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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 511 di martedì 2 agosto 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 9,50.

GIACOMO STUCCHI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

Sul processo verbale (ore 9,54).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei fare una rapidissima precisazione. Ieri sono intervenuto, come scritto nel processo verbale, sull'ordine dei lavori e sono stato ripreso dal Presidente perché il mio non era propriamente un intervento sull'ordine dei lavori. Ho avuto modo, ieri, di chiedere scusa al Presidente perché, effettivamente, il mio non era un intervento vertente in modo stringente sull'ordine dei lavori.
Signor Presidente, la precisazione che vorrei fare è che, rileggendo il resoconto stenografico della seduta di ieri, effettivamente anche il mio intervento nel merito, che confutava alcune questioni all'onorevole Baldelli, era chiaramente un intervento che aveva travisato le parole del collega Baldelli. Alla precisazione, quindi, vorrei aggiungere le mie scuse, oltre che al Presidente, anche all'onorevole Baldelli.

PRESIDENTE. Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Antonione, Bongiorno, Boniver, Brugger, Caparini, Cirielli, Consolo, Donadi, Fava, Jannone, Lo Monte, Lupi, Melchiorre, Migliavacca, Nucara e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sui recenti sviluppi della situazione in Siria (ore 9,55).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sui recenti sviluppi della situazione in Siria.
Avverto che dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del sottosegretario di Stato per gli affari esteri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

Pag. 2

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Governo ha accolto volentieri l'invito dell'Assemblea a riferire subito sugli ultimi preoccupanti sviluppi in Siria, data la gravità della situazione che è sotto gli occhi di tutti.
La violenta e massiccia repressione attuata quest'ultimo weekend a seguito del diciassettesimo venerdì di protesta e protratta anche in queste ore ha fatto segnare un peggioramento della crisi siriana che si protrae ormai dalla fine di marzo, quando sono iniziate le manifestazioni popolari volte a condannare la corruzione e a richiedere riforme democratiche nel Paese. Dal mese di marzo sono stati uccisi oltre 1.600 civili, effettuati 12 mila arresti e 3 mila sono le persone scomparse. Sono, inoltre, presenti 10 mila profughi in campi di accoglienza turchi e 3 mila in Libano.
Alla strategia muscolare applicata da regime di Assad per spegnere le rivolte, in particolare nella cittadina di Dara'a nel sud del Paese, hanno fatto seguito proteste sempre più diffuse e una repressione sempre più dura, con una spirale di violenza che si è allargata a Lattakia, Douma, Homs e diverse altre località del Paese.
Con il proseguire delle rivolte le autorità siriane hanno deciso di seguire la strada della repressione militare, che ha assunto una dimensione sempre più ampia, per arrivare al massiccio intervento contro la città di Jisr al-Shagour, fra il 4 ed il 6 giugno scorso, che ha provocato un rilevante esodo di rifugiati siriani verso il confine turco, stimato in circa 10 mila individui, oltre ad un considerevole numero di profughi nelle zone rurali del Paese.
Assad si è dimostrato incapace di gestire efficacemente l'ondata di protesta promettendo riforme senza darvi seguiti concreti, ma limitandosi ad enunciazioni declaratorie e propagandistiche. Egli ha pronunciato tre discorsi ben al di sotto delle aspettative. Ha adottato misure di parziale liberalizzazione dei partiti politici, ma senza intaccare sostanzialmente il monopolio del partito Ba'ath. Ha abolito la legge sullo stato di emergenza, senza incidere sull'atteggiamento dell'apparato di sicurezza siriano. Ha messo in cantiere una legge sui media, da cui non è scaturita, per il momento, nessuna apertura.
Anche il dialogo con l'opposizione da lui avviato è rimasto in buona parte sterile, in assenza di un coinvolgimento dei segmenti importanti del movimento di protesta e di un meccanismo credibile per convogliare i risultati dell'esercizio nel processo decisionale. La Conferenza degli intellettuali, autorizzata da Assad, svoltasi il 27 giugno sotto l'occhio attento del Governo, è stata boicottata dalla maggior parte degli oppositori, mentre l'esercizio di «Dialogo nazionale», organizzato dal regime dal 10 al 12 luglio scorso, è stato largamente fallimentare perché privo delle opposizioni.
I movimenti di opposizione, tuttavia, continuano ad essere estremamente parcellizzati e poco organizzati, mentre i due principali centri urbani del Paese, Damasco e soprattutto Aleppo, restano estranei alle proteste. Le riunioni di oppositori organizzate all'estero, in particolare in Turchia e a Bruxelles, sono rimaste scollegate dalla rivolta in atto all'interno del Paese.
Preoccupa, inoltre, il rischio di un riemergere delle tensioni settarie fra comunità etniche e religiose, che potrebbero indebolire il fronte della rivolta, ampliando le divisioni e fomentare ulteriori violenze e instabilità. La crisi, resa sempre più complessa dai recentissimi eventi, porta con sé un forte rischio di propagazione ai Paesi vicini e di incidere negativamente sulla stabilità regionale.
Il vile attacco contro il convoglio italiano di UNIFIL del 27 maggio, l'attentato a Sidone contro il contingente francese e gli incidenti ai confini tra Libano e Israele sul Golan sono un pericoloso indice di come la tensione possa diffondersi nella regione. Parimenti, preoccupa il rilevante numero di rifugiati siriani, che hanno attraversato la frontiera con la Turchia e il Libano, con potenziali effetti destabilizzanti sugli equilibri interni dei Paesi confinanti. Pag. 3
Dall'inizio della crisi la comunità internazionale ha seguito da vicino l'evolversi della situazione nel Paese. Da parte europea sin dal 27 marzo, con un passo congiunto a livello europeo nei confronti del Ministro degli affari esteri Moallem, abbiamo cercato di incoraggiare il regime di Assad ad intraprendere le riforme necessarie, lanciando appelli alla cessazione delle violenze e all'avvio senza indugio delle riforme.
Ho io stessa trasmesso questo messaggio all'ambasciatore siriano qui a Roma, lo scorso 6 aprile, mentre venivano contemporaneamente convocati gli ambasciatori siriani nelle principali capitali europee, esprimendo la nostra forte preoccupazione e auspicando da parte siriana un processo di riforme, che potesse portare la Siria sulla strada della democrazia e della tutela della legalità.
Alla luce del perdurare delle violenze, abbiamo adottato quattro tornate di sanzioni a livello europeo, in stretta cooperazione con gli Stati Uniti, dapprima escludendo Assad, per un motivo di gradualità e per incoraggiarlo ad attuare le riforme. Con il protrarsi della repressione e la chiusura del Paese ai media ed agli organismi umanitari, non abbiamo tuttavia esitato ad indirizzare sanzioni individuali anche nei suoi confronti, cercando comunque di mantenere aperto un canale di dialogo. Anche a livello regionale la Siria ha subito un raffreddamento dei rapporti con i suoi interlocutori, primi fra tutti il Qatar e la Turchia, con i quali godeva di ottimi rapporti.
L'inaccettabile assalto alle ambasciate francese ed americana l'11 luglio, a seguito della visita ad Hama dei rispettivi ambasciatori, ha allargato il divario esistente fra regime siriano e la comunità internazionale. Il Consiglio affari esteri dell'Unione europea del 18 luglio ha adottato conclusioni sulla Siria, rivolgendo alle autorità siriane un appello alla cessazione delle violenze, all'avvio delle riforme e all'accesso nel Paese di media e organismi umanitari. Le conclusioni hanno espresso, inoltre, una dura condanna per l'assalto alle ambasciata francese e statunitense, oggetto di un press statement del Consiglio di sicurezza (questa volta condiviso anche da Russia e Cina) e hanno fatto riferimento alla necessità di una condanna della repressione in atto nel Paese da parte del Consiglio di sicurezza.
Gli ambasciatori siriani nei principali Paesi dell'Unione europea, anche a Roma, sono stati convocati per rinnovare la condanna. Anche da parte statunitense è stata ulteriormente aumentata la pressione sul regime con le dichiarazione del Segretario di Stato Clinton, che ha definito Assad «non indispensabile». In un tale contesto, in cui la comunità internazionale si interroga sulle numerose sparizioni - ormai più di tremila - di oppositori del regime, che vengono riportate da diverse fonti, l'ultimo fine settimana ha fatto registrare un orrendo peggioramento della repressione attuata dal regime. La campagna di massicci arresti, lanciata dalle forze di sicurezza per prevenire i disordini attesi nel periodo del Ramadan, iniziato il primo agosto, l'ondata di violenze, perquisizioni e fermi indiscriminata, che si è abbattuta sulle principali località della Siria, teatro delle dimostrazioni antiregime, sembra avere esacerbato la rabbia della popolazione.
La situazione più grave e preoccupante è quella di Hama, dove da ieri all'alba è scattata l'operazione di riconquista della città da parte delle Forze armate e di sicurezza, con il supporto di mezzi blindati e carri armati. Già da settimane, da quando le dimostrazioni di massa in città (si è parlato di mezzo milione di persone) avevano costretto i presidi delle forze di sicurezza a ritirarsi nel centro abitato, Hama era stata circondata da un dispositivo militare che faceva presagire il peggio.
Se finora le autorità siriane avevano esitato ad intervenire, consapevoli dell'attenzione internazionale attirata sulla città dalla visita degli ambasciatori francese e americano e del valore simbolico che Hama riveste nella coscienza della comunità sunnita nazionale per le vicende delle insurrezioni degli anni Ottanta e la repressione durissima di cui la città fu Pag. 4vittima nel 1982, essa è ora considerata dalla leadership come la questione più urgente da regolare. Le notizie che giungono dalla città mettono in luce un inaccettabile livello di violenza contro i civili: carri armati e blindati starebbero attraversando le vie di Hama con il compito di riconquistare il territorio ai cittadini che in massa si sono ribellati e che hanno disseminato le strade di barricate ed ostacoli improvvisati. Vi sono indicazioni che le truppe abbiano fatto ricorso massiccio ad armi pesanti, mentre i cittadini di Hama hanno lasciato intendere di essere determinati ad opporre resistenza. Nonostante sia stato per il momento impossibile condurre accertamenti, è verosimile che il numero delle vittime sia elevato e destinato a crescere ulteriormente con la prosecuzione dell'intervento militare.
Oltre che a Hama, disordini si sono registrati nel fine settimana in diverse località. Nell'est del Paese, Al Bukamal e Deir Ezzor sono state entrambe teatro di proteste e di episodi violenti, alcuni dei quali indicherebbero che tra gli animatori delle proteste ci sono frange capaci di mettere a segno risposte armate. I pesanti arresti condotti nei giorni scorsi che hanno coinvolto centinaia di persone, non sono riusciti ad intaccare le dimostrazioni nei quartieri periferici e nei sobborghi intorno a Damasco, dove nel fine settimana si è registrata una nuova ondata di proteste.
A Harasta, Barzeh, Douma, Madamya, si sono svolte nuove dimostrazioni con disordini tra manifestanti e forze di sicurezza. A Kanaker, cittadina a una ventina di chilometri a sud di Damasco, nonostante la pesante spedizione punitiva messa a segno dalle forze dell'ordine la scorsa settimana, la popolazione è tornata a protestare con rinnovato vigore, dimostrando una volta in più che i metodi adottati per reprimere le contestazioni si stanno rivelando controproducenti. Altre violenze si sarebbero verificate lungo l'arteria autostradale principale che collega Homs ad Hama, con scontri a fuoco tra esercito regolare e gruppi di soldati che avrebbero defezionato. Anche nella provincia di Idleb, nel territorio intorno ad Jirs al-Shagur, sarebbero presenti gruppi di disertori con i quali l'esercito, che da giugno presidia l'area, si sarebbe trovato ad ingaggiare scontri a fuoco. La stessa Daraa è tornata a sollevarsi contro il regime e a sostegno della popolazione di Hama. Anziché sortire l'effetto auspicato dal regime di intimidire e dissuadere la popolazione dallo scendere in piazza, gli ultimi avvenimenti mostrano un precipitare della situazione che lascia presagire che il picco della violenza e della tensione atteso per il Ramadan possa effettivamente essere arrivato in anticipo, favorito dal pesante giro di vite impresso alla repressione delle proteste.
Questi drammatici eventi sembrano segnalare in via decisiva la decisione del regime di perseguire la strada della repressione, con l'illusorio obiettivo di stroncare le proteste alla radice ed usare la mano forte, scartando definitivamente l'opzione riformista.
Il Governo è profondamente sconvolto da questi orribili atti di violenta repressione perpetrati dalle autorità siriane nel corso degli ultimi giorni ad Hama e in altre città del Paese che hanno causato un numero intollerabile di vittime. La violenta repressione nei confronti dei manifestanti pacifici deve essere abbandonata immediatamente. Nel puntare le armi verso il suo popolo la leadership siriana ha posto in dubbio la propria legittimità.
Il Ministro Frattini ha lanciato un appello alle autorità siriane affinché interrompano senza indugio le operazioni delle forze di sicurezza e si astengano dall'utilizzo della violenza contro i civili. Coloro che sono detenuti illegittimamente devono essere liberati subito. Il Ministro Frattini ha chiesto che sia convocata una riunione urgente del Consiglio di sicurezza, riunione tenutasi questa notte, indicando come sia giunta l'ora che il Consiglio di sicurezza assuma le proprie responsabilità e condanni la perdurante violenta repressione, temendo ampiamente che la situazione continui ad avere un impatto sui Paesi vicini e costituisca una minaccia alla pace, alla sicurezza, e alla stabilità regionale. Pag. 5In questo senso abbiamo accolto favorevolmente la decisione da parte russa di esprimere condanna per la repressione. Anche la Turchia, Paese confinante e attore di peso nella regione, ha fortemente deplorato gli attacchi contro i civili.
La leadership siriana sarà ritenuta responsabile per le sconcertanti violazioni di diritti umani effettuate nei confronti dei propri cittadini e, anche su forte impulso dell'Italia, abbiamo adottato ieri nuove sanzioni in ambito Unione europea contro il regime che ha allargato la lista delle persone sottoposte a misure restrittive. Abbiamo inoltre sospeso i nostri programmi di cooperazione bilaterale con la Siria ad eccezione del sostegno umanitario ai rifugiati iracheni. Il Governo intende seguire con grande attenzione l'evolversi della situazione anche sulla base del forte mandato ricevuto con l'approvazione all'unanimità, la scorsa settimana, delle mozioni presentate dall'onorevole Nirenstein e dell'onorevole Orlando sulla Siria.
Apprezziamo il coraggio e la determinazione del crescente numero di siriani che continuano ad esprimere le proprie legittime aspirazioni per vie di pacifiche proteste, e con questo obiettivo abbiamo iniziato ad intraprendere alcuni contatti a livello tecnico con elementi dell'opposizione siriana in Europa. La comunità internazionale non può rimanere indifferente di fronte ai loro sacrifici. Quanto ai prossimi giorni, il mese del Ramadan con l'apertura delle case a parenti ed amici, le preghiere collettive, e la frequentazione assidua delle moschee, polarizzerà certamente gli animi e potrà far capire nei prossimi giorni l'ampiezza effettiva e la forza della rivolta.
Il segnale dato stanotte dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, che si è riunito d'urgenza per discutere la questione, darà fiducia agli oppositori. Se è vero che Turchia e Qatar hanno abbandonato il regime, quest'ultimo può contare sul diffuso sostegno iraniano e su un insieme di elementi che militano in favore dello status quo: l'incertezza del dopo Assad in un'area di grande rilevanza strategica; le preoccupazioni delle minoranze religiose per nuovi assetti di potere meno laici; la sfiducia che promana dalla difficile transizione dell'Egitto; la pervicacia di Gheddafi in Libia.
Come ho appena ricordato, il Consiglio di sicurezza si è riunito stanotte per un dibattito a porte chiuse sulla situazione in Siria, preceduto da un briefing di Fernandez Taranco molto accurato nel descrivere la crescente intensità e ampiezza delle violenze a danno della popolazione civile messe in atto da parte del regime di Damasco. Nel corso della riunione i Paesi europei e gli Stati Uniti sono tornati a chiedere a gran voce una decisa e rapida, entro 48 ore, presa di posizione del Consiglio. Negli interventi tutte le delegazioni hanno manifestato profonda preoccupazione per la spirale di violenza in cui sembra essere intrappolato il Paese, e condiviso la percezione della necessità che il Consiglio di sicurezza parli con voce unanime. Proprio quest'ultimo dato sembrerebbe rappresentare l'elemento più qualificante dell'incontro, sebbene non siano mancati i distinguo mirati a circoscrivere la portata di questa potenziale apertura.
Già stamattina, orario di New York, è prevista una prima riunione negoziale a livello di rappresentanti permanenti. Ma il processo, sia pure accompagnato e incoraggiato in tutte le maniere possibili, non potrà che essere endogeno. La Siria dovrà trovare in se stessa e nella sua storia millenaria la forza, la coesione e la visione per aprirsi ad un nuovo assetto di potere. È da auspicare che i tempi stiano maturando e che il Paese non voglia rassegnarsi alla reiterazione di un conflitto civile di media intensità. Al momento appare possibile ritenere che la crisi siriana non debba seguire il corso di quella libica.
Il Segretario generale della NATO Rasmussen ha escluso al momento l'ipotesi di un intervento militare, ma neppure è pensabile che la protesta venga schiacciata nel sangue come avvenne nel 1982 nel silenzio della comunità internazionale. Si tratta pertanto di convincere Damasco a fermare la repressione armata prima che oltrepassi la soglia dell'irreparabile. Forse è già Pag. 6troppo tardi, ma questo è l'unico tentativo realistico dell'iniziativa in corso dalle Nazioni Unite all'Unione europea: far intendere ragione ad Assad e soprattutto all'ala dura del regime che ha definitivamente preso il sopravvento con le priorità, pertanto, che si possa continuare a lavorare attivamente insieme alle Nazioni Unite affinché venga raggiunto un consenso all'interno del Consiglio di sicurezza per una ferma presa di posizione al fine di proseguire la necessaria pressione diplomatica sul regime siriano per interrompere le violenze e favorire l'avvio di una nuova fase.
Occorre anche tenere attentamente presente le possibili ricadute sui vicini e sui fragili equilibri soprattutto in Libano. Bisogna evitare che la crisi siriana contagi ulteriormente la volatilità regionale dall'Iraq alla critica congiuntura israelo-palestinese. In questo quadro complesso dobbiamo continuare ad agire per fare in modo che sia il popolo siriano, a cui l'Italia continuerà ad assicurare sostegno e vicinanza, a decidere del suo futuro. Sono in contatto con il Ministro Frattini che sta approfondendo tutte le misure più opportune e ha deciso di richiamare il nostro ambasciatore per consultazioni al fine di dare un forte segnale di riprovazione per l'inaccettabile repressione operata dal regime siriano (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, anzitutto vorrei esprimere apprezzamento per la relazione del sottosegretario Craxi che ha condannato senza mezzi termini le azioni obbrobriose del regime siriano e anche per avere evidenziato le iniziative del Governo, la cessazione della cooperazione salvo le questioni umanitarie e anche l'iniziativa e la proposta del nostro Ministro degli affari esteri per l'urgente riunione del Consiglio di sicurezza e tutto questo anche supportato dal volere del Parlamento che aveva approvato la settimana scorsa le risoluzioni Nirenstein e Orlando. Infatti non vi è dubbio che la ferocia con cui il Governo siriano ha portato avanti, con particolare determinazione da parte dei miliziani della minoranza laurita, questa ferocia contro il proprio popolo per reprimere la volontà popolare e il desiderio di democrazia non ha paragoni da quando il 15 maggio scorso quindici adolescenti sono stati arrestati perché autori di graffiti contro il regime. Si è scatenata così la rabbia popolare e il regime aveva cercato di placare la ribellione varando un nuovo Governo, ma poi ha continuato il pugno di ferro con carri armati e cannonate e ha nuovamente messe in atto una orrenda carneficina.
L'altro ieri, come ha ricordato il sottosegretario, nella città di Hama c'è stato l'epicentro di queste azioni e ha ricordato ciò che il padre di Assad nel 1982 aveva fatto: non esitò allora ad inviare l'esercito e ci furono ventimila morti e forse più e la città vecchia fu rasa al suolo. Questa volta i numeri sono altrettanto impressionanti, come ha ricordato il sottosegretario. Così Hama è diventato il simbolo della lotta contro il regime di Assad. Di fronte a questo, come è stato detto da parte di Washington, massacro senza giustificazioni la situazione siriana ha determinato una reazione a livello internazionale. Ho ricordato un attimo fa dell'intervento e della volontà del nostro Ministro degli affari esteri che ha denunciato l'orrore di questa realtà e ha chiesto l'urgenza e la convocazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per prendere una decisione che deve essere considerata molto ferma. Deve essere molto ferma, supportata in ciò anche dal Parlamento.
Gli Stati Uniti e l'Europa avevano sperato in una disponibilità di Assad; Washington e Parigi avevano addirittura inviato i propri ambasciatori, all'inizio di luglio, proprio nella città di Hama, ma direi che la reazione del regime è stata spietata, permettendo, addirittura, che l'ambasciata Pag. 7statunitense venisse assaltata. Si tratta, quindi, di un'orrenda espressione di un regime che, per restare al potere, non esita a fare una carneficina del proprio popolo.
Come dicevo, USA e Unione europea, e in generale la comunità internazionale, di fronte alla violenza e alla repressione siriana, hanno cercato di far sentire la propria voce, imponendo anche sanzioni, e ciò, in particolare, da parte dell'Unione europea, come è stato affermato anche da parte dell'Alto Rappresentate per gli affari esteri e la politica di sicurezza, signora Ashton. Le sanzioni, tuttavia, devono essere unite ad azioni politiche e diplomatiche, d'intesa, per quanto ci riguarda, con quelle che sono le iniziative e le prese di posizione dell'Unione europea. Credo che, al momento, purtroppo, l'esito di queste azioni della comunità internazionale non siano positive...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ENRICO PIANETTA. ... anche se è vero - e concludo, signor presidente - che il Ministro degli esteri inglese ha immaginato di poter interpretare un'azione operativa bellica. Il Segretario generale della NATO ha detto che non vi sono le condizioni: dunque, bisogna continuare a mobilitare la comunità internazionale, che deve esprimere indignazione, ma anche isolare il regime di Assad. Tuttavia, la Russia, che inizialmente aveva condannato - cosa nuova - il regime di Assad, ieri, d'intesa anche con la Repubblica popolare cinese, l'India e il Brasile ha assunto una posizione direi contraria, ancora, ad iniziative delle Nazioni Unite.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ENRICO PIANETTA. Concludo, dicendo che la comunità internazionale deve agire per indurre Assad a liberalizzare i partiti politici, ad abolire concretamente lo stato di emergenza, a dare libertà ai media. Vorrei concludere con un'ultima frase, signor Presidente: agire in quest'area significherebbe creare tensioni a livello internazionale. Dunque, a questo punto, dobbiamo mettere in atto fermezza contro gli orrori di Assad, azioni diplomatiche e politiche, sanzioni e azioni umanitarie, e chiedere la liberazione dei prigionieri (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, colleghi, innanzitutto, come Partito Democratico ribadiamo, in questa sede, la nostra condanna più ferma per la repressione che, nel corso di questi mesi, il regime siriano ha messo in atto. Tale repressione ha raggiunto picchi di inusitata ferocia, come sappiamo, l'altro ieri nella città martire di Hama, che ha causato un numero di vittime altissimo, con un bilancio inaccettabile per la coscienza civile del mondo intero.
Tuttavia, a nome del mio gruppo, voglio esprimere anche ammirazione e rispetto per i giovani e per le donne, per le migliaia di donne e di uomini, che forti solo della loro determinazione per la libertà, hanno sfidato e ci auguriamo possano piegare l'ostinazione del regime che oggi governa Damasco con un pugno di ferro.
È una storia davvero cupa e terribile quella del giovane Assad, che ad Hama si macchia del sangue dei figli di quegli stessi che, trent'anni fa, il padre, il vecchio Assad, aveva spietatamente trucidato. E suonano davvero grottesche le sue parole di ringraziamento rivolte alle truppe, che avrebbero assolto ad un dovere patriottico.
Detto questo, dobbiamo rimarcare una grande preoccupazione per la faticosa presa d'atto da parte della comunità internazionale della gravità della situazione. Oggi, dobbiamo anzitutto operare per non lasciare sole ed esposte a tanto orrore quelle migliaia di giovani, di donne e di uomini. Innanzitutto, la pressione internazionale deve farsi sentire per fermare la mano di Assad e affinché, come ha chiesto anche la Russia, l'uso della forza contro i civili cessi immediatamente.
La convocazione del Consiglio di sicurezza che il Governo aveva sollecitato Pag. 8insieme agli altri Paesi europei non ha portato, almeno per ciò che ci risulta, ma anche ascoltando le parole del sottosegretario, i risultati che si speravano.
Per quello che sappiamo, la preoccupazione per i fatti siriani non si sarebbe tradotta in un atto significativo: ci auguriamo che ciò possa accadere nelle prossime due giornate in seno al Consiglio di sicurezza. Eppure il nodo resta questo: come esercitare una pressione forte sul Governo siriano, perché senta un effettivo isolamento nella situazione internazionale. Da questo punto di vista sappiamo quanto sarebbe importante che in questa direzione si muovano, facendo i primi passi, anche e soprattutto i Paesi arabi, e quanto sarebbe utile da questo punto di vista un pronunciamento in tal senso della Lega araba.
In questo contesto il Governo italiano deve fare fino in fondo la sua parte. Bisogna rilevare, anzitutto, che quanto sta accadendo non può non incidere sulla normalità delle nostre relazioni diplomatiche con quel Paese. Abbiamo ascoltato dal sottosegretario che il Governo ha richiamato il nostro ambasciatore a Damasco: penso che questa decisione andrebbe meditata nell'ambito di un'azione concertata a livello europeo che, complessivamente, conduca ad una determinazione comune sul piano di una modifica delle relazioni diplomatiche con questo Paese.
Occorre poi, soprattutto, attivare e sostenere tutte le iniziative che alzino il livello della pressione nei confronti del Governo siriano. Vi è un'iniziativa nuova dell'Unione europea, nel senso di un inasprimento delle sanzioni, ma occorre certamente fare di più: consolidare e rafforzare questi orientamenti.
D'altronde, onorevole colleghi, la posta in gioco è molto chiara, non è solo in discussione il diritto alla libertà del popolo siriano, ma dalla sua lotta dipende il destino di quella che abbiamo definito la «primavera araba», con la sua scommessa di libertà. Si tratta di qualcosa che, come sappiamo, ci tocca e ci riguarda da vicino. Oggi vi è un'opinione pubblica araba che ha compreso che se Assad riesce a chiudere a suo vantaggio la partita, se la repressione avrà mano libera, l'ombra della normalizzazione calerà sulle speranze di piazza Tahrir che, come oggi abbiamo visto, è stretta tra continuità e rischio estremista.
Se Assad sarà costretto a fermarsi, non solo in Siria ma in tutto il mondo arabo le speranze della «primavera» acquisteranno nuova forza. Ecco perché è nostro dovere fare tutto il possibile, non dare nulla per scontato. Non dare per scontato che non vi sia, come alcuni sostengono, alcuna alternativa a questa logora e vecchia stabilità del Medio Oriente, dietro cui si copre il regime di Assad, che fa balenare la minaccia integralista per spaventare le classi medie e l'opinione pubblica occidentale e che cerca di tenere le minoranze contro il rischio sunnita e una nuova deriva irachena.
Vi è un'altra stabilità possibile, vi è un'altra normalità che ci chiedono quelle folle di giovani donne e uomini, che dalla Siria si muovono e si muoveranno a favore della libertà. Noi dobbiamo stare dalla loro parte e incoraggiare la loro lotta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, innanzitutto vorrei ringraziare il sottosegretario Craxi, per la sua ampia disamina che ha svolto questa mattina sulla questione della Siria.
Vorrei dire che, purtroppo, il nulla di fatto che si è ottenuto questa notte nell'ambito del Consiglio di sicurezza è un monito per tutta la comunità internazionale. Di fatto, la presa di posizione di India, Cina e Brasile, nettamente contrari ad adottare qualsiasi risoluzione nei confronti della Siria - anche se dobbiamo vedere come nota positiva la presa di posizione di ieri della Russia, nei confronti del regime siriano -, e il nulla di fatto che si è avuto nel Consiglio di sicurezza, la dice lunga sulla volontà di una parte della comunità internazionale di prendere delle Pag. 9serie posizioni nei confronti di questo regime.
Se andiamo a vedere la repressione totale che c'è stata - i numeri che ha citato il sottosegretario parlano chiaro: 132 morti di domenica ed i bombardamenti attraverso i cannoni ad alzo zero sulla folla - si tratta di qualcosa che lascia veramente esterrefatti. Ma, al di là di tutto questo, abbiamo visto anche la netta disparità nei confronti della Siria, se la paragoniamo con quello che è successo in Libia.
In Libia la comunità internazionale ha provveduto subito a un intervento armato, mentre in questo caso ieri il Ministro degli esteri della Gran Bretagna ha fatto una dichiarazione su un eventuale possibile intervento armato, subito dopo «stoppata» dal Segretario generale della Nato, Rasmussen, il quale, dietro frasi di circostanza, ha dichiarato che non ci sarebbero le condizioni necessarie come invece vi erano in Libia per un intervento ed ha subito raffreddato gli animi.
Comunque, siamo certi che non si possa risolvere la questione della dittatura in Siria con un intervento armato. Occorre che la comunità internazionale e, in modo particolare, le nostre democrazie, attraverso una persuasione forte nei confronti del regime ed anche l'irrogazione di sanzioni - che, guarda caso, sono state intraprese dall'Unione europea, ma secondo il nostro parere sono molto limitate - esercitino quelle forme di pressione affinché il regime di Assad possa ritornare ad avere un minimo di dialogo con l'opposizione.
Naturalmente la comunità internazionale, e in modo particolare gli Stati Uniti, è stata fuorviata dalle prime notizie per cui si pensava che le manifestazioni che si avevano in Siria avessero a che fare con un attacco semi-terroristico. Così non era e lo abbiamo visto. Da allora qualcosa è cambiato, anche se, torno a ripetere, abbiamo la netta sensazione che la comunità internazionale non voglia prendere serie decisioni.
Le stesse congratulazioni che lo stesso Presidente siriano Assad ha rivolto all'esercito che ha colpito i manifestanti sono la punta dell'iceberg di quello che può succedere in questi giorni.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIANPAOLO DOZZO. Certo è che la Siria si trova in un'area molto delicata e sappiamo benissimo quali possano essere gli interventi anche in ambito iraniano sulla questione, quindi mi auguro che la comunità internazionale trovi il coraggio, come ha fatto in altre circostanze, di dare un forte monito e di intraprendere forti sanzioni nei confronti del regime di Assad, affinché la dura repressione e le uccisioni cessino nell'immediato futuro. Chiudo il mio intervento, signor Presidente, ringraziando il sottosegretario Craxi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Adornato. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, mi permetta, prima di entrare nel merito, tre osservazioni preliminari sul nostro dibattito. In primo luogo, mi rivolgo al Governo: lei sa, onorevole Craxi, la stima e l'amicizia che ho nei suoi confronti, ma è dovere politico ricordare che ci sono situazioni nelle quali i simboli della rappresentanza diplomatica sono importanti e, oggi, credo che in questa sede avrebbe dovuto essere presente il Ministro.
Dico di più: nel Paese in cui a noi piacerebbe vivere forse oggi qui doveva esserci il Presidente del Consiglio, perché ci sono situazioni in cui un Paese deve dimostrare la serietà delle sue prese di posizione. Tuttavia, poiché il Presidente del Consiglio sarà qui domani e so che venire ogni giorno in Parlamento turba il suo sistema neurovegetativo, la mia osservazione si ferma qui (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
In secondo luogo, però, anche a noi, colleghi, perché non è tanto dignitoso che quest'Aula, mentre discutiamo di centinaia di morti e della repressione in quel Paese, sia così vuota. Non possiamo dirlo solo al Pag. 10Governo, credo che debba riguardare anche noi e un po' viene vergogna a vedere quest'Aula vuota e non credo che combattiamo chi attacca la politica dando questi esempi di attaccamento a quel che accade nel mondo.
In terzo luogo, signor Presidente, alla Presidenza della Camera, perché credo anche che prevedere questi dibattiti in queste ore, quando si tratta di questioni molto importanti, certo non facilita il fatto che qui ci possa essere il plenum. Quindi, forse bisogna anche valutare la serietà dei dibattiti che facciamo e valutare i calendari anche alla luce di questo.
Detto ciò, signor sottosegretario, come lei ha detto da ultimo - ed io ho apprezzato soprattutto l'ultima parte della sua esposizione - le chiacchiere non possono niente contro i cannoni che sparano ad altezza uomo. D'altra parte, non possiamo immaginare oggi un intervento in Siria simile a quello che abbiamo fatto in Libia. Dentro questa incudine e martello sta il dovere di oggi della comunità internazionale. Credo che la linea giusta sia quella che ha espresso il Presidente Obama, ossia fare di tutto per isolare Assad. Ma le domando: stiamo facendo di tutto per isolare Assad?
Abbiamo apprezzato il fatto che abbiate richiamato - come ho sentito nelle ultime parole che lei ha detto - l'ambasciatore italiano in Siria per consultazioni. È una formula diplomatica per dare ovviamente un segnale a quel Paese. Credo però che noi, all'interno dell'Unione europea e anche autonomamente, dobbiamo far capire a quel Paese che siamo disposti, ove si ripetessero i fatti che sono avvenuti in questi giorni, anche a sospendere le relazioni diplomatiche con la Siria e non solo unilateralmente come Italia, ma anche impostando questa linea in sede di Unione europea, altrimenti non capisco cosa vuol dire isolare Assad. Sospendere le relazioni diplomatiche con un Paese è un'iniziativa forte, lo sappiamo, ma è sempre meno forte di quei cannoni che sparano e producono cento morti ogni volta che intervengono.
Credo che la comunità internazionale debba sapere anche un'altra cosa, ossia che la questione libica non è slegata dalla questione della Siria e dunque è necessario fare di tutto perché l'intervento che abbiamo immaginato in Libia possa rapidamente concludersi con l'abbandono del potere da parte di Gheddafi, perché credo che ciò possa avere un'estrema influenza nei fatti che succedono in Siria. Quindi, dobbiamo triplicare i nostri sforzi perché gli obiettivi della NATO e della comunità internazionale vengano raggiunti in Libia. Assad è un macellaio, vogliamo dirlo con le parole che usiamo spesso per altri casi, dopo la strage di Hama Assad è un macellaio e credo che il destino sia, per quanto vale - anche questa è solo un'iniziativa simbolica -, una denuncia al Tribunale de l'Aja per crimini contro l'umanità. Penso che gli spetti come è spettata a Gheddafi, perché di questo si tratta, di crimini contro l'umanità.
Non ho bisogno di dirlo a lei, ma è necessario che tutti abbiamo la consapevolezza che la globalizzazione può essere una grande occasione per l'umanità, ma può essere anche un grande fatto negativo se consentiamo che i commerci, le relazioni tra i popoli, la democrazia, il benessere, invece di espandersi, si blocchino davanti alle porte della dittatura. Se viviamo in un'era di globalizzazione dobbiamo sapere che anche la libertà deve essere globale e che la democrazia deve essere globale, non la si può esportare con le armi, o sempre non lo si può fare, ma allora la politica deve scendere in campo e la politica internazionale ancora non è scesa in campo.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Adornato.

FERDINANDO ADORNATO. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite deve fare la sua parte, ma dobbiamo rivolgerci anche alla Lega araba perché se la democrazia deve espandersi nel mondo anche i popoli e gli Stati di quella Lega araba debbono sapere che cose come quelle che sono successe in Siria non debbano più ripetersi. Pag. 11
Credo che noi abbiamo i nostri problemi, abbiamo una crisi grave - e concludo, signor Presidente -, gli italiani ovviamente si occupano prima di tutto dei fatti che li riguardano, ma guai se un Paese come il nostro, anche in crisi, abbassasse la guardia su quello che è il suo ruolo nel mondo, e solo per carità di patria oggi non parlo delle attività di Governo di questi mesi, che hanno reso meno credibile e meno affidabile l'immagine dell'Italia nel mondo. Ma non voglio insistere su questo. Dobbiamo sapere che oggi dobbiamo recuperare questa immagine dopo l'azione di questo Governo, e non parlo del Ministero degli affari esteri ovviamente, e guai a noi se smarrissimo le nostre grandi tradizioni di libertà e di solidarietà.
Per questo, qui davanti a Montecitorio, oggi tutte le opposizioni, ma invitiamo anche tutti i colleghi della maggioranza, faranno una maratona oratoria dalle 19 in poi per dire che questo popolo ha la sua crisi, deve affrontarla, domani ne parleremo, ma non può dimenticare quel che succede nel mondo e le sue tradizioni di libertà (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà.

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, prima di tutto voglio ringraziare a nome del gruppo Popolo e Territorio il sottosegretario Craxi, per la sensibilità che ha dimostrato venendo qui in Aula a riferire sui fatti che stanno accadendo in Siria. Certamente, onorevoli colleghi, la situazione negli ultimi giorni ha visto l'esplodere della repressione del Governo siriano contro parte del suo popolo e questo non può che suscitare sdegno in tutte le persone di buonsenso. Rispondere con le cannonate al proprio popolo che chiede più libertà e più partecipazione è certamente un comportamento incivile, che può essere solo condannato.
Anzi, prendiamo atto che nelle ultime ore la situazione si è aggravata e ha fatto registrare parecchi morti tra i civili. Quella siriana è una forma di Stato dittatoriale che è stata più volte anche denunciata da diversi soggetti internazionali e locali, incentrata sulla famiglia Assad, che ha nelle sue mani tutto il potere economico e politico dello Stato. Questo modello politico, che si è creato in parecchi Stati di quel territorio, incentrati sulle oligarchie militari, forse è ereditato dalla politica coloniale europea. Ha generato forme più o meno chiuse di Stati di polizia e ha ricevuto - è vero - negli ultimi anni degli elogi per aver combattuto le derive islamiche interne.
Tuttavia, il paradosso è che negli ultimi periodi, soprattutto negli ultimi anni del secolo scorso, è stato proprio il radicalismo islamico che forse ha voluto trovare la via per sfuggire alla politica dittatoriale di tali Governi. È in questo senso che il dibattito culturale è aperto e deve ancora essere ben accentrato. Di certo, le nuove generazioni - il cuore pulsante della cosiddetta primavera araba - sta mettendo sotto accusa i regimi e lo stanno facendo non più nel nome dell'Islam, ma di una prospettiva laica, più vicina a Facebook che al Corano, e questo sta destabilizzando dei rapporti che sembravano immutabili, delegittimando le precedenti forme di potere. Si è detto che le rivoluzioni arabe sono iniziate quando le persone hanno smesso di avere paura e sono scese in strada sfidando apertamente il potere a costo della propria vita.
L'atteggiamento del regime siriano è un atteggiamento che pone la Siria fuori dai Governi democratici. Questo ormai è un dato chiaro e mi fa piacere che tutta l'opinione pubblica internazionale abbia preso atto di questo. Certamente questo pone, invece, il delicato problema del rapporto che deve esistere invece tra la comunità internazionale e gli equilibri interni degli Stati che attengono alla materia della sovranità interna. Lasciano riflettere le parole che ha detto ultimamente Assad, riferite come elogi ai militari di quel paese. Ha detto: «Hanno dimostrato la loro lealtà al popolo, alla nazione e alla fede. I loro sacrifici sono serviti a sconfiggere il nemico, preservando la Siria». Pag. 12Questo fa intendere che ormai la situazione è arrivata proprio ad un paradosso.
Premesso questo, dobbiamo chiederci cosa l'Italia può fare concretamente nella situazione in cui si trova e nello scenario internazionale di cui l'Italia fa parte. Sappiamo che la Siria ricopre un ruolo geostrategico di altissimo valore. Il suo profilo storico, politico e militare è denso di significati che non possiamo sottacere o sottovalutare. In primo luogo, la Siria riveste un ruolo delicatissimo nei rapporti tra Iran ed Israele ed ogni mutamento al suo interno deve essere ben ponderato in relazione proprio ai rapporti iraniano-israeliani. Entrando nello specifico per i motivi che abbiamo adesso accennato, noi scongiuriamo attualmente un eventuale intervento militare della comunità internazionale ed in questo riprendiamo le parole del Segretario generale dell'Alleanza atlantica, Rasmussen, che ha ribadito che forse attualmente effettivamente non ci sono le condizioni per un intervento NATO in Siria. Parallelamente però chiediamo al Governo di attivare tutti i canali diplomatici al fine di portare il regime di Assad sulla via della ragione e di evitare altri bagni di sangue.

PRESIDENTE. Onorevole Porfidia, dovrebbe concludere.

AMERICO PORFIDIA. Sosteniamo la politica dell'Unione europea di imporre nuove sanzioni alla Siria. Sosteniamo l'operato del Ministro Frattini, che tempestivamente ha posto all'attenzione della comunità internazionale la crisi siriana, richiedendo d'urgenza la riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Lo invitiamo, altresì, ad aprire i negoziati con la Lega araba e gli altri Governi dell'area al fine di stringere il regime siriano in un cerchio di volontà contrarie. Per terminare, signor sottosegretario, Assad deve sentire che i Governi dell'Unione europea e l'opinione pubblica mondiale non accettano il suo comportamento assassino nei confronti dell'opposizione siriana.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruben. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO RUBEN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel mio precedente intervento, che risale a pochi giorni fa in quest'Aula, riguardo alla crisi siriana, avevo auspicato una mediazione politica da parte del nostro Paese proprio al fine di bloccare al più presto i massacri che stanno avvenendo in quell'area. Tale proposta era anche motivata dai nostri interessi politico-economici e dalla nostra posizione strategica. Inoltre, avrebbe rappresentato l'ultima opportunità, per Assad, di sottrarsi al soffocante abbraccio del regime iraniano, che cerca di rafforzare ulteriormente la sua posizione nell'area, approfittando della sua instabilità e di un eventuale vuoto di potere che potrebbe venire a crearsi.
Purtroppo, la repressione del dissenso, operata dal Presidente Assad, ha continuato a degenerare, in un'efferata reazione militare brutale e feroce. I recenti sviluppi ci impongono, pertanto, di accelerare la nostra azione diplomatica, sia per le sanzioni sia per una presa di contatto. Il Governo deve far sentire, in modo forte e formale, la sua protesta e deve lavorare insieme ai nostri partner europei per arrivare a questo risultato. L'Italia deve operare insieme ai partner europei e alle Nazioni Unite per definire un preciso piano di sanzioni, di pressioni e di blocco dei beni del regime siriano. In questa nuova crisi mediorientale l'Italia deve avere un ruolo chiaro e preciso, volto a fermare i massacri. Lo impongono la nostra cultura, la nostra civiltà e le nostre radici religiose.
Non facciamo, però, lo stesso errore già commesso in altre occasioni. Siamo, infatti, convinti che non sia opportuno aprire un nuovo fronte di guerra, poiché non sapremmo quale effettivamente potrebbe essere il risultato finale di una nuova azione militare. Sono molti gli analisti, anche tra gli americani, a dire una cosa molto semplice: non dobbiamo aprire un nuovo fronte di conflitto che, quantomeno, scatenerebbe le mire espansionistiche dell'Iran, portando alla destabilizzazione e al caos l'intera area. Dobbiamo, quindi, affrontare il regime siriano con un Pag. 13approccio molto diverso, considerandone le capacità di sopravvivenza, di profondo radicamento di potere e di isolamento, anche culturale, che ne ha garantito, negli anni, la sua sopravvivenza.
Rivolgo, quindi, al Governo italiano l'invito ad avviare, attraverso un'iniziativa diretta del Ministro degli affari esteri, Frattini, una missione diplomatica che si rechi nelle prossime ore a Damasco, con il chiaro scopo di far comprendere al Presidente Assad il profondo disprezzo che abbiamo della sua politica di repressione e, in particolare, il serio prezzo che pagherà, sia in termini economici sia in termini politici, se non cesserà immediatamente il massacro del suo stesso popolo e se non cercherà una soluzione pacifica per il proprio Paese (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, oltre allo sdegno e all'orrore per i massacri in Siria - da ultimo quello che si è registrato ad Hama, una città definita martire, all'inizio del ramadan - e oltre all'espressione della piena solidarietà al popolo siriano, si deve registrare, al momento, che dalla riunione del Consiglio di sicurezza dell'ONU non è venuto quel segnale forte che ci si attendeva, almeno in termini di condanna per le violenze delle repressioni in Siria. Questo, tra l'altro, del pronunciamento dell'ONU era il primo degli impegni che, come Italia dei Valori, la scorsa settimana avevamo posto al Governo nelle mozioni che sono state poi discusse.
Tuttavia, voglio anche dire che oltre a quell'impegno per la convocazione del Consiglio di sicurezza dell'ONU chiedevamo e continuiamo a chiedere al Governo italiano di agire sul piano diplomatico, certamente di concerto con le istituzioni europee, per far cessare ogni atto di violenza. Chiediamo, inoltre, iniziative anche in ambito bilaterale con il Governo di Damasco. Soprattutto, chiediamo una risposta ad una domanda: la popolazione siriana ha meno diritti di quella libica di essere difesa dalla comunità internazionale? Non propongo una nuova guerra, tutt'altro. Di guerre, in giro per il mondo, ve ne sono fin troppe. Però, ci deve essere data una risposta perché, pur considerando le differenze che vi sono tra i due Paesi, è difficile sfuggire alla sensazione che in Libia abbiano pesato il petrolio e il gas naturale, che non ritroviamo in Siria.
Ad ogni modo, in attesa che venga data una risposta a questa domanda, a noi si pone comunque, nell'Aula di Montecitorio, almeno un tentativo, quello di cercare di leggere e di cogliere la matrice della rivolta in Siria che, a nostro avviso, non può che essere agganciata e ritrovata là dove trae linfa, in quella che è stata definita la «primavera araba», che è partita dalla Tunisia e ha interessato l'Egitto ed altri Paesi.
Certo, come è persino ovvio sottolineare, ogni Paese ha la sua specificità, le sue caratteristiche economiche, fisiche, sociali, storiche e culturali e spesso in queste realtà - anche in quelle che si affacciano sul Mediterraneo - ci sono da registrare i movimenti, il confronto e lo scontro tra tribù ed etnie, tra masse ed élite, le tensioni interreligiose e persino gli scontri tra le diverse confessioni all'interno del movimento religioso. Penso, ad esempio, alla realtà che interessa gli sciiti ed i sunniti ed agli scontri all'interno stesso dei sunniti, penso al ruolo che svolgono organizzazioni terroristiche, penso ad Al Qaeda, ma anche ad un movimento come quello di Hezbollah, che pare particolarmente freddo oggi nei confronti del regime siriano. Senza dimenticare il peso che hanno i vertici e la potenza militare di ciascun Paese: penso al ruolo positivo che hanno avuto i militari in Egitto, penso invece a quello nefasto che stanno avendo in Siria, penso alle alleanze geopolitiche.
Nel caso della Siria, oltre ai suoi stretti i rapporti con l'Iran, pesano le relazioni con la Russia, che pure pare aver fatto intravedere una leggera modificazione dei propri atteggiamenti, avendo chiesto comunque la cessazione delle violenze, anche Pag. 14se, con la Cina, con il Brasile, con l'India e con il Sudafrica, abbiamo registrato questa notte non essere pronta ad emanare sanzioni nei confronti del regime. Per non dimenticare il confine e la vicinanza con Israele e con quella polveriera caratterizzata appunto dal Medio Oriente, e che ruota tutta intorno alle irrisolta questione palestinese.
Concludo, signor Presidente, e la ringrazio dicendo che quella che è stata definita come la rivoluzione, seppur dei gelsomini - mi faccia fare una citazione d'antan - non è un ballo di gala. Anche qui si registrano gli stop and go, le contraddizioni e i problemi, le accelerazioni e le delusioni, le potenzialità e le difficoltà. In ogni caso, come Italia, come Parlamento, come Governo, come popolo italiano, una cosa la dobbiamo avere chiara: dobbiamo isolare Bashar Al Assad, il criminale di Damasco, e restare vicini alle spinte di libertà, di laicità e di modernità, che vengono anche dal popolo siriano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intendo fare alcune brevi considerazioni: penso che sia corretta l'iniziativa del Governo italiano - come ricordato dal sottosegretario Craxi - di richiedere al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite un incontro immediato per adottare provvedimenti urgenti; al momento però questa prospettiva non pare essere praticabile ed emerge, di ora in ora, sempre più la necessità di un'azione più incisiva della comunità internazionale.
Sono profondamente convinto che il regime siriano sia un elemento di instabilità dell'intero Medio Oriente: non c'è soltanto il rischio di impattare su una regione già estremamente volabile. Già oggi il regime siriano, non soltanto per il regime duramente repressivo che sta compiendo nei confronti del proprio popolo, è un elemento di instabilità. Pensiamo al coinvolgimento del regime nell'omicidio Hariri, pensiamo alla reiterata violazione della sovranità libanese ed ancora al ruolo della Siria nell'esportazione di instabilità e di terrorismo. Senza la Siria oggi né Hamas né Hezbollah godrebbero di quel sostegno logistico-finanziario, che ne determina le loro capacità offensive. Pensiamo ancora soltanto a quel maldestro tentativo del regime di inviare alcune centinaia di profughi palestinesi al confine con il Golan, tentando di violare il confine con Israele.
Pertanto, sono convinto che il regime siriano oggi sia un elemento di instabilità per l'intera area mediorientale e che si stia macchiando di gravissimi crimini contro l'umanità. Credo che un'azione italiana per deferire Bashar Al Assad alla Corte penale internazionale sarebbe un'utile azione per contribuire all'isolamento di quel regime, nel Paese. Credo che nelle prossime ore dovremmo tentare un'azione, assieme ai partner europei, decisamente più incisiva, portata avanti lavorando su più fronti: sull'isolamento politico-internazionale e, a mio parere, anche minacciando la rottura delle relazioni diplomatiche.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11, con l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge sulle missioni internazionali.

La seduta, sospesa alle 10,55, è ripresa alle 11,05.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2824 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, recante proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle forze armate e di polizia e disposizioni per l'attuazione delle Risoluzioni 1970 (2011) e 1973 (2011) adottate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Misure urgenti antipirateria (Approvato dal Senato) (A.C. 4551).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di Pag. 15legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, recante proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle forze armate e di polizia e disposizioni per l'attuazione delle Risoluzioni 1970 (2011) e 1973 (2011) adottate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Misure urgenti antipirateria.
Ricordo che nella seduta del 1o agosto 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore per la Commissione affari esteri e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative già dichiarate inammissibili nel corso dell'esame in sede referente: Maurizio Turco 3.22, in materia di attività di bonifica degli ordigni esplosivi residuati bellici; Maurizio Turco 6.1, che prevede l'abrogazione di alcune disposizioni riguardanti il trattamento del personale militare in materia di esodo di quello addetto al controllo del traffico aereo e dei piloti; Maurizio Turco 6.0, che interviene sui termini procedimentali delle cause di servizio.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,10).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione sua e del Governo, considerato che vi sono dei membri presenti ora in Aula, su una situazione che si sta facendo sempre più grave e drammatica: mi riferisco alle vicende di Isola di Capo Rizzuto, dove i tafferugli di ieri sera e gli scontri tra immigrati e forze dell'ordine hanno causato 25 feriti - 16 carabinieri, 8 agenti della Polizia di Stato, un finanziere - e la distruzione di 21 mezzi.
Il clima al centro di accoglienza Sant'Anna, il CIE di Isola di Capo Rizzuto, si sta facendo sempre più incandescente, è stata occupata la strada statale 106 e anche questa mattina credo che si stia preparando e predisponendo un'altra manifestazione con uguale intensità e violenza.
Avevamo già illustrato questi temi e questi problemi in un dibattito parlamentare con un confronto molto vivace e accesso e avevamo anche previsto alcune situazioni e disfunzioni che si andavano prefigurando; avevamo anche sollecitato un intervento e una capacità di controllo da parte del Governo, invece la situazione è stata un po' lasciata a fare il suo corso, senza nessun controllo, sfociando in situazioni di grande disagio, contestazione ed esplosione di rabbia.
Cosa lamentano questi immigrati? La lungaggine delle pratiche per il riconoscimento del loro status di rifugiati politici. Si tratta del problema dell'immigrazione, delle tensioni che ci sono state anche in altre parti della Calabria, voglio ricordare Rosarno e le altre realtà come quella di Crotone. L'Espresso ha pubblicato un articolo in questi giorni che fotografa una situazione drammatica di immigrati a Crotone che vivono in barche in condizioni subumane, di grande inciviltà che offendono la coscienza di un popolo che si dice moderno, avanzato e destinato ad avanzare sempre più sul terreno del progresso umano e dello sviluppo economico.
Ritengo che si tratti di situazioni che devono essere evidenziate, signor Presidente, io cosa dovrei chiedere? La presenza del Governo. Ovviamente rimane Pag. 16poco tempo fino al termine di questa stagione dei lavori parlamentari, ma non c'è dubbio che se ci fosse nel corso della seduta una comunicazione, senza fare il punto degli interventi per gruppo, sullo stato della situazione di Isola di Capo Rizzuto da parte del Governo, ciò dimostrerebbe una grande sensibilità ma soprattutto una grande attenzione verso i problemi della Calabria e degli immigrati presenti a Isola di Capo Rizzuto, Crotone e non solo in questa realtà.

SANDRA ZAMPA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, la ringrazio per l'opportunità che mi è data di ricordare in quest'Aula che in questo momento a Bologna si sta concludendo la trentunesima commemorazione della strage del 2 agosto 1980, una strage che fece ottantasette vittime innocenti, rispetto alla quale una sentenza ci ha consegnato una verità incancellabile, cioè che si trattò di una strage per mano fascista. È una commemorazione cui il Governo per la seconda volta ha ritenuto di non dover essere presente, lasciando la città sola, deludendo e ferendo la sensibilità dei familiari delle vittime del 2 agosto. Alle 10,25 di trentuno anni fa la città, ma la storia del nostro Paese, è stata attraversata da una ferita che non sarà mai più cancellata. Partecipare a quella cerimonia da parte del Governo era, a nostro avviso, doveroso. È un modo per partecipare, per esserci. Esserci è la condizione minima che si possa accettare. I familiari delle vittime chiedono da molti anni che venga tolto completamente il segreto di Stato. Credo di interpretare il sentimento di tutti i parlamentari e, in modo particolare, dei miei colleghi bolognesi, che hanno vissuto e ricordano ancora quel giorno terribile, in cui l'intera città fu stravolta da quel fatto, da quel sangue e da quel dolore, che noi non abbiamo mai voluto e potuto dimenticare. Spero che il Governo ripensi al comportamento e alla scelta che ha fatto di non essere presente oggi e che voglia in qualche modo dare un segnale riparatorio ai familiari delle vittime (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo anch'io per ricordare il 2 agosto di trentuno anni fa, quando alle 10,25 l'Italia intera fu sconvolta dall'attentato alla stazione di Bologna, dove una valigia piena di esplosivo lasciò per terra sotto le macerie ottantacinque morti e duecento feriti. La strage di Bologna è stato senz'altro l'attentato più grave dell'intera storia repubblicana, sia per la sua natura che per il numero delle vittime. In quella tragica mattina si fermò per qualche attimo la storia intera del Paese, spalancando le porte di un abisso fatto di paura, di ingiustizia e di morte. Quelle porte furono immediatamente richiuse con orgoglio, con rabbia e con coraggio dall'intera città di Bologna, che in poche ore si mobilitò unanimemente in soccorso dei feriti, per cercare di limitare, per quanto possibile, il numero delle vittime. Le commemorazioni che da quel giorno si svolgono ogni anno a Bologna hanno come finalità quella di tributare il doveroso onore alle vittime innocenti e la solidarietà ai loro congiunti. Commemorare serve a non dimenticare, perché un Paese che non ha memoria è un Paese che non ha storia e non può avere storia. L'attentato del 2 agosto - l'ho già detto ed insisto - ha segnato il momento forse più buio dei cosiddetti anni di piombo e della strategia della tensione, ma ricordare quel momento terribile è indispensabile anche per non dimenticare che l'Italia seppe trovare al proprio interno le risorse necessarie per far trionfare comunque la democrazia e la civiltà sulla violenza criminale. Serve, dunque, ancora oggi ribadire con forza il «no» al terrorismo e ricreare per pochi momenti quella unità di popolo e di spirito che allora si produsse spontaneamente. Pag. 17In quel momento di grave difficoltà e di confusione, lo Stato non mancò di adempiere al proprio ruolo, facendo sentire la propria presenza.
Tutti ricordiamo la commozione accorata e sincera del Presidente Pertini nel visitare i tanti feriti, ma anche la doverosa presenza ai funerali dell'allora Presidente del Consiglio Francesco Cossiga e di molti Ministri. Purtroppo - lo dico con dolore e non senza polemica - è inevitabile guardare con sconcerto al fatto che da due anni, ormai, il Governo non partecipa alle commemorazioni del 2 agosto, delegando la propria rappresentanza al prefetto della città di Bologna.
Da due anni il Governo non fornisce alcuna spiegazione ufficiale di questa assenza, che mortifica i parenti delle vittime, la città e la stessa storia d'Italia. Non celebrare il ricordo significa incamminarsi sulla strada dell'oblio, ed è impensabile, prima ancora che inaccettabile, che questo possa accadere. Nel commemorare, dunque, in quest'Aula le vittime di quell'orribile strage, mi permetta, signor Presidente, di esprimere l'augurio che davvero questa sia l'ultima volta nella quale il 2 agosto non vede presente alcun rappresentante del Governo nella città di Bologna (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

MATTEO MECACCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, mi voglio associare alle parole del collega Tassone su quanto sta avvenendo ed è avvenuto nelle scorse ore in Calabria e in Puglia, con centinaia di migranti che sono scesi nelle strade, hanno bloccato autostrade e hanno avuto scontri violenti con le forze dell'ordine. Vi sono stati molti feriti tra le forze dell'ordine, e a loro va sicuramente la nostra solidarietà, ma vi sono stati feriti anche tra i migranti e tra le persone che protestano.
Signor Presidente, quello che sta accadendo è di una gravità assoluta. Queste proteste non accadono a caso: in queste ore, nelle prossime ore, al Senato, passerà nella legislazione del nostro Paese il decreto Maroni, che doveva recepire la cosiddetta «direttiva rimpatri», e che ha scelto, invece, di affrontare le questioni dell'immigrazione e della gestione del fenomeno delle presenze irregolari nel nostro Paese solo dal punto di vista della sicurezza, aumentando, ad esempio, i limiti per la detenzione nei CIE dei migranti.
Se vi sono centinaia di migranti che scendono in piazza e hanno scontri con le forze dell'ordine, non è solo una questione di sicurezza. Occorre che il Ministro dell'interno venga a riferire in quest'Aula, perché si tratta di strutture che sono sovraffollate, dove a queste persone non sono date garanzie, ad esempio, sui tempi della gestione delle domande di richiesta di asilo politico.
Ci apprestiamo ad affrontare un mese in cui il Parlamento chiuderà, ma in cui questi centri rimarranno aperti, in questa situazione. Penso che il Governo debba venire al più presto a chiarire come intende affrontare questa questione, non solo dal punto di vista dell'ordine pubblico, ma anche per rassicurare queste persone su un procedimento giusto e chiaro nella gestione delle loro richieste (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

GIANNI FARINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNI FARINA. Signor Presidente, tra pochi giorni, l'8 agosto, celebreremo la Giornata nazionale del sacrificio e del lavoro italiano nel mondo. Andremo, come sempre, a Marcinelle, a ricordare i caduti del 1956 al Bois du Cazier, a rinnovare, 55 anni dopo, l'affetto, la riconoscenza e la memoria di una tra le più drammatiche vicende dell'emigrazione italiana nel mondo. L'immigrazione esiste dagli albori dell'umanità.
Siamo i popoli della terra, ed è nella nostra natura scoprirla, conoscerla, arrestarsi là ove ci sentiamo bene, pensando Pag. 18che la vita sarà fruttuosa per noi e per tutti. Come per tanti popoli, i figli della terra italiana sono partiti non tanto per scoprire il mondo o per arricchirsi, ma per carpire la speranza di un avvenire più giusto e umano. Nessuno dei nostri migranti, nelle terre d'Europa e del mondo, ha mai accusato la comunità ospitante di essere distante e sospettosa. È successo e succede. È la sorte dei popoli che non si conoscono e che devono, pazientemente, apprendere la ricchezza dell'incontro per vivere e progredire assieme.
Tutto accanto a noi - penso alla tragedia di Oslo, frutto di una criminale intolleranza - sembra dirci che anche gli attuali avvenimenti non sono fatti per costruire un mondo di solidarietà e di progresso. Junot Diaz, lo scrittore americano immigrato da Santo Domingo, riassume il decorso storico con una splendida frase: l'America è una strana nazione di immigrati, che pretende il contrario, senza rendersi conto della sua straordinaria ricchezza, nata dall'incontro e dall'abbraccio.
Guardiamo al di là dell'oceano, alla storia multicentenaria del suo popolo, ferocemente, indubitabilmente, americano.
Americano, anche se il figlio dell'irlandese festeggia ancora San Patrizio a Chicago, i ragazzi e le ragazze cinesi preparano con amore il loro anno asiatico a Chinatown e i discendenti italiani profumano il palato con i leggendari spaghetti, tra una parlata e l'altra del dialetto palermitano o napoletano. Hanno creato assieme una grande nazione. Possiamo ripeterlo noi con l'Unione, nelle terre della vecchia Europa. Marcinelle ci indica il cammino, partendo da quel fatale rintocco del 1956 che annunciava il sacrificio e il riposo dei vinti. Lassù, La Louvière, la città mineraria ove sono state scritte le pagine più autentiche del lavoro italiano nella terra dei belgi e dei valloni, è poco lontana.
Sono stato io stesso a celebrare il centocinquantesimo dell'unità d'Italia. Un pubblico attento e appassionato, un dibattito bello, commovente per la varietà di esperienze storiche e umane presenti. L'unità d'Italia dei sentimenti e delle ragioni. La realtà di un mondo italiano che ha saputo difendere i valori della patria unendoli nell'abbraccio alle nuove generazioni.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Gianni Farina.

GIANNI FARINA. Sto per concludere, signor Presidente.
Uno straordinario e inutilizzato patrimonio italiano.
Il Mahatma Gandhi, l'apostolo della non violenza, affermava che la regola d'oro della condotta di ognuno è la tolleranza reciproca.
Il sacrificio italiano nel mondo, a Marcinelle, come ovunque, lo vorrei riassumere con le parole del sindaco di La Louvière che venne, per l'occasione, a salutare i suoi cittadini di origine italiana: «Grazie, cari amici, per tutto quanto avete dato. Vi è nella vostra voce, nell'animo di ognuno, il sole che a noi manca».
Resteremo laggiù, con il sole e con la pioggia, per rendere onore alle vittime di Marcinelle e perché il loro sacrificio non sia stato vano (Applausi).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Gianni Farina, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.

ENZO CARRA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO CARRA. Signor Presidente, mi associo alle parole che abbiamo già ascoltato da parte dei nostri colleghi sulla strage di Bologna avvenuta 31 anni fa.
La strage più efferata, quella che ha atrocemente concluso una stagione di terrorismo e di morti in Italia, il più devastato tra tutti i Paesi dell'Occidente da un terrorismo strano, non soltanto di sinistra e di destra, ma anche di qualche altra cosa Pag. 19e sappiamo bene quanto siano state difficili queste indagini e come abbiano portato a poco.
In tutto questo, mi permetto di segnalare l'assenza del Governo alla commemorazione della strage di Bologna. Siamo abituati a non vedere il Governo qui in Aula, ma noi siamo poca cosa, siamo un Parlamento, quelli sono i parenti delle vittime! La giustificazione del Governo è che i parenti delle vittime protestano, ma guardate che il Governo non può scegliersi i parenti delle vittime, al massimo può scegliere le vittime e qualche volta lo fa.
Quindi, non capisco questa insensibilità assoluta del Governo. Non venga qui in Aula, un'altra volta, e pareggi i conti, ma lì ci vada! Altri governi hanno fatto così per tanti anni. Hanno subito i fischi, ma i governi, se non sentono le proteste dei cittadini, a che cosa servono (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo)?

PRESIDENTE. Sospendo la seduta che riprenderà alle 11,35.

La seduta, sospesa alle 11,25 è ripresa alle 11,40.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 4551.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 4551)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 4551), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 4551).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 4551).
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 4551), che sono distribuiti in fotocopia.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, intervengo in relazione ad un parere che aveva espresso il Comitato per la legislazione. Dati i tempi e l'iter di questo provvedimento, non è facile prevedere che esso possa essere valutato e, quindi, fatto oggetto anche di interventi modificativi. Vorrei solo intervenire rapidamente per lasciare agli atti di questa Camera le considerazioni legate all'articolo 10, comma 3, del decreto-legge. Qui, infatti, da un lato, si provvede - sostanzialmente con riferimento alla missione in Libia - all'efficacia retroattiva della copertura finanziaria degli oneri e, dall'altro, si introducono le disposizioni contenute all'articolo 6 e specificatamente all'articolo 7, che riguardano la materia penale. Qui la norma sembra attribuire efficacia retroattiva ad una norma penale. Devo dire che la struttura normativa è un po' complessa, perché gli articoli 6 e 7 del decreto-legge n. 107 del 2011 stabiliscono che in materia penale e contabile, per le missioni previste dallo stesso decreto-legge, si operi un rinvio all'articolo 5 di un altro decreto-legge, il n. 209 del 2008.
Orbene, per un meccanismo che purtroppo in questi provvedimenti normativi ricorrenti è dato registrare, noi siamo di fronte ad una sorta di rinvio del rinvio. Questo doppio rinvio determina una situazione piuttosto complessa. Qui si tratta dell'applicabilità al personale militare, impegnato nelle missioni internazionali, della disciplina del codice militare di pace. Si prevede anche che i reati commessi dallo straniero nei territori in cui si svolgono le missioni e gli interventi militari in danno dello Stato o di cittadini italiani, partecipanti alle stesse missioni, siano puniti a richiesta del Ministero della giustizia, sentito il Ministero della difesa - per i reati commessi a danno di appartenenti alle Forze armate - e si specifica che la competenza sarà del tribunale di Roma. Pag. 20
Ecco tutto questo complesso normativo di rinvii, finché si riferisce a materie generali non costituisce un grande problema, ma riferendosi alla materia penale credo che andrebbe valutata la congruità di questa disposizione nella parte in cui si riferisce specificatamente alle norme penali. Alcune norme penali possono essere di favore ed allora il problema non sorge, ma ove così non fosse, si pone un problema di compatibilità rispetto all'articolo 25 comma 2 della Costituzione in base al quale, come è noto, nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima della commissione del fatto.
Per tale ragione e in considerazione del fatto che non credo possano essere accolte modifiche, vorrei segnalare questo problema. Infatti, agli organi che devono procedere all'applicazione - prima di tutti i magistrati - non ci si può rivolgere con ordini del giorno, ma nei lavori preparatori vorrei che fosse chiaro che lo spirito della legge è quello di un'interpretazione coerente con i principi costituzionali.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito i relatori ad esprimere il parere delle Commissioni.

RENATO FARINA, Relatore per la III Commissione. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Di Stanislao 1.1.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Maurizio Turco 1.2.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Evangelisti 2.1, sul quale anche la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Narducci 2.2. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Maurizio Turco 2.3.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Leoluca Orlando 2.4.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Maurizio Turco 2.5.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Maurizio Turco 2.6, nonché sull'emendamento Di Stanislao 2.7, sul quale ricordo che la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Maurizio Turco 2.8.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Evangelisti 2.9, nonché sull'emendamento Leoluca Orlando 2.10; su entrambi gli emendamenti la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Maurizio Turco 2.11.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Di Stanislao 2.12.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Barbato 2.20, sugli identici emendamenti Evangelisti 2.14 e Maurizio Turco 2.15, sugli emendamenti Maurizio Turco 3.1 e 3.2, sugli identici emendamenti Maurizio Turco 3.4 e Barbato 3.20, nonché sugli identici emendamenti Maurizio Turco 3.5 e Barbato 3.21.
Ricordo che l'emendamento Maurizio Turco 3.22 è stato dichiarato inammissibile.
Sempre per la quanto riguarda la competenza della III Commissione (Affari esteri), la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Tempestini 10.1, Barbi 10.2 e Maurizio Turco 10.3, sul quale ricordo che la Commissione V (Bilancio) ha espresso parere contrario, nonché sull'emendamento Sarubbi Tit. 1.

PRESIDENTE. Invito il relatore per la IV Commissione, onorevole Cirielli, ad esprimere i pareri sulle proposte emendative riferite alla competenza della IV Commissione.

Pag. 21

EDMONDO CIRIELLI, Relatore per la IV Commissione. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Leoluca Orlando 4.1.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli identici emendamenti Di Stanislao 4.2 e Mogherini Rebesani 4.3.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Maurizio Turco 4.4, Barbato 4.20, nonché sugli emendamenti Maurizio Turco 5.1 e 5.2.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Maurizio Turco 5.3 e 5.4, ed invita il presentatori a trasfonderli in un ordine del giorno.
La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Barbato 6.20 e Maurizio Turco 6.21
Ricordo che gli emendamenti Maurizio Turco 6.1 e 6.2 sono stati dichiarati inammissibili.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Barbato 8.20, Maurizio Turco 9.1 e Di Stanislao 9.2.
La Commissione esprime infine parere contrario sull'emendamento Maurizio Turco 10.3.

PRESIDENTE. Il Governo?

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Signor Presidente, dico subito che il parere del Governo è conforme a quello appena espresso dai relatori.
Voglio tuttavia approfittare brevemente dell'occasione per ringraziare l'atteggiamento non solo della maggioranza ma anche dell'opposizione ...

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego!

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. ... già in sede di Commissione, che conferma il voto già avvenuto nell'altro ramo del Parlamento ovvero al Senato che, con l'eccezione di un solo gruppo, ha votato positivamente il rifinanziamento delle missioni all'estero.
Nell'occasione voglio confermare che il risultato raggiunto di diminuire le risorse necessarie va ascritto all'impegno dimostrato dai vertici delle Forze armate, che hanno saputo trovare i modi per ridurle di oltre 110 milioni di euro rispetto al semestre precedente senza far venir meno in nessun modo la sicurezza per i nostri soldati. Anzi, l'unico aumento di 15 milioni è proprio quello destinato alla sicurezza, in particolare in Afghanistan.
Per quanto riguarda la riduzione nel corso del semestre, particolarmente alla fine del semestre, di 2 mila uomini (mille subito con il ritiro della nave Garibaldi dal teatro del Mediterraneo), voglio confermare anche è qui che si tratta di una diminuzione di uomini conseguente esclusivamente ai risultati raggiunti. Non c'era più bisogno della nave Garibaldi perché non esiste più la minaccia degli aerei di Gheddafi. Abbiamo potuto ridurre gli uomini in Kosovo perché, in accordo con le organizzazioni internazionali, quella missione è già programmata verso la chiusura. Abbiamo previsto di trovare l'accordo con l'ONU per una parziale riduzione anche in Libano, conseguente al venir meno della funzione di comando passata agli spagnoli.
Non è venuto meno invece l'impegno in Afghanistan, dove il numero dei soldati è rimasto per questo semestre, almeno per questo semestre, assolutamente fermo. Intendo cioè confermarvi che, a fronte di un impegno per la riduzione dei costi attuata in tutti i modi e per una diminuzione dei militari dove il risultato era raggiunto, continua ad essere ferma l'intenzione del nostro Governo di mantenere gli accordi con le organizzazioni internazionali per proseguire in quella azione importante che i nostri ragazzi e le nostre ragazze con le stellette, i militari, stanno svolgendo nelle missioni internazionali con un obiettivo di pace, di sicurezza, e di dare stabilità al quadro internazionale.
Mi consentirete, anche a nome vostro, di concludere questo breve intervento ringraziando ancora una volta i militari, i ragazzi che fino al sacrificio della vita hanno dimostrato con dedizione di essere una delle eccellenze italiane. Grazie, ragazzi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

Pag. 22

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, vorrei che lei gentilmente ricordasse al Ministro della difesa che doveva intervenire semplicemente per dare il parere sugli emendamenti, mentre ha utilizzato l'intervento per una replica alla discussione sulle linee generali che doveva essere svolta ieri, quando vergognosamente, per l'assenza del Governo, abbiamo dovuto ritardare l'inizio della discussione. Io le chiedo che lei lo ricordi al Ministro della difesa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, le ricordo che la questione da lei richiamata dell'intervento del Governo in questa fase è stata oggetto di approfondimento numerose volte in relazione al profilo regolamentare. Purtroppo, rebus sic stantibus, il Regolamento lo permette. È un problema da sottoporre - è stato già sollevato altre volte - alla Giunta per il Regolamento. Il Regolamento è questo, che quindi non è stato violato; dico ciò visto che lei ha fatto un richiamo al Regolamento.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Stanislao 1.1. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Di Stanislao 1.1 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 1.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Soro... onorevole Di Pietro... onorevole Gianni... onorevole Rampelli... onorevole Fogliardi... onorevole Pes... onorevole Castellani... onorevole D'Anna...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 545
Votanti 540
Astenuti 5
Maggioranza 271
Hanno votato
221
Hanno votato
no 319).

Prendo atto che il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 1.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti... onorevole Zinzi... onorevole Cesa... onorevole Rampelli...
Dichiaro chiusa la votazione... La votazione è chiusa.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 525
Votanti 520
Astenuti 5
Maggioranza 261
Hanno votato
13
Hanno votato
no 507).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, solo perché rimanga agli atti che lei aveva dichiarato chiusa la votazione che, però, non era effettivamente chiusa, e io ho tolto il dito. Quindi, vorrei che fosse chiaro che ho votato, ma non ho potuto...

Pag. 23

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Giachetti, l'ho ridetto perché non appariva ancora il risultato sul tabellone elettronico.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, lo stesso per me e per altri colleghi. Presidente, le chiedo, tanto non cambia niente, se non è il caso di ripetere la votazione.

PRESIDENTE. Sì, se non ci sono obiezioni la ripetiamo. La votazione precedente è pertanto annullata.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 1.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Bianconi... onorevole Pisicchio... onorevole Migliori... onorevole Russo Paolo... onorevole Fallica... onorevole Morassut... ancora l'onorevole Pisicchio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 548
Votanti 544
Astenuti 4
Maggioranza 273
Hanno votato
11
Hanno votato
no 533).

Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Evangelisti 2.1 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Evangelisti 2.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Centemero... onorevole Tanoni... onorevole Stradella... onorevole Brugger...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 551
Votanti 545
Astenuti 6
Maggioranza 273
Hanno votato
221
Hanno votato
no 324).

Prendo atto che il deputato Reguzzoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Narducci 2.2.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Narducci 2.2 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Narducci 2.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti... onorevole Gatti... onorevole Migliavacca... onorevole Fitto... onorevole De Girolamo... onorevole Antonio Pepe... onorevole Goisis... onorevole Marchignoli... onorevole Casini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 548
Votanti 542
Astenuti 6
Maggioranza 272
Hanno votato
221
Hanno votato
no 321).

Pag. 24

Prendo atto che il deputato Reguzzoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 2.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Bocciardo... onorevole Traversa... onorevole Granata... onorevole Mondello... onorevole Marchignoli... onorevole Rampelli... onorevole Moffa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 553
Votanti 547
Astenuti 6
Maggioranza 274
Hanno votato
7
Hanno votato
no 540).

Passiamo all'emendamento Leoluca Orlando 2.4.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Leoluca Orlando 2.4 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoluca Orlando 2.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lo Monte... onorevole Granata... onorevole Calearo Ciman... onorevole Tanoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 546
Votanti 541
Astenuti 5
Maggioranza 271
Hanno votato
216
Hanno votato
no 325).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 2.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Garagnani... onorevole Granata... onorevole Gava... onorevole Testoni... onorevole Nunzio Francesco Testa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 556
Votanti 337
Astenuti 219
Maggioranza 169
Hanno votato
7
Hanno votato
no 330).

Passiamo all'emendamento Maurizio Turco 2.6.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Maurizio Turco 2.6 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 2.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 555
Votanti 548
Astenuti 7
Maggioranza 275
Hanno votato
18
Hanno votato
no 530).Pag. 25
Passiamo all'emendamento Di Stanislao 2.7.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Di Stanislao 2.7 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 2.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sanga, Ravetto, Calearo Ciman, Mondello, Zeller, Capodicasa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 555
Votanti 549
Astenuti 6
Maggioranza 275
Hanno votato
221
Hanno votato
no 328).

Prendo atto che il deputato Colombo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 2.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Girlanda, Mazzuca, Mondello, Gava, Scanderebech, Tanoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 557
Votanti 553
Astenuti 4
Maggioranza 277
Hanno votato
7
Hanno votato
no 546).

Prendo atto che il deputato Reguzzoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Evangelisti 2.9.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Evangelisti 2.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Martinelli, Tanoni, Mondello, Rosato, Pes...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 554
Votanti 548
Astenuti 6
Maggioranza 275
Hanno votato
218
Hanno votato
no 330).

Passiamo all'emendamento Leoluca Orlando 2.10.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoluca Orlando 2.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Galletti, Golfo...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 26
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 557
Votanti 551
Astenuti 6
Maggioranza 276
Hanno votato
220
Hanno votato
no 331).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 2.11, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Zacchera, Gava, Mondello, Cesa, Calvisi, Touadi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 554
Votanti 550
Astenuti 4
Maggioranza 276
Hanno votato
11
Hanno votato
no 539).

Prendo atto che il deputato Di Pietro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Di Stanislao 2.12.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 2.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Marchi, Cesa, Grassi, De Girolamo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 561
Votanti 555
Astenuti 6
Maggioranza 278
Hanno votato
222
Hanno votato
no 333).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbato 2.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Patarino, Granata, Scalera, Cesare Marini, Mondello, Speciale, Pizzolante...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 556
Votanti 550
Astenuti 6
Maggioranza 276
Hanno votato
21
Hanno votato
no 529).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Evangelisti 2.14 e Maurizio Turco 2.15, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Migliori... onorevole Speciale... onorevole Mazzuca... onorevole D'Antoni... onorevole Granata... onorevole Cristaldi... onorevole Sereni... onorevole Marchignoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 27
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 557
Votanti 553
Astenuti 4
Maggioranza 277
Hanno votato
7
Hanno votato
no 546).

Prendo atto che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 3.1., non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Speciale... onorevole Giacomoni... onorevole Di Virgilio... onorevole Stucchi... onorevole Pisicchio... onorevole Melandri... onorevole Mondello... onorevole Tanoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 555
Votanti 551
Astenuti 4
Maggioranza 276
Hanno votato
11
Hanno votato
no 540).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 3.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti... onorevole Della Vedova... onorevole Gava... onorevole Mondello... onorevole Traversa... onorevole Gelmini... onorevole Franceschini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 555
Votanti 550
Astenuti 5
Maggioranza 276
Hanno votato
7
Hanno votato
no 543).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Maurizio Turco 3.4. e Barbato 3.20, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Speciale, onorevole Garagnani, onorevole Veltroni, onorevole Ravetto, onorevole Mondello, onorevole Bratti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 558
Votanti 364
Astenuti 194
Maggioranza 183
Hanno votato
29
Hanno votato
no 335).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Maurizio Turco 3.5 e Barbato 3.21, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca... onorevole Granata... onorevole Fioroni... onorevole Castagnetti... onorevole Sardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 558
Votanti 550
Astenuti 8
Maggioranza 276
Hanno votato
27
Hanno votato
no 523).Pag. 28
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoluca Orlando 4.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Nizzi, Mazzuca, Granata, Lo Monte, De Luca, Vignali, Ravetto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 558
Votanti 554
Astenuti 4
Maggioranza 278
Hanno votato
26
Hanno votato
no 528).

Prendo atto che il deputato Calgaro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Di Stanislao 4.2 e Mogherini Rebesani 4.3. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Di Stanislao 4.2 e Mogherini Rebesani 4.3, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Tommaso Foti, Ravetto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 554
Votanti 547
Astenuti 7
Maggioranza 274
Hanno votato
213
Hanno votato
no 334).

Prendo atto che il deputato Sani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 4.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Calearo Ciman, Galletti, Palmieri, Speciale, Cesa, Mondello, Tanoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 557
Votanti 552
Astenuti 5
Maggioranza 277
Hanno votato
9
Hanno votato
no 543).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbato 4.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Speciale, Calearo Ciman, Calgaro, Tanoni, Lo Monte, Veltroni, Marchignoli, Cesare Marini, De Girolamo, Mazzuca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 557
Votanti 354
Astenuti 203
Maggioranza 178
Hanno votato
21
Hanno votato
no 333).

Prendo atto che la deputata Zamparutti ha segnalato di essersi astenuta mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 29

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo solo per far presente a lei e all'Aula che lei prima giustamente ha rilevato come dal punto di vista regolamentare è impossibile considerare e analizzare le dichiarazioni del Ministro, se sono un parere o un intervento. Il collega Borghesi, che è intervenuto, ha ricordato la figura invereconda che il Governo ha fatto nella giornata di ieri, facendo cominciare i lavori dell'Aula un'ora e mezzo dopo.
Vorrei segnalare che oggi il Ministro è venuto, ha detto quattro parole nella sede non propria, perché le doveva dire ieri ma non c'era né lui né nessuno dei sessanta, o quanti sono, membri del Governo, è venuto qui, ha fatto quattro voti e se ne è andato. Non è un problema solo regolamentare, è anche un problema di opportunità e di dignità, che mi pare ancora una volta venga ampiamente «dimostrato», in particolare dal Ministro La Russa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 5.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

UGO LISI. Il Ministro è qui. Sta votando.

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Scusate, ma mi dovevo assentare.

ROBERTO GIACHETTI. Stai lì! Non ti è bastato quello dell'altra volta! Vai al circo!

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti!
Gli onorevoli Granata, Tortoli, Ravetto non riescono a votare...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 555
Votanti 547
Astenuti 8
Maggioranza 274
Hanno votato
6
Hanno votato
no 541).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 5.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Calderisi... onorevole Mondello... onorevole Scilipoti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 555
Votanti 339
Astenuti 216
Maggioranza 170
Hanno votato
8
Hanno votato
no 331).

Prendo atto che i deputati Coscia, Vessa e Monai hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro dell'emendamento Maurizio Turco 5.3 e che insistono per la votazione.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 5.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Pizzolante... onorevole Mazzuca... onorevole Granata... onorevole Perina... onorevole Ghiglia... onorevole Lo Monte... onorevole Sardelli... onorevole Cesare Marini... onorevole Mondello... onorevole Casini... Pag. 30
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 557
Votanti 550
Astenuti 7
Maggioranza 276
Hanno votato
6
Hanno votato
no 544).

Prendo atto che i deputati Vessa e Monai hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro dell'emendamento Maurizio Turco 5.4 e che insistono per la votazione.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 5.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Farina Coscioni... onorevole Cesare Marini... onorevole Stradella... onorevole Tortoli... onorevole Corsaro... onorevole Dionisi... onorevole Granata...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 557
Votanti 551
Astenuti 6
Maggioranza 276
Hanno votato
5
Hanno votato
no 546).

Prendo atto che i deputati Monai e Vessa hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Barbato 6.20 e Maurizio Turco 6.21, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Paolini... onorevole Strizzolo... onorevole Farina Coscioni... onorevole Iapicca... Onorevole Barbato... onorevole Gnecchi... onorevole Porcino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 552
Votanti 360
Astenuti 192
Maggioranza 181
Hanno votato
27
Hanno votato
no 333).

Prendo atto che i deputati Monai e Vessa hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbato 8.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi... onorevole Calvisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 552
Votanti 541
Astenuti 11
Maggioranza 271
Hanno votato
216
Hanno votato
no 325).

Prendo atto che i deputati Monai e Vessa hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 9.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Pag. 31
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Granata... onorevole Bellotti... onorevole Rigoni... onorevole Gianni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 552
Votanti 549
Astenuti 3
Maggioranza 275
Hanno votato
30
Hanno votato
no 519).

Prendo atto che i deputati Vessa e Monai hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 9.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pizzolante, Martinelli, Ceccacci Rubino, Calearo Ciman...onorevole Ceccacci Rubino, ha votato? L'onorevole Calearo Ciman?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 553
Votanti 550
Astenuti 3
Maggioranza 276
Hanno votato
24
Hanno votato
no 526).

Prendo atto che i deputati Vessa e Monai hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che i presentatori dei successivi emendamenti non accedono all'invito al ritiro formulato del Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tempestini 10.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pisicchio, Mazzuca, Grassi, Morassut, Speciale, Mondello... ancora l'onorevole Pisicchio, che non è riuscito a votare...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 557
Votanti 552
Astenuti 5
Maggioranza 277
Hanno votato
221
Hanno votato
no 331).

Prendo atto che i deputati Vessa e Monai hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbi 10.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Cesa, Galletti, Berardi... presidente Castagnetti, ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 558
Votanti 553
Astenuti 5
Maggioranza 277
Hanno votato
228
Hanno votato
no 325).

Prendo atto che i deputati Vessa e Monai hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 10.3, non accettato Pag. 32dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ciccioli, Mazzuca, Speciale, De Girolamo, Cicchitto, Cesa, Fontanelli, De Luca... ancora gli onorevoli De Girolamo e De Luca... onorevoli Centemero, Cesario, Fontanelli... onorevole Cesario...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 559
Votanti 553
Astenuti 6
Maggioranza 277
Hanno votato
6
Hanno votato
no 547).

Prendo atto che i deputati Vessa e Monai hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Sarubbi Tit. 1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarubbi. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, abbiamo concepito questa proposta emendativa insieme ai rappresentanti di gruppi parlamentari diversi. Ricordo, oltre a me, l'onorevole Pezzotta, dell'Unione di Centro per il Terzo Polo, l'onorevole Di Biagio, del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo, l'onorevole Di Stanislao, dell'Italia dei Valori e anche l'onorevole Bossa, del Partito Democratico. Credo, tuttavia, che altri deputati del Partito Democratico siano intenzionati a firmarlo.
Si tratta di un emendamento che, in sostanza, limita almeno i danni formali di questa conversione in legge. Visto che non possiamo cambiarne i contenuti e che non abbiamo potuto mettere bocca neppure sugli stanziamenti, pur al netto dell'ottimo lavoro svolto dai senatori del Partito Democratico che hanno migliorato i fondi per la cooperazione internazionale, rimane, però, un punto fondamentale.
In questo decreto-legge il 96,2 per cento delle risorse è destinato alle attività militari - cosa che certamente farà contento il Ministro La Russa - ma soltanto il 3,8 per cento è destinato alle attività di cooperazione internazionale. Abbiamo denunciato anche ieri nella discussione sulle linee generali, alla quale il Ministro era assente, come tutti questi soldi siano in capo al Ministero degli affari esteri, con un gioco delle tre carte un po'strano da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, per cui è la Farnesina che li ha tolti dalle proprie tasche.
Con questo emendamento vogliamo fare giustizia con riferimento al titolo. Il titolo originario del decreto-legge parla di: «Interventi di cooperazione allo sviluppo, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia», noi invece chiediamo che venga messo ordine e cioè che vengano invertiti i due punti. Abbiamo riformulato il titolo in questi termini: «Proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e di alcuni interventi di cooperazione allo sviluppo». Quindi, non vogliamo essere ironici, sarcastici o irrispettosi, ma vogliano soltanto che il titolo di un provvedimento dica la verità, altrimenti è come quando qualcuno va al ristorante e legge sul menù «trionfo di campagna» e si ritrova, invece, un'insalata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mogherini Rebesani. Ne ha facoltà.

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Signor Presidente, intervengo solo per sottoscrivere questa proposta emendativa. Penso che l'onorevole Sarubbi e gli altri colleghi abbiano portato avanti veramente un'ottima iniziativa, presentando questa proposta emendativa, che effettivamente non cambia il contenuto del testo perché non possiamo farlo dopo il buon lavoro fatto al Senato, ma rende il titolo veritiero rispetto al contenuto del decreto-legge. Si approvi o meno il contenuto del decreto-legge, Pag. 33comunque è giusto che il titolo del provvedimento sia conseguente rispetto al contenuto. Effettivamente questo è un decreto-legge che proroga le missioni internazionali, ma che si occupa ancora troppo poco - anche se un po' di più rispetto al passato - di cooperazione ed è giusto che questo fatto venga rispecchiato dal titolo e che non vi sia un atto di ipocrisia rispetto a questo profilo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, intervengo solo per apporre la mia firma a questa proposta emendativa: mi sembra un minimo atto di trasparenza, che serve anche a ricordare che non esiste un'azione di pace se non c'è anche un'azione di cooperazione. Su questo aspetto l'Italia è troppo debole e sta troppo indietro rispetto agli altri Paesi.

GIUSEPPE COSSIGA, Sottosegretario di Stato per la difesa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE COSSIGA, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, invito i presentatori al ritiro di questa proposta emendativa ed alla presentazione eventualmente di un ordine del giorno che impegni il Governo a così strutturare il titolo. Faccio presente che l'unica ragione per la quale il titolo è così formulato è che il decreto-legge reca gli articoli nello stesso ordine descritto dal titolo. Non c'è nessun altro intento - anche al Senato si è svolta identica discussione - ed il Governo, ben volentieri, la prossima volta, strutturerà invece, a partire dal titolo, il decreto stesso in modo che sia chiaro come vanno le cose. Non c'è alcun problema da questo punto di vista, e chiedo quindi il ritiro della proposta emendativa ed invito i presentatori a trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno dello stesso tenore, che valga per i prossimi interventi legislativi.

ANDREA SARUBBI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, vorrei che si procedesse alla votazione di questa proposta emendativa, ma presenterò anche un ordine del giorno del medesimo tenore, se è possibile.

PRESIDENTE. Onorevole Sarubbi, non si può fare.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, allora ritiro la proposta emendativa a mia prima firma e presenterò un ordine del giorno dello stesso tenore.

PRESIDENTE. Onorevole Sarubbi, ritengo che l'ordine del giorno del medesimo contenuto sia stato già presentato materialmente.
Avverto che consistendo il disegno di legge in un solo articolo si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4551)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4551).
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Il Governo accetta l'ordine del giorno Gidoni n. 9/4551/1, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Bernardo n. 9/4551/2.

PRESIDENTE. Prego, Sottosegretario Cossiga.

GIUSEPPE COSSIGA, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, in merito all'ordine del giorno Lisi n. 9/4551/3, faccio presente che se nell'impegno il riferimento è fatto in relazione all'anno in corso sarà tecnicamente impossibile Pag. 34accogliere l'ordine del giorno, mentre se i riferimenti sono al 2012, più correttamente il Governo può accettare l'impegno. Pertanto il Governo accetta l'ordine del giorno Lisi n. 9/4551/3, purché riformulato, sostituendo la parola «anno» relativa all'anno in corso con «l'anno 2012».

PRESIDENTE. Prego, Sottosegretario Scotti.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Il Governo accetta l'ordine del giorno Lo Presti n. 9/4551/4, non può non essere accolto perché è un richiamo doveroso alle fonti e alla gerarchia delle fonti, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Marinello n. 9/4551/5.

PRESIDENTE. Prego, Sottosegretario Cossiga.

GIUSEPPE COSSIGA, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, in merito all'ordine del giorno Mecacci n. 9/4551/6, il Governo parlerà soltanto dell'impegno, perché nella premessa vi sono alcune informazioni che, a nostra conoscenza, appaiono assolutamente sbagliate, non dico false, perché non è questo lo scopo, ma sbagliate. Per quanto riguarda l'impegno, suggerisco, nelle ultime sei righe, che fanno riferimento alle modalità di fruizione del supporto da parte della difesa, di sostituire le parole «a fruire di vitto ed alloggio» e seguenti con una frase più semplice, «ad assolvere il loro mandato utilizzando ogni volta che sia possibile le strutture di forza armata». Quindi, senza entrare nel dettaglio, il Governo accetta l'ordine del giorno Mecacci n. 9/4551/6, purché riformulato in tal senso.

PRESIDENTE. Riepilogando, il Governo non accetta la premessa, mentre accetta il dispositivo dell'ordine del giorno Mecacci n. 9/4551/6, purché riformulato.

GIUSEPPE COSSIGA, Sottosegretario di Stato per la difesa. Il Governo accetta l'ordine del giorno Beltrandi n. 9/4551/7, purché riformulato sostituendo le parole «a porre in essere, entro il 30 settembre 2011» con le parole «ad approfondire ad individuare ogni utile iniziativa volta a dare completa attuazione», ma senza una data.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/4551/8, con una piccola riformulazione dell'impegno: «a valutare ogni opportuna iniziativa affinché il beneficio in premessa sia applicato in modo omogeneo in tutte le missioni». Esiste poi un altro ordine del giorno simile, su cui parlerò dopo, quindi ritengo che l'obiettivo sia raggiunto anche così.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/4551/9.

PRESIDENTE. Prego, Sottosegretario Scotti.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/4551/10, mentre accetta l'ordine del giorno Pistelli n. 9/4551/11, purché riformulato sostituendo le parole «ad adottare» con le parole «ad intensificare l'adozione» per ogni capoverso, poiché gli interventi sono già in atto, come risulta anche dagli atti che ieri ho depositato relativi agli interventi in corso in quest'area del Corno d'Africa.

PRESIDENTE. Quindi sostituendo le parole «ad adottare» con le parole «ad intensificare l'adozione»?

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Sì, perfetto. Il Governo accetta gli ordini del giorno Narducci n. 9/4551/12 e Tempestini n. 9/4551/13. A tal proposito, ci sono diversi ordini del giorno che trattano tutti della stessa materia e hanno lo stesso contenuto, uno del relatore e uno dell'Unione di Centro per il Terzo Polo, li accetto entrambi.

PRESIDENTE. Prego, Sottosegretario Cossiga.

Pag. 35

GIUSEPPE COSSIGA, Sottosegretario di Stato per la difesa. Il Governo accetta l'ordine del giorno Schirru n. 9/4551/14.

PRESIDENTE. Prego, Sottosegretario Scotti.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Il Governo accetta gli ordini del giorno Touadi n. 9/4551/15, Vannucci n. 9/4551/16 e Renato Farina n. 9/4551/17.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Pezzotta n. 9/4551/18, Compagnon n. 9/4551/19 e Gottardo n. 9/4551/20.

PRESIDENTE. Prego, Sottosegretario Cossiga.

GIUSEPPE COSSIGA, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, sull'ordine del giorno Cirielli n. 9/4551/21 è necessario un breve chiarimento. Nell'impegno viene chiesto al Governo di garantire la piena equiparazione. Il problema è che attualmente, come è noto, non sono né l'impiego né il rischio che determinano la natura del trattamento, ma è un procedimento diverso, legato anche a vecchie tabelle che originano dal trattamento che veniva garantito al personale di altri Ministeri, quindi il punto è sicuramente più complesso. A questo punto, chiederei - ed è forse una prima volta - una formulazione diversa dell'impegno nel seguente modo: «ad assumere le opportune misure per garantire che il trattamento giuridico ed economico del personale impegnato nelle missioni internazionali faccia principalmente riferimento alla natura dell'impiego operativo ed al livello di rischio affrontato». Quello che comprendo è questo. Quindi, se volete è un impegno ancor più stringente, ma è un obiettivo che il Governo si pone. Quindi, il Governo accetta l'ordine del giorno Cirielli n. 9/4551/21 se così riformulato.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cicu n. 9/4551/22.

PRESIDENTE. Prego, Sottosegretario Scotti.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Il Governo accetta l'ordine del giorno Rosato n. 9/4551/23, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Polledri n. 9/4551/24 e accetta l'ordine del giorno Sarubbi n. 9/4551/25.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gidoni n. 9/4551/1, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bernardo n. 9/4551/2, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lisi n. 9/4551/3, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lo Presti n. 9/4551/4, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marinello n. 9/4551/5, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Mecacci n. n. 9/4551/6, Beltrandi n. 9/4551/7 e Farina Coscioni n. 9/4551/8, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/4551/9, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/4551/9, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lo Monte, Mazzuca, Causi, D'Anna e Concia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 36
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 547
Votanti 544
Astenuti 3
Maggioranza 273
Hanno votato
29
Hanno votato
no 515).

Prendo atto che il deputato La Loggia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Vessa e Monai hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/4551/10, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pistelli n. 9/4551/11, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Narducci n. 9/4551/12, Tempestini n. 9/4551/13, Schirru n. 9/4551/14, Touadi n. 9/4551/15, Vannucci n. 9/4551/16 e Renato Farina n. 9/4551/17, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Pezzotta n. 9/4551/18, Compagnon n. 9/4551/19 e Gottardo n. 9/4551/20, accettati dal Governo.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Cirielli n. 9/4551/21, accettato dal Governo, purché riformulato.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, voglio chiarire, perché è importante che rimanga agli atti. Comprendo perfettamente le motivazioni del sottosegretario, perché, oggettivamente, le persone di cui parla o la sera comunque rientrano nella base o a casa loro oppure hanno già un'indennità, che è prevista per i militari imbarcati, ma è chiaro che agiscono in un contesto diverso da una missione ordinaria, in territorio estero e in una situazione di rischio.
Quindi, secondo me, uno studio approfondito da parte del Governo credo che ci voglia per evitare una sperequazione. In tal senso, accetto la riformulazione ed auspico che il Governo si adoperi quanto prima, magari anche riferendo nelle Commissioni le soluzioni trovate.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cirielli n. 9/4551/21, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Cicu n. 9/4551/22 e Rosato n. 9/4551/23, accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Polledri n. 9/4551/24, accolto dal Governo come raccomandazione.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per chiedere al rappresentante del Governo una rivalutazione per il seguente motivo: stiamo ragionando sullo status di profugo. Abbiamo tutti ben presente il comportamento che di recente vi è stato a Bari. Credo che, nella pratica di concessione, eventuali comportamenti in qualche modo antisociali debbano essere valutati. Ringrazio il sottosegretario per aver accolto il mio ordine del giorno come raccomandazione, ma chiederei al Governo di poter dare un segnale.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, voglio sottolineare che il Governo deve applicare una legge; l'onorevole Polledri vorrebbe prevedere anche che il Governo valuti certi comportamenti. Nella valutazione, vi è una raccomandazione a farlo. Voglio dire che non vi è alcuna valutazione negativa rispetto al contenuto del dispositivo che egli ha previsto, assolutamente; Pag. 37anzi, si concorda pienamente. Era solo un dato tecnico della raccomandazione, ma non vi è alcun problema.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Polledri n. 9/4551/24.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Sarubbi n. 9/4551/25, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4551)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che è convocata una riunione dell'Ufficio di Presidenza finalizzata al progetto di bilancio in discussione oggi, per cui chiedo, se possibile, di contenere gli interventi.
Constato l'assenza dell'onorevole Melchiorre, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto. Si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi voteremo a favore di questo provvedimento, come già in precedenza, perché riteniamo vi sia un chiaro ed evidente interesse nazionale, all'interno del quale perseguire con tenacia, serietà e coerenza l'impegno per le missioni militari all'estero.
Riteniamo che l'impegno dei nostri soldati e le iniziative connesse di cooperazione in Afghanistan, in Libano, nel Corno d'Africa, nel Sudan, e nel Sud Sudan prossimamente, rappresentino un elemento di grande prestigio e di onore per il nostro Paese. Il lavoro non è ancora compiuto: siamo in Afghanistan con un progetto di lotta al terrorismo, consolidazione delle istituzioni democratiche e per permettere a quel Paese di ritrovare una serenità dopo tanti anni di guerra. Quindi, il nostro impegno, anche se faticoso, con dei lutti e con grandi difficoltà, deve continuare coerentemente con gli impegni della comunità internazionale.
Credo che il nostro impegno, anche in Libano, e concludo, non possa considerarsi concluso. Una presenza militare rappresenta una garanzia di sicurezza per lo Stato di Israele in un'area fortemente instabile.
Per questi e altri motivi voteremo a favore del provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, anticipo che consegnerò il testo integrale della mia dichiarazione di voto, ma, data l'importanza dell'argomento all'ordine del giorno, tengo a ribadire, almeno in poche battute, qual è il senso della votazione che il gruppo Italia dei Valori si appresta a fare, una votazione che una volta di più intende riaffermare un giudizio estremamente critico sul cambiamento che è intervenuto nelle nostre missioni, in particolare per quanto riguarda la missione in Afghanistan.
Vorrei dire che, nel momento in cui voteremo contro il rifinanziamento di queste missioni, ribadiremo anche da subito che a tutti i militari italiani impegnati all'estero in missioni difficili, che, lo sottolineo, riteniamo non siano tutte compatibili con l'articolo 11 della nostra Costituzione, va tutto l'affetto per quanto fanno ogni giorno e la nostra gratitudine per il sacrificio personale che li porta lontani da casa e dalle loro famiglie e perché essi tengono alto il nome dell'Italia fuori dai confini nazionali, a maggior ragione quando al sacrificio si accompagna, purtroppo, l'evento tragico della morte di uomini e di donne.
Nonostante questo il «no» del gruppo Italia dei Valori al decreto-legge in esame è sereno, ma netto e forte perché la vita dei nostri militari non ha prezzo, contrariamente Pag. 38a quanto affermato incautamente dal Ministro degli affari esteri quando, la scorsa settimana, dopo la morte del caporalmaggiore David Tobini, ha detto che il prezzo che stiamo pagando è altissimo per la perdita di vite umane, ma non è mai troppo alto per la sicurezza della democrazia, dimenticando che, forse, la lotta al terrorismo internazionale non la si può fare soltanto in Afghanistan, a meno che il Governo non voglia mandare i nostri soldati in ogni angolo del globo.
Per non parlare, come abbiamo fatto questa mattina, della situazione in Siria. Noi siamo per la democrazia e il rispetto dei diritti umani ad ogni latitudine, siamo per la difesa delle popolazioni civili in ogni dove, però si deve spiegare perché difendiamo le popolazioni civili a Bengasi in Libia e non ad Hama in Siria, a meno che non venga in mente che in Libia vi sono il gas e il petrolio mentre in Siria no (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Questo, però, è oggetto di un'altra riflessione.
Come anticipato riconfermo il «no» del gruppo Italia dei Valori al decreto-legge in esame.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO PAGLIA. Signor Presidente, signor Ministro, per quanto riguarda il provvedimento in esame vi è una cosa che mi lascia perplesso, ossia l'utilizzo dei nostri militari della Marina per la sicurezza sulle imbarcazioni civili. Credo che questo possa comportare delle problematiche serie. A questo punto mi verrebbe anche da dire una battuta: nel prossimo provvedimento potremmo dare la possibilità alle nostre ditte di affittare dei carri armati e di provvedere personalmente alla propria difesa.
Sono contento che nel decreto-legge in oggetto vengano stanziati 53 milioni di euro per la stabilizzazione dei nostri militari. Potremmo parlare, e tanto, della situazione in Libia. A suo tempo dicemmo al Ministro Frattini che era impossibile sia vincere questa guerra bombardando dall'alto, sia dare una scadenza. Allora, ora temo che un eventuale intervento via terra sia imminente, ma a questo punto le Nazioni Unite e la Lega araba dovranno assumersi le proprie responsabilità.
Sull'Afghanistan, signor Ministro, sono contento che siano stati stanziati 15 milioni di euro per la sicurezza, però vi è da dire che la logistica in questo momento crea grossi problemi. Le nostre basi avanzate non danno la possibilità ai nostri militari di essere lì in maniera serena e tranquilla. L'acqua è razionata, i viveri anche. Quando rientrano dalle rispettive missioni al di fuori delle nostre basi sono costretti a fare i carpentieri e questo non può fare altro che minare la loro lucidità quando escono nuovamente.
Sappiamo benissimo che, se un militare non è lucido ed è stanco, rischia inevitabilmente di commettere degli errori e, quando si commette un errore, si muore.
Infine, vorrei menzionare una strofa di una canzone dei nostri paracadutisti: «col tuo sangue bagnasti la terra e all'Italia donasti il tuo cuor». È questo che lei dovrebbe ricordare, signor Ministro, a quanti all'interno del suo Governo con troppa facilità parlano dei nostri militari dicendo: «Riduciamo, riduciamo, riduciamo, perché costano troppo». Il segnale che arriva ai nostri militari è quello che gli fa dire: cosa ci stiamo a fare, se non serviamo? Visto che non è così, visto che il loro sacrificio se lo sono guadagnato, io penso che, aprendo la bocca, bisognerebbe un attimino pensare di più alle conseguenze.
Per tale motivo Futuro e Libertà per il Terzo Polo voterà convintamente «sì» per la conversione del decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà.

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, questo intervento rappresenta la sintesi di una riflessione interna del gruppo Popolo e Territorio, che rappresento, su un argomento che, oltre a toccare la sfera politica di ognuno di noi, coinvolge certamente anche un ambito umano ed emotivo. Tengo, infatti, a ricordare oggi che è di pochi giorni fa l'annuncio della quarantunesima vittima italiana sullo scenario delle missioni internazionali.
Il caporalmaggiore David Tobini è l'ultimo dei morti dell'Italia. Ricordiamo, anzi, che il caporalmaggiore David Tobini è la terza vittima in un solo mese, dopo Gaetano Tuccillo e Roberto Marchini. Ed in premessa lasciatemi esprimere, da parte di tutti i componenti del gruppo che rappresento, le più vive e sentite condoglianze per la famiglia del caporalmaggiore e in generale un saluto ed un ringraziamento a tutte le Forze armate, impegnate nelle missioni internazionali, verso le quali mostreremo sempre gratitudine ed affetto per il lavoro umanitario che svolgono.
È un momento particolare, perché proprio questi ultimi decessi ci portano a condurre una valutazione ancora più in profondità del problema delle missioni internazionali. Ma devo dire, sempre in premessa, che nonostante la commozione per l'accaduto riteniamo che tale fatto non debba assolutamente condizionare il nostro pensiero in relazione all'agire.
In particolare, crediamo che la morte del nostro ragazzo non debba essere assolutamente utilizzata per scopi e fini politici, elettorali e di ricerca del consenso. Questa è una prassi che non accettiamo e richiamiamo tutti i colleghi del Parlamento ad attenersi a queste regole di base e, con qualche riflessione, preannuncio che noi del gruppo Popolo e Territorio voteremo a favore del rifinanziamento delle missioni internazionali, perché siamo consci del ruolo che l'Italia in questo momento sta svolgendo nello scenario internazionale.
Allo stesso tempo, però, chiediamo con forza di sapere - e lo chiediamo al Governo - quando avrà termine il nostro impegno che, oltre di natura umana, è anche di dimensioni economiche, con costi che vengono pagati giornalmente dall'intera collettività. Ed è, infatti, proprio il popolo che ci chiede di sapere. È necessaria una scadenza ed è necessario conoscere quando ci sarà un termine alle missioni internazionali. Dobbiamo programmare un rientro.
Nel recente passato, per la verità, quando abbiamo chiesto di individuare una data certa e che senza indugio questo rientro dovesse avvenire entro il 2014, il Governo ci ha risposto. Sappiamo, infatti, che entro fine anno 2 mila militari ritorneranno a casa. Però, noi dobbiamo studiare una programmazione e una razionalizzazione del nostro rientro. Noi non chiediamo un rientro sic et simpliciter, perché questo potrebbe significare un indebolimento delle nostre capacità difensive ed una rigorosa riduzione dei livelli di sicurezza ed un aumento dei pericoli per i nostri ragazzi.
D'altra parte, però, teniamo a precisare, a scanso di equivoci, che noi non vogliamo fare populismo, non vogliamo fare demagogia e non stiamo chiedendo di rimandare «tutti a casa e subito». Questo non è possibile per diversi e noti motivi, che tutti in quest'Aula conoscono. Chiediamo, però, al Governo di far capire ai nostri alleati che, pur ribadendo la nostra fedeltà e coerenza con i principi di democrazia e libertà dei popoli, sono molti gli elementi che ci inducono a chiedere il graduale rientro delle nostre truppe.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Porfidia.

AMERICO PORFIDIA. Anzi, riteniamo che, così come per ogni uomo giunge il momento della maturità, quei popoli siano pronti, dopo lo sforzo che abbiamo fatto, ad iniziare un percorso per la ricerca della democrazia e della libertà. Pag. 40
Quindi, in considerazione di quello che abbiamo detto, noi, nel votare con sofferenza ma con lo spirito di un grande senso di responsabilità anche questa volta a favore del rifinanziamento delle missioni all'estero, ci obblighiamo di fronte al Paese a verificare che venga portato avanti il programma di rientro dei nostri ragazzi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, poche parole per confermare l'adesione del gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo alle missioni all'estero, ai nostri militari, insieme alla solidarietà nei loro confronti per quello che fanno, rappresentando con onore l'Italia e svolgendo un ruolo e una funzione molto importanti per la difesa dei diritti fondamentali della persona umana, nonché per un processo di pacificazione nelle zone più tormentate del mondo.
Ciò detto vorrei anche sottolineare l'aspetto nuovo, che è quello previsto dall'articolo 5 contro la pirateria, che è un fatto che giudichiamo sicuramente in termini molto positivi, anche se dovremmo - questo è un invito che rivolgo al Governo - valutare meglio gli aspetti dei codici militari, perché si tratta di funzioni che vengono svolte in contesti assolutamente inediti, nuovi e diversi rispetto a quelli tradizionali.
Poiché il Governo ha presentato un disegno di legge per la riforma e il riordino dei codici militari che credo sia al Senato, invito il Governo, nella prossima occasione nella quale tratteremo il rifinanziamento delle missioni all'estero, di estrapolare alcune di queste norme che sono attese dal mondo militare e che sono sicuramente più adeguate alle funzioni rispetto a quelle che vigono attualmente.
L'ultima considerazione - mi rivolgo in modo particolare al Ministro - è che noi oggi abbiamo uno stato di sofferenza, che il Ministro conosce benissimo, nelle nostre Forze armate che subiscono tagli alle spese di esercizio e di funzionamento. Questo alimenta delle sperequazioni forti in termini anche di creazione di sprechi, perché quando la macchina non funziona ci sono soggetti che non lavorano e quindi ci sono sprechi. Ha detto, signor Ministro, il Segretario generale della NATO, all'Assemblea parlamentare della NATO, che in momenti così difficili per le economie del nostri Paesi dobbiamo pensare di ridurre la spesa militare, facendo grande attenzione a tagliare il grasso ma a non a depotenziare i muscoli. Credo che questa sia una bella definizione che riferisco e consegno al Governo, ed auspico che l'Esecutivo, nelle prossime occasioni, si presenti in Parlamento per dirci come intende riordinare lo strumento militare alla luce delle risorse più ridotte delle quali oggi si dispone (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gidoni. Ne ha facoltà.

FRANCO GIDONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo della Lega Nord voterà a favore della conversione del decreto-legge di proroga delle missioni internazionali e lo farà per senso di responsabilità, per il rispetto che dobbiamo ai nostri militari impegnati nelle missioni e anche perché siamo convinti che sia stata in qualche modo imboccata la strada del ridimensionamento. Ma lo facciamo senza rinunciare a stimolare un dibattito serio sulle prospettive dei nostri interventi militari all'estero, che ci paiono ormai rappresentare un costo sproporzionato in termini di vite umane e di risorse economiche, sia in rapporto all'eventuale possibilità del Paese sia ai vantaggi politici che se ne stanno ricavando nell'attuale scenario internazionale.
Le difficoltà economiche in cui si dibatte il sistema Italia sono a tutti evidenti, ma mi sembra che sia soprattutto sulla tenuta dei nostri conti pubblici, e non tanto sul numero dei soldati impiegati all'estero, che si decide il nostro prestigio Pag. 41nazionale, e proprio per questo i risparmi di spesa si impongono ovunque, anche negli impegni all'estero intrapresi - secondo alcuni - allo scopo di migliorare la posizione del nostro Stato nel sistema internazionale.
Il decreto-legge che ci accingiamo a convertire è un passo nella giusta direzione, e il risparmio ottenuto emerge ancora più chiaramente se si considera che sulle spese per le missioni in questo secondo semestre del 2011 sono stati scaricati costi sostenuti per alcune operazioni condotte nella seconda parte del primo semestre.
Anche lo scenario in alcuni teatri ad alto rischio sta cambiando e non vogliamo che il cerino resti in mano ai nostri soldati. Prendiamo il caso dell'Afghanistan dove, in ottemperanza ad impegni contratti in ambito internazionale, manteniamo ancora 4 mila 200 uomini, il tetto massimo raggiunto, in termini di consistenza, del nostro contingente in quel Paese dal 2002 ad oggi. La domanda è: perché dobbiamo essere proprio noi a rispettare questi impegni quando ben quattro dei nostri maggiori alleati non lo fanno e varano già in questo primo semestre importanti riduzioni dei loro contingenti? Stati Uniti, Francia, Germania e Gran Bretagna hanno deciso di tagliare del 10 per cento la consistenza delle loro truppe dandone informazione solo a mezzo stampa. È bene rifletterci sopra, specialmente in vista del 2012, quando si deciderà il calendario del nostro ritiro.
Nel frattempo, visto che sembra essere cambiato l'approccio americano al conflitto afgano, noi raccomandiamo alla Difesa perlomeno di ridurre al minimo l'esposizione dei nostri soldati sul terreno, esattamente come ha scelto di fare la Francia il 14 luglio scorso dopo aver perso sei militari in 24 ore. Sulla Libia auspichiamo che si tenga fede al proposito, annunciato anche in un articolo del decreto-legge, di concludere con il prossimo 30 settembre le operazioni militari, ma cogliamo l'occasione per sottolineare una volta di più come le preoccupazioni espresse dalla Lega nel marzo scorso fossero giustificate.
La guerra, che doveva durare pochi giorni, si trascina da cinque mesi con vantaggi dalla nostra partecipazione diretta sempre più dubbi e con riflessi negativi sulle nostre aziende che lì vi operavano. A tal proposito ringrazio il Governo per aver accolto il mio ordine del giorno e quello a prima firma Gottardo. È un primo segnale positivo e importante al mondo delle nostre imprese.
Ci auguriamo che venga impostato un percorso di uscita anche dal Libano, dove ormai è evidente l'insofferenza di alcuni soggetti politico-militari locali alla presenza dei caschi blu. Dopo i nostri soldati, infatti, anche i francesi sono stati attaccati pochi giorni fa, proprio nella zona di Sidone, ed incombe il rischio del coinvolgimento del Libano nel conflitto esploso in Siria le cui drammatiche conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Infine, richiamiamo l'attenzione anche sulla drammatica emergenza umanitaria nel Corno d'Africa e sul riaccendersi delle tensioni sul confine serbo-kosovaro.
Onorevoli colleghi, signor Presidente, rappresentanti del Governo, è ovvio che quanto abbiamo appena detto non intende in alcuno modo implicare alcun giudizio negativo nei confronti dell'operato dei nostri militari dei quali, al contrario, siamo fieri e di cui rispettiamo la professionalità e i sacrifici. Noi intendiamo invece soltanto responsabilizzare la politica che li impiega ai quattro angoli del pianeta invocando scelte più oculate e misurate, al passo con i nostri interessi e le nostre effettive capacità, abbandonando ambizioni che sono sempre più chiaramente velleitarie. Sulla base di queste considerazioni, il gruppo della Lega Nord voterà a favore della conversione in legge del decreto al nostro esame (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rugghia. Ne ha facoltà.

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ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, ancora una volta siamo chiamati ad approvare la legge di finanziamento delle missioni internazionali convertendo un decreto del Governo. Questo voto dal Parlamento non può essere considerato solo un passaggio burocratico. È un atto che impegna il nostro Paese di fronte a decisioni assunte nei più alti consessi internazionali, attraverso le risoluzioni delle Nazioni Unite e le decisioni dell'Unione europea. Una legge quadro sulle missioni internazionali ancora non c'è, tuttavia avvertiamo l'esigenza di un'analisi di merito per verificare, missione per missione, gli obiettivi e i risultati raggiunti, la validità delle strategie messe in atto, e per questo in Senato in prima lettura ci siamo battuti per una riformulazione dell'articolo 9, affinché diventasse vincolante per legge una discussione di merito sul complesso dell'attività e dei risultati conseguiti con l'impegno dei nostri militari nelle diverse aree di crisi. Ci sarebbe bisogno di analizzare le novità che ormai si manifestano sulla scena internazionale: la crisi di egemonia dell'Occidente e degli Stati Uniti, che non sono più la superpotenza incontrastata sulla scena mondiale, l'affermazione di nuove soggettività dal punto di vista economico che inevitabilmente modificano la scena.
Le nostre missioni di pace, coerenti con la nostra adesione alle organizzazioni multilaterali internazionali, intervengono in una inedita fase di transizione resa ancora più complessa dalla crisi economica che si è manifestata dal 2008 e che ha modificato i rapporti di forza fra le nazioni. Le nostre missioni intervengono in questo mondo che cambia, e noi con questo mondo che cambia dobbiamo fare i conti per verificare risultati e utilità.
Invece ancora una volta affrontiamo il tema del rifinanziamento come fossero le missioni fini a se stesse e come non fossero uno strumento della politica estera, e in questo modo tutto si svilisce. Si smarrisce il senso del nostro impegno, la discussione sulla nostra partecipazione viene derubricata a merce di scambio fra le diverse forze della maggioranza e viene strumentalizzata a fini propagandistici.
È questo lo spettacolo che c'è stato offerto dai partiti di Governo prima nella fase di approvazione del decreto-legge e successivamente nella discussione al Senato. Abbiamo provato una certa tristezza a vedere ridotta la nostra partecipazione alle missioni a rango di spesa o ad esclusivo onere finanziario. Non possiamo permetterci l'arbitrarietà di decidere la continuità di una missione o il ritiro o il ridimensionamento della stessa solo per ragioni di cassa. Sappiamo che dobbiamo commisurare le nostre ambizioni, le nostre responsabilità sulla scena internazionale, alle nostre concrete possibilità economiche e a maggior ragione dobbiamo farlo in questa contingenza dove il nostro Paese, i nostri concittadini stanno subendo il peso di una grave crisi economica.
Ma è soltanto sulla base di una valutazione di merito che possiamo assumere scelte responsabili. Siamo stati spettatori di una cinica messa in scena e di tante chiacchiere sulla riduzione del nostro contingente militare e sui costi delle missioni. Poi abbiamo visto com'è andata a finire. Il nostro Paese, al netto delle chiacchiere che se le porta via il vento, nel 2011, per le missioni internazionali, spenderà più di quanto speso nel 2010 e impegnerà più uomini di quelli che ha impegnato nel 2010.
Signor Presidente, noi approveremo il finanziamento delle missioni ma questo non ci impedisce di denunciare l'inaccettabile e progressiva riduzione di risorse che è stata operata per la cooperazione civile. In qualche modo al Senato abbiamo cercato di correre ai ripari per una scelta sbagliata.
Nel 2008 alla cooperazione civile veniva destinato il 10 per cento dell'ammontare complessivo stanziato con il decreto-legge. Oggi per l'Afghanistan la cooperazione civile si riduce ad un misero 1,5 per cento: 5,8 milioni per il secondo semestre del 2011 a fronte di 117 milioni del 2008. Lo stesso generale McChrystal, ex comandante delle missioni ISAF ed Enduring Freedom, ha affermato recentemente che non basta Pag. 43la componente militare per vincere, che sono necessarie consistenti misure economiche a favore della popolazione civile per agevolare la exit strategy, il passaggio di consegne e il trasferimento di competenze alle autorità locali, per la ricostruzione del tessuto sociale e civile, per la stabilizzazione del Paese.
Signor Presidente, mentre stiamo discutendo il disegno di legge di finanziamento delle missioni, il regime siriano di Bashar al-Assad spara sul suo popolo sfidando la comunità internazionale. È stata compiuta ad Hama una mattanza, oltre 100 morti tra le persone che erano in piazza. In Siria come in Egitto, Tunisia, Yemen, Libia, Bahrein, i ragazzi della «primavera araba» hanno manifestato per la libertà, la democrazia, i diritti. È stata una grande esplosione di vitalità contro i vari raìs, che l'Occidente per molti anni ha considerato il male minore rispetto alle minacce del fondamentalismo e per questo li ha finanziati, li ha sostenuti e li ha armati.
La comunità internazionale non può limitarsi a manifestare orrore e condanna contro il massacro compiuto da Assad che vuole reprimere nel sangue la rivolta in Siria.
Quello che è certo, è che per noi i ragazzi di Hama, come quelli di piazza Tahrir, vanno difesi, aiutati e sostenuti nella loro richiesta di democrazia.
La Siria può destabilizzare il Medio Oriente: il fuoco può riaccendersi in Libano, dove l'Europa e l'Italia, in prima fila, sono impegnati nella missione UNIFIL e dove vi è ancora lo stato di guerra - è bene ricordarlo - fra Israele e il Libano stesso. Per ora, è stata mantenuta la cessazione delle ostilità, ma non è ancora stato decretato il cessate il fuoco.
Ciò che accade in Siria deve consigliarci prudenza rispetto ai propositi di ridimensionamento dell'impegno della missione UNIFIL. Ciò che accade in Siria ci rimanda alle motivazioni che hanno indotto il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ad approvare la risoluzione per la missione in Libia.
Voglio dire a quanti sono impegnati a deformare la realtà - alla Lega Nord, che si è detta contraria alla missione in Libia, dopo averla votata in Parlamento, e al Presidente del Consiglio, che ha affermato di averla subita - che noi non stiamo facendo la guerra alla Libia. Noi siamo lì esclusivamente per proteggere la popolazione civile, dopo che Gheddafi, come Assad, ha sparato sui suoi giovani che chiedevano democrazia, libertà, futuro, diritti e giustizia, con i missili, con gli aerei e con i carri armati. Noi siamo lì non per fare la guerra, ma per fermare la guerra di Gheddafi contro il suo popolo.
Il nostro è un partito fatto di persone che, ogni volta, devono assumere decisioni in ordine alla partecipazione del nostro Paese alle missioni internazionali: interrogano la propria coscienza, pensano agli interessi della popolazione, valutano le implicazioni delle scelte, pensano alla difesa dei diritti inalienabili. Ci comportiamo, anche dall'opposizione, come forza di Governo, facendo prevalere l'interesse nazionale, il sostegno ai nostri militari impegnati in missioni difficili, che comportano gravi rischi e che, purtroppo, rappresentano un prezzo sempre troppo alto in termini di vite umane.
Noi orientiamo sempre la nostra bussola verso l'articolo 11 della nostra Costituzione. Noi - mi rivolgo ai rappresentanti della Lega, che ancora hanno parlato di guerra - non partecipiamo ad alcuna guerra e, in questo Parlamento, non accettiamo lezioni da nessuno, soprattutto, dai neopacifisti della Lega. Sono pacifisti un po' strani, che hanno provato ad introdurre nel provvedimento sulle missioni internazionali una norma per liberalizzare il commercio delle armi, che noi abbiamo impedito che venisse approvata.
Signor Presidente, esprimiamo il nostro voto favorevole sul provvedimento concernente il finanziamento delle missioni internazionali a cui partecipa il nostro Paese. È un voto convinto per la stabilizzazione e la pace nelle aree di crisi, a sostegno dei nostri militari, per la credibilità del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Rossi. Ne ha facoltà.

LUCIANO ROSSI. Signor Presidente, signor Ministro della difesa, signor sottosegretario Cossiga, si tratta di un argomento importante che merita le dovute attenzioni, approfondimenti ed anche, devo dire, questo clima politico che, almeno su questo tema, sembra indirizzarsi verso una convergenza per dare attenzione alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi impegnati in missioni di pace nei tanti, troppi, teatri di guerra nel mondo. Dunque, è un clima senz'altro favorevole, con qualche meritata attenzione ed astensione che, certamente, non condividiamo.
Signor Presidente, è un tema che merita riflessioni e che, dunque, mi ha obbligato ad una serie di considerazioni e di approfondimenti contenuti in una relazione, che, visto lo scarso tempo a disposizione, sono obbligato a consegnare. Ma, nello stesso tempo, non voglio sottrarmi dall'evidenziare quanto così bene è stato fatto sia dal relatore della III Commissione, il collega Renato Farina, sia dal presidente della IV Commissione, l'onorevole Cirielli, su un tema così importante e delicato.
Invito a svolgere una riflessione, ma anche a dare attenzione all'intervento del senatore Cantoni, del Popolo della Libertà, al Senato: è una riflessione nobile e alta, che ha trovato condivisione nel voto unanime e forte del Popolo della Libertà. Con questo spirito, signor Presidente, signor Ministro, signor sottosegretario, esprimo la convinta gratitudine mia, nostra, di tutti i parlamentari del Popolo della Libertà, da dedicare alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi impegnati in missioni di guerra, ma anche a quei rapporti così saldi, proficui e collaborativi con i capi di Stato maggiore. Dunque, il nostro è un voto convinto, a sostegno di una bella immagine dell'Italia e degli italiani nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Luciano Rossi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, il nostro oggi sarà un voto di astensione sul rinnovo delle missioni militari, perché vogliamo segnalare all'Aula, alla Presidenza e al Governo che, innanzitutto, le procedure con le quali il nostro Paese, ogni sei mesi, si trova a discutere del rinnovo di impegni internazionali così seri e così importanti, non sono minimamente adeguate agli obiettivi che ci poniamo.
Ci sono ragioni di merito, che riguardano, ad esempio, la cooperazione internazionale, che è stata falcidiata nel corso di questa legislatura e che necessita, comunque, di una riforma strutturale che la metta in linea con l'evoluzione del diritto internazionale e della responsabilità che le organizzazioni hanno nel proteggere le popolazioni civili, anche attraverso questo tipo di interventi.
Con questa astensione vogliamo segnalare la necessità che il Parlamento si trovi a discutere della partecipazione e del ruolo del nostro Paese all'interno delle organizzazioni, all'interno della NATO e all'interno delle Nazioni Unite in un modo profondamente diverso. Come lo stiamo facendo non è più adeguato e non crediamo neanche che siano adeguati i proclami alle necessità di andare tutti a casa, come se le crisi internazionali possano svanire da un momento all'altro. Questo occorre fare.
Se il Parlamento e il Governo non si assumeranno la responsabilità di riformare il modo in cui il nostro Paese partecipa alle missioni internazionali, saremo destinati semplicemente ad avere dei decreti omnibus in cui si infila, in modo affannoso, norme che non hanno nulla a Pag. 45che fare con questo tipo di interventi e che non fanno certo onore al nostro Paese (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4551)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 4551, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Peluffo, Madia, Favia, Ginoble, Pescante, Garagnani, Romele, Cesare Marini, Aniello Formisano, Palagiano, Milo, Bersani, Bressa, Soro, Zampa, Paolo Russo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 2824 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, recante proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle forze armate e di polizia e disposizioni per l'attuazione delle Risoluzioni 1970 (2011) e 1973 (2011) adottate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Misure urgenti antipirateria» (Approvato dal Senato) (4551):

Presenti 530
Votanti 515
Astenuti 15
Maggioranza 258
Hanno votato 493
Hanno votato no 22
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con l'esame della domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati di utenze telefoniche nonché alla perquisizione di cassette di sicurezza nei confronti del deputato Milanese.

La seduta, sospesa alle 13,20 è ripresa alle 15,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bonaiuti, Bongiorno, Brambilla, Brugger, Brunetta, Carfagna, Casero, Catone, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Fava, Fitto, Franceschini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Lo Monte, Mantovano, Martini, Meloni, Migliavacca, Misiti, Moffa, Leoluca Orlando, Polidori, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Romano, Saglia, Stucchi e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione di una domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati di utenze telefoniche nonché alla perquisizione di cassette di sicurezza nei confronti del deputato Milanese (Doc. IV, n. 21-A) (ore 15,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame di una domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati di utenze telefoniche, nonché alla perquisizione di cassette di sicurezza del deputato Marco Mario Milanese.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 28 luglio 2011.

Pag. 46

(Discussione - Doc. IV, n. 21-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione della relazione della Giunta che propone di concedere l'autorizzazione su entrambe le richieste.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Gava.

FABIO GAVA, Relatore. Signor Presidente, la Giunta, come da lei anticipato, riferisce su due richieste di autorizzazione nei confronti dell'onorevole Marco Mario Milanese.
La prima domanda è relativa all'autorizzazione alla perquisizione di talune sue cassette bancarie di sicurezza; la seconda riguarda l'autorizzazione all'acquisizione dei suoi tabulati telefonici con riferimento a due utenze telefoniche in uso al Milanese da parte del Ministero dell'economia.
La domanda di perquisizione delle cassette si basa direttamente sull'articolo 68, secondo comma, della Costituzione, giacché si considera la cassetta di sicurezza alla stregua di un domicilio del parlamentare. Pur non essendo questo orientamento obbligato dal punto di vista ermeneutico, tale interpretazione trova un precedente nell'XI legislatura (Testa) e anche in quella circostanza, come del resto anche nell'attuale, l'autorità giudiziaria aveva posto sotto sequestro le cassette senza averle aperte.
Si può anche aggiungere - per completezza - che la Corte costituzionale, nella sentenza n. 58 del 2004, ha affermato che sono domicilio del parlamentare quei luoghi rispetto ai quali il Parlamento possa vantare un'esigenza di autonomia. È possibile ritenere, quindi, che la Corte abbia in mente luoghi che un membro del Parlamento frequenti come persona e non già solo ubicazioni nelle quali collochi i suoi beni o le sue carte.
Tuttavia, come si vedrà, presso la Giunta nessuno ha avanzato obiezioni sulla qualificazione giuridica delle cassette di sicurezza come domicilio, qualificazione, del resto, fatta in primo luogo dal magistrato richiedente.
La seconda domanda è quella rivolta ai tabulati e si basa sull'articolo 4 della legge n. 140 del 2003. Non ha un diretto riferimento nell'articolo 68 della Costituzione, tuttavia, anche qui, le richieste di autorizzazione ad acquisire tabulati telefonici hanno molti precedenti parlamentari, a partire quantomeno dalla domanda relativa al deputato Gaspare Giudice nella XIII legislatura, sulla cui deliberazione del 16 luglio 1998 è anche intervenuta la sentenza della Corte costituzionale n. 57 del 2000.
Nella presente legislatura ricordo le domande avanzate nei confronti dei deputati De Luca, Bocchino, Polidori e Granata (negli ultimi tre casi, il parlamentare interessato compariva nell'inchiesta solamente in qualità di persona offesa).
La Giunta ha esaminato le domande nelle sedute del 20, 27 e 28 luglio 2011, conducendo inizialmente un approfondimento congiunto all'altra domanda, quella di autorizzazione all'arresto pendente nei confronti del medesimo onorevole Milanese. Si è concordato sul disabbinamento nella seduta del 27 luglio.
Il deputato Milanese, pur invitato, non è ancora stato sentito dalla Giunta. Egli in ogni caso ha indirizzato ai componenti della Giunta medesima una lettera, letta dal presidente Castagnetti nella seduta del 20 luglio scorso, nella quale ha chiesto esso stesso che le autorizzazioni in titolo fossero concesse. L'inchiesta cui esse si riferiscono si muove lungo due filoni principali, uno attinente ad una pretesa associazione per delinquere tra Milanese medesimo, tale Paolo Viscione e altri soggetti, volta a commettere una serie indeterminata di reati di favoreggiamento e di corruzione. Il secondo filone riguarda invece il compito, affidato al Milanese in qualità di consigliere politico del Ministro Tremonti, di individuare soggetti idonei a ricoprire l'incarico di consiglieri d'amministrazione nelle società partecipate dal Ministero dell'economia e delle finanze.
La Giunta per le autorizzazioni si è determinata nel senso che la domanda di arresto debba essere più approfonditamente considerata, ma che le domande Pag. 47sugli atti di indagine possano essere senz'altro accolte. Non si tratta infatti in questa sede di esprimere giudizi di merito sull'indagine o sugli indizi di colpevolezza, viceversa occorre sgombrare il campo da equivoci, che neanche il deputato interessato del resto desidera che si creino, circa la volontà appunto di affrontare serenamente le accuse e di confutarle nell'esercizio del diritto di difesa innanzi al giudice.
Senza quindi alcun pregiudizio - lo sottolineo, senza alcun pregiudizio - per l'esito dell'istruttoria della Giunta in merito alla richiesta di arresto, il collegio all'unanimità e con distinte votazioni separate ha deliberato di proporre all'Assemblea che le richieste di autorizzazione relative alla perquisizione delle cassette di sicurezza e all'acquisizione dei tabulati telefonici nei confronti del deputato Milanese siano accolte.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, divido il tempo a disposizione tra la discussione e poi la dichiarazione di voto. In discussione generale vorrei dire soltanto una cosa, ossia che ci accingiamo a compiere un atto dovuto. L'atto dovuto è quello di consentire alla magistratura di svolgere il compito che la Costituzione le assegna, che la Costituzione assegna solo ad essa.
Vorrei che i principi che sono stati esposti nella relazione fossero applicati sempre. Piacerebbe tanto a noi dell'Italia dei Valori perché lo sosteniamo sempre, e cioè sosteniamo sempre che la Giunta prima e la Camera poi non devono fare i processi, non devono «giocare» a fare i giudici. Questo principio è accolto - per me stranamente, speriamo che sia un cambio radicale di rotta - laddove si dice che non si tratta, infatti, in questa sede di esprimere giudizi di merito sull'indagine e sugli indizi di colpevolezza, viceversa occorre sgombrare il campo da equivoci circa la volontà di affrontare serenamente le accuse e di confutarle poi nell'esercizio del diritto di difesa innanzi al giudice. Quindi, è una separazione netta dei compiti della Camera e dei compiti della magistratura che procede e che poi dovrà giudicare.
Vi è un ulteriore elemento importante - voglio sottolinearlo perché capiteranno altri casi, uno dei quali subito dopo -, cioè si mette in evidenza che il deputato Milanese ha chiesto che le autorizzazioni in titolo fossero concesse. Allora, Presidente, per noi queste affermazioni sono sacrosante, vorremmo cioè che sempre, in ogni caso, in ogni momento, in questa sede e nella Giunta non si facessero i processi, ma che si prendesse atto che la Camera è chiamata soltanto a rendere un'autorizzazione ad un potere che è stato già esercitato e che la Camera può non concedere l'autorizzazione all'esercizio di questo potere soltanto in presenza di elementi chiari e molto precisi.
Nel caso di Milanese questo criterio è stato seguito, ne prendiamo atto.
Chiediamo, con il nostro voto favorevole, che questo costituisca un precedente di cui noi ci avvarremo sempre, in Giunta e in Assemblea, per affermare che il nostro compito non è fare i processi né di creare ostacoli allo svolgimento dell'attività giudiziaria, ma è solo verificare se ci sono elementi contrastanti e contrari rispetto all'autorizzazione richiesta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e, pertanto, dichiaro chiusa la discussione.

(Dichiarazioni di voto - Doc. IV, n. 21-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, intervengo brevemente perché la questione al nostro esame non presenta Pag. 48profili problematici. Il relatore ha chiarito che la Giunta ha votato all'unanimità per autorizzare l'apertura delle cassette di sicurezza e l'acquisizione dei tabulati. Tuttavia, l'acquisizione dei tabulati, contrariamente a quanto detto dal relatore, non viene fatta per garantire il deputato da minacce e accuse ingiuste, così come è stato per i casi che lui ha citato come precedenti. L'acquisizione dei tabulati - è bene precisarlo - avviene perché la magistratura intende indagare, tra l'altro, sul traffico telefonico dell'onorevole Milanese.
Tuttavia, la dichiarazione dell'onorevole Milanese di disponibilità a concedere questa autorizzazione spoglia la questione di qualsiasi aspetto problematico. Va però detto che questa vicenda in sé non è in discussione, ma, se collegata a quella che discuteremo a breve (cioè la vicenda che riguarda l'onorevole Verdini), evidentemente pone in evidenza una serie di contraddizioni nelle quali ci siamo dovuti trovare a discutere in Giunta. Ma di questo parleremo nella dichiarazione di voto a seguire.
Per quanto riguarda, quindi, la proposta del relatore, il gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo annuncia il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, intervengo su questa proposta della Giunta per le autorizzazioni facendo anche economia di intervento perché esprimo alcune valutazioni di carattere generale che varranno anche per la seconda proposta alla nostra attenzione questo pomeriggio. In termini di grande economia di parola, voglio dichiarare anch'io - anche a nome dei colleghi di Alleanza per l'Italia - la condivisione della proposta stessa.
Onorevoli colleghi, siamo di fronte - è stato detto molto bene dal relatore e ricordato negli interventi di coloro che mi hanno preceduto poco fa - siamo di fronte a domande relative ad atti di indagine, quindi atti che in qualche modo dovrebbero, sempre e comunque, avere la possibilità di essere svolti per consentire l'esercizio della funzione giurisdizionale, che non appartiene a quest'Assemblea. Credo che non sia sbagliato ricordarlo ancora una volta. Qualche confusione si è compiuta nel passato. Noi non esercitiamo la funzione giurisdizionale. Noi non giudichiamo i nostri colleghi: noi non possiamo farlo.
Quindi, nessun pregiudizio per l'esito dell'istruttoria potrà intervenire in ragione del fatto che quest'oggi - in ossequio ad una previsione costituzionale - noi concediamo la possibilità dell'acquisizione di importanti atti.
Devo dire che credo che questa volta, anche per quanto concerne la seconda proposta della Giunta alla nostra attenzione, abbiamo registrato un atteggiamento virtuoso anche da parte dei colleghi, i quali hanno chiesto, loro stessi, di poter consentire l'acquisizione degli atti. Pertanto, credo che di questo debba esser dato atto ai colleghi.
Quest'oggi, rammentando a noi stessi che stiamo soltanto consentendo alla magistratura di poter andare avanti, credo che noi tutti, accettando le decisioni della Giunta per le autorizzazioni a procedere, compiamo davvero, anche noi, un esercizio virtuoso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il caso al nostro esame, per la parte che oggi è oggetto di voto, è piuttosto chiaro. È stato già illustrato dal relatore, in modo preciso, e anche dagli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto. Il gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo è favorevole all'autorizzazione alla concessione di tabulati di utenze telefoniche, sulla base anche della giurisprudenza della Corte costituzionale. In particolare, ricordo la sentenza n. 57 del 2000 che, tutto sommato, estende anche alla concessione dei tabulati telefonici le stesse garanzie Pag. 49previste per le intercettazioni telefoniche stesse. Analogamente, per quel che concerne le cassette di sicurezza, ricordo che queste, ancora sulla base di una giurisprudenza della Corte costituzionale - in particolare, la sentenza n. 58 del 2004 -, sono da considerarsi un luogo riservato all'uso personale e, quindi, la loro perquisizione ed esecuzione di misura cautelare sono soggette ad autorizzazione come se si trattasse, in un certo senso, di un domicilio del parlamentare.
Dal punto di vista del merito, credo che l'atteggiamento manifestato in modo esplicito, per iscritto, con lettera del deputato Milanese, favorevole, egli stesso, alla concessione dell'autorizzazione e, quindi, all'esecuzione di queste misure ci facilita nel giudizio che, ovviamente, sarà più complesso e articolato quando avremo in esame altre richieste di esecuzione di misure cautelari.
Dunque, l'Unione di Centro per il Terzo Polo esprimerà voto favorevole all'autorizzazione delle misure richieste.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Follegot. Ne ha facoltà.

FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Aula è chiamata a decidere se concedere o meno l'autorizzazione all'acquisizione dei tabulati di utenze telefoniche nonché alla perquisizione di cassette di sicurezza nei confronti del deputato Milanese, nell'ambito di un procedimento penale. La procura della Repubblica di Napoli ritiene utile, infatti, al fine del prosieguo delle indagini, acquisire i tabulati e perquisire le cassette di sicurezza che sono nella disponibilità dell'indagato, accusato di rivelazione di segreti di ufficio e di corruzione.
È utile precisare, fin da subito, che la Giunta per le autorizzazioni a procedere ha inteso tenere disgiunta l'autorizzazione in oggetto da quella ad eseguire la custodia cautelare in carcere. Quest'ultima, infatti, è ben più complessa e articolata e richiede un tempo congruo per l'esame, tanto che si è deciso di chiedere una proroga al Presidente della Camera.
Per quanto concerne l'acquisizione di tabulati telefonici, la richiesta di autorizzazione trova fondamento nella legge n. 140 del 2003, all'articolo 4, dove si prevede espressamente che quando occorre eseguire nei confronti di un membro del Parlamento perquisizioni o acquisire i tabulati di comunicazioni l'autorità competente richiede direttamente l'autorizzazione della Camera alla quale il soggetto appartiene.
Numerose sono state le richieste di autorizzazione aventi tale oggetto, anche antecedenti alla citata legge. È utile ricordare, peraltro, che il terzo comma dell'articolo 68 della Costituzione prevede che «analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza».
La richiesta di autorizzazione alla perquisizione di cassette di sicurezza trova invece fondamento nel secondo comma dell'articolo 68 della Costituzione, dove si prevede che, senza l'autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare. In questo caso, per analogia, il domicilio del parlamentare si estende - come già scritto dal relatore - ai luoghi rispetto ai quali il Parlamento possa vantare un'esigenza di autonomia. Che tale interpretazione sia consolidata è confermato dal fatto che nessuno dei membri della Giunta ha sollevato dubbi in proposito.
La proposta del relatore di autorizzare l'acquisizione di tabulati telefonici, nonché la perquisizione di cassette di sicurezza è stata accolta all'unanimità dalla Giunta per le autorizzazioni, ritenendo opportuno che la magistratura possa disporre di tutti gli elementi ed i mezzi utili per accertare la verità dei fatti, cosa peraltro sollecitata dallo stesso deputato Milanese, il quale nella lettera inviata al presidente della Giunta dà la propria immediata disponibilità a dare corso alle suddette richieste, segno inequivocabile che si vuole ricercare la verità. Per questi motivi, preannuncio il Pag. 50voto favorevole della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, questa volta in Aula la proposta della Giunta giunge all'unanimità. La Giunta nel suo complesso - forze di opposizione e forze di maggioranza - ha deciso di accogliere non solo la richiesta del GIP di Napoli, ma anche la richiesta che ci ha fatto l'onorevole Milanese di voler concedere l'autorizzazione all'acquisizione dei tabulati ed alla perquisizione delle cassette di sicurezza.
L'onorevole Milanese ci ha chiesto ciò nel suo stesso interesse perché gli inquirenti possano procedere celermente al fine di acquisire tutti gli elementi che possano permettergli di chiarire la sua posizione. È per questo che abbiamo scorporato questa richiesta di autorizzazione dall'altra richiesta, pervenutaci anche dalla stessa procura e dallo stesso GIP di Napoli, riguardante l'autorizzazione alla misura cautelare. Credo che la Giunta abbia agito, in questo caso, in modo equilibrato proprio perché non ha voluto mortificare la possibilità di difesa dell'onorevole Milanese, che potrà trarre da queste due autorizzazioni argomenti utili per la sua difesa complessiva.
Pertanto, non capiamo perché, nonostante la stessa richiesta pressante ci sia venuta da parte dell'onorevole Verdini, la maggioranza della Giunta abbia in quel caso utilizzato un criterio diverso ed abbia rigettato la richiesta di autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni nonostante l'onorevole Verdini avesse chiesto alla Giunta insistentemente, prima con una lettera e poi successivamente durante l'audizione, di dare l'autorizzazione proprio per consentirgli una difesa più compiuta. Quindi, il voto del Partito Democratico è favorevole alla proposta espressa dalla Giunta per le autorizzazioni e alla relazione dell'onorevole Gava, per tutti i motivi che ho illustrato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, una breve dichiarazione di voto, facendo riferimento a quanto già illustrato in sede di discussione. L'Italia dei Valori vota a favore dell'autorizzazione e vota a favore sul caso e sul principio.
Sul caso votiamo a favore anche se siamo moralmente convinti che nelle cassette di sicurezza non si troveranno elementi a carico dell'imputato, ma questo poco male, anzi se ci sono elementi a difesa è giusto che essi emergano. Quindi, noi dobbiamo consentire, con il «sì» sul caso consentiamo alla magistratura di acquisire anche elementi eventualmente favorevoli, questo lo dobbiamo desumere dalla richiesta dello stesso onorevole Milanese di concedere l'autorizzazione, ma soprattutto il nostro «sì» è un «sì» sui princìpi, e cioè, secondo quello che risulta dalla relazione, in primo luogo non si tratta di scendere nel merito delle valutazioni né di fare un processo in Aula, in secondo luogo viceversa, come è affermato nella relazione, occorre sgombrare il campo da equivoci circa la volontà di affrontare serenamente le accuse e di confutarle nell'esercizio del diritto di difesa dinanzi al giudice, cioè l'imputato o indagato parlamentare svolgerà le sue difese davanti al giudice, questo non può essere un collegio extra ordinem di difesa, questo deve essere un luogo nel quale si accerta se non ci sono elementi contrari all'autorizzazione. Ricordiamolo, perché questo principio lo ricorderemo sempre, tutte le volte in cui verrà in discussione l'autorizzazione a svolgere adempimenti istruttori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare l'onorevole Milanese. Ne ha facoltà.

MARCO MARIO MILANESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quando per la prima volta ho preso posto in quest'Aula Pag. 51ho pensato che da quel momento avrei continuato in un altro modo rispetto al passato a servire il Paese e mai avrei immaginato di dover prendere qui la parola per difendermi da accuse così gravi ed infamanti, come quelle che mi sono mosse. Ciò spiega la condizione di evidente disagio in cui mi trovo e la mortificazione con la quale vi rivolgo questo mio pensiero, perché questa situazione coinvolge la credibilità stessa delle istituzioni in un momento veramente difficile per il Paese.
Detto questo però resta il fatto che sono innocente, nessuno di questi fatti di cui sono accusato da persone direttamente o indirettamente interessate è vero, ed ho un solo modo per dimostrarlo e al più presto, c'è un solo modo che consenta di liberarmi dall'onta che mi sovrasta: che le indagini dei magistrati proseguano e l'accertamento che ne seguirà si porti a compimento il più velocemente possibile. Per fare ciò, è necessario che oggi stesso accogliate unanimi la richiesta di consentire l'apertura delle mie cassette di sicurezza e di acquisire i tabulati dei telefoni nella mia disponibilità, come del resto ho sempre chiesto.
Consentitemi, prima di terminare, di formulare un appello da uomo e non da parlamentare, il quale si sente schiacciato dalla veemenza del vento della calunnia, alimentato in ogni modo e da ogni parte. Ho sentito e letto tante cose false ed ipocritamente ingiuste, come ad esempio di bonifici sospetti provenienti dall'estero, quando basta controllare che arrivano da un notaio francese, il quale dopo aver pagato le imposte in Francia per la vendita della mia casa, me le invia e su quelle somme regolarmente dichiarate al fisco italiano ora pago le imposte nel nostro Paese. Oppure, dove si parla di presunte tangenti, smentite dai fatti e dagli interessati. Ma quelle che fanno più male sono state quelle provenienti da persone che con me siedono in quest'Aula, parole lasciate cadere liberamente, senza conoscere fatti e atti e che sono solo servite ad alimentare la peggiore informazione.
Se volete e dovete essere miei giudici dovete farlo con la conoscenza, e non solo per apparire. Se avete voglia e diritto di intervenire, fatelo e chiedete che la magistratura, alla quale va il mio doveroso rispetto, accerti la verità, senza limitarsi solo ad una sua apparenza, offerta troppo agevolmente. Chiedete anche voi, come io ho già fatto, di indagare su chi mi calunnia e sul perché, l'ho già chiesto al procuratore della Repubblica di Napoli, con la missiva che ho allegato alla memoria depositata presso la Giunta per le autorizzazioni.
L'ho fatto più volte ed anche oggi nel momento in cui pubblicamente affermo che sono false le accuse mossemi e sostengo la mia innocenza. Quindi, lo farò anche in seguito con denunzie formali. Chiedete anche voi, onorevoli colleghi, nei dibattiti televisivi e nelle interviste rilasciate, che si cerchi la verità, prima ancora di accertarla. Pretendete, onorevoli colleghi, che insieme ai miei tabulati telefonici siano acquisiti anche quelli di coloro che mi accusano di aver fornito loro informazioni riservate, quelle ad esempio nella disponibilità di Paolo Viscione e Giovanni Sidoti, fin dal 2009, per sapere se costoro contattavano o erano contattati da persone che, diversamente da me, erano informate e potevano informarli delle indagini in corso. Questo ovvio accertamento non è stato fatto, anche se vi sono elementi più gravi di un sospetto che lo imponevano. Chiedetevi perché. Dovete interessarvi di questo. È vostro compito farlo, onorevole Bersani, proprio in un momento in cui è evidente l'attacco mosso da più parti al sistema dei partiti, sui quali si regge la nostra democrazia. Non farlo, non intervenire per sapere cosa c'è dietro tutta questa macchina del fango, sarà per tutti noi imperdonabile (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Votazioni - Doc. IV, n. 21-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che si procederà alla votazione distinta delle due richieste di autorizzazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta Pag. 52della Giunta di concedere l'autorizzazione all'acquisizione dei tabulati di utenze telefoniche del deputato Milanese, di cui al Documento IV, n. 21-A. Ricordo che chi intende concedere l'autorizzazione deve votare «sì», mentre chi intende negare l'autorizzazione deve votare «no».
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Cesaro, Gasbarra, Boccuzzi, Formisano, Di Stanislao, Servodio, Porfidia, Bosi, Bindi, Angelino Alfano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(Presenti 571
Votanti 566
Astenuti 5
Maggioranza 284
Hanno votato
538
Hanno votato
no 28).

Prendo atto che il deputato Losacco ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di concedere l'autorizzazione alla perquisizione delle cassette di sicurezza del deputato Milanese, di cui al Documento IV, n. 21-A. Ricordo che chi intende concedere l'autorizzazione deve votare «sì», mentre chi intende negare l'autorizzazione deve votare «no».
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Angelino Alfano, Della Vedova, Speciale, Scilipoti, Bruno...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(Presenti 572
Votanti 568
Astenuti 4
Maggioranza 285
Hanno votato
545
Hanno votato
no 23).

Prendo atto che i deputati Graziano e Losacco hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Discussione di una domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni telefoniche nei confronti del deputato Verdini (Doc. IV, n. 19-A) (ore 15,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame di una domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni telefoniche nei confronti del deputato Verdini.
Lo schema recante la ripartizione dei tempi per il dibattito è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 28 luglio 2011.

(Esame - Doc. IV, n. 19-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione della relazione della Giunta, che propone di negare l'autorizzazione.
Ha facoltà di parlare il relatore per la maggioranza, onorevole Costa.

ENRICO COSTA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Giunta riferisce su una domanda di autorizzazione a utilizzare intercettazioni di conversazioni del deputato Denis Verdini, in carica al momento delle intercettazioni e al momento della domanda. La domanda proviene dall'autorità giudiziaria di L'Aquila, in relazione al procedimento penale n. 1113/10 e n. 370/11 del registro del giudice per le indagini preliminari.
La Giunta ha esaminato l'incartamento nelle sedute del 27 e 28 luglio 2011; per completezza, se ne riportano i resoconti in allegato alla relazione. Il deputato Verdini ha inviato una lettera alla Giunta, che è stata letta dal presidente Castagnetti nella seduta del 20 luglio 2011, nella quale ha chiesto che l'autorizzazione fosse concessa. Egli ha ribadito questa sua posizione nell'audizione svoltasi il 27 luglio. Pag. 53
Ciononostante, trattandosi di prerogative non disponibili al singolo parlamentare, la Giunta è pervenuta alla conclusione di proporre il diniego dell'autorizzazione a utilizzare le intercettazioni. Si consideri, anzitutto, che l'imputazione elevata contro il deputato Verdini è di tentato abuso d'ufficio per avere egli asseritamente cercato di intercedere presso varie autorità in favore di una società di lavori edilizi in merito ad opere nell'ambito della ricostruzione della città di L'Aquila.
La richiesta inerisce a tre conversazioni telefoniche del periodo maggio-giugno 2009. Una di queste conversazioni del deputato Verdini è peraltro interrotta, giacché lo stesso Verdini passa l'apparecchio a Gianni Chiodi. Per questa parte, dunque, non vi è competenza della Giunta della Camera a deliberare. Quanto, invece, alla restante parte della medesima intercettazione e all'intercettazione n. 33493, a parere della maggioranza della Giunta occorre prendere le mosse dalla disciplina delle intercettazioni, per le quali l'articolo 68, terzo comma, della Costituzione, richiede la previa autorizzazione, se svolte a carico di un parlamentare.
Secondo le sentenze della Corte costituzionale n. 390 del 2007 e n. 113 del 2010, l'articolo 68, terzo comma, della Costituzione, si applica a prescindere dall'utenza su cui avviene l'intercettazione e ha riguardo solo al destinatario individuato in anticipo dalle operazioni di captazione.
Secondo il giudice richiedente, le intercettazioni di cui si chiede l'utilizzo sarebbero occasionali e non mirate, perché l'onorevole Verdini non sarebbe stato il bersaglio individuato in anticipo delle captazioni. Esse, infatti, risalirebbero al maggio e al giugno 2009, mentre l'iscrizione nel registro degli indagati del collega Verdini sarebbe di vari mesi successiva.
Su questo punto, però, secondo la maggioranza della Giunta, nel contestare il tentativo di abuso d'ufficio, l'imputazione fa riferimento alla violazione di legge asseritamente consistita nell'aver contravvenuto al decreto legislativo n. 163 del 2006 (cosiddetto codice dei contratti pubblici). In pratica, il deputato Verdini avrebbe violato le norme sulla trasparenza dell'affidamento dei lavori versando in un conflitto di interessi, giacché il Credito Cooperativo Fiorentino, di cui era amministratore, vantava un credito nei confronti di Riccardo Fusi di più di 26 milioni di euro. Inoltre, lo stesso Verdini avrebbe interessenze in due società a responsabilità limitata con lo stesso Fusi.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 15,43)

ENRICO COSTA, Relatore per la maggioranza. Queste circostanze, quindi, rivelano la perfetta prevedibilità delle conversazioni tra l'intercettato in via diretta, Fusi, e quello in via indiretta, Verdini. È per questo che il ragionamento del giudice di L'Aquila non è condivisibile. Peraltro, a diverso proposito, si deve osservare che le intercettazioni si sono svolte nell'ambito di un diverso procedimento penale e sono state autorizzate per il reato di associazione per delinquere. Se ne richiede oggi, invece, l'acquisizione al procedimento qui in oggetto, nel quale il reato contestato è tentato abuso d'ufficio.
Va osservato, però, che l'articolo 270 del codice di procedura penale consente la «trasmigrazione» delle intercettazioni solo nei casi in cui esse portino a provare la perpetrazione di reati per cui è previsto l'arresto obbligatorio in flagranza, laddove, invece, tale misura cautelare non è prevista per il tentativo di abuso d'ufficio, reato per il quale, ab origine, non sarebbero invece consentite le intercettazioni. Per tutti questi motivi, a maggioranza e in conformità a precedenti che riguardano deputati dell'uno e dell'altro schieramento - per esempio, gli onorevoli Pecoraro Scanio e Landolfi - la Giunta propone all'Assemblea il diniego dell'autorizzazione.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la relatrice di minoranza, onorevole Samperi, alla quale ricordo che ha dieci minuti di tempo a disposizione.

Pag. 54

MARILENA SAMPERI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, questa richiesta di autorizzazione è stata avanzata dal giudice dell'udienza preliminare presso il tribunale di L'Aquila nell'ambito di un procedimento per tentato abuso di ufficio.
Secondo la procura l'onorevole Verdini avrebbe cercato di influenzare soggetti istituzionali come l'onorevole Gianni Letta, il presidente della regione Abruzzo Gianni Chiodi, il capo Dipartimento della protezione civile Guido Bertolaso perché, in violazione delle norme di legge sulla trasparenza nell'affidamento degli appalti, favorissero il consorzio Federico II dell'imprenditore Fusi durante l'aggiudicazione dei lavori subito dopo il terremoto di L'Aquila.
L'onorevole Verdini ha chiesto alla Giunta per le autorizzazioni, con una lettera al Presidente Castagnetti, prima, successivamente e durante l'audizione in Giunta, di concedere l'autorizzazione richiesta, sicuro che la completezza documentale gli sarebbe stata utile per difendersi in giudizio e dimostrare la sua totale estraneità ai fatti.
Nonostante la pressante richiesta da parte dell'onorevole Verdini, e in modo differente rispetto al parere espresso nei confronti della richiesta di autorizzazione per l'onorevole Milanese, la maggioranza in Giunta ha deliberato il rigetto della richiesta del GUP sulla scorta fondamentalmente di tre argomentazioni.
La prima argomentazione riguarda l'inammissibilità di svolgere intercettazioni per il reato contestato all'onorevole Verdini. Si dice che per il reato di tentato abuso d'ufficio non è prevista la possibilità di effettuare intercettazioni. Queste, però, erano state autorizzate nell'ambito di un procedimento per associazione a delinquere che si teneva presso la procura di Firenze di cui questo altro procedimento era uno stralcio. Quindi, il reato per associazione a delinquere prevede la possibilità di utilizzo di intercettazioni e queste erano state regolarmente disposte nell'ambito di quel procedimento capostipite rispetto a questo.
La seconda argomentazione riguarda l'articolo 270 del codice di procedura penale che impedisce l'acquisizione di intercettazioni disposte in un procedimento diverso, ma, come ho detto poco fa, questo procedimento non è altro che uno stralcio rispetto a quello principale pendente a Firenze. Non può, quindi, trattarsi di procedimento diverso rispetto all'interpretazione e al contesto dell'articolo 270 del codice di procedura penale.
La terza ed ultima argomentazione riguarda, invece, l'interpretazione dell'articolo 68 della Costituzione. Secondo la maggioranza era assolutamente prevedibile che potessero avvenire conversazioni tra l'onorevole Verdini e l'imprenditore Fusi dal momento che il primo aveva interessi in altre due società del costruttore e inoltre, nella sua qualità di presidente del Credito Cooperativo Fiorentino, vantava un credito nei confronti dell'imprenditore Fusi di 26,6 milioni di euro. Quindi, era prevedibile che tali rapporti potessero poi concretizzarsi in frequenti conversazioni.
La sentenza della Corte costituzionale n. 390 del 2007, non contraddetta dalle sentenze nn. 113 e 114 del 2010, ha chiaramente stabilito che la tutela garantita al parlamentare non può essere utilizzata come uno strumento processuale che giova ai terzi. Anche la migliore dottrina è su questa linea, cito per tutti il giurista Grevi.
Se si applicasse l'interpretazione della maggioranza, deriverebbe la conseguenza secondo cui qualunque intercettazione da eseguirsi su utenze di familiari, di amici, di persone contigue ad un membro del Parlamento, dovrebbe essere autorizzata dalla Camera di appartenenza, non potendosi ritenere del tutto imprevisto o imprevedibile che alle conversazioni intercettate, con riguardo a quelle utenze, possa prendere parte anche il parlamentare. Ma questa sarebbe una conclusione palesemente assurda, che estenderebbe in modo abnorme una prerogativa parlamentare e che estenderebbe la sfera del necessario ricorso allo strumento dell'autorizzazione preventiva anche a terzi. Calando queste considerazioni nel caso concreto, appare Pag. 55evidente che la tesi della maggioranza porta alla conclusione che l'imprenditore Fusi, per il solo fatto di essere socio in affari dell'onorevole Verdini, si gioverebbe di un'immunità «da contagio» e che, quindi, neanche nei suoi confronti potrebbero essere utilizzate tali intercettazioni.
Io vi ricordo che quest'inchiesta attiene ai gravissimi ritardi e agli abusi, che si sono consumati sulla tragedia del terremoto di L'Aquila e chiaramente sarà poi la magistratura ad entrare nel merito della questione. Quello che compete a noi in questa sede, è soltanto verificare che non vi sia nessun intento persecutorio, che le intercettazioni siano state autorizzate in modo regolare, che l'obiettivo mirato non sia stato l'onorevole Verdini, ma l'imprenditore Fusi, e che queste intercettazioni e l'utilizzo delle stesse possa giovare al celere accertamento della verità processuale e della verità sostanziale.
Questo ci chiede anche l'onorevole Verdini. Ecco perché noi non siamo stati d'accordo con la maggioranza della Giunta e quindi voteremo in dissenso rispetto alla relazione di maggioranza.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto pongo una precisazione che devo all'onorevole e collega Verdini. Il mio intervento non è un intervento contro l'onorevole Verdini, ma - verrebbe da dire a qualcuno «paradossalmente» - a suo favore, nel senso che noi crediamo - contrariamente a quanto ha deciso la maggioranza della Giunta - che anche le prerogative dei parlamentari sono disponibili rispetto ad un principio fondamentale: il diritto di difesa del cittadino e dell'indagato. L'onorevole Verdini ci ha chiesto di autorizzare l'utilizzo di queste intercettazioni da parte della magistratura, evidentemente perché ha interesse ad utilizzare queste risultanze processuali per la sua difesa. Ed allora, quando la Giunta, come oggi, decide, per quanto riguarda l'onorevole Milanese, di autorizzare l'uso dei tabulati telefonici e, per quanto riguarda l'onorevole Verdini, di non autorizzare l'uso delle intercettazioni, a me pare che dietro ci sia un qualcosa che non funziona. Qual è la «retro-ragione» per cui in un caso vengono concesse le autorizzazioni e nell'altro non vengono concesse? Ecco l'appello che io rivolgo all'onorevole Verdini: faccia sentire la sua voce in sua difesa, perché qualcuno la sta usando evidentemente per riaffermare un principio, e che cioè in questo Parlamento più che la ricerca di giustizia e di verità, a volte, c'è la ricerca di impunità.
E allora, onorevole Verdini, lei che cerca queste intercettazioni telefoniche come elemento a difesa, porti avanti anche lei quest'idea: le prerogative dei parlamentari sono prerogative che, ai sensi dell'articolo 68, terzo comma, della Costituzione devono essere viste, per quanto riguarda le intercettazioni, in relazione ad altri diritti e principi fondamentali previsti dalla Costituzione, fra cui il diritto di difesa.
Permettetemi di dire che il mio intervento non dà neanche conto delle altre due questioni che sono state indicate dalla Giunta, perché sono due questioni veramente - me lo lasci dire collega Costa - molto tirate per i capelli e anche «molto volgarmente false» e mi perdoni la volgarità e la franchezza con cui glielo dico. Non si tratta di diverso procedimento penale, si leggano tutte le decisioni della Corte di Cassazione al riguardo: quando c'è un procedimento penale da cui poi - perché in esito al procedimento penale, mentre si fanno le indagini, si trovano dieci reati - si stralciano le posizioni, perché uno patteggia, per uno è competente territorialmente un'autorità giudiziaria e per l'altro è competente un'altra autorità giudiziaria...

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego!

ANTONIO DI PIETRO. Cosa voglia dire con questo? So che non vi fa piacere Pag. 56ascoltare queste cose ma in Parlamento dobbiamo parlarne (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), dobbiamo affrontare un principio serio ovvero che noi non possiamo, oggi, far credere che siamo la solita casta e che vogliamo sfuggire la giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Allora non si può, se si fa parte della Giunta per le autorizzazioni, non si può, se si fa parte di questo Parlamento, dire che, a norma dell'articolo 270 non poteva essere fatta questa intercettazione. Poteva essere fatta, perché è stata fatta per perseguire un reato di associazione a delinquere. Acquisita legittimamente l'intercettazione, essa può legittimamente essere usata nei confronti delle varie ipotesi di reato che all'interno del processo sussistono, anche quando il procedimento principale viene stralciato, per cui uno sceglie il rito abbreviato, uno il patteggiamento, un altro pezzo deve essere trasmesso per competenza territoriale ad un'altra autorità giudiziaria. Ma qui il problema che vogliamo affrontare è un altro: vi rendete conto di cosa stiamo approvando oggi? Stiamo approvando un principio aberrante ovvero che tutti coloro che hanno una conoscenza abituale con un parlamentare non possono essere intercettati. Allora una cosa è la prerogativa del parlamentare, altra cosa è la prerogativa di tutte le persone che hanno a che fare con costui. Di che cosa stiamo parlando qui? Stiamo parlando di un gruppo di persone che sono in società in attività imprenditoriali, soci d'affari fra di loro, Fusi e Verdini. È chiaro che si parlano tra di loro, sono soci d'affari, è chiaro che se uno di loro ha uno studio legale parlerà con dieci legali, con cento clienti e magari sempre con gli stessi clienti. Ma una cosa è non dover intercettare la moglie, la figlia o il figlio, altra cosa è estendere all'inverosimile questo principio per cui persone che hanno a che fare con i parlamentari perciò solo non possono essere intercettate e non possono essere utilizzate le medesime intercettazioni Se utilizziamo questo principio facciamo capire che la migliore e la peggiore criminalità è meglio che si sposi, si fidanzi e si metta in società con i parlamentari! Questo è un principio aberrante che stiamo affermando. Vi invito a riflettere su tutto questo: una cosa è stabilire che non si può intercettare una persona che è così vicina, la figlia, l'assistente del parlamentare, la persona cioè che per definizione è la longa manus, il nuncius del parlamentare, altra cosa è stabilire il principio che basta essere in società per non poter essere intercettati.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONIO DI PIETRO. Allora, sto per concludere su questo argomento, noi riteniamo che l'autorizzazione debba essere data non solo perché l'ha chiesta il collega e quindi il diritto di difesa prescinde anche dalle prerogative dei singoli parlamentari, ma soprattutto perché, in questo momento, questo Parlamento rischia di assumere e di far diventare principio un'idea aberrante per lo Stato di diritto e per lo Stato democratico, che è quello per cui il parlamentare può avere intorno a sé la migliore criminalità perché così raggiunge l'impunità. Tra poco qui avremo solo delinquenti e non un po' e un po'! (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, definire paradossale il caso oggi al nostro esame è riduttivo. Siamo in presenza di un'incomprensibile proposta della Giunta per le autorizzazioni, assunta a maggioranza, di negare alla magistratura l'uso delle intercettazioni in cui è rimasto coinvolto l'onorevole Verdini nonostante quest'ultimo abbia espressamente chiesto esattamente il contrario, e cioè - lo dico perché non sfugga ad alcuno - che la Camera autorizzi l'uso di quelle intercettazioni. La Giunta però propone di negare l'autorizzazione nel presupposto che la prerogativa del parlamentare di non poter essere sottoposto Pag. 57ad intercettazione senza il via libera della Camera sia sottratta alla disponibilità del parlamentare medesimo, e dunque non può essere negoziata in alcun modo spettando esclusivamente all'Assemblea della Camera di appartenenza se e come limitare o comprimere l'esercizio di diritti indisponibili di un suo membro.
Il ragionamento non farebbe una piega se, come nel caso dell'arresto di un parlamentare, in gioco ci fosse la libertà personale del deputato il cui status poco o nulla potrebbe incidere sulla volontà e determinazione di quest'ultimo a difendersi. Infatti il parlamentare in libertà o in arresto manterrebbe inalterato il suo diritto alla piena difesa e resterebbe tuttavia menomato nell'esercizio del bene più prezioso che è appunto la libertà, la cui tutela viene correttamente affidata dalla Costituzione all'insindacabile giudizio del Parlamento che valuta l'esatta esistenza del fumus persecutionis a prescindere dall'opinione dell'interessato.
Ma nel caso dell'onorevole Verdini l'indisponibilità teorica dell'uso delle intercettazioni in capo al parlamentare e la conseguenza che si vorrebbe far derivare dell'insindacabilità e non negoziabilità del giudizio della Camera di appartenenza confligge apertamente con l'esercizio del diritto alla difesa dell'imputato, che può essere compromesso proprio dall'impossibilità di usare nel processo intercettazioni a lui favorevoli, diritto rivendicato con forza dal collega Verdini che in sede di audizione davanti alla Giunta ha chiaramente ed espressamente chiesto di poter utilizzare nel suo processo quelle intercettazioni perché utili alla sua linea difensiva.
Allora perché negare oggi l'autorizzazione? Vi chiedo colleghi, non rischiamo di assumerci la grave responsabilità di mettere a repentaglio l'esito del processo a carico dell'onorevole Verdini?
Possiamo consentire che domani l'onorevole Verdini ci accusi di essere stati noi in realtà a creare i presupposti per una condanna che altrimenti egli avrebbe potuto evitare sfruttando proprio quelle intercettazioni? E non voglio fare della facile ironia affermando queste cose, a meno che non siamo in presenza del classico gioco delle parti, degno del più balordo avanspettacolo, che però di divertente non ha nulla perché non ha di fronte stupidi spettatori pronti a tollerare ogni sorta di dileggio o scherno. Lo dica chiaramente, onorevole Verdini, che lei è venuto in Giunta a recitare una parte - l'ha recitata anche bene - avendo avuto la garanzia che il suo bel gesto sarebbe rimasto tale. Ne prendiamo atto.
Voi, colleghi della maggioranza, vi state prendendo gioco del Parlamento, e mi stupisco dell'improvviso dietrofront della Lega (Applausi di deputati del gruppo Italia dei Valori) che sulla legalità e il rispetto delle regole sembra avere imboccato una strada diversa, e che invece oggi - come ha scritto qualcuno - è tornata nell'ovile della maggioranza. Ma - cosa ancor più grave - vi state prendendo gioco degli italiani, a cui dovete spiegare il perché di questa pantomima. Anzi, poiché non saprete né potrete spiegarlo, avrete contribuito a scavare un altro fosso tra la casta, che si difende oltre ogni comprensibile limite, e il popolo, i cittadini, che avranno un argomento in più per manifestare il loro disprezzo nei confronti della casta.
Per tutte queste ragioni annunciamo il voto contrario del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo alla proposta della Giunta (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, abbiamo approfondito con molto rigore tutti i temi processuali, dalla questione di diritto sostanziale del tentativo nel reato di abuso d'ufficio, che naturalmente è fattispecie molto delicata (infatti giurisprudenza e dottrina richiedono atti esecutivi e non preparatori), al tema processuale della connessione tra questo processo stralcio - per così dire - e il procedimento principale.
Sono fatti del processo. Abbiamo preso atto che l'onorevole Verdini ha chiesto più Pag. 58volte, per iscritto e chiaramente anche nella sua audizione in Giunta, che venisse concessa questa autorizzazione. Diamo atto all'onorevole Verdini della disponibilità e della correttezza politica e processuale nell'occasione dimostrata e perciò voteremo secondo la sua richiesta in modo favorevole all'autorizzazione e, quindi, in modo contrario rispetto alla proposta del relatore (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, per quanto riguarda la parte tecnica, mi rimetto integralmente alla relazione del collega Costa che è fatta molto bene e riflette esattamente l'orientamento di maggioranza della Giunta, a cui si sono aggiunti, se non ricordo male, anche il collega radicale e mi pare anche qualcuno del gruppo Misto: pertanto, in questo caso, è una visione condivisa anche da soggetti non facenti parte della maggioranza.
Riguardo a quanto detto dall'onorevole Verdini, gli fa molto onore il fatto che chieda l'acquisizione di queste intercettazioni, ma ricordo a me stesso, perché tutti gli altri lo sanno perfettamente, che la prerogativa riguarda l'istituzione e non le singole persone.
Peraltro, non è l'unica immunità, perché abbiamo quella del Presidente della Repubblica, abbiamo l'immunità dei membri del CSM per le opinioni espresse durante i loro lavori, abbiamo l'immunità per i parlamentari europei, anche se spesso sentiamo darci lezioni di morale da chi di questa immunità parlamentare europea si è avvalso in procedimenti che nulla hanno a che vedere con la sua funzione politica. Abbiamo l'immunità per il Santo Padre, abbiamo l'immunità per molti soggetti.
Perché esistono queste immunità? Proprio per tutelare le istituzioni. Ricordo che, durante i lavori della Costituente, nel 1947, l'onorevole Vittorio Emanuele Orlando ipotizzò, ironizzando, proprio quando si parlava dell'immunità del Capo dello Stato, cosa sarebbe successo se il Presidente della Repubblica avesse avuto un incidente stradale e avesse potuto essere citato in giudizio civile, o se fosse stato emesso nei suoi confronti un mandato di cattura o se gli fosse stato semplicemente richiesto di comparire come testimone in un incidente stradale.
Detto questo, ricordo ai cittadini - perché anche su questo certa stampa fa molta confusione e molta gente non lo sa - che il diniego che eventualmente oggi questa Assemblea darà non blocca l'azione penale e, quindi, l'onorevole Verdini potrà tranquillamente continuare a difendersi; la magistratura potrà continuare ad accusarlo e, quindi, il fatto riguarda solo questo singolo atto istruttorio.
Per quanto riguarda la posizione della Lega che poco fa il collega Lo Presti ha ricordato, gli ricordo invece che il suo collega Consolo, in Giunta, ha votato in modo coerente con la maggioranza perché si è reso conto, da valido giurista quale è, che qui siamo in un caso tutto particolare. Ricordo al collega che la Lega non è che cambia, ma segue delle linee molto chiare e coerenti. Certo, abbiamo detto che daremo le autorizzazioni, fermo restando che lo faremo laddove sussistano le condizioni di legge. Non è che, poiché ci è stata detta una cosa in un caso, se ci chiedono di mandare in galera uno perché ha detto «stupidello» ad un passante, noi autorizziamo questo fatto.
Ricordo che l'azione penale andrà avanti e questo i cittadini devono capirlo.
Ricordo anche che questa accusa è alquanto bizzarra perché si contesta all'onorevole Verdini il fatto di aver accompagnato a Palazzo Chigi una persona, di avere parlato con il presidente di una regione di come si sarebbero potuti risolvere eventuali futuri intoppi burocratici - quindi siamo nella mera cogitatio - e, infine, di essersi interessato - leggo dal documento del GUP - affinché il documento venisse trasmesso alla protezione civile competente per territorio. Pag. 59
Ricordo a tutti i colleghi che fanno politica che tutti i giorni noi riceviamo persone che ci accompagnano da qualche parte, che chiedono qualche incontro, qualche rapporto di mera cortesia...

GABRIELE CIMADORO. Qualche favore!

LUCA RODOLFO PAOLINI. ...«qualche favore» lo dimostrerà il processo! Mi riferisco a qualche mero rapporto di cortesia che non implica un reato. Tant'è vero che non c'è stato nulla e che lo stesso GUP, non potendo configurare alcunché, perché non c'è il fatto - qui manca il fatto! - dice: non riuscendo nel loro intento perché le loro iniziative non avevano seguito.
Tralascio le considerazioni sull'articolo 323 del codice penale sul tentato abuso d'ufficio, che non prevede l'intercettazione in alcuna condizione. Infatti, l'intercettazione è prevista per reati che prevedono una pena non inferiore a cinque anni, mentre l'abuso d'ufficio - ammesso anche che fosse stato perpetrato - prevede una pena da sei mesi a tre anni.
Pertanto, ci troviamo veramente in un campo in cui, con coscienza, ritengo che si possa avvalorare la scelta della Giunta e del collega Costa (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, credo che l'onorevole Verdini, quando il 20 luglio ha inviato una lettera alla Giunta per le autorizzazioni e, poi, il 27 si è presentato in audizione, non lo abbia fatto sulla base di un gioco di commedia, ma chiedendo esplicitamente un atto ai commissari della Giunta nel senso di accedere e, quindi, autorizzare l'utilizzo delle intercettazioni che lo riguardavano con riferimento ad un caso molto particolare, che è stato già oggetto di grande attenzione da parte dell'opinione pubblica e del nostro sistema mediatico. Mi riferisco alle vicende della ricostruzione de L'Aquila e alle ferite che quella ricostruzione ancora porta nel corpo vivo dei cittadini e delle cittadine aquilani. Egli ha fatto ciò all'interno di una vicenda molto particolare, soprattutto, perché ritiene che l'utilizzo di quelle intercettazioni non possa rappresentare per se stesso alcun elemento di configurazione di un reato.
Credo che dobbiamo stare ai fatti e mi meraviglio molto dell'ultimo intervento del collega della Lega, commissario della Giunta, con riferimento al fatto che i colleghi di maggioranza, questa volta, hanno scelto un'altra linea politica: la linea politica di entrare nel merito delle vicende, negli aspetti processuali sull'utilizzo dell'intercettazione, su cosa configuri, e negli aspetti della difesa.
Noi ci limitiamo, così come ha detto la collega Samperi attraverso la relazione di minoranza, ad un altro tipo di ragionamento politico, e credo che sia giusto che questo appello venga rivolto anche a tutti i colleghi di maggioranza. Da una parte, per una questione di rispetto e per non lasciare il dubbio che il collega Verdini abbia potuto rappresentare, in quei due momenti così importanti - la lettera messa per iscritto e l'audizione - una «richiesta finta». Quindi, si tratta del suo rispetto, della sua capacità e del suo diritto alla difesa. Dall'altra parte, però, è necessario evitare che, in quest'Aula, si consumi un ennesimo arbitrio da parte di noi parlamentari: quello di dare un'interpretazione assai ridicola dell'articolo 68, terzo comma, della Costituzione.
Nell'ambito di tale articolo, infatti, la vicenda della giurisprudenza ci dice che, proprio per i rapporti che intercorrevano fra il collega Verdini, presidente del credito cooperativo, e l'imprenditore Fusi, è necessario bloccare l'intercettazione che è avvenuta non sull'onorevole Verdini, ma sull'imprenditore Fusi, perché era prevedibile che quest'ultimo avrebbe avuto un rapporto con il parlamentare.
Credo che sia un errore molto grave immettere l'idea che il terzo comma dell'articolo 68 della Costituzione diventi lo Pag. 60strumento attraverso il quale sia impossibile operare intercettazioni sulla base della prevedibilità.
È per questo motivo, per una questione - lo ripeto - di rispetto per le vicende e per la richiesta esplicita del collega Verdini, che sarebbe veramente incomprensibile che, nel giro di meno di un'ora, questa Camera esprimesse due voti diversi: quello che autorizza l'utilizzo delle intercettazioni per il caso dell'onorevole Milanese, e quello che, invece, ne ponesse il diniego per il caso Verdini, che, altrettanto con forza, ne ha chiesto l'utilizzo. Sarebbe incomprensibile.
Per non lasciare la scia di retropensieri e di costruzioni all'interno di questa vicenda in ordine a chi gioca quali parti nella commedia, credo che - proprio per questo - sarebbe un atto importante di responsabilità esprimere un voto favorevole sull'utilizzo delle intercettazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà.

MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, sgomberiamo subito il campo dall'ultima considerazione fatta dall'onorevole Amici: mi dispiace, onorevole Amici, ma non stiamo discutendo della stessa cosa.
Nel caso dell'onorevole Milanese non discutevamo dell'utilizzazione di intercettazioni, discutevamo dell'utilizzazione dei tabulati: è una cosa completamente diversa.
Sgomberato il campo da questa osservazione, veniamo alle altre. La prima di tutte è il ricordo che questa Camera ha esaminato, in tempi molto recenti, tra gli altri, due casi assolutamente identici a quello che riguarda l'onorevole Verdini, almeno dal punto di vista contenutistico. Sono i casi che hanno visto interessati ad intercettazioni l'onorevole Pecoraro Scanio prima e l'onorevole Landolfi poi. In entrambi questi casi ci trovavamo di fronte a dei colleghi parlamentari che avevano chiesto l'utilizzo delle intercettazioni, ma in entrambi questi casi la Camera si è espressa in senso diverso. Si è espressa in senso diverso per una ragione molto semplice: non si tratta di accontentare l'uno o l'altro deputato, non si tratta di venire incontro a esigenze di carattere personale, ma si tratta di valutare se siamo in presenza o meno di prerogative che attengano al ruolo del parlamentare e, quindi, prerogative della stessa Camera dei deputati.
La nostra risposta in quei casi come in questo caso, coerentemente, è di non concedere l'utilizzo delle intercettazioni, perché viene violata una prerogativa parlamentare. Ma in questo caso vi è una ragione in più molto significativa, che l'onorevole Di Pietro, da arguto giurista, si è ben guardato dal toccare, dal prendere in considerazione, e il suo sorriso evidenzia che ha colto perfettamente il limite delle sue considerazioni. Egli non ha toccato un tema, che è quello del tipo di reato che viene contestato all'onorevole Verdini: un tentato abuso d'ufficio.
Chi pratica anche a livelli molto modesti, mi permetto di dire chi addirittura è in università, sa perfettamente che si può molto discutere sulla configurabilità del reato di tentato abuso d'ufficio. Ma senza entrare nel merito di una considerazione squisitamente tecnica, resta il dato di fatto che il reato di tentato abuso d'ufficio, come quello di abuso d'ufficio, non consente in sé l'utilizzo delle intercettazioni, non permette al pubblico ministero di chiedere l'intercettazione, non permette al GIP di autorizzare l'intercettazione. Se passasse il principio che oggi voi invocate, noi autorizzeremmo un qualsiasi pubblico ministero ad inventare un qualsiasi reato - nel caso specifico quello che era stato originariamente prospettato nel procedimento connesso, cioè il reato di associazione per delinquere - e, partendo da quello, poi, trasferiremmo in un'ipotesi accreditabile, come quella dell'abuso d'ufficio, l'utilizzo delle intercettazioni.
Non ci siamo! Siamo fuori strada, completamente. È un'ipotesi aberrante! È un'ipotesi che dal punto di vista tecnico-giuridico non ha alcun tipo di significato. Pag. 61Noi siamo qui anche per valutare che le regole siano rispettate, vieppiù quando la persona interessata è membro di questo Parlamento. Il reato di abuso d'ufficio non consente, in alcun modo, di intercettare una persona.
Ma qui vi è un altro elemento che ci spinge a non autorizzare l'utilizzo di queste intercettazioni, perché chi ha disposto queste intercettazioni a carico dell'imprenditore Fusi sapeva perfettamente - e ciò risulta in maniera inequivoca dalle carte processuali - che egli avrebbe parlato con l'onorevole Verdini, che era un suo interlocutore costante e sistematico.
Allora, noi non possiamo permettere che sia intercettata una persona sapendo perfettamente che parla con un parlamentare, perché in questo modo si legittima l'intercettazione del parlamentare. Anche questa regola non l'abbiamo scritta noi, come non abbiamo scritto la regola che disciplinava la misura della pena per il reato di abuso di ufficio, che è frutto del quinquennio 1996-2001, quando questa maggioranza non era al Governo.
A fronte di queste considerazioni, la pur garbata, comprensibile, e umanamente condivisibile richiesta dell'onorevole Verdini, non ha spazio di accoglimento dal punto di vista tecnico-giuridico.
Noi siamo qui per sovrintendere che le regole siano rispettate per tutti, vieppiù quando sono in considerazione le prerogative della Camera e di un singolo parlamentare, non in quanto tale, ma in quanto membro del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Verdini. Ne ha facoltà.

DENIS VERDINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho ascoltato con attenzione e ci sono state molte imprecisioni. Certo questo non è il luogo dove si possono chiarire le questioni, ma alcuni di voi hanno detto che sono socio di uno o dell'altro, e non è vero. Io come faccio? Sono due anni che vengo travolto da questo tritacarne mediatico e giudiziario ed è per questo che ho chiesto di concedere l'autorizzazione: perché ne voglio uscire velocemente.
Le cose sono cominciate diversi anni fa e sono ancora in una condizione di imputato di fronte al mondo, senza poter entrare nel merito delle questioni. Dovrei correggere molti di voi. Prima di tutto vorrei correggere chi pensa che questo sia un giochetto fra le parti. Questo è offensivo: io non mi permetterei di venire qui o in Giunta a chiedere di concedere l'autorizzazione proprio per la finalità che Di Pietro - lo prenderei come avvocato - ha detto, ossia di darmi la possibilità di chiudere e di affrontare la questione.
Ma questo non dipende solo da me, dipende anche dai magistrati e, quindi, mi rivolgo all'onorevole Di Pietro: le cose andrebbero fatte con una certa accelerazione, senza lasciarle così.
Questo non lo posso decidere io. Queste inchieste partono tutte da intercettazioni, e non è vero che sono intercettazioni fatte, come dicevo prima, con le definizioni che avete dato, ma sono intercettazioni «continue».
Anzi, la mia richiesta viene avanzata anche perché, a mio avviso, ne mancano qualche centinaio. Allora, sottolineo anche questa scelta di estrapolare alcune conversazioni - continuo a chiedere che vengano acquisite - e ritengo vadano inserite in tutte le altre, perché qui si trasforma la vita in reato. Questo lo dico a voi: si trasforma la vita di ognuno in reato: rapporti di 30-40 anni, come nel mio caso (non di società, ma di amicizia) diventano questioni «criminogene».
Voglio avere non solo quelle citate, ma tutte le intercettazioni, perché vorrei sapere dove sono andate a finire. Lo dico in quest'Aula: saranno, a mio giudizio, non meno di mille, proprio per le frequentazioni che avevo, e quindi come si fa a toglierle? Vanno messe tutte insieme, perché tutte insieme sono la vita e tutto insieme è il comportamento, dritto o non, di un individuo.
Sono stato messo nel tritacarne e sono stato in silenzio. Caro collega Di Pietro, sono andato dai magistrati, ci sono andato, Pag. 62mi sono sottoposto ad interrogatorio senza sapere su che cosa, perché non avevo in mano niente, mentre poi giravano le chiavette (le famose pen-drive) che avevano tutti quanti in mano (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio).
Questo non mi sembra un privilegio di un parlamentare. Non ho detto una parola, ma quest'Aula, se mi permettete, credo sia il luogo nel quale uno possa almeno dire la propria opinione, e poi verrà la decisione del giudice. C'è sempre un giudice che deve giudicare e io non mi sottraggo a questo ragionamento. Pertanto, chiedo all'onorevole Di Pietro di chiedere insieme a me non solo queste, ma tutte le intercettazioni, perché non si può fare così.
La questione delle intercettazioni, che tanto ha coinvolto sentimentalmente il Parlamento, ha creato una divisione in due, sbagliando (perché è sbagliato): infatti, o le cose si possono fare, o non si possono fare, e i magistrati dovrebbero essere in testa riguardo a questa cosa e decidere quello che si può fare e quello che non si può fare.
Qui non si tratta della questione. Queste intercettazioni sono da tutte le parti, cioè si sta discutendo di una cosa che potremmo definire «senza senso» perché ce l'hanno tutti, ce l'hanno integrali, ce l'hanno sulle «pennette», ce l'hanno stampate, di che si discute? Sono state sui giornali, e non mi è stato dato il modo di difendermi, perché c'è solo un luogo dove ti puoi difendere, il tribunale, e non è che ci si possa difendere fuori.
Quindi, il mio ragionamento è che mi offendo se qualcuno pensa sia un giochetto delle parti dopo due anni di tritacarne, dopo danni enormi, irreparabili che uno subisce, ma io non mi lamento perché se sono qui sono un privilegiato, giusto. Però i danni non li ripagherà nessuno e questo lo vedremo alla fine dei procedimenti, perché queste cose, così come sono impostate, vengono fatte in una lotta politica squallida, perché non si guarda alla sostanza delle cose, ma si guarda all'interesse di parte, si distrugge la gente. Io ve lo dico, sono abbastanza forte e nessuno mi distrugge, onorevole di Pietro, perché lo reggo, non ho paura (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Ho perso molte cose, non voglio perdere la mia onorabilità e questo lo decideremo in fondo ai procedimenti, perché così stanno le cose.
Detto ciò, insisto perché le autorizzazioni vengano concesse e chiedo insieme a questo che qui si rifletta sulla questione delle intercettazioni perché da troppo tempo, scusate il termine, si sta «sputtanando» la gente su queste cose. Per me è già avvenuto, nulla di più si può fare rispetto a quello che è stato fatto, se non andare ai processi laddove ci sono le condizioni o la richiesta di rinvio a giudizio o le difese. È questo che chiedo. Tuttavia, visto che per me la cosa non ha avuto valore, perché le intercettazioni sono state fatte e utilizzate lo stesso mediaticamente, credo che sia un momento anche per riflettere per il futuro perché riguarda la vita, non la sostanza.
Qui si è parlato di diritto, di sofismo del diritto, ma non è così. Queste cose toccano l'anima, il cuore e le famiglie. Quindi chiedo, non per me, perché le cose sono già andate, è da due anni che sono massacrato, ma per chi dovesse venire, di riflettere insieme. A me va bene concedere le intercettazioni, però insieme credo che sia giusto rivedere questa norma che è molto, molto lacunosa (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Unione di Centro per il Terzo Polo, Popolo e Territorio - Congratulazioni).

(Votazione - Doc. IV, n. 19-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di negare l'autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni telefoniche nei confronti del deputato Verdini.
Ricordo che chi intende negare l'autorizzazione deve votare «sì», mentre chi Pag. 63intende concedere l'autorizzazione deve votare «no».
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Formisano, Garagnani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
La Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 582
Votanti 579
Astenuti 3
Maggioranza 290
Hanno votato
301
Hanno votato
no 278)

Prendo atto che il deputato Picchi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2010 (Doc. VIII, n. 7); Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2011 (Doc. VIII, n. 8) (ore 16,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2010 e Progetto di bilancio interno della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2011.
Ricordo che nella seduta di ieri, dopo la relazione del questore, onorevole Colucci, si è svolta e conclusa la discussione congiunta.

(Repliche dei deputati questori - Doc. VIII, nn. 7 e 8)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il questore, onorevole Mazzocchi.

ANTONIO MAZZOCCHI, Questore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, consentitemi, anche a nome del Collegio dei questori, di ringraziare tutti quei colleghi che ieri nei loro interventi hanno offerto un prezioso e qualificante contributo di riflessione e di approfondimento sul progetto di bilancio della Camera dei deputati per il 2011 insieme al conto consuntivo per il 2010 accompagnato da una nota di variazione che registra gli effetti contabili sugli esercizi 2011 e 2013 derivanti dalle decisioni assunte dall'Ufficio di Presidenza nella riunione del 21 luglio 2011... Signor Presidente...

PRESIDENTE. Onorevole questore, prosegua il suo intervento e non si preoccupi...

ANTONIO MAZZOCCHI, Questore. I 18 interventi che si sono susseguiti ci offrono lo spunto per alcune considerazioni che talvolta esulano dai numeri di un bilancio, ma che ugualmente affrontano un problema che negli altri anni...

PRESIDENTE. Pregherei i colleghi che non sono interessati di lasciare l'Aula per consentire al questore Mazzocchi di svolgere il suo intervento. Prego, onorevole questore...

ANTONIO MAZZOCCHI, Questore. I 18 interventi che si sono susseguiti ci offrono lo spunto per alcune considerazioni che talvolta esulano dai numeri di un bilancio, ma che ugualmente affrontano un problema che negli altri anni non è mai stato sottoposto all'attenzione di questa Assemblea. Mi riferisco al concetto dell'antipolitica che serpeggia nell'opinione pubblica e che spesso viene alimentata dai mass media con una demagogia che non trova poi riscontro nelle decisioni di questo Parlamento.
Bene ha fatto il collega Colucci che, dati alla mano, ha smentito alcune suggestive leggende metropolitane che vengono ad arte diffuse sul trattamento economico dei parlamentari italiani in rapporto a quello dei deputati delle principali Assemblee legislative europee. Ieri con la relazione del questore Colucci vi è stato uno Pag. 64scatto d'orgoglio da parte di ogni membro di questa Camera, che ritiene giustamente di svolgere il proprio dovere al servizio delle istituzioni. Quella che l'Ufficio di Presidenza, anche grazie al contributo fermo e determinante del Presidente Fini, ha varato pochi giorni fa non è affatto un'operazione di marketing, ma un'opera di razionalizzazione della spesa capillare e responsabile.
Si tratta di un'opera, peraltro, che non è affatto cominciata ora, ma che prosegue da diversi anni attraverso le varie Presidenze che si sono succedute. Non c'è dubbio che, quando autorevoli colleghi come gli onorevoli Pisicchio e Tassone si soffermano sulla decadenza del Parlamento o sul deficit di autorevolezza delle istituzioni parlamentari, non possiamo che condividere queste riflessioni che travalicano il bilancio interno della Camera, ma che coinvolgono il senso della democrazia e del far politica in un sistema democratico.
Al collega Iannaccone vorremmo dire che la dignità del Parlamento dalla contestazione globale passa anche attraverso la gestione finanziaria della Camera, che deve aver di mira non le polemiche strumentali di oggi, bensì le prospettive della democrazia parlamentare del nostro Paese. Non si risponde all'antipolitica cavalcando l'antipolitica stessa, ma si deve e si può restituire credibilità alle istituzioni, anteponendo l'etica alla politica, dimostrando con i fatti che tutti - maggioranza e opposizione - siamo impegnati ad operare in vista del bene comune, né possiamo non essere d'accordo con qualche collega che lamenta che nel corso di questi mesi non vi sia stata una voce che si sia levata per difendere la dignità del Parlamento e dei parlamentari.
Non abbiamo difficoltà ad ammettere che dobbiamo migliorare le nostre forme di comunicazione con l'opinione pubblica. Casomai sarebbe opportuno aggiungere agli attuali mezzi di comunicazione una stazione radio digitale della Camera dei deputati che possa trasmettere in diretta e soprattutto in maniera imparziale i vari dibattiti che si svolgono durante le Assemblee parlamentari, anche se riteniamo che fatti concreti come i documenti di bilancio sottoposti al vostro esame e ricchi di fatti e di obiettivi raggiunti siano la migliore risposta a coloro che denigrano il Parlamento.
Quando la collega Mura evidenzia i risultati conseguiti negli ultimi cinque anni nella gestione finanziaria della Camera e che non erano stati conseguiti nei 60 anni precedenti, non possiamo che ringraziarla di questo riconoscimento che va ascritto al merito di tutte le forze politiche, nessuna esclusa.
Certo, collega Mura, siamo attenti come lei all'azione che dobbiamo tutti portare avanti per recuperare la credibilità che la politica sta perdendo, ma attenzione a porre il confine fra costi della democrazia, che sono essenziali, e costi della politica, da tagliare. Quel confine si sta pericolosamente spostando e così rischiano di essere travolti istituti che, piaccia o non piaccia, hanno una funzione fondamentale per il buon andamento delle istituzioni democratiche e per il libero esercizio del mandato parlamentare.
Gli assegni vitalizi, ad esempio, richiedono un equilibrio che forse non sarà al passo con i tempi ma che è indispensabile. I vitalizi si costituiscono in virtù dei versamenti dei singoli deputati. Come dovremmo comportarci rispetto ai contributi già versati? Li dovremmo restituire? E come dovremmo tener conto degli indirizzi della Corte costituzionale in materia di diritti quesiti? Inoltre, la restituzione dei contributi è altrimenti prevista solo per coloro che non abbiano maturato il diritto a percepire l'assegno vitalizio. Di contro, l'obbligatorietà del versamento dei contributi previdenziali, previsti dall'articolo 1, comma 1, del Regolamento, è un requisito connaturato a qualsiasi sistema previdenziale, necessario per la stessa sostenibilità finanziaria. Si deve far presente, inoltre, che la recente deliberazione dell'Ufficio di Presidenza prevede la definizione di una proposta di sostituzione dell'attuale istituto del vitalizio, a decorrere dalla prossima legislatura, con un nuovo sistema previdenziale analogo a quello Pag. 65previsto per la generalità dei lavoratori, che tenga presente le normative vigenti negli altri Parlamenti europei.
Concordo con il collega Raisi sulla necessità di rafforzare l'attività di comunicazione, sia da un punto di vista qualitativo sia proprio da quello della quantità dei dati da fornire alla pubblica opinione, anche in riferimento ai costi reali, così vicini a quelli di mercato, dei servizi offerti dalla Camera. Vorrei, comunque, rassicurare il collega Raisi che l'opera di revisione dei contratti è costante.
Il collega Stucchi chiede che l'opera di razionalizzazione delle spese sia, a questo punto, rilanciata. Siamo d'accordo, collega Stucchi. La gestione finanziaria della Camera non finisce certo con i documenti che esaminiamo oggi e la materia da affrontare è complessa e ponderosa e non potrà che essere affrontata con il contributo di tutti. Peraltro, le indicazioni fornite dal collega sono in gran parte sostanzialmente in linea con quanto deliberato dall'Ufficio di Presidenza. Mi permetta, tuttavia, il collega di far presente che la natura solidaristica dell'assistenza sanitaria integrativa, che peraltro non è a carico del bilancio, mi induce a considerazioni di maggior cautela circa l'iscrizione obbligatoria o meno dei deputati. Allo stesso modo, richiede particolare cautela il tema delle esternalizzazioni, anche tenuto conto di quanto - non poco - già fatto in materia. Vorrei, al riguardo, ricordare che il blocco del turnover ha già prodotto consistenti riduzioni di organico ed è tuttora vigente.
Il collega Quartiani giustamente ricorda che in questa Camera la riduzione delle indennità era già stata fatta da tempo ed è stata fatta in modo consistente, altro che sforbiciata! Facciamo nostro il suo stupore circa il fatto che a molti tutto ciò sia sfuggito. Non richiamo le opportune considerazioni del collega Quartiani sulla funzione dell'assegno vitalizio, perché su questo argomento ho già avuto modo di replicare. Le ipotesi che l'onorevole Quartiani formula per la revisione della disciplina dell'assegno vitalizio e dell'indennità parlamentare saranno senz'altro prese in considerazione nelle sedi che l'Ufficio di Presidenza ha già individuato. È di conforto anche per noi apprendere che il Quirinale ha seguito la via tracciata dalla Camera dei deputati, sin dal 2004, in materia di contenimento della propria dotazione e dei costi di funzionamento. Concordiamo che spetti a questo ramo del Parlamento dare un buon esempio anche per il futuro, ma per il momento, collega Quartiani, non possiamo che impostare i nostri ragionamenti sulla base del numero dei parlamentari e della legge elettorale vigente.
Non possiamo che concordare con il collega Barbieri sulla necessità di fronteggiare l'antipolitica. Vorrei, tuttavia, osservare che proprio in frangenti come questi occorre mantenere serenità d'animo ed equanimità di giudizio e mi sembra che le misure, oggi in esame ed approvate dall'Ufficio di Presidenza, si adeguino a queste categorie come, peraltro, lo stesso collega Barbieri ha avuto la bontà di riconoscere.
Il collega Lusetti ha giustamente ricordato come la ormai risalente politica di rigore finanziario, adottata da questa Camera, sia frutto di scelte condivise. Non credo sarebbe possibile fare diversamente, dato che il nostro è un bilancio delle istituzioni nel suo complesso e non di questa o di quella parte politica e questo è il dato di base che ha più valore del resto.
Il collega Lusetti ha esordito citando Albert Einstein. Sia allora permesso anche a me citarlo nuovamente. Einstein diceva: «Non tutto ciò che può essere contato conta e non tutto ciò che conta può essere contato». Non è allora il vento dell'antipolitica che ci induce a riformare la nostra istituzione, ma la consapevolezza delle cose che contano - come ha detto il collega -, la consapevolezza della dignità della politica.
Al collega Di Biagio, che invita noi tutti al pragmatismo, al dialogo e ad uno stile istituzionale come unica risposta possibile alla demagogia, rispondiamo che sono proprio questi i segni distintivi della politica di bilancio che stiamo portando avanti. Il Pag. 66tema dei collaboratori dei deputati, sul quale il collega si è soffermato, è stato affrontato dall'Ufficio di Presidenza, che ha indicato a riguardo sedi e modi per giungere alla soluzione di un problema annoso e oggettivamente complesso. Vorrei rassicurare il collega Di Biagio che non vi è alcuna intenzione da parte di nessuno di scherzare su tale tema.
Il collega, presidente Castagnetti, giustamente ritiene che il clima nel quale esaminiamo il documento di bilancio quest'anno non abbia nulla a che fare con le insofferenze, che comunque l'opinione pubblica nutre ciclicamente nei confronti del potere. È evidente che in questo clima la prima vittima è la verità, ma il collega Castagnetti ha, ancora una volta, ragione quando afferma che è indispensabile ristabilire un dialogo con i cittadini prima che il conflitto abbia raggiunto una soglia oltre la quale si smarrirebbe allo stesso tempo la funzione parlamentare e la sovranità popolare.
Concordo con Gregorio Fontana sulla funzione anche simbolica delle nostre scelte. Certamente è possibile e doveroso cogliere l'occasione per dare ulteriore nuovo impulso ad un'azione di razionalizzazione che - vorrei ribadire - non parte da oggi.
Quanto alle modalità di fruizione dei documenti della Camera, vorrei solo rammentare l'obbligo costituzionale di pubblicità dei lavori. Detto ciò, non vi sono obiezioni di sorta all'individuazione di modalità alternative rispetto a quelle della forma cartacea. Devo altresì far presente che l'utilizzazione del criterio - o almeno del solito criterio - della spesa storica è stato da tempo oggetto di attenzione. L'individuazione degli stanziamenti dedicati alle varie voci di spesa, infatti, riflette un'attenta ricognizione delle esigenze cui esse sono poste a presidio.
Alla collega Bernardini diciamo che il bilancio della Camera non è affatto reticente: l'insieme dei dati contenuti nei documenti sottoposti all'Assemblea fornisce una rappresentazione veridica e completa della gestione finanziaria e amministrativa della Camera. L'articolo 68 del vecchio regolamento di amministrazione e contabilità della Camera è stato applicato in più occasioni da parte di diversi deputati, sia nelle passate legislature, sia in questa, il che a dimostrazione evidente che non vi era necessità di disseppellirlo. In ogni caso, ora è pubblicato sul sito Internet della Camera. La ricostruzione della collega delle sue richieste di accesso agli atti - vorrei dirlo - è per molti versi fantasiosa, così come tendenziosa è l'immagine che vuole dare al Collegio dei questori.
Le vicende delle locazioni Marini poi, collega Bernardini, sono state oggetto di più di una relazione pubblica in sede di Ufficio di Presidenza e in Assemblea, a partire dall'anno 2000: da anni, il contenuto di questi contratti è stato riportato in articoli di giornali, in libri di successo, in trasmissioni televisive e radiofoniche. Si ricordi, collega, che conti segreti alla Camera non ve ne sono.
Per quanto riguarda l'affermazione dell'onorevole Bernardini sull'interim della direzione del Servizio del controllo amministrativo sul fondo dell'esercizio del Segretario generale e sulle maggioranze per la nomina e la revoca del Segretario generale, mentre riconfermiamo al dottor Ugo Zampetti la nostra stima e fiducia per il lavoro che, fino ad oggi, ha svolto a favore dell'amministrazione della Camera, ci rifacciamo a quanto il questore Albonetti dirà nella risposta agli ordini del giorno, che l'onorevole Bernardini ha presentato.
Vorremmo rassicurare i colleghi Sarubbi, Calderisi, Vassallo e Baldelli sul fatto che il Collegio dei questori condivide le loro osservazioni, che sono recepite negli ordini del giorno che l'Ufficio di Presidenza ha approvato oggi e sui quali tra poco il collega Albonetti darà il parere previsto.
In conclusione, da tutti gli interventi dei colleghi, ritengo che vi sia stato un richiamo all'unisono ad una politica di bilancio rigorosa, ma anche alle garanzie di funzionalità del Parlamento e alla salvaguardia del pieno esercizio parlamentare. Pag. 67
Come Collegio dei questori continueremo in una politica di risparmio e di razionalizzazione delle spese, convinti però che l'antipolitica non si combatta soltanto con i tagli di spesa, ma con una classe politica che sappia esprimere la propria autorevolezza con uno scatto d'orgoglio da parte di ognuno di noi, che sappia trasmettere ai propri elettori il lavoro costante e qualificato che i deputati di ogni parte politica svolgono giornalmente nelle Commissioni, in Assemblea e sul territorio.

(Esame degli ordini del giorno - Doc. VIII, n. 8)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - Doc. VIII, n. 8). Avverto che l'ordine del giorno Cicchitto n. 9/Doc. VIII, n. 8/50 è stato sottoscritto anche dagli onorevoli Corsaro e Luciano Dussin e che gli ordini del giorno Laboccetta n. 9/Doc. VIII, n. 8/6, n. 9/Doc. VIII, n. 8/8, n. 9/Doc. VIII n. 8/9, n. 9/Doc. VIII, n. 8/10 e n. 9/Doc. VIII, n. 8/11 sono stati sottoscritti dall'onorevole Pittelli. Avverto inoltre che sono stati ritirati dal presentatore gli ordini del giorno Marinello n. 9/Doc. VIII, n. 8/52 e n. 9/Doc. VIII, n. 8/55.
In relazione agli ordini del giorno presentati, ritengo necessario rassegnare all'Assemblea, in via preliminare, alcune considerazioni - già anticipate questa mattina ai presidenti di gruppo e all'Ufficio di Presidenza - sui limiti di ammissibilità di questi strumenti - gli ordini del giorno - in relazione ai principi generali dell'ordinamento, da cui derivano anche conseguenze sul piano procedurale.
Com'è noto, nell'esame del bilancio interno, sulla base della prassi consolidata, non sono ammessi emendamenti, mentre sono ammessi ordini del giorno, indirizzati all'Ufficio di Presidenza nel suo complesso o al Collegio dei questori. Per prassi, a differenza di quanto accade per i progetti di legge, ciascun deputato può presentare anche più di un ordine del giorno.
Sino ad ora i criteri di ammissibilità degli ordini del giorno sono stati generalmente piuttosto ampi. L'esperienza degli ultimi anni rivela, tuttavia, una tendenza, da parte dei presentatori, a conferire ad essi un contenuto via via più prescrittivo ed analitico. Gli ordini del giorno sono stati utilizzati, in particolare, per prefigurare scelte dotate di immediata applicabilità nelle più disparate materie e con i più disparati effetti.
Alla luce del progressivo venir meno del carattere episodico di queste tipologie di ordini del giorno, si impone una riflessione sull'effettiva conformità all'ordinamento interno di questa prassi estensiva. Il rischio concreto che si corre mantenendo la tendenza estensiva seguita in passato e anche - va detto - in questa legislatura è che possano determinarsi surrettiziamente alterazioni del quadro, definito dal Regolamento, delle competenze degli organi della Camera. E, con questa alterazione - che contrasta con il Regolamento - si possa determinare una lesione del buon andamento dei lavori della Camera, che compete invece al Presidente assicurare a norma dell'articolo 8 del Regolamento.
Ricordo che il Regolamento distribuisce le diverse competenze amministrative tra una pluralità di organi (Ufficio di Presidenza, Collegio dei questori), in ragione della natura e composizione dei medesimi, oltre che delle materie ad essi affidate. Si tratta di organi la cui struttura è sottratta al principio di rappresentanza proporzionale dei gruppi e, con riguardo all'Ufficio di Presidenza, anche al principio maggioritario, com'è stato espressamente sottolineato dalla Presidenza in una recente occasione, quando da tale caratteristica sono state fatte discendere importanti decisioni procedurali. Si è in questo modo inteso sottrarre alla logica maggioritaria l'esercizio di funzioni di particolare complessità tecnica, in quanto volta a costruire l'ordinamento interno e a mantenere la coerenza nell'ambito dell'autonomia costituzionale della Camera.
A conferma della peculiarità della posizione di tali organi nell'ordinamento parlamentare va considerato che essi non sono legati all'Assemblea - che pure ne elegge i componenti - da un rapporto Pag. 68fiduciario, né i membri dei medesimi possono essere dalla stessa Assemblea revocati.
Non appare dunque coerente con questo assetto ordinamentale ammettere in Assemblea ordini del giorno prescrittivi e vincolanti che vertano su materie univocamente affidate alla competenza dell'Ufficio di Presidenza e del Collegio dei questori.
L'Assemblea può certamente promuovere un diverso assetto delle competenze dei vari organi, ma in tal caso essa deve modificare le vigenti norme regolamentari, nelle forme e secondo le procedure stabilite dalla Costituzione, ma a tale diversa ripartizione delle competenze non potrebbe giungersi, indirettamente e surrettiziamente, attraverso i propri atti di indirizzo quali ordini del giorno in materia.
Ho già anticipato queste considerazioni in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo - e le ho ribadite in Ufficio di Presidenza - perché ritengo sussista un problema di ammissibilità di quegli ordini del giorno che, seppure riguardanti materie di competenza dell'Ufficio di Presidenza o del Collegio dei questori, siano formulati nella parte dispositiva in termini vincolanti e prescritti.
Sono invece da considerare ammissibili gli ordini del giorno contenenti un invito all'Ufficio di Presidenza e al Collegio dei questori a valutare l'adozione di determinate iniziative o l'introduzione di determinati interventi e misure. Fermo restando quanto detto con riferimento all'assetto delle competenze, vi sono poi talune materie la cui disciplina, alla luce dei principi generali dell'ordinamento e della giurisprudenza della Corte costituzionale, è sottoposta a precisi limiti di contenuto e garanzie procedurali; ne consegue che eventuali ordini del giorno relativi a tali materie, ponendosi in contrasto con tali principi e garanzie non potrebbero esser ammessi. È evidente, infatti, che, ove documenti siffatti fossero approvati dall'Assemblea, essi non potrebbero in ogni caso essere attuati dall'Ufficio di Presidenza, proprio in quanto contrastanti con il nostro ordinamento. Faccio riferimento, in particolare, alle seguenti materie. Indennità parlamentare, la cui disciplina è rimessa direttamente dalla Costituzione, articolo 69, ad una legge. Soppressione degli assegni vitalizi dei deputati: ordini del giorno in tal senso - aventi carattere retroattivo - non possono essere considerati ammissibili in quanto volti a prefigurare interventi che vanificano del tutto il diritto all'assegno vitalizio, in contrasto con i principi generali posti dalla giurisprudenza della Corte costituzionale in ordine al rispetto dei cosiddetti diritti quesiti (si vedano le sentenze n. 349 del 1985, n. 822 del 1988, n. 416 del 1999 e n. 446 del 2002), cioè di tutte quelle posizioni che si siano già giuridicamente consolidate, nonché di quelle che abbiano dato luogo ad aspettative legittimamente maturate. Situazioni, queste, come tali comprimibili solo per esigenze inderogabili e nel rispetto dei principi di ragionevolezza, proporzionalità e temporaneità. Sono i criteri già applicati dall'Ufficio di Presidenza nelle scorse settimane allorché ha deciso il taglio del 5 e del 10 per cento dei vitalizi di maggiore entità, in conformità a quanto previsto dal decreto-legge di manovra.
Per lo stesso ordine di ragioni non sono ammissibili ordini del giorno che prevedano la rinunciabilità all'assegno vitalizio in quanto si riferiscono a situazioni pregresse, atteso che l'attuale sistema dei vitalizi si fonda sul carattere obbligatorio della previdenza dei deputati. Per ciò che concerne, invece, gli ordini del giorno diretti a promuovere una riforma della disciplina con efficacia de futuro, essi sono ammissibili sempre nel rispetto del quadro delle competenze stabilite dal Regolamento.
Infine, per quanto riguarda il trattamento retributivo dei dipendenti della Camera, la materia è rimessa all'Ufficio di Presidenza, secondo una procedura che contempli anche previi passaggi di contrattazione sindacale, ad opera di organi specifici (nel caso di specie il Comitato per gli affari del personale). A parte ciò, misure volte ad incidere sui trattamenti in atto si pongono in contrasto con i principi Pag. 69generali dell'ordinamento: vige infatti il principio generale del divieto di reformatio in peius dei trattamenti retributivi in godimento, ritenuto dalla giurisprudenza applicabile alla generalità delle amministrazioni pubbliche.
In conclusione, alla luce delle considerazioni di cui in premessa, la Presidenza ammetterà alla discussione e al voto gli ordini del giorno presentati, intendendosi che la formula del dispositivo sia modificata nel senso di sostituire la parola «impegna» con le seguenti: «invita... - il Collegio dei questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi - a valutare ovvero ad approfondire...». Diversamente, ove cioè i presentatori non ritengano di accogliere tale modifica, gli ordini del giorno non potranno avere seguito per le ragioni suddette.
Sono inoltre da considerare inammissibili i seguenti ordini del giorno, volti a prefigurare interventi in contrasto con i soprarichiamati principi generali dell'ordinamento, come individuati anche nella giurisprudenza della Corte costituzionale: Borghesi ed altri n. 9/Doc. VIII, n. 8/12, in quanto la soppressione di un diritto quesito per gli ex parlamentari sarebbe in contrasto con i principi generali dell'ordinamento, trattandosi di posizioni ormai consolidate. Inoltre, l'ordine del giorno interviene impropriamente in una materia, quale quella delle competenze degli enti pubblici previdenziali, che non può che essere regolata da una legge ordinaria dello Stato; Favia n. 9/Doc. VIII, n. 8/18, in quanto incide su trattamenti retributivi in atto erogati, prevedendo peraltro termini di raffronto del tutto impropri in quanto riferiti a trattamenti che hanno natura del tutto diversa;
Turco ed altri 9/Doc. VIII, n. 8/29, in quanto si riferisce a situazioni pregresse, poiché l'attuale sistema dei vitalizi, come già ricordato, si fonda sul carattere obbligatorio della previdenza dei deputati. Diverso è il discorso ove l'ordine del giorno sia riferito solo ad interventi de futuro, per i quali l'Ufficio di Presidenza potrà valutare anche le indicazioni in esso contenute.
Sono, altresì, inammissibili i seguenti ordini del giorno: Laboccetta 9/Doc. VIII, n. 8/8 e Berruti ed altri 9/Doc. VIII, n. 8/26, in quanto volti a impegnare l'Ufficio di Presidenza all'adozione di misure non attuabili sulla base dell'ordinamento interno; Turco ed altri 9/Doc. VIII, n. 8/33, in quanto, nei termini in cui è formulato, richiederebbe una modifica legislativa, della quale i firmatari potrebbero farsi promotori; Bernardini ed altri 9/Doc. VIII, n. 8/35, poiché prevede una forma di pubblicità generalizzata e obbligatoria della documentazione patrimoniale dei deputati che contrasta con la normativa attualmente vigente; Pisicchio 9/Doc. VIII, n. 8/41, perché riguarda la materia dell'istruttoria legislativa, che è disciplinata dall'articolo 79 del Regolamento della Camera.
Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori, prima dell'onorevole Luciano Dussin, che vuole illustrare l'ordine del giorno Cicchitto ed altri 9/Doc. VIII, n. 8/50, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, mi permetta sommessamente, ma anche fermamente, di dissentire da alcune delle affermazioni che lei ha qui fatto. Se queste norme e queste regole fossero state fissate due mesi fa, potevamo discuterne, ma erano regole date prima che il gioco fosse iniziato. Desidero ricordarle che un ordine del giorno esattamente uguale... però chiederei al Presidente, gentilmente, di ascoltarmi. Il 21 settembre dello scorso anno, un ordine del giorno esattamente uguale a quello che è stato qui da me depositato sui vitalizi è stato ammesso, è stato discusso, è stato votato da questa Assemblea.
Devo arguire che è cambiato qualcosa da settembre ad oggi. Il fatto che il Presidente decida queste nuove regole dopo che gli ordini del giorno sono stati depositati mi lascia altamente perplesso, perché è come intervenire a gamba tesa quando il gioco è già iniziato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Le regole si stabiliscono prima. Ma vorrei andare oltre, signor Presidente. Lei ha Pag. 70citato l'ordinamento generale e la Corte costituzionale.
Le voglio qui ricordare altre sentenze della Corte costituzionale, come la sentenza n. 390 del 1995: non è interdetto al legislatore emanare disposizioni che modifichino in senso sfavorevole per i beneficiari la disciplina dei rapporti di durata, anche se abbiano per oggetto diritti perfetti; sentenza n. 211 del 1997: il legislatore, nell'esercizio del suo potere discrezionale, può modificare la disciplina pensionistica fino al punto di ridurre il quantum; sentenza n. 240 del 1994: l'articolo 38 della Costituzione non esclude la possibilità di un intervento che riduca in maniera definitiva un trattamento pensionistico in precedenza spettante.
Quindi, non vi è una giurisprudenza consolidata. Mi permetta, signor Presidente, di evidenziare che, nel rispetto dei ruoli, a decidere ciò che è costituzionale o no è la Corte costituzionale, non la Presidenza della Camera. Dichiarare inammissibile un ordine del giorno perché, in qualche modo, incostituzionale, mi pare che non risponda al fatto che molte volte questa Camera ha approvato delle leggi che successivamente la Corte ha ritenuto di censurare.
Però, voglio andare ancora oltre, signor Presidente, e concludo: attenzione, perché la Corte costituzionale ha detto che i vitalizi sono una via di mezzo tra una pensione e un atto di liberalità, cioè qualcosa che è meno della pensione, e sulla quale, quindi, si può intervenire, addirittura a maggior ragione di quanto affermano le sentenze della Corte che le ho appena citato.
In più, come noto, a differenza di altri istituti, come l'indennità dei parlamentari, il vitalizio deriva da una semplice delibera dell'Ufficio di Presidenza, e non da un atto legislativo specifico. Signor Presidente, le chiedo cortesemente, ma fermamente, di rivedere questo giudizio, tenendo conto che esiste l'istituto dell'ammissibilità parziale.
Quindi, questo ordine del giorno può essere ammesso parzialmente, poiché consta di due periodi nell'articolato. Posso capire che per potere trasferire i contributi alla gestione separata dell'INPS possa essere necessario un intervento legislativo, ma è certo che fino a prima di quel passaggio tutto rientra in un atto che nasce dall'Ufficio di Presidenza della Camera e, così come nasce dall'Ufficio di Presidenza della Camera, con un altro adeguato atto dell'Ufficio di Presidenza della Camera può cessare.
Per cui io le chiedo, comunque, un'ammissibilità parziale in cui si dica che l'ordine del giorno in questione impegna ad adottare ogni provvedimento necessario al fine di prevedere la soppressione immediata di ogni forma di assegno vitalizio per i deputati in carica e per quelli cessati dal mandato parlamentare, punto. Sino a qui perché, come le ho detto, la Corte costituzionale ha già scritto che può persino togliersi una pensione già assegnata e modificare la platea dei beneficiari di quell'istituto.
Per ultimo, mi pare anche di poter sottolineare, e ho veramente finito, che l'articolo 66 del Regolamento dice che il bilancio si discute e si vota in Aula. Ora, mi permetta, signor Presidente, di capire se dopo le sue parole l'Aula, oltre che essere spogliata, di fatto, dell'attività legislativa per il fatto che il Governo presenta solo decreti-legge, è anche spogliata della possibilità di intervenire sul bilancio della Camera perché non si dice solo che il bilancio si vota in Aula, nel qual caso prendere o lasciare, ma si dice che si discute. La discussione serve eventualmente per modificarlo e, se l'ordine del giorno è l'unico strumento per modificare, a me pare che impedire che l'ordine del giorno possa avere un significato di modificare l'azione e, conseguentemente, il bilancio della Camera significhi, in realtà, togliere ai parlamentari un diritto che loro, secondo me, hanno, che è quello di potere discutere e votare interamente sul proprio bilancio, dando anche degli impegni perentori, e con un'efficacia reale, alla Presidenza e al Collegio dei questori che poi devono agire per quanto riguarda le azioni quotidiane (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

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PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, sull'ultima preoccupazione mi permetto soltanto di farle notare che se la Presidenza, su 52 ordini del giorno presentati, ne dichiara inammissibili, con ampia motivazione - ovviamente motivazione, come tutte, opinabile, ma ampia - non più di otto o dieci, non viene certo preclusa ai colleghi deputati la possibilità, con i loro ordini del giorno, di intervenire sul bilancio interno.

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, difatti non è un problema di quantità, è del procedimento attraverso il quale lei è arrivato a decidere l'inammissibilità di alcuni ordini del giorno, a differenza dell'anno scorso. A noi risulta che nulla sia cambiato. Noi abbiamo presentato questi ordini del giorno secondo le attuali, fino a due minuti fa, regole del gioco. Lei le ha cambiate, lei ha deciso di cambiarle. Io non entro nel merito se la decisione è giusta o sbagliata, vi entrerò dopo, ma lei ha deciso di cambiare le regole a gioco in corso, perché il mio ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 8/33 è esattamente, letteralmente, lo stesso, identico, è proprio quello, non è stata cambiata nemmeno una virgola, dell'ordine del giorno che l'anno scorso era stato ammesso. Non è cambiato nulla. Che è successo nei Regolamenti? È successo che oggi ci viene comunicato che le regole cambiano e non possiamo nemmeno decidere.
Lei ha detto che, in alcuni casi, l'Aula non può «impegnare». Certo, è un discorso interessante quello che lei ha fatto, ma noi avremmo voluto discuterne o ne avrebbe potuto discutere un altro organismo collegiale, non nel ristretto di alcune, per carità, istituzioni interne alla Camera che hanno delle loro precise responsabilità. Ma con questa storia degli interna corporis, che fino ad un certo punto riguardava un po' tutti i parlamentari, stiamo sempre più scegliendo l'interno all'interno, per cui vi sono solo alcune persone, solo alcuni deputati, che possono conoscere il bilancio della Camera nel dettaglio.
Gli altri non possono, devono semplicemente avere fiducia: visto che i deputati questori li abbiamo eletti noi, tutto quello che fanno, automaticamente deve essere assunto da quest'Aula. Noi riteniamo che non è tale il nostro compito.
Veniva giustamente detto prima che dobbiamo dibatterne. Ebbene, signor Presidente, le condizioni che lei ha posto alla nostra attenzione oggi sono aspetti non solo procedurali sulla base di considerazioni già svolte: lei sta facendo delle innovazioni. Lei ha innovato profondamente quelli che sono anche i poteri di quest'Assemblea nel discutere del proprio bilancio. Mi scusi, signor Presidente, ma questo è un debordare dai suoi poteri ed è un debordare nel momento in cui noi di questo stiamo discutendo. Se ci fosse stato reso noto dieci giorni fa il suo intendimento, ci saremmo uniformati e lo avremmo contestato. Oggi non ci è data nemmeno la possibilità di contestarlo giuridicamente.
Ma io capisco perché quell'ordine del giorno - mi riferisco in particolare al mio ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 8/33 - non può essere ammesso. Eppure, cosa chiediamo? Chiediamo di rendere pubblico, ciò che deve essere pubblico per legge. Lo abbiamo già tenuto questo dibattito! Signor Presidente, noi chiediamo che dei dati pubblici - quali sono quelli dei versamenti dei singoli ai partiti - siano utilizzabili e conoscibili da tutti i cittadini. Ma perché non può essere a disposizione del pubblico il dato pubblico? E vale anche l'inverso: perché non deve essere a disposizione il dato di quanto i partiti danno ad alcune persone? Noi abbiamo letto bilanci in cui i partiti, per un'elezione, hanno dato 300 mila euro senza alcun riscontro. È interna corporis! Non se ne può discutere!

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Maurizio Turco.

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MAURIZIO TURCO. Si può commettere reato: l'importante è che rimanga nel chiuso di queste Aule (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. L'onorevole Luciano Dussin ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Cicchitto n. 9/Doc. VIII, n. 8/50, di cui è cofirmatario.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, illustro brevemente l'ordine del giorno Cicchitto n. 9/Doc. VIII, n. 8/50, che è comune ai gruppi di maggioranza. Non entro nel merito e nelle specificità di quanto si propone, perché il questore, onorevole Mazzocchi, ha già dato ampie conferme, nella relazione appena svolta, di quelle che erano e sono le linee guida che volevamo suggerire.
Questo ordine del giorno, quindi, in buona sostanza, tiene conto della necessità di continuare nel percorso di razionalizzazione e di contenimento dei costi complessivi della Camera dei deputati. È giusto ricordare, anche per il clima che è stato generato in questi giorni contro la famosa casta dei politici, che la Camera dei deputati negli ultimi sei anni ha risparmiato 300 milioni di euro e si accinge con questo progetto di bilancio a risparmiarne altri 150 milioni, previsti nel bilancio e in parte come azioni derivanti dalle indicazioni approvate con l'ultima legge finanziaria. Oltre ciò ricordiamo che gli emolumenti dei parlamenti sono stati ridotti negli ultimi anni del 25 per cento - un dato che nessuno si è ricordato in questi giorni di scrivere negli editoriali che hanno colpito il nostro lavoro e la nostra rappresentanza popolare - ed, inoltre, abbiamo previsto di portarli in media con quelli degli altri sei Stati membri più importanti dell'Unione europea.
Altro risparmio notevole, che speriamo si realizzi al più presto ma che va nella giusta logica di quanto stiamo cercando di fare, deriverà dalle imminenti riforme costituzionali che cambieranno l'assetto e il funzionamento del Senato e ridurranno il numero complessivo dei deputati e dei senatori. Quindi l'ordine del giorno Cicchitto n. 9/Doc. VIII, n. 8/50 individua una serie di interventi che riguardano i trattamenti dei deputati, dei dipendenti della Camera dei deputati ed anche la razionalizzazione e il risparmio sui costi delle relative strutture funzionali. Si cercherà di collegare l'indennità dei parlamentari alla loro effettiva partecipazione ai lavori, saranno riviste le forme e i metodi per il calcolo dei vitalizi, per quanto riguarda i dipendenti della Camera è previsto di confermare il blocco del turnover, ci sarà una riduzione di consulenze esterne viste le capacità professionali che comunque non mancano, si interverrà sugli affitti - se ne è discusso a lungo e finalmente si arriverà ad una soluzione tendente al risparmio anche sotto questa voce - si procederà ad investimenti per quanto riguarda l'informatizzazione quindi con il risparmio conseguente sulle spese cartacee, a verifiche sulle spese di viaggio, a nuovi controlli per quanto riguarda il discorso dei collaboratori, alla riduzione dei trasferimenti ai gruppi parlamentari, si cercherà di rivedere i benefit degli ex Presidenti della Camera, ci sono anche delle limitazioni per quanto riguarda le indennità all'Ufficio di presidenza della Camera stessa. In buona sostanza si cerca di superare la spesa storica della Camera come ha testé relazionato il questore onorevole Mazzocchi. Dicevamo prima...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUCIANO DUSSIN. ... del brutto clima. La politica, è vero, ha le sue colpe, però voglio ringraziare l'Ufficio di Presidenza della Camera che con lo studio che ha prodotto ed è stato pubblicato non nelle prime pagine dei giornali ma magari nelle quindicesime o ventesime, ma comunque c'è, ha parametrato il costo del parlamentare italiano rispetto alla media degli altri Paesi europei ed abbiamo scoperto, dopo una serie di menzogne infinite, che costano meno dei tedeschi, dei francesi, degli inglesi e dei parlamentari europei. Grazie ancora per aver ristabilito la verità dei fatti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

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PRESIDENTE. L'onorevole Laboccetta ha facoltà di illustrare i suoi ordini del giorno.

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, sono convinto che noi non siamo «la casta». Certo, siamo il ceto politico dirigente di questo Paese, anche noi commettiamo degli errori e possiamo fare di più, ma io respingo con forza questa equazione «Parlamento = casta» e oggi vorremmo dare il nostro piccolo contributo per far crollare un luogo comune che io ritengo insopportabile. Desidero ringraziare i questori della Camera per il lavoro che svolgono. A loro va tutta la mia stima però vorrei fare una premessa, signor Presidente, che nessuno può utilizzare o addirittura strumentalizzare lavoratori che svolgono un lavoro qualificato ed importante, nessuno può pensare di nascondersi dietro questa realtà lavorativa per continuare a fare affari con Montecitorio. Sono molto dispiaciuto, signor Presidente, che oggi non si sia potuto discutere di un contratto dal mio punto di vista molto scandaloso, avviato sin dal 1999, perché non ho capito bene le motivazioni che mi sono state offerte nell'introduzione, tuttavia non sono convinto che non fosse possibile discutere di simili argomenti. In tutti questi anni, vede, signor Presidente, una società ha introitato oltre 500 milioni di euro per fitti di immobili destinati ad uffici per deputati, quando sarebbe bastato stipulare, a mio avviso, un normale contratto di mutuo per acquisto, con una qualsiasi banca, ad una cifra nettamente inferiore, e la Camera oggi sarebbe proprietaria di immobili.
Sono deluso per la decisione assunta dalla Presidenza rispetto alla possibilità di parlare di questa vicenda, e non smetterò però di sostenere l'inopportunità di questa «opaca operazione». Anzi, dico subito, signor Presidente che sono costretto ad assumere su questa materia iniziative in altre sedi perché si faccia chiarezza. Detto questo, signor Presidente, vengo all'ordine del giorno che considero un punto qualificante della nostra attività e del nostro bilancio: quello concernente la Fondazione della Camera dei deputati. Le attività della Fondazione Camera dei deputati possono secondo me tranquillamente essere portate avanti a costo zero dal personale della Camera dei deputati. Il presidente Casini - mi dispiace che non sia presente, di solito non parlo in assenza di interlocutori, ma mi perdonerà - qualche anno fa volle istituire in questa Camera la Fondazione Camera dei deputati. Al Senato questa scelta non è stata mai fatta, e hanno fatto bene i senatori dal mio punto di vista a non realizzare mai una fondazione Senato nella Repubblica.
Vede signor Presidente, con questa fondazione si fanno attività che noi - ripeto - possiamo tranquillamente fare a costo zero, allora mi viene naturale parlare di sperpero del danaro in questa vicenda. Sono questi i messaggi sbagliati, diseducativi, che la Camera non dovrebbe dare in questo particolare momento. Se poi vengono mosse certe accuse inopportune, inaccettabili verso questo Parlamento, verso la casta (e noi non siamo la casta), vengono fuori anche perché vi sono questi esempi negativi. Allora mi rimetto a questo ordine del giorno, che chiede lo scioglimento immediato della Fondazione, perché vede - signor Presidente - quella decisione fu assunta da Casini in un Ufficio di Presidenza, quindi lei può tranquillamente convocare ad horas un Ufficio di Presidenza e procedere alla revoca di quella decisione. Poi sarà l'atto interno della Fondazione stessa a fare i passaggi conseguenziali, ma vi è necessità di una decisione politica che questa Aula deve assumere.
Invito l'Aula a sostenere pesantemente, apertamente, tranquillamente l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 8/7 che ho inteso presentare insieme al collega Pittelli, e spero che questa Aula voglia condividere questa nostra valutazione e questa nostra proposta.

MASSIMO VANNUCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, vorrei illustrare l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 8/26 che lei ha dichiarato inammissibile, però non ho ascoltato le motivazioni, quindi la prima cosa che le chiedo è quella di motivarci questo parere...

PRESIDENTE. Le chiederei io di ascoltare più che altro. Avendole motivate, e avendo lei appena finito di dire che non le ha ascoltate, la prossima volta sia più attento. Comunque non mi sarà difficile farle pervenire le motivazioni.

MASSIMO VANNUCCI. Presidente, non mi sembra sia stato motivato il parere d'inammissibilità. Le chiedo scusa se così non è ma ho cercato di ascoltarla attentamente. Va bene, diciamo che è stato motivato, e le chiedo la ripetizione, però le chiedo anche di rivedere questo parere di inammissibilità. Guardi, l'ordine del giorno in questione è stato firmato da numerosi parlamentari di tutti i gruppi proprio perché si riferisce alla possibilità, alla richiesta di stabilizzazione di circa 30 lavoratori assunti qui da agenzie interinali e successivamente da società di servizi: svolgono funzioni di segretari parlamentari e sono stati formati dalla Camera. Ebbene, noi molto spesso discutiamo in questa Aula e denunciamo il problema che ci sia una grande precarizzazione del lavoro, e poi noi stessi ne facciamo ampio uso senza dare prospettive a lavoratori che pur qui formato e che hanno contribuito al buon lavoro della Camera.
Quindi, Presidente, le chiederei la possibilità di rivedere questo parere, e di verificare anche la possibilità di una riformulazione affinché questo tema, attraverso questo giudizio di inammissibilità, non cada nel dimenticatoio. Ho voluto intervenire per segnalare che questo problema esiste e che in qualche modo va affrontato.

PRESIDENTE. Onorevole Vannucci, la motivazione per la quale si è ritenuto inammissibile l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n.8/26 al pari di quello Laboccetta n. 9/Doc. VIII, n.8/8 prescinde totalmente, nella valutazione della Presidenza, dal merito dell'ordine del giorno. Figuriamoci se si può in termini di giustizia sociale avere qualche cosa di contrario alle motivazioni che lei ha addotto circa la stabilizzazione del personale esterno: è un'elementare norma di giustizia sociale. Ma non è di questo che dobbiamo discutere quando dichiariamo inammissibili o meno gli ordini del giorno. Non si può impegnare l'Ufficio di Presidenza - ecco perché non è ammissibile il suo ordine del giorno - ad adottare misure che, allo stato, con il nostro ordinamento interno non sono attuabili. Bisognerà cambiare il nostro ordinamento interno e, quindi, la discussione dovrà essere una discussione da tenersi all'interno del CAP o all'interno della Giunta a seconda delle questioni e soltanto dopo che si sarà dato corso ad un'eventuale modifica dell'ordinamento potrà essere dichiarato ammissibile il suo ordine del giorno. Ma, ripeto, a prescindere da qualsiasi giudizio di merito su ciò che l'ordine del giorno comportava.

FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

FURIO COLOMBO. Sugli ordini del giorno e su quello che stiamo discutendo adesso.

PRESIDENTE. Questo mi sembra evidente ma o lei vuole illustrare un ordine del giorno di cui è firmatario ma non mi risulta tale...

FURIO COLOMBO. Vorrei intervenire sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, riconosco in molto del materiale che è stato raccolto qui, in particolare mi riferisco all'ordine del giorno Franceschini n. 9/Doc.VIII, n. 8/49 del Partito Democratico, molte proposte intelligenti, utili ed importanti che spero siano approvate. Pag. 75
Non trovo in tutto il materiale che abbiamo discusso e che è qui a nostra disposizione una vera risposta al dramma che il Paese sta vivendo in questo momento. Noi dovremmo, signor Presidente, come le ho detto nella lettera pubblica cui lei ha avuto pubblicamente la bontà di rispondere, che ci si poteva aspettare qualcosa di molto più profondo, qualcosa in cui si capisse che ci rendiamo conto del dramma che il Paese sta vivendo. Non dobbiamo rispondere all'antipolitica. Dobbiamo rispondere ai cittadini che in questo momento sono vicini alla disperazione. Molti di loro lo sono, penso ad esempio ai disabili che vivono con una pensione di 270 euro. Noi dovremmo mettere a disposizione una parte delle nostre possibilità per un fondo specificamente destinato a coloro che vivono ai margini della miseria, questo è ciò che mi premeva di dirle e di consegnare a lei.

MANLIO CONTENTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, per illustrare gli ordini del giorno a mia firma 9/Doc. VIII, n. 8/3 e 9/Doc. VIII, n. 8/4.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, ho presentato questi ordini del giorno ovviamente in relazione alla situazione che ci vede in gioco per quanto concerne la riduzione della spesa. Volevo cogliere l'occasione anch'io per ringraziare il lavoro dei questori perché credo che in questo momento proprio la responsabilità che grava su di loro e sull'Ufficio di Presidenza sia una responsabilità che deve avere un doppio profilo: quello di rispondere giustamente a chi fuori da queste stanze ci chiede di essere molto più seri, molto più corretti. Non che non lo si sia stati ma si può fare sempre meglio e di più. E dall'altra quello contemporaneamente di diffondere il ruolo dei parlamentari perché in quest'aula ci sono parlamentari che fanno il loro dovere e non meritano, come sta accadendo troppo spesso sulla stampa, di essere trattati a pesci in faccia (Applausi). Sotto questo profilo, credo, signor Presidente, di approfittare di questo ordine del giorno - in particolare ho chiesto ai questori, laddove possibile, di operare una sorta di rinegoziazione per quanto riguarda il capitolo 130 delle spese per beni e servizi e diverse altre in cui peraltro per le agenzie di informazione e mi riferisco ovviamente all'anno di riferimento c'è un importo di 3 milioni e 530 mila euro. Ora il problema che voglio sottolineare ai questori e a lei, signor Presidente, è il seguente: nonostante tutte queste agenzie, nonostante vi siano giornalisti professionisti molto validi, continuiamo a leggere sistematicamente sui giornali delle non verità, se preferite delle menzogne, sul nostro trattamento.
Nessuno ha avuto il coraggio di dire non che dobbiamo guardare, con tutto il rispetto, alla Presidenza della Repubblica, ma che i nostri emolumenti sono disancorati dagli aumenti da anni; nessuno ha avuto il coraggio di dire che i nostri bilanci del triennio precedente hanno già operato restituzioni pari a decine di milioni di euro; nessuno ha il coraggio di dire che il lavoro svolto dall'Ufficio di Presidenza e dai questori restituirà oltre 150 milioni di euro al bilancio dello Stato!
Credo che sia arrivato il momento in cui queste verità - signor Presidente, mi rivolgo anche a lei - debbano figurare anche tramite le agenzie di stampa. Signor Presidente, sono convinto che, con la sua autorevolezza, non il fatto di incensare chicchessia, ma la verità, anche nei confronti del Parlamento e dei parlamentari, debba essere scritta. Non pretendo che scompaiano le menzogne nei nostri confronti, ma quanto meno, che la verità appaia insieme alle menzogne (Applausi)!

PRESIDENTE. Onorevole Contento, ella sa certamente che l'ufficio stampa della Camera ha dato puntuale comunicazione di quanto deciso dall'Ufficio di Presidenza. Ovviamente, appartiene alla Pag. 76sfera della libera scelta dei colleghi della stampa pubblicare questa o quella notizia. In altre parole, non è l'ufficio stampa della Camera che non ha dato comunicazione, ma sono coloro che dovevano riportare la comunicazione che non l'hanno considerata di primario rilievo.
Nessun altro chiedendo di parlare, chiedo al Collegio dei questori, ed in particolare al deputato questore Albonetti, di riferire i pareri del Collegio stesso sugli ordini del giorno presentati.

GABRIELE ALBONETTI, Questore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, osservo preliminarmente che molti ordini del giorno intervengono, spesso confermandoli, su questioni relative alle competenze dei parlamentari - indennità, diaria, rimborso eletto-elettori, spese di viaggio -, che sono state già oggetto degli interventi e degli impegni approvati dall'Ufficio di Presidenza il 21 luglio scorso.
In proposito, faccio presente che, secondo la ricordata deliberazione, l'Ufficio di Presidenza, una volta terminati i lavori dell'apposita Commissione ISTAT, prevista dal decreto-legge n. 98 del 2011, formulerà una proposta volta alla riforma organica della disciplina vigente in materia del trattamento economico complessivo dei deputati. Gli ordini del giorno in questione si intendono, pertanto, accolti, nel senso che le indicazioni da essi recate saranno valutate in sede di approvazione delle norme di legge e delle delibere di attuazione delle citate deliberazioni dell'Ufficio di Presidenza. Si tratta, in particolare, degli ordini del giorno Borghesi n. 9/Doc. VIII, n. 8/16, Beltrandi n. 9/Doc. VIII, n. 8/32 e Galletti n. 9/Doc. VIII, n. 8/54.
Tutto ciò premesso, passo ora alla comunicazione dei pareri sui singoli ordini del giorno, ove opportuno, li raggrupperò per materia.
L'ordine del giorno Bruno n. 9/Doc. VIII, n. 8/1 è accolto con invito all'Ufficio di Presidenza a valutare le indicazioni ivi contenute.
Gli ordini del giorno Contento n. 9/Doc. VIII, n. 8/3, Laboccetta n. 9/Doc. VIII, n. 8/9 e Maurizio Turco n. 9/Doc. VIII, n. 8/30 sono accolti ai sensi dell'articolo 4 del decreto-legge n. 98 del 2011, che prevede...

PRESIDENTE. Aspetti un attimo, questore Albonetti. Cosa c'è, onorevole Giachetti?

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei chiedere una cortesia di servizio all'onorevole Albonetti: poiché dobbiamo segnare i pareri, se non segue l'ordine, non riusciamo a seguirlo.

GABRIELE ALBONETTI, Questore. Andrò più lentamente.

ROBERTO GIACHETTI. Grazie!

PRESIDENTE. Accorpare lentamente. Prego, questore Albonetti.

GABRIELE ALBONETTI, Questore. Ripeto: gli ordini del giorno Contento n. 9/Doc. VIII, n. 8/3, Laboccetta n. 9/Doc. VIII, n. 8/9 e Maurizio Turco n. 9/Doc. VIII, n. 8/30 sono accolti ai sensi dell'articolo 4 del decreto legge n. 98 del 2011, che prevede di limitare nel tempo i benefit di cui trattasi.
Gli ordini del giorno Contento n. 9/Doc. VIII, n. 8/4 e Laboccetta n. 9/Doc. VIII, n. 8/10 sono accolti, in quanto confermano impegni già assunti dall'Ufficio di Presidenza.
L'ordine del giorno Aracri n. 9/Doc. VIII, n. 8/5 è accolto, in quanto chiede di proseguire in una linea già intrapresa. L'ordine del giorno Laboccetta n. 9/Doc. VIII, n. 8/6 è accolto come raccomandazione, perché va reso compatibile con le risorse disponibili. L'ordine del giorno Laboccetta n. 9/Doc. VIII, n. 8/7 è accolto come invito a prevedere fin dal prossimo bilancio una riduzione degli oneri a carico della Camera. Pag. 77
Gli ordini del giorno Laboccetta n. 9/Doc. VIII, n. 8/11 e Mecacci n. 9/Doc. VIII, n. 8/36 sono accolti come invito a proseguire nell'opera di contenimento delle spese per consulenze intrapresa da anni.
L'ordine del giorno Mura n. 9/Doc. VIII, n. 8/13 chiede di prevedere e di provvedere, da parte dei gruppi parlamentari, alla rendicontazione annuale dei contributi loro assegnati e alla pubblicità dei tale rendicontazione. L'Ufficio di Presidenza si riserva, prima di decidere, di acquisire sul tema le valutazioni dei gruppi, tenuto conto che si tratta di materia importante, nuova e che coinvolge la personalità giuridica e la funzione dei gruppi parlamentari nel nostro ordinamento. Se i presentatori sono d'accordo nel valutare l'opportunità di procedere in questo senso, l'ordine del giorno è accolto.
L'ordine del giorno Mura n. 9/Doc. VIII, n. 8/14 è da intendersi accolto come raccomandazione, nel senso di proseguire lungo la linea già adottata dall'Ufficio di Presidenza, le cui deliberazioni in tema di riduzione del parco macchine e di caratteristiche dello stesso sono coerenti con gli obiettivi del decreto-legge n. 98 del 2011, atteso che già oggi la disciplina riguardante la modalità di utilizzo delle autovetture di servizio è qui più rigorosa di quella annunciata dal Governo relativamente alla pubblica amministrazione e, comunque, sulla base degli indirizzi adottati dall'Ufficio di Presidenza, intendiamo renderla ulteriormente rigorosa.
L'ordine del giorno Mura n. 9/Doc. VIII, n. 8/15 è accolto come invito a proseguire e a confermare il monitoraggio delle condizioni di lavoro praticate dalle ditte appaltatrici, così come l'amministrazione della Camera ha sempre fatto.
L'ordine del giorno Borghesi n. 9/Doc. VIII, n. 8/17 è accolto come raccomandazione, nel senso che progressivamente si estenderà il sistema già vigente della presentazione degli atti parlamentari in formato digitale con la firma elettronica. L'ordine del giorno Pugliese n. 9/Doc. VIII, n. 8/23 è accolto nei limiti delle compatibilità economiche e tecniche. L'ordine del giorno Osvaldo Napoli n. 9/Doc. VIII, n. 8/25 è accolto, fermo restando il principio del concorso pubblico.
In relazione all'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 8/27, si fa presente che tutta la materia è già stata oggetto di disciplina del nuovo regolamento di amministrazione e contabilità, approvato all'unanimità dall'Ufficio di Presidenza, e dalle deliberazioni attuative. In particolare, le forme di pubblicità delle deliberazioni dell'Ufficio di Presidenza e del Collegio dei questori sono state deliberate dall'Ufficio di Presidenza. La relazione sullo stato dell'amministrazione, il programma dell'attività amministrativa e la relazione programmatica del datore di lavoro sono già pubblicate sul sito Internet della Camera, così come i bandi di gara e gli avvisi sugli appalti aggiudicati. La pubblicazione retrospettiva di atti amministrativi da parte dell'archivio storico non è per il momento compatibile con le risorse disponibili per il complesso delle attività istituzionali affidate all'archivio.
La relazione semestrale sulle spese ordinate per lavori, servizi, forniture, consulenze e collaborazioni è stata già pubblicata sul sito Internet della Camera entro il mese successivo al semestre di riferimento. Le altre relazioni periodiche previste dal regolamento di amministrazione e contabilità sono destinate al Collegio dei questori nella sua qualità di organo cui il Regolamento della Camera e il regolamento di amministrazione e contabilità affidano il controllo sull'attività amministrativa. Infine, il divieto di accesso «a serie indistinta di atti o documenti amministrativi» è principio stabilito per la generalità delle pubbliche amministrazioni dalla legge n. 241 del 1990. Nella cornice dei chiarimenti sopraindicati l'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 8/27 può essere accolto.
L'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/Doc. VIII, n. 8/28 è accolto come raccomandazione a perfezionare ulteriormente la disciplina vigente. L'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/Doc. VIII, n. 8/31 è accolto come raccomandazione. Pag. 78
Riguardo all'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/Doc. VIII, n. 8/34 si fa presente che l'amministrazione proseguirà nella direzione dell'estensione progressiva dei formati aperti dei dati pubblicati sul sito Internet, tenendo conto anche della loro tipologia e disponibilità. In questi limiti l'ordine del giorno è accolto.
In relazione all'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 8/37 si fa presente che l'Ufficio di Presidenza, dopo approfondita valutazione e anche alcuni anni di discussione su questo argomento, ha ritenuto di istituire una forma di analisi funzionale della spesa integrata con il sistema della contabilità finanziaria, ritenendola più adatta a rappresentare l'attività di un'Assemblea legislativa.
Peraltro, le tormentate vicende dell'attuazione della contabilità analitica nelle pubbliche amministrazioni dovrebbero indurre a non invocare acriticamente l'applicazione in contesti del tutto diversi di sistemi sviluppati per ora molto bene nelle realtà commerciali. Per questi motivi, il parere sull'ordine del giorno è contrario.
Circa gli ordini del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 8/38 e Zamparutti n. 9/Doc. VIII, n. 8/43 si rileva che il sistema dei controlli amministrativi è stato potenziato dal nuovo regolamento di amministrazione e contabilità ed è incentrato sul Collegio dei questori che, ai sensi dell'articolo 10 del Regolamento della Camera, è responsabile del buon andamento dell'amministrazione.
In questo quadro, il Collegio dei questori dispone di penetranti poteri ispettivi e di controllo che non si limitano affatto alle pur preziose relazioni periodiche delle diverse strutture amministrative, tra l'altro, volte a fornire informazioni essenziali anche ai vertici dell'amministrazione. Date queste premesse, non si giustifica l'ipotesi di creare una struttura di controllo estranea, né di natura amministrativa, né tanto meno di natura politica. Il parere su questi ordini del giorno è pertanto contrario.
L'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 8/39 è accolto nel senso di dare conto dell'utilizzo dei fondi di riserva nella relazione al consuntivo.
Riguardo all'ordine del giorno Zamparutti n. 9/Doc. VIII, n. 8/40, quanto al punto 1) dell'ordine del giorno, le modalità di rendicontazione dei fondi a disposizione del Segretario generale, dei vicesegretari generali e dei capi servizio sono già state stabilite dal Collegio dei questori secondo quanto previsto dal regolamento di amministrazione e contabilità.
Quanto al punto 2), gli importi di tali fondi sono stati di recente oggetto di riduzione su proposta dell'amministrazione in sede di approvazione del nuovo regolamento di amministrazione e contabilità.
Quanto al punto 3), faccio presente che l'utilizzo che è stato fatto dall'attuale Segretario generale di questo fondo dal 1999 ad oggi è stato assolutamente contenuto. Infatti, della somma che in 12 bilanci interni, corrispondenti a quattro legislature, è stata stanziata al riguardo (pari a 3 milioni e 356 mila euro) sono stati effettivamente utilizzati complessivamente nei 12 anni solo 223 mila euro, pari al 6,64 per cento.
Di tale importo, assolutamente esiguo se rapportato ad un periodo di dodici anni, il 75 per cento è stato utilizzato per spese legali a difesa della Camera e per l'acquisizione di pareri su questioni specifiche di interesse dell'istituzione parlamentare nel suo complesso.
In particolare, negli ultimi cinque anni, dal 2007 al 2011, sono stati utilizzati circa 2.800 euro a fronte di una somma complessiva stanziata di un milione e 290 mila euro. Al riguardo, ribadisco che le forme di rendicontazione dell'utilizzo di tali fondi sono già state disciplinate con delibera del Collegio dei deputati questori e che non si ritiene che le stesse debbano essere oggetto di ulteriori forme di pubblicità.
Quanto al punto 4), è evidente che le somme stanziate e non utilizzate restano iscritte al bilancio interno, costituendo economia al termine dell'esercizio finanziario Pag. 79di riferimento. L'ordine del giorno, pertanto, può ritenersi già accolto nei termini che ho precisato.
Colgo però l'occasione, a nome dell'Ufficio di Presidenza, per dissociarmi in maniera totale da alcune affermazioni svolte nella giornata di ieri dall'onorevole Bernardini e riferite al Segretario generale, dottor Zampetti, al quale va tutta la nostra solidarietà. Il dottor Zampetti rappresenta, per l'assoluta professionalità e correttezza con cui ha sempre svolto e svolge le alte funzioni a lui attribuite, una garanzia di autonomia e di equilibrio per tutti e a lui intendiamo rinnovare immutata fiducia, stima e considerazione (Applausi).
Riguardo agli ordini del giorno Versace n. 9/Doc. VIII, n. 8/42 e Mario Pepe (Misto-R-A) n. 9/Doc. VIII, n. 8/51, si fa presente che prevedere a carico della Camera dei deputati ulteriori forme di tutela del reddito, oltre a quelle già riconosciute dalla legge alla generalità dei lavoratori, comporterebbe oneri aggiuntivi a carico della Camera di per sé impropri e in controtendenza rispetto all'attuale politica di riduzione dei costi della politica. Si invitano, pertanto, i presentatori a ritirare i suddetti ordini del giorno, diversamente il parere sarebbe contrario.
Riguardo all'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 8/44, si osserva che le diverse maggioranze richieste dal Regolamento, rispettivamente, per la nomina e per la revoca del Segretario generale sono funzionali al carattere di garanzia e di continuità insito nella figura nell'attuale ordinamento della Camera. Si tratta di una figura la cui permanenza in carica è svincolata pertanto dal principio maggioritario dello spoil system, regola che noi riteniamo da preservare per preservare l'indipendenza dell'istituzione. La norma che ha eliminato il termine di durata del mandato del Segretario generale è stata approvata dall'Ufficio di Presidenza nel 2002, nel corso della XIV legislatura, al fine di equiparare la figura del Segretario generale della Camera a quella del Senato. Conseguentemente si invitano i presentatori al ritiro dell'ordine del giorno, altrimenti il parere sarebbe contrario.
Il parere sull'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 8/45, se non viene ritirato, è contrario. Non vi è mai stato alcun occultamento del regolamento di amministrazione e contabilità, com'è dimostrato dal fatto che il diritto di accesso agli atti amministrativi della Camera è stato esercitato più volte da diversi deputati in questa e nelle precedenti legislature. La ricostruzione dei fatti che giustificherebbero l'istituzione di una sorta d'inaccettabile commissione di indagine, secondo l'opinione dei firmatari dell'ordine del giorno, è pertanto, a nostro parere, destituita di fondamento.
L'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 8/46 interviene sulla vicenda dei palazzi Marini, all'attenzione dell'Assemblea sin dalle sedute di ottobre 2001 e per la quale rinvio a quanto rappresentato nella seduta dell'Aula del 20 settembre 2010.
L'Ufficio di Presidenza il 15 settembre 2010 deliberò di esercitare la facoltà di recesso con effetto dal 1o gennaio 2012 per il palazzo Marini 1 e di rinnovare la richiesta all'Agenzia del demanio di reperire ai fini dell'acquisto in proprietà immobili nelle vicinanze di palazzo Montecitorio anche con oneri a carico del bilancio interno della Camera. Ciò nella prospettiva - attese le esigenze di spazi - di sostituire gli immobili in locazione con altri nella diretta disponibilità della Camera.
L'Agenzia ha ribadito lo scorso giugno l'inesistenza di immobili demaniali liberi o utilizzati da terzi immediatamente disponibili idonei e compatibili con le caratteristiche ubicative e funzionali della Camera e ha dato luogo, secondo quanto deliberato dall'Ufficio di Presidenza il 30 marzo scorso, ad una ricerca di mercato per reperire immobili idonei alle esigenze della Camera. Ieri è scaduto il termine per la presentazione delle proposte da parte degli interessati e restiamo in attesa di comunicazioni dell'Agenzia sull'esito della ricerca. Pag. 80
In vista del contenimento delle spese, l'Ufficio di Presidenza, il 21 luglio scorso, ha deliberato di esercitare la facoltà di recesso anche con riferimento agli immobili Fiano Almagià, Lavaggi e San Lorenzo in Lucina con un taglio di spesa complessivo, compreso il palazzo Marini 1, di 29 milioni di euro nel biennio 2012 e 2013. Ciò è chiarito nella relazione alla nota di variazione e appare, pertanto, singolare che l'onorevole Bernardini e gli altri firmatari affermino nell'ordine del giorno di avere appreso di tali ulteriori recessi da recenti notizie di stampa. Le minori spese per le locazioni concorrono a dare copertura all'azzeramento della crescita della dotazione per gli anni 2012 e 2013, come chiarito dal questore Colucci nella relazione introduttiva.
Queste sono le linee della politica degli immobili seguite dagli organi di direzione politica ed amministrativa con il consenso dei gruppi parlamentari. Va detto, inoltre, che la proposta di fornire contributi monetari ai deputati in luogo di servizi è una scelta che si potrà esaminare quando sarà il momento, ma è in controtendenza rispetto a quanto avviene nei principali Parlamenti europei ai quali intendiamo riferirci e può originare anche elementi di opacità. Dal punto di vista finanziario, infine, i risparmi derivanti dalla dismissione delle locazioni sono restituiti al bilancio dello Stato e non sono pertanto disponibili per le finalità previste dall'ordine del giorno.
Quanto proposto dall'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 8/46 può comunque essere considerato una raccomandazione e uno stimolo in vista delle ulteriori decisioni che in materia di politiche degli immobili dovessero essere adottate. Va in ogni caso tenuto presente che i canoni di locazione dei palazzi Marini sono stati ritenuti congrui dall'Agenzia del demanio.
Si invita il presentatore dell'ordine del giorno Marmo n. 9/Doc. VIII, n. 8/47 a ritirare la prima parte del dispositivo che affronta materie già definite nella riunione dell'Ufficio di Presidenza del 21 luglio scorso. Diversamente il parere sarebbe contrario. La seconda parte del dispositivo dell'ordine del giorno Marmo n. 9/Doc. VIII, n. 8/47 è, invece, accolta come raccomandazione.
L'ordine del giorno Franceschini n. 9/Doc. VIII, n. 8/49 è accolto in quanto contiene previsioni coerenti con gli impegni deliberati dall'Ufficio di Presidenza nella riunione del 21 luglio scorso. Proponiamo soltanto una piccola riformulazione al punto 10) del dispositivo, chiedendo di sostituire dalla parola «congelamento» alle parole «pubblico impiego» con le seguenti: «conformemente a quanto previsto dalla normativa in vigore, il blocco degli adeguamenti automatici delle retribuzioni e delle pensioni dei dipendenti».
Infine, l'ordine del giorno Cicchitto n. 9/Doc. VIII, n. 8/50 è accolto poiché anch'esso, come quello precedente, contiene previsioni coerenti con gli impegni deliberati dall'Ufficio di Presidenza nella riunione del 21 luglio scorso.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli ordini del giorno.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Bruno n. 9/Doc. VIII, n. 8/1, Contento n. 9/Doc. VIII, n. 8/3, Contento n. 9/Doc. VIII, n. 8/4, Aracri n. 9/Doc. VIII, n. 8/5, accolti dal Collegio dei questori.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Laboccetta n. 9/Doc. VIII, n. 8/6, accolto come raccomandazione dal Collegio dei questori.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Laboccetta n. 9/Doc. VIII, n. 8/7, accettato dal Collegio dei questori se riformulato.

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, spero di non darle un dispiacere. Accolgo l'invito che mi è stato rivolto per tutti gli ordini del giorno che ho presentato e mi sta bene anche che il mio ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 8/6 sia accolto come raccomandazione.
Tuttavia, insisto per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 8/7, Pag. 81di cui sono primo firmatario, relativo alla Fondazione della Camera. Chiedo scusa ai colleghi sin da questo momento, ma credo che questa decisione vada sottolineata con il voto dell'Assemblea. Se me lo permette, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Il Collegio dei questori ovviamente non ha nulla da rilevare al riguardo.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo solo per riuscire a capire. Stiamo mettendo ai voti il testo originario dell'ordine del giorno Laboccetta n. 9/Doc. VIII, n. 8/7, ovvero la riformulazione proposta dal Collegio dei questori?

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, se ho ben compreso l'intervento dell'onorevole Laboccetta, si tratta del testo originario.
Faccio, dunque, presente che si pone in votazione il testo originario dell'ordine del giorno Laboccetta n. 9/Doc. VIII, n. 8/7. Ricordo che il Collegio dei questori aveva accettato l'ordine del giorno Laboccetta n. 9/Doc. VIII, n. 8/7, purché riformulato. L'onorevole Laboccetta non accetta la riformulazione e, quindi, chiede che il suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 8/7 sia posto in votazione, nel testo originale.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Laboccetta n. 9/Doc. VIII, n. 8/7, non accettato dal Collegio dei questori.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato? Non ancora. L'onorevole Mura non riesce a votare...onorevoli Bindi, Pisicchio... i colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 533
Votanti 503
Astenuti 30
Maggioranza 252
Hanno votato
57
Hanno votato
no 446).

Prendo atto che il deputato Barbato ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Laboccetta n. 9/Doc. VIII, n. 8/9, accettato dal Collegio dei questori, nei termini indicati.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione degli ordini del giorno Laboccetta n. 9/Doc. VIII, n. 8/10 e n. 9/Doc. VIII, n. 8/11, accettati dal Collegio dei questori.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mura n. 9/Doc. VIII, n. 8/13, accettato dal Collegio dei questori nel senso che l'Ufficio di Presidenza si riserva di valutare la materia.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Mura n. 9/Doc. VIII, n. 8/14, accolto dal Collegio dei questori come raccomandazione.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, insistiamo per la votazione anche perché la motivazione del Collegio dei questori è un po' frutto di un funambolismo lessicale, nel senso che si dice che lo si accoglie nel senso di non accoglierlo, cioè nel senso di lasciare le cose esattamente così come stanno. Pertanto, mi permetto di respingere questo parere del Collegio dei questori, di chiedere il voto sull'ordine del giorno Mura n. 9/Doc. VIII, n. 8/14 e di spiegare brevemente le ragioni dell'ordine del giorno.
Con questo ordine del giorno, signor Presidente, chiediamo che l'uso «dell'auto blu», o vettura di servizio, sia limitato esclusivamente al Presidente della Camera e al Segretario generale della Camera, in quanto riteniamo che nessuna ragione Pag. 82plausibile e legata alle funzioni svolte dagli altri organi o organismi dirigenti della Camera - mi riferisco ai Vicepresidenti, ai questori, ai presidenti di Commissione e, seppure con un uso più limitato, ai presidenti di gruppo - sia apprezzabile, dal punto di visto del loro rilievo istituzionale, nei limiti di giustificare, in questo momento, un dispendio significativo per il mantenimento di un ampio parco auto.
Per questa ragione, chiediamo che venga posto in votazione questo ordine del giorno esattamente nella sua dizione lessicale e insistiamo per la sua approvazione.

PRESIDENTE. Onorevole Donadi, lei chiede che l'ordine del giorno venga posto in votazione, fermo restando quanto ho avuto modo di dire più volte nel corso del discorso iniziale, vale a dire che il testo iniziale del suo ordine del giorno non «impegna», ma «invita» ad un'ampia riflessione.
Infatti, qualora lei affermasse di volere che il suo ordine del giorno venisse votato con la parola «impegna», non potrei porlo in votazione perché non si può impegnare l'Ufficio di Presidenza a decidere una cosa che non è in suo potere.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, lo dico a beneficio dei colleghi così non procediamo ad ulteriori dichiarazioni di voto: capiamo bene che con alcuni ordini del giorno si vuole fare della demagogia pura, per cui dichiariamo, fin da adesso, che ci atterremo alle decisioni prese dai questori e dall'Ufficio di Presidenza per tutte le votazioni (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mura n. 9/Doc VIII, n. 8/14 , non accettato dal Collegio dei questori.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Palumbo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 534
Votanti 508
Astenuti 26
Maggioranza 255
Hanno votato
199
Hanno votato
no 309).

Prendo atto che il deputato Sbai ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mura n. 9/Doc. VIII, n. 8/15, accettato dal Collegio dei questori.
Onorevole Borghesi, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 8/16, accolto dal Collegio dei questori nel senso precedentemente indicato dal collega Albonetti?

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, noi riceviamo una somma forfettaria a titolo di rimborso per spese inerenti al rapporto tra eletti ed elettori - che ricordo essere di 3.690 euro mensili - che dovrebbe servire per il collaboratore, ossia per l'assistente parlamentare. Le verifiche fin qui fatte - così come le delibere e le decisioni già assunte dall'Ufficio di Presidenza - sono di fatto disattese e non esiste un reale controllo tra il badge dell'assistente, che dà accesso alla Camera, e la verifica della presenza vera e reale di un rapporto di lavoro strutturato con il parlamentare. Addirittura si dice - e questo è un dato che non ho, ma di cui qualcuno e probabilmente il Collegio dei questori dispone - che solo una sessantina - quindi il 10 per cento dei parlamentari - avrebbe un rapporto di lavoro strutturato.
Pertanto, ciò che noi chiediamo con questo ordine del giorno è di verificare l'effettiva applicazione della norma di accesso e regolamentazione dei collaboratori, che sussista un contratto di lavoro o di Pag. 83collaborazione coordinata o continuativa per non meno di 25 ore settimanali perché, se facciamo un accordo di 5 ore settimanali, permettetemi di dire che è una presa in giro anche per l'assistente, e chiediamo che l'erogazione della somma sia condizionata alla sussistenza di questo contratto di lavoro. Non mi si dica che la somma è definita per legge perché l'Ufficio di Presidenza può precisare le modalità di utilizzo e le modalità di erogazione.

GABRIELE ALBONETTI, Questore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE ALBONETTI, Questore. Signor Presidente, vorrei ricordare all'onorevole Borghesi che abbiamo accolto questo ordine del giorno, non l'abbiamo respinto.
Abbiamo solo chiesto, dato che vi sono altri ordini del giorno tutti accoglibili che vertono sulla stessa materia proponendo soluzioni diverse, di poterli discutere in sede di revisione complessiva degli emolumenti dei parlamentari che faremo non appena il monitoraggio della comparazione dei Parlamenti europei sarà a nostra disposizione. Una parte è già disponibile, ma dobbiamo attenerci alla norma che dispone che l'ISTAT debba svolgere questo lavoro. Non stiamo respingendo il suo ordine del giorno, qualcosa bisogna fare in questa materia, si può fare anche qualcosa di diverso da quello che lei propone perché in altri Parlamenti si fa diversamente, le chiedo solo di contribuire alla discussione quando si deciderà.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/Doc. VIII, n. 8/16.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, sono d'accordo e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/Doc. VIII, n. 8/17.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pugliese n. 9/Doc. VIII, n. 8/23, accolto dal Collegio dei questori nei limiti delle compatibilità economiche.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Osvaldo Napoli n. 9/Doc. VIII, n. 8/25, accettato dal Collegio dei questori.
Onorevole Bernardini, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 8/27, accettato dal Collegio dei questori nei limiti indicati?

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, credo che questo sia un punto cruciale del nostro lavoro di parlamentari. A parte le dichiarazioni fatte dall'onorevole Albonetti per cui la mia ricostruzione sarebbe stata fantasiosa nel momento in cui ho chiesto di accedere agli atti, basta leggere - perché le abbiamo messe online - le lettere che ricevetti - a parte le risposte che mi furono date in Aula - dai questori e dal Segretario generale nel momento in cui ho chiesto di avere la lista dei fornitori e dei consulenti ed i contratti. Tanto è vero che la cosa si sbloccò solamente dopo l'intervento del Presidente della Camera Fini e dopo che ho potuto dimostrare che c'era un articolo del vecchio regolamento di amministrazione e contabilità che dava questo diritto al singolo deputato.
Ora però dobbiamo dire che questo regolamento è stato modificato perché evidentemente i questori, l'Ufficio di Presidenza, forse anche la Presidenza, hanno ritenuto che la richiesta del singolo deputato di poter accedere agli atti era eccessiva, tant'è vero che non si può accedere alle deliberazioni - adesso, prima sì - dell'Ufficio di Presidenza e del Collegio dei questori, e che bisogna andare a vedere il bollettino, dove c'è una sintesi assolutamente insignificante di quello che hanno deciso i questori. Quindi si arriva ad una limitazione, non sono ammissibili le richieste generalizzate eccetera.
L'articolo 68 comma 4 del vecchio regolamento era chiarissimo, si è ritenuto di doverlo modificare nel momento in cui finalmente qualcuno, dopo 60 anni in Pag. 84questa Repubblica, ha chiesto di vedere i conti ed ha pubblicato online alcuni contratti. Voi avete affermato, onorevoli questori, che la questione dei palazzi Marini era stata già affrontata. Bene, la questione degli affitti e dei servizi affidati senza gara ad una sola ditta sapete quanto è costata? Certo che lo sapete! Sapete quanti palazzi avrebbe potuto comprare la Camera dei Deputati? Certo che lo sapete! Allora perché l'amministrazione della Camera si è riservata il diritto di recesso solo per un palazzo? Lo aveva previsto per Marini 2 ed ha rifatto il contratto escludendolo. Gli altri due palazzi non hanno questa possibilità di recesso.
Allora mi chiedo come mai c'è stato questo comportamento e come mai solo adesso, dopo la nostra battaglia su questi affitti spropositati - per avere una stanzetta si pagano 9 mila euro al mese per ciascun deputato -, si comincia ad avere una via di soluzione, ma siamo ancora molto molto lontani (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Mi sembra di capire che lei non accoglie le parole del questore Albonetti e, quindi, insiste perché venga votato l'ordine del giorno nella stesura iniziale.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, poiché sono state introdotte delle informazioni che differiscono in parte da quanto a memoria ricordo delle motivazioni addotte dal questore Albonetti, relativamente all'accoglimento di questo ordine del giorno, purché inserite all'interno della normativa e del regolamento attualmente vigenti, chiederei al questore se ci consente, per poter valutare poi nel momento in cui l'ordine del giorno dovesse essere messo in votazione, di avere le delucidazioni necessarie per potere poi addivenire ad un orientamento di voto.

GABRIELE ALBONETTI, Questore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE ALBONETTI, Questore. Signor Presidente, in sede di replica lo scorso anno già sostenni le stesse considerazioni sugli argomenti che anche allora furono sollevati dalla collega Bernardini. Il Collegio dei questori non solo non ha mai ostacolato la progressiva apertura alla trasparenza, alla conoscenza e alla pubblicità degli atti della Camera, cercando (Commenti della deputata Bernardini)...

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, la prego.

GABRIELE ALBONETTI, Questore. Onorevole Bernardini, io non l'ho interrotta. Non solo non abbiamo mai ostacolato, ma abbiamo tenuto conto dell'iniziativa da lei assunta, fino al punto che, su stimolo del Collegio dei questori, l'Ufficio di Presidenza ha provveduto ad una radicale modifica del regolamento di amministrazione e contabilità, non nel senso di restringere, come lei ha sostenuto, ma nel senso di allargare.
Negli ultimi tre mesi, abbiamo lavorato su questi argomenti di applicazione del regolamento di amministrazione e contabilità. Probabilmente, lei ancora non ha trovato soddisfazione nelle ultime decisioni - perché sono molto recenti - che ci consentono di pubblicare - non solo di mettere a disposizione dei parlamentari, ma di pubblicare anche sul sito Internet della Camera, non solo su quello Intranet, in modo che sia a disposizione di tutti i cittadini - tutte le informazioni che ovviamente non sono riservate a norma di legge; le altre sono a disposizione dei parlamentari sulla base della legge. Abbiamo fatto uno sforzo grande. Le ho letto in quale cornice ritenevamo di accogliere il suo ordine del giorno, quindi le chiederei di valutare l'impegno che è stato assunto e lo sforzo che è stato fatto. Naturalmente, il Collegio dei questori, come penso tutto l'Ufficio di Presidenza, Pag. 85continua a lavorare su questa strada ed è a disposizione, considerando i suoi interventi uno stimolo a fare meglio, come dissi l'anno scorso. Abbiamo già fatto molto, probabilmente non è sufficiente. Per quanto ci riguarda, il nostro intento è far sì che questa amministrazione, benché tutelata da un'autonomia costituzionale, possa il più possibile assomigliare a tutto il resto della pubblica amministrazione e, quindi, sia sottoposta al controllo, alla verifica, alla trasparenza, alla conoscenza e alla pubblicità cui è sottoposta tutta la pubblica amministrazione italiana, sulla base delle norme di legge del Paese e dell'Unione europea.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Immagino su questo ordine del giorno. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo su questo ordine del giorno per ribadire che anche il nostro gruppo è attento alle questioni della trasparenza. Nel lavoro del Collegio dei questori mi sembra di cogliere, anzi ne sono certo, un progressivo sforzo positivo nel senso dell'apertura e della maggiore trasparenza. Invitiamo il Collegio dei questori a proseguire in maniera determinata. Chiediamo, però, anche all'onorevole Bernardini di prendere atto che sono intervenute modifiche radicali, che fino al recente passato non erano neppure immaginabili e, quindi, di non costringerci a votare contro un ordine del giorno di cui condividiamo assolutamente lo spirito e i contenuti, nel senso appena illustrato dal Collegio dei questori.

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 8/27?

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, se da parte dei questori ci si garantisce qui pubblicamente che la sostanza del vecchio regolamento rimane in vigore e che addirittura, come lei ha detto, si è allargata, quindi c'è la possibilità di maggiore trasparenza, non insisto. Leggendolo, devo dire che ho avuto dei dubbi, perché le parole «richieste indistinte e generalizzate» non c'erano nel vecchio regolamento. Nel vecchio regolamento era possibile anche accedere alle delibere del Collegio dei questori e dell'Ufficio di Presidenza.
Quindi, se lei mi dice che, invece, tutto questo sarà possibile, sono ben felice di non porlo in votazione.

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, siccome il questore Albonetti lo ha testé detto in modo pubblico, prendo atto che lei non insiste per la votazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/Doc. VIII, n. 8/28, accolto come raccomandazione a perfezionare ulteriormente la disciplina vigente.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/Doc. VIII, n. 8/30, accettato nel senso di valutare la materia.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/Doc. VIII, n. 8/31, accolto come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Beltrandi n. 9/Doc. VIII, n. 8/32, accettato nei termini generali indicati dal questore.
Onorevole Maurizio Turco, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 8/34, accettato?

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, ritengo che vi sia qualcosa che non va con il fatto che lei ha dichiarato inammissibile il mio ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 8/33. Noi chiediamo sostanzialmente, nell'un caso e nell'altro, sia con l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 8/33, che lei ritiene che non possa essere votato da quest'Assemblea, sia con l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 8/34, l'utilizzo di dati aperti, evitando al massimo, come si Pag. 86fa abitualmente, di utilizzare le immagini al posto del testo.
In particolare, quando abbiamo lunghi elenchi di finanziamenti, abbiamo delle immagini, e se vogliamo utilizzare dei dati per approfondirli, studiarli e quant'altro, è necessario ricopiarli, dopo che erano già stati trascritti.
Non comprendiamo perché alcuni dati, quelli previsti dall'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 8/34, e cioè tutti quelli che produciamo qui dentro, possono essere pubblicizzati in formato aperto, mentre quelli che stanno a San Macuto, che riguardano il finanziamento pubblico ai partiti, le donazioni dei cittadini ai partiti e le donazioni dei partiti ai loro esponenti, no. Vi è un'incongruenza di fondo, comprensibilissima, però non giustificata.

PRESIDENTE. Ovviamente, la Presidenza è di altro avviso, ma questo non importa molto. Prendo comunque atto, onorevole Maurizio Turco, che il suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 8/34, accolto dal questore con le motivazioni prima addotte, la soddisfa.
Ricordo che l'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 8/35 è inammissibile.
Onorevole Mecacci, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 8/36, accettato con l'invito a proseguire nell'opera di contenimento delle spese?

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, nelle premesse si fa una richiesta precisa, che fa riferimento a una disposizione di legge, che intende limitare l'entità delle consulenze esterne ad una spesa non superiore al 20 per cento di quella sostenuta dal bilancio della Camera nel 2009. Questa è la richiesta. Se vi è l'impegno dei questori su questo...

PRESIDENTE. Onorevole Albonetti, può garantire questo impegno?

GABRIELE ALBONETTI, Questore. Signor Presidente, confermo quanto ho detto poco fa, cioè che noi accogliamo questo ordine del giorno nel senso di proseguire sul lavoro di riduzione delle consulenze esterne, che, peraltro, è partito molti anni fa e che progressivamente si sta realizzando. Non sono in grado di dire se riusciremo a contenere la spesa entro il 20 per cento di quella sostenuta nel 2009. Onorevole Mecacci, se lei mi chiede questo, onestamente, non glielo posso assicurare.

PRESIDENTE. Onorevole Mecacci, è soddisfatto?

MATTEO MECACCI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Onorevole Bernardini, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 8/37, non accettato?

RITA BERNARDINI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione. Crediamo che questo sia un punto centrale: riguarda la contabilità analitica, che, ricordo, è obbligatoria per tutte le amministrazioni pubbliche. Essa era prevista nel vecchio regolamento, anche se nella sostanza mai attuata, mentre nel nuovo regolamento è stata totalmente abolita.
Cosa chiediamo, in sostanza? Chiediamo all'Ufficio di Presidenza di sanare una situazione di potenziale incostituzionalità delle norme del nuovo regolamento, dovuta alla previsione, all'articolo 14, unicamente di un sistema di contabilità finanziaria, ripristinando al più presto l'obbligo di un sistema di contabilità analitica.
Chiediamo di avviare immediatamente un'azione ricognitiva, volta ad evidenziare le condizioni per l'attivazione di un sistema di contabilità analitica, quindi, fondamentalmente, stiamo chiedendo una ricognizione, e a rendere pubbliche, le conclusioni di tale azione ricognitiva.
Io credo che, anche come ordine del giorno, sia abbastanza moderato rispetto a quello che noi vorremmo per un'amministrazione trasparente, dove le voci non nascondano altre cose, ma dove sia chiaro, nel momento della lettura, cosa riguardano Pag. 87i vari capitoli, le varie, oggi vengono chiamate, missioni e non centri di spesa.
Ecco, questa ricognizione spero che almeno induca a cambiare parere al questore Albonetti e al Collegio dei questori perché si rifletta sul passo, gravissimo che, a nostro avviso, si sta facendo.

PRESIDENTE. Ovviamente, anche per lei, onorevole Bernardini, prima di porre in votazione l'ordine del giorno, la Presidenza lo pone in votazione soltanto se lei accetta che il dispositivo non «impegni», ma «inviti a», come detto in precedenza.

RITA BERNARDINI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, qui siamo di fronte ad un fatto che è stato già compiuto, cioè si è deciso di passare dal sistema di contabilità analitica ad un sistema, come dire, meno trasparente.
Io non credo, o almeno non conosco, amministrazione pubblica o organismo nazionale o internazionale che chieda, in nome della trasparenza, di abbandonare un bilancio e una contabilità di tipo analitico. Questo è un controsenso assoluto. Si può almeno sapere qual è la ragione per cui questo è stato fatto? Si può sapere per quali motivi? Magari, come dire, tutto il mondo sbaglia e invece noi stiamo facendo una cosa buona e giusta. Ecco, è possibile conoscere la motivazione per la quale si è abbandonato il sistema analitico, richiesto in tutto il mondo occidentale e democratico quale sistema di maggiore trasparenza? Vi è qualcuno qui dentro che conosce qualche azienda, anche privata, che non utilizza il sistema analitico per avere un miglior controllo della spesa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, non credo che qui vi sia alcuna contrapposizione relativamente alle modalità di intendere il nuovo sistema e le nuove procedure alle quali si sono riferiti i questori, perché qui non si tratta di valutare l'incostituzionalità del nuovo Regolamento. Credo che questo non appartenga alla discussione, relativamente alla costituzionalità o meno del Regolamento, se si vuole impugnare si impugna in altra sede. Qui stiamo valutando la bontà della modifica di procedura che è stata introdotta all'interno di un bilancio che è sempre un bilancio di competenza e di cassa, non è che sparisce, come dire, l'elemento della cassa e rimane esclusivamente quello di competenza. Quindi, è del tutto evidente che noi, parlando di un sistema di bilancio di missione, di competenza e di cassa, passando ad un bilancio fondato sulla missione e di carattere funzionale, per intenderci, stiamo facendo, credo di capire, alla Camera uno sforzo che dovrebbe essere compiuto da tutte le amministrazioni in futuro, anche relativamente alla normativa europea che ci chiede di passare a modalità meno costose dal punto di vista dell'impiego di personale e dello sforzo informatico che, invece, richiederebbe la vecchia procedura.
È per questo motivo che io mi sentirei in dovere di chiedere, anche all'onorevole Bernardini, di valutare attentamente il fatto che qui non vi è un contrasto o una contrarietà, mi pare di capire, da parte dell'Ufficio di Presidenza e del Collegio dei questori, ma vi è la presa d'atto che vi è uno sforzo, da parte della Camera, degli organi amministrativi e direzionali della Camera, sotto la supervisione della Presidenza e del Collegio dei questori, di procedere ad un modo più moderno e avanzato di potere controllare anche i bilanci, che saranno molto più controllabili così che non attraverso le vecchie procedure della cosiddetta contabilità analitica.

GABRIELE ALBONETTI, Questore. Chiedo di parlare.

Pag. 88

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE ALBONETTI, Questore. Signor Presidente, intervengo per sottolineare all'onorevole Bernardini e anche all'onorevole Maurizio Turco che per questo argomento non c'è una contrattualistica, ovvero non possiamo trovare un accordo. La contabilità analitica era prevista nel precedente regolamento: saremmo, come dire, degli autolesionisti ad averla tolta e sostituita con un'altra strumentazione per esporci appunto alle considerazioni che voi facevate.
Lo abbiamo fatto in sede di revisione del regolamento, perché fin da prima - io stesso nel 2006 e 2007 ero il questore anziano - avevamo provato ad affrontare il tema della revisione complessiva degli strumenti e della composizione di bilancio alla luce di un codice di contabilità analitica. È venuta, invece, fuori la possibilità di individuare bene una contabilità finanziaria per i centri di costo. Però, siccome non penso su queste materie di avere in tasca la verità da solo, essendo tutti disponibili a confrontarci su questi argomenti, senza metterci adesso a votare pro o contro, visto che l'ordine del giorno viene posto in votazione con un «invita a», io chiederei - se i presentatori sono così cortesi ad accettare la riformulazione - di eliminare il giudizio che è presente al punto 1) del dispositivo, dove si parla tra l'altro di «incostituzionalità» o di «sanare la situazione». Proporrei invece di incontrarci, casomai, in modo molto più ristretto, per discutere davvero su come si può affrontare il tema e portarlo poi in Aula. Forse faremmo perdere meno tempo all'Aula oggi e si consentirebbe di condurre un lavoro più produttivo.

PRESIDENTE. Chiedo, allora, ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Bernardini. n. 9/Doc. VIII, n. 8/37 accettato dal Governo, purché riformulato nei termini proposti.

RITA BERNARDINI. Sì, accettiamo la riformulazione. Va benissimo, l'importante è che i risultati di un lavoro ristretto siano poi messi a conoscenza di tutti.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Bernardini. n. 9/Doc. VIII, n. 8/38, non accettato dal Governo.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, questo ordine del giorno è molto collegato al precedente. Infatti, se con il nuovo regolamento di amministrazione e contabilità sembra che addirittura si siano fatti dei passi avanti, poi però sul controllo di gestione è possibile rendersi conto addirittura di altro. Vorrei che su questo aspetto gli onorevoli questori riflettessero, se a loro è data questa possibilità - e sembra sia data loro dal nuovo regolamento - perché nella realtà dei fatti la situazione è quella che conosciamo: un controllo da parte dell'amministrazione su se stessa, ovvero un controllore controllato. Fra l'altro, ciò avviene in una situazione di conflitto di interessi, documentata dalla dipendenza gerarchica del servizio di controllo amministrativo da parte del Segretario generale - che rappresenta il vertice dell'amministrazione in teoria controllata - ed aggravata dall'auto-attribuzione ad interim, ormai da molti anni, della direzione del servizio in questione da parte del Segretario generale.
Io credo che occorra riflettere. Noi prevediamo tutta una serie di operazioni per «restituire» effettivamente il disegno innovatore che sembra contenuto nel nuovo regolamento e che però viene smentito nei fatti e in quello che è previsto successivamente. Quindi, siccome il controllo è importante e siccome sappiamo che il bilancio della Camera non è, come per le altre amministrazioni pubbliche, sottoposto al controllo della Corte dei conti, allora bisogna essere un po' più incisivi e un po' più severi da questo punto di vista.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

Pag. 89

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, forse a questo punto è bene intenderci, ci siamo intesi anche sull'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 8/37 e forse ce la caviamo anche adesso. Qui viene posto il problema relativamente al controllo di una serie di atti che sono di carattere amministrativo e allora bisogna intenderci: c'è un luogo di altissimo livello che viene deputato a realizzare questo controllo sul piano, diciamo così, politico, per quanto attiene alle funzioni regolamentari che sono poste in capo al Collegio dei questori relativamente a tali questioni. Poi c'è gerarchicamente la dipendenza della struttura amministrativa dal Segretario generale. Da questo punto di vista dobbiamo intenderci: se vogliamo dare l'esempio noi, che vogliamo mettere sotto controllo politico l'attività dell'amministrazione, giudicando nel merito gli atti amministrativi, mi sembra un controsenso rispetto a tutto ciò che noi andiamo dicendo cioè che la politica deve ritrarsi dal controllo analitico ed è invece la responsabilità prima, di fronte anche a questa Camera, della struttura amministrativa e del Segretario generale degli atti che essi vanno a determinare. Qui non si tratta di inventarsi una nuova struttura che controlla gli atti amministrativi, che viene sottoposta al controllo politico dei questori e sottratta alla responsabilità gerarchica di controllo che appartiene al Segretario generale, quindi, da questo punto di vista, se si mettesse ai voti, non potremmo che esprimere voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 8/38, non accettato dal Collegio dei questori.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Ruben, si affretti... ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 535
Votanti 527
Astenuti 8
Maggioranza 264
Hanno votato
32
Hanno votato
no 495).

Prendo atto che l'onorevole Bernardini non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 8/39, accolto nel senso di dar conto dell'utilizzo dei fondi di riserva.
Prendo altresì atto che l'onorevole Zamparutti non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 8/40, accolto nei termini precisati dal questore.
Ricordo che l'ordine del giorno Pisicchio n. 9/Doc. VIII, n. 8/41, è stato dichiarato inammissibile.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Versace n. 9/Doc. VIII, n. 8/42.

SANTO DOMENICO VERSACE. Signor Presidente, prima di tutto volevo far notare al questore Albonetti che l'ordine del giorno non prevede aumento dei costi, perché nelle ultime righe dice: «utilizzando, in chiave solidaristica, parte delle risorse riconosciute, a tal fine, ai singoli deputati». Quindi questo punto non c'era. Quindi chiederei che fosse accolto come raccomandazione, altrimenti preferirei venisse messo ai voti anche se non accettato.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Collegio dei questori accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Versace n. 9/Doc. VIII, n. 8/42 e che il presentatore non insiste per la votazione.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Zamparutti n. 9/Doc. VIII, n. 8/43, non accettato.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, insistiamo per la votazione di questo ordine del giorno nonostante il Pag. 90parere contrario del Collegio dei questori che però, forse, può essere anche essere modificato perché, pur dando atto che la riforma del regolamento di amministrazione e contabilità ha superato il sistema di controlli interni circoscritto al solo svolgimento di controlli di legittimità, continuano a permanere, a nostro giudizio, delle lacune per quanto riguarda la strumentazione, la dotazione e il supporto tecnico amministrativo di tipo indipendente di cui possa tener conto il Collegio dei questori nello svolgimento, come ha ricordato il questore Albonetti, delle funzioni di alta vigilanza e di controllo sulla gestione che è loro attribuita.
Proprio di fronte a questa lacuna noi proponiamo che ci sia un impegno (in linea anche con quanto è stato fatto in termini di miglioramento) di un completamento di questa riforma dei controlli amministrativi dei conti della Camera dei deputati. In particolare proponiamo anche una norma di chiusura del sistema di questi controlli, che preveda uno specifico ruolo dell'Assemblea della Camera dei deputati. In questo senso anche questo ordine del giorno è una risposta alle obiezioni che aveva sollevato il collega Quartiani sull'ordine del giorno della collega Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 8/38, perché rifacendoci all'esperienza francese richiamiamo ad esempio la possibilità di istituire una Commissione speciale di 15 membri presieduta da un deputato d'opposizione ed incaricata ogni anno di verificare e appurare i conti senza che in questa fase vi sia un coinvolgimento dei questori o di alcun altro membro dell'Ufficio di Presidenza.
Ci sembra con questo ordine del giorno di dare un ulteriore contributo alla cessazione di un approccio comunque introvertito per quanto riguarda l'amministrazione e la gestione delle risorse della Camera dei deputati, perché pensiamo che qualsiasi procedimento in atto sia sempre perfettibile. In questo senso è la proposta formulata in questo ordine del giorno.

GABRIELE ALBONETTI, Questore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE ALBONETTI, Questore. Signor Presidente, confermo quanto detto in sede di espressione del parere che riguardava sia l'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 8/38 che l'ordine del giorno Zamparutti n. 9/Doc. VIII, n. 8/43. Il primo lo abbiamo già votato, ma non cambio parere sul secondo, anche perché quest'ultimo ordine del giorno secondo me dal punto di vista della gestione corretta della Camera è peggiore. Nel senso che qui viene proposto con una cosiddetta clausola di chiusura una sovrapposizione di soggetti che controllano, controllano e controllano, ma sono tutti, per le ragioni di autonomia costituzionale della Camera, interni alla Camera.
Ora, per l'esperienza che ho fatto nel rapporto tra politica e amministrazione, qua dentro noi troveremo la strada della trasparenza, della gestione efficace ed efficiente, soltanto separando sempre di più le responsabilità della politica da quelle dell'amministrazione, e non sovrapponendo questa responsabilità, ad esempio addirittura sovrapponendo al collegio dei questori (che dovrebbe ritirarsi di più) un'altra Commissione che controlla quello che fa l'amministrazione e quello che fanno i questori (una Commissione di parlamentari). Si può fare tutto, ma io ritengo che questo sia - soprattutto per chi contrasta da molti anni l'invadenza della cosiddetta partitocrazia - un cedimento che non è ammissibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, me la potrei cavare facilmente con una semplice parola, però credo che sia molto significativa. In Italia quando si vogliono complicare le cose, magari per non arrivare a risolverle e a vederle fino in fondo, notoriamente si costruisce una Commissione. Mi pare strano che ciò venga dai colleghi Radicali ai quali va dato atto di avere sicuramente stimolato un Pag. 91miglioramento in tutte le funzioni che riguardano i punti del bilancio. In questo caso io rimango veramente allibito per tale proposta. Peraltro vorrei capire in base a quale ratio dovremmo dare questa Commissione in mano ad un membro dell'opposizione, quasi a significare qualcosa per il fatto che ce l'ha l'opposizione. Sono d'accordo con lo spirito e la filosofia, come immagino tutti noi, che ha accompagnato i grandi passi avanti fatti in questi anni (ne va dato atto a tutti) nel rendere più visibile, consultabile, chiaro ogni atto della Camera, ma in questo caso penso che metteremmo in campo una norma che serve soltanto a creare ulteriore confusione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zamparutti n. 9/Doc. VIII, n. 8/43, non accettato dal Collegio dei questori.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 534
Votanti 531
Astenuti 3
Maggioranza 266
Hanno votato
34
Hanno votato
no 497).

Prendo atto che il deputato Grassi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 8/n. 44 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, vorrei far notare ai colleghi che cosa significa l'ordine del giorno che è stato presentato perché debbo dire che la battaglia dei Radicali sulla trasparenza è encomiabile e probabilmente riesce a colmare anche lacune di tutti noi. Questa è una vicenda che va approfondita un attimo. Ritengo uno dei vanti più seri della mia Presidenza della Camera, del mio mandato, il fatto di aver sottratto la figura del Segretario generale, che presenta le caratteristiche di figura terza che deve essere leale verso l'amministrazione e verso la politica, indipendentemente dalle maggioranze e dalle minoranze che si susseguono in quest'aula, dalla prepotenza possibile della maggioranza. Come abbiamo cautelato la figura del Segretario generale nella sua terzietà, abbiamo stabilito che una revoca non potesse essere fatta all'inizio di ogni legislatura perché altrimenti ogni maggioranza pro tempore avrebbe cambiato il Segretario generale mettendone uno di sua fiducia. E la figura del Segretario generale da figura terza, che risponde con eguali doveri e responsabilità a maggioranze e opposizioni, si sarebbe trasformato in cavalier servente della maggioranza pro tempore. Con questo ordine del giorno proponiamo esattamente di tornare ad una possibile trasformazione della figura del Segretario generale, che sarebbe revocabile con la maggioranza semplice e possibile oggetto per così dire di pretesa delle maggioranze che si possono formare. Una delle regole basilari e uno degli aspetti di cui dobbiamo essere più fieri in questa Camera dei deputati è che tutta l'amministrazione non è di destra o di sinistra ma, al di là delle proprie posizioni che certamente esprimeranno i funzionari anche andando a votare il giorno del voto, sono leali verso l'istituzione e le maggioranze cambiano ma l'amministrazione rimane nel suo ruolo terzo e imparziale. Questo è un elemento che dobbiamo preservare, onorevoli colleghi, altrimenti creiamo un precedente gravissimo (Applausi). Pertanto vi invito a respingere l'ordine del giorno in esame e con l'occasione vi esprimo una mia opinione: poiché in questo dibattito sono state rivolte critiche che ritengo ingiustificate al Segretario generale, voglio esprimere la mia stima Pag. 92nei suoi confronti, che con il passare dei ruoli che ciascuno di noi ha esercitato in questi anni in quest'Aula, non è mai venuta meno ma anzi si è accresciuta. Infatti proprio avendo visto, da Presidente e da singolo deputato, il ruolo dell'amministrazione, mi inchino e mi levo tanto di cappello perché qualcosa in Italia funziona anche bene (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, vorrei far riflettere l'onorevole Casini sul fatto che noi abbiamo presentato una modifica al Regolamento e se ritiene di trasformare la carica di Segretario generale a vita dal momento che l'attuale Segretario generale è in carica dal 1999: insomma, potrebbe durare all'infinito! Riflettiamo evidentemente su questo fatto: c'è infatti una collaborazione con il Presidente della Camera, se è quest'ultimo a designarlo nel momento in cui deve essere eletto e se viene votato con una maggioranza semplice. Tuttavia nel momento in cui, per un qualsiasi motivo, debba essere revocato - infatti la collaborazione è importante in un'Aula che deve fare le leggi per i cittadini - è necessaria una maggioranza qualificata.
Ritengo che forse bisognerà anche discutere della proposta di modifica del Regolamento che abbiamo presentato ormai da moltissimo tempo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intervengo per dire pubblicamente che, dopo le dichiarazioni dell'onorevole Casini, ci ho ripensato. Intervengo perché, finora, abbiamo sempre votato pressoché tutti gli ordini del giorno che hanno proposto i Radicali. Noi apprezziamo molto questo lavoro di stimolo e questo tentativo di portare più trasparenza possibile all'interno del Parlamento da parte dei Radicali e da parte di tutti noi, perché credo che nessuno di noi voglia pensarla diversamente.
Devo dire - ce l'ho qui davanti a me - che, anche su questa questione, avevamo dato indicazione ai parlamentari dell'Italia dei Valori, che possono essermi testimoni, di votare a favore dell'ordine del giorno dei Radicali. Poi, però, l'intervento dell'onorevole Casini mi ha fatto riflettere: la questione che pone è davvero delicata e, in fondo, la risposta a Casini è stata data dalla stessa collega adesso, quando ha detto: dunque, abbiamo un funzionario che resta tale a vita?
Ma perché mai un funzionario statale, che ha vinto un concorso o che, comunque, in modo legittimo, ha conquistato un posto, deve essere soggetto alle maggioranze del momento (Commenti del deputato Maurizio Turco)? Perché mai deve rimanere in un posto, a seconda della maggioranza che ce lo mette o non ce lo mette, ancorché qualificata? Perché non deve essere quel che deve essere, e cioè il notaio, il garante, il funzionario dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?
Io sono stato segretario comunale, lo devo confessare. E il segretario comunale di una volta (Commenti)... Perdonatemi, lo dico con il cuore in mano, ma io preferivo il segretario comunale di una volta, che era il garante della legalità, piuttosto che il consigliere del principe (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Unione di Centro per il Terzo Polo)! Io preferivo quel segretario comunale che vinceva un concorso, che stava lì e diceva quali erano le norme di legge. Questo voglio dal Segretario generale della Camera! Per questa ragione, ci abbiamo ripensato e invito i cittadini a dar retta al collega Casini (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franceschini. Ne ha facoltà.

Pag. 93

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, pur subendo anche noi del Partito Democratico il fascino dell'onorevole Casini, devo dire che non ci ha fatto cambiare opinione, a differenza del collega Di Pietro, perché la nostra opinione era già dichiaratamente, e senza esitazioni, contraria all'ordine del giorno in oggetto a prima firma dell'onorevole Bernardini.
Dico questo e ci tengo ad intervenire, perché non è la prima volta che ci viene creato un certo imbarazzo, visto che i parlamentari della delegazione Radicale, seppur con la loro autonomia, sono all'interno del gruppo del Partito Democratico. Vorrei ribadire, dunque, che il nostro voto contrario, in questo caso, non è soltanto a difesa dell'autonomia dei ruoli funzionariali ed apicali della Camera rispetto ai cambiamenti politici nel corso delle legislature, ma è anche perché noi riteniamo che il Segretario generale Zampetti abbia svolto il proprio ruolo, in questi anni, in modo autonomo e competente (Applausi).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 8/44, non accettato dal Collegio dei questori.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 527
Votanti 522
Astenuti 5
Maggioranza 262
Hanno votato
16
Hanno votato
no 506).

Prendo atto che il deputato Simonetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 8/45, non accettato dal Collegio dei questori.

RITA BERNARDINI. Sì, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, questo ordine del giorno, praticamente, ricostruisce tutta la storia dell'accesso agli atti: è ricostruita punto per punto con i documenti, come citavo prima, e, quindi, ognuno può leggerla e si può fare un'idea.
Quello che chiediamo - anche se so che l'onorevole Giachetti è contrario alle commissioni, ma credo che bisognerebbe indagare ed approfondire - è come mai, per 60 anni, fino a quando non è stata fatta la richiesta e fino a quando è stato scovato quell'articolo del regolamento, non sia stato consentito al singolo deputato di avere quella possibilità speciale di accesso agli atti, che era prevista nel regolamento e che oggi - ci confermano - è ancora prevista dal regolamento di amministrazione e contabilità. Che cosa è accaduto fino a che il Presidente della Camera non ha deciso di sbloccare la situazione? Credo che una riflessione su questo - non si tratta di una commissione di inchiesta, ma di una riflessione - dovrebbe essere fatta, per capire che cos'è l'Assemblea di Montecitorio, per capire cosa è stato e per capire perché si è voluto negare per anni ai parlamentari questo diritto di accesso.
Poi, certo, se i deputati ritengono di non doverlo utilizzare, che sia una cosa in più e che sia un fastidio andare a vedere le cose, questo attiene alle scelte di ognuno di noi. Ma come mai è accaduto ciò? Credo che questa sia una domanda alla quale bisognerebbe dare risposta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, siccome stiamo parlando di una cosa che interessa non solo noi che siamo qui dentro, ma anche il Paese, visto che molti colleghi si sono risentiti, giustamente, come me ed altri, di essere semplicemente Pag. 94chiamati «casta», e siccome qualcuno, invece, ha le valigie pronte per andare via, dico che abbiamo tutta la sera per poter andare avanti - e se necessario, anche domani mattina - per concludere adeguatamente l'esame del bilancio interno (Commenti). Anche giovedì, quando volete, perché questa è una questione per la quale i tempi non sono contingentati come se stessimo a discutere una qualsiasi mozione. Stiamo parlando di un bilancio di un miliardo di euro, che è il bilancio e la dotazione della Camera dei deputati.
Tornando alla questione specifica, siccome qui vi è una richiesta del Collegio dei questori di invito al ritiro, mi permetto di dire anche agli amici Radicali - che su tante questioni hanno contribuito a realizzare positivi avanzamenti, anche relativamente alla specifica questione del regolamento interno - che, a mio modo di vedere, non è nemmeno nella loro filosofia - con la quale hanno sempre affrontato le questioni relative all'amministrazione e ai regolamenti - considerare che si possa addivenire ad una sorta di controllo ulteriore fatto sull'attività dell'amministrazione proponendo una commissione mista costituita da politici ed esperti. Che cosa deve fare? Deve vedere a ritroso tutto ciò che è stato fatto sui regolamenti ed intervenire sulla contabilità, e qui si insiste ancora, se capisco bene, sulla contabilità analitica? Si ripropongono questioni che sono già state superate con gli ordini del giorno precedenti, che in parte sono state respinti, ma in parte anche accolti, con il voto ed il consenso dell'Aula.
Penso che, surrogare il ruolo dei questori e dell'Ufficio di Presidenza mettendo in mora la stessa con una commissione composta da tutte le parti politiche e, quindi, ancora una volta, presupponendo che sia la politica a dover controllare l'amministrazione nel merito specifico degli atti amministrativi, sia sbagliato.
Altra cosa è insistere sul fatto che il singolo parlamentare possa e debba avere accesso agli atti amministrativi e che questi debbano essere assolutamente a disposizione, non solo dei parlamentari, ma anche della pubblica opinione. Questa è una cosa diversa.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 8/45 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Collegio dei questori ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 8/45, non accettato dal Collegio dei questori.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole De Girolamo, onorevole Giacomoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 532
Votanti 530
Astenuti 2
Maggioranza 266
Hanno votato
10
Hanno votato
no 520).

Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 8/46, accolto dal Collegio dei questori come raccomandazione.

RITA BERNARDINI. No, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Marmo n. 9/Doc. VIII, n. 8/47 accede all'invito al ritiro formulato dal Collegio dei questori per la prima parte del dispositivo e non insiste per la votazione della seconda parte del dispositivo, accolta dal Collegio dei questori come raccomandazione. Pag. 95
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Franceschini n. 9/Doc. VIII, n. 8/49, accettato dal Collegio dei questori, purché riformulato.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, non chiedo che venga votato il nostro ordine del giorno, siamo contenti che sia accolto, ma mi consenta di utilizzare questa occasione per ricapitolare i contenuti del nostro documento di indirizzo, che sono poi i contenuti delle decisioni che abbiamo preso.
Lo faccio volentieri, perché questo nostro dibattito è seguito in diretta da molti italiani e proprio stamattina su diversi quotidiani e ieri sera ancora in emittenti televisive si è detto che insomma noi non abbiamo preso nessuna decisione, abbiamo deciso di stare fermi e abbiamo deciso addirittura - come è stato detto - di sfidare l'opinione pubblica.
Allora, deve essere chiaro a tutti gli italiani, oltre che a noi, che non sono vere queste affermazioni. È vero quello che ha detto il collega Colombo: c'è un dramma nel Paese, ma il dramma del Paese lo dobbiamo affrontare politicamente per le scelte che andremo ad assumere; è evidente che non lo potremo contenere dentro il bilancio della Camera. Non potremo risolverlo dentro ai confini del bilancio della Camera.
Dobbiamo ricordare a tutti gli italiani che i parlamentari italiani, come è stato detto, sono quelli che hanno un costo complessivo inferiore rispetto a tutti gli altri parlamentari degli altri Paesi europei (Applausi). Dobbiamo ricordare a tutti gli italiani che, quando ancora non c'era questa emergenza economica, il Parlamento ha deciso di decurtare le proprie indennità, una prima volta, del 10 per cento e, una seconda volta, ancora di un ulteriore 10 per cento. Abbiamo, quindi, decurtato i nostri trattamenti economici del 20 per cento senza che vi fosse la pressione dell'attuale situazione economica.
Con questo documento abbiamo deciso giustamente di adeguare i contributi di solidarietà secondo il decreto-legge n. 98 del 2011 - era giusto, era un dovere, dovendo noi decidere (non potevano decidere altri) e lo abbiamo fatto -, abbiamo deciso di ridurre ulteriormente le spese per quanto riguarda i viaggi e abbiamo preso decisioni strutturali come le rinunce alle affittanze.
Sono, ovviamente, degli oneri e dei sacrifici doverosi per i parlamentari, che oggi dovranno lavorare in condizioni di maggiore difficoltà, ma è stato giusto farlo e lo abbiamo fatto. Abbiamo preso la decisione di cambiare l'organizzazione (non la natura) dei vitalizi, nel senso che abbiamo deciso, come per altri trattamenti previdenziali, pur non essendo il vitalizio un istituto previdenziale, di ristrutturarlo applicando il principio contributivo «tanto versi, tanto avrai».
Tuttavia, siccome a forza di parlare di questi temi non facciamo valutazioni compiute sulla natura costituzionale di alcuni istituti, è bene che ricordiamo a noi stessi, prima ancora che ai cittadini, che il vitalizio dei parlamentari è un istituto che si connette direttamente all'articolo 67 della Costituzione che tutela la libertà del mandato.
Mentre l'articolo 69 della Costituzione prevede un'indennità prevista dalla legge e si fonda sulla necessità di assicurare l'opportunità dell'attività politico-parlamentare anche ai cittadini privi di mezzi, il vitalizio è una proiezione della garanzia dell'indipendenza della funzione nel periodo in cui questa cessa. La Corte costituzionale ha riconosciuto questa natura giuridica densa e complessa del vitalizio, ciò nonostante noi abbiamo fatto questo.
Ma vorrei ricordare a noi tutti, cari colleghi, che il nostro non è un mestiere, la nostra non è un'attività impiegatizia, la nostra è un'attività più complessa, più Pag. 96impegnativa, noi siamo i rappresentanti della sovranità che appartiene al popolo. È in atto nel Paese un tentativo proprio di attentare al principio e al valore della rappresentanza (Applausi).
Dobbiamo sapere che se non c'è più, se viene svalutata, svilita, snaturata la natura appunto della rappresentanza, quando non c'è più rappresentanza, non c'è più Parlamento e quando non c'è più Parlamento non c'è più democrazia (Applausi)!
Questo dobbiamo ricordarlo a noi stessi e anche ai cittadini che ci stanno ascoltando (Generali applausi).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Castagnetti. Credo che l'applauso corale dell'Assemblea, cosa non usuale, sia la conferma dell'assoluta condivisione per le sue parole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cicchitto n. 9/Doc. VIII, n. 8/50, accettato dal Collegio dei questori.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Mario Pepe (Misto-R-A) n. 9/Doc. VIII, n. 8/51 formulato dal Collegio dei questori.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, i questori hanno realizzato dei tagli senza precedenti, con un risparmio di 270 milioni di euro. Questo è un granello di sabbia nel mare del debito pubblico. Se una parte di questi soldi fosse investita per dare serenità ai lavoratori più deboli, che collaborano con i gruppi, che collaborano con le Commissioni, sarebbe un bel gesto.
Comunque, invito i questori a riconsiderare il parere su questo ordine del giorno, altrimenti lo ritiro.

PRESIDENTE. Altrimenti lo ritira? Quindi, l'ordine del giorno Mario Pepe (Misto-R-A) n. 9/Doc. VIII, n. 8/51 si intende ritirato. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Galletti n. 9/Doc. VIII, n. 8/54, accettato dal Collegio dei questori.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

Su un lutto di un Vicesegretario generale della Camera.

PRESIDENTE. Colleghi, prima di procedere vi prego di prestare un attimo di attenzione.
La settimana scorsa, nella notte tra giovedì e venerdì, è venuto a mancare, a soli 24 anni, in seguito ad un tragico incidente automobilistico, Piero Posteraro, figlio del Vicesegretario generale della Camera, dottor Francesco. Questa drammatica fatalità ha lasciato sgomenti tutti coloro, e sono certamente molti tra di noi, che conoscono il nostro Vicesegretario generale e hanno nei suoi confronti considerazione e stima. A quello dei suoi colleghi e dell'amministrazione, che si sono stretti intorno al dottor Posteraro e ai suoi familiari nel loro inconsolabile dolore, ho voluto unire il cordoglio e la solidarietà della Presidenza della Camera e la mia personale vicinanza, che ora desidero rinnovare anche a nome di tutta l'Assemblea (L'Assemblea si leva in piedi - Generali applausi).

Sull'ordine dei lavori (ore 19).

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Come lei sa, il nostro gruppo ed il sottoscritto siamo ovviamente rispettosi anche questa volta delle decisioni della Conferenza dei presidenti di gruppo anche quando non ne condividiamo il merito e ne contestiamo le decisioni.
Ora, nella Conferenza dei presidenti di gruppo di questo pomeriggio, il nostro gruppo, unitamente agli altri gruppi di opposizione, ha insistito perché i lavori della Camera riprendessero dalla prima settimana di settembre. La decisione, per scelta dei gruppi di maggioranza, è stata diversa, ed è stato fatto riferimento anche Pag. 97al fatto che molti parlamentari andranno in un pellegrinaggio in Terra Santa già fissato.
Le reazioni che ci sono state in queste ore dimostrano che in questo momento serve molta concretezza e molto senso di responsabilità da parte dei singoli parlamentari e complessivamente di tutta la Camera.
Quindi, le chiedo - sarà un modo irrituale - di rivedere quella decisione, semmai attraverso una nuova riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo perché, dando un preciso segnale al Paese, la Camera cominci a lavorare dai primi giorni di settembre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Franceschini, lei sa, perché vi ha partecipato come sempre con grande solerzia, che la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo si è svolta non più tardi di otto ore fa. È la ragione per la quale non ravviso l'opportunità di riconvocarla per esaminare il tema che è già stato trattato.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, mi scusi se sono state intempestivo nella richiesta, ma intervengo solo per 30 secondi, intanto per associarmi a nome del gruppo dell'Italia dei Valori alle considerazioni dell'onorevole Franceschini. Ma le vorrei chiedere se non ravvisa la necessità, visto che domani saremo comunque qui e la nostra mattinata è libera, di chiedere al Governo un'informativa urgente sull'ultima tragedia avvenuta nel Canale di Sicilia: 25 ragazzi sono morti nella stiva e nella sala macchine di un barcone che trasportava dei disperati sulle nostre coste.
Le sarei grato, signor Presidente, se volesse rappresentare questa necessità al Ministro dell'interno (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, rappresenterò al Ministro Vito, responsabile dei rapporti con il Parlamento, la sua richiesta che personalmente considero più che giusta.

Si riprende la discussione dei Doc. VIII, nn. 7 e 8 (ore 19,05).

(Dichiarazioni di voto - Doc. VIII, nn. 7 e 8)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul conto consuntivo e sul progetto di bilancio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A). Ne ha facoltà per quattro minuti.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori questori, indubbiamente la polemica sui costi della politica ha guidato la vostra mano in un'operazione di tagli che hanno prodotto risparmi per 270 milioni di euro. Tuttavia, ai signori questori, che hanno annunciato nuovi tagli per il futuro, vorrei ricordare che la politica che costa di più ai cittadini è la politica che non decide. Infatti, la politica che risolve i problemi non è mai costosa.
Signori questori, il vostro lavoro non ha ridotto l'ostilità della gente nei confronti del Parlamento. Le ragioni vanno cercate proprio nel Parlamento, che ha reciso il legame con la gente, vanno cercate qui!

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 19,08)

MARIO PEPE (Misto-R-A). I telefonini dei deputati da anni non squillano più per ascoltare i problemi della gente e i loro bisogni. È necessario, signor Presidente, che i partiti tornino ad essere strumento nelle mani dei cittadini e non i cittadini strumento nelle mani dei partiti. Pag. 98
I signori questori si sono lasciati sfuggire che per il futuro ci saranno tagli per i nuovi deputati al vitalizio e agli stipendi. Nel primo parlamento italiano i deputati non percepivano lo stipendio, ma quel Parlamento era inaccessibile alle classi povere e, soprattutto, era al servizio della Corona. Se volete risparmiare sui deputati, signori questori, riducete il loro numero, abolite il Senato, ma non riducete i deputati schiavi del bisogno, perché saranno meno liberi, ma soprattutto non mettetevi al servizio di nessuna Corona!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli questori, noi di Alleanza per l'Italia voteremo a favore dei gesti necessari ed importanti di contenimento della spesa contenuti del bilancio in coerenza con la difficoltà che vive il Paese e con i sacrifici che vengono richiesti agli italiani.
La nostra valutazione concerne sicuramente il merito dei processi contabili che i documenti alla nostra attenzione hanno fatto emergere, ma vorrà assumere anche il significato di un gesto politico che li trascende.
Questo nostro dibattito, infatti, non cade in una stagione normale nel rapporto tra politica, istituzione e pubblica opinione, ma si trova al centro di un fiume in piena, di astiose polemiche contro gli attori della politica e di costi che essa continua a far registrare anche nella stagione dei sacrifici collettivi. Della politica, come si sa, il Parlamento è, nell'immaginario sociale, la rappresentazione più emblematica. Il punto è che l'onda di disaffezione, cavalcata con pertinace ostinazione da molte parti, sommerge l'istituzione parlamentare e questo non è tollerabile. Nella discussione congiunta evidenziavo un paradosso di questo tempo: il ceto politico che ha costruito, più di ogni altro nella storia della nostra democrazia, il suo consenso sulla capacità di comunicare, oggi soccombe, per contrappasso, sotto i colpi della comunicazione.
La verità è che si comunica un contenuto, un messaggio, un progetto, se vi è. Altrimenti, la comunicazione la si subisce. Nei cicli più difficili della storia democratica di questo Paese il Parlamento è stato presidio saldissimo dell'unità nazionale e della dignità della politica. Domandiamoci perché fenomeni di contestazione così forti, in un Paese la cui coscienza peraltro ha dovuto spesso fare i conti con una vena qualunquistica ed antipolitica, non si siano mai verificati nei confronti delle grandi personalità politiche del passato. Perché? Per tre ragioni fondamentali che si chiamano: qualità, intesa come preparazione; integrità morale, intesa come morigeratezza nell'espressione dell'immagine pubblica; rapporto diretto con il corpo elettorale, inteso come scelta dal basso. In una parola, autorevolezza. È questa la parola, onorevoli colleghi, che cerchiamo di recuperare e che, invece, talvolta è perduta nel nostro lessico.
Ecco allora che questo dibattito sul bilancio finisce inevitabilmente con incrociare i temi nevralgici della politica e delle istituzioni come la riforma della legge elettorale, necessaria per rimettere in sintonia il rappresentante con il rappresentato, come il ruolo stesso del Parlamento, aggredito dal presidenzialismo strisciante e surrettizio, come la riforma del partito politico, trasformatosi da strumento di democrazia in apparato personale a servizio esclusivo dei capi, come il ruolo delle lobby in un contesto di politica fragile e, infine, come i costi della politica, perché non è il piccolo dibattito sui vitalizi degli ex parlamentari che può esaurire una questione che coinvolge 1 milione 300 mila soggetti impegnati, a vario titolo, nella sfera della politica e delle istituzioni, dalla miriade degli enti di nomina governativa agli enti locali e agli organismi partecipati dal pubblico.
Al Parlamento vorremmo chiedere di rispondere ad un comandamento fondamentale e necessario: trasparenza. Vi è una proposta che, anche in questo senso, è giusto fare, a proposito del rapporto tra incarico pubblico e retribuzione. Si istituisca una Commissione di indagine parlamentare Pag. 99che indaghi sulla giungla retributiva, relativamente alle indennità, agli stipendi, agli onorari e ai rimborsi spese derivanti da mandati elettivi o incarichi in istituzioni pubbliche e di nomina pubblica. Credo che sia giusto squarciare questo velo omertoso per comprendere come si articola la complessa e spesso diseguale macchina delle retribuzioni prodotte dall'erario, per poter apportare utili perequazioni e necessarie economie nonché per offrire, onorevoli colleghi, a noi stessi e al Paese un gesto di trasparenza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, la dichiarazione di voto della delegazione radicale all'interno del gruppo del Partito Democratico esprimerà voto contrario sul bilancio interno della Camera dei deputati, perché riteniamo che la strada che occorre fare, nella direzione della trasparenza e della conoscenza da parte dei cittadini, sia ancora davvero molto lunga e vogliamo continuare ad operare e a collaborare in questa direzione.
Non è stato ammesso al dibattito un ordine del giorno che chiedeva di rendere cogente per tutti i deputati la pubblicazione sul sito Internet della Camera della propria anagrafe patrimoniale.
Fino a questo momento, dai dati raccolti sul sito open polis, che pesca direttamente dal sito della Camera, in questa Assemblea sono 107 su 630 i deputati che hanno firmato la liberatoria per mettere la propria dichiarazione patrimoniale, ossia la propria dichiarazione dei redditi sul sito Internet. Il motivo, per il quale è stato dichiarato inammissibile il nostro ordine del giorno sinceramente non lo comprendiamo. Cosa afferma la legge? La legge prevede che ciascun elettore può venire con il suo certificato elettorale qui alla Camera dei deputati e prendere visione della dichiarazione dei redditi e dell'anagrafe patrimoniale di ciascun deputato. È chiaro che l'elettore di Roma - sia pure con qualche noia - viene fino a qui, chiede di poter vedere la dichiarazione dei redditi di Berlusconi, di Bersani o di Fini e può visionarla, ma certamente qualche problema in più lo avrà l'elettore di Bolzano o di Canicattì, che dovrà prendere l'aereo oppure affrontare un viaggio terribile in treno per esercitare il suo diritto di visionare la dichiarazione dei redditi e l'anagrafe patrimoniale.
Pensiamo di aver chiesto una cosa molto semplice per mettere tutti gli elettori sullo stesso piano, affinché ciascun deputato sia obbligato - visto che è suo obbligo presentare questa dichiarazione, oltre a quella delle spese elettorali - ma credo che la ragionevolezza ancora non sia qui di casa. La strada nella direzione della trasparenza è ancora lunga: per esempio, anche le dichiarazioni congiunte per i contributi superiori a 50 mila euro sono visionabili dal singolo cittadino elettore, che viene qui con il certificato elettorale e chiede di vedere queste dichiarazioni. Anche il nostro ordine del giorno relativo a questa materia non è stato accolto.
Riteniamo che ciò sia molto grave e, avendo avuto accesso a questi dati, li pubblicheremo noi - lo ha fatto già il segretario di Radicali italiani, al quale li ho consegnati - sul sito Internet Open Camera e Radicali wikileaks, cioè sul sito di Radicali italiani. Infatti, riteniamo che andare nella direzione della trasparenza e della conoscenza da parte dei cittadini sia un bene per la democrazia, faccia crescere la consapevolezza del cittadino e renda quest'Aula e questo ramo del Parlamento più aderente al ruolo che deve svolgere ciascun deputato (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, Presidente Fini, lei non ha risposto alla mia richiesta di revisione del suo giudizio di inammissibilità del nostro ordine del giorno sui vitalizi e da ciò non Pag. 100posso che dedurre che il suo intervento odierno sia stato una forzatura di natura esclusivamente politica per impedire che quest'Assemblea discutesse e votasse sull'abolizione dei vitalizi.
Signor Presidente, a questo punto, non posso non rivolgermi ai colleghi del Partito Democratico perché, se i colleghi del Partito Democratico con la forza dei loro numeri avessero impedito questo sgambetto proditorio, cambiando le regole del gioco, a gioco già iniziato, il Presidente Fini non si sarebbe preso una responsabilità di questo tipo (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Lega Nord Padania).
Lo dico con dispiacere perché ieri siamo stati definiti perfino «avvelenatori dei pozzi», mentre l'intervento appassionato della collega Mura è stato invece di grande equilibrio ed ha riconosciuto al Collegio dei questori tutto quello che hanno fatto per contrastare una crescita innaturale e incontrollata del costo della Camera che, vorrei ribadirlo, è pagato dai contribuenti.
Certo a noi questo non basta. Il tema dei vitalizi, collega Castagnetti, è un tema di quelli che non si tolgono dal tappeto semplicemente impedendo che si voti in questa Camera sulla loro abolizione, perché con questa decisione politica è ciò che voi avete evitato ed è il capitolo di bilancio più rilevante tra ciò che a noi di Italia dei Valori non piace, così come non piace ai cittadini.
Gli interventi che ho ascoltato ieri, signor Presidente, dimostrano ancora una volta quanto grande sia la distanza tra la realtà virtuale che si vive nel palazzo e il Paese reale che è vissuto da cittadini e da famiglie che vivono di grandi sacrifici fra mille difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) e ai quali ne sono stati chiesti, con una manovra approvata in tre giorni, ulteriori, senza che poco o niente si sia fatto, collega Castagnetti, per toccare i costi della politica rinviando quella questione ad un futuro che è un futuro lontano. Quei cittadini per garantirsi una vecchiaia decorosa devono lavorare almeno quarant'anni versando ogni anno contributi per conseguire una pensione che, voi sapete, mediamente è una pensione di 1.100 euro, ma 8 milioni di pensionati prendono meno di mille euro, e come si può considerare accettabile che per un deputato di anni ne bastino cinque per un vitalizio che è più del doppio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)? Ma che «c'azzecca» tutto questo con la dignità della funzione parlamentare colleghi? Cosa c'entra, cosa c'entra (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)?

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi.

ANTONIO BORGHESI. Non basta a garantire quella dignità un'indennità che viene considerata tra le più alte nel mondo? E noi saremmo populistici e demagoghi? Dicono che ci sono i diritti quesiti. A parte che la Corte costituzionale - e questo imputo al Presidente Fini, perché gli ho dato tre sentenze difformi da quella da lui citata - ha più volte ribadito la legittimità di interventi che fa il legislatore per ridurre la pensione, per ridurre la platea dei beneficiari e perfino per eliminare le pensioni, ma quella Corte ha anche stabilito che i vitalizi sono una via di mezzo fra le pensioni e gli atti di liberalità, e a maggior ragione allora sono comprimibili.
Vi chiedo: ma è mai possibile che un furto ripetuto nel tempo possa diventare un diritto quesito? Non parlo a caso di furto, perché tutti quelli che sono qui e che sanno bene far di conto sanno che nel caso meno favorevole al deputato in cinque anni si versano 60 mila euro per avere la certezza di riceverne, se maschi, a partire da 65 anni, 400 mila euro, e se femmine 550 mila euro, e c'è qualcuno che mi dice dove esiste un gioco dove con una posta simile, con 60 mila euro, si guadagnano certamente 400 mila euro? Sì che esiste, quando il gioco è truccato! Nel calcio-scommesse questo capitava, signor Presidente, ma con un gioco truccato (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

Pag. 101

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia!

ANTONIO BORGHESI. E noi non avremmo tutti i diritti in quest'Aula di fermare un gioco truccato? E si parla di ragionevolezza. Ma non è abbastanza ragionevole non chiedere la restituzione del maltolto perché molti cittadini persino questo chiedono? Noi non lo chiedevamo, chiedevamo che i contributi andassero alla gestione separata dell'INPS che con metodo contributivo stabilisse in base ai contributi realmente versati un vitalizio, quello sì agganciato a quei contributi (Commenti del deputato Guido Dussin). La vera non ragionevolezza...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia, lasciate terminare l'onorevole Borghesi.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. La vera non ragionevolezza è quella che permette ai pochi eletti che hanno la fortuna di passare qui cinque anni - ma in passato anche solo un giorno, signor Presidente - di partecipare a un «gioco truccato» che grava sul bilancio della Camera e sui contribuenti per circa 150 milioni di euro all'anno oggi - cioè il 15 per cento di quel bilancio - ma che, andando avanti, aumenterà il costo a carico della Camera e per almeno vent'anni porterà circa 200 milioni di euro l'anno a carico dei contribuenti!
Dunque, non è proponendo che le cose cambino dalla prossima legislatura e dai prossimi eletti che si risolve il problema. Qui avremmo avuto la possibilità di dimostrare, con una semplice votazione e con una semplice volontà politica, che anche i parlamentari fanno realmente qualcosa per il Paese, un Paese al quale stiamo continuando a chiedere sacrifici. Questo noi chiedevamo e, per questo motivo, voteremo contro questo bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo documento di bilancio rappresenta una risposta concreta e seria alla sete di austerità invocata dall'opinione pubblica e dal Paese intero. Infatti, la Camera dei deputati, approvando la nota di variazione del suo bilancio preventivo 2011-2013, sceglie responsabilmente di partecipare al piano di razionalizzazione della spesa pubblica italiana.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 19,25)

ALDO DI BIAGIO. È un obiettivo improrogabile per consentire allo Stato di raggiungere in tempi rapidi il pareggio di bilancio. Lo fa con una manovra di 151 milioni di minori oneri, tra retribuzioni al bilancio dello Stato e minori richieste. Lo fa soprattutto adottando una road map di ulteriori riduzioni di spesa, che verrà implementata prima che l'Ufficio di Presidenza rediga il prossimo bilancio 2012-2014. Appare chiara la volontà di cambiare rotta, che noi come gruppo riconosciamo e che rappresenta, dunque, una risposta credibile al sentimento di malcontento diffuso nel Paese.
Lo sappiamo bene che i bilanci del palazzo stanno dimagrendo e che c'è maggiore attenzione alle clausole di trasparenza e di controllo e che il trattamento economico dei deputati si avvia ad essere in linea con gli standard continentali. Ricordiamo le misure già intraprese, come il blocco dell'adeguamento della indennità, seguendo in questo il positivo esempio fornito qualche giorno fa dal Presidente della Repubblica. Ricordiamo il contributo di solidarietà dei vitalizi, passando per il taglio delle spese di funzionamento.
Oltre a queste iniziative, vengono introdotti nuovi adeguamenti che rappresentano un percorso nuovo e più responsabile che ci porterà nel prossimo anno: ad intervenire sull'indennità parlamentare per adeguarla agli standard europei e per prevedere che l'erogazione della diaria si agganci all'effettiva partecipazione ai lavori Pag. 102dell'Assemblea e delle Commissioni; a trasformare il vitalizio parlamentare in un meccanismo previdenziale analogo a quello previsto per le generalità dei lavoratori simili; in tema di collaboratori, a prevedere le revisioni dei meccanismi di rimborso, ancorandoli a specifici criteri; ad intervenire sui contratti di lavoro dei dipendenti e sulle spese per beni e servizi.
Futuro e Libertà, insieme alle altre forze del Terzo Polo, ha presentato solo un ordine del giorno, per sollecitare un intervento pur complesso sulla road map dell'Ufficio di Presidenza, che a noi pare cruciale, sia per la qualità e l'efficienza del lavoro che ognuno di noi è chiamato a svolgere come membro di questa istituzione, sia per contribuire alla trasparenza dei meccanismi di funzionamento del sistema politico. Sto parlando della disciplina relativa ai collaboratori parlamentari.
Il nostro ordine del giorno chiede un impegno preciso: che non meno di due terzi del budget per i collaboratori sia vincolato alla stipula di veri contratti di lavoro, la restante parte sia affidata al deputato in ragione forfettaria, vincolata alla presentazione di note spese. Così si attribuisce dignità ad una professione, quella del collaboratore parlamentare, Presidente, che può e deve contribuire a migliorare la qualità dell'attività parlamentare.
Queste secondo Futuro e Libertà sono le premesse per reagire alla attuale deriva politica con sobrietà e credibilità. Molte spese superflue e molti privilegi inutili possono e debbono essere eliminati, ma evitiamo che le reazioni della politica siano tanto demagogiche e banali quanto lo è l'antipolitica.
Il volgare populismo qualunquista, animato in queste settimane dai soliti discorsi sui costi della politica e della casta, lasciamolo ai blogger e ai soliti «avvelenatori di pozzi» che proliferano nel sottobosco della politica e degli editoriali. È un braccio armato che, manco a farlo apposta, corrisponde alla stampa di Governo, che produce quotidianamente qualcosa di ben lontano dall'informazione, figlia di quello stesso Governo che ha legittimato le basi dell'antipolitica poco a poco e che ha contribuito allo svilimento dell'istituzione, che noi ci impegno a difendere e salvaguardare, colleghi.
Abbiamo il dovere di ragionare e rettificare, certamente, e non di urlare. Noi alle chiacchiere preferiamo il confronto e l'analisi su un provvedimento pragmatico, e il primo passo è quello di trasformare il dibattito sui costi della politica in un'analisi dei veri problemi del Paese.
In secondo luogo, dobbiamo offrire ai cittadini e ai contribuenti un patto: se chiediamo al settore pubblico, nel suo complesso, un ridimensionamento, abbiamo il dovere di operarlo noi in prima linea. Vi è tanto da dire sui rapporti tra politica e antipolitica: se la prima ha troppe volte dato l'impressione di difendere l'indifendibile, la seconda ha assunto la forma dell'invidia sociale travestita da indignazione.
Se la politica si trova oggi a dover difendere perfino la legittimità dei costi di funzionamento del sistema democratico, è anche perché ha consentito all'antipolitica di prosperare, colleghi, offrendo troppi esempi di malaffare e scarsa sobrietà e scegliendo l'immobilismo in luogo delle necessarie riforme; riforme di cui l'Italia ha fortemente bisogno per uscire da una crisi economica e sociale sempre più profonda.
L'antipolitica prolifera quando la politica, con i comportamenti di alcuni suoi rappresentanti, specie se questi hanno la responsabilità del Governo del Paese, rinuncia al proprio ruolo di guida, di esempio e di motore. Oggi appare violata quella promessa che le forze della seconda Repubblica avevano fatto agli italiani: modernizzare l'assetto istituzionale e la macchina pubblica per fornire ai cittadini e alle imprese italiane una democrazia decidente, una democrazia che sia adeguata alle sfide della realtà contemporanea, per garantire sobrietà e trasparenza ai partiti e alle istituzioni, avvicinando l'Italia alle più mature democrazie europee occidentali. Pag. 103
Tra i due opposti scogli, l'autoreferenzialità della classe politica e le pretese demagogiche della cosiddetta antipolitica, noi abbiamo il dovere di offrire agli italiani una prova di responsabilità, a partire dalla gestione della casta e della democrazia, rimettendo al centro, in primis, la dignità del luogo in cui la democrazia diventa esperienza e vita vissuta, mettendo al primo posto la dignità della politica, arginando le voci della discordia istituzionale che si moltiplicano e che, purtroppo, svuotano le basi della democrazia.
In questa maniera, avremo la forza di farci capire dall'opinione pubblica. È con questa consapevolezza, certi che si può e si deve ripartire da basi più solide per poter parlare ancora di politica in Italia, che ribadiamo il voto favorevole di Futuro e Libertà al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, questori, onorevoli colleghi, l'approvazione del conto consuntivo 2010 e del progetto di bilancio 2011 coincide con un momento particolarmente delicato della vita del nostro Paese. Da un lato, vi è una crisi economica e finanziaria che non si esaurisce, ma, anzi, potrebbe avere una nuova recrudescenza, dall'altro lato, vi è una violenta onda di antipolitica, alimentata da mass media, giornali, televisioni e frange estremiste, che dall'esasperazione ritengono di poter trarre vantaggi elettorali.
L'errore più grave sarebbe cavalcare quell'onda, immaginando, da parte dell'opposizione, di accrescere le difficoltà della maggioranza, e, da parte della maggioranza o di qualche sua componente, in modo particolare, di potersi accreditare come soluzione di un male che i cittadini individuano nei partiti e nella politica. Ma la politica è in crisi per l'incapacità di dare risposte, per la perdita di autorevolezza della classe politica, per la percezione, che i cittadini hanno, che i loro rappresentanti non servono il bene comune e non ricercano il bene del popolo.
E allora, se vogliamo evitare che la nostra riflessione sul bilancio della Camera sia solo un dato tecnico è da qui che dobbiamo partire. Restituire fiducia ai cittadini significa recuperare autorevolezza, ridare forza ad un Parlamento che troppe volte, con i Governi precedenti e anche con questo Governo, è apparso poco più che uno spettatore.
Le gravi difficoltà economiche in cui versa l'Italia, come tutti i Paesi occidentali e non solo, impongono un comportamento rigoroso, in linea con le esigenze di finanza pubblica. Gli obiettivi di risparmio già conseguiti e quelli ancora da conseguire sono il risultato positivo dell'azione dei questori che ha tenuto conto dell'orientamento di questo Parlamento.
Voglio ricordare, lo ha detto nel suo applaudito intervento l'onorevole Castagnetti, che già in due occasioni si è provveduto ad una significativa riduzione dell'indennità dei parlamentari quando non vi erano quelle pressioni esterne al Parlamento e quando la crisi economica ancora non aveva raggiunto le dimensioni di questi ultimi tempi. È poco quello che è stato fatto? È sufficiente per dare una risposta non all'antipolitica qualunquista che è l'altra faccia della medaglia di una pessima politica, ossia quella che ritiene l'etica e la morale solo dei corpi estranei, ma ai cittadini italiani che, ne sono convinto, vogliono un Parlamento autorevole, presidio della democrazia, garante della libertà di tutti e impegnato a risolvere i problemi della disoccupazione dei giovani, della mancata crescita, del persistente divario tra il nord e il sud del nostro Paese, della sicurezza.
Ma interroghiamoci su cosa c'è dietro questo rigurgito di antipolitica che ha trovato eco anche in quest'Aula, anche se in pochi interventi. Si corre il rischio di favorire i poteri forti, che sono contrari agli interessi del popolo e all'interesse generale. Oggi discutiamo del conto consuntivo e del progetto di bilancio della Camera, ma qualcuno vorrebbe, per questa Pag. 104via, allestire un processo al sistema e alle istituzioni democratiche. Nessuna chiusura in se stessa della cosiddetta casta, ma quante caste abbiamo in Italia? Certamente ve ne sono tante altre, ben più remunerate e, per di più, non legittimate dal consenso popolare. Nessuna chiusura rispetto alle giuste richieste di rigore, trasparenza e legalità, ma netta chiusura nei confronti di quei tentativi di colpire le prerogative parlamentari, di ridurne l'autonomia, di asservire le istituzioni democratiche ad interessi di parte.
L'ordine del giorno che abbiamo presentato come maggioranza e che è stato accolto dall'Aula contiene tutte quelle misure che dovranno essere adottate per dare risposte concrete ad una esigenza alla quale noi dobbiamo corrispondere, non per questa onda di antipolitica, ma perché è giusto, in una fase delicata e difficile come questa, che il Parlamento sia di esempio.
Popolo e Territorio esprime, quindi, parere favorevole alle proposte dei questori, sapendo che ora è il tempo, dopo avere fatto i giusti tagli, di recuperare dignità, di dare ai cittadini la certezza che hanno un Parlamento utile e necessario per il loro futuro (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lusetti. Ne ha facoltà.

RENZO LUSETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ricordare all'onorevole Borghesi - che sta parlando con il collega Di Pietro - e all'onorevole Bernardini che noi non stiamo discutendo del costo della casta, ma stiamo discutendo del progetto di bilancio della Camera dei deputati.
Dico ciò perché la discussione sul bilancio interno della Camera, che si è svolta ieri in quest'Aula, è stata molto articolata e anche molto approfondita. Nella dettagliata relazione, che ieri il questore Colucci ha svolto a nome dei questori, e negli interventi di molti di noi è stata affrontata la principale sfida che abbiamo davanti a noi, ovvero la necessità di assicurare la migliore funzionalità del Parlamento, che - ricordo a tutti - è posto dalla Costituzione al centro del nostro sistema democratico, con l'esigenza - assolutamente ineludibile - di ridurre le spese e di partecipare concretamente ai sacrifici che il Paese sta affrontando per superare la difficile crisi finanziaria, che minaccia i nostri conti pubblici.
È un tema di grande rilevanza e delicatezza, dunque, che è stato affrontato a viso aperto in questi giorni, senza cedere alle tentazioni di arroccarsi in un'anacronistica strenua difesa dello status quo ma, al contrario, analizzando la questione con responsabilità e spirito costruttivo, nella consapevolezza che dobbiamo essere noi stessi promotori ed artefici del nostro rinnovamento.
Grazie a questo approccio - lo dico con molta concretezza, onorevoli colleghi - sono stati conseguiti risparmi ingenti: 150 milioni di euro nel triennio di riferimento, che si aggiungono alle notevoli economie già prodotte dalla meritoria azione di contenimento delle spese, avviata con la Presidenza Casini e proseguita negli anni successivi. Un risultato, quindi, estremamente positivo e, dunque, frutto di una strategia meditata e responsabile, che certo non è stata improvvisata di fronte all'emergenza finanziaria di questi mesi e che è stata pienamente condivisa nel scorso della discussione di ieri anche da parte di chi, come noi, ritiene che, se molto è stato fatto, non per questo si debba abbassare la guardia, rinunciando ad eliminare ogni residua fonte di inefficienza e ogni possibile sacca di privilegio.
Eppure, nonostante le ingenti economie conseguite e nonostante il senso di responsabilità che i deputati e l'amministrazione della Camera hanno dimostrato nella definizione di misure di contenimento della spesa e di rilevante impatto finanziario, l'immagine fornita oggi dalla stampa del dibattito, che si è svolto ieri in quest'Aula, è francamente riduttiva e ingenerosa. Tranne alcuni lodevoli eccezioni, onorevoli colleghi, i quotidiani hanno preferito sminuire la portata del bilancio interno, tentando Pag. 105di farla passare per un'operazione di pura facciata. Alcuni giornali ben identificabili - tutti sappiamo quali sono - parlano di «taglietti», «giochi di parole», «sforbiciate», «falsi tagli», omettendo di segnalare che in questi anni la Camera e i suoi dipendenti hanno fatto più di qualunque altra istituzione.
Vorrei a tal riguardo esprimere una solidarietà, non formale e non di circostanza, al Segretario generale Zampetti (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo), che è stato in qualche modo criticato ieri, esprimendo apprezzamento, perché in questi anni tutti i parlamentari hanno avuto modo di verificare la terzietà di Zampetti, la sobrietà e l'imparzialità della figura, non politica, del Segretario generale, che ha garantito con trasparenza il perfetto funzionamento dell'amministrazione della Camera dei deputati. Per questo motivo io credo che possiamo dire che noi non ci siamo limitati a recepire le misure previste dalla legge, ma ci siamo spinti oltre, riducendo del 10 per cento gli emolumenti, introducendo il blocco dei vitalizi, congelando gli automatismi di crescita di indennità e retribuzioni, tagliando i rimborsi di spese dei viaggi e riformando il regime pensionistico del personale. Per questo parliamo di risultati concreti.
Siamo, quindi, in presenza di una clamorosa discrasia tra la realtà dei fatti e l'immagine mediatica fornita dai giornali, sulle cui ragioni noi tutti dobbiamo interrogarci con serietà. Infatti, potremmo anche sostenere che questo è il frutto di un deliberato disegno di delegittimazione del Parlamento, oppure potremmo sostenere che questa è l'azione di poteri forti, ma onestamente non credo che la questione possa essere risolta in questi termini.
Alla base di tutto ciò, secondo me, colleghi, c'è uno scollamento tra media e politica, c'è probabilmente un malessere più profondo, una crisi di autorevolezza della politica e una crisi di legittimazione del consenso che induce, purtroppo, il mondo dell'informazione a valutare con crescente scetticismo e diffidenza le iniziative assunte nel Parlamento, è un malessere che può e deve essere sanato al più presto, ripristinando un corretto rapporto tra eletto ed elettore, dedicando maggiore attenzione alle istanze provenienti dalla realtà economica e sociale del Paese e restituendo sobrietà, prestigio e dignità alle istituzioni democratiche.
Per questo diciamo anche oggi che questa legge elettorale è sbagliata, va cambiata radicalmente (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo) se vogliamo ripristinare un rapporto diverso tra elettori ed eletti. In questa direzione credo vada vista la decisione che ha assunto l'Ufficio di Presidenza sul vitalizio, perché vogliamo promuovere una sicuramente organica riforma della disciplina del vitalizio che assicuri la sostenibilità finanziaria di questo istituto, senza tuttavia pregiudicarne il suo ruolo di garanzia del libero svolgimento del mandato parlamentare. Invece considero, onorevole Borghesi che non c'è, demagogica e priva di fondamento la pretesa di abolire integralmente il vitalizio, pregiudicando così la sua prerogativa costituzionale. Penso, onorevoli colleghi e amici dell'Italia dei Valori, che questo sia un modo subdolo per catturare il consenso. Questa non è la politica che si deve fare se vogliamo ristabilire un diverso rapporto con i cittadini nel nostro Paese. Vedete, simili iniziative sono palesemente inattuabili e conseguono il solo risultato di creare confusione nella pubblica opinione, alimentando le divisioni tra le forze politiche e screditando il Parlamento.
Ieri, colleghi, lo dico ai questori, ho citato Albert Einstein, dicendo che è più facile spezzare l'atomo che spezzare il pregiudizio. Oggi vorrei fare un passo in avanti e citare Oscar Wilde, signor Presidente, noto drammaturgo dell'Ottocento irlandese, che ne Il ritratto di Dorian Gray scriveva: «Oggi la gente conosce il prezzo di tutto e il valore di nulla». Ecco, se vogliamo contrastare la deriva dell'antipolitica, se vogliamo restituire dignità e prestigio alle istituzioni, dobbiamo esattamente invertire questo aforisma, facendo comprendere agli elettori, con iniziative Pag. 106vere e comportamenti sobri, che esiste una buona politica che non ha alcun prezzo, ma conserva un enorme valore.
Per questo motivo, onorevoli colleghi, noi voteremo a favore del progetto di bilancio della Camera, condividendo in pieno le considerazioni del Collegio dei questori (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, abbiamo analizzato i documenti che erano posti alla nostra attenzione e abbiamo riscontrato come effettivamente ci sia stata una continuazione nella linea intrapresa qualche anno fa per quanto riguarda la gestione dei nostri bilanci da parte del Collegio dei questori e dell'Ufficio di Presidenza tutto, una continuità su una linea virtuosa, una linea di contenimento dei costi, una linea che va nella direzione del rispetto dei soldi dei cittadini. Abbiamo un vincolo importante, che è proprio quello di rispettare la dignità dei nostri concittadini che pagano le loro tasse, le loro imposte e permettono alla nostra democrazia di continuare a vivere. Proprio per dimostrare, diciamo così, una vera, una reale considerazione e testimoniare questa dignità nei confronti dei soldi dei cittadini stessi, che sono i nostri pagatori, dobbiamo evitare assolutamente tutti gli sprechi e tutte quelle spese superflue che sono capitate, ahimè, anche all'interno della nostra istituzione.
La strada che abbiamo intrapreso permette di eliminare ulteriormente queste situazioni che magari potevano generare maggiori costi per la nostra istituzione, permette pertanto di risparmiare i soldi pubblici e di avere quel risparmio che è necessario oggi più che mai quando si tratta di fondi presi dai cittadini e gestiti per dare delle risposte, in questo caso non tanto alle esigenze materiali del cittadino magari residente in un comune ma alla complessità dei nostri cittadini.
Credo che quanto abbiamo fatto analizzando anche gli ordini del giorno e soprattutto lavorando all'interno dell'Ufficio di Presidenza abbia testimoniato come si sia presa la strada giusta, virtuosa, strada che tutte le pubbliche amministrazione dovrebbero seguire. Ahimè, forse qualche pubblica amministrazione, qualche istituzione addirittura riconosciuta e disciplinata dalla nostra Costituzione non sta ancora seguendo questo esempio. Noi invece abbiamo sicuramente intrapreso questa strada e dobbiamo richiamare tutti gli altri al fatto che ci devono inseguire. Infatti, se è vero che da un certo punto di vista è più facile mediaticamente per la Presidenza della Repubblica far passare il messaggio che c'è stato un contenimento dei costi quando non viene incrementato lo stipendio del Presidente stesso, diventa più difficile per noi far passare il messaggio che la stessa cosa l'abbiamo fatta tanti anni fa e continueremo a farla anche nei prossimi anni. Questo ci deve far riflettere, perché non è dovuto tanto alla figura del Presidente (anche a quello), ma alla considerazione che i cittadini hanno del nostro ruolo e della nostra funzione.
Dobbiamo essere noi stessi i primi garanti, i primi difensori della nostra onorabilità; dobbiamo essere noi stessi coloro che con la propria azione conquistano o meglio riconquistano quella credibilità che spetta a chi compone un'Assemblea come questa che è sempre toccata e che dovrà toccare anche in futuro. Lo si fa anche con un discorso di costi, di economie, di efficienza e di efficacia. Quando sono intervenuto ieri in sede di discussione ho formulato alcune proposte, e mi fa piacere (senza stare qui a ripeterle) che il Collegio dei questori abbia ritenuto la maggior parte di queste degne di attenzione e di approfondimento. Si tratta comunque di proposte, formulate in accordo con il gruppo della Lega Nord Padania, che vanno nella direzione - senza toccare l'efficienza e l'efficacia - di contenere i costi della nostra istituzione, e quindi di dare risposte anche all'antipolitica che oggi viene avanti ed impera. È facile infatti fare anche un po' di demagogia, però non è solamente demagogia. Spesso ci sono anche delle verità. Tuttavia quando sulla Pag. 107stampa vengono affrontati certi temi è più facile vendere copie sparando titoli ad effetto piuttosto che rappresentare la realtà. Ma non è solo colpa dei giornalisti. Noi dobbiamo essere i primi a fare un'analisi di coscienza, ad essere inattaccabili.
Quando qualche giorno fa era uscito su Internet un tizio che diceva che i parlamentari hanno un sacco di privilegi, citando tra di essi (ne ricordo due così a spot) quello relativo ai telefoni con una tariffa da 3,5 centesimi di euro al minuto per questa convenzione particolare con un operatore telefonico importante, mi sono confrontato con amici e professionisti, gente con cui vivo quotidianamente al di fuori di questa Aula. Mi hanno detto che loro, senza essere parlamentari, avevano convenzioni con lo stesso operatore a un centesimo di euro al minuto. Evidentemente in questo caso i privilegiati erano loro e non noi. Quando era uscita la questione degli sconti per le autovetture a chi ha un passaporto di servizio (non solo parlamentari, ma ad esempio anche le forze dell'ordine e tanti altri) mi sono reso conto - nelle scorse settimane pensavo di acquistare una piccola vettura per la nostra famiglia - che gli stessi sconti sono a disposizione anche della categoria dei giornalisti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Pur essendo un parlamentare a volte faccio anche degli articoli che mi hanno permesso di essere iscritto alla categoria dei pubblicisti, e pur essendo un semplice pubblicista avevo diritto agli stessi sconti che venivano praticanti ai parlamentari.
Mi sono reso conto anche di un'altra situazione: lo sconto che veniva concesso al cittadino «normale» era ben superiore rispetto a quello garantito da convenzioni in essere con la Camera perché di macchine comunque purtroppo in questo periodo non se ne riescono a vendere. Quindi mi sono chiesto dove fosse il privilegio. Certo, ci sono situazioni che devono essere affrontate, risolte e devono essere chiarite. La trasparenza deve essere il mantra per noi. Deve essere la nostra linea guida. Tuttavia non dobbiamo essere noi i primi a farci del male. Dobbiamo essere coloro che non devono temere nulla. Dobbiamo aprire questa istituzione ai cittadini in termini di conoscenza e dico ai colleghi Radicali che non abbiamo alcun problema tranne quello della privacy come limite che ci poniamo a far uscire informazioni che possono interessare l'opinione pubblica. Tuttavia dobbiamo darle nel modo corretto. Però dobbiamo evitare strumentalizzazioni e soprattutto dobbiamo chiedere che le notizie vengano riportate senza eccedere in termini scandalistici perché, se ci riferiamo ai giornali, è scandaloso magari qualcos'altro e non tanto le notizie che riguardano questa istituzione. Può esser scandaloso il fatto che vi siano ancora sussidi dati a certi giornali per l'acquisto della carta e questi stessi giornali poi utilizzano le disposizioni che ci vengono chieste in ginocchio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) quando vengono approvate le leggi finanziarie per poter avere quelle entrate, per pagare gli editorialisti che poi firmano questi articoli in cui veniamo attaccati. Spesso poi, lo ripeto, gli stessi giornalisti che qui dentro vivono e lavorano con noi hanno, per l'appartenenza alla categoria giornalisti, gli stessi benefici - lo dico tra virgolette - di cui disponiamo noi in tanti altri settori e magari loro sì entrano a vedere le partite di calcio gratis perché con il discorso del diritto di stampa e il diritto di cronaca possono entrare anche al cinema, qualcuno mi suggerisce. Mentre da noi questo diritto è stata abrogato, è stata impedito giustamente e legittimamente e non è più possibile farlo da molti anni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Cerchiamo di essere realisti, di guardare alle cose per quello che sono e di raccontare i fatti senza eccedere. Dopodiché - ripeto - sicuramente ci sono stati in passato degli errori. Ci sono ancora delle storture che vanno corrette ma per questo confido nel lavoro che svolgeranno il Collegio dei questori, tutta l'amministrazione, svolgeremo tutti assieme nell'Ufficio di Presidenza di quest'Aula perché è la strada giusta, la strada corretta e quindi Pag. 108dobbiamo solamente continuare a perseguirla (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ventura. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, quest'anno la discussione sul bilancio interno della Camera ha assunto un rilievo particolare, un rilievo politico perché si è intrecciata con la polemica montante sulla casta e i costi della politica. Vorrei iniziare facendo notare ai colleghi dell'Italia dei Valori e soprattutto all'onorevole Borghesi che nella dichiarazione di voto non capisco perché ci abbia tirato in ballo sulla questione dell'ammissibilità o meno di certi ordini del giorno. L'ammissibilità appartiene ad altri, non appartiene certo ai gruppi politici.
Vorrei dire tuttavia all'onorevole Borghesi che se oggi arriviamo a intravedere un punto quale quello del superamento del vitalizio come sinora si è conosciuto lo si deve ad un'iniziativa come la nostra ragionevole e non demagogica, perché con la demagogia non andiamo da nessuna parte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Vorrei veramente invitare i colleghi ad una riflessione su come rispondiamo a questa ondata montante. Non è una questione marginale, non è una questione che appartiene ad una parte piuttosto che ad un'altra. Siamo dentro una spirale e a dinamiche che ci devono vedere responsabilmente impegnati ad avanzare risposte serie e in grado di invertire questa situazione.
La mia opinione, colleghi, è che dobbiamo cercare di ridare alla politica quella concretezza riformatrice, che è necessaria e indispensabile. Non ho sentito molti accenni in questa direzione.
Nella prima parte del nostro ordine del giorno, abbiamo posto l'attenzione - vorrei partire da qui - su alcune riforme. Questo è il Paese delle riforme incompiute, il Paese dei percorsi lasciati a metà, dove discutiamo, per anni, di riforme, senza riuscire a portarne alcuna a compimento. Fra le riforme che abbiamo indicato - e rinnoviamo, in questa sede, l'impegno a tutti, perché vi sia una calendarizzazione, senza il ping-pong fra Camera e Senato -, vi è il problema della riforma del Parlamento.
Noi partiamo - sembrerà paradossale - da una proposta che era già stata approvata nella Commissione bicamerale nel 1997: sono passati quasi quindici anni. In quella proposta, si parlava della trasformazione di una Camera in Camera delle regioni e delle autonomie. Ma non c'è da riflettere. Abbiamo già detto in altre circostanze che il blocco del federalismo è avvenuto anche per il fatto che non si è voluto affrontare questo nodo: la riduzione a 400 deputati e a 200 senatori. Un numero in linea con gli standard dei Paesi europei assimilabili all'Italia, in grado di rappresentare efficienza e rappresentanza, principio la cui realizzazione deve essere sempre adeguatamente garantita. E la riduzione del numero dei parlamentari si giustifica non sull'altare dell'antipolitica, ma per ciò che è avvenuto nella devoluzione di numerose materie alla potestà normativa delle regioni e delle istituzioni europee.
Ma non ci sarebbe da riflettere, colleghi, sul fatto che, mentre è avvenuto tutto questo, in questi anni, siamo tornati a rimettere in piedi Ministeri che non avevano più ragione di essere, e avete inventato, addirittura, l'apertura di succursali di alcuni Ministeri a Monza, che è una questione priva di senso e di significato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?
Inoltre, abbiamo chiesto di andare rapidamente all'esame della nuova legge elettorale per riavvicinare gli elettori agli eletti, ad una piena applicazione dell'articolo 49 della Costituzione sui partiti politici e sulle incompatibilità, per ridare una veste e un prestigio alla capacità di intervento e di iniziativa del Parlamento in modo nuovo.
Ma abbiamo ragionato anche su noi stessi, colleghi. Vorrei dire, in questa sede, non per dare la risposta che si dà tradizionalmente Pag. 109quando si è attaccati, ma che ciò non si capisce è la sordità, il modo con il quale non vengono riportate neppure le notizie che riguardano ciò che si è fatto nel corso di questi anni. Vorrei ricordare che, in questi anni, gli emolumenti ai parlamentari sono diminuiti in una misura pari al 25 per cento. Non è possibile che si dica che non è stato fatto niente. Sono stati risparmiati 300 milioni di euro negli ultimi sei anni e bisogna dare atto al Collegio dei questori e all'Ufficio di Presidenza per questo lavoro e per quest'azione.
Stamani, sono rimasto colpito da una questione. Sono stati riportati su alcuni giornali, correttamente, i dati di quanto costa un parlamentare italiano rispetto a quanto costano i parlamentari di altri Parlamenti.
Viene fuori che il parlamentare italiano costa meno del parlamentare tedesco, francese e inglese. Vi era quella tabella e sotto vi era scritto che sembrerebbe la situazione così definita, perché questo ci dicono fonti della Camera. Quella è la realtà. Se non vi fosse pigrizia si potrebbe andare direttamente sui siti di quei parlamenti per vedere come stanno le cose, per non parlare soltanto di parlamenti nazionali, ma anche del Parlamento europeo.
Sono state fatte delle cose. Con il nostro ordine del giorno - il collega Castagnetti è stato precisissimo, un discorso esemplare - abbiamo posto una serie di obiettivi, una serie di questi già deliberati dall'Ufficio di presidenza, e vogliamo che si attuino veramente. Deve finire la leggenda di privilegi che non esistono, che sono diventati dei simboli e, in quanto tali, possono essere tolti. Si dica che si può fare di più, ma non si dica che non si è fatto niente, perché questo non corrisponde alla verità.
Tuttavia, vorrei, conclusivamente, colleghi, richiamare un punto. Lo sappiamo bene che vi è un attacco al parlamentarismo, che è una componente storica in questo Paese. Lo storico Gotor, l'altro giorno, ci ha ricordato che a due anni appena dal compimento del processo dell'Unità nazionale, circolava in Italia un libello contro il Parlamento. Sappiamo anche un'altra cosa: che l'antiparlamentarismo, l'attacco al Parlamento, comporta sempre derive di segno negativo. Raramente si esce andando avanti quando questo accade.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MICHELE VENTURA. Concludo signor Presidente. Vorrei che questo si avesse presente, e che mentre la politica deve diventare sobria, deve rifondarsi, nella rappresentazione del bene comune improntata a una sintesi espressione delle comunità libere di donne e di uomini, non si può civettare con chi ritiene, magari come ha scritto Berselli nel suo ultimo lavoro, ululando alla luna, che niente funziona, mentre è necessario portare costruttivamente un impegno per il rilancio della politica e del Parlamento per rispondere al bisogno dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leone. Ne ha facoltà (Applausi). Non deluda i suoi numerosi fan.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, forse è un invito preventivo a consegnare, ma sarò veramente breve. È chiaro che, innanzitutto, vorrei ringraziare i questori, tutta l'amministrazione e il Segretario generale, per il risultato ottenuto; come vorrei ringraziare i questori per aver accolto l'ordine del giorno che il gruppo del Popolo della Libertà ha presentato, non omettendo di ricordare che le cose che sono state fatte sono tante, ma che forse vi è da fare ancora tanto.
Questo lo dico perché potrei tranquillamente andare avanti in questo mio dire tirando fuori una serie di cose che possono trovare il consenso, magari in maniera demagogica, da parte di chi ci ascolta. Potrei, per esempio, fare una riflessione sul ristorante della Camera proponendo di riconvertire il ristorante della Camera riservato ai deputati e ai giornalisti Pag. 110in maniera diversa, perché forse non tutti sanno che quell'insalata e quella fettina di carne che mangiamo, oltre al prezzo che noi paghiamo, costa alla Camera circa 31 euro a parte. Per cui, un nostro pasto, mediamente, viene a costare 40-45 euro. Tuttavia, questa potrebbe sembrare demagogia.
Potrei anche pensare di sostituire il Segretario generale con un segretario comunale, magari con lo stesso stipendio del segretario comunale, così com'è stato proposto dal collega Di Pietro.
Potrei pensare anche di suggerire di tagliare drasticamente tutte le consulenze che vanno a porre nel nulla la professionalità dei dipendenti di questa eccellenza (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), e così si può andare avanti in tanti altri modi.
Potrei dire che sicuramente il taglio delle auto blu e degli aerei vanno benissimo, non omettendo di ricordare che la Camera ha a disposizione un parco macchine (per 630 deputati, ovvero per quelli che possono utilizzarle) di 15 autovetture con 25 autisti e che il Senato (per 315 senatori) ha 21 autovetture e 25 autisti, che la Presidenza della Repubblica ha 30 autovetture e 41 autisti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) e che la Corte dei conti ne ha 32 con 44 autisti, mentre il dato della Corte costituzionale non è pervenuto, perché non riusciamo a sapere i dati della Corte costituzionale (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Dico questo perché potremmo andare avanti così, torno a ripetere, in maniera demagogica. Allo stesso modo, evidentemente, qualcuno strumentalizza quello che giustamente ha fatto il Capo dello Stato. Il Capo dello Stato ha inteso non confermare l'aumento automatico del proprio stipendio; ma si dimentica, onorevole Di Pietro, che la Camera dei deputati ed i deputati hanno rinunziato a quell'adeguamento automatico rispetto ai magistrati da sette anni (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)! Onorevole Di Pietro, lei non lo sa, ma forse pensa più al finanziamento dei partiti che non a come funziona la nostra Camera (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Potremmo andare avanti in maniera simile, però va detto che in realtà bisogna prendere atto che la discussione del bilancio interno della Camera ha assunto, già da qualche anno, un significato che trascende oramai dagli aspetti puramente contabili della gestione amministrativa.
L'evidenza mediatica, la rilevanza politica di questo dibattito è, infatti, andata progressivamente aumentando in relazione alla crescente attenzione che vasti settori dell'opinione pubblica e delle forze politiche hanno dedicato ai temi dei cosiddetti «costi della politica».
La difficile crisi economica e finanziaria che stiamo attraversando ha accentuato ulteriormente questa tendenza, alimentando insidiose derive demagogiche e la diffusa convinzione che le spese di funzionamento del Parlamento siano, per ciò solo, il frutto di sprechi o, peggio ancora, di ingiustificati privilegi riservati agli esponenti della cosiddetta «casta».
Sull'onda emotiva di questa facile demagogia il dibattito di oggi, colleghi, rischia di assumere il carattere di una surreale autolesionistica competizione, nell'affannosa ricerca del taglio ad effetto, della riduzione del bilancio più eclatante per entità economica o per impatto mediatico.
Se, da una parte, si tratta, quanto ai contenuti, di polemiche certamente non inedite, forte però ed inedita è la virulenza dei toni, mai in passato così accesi, ed è questa particolare violenza che non può non suscitare una obiettiva preoccupazione anche per i sentimenti di disprezzo che rischia di indurre nell'opinione pubblica generale, e tutto ciò senza alcuna considerazione delle relative conseguenze.
Qualche collega ha già toccato questo punto nel suo intervento in termini di funzionamento delle istituzioni democratiche e di delegittimazione del ruolo del Parlamento. Davanti a questa esposizione Pag. 111mediatica non ci si può salvare. Infatti, si colpisce in radice il cuore del funzionamento democratico del nostro Paese.
La storia insegna a tutti noi che i regimi totalitari, purtroppo, nascono sempre da una sapiente e ripetuta coltivazione dell'antiparlamentarismo. Oltre tutto, non possono esistere e non esistono forze politiche che oggi possano vantare patenti di immacolata verginità da questo punto di vista, naturalmente.
Non intendo certamente svolgere, con queste mie riflessioni, una difesa d'ufficio della classe politica. Desidero solo mettere in guardia dai rischi che si corrono a voler inseguire la corrente su questo terreno di facile consenso demagogico. Gli italiani non ci chiedono riduzioni di bilancio estemporanee, né tanto meno lo smantellamento di istituzioni e presidi posti a garanzia della democrazia.
Ciò che viene richiesto è sobrietà, trasparenza, senso di responsabilità nella gestione delle risorse pubbliche e, allo stesso tempo, condivisione dei sacrifici che i cittadini sono chiamati a sostenere (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Rispondere a questa domanda è una necessità etica e politica, prima ancora che finanziaria, e comporta l'attuazione di interventi in grado di liberare risorse senza, tuttavia, intaccare il ruolo fondamentale del Parlamento nel nostro ordinamento costituzionale.
A questo fine occorre distinguere le spese necessarie all'esercizio della funzione parlamentare dai cosiddetti privilegi non più giustificati e sempre meno accettati dall'opinione pubblica.
Voglio rifuggire dal ritenere valida una logica che a me sembra quella delle vacche grasse e delle vacche magre: siccome siamo in un periodo di vacche magre, adottiamo misure fortemente restrittive con la riserva mentale, forse, di riprendere poi certi malcostumi quando i tempi saranno migliori.
No, lasciatemi dire che la politica di contenimento dei costi va sempre perseguita nella consapevolezza che essa è un obiettivo sempre valido sotto qualsiasi cielo perché in ogni caso vanno evitati gli sprechi, e perciò dalla classe politica deve per prima arrivare l'esempio di morigeratezza e controllo dei costi.
Penso che bisogna però saper cogliere, nei momenti difficili come questo in cui è necessario tirare un po' la cinghia, l'occasione per riflettere su quanto il modello che conosciamo sia l'unico praticabile e su quali riforme organizzative possano essere adottate per coniugare il valore del risparmio con quello dell'efficienza e della modernità.
A questo proposito, forse, potremmo cercare di rivalutare tutti insieme l'idea di una seria riforma delle nostre procedure parlamentari, Presidente, che accelerando i tempi della decisione possano, e non solo da un punto di vista teorico, contribuire a dare ai cittadini l'idea dell'ottimizzazione delle risorse. Ovviamente, come già dicevo, le spese funzionali non possono e non debbono essere compresse; i privilegi, al contrario, devono essere sempre soppressi.
Onorevoli colleghi, i positivi risultati conseguiti devono indurci a proseguire con determinazione nell'azione di contenimento delle spese e di razionalizzazione della gestione della struttura e della dotazione amministrativa della Camera.
Un Parlamento più moderno ed efficiente, più vicino ai cittadini e alla loro esigenza è il modo migliore per replicare alle critiche della dilagante antipolitica. Di fronte al crescente disorientamento e al disincanto dell'opinione pubblica nei confronti della classe politica occorre restituire fiducia nella capacità del parlamentare di rappresentare la nazione, di interpretarne sensibilità ed istanze, di promuovere tempestivamente modifiche legislative in sintonia con le continue evoluzioni e la realtà economica e sociale del Paese, e questo non può avvenire se noi stessi facciamo come quel marito che per fare dispetto alla moglie...
Insomma, per raggiungere questo obiettivo, per rilanciare realmente il ruolo delle Camere restituendo prestigio e dignità all'esercizio delle funzioni parlamentari è necessario poter fare affidamento - ho concluso - sulle competenze, sulla professionalità Pag. 112e sul supporto tecnico dell'amministrazione, di una valida struttura, qual è quella amministrativa, una risorsa che sempre di più deve essere valorizzata premiando adeguatamente il merito.
Onorevoli colleghi, tutto ciò nel quadro di un costante e progressivo adeguamento. L'appello è quello di evitare un demagogico ed assurdo autolesionismo, un appello legato all'orgoglio di essere parlamentari, di essere in grado di servire il Paese a qualunque gruppo si appartenga (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul conto consuntivo e sul progetto di bilancio.

(Votazioni - Doc. VIII, nn. 7 e 8)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul Doc. VIII, n. 7, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2010 (Doc. VIII, n. 7)»:

Presenti 502
Votanti 501
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato 474
Hanno votato no 27
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Colleghi, non muovetevi perché bisogna votare anche il bilancio consuntivo... il preventivo per l'anno finanziario 2011.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul Doc. VIII, n. 8, di cui si è testè concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2011 (Doc. VIII, n. 8)»:

Presenti 499
Votanti 498
Astenuti 1
Maggioranza 250
Hanno votato 492
Hanno votato no 6
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Annunzio di una informativa urgente del Governo.

PRESIDENTE. Comunico che domani, mercoledì 3 agosto, con inizio della seduta alle ore 14,45 e con ripresa televisiva diretta a partire dalle ore 15, avrà luogo un'informativa urgente del Presidente del Consiglio sulla situazione economica del Paese. Dopo l'intervento del Presidente del Consiglio, avranno luogo gli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, per una durata massima di 10 minuti ciascuno.
La ripresa televisiva diretta è prevista per l'intero dibattito.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di settembre 2011 e conseguente aggiornamento del programma.

PRESIDENTE. A seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stata stabilita l'organizzazione dei lavori parlamentari di settembre. Le Commissioni riprenderanno la loro attività nella settimana 5-9 settembre. L'Aula riprenderà i propri lavori nella settimana Pag. 113successiva (12-16 settembre), con il seguente calendario:

Lunedì 12 settembre (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione congiunta della Relazione della XIV Commissione sul Programma di lavoro della Commissione europea per il 2011, sul Programma di 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea presentato dalle Presidenze polacca, danese e cipriota e sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2011.

Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:

disegno di legge n. 3209-bis-B - Disposizioni per la codificazione in materia di pubblica amministrazione (collegato) (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato);

proposta di legge n. 3222 ed abbinata - Modifiche al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di sicurezza sul lavoro per la bonifica degli ordigni bellici.

Martedì 13 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 14 e giovedì 15 settembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 16 settembre) (con votazioni):

Seguito dell'esame congiunto della Relazione della XIV Commissione sul Programma di lavoro della Commissione europea per il 2011, sul Programma di 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea presentato dalle Presidenze polacca, danese e cipriota e sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2011.

Seguito dell'esame delle mozioni Di Pietro ed altri n. 1-00391, Tempestini ed altri n. 1-00621, Pezzotta ed altri n. 1-00623, Antonione, Dozzo, Sardelli ed altri n. 1-00625 e Pisicchio ed altri n. 1-00629 concernenti iniziative per garantire la trasparenza delle informazioni relative all'aiuto pubblico allo sviluppo.

Seguito dell'esame dei progetti di legge:

disegno di legge n. 3209-bis-B - Disposizioni per la codificazione in materia di pubblica amministrazione (collegato) (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato);

proposta di legge n. 3222 ed abbinata - Modifiche al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di sicurezza sul lavoro per la bonifica degli ordigni bellici;

proposta di legge n. 607-A/R ed abbinata - Incentivi per favorire, nelle regioni dell'arco alpino, il reclutamento di militari volontari nei reparti delle truppe alpine.

Lunedì 19 settembre (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:

n. 4290 ed abbinata - Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani (Approvato dal Senato);

n. 4274 - Delega al Governo per il riassetto della normativa in materia di sperimentazione clinica e per la riforma degli ordini delle professioni sanitarie, nonché disposizioni in materia sanitaria.

Discussione sulle linee generali del disegno di legge costituzionale n. 4358 ed abbinate - Partecipazione dei giovani alla vita economica, sociale, culturale e politica della Nazione ed equiparazione tra elettorato attivo e passivo.

Martedì 20 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 21 e giovedì 22 settembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna Pag. 114e nella giornata di venerdì 23 settembre) (con votazioni):

Esame della domanda di autorizzazione a eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Milanese (Doc. IV, n. 20).

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 4290 ed abbinata - Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani (Approvato dal Senato).

Esame della mozione Franceschini ed altri n. 1-00694 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Francesco Saverio Romano.

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 4274 - Delega al Governo per il riassetto della normativa in materia di sperimentazione clinica e per la riforma degli ordini delle professioni sanitarie, nonché disposizioni in materia sanitaria.

Seguito dell'esame del disegno di legge costituzionale n. 4358 e abbinate - Partecipazione dei giovani alla vita economica, sociale, culturale e politica della Nazione ed equiparazione tra elettorato attivo e passivo.

Lunedì 26 settembre (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali delle mozioni:

Garavini ed altri n. 1-00655, Di Biagio ed altri n. 1-00663 e Zacchera ed altri n. 1-00672 concernenti iniziative relative alle procedure per il voto degli italiani all'estero, alla luce delle vicende delle ultime consultazioni referendarie;

Di Pietro ed altri n. 1-00661 sulle prospettive dell'impegno italiano in Libia ed in Afghanistan.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 2984 e abbinata - Modifica all'articolo 13 del decreto legislativo 5 aprile 2006, n. 160, in materia di attribuzione delle funzioni ai magistrati ordinari al termine del tirocinio.

Discussione sulle linee generali del disegno di legge costituzionale n. 4144 e abbinate - Modifiche agli articoli 41, 97 e 118, comma quarto, della Costituzione.

Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:

n. 4434 ed abbinate - Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (Approvato dal Senato);

n. 2451 ed abbinate - Ratifica ed esecuzione dei Protocolli di attuazione della Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi, con annessi, fatta a Salisburgo il 7 novembre 1991 (Approvato dal Senato).

Martedì 27 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 28 e giovedì 29 settembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 30 settembre) (con votazioni):

Seguito dell'esame della mozione Garavini ed altri n. 1-00655, Di Biagio ed altri n. 1-00663 e Zacchera ed altri n. 1-00672 concernenti iniziative relative alle procedure per il voto degli italiani all'estero, alla luce delle vicende delle ultime consultazioni referendarie.

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1415-B - Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (previo Pag. 115esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità e della questione pregiudiziale di merito presentate).

Seguito dell'esame della mozione Di Pietro ed altri n. 1-00661 sulle prospettive dell'impegno italiano in Libia ed in Afghanistan.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2984 e abbinata - Modifica all'articolo 13 del decreto legislativo 5 aprile 2006, n. 160, in materia di attribuzione delle funzioni ai magistrati ordinari al termine del tirocinio.

Seguito dell'esame del disegno di legge costituzionale n. 4144 ed abbinate - Modifiche agli articoli 41, 97 e 118, comma quarto, della Costituzione.

Seguito dell'esame dei disegni di legge:

n. 4434 ed abbinate - Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (Approvato dal Senato);

n. 2451 ed abbinate - Ratifica ed esecuzione dei Protocolli di attuazione della Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi, con annessi, fatta a Salisburgo il 7 novembre 1991 (Approvato dal Senato).

Nell'ambito del calendario di settembre potrà essere inserito l'esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (DEF) (articolo 10-bis della legge n. 196 del 2009, introdotto dall'articolo 2, comma 3, della legge n. 39 del 2011) in relazione ai tempi di presentazione da parte del Governo.

Potrà altresì essere inserito l'esame dei disegni di legge S. 2803 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2010 e S. 2804 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2011 (ove trasmessi dal Senato e conclusi dalla Commissione) (A.S. 2803 e 2804).

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interrogazioni e di interpellanze avrà luogo (salvo diversa previsione) il martedì (antimeridiana); lo svolgimento di interpellanze urgenti il giovedì o il venerdì, secondo l'andamento dei lavori.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempia per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Per quanto riguarda la discussione del disegno di legge n. 4434 ed abbinate, l'organizzazione dei tempi - a seguito dell'abbinamento effettuato in Commissione con altre proposte di legge - sarà valutata sulla base del testo che verrà licenziato dalle Commissioni.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di oggi 2 agosto 2011, la VII Commissione permanente (Cultura) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge:
PISICCHIO ed altri: «Modifiche alla legge 3 febbraio 1963, n. 69, in materia di ordinamento della professione di giornalista» (2393).

Pag. 116

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

PRESIDENTE. Comunico di aver chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, il deputato Fabio Rampelli in sostituzione del deputato Pietro Laffranco, dimissionario.

Annunzio della sostituzione di un membro supplente del Comitato parlamentare per i procedimenti d'accusa.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 3, comma 4, del Regolamento parlamentare per i procedimenti di accusa, ho inserito nell'elenco di deputati ai fini delle eventuali sostituzioni di cui all'articolo 3, comma 3, del medesimo Regolamento il deputato Riccardo Migliori, in luogo del deputato Maurizio Bianconi, nominato componente della Giunta per le autorizzazioni.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

PRESIDENTE. Comunico di aver chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, il deputato Ignazio Messina, in sostituzione del deputato Antonio Di Pietro, dimissionario.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo e sull'ordine dei lavori (ore 20,22).

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, solo qualche minuto per chiederle la cortesia, attraverso i suoi uffici, di richiedere al Ministro dell'interno se può dare una risposta a un'interrogazione a risposta scritta, la n. 4-11962, che abbiamo presentato nella seduta n. 473. Che cosa riguarda questa interrogazione parlamentare? Si tratta di un'interrogazione parlamentare, lo dico subito, che risale all'inizio del mese di maggio. Pertanto, posso anche capire, essendo stato Ministro, i mille problemi che ogni Ministro ha e capisco che, a volte, non si riesce a rispondere in tempi rapidi. In molti casi possiamo aspettare anche un po' di più. Tuttavia, questo è uno di quei casi in cui non conviene aspettare un po' di più.
Comunque, vorremmo sapere cosa intende fare di questo caso il Ministro dell'interno, perché sto parlando del comune di Brusciano, in provincia di Napoli. Sapete che in provincia di Napoli si sono già verificati circa settanta casi di scioglimento di consigli comunali per infiltrazione camorristica. Pertanto, non è un'area su cui si può abbassare la guardia. Oggi, in realtà, non si tratta solo di Napoli ma, mi sembra di capire, anche di Varese piuttosto che altri comuni del Nord.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 20,25)

ANTONIO DI PIETRO. Però, nel caso di specie questo sindaco in carica è stato condannato per aver chiesto una tangente - quindi, è stato condannato per corruzione - di 500 mila euro ad un imprenditore, in relazione ad un intervento in materia edilizia. È stato condannato il 4 maggio. È stato anche condannato all'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.
Questo sindaco ha ricevuto la condanna il 4 maggio 2011, ma l'11 maggio ha convocato un consiglio comunale in cui è intervenuto per cambiare le norme urbanistiche in relazione a come si deve fare per rilasciare le licenze edilizie. Insomma, si fa delle leggi - non sono leggi, ma sono Pag. 117norme e regolamenti - adattate allo scopo per rendere non più punibile quel che, invece, è punito.
Allora, la domanda che poniamo è questa: conosce, il Ministro dell'interno, o ha fatto compiere un'istruttoria in relazione alla situazione particolarissima del comune di Brusciano? Soprattutto, sta intervenendo? Infatti, ai sensi dell'articolo 142 del decreto legislativo n. 267 del 2000, ci sono dei gravi motivi di ordine pubblico, delle gravi e persistenti violazioni di legge che propendono - io dico impongono - che si intervenga per valutare se sciogliere questo consiglio comunale del comune di Brusciano.
Se lasciamo lì questo sindaco già condannato, seppure in primo grado, con l'interdizione dai pubblici uffici e con la reiterazione in corso di comportamenti che piegano le regole e i regolamenti comunali per fare in modo che possa continuare a fare quello che sta facendo, dobbiamo aspettare che fra qualche anno la magistratura torni, un'altra volta, ad intervenire su fatti penalmente illeciti.
Allora mi chiedo: può la politica - e concludo - intervenire per prevenire questo timore sociale e non soltanto per reprimerlo? Questo chiediamo al Ministro dell'interno e chiediamo a lei di intervenire affinché il Ministro dell'interno ci dia questa risposta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, il Presidente ha ascoltato la prima parte del suo intervento e le confermo l'interessamento della Presidenza per la presenza del Ministro dell'interno per rispondere alla sua interrogazione.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, il Presidente Fini, prima di andare via, mi ha detto che sarei intervenuto a tempo debito. Io ritenevo che il tempo debito coincidesse con la conclusione della sua comunicazione sulla Conferenza dei presidenti di gruppo, in relazione alla quale volevo prendere la parola e per questo mi ero permesso di chiederla.
Mi viene data adesso la facoltà di parlare e va benissimo lo stesso. Vorrei semplicemente, signor Presidente, limitarmi a ribadire la richiesta, che vorrei rimanesse agli atti della Camera, che abbiamo votato e abbiamo ripetutamente portato avanti in sede di Conferenza dei presidenti di gruppi di anticipare la ripresa dei lavori parlamentari ad inizio settembre. Questa decisione non ha visto luce perché la maggioranza ha deciso diversamente, però vorrei approfittare per riproporla a fine seduta perché credo che gli elementi che stiamo raccogliendo in queste ore, magari potranno essere raccolti anche - se lo ritiene - dal Presidente della Camera affinché la risposta che ha già dato, relativa alla mancanza di elementi nuovi necessari per riconvocare la Conferenza dei presidenti di gruppo, magari possa cambiare.
Le chiediamo, signor Presidente, di chiedere al Presidente Fini di fare un'ulteriore verifica per vedere se magari in queste ore sono emersi elementi nuovi. I colleghi della maggioranza potrebbero aver acquisito per le ragioni più disparate, con una riflessione più approfondita, elementi in più per ritenere che, invece, questa sia una decisione da assumere.
Quindi - ripeto - non mi limito a chiedere esclusivamente che rimanga agli atti la nostra posizione contraria alla ripresa alla metà di settembre - chiediamo invece che si riprenda all'inizio di settembre - ma chiediamo anche, per il suo tramite, signor Presidente, di assumere un'ulteriore iniziativa per verificare attraverso i gruppi se la decisione presa questo pomeriggio magari - il tempo aiuta in tutto - possa essere rivista.
Domani c'è tutto il tempo per riconvocare la Conferenza dei presidenti di gruppi e correggere questa decisione che noi riteniamo assolutamente sbagliata e inopportuna.

Pag. 118

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti riferirò la questione al Presidente.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, poiché prima dell'ultimo voto, ho udito distintamente - e spero correttamente - il Presidente Fini dichiarare ai colleghi di fermarsi perché dovevamo votare il bilancio consuntivo, prima di andare avanti le chiederei se la sequenza degli ultimi due voti che abbiamo fatto è stato rispettivamente bilancio preventivo e bilancio consuntivo, oppure l'inverso.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, abbiamo votato prima il conto consuntivo e successivamente il bilancio interno per l'anno finanziario 2011.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, la ringrazio per la precisazione. Le chiedo - perché resti agli atti - di verificare se, come mi è sembrato, il Presidente Fini, magari sbagliando, avesse dichiarato che ci si doveva fermare per votare il conto consuntivo. In tal caso, qualora fosse vero che invece abbiamo votato prima il bilancio preventivo e poi il consuntivo, come è evidente dalla mia dichiarazione di voto, il nostro voto contrario riguardava il bilancio interno preventivo della Camera, mentre per il bilancio consuntivo - avendo noi votato lo scorso anno a favore del bilancio preventivo del 2011 - avevamo ritenuto di votare a favore anche del conto consuntivo. Se così non fosse vorrei che restasse agli atti questa nostra dichiarazione.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, credo ci sarà la possibilità di controllare i tabulati. Se si è trattato di un lapsus del Presidente, questo ha riguardato il secondo voto, non certamente il primo, che è stato annunciato correttamente. Resta comunque agli atti la sua precisazione.

ANNA PAOLA CONCIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA PAOLA CONCIA. Signor Presidente, è in atto in questi ultimi giorni nel Ghana una vera e propria persecuzione dei cittadini omosessuali. Il Governatore della regione occidentale del Ghana, Paul Evans Aidoo, ha ordinato l'arresto immediato di tutti gli omosessuali promuovendo una vera e propria campagna di odio e aizzando la popolazione alla pratica della delazione.
Noi europei conosciamo bene l'epocale tragedia della persecuzione di ebrei, sinti, rom, omosessuali e disabili, la conosciamo tanto bene ed è per questo che dobbiamo essere vigili e sensibili.
Per queste ragioni chiedo al Governo italiano quali iniziative intenda assumere presso le autorità ghanesi per far cessare la persecuzione degli omosessuali in quel Paese.
Ricordo al Governo italiano e a questo Parlamento che l'Italia presso l'ONU si è schierata a favore dell'abolizione del reato di omosessualità presente purtroppo in quasi cento Paesi nel mondo e per questo chiedo, quindi, al Governo che si faccia portatore presso le autorità ghanesi delle convenzioni internazionali sul rispetto dei diritti umani dei cittadini omosessuali ghanesi (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

RENATO FARINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, questa mattina verso le 5,30 a Kirkuk, una città nel nord dell'Iraq, si è verificato l'ennesimo attentato contro una Chiesa cristiana, in questo caso contro la Chiesa siro-cattolica della Sacra Famiglia.
La Chiesa siro-cattolica, per rinfrescarci la memoria, è quella comunità ecclesiale che ha pagato un tributo altissimo Pag. 119di sangue con i 48 morti del 31 ottobre, deceduti nella cattedrale della Nostra Signora del Perpetuo Soccorso.
Questo attentato obbedisce ad una chiara strategia, vale a dire quella di costringere i cristiani ad andarsene dall'Iraq e a lasciare questo territorio in mano esclusivamente ai fondamentalisti islamici, sunniti o sciiti.
È una tecnica che sta impaurendo i cristiani e li si può capire benissimo; meno comprensibile è, invece, il nostro atteggiamento oramai di abitudine, di quasi indifferenza insensibile dinnanzi a questi avvenimenti.
Per questo, richiamando la mozione che il 12 gennaio abbiamo approvato quasi all'unanimità qui alla Camera per la difesa della libertà religiosa e, in particolare, contro la cristianofobia e per la difesa delle minoranze religiose, rinnovo l'invito a guardare con attenzione a questi accadimenti e a dare il più possibile soccorso a queste popolazioni, anche investendo nella nostra politica estera, come già peraltro fa il Ministro Frattini, per la difesa delle minoranze religiose cristiane.
Ricordo ancora come chi sta parlando sia stato investito da una lettera, che reputo molto grave, dell'ambasciatore del Pakistan in Italia, allorché ha definito come intromissioni negli affari interni del Pakistan i miei rilievi sulle persecuzioni dei cristiani e degli indù in Pakistan. Questa lettera è stata mandata anche al Presidente della Camera ed io ho chiesto qualcosa che fosse a tutela di questi avvenimenti. Mi scusi, signora Presidente, se magari mi ascoltasse le sarei molto grato. Dicevo che ho chiesto alla Presidenza della Camera una tutela dinanzi a quelle che reputo di fatto delle dichiarazioni minacciose, anche perché vi era l'avvertenza che non mi conviene e non conviene a chi lo fa interferire negli affari interni del Pakistan e, in particolare, nella difesa dei cristiani. Questa lettera è stata mandata per conoscenza anche alla Presidenza della Camera ed io già tre settimane fa avevo richiamato l'attenzione della Presidenza della Camera su questo, ma non ho ricevuto - né io né mi risulta l'ambasciata del Pakistan - alcun tipo di risposta, se non altro per dire «beccati sta bastonata e stai zitto».

CARMEN MOTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, vorrei sollecitare la risposta ad una interrogazione in Commissione giustizia che ho presentato il 15 luglio 2010. Si tratta della n. 5-03244 e riguarda la situazione del carcere di Parma. Signor Presidente, credo sia abbastanza intollerabile che nel giro di un anno il Governo non abbia trovato la modalità, il tempo o non so cosa, per poter rispondere a questa interrogazione. La situazione del carcere di Parma è ovviamente critica, come è critica la situazione di tutte le carceri del nostro Paese. Signora Presidente, la invito e la sollecito affinché il Governo, alla ripresa dei nostri lavori parlamentari, venga a rispondere in Commissione giustizia, perché già in quella sede ho sollecitato più volte, ma pur comprendendo le difficoltà e i problemi - capisco che c'è stato anche un ingorgo di lavoro - sta di fatto che all'interrogazione, vecchia di un anno, non è stata data ancora risposta.

PRESIDENTE. Onorevole Motta, la Presidenza si farà carico di trasmettere la sua richiesta al Governo.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, nella scorsa notte si è verificato un incendio presso un'autofficina nel territorio di Pisticci. L'origine sembrerebbe dolosa. Negli ultimi tempi, infatti, nel metapontino si stanno moltiplicando episodi che sembrano avere una matrice legata al racket che destano non poca preoccupazione nella popolazione locale, soprattutto tra gli operatori economici. Sono fatti che non vanno sottovalutati Pag. 120e che meritano adeguata risposta da parte del Governo, soprattutto nel momento in cui è necessario aumentare il personale dei commissariati di polizia di Pisticci e Scanzano e delle compagnie di Carabinieri di Pisticci e Policoro, attualmente sotto organico. Parliamo, infatti, di una delle zone più dinamiche della Basilicata. In particolare, agricoltura e turismo sono settori trainanti, pur tra le tante difficoltà presenti e i tentativi di infiltrazione. Al presidente della Commissione antimafia sarà mia cura far presente la necessità di svolgere una missione nel metapontino, mentre chiedo a lei di attivarsi per interessare il Ministro dell'interno della situazione che si è venuta a creare in una delle zone più importanti della Basilicata dal punto di vista economico.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 3 agosto 2011, alle 14,45:

Informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sulla situazione economica del Paese.

La seduta termina alle 20,40.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO GIANNI FARINA SULL'ORDINE DEI LAVORI

GIANNI FARINA. Tra pochi giorni, l'otto agosto, celebreremo la giornata nazionale del sacrificio e del lavoro italiani nel mondo.
Andremo, come sempre, a Marcinelle, a ricordare i caduti del 1956 al bois du cazier, a rinnovare, 55 anni dopo, l'affetto, la riconoscenza,la memoria di una tra le più drammatiche vicende dell'emigrazione italiana nel mondo.
L'immigrazione esiste dagli albori dell'umanità.
Siamo i popoli della terra, ed è nella nostra natura scoprirla, conoscerla, arrestarsi là ove ci sentiamo bene, pensando che la vita sarà fruttuosa per noi e per tutti.
Come per tanti popoli, i figli della terra italiana sono partiti non tanto per scoprire il mondo o per arricchirsi, ma per carpire la speranza di un avvenire più giusto e umano.
Nessuno dei nostri migranti, nelle terre d'Europa e del mondo, ha mai accusato le comunità ospitanti d'essere distanti e sospettosi. È successo. Succede. La sorte dei popoli che non si conoscono e che devono, pazientemente, apprendere la ricchezza dell'incontro per vivere e progredire assieme.
Allora, ognuno fu assunto nelle terre della Vallonia per alcuni chili di carbone da fornire all'Italia uscita umiliata e immiserita dall'avventura totalitaria e dalla guerra.
Tutto accanto a noi, penso alla tragedia di Oslo, frutto di una criminale intolleranza, sembra dirci che anche gli attuali avvenimenti non sono fatti per costruire un mondo di solidale convivenza.
Tuttavia, ogni popolo - è scritto nella storia dei secoli e dei millenni - prima o poi ci arriverà.
Junot Diaz, lo scrittore americano immigrato da Santo Domingo, riassume il decorso storico con una splendida frase: l'America è una strana nazione di immigrati che pretende il contrario senza rendersi conto della straordinaria ricchezza sua nata dall'incontro e dall'abbraccio.
Gli Stati Uniti, innanzitutto, indiani, irlandesi, scozzesi, inglesi, africani con i collari d'acciaio a soffocare la carne e lo spirito, italiani, cinesi e chissà quanti ancora.
Il mélange che creò una nazione.
È la sfida nostra, di un popolo emigrato che difende la memoria, le sue radici e costruisce l'unità.
Guardiamo al di là dell'oceano, alla storia multicentenaria del suo popolo, ferocemente, indubitabilmente, americano. Pag. 121
Americano, anche se il figlio dell'irlandese festeggia ancora San Patrizio a Chicago, i ragazzi e le ragazze cinesi preparano con amore il loro anno asiatico a Chinatown e i discendenti italiani profumano il palato con i leggendari spaghetti tra una parlata e l'altra del dialetto palermitano o napoletano.
Hanno creato assieme una grande nazione, partendo dalle nostre stesse ragioni: il lavoro e un migliore avvenire per i loro figli.
Hanno costruito un paese possente e unito, talmente unito che il loro Presidente è assurto dalla comunità nera, quella che non scelse di partire verso il nuovo mondo ma fu costretta dalla forza, dallo schiavismo assassino e disumano.
Sono riusciti a costruirlo laggiù.
Possiamo ripeterlo noi con l'Unione, nelle terre della vecchia Europa.
Marcinelle ci indica il cammino, partendo da quel fatale rintocco del 1956 che annunciava il sacrificio e il riposo dei vinti.
Lassù, La Louvière, la città mineraria ove sono state scritte le pagine più autentiche del lavoro italiano nella terra dei belgi valloni, è poco lontana.
Siamo stati tempo fa a celebrare il 150o dell'unità d'Italia.
Un pubblico attento e appassionato.
Un dibattito bello, commovente per la varietà di esperienze storiche e umane dei presenti. L'unità d'Italia dei sentimenti e delle ragioni.
La realtà di un mondo italiano che ha saputo difendere i valori della patria antica unendoli nell'abbraccio alle nuove tradizioni storiche e umane.
Una mescolanza di storie vissute che sono esempio e ammonimento per tutti.
Tra noi, il vecchio emigrato da uno sperduto paesino della Sila con accanto la bombola a ossigeno, amorevole sorella della lotta alle polveri sottili del grisù.
Forse compagno, amico, di chi è rimasto sepolto laggiù cinquantacinque anni prima. Un solo desiderio nel cuore: tornare per un giorno al villaggio natale.
L'ottantenne e più, Dante Maltesi, leone emiliano che impiega il suo tempo a costruire i circoli transnazionali d'amicizia, e organizzando viaggi di studio e lavoro tra i suoi corregionali.
E Michel De Mattia, un amico, un professionista e dirigente affermato, nonché militante politico. Consigliere comunale, domani, chissà?, deputato nella terra dei valloni o al parlamento federale. Sulla scia di Elio Di Rupo, l'orgoglio della comunità italiana.
E ragazzi e ragazze, a cui il destino ha indicato la strada: cittadini d'Europa, costruttori di una Unione fondata sulla pari dignità dei diversi e solidali.
Uno straordinario e inutilizzato patrimonio italiano.
Il Mahatma Gandhi, l'apostolo della non violenza, affermava che la «regola d'oro della condotta di ognuno è la tolleranza reciproca».
Ci permette di veder l'insieme della verità e ci fa tutti più ricchi e umani.
Il sacrificio italiano nel mondo, a Marcinelle come ovunque, lo vorrei riassumere con le parole del sindaco di La Louvière che venne, per l'occasione, a salutare i suoi cittadini di origine italiana.
Grazie, cari amici, per tutto quanto avete dato.
Vi è nella vostra voce, nell'animo di ognuno, il sole che a noi manca.
Senza di voi a noi non resterebbe che la pioggia.
Resteremo, caro sindaco, a La Louviére come altrove, in questa nostra Europa. Resteremo, con il sole e con la pioggia, per costruire l'Europa che sta nei nostri cuori. Per rendere onore alle vittime di Marcinelle e perché il loro sacrificio non sia stato vano.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI FABIO EVANGELISTI E LUCIANO ROSSI SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 4551

FABIO EVANGELISTI. Il nostro gruppo anche in questa occasione, in cui discutiamo del rifinanziamento semestrale delle missioni internazionali in cui siamo Pag. 122coinvolti, intende riaffermare una volta di più posizioni che Italia dei Valori esprime con coerenza da tempo, in Parlamento e nel Paese.
Vorrei anche ribadire, subito, che a tutti i militari italiani impegnati all'estero in missioni difficili - le quali, riteniamo non siano sempre compatibili con l'articolo 11 della nostra Costituzione - va tutto il nostro affetto per quanto fanno ogni giorno e la nostra gratitudine per il sacrificio personale, che li porta lontano dalle loro famiglie, perché essi tengono alto il nome dell'Italia fuori dai confini nazionali. A maggior ragione, quando al sacrificio si accompagna purtroppo l'evento tragico della morte di uomini e donne.
Nonostante questo, il no del mio gruppo al decreto-legge in esame è sereno, ma netto e forte, perché la vita dei nostri militari non ha prezzo (contrariamente a quanto ha affermato, al limite del cinismo, il Ministro degli affari esteri appena dopo la morte del caporalmaggiore Tobini: «Il prezzo che stiamo pagando è altissimo per la perdita di vite umane ma non è mai troppo alto per la sicurezza e la democrazia» dimenticando forse che la lotta al terrorismo internazionale non la si può fare solo in Afghanistan, a meno che il Governo non voglia mandare i nostri soldati in ogni angolo del globo, per non parlare della difesa dei diritti umani e delle popolazioni civili di Siria e Libia.
Non meno rassicurante la altalenante posizione della Lega che con il ministro Calderoli e il presidente della Commissione di cui faccio parte ci mettono a conoscenza del fatto che trovano «incomprensibile la nostra presenza in Afghanistan e in Libia», che «dall'Afghanistan occorre andar via e che bisogna portare a casa i nostri ragazzi», ma «la Lega voterà a favore».
Colleghi, ma a cosa serve la nostra presenza in Afghanistan, dove siamo presenti ormai da nove anni in un contesto che non è certamente oggi, e forse non lo era neppure ieri, di missione di pace? Purtroppo, nonostante ci venga ripetuto altro, siamo percepiti, evidentemente erroneamente, come una forza di occupazione. Sappiamo che non occupiamo quella terra lontana e che i nostri militari fanno per intero il proprio dovere, ma la percezione che diamo, ne dobbiamo prendere atto, è purtroppo questa.
Uscire dall'Afghanistan non vuol dire perdere la dignità internazionale: quella il Governo l'ha perduta con le «uscite» del nostro Premier partendo da un cult, l'indimenticabile bacio dell'anello a Gheddafi passando per encomi inopportuni al dittatore Lukashenko, senza dimenticare il ridicolo balletto di Palazzo Chigi sulla Libia: la paura di disturbare Gheddafi, l'utilizzo delle nostre basi per bombardarlo, e infine la determinazione di combatterlo, tacendo delle forniture di armi partite dall'Italia verso la Libia, di cui non si conoscono i destinatari, oggetto tra l'altro di nostre interrogazioni ancora senza risposte.
Sappiamo bene che il nostro Paese ha obblighi internazionali quali quelli di rimanere leale alle alleanze e di rispettare le decisioni degli organismi internazionali, ma possiamo (senza dubbio alcuno) decidere di essere meno interventisti, lavorare molto di più alla cooperazione e alla ricostruzione, alla soluzione delle questioni internazionali con ordinarie e straordinarie intese diplomatiche. Diventare, questo sì un fiore all'occhiello, un Paese punto di riferimento nel Mediterraneo, protagonista attivo e propositivo invece che inerme osservatore della fine ingloriosa dell'Unione per il Mediterraneo. La democrazia, abbiamo visto bene che non si esporta mai con le armi e noi testardi siamo ancora una volta qui a chiedere in piena coerenza una exit strategy, in sicurezza per i nostri militari. Dobbiamo andare via subito dall'Afghanistan, senza se e senza ma.
La nostra presenza è servita certamente a costruire strade, scuole, ospedali, a formare i funzionari della pubblica amministrazione e dei corpi di polizia interna. Questa è la nostra forza, riconosciuta da tutti gli attori presenti in quella regione. È questo che dovremmo fare, magari anche grazie ai contributi a favore della cooperazione Pag. 123allo sviluppo che siano degni di questo nome. Ma tant'è; e del resto l'epigrafe stessa del decreto-legge oggi al nostro esame è stata modificata. Prima si parlava di proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e al sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione; oggi è diventato dopo il passaggio al Senato: «proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, e disposizioni per l'attuazione delle risoluzioni ONU, nonché degli interventi di cooperazione allo sviluppo». Quasi un sussulto di onestà intellettuale, insomma, per dire che effettivamente ormai la cooperazione, semmai fosse stata nelle intenzioni ai primi posti della gerarchia, della scala dei valori di questo Governo, oggi viene ufficialmente declassata.
Con questo provvedimento, è bene ricordarlo, si riduce la cooperazione civile in Afghanistan a un misero 1,5 per cento rispetto a quello che è lo stanziamento per l'impegno militare. Per capire di che cosa stiamo parlando, a fronte di circa 400 milioni di euro per un semestre (quindi 800 su base annua) ora noi stanziamo 5,8 milioni (anche se dal Senato è arrivato un timido segnale in senso migliorativo) per la cooperazione a fronte di 399 e spiccioli milioni di euro per la presenza militare.
Lo scenario afgano ovviamente è il più delicato tra quelli in cui operano le nostre Forze armate in attesa che si completino sia il trasferimento di competenze alle Forze armate afgane sia il passaggio di consegne tra l'intervento di ricostruzione e di stabilizzazione, da una parte, e il Governo locale, dall'altra. Ma è inammissibile immaginare che si continui ad assistere a questo stillicidio di vittime in Afghanistan senza fare niente. Ripeto, l'Italia deve uscire subito da questa tragica guerra, senza ulteriori, inutili e sempre deleteri tentennamenti. Allora, anziché pensare ogni sei mesi al rifinanziamento delle missioni, apriamo una sessione straordinaria di questo Parlamento per discutere, approfondire e decidere sulle nostre missioni internazionali.
In conclusione, vorrei stigmatizzare un malcostume che sta caratterizzando questo Governo: anche questo decreto, infatti, è diventato un provvedimento omnibus, come ormai la stragrande maggioranza dei provvedimenti che ci troviamo quotidianamente ad approvare. Ancora una volta, dunque, si nascondono in questo decreto-legge tutta una serie di curiosità, se così le vogliamo chiamare, ma certamente estranee al provvedimento: i balzelli e le tasse riscuotibili dalle Capitanerie di porto, le commissioni di valutazione dei vertici della Guardia di finanza, le norme per la crisi del turismo nella provincia di Trapani, il regalo di due navi del valore di 16.700.000 euro a un Paese (Panama) in cui credo da anni, ormai, non si sia mai sparato un colpo, il finanziamento di 60.000 euro a un Centro di studi italo-tedesco, «Villa Vigoni», dove non mi risulta si studino affari internazionali né tattiche militari, si continuano a dare 300.000 euro a semestre all'Iniziativa adriatico-ionica che, almeno al Parlamento, non si degna neanche di far sapere quel che fa.
Voglio solo ricordare, infine, che il 2010 è stato l'anno più sanguinoso da quando i talebani sono stati cacciati, con il contributo delle forze degli Stati Uniti e delle forze afgane, tant'è che è stato pagato un tributo in termini di militari pari a circa 750 uomini e donne, tra i quali i nostri. Per questi motivi, riteniamo che i nostri militari debbano tornare a casa, perché non possono stare lì a combattere una guerra non loro, sotto il falso vessillo delle missioni di pace.

LUCIANO ROSSI. Signor Presidente, onorevoli deputati, a nome del gruppo Popolo delle Libertà dichiaro il voto convintamente favorevole al provvedimento in esame.
Il decreto-legge conferma gli impegni internazionali assunti dall'Italia, sia sul fronte della cooperazione allo sviluppo sia sul piano dell'impiego di Forze armate e di polizia in contesti di crisi che richiedono una nostra attiva partecipazione.
Impegni cui l'Italia certamente non può e non deve sottrarsi perché - come è a tutti evidente - da più di un decennio la Pag. 124credibilità internazionale del Paese è legata anche al suo impegno nei teatri di crisi internazionali.
Se al nostro Paese viene unanimemente riconosciuto un ruolo di primo piano nel consesso internazionale, ciò è sicuramente legato al senso di responsabilità con cui la gran parte delle forze politiche ed i nostri governi hanno sempre sostenuto la partecipazione dei contingenti alle operazioni di peace-keeping e di ricostruzione delle strutture civili di paesi bisognosi di aiuto. Ed è un lavoro in cui l'operato dei nostri contingenti viene universalmente apprezzato.
Credo quindi di interpretare i sentimenti di tutta l'Assemblea nel rivolgere nuovamente un ringraziamento ai nostri ragazzi impegnati nelle missioni internazionali e nel rinnovare, anche in questa sede, i sentimenti di vicinanza e il nostro cordoglio alle famiglie dei soldati, ai vertici, ai Capi di Stato Maggiore, al Ministro e ai Sottosegretari, per questi ragazzi che hanno consacrato la loro vita nello svolgimento di nobili compiti quali tutori della pace.
Forse anche alla luce degli ultimi eventi, che hanno profondamente addolorato il Paese intero, il consueto decreto di rifinanziamento delle missioni internazionali di pace, in questa occasione più ancora che nelle precedenti, è stato accompagnato da un serrato ed attento dibattito su due temi fondamentali e tra loro correlati. Ovvero quello di definire il ruolo ed il peso internazionale dell'Italia alla luce delle risorse che il Paese è in grado di investire.
È innegabile che la complessa e difficile situazione economica del nostro e di numerosi altri paesi impone di riflettere, ancor più che in passato, sulle esigenze di ottimizzare l'impegno militare in alcuni teatri, cercando le migliori sinergie con gli alleati e con le istituzioni internazionali.
Ed è altrettanto evidente che, nell'ultimo periodo, il quadro internazionale si è complicato, in ragione della necessità di assicurare un adeguato intervento militare per evitare un'altrimenti sicura emergenza umanitaria di dimensioni inimmaginabili che si sarebbe consumata al confine meridionale. L'intervento in Libia, in adempimento di risoluzioni dell'ONU e delle determinazioni assunte con gli alleati, costituisce un impegnativo nuovo fronte, sia sul piano finanziario sia su quello dell'uso di uomini e mezzi.
Credo che sia un dato che fa onore al nostro Parlamento il fatto che, dal costruttivo confronto - all'interno della maggioranza e nel dialogo tra la maggioranza e le forze più responsabili delle opposizioni - sia scaturito un voto largamente favorevole al provvedimento.
Peraltro, il medesimo decreto-legge - prima ancora che l'Esecutivo l'adottasse in via definitiva - è stato anche oggetto di attenzione del Consiglio supremo di difesa, ad ulteriore testimonianza della quasi totale condivisione dei suoi contenuti da parte di tutte le massime Istituzioni del Paese.
L'appoggio del Popolo delle Libertà alla proroga delle missioni internazionali di pace e degli interventi di cooperazione allo sviluppo è dunque motivato dal convinto sostegno all'azione condotta dall'Esecutivo e da una ampia condivisione delle scelte e delle posizioni assunte nei rapporti con i partner europei e nell'ambito della ONU e della NATO.
Pur non sottovalutando i rischi legati alla nostra partecipazione ad operazioni che si svolgono in contesti difficili, è del tutto evidente che L'Italia non può non assolvere ad obblighi ed impegni essenziali per garantire quella pace al di fuori dei nostri confini che costituisce il miglior investimento in termini di sicurezza contro le minacce globali.
In questo senso, credo che si giustifichi sia la nostra presenza in Afghanistan che l'impegno per la protezione delle popolazioni civili in Libia, nonché la conferma, senza soluzione di continuità, di tutte le altre importanti operazioni.
Non è però ulteriormente rinviabile la necessità di una maggiore condivisione degli oneri con gli alleati, presupposto essenziale per perseguire l'obiettivo di limitare l'impegno finanziario mantenendo, nello stesso tempo, gli elevati standard di Pag. 125sicurezza, professionalità e operatività che contraddistinguono le nostre Forze armate.
Ritengo quindi che sia assolutamente condivisibile il punto di equilibrio raggiunto nel testo in esame.
Esso, infatti, si propone la progressiva riduzione del personale impegnato nelle missioni, assicurando tuttavia che la razionalizzazione dell'impegno militare avvenga in successive fasi e, comunque, nel rispetto degli impegni assunti a livello internazionale. Giudico particolarmente apprezzabile anche l'impegno del Governo di interloquire con le Camere su tale aspetto.
Ma soprattutto, segnalo favorevolmente che gli eventuali risparmi non si tradurranno in una riduzione delle dotazioni e delle capacità operative dei contingenti italiani. Come dichiarato dal Ministro La Russa nella seduta odierna, il risultato raggiunto di diminuire le risorse necessarie va ascritto al senso di responsabilità dimostrato dai vertici delle Forze armate, che hanno saputo trovare i modi per ridurle di oltre 110 milioni di euro rispetto al semestre precedente, senza far venir meno in nessun modo la sicurezza per i nostri soldati. Anzi, vi è un aumento di 15 milioni proprio destinato alla sicurezza, in particolare in Afghanistan.
Né la riduzione di personale impiegato nel corso del semestre, che arriverà fino a 2 mila unità alla fine del semestre, inciderà sul proficuo svolgimento delle altre missioni. Infatti, non vi erano più ragioni operative per mantenere la nave Garibaldi nel Mediterraneo perché non esiste più l'esigenza di garantire il rispetto della No-fly-zone. Analogamente, il ridimensionamento della presenza nei Balcani deriva da accordi assunti in sede internazionale, così come per il contingente in Libano, che consegue al venir meno della funzione di comando passata agli spagnoli.
In conclusione, non si assiste quindi ad alcun ridimensionamento né degli impegni assunti a livello internazionale né del ruolo di primo piano dell'Italia nei diversi contesti di crisi. È invece in atto una rimodulazione parziale nel dispiegamento di risorse e mezzi, sulla base di scelte meditate e concordate nelle opportune sedi.
Il voto favorevole sul provvedimento manifesta piena condivisione per tutti i suoi contenuti, su cui non mi soffermo. Voglio solo sottolineare come il Governo abbia coerentemente dato seguito alla richiesta - proveniente da più parti - di intervenire con misure efficaci per per la protezione delle navi negli spazi marittimi internazionali a rischio di pirateria. Ricordo che una risoluzione votata recentemente al Senato impegnava il Governo in questo senso e che, in linea con tali impegni, l'attuale articolo 5 prevede la possibilità di imbarco, a richiesta degli armatori, di Nuclei militari di protezione (NMP), composti da personale della Marina, ed eventualmente anche di altre Forze armate, ovvero, in alternativa, l'impiego di guardie giurate.
Come ho avuto occasione di accennare, il provvedimento semestrale di finanziamento delle missioni italiane all'estero costituisce una delle principali e più efficaci direttrici della nostra politica estera anche per ciò che concerne le attività di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace, in particolare per l'impegno di uomini e mezzi, anche finanziari, in aree critiche, quali i Balcani, il Libano e l'Afghanistan. A seguito di un proficuo confronto parlamentare, nel corso dell'esame al Senato sono state significativamente aumentate le relative dotazioni finanziarie, a testimonianza dell'attenzione del nostro schieramento a coniugare la dimensione militare, con l'esigenza di rafforzare la componente civile per lo sviluppo e il consolidamento delle istituzioni locali e l'assistenza alla popolazione.
Per questi motivi, annuncio il voto favorevole del Gruppo Il Popolo della Libertà, nell'auspicio che su di esso si raggiunga, ancora una volta, la più larga maggioranza possibile.

Pag. 126

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Relazione della XIV Commissione sul Programma di lavoro della Commissione europea per il 2011, sul Programma di 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea e sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per il 2011

Tempo complessivo, escluse le dichiarazioni di voto: 5 ore (*)

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento e tempi tecnici 10 minuti
Interventi a titolo personale 47 minuti (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 3 ora e 23 minuti
Popolo della Libertà 49 minuti
Partito Democratico 46 minuti
Lega Nord Padania 22 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 19 minuti
Popolo e Territorio 18 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 17 minuti
Italia dei Valori 17 minuti
Misto: 15 minuti
Alleanza per l'Italia 5 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati
per il Sud
4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Repubblicani - Azionisti 2 minuti

(*) Per le dichiarazioni di voto sono attribuiti a ciascun gruppo 10 minuti. Al gruppo Misto sono assegnati 13 minuti.

Pag. 127

Ddl n. 3209-bis-B - Codificazione in materia di pubblica amministrazione

Tempo complessivo: 11 ore e 30 minuti, di cui:

  • discussione generale: 6 ore;
  • seguito dell'esame: 5 ore e 30 minuti.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 15 minuti 20 minuti
Governo 15 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 15 minuti
Interventi a titolo personale 58 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 49 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 22 minuti 3 ore e 36 minuti
Popolo della Libertà 40 minuti 47 minuti
Partito Democratico 35 minuti 52 minuti
Lega Nord Padania 33 minuti 23 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 31 minuti 21 minuti
Popolo e Territorio 31 minuti 19 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 31 minuti 19 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 18 minuti
Misto: 30 minuti 17 minuti
Alleanza per l'Italia 8 minuti 4 minuti
Movimento per le Autonomie -
Alleati per il Sud
7 minuti 4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti 3 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti 3 minuti
Repubblicani - Azionisti 5 minuti 3 minuti
Pag. 128

Pdl n. 3222 e abb. - Bonifica ordigni bellici

Tempo complessivo: 11 ore e 30 minuti, di cui:

  • discussione generale: 6 ore;
  • seguito dell'esame: 5 ore e 30 minuti.
Discussione generale Seguito esame
Relatori 20 minuti (complessivamente) 20 minuti (complessivamente)
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 15 minuti
Interventi a titolo personale 55 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 49 minuti (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 15 minuti 3 ore e 36 minuti
Popolo della Libertà 35 minuti 51 minuti
Partito Democratico 35 minuti 48 minuti
Lega Nord Padania 31 minuti 24 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 31 minuti 20 minuti
Popolo e Territorio 31 minuti 19 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 31 minuti 18 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 18 minuti
Misto: 30 minuti 18 minuti
Alleanza per l'Italia 8 minuti 5 minuti
Movimento per le Autonomie -
Alleati per il Sud
7 minuti 4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti 3 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti 3 minuti
Repubblicani - Azionisti 5 minuti 3 minuti
Pag. 129

Mozione n. 1-00391 e abb. - Trasparenza informazioni aiuto pubblico allo sviluppo

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 19 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 3 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 24 minuti
Popolo e Territorio 23 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 19 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati
per il Sud
4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani - Azionisti 3 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 18 aprile 2011.

Pag. 130

Pdl n. 607-A/R e abb. - Reclutamento di militari volontari nei reparti delle truppe alpine

Seguito dell'esame: 6 ore (*).

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 20 minuti
Interventi a titolo personale 54 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 3 ore e 56 minuti
Popolo della Libertà 56 minuti
Partito Democratico 52 minuti
Lega Nord Padania 26 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 22 minuti
Popolo e Territorio 21 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 21 minuti
Italia dei Valori 20 minuti
Misto: 18 minuti
Alleanza per l'Italia 5 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati
per il Sud
4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani - Azionisti 3 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 9 marzo 2011.

Pag. 131

Ddl n. 4290 e abb. - Sviluppo spazi verdi urbani

Tempo complessivo: 13 ore, di cui:

  • discussione generale: 6 ore;
  • seguito dell'esame: 7 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 15 minuti 20 minuti
Governo 15 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 58 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 3 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 22 minuti 4 ore e 37 minuti
Popolo della Libertà 40 minuti 1 ora e 1 minuto
Partito Democratico 35 minuti 1 ora e 9 minuti
Lega Nord Padania 33 minuti 30 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 31 minuti 26 minuti
Popolo e Territorio 31 minuti 24 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 31 minuti 24 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 23 minuti
Misto: 30 minuti 20 minuti
Alleanza per l'Italia 8 minuti 7 minuti
Movimento per le Autonomie -
Alleati per il Sud
7 minuti 4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti 3 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti 3 minuti
Repubblicani - Azionisti 5 minuti 3 minuti
Pag. 132

Ddl n. 4274 - Sperimentazione clinica e riforma ordini professioni sanitarie

Tempo complessivo: 15 ore, di cui:

  • discussione generale: 6 ore e 30 minuti;
  • seguito dell'esame: 8 ore e 30 minuti.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 25 minuti
Governo 20 minuti 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 13 minuti (con il limite massimo di 12 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 39 minuti 5 ore e 17 minuti
Popolo della Libertà 46 minuti 1 ora e 9 minuti
Partito Democratico 42 minuti 1 ora e 18 minuti
Lega Nord Padania 34 minuti 34 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 32 minuti 30 minuti
Popolo e Territorio 32 minuti 28 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 32 minuti 27 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 26 minuti
Misto: 30 minuti 25 minuti
Alleanza per l'Italia 8 minuti 7 minuti
Movimento per le Autonomie -
Alleati per il Sud
7 minuti 6 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti 4 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti 4 minuti
Repubblicani - Azionisti 5 minuti 4 minuti
Pag. 133

Ddl cost. n. 4358 e abb.- Equiparazione elettorato attivo e passivo

Discussione generale: 6 ore e 30 minuti.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 39 minuti
Popolo della Libertà 46 minuti
Partito Democratico 42 minuti
Lega Nord Padania 34 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 32 minuti
Popolo e Territorio 32 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 32 minuti
Italia dei Valori 31 minuti
Misto: 30 minuti
Alleanza per l'Italia 8 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati
per il Sud
7 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti
Repubblicani - Azionisti 5 minuti

Doc. IV, n. 20 - Domanda di autorizzazione a eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Milanese

Tempo complessivo: 3 ore (*)

Relatore per la maggioranza 15 minuti
Eventuali relatori di minoranza 10 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 27 minuti (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 58 minuti
Popolo della Libertà 28 minuti
Partito Democratico 26 minuti
Lega Nord Padania 13 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 11 minuti
Popolo e Territorio 10 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 10 minuti
Italia dei Valori 10 minuti
Misto: 10 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati
per il Sud
2 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Repubblicani - Azionisti 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 10 minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato.

Pag. 134

Mozione n. 1-00694 - Sfiducia Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore.

Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento e tempi tecnici 1 ora e 30 minuti
Interventi a titolo personale 47 minuti (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 3 ore e 23 minuti
Popolo della Libertà 49 minuti
Partito Democratico 46 minuti
Lega Nord Padania 22 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 19 minuti
Popolo e Territorio 18 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 17 minuti
Italia dei Valori 17 minuti
Misto: 15 minuti
Alleanza per l'Italia 5 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati
per il Sud
4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Repubblicani - Azionisti 2 minuti
Pag. 135

Mozione n. 1-00655 e abb.- Voto degli italiani all'estero in relazione alle ultime consultazioni referendarie

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 19 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 3 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 24 minuti
Popolo e Territorio 23 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 19 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati
per il Sud
4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani - Azionisti 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

Mozione n. 1-00661 - Interventi italiani in Libia e in Afghanistan

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 19 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 3 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 24 minuti
Popolo e Territorio 23 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 19 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati
per il Sud
4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani - Azionisti 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 136

Pdl n. 2984 e abb. - Funzioni magistrati ordinari al termine del tirocinio

Tempo complessivo: 12 ore, di cui:

  • discussione generale: 6 ore;
  • seguito dell'esame: 6 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 15 minuti 15 minuti
Governo 15 minuti 15 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 20 minuti
Interventi a titolo personale 57 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 56 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 23 minuti 4 ore e 4 minuti
Popolo della Libertà 39 minuti 59 minuti
Partito Democratico 38 minuti 55 minuti
Lega Nord Padania 32 minuti 27 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 31 minuti 23 minuti
Popolo e Territorio 31 minuti 21 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 31 minuti 21 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 20 minuti
Misto: 30 minuti 18 minuti
Alleanza per l'Italia 8 minuti 5 minuti
Movimento per le Autonomie -
Alleati per il Sud
7 minuti 4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti 3 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti 3 minuti
Repubblicani - Azionisti 5 minuti 3 minuti
Pag. 137

Ddl cost. n. 4144 e abb.- modifiche articoli 41, 97 e 118, comma quarto, della Costituzione

Discussione generale: 7 ore e 30 minuti.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 14 minuti (con il limite massimo di 16 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 26 minuti
Popolo della Libertà 1 ora
Partito Democratico 1 ora
Lega Nord Padania 38 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 35 minuti
Popolo e Territorio 34 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 34 minuti
Italia dei Valori 33 minuti
Misto: 32 minuti
Alleanza per l'Italia 10 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati
per il Sud
7 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti
Repubblicani - Azionisti 5 minuti
Pag. 138

Ddl n. 2451 e abb. - Ratifica Convenzione protezione Alpi

Tempo complessivo: 4 ore.

Relatore 10 minuti
Governo 10 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 10 minuti
Interventi a titolo personale 38 minuti (con il limite massimo di 6 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 2 ore e 42 minuti
Popolo della Libertà 38 minuti
Partito Democratico 36 minuti
Lega Nord Padania 18 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 15 minuti
Popolo e Territorio 14 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 14 minuti
Italia dei Valori 14 minuti
Misto: 13 minuti
Alleanza per l'Italia 4 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati
per il Sud
3 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Repubblicani - Azionisti 2 minuti
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Ddl n. 1415-B e abb. - Intercettazioni telefoniche

Tempo complessivo: 21 ore, di cui:

  • discussione generale: 7 ore (*);
  • seguito dell'esame: 14 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 30 minuti
Governo 20 minuti 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 2 ore
Interventi a titolo personale 23 minuti 2 ore e 2 minuti (con il limite massimo di 20 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 47 minuti 8 ore e 48 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 14 minuti 1 ora e 57 minuti
Partito Democratico 1 ora e 8 minuti 2 ore e 9 minuti
Lega Nord Padania 40 minuti 57 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 37 minuti 50 minuti
Popolo e Territorio 30 minuti 46 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 30 minuti 46 minuti
Italia dei Valori 34 minuti 43 minuti
Misto: 34 minuti 40 minuti
Alleanza per l'Italia 9 minuti 10 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 7 minuti 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 6 minuti 7 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti 7 minuti
Repubblicani - Azionisti 6 minuti 7 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 30 luglio 2010.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4551 - em. 1.1 545 540 5 271 221 319 25 Resp.
2 Nom. Votazione annullata Annu.
3 Nom. em. 1.2 548 544 4 273 11 533 26 Resp.
4 Nom. em. 2.1 551 545 6 273 221 324 25 Resp.
5 Nom. em. 2.2 548 542 6 272 221 321 25 Resp.
6 Nom. em. 2.3 553 547 6 274 7 540 23 Resp.
7 Nom. em. 2.4 546 541 5 271 216 325 22 Resp.
8 Nom. em. 2.5 556 337 219 169 7 330 22 Resp.
9 Nom. em. 2.6 555 548 7 275 18 530 22 Resp.
10 Nom. em. 2.7 555 549 6 275 221 328 22 Resp.
11 Nom. em. 2.8 557 553 4 277 7 546 22 Resp.
12 Nom. em. 2.9 554 548 6 275 218 330 22 Resp.
13 Nom. em. 2.10 557 551 6 276 220 331 22 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 2.11 554 550 4 276 11 539 21 Resp.
15 Nom. em. 2.12 561 555 6 278 222 333 21 Resp.
16 Nom. em. 2.20 556 550 6 276 21 529 21 Resp.
17 Nom. em. 2.14, 2.15 557 553 4 277 7 546 21 Resp.
18 Nom. em. 3.1 555 551 4 276 11 540 20 Resp.
19 Nom. em. 3.2 555 550 5 276 7 543 20 Resp.
20 Nom. em. 3.4, 3.20 558 364 194 183 29 335 20 Resp.
21 Nom. em. 3.5, 3.21 558 550 8 276 27 523 20 Resp.
22 Nom. em. 4.1 558 554 4 278 26 528 20 Resp.
23 Nom. em. 4.2, 4.3 554 547 7 274 213 334 20 Resp.
24 Nom. em. 4.4 557 552 5 277 9 543 20 Resp.
25 Nom. em. 4.20 557 354 203 178 21 333 20 Resp.
26 Nom. em. 5.1 555 547 8 274 6 541 20 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 5.2 555 339 216 170 8 331 20 Resp.
28 Nom. em. 5.3 557 550 7 276 6 544 20 Resp.
29 Nom. em. 5.4 557 551 6 276 5 546 20 Resp.
30 Nom. em. 6.20, 6.21 552 360 192 181 27 333 20 Resp.
31 Nom. em. 8.20 552 541 11 271 216 325 21 Resp.
32 Nom. em. 9.1 552 549 3 275 30 519 20 Resp.
33 Nom. em. 9.2 553 550 3 276 24 526 21 Resp.
34 Nom. em. 10.1 557 552 5 277 221 331 19 Resp.
35 Nom. em. 10.2 558 553 5 277 228 325 19 Resp.
36 Nom. em. 10.3 559 553 6 277 6 547 19 Resp.
37 Nom. odg 9/4551/9 547 544 3 273 29 515 19 Resp.
38 Nom. Ddl 4551 - voto finale 530 515 15 258 493 22 18 Appr.
39 Nom. Doc. IV, n. 21-A tabulati telef. 571 566 5 284 538 28 18 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 49)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. Doc. IV, n. 21-A perquisizione 572 568 4 285 545 23 18 Appr.
41 Nom. Doc. IV, n. 19-A 582 579 3 290 301 278 12 Appr.
42 Nom. odg 9/doc. VIII, n. 8/7 533 503 30 252 57 446 13 Resp.
43 Nom. odg 9/doc. VIII, n. 8/14 534 508 26 255 199 309 13 Resp.
44 Nom. odg 9/doc. VIII, n. 8/38 535 527 8 264 32 495 12 Resp.
45 Nom. odg 9/doc. VIII, n. 8/43 534 531 3 266 34 497 12 Resp.
46 Nom. odg 9/doc. VIII, n. 8/44 527 522 5 262 16 506 12 Resp.
47 Nom. odg 9/doc. VIII, n. 8/45 532 530 2 266 10 520 12 Resp.
48 Nom. Doc. VIII, n. 7 502 501 1 251 474 27 11 Appr.
49 Nom. Doc. VIII, n. 8 499 498 1 250 492 6 11 Appr.