dovere oggi di porci il problema di cosa possiamo fare per rispettare il mondo giovanile.
Questo disegno di legge sin dal primo articolo prova a fare tutto questo nel solco della Costituzione, non è una riforma contro la Costituzione ma, come quella dell'articolo 51, è una riforma che si pone nel solco della Costituzione, perché anche dal punto di vista terminologico riprende l'articolo 3, secondo comma, della Costituzione parlando dei giovani, come anche dei giovani - e non solo - parla l'articolo 31 della Costituzione, che si preoccupa di impegnare la Repubblica ad andare in una certa direzione. Parlare in Costituzione della necessità di rispetto di un principio come quello dell'equità fra generazioni è assolutamente rivoluzionario, perché questo principio c'era in Europa, c'era in tanti Pag. 68documenti scritti in luoghi diversi, c'era già probabilmente nella sensibilità di tanti di noi, ma da domani sarà in Costituzione, il che significa che obbligherà le forze politiche anche nello scegliere e selezionare i provvedimenti da adottare e anche rispetto alla crisi economica dovremo avere l'obiettivo di tutelare i giovani e il futuro dei giovani.
Questo principio richiede dei provvedimenti concreti, ecco perché parlando sull'articolo 3 - che riguarda l'elettorato attivo e passivo del Senato - dico che questa è una prima applicazione, che lo stesso disegno di legge fa di questo principio dell'articolo 1 un primo passo, l'elettorato attivo e passivo. Anche qui invito i colleghi a contestualizzare il discorso. Sembrerebbe che siamo tutti preoccupati del fatto che la prossima legislatura sarà fatta di diciottenni. Mi sono preoccupata di capire per esempio cosa succede nel Senato, dove oggi può essere eletto senatore chiunque abbia compiuto quarant'anni: ebbene l'86 per cento degli eletti ha oltre 50 anni, non ci sono neanche i quarantenni oramai, ci sono pochissimi quarantenni nel Senato, per non parlare della Camera che è il luogo che ci ospita dove oltre il 91 per cento ha più di quarant'anni.
Questo significa che il disegno di legge che stiamo votando non stabilisce una quota per i diciottenni o regole per la formazione delle liste o che obbliga qualcuno a fare operazioni di questo genere, ma è un provvedimento che stabilisce quei principi sani, per cui chi ha diritto a votare ha diritto di essere votato. Una legge che stabilisce un principio che dà l'elettorato attivo ma che dà anche la responsabilità a chi ha la possibilità di scegliere di poter essere scelto.
Questo è un principio tra l'altro, ribadisco, che va contestualizzato perché oggi quando guardiamo la Costituzione e a ciò che facciamo in Parlamento dobbiamo aver presente quello che succede fuori dal Parlamento. Ci sono livelli legislativi che nella stessa Costituzione vengono stabiliti, come per esempio quello regionale dove il principio dei diciottenni è assolutamente già acquisito. Inoltre si studia il fenomeno relativo al fatto che oggi si legifera sempre meno a livello di Parlamento nazionale e sempre di più a livello di Parlamento europeo e di parlamento regionale. Abbiamo già la necessità di mettere a confronto queste possibilità e queste opzioni e di stabilire un principio unico; non ci può essere un motivo per cui un cittadino diciottenne - ovviamente virtualmente - possa fare il sindaco di Roma ma non il parlamentare. Dico questo virtualmente perché quando esprimiamo preoccupazioni - possiamo averle tutte - le esprimiamo soprattutto perché abbiamo a che fare e abbiamo davanti come esempio una legge elettorale che non può reggere, rispetto alla quale c'è già una raccolta di firme ma che non può reggere e che il Parlamento dovrebbe rivedere. Già immaginiamo i segretari dei partiti politici che stabiliscono e mettono le bandierine su qualche diciottenne bambino prodigio da portare in Parlamento.
Se ci discostiamo da questa immagine distorta, aiutata da questa legge elettorale, e pensiamo invece che la politica è passione, che le competizioni elettorali vanno fatte anche sulla base delle capacità di attrarre consenso, di fare discussioni pubbliche, di rappresentare una parte della popolazione, questa paura svanisce. Oggi infatti non ci sono i venticinquenni e i quarantenni, se non in una misura del tutto marginale e domani probabilmente, come è giusto, non ci saranno neanche i diciottenni, ma non c'è un'esclusione aprioristica, non c'è un principio che li taglia fuori. C'è la necessità dei partiti e dei cittadini di avere la possibilità di essere eletti, quindi non c'è una preoccupazione che dobbiamo tenere presente come un incubo. Voglio dire che in tutto questo sono particolarmente soddisfatta dell'atteggiamento che c'è stato in Commissione. Quando ho seguito i lavori in Commissione, ma soprattutto quando mi sono preparata come tutti gli altri a venire a discutere qui in Parlamento di questa normativa ho pensato: ma è serio oggi? Ciò non solo perché i cittadini chiedono altro, perché eravamo qui ieri ed abbiamo Pag. 69assistito ad una giornata veramente disarmante. Non so come siete andati a casa voi, ma penso che molti di noi siano andati a casa delusi. Vi è la necessità però che il Parlamento colga anche occasioni positive, quando capita la possibilità che si faccia un lavoro qualificato e alto, quando capita la possibilità che l'Italia, che è abituata alle infrazioni rispetto alle direttive europee, si ponga invece in un'ottica completamente diversa e ribalti la situazione, non solo adeguando per esempio l'elettorato passivo ad un'età che è già abbastanza comune per quanto riguarda i Paesi europei, ma anche stabilendo questo principio dell'equità tra generazioni, che è la chiave di volta per stabilire e per capire tutti che non si tratta di privilegiare i giovani o gli anziani. Si tratta di stabilire questa parola magica. Questa è la parola più importante di tutto il provvedimento: equità. Equità significa anche avere maggiore attenzione per l'anziano, perché questo provvedimento richiede anche questo. Certo qui stiamo parlando dal punto di vista dei giovani e, quindi, guardiamo l'equità tra le generazioni rispetto all'elettorato soprattutto in quest'ottica. Ma non si è creata una legge che discrimina, che stabilisce delle priorità, che dice che i giovani vengono prima. Stabilisce un principio completamente diverso: i giovani può darsi che debbano anche venir prima, ma perché è ai giovani che dobbiamo consegnare il futuro anche di questa Repubblica, che è articolata sul territorio, che è diversificata dal punto di vista territoriale delle competenze, che ha bisogno di fare grosse scommesse, che richiederebbe un Parlamento più capace e innovativo, che anche da questo punto di vista forse ha bisogno di quel rinnovamento che possiamo conquistare soprattutto se assumiamo come priorità l'attenzione verso un mondo giovanile che si discosta dalla politica, che non la capisce, perché è una politica lontana che non è in sintonia. Questo provvedimento si mette in sintonia con il mondo giovanile. Io stessa in queste ore ho avuto contatti con tanti giovani che non hanno nessuna intenzione di candidarsi e di fare i parlamentari nella prossima tornata elettorale, ma che sentono come un'attenzione al loro mondo stabilire che c'è equivalenza tra elettorato attivo e passivo e stabilire che il Parlamento italiano e la Repubblica nelle sue articolazioni, quando legifera ed emana provvedimenti, debba tenere ben presente il loro futuro, perché il loro futuro e la necessità di rispettarlo viene richiamato dal principio dell'equità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, devo dire che il dibattito che si è sviluppato intorno a questo insieme di proposte, a questo testo che viene offerto alla nostra valutazione, è un dibattito molto generoso: posizioni di straordinaria apertura sono state espresse per quanto concerne l'agibilità politica nuova che andrebbe offerta alle giovani generazioni. Tuttavia, questo dibattito soffre di un elemento di difficoltà, perché è tutto ripiegato sull'elettorato passivo.
Voglio dire, io sono autore della prima proposta di legge di riforma costituzionale, che non a caso portava anche nel titolo un'indicazione precisa: modifica dell'articolo 58 della Costituzione in materia di elezione dei senatori della Repubblica.
Quale era il ragionamento che motivava la mia proposta e che, peraltro, vedo recuperato da un emendamento dell'onorevole Vassallo, il 3.5, che, voglio dire subito, mi vede adesivo e al quale, se fosse possibile, vorrei apporre anche la mia firma? Il ragionamento è questo: siamo in un Parlamento, quale è quello italiano, che ormai è diventato perfettamente simmetrico, perché abbiamo Camera e Senato che fanno la stessa cosa e, peraltro, sono espressione di una medesima rappresentanza, con medesimo sistema elettorale (quindi viene, in qualche modo, rimossa anche la ragione storica che diversificava le due funzioni).
In questo sistema vi è un «furto» di rappresentanza: cinque milioni e mezzo di italiani hanno il diritto di votare per la Pag. 70Camera dei deputati, i diciottenni, ma non hanno il diritto di votare per il Senato. Questo elemento, oltretutto, onorevoli colleghi, concorre a creare una distonia anche nei risultati elettorali. Parliamoci chiaro: esiste un diverso peso dal punto di vista delle demografie e degli orientamenti politici che le demografie esprimono.
L'idea che muoveva questa proposta era quella di rendere simmetrico anche questo tipo di elettorato, facendo in modo che gli stessi elettori che votano per la Camera potessero votare anche per il Senato. Questa era la ragione che muoveva la nostra proposta di legge. Devo dire che questo aspetto, che era quello centrale, adesso è del tutto rimosso e trascurato, avendo posto, torno a dire, con una generosità persino eccessiva, un'attenzione soprattutto ed esclusivamente sull'elettorato passivo, immaginando che questo possa essere sufficiente a recuperare le giovani generazioni alla militanza politica.
Devo dire che, se il sistema elettorale resta questo, non so quale sarà il meccanismo di reclutamento delle giovani generazioni in politica. Ovviamente, non faccio battute che qualcuno potrebbe fare. Tutto ciò premesso, credo che la proposta del collega Vassallo, tendente a recuperare questa dimensione, quando prevede che i senatori sono eletti a suffragio universale dagli elettori che hanno compiuto il diciottesimo anno di età, sia una proposta di buonsenso, che, in qualche modo, chiude il sistema, e lo chiude con senso, ridando una legittimazione ad esistere in termini di cittadinanza, con pieni diritti, a cinque milioni e mezzo di italiani che votano per la Camera e non si sa per quale ragione - ovviamente, oggi non la si conosce più, si è persa nella storia: forse nel Senato, ai tempi dello Statuto Albertino, ci poteva essere una diversa configurazione - votano per la Camera e non debbono votare per il Senato. Per queste ragioni, dichiaro la mia adesione a questa impostazione (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia e Misto-Liberal Democratici-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, rispetto al dibattito che si è sviluppato su questo provvedimento credo che, per onestà, almeno per quanto mi riguarda, sia necessario esprimere perplessità che non sono dettate dall'età indicata per poter essere eletti, ma da quella che dovrebbe essere l'efficienza di un Parlamento, di una Camera legislativa.
È ovvio che non si può immaginare il futuro per le generazioni di una certa età, il futuro non può che essere dei giovani. Chi non riesce a creare le condizioni affinché i giovani diventino realmente la nuova classe dirigente non vuole bene a questo Paese.
Però, neppure si possono determinare le condizioni per fare finta che si voglia creare una nuova classe dirigente senza dare a questa la possibilità di essere tale. Una nuova classe dirigente è tale quando è in grado di conoscere, almeno in parte, quali sono i problemi del Paese e, soprattutto, quando ha maturato quelle esperienze che le permettono di conoscerli da vicino, attraverso il contatto e la presenza sul territorio. Tutte queste cose avvengono attraverso delle esperienze, come quelle amministrative e associative, che sono sacrificio ed elemento fondante per formare una persona che vuole scegliere, per suo conto, di assumere un impegno nei confronti della comunità e, soprattutto, del bene comune.
Chi, come me e come quasi tutti in quest'Aula, quando da Roma ritorna nel proprio collegio, in mezzo ai cittadini, si sente dire, negli ultimi anni, «Dove vivete? Che leggi fate? Conoscete il Paese, i suoi problemi, o vivete in un altro mondo?». Perché questa è la verità. Allora delle due l'una: o è il Paese che non capisce o sono questa Camera e questa politica che non interpretano i reali problemi del Paese. Io credo sia vera la seconda ipotesi.
Abbiamo il dovere di non illudere nessuno. Non è un problema solo di età, perché i 18 anni vanno bene, anzi, più giovani si è, più si esprime entusiasmo e, Pag. 71probabilmente, anche passione per la politica e per le cose. Il problema è la conoscenza. Direi che nel provvedimento in esame manca la cosa più importante, un elemento che crei le condizioni affinché ognuno possa definirsi in grado di potere partecipare alle elezioni ed essere eletto, ossia la conoscenza dei problemi. Personalmente, anche se so che è incostituzionale, inserirei nel testo la condizione secondo cui per potersi candidare ad un'assemblea legislativa, cioè quella assemblea che decide le leggi e le cala sulla pelle dei cittadini e, soprattutto, degli amministratori, che sono i più indifesi, si dovrebbe avere maturato un minimo di esperienza ai livelli amministrativi e associativi. Questo è un consiglio che credo che una forza politica dovrebbe dare ai giovani.
In questi ultimi vent'anni, signor Presidente, il messaggio che è passato, devastante dal mio punto di vista, è che per fare politica bisogna essere belli, giovani, ricchi, magari figli di ricchi, e un po' spregiudicati. Questo è il messaggio che sta passando ultimamente. Credo che abbiamo il dovere di fare in modo che questo messaggio venga cancellato, che si ricreino le condizioni per potere dire ad un giovane che è giusto che faccia politica, anzi, dobbiamo incitarli a fare politica, spiegando loro che la strada non è così semplice, ma che è la strada della vita che significa sacrificio e conoscenza. Per cui il problema non è soltanto l'età, il problema è, appunto, dare la possibilità di fare crescere questa nuova classe dirigente con un bagaglio di conoscenze.
In questo momento più che mai, stando tra i cittadini, abbiamo la percezione di quanto siano abbandonati e di quanto i provvedimenti che questo Parlamento, purtroppo, per una sua parte, sta portando sul territorio siano distanti dai problemi.
Mi auguro di essere compreso quando dico queste cose. I giovani magari potrebbero arrabbiarsi sentendo questo discorso, ma non è un discorso contro l'età, uno può venire a qualsiasi età, come dicevo prima, il problema è non cavalcare l'onda della demagogia, non lasciarsi prendere da questa rincorsa al populismo che è devastante. La serietà, per quanto mi riguarda, è quella di dire come stanno le cose veramente, con chiarezza, di non imbrogliare nessuno e, possibilmente, di rinnovare veramente questa classe dirigente. Ripeto sempre che non può essere la mia generazione il futuro di questo Paese, ma non possiamo nemmeno fare finta illudendo i giovani, imbrogliandoli, perché se li inganniamo li bruciamo e rimarremo sempre noi, alla fine, in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mussolini. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, avanzo un'ulteriore riflessione, perché ormai oggi è così. Praticamente noi stiamo facendo una legge costituzionale, quindi stiamo modificando la Costituzione. Si direbbe: abbiamo fatto 30, facciamo 31. Invece no! Noi parliamo dei giovani, parliamo del valore aggiunto del diciottenne in Parlamento, della maturità e della consapevolezza. Addirittura ho sentito una collega che ha detto: eh, ma se noi dobbiamo parlare di pensioni o di riforma delle pensioni, se c'è un giovane ne saprà meglio lui, avrà più interessi lui che persone come noi, che invece sono lontane. Quindi si propone una sorta di corporazione, cioè si va a categorie: solo alcune categorie si possono occupare di alcuni argomenti, altre no.
Invece noi che stiamo facendo? Noi diciamo: benissimo, il ragazzo di 18 anni ha la maturità, è cambiata la società - e su questo sono d'accordo - e può essere eletto in Parlamento, ma - e qui arriva l'ipocrisia e il vizio - non può votare per il Senato. Quindi praticamente tu a 18 anni puoi essere eletto, però devi avere 25 anni per poter votare nell'altra Camera. Visto che noi abbiamo un bicameralismo perfetto, è una cosa che non sta in piedi. Il ragazzo, il giovane è maturo, è cosciente, quindi può venire eletto in Parlamento, ma non può votare! Chi glielo spiega alla Pag. 72gente? Chi glielo spiega ai giovani? Perché noi togliamo un diritto che è altrettanto fondamentale e costituzionale? Forse l'elettorato attivo è più importante di quello passivo, visto come butta?
Quindi noi dovremmo dire, così come il giovane può essere eletto a 18 anni, così ha tutto il diritto di votare, perché non c'è più differenza tra Camera e Senato. Eliminiamo la differenza tra elettorato attivo e passivo, eliminiamo questa follia dei 25 anni!
Invece no! Entra a 18 anni alla Camera, ma al Senato guai! Quindi il ragazzo a 18 anni, che sta qui alla Camera, non lo fate neanche andare al Senato, perché non può metterci piede. Il ragazzo fuori addirittura deve avere 25 anni sennò non può votare.
Questa la trovo un'aberrazione. La legge costituzionale, se la dovevamo fare, allora la dovevamo fare totale: a 18 anni sei maggiorenne e voti.
Invece no! Al Senato no, perché là è un altro ambiente e quindi voti a 25 anni. Ma fatemi il piacere (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, io credo che nessuno di noi ritenga che questa legge costituzionale risolva il problema della questione generazionale nel nostro Paese, perché questa è questione drammaticamente aperta che non sarà risolta con questo provvedimento. Né credo che qualcuno in quest'Aula possa essere persuaso dal fatto che con questa legge costituzionale il Governo si possa in qualche modo autoassolvere rispetto agli obblighi che avrebbe nei confronti delle nuove generazioni.
Ma in un Paese come il nostro, dove la questione generazionale, ovvero la questione della mobilità sociale tra generazioni, è così aperta, io credo sia un obbligo da parte del Parlamento dare un segnale. Il segnale consiste nel fatto che questo Parlamento vuole stabilire che la maturità non si stabilisce per legge, ovvero attraverso uno sbarramento di legge: la maturità deve essere stabilita a monte dai partiti nella selezione dei candidati e soprattutto deve essere stabilita dagli elettori nell'espressione libera del voto, non come avviene oggi a causa di questa legge elettorale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, io credo che voterò questa proposta e questa norma astenendomi, non perché non sia d'accordo con il mio partito. Credo, infatti, che la libertà dei giovani di autorappresentarsi e di essere presenti in Parlamento sia una questione molto importante, ma credo che, ad oggi, sia un insulto per i giovani il fatto che noi facciamo credere in qualche modo che questo sia possibile.
Saranno solo i figli del potere che potranno essere domani in Parlamento. Io non sono una tuttologa e mi occupo di settori ben specifici, ma sono molto contraria alle tendenze. Non può essere che oggi fa tendenza il disabile, domani l'anziano e dopodomani i giovani. Credo ci debba essere pieno rispetto per tutte le categorie ma credo che l'esperienza non può essere una cosa che si mette da parte e si cancella in un istante. Se parliamo spesso di meritocrazia, di capacità e di conoscenza delle cose io credo che molti giovani ne hanno proprietà ma molti non ne hanno e chissà perché ho il dubbio che saranno proprio questi ultimi a entrare in Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Adornato. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, volevo dire che sono un po' preoccupato di questo dibattito perché in esso vedo una confusione, che giudico pericolosa, tra la pedagogia e il diritto. Non stiamo qui, come legislatori, per imporre una pedagogia popolare, perché da questo punto di vista ciascuno può avere le sue convinzioni. Io, per esempio, non Pag. 73consentirei mai a mio figlio di fare il parlamentare a diciotto anni e, se potessi impedirglielo, glielo impedirei, ma non tutti ragioniamo così: risulta, per esempio, che l'onorevole Bossi e l'onorevole Di Pietro tengono molto al fatto che i loro figli possano intraprendere la carriera politica (Applausi di deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Popolo della Libertà), quindi da un punto di vista pedagogico non ne usciamo. Faccio un altro esempio: sono pienamente d'accordo con l'onorevole Mussolini, si perde tempo; non direi che i parlamentari perdono tempo, ma un ragazzo certamente potrebbe, entrando in Parlamento, perdere tempo per i suoi studi. Tuttavia potrei obiettare che il tempo che gli onorevoli avvocati ad esempio usano anche per fare le loro cause potrebbe essere un tempo utile ad un ragazzo per laurearsi, quindi diciamo che la vicenda è abbastanza complessa. Noi non possiamo discutere di pedagogia e gli argomenti che anche molti colleghi dell'Unione di Centro per il Terzo Polo hanno usato sono giustissimi.
Non dobbiamo con una legge offrire dei modelli - alle volte ci si riesce, ma non è questo il caso - ma dobbiamo attenerci a una questione di diritto. Riteniamo o no, in quest'Aula, che sia un diritto per un ragazzo di diciotto anni, che vota, che si può sposare, che può fare dei figli, poter anche essere eletto in Parlamento? Questa è la questione, e credo che ad essa non si possa che rispondere di sì: certamente è un diritto, se poi sia cosa giusta e utile è chiaro che lo decidono gli elettori ed i ragazzi che, guardate, non hanno tutta questa voglia di entrare, oggi, in Parlamento e, aggiungerei, attenti a parlare di competenza, perché qualche ragazzo di diciotto anni potrebbe fare gli esami di maturità a noi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo). Quanto alla competenza di quest'Aula, credo che certamente noi oggi non ne possiamo menare un gran vanto, purtroppo. Certo che un ragazzo di diciotto anni può avere questo diritto, poi starà ai genitori, alla famiglia, ai ragazzi stessi, agli elettori decidere se c'è la maturità e la competenza per partecipare a quest'Assemblea e, lo ripeto, come si vede anche dalla nostra Aula, non sempre gli elettori giudicano per il meglio.
Allora, è una questione di diritto e non di pedagogia: un ragazzo di diciotto anni ha tutto il diritto di essere eletto parlamentare della Repubblica. Se sia una cosa giusta non possiamo deciderlo noi ma altre sfere della nostra comunità, tra cui anche noi, cioè i partiti, ma non sovrapponendo una pedagogia, che ciascuno può avere diversa dall'altro, a un diritto che è sacrosanto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, vorrei in modo particolare rispondere all'onorevole Mussolini, perché non vorrei che rimanesse nel nostro dibattito un vuoto relativo alla questione del bicameralismo perfetto, come lo ha chiamato. Quando parliamo di bicameralismo perfetto ci riferiamo a due Camere che svolgono le medesime funzioni, nel senso che hanno la doppia lettura dei provvedimenti legislativi. Però non dobbiamo dimenticare che il Senato della Repubblica è la prima Camera che è composta dalla metà dei membri della Camera dei deputati (a parte i senatori a vita).
La scelta dei nostri padri costituenti di due Camere con un numero così differente di parlamentari dipende dal fatto che volevano che il Senato fosse la Camera della seconda lettura, vale a dire del ripensamento, e che fosse composta da persone con maggiore esperienza, con un'età superiore, che potessero quindi avere il titolo per una rilettura attenta dei provvedimenti legislativi (non a caso delle due si chiama Camera Alta). A questo punto non può esistere che per l'elettorato passivo al Senato sia richiesta la stessa età dell'elettorato passivo alla Camera dei deputati, altrimenti sarebbe un bicameralismo inutile, e non perfetto. Credo pertanto Pag. 74che dobbiamo mantenere una differenza di età, per quanto riguarda l'elettorato passivo così come per l'elettorato attivo, fra le due Camere che compongono il nostro sistema istituzionale.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 3 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PIETRO LAFFRANCO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro sugli identici emendamenti Zaccaria 3.1 e Tassone 3.2...

PRESIDENTE. Scusi onorevole relatore, le ricordo che l'emendamento Tassone 3.2 è già stato ritirato...

PIETRO LAFFRANCO, Relatore. Dunque, l'invito al ritiro riguarda solo l'emendamento Zaccaria 3.1. La Commissione formula altresì un invito al ritiro, sugli identici emendamenti Zeller 3.11 e Giachetti 3.13. Credo tuttavia che l'argomento sia meritevole di approfondimento, quindi potrebbe esser opportuno - mi rivolgo all'onorevole Giachetti - predisporre magari un ordine del giorno. Mi pare di aver capito che ci possa essere consenso intorno a questo orientamento.
La Commissione formula inoltre un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Vassallo 3.5, perché è difforme dall'impianto della legge che prevede l'equiparazione, nonché sugli identici emendamenti Mantini 3.4, Giorgio Conte 3.10 e Zeller 3.12 perché puntualizzano l'età mentre noi ci soffermiamo con questo provvedimento su una maggiore flessibilità che consenta eventuali successivi interventi.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIORGIA MELONI, Ministro della gioventù. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Zaccaria 3.1 formulato dal relatore.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, vorrei svolgere alcune considerazioni su questo articolo. Noto che la Camera procede con una certa difficoltà e una certa oscillazione nell'esame di questo provvedimento. Devo dire che a me non dispiace affatto quando sento colleghi che prendono la parola per dire motivatamente che non condividono, o che offrono argomenti a base delle loro considerazioni. Quando anche vedo quel tabellone non tutto dello stesso colore credo che sia un fatto positivo. Stiamo discutendo qualcosa che appartiene molto alle responsabilità di ciascun componente di questa Aula, però bisogna anche riflettere su alcuni dati. Per ora noi abbiamo introdotto nel testo costituzionale due disposizioni all'articolo 31 (e questo è importante), e abbiamo approvato una modifica in materia di elettorato passivo per la Camera dei deputati.
Molti si sono meravigliati di questo dato, ma non si tratta affatto di un elemento di meraviglia; non è che, solo per il fatto di avere l'età idonea per l'elettorato passivo, si deve essere di conseguenza eletti alla Camera. Si tratta di una potenzialità. Questo è un elemento che è abbastanza ovvio. Non so se tutti i colleghi l'hanno fatto, ma è utile consultare le pagine 8 e 9 dello stampato, dove vi sono due tabelle molto significative circa l'elettorato attivo e passivo nei Paesi europei. Se si guarda a questi dati, si vede che, per quanto riguarda la Camera, la scelta di fissare l'elettorato passivo a 18 anni è generalizzata.
Vorrei, inoltre, rivolgermi all'onorevole Mussolini, che, in genere, svolge interventi di buon senso, e che, non facendo parte di chi ha seguito il problema in modo particolare, riporta comunque una sua esperienza. L'onorevole Mussolini, quando si scaglia contro il principio del diverso regime che riguarda Camera e Senato, dovrebbe sapere che è il regime attuale, quello che hanno dettato i costituenti. Essi hanno deciso, per la Camera, l'elettorato Pag. 75attivo a 18 anni e passivo a 25, e, per quanto riguarda il Senato, 25 e 40 anni. Inoltre, hanno deciso che, per essere nominato Presidente della Repubblica, occorrono 50 anni d'età. Questo impianto ha un senso. Perché ci si deve meravigliare riguardo al Senato? Anche negli altri Paesi il Senato si basa su principi diversi; tradizionalmente, il Senato era il consiglio degli anziani. Noi, forse, non vorremmo più ciò, ma vorremmo realizzare un Senato che si distingue dalla Camera per altri motivi (ad esempio per motivi di ordine territoriale, con la Camera delle regioni). Tuttavia, ad oggi, signor Presidente, il Senato ha questo connotato e così pure in altri Paesi, come in Francia, dove per essere eletti al Senato bisogna avere trent'anni. Anche in altri Paesi vi è l'età distinta. Vi è, quindi, una logica in questi aspetti. Questo è il motivo per il quale ho presentato tale emendamento, per lasciar stare per ora l'assetto del Senato, visto che, tutto sommato, introduciamo il principio innovativo per la Camera dei deputati, e visto che, tutto sommato, il Senato, forse, lo modificheremo in altro modo, prima o poi.
Devo dire, però, che l'orientamento prevalente, almeno tra coloro che hanno discusso in Commissione affari costituzionali, è quello di apportare un piccolo ritocco al Senato e mantenere, quindi, una sorta di differenziazione simmetrica che può avere delle ragioni, un fondamento. Ritiro, quindi, l'emendamento, anche se sono abbastanza convinto della sua bontà, e lo ritiro anche perché, nell'insieme, il provvedimento che abbiamo costruito oggi è un provvedimento che acquista un senso, per le modifiche sull'articolo 31 che ho sostenuto nella parte iniziale del mio intervento. Il mio ritiro, quindi, significa, ovviamente, non votare più il presente emendamento.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zaccaria, il suo emendamento 3.1 si intende, quindi, ritirato. Passiamo agli identici emendamenti Zeller 3.11 e Giachetti 3.13.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Zeller 3.11 accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Giachetti 3.13 formulato dal relatore.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, lo ritiro, ma vorrei brevemente spiegarne le ragioni. Forse l'unico intervento con il quale non mi sono trovato d'accordo nella giornata di oggi o che, quanto meno, non credo risponda alla realtà di quello che stiamo vivendo, è quello dell'onorevole Colombo. Non penso che noi, in questo momento, stiamo perdendo tempo, anche se, ovviamente, sappiamo che fuori di quest'Aula, nel Paese, vi sono tanti problemi e tante difficoltà, che sicuramente riguardano anche i giovani. Tuttavia, l'intento è di far sì che in qualche modo la nostra attività politica sia in grado di fotografare anche quelli che sono i cambiamenti sociali e politici che sono intervenuti nel tempo e che ci portano a tale iniziativa. Non dimentichiamo che, di questi tempi, non è semplice guardare al percorso parlamentare e vedere il lavoro che è stato svolto, ovviamente a partire dalle proposte di legge che sono state presentate, dal lavoro del Ministro e dal lavoro della Commissione.
Un lavoro che ha portato certamente non alla soddisfazione piena di quelli che sono probabilmente gli intenti di ciascuno di noi, ma a un punto di incontro che salva, a mio avviso, un principio importante, vale a dire che nel 2011 la politica si interroga se effettivamente - è quello che il collega Adornato spiegava in modo perfetto e lineare - in questo 2011 è ragionevole che un ragazzo che, come è stato detto, va a partecipare a missioni di pace, e sappiamo con quali rischi, che può partecipare alla vita pubblica in tanti altri posti, abbia il diritto di partecipare anche a quella che è la vita parlamentare. Notoriamente sono di rado d'accordo con la collega Binetti, tuttavia mi ha colpito molto - concludo, signor Presidente - l'intervento e il ragionamento che nei minuti a sua disposizione la collega ha svolto questa mattina, e lo trovo per davvero molto convincente. Porto anche Pag. 76molto rispetto per quello che ha detto il collega Barbieri e per i dubbi che serpeggiano evidentemente da tutte le parti. Infatti non stiamo facendo una cosa costruita, credo che stiamo svolgendo un dibattito autentico nel quale ciascuno di noi si interroga su cosa sia effettivamente utile e se è utile per portare avanti la politica anche un certo modo di fare politica. A me ha colpito questo - ed è questa la ragione per la quale ritiro l'emendamento - nell'intervento dell'onorevole Binetti: quest'ultima, pur apprezzando lo spirito, si poneva un dubbio, se non ho capito male, spero di non male interpretarla: va bene tutto, ma questo risolve il problema che noi abbiamo all'origine, cioè perché la politica oggi non è in grado di rispondere alle domande del Paese e, quindi, anche ad una domanda diffusa che proviene dai giovani? Certo non sarà questo che risolve il problema dei giovani, come diceva giustamente l'onorevole Casini, che non potranno probabilmente percepire la pensione o la percepiranno in un modo grottesco, per quello che stiamo facendo oggi. Quante cose facciamo oggi che pregiudicano sicuramente il futuro dei nostri giovani! È compito della politica porsi questo problema sicuramente in tanti altri ambiti, e non può certo essere questo lo scudo attraverso il quale risolviamo le responsabilità che abbiamo nei confronti della politica.
Ma credo - ho concluso, signor Presidente - che in questo modo, con un dibattito autentico, con i dubbi che sicuramente ci sono in molte persone che in modo leale li hanno anche espressi, possiamo fare un piccolo passo, ed è la ragione per la quale, pur essendo convinto che sarebbe assolutamente giusto, normale, naturale, anche per le considerazioni che sono state fatte poc'anzi dall'onorevole Zaccaria, equiparare i 18 anni alla Camera e al Senato - Camere che non hanno funzioni diverse, non hanno nulla di diverso - capisco la logica attraverso la quale un lavoro fatto in Commissione, da tutte le forze politiche, cerca di salvaguardare un filo di capacità di cambiamento e di adeguamento da parte della politica a quelli che sono i cambiamenti sociali, nei quali è del tutto evidente, signor Presidente, che il ruolo dei giovani, la capacità dei giovani, gli interessi dei giovani rispetto a quello che era il periodo di trent'anni o di quarant'anni fa sono del tutto modificati (per fortuna ci si è evoluti, ci sono strumenti diversi). Mi rivolgo anche a tutti coloro, come l'onorevole Mussolini, che dicono: sì ma i giovani andranno a scuola, come faranno? Il compito nostro sarà, una volta presa questa decisione, di trovare le forme attraverso le quali, se sanciamo un diritto, quel diritto possa essere esercitato anche dai ragazzi.
Chiudo con una battuta all'onorevole Mussolini, ma non è una battuta, è un ragionamento, perché anche lì credo che vi siano domande che nascono comunque dal buonsenso. Probabilmente la stessa domanda in tempi diversi qualcuno se la pose pure quando si trattò di passare al suffragio universale. Infatti sappiamo benissimo com'era inteso il ruolo della donna allora: e se avesse abbandonato la casa, la cura dei figli, la famiglia per andare a fare altro, cosa sarebbe accaduto? Per fortuna, sappiamo che cambia anche il modo attraverso il quale cresce la società e il ruolo delle persone nella società e il nostro compito è quello di far sì che un diritto sia garantito e che questo diritto sia accompagnato dalla possibilità di essere esercitato. Le forme le troveremo sicuramente nel momento in cui, come auspichiamo, questo provvedimento verrà approvato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,30)

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Vassallo 3.5 formulato dal relatore.

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, non intendo ritirare il mio emendamento 3.5 e cercherò di esporne le ragioni. Com'è noto, l'Assemblea costituente cercò di trovare giustificazioni diverse Pag. 77al bicameralismo italiano, ipotizzando un Senato rappresentativo degli interessi corporativi o degli enti territoriali o eletto con un sistema maggioritario rispetto alla Camera. Nessuna di queste funzioni fu adottata e le uniche giustificazioni che, poi, ressero la scelta di un sistema bicamerale furono l'elezione cosiddetta a base regionale e l'età maggiore dei senatori rispetto a quella dei deputati, che avrebbe dovuto conferire al Senato una maggiore capacità riflessiva.
Noi sappiamo benissimo che sia l'elezione su base regionale sia la maggiore età non hanno prodotto alcuna differenza nell'operatività e nell'attività del Senato ed oggi temo che la proposta che ci avanza il Governo serva solo a mantenere una di queste foglie di fico. Infatti, si dice che vi è, in fondo, una differenza tra Camera e Senato, che sarebbe data - guardate un po' - dal fatto che alla Camera si può votare e si viene eletti a diciotto anni, mentre al Senato a venticinque.
Questo tentativo di mettere una foglia di fico genera, però, una contraddizione ancora più evidente: da un lato, diciamo che i diciottenni sono a tal punto maturi da poter essere parte di quest'Aula, essere a pieno titolo membri della Camera dei deputati, dall'altro lato, però, diciamo che essi non possono votare, appellandoci ad un principio che non esiste, cioè al principio secondo cui, in assoluto, dovrebbero essere sempre e comunque equiparati l'elettorato attivo e passivo. Lo ha ricordato un attimo fa l'onorevole Zaccaria: non tutti coloro che lo votano possono essere Presidenti della Repubblica; la nostra Costituzione riconosce che devono avere almeno cinquant'anni. Si discute di riforme del Senato che prevedono, ad esempio, l'elezione solo di coloro che abbiano svolto attività amministrativa, laddove si vuol dare al Senato una certa «torsione autonomistica», ma naturalmente potranno votare anche coloro che non hanno svolto attività amministrativa.
Quindi, se proprio si vuole mantenere questa foglia di fico per cui bisogna avere un Senato con persone elette più tardi, perché questo conferirebbe al Senato stesso maggiori capacità riflessive, non si capisce perché i diciottenni che votano per la Camera non dovrebbero votare anche per il Senato. Ciò, tenendo conto di un altro fattore, che è ben noto e, cioè che, oggi, questa fittizia difformità, forzosa difformità nell'elettorato di Camera e Senato può generare una difformità nelle maggioranze delle due Camere, benché entrambe le Camere, com'è noto, abbiano il potere di conferire la fiducia. Quindi, riportando il diritto di voto per il Senato a diciotto anni, non solo sanciremmo un'ovvietà che abbiamo già condiviso - e, cioè, che i cittadini italiani che hanno diciotto anni hanno tutte le qualità per poter esprimere e domandare rappresentanza tanto per la Camera quanto per il Senato -, ma faremmo anche venir meno uno dei vizi attuali della formazione della rappresentanza politica, quello cioè che può generare una difformità di maggioranze tra Camera e Senato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, vorrei fare una brevissima dichiarazione di voto su questo emendamento. Il ragionamento dell'onorevole Vassallo e, prima ancora, il ragionamento dell'onorevole Giachetti ritengo che ci portino al centro della questione. Infatti, noi abbiamo valutato questo provvedimento con una serie di considerazioni, ovviamente registrando proposte, accogliendone alcune e respingendone altre. Credo che molti del mio gruppo abbiano colto il senso anche del dibattito, perché sembra, a volte, di non trovarci di fronte ad un provvedimento di riforma costituzionale. Alcuni interventi credo che abbiano messo l'accento sul tema dei giovani, com'è giusto fare, ma non si tratta di abbassare l'età per un concorso. Io ritengo che vi sia qualcosa di altro. Tutta questa problematica doveva essere inserita nell'ambito di temi dell'ordinamento, di riforme e di proiezioni, anche politiche, come è stato richiamato, anche in quest'Aula, da parte di molti del mio gruppo. Pag. 78
Allora, signor Presidente, se noi seguiamo un ragionamento che riguarda, ovviamente, il bicameralismo, visto il processo di equiparazione assoluta che esiste fra le due Camere, e lo dicevo lunedì, nel corso della discussione sulle linee generali, non c'è dubbio che la proposta dell'onorevole Giachetti abbia un senso. Del resto, la Camera e il Senato fanno le stesse cose e non c'è stato nessun riferimento al dibattito dell'Assemblea costituente perché il costituente, nel momento in cui ha differenziato l'elettorato attivo e passivo della Camera e differenziato l'elettorato attivo e passivo al Senato, ha anche ragionato: aveva assegnato al Senato un ruolo di compensazione, di riflessione, un ruolo ovviamente di una Camera di saggi per una migliore produzione e per un perfezionamento della produzione legislativa. Se tutto questo è scomparso, non c'è dubbio che se la Camera e il Senato fanno le stesse cose, non si capisce perché ci debbano essere ancora elettori ed eletti a 25 anni per il Senato a differenza della Camera, per i cui elettori sono previsti i 18 anni, così come per gli eletti. Questo sta a significare che non c'è stata una riflessione molto intensa e anche molto cogente rispetto alla problematica.
Ho certamente apprezzato lo sforzo del Ministro della gioventù, e lo sforzo del relatore, per carità, ma c'è una corsa a fare un qualcosa che serve più per l'esterno, forse più per le attese ma a cui non corrisponde un dare risposte a queste attese; è più una apparenza che un fatto sostanziale. Forse una riflessione in più su questi temi ci doveva essere rispetto a una problematica che riguarda la riforma di un sistema elettorale che così com'è non va, e dovrebbe essere riformato; tuttavia non c'è dubbio che ci sono grandi temi, grandi questioni che riguardano anche il problema ordinamentale all'interno del nostro Paese e così facendo ci si incammina verso una china che crea più problemi e più grovigli che soluzioni. Ciò anche per quanto riguarda il Senato. Vorrei chiederlo alla Lega Nord Padania, ma abbiamo abbandonato il problema del Senato federale, del Senato delle regioni? Questo è il dato vero, ma vi è anche il problema delle nomine previsto da questo sistema, che significherebbe nominare a diciott'anni e allora ci sarebbe una raccomandazione da fare alle cancellerie dei partiti.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Tassone.

MARIO TASSONE. Tutto questo mi fa considerare che la problematica c'è ed esiste; io dico di no, ovviamente, a questo emendamento dell'onorevole Vassallo, visto e considerato che abbiamo trovato un equilibrio a fatica, tra varie perplessità e tra varie preoccupazioni; le mie, forse, sono più accentuate, ma non c'è dubbio che mi attengo a quello che è un clima che stiamo tentando di costruire, nella speranza che ci siano poi ulteriori dati di saggezza nel momento in cui ci sarà il traghettamento del provvedimento dalla Camera al Senato e il ritorno poi alla Camera. Ritengo che questa è la speranza che ci accompagna e ci illumina ed è un riferimento per il nostro impegno soprattutto nell'azione che stiamo svolgendo in quest'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, le argomentazioni che sono state portate dall'onorevole Vassallo, sul piano del merito sono ineccepibili, così come erano ineccepibili, dal mio punto di vista, e ancora più ragionevoli, quelle portate dall'onorevole Giachetti nell'intervento precedente. Sono assolutamente d'accordo, e l'ho detto anche nel mio intervento durante la discussione sulle linee generali in quest'Aula, che logica vorrebbe che chi ha 18 anni possa essere eletto indifferentemente alla Camera e al Senato. Il problema però, non è questo, perché, in questo momento, noi non stiamo affrontando il tema del bicameralismo. Per quanto riguarda la posizione del Partito Democratico sul bicameralismo il problema Pag. 79non si porrebbe nemmeno, perché nella proposta di legge che noi abbiamo depositato vogliamo un Senato federale espressione del secondo livello e cioè eletto dalle assemblee regionali della nostra Repubblica. Il problema che noi abbiamo in questo momento è un'altro.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Bressa.

GIANCLAUDIO BRESSA. Intervengo per dichiarazione di voto, signor Presidente, a nome del mio gruppo.

PRESIDENTE. È già intervenuto l'onorevole Vassallo.

GIANCLAUDIO BRESSA. L'onorevole Vassallo illustrava il suo emendamento, io sto facendo una dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Va bene, è lo stesso, non c'è una fase dell'illustrazione.

GIANCLAUDIO BRESSA. Concludo, chiedo scusa, esprimendo la posizione del gruppo. Non resta che chiedere all'onorevole Vassallo di ritirare questo emendamento. Nell'ipotesi in cui egli non volesse ritirarlo, così come hanno fatto il collega Giachetti e questa mattina il collega Zaccaria, noi non possiamo che astenerci su questa proposta emendativa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, signori colleghi, intervengo sull'emendamento Vassallo 3.5, annunciando il voto favorevole di Futuro e Libertà anche perché in questo modo evito di intervenire di nuovo sul successivo emendamento 3.10 presentato insieme al collega Giorgio Conte.
La finalità dell'emendamento ci sembra assolutamente ineccepibile alla luce delle motivazioni che abbiamo ascoltato. Noi siamo favorevoli, e in questo senso è andato lo sforzo di riforma legislativa fatto insieme al Governo e alle forze parlamentari per allargare nella maggiore misura possibile il livello di partecipazione e di cittadinanza attiva dei cittadini italiani, anche a partire dai 18 anni.
Le considerazioni che apparentemente sembrano avulse secondo qualche collega - ma io non la penso così - e le motivazioni che sono state portate sia dall'onorevole Vassallo sia dall'onorevole Giachetti mi sembrano invece assolutamente ineccepibili. Oggi Camera e Senato hanno identiche funzioni ed identici i poteri; non si capisce perché in tema di elettorato attivo il cittadino maggiorenne italiano di 18 anni non possa concorrere con la propria espressione di volontà ad eleggere sia il Senato che la Camera. Non c'è una sola motivazione logica, alla luce di tutta una serie di considerazioni che stanno alla base di questo dibattito e della volontà complessiva espressa anche dal Governo e dal Parlamento di allargare il livello di partecipazione attiva e di cittadinanza attiva e fotografando una situazione, ossia se oggi dobbiamo invitare i giovani ad interessarsi nuovamente e positivamente alla vita politica, ciò deve essere realizzarsi anche attraverso l'espressione libera del voto.
Quindi, condivido questo emendamento che va nella direzione di equiparare l'elettorato attivo tra Camera e Senato al raggiungimento della maggiore età. Noi, addirittura, avevamo proposito per la Camera di coinvolgere nell'elettorato, così come avviene in Austria, in alcuni Land tedeschi e così come si sta discutendo in Francia, addirittura i sedicenni. Tuttavia, per questa fase di passaggio sorvoliamo, anche per non ascoltare un intervento ironico, e come sempre particolarmente brillante, da parte dell'onorevole Mussolini - che già mi sembra provocata in questa direzione - che parlerebbe a quel punto di biberon e non più di tutor in Aula.
Però, onorevole Mussolini, devo dire che su un piano anche della partecipazione attiva ai lavori d'Aula molto spesso non si tratta di un fatto anagrafico, ma anche di utilizzazione dei congiuntivi e della grammatica e di questioni che vanno Pag. 80ben oltre il dato anagrafico. Si tratta, pertanto, di un problema un po' più complesso; magari ne parleremo in altra sede. Quindi, annunciamo, come Futuro e Libertà, il voto favorevole sull'emendamento Vassallo 3.5 (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vassallo 3.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Laboccetta, onorevole Pagano, onorevole Cesaro, onorevole Crosio, onorevole Scilipoti, onorevole Leo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 512
Votanti 340
Astenuti 172
Maggioranza 171
Hanno votato
63
Hanno votato
no 277).

Passiamo agli identici emendamenti Mantini 3.4, Giorgio Conte 3.10 e Zeller 3.12.
Chiedo all'onorevole Mantini se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 3.4, formulato dal relatore.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non debbo ripetere gli argomenti che sono già stati spesi. Questo stesso emendamento è analogo alla proposta Vassallo, da poco votata. Debbo solo far mettere a verbale che, in forza della nostra grande responsabilità, che dimostriamo in questa occasione una volta in più, convergiamo alla fine in una larga intesa sul testo che emerge dai lavori parlamentari.
Tuttavia, il problema di questa asimmetria resta: non c'è nessun Paese in Europa nel quale ai ventiquattrenni o ai venticinquenni è negato il voto. Quindi, ritiro l'emendamento, ma ribadisco che questa modifica costituzionale, che va incontro alla Camera e ai giovani, abbassando i limiti per l'eleggibilità, mantiene un'ingiustificata barriera al voto nei confronti dell'elezione del Senato, di una Camera cioè che nel tempo svolge le stesse funzioni, paritetiche, della Camera. In altri termini, ci si prende la responsabilità di dire che - ripeto - a 24 o 25 anni viene negato il diritto al voto per l'elezione del Senato. Avremmo voluto un testo migliore. Grazie e ribadisco che ritiro il mio emendamento 3.4.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli identici emendamenti Giorgio Conte 3.10 e Zeller 3.12 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Giorgio Conte 3.10 e Zeller 3.12, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Galletti...onorevole Savino...onorevole Goisis...onorevole Abrignani...onorevole Della Vedova...onorevole Zinzi...onorevole Cesare Marini...onorevole Berruti...onorevole Carfagna...onorevole Testoni...onorevole Albonetti...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 517
Votanti 303
Astenuti 214
Maggioranza 152
Hanno votato
26
Hanno votato
no 277).

Prendo atto che il deputato Gianni Farina ha segnalato che avrebbe voluto astenersi. Pag. 81
Passiamo alla votazione dell'articolo 3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, abbiamo già espresso nel corso dell'esame le nostre ragioni, che portano a votare - alla fine di un percorso molto costruttivo e con grande senso di responsabilità - una innovazione alla Carta costituzionale che sancisce un nuovo principio di valorizzazione della vita dei giovani e della partecipazione dei giovani alla vita civile e sociale del Paese.
È un'innovazione che avremmo voluto migliore sotto il profilo della equiparazione dei limiti di età per l'accesso al voto e anche all'elettorato passivo. Tuttavia, con le motivazioni e le considerazioni già svolte esprimiamo un voto favorevole su questo articolo come, infine, al provvedimento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Barani...onorevole Dima...onorevole Cesare Marini...onorevole Porta...onorevole Mura...onorevole Tenaglia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 511
Votanti 472
Astenuti 39
Maggioranza 237
Hanno votato
453
Hanno votato
no 19).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4358)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4358).
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

GIORGIA MELONI, Ministro della gioventù. Signor Presidente, il Governo accetta tutti gli ordini del giorno presentati.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Di Stanislao n. 9/4358/1, Giachetti n. 9/4358/2, Mantini 9/4358/3, Binetti 9/4358/4 e Zacchera 9/4358/5, accettati dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4358)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, in verità una parte cospicua delle considerazioni che intendevo rendere all'Assemblea, con questa dichiarazione di voto finale, l'ho già anticipata con l'intervento sul complesso degli emendamenti. Pertanto, questa circostanza mi esime dallo sviluppare un ragionamento più articolato.
Devo dire che ci apprestiamo a questo voto e personalmente mi appresto a questo voto - che anticipo, per il gruppo Misto-Alleanza per l'Italia, sarà un voto favorevole - con un animo alquanto perplesso. Questo è un provvedimento che se mai vedrà luce, perché ricordo a noi tutti è un testo che si offre alla nostra attenzione con le procedure di una legge costituzionale, sarà una legge che presenta molte ombre e poche luci. Le ombre sono quelle che sono già state raccontate. Un po' il contesto, la circostanza. Ricordo a noi un efficace e appassionato intervento, svolto dall'onorevole Casini, che ricordava come questo dibattito cada in una circostanza alquanto eccentrica dal punto di vista di ciò che, invece, sta impegnando il Parlamento e il Paese nelle ultime ore e nelle ultime giornate. Pag. 82
Il provvedimento apre, formalmente e con una certa generosità, alle giovani generazioni l'ipotesi dell'accesso alla rappresentanza parlamentare, quindi regolando, in qualche modo, l'aspetto relativo all'elettorato passivo. Tuttavia, non risolve il problema centrale che ci eravamo posti e che è stato anche rammentato dagli ultimi interventi - cito l'onorevole Mantini e, in particolare, l'onorevole Vassallo - allorquando si è posto il quesito fondamentale del dare un diritto di cittadinanza a 5,5 milioni di italiani, cittadini italiani che hanno 18 anni e non 25 e che esercitano il diritto elettorale in una dimensione dimidiata. È questo il punto fondamentale.
Non credo che la diversità funzionale che tralatiziamente, all'interno di uno schema di bicameralismo perfetto, si continua ad attribuire al Senato possa venire vulnerata dalla circostanza e dal fatto che il corpo elettorale sia il medesimo alla Camera e al Senato. Non mi sembra che questo rappresenti un ostacolo da un punto di vista giuridico-formale e costituzionale. Ebbene, qui è mancato il coraggio e la capacità di recuperare la grande verità, rappresentata dal fatto che questi elettori votano alla Camera e non al Senato inspiegabilmente.
Vi sono aspetti positivi, comunque, che vengono introdotti. L'aspetto positivo è legato anche alla proposta emendativa, poi approvata, della collega onorevole Lanzillotta che ha, in qualche modo, fatto sì, con la condivisione di tutta l'Assemblea, che si affermasse il principio dell'ingresso e di una forma attiva di intervento statuale per consentire alle giovani generazioni di sviluppare un ruolo da protagonista all'interno delle istituzioni parlamentari.
Con queste luci e queste ombre - per la verità, mi sarei augurato qualche ombra di meno, ma di questi tempi ci dobbiamo accontentare - noi siamo qui a dichiarare la nostra condivisione di questo provvedimento, che comunque rappresenta un segnale e un gesto che, in questa stagione, introduce il principio di una revisione virtuosa e partecipativa della Carta costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Ministro, certamente oggi è una giornata particolare in quanto la modifica della Costituzione è un momento assolutamente importante e, per di più, perché parliamo di un argomento che va ad incidere sulla situazione contingente dei giovani che non è certamente felice. Quindi, preferisco parlare di quel ponte ideale che subito si viene a creare tra la modifica costituzionale - parlo dell'inserimento dei nuovi due commi dell'articolo 31 - e la legislazione ideale. Vorrei cioè che questa normativa ideale, assolutamente importantissima, venisse collegata con quello che abbiamo fatto e che dobbiamo fare per i giovani.
Vorrei che ci fosse una riflessione sulla incidenza che questa modifica costituzionale ha sulla legislazione ordinaria, in quanto siamo convinti che la normativa vigente - soprattutto quella realizzata da questa maggioranza in questi ultimi tempi - sia una legislazione che va contro l'interesse dei giovani, quindi siamo contenti che provenga proprio da un Ministro di questo Governo e speriamo che questo Ministro e questa normativa, modificata con l'intervento dell'opposizione, a seguito di un serrato dibattito in Commissione, faccia in qualche modo cambiare opinione alla maggioranza e la faccia venire sulle posizioni che, più volte, abbiamo cercato di far comprendere a questa maggioranza.
Siccome il problema principale dei nostri giovani è sicuramente quello del lavoro, noi crediamo che la prima normativa sulla quale bisogna andare ad incidere e sulla quale bisogna riflettere se sia costituzionale o meno, quando l'iter sarà completato, è proprio la normativa sul lavoro o - come mi piace di più dire - sul precariato.
Come è stato più volte rilevato, il lavoro in qualche modo stabile è sempre più lontano nel tempo per i giovani, ovvero viene acquisito ad un'età sempre più matura; non c'è più nessuna certezza sulla Pag. 83pensione e, anche nel caso in cui i nostri giovani dovessero ottenerla, essa sarà nettamente inferiore a quella che percepiscono i nostri padri, coloro che attualmente sono in pensione o che percepiremo noi. Credo che questo non sia assolutamente giusto.
Vogliamo poi parlare delle politiche per la famiglia, delle politiche sociali in generale e della politica per la casa?
La nostra speranza - è questo il motivo per cui abbiamo partecipato alla costruzione di questa nuova normativa costituzionale - è che proprio alla luce di ciò che abbiamo detto oggi, tra le altre cose il riferimento all'equità generazionale, ci sia un ripensamento, un'attenzione particolare alle normative che verranno approvate e a quelle che sono state approvate nella chiave dell'interesse dei giovani, nella chiave del non spendere da parte nostra il futuro dei nostri figli e dei nostri giovani.
Francamente crediamo che davanti alla nuova formulazione e all'implementazione dell'articolo 31 la normativa sull'abbassamento dell'età per quanto riguarda l'elettorato attivo e passivo di Camera e Senato, per quanto per carità importantissima, sia al momento leggermente inferiore. È noto che noi avremmo voluto portare a diciotto anni tutto l'elettorato attivo e passivo, poi abbiamo ritenuto che fosse un'equa mediazione quella prevista dagli articoli 2 e 3 del disegno di legge che ci accingiamo ad approvare.
Un'altra perplessità che abbiamo avuto è relativa al fatto che si sta modificando il senso del Senato, ovvero da una parte abbiamo ancora un bicameralismo perfetto che richiederebbe un'equiparazione di tutte le età dell'elettorato attivo e passivo di Camera e Senato, dall'altra il Senato potrebbe - il dibattito è in corso - modificare le proprie funzioni, quindi potrebbe questa modificazione essere inutile. Tuttavia a Costituzione vigente riteniamo che gli articoli 2 e 3 del disegno di legge in esame rechino una normativa condivisibile.
Il voto del gruppo Italia dei Valori sarà quindi favorevole a questa modifica costituzionale, ma ci piace concludere ribadendo quello che abbiamo detto all'inizio: il nuovo dettato costituzionale non ha senso, se non riflettiamo nel rivedere tutto l'impianto normativo - chiamiamolo così - delle politiche sociali e del lavoro, in quanto sicuramente quello attuale non è conforme alla modifica costituzionale che ci accingiamo a varare in quanto in contrasto con l'interesse e con il futuro dei giovani (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rivolgendomi al Governo e ai colleghi parlamentari non intendo iscrivermi - né nessuno del mio gruppo, in particolar modo l'onorevole Conte che ha seguito con autorevolezza e continuità il percorso di questo disegno di legge - al partito di coloro i quali, partito peraltro molto autorevolmente rappresentato in Parlamento, oggi è venuto in Aula a esprimere l'idea che si sia trattato di una sorta di perdita di tempo, di un'azione legislativa avulsa dai problemi reali del Paese. Si è parlato della crisi economica, della disoccupazione, della crisi complessiva.
Invece noi siamo particolarmente soddisfatti, perché il Parlamento attraverso l'approvazione di questo disegno di legge al quale, in maniera consequenziale al mio ragionamento, daremo il nostro voto favorevole, scrive indiscutibilmente una bella pagina di questa legislatura. Certo avremmo potuto fare di più, ma realisticamente il Governo ha proposto un testo, il Parlamento ne ha discusso, c'è stato un lungo iter istruttorio così come avviene quando il Parlamento è chiamato nella sua piena funzione a migliorare e a fare proposte sul testo del Governo, e dobbiamo dire che si è arrivati a quello che può essere definito un punto di equilibrio - non di mediazione ma di equilibrio - importante per cui la normativa che non è secondaria o di importanza minore ma fondamentale ha, comunque, ottenuto un Pag. 84notevole miglioramento nella direzione e nella dinamica che a noi sta a cuore, cioè l'allargamento del livello di partecipazione attiva dei giovani alla vita politica dell'Italia.
Credo che questa sia stata la spinta, al di là poi delle differenze di valutazione. Ne cito una, la più rilevante: con l'onorevole Conte ne abbiamo parlato a lungo, mettendo per un attimo da parte una nostra idea, probabilmente futurista, quella sì realmente futurista, che l'Italia come l'Austria, come alcuni länder tedeschi, come la Francia, che si sta accingendo ad andare in questa direzione, avrebbe potuto osare di più e, di fronte ad un Paese che sente e trasmette una sorta di immagine gerontocratica complessivamente intesa, dare un segnale quasi traumatico attraverso addirittura l'apertura alla possibilità della partecipazione all'elettorato attivo dei sedicenni.
Ma, pur sapendo che questa era una posizione indubbiamente non di facile accoglimento - questa proposta è stata votata soltanto dal gruppo di Futuro e Libertà -, devo sottolineare invece con rammarico che non è stata ascoltata la ragione di quanti hanno ritenuto in Aula di esprimere un concetto fondamentale, ossia che, agendo in un regime di bicameralismo, in cui le funzioni della Camera e del Senato sono assolutamente identiche, non si capisce il motivo per cui le due Camere debbano avere un elettorato attivo differenziato per età. Non c'è una sola motivazione che militi in questo senso. Questa valutazione è aggravata, nella considerazione e nell'analisi dello scenario europeo, dal fatto che in tutta Europa l'elettorato attivo per eleggere i rami del Parlamento, che sia uno o siano due i rami del Parlamento, è sempre legato al raggiungimento della maggiore età, cioè dei diciotto anni.
Noi non vogliamo essere particolarmente critici. Vogliamo sottolineare che forse uno sforzo in più almeno in questa direzione, nella direzione dell'equiparazione - l'onorevole Vassallo l'aveva proposto con una sua proposta emendativa ed era stato sostenuto da altri colleghi - si poteva fare e, comunque, siamo soddisfatti di questo risultato. Perché siamo soddisfatti? Perché in una fase in cui regna l'antipolitica e in cui la politica viene vista non come l'arte di fare bene cose di interesse comune, come dovrebbe essere, non come elemento di partecipazione e di cittadinanza attiva, ma viene vista come casta, come corruzione, come la sintesi di tutta una serie di questioni che certamente tanti e autorevolissimi cattivi esempi del mondo politico danno soprattutto ai giovani, questo livello di proposta che viene oggi in maniera importante approvata dal Parlamento - credo all'unanimità - segna un principio fondamentale di allargamento del perimetro pubblico della nazione. Si sta in politica perché si è cittadini.
Per andare alle radici e alle origini della nostra civiltà, potremmo dire con Aristotele - ma non la voglio allarmare perché ho concluso, non riparto da lontano - che dentro il perimetro pubblico della nazione - diceva Aristotele in quel caso della polis - ci sono i cittadini, fuori dal quel perimetro, cioè fuori dalla politica ci sono gli idiotes. C'è una larga letteratura che può provare che molti idiotes sono all'interno del perimetro pubblico della politica, ma questa è altra storia.
Concludendo, Futuro e Libertà esprime il proprio parere favorevole e ritiene di dire al Governo che ci sono anche moltissimi giovani, altri giovani, giovani italiani, nati in Italia, giovani che amano l'Italia, che sono i giovani di seconda generazione, qui nati da genitori regolarmente residenti in Italia, che contribuiscono a quasi il 10 per cento del PIL nazionale, che attendono una uguale capacità di analisi e di ragionamento del Parlamento e del Governo, nella direzione dell'allargamento ulteriore della partecipazione della cittadinanza, che serve certamente a dare dell'Italia un'idea meno legata a un'immagine di vecchiaia ed a fare nuovamente circolare in modo audace idee, creatività e fantasia, spingendo le istituzioni a migliorare in questa direzione e, quindi, a segnare una traccia di un'antica e nobilissima tradizione politica italiana Pag. 85che, per dirla con Machiavelli, una volta non era mediazione, ma era soprattutto passione e furore.
Quindi, noi siamo soddisfatti del punto al quale il Parlamento è potuto giungere ed esprimiamo il nostro voto favorevole sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stasi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA STASI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci accingiamo a votare oggi un disegno di legge costituzionale che introduce alcune innovazioni volte al pieno coinvolgimento delle giovani generazioni nella vita politico-parlamentare della nostra nazione.
Come gruppo parlamentare di Popolo e Territorio non possiamo che essere favorevoli a tale disegno di legge. I giovani rappresentano il nostro futuro, il futuro dell'Italia, ed appare giusto ed equo che chi rappresenta tale prospettiva abbia voce in capitolo nelle scelte per la guida del Paese. Del resto, un ragazzo di 18 anni, come si è già ripetuto in quest'Aula, può essere eletto sindaco, presidente di provincia, governatore di una regione, e non si capisce perché, ancora oggi, nel 2011, non possa sedere sui nostri banchi.
Se si ha la maturità per poter scegliere, è innegabile che si ha la maturità per essere anche scelti. Se così non fosse, vi sarebbe una forte incongruenza di fondo. Tralasciamo il fatto che grandi democrazie occidentali ed europee hanno nel loro ordinamento l'equiparazione tra l'elettorato attivo e passivo e noi rappresentiamo il fanalino di coda in questo settore, ma è la stessa Unione europea, organismo a cui tante volte ci appelliamo per inutili beghe di cortile tutte italiane, che lo chiede a gran voce attraverso la Strategia Europa 2020, laddove riconosce l'importanza di mettere i giovani al centro delle politiche nazionali come fulcro di strategie credibili, con l'obiettivo di rendere l'Europa, entro tale data, l'area più dinamica e competitiva al mondo, ponendo i giovani in una posizione di assoluta centralità.
La Costituzione attualmente fissa in 25 anni l'età di elettorato passivo per l'elezione alla Camera dei deputati, mentre stabilisce addirittura in 40 anni l'età per l'accesso al Senato della Repubblica. Ne consegue che, vigente un sistema di bicameralismo perfetto, nessun cittadino italiano di età inferiore ai 40 anni gode appieno del diritto civile di concorrere a determinare gli indirizzi della politica nazionale.
Al di là delle incongruenze ordinamentali cui ho accennato prima, non vi è dubbio che la condizione di difficoltà che caratterizza attualmente le giovani generazioni sia anche causata da meccanismi che indeboliscono la possibilità dei giovani di offrire un'adeguata rappresentanza istituzionale alle proprie aspettative e ai propri interessi. Per invertire tale tendenza, appare necessario far sì che la voce delle nuove generazioni sia presente in tutte le politiche e in tutti i processi decisionali che le riguardano, senza privilegi di sorta, ma anche senza pregiudizi di incapacità rispetto alle altre generazioni.
Noi, come dicevo all'inizio, voteremo «sì» a questo provvedimento, perché lo riteniamo giusto, equo e al passo con i tempi. Vorremmo fare di più: come gruppo, in più di un'occasione, abbiamo chiesto di inserire anche un limite ai mandati, fissando il tetto a tre, al fine di provocare un serio e reale rinnovamento della classe dirigente. Ci aspettiamo che questa nostra proposta venga recepita dal Governo. In questo modo, si attuerebbe un binomio perfetto: più giovani e più rinnovamento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, se qualcuno mi dovesse chiedere, con riferimento a questo dibattito e a questa discussione, quale sia la sensazione che avverto e quale sia il mio stato, risponderei Pag. 86che avverto una sensazione di grande scoramento, per alcuni versi, ma allo scoramento si accompagnano sempre la speranza e la fiducia. Guai se dovessero venire meno la speranza e la fiducia rispetto agli obiettivi e ai traguardi che, anche attraverso un provvedimento di riforma costituzionale, ci si propone.
Certo, abbiamo tentato, come gruppo dell'Unione di Centro, sia in Commissione sia in Aula, di incanalare la discussione attraverso dei riferimenti molto più ampi e, al contempo, molto più certi. Invece, si è pensato, rispetto ad alcune discussioni ed alcune valutazioni, di prendere delle scorciatoie.
Dicevo poc'anzi che, per alcuni versi, mi è sembrato, attraverso le parole di alcuni colleghi, di intravedere più una soluzione per fissare i limiti di età per un concorso che una riforma di carattere costituzionale ed un abbassamento dell'età dell'elettorato attivo e passivo, sia per la Camera, sia per il Senato.
Non vi è dubbio che una valutazione e un riscontro dei lavori dell'Assemblea costituente ci dovevano essere. Perché il costituente previde l'elettorato attivo alla maggiore età e l'elettorato passivo a venticinque anni, allora ventuno anni, per la Camera dei deputati? Perché il costituente previde l'elettorato passivo a venticinque anni e quello attivo a quaranta anni per il Senato? Vi fu una valutazione. Il costituente pensava che la situazione politica del nostro Paese fosse ancora in una fase ricostruttiva e avesse bisogno di una differenziazione tra chi votava e chi poteva essere eletto, anche perché chi poteva essere eletto doveva affrontare problematiche, come è stato rilevato anche in questa sede, sia per quanto riguarda il lavoro, sia per quanto riguarda lo studio. Ma vi era anche un motivo di fondo, ossia una situazione politica in embrione che doveva essere definita e ricomposta.
In tutti questi anni, dal 1946, 1947, 1948, il Paese e la politica sono andati avanti, però bisogna chiedersi se oggi, rispetto a ieri, è stato mantenuto questo processo di conquiste civili e, soprattutto, di maturazione politica. La mia valutazione è che da diciassette anni, dal 1994, la politica si è fermata, i processi della ricomposizione sociale e civile e della maturazione si sono fermati, la politica si sta spegnendo, i partiti sono stati ovviamente vanificati, ma, soprattutto, sono stati distrutti e un bipolarismo ha bloccato e compresso la situazione politica ed economica all'interno del nostro Paese. Per cui, rispetto al 1946 e al 1948, vi è una differenza di fondo che voi conoscete: allora vi era una prospettiva, una grande speranza, un grande entusiasmo, una grande passione per ricostruire il Paese, mentre oggi non sappiamo quale Paese vogliamo costruire. Se non sappiamo questo, vogliamo almeno capire cos'è il Parlamento, visto e considerato che è sotto attacco la sua centralità, vi è un ridimensionamento, vi è un disegno alternativo che viene da lontano, ossia quello di eliminare la centralità del Parlamento e di fare dell'Europa l'Europa delle regioni e fare assumere a queste un ruolo primario rispetto a quello del Parlamento.
Che cos'è l'attacco alla casta? È veramente un problema di riduzione del numero dei parlamentari o dei benefici degli stessi? Avrei preferito che il Parlamento, attraverso il suo Presidente, avesse difeso l'istituzione parlamentare, la centralità del Parlamento, invece vi è sempre stato silenzio, come se avessimo un complesso di inferiorità o qualcosa da pagare, quando, in questo particolare momento, vi è soprattutto la debolezza della politica.
Allora, diciamo sì ai diciottenni, ma in quale Parlamento? In questo Parlamento? Se questo è un degrado della politica e del ruolo del potere legislativo e delle Camere, forse sarebbe bene sospingere gli altri a rimanere fuori dal Parlamento.
Un discorso di questo genere doveva essere fatto perché, prima di ogni altra cosa, vi è un problema di carattere politico che riguarda la politica, i partiti, le istituzioni, la democrazia. Rispetto alla crisi della democrazia, un giovane cresce e ha una possibilità di incidere e di dare un contributo se vi è una democrazia, se vi sono istituti di democrazia rappresentativa che non sono semplicemente apparenti ed Pag. 87enunciati, che non sono soltanto un dato di verità sacrale, ma un fatto sostanziale che vive nel cuore della nostra società. Queste sono le mie preoccupazioni e le mie perplessità.
Chi è contro l'entrata dei giovani? Riconosco lo sforzo che ha fatto il Ministro Meloni, come le ho detto personalmente, ma non vorrei essere stucchevole perché qualcuno potrebbe equivocare e credere che una parte dell'Unione di Centro per il Terzo Polo possa allearsi con una parte del PdL, ma questo non è vero nella maniera più assoluta.
Ma lei ha fatto uno sforzo, signor Ministro, di prendere quell'articolo 31 e traslarlo verso un'altra proiezione rispetto alla proiezione che era nell'articolo 31. Poi, attraverso il contributo che abbiamo dato insieme - che ha dato l'onorevole Bressa, gli altri colleghi e quelli del PD, e che avevamo e che abbiamo tentato di dare anche noi - l'abbiamo agganciato alle aspettative sociali, civili e politiche dei giovani. Quindi abbiamo dato una giustificazione, come lei intendeva dare, alla modifica dell'articolo 56 e dell'articolo 58. Ma l'articolo 31 era qualcosa di diverso, così come abbiamo detto che era qualcosa di diverso l'articolo 31-bis. Ecco perché noi abbiamo superato alcuni punti anche attraverso la sua disponibilità.
Proprio l'approvazione di questo articolo 31, modificato con il contributo che è avvenuto attraverso i subemendamenti che sono stati accolti al suo emendamento, non c'è dubbio che può essere un riferimento per un processo. Ma io dico che questo processo è ancora debole, perché - lo dico con estrema chiarezza - mentre noi discutiamo di riforme costituzionali, che dovrebbero farci guardare al futuro, non sappiamo se questo Parlamento ha un futuro, se la politica ci riserva la possibilità di discutere e di colloquiare o, semplicemente, questa «concessione» - tra virgolette, ma non è una concessione ma un riconoscimento - di un giusto diritto del voto ai giovani con l'abbassamento dell'elettorato attivo e passivo per i giovani, non sappiamo se si possa concretizzare e se si possa realizzare.
Ecco, signor Presidente, io ritengo che sono questi i motivi e i dati su cui bisogna richiamare l'attenzione. Non c'è ovviamente un mondo che ci guarda per capire cosa faremo con il voto dei giovani. Io capisco la preoccupazione di molti amici e di molti colleghi, ma è possibile che questo soltanto è il condizionamento della politica, della responsabilità e dell'etica all'interno delle istituzioni? Noi abbiamo sempre detto «no» alla politica dei sondaggi ed alla politica dell'acquisizione di dati e di elementi, che non sono mai una verità in assoluto e possono essere fuorvianti. Io non credo che un Parlamento, con la sua dignità, possa farsi condizionare dalle opinioni che vengono ad essere costruite ad arte. Io ritengo che c'è stata più la preoccupazione di dare un'idea e di fare apparire un Parlamento magnanimo verso i giovani, che non una soluzione sostanziale.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Tassone.

MARIO TASSONE. Con lo spirito che abbiamo sempre mantenuto, siccome ci accingiamo ad una nuova società, ad nuova politica e ad un ruolo diverso dei partiti, che devono essere selettori di classe dirigente, perché non si possono inventare né dirigenti politici, né parlamentari, né amministratori, io ritengo che questa sia la responsabilità che noi dovremmo avvertire, uscendo fuori dalla superficialità del legiferismo, che certamente ha toccato anche parte del dibattito in quest'Aula e che certamente non ha appassionato.
Per questi motivi e con questa grande apertura di fiducia rispetto al futuro, perché noi guardiamo al futuro, perché noi abbiamo il futuro - altri forse non hanno il futuro - noi diciamo «sì» a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

Pag. 88

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, mi fa piacere che l'onorevole Tassone si sia pienamente espresso sul provvedimento. Sicuramente un suo posto ideale all'interno di questo Parlamento sarebbe stato durante la Costituente, perché riesce sempre a illustrarci di tutto nei suoi interventi, mentre ci riesce a volte difficile capire il particolare.
Allora volevo dire al collega Tassone nel particolare che siamo qui non per rivoluzionare la Costituzione, ma per modificare semplicemente tre articoli partendo da un presupposto. Se l'Italia, come ci viene rappresentato, intesa come Paese e come istituzione, è poco attiva e poco propensa a favorire i giovani in tutte le loro attività, adesso è arrivato il momento per cambiare questo atteggiamento.
Norme future di revisione costituzionale sicuramente avremo tempo per discuterle più avanti. Volevo certo farle memoria che noi non ci dimenticheremo delle nostre proposte di un Senato federale. Vedrà che avremo modo di parlarne e quando ne parleremo non ci sarà bisogno di ricambiare ancora la questione che al Senato si entra a 25 anni o si voti per i senatori a 25 anni. La norma che stiamo per votare, infatti, non indica né età né date.
Dice semplicemente che quando eleggi un senatore puoi essere eletto e quindi se un domani cambiassimo anche l'età per la quale si entra in Senato, automaticamente la norma manterrebbe il suo vigore e la sua attualità senza dover essere cambiata. Il nostro è un movimento particolarmente giovane, anche se politicamente è l'ultimo partito che ha mantenuto il suo nome e continua ad esserne fiero, è un movimento giovane: ha molti amministratori locali e molti parlamentari giovani, ha dei rappresentanti studenteschi sempre in aumento in tutte le università e quindi non può che vedere con piacere e soddisfazione questa proposta. Tra parentesi, volevo ricordare che nel corso dell'approvazione, nel 2006, dell'altra riforma costituzionale sulla devolution, sempre noi avevamo avanzato le proposte, poi accolte, di poter essere eletti senatori a venticinque anni e deputati a ventuno anni. Non sono i diciotto di adesso però l'indirizzo era lo stesso, quindi le proposte che sono state portate alla nostra attenzione non ci possono che vedere favorevoli. D'altra parte leggendo l'allegato al disegno di legge costituzionale in esame, non si può non notare che all'estero già succede così in quasi tutti i Paesi europei e non solo: diciotto anni è la media - ma in alcuni casi è anche più bassa - delle possibilità per i giovani di essere eletti in qualche ramo del Parlamento e quindi dobbiamo cercare di favorire il più possibile questo clima che va incontro alle aspettative dei giovani e non capisco tutte queste preoccupazioni sul fatto che un giovane un domani possa fare il parlamentare in questa Camera. Stamattina l'onorevole Mussolini ha evocato una probabile, possibile situazione del diciottenne che viene qui a votare magari con il compitino scritto dei genitori o da altri. A parte il fatto che forse qui ce ne sono molti che già fanno questo senza neanche avere diciotto anni, questa particolare situazione non credo sia più sconveniente di quanto, solo pochi anni fa, succedeva nell'altro ramo del Parlamento, dove persone quasi centenarie venivano accompagnate a votare perché non se ne poteva fare a meno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare...

PIERGUIDO VANALLI. Allora...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Vanalli, pensavo avesse concluso ...

PIERGUIDO VANALLI. Non ancora, signor Presidente. Per tornare all'argomento, riguardo all'articolo 1, dove all'inizio si prevedeva l'inserimento di un articolo 31-bis, ci sono state alcune osservazioni e critiche e quindi si è trovata concordemente in sede di Commissione una nuova riformulazione che è stata poi approvata durante le votazioni. Volevo solo far notare quanto segue sul secondo comma di questo nuovo articolo: quando diciamo che la Repubblica informa le Pag. 89proprie scelte al principio di equità fra generazioni, dobbiamo ricordarci che si tratta di un principio positivo, nel senso che bisogna fare in modo che le norme che verranno adottate in seguito non danneggino una generazione rispetto ad un'altra. Tuttavia dobbiamo tener presente che ci potrebbero essere delle difficoltà interpretative su questo articolo. Nessuno ci dice qual è il paletto tra una generazione e un'altra, nessuno domani potrà magari venirci a dire che non è giusto che qualcuno, che appartiene a una generazione, si senta leso nei suoi diritti e quindi possa, in qualche modo, interpretando questa norma, cercare di non far approvare questa futura legge. Però desidererei che poi, magari, il Ministro ci confermasse la positività di questa intenzione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 18,30).

PIERGUIDO VANALLI. Circa la possibilità dei giovani di fare politica, mi permetto a questo punto di suggerire al Ministro un'ulteriore proposta di modifica visto che potrebbe essere possibile un domani che al Senato ci sia un senatore di venticinque anni, che faccia il Presidente del Senato e che potrebbe capitargli di sostituire il Presidente della Repubblica. Allora mi domandavo se è mai possibile che il Presidente della Repubblica debba avere il doppio degli anni di un suo sostituto. Quindi, magari, possiamo anche pensare di riformulare anche quell'articolo, giacché siamo in ballo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, nel ricordarmi che ho concluso ...

PRESIDENTE. No, è che l'avevo vista avviato verso la conclusione e volevo aiutarla ...

PIERGUIDO VANALLI. ... è stato gentilissimo. Aspettavo un suggerimento e naturalmente lei è più pronto del collega Leone. Allora, come ho già avuto modo di dire, il nostro gruppo voterà a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, si può cambiare la Costituzione? L'altro giorno in sede di discussione generale ho ricordato un'affermazione a mio modo di vedere molto importante di Livio Paladin, Presidente emerito della Corte costituzionale, il quale ricordava la necessità concettuale e politica di distinguere analiticamente quanto va ripensato a causa delle sue stesse origini da quanto si dimostra tuttora vivo e vitale. Credo che la questione dell'equiparazione dell'elettorato attivo e passivo sia una di quelle cose che è arrivato il tempo di realizzare, e noi abbiamo contribuito a che questo fosse possibile, cosa che non faremo, per esempio, quando il Governo ci proporrà la modifica dell'articolo 41, che vedrà una nostra totale, frontale, «brutale» contrarietà. Credo che, senza voler scomodare filosofi del diritto e dottrine che hanno elaborato in momenti costituzionalmente importanti, senza voler scomodare Rudolf Smend e la sua dottrina dell'integrazione, basti assumere una sua semplice affermazione: la Costituzione formale sancisce il sistema dei valori di una comunità politica.
Allora la domanda che dobbiamo farci qui oggi è questa: siamo oggi noi in questa fase, la comunità politica crede e vuole dare un segnale ai giovani, vuole fare questa scelta di politica costituzionale? Io dico di sì, questo è il tempo, e non ci deve essere timore di mettere mano alla Costituzione. Guardate, cari colleghi, che la scelta forte non è tanto l'equiparazione tra diritto elettorale attivo e passivo, che sancisce giustamente una responsabilità uguale (se hai l'età per votare hai anche l'età per essere eletto); la scelta veramente innovatrice è quella di introdurre in Costituzione la dimensione intergenerazionale Pag. 90applicata ai diritti, l'equità tra generazioni.
Per questo non posso condividere l'intervento dell'onorevole Casini e di altri colleghi che sono intervenuti nel corso della giornata e soprattutto gli argomenti che sono stati utilizzati, l'intenzione di banalizzare quanto avviene oggi in questa Aula. Vedete colleghi, qui nessuno vuole liberarsi la coscienza, concedere il voto ai diciottenni come contentino per far dimenticare il fallimento delle politiche a favore dei giovani. Il Governo e la maggioranza hanno una precisa responsabilità politica, e non solo su questo il fallimento di questo Governo è sotto gli occhi di tutti, ma questo non c'entra con la riforma costituzionale, ed è sbagliato e anche demagogico tentare di sminuire quanto stiamo facendo qui oggi.
Oggi la Camera sta per introdurre in Costituzione un principio, l'equità tra generazioni, che rappresenta un parametro di costituzionalità, che rappresenta una garanzia perché di qui in avanti non ci possano essere interventi che finiscano con lo scaricare sulle giovani e future generazioni errori politici commessi da qualsivoglia maggioranza politica. È l'esatto contrario di quanto è stato detto questa mattina in questa Aula. Ci salviamo l'anima perché siamo incapaci di fare altro. Mi riferisco all'incapacità di mettere mano ai nostri privilegi. Nessuno vuole salvarsi l'anima. Questa riforma della Costituzione vuole realizzare un fatto costituzionale nuovo, moderno, e cioè che i giovani possano essere garantiti su un piano di parità, di equità, rispetto a chiunque altro cittadino nella costruzione del loro futuro. Siamo i primi in Europa a fare questo, e questo significa avere coraggio e responsabilità, esattamente il contrario di quanto da qualcuno oggi è stato sostenuto (e c'è una scelta opportunistica per mascherare una debolezza). Questa nuova norma, questo parametro di costituzionalità si collega direttamente alla pari dignità sociale - articolo 3, comma primo - e soprattutto al pieno sviluppo della persona umana - articolo 3, comma secondo - dinamicizzando la struttura e la funzione dei diritti fondamentali come fattori di garanzia e promozione individuale e di definizione complessiva dello spazio giuridico.
L'immersione dell'istanza personalista in un processo di trasformazione sociale nel senso della tendenziale riduzione delle disuguaglianze e dell'integrazione sociale, segna, come scelta fondamentale del costituente, la necessaria riconciliazione tra eguaglianza e libertà, la sua sintesi nell'orizzonte assiologico e normativo della libertà eguale, di una libertà che è essenzialmente liberazione, oltre che promozione umana, nella quale si intrecciano, e sono inestricabili, una pluralità di meccanismi di protezione, di situazioni giuridiche, di esigenze materiali, che proiettano il principio personalista alla ricerca di un'ineludibile dimensione di effettività. Le Costituzioni, infatti, contano se sanno garantire in pratica i principi che affermano. E questo significa oggi il voto che stiamo per dare.
Un'ultima osservazione prima di concludere: ho notato, negli interventi di molti colleghi, una preoccupazione, mai stata così corale e così forte, per la legge elettorale che abbiamo adesso. Secondo molti di questi nostri colleghi, questa legge elettorale potrebbe trasformarsi nel veicolo per i diciottenni che sarebbero nominati e non eletti in Parlamento. Colleghi, vi è una soluzione semplicissima per evitare questo pericolo: cambiamo la legge elettorale, come noi abbiamo tentato nella passata legislatura, e come noi stiamo tentando anche in questa legislatura. Se siete così preoccupati, dimostratelo con i fatti e non con le parole, e cambiamo la legge elettorale.
Oggi stiamo compiendo una scelta importante di politica costituzionale. Un riconoscimento va al Ministro Meloni, alla sua determinazione, alla sua disponibilità al confronto, merce rara in questa maggioranza. Un riconoscimento credo vada anche al Parlamento che ha saputo essere all'altezza della responsabilità che gli compete (Applausi dei deputati del gruppo Partito Pag. 91Democratico e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calabria. Ne ha facoltà.

ANNAGRAZIA CALABRIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge costituzionale che oggi ci apprestiamo a votare è di vitale importanza per il futuro delle giovani generazioni. Infatti, è innegabile che esistano, ancora nel 2011, troppi ostacoli che impediscono il pieno coinvolgimento delle giovani generazioni nella vita economica, sociale, culturale e politica della nazione. In tal senso, il presente provvedimento ha la precipua finalità di introdurre nella Carta fondamentale delle straordinarie innovazioni dirette a fornire un solido ancoraggio costituzionale ad una strategia politica del Governo che ambisce a rimuovere rendite e privilegi che non consentono la reale mobilità sociale ed un effettivo ricambio generazionale.
I giovani - è vero - sono già tutelati in Costituzione all'articolo 31; infatti, i padri costituenti già consideravano il tema delle giovani generazioni direttamente collegato ai principi generali in materia di protezione della famiglia, della maternità, dell'infanzia e della gioventù, intendendo così proteggere la gioventù nella fase precedente a quella dell'ingresso a pieno titolo nella società come cittadino adulto. Ma oggi, a oltre 60 anni dall'adozione della Carta fondamentale, non possiamo più considerare le giovani generazioni come meritevoli esclusivamente di una protezione nell'ambito della sfera familiare; al contrario, le politiche in favore dei giovani devono essere tese, realmente ed effettivamente, sia alla partecipazione attiva alla vita pubblica, sia alla tutela dell'eguaglianza dei punti di partenza e dell'equità generazionale, profili che rappresentano condizioni fondamentali per uno sviluppo armonico e durevole della società nel suo complesso. Ed è per questo che rappresenta la più importante innovazione la prima modifica al testo, che prevede l'inserimento nella Costituzione, all'articolo 31, di due nuovi commi. Si promuove, con appositi provvedimenti, la partecipazione dei giovani alla vita politica, economica e sociale e si informano le scelte al principio di equità tra generazioni.
Se è vero, come è vero, che il grado di civiltà di un Paese si misura sul grado di attenzione rivolto alle nuove generazioni, è ancora più vero che, per uscire da una delle peggiori crisi che investe l'Italia dal dopoguerra ad oggi, sia necessario un nuovo patto tra generazioni, ed è questo l'intento e l'obiettivo che, non solo si pone, ma che, contestualmente, si realizza. Infatti, il principio dell'equità generazionale impedirà di votare nuove leggi di spesa senza calcolare il costo che avrebbero per i nostri figli e, soprattutto, eviterà che si ripeta in futuro l'irresponsabilità della Prima Repubblica di scaricare i costi della sua legislazione sulle generazioni future.
È, dunque, questa - ripeto - la reale innovazione che vuole la nostra Costituzione essere la prima in Europa, come ricordava il collega Bressa, ad introdurre il criterio dell'equità fra generazioni, dando prova di modernità giuridica, nella scia dell'indiscussa tradizione italiana del diritto. A tal fine, occorre, non soltanto investire nei giovani attivando maggiori risorse per sviluppare settori che influiscono sulla loro vita quotidiana e che migliorano il loro benessere, ma anche e soprattutto promuoverne l'autonomia e la responsabilità.
Infatti, il primato della partecipazione e dell'equità non esaurisce il proprio significato nella tutela delle legittime aspettative di ciascuno a vedere riconosciute le proprie competenze, le proprie abilità e attitudini ma include in un nesso inscindibile anche le categorie della responsabilità e dei doveri di ciascun cittadino. Il presente disegno di legge costituzionale ha il precipuo scopo di rafforzare il principio dell'uguaglianza, in particolare dell'uguaglianza sostanziale, come enucleata dal secondo comma dell'articolo 3 della Costituzione. È necessario ricordare come nella prima formulazione del testo venisse Pag. 92fatto esplicito riferimento al criterio del merito. Il merito non può che essere il mezzo per la piena realizzazione del principio di uguaglianza in una società moderna fortemente caratterizzata da un alto grado di complessità. Uguaglianza e merito non sono termini antitetici, ma il secondo è presupposto del primo e anche il merito è uno dei più potenti motori per il progresso della società.
Occorre, inoltre, sottolineare come la modifica costituzionale proposta si inserisca nell'ambito nell'alveo di una strategia dell'Unione europea per sostenere i giovani del continente nella maturazione di una coscienza civile sana e più responsabile. L'Unione europea e in particolare la strategia Europa 2020 ha segnalato a più riprese l'importanza di mettere i giovani al centro delle politiche nazionali, e non come un problema da risolvere ma come fulcro di strategie credibili per affrontare l'attuale crisi.
Accanto a questa previsione di carattere generale il presente provvedimento prevede anche un intervento concreto teso a favorire l'ingresso delle nuove generazioni nella politica attiva del Paese, grazie alle modifiche agli articoli 56 e 58 della Costituzione. Infatti attualmente è vigente un sistema di bicameralismo perfetto. Nessun cittadino italiano di età inferiore a quarant'anni gode appieno del diritto civile di concorrere a determinare gli indirizzi della politica nazionale. Un paradosso costituzionale, considerando che a 18 anni si viene ritenuti dall'ordinamento vigente abili all'esercizio di cariche pubbliche estremamente complesse come la guida politica di comuni, compresa la capitale d'Italia, cioè Roma, province e regioni e persino del Consiglio dei ministri. Al di là delle incongruenze ordinamentali non c'è dubbio che la condizione di difficoltà che caratterizza attualmente le giovani generazioni sia anche causata da meccanismi che indeboliscono la possibilità dei giovani di offrire un'adeguata rappresentanza istituzionale alle proprie aspettative e ai propri interessi. Per invertire tale tendenza appare necessario far sì che la voce delle nuove generazioni sia presente in tutte le politiche e in tutti i processi decisionali che le riguardano, senza privilegi di sorta ma anche senza pregiudizi di incapacità rispetto alle altre generazioni. Non è accettabile che qualcuno dica o pensi che i giovani sono impreparati in quanto categoria. Esistono giovani bravi e preparati come ci sono giovani e uomini e donne adulti impreparati. Sarà compito della politica poi non trasformare la presenza delle categorie nelle istituzioni in strumentalizzazione, perché quello in cui crediamo è la centralità della persona che ha delle possibilità in quanto tale anche a 18 o 25 anni.
Entrambe le proposte di modifica costituiscono applicazione di un principio di allineamento tra l'età dell'elettorato passivo e l'età dell'elettorato attivo. Tale principio si basa sulla convinzione che se l'ordinamento ritiene che i cittadini al raggiungimento di una determinata età acquisiscano la maturità e la consapevolezza necessarie per l'esercizio della delicatissima funzione elettorale, è opportuno che lo stesso ordinamento ritenga quegli stessi cittadini idonei a rivestire le cariche pubbliche alla cui elezione possono viceversa partecipare. La proposta trova conferma anche esaminando l'esperienza di altri Stati europei. Infatti sono ben 11 i Paesi europei nei quali vi è piena equiparazione tra l'età elettorale attiva e l'età elettorale passiva. Attualmente l'Italia è con Cipro il Paese europeo nel quale è più alta l'età per l'accesso alla Camera bassa ed è con la Repubblica ceca il Paese europeo nel quale è più alta l'età per l'accesso alla Camera alta. Se davvero consideriamo il contributo delle giovani generazioni utile allo sviluppo complessivo della società italiana è giunto il momento di rimuovere gli ostacoli costituzionali che lo hanno limitato fino ad oggi realizzando così la piena uguaglianza dei diritti civili tra cittadini di ogni sesso, età o ceto sociale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo).

Pag. 93

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, quanto tempo ho a disposizione, per favore?

PRESIDENTE. Due minuti, onorevole Colombo.

FURIO COLOMBO. Esiste un'espressione colloquiale americana un po' sarcastica che dice, per definire una cosa di poco rilievo: «con questo e con 25 centesimi puoi andare sulla subway».
Diciamo che è ciò che abbiamo fatto oggi. Con questo e con 25 centesimi, i ragazzi italiani possono andare sui tetti delle fabbriche; possono salire sulle gru dei cantieri abbandonati; possono entrare nelle scuole disastrate, prive di fondi e, persino, di carta igienica; possono recarsi nelle università, in cui la ricerca è impossibile e in cui l'esilio è il destino dei più bravi e di quelli che hanno più talento; possono andare a Lampedusa, dove troviamo tre tipi di vittime: i poliziotti, che sono costretti a fare i secondini, gli immigrati, che sono costretti a fare i detenuti pur non avendo violato alcuna legge, e i lampedusani, che sono costretti a vivere come vivono, perché il Governo ha provveduto a togliere a quelle tre categorie di giovani tutto il sostegno che avrebbero potuto avere se vi fosse stato un normale Governo, e non questo, di cui purtroppo fa parte l'onorevole Meloni.
Signor Ministro, la sua intenzione era buona e credo di poterlo dimostrare con il fatto che, nel 1997, ho presentato come primo firmatario un provvedimento per portare a sedici anni l'età per il voto politico. Questo mi mette al riparo dall'idea che si tratti di un intervento d'età, di un intervento, direbbero di nuovo gli americani, di agism.
Ho pensato, come tutti voi, come tutti noi, al problema del come rinnovare la presenza dei giovani.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Colombo.

FURIO COLOMBO. Ho sentito dire qui - lo ha detto l'onorevole Mantini, che stimo e di cui mi considero amico - una frase, purtroppo, bella, ma non corrispondente alla realtà, che dice che ciò che è stato fatto sancisce una nuova partecipazione. Chi non ha scuola, chi non ha lavoro, chi non ha diritti, chi non partecipa, non può vedersi sancito un nuovo diritto di partecipazione.
Per tutte queste ragioni, so benissimo, come ha tenuto a precisare l'onorevole Bressa, che il mio intervento appare sbagliato e demagogico, tuttavia, continuo a dire: che peccato che oggi non si sia parlato di scuola, di lavoro, di Lampedusa, dello stabilimento della FIAT, che chiude proprio in queste ore!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cesare Marini. Ne ha facoltà.

CESARE MARINI. Signor Presidente, colleghi, voterò a favore di questo provvedimento, perché lo ritengo giusto nella sostanza, tuttavia, mi pongo una questione che non poteva trovare spazio in un provvedimento di rango costituzionale, che però questo Parlamento deve dibattere. Noi riconosciamo un diritto ai giovani, ma il riconoscimento di un diritto non significa niente, se non si mette il beneficiario in condizione di poterlo esercitare.
Dunque, mi chiedo: parliamo di un giovane di diciotto anni, senza il percorso formativo fondamentale per poter esercitare il suo diritto? Ci dobbiamo preoccupare? Dobbiamo porci il problema? Nella prima Repubblica esisteva una strada, che era quella dei partiti e degli enti locali. Finita la prima per il crollo della prima Repubblica, è rimasta la seconda. Il taglio dei fondi finirà anche con il determinare un allontanamento dei giovani dagli enti locali, perché gli enti locali, soprattutto quelli piccoli, si ridurranno solo a rendere servizi, i servizi essenziali, pochi servizi.
Pertanto, bisogna porsi il problema. Una volta, nei partiti esisteva quanto meno la disponibilità dei leader a dialogare con i giovani, perché facevano un'opera di Pag. 94formazione; oggi, anche questo non è più possibile. Dunque, cosa rimane come elemento di accesso alle cariche elettive? L'opportunismo? Essere il pupillo di un capo? La legge elettorale favorisce questa soluzione e mi sembra che non vi sia stata nel Paese una giusta indignazione per una legge che ha tolto la sovranità al popolo italiano. Il populismo, quello di tipo provinciale, è un populismo rozzo, ignorante ed offensivo. Nella mia memoria, ho una frase che, a mio giudizio, è stata devastante. È la frase che ha pronunciato il sindaco di Firenze, quando ha detto, lo vorrei ricordare: ma perché l'onorevole senatrice Finocchiaro non si mette da parte e il suo posto non viene preso da un disoccupato?
È questo il processo formativo dei nuovi dirigenti, quelli senza formazione, quelli dediti, lo ripeto, al populismo provinciale, rozzo, ignorante? Se è questo, colleghi, dobbiamo riflettere, non per dire no a questo provvedimento, perché io dirò sì, ma per creare tutti gli strumenti necessari per una formazione sana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, a titolo personale, in aggiunta a quanto già detto egregiamente dal collega Favia, vorrei dire che Italia dei valori è un partito giovane, conta molto sui giovani e conta un numero rilevante di giovani, molti dei quali sono eletti, sono amministratori e sono assessori. Noi quindi, non possiamo che essere favorevoli a questa politica giovanile, ma siamo contrari alle ipocrisie. Non vogliamo che questo provvedimento sia una foglia di fico e allora vogliamo chiedere al Ministro Meloni perché nella manovra non è stato inserito niente in favore dei giovani, anzi nelle sei manovre che ci sono state, non è stata inserita alcuna politica in favore dei giovani che hanno una disoccupazione molto forte, nella mia Sardegna è al 40 per cento; non penserete mica di lavarvi la coscienza con questo intervento?
Qualcuno del vostro Governo, parlando della difficoltà dei giovani di accesso all'età adulta ha parlato, spregiativamente, di bamboccioni. Noi non siamo d'accordo su questo, noi vogliamo contare su una politica effettiva in favore dei giovani; persone molto più serie di voi, ossia sociologi e psicologi che hanno studiato questi fenomeni, parlano di adolescenza lunga cioè di una difficoltà oggettiva dei meccanismi sociali di consentire ai giovani l'accesso all'età adulta. Se non arriveremo ad una politica che, effettivamente, consenta ai giovani di inserirsi nella vita sociale, anche a 18 anni, non sarà chiamandone uno su dieci milioni a stare in Parlamento che risolveremo i loro problemi.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Palomba.

FEDERICO PALOMBA. Ecco la ragione per la quale intanto, cominciando dalla riforma della legge elettorale qui in Parlamento, che è il luogo del conflitto ed è il luogo del management nazionale, bisogna portare persone che siano elette, che siano rappresentanti dei cittadini. Ecco la ragione per la quale noi siamo d'accordo, voteremo a favore di questo provvedimento che dà la titolarità del diritto ai giovani di far parte del Parlamento al conseguimento della maggiore età, tuttavia riteniamo che nell'esercizio di questo diritto, ci voglia la saggezza, la saggezza di coloro che devono lasciare spazio e devono accompagnare i giovani nel processo di maturazione personale e sociale.

(Correzione di forma - A.C. 4358)

PIETRO LAFFRANCO, Relatore. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 95

PIETRO LAFFRANCO, Relatore. Signor Presidente, rivolgo non rituali ringraziamenti a tutti i funzionari della Camera, sia dell'Assemblea che delle Commissioni, e, ai fini del coordinamento formale delle disposizioni contenute nel disegno di legge Atto Camera n. 4358 ed abbinate, a nome del Comitato dei nove, propongo la seguente correzione di forma che consegue l'approvazione dell'emendamento 1.100 della Commissione come modificato dal subemendamento 0.1.100, nella versione riformulata. Per cui il titolo del provvedimento in esame sarà: «Partecipazione dei giovani alla vita politica, economica e sociale ed equiparazione tra elettorato attivo e passivo».

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la correzione di forma proposta dal relatore si intende approvata.
(Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale - A.C. 4358)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

GIORGIA MELONI, Ministro della gioventù. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIA MELONI, Ministro della gioventù. Signor Presidente, toglierò solamente un minuto all'Aula, ma voglio sinceramente ringraziare tutti coloro che hanno lavorato in queste settimane su questo provvedimento: il presidente Bruno, il relatore Laffranco, i componenti del Comitato dei nove e della Commissione, e l'Aula tutta, con particolare riferimento, mi sia consentito, ai gruppi di opposizione, per il merito e per il metodo con il quale noi abbiamo portato avanti questo lavoro. Per il metodo, perché l'approccio è stato quello sincero, privo di preclusioni che ci ha portato anche a cercare delle sintesi e a difendere poi quelle sintesi, facendo ciascuno mezzo passo indietro; per il merito del provvedimento perché anche nel dibattito di oggi noi abbiamo visto come vi fossero delle valutazioni autentiche, anche combattute in certi casi, come sempre accade quando si stanno introducendo delle innovazioni.
Voglio dire, da questo punto di vista, che ringrazio anche i colleghi che hanno espresso in modo pacato i propri dubbi ed anche la propria contrarietà. Rispetto a quello che ha detto qualcuno, e cioè che quello che accade oggi è niente, penso che, anche non parlando del merito del provvedimento, quella di oggi sia stata e sia una straordinaria pagina di vita di questo Parlamento. L'essere riusciti a superare per un giorno le divisioni anche in un momento difficile, con la crisi economica e l'antipolitica, per dare un segnale ai giovani di questa nazione ed essere riusciti a farlo insieme, penso sia qualcosa di cui dobbiamo andare fieri (Applausi).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4358)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge costituzionale n.4358, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca, onorevole Moles, Ministro Maroni, onorevole Traversa.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Partecipazione dei giovani alla vita economica, sociale, culturale e politica Pag. 96della Nazione ed equiparazione tra elettorato attivo e passivo.» (4358):

Presenti 491
Votanti 466
Astenuti 25
Maggioranza 234
Hanno votato
455
Hanno votato
no 11).
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il Ministro Maroni non è riuscito a votare.
Sono così assorbite le abbinate proposte di legge costituzionale nn. 849-997-3296-4023.

Sull'ordine dei lavori (ore 19).

FABRIZIO CICCHITTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, sappiamo tutti che è un confronto indubbiamente drammatico quello che riguarda la possibilità dell'arresto di un nostro collega.
Non credo affatto che siano opportune, ed anzi le condanno nel modo più assoluto, due dichiarazioni incrociate: quella dell'onorevole Di Pietro che dice «prima che ci scappi il morto il Premier vada a casa» e quella del popolo viola che chiama la piazza dicendo «domani portate le monetine».
Credo che il Parlamento e la Camera dei deputati abbiano tutto il senso di responsabilità, ma anche la fierezza delle proprie funzioni per respingere queste dichiarazioni che sono insieme squadriste e irresponsabili (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).
Decideremo in assoluta libertà rispetto anche a movimenti di piazza e a minacce, come quelle che sono state fatte. Aggiungo anche, però, che le parole sono pietre ed evocare il morto in un momento della vita politica nazionale certamente molto difficile rappresenta un atto che, secondo me, deve essere non solo condannato, ma richiede una riflessione anche da parte di chi lo ha pronunciato.
Aggiungo anche che per chi conosce la storia politica del nostro Paese, rispetto a questo tipo di cose la sinistra del Partito Democratico che deriva dal Partito Comunista e da una parte della Democrazia Cristiana dovrebbe marcare una distinzione rispetto a tutto ciò. Mi auguro che questa distinzione venga esercitata in questa circostanza che impone a tutti noi una sobrietà di parola e di comportamenti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).

FERDINANDO ADORNATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, ovviamente lasciamo a domani le nostre riflessioni sul caso Milanese, ma vorrei - a nome dell'Unione di Centro - fare qualche riflessione che attiene al clima politico di questo nostro Paese. L'Italia è in pericolo: sono giorni delicati e lo abbiamo detto tutti. La nostra posizione è molto chiara. Stiamo lavorando - speriamo con risultati positivi - perché ci possa essere una svolta politica nel Paese, perché il Premier esca dal bunker in cui è assediato, perché il suo partito lo aiuti in una scelta che è delicata, ma che può essere decisiva per il futuro del nostro Paese e non ci sfugge, in questa situazione, il disagio sociale, le possibili reazioni che ci possono essere nel Paese e tutto quello che consegue ad una situazione che è pericolosa.
Ma proprio per questo e proprio se si è all'opposizione, come noi siamo in modo determinante, il nostro giudizio è che, proprio stando all'opposizione, è ancora più grave e può essere ancora più pericoloso evocare, sia pure in materia ipotetica, scenari violenti (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Pag. 97Polo, Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Popolo e Territorio). Non sono questi lo stile e la tradizione di una opposizione responsabile. Anzi, riteniamo che le frasi pronunciate dall'onorevole Di Pietro siano irresponsabili (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Popolo e Territorio e di deputati del Partito Democratico). E non ci pare che sia di buon auspicio la convocazione di una manifestazione di piazza domani, qui davanti a Montecitorio. Noi vogliamo dire con chiarezza che non possiamo che denunciare di fronte all'opinione pubblica i comportamenti che vanno contro la lucidità, la pazienza e l'intelligenza politica che una classe dirigente degna di questo Paese deve saper dimostrare in questi momenti così delicati. Ci auguriamo che il Partito Democratico capisca che il consenso di Vasto non è determinato a suscitare un vasto consenso, anzi è un'operazione che può riportarci indietro, non alla svolta politica e storica di cui questo Paese ha bisogno in questi giorni (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Popolo e Territorio).

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, vediamo che molti sono interessati e ci richiamano alle cose che dovremmo dire o che dovremmo fare. Non ci danno fastidio queste sollecitazioni, perché abbiamo già ben chiaro che cosa dobbiamo dire e che cosa dobbiamo fare. Domani per noi sarà una giornata di ordinaria attività parlamentare. Ci sono dei momenti di scontro politico che riguardano i problemi del Paese. Ne abbiamo avuti e ne avremo ancora tanti: il ruolo di questo Parlamento, la situazione economica del Paese, l'assenza di misure e tutte le cose di cui discutiamo.
Domani si discute molto semplicemente una richiesta di autorizzazione all'arresto nei confronti di un parlamentare e il nostro stato d'animo - come è stato nel lavoro della Giunta per le autorizzazioni e come è stato oggi nell'assemblea del nostro gruppo parlamentare - è esaminare nel merito secondo la legge se esiste o meno il fumus persecutionis nei confronti dell'onorevole Milanese. Non c'entra lo scontro politico e vorremmo che anche la maggioranza e i singoli parlamentari della maggioranza per una volta affrontassero questo tema non dentro uno scontro politico, ma nel merito, perché questo è il compito che la legge assegna ai parlamentari, oltre che al Parlamento nella sua interezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
È per questo che noi domani lo affronteremo con questo spirito. Ci saranno e non mancheranno occasioni di scontro, sul merito e sui contenuti. È anche per questo che noi diciamo con molta serenità che non ci appartengono il linguaggio e la modalità con cui è stata pronunciata questa fase da parte dell'onorevole Di Pietro. Non fa parte del nostro modo di parlare e del nostro modo di inserire degli elementi di tensione in un clima, già difficile e teso, nel Paese.
È per lo stesso motivo che diciamo che della manifestazione, che abbiamo appreso dalle agenzie, si svolgerà domani, davanti al Parlamento, di questa noi non siamo parte, né nell'organizzazione né nel sostegno. Tuttavia, rispetto a questa chiediamo anticipatamente che chi è addetto alla tutela dell'ordine pubblico tuteli il diritto dei manifestanti di manifestare come ritengono, se non ci sono episodi di violenza o di intolleranza, e contemporaneamente garantisca il diritto dei singoli parlamentari e del Parlamento di svolgere pienamente le proprie funzioni, domani come è sempre avvenuto.
Detto questo - voglio aggiungere soltanto questa considerazione e fermarmi qui, presidente Cicchitto - se nel Paese vi è un clima di tensioni sociali il modo per fermare quelle tensioni sociali da parte di chi governa non è (Commenti dei deputati Pag. 98dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)... sapete già quello che sto per dire, evidentemente.

PRESIDENTE. Colleghi, abbiamo ascoltato l'intervento di tutti, perdonatemi. A proposito di clima di ascolto e di confronto. La prego di continuare, onorevole Franceschini.

DARIO FRANCESCHINI. Il modo per fermare quelle tensioni sociali non è prevenire le manifestazioni, accusando quello che potrà accadere prima ancora che questo accada, ma è dare risposte ai problemi che creano quelle tensioni sociali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo è il dovere di chi governa. Se vi sono delle tensioni, occorre capire perché ci sono e dare risposte. È esattamente quello che voi non state facendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, vi è un Governo che si è ormai asserragliato in una specie di bunker, a Palazzo Chigi, e che sta lì e resta lì a dispetto di tutto, contro la volontà di Confindustria, contro la volontà dei sindacati, di una parte intera della polizia, che oggi ha manifestato davanti a quest'Aula, contro la volontà degli organismi finanziari internazionali, a dispetto dei più grandi Governi dell'Occidente e di quanto chiedono ogni giorno i più autorevoli giornali, non solo italiani, ma del mondo intero (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Oggi Le Figaro, il giornale della destra francese, dedica le prime due intere pagine a un Presidente del Consiglio che getta discredito per l'intero Paese.
Signor Presidente, credo che vi sia un elemento che sfugge e mi dispiace che sia sfuggito anche nelle parole e nelle analisi fatte qui da alcuni esponenti dell'opposizione. Il Paese è colpito sempre più duramente dalla crisi economica. Ci sono milioni di persone che in questi ultimi anni hanno visto perdere il posto di lavoro, drasticamente ridotti la loro capacità e potere d'acquisto. Ci sono giovani che stanno perdendo la speranza verso il futuro. Vi è una grande preoccupazione e una grande disperazione nel Paese e un Governo che ormai da un anno non esiste più, perché non decide, non assume iniziative, ma dà chiara la sensazione di tenere in ostaggio un Paese intero. È un Paese che trasforma questa preoccupazione in disperazione e la disperazione rischia di degenerare in qualcosa di peggio. Questa era la volontà, questo è il senso delle parole dell'onorevole Di Pietro, che condivido interamente (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), quello di mettere in guardia quest'Aula, che troppo spesso è sorda rispetto a quello che accade fuori da questo Parlamento, che vi è un clima che, in qualche modo, con l'inerzia di questa classe politica che oggi governa l'Italia, sta degenerando e che noi vogliamo, in qualsiasi modo e con qualsiasi forma, evitare, impedire, non agevolare.
Ma siete voi, con il vostro permanere lì, a dispetto di tutto e di tutti, nell'aver smesso di governare l'Italia, che state creando sconforto e sconcerto nel Paese. Questa è la responsabilità che vi dovete assumere, questo è il motivo per cui ora le dimissioni di questo Governo arriverebbero ancora troppo tardi. Questo è il motivo per cui ve ne dovete andare e liberare l'Italia, per ridare speranza e per evitare (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) che la disperazione non veda, in questo Paese, uno sbocco positivo, che può essere solo uno: quello di ridare agli elettori la parola (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, sul caso che sarà sottoposto Pag. 99all'attenzione del Parlamento domani noi ci atterremo, con rigore, a quanto deciso in un caso assolutamente analogo di qualche settimana fa, cioè il caso della scelta sulla carcerazione del collega Papa.
Tuttavia, quello non pertiene alle altre considerazioni che sono state fatte dal collega Cicchitto. Credo che, da parte di chi ha responsabilità istituzionali, fosse anche un semplice parlamentare, non sia responsabile evocare scenari violenti, né i morti. Credo, però, che questo linguaggio possa essere condannato - perché altrimenti non va bene - se, al contempo, si stigmatizza quando, ad esempio, un Presidente del Consiglio parla di opposizione criminale e quando non si ha la forza di richiamare tutti quanti noi - dall'ultimo dei parlamentari alle più alte cariche dello Stato - a servire, come scrive la Costituzione, i nostri ruoli istituzionali con onore e rigore.
Pertanto, credo che lo sforzo debba essere complessivo, di tutti quanti: è troppo facile - come è stato fatto giustamente in questa occasione - prendersela con alcune parole. Credo che serva rigore - lo dico al collega Cicchitto - anche in questo caso non a corrente alternata.
Evocazioni, come quelle che sono state richiamate oggi, vanno condannate ma - lo ripeto - non si può accettare e far passare in cavalleria che il Presidente del Consiglio parli di opposizione criminale, perché anche questo non è un bel segnale che si lancia all'opinione pubblica e a qualche esagitato che poi potrebbe passare dalle parole ai fatti (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

BRUNO TABACCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, accolgo anch'io l'invito ad usare il massimo dell'equilibrio, d'altro canto la giornata di domani lo impone. Credo, tuttavia, che domani il Parlamento troverà una risposta equilibrata, perché su quest'Assemblea pesa come un macigno la condizione complessiva del Paese.
Secondo me, è stato sbagliato nei giorni scorsi non dare peso adeguato al giudizio delle agenzie di rating e farlo apparire come il risultato della propaganda delle opposizioni, piuttosto che dei media. Oggi hanno abbassato il rating della FIAT: quando si abbassa il rating di un Paese anche le strutture che vivono in quel Paese ne sono condizionate. Quindi, noi - come ha avuto modo di dire il Ministro Tremonti - stiamo ballando sul Titanic, perciò conviene che il Capo del Governo, a sua volta, abbia un atteggiamento responsabile, e non credo che possa valere un richiamo alla ridotta della Valtellina. Occorre essere molto precisi e puntuali, quindi domani il Parlamento farà un'azione di riferimento al problema di un'eventuale fumus persecutionis. Non abbiamo bisogno né di monetine, né di evocare effetti drammatici, però su questo Parlamento pende la spada di Damocle di una crisi alla quale in questi mesi il Governo non ha saputo trovare una risposta adeguata (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

SILVANO MOFFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, colleghi, credo che siamo a un punto di svolta importante perché, già nei giorni scorsi, avevamo da questi banchi denunciato quello che ci sembrava emergere anche da alcuni interventi che avevano caratterizzato, in particolare, esponenti dell'Italia dei Valori.
Vedete, in questo clima da caccia alle streghe, il rischio di trasformare la lotta politica in una lotta incivile e in una barbarie è qualcosa di estremamente palpabile.
Onorevole Donadi, c'è in quelle parole, pronunciate dall'onorevole Di Pietro e da lei condivise, una sorta di istigazione all'odio che dovrebbe far riflettere molti qui dentro, che spero non abbiano perso coscienza Pag. 100della storia di questo Paese, di quando, pur nei momenti difficili nei quali la minaccia delle bande armate aggrediva la stabilità del sistema politico e della democrazia, c'era chi, proprio con le parole, favoriva la crescita dell'odio e della divisione.
Ci sono stati periodi in cui intere generazioni sono state divise in nome dell'odio. Oggi, rispetto ad un atto di grande responsabilità che dovrà vedere domani il Parlamento interrogarsi sulla libertà di una persona, di un parlamentare, si vengono a creare condizioni assolutamente inaccettabili. Pertanto chiedo formalmente al Presidente della Camera di far sì che il dibattito di domani avvenga all'interno di quel rispetto che deve essere la prerogativa nella quale un parlamentare può svolgere la sua funzione e mi auguro anche che ci sia da parte dell'onorevole Di Pietro e da parte dell'onorevole Donadi - che ha supportato con parole non meno gravi l'indecenza delle dichiarazioni fatte oggi dal leader di Italia dei Valori - un atto di reviviscenza e si venga a chiedere scusa al Parlamento per quello che è stato detto, solo così in qualche misura saniamo la gravità di questo atto (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, oggi mi considero il dito e il Parlamento qui dentro si considera la luna, e sono orgoglioso di essere il dito di una luna che è sorda e cieca e che non vede ciò che sta accadendo sulla terra, anzi che sta oscurando questo nostro Paese, perché il problema non sono io che ho fotografato la situazione ed ho lanciato l'allarme nel dire che c'è una rivolta sociale alle porte (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), è la realtà dei fatti che ve lo dice! Fuori da questo Parlamento oggi a scioperare non c'erano solo i giovani senza lavoro, i disoccupati, gli insegnanti, gli studenti oppure i lavoratori della Irisbus, c'erano i poliziotti a scioperare contro questo Parlamento, contro questo Governo!
In questo momento c'è una disperazione nel Paese nel vedere che tutto sta crollando e al Senato della Repubblica ci dobbiamo occupare del conflitto di attribuzioni nei confronti della procura di Milano perché Ruby Rubacuori dev'essere considerata la nipote di Mubarak (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), in questo Parlamento ci dobbiamo occupare delle intercettazioni telefoniche e del processo lungo: qui di lungo c'è solo l'impunità del Presidente del Consiglio che costringe con il voto del ricatto e con il voto comprato e venduto questo Parlamento a prendere provvedimenti che non interessano al Paese.
In questo momento ci sono milioni di famiglie che stanno morendo di fame e stanno sull'orlo della disperazione sociale, dalla disperazione sociale alla rivolta sociale, anche all'azione violenta, il passo è breve, e denunciarlo non vuol dire non rispettare la Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), denunciarlo vuol dire assumersi la propria responsabilità di fronte a questo Parlamento irresponsabile e senza attributi, che si vende l'anima, il corpo e ogni dignità (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), soltanto perché deve ipocritamente far credere che tutto va bene, di bene qui ci va soltanto la poltrona che si vuole mantenere!
Ecco perché ribadisco - e concludo - che il vero problema del nostro Paese è la credibilità di questo Governo che sta rischiando di mandare a morte tutta l'economia del Paese e tutta la dignità del Paese, e soprattutto la Costituzione italiana. Allora, guardatevi allo specchio e ricordatevi che sarete i complici politici di quello che accadrà in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

Pag. 101

PRESIDENTE. È evidente che all'onorevole Di Pietro ho dato la parola perché era coinvolto a titolo personale, mentre su questo tema c'è stato un intervento per gruppo.

Seguito della discussione del disegno di legge: Delega al Governo per il riassetto della normativa in materia di sperimentazione clinica e per la riforma degli ordini delle professioni sanitarie, nonché disposizioni in materia sanitaria (A.C. 4274-A) (ore 19,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Delega al Governo per il riassetto della normativa in materia di sperimentazione clinica e per la riforma degli ordini delle professioni sanitarie, nonché disposizioni in materia sanitaria.
Ricordo che nella seduta del 19 settembre 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 4274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge nel Testo della Commissione.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 89 del Regolamento, in quanto concernente materia estranea rispetto a quella del provvedimento, l'articolo aggiuntivo Farina Coscioni 16.030, non previamente presentato in Commissione, relativo all'emanazione da parte del Governo di un decreto per il rinnovo dei livelli essenziali di assistenza. Peraltro, il secondo comma di tale proposta emendativa, secondo quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento del 7 marzo 2002, si pone in contrasto con singole disposizioni costituzionali, prevedendo un'ipotesi di decadenza di Ministri non contemplata dagli articoli 92 e 94 della Costituzione.
Avverto inoltre che la Commissione ha presentato gli emendamenti 10.0100 e 16.0100, oltre all'articolo aggiuntivo 11.0100, dei quali la Presidenza valuterà l'ammissibilità.
Avverto infine che sono stati ritirati dai presentatori gli emendamenti Binetti 2.1, 5.30 e 14.5, nonché Calgaro 5.1.
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C 4274-A).
Secondo le intese intercorse, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che proseguirà nel corso della prossima settimana.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,25).

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, oggi intervengo ancora, come ho già fatto ieri, chiedendo che il Governo, in particolare il Ministro Maroni, venga a raccontare a questo Parlamento quello che è successo tra ieri e oggi a Lampedusa, il dramma che si è consumato in queste ore, la guerra che praticamente si è accesa tra lampedusani e immigrati, il sovraffollamento in quel CIE e in quel CAR, la situazione che ovviamente ha provocato un'enorme tensione, che ha portato tra l'altro le stesse forze dell'ordine a dover intervenire, riportando anche tra di loro dei feriti. È una situazione che già da tempo molti ritenevano esplosiva. C'erano stati tutti i segnali di allarme. Quello che è avvenuto non è se non l'epilogo di una incapacità, di un immobilismo, di una negligenza, di una improvvisazione, di una superficialità nel gestire questa situazione da parte del Governo. Riteniamo a questo punto necessario che venga il Ministro Maroni e non - come è avvenuto oggi al question time, per rispondere ad una interrogazione del nostro gruppo sui minori Pag. 102a Lampedusa - il Ministro Vito a raccontarci o ad elencarci numeri scritti da un ufficio tecnico.

PRESIDENTE. Onorevole Villecco Calipari, la Presidenza riferirà la richiesta da lei avanzata.

RENATO FARINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, dopo che ci siamo riferiti ai giovani, vorrei parlare di quello che sta accadendo in un campo che ci riguarda molto e che sembra testimoniare il contrario di quello che qui stiamo affermando coralmente. C'entra anche con la tremenda situazione che oggi si registra in Africa, a proposito della carestia determinata dalla siccità. Succede che negli anni scorsi un liceo della mia città, di Desio, il liceo Majorana, inizia a sostenere una comunità in Tanzania, facendo un progetto di acquedotto. Questo progetto di acquedotto dimostra di essere perfettamente adeguato ai bisogni di quella comunità. Si riesce a fare arrivare l'idea di quest'acquedotto al Ministero degli affari esteri ed ecco che il progetto è approvato. Esistono fondi per questo e c'è una comunità numerosissima di studenti che è contenta, perché la politica capisce che il mondo è grande e i loro desideri di sostenere il mondo sono una cosa buona, da fare valere. Cosa succede? Succede che il progetto è approvato, mandano già giù un ingegnere a cominciare a tracciare il percorso ed ecco che dal Ministero degli affari esteri fanno sapere che non ci sono più i soldi e che il Ministero dell'economia e delle finanze non finanza più niente, nulla di tutto questo.
Noi possiamo giustamente votare degli ottimi nuovi articoli della Costituzione che valorizzino i giovani, ma questo fa capire che tutte le parole spesso restano un puro esercizio di retorica e che la realtà marcia diversamente. Ricordo il racconto di Solzenicyn Per il bene della causa, quando dei ragazzi costruirono una nuova scuola, che, invece, fu poi assegnata dal partito a un ente di ricerca che doveva premiare la nomenclatura. Non vorrei che si ripetesse questo, che la fiducia nelle istituzioni crollasse.
Ma questo ha anche un altro contenuto, il contenuto oggettivo della crisi africana. Quest'ultima è insieme conseguenza e cosa più tremenda di quella che certo gravemente colpisce l'Occidente. Non possiamo permetterci il lusso di lasciare che un continente come l'Africa muoia o passi nelle mani di culture a noi avverse. Deludere i nostri ragazzi e le popolazioni di quei luoghi della Tanzania, semplicemente dicendo che abbiamo finito i soldi, che da noi c'è la crisi e dobbiamo investire i soldi da altre parti, è molto grave, perché è un lusso morale che non ci possiamo permettere.
Segnalo ancora - sembra strano occuparsi di queste cose quando siamo travolti da altri pensieri più di tipo locale - che la carestia nel Corno d'Africa non accenna ad attenuarsi. Adesso, secondo le stime degli organismi internazionali, quelli minacciati dalla carestia non sono più 12, ma 13 milioni, ed anche l'Etiopia è investita pesantemente. Vi sono dei campi che sono in situazioni gravissime. Ormai arrivano solo donne e anziani, perché gli uomini sono uccisi mentre escono dalla Somalia dai guerriglieri Shabab o sono sequestrati. Vorrei che tenessimo insieme tutte queste cose e che il senso di responsabilità ci inducesse a guardare al di là dei nostri pur dolorosi, forti, tremendi, necessari pensieri sulla crisi italiana (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ISIDORO GOTTARDO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ISIDORO GOTTARDO. Signor Presidente, con molta pacatezza vorrei far presente che la manifestazione di oggi davanti a Montecitorio, alimentata con un megafono, che insultava i parlamentari che entravano e uscivano e che venivano chiamati per nome, aveva un suggeritore, un nostro collega parlamentare del gruppo Pag. 103dell'Italia dei Valori, che, a fianco di questo gruppo di protesta, suggeriva il nome del parlamentare o della parlamentare che entrava ed usciva, che veniva chiamato per nome e insultato.
Quello che qui hanno detto i colleghi Donadi e Di Pietro sono espressioni alimentate, ovviamente, di una piazza, che certamente ha legittime ragioni per poter protestare, ma un conto è lasciarla protestare e garantirle il diritto di protestare, un conto è strumentalizzarla e alimentarla contro il Palazzo e contro i parlamentari che entrano ed escono.
Questa manifestazione poi si è spostata in via Veneto e si è portata davanti al Ministero dell'economia e delle finanze. Ho ragioni per ritenere che sia stata anche incentivata a cercare scontri con la polizia, per potere essere documentati e denunciati contro la polizia, contro il Ministro dell'interno, contro queste persone. Queste cose le dico perché sono accadute oggi. È bene che l'onorevole Di Pietro si assuma la responsabilità di questo e non faccia finta di non sapere che, se non direttamente, attraverso i suoi parlamentari, alimenta ed esaspera queste forme di protesta.
Vorrei esprimere la piena e totale solidarietà alle forze dell'ordine, che poi sono chiamate a garantire questo Palazzo, a garantire noi parlamentari, a garantire che le manifestazioni di protesta e di esercizio dell'attività istituzionale vengano assicurate nel rispetto delle libertà individuali.
Se non vi sono elementi che si possono condannare, credo che in Aula debbano essere denunciati questi comportamenti. Non faccio il nome del collega, perché è inutile, non aggiungerebbe nulla. Conosciamo tutti i suoi metodi e il suo stile, però attenzione. Sono un parlamentare maschio e sono rimasto molto colpito dal vedere offendere ed insultare una collega donna, che usciva. Ovviamente le donne hanno meno propensione di noi ad affrontare una piazza che protesta. Per questo credo che vadano assolutamente tutelate, anche nella loro dignità (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Questa denuncia la faccio, sono fatti accaduti oggi ed è bene che il gruppo Italia dei Valori si assuma fino in fondo la responsabilità non di denunciare, ma di alimentare una piazza e di spingerla a ragioni di scontro per dimostrare che in questo Paese vi è, sostanzialmente, una guerra civile quasi latente.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Gottardo.

ISIDORO GOTTARDO. Sono responsabilità che l'onorevole Di Pietro deve assolutamente assumersi, oltre alle parole denunciate dal presidente Cicchitto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PAOLA BINETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, intervengo su un argomento totalmente diverso. Oggi è la giornata dell'Alzheimer. Durante questa giornata abbiamo discusso di giovani, di tutte le opportunità che dobbiamo e che vogliamo offrire ai giovani in termini di presenza politica, in termini di coinvolgimento nella vita della nazione. Abbiamo sicuramente fatto una serie di puntualizzazioni, ma abbiamo cercato di mettere bene a fuoco questo inizio alla vita pubblica delle persone, però non vorrei che questo ci facesse dimenticare che, proprio attraverso la giornata dell'Alzheimer, ci troviamo davanti ad una popolazione di persone per le quali l'allungamento dei tempi di vita ne mette ancora più in evidenza la debolezza. Vi sono molte forme di demenza senile e, tra queste, sicuramente l'Alzheimer è una di quelle che presenta un indicatore di preoccupazione maggiore per la nostra società.
Ringrazio il Ministro Fazio per tante cose e anche per il fatto di essere in questo momento presente in Aula ad ascoltare questo mio accorato invito a mantenere alto il tono della ricerca scientifica, a mantenere alto il tono degli aiuti e delle tutele sociali offerte a questa popolazione. Pag. 104Bisogna mantenere alta anche la necessità di condividere una formazione e un'attenzione all'anziano disabile, e non solo a colui che nasce disabile, ma anche a colui che diventa disabile proprio sotto uno dei profili più delicati della vita di ognuno di noi, ossia l'incapacità di riconoscere la propria identità e a volte l'impossibilità di riconoscere i propri cari, rendendo, in questo modo, ancora più difficile la relazione di aiuto nei suoi confronti.
Mi sembra una buona cosa che questa giornata dell'Alzheimer, in questo Parlamento, coincida a modo suo con la giornata per la gioventù. Vorrei davvero che questo patto intergenerazionale si stringesse forte e non ci facesse dimenticare né chi comincia, né chi finisce la propria vita pubblica (Applausi).

UGO LISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

UGO LISI. Signor Presidente, intervengo per condividere pienamente ciò che ha detto la collega Binetti e, approfittando della presenza dell'illustre Ministro Fazio, che sappiamo essere persona sensibile, ricordare che la giornata dell'Alzheimer non è solo momento di riflessione, ma è anche un momento di rilancio dell'azione del Governo ed anche delle regioni, che si occupano appunto di materia sanitaria.
Chi vi parla è qui in Parlamento dal 2001 e si occupa di politiche sociali. Quando abbiamo presentato il rapporto dell'Osservatorio sulla terza età (OTE), insieme al professore Emilio Mortilla e ad Andrea Monorchio, ex Ragioniere capo dello Stato, abbiamo, già nel 2001 e nel 2002, sottolineato come la longevità di massa, questa Italia che nel 2050 sarà seconda solo al Giappone per popolazione anziana e l'allungamento alla quarta età avrebbero portato all'Alzheimer, al Parkinson, all'osteoporosi per le donne dopo la menopausa e a tutta una serie di degenerazioni.
Allora, in questo momento, in questo fil rouge delle politiche giovanili, del provvedimento sui giovani e sull'elettorato attivo e passivo, parliamo degli anziani e non solo degli anziani, perché purtroppo il Parkinson colpisce cittadini anche in situazioni di età anagrafica inferiore. Ebbene, questa sensibilità, ovvero la politica con la «p» maiuscola, deve riprendere il sopravvento rispetto al teatrino al quale abbiamo assistito e che abbiamo ascoltato fino a pochi minuti fa.

ANTONIO PALAGIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, non posso non fare le stesse considerazioni, con un altro taglio, perché molto è stato detto ed anche l'Italia dei Valori ovviamente è sensibile al problema dell'Alzheimer.
Il taglio diverso che volevo dare al mio intervento, per non ripetermi, è che l'Alzheimer è una malattia di genere, nel senso che interessa maggiormente il genere femminile. Dall'inizio di questa legislatura il Parlamento, purtroppo, ha presentato una scarsa sensibilità a quelle che sono le malattie di genere. Lei sa bene che le donne vivono più a lungo. Si tratta di dati dell'ISTAT: l'età media delle donne è poco più di 84 anni, rispetto ai 78 anni degli uomini, e le donne si ammalano più facilmente rispetto agli uomini. Ci sono delle malattie - che sono l'Alzheimer, ma anche l'artrosi, l'artrite, l'endometriosi, la cataratta e il diabete - che interessano più le donne.
Abbiamo cercato di favorire una sensibilità al riguardo e di presentare anche una mozione su quelle che sono le malattie di genere e la ricerca di genere. Martedì avremo in Aula un disegno di legge sulla sperimentazione clinica dei farmaci per uso umano, in cui fortunata mente Pag. 105c'è stato anche l'accoglimento di alcune proposte emendative dell'opposizione che riguardano le malattie di genere.
Quindi, non solo affermiamo che noi siamo a favore della ricerca nei confronti dell'Alzheimer, ma invitiamo anche il Governo ad avere una maggiore sensibilità per quelle che sono le politiche relative alla medicina di genere ed alla sperimentazione al femminile (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani:

Giovedì 22 settembre 2011, alle 10:

ore 10 (con votazioni a partire dalle ore 12).

1. - Discussione di una domanda di autorizzazione a eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Milanese (Doc. IV, n. 20-A).
Relatori: Gava, per la maggioranza; Samperi e Palomba, di minoranza.

2. - Discussione di un documento in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione:
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Belcastro (Doc. IV-quater, n. 18).
Relatori: Paolini, per la maggioranza; Palomba, di minoranza.

(al termine delle votazioni).

3. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,40.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO SULL'INFORMATIVA URGENTE DEL GOVERNO SULLE CONSEGUENZE DELL'INCIDENTE OCCORSO PRESSO UN SITO NUCLEARE NEL SUD DELLA FRANCIA

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Onorevoli colleghi, al di là della dimensione dell'incidente francese che fortunatamente non ha determinato rilevanti danni, soprattutto a persone, rimane il problema della sicurezza delle centrali, dei depositi di stoccaggio e di riciclaggio delle scorie radioattive e quello della diffusione continentale delle radiazioni in caso d'incidenti.
Il nostro Paese ha messo al bando l'energia nucleare con due referendum nell'arco di un ventennio, ma non possiamo ignorare che le problematiche legate alle centrali non riguardano una sola nazione, ma hanno appunto dimensione continentale.
Si tratta allora di riflettere sul ruolo che deve assumere il Governo di un Paese la cui popolazione, attraverso referendum, ha fatto una scelta chiara in direzione delle energie alternative, in un'Europa nella quale esistono circa duecento centrali nucleari.
Crediamo che tre debbano essere le indicazioni da assumere.
La prima riguarda appunto la sicurezza. All'interno di una scelta differente tra diverse nazioni, occorre che le misure di sicurezza siano, non solo fortemente rafforzate, ma anche regolate in sede comunitaria.
La seconda riguarda la questione principale, che è quella dello sviluppo delle energie alternative. Si tratta di investire in sede nazionale e in sede europea su un forte incremento percentuale di queste energie nei confronti di quelle tradizionali, a partire dal fotovoltaico che non solo rappresenta una fonte con capacità esponenziali di sviluppo, ma soprattutto può rappresentare un significativo e positivo cambiamento negli usi delle nostre popolazioni. Pag. 106Pensiamo al fotovoltaico di piccole dimensioni ma di grandi diffusioni, per il privato e per le strutture pubbliche. Una soluzione economica ed ecologica.
Terza indicazione deve però essere quella della ricerca. Sull'energia vanno assunti comportamenti virtuosi, ma mai demagogici. A problemi complessi non possono essere date risposte semplicistiche o basate su una sola soluzione.
Va quindi potenziata a livello europeo l'attività di ricerca su ogni fonte di energia per aumentare i livelli di sicurezza, la compatibilità ambientale, nonché l'integrazione non essendovi allo stato fonti illimitate che possano sostituire per sempre tutte le altre.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 9)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl cost 4358 e ab-sub0.1.100.1rif 525 512 13 257 509 3 52 Appr.
2 Nom. em. 1.100 514 484 30 243 476 8 52 Appr.
3 Nom. articolo agg. 1.02 498 352 146 177 18 334 51 Resp.
4 Nom. em. 2.10 441 436 5 219 6 430 61 Resp.
5 Nom. articolo 2 503 472 31 237 446 26 54 Appr.
6 Nom. em. 3.5 512 340 172 171 63 277 50 Resp.
7 Nom. em. 3.10, 3.12 517 303 214 152 26 277 49 Resp.
8 Nom. articolo 3 511 472 39 237 453 19 49 Appr.
9 Nom. ddl cost. 4358 e abb.- voto finale 491 466 25 234 455 11 47 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.