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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 502 di venerdì 15 luglio 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 10.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Bossi, Brunetta, Caparini, Carfagna, Catone, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fitto, Franceschini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Lo Monte, Lombardo, Maroni, Martini, Meloni, Misiti, Moffa, Leoluca Orlando, Polidori, Reguzzoni, Roccella, Romani, Romano, Rotondi, Saglia, Stefani, Stucchi e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente (ore 10,05).

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato, con lettera in data 14 luglio 2011, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla V Commissione (Bilancio):
S. 2814 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria (Approvato dal Senato) (4509) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), III, IV, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Approvazione in Commissione (ore 10,06).

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di ieri, giovedì 14 luglio 2011, le Commissioni riunite VII (Cultura) e XI (Lavoro) hanno approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge:
Di Centa ed altri: «Norme in materia di previdenza e di tutela della maternità per gli atleti non professionisti» (4019), con l'assorbimento delle seguenti proposte di legge: Di Centa ed altri: «Disposizioni per il sostegno dello sport femminile e per la tutela della maternità delle atlete che Pag. 2praticano attività sportiva agonistica dilettantistica» (1286); Ceccacci Rubino ed altri: «Introduzione, in via sperimentale, di un'indennità di maternità per gli atleti che praticano attività sportiva dilettantistica» (3655), che pertanto saranno cancellate dall'ordine del giorno.

Discussione del disegno di legge: S. 2814 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria (Approvato dal Senato) (A.C. 4509) (ore 10,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 4509)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, presidente della V Commissione Bilancio, onorevole Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di svolgere la relazione.

GIANCARLO GIORGETTI, Relatore. Signor Presidente, il decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, rappresenta un fondamentale tassello del piano concordato in sede europea per il rientro della situazione di disavanzo eccessivo. Il Documento di economia e finanza dell'aprile scorso aveva già definito il quadro degli interventi da effettuare al fine di conseguire, entro il 2014, il pareggio di bilancio. Il decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, rappresenta, quindi, in una qualche misura, l'atto conclusivo di un'unica manovra finanziaria che ha stabilito obiettivi in termini di indebitamento netto per gli anni 2011-2012 pari rispettivamente al 3,9 e al 2,7% del PIL, conseguiti essenzialmente con il decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78 che ha previsto un aggiustamento dei conti pubblici pari a 12 miliardi di euro nel 2011 e a circa 25 miliardi nel biennio successivo.
L'entità della manovra finanziaria e la sua articolazione temporale sono state quindi definite in ambito europeo e il decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, come modificato dal Senato, dà piena attuazione agli impegni assunti assicurando una correzione addirittura superiore a quella programmata e non strettamente necessaria al conseguimento degli obiettivi. L'attuazione degli interventi recati dal decreto-legge, peraltro, richiede lo svolgimento di un'intensa attività amministrativa che dovrà essere attentamente monitorata dal Parlamento.
Sulla medesima attuazione, inoltre, è destinato ad incidere il disegno di legge delega in materia fiscale ed assistenziale adottato dal Consiglio dei ministri contestualmente al decreto-legge in esame che potrà, in misura anche significativa - direi significativa -, modificare le modalità attraverso le quali vengono conseguiti gli obiettivi programmatici. Il decreto-legge concentra gli interventi sul biennio 2013-2014 in quanto, come già evidenziato nel Documento di economia e finanza, il raggiungimento dell'obiettivo per il disavanzo 2012 non richiede aggiustamenti ulteriori rispetto a quelli stabiliti per la manovra triennale dell'estate del 2010.
Per quanto riguarda, invece, il biennio 2013-2014, il Documento di economia e finanza aveva valutato una necessità di misure correttive per complessivi 2,3 punti percentuali di PIL. Inoltre, il DEF, aveva previsto di concentrare le misure sulla spesa primaria in modo da ridurre l'incidenza sul prodotto di oltre 4 punti percentuali nel triennio 2011-2014. Ricordo questo perché, come vedremo, il decreto-legge non ha rispettato, almeno per quanto Pag. 3riguarda la dimensione qualitativa, questo tipo di impegno. Infatti, lo strumento fiscale, soprattutto dopo gli emendamenti approvati dal Senato, ha acquisito un peso significativo e consistente. Tuttavia, come già ho avuto modo di osservare, una definitiva quantificazione del contributo dello strumento fiscale, e anche una sua valutazione potrà essere effettuata solo al termine dell'esame parlamentare del disegno di legge recante la delega fiscale e assistenziale. Dico questo perché, nel corso del dibattito svoltosi in Commissione bilancio nella giornata di ieri sera, molti interventi da parte dei colleghi dell'opposizione hanno censurato la clausola di salvaguardia, di cui si parlerà e parlerò diffusamente in seguito, inserita direttamente nel testo, che va, in buona sostanza, a tagliare numerose agevolazioni e detrazioni fiscali, causando un incremento della pressione fiscale complessiva. La valutazione, quindi, su questa parte del provvedimento non potrà che essere fatta compiutamente solamente quando, appunto, anche la legge delega verrà approvata.
La scelta del Governo di definire in sede europea un percorso di rientro della situazione di disavanzo eccessivo di tale portata, nonché quella di anticipare l'approvazione degli interventi di finanza pubblica per il 2013-2014 al mese in corso, si sono rivelate alquanto opportune alla luce del quadro internazionale e, in particolare, delle tensioni che animano i mercati e della difficile condizione dei Paesi dell'area dell'euro. Ritengo che, al di là dei contenuti specifici, tali scelte di fondo non possano che essere condivise da tutte le forze politiche in quanto necessarie a salvaguardare la stabilità finanziaria del Paese ponendolo nelle condizioni di fronteggiare la crisi economica e finanziaria mondiale.
Desidero al riguardo ringraziare le forze di opposizione per la disponibilità dimostrata, al manifestarsi di tensioni sui mercati e di manovre speculative nei confronti del Paese, nell'accelerare in maniera assai rilevante l'esame del decreto-legge. Ringraziamento che va anche ai contributi forniti negli interventi di ieri in Commissione; contributi che hanno, pur nella sinteticità, espresso ed evidenziato quali sono i temi di fondo - in taluni casi risolti definitivamente e in altri non risolti definitivamente - che sono contenuti in questa manovra. Il decreto-legge, nella sua versione originaria, permetteva di conseguire la quasi totalità della correzione del saldo 2013 e poco più del 60 per cento dell'aggiustamento del 2014, rinviando il reperimento delle restanti risorse alle misure da adottare in attuazione della legge delega.
Circa il 90 per cento delle riduzioni di spesa interessavano i Ministeri, gli enti territoriali e la sanità, ed è opportuno distinguere quella che è la versione originaria del decreto-legge con l'ultima che è al nostro esame per quanto riguarda la suddivisione del peso dei sacrifici in termini di riduzione di spesa. Le dotazioni finanziarie dei Ministeri venivano ridotte di 3,5 miliardi nel 2013 e di 5 miliardi nel 2014, facendo tuttavia salve le risorse per la scuola, l'università, la ricerca scientifica, il 5 per mille dell'Irpef, i fondi per lo spettacolo e i beni culturali. L'individuazione delle poste di bilancio da ridurre deve avvenire a seguito di una spending review volta ad individuare i fabbisogni standard delle singole amministrazioni centrali con riferimento ai quali, a partire dal 2013, le amministrazioni dovranno definire un percorso di convergenza. A questo proposito, anche rispetto ai rilievi fatti ieri in Commissione, ma più volte sollevati nel corso di questi anni da parte delle opposizioni, ritengo assolutamente condivisibile andare nella direzione dei tagli selettivi e non lineari e, soprattutto, ritengo assolutamente condivisibile che lo stesso principio che sottende al federalismo fiscale e, cioè, il principio degli obiettivi e dei fabbisogni standard imposti alle amministrazioni locali e regionali, debba valere e quindi tali obiettivi e fabbisogni standard debbano essere evidentemente imposti anche alle amministrazioni centrali dello Stato in ogni situazione in cui ciò sia possibile.
Il contributo degli enti territoriali alla manovra era pari a 3,2 miliardi nel 2013 Pag. 4e 6,4 miliardi nel 2014. Di questi ultimi 1,6 miliardi riguardavano le regioni a statuto ordinario mentre 2 miliardi incidevano su quelle a statuto speciale; 2 miliardi riguardavano i comuni con più di 5 mila abitanti e 0,8 miliardi le province.
Alla riduzione delle risorse si accompagna una revisione del Patto di stabilità volta a valorizzare gli enti virtuosi e a penalizzare quelli inadempienti rispetto al Patto o che hanno adottato piani di rientro sanitari. In particolare, viene rafforzato il ruolo delle regioni virtuose nell'attuazione del Patto riguardo agli enti locali del proprio territorio. A questo proposito il tema del Patto di stabilità, anch'esso, è stato oggetto, sia nella discussione di ieri ma ribadisco in questi anni, di grande attenzione e devo dire che, al di là della contestazione rispetto ai sacrifici ulteriori imposti agli enti locali, credo che vada sottolineata una volta tanto il punto di svolta di questa manovra e cioè l'introduzione di seri premi e serie punizioni in relazione alla virtuosità degli enti. Potremmo poi discutere e discuteremo circa i criteri di virtuosità introdotti nel decreto-legge e come saranno attuati ma, per la prima volta, i premi e le punizioni sono effettivi e incidono profondamente sulla funzionalità degli enti e li stimolano profondamente.
Pertanto in questo senso gli amministratori non potranno più nascondersi dietro trattamenti differenziati specialmente a ripiano ex post da parte del Governo. Il Fondo sanitario nazionale veniva ridotto di 2,5 miliardi nel 2013 e di 5 miliardi nel 2014, previa conclusione di un'intesa tra lo Stato e le regioni entro il 30 aprile 2012.
Di minore impatto le spese relative alla previdenza, anche se poi, come diremo successivamente, si tratta di misure che hanno suscitato grande attenzione da parte dell'opinione pubblica e che hanno trovato correzione nel passaggio al Senato.
Per quanto riguarda i costi della politica è stata prevista una norma di natura procedurale volta a consentire l'adeguamento agli standard europei dei trattamenti economici dei titolari di cariche elettive e dei vertici di enti ed organismi pubblici. Al Senato, raccogliendo anche un suggerimento da parte del presidente dell'ISTAT, è stato ricondotto ad un universo più ristretto il panel dei Paesi a cui fare riferimento. Credo che le misure sui costi della politica siano da fare tempestivamente, e condivido lo spirito che è emerso anche dalla discussione in Commissione in cui, nel momento in cui si chiedono sacrifici al Paese, per prima, anche in termini di esempio, debba essere la classe politica ad adottare misure incisive. In questo senso non credo che si possa e si debba parlare di un rinvio per quanto riguarda il testo del decreto-legge, ma semplicemente di un passaggio procedurale dovuto per ragioni anche costituzionali, a cui dovrà seguire tempestivamente un'azione per quanto riguarda la definizione di queste misure.
Le misure relative alle entrate, originariamente riconducibili all'ammontare di 1,8 miliardi nel 2011, 4,5 nel 2012, 7 nel 2013 e nel 2014, sono state poi notevolmente incrementate al Senato e di questo parlerò in seguito.
Il decreto-legge contiene anche misure relative allo sviluppo e se ne è parlato pochissimo. Faccio riferimento ad alcune misure come quelle relative alle attività di collocamento, all'apertura degli esercizi commerciali, l'incentivazione riguardo alle iniziative imprenditoriali dei giovani imprenditori. Se ne è parlato poco; devono essere viste insieme anche al decreto sviluppo, che è stato recentemente approvato, e credo siano una parte importante, anche se non risolutiva del tema dello sviluppo. È stato sollevato un altro grande tema. Noi parliamo sempre del numeratore del rapporto debito pubblico-PIL, purtroppo non riusciamo a trovare degli strumenti - ma questo è molto difficile e riguarda noi ma anche tutto il contesto del mondo occidentale in cui viviamo - che possano garantire incrementi del PIL significativi.
Per quanto riguarda le modifiche introdotte dal Senato ritengo che esse siano state sostanzialmente condivise anche dalle opposizioni: taluni erano addirittura Pag. 5proposte dall'opposizione; faccio riferimento, in particolare, alle misure relative alle pensioni.
Riguardo alle pensioni è stato modificato il criterio concernente gli scaglioni con cui si sterilizzavano le rivalutazioni ISTAT relative alla pensioni; è stato introdotto un contributo straordinario per quanto riguarda le «pensioni d'oro»; è stato anticipata - credo che sia assolutamente dovuta - una misura di carattere strutturale, di cui si parla pochissimo, ma che è in realtà la riforma delle riforme delle pensioni, ovverosia la correlazione automatica tra aspettativa di vita ed età di pensionamento.
È stata adottata anche una misura politicamente assai sensibile, quella dell'introduzione del ticket per prestazioni specialistiche per i cittadini non esenti. A questo proposito devo dire che, rispetto alle critiche che l'opposizione ha fatto diffusamente rispetto alla mancanza di coraggio da parte di questo Governo, in questo caso l'atto da parte del Governo è stato assai coraggioso poiché si è assunto in toto la responsabilità che altri Governi - faccio osservare - avevano rinviato a provvedimenti che sarebbero stati adottati da coloro che sarebbero venuti successivamente.
Per quanto riguarda il Patto di stabilità, credo che si sia fatto qualche passo in avanti in riferimento agli indicatori di virtuosità, introdotti direttamente nel decreto. Sappiamo perfettamente che questo comporterà la necessità di intervenire nuovamente sotto forma di decretazione successiva a livello ministeriale. È una fase su cui dobbiamo stare assolutamente attenti - saremo attenti - e che dovrà essere vista in seno alla fase di attuazione del federalismo fiscale, che ha i suoi decreti attuativi ormai in fase di concreta implementazione.
È stata rivista poi la norma relativa alle imposte di bollo da applicarsi sui depositi titoli, prevedendo diversi scaglioni in relazione al valore dei titoli depositati con effetti complessivamente positivi sui saldi di finanza pubblica. Anche questa era una misura invocata da tutte le parti politiche. È stato posto rimedio a quella che era un'evidente sfasatura nel testo originale del decreto-legge.
Altresì corretta è stata la norma relativa alla deducibilità degli ammortamenti e accantonamenti per le imprese concessionarie. Questo è un tema sollevato anche dalle categorie interessate (dall'ABI), ma tutti quanti abbiamo valutato come questa norma avrebbe rischiato, nella sua versione originaria, di pregiudicare l'avvio di opere infrastrutturali molto importanti con la finanza di progetto. In questo modo abbiamo superato questo tipo di resistenza e, non dico con soddisfazione, ma con l'accettazione della norma da parte delle categorie interessate.
Sono state introdotte delle norme di principio sulle liberalizzazioni degli ordini professionali (delle professioni) e in materia di privatizzazioni. Sappiamo perfettamente che questi sono temi centrali del dibattito politico, sui quali l'attenzione dell'Unione europea è elevata, e si tratta di misure che, in qualche modo, fanno parte dell'agenda politica sia del Governo sia dell'opposizione. Credo che i prossimi mesi potranno consigliare una giusta e più approfondita valutazione di questi aspetti per capire e fare dei passaggi che poi non producano degli errori, dei danni irrimediabili.
In conclusione, superando aspetti di dettaglio del decreto, vorrei dedicare particolare attenzione ad un tema che secondo me - oggi su tutti i giornali - è particolarmente delicato. Mi riferisco al contenuto dell'articolo 40, comma 1-ter, cioè la riduzione lineare del 5 per cento nel 2013, del 20 per cento nel 2014 dei regimi di esenzione, esclusione e agevolazione fiscale previsti in uno specifico allegato, rimettendo a un decreto ministeriale l'eventuale definizione di modalità tecniche per l'attuazione della medesima disposizione.
La disposizione, di fatto «richiesta» dai mercati, rappresenta una sorta di clausola di salvaguardia anticipata in quanto le riduzioni delle agevolazioni non si applicheranno qualora entro il 30 settembre 2013 siano adottati provvedimenti legislativi Pag. 6di riordino della spesa in materia sociale, nonché di revisione dei regimi agevolativi che si sovrappongono a prestazioni assistenziali, in modo da determinare effetti positivi, in termini di indebitamento netto, non inferiori a 4 miliardi nel 2013 e 20 miliardi di euro a decorrere dal 2014.
Al riguardo, osservo che il prospetto riepilogativo degli effetti finanziari della manovra sconta prudenzialmente solo tali ultimi importi, mentre applicando le riduzioni del 5 e del 20 per cento previste dal comma 1-ter dell'articolo 40 all'importo complessivo delle agevolazioni contenute nell'allegato C-bis si otterrebbe un risultato assai più rilevante in termini di maggiori entrate.
In questo senso, tutti quanti, sia ieri sera sia oggi sui giornali, si sono esercitati nel calcolo per determinare l'ammontare complessivo della manovra sui tre anni, appunto applicando in modo puntuale queste percentuali.
Tuttavia, come ho detto già all'inizio del mio intervento, queste misure, che vanno a toccare agevolazioni e detrazioni particolarmente sensibili sotto il profilo sociale, non possono che essere valutate e dovrebbero essere valutate contestualmente all'impegno successivo di intervenire con la delega.
Quindi, questa è la nostra valutazione, pur accettando e comprendendo anche la critica che qualcuno dell'opposizione ha mosso ieri in Commissione: dopo i tagli lineari alla spesa, adesso fate pure i tagli lineari sulle entrate o meglio i tagli lineari sulle detrazioni delle entrate. Questo è vero, nella misura in cui abbiamo deciso giustamente di dare una risposta nel decreto-legge, non rinviando ad una delega successiva, e quindi dando immediata attuazione a questo tipo di impegno sul 2014 rispetto agli obiettivi del DEF e a quello che in buona sostanza richiedevano i mercati.
Tuttavia, tutti noi siamo consapevoli che ci sarà da lavorare e ci sarà da decidere nuovamente su queste misure. Ci sarà da decidere nuovamente con difficoltà, perché si tratta di materia, quella fiscale ed assistenziale, che evidentemente produce nel corpo sociale delle preoccupazioni.
In termini di indebitamento - e vado a concludere - la correzione relativa al 2011, inizialmente pari a 5,3 milioni di euro, risulta adesso di 2,1 miliardi di euro, mentre per quanto riguarda il 2012 la correzione pari in precedenza a 151 milioni di euro ammonta adesso a 5,5 miliardi di euro.
Per quanto riguarda il biennio 2013-2014, la correzione relativa al 2013, pari in precedenza a 17,9 miliardi di euro, risulta adesso di 24,4 miliardi di euro. La correzione relativa al 2014, pari in precedenza 25,3 miliardi di euro, adesso è pari a 47,9 miliardi di euro.
Su chi grava questo tipo di intervento? Per oltre due terzi sulle amministrazioni centrali, per circa il 20 per cento sulle amministrazioni locali e per circa il 5 per cento sugli enti di previdenza. La ripartizione è in qualche modo «drogata» dall'assegnazione a carico delle amministrazioni centrali delle maggiori entrate. Infatti, le maggiori entrate, pari complessivamente nel quadriennio a 52,5 miliardi, sono riconducibili quasi esclusivamente alle amministrazioni centrali, anche se è chiaro che la manovra sugli enti locali potrà indurre taluni enti ad intensificare e ad aumentare la pressione fiscale a livello locale.
Le minori spese, invece, sono pari complessivamente nel quadriennio a 41,6 miliardi di euro e risultano ripartite in maniera sostanzialmente equivalente tra amministrazioni centrali ed amministrazioni locali, mentre assai più modesta risulta la quota riconducibile agli enti di previdenza.
Come ho già accennato in precedenza poi, il concorso delle maggiori entrate dovrà essere valutato soltanto dopo l'approvazione della delega legislativa in materia fiscale ed assistenziale, volta ad assicurare una serie di riduzioni di spesa, cosa che era lo spirito originario del documento di economia e finanza e che rimane ancora oggi lo spirito con cui la maggioranza parlamentare sollecita il Governo Pag. 7ad intervenire rapidamente per riconvertire questi aumenti di entrata oggi attualmente presenti nel decreto-legge in riduzioni di spesa. Inoltre, invita anche in qualche modo ad attivarsi affinché i costi della politica, che sono contemplati nel provvedimento, possano tempestivamente e rapidamente affiancarsi alle altre misure qui previste.
Per quanto riguarda gli altri aspetti, mi riservo di integrare la mia relazione in sede di replica.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, colleghi, bisognava reagire: l'esposizione del nostro Paese nei mercati internazionali era minacciata da tempo, ma quanto è successo alla fine della settimana scorsa e all'inizio di questa ha rappresentato un salto di qualità molto pericoloso. Si dice, a ragione, che si attaccava l'Italia per attaccare l'euro, ma intanto a pagare era l'Italia. Bisognava, dunque, reagire e bisognava farlo in maniera compatta, senza equivoci, senza incertezze politiche né procedurali.
Di questa necessità si è fatto interprete il Presidente della Repubblica con il suo appello, al quale il Partito Democratico ha aderito non solo per rispetto, ma per l'intima convinzione che questo era ciò che un Paese maturo, una politica responsabile doveva dimostrare agli osservatori internazionali. Per questo, abbiamo consentito la rapida conclusione dell'iter parlamentare, per questo abbiamo rinunciato alla presentazione di emendamenti e di ordini del giorno.
Quanto è accaduto nei mercati nei giorni scorsi è grave e non corrisponde alla realtà umana, produttiva e sociale che, ogni giorno, consente all'Italia di sopravvivere, procedere ed agire.
Il popolo italiano non meritava il trattamento che la speculazione internazionale ci ha usato e, in nome di questo popolo, bisognava reagire e rappresentare, in un rinnovato orgoglio nazionale.
Tuttavia, questo popolo non meritava nemmeno che, a fronte di questa prova, gli fosse propinata una manovra così iniqua, raffazzonata, rischiosa e fragile nella sua durezza; addirittura, monotona nella ripetitività delle ricette, che scaricano sui redditi medi e bassi, sulle famiglie e sui territori la scure dei tagli senza la contropartita dello sviluppo.
È questo il punto politico della questione che abbiamo di fronte: il clamoroso scarto tra ciò che serve al Paese per uscire dall'angolo e ciò che è in grado di fare questo agonizzante Governo. È questa assenza di Governo, mascherata da un'esagerata produzione di decreti economici, che sta punendo i mercati.
Non difendo l'operato dei mercati, penso, anzi, che siamo in ritardo: lo sono gli Stati sovrani ed i Governi, lo sono l'Unione europea e la comunità politica internazionale nella definizione di una governance più coraggiosa ed efficace, che regoli, e non imbrigli, che stimoli, e non fagociti, che accompagni, e non abbandoni gli operatori economici e finanziari internazionali, ma che distingua nettamente tra le transazioni e le speculazioni.
Per questo, sarebbe stato un bene che il nostro Governo avesse posto all'Unione europea, proprio in concomitanza con questi attacchi all'Italia ed il varo di questa pesante manovra, la necessità di istituire subito un'autorità europea di controllo.
Infatti, signor Ministro, come è ormai accertato, una delle ragioni che ha provocato oltre millecinquecento vittime nel Titanic, di prima e di seconda classe, è stato l'irresponsabile tentativo di oscurare il dramma incombente, di rinviare decisioni, continuando a far suonare la famosa orchestrina. Pag. 8
È il fallimento di tre anni di Governo che i mercati puniscono. Non difendo i mercati, nondimeno, bisogna evitare di fornire loro alibi e pretesti. Come pensiamo valutino i pur cinici mercati il crescendo di scandali e di malaffare che li coinvolge, se non come una dichiarazione di impunità e di spreco pubblico e privato, quando necessitano rigore e sobrietà? E come pensate sia stata percepita la gestione che è stata fatta in questi mesi? Bastano tre esempi a dimostrarlo.
Il primo riguarda la trattativa con l'Europa. Ma che negoziato è quello che parte con la rivendicazione degli eurobond, con la messa sul tavolo del risparmio privato italiano, da far pesare, giustamente, come carta di credito per allentare la morsa che ci stringe, e che si conclude con la decisione del pareggio del bilancio nel 2014? Sarà anche colpa delle resistenze altrui - e ci sono -, ma sarà benanche la prova di scarsa credibilità del Governo italiano.
Una trattativa si giudica dal risultato: se questo non è raggiunto, o è sbagliata la piattaforma, o è sbagliato il negoziatore.
Il secondo esempio: avevamo pensato che questo negoziato avrebbe potuto consentire all'Italia di ottenere un margine temporale maggiore, ma una volta definita la data del 2014, essa è diventata l'obiettivo dell'Italia, cioè di tutti noi.
Ma come avete potuto pensare - politicamente parlando - di spalmare la manovra in modo tale che la sua parte più rilevante fosse realizzata dopo le prossime elezioni? Era evidente o no che questa scelta avrebbe indebolito la credibilità italiana nei confronti dei già scettici mercati?
Infine, il terzo esempio, ancor più stupefacente: viene concordata una manovra di oltre 40 miliardi di euro e voi ne contabilizzate 25, affidando gli altri ad un'aleatoria delega fiscale, la quale, peraltro, a riprova della sua aleatorietà, non è ancora stata depositata in Parlamento. Davvero qualcuno ha pensato di essere più furbo dei pur cinici mercati?
Ed ecco che avete dovuto correre ai ripari con il maxi-emendamento, varando questa pericolosa clausola di salvaguardia, che stabilisce tagli lineari per 20 miliardi di euro, di cui oltre 12 potrebbero venire prelevati dal lavoro dipendente e dalle famiglie, già gravati dall'iniquo intervento sulle pensioni, dall'introduzione di ticket sanitari in vigore già da lunedì prossimo e dall'aumento del bollo sui titoli, fortunatamente temperato dalla nostra proposta di esenzione sotto i 50 mila euro.
C'è davvero da chiedersi, a questo punto, quale sarà la scelta tra la riforma fiscale e la clausola di salvaguardia, entrambe affidate al risultato della prossima campagna elettorale. E alla clausola di salvaguardia si aggiunge l'aumento delle accise sulla benzina.
Ma vi è un altro punto che va chiarito: le difficoltà della crisi e l'urgenza di intervenire vengono usate per sostenere che non vi sono alternative e che queste sono le sole scelte possibili. Non è vero. Le alternative ci sono: un serio piano di privatizzazione, ad esempio, meno improvvisato di quello vostro, appena accennato; una quota selezionata e ragionevole del patrimonio pubblico da alienare; una politica di concessioni, ma con ben altro respiro di quello contenuto nella pasticciata norma sull'ANAS.
Non è questo il momento per approfondire tale aspetto. Conviene, invece, chiarirne un altro: si sostiene che non si può prescindere dai tagli sociali. Dai tagli o dalle riforme? Il vostro balletto intorno alle pensioni, ad esempio: in due anni siete intervenuti ben tre volte, senza decidervi se accelerare o rinviare.
Le tendenze demografiche del mercato del lavoro ci dicono che solo la flessibilità in uscita stabilizzerà il regime, superando gli attuali sistemi previdenziali oggi in vigore. È davvero, quello dei ticket, l'unico intervento possibile per contenere la spesa sanitaria, laddove la ridiscussione del patto per la salute si configura come un'altra clausola di salvaguardia?
Nonostante che, anche per nostra insistenza, si sia intervenuti molto parzialmente sul patto di stabilità, pensate davvero che i comuni possano andare avanti così? Che ne è del federalismo? E dei costi della politica? Pag. 9
Come comprendete bene, vi sono tutte le ragioni per votare contro la vostra manovra. Eppure, nonostante ciò, nonostante i vostri errori, noi siamo qui a consentire che la rapidità con la quale arriviamo al voto di oggi - e non la vostra manovra - serva almeno ad evitare il crollo.
Come ha detto ieri il Presidente della Repubblica, altre sfide ci attendono. La verità è che, per affrontarle, ci vuole una diversa visione dei processi economici e sociali: ma è tardi, per voi, per recuperarla. Sicché, la conclusione è evidente: è ormai matura una nuova stagione politica. Più presto la si realizza, meglio è per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, condivido molte delle osservazioni dell'onorevole Baretta, e le faccio mie. In particolare, signor Presidente, il riferimento al dovere di ascoltare in modo disinteressato - anteponendo il bene comune all'interesse privato - l'appello del Presidente della Repubblica: un appello che il Presidente può fare perché persona autorevole e credibile, sensibile alla questione morale e alla coesione sociale; appello che altri non potrebbero fare.
Vi è, dunque, il dovere di ascoltarlo, perché ci parla di un tracollo possibile e rovinoso: in questi casi, siamo abituati ad aderire agli appelli senza che nessuno debba «tirarci per la giacchetta».
Tuttavia, c'è il dovere, nostro, e in particolare del Governo e della maggioranza, di aderire sostanzialmente a queste parole. Questo significa avere il senso del rigore e del limite, sapere anche, Presidente Buttiglione, che questa manovra è stata discussa in modo eccezionale, in poche ore, che le Commissioni sono state estromesse dalla discussione, che i diritti dei singoli parlamentari sono stati limitati e che alcune Commissioni non hanno votato per mancanza di materiale. Questo limite va «verbalizzato» perché il Parlamento è una risorsa del Paese, e non va nascosto; la stessa dialettica sociale rischia in questo contesto di essere compressa.
Ecco perché spetta anche al Governo corrispondere a questo appello; dopo il voto di stasera prenderà atto della chiusura di una stagione? Sgombererà il campo da presenze inutili? Porrà fine a uno scontro interno senza precedenti?
Il Presidente Napolitano ci parla di responsabilità, ma in queste ore il Ministro Tremonti ha parlato persino del «metodo Boffo», quell'atroce metodo usato contro il direttore dell'Avvenire e contro il Presidente Fini. Noi parliamo di una manovra delicatissima mentre sono in atto scontri furibondi all'interno del Governo, torbidi, pesanti, tali da condizionare i mercati, da essere un costo aggiuntivo, da mettere a rischio la credibilità internazionale di questo Paese.
Qualcuno se ne deve andare, perché mandante di dossier avvelenati, pericolosi per tutti. Verrà dichiarata morta per sempre la stagione del conflitto di interessi? Delle norme ad personam, «ad aziendam», delle piccole truffe per guadagnare qualcosa? Verranno ritirate le leggi bavaglio? Queste cose vanno dette, riguardano la manovra economica, riguardano la credibilità reciproca, riguardano la fiducia; non sono questioni astratte.
Quando si invoca la responsabilità nazionale, bisogna sapere che si mettono in moto aspettative, domande.
Il Presidente Napolitano ha invocato anche la coesione sociale; sento trascurare questa seconda parte, la coesione significa riduzione delle disuguaglianze, dei privilegi e della corruzione; significa un confronto in sede parlamentare, nelle Commissioni, uno straordinario sforzo politico ed etico.
Questa manovra allarga le disuguaglianze, non le riduce. C'è bisogno di un immediato, successivo confronto che non può essere dimenticato; serve uno sforzo straordinario, anche di tipo etico, che oggi non si vede e neppure si intravede; non servono, non dovrebbero servire le richieste di dimissioni di questo o di quel Ministro, avrebbero dovuto darle oggi Pag. 10come segno di omaggio al voto responsabile di questo Parlamento; sarebbe stato il modo migliore per onorare un atteggiamento di responsabilità. Questo sforzo ha bisogno ora e subito di una nuova fase politica; questo richiede un Governo nuovo, un Governo capace di fronteggiare l'emergenza, preparare la competizione elettorale magari avendo approvato una nuova legge elettorale capace di superare quella «porcheria», come voi stessi l'avete definita, con giudizio francamente eufemistico.
Vorrei concludere su questo: grande gesto di responsabilità, grande attenzione, soprattutto agli ultimi, a chi rischia di crollare in una crisi devastante; ma per questo grande rigore, dov'è il Presidente del Consiglio dei ministri? Può un Presidente del Consiglio scappare per dieci giorni? Può non seguire un dibattito così delicato? Può non far sentire la sua voce? Forse gli avete consigliato che è meglio non farla sentire. In ogni caso, c'è qualcosa che non funziona, che si è disgregato, che è morto politicamente.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIUSEPPE GIULIETTI. Mi avvio a concludere, signor Presidente, ma vorrei ricordare che forse dovrebbero dimettersi o almeno chiedere scusa, oltre al Presidente, quei Ministri che per due anni hanno negato la crisi e hanno detto: non è colpa nostra; basta non dare le cattive notizie, e la crisi sarà eliminata. Oggi è un'ottima occasione per chiedere scusa e andarsene (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marmo. Ne ha facoltà.

ROBERTO MARMO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, discutiamo oggi di una manovra molto importante per il nostro Paese, e per questo intendo primariamente rivolgere un ringraziamento alle opposizioni per il contributo e per l'importante apporto dato in Commissione bilancio.
Il decreto-legge, che reca disposizioni urgenti sulla stabilizzazione finanziaria, a mio parere, rappresenta un forte segnale ai mercati circa l'impegno dell'intero Paese al consolidamento del quadro di finanza pubblica. Ed è con apprezzabile senso di responsabilità che questo ramo del Parlamento, dopo il Senato, procede alla sua discussione, per offrire uno scudo concreto e positivo ai mercati finanziari.
Voglio ribadire, e debbo ribadire, che le recenti tensioni che stanno coinvolgendo anche il nostro Paese paiono derivare e derivano da spinte speculative assolutamente non correlabili con i fondamentali della nostra economia. In questo contesto, con questa manovra - al contrario di alcuni pareri che ho sentito, tempestiva, dura sì, piena di sacrifici, ma concreta e tempestiva - il Governo vuole ulteriormente rafforzare la stabilità dello Stato e presidiare i nostri conti pubblici.
Di fronte al violento attacco speculativo, abbiamo tutti raccolto, certamente, l'invito del Presidente della Repubblica, a che vi sia un'Italia unita, coesa nell'interesse comune, consapevole che gli sforzi ed i sacrifici presenti possano corrispondere in futuro a sicurezze, a certezze di stabilità.
Tuttavia, occorre ricordare che l'Europa e le borse tutte soffrono di tensioni speculative che hanno come obiettivo reale e radicale di cambiare ed eliminare la credibilità e la tenuta stessa dell'euro. La manovra che è in discussione e di successiva eventuale approvazione, voglio ricordare che è stata giudicata seria ed ambiziosa dall'Unione europea. Il contenuto del decreto-legge, anche a seguito delle modifiche approvate ed approntate al Senato, è in linea con il nostro impegno a raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2014.
Anche per il Fondo monetario è una manovra seria ed ambiziosa. Complessivamente, riteniamo possa affermarsi essere la nostra nazione quella che ha reagito tempestivamente meglio, nel limite del margine di manovra possibile - come riferiva il relatore Giorgetti -, all'ondata speculativa che si è abbattuta su tutto il vecchio continente. Pag. 11
Il problema dello spread non riguarda solo noi, non è un'excusatio, ma dobbiamo ricordare che è un problema grave e comune a tutta l'area euro. Fortunatamente voglio qui ricordare che i nostri istituti bancari sono solidi e meglio manifestano solidità, frutto anche delle politiche attuate negli ultimi anni, capaci di assorbire - questi istituti - una grande quantità di perdite, contrariamente a quanto accaduto negli altri Stati, dove molti Paesi sono stati costretti a farsi carico dell'insufficienza del loro sistema bancario.
Venendo alla disamina dei principali elementi della manovra, così come modificati in sede di discussione dall'altro ramo del Parlamento, si evidenziano, pur nella criticità di richieste di sacrifici duri al Paese, elementi di attenzione correttivi per quelle voci che più hanno alimentato il dibattito alla presentazione del decreto-legge.
Scatta il taglio alle agevolazioni fiscali (sarà tra il 5-20 per cento); come è stato riferito dal relatore sono attesi 4 miliardi di euro per il 2013 e 20 per il 2014. Però il taglio non sarà attuato - e non deve essere attuato - se, entro settembre 2013, il Governo eserciterà la delega per la riforma fiscale. Si anticipa al 1o gennaio 2013 l'aggancio delle pensioni alle aspettative di vita; dal 2013, dunque, l'incremento sarà di tre mesi.
Il contributo di solidarietà fino al 2014, per le pensioni superiori a 90 mila euro l'anno, ammonta al 5 per cento per la parte eccedente i 90 mila euro e al 10 per cento per i 150 mila euro. Cambiano i criteri per l'applicazione del Patto di stabilità ai comuni con i bilanci in ordine. È una norma di responsabilità, com'è stato ricordato dal relatore, una norma che impone agli amministratori tutti che non ci sono più scuse, occorre «essere sobri».
In sostanza, onorevoli colleghi, rispetto alla bufera che si è abbattuta su di noi e sull'intero continente, la risposta del Governo, a mio parere, è stata veloce e concreta, ma anche seria e credibile. Diamo atto alle opposizioni di aver concordato sulla metodologia. Noi diciamo che la metodologia approntata risponde agli attacchi speculativi, ma anche la concretezza delle proposte del decreto-legge. Diamo atto al Ministro Tremonti, al Presidente del Consiglio e al Governo di aver operato anche sulla scorta del cumulo dell'eredità del passato, non dimentichiamocelo. Diamo atto di aver operato sulla scorta di queste difficoltà nel migliore dei modi possibili, offrendo certezze immediate ed incisive per stabilizzare ulteriormente la finanza del nostro Paese e consentire in seguito anche un'adeguata crescita economica (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, intanto le chiedo subito, ora per allora, qualora non riuscissi ad esporre verbalmente per intero il mio intervento, di poterlo lasciare agli atti.
Signori rappresentanti del Governo, signor Ministro che non c'è, signor Presidente del Consiglio che non c'è mai, l'atto di grande responsabilità dimostrata dalle opposizioni tutte speravamo si trasformasse in una volontà di confronto, in una disponibilità di confronto. I risultati sono decisamente scarsi, ma anche in questa Camera, come al Senato della Repubblica, non cambieremo il nostro atteggiamento di responsabilità anche se il giudizio sulla manovra è assolutamente negativo. E lo facciamo per due motivi: innanzitutto, perché la situazione del Paese sui mercati, e non solo, è gravissima; in secondo luogo, per rispondere, come abbiamo risposto, immediatamente all'appello fatto dal Capo dello Stato.
Come i colleghi della Commissione bilancio sanno, almeno alcuni, nell'altra vita, quella civile, operavo in borsa per conto di un grande istituto bancario piemontese, torinese. In epoca storica diversa, ma la speculazione già operava allora come opera ora, con strumenti più sofisticati, ma la sostanza non cambia. Proprio questa esperienza mi porta a ricordare che cos'è successo negli ultimi dieci giorni. Il 6 Pag. 12luglio il Governo, questo Governo, il vostro Governo, presenta la manovra al Senato. Il primo risultato è che la borsa precipita del 2,44 per cento, il giorno dopo rimane sostanzialmente stabile e si arriva al venerdì nero. La caduta della borsa sui titoli azionari, soprattutto quelli bancari e finanziari, è una perdita secca del 3,47 per cento; 14 miliardi di capitalizzazione si volatilizzano; lo spread sui titoli di Stato italiani rispetto ai Bund tedeschi raggiunge già in quel giorno 228 punti base.
Perché? La risposta sta tutta qui: la manovra ha un buco di 15 miliardi di euro rispetto a quello che avevate annunciato e non scritto, non previsto. L'inesistente Primo Ministro e quello dell'economia corrono a quel punto ai ripari con un comunicato stampa, ribadendo la volontà di raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2014.
Il presidente della CONSOB annuncia il giorno dopo, a borse chiuse, di mettere mano a misure stringenti su chi opera allo scoperto. Arriviamo al lunedì nerissimo (se il venerdì era nero): - 3,96 per cento, altri 16 miliardi di euro di capitalizzazione dei titoli azionari volano e i nostri titoli di Stato sovrani perdono rispetto ai Bund tedeschi 305 punti base.
Quindi, ecco l'appello del Capo dello Stato e poi in pomeriggio le audizioni al Senato. Quel giorno abbiamo audito: Confindustria, Rete Imprese Italia, le organizzazioni sindacali e l'ABI. Tutti ci dicono di fare in fretta, ma nessuno ci dice di anticipare i quantitativi e, permettetemi (è qui il presidente della Commissione a confermarlo), salvo il sottoscritto, il quale ha citato i professori Boeri e Bruni rispetto a ciò che disse il 16 marzo di quest'anno in V Commissione (Bilancio) proprio sulla necessità di fare in fretta e bene e di anticipare i tempi prima che il costo del denaro incominciasse a salire e, quindi, l'inflazione riprendesse perché questo significava maggior costo del debito. Sulla Stampa di lunedì lo stesso professor Bruni scrive un articolo in prima pagina e ribadisce gli stessi concetti.
Arriviamo a martedì 12 luglio. La borsa parte malissimo: - 5 per cento. Alcuni titoli bancari vengono sospesi per eccesso di ribasso. Lo spread dei titoli italiani su quelli tedeschi vola a 360 punti base e arrivano tre cose: le rassicurazioni del governatore della Banca d'Italia; le risposte delle opposizioni all'appello del Presidente della Repubblica e soprattutto - nessuno lo ha ancora detto - i massicci acquisti di titoli di Stato italiani da parte della Banca Centrale europea che hanno calmato un po' le acque. La borsa recupera e così il giorno dopo.
Si arriva a ieri, 14 luglio. Siamo ripartiti: la borsa ritorna ad essere negativa dell'1 per cento, i rendimenti dei titoli di Stato vengono elevati come nel più alto degli ultimi tre anni; i BTP quindicennali collocati al 5,90 per cento: il tasso più elevato dalla nascita della moneta unica. Lo spread sfiora di nuovo i 300 punti base e chiude a 270. Gli investitori - come dicevo già lunedì e scrivevo su un giornale on line martedì - non ci credono. Infatti, in primo luogo le misure sono troppe e sbilanciate nel tempo, retrodatate nel 2013 e 2014. Si doveva anticipare di molto l'impatto. In secondo luogo, le misure sono troppo sbilanciate sul lato delle entrate e poco sul taglio delle spese. Infine, vi è il fattore più importante: la credibilità di questo Governo e di questa maggioranza (Commenti del deputato Simonetti).
Caro collega, lei è troppo giovane per ricordare quanto accadde nel 1946 quando, con Alcide De Gasperi prima a Parigi e poi a New York, eravamo stati sconfitti nell'ultima guerra mondiale, ma la credibilità di quel grande uomo di Stato e di un'intera classe politica hanno fatto credere che l'Italia ce la poteva fare e ce l'ha fatta: è rinata ed è arrivato il boom economico. Ma voglio citare nuovamente anche quanto è avvenuto nel 1998 quando siamo stati ammessi all'Unione europea e monetaria. Romano Prodi e Carlo Azeglio Ciampi vanno da Kohl, che gli dice: «Io credo in voi, perché voi siete credibili». Si riferiva a quei due. Voi, invece, il Presidente del Consiglio, il Governo e la vostra maggioranza, non siete assolutamente credibili. Questo difetto di credibilità è drammaticamente amplificato dal quadro politico Pag. 13dal Presidente del Consiglio al ministro dell'agricoltura, da Papa al vescovo braccio destro del Ministro Tremonti: tutti inquisiti e tutto con la richiesta di essere domiciliati altrove.
Prima ancora Scajola, Brancher e Bertolaso. Questa è la credibilità di questo Governo? Ecco, cosa non si fa, cosa non fate per aumentare la nostra credibilità internazionale. Sì, Ministro siamo tutti sul Titanic, ma chi ha governato e chi ha condotto questo Titanic? Lei, signor Ministro dell'economia e delle finanze, assieme al Presidente del Consiglio che non c'è e che sarebbe meglio che non ci fosse mai più. Lei ci ha portato all'iceberg ed ora abbiamo di fronte la più grande manovra della storia repubblicana. Sommando gli effetti dei decreti-legge n. 112 e n. 78 sugli anni in corso 2011-2012-2013 a quelli di questa manovra, sfioriamo i 240 miliardi di euro, per l'esattezza si tratta di 238,897 miliardi. Questa ultima manovra sfiora, da sola, gli 80 miliardi. Meno male che i conti erano a posto! Vi ricordate la manovra Amato del 1992 di 92 mila miliardi di vecchie lire, che, tradotte, corrispondono a 46 miliardi di euro? Nel 1996 il Governo Prodi ha varato una finanziaria per il 1997 di 90 mila miliardi di lire, ossia di 45 miliardi di euro, compresa la tassa per l'Europa, restituita nella misura del 60 per cento.
Chiedo scusa: non stavamo meglio degli altri? La finanza pubblica non era stata risanata? I conti non erano sotto controllo? Perché allora questa manovra, che non sarà credibile e quindi sufficiente? Quali saranno gli effetti sulla crescita? Il governatore della Banca d'Italia, Draghi, ha detto il 31 maggio all'assemblea della Banca d'Italia, tra le considerazioni finali, che la manovra di 40 miliardi avrebbe potuto significare una minore crescita di due punti percentuali. Se così è, quanto significherà una manovra di 80 miliardi? Lascio a voi la risposta.
Ora non ci sono quantificazioni esatte ma, ahimè, questi provvedimenti gravano sulla schiena e sulle tasche degli italiani, soprattutto dei lavoratori, dei pensionati e di chi fatica con il lavoro autonomo proprio. Tremonti, nell'assemblea dell'ABI ha parlato di sedici interventi per lo sviluppo, per l'esattezza di quattordici più due, perché due sarebbero contenuti in questo provvedimento e i quattordici erano precedenti.
Sapete qual è stato il commento di coloro che mi stavano vicino, che non so chi fossero se non banchieri? Hanno detto che il signor Ministro sta vivendo in una realtà virtuale e si sono chiesti quali siano questi interventi e quali risultati possano produrre. Non ci crede più nessuno.
Colleghi, che ne è delle raccomandazioni della Commissione europea, che vanno nella direzione di riforme strutturali vere? Nulla, non c'è traccia in questa manovra. In compenso, ci sono tagli agli enti locali. È vero che è stato corretto il tiro: i tagli dovevano essere di 17 miliardi e rotti, ma sono soltanto - udite, udite - di 15 miliardi, per l'esattezza di 15,140. Si tratta di tagli che si tradurranno in minori servizi per i cittadini, in nuove entrate locali per garantire il mantenimento di alcuni servizi indispensabili e cioè in più tasse locali e in più mani in tasca.
Non bastano i tagli agli enti locali, si prevedono più tasse dirette. Vado velocemente. Accise: 2 miliardi all'anno di appesantimento, per tre anni si arriva a 6 miliardi. Tasse sui depositi titoli: non leggo i subtotali annuali, ma vi indico la cifra totale, che è di oltre 8 miliardi. Tagli alle agevolazioni - ce li ha ricordati molto bene il relatore, nonché presidente della Commissione - che consistono nel tagliare immediatamente il 5 per cento nel 2013 e il 20 per cento nel 2014 su cosa? Sulle tariffe degli asili nido? Si vuole dare una minore possibilità di detrarre a chi ha bambini piccoli, se la mamma, oltre che il papà, vuole andare a lavorare? Vuol dire questo per voi l'avanzamento e la legge sulle pari opportunità tra donne e uomini?
Vuol dire tagliare le risorse - le deduzioni e le agevolazioni - per coloro che hanno purtroppo la disgrazia di avere nelle loro case portatori di handicap, giovani, Pag. 14piccoli e anziani. È questo che volete fare? Volete rendere più povero questo Paese, questa è la realtà.
Che dire poi delle agevolazioni sull'abitazione, sui mutui, sui ragazzi che vanno all'università, delle detrazioni per coloro che spendono per fare crescere i loro figli? Vi è poi la riduzione delle agevolazioni e delle deducibilità per le ristrutturazioni della propria casa e per gli ecointerventi a sostegno delle proprie abitazioni. Tutto questo verrà ridotto del 25 per cento, uno sull'altro nei due esercizi appena citati, a meno che non ci sia la riforma fiscale.
Il collega Occhiuto ieri in Commissione bilancio - ma lo lascerò dire a lui - ha fatto un'osservazione condivisibilissima: non ci sarà riforma fiscale, perché le risorse le avete già tolte dalle tasche con questo provvedimento. Vendete fumo, che è una vostra specialità. Non siete venditori ambulanti di tappeti, ma di fumo.
Andiamo avanti, perché non finisce qui. Per quanto riguarda i ticket sanitari, sono d'accordo con lei presidente Giorgetti che ci sono stati degli abusi, quindi non siamo contrari in assoluto. Siamo favorevoli a che venga ridotto, per esempio, il ricorso al pronto soccorso quando se ne può fare a meno o per prestazione generiche. Non siamo assolutamente favorevoli a che i cittadini siano sottoposti a vere e proprie taglie se hanno delle patologie gravi. Questa è una vergogna che grida vendetta al cospetto di Dio, per chi ci crede, oltre che davanti agli uomini.
Poi finalmente abbiamo inventato l'election day. Andate a leggere la norma. Che cosa dice? Tutte le elezioni di quell'anno verranno svolte in un unico giorno, ma non si fa cenno allo scandalo di pochi mesi fa: all'unificazione nell'election day anche dei referendum. Se ne sono dimenticati, nonostante qualcuno abbia cercato di ricordarglielo.
In compenso, vi è il mantra delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni, che prima erano state dimenticate totalmente, poi sono state ricordate per riscrivere nulla. Sulle privatizzazioni che cosa dite? Incomincino gli altri, noi no, prima devono farlo gli altri. Chi altri? I comuni. E l'ENEL, l'ENI, Terna e «compagnia briscola». Le Poste? Quando si mette mano alle privatizzazioni che sono la pietra dello scandalo degli scandali di questi giorni, delle nomine e raccomandazioni fatte come sappiamo con pagamenti, ma non voglio dilungarmi su questo. Noi abbiamo proposto, come opposizione, liberalizzazioni su banche, assicurazioni, commercio, farmaci, carburanti, professioni ed energia.

PRESIDENTE. Onorevole Cambursano, la prego di concludere.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Abbiamo presentato un pacchetto serio sui costi della politica e che cosa ci troviamo? Quasi nulla. A proposito di questo consegnerò il mio intervento.
Concludo su una necessità. Signor Ministro dell'economia e delle finanze, lei ha già detto troppe volte che vuole costituzionalizzare il pareggio di bilancio. Lo faccia, siamo qui ad aspettare. Personalmente ho presentato una proposta di legge, l'Atto Camera n. 4205, il 23 marzo del 2011. Spero che prima o poi arriverà anche il Governo.
Svolgo due ultime considerazioni. In primo luogo, la pressione fiscale, che è già oggi al 43 per cento, con questo provvedimento schizzerà oltre il 45 per cento. È così, anche se lei sottosegretario scuote la testa. Ciò per chi le paga le tasse, perché chi non le paga non avrà certo alcun problema. Ma per chi le paga non sarà il 45 per cento, sarà il 55 per cento, perché pagheranno anche per gli altri. In secondo luogo - ed è la conclusione più politica - se volete fare una buona cosa per questo Paese, andatevene e fate un regalo grandissimo all'Italia.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Cambursano, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Pag. 15
È iscritto a parlare l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge reca una serie di interventi finalizzati alla stabilizzazione finanziaria. Nei miei dieci anni di esperienza parlamentare non è che non abbiamo mai approvato in questo modo un provvedimento così importante, ma neanche lo abbiamo mai immaginato possibile. Devo dire ai colleghi che sono intervenuti che, forse, in Commissione bilancio, se non lo abbiamo pensato, ci siamo andati vicino, perché tante volte, in occasione di provvedimenti importanti, la Commissione bilancio ha saputo riflettere a fondo (a volte, il tempo disponibile non è sufficiente per permettercelo).
Quindi, già questa potrebbe essere una valutazione dell'attività del Governo, di come il Governo ha reagito di fronte ad una situazione così grave. Le due parole che sono state ripetute più spesso e che posso dire che sono la base del tentativo che il Governo ha fatto con questo decreto-legge sono «stabilità» e «certezza». Ho ascoltato proprio i colleghi della Commissione bilancio che sono intervenuti, dando la responsabilità al Governo di quello che è successo.
Dico subito che mi auguro che sarà sempre il Governo in carica in Italia ad essere responsabile di quello che capita nel nostro Paese, perché credo che così non sia. In realtà, la politica di tutti gli Stati membri, e in particolare dell'Italia, una politica di rigore, che può avere anche dei punti criticabili o che può commettere degli errori, che poi si dimostrano dannosi per la tenuta dei conti, comporta una responsabilità che deve rimanere in capo al Governo del Paese. Invece, così non è.
Ma, per difendere le scelte della maggioranza, è importante ripetere quali sono i contenuti della manovra. In effetti, abbiamo la riduzione dei costi della politica e degli apparati circostanti, la razionalizzazione e il monitoraggio della spesa delle amministrazioni pubbliche, il contenimento e la razionalizzazione delle spese in materia di impiego pubblico, sanità, assistenza, previdenza, organizzazione scolastica, il concorso degli enti territoriali alla stabilizzazione finanziaria e il finanziamento delle spese indifferibili.
Devo ammettere che per me non è corretto e nemmeno responsabile, viste le tensioni sui mercati di questi giorni, sostenere che vengono differiti tutti gli interventi correttivi che abbiamo previsto agli anni 2013 e 2014, senza effettuare alcuna manovra per gli anni 2011 e 2012.
In effetti, si continua a ripetere che abbiamo fatto manovre di tagli e di sofferenze e poi gli interventi dei colleghi su questa manovra riportano la dichiarazione che non abbiamo fatto abbastanza. In realtà, la necessità di effettuare una manovra aggiuntiva su tale biennio è stata chiaramente già affermata, la troviamo già nel Documento di economia e finanza, in conseguenza della revisione degli obiettivi di finanza pubblica dell'Italia, che sono stati aggiornati nel senso di prevedere il pareggio di bilancio nel 2014.
Come confermato anche dalle valutazioni della Commissione europea, l'Italia è assolutamente in linea con gli obiettivi per il 2011 e per il 2012, grazie alle manovre già adottate in questi anni. Quindi, la correzione si presenta necessaria per conseguire il nuovo obiettivo di pareggio nel 2014. In effetti, il Governo sta continuando ciò che è stato scelto dall'inizio, visto quello che è successo, anche se è ovvio che non ce lo auguravamo, non volevamo governare il Paese in questo modo.
Andiamo ai numeri, perché altrimenti sembra che quello che diciamo non sia dimostrato dai numeri. Ricordo che l'effetto cumulato delle manovre già adottate con i decreti-legge n. 112 del 2008 e n. 78 del 2010 è pari a 43,6 miliardi solo nel 2011, a oltre 57,5 miliardi nel 2012 e a 57,7 miliardi nel 2013. A tali interventi si sommano le misure recate dal decreto-legge in esame, che sono pari a 2,1 miliardi nel 2011, a 5,6 miliardi nel 2012, a 24,4 miliardi nel 2013 e a quasi 48 miliardi nel 2014. Il totale degli interventi correttivi per gli anni 2011 e 2012 è quindi pari, rispettivamente, a oltre 45,7 e 63,1 Pag. 16miliardi. A fronte di tali cifre, credo che sia irragionevole chiedere sforzi ulteriori per gli anni 2011 e 2012.
Vorrei dire - di questo ne parlo personalmente - che sono uno di quelli che ritiene, visti questi numeri e visto quello che ha fatto il Governo, che siamo già oltre il concetto di riduzione degli sprechi. Il Governo, da qualche tempo, sta proponendo manovre che hanno effetti che vanno oltre gli sprechi.
Quindi gli italiani devono comprendere che siamo consapevoli di andare incontro a sacrifici, che non vanno a incidere su quelle somme, che in realtà possono essere considerate inutili: cominciamo a intervenire con sacrifici - io spero per un periodo limitato - che servono a rimettere il bilancio in ordine.
Andiamo a esaminare le singole questioni che ho richiamato all'inizio. Il cuore del provvedimento è rappresentato dal controllo della spesa pubblica. In effetti, la spesa primaria è scesa in valore assoluto, segnando una flessione di 14 miliardi rispetto alle previsioni. In tal senso appare indispensabile l'attivazione di tagli di spesa selettivi - anche il Governatore della Banca d'Italia fa adesso riferimento a spese selettive - e a partire dalla spesa delle amministrazioni pubbliche per consumi intermedi, che è stata pari a ben 136,1 miliardi nel 2010, in sola leggera flessione rispetto ai 137 miliardi del 2009.
Passando ad esaminare più analiticamente i contenuti del provvedimento, assume un importante rilievo il capitolo sui costi della politica e degli apparati di supporto, che significativamente apre il decreto-legge. Gli effetti finanziari di tali disposizioni sono stati prudenzialmente non quantificati, ma appaiono di notevole impatto. In secondo luogo il capitolo relativo alla razionalizzazione e al monitoraggio della spesa delle amministrazioni pubbliche comprende una decisa riduzione degli stanziamenti per i ministeri. Infatti le amministrazioni centrali dello Stato assicurano, a decorrere dall'anno 2012, una riduzione della spesa degli importi indicati nella tabella allegata al provvedimento. Su questo punto vorrei aggiungere che, se è giusto tagliare le spese inutili e andare incontro anche a sacrifici per i ministeri, è indispensabile quanto prima mettere mano a provvedimenti che semplificano i rapporti tra il Paese e gli organi centrali e periferici. Non basta andare a tagliare risorse dei ministeri - questa parte del provvedimento si interessa a ciò - senza però accelerare quelle procedure, che sono indispensabili per dare alle imprese, ai professionisti e ai cittadini un rapporto diretto con le proprie esigenze.
Andiamo alla spesa sanitaria. È previsto un intervento in materia di beni e servizi, che segna un passo nel percorso verso l'adozione del modello dei costi standard, delineato nella riforma del federalismo fiscale. Ho sentito colleghi, quando si parla di spesa sanitaria, ammettere che forse si è esagerato. Io vengo da una regione dove questo è avvenuto. Non è semplice spiegarlo, cioè non è semplice dire che, quando parliamo di riduzione della spesa nel mondo sanitario, è facile individuare la parte dove bisogna ridurre: nel momento in cui lo si fa, questo comporta delle difficoltà. Calibrare il taglio in un servizio essenziale è fondamentale, ma almeno noi su questo siamo seri e impegnati: non utilizziamo il fine di quest'attività per mantenere lo status quo. Questo è importante. Il provvedimento, nel suo peso, in questa parte è ovvio che chiede un grande sacrificio e quindi spero che il sacrificio possa offrire una base al Governo futuro. Si continua infatti a dire che, alla fine, il responsabile deve andare via. Io, che sono un parlamentare di maggioranza, non so fino a che punto trovo vantaggio a lavorare a provvedimenti su questioni che sono molto lontane da questa legislatura.
Andiamo al patto di stabilità. Si dispone il concorso alla manovra delle regioni a statuto speciale, delle regioni a statuto ordinario, delle province e dei comuni per complessivi 3.200 milioni di euro nel 2013 e 6.400 milioni di euro a decorrere dal 2014. Nel corso dell'esame presso il Senato sono state introdotte modifiche relativamente ai criteri di virtuosità dei comuni per l'applicazione del Pag. 17patto di stabilità interno. Si prevede che il primo di questi criteri sia la convergenza tra spesa storica e costi e fabbisogni standard. Quando devo spiegare ai miei concittadini del Sud cosa significhi ciò, trovo facilità a dimostrare loro che il costo standard è un'opportunità. Quindi devo dire che se continuiamo su questa strada e facciamo riferimento...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Gioacchino Alfano.

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, il provvedimento è così importante da richiedere ulteriore tempo. Le chiederò l'autorizzazione a depositare le riflessioni su altri punti, però almeno su questo vorrei concludere. Vorrei cioè far capire che i provvedimenti così rilevanti per una maggioranza non sono semplici, specialmente per chi come me viene dal Sud. Allora, volevo concludere con questa riflessione.
Noi parliamo di un'Italia che è forte perché ha un risparmio primario. Io dico che l'Italia è forte, perché ha una rilevante evasione fiscale, perché se esiste una rilevante evasione fiscale significa che c'è una ricchezza che non viene intercettata.
E quindi credo che, se è così, il federalismo fiscale è fondamentale e indispensabile e che il concorso di tutti i soggetti che devono esercitare un'attività di ripresa di questo mondo che serve al Paese è un'attività indispensabile.
Concludo dicendo che, per affrontare questa riforma, il Paese ha bisogno di provvedimenti come questo e di essere autorevole in Europa, c'è bisogno di un Governo che deve dimostrare di essere pronto alle esigenze della gente e c'è bisogno di un Paese stabile. Quindi mi auguro che alla fine noi dimostreremo, nel tempo, di avere Governi che, nel futuro, dimostreranno di essere stabili, perché solo così si può dare ottimismo al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Alfano, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Solo un'osservazione: quando io la richiamo, non è che le tolgo la parola, le segnalo soltanto che i tempi si stanno esaurendo e quindi che è opportuno avviarsi alla conclusione, ma non tolgo la parola.
È iscritto a parlare l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi noi dell'Unione di Centro per il Terzo Polo raccogliamo, anche qui alla Camera come abbiamo fatto nei giorni passati al Senato, l'invito del Capo dello Stato a mettere da parte le legittime ragioni di polemica e di divisione, per recuperare, invece, il senso della responsabilità richiesto dalla difficile e straordinaria fase che sta vivendo il nostro Paese. Siamo convinti, infatti, che il pericolo non sia ancora scampato e che gli attacchi speculativi al nostro Paese non siano ancora del tutto finiti. Quindi questo è il tempo della responsabilità, non delle divisioni, perché quello che sta accadendo, oggi, può avere gli stessi effetti di una nuova guerra mondiale, questa volta combattuta non con le armi o con i missili ma con gli strumenti tipici dei mercati finanziari. Essa può essere devastante per l'economia reale del nostro Paese ed anche per l'Europa perché, se non contrastata compiutamente, può trascinare a fondo l'euro.
Siamo al centro della speculazione finanziaria sui mercati, però non perché qualcuno abbia deciso di congiurare contro l'Italia. Non ci sono uomini in nero che congiurano contro di noi o potenze straniere che tramino contro il nostro Paese. Il punto è che i mercati, oggi, sono più potenti degli arsenali militari, non rispondono a pochi ma a migliaia di soggetti, né si può pensare che possano essere smantellati. Occorre, invece, saperci convivere, la politica deve avere la capacità di farlo, percependo la complessità del nuovo equilibrio e soprattutto l'interdipendenza tra i comportamenti della politica e quelli delle piazze finanziarie. Pag. 18
I protagonisti della politica, prima di tutti gli altri, allora, dovrebbero maturare la consapevolezza che nel mondo globalizzato migliaia di operatori scelgono ogni giorno su quali titoli di Stato puntare, in ragione del giudizio che essi esprimono sulle azioni dei decisori politici e ed economici dei vari Paesi. Soprattutto chi governa, allora, dovrebbe sapersi misurare con un mondo che sta cambiando, nel quale, forse, continua ad essere possibile ingannare gli elettori, ma dove non si può con la stessa facilità prendere in giro i mercati.
In Italia, per esempio, gli indicatori economici non sarebbero poi così terribili da giustificare aumenti tanto consistenti degli spread sui nostri titoli pubblici. Certo, abbiamo un debito pubblico troppo elevato, una spesa per interessi sul debito che è un vero e proprio macigno sulla crescita e un'ipoteca sul futuro delle nuove generazioni e abbiamo uno strutturale problema di crescita debole, ma gli altri dati, quello per esempio sull'avanzo primario oppure quello sul deficit, non sono tali da poter giustificare un attacco speculativo tanto violento al nostro Paese. Nonostante questo, però, e nonostante le nostre banche, per esempio, non abbiano avuto bisogno di grandi aiuti dallo Stato e il loro valore sia senz'altro superiore a quello che la Borsa sta loro attribuendo, siamo al centro di questa speculazione.
Io ritengo che non ci sia soltanto o prevalentemente un problema di rating economico del nostro Paese, c'è soprattutto un problema di rating politico dell'Italia, che si presenta all'Europa e ai mercati con una classe dirigente politica di governo poco credibile, che ha perso ogni autorevolezza e che non dà garanzie di affidabilità per il futuro. La nostra economia non è come la Grecia e tutti lo sanno, anche sui mercati, ma il nostro Governo, che purtroppo esprime l'immagine dell'intera politica del Paese, non è molto dissimile nella percezione dei mercati a quello della Grecia. C'è dunque un problema gigantesco di rating politico e noi dell'opposizione vogliamo contrastarlo perché non è in gioco il futuro del Governo o della sua maggioranza ma quello del Paese.
Per queste ragioni abbiamo scelto quindi di favorire la più rapida approvazione della manovra, senza presentare emendamenti, ordini del giorno, e nonostante il giudizio critico che sulla manovra diamo e che vogliamo rassegnare oggi nella discussione sulle linee generali. Non esprimiamo un giudizio critico però sui saldi, sui quali era necessario intervenire così come ci richiedono i mercati e come ci chiede l'Europa, ma sul percorso scelto dal Governo per ottenere questo risultato sui saldi che - vorrei evidenziarlo - non è di quarantotto miliardi. Quarantotto miliardi è il risultato finale al 2014 in termini di contrazione dell'indebitamento netto, ma l'impatto della manovra sui cittadini, per tutto il periodo della manovra, è di ben ottanta miliardi di euro.
Non ci è piaciuto però che i tempi di attuazione di questa misura siano stati differiti agli anni nei quali voi non ci sarete più. Questa manovra prevede che di questi ottanta miliardi, che rappresentano l'impatto sui cittadini, voi realizzerete negli anni che rimangono al vostro Governo soltanto il 10 per cento; il 90 per cento di questi effetti saranno differiti negli anni in cui questo Governo probabilmente non ci sarà più. È come se oggi si firmasse una cambiale che deve essere onorata poi da chi governerà domani al vostro posto. Non ci piace questa manovra anche perché non affronta in alcun modo il problema della crescita, e noi riteniamo che se non si interviene anche sul denominatore del rapporto tra deficit e PIL, tra debito e PIL, se non si interviene sul problema del prodotto interno lordo del Paese, queste manovre avranno soltanto effetti recessivi e non saranno più socialmente sostenibili nel futuro.
Abbiamo pochissimi minuti a disposizione e allora vorrei impegnare il tempo che mi rimane su alcune questioni, alcune soltanto, che in qualche modo abbiamo giudicato più fortemente critiche. Riteniamo che la manovra rischi di essere fortemente recessiva e di abbattersi come Pag. 19una scure sulle famiglie e sui ceti medi, intanto per il consistente aumento della pressione fiscale determinato dai 6 miliardi di aumento delle accise (due miliardi all'anno di aumento delle accise: poi ci si lamenta se cresce il prezzo della benzina), e soprattutto dai 24 miliardi che attraverso tagli lineari sottraete al complesso delle esenzioni e dei vantaggi fiscali a partire dal 2013. Questa non è solo una norma di salvaguardia, perché voi stabilite che la delega fiscale dovrà essere esercitata ottenendo il risultato di una contrazione dell'indebitamento netto di 24 miliardi.
È come se, dovendo mettere mano alla delega fiscale e assistenziale, voi contabilizzate già oggi questi 24 miliardi dicendo a chi dovrà farlo (al vostro Governo o a quello che verrà): potete procedere ma partendo da meno 24. Mi voglio spiegare. Se per esempio attraverso la delega fiscale si volesse intervenire sull'IRAP per ridurla non sarebbero necessari 25 miliardi ma sarebbe necessario fare una delega fiscale di 49 miliardi, cioè i 25 miliardi dell'IRAP più i 24 che già oggi incamerate. Se si volesse intervenire per introdurre il cosiddetto quoziente familiare, assumendo che l'adozione di tale misura costi 12 o 15 miliardi, si dovrebbe realizzare una delega fiscale che alla fine comporti una riduzione dell'indebitamento netto non di 12 o 15 miliardi ma di 37 o 39, perché voi stabilite che, già oggi, 24 miliardi sono considerati nella contabilità dello Stato.
Questa norma è la pietra tombale sulla delega in materia di riforma del fisco. Non sarà possibile realizzare una riforma del fisco che, in partenza, deve ottenere un risultato di meno 24 miliardi. Non ci è piaciuto neanche come avete deciso di procedere sui tagli lineari. Noi avevamo salutato con favore la norma che riguardava la spending review nei Ministeri, però, dopo averla letta, l'abbiamo giudicata assolutamente insufficiente. Intanto, perché non avete previsto che i ministri potessero avere un potere dispositivo tale da poter realizzare i tagli selettivi...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Occhiuto.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, capisco che la sua scampanellata significa che il tempo sta volgendo al termine. Avrei voluto parlare di tante altre questioni che non ci convincono in questa manovra, mi limito a dire che condividiamo la necessità di approvare una manovra che abbia questi saldi, ma siamo assolutamente contrari al percorso scelto dal Governo. Così allora, pur nell'esercizio della responsabilità che il Capo dello Stato ha chiesto ai gruppi politici, noi rassegniamo alla discussione sulle linee generali le ragioni per cui questa manovra non ci convince.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Occhiuto, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sa quasi di miracolo, come ironicamente commentava ieri il Presidente Napolitano nella sua autorevolezza, chiudere oggi il decreto-legge di finanza pubblica a 48 ore dalla sua discussione al Senato. È un'esperienza nuova a cui questo Parlamento poco è abituato. Davanti alla contingenza attuale, segnata da una crisi spaventosa e da un'altrettanta spaventosa speculazione dei mercati, il mondo politico non poteva restare a braccia conserte. E noi, come gruppo, abbiamo fatto il nostro dovere all'appello del Presidente Napolitano. Un segnale ancora importante va ricercato nell'elevato senso di responsabilità mostrato dalle opposizioni malgrado le fughe in avanti della maggioranza.
Il testo che ci apprestiamo a votare, così come modificato dal Senato, è tutt'altro che sacro, anzi i buchi neri abbondano. Ma la nostra priorità, come Paese e Pag. 20come economia europea, è quella di offrire una risposta concreta ai dubbi economici che aleggiano sul futuro del nostro Paese. Quello che si è verificato in queste settimane, però, merita un'attenta riflessione. Infatti, gli attacchi speculativi scatenati sui mercati finanziari ai danni dei titoli italiani necessitano di essere compresi ed esaminati al fine di esorcizzare che eventi di questo tipo si ripetano a stretto giro.
Non è stato il destino o la malasorte a farci diventare il bersaglio di una speculazione cieca; probabilmente, dietro queste dinamiche, vi è qualche responsabilità del Governo, sebbene ora il Ministro Tremonti sembrerebbe volersene lavare le mani. Ma voi proseguite con ricatti, arroganza e mercimonio. Così farete affondare il Paese. Sono passati tre anni di Governo e quello che nel 2008 era stato annunciato come il Governo riformatore, liberale e del fare, oggi si ritrova a livelli di credibilità pari a zero con una crescita che, nei prossimi giorni, si rivelerà anch'essa pari a zero e vanificherà questa manovra finanziaria.
Vi prego di ricordare questa mia preveggenza visto che state dimostrando, giorno dopo giorno, debolezze strutturali di tipo politico, organizzativo e programmatico. Risultato di oggi sono gli imbarazzanti spot politici del Presidente del Consiglio che, fin dalle prime battute, ha negato la consistenza della crisi sistemica quasi a voler far credere al popolo italiano che il Paese, così coperto dal valoroso scudo economico tremontiano, potesse avere qualche super potere rispetto alla Grecia ed alla Spagna.
Ad oggi quello che è stato vagheggiato come Governo liberale si è ridotto ad essere il Governo dei tagli indiscriminati, delle imposte e dei privilegi a cui si aggiungono le inchieste, le presunte corruzioni, le beghe interne interminabili.
Che immagine stiamo dando ai mercati? Che immagine di capacità e di sostegno è possibile veicolare in queste deprimenti premesse? A questo scenario si aggiunge l'oggettiva incapacità da parte della politica economica di stimolare la crescita, di riattivare il motore dell'economia del Paese. E invece no, si preferisce tagliare, tagliare, tagliare, senza un progetto chiaro, lungimirante e strutturale, senza avere avuto la forza di costruire riforme credibili. Viviamo in un reality di quarto ordine dove avete segnato la distanza tra il Paese e la politica: la vostra politica! Si taglia per dimostrare che si risparmia. Poi non è un problema nostro se le conseguenze arrivano tra due o tre anni. Le sacche di sprechi e inefficienze sono ancora lì a vegetare indisturbate. Le province continuano ad essere carrozzoni protetti dalla Lega e dal bacino di consensi, mentre la manovra, salvatrice di queste ore, arriva a costare mille euro di tasse in più a famiglia in due anni come gli analisti stanno evidenziando in queste ore.
Si sa, l'assenza di misure finalizzate alla crescita, all'equità sociale possono comportare sul breve periodo l'obiettivo di azzeramento del deficit pubblico. Quindi emergerebbe una contraddizione palese negli obiettivi del Governo e tra le disposizioni della manovra. Dove si dovrebbero recuperare le risorse per i vari tagli e deduzioni riconosciuti dalla manovra? Teoricamente se il Governo fosse lungimirante, un po' più pragmatico, avrebbe accompagnato queste misure con riforme consistenti come quelle sull'assistenza. In assenza di tale orientamento non resta che attendere un probabile aumento delle imposte sul ceto medio-basso nei prossimi due anni. La casta è tutelata così come gli amici della casta. Verranno colpiti i lavoratori dipendenti o piccoli risparmiatori. Il Governo ci venisse a spiegare dov'è la politica liberale, dov'è il Governo riformatore!
Per non parlare poi del completo e vergognoso disinteresse mostrato nei confronti dell'ICE, un istituto che rappresenta un motore dell'economia italiana all'estero, un riferimento imprescindibile e indispensabile, oggi viene soppresso e smembrato con una brutalità incomprensibile. La rete estera andrebbe al MAE e la promozione allo sviluppo economico. Un altro carrozzone burocratico, aggiungo io ! È vero che l'attività dell'istituto negli Pag. 21ultimi anni aveva subito un rallentamento a causa dell'esiguità delle risorse, ma è pur vero che con il passato decreto sviluppo si intendeva puntare su una riorganizzazione, fallita a causa dello scadere della legge delega inclusa nel provvedimento. Quindi, tutto si può dire tranne che il Governo si è impegnato a rinnovare il funzionamento dell'ente.
Confindustria nei giorni scorsi aveva invocato una scelta unitaria per l'ICE per evitare che l'ulteriore frammentazione di competenze creasse altri problemi al nostro sistema economico ma al Governo queste cose non interessano e io ancora non riesco a capire qual è la logica secondo cui opera soprattutto sul fronte della cosiddetta razionalizzazione delle nostre strutture all'estero. Ma è davvero così difficile comprendere che una chiusura, una soppressione infliggono un colpo mortale alla nostra immagine, al nostro potenziale all'estero! Poi ci raccontano la storiella degli attacchi speculativi cattivi. Anche noi ci stiamo mettendo il nostro. Abbiamo evitato ogni forma di ostruzionismo per senso di responsabilità nei confronti degli italiani. Nulla di quello proposto dal gruppo Futuro e Libertà è stato accolto e questo rende questa manovra non nostra ma l'accettiamo, turandoci il naso, per il bene del Paese con la consapevolezza che, superata questa fase, si ritorni a parlare di programmi seri e di riforme, di tagli agli sprechi e di liberalizzazioni.
Il Ministro ha parlato di Titanic e di affondamenti: mi sembra una metafora più che azzeccata sul decreto-legge in esame, ma altro che prima classe che affonda anch'essa, a me sembra che a questa sia già stata regalata un'altra bella scialuppa di salvataggio, a meno che lei, signor Ministro, nella metafora della prima classe non veda il suo Presidente del Consiglio. Quelli che affondano sono gli italiani, quelli che lavorano, pagano le tasse, vanno in pensione con 500 euro al mese e saranno costretti a pagare ticket di 10 euro per ricetta.
Signor Ministro, la politica non può continuare ad essere una verga dei potenti e della casta: deve ritrovare quel qualcosa di sano e di lungimirante per ritornare a pensare ogni tanto al bene della collettività, ritrovando quel briciolo di dignità e di onore che ha consentito alla politica di risollevare le sorti di questo Paese qualche decennio fa. Da domani prendete atto di tutto ciò e ridate dignità agli italiani: noi del Terzo Polo ve ne saremo grati (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, è una manovra importante quella che ci apprestiamo a dibattere e a votare, che segue altre manovre economiche importanti che partirono già nel 2008, con il decreto n. 112, che, per la prima volta nella storia del Paese, iniziò ad attuare una programmazione triennale dei conti pubblici, in modo tale da avere una salvaguardia dei conti e la tenuta dei bilanci.
Prima l'onorevole Cambursano mi ha sostanzialmente detto che io non avevo una memoria lunga per ricordare gli anni intorno ai Quaranta e Cinquanta, quando l'Italia usciva da una situazione economica difficile. Io non sono così vecchio, ma non sono neanche così giovane da non ricordare il periodo della «Milano da bere», delle finanziarie del «finché la barca va», quel suk delle giornate precapodanno in cui i deputati facevano l'assalto alla diligenza, governati da nomi e cognomi che ha fatto bene la Padania a ricordare ieri, in modo tale che sia evidenziato chi ha creato il debito pubblico, che è il grande ostacolo per lo sviluppo del nostro Paese.
Partimmo col 45,7 di rapporto debito-PIL negli anni Settanta, siamo arrivati al 120 per cento nel 1996 con il Governo Prodi, però ricordo tutti gli altri Governi: i Governi Andreotti, i Governi Forlani degli anni Ottanta in cui sia arrivò già al 60 per cento, poi il Governo Craxi del 1986 in cui arrivammo all'84 per cento, poi il Governo De Mita del 1988 col 90 per cento, poi il Governo Amato-Ciampi del 1993 col 115 per cento, fino ad arrivare al Pag. 22Governo Dini col 121 per cento ed al Governo Prodi del 1996 prima ricordato. Poi il rapporto iniziò a scendere, per poi risalire negli ultimi anni. Tuttavia ricordiamoci che nel 2001 vi sono stati gli attentati alle torri gemelle e tutto quello che ne conseguì da un punto di vista economico, e ricordiamo anche la crisi economica derivante dal crack americano che a tutt'oggi noi stiamo pagando. Ricordiamoci pure che l'America in questi giorni parla addirittura di default. Lo stesso Presidente degli Stati Uniti Obama chiede l'intervento della minoranza e noi stiamo qui a fare le politiche del «benaltrismo», ci vorrebbe ben altro! Mentre l'America rischia addirittura il default, ho sentito prima l'onorevole Cambursano parlare di «benaltrismo» senza indicare una cifra, senza indicare una posta, senza indicare un numero alternativo a quelli che questa maggioranza porta in dibattito oggi.

RENATO CAMBURSANO. Leggi gli emendamenti!

ROBERTO SIMONETTI. Gli emendamenti li vediamo poi nel dettaglio. Tutte le manovre, lo ricordo a tutti, sono state accolte favorevolmente dalla Commissione europea, e, con il decreto n. 78 e la manovra legata al semestre europeo, che abbiamo votato 15 giorni fa, abbiamo avviato il risanamento dei conti fino al 2012. Ora la Commissione ci ha chiesto di varare subito una manovra per ottenere il pareggio nel 2014, che questa manovra raggiunge, anzi, addirittura vi è un saldo positivo nel conteggio finale.
In sintesi, la manovra netta è a carico delle amministrazioni centrali per oltre il 66 per cento, delle amministrazioni locali per il 20 per cento, e per il resto è a carico della previdenza. Con riferimento ai macronumeri, le entrate maggiori sono pari a circa 52 miliardi di euro e le minori spese sono pari a 42 miliardi di euro. Pertanto, questa è una situazione decisamente di difficoltà, che è stata aiutata dalla giusta pressione del Presidente della Repubblica, che il Parlamento ha accolto.
Tuttavia, vedo che il Paese, ma soprattutto i media, che fanno da cassa di risonanza delle iniziative parlamentari, non seguono questa linea, anzi, aizzano la piazza scrivendo titoli che, a mio avviso, sono vergognosi e non rispettano la realtà. Infatti, il Giornale - che pare essere un giornale di maggioranza - scrive: «La casta si aumenta la paga», nel giorno in cui questo non avviene, nel giorno in cui si chiede coesione nazionale per affrontare una situazione economica mondiale. Quindi, i giornali - che, purtroppo, non vengono stampati su rotolo, altrimenti potrebbero essere utilizzati per fare qualcos'altro - scrivono questi testi.
La Stampa scrive che la manovra ha colpito le famiglie. Ma ciò se non si farà la riforma fiscale nel 2013, perché è prevista una riduzione del 5 per cento nel 2013 e, a seguire, del 20 per cento sulle agevolazioni fiscali; ma non subito, perché vi è la clausola di salvaguardia. È ovvio, che se la minoranza spera di andare a governare nel breve periodo avrà la facoltà di realizzare questa manovra e di non attuare, quindi, tale clausola di salvaguardia, che viene posta solo per riuscire ad arrivare ai saldi che prima ho ricordato.
Le riduzioni previste per i Ministeri arrivano a 10 miliardi di euro, quelle per il comparto sanitario a 7 miliardi di euro e quelle per la previdenza a 3 miliardi di euro.
Le entrate principali di tutta la manovra ruotano attorno all'imposta di bollo sul deposito titoli e sul coefficiente di ammortamento, sull'IRAP per le banche e per le imprese di assicurazione, sui giochi e sulle tasse automobilistiche.
Tuttavia, se andiamo a discernere all'interno di tutte queste misure, vediamo che si vanno a colpire i più ricchi, non i più poveri. Infatti, quando si parla di imposta di bollo, la Lega ha voluto, e ottenuto, che venissero operati dei prelievi d'imposta sui depositi di titoli superiori ai 50 mila euro; con riferimento all'IRAP per le banche e per le assicurazioni, da sempre, in Parlamento si discute di andare a colpire questi settori; per quanto concerne la tassa automobilistica, io non ho un'autovettura Pag. 23con 225 kilowatt, quindi, non mi preoccupo per i 10 euro aggiuntivi. In questa sede, non tutti possono permettersi addirittura queste auto, che, invece, altri hanno, e, probabilmente, sono coloro che scrivono i citati titoli e giornali.
Le misure contenute si suddividono in quattro categorie: il contenimento della spesa pubblica, le maggiori entrate - come ho già ricordato -, il sostegno allo sviluppo e le riduzioni dei costi della politica. Ovviamente, vi stata una variazione fra il decreto emanato dal Governo e quanto oggi dibattiamo, che è il risultato degli emendamenti apportati in Senato.
È previsto un aumento dei saldi, per l'anno 2011, da 5,3 milioni a 2 miliardi di euro; per il 2012, da 151 milioni a 5,5 miliardi di euro; per il 2013, da 18 miliardi a 24 miliardi di euro; per il 2014, da 25 miliardi a 47 miliardi di euro.
Altri punti salienti sono gli introiti derivanti dalle pensioni d'oro. La Lega, infatti, non può andare a toccare le pensioni delle fasce più deboli, bensì le pensioni d'oro sopra i 90 mila euro. È giusto che sia previsto un contributo di solidarietà del 5 per cento per le pensioni comprese tra 90 mila e 150 mila euro, che salirà al 10 per cento sopra quelle determinate cifre.
Per quanto riguarda lo sviluppo, vi è il «forfettone» giovani, che viene esteso fino a 35 anni. Quindi, un «forfettone» al 5 per cento di tassazione che, come ho detto, viene esteso dai 20 ai 35 anni, rappresenta una politica di sviluppo del nostro Paese.
Con riferimento alle dismissioni statali, sono in arrivo programmi di dismissione delle quote di partecipazione azionarie dello Stato, tuttavia, è necessario fare un ragionamento sulle privatizzazioni, che prima era stato evidenziato. Infatti, è giusto vendere i cosiddetti gioielli di famiglia per, poi, impiegare i proventi per liquidare essenzialmente spese correnti utilizzate per coprire le inefficienze dello Stato?
Prima occorre riformare lo Stato, creare una struttura burocratica meno onerosa, in modo tale da poter riutilizzare questi introiti per lo sviluppo e non per pagare i buchi derivanti da uno Stato troppo centrale, non ancora concretizzato in un federalismo istituzionale, ma semplicemente in quello fiscale che si sta concretizzando pian pianino.
Pertanto, fintanto che non vi è una struttura più snella, meno onerosa e più efficiente, diventa un problema incamerare nuove entrate derivanti dalle vendite dei beni di famiglia, quando poi vengono sperperati nella copertura essenziale dei buchi.
Per quanto riguarda le pensioni, ho ricordato che, tra l'altro, la parificazione del lavoro privato a quello pubblico avverrà «negli anni del mai», ossia nel 2030: si tratta, dunque, di un periodo e di una scalinata molto lunghi, con gradini che hanno alzate veramente piccole per ottenere tale parificazione.
Delle agevolazioni fiscali ho già parlato. Se ne fanno i titoli, ma se ne parlerà nel 2013, se la delega non verrà redatta entro il 30 settembre 2013, ossia tra più di due anni. Stiamo già criticando azioni che dovranno verificarsi tra due anni, figurarsi qual è la serietà di questa critica.
Poi abbiamo i ticket sanitari. È anche bello essere coerenti ed essere sinceri: abbiamo fasce di popolazione - che io chiamerei «furbetti» - che vanno a fare le visite al pronto soccorso. Poi diciamo che esplode la spesa sanitaria e ci lamentiamo che non reggono più i conti delle regioni! È bene che chi, con un codice bianco, va a farsi visitare dove non dovrebbe andare, ossia al pronto soccorso, aumentando così di 400 milioni di euro la spesa sanitaria nazionale, contribuisca per la sua negligenza a non recarsi dal medico di famiglia.
Un'altra importante azione voluta dalla Lega Nord è la modifica degli ammortamenti per far sì che l'intervento privato per le grandi infrastrutture della Padania non venisse ad essere inficiato. Quindi, da questo punto di vista, è una nostra grande vittoria.
Allo stesso modo, una grande vittoria partita da Pontida è quella delle politiche economiche legate agli enti locali: abbiamo alleggerito il Patto di stabilità per gli enti virtuosi attraverso una casistica di più Pag. 24variabili, che va a definire, per la prima volta, la partecipazione al fabbisogno e indebitamento dello Stato, da parte degli enti locali, in funzione della propria virtuosità. In questo modo, chi è più bravo, meno contribuisce al Patto di stabilità e, quindi, ha più risorse proprie da poter destinare al suo territorio, rispetto a chi utilizza l'incarico pubblico per creare assistenzialismo o politiche elettorali a lui vicine, creando però un disagio economico a tutti gli altri enti.
Inoltre, dall'anno 2012, gli obiettivi del Patto del decreto-legge n. 78 del 2010 si applicano già per le province; nel 2013 e nel 2014 sono stati eliminati gli ulteriori tagli previsti dal decreto emanato dal Governo, per due milioni e mezzo per gli enti locali.
Concludo sottolineando la valenza strategica dei numeri di questa manovra e ricordando una riflessione - che ieri il presidente Giorgetti ha portato in Commissione bilancio - sul valore della politica, che, ormai, è diventato inferiore al valore delle lobby economiche e del mercato internazionale, i quali comandano sugli Stati sovrani e determinano le politiche di bilancio degli Stati e le politiche di sviluppo dei territori.
Tutto questo nacque attraverso la globalizzazione, che partì dall'epoca in cui Clinton era Presidente degli Stati Uniti e ci faceva credere che, attraverso la cosiddetta new economy, tutti coloro che partecipavano al mercato finanziario virtuale, avrebbero vinto. Ovviamente, se qualcuno vince, qualcun altro deve perdere e sostanzialmente chi ha perso, nella new economy e nella globalizzazione, sono i territori e i popoli.
Ecco perché una struttura che dà più valore ai territori attraverso il federalismo e l'autodeterminazione dei popoli, non può che essere il vero toccasana di controbilanciamento della globalizzazione imperante (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Nicco. Ne ha facoltà.

ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, colleghe e colleghi, dopo la crisi economica e finanziaria che negli anni scorsi ha scosso il mondo intero, ci saremmo aspettati da parte dei governi dei principali Paesi, in particolare di quelli europei, risposte puntuali e convincenti. Che cosa si è in realtà fatto per ridisegnare un nuovo sistema di relazioni finanziarie in grado di reggere alle cicliche turbolenze dei mercati finanziari e proteggere l'economia reale? Che cosa si è fatto per tagliare le unghie agli speculatori che sguazzano in quelle turbolenze, quando non le creano ad arte? Che cosa si è fatto per ridefinire il ruolo delle agenzie di rating, questi moderni «Soloni» che ci pare siano talvolta arbitro e giocatore? Leggiamo oggi che i governi europei faticano persino a trovare un'intesa sulla data di un vertice straordinario per tentare di intervenire congiuntamente; ci sembra francamente inaccettabile e da irresponsabili.
Di fronte al rapido precipitare della situazione di questi giorni, abbiamo ascoltato autorevoli inviti ad una comune assunzione di responsabilità, ad un impegno, nelle parole del Capo dello Stato, di coesione nazionale: quando la casa brucia, tutti devono concorrere a spegnere l'incendio; certamente, ma ciò non può non avere come logica conseguenza politica un Governo che di quella coesione e unità nazionale sia l'espressione piena, in cui si riconoscano maggioranza e opposizione, in grado di assumere tutte le decisioni necessarie per far uscire stabilmente il Paese dalla crisi. La responsabilità unilaterale delle opposizioni rischia altrimenti di trasformarsi, beffardamente, in un oggettivo puntello che restituisce ossigeno ad un Governo e ad una maggioranza in palese affanno dopo i risultati delle elezioni amministrative e dei referendum.
Nel merito, questa è una manovra che colpisce pesantemente ancora una volta le famiglie, gli enti locali e le regioni con le inevitabili conseguenze denunciate in modo bipartisan dai governatori delle regioni, da Errani a Formigoni; una manovra che colpisce con accanimento terapeutico, Pag. 25peraltro non nuovo da parte di questo Governo e di questa maggioranza, le regioni a statuto speciale e le province autonome. Il comma 5 dell'articolo 20, non si presta a interpretazioni dubbie: a decorrere dal 2014, alle 15 regioni a statuto ordinario si impongono tagli per un miliardo e 600 milioni di euro; alle cinque regioni a statuto speciale e alle due province autonome, tagli per 2 miliardi di euro. Tra queste ultime, quelle che diligentemente, come la Valle d'Aosta o Bolzano già hanno siglato con lo Stato l'accordo sul cosiddetto federalismo fiscale, rischiano di subire, paradossalmente, una penalizzazione doppia.
Colleghe e colleghi, che vi siano in Italia ampie possibilità di ridurre la spesa pubblica è fuori di dubbio; bene i tagli ai costi della politica, l'esempio deve venire da questa sede; poi, però, il Ministro Tremonti predisponga e presenti al Parlamento e al Paese un elenco esaustivo delle sanguisughe e dei parassiti che, annidati in tutti i ceti e le classi sociali, succhiano risorse vitali al Paese per scuotere veramente una buona volta l'albero e farlo rifiorire. Il ministro Tremonti incominci intanto a fare pulizia nei dintorni del suo Ministero; tagli quei grumi maleodoranti, quegli intrecci politico-affaristici di cui sono piene le pagine dei giornali che spolpano i beni pubblici e gli enti parastatali; bonifichi quei corpi dello Stato, come la Guardia di finanza, che devono essere al di sopra di ogni sospetto; si scelga collaboratori cristallini; allora la sua azione sarà credibile e gli italiani onesti e operosi accetteranno i sacrifici necessari. Oggi siamo ben lontani da tutto ciò e per questi motivi il nostro voto sarà convintamente contrario (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fluvi. Ne ha facoltà.

ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo accolto con grande senso di responsabilità l'appello del Capo dello Stato ad un percorso accelerato per l'approvazione della manovra economica. La delicatezza della situazione, gli attacchi speculativi all'euro, al nostro Paese, il crollo dei mercati azionari, l'ampliamento del differenziale fra i nostri titoli di Stato e gli analoghi bund tedeschi, ha imposto a tutti di assumersi le proprie responsabilità di fronte al Paese. L'autorevolezza del Presidente della Repubblica e la fermezza del suo richiamo alla coesione nazionale hanno evitato il peggio.
Tutto questo non ci ha impedito, non ci impedisce e non ci impedirà di esprimere un giudizio critico sul Governo, sulla maggioranza, nonché una valutazione fortemente negativa sulla manovra che vi apprestate a votare. Anche questa vicenda ha messo in evidenza come Governo e maggioranza siano ormai parte del problema Italia, non solo perché - lo abbiamo visto anche alle ultime consultazioni - non siete più maggioranza nel Paese, ma perché oggi cade anche l'ultimo velo di ipocrisia.
Per mesi, avete raccontato agli italiani e al Paese che la crisi era solo una questione psicologica, che ormai era alle nostre spalle; da tre anni andate sostenendo e ripetendo che con gli interventi già approvati avete messo in sicurezza i conti pubblici: ora il re è nudo. E di fronte ad una manovra economica di 48 miliardi di euro, composta per oltre il 60 per cento di maggiori entrate (29 miliardi di euro di maggiori entrare), cosa dice la maggioranza? Come tenete insieme questo con gli slogan sulla riduzione delle tasse, che non metterete più le mani in tasca agli italiani, alla patrimoniale sul risparmio? Colpisce, onorevoli colleghi, il silenzio del Presidente del Consiglio dei ministri e dei membri della maggioranza.
Ieri, durante la discussione in Commissione bilancio, l'onorevole Causi ha giustamente detto che coesione nazionale e senso di responsabilità non significano nascondere la verità agli italiani, anzi, sono convinto che è proprio in momenti come questi che una classe dirigente ha l'obbligo di guardare in faccia la realtà per come è, e non per come vorrebbe che fosse, di chiamare a raccolta tutte le risorse, tutte le competenze di cui il Paese Pag. 26dispone, di proporre un progetto condiviso, perché frutto di un percorso e di un confronto.
Non è la prima volta, colleghi, che l'Italia si trova ad affrontare fasi difficili, passaggi difficili. Sia quando si trattò di evitare, all'inizio degli anni Novanta, la bancarotta del Paese, che di centrare l'obiettivo dell'euro, gli italiani seppero rispondere, si unirono, protagonisti di un progetto condiviso. Oggi, purtroppo, non è così. Quando manca un'idea collettiva di futuro, prevalgono gli egoismi, prevalgono le pressioni delle lobby, delle corporazioni più forti: il mio non si tocca!
Quella che stiamo discutendo è una manovra iniqua, che rischia di essere anche inutile ed inefficace. Rischia di essere inefficace perché non affronta il tema della crescita, ne ha già parlato prima di me il collega Baretta e lo farà successivamente l'onorevole Boccia.
Vorrei concentrare il mio intervento su un tema che, a mio avviso, è importante, direi fondamentale, quello dell'equità. In momenti di difficoltà nessuno si è mai tirato indietro, ma i sacrifici si sopportano meglio quando vi è la consapevolezza e la convinzione che serviranno a qualcosa, quando vi è la certezza che tutti saranno chiamati a fare la loro parte.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi non è così. In merito al ticket sanitario (ho sentito il collega della Lega, intervenuto prima di me), credo che, quando parliamo di queste cose, dobbiamo parlare di tassa odiosa, perché è una tassa sulla salute, che interviene nel momento in cui il cittadino ha più bisogno, e non è, onorevole collega, una tassa solo sul pronto soccorso, ma è anche sulle prestazioni specialistiche. Una tassa tanto più odiosa perché non è finalizzata al miglioramento delle prestazioni o al miglioramento del servizio; anzi, è accompagnata ad un taglio significativo - come lei sa meglio di me - delle risorse assegnate alla sanità.
Inoltre, l'intervento sulla previdenza, sulle pensioni, il contributo alle cosiddette pensioni d'oro, la riduzione fino all'azzeramento dell'adeguamento dei trattamenti pensionistici. Colleghi, credo che su questo argomento non possiamo scherzare e - guardate - io non concedo niente alla demagogia o alle campagne scandalistiche di alcuni giornali. Ma siamo sicuri - e lo pongo come interrogativo - di poter chiedere un contributo ai pensionati, anche a questi pensionati di fascia alta, se prima non interveniamo sui nostri vitalizi, sui nostri trattamenti? Lo ripeto, non c'entra niente la propaganda, è una questione di giustizia e di equità. Infine, la riduzione delle agevolazioni, che poi altro non sono che detrazioni, deduzioni, incentivi fiscali.
La manovra - è stato detto correttamente dal relatore e dal presidente della Commissione bilancio -, questo intervento pesa 24 miliardi di euro. A parte il fatto - e mi aspetto che il Governo lo chiarisca - che andrebbe appunto chiarito il significato della norma che prevede di trovare 20 dei 24 miliardi di euro attraverso una riduzione lineare del 20 per cento dei regimi agevolativi. Il totale di queste agevolazioni cifra 161 miliardi di euro; il 20 per cento fa 32 miliardi di euro, non 20. O è un errore, e allora va chiarito, o c'è qualcos'altro. Non solo, si è fatto in queste settimane, in questi mesi, un gran parlare delle oltre 450 agevolazioni, della necessità di intervenire su questo tesoretto per trovare le risorse per la riforma fiscale.
Ma guardiamo di cosa stiamo parlando. Circa 40 miliardi di euro sono detrazioni per carichi familiari e detrazioni sui redditi da lavoro dipendente e da pensioni. Le detrazioni, in questo caso, come certamente saprete, sono inversamente proporzionali al reddito: a reddito più alto corrispondono detrazioni più basse. Tagli lineari del 20 per cento a queste detrazioni comportano che chi meno ha più paga. Tutto questo si va ad inserire in un quadro dove il gettito dell'IRPEF nel 2010 è stato assicurato per il 93 per cento da redditi da lavoro dipendente e da pensioni.
Allora pongo una domanda: vi pare possibile continuare in questa direzione? Potrei proseguire con i tagli alle cosiddette agevolazioni, con le detrazioni sui mutui per l'acquisto della prima casa. Potrei dire Pag. 27che questo intervento porta dritti all'incremento dell'IVA ridotta, quella del 4 per cento sui beni di prima necessità.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Fluvi.

ALBERTO FLUVI. Potrei inoltre parlare, per cambiare argomento, dei due miliardi di accise - mi avvio a concludere, signor Presidente - che interessano fortemente l'aumento della benzina. Il tutto mentre si introduce un nuovo condono per le liti fiscali non superiori a 20 mila euro. Il tema quindi dell'equità - concludo, Presidente - è essenziale, è quanto mai importante. È essenziale per condividere un piano di risanamento, per mantenere un clima di coesione sociale.
Ma lei, signor Presidente, sa meglio di me che questa condizione non è acquisita per sempre, va coltivata e alimentata. Dall'inizio del nostro insediamento avete lavorato per dividere e non per unire, ecco perché - e concludo davvero - voi siete il problema dell'Italia e non potete essere parte della soluzione. Prima ne prendete atto, meglio è (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Versace. Ne ha facoltà.

SANTO DOMENICO VERSACE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la manovra, così come approvata dal Senato, è la risposta doverosa della politica all'attacco della finanza speculativa contro il nostro Paese e contro l'euro. La novità positiva di queste ore è che, di fronte a questi attacchi, il Governo e il Parlamento hanno dimostrato ai mercati che l'Italia nei momenti di crisi è capace di reagire, superando anche le divisioni tra maggioranza e opposizione.
In questi tre anni di esperienza parlamentare ho maturato la certezza che ciò di cui il Paese ha bisogno è una classe politica seria e rigorosa innanzitutto con sé stessa. Se vogliamo che gli effetti positivi dell'approvazione della manovra si consolidino, abbiamo il dovere di affrontare subito - da oggi e non dal 2013 - la questione del taglio dei costi della politica che sono spropositati (i vitalizi degli ex parlamentari, i costi di struttura di Camera, Senato, Quirinale, Palazzo Chigi, Corte costituzionale, Consiglio superiore della magistratura e chi più ne ha più ne metta).
Cominciamo a rimettere in discussione anche quelli che si definiscono i «diritti quesiti» che spesso sono «abusi quesiti» o privilegi insopportabili. Se l'alternativa è tra fare tagli o introdurre nuove tasse, io sono per nuovi significativi tagli che incidano sui 60 miliardi annui della corruzione che gira intorno alle istituzioni a tutti i livelli e in tutti gli angoli del Paese o sui 44 miliardi annui distribuiti a fondo perduto alle imprese secondo criteri che non appaiono essere di merito quanto di convenienza o di appartenenza politica.
Con la manovra oggi in approvazione, acceleriamo la riduzione del disavanzo e quell'indispensabile opera di risanamento dei conti pubblici che dovrà condurre all'azzeramento del deficit nel 2014, ma questa deve divenire una condizione permanente e strutturale.
Di fronte alla situazione dei mercati, alla volatilità degli andamenti di borsa, all'attacco della finanza speculativa, abbiamo fermato gli emendamenti alla manovra che avevamo predisposto e che introducevano nuovi significativi tagli ai costi della politica alle voce «acquisti di beni e servizi delle amministrazioni dello Stato». Vi sarà modo di proporre queste misure in un testo organico, anticipando al 2012 la norma di cui all'articolo 8, comma 5, del decreto-legge n. 78 del 2010.
Credo che un provvedimento ad hoc che recuperi altre risorse oltre a quelle già previste nella manovra sia da elaborare al più presto in modo che se ne possa discutere con i mercati tornati alla calma. Esso dovrebbe prevedere anche di allocare risorse aggiuntive in tre misure che meritano il massimo sforzo: la riduzione dell'IRAP, un'imposta «criminale» che fu prevista da un Governo tanti anni fa e che gli altri Governi non sono stati capaci di Pag. 28eliminare per incoraggiare le piccole e medie imprese; nuovi finanziamenti alla ricerca e allo sviluppo; rilancio delle infrastrutture e realizzazione della banda larga.
Con settembre la politica dovrà fornire finalmente queste risposte se vorrà coniugare anche lo sviluppo con la tenuta dei conti pubblici che la manovra di oggi già garantisce. Combattere gli abusi della politica significa introdurre un vincolo esplicito agli eccessi di spesa pubblica. Vivendo dentro il palazzo, mi rendo conto di quanto la classe politica faccia male al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, innanzitutto voglio stigmatizzare l'assenza del Ministro Tremonti a questo dibattito. Egli avrebbe fatto cosa gradita - soprattutto dopo la dimostrazione di responsabilità delle opposizioni - se avesse degnato questa Camera (e soprattutto queste opposizioni che hanno in qualche modo dominato il dibattito in discussione sulle linee generali questa mattina) della sua presenza, ascoltando qualche nostra critica.
Tuttavia, invieremo il nostro messaggio agli italiani, ai quali dobbiamo chiarire due dati: il primo è che la manovra 2011-2014 non è di 43 miliardi, come da settimane si scrive sui giornali, ma è di circa 80 miliardi come risulta dal maxiemendamento approvato dal Senato e all'esame di questa Camera. Non è vero che i tagli alla spesa pubblica e le maggiori entrate concentrano nel 2013 e 2014 tutti i loro effetti e che, invece, nel 2012 e nel corrente anno non ci sono sacrifici.
Voglio ricordare a tutti che la manovra netta di questo provvedimento è di 3 miliardi e 800 milioni per il 2011, di 9 miliardi per il 2012 e che ad essi sono da aggiungere le maggiori entrate e le minori spese cumulate con le manovre triennali del decreto-legge n. 112 del 2008 e del decreto-legge n. 78 dell'anno scorso, per rispettivi 43 miliardi e 500 milioni nel 2011 e 57 miliardi e 500 milioni nel 2012. Sommando gli effetti cumulati delle precedenti manovre finanziarie con quelli della manovra di oggi si hanno - tra il 2011 e il 2014 - oltre 270 miliardi di sacrifici chiesti agli italiani da questo Governo. A questi vanno aggiunti quelli fatti nei precedenti anni 2008, 2009 e 2010.
Agli italiani dobbiamo anche chiarire due concetti. In primo luogo, non è vero che Berlusconi ha ridotto le tasse perché la pressione fiscale del 42,8 per cento del 2008, si prevede che rimanga tale fino al 2014, secondo il Documento di economia e finanza e, a questo livello di pressione, va aggiunto l'onere di questa manovra, cifrato intorno ai 30 miliardi per quanto riguarda le maggiori entrate che eleveranno il livello di pressione fiscale. In secondo luogo, non è vero che questo Governo ha ridotto la spesa pubblica perché il debito pubblico è passato dal 106,3 per cento del PIL del 2008 al 120 per cento di quest'anno e il disavanzo dal 3,2 per cento del PIL del 2008 - quando è entrato in carica questo Governo - al 5,1 per cento del PIL nel 2010, che scenderà al 4,6 per cento nel corrente anno. Infatti, questo Governo ha trasferito l'aumento delle tasse agli enti locali e alle regioni e lo ha caricato sulle tariffe per i servizi pubblici di prima necessità (luce, gas e acqua) mentre, dal lato delle spese, invece di modificare la dinamica di formazione delle stesse, ha preferito fare tagli lineari, tagliando la spesa buona e quella cattiva nello stesso modo.
Il Governo mantiene questa impostazione sbagliata e socialmente iniqua anche in questa manovra. Vediamo qualche misura: la prima e più rilevante è l'imposta di bollo sui titoli di deposito, una sorta di patrimoniale sui risparmi. Parte con un'entrata di 750 milioni nel 2011, per attestarsi a circa 2 miliardi e mezzo nel 2014. Questa è una tassa che non regge perché i risparmiatori attiveranno altre forme di risparmio meno costose, quali i buoni postali. I risparmiatori non saranno aggrediti soltanto da questa imposta: l'aumento Pag. 29dell'IRAP per banche e assicurazioni ribalteranno sulle commissioni bancarie e polizze i maggiori costi colpendo il ceto medio, che, socialmente ed economicamente, è l'unica forza in questo Paese che possa assicurarci un futuro.
Lo stesso discorso vale per l'articolo 23, riguardante la riduzione dell'1, invece che del 5 per cento, della deducibilità degli accantonamenti per spese di manutenzione di autostrade e trafori. La prevista entrata di 1 miliardo e 300 milioni apparentemente è a carico delle società concessionarie, ma in realtà tale costo, anche in questo caso, sarà ribaltato sulle tariffe autostradali e quindi su imprese e famiglie.
La stessa considerazione può essere fatta per l'istituzione dei ticket sanitari per soggetti non esenti: 5 euro per le prestazioni specialistiche e 25 euro per il codice bianco di pronto soccorso, che pagheranno sempre gli italiani e, soprattutto, il ceto medio.
Il massimo della perversione fiscale viene però consumata da questo Governo e da questa maggioranza con la delega fiscale, ossia con la cosiddetta riforma fiscale. Tale riforma doveva essere compensativa e a saldo zero, poi doveva costare 15 miliardi e adesso apprendiamo che, su 160 miliardi di esenzioni, detrazioni e deduzioni fiscali, da parametrare in futuro, saranno applicati tagli lineari del 5 per cento nel 2013 e del 20 per cento nel 2014, per complessivi 24 miliardi, se entro il 30 settembre 2013 non sarà stata fatta la riforma fiscale. Chi paga non è il Governo o il Ministro Tremonti, che non hanno adottato la riforma, ma quei contribuenti minori che hanno deduzioni e detrazioni.
Comunque, qualora dovesse essere fatta la stessa riforma, non sarebbe a costo zero, ma partirebbe con 24 miliardi in meno. Si tratta di tagli alle esistenti agevolazioni fiscali, ossia si chiederanno 24 miliardi di maggiori tasse rispetto a quelle oggi pagate. Questi tagli e queste tasse creeranno inflazione e minori consumi. Avremo nei prossimi anni un PIL più basso, un Paese più povero, un'economia più depressa.
La preoccupazione di non riuscire ad agganciare la ripresa mondiale è reale. In questa manovra non ci sono stimoli per la crescita e lo sviluppo, non ci sono misure di carattere sociale. Come per le altre manovre finanziarie anche per questa tutto il peso è caricato sul lavoro. Chi paga la crisi è una sola parte degli italiani. Non vengono toccate le rendite finanziarie, soprattutto quelle speculative, che ancora sono tassate al 12,50 per cento, mentre i titolari dei risparmi nei depositi bancari pagheranno il 27 per cento, non vengono toccate le corporazioni professionali e si rinviano le liberalizzazioni delle professioni intellettuali, non vengono toccate le rendite dell'apparato politico, le province non sono accorpate e i piccoli comuni sotto i mille abitanti rimandano i processi di fusione, non vengono toccate le migliaia di mini società comunali ex municipalizzate a carattere monopolistico, non vengono posti limiti e condizioni agli stipendi d'oro di manager pubblici e bancari rispetto ai risultati ottenuti nella gestione, non vengono tagliati gli enti inutili.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione, riservandomi di consegnare il resto del mio intervento. Non vengono sanzionati al pari degli amministratori di regioni ed enti locali quelli delle amministrazioni statali, non viene colpita la grande evasione fiscale, che sottrae ogni anno 400 miliardi alla base imponibile del nostro fisco.
Questa manovra, signor Presidente, non si occupa delle nuove povertà, di quegli otto milioni di italiani a rischio di povertà e di quei 600 mila lavoratori che dal 2009 hanno perso il lavoro e non lo hanno ancora ritrovato. Non si occupa di quel Mezzogiorno sempre più distante dal nord del Paese. Questo rigore senza sviluppo e senza equità, questo rigore senza anima e senza politica non ci riguarda. Questa manovra non è la nostra e non la voteremo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce Pag. 30al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Ciccanti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Boccia. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, siamo al dodicesimo provvedimento economico e finanziario della legislatura, probabilmente nel momento più critico sul piano economico e finanziario di questi tre anni e dopo una settimana, che definire straordinaria e unica è una banalità, per tutto quello che è successo e per i motivi che ci portano ad essere qui dopo cinque giorni a dare di fatto il via libera al Governo su un voto di fiducia, contro il quale noi ovviamente ci esprimeremo.
Non era mai successo prima che una manovra fosse approvata dai due rami del Parlamento in cinque giorni. Il Partito Democratico lo ha fatto rispondendo ad un appello del Capo dello Stato, ma abbiamo il dovere qui in discussione sulle linee generali, signor Presidente, di dirci fino in fondo che cosa è successo in questi tre anni e perché siamo in queste condizioni.
Come dicevamo, questa è la dodicesima manovra. Questo Governo ha fatto iniziare questa legislatura sottolineando come la nuova stella polare dell'azione di questa maggioranza sarebbe stata proprio la politica economica.
L'esordio di questo Governo avvenne con abolizione dell'ICI sulla prima casa e con i provvedimenti che furono chiamati di sostegno alle famiglie e di rilancio del Paese attraverso l'aumento del potere d'acquisto delle famiglie. Da lì ad oggi si sono susseguiti provvedimenti che hanno avuto una durata mai superiore al trimestre. Lo dico ai sottosegretari presenti in Aula e al Ministro Vito.
Dopo nemmeno un trimestre siamo tornati qui a correggere le previsioni che il Governo, in quest'Aula, aveva sottoposto al voto. Abbiamo fatto una raccolta, che allegheremo agli atti, dei proclami del Ministro Tremonti. Ve ne sono alcuni che faranno, probabilmente, la storia del rapporto del nostro Paese con le politiche economiche. Il 3 agosto 2008 il Ministro Tremonti, dopo la seconda manovra economica fatta in pochi mesi, diceva: «Con la mia rivoluzione ho blindato i conti. Non sarà più necessario intervenire. Da ora in poi solo sviluppo».
La stessa cosa affermava alla fine del 2008, avendo anche un diverbio con il Governatore della Banca d'Italia, sottolineando come i regolatori avessero sbagliato i conti, sia quelli nazionali sia quelli europei. Così siamo andati avanti nel 2009 e nel 2010, con decreti «salva qualcuno»: prima vi è stato il «decreto salvafamiglie», poi il «decreto salvabanche», ovviamente dopo la crisi dei mercati finanziari causata dal crack di Lehman Brothers, ma causata, in realtà, da tutte le motivazioni che quest'Assemblea ha approfondito, soprattutto da una scarsa trasparenza dei mercati e da un'Europa mai fino in fondo protagonista in un mondo che, in realtà, è diventato molto più complesso.
Ma il nostro Governo ha continuato a raccontare una storia diversa: ha raccontato che vi erano difficoltà, addirittura, sui conti correnti. Ricorderete la corsa di molte famiglie, preoccupate della tenuta del nostro sistema bancario. Il Governo ha emanato addirittura un decreto sulla tenuta del sistema bancario. Non era necessario, poiché i risparmi degli italiani vi sono sempre stati, e, purtroppo, sono assolutamente sganciati rispetto alla tenuta dei conti pubblici e alle politiche economiche che il Ministro Tremonti ha scelto di fare, spesso in solitudine, senza mai ascoltare le opposizioni (forse, a volte, senza nemmeno ascoltare la maggioranza).
Vi risparmio le caratteristiche delle tre leggi finanziarie, poi, con una nuova denominazione, chiamate leggi di stabilità. In tutte, alla fine del nostro confronto parlamentare, vi era la solenne promessa del Governo: non correggeremo mai più i conti. Ma vi siete chiesti come mai, dal 2001 al 2011, non siete mai riusciti in 11 anni - ovviamente, con i 20 mesi di responsabilità del centrosinistra, che coincidono Pag. 31con l'unico momento storico di questo decennio in cui il Paese è cresciuto più del 2 per cento - se escludiamo quei 20 mesi, ad indovinare da un anno all'altro il PIL dell'anno successivo? Mai, non è mai successo, neanche per errore! Abbiamo sempre dovuto correggere al ribasso le previsioni dell'attuale Ministro dell'economia e delle finanze; non sono mai state corrette al rialzo, mai dello 0,1 in più. Sempre sotto!
Si esordì con un clamoroso più 3 per cento nel 2001, che poi fu corretto in uno zero virgola qualcosa. In questo decennio di responsabilità del centrodestra, il Paese non è mai cresciuto più dell'1 per cento. Purtroppo, mi spiace dirlo, in autunno dovremo ritrovarci qui, in quest'Aula, per correggere al ribasso anche la crescita di quest'anno.
È dentro questa cornice che si inserisce la discussione di oggi e il nostro giudizio impietoso su questa manovra. Si tratta di una manovra di 48 miliardi netti (ho ascoltato con attenzione, questa mattina, la relazione dell'onorevole Giancarlo Giorgetti): 25 miliardi sono usciti dal Consiglio dei ministri nel primo decreto-legge e 22,6 miliardi sono stati aggiunti al Senato, e vengono aggiunti in un momento di crisi senza precedenti, avendo avuto la garanzia dai due rami del Parlamento che si sarebbe chiuso tutto in cinque giorni.
Il Governo ha avuto la possibilità di fare quello che riteneva opportuno, non ascoltando le opposizioni. Oggi, qui, possiamo dircelo: il confronto tra il Ministro Tremonti e il tavolo delle opposizioni è fallito, le nostre proposte non sono state accolte, se non «qualcosina» che francamente non incide sulla manovra, e anche le caratteristiche di questa manovra, che vanno dalla tassazione dei depositi titoli, non soddisfano. Certo, sono stati salvati i depositi fino a 50 mila euro, ma resta una manovra iniqua, nonostante la progressività, sulle fasce ulteriori.
È una manovra che si basa tutta sui tagli agli enti locali, rispetto ai quali la Lega Nord in qualche modo dovrà fare i conti. Lo diciamo, infatti, oggi e lo ribadiremo da lunedì: la clausola di salvaguardia, prevista nel decreto-legge sul fisco regionale, scatta automaticamente con questa manovra. Non sarà più possibile pensare di attuare il federalismo fiscale regionale, così come lo abbiamo concepito in quel decreto, perché con questa manovra scatta automaticamente la clausola di salvaguardia, che molto opportunamente le regioni avevano richiesto, per non parlare di sanità (il taglio di 5 miliardi), degli aumenti indifferenziati delle accise e dei tagli lineari - questa volta all'inverso - sulle agevolazioni fiscali, che si scaricheranno, come ha ricordato il collega Baretta all'inizio della discussione sulle linee generali, in parte sulle famiglie, per 10-11 miliardi, e per il resto sulle piccole imprese, quelle meno tutelate, quelle meno difese, alle quali avete voltato le spalle.
Concludo, signor Presidente, ricordando la seconda parte del fallimento della politica economica di questo Governo e di questa maggioranza in questi tre anni, che concerne il rapporto con l'Europa.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Boccia.

FRANCESCO BOCCIA. Ci saremmo, infatti, aspettati che il fondo di salvataggio europeo divenisse in qualche modo un punto di riferimento della discussione politica in quest'Aula e che in qualche modo il Governo italiano, già dall'inizio della crisi greca, si prodigasse per avviare una discussione che consentisse di ragionare sull'acquisto indiretto da parte dei Governi dei debiti, per una ristrutturazione ordinata, fuori mercato, che permettesse di dividere le perdite fra le varie parti, rendendo i pesi, nei casi gravi, meno onerosi, a partire da quello greco e, purtroppo, ora anche il nostro. Con l'Italia nel mirino dei mercati questa doveva essere una certezza.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Boccia.

FRANCESCO BOCCIA. Per far sì che questa certezza - e concludo davvero, signor Presidente - si trasformasse in Pag. 32realtà, bisognava avere il coraggio di dire altre cose in Europa, che non sono state dette.
Ci ritroviamo, quindi, anche questa volta a discutere di un vincolo, e cioè il pareggio di bilancio, come di politica economica. Avremmo voluto discutere, invece, della politica di redistribuzione e della capacità di un Paese di trasferire ricchezza da una parte all'altra: avremmo preferito che pagassero i passeggeri di prima classe di una nave che noi non consideriamo il Titanic. Comunque da questa vicenda noi ne usciremo, signor Presidente, ed eviteremo il fallimento dell'euro e il disastro, che potrebbe esserci, solo con «più Europa» - non con meno Europa - ma un'Europa che il nostro Paese non ha mai cercato, se non come ombrello nei momenti più critici.
Per questo motivo, per i fallimenti oggettivi e per l'impatto sociale che queste manovre hanno avuto, noi voteremo contro. È bene chiarire in quest'Aula che, da lunedì, i ponti alle spalle saranno tagliati tutti e - mi rivolgo al Governo - se le condizioni economiche saranno le stesse, dovrete prendere atto che è finito un ciclo politico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 4509)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Giancarlo Giorgetti.

GIANCARLO GIORGETTI, Relatore. Signor Presidente, vorrei svolgere alcune brevissime riflessioni in sede di replica.
Molti deputati dell'opposizione - qualcuno anche, magari, della maggioranza - hanno fatto delle osservazioni critiche rispetto al contenuto di questa manovra ed a loro vorrei brevemente replicare.
Sostanzialmente si contestano i tagli lineari sulle spese. Al riguardo vorrei dire però che c'è un elemento vero di novità che vorrei sottolineare, sia sulle spese di organismi e di amministrazioni centrali dello Stato con la spending review, sia nelle amministrazioni locali con un rinnovato Patto di stabilità con premi e punizioni effettivi per enti virtuosi e non virtuosi. Credo che ciò segni una linea di discontinuità rispetto al passato. È un elemento positivo che va sottolineato.
Per quanto riguarda gli aumenti delle tasse non ho nascosto nella mia relazione l'ammontare che qui è contenuto ed ho anche fatto osservare che ciò non è in linea con le aspirazioni della maggioranza e nemmeno con il programma di Governo. È evidente che gli aumenti delle tasse che oggi sono contenuti nel decreto-legge in esame obbligano questo Governo, questa maggioranza e questo Parlamento ad intervenire entro il 2013 - lo fanno perché alcuni misure non rispettano i criteri di equità che ad esempio il collega Fluvi ha richiamato - e ci obbligano moralmente a ripensare complessivamente il sistema fiscale e ad intervenire finalmente con la riforma fiscale che da tempo viene annunciata.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIANFRANCO FINI (ore 12,37)

GIANCARLO GIORGETTI, Relatore. In terzo luogo, molti colleghi hanno ripreso il tema della mancanza di crescita e di sviluppo. Vorrei osservare che basta prendere i dati ISTAT relativi al 2010 per accorgersi che in questo Paese l'assenza di crescita non è omogenea e che, per fortuna o purtroppo, il nord cresce più del 2 per cento - non dico che cresca come la Germania, ma sicuramente molto più che tanti Paesi d'Europa - il centro cresce dell'1,2 per cento e il sud cresce dello 0,2 per cento e, purtroppo, dico io, nei dibattiti che noi facciamo in queste aule, non sento più nessuno intervenire facendo delle proposte concrete e fattive per il sud.
Lo dico perché sono in quest'Aula dal 1996 e ricordo molti colleghi meridionalisti che facevano degli interventi e delle Pag. 33proposte, condivisibili o meno, per la mia parte politica molto spesso non condivisibili, ma facevano delle proposte. Oggi c'è un'assenza di proposte, anche da parte dell'opposizione e non soltanto della maggioranza, che qui mi sento in qualche modo di evocare. Quindi, quando parliamo di mancanza di crescita parliamo fondamentalmente, in questo Paese, di mancanza di crescita e di sviluppo nel sud.
Questa manovra risponde all'emergenza. La risposta c'è stata, subito e adeguata in termini quantitativi unita a, diciamo così, delle smagliature sotto il profilo qualitativo che dovranno essere tempestivamente corrette. Le ho evidenziate con riferimento ai costi della politica, dove noi non possiamo, lo ribadisco, non dare l'esempio, non possiamo chiedere sacrifici alla gente non facendo nulla. Qualcosa dovrà essere fatto soprattutto per quanto riguarda la riforma fiscale - la delega fiscale è stata annunciata e dovrà essere concretizzata il più tempestivamente possibile - altrimenti saremo qui a parlare sempre di manovre correttive senza poter ragionare in termini propositivi con il dovuto approfondimento e confronto politico.
Questa è una manovra eccezionale per tempi eccezionali, ma noi dobbiamo essere in grado - credo che in questi giorni abbiamo dato una risposta, direi, adeguata - e pronti ad affrontare altre circostanze eccezionali analoghe. Io non credo che possiamo dire in questo modo di essere tranquilli e sereni. Il Ministro Tremonti ieri ha evocato in Senato il Titanic. Io, rispondendo anche a colleghi dell'opposizione che hanno messo in carico sostanzialmente a questa maggioranza la responsabilità di quello che è accaduto in questi dieci anni, vorrei utilizzare questa immagine. Il Titanic era una nave bellissima e credo che in tanti avessero fatto la corsa per entrarci. Il Titanic è un po' come l'euro. Noi, nel 1998, abbiamo fatto di tutto per entrare in quel magnifico transatlantico e qualcuno pensava che entrando lì i problemi dell'Italia si sarebbero automaticamente risolti.
Qualcuno - è agli atti - disse allora: entrando nell'euro noi ci assumiamo degli impegni, dei doveri nei prossimi decenni (tali doveri erano nei programmi di convergenza sottoscritti dal Governo Prodi, da Ciampi), in Europa. Forse in Parlamento nessuno aveva letto adeguatamente e con la dovuta attenzione quei programmi di convergenza. Oggi, quei programmi di convergenza, grazie alla nuova legge di bilancio, vengono approvati dall'Aula, allora non era obbligatorio.
Però, entrare nell'euro significava avere la consapevolezza di quello che si sarebbe dovuto fare da allora in avanti. Di questa consapevolezza probabilmente la classe politica, tutta, si è in qualche modo pasciuta, sperando che da fuori arrivassero le soluzioni. Da fuori non sono arrivate le soluzioni, sono arrivati altri problemi. In questo momento la crisi che riguarda l'euro a maggior ragione, ed evidentemente per l'effetto leva, riguarda il nostro Paese.
Per questo motivo credo che oggi il Governo e il Parlamento fanno quello che devono fare, ma nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, nei prossimi anni, dovremo in qualche modo essere all'altezza di quell'impegno che consapevolmente o non consapevolmente allora prendemmo, e per cui la politica, oggi, deve aggiornare metodi e strumenti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, poche considerazioni, ma credo che sia doveroso da parte del Governo porre qualche riflessione in merito al dibattito, un dibattito importante che si è svolto prima in Commissione, oggi in Aula, in un momento che consideriamo particolarmente importante, in qualche misura - se vogliamo - anche storico, alla luce di una congiuntura che, non voglio qui richiamare, ma che rappresenta oggi un punto di criticità per cui non sappiamo quali saranno gli scenari dei prossimi Pag. 34giorni. Non sappiamo quale sarà l'evoluzione di un mercato finanziario che è particolarmente tormentato e che si presta a iniziative di speculazione che hanno sicuramente allarmato il popolo italiano, che hanno allarmato gli Stati nazionali, ma che hanno trovato una grande risposta.
È questa grande risposta che il Governo innanzitutto vuole sottolineare, facendo riferimento a quella che è stata una collaborazione estremamente positiva (ringraziando ancora in questa sede le procedure attivate dai due rami del Parlamento). Mi riferisco al Senato, dove vi è stato un dibattito particolarmente efficace e propositivo, che ha prodotto risultati di miglioramento della manovra, ma anche ovviamente alla Camera che ha garantito una procedura assolutamente celere e - devo dire - un senso di responsabilità straordinario qual è richiesto indubbiamente dal momento che noi stiamo affrontando. Per questo sicuramente vi è il ringraziamento del Governo, ma riteniamo che questa sinergia abbia prodotto risultati importanti.
Qualche riflessione nel merito. Noi non possiamo dire che questa sia una manovra che non ha in qualche misura affrontato temi strategici, come così com'è stato ricordato da interventi dell'opposizione, interventi che peraltro - mi permetto solo di dire - hanno sfumature diverse rispetto a quello che abbiamo sentito dire al Senato. Non è vero che molti emendamenti non sono stati accolti.
Noi abbiamo accolto proposte dell'opposizione, ritenendo che le proposte dell'opposizione fossero sagge, sagge alla pari di alcune proposte della maggioranza che hanno migliorato in termini di contenuto il testo al nostro esame. Tra i temi (sono quelli che ricordava prima il presidente Giorgetti) vi è un miglioramento significativo per esempio del funzionamento del Patto di stabilità, elemento che noi consideriamo di tenuta oggi del Paese, in cui c'è un confronto continuo tra il territorio e il Governo centrale per cercare di condividere quelli che sono percorsi dolorosi di riduzione della spesa. Riduzione della spesa che riguarda tutti, che riguarda inesorabilmente anche gli enti locali, ma per la prima volta - onorevole Boccia - noi abbiamo inserito con chiarezza dieci criteri sulla base dei quali andremo ad applicare in modo virtuoso il Patto di stabilità riconoscendo quelli che sono i meriti delle amministrazioni locali, cominciando ad affermare un metodo che riconosce chi fa degli sforzi nel senso proposto dalle normative vigenti, nel senso proposto dalle riforme federaliste, ma anche ovviamente rispetto ad una visione complessiva di politica economica.
Questo Governo è stato più volte accusato di non avere una politica economica, di non avere una politica dei conti pubblici. Mi permetto di dire che i fatti lo smentiscono in quanto dimostrano, come ad oggi, si sia svolta un'attività di presidio dei conti pubblici. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che l'iniziativa di «attacco speculativo» è venuta in una fase in cui complessivamente le valutazioni internazionali di osservatori preposti a questo tipo di attività riconoscevano al Governo italiano una sostanziale solidità, per quello che riguarda i conti pubblici e l'economia, con un richiamo costante al tema di sostegno allo sviluppo.
Ma, sul versante dei conti pubblici, questo richiamo è stato onorato nel tempo e riconosciuto. Credo sia stato uno sforzo straordinario; noi abbiamo parlato di merito, ma è giusto parlare anche di quantità. Avere il coraggio di varare una manovra pluriennale, che punta già a definire delle quantità sovrabbondanti rispetto a quelli che sarebbero gli obiettivi ad oggi, è una scelta coraggiosa proposta dal Governo al Parlamento e che il Paese ha deciso di condividere.
È chiaro, infatti, che attorno al metodo, come richiamava il Presidente Napolitano, c'è anche un valore di sostanza che, oggi, rappresenta la tenuta. Fatalità, qualche ora dopo, immediatamente la ripresa delle Borse e dei mercati. È stata la fatalità? Può darsi, ma noi riteniamo che la manovra e la velocità con cui si è annunciata la sua approvazione abbiano determinato un effetto positivo e che, comunque, queste Pag. 35spinte di speculazione si siano rivolte o si possano rivolgere verso altri Paesi.
Consideriamo risolto il problema? Probabilmente no, non lo sappiamo, sappiamo, peraltro, che dobbiamo essere sempre pronti ad intervenire con efficacia per riuscire a sopperire a quelle dinamiche, che, come ha giustamente ricordato prima il presidente Giorgetti, riguardano scelte di carattere internazionale relative, ovviamente, a meccanismi di accordo per far funzionare politiche di Governo coordinate, laddove abbiamo una moneta che ha superato quella che è un'occasione politica che, oggi, purtroppo, ancora non abbiamo, ma che, allo stesso tempo, ha bisogno di trovare un'omogeneità di interventi.
Il Governo ha proposto iniziative importanti - lo ricordo - tra le quali l'iniziativa che ricordava il Ministro Tremonti riguardante gli Eurobond, che riteniamo essere una delle possibili risposte a problemi che riguardano tutti gli Stati occidentali, in particolar modo quelli europei, sul tema dello sviluppo e delle infrastrutture. Un intervento che riguarda un fondo di difesa delle realtà nazionali e che l'Italia ha proposto e su cui ha trovato una piena condivisione.
Iniziative che devono trovare una maggiore efficacia perché non riguardano solo l'Italia; vedono l'Italia protagonista e altri Paesi che, per motivi, forse a volte anche di congiuntura e di politica interna, non hanno la determinazione a proseguire su impegni che riteniamo comuni.
Vi è una sostanziale differenza tra la situazione italiana di oggi e quella di altri Paesi che, comunque, hanno lavorato maggiormente a sostegno dello sviluppo destinandovi risorse pubbliche. Andiamo a sterilizzare gli effetti di politiche di destinazione di risorse pubbliche degli altri Paesi rispetto all'efficacia. Troverete dati, che noi forniremo nei prossimi giorni, che dimostreranno che l'intervento complessivo svolto dalle politiche di Governo nazionali hanno determinato, comunque, un effetto marginale di sviluppo superiore a quello determinato da politiche di altri Paesi che avevano una leva fondamentale che noi non avevamo, vale a dire il ricorso al debito pubblico.
Ricorso a cui noi non potevamo fare riferimento per cui la crescita è stata originata quasi esclusivamente da necessità determinate dal fabbisogno e, quindi, dai tassi che sono cresciuti, non a causa dell'Italia, ma di altri Paesi che, come dicevo prima, hanno dovuto fare ricorso al debito. Ovviamente, nella speculazione finanziaria i tassi si sono elevati e l'Italia paga di più. Oggi abbiamo questo quadro che è di oggettiva complicazione, ma il Governo ha fatto scelte importanti. Noi discuteremo anche sulla questione fiscale; il presidente Giorgetti ha lanciato sfide importanti al Governo e l'Esecutivo è sicuramente pronto ad affrontarle.
È assolutamente evidente che abbiamo di fronte il percorso di una necessaria riorganizzazione complessiva di quello che è il nostro sistema fiscale, individuando le priorità che riguardano anche le agevolazioni fiscali e i corretti meccanismi, individuando, altresì, rispetto alle procedure, che hanno dato via al federalismo fiscale, un sistema complessivo di risposte ritenute corrette da parte delle amministrazioni centrali e locali che devono delineare, anche dal punto di vista istituzionale dell'organizzazione dello Stato e delle autonomie locali, una struttura che ha caratteristiche diverse.
Ed è evidente che ciò prelude a questo tipo di riforme. Lo abbiamo dichiarato più volte. La sfida vera è quella delle riforme nella loro complessità: annunciare sicuramente l'impegno per realizzare una riforma fiscale, tenendo conto delle congiunture.
Ma noi pensiamo davvero di poter valutare quella che può essere la leggera riduzione delle disponibilità delle nostre famiglie rispetto a un quadro di cui nessuno parla? Possiamo parlare del risparmio che viene aggredito e fortemente minato da iniziative di speculazione internazionale? Possiamo parlare del rischio di perdita di posti lavoro nel momento in cui il sistema Paese si dimostrasse debole e gracile rispetto a questi attacchi? Possiamo Pag. 36parlare di un sistema economico che venisse posto in discussione e, quindi, di coesione economica rispetto alla riduzione potenziale ed anche reale del potere d'acquisto delle nostre famiglie? È questo il prezzo che dobbiamo pagare? Noi forse parliamo di questi aspetti perché oggi siamo nelle condizioni di essere sereni di fronte al fatto che i mercati si siano ripresi e sembrano avere al momento, forse, speriamo in modo definitivo, abbandonato un tentativo speculativo operato nei confronti del nostro Paese.
Ma se i fatti non si fossero svolti così, oggi, onorevole Boccia, saremmo qua a parlare probabilmente della necessità di interventi nei confronti del sistema bancario, nei confronti del sistema Paese, della tenuta dei presidi di carattere sociale che noi, credo, abbiamo, insieme anche, in questa congiuntura, ben onorato e presidiato.
Per tutti questi motivi, signor Presidente, credo che a maggior ragione quella in esame sia una manovra utile al Paese che dimostra ancora una volta come l'Italia nei momenti difficili sa mostrare quello che è un lato migliore, un lato di coesione di una nazione che riesce a far fronte a quelle che sono le sfide che la congiuntura e i tempi impongono (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo per un richiamo all'articolo 37 del Regolamento, rapidissimo prima che il Ministro prenda la parola e sappiamo per quale motivo. Signor Presidente, vorrei rimarcare che le opposizioni - il sottosegretario e molti altri colleghi intervenuti le hanno ringraziate -, come sappiamo, pur contrarie sonoramente a questa manovra, hanno consentito di approvarla e che vi fosse un passaggio parlamentare in tempi rapidi.
Signor Presidente, perché faccio questo richiamo? Perché vorrei che rimanesse agli atti che proprio questa decisione importante da parte dell'opposizione, che raccoglie anche richiami e appelli ancor più autorevoli, probabilmente avrebbe dovuto presupporre un atteggiamento da parte della maggioranza e, in particolare, da parte del Governo, anche più rispettoso di quelle che sono state le scelte dell'opposizione.
Abbiamo avuto un dibattito che si è aperto senza l'intervento del Governo. Dobbiamo ringraziare l'accoppiata Giorgetti: Giorgetti, presidente della Commissione, che ci ha illustrato i provvedimenti e Giorgetti, sottosegretario, che ha replicato, ma il Governo non ha ritenuto nell'aula della Camera di fare un intervento all'inizio per dare un'apertura ordinaria alla nostra seduta. E, soprattutto, nonostante il sottosegretario Giorgetti, questa mattina abbiamo avuto il Ministro Calderoli che si è affacciato per salutarci all'inizio della seduta. È arrivato giustamente il Ministro Maroni ad applaudire il collega Giorgetti che faceva la replica. Si è presentato il Ministro Vito a dieci minuti dalla posizione della questione di fiducia...

ISIDORO GOTTARDO. Ma sono qui da tre ore!

ROBERTO GIACHETTI. ...e li ringraziamo perché formalmente hanno garantito che il Governo fosse presente in Aula, ma ciò è garantito dal punto di vista formale.
Se il Governo, che è certamente presente con decine di ministri quando bisogna votare, o almeno il Ministro dell'economia, fossero stati presenti oggi in aula, a seguire e in questo modo corrispondere anche a quello che avete voi stessi definito un atteggiamento responsabile delle opposizioni, probabilmente...

RENATO FARINA. E i capi dell'opposizione?

ROBERTO GIACHETTI. Stai tranquillo... dal punto di vista della forma non Pag. 37sarebbe cambiato molto. Penso che dal punto di vista dello stile - e ogni tanto lo stile ha anche un suo senso, signor Presidente - sarebbe sicuramente cambiato molto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 4509)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito. Ne ha facoltà.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articolo aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo relativamente all'intervento del Ministro, che ha posto l'ennesima questione di fiducia, più che altro perché in queste ultime battute ho notato una certa insofferenza nei confronti dell'opposizione solo per qualche intervento, come quello dell'onorevole Giachetti fatto adesso. Io credo che invece di prendere atto della grande responsabilità che questa opposizione ha avuto in questo momento, vi sia ancora, non so in che maniera, una certa insofferenza e un certo atteggiamento.
Cosa deve fare un'opposizione, oltre ad accogliere il richiamo del Presidente Napolitano ad avere senso dello Stato e della difficoltà che lo stesso sta passando? Ovviamente non poteva che tenere questo atteggiamento. Evidentemente anche il richiamo ad una presenza migliore, ad un atteggiamento più attento anche nella spiegazione mi pare che possa essere il minimo che si può chiedere ad un'opposizione. Credo, invece, che anche questa posizione della questione fiducia - che è l'ennesima, i numeri non si contano - ancorché in un momento difficile, sia la dimostrazione che quello che questa maggioranza sta facendo in questi anni è un percorso che purtroppo non ci porterà molto lontani. Io mi auguro che la responsabilità che è stata dimostrata in quest'aula dall'opposizione, pur votando contro alla manovra, rispetto ai problemi del Paese sia una responsabilità che venga presa in considerazione dal Governo e dalla maggioranza.

PRESIDENTE. Avverto che, avendo il Governo posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione atto Camera 4509, si procederà, secondo quanto unanimemente convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, allo svolgimento delle dichiarazioni di voto e, quindi, subito dopo, alla votazione per appello nominale, in deroga al termine di cui all'articolo 116, comma 3, del Regolamento.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 4509)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A). Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente e onorevoli colleghi, daremo convinti il nostro voto di fiducia al Governo, affinché possa continuare il proprio lavoro fra mille difficoltà. Il pareggio di bilancio è l'obiettivo di questa manovra, senza la quale non ci può essere futuro per il nostro Paese. Nel Paese si respira un'aria di incertezza nei bar, nei tram e negli Pag. 38uffici, incertezza sul luogo di lavoro, per le attività produttive. Eppure io vorrei consegnare a quest'Aula un messaggio di speranza, un messaggio di speranza che viene da lontano, da Luigi Einaudi, il quale durante la crisi del 1929 ebbe a dire: «Le crisi sono il prezzo da pagare perché le nuove idee, le nuove invenzioni, i nuovi sistemi di organizzazione del lavoro possano affermarsi. Senza le crisi non avremmo avuto le ferrovie, le città moderne, le bonifiche». Ma poi aggiunge: «Guai a cercare solo rimedi economici alle crisi economiche, perché le crisi economiche sono un aspetto di una crisi ben più grande, che è la crisi morale».
In questi anni noi abbiamo creato ricchezza senza lavoro, abbiamo avuto una finanza senza etica e qualche volta abbiamo anteposto i nostri egoismi privati all'interesse pubblico. Pertanto è arrivato il momento di guardare in alto e lontano e di imboccare la strada delle riforme, senza la quale non potremo risolvere i nostri problemi, i problemi della nostra vita associata.
Le riforme istituzionali e le liberalizzazioni possono tranquillizzare i mercati, ma un intervento che il Governo dovrebbe fare è investire sull'innovazione, sulla ricerca, come ha già cominciato a fare, e investire sui nostri cervelli. Infatti, il debito pubblico si può risanare con una politica rigorosa di sacrifici ma, se si abbassa il livello del pensiero nazionale, il Paese precipiterà verso la barbarie. Credo che il Governo, anche in questa direzione, possa fare la sua parte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà, per quattro minuti.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, il nostro dibattito è in tutta evidenza condizionato dalla risorsa più scarsa a disposizione della politica in questo momento, vale a dire, il tempo.
I deputati di Alleanza per l'Italia, che già avevano dichiarato di voler affrontare la discussione sulla manovra economica, non accettando di farsi orientare da alcuna pregiudizialità ideologica, ma chiedendo di entrare nel merito e di offrire proposte emendative per migliorarne l'impianto, hanno avvertito, insieme alle altre forze dell'opposizione, per intera, la responsabilità del momento difficile. Con esse, hanno condiviso la necessità di consentire che la maggioranza approvasse la sua manovra economica in tempi brevissimi, prima degli appuntamenti internazionali cui è vincolato il nostro Governo, e prima della riapertura dei mercati di lunedì.
Un atteggiamento di responsabilità istituzionale, dunque, che non modifica di un millimetro il giudizio politico sull'impianto della manovra, ma che consentirà al nostro Paese di non aggiungere ragioni di difficoltà a quelle esistenti, che sono già cospicue.
Non vanamente è stato ricordato che una rapidità di tempi così straordinaria non ha precedenti nella storia del Parlamento, se non nella drammatica esperienza del voto di fiducia del Governo Andreotti nel marzo del 1978, quando venne rapito Aldo Moro e trucidata la sua scorta. Allora, il richiamo all'unità nazionale veniva fatto in ragione della drammatica aggressione alle istituzioni inferta dal terrorismo.
Oggi, è in atto un'aggressione non meno pericolosa al nostro Paese e al suo patrimonio. L'alto richiamo del Capo dello Stato, dunque, volto ad impedire che le pesanti manovre speculative apportassero altri irreparabili danni agli italiani, non poteva essere fatto risuonare inutilmente. Dunque, oggi, anche con il nostro concorso, si stringono i tempi di approvazione della manovra economica e la maggioranza voterà la questione di fiducia posta su di essa.
Siamo tutti impegnati a scongiurare il peggio, ma dobbiamo anche chiarire quanto di strutturale vi è, nella difficoltà odierna, nella nostra economia e quanto, invece, possa avere influito, nella drammatica successione di eventi che ha colpito nei giorni passati la nostra finanza, la conflittualità interna al Governo, il susseguirsi Pag. 39di episodi di cronaca giudiziaria che hanno investito personalità di questa maggioranza, la stanchezza progettuale, ma anche quasi fisica, con cui il Governo si trascina.
Le ragioni della nostra non condivisione sono note e riguardano la mancanza di coraggio di un intervento che non riesce a dare un orizzonte strategico al Paese, che rovescia sulle prossime legislature buona parte degli interventi, che non taglia i privilegi, ma preleva, come sempre, dov'è più facile, che non riesce a spezzare la morsa soffocante delle corporazioni, che non ha saputo fare tagli significativi alla politica, accontentandosi di lanciare qualche manciata di fumo negli occhi della gente, con ritocchi ad uso dei media.
Voteremo «no» alla fiducia e, pur essendo pienamente consapevoli della necessità di un Governo nuovo di responsabilità nazionale, non ci aspetteremo che il Presidente del Consiglio compia gesti catartici nel prossimo tempo, fino a quando avrà il voto in Parlamento. Voteremo «no», pertanto, e continueremo a fare la nostra parte in Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor Ministro assente, da ieri, il Titanic è la nave Italia che naviga in un mare in tempesta infestato di iceberg. Voi siete la banda degli orchestranti, che suona per il divertimento e il ballo dei passeggeri di prima classe. Voi siete i predatori del Titanic, interessati solo a depredare l'Italia insieme alle bande dei vostri amici. Chi aiuta e sostiene le bande è un bandito, dunque, siete anche banditi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
La vostra manovra economica è la sintesi perfetta del vostro modo di governare: togliere ai poveri e dare ai ricchi, o, comunque, non toccarli mai più di tanto. Siete i predatori del Titanic, siete i nuovi banditi!
Noi dell'Italia dei Valori, pur nella difficile situazione, abbiamo presentato una proposta di finanza pubblica capace di liberare risorse per tagliare le tasse a lavoratori e famiglie, e per ridurre l'IRAP alle imprese. Abbiamo proposto misure di riduzione dei costi della politica per 15 miliardi di euro. Voi aumentate le tasse agli italiani di 20 miliardi di euro. Voi non mettete le mani nelle tasche degli italiani, li aspettate dietro l'angolo e con la pistola puntata dite loro: o la borsa, o la vita. Siete i predatori del Titanic, siete i nuovi banditi!
Noi proponiamo: l'abolizione dei vitalizi a parlamentari e consiglieri regionali, il dimezzamento dei parlamentari e dei consiglieri regionali, l'abolizione dei rimborsi elettorali ai partiti e dei contributi all'editoria, il blocco delle auto blu, la soppressione delle province, delle comunità montane, dei consorzi di bonifica, delle circoscrizioni e degli enti inutili.
Voi intervenite con la ridicola riduzione della cilindrata delle auto di servizio e con una non chiara rimodulazione delle indennità. È come se uno volesse fermare con una mano un treno lanciato a cento chilometri all'ora. Voi, in realtà, favorite la banda dei politicanti. Perciò siete i nuovi banditi, siete i predatori del Titanic!
Noi proponiamo il blocco delle consulenze e un amministratore unico per 7 mila società partecipate degli enti locali, in luogo di 25 mila consiglieri di amministrazione. Proponiamo la soppressione delle rappresentanze delle regioni all'estero. Voi proponete nuovi uffici ministeriali a Monza. Voi, in realtà, favorite la banda di coloro che vivono di politica. Voi siete i nuovi banditi, siete i predatori del Titanic (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Noi proponiamo un contributo di solidarietà a coloro che hanno reintrodotto in Italia 100 miliardi di euro di capitali esportati clandestinamente, pagando solo il 4 per cento. Anche voi chiedete un contributo di solidarietà: ai pensionati che prendono 2 mila 500 euro lordi al mese, agli ammalati, ai disabili, alle famiglie numerose e a chi, con la fatica del risparmio, ha acquistato una casa con un mutuo. Voi, in realtà, favorite la banda degli Pag. 40esportatori clandestini di capitale, che sono evasori, corruttori e mafiosi. Perciò siete i nuovi banditi, siete i predatori del Titanic (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Noi proponiamo la riduzione delle spese militari. Voi progettate di spendere 14 miliardi di euro per acquistare 135 cacciabombardieri, per compiacere ad un'altra banda amica vostra: quella dei fabbricanti di armi. Perciò siete i nuovi banditi, siete i predatori del Titanic!
Noi proponiamo ulteriori norme per il contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, per ridurre i vantaggi fiscali alle banche, per dare efficacia immediata al nuovo redditometro. Voi fate un nuovo condono fiscale, un nuovo condono previdenziale e togliete alle banche le sanzioni già erogate in sede di recupero di agevolazioni fiscali indebitamente percepite. Voi favorite, in realtà, la banda degli evasori. Perciò siete i nuovi banditi, siete i predatori del Titanic!
Noi proponiamo l'adeguamento all'Europa della tassazione delle rendite speculative dal 12,50 al 20 per cento, esclusi i titoli pubblici. Nonostante avevate dichiarato di volerlo fare, nel testo che oggi approveremo non vi è nulla che colpisca la banda degli speculatori finanziari. Perciò siete i nuovi banditi, siete i predatori del Titanic!
Noi proponiamo l'aumento della tassazione sui giochi d'azzardo al 15 per cento. Le organizzazioni mafiose, come dimostrano le recenti operazioni anticrimine, sono ormai interne al comparto economico del gioco legale: lo dice la relazione della Commissione antimafia sulle infiltrazioni nel gioco lecito e illecito, ma a voi non interessa. Voi favorite, in realtà, la banda dei giochi. Perciò siete i nuovi banditi, siete i predatori del Titanic!
Noi proponiamo misure una tantum per la riduzione del debito pubblico, con azioni per rendere veloce e obbligata la dismissione di immobili e partecipazioni dello Stato e degli enti locali, per il recupero delle cartelle esattoriali non riscosse: una vera e propria forma di evasione fiscale aggiuntiva, che ha raggiunto, signor Presidente, la stratosferica cifra di oltre 440 miliardi di euro. Ma voi, in realtà, favorite la banda dei creatori di bare fiscali: quelle, ad esempio, che hanno portato in carcere il presidente della Confcommercio di Roma. Perciò siete i nuovi banditi, siete i predatori del Titanic!
Noi proponiamo un piano di vere liberalizzazioni, consapevoli che l'Italia si salverà solo se riuscirà ad abbattere il peso e il costo per le imprese, che le caste e le corporazioni esercitano nel Paese; in relazione a ordini professionali, privatizzazioni delle camere di commercio ed eliminazione del balzello alle piccole e piccolissime imprese, servizi postali, trasporto ferroviario, gestioni autostradali e servizi aeroportuali, servizi finanziari, bancari ed assicurativi, distribuzione di carburanti, autotrasporto, a voi è bastata una lettera di qualche parlamentare avvocato per fermare anche quel poco che volevate fare. Voi favorite, in realtà, la banda delle caste e delle corporazioni, perciò siete i nuovi banditi, siete i predatori del Titanic (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Voi siete gli orchestrali che continuano a suonare per i passeggeri di prima classe e per i loro balli mentre il Titanic affonda e con questo decreto vi preoccupate di salvare solo loro. Noi ci auguriamo che il Titanic non affondi perché non giochiamo al tanto peggio tanto meglio sulla pelle degli italiani; ma, per favore, smettete di suonare, riponete gli strumenti ed andatevene a casa in fretta, siete i predatori del Titanic! Siete i nuovi banditi! Quando saremo al Governo, speriamo presto, cambieremo questo decreto-legge per renderlo equo e per salvare tutti i passeggeri, e non solo quelli di prima classe. Non avete più la fiducia degli italiani, non avete mai avuto la nostra (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa manovra, Pag. 41come qualcuno già ricordava, passerà alla storia come la manovra disperata del Titanic. La manovra cioè di una nave, il cui comandante, ben conscio di avere tracciato una rotta pericolosa, purtuttavia decide comunque di percorrerla, lasciando che gli inconsapevoli passeggeri proseguano sereni la loro crociata, scusate, crociera. È diventata una crociata quella che stiamo attuando.
Oggi addirittura quel comandante ha abbandonato la nave, essendo assente lui, e anche il suo primo ufficiale, l'onorevole Tremonti, che non vediamo seduto nei banchi del Governo e tuttavia, dato il drammatico momento che stiamo vivendo, sarebbe stato opportuno che almeno partecipasse alla discussione sulla questione di fiducia.
La storia di quel transatlantico sappiamo bene come è andata a finire e, tuttavia, se oggi un disperato tentativo di correggere la rotta economica e finanziaria che il nostro Paese ha intrapreso da anni ha una qualche speranza di riuscire, lo si deve ad un ruolo responsabile che hanno assunto le opposizioni, noi tra queste, consentendo, in ossequio all'appello del Capo dello Stato, di agevolarne l'iter di approvazione, sull'onda dell'emergenza di una crisi economico-finanziaria che tuttavia era prevedibile.
Ciò però non ci impedirà, onorevole Presidente, di muovere le nostre critiche e, quindi, di non votare la fiducia. Non ci impedirà nemmeno di evidenziare come si poteva evitare di arrivare a questo punto, se solo tre anni fa, anziché impantanarci in tentativi mai riusciti di improbabili riforme della giustizia, della Costituzione, di leggi ad personam ed in ultimo «ad aziendam», avessimo attuato, non le politiche dei tagli lineari che hanno penalizzato università, scuola, ricerca e redditi delle famiglie, ma autentiche riforme sul costo della politica, a cominciare dalla soppressione delle province, l'accorpamento dei piccoli comuni, la soppressione delle migliaia di consulenze inutili che hanno arricchito solo pochi cortigiani e alimentato un vorticoso giro di corruzione e favoritismi che sta gettando fango sul prestigio delle istituzioni repubblicane.
In questa manovra, cari colleghi, non c'è un solo comma dedicato ad una misura anticorruzione che la Corte dei conti ha stimato provochi danni alla ricchezza del Paese e alle casse dello Stato per qualche migliaio di miliardi. Chiediamo al Governo di sapere che fine ha fatto il disegno di legge anticorruzione che ormai dorme da due anni nei cassetti del Senato.
Noi di Futuro e Libertà per il Terzo Polo avevamo chiesto per tempo al Governo un cambio di passo, una nuova strategia per contrastare la crisi che non fosse soltanto affidata ai risparmi ricavati come al solito dai sacrifici dei più deboli, ma ad interventi più incisivi sul fronte del rilancio dell'economia.
Questa manovra non si occupa minimamente della crescita. Propone dei saldi di bilancio che condividiamo e che rispondono alle richieste dell'Europa e dei mercati, ma scarica sui Governi futuri la responsabilità di attuarla con misure che saranno molto più importanti di quelle oggi imposte al ceto medio, alle famiglie che dovranno fare i conti con il blocco delle detrazioni fiscali, orientandosi nel caos più assoluto, in una vera e propria giungla non ancora regolamentata e con un sicuro aumento della pressione fiscale che sarà la inevitabile conseguenza di tale scelta.
Avremo più tasse: questa è la previsione che tutti i più autorevoli economisti fanno, altro che riforma fiscale! Ma se questo sarà il futuro che ci attende, non si vede allora la ragione per la quale questo Governo, che ha guidato il Titanic fino a questo punto, non debba subito passare la mano; e PdL e Lega, che lo sostengono, aprire responsabilmente alla possibilità di un Governo di alto profilo tecnico e istituzionale, con un Premier prestigioso e credibile, che curi una breve fase di transizione e porti il Paese alle urne in un clima di civile confronto.
Dobbiamo lasciarci alle spalle lo scontro ideologico tra berlusconismo e antiberlusconismo - che sta tramontando insieme al declino del suo dante causa - e Pag. 42affrontare seriamente i problemi del Paese recuperando i troppi anni perduti. Dobbiamo abbandonare l'ipocrisia dei tagli selettivi, le finte liberalizzazioni delle professioni e delle attività produttive, che questa manovra, non solo non affronta con serietà, ma addirittura rinvia con una previsione di intervento, che sarà devastante se attuata per come è stata immaginata.
Nel testo si legge, infatti, cari colleghi, si prevede che il Governo offrirà alle categorie produttive e interessate proposte di riforma in materia di liberalizzazione, e trascorso il termine di otto mesi dall'entrata in vigore della manovra, ciò che non sarà espressamente vietato sarà libero. È come affermare, onorevoli colleghi, che se il traffico di droga non è espressamente vietato allora lo spaccio può considerarsi libero.
È avvilente constatare che questo Governo voglia aprire la strada a un far west delle prestazioni professionali, prendendo di mira gli ordini che sono a tutti gli effetti degli organismi a tutela della qualità dei servizi erogati al cittadino. Se davvero si volesse intervenire per migliorare il sistema, si dovrebbe riprendere in mano il progetto di riforma delle professioni di cui si continua a parlare da anni senza approdare ad alcunché (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Ai tanti che parlano a sproposito su questo tema voglio dire: affrontiamo seriamente, in un dibattito parlamentare, una volta per tutte, il tema delle professioni in Italia, un settore che impegna circa 3 milioni di persone tra professionisti e impiegati degli studi, e vale il 12 per cento del prodotto interno lordo, che non ha mai, lo ripeto, mai, goduto degli incentivi pubblici, di agevolazioni fiscali e della possibilità di accesso agevolato al credito. Si tratta di un settore che rischia la proletarizzazione, e non perché - come ho sentito da parte di qualcuno - le tariffe imposte dagli ordini bloccano la concorrenza. Forse costoro non sanno che le tariffe minime non esistono più dal 2006; e cosa è cambiato da allora? È aumentata la competitività? Sono aumentati i redditi dei professionisti? I giovani hanno più lavoro? Allora, affrontiamo seriamente questo tema, ed evitiamo di parlare a sproposito di casta.
Inoltre, per le famiglie e per i giovani? Avete eliminato le detrazioni sugli asili nido, spese sanitarie, mutui casa, assicurazioni e rinviate il quoziente familiare. Aumentate l'età, fino a 35 anni, per godere della fiscalità agevolata, ma non tenete conto che non vi è una sola misura che agevoli veramente la crescita, e non dite come e in quali settori i giovani possono avviare un'attività.
Avete appena varato misure per la riduzione del contenzioso, e oggi approvate gli aumenti dei contributi unificati per l'accesso alla giustizia, penalizzando così, ancora una volta, le fasce più deboli, che hanno maggiori aspettative e pochi mezzi economici. Non è in questo modo che si abbatte il contenzioso.
Per tutte queste ragioni, non voteremo la fiducia al Governo e rimarchiamo in questa sede, perché rimanga a futura memoria, come solo in via del tutto eccezionale, aderendo all'appello del Capo dello Stato, Futuro e Libertà, per senso di responsabilità, non ha ostacolato una manovra che non affronta e non risolve i problemi della nostra economia, e che, anzi, potrebbe aggravarli, scaricandoli su chi governerà appresso.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 13,20)

ANTONINO LO PRESTI. Ne prendiamo atto, così come prendiamo atto di una resa e di un fallimento, quello di una speranza, che aveva illuso gli italiani e che ha tenuto bloccato un Paese per troppi anni (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questi giorni Pag. 43l'Italia ha vissuto momenti difficili, nel mondo ci si è interrogati se il nostro Paese ce l'avrebbe fatta ad evitare di precipitare in una situazione drammatica. La speculazione finanziaria ci ha assaliti immaginando di trovarsi di fronte un Paese debole e diviso. Vi è stata, invece, una reazione immediata e proporzionata alle difficoltà, innescata dall'appello del Capo dello Stato ad essere uniti e a dimostrare coesione nazionale.
L'appello è stato raccolto dalle forze politiche di maggioranza e di opposizione con il risultato di essere qui oggi a votare, dopo il Senato, il decreto-legge sulle misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria con notevole anticipo rispetto ai tempi normali dell'iter parlamentare. Del resto, se avessimo impiegato un mese a votare questo provvedimento, i sacrifici che pure si chiedono agli italiani sarebbero stati completamente vanificati.
Come ha scritto questa mattina Forquet su Il Sole 24 ore, l'Europa e il mondo hanno avuto l'ennesima dimostrazione che l'Italia e la sua classe politica, quando si trovano con le spalle al muro, sanno reagire e sanno fare quello che va fatto. In altri momenti delicati per la nostra vita nazionale vi è stata una reazione forte e positiva del Parlamento, come quando venne sequestrato Moro o quando venne assassinato Falcone.
Insomma, siamo un Paese vivo e vitale, migliore di quanto noi stessi, per un eccesso di autocritica, descriviamo, a volte testardamente diviso tra opposti schieramenti al di là della fisiologica dialettica tra maggioranza e opposizione.
Ho voluto fare questa premessa, signor Presidente, perché il gruppo di Popolo e Territorio, che voterà la fiducia al Governo, ha condiviso pienamente la decisione di arrivare ad una rapida approvazione della manovra per evitare appunto che venisse vanificata a causa degli attacchi speculativi e per dare certezza agli operatori.
L'Italia con questa manovra corregge il deficit entro il 2014 e raggiunge un obiettivo necessario per essere credibile in Europa e nel mondo. Era facile raggiungere questo obiettivo, era scontato che la maggioranza si cimentasse in un impegno così arduo.
In questi giorni, che sono stati definiti i giorni della responsabilità e della coesione nazionale, con rammarico abbiamo dovuto ascoltare non poche voci stonate da parte dell'opposizione che ha chiesto le dimissioni del Governo e, come ha sostenuto l'onorevole Bindi questa mattina sul Corriere della Sera, un'ammissione di responsabilità da parte del Premier e del Ministro dell'economia e delle finanze, evidentemente con la speranza di dar vita ad un Governo tecnico guidato dal solito illustre santone.
Ma cosa c'entra l'ipotesi del Governo tecnico con una manovra che questo Governo ha varato assumendosene fino in fondo la responsabilità politica? Una manovra di questo tipo viene assunta dal Governo e dalla maggioranza per il bene del Paese. Questa maggioranza e questo Governo sono stati all'altezza del momento e non si sono tirati indietro rispetto alle difficoltà.
Per noi si può essere disponibili ad una fase di coesione nazionale senza che questo produca effetti politici, come abbiamo ascoltato anche questa mattina da alcuni colleghi dell'opposizione che hanno chiesto, in virtù di questo atteggiamento di responsabilità, un Governo cosiddetto di «responsabilità nazionale». Anzi, secondo noi sempre e non solo in questi momenti, sempre e non solo per un miracolo, come ha sostenuto il Presidente Napolitano, maggioranza e opposizione dovrebbero trovare in momenti particolari di difficoltà, almeno sul piano parlamentare, momenti di confronto se non di convergenza.
Noi che apparteniamo alla maggioranza siamo consapevoli che non c'è nulla di più difficile, onorevole rappresentante del Governo, per uno schieramento politico che governa di accettare la necessità di mettere in discussione il proprio programma e i propri obiettivi. Tuttavia, rispetto al 2008 la situazione è cambiata. La situazione è cambiata rispetto a quando il centrodestra ha vinto le elezioni con un Governo che prevedeva la crescita economica Pag. 44e con un programma che prevedeva la riduzione delle tasse. Se fuori piove bisogna aprire l'ombrello. Non governiamo in un momento di crescita, ma c'è la necessità di tutelare i redditi più bassi, di stare al fianco di chi ha più bisogno.
È nei momenti di crisi che una classe dirigente seria riscopre il valore della solidarietà e si impegna in un'opera di riequilibrio e di redistribuzione del reddito. Dobbiamo preoccuparci di chi non ha lavoro e di chi guadagna a stento mille euro al mese. Certamente non possono essere queste fasce a contribuire a risanare il deficit. Non è una manovra, come ho letto questa mattina sempre da parte dell'onorevole Bindi, che determina macelleria sociale e nemmeno ritengo sia una manovra di stampo socialista. È una manovra pragmatica, che tiene conto del peso del momento che viviamo, che ha una impostazione solidale che noi condividiamo e per questo il gruppo di Popolo e Territorio dà pieno appoggio al Governo, al Ministro Tremonti e al Presidente Berlusconi.
Tuttavia, signor sottosegretario Alberto Giorgetti, nella manovra c'è un grande assente: il sud del Paese. Nemmeno poche risorse per dare un segnale e per invertire una tendenza. Avevamo fatto alcune proposte che il Governo non ha recepito per le ragioni che tutti quanti noi sappiamo. Signor Ministro Tremonti, si scrolli di dosso l'etichetta di «ministro del Nord» e agisca. Dia un segnale soprattutto ai giovani meridionali disoccupati. Dia un segnale ad un territorio che soffre anche per le scelte di alcuni grandi gruppi industriali che stanno contribuendo alla desertificazione industriale del Sud.

PRESIDENTE. Onorevole Iannaccone, la prego di concludere.

ARTURO IANNACCONE. Noi, signor Presidente, del gruppo di Popolo e Territorio voteremo la fiducia, ma chiediamo al Governo e al Ministro Tremonti, se sarà necessario per correggere in maniera più equa e solidale questa manovra - come noi riteniamo che sia -, di dare un segnale al Sud, di prevedere e preparare altri provvedimenti che noi chiediamo con fermezza di varare per completare questo progetto di correzione dei conti pubblici che noi nel suo complesso condividiamo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pezzotta. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, noi del gruppo dell'Unione di Centro voteremo contro la fiducia al Governo.
Prendiamo atto che viene riconosciuto il ruolo di responsabilità che le opposizioni hanno assunto, ma vorrei aggiungere che anche questo rappresenta un elemento di critica nei confronti del Governo.
Per non essere equivocato, vorrei spiegarmi meglio attraverso un confronto tra ciò che sta avvenendo da noi e quello che avviene negli Stati Uniti. Come tutti sanno, le condizioni tra i due Paesi sono enormemente diverse, ma l'incomparabilità non ci esime dal trarre qualche esempio dall'amministrazione americana. Come loro, stiamo affrontando, sia pure con grandezze molto diverse, la questione del debito pubblico; dobbiamo però rilevare una questione di metodo che qui non abbiamo trovato: l'amministrazione Obama sta affrontando la questione con una metodologia totalmente diversa da quella del Governo italiano. Il Presidente degli Stati Uniti, a differenza del Presidente del Consiglio italiano, si è sentito in dovere di rivolgersi ai repubblicani e ai democratici perché lavorassero insieme sui problemi del debito e non ha avuto remore nel lanciare pubblicamente questo appello, mettendo in campo le forze della ragione, dell'impellenza, ma anche una buona dose di umiltà, che non fa male alla politica. Di fronte alla tempesta che si è abbattuta sul nostro Paese, il Presidente del Consiglio, a nostro parere, aveva il dovere di rivolgersi agli italiani e alle opposizioni, spiegando la situazione e chiedendo una fase di responsabilità verso il Paese, avrebbe dovuto indicare l'entità Pag. 45dei sacrifici che chiedeva, le misure che intendeva mettere in atto, le possibili modifiche e con quali misure di riforma strutturale stimolare la crescita, mantenere l'equità sociale e così via. Non è stato fatto, non lo poteva fare perché avrebbe dovuto riconoscere il fallimento della sua azione di Governo. Per fare questo, serviva una statura di statista, che non c'è stata e che dubitiamo ci sia.
Il Presidente del Consiglio, in un momento grave del Paese, è venuto meno al suo dovere ed è toccato al Presidente della Repubblica e alle opposizioni lanciare una proposta di responsabilità e dichiarare la disponibilità a far sì che l'iter parlamentare sulla manovra economica avanzasse senza intoppi. Sono stati fatti prevalere gli interessi del Paese anche se i contenuti di questa manovra non ci convincono, li riteniamo in larga parte sbagliati e portatori di un tasso di iniquità sociale che può innescare elementi di grande conflittualità.
Tuttavia, non posso nascondere il senso di indignazione che mi ha pervaso: mentre le forze dell'opposizione si assumevano una responsabilità, che costerà loro anche in termini di consenso, abbiamo dovuto assistere all'emergere di distinguo, di proposte e di difese corporative da parte di settori della maggioranza. Mi è sembrato di vivere a Bisanzio, dove, mentre i barbari assediavano ed espugnavano la città, l'imperatore ed i suoi cortigiani discutevano di sofisticate questioni teologiche.
Mi può spiegare la Lega che senso ha parlare di Ministeri al Nord in una situazione come quella che stiamo vivendo? Ce lo può spiegare, una buona volta (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo)? Prima della votazione di ieri al Senato, il Ministro Tremonti ha detto che oggi, come sul Titanic, non si salvano neanche i passeggeri di prima classe - lo dovrebbe dire anche ai suoi amici della Lega -, ma gli vorrei far notare che, in questa frase, si rileva la natura di questa manovra.
Se non si salvano i passeggeri di prima classe - e mi piacerebbe sapere quanto contribuiscono - di certo quelli di terza e quarta, le famiglie, soprattutto quelle numerose, i giovani precari e gli anziani pensionati stanno già affondando. Non occorre un master in economia per leggere la realtà di tutti i giorni, quella che guarda caso forse le famiglie tastano con mano e che la manovra non farà altro che appesantire. Dove si è rintanato il Presidente Berlusconi, che in prima persona in tutte le occasioni, spesso create surrettiziamente, ripeteva un mantra: la crisi non c'è, noi stiamo meglio di altri Paesi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo)? O mentiva o non sapeva. In tutti e due i casi la cosa è grave, soprattutto se teniamo presenti le accuse di disfattismo lanciate contro di noi e contro tutti coloro che lo richiamavano alla realtà. Non ha smesso di ripetere a iosa fino a poco tempo fa che non si mettevano le mani nelle tasche degli italiani. Troppe promesse, scarsa attenzione alla realtà, ora i nodi sono venuti al pettine. Dobbiamo dire con il favolista: qui siamo a Rodi e bisogna saltare. Gli italiani sono stati imbrogliati. Bisognerebbe chiedere scusa. Oggi abbiamo di fronte un Paese fermo, senza crescita, con un Governo in bilico ed una manovra che è salita fino a raggiungere un livello record di 80 miliardi circa, tenendo dentro l'anticipo di 24 miliardi dai tagli lineari e dalle agevolazioni fiscali.
Questa manovra incide fortemente sulle tasche dei cittadini: ticket sui farmaci, conferma degli aumenti delle accise sulla benzina, aumenti dei costi dei servizi locali conseguenti ai tagli ai comuni, in barba ad ogni discorso di federalismo, che dovrebbe, almeno da quanto abbiamo appreso da Sturzo, Cattaneo e Ferrari, basarsi sulla municipalità. Abbiamo gli aumenti dell'imposta sui depositi titoli, BOT compresi, il blocco degli adeguamenti delle pensioni oltre i 2.300 euro, lo slittamento delle finestre per le pensioni, anche di chi ha 40 anni di contributi, tanto per citare gli esempi più eclatanti, e interventi pesanti sui lavoratori pubblici. Ma in tutto questo che fine ha fatto - e continuiamo a chiederlo, leggendo anche gli elementi che escono in queste ore - il sostegno alle Pag. 46famiglie? Invece del quoziente familiare, si trovano fortemente penalizzate. Dove sono finite le promesse di qualche mese fa? Dove sono finite le promesse con cui si è fatta la campagna elettorale e si è conquistato il consenso? Perché si è venuti al family day e poi non si è stati conseguenti. Siamo consapevoli che bisogna mettere in sicurezza l'economia italiana e riteniamo giusto tenere sotto controllo i conti pubblici, ma sappiamo che l'operazione non è sufficiente per essere immuni da ulteriori attacchi speculativi ed è su questo che ci saremmo aspettati un confronto più aperto su alcune modifiche che non comportavano oneri, anzi erano virtuose, e su misure che puntassero ad un sostanziale aumento del ritmo di crescita della nostra economia. Una volta messi in sicurezza i nostri conti pubblici, la migliore risposta per i mercati finanziari risiede nell'avvio concreto di misure di riforma strutturale che accrescano il tasso di crescita potenziale di lungo periodo, che aggrediscano alla radice le cause della prolungata stagnazione della nostra economia. Non sono certamente quelle che il Ministro Tremonti chiama sedici azioni per la crescita, in grado di invertire la rotta. Anche se dovesse cessare la pressione dei mercati finanziari, diventa necessario un cambio sostanziale della politica economica dell'Italia. Servono un forte rigore fiscale, forme di semplificazione burocratica e misure che aiutino e stimolino la crescita complessiva e la capacità competitiva del sistema attraverso un aumento della produttività nei settori pubblici e privati. L'ossatura del nostro sistema industriale, fatto di piccole e medie imprese, non tiene più. Abbiamo un mare di problemi in tutte la realtà italiane e questa manovra non farà altro che aggravarli.
Abbiamo bisogno di un Paese diverso, di un sistema politico diverso, che pensi in grande, da qui a vent'anni, mentre si continua a pensare da qui alle prossime elezioni, e nel frattempo aggraviamo le condizioni di vita della gente, delle persone e delle famiglie.
Ecco perché voteremo «no», convintamente «no», ma sappiamo che il nostro «no» contiene una speranza: riuscire a cambiare la politica di questo Paese e dare prospettive nuove (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, di deputati del gruppo Partito Democratico e del deputato La Malfa - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bitonci. Ne ha facoltà.

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questi sono stati giorni molto difficili per il nostro Paese: la crisi greca, che ha seguito di pochi mesi quella irlandese e portoghese, gli attacchi della speculazione finanziaria, il crollo delle Borse e la paura di un default hanno minato fortemente la credibilità e la fiducia nella politica dell'Europa unita e dei singoli Stati nazionali.
Manca, e questa crisi ne sta diventando la prova più concreta, una vera e propria governance europea. A maggior ragione, diventa, perciò, prioritario un rafforzamento delle regole comunitarie per una sana gestione delle finanze e dei bilanci pubblici, così da consentire un rafforzamento delle singole economie nazionali attraverso l'innalzamento del livello di competitività.
Non vi può essere alcuna crescita, cari colleghi, se prima non si sistemano i conti pubblici. Non a caso, proprio su questo, abbiamo lavorato, assumendoci l'impegno per il pareggio di bilancio entro il 2014. È un obiettivo ambizioso, certo, ma doveroso, nel quale crediamo noi e l'Europa. Ecco dunque che l'approvazione in soli tre giorni di questa manovra ha dato prova di grande responsabilità di tutta la classe politica, dal Governo al Parlamento, dalla maggioranza all'opposizione. Questo testo è altresì la dimostrazione che, se si vogliono le grandi riforme, il federalismo fiscale e istituzionale, la riduzione dei parlamentari e del peso burocratico dei ministeri, la riduzione degli sprechi, il Senato federale, la riforma fiscale e il rilancio del Paese, si possono fare, tutti insieme. Pag. 47
Venendo ai contenuti del provvedimento, signor Presidente, abbiamo voluto dare un primo segnale, non solo simbolico, con la riduzione dei costi della politica: taglio delle auto blu, limitazione degli aerei di Stato, taglio dei benefit dei politici, riduzione dei contributi ai partiti e riduzione delle spese dei ministeri. Anche loro, dal 2013, dovranno convergere - importante novità - verso i costi standard del federalismo; se non lo faranno, allora arriveranno i tagli, che saranno di ben cinque miliardi.
Sono stati previsti contenimenti anche in materia di spese per il pubblico impiego, l'estensione al 2014 del blocco degli stipendi pubblici e del turn over, e, per la spesa sanitaria, un intervento che dà alle regioni ulteriori strumenti operativi di controllo e di razionalizzazione della spesa. Le regioni dovranno adottare tutte le misure necessarie a garantire il conseguimento degli obiettivi di risparmio programmatici. Sui ticket sanitari per visite specialistiche e analisi mediche, nelle polemiche dell'opposizione e della stampa abbiamo visto grande demagogia.
Nonostante questo, il Governo ha fatto una scelta giusta e coraggiosa, che altri in passato non hanno saputo fare. Stiamo parlando anche dei codici bianchi del pronto soccorso, che bloccano e affollano le sale di attesa per le emergenze, con lo scandalo dei clandestini irregolari che vanno a farsi visitare da medici compiacenti che non li denunciano.
Vi è, poi, un importante regime fiscale per l'imprenditoria giovanile, con un'imposta sostitutiva molto vantaggiosa del 5 per cento al posto dell'IRPEF per quattro anni, la razionalizzazione delle spese nella rete distributiva dei carburanti e la liberalizzazione del collocamento, con il completamento della riforma Biagi.
La riduzione della pressione fiscale deve essere prioritaria e diradare la foresta delle detrazioni; molte di queste sono del tutto ingiustificate e non servono in alcun modo alla crescita dell'economia: queste, cari colleghi, non sono le parole pronunciate dal Ministro Tremonti, ma dall'ex Presidente Prodi, il mese scorso.
Allora vedete, cari colleghi di sinistra, quanto demagogico e strumentale è l'attacco di queste ore. Il taglio delle agevolazioni scatterà solo nel 2013 e quando sarà approvata la riforma fiscale, che prevede la semplificazione e la riduzione dell'aliquota IRPEF per le famiglie e per le imprese. Quindi, cari colleghi, la valutazione complessiva potrà essere fatta solo dopo, non adesso.
Infine, ricordo i contributi della Lega nord alla manovra. Abbiamo bloccato il taglio sulle pensioni più basse e lo abbiamo fatto recuperando le somme necessarie, tagliando le pensioni d'oro, con un contributo di solidarietà per gli importi delle pensioni superiori ai 90 mila e ai 150 mila euro. Sull'imposta sul deposito titoli abbiamo tutelato i piccoli risparmiatori, tolta la tassa per le cause di lavoro per i lavoratori con i redditi medio-bassi. In ultimo, vi è il Patto di stabilità, dove finalmente concorrono anche le regioni a statuto speciale e con l'inserimento dei criteri di virtuosità - grazie al lavoro dei nostri Ministri Bossi e Calderoli - per la prima volta anche gli enti locali saranno soggetti a dei criteri di premi e sanzioni e di patto di stabilità. I tagli saranno ridistribuiti secondo i costi standard e una serie di parametri di efficienza.
È quello che si aspettano i nostri amministratori, quelli che non sprecano, quelli che fanno i sindaci e presidenti di provincia e di regione con sacrificio e dedizione, perché amano la propria terra e i propri cittadini. È un principio sacrosanto e inderogabile: costi standard per gli enti locali, per la sanità ed in questi giorni l'ulteriore notizia di ulteriori miliardi di disavanzo della regione Calabria e di altre regioni del sud. Noi diciamo: basta! Siamo stanchi, noi del nord, di sanare tutti questi sprechi! E poi finalmente i costi standard per i ministeri centrali.
In conclusione, signor Presidente, la Lega Nord voterà favorevolmente e convintamente la fiducia e questa manovra. Siamo consci che sarà una scelta impopolare, ma giusta e doverosa, una scelta che richiede sacrifici a tutti, ma che senza dubbio rappresenta un passo inderogabile Pag. 48verso il risanamento dei conti pubblici e che porterà questo Stato verso un sistema più moderno e più federale, uno Stato più efficiente, dove nord e sud camminano insieme verso riforme e crescita (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ventura. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, sia chiaro fin dall'inizio che questa manovra non è la nostra manovra: è la vostra manovra. È una manovra iniqua, ingiusta e sbagliata. Colpisce linearmente settori interi della società, indebolisce la protezione sociale e non indica niente per lo sviluppo. In un Paese con un milione di famiglie in povertà assoluta, voi colpite ancora le famiglie e vi riempite tutte le volte la bocca in difesa della famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Sia quindi chiaro che la nostra sarà ed è un'opposizione radicale ai contenuti della manovra. Voglio dirlo con grande nettezza per chiarire che la gravità della situazione è interamente imputabile all'attuale Governo.
Propongo alcuni esempi di iniquità, onorevoli colleghi. È prevista la reintroduzione del ticket - già da lunedì prossimo - su specialistica e diagnostica (vi saranno delle nostre iniziative immediate e rapide a questo proposito). Vi sono poi le misure sulle pensioni, che colpiscono sicuramente i non benestanti. Vi sono i tagli lineari - e qui vorrei richiamare un momento l'attenzione - a tutte le detrazioni fiscali, pari a 20 miliardi di euro, che significa colpire in modo specifico i redditi fissi, bassi e medi, e le famiglie con figli a carico, mentre si annullano le detrazioni per sanità istruzione e quant'altro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Al contrario non si chiede niente alla rendita e ai capitali, che provengono dai grandi patrimoni.
Si aumentano ancora le accise mentre sarebbe stato necessario fare altro. Ho sentito un esponente della maggioranza polemizzare con la collega Bindi perché ha definito tutto questo come macelleria sociale. È macelleria sociale! (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Abbiamo un Governo che non ha il coraggio di scegliere, colleghi! Vorrei chiedere al Ministro Tremonti che fine ha fatto la commissione di studio che aveva incaricato di individuare in modo selettivo gli interventi da fare, ed è tornato invece a questi tagli lineari dei quali prima ho parlato. Tutte iniziative che non hanno avuto alcun tipo di seguito. Questa manovra contiene un secco aumento della pressione fiscale e vorrei richiamare anche su questo l'attenzione. Il complesso della manovra, a regime, prevede il 60 per cento di nuove entrate, pari a 29 miliardi, e il 40 per cento di minori spese, pari a 19 miliardi. In quei 19 miliardi vi sono i tagli agli enti locali per 6 miliardi e mezzo e 5 miliardi per la sanità, il che significa un'impennata, andando di pari passo con l'autonomia impositiva, di tutta la fiscalità locale. Il risultato che avremo alla fine sarà quello di una pressione fiscale enormemente aumentata. Si tratta di una manovra puramente recessiva che non contiene niente per lo sviluppo, per il Mezzogiorno e per la ricerca.
Sono andato a guardare i tagli ai ministeri, anche questo è interessante. Dopo aver falcidiato la scuola, quello più colpito è il Ministero dello sviluppo economico per circa 2 miliardi di euro, il significa che non avete assolutamente in testa alcuna politica, il senso dello sviluppo industriale e di un piano energetico reale e vero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Noi sappiamo colleghi, vedo due sottosegretari, che non è solo una crisi italiana, ma voi siete del tutto inadeguati. Questo è il quindicesimo provvedimento che questo Parlamento esamina sulle questioni economico-finanziarie e mai un disegno organico, mai un piano di riforma, un galleggiamento irresponsabile privo di prospettiva! L'Italia ha bisogno di un Governo autorevole in grado di contribuire a una politica comune europea, in grado di interpretare Pag. 49i grandi mutamenti mondiali che ci pongono di fronte a sfide inedite in grado di legare a doppio filo la stabilizzazione finanziaria con l'equità e con la crescita.
In un mondo in cui non solo l'Europa è sotto tiro, l'instabilità, che colpisce anche gli Stati Uniti, potrà essere superata solo con un nuovo storico accordo mondiale. Qui, invece, abbiamo avuto un Governo con Berlusconi e Tremonti (perché noi non siamo diventati in questo periodo amici di qualcuno in particolare e ci ricordiamo i dibattiti in proposito in questa Aula) che hanno nascosto la drammatica realtà agli italiani e hanno pensato di risolvere i problemi nel cortile di casa, con l'aiuto di uno Scilipoti di turno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), mentre sarebbe stato necessario avere questo sguardo sulle grandi questioni inedite che si ponevano di fronte a tutte le economie e anche al nostro Paese.
Il nostro giudizio sulla manovra, dunque, è netto, inequivocabile e la nostra posizione è radicalmente contraria. Deve essere chiaro a voi, colleghi della maggioranza, e al Paese. Noi abbiamo fatto altro di fronte all'attacco dei mercati, abbiamo, con senso di responsabilità, deciso di raccogliere l'appello del Presidente della Repubblica, delle forze sociali e delle autorità monetarie.
Abbiamo voluto ancora una volta mostrare senso dello Stato e amore per questo Paese, ma voi siete inadeguati e ne dovete prendere atto. Sono rimasto colpito del fatto che nel pieno di questa tempesta finanziaria, con il Capo dello Stato che rivolge quell'appello per dare un segnale di coesione nazionale, di fronte al silenzio del Presidente del Consiglio, il portavoce di Berlusconi, Bonaiuti, ha detto che Berlusconi non parla per non influenzare i mercati. Forse Bonaiuti ha detto la verità, perché ogni qual volta Berlusconi parla sicuramente è un colpo al prestigio e alla credibilità di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e ha fatto dunque bene a tacere.
Ma è del tutto chiaro che questa condizione non può durare, perché se l'iniquità è quella che ho descritto prima, se noi dobbiamo chiamare il Paese ad uno sforzo straordinario, se dobbiamo essere all'altezza di quelle sfide, c'è qualcuno tra noi che pensa che un Governo discreditato possa avere voce in Italia e all'estero per compiere un'operazione di questa natura? La mia opinione è che questo non sia più possibile.
Vengo - se mi rimane un minuto, signor Presidente - ad una questione. Noi subiamo un attacco - ne ho sentita l'eco anche stamane - dall'antipolitica. I veri responsabili dell'antipolitica - colleghi della maggioranza - siete voi che sostenete questo Governo. Noi presenteremo un piano di proposte serie e rigorose in occasione del dibattito che si svolgerà sul bilancio interno della Camera, (che io mi auguro si svolga entro il mese di luglio) per togliere alibi anche su questo, ma sia chiaro che abbiamo un problema: l'attacco alla politica è l'attacco alla rappresentanza, perché questo voi avete alimentato, e quando c'è un attacco alla rappresentanza c'è un attacco alla democrazia, e questo è un terreno, ovviamente, che ci vedrà nettamente in prima fila per contrastare questo tipo di disegno.
Un'ultima considerazione. Si è affossato il federalismo. Vi lanciamo una sfida, insieme ad altre riforme, colleghi della maggioranza. A parole siamo tutti d'accordo per la riduzione del numero dei parlamentari e per la trasformazione di una delle Camere, il Senato, nel Senato delle regioni e delle autonomie. Calendarizziamola a settembre, diamo prova di essere capaci di un'autoriforma che ci riguarda ed è esclusivamente nelle nostre mani. Il nostro voto sulla fiducia - signor Presidente, è inutile dirlo - sarà di negazione della fiducia ad un Governo che ha portato l'Italia in una situazione drammatica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Loggia. Ne ha facoltà.

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, Pag. 50devo dire che siamo realmente molto, ma molto stupiti per un paio di ragioni che spero di esplicitare molto in breve. La prima è che ascolto interventi che vengono dalle opposizioni, anche da colleghi autorevoli, come l'onorevole Ventura, tutti provenienti con l'ultimo volo da Marte. È infatti evidente che arrivano senza aver saputo nulla della crisi economica internazionale, della crisi internazionale delle borse, dell'attacco della speculazione internazionale, delle agenzie di rating, e via seguitando, non avendo neanche il minimo di decenza di ricordare le tante cose invece utili e rilevanti che hanno portato il Paese sino a questo punto - caro onorevole Ventura - nonostante la vostra opposizione faziosa e preconcetta e priva di qualunque proposta.
Siamo realmente molto curiosi finalmente di conoscere queste proposte. Ma mi consenta di dire che, se le proposte sono come quelle esplicitate dall'onorevole Bersani sino a qualche giorno fa e, cioè, che bisognava presentare un disegno di legge per affrontare tutti questi problemi da approvare entro il mese di settembre, allora il 1o ottobre ci saremmo accorti di essere già belli che morti. Altro che Grecia, altro che Irlanda, altro che crisi economica del nostro Paese. È talmente fuori luogo questa proposta che, se non fosse drammatica, sarebbe quanto meno ridicola, lasciatemelo pure dire, insieme con l'altra proposta che è quella di aumentare di un punto di PIL il debito per fare non si capisce bene che cosa e, cioè, delle iniziative per la crescita e lo sviluppo, mai esplicitate, mai conosciute e mai comunicate a nessun cittadino di questo Paese.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 14).

ENRICO LA LOGGIA. Voi sostenete anche che la manovra viene scaricata niente di meno che sulla prossima legislatura e sui prossimi Governi che voi auspicate essere i vostri e che noi siamo sicuri che continueranno ad essere i nostri. Non scaricheremo, quindi, proprio niente su nessuno. Avete praticamente taciuto - ed è un'omissione grave -, non avete precisato, che la manovra economica, quella che riguarda quest'anno e l'anno venturo, l'avevamo già approvata l'anno scorso, con un carico di ben 20 miliardi, e che, quindi, sul 2011 e sul 2012, si poteva solo fare quel poco di correttivo rispetto alla manovra già approvata. È, quindi, evidente che questa manovra si doveva rivolgere al triennio successivo, dal 2012 al 2014, a prescindere dalle scadenze elettorali o da vostre ambizioni di rivalsa.
Abbiamo, invece, intrapreso la strada verso il pareggio di bilancio e bene ha fatto il Ministro Tremonti ad annunciare un'iniziativa di correzione costituzionale nel nostro ordinamento che auguriamo a tutti i Paesi d'Europa di realizzare e, cioè, di inserire nella legge base, nella legge fondamentale, il principio del pareggio di bilancio. Questi conti, questa manovra, portano, per la prima volta nella storia del nostro Paese, al pareggio di bilancio nel 2014. Lasciatemi dire che non è affatto un risultato da poco.
Inoltre, sento dire dall'onorevole Ventura - mi dispiace che è andato via, ma ha fatto un autogol formidabile - che voi volete realmente diminuire i costi della politica. Probabilmente qualcuno di voi ha dimenticato o colpevolmente e deliberatamente afferma o dimentica di affermare - meglio ancora - un fatto: nel 2005 non l'avevamo fatta noi la riforma costituzionale che dimezzava i membri del Parlamento? (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

GIANNI FARINA. L'ha fatta la Bicamerale!

ENRICO LA LOGGIA. E chi è che è stato a patrocinare il referendum popolare che, poi, ha annullato e vanificato quella riforma? Ma quali costi della politica volete abbassare se siete stati voi ad avere impedito a questo Paese di fare un salto in avanti enorme? Già questa legislatura, quella che è iniziata nel 2008, avrebbe avuto la metà dei parlamentari con una riduzione, quella sì realmente significativa, dei costi della politica. Pag. 51
Qui si stanno costruendo delle basi solide e certe ed è soltanto con basi solide e certe che è possibile realizzare qualunque politica di sviluppo. Diversamente, è soltanto un'azione da irresponsabili che voi vi state assumendo la responsabilità di portare avanti, scusate il bisticcio delle parole, ma è per rendere più chiaro il concetto. Avete acconsentito ed avete accolto l'appello del Presidente Napolitano per poter riuscire ad approvare in tempi rapidi la manovra. Avete svolto un'azione saggia, ma l'avete vanificata un momento dopo, infischiandovene, ovviamente, degli appelli del Presidente Napolitano, per dire che il Governo si deve dimettere e ci vuole un Governo tecnico. E che cosa raccontiamo ai mercati, ai problemi connessi alla crisi economica internazionale? Che abbiamo approvato sì una manovra importante per poi gettare l'Italia nel caos politico?
Credo che una manifestazione di irresponsabilità come questa sia difficile da trovare negli annali della nostra Repubblica. E inoltre, federalismo fiscale morto? Non è morto. Solo che voi vi assumete la responsabilità di affermare che gli sprechi devono continuare, che le duplicazioni di spesa devono continuare, che gli amministratori malversatori e corrotti devono continuare, che i cittadini non devono usufruire delle giuste risorse che mettono a disposizione le amministrazioni locali. Se questa è la vostra tesi, certo il federalismo corre qualche rischio, ma se la vostra tesi è quella di una corretta gestione dei compiti, dell'azzeramento di sprechi a qualunque livello, dallo Stato all'ultimo comune, mi pare che invece quella sia l'occasione per il rilancio concreto e reale del nostro Paese.
Poi, nella manovra non ci sarebbe nessun elemento che possa incentivare lo sviluppo: cosa dire dell'opportunità offerta ai giovani sino a 35 anni di avere una tassazione soltanto al 5 per cento per le nuove imprese che si aprono, così come per i lavoratori ultracinquantenni che vanno in mobilità? E cosa dire ancora dell'allargamento del collocamento, dell'agevolazione della contrattazione aziendale, delle nuove opportunità che si aprono a una rete distributiva dei carburanti, del Patto di stabilità riconvertito, come è giusto che sia, per gli enti locali virtuosi, così come pure il contributo del ben 20 per cento in più che nasce già da un decreto di attuazione del federalismo fiscale e che qui viene ribadito per consentire ai comuni al di sotto dei 5 mila abitanti, dove abitano ben 20 milioni di abitanti del nostro Paese, di poter usufruire di queste somme in più del fondo del riequilibrio per potere realizzare in forma associata i servizi essenziali? E ancora, la redistribuzione di oneri per le imprese artigiane, con una significativa riduzione; le nuove iniziative per la banda larga; le nuove opportunità offerte alle imprese per i nuovi afflussi di capitale e ancora, non ultimo, il potenziamento del sistema giudiziario.
La verità è, cari colleghi dell'opposizione, che qui inizia il secondo tempo, che è il secondo tempo di questa legislatura, ma anche il secondo tempo di questa maggioranza sotto la guida del Presidente Berlusconi, per fare tutto ciò che la crisi internazionale non ci ha consentito di fare, ma oggi, con questa manovra, si aprono tutte le prospettive per poterle realmente iniziare, per poter fare la rivoluzione liberale che abbiamo promesso ai nostri elettori...

SANDRO GOZI. Ancora? Basta!

ENRICO LA LOGGIA. ...per poter fare la riforma fiscale, la cui delega è già stata presentata, per poter finalmente arrivare nei tempi più brevi possibili, previsti già entro il settembre del 2013, che annullerebbero quelli che a voi sembrano interventi a danno dello Stato sociale nel nostro Paese. Non ci sono alternative a questo Governo, non fatevi illusioni. Non ci sono possibilità di Governi tecnici, né ci sono lontanamente possibilità di dimissioni del Presidente del Consiglio. A lui diciamo di andare avanti con la determinazione e la voglia che gli sono propri, sapendo che questo gruppo e questa maggioranza lo seguiranno come un solo Pag. 52uomo, a sostegno dello sviluppo del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lehner. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, sono particolarmente avvilito e in parte sdegnato perché ho sentito l'onorevole Ventura, oltre il suo discorso di opposizione e di critica assolutamente legittimo, usare un cognome, Scilipoti, come se fosse sinonimo di una parolaccia. Questo significa disprezzo, questo significa intolleranza, questo significa che siamo prossimi al razzismo personale.
Io direi che il cognome di una persona, il cognome di un parlamentare, ma anche il cognome di un barbiere non può mai essere usato con quel disprezzo e con quella saccenteria che richiamano i toni e la cultura dello stalinismo, l'intolleranza comunista (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Io speravo - e l'ho anche scritto - nel PD di Veltroni: sembrava in effetti un partito davvero nuovo, davvero un partito che avesse perduto non solo il pelo, ma anche il vizio stalinista. Uscito Veltroni, purtroppo nel PD sono tornati questi vizi terribili e che evocano - attenzione - tragedie, stragi e soprattutto disprezzo per tutti gli altri, disprezzo per gli avversari (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa è inciviltà: è inutile fare diatribe, questa è inciviltà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Poiché, secondo le intese intercorse, la votazione per appello nominale sulla questione di fiducia è prevista a partire dalle ore 14,30, sospendo la seduta fino a tale ora.

La seduta, sospesa alle 14,15, è ripresa alle 14,35.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Consolo è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari (ore 14,36).

PRESIDENTE. Comunico che, con lettere pervenute in data odierna, i deputati Andrea Ronchi, Giuseppe Scalia e Adolfo Urso, già iscritti al gruppo parlamentare Futuro e Libertà per il Terzo Polo, hanno chiesto di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risultano pertanto iscritti.

Si riprende la discussione (ore 14,37).

PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione della seduta hanno avuto luogo le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

(Votazione della questione di fiducia Articolo unico - A.C. 4509)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno Pag. 53di voto di deputati appartenenti ai vari gruppi, che ne hanno fatto motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dal deputato Crosio.
Invito, dunque, i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 14,40)

(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 14,42)

(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 15,20)

(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 15,25)

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 4509, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti 602
Votanti 600
Astenuti 2
Maggioranza 301
Hanno risposto
316
Hanno risposto
no 284

(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).

Hanno risposto sì:

Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Alessandri Angelo
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Allasia Stefano
Angeli Giuseppe
Angelucci Antonio
Antonione Roberto
Aprea Valentina
Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Armosino Maria Teresa
Ascierto Filippo
Baccini Mario
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barba Vincenzo
Barbareschi Luca Giorgio
Barbieri Emerenzio
Beccalossi Viviana
Belcastro Elio Vittorio
Bellotti Luca
Berardi Amato
Bergamini Deborah
Berlusconi Silvio
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berruti Massimo Maria
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Bianconi Maurizio
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bitonci Massimo
Bocciardo Mariella
Bonaiuti Paolo Pag. 54
Bonciani Alessio
Bonino Guido
Boniver Margherita
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Brambilla Michela Vittoria
Brancher Aldo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Buonanno Gianluca
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Calearo Ciman Massimo
Callegari Corrado
Caparini Davide
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Casero Luigi
Cassinelli Roberto
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Catanoso Basilio
Catone Giampiero
Cavallotto Davide
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Centemero Elena
Ceroni Remigio
Cesario Bruno
Cesaro Luigi
Chiappori Giacomo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
Comaroli Silvana Andreina
Consiglio Nunziante
Conte Gianfranco
Contento Manlio
Corsaro Massimo Enrico
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Cristaldi Nicolò
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
D'Anna Vincenzo
De Angelis Marcello
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Nichilo Rizzoli Melania
Desiderati Marco
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
Dima Giovanni
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Di Virgilio Domenico
Di Vizia Gian Carlo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Dussin Luciano
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Renato
Fava Giovanni
Fedriga Massimiliano
Fitto Raffaele
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Forcolin Gianluca
Formichella Nicola
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franzoso Pietro
Frassinetti Paola
Fucci Benedetto Francesco
Fugatti Maurizio
Galati Giuseppe
Garagnani Fabio
Garofalo Vincenzo
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Germanà Antonino Salvatore
Ghedini Niccolò
Ghiglia Agostino
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gianni Giuseppe
Gibiino Vincenzo
Gidoni Franco
Giorgetti Alberto Pag. 55
Giorgetti Giancarlo
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Goisis Paola
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Grassano Maurizio
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Grimoldi Paolo
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannaccone Arturo
Iannarilli Antonello
Iapicca Maurizio
Isidori Eraldo
Jannone Giorgio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
Landolfi Mario
Lanzarin Manuela
La Russa Ignazio
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Leo Maurizio
Leone Antonio
Lisi Ugo
Lorenzin Beatrice
Lunardi Pietro
Lupi Maurizio
Lussana Carolina
Maggioni Marco
Malgieri Gennaro
Mancuso Gianni
Mannucci Barbara
Mantovano Alfredo
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Giulio
Marmo Roberto
Maroni Roberto
Marsilio Marco
Martinelli Marco
Martini Francesca
Martino Antonio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Meloni Giorgia
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Misiti Aurelio Salvatore
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Moles Giuseppe
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Montagnoli Alessandro
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Munerato Emanuela
Murgia Bruno
Mussolini Alessandra
Napoli Osvaldo
Nastri Gaetano
Negro Giovanna
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Nucara Francesco
Orsini Andrea
Pagano Alessandro
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Paolini Luca Rodolfo
Papa Alfonso
Parisi Massimo
Paroli Adriano
Pastore Maria Piera
Pecorella Gaetano
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario (Misto-R-A)
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pianetta Enrico
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Pini Gianluca
Pionati Francesco
Pirovano Ettore
Pisacane Michele
Piso Vincenzo
Pittelli Giancarlo
Pizzolante Sergio
Polidori Catia
Polledri Massimo Pag. 56
Porcu Carmelo
Porfidia Americo
Prestigiacomo Stefania
Pugliese Marco
Rainieri Fabio
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Razzi Antonio
Reguzzoni Marco Giovanni
Repetti Manuela
Rivolta Erica
Roccella Eugenia Maria
Romani Paolo
Romano Francesco Saverio
Romele Giuseppe
Rondini Marco
Rossi Luciano
Rossi Mariarosaria
Rosso Roberto
Rotondi Gianfranco
Russo Paolo
Ruvolo Giuseppe
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Santelli Jole
Sardelli Luciano Mario
Savino Elvira
Sbai Souad
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scelli Maurizio
Scilipoti Domenico
Siliquini Maria Grazia
Simeoni Giorgio
Simonetti Roberto
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Speciale Roberto
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stefani Stefano
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Stucchi Giacomo
Taddei Vincenzo
Terranova Giacomo
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Traversa Michele
Tremonti Giulio
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vanalli Pierguido
Vella Paolo
Ventucci Cosimo
Verdini Denis
Versace Santo Domenico
Vessa Pasquale
Vignali Raffaello
Vitali Luigi
Vito Elio
Volpi Raffaele
Zacchera Marco

Hanno risposto no:

Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Amici Sesa
Argentin Ileana
Bachelet Giovanni Battista
Barbaro Claudio
Barbato Francesco
Barbi Mario
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Bernardini Rita
Berretta Giuseppe
Bersani Pier Luigi
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bongiorno Giulia
Borghesi Antonio
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara Pag. 57
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Briguglio Carmelo
Bucchino Gino
Buonfiglio Antonio
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carra Enzo
Carra Marco
Casini Pier Ferdinando
Castagnetti Pierluigi
Causi Marco
Cavallaro Mario
Cenni Susanna
Cera Angelo
Cesa Lorenzo
Ciccanti Amedeo
Cimadoro Gabriele
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Commercio Roberto Mario Sergio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Consolo Giuseppe
Conte Giorgio
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
De Micheli Paola
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Biagio Aldo
Di Giuseppe Anita
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Donadi Massimo
Duilio Lino
Esposito Stefano
Evangelisti Fabio
Fadda Paolo
Farina Gianni
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fassino Piero
Favia David
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontanelli Paolo
Formisano Aniello
Formisano Anna Teresa
Franceschini Dario
Froner Laura
Galletti Gian Luca
Garavini Laura
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giovanelli Oriano
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Gozi Sandro
Granata Benedetto Fabio
Grassi Gero
Graziano Stefano
Iannuzzi Tino
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
La Malfa Giorgio
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco Pag. 58
Lenzi Donata
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lolli Giovanni
Lo Monte Carmelo
Lo Moro Doris
Lo Presti Antonino
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Mantini Pierluigi
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marini Cesare
Marrocu Siro
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mecacci Matteo
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Menia Roberto
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merlo Ricardo Antonio
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Mogherini Rebesani Federica
Monai Carlo
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Moroni Chiara
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mura Silvana
Murer Delia
Muro Luigi
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Angela
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nicco Roberto Rolando
Nicolais Luigi
Occhiuto Roberto
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Orlando Leoluca
Paglia Gianfranco
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Parisi Arturo Mario Luigi
Patarino Carmine Santo
Pedoto Luciana
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Mario (PD)
Perina Flavia
Pes Caterina
Pezzotta Savino
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Piffari Sergio Michele
Pisicchio Pino
Pistelli Lapo
Pizzetti Luciano
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Proietti Cosimi Francesco
Quartiani Erminio Angelo
Raisi Enzo
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossomando Anna
Rota Ivan
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino Pag. 59
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Sarubbi Andrea
Sbrollini Daniela
Scanderebech Deodato
Scarpetti Lido
Schirru Amalia
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Siragusa Alessandra
Soro Antonello
Sposetti Ugo
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Tidei Pietro
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Vaccaro Guglielmo
Vannucci Massimo
Vassallo Salvatore
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventura Michele
Verini Walter
Vico Ludovico
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Volontè Luca
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zazzera Pierfelice
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Si sono astenuti:

Brugger Siegfried
Zeller Karl

Sono in missione:

Crosetto Guido
Frattini Franco
Lombardo Angelo Salvatore
Miccichè Gianfranco

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Ordine del giorno - A.C. 4509)

PRESIDENTE. Passiamo all'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 4509).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento l'ordine del giorno Beltrandi n. 9/4509/1, che è volto ad impegnare il Governo a provvedere alla proroga della convenzione tra il Ministero dello sviluppo economico e la Centro di produzione Spa, al fine di consentire la prosecuzione della trasmissione delle sedute parlamentari attraverso le frequenze di Radio Radicale.
Il provvedimento in esame, infatti, reca disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria e, nel suo ambito, non sono ricomprese norme che intervengono nella materia di cui all'ordine del giorno Beltrandi n. 9/4509/1.
Peraltro, lo stesso ordine del giorno, avendo ad oggetto l'adozione di uno specifico atto amministrativo di proroga, riveste una natura microsettoriale rispetto alla manovra di finanza pubblica che, invece, reca disposizioni aventi un carattere prettamente generale.
Poiché, secondo le intese intercorse tra i gruppi, le dichiarazioni di voto finale per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta avranno inizio alle ore 16,30, sospendiamo la seduta fino a tale ora. La seduta è sospesa e riprenderà, quindi, alle ore 16,30 con la diretta televisiva per dichiarazione di voto finale.

La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 16,30.

Pag. 60

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4509)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che, secondo quanto stabilito in sede di Conferenza dei Presidenti di gruppo, è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale di un rappresentante per gruppo e per ciascuna delle componenti politiche del gruppo misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà, per due minuti.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il tempo anche in politica è galantuomo: i nodi vengono al pettine e soprattutto, onorevole Tremonti, i debiti vengono a galla.
Quando in questi anni abbiamo accennato alla gravità della crisi e abbiamo giudicato insufficiente l'azione del Governo ci è stato risposto dal Presidente del Consiglio, ma anche dal Ministro dell'economia e delle finanze, che l'Italia affrontava la crisi meglio degli altri e che sarebbe uscita dalla crisi meglio degli altri. Il motto del Presidente del Consiglio era: «la nave va». Per fortuna, l'opinione pubblica giudica e ricorda.
All'improvviso, lo scenario è cambiato: ieri il Ministro dell'economia e delle finanze ha detto che la situazione è difficilissima - ed è la verità - ed ha parlato di inabissamento del Titanic e forse non si è reso conto, di colpo, che rivelava la metafora del Presidente del Consiglio sulla nave Italia. Quella metafora ha preso un sapore drammatico: l'Italia era il Titanic - lo ha detto il Ministro - ma il Titanic, onorevoli colleghi, aveva un comandante e degli ufficiali che lo guidavano, oggettivamente e soggettivamente responsabili dell'inabissamento di quella nave. Chi ha condotto l'Italia a questa crisi dovrà pagare i propri errori.
Il Presidente della Repubblica ha chiesto alle forze di opposizione di non far mancare un segno nei confronti di una manovra in questo momento così necessaria.
Io non mi sono sentito in piena coscienza di votare la fiducia a questo Governo: ho votato «no» e sono sereno di averlo fatto in questi mesi ed oggi, ma voterò «sì» alla manovra, pur giudicandola iniqua e sbagliata in molti aspetti perché, come repubblicano, non mi sento di subire l'accusa, un domani, di avere negato al Governo i mezzi di fronte a una crisi che egli ritiene - finalmente lo ammette - molto grave.
Chiudo, signor Presidente, augurandomi nel farlo che una parte della maggioranza - quella parte della maggioranza consapevole degli errori - aiuti a cambiare strada: l'Italia ha bisogno di un futuro diverso, ma ha bisogno di cambiare strada, il tempo si è fatto breve.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zeller. Ne ha facoltà, per due minuti.

KARL ZELLER. Signor Presidente, non possiamo non condividere le ragioni d'urgenza e di coesione, alle quali il Capo dello Stato ha richiamato il Parlamento al fine di approvare questa manovra di correzione dei conti pubblici, che avrà un impatto notevole sulla vita dei cittadini.
In merito alla rivalutazione delle pensioni è giusto che, dopo le modifiche approvate dal Senato, la rivalutazione sia tornata per le pensioni più basse, ma rimane sempre una fascia media di reddito - al di sopra dei 2.500 euro lordi - che non può essere ritenuta elevata e che tuttavia subirà un blocco totale. Nella prospettiva della riduzione delle detrazioni fiscali e delle agevolazioni a decorrere dal 2013, ripropone una politica di tagli lineari che, inevitabilmente, incide gravemente sulle fasce di popolazione meno tutelate e, in particolare, sulle famiglie.
Chiediamo, pertanto, al Governo che intervenga con i prossimi provvedimenti affinché vengano tutelate almeno le famiglie Pag. 61 meno abbienti e venga esclusa la retroattività dei tagli, in particolare per le ristrutturazioni e per gli interventi di risanamento energetico già effettuati prima del 2013.
In ordine al Patto di stabilità, intendiamo ricordare al Ministro Tremonti che, per la determinazione del concorso delle province autonome di Trento e Bolzano, dovrà essere salvaguardato il principio dell'intesa, tenendo in debita considerazione anche gli effetti positivi già raggiunti dalle due province in termini di indebitamento netto derivante dall'applicazione del cosiddetto accordo di Milano.
Come deputati della Südtiroler Volkspartei esprimiamo il nostro voto di astensione.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,40).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto finale - A.C. 4509)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà, per due minuti.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, già questa mattina il collega Mario Pepe, a nome della componente Repubblicani-Azionisti, all'interno del gruppo misto, ha dato l'assenso al voto di fiducia che abbiamo espresso da qualche ora. Come già dichiarato dall'amica Sbarbati al Senato, i Repubblicani apprezzano lo sforzo che il Governo e, in particolare, il Ministro Tremonti stanno compiendo per salvare il Paese dalla bancarotta. A questo aggiungo che il comitato di segreteria del partito repubblicano italiano, riunitosi nella giornata di ieri, ha approvato all'unanimità un documento di assenso rispetto alla strada intrapresa. Ci torna in mente quanto disse Ugo La Malfa, vicepresidente del Consiglio dei ministri, nel Ministero Moro-La Malfa, in una situazione economica simile. Egli affermò: siamo come un treno che marciava verso il baratro ad una velocità di centottanta chilometri l'ora e che adesso marcia verso il baratro ad una velocità di centoventi chilometri l'ora. Oggi noi diciamo: arrestiamo questa marcia e invertiamo la rotta. È facile gettare la croce addosso al Ministro Tremonti e al Governo, perché spesso si critica però altrettanto spesso chi critica non sa fare le cose. Tra criticare e realizzare le cose c'è una differenza. Si può criticare se un quadro è fatto bene o male, poi è difficile saper fare un quadro fatto bene. Signor Ministro, i Repubblicani, la componente che ho l'onore di rappresentare, voteranno a favore del provvedimento finanziario da lei proposto e la incoraggiano a proseguire nella sua opera con un'ulteriore sollecitazione al Governo a recepire il progetto liberaldemocratico elaborato dal partito repubblicano italiano e da numerose fondazioni politico-culturali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Monte. Ne ha facoltà, per tre minuti.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, il Movimento per le Autonomie voterà contro questa manovra. È indiscutibile, colleghi, che ci troviamo di fronte ad un pesante attacco finanziario contro il nostro Paese e contro l'Europa ed è quindi evidente che occorrono gesti di responsabilità adeguati. L'opposizione questi gesti li ha compiuti, consentendo l'approvazione della manovra in meno di una settimana. Cosa ha fatto invece la maggioranza? Ha approfittato di questa disponibilità e ha portato avanti senza alcun miglioramento una manovra iniqua e nordista. Si è comportata come se avesse diritto ad un Pag. 62trattamento di favore da parte dell'opposizione. Il Paese non può superare una crisi di questa portata solo con misure di natura economica. Ha bisogno di una classe dirigente credibile di fronte al mondo e di fronte ai cittadini ai quali chiede sacrifici. Non ha bisogno di una manovra qualsiasi, ma ha bisogno di una manovra equa e creatrice di sviluppo, l'esatto contrario della vostra. Le misure proposte sono inique perché penalizzano i ceti sociali meno protetti e il sud del nostro Paese. Sicuramente non creano sviluppo, perché non sono permeate da un progetto di crescita e di rilancio della nostra economia, bensì guidate dalla solita logica dei tagli lineari. Il primo taglio lineare è quello geografico fra il nord e il sud. Avete tracciato una linea che difende le aree forti del settentrione e mortifica quelle deboli del Mezzogiorno. È una manovra che crea ulteriori squilibri. In tre anni si è determinato uno spostamento verso il nord di risorse destinate al sud quale non si era mai verificato nella storia repubblicana del nostro Paese.
L'ANAS e le Ferrovie costruiscono i loro piani strategici guardando solo alle regioni ricche e il Meridione rimane senza infrastrutture, l'agricoltura del sud viene ignorata e al nord si sanano la multe, il Piano per il sud rimane una vuota promessa, più volte rinnovata e mai mantenuta: un attentato costante e pericolosissimo all'unità nazionale.
Il tempo è scaduto: bisogna prendere atto che gli impegni non sono stati mantenuti e che occorre un Governo all'altezza dei problemi del Paese. L'opposizione responsabile, che ha consentito l'approvazione rapida di questa manovra, vi chiede adesso di prendere atto del fallimento (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud e Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà per quattro minuti.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, signor Ministro, stiamo assistendo a un paradosso che solo la drammatica gravità della situazione in cui l'Italia sta precipitando può giustificare. Le opposizioni, e fra queste la nostra, Alleanza per l'Italia, con il Terzo Polo, pur di salvare il Paese, pur di preservare i risparmi dei cittadini e il futuro dei nostri figli, accetta di fare approvare in tre giorni, praticamente a scatola chiusa, una manovra che non condivide.
Ma il segnale che questo passaggio dà ai mercati e agli speculatori è tutto politico: un segnale che deve arrivare forte e chiaro, per dire che non vi sono forze politiche che giocano allo sfascio; il messaggio inequivocabile che l'intero Parlamento difende gli obiettivi della stabilità, del conseguimento del pareggio di bilancio, della riduzione del debito, del rispetto dei vincoli europei, così come quantificati nei saldi della manovra, vincoli che il Parlamento tutto assume come propri, unanimemente condivisi, per ora e per i prossimi anni, quale che sia l'evoluzione del quadro politico.
Questo è il messaggio di responsabilità nazionale che i mercati hanno recepito e che ha temporaneamente placato l'aggressione speculativa contro l'Italia. Ma non illudiamoci, non illudetevi, signori del Governo, che questo possa bastare. I mercati torneranno ad aggredirci, se continuerà lo spettacolo di un Governo che è esattamente il contrario di ciò che occorrerebbe per fronteggiare con energia e credibilità una situazione tanto difficile: un Governo dilaniato da lotte violente, combattute a suon di dossier confezionati da apparati deviati; una corruzione dilagante che rivela uno stile di gestione del potere cinico e spregiudicato, privo di valori e di senso dello Stato; una corruzione che coinvolge ormai i massimi vertici del Governo e, addirittura, coloro che chiedono al Paese rigore, sobrietà e sacrifici.
Certo, Ministro Tremonti, siamo di fronte a una drammatica crisi dell'Europa, ad un'abissale inadeguatezza e assenza di visione da parte della sua leadership, ad un drammatico ritorno allo spirito di Westfalia, al culto, cioè, della sovranità nazionale, ma la sua analisi omette di spiegarci Pag. 63perché, se la crisi è europea e se l'Italia, come lei per mesi ci ha ripetuto, sta meglio di altri Paesi forti, la speculazione ha colpito l'Italia e non gli altri Paesi.
La ragione è molto semplice, anche se lei non può confessarla: la ragione vera è lo spettacolo che stanno dando il suo Governo e la sua maggioranza, che, pur di salvare se stessi e i propri interessi, stanno portando a fondo l'Italia; un Governo che per l'Italia è diventato un handicap, una zavorra, anzi, forse la zavorra più pesante. Infatti, neppure in una situazione come quella che oggi stiamo affrontando, neppure di fronte all'eccezionale assunzione di responsabilità delle opposizioni, neppure con la forza che deriva dal sostegno del Capo dello Stato, neppure in questa eccezionale congiuntura siete stati capaci di dare un segno di coraggio, di equità, di recuperare anche un piccolo barlume di quella rivoluzione liberale che avevate promesso agli italiani.
Il nostro voto contrario intende esprimere con la massima chiarezza il nostro dissenso da questa impostazione, ma proprio da questa manovra e dalla sua inadeguatezza risulta ancora più evidente che il Paese ha bisogno di altro: ha bisogno che si chiuda rapidamente l'agonia del berlusconismo, che ogni giorno che passa divora l'Italia, la sua fiducia e le sue energie.
L'Italia ha bisogno che inizi subito una nuova fase, ha bisogno di una guida autorevole, credibile e coesa, capace di superare le lacerazioni che in questi 15 anni hanno dilaniato il Paese, per realizzare ciò che l'Europa, i mercati, ma prima di tutto gli italiani, chiedono alla politica: rigore, equità e crescita (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà per dieci minuti.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, l'Italia dei Valori si è assunta la responsabilità di permettere che questa manovra economica venisse al più presto in discussione alla Camera, una responsabilità che tutte le opposizioni si sono assunte, ma che non si è assunta il Governo perché, signor Presidente della Camera, dove è il Governo? Il Presidente del Consiglio, dov'è? Il Ministro dell'economia e delle finanze dov'è (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Futuro e Libertà per il Terzo Polo)? Qual è il rispetto che si deve al Parlamento e al Paese da parte di un Governo che è latitante, prima ancora che qualcuno ne certifichi la latitanza, in senso tecnico intendo dire? (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Ci siamo assunti questa responsabilità per rimanere nei parametri finanziari fissati dall'Unione europea, per ridare credibilità al nostro Paese, per rassicurare i mercati finanziari, e soprattutto, signor Presidente della Repubblica, per aderire al suo appello, all'invito all'unità (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Signor Presidente della Repubblica, però, è l'unica e l'ultima volta che lo facciamo, perché questo Governo, questo Parlamento, è screditato, perché questo Governo, questa maggioranza parlamentare è screditata. È screditata questa maggioranza parlamentare nel momento in cui, invece di decidere presto e bene come reagire ai fatti di tangentopoli - della seconda tangentopoli - tergiversa: si aggiustano le cose per fare in modo che non si decida o per fare in modo che nel segreto dell'urna ci si salvi a vicenda!
Noi riteniamo, per questo Governo, signor Presidente della Repubblica, come dice lei, che ci vuole stabilità, ma dipende! Anche le 'ndrine calabresi, anche le cosche mafiose sono stabili! Questo Governo è inaffidabile e pericoloso perché non ci dà credibilità all'esterno, perché pensa solo ai fatti suoi, perché dopo che 27 milioni di cittadini gli hanno detto: «Guarda, basta fare leggi ad personam!», l'unica cosa che sa pensare è quella di fare altre leggi ad personam a cominciare da una legge per non pagare quel che doveva pagare quando è stato condannato e da ultimo, addirittura adesso, per ridurre i termini e le modalità del 41-bis. È un Governo Pag. 64stabile per mantenere le poltrone e si serve di una maggioranza parlamentare, che solo per mantenere le poltrone gli dà la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del Popolo della Libertà).
Altrimenti vorrei capire, signor Presidente del Consiglio, perché lei - lei, che non c'è, ovviamente - ha nominato come Ministro una persona, che era ancora al vaglio della magistratura in ordine a fatti gravi mafiosi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). E adesso ci avete fatto diventare lo zimbello d'Europa, lo zimbello del mondo! Se i mercati finanziari non hanno credibilità in noi, non ce l'hanno, non perché ci sono i comunisti, come dice lei, ma perché ci sono dei comportamenti e delle persone che ci governano che, invece di andare prima dal giudice a giustificare i propri comportamenti, vanno al Governo per assicurarsi l'impunità.
Noi per questa ragione abbiamo chiesto che, finita questa manovra, signor Presidente della Camera, si metta al più presto all'ordine del giorno il voto sulla sfiducia, che oggi gli amici del Partito Democratico hanno formalizzato con 120 loro firme e che noi già ieri abbiamo indicato come Italia dei Valori e con esponenti di Futuro e Libertà per il Terzo Polo. Insomma, l'opposizione le chiede di dare una risposta alla credibilità di questo Parlamento, potendo decidere noi come ci vogliamo comportare rispetto a questi comportamenti criminogeni del Governo.
E allora noi diamo voto contrario a questa manovra e diamo un voto contrario per un motivo molto semplice: perché è iniqua e ingiusta, toglie ai poveri e dà agli evasori fiscali, toglie ai poveri cristi e alle famiglie e dà alle lobby e alle corporazioni.
Solo affinché chi ci ascolta possa sapere, questa manovra è innanzitutto una truffa metodologica, perché dice: tutti - diciamo così - gli effetti della manovra devono andare dopo il 2014, ovvero dal 2014 in poi, perché fino alle elezioni vogliamo far vedere che non abbiamo fatto male agli italiani, ma dopo sono cavoli vostri. Ed è una manovra che cancella il Fondo per la non autosufficienza, che riduce i diritti ai disabili, che ripristina il ticket della salute, che taglia 9 miliardi agli enti locali, mettendoli in condizione di non poter svolgere le funzioni obbligatorie e necessarie per la sufficienza e la sopravvivenza delle comunità locali, che aumenta le tasse.
Signor Presidente del Consiglio che non c'è, lei dice che non aumenterà mai le tasse ma questa manovra aumenta le tasse di quasi 30 miliardi in effetti reali, aumenta le tariffe dei servizi, il prezzo della benzina, l'età pensionabile delle donne, tassa i risparmi, abbandona a se stessi cittadini inermi, cittadini che avete illuso con il gioco delle tre carte. Gli abitanti di Napoli stanno in mezzo ai rifiuti perché il Governo gioca con i rifiuti degli abitanti di Napoli (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
I terremotati de L'Aquila, che ancora ieri sono andato a trovare, li avete presi in giro con un po' di luminarie per i primi giorni, girando con gli elicotteri intorno alle macerie, adesso stanno ancora lì, senza interventi seri, mentre i vostri amici e complici se la ridono ancora dopo che si sono messi a ridere mentre il terremoto c'era ancora. Ve le ricordate quelle intercettazioni telefoniche? E le forze dell'ordine, che voi tanto a parole declamate, non hanno nemmeno la benzina per correre appresso ai ladri, gli uffici giudiziari non hanno nemmeno la carta per scrivere le sentenze e non dico quale altra carta non hanno nemmeno.
Potrei continuare all'infinito, signori del Governo latitanti, ma mi basta ricordare che qui fuori, nei giorni scorsi, c'era una protesta di comunisti che più comunisti non si può, l'associazione imprenditori. E la miseria! Pure quelli si sono messi a protestare! Ma vi dovete chiedere, ad un certo punto, che cosa sta succedendo, guardatevi allo specchio, ma non è per caso che state sbagliando e state rovinando il Paese? Ma non ve l'ha mica ordinato il medico di stare lì a scaldare la Pag. 65poltrona (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! Se non siete capaci, andate a casa!
Perché sapete chi ci guadagna da questa manovra che avete fatto? Innanzitutto gli evasori fiscali - ci sono 300 miliardi di euro di evasione ogni anno -, ci guadagna tutto quel mondo di economia sommersa - oltre 500 miliardi -, ci guadagna soprattutto la classe politica, diciamo la verità, quelle P2, P3, P4, tutte quelle «P» che iniziano come prostituzione politica, compravendita di voti, scambi di favori, impunità garantite. È una realtà che dobbiamo dire in maniera forte e chiara, perché non possiamo accettare che ogni volta che si deve fare un sacrificio lo facciano i più poveri, i più disperati.
Noi ve lo abbiamo detto: eliminate le province, abolite i rimborsi elettorali ai partiti, i contributi all'editoria, le auto blu e non riducete soltanto le cilindrate, sopprimete le comunità montane, i consorzi di bonifica, le circoscrizioni, bloccate le consulenze, togliete 25 mila consiglieri di amministrazione nelle 7 mila società che sono partecipate dagli enti locali e metteteci un amministratore unico, sopprimete le rappresentanze delle regioni all'estero, fate pagare un contributo di solidarietà almeno del 7 per cento a quegli evasori fiscali che avevano nascosti i soldi all'estero e con il 4 per cento, per oltre 100 miliardi, li hanno riportati in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Riducete le spese militari, perché avete comprato, spendendo 15 miliardi, 135 caccia bombardieri. A che ci servono 135 caccia bombardieri? Le fanno mangiare un milione di famiglie italiane che oggi l'ISTAT ha detto che sono al disotto della soglia di povertà? Che ci facciamo, se non arricchire i mercanti di armi e di morte? Che ci facciamo in Afghanistan (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)? Che ci facciamo in Libia? Stiamo facendo una guerra mentre qui si muore di fame!
Ecco che cosa dobbiamo dire e lo dobbiamo dire in modo forte e chiaro. La tassazione delle rendite speculative in tutta Europa è al 20 per cento. Perché qui è al 12 e mezzo per cento? Lasciamo in pace, certo, i titoli pubblici, ma le rendite speculative fatele pagare. Insomma, che cosa bisogna fare subito subito signor Presidente? Bisogna prendere atto che abbiamo di fronte un Governo bancarottiere e come tutti i bancarottieri quanto meno a casa, non dico altrove, bisogna mandarcelo e bisogna mandatecelo al più presto.
Per questa ragione noi diciamo tre volte «no»: «no» a questa manovra economica iniqua e ingiusta, «no» a questo Governo screditato, incapace e truffaldino, «no», infine, lasciatemelo dire, al tentativo che si vuole fare, in qualche modo, attraverso finti Governi tecnici o di emergenza, di salvaguardare le poltrone, rimanendo qui a scaldare la sedia mentre il Paese brucia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, in accordo con tutte le opposizioni, ha deciso e ha scelto di consentire un'approvazione a tempi di record qui alla Camera di questa manovra correttiva. Noi lo facciamo per spirito repubblicano e patriottico, perché amiamo l'Italia dal nord al sud, perché sappiamo che tutti gli italiani condividono con noi un destino comune, e questo destino comune in queste ore, in questi giorni, è messo in difficoltà dalla crisi finanziaria. Badiamo bene, non è un problema di speculazione, c'è la speculazione, ma i mercati sono i risparmiatori che prestano i soldi all'Italia per coprire le proprie spese. Non pensiamo che siano gli speculatori, non pensiamo di individuare un nemico facilmente colpibile, la cosa è molto più profonda.
Deve essere chiara una cosa. Noi consentiamo che si dia una risposta immediata. Pensiamo che una risposta sia meglio, qui ed ora, di nessuna risposta, ma questa risposta che voi date non è la risposta che noi condividiamo. Vi garantiamo Pag. 66il voto immediato, ma voteremo contro.
Serviva un segno di responsabilità e l'abbiamo dato. Serviva un segno di responsabilità innanzitutto per coprire la totale inadeguatezza e mancanza di credibilità di questo Governo. Dov'è il Presidente del Consiglio? Il Parlamento, la Camera gli fa un regalo che nessun altro Presidente del Consiglio ha mai avuto, e lui nemmeno si presenta in Aula. Dov'era questa settimana il Presidente del Consiglio? Nella settimana di crisi finanziaria più grave della storia della Repubblica, peggiore di quella del 1992, il Presidente del Consiglio non ha trovato modo di dire una parola per rassicurare gli italiani e per rassicurare i mercati.
Sicuramente abbiamo di fronte una crisi internazionale, che riguarda gli Stati Uniti, che riguarda l'Europa, a cui ci sarebbe dovuta essere una risposta europea (l'Europa che non c'è). Chiedo al Governo: qual è il contributo che l'Italia sta dando perché l'Europa, di cui noi siamo un Paese fondatore, sia all'altezza della sfida? Anche ipotesi formulate - penso agli eurobond - di una qualche sostanza non hanno credibilità, se vengono e quando vengono da un Governo che da dieci mesi non si prende nemmeno la briga, per incapacità o per meschino calcolo politico, di nominare il nuovo Ministro delle politiche comunitarie.
Presidente Berlusconi (se ci fosse), lei oggi chiede agli italiani di contribuire al risanamento con provvedimenti di inusitata durezza, sul risparmio, sui redditi delle famiglie. Dopo anni di retorica vuota sulla diminuzione delle tasse noi oggi, anzi voi (noi vi consentiamo solo di farlo oggi) votate una manovra che aumenta la pressione fiscale in Italia, come mai è successo in passato. Dopo la retorica sul federalismo fiscale, che non poteva essere una risposta alla crisi di questi mesi e di questi anni (lo sapevate), voi oggi vi apprestate a votare una manovra che aumenta le tasse, che taglia col machete le detrazioni, colpendo le famiglie, colpendo le famiglie con figli a carico, tagliando la detrazione sulle spese sanitarie e sulle spese scolastiche, mettendo (ma non si poteva trovare una cosa che desse almeno il senso della novità) i ticket sulle ricette e sulle diagnosi sanitarie.
È una manovra regressiva, che colpisce inevitabilmente chi ha meno e colpisce meno chi ha di più. Intervenite sulle pensioni, signor Presidente del Consiglio, dopo che ci avete detto che sulle pensioni non c'era più nulla da fare e che avevamo fatto tutto. Spostate le misure dal 2013 al 2014, che saranno caricate, tra le misure che c'erano prima e le misure che mettete oggi, di risparmi di 70 miliardi tutti (anzi in misura troppo larga) caricati sull'aumento delle tasse.
Mettete le ganasce fiscali che sono state un po' addolcite e va bene. Continuiamo a prevedere che, se il fisco ti chiede dei soldi, tu fai ricorso e, dopo tre mesi e ancora altri 12 mesi, tu paghi anche sei hai fatto ricorso senza aspettare il giudizio nemmeno di primo grado. E, contemporaneamente, colleghi della maggioranza, volete cambiare una legge di dieci anni fa, non di cent'anni fa, che prevede che, se un'azienda viene colpita da una sentenza che impone una multa, quella sentenza non sia esecutiva nemmeno dopo il secondo grado di giudizio. Ai contribuenti i soldi li chiedete subito. Si poteva fare diversamente? Sì, si poteva fare diversamente; lo abbiamo detto tante volte. Si potevano tagliare le spese in modo più incisivo, ma bisognava averci pensato per tempo, e si poteva ridurre il perimetro dello Stato a partire dalle province come noi di Futuro e Libertà per il Terzo Polo volevamo e come la maggioranza ed il PD non hanno voluto.
E su questo - lo dico ai colleghi della Lega Nord Padania -, evitiamo sabato prossimo, mentre chiediamo questi sacrifici agli italiani, la pantomima grottesca del trasferimento di ministeri al Nord. Evitiamolo, fermatevi, prima che la classe politica venga ricoperta di ridicolo.
Dovevamo intervenire sulla corruzione che è fonte di sperperi del denaro pubblico. L'ha detto il collega Lo Presti questa mattina: dov'è il disegno di legge sulla corruzione? Nessuno pensa che, d'improvviso, Pag. 67il Presidente Berlusconi potesse trasformarsi nel mago Merlino e risolvere i problemi con la bacchetta magica. Il problema non è che oggi, dalla sera alla mattina, voi dite agli italiani che ci vogliono le lacrime e il sangue. Il problema sono i tre anni che abbiamo avuto alle spalle, il problema è la favola che avete continuato a raccontare, fino all'ultimo intervento in quest'Aula del Presidente del Consiglio un mese fa, sul fatto che l'Italia stava bene, che non c'erano problemi. Addirittura, il Presidente del Consiglio disse che il nostro debito pubblico non costava poi così tanto in più di quanto costi il debito pubblico tedesco.
Ci avete detto di no alle riforme. Cominciate ora a parlare di privatizzazioni e liberalizzazioni, avendo perso tre anni preziosi, irridendo chi, come noi, diceva di mettere mano al programma del centrodestra, ossia privatizzazioni, liberalizzazioni, riduzione del perimetro e del costo dello Stato. Ci siamo sgolati, abbiamo detto che il rigore nei conti, se resta da solo, diventa rigor mortis per l'economia di un Paese. Oggi ci dicono che continuiamo a crescere all'1 per cento. Speriamo davvero che sia così.
Futuro e Libertà per il Terzo Polo, signori del Governo e amici della maggioranza, ha la coscienza a posto. Noi a novembre l'abbiamo detto che vi erano problemi economici enormi in questo Paese e che questo Governo non andava nella direzione giusta. Fermiamoci, ripartiamo, allarghiamo la maggioranza ed affrontiamo i temi economici. Ci avete detto di no. Noi abbiamo la coscienza a posto. Avete detto che senza Fini avreste fatto le riforme; eccole le vostre riforme: tasse tasse e ancora tasse. Ve le lasciamo fare, vi consentiamo di farle subito.
In conclusione, signor Presidente, noi non chiediamo le dimissioni del Presidente del Consiglio Berlusconi. L'abbiamo fatto quando c'era la possibilità di ripartire, ci abbiamo messo la faccia, abbiamo pagato i costi. Noi oggi vi chiediamo un'altra cosa e, cioè, di prendere atto della realtà, quello che non avete fatto per tre anni dicendo che non vi erano problemi economici e che solo altri Paesi europei erano in difficoltà. Vi chiediamo di riconoscere che, prima di ricominciare ad andare bene, le cose potranno andare ancora male per diverso tempo, che c'è bisogno ancora di scelte dolorose e ce ne sarà bisogno e ci vorrà il consenso e ci vorrà l'autorevolezza. Volete andare avanti così, dilaniati dai contrasti interni e dalla questione morale che esplode ogni giorno di più? Andare avanti forti di un pugno di voti? Andate avanti, non vi giudicheranno solo i mercati, vi giudicheranno gli italiani per i problemi che lascerete.
Se, invece, prenderete atto che, oggi, voi da soli, con il pugno di voti di maggioranza che avete, non siete più una possibile soluzione, ma siete diventati un problema per l'Italia, allora sarà possibile mettere insieme tutte le energie politiche ed intellettuali di destra, del centro e della sinistra, le energie politiche disponibili per affrontare un periodo che sarà difficile e che richiederà scelte radicali e dolorose.
Noi a questo, alla responsabilità di prendere decisioni difficili ed anche impopolari, quando servirà nell'interesse del Paese, noi di Futuro e Libertà a questo siamo disponibili (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Unione di Centro per il Terzo Polo e del deputato La Malfa - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, noi siamo oggi impegnati con un tempismo assolutamente impensabile fino a qualche settimana fa a convertire in legge un decreto-legge importante, che il Governo e il Parlamento stanno varando e che riguarda una manovra finanziaria ed economica assolutamente rigorosa, ma certamente in linea con quanto ci viene chiesto dagli interlocutori europei e mondiali. Con grande senso di responsabilità - dobbiamo ammetterlo e riconoscerlo - tutte le forze politiche hanno concordato sulla necessità di dare subito Pag. 68dei segnali ai mercati ancor prima che si aprisse la borsa lunedì prossimo. Credo che questo senso di responsabilità debba essere la collocazione essenziale di questo passaggio importante nelle aule parlamentari.
Ma, anticipando subito il voto favorevole del gruppo Popolo e Territorio a questa manovra, vorrei concentrarmi su alcuni aspetti caratterizzanti la manovra, perché credo che abbiamo il dovere di spiegare agli italiani qual è il livello dei sacrifici che stiamo chiedendo e qual è la consistenza della politica economica che stiamo mettendo in piedi.
Parto da un dato che può sembrare in controtendenza. Ritengo, infatti, che l'unica critica seria per qualche misura che eventualmente possa venire nei confronti del Governo potrebbe in qualche modo riguardare il fatto che per alcuni passaggi di questa manovra si rinvia ad una dilazione di alcune scelte nel tempo e si fanno interventi che in qualche modo si spostano in avanti. In un contesto come quello nel quale noi ci siamo trovati e che stiamo vivendo, la validità degli interventi di riduzione della spesa pubblica che per forza di cose - lo vogliamo dire -, anche se avremmo in qualche modo auspicato interventi di natura diversa, non può che essere lineare e non selettiva, sono resi indispensabili dall'esigenza di scongiurare il rischio di una grave crisi speculativa sui mercati internazionali. Siamo convinti che ci sarà tempo per correggere la situazione e che ci sia davvero la possibilità, di fronte alla crisi in atto, di riguardare alcuni aspetti di questa manovra in futuro.
Ma vorremmo anche capire bene da chi dall'opposizione, pur in ragione della responsabilità di mantenere saldi i conti di bilancio, critica i tagli, qual è la proposta che viene dall'opposizione? Che cosa si vuol proporre in alternativa a quello che è stato costruito attraverso questa manovra? Si ritorna al vecchio canto che è quello di far pagare con un taglio ideologico assolutamente inaccettabile nel terzo millennio la manovra economica integralmente a chi è più ricco nella società oppure si vuole ricorrere ad una patrimoniale che in questo caso nella sua iniquità generalizzata colpirebbe tutti in maniera massiccia? È questa la politica alternativa? Noi siamo assolutamente convinti - lo voglio dire anche per la responsabilità che porto in quanto presidente della Commissione lavoro - che il problema riguardante la situazione pensionistica del nostro Paese è un problema che presenta ancora degli squilibri, nonostante le tante riforme che sono state fatte nel tempo e che hanno riguardato i passati Governi.
Il nostro sistema pensionistico è caratterizzato ancora da uno sfasamento, da un disequilibrio rispetto al livello europeo. Il 14,9 per cento del nostro Paese contro l'11,6 per cento della media europea. Questa è l'incidenza sul PIL della spesa e del peso pensionistico: il che significa che bisogna ancora intervenire radicalmente e strutturalmente su questa questione. Forse sotto questo aspetto, signor Ministro, ci saremmo aspettati qualche atto di coraggio in più e l'avremmo voluto soprattutto con riferimento non soltanto a quello che è stato un recupero importante fatto in Senato.
Lì come gruppo abbiamo insistito, ben sapendo che vi erano anche altre posizioni favorevoli, quelle cioè di fare in modo che non si intervenisse sulle pensioni più ridotte, ma si colpissero quelle più alte. In questa manovra si chiede un contributo di solidarietà proprio alle cosiddette pensioni d'oro, il che significa che si è fatta una scelta, una scelta di rigore ma anche una scelta di giustizia sociale.
Avremmo voluto in qualche misura che si affrontasse anche il tema della sostenibilità dei sistemi pensionistici nel nostro Paese, non solo collegandoli evidentemente al progressivo aumento dell'aspettativa di vita, ma anche affrontando il tema dei trattamenti pensionistici di anzianità. Noi siamo convinti, ad esempio, che per quanto riguarda l'intervento per il pensionamento di vecchiaia delle donne la normativa italiana prima si adegua a livello europeo e meglio è. Abbiamo necessità di capire che l'Europa ci ha chiesto di fare questo perché ha creduto che proprio su questo elemento si misura il superamento Pag. 69della disparità di trattamento tra uomo e donna. Infatti sappiamo che la condizione particolare vissuta da molte donne nel nostro Paese, chiamate a dividersi fra gli impegni lavorativi e l'attività di cura familiare, potrebbe peraltro indurre a ritenere che una differenziazione sia socialmente giustificata ed opportuna. Non si può non ricordare che questa equiparazione va nel senso opposto rispetto a quello che demagogicamente ancora da talune parti si chiede. Allora da questo punto di vista la manovra presenta sicuramente aspetti importanti.
Avremmo voluto per esempio - e su questo insisteremo nelle prossime settimane, colleghi della maggioranza - che vi fosse più coraggio, anche rispetto ad alcune ipotesi che sono al vaglio del Parlamento e che riguardano proposte di legge che sono sottoscritte da tutti i partiti, dal Partito Radicale al Partito Democratico fino al Popolo della Libertà e che riguardano la possibilità di evitare l'espulsione dal mercato del lavoro di chi ha raggiunto l'anzianità, ma può ancora permanere in servizio e può evitare quindi occupazione in nero. Sono progetti di legge sui quali vorremmo impegnarci fortemente.
Ma detto questo, io credo che sia doveroso richiamare alla nostra attenzione la situazione economica e finanziaria del nostro Paese. La nostra situazione è diversa dagli altri Paesi europei, dobbiamo rendercene conto. A differenza della Grecia, da diversi anni l'Italia è riuscita a mantenere il disavanzo pubblico sotto controllo. A differenza dell'Irlanda, non abbiamo esposto le banche alla crisi, alle difficoltà ed alla necessità di salvataggio facendo leva sui fondi dello Stato. A differenza della Spagna, non abbiamo avuto il problema del boom edilizio che ha causato profonda recessione. Ha scritto Monti ieri sul Corriere della Sera - e credo che sia autorevole la sottolineatura di ciò - che si può dire che la reazione di cui l'Italia è stata capace in questa circostanza è stata davvero notevole. Questa è la forza del nostro Paese, su questo bisogna costruire una prospettiva di futuro e chiederci allora se è sufficiente questa manovra, se dobbiamo fare qualcosa di più, se dobbiamo far sì che l'onda anomala della speculazione possa essere sempre tenuta fuori dall'economia nazionale.
Io credo che proprio le prossime settimane ed i prossimi mesi dovranno vederci impegnati per riorientare la politica economica dell'Italia, per far sì che si punti definitivamente a creare le condizioni di crescita del nostro Paese. È questo un obiettivo che noi abbiamo il dovere di cogliere, di centrare. Questa è la sfida del domani, mantenendo certamente la disciplina di bilancio, ma puntando decisamente a rimuovere tutti gli ostacoli che si frappongono allo sviluppo, ostacoli di natura burocratica, ostacoli di natura strutturale che impediscono la crescita, che impediscono la ripresa produttiva, che impediscono alle imprese di innovare il proprio prodotto. Dobbiamo farlo con il convincimento che soltanto in questa maniera si recupera dignità e ruolo alla politica. Lo voglio dire soprattutto soffermandomi in conclusione su quello che deve essere il significato di questa giornata. Se c'è stata responsabilità, colleghi dell'opposizione, la responsabilità non può essere una categoria della coscienza, la responsabilità si deve tramutare in una categoria della politica. Non potete continuare a dire un giorno sì e l'altro pure: «Dimettetevi». Non potete continuare a dire: «Il Governo vada a casa».
Misuratevi e confrontatevi sui problemi seri! Noi chiediamo al Governo e alla maggioranza di avere una sessione del Parlamento dedicata allo sviluppo, perché vogliamo concorrere in Parlamento alla creazione di quelle che sono le condizioni per lo sviluppo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Lo vogliamo fare con tutte le forze, forti del fatto che il Titanic, che è stato evocato in questi giorni, lo vogliamo fuori dai marosi. Vogliamo portare l'Italia finalmente in Europa, capace di competere con le sue imprese e con la sua forza, e recuperare la politica alla sua dignità (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Onorevole Di Pietro, io credo che l'antipolitica Pag. 70debba essere lasciata ai «grillini» e ai giustizialisti di turno. Torniamo alla politica fatta di moralità e di dignità, e andiamo avanti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, cari colleghi, non è tempo né di chiacchiere in libertà, come quelle che abbiamo sentito appena ora, né di demagogia: è tempo di verità e di responsabilità (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Questa manovra non ci piace, in particolare, perché non contiene le riforme strutturali che servono al Paese, perché rinvia furbescamente al 2013-2014 gli impegni maggiori, perché non colpisce, come avevamo chiesto al Senato, i costi della politica, e perché colpirà pesantemente - questo è il punto centrale -, con l'innalzamento delle tasse, i ceti medi e le famiglie. Proprio nel giorno in cui l'ISTAT ci ricorda che abbiamo 8 milioni di italiani a tutti gli effetti nell'area della povertà. Se si pensa che la legislatura è iniziata all'insegna delle promesse di abbassamento delle tasse e del quoziente familiare, voi capirete le ragioni perché noi non possiamo essere soddisfatti. D'altra parte, sono tre anni che sentiamo di dire cose che, poi, puntualmente, sono state smentite. Retoriche della serie: l'Italia è uscita dalla crisi, stiamo riprendendo la crescita, il peggio è alle spalle. È surreale, onorevoli colleghi, il dibattito tra Berlusconi e Tremonti sull'abbassamento delle tasse, del quale, nelle ultime settimane, si sono riempite intere pagine di giornali e si sono impegnati vertici di maggioranza. È surreale, almeno come l'idea di trasferire i Ministeri al Nord, ad un Nord che chiede meno burocrazia, e non più burocrazia (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Certo, sappiamo che c'è stata una crisi internazionale travolgente e sappiamo anche che c'è un'ondata speculativa, che si abbatte sulle Borse europee per indebolire o, addirittura, travolgere l'euro. Sappiamo anche che, davanti all'inerzia dei Governi europei, la speculazione colpisce sempre più forte. Siamo molto delusi, molto delusi dalla mancanza di reazione e di coraggio dei Governi e delle autorità europee. Questa non è una responsabilità riconducibile a Berlusconi e al suo Governo e, tuttavia, poiché navighiamo in questi mari, una maggiore preveggenza sarebbe stata consigliabile.
Proprio per questo, onorevoli colleghi, dovevamo fare quella rivoluzione liberale e quella riforma istituzionale che avevate promesso e che, sole, ci avrebbero consentito di riprendere la crescita e di non perdere tempo. Abolizione delle province, accorpamento dei piccoli comuni, riduzione del numero dei parlamentari, superamento del bicameralismo perfetto: provvedimenti non più rinviabili, con legge ordinaria o costituzionale, andavano fatti subito.
Liberalizzazioni, a partire dai servizi pubblici locali, privatizzazioni; non tagli lineari che si sono abbattuti sul futuro dei nostri figli, sui livelli essenziali di assistenza, sicurezza, forze dell'ordine, non tagli lineari, che sono la sconfitta della politica, ma capacità di scegliere e di tagliare i rami secchi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Non avete fatto queste cose, né molte altre, e oggi siamo costretti a fare una manovra emergenziale sotto la spinta del mercato e degli altri Paesi; manovra che rischia di essere solo un primo provvedimento, in attesa dei più duri salassi, mettendo le mani nelle tasche degli italiani, ma soprattutto dei soliti noti: ceto medio e famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Voglio dirvi con chiarezza, assumendomi la responsabilità di usare in quest'Aula una parola che viene evocata strumentalmente Pag. 71da tutti: basta con queste chiacchiere sulla patrimoniale. Il termine può esser odioso, ma è giusto inserire un criterio di progressività, chiedere un prelievo di solidarietà a chi ha di più. È giusto, ad esempio, colpire la speculazione finanziaria e salvaguardare i piccoli risparmiatori che cercano di difendersi acquistando i BOT. È giusto colpire le pensioni d'oro e salvaguardare chi ha il minimo di pensione e non ce la fa ad arrivare a fine mese (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Partito Democratico). È giusto fare di più contro gli evasori che ancora non pagano nulla e mancano sempre all'appello.
Onorevoli colleghi, se questo è il nostro giudizio sulla manovra mi si potrebbe chiedere: perché ne agevolate una rapida approvazione? Cari colleghi, se la casa brucia, e si ha bisogno dei pompieri, se essi non arrivano, saremo costretti tutti a usare l'estintore; è esattamente quello che stiamo facendo. Di fronte a chi, soprattutto dall'estrema sinistra o da certi salotti, arriccia il naso e imputa all'opposizione di fare un favore a Berlusconi, io rivendico, con onestà, che noi siamo convinti di quello che stiamo facendo, una scelta per l'Italia e per gli italiani. Non è un favore a Berlusconi, né una azione condizionata a una contropartita, noi facciamo questo perché doveroso e ne siamo orgogliosi, indipendentemente da quello che succederà da lunedì in poi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo) tanto per essere chiari.
Io sono certo che tutti noi qui dentro, perché ce lo ripetiamo nei corridoi fuori dall'Aula, capiamo che dovrebbe succedere qualcosa se non vogliamo che questi provvedimenti siano inutili. Tutti noi lo capiamo, lo sappiamo, lo auspichiamo; ma tutti noi siamo abbastanza smaliziati per capire che chi ha maggiore responsabilità e dovrebbe avere più coraggio non farà succedere nulla.
Ripercorro cronologicamente gli ultimi, convulsi giorni. Venerdì scorso, il primo segnale dai mercati; sabato, l'appello del Presidente della Repubblica Napolitano, immediatamente condiviso dall'onorevole Bersani e dal sottoscritto; lunedì, il tonfo dei mercati, l'intervento del cancelliere Merkel, una cosa di per sé assai irrituale, e l'immediata disponibilità delle opposizioni, anche nella componente dell'onorevole Di Pietro; martedì, le consultazioni di Tremonti che ringrazia le opposizioni, con la maggioranza e con le opposizioni; giovedì, l'approvazione della manovra al Senato; oggi l'approvazione della manovra alla Camera. A tutti questi passaggi è stato, puntualmente, coerentemente, clamorosamente assente il Presidente del Consiglio. Segno palese di ammissione di responsabilità, oltre che di inadeguatezza (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico).
Onorevoli colleghi, dobbiamo parlarci con sincerità: oggi Berlusconi è parte del problema che abbiamo di fronte, non può in alcun modo determinarne la soluzione. Lo diciamo da mesi, e voi da mesi avete proseguito con la vostra sindrome di autosufficienza, confortata da improbabili allargamenti della maggioranza che, è evidente, fanno acqua da tutte le parti, ma soprattutto hanno creato disdoro all'Esecutivo e alla politica.
Volete continuare così? Pensate che vada tutto bene? Pensate che oggi, approvata questa manovra, il problema dei mercati sarà risolto? Ritenete che tutto possa continuare in modo coerente a questi primi tre anni di legislatura? Se volete continuare così, onorevoli colleghi, continuate così: farete un danno all'Italia e a voi stessi. Siamo purtroppo abituati a non essere ascoltati; a volte - e concludo - siamo stati derisi quando abbiamo chiesto un Governo di responsabilità nazionale.
Allora, onorevoli colleghi, per la prima volta nella storia della Repubblica l'opposizione si è assunta la responsabilità di far approvare in tre giorni una manovra economica di questo peso: noi rivendichiamo la nostra fiducia nell'Italia, negli italiani.
Onorevole Tremonti, il Titanic era un transatlantico considerato inaffondabile, ma il comandante e i suoi ufficiali non Pag. 72videro un immenso iceberg, furono travolti tutti, ricchi e umili; io mi auguro che chi guida l'Italia abbia visto il pericolo e faccia di tutto, davvero di tutto, per evitarlo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, colleghi deputati, il rischio speculazione, di cui è stato vittima il nostro Paese in questi giorni, ci ha costretto ad assumerci una grossa responsabilità: dare una risposta veloce e convincente ai mercati, approvando la manovra finanziaria in tempi record. Di fronte a tale scenario non avevamo altra strada, a meno di non voler fare la fine della Grecia del Portogallo. Noi siamo riusciti ad evitarlo, ed era un nostro preciso dovere, e lo abbiamo fatto - è giusto dirlo - grazie anche al monito del Capo dello Stato e al contributo delle opposizioni. Di questo dobbiamo essere tutti orgogliosi di fronte ai cittadini.
Si tratta di un metodo collaborativo che non dovrebbe rappresentare un'eccezione né un miracolo, ma dovrebbe essere la normalità dell'azione politica, intesa quale strumento al servizio dei cittadini e non sempre solo per polemiche e strumentalizzazioni. Un sistema che, soprattutto, è importante in un Paese che, come il nostro, ha davvero bisogno di riforme (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Nel merito del provvedimento, come Lega abbiamo portato a casa alcuni fatti concreti, come nello stile del nostro movimento, per ridare fiato all'economia e agli enti locali. Siamo riusciti, finalmente, ad introdurre per la prima volta il criterio della virtuosità degli enti locali, attraverso la revisione del Patto di stabilità interno. Finalmente, con un cambio di rotta storico, i comuni e le regioni non saranno più trattati tutti allo stesso modo: chi si comporta bene sarà premiato e chi spreca sarà punito (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
È la prima volta che accade, ed è un fatto nuovo, che delinea però, un'importante inversione di tendenza. Per noi è solo un inizio, occorre andare avanti con forza premiando i virtuosi e punendo gli incapaci. Abbiamo anche finalmente messo fine ai tagli uguali per tutti, sia per i buoni che per i cattivi; con questa manovra nel 2012 chi amministra bene i soldi dei propri cittadini non subirà tagli e potrà così, se riesce, ridurre la pressione fiscale, chi invece sperpera avrà tagli maggiori, e di questo dovrà rispondere direttamente davanti ai propri elettori.
Grazie al nostro contributo le pensioni delle donne non sono state toccate e la stretta sulle rivalutazioni non riguarderà quelle più basse, ma soltanto le cosiddette pensioni d'oro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), da cui recuperiamo importanti fondi. Sempre a sostegno dei lavoratori più deboli abbiamo esteso il numero di coloro che potranno usufruire dell'esenzione di ogni spesa e tassa per le cause di lavoro.
Abbiamo anche tutelato i piccoli risparmiatori, grazie alla modifica dell'imposta di bollo applicata ai titoli di Stato; abbiamo sbloccato la Conferenza dei servizi per la TAV e tolto vincoli che mettevano a rischio investimenti per infrastrutture determinanti per l'economia della Padania e per tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Abbiamo dato inoltre un contributo importante al settore turistico, che in un Paese come il nostro dovrebbe rappresentare uno dei motori trainanti di tutta l'economia. Liberalizzando gli orari d'apertura dei negozi nelle zone turistiche permetteremo ai commercianti di dar fiato alle loro attività. Abbiamo anche previsto - ed è positivo - agevolazioni fiscali per chi vuole iniziare una nuova impresa, per i giovani imprenditori, in modo che chi ha meno di 35 anni e voglia avviare un'attività possa avvalersi di un'imposta sostitutiva del solo 5 per cento. Pag. 73
Certo, lo sappiamo bene e lo sa bene il Ministro Tremonti, che ha con noi interlocuzioni da tanti anni, su questi temi: egli sa benissimo che volevamo fare molto di più, ma la situazione di emergenza ci ha costretti a fare delle scelte e a dare delle priorità.
La nostra azione, l'azione del Governo, però, non deve fermarsi qui. Ciò che stiamo approvando sono delle misure straordinarie per un momento internazionale straordinariamente difficile, alle quali deve far seguito una riforma strutturale dello Stato, che ha nel federalismo fiscale già approvato il primo fondamentale tassello. Da domani quindi riprendiamo decisi il cammino per riformare davvero questo Paese. Lo diciamo da sempre, lo abbiamo messo nel programma di Governo, siamo oggi in quest'Aula per ribadirlo ai nostri colleghi, in primis di maggioranza ma anche a quelli di opposizione: il nostro primo obiettivo è la riforma costituzionale dello Stato che porti ad alleggerire il peso delle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Dobbiamo anche approvare una riforma fiscale che è attesa da anni. Le imposte sulle imprese e sui lavoratori non sono più sopportabili né degli uni né dalle altre, bloccano la ripresa dell'economia, tolgono potere di acquisto alle famiglie, competitività al nostro sistema economico. Dobbiamo rivedere le ganasce fiscali e le misure vessatorie di Equitalia nei confronti dei cittadini. Dobbiamo avviare quella rivoluzione liberale dell'economia che può alleggerire il peso dello Stato, un peso che non ha eguali in nessuno dei Paesi moderni. Questo significa fare la riforma fiscale, la riforma tributaria, la riforma della giustizia, sia civile che penale, ma significa anche realizzare una rivoluzione contro quelle regole burocratiche che soffocano in maniera insopportabile le imprese, soprattutto quelle piccole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Oggi abbiamo messo i conti in ordine, da domani però dobbiamo tornare a concentrarci con il massimo della forza per il controllo della spesa dello Stato, eliminando gli sprechi di denaro pubblico e sostenendo quelle categorie che davvero sono colpite dalla crisi: i lavoratori, i piccoli imprenditori, gli artigiani, i commercianti, i giovani eternamente precari. Oggi noi paghiamo degli errori storici. Solo la Lega, nel corso degli anni e dei decenni, ha sempre sostenuto la verità. La Lega ha sempre denunciato gli errori storici (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Il primo problema è il debito pubblico, il più alto dell'Occidente, accumulato in decenni di sprechi, assistenzialismo e ruberie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti del deputato Strizzolo).

STEFANO STEFANI. Stai zitto!

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Il secondo è l'ingresso in un euro gestito da una burocrazia di finanzieri lontana anni luce da chi lavora e da chi produce (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Oggi noi ci ritroviamo con una moneta forte e un'economia debole. L'unica via di uscita è quella indicata da anni da Umberto Bossi e sigillata nell'accordo di Governo: rendere forte la nostra economia liberando chi lavora e produce dal peso insostenibile di uno Stato centralista. L'unica risposta seria e possibile si chiama federalismo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Solo con il federalismo noi diamo le risposte al nord che produce e a chi vuole davvero risollevare il sud. È per questo che tutti noi siamo qui, che milioni di persone che lavorano e producono ci hanno mandato qui, e noi lotteremo fino in fondo per realizzare quanto abbiamo promesso loro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bersani. Ne ha facoltà.

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PIER LUIGI BERSANI. Signor Presidente, la fiducia che il Governo ha posto oggi l'aveva annunciata un mese fa, come aveva già fatto per quarantasei volte prima di questa. Noi abbiamo consentito al Governo, insieme alle altre forze di opposizione, di cambiare i tempi della questione di fiducia, di porla in una settimana invece che nelle solite tre. L'abbiamo fatto per l'Italia aggredita dai mercati, per non aggiungere due settimane di confusione ed una situazione già confusa e drammatica, sapendo che la confusione finisce sempre per scaricarsi sui più deboli.
Nei vostri confronti, sia chiaro, la nostra responsabilità si ferma qui. Noi adesso la nostra responsabilità ce la prendiamo davanti agli italiani e diciamo subito che siamo radicalmente «contro» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Siamo contro la vostra politica economica, se mai ce n'è stata una; siamo contro la vostra conduzione delle cose in sede europea; siamo contro, ancor più fermamente, ai contenuti ingiusti di questa manovra. E diciamo una parola chiara.
L'Europa ci conosce, conosce la nostra tradizione di forza europeista e di Governo che non arretra davanti alle difficoltà, che sa prendersi le proprie responsabilità e, quindi, diciamo chiaramente - giunti a questo punto - che se toccherà a noi terremo i saldi di questa manovra, ma ne cambieremo il segno e la composizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E cominciamo subito depositando in queste ore un progetto di legge che toglie l'aggravamento dei ticket e li sostituisce con un'altra copertura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Cambieremo questa composizione senza promettere miracoli, perché questa manovra è spudoratamente classista: colpisce i ceti medi e la povera gente (tasse, sanità, servizi locali). Collega Reguzzoni, voi leghisti mi sembrate sempre un ragazzo di piazza Tahrir...ma voi siete i ministri di Mubarak! Avete governato otto anni degli ultimi dieci (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Questa è una manovra che non produce riforme, è una manovra che non fa niente per la crescita. Ci porterà stagnazione e recessione e non ci metterà al riparo dalle tempeste. Mi dispiace dirlo da italiano: già oggi gli spread sono tornati alti. Questa manovra non ci mette fuori dalla tempesta. Oggi, mentre arrivano i nodi al pettine, non vi accusiamo di aver provocato la crisi. Vi accusiamo di non averla affrontata, innanzitutto in una dimensione europea assieme ai vostri Governi fratelli di centrodestra! Avete azzoppato l'Europa, avete impedito che dall'euro si passasse ad una politica economica comune (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Avete impedito che l'Europa facesse un prestito per sostenere lavoro e occupazione. Non consentite che ci sia una tassa europea sulle transazioni finanziarie per alleggerire il debito che si sta scaricando sul lavoro e sul welfare. Non bastano conversioni tardive del Ministro Tremonti su questo. Non bastano le parole. Voi, insieme ai Governi di centrodestra, portate questa responsabilità. E vi accusiamo anche - questo non è stato detto fin qui, ma voglio dirlo, mentre dico che noi terremo i saldi - di aver voluto in Europa buttare il cuore oltre l'ostacolo, oltre il richiesto, con il pareggio al 2014 e l'anticipazione della manovra. Va benissimo fare così, se uno però ha qualcosa di convincente in mano, perché - se ti tiri addosso gli impegni e i riflettori e il giorno dopo si capisce che non hai niente in mano - tu stai facendo un danno gravissimo per questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Niente in mano, niente riforme, niente crescita, tasse su tasse: in questa manovra ci sono 29 miliardi di prelievo, senza contare i 6 o 7 che verranno dagli enti locali e sono tutti prelievi lineari. Dopo i tagli lineari avete inventato i prelievi lineari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Vi accusiamo di aver aggravato la crisi ignorandola fin dall'inizio, tre anni fa con Pag. 75la giaculatoria dello «stiamo meglio degli altri». Le uniche parole che il Presidente del Consiglio ha detto in questi giorni sono che stiamo meglio degli altri. Avete continuato a dirci che i conti erano a posto. Avete fatto il gioco delle tre carte per far sparire dal Parlamento la possibilità di una discussione sulla manovra economica. Siamo andati avanti a decreti de minimis un mese dopo l'altro con la fiducia - magnifico - e con gli applausi di tutti. La finanziaria in 9 minuti: finalmente c'è qualcuno che decide contro i carrozzoni, il Parlamento, eccetera, eccetera. Benissimo: ci ha portati qui quel modo lì di governare e di decidere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Vi accusiamo di avere preteso conformismo dagli attori sociali, dai costruttori di opinioni, dall'establishment e avete anche ottenuto questo conformismo. È stato preso per buono tutto e il contrario di tutto e, ancora oggi, voglio dire che chi ci sta adesso lodando per questo senso di responsabilità in linea con i tempi, tra i tanti osservatori, non si scandalizza che voi non abbiate preso in considerazione nessuna delle proposte che abbiamo fatto: un pacchetto di liberalizzazioni, un pacchetto dei cosiddetti costi della politica, a cominciare dai vitalizi, un pacchetto sulla pubblica amministrazione, la riduzione delle società pubbliche, il dimezzamento o accorpamento delle province, l'accorpamento dei piccoli comuni, un sistema degli appalti, l'abolizione delle leggi speciali sulla cricca. Non avete preso in considerazione nessuna proposta.
Qui, voglio dire chiaramente: attenzione, noi abbiamo proposte precise e coraggiose sul tema dei costi della politica, ma rifiutiamo l'antipolitica! Attenzione, perché in Germania non c'è solo, a giustificazione dei suoi successi la ricerca, ma ci sono anche i partiti. Non è un miliardario a guidare la Germania (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo)! Si tratta di una manovra ingiusta. Voglio farvi una domanda precisa: ditemi quanto paga e cosa ci rimette con questa manovra micidiale una persona che ha le ricchezze del Presidente del Consiglio (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Vi chiedo anche quanto è costato a noi avere un Presidente del Consiglio che ha perso la fiducia internazionale. Facciamo i conti del dare e dell'avere in modo serio e realistico.
Chiudo qui: voi non avete messo a punto una politica economica, ma una torre di Babele: statalismo, individualismo, corporativismo, sussidiarietà penosa, di tutto. Non si è capito nulla di dove la politica economica avesse la barra in questo Paese in questi tre anni. Adesso basta.
Chiudo su questo aspetto. Vorrei fare un discorso serio (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà): in questi anni avete imboccato - questo è il nostro giudizio - una strada sbagliata. Adesso siamo a un tornante delicatissimo per il Paese: se il guidatore continua a tirare dritto per quella strada, questo Paese va a sbattere. Questo è ciò che sosteniamo.
Voi fate quel che ritenete, ma deve essere chiara la nostra proposta. Bisogna avere una ripartenza per dare fiducia al mondo intorno a noi: nuove persone, nuove idee, un confronto nuovo, una nuova piattaforma nel rispetto dei saldi, una ripartenza con energie nuove. Per noi, questo significa elezioni. Se ci si mette qualcosa di mezzo fino al raggiungimento di questo obiettivo, occorre che questo qualcosa abbia i caratteri precipui del tempo necessario per una riforma elettorale e la condizione di lasciarsi alle spalle la politica e i protagonisti di una politica sbagliata.
Per noi sono queste le condizioni. Se intendete tirare dritto vi prendete una responsabilità seria davanti agli italiani. Non parlateci di crisi al buio. Questa situazione è il buio, in questa situazione la luce non può accendersi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e di deputati dei gruppi Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

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FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, se il confronto politico fra di noi deve essere reale e non mistificato, allora noi, in primo luogo, rivendichiamo tre azioni programmatiche di fondo di questo Governo, il Governo Berlusconi, con Giulio Tremonti come Ministro dell'economia e delle finanze (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Il primo elemento programmatico sono stati i tagli dal 2008 ad oggi, che hanno rappresentato, per un verso, un dato positivo, perché hanno consentito al nostro Paese di stare sul terreno del deficit/PIL in una dimensione inferiore a quella francese e che, per altro verso - lo diciamo con franchezza - abbiamo pagato anche alle recenti elezioni amministrative, perché il rigore purtroppo spesso determina dei contraccolpi sul terreno del consenso, ma ci siamo assunti questa responsabilità. Nel contempo, però, noi abbiamo anche finanziato, nei limiti del possibile, con risorse aggiuntive, l'economia con 76 miliardi, 35 dei quali per gli ammortizzatori sociali, e tutte le altre risorse sono state dedicate o alle grandi opere o alla piccola e media impresa. In terzo luogo, abbiamo fatto una serie di riforme o le abbiamo avviate: il federalismo fiscale, la riforma della pubblica amministrazione, la riforma dell'università, la riforma della scuola, la semplificazione normativa e amministrativa (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), la liberalizzazione dei mercati locali e delle pubbliche utility. Insomma abbiamo avviato un processo riformatore (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Lo abbiamo fatto. Questa è la cosa straordinaria e sorprendente che colgo nel suo intervento, onorevole Bersani: talora l'eccesso di faziosità si traduce in un eccesso di provincialismo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Oggi non viviamo la crisi dell'Italia, per un verso viviamo in un mondo nel quale lunedì il Presidente degli Stati Uniti Obama si dovrà misurare con i repubblicani per vedere o meno se evita il default del suo Paese e, nello stesso tempo, con una realtà europea che è in crisi, ma questa crisi non è determinata certamente dal Governo Berlusconi. È una crisi molto profonda, è la crisi dell'euro, è la crisi determinata dal fatto, onorevoli colleghi, che non si può realizzare una moneta unica con sedici politiche economiche diverse (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Lega Nord Padania), con sedici Stati diversi. Da questo punto di vista, credo che qui dovrebbe esserci una riflessione comune. C'è anche qualche economista di sinistra che riflette su questo. Voglio citarvi quello che ha detto l'economista Fitoussi in un'intervista recente su la Repubblica, sia sull'Europa sia sull'Italia: «Il fatto che una vicenda piccola come la Grecia abbia causato questa crisi spaventosa dimostra la debolezza politica dell'Europa. Ed è un peccato imperdonabile, vista la ricchezza potenziale del continente. Certo, non sarebbe stata così grave in un momento di minori tensioni internazionali. L'America soffre di problemi di debito molto più rilevanti dei nostri».
Richiesto sulla situazioni italiana e sulle vicende politiche italiane, Fitoussi ha detto: «Mi chiede se i travagli politici di questi giorni hanno un ruolo nell'attacco speculativo? La mia risposta è no, almeno non direttamente. Tutto quello che sta succedendo sarebbe accaduto egualmente anche in condizioni più distese. I mercati hanno messo l'Europa sotto tutela perché la politica europea lo ha consentito. Ripeto, la colpa è dell'Europa, che si sta dimostrando solo un'espressione geografica».
Allora, ci dobbiamo misurare con questi problemi senza la demagogia che ho ascoltato poco fa. La manovra economica che siamo costretti a fare, che ha le sue luci e i suoi aspetti critici, che venivano ricordati poco fa anche dal capogruppo della Lega, è imposta dall'Europa e da questa situazione internazionale contraddittoria, non dall'assenza di politica economica del Governo, che c'è stata e che voi avete attaccato perché troppo restrittiva.
La manovra economica 2012 concilia riduzione e controllo della spesa pubblica e interventi di sviluppo. Oggi approviamo una manovra che ci fa raggiungere per davvero il pareggio di bilancio nel 2014, Pag. 77operazione che è riuscita a questo Paese una volta sola con l'Unità d'Italia, e che pone fine ad un sistema per cui ogni anno si incassa cento, spendendo centocinque.
Peraltro, è giusto ricordare che, grazie alle azioni di contenimento della spesa rese esecutive dal nostro Governo, l'Italia è il Paese europeo che, dopo la Germania, è meno lontano dal raggiungimento del pareggio di bilancio. Si tratta di una manovra che è stata potenziata e irrobustita molto dal punto di vista dei saldi ed è notevolmente migliorata nei punti critici, come le pensioni e la tassa sui depositi, in ordine alle quali sono stati preservati i diritti dei titolari di redditi minori e i piccoli risparmiatori, il Patto di stabilità, con il riconoscimento delle virtuosità delle amministrazioni che hanno già avviato la contrazione della spesa, e gli investimenti in infrastrutture.
In particolare, il passaggio al Senato ha conferito ai saldi della manovra quella certezza che è stata ricercata dai mercati. Ma è anche un provvedimento che rilancia lo sviluppo e l'economia del Paese attraverso misure di agevolazione della contrattazione aziendale che riconoscono ampi vantaggi alle retribuzioni contrattualmente collegate all'ottenimento dei risultati aziendali e personali, un regime fiscale di vantaggio per l'imprenditoria giovanile in mobilità, la liberalizzazione del collocamento, per cui sono autorizzati alle attività di intermediazione numerosi altri soggetti, il finanziamento della banda larga, gli interventi per favorire l'afflusso di capitale di rischio verso le imprese, l'avvio di un piano di privatizzazione delle partecipazioni statali e la liberalizzazione di servizi e attività economiche.
Per quello che riguarda, poi, tutto un altro tema, che qui, talora, demagogicamente viene avanzato, che sta sempre sul filo dell'antipolitica, quello dei costi della politica, vi diciamo con franchezza che, se voi con un referendum del 2006 non aveste smontato un deliberato del 2005, oggi già ci troveremmo con metà dei parlamentari. Quindi, questo problema sarebbe stato risolto alla radice (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)! Per cui, voi non avete alcuna ragione di farci delle lezioni in materia. Detto questo, diamo atto del senso di responsabilità dell'opposizione che si è determinato in questa Camera anche nel dissenso di merito più profondo. Di questo diamo atto; nello stesso tempo, dobbiamo dire, con franchezza, che questo risultato lo abbiamo raggiunto anche per l'azione del Presidente della Repubblica, il quale ha svolto un'azione politica di mediazione tra la maggioranza e l'opposizione, di cui gli va dato riconoscimento e merito (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Detto questo, però, voi cadete in una contraddizione straordinaria fra il senso di responsabilità dimostrato in questa occasione e le conseguenze che ne traete. Infatti, voi chiedete a questo Governo di dimettersi. Introducete nel dibattito un elemento di perversione straordinario, perché quando un Governo, colleghi, ha la maggioranza in Parlamento e ottiene il voto di fiducia, se l'altra parte non riconosce questo voto di fiducia e gli chiede di andar via, viene meno quello che è un meccanismo fondamentale del confronto parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Infatti, in Parlamento ci si confronta e un Governo rimane al suo posto o se ne va se viene sfiduciato, ma non per una filippica demagogica che viene pronunciata, per cui dovrebbe andare via non si capisce per quale ragione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Ma aggiungo un'altra cosa: pensiamo, per assurdo, che cosa succederebbe se noi subissimo la vostra intimazione. Noi oggi approviamo una manovra che è certamente difficile e che vuole fare i conti con i mercati, ora, secondo voi, lunedì o martedì questo Governo si dovrebbe dimettere, annullando il risultato di questa manovra e dando spazio aperto alla speculazione finanziaria che avrebbe campo libero. (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Quindi, la realtà è che la vostra posizione di responsabilità approda poi ad una linea Pag. 78che, purtroppo, è di irresponsabilità nella sostanza ed anche rispetto alla dialettica parlamentare.
Quest'ultima deve svolgersi sui contenuti, ma non può essere basata su questa ossessiva pregiudiziale «ve ne dovete andare», perché noi abbiamo ancora una volta ottenuto la maggioranza e la fiducia in Parlamento e non ce ne andremo. Siamo, però, evidentemente disponibili ad un confronto costruttivo sui contenuti.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Cicchitto.

FABRIZIO CICCHITTO. Rispetto a quella linea di coesione, che richiede il Presidente della Repubblica, siamo disponibili. Non siamo certamente disponibili alle avventure che voi volete provocare (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio)!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale, per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Antonio Martino. Ne ha facoltà per un minuto.

ANTONIO MARTINO. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, come liberale non amo i dittatori di nessun tipo, ma c'è un tiranno al quale credo dovere, come tutti noi, obbedienza assoluta ed è la piccola voce silenziosa, che sta dentro di me e mi dice cosa è giusto e cosa non è giusto fare.
Ho votato «sì» alla fiducia al Governo, perché ovviamente la stabilità politica è nell'interesse dell'Italia: la stabilità dell'Esecutivo in questo particolare momento ha un'importanza enorme, superiore a quanta ne abbia in tempi normali. Tuttavia, per la stessa obbedienza che devo alla mia coscienza, non voterò questa manovra.
Non la voterò perché ritengo che essa faccia male all'Italia e non faccio riferimento ai contenuti, ma faccio riferimento ad un dato storico inoppugnabile: questa non è la prima manovra. Da un quarantennio abbiamo, ogni anno, una o due manovre correttive, che hanno l'obiettivo di risanare la finanza pubblica. Quindi non è una medicina nuova, inventata oggi...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Antonio Martino.

ANTONIO MARTINO. ... ha una lunga storia alle spalle, ma non ha funzionato, signor Presidente, per un'ovvia ragione, ovvero che questo Paese non ha bisogno di manovre: ha bisogno di riforme!

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Antonio Martino.

ANTONIO MARTINO. Infatti, la parte della spesa che il Governo può controllare a legislazione invariata è minima rispetto al totale (Applausi di deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dima. Ne ha facoltà, per un minuto. Prego i colleghi di attenersi nei limiti del possibile al tempo concesso.

GIOVANNI DIMA. Signor Presidente, impiegherò meno di un minuto per consegnare alla Presidenza una piccola nota, relativa all'articolo 35 della manovra, commi 8 e 9.
In sostanza, in quella parte del provvedimento si escludono le regioni rispetto ai piani energetici regionali e pertanto vorrei appunto consegnare alla Presidenza questa mia nota critica.

PRESIDENTE. Onorevole Dima, le ricordo che lei ha chiesto la parola per dichiarazione di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.

Pag. 79

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, l'economia italiana deve crescere, anche per tenere in ordine i conti pubblici. Per fare questo serviva liberalizzare, serviva ricominciare a parlare di privatizzazioni, serviva tagliare molto selettivamente gli sprechi. Invece, questa manovra non fa altro che proporre altri tagli lineari, aumenti di tasse, anche per i ceti più svantaggiati, mentre salva ogni ordine e casta, quelle vere.
Così è il definitivo fallimento economico e politico di questo Governo e di questa maggioranza, che sedici anni fa era nata su ben altre premesse e su ben altre parole d'ordine.
Anche per questo la delegazione radicale voterà convintamente «no» alla manovra (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà, per un minuto

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, da una settimana l'Italia è sotto gli attacchi dei mercati finanziari e in questa settimana il Presidente del Consiglio non ha espresso una sola parola.
Abbiamo approvato in due giorni una manovra finanziaria da 70 miliardi di euro e in tutto il dibattito al Senato il Presidente del Consiglio non si è fatto vedere.
Oggi arriva, al termine della discussione, in quest'Aula. Credo che questa sia un'offesa a quest'Aula e un'offesa al Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori, Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Votazione finale e approvazione - A.C. 4509)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 4509, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Boniver sta votando (Commenti) Che succede? I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 2814 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria» (Approvato dal Senato) (4509):

Presenti 596
Votanti 594
Astenuti 2
Maggioranza 298
Hanno votato 314
Hanno votato no 280
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Brandolini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

Modifica nella composizione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che con lettera in data odierna, il deputato Sandro Oliveri, iscritto al gruppo parlamentare Misto, ha chiesto di aderire alla componente politica Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud. Il rappresentante di tale componente, con lettera in pari data, ha comunicato di aver accolto tale richiesta.

Sul calendario del lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera del 14 luglio 2011, il Presidente della Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici ha rappresentato l'esigenza, secondo quando convenuto all'unanimità dai rappresentanti dei gruppi, a seguito della Pag. 80deliberazione assunta dalla Commissione bilancio, di richiedere al Governo la predisposizione della relazione tecnica aggiornata - che l'inizio della discussione in Assemblea del disegno di legge recante: «Norme per sviluppo degli spazi verdi urbani», già previsto per lunedì 18 luglio, sia differito ad altra data.
L'esame di tale provvedimento non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana.

Sull'ordine dei lavori (ore 18,10).

FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, volevo segnalare alla sua attenzione che questa mattina ho partecipato ad uno sciopero, manifestazione che è stata indetta dai lavoratori metalmeccanici dello stabilimento di Irisbus di Grottaminarda, in provincia di Avellino. È un'azienda che riviene dal gruppo FIAT, fondata nel 1975, poi passata nelle mani di Iveco, poi Irisbus e recentemente viene trasferita, secondo un patto che è stato fatto con un imprenditore, ad una società con capitale sociale di 120 mila euro. Insomma, si sta svuotando un'altra realtà industriale importantissima per l'Irpinia, dove sono a rischio ben 785 posti di lavoro. La manovra economica che si doveva mettere in campo oggi, il ventesimo provvedimento legislativo in ordine a manovra finanziarie o di sviluppo, ancora una volta, però, non dà una risposta a quei 785 laboratori irpini che rischiano di perdere il lavoro. Tra l'altro, si tratta di un'azienda specializzata nella costruzione di autobus ed è strano che la regione Piemonte abbia commissionato ad Iveco ben 63 autobus che, paradossalmente, verranno realizzati in Cecoslovacchia o in Francia. Per la verità, le manovre economiche devono servire soprattutto per garantire sviluppo e futuro per i lavoratori e i cittadini e le cittadine italiani.
Con questa manovra economica, in occasione della quale metaforicamente è stato detto che il Titanic affonda, si dovrebbe tenere in piedi il Titanic e fare in modo che non affondi, mentre per quei 785 lavoratori della Irisbus Grottaminarda sta affondando davvero: le loro famiglie - con l'indotto sono circa tremila - rischiano di perdere il loro lavoro, rischiano di non avere più un futuro.
Signor Presidente, ero l'unico parlamentare stamane con quei lavoratori, con il sindacato che era con loro, con una comunità che è scesa in piazza: 23 sindaci erano insieme a quella comunità perché non vogliono essere svuotati e derubati dell'ultima realtà industriale che si trova a Gorttaminarda. Ebbene, noi vi vogliamo chiedere che ci sia l'attenzione del Ministero dello sviluppo economico. Questo sollecito al Presidente della Camera, di far attivare un tavolo di concertazione da parte del Ministero dello sviluppo economico perché non si chiuda e non si affossi la realtà di Grottaminarda dell'Irisbus. La FIAT non può continuare a svuotare i livelli occupazionali. Quel livello occupazionale per l'Irpinia, per la Campania, e per il Mezzogiorno d'Italia è importantissimo. Allora, una mancanza di politica industriale di questo Governo non può svuotare anche quell'attività industriale.
Avevo promesso a quei lavoratori stamattina che stasera, signor Presidente, avrei occupato l'Aula di Montecitorio per dare una scossa forte alla politica, al Parlamento e al Governo. Non lo farò solo perché con il presidente Di Pietro abbiamo dato ascolto al Presidente della Repubblica per dare serenità e per fare in tempi celeri la manovra economica. Lo abbiamo fatto, però lunedì sicuramente il tema sarà ancora attuale. Se non ci saranno risposte e la convocazione di un tavolo con i sindacati e con le forze politiche per risolvere la questione della Iribus di Grottaminarda, lunedì ci sarà un gesto forte per sottolineare l'attenzione da portare a quei lavoratori in Irpinia, per la Campania e per il Mezzogiorno.

Pag. 81

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, siccome al momento non vedo presente alcun rappresentante del Governo, la Presidenza trasmetterà all'Esecutivo la sua esortazione ad aprire un tavolo di trattative.

MARCO PUGLIESE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO PUGLIESE. Signor Presidente, anch'io intervengo per portare la mia solidarietà ai lavoratori della Irisbus Iveco della Valle dell'Ufita, esattamente di Flumeri. Questa mattina circa 600 operai hanno manifestato in maniera civile, scioperando rispetto a questa mancata certezza da parte del gruppo FIAT su un futuro immediato per questa azienda. Personalmente, con altri colleghi, ho presentato un'interpellanza urgente al Ministro Romani, e spero che il Ministro ci dia subito delle risposte veloci per fare chiarezza su questo stabilimento, che - come ricordava poc'anzi il collega Barbato - conta circa 700 dipendenti, con un indotto di oltre duemila persone.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 18,12)

MARCO PUGLIESE. Questa azienda rappresenta il fulcro, il cuore dell'economia e dell'occupazione per la provincia di Avellino, e quindi anche io faccio un appello al Presidente della Camera affinché intervenga sul Governo per avere risposte immediate rispetto a questa interpellanza presentata da me, dal collega Fallica e con altri 40 parlamentari, su quella che potrebbe essere una tragedia dal punto occupazionale per una realtà come quella dell'Irpinia che già versa in questo periodo in tanti problemi economici.

PRESIDENTE. Onorevole Pugliese, la Presidenza si attiverà in merito a quanto da lei richiesto.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 18 luglio 2011, alle 16:

1. - Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 1o luglio 2011, n. 94, recante misure urgenti in tema di rifiuti solidi urbani prodotti nella regione Campania (C. 4480).
- Relatore: Ghiglia.

2. - Discussione dei disegni di legge:
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo dello Stato del Qatar sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Doha il 12 maggio 2010 (C. 4142).
- Relatore: Stefani.
Ratifica ed esecuzione del Protocollo emendativo della Convenzione del 1988 tra gli Stati membri del Consiglio d'Europa ed i Paesi membri dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico - OCSE - sulla reciproca assistenza amministrativa in materia fiscale, fatto a Parigi il 27 maggio 2010 (C. 4143).
- Relatore: Barbi.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo quadro di partenariato globale e cooperazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Indonesia dall'altra, con Atto finale, fatto a Giacarta il 9 novembre 2009 (C. 4192).
- Relatore: Biancofiore.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Comunità europea e i suoi Stati membri da un lato e la Repubblica sudafricana dall'altro, che modifica l'Accordo sugli scambi, lo sviluppo e la cooperazione, Pag. 82firmato a Kleinmond, Sud Africa, l'11 settembre 2009 (C. 4201).
Relatore: Osvaldo Napoli.
S. 2648 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di mutua assistenza amministrativa per la prevenzione, l'accertamento e la repressione delle infrazioni doganali tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica argentina, con Allegato, fatto a Roma il 21 marzo 2007 (Approvato dal Senato) (C. 4388).
- Relatore: Pianetta.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Regno Hascemita di Giordania sulla cooperazione e sulla mutua assistenza in materia doganale, fatto a Roma il 5 novembre 2007 (C. 4373).
- Relatore: Scandroglio.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo che modifica per la seconda volta l'Accordo di partenariato tra i membri del gruppo degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, da un lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altro, firmato a Cotonou il 23 giugno 2000, riveduto per la prima volta a Lussemburgo il 25 giugno 2005, con Atto finale e dichiarazioni allegate, aperto alla firma a Ouagadougou il 22 giugno 2010 (C. 4374).
- Relatore: Barbi.
S. 2622 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo nel campo della cooperazione militare tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno del Marocco, fatto a Taormina il 10 febbraio 2006 (Approvato dal Senato) (C. 4433).
- Relatore: Narducci.
S. 2623 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato economico tra gli Stati del Cariforum, da una parte, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altra, con Allegati, Protocolli, Dichiarazioni e Atto finale, fatto a Bridgetown, Barbados, il 15 ottobre 2008 (Approvato dal Senato) (C. 4470).
- Relatore: Stefani.

3. - Discussione delle mozioni Cesa, Franceschini, Della Vedova, Di Pietro, Tabacci ed altri n. 1-00607 e Vannucci, Ciccanti, Favia ed altri n. 1-00693 concernenti iniziative in relazione ai danni causati dall'eccezionale ondata di maltempo che ha colpito le Marche nel mese di marzo 2011.

La seduta termina alle 18,15.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DEGLI INTERVENTI DEI DEPUTATI RENATO CAMBURSANO, ROBERTO OCCHIUTO E AMEDEO CICCANTI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 4509

RENATO CAMBURSANO. Le liberalizzazioni su banche, assicurazioni, commercio, farmaci, carburanti, professioni, energia con la separazione fra ENI, SNAM e GAS; un pacchetto serio, e non una presa in giro, sui costi della politica, con l'anticipo al 2012 dell'equiparazione del trattamento economico dei parlamentari a quello dei Paesi di testa dell'area euro (estendendo tale trattamento anche ai membri del Governo); una norma sui vitalizi per superare l'insostenibile sistema attuale sostituendolo con quello contributivo come per tutti i lavoratori dipendenti italiani; norme più serie ed incisive su auto e voli blu riducendoli drasticamente a pochi soggetti e solo per le effettive esigenze di servizio; l'inclusione dei referendum nell'election day; la proposta di una sola società pubblica per gli enti locali (chiudendone diverse migliaia in eccesso con relativi consigli di amministrazione); l'introduzione di un tetto ragionevole alle retribuzioni dei dirigenti pubblici; l'accorpamento delle province con popolazione inferiore a 500.000 abitanti (riducendole di circa la metà) e dei piccoli comuni; la riorganizzazione degli uffici periferici Pag. 83dello Stato accorpandoli tutti alle prefetture (ridotte anch'esse nel numero per effetto nella riduzione del numero delle Province).
Avevamo chiesto di ripristinare trasparenza e concorrenza negli appalti pubblici eliminando la norma estensiva della trattativa privata per lavori fino a 1 milione (il 96 per cento degli appalti), le norme sui grandi eventi (quelli della cricca), la secretazione degli appalti SOGEI.
Costituzionalizzazione del pareggio di bilancio: la mia proposta di legge è del 23 marzo 2011, A.C. 4205. Il Ministro Tremonti ne ha parlato già più volte, ma non abbiamo ancora visto nulla. Gli avevamo chiesto di rivedere i pasticciati interventi sull'ICE, che rischia di paralizzare qualsiasi iniziativa di sostegno alla internazionalizzazione delle imprese, ma anche sull'ANAS, il caos regna sovrano!
Concludo, Presidente, con due ultime riflessioni: la pressione fiscale raggiungerà vertici mai raggiunti prima, balzando oltre il 45 per cento, quale media, ma che significherà il 55 per cento per chi paga. Di lotta all'evasione fiscale non se ne parla proprio! Più politica. Come dicevo prima, la vostra credibilità è sottozero. Se volete davvero fare un servizio al Paese, andatevene.

ROBERTO OCCHIUTO. Non ci piace neanche l'ipocrisia contenuta in questa manovra a proposito dei tagli selettivi. Avevamo salutato positivamente l'annuncio della l'introduzione della norma che invitava i ministri a fare i tagli selettivi che noi abbiamo sempre invocato invece degli odiosi e ingiusti tagli lineari. E invece quella norma è soltanto uno spot: intanto perché non dà alcun potere dispositivo al ministro che volesse fare questi tagli. E poi perché stabilisce che se il ministro non riesce a fare i tagli selettivamente, allora scattano i soliti tagli lineari. Noi avremmo preferito che si fosse data ai ministri davvero la possibilità di scegliere dove tagliare, assumendosene la responsabilità, e che si fosse poi stabilito che il ministro incapace di procedere ai tagli selettivi fosse sanzionato fino alla possibilità di revoca per fallimento politico, così come nel federalismo fiscale già si sta prevedendo per i sindaci e i presidenti di regione che non realizzassero gli obiettivi.
E sempre a proposito di tagli lineari, che dimostrano una strutturale incapacità di intervenire con misure selettive sulla spesa pubblica, tagliando gli sprechi e valorizzando la spesa utile allo sviluppo e alla crescita, avete fatto anche di più: li avete previsti anche per le esenzioni e le agevolazioni fiscali, e li avete disposti anche retroattivamente per finanziare gli interventi della legge di stabilità del dicembre scorso.
Non ci piace, ancora, che abbiate sprecato l'occasione per intervenire sul tema dei costi della politica e sugli sprechi dello Stato. A cominciare dalla riduzione del numero delle provincie o dall'accorpamento dei comuni sotto i mille abitanti.
Sul ticket sanitario, che sarà operativo dai prossimi giorni, abbiamo la preoccupazione che possa consolidare ancor di più il dualismo del nostro Paese, perché le regioni del nord con molta probabilità potranno risparmiarlo ai propri residenti (magari finanziandolo con un aumento dell'IRAP), mentre le regioni del sud, sottoposte ai Piani di rientri e con una capacità fiscale inferiore, dovranno per forza di cosa accollarlo ai loro cittadini.
Riteniamo, ancora, che l'aumento dell'IRAP previsto dalla manovra per le società concessionarie, giusto in linea di principio, si possa trasformare nella realtà in un aumento delle tariffe per le famiglie e per i consumatori.
Non ci piace, neanche che non si affronti affatto il problema del Mezzogiorno. Siamo convinti, infatti, che per intervenire sulla crescita del Paese sia necessario soprattutto intervenire sulla parte del nostro Paese che cresce di meno. E, invece, in questa manovra non c'è nulla per il sud. Anzi ci preoccupa il fatto che il 40 per cento dei tagli che riguarderanno i ministeri sarà concentrato nel Ministero dello sviluppo, che gestisce i fondi FAS. Riteniamo presumibile, dalla lettura di questa norma, che questo 40 per cento sarà Pag. 84realizzato prevalentemente attraverso una riduzione dei fondi per le aree sottoutilizzate.
Queste sono soltanto alcune delle questioni alle quali guardiamo con maggiore criticità. Le rassegniamo alla discussione generale in quest'Aula, senza utilizzarle per allungare i tempi di approvazione del provvedimento, così come richiesto dal Presidente della Repubblica e dai mercati.
Ci auguriamo, però, che il Governo sappia avere pari responsabilità, comprendendo che una stagione è ormai finita e che la fase difficile che si sta aprendo sul futuro del Paese, meriterebbe un Governo più autorevole, più forte e, soprattutto, più capace di dimostrare alle piazze finanziarie che anche l'Italia può trovare il coraggio di fare le riforme.

AMEDEO CICCANTI. Abbiamo voluto che si approvasse in una settimana non per agevolare Berlusconi e questo Governo, ma per l'Italia e per dare fiducia ai mercati finanziari quando lunedì 18 riapriranno le borse.
Già questa coesione nazionale voluta dal Presidente Napolitano ha dato i suoi frutti calmierando la speculazione nelle borse di questa settimana.
Questa opposizione non è antitaliana come aveva dichiarato Berlusconi nel settembre 2010; a cominciare dall'UDC è un'opposizione seria e responsabile che guarda all'Italia, non ad una sola sua parte sociale e territoriale.
Abbiamo bisogno di un Governo di unità nazionale. Tutti gli interessi sociali ed economici del Paese devono essere considerati e non solo quelli di chi ha vinto le elezioni.
Le grandi scelte impopolari (ma non antipopolari) devono essere equamente pagate elettoralmente da tutti i soggetti politici, in quanto forza di Governo.
Quando la casa brucia tutti devono portare acqua!
La Grosse Koalition della Germania dovrebbe insegnare!
L'attacco all'euro da parte della finanza internazionale è dovuto alla debolezza politica della governance dell'Unione Europea.
L'attacco ai titoli di debito pubblico dell'Italia è dovuto alla crisi di credibilità politica del nostro Governo, così come per la Grecia.
Basti riflettere sul silenzio a cui è costretto Berlusconi per non danneggiare la credibilità dell'Italia nei mercati finanziari.
C'è quindi crisi di fiducia!
L'UDC non voterà questa manovra pur ritenendola necessaria, perché sbagliata nei contenuti.
L'UDC chiede però le immediate dimissioni di Berlusconi perché possa dar corso ad un nuovo Governo a più larga maggioranza, più autorevole e credibile.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO GIOACCHINO ALFANO IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 4509

GIOACCHINO ALFANO. Il decreto-legge reca una serie di interventi finalizzati alla stabilizzazione finanziaria.
Le finalità complessive del provvedimento sono riconducibili ai seguenti ambiti: la riduzione dei costi della politica e degli apparati; la razionalizzazione e il monitoraggio della spesa delle amministrazioni pubbliche; il contenimento e la razionalizzazione delle spese in materia di impiego pubblico, sanità, assistenza, previdenza, organizzazione scolastica; il concorso degli enti territoriali alla stabilizzazione finanziaria e il finanziamento delle spese indifferibili.
Non è corretto e nemmeno responsabile, viste le tensioni sui mercati di questi giorni, sostenere che vengono differiti tutti gli interventi correttivi agli anni 2013 e 2014, senza effettuare alcuna manovra per gli anni 2011 e 2012.
La necessità di effettuare una manovra aggiuntiva su tale biennio è stata chiaramente già affermata nel Documento di economia e finanza, in conseguenza della revisione degli obiettivi di finanza pubblica Pag. 85dell'Italia, che sono stati aggiornati nel senso di prevedere il pareggio di bilancio nel 2014. Come confermato anche dalle valutazioni della Commissione europea, l'Italia è assolutamente in linea con gli obiettivi per il 2011 e il 2012, grazie alle manovre già adottate in questi anni. Quindi la correzione si presenta necessaria per conseguire il nuovo obiettivo di pareggio nel 2014.
Ricordo che l'effetto cumulato delle manovre già adottate con i decreti-legge n. 112 del 2008 e n. 78 del 2010 è pari a 43,6 miliardi nel 2011, a oltre 57,5 miliardi nel 2012 e a 57,7 miliardi nel 2013. A tali interventi si sommano le misure recate dal decreto-legge in esame, pari a 2,1 miliardi nel 2011, a 5,6 miliardi nel 2012, a 24,4 miliardi nel 2013 e a quasi 48 miliardi nel 2014. Il totale degli interventi correttivi per gli anni 2011 e 2012 è quindi pari, rispettivamente, a oltre 45,7 e 63,1 miliardi. A fronte di tali cifre, credo che sia irragionevole chiedere sforzi ulteriori (siamo oltre «gli sprechi)» negli anni 2011 e 2012, che avrebbero solo effetti eccessivamente depressivi sull'economia e sbagliato diffondere la convinzione dell'assenza di manovre per tale biennio.
La somma di questi interventi non solo consentirà all'Italia di centrare gli obiettivi di bilancio, che la stessa Commissione europea ha giudicato realistici, ma probabilmente di superarli e di raggiungere più velocemente il pareggio di bilancio.
Il cuore del provvedimento è rappresentato dal controllo della spesa pubblica, nel cui ambito il Governo, nel corso di questa legislatura, ha già ottenuto risultati significativi. Infatti, per la prima volta da decenni, la spesa primaria è scesa in valore assoluto, segnando una flessione di 14 miliardi rispetto alle previsioni. In tal senso, appare indispensabile l'attivazione di tagli di spesa «selettivi», come suggerito dallo stesso Governatore della Banca d'Italia, a partire dalla spesa delle amministrazioni pubbliche per consumi intermedi, che è stata pari a ben 136,1 miliardi nel 2010, in sola leggera flessione rispetto ai 137 miliardi del 2009.
Per pervenire alla razionalizzazione e alla riduzione della spesa, occorre quindi partire da una lotta senza quartiere agli sprechi.
In questo quadro, la manovra di correzione del bilancio pubblico e il disegno di legge delega recante la riforma fiscale rappresentano, congiuntamente, un passaggio cruciale non solo per l'azione di Governo, ma per il futuro del Paese.
Passando ad esaminare più analiticamente i contenuti del provvedimento, assume un importante rilievo il capitolo sui costi della politica e degli apparati di supporto, che significativamente apre il decreto-legge. Gli effetti finanziari di tali disposizioni sono stati prudenzialmente non quantificati, ma appaiono di notevole impatto. In secondo luogo, il capitolo relativo alla razionalizzazione e al monitoraggio delle spese delle amministrazioni pubbliche comprende una decisa riduzione degli stanziamenti per i ministeri. Infatti, le Amministrazioni centrali dello Stato assicurano, a decorrere dall'anno 2012, una riduzione della spesa per gli importi indicati nella tabella allegata al provvedimento. A ciò si aggiunge il taglio delle autorizzazioni di spesa storicamente inefficienti; si prevede il definanziamento automatico delle autorizzazioni di spesa che registrano economie nel triennio 2008-2010 e una riduzione del termine di perenzione dei residui di parte capitale da tre a due anni.
In tema di spesa sanitaria è previsto un intervento in materia di beni e servizi, che segna un passo nel percorso verso l'adozione del modello dei costi standard, delineato nella riforma del federalismo fiscale: l'Osservatorio dei contratti pubblici fornisce alle regioni un'elaborazione dei prezzi di riferimento, ivi compresi quelli eventualmente previsti dalle convenzioni Consip, al fine di mettere a disposizione delle regioni ulteriori strumenti operativi di controllo e razionalizzazione della spesa. Le regioni adottano tutte le misure necessarie a garantire il conseguimento degli obiettivi di risparmio programmati. Pag. 86
In materia di spesa farmaceutica si prevede che l'AIFA aggiorni le tabelle di raffronto ivi previste, al fine di consentire alle regioni di garantire il conseguimento degli obiettivi di risparmio programmati. Sono introdotte misure di compartecipazione sull'assistenza farmaceutica e sulle altre prestazioni erogate dal servizio sanitario nazionale. È inoltre introdotta una procedura sostitutiva ove la regione non rimuova gli ostacoli - di natura legislativa regionale - all'attuazione dei piani di rientro della spesa sanitaria.
In tema di patto di stabilità interno si dispone il concorso alla manovra delle regioni a statuto speciale, delle regioni a statuto ordinario, delle province e dei comuni per complessivi 3.200 milioni di euro nell'anno 2013 e 6.400 milioni di euro a decorrere dall'anno 2014. Nel corso dell'esame presso il Senato sono state introdotte modifiche relativamente ai criteri di virtuosità dei comuni per l'applicazione del patto di stabilità interno. Si prevede che il primo di questi criteri sia la «convergenza tra spesa storica e costi e fabbisogni standard». Un altro criterio sarà «l'aver operato dismissioni di partecipazioni societarie».
In materia di entrate tributarie, si è stabilita la rimodulazione dell'imposta di bollo sui depositi titoli. Infatti, l'importo del tributo, con periodicità annuale, sarà pari a 34,20 euro per i depositi inferiori ai 50 mila euro, di 70 euro per quelli pari o superiori ai 50mila euro e inferiori ai 150mila euro; di 240 euro per importi pari o superiori ai 150mila euro e inferiori ai 500mila euro; di 680 euro per importi pari o superiori a 500 mila euro. A decorrere dal 2013 tali importi, con esclusione del primo scaglione, saranno portati rispettivamente a 230, 780 e 1.100 euro.
Si introduce, a partire dal 2011, una addizionale annuale erariale della tassa automobilistica per i veicoli di potenza superiore a 225 Kilowattora.
Lo sviluppo non è poi assente dal provvedimento; il titolo secondo è interamente dedicato al tema con misure di agevolazione della contrattazione aziendale, con un regime fiscale di vantaggio per l'imprenditoria giovanile e in mobilità, la razionalizzazione della rete distributiva dei carburanti, la liberalizzazione del collocamento, per cui sono autorizzati alle attività di intermediazione numerosi altri soggetti, il finanziamento della banda larga, gli interventi per favorire l'afflusso di capitale di rischio verso le imprese. È da sottolineare in particolare quindi la norma che dispone, entro il 31 dicembre 2013, che il Ministero dell'economia e delle finanze, previo parere del Comitato di consulenza globale e di garanzia per le privatizzazioni, approva su conforme deliberazione del Consiglio dei ministri uno o più programmi per la dismissione di partecipazioni azionarie dello Stato e di enti pubblici non territoriali.
Si rammenta che - considerate le forte e legittima preoccupazione per gli episodi speculativi di questi giorni - il nostro Paese resta comunque la terza economia europea e, come tale, è in grado di fornire una risposta efficace agli attacchi nati sui mercati borsistici. In proposito, ricordo che il rapporto tra l'indebitamento netto e il PIL è il migliore di quello fatto registrare dai principali paesi europei, con esclusione della sola Germania e che, come dichiarato recentemente dal nuovo direttore del Fondo monetario internazionale, l'Italia ha numerosi indicatori eccellenti, nell'ambito dei Paesi dell'Unione europea.
È evidente che le manovre speculative, dopo aver preso di mira paesi più piccoli e deboli dal punto di vista finanziario, si stiano concentrando adesso sul cuore dell'Europa, a partire dall'Italia. È di tutta evidenza come tali manovre debbano essere intese più che come un attacco al nostro Paese, come un attacco all'euro e quindi debbano essere affrontate come un problema europeo.
In questi anni, sia con il Governo di centro-sinistra sia con l'attuale esecutivo di centro-destra, si sono trascurati alcuni aspetti problematici, come l'eccessivo ricorso agli strumenti finanziari derivati. Al riguardo, ritengo apprezzabile che la Consob, dopo anni di silenzio, abbia ripreso la propria funzione istituzionale, come testimoniato Pag. 87dal recente provvedimento restrittivo delle cosiddette vendite allo scoperto.
Resta da affrontare la questione delle liberalizzazioni sul punto occorrerebbe una condotta lineare e coerente, considerando casi recenti come l'approvazione in prima lettura, da parte del Senato, della riforma delle professioni forensi oppure, sempre a titolo esemplificativo, il referendum di giugno sui servizi idrici.
Un ulteriore problema, produttivo di costi ingenti per le famiglie e per le imprese, è rappresentato dalla lungaggine nei tempi della giustizia civile, caratterizzato dall'abnorme dilatazione dei tempi dei processi civili.
Infine, va affrontato il tema della riforma tributaria, garantendone la copertura attraverso l'eliminazione degli sprechi ed il contrasto all'evasione «risparmio privato».
È per affrontare queste riforme che il Paese ha bisogno di stabilità e quindi di proseguire, l'azione riformatrice intrapresa dal Governo in questa legislatura.

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1 Nom. Ddl 4509 - voto finale 596 594 2 298 314 280 4 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.