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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 504 di martedì 19 luglio 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 15,05.

LORENA MILANATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Bongiorno, Brugger, Caparini, Cirielli, Cossiga, Donadi, Fava, Jannone, Lo Monte, Lombardo, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Mura, Nucara, Romano, Stucchi e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,11).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento di sindacato ispettivo (ore 15,12).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, oggi è il 19 luglio; è una di quelle date che si incidono in maniera indelebile nella storia di un Paese. Due ricorrenze: dieci anni fa i fatti di Genova del G8, una brutta pagina per la nostra democrazia, ma senza voler fare alcun parallelismo un'altra brutta pagina della democrazia, una delle più nere che siano mai state scritte è avvenuta il 19 luglio di 19 anni fa quando in via d'Amelio è stato massacrato il giudice Paolo Borsellino e la scorta.
Vorrei approfittare brevemente per poter ricordare di Paolo Borsellino alcune parole pronunciate in un'intervista a Lamberto Sposini agli inizi di luglio 1992, pochi giorni prima di morire. Diceva Paolo Borsellino: «Io accetto la...ho sempre accettato il...più che il rischio, la...condizione, quali sono le conseguenze del lavoro che faccio, del luogo dove lo faccio e, vorrei dire, anche di come lo faccio. Lo accetto perché ho scelto, ad un certo punto della mia vita, di farlo e potrei dire che sapevo fin dall'inizio che dovevo correre questi pericoli. Il...la sensazione di essere un sopravvissuto e di trovarmi in, come viene ritenuto, in...in estremo pericolo, è una sensazione che non si disgiunge dal fatto che io credo ancora profondamente nel lavoro che faccio, so che è necessario che lo faccia, so che è necessario che lo facciano tanti altri assieme a me. E so anche che tutti noi abbiamo il Pag. 2dovere morale di continuare a farlo senza lasciarci condizionare dalla sensazione che o financo, vorrei dire, dalla certezza che tutto questo può costarci caro». Quindi ritornano alla mente le parole strazianti di Antonino Caponnetto che subito dopo la strage aveva detto sconfortato «Non c'è più speranza».
Questa vicenda di via d'Amelio e la riapertura da parte della procura di Caltanissetta delle indagini che forse a settembre potrebbero vedere alcuni investigatori sui banchi degli imputati fanno ancora rabbrividire, e non è un caso se oggi il fratello di Paolo, Salvatore Borsellino, pone un parallelismo inquietante. Egli dice che ultimamente nel nostro Paese si respira un clima simile a quello del 1992, quando i magistrati venivano attaccati e denunciati al Consiglio superiore della magistratura.
L'elenco di questi attacchi e di queste denunce sarebbe lungo, io però oggi non li voglio toccare o citare perché oggi deve essere soltanto una giornata di memoria e di gratitudine nei confronti di chi, anche se abbandonato dallo Stato, ha saputo farsi ed essere Stato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, innanzitutto vorrei chiedere di sollecitare tramite lei il Governo a rispondere a un'interrogazione presentata qualche mese fa da me e dai colleghi del Partito Democratico, gli onorevoli Maran e Rosato, sulla crisi del settore della cantieristica.
È un problema molto serio e molto complesso, che pesa sulle prospettive occupazionali di diverse regioni del nostro Paese, tra cui anche il Friuli Venezia Giulia, dove è presente la Fincantieri, con i cantieri di Monfalcone, ma anche con una presenza in termini di servizi e di supporto nella città di Trieste.
Signor Presidente, approfitto anche per chiedere quali sono state le iniziative della Presidenza della Camera a seguito di richieste che facemmo, non solo io ma anche i colleghi Donata Lenzi ed Erminio Quartiani, nella seduta del 24 marzo del 2009, quando chiedemmo alla Presidenza della Camera di intervenire per chiarire e precisare qual è effettivamente lo status di ogni parlamentare. In quei giorni su diversi organi di stampa furono diffuse notizie totalmente infondate circa lo status dei parlamentari. In questi giorni sta montando - credo anche artificiosamente e con interessi ben precisi dietro - una campagna antipolitica, rispetto alla quale non c'è nessuno, neanche in quest'Aula, che può illudersi di salvarsi cavalcando quell'onda, se non saranno precisati i termini in cui effettivamente ogni parlamentare svolge il suo compito.
Signor Presidente, si tratta di sapere quali iniziative la Presidenza della Camera ha assunto non per tutelare la dignità di questo o quel parlamentare, ma la dignità di questa istituzione. Anche in questi giorni ci sono notizie sulla stampa e in televisione totalmente infondate, che gettano discredito e anzi creano un'ondata di odio nei confronti dei parlamentari. Questo è intollerabile e chiedo, ancora una volta, che la Presidenza della Camera si faccia garante di tutelare la dignità di questo ramo del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Strizzolo, come lei sa giovedì mattina si riunirà l'Ufficio di Presidenza, che credo prenderà in esame anche il problema che lei giustamente ha sollevato.

SANDRA ZAMPA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, il collega Strizzolo mi ha preceduto, come se ci fossimo messi d'accordo. Credo che fareste bene tutti ad ascoltare. Oggi sulle pagine dei giornali italiani c'è un simpatico titolo che definisce, in prima pagina, testualmente, i parlamentari «papponi di Pag. 3Stato». Credo che decidere una linea di comunicazione di questo genere serva fondamentalmente agli autori a coprire le nefandezze della manovra che hanno appena presentato e approvato. Così si distrae l'attenzione, tuttavia non è una buona ragione per lasciare che ciò passi senza richiamare l'attenzione sulla volgarità e la gravità di una cosa di questo genere. Chiedo formalmente a lei, signor Presidente, di comunicare al Presidente Fini che, per quanto mi riguarda, ma credo di essere in buona compagnia, noi vogliamo essere tutelati. In questo caso è in questione l'onorabilità e la dignità dei parlamentari e credo che vada valutata anche un'azione legale, perché dare del «pappone» ad un parlamentare non credo che possa essere consentito a nessuno. Evidentemente, questi signori sono degli esperti, ma hanno sbagliato l'indirizzo. Chiedo perciò formalmente che venga assunta un'iniziativa perché venga tutelato il mio onore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Zampa, come ho risposto all'onorevole Strizzolo, l'Ufficio di Presidenza di giovedì prossimo dovrà prendere in considerazione una richiesta che è stata avanzata più volte da quest'Aula.

GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, mi associo alle considerazioni che facevano i colleghi Strizzolo e Zampa, che mi hanno preceduto nel sollevare questa questione. Infatti, siamo arrivati ad una situazione che non è più tollerabile e, se vi sono giornali che affrontano il tema in modo sguaiato, come diceva l'onorevole Zampa, purtroppo vi sono anche giornali più paludati che non si sottraggono a dare corso a tutto quello che passa in queste ore in termini di discredito di un'istituzione come quella del Parlamento.
Ovviamente, non nego che vi siano privilegi da correggere e che vi siano situazioni da rendere più coerenti con i sacrifici che vengono chiesti ai cittadini italiani, però vi sono pressappochismi, menzogne e cose inesatte, che vanno stigmatizzate come tali. Sinceramente, anche io mi sono sentito indifeso rispetto alle cose che stanno avvenendo. Credo che spetti all'istituzione, alla Presidenza della Camera e ai questori, quanto meno di fare il punto sulle menzogne che vengono dette su di noi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

FABIO GARAGNANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, anche io mi ero riproposto di porre all'attenzione dell'Assemblea, perlomeno prima di entrare nel merito dei problemi veri e propri, questo fatto particolarmente grave. Esso si riconduce a polemiche di stampa che durano nel tempo, ma che tendono a delegittimare costantemente la figura del parlamentare.
Chiedo all'Ufficio di Presidenza non solo e non tanto di difendere le prerogative, il ruolo, la funzione e il lavoro di quei parlamentari che, a stretto contatto con il proprio elettorato e in adempimento di ciò che dice la Costituzione, sono pienamente consapevoli di svolgere un mandato che richiede diritti e doveri ben precisi, ma di respingere con precisione tutta una serie di cattive informazioni che non fanno altro che delegittimare non tanto la figura del parlamentare, ma la politica e la democrazia.
Chiedo di respingerle con coraggio, non nascondendosi dietro giri di parole o cercando di camuffarle, ma entrando nel merito delle accuse che sono state fatte di presunti privilegi e di voci diffuse arbitrariamente, smentendole con energia e con una documentazione piena ed esaustiva. In questo modo, l'Ufficio di Presidenza risolverà il problema non tanto del singolo parlamentare, ma della difesa della democrazia e del ruolo del Parlamento nei confronti di assalti di quotidiani e di una Pag. 4cattiva informazione che, purtroppo, è percepita come vera dall'opinione pubblica.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle 15,30.

La seduta, sospesa alle 15,25, è ripresa alle 15,40.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 1o luglio 2011, n. 94, recante misure urgenti in tema di rifiuti solidi urbani prodotti nella regione Campania (A.C. 4480).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 1o luglio 2011, n. 94, recante misure urgenti in tema di rifiuti solidi urbani prodotti nella regione Campania.
Ricordo che nella seduta del 18 luglio 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre il relatore vi ha rinunciato.
Ha chiesto di parlare il relatore, onorevole Ghiglia. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, vorrei chiedere una sospensione della seduta per cinque minuti per riunire il Comitato dei nove al piano Aula.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Ghiglia. Non possiamo che accogliere la sua richiesta. Ritengo che dieci minuti di sospensione possano essere sufficienti.

Sull'ordine dei lavori (ore 15,42).

ALESSANDRA MUSSOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, intervengo per denunciare in quest'Aula ciò di cui siamo venuti a conoscenza in Commissione bicamerale per l'infanzia e l'adolescenza dall'Associazione comunità Papa Giovanni XXIII.
Vi sono bambini che da Patrasso arrivano in Italia e vengono lasciati sulle navi. Non vi è un controllo dell'autorità portuale e si fidano di ciò che viene detto da colui che rappresenta l'autorità sulla nave. Questi bambini non sono assistiti, sono affamati. Non vi è alcun tipo di assistenza.
Questa è una cosa gravissima che abbiamo il dovere di denunciare. Vengono dall'Afghanistan, passano per la Turchia, arrivano in Grecia e, da qui, in Italia, in violazione delle convenzioni internazionali e di tutte le leggi vigenti. Questi bambini non esistono! Alcuni hanno dieci anni.
È questo che voglio denunciare in Aula anche a nome delle colleghe che volevano intervenire su questo argomento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

SANDRA ZAMPA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, vorrei ringraziare l'onorevole Mussolini che si unisce alla grandissima preoccupazione per una vicenda che il mio gruppo ha denunciato più volte in quest'Aula.
Vorrei, quindi, approfittare di questa occasione per chiedere a lei, signor Presidente, di sollecitare una risposta a numerose interrogazioni che io stessa ed il gruppo cui appartengo, quello del Partito Democratico, abbiamo presentato al Ministro Maroni perché venga in Aula a riferire esattamente su che cosa accade nei porti italiani.
Le vicende dei ragazzi che vengono respinti senza neppure essere identificati, né, ovviamente, si identifica la loro età, sono oggetto di denunce plurime e di un'interrogazione che io stessa ho depositato due anni fa.
Sono lieta che sia presente in Aula anche la sottosegretario Roccella che, a Pag. 5suo tempo, venne audita e partecipò ad un nostro incontro, durante i lavori della Commissione bicamerale per l'infanzia e l'adolescenza, proprio su questo tema. La situazione nel frattempo non è cambiata, anzi è peggiorata. La violazione dei diritti è gravissima, ma è altrettanto grave che, a quanto risulta, non vengano denunciati comportamenti che violano la legalità. Vorrei ricordare che, a volte, un minore non viene neppure lasciato scendere dalla nave o, addirittura, viene rimandato in Grecia, uno dei Paesi sconsigliati dall'UNCHR dove non vanno rimandati neppure gli adulti, figuriamoci i minori. Questo pare continui ad avvenire nonostante le denunce.
È bene che a questo punto sia fatta chiarezza su una questione che, se davvero appurata, ci potrebbe portare alla Corte europea dei diritti dell'uomo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANITA DI GIUSEPPE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, chiaramente affronterò lo stesso argomento e ringrazio l'onorevole Mussolini perché ha sollevato questa problematica. È una questione che viene fuori alla luce di un'audizione che si è tenuta oggi in Commissione infanzia. In questa sede ribadisco l'importanza di quella Commissione e del ruolo che essa svolge a riguardo della tutela dei minori.
Si tratta di minori non accompagnati, come dicevo oggi in Commissione, ma il significato della parola «minori» in tal caso non ha senso, perché questi sono ragazzi che hanno alle spalle una situazione particolare e che vivono esperienze difficili, forse ancor più di quella che può essere la vita difficile di un adulto. I minori non accompagnati debbono essere sicuramente tutelati. Il Governo non può fare il gioco delle tre scimmiette «non vedo, non sento e non parlo»: il Governo italiano deve vedere, sentire e parlare, perché questi ragazzi portano un bagaglio di esperienze totalmente negative, signor sottosegretario. Non dimentichiamo lo sfruttamento nel lavoro, gli abusi sessuali che subiscono questi bambini, che vengono definiti anche «bambini invisibili». Certo è che lo Stato non li tutela lasciandoli su una nave, che magari non approderà mai, perché i Paesi non li vogliono e non li accolgono.
Noi chiediamo che vi sia un'audizione del Ministro dell'interno, perché ne vogliamo sapere di tutto e di più. Ripeto che tutelare i minori è un obbligo, un compito e un ruolo che uno Stato civile deve svolgere. Quindi, noi attendiamo in Commissione il Ministro dell'interno, perché ci pare che la legislazione italiana in questo caso pecchi veramente e che vi sia un buco nero nella tutela dei minori non accompagnati.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, il mio è un intervento breve, ma sentito perché, come le colleghe hanno illustrato, siamo davanti ad una situazione che non è denunciata a sufficienza dai media.
Non se ne occupano abbastanza i mezzi di comunicazione di massa, ma evidentemente neanche la politica, perché sembra che vi siano delle situazioni di straordinaria difficoltà, che non vengono denunciate da nessuna parte. Non è possibile che si consideri solo l'emergenza a Lampedusa, quando vi sono dei porti come Venezia, Ancona, Brindisi, Bari ed altri, che presentano analoghi problemi anche se non ovviamente con le cifre di Lampedusa.
Ricordo che vi sono dal 2008 delle segnalazioni alla Corte di Strasburgo per le violazioni che commette l'Italia nel respingimento dei minori. Siccome questo Governo ed in particolare alcuni ministri e sottosegretari si dicono molto attenti, in passato, oltreché al Ministro Maroni, mi sono rivolta al sottosegretario Mantovano Pag. 6ed al sottosegretario Sonia Viale, ottenendo generiche assicurazioni che qualcosa sarebbe stato fatto.
Dal 2008 vengono denunciate a Strasburgo situazioni di irregolarità e la Corte europea dei diritti dell'uomo ha accolto ricorsi individuali per la violazione di questi diritti fino al 2011. Inoltre, ci siamo sentiti dire in Commissione - e concludo - che associazioni, come la comunità Papa Giovanni XXIII, che accoglie in casa dei bambini che sarebbero altrimenti completamente abbandonati e perduti, violano delle norme. Non lo possono fare, perché questi bambini dovrebbero essere presi in carico dalle autorità competenti, cosa che non viene fatta. Allora, si impedisce ai volontariati e alle famiglie di intervenire e le autorità competenti sono praticamente assenti, inesistenti o inefficaci o incapaci di agire.
Noi chiediamo davvero che si faccia chiarezza, che ognuno si assuma le sue responsabilità (non solo il Ministro Maroni, ma tutti gli organi competenti, compreso il Comitato - presso il Ministero del lavoro - sui minori non accompagnati), e che ci dicano qual è la situazione reale ad oggi di questa faccenda.

FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signora Presidente, vorrei che restasse in questa Aula una traccia dell'evento che è accaduto ieri, la scomparsa dell'ambasciatore Boris Biancheri. A me è accaduto di lavorare con Boris Biancheri, di essergli accanto quando lui era ambasciatore negli Stati Uniti, ambasciatore a Washington; mi è accaduto di essere un lettore affezionato e appassionato di Boris Biancheri scrittore, l'autore de Il quinto esilio, del racconto che è la traccia della provenienza baltica di una parte della sua famiglia. Mi riferisco soprattutto a quando ero direttore dell'Istituto di cultura di New York, e la collaborazione, il dialogo, il lavorare insieme con Boris Biancheri erano un bel modo di vedere rappresentata l'Italia in un Paese complicato e difficile e in momenti complicati e difficili come quelli in cui Boris Boancheri è stato ambasciatore a Washington.
Ha avuto altre cariche e ad altre cose molto importanti nella sua vita, prima e dopo, ma è di quel periodo che in questo momento mi ricordo, specialmente in un frangente in cui stiamo discutendo di rappresentanza degli italiani all'estero e di riorganizzazione degli istituti di cultura e di diffusione della lingua italiana. Con lui l'Italia e la sua diplomazia hanno avuto un esempio alto, la cultura una testimonianza bella e da non dimenticare, ed è passato attraverso la diplomazia, la burocrazia, la vita pubblica, ma anche attraverso la vita di tante persone che lo hanno conosciuto in Italia e nel mondo.
Un personaggio a cui vale la pena oggi, in questa triste occasione, di dire grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, la Presidenza si unisce al suo ricordo.

ANTONIO MARTINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO MARTINO. Signor Presidente, intervengo solo per associarmi a quanto testé detto dall'onorevole Colombo. Ho avuto l'immeritata fortuna di essere Ministro degli affari esteri in quel periodo, e di avere quindi conosciuto l'ambasciatore Boris Biancheri negli anni cui faceva riferimento all'onorevole Colombo. Boris Biancheri non era soltanto uno straordinario diplomatico, un profondo conoscitore di problemi e di relazioni internazionali, e un raffinato commentatore delle cose italiane: era anche e soprattutto un grande gentiluomo. Anch'io lo ricordo con amicizia e con affetto (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico).

Pag. 7

Si riprende la discussione (ore 16,55).

PRESIDENTE. Colleghi, vorrei capire se il Comitato dei nove ha potuto concludere i propri lavori.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, nella riunione del Comitato dei nove ho formulato la proposta di rinvio in Commissione del provvedimento alla luce dell'ordinanza del Consiglio di Stato, anche eventualmente per consentire al Governo - come da proposta del Ministro Prestigiacomo - un ulteriore passaggio nella Conferenza Stato-regioni. Mantengo questa proposta e chiederei - qualora venisse accolta - che i presidenti di gruppo provvedessero ad una successiva calendarizzazione del provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Comitato dei nove non è complessivamente d'accordo sulla proposta testé formulata dal relatore, pertanto, non essendo stata formulata una proposta unanime da parte del Comitato dei nove, occorre seguire la procedura prevista dall'articolo 41, comma 1, del Regolamento.
Sulla proposta del rinvio in Commissione si esprime un oratore a favore ed un oratore contro. Chi chiede di parlare contro?

SALVATORE MARGIOTTA. Chiedo di parlare contro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, il gruppo del Partito Democratico e i rappresentanti di altre forze politiche, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Unione di Centro per il Terzo Polo in particolare, hanno evidenziato, in sede di Comitato dei nove, la propria contrarietà al rinvio in Commissione. Ciò perché riteniamo l'approvazione del decreto-legge un atto urgente ed indifferibile data la situazione che esiste in Campania e anche perché abbiamo presentato una serie di emendamenti, prima in Commissione e, poi, in Aula, che, se approvati, lo renderebbero assolutamente migliore, più efficace e più efficiente. Emendamenti di fronte ai quali, peraltro, abbiamo trovato una forte chiusura, anche inaspettata, da parte della maggioranza e del Governo. Per questi motivi, preferiamo continuare l'esame in Aula, a lavorare sui nostri emendamenti, certi come siamo che riusciremo a migliorare il decreto-legge. Avevo dimenticato di evidenziare che anche l'Italia dei Valori ha espresso una forte contrarietà. Insomma, tutta l'opposizione è fortemente contraria.

ANGELO ALESSANDRI. Chiedo di parlare a favore.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, intervengo a nome del gruppo della Lega Nord Padania. Abbiamo sempre dato la nostra opinione, che è negativa, sull'intero provvedimento, proprio per i motivi politici più volte esposti, ma siamo, invece, favorevoli, anche alla luce della sentenza del Consiglio di Stato, ad un rinvio in Commissione.

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione, desidero far presente che il decreto-legge scade il 30 agosto e che il rinvio in Commissione, pertanto, dovrà tenere conto della necessità che l'Assemblea deliberi in tempo utile per consentire la trasmissione del provvedimento al Senato ed il relativo esame da parte di quel ramo del Parlamento, anche tenuto conto della pausa estiva dei lavori. La Conferenza dei presidenti di gruppo procederà, quindi, ad una nuova calendarizzazione nel caso in cui venga rinviato in Commissione, tenendo conto di quanto sopra.
Passiamo ai voti. Pag. 8
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione del disegno di legge di conversione in esame.
(È respinta).

La Camera respinge per 6 voti di differenza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori).

In ricordo dell'onorevole Remo Gaspari.

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, so bene che sarà il Presidente della Camera nelle prossime ore e nei prossimi giorni a fare una commemorazione ufficiale, come è giusto, di una grande personalità che ha onorato la Repubblica, le istituzioni e il Governo del Paese, ma io per l'amicizia personale che ho avuto nei confronti suoi e anche per l'intensità del rapporto che egli ha avuto con molti di noi, soprattutto i deputati della sua regione, ritengo sia doveroso che, poche ore dopo la sua scomparsa, questa mattina non si è risvegliato dal suo sonno, ricordiamo con sobrietà, magari con un minuto di silenzio, una personalità come quella di Remo Gaspari, un grande democristiano che ha onorato le istituzioni e la Repubblica. In un momento in cui la classe politica viene definita casta, credo che Gaspari sia un esempio di lealtà, onestà e pulizia per tutti noi.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Onorevoli colleghi, invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi cui si associano i membri del Governo).

Si riprende la discussione.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 4480)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 4480).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A - A.C. 4480).
Avverto altresì che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 4480) che sono distribuiti in fotocopia.
Avverto inoltre che l'emendamento Paolo Russo 1.51 è stato sottoscritto anche dall'onorevole Cirielli.
Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento, l'emendamento Marsilio 1.57 non previamente presentato in Commissione e volto a prevedere che, a partire dal 1o gennaio 2012, gli incentivi previsti dalla delibera CIP del 29 aprile 1992 non siano più riconosciuti per la realizzazione e il funzionamento degli impianti di termovalorizzazione dei rifiuti.
Avverto che lo stesso emendamento Paolo Russo 1.51 è stato sottoscritto anche dall'onorevole Landolfi.
Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 1.100 che è in distribuzione, in relazione al quale risulta alla Presidenza che i gruppi abbiano rinunciato alla fissazione di un termine per la presentazione di eventuali subemendamenti.
Ha chiesto di intervenire sul complesso degli emendamenti l'onorevole Germanà. Ne ha facoltà.

ANTONINO SALVATORE GERMANÀ. Signor Presidente, nel tentativo di uscire dalla cronica situazione emergenziale relativa alla gestione e allo smaltimento dei rifiuti che perdura già dal 1994 nel territorio della regione Campania, il presente provvedimento stabilisce le misure necessarie Pag. 9a superare le attuali criticità nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti nella regione Campania, che si rende indispensabile fronteggiare con somma urgenza onde evitare possibili ripercussioni o pregiudizi sulla salute delle popolazioni e sull'ordine pubblico. Come già i precedenti provvedimenti emanati nel corso della legislatura, anche quello in esame si caratterizza per il carattere temporaneo delle disposizioni che, in base all'articolo 1, comma 1, e in considerazione dello stato di criticità derivante dalla non autosufficienza del sistema di gestione dei rifiuti urbani non pericolosi prodotti dalla regione Campania, hanno efficacia sino al 31 dicembre 2011, consentendo lo smaltimento fuori regione dei rifiuti derivanti dalle attività di tritovagliatura praticate dagli impianti STIR della regione.
L'articolo 1 prevede, al comma 1, che, in considerazione dello stato di criticità derivante dalla non autosufficienza del sistema di gestione dei rifiuti prodotti nella regione Campania, i rifiuti derivanti dall'attività di tritovagliatura, praticata negli stabilimenti di tritovagliatura ed imballaggio dei rifiuti della stessa regione, possano essere smaltiti fuori dalla regione, richiedendosi a tale fine il nulla osta delle regioni di destinazione; il comma 2 introduce invece alcune modifiche all'articolo 1, comma 2, del decreto-legge n. 196 del 2010, finalizzate, in primis, a riconoscere al commissario, incaricato dell'individuazione di ulteriori aree dove realizzare siti da destinare a discarica, la competenza alla realizzazione degli impianti medesimi, anche esercitando in via sostitutiva le funzioni degli enti competenti, provincia e comuni, attribuendo al commissario medesimo, in funzione di accelerazione dell'avvio del provvedimento, il potere di derogare agli strumenti urbanistici vigenti; in secondo luogo, ad attribuire al commissario i poteri già riconosciuti al sottosegretario di Stato per l'emergenza rifiuti in Campania dall'articolo 2, commi 1, 2 e 3 del decreto-legge n. 90 del 23 maggio 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 123 del 14 luglio 2008.
Per quanto riguarda le attribuzioni di cui al citato comma 1, esse non comportano ulteriori oneri. Inoltre la modifica proposta fa salvo l'obbligo di utilizzare per l'aggiudicazione la procedura prevista dall'articolo 57 del codice dei contratti pubblici, di cui al decreto legislativo n. 163 del 12 aprile 2006.
Per quanto riguarda gli oneri derivanti dall'attribuzione al commissario dei poteri di cui al comma 2, ossia il potere di utilizzare le procedure in materia di espropriazione per pubblica utilità, laddove necessario, in cui si prevede il pagamento dell'indennizzo, va evidenziato che la realizzazione di detti impianti era già prevista nella disposizione di cui al comma 2 dell'articolo 2 del decreto-legge n. 90 del 2008. È coperta quindi da finanziamenti all'uopo destinati.
La previsione pertanto è solo finalizzata a chiarire i poteri del commissario preposto all'individuazione delle ulteriori aree dove realizzare i siti da destinare a discariche e quindi ad accelerare la realizzazione degli impianti medesimi, senza comportare nuovi oneri.
Per quanto riguarda infine l'attribuzione dei poteri previsti dal comma 3 dell'articolo 2 del citato decreto-legge n. 90 del 2008, premesso che la previsione assume una finalità di garanzia in presenza di situazioni eccezionali che dovessero richiedere l'immediata disponibilità di un bene mobile per l'esecuzione degli impianti di discarica in corso di realizzazione, il pagamento dell'indennizzo previsto dalla disposizione troverà copertura nell'ambito dei fondi stanziati per la gestione del ciclo dei rifiuti nel bilancio dell'ente competente in via ordinaria alla realizzazione dell'impianto stesso.
Inoltre, ai sensi del comma 3 dell'articolo 11 del decreto-legge n. 196 del 2010, i costi dell'intero ciclo della gestione dei rifiuti di competenza delle amministrazioni territoriali trovano integrale copertura economica nell'imposizione dei relativi oneri a carico dell'utenza. La disposizione quindi non comporta maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Pag. 10
Il comma 3 specifica, in relazione ai trasferimenti connessi allo smaltimento dei rifiuti previsti dal comma 1 e in attuazione del principio di prossimità previsto dall'ordinamento dell'Unione europea in materia di smaltimento dei rifiuti di cui all'articolo n. 182-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006, che i trasferimenti hanno come destinazione prioritaria gli impianti ubicati nelle regioni limitrofe alla Campania, al fine di ridurre al minimo l'impatto ambientale sul territorio nazionale. Pertanto la norma non comporta effetti finanziari negativi.
Permettetemi anche alcune considerazioni finali: nello specifico vorrei anche sottolineare che lo stato di emergenza relativo allo smaltimento dei rifiuti della regione Campania è formalmente cessato il 31 dicembre 2009, data fino alla quale, ai sensi del decreto-legge n. 90 del 2008, la gestione dell'emergenza è stata affidata al sottosegretario di Stato presso la Presidenza del Consiglio nella persona dell'allora capo del dipartimento della protezione civile Guido Bertolaso. Con il decreto-legge n. 195 del 2009 è stata introdotta una serie di disposizioni per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella regione Campania.
Ciò, in primis, attraverso l'introduzione di un'unità operativa e di un'unità stralcio per definire le situazioni creditorie e debitorie derivanti dalle pregresse gestioni dell'emergenza rifiuti, predisponendo uno o più piani di estinzione delle passività, e per consentire il definitivo subentro degli enti territorialmente competenti nella gestione delle attività connesse al complessivo ciclo di gestione dei rifiuti.
Con la deliberazione n. 212 del 24 maggio 2011, la giunta regionale della Campania ha adottato la proposta di Piano regionale di gestione dei rifiuti speciali, dando formalmente avvio alla fase di consultazione pubblica da parte dei soggetti competenti in materia ambientale e del pubblico, che dovrà concludersi entro 60 giorni.
Con la successiva deliberazione n. 265 del 14 giugno 2011, pubblicata sul Bollettino Ufficiale n. 37 del 17 giugno 2011, la giunta regionale della Campania ha adottato la proposta di Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani, dando formalmente avvio alla fase di consultazione pubblica da parte dei soggetti competenti in materia ambientale e del pubblico, che, comunque, dovrà concludersi entro 60 giorni.
Nel documento, oltre agli obiettivi programmatici e alle scelte pianificatorie, viene preliminarmente fornita un'analisi dei dati relativi alla produzione regionale dei rifiuti, nonché la consistenza dell'impiantistica attualmente in esercizio o in fase di realizzazione nel territorio campano, oltre ad una ricostruzione accurata e dettagliata della normativa nazionale, ivi comprese tutte le ordinanze di protezione civile adottate dal 2008, e regionale.
Dal presente provvedimento non derivano nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. La Commissione ambiente ha svolto audizioni informali del presidente della regione Campania, del presidente della provincia di Napoli, del presidente della provincia di Caserta, di rappresentanti dell'Azienda servizi igiene ambientale di Napoli (ASIA), nonché di rappresentanti del comune di Napoli.
Le questioni trattate nel corso dell'esame in Commissione hanno riguardato, tra le altre, la possibilità anche di definire i criteri per lo smaltimento extraregionale dei rifiuti, la possibilità di conferire ad altri soggetti i compiti attribuiti al commissario regionale per le discariche, nonché, più in generale, la criticità della situazione nella gestione del ciclo dei rifiuti in Campania. Nel corso dell'esame in sede referente, la Commissione non ha apportato modifiche al testo del decreto-legge.
Sempre la Commissione ambiente, al termine dell'esame dell'atto comunitario sull'attuazione della strategia sulla prevenzione e il riciclaggio dei rifiuti, il 22 giugno 2011, ha approvato un documento finale nel quale osserva che, per quanto riguarda specificatamente la situazione italiana, ritiene necessario attribuire carattere prioritario all'obiettivo della riduzione drastica della percentuale dei rifiuti conferiti in Pag. 11discarica attraverso una politica coerente e organica, che induca tutte le amministrazioni, in particolare quelle delle aree del Mezzogiorno in cui si evidenziano i più vistosi ritardi, a realizzare risultati concreti sul terreno della raccolta differenziata e del recupero di materiale.
Infine, faccio presente che, in sede consultiva, le Commissioni I, V, XII e XIV hanno espresso parere favorevole. La Commissione parlamentare per le questioni regionali ha espresso un parere favorevole con osservazione e il Comitato per la legislazione ha segnalato l'opportunità di verificare il richiamo all'articolo 2, comma 2, del decreto-legge n. 90 del 2008, contenuto nell'articolo 1, comma 2, del decreto-legge in esame, nella parte in cui rinvia all'utilizzo delle procedure di cui all'articolo 43 del decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2001, alla luce della nuova disciplina introdotta dal decreto-legge n. 98 del 2011 (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tommaso Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI. Signor Presidente, il decreto-legge oggi in esame in sede di conversione stabilisce norme per superare le attuali criticità nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti nella regione Campania. Giova qui ricordare che le attuali criticità, di fatto, sono le abituali criticità, perché, ormai, sono quindici anni che, sistematicamente, il Parlamento si occupa di questo tema senza che mai si sia arrivati ad una definitiva ed auspicabile risoluzione del problema stesso.
Voglio ricordare in questa sede, che, in realtà, il Governo Berlusconi si è impegnato, sia in questa legislatura sia nelle precedenti, oltre ogni limite e ragionevolezza per cercare di risolvere la questione.
Ma vi è stata effettivamente una scarsa collaborazione, nel passato, da parte della Regione, della Provincia e del Comune di Napoli e, nel presente, soprattutto ed esclusivamente da parte del Comune di Napoli, che evidentemente oggi è amministrato all'insegna della suggestione ma non del realismo né politico né amministrativo. Voglio ricordare che, in questa campagna elettorale, in più occasioni si è ribadito da parte dell'allora candidato sindaco, attuale sindaco di Napoli, che, se avesse vinto, in cinque giorni sarebbe stata avviata la raccolta differenziata. Evidentemente il tema, seppure affascinante, doveva essere dallo stesso poco o per nulla conosciuto.
La raccolta differenziata non è una parola con cui lavarsi la bocca, ma è un processo che impegna un'amministrazione, nonché i cittadini nel raggiungimento di obiettivi che necessitano di numerosi elementi. Vorrei rilevare che non basta un cartello o un cassonetto per attuare la raccolta differenziata. Soprattutto bisogna avere una filiera che si preoccupi poi di realizzare i principi della raccolta differenziata e arrivare anche ad una attività di riutilizzo del materiale oggetto di raccolta differenziata. Diversamente, ci si preoccupa legittimamente di fare della buona campagna elettorale, di proporre delle soluzioni facili ai cittadini, ma la realtà poi è quella che ormai periodicamente abbiamo di fronte, cioè quella di trovare i rifiuti lungo le strade di Napoli e della sua provincia, e anche di molti comuni limitrofi. Voglio ricordare, peraltro, che in più occasioni si è cercato di risolvere il problema per legge. Se dovessimo però elencare il numero di provvedimenti di legge o aventi efficacia di legge adottati a vari livelli - dai decreti-legge poi convertiti in legge alle ordinanze adottate dai Commissari, ora straordinari ora ad acta - per risolvere il problema, sicuramente potremmo arricchire la raccolta differenziata della carta, perché sono state prodotte diverse tonnellate di carta, anche ben scritte, ma che nei fatti hanno raggiunto dei risultati molto modesti. E perché questi risultati sono stati molto modesti? Perché non vi è stata la volontà politica di affrontare il tema per come doveva essere affrontato. Posso dire che dal 1996 faccio parte della Commissione ambiente della Camera e dal 1996 periodicamente si esaminano decreti-legge volti a risolvere il problema della grave emergenza dei rifiuti in Campania. In realtà, ormai penso che i Pag. 12provvedimenti di legge siano anche troppo numerosi rispetto alle effettive necessità. Questa volta il provvedimento è stato adottato prevalentemente in ragione di una sentenza emessa dal TAR e riformata ieri dal Consiglio di Stato. Proprio per questo si potrebbe dire che oggi portare avanti questo decreto ha un suo valore, ma non un valore eccezionale. È più un valore simbolico, perché, se si vuole, da ieri, dal momento in cui è stata emanata l'ordinanza del Consiglio di Stato, si ritorna ad una condizione iniziale che consentiva anche di poter portare fuori provincia, e addirittura trasportare per nave, i rifiuti. Il problema di fondo è capire quale impegno l'amministrazione comunale di Napoli oggi, al di là degli slogan, vuole effettivamente mettere in campo e realizzare, per cercare di raggiungere degli obiettivi minimali. Parlare di raccolta differenziata in cinque giorni e non tener presente la percentuale di materiale oggi raccolta attraverso la raccolta differenziata, significa prospettare una soluzione senza avere ben chiara la contezza del problema.
Allora, signor Presidente, onorevoli colleghi, penso che questa discussione sia ormai reiterata e ripetibile in ogni occasione, ma nei fatti ha ormai anche sufficientemente stancato perché, al di là dell'attività emendativa positiva che ognuno cerca di fare sui singoli provvedimenti di legge, debbo dire che sotto il profilo legislativo ormai c'è rimasto poco da scandagliare.
Ci siamo inventati più o meno tutte le soluzioni possibili. Anche le norme sono state riscritte più volte e nel migliore dei modi, ma purtroppo non è con le norme che si risolvono i problemi degli Stati. È con l'applicazione delle norme e con il recepimento dell'impegno che quelle norme richiedono ed anche con una positiva azione da parte delle comunità locali che si raggiungono gli obiettivi.
Allora, ripeterò per l'ennesima volta un tema che mi è chiaro: la nostra unica fortuna è che questo tema è iscritto con questa periodicità e con la gravità che il caso conclama solo ed esclusivamente per la regione Campania. Perché, se avessimo dovuto applicare analoghi provvedimenti a tutte le regioni italiane, probabilmente questo Parlamento sarebbe in seduta più o meno continua per occuparsi di un'unica tematica, quella della grave situazione e delle gravi criticità che si riscontrano nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti in questa o in quella regione.
In realtà, alcune svolte sono state compiute. È inutile nascondere che senza i termovalorizzatori non si raggiungono gli obiettivi dello smaltimento dei rifiuti. Senza passare attraverso anche un'attività - certo non facile da far digerire al territorio - temporanea di discarica non si raggiungono gli obiettivi. Senza le piazzole nelle quali si possono stoccare i prodotti della raccolta differenziata non si va da nessuna parte; senza gli impianti che accolgono i prodotti raccolti in modo differenziato e si preoccupano di trasformarli non si va da nessuna parte.
Colleghi, penso che, al di là del dato meramente legislativo di questo provvedimento, si possa apprezzare la costanza che questo Governo, per l'ennesima volta, pone sul tema in esame e l'impegno che ancora una volta profonde, pur sapendo che in realtà il suo dovere il Governo, sotto il profilo legislativo, lo aveva già fatto all'inizio di questo mandato. Siamo partiti esattamente con il piede giusto e in un primo tempo il problema era stato effettivamente risolto.
Purtroppo, è un tema che si replica; direi quasi che i rifiuti si riproducono soltanto nel momento in cui le norme, che non esauriscono i loro effetti, non vengono applicate per quello che dicono. In questo caso, penso che di norme disapplicate e di ordinanze non eseguite siano pieni i cassetti degli enti locali napoletani. Ho fatto fare una ricerca all'ufficio studi della Camera, ma diventa persino difficile mettere insieme tutti i decreti-legge, le norme di legge, le ordinanze contingibili ed urgenti e le ordinanze speciali che sono state emanate.
Ne abbiamo effettivamente a dismisura, segno che il legislatore, per quello che poteva e doveva fare, l'impegno ce l'ha Pag. 13messo. Penso che oggi si debba fare un ultimo appello al senso di responsabilità di una classe dirigente, quella campana, che non può sicuramente pensare che il problema dei rifiuti si risolva con questa o quella norma di legge.
Le norme da emanare sono state emanate tutte: oggi ci vuole un po' di buona volontà, un po' di coraggio e un po' di senso di responsabilità.
Diversamente, al di là della conversione in legge di questo decreto-legge che - torno a ripetere - è nato essenzialmente per tappare una falla che era stata creata da una sentenza del TAR e che oggi è superata dalla riforma della medesima da parte del Consiglio di Stato, penso che continueremo a discutere non del sesso degli angeli, ma della quantità di rifiuti che vi è in giro per Napoli e dintorni. Tuttavia, invertendo l'ordine degli argomenti, il prodotto non cambierà, atteso che i rifiuti continueranno a rimanere laddove tutt'oggi sono (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Togni. Ne ha facoltà.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, la posizione della Lega Nord è molto chiara e l'hanno espressa i nostri Ministri nel Consiglio stesso votando appunto contro questo decreto-legge.
La situazione emergenziale della regione Campania perdura ormai dal 1994 e in questo periodo i Governi sono più volte intervenuti attraverso l'istituzione di una struttura commissariale e il finanziamento degli impianti.
La Corte dei conti ha avanzato notevoli riserve sulla consistenza numerica della struttura commissariale, risultata pletorica per molto tempo. Con l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3559 del 27 dicembre 2006 si è posto un tetto massimo di settanta unità di personale e nel corso degli anni si è prodotto, inoltre, un aumento rilevantissimo delle indennità e dei compensi ai commissari, vice commissari e sub commissari, che alle prime ordinanze usufruivano del riconoscimento di un numero di ore forfetarie di straordinario per passare poi ad un compenso forfetario stesso, stabilito in circa 10 mila euro mensili.
Inoltre, la Corte dei conti ha riscontrato la totale assenza di pubblicità, concorrenza e trasparenza nell'attribuzione degli incarichi esterni, tutti avvenuti intuitu personae.
La Commissione d'inchiesta sui rifiuti ha valutato in 780 milioni di euro la spesa media della Campania per il settore rifiuti, a fronte invece di una spesa per investimenti di circa 29 milioni di euro annui. Ciò dimostra la ragione della crisi, dato che la regione spende più per stipendi che per interventi nel settore.
Durante l'iter dei decreti-legge del Governo Berlusconi sull'emergenza rifiuti della Campania, la Lega Nord ha sostenuto l'esigenza di introdurre più stringenti misure sanzionatorie a carico dei comuni campani che non avessero ottemperato all'obbligo di versamento dei contributi dovuti alle società concessionarie per lo smaltimento dei rifiuti.
Il decreto-legge del 30 novembre 2005, n. 245, convertito, con modificazioni, nella legge 27 gennaio 2006, n. 21, tenendo conto delle situazioni debitorie dei comuni campani, prevedeva procedure di riscossione coattiva e, a fronte di un mancato adempimento, prevedeva il recupero dei fondi attraverso la riduzione dei trasferimenti erariali dei comuni inadempienti.
Durante l'esame del decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, del Governo Prodi, la Lega Nord ha manifestato il proprio disappunto sul prolungarsi del commissariamento della gestione dei rifiuti della regione Campania e ha votato contro il provvedimento. Nel corso dell'esame sono state approvati una serie di emendamenti contro i tentativi di smaltire nelle regioni del nord i rifiuti campani.
In ogni caso, la Lega Nord è stata da sempre contraria all'aumento dei finanziamenti dello Stato per l'emergenza dei rifiuti di Napoli e soprattutto, in questa situazione, continuiamo a ripetere che non si tratta di un'emergenza nazionale, ma esclusivamente locale. Pag. 14
In realtà, sono state finanziate funzioni che altri comuni svolgono con le ordinarie disponibilità di bilancio.
Tra le modifiche più importanti inserite nel decreto-legge n. 263 del 2006 con il contributo della Lega Nord si ricordano: la previsione della data del 31 dicembre 2007 per la cessazione del periodo di commissariamento e il passaggio alla gestione ordinaria; l'utilizzo delle strutture operative della Protezione civile senza maggiori oneri a carico della finanza pubblica; la previsione della partecipazione dei sindaci dei comuni interessati nella consulta invece dei loro rappresentanti; la definizione delle condizioni per l'affidamento del servizio di smaltimento rifiuti con l'esclusiva assistenza dell'Avvocatura generale dello Stato; l'obbligo del commissario di garantire l'affidabilità dei soggetti cui affidare il servizio di smaltimento dei rifiuti con procedure dirette; la previsione dell'intesa della regione interessata per smaltire fuori regione i rifiuti campani.
Nell'attuale legislatura, il Governo è intervenuto prontamente, sin dal primo Consiglio dei ministri, sulla gravissima situazione di emergenza del settore dello smaltimento dei rifiuti per la Campania, fornendo risposte immediate per il definitivo superamento della crisi.
Sono stati risolti i problemi di ordine pubblico, utilizzando le Forze armate a presidio degli impianti, è stata accelerata la realizzazione del termovalorizzatore di Acerra, è stata imposta la realizzazione delle discariche, scegliendo i siti di localizzazione, è stata istituita una superprocura per i procedimenti penali relativi alla gestione dei rifiuti della regione Campania e, soprattutto, è stata consegnata all'esperienza di Bertolaso, nominato sottosegretario, la difficile gestione della situazione di emergenza.
Successivamente, con il decreto-legge n. 172 del 2008, sono state previste ulteriori misure per la soluzione dell'emergenza che perdurava, individuando forme di vigilanza e misure di educazione ambientale nei programmi scolastici delle scuole dell'obbligo.
Il decreto-legge n. 195 del 2009 ha introdotto una serie di disposizioni per la cessazione, al 31 dicembre 2010, dello stato di emergenza.
È stata istituita un'unità operativa e un'unità stralcio e si sono previste norme sugli impianti di selezione e trattamento dei rifiuti, sul deposito e stoccaggio temporaneo dei rifiuti stessi, nonché sul personale dei consorzi.
I compiti di programmazione del servizio di gestione dei rifiuti sono stati attribuiti ai presidenti delle province ed è stato consentito alla regione Campania di includere nel Piano di stabilizzazione finanziaria l'eventuale acquisto del termovalorizzatore di Acerra anche mediante l'utilizzo della quota regionale dei fondi FAS.
Con il decreto-legge n. 196 del 2010, a seguito di contestazioni locali, sono stati eliminati alcuni siti dall'elenco delle discariche da realizzare ed è stata prevista la nomina, da parte del presidente della regione Campania, sentite le province e gli enti locali interessati, di commissari straordinari, con il potere di agire in deroga alla legislazione vigente in materia di appalti pubblici e di valutazione di impatto ambientale per garantire la realizzazione urgente dei siti da destinare a discarica, nonché ad impianti di trattamento o di smaltimento dei rifiuti.
Il presidente della regione Campania ovvero i commissari straordinari provvedono ad individuare le aree per la realizzazione urgente di impianti destinati a termovalorizzatori.
Il decreto-legge prevede, inoltre, la possibilità per il Governo di promuovere, nell'ambito di una seduta della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, convocata su richiesta della regione, un accordo interregionale volto allo smaltimento dei rifiuti campani anche in altre regioni.
Il decreto-legge n. 225 del 2010 ha poi previsto che in Campania, per fronteggiare l'emergenza rifiuti, possa essere incrementata l'addizionale dell'accisa sull'energia elettrica ed ha prorogato al 31 marzo del Pag. 152011 la fase transitoria per le sole attività di raccolta, spazzamento e trasporto dei rifiuti e dello smaltimento o recupero della raccolta differenziata, gestita dai comuni secondo le attuali modalità.
Si ricorda, inoltre, che il 3 febbraio del 2011 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione comune in tema di rifiuti in Campania, che esprime una posizione fortemente critica nei confronti della condotta dell'Italia ed invita la Commissione a monitorare gli sviluppi e ad utilizzare il potere sanzionatorio al fine di garantire che le autorità campane ottemperino senza indugio alla sentenza del 4 marzo del 2010, con la quale la Corte di giustizia ha condannato l'Italia per non aver creato in Campania una rete adeguata di impianti di gestione dei rifiuti, in particolare facendo sì che le discariche esistenti rispettino la legislazione dell'Unione europea.
Con i sopra citati decreti-legge il Governo ha assegnato alla regione Campania, per l'emergenza rifiuti, 1.067 milioni di euro, di cui 647 milioni a valere sui fondi FAS e 420 milioni a carico del bilancio dello Stato, ivi compreso l'affitto di 30 milioni per 15 anni per il termovalorizzatore di Acerra.
Si segnala che nella seduta del 5 luglio 2011 nell'Assemblea della Camera si prevedeva l'esame della mozione a prima firma Donadi concernente iniziative urgenti sull'emergenza rifiuti a Napoli.
La Lega Nord Padania ha votato sempre a favore dei decreti-legge dell'attuale Governo, presentando magari emendamenti per migliorare il testo. Il tema del divieto del trasferimento, smaltimento e recupero dei rifiuti di Napoli in altre regioni è stato da sempre sostenuto dalla Lega Nord Padania anche nelle precedenti legislature. In Consiglio dei ministri la Lega Nord non ha votato il decreto-legge e si presume che anche i gruppi parlamentari manterranno la stessa posizione.
Il decreto-legge 1o luglio 2011, n. 94, consente, sin dal 31 dicembre 2011, lo smaltimento fuori regione dei rifiuti derivanti dalle attività di tritovagliatura praticate negli impianti STIR della regione Campania, in pratica derogando sia al divieto di smaltimento extraregionale disposto dell'articolo 182, comma 3, del decreto legislativo n. 152 del 2006 per i rifiuti urbani sia alle procedure di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto-legge 26 novembre 2010, n. 196, che prevedono, fino alla completa realizzazione degli impianti necessari per la chiusura del ciclo integrato della gestione rifiuti nella regione Campania, la possibilità per il Governo di promuovere, nell'ambito di un'apposita seduta della Conferenza Stato-Regioni, un accordo interregionale volto allo smaltimento dei rifiuti campani anche in altre regioni.
In luogo di tale ultima disposizione il comma 1 dell'articolo 1 del decreto-legge 1o luglio 2011, n. 94, prevede il nulla osta della regione di destinazione, rendendo maggiormente vincolante lo smaltimento dei rifiuti fuori dall'ambito della regione Campania.
Il comma 2 dell'articolo 1 interviene sulla competenza del commissario straordinario nominato dal presidente della regione Campania allo scopo di provvedere all'individuazione di ulteriori aree dove realizzare siti da destinare a discarica anche fra le cave abbandonate o dismesse, riconoscendo a tale commissario l'ulteriore potere dell'esercizio in via sostitutiva delle funzioni finalizzate a tali compiti degli enti locali, province e comuni, anche in deroga agli strumenti urbanistici vigenti. Inoltre, sono attribuiti al commissario i poteri già del sottosegretario per l'emergenza rifiuti di cui ai commi 1, 2 e 3 dell'articolo 2 del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90.
Come dicevo, in Consiglio dei ministri la Lega Nord Padania si è opposta all'approvazione del presente decreto-legge quale ennesimo provvedimento d'urgenza per la gestione dei rifiuti della Campania.
Senz'altro sia la richiesta del nulla osta regionale per il trasferimento dei rifiuti in un'altra regione sia la preferenza per i siti delle regioni limitrofe della Campania sono frutto di una mediazione dei Ministri della Lega con gli altri esponenti del Governo. Tuttavia, anche in questa forma mediata, il decreto-legge si presenta inaccettabile Pag. 16per i nostri cittadini, cioè per i cittadini del nord. Infatti, i cittadini che svolgono correttamente i propri obblighi nell'attività di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani non sono più disposti ad accogliere i rifiuti campani nel proprio territorio, soprattutto non sono disposti a correre il rischio - e questo vale soprattutto per il mio Piemonte - di riempire con i rifiuti campani le discariche a loro disposizione. Tra l'altro, queste ultime, nel caso del Piemonte, purtroppo, sono già tutte ad esaurimento e non siamo dotati di termovalorizzatori grazie a una politica completamente miope di alcune frange cosiddette ambientaliste che da anni bloccano le costruzioni di termovalorizzatori.
Pertanto, nessun cittadino e nessun sindaco, per quanto solidale rispetto alla situazione campana, intende accogliere incondizionatamente i rifiuti della Campania a casa propria. Ciò anche per il perdurare della crisi dal 1994 che, da una parte, vanifica qualsiasi intervento solidale e, dall'altra, rende lampante una situazione diventata ormai cronica anche a causa dell'inserimento della criminalità organizzata nel ciclo della gestione dei rifiuti.
Senz'altro le colpe della crisi campana non possono che essere attribuite alle amministrazioni comunali inadempienti abituate all'utilizzo improprio dei soldi dei cittadini. Per anni le amministrazioni di sinistra del comune di Napoli e della regione Campania hanno usufruito dell'assistenzialismo di Stato.
La Lega Nord ha presentato, però, anche in questo caso, fondamentalmente tre emendamenti. Il primo riguarda l'estensione delle procedure straordinarie e della competenza già assegnate al sottosegretario di Stato anche all'approvazione dei progetti e allo svolgimento di tutte le attività connesse alla realizzazione di impianti di termovalorizzazione. Tali procedure straordinarie sono previste dal presente decreto-legge per la realizzazione di discariche e di impianti di trattamento rifiuti.
Un altro emendamento che abbiamo presentato prevede la nomina del sindaco di Napoli a commissario straordinario per l'individuazione delle ulteriori aree da destinare a discarica, anche tra le cave abbandonate, sentiti i comuni e le province interessati.
Infine, l'ultimo emendamento prevede la destinazione dei rifiuti di Napoli esclusivamente ad impianti ubicati nelle regioni limitrofe alla Campania. Lo smaltimento dei rifiuti in prossimità del luogo della produzione comporta minori rischi e disturbi per il territorio, sia in termini di traffici sia in termini di inquinamento.
Per questo, noi vedevamo positivamente il rinvio in Commissione del provvedimento, che purtroppo non c'è stato.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Barbato, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonciani. Ne ha facoltà.

ALESSIO BONCIANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'intervento del Governo con questo decreto-legge è l'ennesimo. Il Governo, come sappiamo, è intervenuto più volte in questa legislatura e ogni volta attraverso la decretazione d'urgenza per affrontare i gravi problemi di gestione del ciclo dei rifiuti in Campania. Sono problemi che sono frutto di anni e anni di cattiva politica e di cattiva amministrazione locale.
Il primo provvedimento d'urgenza, adottato immediatamente dopo l'insediamento di questa legislatura, nel maggio del 2008, il decreto-legge n. 90 del 2008, aveva dettato incisive misure per fronteggiare la grave situazione di emergenza che allora era in atto e che ci aveva visto esposti al pubblico ludibrio su tutti i giornali nazionali ed internazionali.
Dopo questo decreto-legge ne sono state emanati altri due: il n. 195 del 2009 e il n. 196 del 2010, che hanno disposto la cessazione dello stato di emergenza e hanno conseguentemente dettato le condizioni per consentire il subentro da parte degli enti territoriali campani nelle ordinarie attività di gestione del ciclo dei rifiuti.
Con il decreto-legge oggi all'esame dell'Assemblea il Governo torna a dettare le Pag. 17misure che si sono rese necessarie per superare le criticità nuovamente emerse nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti in Campania.
Prima di andare ad illustrare e ad analizzare, intervenendo sul complesso degli emendamenti, i contenuti di questo provvedimento d'urgenza, ritengo necessario svolgere alcune brevi osservazioni, che hanno ovviamente carattere più generale, ma che ritengo siano indispensabili per poter apprezzare in maniera compiuta le ragioni e le finalità delle sostanzialmente poche disposizioni che questo decreto-legge detta.
Sotto questo profilo è necessario osservare innanzitutto che il contenuto del decreto-legge è assolutamente coerente con la scelta politica di fondo adottata dal Governo Berlusconi, che è quella di fare in modo che le istituzioni territoriali campane, a partire da quella regionale, alla quale sono stati attribuiti poteri particolarmente incisivi, possano e sappiano porre in essere tutti gli atti occorrenti a realizzare in tempi brevi gli impianti necessari ed avviare un corretto ciclo dei rifiuti.
La richiesta avanzata più volte dalle opposizioni, anche durante il lavoro in Commissione, di una nuova dichiarazione dello stato di emergenza, a parte la totale insussistenza dei presupposti di fatto e dei presupposti giuridici, anche a causa dei vincoli posti dall'Unione europea per l'emanazione di un simile provvedimento, non è e non può essere la soluzione.
A questo proposito, ricordo che anche questo è stato già fatto più volte. Lo ha fatto il Governo anche in Commissione e per questo l'Unione europea più volte ci ha messo sotto la lente di osservazione, arrivando addirittura ad emanare provvedimenti nei confronti del nostro Paese, proprio perché questa situazione di emergenza non poteva più essere procrastinata nelle condizioni attuali.
L'unica soluzione esistente, quindi, l'unica strada che riteniamo sia possibile percorrere per conseguire finalmente l'obiettivo dell'autosufficienza nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti in Campania è quella che si fonda, ovviamente all'interno di un quadro di collaborazione e di solidarietà da parte di tutte le regioni, sulla responsabilità delle istituzioni locali campane. Esse devono sentire l'orgoglio di potere e dovere farcela da sole.
È chiaro che questo non toglie nulla alla necessità di tenere ferma l'azione di supporto che il Governo nazionale, nella fase di transizione dalla lunga stagione emergenziale, dà alle istituzioni locali e che questo decreto-legge, per l'ennesima volta, testimonia una piena consapevolezza del Governo e della sua capacità di realizzare, anche sul piano normativo, le condizioni necessarie per risolvere la grave situazione in atto. Si tratta di condizioni che possono essere fatte partire dallo sgombero in tempi rapidissimi delle strade di Napoli dai rifiuti, anche per scongiurare eventuali rischi sanitari per la popolazione, che vi sono, ovviamente, in questa stagione, date le condizioni climatiche e data, soprattutto, l'elevata temperatura, ancora più alti.
Se a pochi giorni, però, dall'emanazione del provvedimento la regione Campania ha già sottoscritto diversi accordi per il trasferimento dei rifiuti in altrettante regioni e se il presidente della regione Campania ha potuto firmare in pochi giorni ben due ordinanze con cui si rideterminano i flussi extraprovinciali dei rifiuti e si consente il trasferimento di quelli provenienti da Napoli negli impianti delle province di Avellino, Benevento e Caserta, allora occorrerebbe ammettere da parte di tutti, e questo purtroppo non lo abbiamo visto avvenire neanche questa volta, che il Governo si è mosso con efficacia in questa partita, con l'emanazione di un provvedimento equilibrato e adeguato, che, da un lato, ha reso possibile avviare un percorso di solidarietà tra le regioni, consentendo in via straordinaria, temporanea e controllata il trasferimento fuori regione dei rifiuti campani, e, dall'altro lato, ha consentito al presidente della regione, attraverso il rafforzamento dei suoi poteri e del suo ruolo, di operare fattivamente per consentire nell'immediato Pag. 18lo sgombero delle strade di Napoli e per procedere ad una rapida individuazione e attivazione delle nuove discariche, nonché per l'avvio dei lavori per la realizzazione degli impianti indispensabili per dare autosufficienza al ciclo integrato di gestione dei rifiuti in Campania.
È all'interno di questo perimetro di scelte politiche, imperniate sulla convinzione che spetta alle istituzioni campane affrontare e risolvere la questione dei rifiuti attraverso il ritorno alle procedure ordinarie, senza fare ricorso a nuove procedure emergenziali, ma in un contesto di forte collaborazione da parte delle altre regioni e di forte supporto del Governo nella fase di transizione, che il decreto-legge affronta quelle poche e chiare disposizioni che riteniamo siano davvero l'unica strada per uscire da questa situazione.
Al riguardo vi è, per esempio, il contenuto del comma 1 dell'articolo 1, che prevede che, in considerazione dello stato di criticità derivante dalla non autosufficienza del sistema di gestione dei rifiuti urbani non pericolosi prodotti nella regione Campania, sia consentito fino al 31 dicembre 2011, lo smaltimento fuori regione dei rifiuti derivanti dalle attività di tritovagliatura praticate negli impianti cosiddetti STIR, un acronimo che sta a significare stabilimenti di tritovagliatura e di imballaggio dei rifiuti.
Lo stesso comma precisa che questo smaltimento potrà avvenire in deroga sia al divieto di smaltimento extraregionale disposto per i rifiuti urbani dall'articolo 182, comma 3, del decreto legislativo n. 152 del 2006, sia alle procedure di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto-legge n. 196 del 2010. A questo riguardo, è opportuno ricordare anche che l'attuale testo del comma 3 dell'articolo 182 del decreto legislativo n. 152 del 2006, così come sostituito dal decreto legislativo 3 dicembre 2010, n. 205, prevede espressamente il divieto di smaltire i rifiuti urbani non pericolosi in regioni diverse da quelle dove gli stessi sono prodotti, fatti salvi eventuali accordi regionali od internazionali, qualora, però, gli aspetti territoriali e l'opportunità tecnico-economica di raggiungere livelli ottimali di utenza servita lo richiedano.
È, altresì, opportuno ricordare che, sempre all'articolo 1, comma 7, del decreto-legge n. 196 del 2010, è previsto che, fino alla completa realizzazione degli impianti necessari per la chiusura del ciclo integrato di gestione dei rifiuti nella regione Campania, quelli previsti dal decreto-legge n. 90 del 2008, ove si verifichi la non autosufficienza del sistema di gestione dei rifiuti urbani non pericolosi prodotti in Campania tale da non poter essere risolta con le strutture e le dotazioni esistenti nella stessa regione, il Governo promuova, nell'ambito di una seduta della Conferenza Stato-Regioni appositamente convocata anche in via di urgenza, su richiesta della regione, un accordo interregionale volto allo smaltimento dei rifiuti campani anche in altre regioni.
Peraltro, segnalo che, a chiusura della norma derogatoria dettata dal comma 1 dell'articolo 1 del decreto-legge in esame, è previsto che, ai fini dello smaltimento, è comunque, sempre, richiesto il nulla osta della regione di destinazione. Su questo punto è estremamente opportuno ricordare che, ai sensi della disciplina emergenziale già dettata dal decreto-legge n. 90 del 2008, il primo dell'elenco dei decreti-legge speciali sulla Campania, i rifiuti derivanti dalle attività di tritovagliatura praticate negli impianti STIR, oggetto, quindi, della disposizione recata dal comma in esame, sono assimilati ai rifiuti urbani e, come tali, soggetti al divieto di smaltimento extraregionale; divieto che, come ribadito dalla sentenza della Corte costituzionale n. 10 del 23 gennaio 2009, si applica solo ai rifiuti urbani e non anche a quelli speciali.
Ciò detto, rilevo che, in stretto collegamento con la disposizione contenuta nel comma 1 appena illustrato, il successivo comma 3 dell'articolo 1 del decreto-legge in esame prescrive che, in attuazione del principio comunitario della prossimità per lo smaltimento dei rifiuti, i trasferimenti extraregionali consentiti dal comma 1 abbiano Pag. 19come destinazione prioritaria gli impianti ubicati nelle regioni limitrofe alla Campania.
Al riguardo, ricordo che l'articolo 16 della direttiva 2008/98/CE, recepita nell'ordinamento nazionale con il decreto legislativo n. 205 del 2010, con cui è stata profondamente modificata la parte IV del decreto legislativo n. 152 del 2006, detta principi di autosufficienza e prossimità. In particolare, il paragrafo 3 stabilisce che la rete di impianti di smaltimento dei rifiuti e di impianti per il recupero dei rifiuti urbani non differenziati provenienti dalla raccolta domestica deve permettere lo smaltimento o il recupero «in uno degli impianti appropriati più vicini grazie all'utilizzazione dei metodi e delle tecnologie più idonee, al fine di garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente e della salute pubblica».
Tali principi sono stati trasfusi nella normativa nazionale dall'articolo 182-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006, introdotto dal citato decreto legislativo n. 205 del 2010, che ha sancito, peraltro riprendendo il contenuto del previgente articolo 182 del decreto legislativo n. 152 del 2006, che lo smaltimento dei rifiuti e il recupero dei rifiuti urbani non differenziati sono attuati con il ricorso ad una rete integrata ed adeguata di impianti, tenendo conto delle migliori tecniche disponibili e del rapporto tra i costi e i benefici complessivi, al fine di: realizzare l'autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi e dei rifiuti del loro trattamento in ambiti territoriali ottimali; permettere lo smaltimento dei rifiuti e il recupero dei rifiuti urbani indifferenziati in uno degli impianti idonei più vicini ai luoghi di produzione o raccolta, al fine di ridurre i movimenti dei rifiuti stessi, tenendo conto del contesto geografico o della necessità di impianti specializzati per determinati tipi di rifiuti; utilizzare i metodi e le tecnologie più idonee a garantire un alto grado di protezione dell'ambiente e della salute pubblica.
Quanto al contenuto del comma 2 dell'articolo 1 del decreto-legge in esame osservo, innanzitutto, che esso integra le disposizioni contenute nel secondo periodo del comma 2 dell'articolo 1 del decreto-legge n. 196 del 2010 al fine di introdurre ulteriori compiti e funzioni in capo al commissario straordinario che, nominato dal presidente della regione Campania per un periodo massimo di dodici mesi, ha il compito di provvedere all'individuazione di ulteriori aree dove realizzare siti da destinare a discarica anche tra le cave abbandonate o dismesse con priorità per quelle acquisite al patrimonio pubblico.
Ai sensi del comma 2 dell'articolo 1 del decreto-legge in esame, al citato commissario regionale spetta non solo individuare siti da destinare a discarica, ma anche provvedere alla conseguente attivazione e allo svolgimento di tutte le attività finalizzate a tali compiti.
Un'ulteriore novella prevede che il commissario provveda, con oneri a carico degli enti locali interessati e nei limiti delle risorse presenti nei rispettivi bilanci, ai compiti affidatigli dalla norma, anche esercitando, in via sostitutiva, le funzioni attribuite in materia alle province e ai comuni interessati, in deroga agli strumenti urbanistici vigenti, nonché operando con i poteri di cui all'articolo 2, commi 1, 2 e 3 del decreto-legge n. 90 del 2008.
Ricordo che i richiamati commi 1, 2 e 3 dell'articolo 2 del decreto-legge n. 90 del 2008, che disciplinava i poteri attribuiti al sottosegretario di Stato per l'emergenza rifiuti in Campania, consentivano al sottosegretario stesso di provvedere - anche in deroga a specifiche disposizioni legislative e regolamentari in materia ambientale, paesaggistico-territoriale, di pianificazione del territorio e della difesa del suolo, nonché igienico-sanitaria, e fatto salvo l'obbligo di assicurare le misure indispensabili alla tutela della salute e dell'ambiente previste dal diritto comunitario - mediante procedure di affidamento coerenti con la somma urgenza o con la specificità delle prestazioni occorrenti, all'attivazione dei siti da destinare a discarica.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Bonciani.

Pag. 20

ALESSIO BONCIANI. Mi avvio a concludere, signor Presidente, per dire in breve, appunto, che il tentativo, come recentemente ricordato anche dai colleghi che hanno parlato prima di me, di rinviare in Commissione il disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, anche alla luce della recente ordinanza, doveva servire a rivalutare anche alcuni dei pareri espressi sulle proposte emendative.
Questo purtroppo non è stato ritenuto necessario ed opportuno da alcune delle forze di questo Parlamento e di ciò non rimane che dolersi, perché certamente non giova ad un territorio, che anche con questo provvedimento, invece, ci si propone di aiutare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lanzarin. Ne ha facoltà.

MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, la posizione della Lega Nord è già stata ribadita in più sedi ed è stata ribadita precedentemente anche dal mio collega e in Consiglio dei ministri.
È una posizione di contrarietà, perché ci troviamo nuovamente di fronte all'ennesimo decreto-legge che reca disposizioni urgenti in materia di rifiuti solidi urbani prodotti nella regione Campania. Siamo di fronte, purtroppo, a 17 anni di inefficienza e a 17 anni di emergenza, che non si sono concluse con niente. Ci ritroviamo oggi nuovamente a dover prendere delle decisioni e ci troviamo oggi nuovamente a dovere assumerci delle responsabilità, che non hanno saputo assumersi quanti dovevano assumersele in questi 17 anni.
Inoltre sono da evidenziare le ultime evoluzioni nel settore, con l'ultima ordinanza del Consiglio di Stato che sicuramente ha posto nuove problematiche. Da qui l'opportunità di un giusto rinvio in Commissione - che però non è stato approvato - che avrebbe dato quella serenità per poter arrivare quindi, anche in base a quanto disposto dal Consiglio di Stato - mi riferisco all'ordinanza citata - a comprendere l'evoluzione su questo tema.
Comunque, rimane la criticità, l'emergenza che le amministrazioni, regionali e locali, tutte, non hanno saputo affrontare in questi 17 anni e che è peggiorata, nonostante l'intervento puntuale e tempestivo dello Stato, che ha cercato, di volta in volta, di trovare una soluzione. La soluzione al problema dello smaltimento dei rifiuti in Campania non può sicuramente trovare un appoggio nelle altre regioni; mi riferisco soprattutto a quelle del Nord, che hanno fatto della raccolta differenziata e del sistema del riciclaggio dei rifiuti una bandiera, che hanno investito non solamente in soldi e denari pubblici, ma anche in passaggi culturali importanti, un'educazione che ha prodotto i risultati che vediamo. Risultati premiati, la settimana scorsa, da Legambiente, che ha visto il Veneto primeggiare tra le regioni nella raccolta differenziata.
Il merito va tutto sicuramente agli amministratori, che hanno saputo imporre delle regole precise e che hanno saputo anche investire in impiantistica, che molte volte non trova il consenso politico ed elettorale, e che però è un'impiantistica che serve. Quindi non si può dire «no» a tutto e dire «no» a priori, senza pensare a quello che è il futuro e a quanto esso riserva. Pertanto, credo che sia sotto gli occhi di tutti l'impegno profuso dalle regioni del Nord. Io parlo della mia regione, il Veneto, che può vantare una filiera completa, dalla raccolta, al riciclaggio, al compostaggio e al recupero ai fini energetici; stesso discorso vale per moltissime altre regioni, al contrario di quelle che invece non hanno saputo realizzare ciò ed ora vorrebbero la solidarietà, la sussidiarietà e le compensazioni territoriali.
Noi diciamo «no» a tutto questo perché non è accettabile. Non possiamo accettarlo in un momento di difficoltà come questo, che ci ha visti la settimana scorsa responsabili, considerata la manovra che ci deve portare al pareggio di bilancio e a superare il momento difficile che sta vivendo il nostro Paese, e che ci ha visti fare dei sacrifici, tutti, gli enti locali, il nostro Paese. Non possiamo dire «sì» adesso, andando incontro alle emergenze e alle Pag. 21irresponsabilità di altri. La posizione della Lega è quella da sempre ribadita, e vede sicuramente il coinvolgimento delle regioni limitrofe per quanto riguarda il superamento di questa fase di emergenza, che non possiamo chiamarla più tale perché un'emergenza non può durare ininterrottamente per 17 anni. Ciò vuol dire che qualcuno ha sbagliato e che deve pagare per questi sbagli che ha fatto.
La posizione è quella, appunto, che siano le regioni limitrofe a dare un mano, con responsabilità, per consentire il superamento delle difficoltà in cui si trova la Campania; non possono esserlo sicuramente le altre regioni, le regioni del Nord, il Veneto, la Lombardia, il Piemonte, e comunque una cosa di questo tipo non può essere imposta, perché non sarebbe giusto e non sarebbe responsabile nei confronti dei cittadini che pagano le tasse, che si impegnano, che sono attenti all'ambiente che li circonda e a tutte le norme di educazione civile che vengono imposte e seguite.
Questo non sarebbe neanche un bell'esempio da dare ai cittadini più giovani, ai nuovi cittadini. Il Nord investe moltissimo nell'educazione con campagne svolte nelle scuole, e i risultati ci sono. Credo che dovrebbe farlo anche la Campania.
Il nuovo sindaco De Magistris aveva fatto della soluzione del problema dei rifiuti in Campania una bandiera, dicendo che l'avrebbe risolto magicamente in cinque giorni. I cinque giorni sono passati, però la soluzione non c'è, e oggi ci ritroviamo a discutere per l'ennesima volta di questa problematica.
Tale questione non può risolversi - come è stato detto anche in Commissione da parte del vicesindaco - solo con la raccolta differenziata. Va benissimo la raccolta differenziata e anche che la Campania avvii una procedura che - lo sottolineo - alcune province della Campania seguono da tempo con risultati brillanti. Ma prima di fare questo bisogna pensare a come smaltire l'esistente, che non si può pensare di smaltire presso gli altri e senza investire in una politica impiantistica. Quest'ultima riguarda sicuramente i termovalorizzatori e le discariche come ratio estrema. Però bisogna investire su questo e bisogna avere il coraggio di fare queste scelte, anche in presenza di chi si oppone e protesta. Purtroppo il nostro è un Paese in cui quotidianamente sulle pagine dei giornali e sulle TV vi sono comitati che protestano contro tutto e per tutto, e credo che questo non fa sicuramente il bene del nostro Paese.
Chi ricopre un ruolo politico e amministrativo deve assumersi le responsabilità e, conseguentemente, investire in politiche territoriali. Queste politiche verranno premiate se saranno a beneficiato del proprio territorio. Vorrei ricollegarmi a una particolare nota, molto importante, inserita nel federalismo fiscale, che riguarda la responsabilità degli amministratori locali: chi ha determinato quanto accaduto in questi anni in Campania a questo punto sarebbe già a casa qualora fosse già attuato il federalismo fiscale. Mi riferisco agli amministratori che creano disavanzi, «buchi» o che non sanno spendere i soldi, perché - diciamo la verità - la Campania (con i fondi FAS ricevuti ed altri fondi) di soldi ne ha avuti, ma non ha saputo tradurli in investimenti, in impiantistica, in politiche che andassero nella direzione della risoluzione di questo annoso problema.
Adesso non è pensabile che sia tutto il Paese, ma, soprattutto, le regioni del Nord, a dover intervenire e a dover, quindi, contribuire per la soluzione di questo problema. È semplice anche parlare di solidarietà e di sussidiarietà. Mi sembra che la solidarietà e la sussidiarietà siano state date da 17 anni a questa parte, non solo in questo campo, ma in moltissimi settori. A questo punto, però, bisogna, con molta responsabilità, dare degli strumenti agli amministratori e, in questo caso, in primo luogo al neosindaco De Magistris. Per questo motivo, la Lega Nord Padania ha presentato un emendamento che individuava nella figura del sindaco il commissario, proprio per risolvere questa emergenza visto che lui stesso, all'inizio, aveva detto che in cinque giorni avrebbe risolto la situazione. Probabilmente, Pag. 22quindi, se assumesse i compiti di commissario, forse riuscirebbe anche a risolverla. Diamogli questa possibilità, diamogli la possibilità concretamente di passare dalle parole ai fatti e di far vedere, appunto, se riesce a risolvere questa situazione. Se riesce, tutti, anche noi, saremmo contenti perché, comunque, risolviamo una piaga del nostro Paese che non ha fatto bene. Infatti, vedere i cumuli di immondizia nei telegiornali e quelle immagini che deturpano il nostro Paese non fa bene a nessuno, non fa bene al Paese, non fa bene alla politica.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 17,05)

MANUELA LANZARIN. In questi giorni credo sia importante dare dei messaggi chiari, concreti, che possano, nei momenti di difficoltà, andare nella direzione di sollevare anche i cittadini da quelli che sono questi stessi momenti che ci vedono tutti ad affrontare una problematica che, però, va affrontata con senso di responsabilità e trasparenza, cosa che, sicuramente, non è stata messa in atto in questi 17 anni. Non possiamo, quindi, sicuramente continuare a tollerare questa direzione e non possiamo pensare che ci sia ancora sperpero di denaro pubblico, ma che il denaro pubblico venga impegnato concretamente e gestito con trasparenza e realmente sul territorio, con impianti, con politiche che vadano a risolvere un'annosa questione che, ormai, si trascina da anni. Tale questione non può certo oggi ritornare in Aula per chiedere un voto all'Aula medesima, in particolare al nostro gruppo della Lega Nord Padania, che, da sempre, si è, invece, battuto per politiche che vadano in direzione di responsabilità degli amministratori locali e di responsabilità, soprattutto, in uno settori principali, che è il settore dell'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in ordine alla problematica riguardante il decreto-legge per lo smaltimento dei rifiuti in Campania vorrei fare un breve excursus storico e partire dal 1994, ossia da quando, passando per maggiori o minori criticità, i rifiuti solidi urbani in Campania non vengono raccolti regolarmente e si accumulano in mancanza di una politica di riduzione dei rifiuti medesimi e, in particolar modo, per lo scientifico e continuo sabotaggio, sia della raccolta differenziata, sia degli impianti di CDR, ovvero di combustibile derivato dai rifiuti, impianti, peraltro, in alcuni casi sequestrati dalla stessa magistratura perché ritenuti non a norma e, quindi, mai effettivamente utilizzati. Le discariche abusive e gli incendi di rifiuto, soprattutto nelle campagne del casertano, hanno creato gravissimi problemi, oltre che per la salute, anche per quel che concerne la salubrità delle produzioni che in quelle terre, nella Campania felix, copiosamente si sono sempre determinate. Alla fine dell'anno 2001, e, quindi, stiamo parlando di ben due lustri or sono, entrano in funzione gli impianti di produzione di combustibile derivato dai rifiuti di Caivano, Avellino e Santa Maria Capua Vetere, seguiti, nel 2002, da quelli di Giugliano, Casalduni e Tufino ed, infine, da quello di Battipaglia nell'anno 2003.
Ciò nonostante la Campania, a causa della mancanza di una percentuale di raccolta differenziata apprezzabile e dei termovalorizzatori per la distruzione di tutto ciò che non è biodegradabile e, quindi, assoggettabile ad una trasformazione in compost, non è ancora autosufficiente, mancando un'autonoma capacità di trattare quasi un milione di tonnellate annue di combustibile derivanti dai rifiuti stessi, se non volendo stendere un velo pietoso sulla circostanza che ai CDR prima e agli STIR oggi altro non arriva che balle contenenti tal quale.
Nel corso del 2007, con la progressiva saturazione delle discariche, siamo negli anni del bassolinismo imperante; siamo negli anni in cui Pecoraro Scanio detta la linea ecologista da quattro soldi, quella che nega ogni trasformazione, ogni soluzione che possa avere a che fare con la Pag. 23termodistruzione; siamo al principio di Lavoisier assoluto: tutto si trasforma e nulla si distrugge. E allora politiche demagogiche fatte sia dagli ambientalisti che da una certa sinistra estrema con la criminalizzazione di ogni tipologia di impianti, di ogni tipologia di termovalorizzatore, altro non crea che l'insufficienza nello stivaggio e nel trattamento dei rifiuti che vengono - ripeto - trattati come tal quale. E quindi va in crisi un intero sistema che sostanzialmente non è messo a regime perché manca radicalmente la filiera produttiva del trattamento dei rifiuti. Ci troviamo di fronte, come ho avuto modo di dire ieri, ad un atteggiamento di presunzione dei napoletani perché di Napoli città si tratta e non dell'intera Campania. Non lo dico per una forma di dissociazione rispetto agli amici e abitanti di Napoli ma per dire la verità che il fenomeno non riguarda la Campania ma riguarda la città di Napoli, per il semplice fatto che mai nei dieci anni della giunta Bassolino e nei dieci anni della giunta Jervolino qualcuno si è peritato di dire a quella comunità la verità per quella che era: che senza una discarica e senza un termovalorizzatore il sistema sarebbe andato al collasso. Questa è una verità inoppugnabile e da questa verità bisogna partire per arrivare alle contingenze che qui ci interessano, cioè alla trasformazione e all'approvazione dell'ennesimo pannicello caldo, dell'ennesimo decreto-legge per fronteggiare un'emergenza che è prevista e prevedibile.
Quindi non mi voglio iscrivere né al partito di coloro i quali, come gli amici della Lega, dalla sera alla mattina l'incuria e la cattiva amministrazione dei governanti e le cattive abitudini degli amministrati si possono trasformare in virtù. Purtroppo non è così. Manca nella città di Napoli una cultura per effettuare la raccolta differenziata, tant'è che l'unica cosa che si vede in giro nella città di Napoli è l'eterna richiesta degli eterni disoccupati organizzati - quelli tanto per intendersi di mestiere fanno i disoccupati - a voler fare una raccolta differenziata porta a porta con l'impiego di altre centinaia e centinaia di persone che già da molti anni vengono lautamente pagate senza fare assolutamente nulla negli impianti di compostaggio e di stivaggio.
È inutile qua recriminare: non mi iscrivo al partito delle mani tese e non voglio essere lodato da chicchessia, ma gli amici della Lega devono sapere che per poter avviare un processo virtuoso bisogna avviare nella città di Napoli un processo culturale e bisogna mettere tutti gli amministratori ai vari livelli di responsabilità di fronte alla loro inderogabile responsabilità, anche introducendo penali come la decadenza dai propri uffici di quegli amministratori che datisi un cronoprogramma non riescono a portarlo avanti.
Infatti è inutile dirlo: noi qua ci misureremo se approvare o non approvare il decreto, se approvare o non approvare un emendamento, quello che, molto opportunamente, il collega Paolo Russo ha voluto inserire nella discussione del decreto, affinché anche la Campania possa usufruire, così come la regione Lazio, dei provvedimenti e dei dispositivi di legge che recentissimamente il Consiglio di Stato ha determinato, definendo che tutti i rifiuti tritovagliati non appartengono ai rifiuti nocivi e quindi come tali sono esportabili nelle altre regioni.
Ma non è questo il problema: il problema è trovare una soluzione tutti insieme per porre fine all'emergenza; occorre che la logica delle responsabilità sia applicata in maniera stringente nei confronti di tutti gli amministratori, dal presidente della regione al presidente della provincia al sindaco di Napoli, nuovo demagogo, che pensa di poter anche lui, come il buon Pecoraro Scanio, trasformare tutto senza distruggere niente: non vuole le discariche, non vuole il termovalorizzatore, evidentemente vuole mandare in Danimarca o in Svezia i rifiuti, spendendo decine di milioni di euro in una regione che è già dissanguata dai debiti e dal disavanzo, soprattutto in campo sanitario, dove il disavanzo ha raggiunto la bella cifra di 5 miliardi e 700 milioni di euro. Pag. 24
Mi dispiace che non ci sia il collega Barbato; adesso non abbiamo più l'incipiente camorra, il traffico dei rifiuti, le lobby affaristiche, i camorristi che fanno la tratta dei rifiuti e ci guadagnano, perché oggi quei rifiuti si debbono mandare in Danimarca, ce lo dice l'onorevole De Magistris: ipse dixit, basta la parola - si diceva una volta del confetto Falqui -, basta che l'abbia detto De Magistris affinché la regione Campania possa conferire ad una nazione estera i propri rifiuti. La verità è un'altra: bisogna mandare all'estero l'onorevole De Magistris, non mandarci i rifiuti di Napoli (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio e Popolo della Libertà), perché l'onorevole De Magistris si deve assumere la responsabilità di aprire le discariche e di dire «sì» al progetto di termovalorizzatore che il presidente della giunta Caldoro ha già posto in cantiere. Questa è la verità.
Io non voglio qui buttare la croce su Tizio o su Caio né fare l'excursus delle decine e decine di provvedimenti che sono stati assunti dai commissari straordinari che sono stati nominati dal Governo Prodi in poi. Io vorrei che in quest'Aula si riuscisse a fare, per una delle più grandi città d'Italia, un provvedimento condiviso, con una precisa cronologia degli adempimenti, con uno stanziamento di somme volto alla definitiva risoluzione del problema, non ad un ulteriore pannicello caldo che serve a tamponare una situazione che, con il caldo incipiente, corre il rischio di trasformarsi in una vera e propria epidemia.
E che dire, cari amici della Lega, degli abitanti campani della provincia di Avellino e di Caserta, che stanno assorbendo i rifiuti della città di Napoli? Che cosa dire degli abitanti della provincia di Caserta, che assorbono tutto quello che viene fuori dal termovalorizzatore di Acerra (che è detto di Acerra, come l'onorevole Barbato sa, ma sa che è più vicino al comune di Maddaloni, che è in provincia di Caserta)? Pertanto attenzione a queste furbizie: non chiamiamo termovalorizzatore di Napoli ciò che è distante da Napoli e ciò che è vicino a Caserta. Rispetto a quel termovalorizzatore, fino a questo momento nessuno ci ha fornito i dati delle rilevazioni ambientali, dove su tre forni due sono fermi e uno funziona a scartamento ridotto, perché non fa altro che incenerire 500 tonnellate di rifiuti rispetto alle 2.000 tonnellate che erano previste. Allora se altri cittadini della Campania fanno il loro dovere credo che lo debbano fare anche i cittadini di Napoli. Quindi amici della Lega, non ne facciamo una questione di ordalia tra Nord e Sud.
Qui si tratta di avviare un processo culturale e, direi, di buona amministrazione, del problema dei rifiuti, per evitare che una serie di rimandi, di contestazioni e di pregiudizi ideologici ritrasformi, di anno in anno, il problema dello smaltimento dei rifiuti della città di Napoli in un problema nazionale. I napoletani hanno l'obbligo di smaltire i rifiuti come li smaltiscono le altre regioni d'Italia.
Noi, Parlamento della Repubblica italiana, abbiamo l'obbligo di mettere nelle condizioni economiche e di far soggiacere gli amministratori di quella città, di quella provincia e di quella regione alle regole stringenti di un problema che non può essere più risolto con i pregiudizi ideologici o con le «fanfaronate» di De Magistris. Quest'ultimo, infatti, riprende la sciagurata politica di Pecoraro Scanio, di quei Verdi da quattro soldi che hanno praticamente paralizzato, nella regione Campania, ogni anelito e ogni progetto di trattamento dei rifiuti. Essi sono andati avanti vagheggiando una città del sole, che riesce a manipolare i rifiuti e a selezionarli in cinque diverse parti. Vorrei mandare Pecoraro Scanio e De Magistris nelle zone dei quartieri di Napoli, vorrei mandarli a Secondigliano o a Vico Storto Pallonetto, per vedere quanta gente, oggi, riesce a fare la raccolta differenziata, al di là delle prediche che il sindaco di Napoli vuole farci.
È un processo lungo e complesso, è un processo culturale, un processo di emancipazione civile, quell'emancipazione che, molto spesso, è mancata ai napoletani perché, come si dice, piscis primum a capite foetet, cioè il pesce puzza dalla testa. Pag. 25Ecco da dove dovevano venire gli esempi, affinché i napoletani imparassero il dovere civico di raccogliere l'immondizia, di selezionarla e di trattarla con il termovalorizzatore. Questa è la verità.
Pertanto, non mi appassiono al decreto-legge in oggetto. Vorrei dire, però, che l'emendamento a firma dell'onorevole Paolo Russo ci convince e che noi, come gruppo Popolo e Territorio, lo voteremo: infatti, è meglio equiparare le opportunità per i cittadini della Campania a quelle del Lazio, che non continuare in questa lotta che non ha senso, perché non risolve il problema e perché, alla fine, la Lega è una forza di Governo che deve anch'essa farsi carico dei problemi di una grande città e di una regione come la regione Campania.
Se ciascuno di noi sarà vinto dall'ingordigia del tornaconto politico, del dover soddisfare le frange più intemperanti del proprio elettorato, potrà anche vincere la battaglia e dire «noi abbiamo votato contro», ma non avrà adempiuto al proprio compito di forza di Governo, che richiede l'esercizio del principio della sussidiarietà - questo è vero -, ma anche della responsabilità e della solidarietà, perché i napoletani non sono cittadini di serie B (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

Commemorazione del deputato Ferdinando Latteri (ore 17,25).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghi, vi prego di prestare un attimo di attenzione. Come purtroppo è noto, lo scorso 14 luglio, una perdita dolorosa ha colpito la Camera dei deputati. Dopo grave malattia, è venuto a mancare il nostro collega, onorevole Ferdinando Latteri.
Nato a Palermo l'11 maggio 1945, dopo il conseguimento della laurea in medicina e chirurgia e della specializzazione in chirurgia generale, iniziò una brillante carriera accademica, culminata con l'elezione, nel 2000, a preside della facoltà di medicina e chirurgia dell'università di Catania, incarico al quale venne confermato nel 2003.
Autore di numerose e prestigiose pubblicazioni scientifiche, dal 1983 al 1993, fu presidente della Croce rossa italiana di Catania. Già membro della nostra Camera nella X e nella XVI legislatura, nella X legislatura eletto con la Democrazia Cristiana e, nella XVI legislatura, con L'Ulivo, in questa legislatura è risultato eletto nelle liste del Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud. Ferdinando Latteri si è dedicato all'attività politica e parlamentare con passione, rigore ed equilibrio e ne ricordiamo tutti l'impegno, in particolar modo, come autorevole componente della Commissione cultura.
Esprimo, a titolo personale e, soprattutto, a nome di tutta l'Assemblea, il più profondo cordoglio e le più sincere condoglianze alla famiglia e al gruppo di appartenenza del collega scomparso, ed è con questo spirito che invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi, cui si associano i membri del Governo).

CARMELO LO MONTE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà

CARMELO LO MONTE. Colleghi, non avrei mai voluto pronunciare queste parole in questa aula. Un collega, un amico con il quale abbiamo condiviso tanti momenti importanti, non è più con noi. È difficile abituarsi all'idea che non sia più seduto su questi banchi. Con Ferdinando Latteri scompare uno degli esponenti migliori della politica intesa come servizio, legata ai valori, al territorio. Chirurgo di grande scuola, ex rettore dell'università di Catania e deputato alla Camera per quattro legislature. Un politico gentile, sempre garbato con tutti, ma che sapeva essere rigoroso con se stesso, con le proprie idee. Un uomo libero, mai prigioniero del proprio schieramento. Capace di esprimere le proprie idee e i propri convincimenti con grande e serena determinazione, anche Pag. 26quando questo comportava esplicitare il proprio dissenso. Estremamente riservato, non amava esternare i propri sentimenti, ma dimostrava un forte spirito di squadra e di amicizia. La sua fede cattolica ha avuto un ruolo fondamentale nella sua vita e nella sua formazione politica. Una personalità forte, ma mai autoritaria, che esprimeva in ogni momento una profonda autorevolezza. Innamorato della politica come luogo della mediazione e della composizione dei problemi della società, per lui la politica aveva il carattere di una scienza, con regole certe e ne pativa ultimamente troppo spesso la regolare violazione. Un uomo che ricordava valori antichi, ma sempre attuali e che sapeva conquistare il rispetto degli amici e degli avversari. Mai fazioso, convinto delle proprie ragioni, ma sempre disponibile a confrontarsi con le ragioni degli altri. Capace di inconsueta tenacia e abituato a non mollare in politica e nella professione di medico e professore universitario, così come nelle sue esperienze giovanili di corridore automobilistico. Era un siciliano che ha profondamente amato la sua terra, la Sicilia, e in essa e nel suo riscatto stava tutto il senso del suo progetto politico. «Progetto Sicilia» era il nome che aveva dato ad una delle sue iniziative politico- culturali e con il quale si denominava il gruppo degli amici a lui più vicini. È una grave perdita per la Sicilia, ma anche per l'intero paese. Lascia una eredità straordinaria che cercheremo di raccogliere. E lascia la sua famiglia, alla quale era legatissimo, la moglie, i figli, ai quali va il nostro affetto ed un fortissimo abbraccio. Con una formula ormai rara, di lui potremmo dire «un politico gentiluomo». Per noi colleghi del Movimento per le autonomie, e per tutti, era «il Professore» e così vogliamo salutarlo per l'ultima volta da questa aula: addio Professor Latteri, addio Ferdinando dai tuoi amici, dai tuoi colleghi e da tutti coloro che ti hanno apprezzato e voluto bene (Applausi).

SIEGFRIED BRUGGER. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, anch'io vorrei ricordare, come presidente del gruppo Misto, Ferdinando Latteri, che è stato autorevole deputato del mio gruppo come esponente del Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud e come componente della Commissione cultura della Camera dei deputati.
Nel corso di questi anni, ho avuto modo di apprezzare la sua correttezza, la sua cortesia e, in modo particolare, anche la lungimiranza delle sue opinioni, distinte da una costante collaborazione e dal rispetto per le regole della democrazia parlamentare. La sua preoccupazione, come ebbe a dire in Aula, era: (lo cito testualmente) la crisi dei sistemi di rappresentanza dell'attuale modello, la mancanza del senso dello Stato è l'espressione di una crisi di valori istituzionali di reale coscienza democratica, di forti e radicate relazioni tra le varie sedi di formazione dell'indirizzo politico.
Il suo auspicio era un Parlamento espressione del popolo, vero attore della ricostruzione dello Stato e del senso di appartenenza dell'etica dei doveri e della responsabilità che dà valore ai diritti. L'assenza di pregiudizi nella sua vita politica parlamentare si è distinta per la ricerca di scelte politiche attente ai valori costituzionali ed a un corretto rapporto tra le istituzioni.
La sua scomparsa è una grave perdita per il Parlamento, la politica e per tutti coloro che hanno apprezzato il rigore e la maturità delle sue idee, sempre coerentemente difese ed espresse in nome di una vocazione politica che si è distinta per la volontà di confronto. È una perdita profonda per la sua Sicilia, che è stata la ragione profonda dei suoi principi e del suo impegno in favore dell'autonomia, sia nella politica, sia come rettore dell'università di Catania. Vogliamo ricordare con grande affetto l'amico Ferdinando (Applausi).

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, il mio ricordo personale ritorna agli anni degli studi nella facoltà di medicina dell'università di Catania. Fu in quella sede che, da tirocinante in chirurgia, conobbi il professor Ferdinando Latteri e divenni, per un tempo pur limitato, suo allievo.
Da apprezzato studioso di fama nazionale aveva una straordinaria conoscenza della materia che associava a doti di educatore. Pur condividendo con noi giovani studenti la goliardica presenza nei campionati universitari di calcio, quando entrava in sala operatoria lavorava in corsia e in cattedra assumeva le vesti di maestro rigoroso ed attento.
L'ho incontrato di nuovo dopo alcuni anni nella vita politica. Sollecitato da autorevoli esponenti nazionali della Democrazia Cristiana, accettò di entrare in lista e fu eletto con grandi consensi nel 1987 e nel 1992. Nell'ambito politico in Parlamento ha privilegiato l'impegno nei settori a lui vicini (la ricerca, l'università, la scuola, la formazione, i giovani), ma la bussola seguita fu anche il grande impegno per il Mezzogiorno e la Sicilia, la sua terra.
È per la Sicilia che si è battuto perché questa grande isola potesse integrarsi con il resto del Paese e con il resto dell'Europa. Nel 1994 tornò alla vita universitaria, alla sua cattedra, ai suoi allievi. Nel 2000 fu eletto, con ampia maggioranza, rettore all'università di Catania, uno dei più prestigiosi atenei del nostro Paese, carica che mantenne fino al 2006.
Dopo la lunga parentesi universitaria di studioso, di scienziato e soprattutto di ottimo amministratore, tornò in politica e nel 2006 fu eletto parlamentare nazionale nelle file dell'Ulivo per passare, nel 2008, nell'MpA.
Per amore di verità e senza ipocrisia, dopo aver testimoniato questo grande impegno, questa grande figura a me molto vicina, debbo precisare che le nostre strade, in quella circostanza politica, si sono separate. Non ho condiviso il passaggio fatto a quel Movimento e senza aspre polemiche abbiamo chiuso il nostro dialogo.
Ciò non toglie il rispetto per una persona di indubbio valore che, pur colpita da una gravissima malattia, con dignità e senso del dovere, ha voluto svolgere sino a qualche giorno fa il suo dovere, segnando la propria presenza in quest'Aula e in Commissione. Egli lascia un vuoto nel mondo scientifico, nel mondo universitario, nella politica, ma soprattutto nella sua famiglia a cui era legatissimo e alla quale va il nostro sentito cordoglio (Applausi).

VINCENZO GIBIINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZO GIBIINO. Signor Presidente, debbo dire che per chi l'ha conosciuto è un momento molto toccante, ma lo è anche ascoltare le parole cortesi e gentili che hanno proferito i nostri colleghi in questi minuti. La mia mente va alla scorsa settimana, al suo banco, a quelle rose rosse deposte così tristemente in quello che è stato il suo luogo di lavoro, di passione. Le immagini di quel giorno hanno portato via tutti dal quotidiano, ci hanno portato altrove.
Ho conosciuto il professor Latteri, mi fa piacere che il collega Lo Monte lo abbia chiamato professore. Ero stato eletto coordinatore provinciale di Forza Italia, ero il più giovane coordinatore d'Italia ed egli veniva dalla prima Repubblica. È stata un'esperienza per tutti, in quegli anni, di passione, di coinvolgimento della società civile, ma anche una grande forza di chi la politica l'aveva maturata, voluta, declinata, con quelli che si affacciavano alla politica in quel momento e in qualche misura pensavano di saperne anche di più.
Nacque un'armonia splendida. Lo stile di vita di quest'uomo non ha pari: mai uno screzio, mai un litigio. Mi ricordo - Umberto Scapagnini, sei qui vicino a me - una bellissima vittoria elettorale alle amministrative a Catania che ti vide protagonista e c'era Ferdinando con noi. Poi - Pag. 28lo ha ricordato l'onorevole Burtone - la sua elezione quasi plebiscitaria a rettore dell'università di Catania. In quel momento nascono degli incontri bellissimi con il professore perché, nel modo proprio dei siciliani, si parlava un'ora, due ore, ma valeva molto ma molto ma molto di più quello che non ci dicevamo rispetto alle parole che venivano proferite e dette.
Il professore Latteri non aveva e non ha avuto una sola vita, ne ha avute tante e le ha abbracciate tutte con grande passione e determinazione, raggiungendo le eccellenze in ognuna di queste vite. È stato eccellente pilota Ferrari alla Targa Florio, alle cronoscalate. È arrivato fino alla Formula 2 e poi ha smesso. È stato medico, è stato chirurgo, si è impegnato come rettore ed è stato uno splendido politico e un grande deputato.
Ebbene, Ferdinando, adesso che ci hai lasciato, i tuoi gesti e le tue azioni valgono il senso di una vita.
Voglio sottolineare quello che hai fatto in questi ultimi anni perché vedo e leggo, come tutti - che i parlamentari vengono giudicati per il loro operato, leggendo i giornali ed ascoltando le televisioni.
In quest'Aula, signor Presidente, colleghi, abbiano avuto delle testimonianze di vita importantissime: la mia mente va a quella di Gaspare Giudice fino agli ultimi giorni qui in Aula; la mia mente ritorna all'esperienza unica del professore e collega, onorevole Latteri, fino agli ultimi giorni qui in Aula.
Mi ha raccontato il collega Commercio che, quando non era più in grado di venire qui in Aula, gli telefonava e chiedeva come stessero andando i lavori.
Questo fa la differenza rispetto al nostro modo di essere e a come veniamo rappresentanti fuori (Applausi). Egli sapeva nel 2008 che venire a Roma, prendere un aereo e debilitare il proprio corpo significava anticipare la fine della propria vita per arrivare ad un'altra vita. Questo significa coraggio, passione e amore per questo Paese.

PRESIDENTE. Onorevole Gibiino, la prego di concludere.

VINCENZO GIBIINO. Signor Presidente, mi consenta soltanto un'ultima affermazione. Vorrei ringraziare Ferdinando per l'esempio che è stato e per il messaggio che ci ha lasciato (Applausi).

UMBERTO SCAPAGNINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

UMBERTO SCAPAGNINI. Signor Presidente, mi unisco al ricordo di una persona che ha saputo esprimersi ad un livello eccezionale in ogni attività alla quale si è dedicato.
Ho conosciuto Ferdinando nel 1975, quando diventai giovane professore ordinario. Abbiamo cominciato una vita insieme all'interno dell'università e della facoltà di medicina di Catania. Ferdinando ha dato tantissimo agli studenti e ai pazienti perché era un uomo di grande sensibilità e di grande volontà di dare e ha manifestato ciò anche nelle altre attività che ha svolto e nelle quali ha eccelso, come nell'attività politica, nella quale si è manifestato sempre coerentemente e sempre pensando al bene della nostra gente. Infine - questo lo devo sottolineare con un momento di emozione forte - l'ho visto, negli ultimi giorni, come hanno giustamente ricordato i nostri colleghi, esprimere le sue ultime energie per poter dare ancora l'esempio, la disponibilità e la capacità di contribuire e collaborare per qualunque cosa potesse essere positiva e utile per il nostro Paese e per la nostra gente.
Io che ho sofferto un cammino parallelo ancora di più posso apprezzarlo. Vi posso assicurare che il mio cuore è vicino a Ferdinando e penso che tutti, per un momento, dovremmo pensare e guardare all'esempio che diamo. Come giustamente è stato ricordato, Ferdinando è stato un grande esempio: di uomo, di politico, di professionista, ma soprattutto di persona capace di voler dare agli altri.
Per questo, dobbiamo ringraziarlo tutti (Applausi).

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BENEDETTO FABIO GRANATA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, le parole che sinora sono state pronunziate in quest'Aula lasciano poco da aggiungere perché si è potuto percepire quanto corale, sincero e partecipato sia il cordoglio del Parlamento per questa gravissima perdita.
Il cordoglio del nostro gruppo va al suo gruppo di appartenenza, al Movimento per le Autonomie, ma va anche all'intero Parlamento e alla Sicilia perché - così come si è detto - è una perdita che non formalmente e neanche per circostanza, tutti abbiamo sottolineato come gravissima per la politica italiana, per la cultura italiana, per il mondo dell'università e per il mondo della formazione.
Abbiamo condiviso una lunga amicizia, abbiamo condiviso una partecipazione sempre attenta e pacata - da parte sua, da parte mia un po' meno - ai lavori della Commissione cultura, ma soprattutto ciò che è stato sottolineato in questa sede è la pluralità di interessi e di eccellenze che Ferdinando Latteri rappresentava, da grandissimo campione sportivo, da campione automobilistico di primissimo ordine, a valente chirurgo, a organizzatore modernissimo e straordinario di una delle più importanti università italiane, ad attento uomo di cultura. E proprio da uomo di cultura aveva un grande sogno che speriamo possa essere realizzato: far partire da Catania un'esperienza di politecnico del Mediterraneo, perché credeva nel sud, ma credeva soprattutto a questa grande vocazione mediterranea.
Soprattutto, in conclusione, ricordo Latteri - lo farà anche Umberto Scapagnini - per il grande contributo che diede, proprio attraverso la sua gestione dell'ateneo, ad uno dei più importanti riconoscimenti UNESCO degli ultimi anni, quello della ricostruzione tardo-barocca post-terremoto 1693 della Val di Noto che coinvolgeva la sua Catania.
In quell'occasione, in quella grande celebrazione apprezzammo insieme la scelta di una frase di Goethe, di colui il quale aveva cantato i grandi viaggiatori del nord Europa che arrivavano in Sicilia per cogliere lì dove era la chiave di tutto, quando Goethe nel Faust scrive: l'eredità dei padri devi riconquistarla se vuoi possederla davvero.
Bene, Latteri testimoniava questa grande capacità di essere moderno, ma di avere delle radici piantate nella tradizione culturale migliore del nostro meridione e d'Italia, una gravissima perdita per tutti noi (Applausi).

ARTURO IANNACCONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, è con grande sofferenza, così come hanno fatto gli altri colleghi, che ricordo in quest'Aula la scomparsa dell'onorevole Latteri, una persona dal tratto gentile, personaggio mite nel carattere, ma rigoroso nell'analisi e lucido nel pensiero. Un uomo del sud, appassionato ai problemi del Mezzogiorno.
Ricordo in quest'Aula uno degli ultimi interventi tenuto dall'onorevole Latteri che era rivolto a sollecitare il Governo a dare piena, rapida e concreta attuazione al piano per il sud. È una personalità che mancherà alla politica italiana e a questo Parlamento, soprattutto in un momento difficile e delicato come questo.
Voglio testimoniare, così come hanno fatto gli altri colleghi e in modo particolare l'onorevole Lo Monte, capogruppo del Movimento per le Autonomie, la straordinaria personalità del professor Latteri.
Purtroppo, la politica, così come si organizza, in un tempo in cui si attribuisce più peso agli aspetti mediatici, dà poco spazio ai momenti di confronto e di incontro. È in quei pochi momenti di confronto che abbiamo avuto con Ferdinando Latteri, quando abbiamo discusso delle questioni politiche dell'Italia ma in modo più particolare dei grandi problemi che attanagliano ancora il sud, che abbiamo Pag. 30potuto ricevere da lui insegnamenti preziosi che sicuramente ci faranno da guida per il futuro.
Voglio chiudere, signor Presidente, con un ultimo ricordo. Ero diretto a Vallo della Lucania a tenere un comizio durante la campagna elettorale alle ultime amministrative e mi ha raggiunto una telefonata dell'onorevole Latteri. Ci siamo fermati a discutere delle prospettive di una formazione politica del sud. Per quello che mi è sembrato di capire - poi, chiaramente, non è stato possibile approfondire - avrebbe dovuto parteciparvi da protagonista, ma mi sembra di aver capito che l'onorevole Latteri ritenesse fondamentale per il sud di dotarsi di una forza politica che potesse dare più peso alle ragioni del Mezzogiorno.
Per quanto riguarda il nostro gruppo, lo vogliamo ricordare soprattutto facendo riferimento al suo impegno e dando valore agli insegnamenti che egli ha tenuto in quest'Aula.

GIUSEPPE PALUMBO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PALUMBO. Signor Presidente, anch'io voglio associarmi al ricordo dei colleghi dell'amico Ferdinando. Non lo chiamerò volutamente onorevole, perché probabilmente conoscevo Ferdinando da più tempo di tutti, anche prima di Umberto, perché eravamo colleghi universitari e abbiamo fatto la carriera accademica insieme all'università di Catania, per cui siamo stati sempre molto vicini. Ne conosco la vita accademica, la vita politica, che io ho intrapreso solo successivamente alla sua, ma che poi ci ha uniti anche in alcuni momenti successivi, come componente quasi del suo stesso gruppo politico, che allora era a Catania. Posso ricordare quando fui per un breve periodo assessore alla sanità a Catania. Lui fu molto felice di questo, avendomi proposto lui stesso - allora era sindaco Umberto Scapagnini, se ben si ricorda - proprio alla carica di assessore.
Ci accomunano molti ricordi, ma qui voglio ricordarlo solo brevemente per la grande serenità, per la grande pacatezza con cui ha sopportato questi ultimi anni della malattia. Credetemi, non è facile superare e sopportare quello che lui ha sopportato, ma lo ha fatto sempre con grande amore per la vita e per la sua famiglia, alla quale mi legano sentimenti di stima, di affetto e di amicizia, al figlio, alla figlia e alla moglie, cui sono particolarmente vicino.
Mi piace ricordarlo con quella sua bonomia, a volte anche con quella sua faccia sofferente, però quando ci incontravamo non mancava mai il suo sorriso nel dirmi: ciao Pippo, come stai, che stai facendo? Mi piace ricordarlo ancora una volta così spontaneo.
Lo ringrazio per l'amicizia che ha voluto darmi in questi anni e sono particolarmente vicino ai suoi familiari.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, voglio ricordare brevemente Ferdinando Latteri. Quando scompare un collega con il quale si sono vissuti momenti importanti ed esperienze ci sono una serie di ricordi, anche perché molte volte le storie e le esperienze coincidono. A volte coincide anche il modo di pensare e di vivere. Noi abbiamo vissuto insieme alcune esperienze importanti che sono diventate sempre più importanti, incisive e determinanti nella vita di questo nostro Paese.
Ferdinando Latteri era un democratico cristiano convinto e lo rimase nel tempo, anche quando scomparve la Democrazia Cristiana. Ritengo che Ferdinando Latteri abbia avvertito più degli altri o come gli altri la scomparsa di un grande partito nel quale militava e al quale aveva dedicato moltissimo del suo impegno e della sua attività.
Vedeva nella politica un'espansione della sua attività scientifica e pensava che nella politica e nel partito che aveva abbracciato potessero sempre più affermarsi Pag. 31i grandi valori della scienza al servizio dell'uomo e il rafforzamento della sua centralità e della sua dignità.
Questo fu Ferdinando Latteri. Egli sembrava un uomo mite, e lo era, ma era fermo nei suoi convincimenti. Era un uomo fortemente tenace nel difendere i suoi convincimenti, le sue idee e i suoi principi, senza tentennamenti. Dicevo poc'anzi che subì moltissimo e sentì e avvertì i contraccolpi della fine della politica, di questo disincagliarsi della politica dei valori e, soprattutto, delle grandi idee e dei grandi temi a cui aveva dedicato il suo modo di essere e di intendere, di stare nell'ateneo e anche in politica.
Ricordo Latteri come un grande amico, come un appassionato di politica. Latteri c'era quando si divise il Partito Popolare; in quella vicenda, si divise la storia dei democratici cristiani. Egli soffrì in quel momento e avvertì il peso di una situazione che vide con i suoi occhi. Oggi, con la sua scomparsa, voglio ricordare non soltanto un amico, ma un collega, un uomo che nella politica diede una grande forza e una grande spinta, diede la forza della sua presenza e della sua dedizione. Lo voglio ricordare come eloquente testimone di un tempo che, forse, non vi è più.
Certamente, la sua presenza e il suo ricordo ci richiama all'essenzialità di riprendere un cammino dove la politica conta, ma si tratta della politica alta, delle grandi idee, delle grandi tensioni e delle grandi passioni (Applausi).

PRESIDENTE. Gli interventi sulla commemorazione dell'onorevole Latteri si concludono con le parole della presidente della Commissione cultura, onorevole Aprea. Prego, ha facoltà di parlare.

VALENTINA APREA, Presidente della VII Commissione. Signor Presidente, come lei ha appena ricordato, l'onorevole Latteri era membro effettivo della Commissione cultura e, a nome mio personale e della Commissione tutta, intendo esprimere alla famiglia e al mondo universitario, di cui era autorevole espressione, la nostra più sentita partecipazione alla triste circostanza.
È ancora vivo in tutti noi il ricordo dell'impegno e del sapiente contributo che l'amico Latteri, già stimato e autorevole Magnifico Rettore di Catania, aveva recentemente profuso in Commissione durante l'iter della riforma universitaria del Ministro Gelmini.
La sua intelligenza politica, il suo alto rigore morale e il suo grande spessore accademico resteranno per la nostra Assemblea e per la Commissione un prezioso, importante punto di riferimento culturale e civile. In sua memoria, la stessa Commissione cultura ha osservato qualche giorno fa un minuto di raccoglimento. In questa occasione, rinnoviamo il nostro cordoglio e affetto alla famiglia di Ferdinando (Applausi).

Sull'ordine dei lavori (ore 17,58).

ANNA PAOLA CONCIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA PAOLA CONCIA. Signor Presidente, voglio avvisare l'Assemblea che da oggi pomeriggio, dalle 15, vi è un sit-in fuori da Montecitorio di cittadini e cittadine che chiedono l'approvazione della legge contro l'omofobia. Non sono solo cittadini omosessuali o transessuali, ma sono cittadini che vogliono un'Italia migliore.
Questi cittadini chiedono a me e a questo Parlamento di farsi carico di questa emergenza sociale, e voi sapete che esiste, che è la violenza omofoba e transfobica.
Ho cercato in questi anni, cari colleghi, di spiegarvi in tutti i modi che cosa significa la mancanza di dignità, di cittadinanza e di rispetto verso i cittadini omosessuali e transessuali. Forse, non ci sono riuscita.
Vi chiedo, lo chiedo ai colleghi di centrodestra e ai colleghi dell'Unione di Centro, di andare a parlare con le persone che si trovano fuori. Forse loro meglio di noi, meglio di me, possono spiegarvi che cosa significa. Pag. 32
Adesso il Consiglio d'Europa ci chiede, in una lettera del Commissario per i diritti umani, di votare la legge contro l'omofobia e la transfobia.

Si riprende la discussione (ore 18).

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 4480)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gibiino. Ne ha facoltà.

VINCENZO GIBIINO. Signor Presidente, il decreto-legge in esame è volto a stabilire le misure necessarie a superare le attuali criticità nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti nella regione Campania.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ANTONIO LEONE (ore 18.01)

VINCENZO GIBIINO. Come è altrettanto noto, il Governo è intervenuto più volte in questa legislatura attraverso la decretazione d'urgenza.
In particolare, dopo l'emanazione del primo decreto-legge, nel maggio 2008, che aveva dettato disposizioni organiche per fronteggiare la situazione di grave emergenza che allora era in atto, il Governo aveva emanato, nel dicembre 2009, un nuovo decreto-legge che introduceva una serie di disposizioni per la cessazione dello stato di emergenza e l'avvio della fase post emergenziale.
Considerato, peraltro, il riemergere di una situazione di elevata criticità nella regione, il Governo è intervenuto nuovamente, nel novembre dello scorso anno, per definire con urgenza misure atte ad assicurare la continuità delle attività di smaltimento dei rifiuti, per accelerare la realizzazione di impianti di termovalorizzazione dei rifiuti ed incrementare i livelli della raccolta differenziata, nonché per consentire il subentro da parte degli enti territoriali campani nelle attività di gestione del ciclo integrato dei rifiuti.
Ciò detto, con il provvedimento in esame il Governo torna ad affrontare responsabilmente la situazione, dettando misure dirette a superare la nuova situazione di criticità nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti in Campania.
In particolare, in considerazione dello stato di criticità derivante dalla non autosufficienza del sistema di gestione dei rifiuti urbani non pericolosi prodotti nella regione Campania, l'articolo 1, comma 1, consente, fino a fine anno, lo smaltimento fuori regione dei rifiuti derivanti dalle attività di tritovagliatura praticate negli impianti STIR della regione Campania.
Lo stesso comma precisa che tale smaltimento potrà avvenire in deroga sia al divieto di smaltimento extraregionale disposto per i rifiuti urbani dall'articolo 182, comma 3, del Codice dell'ambiente (decreto legislativo n. 152 del 2006), sia alle procedure di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto-legge n. 196 dello scorso anno.
Al riguardo, ricordo che l'attuale testo del comma 3 dell'articolo 182 del codice dell'ambiente, come sostituito dal decreto legislativo n. 205 del 2010, prevede il divieto di smaltire i rifiuti urbani non pericolosi in regioni diverse da quelle dove gli stessi sono stati prodotti, fatti salvi eventuali accordi regionali o internazionali, qualora gli assetti territoriali e l'opportunità tecnico-economica di raggiungere livelli ottimali di utenza servita lo richiedano.
Ricordo ancora che l'articolo 1, comma 7, del decreto-legge n. 196 del 2010 prevede che, fino alla completa realizzazione degli impianti necessari per la chiusura del ciclo integrato di gestione dei rifiuti nella regione Campania, previsto dal decreto-legge n. 90 del 2008, ove si verifichi la non autosufficienza del sistema di gestione dei rifiuti urbani non pericolosi prodotti in Campania, il Governo promuova, nell'ambito di una seduta della Conferenza Stato-regioni appositamente convocata, anche in via d'urgenza, su richiesta Pag. 33della regione, un accordo interregionale volto allo smaltimento dei rifiuti campani anche in altre regioni.
Evidenzio, peraltro, che a chiusura della norma derogatoria dettata dal comma 1 dell'articolo 1 del decreto-legge in esame è previsto che, ai fini dello smaltimento, è comunque, sempre, previsto il nulla osta della regione di destinazione dei rifiuti.
Su questo punto ritengo opportuno ricordare che, ai sensi della disciplina emergenziale dettata dal decreto-legge n. 90 del 2008, i rifiuti derivanti dalle attività di tritovagliatura praticate negli impianti STIR della regione Campania sono assimilati ai rifiuti urbani e, quindi, come tali, soggetti al divieto di smaltimento extraregionale, divieto che si applica solo ai rifiuti urbani e non a quelli speciali.
Ciò detto, rilevo che, in stretto collegamento con la disposizione contenuta nel comma 1 appena illustrato, il successivo comma 3 dell'articolo 1 del decreto-legge in esame prescrive che, in attuazione del principio comunitario della prossimità per lo smaltimento dei rifiuti, i trasferimenti extraregionali consentiti dal comma 1 abbiano come destinazione prioritaria gli impianti ubicati nelle regioni limitrofe alla Campania.
Al riguardo, ricordo che l'articolo 16 della direttiva 2008/98/CE, recepita nell'ordinamento nazionale con il decreto legislativo n. 205 del 2010, detta i principi di autosufficienza e prossimità. In particolare, il paragrafo 3 stabilisce che la rete di impianti di smaltimento dei rifiuti e di impianti per il recupero dei rifiuti urbani non differenziati provenienti dalla raccolta domestica deve permettere lo smaltimento o il recupero «in uno degli impianti appropriati più vicini grazie all'utilizzazione dei metodi e delle tecnologie più idonee, al fine di garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente e della salute pubblica».
Tali principi sono stati trasfusi nella normativa nazionale dall'articolo 182-bis del Codice dell'ambiente, introdotto dal citato decreto legislativo n. 205 del 2010, che ha sancito che «lo smaltimento dei rifiuti e il recupero dei rifiuti urbani non differenziati sono attuati con il ricorso ad una rete integrata ed adeguata di impianti, tenuto conto delle migliori tecniche disponibili e del rapporto tra i costi e i benefici complessivi, al fine di: realizzare l'autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi e dei rifiuti e del loro trattamento in ambiti territoriali ottimali; permettere lo smaltimento dei rifiuti ed il recupero dei rifiuti urbani indifferenziati in uno degli impianti idonei più vicini ai luoghi di produzione o raccolta, al fine di ridurre i movimenti dei rifiuti stessi nel territorio, tenendo conto del contesto geografico o della necessità di impianti specializzati per determinati tipi di rifiuti; utilizzare i metodi e le tecnologie più idonei a garantire un alto grado di protezione dell'ambiente e della salute pubblica».
Quanto al contenuto del comma 2 dell'articolo 1 del decreto-legge in esame, esso serve anzitutto a integrare le disposizioni contenute nel secondo periodo del comma 2 dell'articolo 1 del decreto-legge n. 196 del 2010, al fine di introdurre ulteriori compiti e funzioni in capo al commissario straordinario che, nominato dal presidente della regione Campania per un periodo massimo di 12 mesi, ha il compito di provvedere all'individuazione di «ulteriori aree dove realizzare siti da destinare a discarica anche tra le cave abbandonate o dismesse con priorità per quelle acquisite al patrimonio pubblico».
Ai sensi del comma 2 in esame, al citato commissario regionale spetta non solo individuare i siti da destinare a discarica, ma anche provvedere alla conseguente attivazione e allo svolgimento di tutte le attività finalizzate a tali compiti. Un'ulteriore novella dispone che il commissario provveda, con oneri a carico degli enti locali interessati e nei limiti delle risorse presenti nei rispettivi bilanci, ai compiti affidatigli dalla norma, anche esercitando in via sostitutiva le funzioni attribuite in materia alle province e ai comuni interessati ed in deroga agli strumenti Pag. 34urbanistici vigenti, nonché operando con i poteri di cui al decreto-legge n. 90 del 2008.
Ricordo, quindi, al riguardo che i poteri attribuiti al sottosegretario di Stato per l'emergenza rifiuti in Campania consentivano al sottosegretario stesso di: provvedere, anche in deroga a specifiche disposizioni legislative e regolamentari in materia ambientale, all'attivazione dei siti da destinare a discarica; utilizzare le procedure di cui all'articolo 43 del decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2001, con previsione di indennizzo che tenga conto delle spese sostenute rivalutate a norma di legge, ovvero di ricorrere alle procedure espropriative per l'acquisizione di impianti, cave dismesse o abbandonate e altri siti per lo stoccaggio o lo smaltimento dei rifiuti, a valere sul fondo per l'emergenza rifiuti in Campania di cui all'articolo 17 del medesimo decreto-legge n. 90 del 2008; porre in essere, di intesa con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con le procedure sopra descritte, misure di recupero e riqualificazione ambientale nei limiti delle risorse del citato fondo di cui all'articolo 17; disporre l'acquisizione di ogni bene mobile funzionale al corretto espletamento delle attività di propria competenza, riconoscendo al proprietario gli indennizzi relativi alle spese sostenute e rivalutate a norma di legge, a valere sul citato fondo di cui all'articolo 17.
Ritengo, peraltro, di dovere fare presente che il richiamato articolo 43 del decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2001, sulla base del quale il commissario a norma della novella introdotta dal comma 2 in esame, potrebbe procedere autoritativamente all'acquisizione delle aree da destinare a discarica, è stato dichiarato incostituzionale dalla Corte costituzionale. Infine, segnalo che le novelle di cui al comma 2 tengono in ogni caso ferma la necessità che il commissario proceda all'aggiudicazione mediante la procedura di cui all'articolo 57 del decreto legislativo n. 163 del 2006, che disciplina il ricorso alla procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando di gara.
In definitiva, ritengo che il provvedimento in esame, in considerazione anche della stagione estiva, sia necessario ed indispensabile, anche per tutelare la popolazione campana da un escalation di possibili situazioni derivanti dalla diffusione di malattie, che possono ulteriormente aggravare la situazione sociale della comunità del territorio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pizzolante. Ne ha facoltà.

SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, il Governo deve di nuovo intervenire sull'emergenza rifiuti di Napoli, ed è questa la prova provata che De Magistris ha costruito la sua campagna elettorale su un programma inesistente e inattuabile, oltre che demagogico. Il Governo ha avuto sin dall'inizio la consapevolezza, che è alla base dell'emanazione del provvedimento d'urgenza in esame, della gravità della situazione in atto e dell'assoluta necessità di sgomberare in tempi rapidissimi le strade di Napoli dai rifiuti per l'immagine, la dignità di Napoli e dell'Italia tutta, e anche per scongiurare eventuali rischi sanitari per la popolazione.
Nello stesso tempo il Governo affronta l'esigenza di porre in essere le condizioni per consentire alle istituzioni territoriali campane di risolvere strutturalmente la questione rifiuti, ferma restando naturalmente l'azione di supporto del Governo nella fase di transizione, e per l'uscita dalla lunga stagione emergenziale, per dare finalmente alla Campania gli strumenti e le strutture per l'autosufficienza. Evidenzio, quindi, la responsabilità da parte del Governo e il merito di essersi mosso con efficacia in questa direzione con l'emanazione di un provvedimento equilibrato ed efficace che, in primo luogo, ha reso possibile avviare un percorso di solidarietà non scontato fra le regioni, consentendo in via straordinaria (seppur temporanea e controllata) il trasferimento fuori regione dei rifiuti campani.
Sottolineo inoltre che il decreto-legge ha rafforzato i poteri e il ruolo del presidente della regione, consentendogli di Pag. 35operare fattivamente nella direzione di una rapida individuazione dei siti, e per l'attivazione delle nuove discariche, nonché per l'avvio dei lavori per la realizzazione degli impianti indispensabili per dare autosufficienza al ciclo integrato di gestione dei rifiuti in Campania.
Sottolineo l'ennesime strumentalità e velleitarietà delle posizioni espresse dall'opposizione, e ribadisco che il decreto-legge emanato dal Governo costituisce l'unico strumento realistico per affrontare la situazione di criticità in atto e per avviarsi ad un definitivo superamento della questione rifiuti in Campania. Analizzando il suo articolato, il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 94 del 2011, composto sostanzialmente da un solo articolo, è volto a stabilire le misure necessarie per superare le attuali criticità nella gestione del ciclo integrale dei rifiuti da fronteggiare con sollecitudine e determinazione.
Come è noto, il Governo è intervenuto nel corso della presente legislatura più volte (tre volte prima di questa) attraverso la decretazione d'urgenza per fronteggiare la situazione di grave emergenza che dura purtroppo dal 1994. Da ultimo il decreto legge n. 196 del 2010 (dello scorso novembre) era intervenuto per definire le misure atte ad assicurare la continuità dell'attività di smaltimento dei rifiuti urbani nel territorio della regione Campania, per accelerare la realizzazione di impianti di termovalorizzazione dei rifiuti, e per incrementare i livelli della raccolta differenziata, nonché per consentire il subentro da parte degli enti territoriali campani nell'attività di gestione del ciclo integrato dei rifiuti.
Tuttavia, considerato il riemergere di una situazione di elevata criticità nella regione, il Governo ha ritenuto necessario intervenire ancora una volta per definire le misure atte ad assicurare lo smaltimento. In particolare, in considerazione dello stato di criticità derivante dalla non autosufficienza del sistema di gestione dei rifiuti urbani non pericolosi prodotti nella regione Campania, il comma 1 consente sino al 31 dicembre 2011 lo smaltimento fuori regione dei rifiuti derivanti dall'attività di tritovagliatura praticata negli impianti STIR della regione Campania.
Lo stesso comma precisa che tale smaltimento potrà avvenire in deroga, sia al divieto di smaltimento extraregionale disposto, per i rifiuti urbani, dal Codice ambientale, sia alle procedure di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto-legge n. 196 del 2010 che prevede, ove si verifichi la non autosufficienza del sistema di gestione dei rifiuti urbani non pericolosi prodotti in Campania, l'intervento del Governo affinché promuova, nell'ambito di una seduta della Conferenza Stato-regioni appositamente convocata, anche in via d'urgenza, su richiesta della regione, un accordo interregionale volto allo smaltimento dei rifiuti campani anche in altre regioni.
Si segnala, peraltro, che, a chiusura della norma derogatoria ai fini dello smaltimento, è, comunque, sempre richiesto il nulla osta della regione di destinazione. Il successivo comma 2 introduce ulteriori compiti e funzioni in capo al commissario straordinario che, nominato dal presidente della regione Campania per un periodo massimo di 12 mesi, ha il compito di provvedere all'individuazione di ulteriori aree dove realizzare siti da destinare a discarica, anche fra le cave abbandonate o dismesse, con priorità per quelle acquisite al patrimonio pubblico. Al citato commissario regionale spetta, non solo individuare siti da destinare a discarica, ma anche provvedere alla conseguente attivazione ed allo svolgimento di tutte le attività finalizzate a tali compiti. Un'ulteriore novella dispone che il commissario provveda ai compiti affidati dalla norma anche esercitando, in via sostitutiva, le funzioni attribuite in materia alle regioni ed ai comuni interessati. Ciò, in deroga agli strumenti urbanistici vigenti, nonché operando anche con interventi previsti dal decreto-legge n. 90 del 2008 che disciplinava i poteri attribuiti al sottosegretario di Stato per l'emergenza rifiuti in Campania, con oneri a carico degli enti locali interessati e nei limiti delle risorse presenti nei rispettivi bilanci. Pag. 36
Infine, il comma 3 prescrive che, in attuazione del principio comunitario della prossimità per lo smaltimento dei rifiuti, i trasferimenti extraregionali abbiano, come destinazione prioritaria, gli impianti ubicati nelle regioni limitrofe alla Campania. In conclusione, e sottolineata l'importanza del provvedimento per risolvere la criticità della gestione dei rifiuti in Campania, auspico che, acquisita la posizione del Governo, possa avviarsi finalmente un sereno e costruttivo dibattito sul tema e che tale provvedimento d'urgenza possa costituire una svolta positiva per risolvere il problema di Napoli in via definitiva (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tortoli. Ne ha facoltà.

ROBERTO TORTOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge in esame è volto a stabilire le misure necessarie a consentire il subentro, da parte degli enti territoriali campani, nelle attività di gestione del ciclo integrato dei rifiuti, al fine di risolvere alcune criticità che si ritiene indispensabile affrontare con somma urgenza. Come è noto, per superare la cronica situazione emergenziale relativa alla gestione ed allo smaltimento dei rifiuti che dura fin dal 1994 nel territorio della regione Campania, il Governo Berlusconi è intervenuto, sin dall'inizio della legislatura, attraverso la decretazione d'urgenza. Tuttavia, considerato il ripresentarsi di una situazione di elevata criticità nella regione, il Governo ha ritenuto necessario tornare ad intervenire ancora una volta per definire misure atte ad assicurare lo smaltimento dei rifiuti urbani senza soluzione di continuità, anche in considerazione della straordinaria necessità ed urgenza che si presenta nel corso della stagione estiva per prevenire ulteriori rilievi di criticità evidenziati dalla diffusione di malattie. La Campania deve dimostrare, con atti concreti, di volere uscire da questa assurda situazione. Ci sono tutti gli strumenti normativi, e rinvii e soluzioni salvifiche dall'alto non sono più accettabili.
Aggiungo inoltre che il Consiglio di Stato non ha emesso una sentenza ma un'ordinanza di sospensione della decisione del TAR fino al 6 dicembre quando deciderà nel merito. L'obiettivo comune resta quello di aiutare la Campania a superare la criticità attuale. Vanno trovate le soluzioni migliori più efficaci e più condivise laddove la raccolta differenziata e la termovalorizzazione non sono soluzioni contrapposte o alternative ma due passaggi del ciclo dei rifiuti.
Con la differenziata si riducono i volumi da smaltire e si recuperano materie prime e con la termovalorizzazione si ottiene energia dagli scarti. Si fa così in gran parte d'Italia e in tutta Europa, dove il ciclo dei rifiuti funziona correttamente. Com'è noto il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 94 del 2011, composto sostanzialmente da un articolo, è volto a stabilire le misure necessarie per superare le attuali criticità nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti nella regione Campania che si rende indispensabile fronteggiare con evidente urgenza.
Già con il decreto-legge n. 196 dello scorso anno il Governo era intervenuto per definire con urgenza le misure atte ad assicurare la continuità dell'attività di smaltimento dei rifiuti urbani nel territorio della regione Campania, per accelerare la realizzazione di impianti di termovalorizzazione dei rifiuti e incrementare i livelli della raccolta differenziata, nonché per consentire il subentro da parte degli enti territoriali campani nelle attività di gestione del ciclo integrato dei rifiuti. Tuttavia, considerato il riemergere di una situazione di elevata criticità nella regione, il Governo ha ritenuto necessario intervenire ancora una volta per definire le misure atte ad assicurare lo smaltimento, in particolare in considerazione dello stato di criticità derivante dalla non autosufficienza del sistema di gestione dei rifiuti urbani non pericolosi prodotti dalla regione. Pertanto il comma 1 consente fino al 31 dicembre 2011 lo smaltimento fuori regione dei rifiuti derivanti dalle attività di tritovagliatura praticate negli impianti STIR della Campania. Pag. 37
Lo stesso comma precisa che tale smaltimento potrà avvenire in deroga sia al divieto di smaltimento extraregionale disposto per i rifiuti urbani dal codice ambientale, sia alle procedure di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto-legge n. 196 dello scorso anno che prevede, ove si verifichi la non autosufficienza del sistema di gestione dei rifiuti urbani non pericolosi prodotti in Campania, tale da non poter essere risolta con le strutture e le dotazioni esistenti nella stessa regione, l'intervento del Governo affinché promuova, nell'ambito di una seduta della Conferenza Stato-regioni appositamente convocata anche in via d'urgenza su richiesta della regione, un accordo interregionale volto allo smaltimento dei rifiuti campani anche in altre regioni.
Si segnala peraltro che a chiusura della norma suddetta derogatoria ai fini dello smaltimento è comunque sempre richiesto il nulla osta della regione di destinazione. Il successivo comma 2 introduce ulteriori compiti e funzioni in capo al commissario straordinario che, nominato dal presidente della regione Campania per un periodo massimo di 12 mesi, ha il compito di provvedere all'individuazione di ulteriori aree dove realizzare siti da destinare a discarica anche tra le cave abbandonate o dismesse con priorità per quelle acquisite al patrimonio pubblico. Si ricorda che il problema delle discariche è il problema centrale per quanto riguarda l'emergenza visto che la Campania, per fare un esempio, ha cinque discariche; l'Abruzzo ne ha ben diciassette. Al citato commissario regionale spetta non solo individuare i siti da destinare a discarica ma anche provvedere alla conseguente attivazione e allo svolgimento di tutte le attività finalizzate a tali compiti.
Un'ulteriore novella dispone che il commissario provvede ai compiti affidatigli dalla norma anche esercitando in via sostitutiva le funzioni attribuite in materia alle province e ai comuni interessati e in deroga agli strumenti urbanistici vigenti, nonché operando anche con gli interventi previsti dal decreto-legge n. 90 del 2008 che disciplinava i poteri attribuiti al sottosegretario di Stato per l'emergenza rifiuti in Campania, con oneri a carico degli enti locali interessati e nei limiti delle risorse presenti nei rispettivi bilanci.
Infine, il comma 3 prescrive che, in attuazione del principio comunitario della prossimità per lo smaltimento dei rifiuti, i trasferimenti extraregionali abbiano come destinazione prioritaria gli impianti ubicati nelle regioni limitrofe alla Campania. Ritengo che il Governo si sia distinto in questa ennesima situazione di emergenza con la sensibilità che ha avuto nell'emanare il decreto-legge in esame, che davvero auspico possa aiutare a mettere a sistema e a regime una condizione di criticità e di crisi che si è verificata in questi giorni, anche se obiettivamente non è facile immaginare la fine di questa storia intricata dei rifiuti di Napoli.
Leggendo la mozione presentata in questo ramo del Parlamento dal mio gruppo, la storia intricata dell'emergenza rifiuti in Campania si snoda dal 1994 senza soluzione di continuità e non avrà fine se le amministrazioni locali non si assumeranno la responsabilità piena di risolvere il problema. Non si vede la fine e nemmeno il colpevole di questo tragico romanzo, a meno che non siamo tutti un po' colpevoli per non aver potuto o saputo risolvere in 17 anni lo stato di emergenza e forse lo siamo anche oggi, non trovando il modo di essere tutti d'accordo sul decreto-legge in esame, visto l'oggettivo persistere del problema in tutta la sua gravità (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, come è stato più volte ricordato, in primis dal collega Togni, questa è una situazione che di emergenziale ha ben poco. Infatti è dal 1994 che non solo purtroppo nelle aule parlamentari, ma anche nelle cronache riecheggiano quasi quotidianamente, con pochissime eccezioni di distacco temporale, le problematiche legate a quello che è il ciclo complessivo dello smaltimento Pag. 38dei rifiuti nella regione Campania in generale, ma in particolare appunto nell'area di Napoli. Infatti poi, come sappiamo, in parte della regione Campania alcuni (pochi, devo dire quasi delle mosche bianche) amministratori capaci sono riusciti a risolvere il problema sia attraverso l'introduzione di un principio di buon senso, cioè la raccolta differenziata, sia una gestione integrata del ciclo dei rifiuti, che preveda per forza di cose un piano di smaltimento con discariche, con inceneritori, con controlli precisi sulle tariffe di smaltimento e sulla tracciabilità dello smaltimento di questi rifiuti, con una forza lavoro reale e non fittizia, non clientelare e funzionale magari a prendere qualche voto, che una volta assunta in realtà o si mette in malattia o fa finta di raccogliere questa spazzatura, quando poi nella realtà dei fatti questo non avviene.
Allora, come dicevo, di emergenziale qui vi è ben poco. Ma oltre a non essere emergenziale questa situazione è per i cittadini del nord in particolare, ma per tutti i cittadini italiani, un'enorme presa in giro. È un'enorme presa in giro a partire da come, dal 1994, 1995, anzi 1996 a dire la verità, fu gestita con questo commissario straordinario tutta la pratica di smaltimento dei rifiuti, con l'individuazione di un piano che doveva essere roboante e definire in maniera strutturale le soluzione ad un problema. In realtà l'unica cosa roboante si è evidenziata nei costi, soprattutto del personale. Tengo ad evidenziare come - e cito proprio un atto parlamentare - la Commissione di inchiesta sui rifiuti che qui, in questo ramo del Parlamento, abbiamo fortemente voluto, insieme al Senato, ha concluso in una delle ultime analisi che sono di circa 780 milioni di euro ogni anno i dati della spesa media della Campania per il settore dei rifiuti.
Quindi, ciò va oltre il finto sistema emergenziale di cui ora ci stiamo occupando. Con riferimento ai citati 780 milioni di euro, a fronte di una situazione così impattante, abbiamo, invece, una spesa per investimenti che sfiora l'iperbolica cifra di 29 milioni di euro: qualcosa di immensamente ridicolo, circa il 3 per cento della spesa complessiva.
Mi auguro - so che, in questa sede, vi sono persone di buon senso - che nessuno si offenda se dico che quando parliamo di emergenza, all'interno di questo Parlamento, stiamo svolgendo un esercizio di ipocrisia. Infatti, non si tratta di un'emergenza, ma di un sistema, ormai, troppo rodato che serve, anche questo, in qualche modo, a raggranellare soldi dalle aree produttive del Paese per veicolarli nelle aree del Paese più furbescamente gestite, per cercare, poi, di creare quegli stipendi che la stessa Corte dei conti ha evidenziato in maniera assolutamente devastante.
La Corte dei conti, infatti, ha «mostrato», addirittura, i subcommissari dei subcommissari dei subcommissari stranominati. Ricordo, infatti, che la prima struttura per gestire l'emergenza aveva quasi più subcommissari che dipendenti, che prendevano cifre iperboliche: oltre allo stipendio, prendevano qualcosa come - lo dice la Corte dei conti - 10 mila euro al mese di straordinari. Qui di straordinario - lo ripeto - vi è solo la «presa per i fondelli» che questi signori hanno perpetrato nei confronti dei cittadini italiani e, soprattutto, nei confronti del nord, che continua a pagare.
Adesso, leggo sulle agenzie di stampa che la Lega avrebbe consumato uno strappo, perché ha dichiarato in maniera palese, alla fine, di non voler votare il provvedimento in esame. Ma non lo vuole votare per una questione semplice e di coerenza: abbiamo sempre detto che ognuno deve essere certamente aiutato se la fase emergenziale è reale e vera; che nessuno deve essere abbandonato se il problema non è sistematico, ma è di carattere veramente eccezionale. Infatti, il principio di perequazione nell'intervento, anche di natura finanziaria, è sicuramente parte della nostra storia, della nostra cultura e del nostro DNA, in quanto persone che hanno la solidarietà nella propria cultura e nella propria storia. Tuttavia, Pag. 39quando si va oltre, si sconfina nelle prese in giro: e noi alle prese in giro non ci stiamo.
Pertanto, se tutto il nocciolo della questione verte sul fatto che si vogliono smaltire i rifiuti a casa degli altri, senza nemmeno chiedere a queste persone se vogliono smaltirli o meno, anche se magari vengono strapagati, andiamo ben oltre ciò che è il buon senso comune, il senso civico e il rispetto fra popoli all'interno di una stessa nazione.
Per questo motivo, rigettiamo al mittente qualsiasi tipo di strumentalizzazione, come sta facendo il sindaco De Magistris, il quale, evidentemente, è un'altra calamità che è capitata sul comune di Napoli. Ricordo, infatti, le sue roboanti false dichiarazioni in cui diceva: in cinque giorni risolviamo tutto. In cinque giorni, mi risulta che l'unica cosa che sia riuscito a fare il sindaco De Magistris è stata far pulire la spazzatura davanti a casa sua, ma non sicuramente nelle altre parti della città.
Pertanto - lo ripeto -, rigettiamo qualsiasi tipo di strumentalizzazione a nostro danno, perché noi siamo sempre stati presenti, coscienti e coscienziosi nell'affrontare in maniera seria i picchi di questa non emergenza, ma di questo problema strutturale dei rifiuti a Napoli, votando costantemente - con dei distinguo, ma votandoli - tutti i decreti che hanno risolto la questione in maniera emergenziale. Non dimentichiamo il provvedimento più impattante in termini di numeri all'inizio di questa legislatura, che è stato il primo atto di questo Governo.
Tuttavia, a questo punto, non ci stiamo più a farci prendere in giro. Non possiamo far passare il concetto che, per conto di un'emergenza, che non è un'emergenza, ma è una presa in giro strutturale, ormai, a danno di tutto il Paese, qualcuno voglia ancora far girare dei soldi e scaricare la spazzatura a casa di altri.
Se ci sono le possibilità di aiutare, queste devono essere negoziate tra le parti e non possono essere imposte. Questo è il principio che noi continuiamo ad affermare e sul quale non intendiamo assolutamente retrocedere di un millimetro. Questa è una condizione non negoziabile, perché va bene aiutare, ma, ripeto, deve essere fatto mettendosi attorno ad un tavolo e parlando in maniera paritaria, non partendo sempre come quelli che devono per forza di cose aiutare perché c'è l'emergenza. Qui, ripeto, smettiamo di fare esercizio di ipocrisia: non c'è un'emergenza, c'è una situazione strutturata e, purtroppo, in mano alla criminalità organizzata, che serve solo a drenare risorse dal nord al sud e noi su questo non ci stiamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. L'onorevole Pini, che mi ha preceduto, ha proposto un ragionamento di buonsenso e cercherò di aggiungere poche riflessioni anch'io, a quello che comunque è un discorso serio e che cerca di evidenziare tutti gli aspetti negativi della mala gestione della pubblica amministrazione che poi si ripercuotono nelle tasche di tutti i cittadini italiani. Da mesi ormai, e non solo negli ultimi giorni, sui maggiori quotidiani si indica la politica come la responsabile dello sfascio delle istituzioni, del futuro del paese, della disgregazione sociale. Ebbene, ciò di cui stiamo discutendo oggi ne è l'esempio eclatante. Abbiamo un signore che si è candidato a guidare una città che ha un problema unico al mondo - quello dello smaltimento dei rifiuti - e che in campagna elettorale ha proposto sostanzialmente questo: votatemi, non aprirò il termovalorizzatore che serve, l'unica cosa che farò sarà, il giorno dopo l'insediamento, prendere in mano il telefono e cominciare a telefonare agli altri miei colleghi sindaci o presidenti di provincia o di regione, per vedere se si portano a casa per i prossimi decenni - perché il problema non si risolve se non si attiva un termovalorizzatore - i rifiuti della mia città. E quello che è drammatico è che è stato anche eletto. È stato eletto, però il problema non si risolve e i gettoni telefonici si sprecano, Pag. 40ma le risposte che arrivano dal territorio, in primis dai suoi stessi colleghi della Campania, sono: no, arrangiati, perché non si fa così. Io sono convinto che tutto il resto del Paese si metterebbe a disposizione per risolvere i problemi dei rifiuti di Napoli, se il sindaco De Magistris avesse l'intelligenza di fare un passo indietro e dire: «sono d'accordo, il problema si risolve solo cominciando a costruire il termovalorizzatore che manca» e per uno, due, tre anni - il tempo per costruirlo - sono sicuro che troverebbe risposte positive, a cominciare dalle regioni confinanti con la Campania, ma anche nelle altre. Ma stando la situazione così com'è - lui si arrocca e l'unica posizione che ha «non costruisco il termovalorizzatore, aiutatemi per sempre» - allora le risposte non possono che essere negative. Dopodiché può anche succedere quello che denuncia la Lega, cioè che magari con un voto trasversale si possa anche arrivare ad incoronare il sindaco De Magistris come colui che è riuscito a risolvere i suoi problemi scaricandoli sugli altri. Però poi di questo, ogni gruppo parlamentare, ma anche, nella sua coscienza, ogni deputato che contribuisse con il suo voto alla realizzazione di una situazione di questo genere, penso dovrebbe pentirsene amaramente. Dopodiché una riflessione più generale: noi vediamo in tutti gli studi proposti che la regione Campania ha un residuo fiscale pari a 11 miliardi di euro.
Vuol dire che, tra tutto quello che dà e quello che riceve, è aiutata dal resto del Paese ogni anno per 10-11 miliardi di euro e si tratta di una regione che è povera e storicamente non esiste che una regione povera si permetta il lusso di portare i suoi rifiuti magari in Germania o, come diceva qualche altro nostro collega, in Danimarca.
Sarebbe un fatto che griderebbe vendetta nei confronti di tutti gli altri territori del Paese che aiutano questa regione (nella fattispecie la città capoluogo della regione) e che andrebbe a mortificare tutto quello che tutti gli altri amministratori del Paese stanno cercando di fare anche in queste ore, vale a dire, nella ristrettezza, nei tagli e nella congiuntura negativa, riunire le giunte dei comuni, delle province e delle regioni per vedere se si riesce a garantire il servizio scolastico, quello di scuolabus o a non aumentare le rette degli asili nido.
Allo stesso tempo, ci si accorge che in quella città si bruciano centinaia di milioni di euro nella speranza di portare i propri rifiuti - visto che giustamente neanche i presidenti delle province confinanti con quella di Napoli le accettano - in Germania. Tutto questo non sta né in cielo, né in terra.
Bisognerebbe arrivare ad esercitare il potere sostitutivo. Se un sindaco si arrocca in queste posizioni, bisognerebbe prendere e commissariare, non mandare un commissario ai rifiuti, ma proprio commissariare il sindaco e fare in modo che anche Napoli possa diventare, nel più breve tempo possibile, come è auspicato da tutti noi, una città normale, come tutte le altre città del mondo occidentale.
Infatti, se il problema viene affrontato così, ciò porterà altre negatività alle negatività enormi che già si riscontrano in quei territori. Abbiamo già denunciato altre responsabilità politiche anche nelle legislature precedenti, come la mancata programmazione della raccolta dei rifiuti quando governava l'ex presidente della regione Bassolino.
Per tenere in piedi una maggioranza che aveva bisogno di due o tre voti (magari dei gruppi parlamentari dei Verdi) egli ha deciso, per farsi approvare il bilancio, di intraprendere un indirizzo di questo tipo: da questa parte in avanti non si attivano più nuove discariche, senza pensare però a quello che sarebbe successo il giorno dopo.
Il giorno dopo quello che è successo lo ha visto non solo la Campania, non solo l'Italia, ma anche tutto il resto del mondo e lo sta vedendo anche in queste ore: un disastro assoluto, con la messa in pericolo della salute dei cittadini e con un sindaco che continua imperterrito a dire che lui l'inceneritore a Napoli non lo vuole.
E noi deputati, presidenti di provincia o di regione, dovremmo «levare le castagne dal fuoco», come si suol dire, a uno Pag. 41che ha una mentalità così contorta e così pericolosa nei confronti dei suoi cittadini ai quali deve dare delle risposte. È per questo che il nostro è un atteggiamento negativo, ma lo è nei confronti di chi vuol distruggere la sua città per arrivare a migliorare i servizi di quella città.
Se c'è da dare un aiuto, il sindaco De Magistris deve fare un passo indietro e ammettere la sua colpa, che è quella di negare la costruzione dell'unica possibilità reale di smaltimento che nella circostanza è la costruzione di un termovalorizzatore, non per trovare chi per due o tre anni gli può dare una mano, ma per risolvere il problema definitivamente.
Infatti, al contrario, questa rischia di essere un'emergenza continuativa, ossia prorogata negli anni, perché, se non si affronta il problema, è inutile prevedere che per sei mesi i rifiuti di Napoli andranno con i soldi degli altri magari in Germania, a Genova o da qualche altra parte, perché scaduti i sei mesi ce ne saranno altri sei e poi altri sei e ancora sei e in questi tempi di ristrettezze, tra l'altro, la richiesta di denaro pubblico ad altre amministrazioni a sostegno di cotanta incapacità e responsabilità amministrativa non tiene più.
Per questo abbiamo preso la nostra posizione che è a favore della risoluzione dei problemi dei cittadini di Napoli e non per la continuazione dei disagi che stanno vivendo anche in queste ore (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Amico. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, siamo ancora qui a discutere di rifiuti. Dopo anni di emergenze, dopo tanti soldi spesi, siamo ancora qui nella stessa situazione. Questa è la cosa più sconcertante, che ci colpisce e ci lascia sempre più perplessi. Non è possibile che sistematicamente, ogni anno, ci sia l'emergenza rifiuti e che sistematicamente bisogna finanziare lo smaltimento di questi rifiuti. Si continua, quindi, a spendere soldi di tutti i cittadini per continuare a risolvere questa emergenza.
Ma dove sono finiti tutti i soldi spesi negli anni scorsi? Dispersi insieme ai rifiuti! Si parla tanto di costi della politica, ma questi sono i costi più ingenti che questo Paese sostiene perché chi ha avuto la gestione di questi soldi li ha spesi male o non li ha spesi per risolvere il problema (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Questo è il punto, perché i soldi, quando ci sono, si devono usare per fare le cose che risolvono i problemi, non solo per posticipare il problema e avere altri soldi, altri finanziamenti che vanno ad ingrossare le tasche di qualcuno perché questo è un continuo circolo vizioso. Fin quando non si costruiscono i termovalorizzatori il problema non sarà risolto e non si può pensare di usare i termovalorizzatori di altre regioni perché ognuno si deve smaltire la sua immondizia a casa propria (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
L'inquinamento che deriva dalla termovalorizzazione dei rifiuti e soprattutto dal trasporto dei rifiuti con i camion è un inquinamento che non si può far gravare tutto su una regione e su una provincia, ma ognuno si deve prendere il suo. Infatti, non c'è solo l'inquinamento del termovalorizzatore. Ricordiamo che l'inceneritore di Trezzo sull'Adda - parlo di Trezzo perché si trova nella mia provincia, dove sono stato eletto e che rappresento, la provincia di Milano - è stato costruito perché in Lombardia ci si è fatti carico dei problemi. In provincia di Milano, nel 1996, vi erano problemi sui rifiuti, si è deciso di aprire questo inceneritore che è stato terminato nel 2001, è entrato in operatività e da quel momento, nel concerto degli altri dodici termovalorizzatori lombardi, noi siamo autosufficienti.
Subiamo anche l'inquinamento che deriva non solo dal fatto di bruciare i rifiuti, che comunque con i filtri e le tecnologie moderne è relativo, ma soprattutto dai 30 mila viaggi degli automezzi che trasportano questi rifiuti dalle zone di raccolta al termovalorizzatore. Si tratta di 30 mila viaggi di camion sul nostro territorio. Ora qualcuno vorrebbe raddoppiare l'inceneritore Pag. 42di Trezzo non perché vi è un'esigenza della provincia di Milano, ma probabilmente perché vi è un'esigenza di qualcun altro che vuole smaltire, e quindi bruciare, i rifiuti, invece che a casa sua, a casa di qualcun altro con il costo maggiore e soprattutto con l'inquinamento che va a gravare tutto sulla provincia dove viene poi portato il rifiuto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Noi non possiamo stare zitti di fronte a queste cose. Dobbiamo rimarcare un concetto fondamentale, che è quello che ognuno si deve smaltire i propri rifiuti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ognuno si tiene i rifiuti a casa propria, se li smaltisce, se li brucia, ma non li manda a casa di un altro. Questo è un concetto che bisogna capire e non si tratta di una questione di negatività nei confronti di un'altra parte del Paese, ma è una questione di correttezza e di rispetto. Noi chiediamo il rispetto e la responsabilità.
Se ci sono politici irresponsabili, come Bassolino, la Jervolino e De Magistris, che si sta dimostrando irresponsabile, sono loro i responsabili di questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Questi irresponsabili sono responsabili di quello che è successo e dovrebbero pagare con le proprie tasche tutti soldi spesi e buttati in rifiuti negli ultimi vent'anni.
Abbiamo speso tanti soldi, siamo in un momento di crisi e, invece di pensare a spendere soldi per rilanciare l'economia, per le piccole imprese, per le aziende, per quelli che hanno bisogno e per i lavoratori che perdono il loro posto di lavoro (anche qui in provincia di Milano, la mia provincia, si perdono sempre posti di lavoro e ci sono aziende che chiudono), cosa facciamo? Invece di incentivare le aziende alla produzione, spendiamo i soldi per i rifiuti. Si tratta di una questione che dovrebbe essere già risolta, non ci vuole molto: si costruiscano questi benedetti termovalorizzatori sul territorio - ognuno individui il luogo in cui costruirli - e si facciano funzionare.
Probabilmente a qualcuno questo non va bene perché deve esservi sempre l'emergenza. Noi lo diciamo da sempre: l'emergenza non deve esservi. Deve finire la logica delle emergenze e dei contributi che arrivano perché c'è l'emergenza. Qui c'è qualcuno che ci marcia con queste emergenze e che continua ad ingrossarsi le tasche. Dobbiamo finirla! Questo non deve essere più il Paese delle emergenze, ma il Paese della responsabilità, delle persone che sanno quello che fanno e che vogliono arrivare ad un risultato senza portare a casa degli altri i problemi. Il meccanismo dello scaricabarile, che in Italia è sempre stato utilizzato, deve finire. Noi della Lega non ci stiamo: lo scaricabarile - in questo caso, lo scarica rifiuti - deve finire! (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Siamo stufi di dover essere il ricettacolo di tutto il peggio che c'è in giro nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), siamo stufi di essere quelli che hanno la maggiore immigrazione clandestina del Paese. Siamo stufi di essere sommersi dai rifiuti quando qualcun altro non li smaltisce nel suo territorio. Non è più possibile tollerare queste cose! Lo dobbiamo dire, lo gridiamo nelle piazze e lo gridiamo in Parlamento perché è questo che i cittadini ci hanno detto di fare quando, con il loro voto, ci hanno mandato in quest'Aula.
Quindi, signor Presidente, anche in questa circostanza dobbiamo ribadirlo. Dobbiamo continuare ad insistere in quella lotta che abbiamo fatto sul territorio, davanti ai cancelli di Trezzo sull'Adda, quando abbiamo bloccato con i militanti della Lega e con i cittadini i camion che arrivavano dalle altre province, rischiando le denunce. Infatti, vi ricordo - e questa è una cosa vergognosa - che, mentre nella provincia di Milano, c'erano bande di delinquenti che facevano rapine in villa, saccheggiavano le nostre case e ci continuavano a massacrare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), quando invece abbiamo fatto il blocco davanti ai cancelli del termovalorizzatore, sono stati indagati i cittadini ed i militanti che si opponevano ad una cosa Pag. 43sacrosanta, ossia a non avere nuovo inquinamento nel proprio territorio. Quindi, qualcuno che chiedeva di poter vivere in un modo migliore è stato inquisito. Pertanto, tanto di cappello a quelle persone che hanno fatto le nottate per settimane davanti ai cancelli. Ricordiamolo perché non dobbiamo dimenticare quello che è stato fatto, ma questo non deve più succedere. Non dobbiamo più arrivare a fare le notti davanti ai termovalorizzatori di Trezzo sull'Adda, come davanti a qualsiasi altro termovalorizzatore del nord perché arrivano i rifiuti da un'altra parte. I rifiuti devono essere smaltiti a Napoli. Bisogna che vengano bypassati a questo punto i politici locali che non sono in grado e non sono mai stati in grado di fare niente e bisogna andare a costruire questi benedetti termovalorizzatori, gestirli in modo corretto, non in modo che si blocchino o che non funzionino, causando pertanto ancora l'emergenza.
Queste cose in altri Paesi sono molto semplici, avvengono nella quotidianità perché si amministra in modo responsabile. Noi ci siamo resi conto che alcuni politici di questo Paese - soprattutto di Napoli - sono stati artefici di quello che è successo e sono i colpevoli in prima persona di quello che è successo.
Il loro immobilismo, la loro mancanza di iniziativa, di linearità e di responsabilità in quello che è stato fatto hanno portato a questo disastro. Probabilmente ci sono, come ho già detto prima, interessi di gruppi anche malavitosi dietro il problema dei rifiuti; non venite a dirmi che quando ci sono certe manifestazioni non c'è dietro qualcuno che li spinge. Quindi, attenzione anche a questo aspetto. Noi su tali questioni non possiamo transigere, lo diciamo qui e continueremo a dirlo e ribadirlo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Non è possibile essere ancora a questo punto oggi: dal primo giorno in cui sono stato eletto in questo Parlamento ho sentito parlare di rifiuti e continuiamo a sentire parlare di rifiuti. Noi siamo venuti qui per cambiare questo Paese, per fare il federalismo, per cambiare il sistema (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e siamo invischiati ancora nei rifiuti? Non è possibile! Gli amministratori devono avere la responsabilità e devono pagare quando sbagliano. Devono restituire i contributi che hanno ricevuto se non sono riusciti a usarli nel modo corretto. Questo è quello che noi chiediamo e quindi, signor Presidente, su questo devo dire che la Lega Nord insisterà affinché il problema venga risolto definitivamente e non si scarichi mai più sui cittadini di altre province (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, visto che vi sono ancora diversi iscritti a parlare sul complesso degli emendamenti e considerato che tra pochi minuti dovremmo passare alla votazione sulle dimissioni di un collega, chiederei di rinviare il seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, sono già le 19 e se mi lascia intervenire sull'ordine dei lavori per i cinque minuti che sono necessari si andrà oltre questo orario, quindi si passerà al punto all'ordine del giorno relativo alle dimissioni del collega Fassino. Detto questo, il dibattito attorno a questo punto all'ordine del giorno non ci condurrà probabilmente alla conclusione della seduta prevista per le 20, quindi è chiaro che la richiesta del relatore di interrompere la discussione del decreto-legge sui rifiuti nella regione Campania e di rinviarla ad altra seduta sostanzialmente viene in coda ad una sconfitta della maggioranza che ne aveva già proposto il rinvio in Commissione. Vi sono i tempi necessari a procedere con la discussione che, vorrei fosse Pag. 44chiaro, vede iscritti «solo» - dico «solo» eufemisticamente - sei colleghi della maggioranza dopo che la stessa è stata sconfitta perché la Camera non ha approvato il rinvio in Commissione, considerate le divisioni all'interno della maggioranza fra la Lega Nord Padania e il Popolo della Libertà e le divisioni all'interno del Popolo della Libertà. Infatti, sappiamo che il primo emendamento, sottoscritto da alcuni colleghi della Campania, farebbe sostanzialmente saltare, sopprimendolo, il comma 1 del provvedimento, parte importante del decreto-legge. Sappiamo che c'è una divisione fra il Governo di centrodestra e una parte della maggioranza, la Lega Nord; erano iscritti a parlare fino ad ora quattro colleghi della Lega Nord e probabilmente altri sei colleghi della maggioranza. È in atto un auto-ostruzionismo della maggioranza ed è assurdo che il relatore di maggioranza chieda di non procedere! Si vada avanti per il tempo che è necessario, dicano i colleghi di maggioranza con i loro interventi come intendono risolvere queste contraddizioni e non chiedano di rinviare i provvedimenti che sono urgenti per il Paese e per la Campania (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, devo presumere che lei abbia parlato contro la richiesta del relatore.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, parlo a norma dell'articolo 8 del Regolamento. Nella sua veste di Presidente, penso che dobbiamo trovare il modo di salvaguardare la correttezza dei rapporti all'interno di questa Camera, formali e informali. Io per venire incontro a questa esigenza di correttezza evito di parlare all'interno di quest'Aula delle conversazioni che vi sono state - come spesso accade - a livello informale con la Presidenza che mi aveva prefigurato un corso della seduta che prevedeva alle ore 19 la discussione e il voto sulle dimissioni dell'onorevole Fassino e poi eventualmente altre possibilità che si sarebbero potute manifestare.
Signor Presidente, è del tutto evidente che viene precisato un orario per far sì che i deputati siano lì per quell'orario, per quel dibattito e per quella votazione. Ovviamente, questo potrebbe verificarsi per qualunque altra occasione con riferimento alla quale viene fissato un orario e magari l'opposizione si mette nella condizione di evitare che quell'orario sia rispettato. Questo ovviamente incide anche nei rapporti tra le forze politiche di maggioranza e di opposizione, perché è in corso un dibattito. È in corso, come ha ricordato benissimo l'onorevole Quartiani, un'iniziativa ostruzionistica da parte della maggioranza, che ne ha già sperimentato gli esiti durante il voto precedente. Adesso, a mio avviso, se lei mette in votazione una richiesta del relatore, fa una cosa, a mio avviso, scorretta dal punto di vista formale, perché prima dobbiamo discutere e votare le dimissioni dell'onorevole Fassino. Dal punto di vista dei rapporti tra le forze politiche e la Presidenza, è certamente qualcosa della quale dovremo tenere conto anche per il futuro. Evidentemente la Presidenza si dispone a far sì che le esigenze della maggioranza siano in qualche modo realizzate, anche a discapito delle relazioni con i gruppi di opposizione.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, lei forse usa parole inappropriate quando parla di scorrettezza, perché la valutazione sull'andamento dei lavori, quand'anche sia prefissato un orario ben preciso - che poi non è sempre preciso ma, come lei sa benissimo, dipende anche dall'andamento dei lavori - spetta soltanto al Presidente, ma non è per salvaguardare nessuno. Da un punto di vista politico, lei può fare tutte le valutazioni che vuole, ma, da un punto di vista procedurale, è stata avanzata una proposta tre minuti prima delle 19, ma non ci si può attenere al minuto o al secondo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Pag. 45Padania). Lei conosce la mia correttezza e non posso non porre ai voti una richiesta che attiene a questo provvedimento prima di passare all'altro punto all'ordine del giorno, e spetta a me passare al seguente. Se le valutazioni fatte sono contro la richiesta avanzata dal relatore, ne prendo atto.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, il mio intervento era solamente per chiarire, quindi non era contro la richiesta...

PRESIDENTE. Onorevole Quartini, lei ha parlato cinque minuti contro. Chiedo scusa, mi sono inventato forse qualcosa?

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, chiedo di parlare per un richiamo all'articolo 8 del Regolamento. Intendevo semplicemente fare presente a lei perché decidesse - dopodiché la decisione la prende la Presidenza - che avevamo ormai oltrepassato il limite di tempo e che la proposta del collega di rinvio ad altra seduta semmai doveva essere fatta non già nel momento in cui doveva iniziare la discussione e il voto sull'altro punto all'ordine del giorno previsto ad un orario definito, ma dopo la discussione sulle dimissioni del collega Fassino. Questa era una valutazione ovviamente non del tutto personale, ma che volevo condividere con lei. Da questo punto di vista avrei ovviamente gradito anche di poter verificare una convergenza reciproca con la Presidenza, in modo tale che si potesse procedere in quel modo, che mi sembrava il più razionale anche dal punto di vista del Regolamento.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, non devo convergere né con lei né con il relatore. Vi è una proposta del relatore e chiedo al riguardo se vi è un deputato che chiede di parlare a favore e un deputato che chiede di parlare contro prima di metterla in votazione.
Nessuno chiedendo di parlare, pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinviare il seguito del dibattito avanzata dal relatore, non omettendo di ricordare che il rinvio ad altra seduta significa alla seduta antimeridiana di domani. Lo ricordo anche a chi ha avanzato la proposta.

(È approvata).

La Camera approva per 14 voti di differenza.

Il seguito del dibattito pertanto è rinviato alla seduta di domani.

Dimissioni del deputato Piero Fassino (ore 19,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le dimissioni del deputato Piero Fassino.
Comunico che, in data 6 luglio 2011, è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera del deputato Piero Fassino:
«Caro Presidente, essendo completati tutti i passaggi istituzionali per l'avvio della consiliatura (proclamazione sindaco, nomina giunta, insediamento consiglio, presentazione linee programmatiche), rassegno nelle sue mani il mio mandato parlamentare.
Fin dal primo momento della mia candidatura a sindaco di Torino ho dichiarato che avrei dedicato ogni mia energia a quell'impegnativo incarico. Il consenso ampio che gli elettori torinesi mi hanno voluto dare eleggendomi come sindaco al primo turno mi sollecita ancor di più ad onorare l'impegno assunto.
Nel momento in cui lascio la Camera dei deputati, di cui sono membro dal 1994, desidero rivolgere a lei e ai suoi predecessori, Pag. 46che ho avuto l'onore di avere come Presidenti - gli onorevoli Pivetti, Violante, Casini e Bertinotti - e a tutti i colleghi parlamentari i sentimenti della più viva gratitudine per la straordinaria esperienza politica e umana che ho potuto vivere da parlamentare, acquisendo esperienze e competenze di cui certamente potrò beneficiare nel mio nuovo ruolo.
Lascio naturalmente a lei e alla Conferenza dei presidenti di gruppo decidere in quale seduta sottoporre le mie dimissioni al voto dell'Aula, ringraziandola con amicizia. Firmato: Piero Fassino».
Avverto che, ai sensi dell'articolo 49, comma 1, del Regolamento, la votazione sull'accettazione delle dimissioni del deputato Fassino avrà luogo a scrutinio segreto mediante procedimento elettronico.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO. Signor Presidente, cari colleghi, nel momento in cui sto per lasciare la Camera dei deputati mi sia consentito di pronunciare qualche parola di commiato.
Desidero, innanzitutto, rivolgere un ringraziamento affettuoso ai Presidenti Oscar Luigi Scàlfaro, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, che mi hanno onorato della loro amicizia e della loro fiducia.
Il mio ringraziamento va naturalmente al Presidente Fini, come ho scritto nella lettera, e ai suoi predecessori, gli onorevoli Pivetti, Violante, Casini e Bertinotti, che lungo il mio mandato ho avuto l'onore di avere come Presidenti di questa Assemblea, così come manifesto la più sincera gratitudine a tutti i colleghi parlamentari di questa legislatura e delle precedenti, con cui ho condiviso un'appassionante esperienza politica e umana.
Un ringraziamento particolare va ai deputati dei gruppi parlamentari del PDS, dei DS, de L'Ulivo e del PD, di cui ho fatto parte nell'arco di cinque legislature, e rivolgo un augurio di buon lavoro alla dottoressa Francesca Cilluffo, che mi subentra nel seggio e che porterà in questa sede la ricchezza di un'esperienza professionale e politica che tutti i colleghi avranno modo di apprezzare.
Lascio questa Camera in un momento difficile per il Paese e per le sue istituzioni e mentre il rapporto tra cittadino e politica conosce una nuova acuta criticità.
Non sfugge a me, come ad ogni collega, quanto la democrazia rappresentativa sia sottoposta oggi, e non solo in Italia, a tensioni e passaggi critici.
La globalizzazione muta anche il tempo e lo spazio dell'agire politico, si riduce l'esclusività delle sovranità nazionali a vantaggio di istituzioni sovranazionali e globali.
Nella società del tempo reale e della comunicazione in presa diretta si è accelerata enormemente la domanda di decisioni rapide e tempestive, rispetto alle quali i tempi e le procedure parlamentari appaiono spesso lenti ed inutili. Mutazioni che hanno inciso e incidono ogni giorno sul funzionamento del Parlamento, sulla sua efficacia e, agli occhi dei cittadini, sulla sua utilità, talché accade di pensare che se, per avventura, il Parlamento cessasse di esistere una parte dell'opinione pubblica non ne avvertirebbe la mancanza.
Anch'io, come tutti voi, vivo con fastidio e sofferenza la campagna antipolitica che spesso rappresenta in modo offensivo e caricaturale il Parlamento e l'attività dei parlamentari (Applausi). Un'immagine che suona offensiva anche per migliaia di amministratori locali, di dirigenti politici di base e dei tanti cittadini che, senza nulla chiedere, dedicano ogni loro migliore energia al bene del Paese e dei loro concittadini.
Chi, come me, come tanti qui in Aula, ha fatto della politica una scelta di vita ispirata unicamente alla passione civile e democratica sa quanto lontana dal vero sia una rappresentazione della politica come affare, intrigo e interesse personale. Sostenere che ogni costo della politica sia infondato, illecito e dannoso per i cittadini è, con tutta evidenza, una demagogia. Al pari di qualsiasi altra attività umana, anche la politica ha dei costi, ma proprio per Pag. 47questo ha il dovere della sobrietà, dell'equità, del rigore e della trasparenza, valori in cui una società vuole riconoscersi e che, invece, troppo spesso in questi anni sono stati negati da comportamenti e modi di governo che sempre più frequentemente hanno mortificato l'interesse generale, il senso di comune appartenenza, la coesione sociale, il rispetto della legalità e l'uguaglianza dei cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori)!
È lì la radice di quel diffuso malcontento e disagio popolare che oggi si manifesta in modo radicale e clamoroso, tanto più forte a fronte dei sacrifici che ai cittadini vengono richiesti.
A nessuno sfugge che su questi sentimenti di sincera indignazione di molti si sovrappone una campagna alimentata e cavalcata da chi teme un cambiamento nella guida del Paese e, per sbarrargli la strada, punta con brutalità sulla destabilizzazione e la delegittimazione dei poteri democratici, a vantaggio di poteri assai più elitari e assai meno trasparenti, quando non pericolosamente opachi.
Il modo migliore per contrastare gli umori antipolitici non è volgere la testa dall'altra parte, ma mettersi in sintonia con il Paese, con le sue ansie e le sue paure, le sue speranze e le sue aspettative e, soprattutto, dare corso a misure concrete, visibili ed efficaci che restituiscano sobrietà, credibilità e autorevolezza a istituzioni che oggi appaiono a troppi cittadini distanti e insensibili.
Resto convinto che un Parlamento debole sia sinonimo di democrazia debole, quanto più in un mondo più grande e più rapido dove le funzioni di indirizzo, di legislazione, di controllo e di rappresentanza, a cui il Parlamento assolve, sono insostituibili. Perché, però, i cittadini in esso si riconoscano è necessario che il Parlamento, senza timidezza ed incertezze, abbia la determinazione e la capacità di varare quella riforma di sé e dell'assetto istituzionale da troppi anni evocata senza che mai se ne veda compiuta realizzazione.
Caro Presidente, ho deciso di lasciare questo Parlamento per dedicare ogni mia energia alla guida di Torino i cui cittadini mi hanno eletto sindaco. Un incarico di cui sento tutta la responsabilità perché Torino è la mia città e per il ruolo che questa ha rappresentato e rappresenta nella centocinquantennale storia unitaria di questo Paese, ma anche perché sono convinto, tanto più in tempi di federalismo, che la classe dirigente di una nazione non sia costituita soltanto dalle funzioni dirigenti concentrate nella capitale.
Governare una grande città, così come guidare grandi regioni, è compito altrettanto impegnativo e di responsabilità nazionale, quanto lo è ricoprire incarichi istituzionali a Roma. Anzi, penso - e per questo ho scelto di candidarmi a sindaco - che sia compito anche di chi, come me, ha ricoperto incarichi politici e di Governo nazionali, misurarsi in prima persona con il governo di grandi realtà territoriali, le cui dinamiche economiche, sociali e istituzionali influiscono in misura crescente sui destini dell'intero Paese.
Certamente l'esperienza accumulata in tanti anni di impegno parlamentare e di Governo mi consentirà di affrontare con maggiore solidità le nuove sfide e sono sicuro che lungo questo nuovo cammino potrò contare sulla vostra vicinanza ed avrò molte occasioni di impegno con tutti voi.
Con questi sentimenti rivolgo a lei, signor Presidente, a tutti i colleghi di ogni gruppo parlamentare, ai dirigenti e ai funzionari della Camera dei deputati, un saluto affettuoso e di amicizia. Lo faccio con animo pervaso da emozione (Applausi), ma con altrettanta serenità di aver compiuto una scelta giusta, nell'interesse del Paese e della mia città (Prolungati applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franceschini. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, mi sia consentito di esprimere naturalmente il nostro voto favorevole all'accoglimento Pag. 48delle dimissioni dell'onorevole Fassino.
Davvero, in questa sede e al di fuori delle formalità, mi sia consentito di salutarlo, nel momento in cui lascia quest'Aula, e di ringraziarlo a nome di tutti i parlamentari del Partito Democratico per tutti questi anni di lavoro in quest'Aula e per tutti questi lunghi anni di transizione e di cambiamenti politici in cui, vorrei dire così, Piero ci ha guidato, anche quando noi eravamo in partiti diversi.
Spesso, parlando di Fassino, si è citata la sua generosità, come se fosse una cosa anomala e strana, in un mondo politico in cui sembrano altre le qualità che prevalgono. Io vorrei dire che quella definizione è sempre stata una categoria sbagliata: si deve parlare di lungimiranza e di intelligenza politica. Tra tutti i passaggi del suo percorso in questi anni, voglio citare il più importante - forse il più importante - e cioè quando lui, da segretario dei Democratici di Sinistra, partito forte e radicato, elettoralmente forte e strutturalmente radicato, ha deciso con il suo partito di sciogliersi insieme alla Margherita, ma di sciogliersi per confluire e dare vita al Partito Democratico. E lo ha fatto con una grande prova di intelligenza politica e - questa, invece, è una cosa rara - senza chiedere alcun ruolo di guida nel Partito Democratico, ma mettendosi dal giorno dopo a lavorare, come si deve fare in una squadra, a disposizione di un processo politico, che non sarebbe andato avanti se lui non avesse fatto quella scelta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Le sue dimissioni da deputato per fare il sindaco sono un'altra prova della sua lungimiranza e della sua coerenza. Qui vi sono molti parlamentari che hanno un doppio o un triplo incarico. Noi abbiamo presentato una proposta di legge, che chiederemo venga calendarizzata, per introdurre un principio (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)...
Non sto facendo nessuna polemica!

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia! Prego, onorevole Franceschini.

DARIO FRANCESCHINI. Tale proposta è volta a introdurre un principio molto semplice, e cioè che chi è componente di un'assemblea elettiva non sia componente di altre assemblee elettive o ricopra altri ruoli di governo.
Non ci dovrebbe essere bisogno di una legge, dovrebbero bastare l'etica, la coerenza, il rispetto degli elettori, esattamente quelle doti di cui ha dato prova, anche con questo atto, Piero Fassino (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, solamente una parola. Certamente questo dibattito - di cui ci ha dato l'occasione il collega Fassino - non è tanto per rivolgergli un tributo e un ringraziamento per la sua passione politica. Avrà molti anni per manifestarla ancora nel ruolo impegnativo di sindaco di Torino, nell'attività politica che lo attende. Forse però - vorrei dirlo a tutti i colleghi di destra, come di sinistra, come di centro, e qui non ci sono distinzioni su questo - l'emozione del collega Fassino nel momento di lasciare la Camera dei deputati è semplicemente l'indice - dovremmo trasmetterlo alla gente - della passione che tanti di noi hanno per questo lavoro politico, e del tanto amore per il proprio Paese (Applausi).
Fassino è stato per molti in quest'Aula un compagno di battaglia, per tanti un avversario politico. Anch'io con lui ho avuto tanti momenti di convergenza e tanti di dissenso, ma non conta nulla. Questo fa parte del bagaglio della vita e della vita politica.
Quello che è importante è che noi sappiamo riconoscere le ragioni degli altri e sappiamo soprattutto rispettarle. Ai nostri figli magari insegniamo a credere in Pag. 49qualcosa, qualsiasi sia l'idea in cui essi vogliano credere e che essi vogliano professare.
Grazie Piero, buon lavoro. Torino è una grande città che affonda le radici nella storia più importante del nostro Paese. Sicuramente ha una guida all'altezza (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, anche noi vogliamo esprimere tutta la nostra considerazione, tutto il nostro augurio all'onorevole Fassino, ed anche una considerazione in più per la limpidezza con cui ha compiuto questa scelta. Una scelta di adesione e di ossequio ad una giusta interpretazione del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, che ha sempre avuto un'interpretazione alta e nobile in questa Aula fino ad un certo momento.
L'onorevole Fassino - lo ricordava adesso l'onorevole Casini - credo possa rappresentare al meglio l'idea della politica per passione in una stagione in cui gli attacchi alla politica sono forti e la considerazione castale di un ceto parlamentare diventa sempre più insopportabile, e credo che le buone testimonianze invece si muovano in una direzione che concretamente contrasta questa visione.
Cogliendo questa occasione, Presidente, vorrei formularle una sommessa richiesta. Esistono diverse proposte di legge volte a realizzare, una volta per tutte, chiarezza sul sistema delle incompatibilità parlamentari. Credo che sarebbe un gesto importante da parte di questa Aula dare seguito allo spirito, all'atteggiamento costruttivo, al senso di responsabilità che ha dimostrato l'onorevole Fassino e che, purtroppo, non trova ancora accoglimento in una dozzina di esperienze di doppio mandato.
Vorrei che si giungesse a discutere e ad approvare una legge sulle incompatibilità parlamentari. Credo che questo potrebbe rappresentare un contributo importante nella riappropriazione di un rapporto necessario tra il corpo elettorale, gli autentici titolari della sovranità popolare, e chi li rappresenta in questo Parlamento.
Grazie ancora all'onorevole Fassino. Preannunzio, anche a nome della componente politica Misto-Alleanza per l'Italia, l'accoglimento della sua richiesta di dimissioni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, solo poche parole per indirizzare al collega Fassino, a nome mio e di tutto il gruppo dell'Italia dei Valori, i migliori e più sentiti auguri per questa nuova fase della sua esperienza politica che siamo sicuri, come sindaco di Torino, vedrà proseguire quell'impegno e quell'azione che fino a qui - e questa è l'altra cosa che, con profondo convincimento, vorrei dirgli - ha caratterizzato tutta la sua azione politica e che, con piacere e con gioia, ci tengo a sottolineare.
È stato un esempio di come si possa fare politica mossi soltanto da passione civile, mossi soltanto da un'intelligenza disinteressata, mossi soltanto dalla volontà di mettersi al servizio delle istituzioni e del Paese. Sono convinto che Piero Fassino continuerà a far tutto ciò anche da sindaco di Torino e, in questo, avrà sempre la nostra fiducia e la nostra stima (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori, Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI. Signor Presidente, onorevole Fassino a nome di tutti i colleghi del gruppo del Popolo della Libertà le facciamo i nostri migliori auguri per l'incarico che lei ricopre e che andrà a ricoprire. Pag. 50
Mi permetta un solo pensiero ed una sola sottolineatura: credo che il miglior tributo sia stato l'applauso che tutta l'Aula le ha conferito. Questo applauso sottolinea un'idea forte che noi tutti, che siamo qui, rappresentanti dei nostri concittadini, dobbiamo ricordarci e testimoniare, ossia che, in un momento come questo, abbiamo bisogno, più che di parole, più che di essere in difesa, di testimoni che la politica, pur militando in schieramenti diversi, parte da un profondo rispetto dall'altro. La democrazia, infatti, è il riconoscimento che l'altro è una ricchezza, anche nella diversità, ed è la profonda coscienza che la politica, quella con la «p» maiuscola, è servire la propria comunità ed il bene comune. Ognuno di noi non deve dimenticarlo, ognuno di noi, in qualsiasi gruppo militi, qualsiasi scelta faccia, testimonia questo e noi vogliamo ringraziarla per le parole che ha detto lasciando quest'Aula e, quindi, per il segno che ci ha testimoniato e che ci ha dato (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, intervengo per ringraziare l'onorevole Fassino per le sue parole sincere sulla passione che lo anima e che ci anima, ma anche per il suo richiamo alle difficoltà che attraversiamo tutti noi e al necessario rigore che dobbiamo mettere tutti uniti - in questo sì - nell'affrontare le difficoltà. Noi voteremo a favore delle dimissioni, naturalmente, perché questa non è una commemorazione, ma un augurio per un nuovo e impegnativo ufficio che si appresta a ricoprire (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stefani. Ne ha facoltà.

STEFANO STEFANI. Signor Presidente, collega Fassino, quando ha avuto quel momento di commozione poco fa nel corso del suo intervento, mi ha toccato profondamente perché ho avuto il piacere di conoscerla come validissimo membro della mia Commissione. Siamo stati anche avversari, ma riconosco la capacità politica dell'uomo. Abbiamo svolto diverse missioni importanti assieme, e, voglio sottolinearlo, sempre ci siamo trovati sulla stessa linea per quello che riguarda la politica estera di questo Paese.
La mia Commissione, la nostra Commissione perde un valido, un validissimo elemento ma so che questo farà guadagnare alla città di Torino un altrettanto valido sindaco (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. In queste circostanze c'è il rischio di rovinare quello che di positivo e importante ella, onorevole Fassino, ha voluto comunicare all'Assemblea. Si rischia, nella ridondanza degli interventi, di rendere opaco quello che invece è stato al centro di un nobile intervento che ella ha voluto fare dimettendosi dal deputato del Parlamento.
A nome personale del gruppo Popolo e Territorio voglio invece rivolgerle un sentito ringraziamento per le parole che ha usato e per aver lasciato oggi un segno importante della qualità dell'uomo e del politico appassionato. Sono assolutamente convinto che ella troverà nella nuova esperienza di sindaco una soddisfazione ancora maggiore, forte della sua esperienza politica e parlamentare, della sua lunga militanza, ma anche aperto a quello che sarà un'esperienza assolutamente unica. Glielo dico dal profondo dell'esperienza che ho vissuto perché fare il sindaco a volte appaga molto di più che fare il parlamentare e per lei aver fatto il parlamentare prima sarà sicuramente un traguardo ulteriore di accrescimento. Per questo voglio ringraziarla perché nelle sue parole ha già dimostrato, con la sua scelta, di tenere fortemente alla sua comunità e ad avere una visione della politica alta e nobile esattamente quello di cui abbiamo Pag. 51bisogno mettendo da parte l'antipolitica che non serve a niente e a nessuno e recuperando centralità ad una politica alta e nobile, che è rispetto dell'avversario politico ma anche capacità di elaborare idee e su quelle confrontarsi. Le facciamo davvero tanti auguri con grande sincerità (Applausi).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulle dimissioni del deputato Fassino.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lo Monte, Cesaro, Mondello, D'Amico...Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 558
Votanti 557
Astenuti 1
Maggioranza 279
Voti favorevoli 444
Voti contrari 113

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Proclamazione di un deputato subentrante (ore 19,36).

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito dell'accettazione, nella seduta odierna, delle dimissioni del deputato Piero Fassino, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, nella seduta del 17 settembre 2008 - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361 - che il candidato che, nell'ordine progressivo della stessa lista n. 7 - Partito Democratico nella medesima I Circoscrizione Piemonte 1, segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Francesca Cilluffo.
La Presidenza dà atto alla Giunta di questo accertamento e proclama deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la I Circoscrizione Piemonte 1, Francesca Cilluffo.
Si intende che da oggi decorre il termine di 20 giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,37).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, poiché noi prima abbiamo votato il rinvio del precedente punto ad altra seduta, cioè a domani, volevo sapere lei come pensava di procedere, atteso che abbiamo altri punti all'ordine del giorno e la seduta dovrebbe andare avanti almeno fino alle venti. Noi non siamo stati consultati per eventuali accordi, quindi...

PRESIDENTE. Non è stato consultato nessuno, ed io adesso vi sottopongo lo stato dell'arte - l'Assemblea poi mi può dare una mano anche a decidere - che è il seguente: noi dovremmo passare alle esame di alcune mozioni all'ordine del giorno e, probabilmente, dovremmo chiudere i lavori dell'Assemblea intorno alle venti poiché vi è stata la richiesta da parte di un gruppo al fine di consentire lo svolgimento di una riunione. Non penso, pertanto, che avremo il tempo per concludere l'esame di quelle mozioni, quindi potrebbe essere auspicabile andare a domani. Altrimenti, se iniziamo, il prosieguo dell'esame dovrà essere rinviato a domani mattina.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, era esattamente quello che a me interessava, nel senso che se noi cominciamo l'esame delle mozioni sicuramente domani mattina dobbiamo proseguire con Pag. 52quello con cui abbiamo iniziato questa sera, e poi il resto dei provvedimenti va a seguire. Quindi, non è casuale che io glielo abbia chiesto. Non sapevo che i lavori dell'Aula si sospendessero perché vi erano delle riunioni di un gruppo.
Normalmente questo accade quando i gruppi vengono consultati e vi è un accordo, ma è vero che oggi va tutto un po' così, per modo di dire: un gruppo decide e la Presidenza dispone, va benissimo, però io penso che noi potremmo tranquillamente incardinare l'esame delle mozioni. Non dobbiamo chiudere la mozione oggi, possiamo tranquillamente incardinarla e poi domani potremmo continuare - anzi dovremmo continuare - con le mozioni. Poi, dopo le mozioni, riprenderemo con il decreto. Quindi signor Presidente, anche perché ci sono dei nostri colleghi che vorrebbero intervenire anche in dichiarazione di voto sulle mozioni, io le chiederei di incardinare subito le mozione per poi domani eventualmente proseguire nel corso della mattina. Poi, a seguire, visto che non mi pare che vi fosse una particolare fretta dei colleghi della maggioranza per esaminare il decreto, lo potremo esaminare subito dopo.

PRESIDENTE. Posso sentire il parere di qualche altro gruppo?

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, io credo che iniziare adesso qualsivoglia delle mozioni che abbiamo all'ordine del giorno ci porterebbe nella condizione di dover poi interrompere la fase delle dichiarazioni di voto. Quindi io credo, signor Presidente, che sarebbe molto più ragionevole, per una coerenza dei nostri lavori, non passare all'esame delle mozioni ed iniziare direttamente con la seduta di domani. Questo, a mio avviso, credo che possa essere il percorso più lineare. Altrimenti, signor Presidente, noi saremmo costretti ad iniziare con i pareri e a passare alle dichiarazioni di voto interrompendo poi tale fase che di solito non si interrompe, come è noto in quest'Aula. Quindi, signor Presidente, a questo punto forse è il caso di andare direttamente alla seduta di domani, che ha già un ordine del giorno fissato.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, credo che innanzitutto una certa ragione l'onorevole Giachetti ce l'aveva nel dire che solitamente bisogna concordarle queste cose. Tuttavia, arrivati a questo punto, non cerchiamo di nasconderci dietro il fare una dichiarazione come «Non ci sono i tempi», facciamo un discorso di buon senso. Qui qualcuno ha tirato la corda un po' da una parte e un po' dall'altra, ancora un paio di interventi ci saranno ed arriveremo alle 19,50. Credo che il buonsenso suggerisca che si debba chiudere qui, al di là delle ragioni per le quali uno si è comportato in un modo o nell'altro.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo brevemente, perché condivido il parere dei colleghi Compagnon e Baldelli. Credo che sia sempre meglio comportarsi in maniera lineare e precisa. Sinceramente, a volte non capisco, onorevole Giachetti, che senso abbiano le sue richieste. Quindi, io sono per concludere la seduta ora e iniziare domani mattina un argomento nuovo, con tutto il tempo davanti a disposizione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

SERGIO MICHELE PIFFARI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, la settimana scorsa, l'ordine del giorno recava come priorità una mozione concernente proprio la questione dei rifiuti in Campania. Credo che, nella giornata di oggi, il Governo e la maggioranza si siano incartati ed abbiano inventato una discussione che è servita solo a perdere un po' di tempo; è venuta in soccorso anche la commemorazione del collega.
Forse, però, affrontare le mozioni concernenti la questione dei rifiuti potrebbe aiutare a sciogliere il problema che dovremo, poi, affrontare con il provvedimento del Governo, sempre concernete i rifiuti, con riferimento al quale, oggi, abbiamo dimostrato di non sapere da che parte iniziare le votazioni e il relativo esame.
Credo, invece, che farebbe bene all'Assemblea ascoltare, questa sera, almeno i pareri sulle mozioni presentate e, forse, concludere la seduta come un lavoro propedeutico anche al decreto-legge stesso concernente la questione dei rifiuti in Campania.

PRESIDENTE. Ritengo, dunque, che si possa adottare la proposta dell'onorevole Piffari, nel senso di passare solo all'espressione del parere sulle mozioni di cui al punto 2 dell'ordine del giorno e rimandare il seguito dell'esame a domani mattina.

Seguito della discussione delle mozioni Donadi ed altri n. 1-00670, Iannaccone ed altri n. 1-00676, Mosella ed altri n. 1-00677, Ghiglia ed altri n. 1-00678, Libè, Della Vedova, Lo Monte ed altri n. 1-00679, Bratti ed altri n. 1-00680 e Zamparutti ed altri n. 1-00681 concernenti iniziative urgenti sull'emergenza rifiuti a Napoli (ore 19,43).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Donadi ed altri n. 1-00670 (Nuova formulazione), Iannaccone ed altri n. 1-00676, Mosella ed altri n. 1-00677, Ghiglia ed altri n. 1-00678, Libè, Della Vedova, Lo Monte ed altri n. 1-00679, Bratti ed altri n. 1-00680 e Zamparutti ed altri n. 1-00681 concernenti iniziative urgenti sull'emergenza rifiuti a Napoli (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di martedì 5 luglio 2011, è stata presentata la mozione Zamparutti ed altri n. 1-00681, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il Governo esprime parere contrario sulla mozione Donadi ed altri n. 1-00670 (Nuova formulazione), mentre esprime parere favorevole sulla mozione Ghiglia ed altri n. 1-00678.
Il Governo esprime parere contrario sulle mozioni Libè, Della Vedova, Lo Monte ed altri n. 1-00679, Bratti ed altri n. 1-00680, Zamparutti ed altri n. 1-00681 e Mosella ed altri 1-00677.

ROBERTO GIACHETTI. Non abbiamo capito niente!

PRESIDENTE. Signora Ministro, può ripetere per cortesia? C'è un po' di confusione, non da parte sua, ma da parte dell'Assemblea.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il Governo esprime parere contrario su tutte le mozioni, tranne sulla mozione Ghiglia ed altri n. 1-00678, su cui esprime parere favorevole.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, devo desumere che, quindi, sulla mozione Iannaccone ed altri n. 1-00676 il parere è contrario, perché vi è solo un parere favorevole sulla mozione Ghiglia ed altri n. 1-00678.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, se ho ben capito, è stato espresso solo un parere favorevole.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, non è stato pronunciato. È stato detto che i pareri sono tutti contrari, esclusa la mozione Ghiglia ed altri n. 1-00678, su cui è stato espresso parere favorevole. Quindi, sulla mozione Iannaccone ed altri n. 1-00676 il parere è contrario.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, sulla mozione Iannaccone ed altri n. 1-00676 il parere è favorevole. Non avevo il fascicolo perché stavamo lavorando sul decreto-legge.

PRESIDENTE. Sì, è stata una fase un po' concitata. Riepilogo: i pareri sono tutti contrari tranne che sulla mozione Iannaccone ed altri n. 1-00676 e sulla mozione Ghiglia ed altri n. 1-00678.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Possiamo controllare se i fascicoli corrispondono, onde evitare di accorgersene fra dieci minuti?

PRESIDENTE. Va bene.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, vorrei ringraziare il Ministro. Sul passaggio al punto dell'ordine del giorno il gruppo del Partito Democratico ha insistito anche al di là della ragionevole posizione, o contrapposizione, degli schieramenti, poiché anche il gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo aveva espresso la volontà di proseguire ulteriormente. Credo, Signor Presidente, che il parere sia stato espresso in maniera anche molto sintetica, ma precisa dal Ministro, che, al momento, non aveva neanche il fascicolo delle mozioni. Credo però vi sia un gioco abbastanza antipatico nel provare a porre in imbarazzo il Ministro in questo senso. Da questo punto di vista va al Ministro la nostra solidarietà. È stato deciso di esprimere i pareri adesso. Forse, se si fosse aspettato domani mattina, il Ministro avrebbe potuto dare un parere motivato diversamente. Ed il parere sintetico che il Ministro ha fornito, non è stato certo una mancanza di rispetto nei confronti di coloro che queste mozioni hanno presentato, ma un'evidente esigenza di sintesi, data dal fatto che una parte di questa Assemblea non ha acceduto alla proposta di cominciare l'esame delle mozioni in un'altra seduta.

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, solo per dire che ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere, perché siamo stati qui tutto il pomeriggio ad assistere ad un patetico ostruzionismo della maggioranza. Alla fine della giornata, la maggioranza stessa chiede di rinviare a domani il seguito dell'esame del provvedimento che stavamo esaminando. Di conseguenza, si passa al punto successivo all'ordine del giorno e dobbiamo anche assistere a questo curioso siparietto tra l'onorevole Baldelli e il Ministro, con l'evidente imbarazzo del Ministro, che non aveva nemmeno compreso cosa la sua stessa maggioranza Pag. 55stesse facendo. Perciò, abbiamo assistito a dei pareri che tali non sono e credo che, piuttosto che ringraziare il Ministro, l'onorevole Baldelli avrebbe dovuto riflettere sulla pessima conduzione dell'aula che fino a qui abbiamo dovuto, purtroppo, come opposizioni, subire.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei solo chiederle, visto che non posso interloquire direttamente con il collega Baldelli, di ricordare al collega Baldelli che, se fosse stato approvato il rinvio in Commissione, saremmo passati all'esame delle mozioni, sulle quali il Ministro avrebbe dovuto esprimere il parere. Se siamo arrivati ad esprimere un parere in questo momento, è perché la maggioranza ha chiesto il rinvio ad altra seduta della discussione del provvedimento. Le mozioni - lo dico al collega Baldelli che magari può sfogliare i nostri resoconti stenografici - sono state presentate il 28 giugno, quasi un mese fa: forse, in un mese il Ministro, che pure è preso da tantissimi impegni, avrebbe potuto dare uno sguardo e predisporre un parere. Quindi, diciamo che il collega Baldelli, ancora una volta, avrebbe potuto evitare.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, anche io mi rivolgo a lei per dire a tutti i colleghi, compreso il collega Baldelli, che siamo andati cartesianamente, così come era inevitabile che si andasse. Avete voluto e avete chiesto il voto per il rinvio ed è chiaro che si sarebbe passati al punto successivo, che, come ha richiamato l'onorevole Giachetti, già sarebbe stato avviato prima, nel pomeriggio, se il vostro voto fosse andato a buon fine. Per cui direi che siamo magnanimi e ci fermiamo qui, ma ogni polemica è fuori luogo.

PRESIDENTE. Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,50).

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, cambiamo argomento. Intervengo soltanto per ricordare alla Presidenza e all'Aula che oggi è mancato l'ambasciatore Boris Biancheri, e chi ha seguito la politica estera italiana sa quanto sia stato importante nella nostra diplomazia. È stato ambasciatore a Tokio, a Washington, a Londra, segretario generale del Ministero degli affari esteri e presidente dell'Ansa fino a qualche tempo fa. Penso che dovremmo ricordare in Biancheri una persona di assoluto valore internazionale che ha difeso bene la causa dell'Italia. Ritengo che il Parlamento, almeno con queste parole, debba ricordarlo.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, voglio intervenire su una notizia di oggi, che è la decisione assunta dal Ministro dell'interno, su proposta del prefetto di Foggia Antonio Nunziante, di revocare la scorta al cronista investigativo Gianni Lannes.
Considero questo un fatto molto grave, anche perché con numerose interrogazioni parlamentari avevo segnalato l'aggravarsi della situazione in cui si trova questo giornalista per via della prosecuzione di avvertimenti di stampo mafioso. Pag. 56
Il 4 e il 5 aprile scorso, dopo numerose telefonate anonime, l'auto usata dalla famiglia è stata trovata spostata, con perdita di benzina e un vetro spaccato. È un fatto che segue quello accaduto l'11 febbraio di quest'anno, quando era stata sabotata l'auto della moglie anche con una manomissione all'interno del veicolo del seggiolino di sicurezza del figlio.
Sono fatti che seguono quelli accaduti il 2 luglio 2009, quando ignoti avevano fatto esplodere l'auto della moglie del giornalista. Il 21 luglio e il 5 novembre 2009 ignoti avevano dato alle fiamme l'auto di Gianni Lannes. Il 15 maggio 2010 ignoti si erano introdotti nel suo studio, rubando un computer e un hard-disk portatile.
Ora, a parte il paradosso di assumere una decisione di questo tipo e comunicarla proprio nel giorno dell'anniversario della morte di Borsellino, la considerazione che traggo - anche a fronte del silenzio che il Ministro dell'interno ha mantenuto sulla richiesta, che avanzavo con interrogazioni, di rafforzare la scorta di Gianni Lannes, per poi invece arrivare ad assumere una decisione come quella comunicata oggi al giornalista - è che quegli atti intimidatori che sono stati compiuti da parte di mandanti ed esecutori mai identificati (tant'è che le indagini sono state archiviate) a questo punto li sta assumendo il Governo con questa decisione.
Infatti, così appare indiscutibilmente dalla decisione di revocare la scorta ad una persona che, per via del suo lavoro di indagine, è legato ai temi ambientali. Ricordo le sue inchieste sul traffico dei rifiuti nucleari, sulla malasanità pugliese, sul traffico di armi, sulla mafia pugliese e ultimamente di nuovo sulla morte di Ilaria Alpi, sulla strage di Ustica e la prossima uscita di un suo libro sulla nave dei veleni. Si tratta di una persona che indubbiamente dà fastidio e, proprio per questo, la si abbandona e, nell'abbandonarla, la si intimidisce.
Credo che questo sia un fatto gravissimo per un Paese che sempre più si allontana dai principi minimi dello Stato di diritto e quindi dalla democrazia, che si fonda sulla libertà di informazione e sulla garanzia per chi svolge seriamente il suo lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MARIO TULLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TULLO. Signor Presidente, intervengo molto rapidamente solo per segnalare che ieri vi è stata una protesta dei commercianti di Genova Sestri Ponente.
Genova, insieme alla provincia di Savona, è stata colpita il 4 ottobre da una gravissima alluvione. Nel dicembre 2010 la Protezione civile ha emanato l'ordinanza n. 3903 e nel recente decreto-legge «mille proroghe» sono stati definiti 45 milioni di euro di interventi per il 2011 e altrettanti per il 2012. Altre regioni colpite, a partire dal Veneto, sono state giustamente e prontamente sostenute dal Governo.
Le risorse in Liguria non sono ancora arrivate e vi è - lo ripeto - una zona, in particolar modo quella di Sestri Ponente, che ha subito danni equivalenti, ovviamente non per la quantità ma soprattutto per i danni gravissimi che hanno subito alcune aziende commerciali e industriali, a quelli di altre regioni, a partire - come ho già detto - dal Veneto.
Volevo intervenire, visto che non bastano più le interrogazioni, anche se del Governo non c'è più nessuno, affinché rimanga agli atti perché questi soldi che sono contenuti nel decreto-legge cosiddetto milleproroghe non sono ancora arrivati a disposizione della regione Liguria e del suo presidente, che è il depositario dell'ordinanza della Protezione civile, per erogare i fondi agli esercenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PAOLA PELINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA PELINO. Signor Presidente, con la scomparsa di Remo Gaspari l'Abruzzo perde una figura storica, un uomo delle istituzioni che ha sempre lavorato per la Pag. 57sua terra e per la quale ha speso tutte le sue energie e la sua intera esistenza. Da abruzzese sincera, in questo momento, gli dico grazie per tutto quello che ha fatto e per tutto quello che ci ha lasciato, rivolgendo alla sua famiglia i sensi della mia più viva commozione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, «una visita a zio Benito» l'hanno definita in famiglia, con tanto di saluto romano e invito ad andare a Predappio «ogni tanto per rientrare poi attivi e pieni di voglia e forza che solo lui può dare». Lui, ovvero Benito Mussolini, al quale Maurizio Testa, vicesindaco di Boltiere, in provincia di Bergamo, in quota PdL ha reso omaggio, insieme con il fratello Arturo ed altri due amici.
Poi il vicesindaco di Baltiere ha pubblicato una foto, che è comparsa su vari mezzi di comunicazione molto importanti nel nostro Paese; ha pubblicato la foto di loro tre con il saluto romano davanti alla tomba di Benito Mussolini a Predappio e ha pubblicato il commento che ho appena letto sulla propria bacheca di Facebook. Il vicesindaco ha poi commentato, siccome la notizia è rimbalzata sulla rete, come si dice, «Non mi sono mai definito fascista, appartengo invece orgogliosamente alla Destra sociale e mi sono distinto per essere sempre stato dalla parte dei più deboli».
A questo signor Maurizio Testa, vicesindaco di Boltiere, voglio dire io invece da che parte stava Benito Mussolini. Non stava dalla parte delle migliaia di italiani che ha consegnato ai nazisti; non stava dalla parte delle migliaia di antifascisti e di partigiani che sono stati torturati dalle milizie fasciste nelle prigioni di questo Paese, in via Tasso a Roma; non stava dalla parte degli 8.500 ebrei consegnati nelle mani dei nazisti perché venissero deportati e uccisi nella gran parte nei lager e nei campi di sterminio nazisti in Polonia.
Credo che in questo Paese a volte si perda il senso della storia quando si pensa che il fatto che un esponente di un'amministrazione locale, il vicesindaco di un paese, di una città, possa, senza tema di critica, senza che nessuno lo riprenda, andare ad inneggiare alla figura di colui che è stato in questo Paese un dittatore, di colui che in questo Paese ha negato la libertà, di colui che ha collaborato a far sì che venissero uccisi, e prima che fossero uccisi o consegnati nelle mani dei nazisti, che venissero espulsi dalle scuole del Regno, dal lavoro, dalle loro occupazioni, migliaia di persone, tra cui appunto 8.500 ebrei.
Io sono tra quelli che in questo Paese non dimentica chi fu Benito Mussolini e ancora mi indigno, come oggi, che il vicesindaco di una nostra città possa impunemente andare a salutare romanamente la tomba di quell'assassino che fu Benito Mussolini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno della seduta di domani, mercoledì 20 luglio 2011, alle 10 e dopo il punto 12, reca: seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative urgenti sull'emergenza rifiuti a Napoli; seguito della discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge recante misure urgenti in tema di rifiuti solidi urbani prodotti nella regione Campania; seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative per l'incremento dei controlli relativi alle pensioni di invalidità; seguito della discussione della mozione concernente iniziative relative alla disciplina dei contributi pensionistici; seguito della discussione della proposta di legge recante norme per la tutela delle vittime di reati per motivi di omofobia e transfobia; seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative relative alla crisi siriana; seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative volte a contrastare il fenomeno della contraffazione e ad assicurare il rispetto dei requisiti di sicurezza e di conformità dei prodotti all'ordinamento comunitario; seguito della discussione dei Pag. 58disegni di legge di ratifica nn. 4142, 4143. 4192, 4201, 4388, 4373 4374, 4433 e 4470; seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative in relazione ai danni causati dall'eccezionale ondata di maltempo che ha colpito le Marche nel mese di marzo 2011; seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge recante disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici e dei borghi antichi d'Italia. Alle ore 15 si terrà lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e alle ore 16 si svolgerà l'esame della domanda di autorizzazione all'esecuzione della custodia cautelare in carcere nei confronti del deputato Alfonso Papa.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ho una richiesta di delucidazioni relativamente all'ordine del giorno, della seduta di domani non disponendone di altri, se non di quello della seduta odierna.
Se ho ben capito, domani alle 10 si ricomincia con il punto 2 dell'ordine del giorno della seduta odierna, però non ho compreso cosa segua al punto 12. Infatti, noi oggi concludevamo l'ordine del giorno con il punto 11 e non risulta un punto 12.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, si tratta dell'autorizzazione all'esecuzione della custodia cautelare in carcere nei confronti del deputato Papa.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 20 luglio 2011, alle 10:

1. - Seguito della discussione delle mozioni Donadi ed altri n. 1-00670, Iannaccone ed altri n. 1-00676, Mosella ed altri n. 1-00677, Ghiglia ed altri n. 1-00678, Libè, Della Vedova, Lo Monte ed altri n. 1-00679, Bratti ed altri n. 1-00680 e Zamparutti ed altri n. 1-00681 concernenti iniziative urgenti sull'emergenza rifiuti a Napoli.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 1o luglio 2011, n. 94, recante misure urgenti in tema di rifiuti solidi urbani prodotti nella regione Campania (C. 4480).
- Relatore: Ghiglia.

3. - Seguito della discussione delle mozioni Poli ed altri n. 1-00620, Di Stanislao ed altri n. 1-00622, Miotto ed altri n. 1-00626, Mosella ed altri n. 1-00630 e Reguzzoni, Cazzola, Moffa ed altri n. 1-00682 concernenti iniziative per l'incremento dei controlli relativi alle pensioni di invalidità.

4. - Seguito della discussione della mozione Cazzola, Gnecchi, Fedriga, Poli, Della Vedova, Moffa, Borghesi, Lanzillotta, Lo Monte ed altri n. 1-00690 concernente iniziative relative alla disciplina dei contributi pensionistici.

5. - Seguito della discussione della proposta di legge (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità e della questione sospensiva presentate):
SORO ed altri: Norme per la tutela delle vittime di reati per motivi di omofobia e transfobia (C. 2802-A).
- Relatori: Costa, per la maggioranza; Concia, di minoranza.

6. - Seguito della discussione delle mozioni Nirenstein, Corsini, Polledri, Adornato, Della Vedova, Gianni, Vernetti ed altri n. 1-00669 e Leoluca Orlando ed altri n. 1-00687 concernenti iniziative relative alla crisi siriana.

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7. - Seguito della discussione delle mozioni Reguzzoni, Baldelli ed altri n. 1-00671, Cimadoro ed altri n. 1-00684, Moffa ed altri n. 1-00688, Anna Teresa Formisano, Della Vedova, Lanzillotta, Lo Monte ed altri n. 1-00689 e Lulli ed altri n. 1-00696 concernenti iniziative volte a contrastare il fenomeno della contraffazione e ad assicurare il rispetto dei requisiti di sicurezza e di conformità dei prodotti all'ordinamento comunitario.

8. - Seguito della discussione dei disegni di legge:
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo dello Stato del Qatar sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Doha il 12 maggio 2010 (C. 4142).
- Relatore: Stefani.
Ratifica ed esecuzione del Protocollo emendativo della Convenzione del 1988 tra gli Stati membri del Consiglio d'Europa ed i Paesi membri dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico - OCSE - sulla reciproca assistenza amministrativa in materia fiscale, fatto a Parigi il 27 maggio 2010 (C. 4143).
- Relatore: Barbi.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo quadro di partenariato globale e cooperazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Indonesia dall'altra, con Atto finale, fatto a Giacarta il 9 novembre 2009 (C. 4192).
- Relatore: Biancofiore.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Comunità europea e i suoi Stati membri da un lato e la Repubblica sudafricana dall'altro, che modifica l'Accordo sugli scambi, lo sviluppo e la cooperazione, firmato a Kleinmond, Sud Africa, l'11 settembre 2009 (C. 4201).
- Relatore: Osvaldo Napoli.
S. 2648 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di mutua assistenza amministrativa per la prevenzione, l'accertamento e la repressione delle infrazioni doganali tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica argentina, con Allegato, fatto a Roma il 21 marzo 2007 (Approvato dal Senato) (C. 4388).
- Relatore: Pianetta.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Regno Hascemita di Giordania sulla cooperazione e sulla mutua assistenza in materia doganale, fatto a Roma il 5 novembre 2007 (C. 4373).
- Relatore: Scandroglio.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo che modifica per la seconda volta l'Accordo di partenariato tra i membri del gruppo degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, da un lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altro, firmato a Cotonou il 23 giugno 2000, riveduto per la prima volta a Lussemburgo il 25 giugno 2005, con Atto finale e dichiarazioni allegate, aperto alla firma a Ouagadougou il 22 giugno 2010 (C. 4374).
- Relatore: Barbi.
S. 2622 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo nel campo della cooperazione militare tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno del Marocco, fatto a Taormina il 10 febbraio 2006 (Approvato dal Senato) (C. 4433).
- Relatore: Narducci.
S. 2623 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato economico tra gli Stati del Cariforum, da una parte, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altra, con Allegati, Protocolli, Dichiarazioni e Atto finale, fatto a Bridgetown, Barbados, il 15 ottobre 2008 (Approvato dal Senato). (C. 4470).
- Relatore: Stefani.

Pag. 60

9. - Seguito della discussione delle mozioni Cesa, Franceschini, Della Vedova, Di Pietro, Tabacci ed altri n. 1-00607 e Vannucci, Ciccanti, Favia ed altri n. 1-00693 concernenti iniziative in relazione ai danni causati dall'eccezionale ondata di maltempo che ha colpito le Marche nel mese di marzo 2011.

10. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
TOMMASO FOTI; IANNUZZI ed altri; IANNUZZI; BOCCI ed altri: Disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici e dei borghi antichi d'Italia (C. 169-582-583-1129-A).
- Relatore: Stradella.

(ore 15)

11. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

(ore 16)

12. - Discussione della domanda di autorizzazione a eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Papa. (Doc. IV, n. 18-A).
- Relatore: Palomba.

La seduta termina alle 20.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Segr Dimissioni On. Fassino 558 557 1 279 444 113 24 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.