Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute >>

XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 512 di mercoledì 3 agosto 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 14,45.

SILVANA MURA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 19 luglio 2011.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Bonaiuti, Brambilla, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Catone, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Fava, Fitto, Franceschini, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giro, La Russa, Mantovano, Martini, Meloni, Migliavacca, Misiti, Polidori, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Rotondi, Saglia, Stucchi e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sostituzione di un componente della Delegazione presso l'Assemblea parlamentare dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE).

PRESIDENTE. Comunico che, in data 2 agosto 2011, il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) il senatore Antonio Battaglia, in sostituzione del senatore Carlo Vizzini, dimissionario.

Sull'ordine dei lavori (ore 14,50).

PRESIDENTE. Avverto che, come è stato già comunicato nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo ancora in corso, l'informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sulla situazione economica del Paese, prevista per oggi alle ore 15, è differita alle ore 17,30.
Comunico, altresì, che oggi, alle ore 16, avrà luogo un'informativa urgente del Governo sulla tragica vicenda della morte di venticinque persone a bordo di una nave di immigrati approdata a Lampedusa.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 14,55, è ripresa alle 16.

Informativa urgente del Governo sulla tragica vicenda della morte di venticinque persone a bordo di una nave di immigrati approdata a Lampedusa.

PRESIDENTE. Avrà ora luogo, come già preannunciato, lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulla tragica vicenda della morte di venticinque persone a bordo di una nave di immigrati approdata a Lampedusa.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti Pag. 2dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del sottosegretario di Stato per l'interno)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'interno, Sonia Viale.

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, nella seduta dell'Assemblea di ieri è stato chiesto di fornire le informazioni di cui il Governo è a conoscenza sui fatti di Lampedusa, in merito alla morte, su un barcone, di venticinque profughi.
Desidero, innanzitutto, esprimere nuovamente, anche a nome di tutto il Governo, profondo cordoglio per questa tragedia che, ancora una volta, ha riguardato cittadini immigrati provenienti dalla Libia. Da quel territorio giungono, in prevalenza, profughi in fuga dal conflitto in atto nel proprio Paese e che sono costretti ad affidarsi a trafficanti privi di scrupoli. Ciò rende ancora più ferma la condanna di tali comportamenti.
La ricostruzione dettagliata dei fatti che mi accingo ad esporre tiene conto degli elementi forniti dai responsabili delle forze dell'ordine il cui complessivo intervento, anche in questa occasione come nelle precedenti, è stato pronto ed immediato, a dimostrazione del fatto che massima e costante è l'attenzione che il Governo dedica agli interventi in mare finalizzati alla salvaguardia della vita umana.
In data 31 luglio 2011, alle ore 12,45, giungeva alla sala operativa di Palermo una segnalazione da telefono satellitare relativa alla presenza nel canale di Sicilia di un'imbarcazione con a bordo un numero imprecisato di immigrati clandestini, diretta verso le coste siciliane. Dopo un primo avvistamento, avvenuto alle ore 15,42 a circa 52 miglia da Lampedusa, due motovedette della Guardia di finanza e della Capitaneria di porto intercettavano l'imbarcazione a circa 32 miglia a sud di Lampedusa, fuori dalle acque territoriali. Il natante risultava essere un'imbarcazione in legno, di circa 15 metri, con a bordo 270 immigrati, di cui 202 uomini, 33 donne e 35 minori, prevalentemente di origine nigeriana, somala, siriana e marocchina.
Dopo un successivo trasbordo, non potuto effettuare in precedenza per le avverse condizioni meteo-marine, sulle motovedette, avvenuto a circa un miglio dall'isola, il gruppo di immigrati giungeva al porto verso le ore 2,20 del 1o agosto.
Successivamente alle operazioni di trasbordo sono stati rinvenuti, all'interno del vano motore del natante, i corpi senza vita di venticinque cittadini extracomunitari, tutti di sesso maschile, estratti a seguito dell'intervento dei vigili del fuoco. I superstiti venivano sottoposti a controlli sanitari e poi condotti presso il locale centro per le operazioni di preidentificazione.
Dagli accertamenti è emerso che la morte degli immigrati, risalente a circa quarantotto ore prima, è avvenuta, con molta probabilità, per asfissia e, quindi, causata dalle disumane condizioni in cui sono stati costretti a viaggiare. In particolare, due delle vittime presentavano, in varie parti del corpo, lesioni evidenti da arma contundente. Inoltre, dai rilievi scientifici effettuati, a bordo dell'imbarcazione sono state rinvenute tracce di sangue.
I migranti secondo le prime informazioni fornite, sarebbero partiti dalla Libia nel primo pomeriggio del 30 luglio scorso. Durante la traversata i componenti dell'equipaggio avrebbero costretto le vittime a permanere, per lungo tempo, in una zona dell'imbarcazione normalmente adibita a contenere ghiaccio durante le battute di pesca, la cui ampiezza era pari a circa 8 metri quadri, con un'altezza non superiore ai 2 metri. Gli scafisti avrebbero, sempre secondo le dichiarazioni di alcuni immigrati, volontariamente percosso e gettato in mare un cittadino nigeriano che Pag. 3aveva cercato, con tutte le sue forze, di venire fuori dalla stiva, causandone la morte.
La crudeltà con la quale i membri dell'equipaggio hanno agito, pur di garantire la riuscita del viaggio, emerge dal racconto di diversi episodi di violenza verificatisi durante la traversata, di percosse o minacce subite, anche con il ricorso all'uso di armi. È stato fatto cenno all'impiego di uno sportello con il quale i membri dell'equipaggio avrebbero ostruito il passaggio che conduceva alla stiva, impedendo l'uscita degli occupanti che lamentavano serie difficoltà nel respirare.
In effetti, in sede di primo sopralluogo effettuato sull'imbarcazione dal personale di polizia scientifica, sono state rinvenute tracce ematiche e lo sportello utilizzato dagli scafisti per ostruire l'uscita dalla stiva. A seguito di queste prime dichiarazioni informali il personale della Squadra mobile della questura di Agrigento, appositamente distaccato sull'isola di Lampedusa, unitamente al personale del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, provvedeva ad assumere sommarie informazioni da parte di alcuni clandestini sopravvissuti, al fine di apprendere le dinamiche del viaggio e quant'altro potesse risultare utile al prosieguo delle indagini ovvero per arrivare all'identificazione dei membri dell'equipaggio responsabili dei fatti, sui quali erano state rese sino a quel momento dichiarazioni frammentarie.
I testimoni hanno riconosciuto concordemente sei degli stranieri con loro giunti a Lampedusa come scafisti: quattro di nazionalità somala, uno di nazionalità siriana ed un ultimo di nazionalità marocchina, che anche con l'uso di armi hanno costretto un gruppo di clandestini, per la maggior parte di nazionalità nigeriana, a rimanere per tutta la durata del viaggio stipati all'interno della stiva. La procura della Repubblica presso il tribunale di Agrigento ha avanzato richiesta al Ministero della giustizia ai fini della procedibilità nei confronti dei sei soggetti, indagati per i reati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e di morte o lesioni come conseguenza di altro delitto, riservandosi all'esito dell'autopsia disposta sui due cadaveri, che presentavano lesioni evidenti da arma contundente, l'eventuale accusa per il più grave reato di omicidio.
Voglio, inoltre, ribadire che è stata esclusa la possibilità di rischi per la salute della popolazione locale e degli immigrati. In ogni caso la situazione è costantemente seguita dalle strutture sanitarie provinciali e dagli specialisti di supporto inviati dal Ministero della salute. Diciannove delle 25 salme sono state trasportate a mezzo nave da Lampedusa a Porto Empedocle per la sepoltura in vari comuni del territorio agrigentino, previo nulla osta dell'autorità giudiziaria. Fatti come quelli sui quali oggi rendo l'informativa, costituiscono l'aspetto più drammatico della grave crisi geopolitica che, dal finire dello scorso anno, sta interessando, con il susseguirsi di avvenimenti, alcuni Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente. Dall'inizio di quest'anno sono complessivamente sbarcati nelle isole Pelagie 44.639 immigrati, rispetto ai 205 dello stesso periodo dell'anno precedente, su un totale di sbarchi avvenuti su tutto il territorio nazionale pari a 51.881 immigrati rispetto ai 1.479 del 2010.
In particolare, dal 1o gennaio i natanti partiti dalla Libia sono stati 84 ed hanno trasportato 23.890 immigrati, a fronte dei sette natanti che nello stesso periodo del 2010 hanno trasportato 299 immigrati. Dei 51.881 immigrati sbarcati, 24.854 risultano tunisini. A coloro che sono giunti, come è noto, fino al 5 aprile 2011 è stato riconosciuto un permesso di soggiorno temporaneo per motivi umanitari. Da quella data, a seguito della firma dell'accordo con la Tunisia, il fenomeno si è drasticamente ridotto ed i rimpatri dei clandestini giunti dopo quella data proseguono regolarmente.
Invece, per far fronte al flusso che continua ad arrivare dalla Libia, è stata recentemente raggiunta un'intesa con il Consiglio nazionale transitorio, volta a contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina verso l'Europa che potrà trovare comunque piena attuazione soltanto quando sarà raggiunta una stabilità di quel Governo. Il Governo italiano ha comunque Pag. 4proseguito nei contatti con il Consiglio nazionale transitorio. Il Ministro Maroni ha incontrato recentemente il Viceprimo Ministro e il Ministro dell'interno, che hanno richiesto assistenza per le forniture di carattere logistico e dai quali ha avuto rassicurazioni sulla volontà di proseguire nella cooperazione in materia di gestione dell'immigrazione illegale e contrasto al traffico degli esseri umani.
Nella gestione del fenomeno dell'immigrazione il Governo italiano ha sempre messo in primo piano la salvaguardia della vita umana in mare. Numerosi sono stati in tal senso gli interventi dei nostri dispositivi navali anche al di fuori della nostra zona SAR, laddove non veniva garantito l'intervento dei Paesi convenzionalmente competenti.
Sul piano interno, di fronte ad un fenomeno di tali proporzioni, il Governo ha pianificato una serie di interventi per garantire non solo l'accoglienza dei profughi, ma anche la sicurezza del territorio e delle frontiere, dovendo gestire l'immigrazione tenendo conto dei molteplici interessi pubblici coinvolti e anche dei gravi problemi connessi a flussi migratori incontrollati.
A riguardo voglio ricordare che, nell'ambito delle misure adottate per fronteggiare l'emergenza migratoria, l'Agenzia europea FRONTEX ha avviato, nel febbraio scorso, l'operazione congiunta Hermes Extension 2011 che, oltre al rafforzamento dei dispositivi di pattugliamento aeronavale nel canale di Sicilia, prevede anche l'impiego di squadre di esperti incaricati di intervistare i migranti clandestini, per acquisire informazioni a fini investigativi e di intelligence sugli itinerari seguiti e sulle modalità organizzative dei viaggi. Recentemente la durata dell'operazione è stata estesa fino alla fine del 2011.
Dall'inizio della crisi inoltre, il Servizio centrale operativo e il servizio Polizia scientifica della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, hanno inviato nella provincia di Agrigento personale a supporto della locale squadra mobile, per i necessari approfondimenti info-investigativi relativi alle citate interviste ai migranti effettuate da una apposita task force istituita dalla Direzione centrale dell'immigrazione e dalla polizia delle frontiere. Nell'ambito delle attività di contrasto all'immigrazione clandestina svolte in provincia di Agrigento da gennaio al 30 giugno 2011, relativamente agli sbarchi avvenuti a Lampedusa, sono state arrestate 122 persone delle quali 42 per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Voglio, infine, sottolineare che un problema di queste dimensioni non può essere affrontato da un solo Paese ma richiede l'impegno concreto dell'Unione europea. In tale direzione sono incessanti gli sforzi del Governo per aumentare il livello di sensibilizzazione dell'Unione europea, in modo da gestire la crisi anche attraverso la solidarietà e l'assunzione di responsabilità. L'immigrazione, infatti, rappresenta una sfida europea e richiede pertanto una risposta europea.

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Vincenzo Antonio Fontana. Ne ha facoltà.

VINCENZO ANTONIO FONTANA. Signor Presidente, l'ultima terribile tragedia del mare, consumata al largo dell'isola di Lampedusa, a prescindere dalle torbide dinamiche che interagiscono nel traffico dei migranti, impone una riflessione più complessiva su un fenomeno rispetto al quale si rischia di assuefarsi per cui, come ha detto bene il Capo dello Stato, l'indifferenza è un rischio da scongiurare. Occorre pertanto reagire in modo forte, sia moralmente che politicamente.
Purtroppo, la cronaca di queste ultime ore rende ancora più drammatica la triste vicenda. Sembrerebbe infatti, così come ha riferito il sottosegretario, che due extracomunitari sarebbero morti per le ferite subite e altri 23 connazionali sono deceduti, durante la traversata dal Nord Africa a Lampedusa, probabilmente per asfissia, perché costretti in una sala di otto metri Pag. 5quadri dove mancava l'ossigeno necessario per potere respirare. A stabilirlo sono i primissimi risultati dell'esame autoptico eseguito ieri sera nell'obitorio ospedale del San Giovanni di Dio di Agrigento. Per i due migranti la procura di Agrigento aveva disposto questo esame dopo aver accertato lividi e ferite sul corpo degli stessi.
Purtroppo, il rischio maggiore, come dicevo prima, è che le tragedie odierne dei profughi in cerca di salvezza o di una sopravvivenza meno miserabile e che periscono spesso anonimi e ignoti rappresentano una cronaca consueta, che non desta più emozioni collettive. Il nostro primo impegno oggi deve essere quello di fare in modo che l'indifferenza sia la soglia che non può essere più varcata.
Gli sforzi del Governo per aggirare le conseguenze nefaste di un uso spregiudicato di chi migra nella speranza di un futuro e di una vita migliore, ha dato risultati non indifferenti, sia per garantire la sicurezza di chi affronta il pericolo della propria incolumità in queste avventurose traversate, sia per evitare che l'isola di Lampedusa fosse penalizzata oltre modo dai continui approdi di extracomunitari, difficili da assistere anche per il numero veramente eccezionale (circa 50 mila migranti hanno attraversato il Mediterraneo e hanno raggiunto le altre nostre coste). Sono numeri veramente incredibili che certamente il nostro Paese da solo e il nostro Governo non possono controllare.
Abbiamo la necessità che partecipino a questa azione umanitaria, alla riorganizzazione e al controllo di questo fenomeno, l'intera Europa e altri Paesi, perché non è possibile che l'Italia da sola possa in qualche modo organizzare tutto questo flusso dalle proporzioni veramente notevoli.
Gli sforzi del Governo italiano, purtroppo, non sono stati ancora adeguatamente supportati dall'Unione europea, che non può farsi carico del problema in maniera concreta al di là delle facili dichiarazioni di principio. Non vogliamo che il Mediterraneo diventi un mare simbolo di morte. Non lo possiamo più tollerare e non possiamo più stare in silenzio di fronte alle onde migratorie che si infrangono sulle nostre coste siciliane. Lo vogliamo ribadire, prima che da parlamentari, da siciliani, da italiani, da cittadini europei.
Per questo non è più rinviabile uno sforzo internazionale che corrisponda ad una mobilitazione reale per ripristinare una vera cultura dell'accoglienza che coinvolga tutte le regioni italiane oltre che l'intera Europa.
Ma soprattutto si deve proseguire sulla strada degli aiuti alle nazioni africane affinché esse possano crescere e creare opportunità nei loro territori, e fermare i mercanti di questi viaggi, che spesso si traducono in tragedie umane.
La tragedia di cui parliamo oggi è l'ennesimo episodio che ci propone tante speranze troncate, ma anche crimini orribili contro persone che vengono sistemate su carrette del mare in cerca di un futuro migliore che spesso non sappiamo dargli.
Per questo è necessario tenere alta l'attenzione; l'accoglienza non deve venire meno, ma bisogna fare un salto di qualità da un punto di vista etico che riporti un fenomeno inarrestabile, naturale, come quello della migrazione, in un alveo che recuperi standard di ospitalità, di assistenza umanitaria e di sicurezza, ma ovviamente anche di rispetto della legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarubbi. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, con tutto il rispetto per il sottosegretario, del quale apprezzo la presenza, devo rimarcare che evidentemente 25 morti non valgono la presenza del Ministro dell'interno, ma sono certo che il Ministro Maroni lo rivedremo a settembre, quando bisognerà votare l'autorizzazione per l'onorevole Milanese. Nei momenti importanti non mancherà.
Dall'inizio dell'anno sono morte circa 1.700 persone nel Mediterraneo, 200 sulla rotta tunisina, 1.500 sulla rotta libica. Sulla rotta libica significa uno su 17, sulla rotta tunisina significa uno su 130. Pag. 6
Non è una cosa che purtroppo ci coglie impreparati, ma il fatto più grave è che nessuno di noi sa dire - neppure lei, credo, sottosegretario - quanti siano i naufragi di cui non si è saputo niente. Mi riferisco all'interrogazione a risposta scritta presentata da me e dall'onorevole Touadi al Ministro La Russa (se lo vede, poi, magari a Palazzo Chigi glielo ricordi). Si tratta di un allarme lanciato dalla Radio svizzera italiana e ripreso dal quotidiano britannico The Guardian, perché era stato dato da un sacerdote eritreo residente a Roma, padre Moses Zerai, su una barca lasciata morire nel Mediterraneo: 72 persone viste dalla NATO, che ha portato acqua e cibo, ma che non le ha soccorse, 61 morti, tra cui donne e bambini, 11 sopravvissuti. Nessuno ha mai saputo niente perché i 61 non sono mai arrivati qui.
Vado per titoli, le dico tre cose, signor sottosegretario. La prima riguarda i motivi delle traversate. Sono giorni che stiamo parlando in quest'Aula del Corno d'Africa. Abbiamo citato gli appelli del Papa all'Angelus, abbiamo citato l'allarme lanciato a Roma dalla FAO, l'onorevole Farina ha addirittura presentato una risoluzione bipartisan in Commissione affari esteri sul Corno d'Africa, e in questa risoluzione si impegna il Governo a contribuire a una forte campagna di informazione per sensibilizzare l'opinione pubblica italiana.
Ora, si viene a sapere che il secondo gruppo per nazionalità su questa nave dell'orrore era costituito da somali. A me pare che la campagna di informazione, se c'è, stia avvenendo al contrario. In altre parole, i disperati che vengono, che partono dal Maghreb, sono di norma criminali, avanzi di galera, da rimandare a casa senza pietà, perché questo è quello che stiamo leggendo sugli organi di informazione, questo è quello che si legge sui giornali di centrodestra e che la maggioranza normalmente dice.
La stessa superficialità viene applicata ai disperati provenienti dalla Libia. Tutti sappiamo, e ce lo confermano anche blog indipendenti come Fortress Europe, che le forze libiche di sicurezza hanno delle responsabilità enormi in questo momento, che ci sono dei rastrellamenti per strada, che gli immigrati vengono presi dai lager e vengono imbarcati a forza, e che alcuni di questi alti ufficiali - lo ripeto, cito il blog Fortress Europe - sono stati addestrati nelle operazioni di respingimento proprio da noi.
In più, vengono messi a disposizione dei porti ufficiali tra cui anche uno militare.
Che cosa vogliamo fare con queste persone? Vogliamo ascoltare l'Alto commissariato dell'ONU per i rifugiati, che ci chiede di esaminare caso per caso e di accogliere i richiedenti asilo, o vogliamo continuare a litigare con l'ACNUR, come sta facendo il Ministro Maroni negli ultimi due anni?
Secondo punto: lo scandalo dei CIE. Signor sottosegretario, non so quando lei è stata l'ultima volta in un CIE. Io questa settimana ci sono stato due volte. Diversi di noi ci sono stati almeno una volta.
Sono stato due volte a Ponte Galeria: la prima volta con i giornalisti, che adesso spero finalmente farete entrare (visto che lei qui aveva «bocciato» un nostro ordine del giorno al riguardo, che, però, almeno al Senato è stato approvato), ed è stato lunedì. Sabato ci sono tornato perché venerdì notte c'è stata una rivolta, dal momento che al CIE di Ponte Galeria la situazione è insostenibile. Secondo lei non c'è un collegamento tra quello che è accaduto a Ponte Galeria, quello che è accaduto a Bari, quello che è accaduto a Isola di Capo Rizzuto? Hanno i telefonini, si chiamano, lo sanno e si condividono quelle situazioni insostenibili. Se andiamo avanti così, ci saranno ancora rivolte.
Allora, è facile mettere l'Italia contro gli immigrati, ma portiamo dentro le telecamere, facciamo vedere come vivono quelle persone. Voi che siete così garantisti, perché non siete garantisti con chi non ha commesso reati? Perché permettete che vadano dietro le sbarre persone che non hanno alcuna colpa tranne quella di essere venute qui? E non sapete nemmeno perché, non lo sapete perché (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Pag. 7Infatti, a voi basta che un consolato non collabori e voi li lasciate lì dentro, anche 18 mesi.
Un secondo fa, prima di entrare alla Camera, in Piazza del Parlamento, ho visto un avvocato e gli ho dato un caso da esaminare: è uno dei tanti, la prossima volta lo porterò a lei.
Terzo e ultimo punto: quello di Lampedusa. Pagina 19 de La Stampa di oggi: spero, signor sottosegretario, che l'abbia letta perché si denunciava la situazione di minori non accompagnati a Lampedusa. Lei fa segno di sì con la testa e, quindi, la do per letta. Queste sono persone che vengono mischiate con gli adulti nell'ex base Loran. Sono persone che rimangono lì probabilmente sino alla maggiore età. Hanno paura, vengono picchiati. Queste sono denunce che hanno fatto loro: non le sta dicendo l'opposizione per mettere zizzania. Lei capisce che la situazione è gravissima.
Lampedusa è al 60 per cento delle presenze turistiche in meno quest'anno. È un'isola che ha pagato già tanto. Avete costruito un'emergenza anziché tentare di gestirla. Vi siete preoccupati più dell'impatto elettorale che di una sua possibile soluzione.
Allora, a chi dice che qui dentro siamo tutti uguali perché in questo periodo va di moda, vogliamo rispondere che noi non siamo così, noi non siamo così! Perché va bene la sicurezza, va bene l'immigrazione sostenibile, ma l'umanità viene prima di tutto...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Sarubbi.

ANDREA SARUBBI. E voi, in questi tre anni, ne avete dimostrata pochissima. Allora, siamo contenti che adesso vi preoccupiate degli immigrati morti. Speriamo che un giorno cominciate a preoccuparvi anche di quelli vivi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Unione di Centro per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, anzitutto ci associamo alle parole di cordoglio che sono state riportate dal rappresentante del Governo relativamente alla vicenda della quale stiamo discutendo.
Dopodiché, purtroppo si registra l'ennesima tragedia annunciata e le responsabilità ovviamente sono molteplici. La prima ha carattere internazionale perché, fintantoché non si riuscirà a dare una mano a chi sta male, questi tentativi di fuga da territori dimenticati e luoghi di sofferenza continueranno ad esserci.
È ovvio, tuttavia, che servono interventi umanitari, non interventi bellici e, ad esempio, l'ultimo intervento bellico è stato quello guidato da interessi commerciali - leggasi petrolio e uranio in Libia - e vedeva, guarda caso, la Lega contraria e il centrosinistra a favore.
Questo rompe equilibri che si erano trovati: con i missili la gente non rimane a casa sua ma scappa ed è, quindi, il solito vecchio film. C'è chi responsabilmente cerca di proporre delle regole e chi, invece, si ispira all'anarchia, e quando si vendono illusioni le tragedie si verificano via mare o anche via terra.
Tutto il sistema che negli anni abbiamo cercato di porre in essere serviva proprio per regolamentare questi flussi e cercare di dare delle risposte a chi otteneva il permesso per entrare in maniera regolare nel nostro e, dopo, negli altri Paesi.
Non è stato semplice, perché anche se noi siamo i rappresentanti della volontà popolare, in questo Paese, la Corte costituzionale e tre quarti della magistratura, molto spesso, in termini di controllo dell'immigrazione - e non solo su questo versante, ma, purtroppo, anche su altri - si mettono di traverso, allontanandoci, peraltro, dalle regole comuni che sono date come indirizzo dall'Unione europea al nostro Paese.
Tutto ciò rappresenta, innanzitutto, un aspetto negativo nei confronti di chi regolarmente cerca di entrare nel nostro Paese. Infatti, chi si mette in fila d'attesa, fornisce le generalità e le impronte digitali e aspetta di essere inserito nelle quote per entrare in Italia si vede sorpassato da chi, Pag. 8invece, entra clandestinamente, creando, quindi, confusione e caos, da chi è appoggiato dai venditori di illusioni, cioè, da coloro che creano anarchia e confusione sociale, da chi è appoggiato anche dai tribunali del nostro Paese, che disapplicano le leggi che noi approviamo in questo Parlamento, che, tra l'altro, sono indirizzate a chiari intenti che giungono dall'Unione europea per normare questo fenomeno.
Noi continueremo a combattere, affinché sia possibile ritornare ad avere il controllo della situazione. Sappiamo che i cittadini hanno la necessità di avere un Governo che sappia non solo essere accogliente nei confronti di chi chiede aiuto, ma che sappia anche avere la capacità di intervenire per far rispettare le quattro regole che servono per arrivare ad una convivenza accettabile.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUCIANO DUSSIN. Il grande problema - ho concluso - che si sta vivendo nell'Unione europea è che, ad oggi, vi sono 25 milioni di immigrati regolari, più altri 8-9 milioni di clandestini, ai quali, con molta fatica, si riesce a dare una risposta, né si riesce - con un minimo di logica si riuscirebbe a capirlo - ad accogliere tutti coloro che hanno esigenze e che cercano di entrare bypassando questi sistemi regolamentari.
Pertanto, siamo orgogliosi del nostro lavoro e continueremo a proporre iniziative, affinché questo fenomeno non sia lasciato allo sbando, con le morti conseguenti delle quali stiamo discutendo anche in queste ore (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pezzotta. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, intervengo con un certo imbarazzo, perché non credo che rispetto a ciò che stiamo leggendo sui giornali e alle vicende che sono avvenute poche ore fa, le nostre parole bastino. Qui bisogna ragionare proprio in termini di dolore e di sofferenza, in termini di pietà. Le nostre parole sono tutte abbastanza vuote e, quando, poi, le pieghiamo alla ragion politica e non alla ragione umana, commettiamo un delitto: ebbene, noi siamo facendo questo.
Ho ascoltato con attenzione quanto detto dal sottosegretario: ma come si fa a parlare di clandestinità in questo caso? È fuori da ogni regola. Qui non siamo di fronte ai clandestini, ma siamo di fronte ad un'emergenza umanitaria, che è una cosa diversa. Cerchiamo, almeno, di fare delle distinzioni, per piacere (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico e Misto-Alleanza per l'Italia)!
Lei ha parlato costantemente e metodicamente di clandestinità e di come contenere la clandestinità. Noi, in questa sede, dobbiamo parlare di come aiutare la povera gente, che viene via da un Paese che è bombardato, che scappa dai Paesi dove c'è la fame, che viene qui per cercare di vivere. Ma lei ha presente l'immagine di quelle madri con i bambini, che regalano il bambino pur di salvarlo? Ma le ha presente? Per carità (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico)!
L'assenza del Ministro è eloquente, vale più di un discorso. Se avessimo ragionato di altro, probabilmente, il Ministro ci sarebbe stato; tuttavia, siamo all'interno di una logica che non è quella umanitaria, ma è quella del respingimento.
Ma qui non valgono i ragionamenti dell'altro ieri, qui bisogna fare dei ragionamenti diversi. Mi chiedo: come mai non abbiamo aperto e non offriamo in Tunisia dei campi per accoglierli e organizzare un'uscita umanitaria? Perché questa gente ne ha bisogno. Va bene dire che dobbiamo intervenire in Africa, ma se tagliamo i fondi della cooperazione - come abbiamo fatto con gli ultimi provvedimenti -, come facciamo ad intervenire?
Cerchiamo almeno di raccontarci la verità di tanto in tanto, per cortesia! La verità, solo la verità. Qui siamo di fronte Pag. 9ad una emergenza umanitaria e bisogna avere una politica che affronti l'emergenza umanitaria per quella che è.
Dobbiamo creare dei canali che aiutino questa gente ad arrivare senza cadere preda di delinquenti che ne approfittano o di coloro che utilizzano la violenza come strumento. Di questo abbiamo bisogno!
Non ho sentito nelle sue parole - e me ne dispiaccio - questa volontà di creare dei canali di accompagnamento, perché noi siamo imbrigliati nella logica secondo la quale bisogna respingere. Ma chi respingiamo? Dove li respingiamo? Dove li rimandiamo?
Certamente, vanno fatti rientrare nei loro Paesi, ma vanno considerate le situazioni, le modalità, la sicurezza che ritrovano quando rientrano nei loro Paesi. Come facciamo a rimandare indietro queste donne e questi bambini? Dove li rimandiamo? Sotto le bombe, a Tripoli? Sotto le bombe a Tripoli, li rimandiamo? Per piacere!
Credo che dobbiamo avere un'attenzione particolare in questa situazione. Dobbiamo sempre, innanzitutto e rispetto a tutto, tutelare la vita, tutelare la vita delle persone, tutelare la possibilità dei bambini di crescere, tutelare la possibilità delle madri di amare i loro figli, non di regalarli, pur di salvargli la vita, perché questo è quello che sta avvenendo! Quello che sta avvenendo mette in discussione l'allungamento della permanenza nei CIE, perché anche quello è un segnale culturale.
Abbiamo bisogno di affrontare bene le questioni, e la situazione che si è verificata in questi ultimi giorni, come a Crotone; l'onorevole Tassone già, l'altro giorno, l'aveva richiamato. Come stanno in alcuni CIE? Io ho visto quello di Milano: non è un modo umano di trattare le persone, avranno tutti i limiti, tutti i difetti.
Credo che il tema vero che oggi abbiamo davanti sia aprire dei canali umanitari per consentire alle persone di arrivare in Italia, assisterle, accompagnarle, vedere chi sono e vedere come poi possono essere riallocate e ricollocate, perché la situazione, sia nel Corno d'Africa, sia in Libia, non è una situazione di tranquillità. Certo, l'Europa, ma prima noi, perché chi prima fa può esigere qualcosa dagli altri.
Credo che bisogna affrontare il fenomeno per quello che esso è, e non mi sembra, dalle sue parole - e me ne dispiaccio - di aver sentito che si vuole affrontare il fenomeno per quello che è. Vi è troppa politica, vorrei un po' più di umanità e un po' più di pietà (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruvolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, è chiaro che discutere di queste problematiche mette, anche personalmente, a disagio, per una ragione semplicissima: ho ascoltato con grande attenzione tutti coloro i quali sono intervenuti, per ultimo l'onorevole Pezzotta, del quale condivido buona parte del ragionamento. Tuttavia, manca qualcosa: manca, cioè, l'indirizzo unitario del Parlamento italiano rispetto ad un'emergenza straordinaria, certamente emergenza umana, che non può essere archiviata, certamente, con la parola «clandestinità». Ma il tema si intreccia e, comunque, alla fine, crea questo grande problema e questa grande questione che appartiene all'Europa, appartiene al mondo, non appartiene solamente all'Italia.
Questo è ciò che sfugge nel dibattito fino adesso formulato, con motivazioni diverse: forse tutti vogliamo dire la stessa cosa, ma, alla fine, la conclusione è che vi sono due percorsi diversi.
Chi vuole far rilevare l'emergenza umanitaria rispetto ai 147 attuali bambini che si trovano dentro la struttura di Lampedusa vuole poi farla diventare qualcosa di straordinariamente umanitario. Allora, diciamoci con grande franchezza: questo è il compito della politica e compito certamente del Governo, ma manca il «convitato di pietra», che è l'Unione europea.
Questo ce lo dobbiamo dire con grande forza per attivare un meccanismo, un Pag. 10qualcosa, un documento, una mozione che possa essere approvata dal Parlamento all'unanimità per dare forza al Governo - non alla maggioranza, ma al Governo - che si possa muovere nell'indirizzo specifico, cioè quello di evitare queste tragedie umane e un simile dramma.
Non sto qui a ricordare i numeri, i 1.674 che sono morti nel Mar Mediterraneo in questo ultimo periodo (cioè dal primo gennaio al 31 luglio), ma voglio solo affermare quali sono i metodi, i modelli e le risposte che si possono dare a questo grande problema. Questa è la grande questione che viene posta. Ho ascoltato con molta attenzione la relazione del sottosegretario. Ci sono fattori molto positivi di intervento del Governo in una certa direzione.
Certo, per un tema così ampio e così delicato va fatto un confronto serio con il Parlamento e questa apertura il Governo la deve dare, anche a partire da questo dibattito. Infatti, non ci si può arroccare solo da una parte, parlando di clandestini, senza guardare che c'è anche un'emergenza umanitaria.
Concludo, dicendo che c'è anche un aspetto - lo citava il collega Fontana - ossia che ormai queste notizie non fanno più notizia. L'indifferenza è qualcosa che ci indigna; ormai è diventato un bollettino quotidiano quello di ascoltare per un secondo che sono deceduti alcuni immigrati nelle acque di Lampedusa o giù di lì e poi è finita la notizia e nessuno ne parla più. Allora, occorre grande attenzione su questi problemi, che sono davvero umanitari e toccano la coscienza di ognuno di noi. Il Governo si apra anche in questa direzione.
Vorrei cogliere anche l'occasione per ringraziare tutti coloro i quali - le forze dell'ordine, gli operatori sanitari, il mondo del volontariato - giorno dopo giorno assistono a queste tragedie umane.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Ruvolo.

GIUSEPPE RUVOLO. Concludo davvero, dicendo che certamente tutelare la vita, collega onorevole Pezzotta, è un principio per me sacrosanto, ma come dobbiamo tutelarla? Con i soli strumenti nostri o coinvolgendo almeno l'Europa in questa grande tragedia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio e Popolo della Libertà - Congratulazioni)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, signor sottosegretario, non è soltanto la plastica immagine dei banchi del Governo a rendere chiaro a tutti noi e all'intero Parlamento la sensibilità dello stesso nei confronti della tragedia di Lampedusa, ma devo dire - ringraziandola comunque per la sua presenza - che anche il taglio del suo intervento va nella stessa direzione.
Occorre affrontare la questione evitando da tutte le parti qualsiasi tipo di strumentalizzazione. Non servono neanche parole per commentare ciò che è successo. Il Parlamento intero è accomunato da un senso di dolore e di sgomento di fronte a una tragedia priva di possibilità di essere descritta.
Ma, detto questo, un Governo e un Parlamento devono interrogarsi sul loro ruolo. Ho ascoltato grandi inviti a delegare responsabilità ad altra entità. Ogni volta che qui si affronta un grande tema sembra che la politica italiana debba trovare i colpevoli al di fuori del perimetro della propria decisione.
È ovvio che si tratta di un problema epocale, un problema che è legato a fattori certamente globali e legati a dinamiche di guerra, di povertà e di umiliazione dei popoli che non soltanto l'azione di un singolo Governo possono andare ad affrontare e a risolvere positivamente.
Ma la questione che poniamo qui oggi e che poniamo al Governo è che è impossibile affrontare questo tema con la logica emergenziale o con un'impostazione culturale che fa sì che questi uomini, queste donne, questi bambini, senza aver commesso un reato, senza una sentenza, vadano incontro a questa sorte. E il problema del Governo, del vostro Governo, Pag. 11del Governo delle garanzie, del Governo dell'attenzione verso la sensibilità individuale che può essere toccata dalle intercettazioni - noi dal 1994 abbiamo avuto sei mila morti nel Mediterraneo, nell'ultimo anno ne abbiamo avuto due mila vicino a Lampedusa e il 90 per cento di questi decessi avvengono all'interno delle nostre acque territoriali (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Partito Democratico) - è quello di creare un universo concentrazionario in cui la gente viene sbattuta nei CARA e nei CIE come se si trattasse di criminali. Si tratta invece di uomini, di donne, di bambini, che fuggono dalla miseria, che fuggono dalle guerre, che sono sottoposti, o dovrebbero esserlo, alle garanzie di rifugiati nella nostra terra, che è una grande terra di accoglienza, che dovrebbe esprimere una grande cultura, che una volta definivamo euromediterranea.
Allora la vera questione è che oggi dobbiamo rivedere complessivamente la cifra culturale con cui si affrontano i temi. Avete evocato, a fini elettorali e per accontentare una determinata linea politica, una grande emergenza, che pure c'è, ma che va affrontata con un taglio diverso, va affrontata in nome di quella certa idea dell'Italia che ha alle sue spalle e al suo interno una grande storia di emigrazione. I nostri antenati, i nostri nonni - non soltanto parlo da siciliano, ma mi rivolgo anche agli amici veneti della Lega, agli amici lombardi -, quando arrivavano in America, quando arrivavano in quelle terre, certamente hanno vissuto sulla loro pelle cosa significa il duro destino dell'emigrazione.
Pertanto questo tema va risolto anche affrontando con radicalità la questione delle questioni, ossia rivedere l'idea di questo reato di clandestinità, che è un reato assolutamente incivile e che non può trovare spazio in una terra di accoglienza come quella italiana, capire che questa vicenda va trattata non estendendo a diciotto mesi il periodo massimo che è considerato dall'Unione europea soltanto in casi di straordinarietà e di emergenza, ma riuscire a portare avanti una serie di rimpatri volontari e assistiti, dare assistenza in centri più piccoli, con una dimensione più umana...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Granata.

BENEDETTO FABIO GRANATA... liberando - e concludo, signor Presidente - l'accesso della stampa nei CARA e nei CIE perché l'opinione pubblica deve essere informata di ciò che avviene lì dentro.
Un'ultima annotazione. Il Governo oggi, con il Presidente Berlusconi, riferirà in Aula. Sarebbe un bel segnale, senza promettere campi da golf, senza promettere di imbiancare Lampedusa, senza promettere i miracoli turistici, che il Presidente del Consiglio si recasse a rendere omaggio a quelle vittime, chiedendo scusa anche a loro per il rapporto che ha avuto con quello Stato libico e con quegli accordi che hanno determinato non sappiamo quante migliaia di morti, che non sono dentro la nostra coscienza perché non sono visti allineati su quel molo, ma certamente migliaia di morti sono nati da quegli accordi sottoscritti. Quindi, il Governo deve partecipare a quei funerali e onorare almeno da morte quelle persone che non è riuscito ad onorare da vive (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ogni volta che si pensa che si sia raggiunto il fondo la realtà si incarica di superarlo, sempre, speriamo che questa volta si faccia chiarezza su quanto è successo. Lo dice Laura Boldrini, portavoce dell'Alto Commissariato dell'ONU per i rifugiati.
Voglio ringraziare il Presidente della Camera, che sollecitamente ha raccolto la nostra richiesta per un'informativa urgente e avrei volentieri ringraziato anche il rappresentante del Governo, l'onorevole Sonia Viale, se soltanto fosse stata capace Pag. 12di esprimere una sola parola di umana pietà. Niente, è venuta qui, ha letto un «mattinale di polizia». Questo è quanto è stata capace di fare la rappresentante del Governo.
Eppure, il racconto di coloro che sono sopravvissuti e giunti al poliambulatorio dell'isola sembra essere il soggetto di un film dell'orrore, che finisce con venticinque cadaveri chiusi nei sacchi verde militare allineati sul molo dell'isola, in attesa di essere trasferiti nella camera mortuaria.
Sono, erano, venticinque uomini, venticinque giovani in fuga dalla Libia e morti asfissiati come topi nella stiva con una sola minuscola presa d'aria, per di più - a quanto pare - anche picchiati e bastonati affinché rimanessero stipati nel fondo piuttosto che farli respirare l'aria di cui necessitavano. Così, per usare una vostra espressione, «fuori dalle balle» per sempre. Dunque, ancora una strage in quel luogo che ormai si può considerare una gigantesca tomba. È già stato detto e ricordato. Lo faccio anch'io: il Canale di Sicilia continua ad inghiottire vittime, senza sosta, da vent'anni. Si calcolano in più di 17 mila le persone lungo le diverse rotte del Mediterraneo: uomini, donne e bambini che cercavano una vita migliore scappando da guerre e povertà e, invece, hanno trovato la morte.
Stando ai dati di Fortress Europe, che ha citato anche il collega Sarubbi (parlo del blog che tiene il conto di vittime accertate e dei fantasmi partiti soprattutto da Libia e Tunisia e mai arrivati) quest'anno si è battuto ogni record: da gennaio a luglio di quest'anno, vi sono stati 239 morti al mese, 8 al giorno, un'ecatombe, 1.674 tra vittime e dispersi. Considerando che non ci sono cifre ufficiali, i numeri potrebbero essere ancora maggiori.
Ahmed, un nome per tutti, uno degli scampati ha dichiarato nella sua enorme semplicità ed ovvietà: «Scappiamo da fame e guerra», punto. Ahmed è un nigeriano di 25 anni. È uno dei migranti giunti a Lampedusa la notte scorsa su questa imbarcazione carica di cadaveri e come tanti altri è andato via anni fa dal suo paese, è scappato dalla fame per poter ricominciare a vivere. Aveva scelto la Libia e lì aveva trovato lavoro e una casa. Poi la guerra, la rivolta e la fine di un sogno. Dunque, stava fuggendo, prima dalla fame e poi dalla violenza degli scontri e dalla prepotenza di chi voleva costringerlo a combattere una guerra non sua. Ahmed ha lasciato Tripoli solo pochi giorni prima su una carretta del mare stracolma di disperati, appunto.
E davanti a queste tragedie, non le prime e purtroppo probabilmente non le ultime, di cosa vi preoccupate? Lo hanno già detto gli altri colleghi: vi preoccupate soprattutto di allungare la permanenza nei centri di identificazione e di espulsione. Si tratta di una decisione del tutto irragionevole e sproporzionata rispetto al carattere di misura amministrativa, non motivata da un comportamento illegittimo dei soggetti che vi cascano dentro, ma dalla mancata collaborazione nell'identificazione del soggetto stesso da parte degli Stati che vi sarebbero tenuti. È paradossale che il decreto-legge che avete approvato ieri al Senato preveda la reclusione all'interno dei CIE degli stranieri che si rifugiano in Italia per sfuggire alla guerra, alla persecuzione e alla fame, sebbene la nostra Carta costituzionale sancisca il diritto d'asilo per lo straniero cui sia impedito l'effettivo esercizio delle libertà democratiche nel proprio Paese, quando l'ordinamento impone che la custodia cautelare non possa superare il limite di un anno anche per coloro che si macchiano dei reati più gravi.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, la prego di concludere.

FABIO EVANGELISTI. Ho terminato, signor Presidente. Quindi, lo dico con estrema forza: il viaggio in Terra Santa probabilmente taciterà le vostre coscienze, ma non salverà le vostre anime, perché è vergognoso che in Italia oggi - nonostante la tradizionale attenzione per il rispetto dei diritti umani e sebbene la nostra popolazione abbia vissuto il dramma dell'immigrazione - vengono trattati alla Pag. 13stessa stregua di criminali i migranti che hanno l'unica colpa di fuggire da questa situazione di vita disperata.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, deve concludere...

FABIO EVANGELISTI. Avete fatto propaganda e continuate a fare propaganda su queste tragedie. Chiamate in causa l'Europa, vi nascondete dietro l'Europa, ma dovreste nascondervi soltanto per la vergogna (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà, per due minuti.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, di fronte a tragedie come queste valgono molto i segni e, quindi, le presenze e il linguaggio che viene utilizzato nel fare rapporto al Parlamento. Dobbiamo riconoscere che ci troviamo di fronte ad un'emergenza enorme, capace di sconvolgere qualsiasi piano di intervento umanitario. È richiesta una volta di più una reazione corale del nostro Paese per arginare e porre fine a quella che per molti rischia di diventare una tragica, quanto inevitabile routine: 26 giovani vite spezzate dopo sevizie, violenze e atrocità che debbono indignare ogni uomo. Persone stipate in un buco di pochi metri e trattenute là sotto fino all'ultimo respiro: questo è ciò che abbiamo sentito e saputo, ma quante altre tragedie si stanno consumando mentre noi parliamo nel silenzio e nella disinformazione.
Non abituiamoci e riportiamo queste tragedie in prima pagina. Mi ha colpito, invece, che molti giornali italiani le abbiano relegate nelle ultime pagine. Sono necessarie iniziative che servano a controllare i flussi migratori, soprattutto dalla Libia, dove poco è stato fatto. Siamo di fronte a scafisti disumani, che commettono crimini contro l'umanità. È su questo terreno che dobbiamo lavorare, perché gli scafisti si rendono colpevoli di orrori che noi non possiamo e non vogliamo tollerare. Servono a poco i decreti approvati sotto la pressione dell'opinione pubblica. Fanno pensare che questa è l'ultima tragedia, mentre tutti, in quest'Aula e fuori, sappiamo che non è così. Morti, sbarchi e rivolte si ripeteranno.
Al Ministro che non c'è un telegramma di due righe: noi non possiamo rimanere spettatori di questa tragedia. Dobbiamo intervenire. Ne va anche della dignità sua, Ministro. Siamo un grande Paese, civile e moderno, e non accettiamo di veder morire come bestie, davanti alle nostre coste, dei ragazzi che avevano la sola colpa di sognare per loro un futuro diverso, lontano dalla fame e dalla violenza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo sulla tragica vicenda della morte di venticinque persone a bordo di una nave di immigrati approdata a Lampedusa.

ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, ho condiviso molte cose che ha detto l'onorevole Evangelisti. Una non l'ho condivisa e devo dirlo immediatamente: questa tragedia non ha nulla a che fare con i pellegrinaggi che vengono fatti in Terra Santa (Applausi).
Andassero tanti parlamentari di questo Parlamento in Terra Santa. Troveremmo un cuore più umano anche nell'affrontare questi problemi (Applausi).

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 17,30 con l'informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sulla situazione economica del Paese.

La seduta, sospesa alle 16,55, è ripresa alle 17,35.

Pag. 14

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

TESTO AGGIORNATO AL 06 SETTEMBRE 2011

Informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sulla situazione economica del Paese.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sulla situazione economica del Paese.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per dieci minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi.

SILVIO BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli deputati, sono qui per fare il punto sulla situazione economica italiana, sulle conseguenze della crisi internazionale e sulle decisioni che il Governo ha assunto e che intende assumere.
È a tutti chiaro che i problemi e l'emergenza che in queste ultime settimane abbiamo dovuto affrontare sono la diretta conseguenza di una crisi di fiducia che scuote i mercati internazionali e non accenna a placarsi, tanto per le incertezze sull'euro, quanto per la spinta della speculazione finanziaria. Tale crisi deve essere fronteggiata con fermezza e coerenza senza inseguire i nervosismi del mercato, finendo così con l'annientarli.
Il nostro Paese ha un sistema politico solido, che si è dimostrato capace, con il concorso responsabile dell'opposizione, di approvare in soli tre giorni una manovra di quasi 80 miliardi di euro, raccogliendo l'invito alla coesione nazionale del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Abbiamo fondamentali economici solidi. Le nostre banche sono liquide, solvibili e hanno superato agevolmente gli stress test europei, abbiamo anche registrato segnali significativi di ripresa, pur in una congiuntura altalenante. Nel mese di luglio si è registrata una decisa diminuzione - pari al 28,8 per cento - delle ore complessivamente autorizzate della cassa integrazione guadagni rispetto a quelle dello stesso mese di un anno fa. Non è venuta meno, quindi, la voglia di fare impresa, la voglia di investire e di superare le criticità che permangono nel nostro Paese.
Il Governo e la sua maggioranza hanno approvato il 6 luglio una manovra economica diretta ad assicurare, attraverso provvedimenti adottati nell'immediato, l'obiettivo del pareggio di bilancio entro il 2014, condizione che determinerà la conseguente stabilizzazione strutturale del debito e la sua progressiva diminuzione in rapporto al PIL. Questa manovra è stata concepita in coerenza con gli obiettivi fissati in sede europea ed è stata giudicata adeguata e sufficiente dall'Europa e da tutti gli osservatori internazionali anche relativamente alla tempistica. Anche questa mattina il presidente dell'Eurogruppo, Juncker, e poi successivamente il commissario europeo agli affari economici, Rehn, hanno confermato al Ministro Tremonti il loro apprezzamento e la loro fiducia su questa manovra ed anch'io successivamente ho tenuto una lunga conversazione con il Presidente del Consiglio europeo, H. Van Rompuy, che mi ha telefonato dopo il Consiglio dei ministri.
Desidero quindi approfondire l'analisi della situazione per cui oggi siamo qui, a cominciare dall'andamento dei mercati finanziari. Ovunque è aumentata l'incertezza sull'intensità della crescita nel mondo, in particolare negli Stati Uniti e nel Giappone. Anche la robusta attività produttiva dei Paesi emergenti tende a rallentare.
Negli Stati Uniti le difficoltà di raggiungere un accordo sull'innalzamento del limite del debito pubblico ed evitare così il Pag. 15rischio di default hanno indotto una ricomposizione dei portafogli degli investitori in favore degli investimenti a breve termine. L'accordo bipartisan tra democratici e repubblicani che è stato raggiunto non pare aver ridotto le tensioni internazionali.
Le turbolenze sui mercati finanziari hanno tratto alimento anche dalla percezione di un'eccessiva lentezza nella reazione delle autorità dell'Unione europea alla crisi del debito sovrano innescata dalla situazione greca. Il 21 luglio scorso il Consiglio europeo ha approvato un nuovo programma di assistenza per la Grecia, programma volto ad assicurarne pienamente le esigenze di finanziamento e a migliorarne radicalmente la sostenibilità del debito, con tassi di interesse più bassi, con scadenze più lunghe e con il coinvolgimento - su cui si è accesa una grande discussione - del settore privato. Il Consiglio ha anche ampliato la capacità del Fondo europeo di stabilità finanziaria di intervenire nella gestione delle crisi con maggiore flessibilità e con maggiore forza economica.
Sono decisioni importanti, di grande portata, anche se i mercati non hanno riflettuto e non riflettono ancora l'importanza di questi interventi che sono stati deliberati. È quindi essenziale dare certezza ai mercati definendo con chiarezza tempi, strumenti e risorse negli interventi previsti.
I rischi di contagio influenzano le scelte degli investitori istituzionali europei orientandoli in favore delle attività ritenute meno rischiose, in primo luogo i titoli pubblici tedeschi a scapito del debito sovrano dei titoli degli altri Paesi. Le tensioni si sono estese al nostro Paese ma non solo, problemi analoghi sono avvertiti - come sapete - anche in molti altri Paesi dell'area dell'euro. Queste tensioni hanno elevato il differenziale fra il rendimento dei buoni del tesoro decennali e quelli del corrispondente titolo tedesco fino ai massimi storici da quando è partita l'Unione monetaria. In occasione degli ultimi collocamenti di titoli pubblici i rendimenti sono saliti di oltre un punto percentuale.
Come spesso accade nelle crisi di fiducia, i mercati tuttavia non valutano correttamente il merito di credito; le valutazione degli investitori sui nostri titoli non tengono nel giusto conto la solidità del nostro sistema bancario, la salda posizione patrimoniale delle nostre famiglie e delle nostre imprese, il contenuto indebitamento estero del Paese, l'assenza di squilibri nel settore immobiliare e la prudenza seguita nella conduzione della politica di bilancio durante la crisi. Si tratta di punti di forza che in più di un'occasione hanno spinto le autorità europee a considerare l'Italia in condizioni di assoluta sicurezza. Lo ha riconosciuto poco tempo fa anche il Presidente della Commissione europea Barroso che ha definito «chiaramente ingiustificate» le pressioni sul nostro mercato.
Le nostre banche hanno superato con le loro sole forze la crisi finanziaria, hanno assorbito le ingenti perdite sui crediti provocate dalla profonda recessione dell'economia reale, nei mesi scorsi hanno fatto ricorso con tempestività al mercato dei capitali dotandosi delle risorse patrimoniali necessarie a fronteggiare anche eventi particolarmente sfavorevoli e hanno superato gli stress test condotti a livello europeo. Anche la raccolta obbligazionaria effettuata sui mercati internazionali nei primi mesi del 2011 è stata cospicua ed anche sufficiente a far fronte al rimborso dei titoli nell'intero anno.
Le banche italiane dunque si presentano oggi ben capitalizzate, in grado di sostenere la ripresa dell'economia, in grado di soddisfare le esigenze finanziarie di famiglie e di imprese, ed anche per questo motivo da noi la crescita del credito al settore privato è attualmente superiore a quella che avviene negli altri Paesi. Il saldo radicamento sul territorio ha consentito di espandere la raccolta presso le famiglie sotto forma sia di depositi sia di obbligazioni. La redditività, già in miglioramento, beneficerà dell'espansione dei prestiti, beneficerà del miglioramento della qualità del credito e Pag. 16beneficerà del contenimento dei costi perseguito dalla quasi totalità degli istituti bancari.
I ribassi dei corsi azionari delle nostre banche che si stanno verificando sono assolutamente eccessivi. Per i maggiori istituti i valori di mercato sono oggi di gran lunga inferiori ai valori di bilancio. Anche il settore privato italiano - le famiglie e le imprese - è caratterizzato da condizioni finanziarie solide. Le famiglie sono contraddistinte dal più basso indebitamento in rapporto al PIL tra i maggiori Paesi, con un valore pari a meno della metà di quelli del Regno Unito e degli Stati Uniti e tre quarti di quello della Germania. La loro ricchezza finanziaria è particolarmente elevata nel confronto internazionale. Anche i debiti delle nostre imprese sono assolutamente contenuti in rapporto al loro fatturato. Se al nostro deficit pubblico aggiungessimo il sistema dei risparmi e dei debiti delle famiglie e delle imprese italiane saliremmo immediatamente al secondo posto in Europa, immediatamente dopo la Germania e prima di Svezia, Gran Bretagna e Francia. Ma veniamo al nostro debito pubblico: dopo lo scoppio della crisi, l'evoluzione dei nostri conti pubblici è risultata nell'insieme più favorevole di quella di gran parte dei Paesi avanzati. Con la recessione anche la situazione del nostro bilancio era peggiorata. Nel 2009 il deficit aveva superato il 5 per cento del PIL, un valore però inferiore, in certi casi molto inferiore, a quello registrato negli altri Paesi dell'area dell'euro. Con la ripresa dell'attività economica e grazie alla nostra azione di finanza pubblica, i conti sono migliorati. Nel 2010 l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è sceso di quasi un punto percentuale sempre in rapporto al PIL e il disavanzo primario si è sostanzialmente annullato. Il deficit di bilancio è risultato meno ampio di quanto avevamo prudenzialmente indicato come nostro obiettivo, che era il 5 per cento. Ancora una volta è risultato significativamente più basso di quello degli altri Paesi dell'area dell'euro, che si è collocato al 6,3 per cento. Il sentiero di riduzione del deficit concordato in sede europea viene percorso di fatto più rapidamente. Quello che ci chiedono è quello che cercheremo di fare. Stati Uniti, Gran Bretagna e Giappone hanno registrato disavanzi compresi tra il 9 e l'11 per cento del PIL. Noi nel maggio dello scorso anno abbiamo definito la manovra di bilancio per il triennio 2010-2012, volta a condurre il disavanzo al 3,9 per cento del PIL quest'anno, al 2,7 per cento del PIL l'anno prossimo, in linea con il piano concordato in sede europea per il rientro dalla situazione del disavanzo eccessivo. I dati relativi al fabbisogno del settore statale per i primi sette mesi di quest'anno sono coerenti con l'obiettivo che ci siamo posti. Con il recente decreto-legge «manovra» il Consiglio dei ministri ha approvato un percorso di finanza pubblica che porterà al pareggio di bilancio entro il 2014. Le misure del decreto-legge sono state ulteriormente rafforzate nel corso dell'iter parlamentare di conversione in legge. Questi interventi ci consentiranno di avviare una rapida riduzione del peso del debito pubblico in rapporto al PIL, cioè sotto il 113 per cento nel 2014, cioè sette punti in meno di quanto registrato nel 2010. Con il collegamento fin dal 2013 dell'età di pensionamento all'andamento delle aspettative di vita e con gli altri interventi in materia di previdenza, abbiamo ulteriormente rafforzato la solidità dei conti pubblici nei prossimi decenni. Le riforme introdotte negli ultimi anni pongono l'Italia tra i Paesi europei in cui la pressione esercitata dai regimi previdenziali sui conti pubblici sarà la più contenuta. Il nostro sistema di pensioni è stato apprezzato ed è stato anche giudicato come un esempio da seguire nella riforma degli altri sistemi europei. Quindi, non abbiamo fatto poco, sappiamo di certo che c'è ancora molto da fare. Lo sforzo di contenimento della spesa deve fondarsi sempre più su efficaci procedure di spending review, che rendono strutturali i risparmi di spesa.
Occorre anche un piano di azione immediata che risponda allo sviluppo dei mercati. Dobbiamo considerare interventi che sostanzialmente azzerino il fabbisogno Pag. 17finanziario nell'ultima parte dell'anno. Questo sforzo dovrà integrarsi con il crescente decentramento delle decisioni, che è previsto dal federalismo fiscale.
Dobbiamo migliorare la qualità dei servizi pubblici e della regolamentazione, che sempre più incidono sulla nostra capacità competitiva e sulle nostre prospettive di crescita. Dobbiamo, infine, liberare maggiori risorse per gli investimenti, chiamando alla collaborazione anche gli investitori privati.
È quindi essenziale che Governo e Parlamento attuino in tempi brevi la delega fiscale e assistenziale, definendo un regime di tassazione che modernizzi l'Italia e sia più favorevole alle famiglie, al lavoro e all'impresa. Ma, certamente, è la crescita l'obiettivo essenziale. In questa ottica, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, il CIPE, ha questa mattina dato concretezza al Piano per il Sud, con la destinazione immediata di 7,4 miliardi di euro per la realizzazione di circa 130 interventi che rilanceranno l'economia del Mezzogiorno (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).
Questa mattina ho anche firmato due decreti: il primo istituisce la commissione governativa, affidata all'autorevole guida del presidente dell'ISTAT, che fornirà le informazioni necessarie per procedere al livellamento retributivo dei titolari di cariche elettive e dei vertici delle amministrazioni italiane rispetto agli standard europei (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).
Il secondo decreto definisce modalità e limiti di utilizzo delle auto di servizio, le cosiddette «auto blu», al fine di ridurne numero e costo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio). Per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati, nell'incontro che avremo domani con le forze sociali il Governo proporrà una collaborazione per la stabilità, per la crescita e per la coesione sociale, che dovrà accompagnare il Programma di stabilità e il Programma nazionale di riforma presentati a Bruxelles nel maggio scorso.
La crescita dell'economia e dell'occupazione è la conseguenza, soprattutto, della positiva convergenza dei comportamenti responsabili degli attori istituzionali, economici e sociali. Per questo, ci adopereremo per un'intesa tra Governo e organizzazioni rappresentative dell'impresa e del lavoro sui modi con i quali realizzare un'efficace unità di intenti. Questo confronto dovrebbe riguardare, in particolare, quattro punti: la gestione della manovra e dei provvedimenti per lo sviluppo, gli investimenti nelle infrastrutture, il ruolo delle banche, e quindi dei finanziamenti alle imprese, e le relazioni industriali tanto nel settore privato quanto nel settore pubblico.
L'emergenza della situazione finanziaria ed economica descritta ci impone, come ho già detto, di dare una risposta ancor più forte, immediata e visibile sul piano dell'impegno per la crescita, che renderà credibile e sostenibile il piano di stabilizzazione finanziaria. Nel merito, desidero anticipare al Parlamento i temi del confronto con le parti sociali. La gestione della manovra riguarda tanto le misure approvate che quelle da approvare, attraverso il disegno di legge delega di riforma del sistema fiscale e assistenziale.
Il monitoraggio congiunto degli investimenti infrastrutturali consentirà di verificare tempi e modi dell'effettivo trasferimento di risorse pubbliche, consentirà di controllare la spesa effettiva dei concessionari e licenziatari di servizi nazionali di pubblica utilità, a partire dalle nuove reti di telecomunicazione, consentirà di verificare l'efficacia delle misure rivolte ad accelerare i procedimenti di esecuzione, consentirà di rimuovere insieme le strozzature che rallentano l'esecuzione delle opere.
Il ruolo delle banche e della finanza di impresa è ancor più necessario in un contesto di prolungata difficoltà per molte attività produttive. Oltre alle intese tra banche e associazioni di imprese per garantire la necessaria liquidità, Governo e Pag. 18parti sociali verificheranno tempi e modi di operatività dei nuovi strumenti di sostegno finanziario alle imprese.
Le relazioni industriali, soprattutto in un Paese che ha conosciuto elevati livelli di conflittualità sociale, costituiscono uno strumento fondamentale per attrarre investimenti quando garantiscono un'adeguata produttività attraverso la piena utilizzazione degli impianti e la tregua sociale. Il Governo ha da tempo proposto alla valutazione delle parti sociali una bozza di riforma dello Statuto dei lavoratori, che abbiamo voluto chiamare Statuto dei lavori. È giunto il momento di verificarne il grado di consenso per procedere all'esame parlamentare.
Lo sviluppo della contrattazione territoriale o aziendale è, altresì, sostenuto dalla proroga della detassazione e della decontribuzione degli incrementi retributivi che genera. Al tempo stesso, il Governo garantisce, anche per il prossimo anno, un'adeguata dotazione di risorse per gli ammortizzatori sociali che dovremo, ancora più, collegare con le attività di ricollocamento dei lavoratori. Le nuove norme in materia di pubblico impiego incentivano interventi di razionalizzazione e riqualificazione delle amministrazioni pubbliche, garantendo incrementi retributivi legati alla produttività individuale e collettiva, sempre attraverso la contrattazione.
Non intendo, naturalmente, sorvolare sui costi della politica di cui si fa un gran parlare. Cerco di farlo senza demagogia. Sulla base di quanto previsto dal decreto-legge «manovra», il Governo agirà per contenere tutti gli emolumenti delle alte professionalità pubbliche, elettive e non, riconducendole ai valori medi europei. Inoltre, il Governo, attraverso la riorganizzazione delle province, connessa con la diffusa aggregazione delle funzioni fondamentali dei comuni, già prevista dal decreto sul federalismo municipale, potrà pervenire ad un ulteriore contenimento della pressione fiscale e ad una ben maggiore efficienza nella gestione dei servizi locali.
Sapete tutti, del resto, che il Consiglio dei ministri ha già approvato la riforma costituzionale che porterà a dimezzare il numero dei parlamentari e a contenere i tempi e i costi dell'attività legislativa. A questo proposito, una riforma che certamente si impone, e voi siete i primi a saperlo, è quella dei Regolamenti parlamentari (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Sarà possibile anche compiere una verifica congiunta sulla ragione di essere di società ed enti dello Stato, chiedendo la stessa riflessione in ciascuna dimensione regionale, con lo scopo di procedere a liquidazione o fusione.
Onorevoli colleghi, prima di concludere vorrei ricordare che la crisi finanziaria ha colto il nostro apparato produttivo nel corso di un processo di adattamento alle nuove tecnologie ed alla globalizzazione. Ne ha risentito la crescita, da tempo meno intensa di quella degli altri Paesi dell'area dell'euro, per effetto delle pesanti eredità del passato e per effetto dei nodi strutturali, che conosciamo bene, che frenano il nostro sviluppo.
Prima con il decreto «sviluppo» e poi con la manovra di bilancio triennale il Governo, coerentemente con quanto fatto fin dal 2008, ha introdotto ventisette misure concrete per sostenere la crescita economica del Paese: quattro relative alla fiscalità di vantaggio per imprese e cittadini, cinque in materia di semplificazione e liberalizzazione, quattro per aumentare l'efficienza della giustizia, ben undici di incentivazione al sistema produttivo, tre di valorizzazione del capitale umano. A questo riguardo, mi preme sottolineare le misure che riconoscono un credito di imposta a favore delle imprese che investono in ricerca scientifica e una tassazione secca del 5 per cento, l'aliquota più bassa d'Europa, a favore delle imprese guidate da giovani sotto i 35 anni (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Pag. 19
Il Governo si è fortemente, direi quotidianamente, impegnato anche per la soluzione delle crisi aziendali.
Solo negli ultimi otto mesi sono state risolte ben trenta vertenze. Grazie all'azione del Governo, alla voglia e alla capacità di reagire del tessuto imprenditoriale italiano e alla stretta collaborazione con i sindacati, siamo riusciti a garantire un futuro stabile e produttivo a tante aziende e a tante famiglie (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).
Restare al fianco di chi lavora e produce è uno dei modi più efficaci che abbiamo per contrastare la crisi. Continueremo a lavorare su questo fronte difficile e molto impegnativo, consapevoli che la difesa e l'innovazione del nostro apparato produttivo sono fondamentali per la ripresa economica del Paese. La nostra economia, dunque, è vitale, forte della capacità innovativa degli imprenditori e del senso di responsabilità delle parti sociali che si è riflesso anche nel loro recente appello sulla necessità di accelerare l'azione di rilancio della crescita. Ricordiamolo a noi stessi e a tutti: il Paese è economicamente e finanziariamente solido. Nei momenti difficili sa essere coeso e sa affrontare le difficoltà.
Il Governo e il Parlamento agiranno - mi auguro - con un ampio consenso politico-sociale per affrontare ogni minaccia alla nostra stabilità finanziaria. Oggi più che mai dobbiamo agire tutti insieme. Raccolgo con convinzione l'invito alla coesione nazionale, che il Presidente Napolitano ha sollecitato più volte, un monito saggio che faccio mio (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio). Tutti hanno il dovere di rimboccarsi le maniche. Il nostro dovere, quale che sia la nostra collocazione politica, è di operare per il bene dell'Italia e per costruire la ripresa dell'economia, facendo ciascuno la propria parte e ricordando che la stabilità politica è da sempre l'arma vincente contro la speculazione.
Onorevoli colleghi, in conclusione, nessuno nega la crisi, tutti dobbiamo lavorare per superarla (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).
State ascoltando un imprenditore che ha tre aziende quotate in Borsa ...(Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

LUDOVICO VICO. Faccia il Presidente!

SILVIO BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei ministri. ... e che, quindi, è nella trincea finanziaria, consapevole ogni giorno di quello che accade sul mercato (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Ciascuno deve fare la propria parte.

LUDOVICO VICO. Faccia il Presidente!

SILVIO BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Non chiedo alle opposizione di condividere il nostro programma, ma auspico vivamente che possano contribuire con le loro idee e con le loro proposte a fare emergere sempre di più ciò che serve al Paese. Auspico, cioè, che le opposizioni facciano ciò che sono state chiamate a fare, ma lo facciano senza mai perdere di vista il comune obiettivo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio), perché comune sono certo che sia l'obiettivo di portare l'Italia fuori da questa crisi, che non è italiana, ma è planetaria (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).
Assicuro che il Governo non resterà sordo alle vostre proposte, non resterà sordo alle vostre idee quando esse saranno animate da questo spirito patriottico. Al Governo spetterà di fare per intero il proprio compito di completare il proprio lavoro, un lavoro cui gli italiani ci hanno chiamato nel 2008 e che completeremo nel 2013, quando ci sottoporremo nuovamente al loro giudizio, con la serena coscienza di chi ha fatto tutto il possibile per il proprio Pag. 20Paese in anni così difficili (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).
Nei venti mesi che ci separano da quell'appuntamento il Governo farà il Governo. Completerà il percorso delle riforme già all'attenzione del Parlamento - e tutti sappiamo che sono estremamente importanti per la modernizzazione del Paese -, rafforzerà sempre di più il rapporto con le parti sociali e proporrà un'agenda di interventi per sostenere la crescita e lo sviluppo economico dell'Italia.
Agli italiani diciamo che il Governo è pronto a fare fino in fondo la sua parte. Abbiamo la maggioranza parlamentare, abbiamo una forte determinazione, abbiamo la piena consapevolezza delle responsabilità e dell'impegno che ci attendono e il desiderio profondo e sincero di consegnare agli italiani, fra due anni, un Paese più forte e più sicuro di sé.
È una sfida difficile ma gli italiani meritano che venga giocata fino in fondo con tutte le nostre forze e siamo convinti che sapremo essere, tutti insieme, all'altezza di questa sfida (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Angelino Alfano. Ne ha facoltà.

ANGELINO ALFANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Presidente del Consiglio ha scelto di riferire in Parlamento sulla situazione economica del Paese e già questa è una scelta apprezzabile. Lo ha fatto sapendo di parlare nel luogo più alto rappresentativo della democrazia e sapendo di dire oggi le cose che avrebbe dovuto dire agli italiani. Ecco perché noi riteniamo le parole appena pronunziate dal Presidente del Consiglio oneste, serie ed affidabili per un Paese che in questo momento chiede affidabilità e serietà al Governo che ha voluto che governasse (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).
Noi abbiamo ascoltato con attenzione le parole del Presidente del Consiglio e crediamo che queste parole, onorevoli colleghi dell'opposizione, richiamino tutti noi e ciascuno di noi ad uno sforzo di realismo. Il realismo è l'unico «ismo» cui noi siamo affezionati, un «ismo» che ci dice che bisogna fare i conti con la realtà per quella che è e non per quella che noi vorremmo che fosse. E la realtà ci dice alcune cose, ce le dice con chiarezza, possiamo far finta di non vederle ma ce le dice.
La prima cosa che ci dice è che già dal giugno 2007 i sintomi di questa crisi erano ben presenti a tutti ed erano sotto gli occhi degli osservatori (vedere gli indici dei subprime americani per avere conferma di quello che sto dicendo) (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ROLANDO NANNICINI. Ma torna in Italia!

ANGELINO ALFANO. La seconda cosa che ci dice è che la crisi è globale e che la risposta ad una crisi globale, per quello che compete a questo Governo e a questo Parlamento, è una risposta locale quindi necessariamente parziale. Ciò che l'Italia può fare per contrastare variabili macroeconomiche di latitudini internazionali è quel che può fare un Paese rispetto ad una crisi che investe quasi tutti i Paesi del mondo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio). L'altra indicazione della realtà è che tanti Paesi, grandi Paesi stanno offrendo alla crisi risposte molto simili a quelle che il nostro Paese ha individuato.
Infine, un altro indice che ci viene dalla realtà è che grandi Paesi - mi riferisco in questa circostanza agli Stati Uniti - si sono dati un metodo, hanno avuto un metodo: nei momenti di difficoltà si intende a litigare di meno e a condividere di più le scelte, perché se si litiga meno il Paese è più unito e le difficoltà si superano Pag. 21più agevolmente (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio). Questi sono i richiami alla realtà.
Noi abbiamo assistito fino a ieri e all'altro ieri a dichiarazioni di autorevoli, autorevolissimi esponenti del Partito Democratico che ci spiegavano che il Governo, questo Governo dovesse dimettersi perché così chiedevano i mercati. Abbiamo assistito sgomenti a queste dichiarazioni.
Da quando in qua, onorevoli colleghi, sono i mercati a scegliere i Governi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio)? Da quando in qua sono i mercati a stabilire che i Governi vadano a casa (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio)? Ed il popolo? Ed il popolo? E i cittadini? E ciascun cittadino che ruolo ha nella vostra visione della politica, della democrazia e del Paese (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)?
Io vi dico, noi vi diciamo che siamo affezionati a quella bella antica, nobile e sempre attuale idea per cui i Governi sono espressione dei cittadini, sono espressione della gente, sono espressione del popolo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio) e che quando vi è il massimo della rappresentatività del popolo vi è il massimo della legittimazione anche per scelte impopolari (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ed è il motivo per il quale noi siamo contrari a fantomatici Governi tecnici (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio), perché non hanno nulla a che fare col popolo, troppo forse a che fare con i mercati, perché siamo contrari all'idea che si debba piegare la democrazia alla tecnocrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio), perché chiediamo che quando un Governo assume delle scelte poi rispetto a quelle scelte torna dal popolo e si fa giudicare (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).
E chi presiede i Governi tecnici poi mette le tasse e dal popolo non ci torna, e noi diciamo agli italiani che quando sentono parlare di Governi tecnici sentano anche il profumo delle tasse, lo sentano bene (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché quella è la ricorrente costante dei Governi tecnici. Lo sappiano gli italiani, ma il nostro è un condizionale che fa riferimento ad una certezza. Lo sanno, gli italiani lo sanno.
Quel Governo lì, il Governo Berlusconi è legittimo perché noi abbiamo vinto le elezioni del 2008. Voi siete l'opposizione parlamentare legittima, perché avete varcato la soglia di sbarramento e siete la principale forza d'opposizione. Ciascuno faccia il mestiere che il popolo ha chiamato a svolgere (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio). Questo chiediamo noi. Questo chiediamo noi.
Dopodiché, la crisi c'è. Abbiamo fatto insieme uno sforzo che ha fatto sì che una manovra imponente fosse approvata in pochi giorni, e lo abbiamo fatto con un grado alto di condivisione, non già dei contenuti ma del metodo. Voi avete dato una mano a che delle deroghe regolamentari consentissero una rapida approvazione, e noi ci siamo assunti la responsabilità delle scelte contenute in quella manovra.
Ecco cosa noi riteniamo che abbia funzionato nell'ultimo periodo. Domanda: perché non replicarlo? Avete delle buone idee per il Paese? Proponetele. Avete delle idee migliori delle nostre? Contribuite a migliorare le nostre. Non venite a dirci che lo fate da tre anni, perché noi che leggiamo ogni giorno i giornali non ce ne siamo accorti, e da quello che scrivono taluni editorialisti forse non si sono accorti delle proposte alternative neanche quelli che i giornali li scrivono, oltre a quelli che i giornali li leggono, (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Pag. 22Lega Nord Padania e Popolo e Territorio - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ma se ci fossero delle proposte noi saremmo pronti qui in Parlamento, e gli accordi sulle grandi questioni del Paese si fanno in Parlamento, non auspicando Governi tecnici, si fanno con il Governo in carica, legittimo, voluto dalla gente. Questo noi chiediamo all'opposizione, di contribuire con uno spirito repubblicano, patriottico diceva il Presidente Berlusconi poc'anzi, a questa fase difficile.
Signori, l'Italia non è un'isola di difficoltà in un mare di serenità. Fuori da questo palazzo, fuori da questo Paese vi è un mare in tempesta. Noi ci sforzeremo con la finitezza delle nostre proposte (noi non siamo dei superuomini e non lo siete neanche voi), con la difficoltà di questo nostro tempo che è sotto gli occhi di tutti, ci sforzeremo in questo mare in tempesta di orientare la prua della nostra nave, della nave Italia, verso il porto sicuro che ci vede oltre la crisi.
Sapete perché siamo fiduciosi di potercela fare? Non perché siamo dei velleitari, ma perché sappiamo che ci sono gli italiani, ci sono quei grandi imprenditori e quei piccoli e piccolissimi imprenditori che continuano a credere nell'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio). Vi sono quei cittadini, quelle donne e quegli uomini che pagano le tasse e non le evadono, ci sono quei tanti giovani che credono che anche loro possono fare parte di quella nostra storia che vede una generazione sempre migliorare rispetto a quella precedente.
Noi crediamo di uscire dalla crisi perché crediamo negli italiani, e metteremo tutto il nostro sforzo per non tradire la loro fiducia e per non tradire il mandato che nel 2008 ci hanno dato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bersani. Ne ha facoltà.

PIER LUIGI BERSANI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, o lei ha sbagliato discorso o ha sbagliato Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Siamo in Italia e non si può descrivere la nostra situazione con i tratti di un cielo azzurro con qualche nuvola, che adesso spazziamo via facilmente.
Credo che l'unico merito del suo discorso sia stato quello di essere stato fatto a mercati chiusi, francamente.
Mi ha impaurito il discorso di Alfano (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), mi ha impaurito, mi ha impaurito il discorso di Alfano perché...

PRESIDENTE. Vi prego, colleghi.

PIER LUIGI BERSANI. ... non credo che ci sia più consentito, a proposito dei reciproci ruoli, di stare nella genericità.
Avrei molti motivi di polemica riguardo alle cose che ha detto il Presidente, al modo in cui siamo stati trattati in questi tre anni a proposito delle proposte che non avremmo avanzato, alla sufficienza, all'arroganza. Ma voglio far forza a me stesso e non farò nessuna polemica, e quel che dovevo fare l'ho già fatto.
Attualmente, ho un altro tono rispetto a quello del Presidente del Consiglio: o sono su Marte io o è su Marte lui. Io penso che l'Italia sia finita molto seriamente nei guai. Quindi, voglio dire l'essenziale, poche e basilari considerazioni.
Primo: nel nostro Paese, che è colpito, impaurito, da una crisi che non ha precedenti, sta montando un disprezzo verso la politica e le istituzioni, una sfiducia inedita che sta bruciando a poco a poco quello spirito civico di cui avremo un disperato bisogno per reagire.
Secondo: fuori dal nostro Paese il mondo sta volgendo lo sguardo altrove da noi. Non è solo speculazione. Stiamo parlando di investitori, stiamo parlando dei nostri creditori che pensano, se vogliamo i loro soldi, di farceli pagare di più perché non si fidano più.
Ora, questa sfiducia interna e internazionale non è un umore passeggero. Quell'opinione Pag. 23pubblica, quei mercati, quegli investitori, quei creditori hanno tirato le somme di una vicenda che ai loro occhi è già conclusa e che, se protratta, non può portare l'Italia da nessuna parte.
Vi prego di credere che non è per polemica politica, per interesse di bottega, che noi diciamo che ci vuole una svolta politica, che è l'unica vera cosa che possiamo fare subito; una svolta politica senza la quale nessuna cosa di quelle che faremo ci porterà ad un risultato.
E, comunque, qualsiasi cosa noi facciamo ha bisogno di tempo. Non lo si risolve con un discorso o con un monitoraggio con le parti sociali. Prendiamo atto di questa situazione. C'è bisogno di un po' di tempo, di una tregua con gli investitori, di una tregua con i mercati, con le istituzioni europee, con l'opinione pubblica: una tregua. Bisogna darci un tempo. E quel tempo ce lo può dare soltanto un gesto politico.
E, in quel tempo, noi dobbiamo onestamente rifare l'analisi del nostro problema. So anch'io che ci sono gli Stati Uniti e che c'è l'Europa, lo sappiamo tutti, leggiamo anche noi i giornali, e vedo che c'è anche qualche annotazione della Banca d'Italia all'interno di quanto ha detto il Presidente del Consiglio. Mi fa molto piacere. Però - perbacco - noi dobbiamo rifare l'analisi della nostra situazione. Ci siamo raccontati delle cose non vere. Il nostro problema è il debito? Il nostro problema è il deficit? Sì, per l'amor di Dio, certamente. Ma sono i soli problemi? Arrivo a dire: sono i problemi fondamentali? No, no, tre volte no! Sono tre anni che diciamo questa cosa. Noi abbiamo un paio di altri problemi.
Dopo una lunga stagione di bassa crescita - otto anni su dieci avete governato voi, comunque, chiudo qui l'inciso -, vi è stata una precipitazione, una contrazione, che è avvenuta così forte solo in Italia. Ma volete prendere atto di questa cosa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)? Sono tre anni che lo diciamo. Abbiamo perso sei punti di PIL, non li ha persi nessuno; e ne stiamo rimontando scarsi due.
Questo vuol dire - è molto semplice - che, mentre gli altri hanno già assorbito la contrazione, tanto o poco - tanto la Germania, meno un altro Paese, ma sono in quella che si può chiamare lieve ripresa -, noi stiamo ancora faticosamente sforzandoci di recuperare una cosa che non abbiamo recuperato. Ci siamo raccontati che stiamo meglio degli altri, nel conformismo generale. Che stiamo meglio degli altri! Non abbiamo guardato in faccia questo problema.
Il secondo problema è la produttività. Abbiamo un divario di produttività micidiale, che non può essere risolto solo con il mercato del lavoro, con le relazioni sociali, e così via, soprattutto, se gli si dà una piega di precarizzazione, di atomizzazione e di sussidiarietà ideologica. E la ricerca? E le tecnologie? E le riforme di sistema? E i nuovi prodotti? E i nuovi servizi? Questa è la produttività. Vogliamo, almeno per una volta, discutere questi temi, che sono temi di economia reale? Ma pensate davvero che i mercati guardino lo 0,1 per cento del deficit e non guardino i dati impressionanti della nostra bilancia commerciale, che ci sta dicendo che, strutturalmente, stiamo perdendo pezzi nella divisione internazionale del lavoro? La domanda con cui ci si chiede come cavolo faranno questi a pagarsi il debito se non crescono neanche potenzialmente nel futuro, è una domanda legittima, che non viene dalla speculazione.
Quando si parla di banche, si dice: non hanno preso i subprime? Benissimo. Hanno superato gli stress test? Benissimo. Hanno i titoli «in pancia»? Ne hanno un po', non tanti quanto si dice. Il problema delle banche è che sono nei guai, perché le imprese sono nei guai. Infatti, tutto il mondo sa che le nostre banche sono legate alle imprese, ma le imprese non hanno liquidità, non girano i pagamenti, c'è poco lavoro. E questo significa sofferenza, tagli e via dicendo per le banche. Il mondo lo sa. È necessario far girare un po' i pagamenti.
In questo quadro, si è detto: intanto, però, teniamo i conti a posto. Vorrei dire questo, sinceramente, al Ministro Tremonti: Pag. 24io gli auguro che il codardo oltraggio non raggiunga le vette del «servo encomio», che il Ministro un po' ha preteso in questi anni e che ha ottenuto troppo largamente. Me lo auguro, sinceramente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ci siamo detti, infatti, che i conti sono a posto, ma abbiamo 300 miliardi di euro in più di debito, è stato mangiato l'avanzo primario, la spesa in capitale è stata trasformata in spesa corrente, vi sono i tagli lineari e nessuna qualità all'interno delle manovre.
Devo concludere. Non si fanno miracoli nei conti pubblici, lo sappiamo benissimo, però, se siamo arrivati fin qui, non dite che le avete azzeccate tutte: una parola di autocritica, uno straccio di parola di autocritica, perbacco! Uno straccio di parola, ce lo dovete (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo)! Adesso, è necessario un messaggio al Paese: chi ha di più, deve dare di più, chi è stato disturbato meno, deve essere disturbato di più, e ci disturbiamo tutti.
Noi ci siamo con le nostre proposte. Dice che non le abbiamo, Alfano, adesso lo incontro e gli spiego: pubblica amministrazione, fisco, liberalizzazioni. Ci siamo. Se volete ascoltarci, le proposte le abbiamo. Non ho il tempo di tirarle fuori (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Se questa...

PRESIDENTE. Prego, colleghi.

PIER LUIGI BERSANI. Se c'è bisogno di un po' di tempo, se c'è bisogno di un pacchetto di riforme - che siamo pronti a discutere con le nostre proposte -, se c'è bisogno di un maggiore rigore, sì, doloroso, ma intelligente ed equo, se c'è bisogno di questo e di uno straccio di idee di politica economica, chi la fa' sta cosa?
E qui concludo sul punto: oggi ho letto un commentatore autorevole - al quale forse fa riferimento anche Alfano, quando gioca di sponda con i commentatori e, certamente, con tutti gli opinionisti e tutti i «fondi», che a noi non ci trattano granché - e ho visto scrivere che ci si augura che l'opposizione non punti sul disastro del Paese: considero questo un insulto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Un insulto sanguinoso! va bene?
Allora vi diciamo...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIER LUIGI BERSANI. Presidente, mi prendo... mi lasci un minuto per chiudere (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Bersani, se l'è già preso, un minuto.

PIER LUIGI BERSANI. Signor Presidente, mi lasci un minuto per chiudere. La domanda che voglio rivolgere a voi e anche ai commentatori è: dunque andiamo avanti così fino al 2013? Questa è la domanda. Abbiamo detto: meglio di quello vi sono le elezioni.

AMEDEO LABOCCETTA. Ma la proposta dov'è?

PIER LUIGI BERSANI. Non per fare instabilità, ma per dare una prospettiva di ripartenza. Vi dico - e concludo - che noi, davanti all'emergenza del Paese, siamo disposti, a fronte di un passo indietro (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), responsabile, di chi ci ha portato fin qui, a fare un passo in avanti (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Ve lo lascio a verbale.
Non intendete avere questa generosità e togliere l'impedimento che ci impedisce di ripartire? Vi prendete voi la responsabilità! (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, colleghi deputati, in un momento internazionale difficile occorrono coraggio, determinazione ed idee Pag. 25chiare, quelle idee chiare che non ho proprio sentito nel discorso di Bersani, perché è chiaro che, se noi facciamo un passo indietro, ne fate uno avanti voi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).
Mi sembra che se questa è la proposta della sinistra, ahimè, siamo messi male. Il nostro Paese, invece, non può permettersi di essere miope, perché così facciamo un danno prima di tutto ai nostri figli, perché è proprio sulle loro spalle che si carica il debito pubblico. Occorre, invece, andare avanti tenendo i conti in ordine e realizzando compiutamente il programma di Governo.
Ma occorre anche accelerare, collega Alfano, occorre dire anche con forza tanti «basta». Basta, ad esempio, a spendere per le pensioni di invalidità sette volte la media OCSE, perché in intere regioni e province la falsa pensione di invalidità è uno strumento di assistenzialismo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Su 200 mila controlli, per la prima volta nella storia, effettuati da questo Governo, abbiamo revocato circa 30 mila pensioni false, risparmiando quasi un miliardo di euro. Bisogna proseguire su questa direzione, effettuando i controlli su tre milioni di pensioni di invalidità elargite. Colpendo i furbi risparmieremo miliardi, a beneficio degli invalidi veri.
Basta anche accollare sulla collettività i costi degli immigrati clandestini o dei sedicenti profughi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ognuno di loro ci costa 40 euro al giorno. Si tratta di una spesa di 1.200 euro al mese, che stride fortemente con i 500 euro di pensione che rappresentano la media per 9 milioni di nostri lavoratori dopo una vita di duro lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).
Adesso basta, tornino a casa, perché purtroppo non possiamo permetterci di tenerli qui. E basta permettere al sindaco di una grande città come Napoli di mandare avanti e indietro i rifiuti, sprecando i soldi destinati allo sviluppo economico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), soldi che potrebbero essere più utilmente impiegati. Invece, deve fare gli inceneritori e le discariche, come tutti noi facciamo nelle nostre province.
Basta - anche qui senza demagogia e con molta serenità - con gli alti costi della politica. Questo è il primo, anzi l'unico, Governo ad aver legiferato in materia, ma ci sono anche altre cose - ne abbiamo appresa una ieri dall'intervento del collega Leone - che veramente stridono. Non è ammissibile che il Presidente della Repubblica, che è uno solo, abbia a disposizione 40 auto blu (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ed anche in un'ottica di riduzione dei costi e di maggiore semplicità riformiamo la Costituzione. Fatti concreti, proposte, onorevole Bersani: riformiamo la Costituzione, superiamo il bicameralismo perfetto, riduciamo il numero dei parlamentari e facciamo il Senato delle regioni. Noi siamo qui, la proposta l'abbiamo presentata (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Bene ha fatto il Governo a fare questa proposta. Oggi la palla passa al Parlamento. Noi vi sfidiamo su questo terreno - parlo alla sinistra - vedremo se avrete il coraggio di dire di sì. Noi vogliamo fare le riforme. Ad esempio, in tema di libertà economica, la Lega ha chiesto e ottenuto, proprio ieri, che a settembre si discuta finalmente della riforma costituzionale dell'articolo 41, perché il nostro possa essere un Paese in cui c'è davvero libertà di impresa.
Siamo qui e siamo disponibili al dialogo. Faccio appello al vostro senso civico (vedremo, Bersani, che di senso civico ha parlato, dov'è il senso civico della sinistra): non potete sempre rifugiarvi dietro a un «no» a priori. Lo vedremo a settembre su questa riforma e lo vedremo su tutte le riforme che il Governo ha presentato e presenterà.
Ancora basta, riduciamo anche - lo abbiamo fatto bene con l'approvazione, proprio ieri, di un primo passaggio - l'impegno gravoso in termini economici e di vite umane per la presenza militare del nostro Paese all'estero. Iniziamo una riduzione Pag. 26e riportiamo a casa i nostri soldati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Oggi dobbiamo dire basta a tutto ciò senza esitazione e senza paure. È davvero l'unica strada percorribile e, contemporaneamente, bisogna accelerare sulla strada delle riforme. Dobbiamo realizzare quanto abbiamo promesso ai cittadini sui temi che stanno alla base collega Alfano, della nostra alleanza elettorale.
Presidente Berlusconi, Ministro Tremonti, lo chiediamo da tanto tempo: dobbiamo realizzare subito la revisione del Patto di stabilità soprattutto per i comuni virtuosi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). I comuni che hanno soldi in cassa devono poterli spendere, a beneficio loro, delle comunità locali e dell'economia del Paese.
Poi, andiamo avanti sulla semplificazione delle procedure burocratiche, soprattutto per le piccole imprese (non per le medio-piccole, ma per quelle piccole, che sono l'ossatura del nostro sistema produttivo) (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Dai dati de Il Sole 24 Ore di ieri, ad esempio, la sola revisione e semplificazione dell'attuale normativa antincendio equivarrebbe ad un risparmio per le piccole e piccolissime imprese di oltre 650 milioni di euro, buttati via oggi in spese burocratiche.
Non parliamo poi delle molte norme burocratiche che soffocano le attività economiche e di quelle che riducono gli sprechi. La normativa sui costi standard introdotta dal federalismo fiscale va anticipata il più possibile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti del deputato Strizzolo).

PRESIDENTE. Onorevole Strizzolo, la prego.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Non è più tollerabile che in regioni del nostro Paese, quelle governate da voi soprattutto, la gestione della sanità pubblica continui a creare buchi di bilancio che poi vengono ripianati con i soldi dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Se proprio, poi, non possiamo fare a meno di aumentare qualcosa, facciamolo non con i ticket, ma ad esempio colpendo i tabacchi e le sigarette. È una proposta che ha incontrato il favore anche delle regioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti del deputato Strizzolo).
Ma c'è un punto su cui sono d'accordo, onorevole Bersani, ossia il punto centrale della crisi. Questa è una crisi essenzialmente di liquidità. È una crisi che nasce dal sistema bancario a livello mondiale e vede nel sistema bancario l'attore, il regista e anche lo scrittore del copione. Gli accordi di Basilea, Basilea 2 e Basilea 3 dovevano portare stabilità, crescita e bassi tassi di interesse; invece, il disastro oggi è, purtroppo, sotto gli occhi di tutti.
A fronte della bolla speculativa, le banche hanno chiesto e ottenuto interventi di sostegno dei Governi, con il risultato che la crisi è diventata, dopo che finanziaria, anche economica e gli stessi banchieri oggi, quelli che hanno creato il disastro, ora difendono la loro autonomia come fosse un dogma. È ora, invece, che tutti affrontino le proprie responsabilità. È tempo che le banche tornino a dare i soldi alle imprese, i mutui alle famiglie e la smettano di speculare scommettendo sulla caduta del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Al contrario, la guida oculata del Governo, forte del consenso popolare, ha tenuto i conti in ordine e ha evitato al nostro Paese il rischio d'instabilità e tracollo economico, proprio quell'instabilità e quel tracollo economico che voi, amici di questi speculatori, vorreste portare oggi qui. Lo abbiamo invece già detto più volte e siamo qui a ribadirlo: non esiste un'alternativa politica all'alleanza Popolo della Libertà e Lega Nord, che è prima di tutto un'alleanza Bossi-Berlusconi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Popolo della Libertà e Popolo e Territorio).
Lo ripetiamo chiaramente e chi ha orecchie per intendere, anche nei mercati finanziari, le usi per capire bene: non esiste alternativa! A chi vuol far soldi sulla pelle delle nostre imprese, delle nostre Pag. 27famiglie, dei nostri lavoratori diciamo e ribadiamo che la Lega è indisponibile ad appoggiare qualsiasi altro Governo che non abbia come guida il Presidente Berlusconi e come fondamento politico l'alleanza Bossi-Berlusconi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Popolo della Libertà e Popolo e Territorio).
Si inganna chi pensa che esistano scorciatoie o fantasiose alternative, Governi tecnici, per usare le parole di prima, Governi delle tasse o giochi di palazzo. Allora sì che si creerebbe un'instabilità politica che porterebbe il Paese nel baratro. La risposta migliore sta nel programma di Governo del 2008, che è poi quella rivoluzione liberale e federalista che pochi giorni fa Piero Ostellino ha citato sul Corriere della Sera ricordando la politica di Reagan che, abbassando le tasse, aumentò le entrate del bilancio dello Stato. Mentre nel nostro Paese ci perdiamo in chiacchiere, negli Stati Uniti il movimento dei Tea Party è riuscito a smuovere una politica ferma da anni al grido di «no more taxes», che è la perfetta sintesi del comune sentire del nostro elettorato, quello che ci ha portato qui a entrambi in maggioranza, che dice basta tasse (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
I Tea Party sostengono che aumentando le tasse si rallenta la crescita, arrivando al paradosso di avere minori entrate fiscali. È un punto di vista economico che condivido al 100 per cento, lo sanno benissimo tutti i membri del Governo che hanno avuto a che fare con noi, sono anni che lo diciamo, ora dobbiamo realizzarlo. In un Paese come il nostro occorre ridurre la pressione fiscale riformando il fisco e la normativa tributaria, a partire da Equitalia, e per poterlo fare con credibilità davanti ai mercati dobbiamo accompagnare questa grande riforma con misure strutturali che snelliscano la burocrazia, riformino la giustizia, riducano il peso dello Stato. Si tratta cioè di realizzare davvero quella rivoluzione liberale e federale che ha fondamento nella nostra alleanza.
Presidente Berlusconi, lei e Bossi avete dimostrato coi fatti e nella vita di essere capaci di spianare gli ostacoli. Tramutiamo l'attuale situazione di difficoltà in un'opportunità per i nostri figli, spazziamo via le resistenze al cambiamento, realizziamo davvero e subito quella grande riforma che abbiamo promesso a tutti i nostri elettori, portiamo il nostro Paese ad essere un Paese moderno, libero e federale. Finora abbiamo giocato in difesa, adesso iniziamo a giocare in attacco (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Popolo della Libertà e Popolo e Territorio - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, non so quale sia lo stato d'animo dei colleghi che sono in quest'Aula, voglio dire qual è il mio stato d'animo. Sono un pochino, francamente, sconcertato perché credo che questo dibattito non debba essere la riproposizione delle nostre posizioni, del tifo da stadio, degli applausi a destra e a sinistra, credo che noi dobbiamo avvertire un pochino la sobrietà e la serietà di questo momento.
Non so se dirò delle cose utili o meno, ma credo che bisogna che noi recuperiamo lo stile perché la gente che ci ascolta in questi minuti vive delle questioni problematiche primarie che probabilmente noi viviamo molto parzialmente, ma che è anche la base di uno stato emotivo profondamente critico verso la politica e verso le istituzioni.
Noi non abbiamo chiamato qui il Presidente del Consiglio dei Ministri né per riproporre - lo dico francamente - la nostra propaganda, né per sentire la sua. La nostra la conoscete. È da tre anni che chiediamo le stesse cose: le dimissioni del Presidente del Consiglio e il superamento di questo Governo. È da tre anni che chi è al Governo ci ripete che ha la maggioranza e che non pensa lontanamente di andarsene. Ma tutto questo fa parte della ritualità.
Noi siamo in un momento di ritualità? Questa è la domanda! Siamo in un momento Pag. 28di normalità, in cui possiamo permetterci la riproposizione dei dibattiti che in quest'Aula abbiamo sentito tutti in questi ultimi vent'anni? O non ci rendiamo conto di essere in un passaggio come poche volte si verifica per un Paese? Sono fasi storiche! Io ho vissuto in quest'Aula il 1992 e il 1993. È stata la fine non di un partito politico, ma di una stagione politica, di un'epoca e oggi avverto molte analogie con quella stagione. Non credo che oggi sia il tramonto e il crepuscolo solo di qualcuno, di qualcosa o di una formula politica. È la fine di un'epoca, a cui noi dobbiamo corrispondere - se vogliamo esserne all'altezza - con un supplemento di responsabilità e di serietà, ciascuno come può e dove è, senza trasformismi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Ha ragione, onorevole Alfano: i mercati non determinano i Governi e non possono determinarli, ma andiamo a sentire in Grecia se i mercati non determinano i Governi! Infatti, quando non c'è la politica, purtroppo sono i mercati a sostituirla (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico). Non voglio applausi, non mi importa nulla. Condivido pienamente con lei la considerazione che lei ha dei Governi tecnici: i Governi tecnici sono un commissariamento della politica, sono la fine della politica, non a caso avvengono quando la politica si dimostra totalmente sorda che alla fine, nella disperazione, le istituzioni si rivolgono a qualcuno che viene evocato come supplenza della politica, come supplemento rispetto all'assenza della politica.
Allora, oggi la propaganda non mi interessa. La crisi internazionale c'è, i problemi li conosciamo, non solo quelli del debito, ma oggi profondamente il tema della crescita. Tutti noi sappiamo queste cose. Nessuno addebita al Presidente del Consiglio la crisi internazionale. È da otto giorni che la borsa americana perde. Non è colpa di Berlusconi almeno in questo caso: sono otto giorni consecutivi che la borsa americana perde! Però, se è vero quello che è stato richiamato in quest'Aula, ed è vero che il nostro Paese ha anche tanti elementi di forza, che ci sono dei dati come lo stress test delle banche, che ha visto un risultato positivo, e i dati sull'export, che sono positivi, se sono vere tutte queste cose, per quale motivo noi abbiamo il peggiore andamento di borsa rispetto agli altri Paesi europei? Perché lo spread tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi oggi ha sfiorato i 400 punti?

MARCELLO DE ANGELIS. C'è la speculazione!

PIER FERDINANDO CASINI. Perché in presenza di una condizione, che pure non sarebbe probabilmente in grado di determinare questo sfascio e questo cataclisma, noi siamo in una condizione di sorvegliati speciali? Diciamocelo sommessamente, piano e nel modo più indolore possibile: ma forse ci sarà pure un problema di credibilità? Forse ci sarà pure un problema di un Paese che ha perso del tempo? Onorevole Alfano, ha ragione quando ha detto nel 2007 (Commenti del Presidente Berlusconi)...ma, signor Presidente del Consiglio, francamente non capisco perché lei si agita. Non capisco neanche che cosa di eretico sto dicendo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo)! Sto facendo un ragionamento. Forse non sarà condivisibile, ma non mi sembra - se gli osservatori ascoltano - che stia dicendo delle cose folli. L'onorevole Alfano ha detto che dal 2007 la situazione internazionale ci portava qui e io ho detto sì, ha ragione, salvo che poi siete voi che avete dato la rassicurazione che stavamo in un Paese meraviglioso e che la crisi era superata, non noi, dal 2007 in poi (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori)!
Allora, a questo punto penso che non mi interessano i copioni e non mi interessa neanche un dialogo tra sordi e, pertanto, non evoco nessuna richiesta di dimissioni, che tanto sarebbe del tutto inutile. L'Italia affonda e chiede che riusciamo a parlarci, forse anche a collaborare. Lo abbiamo fatto, seppure in condizioni di distinte Pag. 29opinioni, perché da nessuna parte nel mondo, neanche in Grecia, in tre giorni si è varata una manovra come quella che è stata presentata in Parlamento, grazie a un'opposizione che ha detto: «Votiamo contro perché non la condividiamo, ma ve la facciamo passare in tre giorni». Più responsabilità di questo francamente non so che cosa si potrebbe pretendere da un'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Ebbene, è un dialogo ed è la necessità di una collaborazione quello che ci viene richiesto. Da tempo, lo dico sinceramente a tutti i miei interlocutori, sia di destra sia di sinistra, che solo una fase non di supplenza tecnica della politica - assolutamente no - ma di armistizio tra i principali partiti può salvare l'Italia. Dico sinceramente non improbabili Governi tecnici, ma Governi che nascano dalla volontà del Parlamento, dei partiti e degli uomini più responsabili di questo Paese, perché dobbiamo fare e porre in essere delle scelte impopolari che nessun Governo, con il timore di perdere voti alle prossime elezioni, è in grado di assumere. Non si tratta del Governo Berlusconi o di un Governo di altro segno o di opposto segno di domani. Non vi è la forza della politica, con la spada di Damocle dei prossimi risultati elettorali, qualsiasi essi siano, di assumere la responsabilità di scelte dolorose, che sono inevitabili.
Parliamoci chiaro. Siamo nelle condizioni di dover tornare a 20-30 anni fa, di dover tornare anche ai temi del livello di vita dei nostri concittadini, perché abbiamo vissuto al di sopra di quello che potevamo consentirci. È un discorso sgradevole da fare ed è il contrario del «va tutto bene», ma questa è inevitabilmente la questione che abbiamo di fronte. Saranno poi gli elettori a dare la pagella e ad attribuire meriti e colpe, ma questo non è il momento. È il momento dei fatti. Stamattina si è riunito il CIPE. È bene che il CIPE si sia riunito. Questi fondi sono già stati evocati tante volte e speriamo che questa sia la volta buona. Abbiamo spalmato la manovra nel 2013-2014. Voglio fare delle proposte concrete, anche se forse molto banali, forse. Chiediamo di anticipare, con un decreto-legge, parte significativa della manovra del 2013-2014, per dare serietà e concretezza all'impegno straordinario con questa manovra chiediamo un decreto-legge per questo. Mai decreto-legge sarà più pertinente e consono ai requisiti di urgenza che la Costituzione richiede e il Parlamento dovrà e potrà riunirsi al più presto, anche nel mese di agosto, per tempestivamente esaminarlo. Anticipo della riforma fiscale, detassazione del lavoro sul reddito delle imprese e delle famiglie, aumento della tassazione delle rendite finanziarie, grande piano di liberalizzazioni, servizi pubblici locali, bancari, assicurativi, professionali e una grande liberalizzazione nella rete di distribuzione dell'energia. Poi, certo siamo d'accordo, ma non si capisce perché siamo stati così inerti rispetto ai temi dell'accorpamento dei comuni, dell'abolizione delle province, del superamento del bicameralismo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo), perché siamo al quarto anno di legislatura e non si capisce perché questi temi non sono stati in qualche modo affrontati.
Infine, una proposta concreta: che il Governo istituisca una commissione per la crescita con sessanta giorni di tempo, due mesi, con rappresentati di maggioranza e di opposizione e delle parti sociali, proposte concrete per la crescita del Paese. Ciascuno faccia la propria parte. Noi pensiamo di farla in questo modo, con serietà e con quell'interpretazione dell'idea repubblicana della politica. Non c'è qualcuno che ha qualcosa da guadagnare, qui stiamo andando a fondo e abbiamo tutti qualcosa da perdere.
Voglio dire un'ultimissima cosa, signor Presidente, e concludo. Molti evocano la fine del berlusconismo, come fine di una stagione politica di cui parlavo inizialmente. Bene, se qualcuno pensa che rispetto a questi passaggi epocali la questione si risolva con una sorta di liquidazione politica dell'attuale Presidente del Consiglio e tutto il resto continua così, vuol dire che non ha capito niente di quello che sta succedendo in questo Paese. Pag. 30
O assumiamo la responsabilità di disegnare una fase nuova, o - se pensiamo che la fine politica di qualcuno coincida con il successo degli altri - sottovalutiamo le difficoltà che abbiamo davanti ed il momento che stiamo vivendo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, lei oggi ha prospettato un quadro assolutamente realistico della situazione nella quale il Paese si trova e della necessità di una risposta che sia la più coerente possibile con un richiamo esplicito a quel senso di coesione nazionale, che è la base di una politica che possa mirare davvero a trovare degli elementi fondamentali sui quali incentrare una politica di condivisione per far sì che l'Italia possa definitivamente uscire dalla crisi.
Io la ringrazio, a nome del gruppo di Popolo e Territorio, perché nel suo discorso ha affrontato tutti gli aspetti che hanno accompagnato e che stanno accompagnando la crisi economica e finanziaria che ha investito il nostro Paese e che va inquadrata in un contesto europeo e globale.
Voglio iniziare, colleghi, con una citazione, che credo possa, in qualche modo, fare giustizia anche di alcune interpretazioni che sono state date, anche all'indomani del varo di una manovra finanziaria ed economica, che ha segnato, anch'essa, un momento di passaggio fondamentale per la storia del nostro Parlamento perché è stata realizzata in pochissimi giorni con un metodo - come è stato ricordato poco fa dal collega Alfano - assolutamente nuovo.
La citazione che voglio richiamare è questa: «Non perdiamo la ragione: i mercati non sono una guida infallibile di quello che i Governi devono o non devono fare. Io non darei tutta questa importanza alla reazione dei mercati. Ho imparato a non fidarmi: i mercati non sono intelligenti, spesso non capiscono, ancora più spesso si contraddicono, senza contare che spesso reagiscono per trovare l'occasione per fare soldi». Questa è una citazione di un economista francese molto conosciuto, Jean-Paul Fitoussi, pronunziata all'indomani del varo di quella manovra economica e finanziaria rispetto alla quale anche l'opposizione, pur accettando un metodo diverso, ha sollevato innumerevoli critiche.
Questa riflessione mi porta a fare una prima considerazione, onorevole Presidente del Consiglio e onorevole Ministro dell'economia e delle finanze, rispetto alla situazione che sta attraversando l'economia globale, che attiene all'Europa ed alla sua entità. Saprà l'Europa - questa è la domanda che dobbiamo porci - essere all'altezza della sfida? Saprà esprimere l'Europa una reale solidarietà rispetto a politiche di bilancio che siano in grado di spegnere l'incendio dentro casa? Ci sono alcune questioni che non possono assolutamente essere trascurate e che credo debbano essere poste all'attenzione del nostro Esecutivo e del nostro Parlamento.
La prima questione che vorrei porre è se davvero abbiamo compreso la genesi e le cause di questa anomala situazione che si è abbattuta sugli Stati nazionali. Se non riusciremo a capire cosa è effettivamente cambiato, probabilmente non saremo neanche in grado di capire come superare la fase degli interventi emergenziali, per andare verso l'indicazione di una fisionomia strutturale diversa rispetto alle nuove sfide a livello globale.
Mi chiedo e vi chiedo se non sia giunto il tempo di affrontare la stessa questione del mandato della Banca centrale europea, se la crisi del debito sovrano nell'area dell'euro, come segnalano alcuni esperti economici e come lo stesso Ministro Tremonti ha più volte sottolineato, non ponga ormai il problema di una questione che è soprattutto strutturale, che ha una dimensione sistemica. La questione non riguarda più esclusivamente i singoli Paesi, riguarda l'Unione europea, è una verità che non Pag. 31può piacere ma credo che sia una verità che non può essere assolutamente ignorata. È la realtà che ci porta a dire che oggi i Paesi europei debbono sviluppare un grado di maggiore integrazione fra di loro, che debbono individuare dei meccanismi di governo economico e rivedere alcune impostazioni che sono state sbagliate, come è stato sbagliato all'indomani della grande crisi finanziaria che ha colpito dall'America i mercati internazionali non mettere mano a quel sistema di revisione delle regole fondamentali che devono governare l'economia e la finanza internazionale, perché questa è la realtà.
Dobbiamo avere il coraggio di aggredire questi problemi e capire che il nostro Paese non è che stia meglio degli altri per petizione di principio, ma dobbiamo leggere i dati per quello che sono, onorevole Bersani, non per quello che lei continuamente propone in nome di una propaganda che non porta da nessuna parte. Il saldo primario sta per essere raggiunto nel nostro Paese ed ha già registrato un attivo significativo, il che significa che la strada che può portarci al pareggio di bilancio del 2014 è una strada tracciata.
Però, se da un lato ci sono un Governo e un Parlamento che cercano di mandare segnali di rassicurazione ai mercati e di dimostrare che c'è una solidità del sistema Paese, dall'altro lato c'è da chiedersi qual è il ruolo delle agenzie di rating e se dobbiamo continuare a pensare che siano le agenzie di rating (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) a diffondere timori e paure spesso assolutamente ingiustificati. Non lo dico io né il gruppo di Popolo e Territorio, lo dicono per esempio il membro dell'esecutivo della Banca centrale europea Lorenzo Bini Smaghi e lo ha detto anche l'allora Ministro dell'economia francese, oggi autorevole guida del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, che oggi bisogna affrontare il tema tutto politico di un maggiore controllo rispetto alle agenzie di rating. Questo è il tema che dobbiamo affrontare.
Relativamente al tema della crescita, credo che bisogna essere profondamente attenti al nostro sistema duale, a quello che accade ormai da troppi anni nel nostro Paese dove c'è un divario, anche in capacità di crescita produttiva, fra il nord e il sud. Il vero problema sta qui, ecco perché abbiamo salutato con grande favore e con grande positività la decisione che oggi è stata assunta dal CIPE dando finalmente libertà di investimento in sistemi infrastrutturali che sono assolutamente indispensabili per far tornare il nostro Paese a livello competitivo. Lo diciamo con grande attenzione anche al nord perché se il PIL non riesce a crescere più dell'1 per cento la colpa non è del nord, non è del settentrione, è di una crescita di zero e spesso di un segno negativo che registriamo nel Mezzogiorno. È lì che bisogna individuare risorse (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), è lì che bisogna aggredire il problema, e lo dobbiamo fare nella consapevolezza che l'appuntamento di domani con le parti sociali non sarà, come è stato detto e come è stato evocato anche dall'onorevole Bersani, un incontro inutile. Vorrei capire se il Partito Democratico ha elaborato la sconfitta ideologica che lo porta sempre e comunque a utilizzare categorie interpretative del passato rispetto a una realtà economica che è totalmente cambiata e che ci pone di fronte a sfide assolutamente nuove. Lo voglio chiedere perché l'incontro di domani avverrà all'indomani di un grande passo in avanti, anche della stessa CGIL, onorevole Bersani, che oggi ha firmato un'intesa che non aveva firmato in precedenza, perché evidentemente sono maturate ulteriori condizioni anche su quel versante. Vorrei ricordare che il Parlamento, di cui dobbiamo difendere la dignità, ha avuto il coraggio anche di affrontare i temi dell'apprendistato per legare lo sviluppo al recupero anche del ruolo formativo dei giovani e della capacità delle imprese di riprendersi.
Bando alle chiacchiere, recuperiamo il senso del confronto parlamentare, che non deve sempre e comunque portarci ad uno scontro, ma deve essere un confronto in Pag. 32cui l'opposizione avanza giustamente le sue proposte, ma dà la possibilità al Governo di andare avanti. È stata posta una domanda: arriverà il Governo al 2013? Noi rispondiamo: «sì arriveremo al 2013» (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, a sentire l'intervento del Presidente del Consiglio quasi non si comprendono le ragioni per cui il 3 agosto la Camera è convocata e siamo qui a discutere. C'è oggettivamente un'emergenza economica che riguarda l'Italia. Questa emergenza economica solo in parte riguarda i numeri e in gran parte riguarda la credibilità del nostro Governo ed anche, ci spiace dirlo, la credibilità della persona del Presidente del Consiglio. Sarebbe un errore da parte del Governo non prendere atto che questa è, soprattutto, una crisi di credibilità interna ed internazionale, così come sarebbe un errore da parte dell'opposizione approfittare di questo momento per giocare al «tanto peggio tanto meglio». Ed è un errore anche dire che c'è un assalto da parte degli speculatori nei confronti dell'economia italiana. Non ci sono speculatori, c'è gente che investe i propri soldi per finanziare i nostri asili, i nostri ospedali, le nostre scuole e le nostre università e che, grazie alla nostra scarsa credibilità, chiede che noi paghiamo di più i soldi che ci prestano.
Si sono sommati vecchi errori e nuovi errori per giungere a questa situazione. I vecchi errori, signor Presidente del Consiglio, li avevamo segnalati tutti. Oggi potremmo dire facilmente che, mentre lei metteva la polvere sotto il tappeto, noi avevamo fatto il nostro dovere e avevamo segnalato tutte le problematiche che sono emerse, perché come sempre i nodi vengono al pettine. Avevamo segnalato che con i tagli lineari avremmo generato dei problemi sociali al Paese, avevamo segnalato che senza interventi strutturali a favore della crescita l'assenza di un PIL adeguato non avrebbe risolto il problema della contingenza economica internazionale, avevamo detto che non si poteva andare avanti con delle una tantum, da uno scudo a un condono, da un condono a uno scudo. In cambio invece c'era bisogno di fare delle riforme strutturali.
Poi ci sono gli errori nuovi, recenti, una manovra triennale che è una «furbata» all'italiana, che i mercati internazionali non potevano che bocciare. Non si può fare una manovra triennale che prevede che il primo anno si fa il 15 per cento e l'85 per cento della manovra di 80 miliardi circa si rinvia ai due anni dopo le elezioni politiche, perché non ci si vuole assumere dinanzi al Paese e agli italiani la responsabilità delle scelte che servono.
Il Presidente del Consiglio è un noto ottimista e l'ottimismo è sicuramente una virtù, ma c'è un labile confine oltre il quale l'ottimismo diventa irresponsabilità e nel momento in cui si è irresponsabili si mette a repentaglio economicamente il Paese. Oggi l'Italia ha bisogno di una scossa ed ha pochi giorni di tempo per dare una scossa. Agosto è il mese peggiore per affrontare queste situazioni. L'unica vera scossa oggi sarebbe quella di annunciare una manovra che porti il pareggio del bilancio al 2012 e non al 2014. Solo questo potrebbe essere valutato positivamente dai mercati, solo questa sarebbe la vera notizia di questo dibattito. Invece, il Parlamento è stato impegnato ad occuparsi del «processo lungo» oppure la politica è occupata a dibattere sul trasferimento di pseudo-sedi ministeriali a Monza o in giro per l'Italia.
Noi ci saremmo aspettati, signor Presidente del Consiglio, che lei oggi venisse qui a proporre gli stati generali, magari da tenere ad agosto, o una Commissione, come ha proposto il presidente Casini, per varare delle proposte condivise da portare immediatamente all'attenzione del Parlamento alla ripresa. Invece, non c'è stata nessuna volontà di cambiamento nel suo intervento.
Il cambiamento è una necessità dei sistemi in crisi. La Grecia ha dovuto Pag. 33prendere atto di questa necessità e inevitabilmente si è andati verso il cambiamento. Lo stesso sta facendo la Spagna, con il passo indietro di Zapatero.
Il cambiamento o si promuove o si subisce. Il Governo non sta promuovendo il cambiamento, e quindi lo subirà, inevitabilmente, restando arroccato a Palazzo Chigi. Oggi, signor Presidente del Consiglio, i mercati avrebbero bisogno di un atto di generosità da parte sua, che faccia comprendere che viene rimosso il principale problema per i mercati, che è la crisi della sua credibilità internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Ha ragione Alfano quando dice che non possono essere i mercati a determinare i Governi, ma è altrettanto vero che non possono essere i Governi ad affossare l'Italia e la sua economia nei mercati (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo), perché inevitabilmente i mercati rappresentano quello che rappresenta il corpo elettorale per la politica, nell'economia i mercati sono la democrazia e se i mercati, ogni giorno, bocciano la nostra economia, è perché, democraticamente, dicono che non vi è una ricetta economica da parte del nostro Governo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Noi vi offriamo delle proposte, avanziamo delle proposte, proposte concrete. Le nostre proposte sono le seguenti: si avvii, finalmente, la stagione delle privatizzazioni e delle liberalizzazioni. Abbiamo assistito ad una stagione statalista, voluta in gran parte dalla Lega e in parte dal Popolo della Libertà. Dove sono le famose liberalizzazioni? Qualcuno ci spieghi perché lo Stato deve mettere la benzina al cittadino, nel momento in cui va alla stazione di servizio.
La riforma fiscale va fatta, ma va fatta davvero. Nella delega fiscale, che Reguzzoni ci ha detto essere una cosa magnifica, vi è un aumento di 20 miliardi di euro degli introiti. Significa, cari cittadini italiani, che la delega fiscale, che Berlusconi ha qui proposto di accelerare, contiene 20 miliardi di euro di tasse in più, che gli italiani dovranno pagare. Dobbiamo dare soldi alle imprese per aumentare la produttività e soldi ai lavoratori per farli produrre di più, e questi soldi vanno presi dove sono; non aumentando le tasse, ma colpendo l'evasione fiscale, che ci costa 130 miliardi di euro all'anno, colpendo la corruzione, che ci costa 70 miliardi di euro all'anno (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
E a proposito di corruzione, sarebbe bello se il Presidente del Consiglio ci dicesse perché al Senato, da un anno e mezzo, è chiuso a doppia mandata nei cassetti quel disegno di legge contro i politici corrotti che la maggioranza non vuole approvare (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Dopo lo spot elettorale in Consiglio dei ministri, lo tiene nascosto, facendo andare avanti altri disegni di legge.
Serve la riduzione dei costi della politica: abbiamo presentato una riforma degli articoli 56 e 57 della Costituzione, per tagliare il numero dei parlamentari. Solo quello! Chiediamo a tutte le forze politiche di firmarlo con noi, di approvarlo in Camera e Senato tra settembre e ottobre in prima lettura e a febbraio in seconda lettura, in modo che la prossima volta si vada alle elezioni per eleggere 600 parlamentari, e non più mille.
Vogliamo l'abolizione delle province, l'accorpamento dei comuni, lo sfoltimento di enti pubblici, il divieto, che abbiamo già avanzato con una proposta di legge, di aprire nuove sedi ministeriali, che costano, senza produrre nulla. Certo, abbiamo poi scoperto che possiamo tranquillizzare i mercati tagliando le «auto blu», ma anche cambiando i regolamenti parlamentari. A parte che non è competenza del Governo occuparsi dei regolamenti parlamentari, non riesco a capire come Wall Street potrebbe festeggiare una modifica dei regolamenti parlamentari di Camera e Senato (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Partito Democratico, Italia dei Valori e Unione di Centro per il Terzo Polo).
Abbiamo presentato al Senato, come Terzo Polo, una proposta di legge per Pag. 34costituzionalizzare il pareggio di bilancio. È una grande rivoluzione, simbolica e sostanziale. Il Governo e la maggioranza ci dicano che sono d'accordo su queste proposte. Vogliamo una politica rigorosa, virtuosa, sobria, che tagli le spese pubbliche improduttive. Signor Presidente del Consiglio, ogni anno spendiamo 140 miliardi di euro per l'acquisto di beni e servizi. La spesa per la sanità, negli ultimi cinque anni, è aumentata del 50 per cento. Lì si annida lo spreco, la corruzione, il finanziamento illecito alla politica. Spendiamo 40 miliardi di euro all'anno, che diamo alle imprese a fondo perduto, e anche lì finisce nel clientelismo della politica.
Aboliamo il finanziamento a fondo perduto e trasformiamolo in credito d'imposta. Diamo soldi alle imprese che assumono, che producono di più e che contribuiscono a far aumentare il prodotto interno lordo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Vi è poi il problema dei giovani: abbiamo due milioni di giovani sotto i trent'anni che non studiano e non lavorano. Abbiamo un giovane su tre che è disoccupato. Noi proponiamo un contratto di primo impiego che, per un triennio, faccia sì che chi assume questi giovani non paghi neanche un euro di contributi o di tasse e che anche i giovani, su quel reddito, non paghino neanche un euro di tasse.
Bisogna subito intervenire sull'età pensionabile, bisogna dare vita a quello che noi chiamiamo il welfare progressivo: chi ha più tutele deve avere meno retribuzioni e viceversa. Non è possibile che chi ha il posto fisso guadagna di più e ha tutte le tutele e chi, invece, è precario guadagna di meno e non ha tutele. Come vede, le nostre proposte ci sono, sono proposte concrete, sono condivisibili. I numeri parlano chiaro. Purtroppo abbiamo attraversato i Pirenei, eravamo come la Francia, siamo come la Spagna.
La verità è che il Governo non riesce più a garantire la scossa che servirebbe. Se vuole andare avanti faccia pure finta di niente, ma si assumerà la responsabilità di portare l'Italia al disastro. Oggi vi è un problema di sua credibilità personale e solo un suo generoso passo indietro farebbe fare un passo avanti all'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Unione di Centro per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, se non fossi in Parlamento direi «caro Silvio». Glielo direi proprio da allievo attento, che ha ascoltato con attenzione la sua lezione.
Non so se lei aveva già letto prima quello che ci ha letto in Aula, ma glielo riassumo in pochissime battute. Lei ha detto, pensi, che la crisi globale c'è, ma l'Italia sta bene; lei ha detto che in Italia la ricchezza delle famiglie è maggiore e migliore che in altri Paesi; lei ha detto che in Italia le imprese si trovano in uno stato di solidità e liquidità migliore che altrove; lei ha detto che il Governo italiano, presieduto da lei, è il più bravo del mondo e che i provvedimenti presi hanno consentito e consentono agli italiani di stare meglio di tutti gli altri; ha detto, infine, che grazie a lei, il Paese è economicamente e finanziariamente più solido e più in sicurezza. Caro Silvio, ma lei ci fa o ci è (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?
Fino a che punto pensa di prendere in giro gli italiani? Mi viene da sorridere, se non mi venisse da piangere, se non ci fossero milioni di cittadini italiani e di famiglie che stanno piangendo. Lei è la nuova «Alice nel paese delle meraviglie» o è il più grosso bugiardo della storia (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)? Non se ne può più (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Lei vive in un altro Paese, vive in un bunker, racconti un'altra storia.
Posso raccontarle una cosa? Non so se lo sa, e in questo caso dovrebbe tirare le orecchie ai suoi dell'ufficio stampa, ma le voglio leggere un'agenzia fresca fresca, che è stata appena pubblicata, di un noto comunista, il nome glielo dico dopo, però. Pag. 35Dice, questo comunista: «È necessario» - sono parole dette dopo il suo intervento... oh... mi ascolti. Presidente, caro Silvio, ascoltami (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) - «avere una leadership più forte che ridia credibilità al Paese» - cattivone - «Abbiamo un grande problema di credibilità nel Paese perché serve una leadership in grado di recuperare la coesione, serve una leadership diversa. Il mondo non capisce la nostra confusione, non capisce cosa accade in Italia e tutto ciò ci danneggia moltissimo. Vi è chi ha compiuto anche scorrettezze mentre è al Governo, nella sua vita quotidiana. In altri Paesi sarebbe stato costretto a dimettersi immediatamente, invece da noi non succede nulla». Mi fermo qui. Sa chi l'ha detto? L'ha detto Marchionne, mezz'ora fa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Questo comunista Marchionne. Ma tu, caro Silvio, capisci? Deve porsi il problema, signor Presidente del Consiglio, se anche un finanziere di quel genere, un manager di quel genere, le dice che lei è fuori luogo e fuori posto. Questa è la verità.
Vede, se non vuole ascoltare lui ascolti un'altra cosa. Non so se è arrivata anche a lei, a noi è arrivata. Era indirizzata a lei e, per conoscenza, a tutti i parlamentari. Un gestore azionario, a Londra, di una delle più grandi società di gestione di capitali del mondo ha scritto oggi una lettera a lei, non gliela avranno passata, ma se la prenda un po' con il suo ufficio stampa. Egli gestisce, evidentemente, i soldi dei fondi. Dice: «Le persone come me che gestiscono le pensioni dei cittadini anche italiani non credono più che la politica italiana abbia la capacità di risolvere i problemi del Paese, con la conseguenza che, facendo gli interessi dei nostri clienti, ci troviamo costretti a vendere posizioni aperte sull'Italia, contribuendo, nostro malgrado, al "profondo rosso" sui mercati».
Insomma, non so se si è capito, ma c'è una crisi mondiale, come dice lei, signor Presidente del Consiglio. Ma in Italia c'è una crisi nella crisi, che si chiama «Berlusconi Silvio nato a...» (non me lo ricordo dove). Capisce quale è il problema? Il problema è lei, signor Presidente del Consiglio! È lei, che ha tolto credibilità al nostro Paese! È il suo Governo, che fa scappare gli investimenti azionari (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! È il suo Governo, che fa scappare tutti quelli che devono lavorare nei mercati azionari. È un problema! Lei è un problema per il Paese e il fatto che non se ne accorge è ancora più grave. Non è che, siccome non se ne accorge, si risolvono i problemi. I problemi ci sono eccome! E allora cosa dobbiamo fare? Dobbiamo partire da questa realtà, dalla realtà che - nonostante lei - noi dobbiamo disfarci politicamente di lei: gli italiani si devono disfare politicamente di lei. Certo, lo dovrebbe fare questo Parlamento, se avesse un po' di senso di responsabilità, ma lei, signor Presidente del Consiglio, li compra i deputati! Che posso farci io (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)? Ma che posso farci io? E guarda qua! Lei mi dice «no», signor Presidente del Consiglio, ma guardi nel suo Governo! Guardi qui: ci sono gli ultimi arrivi, freschi freschi, appena presi dai Responsabili (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Lei pensi che l'ultimo sottosegretario che ha eletto, signor Presidente del Consiglio, sa qual è la prima dichiarazione che ha fatto? Sono stato nominato sottosegretario, ma non so per fare cosa. Allora, lo scopo era diventare sottosegretario, non fare qualche cosa per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
E allora, vede, signor Presidente del Consiglio, se questa è la situazione, a noi tocca un'azione di responsabilità. Lo ha detto prima l'onorevole Casini e lo ha ribadito l'onorevole Bersani. Voglio aggiungere anch'io qualche notazione sul punto, perché - mi permetta di dirle con estrema franchezza, signor Presidente del Consiglio - non è che noi, di qua, stiamo dando una grande proposta alternativa. Noi dobbiamo assumerci la responsabilità, oggi, di una proposta alternativa e lo dobbiamo fare in modo forte e chiaro. Noi - glielo assicuriamo - Pag. 36siamo disponibili. Lei ha chiesto una cosa importante, che io condivido. Ha detto: c'è bisogno di un'assunzione di responsabilità collettiva. E cominci lei! Si dimetta! (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

RENATO FARINA. Ma piantala!

AMEDEO LABOCCETTA. Eh, sì, e facciamo Di Pietro Presidente! Ma piantala, Di Pietro!

ANTONIO DI PIETRO. È importante, è importante, perché lei sta bloccando l'economia del Paese, sta facendo morire di fame milioni di persone e non se ne accorge nemmeno. Allora, per quanto ci riguarda, noi certamente - e lo dico rivolto agli altri colleghi dell'opposizione e rivolto anche a me stesso, anzi soprattutto a me stesso - non possiamo più limitarci a dire «no» a Berlusconi. Il problema è cosa facciamo noi e cosa vogliamo fare noi. Si tratta di vedere se si può fare un Governo istituzionale, come diceva il collega Casini, o se bisogna andare subito alle elezioni. Io sono dell'idea che quando un Governo - che, giustamente, legittimamente, come ha detto l'onorevole Angelino Alfano, è stato eletto - non funziona più ed è incapace politicamente di portare a compimento le sue responsabilità, occorra richiedere il voto ai cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Ecco quello che chiediamo noi e lo chiediamo a lei - guardo un po' più in alto - signor Presidente della Repubblica: faccia come Ciampi, faccia come Scàlfaro! Cioè, a un certo punto, lei stesso si è reso conto (e ce lo sta dicendo tutti i giorni): non si può più andare avanti così. E lo sciolga questo Parlamento! Ci mandi a votare! Ridia il voto ai cittadini italiani! Metta in condizioni i cittadini italiani di scegliere un altro Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) possibilmente non nominato dai soliti quattro o cinque, che poi vengono qua e si vendono l'anima al diavolo e la loro dignità: svendono votando ciò che non vogliano. Sa a chi mi riferisco, signor Presidente del Consiglio? Caro Silvio, ascoltami, assenti quelli della Lega che non ci stanno più, perché parlano e scappano: hanno parlato agli elettori e se ne sono andati, è rimasto qualcuno soltanto a fare la bandierina. Anche questo dovrebbe far capire (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Lega Nord Padania). Mi ascolti, signor Presidente del Consiglio. Lei ha visto una cosa, Presidente del Consiglio? L'unica vera opposizione, a parole, gliela ha fatta la Lega, dicendo: «Basta! Basta! Basta! Basta a tutto quello che sta facendo!». Però lo vota lo stesso. Perché? Per restare al Governo!
Allora noi dobbiamo denunciare ai cittadini italiani questo fatto: ma che forza di Governo siete se dite che bisogna finirla con questo modo di governare e votate la fiducia al Governo? Siete degli scaldapoltrone peggio di quelli di Roma ladrona, che denunciavate (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Presidente del Consiglio, ci rifletta, questo l'ha capito anche lei, me lo dica, diamine! E allora cosa dobbiamo fare noi? Dobbiamo fare innanzitutto una nuova legge elettorale. So che non la farà mai lei, so che qui dentro nessuno la vuol fare perché ognuno vuol scaldare la sua poltrona. Io ed altri colleghi abbiamo depositato una proposta di referendum almeno per ritornare al mattarellum, speriamo si possa fare una legge elettorale al più presto e vi notifico che da sabato cominciamo a raccogliere le firme. E siccome lei lo sa bene che, quando raccolgo le firme, tra me e lei vinco io, amico mio - sono tre volte, tre referendum che le sono venuto sul groppone - (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) noi raccoglieremo le firme, faremo la legge elettorale, torneremo a votare e ci libereremo non solo di lei, ma di tutti quei leccapiedi che le sono stati vicini e che hanno venduto l'anima al diavolo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Perché di questo abbiamo bisogno noi. E allora... quanti minuti ho ancora, signor Presidente?

Pag. 37

PRESIDENTE. Il suo tempo è terminato, onorevole di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. Allora sono in stato di recupero, signor Presidente, come gli altri!

PRESIDENTE. Lei è in regime di prorogatio, come gli altri colleghi. Non ne approfitti.

ANTONIO DI PIETRO. Mi consenta un'ultima cartolina, Presidente Berlusconi, anzi, mi faccia un favore: la prossima volta me la mandi lei una cartolina da Saint-Martin o da dove va, ma se ne vada a casa. Arrivederci e grazie (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevole Presidente del Consiglio, io non ho la familiarità che ha con lei l'onorevole Di Pietro, quindi la chiamerò Presidente. Questo dibattito è il risultato dell'azione congiunta delle opposizioni e delle forze sociali che, facendosi carico della difficoltà in cui versa il Paese, hanno chiesto che il Presidente del Consiglio rompesse il suo inusitato periodo di autismo comunicativo per venire a dichiarare al Paese come intende superare la crisi finanziaria. Ammettiamo che l'epifania del Presidente quest'oggi in Aula rappresenti una prova di coraggio. Non si poteva venire in Parlamento a raccontare che la manovra triennale, approvata grazie all'impulso del Presidente della Repubblica e alla disponibilità delle opposizioni e che sposta peraltro al 2014 i suoi effetti più rilevanti, rappresenti la risposta perfetta alla crisi, né che l'Italia vive le stesse difficoltà degli altri Paesi dell'area euro, facendo finta di non conoscere il di più di fragilità che ci appartiene. Nell'epifania presidenziale avrebbe potuto eludere la delicata questione politica del ministro Tremonti dimezzato, il responsabile da sempre della politica economica dei governi Berlusconi, oggi fatto prigioniero di una tutela vicariale. Ebbene, il Presidente del Consiglio ha detto e omesso, invece, proprio quelle cose, le cose di sempre, in un'edizione agostana del suo antico mantra da marketing televisivo. Ci voleva del coraggio per venir qui, perché solo se questa comunicazione al Paese avesse avuto il significato del necessario cambio di passo con l'annuncio di una svolta capace di ridurre lo spread tra i nostri buoni del tesoro e i BOT tedeschi, il Premier avrebbe potuto accreditarsi come leader e come statista. Ma questo non è avvenuto e speriamo davvero che la riapertura dei mercati non ci presenti il definitivo conto, perché l'attacco portato al sistema finanziario si alimenta della debolezza del nostro Governo. A pagare è il popolo dei risparmiatori, che vedono eroso del 10-15 per cento il valore dei titoli di Stato. Pagano i cittadini con le proprie tasche il prezzo di un Governo che non governa. Vede, Presidente del Consiglio, lei ha messo l'Italia in un paradosso: la maggioranza degli italiani vorrebbe chiudere con questa esperienza di Governo, ma al tempo stesso gli italiani che hanno a cuore le sorti del Paese non vorrebbero che a decidere della fine del suo Governo fosse il tracollo finanziario dell'Italia.
Non è con il default Italia che si dà risposta all'appello alla discontinuità, fatto dalle parti sociali: imprenditori, sindacati, operatori per la prima volta insieme a chiedere il cambiamento. Per questo riteniamo che sia piena di senso la proposta del Terzo Polo, di un Governo nuovo, di unità nazionale, convinti come siamo che il Governo in carica rappresenti la difficoltà del Paese e non la soluzione. Ma abbiamo fatto anche altre proposte: l'obbligo costituzionale del pareggio di bilancio in linea con le scelte compiute in Germania e in Francia, è un gesto di lealtà nei confronti delle giovani generazioni.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Pisicchio.

PINO PISICCHIO. Bisogna comprendere - concludo Presidente - che si è Pag. 38chiuso un ciclo. Se ne prenda atto, onorevole Presidente, ricordando che a volte si può servire la nazione facendo un passo indietro, quello evocato questo oggi così tante volte. E poi diciamo la verità. Lei, Presidente, in 17 anni ha fatto tanti passi avanti, che un solo passo indietro lascerebbe il Paese ancora molto in credito (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lo Monte. Ne ha facoltà, per tre minuti.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, un dibattito sulla crisi, di fatto a Parlamento già chiuso dà l'idea di un gesto in extremis da parte di chi vive il difficile momento del Paese senza idee e senza strategia. Una classe politica e di Governo che manca di autorevolezza, un'enorme difficoltà a intese tra le grandi forze politiche, indicatori economici che non prefigurano in modo netto la direzione dello sviluppo, e soprattutto - consentitemi, colleghi -profondi squilibri tra le diverse aree del Paese fanno dell'Italia un luogo appetibile alla speculazione internazionale.
Nessuno può contestare il fatto che questo Governo è stato a trazione nordista e che ha gravemente penalizzato il Mezzogiorno. Questo però non solo non ha contribuito a sistemare i conti del Paese, ma ne ha aumentato in perdita di credibilità.
Veda Presidente, il Sud può essere visto come una difficoltà o come una grande opportunità. Spinto dagli interessi del Nord, forse anche ricattato, lei lo ha sempre percepito come una difficoltà, e invece il Sud rappresenta una grande opportunità. L'Italia tutta può vivere una grande stagione di sviluppo se investe sul Mezzogiorno, se si dimostra capace di valorizzare le sue risorse economiche e umane, se ad esempio è capace, senza incertezze, di difendere e garantire in Europa il cosiddetto Corridoio 1, se riesce a sperimentare forme di fiscalità di vantaggio, se avvia, dopo tanti annunci, la costruzione del ponte sullo Stretto, e così via. Ma credete veramente che i mercati aggrediscano con più facilità un Paese unito o un Paese diviso? Ancora, un Paese più debole o più forte, quello che sposta costantemente risorse dalla parte più debole a quella più forte del Paese? Invertire la rotta e puntare sul Sud rappresenterebbe una scelta strategica rivoluzionaria, una di quelle scelte che darebbe il senso di una classe politica autorevole e consapevole del proprio ruolo di classe dirigente.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Lo Monte.

CARMELO LO MONTE. Concludo Presidente, ma evidentemente per un Governo che intende vivere alla giornata, con logiche anticrisi di pura matematica, queste sono scelte incomprensibili (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nicco. Ne ha facoltà, per due minuti.

Testo sostituito con l'errata corrige del 06 SETTEMBRE 2011 ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, sulla situazione economica pare a noi che senza affrontare il nodo cruciale, quello di una radicale riforma dell'attuale assetto del sistema finanziario internazionale, rischiamo di pestare l'acqua nel mortaio e di vedere vanificati i nostri sforzi. La recente manovra economica è lì a dimostrarlo: fin dal lunedì successivo alla sua approvazione la borsa ha continuato nelle sue scosse telluriche, fino a bruciare in un sol giorno risorse per 15 miliardi di euro.
C'è palesemente una piovra speculativa che gioca cinicamente sullo scacchiere globale. Di fatto un Governo che nessuno ha eletto e nessuno controlla, ma che determina le sorti degli Stati e della vita di tutti noi, in spregio totale dell'economia reale e di quei lavoratori, artigiani, agricoltori imprenditori che ogni mattina si alzano per produrre ricchezza reale e che noi Pag. 39dobbiamo difendere. Fondamentale dunque rivedere le regole del mercato con ben altra determinazione di quanto si è fin qui fatto e questo spetta a noi, ai Parlamenti e ai Governi dell'Europa. Sul piano politico la debolezza di questo Governo è sotto gli occhi del Paese. Signor Presidente del Consiglio, il 12 luglio lei ha affermato che il Governo è stabile e forte, la maggioranza è coesa e determinata. Ma noi in quest'Aula a distanza di pochi giorni abbiamo assistito ad una diversa rappresentazione allo psicodramma sul decreto-legge rifiuti con il Governo che votava contro le indicazioni del Ministro competente ed era battuto nel voto. E che dire della surreale querelle sul trasferimento dei Ministeri, l'ultimo dei problemi oggi per gli italiani. Per finire con le vicende di questi giorni con il Ministro Tremonti che denuncia di essere spiato, controllato, pedinato e di non sentirsi tranquillo in una caserma della Guardia di finanza: inquietante. In un Paese serio il giorno seguente o si sarebbe dimesso il comandante della Guardia di finanza o il Ministro. Non ci possiamo permettere un Governo debole. Concludo dicendo: raccogliete allora l'invito delle parti sociali a dare un segnale di discontinuità. Opponete voi un Governo di coesione nazionale per uscire dalla palude e il Paese ve ne sarà grato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).
ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, sulla situazione economica pare a noi che senza affrontare il nodo cruciale, quello di una radicale riforma dell'attuale assetto del sistema finanziario internazionale, rischiamo di pestare l'acqua nel mortaio e di vedere vanificati i nostri sforzi. La recente manovra economica è lì a dimostrarlo: fin dal lunedì successivo alla sua approvazione la borsa ha continuato nelle sue scosse telluriche, fino a bruciare in un sol giorno risorse per 15 miliardi di euro.
C'è palesemente una piovra speculativa che gioca cinicamente sullo scacchiere globale. Di fatto un Governo che nessuno ha eletto e nessuno controlla, ma che determina le sorti degli Stati e della vita di tutti noi, in spregio totale dell'economia reale e di quei lavoratori, artigiani, agricoltori imprenditori che ogni mattina si alzano per produrre ricchezza reale e che noi Pag. 39dobbiamo difendere. Fondamentale dunque rivedere le regole del mercato con ben altra determinazione di quanto si è fin qui fatto e questo spetta a noi, ai Parlamenti e ai Governi dell'Europa. Sul piano politico la debolezza di questo Governo è sotto gli occhi del Paese. Signor Presidente del Consiglio, il 12 luglio lei ha affermato che il Governo è stabile e forte, la maggioranza è coesa e determinata. Ma noi in quest'Aula a distanza di pochi giorni abbiamo assistito ad una diversa rappresentazione allo psicodramma sul decreto-legge rifiuti con il Governo che votava contro le indicazioni del Ministro competente ed era battuto nel voto. E che dire della surreale querelle sul trasferimento dei Ministeri, l'ultimo dei problemi oggi per gli italiani. Per finire con le vicende di questi giorni con il Ministro Tremonti che denuncia di essere spiato, controllato, pedinato e di non sentirsi tranquillo in una caserma della Guardia di finanza: inquietante. In un Paese serio il giorno seguente o si sarebbe dimesso il comandante della Guardia di finanza o il Ministro. Non ci possiamo permettere un Governo debole. Concludo dicendo: raccogliete allora l'invito delle parti sociali a dare un segnale di discontinuità. Proponete voi un Governo di coesione nazionale per uscire dalla palude e il Paese ve ne sarà grato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A). Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente del Consiglio, intervengo a fine dibattito per consegnare a lei un messaggio che le può essere utile in un momento non facile per la vita del Paese. Un messaggio che viene da lontano, di Luigi Einaudi, di quel grande liberale ed economista. Luigi Einaudi era convinto che le crisi economiche non si risolvono unicamente con provvedimenti economici perché le crisi economiche sono l'aspetto di una crisi ben più grande che è la crisi dei valori. Abbiamo creato ricchezza senza lavoro. Abbiamo creato una finanza senza etica. I titoli tossici, i derivati, sono un castello di sabbia che nessuno ha il coraggio di buttare giù, neanche l'onorevole Bersani, perché rappresentano dieci volte la ricchezza del mondo. Non è giusto, onorevole Di Pietro e onorevole Bersani, sostenere che se c'è una crisi in Italia il Governo Berlusconi né è il responsabile. Tuttavia, signor Presidente del Consiglio, noi che abbiamo sventato l'agguato del 14 dicembre, noi che siamo stati vilipesi, aggrediti, l'ultima aggressione io e l'onorevole Grassano l'abbiamo subita due ore fa, noi saremo al suo fianco e ripetiamo qui le parole che si ripetono nei momenti difficili e che sono le stesse parole che Lutero pronunciò alla dieta di Worms: noi siamo qui, non possiamo fare altrimenti, che Dio ci assista (Applausi dei deputati Grassano e Marmo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.

Organizzazione dei lavori dell'Assemblea per le prime due settimane del mese di settembre 2011, aggiornamento del programma e annunzio della convocazione del Parlamento in seduta comune (ore 19,30).

PRESIDENTE. A seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che l'Assemblea riprenderà i propri lavori nella settimana 6-8 settembre; le Commissioni potranno riunirsi a partire dalla settimana precedente.
L'articolazione dei lavori dell'Assemblea per le prime due settimane di settembre è stata definita nel modo seguente:

Martedì 6 settembre (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione congiunta della Relazione della XIV Commissione sul Programma di lavoro della Commissione europea per il 2011, sul Programma di 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea Pag. 40presentato dalle Presidenze polacca, danese e cipriota e sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2011.
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 3222 ed abbinata - Modifiche al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di sicurezza sul lavoro per la bonifica degli ordigni bellici.
Esame della mozione Renato Farina ed altri n. 1-00702 concernente iniziative in relazione alla grave carestia che ha colpito il Corno d'Africa.

Mercoledì 7 settembre (antimeridiana e pomeridiana) (con votazioni):
Seguito dell'esame congiunto della Relazione della XIV Commissione sul Programma di lavoro della Commissione europea per il 2011, sul Programma di 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea presentato dalle Presidenze polacca, danese e cipriota e sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2011.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 3222 ed abbinata - Modifiche al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di sicurezza sul lavoro per la bonifica degli ordigni bellici.
Seguito dell'esame della mozione Renato Farina ed altri n. 1-00702 concernente iniziative in relazione alla grave carestia che ha colpito il Corno d'Africa.

Ore 15: svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time).

Svolgimento di interpellanze urgenti (i relativi termini di presentazione s'intendono anticipati di un giorno).

Giovedì 8 settembre, alle ore 10, sarà convocato il Parlamento in seduta comune per procedere alla votazione per l'elezione di un giudice della Corte Costituzionale e alla votazione per l'elezione di un componente del Consiglio superiore della magistratura. La chiama avrà inizio dai senatori.

Lunedì 12 settembre (pomeridiana):

Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
disegno di legge n. 3209-bis-B - Disposizioni per la codificazione in materia di pubblica amministrazione (collegato) (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato);
proposta di legge n. 2172 ed abbinate - Commercializzazione del metano per autotrazione.

Martedì 13 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 14 e giovedì 15 settembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 16 settembre) (con votazioni):

Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge n. 3209-bis-B - Disposizioni per la codificazione in materia di pubblica amministrazione (collegato) (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato);
proposta di legge n. 2172 ed abbinate - Commercializzazione del metano per autotrazione.

Seguito dell'esame delle mozioni Di Pietro ed altri n. 1-00391, Tempestini ed altri n. 1-00621, Pezzotta ed altri n. 1-00623, Antonione, Dozzo, Sardelli ed altri n. 1-00625 e Pisicchio ed altri n. 1-00629 concernenti iniziative per garantire la trasparenza delle informazioni relative all'aiuto pubblico allo sviluppo.

Seguito dell'esame delle proposte di legge:
n. 607-A/R ed abbinata - Incentivi per favorire, nelle regioni dell'arco alpino, Pag. 41il reclutamento di militari volontari nei reparti delle truppe alpine;
n. 3261 ed abbinate - Disposizioni concernenti la ripartizione della quota dell'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche devoluta alla diretta gestione statale.

Restano ferme le sedute di sindacato ispettivo già previste per la settimana 12-16 settembre.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempia per la discussione della mozione n. 1-00702 e delle proposte di legge n. 2172 ed abbinate e n. 3261 ed abbinate sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Annunzio del conferimento di incarico ad un Ministro senza portafoglio (ore 19,34).

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato, in data odierna, la seguente lettera:

«Onorevole Presidente,
informo la S.V. che con mio decreto in data 28 luglio 2011, sentito il Consiglio dei ministri, ho conferito al Ministro senza portafoglio prof.ssa, avv. Anna Maria Bernini Bovicelli, deputato al Parlamento, a norma dell'articolo 9 della legge 23 agosto 1988, n. 400, l'incarico per le politiche europee.
Cordialmente,
firmato: Silvio Berlusconi».

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta. E buone vacanze!

Martedì 6 settembre 2011, alle 15,30:

1. - Discussione congiunta della Relazione della XIV Commissione sul Programma di lavoro della Commissione europea per il 2011, sul Programma di 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea presentato dalle Presidenze polacca, danese e cipriota e sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2011.

2. - Discussione del testo unificato delle proposte di legge:
MOFFA e TORTOLI; FARINA COSCIONI ed altri: Modifiche al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di sicurezza sul lavoro per la bonifica degli ordigni bellici (C. 3222-3481-A).
- Relatori: Fedriga, per l'XI Commissione; Barani, per la XII Commissione.

3. - Discussione della mozione Renato Farina ed altri n. 1-00702 concernente iniziative in relazione alla grave carestia che ha colpito il Corno d'Africa.

La seduta termina alle 19,35.

Pag. 42

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA MOZIONE N. 1-00702 E DELLE PROPOSTE DI LEGGE N. 2172 ED ABBINATE E N. 3261 ED ABBINATE

Mozione n. 1-00702 - Iniziative grave carestia Corno d'Africa

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 19 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 3 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 24 minuti
Popolo e Territorio 23 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 19 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani - Azionisti 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 43

Pdl n. 2172 e abb. - Commercializzazione metano per autotrazione

Tempo complessivo: 12 ore e 30 minuti, di cui:

  • discussione generale: 6 ore;
  • seguito dell'esame: 6 ore e 30 minuti.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 15 minuti 20 minuti
Governo 15 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 57 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 57 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 23 minuti 4 ore e 13 minuti
Popolo della Libertà 39 minuti 1 ora
Partito Democratico 38 minuti 56 minuti
Lega Nord Padania 32 minuti 28 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 31 minuti 24 minuti
Popolo e Territorio 31 minuti 22 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 31 minuti 22 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 21 minuti
Misto: 30 minuti 20 minuti
Alleanza per l'Italia 8 minuti 7 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 7 minuti 4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti 3 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti 3 minuti
Repubblicani - Azionisti 5 minuti 3 minuti
Pag. 44

Pdl n. 3261 e abb. - Ripartizione otto per mille gettito imposta sul reddito delle persone fisiche a diretta gestione statale

Seguito dell'esame: 6 ore e 30 minuti.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 57 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 13 minuti
Popolo della Libertà 1 ora
Partito Democratico 56 minuti
Lega Nord Padania 28 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 24 minuti
Popolo e Territorio 22 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 20 minuti
Alleanza per l'Italia 7 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani - Azionisti 3 minuti