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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 505 di mercoledì 20 luglio 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 10,05.

LORENA MILANATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 15 luglio 2011.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bonaiuti, Bongiorno, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Catone, Cirielli, Colucci, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frassinetti, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Lo Monte, Martini, Meloni, Migliavacca, Moffa, Mura, Prestigiacomo, Reguzzoni, Roccella, Rosso, Saglia, Stefani, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione delle mozioni Donadi ed altri n. 1-00670, Iannaccone ed altri n. 1-00676, Mosella ed altri n. 1-00677, Ghiglia ed altri n. 1-00678, Libè, Della Vedova, Lo Monte ed altri n. 1-00679, Bratti ed altri n. 1-00680 e Zamparutti ed altri n. 1-00681 concernenti iniziative urgenti sull'emergenza rifiuti a Napoli (ore 10,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Donadi ed altri n. 1-00670 (Nuova formulazione), Iannaccone ed altri n. 1-00676, Mosella ed altri n. 1-00677, Ghiglia ed altri n. 1-00678, Libè, Della Vedova, Lo Monte ed altri n. 1-00679, Bratti ed altri n. 1-00680 e Zamparutti ed altri n. 1-00681 concernenti iniziative urgenti sull'emergenza rifiuti a Napoli (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta di martedì 5 luglio 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Il rappresentante del Governo ha chiesto di formulare alcune precisazioni in ordine ai pareri sulle mozioni già espressi nella seduta di ieri martedì 19 luglio 2011. Ne ha facoltà.

(Ulteriore parere del Governo)

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, vorrei integrare il parere che ho espresso ieri perché non avevo con me il fascicolo delle mozioni.
Il Governo esprime parere favorevole sul primo capoverso del dispositivo della mozione Donadi ed altri n. 1-00670 (Nuova formulazione), che recita: «ad adottare con urgenza le iniziative necessarie (...)», mentre esprime parere contrario sui due capoversi successivi.
Il Governo formula un invito al ritiro del primo capoverso del dispositivo della Pag. 2mozione Iannaccone ed altri n. 1-00676, che recita: «a varare con la massima urgenza un nuovo decreto-legge (...)», mentre esprime parere favorevole sui due capoversi successivi.
Il Governo esprime parere favorevole sul primo capoverso del dispositivo della mozione Mosella ed altri n. 1-00677, che recita: «ad abbandonare l'inefficiente logica delle emergenze e della straordinarietà», mentre esprime parere contrario sui due capoversi successivi.
Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Ghiglia ed altri n. 1-00678.
Il Governo esprime (non vedo l'onorevole Libè in Aula, comunque formulo il parere) parere contrario sul primo capoverso del dispositivo della mozione Libè, Della Vedova, Lo Monte ed altri n. 1-00679, mentre esprime parere favorevole sul secondo capoverso se l'onorevole Libè ne modifica le prime righe in questo senso: «a vigilare affinché la Campania dia attuazione al piano di realizzazione degli impianti di termovalorizzazione (...)». Il Governo esprime parere contrario sul terzo capoverso, esprime parere favorevole sul quarto capoverso mentre esprime parere contrario sul quinto capoverso.
Il Governo esprime parere contrario sul primo capoverso del dispositivo della mozione Bratti ed altri n. 1-00680, mentre esprime parere favorevole sul secondo capoverso e sul terzo a condizione che quest'ultimo venga così modificato: «a comunicare al Parlamento, anche presso le Commissioni competenti, una relazione annuale sullo stato della gestione dei rifiuti in Campania con i relativi costi». Il Governo esprime altresì parere favorevole sul quarto capoverso a condizione che le parole «al più presto» vengano soppresso e il capoverso venga così modificato: «a ripristinare alla conclusione dei lavori dei commissari le competenze degli enti locali (...)».
Il Governo esprime parere contrario sulle lettere a) e b) del dispositivo della mozione Zamparutti ed altri n. 1-00681, mentre esprime parere favorevole sulla lettera c).
Quindi, il dispositivo diventerebbe: «impegna il Governo ad adottare iniziative di competenza ad hoc per assicurare massima trasparenza nella gestione di ogni risorsa e finanziamento destinato alla gestione dei rifiuti in Campania e sull'intero territorio nazionale».

PRESIDENTE. Signor Ministro, qual è il parere sulle premesse della mozioni? Ha espresso il parere solo sui dispositivi.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il parere è favorevole su tutte le premesse.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Deputato Presidente, l'Italia dei Valori vuole subito sfatare un luogo ed un giudizio comune che per tanti anni si è fatto strada, cioè che la responsabilità di questa emergenza rifiuti a Napoli e in Campania, il disastro dei rifiuti a Napoli e in Campania, l'inferno rifiuti a Napoli e in Campania sia ascrivibile esclusivamente a colpe della camorra.
Ebbene, non è proprio così, perché vi è una grande responsabilità politica nel disastro rifiuti a Napoli e in Campania. Vi è una politica che da 17 anni sta determinando, ha costruito e voluto l'emergenza rifiuti a Napoli e in Campania, perché conviene innanzitutto alla politica e alla partitocrazia tenere i rifiuti per strada. Infatti, con i rifiuti per strada si alimenta quella casta famelica, oltre ad una cricca di consorzi di bacini, di consigli di amministrazione, di presidenze, di imprese esterne che devono gestire, di società di trasporti; insomma, una casta famelica che per 17 anni ha divorato oltre due miliardi di euro. E conviene, perché questo è potere, è consenso, sono voti. In questo Pag. 3modo si sono avuti i voti in questo verminaio politico di questa casta, che poi si è allargata, perché poi, naturalmente, ha portato dentro anche la camorra.
Nelle ultime elezioni amministrative, ad esempio, è convenuto fare una riunione a Nocera Inferiore presso una società di trasporti che aveva un'interdittiva antimafia, che portava i rifiuti in Sicilia. Lo sa il Ministro dell'ambiente?
Ebbene, lì il Popolo della Libertà, con il suo sindaco, faceva riunioni, perché la persona, il titolare era agli arresti domiciliari. I comizi non si potevano fare in piazza, ma si facevano presso la casa di questo signore, perché questo signore portava il consenso, perché con la camorra, con tutta questa cricca, si ha il consenso. Cosa è successo poi? Vi è stato un imprevisto. Il fattore imprevedibile è che vi stata l'elezione nel comune di Napoli di una giunta a maggioranza Italia dei Valori, con De Magistris, e di un consiglio comunale con una maggioranza dell'Italia dei Valori che ha rotto quel sistema ed è andato in rotta di collisione con questo impianto criminale.
Ha messo in moto immediatamente un percorso normale per quella città, cioè raccolta differenziata, impianti virtuosi intermedi di compostaggio, di stabilizzazione, impianti di localizzazione dei rifiuti prima di portarli definitivamente in un altro luogo. L'altro giorno un capannone che era occupato dagli extracomunitari in via Brin è stato riutilizzato per fare questo lavoro. Questo non era mai stato fatto nel comune di Napoli da 17 anni, né da Bassolino né dalla Iervolino. Ebbene, invece ora si sono messi in moto dei meccanismi normali, senza poteri straordinari e senza emergenze, perché le emergenze vengono costruite ad arte.
Infatti, con le emergenze si derogano le norme, si fanno gli appalti senza rispettare l'ordinarietà, non vi sono controlli, e così si possono facilitare gli appalti per gli amici e per gli amici degli amici. Invece, noi a Napoli, con l'Italia dei Valori, vogliamo semplicemente portare quella città in una condizione di normalità.
Per quanto riguarda la raccolta differenziata, dal mese di settembre vi saranno i quartieri di Chiaia, di Posillipo, del Vomero, ma anche quelli popolari ed operai come Ponticelli e Barra, che la avranno!
È un processo normale che, naturalmente, non conviene né alle cricche, né alla casta perché, se vi è un processo normale come la raccolta differenziata, non si possono più spendere montagne di soldi, non vi sono più affari da concludere. Non vi sono neanche i termovalorizzatori, perché non servono.
Questo Governo e questa maggioranza non sono solo una casta «pappona», ma, da come si stanno comportando, stanno dimostrando di essere anche una casta «panzuta» e perditempo perché, ad oggi, Napoli è nei rifiuti. Il comune di Napoli quello che doveva fare lo ha fatto, manca l'azione dell'altra filiera istituzionale rappresentata dal governo provinciale, regionale e nazionale, tutti targati Popolo della Libertà. Questo dimostra di non fare nulla, di volere tenere Napoli nei rifiuti danneggiando non solo la salute dei napoletani, ma, soprattutto, l'economia di quella città. Ecco perché voi siete una casta non solo «pappona», ma anche «panzuta» e perditempo (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, in questi giorni ci siamo confrontati sui contenuti dell'ennesimo decreto-legge che riguarda l'emergenza rifiuti, lo stiamo facendo di nuovo e ancora non sappiamo come andrà a finire.
La Campania è al centro di una situazione che dovrebbe interessare in maniera più significativa quest'Aula. Ieri ho sentito che il Ministro, con molta superficialità, ha liquidato le mozioni presentate dall'opposizione, la sensazione che ho avuto è che non le avesse ancora nemmeno guardate. Comunque, vi è stato un «no» secco rispetto ad una nostra proposta concreta. Pag. 4
Ci siamo soffermati sui termini «straordinarietà» ed «urgenza», parole che, per un arco di tempo troppo lungo, hanno dettato l'agenda degli interventi rivolti alla gestione dei rifiuti nel territorio campano. Barcamenarsi per superare l'emergenza di turno non significa certo dare prova di buon Governo, come sappiamo tutti ormai, anche sulla nostra pelle. Superate le difficoltà del momento, infatti, è solo questione di tempo prima che il problema torni a presentarsi più complesso e articolato di quanto già non fosse. Il ricorso alla decretazione d'urgenza è, dunque, a nostro avviso, un approccio miope, tanto più deprecabile perché della sua inadeguatezza abbiamo avuto molte prove in questi anni. Va quindi superato una volta per tutte.
Con questa convinzione abbiamo elaborato il testo della mozione che sottoponiamo al giudizio dell'Aula, rinnovando al Ministro la richiesta di prestare maggiore attenzione prima di esprimere una sua valutazione definitiva. Si tratta di un'iniziativa che intende richiamare il Governo sulla necessità di progettare, programmare e vedere oltre il «qui e adesso» che è la negazione di quello che la politica deve invece esprimere, ossia la capacità di guardare al futuro e di innescare un cambiamento.
Crediamo che per compiere un passo in questa direzione si debba, innanzitutto, accantonare il ricorso alla decretazione d'urgenza e, quindi, lavorare ad un disegno di legge organico che metta finalmente dei punti fermi, ma anche indire una conferenza permanente sulla condizione dello smaltimento dei rifiuti in Italia che metta in luce gli errori da non ripetere e faccia emergere le pratiche virtuose che pure esistono nel nostro Paese. Ci riferiamo agli esempi di buongoverno, di senso civico e di imprenditorialità coraggiosa che attestano come sia possibile realizzare un ciclo virtuoso dei rifiuti, dei quali, però, ancora si parla troppo poco.
Da quest'Aula dovrebbe venire la prima spinta all'innovazione e al cambiamento di cui, anche, ma non solamente, Napoli e la Campania hanno bisogno. Per questo sollecitiamo un voto favorevole alla mozione in esame. È tempo di iniziative che rispondano alla richiesta di concretezza che si leva forte e chiara da ogni parte del Paese. È tempo di un rinnovato senso di responsabilità.
Questa è la nostra richiesta con la nostra mozione. I componenti del gruppo Alleanza per l'Italia ne hanno elaborato il testo con spirito costruttivo, senza volere mettere in difficoltà il Governo, ma dando allo stesso un'opportunità per aprire una nuova strada di cui la Campania, Napoli e il Paese tutto sentono il bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, ringrazio la signora Ministro per avere espresso parere favorevole sul primo capoverso della nostra mozione. Però, ciò non basta, signor Ministro, e soprattutto non basta nel momento in cui, per problemi interni alla vostra maggioranza ed al vostro Governo, è verosimile che il decreto-legge che avete adottato decadrà, sarà ritirato praticamente e, tamquam non esset, farete in modo che non esista.
Torniamo per un attimo a quando abbiamo ritenuto di presentare questa mozione. Ad un certo punto ci è sembrata anche intempestiva, perché è intervenuto un decreto-legge del Governo che disciplinava la materia. In realtà, poi, i fatti hanno dimostrato che bene abbiamo fatto noi ed altri gruppi a prevedere questa mozione, perché probabilmente sarà l'unico strumento operativo, che il Parlamento adotterà e del quale si doterà chi deve operare nel delicato settore, nel momento in cui Napoli brucia.
Napoli continua a bruciare e voi, invece, presi dalle vostre questioni interne, fate decadere un decreto-legge che anche il Presidente della Repubblica aveva considerato non esaustivo ed inutile. Noi avevamo aggiunto un ulteriore aggettivo: dannoso. È dannoso e pericoloso. Come dicevo, Pag. 5signor Ministro, non basta il suo parere favorevole sul primo capoverso. È evidente che è una scelta chiara, anche se lei non quantifica. Noi avevamo previsto che venisse individuata una quota di fondi FAS da destinare al ciclo rifiuti di Napoli - avevamo anche presentato un'idonea proposta emendativa in sede di conversione del decreto-legge - quantificandola in 25 milioni di euro. Qui non vi è chiarezza: lei non si esprime su quale sia la quantità.
Questo punto resta ancora da chiarire, ma quel che rimane incomprensibile - ed è questo il motivo per il quale sollecitiamo l'approvazione di questa mozione - è il parere contrario del Governo sul secondo capoverso. In realtà, signor Ministro, il secondo capoverso altro non è se non l'anticipazione, fatta dall'Italia dei Valori e poi confermata dal Consiglio di Stato, sui criteri attraverso i quali deve intervenire lo smaltimento tra enti interessati. Mi pare che il parere contrario che voi esprimete sul secondo capoverso della nostra mozione si ponga in stretta contrapposizione con quello che invece il Consiglio di Stato ha stabilito dover essere la disciplina, modificando il provvedimento del tribunale amministrativo del Lazio. Quindi, sotto questo aspetto noi insistiamo invece per l'approvazione della nostra formulazione, perché in buona sostanza, in qualche modo, aveva anticipato quel che poi il Consiglio di Stato ha stabilito.
Quanto al terzo capoverso, è del tutto evidente che si tratta di fare una scelta chiara, come avevo già detto in sede di discussione sulle linee generali sulla mozione presentata dall'Italia dei Valori. A Napoli siamo di fronte ad un'inversione di tendenza. Abbiamo per la prima volta un'amministrazione locale che afferma di volere uscire dall'emergenza e dalle situazioni di straordinarietà e di volere ricondurre tutto nell'ambito dell'ordinarietà. È una scelta difficile, complessa ed articolata, sulla quale il Capo dello Stato - e non solo - ha chiesto che vi sia corrispondenza e leale collaborazione fra le istituzioni. Ma questa è la scelta e per fare questo occorre che tutte le funzioni commissariali - ivi compresa la funzione allo stato attuale ancora prevista per organismi prefettizi per l'individuazione e la realizzazione delle discariche - tornino in capo alle autonomie locali, che avevano questa potestà e che oggi la rivendicano. È una filosofia che cambia, ma è una filosofia rispetto alla quale la collaborazione di tutti i livelli istituzionali non dovrebbe mancare. Se non riusciamo a collaborare tutti quanti insieme, lasciamo una comunità nella difficoltà in cui oggi si trova, ad onta di tutte le dichiarazioni che sulla materia sono state versate in mesi e mesi - anche anni - di bieca campagna elettorale.
Questa mozione, mi consenta, signor Ministro, praticamente colma il vuoto - il Presidente Berlusconi diceva: «non ho il 51 per cento» -, che la vostra maggioranza non riesce ad affrontare, a costruire ed a rendere operativo per la città di Napoli.

PRESIDENTE. La prego di concludere, Aniello Formisano.

ANIELLO FORMISANO. Votiamo favorevolmente, quindi, questa mozione, perché probabilmente sarà uno dei pochi strumenti veramente operativi, attraverso i quali l'inversione di tendenza napoletana può diventare realtà (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Muro. Ne ha facoltà.

LUIGI MURO. Signor Presidente, ho una certa difficoltà ad affrontare questo problema, non certo per la materia, ma soprattutto per la forte spinta demagogica con la quale in questi giorni mi sono dovuto confrontare, come parlamentare campano e napoletano.
Credo che ci sia un grande equivoco. Ho sentito dire cose che nemmeno nel più sperduto dei «bar sport» italiani si sente dire contro i campani, contro i napoletani, contro i meridionali. È una cosa vergognosa per i deputati e per i rappresentanti delle istituzioni. Pag. 6
La mia difficoltà sta proprio in questo. Credo che prima di discutere di questo problema dobbiamo chiarire che stiamo discutendo di un problema che esiste, che esiste in Campania, che esiste a Napoli e nella sua provincia in particolare. Quindi, ritengo sia non solo normale ma doveroso che i parlamentari campani si occupino della vicenda, certo evitando spinte localistiche e interessi locali.
Ma essere tacciati di non avere a cuore l'interesse generale perché siamo campani e si parla di Napoli mi sembra veramente assurdo.
Chiedo agli amici della Lega: loro non sono interessati a discutere, per esempio, quando si parla delle tanto famigerate quote latte? Ne discutono perché è un problema che riguarda il loro territorio. Noi vogliamo discutere in maniera serena nel merito, oggi che il merito non lo guarda più nessuno.
Per me, che non ho condiviso esperienze politiche e amministrative nel comune di Napoli, sarebbe facile oggi ripercorrere gli insuccessi di Bassolino, o ancora di più parlare della «tragedia» dei dieci anni di amministrazione della Jervolino, o ancor di più parlare del «miracolo» non realizzato da Berlusconi nel 2008; però, se così facessi, non sarei serio secondo la mia storia di amministratore, di persona che vuole dare un contributo costruttivo, non al Governo o al Popolo della Libertà, ma a Napoli, alla sua provincia, alla regione Campania che - guardate - è veramente in uno stato un tragico.
Allora il merito del problema qual è? Mi riferisco anche alla storia del decreto-legge, una storia tragicomica. Ieri abbiamo assistito all'autostruzionismo della maggioranza che cercava di prender tempo per raggiungere una mediazione, che poi - a quanto sembra - non è possibile raggiungere. Un provvedimento fatto così non serviva a niente. È come se volessimo ridurre il potere di ordinanza dei sindaci a un potere di «invitanza»: è un decreto-legge che invita, quindi viene meno la sua forza coercitiva, la sua forza di legge, invita le regioni. È come se si volesse dire: guardate, invece di fare le ordinanze rivolgete un invito a chi vuole mettere in esecuzione i provvedimenti. Il problema non è se essere campani o del Nord, ma è un problema nazionale, e - se non è uno slogan - dobbiamo renderci conto che va affrontato con serenità.
La nostra volontà di cooperare per salvare Napoli e provincia è evidente. Abbiamo offerto dei contributi, vedremo cosa succederà con il decreto-legge, entreremo nel merito, ma anche la mozione a prima firma Libè, a mio avviso, entra fortemente nel merito del problema e offre delle soluzioni che non possono essere considerate - come il Ministro fa - con il bilancino del sì o del no. Si tratta, infatti, di un progetto, di una proposta organica da considerare tutta insieme e non da smembrare in varie parti.
Almeno in questo caso dobbiamo affrontare il problema in via pregiudiziale. Delle due l'una: o Napoli e la Campania non sono un problema nazionale, ma un problema dei cittadini campani, come mi è parso di sentire anche questa mattina in qualche intervento televisivo, e allora a quel punto perché ne discutiamo? E perché il Governo adotta un decreto-legge? Oppure, la Campania - e, soprattutto, Napoli, per la sua rilevanza, per la sua posizione storica e geografica nel Mediterraneo - è un problema nazionale - come lo è - e, allora, se ne deve occupare certamente il Governo a pieno titolo insieme alle istituzioni locali.
Certo, anche il sindaco De Magistris, che è ancora in luna di miele con l'elettorato, deve collaborare, perché non è possibile che continui ad essere in campagna elettorale. Non è possibile pensare che, in un momento di così grave emergenza, straordinario - ieri venivo in stazione e c'erano dei cittadini che camminavano per la strada tappandosi il naso -, non ci siano delle misure straordinarie.
Poi, a regime, tutti noi siamo per avere un sistema che metta la raccolta differenziata al primo posto, ma un sistema integrato non può non tener conto delle tecnologie moderne. Direi di fare dei passi ancora più avanti sperimentando, in questi Pag. 7anni, anche tecnologie che possano essere sicuramente migliorative dei termovalorizzatori.
In questa battaglia tutta mediatica, dove il concetto di nazione diventa un optional, uno slogan, noi riteniamo, come Futuro e Libertà per il Terzo Polo, di dare un contributo di serietà e di serenità entrando nel merito del problema. Ciò significa sedersi senza pregiudizi, guardare al problema così come è ed affrontarlo nel merito.
La nostra mozione è un tentativo, purtroppo, almeno a sentire i pareri, frustrato dal Governo, di collaborare. Se questo è il presupposto, è evidente che, anche questa volta, avremo una situazione che andrà fuori controllo e, andando fuori controllo, metterà ancora Napoli, in estate, in ginocchio.
E, badate bene, che, quando si parla di Napoli, non si parla solo della città di Napoli. Napoli e provincia hanno 3 milioni e mezzo di abitanti, 1 milione a Napoli e 2 milioni e mezzo in provincia, ossia il 50 per cento degli abitanti della Campania. Credo, quindi, che dobbiamo stare veramente attenti ed affidarsi a chi sul territorio conosce bene i problemi.
Consideriamo anche che siamo in una stagione turistica, e qui vi è il concetto anche della valenza nazionale. Nella zona napoletana ci sono paesi, città, isole che registrano una presenza internazionale, in questo periodo, grandissima, fortissima e il problema dei rifiuti - ripeto e ribadisco - non è solo il problema della città di Napoli. Come si fa a non pensare a queste cose? O pensiamo che il golfo di Napoli, Sorrento, Amalfi, siano belle da vedere solo dal mare, con uno yacht magari?
Se noi, come desideriamo, vogliamo dare un contributo di disponibilità alla città di Napoli, ai suoi cittadini, alla provincia ed alla Campania tutta, siamo pronti a sederci al tavolino con il Governo, con la maggioranza e con tutte le forze responsabili, per entrare nel merito del problema. Se, invece, la discussione è ancora legata alla posizione della Lega Nord Padania che, per carità, legittimamente, rispetto alla sua ragione sociale, ha un comportamento di pregiudizio nei confronti della realtà campana, in una posizione di cinico antimeridionalismo, allora, a quel punto, noi non potremo far altro che attestarci su posizioni rigide ed intransigenti.
Mi auguro che il Governo prenda atto di questo appello alla responsabilità e ci dia una mano ad uscire fuori da questi pregiudizi per votare insieme a noi dei provvedimenti che siano efficaci e che possano servire veramente alla città di Napoli (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevole Ministro, questa mattina tenterò di fare qualche riflessione e qualche ragionamento, perché, non potendo accettare l'invito del Ministro a ritirare il primo degli impegni richiesti al Governo dalla nostra mozione, devo anche sottolineare che abbiamo presentato una mozione sull'emergenza rifiuti a Napoli che è nostra, autonoma, proprio perché ritenevamo che il decreto-legge proposto dal Governo fosse inadeguato ad affrontare l'emergenza rifiuti in Campania.
Un'emergenza che si è venuta a determinare ancora una volta, per di più nel corso dei mesi estivi quando ci sono più rischi per la salute dei cittadini. Tale emergenza determina una condizione di grave disagio per l'intera popolazione napoletana e mi sarei aspettato dal Governo un provvedimento tempestivo. Infatti, cari colleghi, quando si parla di Napoli non possiamo immaginare che si parli soltanto di quella parte del territorio. È evidente che le immagini di una Napoli invasa dai rifiuti arrivano sulle televisioni e sui giornali di tutto il mondo e il danno di immagine che ne ricaviamo come Paese è un danno che non lascia fuori nessuno. Pertanto, anche quando la Lega sostiene che bisogna risolvere i problemi dell'emergenza rifiuti a Napoli responsabilizzando esclusivamente la città di Napoli e la Pag. 8Campania, i colleghi della Lega non si rendono conto che i danni che subisce l'Italia - e, quindi, anche la Padania - sono i danni di tutti.
Detto francamente mi sarei aspettato qualcosa anche dal Ministro per il turismo che questa mattina è presente in aula, dal Ministro della salute che questa mattina in aula non c'è, dallo stesso Ministro dell'agricoltura che appartiene al nostro gruppo ma ancora di più dal Ministro dell'interno che appartiene alla Lega e che non può ritenere che la questione dell'emergenza dei rifiuti non sia una questione anche di ordine pubblico, vi sia o non vi sia coinvolta la camorra. E noi sappiamo per dati certi che la camorra è coinvolta in questa come nelle altre emergenze rifiuti.
Allora, ci saremmo aspettati un coinvolgimento dell'intero Esecutivo e, in modo particolare, dei Ministri che hanno competenza per materia su una vicenda come questa.
Noi, invece, abbiamo assistito - diciamolo con chiarezza - al gioco dello scaricabarile. Non possiamo ritenere che la questione dell'emergenza sia risolta da una sentenza del Consiglio di Stato. Guai se ritenessimo che quella sentenza ci fa uscire dall'emergenza! Il principio che ogni provincia e ogni regione debba risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti e, quindi, del ciclo integrato: questo è un problema che c'è. Tuttavia, l'emergenza rifiuti a Napoli è come un terremoto, è come un'alluvione. È un evento straordinario, ed è un Governo nazionale con la sua responsabilità a dover dare risposte all'intero territorio. Esso deve intervenire, non si possono distinguere le emergenze a seconda della loro collocazione geografica: se c'è un'emergenza al nord si interviene subito in maniera tempestiva, se c'è un'emergenza al sud non si interviene oppure si ritiene che i problemi si possano risolvere da soli.
E, allora, dobbiamo proseguire sulla strada virtuosa che questo Governo aveva intrapreso quando il Consiglio dei ministri ad inizio legislatura si è riunito a Napoli e ha consentito di uscire dall'emergenza una prima volta, dando una risposta efficace, una risposta immediata.
Ma noi, per giochi di egoismo politico, stiamo disperdendo quella credibilità che questo Governo aveva assunto con l'efficace azione di gestione dell'emergenza rifiuti, dopo gli anni del disastro dei governi di centrosinistra. Infatti, vorrei sottolineare, ancora una volta, che i governi di centrosinistra della regione Campania e i governi di centrosinistra della provincia di Napoli e del comune di Napoli hanno una grande responsabilità, perché in quasi 15 anni non hanno fatto nulla. E anche quando si esalta la figura di questo nuovo presunto santone e taumaturgo che è De Magistris non si sottolinea che De Magistris in campagna elettorale ha sostenuto che non si debba costruire il termovalorizzatore a Napoli e che non si debbano realizzare quegli impianti che, invece, sono fondamentali per arrivare a risolvere in maniera definitiva e compiuta il problema dei rifiuti.
Vorrei sottolineare anche un'altra cosa: in Campania - ed invito i colleghi della Lega a riflettere su questi dati - vi sono dei segnali di un'inversione di tendenza che sono legati all'azione che questo Governo ha fatto e, quindi, l'efficacia di quei provvedimenti non deve essere dispersa in virtù di una distinzione politica legata agli egoismi territoriali.
In Campania abbiamo una raccolta differenziata del 21,89 per cento, che è esattamente superiore alla media nazionale, che è del 20 per cento. Questo vuol dire, colleghi della Lega, che non è che non si è fatto nulla, ma bisogna aiutare ancora una volta le istituzioni locali, in modo particolare la regione Campania, a risolvere in maniera definitiva la questione. Altrimenti, avrà ragione De Magistris a sostenere che il Governo non interviene - e noi sappiamo che non ha ragione, che è solo una meschina speculazione politica - o che il Governo non interviene in maniera efficace perché, invece di vincere alle ultime elezioni amministrative il candidato di centrodestra, ha vinto De Magistris (che poi è difficile Pag. 9definire anche un candidato di centrosinistra o candidato dell'Italia dei Valori, perché poi questo sindaco ha preso le distanze da tutti gli schieramenti e da tutti i partiti).
Allora, noi dobbiamo darla una risposta, onorevole Ministro. È per questo che abbiamo chiesto che il Governo dia un segnale in maniera responsabile, proponga un decreto che consenta di uscire dall'emergenza, convocando un tavolo con regione, provincia e comune, affinché ognuno dei soggetti istituzionali si possa assumere le proprie responsabilità. Allora, ci attendiamo di conoscere a quel tavolo quali sono le vere proposte anche del sindaco di Napoli.
Quindi concludo: non so, signor Presidente, quanto del mio intervento sia stato recepito dal Ministro Prestigiacomo, perché evidentemente ha dovuto ascoltare le diverse campane e, quindi, non è riuscita a sentire, ma mi auguro che rifletta, che ragioni, che si assuma la sua responsabilità di Ministro dell'ambiente, che non lasci da soli i napoletani e la Campania, che si renda conto che c'è un dramma, che è un'apocalisse quello che è accaduto ancora una volta a Napoli. Nessun Ministro di questo Governo dovrebbe sentirsi tranquillo, in coscienza, rispetto a quello che è accaduto.
Noi con fermezza chiediamo che il Governo si assuma le sue responsabilità varando un nuovo decreto che risolva questa emergenza e getti le basi per una soluzione definitiva del problema del trattamento integrato dello smaltimento dei rifiuti in Campania e a Napoli (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, ringraziando il Ministro per aver espresso parere favorevole sull'ultimo capoverso del dispositivo della nostra mozione, tuttavia, devo dire che, esprimendo un parere contrario sulla prima parte del dispositivo stesso, conferma il fatto che il Governo - il suo Governo - non ha alcuna intenzione né alcuna volontà di risolvere l'emergenza rifiuti a Napoli e in Campania.
Dico questo, perché noi radicali abbiamo avanzato - lo facciamo in ogni occasione, e le occasioni, indubbiamente e purtroppo, sono innumerevoli - una proposta molto semplice, molto secca, una proposta radicale: quella di adottare una disposizione, questa sì necessaria e urgente a fronte della situazione in cui versa Napoli, separando gli imballaggi e consentendo così la riduzione della massa dei rifiuti di circa il 60 per cento. In questo modo, sarà possibile evitare che si continui a perseverare nella commissione di quel crimine che vede mischiare costantemente gli imballaggi e gli inerti con la parte organica dei rifiuti.
Questa operazione così semplice consentirebbe di ridurre del 60 per cento il volume del quantitativo di rifiuti da portare in discarica: sarebbe, quindi, «l'uovo di Colombo» rispetto alla drammaticità della situazione in cui versa la città di Napoli. Eppure, vi è un'ostinazione a non praticare questa soluzione, a non provare a metterla in atto, nonostante noi avessimo anche indicato le aree: al sottosegretario Bertolaso era stato dato l'elenco delle centoventi aree di insediamento produttivo, che costituiscono un'area di oltre 320 ettari, dove gli imballaggi e gli inerti potrebbero essere stoccati.
Pertanto, di fronte a questa proposta, che magari in un primo momento era stata recepita in termini di ordini del giorno e di raccomandazioni, ma che oggi vediamo respinta, davvero chiedo che mi si smentisca: smentiteci se questa proposta è impraticabile e non ragionevole. Altrimenti, non resta altro che assistere a questa preannunciata catastrofe che continua a perpetrarsi in questo territorio, e che noi radicali - per questo, ringrazio anche il Ministro che ha voluto esprimere parere favorevole alla premessa - preannunciamo da oltre un decennio, indicando soluzioni.
In assenza di adozioni di provvedimenti nel senso da noi indicato, credo che tutta Pag. 10la discussione sull'emergenza rifiuti a Napoli e in Campania si riduca sostanzialmente a meri bizantinismi, propri delle fasi di decadenza di società e di periodi storici. Infatti, per me è stato un bizantinismo aver assistito, anche ieri, alla discussione che vi è stata in quest'Aula: discutere se rifiuti devono andare in altre regioni, in regioni limitrofe, vedere sovrapporsi a decreti annunciati sentenze del Consiglio di Stato, che si sovrappongono a quelle del TAR; insomma, davvero un labirinto da cui non vi è alcuna volontà politica di uscire.
Al contrario, vi è la volontà di continuare ad alimentare quelle lobby delle discariche e degli inceneritori, che sappiamo essere, magari, tra loro anche in concorrenza, ma sicuramente ferree alleate contro l'avvio di un processo serio di raccolta differenziata, che è la soluzione da adottare rispetto all'emergenza rifiuti a Napoli.
Io credo che, anche di fronte al parere espresso oggi, il Governo confermi la sua volontà di non risolvere il problema. Devo dire che abbiamo riscontrato lo stesso atteggiamento in Commissione ambiente durante l'audizione del presidente della regione Campania, che ha la responsabilità di adottare un piano regionale dei rifiuti, che continua a mancare da oltre diciassette anni.
Egli, anche di fronte a domande precise e puntuali, non ha fatto altro che tenere un atteggiamento dilatorio, lavandosi sostanzialmente le mani rispetto ad una responsabilità che gli compete e rispetto alla quale non riesce a dare risposte.
Chiederò la votazione per parti separate dei capoversi della nostra mozione e mi auguro anche che vi sia una riconsiderazione, da parte del Ministro, rispetto al parere contrario espresso sulla prima parte del dispositivo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,58).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nunzio Francesco Testa. Ne ha facoltà.

NUNZIO FRANCESCO TESTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quella dei rifiuti è ormai una storia infinita, è un problema storico, ma soprattutto strutturale, il quale, impropriamente e comodamente, viene qualificato come emergenza. Semmai, è un'emergenza nazionale.
Del resto, poi, le stesse osservazioni potrebbero valere anche per le responsabilità che hanno condotto la Campania, ed in particolare Napoli, al disastro. Anche in questo caso, pretestuosamente, si dimentica che tra i rifiuti che Napoli non riesce a smaltire vi è un rilevante pacchetto di quelli nocivi, provenienti dalle aziende del nord Italia. Quest'ultimo ha consentito il proliferare di associazioni malavitose, il tutto a spese degli stessi cittadini napoletani, che, adesso, si ritrovano nell'immondizia.
Dopo tanti anni di devastazione - la quale, è bene ricordarlo, ha riguardato non solo la Campania, ma anche altre regioni italiane, come la Calabria e la Sicilia - i napoletani hanno riposto le loro speranze e la loro fiducia nella politica e nelle istituzioni, sia a livello locale, che nazionale. Solo proclami, solo illusioni e questa è stata la risposta: scadenze mai rispettate e progetti mai avviati; strutture e termovalorizzatori mai costruiti o costruiti male; Consigli dei ministri, addirittura svolti a Napoli, per la campagna elettorale; l'impiego dell'Esercito; lo scioglimento dei comuni poco virtuosi; una sfilza di commissari ed apparati straordinari; Pag. 11discariche non a norma; tanti rimpalli di responsabilità e mai alcun responsabile.
Da ultimo, poi, il neoeletto sindaco, il quale - in modo poco originale, devo dire, in quanto è stato detto già diverse volte - ha promesso che in cinque giorni avrebbe ripulito la città. Se siamo qui a parlarne, mi pare superfluo ricordare come, anche in questo caso, sia andata a finire.
Ma la cosa ancor più grave e poco confortante è la convinzione, direi l'illusione, dello stesso primo cittadino di risolvere il problema con un'efficiente raccolta differenziata, la quale - se pur realizzabile, ma solo in molti anni, attraverso campagne di informazione per spiegare la virtuosa gestione dei rifiuti - in ogni caso non può vedere estromessi dalla filiera dello smaltimento i termovalorizzatori.
A nostro avviso, il primo passo verso la risoluzione del problema è la raccolta porta a porta e, dunque, senza ulteriori costi, garantendo ai cittadini che il loro impegno nella gestione differenziata - che già in molti fanno - non venga vanificato poi da uno scorretto smaltimento, come avviene da diversi anni.
Questo è quello a cui abbiamo assistito e che hanno patito i napoletani in tanti anni. E lo hanno fatto continuando a pagare le tasse e senza mai gridare allo sciopero fiscale, come si è fatto in qualche altra parte d'Italia. La verità è che oggi fa comodo imputare ai napoletani la responsabilità di un fallimento che non è il loro, ma è dello Stato.
Inoltre, per la gente che vive nella spazzatura, costituisce una magrissima consolazione sentirsi dire che il sistema dei rifiuti non funziona per volontà di forze oscure o di un sistema criminale: non è una notizia, oggi, è solo un fatto noto.
Il problema intanto resta così, con la consapevolezza che quando si chiede ai cittadini di fare la loro parte, è necessario creare le condizioni per consentirlo.
Quello che poi fa più male, in tutta questa triste vicenda, è la resistenza di alcune regioni d'Italia che sono pronte a puntare il dito e non a tendere una mano, in questo caso particolare. Quello che invece risulta ancora più incomprensibile, e forse inaccettabile, è che i ministri della Repubblica e gli uomini delle istituzioni non perdano occasione, nemmeno in questa situazione, per alimentare la divisione anziché l'unità nazionale.
È vero, tutti devono fare la loro parte, dalle istituzioni al cittadino, e nessuno deve tirarsi indietro, nello spirito di un impegno comune, perché, come ha ricordato il Presidente Napolitano, sentire l'Italia significa sentire come proprio il travaglio di ogni sua parte.
Il decreto-legge è ormai slittato per le note vicende interne alla maggioranza, e ciò rende questa mozione ancora più indispensabile per avviare finalmente la soluzione dell'emergenza rifiuti. Per questo motivo il gruppo del UdCpTP chiede il sostegno dell'Aula a questa mozione che impegna il Governo a mettere in atto ulteriori misure straordinarie, anche di carattere economico, in aggiunta a quelle recentemente disposte, perché in questo momento è indispensabile che i rifiuti vengano rimossi dalle strade, anche con un forte impegno economico. Infatti, alle porte si intravede un'ulteriore emergenza ancora più grave e forse imperdonabile: quella sanitaria.
Il secondo impegno che chiediamo è dare piena attuazione al piano di realizzazione degli impianti di termovalorizzazione in cantiere e al resto dell'impiantistica necessaria al corretto funzionamento del sistema per la gestione dei rifiuti. Bisogna poi sviluppare delle campagne nazionali e locali di informazione sulla corretta e virtuosa gestione dei rifiuti, e valutare l'opportunità, forse, di prevedere un organo terzo di controllo, senza oneri aggiuntivi per lo Stato.
Lei, signor Ministro, ha espresso pareri negativi sulla nostra mozione; noi non ne comprendiamo la motivazione. L'emergenza rifiuti è un problema nazionale, non è un problema del sud o del nord, non è un problema di sinistra o di centro, ma è problema nazionale, come da più parti è Pag. 12stato messo in evidenza e, in primis, dal Capo dello Stato, che ringraziamo per i suoi puntuali interventi.
Vorrei chiudere questo mio intervento con un appello a tutti i parlamentari presenti, invitandoli ad una sforzo di responsabilità, al di là dell'appartenenza politica e geografica, ed in particolare mi rivolgo ai deputati campani, che vivono da vicino questa condizione indecorosa.
Votiamo questa mozione e cominciamo a ripulire Napoli, che sta diventando, ahimé, la vergogna dell'intera Italia (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzarin. Ne ha facoltà.

MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, la posizione della Lega è quella emersa anche ieri durante il dibattito in Aula sul decreto-legge sui rifiuti della Campania. È una posizione che è dettata da diciassette anni di emergenze ininterrotte, di interventi da parte dello Stato, di sperpero di denaro pubblico e di inefficienza da parte di chi doveva gestire la cosa pubblica, in primis i sindaci che si sono susseguiti e che non hanno assolutamente risolto il problema, ma lo hanno, anzi, peggiorato.
Non si può ora pretendere, come si sta sentendo anche questa mattina, di parlare di solidarietà, di compensazioni territoriali, di sussidiarietà, perché non è questo il modo in cui affrontare il problema. Non si può pretendere che siano le altre regioni, in particolare le regioni del nord, a dover ospitare i rifiuti e risolvere il problema della Campania, perché non si può sentir dire che i rifiuti non sono un problema del sud ma dell'intero Paese: è un problema del sud!
Le immagini che abbiamo visto in questi anni sono delle immagini che ci ricollegano alla Campania. Non ho visto le stesse immagini in regioni del nord, nella Lombardia, nel Veneto e nel Piemonte, e non si può neanche dire, ogni volta, che il nord ha portato al sud rifiuti pericolosi. Sicuramente fatti di questo genere - ciò è stato anche oggetto di indagini - vi sono stati, ma andranno penalizzati coloro che hanno portato questi rifiuti, quelle aziende che lo hanno fatto, non tutto il sistema e la filiera, che funziona al nord, con dei risultati importanti ed efficienti, determinati, soprattutto, dall'impegno delle amministrazioni locali, dall'impegno dei singoli cittadini, dal senso di responsabilità e dal senso civico, che ognuno, per la propria competenza e per la propria parte, ha saputo dare.
Tale impegno si è poi tramutato nei risultati che hanno visto, anche nell'ultimo elenco di Legambiente, i comuni del Nord (parlo dei comuni del Veneto) primeggiare come percentuale di raccolta differenziata. Questi risultati sono dovuti ad anni di sacrifici, di informazione, di sensibilizzazione e di impegno di risorse economiche ed umane che hanno saputo mettere in atto gli enti locali. Infatti, si parla di competenze di enti locali e non di quelle del Governo, il quale dovrebbe intervenire quindi in soccorso di coloro che non sanno amministrare la cosa pubblica, come si è verificato negli ultimi diciassette anni nel Sud e in Campania.
Pertanto, non possiamo più tollerare questa situazione. Non possono più farlo i cittadini: è uno schiaffo a tutti coloro che si sono impegnati in quest'anno e che hanno fatto della tutela dell'ambiente un biglietto da visita, che hanno messo in atto buone pratiche di senso civico e di responsabilità e che non si sono opposti ad un'impiantistica, anche quella più spinta, che molte volte non va nella direzione del consenso politico, ma in quella concreta di risolvere i problemi.
Per queste motivazioni, il gruppo della Lega Nord, come è stato ribadito anche ieri, esprime la contrarietà a continuare un processo di questo tipo e a continuare ad intervenire in questo modo per risolvere la situazione della Campania, ma sicuramente vuole responsabilizzare gli enti locali ed, in primis, il sindaco di Napoli, De Magistris, che - lo ricordiamo - all'indomani del suo insediamento, Pag. 13aveva detto che avrebbe affrontato la questione e risolto il problema in cinque giorni.
Ben venga allora: diamo pieni poteri al sindaco di Napoli, affinché risolva la questione ed effettivamente permetta alla sua città di avere quel decoro che è giusto che abbia, però non possiamo accettare altri discorsi. Non possiamo accettare che si continui ancora con stati di emergenza; non possiamo accettare che si continui ancora a prendere in considerazione e tirare in ballo le regioni, i comuni e gli amministratori degli enti locali che hanno sempre investito e che si sono comportati bene.
Dunque, per queste motivazioni, il nostro sarà un voto contrario che vede la Lega Nord nella posizione che è stata più volte ribadita ieri, ossia nel senso di responsabilizzare la classe politica, ma in primis quella locale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, ci troviamo oggi ad affrontare una situazione sicuramente particolare per quanto accade fuori da questo palazzo e perché ieri abbiamo in pratica, oserei dire, «affossato» un ennesimo decreto-legge del Governo e oggi parliamo di mozioni sui rifiuti della Campania. Si tratta di un salto illogico, perché di solito bisognerebbe votare le mozioni per impegnare un Governo e conseguentemente adottare i provvedimenti necessari.
È un problema che ci ritroviamo ancora oggi qui ad affrontare, perché qualcuno non ha guardato lontano e non ha guardato al futuro. Siamo passati da commissariamento in commissariamento. Nessuno può chiamarsi fuori - dobbiamo dirlo chiaramente - però vorrei anche ricordare a questo Governo e al signor Ministro (se ci ascoltasse ogni tanto, guadagnerebbe qualcosa di buono) che abbiamo dato pieni poteri all'ultimo commissario, Bertolaso, ed anche una copertura giudiziaria per fare quegli impianti che oggi non ci sono.
Qui tutti vogliono apparire, tutti vanno in giro per la Campania a promettere soluzioni meravigliose a costo zero e in tempi ridottissimi. Sembra di essere al casinò: c'è chi promette cinque giorni, chi tre e chi due, però tutti cercano di fare bella figura non togliendo i rifiuti, ma mettendoli sotto al tappeto. Nessuno ha guardato avanti e ancora oggi: cosa stiamo cercando? Domandiamocelo, colleghi! Stiamo cercando delle discariche, quello che in Europa non cerca più nessuno.
Siamo l'ultimo Paese che cerca discariche. Ma poi, anche quando vengono alternativamente individuate, nello stesso modo, alternativamente, i politici si alzano per dire di no. Dunque, capisco che ci sono delle questioni politiche dalle quali «non si può prescindere», ma tali questioni non risolvono il problema. È un sistema che deve cambiare.
Racconto un aneddoto: pochi giorni fa è stato affidato l'esito della gara per realizzare il termovalorizzatore di Salerno. Il sindaco di Salerno, stimato da tutti, voleva con tutte le sue forze quel termovalorizzatore, ma - mi assumo le responsabilità - visto che non lo avrebbe gestito lui, adesso ha annunciato un ricorso. Se il sindaco di Salerno reputa che ci siano delle vicende che meritano l'attenzione delle giustizia vada a denunciarle, altrimenti lasci andare avanti la realizzazione degli impianti, perché ne abbiamo bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Non può essere che la politica cambia comportamenti a seconda del cambio dei ruoli. Il vicesindaco di Napoli, fino alla scorsa legislatura presidente di Commissione ambiente, chiedeva giustamente trasparenza sulle scelte. Oggi dice che il piano non può essere reso pubblico, altrimenti qualcuno lo potrebbe boicottare. Allora mettiamoci d'accordo perché alla fine vediamo che le scelte non cambiano, le localizzazioni sono sempre le stesse e i cittadini - dico questo con forza - non si fidano più perché tutti gli impegni e le Pag. 14promesse vengono disattese. E anche i cittadini campani si aspettano qualcosa di buono dalle istituzioni.
Oggi, altra novità, si torna a programmare il trasferimento all'estero da tutti criticato perché serve ad arricchire qualcuno. Serve sicuramente ad arricchire quei Paesi che hanno guardato avanti e hanno avuto una classe politica che ha avuto il coraggio di fare gli impianti. Questo lo chiedo anche al Governo (anche se non ha la responsabilità su questo): quanto ci costa? Infatti, il Ministro Tremonti chiede giustamente sacrifici e li dobbiamo fare tutti, ma i trasferimenti dei rifiuti quanto ci costano? Perché a Montecarlo, che sono i più ricchi del mondo, non li mettono sulle navi come vogliono fare a Napoli dove, invece, sono tra i più poveri? Qualche domanda dovremmo porcela.
Dunque, dicevamo signor Ministro anche in riferimento al provvedimento di ieri, ci vuole condivisione delle scelte e lungimiranza. Infatti, dobbiamo guardare a quello che fino ad oggi non è stato fatto. Lo debbono guardare i sindaci, i presidenti di provincia, il presidente della regione, ma anche il Governo che grande responsabilità in senso generale ha avuto in tutti questi momenti.
Ci vuole un piano rifiuti credibile perché bisogna abbandonare la demagogia di maniera: il riuso e la differenziata sicuramente sono metodi di comportamento importanti, ma, se non ci sono gli impianti, sappiamo benissimo che da soli non risolvono il problema. Ci vuole buonsenso, il giusto mezzo, ma le battaglie che si continuano a fare in Parlamento e fuori ci fanno guardare a tutto tranne che a questo. Siamo fuori tempo massimo, lo diciamo da tempo, perché sappiamo benissimo quanto tempo ci vuole per realizzare un serio e corretto piano di gestione dei rifiuti che non abbiano ancora fatto: non è un piano, non ci sono i piani, ne abbiamo tanti condivisi.
Manca credibilità. Ci vuole la serietà. Lo Stato non può chiamarsi fuori e il balletto di ieri sul decreto-legge dimostra chiaramente che non avete le idee chiare. Ci sono troppi interessi, signor Ministro: intrecci, collegamenti che vanno tagliati e rescissi. Noi in questa mozione - ma lei ce l'ha bocciata - chiediamo proprio anche un sistema di controllo. Chiediamo trasparenza. I cittadini la chiedono, noi la chiediamo, vogliamo sapere e voi ci avete risposto un'altra volta di no.
Mi avvio a concludere, signor Presidente. Signori del Governo, lo ripeto e lo abbiamo ripetuto tante volte: almeno per una volta ascoltateci, ascoltate il Capo dello Stato.
Le opposizioni hanno dimostrato senso di responsabilità. Ci avete chiamato anche ieri e abbiamo detto che siamo pronti ma poi avete litigato tra di voi. Continuate con i decreti-legge senza risolvere nulla, ma fate attenzione, perché nel crollo e nello sfaldamento della maggioranza queste divisioni aumenteranno. Lo scaricabarile verso le elezioni diventerà sempre più forte perché è ovvio che nessuno avrà più quel senso di responsabilità - e la Lega sta dimostrando di non averlo così come voi state dimostrando di non averlo né di seguirlo - perché ognuno cerca voti per le elezioni.
Dunque, le cose per voi non possono che peggiorare. Questo scaricabarile ci preoccupa perché non siamo tutti uguali e perché alla fine abbiamo paura che i cittadini scaricheranno tutti. Ma guardate, fidatevi, faremo di tutto affinché ognuno paghi solo per le proprie responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 11,15)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, discutiamo oggi di questa mozione senza sapere se il decreto-legge n. 94 del 2011 verrà mai convertito in legge. La responsabilità di questa situazione, credo imbarazzante e deplorevole, sta tutta in Pag. 15capo a questa maggioranza e al Governo. Abbiamo presentato pochi emendamenti che avevano l'obiettivo di migliorare un provvedimento che abbiamo considerato, fin dall'inizio per come è impostato, inutile. Vi è stato un atteggiamento di chiusura un po' supponente che, unito alle diverse posizioni interne della maggioranza condizionata dal comportamento ideologico e strumentale, a mio parere, della Lega, rischierà, molto verosimilmente, di portare un decreto-legge, che modificato poteva essere utile, su un binario morto, senza dare una risposta efficace a uno stato di crisi in Campania che il Governo di fatto ha creato.
Dico questo perché vorrei ricordare a tutti noi che ormai sono tre anni che vi è un Governo nazionale che doveva risolvere questa emergenza, che da due anni vi è la gestione, da parte del centrodestra, delle province campane e che da un anno ormai vi è anche la gestione, sempre di centrodestra, della regione Campania che, tra l'altro, ha ricevuto, nella figura del suo presidente, poteri speciali che non ha di fatto esercitato fino in fondo.
Abbiamo sempre riconosciuto - perché di discussioni sull'emergenza Campania in quest'Aula ne abbiamo svolte tante, soprattutto all'inizio della legislatura - le nostre responsabilità riguardo all'origine dell'emergenza campana, ma credo che ora la situazione sia un'altra. È una situazione che parla del fallimento delle politiche di questo Governo e di sbagli che ha commesso in successione, dall'aver dato alle province campane una responsabilità non corrispondente alla loro funzione, dall'aver tolto ai comuni campani parte delle loro funzioni in tema di gestione dei rifiuti e dall'avere prima approvato il piano Bertolaso e poi, con il decreto-legge n. 196 del 2010, convertito in legge lo scorso gennaio, di averlo cancellato, facendo andare di fatto la regione in emergenza in quanto la si è privata di quelle discariche necessarie per affrontare un periodo temporale che consentisse l'attivazione della raccolta differenziata e la costruzione degli altri impianti necessari.
Il Governo è responsabile per non aver creato le condizioni favorevoli per far partire le gare per i termovalorizzatori, per non aver erogato nemmeno un euro per le opere di compensazione, per non aver costruito, durante il commissariamento, discariche a norma e che ora in parte sono sotto sequestro giudiziario, per non aver favorito la costruzione degli impianti di compostaggio necessari ma anche, per quanto riguarda la regione, per non avere individuato delle discariche, compreso il possibile utilizzo di cave abbandonate che solo ora pare si accinga a individuare. Sono stati fatti tanti proclami ma vi sono stati pochi fatti e anche eseguiti male. Poi il Governo ha archiviato per altri motivi, come ricordavo prima, il sottosegretario Bertolaso che, comunque, aveva costruito un piano, per quanto discutibile, per uscire dall'emergenza.
Vorremmo anche sapere bene cosa è successo riguardo al trasporto dei rifiuti dagli impianti STIR Campania alle discariche in Puglia, situazione da cui è scaturita la famosa sentenza del TAR Lazio e, successivamente, l'ordinanza del Consiglio di Stato che ci lascia molto perplessi perché crea, rispetto alla classificazione dei rifiuti urbani e speciali, non poca confusione, determinando una sorta di liberalizzazione generalizzata del trasporto e dello smaltimento dei rifiuti che sono molto probabilmente classificabili come urbani ma che, in ogni caso, in questa fase delicata non potrebbero essere trasportati fuori regione senza un nulla osta delle altre regioni riceventi.
Ci piacerebbe anche sapere, signor Ministro, che fine farà il Sistri, sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, che avrebbe dovuto essere applicato rigorosamente anche ai rifiuti campani e che da strumento per impedire illeciti nel campo del trasporto e della gestione dei rifiuti è sotto indagine della magistratura per le modalità di assegnazione della parte informatica da parte del Ministero alla società Selex Service Management.
Insomma, signor Ministro, l'emergenza non è mai finita anzi rischia di espandersi, ma lasciatemi riprendere alcune considerazioni Pag. 16sul tema rifiuti speciali e urbani che spero sia utile nella discussione. La differenza fra i rifiuti speciali e quelli urbani è importante nel nostro ordinamento giuridico; per i rifiuti urbani vi è il divieto di smaltimento dei rifiuti in regioni diverse da quelle in cui sono prodotti fatti salvi eventuali accordi regionali o internazionali, invece - com'è noto - allo smaltimento dei rifiuti speciali si applica il principio della libera circolazione sul territorio nazionale. Voglio ricordare che nel 2009 la produzione di rifiuti urbani in Italia è stata di 32 milioni di tonnellate, mentre quella dei rifiuti speciali di circa 140 milioni di tonnellate secondo dati ISPRA. Di questi una buona fetta sono recuperati, molti smaltiti all'estero ma tantissimi smaltiti negli impianti italiani; ad esempio, a proposito di quello che diceva ieri l'onorevole D'Amico della Lega Nord Padania in merito al fatto che ognuno si deve smaltire i propri rifiuti, egli dovrebbe sapere che nel 2008 dal virtuoso Veneto oltre 700 mila tonnellate all'anno di rifiuti speciali sono stati trattati negli impianti dell'Emilia-Romagna e quasi un milione e 600 mila negli impianti della Lombardia. La Lega Nord Padania dovrebbe sapere che, in base ai dati ufficiali forniti dell'osservatorio provinciale, circa il 45 per cento dei smaltiti nell'inceneritore di Brescia, uno degli impianti più efficienti d'Italia, sono rifiuti speciali. La Lega dovrebbe sapere che nell'inceneritore di Gioia Tauro si brucia il cosiddetto CDR, buona parte del quale proviene dal Veneto, dalla Lombardia e dalla Toscana.
Quindi, cari colleghi della Lega, vedete che già oggi negli impianti del Nord si smaltiscono parecchi milioni di tonnellate di rifiuti, forse ambientalmente molto più pericolosi di quelli urbani campani, che provengono da diverse zone del Paese, quindi è evidente che le motivazioni di chiusura alla richiesta di solidarietà che avete messo in campo nelle regioni in cui - diciamo - governate sono solo di natura propagandistica, per placare le pulsioni della vostra base. Crediamo anche che in questa situazione di emergenza nell'accogliere i rifiuti campani bisognerebbe dare priorità a quelle regioni che hanno un ciclo dei rifiuti integrato virtuoso.
Diventa peraltro fondamentale che in questa fase di crisi siano gli impianti di proprietà pubblica o a maggioranza pubblica a dover ricevere questi rifiuti, questo si badi bene per due ordini di motivi: il primo è che si eviterebbero infiltrazioni di intermediari «spregiudicati» o smaltimenti illeciti, favorendo come spesso è successo il malaffare; il secondo perché comunque questi rifiuti, che sono smaltiti a costo di mercato, potrebbero portare risorse nelle casse degli enti locali proprietari di questi impianti che si accollerebbero lo smaltimento e il trattamento. Ricordo che Federambiente stima una potenzialità degli impianti dei suoi associati di circa 240 mila tonnellate da oggi a dicembre 2011, quantitativi che potrebbero essere sufficienti per affrontare l'attuale crisi. Non ha molto senso che i rifiuti o parte di essi vengano portati all'estero; ricordo che oggi, in condizioni di normalità, solo verso la Germania esportiamo una quantità di rifiuti speciali per un valore di 350 milioni di euro all'anno, il costo più o meno dell'inceneritore di Acerra. È necessario però - e direi indispensabile - che nei prossimi mesi, nel mentre si chiede un soccorso alle altre regioni, le istituzioni della regione Campania attraverso anche poteri più forti cadenzino temporalmente la localizzazione di nuove discariche dando tempi certi per la loro realizzazione.
È indispensabile anche ripristinare la legalità e togliere dalle mani dei soliti noti gli appalti per la gestione degli impianti di trattamento e smaltimento al fine di evitare collusioni fra politica e organismi di gestione che hanno pesantemente condizionato la vicenda campana fino ad oggi.
Dovete partire, signori della maggioranza, dai vostri fallimenti e cercare di mettere in campo una serie di azioni davvero al servizio del Paese. Vi è davvero troppa presunzione, troppe sono le promesse mancate. Avete messo in campo poche idee, ma molto confuse. Pag. 17
Abbiamo già proposto una via attraverso una proposta di legge. Non ci piace, lo abbiamo già detto, l'emergenza: abbiamo visto in Calabria, in Sicilia e nella stessa Campania quanti guai sono stati fatti e quante risorse sperperate senza risolvere nulla. Non sappiamo quanti soldi è costata l'emergenza campana in questi tre anni!
Siamo perché le istituzioni locali siano responsabilizzate; purtroppo, ora non vediamo altra soluzione che trovare un meccanismo che consenta, attraverso un'intesa con tutte le regioni italiane, di attivare un rapporto di solidarietà in tempi limitati che veda la soluzione di questo problema.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ALESSANDRO BRATTI. Ho quasi concluso, signor Presidente. In questa mozione chiediamo che si utilizzino le cave dismesse, così come previsto dallo scorso decreto-legge n. 196 del 2010. Chiediamo un piano di rifiuti vero e concreto, in linea con gli obiettivi europei, da parte della regione. Chiediamo un potenziamento della raccolta differenziata. Chiediamo alle istituzioni campane un impegno definito e in tempi certi per la realizzazione degli impianti.
Sul tema della gestione dei rifiuti è necessario importare una politica industriale seria, partendo dalla riduzione, dal recupero e dal riciclaggio. Già oggi molte imprese lavorano in questo settore. Per fare questo, occorre una politica del Governo diversa, propositiva, che coinvolga imprese sane e capaci, con comprovata esperienza nel settore.
Purtroppo, invece, ancora una volta siamo di fronte a un Governo...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Bratti.

ALESSANDRO BRATTI. ...che cerca di mostrare i muscoli che non ha e che, in maniera arrogante, fin dall'inizio ha rifiutato il confronto con le opposizioni, che avrebbero sicuramente prodotto risultati migliori degli attuali.
Signor Presidente, concludo per dire che, rispetto alla nostra mozione, ovviamente chiediamo di votarla per parti separate. Manteniamo fermo il primo capoverso del dispositivo, che riteniamo fondamentale, ed accettiamo la riformulazione degli altri capoversi, come richiesto dal Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Commemorazione dell'onorevole Remo Gaspari (ore 11,30).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo).
Onorevoli colleghi, come sapete, è venuto ieri a mancare l'onorevole Remo Gaspari, già deputato dalla II all'XI legislatura e più volte Ministro della Repubblica.
Nato a Gissi, in provincia di Chieti, il 10 luglio 1921, laureato in giurisprudenza presso l'università di Bologna, avvocato, iniziò la sua carriera politica nei primissimi anni del dopoguerra con una convinta e appassionata militanza nella Democrazia Cristiana, partito al quale rimase fedele fino agli ultimi attimi della sua esistenza.
Contribuì alla crescita e all'affermazione della Democrazia Cristiana fino a divenirne vicesegretario nazionale durante il difficile periodo per le istituzioni democratiche noto come «Anni di piombo». Membro di questo Camera per più di quarant'anni, dal 1953 al 1994, fu componente delle Commissioni affari interni, giustizia, igiene e sanità, lavoro e trasporti. Ricoprì numerosi e importanti incarichi di Governo, dapprima come sottosegretario al Ministero delle poste e telecomunicazioni, all'industria e commercio, all'interno, e, successivamente, come Ministro dei trasporti, per la riforma della pubblica amministrazione, della sanità, per i rapporti con il Parlamento, della funzione pubblica, della difesa, del coordinamento della Protezione civile e degli interventi straordinari nel Mezzogiorno.
La sua lunga e prestigiosa carriera ministeriale si concluse con il VI e VII Pag. 18Governo Andreotti, nei quali tornò a ricoprire il ruolo di Ministro della funzione pubblica. Remo Gaspari era certamente orgogliosamente figlio del suo Abruzzo e nello svolgimento dei suoi compiti istituzionali e politici, compiti di rilievo nazionale, mantenne sempre un profondo legame con la popolazione della sua terra di origine, popolazione che, nel corso dei decenni, gli tributò un costante consenso, facendone uno degli uomini politici maggiormente suffragati nel corso della storia repubblicana.
Remo Gaspari si interessò con intensa partecipazione ai problemi della sua terra nell'ambito dei problemi nazionali e credo che non sia retorico ricordare che, se nel breve volgere di pochi anni l'Abruzzo riuscì ad uscire dalle aree depresse del Mezzogiorno, agganciandosi, in qualche modo, alle aree più progredite del Paese, fu anche per il grande impegno con cui l'uomo politico e statista che oggi ricordiamo si interessò dell'avvenire del suo popolo.
È la ragione per la quale, al di là delle opinioni politiche, con la morte di Remo Gaspari scompare, certamente, una figura di grande statura politica e morale, un protagonista della storia repubblicana che, con onestà, equilibrio e coerenza, seppe coniugare la convinta adesione ad un patrimonio ideale, la convinta militanza in un'organizzazione politica, con la costante sollecitudine per l'interesse generale e per il progresso e la promozione della propria comunità.
Ho già fatto pervenire ai familiari l'espressione della più sentita partecipazione al loro dolore.
Domani la Camera dei deputati parteciperà ufficialmente alle esequie che si svolgeranno nella cattedrale di Chieti. Desidero ora rinnovare alla famiglia, anche a nome dell'Assemblea, invitandola ad un minuto di silenzio, il senso del nostro più sincero cordoglio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi, cui si associano i membri del Governo).

ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, ho conosciuto Remo Gaspari ancora prima di incontrarlo personalmente.
Ricordo che, all'inizio degli anni Ottanta, giovane professore presso l'università di Teramo, mentre percorrevo l'autostrada da Roma verso Teramo, avevo le orecchie e la testa piene di quello che i giornali scrivevano di Remo Gaspari, accusandolo di clientelismo, dicendo che quella autostrada era un'opera clientelare inutile che serviva solo agli interessi di coloro che la costruivano.
Io, imbevuto di questi pregiudizi, ho poi incontrato la realtà dell'Abruzzo, ho visto crescere lungo quell'autostrada piccole fabbriche e, colleghi della Lega, un'imprenditoria abruzzese di elevata qualità che è entrata all'interno dei settori più interessanti dell'Italia di allora: materiale ferroviario di alto livello, rapporti che si sono estesi in tutta l'Europa. Una regione che è cresciuta sulla base di un disegno strategico preciso che in larga misura risale a Remo Gaspari. Vorrei ricordare anche l'onorevole Natali che è stato il suo competitore, ma anche il suo alleato in questo disegno di sviluppo della regione Abruzzo.
Attraverso la logistica, l'autostrada lungo il mare, l'altra autostrada che ha «fecondato» le zone dell'interno, la capacità di attirare investimenti veri, l'Abruzzo è uscito dalle aree di sottosviluppo e di intervento intensificato dell'Unione europea e ha cominciato a camminare con le proprie gambe.
Poi ho conosciuto personalmente Remo Gaspari e, quando gli parlavo di clientelismo, egli mi diceva di non avere mai chiuso né le orecchie né il cuore a qualunque amministratore o cittadino della regione Abruzzo che andasse da lui per un problema o a chiedere un aiuto, un sostegno o di essere rappresentato presso la macchina dello Stato, davanti alla quale, spesso, l'uomo comune si sente impotente. Lo faceva non chiedendo la ricompensa di Pag. 19un voto, ma di una stima e di una collaborazione per costruire il futuro della regione.
Ha vissuto la politica come rappresentanza - quello che oggi tante volte ci manca -, con la capacità di essere vicino a tutte le realtà territoriali, di raccoglierne i problemi e di inserirli dentro un disegno più grande, regionale e nazionale.
Nel momento in cui egli ci lascia, non posso non ricordare che questo metodo della politica nasceva in lui da una profonda fede cristiana e anche da un impegno politico democratico cristiano. È stato un democratico cristiano, che ha servito con fedeltà e con onore la sua regione e l'Italia, nella convinzione che non è possibile essere italiani senza essere radicati nella propria regione e nella propria terra, ma d'altro canto che non è possibile amare davvero la propria terra fuori dal contesto più grande della nazione italiana.
Piangiamo Gaspari oggi come cristiano, come democristiano, come un grande abruzzese e soprattutto come un grande italiano, che con il suo servizio in quest'Aula ha reso onore alla funzione parlamentare. Lo diciamo con forza in un momento in cui sembra che la politica dimentichi questa funzione di rappresentanza, ma sembra anche che una campagna antiparlamentare - e alla fine anche antidemocratica - miri a darci una politica senza rappresentanza, nelle mani dei poteri forti, di quelli che hanno la rappresentanza degli interessi e del denaro e non quella delle attese e delle speranze della povera gente (Applausi).

LANFRANCO TENAGLIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, da abruzzese sento profondo l'impegno di dire un «grazie» in quest'Aula a Remo Gaspari per quello che ha fatto per la nostra regione. L'Abruzzo delle tragedie di Silone e di D'Annunzio, grazie alle intuizioni e all'opera di Gaspari, è diventata in pochi anni la prima regione del Mezzogiorno.
La sua visione e la sua capacità di costruire il futuro della nostra regione sono state attraversate da due suoi grandi pregi. Il primo era quello di conoscere le persone, di avere attenzione per gli uomini. Quella che spesso era descritta come un'attività clientelare, da Gaspari era vissuta come un servizio agli uomini, a tutti, indistintamente, per qualsiasi motivo e ragione della propria esistenza. Mi piace ricordare in quest'Aula un episodio personale: quando superai definitivamente il concorso in magistratura, una delle prime telefonate di congratulazioni fu proprio quella di Remo Gaspari.
Il secondo grande pregio di Gaspari uomo politico è stato quello di comprendere che la nostra regione non sarebbe uscita dall'arretratezza e dalla povertà con l'assistenzialismo, ma ne sarebbe uscita solo con la programmazione e con la realizzazione di opere infrastrutturali importanti. Infatti, in quel periodo di risorse pubbliche illimitate, quello che fece la differenza tra l'Abruzzo e le altre regioni del Mezzogiorno è che in Abruzzo le risorse pubbliche non furono sprecate, né al momento né per l'avvenire. Ancora oggi, l'Abruzzo vive di quell'eredità e di quella stagione politica, che ha avuto come protagonista Gaspari e una classe dirigente fondata e attrezzata per il buon governo, per l'onestà e per il rispetto della legalità.
Questi requisiti, questi suoi pregi, non sono solo stampati nella memoria delle nostre popolazioni così che fino a quindici giorni fa Chieti ha tributato a Gaspari un grande riconoscimento per il suo novantesimo compleanno, una festa di popolo - il suo popolo era ancora affezionato a lui -, ma anche le istituzioni, e prima fra tutte la magistratura, hanno riconosciuto l'onestà di quella stagione politica, una stagione politica di processi. Infatti, quella classe dirigente si è difesa davanti ai magistrati, che ne hanno riconosciuto l'assoluta innocenza.
Quindi voglio concludere da abruzzese - e credo di interpretare con questo il sentimento di tutti i miei concittadini - dando a zio Remo, perché così noi tutti lo chiamiamo, il mio ringraziamento per Pag. 20quello che ha fatto, per quello che ci ha lasciato, e per il grande esempio di onestà, di rettitudine, di interesse, di attenzione alle proprie popolazioni che deve costituire il faro di chiunque faccia vita politica nell'interesse della cittadinanza (Applausi).

CLAUDIO SCAJOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO SCAJOLA. Signor Presidente, colleghi, ho conosciuto Remo Gaspari quando ero ragazzo. Con Cossiga, con Sarti, a fianco di Taviani, è stato uno dei protagonisti del congresso della Democrazia Cristiana di Milano del 1967, un congresso che fu una svolta importante per la politica italiana.
Un fine politico ma un uomo concreto, uomo della politica del fare, attaccato alla sua terra, l'Abruzzo, che con lui conosce grande sviluppo, togliendola da uno storico isolamento. Sempre vicino alla sua gente, una buona parola per tutti, un aiuto per tutti. Fu per questo molto discusso, attaccato duramente, subì diverse inchieste, ne soffrì molto. Ma era anche un fine politico che sapeva vedere lontano. Prima di altri aveva colto che la politica doveva tradursi in scelte, doveva concretizzarsi nel realizzare. Un uomo attaccato alla sua terra ma con una visione nazionale, convinto che, senza il Mezzogiorno d'Italia, il nostro Paese non sarebbe potuto crescere, e riuscì - come ha ricordato il Presidente Fini - a strappare l'Abruzzo da terra depressa del nostro Paese: un buon esempio per tutto il resto del Mezzogiorno d'Italia.
Questo credo sia il significato più profondo della politica portata avanti da questo uomo: il contatto con la gente, la capacità di realizzare, la forza di andare avanti nonostante le pesanti critiche. Il gruppo del Popolo della Libertà esprime quindi alla sua famiglia, ma anche a tutti i cittadini abruzzesi, le più vive condoglianze per la perdita di zio Remo (Applausi).

GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono tra coloro che hanno avuto il privilegio di frequentare, di conoscere, di divenire amico di Remo Gaspari. Quando qualcuno scompare si commemora abitualmente più per dovere istituzionale, avendo il Ministro Gaspari, l'onorevole Gaspari, Remo per gli amici, ricoperto varie alte cariche che lo Stato può consentire ad un uomo politico. Io ho avuto il privilegio di averlo anche come consigliere, quando qualcosa non mi era chiaro in politica io lo chiamavo, ed era sempre pronto a rispondere con quella schiettezza che gli era propria.
Ritengo che sia realmente scomparso - lo ha detto bene il Presidente Fini nella sua commemorazione ufficiale - uno statista che l'Italia ha avuto, una persona che ha dato tanto al Paese e, in particolare, al suo Abruzzo. Quindi, quando siamo vicini alla famiglia, dobbiamo essere vicini alla famiglia del suo Abruzzo che lui ricordava sempre, anche nei momenti di amarezza.
Qualcuno ha ricordato che passò attraverso alcune inchieste. Possiamo pensare e sorridere rispetto a quelle inchieste che si concentrarono sull'uso di un elicottero, invitato dal titolare del Dicastero che di quell'elicottero poteva fare uso. I fatti odierni ci dimostrano quanto fosse diverso lo spessore degli uomini politici di una volta.
Il 10 luglio di ogni anno telefonavo a colui che viene chiamato affettuosamente «zio Remo» e lui mi diceva: «Mio caro, ti ricordi ancora del tuo Remo».
Non ti dimenticheremo mai, caro Remo, e il gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo partecipa al cordoglio della famiglia (Applausi).

BRUNO TABACCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, mi scuso, ma sento il dovere di unirmi alle parole che lei ha pronunciato per ricordare la figura di Remo Gaspari e di Pag. 21esprimere la mia adesione, non solo come democratico-cristiano e come parlamentare, ma come persona che ha avuto la fortuna di incrociare Remo Gaspari al punto che, solo due anni fa, mi chiese di andare a Gissi, nella sua realtà, dov'era certamente molto amato, per tenere un dibattito con lui.
In particolare, ho il ricordo della Valtellina, nel 1987, nella quale, impegnato da presidente della regione, avevo come punto di riferimento il Ministro della protezione civile. E devo dire, a proposito delle questioni giudiziarie che qui vengono sollevate, che Remo Gaspari è stato un politico perbene, un uomo davvero perbene, e il fatto che lo si ricordi in questa maniera vuol dire che questo Parlamento sta facendo un po' di autocoscienza.
Ebbene, noi fummo inquisiti da Antonio Di Pietro, io e Remo Gaspari. Antonio Di Pietro faceva il suo dovere, il suo mestiere, per una vicenda che riguardava i cosiddetti campanili d'oro dell'Oltrepò Pavese, un'azione che la regione Lombardia intraprese dopo che vi era stata una sequenza di frane e di smottamenti che avevano messo in grave difficoltà il patrimonio immobiliare e anche quello delle chiese. Si trattava di una deliberazione di 4 miliardi delle vecchie lire che tentammo di utilizzare nel migliore dei modi. Gaspari ed io vincemmo, Di Pietro perse, ma ognuno aveva fatto il suo mestiere fino in fondo, nel senso che lui aveva assunto quell'iniziativa e noi ci eravamo difesi all'interno del processo che si tenne presso il tribunale di Milano.
Ancora per queste ragioni, quindi - lasciamo perdere l'elicottero - se si deve ricordare la figura di Remo Gaspari, più volte Ministro e più volte parlamentare, lo si deve fare ricordando la figura di un democristiano perbene che ha servito le istituzioni ed il Paese e il suo Abruzzo con una grande efficacia e con una grande trasparenza. Anche per queste ragioni, desidero unirmi al dolore dei suoi familiari per la perdita di Remo Gaspari (Applausi).

GIAMPIERO CATONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, che dire di Remo Gaspari? Io ho avuto la fortuna da quarant'anni di crescere alla scuola politica di Remo Gaspari, una scuola politica che formava i dirigenti dell'allora Democrazia Cristiana. Una scuola politica in cui si indicava la linea principale per poter fare politica cioè la conoscenza del territorio, la conoscenza dei problemi reali della regione partendo dalla conoscenza dei problemi reali delle proprie circoscrizioni, dei propri comuni poi delle proprie province e poi della regione. Vi era poi l'aspetto del contatto con le persone e con la gente. Ricordo di Remo Gaspari una cosa: che da Ministro, sedici volte deputato e dieci volte Ministro, credo che Remo Gaspari anzi posso testimoniare che Remo Gaspari addirittura durante le ferie estive, portando la famiglia al mare a Vasto, lasciava la famiglia sotto l'ombrellone e lui sopra lo stabilimento riceveva centinaia di persone, li ascoltava con un taccuino in mano e si annotava tutte le problematiche che gli venivano esposte. Questo era Remo Gaspari, uomo di territorio. Remo Gaspari, uomo che comunque fino alla fine dei suoi giorni ha professato una fede politica contro le prebende e una fede politica contro gli enti inutili regionali. Abbiamo fatto insieme una battaglia quando eravamo al Governo della regione. Remo Gasperi era comunque un uomo integro, un esempio di onestà per tutti. Questo suo esempio di onestà anche quando lui si è ritirato dalla politica attiva ha continuato a darlo, utilizzando comunque il suo vitalizio, la sua pensione per aiutare comunque quelli che erano i suoi concittadini. Manteneva a sue spese una segreteria politica qui a Roma e si dava da fare per sollecitare tutti i politici a far sì che comunque accorressero sempre in aiuto delle situazioni più bisognose dell'Abruzzo. Remo Gaspari lo dobbiamo anche ricordare come democristiano e come Pag. 22colui il quale in direzione nazionale, l'ultima famosa direzione nazionale della Democrazia Cristiana votò contro lo scioglimento della Democrazia Cristiana. In un'ultima intervista, la sua ultima intervista la rilasciò al quotidiano La discussione; in essa affermò che all'Italia occorrerebbe una politica democristiana, una politica di mediazione, e nel suo Abruzzo, dove su quaranta consiglieri regionali la Democrazia Cristiana ne aveva venti, dove c'era un pentapartito nonostante non ci fosse bisogno assolutamente di altre forze politiche, in quell'Abruzzo, nonostante fossero ininfluenti in termini numerici gli altri partiti, Remo Gaspari pretendeva che, qualora sorgesse un piccolissimo problema, chiaramente bisognava bloccare tutti i lavori e ritrovare una concordia politica che è stata comunque il suo credo e che ha portato la regione Abruzzo ad essere la prima delle regioni meridionali d'Europa. Questo è stato Remo Gaspari, questo è stato il suo insegnamento. Questo è un insegnamento che credo tutti noi dovremmo comunque seguire (Applausi).

PRESIDENTE. Si sono così conclusi gli interventi per ricordare la figura di Remo Gaspari.

Si riprende la discussione (ore 11,55).

(Ripresa dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tommaso Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI. Signor Presidente, vi è un clima profondamente diverso anche sotto il profilo politico da quando queste mozioni sono state affrontate in quest'aula e da quando - devo dire anche con molta pacatezza e con molta ricerca di confronto - il decreto-legge in materia di rifiuti soprattutto per affrontare le emergenze ormai costanti della regione Campania è stato trattato in Commissione ambiente.
Devo riscontrare che sul piano politico si è alzato il tiro oltre ogni limite. Si è detto che il Governo è stato supponente e che la maggioranza è stata arrogante in Commissione. In verità, chi ha partecipato ai lavori della Commissione sa bene che la maggioranza è stata disponibile a confrontarsi anche su un numero moderato di emendamenti da parte dell'opposizione, ma vi è stata - questo sì - una differenza sostanziale sul piano politico, che non ha permesso di arrivare ad una sintesi positiva.
La premessa indispensabile è questa: noi, come centrodestra, con un provvedimento di legge in questo Parlamento abbiamo nel 2009 ritenuto che dovesse chiudersi la pagina, durata 15 anni, del rinnovo dello stato di emergenza. Infatti, questo è il discrimine. In tutti gli emendamenti e negli emendamenti principali dell'opposizione la premessa era quella di riaprire lo stato di emergenza nella regione Campania. Questo avrebbe rappresentato una sconfitta della politica, perché dopo 15 anni, per l'ennesima volta, avremmo stabilito che doveva essere il Governo centrale e solo il Governo centrale ad occuparsi della materia e, ancora una volta, si sarebbe realizzata una deresponsabilizzazione nei fatti delle classi dirigenti locali, il che non è accettabile in termini politici e neanche in termini pratici. Infatti, se 15 anni di stato di emergenza non sono riusciti a risolvere l'emergenza rifiuti nella regione Campania, non sono sicuramente sei mesi di una nuova riapertura dello stato di emergenza che possono soddisfare questa richiesta.
Non solo, ma io penso che sul piano politico vada evidenziato che l'impegno di questo Governo c'è stato tutto, anche mandando in regione Campania i militari per provvedere a risolvere una questione - sia ben chiaro - con funzioni che non sono proprie dei militari, proprio perché si era voluta considerare l'emergenza che si era lì realizzata.
Aggiungo anche una considerazione: vedete, amici, senza voler fare paragoni antipatici, non è che il problema dello stato di emergenza sia una questione che Pag. 23ha riguardato solo la regione Campania. Se andiamo a vedere i provvedimenti legislativi tra il 1994 ed il 1996 troviamo cinque regioni che erano nella stessa situazione della regione Campania. Aprirò un attimo una parentesi: nel 1995 fu il comune di Milano che si trovò in una situazione di gravissima emergenza rifiuti. Venne nominato commissario straordinario l'allora sindaco di Milano Albertini, ma dopo un anno o un anno e mezzo si è usciti dall'emergenza rifiuti e si è tornati ad un regime di normalità.
Allora, che cosa è mancato in questi anni? È mancata l'attuazione di una pianificazione che è stata decisa a tavolino, ma solo a tavolino, dagli enti locali, è mancata la realizzazione dei termovalorizzatori, è mancata la realizzazione degli impianti di compostaggio, è mancata la realizzazione degli impianti CDR. Vi sono zone, anche qui, che possono dimostrare come vi sia una differenza tra amministrazioni efficienti ed inefficienti. Infatti, non è vero che tutta la Campania, ad esempio per quanto riguarda la raccolta differenziata, sia allo stesso punto. Noi abbiamo due province (mi riferisco alla provincia di Salerno ed alla provincia di Avellino) che, ancorché siano governate da maggioranze diverse, superano il 20 per cento di raccolta differenziata.
Allora, qualcosa pure questo dato deve e vuole significare. Questo dato deve e vuole significare che, se vi è la volontà politica di attuare le leggi, di attuare le previsioni legislative, di attuare quelle strutture che non si possono attuare per legge, ma che la legge può facilitare nella sua attuazione, i risultati si ottengono.
Vedete, vorrei dirlo sinceramente: qui non si può passare dai cinque milioni di ecoballe (in tutti i sensi) dell'accoppiata Jervolino-Bassolino ai cinque giorni in cui la raccolta differenziata avrebbe risolto ogni problema di De Magistris.
Il problema, forse, è un po' più profondo e un po' più serio, cari amici, perché dovremmo cercare di porci una domanda: forse, questi fallimenti sono dovuti alla carenza di risorse economiche? Io penso di poter dire chiaramente che qui l'unica cosa che è mancata sul serio è la volontà politica, è il senso di responsabilità di alcune classi dirigenti. Infatti, dal 1996 al 2006, si sono riversati aiuti statali per 780 milioni di euro - 15 mila miliardi delle vecchie lire -, per contribuire a risolvere definitivamente la questione, per dare una risposta di sistema.
Dal 2008 al 2011 - anche in questo caso, rispondiamo ad una facile accusa - si è detto che questo Governo, condizionato dalla Lega, non avrebbe espresso una «solidarietà dovuta», a prescindere dai numerosi provvedimenti di legge che questo Governo ha attuato, a prescindere dai numerosi provvedimenti di legge che questo Governo ha portato all'attenzione del Parlamento per la loro approvazione. Ma come si può dire che è mancata la solidarietà quando, tra il 2008 e il 2011, questo Governo ha approvato interventi per oltre 509 milioni di euro per risolvere l'emergenza in Campania?
Questi sono dati inoppugnabili che smentiscono le illazioni secondo le quali l'asse Pdl-Lega impedisca alla Campania di uscire dall'emergenza. Dall'emergenza non si è usciti, perché, per troppi anni, una classe dirigente locale, che non si è voluta assumere fino in fondo le sue responsabilità, ha ostacolato ogni possibile soluzione. E aggiungerò di più. Vi sono stati decine di commissari, commissari di Governo, commissari prefettizi. È mai possibile che tutti fossero incapaci? O è molto più probabile che molti non siano stati, poi, messi nella concreta possibilità di attuare quelle soluzioni a cui si è arrivati?
Io penso che le mozioni, che anche noi abbiamo concorso a presentare per favorire un dibattito chiaro, aperto e sereno in quest'Aula, non possano prescindere anche da alcune considerazioni che non possiamo accettare. In questa sede, infatti, si è parlato degli sprechi. Se vogliamo parlare degli sprechi, dovremmo ricordare che la Corte dei conti ha sanzionato il sindaco Bassolino perché, nel 2001, pensava di risolvere il problema dei rifiuti in Campania attivando un call center ambiente con cento dipendenti; potremmo ricordare le migliaia di lavoratori che Pag. 24verrebbero assunti dai vari consorzi di bacino, istituiti ad hoc per realizzare e concretizzare la raccolta differenziata, che sistematicamente hanno fallito nel loro obiettivo.
Quelli sono gli sprechi, quella è la solidarietà al contrario, che utilizza i denari pubblici che sono stati espressi a favore di una solidarietà concreta e che sono finiti nelle sacche immonde di quello che è un clientelismo senza fine.
Dunque, io penso che non si possa accusare questo Governo o questa maggioranza di insensibilità. Noi la sensibilità ce l'abbiamo avuta fino in fondo. Non è stato a noi che, nel 2007, si è rivolto il cardinale Sepe, quando disse a Bassolino e a Jervolino: ridate dignità alla città? Queste sono le responsabilità politiche da cui non intendiamo prescindere, perché ognuno se le deve assumere (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. La invito a concludere.

TOMMASO FOTI. Noi ce le siamo assunte, quando eravamo al Governo del Paese nel 2008-2011, ce le siamo assunte in questa fase.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Tommaso Foti.

TOMMASO FOTI. Concludo, signor Presidente. Dopo questa discussione, che è stata soltanto politica e non mira effettivamente ad alcuna soluzione, penso che la nostra mozione debba essere ritirata per il semplice motivo che non vi è alcuna volontà politica di trovare responsabilità e soluzioni, ma soltanto fare propaganda a buon mercato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonavitacola. Ne ha facoltà.

FULVIO BONAVITACOLA. Signor Presidente, io non mi voglio sintonizzare su toni comiziali, anche se avremmo buone ragioni per farlo.
Capisco che il centrodestra possa trovare soltanto un ultimo disperato approdo unitario nel fare il bilancio degli anni che furono, nel richiamare le responsabilità che furono e nell'eludere i doveri dell'oggi.
Noi abbiamo riflettuto sugli anni che furono. Abbiamo anche visto che hanno cavalcato il tema dei rifiuti, colmando la loro nullità con i rifiuti nelle elezioni politiche del 2008, nelle provinciali del 2009 e nelle regionali del 2010.
Abbiamo bevuto le nostre purghe, ma non vogliamo bere le purghe che adesso toccano a voi, perché siete voi al Governo da tre anni, siete voi al governo di quattro province della Campania, su cinque, da due anni, e, da oltre un anno, siete al governo della regione Campania. È venuto il momento di capire che cosa proponete, voi, per l'emergenza rifiuti!
Vorrei anche disvelare il mistero di questo decreto-legge, che vi accingete a guidare in un graduale coma farmacologico di qui a qualche ora.
Questo decreto-legge non è nato a causa di pronunce giurisdizionali, perché la sentenza del TAR Lazio di fine maggio ha semplicemente detto che i rifiuti provenienti dagli impianti di tritovagliatura sono rifiuti urbani non pericolosi. Per essi occorre, dunque, un accordo di trasferimento extraregionale con l'intesa delle regioni. Ma ciò sta scritto nel codice dell'ambiente: quindi, non è cambiato assolutamente niente a seguito di quella pronuncia!
Il tema del decreto-legge - noi così lo abbiamo concepito - era quello di porre, di fronte all'Italia e al Governo dell'Italia, la questione di una rinnovata e gravissima emergenza e, quindi, di chiedere alle regioni italiane non la questua quotidiana, ma una conferenza promossa dal Governo, la quale definisse un accordo straordinario che consentisse di governare una fase transitoria non inferiore a sei-nove mesi: in meno di sei-nove mesi, infatti, non si attrezzano le discariche.
Vorrei fornire qualche dato, perché noi, la vicenda, non la governiamo con qualche accordo. E vorrei anche chiedervi se sia un caso che, alla fine, le uniche regioni che Pag. 25dicono sempre «sì» sono quelle governate dal centrosinistra in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), nonostante il fatto che, oggi, al governo della regione Campania e di quattro province vi sia il centrodestra, mentre noi non siamo neanche al governo del comune di Napoli. Il problema era, dunque, quello di chiamare ad un accordo di responsabilità.
In Campania si producono 2 milioni e 700 mila tonnellate di rifiuti all'anno. Solo nella provincia di Napoli siamo a 4 mila 500 tonnellate al giorno. Nei prossimi due-tre anni avremo bisogno di una dotazione notevole, per la quale il presidente della regione deve assumersi le sue responsabilità.
È inutile che il presidente Caldoro cerchi di fare lo scaricabarile sui comuni. Oggi l'emergenza rifiuti in Campania non è quella della raccolta, ma dello smaltimento, e i comuni, nella vicenda dello smaltimento, non c'entrano nulla, a partire dal comune di Napoli!
Il tema è un altro: che cosa, voi, state attrezzando per lo smaltimento? Smaltimento significa termovalorizzatori, ma che dovranno essere utilizzabili da qui a tre anni. Smaltimento significa discariche.
Il presidente Caldoro ha due doveri: in primo luogo, applicare l'articolo 191 del codice dell'ambiente, ossia predisporre misure straordinarie di smaltimento quando l'emergenza lo richiede.
In secondo luogo: nominare i commissari. Noi siamo contrari ai commissari, ma egli ha il dovere di applicare la legge e, quindi, ha il dovere di nominare i commissari per le discariche, perché lo sancisce la legge n. 1 del 2011, che è entrata in vigore nel gennaio di quest'anno.
Signor Presidente, siamo ormai a fine luglio: su cinque province della Campania, il presidente Caldoro ha nominato solo il commissario per la provincia di Napoli, che si è insediato a marzo, e non sappiamo ancora cosa abbia concluso. Io regalerò una cartina geografica al presidente Caldoro, e gli dimostrerò che la Campania si compone di cinque province, dopodiché gli consegnerò una copia della Gazzetta Ufficiale e gli farò vedere che la competenza delle discariche è in capo a lui, e non ai comuni. Attenzione, comprendiamo lo spirito generoso del comune di Napoli di voler rimboccarsi le maniche e affrontare in primo luogo, con le proprie energie, questo problema, ma tale problema non si risolvere con il «fai da te»: dobbiamo inchiodare il Governo e la regione Campania alle loro precipue ed ineludibili responsabilità.
Un ultimo punto è rappresentato dal dialogo: non so cosa voi intendiate per dialogo. Noi abbiamo presentato a novembre una proposta di legge; non avete accolto una proposta quando, agli inizi di quest'anno, si è trattato di convertire il decreto-legge n. 195; a giugno abbiamo presentato una proposta di legge sull'emergenza, e non avete accolto una proposta di questo «decreto fantasma»; abbiamo presentato alcune e qualificanti proposte emendative, soprattutto sul tema delle discariche, e le avete respinte tutte, in Commissione; abbiamo fatto una riunione del Comitato dei nove, e avete confermato il «no» su tutto; scusate, per voi il dialogo cos'è? È necessario che il Quirinale faccia una dichiarazione di emergenza per convincervi che di fronte a drammi come quello dell'emergenza rifiuti le forze politiche debbano trovare le ragioni anche della collaborazione?
Notiamo un atteggiamento di perdurante chiusura; lo abbiamo verificato anche ieri, quando avete segnato un primato nella storia delle istituzioni: una forza di Governo che fa ostruzionismo su un provvedimento del proprio Governo. Questo decreto-legge è il decreto dei primati, il decreto della nullità, il decreto dell'auto-ostruzionismo. Noi vi chiediamo, invece, di aprire un tavolo serio, in primo luogo nella Conferenza Stato-regioni, perché il tema rifiuti speciali-rifiuti urbani è un tema fuorviante. Senza l'accordo con le regioni non si va data nessuna parte, e pensare di aggirare con qualche furberia questo tema è una strada sbagliata.
Noi non siamo un movimento a stelle, né ci turbiamo quando vediamo qualche bandiera, di qualunque colore essa sia, e, Pag. 26quando è necessario, sappiamo assumerci le nostre responsabilità. Se in Campania definirete un percorso serio, a partire dall'eliminazione delle discariche, siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità e a difendere le scelte. Quello che non potete pretendere è di farci approvare a scatola chiusa il nulla: non possiamo condividere, sul tema delle discariche, la politica dello «spezzatino», disseminando di micrositi la regione Campania, aprendo inutili focolai di tensione e andando a gravare sui territori che già hanno dato e, quindi, creando inutili riproposizioni di una tensione di cui non vi è bisogno.
Apriamo un terreno serio di confronto. Abbiamo detto: il Ministro dell'ambiente individui una commissione di alta competenza tecnica, sentendo organismi di alto livello scientifico, e il presidente Caldoro decida sui siti di discarica; su questo siamo disponibili. È strano che vi innamoriate dei comuni, attribuendo ai comuni competenze che non hanno, voi che ancora non volete restituire ai comuni le competenze sulla raccolta e lo spazzamento.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FULVIO BONAVITACOLA. Questo è il vero senso della vostra posizione, cioè scaricare sui comuni, ma togliere ai comuni quello che a loro spetta: chiediamo ai colleghi del centrodestra di votare la mozione Bratti ed altri n.1-00680 nella sua interezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo solamente perché rimangano agli atti alcuni concetti basilari che definisco «al fosforo» e per ricordare anche al collega Bonavitacola che ha parlato prima, alla collega Zamparutti e ad altri che la legge è chiara: sono le province e i comuni che devono individuare i siti per discariche e termovalorizzatori (Applausi della deputata Dal Lago), li invito ad andarla a leggere.
In Campania non siamo in una situazione di regime di commissariamento, ma in regime di normalità, quindi la regione ha solamente compiti marginali sui piani strutturali di compatibilità e basta. Non c'è bisogno che difenda il presidente Caldoro che ha le capacità, le qualità e l'impegno per dimostrare da solo quello che sta facendo, ma la memoria che vorrei riportare in quest'Aula è che, fino a maggio, il sindaco di Napoli si chiamava Rosa Russo Jervolino ed era del Partito Democratico. Quindi, non continuate a difenderla fuori dai limiti di decenza. È stato un errore averla fatta sindaco e ne paghiamo le conseguenze.
Termino dicendo che, se il bel tempo si vede dal mattino, anche questo sindaco è destinato a fallire perché se come primo atto ha impugnato davanti al TAR il termovalorizzatore di Napoli-est, credo che per Napoli sarà tempesta.
Ho voluto ribadire quanto vi ho sottolineato, perché è giusto che non si diano responsabilità a chi non le ha (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Avverto che i presentatori delle mozioni Iannaccone ed altri n. 1-00676, Libè, Della Vedova, Lo Monte ed altri n. 1-00679, non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo.
Devo pertanto ritenere che il parere del Governo sia da intendersi contrario sui capoversi dei dispositivi di tali mozioni su cui il Ministro aveva proposto una riformulazione. È così, Ministro Prestigiacomo?

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Sì, signor Presidente.

Pag. 27

PRESIDENTE. Avverto che i presentatori della mozione Bratti ed altri n. 1-00680 hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo.
Passiamo alla votazione della mozione Donadi ed altri n. 1-00670 (Nuova formulazione).
Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente le parti su cui Governo ha espresso il parere favorevole da quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Donadi ed altri n. 1-00670 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa e al primo capoverso del dispositivo, accettati dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Ricordo ai colleghi che il Governo ha espresso parere favorevole rispetto al primo capoverso del dispositivo.

FRANCESCO BARBATO. Vergogna! Il Governo sta votando contro!

FULVIO BONAVITACOLA. Vergogna!

PRESIDENTE. I colleghi hanno votato? L'onorevole Bressa ha votato? Da questa parte hanno votato? Onorevole Melchiorre, ha votato? Si affretti, per favore. I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori - Dai banchi dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori si scandisce: Dimissioni! Dimissioni!) (vedi votazioni).


(Presenti 589
Votanti 583
Astenuti 6
Maggioranza 292
Hanno votato
296
Hanno votato
no 287).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei soltanto che nella consapevolezza collettiva ci fosse che, oltre a questa figura invereconda che fa la maggioranza, si è alzato un Ministro a nome del Governo annunciando il parere favorevole. L'intero Governo, seduto al banco, ha votato contro e, per dissociazione mentale, il Ministro si è astenuto. Fate ridere (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori e di deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

GENNARO MALGIERI. È una vergogna quello che ha fatto il Governo!

PRESIDENTE. Onorevole Malgieri...

GENNARO MALGIERI. Avrò pure il diritto di dire qualcosa!

PRESIDENTE. Onorevole Malgieri, per carità lei ha tutti i diritti, ma o si spiega...
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Donadi ed altri n. 1-00670 (Nuova formulazione), limitatamente al secondo e terzo capoverso del dispositivo, non accettati dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 28

Onorevole Tanoni... Onorevole Aracu...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) (Vedi votazioni).

(Presenti 587
Votanti 583
Astenuti 4
Maggioranza 292
Hanno votato
289
Hanno votato
no 294).

Passiamo alla votazione della mozione Iannaccone ed altri n. 1-00676.
Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente le parti sulle quali il Governo ha espresso parere favorevole da quelle sulle quali il Governo ha espresso parere contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Iannaccone ed altri n. 1-00676, limitatamente alla premessa e al secondo e terzo capoverso del dispositivo, accettati dal Governo.

SILVANO MOFFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, noi intendiamo ritirare la mozione.

ROLANDO NANNICINI. Responsabili! Responsabili!

PRESIDENTE. Sta bene. La mozione Iannaccone ed altri n. 1-00676 si intende ritirata.
Passiamo alla votazione della mozione Mosella ed altri n. 1-00677.
Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate nel senso di votare distintamente le parti sulle quali il Governo ha espresso parere favorevole da quelle sulle quali il Governo ha espresso parere contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mosella ed altri n. 1-00677, limitatamente alla premessa e al primo capoverso del dispositivo, accettati dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli colleghi, vi prego di votare.

FRANCESCO BARBATO. Vergogna! Il Governo vota contro anche stavolta!

ROLANDO NANNICINI. Vergogna! Dimettetevi!

PRESIDENTE. I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori - Dai banchi del gruppo Italia dei Valori si grida: Dimissioni, dimissioni!) (Vedi votazionia ).

(Presenti 588
Votanti 585
Astenuti 3
Maggioranza 293
Hanno votato
297
Hanno votato
no 288).

GENNARO MALGIERI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GENNARO MALGIERI. Signor Presidente, colgo l'occasione per scusarmi per le intemperanze di prima ma vorrei sapere, ovviamente non da lei ma dai colleghi che siedono ai banchi del Governo, se questo Governo negli ultimi minuti ha cambiato la sua posizione. Credo di avere il diritto di saperlo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori).

Pag. 29

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mosella ed altri n. 1-00677, limitatamente al secondo e terzo capoverso del dispositivo, non accettati dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato? L'onorevole Miotto ha votato... Onorevole Duilio, onorevole Guzzanti, si affretti... Ha votato, onorevole Guzzanti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) (Vedi votazionia ).

(Presenti 589
Votanti 587
Astenuti 2
Maggioranza 294
Hanno votato
293
Hanno votato
no 294).

Prendo atto che il deputato Baldelli ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione della mozione Ghiglia ed altri n. 1-00678.

AGOSTINO GHIGLIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA. Signor Presidente, ritiro la mia mozione n. 1-00678 (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo alla votazione della mozione Libè, Della Vedova, Lo Monte ed altri n. 1-00679.
Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate nel senso di votare distintamente le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole da quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Libè, Della Vedova, Lo Monte ed altri n. 1-00679, limitatamente alla premessa e al quarto capoverso del dispositivo, accettati dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato?

ANDREA LULLI. Vergogna! Anche stavolta il Governo vota contro!

ANTONIO BORGHESI. Buffoni!

PRESIDENTE. Colleghi, se non vi è un po' di compostezza è impossibile per la Presidenza verificare i colleghi che non hanno espresso il voto. Mi sembra che tutti abbiano votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori) (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 587
Maggioranza 294
Hanno votato
296
Hanno votato
no 291).

WALTER VELTRONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER VELTRONI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Chiedo scusa ma in diversi anni di esperienza parlamentare quello che sta accadendo in quest'Aula non l'ho mai visto, che il Governo dichiari per più votazioni un'indicazione e che poi il Governo stesso si comporti diversamente su mozioni concernenti una materia sulla quale ieri abbiamo assistito all'auto-ostruzionismo, che per l'ennesima volta in quest'Aula la maggioranza Pag. 30dimostri di non avere i voti, con quello che succede fuori di qui - la situazione finanziaria e quella generale del Paese -, credo dovrebbe indurre in questo momento ad un atto di responsabilità. Quello che è accaduto stamattina è un fatto anomalo nella storia del Parlamento, il Parlamento non è un luogo in cui si può giocare, se si dà un'indicazione di voto da parte del Governo i membri del Governo dovrebbero corrispondere a questa, tanto più in presenza dell'evidente assenza di una maggioranza e di una divisione che oggi è evidentemente verificabile. Quindi davvero credo che quello che è stato chiesto in quest'Aula corrisponda a un bisogno del Paese e penso che il Governo dovrebbe trarne le conseguenze (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori, Unione di Centro per il Terzo Polo, Misto-Alleanza per l'Italia).

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, innanzitutto per ringraziare e dare atto al Ministro Prestigiacomo della libertà di giudizio che ha conservato (Commenti dei deputati dei gruppo Popolo della Libertà) in relazione all'assenso alla mozione del collega Libè che dava indicazioni precise sulle quali in passato, anche nei giorni e nelle ore precedenti, la politica del Governo almeno a parole si ritrovava, quindi è un gesto di coerenza che apprezziamo. Per il resto, signor Presidente, a ognuno le proprie valutazioni, alcune cose sono state già dette, non stiamo trattando un tema marginale, non stiamo trattando un tema improvvisato, stiamo trattando uno dei punti su cui allora si giocò addirittura la campagna elettorale, e che il Governo dopo tre anni sul tema dei rifiuti si presenti in Aula con le divisioni a cui abbiamo assistito in questi minuti credo che debba indurre chi di dovere a prendere con un minimo di serietà - se ancora c'è - la situazione per quella che è, cioè dello sbando della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

GIAN LUCA GALLETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, pongo un serio problema istituzionale: il Capo dello Stato pochi giorni fa ci ha richiamati tutti alla serietà e alla responsabilità nazionale. È inammissibile che un Governo si presenti in quest'Aula esprimendo parere favorevole su una mozione e un secondo dopo voti contro quella mozione, perché questa è confusione istituzionale inammissibile! Chiedo alla Presidenza della Camera di farsi carico presso il Governo per chiarire questa situazione che non si deve più ripetere in Parlamento. Vi ricordo cari colleghi che voi tre anni fa avete tenuto il Consiglio dei ministri a Napoli promettendo agli italiani che avreste risolto questo problema in tre settimane (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico e Italia dei Valori), non erano tre settimane e non sono neanche tre anni!
Fate una proposta concreta, perché i rifiuti sono ancora sulle strade di Napoli (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Italia dei Valori e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, credo che qui, oggi, il Governo sia rimasto vittima di un colpo di sole. Non riesco veramente a comprendere il senso ultimo e la ragione di un Governo che dà parere favorevole e poi, compattamente, vota contro. Sembra di assistere a un gioco, un gioco di cattivo gusto, di pessimo gusto, se pensiamo che in questo momento vi è un milione di cittadini napoletani che deve Pag. 31convivere con una situazione drammatica sulle proprie spalle, ereditata da tante amministrazioni e anche da questo Governo, che per tre anni sui problemi di Napoli ha cercato di lucrare solo facili consensi, ma poi non ha avviato alcuna soluzione.
Però voglio ritornare al punto di prima: non si capisce il senso di questo comportamento del Governo. Non vorrei - questa sarebbe, fra tutte, la cosa più grave, perché significherebbe svendere la funzione del governo del Paese a bassi interessi di coalizione - che questa sceneggiata patetica che stiamo vedendo fosse, in qualche modo, un patto scellerato tra le due anime ormai in perenne battaglia in questa maggioranza, per cui il Governo deve affossare il decreto-legge e le mozioni sui rifiuti di Napoli per ottenere in cambio il salvataggio dell'onorevole Papa nella votazione che avremo oggi pomeriggio (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).
Se state pensando a questo, l'Italia vi seppellirà, non di rifiuti, ma di insulti, perché state svendendo la dignità del Governo del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PINO PISICCHIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, intervengo solo per una piccola domanda. Il Governo, che aveva la possibilità di esprimere un parere favorevole, un parere contrario o di rimettersi all'Assemblea, non ha realizzato né la seconda né la terza opzione; ha optato, invece, per un atteggiamento, per così dire, mimetico.
Sono sicuro che vi sarà una ragione per cui lo ha fatto. Signor Presidente, vorrei permettermi di domandare al Ministro che è responsabile del Dicastero interessato da queste mozioni di spiegare a quest'Assemblea quali sono le ragioni che l'hanno condotta a compiere quel tipo di scelta.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, dica all'onorevole Lupi di lasciare in pace il Ministro!

PRESIDENTE. Presidente Lupi, per favore.

LUCIANO DUSSIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, intervengo per respingere le accuse di irresponsabilità che sono state rivolte al Governo e alla maggioranza, che servono solo per coprire l'irresponsabilità dell'attuale sindaco di Napoli (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori), che si rifiuta di dare il suo assenso alla costruzione di un termovalorizzatore in città, l'unica possibilità per Napoli, tra l'altro capoluogo di regione, di risolvere definitivamente i problemi.
Chiedere che qualcun altro si assuma delle responsabilità, bypassando le proprie, è da irresponsabili (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Pretendere di avere un voto da questa maggioranza che impegni tutto il resto del Paese a far fronte a spese eccessive, per far sì che i rifiuti di Napoli, governata da un irresponsabile, vengano trasportati, magari, in Danimarca, è assurdo!

PRESIDENTE. Onorevole Cicchitto, la prego di tornare al suo posto!

LUCIANO DUSSIN. È per questo che rigiro le accuse ai deputati del Partito Democratico, dell'Italia dei Valori, dell'Unione di Centro e di Futuro e Libertà, perché non si vuole rimettere sul binario giusto questo Paese, che è destinato al fallimento.

FURIO COLOMBO. Onorevole Cicchitto, lascia in pace il Ministro!

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, dica all'onorevole Cicchitto di non disturbare il Ministro!

PRESIDENTE. Onorevole Cicchitto, l'ho già pregata di ritornare al suo posto.

Pag. 32

LUCIANO DUSSIN. È emblematico che, nella stessa regione Campania, gli altri sindaci e i presidenti di provincia si rifiutino di risolvere i problemi generati dall'irresponsabilità di De Magistris (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Libè, Della Vedova, Lo Monte ed altri n. 1-00679, limitatamente al primo, secondo, terzo e quinto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Prego i colleghi di rimanere seduti per consentire di vedere chi non ha votato.
Onorevole Strizzolo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).


(Presenti 591
Votanti 587
Astenuti 4
Maggioranza 294
Hanno votato
291
Hanno votato
no 296).

Passiamo alla votazione della mozione Bratti ed altri n. 1-00680.
Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole da quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bratti ed altri n. 1-00680, limitatamente alla premessa e al secondo, terzo e quarto capoverso del dispositivo, nel testo riformulato, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 591
Votanti 314
Astenuti 277
Maggioranza 158
Hanno votato
302
Hanno votato
no 12).

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, la votazione a cui abbiamo appena assistito non costituisce un rimedio, non so se questa fosse la volontà del Governo. Il Governo ha espresso parere favorevole sulla mozione appena votata, ma il Governo stesso e la maggioranza si sono astenuti!
Vorrei sapere se il colloquio concitato prima tra il Presidente Cicchitto ed il Ministro Prestigiacomo è avvenuto perché qualcuno si è finalmente deciso ad informare il Ministro che i suoi pareri non valgono nulla perché la maggioranza sta votando contro o diversamente da questi per ottenere il voto contrario della Lega Nord in relazione all'autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Papa che si svolgerà nel pomeriggio.
Lo scambio «scellerato» è esattamente questo ed è sotto gli occhi di tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bratti ed altri n. 1-00680, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 33

Onorevole Crosetto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 592
Votanti 588
Astenuti 4
Maggioranza 295
Hanno votato
292
Hanno votato
no 296).

Passiamo alla votazione della mozione Zamparutti ed altri n. 1-00681.
Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole da quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zamparutti ed altri n. 1-00681, limitatamente alla premessa e alla lettera c) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Garagnani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 593
Votanti 329
Astenuti 264
Maggioranza 165
Hanno votato
318
Hanno votato
no 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zamparutti ed altri n. 1-00681 limitatamente alle lettere a) e b) del dispositivo non accettate dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 595
Votanti 591
Astenuti 4
Maggioranza 296
Hanno votato
293
Hanno votato
no 298).

Sull'ordine dei lavori (ore 12,50).

ALESSANDRA MUSSOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, intervengo tanto per alleggerire, ma in realtà non mi interessa.
Io chiedo «lo stralcio» del verbale di ieri in relazione alle dichiarazioni dell'onorevole Fiano, perché un conto sono delle dichiarazioni, una lettura storica ed un'interpretazione politica, altro è l'insulto gratuito.
Ricordo che non ci fu un processo, ma solo lo scempio di Piazzale Loreto (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Fiano chiede di parlare. Ne avrà facoltà a fine seduta.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 1o luglio 2011, n. 94, recante misure urgenti in tema di rifiuti solidi urbani prodotti nella regione Campania (A.C. 4480) (ore 12,52).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 1o luglio 2011, n. 94, recante misure urgenti in tema di rifiuti solidi urbani prodotti nella regione Campania.

MAURO LIBÈ. Chiedo di parlare.

Pag. 34

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, dopo quello che è avvenuto sul voto delle mozioni, noi adesso ci apprestiamo a riprendere il voto sul disegno di legge di conversione di un decreto-legge, che riguarda le indicazioni approvate con le mozioni.
Noi abbiamo necessità, prima di procedere, di capire qual è l'intendimento del Ministro, anche in relazione a quanto è stato votato. Infatti, noi non possiamo dimenticare che ci sono stati dei voti. Chiediamo, dunque, qual è l'intendimento del Ministro e se questo intendimento è conforme a quello del Governo, perché altrimenti non si può procedere.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi ieri avevamo già chiesto il rinvio in Commissione del provvedimento, alla luce delle novità prodotte dall'ordinanza del Consiglio di Stato.
Devo dire che per motivi assolutamente legittimi di tattica parlamentare - più che di interesse collettivo e soprattutto di interesse della Campania - alcuni gruppi in corso di giornata e con il trascorrere dei minuti hanno cambiato impostazione rispetto al decreto-legge. Noi crediamo ancora di più oggi opportuno il rinvio e non tanto alla luce di quanto avvenuto per le mozioni, perché anche qui sono state approvate delle parti in difformità, perché il Ministro aveva espresso i pareri, prima che il PdL e altri gruppi della maggioranza ritirassero le loro mozioni, e noi avevamo ritirato le mozioni proprio perché ritenevamo più responsabile sviluppare un ragionamento più approfondito in Commissione, rispetto alle novità intervenute e sopravvenute sul decreto-legge con l'ordinanza del Consiglio di Stato.
Quindi, nel riproporre anche oggi questa impostazione non solo di metodo, ma anche di merito per poter fare innanzitutto gli interessi dei cittadini di Napoli e della Campania, noi riproponiamo la questione di ieri, ossia il rinvio in Commissione del provvedimento.

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, dopo l'intervento del relatore, sulla proposta che è stata avanzata di rinvio in Commissione, concederò la parola ad un oratore contro e ad un oratore a favore per non oltre cinque minuti ciascuno (Commenti del deputato Sposetti). Cosa vuole, onorevole Sposetti? Lei conosce il Regolamento, quindi non deve chiedere a me di rispondere a domande alle quali non è possibile rispondere.

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare contro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, è la carenza di motivazioni che non fa avere a nessuno la forza di alzare la mano e di chiedere il rinvio in Commissione di un decreto della maggioranza su un problema assolutamente urgente che riguarda centinaia di migliaia di persone come i rifiuti a Napoli, dopo avere passato una giornata a fare autostruzionismo sul proprio decreto, avere chiesto il rinvio in Commissione senza nessuna motivazione di merito, dopo che è stato respinto quel rinvio e riproposto oggi semplicemente perché la maggioranza ritiene di avere i numeri.
Siamo di fronte davvero ad un'altra vergogna. Non sono soltanto i voti di prima, che hanno dimostrato come non c'è maggioranza: vi è un Governo che non segue le indicazioni del Ministro competente per l'ambiente che si dissocia, come abbiamo visto nell'ultimo voto insieme ad altri Ministri. Non è soltanto un problema di sfaldamento politico della maggioranza. È tutto quello che c'è sotto questa richiesta di rinvio. Non è molto difficile capire - ripeto quello che ho detto prima - che dietro il rinvio in Commissione del decreto c'è la paura delle divisioni, c'è la paura dei Pag. 35nostri emendamenti, c'è la paura di emendamenti di maggioranza per i quali i capigruppo e i componenti più autorevoli del PdL non sono riusciti a convincere i propri esponenti della maggioranza al ritiro.
Ma dietro questo c'è un prezzo da pagare, e il prezzo da pagare - lo ripeto - è il voto di questo pomeriggio. Lo scambio è i rifiuti di Napoli in cambio del voto della Lega contro l'arresto di Papa. Questo è quello che si sta consumando in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Unione di Centro per il Terzo Polo - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). I napoletani e gli italiani devono sapere che questo decreto viene rinviato in Commissione per consentire che oggi col comodo scudo del voto segreto venga respinta la richiesta della Giunta delle autorizzazioni all'arresto di Papa. Se questo non fosse vero, anziché rumoreggiare, siate voi per primi a dire di «no» al voto segreto che coprirà - lo dico ai parlamentari leghisti - la vostra ipocrisia di cui i padani non si dimenticheranno (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Unione di Centro per il Terzo Polo - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania): ossia dire che votate per l'arresto dell'onorevole Papa, e poi chiedere ai parlamentari del sud, ai parlamentari dei Responsabili di chiedere il voto segreto per coprire con lo scudo del voto segreto la vigliaccheria di voi guerrieri padani (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Unione di Centro per il Terzo Polo - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

GIANPAOLO DOZZO. Come ti permetti! Vergognati!

GIANLUCA BUONANNO. Bassolino e Jervolino!

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, la prego! Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Landolfi. Ne ha facoltà.

MARIO LANDOLFI. Signor Presidente, l'intervento dell'onorevole Franceschini conferma l'evidente malafede che caratterizza l'opposizione rispetto alla materia che stiamo trattando. La voglia di buttarla in politica è forte, la tentazione è forte e la carne è debole, così come pure la volontà di mischiare un po' tutto: la materia dei rifiuti, la votazione che avremo oggi pomeriggio, e anche lo spettacolo inedito che, come maggioranza e come Governo - dobbiamo ammetterlo - abbiamo dato qualche minuto fa.
Però qui si parla d'altro, colleghi, e il relatore Ghiglia ha spiegato i motivi per i quali oggi la maggioranza, il Popolo della Libertà, chiede il rinvio in Commissione. Non c'è difetto di motivazione, onorevole Franceschini, c'è una ordinanza del Consiglio di Stato che sospende gli effetti di una decisione del TAR del Lazio, la cui decisione ha di fatto favorito lo sviluppo dell'emergenza rifiuti a Napoli (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Oggi quell'ordinanza, sospendendo quegli effetti, fa sì che questo decreto sia addirittura inutile. Ecco perché noi vi chiediamo il rinvio in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Siete voi che volete continuare a strumentalizzare la tragedia dei rifiuti a Napoli (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Siete voi che non siete ancora paghi di quello che avete fatto quando avete amministrato la città di Napoli, la regione Campania, quello che avete combinato come sinistra rispetto a questa materia.

FRANCESCO BARBATO. Camorra! Camorra!

MARIO LANDOLFI. L'ordinanza del Consiglio di Stato ci impone una riflessione e di riconsiderare l'intera materia, e allora non c'è difetto di motivazione, c'è solo la volontà di ricalibrare una decisione normativa che lo stesso Capo dello Stato aveva trovato timida ed incerta, e che oggi è rafforzata dalla decisione del Consiglio di Stato. Pag. 36
Non giochiamo sulle miserie della città di Napoli, non giochiamo su questo dramma, ma assumiamoci tutti quanti la nostra responsabilità. La prima responsabilità è quella di rivedere il decreto-legge; la motivazione c'è e l'Aula darebbe veramente prova di responsabilità se votasse la proposta dell'onorevole Ghiglia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione del disegno di legge di conversione in esame.

(È approvata).

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, l'onorevole Franceschini, intervenendo, ha insultato la Lega Nord Padania, la maggioranza e questo Paese. La posizione della Lega Nord Padania sui rifiuti di Napoli è chiara, precisa e da sempre nota. Noi vogliamo che i rifiuti di Napoli vengano risolti a Napoli e non vengano inviati da nessuna parte (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà). Avete voi la grande responsabilità storica di aver messo in ginocchio una grande città come Napoli (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà). Noi vogliamo anche che non ci sia sempre l'assistenzialismo da Roma perché riteniamo che solo un sistema basato sulla responsabilità possa risolvere il problema. Ma quello che mi ha offeso ed ha offeso anche l'intelligenza di quelli che ascoltano, onorevole Franceschini, è l'insinuazione che lei ha voluto fare mettendo le mani avanti sul voto di Papa. Sì, caro Franceschini, perché lei sta mettendo le mani avanti, sta preparando un voto dei vostri parlamentari a scrutinio segreto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà - Dai banchi del Partito Democratico si grida: «Buffone!»).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, consentite all'onorevole Reguzzoni di terminare.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. La nostra posizione è chiara, è stata espressa anche ieri, la trova su tutti i giornali, se la legga. La nostra posizione è precisa, evidentemente però...

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, ascolti almeno il suo capogruppo.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. ... come si sentiva nei corridoi dei vostri deputati, voi siete stati colpiti questa mattina dall'avviso di garanzia al capo della vostra segreteria, Penati, e state mettendo le mani avanti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Popolo della Libertà e Popolo e Territorio).

ITALO BOCCHINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, intervengo per esprimere due questioni. La prima: sul decreto-legge rifiuti riteniamo che sia un errore il rinvio in Commissione perché ci sono problemi di merito e questo provvedimento non risolve i problemi di Napoli e non li risolve perché il PdL ed il Presidente del Consiglio hanno deciso di piegarsi alle richieste della Lega Nord Padania ed hanno dato vita ad un provvedimento che finge di risolvere i problemi della città di Napoli e non li risolve. Vi è un'altra questione sulla quale mi permetto di rivolgere un appello a tutti i gruppi parlamentari. Oggi pomeriggio abbiamo una votazione molto importante e delicata e che genera molta attenzione da parte degli italiani e dell'opinione pubblica. Credo che noi abbiamo un dovere, nei confronti degli italiani, ossia quello di non avanzare, da parte di nessun gruppo, la richiesta di voto segreto (Applausi dei deputati Pag. 37dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Partito Democratico e Italia dei Valori).
Gli italiani devono sapere come ognuno di noi vota e si atteggia su questa vicenda. È molto grave la richiesta di voto segreto... (Dai banchi dei deputati del gruppo Lega Nord si grida: Scemo, scemo!).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi!

ITALO BOCCHINO. Non riesco a capire, visto che i colleghi della Lega hanno annunciato di non richiedere il voto segreto e di non volerlo, perché mi urlano «scemo» nel momento in cui sostengo la loro tesi! È incomprensibile! Se non perché hanno un accordo sottobanco con «l'utilizzo dei responsabili» per chiedere il voto segreto e per votare contro la loro base, oggi pomeriggio, e salvare l'onorevole Papa dall'inchiesta della magistratura. C'è una richiesta. Noi avanziamo formalmente, politicamente nell'interesse della trasparenza e degli italiani e della chiarezza politica, una richiesta a tutti i gruppi affinché non si richieda il voto segreto. Ognuno ci metta la faccia e spieghi agli italiani da che parte sta su una vicenda così delicata (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Partito Democratico, Italia dei Valori).

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intervengo per rivolgere un appello a lei affinché lei possa rivolgere un appello a noi. Ho l'impressione che stiamo esagerando...

PRESIDENTE. Prego i colleghi della Lega e di Futuro e Libertà di svolgere altrove le loro conversazioni.... onorevole Barbaro...Pregherei anche di non intralciare il corridoio.... chi vuole uscire esca. Prego, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. Sembra una storia che abbiamo già vissuto tanti anni fa. È una storia che sta andando dal ridicolo verso il drammatico senza renderci conto che stiamo parlando della vita di una persona sul cui destino giudiziario dobbiamo decidere oggi pomeriggio. Allora l'appello che rivolgo a lei, signor Presidente, è se può invitarci tutti a parlare dei rifiuti di Napoli e a lasciar stare questa storia....(Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà) perché so come voterò e so le ragioni per cui voterò, ma a me sembra di vivere qui dentro una caccia alla persona per fini politici, sicché quello per cui accusiamo i magistrati lo stiamo facendo qua dentro. Credo che non dovremmo trattare le persone in questo modo (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

FABRIZIO CICCHITTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, credevo che il presidente Franceschini fosse un gradevole scrittore di romanzi rosa mentre invece, ahimè, è venuto a raccontarci un romanzo nero e devo dirgli che non ho molto da aggiungere nel merito rispetto a quello che ha detto poco fa l'onorevole Mario Landolfi che ha espresso una valutazione, una ragione e una spiegazione seria per ciò che riguarda la nostra richiesta di rinviare l'esame del provvedimento in Commissione per la valutazione di un decreto-legge che è partito in un modo ed è arrivato in un altro. Infatti è partito con il TAR del Lazio che si era pronunciato in un modo e poi si è ritrovato ex post con il Consiglio di Stato che ha emanato una pronuncia esattamente opposta. Ciò ha aperto una riflessione e una dialettica anche all'interno della maggioranza assolutamente rispettabile e assolutamente normale e quindi in questo non c'è stato alcuno scambio tra noi e la Lega ma c'è stata semplicemente Pag. 38una valutazione diversa derivante da interessi territoriali diversi che sono assolutamente rispettabili.
Dopodiché ho poco da aggiungere - mi dispiace ma può darsi che non gli faccio una cortesia - ho poco da aggiungere anche per rispondere a quello che ha detto poco fa l'onorevole Bocchino, a quello che ha detto l'onorevole Di Pietro (Applausi ironici dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Infatti, certamente il vostro strumentalismo, per cui noi fra qualche ora dovremo decidere della libertà o del carcere di una persona e voi giocate questa cinica partita strumentale in anticipo per agitare la piazza, è assolutamente vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Aggiungo anche all'onorevole Bocchino che noi rivendichiamo il voto segreto in quest'Aula (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) perché è giusto che sulla valutazione di una persona non vi sia un cinico gioco politico, ma ogni deputato sia messo di fronte alla sua coscienza senza nessun condizionamento e in questo modo faccia i conti con se stesso e con gli altri (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il disegno di legge di conversione n. 4480, dunque, si intende rinviato in Commissione. La Conferenza dei presidenti di gruppo ne stabilirà l'ulteriore calendarizzazione.

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare (ore 13,09).

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Francesca Cilluffo, proclamata in data 19 luglio 2011, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Partito Democratico.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,10).

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, intervengo per replicare e per commentare quanto ha detto pochi minuti fa l'onorevole Mussolini.

PRESIDENTE. Permetta un attimo, onorevole Fiano: prego i colleghi che non sono interessati di uscire rapidamente dall'aula. Prego, onorevole Fiano.

EMANUELE FIANO. Onorevole Presidente, io ieri al termine della seduta ho citato un episodio che mi ha sbalordito e che riguarda il vicesindaco del comune di Boltiere, in provincia di Bergamo, un vicesindaco appartenente al Popolo della Libertà, il quale si è recato con tanto di famiglia e anche, se non sono errate le notizie che ricevo dalla stampa, insieme al comandante dei vigili urbani di quella località, alla tomba di Mussolini a Predappio. Lì, romanamente salutando la tomba di Benito Mussolini, ha dichiarato (uso le virgolette perché la dichiarazione è sua ed è riportata sulla sua pagina di Facebook): «Ogni tanto andiamo lì, in famiglia, con tanto di saluto romano, per rientrare poi attivi e pieni di voglia e forza che solo lui può dare». Questa è la frase pronunziata da Maurizio Testa, vicesindaco di Boltiere, in provincia di Bergamo, Lombardia, Italia, anno 2011.
Io non so se esistano regolamenti o leggi che possano temperare o modulare le cose che io ho da dire a riguardo di Benito Mussolini. Io faccio forza sulla storia della mia famiglia, onorevole Alessandra Mussolini, e di mio padre, arrestato dalla Milizia fascista all'inizio dell'anno 1944, deportato poi e prima incarcerato nel carcere delle Murate di Firenze, deportato nel lager nazista di Auschwitz-Birkenau, insieme alla madre e al padre (che sono i miei nonni, che non ho mai visto). Prima di lui lì l'avevano preceduto il fratello, Enzo Fiano, la cognata, Livia Di Porto e mio cugino Sergio Fiano, di 18 mesi. Mio Pag. 39padre fu arrestato dalla Milizia fascista, incarcerato da italiani prima nel carcere delle Murate di Firenze, poi trasferito nel campo di concentramento di Fossoli, vicino a Carpi, e da lì trasferito, con un viaggio atroce, insieme ai miei nonni, nel campo Birkenau, dove dopo li raggiunse anche la mia bisnonna, portata via dal letto di inferma, anni 86, dalla casa di riposo ebraica «Vittorio Sadun» di Firenze.
Io ho voluto ricordare al vicesindaco di Boltiere, che poiché siamo in democrazia ha potuto pronunziare quelle parole, che io so chi fu Benito Mussolini, che io so, anche se non lo sapesse nessun altro, che cosa è stato il fascismo e cosa sono stati i fascisti, complici dei nazisti in questo Paese, nella deportazione di 8.500 ebrei italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori e di deputati del gruppo Popolo della Libertà). Oggi, mio padre è uno, credo, dei dieci sopravvissuti ebrei italiani a quella deportazione, non tutta compiuta con la complicità dei fascisti. Ma di mio padre so.
E so anche la storia di molti italiani non ebrei, renitenti alla leva, comunisti, antifascisti, socialisti, repubblicani, liberali, cattolici, antifascisti, antimussoliniani, che furono prelevati dalle loro case, furono torturati, furono incarcerati, furono privati degli affetti, furono mutilati, furono deportati nei lager per responsabilità del fascismo italiano, capeggiato da Benito Mussolini (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori).
E so anche un'altra cosa, che abbiamo ricordato in quest'Aula per l'intraprendenza del Presidente Fini, che ancora ringrazio, alla presenza di mio padre. So anche che, in questo Paese, vi fu un uomo che chiese a Re Vittorio Emanuele III di firmare il 5 settembre del 1938 e, poi, di votare in quest'Aula, all'unanimità, nel dicembre del 1938, le leggi razziali firmate da Benito Mussolini, con le quali mio padre e i suoi compagni ebrei furono espulsi dalle scuole del Regno, con le quali mio nonno fu licenziato dalle Poste italiane, con le quali a mia nonna fu impedito di lavorare, e i miei genitori si nascosero e, con loro, tutti coloro che ho citato, non solo gli ebrei.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

EMANUELE FIANO. Ho voluto solo ricordare questo, onorevole Mussolini, a quel signore che, a Predappio, ha alzato romanamente il braccio destro per salutare Benito Mussolini. Io so che Benito Mussolini fu un assassino e non me lo dimenticherò mai (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori).

ALESSANDRA MUSSOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, non saremmo certamente qui, oggi, a dare un giudizio su quella che è stata la storia. Tutti noi conosciamo ciò che successe.
Io non accetto che si dia un giudizio su mio nonno - e non avevo neanche fatto il nome, ma adesso lo faccio, Benito Mussolini - massacrato a piazzale Loreto, senza un processo! Questo non lo accetto, ferme restando le colpe che vi sono state, ma non vi è stato un processo!
Nessuno, in quest'Aula, si deve permettere di chiamare assassino mio nonno (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), del quale ho dato il cognome ai miei tre figli!

FURIO COLOMBO. Assassino! Assassino!

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Pag. 40

La seduta, sospesa alle 13,15, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro per i beni e le attività culturali e il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Chiarimenti in merito ai tempi e alle modalità di attuazione del piano per il Sud - n. 3-01758)

PRESIDENTE. L'onorevole Vico ha facoltà di illustrare l'interrogazione D'Antoni ed altri n. 3-01758 concernente chiarimenti in merito ai tempi e alle modalità di attuazione del piano per il Sud (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, signor Ministro, tutti i provvedimenti del Governo in carica muovono, da tre anni, lungo un'unica strategia: l'esistenza di due sistemi economici distinti, quello del Nord, che funziona, per cui avrebbe bisogno di aggiustamenti, e quello del Sud, completamente da ridefinire. È un dualismo antistorico del sistema Italia, che a noi piace chiamare «antimeridionalismo»; parlano i vostri provvedimenti: prima le risorse dei FAS, riprogrammate e spostate nei fondi strategici centralizzati, e trasferite largamente al Nord (basterà rileggere le delibere CIPE degli ultimi tre anni, non ultima quella del 5 maggio 2011, sui capitoli infrastrutture); poi il «decreto Sud» sul federalismo fiscale, nel quale aleggia il mistero di come si trasformeranno gli attuali trasferimenti ordinari di spesa in conto capitale e, ancora, restano bloccate le risorse dei FAS dei piani regionali, che attendono. Di contro, in questi tre anni, sono stati annunciati il new deal, piano straordinario, il «Piano per il Sud» con le risorse del Sud.
Ministro, ci dica come stanno le cose.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, Raffaele Fitto, ha facoltà di rispondere.

RAFFAELE FITTO, Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale. Signor Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti, perché consentono di tenere aggiornato il Parlamento in merito al percorso attuativo del «Piano per il Sud», che, vorrei ribadirlo in premessa, non costituisce un annuncio, ma un preciso impegno che il Governo vuole onorare, così come ribadito dal Presidente del Consiglio in quest'Aula.
Nelle precedenti risposte ad altre interrogazioni che vi sono state, di cui l'ultima il 29 giugno, ho già avuto modo di sottolineare la complessità dell'azione che il Governo sta mettendo in campo per migliorare l'utilizzo di ingenti risorse, che rischiano di essere perse o di non essere utilizzate in modo efficace. È un lavoro svolto insieme alle amministrazioni statali di settore, d'intesa con le regioni e in stretto raccordo con il Commissario europeo.
Questo lavoro ha consentito di conseguire un significativa accelerazione nell'attuazione dei programmi comunitari. Grazie alle nuove regole condivise e sancite dalla delibera CIPE n. 1 del 2011 gli impegni dei programmi cofinanziati con risorse europee sono cresciuti del 66 per cento, per quanto riguarda il FESR, e del 100 per cento per quanto riguarda il Fondo sociale europeo. Sul tema, la Commissione bilancio di questo ramo del Parlamento ha approvato, il 25 maggio scorso, una risoluzione congiunta di maggioranza e opposizione, che ha, tra l'altro, impegnato il Governo a concludere entro il prossimo 31 luglio il confronto con tutte le amministrazioni. Pag. 41
Il confronto con la regioni ha permesso di definire un piano di investimenti completo, concreto e chiaramente individuato in tutte le sue componenti. Entro la prossima settimana, secondo quanto previsto dalla delibera CIPE n. 1 di quest'anno, sarà definito un elenco di interventi strategici concernente la parte infrastrutturale, di concerto con il Ministro Matteoli e con i presidenti delle regioni interessate.
Sono state individuate le sei direttrici strategiche di rilievo nazionale, opere di cui si avvierà in modo irreversibile il completamento, come le direttrici ferroviarie e altre opere stradali, che possono velocizzare e modernizzare aspetti della rete ferroviaria e stradale del Mezzogiorno d'Italia. Sono opere di cui si parla da anni, che saranno finanziate con risorse e tempi certi.
Sarà contemporaneamente finanziata una serie di opere di interesse strategico regionale e interregionale proposte dalle regioni e da concessionari nazionali. In questa direzione proporrò al CIPE, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro delle infrastrutture, d'intesa con i presidenti delle regioni interessate, per la loro approvazione, le delibere per gli interventi citati e per il conseguente riparto delle risorse. Il percorso, dopo l'approvazione del CIPE, sarà completato con la sottoscrizione del Presidente, ai sensi del decreto legislativo n. 88 del 2011, dei contratti istituzionali di sviluppo. Tutto questo non esaurisce il Piano per il Sud, perché questo riguarda esclusivamente una parte, seppur fondamentale e importante, dello stesso.
Informo infine, e concludo, che le risorse del FAS regionale non sono state toccate in alcun modo dalla recente manovra e che le risorse dei programmi attuativi regionali del FAS saranno sbloccate per tutte le regioni, sia del Sud che del Centro-Nord, per un totale di oltre 20 miliardi di euro.
Inoltre, in merito al tema della territorialità, assicuro che il rispetto di tale vincolo è verificato, evidentemente al netto delle preallocazioni e delle riduzioni operate dalla legge, anche attraverso la definizione ed implementazione del nuovo sistema di monitoraggio della Banca d'Italia e della Ragioneria generale dello Stato.

PRESIDENTE. L'onorevole D'Antoni ha facoltà di replicare.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, ci dichiariamo totalmente insoddisfatti da questa risposta. Il Ministro ha usato la parola «complessità». È stato tanto complesso questo Piano per il Sud che in due anni non si è visto assolutamente nulla e il Governo si è perso nella complessità del Piano.
Le parole che ha usato il Ministro sono particolari, perché ha sempre coniugato i verbi al futuro («sarà fatto», «sarà programmato», «sarà deciso»); neanche una volta è stato usato il passato («è stato fatto», «è stato programmato», «abbiamo deciso di fare»), mai. Questa è la dimostrazione del perché in questi anni, invece, si è fatto esattamente il contrario, ossia si sono tagliati i fondi.
Ormai siamo a 30 miliardi di risorse nazionali del FAS, più i 5 dell'anno scorso, poi i 4 che sono compresi nella manovra. Siamo in presenza di un taglio generale che riguarda gli unici strumenti che cercavano di aiutare gli investimenti e l'occupazione nelle aree più deboli del Paese che sono state duramente colpite dalla crisi, cioè il credito di imposta per l'occupazione ed il credito di imposta per gli investimenti.
Questi ultimi sono stati smantellati con la promessa contenuta nel «decreto sviluppo» di ripristinare un credito di imposta per l'occupazione «salvo l'autorizzazione europea», il che significa un altro rinvio. La verità è che siamo in presenza di una politica anti-meridionale e anti-nazionale, perché non puntare sulle aree deboli, non puntare sullo sviluppo e non puntare sulla possibilità per il Sud di mettersi in moto significa anche sacrificare il Nord. Significa anche sacrificare il Paese e non lavorare per la coesione e l'unità di questo Paese. È l'errore tragico che questo Governo ha fatto, consegnandoci un Paese che non cresce e che ha Pag. 42problemi finanziari con rischi enormi nella tenuta complessiva, come vediamo in questi giorni.
Allora ritengo che questa politica debba essere condannata con forza, da noi sicuramente, ma penso da tutto il popolo italiano e da quello meridionale in particolare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative per la salvaguardia dei livelli occupazionali degli stabilimenti Alenia localizzati nella regione Campania - n. 3-01759)

PRESIDENTE. L'onorevole Nunzio Francesco Testa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01759, concernente iniziative per la salvaguardia dei livelli occupazionali degli stabilimenti Alenia localizzati nella regione Campania (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

NUNZIO FRANCESCO TESTA. Signor Presidente, Ministro Sacconi, l'Alenia aeronautica del gruppo Finmeccanica è un'azienda leader mondiale in quanto a progettazione, realizzazione, certificazione e supporto di velivoli sia di tipo civile che militare. È un motivo di orgoglio nazionale, occupa 10 mila lavoratori in tutta l'Italia e circa 5 mila nella sola zona metropolitana di Napoli con stabilimenti a Pomigliano d'Arco, Casoria, Capodichino e Nola.
Nel mese di luglio la Banca europea per gli investimenti ha accordato un prestito di 500 milioni di euro al gruppo Finmeccanica, e in particolare all'Alenia aeronautica, allo scopo di supportare il ruolo industriale della Finmeccanica nelle regioni meridionali.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

NUNZIO FRANCESCO TESTA. Quali iniziative intende adottare il Governo per favorire la salvaguardia e l'incremento dei livelli occupazionali degli stabilimenti Alenia localizzati nella regione Campania?

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, l'onorevole Testa probabilmente fa riferimento all'audizione presso la 10a Commissione permanente industria del Senato dell'amministratore delegato dell'Alenia aeronautica, il dottor Giuseppe Giordo. Egli ha dichiarato di voler realizzare una serie di azioni coordinate dirette a rilanciare la competitività della società per confermare sui mercati internazionali la posizione ottimale che aveva registrato ancora nel 2010 vendendo 1.100 aeromobili regionali ATR di cui 920 già consegnati.
Si tratta di aeromobili di cui una parte significativa è prodotta nello stabilimento di Pomigliano d'Arco. Gli interventi che il Ministero dello sviluppo economico si appresta ad effettuare a valle del Comitato interministeriale per lo sviluppo dell'industria aeronautica, che si terrà alla fine di questo mese, consentiranno di mantenere la linea evolutiva del velivolo ATR, che - come ho detto - sta continuando a vendere con notevole successo, e renderanno possibile avviare ulteriori programmi, uno dei quali in collaborazione con l'industria canadese Bombardier per la fornitura di piani di coda dei velivoli della C-Series.
Il gruppo industriale, allo stato attuale, occupa in provincia di Napoli 4.531 dipendenti divisi tra gli stabilimenti di Pomigliano d'Arco, Capodichino, Casoria e Nola. Per fronteggiare l'andamento sfavorevole dei mercati, Alenia ha avviato processi di razionalizzazione e di efficientamento dell'assetto produttivo. In particolare, nel marzo 2010 ha chiesto il trattamento di cassa integrazione guadagni ordinaria per mancanza di commesse e questo trattamento ha interessato 3.413 unità operanti nella provincia di Napoli.
Inoltre, il 22 novembre 2010 è stato sottoscritto un accordo tra i vertici aziendali e le organizzazioni sindacali, con il quale è stata avviata una procedura di mobilità nei confronti di 787 lavoratori Pag. 43appartenenti ai siti produttivi di Caselle, di Torino, di Venezia, ma anche di Pomigliano d'Arco, Casoria, Nola, Capodichino nord e sud, Foggia e Grottaglie. Sulla base dei criteri lì indicati ad oggi circa 200 lavoratori percepiscono l'indennità di mobilità erogata dall'INPS.

PRESIDENTE. La prego di concludere, Ministro Sacconi.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Faccio presente, tra l'altro, che l'azienda si è impegnata a riconoscere a questi lavoratori un'integrazione economica pari al 55 per cento della differenza tra l'indennità di mobilità e la retribuzione aziendale percepita dal lavoratore e un'ulteriore integrazione pari al 25 per cento viene riconosciuta ai lavoratori che chiederanno la collocazione in mobilità entro il mese precedente la maturazione dei requisiti.
Ora un tavolo è aperto presso la regione Campania per approfondire con i sindacati le strategie aziendali e vedere come accompagnare con la formazione la protezione del reddito dei lavoratori. Allo stato, posso dire peraltro che non vi sono informazioni certe circa l'intenzione dell'azienda di trasferire la direzione tecnica che è concentrata a Pomigliano, né vi sono elementi per ritenere che venga affidata ad altri stabilimenti fuori dalla Campania la produzione di nuovi velivoli regionali.
Il Governo segue con attenzione la situazione, pronto ad attivare un tavolo istituzionale ove se ne ravvisasse l'esigenza.

PRESIDENTE. L'onorevole Nunzio Francesco Testa ha facoltà di replicare.

NUNZIO FRANCESCO TESTA. Signor Presidente, signor Ministro, è proprio quella da lei citata l'audizione del Senato a cui faccio riferimento. In quella sede, il dottore Giordo ha sottolineato che l'interesse particolare è rivolto alla regione Puglia e alla regione Veneto e che la riduzione dell'attività manifatturiera riguarderà invece la regione Campania.
Lei capisce bene che se l'attività ingegneristica passa alla regione Campania e quella manifatturiera al Nord l'impiego per molti lavoratori si ridurrà, per cui avremo altri disoccupati. È lo stato - come sottolineava anche lei - di assoluta incertezza dei vertici aziendali che ci preoccupa. Lei ha detto anche un'altra cosa molto importante, ossia che vi è una disoccupazione distribuita perché è prevista la cassa integrazione sia al Nord che al Sud per quanto riguarda la Alenia, ma il gap che vi è tra il Nord e il Sud sta aumentando notevolmente.
La disoccupazione che riguarda le aree più deboli è quella più preoccupante, cioè quella della regione Campania. Questo è noto. Lei conosce bene la nota vicenda della FIAT auto che già ha dato grossi problemi alla Campania intera, ma in particolare alla città di Pomigliano d'Arco, dove il polo industriale costituito da FIAT auto e dalla Alenia, che fino a qualche tempo fa era il fiore all'occhiello, sta diventando un problema serio per l'intera città, oltre che per la Campania.

(Iniziative per contrastare la disoccupazione giovanile e chiarimenti in merito ai tempi e ai contenuti della riforma del contratto di apprendistato - n. 3-01760)

PRESIDENTE. L'onorevole Baldelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01760, concernente iniziative per contrastare la disoccupazione giovanile e chiarimenti in merito ai tempi e ai contenuti della riforma del contratto di apprendistato (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, signor Ministro, il tasso di disoccupazione giovanile in Italia si è ormai stabilizzato in una misura attorno a 28 per cento.
Si stima che siano circa due milioni i giovani che non studiano, non lavorano e non seguono alcun percorso di formazione professionale, molti dei quali evidentemente sono anche vittime del mercato del lavoro sommerso. Pag. 44
È evidente che ci sono stime che ci dicono che ci sono decine di migliaia di professionalità che il mercato del lavoro non riesce a soddisfare con lavoratori giovani che abbiano adeguati requisiti e che quello dell'apprendistato sia un tema centrale sul quale il Governo ha portato e sta portando avanti un impegno in termini di riforma del contratto di apprendistato con gli enti locali e con le parti sociali. Su questo, signor Ministro, verte la nostra interrogazione.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, gli interroganti opportunamente sollecitano interventi in favore dell'occupazione giovanile che, come ho più volte detto in quest'Aula, sono oggetto di una cabina di regia interministeriale, proprio perché, in particolare, le competenze del Ministero dell'istruzione e del Ministero del lavoro sono essenziali nella combinazione reciproca per affrontare una vera e propria emergenza nazionale legata, a nostro avviso, soprattutto al disastro educativo che si è prodotto nei recenti decenni nel nostro Paese.
Ciò è testimoniato da un fenomeno specifico che è il disallineamento tra le competenze richieste dal mercato del lavoro e quelle disponibili nello stesso mercato. A questo scopo, l'interrogante lo ha richiamato anche nel suo testo, abbiamo attivato un programma trimestrale su base provinciale con il quale monitoriamo la richiesta di professionalità in ciascun territorio, in modo da orientare le scelte educative, le politiche formative, la stessa funzione di incontro tra la domanda e l'offerta di lavoro e il programma excelsior. Contemporaneamente abbiamo liberalizzato il collocamento: basti pensare che i collocatori privati in Giappone sono 20 mila, nel Regno Unito e in Germania circa 10 mila, mentre in Italia sono poco più di 100.
Confidiamo che la liberalizzazione del collocamento favorisca questa funzione indispensabile di incontro tra la domanda e l'offerta di lavoro. Tuttavia, lo strumento principale nel quale confidiamo è la riforma dell'apprendistato, che fino ad ora ha registrato il consenso di quasi tutte le parti sociali, di tutte le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative e di tutte le regioni, e che ora sarà all'esame per il dovuto parere delle Commissioni parlamentari con l'obiettivo di farne quanto prima definitiva approvazione in seno al Consiglio dei ministri, trattandosi di un decreto legislativo.
Ricordo due contenuti fondamentali: il primo è quello di voler dare omogeneità alla disciplina in tutte le regioni e l'altro quello di voler realizzare la formazione quanto più in ambiente lavorativo per integrare apprendimento e lavoro.

PRESIDENTE. Signor Ministro, la prego di concludere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. In parallelo stiamo procedendo a definire con le regioni le linee guida per circoscrivere l'impiego dei tirocini dei quali vi è stato certamente abuso. Infine, richiamo le recenti misure per promuovere l'autoimprenditorialità giovanile attraverso agevolazioni fiscali per il primo periodo di attività.

PRESIDENTE. L'onorevole Cazzola, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, signor Ministro, ci dichiariamo soddisfatti e la incoraggiamo ad andare avanti sulla strada intrapresa. Come lei ben sa, alla base del tasso di disoccupazione giovanile preoccupante - al quale faceva riferimento l'onorevole Baldelli - ci sono diverse questioni oltre al dato della crisi economica. Va ricordato che sarebbe sbagliato attribuire alle norme sulla flessibilità la causa della situazione di disoccupazione giovanile che è un tratto comune a tutti i paesi OCSE. Pag. 45
Infatti, possiamo ricordare che dal 1997 al 2007, grazie anche alle norme che hanno liberalizzato il mercato del lavoro, questo Paese ha visto crescere nuovi posti di lavoro per 3,5 milioni di unità che non abbiamo perso per strada durante la crisi. Siamo ancora in vantaggio rispetto al punto di partenza.
Ciò detto, come lei ha ricordato, alla base della disoccupazione giovanile ci sono aspetti di carattere strutturale che hanno radici nel sistema formativo. I giovani italiani si diplomano e si laureano più tardi dei loro colleghi europei. Accedono al mercato del lavoro quattro anni dopo un giovane tedesco.
Rifiutano generalmente il lavoro manuale che vede oggi una prevalenza di lavoratori stranieri, tanto che nel primo trimestre del 2011, a fronte di una situazione occupazionale difficile, i posti di lavoro vacanti sono cresciuti dello 0,3 per cento, raggiungendo un livello dello 0,9 per cento.
Quindi, siamo anche noi convinti e ci dichiariamo d'accordo sulla riforma dell'apprendistato, che può determinare un riallineamento tra domanda e offerta di lavoro e apprezziamo il consenso ottenuto dalle regioni e dalle parti sociali e la incoraggiamo ad andare avanti su questa strada (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative per la salvaguardia e la promozione del patrimonio culturale ed archeologico in Italia, con particolare riferimento al Mezzogiorno e alla Sicilia - n. 3-01761)

PRESIDENTE. L'onorevole Gianni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01761, concernente iniziative per la salvaguardia e la promozione del patrimonio culturale ed archeologico in Italia, con particolare riferimento al Mezzogiorno e alla Sicilia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, signor Ministro, sarò rapidissimo. Conosciamo l'attuale difficile situazione economica, che impone grossi sacrifici. La recente manovra economica fatta soprattutto, se non esclusivamente, di tagli ne è la dimostrazione. È indubbio che stando così le cose bisogna trovare nuove strade. Una di queste certamente potrebbe essere quella dei beni culturali, che possono diventare una fonte attrattiva per il Paese tutto, il Mezzogiorno e la Sicilia.
La recente vicenda di Pompei ci deve fare stare molto attenti, sebbene anche altri monumenti d'Italia hanno bisogno di essere attenzionati. Inoltre, in molte aree del Paese vi sono opere uniche nel loro genere, che hanno bisogno di essere salvaguardate perché stanno subendo gravi danni. Tra questi luoghi vi sono certamente il Castello federiciano di Augusta e l'unico teatro greco al mondo, quello di Siracusa. Tuttavia, sicuramente posso citare soltanto una piccola parte di questo complesso di monumenti importanti perché il tempo a mia disposizione è poco.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Gianni.

PIPPO GIANNI. Concludo, signor Presidente. La voglio invitare, Ministro, se possibile, ad avviare una serie di piani effettivi di consolidamento, ristrutturazione e rilancio di questi beni culturali, che possono diventare per il Paese una nuova strada, un incentivo e una possibilità economica.

PRESIDENTE. Il Ministro per i beni e attività culturali, Giancarlo Galan, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GALAN, Ministro per i beni e attività culturali. Signor Presidente, onorevole Gianni, lei pone nella sua interrogazione a risposta immediata tre punti in particolare evidenza. Il primo è quello relativo a Pompei. Le segnalo che questo Governo, appena tre mesi fa, ha posto in essere alcune misure, ordinarie e straordinarie, di non poco momento per quanto riguarda Pompei. Ha autorizzato la spesa di 80 milioni di euro all'anno per la Pag. 46manutenzione e la conservazione dei beni culturali. Ha previsto l'adozione di un programma straordinario di interventi per le aree archeologiche di Pompei, già approvato oltretutto dal Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici l'8 giugno. Ha previsto l'utilizzo di 105 milioni di euro di fondi FAS da programmare. Ha previsto nuove assunzioni, in deroga ai divieti, con 30 unità di personale da destinare a Pompei, oltre a circa 100 ulteriori assunzioni per gli uffici ministeriali. Ha previsto apposite misure di semplificazione delle procedure, con dimezzamento dei termini delle gare, semplificazione della progettazione e delle procedure in materia di sponsorizzazione per favorire l'apporto dei privati. Mi sembra proprio che il Governo non sia rimasto con le mani in mano, ma abbia introdotto qualcosa di veramente importante per Pompei. Certo, non basta ancora ma mi sembra, tuttavia, che vada riconosciuta la particolare sensibilità dimostrata dal Governo in questi ultimi mesi.
Il secondo punto su cui pone l'accento è quello relativo alla situazione critica in cui versano i siti archeologici e culturali presenti nella regione Sicilia, con scarsa manutenzione e financo scarsa propaganda della bellezza dei siti. Condivido quello che lei dice. Peccato, però, che il mio Ministero non abbia alcuna competenza e non eserciti alcuna potestà in quella regione nel settore dei beni culturali. Come lei sa lo statuto della regione siciliana attribuisce la competenza esclusiva agli organi della regione che la esercitano, oltretutto, attraverso le loro soprintendenze.
Il Ministero in Sicilia non ha neppure un sovrintendente, ciò nonostante - per carità - sono qui disponibile per aiutare un patrimonio, francamente inestimabile. La stessa cosa, in fondo, vale anche per un piano promozionale del patrimonio culturale e archeologico del Mezzogiorno, che rientrerà nei piani globali per la valorizzazione delle aree italiane e, in particolare, dei siti archeologici del sud. Quindi, il Governo intende avviare un piano di questo tipo, ma ci tengo a sottolineare che la regione Sicilia ha una straordinaria fortuna, della quale altre regioni andrebbero orgogliose, menerebbero vanto e trarrebbero immensi ricavi. È un patrimonio, per davvero, da regione fortunata d'Italia.

PRESIDENTE. L'onorevole Gianni ha facoltà di replicare.

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, signor Ministro, sono soddisfatto della sua risposta, ma - se mi consente - devo sottolineare un passaggio: la regione Sicilia è stata, purtroppo, oggetto di un terremoto, che ha determinato la legge n. 433, facendo intervenire il Governo nazionale a salvaguardia di tutti i beni culturali della Sicilia.
Infatti, la Sicilia è una regione autonoma, ma purtroppo ha un governo incapace, quello del presidente Lombardo, assente completamente dalla scena politica, che non deve impedire al Ministro di poter intervenire, ancorché non abbia la competenza nel controllo, non nel finanziamento. Così come è avvenuto con la legge n. 433 o con lo specifico intervento di finanziamento della cattedrale di Noto, potrebbe intervenire con riguardo ad altri siti come questi, che sono unici al mondo. Dico questo, signor Ministro, perché la Sicilia ogni anno dà allo Stato - lo ripeto ormai da così tanto tempo, che ormai lo ricordo a memoria - più di 35 miliardi di euro di risorse, che vengono prelevate dai siti industriali di Priolo, Gela e Milazzo e che confluiscono nelle casse dello Stato.
Quindi, se lo Stato interviene per i beni culturali della Sicilia non fa una cosa cattiva, ma fa una cosa buona, così come fa una cosa buona quando attua il prelievo fiscale.
Quindi, signor Ministro, vorrei ringraziarla e, nello stesso tempo, invitarla a sostituire il presidente Lombardo che, purtroppo, impegnato com'è a fare demagogia, non riesce ad intervenire su questi siti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

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(Misure per la continuità della produzione e la salvaguardia dei livelli occupazionali presso lo stabilimento Irisbus di Grottaminarda (Avellino) - n. 3-01762)

PRESIDENTE. L'onorevole Barbato ha facoltà di illustrare l'interrogazione Di Pietro n. 3-01762, concernente misure per la continuità della produzione e la salvaguardia dei livelli occupazionali presso lo stabilimento Irisbus di Grottaminarda (Avellino) (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, vengo dal tavolo di concertazione presso il Ministero dello sviluppo economico, dove c'era un grande assente, il Governo, che dimostra di non avere una politica industriale e di non essere sensibile alle politiche del lavoro e dell'occupazione. Quindi, questa mattina il Governo ha dimostrato di essere una casta di perditempo rispetto ai rifiuti e oggi dimostra di essere una casta di fantasmi rispetto ai temi del lavoro e dell'occupazione.
Per fortuna c'eravamo noi del gruppo dell'Italia dei Valori, che abbiamo incalzato la FIAT - che si è permessa di dire: «Ma le istituzioni non capiscono? Non ascoltano?» - ed abbiamo preteso che ci si aggiornasse ad un nuovo tavolo di concertazione. Infatti, per noi e per l'Italia dei Valori è importante non perdere neanche un posto in Irpinia, in Campania e nel Mezzogiorno d'Italia e questa è la ragione per la quale continueremo a difendere con i denti e con le unghie i lavoratori dell'Irisbus di Grottaminarda e resteremo al loro fianco perché questa è la nostra politica: difesa del lavoro, difesa dell'occupazione, stare a fianco dei cittadini sulle cose concrete (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, rispondo sulla base degli elementi forniti dal Ministero dello sviluppo economico, che fa presente di seguire con impegno la delicata situazione dello stabilimento Irisbus di Valle Ufita, stante l'importanza economica e sociale del sito produttivo per il territorio in questione.
L'azienda, che costruisce non solo autobus di linea da turismo, ma anche filobus di nuova concezione, negli ultimi anni ha registrato un forte calo di commesse delle relative quote di mercato. Per fare fronte a tale situazione si è fatto ricorso a strumenti di ammortizzazione sociale ed è stato avviato un processo di riorganizzazione produttiva, che ha comportato una riduzione del personale attraverso il ricorso a prepensionamenti e a misure di incentivazione all'esodo. Tale riorganizzazione ha coinvolto circa 300 lavoratori.
Attualmente sono in forza all'azienda 690 lavoratori di cui oltre 500 in cassa integrazione straordinaria a rotazione. Secondo il piano di riorganizzazione discusso con i sindacati si prevede che entro la fine dell'anno circa 90 lavoratori possano essere interessati da procedure di mobilità e dal successivo pensionamento.
Il Ministero dello sviluppo economico è a conoscenza dello stato di mobilitazione che ha colpito il territorio a seguito delle notizie delle trattative in corso tra il gruppo FIAT Industrial e la società DR Motor company per la cessione del ramo di azienda Irisbus di Flumeri. A tal fine il Ministero dello sviluppo economico, consapevole della delicatezza della situazione che si trova a gestire e al fine di mantenere i livelli occupazionali e produttivi, ha prontamente convocato un incontro con la FIAT, gli enti locali e le organizzazioni sindacali. Tale incontro si sta svolgendo in queste ore e fra gli obiettivi dello stesso vi è anche quello di conoscere il significato della dismissione dello stabilimento di Flumeri nell'ambito del piano industriale di FIAT Industrial.
Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha comunicato che per il sito Pag. 48produttivo di Flumeri è stata concessa la corresponsione del trattamento straordinario di integrazione salariale per un massimo di 818 unità lavorative per il periodo dal 30 agosto 2010 al 29 agosto 2011.
In conclusione il Ministero dello sviluppo economico rappresenta che continuerà a seguire comunque in modo attento la vertenza con l'obiettivo di individuare un percorso che consenta di superare l'attuale momento di crisi verificando ogni possibile soluzione affinché questa importante realtà produttiva possa continuare ad operare nel territorio della provincia di Avellino e assicurando tempestive informazioni alla luce di futuri sviluppi.

PRESIDENTE. L'onorevole Aniello Formisano, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, signor Ministro è incredibile quello che lei ha affermato. Lei probabilmente ha una nota scritta precedentemente e che non riporta quello che è avvenuto poc'anzi, lo citava l'onorevole Barbato. Il Governo non ci è andato, il Governo non c'era. Voi mentite sapendo di non dire la verità. Ho annotato le parole che in una precedente interrogazione ha usato il Ministro Sacconi: il Governo segue con attenzione. Lei ha detto che il Governo segue con impegno. Se l'impegno è mandare due funzionari privi di potestà decisionale ad un incontro che segue a tante altre vicende che hanno visto protagonista la FIAT significa evidentemente che c'è un distacco fra quest'Aula, il Parlamento, i rappresentanti istituzionali e quello che avviene fuori.
Le ricordo solo questo, lei molte volte ha risposto sulle interrogazioni riguardanti le maestranze che vengono meno quando FIAT fa i suoi piani, da quando Marchionne ha annunciato il progetto «Fabbrica Italia» con investimenti per 20 miliardi i risultati sono: cassa integrazione a Pomigliano, cassa integrazione a Mirafiori, cassa integrazione alla Bertone, cassa integrazione all'Iveco, chiusura di Termini Imerese, chiusura di uno stabilimento di Cnh e oggi vendita di Irisbus che grazie ai lavoratori e ai rappresentanti dei lavoratori è slittata di qualche settimana. Ad ogni modo, dovrebbe essere vero quello che ha affermato lei, cioè che il Governo segue con impegno, perché se al prossimo appuntamento il Governo non ci sarà, i lavoratori che potranno fare rispetto all'arroganza di chi prende i soldi degli italiani - parlo esplicitamente di FIAT - e poi fa altre cose e porta la testa dell'azienda altrove? Questo vorrebbero gli italiani che noi facessimo e che voi Governo dovreste fare: noi saremo qui a controllarvi per il futuro di questa vicenda così come per tutte le altre che ho citato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Iniziative per l'assegnazione dei finanziamenti per la progettazione e la prosecuzione della realizzazione di tutti i tratti dell'asse alta velocità/alta capacità Verona-Venezia - n. 3-01763)

PRESIDENTE. L'onorevole Guido Dussin ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01763, concernente iniziative per l'assegnazione dei finanziamenti per la progettazione e la prosecuzione della realizzazione di tutti i tratti dell'asse alta velocità/alta capacità Verona-Venezia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, la nostra interrogazione è rivolta al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Ministro Matteoli, per sapere - premesso che la manovra finanziaria appena approvata dal Parlamento prevede la revoca dei finanziamenti assegnati dal CIPE per le opere della legge obiettivo non ancora attivati per potenziare altre opere della stessa legge quanto segue:
L'asse alta velocità/alta capacità Verona-Venezia è un'opera importante della legge obiettivo ai fini del completamento della rete transeuropea ad alta velocità e Pag. 49dello sviluppo del V corridoio continentale est-ovest che garantisce il passaggio delle persone e delle merci dal nostro Paese ed evita l'esclusione del nostro territorio dai traffici internazionali. Su tale asse resta ancora da realizzare la tratta Verona-Padova per la quale la progettazione è ancora a livello preliminare - la prosecuzione dell'attività è subordinata all'assegnazione da parte dello Stato delle risorse finanziarie necessarie -, quindi si chiede al Ministro se intende comunque destinare parte delle risorse provenienti dalle revoche alla prosecuzione della progettazione alla realizzazione dell'asse alta velocità/alta capacità Verona-Venezia.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, do lettura della risposta fornita dal Ministero delle infrastrutture dei trasporti al quale è rivolta l'interrogazione dell'onorevole Dussin. Il Ministero fa presente che l'articolo 32 del recente decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito con modificazioni dalla legge 19 luglio 2011, n. 111, assegna al capitolo infrastrutture strategiche nuove risorse. Ciò sia in riferimento all'istituzione del Fondo infrastrutture ferroviarie e stradali, previsto dal comma 1 del predetto articolo, sia in riferimento al fondo di cui al comma 6, alimentato dalla revoca dei finanziamenti di legge obiettivo assegnati a dicembre 2008, ad oggi non ancora impegnati. Queste nuove risorse, cui va aggiunto il valore residuo del fondo istituito dal decreto-legge 31 maggio 2010 n. 78, convertito con modificazioni dalla legge n. 122 del 2010 e previsto dall'articolo 46, onoreranno gli impegni assunti dal piano delle infrastrutture strategiche con il rispetto dei vincoli territoriali e degli investimenti per settore modale. Il Ministero sottolinea che l'interesse del Governo alla continuità degli investimenti ferroviari è forte ed è evidente in ogni singolo atto programmatico, in ogni delibera assunta dal CIPE, in ogni azione di Governo che riguardi le infrastrutture e i trasporti. Questa volontà è tanto più forte se riferita al completamento dell'asse Torino-Venezia-Trieste, cioè al completamento del sistema alta velocità in Italia. Gli avanzamenti sul Fréjus e l'avvio dei cantieri della Treviglio-Brescia sono risultati concreti e reali di cui questo Governo è artefice. Proprio allo scopo di coniugare l'esigenza di sviluppo e di infrastrutturazione del territorio con le risorse finanziarie di cui il Paese dispone, il Dicastero delle infrastrutture e dei trasporti ha costituito un tavolo istituzionale con i principali stakeholders del settore infrastrutture, proprio allo scopo di individuare i meccanismi su cui incidere per la realizzazione delle opere strategiche, coinvolgendo capitali privati e utilizzando al massimo lo strumento del partenariato pubblico-privato. In conclusione, onorevole Dussin, il Ministero delle infrastrutture dei trasporti dichiara che, in questa ottica e con il pieno convincimento della strategicità posseduta dall'asse Milano-Trieste, il tratto Verona-Padova insieme a quello Venezia-Trieste saranno oggetto di specifiche azioni proprio per procedere nei fatti alla loro reale fattibilità.

PRESIDENTE. L'onorevole Guido Dussin ha facoltà di replicare.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, signor Ministro, in virtù delle parole che lei ha citato nel finale, non possiamo che sentirci soddisfatti. Mi trovo qui tra due colleghi del Veneto, Bitonci della tratta Verona-Padova e Forcolin che sta aspettando la linea Venezia-Trieste, e penso che sicuramente anche loro siano soddisfatti, come tutti i miei colleghi della Lega. Posso solamente ribadire che dobbiamo coinvolgere sempre più il territorio, come abbiamo fatto in questo periodo, senza calare nulla dall'alto e soprattutto recuperando queste risorse importanti. Quindi, voglio solo ringraziare lei, Ministro Elio Vito, che ha voluto dare questa risposta positiva per il Veneto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

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(Chiarimenti in merito all'avvio delle procedure per la risoluzione del contratto tra Sogin e Ansaldo nucleare Spa relativo all'impianto Itrec di Trisaia in provincia di Matera - n. 3-01764)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Biagio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01764, concernente chiarimenti in merito all'avvio delle procedure per la risoluzione del contratto tra Sogin e Ansaldo nucleare Spa relativo all'impianto Itrec di Trisaia in provincia di Matera (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole di Biagio, do lettura della risposta fornita dal Ministero dell'ambiente. Il Ministero fa presente che la realizzazione dell'impianto di cementazione e di una soluzione liquida denominata prodotto finito e dell'edificio di deposito per lo stoccaggio di manufatti cementati è un'opera propedeutica alla disattivazione dell'impianto Itrec e prioritaria per la messa in sicurezza definitiva dello stesso. La sua realizzazione, unitamente alla rimozione di una struttura interrata di deposito di rifiuti radioattivi, denominata fossa 7.1, e ad una struttura di stoccaggio a secco del combustibile irraggiato, oggi immagazzinato nella piscina dell'impianto, è stata prescritta nella vigente licenza di esercizio dell'impianto stesso, rilasciata con decreto del Ministro dello sviluppo economico del 26 luglio 2006, previa approvazione da parte dell'ISPRA, sentita la commissione tecnica per la sicurezza nucleare e la protezione sanitaria del relativo progetto.
Il progetto è stato approvato dall'ISPRA il 1o dicembre 2010, con l'unica richiesta alla Sogin di trasmettere il piano e il programma di progettazione con l'elenco dei relativi documenti, al fine di poter vigilare sulla progettazione esecutiva.
Sullo stesso progetto si è espressa la commissione VIA del Ministero dell'ambiente, che, con decreto di compatibilità ambientale del 24 marzo 2011, ha disposto delle prescrizioni alla Sogin per la messa in sicurezza del sito, richiedendo, prima dell'inizio dei lavori, l'indicazione delle misure di mitigazione da adottare in fase di demolizione di alcune strutture interrate attualmente esistenti e di relazionare sulla situazione presente dopo la demolizione e prima dell'inizio della costruzione degli edifici di progetto, per evitare il rischio di contaminazione del sottosuolo e delle acque di falda.
La gara per la realizzazione dell'impianto di cementazione di cui trattasi è stata espletata nel 2010 per un importo a base d'asta di 48 milioni euro ed aggiudicata al raggruppamento temporaneo di imprese costituito da Ansaldo nucleare come capogruppo e Sider Piombino come mandante, per un importo pari a 43 milioni 360 mila euro.
A causa delle particolari condizioni tecniche ed amministrative del sito, la Sogin aveva inserito nel bando di gara e nel contratto di appalto una clausola sospensiva ed una clausola risolutiva, per prevenire possibili pretese economiche da parte dell'aggiudicatario provvisorio nel caso in cui si fossero realizzate condizioni ostative alla realizzazione nei tempi e nei modi previsti.
Tali clausole, che nell'atto di sindacato ispettivo vengono qualificate come vessatorie, sono state esplicitamente accettate dalla società contraente. La consegna delle aree non è mai stata effettuata in quanto era condizionata alla conclusione di quelle attività propedeutiche all'appalto, così come prescritto dal Ministero dell'ambiente nel provvedimento di valutazione di impatto ambientale.
Rileva anche la circostanza che l'attività di bonifica del sito Itrec, attualmente in corso, dovrebbe concludersi entro giugno 2013, momento dal quale si creerebbero le condizioni per il rilascio dell'area. Pag. 51Signor Presidente, concludendo, per questi motivi, non potendo rispettare i termini previsti per la consegna del sito, la Sogin ha ritenuto opportuno avvalersi della clausola contrattuale per la risoluzione del contratto. Il Ministero dell'ambiente, infine, comunica che la Sogin conferma di avere avviato un nuovo bando di gara, con cui si propone di ottimizzare anche i tempi e i costi di realizzazione dell'opera.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Biagio ha facoltà di replicare.

ALDO DI BIAGIO. Signor Ministro, voglio per prima cosa ringraziarla per la relazione che ha voluto condividere con quest'Aula su una questione che merita un'attenzione maggiore di quella fino ad ora riservata. La gestione e la manutenzione degli impianti sensibili attualmente esistenti in Italia dovrebbe essere affrontata con tempestività e con neutralità, e non con dinamiche economiche e opportunistiche, come sembra aver fatto la Sogin.
A mio parere, è un insulto nei confronti della popolazione italiana e, soprattutto, nei confronti della salute e del benessere, oltre che della tutela ambientale del territorio. Malgrado le evidenze da lei sottolineate, rimane comunque il sospetto che vi sia un atteggiamento dubbio in capo alla Sogin in merito alla questione dei contratti di appalto.
Si tratta di un comportamento che non tiene minimamente conto delle competenze e del know-how dell'Ansaldo nucleare, ma che predilige favorire le «azienducole» di turno, piuttosto che la reale capacità, senza alcun motivo logico. Si parla tanto di enti inutili o potenzialmente ristrutturabili o razionabili, e magari la Società gestione impianti nucleari potrebbe tranquillamente rientrare tra quelli, in considerazione delle dinamiche operative discutibili che spesso la contraddistinguono, non soltanto sulla questione appena affrontata.
Infatti, parliamo di una società di Stato che si comporta come un'azienda privata, rigirando i contratti e gli accordi come se fossero carta straccia e dirottando commesse milionarie su attività fatte con ritardi e senza progettualità lungimiranti. Sarebbe, pertanto, il caso che il Governo riflettesse sul futuro di questa realtà, soprattutto in considerazione del delicato compito a cui spesso questa è chiamata. In conclusione, signor Presidente, voglio ribadire che l'attenzione del mio gruppo e mia sarà costante su questa faccenda.
Terremo la situazione sotto controllo, riportandola, eventualmente, ancora sotto gli occhi di quest'Aula se sarà il caso ed attivandoci, oltre che con i canali istituzionali, con quelli giudiziari qualora emergessero situazioni equivoche (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16 con l'esame della domanda di autorizzazione all'esecuzione della custodia in carcere nei confronti del deputato Alfonso Papa.

La seduta, sospesa alle 15,45 è ripresa alle 16.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bonaiuti, Bongiorno, Brambilla, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Catone, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Crimi, Crosetto, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frassinetti, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Lo Monte, Martini, Melchiorre, Meloni, Migliavacca, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Prestigiacomo, Reguzzoni, Roccella, Rotondi, Saglia, Stefani, Pag. 52Stucchi, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione di una domanda di autorizzazione a eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Papa (Doc. IV, n. 18-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame di una domanda di autorizzazione a eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Papa.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione - Doc. IV, n. 18-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulla relazione della Giunta per le autorizzazioni che propone all'Assemblea di concedere l'autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Palomba.

FEDERICO PALOMBA, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Giunta per le autorizzazioni propone alla Camera di concedere l'autorizzazione all'esecuzione della misura cautelare disposta dal GIP di Napoli nei confronti del deputato Alfonso Papa, sospesa in attesa di questa pronuncia.
Il voto sulla proposta è stato preceduto da un ampio dibattito, riprodotto nel resoconto in atti. Questa relazione si giova dei preziosi interventi dei colleghi, che hanno votato per la proposta della Giunta. L'ineccepibile conduzione dei lavori da parte del presidente Castagnetti ha consentito che la Giunta si esprimesse. Non sarebbe stato giusto né dignitoso per un organismo della Camera non pronunciarsi e non consentire a tutti i componenti di esprimersi su una vicenda così delicata, apparendo l'ipotesi alternativa del non liquet, con nomina del relatore da parte del Presidente della Camera, un'ingiusta punizione per la Giunta, che aveva dedicato al tema un lungo e competente dibattito.
Signor Presidente, siamo chiamati ad una decisione delicata, ma ineludibile, nella quale dobbiamo sottrarci al doppio rischio di fare giustizia politica sommaria, ma anche di fare apparire il Parlamento come il luogo del privilegio e dell'autoprotezione. I cittadini ci guardano e dobbiamo rassicurarli sulla serietà del ceto politico parlamentare. Perciò la Camera oggi deve essere il luogo della responsabilità, per una decisione scevra da implicazioni personali: né animosità preconcetta né inopportuna pietas a priori.
Il modo per sottrarsi a questi rischi è rifarsi alla valutazione degli atti di un'indagine breve e rigorosa, iniziata casualmente per le dichiarazioni spontanee dell'imprenditore De Martino nel luglio dello scorso anno, in margine ad altra inchiesta riguardante Trenitalia Spa. Sono seguite intercettazioni su utenze intestate a persone ignare, ma che dopo qualche mese si è capito essere in uso a Bisignani Luigi, al poliziotto Nuzzo, al carabiniere La Monica e al deputato Alfonso Papa, che aveva ottenuto le carte SIM da un funzionario infedele TIM, tutto ciò evidentemente allo scopo di ostacolare proprio le intercettazioni e l'individuazione degli interlocutori. Le intercettazioni verso l'utenza in uso a Papa si sono subito interrotte, mentre sono proseguite le indagini...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Palomba, pregherei i colleghi di prestare attenzione o perlomeno di consentire a coloro che vogliono prestare attenzione di poterlo fare.

FEDERICO PALOMBA, Relatore. Grazie, signor Presidente. Sono invece proseguite Pag. 53le indagini condotte dai PM Curcio e Woodcock. Dopo pochi mesi detti magistrati hanno chiesto la custodia in carcere per i quattro predetti, elevando venti capi di imputazione. Il GIP con una rigorosa analisi della poderosa produzione documentale, con autonomia e differenziazione rispetto alle richieste dei PM, ha disposto gli arresti domiciliari per Bisignani (eseguiti ed in corso, confermati dal tribunale per il riesame), ha rigettato la richiesta per Nuzzo e ha disposto la custodia cautelare in carcere per Papa e La Monica, non ancora eseguite.
Il GIP ha posto a base della sua decisione dieci dei venti capi di imputazione o li ha rimodulati per imputazioni che vanno dalla rivelazione di segreti di ufficio al favoreggiamento personale, dall'abuso d'ufficio alla corruzione, dalla concussione all'estorsione ed al falso.
Ha anche adottato una rigorosa interpretazione della normativa sull'utilizzabilità delle intercettazioni nei confronti di un parlamentare e dei suoi interlocutori, falcidiando notevolmente le intercettazioni ammesse e fondando la sua decisione quasi completamente su strumenti tradizionali di indagine, quali interrogatori, dichiarazioni a verbale, riscontri anche documentali e con tabulati.
Nella sua ordinanza il GIP pone in evidenza, relativamente ai fatti ritenuti contestabili al Papa, un quadro di iperattivismo caratterizzato dalla strumentalizzazione dei suoi ruoli di magistrato, anche di vicecapo di gabinetto al Ministero della giustizia, e di parlamentare, nonché delle sue «entrature» presso gli uffici giudiziari, servizi segreti, e le forze di polizia. Egli così esercitava una forza di pressione prevalentemente in danno di imprenditori ai quali talora prospettava la possibilità di inchieste penali a loro carico, talaltra offriva loro protezione. Tutto ciò a fronte di utilità che egli chiedeva, pretendeva, quali dazioni di somme in contanti, la possibilità di prelevare preziosi presso la gioielleria Cartier di Napoli, il pagamento della permanenza per sé e per alcune sue conoscenti in alberghi di lusso, il noleggio di autoveicoli, il pagamento del canone di locazione di alcune case (ne disponeva di tre a Roma), contratti di consulenza non veritieri, pagamento senza lavoro in favore di sue conoscenti, ed altro.
C'era poi un'attività di assunzione di informazioni, anche presso la banca dati riservata attraverso i predetti operatori delle forze di polizia, e di trasferimento di notizie ad una rete di scambi, che vedeva in ruolo centrale Bisignani e le sue amicizie, e si allargava anche ad altre personalità politiche. Si può richiamare il caso della commercialista Tucci legata al Bisignani per la quale il deputato Papa accertò che non sarebbe stata sottoposta ad una misura cautelare pur richiesta dal PM.
Insomma, secondo l'ordinanza l'onorevole Papa aveva accesso ad informazioni riservate direttamente o tramite poliziotti infedeli e le usava, da una parte, per acquisire credito presso le sfere politiche, dall'altra, per approfittare delle sue vittime prevalentemente imprenditori. Chiorazzo Angelo: gli fa stipulare una consulenza non veritiera per mille euro al mese in favore della propria assistente parlamentare, che stufa di non fare niente e preoccupata per gli aspetti non chiari della vicenda dignitosamente risolve il contratto; Gallo Alfonso: si fa dare soldi, gli pretende il pagamento del soggiorno in alberghi lussuosi, e pretende di prelevare preziosi nella gioielleria Cartier di Napoli; Fasolino Marcello: gli chiede soldi e preme per avere una partecipazione nella sua impresa a turbogas; Luigi Matacena: dal quale pretende il pagamento di alcune notti in alberghi di lusso; Casale Vittorio: si fa pagare il canone di locazione della casa a Roma; Boschetti Guglielmo: gli promette commesse facendosi promettere una provvigione sugli affari.
Gli imprenditori hanno qualche guaio con la giustizia o lo temono, e sono perciò particolarmente vulnerabili alle pressioni che lasciano il segno. Gallo dice: «mi è venuto sotto, il Papa mi ha fatto sempre molta paura (nel senso che ha sempre sottolineato i suoi rapporti con le autorità giudiziarie, con i servizi di sicurezza e con le forze di polizia), io mi sono sentito Pag. 54letteralmente costretto ad assecondare le sue reiterate pretese nel timore che se non l'avessi fatto lui avrebbe potuto utilizzare le notizie e le informazioni contro di me». Fasolino: «mi si avvicinava con fare inquietante e torvo, il Papa mi fa una gran paura, faccio l'imprenditore e benché sia onesto c'è sempre il timore di incorrere in vicende giudiziarie». Matacena: «ero letteralmente terrorizzato».
Il deputato Papa ha eccepito la presenza del fumus persecutionis. Benché l'articolo 68, secondo comma, della Costituzione non detti un criterio al quale le Camere devono attenersi nel decidere se concedere o meno l'autorizzazione all'arresto la prassi ha generalmente visto prevalere la necessità della verifica dell'esistenza del cosiddetto fumus persecutionis quale parametro del giudizio delle Camere. I precedenti mostrano come il fumus persecutionis sia stato spesso inteso vuoi in senso soggettivo (cioè intento persecutorio dei magistrati che avanzano la richiesta), vuoi in senso oggettivo: carenze procedurali o motivazionali del provvedimento che si intende eseguire tali da farlo risultare oggettivamente ingiusto e perciò stesso persecutorio.
A giudizio della Giunta non sussiste il fumus persecutionis oggettivo accampato nel senso di una particolare vis persecutoria posta in essere nei suoi confronti dai PM inquirenti Curcio e Woodcock. L'inimicizia con essi e con altri magistrati risalirebbe ad un'epoca nella quale egli supportava l'attività del procuratore Cordova, cioè agli inizi del 2000, mentre un'altra cordata di magistrati la contestava, tanto che sarebbero stati costituiti gruppi di pressione ad hoc quali «i ghibellini». Sempre secondo il deputato quando nel 2001 egli venne chiamato al gabinetto del Ministro della giustizia (allora era Castelli) vi sarebbe stata una contestazione dei magistrati napoletani attraverso una mailing list. Woodcock peraltro avrebbe avuto ragioni di risentimento nei suoi confronti perché era stato sottoposto a procedimento disciplinare nel 2003 ad iniziativa del Ministero della giustizia in relazione ad alcune sue richieste.
Tutto ciò, secondo il Papa, accerterebbe la volontà persecutoria nei suoi confronti ad opera dei PM inquirenti. Date tali premesse, ci si sarebbe aspettati che l'indagine fosse stata aperta direttamente nei confronti del Papa e nell'immediatezza rispetto ai contrasti ora denunciati o che fosse fondata sull'attività e sulle illazioni indimostrate dei PM e che essi avessero deciso la misura cautelare nei suoi confronti. Invece, niente di tutto questo si verifica. Infatti, l'indagine nasce casualmente, si indaga su utenze falsamente intestate a persone esistenti, ma ignare e senza che si sapesse che erano in uso al Papa. Solo alcuni mesi dopo il casuale inizio delle indagini, si viene a sapere che era coinvolto anche il deputato Papa. Le indagini si fondano essenzialmente su interrogatori e riscontri il cui controllo e la cui veridicità è l'unica cosa che conta. L'indagine avviene a molti anni di distanza dai fatti ricostruiti a posteriori dal Papa, che risalgono ad un'epoca ormai storicamente e culturalmente superata. Peraltro, essi, essendo prospettati come astrattamente riferibili a questioni personali correntizie, risalenti nel tempo ad epoca di molto anteriore all'inizio del mandato parlamentare del Papa, non sono riferibili alla sua scarna attività parlamentare consistente in quattro proposte di legge su materie di limitata importanza, tre interrogazioni ed un ordine del giorno. Nessuna di queste iniziative è collegabile con una pretesa persecuzione.
Il pubblico ministero indaga, ma non decide e, per queste ragioni, il PM non è ricusabile. La sua attività e le sue richieste devono passare al vaglio di un giudice terzo ed imparziale, in questo caso il GIP, sulle cui decisioni e proposizioni la Camera deve unicamente decidere. Il GIP ha vagliato con grande scrupolo, di cui è segno nell'ordinanza, ogni aspetto dell'inchiesta, ed ha reso giudizi spesso difformi da quelli degli inquirenti, motivando con estremo rigore le proprie valutazioni. Nulla il Papa ha potuto dire nei confronti del GIP circa un'eventuale sua animosità nei propri confronti o sua partecipazione e dissidi posti a base della prospettazione Pag. 55di fumus persecutionis. Il deputato ha evitato di proporre impugnazione contro il provvedimento restrittivo nei suoi confronti al tribunale del riesame che, peraltro, ha già respinto quella di Bisignani. Peraltro, in merito al suo riferimento a vecchi strascichi della vicenda del dottor Cordova, dagli atti del CSM relativi al trasferimento da Napoli per incompatibilità ambientale, mai compare il nome di Alfonso Papa, né quello di Henry Woodcock, né i due hanno mai esercitato funzioni giudiziarie nello stesso ufficio e nello stesso tempo. Il Papa non era in prima linea neanche nel contrastare le iniziative del PM Curcio dirette a contrapporsi al dottor Cordova.
Secondo la Giunta per le autorizzazioni, non esiste neppure il fumus persecutionis soggettivo, nel senso di una irragionevolezza o della mancanza di motivi oggettivi e solidi per la richiesta di esecuzione delle misure cautelari. I fatti, convalidati dall'ordinanza, dimostrano la piena sussistenza dei sufficienti indizi di colpevolezza. Le perplessità che sono state avanzate riguardano solo quelli richiesti dall'articolo 274 del codice di procedura penale, ossia inquinamento delle prove, reiterazione dei reati, pericolo di fuga, necessari per l'applicazione di una misura cautelare. Ma il GIP ha ampiamente motivato su tutti e tre gli elementi, in particolare lo ha fatto in ordine al pericolo di inquinamento probatorio, affermando che ricorrono situazioni concrete ed attuali di pericolo per l'acquisizione o la genuinità delle prove, richiamando che il Papa, sapendo che la Valanzano doveva essere sentita dagli inquirenti, le ha chiesto di vederla prima, andando addirittura a cercarla inutilmente nel posto di lavoro, dove lei non ha voluto incontrarlo. Evidentemente ciò per avere notizie o cercare di influire sulle dichiarazioni di essa e, quindi, sull'inchiesta. Papa dice a Bisignani, che lo vedeva preoccupato, che si sarebbe informato sull'inchiesta che lo riguardava anche attraverso il generale Bardi della Guardia di finanza. Qualche giorno dopo, gli disse che aveva accertato l'esistenza dell'indagine e ne avrebbe parlato con il suo amico, il magistrato Miller. Sperandio Giovanna e Chiorazzo Angelo dicono di avere detto al Papa di essere stati convocati in procura dagli inquirenti. Dopo che Fasolino Marcello è stato a sua volta sentito, il Papa lo ha inseguito in piazza San Silvestro, evidentemente per avere notizie sull'indagine, ma egli si sottrasse. Della Volpe Patrizio afferma che il La Monica gli aveva riferito di aver appreso dal Papa che costui aveva assunto informazioni sull'inchiesta attraverso il dottor Miller, capo dell'ispettorato al Ministero, chiedendogli di fare degli accertamenti presso la procura di Napoli. Infine, in una delle sue audizioni alla Giunta per le autorizzazioni, il Papa, dimostrando di conoscere alla perfezione gli atti e gli sviluppi dell'inchiesta, ha detto che si stavano ancora compiendo accertamenti su di lui. È evidente, dunque, ritiene il GIP, la sua propensione ad esercitare un'influenza sulle indagini. Peraltro, la sua capacità di avere conoscenze e, forse, influenze, negli uffici giudiziari e delle forze di polizia e nel torbido mondo delle relazioni deviate, è conclamata negli atti e costituisce il terreno elettivo per le ipotesi di inquinamento probatorio.
La personalità dell'imputato e il suo vasto reticolo di riferimento sono stati considerati dal GIP gli elementi che gli hanno fatto ritenere adeguata la misura della custodia in carcere, dato che gli arresti domiciliari non impedirebbero né l'inquinamento probatorio né la reiterazione dei reati né la fuga. La motivazione dell'esistenza dei presupposti per l'applicazione della misura cautelare al Papa è, quindi, da considerarsi totalmente esaustiva, a giudizio della Giunta.
Semmai, si può osservare che qualsiasi altro cittadino non parlamentare, che avesse strumentalizzato in modo così forte il proprio status di magistrato e di parlamentare e che potesse esercitare in maniera deviata pressioni ed influenze sulle indagini, avrebbe avuto eseguita la misura cautelare. Con le cose serie non si scherza. Insomma, da nessun elemento la Giunta Pag. 56ritiene che si possa desumere che sia un perseguitato politico chi assume le condotte in atti.
Al contrario, può riscontrarsi un obbiettivo e rilevante scostamento dai modelli comportamentali, tanto di illustri membri del Parlamento, che hanno onorato ed onorano la propria funzione, quanto di quei magistrati che hanno dato la vita per adempiere al proprio giuramento di fedeltà alle leggi e alle istituzioni; come Borsellino e Falcone, signor Presidente, di cui, in questi giorni, ricorre la memoria di eroi della Repubblica, che possiamo con orgoglio additare ai giovani come esempio.
Queste considerazioni la Giunta rassegna alla Camera, con la serenità di chi sa di aver fatto fino in fondo il proprio dovere (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori, Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

LEOLUCA ORLANDO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, mi rivolgo a lei e, per il suo tramite, all'intera Assemblea e all'onorevole Papa, sull'ordine e sullo svolgimento dei lavori.
L'onorevole Papa è sottoposto ad un processo con imputazioni assai gravi. Il suo disagio personale è grande, come è grande il disagio di ogni cittadino imputato. Lei, come cittadino, onorevole Papa, è imputato e ha il diritto-dovere di difendersi nel processo secondo le regole di uno Stato di diritto. Ma a lei, come magistrato e parlamentare, compete un supplemento di doveri.
Onorevole Papa, mi rivolgo a lei, come magistrato, per chiedere di rispettare l'attività della magistratura. Mi rivolgo a lei, come parlamentare, per chiedere di avere rispetto per quest'altissima istituzione democratica. Lei avrà occasione di far valere le sue ragioni nel processo; lei, oggi, può compiere un gesto rispettoso (Commenti dei deputati del gruppo Popolo e Territorio)...

PRESIDENTE. Onorevole Leoluca Orlando, le ricordo che ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori e che sta svolgendo un intervento del tutto estraneo alla ragione per la quale ha chiesto la parola.

LEOLUCA ORLANDO....chieda lei stesso, onorevole Papa, il voto palese, chieda lei stesso (Commenti dei deputati del gruppo Popolo e Territorio)...

PRESIDENTE. Onorevole Leoluca Orlando, non mi costringa a toglierle la parola (Commenti del deputato Leoluca Orlando) onorevole Leoluca Orlando, le ho appena ricordato che, se chiede la parola sull'ordine dei lavori, come da Regolamento, non può svolgere un intervento di merito su questioni del tutto diverse rispetto a quelle per le quali ha chiesto la parola e, ovviamente, il Presidente gliel'ha concessa.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, mi ero permesso di fare una premessa (Commenti dei deputati del gruppo Popolo e Territorio), per rivolgere un appello all'onorevole Papa, affinché dia un segnale di rispetto. Aggiungo adesso, sull'ordine dei lavori, che l'Italia dei Valori ritiene che sia improprio il ricorso al voto segreto e, pertanto, noi voteremo in modo che sia riconoscibile il nostro voto favorevole all'autorizzazione all'arresto.

PRESIDENTE. Sta bene.
È iscritta a parlare l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi non siamo qui, oggi, per celebrare processi. Ciò che quest'Aula è tenuta a verificare è se concedere o negare l'autorizzazione ad eseguire la misura cautelare nei confronti dell'onorevole Papa. Un compito grave, che dobbiamo assolvere con rigore e responsabilità. Dall'inchiesta emergono relazioni Pag. 57istituzionali alterate, rapporti degradati e corrotti, un uso spregiudicato di ruoli e funzioni finalizzato soltanto ad ottenere benefici di tipo personale.
Il giudice per le indagini preliminari ritiene sussistente la gravità indiziaria - lo ha detto il collega Palomba - per i reati di rivelazione di segreto d'ufficio, favoreggiamento, corruzione e concussione. I fatti sarebbero accaduti secondo uno schema che vede Bisignani e Papa tessere relazioni, da una parte con imprenditori, dall'altra con soggetti istituzionali, mentre l'onorevole Papa, servendosi di ufficiali di polizia giudiziaria (Nuzzo Giuseppe, assistente della polizia di Stato, e La Monica Enrico, sottufficiale dell'Arma dei carabinieri), nonché delle sue personali conoscenze, acquisisce informazioni giudiziarie e riservate per rivelarle ai soggetti indagati e ricavarne vantaggi economici. Le dichiarazioni degli imprenditori ai pubblici ministeri sono precise e ricche di dettagli. Le indagini hanno fatto emergere molti riscontri. Gli imprenditori hanno dichiarato di essere sottoposti a richieste di denaro e di altre utilità, da parte del parlamentare, in cambio di informazioni giudiziarie riservate.
Apprendiamo così, dalle dichiarazioni degli imprenditori, che l'immobiliarista Casale Vittorio paga all'onorevole Papa la casa di via Giulia; che Angelo Chiorazzo, imprenditore che opera nel settore delle commesse pubbliche, stipula un contratto di consulenza fittizio con la Valanzano, assistente parlamentare dell'onorevole Papa, che così risparmia sulla retribuzione; che Gallo Alfonso, imprenditore napoletano che opera nel settore della costruzione di centrali elettriche, paga per Papa vari oggetti preziosi, soggiorni in alberghi di lusso e stipula contratti di lavoro fittizi con persone a lui legate. Inoltre, l'imprenditore Marcello Fasolino dichiara che l'onorevole Papa gli ha chiesto più volte somme di denaro, e Luigi Matacena, imprenditore napoletano operante nella fornitura di apparecchiature antincendio, dichiara di aver pagato due soggiorni all'Hotel de Russie e il noleggio di una macchina con conducente, in cambio della promessa di appalti alla Protezione civile.
L'inchiesta si basa su materiale probatorio tradizionale, costituito dalle dichiarazioni delle vittime di corruzione e concussione, rispetto alle quali sono stati raccolti riscontri oggettivi di tipo documentale; ecco perché non ci convince la memoria dell'onorevole Papa, che fa risalire ad una sorta di complotto risalente a dieci anni prima l'origine di questa indagine, mentre non viene fornito nessun elemento concreto per sollevarsi dagli addebiti che gli sono contestati.
Altra cosa che depone a suo svantaggio è che non è stato presentato il ricorso al tribunale del riesame: una persona così sicura di essere innocente e che sa di avere documentazione a suo favore, fa un ricorso.

MARCELLO DE ANGELIS. Il processo non si fa qui!

MARILENA SAMPERI. Non si fa qui il processo, noi, però, qui, abbiamo l'obbligo di verificare se esista fumus persecutionis nei confronti dell'onorevole Papa. Noi ci dobbiamo basare sull'ordinanza del GIP, il quale fa un ragionamento estremamente rigoroso, per esempio sull'utilizzo delle intercettazioni. Il giudice per le indagini preliminari ritiene inammissibili e inutilizzabili le intercettazioni proposte dal pubblico ministero, nonostante queste intercettazioni fossero state regolarmente autorizzate e nonostante l'onorevole Papa abbia dato luogo, motivo alle captazioni, perché si serviva di schede telefoniche illegali intestate a terzi ignari.
Infatti, ritiene il giudice che, trattandosi di un parlamentare e nonostante la regolarità formale degli atti, non può nel processo utilizzare le intercettazioni. Il giudice va oltre, perché non solo non utilizza le intercettazioni nei confronti dell'onorevole Papa, ma non le utilizza neanche nei confronti dei terzi che parlavano con l'onorevole Papa, in applicazione del principio estensivo dell'immunità da contagio: riconosce l'immunità all'onorevole Pag. 58Papa e la riconosce anche ai terzi che parlavano con l'onorevole Papa.
Non è tutto: il giudice giunge sino a stralciare dai verbali tutte le parti che facevano riferimento alle intercettazioni, sostenendolo con il ragionamento secondo cui, dichiarate inutilizzabili le intercettazioni, neanche le dichiarazioni di Bisignani e neanche le dichiarazioni degli altri testi che facevano riferimento al contenuto delle intercettazioni potevano rimanere dentro agli atti processuali.
Altro che fumus persecutionis, signor Presidente! Qui siamo in presenza veramente di quel giudice terzo che la maggioranza invoca sempre nei dibattiti sulla giustizia, un giudice che non si appiattisce sulle richieste dei pubblici ministeri, un giudice che valuta a fondo e che stralcia - lo ha già detto il collega Palomba - ben 10 ipotesi di reato e ammette soltanto quelle che hanno, oltre alle testimonianze degli imprenditori, riscontri documentali come fatture e come contratti. Abbiamo potuto verificare che c'erano i contratti stipulati, le fatture degli alberghi pagati, le fatture dei gioielli pagati, le fatture delle macchine con conducente noleggiate. Ora noi dobbiamo chiederci in quest'Aula e lo dobbiamo fare serenamente, ma lo dobbiamo fare anche con grande consapevolezza, se sussistano anche le esigenze cautelari. Anche qui richiamiamo quello che il GIP dice nell'ordinanza. Egli dice nell'ordinanza che c'è il pericolo per l'acquisizione della genuinità delle prove e cita una serie di circostanze per dimostrarlo. Ma questo rischio è avvalorato dal fatto che Papa ha cercato di incontrare persone convocate dai pubblici ministeri per incidere sulla deposizione o per acquisire notizie. Lo dichiarano ai pubblici ministeri Sperandio Gianna, Valanzano Maria Elena, Chiorazzo Angelo, Fasolino Marcello.
Il giudice ritiene anche sussistente il pericolo di reiterazione dei reati della stessa specie, perché dagli elementi emersi ritiene che l'azione ripetuta e preordinata di pressione sugli imprenditori per la ricerca di denaro o di altra utilità, la sistematica ricerca di notizie giudiziarie segrete, la rete di relazioni di cui dispone, l'uso disinvolto di svariate carte telefoniche intestate a terzi completamente ignari di tale intestazione, fanno propendere per il rischio di reiterazione di reati.
Sembra più debole, invece, vi dico onestamente, l'altro requisito che il GIP ritiene sussistente, quello del pericolo di fuga. L'onorevole Papa non credo abbia intenzione di fuggire fuori da questo Paese. Lo ha fatto il coindagato La Monica: è fuggito in Senegal e anche se addosso alla moglie, che cercava di raggiungerlo in Senegal, è stata trovata la pendrive dell'onorevole Papa, con tutta la sua rubrica, non credo che sussista questo elemento. Tuttavia, sapete bene come sia sufficiente anche uno solo di quegli elementi perché possa già motivarsi la misura cautelare.
Di fronte a questo scenario inquietante che ne è del «partito degli onesti» dell'onorevole Alfano, del neosegretario onorevole Alfano (Commenti del deputato D'Anna)? Un silenzio imbarazzante di fronte ad una valanga che investe il Popolo della Libertà, accompagnato da un dire altalenante e carico di ambiguità della Lega Nord. Altro che Titanic! Sarebbe più calzante la metafora dantesca «Nave senza nocchiero in gran tempesta».
Eppure la corruzione è considerata uno dei più grandi mali del nostro Paese. Nel 2010 l'Italia ha segnato un ulteriore peggioramento che la colloca dopo il Ruanda al sessantanovesimo posto della graduatoria internazionale. Una notizia che insieme a quella sul costo della corruzione in Italia, stimata in 60 miliardi di euro, sgomenta il Paese. Solo pochi giorni fa il Governo ha varato una manovra «lacrime e sangue» chiedendo soprattutto ai ceti meno abbienti, alle famiglie, sacrifici insostenibili, ma nulla ha fatto per combattere uno dei mali endemici dell'Italia, la corruzione, con le sue devastanti conseguenze in termini di costi, di sottrazioni di risorse, di rinuncia ad opportunità e di effetti distorsivi per la stessa vita democratica del Paese.
Invano la Corte dei conti ha denunciato questi fatti. Noi non possiamo aspettare che siano i tribunali, come per le donne Pag. 59nella giunta Alemanno, ad imporre il ripristino di regole fondamentali. La politica deve sapersi assumere le proprie responsabilità anche se gravose. Per questo la scelta di concedere l'autorizzazione non può e non deve essere oggetto di contrapposizione politica. Questa decisione va assunta non per ragioni politiche, ma per il rispetto che dobbiamo al dettato costituzionale e alle norme che regolano le guarentigie parlamentari, quelle norme che non ammettono che queste guarentigie diventino privilegi, ma che siano prerogative del singolo parlamentare e del Parlamento tutto.
È un voto, quello che proponiamo e che ci accingiamo ad esprimere, che rende un sicuro servizio all'istituzione parlamentare - e anche la maggioranza dovrebbe ringraziarci -, alla sua credibilità, alla sua dignità. È un voto in sintonia con la domanda di legalità che viene dalle tante cittadine e cittadini onesti e, per questo stesso motivo, utile alla tenuta democratica di questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Sisto, comunico di aver ricevuto dall'onorevole Palomba la richiesta di autorizzare la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della sua relazione. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, non ho né l'aplomb né la capacità di trasformarmi in una sorta di pubblico ministero aggiunto al dottor Woodcock, né ci tengo per la verità (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Rammenterò subito, Presidente, che il dottore Woodcock - se è lo stesso, il cognome è abbastanza difficile da reperirsi in altro pubblico ministero - è quello stesso pubblico ministero che nel dicembre 2008 aveva interessato il Parlamento per una certa questione che ha riguardato un parlamentare innocente, estraneo ad ogni responsabilità, l'onorevole Margiotta. Lo voglio dire perché nessuno ha il diritto di dimenticare e il tempo può cambiare tutto, Presidente, ma non può cambiare l'applicazione delle norme della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Non è possibile pretendere, in virtù del passaggio del tempo e dell'opportunismo politico o delle esigenze contingenti della politica, se volete un'espressione più elegante ma identica, di trasformare l'interpretazione che si è data da parte di questa Camera, da parte del Partito Democratico, che oggi tuona come se fosse stato folgorato da un caso diverso, non è possibile trasformare l'interpretazione dell'articolo 68 della Costituzione ad nutum, a seconda della convenienza.
Perché, se voi siete corretti e coerenti, dovete votare come avete votato, insieme a noi, che non guardiamo al colore dei parlamentari, noi non siamo dipendenti dal colore dei parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Noi votiamo sulla scorta dell'appartenenza al Parlamento, che è quello che l'articolo 68 della Costituzione ci impone.
Noi, quando si è trattato del collega Margiotta, non abbiamo esitato compatti a dare atto che il ragionamento sulle esigenze cautelari era completamente inconsistente. Con noi e prima di noi, illustre Presidente, si sono schierati tutti i componenti di questa Camera ad eccezione dell'Italia dei Valori, per bocca dell'onorevole Di Pietro, che (ho qui il resoconto stenografico che ovviamente mi sono procurato perché ho sempre l'umiltà di essere discretamente documentato su quello che dico) è stato continuamente interrotto e l'onorevole Minniti - è qui il resoconto stenografico - accusò l'onorevole Di Pietro di scarsa conoscenza dell'articolo 68 perché sosteneva che vi fosse una casta dei parlamentari!
Ve lo ricordate, signori del Partito Democratico, questo passaggio? Vi ricordate di quanto è avvenuto quando si è trattato del «nostro», non del «vostro», del «nostro» Pag. 60onorevole Margiotta che poi è stato giustamente assolto? E se l'onorevole Margiotta fosse stato arrestato, che cosa sarebbe accaduto del nostro garantismo? Se noi non avessimo consentito all'onorevole Margiotta di difendersi liberamente, che cosa sarebbe accaduto (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio)?
Voi dovete ricordarlo. Pregherei i parlamentare magistrati in questo momento di avere la pazienza di ascoltare quelli che non lo sono (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Signor Presidente, voi lo dovete ricordare e dovete ricordare quel dibattito e quanto siete stati giustamente garantisti. Infatti, signor Presidente, noi non siamo né giudici, meno che mai pubblici ministeri, né moralisti o giudici della morale. Noi siamo soltanto parlamentari che giudicano ex articolo 68 della Costituzione, nel 2008 come oggi. Noi ci occupiamo di due problemi: le esigenze cautelari e il fumus persecutionis. Fine!
Non ci preoccupiamo se poi il parlamentare - di cui non farò il nome, perché per me un parlamentare a questo punto vale l'altro, non c'è alcuna differenza (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) - una volta che avrà dismesso la «casacca» (se volete chiamarla così sportivamente) di parlamentare sarà condannato a 300 anni di carcere o assolto. Non è questo il nostro problema. I processi continuano, le indagini continuano, si può essere rinviati a giudizio, sentenza di primo grado, condannati addirittura con sentenza definitiva. Nessuno scambi il ruolo del Parlamento con il ruolo di coloro che bloccano i processi! Mai, noi i processi non li vogliamo bloccare! Anzi, vogliamo (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)... Ripeto: l'interruzione mi gratifica, perché vuol dire che quando si tocca nel segno l'interruzione è di rigore (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

ROBERTO GIACHETTI. Fate le leggi per bloccare i processi!

FRANCESCO PAOLO SISTO. Vi dico che l'autorizzazione di cui noi ci occupiamo non può bloccare i processi. Vi prego di leggere l'articolo 68 della Costituzione e poi si può dire una cosa diversa. L'articolo 68 della Costituzione si preoccupa di custodia cautelare carceraria e qui voglio spendere una parola, signor Presidente, per una differenza che voglio ricordare a coloro che oggi come Partito Democratico hanno ipotizzato l'«inipotizzabile» sul piano costituzionale. L'onorevole Margiotta, giustamente assolto, rispondeva (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)...

ANNA ROSSOMANDO. Ancora? Ma parla di Papa!

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di non interrompere...

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, sono abituato, mi va benissimo. Dicevo che non rispondeva di reato associativo e per lui erano richiesti gli arresti domiciliari. Vi prego, l'onorevole Papa, scusate se ho fatto il nome, non risponde di reato associativo e per lui è stato chiesto il carcere. Ma vogliamo dircelo subito, signor Presidente? Primo: è stato pedinato con appostamenti e fotografato davanti all'ingresso 24 di Palazzo Montecitorio. Ho mandato - perché vi fosse contezza e riscontro di quello che dico - delle foto pubblicate già sulla stampa, ma con i volti opportunamente cancellati, perché quel parlamentare, che oggi è uno ma può essere il vostro compagno di banco, è un parlamentare appostato, pedinato e fotografato davanti all'ingresso 24. È stato intercettato da parlamentare! Intercettato come parlamentare!
Ha chiesto cinque volte di essere sentito e non è stato sentito, mentre il suo coindagato è stato sentito otto volte. Pag. 61
Signor Presidente, siamo di fronte non ad un fumus persecutionis ma, se potessi dire la mia, a un caso esemplare di «super fumus persecutionis», in cui la caccia all'uomo (slash) parlamentare non è evidente ma lo è ancora di più. A noi questo interessa, che in questo momento storico possa fare comodo a chicchessia rappresentare la vicenda di questo parlamentare come una vicenda da utilizzare politicamente. Mi dispiace, mi addolora e mi mortifica, ma ho l'impressione - e posso sbagliare, signor Presidente - che stiamo tornando ad alcuni anni che avremmo dovuto dimenticare, a quel 1993 in cui noi, in qualche modo, abbiamo, tutti quanti, avuto «paura».
Ma la paura di decidere secondo la Costituzione non è del Parlamento. Noi siamo parlamentari e dobbiamo decidere secondo quello che è il nostro dovere. Il nostro dovere, in questo momento, è non avere paura e avere il coraggio di essere parlamentari e rappresentare, in quest'Aula, una risposta ad una forma di aggressività. Scusate, ma dimenticavo un particolare: il pubblico ministero di cui stiamo parlando si è reso responsabile - controllate sempre i resoconti - di una serie di richieste rivelatesi tutte infondate e non faccio i nomi delle persone coinvolte per ragioni di riservatezza. Ma vi prego di riflettere su questi passaggi. Pensiamo che il giudizio di responsabilità non è il tema al nostro esame - e mi dispiace che la collega Samperi abbia ripercorso i temi delle responsabilità che non ci interessano, sono infondati e non ci interessano - e non si può impressionare l'Aula ripercorrendo passaggi di ordinanza, che sono fuori tema. Il nostro compito è la custodia cautelare carceraria.
Mi chiedo, signor Presidente, cosa decidere a fronte di esigenze cautelari che sono rappresentate in questo modo: pericolo di inquinamento probatorio verosimilmente si è incontrato; pericolo di fuga? Non mi piace come vivi, hai troppe conoscenze (mi controlli sempre la «feroce» e simpatica collega Samperi, signor Presidente); rischio di inquinamento, rischio di reiterazione? Poiché i fatti sono gravi li puoi reiterare. Se queste sono le esigenze cautelari che possono condurre ad un giudizio di ratifica e di avallo parlamentare e di non ricorrenza dell'articolo 68 della Costituzione siamo veramente lontani. Siamo proprio lontani.
Questo è evidente di fronte ad un'attività persecutoria - e uso questo termine - nei confronti del parlamentare (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Verificate gli atti. Non è la protesta politica che vi interessa. Qui dobbiamo essere garanti di condotte che possono interessare qualsiasi parlamentare (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MARIO LANDOLFI. Ma chi è che gracchia?

FRANCESCO PAOLO SISTO. Ma vanno benissimo questi commenti, vi prego. Sono una sorta di moltiplicatori di energie. Dicevo, signor Presidente, del tema della paura. Comunque, ho saltato completamente la scaletta e vi chiedo scusa di questo disordine «a pancia». Però, credo che da questo punto di vista sia chiaro che chi ha sbagliato deve pagare anche duramente, ma non con il carcere preventivo, che rientra in una garanzia che dobbiamo offrire a qualsiasi parlamentare che sia colpito da atteggiamenti quali quelli che la procura di Napoli ha nei confronti del nostro collega.
Presidente, ho detto che nel 1993 avemmo paura. Dobbiamo rispondere con il coraggio a questo tentativo di ripristinare un clima di paura. Non è votando l'arresto di questo parlamentare, cari colleghi (ma parlo anche per me), che ci possiamo sentire migliori, diversi, prendere le distanze e tornare a casa più contenti, perché con questa pronuncia ci sentiamo staccati e lontani. Non è questa ipocrisia che dobbiamo avallare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Non è il timore di apparire in linea con l'articolo 68 della Costituzione che ci deve rendere, in un certo senso, soddisfatti. Non è un atteggiamento da parlamentari e neanche - scusate se lo faccio Pag. 62presente - etico (uso questa parola una sola volta).
Signor Presidente, dobbiamo pensare che la risposta a questa paura e a questo timore di un ingresso di certa magistratura, sebbene ve ne sia tanta che lavora seriamente, che cerca di mettere un piede in Parlamento in questo modo così pesante e così non consentito - e su questo dobbiamo riflettere - non può che essere quella della politica.
Credo che vi sia una norma, l'articolo 101 della Costituzione, che afferma che «i giudici sono soggetti soltanto alla legge». È una norma banale, semplice e di grande civiltà. Vi chiedo scusa, colleghi, se mi sono rivolto ai banchi dell'opposizione, ma mi sembrava più giusto fare presente quello che avevo da dire ai nostri contraddittori. L'articolo 101 della Costituzione, signor Presidente, impone ai giudici di essere soggetti alla legge. Ma chi è la legge? Chi fa le leggi?
Le leggi le fa il Parlamento e il Parlamento siamo noi! Siamo noi che dobbiamo, in qualche modo, riprendere il coraggio...

FRANCESCO BARBATO. Il coraggio della casta!

FRANCESCO PAOLO SISTO. ... e, conclusivamente, maggioranza e minoranza devono essere unite. Voglio pronunciare queste parole con grande consapevolezza e con la conoscenza degli orientamenti della Giunta in tema di articolo 68, che sono tutti linea con quanto ho affermato. Citerò soltanto una volta il qui presente e garbatissimo presidente Castagnetti, che, in occasione della questione Margiotta, ebbe a dire (Commenti del deputato Giacomelli)...

PRESIDENTE. Onorevole Giacomelli, la richiamo all'ordine (Commenti del deputato Giacomelli).
Onorevole Giacomelli, la richiamo all'ordine per la seconda volta.

FRANCESCO PAOLO SISTO....dopo aver ricordato che, nella prassi della Giunta per le autorizzazioni, la concessione dell'autorizzazione all'arresto viene proposta generalmente di fronte a gravi reati di sangue o comunque in presenza di riscontri assai solidi, che tali requisiti non sembrano sussistere per questa ragione. Pertanto, la stessa presa d'atto di un'autorevole voce, ancora oggi autorevolmente presente in Giunta, mi induce a invocare un abbraccio tra minoranza e maggioranza in nome della democrazia parlamentare e del nostro senso del dovere.
Guardate e toccate - se avete l'iPad - le foto di quei parlamentari fotografati davanti al numero 24 di piazza del Parlamento e chiedete alle vostre coscienze se possono tollerare di autorizzare l'arresto di chi venga fotografato davanti al Parlamento. Io lo considero un affronto gravissimo e di inqualificabile gravità (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)! Se avete il coraggio di dire che, a fronte di questa Procura che ci fotografa davanti al Parlamento, dobbiamo consentire al pubblico ministero Henry John Woodcock di arrestare chiunque, significa che non ho capito l'articolo 68 della Costituzione.
Signor Presidente, chiedo con molta pacatezza - e vi chiedo scusa se mi sono scaldato, ma l'argomento afferisce più all'anima che alla coscienza, più a quello che si sente che alla cultura - di respingere questa richiesta d'arresto. Non entro minimamente nel merito dei lavori della Giunta - per carità, è acqua passata - ma dobbiamo adesso cercare di votare con coscienza.
Vi chiedo di respingere questa richiesta di arresto nei confronti del deputato - pausa - Alfonso Papa (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Laboccetta. Ne ha facoltà, per non più di quattro minuti.

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, non utilizzerò quattro minuti. Ho letto con molta attenzione le 16 mila pagine del fascicolo Papa ed è mio parere - e lo dico con grande rispetto, collega Pag. 63Sisto, verso il lavoro dei pubblici ministeri Woodcock e Curcio - che non sussistono i requisiti per l'arresto dell'onorevole Papa.
Detto questo, signor Presidente - onorevole Fini, la prego, se vuole, sul piano personale di andarsi a leggere il testo completo che consegnerò alla fine di questo mio brevissimo intervento - per meri motivi di economia sui tempi della discussione concessi al mio gruppo, vorrei poter consegnare il testo integrale del mio intervento affinché venga stampata nel resoconto parlamentare.
Oggi è una giornata delicata - e giustamente il presidente del mio gruppo me lo ha ricordato - quindi non voglio usare toni particolari perché credo che, quando si tocca un tema così complesso come quello della libertà, per chi è stato in un carcere come me, al «Grand Hotel» Poggioreale - e lei lo ricorda, Presidente Fini - bisogna farlo con molta serenità e senza urlare.
Io mi fermo qui e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Laboccetta, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Belcastro. Ne ha facoltà, al massimo per undici minuti.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, ne utilizzerò molto meno.
Cari colleghi, non siamo qui a fare il processo a Papa. Ho avuto in certi momenti la sensazione che si volesse entrare eccessivamente nel merito della vicenda processuale, sia da una parte politica che dall'altra e, quasi quasi, a prepararci a stilare una sentenza, sostituendoci alla magistratura e ai tre gradi di giudizio.
Siamo qui a verificare semplicemente la richiesta del collega Papa di valutare se ci può essere o meno quel fumus persecutionis che la legge richiede. Dobbiamo limitarci a questo e le considerazioni che ci sono state offerte da Alfonso Papa devono entrare nella nostra mente al fine di stabilire e decidere razionalmente, in piena coscienza, se Papa, stando così le cose e nel rispetto di quanto previsto dagli articoli 273 e 274 del codice di procedura penale, ha ragione o meno di sospettare che un fumus persecutionis nei suoi confronti esiste. Sono più che mai convinto che ci si trova proprio in una di quelle ipotesi in cui è lecito dubitare che l'iter che ha riguardato il parlamentare Papa e che quella ordinanza emessa a suo carico possano essere viziate da un fumus persecutionis.
Affinché un uomo, un qualsiasi uomo della nostra Repubblica, possa essere catturato e affinché un uomo, un qualsiasi uomo della nostra Repubblica, possa essere sottoposto a qualsiasi misura cautelare, anche la meno grave, ci devono essere a suo carico i gravi indizi di colpevolezza e una serie di esigenze cautelari che impongono la sua cattura. Non vi è dubbio che il nostro legislatore abbia previsto sempre e comunque, di chiunque si parli, che l'ultima ratio, la misura più grave, quella della detenzione in carcere, debba essere adottata quando tutte le altre misure non sono idonee a garantire eventuali, residue esigenze cautelari. Proprio partendo da questo sono più che mai convinto, perché di processi ne abbiamo fatti a centinaia e di misure cautelari ne abbiamo viste a centinaia, che i grandi magistrati che oggi fanno i politici in quest'Aula, di destra o di sinistra, e i grande avvocati che oggi sono parlamentari si sono trovati in condizioni simili a quella in cui oggi si trova Papa. E non vi è dubbio che in casi simili, in considerazione della personalità dell'imputato e del momento importante delle indagini - si può dire che le indagini siano quasi concluse e non si può in alcun modo dire che l'onorevole Papa si stia per dare alla fuga -, non vi è chi non veda, uomo giusto e di coscienza, che quella misura cautelare è assolutamente esagerata e se è esagerata in sé ha quel fumus persecutionis del quale noi esclusivamente ci dobbiamo occupare. Credo che anche sotto questo profilo le precedenti considerazioni fatte e le decisioni Pag. 64prese da quest'Aula da quando sono parlamentare dovrebbero imporci di non cambiare rotta. Mi rendo conto che oggi il popolo è arrabbiato con i parlamentari anche per colpa nostra, anche per questo martellare continuo costituito da reciproche attribuzioni - scusatemi l'espressione - di porcherie.
Penso che in questo momento ci sia il bisogno che il Parlamento riacquisti la propria dignità e dica no ad un atto ingiusto o possibilmente ingiusto di un magistrato. Ci sarà il tempo per fare processi rapidi al collega Papa, che peraltro è anche un ex magistrato. Ci sarà tutto il tempo per stabilire con una sentenza esecutiva se Papa deve o non deve andare in carcere, ma nel frattempo non lasciatevi trascinare da questa voglia matta. Ho visto sorridere qualcuno nel fare l'opposizione alle dichiarazioni dell'altra parte. Credo che ci sia davvero poco da ridere. Credo che sia il dramma di un uomo che oggi si affida a noi, alla nostra saggezza e al nostro saper essere uomini giusti. Ed è per questo motivo che vi chiedo di adottare gli stessi metodi che abbiamo adottato in passato. Se non ricordo male anche altri parlamentari del centrodestra sono stati oggetto di misure cautelari e abbiamo respinto le richieste, poi c'è stata l'assoluzione. Non possiamo mandare in carcere un uomo perché per un uomo perbene equivale a sparargli, ad uccidere lui e la sua famiglia, i suoi affetti, la sua vita. Difendiamo l'uomo e difendiamo quell'uomo dal rischio che corre essendo un parlamentare. È questo che la legge ci impone. È questo che noi dovremmo fare senza ombra di dubbio: respingiamo questa richiesta, che è assolutamente ingiusta (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Palomba.

FEDERICO PALOMBA, Relatore. Signor Presidente, penso di aver offerto ai colleghi parlamentari ragioni fondate sul fascicolo e non su altre cose, fondate soprattutto sull'ordinanza di un giudice su cui non ho sentito proferire verbo. Perciò, confermo le considerazioni che ho già proposto ai colleghi parlamentari e sulle quali finora, a parte l'intervento della collega Samperi, non ho sentito svolgere alcuna considerazione. Invito i colleghi a ragionare sulla base degli atti e dei fatti e non sulla base di una protezione corporativa che non è più tempo di praticare (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

(Dichiarazioni di voto - Doc. IV, n. 18-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi Liberal Democratici voteremo per l'autorizzazione ad eseguire la misura cautelare nei confronti dell'onorevole Papa. Riteniamo infatti che non ci siano ragioni di fumus persecutionis, le sole che possono consentire che le indagini dell'autorità giudiziaria che sta indagando su fatti di notevole gravità sia ostacolata. Ricordiamocelo, colleghi, sono solo queste le ragioni che giustificano il diniego di autorizzazione. È ora di smetterla con questo abuso di considerare ogni indagine dell'autorità giudiziaria come un attacco politico. Quando la magistratura indaga su esponenti politici non lo fa perché politicizzata, ma semplicemente perché svolge la sua funzione. Basta allora con questa divisione, stanca e alla fine demenziale, tra giustizialismo e garantismo. La garanzia del processo è una cosa molto seria. Significa rispetto del diritto di difesa, della dignità dell'individuo, della presunzione di non colpevolezza. Garanzia è ben altra cosa dall'impunità. Occorre rispetto della funzione giudiziaria. Non è un cancro come indegnamente è stato detto in un momento di particolare obnubilamento. Pag. 65Piuttosto, l'onorevole Papa è egli stesso magistrato e come può allora non avere adesso la dignità minima, che è quella di accettare un giudizio quando questo riguarda la sua persona? Egli, che prima di passare alla politica giudicava gli altri, ha il ricordo di qualcuno dei tanti che sono stati destinatari dei suoi atti di giudice?
E come può, ora, invocare per se stesso il privilegio dell'impunità? Ma la domanda che questo episodio evoca è: come viene selezionata la classe politica italiana? Ci rendiamo conto del deficit di moralità che ormai la pervade?
Non è, si badi, solo un problema della classe politica, ma di quella dirigente in generale. Onorevoli colleghi, non sarebbe finalmente giunto...(Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, concludo, se i servi della gleba mi fanno parlare (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Sì, servi della gleba, servi della gleba!
Non sarebbe giunto il momento di iniziare ad essere coerenti con quella voglia di cambiamento tanto evocata e che oggi pare tutta e solo della società civile, che, ricordo, fuori dal Palazzo ha ormai solo indignazione e disprezzo... (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE e di deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Melchiorre. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A). Ne ha facoltà per due minuti.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, non citerò alcun articolo del codice a sostegno delle ragioni del «no» all'arresto. Voglio solo consegnare a voi, onorevoli colleghi, due riflessioni. La prima è che la procura di una città come Napoli, una città martoriata, che non riesce a spezzare i legami con un'economia criminale, scatena una potenza di fuoco contro una persona, utilizza in modo sproporzionato la potenza dello Stato contro un uomo: appostamenti, pedinamenti, intercettazioni, alcune delle quali contro la legge.
La seconda riflessione, onorevoli colleghi, è che, ogni qual volta la procura cita il nome di Papa, parla di «quell'onorevole Papa, membro della Commissione giustizia», contro la quale in questi anni la magistratura si è scagliata ogni qual volta si discuteva di una riforma, perché doveva difendere il dogma che, se vi è una crisi della giustizia in Italia, il corpo giudiziario è esente da qualsiasi colpa.
Onorevoli colleghi, leggo sui volti di molti di voi una voglia di purificazione, come se l'eventuale arresto dell'onorevole Papa potesse essere un lavacro per le nostre coscienze. Nulla di più sbagliato! Quando, nel 1993, i nostri colleghi, davanti a una folla tumultuante, cambiarono la Costituzione, ferirono gravemente la libertà dell'istituzione parlamentare. Oggi, onorevoli colleghi, con l'arresto dell'onorevole Papa, quella libertà rischia di morire completamente, perché sta morendo dentro di noi quella libertà che l'Assemblea costituente, nata dalla lotta al fascismo, volle difendere contro i soprusi di ogni potere!
Onorevoli colleghi, prima di spingere quel bottone, che aprirà le porte del carcere all'onorevole Papa, ricordate che dietro le sbarre ci andremo anche noi, tutti noi, nessuno escluso (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà per due minuti.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi quest'Aula dovrà assumere una decisione seria e dolorosa. Si tratta di una serietà che investe, oltre la vicenda umana, anche la dignità dell'istituzione, perché l'esito della nostra scelta, se dovesse confermare il voto che la Giunta ha già assunto, comporterebbe che, Pag. 66ancora una volta, in questa legislatura, un membro del Parlamento possa essere investito di un provvedimento grave di restrizione della libertà personale.
Quando si verifica questa circostanza, è come se l'intero Parlamento restasse in qualche modo ferito. Noi non siamo un tribunale: l'articolo 68 della Costituzione, che continua a mantenere nel primo comma un presidio di tutela dell'autonomia del parlamentare nell'esercizio della sua funzione, subordina la possibilità che la sua immunità venga revocata alla valutazione di ciascuna Camera, che è chiamata ad esprimere, come oggi sta avvenendo per la Camera dei deputati, ma anche per l'altro ramo del Parlamento, l'autorizzazione a procedere per la magistratura.
Ma l'impedimento alla concessione può poggiare solo sulla valutazione di un fondato fumus persecutionis, ossia sul fondato sospetto che l'azione della magistratura sia persecutoria nei confronti del collega. Se è così, l'autorizzazione sarebbe un gesto ingiusto e, anch'esso persecutorio; se così non è, negare l'autorizzazione sarebbe un'azione arrogante e colpevole nei confronti dei cittadini che non hanno il privilegio di sedere in questi banchi.
Ebbene, noi non abbiamo ravvisato, nei confronti dell'onorevole Papa, un accanimento giudiziario, non abbiamo trovato nelle carte a nostra disposizione, le uniche ad avere un peso ed un valore per il nostro giudizio, un fumus persecutionis. Lo diciamo misurando le nostre parole e mai arretrando di un passo nel rispetto umano che dobbiamo all'onorevole Papa.
A noi, però, non è chiesto un atto giurisdizionale.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Pisicchio.

PINO PISICCHIO. Sto per concludere, signor Presidente.
A noi è richiesto solo di verificare che, al di fuori dell'esimente, contenuta nell'articolo 68 della Costituzione, un cittadino, ancorché parlamentare, possa essere sottoposto alle stesse misure che la legge licenziata da questo Parlamento prevede per ogni altro cittadino. Saranno poi i procedimenti giudiziari a decidere sulla colpevolezza o sull'innocenza, che umanamente auspichiamo, dell'imputato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Messina. Ne ha facoltà per dieci minuti.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, oggi stiamo vivendo una pagina non bella della nostra storia perché il Parlamento, che dovrebbe essere chiamato a legiferare su argomenti che interessano il Paese, è chiamato invece ad autorizzare l'adozione di una misura cautelare nei confronti di un suo componente accusato di reati comuni.
A questo proposito, signor Presidente, le pongo una questione preliminare che era stata già posta in precedenza dal collega Borghesi, in relazione ad una situazione analoga. Signor Presidente, non ritiene che si ravvisi una situazione di conflitto di interessi nel permettere la partecipazione al voto di un parlamentare per un atto che lo riguarda personalmente? Anche in un piccolo comune, in sede di delibera di un consiglio comunale, non si può essere presenti quando si delibera su un tema su cui si ha un interesse personale. Quindi, in questo senso, signor Presidente, se così dovesse essere, le chiedo di farsi carico di una modifica regolamentare affinché si impedisca che questo possa accadere. Ripeto, la suddetta questione è stata già posta l'8 marzo 2011 dal collega Borghesi, ma è rimasta ancora senza alcuna risposta.
Prima di entrare nel merito del mio intervento, credo che vada data una risposta all'onorevole Sisto che ha svolto un intervento che nulla ha a che vedere con il caso in esame (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Il problema oggi non è politico, è diverso. Viene contestato ad un nostro collega, ad un parlamentare, la commissione di reati comuni. Questo Parlamento Pag. 67deve decidere da che parte stare, se dalla parte di chi impedisce lo svolgimento del processo o dalla parte di chi vuole sottoporre un parlamentare ad un processo come ogni altro cittadino italiano.
Noi abbiamo un approccio culturale diverso rispetto a quello che l'onorevole Sisto ha affermato: lui dice «io non sono giudice e non voglio essere giudice». Noi non siamo giudici, ma proprio per questo, anche se non ci vergogniamo dei giudici, non impediamo agli stessi di svolgere la loro funzione, anzi, cerchiamo in tutti i modi di agevolarne lo svolgimento. Voi impedite ai giudici, sostituendovi ai magistrati, di permettere alla giustizia di fare il suo corso (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico).
Il collega Sisto parla di super fumus persecutionis, ma a leggere le carte, e invito i colleghi a farlo, non si trova un super fumus persecutionis, ma, al contrario, una piena consapevolezza di reati e di ipotesi di reato gravissime, reati comuni non ascrivibili all'attività parlamentare.
L'onorevole Sisto parla ancora di caccia all'uomo, di slash parlamentare.
L'Italia dei Valori è stanca di «slash»! L'Italia dei valori ritiene che un parlamentare è un uomo comune (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico), uguale a tutti gli altri, e che si debba sottoporre alla giustizia così come tutti gli altri cittadini. Togliamo gli «slash»!
Un'altra cosa ha evocato il collega Sisto: la paura del '93. Noi dell'Italia dei Valori siamo orgogliosi del '93 (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Ne siamo orgogliosi! Ci dispiace soltanto che il '93 sia stato interrotto e che oggi, dopo il '93, ci debba essere il 2011, perché probabilmente c'è maggiore corruzione oggi che, forse, in quel lontano 1993.
Oggi siamo chiamati a discutere e ad autorizzare la richiesta di misura cautelare in carcere nei confronti dell'onorevole Papa. Devo dire che vi sono contestazioni puntuali e precise avanzate dai magistrati e noi non valutiamo magistrati buoni e cattivi: se non siamo magistrati non possiamo nemmeno giudicare i magistrati che avanzano le richieste. Noi rileviamo che ci sono delle richieste e che sono supportate, tanto che la Giunta per le autorizzazioni ha proposto di procedersi, esprimendo parere favorevole, a dimostrazione che evidentemente vi è un fondamento giuridico.
Il GIP ha preso in considerazione, analizzando attentamente la questione, dieci su venti capi di imputazione, a dimostrazione che ha esaminato con grande attenzione la questione, differenziando fra le varie posizioni: la misura cautelare della custodia in carcere per l'onorevole Papa e per il carabiniere La Monica, resosi peraltro latitante in questi giorni.
Tra gli altri - ne cito solo alcuni e velocemente - ricordo il capo f) della rubrica, perché è giusto che noi sappiamo ciò a cui impediamo alla legge di procedere, altrimenti non ha senso tutto questo. Non è il problema della libertà personale di qualcuno di noi. Il tema è cosa viene contestato ad ognuno di noi e, a quel punto, se è giusto impedire alla giustizia di accertare la verità.
A maggior ragione ciò vale se quella persona è anche un magistrato. Io credo che il magistrato debba per primo rispettare la magistratura e, rispettando la magistratura, consentire di andare avanti. Si difenda nel processo! Sicuramente, probabilmente - noi ce lo auguriamo - verrà assolto, ma si difenda nel processo e non impedisca che esso faccia il suo corso (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), quando i capi di imputazione sono rivelazione del segreto d'ufficio e favoreggiamento per notizie richieste da Bisignani, P4 e giù di lì, riguardanti Lorenzo Borgogni di Finmeccanica.
Al capo m) della rubrica, a proposito dell'imprenditore Chiorazzo, in difficoltà per «carenze» fiscali e sotto processo a Potenza e a Roma, vengono concesse promesse di informazioni riservate in cambio di consulenze fittizie ai propri collaboratori.
Estorsioni e concussioni al capo n) sono addebitate all'onorevole Papa e a La Monica in danno dell'imprenditore Alfonso Pag. 68Gallo. Il copione è sempre lo stesso: ti do le informazioni, ti proteggo e in cambio mi paghi alberghi, preziosi e consulenze fittizie. E ancora al capo s), un altro imprenditore, Vittorio Casale, in cambio del pagamento dell'affitto di un'abitazione. Altro che sussistenza del fumus persecutionis! Io credo che la Giunta per le autorizzazioni abbia valutato con molta attenzione la vicenda e che con molto senso di responsabilità - ad eccezione di qualcuno che ha deciso e ritenuto di astenersi - abbia espresso il proprio parere favorevole.
Il Parlamento cosa fa? Sono convinto che la Costituzione vada rispettata. C'è un articolo 27 sulla presunzione di non consapevolezza: giusto, innocente sino al termine del processo. Ma questo non significa impedire al processo di fare il suo corso, altrimenti saremmo sempre tutti innocenti. Al contrario, è giusto che si venga assolti alla fine, ma che si partecipi al processo.
Molti citavano l'articolo 68, ma voi pensate in coscienza che i padri costituenti, quando hanno previsto l'autorizzazione del Parlamento, pensassero ai reati comuni, da iscrivere ad ognuno di noi, e che pensassero che un parlamentare potesse rubare o prendere tangenti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)? Credo che i padri costituenti - faremmo torto a loro ritenendo il contrario - pensassero a cose diverse, come reati di opinione e libertà di espressione, non certamente a reati comuni. Allora applichiamo con attenzione l'articolo 68 e non trinceriamoci dietro l'articolo 68! È, infatti, inutile stare ogni giorno a ripetere «lotta alla casta». Ma in cosa stiamo lottando, se alla fine la casta noi la proteggiamo?
E, ancora, consideriamo i comportamenti di ognuno di noi all'interno di questo Parlamento: la posizione della Lega. Ogni giorno, dal giorno 12, il suo leader ha reso dichiarazioni contrastanti: «Arresto Papa, devo sentire i miei». L'indomani: «Non ho sentito i miei, ma li teniamo sulle spine».
L'indomani ancora: «Meglio sì all'arresto». E via via, ogni giorno una dichiarazione diversa che sembra più una trattativa economica che non una questione di diritto, per poi, alla fine, arrivare alla dichiarazione del capogruppo Reguzzoni che ti dichiara: «No, noi votiamo contro, ma lascio libertà di coscienza». Ma quale libertà di coscienza, onorevole Reguzzoni? La libertà di coscienza ci può essere per il testamento biologico, per l'aborto, per questioni morali, ma non certamente per una questione attinente ad un reato comune ascritto ad un parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Dovreste al contrario correre in questo senso e non trincerarvi ancora - come ha fatto stamattina l'onorevole Cicchitto - rivendicando il voto segreto. Dovreste dire «no» al voto segreto e palesare ai vostri amici padani che siete contro la corruzione, non a favore della corruzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) perché sennò è inutile che andate in giro a raccontarla, tanto non vi crede più nessuno.
Riteniamo quindi, per rispetto ai cittadini onesti, al mandato ricevuto, di consentire alla giustizia di fare il suo corso. Consentiamo ai cittadini di sperare che ancora la giustizia sia uguale per tutti. Rispettiamo le regole e le leggi. Consentiamo di far credere che la politica non si autotutela ogni giorno per fini e interessi personali in danno degli altri, dei cittadini comuni, ma al contrario che si sottopone per prima, dando l'esempio, al giudizio, in maniera tale da non avere riserve e non lasciare dubbi e alibi.
Non avremo risolto con questo passaggio di oggi i problemi del Paese, ma avremo sicuramente consentito, con una decisione seria - che è quella di lasciar correre la giustizia e fare in modo che essa faccia il suo corso e che un parlamentare sia uguale a tutti gli altri -, a tutti i cittadini una speranza futura di avere una politica onesta e migliore (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico - Congratulazioni).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi siamo chiamati ad assumere una decisione dolorosa che probabilmente priverà un nostro collega della libertà personale; una decisione che avrà comunque conseguenze politiche sulla tenuta della maggioranza e dello stesso Governo del Paese, ma che soprattutto riguarda la sfera degli interessi individuali dell'onorevole Papa e quella, più ampia e generale, della realizzazione dei principi di giustizia che sono a fondamento della democrazia.
Su questi due temi svilupperò le mie brevi considerazioni, condivise dal gruppo di Futuro e Libertà che rappresento. Noi non dobbiamo giudicare - lo hanno detto anche altri - se l'onorevole Papa sia o meno responsabile dei reati che gli vengono addebitati, e nemmeno se la richiesta della misura cautelare disposta dal giudice di Napoli rispetti i criteri stabiliti dal diritto processuale penale in materia di pericolo di fuga, di reiterazione del reato o di inquinamento delle prove.
Noi oggi siamo chiamati a giudicare se la richiesta di custodia in carcere sia frutto - com'è stato detto - di un'attività vessatoria o persecutoria da parte della magistratura di Napoli. Non è un compito facile, perché il punto di separazione tra un'azione di persecuzione e un'attività investigativa articolata e complessa, soprattutto in un'inchiesta che - come quella al nostro esame - coinvolge molte persone e riguarda un intero sistema di affari e di intrecci criminosi, è assai labile e potrebbe dare la stura ad equivoci o sospetti di un eccessivo scrupolo inquisitorio ai limiti, appunto, della persecuzione.
Ma non è questo il caso. È altrettanto chiaro che un'idea di fumus persecutionis non può prescindere da una sommaria valutazione della consistenza degli addebiti mossi all'onorevole Papa, e di questo riferirò brevemente tra poco. Perché una palese infondatezza delle accuse o una genericità degli indizi di colpevolezza, o piuttosto - come fu nel caso Cosentino - l'enorme distanza di tempo che intercorse fra le indagini e la contestazione dei fatti, costituirebbe, se non la prova, certamente il sospetto di una volontà persecutoria, e basterebbe solo questo per escludere la concessione dell'autorizzazione all'arresto di un parlamentare.
Anche il caso Margiotta, onorevole Sisto, presentava aspetti assolutamente diversi da quello oggi al nostro esame. Non vi erano intercettazioni articolate, circostanziate; non vi erano dichiarazioni testimoniali; non vi erano prove documentali nel caso Margiotta, solo sospetti, tant'è che l'onorevole Margiotta fu effettivamente assolto.
Lo ricordo benissimo perché intervenni in Giunta proprio per sostenere ed evidenziare questi aspetti. Quindi, i tre casi non sono affatto paragonabili e, allora, oggi, dobbiamo soltanto fare una comparazione tra il fumus boni iuris della pretesa punitiva, esercitata dallo Stato attraverso la magistratura, con il fumus persecutionis. In questo caso, nel caso dell'onorevole Papa, purtroppo il giudizio comparativo non può che escludere l'esistenza di qualsiasi attività persecutoria nei confronti dell'onorevole Papa medesimo e, ciò, nonostante egli abbia indicato, nella sua attività a sostegno del procuratore Cordova, svolta ben 11 anni prima, la causa principale della rappresaglia di cui oggi sarebbe vittima da parte dei magistrati di Napoli, suoi ex colleghi.
È poco credibile, tuttavia, che, a scoppio ritardato, magistrati che, all'epoca dei fatti erano di prima nomina o quasi, o che, a Napoli, come è stato ricordato, non lavoravano affatto, oggi consumino, a distanza di 11 anni, una vendetta nei confronti di un collega che ha enfatizzato e sopravvalutato il suo ruolo in quella vicenda. Al contrario, gli elementi su cui il giudice delle indagini preliminari fonda la richiesta di arresto sono concreti e documentati.
Non sono tanto le intercettazioni che rendono convincente il quadro accusatorio, quanto piuttosto le dichiarazioni testimoniali degli imprenditori - loro sì i Pag. 70veri e autentici perseguitati e vessati in questa vicenda - che offrono la ragionevole certezza che il sistema di relazioni messo in piedi dall'onorevole Papa fosse unicamente finalizzato, non tanto ad acquisire potere personale, quanto piuttosto a realizzare illeciti e squallidi arricchimenti, sfruttando la posizione di magistrato in aspettativa e di deputato in carica.
E che non si tratti della solita storiella di un'azione persecutoria delle solite «toghe rosse» o dei giudici «cancro della democrazia» lo dimostra ancora la limpida e coerente motivazione dell'ordinanza di custodia cautelare, laddove vengono respinti alcuni capi di imputazione formulati dai PM come l'associazione a delinquere.
Queste considerazioni confermano che, oggi, non vi è una sola ragione perché la Camera si sostituisca alla magistratura e, forzando l'interpretazione dell'articolo 68 della Costituzione, determini un'alterazione dell'ordinamento che è fondato sulla separazione dei poteri e sull'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.
Un'ultima considerazione sull'operato della Giunta che ha voluto e ha dovuto concludere i suoi lavori in un modo inatteso, ma formalmente ineccepibile. L'esasperato tatticismo con il quale la maggioranza ha tentato di non svelare le profonde divisioni al suo interno sull'orientamento di voto, non credo abbia giovato all'onorevole Papa.
Le fumisterie giuridiche lanciate come cortine fumogene per coprire la traballante e ondivaga posizione della Lega Nord Padania, divisa da lotte intestine e che, oggi, si nasconde dietro il voto segreto, hanno fatto perdere lucidità a chi avrebbe fatto meglio a consigliare all'onorevole Papa un'altra strategia. Si è perso tempo prezioso che, forse, avrebbe potuto essere speso per percorrere strade diverse come quella di onorevoli dimissioni dalla carica di deputato o di rendere confessione su alcuni incontestabili reati, cose queste che avrebbero messo la magistratura e lo stesso onorevole Papa nelle condizioni di chiarire subito le rispettive posizioni liberando, al contempo, il Parlamento dall'imbarazzo per la crescente indignazione dell'opinione pubblica e per l'accerchiamento mediatico che ha ulteriormente indebolito il prestigio di questa istituzione.
Per queste ragioni, con animo grave ma con pienezza di coscienza e chiara assunzione di responsabilità, stigmatizziamo la richiesta di voto segreto e voteremo a favore della proposta della Giunta e, pertanto, affinché la Camera conceda l'autorizzazione all'arresto dell'onorevole Papa (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà per sei minuti.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo Popolo e Territorio ha depositato, poco fa, una richiesta di procedere con voto segreto (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio e di deputati del gruppo Popolo della Libertà). Lo abbiamo fatto con assoluta convinzione e lo abbiamo fatto perché (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)... Se c'è qualcuno che si deve vergognare, sta da quella parte (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio e di deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Lo abbiamo fatto perché, se vi è un voto libero, in questa circostanza, è sicuramente il voto segreto (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Infatti, contrariamente a ciò che, da stamani, dall'opposizione si va dicendo, il tentativo di politicizzare questa questione, di strumentalizzare questo tema per fini politici, che non c'entrano assolutamente nulla con la questione stessa che riguarda il collega Papa, è evidente dimostrazione del fatto che qui, oggi, stiamo ancora una volta dando testimonianza di un degrado assoluto della politica (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).
Voglio dire ciò, perché la debolezza della politica ha portato, purtroppo, a danni profondi. Dopo Tangentopoli, si Pag. 71sono annullate alcune guarentigie, che non c'entrano assolutamente nulla con i privilegi della «casta». Credo che anche su questo una riflessione, oggi, vada fatta, se vogliamo davvero - come è stato detto appena ieri dal deputato Fassino - recuperare dignità, centralità, nobiltà e qualità al nostro Parlamento e alla politica.
Quando vi erano le guarentigie e vi era un articolo 68 della Costituzione «pieno», qualcuno ha pensato che per inseguire l'antipolitica bisognasse, in qualche misura, diluire e, addirittura, annullare quel sistema di tutela, dimenticando ciò che alcuni padri nobili della Costituzione avevano detto nella fase costituente. Sto parlando di personaggi che si chiamano Togliatti, La Malfa, Terracini, Calamandrei, Moro, Dossetti, La Pira (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio e di deputati del gruppo Popolo della Libertà), che introdussero l'articolo 68 della Costituzione ed un'immunità «larga», per tutelare non il singolo parlamentare, bensì la funzione del parlamentare, che è una cosa completamente diversa da ciò che oggi viene drammaticamente in primo piano.
Quelle prerogative furono assicurate per far sì che la democrazia avesse una consistenza e poggiasse su basi solide, per consentire al Parlamento di esprimersi liberamente rispetto agli altri poteri e, in particolare, rispetto all'ordine giudiziario.
Non sfugge ad alcuno che le modifiche di questo quadro normativo, sotto il profilo costituzionale, negli ultimi tempi, hanno creato una soluzione e una condizione di assoluta disparità. Quando si dice che il parlamentare deve essere uguale al cittadino, sono perfettamente d'accordo, ma è la funzione parlamentare che ci chiama ad una responsabilità diversa. E ci chiama, soprattutto, a capire e a comprendere che la democrazia, in questo momento, deve essere salvaguardata.
In un Paese democratico, come avviene in tutti i Paesi democratici, vi sono le immunità e vorrei ricordare, in quest'Aula, che vi sono anche a livello europeo, come ben sa il deputato D'Alema e come sa lo stesso De Magistris. O vogliamo dimenticarlo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)?
Pertanto, questa sera, in quest'Aula, liberiamoci dai condizionamenti politici, perché da questo voto, indipendentemente dal processo che andrà avanti e dalle responsabilità che dovranno essere accertate, si misura il confine tra chi a parole si definisce garantista, ma nei fatti del garantismo fa un uso meramente strumentale, e chi, invece, avverte il senso profondo di un valore della libertà individuale e personale, che non può essere limitata prima che intervenga una sentenza definitiva di condanna (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio e Popolo della Libertà).
Questo è il bivio rispetto al quale ci troviamo. Ecco perché abbiamo chiesto il voto segreto, che è l'unico aspetto che consente alla coscienza di esprimersi e di non essere condizionata, perché voi volete soltanto controllare i parlamentari e non lasciarli liberi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio e Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, abbiamo svolto un'analisi doverosamente rigorosa degli atti del caso Papa ed è sulla base di questa analisi che il gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo esprimerà voto favorevole alla relazione presentata e alla richiesta di misura cautelare.
Onorevoli colleghi, è indubbio che il caso Papa al nostro esame è allarmante sotto diversi profili, in particolare per la conferma, che emerge con chiarezza, di condotte diffuse in spregio dell'etica pubblica e, soprattutto, di probabili illeciti compiuti nella qualità di pubblico ufficiale ed in veste di parlamentare. I reati contestati, è vero, non sono delitti di sangue come in precedenti occasioni, ma sono Pag. 72reati gravi: reati di concussione, favoreggiamento personale, rivelazione di segreto d'ufficio, con riferimento a diverse condotte e soggetti, unite da un unico disegno.
Quattro circostanze appaiono inconfutabili. Il primo punto: l'onorevole Papa avvicina operatori economici e professionisti per comunicare o prospettare loro problemi o guai, veri o supposti, al fine di favorirli dietro compenso, o di intimorirli, assoggettarli e concuterli. In queste condotte si configurano i reati di violazione del segreto d'ufficio, concussione e favoreggiamento personale. Questo dato risulta sufficientemente provato in almeno tre casi: il caso De Martino, il caso Chiorazzo e il caso Matacena. I fatti sono ben documentati nell'ordinanza del GIP di Napoli.
Il secondo punto: l'onorevole Papa appare incline ad alcuni comportamenti che sembrano sostanziali illeciti penali, e l'episodio della falsificazione della firma per la Jaguar regalata - e poi ripresa - a Maria Roberta Darsena è stato emblematico. Inoltre, l'onorevole Papa, in precedenza, aveva anche regalato alla Darsena orologi Rolex senza confezione e presumibilmente ricettati, e cercato di stimolare la stessa Darsena a farsi dire fatti e circostanze sul conto dell'onorevole Vietti, oggi vicepresidente del CSM, al fine di possibili ricatti; aveva comunicato a Stefania Tucci che era indagata e che nei suoi confronti l'autorità giudiziaria stava per richiedere un provvedimento cautelare: sono tutti fatti che hanno consistenza penale.
Il terzo punto, il più rilevante per noi: l'onorevole Papa non è un perseguitato politico, non risulta alcun fatto da cui possa ricavarsi un intento di persecuzione politica. Non è sostenibile che l'inchiesta sia un pretesto per colpire la sua attività politico-parlamentare, peraltro non eclatante.
Ed inoltre, ciò che più rileva per noi è che il GIP ha emanato nei suoi confronti una misura cautelare che vaglia molto attentamente e selettivamente le richieste del pubblico ministero, respingendone più d'una. In sostanza, il GIP mostra autonomia dalla procura inquirente, respingendo le richieste della procura in molti casi ed, inoltre, il GIP adotta un'interpretazione restrittiva e non utilizza neppure le intercettazioni indirette.
I fatti risultano documentati e, francamente, in definitiva, il quadro che emerge è allarmante e indice di un'evidente attività di spionaggio, «dossieraggio» e ricatti, che il Papa sembra svolgere con abuso dello status di magistrato e di parlamentare e senza alcuna etica pubblica. Circa la richiesta di custodia cautelare, possiamo forse escludere il pericolo di fuga, ma certamente vi sono rischi concreti e pericoli sull'inquinamento delle prove e la reiterazione.
Tutto ciò appartiene al processo, nel quale l'onorevole Papa ben potrà difendersi e ci auguriamo con successo. Non abbiamo motivo di interferire, ma il voto favorevole all'autorizzazione alla misura cautelare da parte dell'UdC è pieno anche di altri significati. Il caso Papa è emblematico di una stagione politica, onorevoli colleghi, e da garantisti ci fa orrore pensare che egli possa rispondere per colpe non proprie, eppure sarebbe ipocrita nascondere che questa decisione è figlia di molti fattori: della diffusa caduta dell'etica e della morale pubblica in primo luogo, che imporrebbero altri comportamenti ai rappresentanti delle istituzioni. Su questi temi dovrebbe esserci uno spirito, un ethos comune, a partire dalla comune condanna dei casi singoli, ma non è così.
Purtroppo non è così, eppure è da qui che si ricostruiscono la forza di una nazione e la credibilità delle sue istituzioni democratiche.
In secondo luogo, il caso Papa è forse il punto estremo di una insensata lotta contro la magistratura e dei relativi falli di reazione, che va avanti da oltre sedici anni, una troppo lunga serie di leggi e leggine ad personam, lodi, leggi speciali, prescrizioni brevi, conflitti di attribuzione basati sulla teoria di «Ruby nipote di Mubarak» che hanno distrutto lo spirito pubblico, la giustizia, la credibilità delle istituzioni e trasformato la confusa Seconda Repubblica nel regno della casta. Pag. 73
I cittadini non ne possono più, ma anche forze politiche dell'originaria coalizione di maggioranza nel tempo hanno detto «no». Oggi forse anche la Lega dirà basta. Forse: lo vedremo dopo il voto, perché abbiamo assistito ad un teatrino della politica che certo non piace al Nord, come al resto del Paese.
Certo, il deputato Papa è vittima di se stesso, ma non solo, e noi sentiamo il dovere di tornare presto alla pienezza dello Stato di diritto, dove la morale pubblica è ben distinta dalla responsabilità penale personale, il bisogno di giustizia non è giustizialismo, le garanzie non equivalgono ad impunità, i processi non si fanno in piazza e neppure sui giornali, ove non ci sono leggi bavaglio, ma la privacy resta un diritto, la carcerazione preventiva un'eccezione e non la regola, dove le regole della giustizia sono da tutti rispettate, così come quelle della politica, a partire dal fatto che le prerogative di un parlamentare sono a garanzia della funzione e non dei privilegi di casta. Occorrerebbe per questo una larga intesa, un'alleanza, onorevoli colleghi, per affrontare insieme la questione morale, per la rinascita dell'etica pubblica, presupposto e condizione per Governi e Parlamenti autorevoli e legittimati per guidare l'Italia verso un futuro migliore.
È persino doloroso ammetterlo, ma il voto di oggi ha molti significati: c'è una responsabilità politica, onorevole Cicchitto, e noi ce la prendiamo alla luce del sole, vogliamo dirlo forte: noi non ci sentiamo migliori, ma non siamo tutti uguali. Chi sbaglia paghi, ma la verità è che per salvare Berlusconi, caro onorevole Alfano, dovete salvare tutti sempre e comunque e questo è un macigno che ricade sul Paese, sull'efficienza del Governo e sulla sua morale pubblica.
Finché questo macigno non sarà rimosso, non ci sarà nessun partito degli onesti. No, onorevoli colleghi, noi dell'Unione di Centro non amiamo la casta e non la salviamo; noi amiamo le istituzioni democratiche e la Costituzione e le difendiamo con il voto, un voto favorevole sulla relazione (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi siamo chiamati ad una scelta difficile, di cui sentiamo fortemente la responsabilità, responsabilità alla quale con coscienza, coerenza, onestà e trasparenza, come sempre nella storia della Lega Nord, non vogliamo sottrarci e lo faremo con un voto favorevole.
Mi preme innanzitutto sottolineare come la posizione del nostro gruppo sia sempre stata chiara e non abbia mai avuto alcun tipo di ripensamento e nessuna ambiguità, cari colleghi, cara collega Samperi, caro onorevole Lo Presti, caro onorevole Messina. Se oggi si è arrivati in Aula con un parere favorevole della Giunta delle autorizzazioni a procedere per l'arresto del deputato Papa è stato per l'atteggiamento determinante che i due rappresentanti della Lega Nord hanno tenuto in quella specifica sede.
Detto questo, è bene inquadrare comunque i termini della questione ed esprimere anche alcune considerazioni. Oggi non stiamo discutendo se la vicenda giudiziaria che ha come imputato il collega Papa debba andare avanti o meno, perché deve essere chiaro ai cittadini che ci ascoltano che, a prescindere da quella che sarà la scelta di quest'Aula, il processo andrà avanti, non si interromperà, non vi sarà nessuna impunità. Stiamo decidendo sulla richiesta avanzata dalla magistratura di applicare la misura della custodia cautelare in carcere. Stiamo parlando, quindi, di carcerazione preventiva. La libertà personale è un bene prezioso e proprio per questo ampiamente tutelato dalla nostra Costituzione e dal nostro ordinamento giuridico.
L'articolo 13 della Carta costituzionale bene evidenzia come la libertà personale è inviolabile e come la legge stabilisce i Pag. 74termini massimi della carcerazione preventiva. Una decina di anni fa, un uomo caro soprattutto alla parte sinistra di questo emiciclo, l'allora Capo dello Stato Oscar Luigi Scàlfaro, polemizzava contro l'abuso del ricorso alla carcerazione preventiva. Oggi nulla è cambiato, purtroppo si abusa ancora della carcerazione preventiva. Assistiamo costantemente all'utilizzo della carcerazione preventiva che serve ad anticipare la condanna della persona sottoposta ad indagine giudiziaria. Questa è la vera inciviltà giuridica a cui ogni giorno assistiamo. Questo è quello che una parte della magistratura cerca, attraverso i mass media, di far passare nell'opinione pubblica.
Ciò che oggi fattivamente succede attraverso un'applicazione distorta del ricorso alla carcerazione preventiva è davanti agli occhi di tutti. Si calpesta, da un lato, l'articolo 27 della nostra Costituzione, secondo cui l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva, principio cardine, fondamentale della nostra civiltà e giustizia e, dall'altro, si calpesta anche il principio del giusto processo, così come previsto dall'articolo 111 della Costituzione. Se ci si richiamasse a questo principio, o meglio se il potere giudiziario applicasse questi precetti costituzionali che spesso sono dimenticati, appunto calpestati, si eviterebbe l'abuso del ricorso alla carcerazione preventiva proprio attraverso la celebrazione dei processi in tempi rapidi e ragionevoli. Il non celebrare i processi autoalimenta la stortura, l'abuso, l'inciviltà giuridica.
In qualunque democrazia occidentale si celebrano i processi, in Italia evidentemente no! Per questo dobbiamo andare sul processo e le riforme. Il Governo ha fatto la sua parte - lo dico anche al Ministro Alfano -, è da due anni in discussione al Senato la riforma del processo penale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Continuiamo ad andare avanti con le riforme e, tra queste, dobbiamo avere il coraggio di portare avanti anche la responsabilità giuridica e civile dei magistrati, perché quando i magistrati sbagliano e c'è di mezzo la libertà personale delle persone è giusto che ne rispondano di fronte ai cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).
Detto questo, però, la Lega Nord è estremamente attenta al rispetto dell'articolo 3 della Costituzione, in base al quale tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, per cui se uno strumento di garanzia vale, deve valere per chiunque, ma se non vale allora non si può invocare lo status di parlamentare per avvalersene perché questo creerebbe un'ingiustificata disparità di trattamento con il comune cittadino, la gente non capirebbe. Fatte queste considerazioni, la Lega Nord voterà a favore della relazione della Giunta per le autorizzazioni, rimettendosi alla sua valutazione tecnica del caso specifico. È un «sì» all'arresto che non deve essere interpretato come un'anticipazione della condanna perché - lo ribadiamo - la carcerazione preventiva non deve essere un modo per non celebrare i processi o per limitarsi a delle condanne mediatiche, che purtroppo troppe volte si basano su fughe di notizie che non dovrebbero esserci, ma che continuano ad esserci, senza che mai nessuno sia responsabile o paghi per questo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
I processi, perlopiù quando si tratta di politici, devono essere celebrati in tempi brevi, brevissimi, perché i cittadini hanno il diritto di sapere se chi hanno eletto e chi li rappresenta è una persona perbene o no. Ma non vorremmo anche che la decisione di oggi venisse strumentalizzata e contribuisse ad alimentare il clima di insofferenza e di denigrazione nei confronti delle istituzioni, del Parlamento. Noi oggi vogliamo dare un segnale al Paese, un segnale di legalità, ma non ci iscriviamo al partito dei «manettari» o dei «forcaioli» o di quella antipolitica che vorrebbe fare di tutta un'erba un fascio, perché così non è!
La Lega Nord dà un'indicazione di voto chiara, ma diciamo anche con altrettanta durezza e fermezza che non c'è piaciuto il clima di caccia alle streghe o di gogna mediatica scatenato stamattina in Aula dal Pag. 75presidente Franceschini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Onorevole Franceschini, qui nessuno può alzarsi a fare la morale a qualcuno o può permettersi di lanciare accuse preventive, tanto più oggi, mentre contemporaneamente a noi, nell'Aula del Senato, si sta discutendo di un'analoga richiesta di arresto per il senatore Tedesco, che mi sembra appartenga al Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Lei, onorevole Franceschini, stamattina ha messo le mani avanti. Ma lasci stare la Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
La questione morale riguarda tutti. Spetta ai partiti isolare le mele marce e selezionare la propria classe politica con criteri di onestà e trasparenza, cosa che peraltro la Lega Nord ha sempre fatto e su questo non accettiamo lezioni o prediche da parte di nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dobbiamo decidere esclusivamente se nella domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti dell'onorevole Papa, oggi all'attenzione dell'Assemblea, vi siano o meno elementi per ravvisare l'esistenza di un intento persecutorio nei confronti del deputato. Dico subito che in questa circostanza tali elementi non ci sono. Emergono, invece, condotte gravissime: l'uso spregiudicato di ruoli e funzioni teso a ricavare denaro ed altra utilità, in contrasto con l'etica pubblica e con il ruolo di magistrato che l'onorevole Papa ha rivestito.
L'onorevole Papa ha fornito alla Giunta una ricostruzione della vicenda tutta incentrata su pretese inimicizie della procura di Napoli derivanti dalla sua vicinanza alla figura del dottor Cordova, ipotizzando una vendetta della magistratura per fatti risalenti a dieci anni fa, ma non ha fornito nessun elemento concreto idoneo a smentire gli addebiti che gli sono stati mossi. Senza contare che il ruolo che l'onorevole Papa sostiene di aver svolto a quel tempo e le inimicizie dei dottori Woodcock e Curcio nei confronti del dottor Cordova - e indirettamente nei suoi stessi confronti - sono smentiti dalla delibera del CSM di trasferimento d'ufficio del dottor Cordova nel 2003, nella quale è riportato l'intero iter della vicenda, incluso il nome dei soggetti auditi.
All'epoca dei fatti il dottor Woodcock era un semplice uditore giudiziario. Non era una persona influente nell'ambito della procura di Napoli. Lo stesso onorevole Papa all'epoca era un giovane magistrato e il suo nome, assieme a quello di Woodcock e di Curcio, non è mai citato negli atti. Inoltre, la stessa incompatibilità d'ufficio del dottor Cordova, deliberata all'unanimità (lo ripeto: all'unanimità) dal CSM non dipendeva dalla lotta tra guelfi e ghibellini menzionata dall'onorevole Papa, ma a motivi oggettivi legati alla modalità di conduzione degli uffici della procura da parte dello stesso Cordova.
Non è neppure sostenibile, colleghi, che l'onorevole Papa sia un perseguitato in ragione della sua attività parlamentare, non di particolare rilievo, come è stato rilevato. E, quel che più conta, l'onorevole Papa non ha offerto alcun elemento che potesse dimostrare che il GIP fosse mosso da un intento persecutorio nei suoi confronti. Ai fini della valutazione del fumus persecutionis, il nostro compito è proprio quello di valutare l'atteggiamento del giudice in sede di emissione dell'ordinanza. Gli atti di investigazione condotti dalla procura di Napoli sono stati sottoposti all'attenzione di un giudice terzo, estraneo ai motivi del contrasto interni alla procura e non sembrano emergere né vizi di palese parzialità, né di inconsistenza della motivazione. Oltretutto, l'ordinanza del GIP si discosta in alcuni punti proprio dalle richieste del pubblico ministero: egli ha escluso la rilevanza delle intercettazioni Pag. 76riferite all'utenza dell'onorevole Papa e ha disposto l'applicazione della misura cautelare in relazione soltanto a 8 contestazioni sulle 20 proposte dalla pubblica accusa. Il GIP, cioè, ha svolto appieno le funzioni di giudice terzo ed imparziale.
Da questi elementi si ricava l'insussistenza del fumus persecutionis e anche la proporzionalità della misura cautelare richiesta. I reati di corruzione, concussione ed estorsione - cui si aggiunge il rischio di inquinamento probatorio, adeguatamente motivato nell'ordinanza - appaiono legittimare la richiesta di questa misura, peraltro avanzata anche nei confronti degli altri coindagati. Infine, se l'onorevole Papa si ritiene colpito ingiustamente da un provvedimento che dispone l'applicazione di una misura cautelare nei suoi confronti, perché non si è rivolto al giudice del riesame, dove potrebbe far valere i propri argomenti?
Ma c'è dell'altro: le difficoltà politiche. Le divisioni della maggioranza sono sotto gli occhi di tutti. Per questo l'onorevole Sisto ha cercato di accostare strumentalmente la vicenda al caso Margiotta. Ma allora la Giunta votò all'unanimità per il diniego, data l'inconsistenza del compendio indiziario, comprovata in sede giurisdizionale. Non tutti i casi sono uguali. Ci sono state in questo caso differenze procedurali e di sostanza. Ma io aggiungo che non tutti i partiti sono uguali. Per questo c'è ora chi, per cercare di tirare fuori dai guai il Premier, chiede il voto segreto.
Per questo la Lega ha annunciato che voterà sì all'autorizzazione ma lascerà libertà di voto. Un bizantinismo, che nasconde le fratture nel Carroccio e le contraddizioni di Bossi che in tre giorni ha detto tre cose diverse per accontentare Berlusconi.
Colleghi della Lega, non nascondetevi dietro il voto segreto. Ne è passato di tempo da quando nella seduta del 29 aprile 1993 si discuteva la domanda di autorizzazione a procedere nei confronti di Bettino Craxi. Luigi Rossi, in quel tempo deputato della Lega, proclamava: «Noi della Lega, con le mani pulite, in quest'epoca rigurgitante di malfattori di ogni calibro, possediamo e rivendichiamo il diritto di essere giudici e accusatori implacabili». E terminava citando alcune delle parole pronunciate da Cicerone alla fine del suo atto di accusa contro Catilina: «Non si può, per un uomo, mettere in pericolo la Repubblica».
È passato molto tempo, la Lega è cambiata ma il rischio oggi è lo stesso, di mettere, per un uomo, in pericolo la Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). A differenza di allora, quando la Lega esponeva il cappio in Parlamento, non vi è da parte nostra nessun compiacimento nell'erogare una misura detentiva. Privare un cittadino della libertà è sempre difficile, a prescindere dalle motivazioni e dalla loro solidità. Ma se si fosse trattato di una persona comune e non di un membro del Parlamento, questa sarebbe già ristretta in carcere come, d'altronde, lo sono i coimputati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Colleghi, lo statuto giuridico particolare dei parlamentari non può costituire un irragionevole e ingiustificato privilegio, ma deve proteggere il corretto e libero esercizio della funzione legislativa da interferenze indebite provenienti dagli altri poteri e, in particolare, da quello esecutivo. Ma deve, comunque, convivere con altri principi di rilevanza costituzionale come, in particolare, quello dell'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, disciplinato dall'articolo 3 della Costituzione. Non può diventare e nemmeno essere percepito come un mero retaggio di un passato ormai lontano, oggi capace soltanto di rappresentare un ostacolo alla piena realizzazione del principio di uguaglianza di tutti i cittadini.
Se si ritiene che vi sia un uso eccessivo della custodia cautelare, questo va affrontato in sede legislativa, con una misura per tutti e non soltanto per alcuni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). La gente sospetta e intuisce - qualche volta a torto e spesso a ragione - che il gioco sia truccato e che a vincere siano sempre gli stessi. Vi è sete di giustizia. Troppo spesso, in questi anni, i valori di Pag. 77equità, rigore e trasparenza, in cui si riconosce una società, sono stati negati da comportamenti che sempre più frequentemente hanno mortificato l'interesse generale, il senso comune di appartenenza, la coesione sociale, il rispetto della legalità e l'uguaglianza dei cittadini. È questa la radice del diffuso malcontento e disagio popolare che oggi si manifesta in modo clamoroso, tanto più di fronte ai sacrifici che vengono richiesti agli italiani. Dobbiamo offrire un cambiamento sia nella politica sia nel modo di fare politica.
A nessuno sfugge - come ha detto ieri Piero Fassino - che su questi sentimenti di sincera indignazione di molti si sovrappone una campagna alimentata e cavalcata da chi teme un cambiamento nella guida del Paese e, per sbarrargli la strada, punta con brutalità sulla destabilizzazione e la delegittimazione dei poteri democratici a vantaggio di poteri assai più elitari, assai meno trasparenti quando non pericolosamente opachi. Ma il modo migliore per contrastare gli umori antipolitici non è quello di girare la testa dall'altra parte, ma è quello di mettersi in sintonia con il Paese, con le sue ansie, le sue paure, le sue speranze e le sue aspettative.
Certo, non celebriamo processi, ma spetta a noi dare corso a misure concrete, visibili ed efficaci, che restituiscano sobrietà, credibilità e autorevolezza a istituzioni che oggi appaiono a troppi cittadini distanti e insensibili. Il voto di oggi è una di queste misure e per questo serve un'assunzione chiara di responsabilità.
Mi rivolgo ai colleghi della Lega, all'onorevole Alfano. Non nascondetevi dietro il voto segreto. Al Senato, pochi minuti fa, il senatore Alberto Tedesco ha chiesto che il Senato si esprima con voto palese a favore del suo arresto, ripeto, in modo palese e a favore del suo arresto. Vi chiediamo di fare altrettanto.
Per queste ragioni il Partito Democratico voterà compatto per accogliere la domanda di autorizzazione a eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti dell'onorevole Papa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà.

MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, colleghi, i processi non si fanno con le verità giornalistiche, spesso parziali e interessate, ma con le carte processuali, anche con quelle 14.932 che, più di uno, in Giunta per le autorizzazioni, ha ritenuto di poter prescindere dal leggere. I processi certamente si fanno nelle aule dei tribunali, alle quali Alfonso Papa non si sottrarrà, ma il processo all'esistenza del fumus persecutionis verso un parlamentare - verso di lui - si fa in questa Aula, oggi: non c'è riesame e non c'è grado di appello. La storia giudicherà quest'epoca politica...

FURIO COLOMBO. E come?

MAURIZIO PANIZ. ...la morale di ciascuno giudicherà l'etica del comportamento dell'onorevole Papa; ma sulla sua libertà personale ora decidiamo noi.
Rimanere indifferenti ad indici precisi di un evidente fumus persecutionis è impossibile. Alfonso Papa, deputato, magistrato, incensurato, non gravato da alcun carico pendente ha chiesto invano, per ben cinque volte, al pubblico ministero di essere sentito, disponibile a fornirgli la prova provata, ossia la prova documentale dell'inesistenza dei reati, poi contestatigli.
Alfonso Papa è stato a lungo direttamente intercettato. Alfonso Papa è stato a lungo pedinato e spesso fotografato, financo sulla porta di questo palazzo Montecitorio. Alfonso Papa è stato informato della misura cautelare richiesta, ad evidenza finalizzata ad una spettacolarizzazione dell'inchiesta, dalle note di agenzia, prima di averlo appreso ufficialmente. Si contesta la - si fa per dire - gravissima accusa della diffusione di notizie attinenti a tre procedimenti penali e si assiste contemporaneamente, nella totale indifferenza, Pag. 78alla divulgazione di ben 15 mila atti processuali coperti dal segreto investigativo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Indaga Napoli, ma non c'è un solo fatto di rilevanza penale contestato ad Alfonso Papa che sia accaduto in quella competenza territoriale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Questo Parlamento non può rimanere indifferente al rilievo che Alfonso Papa è stato fedele collaboratore di un capo dell'ufficio della procura di Napoli, Agostino Cordova, contro il quale si è scatenata una battaglia capeggiata proprio da uno dei due pubblici ministeri che ora lo accusano, o al ricordo che l'altro, con il quale Alfonso Papa aveva un notorio rapporto conflittuale, quando erano colleghi della stessa procura (financo nella stessa stanza) - rapporto conflittuale che avrebbe dovuto suggerire un'astensione, più che un affiancamento all'originario inquirente - sia proprio quel dottor Woodcock, che ha chiesto le manette per il nostro collega Salvatore Margiotta (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), smentito dopo la nostra decisione, prima dalla revoca della misura cautelare ad opera del tribunale del riesame e poi dalla piena assoluzione. Si tratta dello stesso pubblico ministero che l'Italia ricorda protagonista mediatico dell'arresto spettacolare, per gravi e infamanti reati, del principe Vittorio Emanuele, poi felicemente prosciolto in istruttoria da un diverso ufficio giudiziario (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Anche in questi casi, come in quello dell'onorevole Papa, c'era un giudice ad aver vagliato l'impianto accusatorio, ma non è bastato ad evitare i danni.
Accettando la richiesta d'arresto ci si fa travolgere dall'onda mediatica e giustizialista del «Dagli all'untore!» di manzoniana memoria e si subisce il fascino della subdola diffusione di ricostruzioni parziali e interessate o di intercettazioni illegittimamente carpite.
Soprattutto si calpesta un pilastro della nostra Costituzione: la presunzione di innocenza, ma la presunzione di innocenza non si invoca a piacere.

ANTONIO DI PIETRO. Ma vale per tutti!

MAURIZIO PANIZ. A chi voterà per l'arresto basta dare in pasto alla piazza, che la reclama, una vittima sacrificale (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ma la libertà non si baratta con il consenso elettorale o con la propria sopravvivenza politica (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
Se i pubblici ministeri campani chiedono di ammanettare Alfonso Papa non è perché la legge è uguale per tutti, ma perché i parlamentari ai loro occhi sono meno uguali degli altri (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio)!

FEDERICO PALOMBA. Non è vero!

MAURIZIO PANIZ. La riscossa civica e morale del Parlamento passa anche attraverso il vero rispetto delle regole, anche quelle sgradite alla piazza, anche quelle sgradite a chi si sente più moralizzatore che magistrato. Gli inquirenti non sono in questa vicenda una garanzia, lo dico con dispiacere per il rispetto che va portato alla delicata funzione giurisdizionale, ma va portato altrettanto rispetto per la libertà e per questa nostra funzione parlamentare.
Il carcere preventivo è la forma di pressione psicologica più forte, seconda solo alla tortura, con la quale condivide l'aspetto cruciale e il più terribile: essere completamente alla mercé degli altri, dipendere integralmente da loro, cessare di esistere.
Non so e non voglio sapere se Alfonso Papa è davvero colpevole o innocente; sul piano penale - unico che qui ha rilievo - lo dirà un giudice alla fine di un percorso accertativo. So però con assoluta certezza che privarlo ora della libertà è un vero e proprio eccesso, è colpire senza se e senza Pag. 79ma questo nostro ruolo parlamentare così bistrattato e così fragile, così a rischio come scrissero i padri costituenti, ma così importante per la nostra nazione, ruolo che possiamo anche scordare per interessi di partito, ma mai dimenticare quando siamo soli con la nostra coscienza, soli con il nostro voto.
Votando no all'arresto non difendiamo un privilegio, ma solo il rispetto di un diritto sacrosanto, quello della libertà da un'aggressione ingiusta. Ognuno poi farà la propria valutazione sull'etica del comportamento, ma è ben altra cosa. Separiamo giustizia da moralismo e da etica e ricordiamoci che fare lobby non è un reato, né per chi raccomanda un emendamento né per chi gioisce per avere finalmente una banca (Commenti dei deputati dei gruppo Partito Democratico). Non inseguiamo il gossip perdendo di vista i reati e ricordiamoci che un Paese civile non fa i processi in edicola o nei mezzi di informazione, neppure per un parlamentare.
Il voto dei deputati del Popolo della Libertà, fedeli alla democrazia della trasparenza, sarà per il no, non abbiamo paura di dichiararlo, orgogliosi della tradizione della storia di quel popolo italiano che considera la libertà un bene supremo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mannino. Ne ha facoltà, per due minuti.

CALOGERO MANNINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, essendo un indipendente «solitario» ritengo che sia opportuno dar conto del mio modo di votare.
Voterò «no» e non perché sia necessario entrare nel merito, andare a scandagliare se effettivamente c'è un fumus persecutionis nella costruzione di questa istruttoria o se questa istruttoria sia strettamente collegata ad un contesto di relazioni che vedono il collega Papa personaggio probabilmente in contrasto con altri magistrati. Voterò «no» per una ragione che ho conquistato personalmente con la mia sofferenza (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio).
Bisogna avere un grandissimo rispetto dei tribunali e dei magistrati giudicanti. Bisogna avere un grandissimo rispetto del processo. Il problema della giustizia italiana è ricostruire l'integrità della dignità del processo. Quando il pubblico ministero presenta ad un tribunale un imputato nella condizione del detenuto, pone quel tribunale nella condizione di avere necessariamente un pregiudizio. Soltanto quando avrà effettuato la ricerca del confronto che il processo permette, avrà nei confronti dell'imputato anche la libertà di assolverlo.
Se vogliamo affrontare il problema della giustizia, che rimane uno dei problemi fondamentali di questo Paese, non possiamo porlo al centro di uno scontro politico. È un problema che ha tutta la sua dignità e rispetto al quale, per esempio, ho idee che non coincidono con quelle dell'attuale maggioranza. Però, se vogliamo attraversare questa crisi, che il Paese si è visto rovesciare addosso, dobbiamo avere la forza di rispettare alcune regole. Qui c'è una regola fondamentale: ammesso che Papa sia effettivamente responsabile dei reati che gli vengono contestati dal GIP, Papa deve andare in tribunale in condizione di libero cittadino. Lì si difenderà.
Non si tratta di mettere un deputato al riparo, cioè di mettere un deputato in una condizione di protezione «castalica»; si tratta di mettere anche un deputato in condizione di parità con qualunque altro imputato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio). I processi che si svolgono con maggiore libertà ed efficacia sono quelli che vedono l'imputato a piede libero.

PRESIDENTE. Onorevole Mannino, la prego di concludere.

CALOGERO MANNINO. L'articolo 274 del codice Vassalli è stato il frutto di un compromesso faticoso e sacrificato. Vorrei ricordare ad alcuni colleghi presenti nella Pag. 80legislatura quanto fu travagliato questo concetto di custodia preventiva o di carcerazione preliminare.

PRESIDENTE. Onorevole Mannino, deve concludere.

CALOGERO MANNINO. Questo mi spinge a votare contro la richiesta di carcerazione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà, per due minuti, che diventano tre come per l'onorevole Mannino.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come delegazione radicale abbiamo ascoltato molti interventi che abbiamo condiviso sia da una parte che dall'altra sul tema della custodia cautelare in carcere, sulla carcerazione preventiva. Sapete che questa lotta è al centro della nostra lotta anche non violenta.
Nessuno però ha ricordato che nelle carceri italiane, nelle carceri illegali italiane, il 40 per cento dei detenuti sono in attesa di processo, sono in carcerazione preventiva. Sappiamo tutti che la metà di loro sarà riconosciuta innocente, tanto che noi siamo il Paese d'Europa più condannato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Popolo della Libertà). Credo quindi che da legislatori, se siamo qui e siamo anche legislatori, dobbiamo porre mano immediatamente alla riforma della legge sulla carcerazione preventiva (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Popolo della Libertà).
Noi il nostro progetto lo abbiamo depositato. Detto questo, in nome anche di quelle decine di migliaia di persone che sono in carcere, in carcerazione preventiva, che non possono andare a piede libero, come ha detto il collega Mannino, al processo, riteniamo, avendo visto anche le carte, che ha studiato il nostro collega Maurizio Turco, di dover votare «sì» alla richiesta della Giunta per le autorizzazioni a procedere (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ANTONIO MARTINO. Vergognati! Ti devi vergognare!

ALFONSO PAPA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFONSO PAPA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel prendere la parola in uno dei momenti più drammatici della mia personale esistenza, non ritengo di dover fare qui un appello alla difesa del Parlamento, perché sono innocente ed estraneo nel merito a tutte le accuse che mi vengono rivolte.
Ritengo, davanti alla mia coscienza, davanti a Dio e davanti agli uomini, che la verità non abbia bisogno di difensori. La verità, in quanto tale, si manifesta da sola, nel tempo e tra le varie difficoltà, ma si manifesta per il suo stesso essere, in quanto realtà di quello che è realmente accaduto ed esistito.
È per questo che oggi, pieno di dolore dal punto di vista umano, affronto questa prova, che arriva dopo diversi mesi di travaglio, che non auguro a nessuno, e che vivo, però, con un'intima serenità e una grande pace interiore, che mi porta ad affidarmi al giudizio di quest'Aula, qualunque esso sia, turbato unicamente dal pensiero dei miei figli di 12 e 10 anni, ai quali, stanotte, per la prima volta, ho dovuto concretamente spiegare come e perché questo fine settimana potrei non tornare a casa.
Ma anche questo turbamento è stato ed è profondamente compensato dalla vicinanza di mia moglie, che sa, come me, come stanno le cose, quello che è accaduto e perché si è arrivati a questo punto, anche in relazione alle accuse che mi sono state rivolte, ed è l'unico bene della mia vita, oggi a me vicina come ventiquattro anni fa, quando ci siamo conosciuti. Pag. 81
Vi è un grande scollamento tra quello che si evince dalle carte di questo procedimento, che hanno portato oggi alla Giunta soltanto la prospettazione dell'accusa, attraverso il filtro di un giudice degli atti, quale è il giudice delle indagini preliminari, e quello che è stato riportato dai giornali e dalla stampa, nei quali mi sono stati attribuiti costumi di vita, usi, nomignoli e modi di essere che non mi appartengono e che sono stati sempre molto lontani dal mio modo di essere.
Devo dire che non mi meraviglia che la demolizione della mia persona sia passata attraverso la demonizzazione di fatti e vicende necessariamente squallide, affinché lo sdegno da costruire nei miei confronti potesse essere ancora più eclatante.
Vedete, signor Presidente, onorevoli colleghi, la verità cresce sul campo della vita come la zizzania della menzogna. Ci vuole del tempo affinché il grano cresca, la verità venga a galla e si estirpi la zizzania della menzogna all'inizio della sua crescita inutile, perché continua a crescere.
Nel corso di questi mesi mi sono rassegnato a leggere non quello che veniva scritto sui giornali, ma le carte di quest'indagine. Ho cercato in tutti i modi di chiarire la mia posizione ai pubblici ministeri, essendo convinto del fatto che, come autorevolmente detto da qualche esponente di questo Parlamento, appena si ha contezza che vi è un'indagine o un rimprovero, bisogna correre dal proprio giudice naturale. Io sono corso, ma per sei mesi ho trovato le porte chiuse e, quando mi sono spalancate, lo hanno fatto sotto il profilo della carcerazione e non della possibilità di esercitare il mio diritto di difesa.
Mi sto avvicinando, però, a quel momento di mietitura che avrà bisogno di tempo e che rappresenterà il modo per testimoniare quello che oggi vi sto dicendo, come petizione di principio, me ne rendo conto, in ordine alla mia non colpevolezza, per utilizzare il processo per dimostrare la mia innocenza e, attraverso il processo, dimostrare le cose che ho detto, il come e il perché alcune persone, che conosco molto bene nelle motivazioni, negli intendimenti e nelle finalità, hanno attuato ciò che è stato fatto nei miei confronti.
Oggi, proprio per questo, essendomi sospeso dal mio gruppo, dalle Commissioni parlamentari di appartenenza, avendo accettato con serenità il provvedimento di sospensione dalle funzioni e dallo stipendio di magistrato che è stato applicato nei miei confronti dal Consiglio superiore della magistratura, con altrettanta serenità, con spirito di collaborazione e fiducioso che tutti voi abbiate letto e approfondito realmente le carte e non solo le accuse che mi vengono mosse, ma anche il riscontro delle modalità offerte rispetto alle accuse stesse, so che potrete verificare in piena coscienza e in piena libertà e scegliere quale dovrà essere non il mio destino, ma la modalità con la quale potrò affrontarlo.
Sono impegnato in una battaglia di verità, una battaglia assoluta che condurrò qualunque sarà la mia condizione. Sta a voi decidere se potrò essere ritenuto degno e meritevole di affrontare questa battaglia di verità e di rincorrere il mio giudice naturale, non semplicemente di presentarmi davanti a lui, per potermi difendere e permettere a questo giudice di contestarmi tutte i fatti che mi sono state contestati e per costruire in quella sede, che è l'unica vera sede, la verità e la realtà.
Se potrò condurre questa battaglia da uomo libero lo farò, se, invece, dovrò condurla da prigioniero, lo farò con la stessa serenità, con la stessa tranquillità e sicuro, come dicevo, che la verità si difende da sola perché emerge con il tempo. Voi potrete decidere se dare o meno all'uomo, al cittadino, Alfonso Papa questa opportunità, ma sappiate che non ho né possibilità di reiterare i reati, né di fuggire, non ne ho alcuna intenzione, né di inquinare le prove, essendomi sospeso dal mio gruppo proprio per dare la massima libertà non ai colleghi degli altri schieramenti, ma ai colleghi del mio stesso schieramento.
Vi dico che, qualunque sarà la vostra decisione, la rispetterò e la accetterò come Pag. 82ho rispettato ed accettato la decisione della Giunta per le autorizzazioni a procedere e qualunque decisione che mi ha riguardato, così come accetterò e rispetterò qualunque decisione che verrà presa su di me.
Quella verità per la quale combatterò è la verità per la quale sono, quindi, disposto con serenità ad accettare qualunque decisione. Quest'ultima, per quel che riguarderà la vostra scelta terrà presente quelle prerogative di cui tanto si è dibattuto oggi, ma per quel che mi riguarda è semplicemente un tassello nella battaglia che io condurrò per vedere restituito a me, alla mia famiglia, a mia moglie e ai miei figli, quell'onore e quella dignità che - per la verità, non attraverso questo procedimento, ma attraverso quello è stato del mio nome in questi sei mesi - sono stati distrutti.
Rispetto alla questione tale sarà il mio vero obiettivo di vita e, quindi, anche questo passaggio di oggi è un passaggio che vivrò con tranquillità, rimettendomi alla vostra decisione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intervengo solo per un minuto per rivolgermi proprio a lei, perché non ho una conoscenza specifica della materia, ma nel caso ciò non sia previsto, mi chiedo se subito dopo il voto non possa lei attivarsi per modificare il Regolamento.
Il quesito che io pongo è molto semplice: è possibile che, quando si decide sulla libertà personale di una persona, voti la stessa persona su cui si decide? Se questo è possibile, chiedo che il Regolamento venga affrontato e modificato (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ANTONELLO IANNARILLI. Ma che dici? Vergognati!

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, come lei sa è competenza esclusiva della Giunta per il Regolamento modificare il nostro Regolamento e sarà la Giunta stessa a rispondere.

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, abbiamo assistito in queste ore ad un dibattito molto alto. La vicenda forse non avrebbe suscitato in ciascuno di noi l'idea che un dibattito in questo momento in Parlamento fosse di tale intensità e di tale livello istituzionale.
Voglio esprimere a tale proposito al collega Paniz, che ha svolto un intervento che io non condivido, ma che devo dire rispetto profondamente, i miei complimenti, perché ha fatto un intervento molto alto a sostegno delle sue ragioni. Onorevoli colleghi, in queste ore, fuori da qui, noi siamo definiti da tutti gli organi di formazione di diverso tipo - li leggiamo tutti - ... (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)
Scusate onorevoli colleghi, è un intervento sull'ordine dei lavori. Avanzo una richiesta al capogruppo del PdL onorevole Cicchitto e al capogruppo Moffa. Questa è la ragion del mio intervento, che si svolgerà in un minuto, come prescrive il Regolamento.
Noi siamo definiti una casta e io sono convinto, come tutti voi, che non lo siamo affatto. Sono convinto che in questo Parlamento le ragioni di chi voterà per l'arresto e di chi voterà in modo difforme hanno la stessa eguale dignità. Vorrei semplicemente che questa sera ciascun parlamentare, abbandonando il Parlamento, potesse guardare in faccia con la stessa dignità l'onorevole Papa e i nostri elettori.
Chiedo per questo al gruppo parlamentare dell'onorevole Moffa e al Popolo della Pag. 83Libertà - che si è assunto con l'onorevole Paniz la responsabilità di una decisione di negare l'arresto - di consentire che il nostro voto non sia sintomo di autotutela della casta, ma espressione di libertà. Rinunciamo al voto segreto e saremo tutti più forti e più liberi, anche voi (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Italia dei Valori e Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, le avevo chiesto la parola, adesso sottoscrivo la richiesta del presidente Casini rivolta ai capigruppo del PdL e della Lega, e devo specificare (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)... Vediamo se ce la fate un attimo? Noi vi abbiamo ascoltato...

PRESIDENTE. Onorevole Franceschini, colleghi per favore! Credo che lei sia incorso in un involontario lapsus che ha determinato la reazione dei colleghi della Lega. Soltanto per questo.

DARIO FRANCESCHINI. Le chiedo scusa. Sono talmente abituato alle reazioni quando parliamo noi che diventa facile confondermi (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). I deputati del Partito Democratico renderanno comunque palese il loro voto con un accorgimento tecnico che il nostro sistema di votazione consente e che spazza via in ogni caso tutti i tentativi di trucco, tutti i veleni che sono stati messi in circuito in queste ore (Dai banchi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà si grida: «Buffone!») di attribuire...

STEFANO SAGLIA. Basta, vai al circo!

PRESIDENTE. Per favore, colleghi!

DARIO FRANCESCHINI. Ha visto che non ho sbagliato di molto?

PRESIDENTE. Prosegua il suo intervento.

DARIO FRANCESCHINI. Spazzano via, dicevo, tutti i tentativi di attribuire alle opposizioni un voto di un gruppo della maggioranza diverso da quello che è stato annunciato. È per questo che noi chiediamo - come ha fatto il presidente Casini - al capogruppo del PdL e al capogruppo di Popolo e Territorio di ritirare la richiesta di voto segreto, e io chiedo al capogruppo della Lega Nord di alzarsi dal suo seggio e di affiancare alla nostra richiesta la sua di votare in modo palese.
Lo dobbiamo non soltanto agli italiani, che chiedono trasparenza, ma lo dobbiamo anche all'onorevole Papa che ha diritto di sapere come votano i parlamentari in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

FABRIZIO CICCHITTO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Onorevole Franceschini, lei non è che viene qui a sottoporci ad un esame e a chiederci - a me e all'onorevole Reguzzoni - che dobbiamo pronunciarci sulle sue richieste (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Detto questo, comunque io ricordo che in quest'Aula noi abbiamo votato un provvedimento di grande delicatezza quale il testamento biologico, e l'abbiamo votato quasi tutto con il voto segreto. Ebbene noi oggi in quest'Aula dobbiamo decidere - dovete decidere - delle sorti di una persona e del fatto che questa persona venga o meno incarcerata.
Rispetto a questo non c'è vincolo di partito ma c'è piuttosto il fatto che ogni parlamentare deve essere libero nella sua coscienza (Vivi applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio)! Voi volete eliminare la libertà Pag. 84di coscienza del parlamentare rispetto a questo aspetto decisivo (Vivi applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio)! Respingiamo nel modo più netto questo invito e confermiamo la richiesta del voto segreto in nome di fondamentali ragioni di libertà e di garanzia rispetto alle persone (Vivi applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio)! Il giacobinismo ha fatto tante vittime nel secolo che ci ha preceduto e rischia di farne altrettante anche in questo secolo (Vivi applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio).

MARIO LANDOLFI. Vergognati Franceschini!

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, il rigore garantista che ho ascoltato oggi in molti interventi non lo avevo ascoltato nel corso della legislatura quando - come ha ricordato la collega Bernardini - in discussione c'era la galera per i poveri cristi, perché di questo si tratta (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo). Fossero italiani o non italiani - noi l'abbiamo sottolineato - non ho sentito questo rigore garantista, cari colleghi.
Voglio solo dire in conclusione - ho chiesto la parola per associarmi alla richiesta del presidente Casini che mi sembra sia stata restituita al mittente - all'onorevole Cicchitto che proprio per onorare il rigore e la qualità di questo dibattito, ivi compreso l'intervento del collega Papa, pensavo che sarebbe stato molto meglio, molto più leale, che ciascuno di noi si assumesse nei confronti del Paese e nei confronti dell'onorevole Papa la libertà piena che si esercita in coscienza e non nel voto segreto.
Avete scelto diversamente, ne prendiamo atto. Credo sia stato un errore farlo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ricordo ai colleghi che hanno chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori che la Presidenza concede la parola in ragione del fatto che vi è un'esplicita richiesta relativa, appunto, ad un intervento sull'ordine dei lavori. È la ragione per la quale i colleghi che ancora devono intervenire sono pregati di esprimersi, in ordine alla possibilità o meno di mantenere lo scrutinio segreto, in modo tale che il loro intervento sia perfettamente in linea con l'ordine dei lavori medesimi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, intervengo per rassicurare gli onorevoli Casini, Della Vedova e Franceschini che il mio il voto, sia nel caso di votazione palese, sia nel caso di votazione segreta, è contro l'arresto. Che venga giudicato l'onorevole Papa e vada in galera, come, con molta dignità, ha accettato la condanna ed il carcere Cuffaro, che un gruppo di deputati andrà a trovare la prossima settimana. Dopo che si è condannati si va in galera, non prima (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo brevemente solo per rispondere all'ennesimo tentativo di coprire le difficoltà interne che Franceschini fa oggi, già per la seconda volta, e che ha tentato di fare anche Casini. I nostri deputati voteranno secondo coscienza, è la linea del movimento. I problemi sono di Casini e di Franceschini che non hanno assolutamente garanzia di che cosa faranno i loro (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Popolo della Libertà e Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.

Pag. 85

GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, scusi, ma mi ha colpito da parlamentare e non da esponente del PdL una dichiarazione dell'onorevole Franceschini...

ROSY BINDI. Presidente, che c'entra adesso Crosetto?

PRESIDENTE. Onorevole Bindi, faccia parlare l'onorevole Crosetto e soltanto fra qualche minuto capiremo se quello che dice è in sintonia con il richiamo all'ordine dei lavori o meno.

GUIDO CROSETTO. Onorevole Bindi, voglio solo chiedere all'onorevole Franceschini e al Presidente cosa significa che c'è il modo di controllare il voto di ogni singolo parlamentare, ed esprimermi contro delle affermazioni che ha fatto prima l'onorevole Franceschini sul fatto che c'è un metodo tecnico per capire se i membri del gruppo votano in un modo o nell'altro. È una curiosità, visto che a voto segreto è impossibile.

PRESIDENTE. Credo che il quesito posto dall'onorevole Crosetto sia perfettamente legittimo. La Presidenza, come tutti i colleghi sanno, nello stesso momento in cui dichiara aperto a scrutinio segreto il voto, attiva le procedure per le quali non appare nel display luminoso chi vota a favore (luce verde) e chi vota contro (luce rossa). Non conosco, nonostante sia qui da tanti anni, procedure per le quali si possa rendere pubblico il voto segreto (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Procediamo, dunque. Onorevoli colleghi, l'onorevole Franceschini dice, ovviamente, quello che ritiene. Ho ritenuto congruo l'interrogativo posto dall'onorevole Crosetto e ho risposto e chi ha un po' di esperienza parlamentare sa perfettamente che ho risposto secondo verità.

(Votazione - Doc. IV, n. 18-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stato richiesto dal gruppo PdL, a norma degli articoli 49, comma 1, e 51, comma 2, del Regolamento, lo scrutinio segreto sulla votazione della proposta della Giunta di concedere l'autorizzazione a eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Papa. Comunico che analoga richiesta è stata successivamente presentata anche da 30 deputati comprendenti l'intero gruppo Popolo e Territorio cui si è aggiunto l'onorevole Mario Pepe (Misto). La richiesta può essere accolta.
Indico, pertanto, la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di concedere l'autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Papa.
Ricordo che chi intende concedere l'autorizzazione all'esecuzione della misura cautelare della custodia in carcere deve votare «sì», mentre chi intende negare tale autorizzazione deve votare «no».
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Picierno, Paladini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 612
Maggioranza 307
Voti favorevoli 319
Voti contrari 293
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

La Camera ha pertanto deliberato di concedere l'autorizzazione a eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Papa.

Seguito della discussione delle mozioni Poli ed altri n. 1-00620, Di Stanislao ed altri n. 1-00622, Miotto ed altri n. 1-00626, Mosella ed altri n. 1-00630 e Reguzzoni, Cazzola, Moffa ed altri n. 1-00682 concernenti iniziative per l'incremento dei controlli relativi alle pensioni di invalidità (ore 18,38).

Testo sostituito con errata corrige volante PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Pag. 86Poli ed altri n. 1-00620, Di Stanislao ed altri n. 1-00622, Miotto ed altri n. 1-00626, Mosella ed altri n. 1-00630 e Reguzzoni, Cazzola, Moffa ed altri n. 1-00682, concernenti iniziative per l'incremento dei controlli relativi alle pensioni di invalidità (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 18 aprile 2011, è stata presentata la mozione Mosella ed altri n. 1-00630, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.
Avverto, inoltre, l'Assemblea che, nella giornata di martedì 5 luglio 2011, le mozioni Reguzzoni ed altri n. 1-00609, Iannaccone ed altri n. 1-00627 e Cazzola ed altri n. 1-00629 sono state ritirate dai presentatori e contestualmente è stata presentata la mozione Reguzzoni, Cazzola, Moffa ed altri n. 1-00682, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.
Avverto che alla mozione Poli ed altri n. 1-00620 sono stati presentati gli emendamenti Farina Coscioni n. 1-00620/1 e Farina Coscioni n. 1-00620/2.
Ricordo che, in data 19 aprile 2011, era stato presentato anche l'emendamento Farina Coscioni n. 1-00609/1 soppressivo del primo capoverso del dispositivo della mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00609.
In considerazione del successivo ritiro di tale mozione, il predetto emendamento è decaduto e contestualmente i firmatari del medesimo hanno presentato una nuova proposta emendativa (l'emendamento Farina Coscioni n. 1-00682/1), di analogo tenore, riferita alla nuova mozione Reguzzoni, Cazzola, Moffa ed altri n. 1-00682.
Quanto alle modalità di esame degli emendamenti, conformemente alla prassi seguita in analoghe occasioni (sedute del 16 dicembre 1996, 9 luglio 1998, 23 marzo 2000, 20 febbraio 2007, 27 novembre 2008, 7 luglio 2010, 9 novembre 2010), se non vi sono obiezioni, procederemo dapprima all'esame e alla votazione degli emendamenti riferiti a ciascuna delle predette mozioni, previe eventuali dichiarazioni di voto sui singoli emendamenti, indi in sequenza al voto delle singole mozioni, preceduto da un'unica fase di dichiarazioni di voto riguardante l'insieme delle mozioni presentate.
Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, onorevole Luca Bellotti, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno e sugli emendamenti presentati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Pag. 86Poli ed altri n. 1-00620, Di Stanislao ed altri n. 1-00622, Miotto ed altri n. 1-00626, Mosella ed altri n. 1-00630 e Reguzzoni, Cazzola, Moffa ed altri n. 1-00682, concernenti iniziative per l'incremento dei controlli relativi alle pensioni di invalidità (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 18 aprile 2011, è stata presentata la mozione Mosella ed altri n. 1-00630, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.
Avverto, inoltre, l'Assemblea che, nella giornata di martedì 5 luglio 2011, le mozioni Reguzzoni ed altri n. 1-00609, Iannaccone ed altri n. 1-00627 e Cazzola ed altri n. 1-00628 sono state ritirate dai presentatori e contestualmente è stata presentata la mozione Reguzzoni, Cazzola, Moffa ed altri n. 1-00682, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.
Avverto che alla mozione Poli ed altri n. 1-00620 sono stati presentati gli emendamenti Farina Coscioni n. 1-00620/1 e Farina Coscioni n. 1-00620/2.
Ricordo che, in data 19 aprile 2011, era stato presentato anche l'emendamento Farina Coscioni n. 1-00609/1 soppressivo del primo capoverso del dispositivo della mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00609.
In considerazione del successivo ritiro di tale mozione, il predetto emendamento è decaduto e contestualmente i firmatari del medesimo hanno presentato una nuova proposta emendativa (l'emendamento Farina Coscioni n. 1-00682/1), di analogo tenore, riferita alla nuova mozione Reguzzoni, Cazzola, Moffa ed altri n. 1-00682.
Quanto alle modalità di esame degli emendamenti, conformemente alla prassi seguita in analoghe occasioni (sedute del 16 dicembre 1996, 9 luglio 1998, 23 marzo 2000, 20 febbraio 2007, 27 novembre 2008, 7 luglio 2010, 9 novembre 2010), se non vi sono obiezioni, procederemo dapprima all'esame e alla votazione degli emendamenti riferiti a ciascuna delle predette mozioni, previe eventuali dichiarazioni di voto sui singoli emendamenti, indi in sequenza al voto delle singole mozioni, preceduto da un'unica fase di dichiarazioni di voto riguardante l'insieme delle mozioni presentate.
Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, onorevole Luca Bellotti, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno e sugli emendamenti presentati.

LUCA BELLOTTI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, con gli atti parlamentari innanzi indicati dagli onorevoli deputati, si chiede al Governo...

PRESIDENTE. Colleghi, chiedo scusa, ma in queste condizioni non è possibile, per la serietà dei lavori, proseguire. Quindi, mi assumo la responsabilità di sospendere i lavori fino alle ore 19.

La seduta, sospesa alle 18,40, è ripresa alle 19.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

PRESIDENTE. Mi sembra vi sia un accordo tra i gruppi, nel senso di interrompere qui i nostri lavori. Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 21 luglio 2011, alle 10:

1. - Seguito della discussione delle mozioni Poli ed altri n. 1-00620, Di Stanislao ed altri n. 1-00622, Miotto ed altri n. 1-00626, Mosella ed altri n. 1-00630 e Reguzzoni, Cazzola, Moffa ed altri n. 1-00682 concernenti iniziative per l'incremento dei controlli relativi alle pensioni di invalidità.

Pag. 87

2. - Seguito della discussione della mozione Cazzola, Gnecchi, Fedriga, Poli, Della Vedova, Moffa, Borghesi, Lanzillotta, Lo Monte ed altri n. 1-00690 concernente iniziative relative alla disciplina dei contributi pensionistici.

3. - Seguito della discussione della proposta di legge (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità e della questione sospensiva presentate):
SORO ed altri: Norme per la tutela delle vittime di reati per motivi di omofobia e transfobia (C. 2802-A).
- Relatori: Costa, per la maggioranza; Concia, di minoranza.

4. - Seguito della discussione delle mozioni Nirenstein, Corsini, Polledri, Adornato, Della Vedova, Gianni, Vernetti ed altri n. 1-00669 e Leoluca Orlando ed altri n. 1-00687 concernenti iniziative relative alla crisi siriana.

5. - Seguito della discussione delle mozioni Reguzzoni, Baldelli ed altri n. 1-00671, Cimadoro ed altri n. 1-00684, Moffa ed altri n. 1-00688, Anna Teresa Formisano, Della Vedova, Lanzillotta, Lo Monte ed altri n. 1-00689 e Lulli ed altri n. 1-00696 concernenti iniziative volte a contrastare il fenomeno della contraffazione e ad assicurare il rispetto dei requisiti di sicurezza e di conformità dei prodotti all'ordinamento comunitario.

6. - Seguito della discussione dei disegni di legge:
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo dello Stato del Qatar sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Doha il 12 maggio 2010 (C. 4142).
- Relatore: Stefani.
Ratifica ed esecuzione del Protocollo emendativo della Convenzione del 1988 tra gli Stati membri del Consiglio d'Europa ed i Paesi membri dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico - OCSE - sulla reciproca assistenza amministrativa in materia fiscale, fatto a Parigi il 27 maggio 2010 (C. 4143).
- Relatore: Barbi.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo quadro di partenariato globale e cooperazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Indonesia dall'altra, con Atto finale, fatto a Giacarta il 9 novembre 2009 (C. 4192).
- Relatore: Biancofiore.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Comunità europea e i suoi Stati membri da un lato e la Repubblica sudafricana dall'altro, che modifica l'Accordo sugli scambi, lo sviluppo e la cooperazione, firmato a Kleinmond, Sud Africa, l'11 settembre 2009 (C. 4201).
- Relatore: Osvaldo Napoli.
S. 2648 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di mutua assistenza amministrativa per la prevenzione, l'accertamento e la repressione delle infrazioni doganali tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica argentina, con Allegato, fatto a Roma il 21 marzo 2007 (Approvato dal Senato) (C. 4388).
- Relatore: Pianetta.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Regno Hascemita di Giordania sulla cooperazione e sulla mutua assistenza in materia doganale, fatto a Roma il 5 novembre 2007 (C. 4373).
Relatore: Scandroglio.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo che modifica per la seconda volta l'Accordo di partenariato tra i membri del gruppo degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, da un lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altro, firmato a Cotonou il 23 giugno 2000, riveduto per la prima volta a Lussemburgo il 25 giugno 2005, con Atto finale e dichiarazioni Pag. 88allegate, aperto alla firma a Ouagadougou il 22 giugno 2010 (C. 4374).
- Relatore: Barbi.
S. 2622 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo nel campo della cooperazione militare tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno del Marocco, fatto a Taormina il 10 febbraio 2006 (Approvato dal Senato) (C. 4433).
- Relatore: Narducci.
S. 2623 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato economico tra gli Stati del Cariforum, da una parte, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altra, con Allegati, Protocolli, Dichiarazioni e Atto finale, fatto a Bridgetown, Barbados, il 15 ottobre 2008 (Approvato dal Senato) (C. 4470).
- Relatore: Stefani.

7. - Seguito della discussione delle mozioni Cesa, Franceschini, Della Vedova, Di Pietro, Tabacci ed altri n. 1-00607 e Vannucci, Ciccanti, Favia ed altri n. 1-00693 concernenti iniziative in relazione ai danni causati dall'eccezionale ondata di maltempo che ha colpito le Marche nel mese di marzo 2011.

8. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
TOMMASO FOTI; IANNUZZI ed altri; IANNUZZI; BOCCI ed altri: Disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici e dei borghi antichi d'Italia (C. 169-582-583-1129-A).
- Relatore: Stradella.
(al termine delle votazioni)

9. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,05.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO FEDERICO PALOMBA IN SEDE DI DISCUSSIONE DEL DOC. IV, N. 18-A

FEDERICO PALOMBA, Relatore. Onorevoli colleghi, il mandato parlamentare che abbiamo liberamente scelto ci impone decisioni di vario genere, anche di grande delicatezza e responsabilità come quella che oggi siamo chiamati ad assumere. Non possiamo a esse sottrarci pensando che si tratta di decisioni che dovrebbero essere lasciate alla giustizia.
In anni passati, il Parlamento ha deliberato di voler autorizzare alcune attività della magistratura nei confronti di appartenenti alle Camere, compresa l'esecuzione dell'arresto.
Vi leggo, l'articolo 68, secondo comma, della Costituzione: «Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere arrestato o privato della libertà personale.» Dunque, le Camere devono semplicemente «autorizzare» l'esecuzione di un provvedimento della magistratura già emesso.
Accostiamoci, perciò, a questo compito con rigore ma anche con serenità, sapendo che la misura della custodia cautelare in carcere è stata disposta dalla giurisdizione e che alla Camera spetta solo di verificare che non ricorra il cosiddetto fumus persecutionis. Tutto il resto, comprese considerazioni di «pietas personale» o di preteso rispetto del Parlamento, non possono albergare se non vogliono apparire come l'ennesima autoprotezione corporativa del ceto politico, che chi ci ha eletto giustamente non perdonerebbe. Se si analizzeranno con rigore i fatti si sfuggirà al rischio di essere accusati da una parte di volere giustizia sommaria e dall'altra di volere ancora una volta difendere a tutti i costi la cosiddetta «casta». Mi accingo, perciò, a illustrare i fatti e ad indicare le considerazioni che possono porre i colleghi Deputati in condizione di rendere una votazione meglio informata, avvalendomi dei preziosi contributi arrecati nella di- scussione Pag. 89nella Giunta da altri valenti componenti che hanno votato a favore della mia proposta di concessione dell'autorizzazione all'esecuzione della misura cautelare consentendo lo svolgimento di questa relazione.
I fatti. La procura della Repubblica di Napoli ha condotto una vasta e articolata inchiesta a carico di Luigi Bisignani, noto faccendiere e uomo cerniera tra politica e affari con le pubbliche Amministrazioni, il deputato Alfonso Papa, il poliziotto Giuseppe Nuzzo ed il carabiniere Enrico Giuseppe La Monica. Questa inchiesta è la diramazione di altra indagine su Trenitalia e nasce in conseguenza della presentazione spontanea ai pubblici ministeri di Napoli, avvenuta il 15 luglio 2010, dell'imprenditore Giuseppe Di Martino, socio di Luigi Bisignani. Niente si sa di Papa, Nuzzo e La Monica. Le intercettazioni disposte sulle dichiarazioni del Di Martino portano ad individuare schede telefoniche intestate a persone esistenti ma ignare della loro circolazione, emesse da infedeli operatori della TIM sulla base di richieste da loro falsamente compilate. Tali schede erano state consegnate a Papa ed erano usate dallo stesso e da Bisignani, Nuzzo e La Monica cui egli le aveva distribuite. Per gli inquirenti fu una sorpresa in quanto non sapevano su chi stavano indagando. Solo in un secondo momento seppero del coinvolgimento del deputato che usava quelle schede.
Al termine dell'indagine i pubblici ministeri di Napoli Curcio e Woodcock hanno chiesto al giudice per le indagini preliminari l'emissione di misure cautelari nei confronti dei sopra nominati sulla base di diciotto capi di imputazione per delitti che vanno dalla rivelazione di segreti d'ufficio al favoreggiamento personale, dalla corruzione alla concussione, dall'estorsione alla ricettazione, dall'abuso d'ufficio alla violazione della legge sulla privacy fino all'associazione per delinquere.
Le imputazioni rivelano una maleodorante realtà fatta di relazioni istituzionali alterate, di sopraffazioni favorite dallo status pubblico e di rapporti umani degradati e corrotti, con un vorticoso andirivieni di danaro e di beni preziosi di incerta provenienza, ottenuti grazie alle pressioni esercitate sulle malcapitate vittime. Veniva contestata la costituzione di una associazione per delinquere con questo schema operativo: Bisignani e Papa si occupavano di tessere relazioni tra i soggetti più vari, della politica nazionale e regionale e dell'imprenditoria impegnata nella contrattazione con la pubblica amministrazione; Nuzzo e La Monica portavano la loro autorità di appartenenti alle forze dell'ordine, la loro conoscenza di notizie su indagini e la possibilità di accesso alle banche dati riservate.
Queste relazioni consistevano essenzialmente in quelli che possono - in linguaggio da profani - qualificarsi come consigli, informazioni e sollecitazioni a operare in certe direzioni: per esempio, a concludere un certo contratto, a favorire una certa persona rivelandole dettagli su procedimenti amministrativi o penali in corso appresi in ragione di conoscenze privilegiate, a dissuaderla dal compiere taluni atti, a rivolgersi per i propri affari a questa invece che a quella persona o ufficio competente. Il tutto in un dispiegarsi frenetico di interventi e pressioni ad opera del deputato Papa.
Segue. Con l'ordinanza in data 15 giugno il giudice per le indagini preliminari Luigi Giordano, esaminato con estremo scrupolo il «poderoso materiale investigativo» e la richiesta dei pubblici ministeri sui diciotto capi di imputazione contestati, ha premesso un'approfondita argomentazione riguardante l'utilizzabilità delle intercettazioni effettuate alla luce della giurisprudenza della Corte costituzionale distinguendo tra intercettazioni dirette ed indirette (mai utilizzabili se riguardano il parlamentare) ed intercettazioni casuali, avvenute quando non si sa che viene captata la conversazione anche di un membro del Parlamento. In applicazione di un criterio di estrema cautela ed a presidio dell'istituzione parlamentare il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto non utilizzabili persino le intercettazioni avvenute sulle utenze intestate a persone ignare e pur utilizzate dal deputato Pag. 90(quale quella intestata ad Ariano Paola), neanche quando sono state integralmente riportate e riconosciute dall'altro utente intercettato in occasione del suo interrogatorio. Il giudice per le indagini preliminari, perciò, in un'interpretazione estremamente garantista, ha operato una falcidia delle intercettazioni in atto, ritenendone utilizzabili un numero assolutamente esiguo. Non vogliamo entrare nel merito delle valutazioni fortemente riduttive in merito all'utilizzabilità delle intercettazioni casuali a carico del parlamentare; ma proprio questa opzione ermeneutica lascia capire da una parte come il provvedimento di cui si chiede l'autorizzazione non è connotato da alcun intento persecutorio, da un'altra come una risposta negativa da parte della Camera potrebbe esporsi al fortissimo rischio di un conflitto d'attribuzione, come accadde nel 1992 sulle richieste che poi diedero luogo alle citate sentenze nn. 462, 463 e 464 della Corte costituzionale.
Lo stesso giudice per le indagini preliminari ha, perciò, utilizzato prevalentemente strumenti tradizionali d'indagine (interrogatori e informazioni testimoniali con relativi riscontri, anche con tabulati telefonici, a parte poche intercettazioni).
Il giudice per le indagini preliminari ha assunto decisioni differenziate tra i diversi imputati e non conformi in tutto alle richieste degli inquirenti. Ha rigettato la richiesta di misura cautelare a carico del Nuzzo; ha disposto la misura degli arresti domiciliari al Bisignani, ritenendola adeguata alle circostanze; ha applicato la misura cautelare della custodia in carcere a Papa ed a La Monica (nel frattempo resosi latitante trovandosi - sembra - in Senegal).
Per quanto riguarda il deputato Papa, ha preso in considerazione ai fini cautelari solo dieci sui venti capi di imputazione contestati, e cioè quelli di cui ai capi c), f), g), m), n), o), p), q), s) e t) della rubrica, sovente riducendo o modificando le imputazioni. Qui saranno sommariamente ripresi soltanto quei dieci reati che sono compiutamente descritti ed esaminati dalla ordinanza del giudice per le indagini preliminari, premesse due brevi considerazioni sui capi a) e b) (non ritenuti sussistenti).
È stata contestata l'associazione per delinquere tra i quattro imputati. Tale ipotesi giuridica è stata esclusa per mancanza del numero minimo di tre persone. È stato ritenuto sussistente l'accordo preventivo di Papa con La Monica, mentre con Bisignani c'era il concorso nei reati senza un preventivo accordo associativo (malgrado un'intensa attività comunicativa tra i due, ammessa dal Bisignani che riferiva al sottosegretario Letta il contenuto delle comunicazioni con Papa). Ciò valeva anche per Nuzzo. La procura inquirente ha proposto impugnazione dinanzi al Tribunale del riesame contro la declaratoria di insussistenza dell'associazione per delinquere (l'impugnazione del Bisignani contro la misura degli arresti domiciliari adottata nei suoi confronti è stata respinta dallo stesso riesame).
Particolare è il caso di cui al capo b), in cui si tratta di un imprenditore (De Martino) che produce freni per treni (egli è socio di maggioranza e amministratore unico della Italian Brakes). Egli incontra difficoltà e ritardi nel suo rapporto con le Ferrovie, di cui constata quotidianamente opacità, bizantinismi, volute lentezze, turbative d'asta, forse corruttela. Si decide finalmente, nel 2010, a sporgere una formale denunzia contro gli uffici tecnici di Trenitalia. Ecco ciò che accade (con uso delle schede falsamente intestate a terzi ignari, di cui si è detto): ne informa il suo socio di minoranza, Bisignani. Questi cerca di dissuaderlo ma lui insiste; si mette in moto il gruppo degli «avvicinatori»: Papa cerca con insistenza De Martino ma questi non viene rintracciato o comunque si nega a ogni contatto; entrano in azione i due «agenti di polizia giudiziaria», Nuzzo e La Monica. Nuzzo si qualifica come appartenente alle forze dell'ordine e riesce a incontrare De Martino presso un casello autostradale. Se ne fa consegnare un pro-memoria; da quel momento De Martino perde il dominio sulla vicenda giacché l'autorità giudiziaria non verrà mai formalmente investita della Pag. 91sua denunzia, nonostante che lui credesse che il Nuzzo l'avrebbe trasmessa - e anzi per vie più veloci ed efficaci - alle competenti autorità.
Il giudice per le indagini preliminari ritiene che vi sia stato abuso della qualità di pubblico ufficiale, ma ritiene non provato che le condotte siano state tali da essere decisive per la concussione «pur ricorrendo taluni atteggiamenti intimidatori».
Il capo c) (ritenuto sussistente) riguarda la dottoressa Stefania Tucci, commercialista legata sentimentalmente al Bisignani, il denaro del quale aveva fatto rientrare in Italia avvalendosi dello scudo fiscale e tramite la costituzione di società fittizie costituenti «scatole vuote». Poiché a suo carico pendeva un procedimento penale, il Bisignani ha affermato di avere stretto rapporti col Papa, al quale aveva parlato della vicenda della Tucci e che andò vieppiù accreditandosi come elemento capace di accedere a canali informativi privilegiati e di intervenire nella vicenda, peraltro chiedendogli a sua volta di intervenire perché fosse appoggiata la sua candidatura alle elezioni politiche del 2008. Il Papa gli disse che la Tucci stava per essere arrestata (gli inquirenti accertarono che il 3 gennaio 2006 effettivamente il pubblico ministero aveva chiesto la misura cautelare nei confronti di essa, respinta però dal giudice per le indagini preliminari il 3 luglio 2007), rivelando così atti coperti dal segreto. Per contro, il Bisignani intervenne presso Verdini per caldeggiare la candidatura di Papa, poi effettivamente eletto. Le dichiarazioni di Bisignani trovarono conferma in quelle di Bondanini Alessandro, collaboratore di studio della Tucci, in relazione al quale pure il Papa aveva detto di poter intervenire in una indagine che lo riguardava. Il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto sussistenti i reati di rivelazione di segreto d'ufficio e di favoreggiamento personale, contestati a Papa e a Bisignani, ma non ha ritenuto decisive le prove in ordine allo scambio corruttivo tra quei reati e la candidatura-elezione del Papa, in cui si sarebbe concretata la corruzione.
Il capo f) riguarda gli stessi reati di rivelazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento personale per avere il Papa, investito dal Bisignani dell'incarico di assumere notizie in merito al procedimento penale riguardante Borgogni Lorenzo di Finmeccanica, riferito allo stesso Bisignani che non erano state adottate né richieste misure cautelari nei di lui confronti. La circostanza era stata riferita dal Bisignani e confermata da Galbusera Anselmo.
Il capo g) concerne i delitti di rivelazione di segreto d'ufficio e di favoreggiamento personale in favore di Bondanini Alessandro (si richiama quanto detto per il capo c).
Il capo m) riguarda l'imprenditore Chiorazzo Angelo, in difficoltà per alcune carenze fiscali e sottoposto ad indagine dalle procure di Potenza e Roma per turbative, abusi e illeciti vari. Papa gli promette informazioni riservate su future ispezioni fiscali, che ottiene violando il segreto d'ufficio. In cambio però Papa domanda di concedere una consulenza fittizia a Maria Elena Valanzano, la sua assistente parlamentare, alla quale il Chiorazzo fa firmare un contratto di consulenza fittizia con una sua società con la retribuzione di 1.000 euro mensili Quando la Valanzano disse al Papa che veniva pagata per non fare niente, egli le rispose di non preoccuparsi perché il Chiorazzo gli doveva molto in ragione della «rottura di scatole» che gli aveva procurato, con riferimento ai problemi giudiziari e non che l'imprenditore aveva. Si trattava del pagamento da parte del Chiorazzo della somma che il Papa avrebbe dovuto versare alla sua assistente parlamentare, la quale peraltro risolse il contratto vedendovi aspetti poco chiari. Le circostanze sono state indicate dalla stessa Valanzano e dal Bisignani, secondo il quale il Papa aveva assunto informazioni presso la procura di Roma attraverso il procuratore aggiunto (poi dimessosi) Achille Toro, presupposto della successiva dazione da parte del Chiorazzo. Insomma, Papa interviene nelle inchieste dell'imprenditore e gli fa pagare la sua assistente parlamentare al posto suo. Tale comportamento è stato qualificato Pag. 92dal giudice per le indagini preliminari quale corruzione contestata a carico di Papa e dello stesso Chiorazzo.
Il capo n) riguarda una brutta storia di concussione ed estorsione di Papa e La Monica in danno dell'imprenditore Gallo Alfonso. Il sistema è sempre lo stesso: Papa incombe («mi è venuto sotto», dice il Gallo) dicendogli che sarebbe stato coinvolto in varie inchieste giudiziarie e che addirittura vi sarebbero stati provvedimenti cautelari imminenti nei suoi confronti, offrendogli protezione ed assicurandogli che avrebbe acquisito notizie al riguardo contando su aderenze e contatti negli ambienti giudiziari della procura di Napoli. A fronte di ciò , nel tempo il Papa aveva ottenuto che egli pagasse oggetti preziosi per lui e persone sue amiche (Papa prendeva oggetti nel negozio di Cartier e Gallo pagava) o la permanenza di alberghi di lusso per lui e persone sue amiche; ovvero la stipula di consulenze in favore di sue amiche senza che queste lavorassero (una di queste era a favore di Darsena Maria Roberta, dell'ufficio legale delle Poste).
Il Gallo tiene a precisare «il Papa mi ha fatto sempre molta paura nel senso che ha sempre sottolineato i suoi rapporti con l'autorità giudiziaria, con i servizi di sicurezza e con le Forze di polizia. Nel terrore che lui potesse utilizzare tali collegamenti per danneggiare me, la mia azienda e la mia attività, io mi sono sentito letteralmente costretto ad assecondare le sue reiterate pretese, nel timore che se non l'avessi fatto lui avrebbe potuto utilizzare le notizie e le informazioni contro di me». «In buona sostanza il Papa utilizza le sue relazioni con gli ambienti giudiziari e con forze di polizia per «andare sotto» e fare richieste e chiedere favori agli imprenditori». «So che il Papa dispone a Roma di diverse abitazioni, una a via Giulia, una a via Gaspare Gozzi (che frequenta unitamente a tale Ludmyla Spornik) e una a via Capo le Case; una per la famiglia, una per la Spornik e una per una sua relazione con Gianna Sperandio». «Proprio di recente ho dovuto pagare l'albergo alla Spornik, come da richiesta del Papa cui non ritenuto di potermi sottrarre. Ritengo che il Papa sia una persona molto pericolosa dalla quale bisogna guardarsi.» Queste dichiarazioni sono ritenute pienamente veritiere dal giudice per le indagini preliminari: la Spornik dichiara di avere alloggiato all'Hotel De Russie di Roma, all'hotel Mareblu di Ischia e all'hotel Principe di Savoia di Milano, a spese del Papa (cioè di Gallo); la Darsena conferma che il Gallo le aveva fatto un contratto di consulenza, senza che questo avesse esecuzione in quanto essa aveva interrotto i rapporti col deputato; La Monica già nel 2007 cercava informazioni giudiziarie relative a Gallo Alfonso, che Papa aveva utilizzato per pretendere le dazioni in suo favore. Il giudice per le indagini preliminari sottolinea che le modalità di strumentalizzazione dell'ufficio pubblico rivestito dal Papa sono tali da giustificare il terrore dell'imprenditore: «Papa, dunque, prospettando all'imprenditore le sue relazioni con gli ambienti giudiziari e con forze di polizia, gli è «andato sotto»: ha potuto, pertanto, formulare le richieste e chiedere i favori che l'imprenditore non avrebbe potuto negare». È Papa che lo ha avvicinato e gli ha prospettato il suo interessamento per le vicende giudiziarie.
Il capo o) riguarda l'affermato imprenditore napoletano Fasolino Marcello, titolare dell'azienda incaricata della costruzione della centrale Turbogas di Benevento. L'imprenditore conosce e frequenta il Papa anche quando era vicecapo di gabinetto al Ministero della giustizia. «Il Papa è una persona che mi fa letteralmente paura e che mi ha sempre dato angoscia» dichiara il Fasolino, che poi aggiunge «il Papa si è sempre avvicinato a me dicendo, per esempio che sapeva che avevo il telefono sotto controllo e che ero attenzionato dall'autorità giudiziaria, dicendomi che si sarebbe informato e adoperato per risolvere tutti i miei problemi giudiziari». Incombendo su di lui e mettendogli angoscia contestualmente gli chiedeva soldi occorrenti per mantenere una donna che aveva (e che egli consegnava) dicendogli che li avrebbe restituiti (mentre non aveva mai ridato niente, come l'imprenditore Pag. 93sospettava). Avvicinandolo con il suo solito atteggiamento «inquietante e torvo» gli propose anche di «fare sinergia» con lui nel settore dell'energia.« Il Papa mi fa una gran paura».« Faccio l'imprenditore e, benché sia onesto, c'è sempre il timore di incorrere in vicende giudiziarie,». «Ero letteralmente terrorizzato. Anche perché prospettava la conoscenza dei servizi segreti e della Guardia di finanza» . Tutto ciò viene dal giudice per le indagini preliminari giuridicamente qualificato come concussione per induzione, basata sull'abuso della funzione pubblica rivestita tale da determinare il metus publicae potestatis.
Il capo p) riguarda il sottufficiale dei carabinieri La Monica che, per acquisire e trasmettere notizie riservate a Papa e Bisignani, chiede loro di essere appoggiato per entrare nell'AISE, servizio segreto militare. Avvicina anche Lavitola Valter e, in cambio di una raccomandazione a quel fine, gli propone di fornirgli notizie riservate relative ad indagini in corso a Napoli, su rifiuti e termovalorizzatore. Poiché Papa aveva promesso a La Monica di intervenire per assecondare l'aspirazione del carabiniere ad entrare nei servizi, sussiste la «gravità indiziaria del reato di corruzione nei confronti di Papa», come afferma il giudice per le indagini preliminari.
Il capo q) riguarda l'imprenditore Luigi Matacena, operante nel settore degli impianti antincendio, che - com'è ovvio - si rivolge essenzialmente a strutture pubbliche (ospedali, scuole, comuni, eccetera). Papa lo avvicinò e gli prospettò di poterlo introdurre nelle dinamiche contrattuali della Protezione civile e dell'ENI. Gli dice di conoscere Bertolaso ed esponenti ENI. Ma esige di farsi pagare alcune notti all'Hotel De Russie di Roma, da passare con Ludmyla Spornik. Matacena è intimorito e paga: «il Papa cominciò a chiamarmi e mi diceva continuamente che era a disposizione per il mio lavoro e per aiutarmi». «Ho sempre tenuto a distanza il Papa che mi ha sempre fatto un po' paura». «In due occasioni il Papa mi chiamò chiedendomi di pagare il conto all'hotel De Russie di Roma per una sua amica che aveva il nome sovietico: ricordo di avere pagato 2.000 euro per volta. Mi diceva che me li avrebbe restituiti, cosa che non è mai avvenuta. Ho messo a disposizione del Papa e della sua amica una macchina che io ho sempre a Roma. Il Papa mi dava l'idea di essere un uomo pericoloso molto legato a uomini dei servizi e alle forze di polizia; e si presentava come parlamentare ed ex magistrato.» Matacena compare nella «lista Falciani» per i soldi «scudati» e rientrati.. «Il Papa - dice il Matacena - si è sempre presentato come una persona in grado di «far del male» ad un piccolo imprenditore come me». Anche tali fatti il giudice per le indagini preliminari ritiene integrino il delitto di concussione per induzione.
Il capo s) riguarda la solita tecnica del «farsi sotto» adoperata dal Papa per indurre (costringere) l'imprenditore Casale Vittorio a pagare la pigione (700/800 euro mensili) di una casa nella sua disponibilità in via Giulia, nel centro di Roma. Ciò avvenne ripetutamente, ma con maggiore insistenza dopo la notizia dell'intercettazione delle sue comunicazioni con Consorte nell'ambito della vicenda UNIPOL. Il Papa gli disse che poteva «dargli una mano» in quanto era attenzionato dalla procura di Milano nella vicenda UNIPOL; ciò grazie ai suoi forti agganci nella magistratura ricoprendo da magistrato una funzione di prestigio nel Ministero della giustizia. In un primo tempo egli «non lo prese», benché avesse un atteggiamento diretto ad incutere terrore, sapendo di non esservi coinvolto. Poi il Papa gli pretese la somma di 500.999 euro quale corrispettivo del suo interessamento in una vicenda riguardante la signora Caltagirone, somma che egli non gli diede perché estraneo; ma ad un certo punto, per toglierselo di dosso. Gli pagò l'affitto della casa. Quando, poi, il Casale non rinnovò la locazione, il Papa lo chiamò in maniera ossessiva (almeno trenta volte). Anche questa volta (come dice il giudice per le indagini preliminari) il Papa contatta un imprenditore che sa o crede essere sottoposto ad inchieste; lo intimidisce fortemente prospettandogli Pag. 94l'arresto; quindi si offre di prestare aiuto, vantando «forti agganci ed entrature in magistratura». Si può capire come anche il Casale abbia provato paura ed abbia pagato il canone. Anche tale fatto integra gli estremi della concussione.
Nell'ultimo capo di imputazione riconosciuto dal giudice per le indagini preliminari (capo t) riguardante il reato di concussione) si dice che il Papa, come al solito, avvicinò l'imprenditore Boschetti Guglielmo e, un po' incutendogli timore ed offrendogli protezione perché affermava di avere aderenze in ambito sia della magistratura, sia dei servizi segreti, un po' prospettandogli che gli avrebbe procurato commesse grazie alle sue conoscenze, aveva preteso che ad affare eventualmente concluso l'imprenditore gli avrebbe dovuto riconoscere una provvigione. Anche tale condotta viene dal giudice per le indagini preliminari ricompresa nel delitto di concussione, che rimane integrato anche con la sola promessa di una dazione.
Infine, il Papa non viene considerato responsabile del delitto di ricettazione con riferimento alle schede telefoniche intestate ad altre persone (da lui utilizzate o date ad altri) solo perché egli, unitamente a Bisignani, viene considerato concorrente nel delitto di cui all'articolo 494 del codice penale (sostituzione di persona) con Balsamo Raffaele, il funzionario infedele della TIM che falsificò i dati di rilascio delle schede.
Questi sono i delitti riconosciuti come provati dal giudice per le indagini preliminari. Essi si sostanziano sempre nella presenza ingombrante e terrorizzante del Papa che (anche in concorso con La Monica), facendo valere la sua qualità di magistrato, anche del Ministero, e di parlamentare, introdotto negli ambiti giudiziari e dei servizi segreti e di polizia, intimidisce le sue vittime (per lo più imprenditori) e le taglieggia, costringendole a dare benefici di diverso genere. Peraltro, secondo l'accusa l'onorevole Papa avrebbe ripetuto il suo schema operativo di illecita acquisizione di notizie circa provvedimenti giudiziari in corso, sottoposte a segreto, e di rivelazione agli interessati anche nei riguardi, oltre che di Mauro Masi, anche del sottosegretario Gianni Letta, le dichiarazioni del quale confermano la trama di rapporti, consigli e rivelazioni di cui Bisignani e Papa erano protagonisti.
Voglio solo ricordare che la contestata ipotesi di favoreggiamento è pienamente confortata dalla consolidata giurisprudenza della Cassazione, la quale ravvisa tale reato in qualsiasi condotta che sia consapevolmente diretta e potenzialmente idonea a rendere l'attività investigativa più difficoltosa e impegnativa (vedi, per esempio, la sentenza della Sez. VI, 19 ottobre 1997, D'Aniello, n. CED 177815), a nulla rilevando, per esempio, che l'autorità giudiziaria abbia già scoperto la verità (vedi Sez. VI, 23 settembre 1998, Soresi) o che le indagini, viceversa, non siano ancora iniziate (Sez. VI, 21 giugno 1990, Tarlindano, n. CED 185820).
Né potrebbe sostenersi che in alcuni casi non sia configurabile l'ipotesi di concussione, che può realizzarsi - ai sensi dell'articolo 317 del codice penale - per costrizione o per induzione. Circa la concussione per induzione la Cassazione è ferma nel ritenere che «nel reato di concussione, la nota caratterizzante consiste nel fatto che con la sua condotta il pubblico ufficiale, abusando dei propri doveri con minacce o con altri mezzi fraudolenti o subdoli, abbia creato o insinuato nel soggetto passivo uno stato di paura o di timore valido a elidere o viziarne la volontà, costringendolo o inducendolo ad esaudire l'illecita pretesa onde evitare pregiudizio e danno». Peraltro, «l'induzione, sufficiente per la configurazione del reato di cui all'articolo 317 del codice penale sussiste anche in presenza della sola richiesta di compensi indebiti (come da parte del medico, preposto al servizio pubblico sanitario, rivolta a persone malate o ai loro familiari, dal momento che questi soggetti si trovano particolarmente indifesi di fronte ad un medico, dalle cui prestazione dipende la conservazione di un bene fondamentale, quale la salute). L'induzione non è vincolata a forme predeterminate e tassative, potendo concretizzarsi Pag. 95anche in frasi indirette ovvero in atteggiamenti o comportamenti surrettizi, che si esplicitano in suggestione tacita, ammissioni o silenzi, purché siano idonee ad influenzare la volontà della vittima, convincendola dell'opportunità di provvedere al pagamento indebito richiesto».
Il criterio da seguire per la decisione. Come è noto, all'articolo 68, secondo comma, la Costituzione non detta un criterio al quale le Camere devono attenersi nel decidere se concedere o meno l'autorizzazione all'arresto. Ma la prassi ha generalmente visto prevalere la verifica dell'inesistenza del cosiddetto fumus persecutionis, quale parametro del giudizio delle Camere.
Tra i precedenti in tal senso devono essere collocati la seduta dell'Assemblea del 27 gennaio 1955 (caso Moranino), intervento dell'onorevole Riccio; la seduta dell'Assemblea del 14 settembre 1983 (caso Negri), interventi degli onorevoli De Luca, Mellini, Mancini e Casini; la seduta dell'Assemblea del 19 gennaio 1998 (caso Previti), interventi degli onorevoli Carmelo Carrara, Li Calzi, Bielli, Saponara e altri; la seduta dell'Assemblea del 13 aprile 1999 (caso Dell'Utri), interventi degli onorevoli Saponara, Maroni, Bonito, Deodato e altri; la seduta della Giunta per le autorizzazioni del 12 giugno 2002 (casi Sanza e Luongo), interventi degli onorevoli Mazzoni, Gironda Veraldi e Cola; la seduta della Giunta per le autorizzazioni del 24 novembre 2004 (caso Blasi), intervento dell'onorevole Filippo Mancuso; la seduta della Giunta per le autorizzazioni del 22 febbraio 2006 (caso Di Giandomenico), interventi degli onorevoli Gironda Veraldi, Bielli e Mantini; la seduta della Giunta per le autorizzazioni del 26 febbraio 2009 (caso Angelucci), intervento dell'on. Brigandì.
Tali precedenti mostrano come il fumus persecutionis sia spesso inteso vuoi in senso soggettivo (intento persecutorio dei magistrati che avanzano la richiesta) vuoi in senso oggettivo (carenze procedurali o motivazionali del provvedimento che s'intende eseguire, tali da farlo risultare oggettivamente ingiusto e per ciò stesso persecutorio). La circostanza che la Costituzione non detti un criterio per la concessione o il diniego dell'autorizzazione non accorda tuttavia alle Camere un illimitato arbitrio nella decisione, né fa venir meno un potere di sindacato in sede di conflitto d'attribuzioni. In tal senso si vedano le sentenze della Corte costituzionale (sia pure rese in merito a dinieghi della «vecchia» autorizzazione a procedere): nn. 462, 463 4 64 del 1993. È quindi alla luce di questa esperienza che si deve valutare se nel nostro caso vi sia la volontà soggettiva o oggettiva di perseguitare il Papa in ragione della sua attività politico-parlamentare.
Non esiste il fumus persecutionis soggettivo, che il Papa ha accampato nella sua memoria difensiva nel senso di una particolare «vis persecutoria» posta in essere nei suoi confronti dai pubblici ministeri inquirenti Curcio e Woodcock, l'inimicizia con i quali risalirebbe ad un'epoca nella quale egli supportava l'attività del procuratore Cordova mentre un'altra cordata di magistrati la contestava, tanto che furono costituiti gruppi di pressione ad hoc quale «I Ghibellini» ad iniziativa del magistrato De Magistris. Quando nel 2001 il Papa venne chiamato al gabinetto del Ministro della giustizia (allora era Castelli) vi fu una contestazione di magistrati napoletani attraverso una mailing list o diretta, come quella dei magistrati Marconi, Galgano e Mancuso sentiti anche come testi nel procedimento a suo carico benché anni addietro fossero stati attori nello scontro su e contro Cordova e lo stesso Papa. Woodcock, peraltro, aveva ragioni di risentimento nei suoi confronti perché era stato sottoposto a procedimento disciplinare nel 2003, ad iniziativa del Ministero della giustizia in relazione ad alcune sue inchieste. Tutto ciò produrrebbe inconfutabilmente l'accertamento della volontà persecutoria nei suoi confronti a opera dei pubblici ministeri inquirenti.
Date tali premesse, ci si sarebbe aspettati che l'indagine fosse stata aperta nei confronti del Papa e nell'immediatezza rispetto ai contrasti ora denunciati, che si fondasse sull'attività e sulle illazioni indimostrate Pag. 96dei pubblici ministeri, che essi avessero deciso la misura cautelare nei suoi confronti. Ed invece niente di tutto questo si verifica.
Infatti: l'indagine nasce casualmente in seguito alla presentazione spontanea dell'imprenditore De Martino per la sua vertenza nei confronti di Trenitalia; s'indaga sulle sue dichiarazioni e si dispongono intercettazioni su utenze falsamente intestate a persone esistenti ma ignare, senza che si sapesse che erano in uso allo stesso Papa (che le aveva procacciate attraverso un funzionario TIM infedele) e alle persone cui egli le aveva consegnate al fine di comunicare senza essere individuati; solo alcuni mesi dopo il casuale inizio delle indagini si viene a sapere che era coinvolto anche il deputato Papa; le indagini sono costituite essenzialmente da interrogatori e riscontri, il cui controllo e la cui veridicità è l'unica cosa che conta. Né dagli atti risulta la benché minima forzatura nelle attività di indagine (lo stesso Papa si guarda bene dal prospettarne per non incorrere in altre gravi imputazioni); l'indagine avviene a molti anni di distanza dai fatti ricostruiti a posteriori dal Papa che appartengono ad un'epoca ormai storicamente e culturalmente superata, a meno di ricorrere ai pretesti invocati dal lupo contro l'agnello nella favola omonima (i tuoi antenati mi hanno offeso). Peraltro, essi, essendo astrattamente riferibili a questioni personali e correntizie molto risalenti nel tempo, ad epoca anteriore all'inizio del mandato parlamentare del Papa, non varrebbero a corroborare la pretesa natura persecutoria neppure sotto il profilo della riferibilità alla sua attività parlamentare. Questa è, invero, assai scarna: in tre anni quattro proposte di legge su materie di limitata importanza, tre interrogazioni ed un ordine del giorno, oltre che un incarico di relatore su materia condivisa (la detenzione domiciliare). A parte la considerazione che il Papa dedicava evidentemente molto tempo ad attività fuori del Parlamento, quella svolta nella funzione tipica parlamentare non era certo tale da poter attirare un persecuzione, peraltro riferita ad epoca precedente l'impegno alla Camera; il pubblico ministero è organo inquirente e non decidente, cosicché la sua attività non è risolutiva nei confronti degli indagati dovendo passare al vaglio di un giudice terzo ed imparziale (in questo caso il giudice per le indagini preliminari), sulle cui decisioni e proposizioni la Camera deve unicamente decidere. Per queste ragioni il pubblico ministero non è ricusabile. In altre parole, concluse le indagini e consegnato al giudice per le indagini preliminari il materiale probatorio, esso diventa patrimonio oggettivo del procedimento penale che si distacca da chi l'ha prodotto; il giudice per le indagini preliminari ha vagliato con grande scrupolo (di cui è segno nell'ordinanza) ogni aspetto dell'inchiesta ed ha reso giudizi spesso difformi da quelli degli inquirenti sia sull'utilizzabilità di alcuni strumenti processuali, quali le intercettazioni (riducendo al lumicino quelle utilizzabili), sia sottoponendo a rigoroso vaglio critico le imputazioni sotto il profilo tanto della prova quanto della qualificazione giuridica dei fatti accertati, sia motivando con estremo rigore le proprie valutazioni, sia differenziandosi dalle richieste dei pubblici ministeri rispetto alle esigenze cautelari; nulla il Papa ha potuto dire nei confronti del GIP circa un'eventuale sua animosità nei propri confronti o partecipazione ai dissidi posti a base della prospettazione di fumus persecutorio; conoscendo il fatto suo, il deputato ha evitato di proporre impugnazione contro il provvedimento restrittivo nei suoi confronti al Tribunale del riesame, che peraltro ha già respinto quella di Bisignani.
Peraltro, il suo riferimento a strascichi della vicenda del dott. Cordova, che egli avrebbe difeso e che il dottor Curcio avrebbe invece avversato, è totalmente privo di fondamento.
Sono stati fatti pervenire alla Giunta gli atti del Consiglio superiore della magistratura relativi al trasferimento da Napoli per incompatibilità ambientale di Cordova. Si tratta di un compendio documentale assai vasto e completo e il nome di Alfonso Papa non compare mai né vi compare quello di Henry Woodcock; né i due hanno Pag. 97mai esercitato funzioni giudiziarie nello stesso ufficio e nello stesso tempo (essendo ai tempi dell'affaire Cordova l'uno appena stato assegnato a Napoli e l'altro in tirocinio). Perciò il Papa non era in prima linea neanche nel contrastare le iniziative del pubblico ministero Curcio, le quali avevano invece come unico obiettivo il dottor Cordova, i cui criteri di gestione dell'ufficio di procura erano oggetto di amplissime perplessità da parte degli ambienti più diversi.
Non esiste il fumus persecutionis oggettivo, nel senso di una irragionevolezza o della mancanza di motivi oggettivi e solidi per la richiesta di esecuzione della misura cautelare.
Se nessun dubbio vi è circa la sussistenza dei sufficienti indizi di colpevolezza, data l'imponente mole documentale allegata, perplessità sono state avanzate in ordine a quelli richiesti dall'articolo 274 del codice di procedura penale (inquinamento delle prove, reiterazione dei reati, pericolo di fuga). Ma il giudice per le indagini preliminari ha ampiamente motivato su tutti i tre elementi. In particolare lo ha fatto in ordine al primo, rammentando che dalle indagini è emerso l'intervento del Papa durante l'inchiesta. In particolare ha ricordato che: il Papa, sapendo che la Valanzano doveva essere sentita dagli inquirenti, le ha chiesto di vederla prima, andando addirittura a cercarla nel posto di lavoro (evidentemente per avere notizie e/o cercare di influire sulle dichiarazioni di essa quindi sull'inchiesta); Papa dice a Bisignani, che lo vedeva preoccupato, che si sarebbe informato sull'inchiesta anche attraverso il generale Bardi ed il magistrato Miller; Giovanna Sperandio e Angelo Chiorazzo dicono di avere detto al Papa di essere stati convocati in Procura dagli inquirenti; dopo che Marcello Fasolino è stato a sua volta sentito, il Papa lo ha «inseguito» in piazza San Silvestro (evidentemente per avere notizie sull'indagine). Ma egli si sottrasse.
Patrizio Della Volpe afferma che il La Monica gli aveva riferito di avere appreso dal Papa che costui aveva assunto informazioni sull'inchiesta attraverso il dott. Miller, capo dell'ispettorato al Ministero, chiedendogli di fare degli accertamenti presso la procura di Napoli; in una delle sue audizioni il Papa, dimostrando di conoscere alla perfezione gli atti e gli sviluppi dell'inchiesta, ha detto che si stavano ancora compiendo accertamenti su di lui.
È evidente, dunque, la sua propensione ad esercitare un'influenza sulle indagini in corso modificandone a proprio vantaggio l'andamento: ma questo, tecnicamente, si chiama pericolo di inquinamento delle prove. Peraltro, la sua capacità di tramare e di avere conoscenze (e forse influenze) negli uffici giudiziari, delle forze di polizia e del torbido mondo delle relazioni deviate è conclamata negli atti, apparendo anzi quello uno strumento della sua tecnica operativa.
La personalità dell'imputato ed il suo vasto reticolo di riferimento sono considerati dal giudice per le indagini preliminari gli elementi che fanno ritenere adeguata la misura della custodia in carcere, dato che gli arresti domiciliari non impedirebbero né l'inquinamento probatorio, né la reiterazione dei reati, né la fuga secondo gli indicatori elaborati dalla giurisprudenza e che qui per brevità non si riportano (La Monica l'ha già praticata riparando nel Senegal).
La motivazione dell'esistenza dei presupposti per l'applicazione di una misura cautelare al Papa è da considerare totalmente esaustiva perché frutto di un'approfondita, serena ed obiettiva considerazione di tutti gli elementi del processo. Peraltro, il Tribunale del riesame ha già respinto il ricorso del Bisignani e confermato la misura assunta a suo carico, cosa che costituisce già un valido riscontro di legittimità e di merito della correttezza dell'ordinanza del giudice per le indagini preliminari.
In questa sede non è possibile correttamente spingersi oltre, perché il Parlamento non è la sede per fare i processi (a tutela dello stesso parlamentare che potrebbe vedersi esposto ad attacchi scorretti in assenza delle garanzie processuali). Alla Camera è sufficiente riscontrare che la motivazione in ordine alla misura cautelare Pag. 98è seria e non fa trasparire alcuna volontà persecutoria, riscontrabile anche attraverso la grave carenza di motivazione; situazione che non ricorre assolutamente nel caso in esame data l'ampiezza e la rigorosità delle valutazioni compiute dal giudice per le indagini preliminari. Ma non si può tacere che, sull'esame della personalità del Papa, non può non aver pesato, oltre che la sua predisposizione ad usare strumentalmente il suo status di magistrato e di parlamentare (di cui si avvaleva per avvalorare la sua capacità di influire su uffici giudiziari, servizi segreti e forze dell'ordine) allo scopo di procurarsi profitti incutendo terrore, anche il suo modo di vivere, ed in particolare le seguenti circostanze in atti: il Papa giustificava le sue esose ed ingiustificate richieste con l'esigenza di mantenere tre case e diverse donne; aveva una relazione con Sperandio Giovanna quando questa usava droghe leggere e conviveva a sua volta con una transessuale. Egli le regala una macchina e le fa ottenere il «passi» per la Camera, inutile se non perché ne accresceva il potere agli occhi della donna. Per un suo spostamento le aveva procurato una Ferrari; aveva regalato a Darsena Maria Roberta con atto di trasferimento una Jaguar che questa aveva portato al concessionario per rivenderla perché era troppo costoso mantenerla. Essa ne aveva informato il Papa, che, senza dirle niente, aveva ritrasferito l'autovettura con atto di vendita falsificato; Ludmyla Spornik, senza risultare essere laureata in alcuna materia, ha una consulenza con l'Enfi e un conto in banca con 90 mila euro e vive in una casa di 150 mq a via Capo le case, al centro di Roma, presa in locazione dallo stesso deputato di cui si tratta, con un canone pagato ogni tre mesi in contante senza registrazione del contratto; una pen drive contenente la rubrica telefonica del Papa è stata rinvenuta indosso alla moglie del La Monica che si accingeva a lasciare il Paese per raggiungere il marito, già fuggito in Senegal; Papa regala alla Darsena orologi Rolex senza confezione (presumibilmente ricettati), così come ad altre sue donne, e cerca di farsi dire dalla stessa fatti e circostanze sul conto dell'onorevole Vietti, oggi vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, onde ricattarlo; si fa pagare dalle sue vittime conti in alberghi di lusso (De Russie di Roma, Principe di Savoia di Milano e ad Ischia) per sé e per le sue donne; a Valter Lavitola viene offerta dal duo La Monica-Papa la conoscenza di indagini riservate da pubblicare; tiene un conto aperto nella gioielleria Cartier di Napoli, dove preleva a spese non sue ma di un imprenditore vessato.
Stanti questi ed altri inconfutabili elementi, dai quali emerge un quadro desolante di una persona dedita all'approfittamento della sua posizione verso vittime spesso da lui cercate, contattate e assediate, non è possibile ipotizzare neppure un fumus persecutionis oggettivo.
Per nessuna ragione, quindi, Papa può aspirare a farsi passare per perseguitato politico. Ha fatto gli affari suoi fuori dell'attività parlamentare: sfruttando il ruolo, certo, ma senza alcuna attinenza con l'attività quale membro della Camera. Non basta a farlo considerare tale il fatto che abbia sgomitato in un sottobosco che cresce nelle relazioni politiche (si vedano i suoi stretti contatti con Bisignani). Quello era il modo col quale il Papa traeva profitto personale ed illegale dai suoi ruoli pubblici, ma in contrasto con quello di magistrato e con quello del deputato, come nessuno di noi si sognerebbe di fare.
In conclusione, sono del tutto fondate le osservazioni del giudicante sui potenziali pericoli che corre la genuinità delle fonti probatorie. Per tutti questi motivi invito l'Assemblea a votare SI per l'accoglimento della proposta della Giunta di concessione dell'autorizzazione ad eseguire la misura della custodia cautelare applicata dal giudice per le indagini preliminari di Napoli.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO AMEDEO LABOCCETTA IN SEDE DI DISCUSSIONE DEL DOC. IV, N. 18-A.

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente della Camera, onorevoli colleghi, ho Pag. 99letto con molta attenzione le 16.000 pagine del fascicolo Papa.
È mio parere, e lo dico con rispetto verso il lavoro dei pubblici ministeri Woodcock e Curcio, che non sussistano i requisiti per l'arresto dell'onorevole Alfonso Papa.
Non ho un grande feeling con l'onorevole Papa e non ho preso la parola, come qualche sciocco può pensare, per difendere una corporazione o, come piace ai travaglisti, per proteggere la casta.
In quest'aula non credo siedano 630 santi ma nessuna persona veramente onesta intellettualmente può affermare che il Parlamento rappresenti una casta di intoccabili e di banditi che, giustamente, la collera popolare a breve vorrà giustiziare.
Questi deliri lasciamoli a Paolo Flores d'Arcais ed a Marco Travaglio.
Può darsi che vi sia qualche furfantello di periferia, volgare profittatore, modesto millantatore o furbetto di paese. Credo che nessuno in quest'Aula possa ergersi a moralista.
E lo dico con profondo rispetto verso tutti i deputati ma con altrettanta convinzione.
Se l'onorevole Papa è colpevole, lo stabiliranno i giudici dopo un regolare processo. Ma farlo sbattere in galera oggi sarebbe una forzatura.
Una classe dirigente vera non può inseguire gli sbalzi umorali della pubblica opinione.
E Papa non va arrestato sol perché deputato o sol perché è un ex magistrato.
In quelle prime sedicimila pagine, di cui cinquemila di intercettazioni, vi è la parte principale dell'intera vicenda. E l'onorevole Papa non può distruggere né le intercettazioni, né i verbali di interrogatorio, né può reiterare gli eventuali reati che gli vengono contestati perché uno dei suoi coindagati è agli arresti domiciliari e l'altro è latitante da tempo.
Mentre l'onorevole Papa è qui e non è fuggito!
Perché allora dovrebbe essere ospite al Grand Hotel Poggioreale?
Vedete colleghi, quello è un albergo che conosco bene, così come ben sa il Presidente della Camera Fini, che nel 1993 venne lì a trovarmi e volle poi scrivere una prefazione ad un mio libro che narra un'esperienza drammatica della mia vita.
Infatti, ho soggiornato per circa tre mesi al Grand Hotel Poggioreale in una suite lunga tre metri e larga due per ventitré ore al giorno.
Certo da allora quest'albergo è molto cambiato: all'epoca la doccia era consentita due volte a settimana per tre minuti. Adesso in una settimana, quando la caldaia funziona, te ne puoi fare addirittura tre di docce.
Nel 1993 dissero di me (e Fini certamente lo ricorda) che avevo respinto con troppa veemenza le accuse contestate. Si vede che, evidentemente, le accuse bisogna respingerle moderatamente.
Dissero anche che durante la detenzione mantenevo un atteggiamento spavaldo che ricordava i miei precedenti comportamenti dell'attività politica.
Dissero pure che ero un ottimo conoscitore dell'attività politica ed organizzativa e che seppur privato della carica pubblica (allora ero consigliere comunale di Napoli) potevo dedicarmi ad attività illegali e pertanto, ero un soggetto socialmente pericoloso.
Non voglio farla lunga. Ma ho impiegato solo undici anni per veder riconosciuta la mia innocenza. E su richiesta di un altro pubblico ministero rispetto a quello iniziale. E rispetto all'onorevole Mannino sono certamente un fortunato.
Ma torniamo all'onorevole Papa.
Com'è noto, ho presentato un'interpellanza urgente sottoscritta da altri cento colleghi, perché ritengo e riteniamo, e lo dico con rispetto verso il dottor Woodcock e il dottor Curcio, che Napoli non possa muoversi come una Procura speciale che non rispetta la normativa in essere riguardante il Parlamento.
Napoli, così come altre procure, deve rispettare le regole del gioco.
Non entro nel merito dell'inchiesta, anche se devo dire che la lettura attenta delle carte del fascicolo Papa mi ha lasciato molto turbato. Pag. 100
Ma questo è un discorso che riguarda la politica, l'etica e la morale.
E la politica è già intervenuta ed ha fatto la sua parte.
Papa ha lasciato la Commissione giustizia.
Papa ha lasciato la Commissione antimafia.
Papa ha lasciato il gruppo del Popolo della Libertà.
Penso che possa bastare.
Probabilmente Alfonso Papa andrà a processo e lì tenterà di far valere le sue ragioni ma non sussistono i motivi e non vi sono i requisiti per trasferirlo al Grand Hotel Poggioreale.
Non spetta a noi stabilire se l'onorevole Papa è colpevole o innocente.
Lo stabiliranno i giudici.
Ma se oggi votassimo per il suo arresto, compiremmo un errore.
Non vi è necessità che vada in carcere.
Dobbiamo invece lavorare in questo Parlamento affinché tutti i Gennaro Esposito di Napoli o i Paolo Rossi di Milano abbiano un giusto processo e, soprattutto, lo abbiano in tempi rapidi e ragionevoli.
E dovremmo farlo soprattutto in questi tempi, anche a costo di apparire impopolari.
Io non credo che in quest'Aula vi siano mafiosi o amici di mafiosi.
Qui non vi è nessuna associazione a delinquere. Quest'Aula è sostanzialmente sana, le forze politiche sono estranee alle vicende giudiziarie di cui in queste ore i due rami del Parlamento si stanno interessando.
Anche per questo prego i colleghi di riflettere a lungo prima di esprimere il proprio voto.
Grazie per l'attenzione e chiedo scusa per i ricordi personali.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 11)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Donadi e a n. 1-670 p. I n.f. 589 583 6 292 296 287 18 Appr.
2 Nom. Moz. Donadi e a n. 1-670 p. II n.f 587 583 4 292 289 294 18 Resp.
3 Nom. Moz. Mosella e a n. 1-677 p.I 588 585 3 293 297 288 17 Appr.
4 Nom. Moz. Mosella e a n. 1-677 p.II 589 587 2 294 293 294 17 Resp.
5 Nom. Moz. Libè e a n. 1-679 p.I 587 587 294 296 291 17 Appr.
6 Nom. Moz. Libè e a n. 1-679 p.II 591 587 4 294 291 296 17 Resp.
7 Nom. Moz. Bratti e a n. 1-680 p. I rif. 591 314 277 158 302 12 17 Appr.
8 Nom. Moz. Bratti e a n. 1-680 p. II 592 588 4 295 292 296 17 Resp.
9 Nom. Moz. Zamparutti e a n. 1-681 p.I 593 329 264 165 318 11 17 Appr.
10 Nom. Moz. Zamparutti e a n. 1-681 p.II 595 591 4 296 293 298 16 Resp.
11 Segr Doc. IV, n. 18 612 612 307 319 293 6 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.