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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 517 di martedì 13 settembre 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 10,05.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta dell'8 settembre 2011.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Brugger, Caparini, Cirielli, Dal Lago, Donadi, Fava, Jannone, Lo Monte, Lombardo, Melchiorre, Migliavacca, Nucara, Paolo Russo, Stucchi e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2887 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. Delega al Governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari (Approvato dal Senato) (A.C. 4612).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. Delega al Governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 4612)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza, onorevole Baretta.

PIER PAOLO BARETTA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, innanzitutto una comunicazione che ho già fatto al Comitato dei nove poco fa ma che mi sembra doveroso fare anche in Aula: qualora il Governo ritenesse di procedere nell'esame degli emendamenti nella giornata di oggi senza ricorrere al voto di fiducia di cui si parla, noi confermiamo la disponibilità alla riduzione drastica degli emendamenti presentati ad un numero ridotto tale da consentire il rispetto di tempi celeri della conclusione della seduta. Per quanto riguarda il merito, a me pare che il dibattito di ieri, che è stato prevalentemente purtroppo gestito da parte dei deputati dell'opposizione (e ringrazio gli onorevoli Marsilio e Polledri che invece hanno partecipato per la maggioranza con le loro opinioni alla discussione), non ha fugato le preoccupazioni che sono state espresse nella relazione mia e di altri colleghi dell'opposizione rispetto alla manovra e alle conseguenze che essa ha. Pag. 2
Però nei pochi minuti che ho a disposizione voglio a questo punto più che parlare del passato (perché questa manovra rischia di essere già il passato), vedere la questione che riguarda l'agenda del futuro. Noi abbiamo tre appuntamenti davanti a noi, e mi auguro tutti e tre gestiti anche dalla Camera dei deputati e non, come è avvenuto per l'ultima manovra, di fatto gestita esclusivamente dall'altro ramo del Parlamento.
Il primo è la prossima manovra. Non entro ovviamente nel merito, presumo che tra pochi giorni dovremo cimentarci, pongo solo una questione. Ricordo al Governo e alla Presidenza che il 20 settembre è la data prevista per la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza. La questione è stata sollevata ieri dal collega Marchi ma è stata sollevata anche dalla Corte dei conti nell'ultima audizione. In altre parole, è evidente che rispetto al DEF di pochi mesi fa il quadro di riferimento generale è profondamente modificato e anche le scelte del Governo hanno contribuito, ovviamente attraverso le correzioni (una correzione di quasi 60 miliardi), a cambiare quel quadro di riferimento. Penso che sarebbe non corretto che procedessimo con ulteriori misure senza la presentazione da parte del Governo (e la discussione collegata) del quadro di riferimento di politica economica e di politica finanziaria.
Il secondo appuntamento è la delega fiscale e assistenziale. Ne ha parlato ieri in maniera competente - come sempre fa - la collega Miotto. Ricordo solo questi dati: sono più di 400 voci, per un totale di 166 miliardi di euro, quelle che determinano il quadro delle deduzioni e detrazioni fiscali. È chiaro che si può anche ragionare su forme di razionalizzazione, ma è del tutto evidente che se noi ci limitiamo esclusivamente al quadro dei tagli, e cioè ai 20 miliardi recuperati (4 più 16) con i tagli, siamo di fronte ad una preoccupazione sociale evidente. Ma ci sono i tempi per la delega fiscale vera? Avete l'intenzione di una discussione seria? Perché non riuscirete a fare una delega fiscale ed assistenziale, se non in un quadro di forte collaborazione sociale ed anche istituzionale.
La terza questione è la modifica dell'articolo 81 della Costituzione. Il Consiglio dei ministri ne ha discusso i giorni scorsi. Ha varato una propria linea. Mi auguro che al più presto possibile si possa discuterne perché è un punto molto delicato.
Noi abbiamo interesse e preoccupazioni. Interesse ad affrontare il tema e rafforzare le opportunità che ci sia una più solida possibilità di raggiungimento del pareggio e anche di ridurre il rischio dell'indebitamento. Dobbiamo, però, garantire anche l'agibilità di politica economica, delle scelte che bisogna fare e preoccuparci di cosa succede - peraltro è così anche in Germania - per quanto riguarda le cosiddette eccezioni: la situazione economica difficile, la situazione sociale che, in alcune frangenti, va sostenuta, i rischi obiettivi, purtroppo, di possibili calamità naturali. Si tratta, quindi, di una discussione molto seria, che penso possa essere affrontata con un atteggiamento che non corrisponde, purtroppo, al quadro politico, ma che, dato il particolare tema, deve essere affrontato con rigore e serietà da entrambi gli schieramenti. Sono tre questioni: la nuova manovra, la delega fiscale e assistenziale e l'articolo 81, che riempiono di significato l'agenda delle prossime settimane. Sarete alla prova, saremo alla prova, il Parlamento è alla prova.
L'ultima considerazione che voglio fare, signor Presidente, è richiamare la questione posta ieri, sulla quale il Governo si è riservato di rispondere in sede di replica, e, cioè, la richiesta di conoscere la famosa lettera - e che venga consegnata al Parlamento - della BCE. Insisto su questo punto perché l'impressione che possiamo avere è che il Governo sia ulteriormente reticente. Mi auguro di sbagliarmi, tra poco lo sentiremo. Se il Governo ci consegna la lettera, affronteremo la discussione di merito con molto senso di responsabilità; se vi fosse un'ulteriore reticenza, invece, ne potrei trarre solo una conclusione ossia che vi è uno scarto forte tra quanto contiene la lettera e quanto il Governo decide. E non dico necessariamente Pag. 3perché la lettera sia più leggera, potrebbe addirittura essere più tosta. Ma è il momento della verità per il Paese, per i cittadini e per il quadro di riferimento dentro il quale scegliere, non in maniera subalterna. Infatti, potremmo anche controbattere alle opzioni che propone la BCE, visto che essa non è il Governo europeo. Potremmo anche aprire una discussione politica, ma potremmo anche decidere che quelle indicazioni, sia pur difficili, sono ragionevoli da prendere in considerazione. È impossibile una discussione truccata nella quale le carte restano nascoste e non importa, come è ovvio che sia, che, in via riservata, vi siano contatti. Voglio pensare che il Presidente della Repubblica conosca la lettera, voglio pensare che i massimi esponenti della politica italiana la conoscano. Non è questo il punto, il punto è il Parlamento, il punto sono i cittadini e le scelte che faremo nei prossimi giorni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza, onorevole Borghesi.

ANTONIO BORGHESI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, partirei dal fatto che noi stiamo qui ad approvare questa manovra che ha avuto un mese di gestazione, con un sacco di rifacimenti, ogni volta uno stop and go, un'andata e un ritorno indietro, che, certamente, ha avuto un effetto devastante sul piano della nostra credibilità. Infatti, quando si continuano a cambiare sul tavolo le azioni, le regole e le misure da prendere, è evidente che si tratta di una dimostrazione di poca e di scarsa credibilità ed adeguatezza. Il fatto che già ci vengano richieste nuove misure sta a dimostrare che questa manovra, che, per noi, è anche sbagliata per come è stata fatta, è, comunque, insufficiente ed inadeguata. E, allora, cosa di meglio che prendere la palla al balzo, ora e non tra una settimana, dieci o venti giorni? Prendere la palla al balzo ora, evitare la fiducia, rimettersi a discutere per cambiarla, per introdurre anche maggiori misure di rafforzamento. Qui non c'è nessuno che non capisce e che non ha la responsabilità di capire la gravità del momento e la necessità di determinati saldi.
Quindi, credo che l'opposizione che, alla fine di luglio, ha già dato la dimostrazione di quanto è responsabile, sia pronta a fare la propria parte, ma a condizione che chi sta in maggioranza non dica, come ieri, che non vi è bisogno di correttivi, perché non è vero, e lo sappiamo già.
Pertanto, non sarebbe meglio fermarsi un attimo - un attimo significa qualche ora, non settimane o mesi -, riprendere in mano la situazione, togliere alcune misure che noi dell'opposizione giudichiamo sbagliate ed introdurne altre? Le proposte vi sono, le abbiamo avanzate in Commissione: più di una volta, i colleghi di maggioranza, in Commissione, ne hanno anche testimoniato la giustezza, dicendo di si, a condizione che vi fosse il tempo di discuterle. Ebbene, c'è il tempo per farlo, c'è il tempo per cambiare la manovra; ma se, invece, si vuole continuare sulla strada che è stata avviata, è evidente che il nostro non può che essere un giudizio altamente negativo, e vorrei riepilogare brevemente perché.
Innanzitutto, perché all'interno del decreto-legge in oggetto vi sono questioni che non c'entrano assolutamente nulla, a partire dall'articolo 1. Noi troviamo che sia irrazionale l'automatica soppressione di uffici giudiziari. Un tema di questo tipo non può trovarsi all'interno di un decreto-legge, soprattutto, perché, con quei criteri, rischiamo di cancellare strutture in territori strategici. Stiamo parlando di territori come la Sicilia e la Calabria: sappiamo bene quale sia la condizione oggettiva della criminalità organizzata in quei territori. Ebbene, rischiamo di cancellare chi sul territorio deve presiedere alla sicurezza e alla giustizia. È chiaro, che non potremo mai accettare che si preveda ciò, che francamente nulla c'entra, all'interno del decreto-legge in oggetto, anche se, in alcune parti, magari, va a ristrutturare, anche giustamente, queste questioni. Alcune Pag. 4di esse, che sono evidenti, le illustreremo anche con la nostra questione pregiudiziale.
Mi riferisco, ad esempio, all'assurda, inimmaginabile disparità di trattamento tra dipendenti pubblici e dipendenti privati sulle tasse che vengono prelevate. È una misura che la Corte costituzionale non potrà che dichiarare incostituzionale, con un effetto: voi iscrivete delle poste positive in bilancio, che si trasformeranno addirittura in poste negative, perché quei dipendenti vinceranno quelle cause, la Corte costituzionale dichiarerà la previsione incostituzionale e dovrete restituire tutto con gli interessi, le rivalutazioni, e così via. È veramente così che si fanno le manovre? Si fanno le manovre disapplicando la Costituzione, invece di applicarla?
Un'ulteriore questione che non c'entra assolutamente nulla è la questione dell'articolo 8, cioè la modifica dello Statuto dei lavoratori, che assolutamente non c'entra nulla con la manovra, con i saldi finanziari che dobbiamo dare alla manovra, che evidentemente risponde ad altre esigenze. Mi sembra che coloro che potrebbero trarne vantaggio, oggi, al di là di quell'aspetto, stiano dicendo a questo Governo che se non è in grado di governare, se ne deve andare (sto parlando degli industriali) e, quindi, se dovevano accontentare loro, mi sembra che il gioco non abbia funzionato neanche in questo senso.
Dunque, resta una manovra che, fatta in questo modo, è una manovra di tasse più che di riduzione di spesa, una manovra di tasse, in alcuni casi, incerta, come nel caso della previsione relativa all'evasione fiscale. Anche qui, è ridicolo: si è parlato di mettere le manette agli evasori. Ma chi mai è andato in carcere per evasione fiscale nel Paese? Foste capaci di mandare qualcuno in carcere! Ma non ci riuscite, perché fate le norme apposta per aiutare gli evasori, non per colpirli!
Anche questa previsione fa ridere nella sua modifica finale, ove si prevede il 30 per cento: prima si considera la cifra di 3 milioni, come se 3 milioni di euro fossero una bazzecola, e poi, addirittura, siccome a qualcuno (che magari ha pure interessi governativi diretti) quella norma potrebbe dar fastidio, allora mettiamoci il 30 per cento, così i 3 milioni possono diventare centinaia, senza dare luogo nemmeno all'applicazione della norma.
Siamo su un piano totalmente sbagliato, perché è una manovra che di certo ha soltanto tasse, ma tasse a carico dei soliti, a carico di quei contribuenti onesti e di coloro che pagano e hanno sempre pagato le tasse, mentre invece nulla si tocca a quelli che non pagano mai.
Già quanto previsto dal comma 6 dell'articolo 1 - ossia la riduzione delle agevolazioni fiscali per un importo di 4 miliardi di euro nel 2013 e di 20 miliardi di euro a decorrere dal 2014 - è tutta materia che pesa e che aumenta le tasse ai contribuenti onesti.
E vi sono altre norme come queste, ad esempio l'anticipazione della manovrabilità dell'addizionale regionale IRPEF, che è un'altra tassa, un'altra aggiunta di tasse. Lo ribadisco: questo è un decreto-legge di tasse per i contribuenti onesti, che pagano già anche l'addizionale regionale IRPEF! La manovrabilità anticipata avrà assolutamente l'effetto di non toccare le spese, perché le regioni saranno già in enorme difficoltà, visti i tagli. Dunque è evidente che negli anni 2012 e 2013 vi sarà un aumento dello 0,5 per cento, nel 2004 dell'1,1 per cento e nel 2015 del 2,1 per cento: quindi, un aumento secco delle tasse, ma sempre a carico dei soliti.
E andiamo a guardare l'altro paradosso, uno dei tanti: predisponete un decreto-legge e cercate di vendere alla gente - agli italiani, ma persino sul piano internazionale - la soppressione delle province. È un'altra bella presa in giro che si chiama semplicemente fingere di cambiare, cambiando loro il nome e dandogliene un altro, anzi, autorizzando persino qualche regione ad aumentarle! E dopo, invece, che fate? A danno dei cittadini, all'articolo 1, comma 12, introducete un'altra tassa - l'imposta provinciale di trascrizione - la quale servirà, di fatto, a Pag. 5finanziare le province, anche in questo caso a carico dei cittadini: quindi, una nuova ulteriore tassa!
L'altra cosa ridicola è che state continuando a ragionare sull'idea di togliere la pensione di anzianità e, all'articolo 1, comma 16, inserite la facoltà per la pubblica amministrazione di risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro con un preavviso di sei mesi in caso di compimento dell'anzianità contributiva di quarant'anni. Mi spiegate che logica c'è? Mi state dicendo che dobbiamo toglierla e, contemporaneamente, date l'autorizzazione alle pubbliche amministrazioni per risolvere il contratto in modo unilaterale? Ma che ragionamento è? Che logica c'è? È la confusione totale di questo Governo, il quale, tra spinte da una parte e spinte dall'altra, predispone provvedimenti e non si accorge neanche della loro incoerenza interna.
Poi, vi è un'altra questione, sempre per andare a colpire i soliti, in questo caso, le lavoratrici: non prevedete nulla che consenta loro di svolgere un lavoro meno usurante (che quasi sempre comporta non solo il lavoro esterno, ma anche quello relativo alla cura della famiglia e alla casa), però le fate andare in pensione più tardi.
Ho già parlato del contributo di solidarietà. Anch'esso altro non è che una nuova tassa: Governo delle tasse, altro che Governo che doveva liberare gli italiani dalla pressione fiscale! Questo si sta rivelando il peggior Governo delle tasse, ma - ribadisco - sempre tasse a carico dei soliti.
Infatti ricordo che il Ministro dell'economia e delle finanze, un anno fa, non un secolo fa, ha dichiarato che i Paesi seri non fanno accordi bilaterali con i paradisi fiscali, cosa che sarebbe stata una delle soluzioni che avrebbero permesso di affrontare queste manovre in modo diverso; voglio ricordare che un Accordo come quello tra la Svizzera e la Germania porterebbe oggi nelle nostre tasche da 10 a 15 miliardi di euro. Tuttavia il Ministro dell'economia e delle finanze, protettore degli evasori fiscali e di quelli che portano illegalmente i capitali all'estero, ha detto che i Paesi seri non fanno accordi con i paradisi fiscali, ed eccoci qui, oggi, costretti a tali altri provvedimenti. Penso che prima o poi dovrebbe esserci un tribunale internazionale dove fosse possibile esercitare contro gli amministratori degli Stati la stessa azione di responsabilità che viene esercitata contro gli amministratori delle società, perché questo comportamento del Ministro è delittuoso.
D'altronde, sarebbe davvero irragionevole immaginare che, un Ministro che ha passato la sua vita a insegnare alle imprese come non pagare le tasse, poi, come Ministro dell'economia e delle finanze facesse davvero pagare le tasse. Questo è, in sintesi, il vero conflitto di interessi che riguarda questo Ministro, che è un pessimo Ministro anche valutandolo in relazione a questi ultimi dieci anni: Ministro dei condoni, ma che non è stato capace di incassarli, Ministro protettore degli evasori totali ai quali permette ancora oggi di fare la rateazione, di ottenere benefici, compreso l'eventuale beneficio di carattere penale, e non prevede nemmeno la decadenza dal beneficio in caso di mancato pagamento di una delle rate. Non può dire di non saperlo; noi, in occasione di quel provvedimento abbiamo presentato e illustrato un emendamento che aveva questa funzione, eppure il Ministro ha detto di «no».
È evidente ciò a cui siamo di fronte e c'è poi il paradosso della questione del contributo di solidarietà. Si propone di applicarlo anche ai parlamentari - non agli europarlamentari, non si sa perché, solo ai parlamentari nazionali - ma a loro viene applicato solo per tre anni, mentre troviamo scritto che con un semplice provvedimento di rango inferiore, un decreto del Presidente del Consiglio - quindi anche su questo piano siamo soggetti ad una censura di legittimità costituzionale grande come una casa -, se non c'è il pareggio di bilancio, si prorogherà il contributo per i dipendenti pubblici. Siccome il pareggio di bilancio è evidente che in queste condizioni è una chimera, quei dipendenti pubblici pagheranno all'infinito Pag. 6questo contributo, mentre i parlamentari no, per farglielo pagare dopo tre anni, bisognerebbe fare un'altra legge. Anche qui siamo di fronte a comportamenti assolutamente irragionevoli.
Vogliamo parlare poi della tutela di chi non paga mai, della questione della tassazione delle rendite finanziarie? È un'altro caso enorme che dimostra come in realtà questo Governo difenda chi non paga. Qui, dopo anni che proponiamo di adeguarci all'Europa - perché all'Europa ci si adegua quando si vuole per raggiungere qualche altro obiettivo ma quando ce lo chiede la stessa, oppure quando c'è una situazione che lo richieda allora l'adeguamento diventa una opzione - finalmente ci adeguiamo, portiamo la tassazione al 20 per cento, ma nel contempo stabiliamo l'affrancamento. Sapete cosa è l'affrancamento? L'affrancamento è una sorta di condono che permetterà di fatto a chi ha partecipazioni, di dichiararne un valore al 31 dicembre senza che nessuno possa entrare nel merito del valore che viene dichiarato, e su quella base sarà possibile pagare il 12,5 per cento in modo da cautelarsi. Qualcuno lo farà per i prossimi vent'anni, si cautelerà per i prossimi vent'anni pagando il 12,5 per cento. Se dobbiamo aumentare l'IVA, se dobbiamo tassare il solito contribuente onesto, quello invece lo tassiamo immediatamente, il giorno dopo. Entrata in vigore immediata. Per le rendite finanziarie no, lo facciamo dal 1o gennaio e diamo la possibilità dell'affrancamento. È un esempio, ancora costante, delle cose che sono contenute in questo provvedimento.
Queste misure dimostrano, come dicevo, la sostanziale correità di questo Governo con chi non paga le tasse, con chi non paga e non contribuisce al risanamento del Paese. Ve ne sono altre, ovviamente, ma adesso non ne farò un elenco completo. Tuttavia, anche sulla normativa antielusione bisognava avere più coraggio. Spero che qualcuno non salti fuori dicendo che non si può fare una vera e propria tracciabilità dei pagamenti «altrimenti le vecchiette...», e lo dico ai colleghi della Lega che, a suo tempo, hanno fatto delle battaglie su questo. Avete dato la social card alle persone anziane: se siete riusciti in questa operazione - di cui vi vantate - vuol dire che non vi è più nessuno che ha paura di pagare con un bancomat o con una carta di credito. Quindi, altro che 2.500 euro, bisognerebbe ridurre a 100 euro il pagamento in contante, per avere una tracciabilità vera e propria e completa dei pagamenti.
Sulla questione delle manette agli evasori ho già detto prima. Ancora una volta intervenite con l'addizionale IRES per il settore petrolifero e quello dell'energia elettrica, ed il risultato sarà che anche questa sarà una tassa che pagheranno, di fatto, gli utenti. Chi sa perché vi è una sorta di crollo o, comunque, riduzione forte del prezzo il petrolio, ma la benzina aumenta. Abbiamo già fatto la discussione sulla traslazione di questo tipo di imposta, quando venne introdotta per la prima volta. Lo ribadiamo anche ora: come è già successo in quell'occasione succederà anche adesso per la benzina e per i prodotti petroliferi, e succederà tranquillamente anche per l'energia elettrica.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Borghesi.

ANTONIO BORGHESI, Relatore di minoranza. Vi sono, poi, veramenti degli interventi gustosi - e concludo, Presidente - come quello sul CNEL, che rischia di farne aumentare i costi anziché ridurli. Ma quand'è che accettiamo l'idea che il CNEL è un ente inutile, che costa venti milioni di euro l'anno e che va tolto dalla Costituzione? In quel disegno di legge costituzionale dovevate metterci anche questo, perché basta il centro studi della Presidenza del Consiglio dei ministri. Togliamoci di mezzo un'altra entità, che farà un favore a molti, non solo, ovviamente, alle associazioni di categoria degli industriali, ai sindacati e a tutti, ma si tratta di un centro studi che costa venti milioni l'anno di euro. Quand'è che lo cancelliamo?
Concludo con questo, per ribadire che, anche dalla discussione che vi è stata, è Pag. 7evidente che il nostro il giudizio resta assolutamente negativo su questa manovra. Vi invitiamo ancora a riflettere, per evitare la fiducia e rimetterci a discutere per cambiarla, migliorarla e renderla più efficace (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza, onorevole Ciccanti.

AMEDEO CICCANTI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, onorevoli sottosegretari, colleghi, vorrei ringraziare quanti sono intervenuti in questo dibattito dando molti spunti di riflessione che, chiaramente, non potranno essere consumati nel voto di questo provvedimento che, come si sa, è blindato, ed è blindato con la fiducia. È stato notato come ormai si agisca in regime di monocameralismo, viste le manovre ultime che sono state approvate, per le quali la Camera ha avuto un ruolo molto marginale, soltanto di ratifica.
È chiaro che noi dell'Unione di Centro ci poniamo in una posizione costruttiva in questo confronto politico ad ampio raggio, e anche specifico per quanto riguarda la situazione economica e finanziaria del Paese. Vogliamo guardare oltre. Vogliamo guardare, soprattutto, come veniva ricordato, al 20 settembre, alla nota di aggiornamento, perché solo lì avremo un quadro economico e finanziario piuttosto identificabile. I numeri sono un po' ballerini, e quelli che sono stati dati in questa manovra - si è visto con le cinque modifiche che sono state fatte al Senato - hanno trovato spesso motivo di critica. Crediamo che il quadro sarà chiaro con la nota di aggiornamento.
Chiaramente vedremo come sono stati gli scostamenti rispetto al Documento di economia e finanza, potremo capire meglio e - se lei, signor Presidente (intendo come Presidenza della Camera), avrà successo nell'acquisire presso la Banca d'Italia la lettera della BCE - potremo avere, accanto agli scostamenti, anche i suggerimenti che ci vengono dati dall'Europa. Inoltre, anche il documento approvato ieri dalla Commissione sullo stato dei conti pubblici dei Paesi dell'Unione europea ci darà sicuramente ulteriori elementi per poter ragionare sulla futura legge di stabilità in modo compiuto.
Su questa questione, però, bisogna dire che la legge di stabilità non potrà essere uguale a quella dell'anno scorso, ma dovrà avere contenuti diversi. Mi auguro che il Governo tenga conto della nuova situazione che abbiamo di fronte e che in questa legge di stabilità preveda disegni di legge collegati che riguardino lo sviluppo e la pubblica amministrazione. Infatti, se non viene fatto un tentativo in qualche modo, se non vi è una cornice nella quale inserire provvedimenti specifici che ci tirino fuori dalla tenaglia della recessione e dell'insolvenza - perché la crescita, il mantenimento e il controllo dei conti pubblici devono camminare di pari passo, non vi è un prima e non vi è un dopo, ma un mix equilibrato di misure - e se non vi è nella legge di stabilità questa prospettiva, su cui lavorare nei prossimi tre mesi, alla luce anche dello spending review che è stato inserito in questa manovra e che si dovrà consumare non il giorno del poi e l'anno del mai, ma in questi tre mesi, non usciremo da questa morsa.
Però, per uscire da questa morsa, come si è detto, non vi è soltanto bisogno di un rigore contabile, ma vi deve essere anche un di più di politica. Ecco, ci siamo trovati di fronte ad una strana situazione in questi mesi: abbiamo un Ministro dell'economia e delle finanze - concordo in parte con il collega Borghesi - che ha una sua credibilità in Europa, perché bisogna riconoscere che Tremonti attualmente è il garante della tenuta dei conti pubblici italiani, ma è stato lasciato solo.
Settori della maggioranza - lo abbiamo visto in questi giorni critici, in cui la credibilità e l'affidabilità politica del nostro Governo sui mercati finanziari era indispensabile - hanno attaccato il Ministro. Mi riferisco soprattutto ai settori della maggioranza del Popolo del Libertà e non di un partito alleato come la Lega che, anzi, lo ha pure difeso, tuttavia egli è Pag. 8stato attaccato e ne è stata minata la credibilità, non tenendo conto che la credibilità del Ministro Tremonti era la credibilità del nostro Stato. Ma va detto di più: il Ministro Tremonti ha ottenuto una modifica della legge di contabilità.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Ciccanti.

AMEDEO CICCANTI, Relatore di minoranza. Ha ottenuto un'unità di bilancio che è il programma e ha previsto una deroga alle missioni, per consentire a settori dello Stato e delle pubbliche amministrazioni di poter fare delle variazioni.
Chi avrebbe dovuto fare questo assestamento dei conti pubblici? Non certo il Ministro, che è Ministro di un settore, ma il Presidente del Consiglio, in quanto coordinatore del Governo. Il Primo Ministro Berlusconi questo non lo ha fatto: in tre anni, dalla prima manovra del decreto-legge n. 112 del 2008 - vado alla conclusione, signor Presidente - il Presidente Berlusconi si è occupato di altro, come dice il New York Times oggi.
Egli si è occupato d'altro e questo occuparsi d'altro oggi lo ha delegittimato moralmente, che vale molto di più di una delegittimazione politica, perché quella morale è irrecuperabile (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la maggioranza, onorevole Ceroni.

REMIGIO CERONI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, desidero innanzitutto ringraziare i relatori di minoranza e tutti i colleghi che sono intervenuti nella discussione, protrattasi fino alla tarda serata di ieri. Complessivamente il Parlamento, prima in Commissione e poi in Assemblea, ha dato prova di una capacità di esame e di approfondimento dalla quale emerge anche una legittima preoccupazione per le vicende che stiamo vivendo e sono venuti fuori anche spunti di riflessione interessanti e utili per il futuro. Com'era prevedibile, il dibattito si è concentrato sugli elementi di dissenso rispetto all'operato del Governo e della maggioranza. Si è parlato di quello che nella manovra non c'è e di quanto si sarebbe potuto fare meglio, tralasciando invece le cose buone contenute nel provvedimento.
Certo, governare in tale frangente non è facile ed occorre individuare le soluzioni equilibrate che salvaguardino i diritti dei cittadini e non deprimano il ciclo economico. Tuttavia desidero sottolineare anche le comuni valutazioni che pure sono emerse dalla discussione. Questa manovra era necessaria, era fondamentale approvarla in tempi brevi e bisognava architettarla in collaborazione con le istituzioni europee. Su questo credo che non ci sia alcuna differenza di visione tra noi. Intendo anche sottolineare come sono state adottate alcune misure importanti e significative, che riflettono la delicatezza di questa fase e la volontà, da parte del Governo, di rispondere con determinazione, mobilitando le energie migliori del Paese.
La revisione della spesa attraverso la comparazione di costi e risultati, la razionalizzazione dell'amministrazione, la lotta all'evasione con il coinvolgimento delle amministrazioni locali, la contribuzione economica richiesta a tutti coloro che nelle istituzioni, nell'amministrazione e nel settore privato percepiscono i trattamenti economici più elevati sono elementi importanti contenuti nel provvedimento. L'aumento dell'IVA è una scelta sofferta, ma effettuata a ragion veduta, in quanto risponde al principio di progressività dell'imposta, non interessando i beni di prima necessità contenuti nell'aliquota del 4 e del 10 per cento e colpendo in misura maggiore chi ha più propensione al consumo. È evidente che bisogna fare dei sacrifici. L'Italia è un Paese che a lungo ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità e ha accumulato un debito pubblico di oltre 1.900 miliardi di euro.
In questa fase, caratterizzata da volatilità dei mercati e in continua evoluzione Pag. 9- lo ripeto - non è facile governare. Sul piano del metodo è necessario agire di concerto con l'Unione europea con chiarezza di obiettivi, pronti ad intervenire, ad apportare i continui aggiustamenti e a rivedere anche decisioni assunte. Ci sono però degli obiettivi che sono assolutamente irrinunciabili, che sono il pareggio di bilancio, il risanamento della finanza pubblica e una crescita economica che esclude l'indebitamento. È evidente che scontiamo una debolezza del modello di governance economica che, nonostante gli sforzi compiuti con il semestre europeo, non è all'altezza delle sfide attuali. Dobbiamo chiarire, tutti insieme, a livello europeo, che intendiamo assumerci senza sconti tutte le nostre responsabilità, ma che allo stesso tempo riteniamo necessario, nell'interesse comune dell'Unione europea, che la moneta unica venga supportata in modo adeguato dalle istituzioni europee in questa fase di forte tensione dei mercati.
Concludo, Presidente, ribadendo che siamo convinti di potercela fare, che il Paese saprà uscire a testa alta dalle attuali difficoltà. Un sistema economico solido, una struttura sociale robusta, l'iniziativa, la creatività, la solidarietà e la responsabilità condivisa sono le leve sulle quali possiamo fare affidamento. Il nostro è un Paese ricco di risorse umane e materiali e sapremo insieme superare le attuali difficoltà.
Non dobbiamo diffondere un ottimismo acritico, ma la consapevolezza dei nostri mezzi e la volontà di reagire. Sappiamo tutti che il cammino che ci attende è ancora lungo e complesso, ma ce la faremo perché il nostro Paese ha dimostrato già in passato di superare fasi e momenti più delicati e difficili di questo e anche questa volta ce la faremo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, che invito anche ad esprimersi sulla richiesta avanzata nella seduta di ieri dai relatori di minoranza ai sensi dell'articolo 83, comma 1-bis, del Regolamento.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, innanzitutto rivolgo un ringraziamento al relatore, a tutti i componenti della Commissione, all'opposizione e al presidente per il lavoro che è stato svolto in tempi sufficientemente rapidi. Si tratta di un lavoro che credo importante dal punto di vista del dibattito, che ha consentito un confronto molto chiaro tra la maggioranza e l'opposizione sulle proposte all'esame formulate ovviamente dal Governo attraverso questo provvedimento.
Credo che fino ad ora il provvedimento al nostro esame sia stato migliorato in modo significativo ed ha avuto il pregio di trovare in corso di corso di conversione - soprattutto ovviamente al Senato - la possibilità di rafforzare complessivamente la percezione anche nei confronti dei mercati e, più in generale, dell'intervento sulle risorse pubbliche che è aumentato, in termini di quantità e qualità, in misura particolarmente significativa.
Parliamo ora di una manovra che vale all'incirca 140 miliardi di euro nel suo complesso. È una manovra estremamente importante e credo sarebbe stato elemento di confronto per qualsiasi maggioranza; nel momento in cui si vanno ad adottare provvedimenti così pesanti ritengo fisiologico che ci sia un confronto continuo all'interno della maggioranza anche nel rapporto con l'opposizione. Peraltro, debbo dire che in questa sede tale confronto è stato particolarmente responsabile e positivo.
Vorrei affrontare subito il tema della richiesta fatta al Governo relativamente al testo della lettera inviata dalla BCE. Il Governo resta sulla posizione espressa dal Ministro Tremonti in sede di intervento ancora questa estate in audizione, laddove è stato precisato che i contenuti di tale lettera debbano essere divulgati, se lo riterrà, da parte della BCE stessa e non da parte del Governo. Tuttavia, ritengo che questo aspetto - seppur ovviamente di interesse in particolar modo per l'opposizione - sia tutto sommato, passatemi il Pag. 10termine, secondario rispetto alla cornice in cui si va a collocare complessivamente questa manovra.
Più volte si è richiamato da parte dell'opposizione il fatto che non c'è stata da parte del Governo la giusta tempestività e la scelta degli strumenti più idonei. Ovviamente nel rapporto tra maggioranza e opposizione c'è una giusta dialettica ed è normale che si possano rappresentare, come è giusto che sia, possibilità di intervento diverse rispetto a quelle che ha prospettato e sta portando avanti il Governo.
Noi riteniamo, peraltro, che le azioni svolte fino ad oggi siano in sostanziale coerenza con un quadro complessivo di politiche coordinate a livello europeo per quello che riguarda l'aspetto fiscale, la tenuta dei conti pubblici e, più in generale, le scelte di coordinamento in materia anche monetaria (governata dalla Banca Centrale europea), ma che inesorabilmente ha un confronto nelle sedi dove i Governi dell'area euro si trovano a confrontarsi per decidere le migliori scelte in materia di politica monetaria - ma non solo - per poter affrontare questa grave congiuntura.
Cito solo alcune delle norme, che sono state varate anche recentemente, per dire come il Governo si sia mosso in una linea di sostanziale coerenza. Prima si è citato da parte dell'opposizione, per esempio, il rafforzamento del controllo delle politiche della spesa con l'inserimento della cosiddetta spending review, o diciamo di una ripresa di tale strumento rivisto e corretto. Strumento che dovrebbe presidiare in modo più efficace il funzionamento dei risparmi in materia di pubblica amministrazione.
Si tratta di un emendamento proposto dall'opposizione e che il Governo ha ben volentieri recepito, così come la scelta, che riteniamo importante, di introdurre il concetto e il principio del pareggio di bilancio in Costituzione con un disegno di legge specifico che va in tal senso così come - è stato giustamente ricordato - fatto dalla Spagna. L'opposizione ha sottolineato una maggiore coesione su quel passaggio, sicuramente ve ne è stata di più ma ritengo di poter dire che la politica italiana risente di una conflittualità così pesante che non ha potuto consentire fino ad oggi un giusto clima per poter arrivare a questo obiettivo fondamentale del Governo e della maggioranza, e auspichiamo che possa essere anche un obiettivo dell'opposizione.
In merito alla riforma della legge di bilancio, non dobbiamo dimenticare che nel percorso per arrivare alla legge di stabilità, signor Presidente, c'è stata una convergenza molto forte tra maggioranza e opposizione su principi che vanno a qualificare la contabilità pubblica e le procedure con cui il Parlamento adotta delle scelte in tale materia.
La stessa Spagna, è giusto ricordarlo, proprio a fine 2010 con la legge n. 37, ha istituito un ufficio specifico che riguarda sostanzialmente la valutazione dei conti pubblici e che dà un'attendibilità che il Governo spagnolo e la Spagna ritengono nel suo complesso essere molto più forte in tema di controllo della spesa pubblica; quindi uno strumento che possiamo considerare di rafforzamento, in qualche misura coordinato con le scelte che ha fatto anche l'Italia.
Si è ricordato che questa manovra anche nel merito va sostanzialmente a mettere in difficoltà - questa critica è stata avanzata soprattutto da parte dell'opposizione - soggetti deboli e soggetti già colpiti sostanzialmente dalla crisi, magari con un basso potere d'acquisto.
La Francia è intervenuta il 28 dicembre del 2010 con una manovra complessiva che ha condotto a tagli significativi per ridurre il deficit pubblico e che è andata a toccare in particolar modo quella che è considerata la loro legge di protezione dei soggetti deboli, andando a cercare un finanziamento complessivo di 90 miliardi di euro, con una difficoltà significativa nel reperire le risorse attinte sostanzialmente dal prelievo sui grandi patrimoni, con un'operazione straordinaria ma che, allo stesso tempo, ha portato ad individuare risparmi significativi in materia di spesa sociale, quindi con un taglio alla spesa sociale e degli interventi specifici in materia sanitaria. Questo è stato fatto da un Pag. 11Paese che viene considerato normalmente in condizioni molto più solide di quella che apparentemente è la condizione italiana vista dai mercati, ma che noi riteniamo essere nei fondamentali ancora particolarmente buona.
Così come lo stesso intervento della Germania, un intervento di 307 miliardi di euro, con dei fondamentali che quanto meno sull'aspetto del debito sono sicuramente più forti dei fondamentali italiani.
Allora è evidente che complessivamente riteniamo che le azioni svolte negli altri Paesi - ho citato alcuni di questi casi - trovino riscontro nelle politiche che l'Italia ha attuato e sta attuando in questi tre anni; con quest'ultimo intervento si ha l'obiettivo di mettere maggiormente in sicurezza la spesa pubblica e di dare segnali significativi sul versante delle riforme, anche con l'intervento inerente la tenuta - all'agenda del dibattito, come è stato ricordato in questa sede - del sistema pensionistico. Altri Paesi sono già intervenuti, come la Francia per portare il limite ai 62 anni per poter andare in pensione; tali interventi rappresentano complessivamente un'azione che ribadisco essere coordinata agli interventi italiani.
Questa manovra nel merito ha l'ambizione di riuscire a raggiungere un differenziale in termini di risultato per quel che riguarda l'avanzo di bilancio nei prossimi anni e che, nonostante l'aumento del differenziale dei tassi rispetto ai titoli tedeschi, si riesca a determinare una condizione di riduzione del debito permanente.
Quando si dice 140 miliardi, non si tratta solo di una scelta discrezionale - passatemi il concetto, colleghi - rispetto ad una quantità che ci parrebbe sostanzialmente importante per riuscire a tranquillizzare i mercati, a dare rassicurazioni alla BCE, all'autorità monetaria, sul fatto che l'Italia riesca a governare una congiuntura riducendo il peso del deficit e del debito.
È un effetto che riusciamo a considerare: il passaggio dai 48 miliardi del primo intervento, che era previsto nel provvedimento al nostro esame, alla modifica che porta ai 140 miliardi, ci consente di ottenere una condizione stabile - che noi ritenevamo stabile - relativa ai differenziali dei tassi, che erano in una progressione sostanzialmente prevedibile. Ciò ci avrebbe consentito di poter ridurre il debito pubblico di qui al 2040, fino ad arrivare allo zero.
È chiaro che in questi giorni, come è stato giustamente ricordato, il dibattito torna assolutamente evidente. Per quanto riguarda la presenza oggi del Presidente del Consiglio dispiace ovviamente, ma la sottolineatura giusta da fare è che possa essere contestato da forze dell'opposizione, che in questo momento a livello nazionale portano dei contributi per cercare di migliorare la manovra.
In sede internazionale, però, credo purtroppo che questo sia un limite oggi del sistema politico italiano, che punta ad una contestazione e ad una delegittimazione del Presidente del Consiglio. Credo che molte volte alcuni punti marginali della manovra valgano molto meno rispetto ad una possibile contestazione da parte di forze dell'opposizione del Presidente del Consiglio, nel momento in cui cerca di rassicurare ulteriormente l'Europa e gli opinionisti internazionali sulla tenuta del sistema Italia e della contabilità pubblica.
Al di là di questa considerazione, che avevo voglia di rappresentare, credo che il dibattito troverà un'adeguata conclusione entro poche ore. L'auspicio è che questa manovra venga convertita, dandole definitivo rango di legge, in modo che dai mercati e dal mondo intero possa essere percepita come una scelta ormai definitiva da parte del nostro Paese, ma allo stesso tempo essa apre alcune grandi questioni.
La prima grande questione è quella della crescita. È stata ricordata correttamente dal Presidente Napolitano, che l'ha sottolineata in modo particolare, ed è stata ricordata anche in questa sede. È evidente che siamo di fronte ad una condizione di difficoltà da parte del nostro Paese di agganciare una ripresa che altri Paesi, peraltro, hanno dimostrato leggermente più vivace. Anche questi Paesi stanno risentendo, però, in misura sostanzialmente Pag. 12identica al nostro, di una frenata che la nostra economia, soprattutto quella dell'area euro, rischia di vedere. È un tema che è in agenda e che dovremo ovviamente affrontare alla luce delle mutazioni dei dati che stiamo vedendo in questi ultimi giorni. Ovviamente il Governo sarà aperto ad un eventuale confronto rispetto a questi argomenti.
L'altra grande questione, nel momento in cui i tassi dovessero avere una prospettiva di crescita nel collocamento dei titoli sui mercati, è quella del debito pubblico, con un eventuale ulteriore intervento non modulare, legato a una progressiva riduzione dello stesso su una proiezione di lungo periodo. Probabilmente nei prossimi giorni occorrerà qualche riflessione in più relativamente ad un impatto e ad una scelta, forte, di riduzione significativa del debito.
Credo che siano questi i due argomenti da affrontare: riduzione del debito e prospettive dello sviluppo, i due argomenti su cui si caratterizzerà il confronto in materia di politica economica e finanziaria.
Per il resto, signor Presidente, il Governo è sereno dal punto di vista delle iniziative che ha adottato. Sono iniziative che, a nostro avviso, consentono al Paese di poter superare questa congiuntura così complicata, che responsabilizzano tutto l'apparato della pubblica amministrazione, l'organizzazione dello Stato e degli enti locali, su cui abbiamo comunque «lanciato», oltre ad un percorso di risparmi progressivi, anche due riforme importanti, la cui declinazione sicuramente mitigherà e darà alcune risposte di maggiore equità per quanto riguarda l'applicazione del federalismo fiscale. Più in generale sottolineo l'intervento relativo alla riduzione complessiva dell'apparato dell'amministrazione degli enti locali attraverso, per esempio, la rivalutazione e rivisitazione del ruolo delle province. Credo che siano già due segnali assolutamente importanti e significativi.
È evidente che le iniziative che abbiamo adottato in questo provvedimento consentono, se dovesse essere necessario - noi speriamo ovviamente di no e riteniamo che, per i dati che sono a nostra disposizione, non dovrebbe esserci la necessità di ulteriori interventi - all'Esecutivo, ovviamente, nel confronto poi con il Parlamento, di potere intervenire con altri strumenti. Quindi, siamo nelle condizioni, come Paese, di poter affrontare una congiuntura che sembrava in fase progressiva di lenta soluzione e che pare avere, invece, tempi più lunghi, con ritmi connessi alla declinazione di questa crisi internazionale, che tutti continuiamo a ricordare che potrebbe avere anche dei passaggi diversi, potrebbe anche cambiare progressivamente forma ed avere degli impatti, per quello, ovviamente, che riguarda il nostro Paese, diversi rispetto a quelli che abbiamo avuto fino ad oggi.
Ribadisco che vi è stata una scelta fondamentale, che viene mantenuta anche in questa sede: il tema di dotare di strumenti innovativi anche i territori per quello che riguarda la possibilità di adattarsi alla crisi e avere un percorso di crescita, ma, allo stesso tempo, anche di riuscire ad avere, diciamo così, dei fondamentali che ci consentano di poter arrivare al momento della ripresa in condizioni più solide rispetto a quelle di altre realtà.
Infatti, è sotto gli occhi di tutti che, nonostante il calo continuativo delle Borse di questi ultimi tempi, le condizioni patrimoniali, per esempio, del sistema del credito siano ancora solide, siano sicuramente migliori rispetto a quelle degli altri Paesi, così come in termini di valori fondamentali. Il valore del debito delle famiglie, che è molto basso in Italia ed è leggermente più alto rispetto all'inizio della crisi, ovviamente, resta, come elemento fondamentale di valutazione, un debito ridotto rispetto agli altri Paesi.
Quindi, vi sono le condizioni per poter utilizzare questi valori fondamentali, poterli declinare meglio ed immaginare un percorso di crescita che consenta di poter superare questa crisi con un maggiore vigore.
Detto questo, signor Presidente, mi pare di poter dire che, ad oggi, tutti gli interventi del Governo italiano sono stati Pag. 13apprezzati in sede europea. Vi è stata qualche discussione sulla tempistica dell'applicazione, sul modo in cui, magari, siamo arrivati alle decisioni, ma nella sostanza, in ogni passaggio, sia le autorità monetarie sia le autorità di politica economica, che riconoscono il ruolo dell'Italia rispetto ad una storia che è quella di un Paese che ha livelli di crescita economica e sociale straordinari tra i Paesi più industrializzati del mondo, riconoscono all'Italia di avere fatto le scelte giuste.
Sono scelte giuste che, ovviamente, il Governo deciderà se affrontare con strumenti nuovi, in funzione di come questa crisi prenderà articolazione nei prossimi tempi. Credo comunque, signor Presidente, che, anche in questa occasione, la Camera abbia dimostrato grande responsabilità nel dibattito, qualità nelle proposte; un dibattito politico che credo dimostri la vitalità di un Paese e la capacità di uscire tutti insieme da questa crisi così complessa, che va a toccare non solo la realtà italiana. Per una certa fase siamo stati, e forse lo siamo ancora oggi, sotto maggiore osservazione rispetto al tema del debito.
Altri Paesi hanno avuto fasi diverse dalla nostra, ma certamente su fondamentali non sono in condizioni migliori rispetto all'Italia. Quindi, è giusto guardare al futuro con una dose di maggiore serenità e determinazione, per consentire di poter superare questa crisi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Si sono così conclusi gli interventi in sede di replica dei relatori e del rappresentante del Governo.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 83, comma 1-bis, del Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, come lei, ieri, ha avuto modo di illustrare all'Aula e anche al Governo, l'articolo 83, comma 1-bis, del Regolamento dice chiaramente che il Governo può rispondere immediatamente alla richiesta che viene fatta dal relatore o chiedere di differire la risposta al momento della replica; può chiedere altresì che la seduta o l'esame del progetto di legge siano sospesi per non più di un'ora, ovvero - questa è una facoltà che viene riconosciuta al Governo - dichiarare di non potere rispondere, indicandone i motivi.
Ora, signor Presidente, ieri il sottosegretario qui presente, onorevole Cesario - spero che i due sottosegretari abbiano almeno la capacità di comunicare -, non ha detto che il Governo intendeva avvalersi della facoltà di non rispondere e, ovviamente, non ha neanche indicato i motivi. Ha detto che si riservava di rispondere in sede di replica. Oggi, solennemente, di fronte al Parlamento - la prego, signor Presidente, di ritenersi investita della questione in quanto responsabile anche della gestione dei lavori dell'Aula, di tutti, di ogni deputato, della maggioranza e dell'opposizione - il Governo ha compiuto una violazione grave, perché ieri si è impegnato, rispetto alle tre opzioni che fornisce il citato articolo del Regolamento, a dare una risposta, mentre oggi si è presentato non dando una risposta, non fornendo motivazioni, o dando delle motivazioni risibili.
Il collega Baretta ieri, nella sua richiesta formale fatta a termini di Regolamento, ha chiesto al Governo quello che chiediamo tutti, ossia di farci avere la copia della lettera inviata dalla BCE, ma ha dato anche un'evidente alternativa, alla quale si sarebbe potuto rispondere. L'onorevole Baretta, infatti, poneva alcuni quesiti, come ad esempio quello di sapere, almeno, quali fossero le indicazioni fornite dalla BCE, se erano stati posti dei limiti circa la patrimoniale o l'argomento delle pensioni, se vi erano state delle sollecitazioni su ciò che avete disposto nell'articolo 8 del provvedimento in esame. Si poteva almeno dare una risposta, con il rispetto dovuto al Parlamento, al suo Regolamento e a quello che vi si prevede.
Quello che è scritto in questa missiva viene utilizzato un po' come fa comodo, Pag. 14perché il Ministro Tremonti, in sede di Commissioni riunite, ad agosto, ci ha fatto sapere qualcosa del contenuto della suddetta missiva, ha parlato di un'indicazione da parte della BCE anche a procedere a dei licenziamenti. Quindi, quando serviva, qualcosa è trapelato, anche direttamente dal Ministro Tremonti, sul contenuto della lettera della BCE. Sappiamo perfettamente che vi sono questioni ed indicazioni importanti contenute in questa lettera. Ripeto, al di là del merito e del fatto che non sapremo mai, probabilmente, che cosa effettivamente ha scritto la BCE, oggi il Governo ha compiuto, a mio avviso, un atto grave nei confronti del Parlamento, perché ieri si è impegnato a fare una cosa che oggi non ha fatto.
Il sottosegretario ci ha parlato della serenità del Governo. Io sono basito. Sono contento che il Governo è sereno, ma è quel tipo di serenità che, ahimè, rasenta molto spesso l'irresponsabilità. Mentre il Governo è sereno e ci racconta gli esiti di questa manovra, che sono sotto gli occhi di tutti, il Presidente del Consiglio, altroché, onorevole Giorgetti, umilia l'Italia andando a pietire incontri in sede internazionale con il Presidente del Parlamento europeo che risponde che, per carità di patria, gli dà due minuti perché non può farne a meno. Questo è il rispetto dell'Italia che ha il Presidente del Consiglio e questo è ciò che lei ci viene a dire.
Signor sottosegretario, mentre succede tutto questo, mentre lei ci comunica la sua serenità e il Presidente del Consiglio va a fare la questua a livello internazionale, la informo, se non lo sa, che lo spread ha superato i 400 punti e la Borsa è di nuovo a picco.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, è evidente che la Presidenza applica il Regolamento.
Il Governo poteva riservarsi di intervenire in sede di replica, poteva rispondere positivamente alla richiesta che è stata avanzata, o poteva, come ha fatto, negare la disponibilità a rendere nota la lettera della BCE. La motivazione addotta, come abbiamo ascoltato, è quella secondo cui spetterebbe a chi ha scritto la lettera, e non al destinatario, renderla pubblica. È evidente che il Governo si assume la responsabilità politica davanti al Parlamento della risposta che ha offerto.
La Presidenza della Camera non può, da questo punto di vista, fare altro. La valutazione spetta naturalmente alla Camera stessa nella sua composizione politica.

Sull'ordine dei lavori (ore 11,10).

WALTER VERINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI. Signor Presidente, ieri il tribunale civile di Palermo ha condannato due Ministeri, quello delle infrastrutture e dei trasporti e quello della difesa, a risarcire i familiari delle vittime della strage di Ustica.
Ha condannato il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per non avere saputo garantire la sicurezza del volo e quello della difesa, è scritto, per «l'occultamento della verità e i depistaggi» e per gli «ostacoli frapposti all'accertamento delle cause del disastro e alla punizione dei colpevoli».
Era la sera del 27 giugno 1980. Sui cieli sopra Ustica si svolse una vera e propria azione di guerra, durante la quale un volo di linea dell'Itavia fu colpito e precipitò in mare. Morirono 81 passeggeri.
Il Paese, grazie soprattutto all'iniziativa dell'Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica e di tante persone che in tutti questi anni non si sono mai arrese, conosce e sa la verità sostanziale dei fatti, quando quella notte sopra Ustica si combatté una vera e propria azione di guerra con aerei che colpirono un volo di linea, probabilmente scambiandolo per un obiettivo da abbattere. Ma questa verità non è mai stata dichiarata, anche se sostanzialmente si conosce.
Allora c'è una cosa da fare subito, signor Presidente, e la prego di farsi interprete di questa esigenza. Lo ha dichiarato ieri Daria Pag. 15Bonfietti, presidente dell'associazione familiari delle vittime. Il Governo - ha detto - dopo questa sentenza deve dimostrare di avere dignità nazionale e con un minimo di autorevolezza rivolgersi ai Paesi alleati e chiedere di sapere chi è stato il responsabile della strage.
Concludo. Alla fine degli anni Novanta, la NATO mise a disposizione della magistratura italiana, su richiesta del primo Governo guidato da Romano Prodi, alcuni tabulati relativi a tracciati di voli militari di quella notte. Quelle carte furono un contributo importante, anche se parziale, verso l'accertamento della verità. Oggi, però, occorre compiere un passo ulteriore: chiedere ai Governi interessati e a quello francese in particolare di rispondere alle rogatorie e muoversi con determinazione per accertare ogni aspetto di quella terribile notte.
Lo ha dichiarato con forza e lo ha chiesto con forza anche il Presidente della Repubblica un anno fa, in occasione del trentesimo anniversario, e anche lo scorso giugno, in occasione di un messaggio mandato all'Associazione. Noi crediamo che sia necessario essere coerenti e conseguenti e chiediamo che il Governo si muova. Lo dobbiamo a quelle vittime, lo dobbiamo ai loro familiari, lo dobbiamo al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 12 con l'esame e la votazione della questione pregiudiziale Donadi ed altri n. 1 riferita al disegno di legge in esame.

La seduta, sospesa alle 11,15, è ripresa alle 12,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Si riprende la discussione.

(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 4612)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame della questione pregiudiziale Donadi ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 4612). Ricordo che a norma del comma 3 dell'articolo 40 del Regolamento ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale uno solo dei proponenti per non più di dieci minuti. Può altresì intervenire nella discussione un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,06).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame di una questione pregiudiziale - A.C. 4612)

PRESIDENTE. Ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Donadi ed altri n. 1 l'onorevole Borghesi, cofirmatario.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, colleghi, questo provvedimento presenta lineamenti di incostituzionalità che sul piano tecnico sono così manifesti da rendere assolutamente ineccepibili la nostra pregiudiziale. Mi voglio riferire in particolare alla disparità di trattamento cui sono soggetti i dipendenti pubblici in quella tassa che è stata chiamata «contributo di solidarietà» rispetto a tutti gli altri contribuenti. Mi riferisco ancora alla vergognosa questione posta dall'articolo 8 del decreto che cancella in sostanza l'impalcatura che sorregge lo Statuto dei lavoratori e trasforma in carta straccia il contratto nazionale di lavoro.
Voglio però cogliere questa occasione per spiegare la motivazione politica che Pag. 16sta alla base di questa nostra scelta di presentare questa pregiudiziale, e vorrei confutare anche alcune tesi secondo le quali questa scelta sarebbe poco responsabile. Vorrei innanzitutto sottolineare il fatto che l'andamento dei mercati finanziari ha ampiamente ma anche definitivamente dimostrato in queste settimane che né le manovre proposte dal Governo italiano né i loro continui rifacimenti (ricordo che ne sono state fatte 5 versioni con continui stop and go) hanno in realtà influenzato le Borse mondiali, che hanno continuato a rappresentare e rappresentano anche in questo momento, in queste ore, una sostanziale sfiducia nei confronti del nostro Paese. Ma il vero e primo motivo di sfiducia è dato dalla mancanza di credibilità nei confronti di un Governo pasticcione e - a nostro avviso - in malafede, e di un Presidente del Consiglio che non ha perso l'occasione neanche ieri per dare un ulteriore colpo alla sua reputazione (che è già fortemente compromessa), portando così e trascinando ulteriormente in questa perdita di reputazione anche il nostro Paese, addirittura creando un grave imbarazzo all'Unione europea pur di trovare, di inventarsi un alibi per non andare dai magistrati neanche come testimone (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Come può un Presidente del Consiglio così rappresentare degnamente il nostro Paese? Il comico, anzi purtroppo il tragico, è ciò che ha detto oggi. Oggi egli ha detto che le opposizioni ci costringono a rassicurare l'Europa. Siamo davvero oggetto del ludibrio del mondo, e il titolo di ieri di un quotidiano come il New York Times (l'Italia tra l'agonia e il bunga bunga) ne è la drammatica sintesi. Come è emerso nei lavori in Commissione Bilancio le opposizioni hanno proposte serie per cambiare questa manovra, per renderla meno iniqua, per renderla più efficace, perché questa manovra in realtà oggi non fa pagare un prezzo a chi non lo ha mai pagato, e, dall'altro, non crea le premesse per avviare una nuova stagione di sviluppo e di crescita. E senza crescita, senza sviluppo, gli obiettivi che si vogliono raggiungere di pareggio di bilancio sono pura fantasia. Ancora una volta il Presidente del Consiglio fa delle affermazioni dissennate come quella di oggi e di ieri, dichiarando che la manovra non ha bisogno di correzioni proprio nel momento stesso in cui l'Unione europea ci dice che invece c'è bisogno di altri interventi, e nuove azioni dovranno essere intraprese.
Allora, in base al combinato disposto di ciò che ho sostenuto, è del tutto evidente che l'accoglimento giusto e giustificato di questa nostra pregiudiziale non avrebbe alcun effetto immediato sui mercati posto che tutti qui confermiamo la necessità di assicurare i saldi finanziari della manovra. Solo che noi vogliamo riscriverla in modo diverso con più equità, con più efficacia, per innescare processi di sviluppo con le proposte che tutta l'opposizione ha presentato in Commissione e che sono state tutte bocciate anche quando ne veniva riconosciuta la giustezza. Con queste prospettive, potremmo riscrivere questa manovra nel giro di 72 ore. Credo che tutta l'opposizione sarebbe d'accordo, coinvolgendo anche il Senato e dando, in questo modo, garanzia all'Unione europea di un'approvazione definitiva entro una settimana. Certo, dovrebbero sparire dalla manovra quelle macroscopiche censure di legittimità costituzionale di cui ho parlato prima come la disparità a danno dei dipendenti pubblici e il vulnus ai contratti nazionali di lavoro. Con l'approvazione di questa pregiudiziale, otterremo così un duplice tentativo di riscrivere questa manovra in tre giorni al termine dei quali è evidente che un Governo che fosse battuto sulla presente pregiudiziale non potrebbe che dimettersi, aprendo così una nuova fase politica e ripristinando quella credibilità che oggi è l'unico vero strumento per affrontare i mercati finanziari. È, quindi, con senso di responsabilità che chiediamo questo voto.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Borghesi.

ANTONIO BORGHESI. Mi rivolgo alle opposizioni - e, poi, chiudo, signor Presidente - Pag. 17chiedendo questo voto, sottolineando anche alle opposizioni che ritenessero di non votare a favore che andrebbero a dimostrare in realtà di non credere o di credere poco a ciò che chiedono quotidianamente a gran voce e, cioè, che vi sia un significativo segnale di cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, con questa pregiudiziale si contesta una manovra complessiva di 140 miliardi di euro che serve per rassicurare gli altri Paesi e i mercati finanziari nel senso del contenimento della nostra spesa. Si può non concordare con le scelte proposte, ma non sulla necessità e l'urgenza di agire a tal riguardo. La crisi dell'Occidente richiama tutti a rivedere ed a riscrivere le dinamiche di Governo che abbiamo utilizzato finora. Serve soprattutto al nostro Paese che, negli anni, ha speso come nessun altro senza, peraltro, dopo andare a valutarne le conseguenze e gli impatti futuri. Vale la pena di ricordare cosa siamo riusciti a fare, ma questo lo sanno anche negli altri Paesi, ed è da qua che bisogna invertire la rotta. Durante gli anni della famosa solidarietà nazionale siamo riusciti, tutti d'accordo, ad inventarci addirittura le baby pensioni. Ricordava ieri l'altro uno dei maggiori quotidiani economici di questo Paese che, ad oggi, solo a quella voce noi spendiamo quasi dieci miliardi di euro l'anno proiettati nei prossimi vent'anni perché sono ancora tutti possessori di diritti, ma sono giovani anagraficamente parlando. Questo è stato un errore che condiziona e condizionerà la vita del nostro Paese, dei nostri contribuenti e dei nostri lavoratori, per ancora un paio di decenni. Dopodiché, siamo riusciti anche - e queste sono responsabilità del Parlamento, ma pure del Paese - a non avere una politica energetica tale da poter essere competitivi nel mondo. Abbiamo fatto delle scelte, ne paghiamo le conseguenze. Qua l'energetica elettrica costa più che in altri Paesi e da altri Paesi noi siamo dipendenti.
Dopodiché, c'è qualcuno, anche in queste ore, che non vuole capire che gli errori non possono continuare all'infinito. Mi riferisco ad un sindaco, che è vicino, almeno penso, ancora, all'Italia dei Valori, che ha criticato fino ad adesso la bontà di questa manovra, che governa una città povera, almeno sotto il punto di vista occupazionale, come Napoli, e pensa di essere ancora negli anni d'oro del debito pubblico, perché pretende di portare i rifiuti di una città povera in un Paese ricco come la Germania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Già con questi presupposti c'è il fallimento totale del Paese: bisogna guardare anche a casa propria quali sono le bontà delle scelte amministrative, che poi hanno ripercussioni e ricadute che provocano solo disoccupazione e miseria diffusa.
Quindi, bisogna dare dei segnali di cambiamento, perché, con questo nuovo contesto mondiale, queste azioni ci sono contestate in tempo reale: cioè, non vi è più la possibilità di accumulare debito pubblico, perché ci contestano subito il tutto.
Noi riteniamo che il contenimento della spesa pubblica sommato al raggiungimento della spesa standard, in questo Paese, possa liberare quelle risorse per dar vita ai nuovi finanziamenti, ad una stagione di investimenti infrastrutturali, perché altrimenti, se continuiamo con i vecchi registri, vi sarà disoccupazione e basta.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUCIANO DUSSIN. Tutto questo, nella speranza che, a livello globale - perché siamo all'interno di questo contesto -, la politica riesca a frenare gli appetiti della finanza, crei lavoro vero e, soprattutto, con nuove regole commerciali, che vadano a salvaguardia delle conquiste sociali che negli anni siamo riusciti a darci.
Per questo motivo, ovviamente, respingiamo la questione pregiudiziale di costituzionalità che è portata all'attenzione dell'Assemblea in questo momento (Applausi Pag. 18dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà, per 5 minuti.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, il gruppo del Popolo della Libertà voterà contro la questione pregiudiziale di costituzionalità a prima firma dell'onorevole Donadi.
Per stare nel tempo consentito, mi limiterò ad affrontare alcune delle questioni poste dall'articolo 8, che è diventato il nuovo nemico pubblico numero uno per una parte dell'opposizione e di cui si è chiesto lo «stralcio». Cominciamo dalle critiche di carattere politico.
Si chiede conto al Governo del perché si è voluto introdurre nel provvedimento una norma che nulla ha da spartire con il risanamento dei conti pubblici.
E sono proprio quelli che lamentano l'assenza di misure a sostegno della crescita a chiedere la cancellazione dell'unico articolo che tenta di misurarsi proprio con i problemi della crescita e dello sviluppo; crescita e sviluppo che richiedono, sicuramente, modelli più flessibili di organizzazione del lavoro e dell'orario di lavoro, forme di retribuzione legate alla maggiore produttività e alla migliore qualità del lavoro, che possono raggiungersi soltanto attraverso la contrattazione di prossimità, quella stessa a cui il governo Zapatero ha voluto riconoscere per decreto «priorità applicativa».
Noi, signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo fiducia nella capacità delle parti sociali più rappresentative (e il Senato ha risolto questo problema fuori da ogni dubbio) di trovare, anche in deroga, strumenti negoziali adatti, se vogliono essere all'altezza delle loro responsabilità in piena autonomia.
Quanto, poi, al rapporto tra l'articolo 8 del decreto-legge e l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori rifiutiamo un'interpretazione per cui la rinuncia negoziata alla reintegra comporti una lesione dei diritti costituzionali dei lavoratori.
Non lo diciamo noi. Lo ha ribadito la Consulta con la sentenza n. 46 del 2000, quando ammise il referendum promosso dai colleghi radicali che proponeva l'abrogazione dell'articolo 18 con una denominazione molto esplicita: «Licenziamenti: abrogazione delle norme sulla reintegrazione del posto di lavoro».
La Corte costituzionale, in quella occasione, ha sostenuto che il lavoratore ha diritto, sì, ad essere tutelato in caso di licenziamento, ma che la reintegra è solo una delle possibili modalità di quella tutela, con la medesima dignità del risarcimento del danno, che è poi la modalità riconosciuta a gran parte dei lavoratori italiani. E, ovviamente, non vi può essere un diritto inderogabile, sancito dalla Costituzione, che viene riconosciuto soltanto a una parte del mondo del lavoro dipendente e non all'altra parte, la quale è forse anche maggioritaria sul piano numerico.
Vedete, colleghi, le opinioni diverse sono il sale della democrazia, ma chi non esita a tirare in ballo a sproposito la Costituzione avvelena i pozzi del vivere civile.
In conclusione, vorrei svolgere un'ultimissima considerazione, sempre riferita al documento che stiamo discutendo: mi corre l'obbligo di far rilevare un clamoroso errore contenuto nel documento, a pagina 2. Il citato «Statuto dei lavori» per adesso è, purtroppo, solo una bozza molto succinta che il Ministro Sacconi ha inviato alle parti sociali in attesa di un loro avviso comune, non già un provvedimento in vigore, come si dice nel documento.
Queste sono, dunque, signor Presidente, le ragioni per cui il mio gruppo voterà contro la questione pregiudiziale di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ventura. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, cercherò di spiegare la nostra posizione sulla questione pregiudiziale presentata dall'Italia dei Valori, dicendo fin dall'inizio che noi voteremo contro di essa, Pag. 19in quanto riteniamo che l'attenzione debba essere rivolta a quello che sta accadendo e che si debba mettere l'accento sulla gravità della situazione per come essa si sta evolvendo.
Secondo notizie di questa mattina, lo spread tra Btp e Bund supera quota 400. Siamo in una situazione in cui il Paese corre rischi gravissimi. La mia opinione è che la stessa visita del Presidente del Consiglio dei ministri, oggi, a Bruxelles, non solo sia del tutto inutile, ma ciò dimostra come in Italia ci sarebbe bisogno di una discontinuità e di un cambiamento della direzione politica. È del tutto evidente che queste manovre, una dietro l'altra, non riescono ad arrestare questo attacco nei confronti dell'Italia, per cui è del tutto chiaro che sarebbe necessario avere una discontinuità politica e, soprattutto, nella direzione del Governo.
Siamo in presenza di fatti singolari, come il mistero sulla lettera della BCE, che non riusciamo ad avere come Parlamento. Poi ci lamentiamo che il Parlamento è sotto scacco e che non viene messo neanche nella condizione di conoscere manovre, come si dice, «dettate» dalla BCE, e ci manca la conoscenza anche di quel testo.
Tuttavia, signor Presidente e colleghi, vi è una questione che mi ha fatto molto riflettere in queste ore sugli errori di analisi che abbiamo compiuto: abbiamo svolto dibattiti in quest'Aula per innalzare i dazi nei confronti dei cinesi ed ora siamo di fronte ad un Governo che chiede il soccorso della Cina per risolvere i problemi dei nostri titoli di Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): questo la dice lunga sulla miopia e sulla cecità!
Onorevoli colleghi, vorrei aggiungere che non deve esservi un fraintendimento fra come voteremo sulla pregiudiziale e il nostro giudizio sulla manovra. Il nostro giudizio sulla manovra è nettamente contrario, questo sia chiaro; noi sappiamo che in quel decreto-legge sono state introdotte questioni che non hanno niente a che vedere con i saldi di bilancio; sappiamo che c'è stata una volontà del Ministro Sacconi, in preda a un furore ideologico, diretta a dividere i sindacati; Sacconi non è un riformatore moderno, egli ha interrotto un processo importantissimo che si era aperto con il 28 giugno.
Ma a che cosa non aderiamo, invece, colleghi dell'Italia dei Valori? Noi siamo contro questa manovra, ma siamo per una lettura di questa manovra che avvenga esprimendo un voto contrario alla fine di questo iter sapendo che ci sono delle parti di dubbia costituzionalità e ci auguriamo che altri organi intervengano su quei punti di dubbia costituzionalità.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MICHELE VENTURA. Voglio aggiungere ancora che, subito dopo la fine di questo dibattito, presenteremo un provvedimento abrogativo dell'articolo 8, ma non vogliamo commettere l'errore di offrire una sponda alla speculazione con un atteggiamento inizialmente pregiudiziale. Noi volevamo una lettura normale e corretta in Parlamento del provvedimento e a questo rimaniamo ancorati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, il mio gruppo, l'Unione di Centro per il Terzo Polo, voterà convintamente «no» a questa votazione sulla questione pregiudiziale di costituzionalità. Noi condividiamo pienamente il giudizio che ha dato adesso l'onorevole Ventura ma sintetizzando la cosa potremmo dire: «meglio una cattiva manovra che nulla». Siamo molto meravigliati della presentazione di questa pregiudiziale da parte dell'Italia dei Valori perché se, come ipotesi di scuola, la pregiudiziale di costituzionalità dovesse mai essere approvata oggi dal Parlamento, si determinerebbe l'immediata caduta della manovra e l'Italia si troverebbe, probabilmente nella giornata di domani, esattamente nella condizione della Grecia. Che ci sia un gruppo parlamentare di opposizione che auspica Pag. 20un epilogo di questo tipo, francamente mi sembra rasentare l'irresponsabilità. Questo va ben oltre il merito della manovra (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Vorrei ricordare ai colleghi dell'Italia dei Valori alcune dichiarazioni di queste ore. Certamente queste dichiarazioni non eterodirigono il Parlamento ma la lettura di queste prese di posizione dovrebbe pure avere un valore per noi che siamo responsabili politici. Jean-Claude Trichet ritiene questa manovra un primo impegno concreto del Governo italiano; Draghi, futuro Governatore della BCE, ha dichiarato che è necessario varare in fretta e pienamente tutte le misure conformemente alla lettera inviata dalla BCE al Governo italiano. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano, a cui tutti noi spesso ci richiamiamo - non si sa con quanta convinzione - dichiara che questa manovra è indispensabile e urgente e ha rivolto un appello a tutte le forze politiche perché sforzi rivolti a questo fine non vengano bloccati da incomprensioni e da pregiudiziali insostenibili.
Onorevoli colleghi, credo che debba fare molto riflettere la presentazione di questa questione pregiudiziale, perché se noi vogliamo evitare per l'Italia i rischi che si stanno delineando sui mercati, anche questa mattina, tutti noi dobbiamo avere la consapevolezza di uno sforzo comune di responsabilità, un'assunzione collettiva di impegni.
Questa presentazione, a mio parere, è del tutto incongrua ed irresponsabile. Per cui, vorrei esprimere tutta la dissociazione, forse anche l'indignazione, che il mio gruppo ha. Non è assolutamente possibile che l'opposizione possa essere considerata parte di un disegno antinazionale. Se la questione pregiudiziale fosse approvata, evidentemente, si danneggerebbe gravemente il nostro paese. Per questo, noi la respingiamo convintamente, come daremo un voto contrario alla manovra, perché si poteva fare meglio e di più, ma la presentazione della questione pregiudiziale non può che per essere biasimata fortemente da parte dell'Unione di Centro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, consideriamo questa manovra sbagliata. Abbiamo ritenuto di presentare soluzioni alternative, che sono state respinte senza approfondimenti da parte del Governo. Per certi aspetti pensiamo anche che questa manovra sia dannosa e che, come argomenteremo domani in sede di dichiarazione di voto - che sarà contrario, non solo alla fiducia, ma anche al provvedimento finale -, senza un cambio di stagione politica il rischio che abbiamo di fronte è che, anche qualora venissero prese misure buone e persino giuste, verrebbero buttate nella spazzatura, perché verrebbero distrutte nei loro effetti dalle aspettative negative che, ormai, questo Governo ha generato nei confronti degli investitori.
Tuttavia, ciò detto, riteniamo un grave errore la presentazione di questa questione pregiudiziale, semplicemente perché in discussione deve esserci il merito e non possiamo utilizzare strumenti regolamentari, come quelli della pregiudiziale di costituzionalità, spostando la discussione su un piano che non è quello su cui dobbiamo confrontarci. Diremo «no» semplicemente perché non riteniamo in alcun modo che si possano ravvisare gli estremi di incostituzionalità di questo provvedimento, che è sbagliato, lo ripeto, è persino dannoso, ma è il piano del contenuto, non il piano della delegittimazione, che dobbiamo seguire nella nostra discussione in un confronto che deve rimanere duro quanto necessario, ma serio e rigoroso e rispettoso delle regole istituzionali e costituzionali.
Il Governo ha la responsabilità piena di condurci nel baratro in cui ci sta conducendo, ma noi la battaglia la facciamo Pag. 21nella lealtà, nel rigore e nel rispetto delle regole istituzionali e costituzionali. Quindi, voteremo anche noi con il Terzo Polo convintamente contro questa pregiudiziale di costituzionalità, anche per non distogliere l'attenzione dalla discussione vera di merito dei provvedimenti e dalla questione vera di fondo politica, cioè sulla possibilità, che noi non riteniamo più vi sia, di questo Governo di riacquisire quella fiducia dei mercati che vale di per sé più di ogni altra manovra, e senza la quale nessuna manovra, anche buona, anche giusta, anche rigorosa, potrebbe dare gli effetti sperati nell'interesse dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Nessun altro, chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Donadi ed altri n. 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 586
Votanti 585
Astenuti 1
Maggioranza 293
Hanno votato 23
Hanno votato no 562.
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

(Esame dell'articolo unico - A.C. 4612)

PRESIDENTE. Essendo stata respinta la questione pregiudiziale presentata, passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 4612), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 4612).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 4612).
Avverto altresì che sono state presentate proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 4612).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili nel corso dell'esame in sede referente: Di Biagio 1.5, 1.7, 1.9 e 2.018; Lenzi 1.76; Piffari 1.65, Maurizio Turco 1.14, 1.24, 1.25, 1.03 e 1.07; Borghesi 1.014, 2.32 e 2.33, questi ultimi limitatamente al capoverso 12-ter, comma 6, e al capoverso 12-viciesbis, comma 2, 7-bis.024 limitatamente ai commi da 2 a 14 e 17.01; Beltrandi 1.08, 1.012, 2.01, 2.02, 2.03, 2.04, 3.08 e 13.01; Di Stanislao 1.013 e 11.02; Monai 1.09 e 3.010; Mariani 1-ter.04, 6-ter.02, 7-bis.02, 7-bis.03, 7-bis.04, 7-bis.012 e 7-bis.020 limitatamente al comma 1; Cambursano 2.27, limitatamente al comma 3-quater, 2.015, 2.013, 18.04; Baretta 2.9, limitatamente al comma 3-quater e alla parte consequenziale, 2.023 limitatamente alla parte consequenziale, 2.024 limitatamente alla parte consequenziale, 7-bis.09, limitatamente al comma 1, numeri da 1 a 12 e numero 14, 7-bis.025 e 15.01; Nannicini 2.18, limitatamente al comma 3-quater; Merloni 3.500 limitatamente alla parte consequenziale; Barbato 3.29, limitatamente ai commi 12-sexies e 12-septies; Commercio 3.03, limitatamente al comma 2; D'Antoni 3.016, limitatamente al comma 2, 7-bis.016 e 7-bis.017; Di Pietro 6.6 e 12.01; Di Giuseppe 7.27 limitatamente alla parte consequenziale; Oliverio 7-bis.05; Brandolini 7-bis.06; Servodio 7-bis.07; Trappolino 7-bis.08; Lulli 7-bis.011, 7-bis.014, 7-bis.015; Meta 7-bis.013; Levi 7-bis.018; Marchioni 7-bis.019; Zamparutti 7-bis.026; Agostini 11.01; Morassut 18.01, 18.02 e 18.03; Beltrandi Dis.1.02.
Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli Pag. 2286, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, non previamente presentate in Commissione, in quanto non strettamente attinenti al contenuto del provvedimento: Maurizio Turco 1.103; Bernardini 1-ter.0100 e Porcino 3.508.
Avverto altresì che la Presidenza non ritiene ammissibile, secondo quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento nella seduta del 7 marzo 2002, l'emendamento Cavallaro 13.500, limitatamente alle parti che incidono direttamente sull'autonomia costituzionale delle Camere, ed in particolare quindi ai numeri 4) e 6).
Avverto altresì che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 4612).

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 4612)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Elio Vito. Ne ha facoltà. Prego i colleghi di prestare attenzione.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, considerata l'importanza che il Governo attribuisce alla definitiva approvazione del provvedimento, autorizzato dal Consiglio dei ministri, a nome del Governo, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione n. 4612, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà. Pregherei i colleghi che non sono interessati di uscire dall'Aula per consentire a chi prende la parola di farlo in condizioni tali da poter essere ascoltato.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, quando fuori da quest'Aula incontriamo le persone, dopo la ormai abituale serie di improperi sulla «casta», non ti chiedono più che emendamenti fai, di cosa stai discutendo, ma semplicemente: quando votate la fiducia?
Ormai sta diventando un rito, quasi un punto fermo dell'attività parlamentare, tanto che se per qualche imprevedibile motivo una volta questo non dovesse accadere molti si chiederebbero che cosa non funziona nell'attività del Parlamento. Questa sindrome vi ha preso a tal punto che al Senato avete posto la questione di fiducia su un testo che non era stato discusso da quella Camera nei suoi punti essenziali. Ma lo zelo è tale che non riuscite più a fermarvi e non vi accorgerete più quando una questione di fiducia è utile o è controproducente. Se c'era una questione di fiducia che non dovevate porre era questa.
Il clima economico e politico è tale che, pur nella distinzione di merito, nessuno di noi punta allo sfascio. Vi avevamo proposto nella Conferenza dei presidenti di gruppo di chiudere nella giornata di oggi, semplicemente mettendo ai voti una manciata molto stretta di emendamenti, sui quali ovviamente, essendoci un parere negativo, avreste dato il vostro voto contrario e avete la maggioranza per farlo, ma questo avrebbe consentito di chiudere oggi, con un giorno di anticipo, senza perdere un'altra giornata, alla luce anche del quadro generale esterno con il quale ci misuriamo.
Questo clima voi lo avete constatato anche pochi minuti fa sul voto sulla questione pregiudiziale, quando la stragrande maggioranza delle opposizioni, responsabilmente, pur con le distinzioni di merito, lo ridico e lo sottolineo, ha però dimostrato che vi è un atteggiamento generale di responsabilità. Ebbene, voi vi siete posti sullo stesso piano di coloro che hanno presentato la questione pregiudiziale. Avete cioè scelto una linea di scontro che non si fa carico di una gestione, non condivisa sul merito, ma rispetto all'esterno potrebbe offrire un segnale di un Paese e di un Parlamento più unito. Che cosa serviva di più in questa situazione? Prendere un giorno in più, mettere il voto Pag. 23di fiducia o, accelerando i tempi, presentarsi all'esterno, per quel poco che vale, anche nei confronti dei mercati non con un voto di fiducia, ma con una conclusione normale del provvedimento?
Questo episodio dimostra che ormai siete intrappolati nel sistema del voto di fiducia dal quale fareste bene ad uscire calibrando le situazioni. Non è il momento per confrontarsi in questo modo, è il momento di riaprire una discussione di merito e saremo costretti a farlo tra poche settimane. Ma ormai questa scelta l'avete fatta e non solo per la posizione della questione di fiducia. Come si è detto poco fa, anche dal collega Ventura, la conferma anche questa mattina di tenere secretata la lettera della Banca centrale europea è un ulteriore errore su errore, perché voi sottraete il Parlamento alla possibilità di una discussione franca, onesta, magari più difficile, ma sicuramente in grado di assumersi tutte le responsabilità.
Per questi motivi noi non siamo di fronte alla rassegnazione che il quasi cinquantesimo voto di fiducia potrebbe comportare, ma siamo di fronte ad una reiterata indignazione di una situazione che presenta, particolarmente in questo momento, un grave errore politico e un grave errore istituzionale, sul quale è bene che sia chiara non soltanto la nostra opinione in quest'Aula, ma l'opinione del Parlamento in quanto tale. Non è governabile un Paese nella situazione nella quale si trova con un atteggiamento pregiudiziale di sfiducia nel Parlamento, di conflitto, di chiudersi a riccio all'interno di un fortino che ormai non tiene più (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Sull'ordine dei lavori (ore 12,43).

PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 4612 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. Delega al Governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari (Approvato dal Senato - scadenza: 12 ottobre 2011), nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, secondo quanto stabilito nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo svoltasi questa mattina, le dichiarazioni di voto sulla fiducia avranno inizio alle ore 11,30 di domani, mercoledì 14 settembre, con ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Al termine delle dichiarazioni di voto sulla fiducia avrà luogo la votazione per appello nominale.
Seguirà quindi l'esame e la votazione degli ordini del giorno, per la cui presentazione il termine è fissato alle ore 10 di domani.
Nella stessa giornata di domani, dalle ore 18,30, avranno luogo le dichiarazioni di voto finale, con ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Seguirà la votazione finale del disegno di legge di conversione, al termine della quale avrà luogo la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3209-bis-B - Disposizioni per la codificazione in materia di pubblica amministrazione (collegato) (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) e della proposta di legge n. 2172 ed abbinate - Commercializzazione del metano per autotrazione.
Il seguito dell'esame dei due provvedimenti avrà luogo giovedì 15 settembre (antimeridiana e pomeridiana) (con votazioni).

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea (ore 12,45).

PRESIDENTE. Nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stata altresì ridefinita l'articolazione dei lavori dell'Assemblea per la prossima settimana Pag. 24(19-23 settembre), secondo le seguenti modalità:

Lunedì 19 settembre (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
n. 4290 ed abbinata - Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani (Approvato dal Senato);
n. 4274 - Delega al Governo per il riassetto della normativa in materia di sperimentazione clinica e per la riforma degli ordini delle professioni sanitarie, nonché disposizioni in materia sanitaria.

Discussione sulle linee generali del disegno di legge costituzionale n. 4358 ed abbinate - Partecipazione dei giovani alla vita economica, sociale, culturale e politica della Nazione ed equiparazione tra elettorato attivo e passivo.

Martedì 20 (ore 15, con eventuale prosecuzione notturna) e mercoledì 21 settembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):

Seguito dell'esame dei disegni di legge:
n. 4290 ed abbinata - Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani (Approvato dal Senato);
n. 4274 - Delega al Governo per il riassetto della normativa in materia di sperimentazione clinica e per la riforma degli ordini delle professioni sanitarie, nonché disposizioni in materia sanitaria.

Seguito dell'esame del disegno di legge costituzionale n. 4358 ed abbinate - Partecipazione dei giovani alla vita economica, sociale, culturale e politica della Nazione ed equiparazione tra elettorato attivo e passivo.

Seguito dell'esame delle mozioni Di Pietro ed altri n. 1-00391, Tempestini ed altri n. 1-00621, Pezzotta ed altri n. 1-00623, Antonione, Dozzo, Sardelli ed altri n. 1-00625 e Pisicchio ed altri n. 1-00629 concernenti iniziative per garantire la trasparenza delle informazioni relative all'aiuto pubblico allo sviluppo.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 3261 ed abbinate - Disposizioni concernenti la ripartizione della quota dell'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche devoluta alla diretta gestione statale.

Giovedì 22 settembre (antimeridiana e pomeridiana, con inizio alle ore 10 e votazioni a partire dalle ore 12):

Esame della domanda di autorizzazione a eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Milanese (Doc. IV, n. 20).

Esame di un documento in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Belcastro (Doc. IV-quater, n. 18).

L'esame della mozione Franceschini ed altri n. 1-00694 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Francesco Saverio Romano, avrà luogo a partire da martedì 27 settembre.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Chiedo ora se vi siano deputati che intendono intervenire a norma dell'articolo 116 del Regolamento per illustrare gli emendamenti presentati. Non essendovi deputati che intendono intervenire a questo titolo, il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di domani, che inizierà con lo svolgimento delle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

Pag. 25

Sull'ordine dei lavori (ore 12,48).

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per commemorare una perdita che il nostro Paese ha subito nel mese di agosto con la scomparsa di un capitano di industria, Claudio Castiglioni, un illustre varesino, uno sportivo molto noto a tutti gli appassionati di motociclismo, essendo il cofondatore, insieme al padre, della famosa Cagiva che sta per Castiglioni Giovanni, Varese. Si tratta di uno dei marchi più noti del nostro Paese nel mondo. Era un appassionato di industria, un uomo generoso, un appassionato di produzione della propria azienda e che ha sacrificato anche gli interessi personali.
Chi ha la mia età si ricorda alla fine degli anni Ottanta e all'inizio degli anni Novanta della mitica Aletta Rossa, per esempio, il «125» che fu di grandissima diffusione. Era un prodotto che contrastava la produzione giapponese e americana dell'epoca. Era un appassionato di moto, di fabbrica, ma anche di tecnologia, di industria e proprio di produzione nel nostro Paese. Una industria e una tecnologia che ha difeso anche a costo - e bisogna dargliene atto - di sacrificare gli interessi personali.
Spesso si parla di proprietà delle aziende. Ebbene, Claudio Castiglioni tra l'opzione di mantenere la proprietà dell'azienda e quella di mantenere la produzione allo stabilimento di Schiranna a Varese scelse la seconda, perché le moto erano nate lì, perché lì nacque la storia del motociclismo oltre che quella dell'aviazione nel nostro Paese, perché qui si fanno dei prodotti belli. La Brutale dell'MV Agusta è una delle molto più belle che noi abbiamo. È uno dei simboli del nostro Paese nel mondo. A Claudio Castiglioni tutto questo va riconosciuto, assieme a delle doti umane, anche di generosità e di simpatia e di quell'amicizia che mi sentivo onorato di poter contraccambiare e di una stima che non è solo mia, ma di tanti colleghi che lo hanno potuto conoscere ed apprezzare nelle varie vicissitudini della sua carriera imprenditoriale, sportiva e politica. È uno che ha dimostrato in questi momenti - è proprio il caso di dirlo ed è per questo che credo sia giusto commemorarlo in questa sede - che noi sappiamo produrre, che la nostra tecnologia e i nostri operai sono capaci di fare prodotti che non temono rivalità in un settore così competitivo come quello del motociclismo né con i giapponesi, né con i tedeschi, né con gli americani.
La nostra tecnologia è spesso superiore a quella di qualsiasi altro, purché ci sia la condizione di produrla da noi, purché le fabbriche rimangano da noi, purché venga valorizzato quello che è veramente il beneficio del nostro Paese, cioè la conoscenza e la capacità dei nostri operai e delle nostre manovalanze (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Reguzzoni, la Presidenza si associa alle parole di cordoglio che lei ha pronunciato.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 12,51).

ELVIRA SAVINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELVIRA SAVINO. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta del Ministro della salute e del Ministro dell'economia e delle finanze alla mia interrogazione n. 4-10957, dello scorso febbraio.
L'interrogazione fa riferimento all'ospedale Florenzo Iaia di Conversano, in provincia di Bari, uno storico presidio ospedaliero che ancora oggi rappresenta Pag. 26un modello di efficienza nell'impiego delle risorse pubbliche e che, nonostante abbia beneficiato negli ultimi mesi di investimenti strutturali per circa 20 milioni di euro, quindi di soldi dei contribuenti, sembra destinato a chiudere per volontà dell'assessorato alla sanità della regione Puglia e non esistono al momento indicazioni su cosa si intenda fare di questa moderna struttura.
La situazione si è in questi giorni ulteriormente aggravata in quanto, nonostante al momento la chiusura dell'ospedale non sia prevista in alcun atto ufficiale del piano sanitario regionale, di fatto sta avvenendo una spoliazione sistematica di questa struttura attraverso mobilità di personale, trasferimento di attrezzature e chiusura di reparti. Questo ovviamente crea dei disagi enormi per i pazienti e per i cittadini.
Torno dunque a chiedere fino a che punto la scelta di depotenziare l'ospedale Iaia sia dettata da esigenze di riorganizzazione della spesa sanitaria o se si possono ravvisare degli abusi nelle decisioni prese tali da compromettere il pieno rispetto dei livelli essenziali di assistenza e comportando lesioni del fondamentale diritto costituzionale alla salute, se in tal caso esistano i presupposti per inviare presso il presidio gli ispettori del Ministero della salute.
Io personalmente sento di rappresentare i cittadini di Conversano e dei comuni limitrofi che afferiscono a questo presidio e di farmi portavoce dell'indignazione per quello che può essere considerato di fatto come lo «scippo» del nostro ospedale, al di là di ogni ragione di economicità. Vorrei inoltre esprimere vicinanza e solidarietà ai sindaci di sette comuni della provincia di Bari che oggi si riuniscono in un consiglio comunale «comune» per protestare contro la chiusura dei rispettivi pronto soccorso, questo a riprova di come il piano di rientro stia rendendo la situazione della sanità in Puglia assolutamente insostenibile.

ANTONIO PALAGIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, in genere sollecito le risposte alle interrogazioni se non pervengono nel giro di cinque o sei mesi per via scritta, questa volta invece il motivo del mio sollecito alla sua persona è perché riguarda la vita di alcuni cittadini: mi riferisco ai malati di SLA, sclerosi laterale amiotrofica. Specialmente i malati in condizione terminale hanno bisogno di essere assistiti anche da un punto di vista respiratorio. Ebbene, il 3 agosto ho inviato al Ministro della salute un'interrogazione perché nella ASL3 Napoli Sud i malati di SLA rischiano di non essere più assistiti poiché i dipendenti, che non sono più remunerati dal primo gennaio 2011, hanno minacciato lo sciopero, cioè di non fare più assistenza domiciliare, già dal 1o agosto. Successivamente, presi dal senso di responsabilità, hanno deciso di rinviare al 1o ottobre la sospensione di questa assistenza. Lei capirà bene come malati così gravi, che hanno problemi respiratori, devono necessariamente essere assistiti.
Nell'interrogazione che ho presentato al Ministro della salute gli ho chiesto innanzitutto di rendersi conto di quello che accade in quella ASL, come vengono spesi i soldi destinati alle ASL in tutta la regione Campania ed evitare che avvenga questa discontinuità di assistenza, che non solo potrebbe avere delle ripercussioni gravi sullo stato di salute dei malati e sulle loro famiglie, ma i malati di SLA rischiano la vita, quindi devono essere assistiti necessariamente, per questo ho chiesto il suo sollecito, per una misura che faccia chiarezza e che dia continuità di assistenza.

PRESIDENTE. All'onorevole Palagiano e all'onorevole Savino la Presidenza conferma il suo interessamento nell'ottenere risposta alle interrogazioni che sono state sollecitate.

Pag. 27

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 14 settembre 2011, alle 11,15:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 2887 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. Delega al Governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari (Approvato dal Senato) (C. 4612).
- Relatori: Ceroni, per la maggioranza; Baretta, Borghesi e Ciccanti, di minoranza.

(al termine delle votazioni)

2. - Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
Disposizioni per la codificazione in materia di pubblica amministrazione (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (C. 3209-bis-B)
- Relatore: Orsini.

3. - Discussione del testo unificato delle proposte di legge (per la discussione sulle linee generali):
SAGLIA ed altri; BORDO; FRONER ed altri; VIGNALI e CARLUCCI: Commercializzazione del metano per autotrazione (C. 2172-1016-2843-3117-A).
- Relatore: Torazzi.

La seduta termina alle 12,55.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4612-quest. preg. Donadi e a 1 586 585 1 293 23 562 13 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.