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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 501 di giovedì 14 luglio 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 9,35.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bocci, Buongiorno, Bossi, Brambilla, Brunetta, Caparini, Carfagna, Catone, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Evangelisti, Fallica, Fava, Fitto, Franceschini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Lo Monte, Lusetti, Maroni, Martini, Miccichè, Migliavacca, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Leoluca Orlando, Pescante, Polidori, Reguzzoni, Roccella, Romani, Rosso, Rotondi, Paolo Russo, Saglia, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tenaglia, Vitali e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,38).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. La ringrazio, signor Presidente, per questa opportunità che mi concede. Ho chiesto la parola per ricordare che il 14 luglio del 2008 veniva arrestato all'alba nella sua casa Ottaviano Del Turco allora presidente della regione Abruzzo. Ottaviano Del Turco, socialista, è stato autorevole leader sindacale, senatore, deputato, Ministro della Repubblica e parlamentare europeo prima di essere eletto presidente della regione Abruzzo che, peraltro, tornò a votare dopo questa vicenda che aveva coinvolto il presidente, alcuni membri della giunta ed i suoi stretti collaboratori.
Fin dall'inizio, conoscendolo di persona e onorandomi della sua amicizia, mi sono convinto che si sia trattato di un clamoroso errore giudiziario e che prima o poi Del Turco troverà una corte di giustizia (il famoso «giudice a Berlino» della letteratura) che gli restituirà quell'onore che Pag. 2hanno cercato di togliergli senza riuscirci, anche se l'iter processuale è molto lento.
Fino a quel momento, signor Presidente e onorevoli colleghi, ogni 14 luglio non esiterò ad esprimere a Del Turco la mia piena solidarietà, come ho sempre fatto in questi anni (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10.

La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 23 giugno 2011, n. 89, recante disposizioni urgenti per il completamento dell'attuazione della direttiva 2004/38/CE sulla libera circolazione dei cittadini comunitari e per il recepimento della direttiva 2008/115/CE sul rimpatrio dei cittadini di Paesi terzi irregolari (A.C. 4449-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 23 giugno 2011, n. 89, recante disposizioni urgenti per il completamento dell'attuazione della direttiva 2004/38/CE sulla libera circolazione dei cittadini comunitari e per il recepimento della direttiva 2008/115/CE sul rimpatrio dei cittadini di Paesi terzi irregolari.
Ricordo che nella seduta del 13 luglio 2011 è stato da ultimo respinto l'emendamento Bressa 3.14.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 4449-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 4449-A), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 4449-A).
Ricordo che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 4449-A).

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, intervengo per rivedere un precedente parere espresso, che era di senso contrario, sull'emendamento Zaccaria 3.26. A seguito di un ulteriore approfondimento, il parere diventerebbe favorevole a seguito di una riformulazione nel modo seguente: al comma 1, lettera e), capoverso articolo 14-ter, comma 5, alla lettera c), aggiungere infine le seguenti parole «ovvero di un provvedimento di estradizione o di un mandato di cattura europeo o di un mandato di arresto da parte della Corte penale internazionale».

PRESIDENTE. Va bene, sottosegretario Viale, quando passeremo all'emendamento Zaccaria 3.26 sentiremo il relatore.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, le posso confermare che già il Comitato dei nove, sentito in via informale, è d'accordo sulla riformulazione e sul cambio del parere, che diventa favorevole.

PRESIDENTE. Sta bene. In seguito sentiremo, quando passeremo all'emendamento Zaccaria 3.26, anche il proponente, al fine di verificare se è d'accordo sulla riformulazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 3.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Moro. Ne ha facoltà.

Pag. 3

DORIS LO MORO. Signor Presidente, colleghi, collega relatrice, vorrei in particolare la sua attenzione, ma anche quella dei Ministri presenti. Si tratta di un emendamento a cui noi annettiamo particolare importanza. Apparentemente si presenta come un emendamento abbastanza tecnico - si chiede di sostituire la parola «dispone» con la parola «può disporre» - ma in realtà è un emendamento che ha un grande significato politico e anche - diciamo così - in termini di diritto.
Se l'Aula me lo consente, vorrei chiarire il senso dell'emendamento. Intanto un chiarimento preliminare. Siamo in materia di partenza volontaria e siamo davanti ad un provvedimento che dichiara di voler recepire la direttiva europea. Ma cosa dice la direttiva europea in questa materia? L'articolo 7 della direttiva europea, che prevede e che introduce il concetto di partenza volontaria, prevede che per la durata della partenza volontaria possano essere imposti obblighi diretti ad evitare il rischio di fuga. Quindi, siamo davanti ad un istituto, quello della partenza volontaria, rispetto al quale la stessa direttiva europea prevede la possibilità di imporre obblighi diretti ad evitare il rischio di fuga e quindi disciplina quali sono questi obblighi.
In realtà la direttiva europea non lascia alcun equivoco, non genera equivoci, perché, tra l'altro, all'articolo 3 definisce il rischio di fuga e dice in particolare che il rischio di fuga sussiste, ovvero che si ha sussistenza del rischio di fuga, in un caso individuale, bisogna cioè indagare rispetto al caso singolo e bisogna vedere se ci sono i presupposti. La direttiva specifica, inoltre, sulla base di quali elementi si possono cogliere i presupposti di questo rischio di fuga. Quindi non si tratta di prevedere un rischio di fuga in generale, ma di individuare casi di rischio di fuga che sussistono in concreto. Questa è la direttiva.
Quando invece si va a normare in Italia, con questo decreto-legge, la stessa materia, cambia completamente l'ottica del legislatore. Nel decreto-legge, infatti, nell'articolo 3, nel riformulare il comma 5 dell'articolo 13 del testo unico sull'immigrazione, si disciplina e si introduce il concetto di partenza volontaria e al nuovo comma 5.2 però, laddove appunto si disciplina e si introducono questi elementi che dovrebbero avere come presupposto il rischio di fuga, si dice che il questore dispone una o più di determinate misure. Dunque, non il questore può disporre, non in presenza di un rischio di fuga concreto individuato in un caso concreto si può disporre con una valutazione caso per caso, ma dispone.
Questo punto travolge la direttiva. Del resto, vi faccio notare che lo stesso Comitato per la legislazione (di cui peraltro ero relatrice) con il suo parere ha individuato e introdotto degli elementi di dubbio in generale. Infatti, il nostro compito non era entrare nello specifico, ma nelle stesse premesse il Comitato per la legislazione ha scritto che il decreto-legge ha un contenuto omogeneo, essendo finalizzato ad adeguare nel suo complesso, e non senza qualche differenza, la normativa in oggetto. Questa è una delle differenze più rilevanti.
Quindi, il primo punto in fatto che volevo cogliere, prima ancora di dare una valutazione politica, è che non stiamo recependo una direttiva, ma la stiamo travolgendo. Stiamo utilizzando una direttiva per introdurre una misura di sicurezza peraltro obbligatoria. È importante sottolineare tutto questo perché in Italia abbiamo degli obblighi anche nei confronti del nostro sistema giuridico. Faccio notare che questo rilievo che noi oggi facciamo in Aula lo fa lo stesso Servizio studi della Camera perché, per esempio, dice che il questore non ha il potere di decidere se applicare o meno le misure di sicurezza, ma esclusivamente di scegliere quali misure adottare e evidenzia la difformità con la direttiva.
Tutto ciò rileva rispetto al nostro sistema perché, a parte la normativa vigente, c'è la stessa Costituzione che parla di misure di sicurezza introducendo all'articolo 25 una riserva di legge. Ma io voglio richiamare un altro articolo che mi sembra in questo momento di voler invocare per chiarire l'importanza della differenza Pag. 4e la gravità di quello che sancirebbe, se il testo passasse così, il legislatore italiano. L'articolo 13 della Costituzione, in materia di libertà personale (qui non si toglie la libertà, ma sicuramente con l'obbligo di dimora o di firma si incide sulla libertà personale), al terzo comma recita «in casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge, l'autorità di pubblica sicurezza può adottare...». È evidente, dunque, che anche in Costituzione si parla della possibilità di adottare e non dell'obbligo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 3.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cicchitto... Onorevole Giammanco... Onorevole Palumbo... Onorevole Giachetti... Onorevole Brandolini... Onorevole Rampelli... Onorevole Burtone... Onorevole Saglia... Onorevole Di Pietro... Onorevole Occhiuto... Onorevole Mannino... Onorevole Duilio... Onorevole Rampi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 461
Maggioranza 231
Hanno votato
222
Hanno votato
no 239).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 3.80, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lorenzin, Volontè... Aspettiamo il Ministro Bossi che sta entrando... L'onorevole Lo Presti ha votato... Vi prego di dare la tessera al Ministro Bossi... Onorevole Genovese, la aspettiamo. Ministro Maroni, mi dica per cortesia quando il Ministro Bossi ha votato. Abbiamo votato tutti? Onorevole Gianni, prego... Onorevole Di Centa... Chiedo ai colleghi di rimanere al proprio posto perché abbiamo ancora diverse votazioni... Prego, onorevole Di Centa, deve votare.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 471
Maggioranza 236
Hanno votato
228
Hanno votato
no 243).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 3.81.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, anche questo emendamento da parte del nostro gruppo cerca di evitare che il provvedimento al nostro esame entri in contrasto con la direttiva europea in quanto voi, con il vostro decreto-legge, non fate distinzione fra chi viene espulso e accompagnato e chi, invece, si allontana volontariamente dal territorio del nostro Paese, in seguito a un provvedimento di espulsione.
Questo è in palese contrasto con la direttiva europea che, come è stato più volte ricordato, punta a valorizzare proprio questa pratica. Mi pare che il fare di tutta l'erba un fascio e il non valorizzare - per così dire - un'azione positiva da parte dello stesso soggetto destinatario del provvedimento di espulsione faccia parte della cultura di questo provvedimento; una cultura urlata, tutta tesa sostanzialmente a non valorizzare mai un atteggiamento positivo e a sottolineare soltanto un atteggiamento Pag. 5regressivo, repressivo e autoritario. Pensiamo che ciò sia profondamente sbagliato.
Insomma, si legge tra le righe della cultura del vostro provvedimento che voi alzate la voce con i deboli e invece, nella pratica quotidiana, siete deboli con i forti.
Vorrei chiedere ai Ministri Maroni e Bossi e agli altri componenti del Governo: il Ministro Romano dobbiamo accompagnarlo o va via volontariamente dal Governo? (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti). Questo c'entra, Ministro, c'entra! Voi state in compagnia di persone indagate, anzi, oggi rinviate a giudizio per reati connessi alla mafia e, voi, invece di impegnarvi a farli dimettere dal Governo, fate questi provvedimenti pieni di demagogia. Siete forti con i deboli, e molto mosci e flosci con i forti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 3.81, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Saglia, Sisto, Abrignani, Rampi, Razzi, Franceschini, Cicchitto, Repetti, Piso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).
(Presenti e votanti 480
Maggioranza 241
Hanno votato
234
Hanno votato
no 246).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.101 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 463
Votanti 462
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato
456
Hanno votato
no 6).

Prendo atto che i deputati D'Antoni e De Micheli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 3.82.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, approfittiamo di questo emendamento per informare l' Assemblea di un paradosso, di una procedura ardita, che è stata seguita per calcolare gli effetti finanziari di questo provvedimento, o meglio per non calcolarli.
Con questo decreto-legge adeguiamo, ampliamo e aumentiamo il numero dei CIE ed innalziamo il limite massimo del tempo di permanenza, da 180 a 545 giorni.
Per quanto riguarda la copertura finanziaria, prevediamo 137 milioni per le infrastrutture e niente per la gestione, come se l'aumento della permanenza non determinasse di fatto un innalzamento della durata media, che oggi è pari a 120 giorni. Sappiamo che il costo di permanenza è di circa 50 euro a persona al giorno; per 545 giorni si avvicina a 30 mila euro, una cifra che potrebbe risolvere per sempre il destino di questi cittadini e consigliare altre soluzioni.
Il presupposto, per tornare alla copertura finanziaria, è quindi quello di compensare il maggior costo con un abbassamento della durata media di permanenza, come ci dice il Ministero dell'interno.
Ministro Maroni, lei si assume una bella responsabilità: diminuire consistentemente la presenza media per coprire le maggiori spese che si determineranno. Noi lo riteniamo impraticabile, le facciamo gli Pag. 6auguri ma le chiederemo conto. Oltre a ciò, vorrei dire che questo è uno degli esempi tra i mille di come, malgrado i tagli lineari, la spesa corrente poi cresca e vada fuori controllo, perché non si determinano i costi. Sta qui il fallimento della vostra politica economica, ma il vostro fallimento sarebbe poca cosa se non rischiaste di far fallire il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 3.82, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Adornato, Mazzuca, Murgia, Sposetti, Bongiorno, De Micheli, Calvisi, Comaroli, De Poli e Casini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 490
Maggioranza 246
Hanno votato
244
Hanno votato
no 246).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 3.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Nicolucci, Scajola, Martinelli, aspettiamo anche il collega Menia...(Commenti del deputato Malgieri). Mi perdoni, non posso non far votare l'onorevole Luongo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 497
Maggioranza 249
Hanno votato
246
Hanno votato
no 251).

Colleghi, bisogna stare calmi: il diritto di votare spetta a tutti, sia che entri un parlamentare del centrodestra, sia che entri un parlamentare del centrosinistra (Applausi).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gozi 3.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Giammanco, De Girolamo, Cicchitto, Lanzillotta, Tortoli, Mosella, Sardelli, Moroni, Stefani e Sereni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 505
Maggioranza 253
Hanno votato
252
Hanno votato
no 253).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 3.84. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, in questo emendamento si affronta il tema della ridefinizione della disciplina in materia di rischio di fuga. È bene ricordare cosa prevede l'articolo 15 della direttiva, perché è particolarmente interessante notare come, in questo caso, voi riuscite a realizzare un autentico record.
La direttiva prevede che il trattenimento possa essere disposto, almeno nel primo periodo, per non più di sei mesi, se, nel caso concreto, non possono essere efficacemente applicate altre misure sufficienti, ma meno coercitive, e soltanto per preparare il rimpatrio e/o effettuare l'allontanamento, in particolare quando, primo, sussista un rischio di fuga, secondo, il cittadino del Paese terzo eviti od ostacoli la preparazione del rimpatrio o l'allontanamento. Ebbene, voi, con la vostra proposta, aggirate tutte queste previsioni della Pag. 7direttiva, quando, addirittura, non le rispettate affatto. Ripeto, è un vero record.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 3.84, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Chiedo ai colleghi di rimanere in Aula. Onorevoli Martinelli, Franceschini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 504
Maggioranza 253
Hanno votato
251
Hanno votato
no 253).

Prendo atto che il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.102 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Luciano Rossi, Mazzarella, Lo Monte, Mazzuca, Boniver, D'Antoni, Capano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 497
Astenuti 1
Maggioranza 249
Hanno votato
494
Hanno votato
no 3).

Prendo altresì atto che i deputati Vessa e Zinzi hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Occhiuto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che il Ministro Rotondi ha sbagliato a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 3.83, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Se siamo tutti seduti al proprio posto, è meglio. Onorevoli Centemero, Della Vedova, Volontè...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 504
Maggioranza 253
Hanno votato
250
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gozi 3.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Castellani, Franzoso, Cesare Marini, Girlanda, Granata, Rossi, Pes, Margiotta, Donadi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 507
Maggioranza 254
Hanno votato
253
Hanno votato
no 254).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Livia Turco 3.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 8

Onorevoli Mazzuca, Barani, Di Pietro, Maran, Ministro Meloni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 508
Maggioranza 255
Hanno votato
253
Hanno votato
no 255).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Gozi 3.18.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, l'emendamento in questione vuole incidere sul testo del decreto-legge in esame che omette di dare attuazione ad alcuni aspetti di cui ai paragrafi 4 e 5 dell'articolo 15 della direttiva comunitaria secondo i quali, quando risulta che non esiste più alcuna prospettiva ragionevole di allontanamento per motivi di ordine giuridico o per altri motivi, o qualora non sussistano più le condizioni che legittimano il trattenimento, questo non appare giustificato e, quindi, lo straniero deve essere immediatamente rilasciato. È su questo punto che vogliamo intervenire.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bragantini. Ne ha facoltà.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, per quanto riguarda le proposte emendative presentate, dobbiamo ricordare la ratio del decreto-legge in esame che vuole mantenere la possibilità dell'espulsione delle persone che non hanno diritto di rimanere nel nostro territorio, di coloro di cui non conosciamo l'identità poiché non hanno ancora fornito le proprie generalità.
Dunque, è normale che, se la Comunità Europea ci dà la possibilità di trattenerli a nostre spese per diciotto mesi, fornendo vitto e alloggio, all'interno dei CIE, non vedo perché non dovremmo mantenere questa importante possibilità. Tutti saremmo ancora più contenti di trattenerli il meno possibile, perché questo rappresenta un costo per la società. Di sicuro non siamo contenti di dare vitto e alloggio a delle persone che invece dovrebbero essere espulse.
E dunque per questo vorrei che si andasse avanti con questa linea, perché è una linea concordata con l'Europa. Di sicuro a noi non fa piacere perché, come ho già detto e come ribadisco, mantenere delle persone con vitto e alloggio in strutture protette, al caldo, in modo che vi sia una possibilità per loro di sopravvivere, non ci fa piacere, nel senso che saremmo più contenti che ritornassero nel loro Paese di origine. Quindi siamo convinti che questa norma debba rimanere così come l'ha portata avanti il nostro Ministro Maroni e così come ha concordato con la comunità europea.
Ho sentito nei giorni scorsi, proprio ieri, qualcuno che dice che qualche cittadino extracomunitario non è contento del vitto e dell'alloggio nel CIE. Ma se non è così contento, basta semplicemente che ci dica immediatamente da dove viene, qual è il Paese di origine e noi immediatamente lo rimandiamo nel suo Paese, dove può usare tutta la sua forza e il suo ingegno per il bene del suo Paese. In fondo, in questo Stato, in Italia, già siamo in situazione di crisi economica, in cui vi è anche disoccupazione per i nostri giovani e, dunque, non abbiamo la possibilità di ospitare ulteriori persone che vengono per svolgere altri lavori.
Dunque, diamo un messaggio forte a tutti questi poveri del mondo: rimanete nei vostri Paesi, dove il costo della vita è più basso! Di sicuro non potete venire qua, dove non c'è lavoro e il costo della vita è più alto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, credo che anche questi emendamenti abbiano un'importanza per quanto Pag. 9concerne la discussione su un fenomeno sul quale non insistono oggi soltanto aspetti giuridici. Credo che quello che sta accadendo nei Paesi del nord Africa stia dimostrando che, se non si adotta una strategia europea, nessun Paese può essere al riparo da fenomeni così importanti e complessi come quello dell'immigrazione.
La caratteristica di questo provvedimento, però, è tale da vedere l'attuazione della direttiva comunitaria e dovrebbe trovare, almeno a mio giudizio, il favore da parte dei banchi dell'opposizione. Infatti, non vi è difficoltà a riconoscere, anche sul piano della correttezza politica, che in precedenti confronti erano state sollevate alcune questioni anche giuridiche nei confronti dei testi normativi che erano stati approvati dalla Camera e quelle eccezioni, almeno in parte, hanno trovato conferma da parte di interventi della magistratura.
Quello che però, a nostro giudizio, non può essere nascosto è proprio il fatto che la stessa Unione europea sembra muoversi con un certo ritardo. Se noi guardiamo alla direttiva comunitaria di riferimento assunta nel 2008, possiamo già vedere come essa non abbia tenuto ragionevolmente conto di questo fenomeno. Potrei dire come essa sia sostanzialmente già inadeguata, perché purtroppo, se la risposta non è europea anche nei confronti delle coste africane, noi non riusciremo ad affrontare un tema così importante e delicato.
Ecco perché - e concludo - credo, che di fronte ad un tema come questo, si farebbe bene a mettere da parte l'ideologia - errori ve ne sono stati da una parte e dall'altra - e ci si dovrebbe concentrare molto di più sui risultati.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Contento.

MANLIO CONTENTO. Ho concluso, signor Presidente. Era l'augurio che volevo fare alla Camera nell'affrontare definitivamente questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gozi 3.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli colleghi vi prego di ritornare in Aula... Onorevole Sposetti la attendiamo, non si preoccupi... Onorevoli Osvaldo Napoli, Paolini, Sardelli... Onorevole Sardelli, deve votare? Onorevole Galati... Onorevole Sardelli è riuscito a votare? Cosa è successo? Chi è che non riesce a votare? Onorevole Cirielli, Valentini... Segnalatemi se non riuscite a votare... Avete votato tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 517
Maggioranza 259
Hanno votato
258
Hanno votato
no 259).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Zaccaria 3.19, Tassone 3.61 e Giorgio Conte 3.85.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Livia Turco. Ne ha facoltà.

LIVIA TURCO. Signor Presidente, con questo emendamento proponiamo la soppressione del numero 3), lettera d), comma 1, che prevede il trattenimento fino a diciotto mesi nei centri di identificazione; diciamo «no» al carcere per gli innocenti, perché con questa norma voi istituite il carcere per gli innocenti. Le persone che sono trattenute fino a diciotto mesi...

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego!

LIVIA TURCO... non hanno commesso alcun reato se non quello di essere scappate dal loro Paese per cercare una vita migliore, di non aver trovato le vie legali, di essersi affidate agli scafisti e di non avere il documento di riconoscimento.

Pag. 10

PRESIDENTE. Onorevole Turco, mi scusi... Colleghi, perdonatemi, non riesco a sentire l'onorevole Livia Turco. Vi chiederei veramente di evitare boati o sussurri.

LIVIA TURCO. Vorrei poter trovare l'ascolto del Ministro Maroni perché questa norma contraddice gli articoli 3 e 13 della Costituzione e il principio della Carta di Nizza sulla dignità della persona. La detenzione fino a diciotto mesi per chi non ha commesso reati ed è solo privo di documenti è più punitiva addirittura del trattenimento nel carcere che almeno si avvale di un processo e delle tutele giurisdizionali. Non eravate obbligati a recepirla perché questa norma va nella direzione opposta a quella della direttiva che parla di rimpatrio volontario e quindi voi smentite la direttiva che, all'articolo 4, parla di lasciare impregiudicate le disposizioni più favorevoli, all'articolo 14, parla delle garanzie prima del rimpatrio e, all'articolo 15, afferma che il trattenimento deve essere quanto più breve possibile e mai oltre il tempo strettamente necessario per raggiungere lo scopo dell'allontanamento.
Quindi consideriamo questa norma un obbrobrio dal punto di vista giuridico e dal punto di vista dei diritti umani ma la consideriamo sbagliata anche dal punto di vista dell'efficacia ed è al riguardo che vorrei particolarmente discutere con il Governo. Voi sapete benissimo...

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego!

LIVIA TURCO. ... che, per rimpatriare una persona che non ha i documenti, ciò che conta non è la durata ma la collaborazione con i Paesi da cui provengono le persone. Se non c'è questa collaborazione, potete trattenere le persone anche cinque mesi ma dopo che cosa fate? O le tenete per l'eternità o le buttate in mare o intimate loro l'allontanamento dal territorio, come fate già adesso. Dunque non è la durata che conta ma la collaborazione con i Paesi da cui provengono le persone. Dunque perché insistere su una norma che, oltre ad essere disumana, è anche inefficace? Infatti, vorremmo sapere quali sono i dati. Voi non ci fornite mai i dati delle espulsioni e dei rimpatri perché, anzi, avete un modo molto singolare di agire: quando dovete accogliere gli immigrati, accompagnate l'accoglienza con l'annuncio di un certo numero di persone respinte. Ma i dati sulle persone che, trattenute nel CIE, sono poi davvero respinte, sono fermi al 2009, perché sono dati imbarazzanti; confermano che non è vero che più lungo è il trattenimento nei CIE e maggiore è il numero delle persone che sono rimpatriate. Dunque ritirate questa norma che è disumana, costosa e profondamente inefficace (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, ci troviamo di fronte alla questione più significativa e più importante del provvedimento che stiamo votando, quella, cioè, dei 18 mesi. Anche ieri abbiamo detto che aver inserito questa previsione come un fatto ordinario, senza considerarla, invece, come un fatto eccezionale e straordinario, è un dato ingiusto oltre che pericoloso. Non c'è dubbio che il trattenimento nei CIE dell'immigrato per 18 mesi ha un qualcosa di disumano e, certamente, imporrebbe, in questo particolare momento in cui affrontiamo il presente provvedimento, una previsione, una valutazione diversa, rispetto alle condizioni dell'immigrato all'interno dei CIE medesimi. Mi assale anche qualche perplessità riguardo a queste direttive comunitarie: l'Italia, come ha concorso a realizzarle? Noi le stiamo recependo, ma, forse, non si è avuta la sufficiente attenzione nel capire come nascono queste direttive comunitarie. E sarebbe importante comprendere e cogliere la politica europea del nostro Paese, altrimenti è come se le direttive comunitarie fossero costruite in un altro mondo, in un altro emisfero, in un altro pianeta, come se l'Italia non fosse e non dovesse essere protagonista nel momento Pag. 11in cui si formano le suddette direttive. Tali direttive, che, poi, sono state recepite dal presente decreto-legge, sono state certamente rimaneggiate, riarticolate e riproposte in maniera elastica. Vi è, però, un altro dubbio: nel momento in cui il trattenimento nei CIE è di 18 mesi come fatto quasi ordinario, non c'è dubbio che vi è una lievitazione del costo. Non so se il Governo lo abbia previsto, ossia se c'è una sufficiente copertura, anche dei costi ordinari, per quanto riguarda i CIE. So che, ovviamente, vi sono delle insufficienze delle risorse e degli spazi e che in Puglia stanno costruendo delle tendopoli al posto dei CIE. Non c'è dubbio che ciò si configura come un luogo certamente non idoneo a recepire, controllare, ma, soprattutto, a supportare, valutare e considerare la persona umana.
Con questo emendamento, noi affermiamo che il problema dei 18 mesi è e deve essere un fatto eccezionale che deve essere eliminato. Questo emendamento è anche una nostra sollecitazione nei confronti del Governo perché assuma tale tema e tale argomento in termini molto più seri ed articolati. Posso capire che manchi il Ministro per le politiche comunitarie e posso pure capire che esiste una confusione all'interno del Dipartimento della protezione civile e all'interno anche della Presidenza del Consiglio e del Ministero dell'interno; inoltre, posso pure capire che esista una qualche confusione ed incertezza nel definire, nell'impegnarsi e nell'agire per quanto riguarda i CIE, ma una parola sul piano politico dovremmo pur dirla nel momento in cui esaminiamo, affrontiamo e votiamo questi emendamenti, altrimenti sembra solo un fatto tecnico e burocratico per vedere se ci sono un voto in più o due voti in meno. Invece, noi stiamo proponendo all'attenzione del Parlamento temi ed argomenti che, se non li affrontiamo in termini esaustivi, li ritroveremo fortemente nel prossimo futuro (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giorgio Conte. Ne ha facoltà.

GIORGIO CONTE. Signor Presidente, ha perfettamente ragione l'onorevole Tassone quando fa presente all'Aula che il problema è l'interpretazione della direttiva comunitaria e la strumentalizzazione di alcuni passaggi inseriti all'interno della direttiva stessa che - è bene ricordarlo - prevede che ciascuno Stato membro possa determinare autonomamente la durata del periodo di trattenimento non superiore a centottanta giorni prorogabili per un altro ulteriore anno. A fronte di questa situazione, il dispositivo del numero 3) in esame disciplina il periodo massimo previsto ovvero di sei mesi più un anno come un dato ordinario. Ed è questo che contestiamo e che, con l'emendamento soppressivo in esame, intendiamo correggere per limitare il periodo di trattenimento a centottanta giorni, senza ulteriori proroghe, ancorché previste dalla direttiva comunitaria.
Ciò, sia per il carattere detentivo del periodo di trattenimento, sia anche per il carattere di disincentivo che le continue proroghe possono produrre all'efficienza del procedimento di identificazione, di espulsione e di respingimento. È per questo, che voteremo a favore degli emendamenti in oggetto (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Zaccaria 3.19, Tassone 3.61 e Giorgio Conte 3.85, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Laboccetta, Martinelli, Rosato, Razzi, Pini, Caparini, Samperi, Buttiglione, Castagnetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

Pag. 12

(Presenti e votanti 524
Maggioranza 263
Hanno votato sì 258
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che i deputati Velo, Barbareschi e Vessa hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che la deputata De Pasquale ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tassone 3.62, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Berruti, Castiello, Razzi, Ria, Formisano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 527
Maggioranza 264
Hanno votato
258
Hanno votato
no 269).

Prendo atto che i deputati Vessa e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.103 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Caterina, Goisis, Sardelli, Granata, Cesaro, Lo Monte, Rosato, Repetti, Pes...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 522
Votanti 521
Astenuti 1
Maggioranza 261
Hanno votato
514
Hanno votato
no 7).

Prendo atto che i deputati Pes, Barbareschi e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Favia 3.22.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, preliminarmente, ci associamo a quanto detto in precedenza e, cioè, alla contrarietà sul termine massimo dei 18 mesi di detenzione - chiamiamola così - nel CIE per il motivo che, oltre ad essere un trattamento inutile e disumano, è un trattamento costoso. Come dicevo, è inutile, in quanto la media dell'identificazione, il termine massimo per l'identificazione è di 12 mesi e, pertanto, è un termine veramente assurdo.
Con questo emendamento chiediamo la soppressione del numero 10) della lettera d) del comma 1, il quale prevede che, nel caso in cui la misura sia violata, viene ripristinato il trattenimento mediante l'adozione di un nuovo provvedimento di trattenimento.
Siamo di fronte ad uno degli argomenti più centrali di questa normativa. La norma, infatti, è dubbia, nel senso che può fare intendere che, partendo nuovamente con un nuovo provvedimento e sommandolo con quello precedente, si potrebbe andare oltre il termine di trattenimento o detenzione massima dei 18 mesi.
Facciamo presente che la stessa Commissione XIV, nell'esprimere il parere, lo ha di fatto accolto, recando la seguente osservazione testuale: «Valuti la Commissione di merito l'opportunità di precisare la portata interpretativa dell'articolo 3, comma 1, lettera d), numero 10), perché, nel caso in cui il nuovo provvedimento avesse effetto di far decorrere nuovamente i tempi massimi di durata del trattenimento, sarebbe utile valutare la coerenza della disposizione con quanto previsto dall'articolo 15 della direttiva, che limita il trattenimento ad un massimo di 18 mesi».
Purtroppo, in Commissione non si è potuto riformulare l'articolo, andando nel Pag. 13senso di questa interpretazione, che è la ratio della direttiva. Chiedo, dunque, nuovamente alla relatrice e al Governo di modificare il parere e, nell'eventualità, il voto favorevole dell'Aula. Eventualmente, presenteremo un ordine del giorno interpretativo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 3.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Girolamo, Scilipoti, Giro, Aprea, De Micheli, Pianetta, Pes, Orlando, Froner e Lo Monte.Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 520
Maggioranza 261
Hanno votato
255
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gozi 3.23.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, rinunzio al mio intervento. Desidero solo precisare che, come ho già segnalato agli uffici, per il resoconto, nel mio intervento precedente mi riferivo al Ministro Romano. Chiedo, dunque, scusa al Ministro Romani.

PRESIDENTE. Sta bene. Pensi, Ministro Romani, per una vocale che cosa può accadere!
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gozi 3.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Giammanco, Tortoli e D'Antoni, Ministro Romano.Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 523
Maggioranza 262
Hanno votato
256
Hanno votato
no 267).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Lo Moro 3.60 e Tassone 3.63.
Chiedo ai presentatori se accettano la riformulazione proposta dal relatore.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, accetto la riformulazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, intanto abbiamo acquisito il parere favorevole del relatore per quanto riguarda questo emendamento, con una riformulazione. Ovviamente, per quanto riguarda la parte rimanente, dopo il riferimento al comma 5, il relatore ci ha detto che è pleonastica, per cui è inutile.
Volevo riproporre in Aula una questione relativa al modo in cui legiferiamo; esiste un Comitato per la legislazione che opera, lavora e che tende a dare un forte contributo, come sta facendo, alla chiarezza e alla interpretazione autentica delle norme, attraverso una scrittura più leggibile; Pag. 14invece, poi, c'è un modo di legiferare che si discosta di gran lunga da quello che è il lavoro del Comitato per la legislazione. I documenti di tale Comitato vengono ad essere assunti dalle Commissioni di merito, molto distrattamente, per dire la verità.
Certamente, abbiamo rilevato, attraverso questo emendamento, quale poteva essere il pericolo di una confusione sul computo dei giorni: se uno si allontana dai CIE, e poi vi ritorna, quando si iniziano a computare i giorni per il calcolo dei 12, dei 18 mesi? Da quando è rientrato, oppure si computano anche i giorni precedenti? Noi abbiamo chiarito che si conta tutto insieme, anche i giorni precedenti, senza che si parta da zero, senza che ovviamente la permanenza nei CIE diventi sempre più dilazionata e si estenda, si espanda oltre il limite consentito. Allora, signor Presidente, se questo è il dato, non c'è dubbio che anche il mio emendamento votato poco prima, quello che non ho potuto illustrare per un circuito virtuoso e virtuale evidentemente...

PRESIDENTE. Per cortesia verso il Presidente, onorevole Tassone...

MARIO TASSONE. Soprattutto virtuoso, nei confronti del Presidente, ma anche quell'emendamento aveva il significato di una corretta interpretazione di una norma rispetto a quello che è il dato di questo provvedimento, che certamente è per alcuni versi confuso. Infatti, si sono volute rispettare le direttive comunitarie ma, come ho detto più volte, si è andati oltre il rispetto e oltre l'interpretazione autentica. Per non parlare delle considerazioni che noi avremmo dovuto mantenere in termini di coerenza e in termini di appropriatezza rispetto alla materia.

PRESIDENTE. Onorevole Lo Moro, lei accetta la riformulazione proposta dal relatore?

DORIS LO MORO. Sì signor Presidente, non ci sono problemi sulla riformulazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, volevo chiarire che la normativa in discussione prevede che, nel caso di indebito allontanamento dello straniero irregolare dal Centro di identificazione ed espulsione, sia ripristinato il trattenimento mediante l'adozione di un nuovo provvedimento. È questo il punto che poteva generare equivoci, lo ha colto il Comitato per la legislazione e lo abbiamo colto anche noi, come gruppo. Parlare di un nuovo provvedimento poteva generare equivoci perché poteva indurre l'interprete della normativa a valutare una nuova decorrenza dei termini. Questo è il senso dell'emendamento; ci sembra che togliendo l'ultima espressione questo non cambi e quindi accettiamo la riformulazione...

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lo Moro 3.60 e Tassone 3.63, nel testo riformulato accettati dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Ministro La Russa, buongiorno, onorevoli Scilipoti, Sardelli, Gasbarra, Centemero, Garagnani, Froner, Fitto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 522
Votanti 520
Astenuti 2
Maggioranza 261
Hanno votato
517
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare e che la deputata Samperi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Giorgio Conte 3.86. Pag. 15
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giorgio Conte. Ne ha facoltà.

GIORGIO CONTE. Signor Presidente, è necessario spiegare che questo emendamento è volto a chiarire che il periodo di trattenimento disposto dal nuovo provvedimento adottato a seguito della cattura dell'interessato in seguito ad indebito allontanamento va comunque computato, a nostro parere, nel periodo massimo per il trattenimento indicato dalla direttiva, senza quindi dar luogo a un nuovo decorso dei termini. In caso contrario, com'è evidente, come tutti i colleghi hanno capito, si sforerebbe il termine massimo di 18 mesi stabilito dalla direttiva comunitaria. La fuga, in buona sostanza, non deve generare una nuova situazione, ma solo una interruzione del precedente regime di trattenimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, vorrei veramente attirare l'attenzione del Governo, perché ha espresso parere favorevole sugli identici emendamenti Lo Moro 3.60 e Tassone 3.63, in cui si diceva che si rimaneva nel termine massimo dei 18 mesi, e tuttavia non accetta la dizione «senza dar luogo ad un nuovo decorso dei termini».
Signor Ministro, il trattenimento dei centri - lei lo sa benissimo - non ha natura sanzionatoria, ma è finalizzato al rimpatrio. Perché non esplicitare che non si dà un nuovo decorso dei termini? Se non sarà esplicitato, l'interpretazione potrebbe portare anche a pensare che si possa arrivare ad un trattenimento che vada addirittura oltre i 18 mesi. Quindi, signor Presidente, vorrei veramente attirare l'attenzione del Governo e del Ministro su questo punto, che è assolutamente non irrilevante e non secondario.

PRESIDENTE. Prendo atto che il parere del relatore e del Governo sono confermati; dobbiamo quindi porre in votazione l'emendamento Giorgio Conte 3.86, che possiamo porre in votazione proprio perché sono stati approvati, nel testo riformulato, gli identici emendamenti Lo Moro 3.60 e Tassone 3.63.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giorgio Conte 3.86, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ghiglia, Scilipoti, Reguzzoni, Sposetti, Siliquini, Sardelli, Lo Presti, Roccella, Farina Coscioni, Ferranti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 529
Votanti 528
Astenuti 1
Maggioranza 265
Hanno votato
258
Hanno votato
no 270).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.104 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Veltroni, Pes, Scilipoti, Mazzuca, Mondello, Sardelli, Marchignoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 529
Votanti 526
Astenuti 3
Maggioranza 264
Hanno votato
519
Hanno votato
no 7). Pag. 16

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 3.25.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Naccarato. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, l'emendamento propone di aggiungere una nuova parte, che migliora il testo, in particolare si propone un nuovo comma 2 dell'articolo 14-ter del testo unico. Infatti, il decreto-legge da un lato, giustamente, riduce il periodo del divieto di dietro e, dall'altro, disciplina l'accesso ai programmi di rientro volontario e assistito.
Il decreto-legge prevede anche il divieto di rientro per tutti i tipi di provvedimenti di espulsione, e ne prevede la revocabilità a richiesta dello straniero nei casi in cui abbia ottemperato alla partenza volontaria. A nostro avviso, è necessario prevedere norme che promuovano la partenza volontaria e l'utilizzo dei programmi di rimpatrio assistito, stabilendo che in tali casi non sia previsto il divieto di rientro. Si tratterebbe di un incentivo concreto al rimpatrio da parte di chi potrebbe così ottenere un visto di ingresso e un permesso di soggiorno in tempi più ragionevoli. Per queste ragioni l'emendamento consente di recepire pienamente la direttiva e migliora il testo. Sono queste le ragioni per cui invitiamo a votare favorevolmente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, io capisco il senso ed il significato di questa proposta emendativa dei colleghi Zaccaria e Naccarato, ma mi sembra un testo un po' elaborato, un po' defatigante, anche nel percorso che dovrebbe essere seguito. Egli diceva, poco prima, alcune cose in merito alla chiarezza e all'interpretazione autentica della direttiva comunitaria o, quanto meno, di una normativa che dev'essere, ovviamente, determinata e definita all'interno del nostro Paese. Per questi motivi, nel dubbio, noi ci asterremo su questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 3.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Alessandri, Frassinetti, Pili, Barbareschi, D'Alema...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 533
Votanti 474
Astenuti 59
Maggioranza 238
Hanno votato
201
Hanno votato
no 273).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 3.26.
Il relatore ha informato la Presidenza che intende proporre una riformulazione di carattere formale. Prego, onorevole Bertolini, ha facoltà di parlare.

ISABELLA BERTOLINI, Relatore. Propongo una nuova riformulazione dell'emendamento Zaccaria 3.26: «ovvero di un provvedimento di estradizione o di un mandato di arresto europeo - mi rivolgo all'onorevole Zaccaria: non c'è il mandato di cattura europeo, è proprio un fatto formale - o di un mandato di arresto da parte della Corte penale internazionale».

Pag. 17

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo concorda e che i presentatori accettano la riformulazione, proposta dal Governo e dal relatore, dell'emendamento Zaccaria 3.26. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, vorrei sottolineare che sicuramente era necessario modificarlo, anche per metterlo in linea con altri sviluppi europei.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 3.26, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti, onorevole Sardelli, onorevole Garavini, onorevole Cenni, onorevole Goisis, onorevole Vella, onorevole Golfo, onorevole Cesaro, onorevole Pili, onorevole D'Incecco.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 526
Votanti 523
Astenuti 3
Maggioranza 262
Hanno votato
517
Hanno votato
no 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gozi 3.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti, onorevole Mazzuca, onorevole Sbai, onorevole Paolini, onorevole Gianni, onorevole Meta.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 532
Maggioranza 267
Hanno votato
261
Hanno votato
no 271).

Prendo atto che il deputato Berardi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vella, onorevole Scilipoti, onorevole Veltroni, onorevole Di Caterina, onorevole De Camillis, onorevole Pili, onorevole Farina Coscioni, onorevole Cesaro, onorevole Mondello, onorevole Laganà Fortugno, onorevole Bocchino.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 530
Votanti 529
Astenuti 1
Maggioranza 265
Hanno votato
525
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che il deputato Nizzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Frassinetti ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.301 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sardelli, onorevole Pianetta, onorevole Mazzuca, onorevole Ria, onorevole Di Stanislao, onorevole Della Vedova, Pag. 18onorevole Grassi, onorevole Marchignoli, onorevole Paladini, onorevole Laganà Fortugno.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 532
Votanti 530
Astenuti 2
Maggioranza 266
Hanno votato
528
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4449-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4449-A).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, l'ordine del giorno Polledri n. 9/4449-A/6, che interviene in materia di rilascio dei documenti di identità alle cittadine italiane di religione islamica laddove l'ambito di applicazione del provvedimento riguarda soltanto cittadini comunitari ed extracomunitari.
Nessuno chiedendo di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/4449-A/1 a condizione che sia riformulato. In particolare, chiedo l'eliminazione del secondo capoverso, del terzo capoverso e, per quanto riguarda il quarto capoverso, di eliminare le parole da «inoltre» a «pagare» e riformulare il periodo successivo nel seguente modo: «L'estensione fino a 18 mesi della permanenza nei CIE comporta un perdurante impegno per migliorare le condizioni del trattenimento e per continuare ad assicurare il rispetto dei diritti fondamentali e la dignità della persona». Anche per quanto riguarda l'ultimo capoverso delle premesse, ne chiedo l'eliminazione. Per quanto riguarda il dispositivo, l'impegno del Governo, secondo capoverso, chiedo di sostituire le parole «ad avviare una più incisiva» con «a perseguire una politica dell'integrazione».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Burtone n. 9/4449-A/2 a condizione che sia riformulato nel dispositivo, mantenendo solamente il periodo che va dalle parole «ad attivare» sino a «in forma di compensazione».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Zacchera n. 9/4449-A/3.
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/4449-A/4, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Tassone n. 9/4449-A/5?

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, l'ho appena ricevuto, un attimo solo perché lo sto leggendo in questo momento.

PRESIDENTE. Con riguardo all'ordine del giorno Tassone n. 9/4449-A/5 c'è una nuova formulazione che dice: «a valutare un monitoraggio sull'applicazione alle disposizioni anche al fine di procedere ad una riduzione del tempo massimo di trattenimento nei CIE». Sottosegretario, lei ha questa nuova formulazione?

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Sì, signor Presidente. Il Governo accetta l'ordine del giorno Tassone n. 9/4449-A/5.
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Favia n. 9/4449-A/7, altrimenti il parere è contrario, in quanto è già stato chiarito con un emendamento approvato.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/4449-A/1, accettato dal Governo, purché riformulato.

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AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, solo per far capire che un ordine del giorno non è uno sforzo pedagogico, è una volontà di approfondire alcuni elementi che non fanno parte evidentemente di qualche provvedimento che porta avanti Governo o l'Aula. Quindi, ci si aspetta di solito dal Governo o dal sottosegretario, in questo caso, una disponibilità ad includere quegli elementi che non fanno già parte del provvedimento.
Se ogni volta il Governo, il sottosegretario o chi per esso fa evidentemente un'attività pedagogica o da maestrina non aiuta assolutamente il provvedimento. Vi è, infatti, uno sforzo di approfondimento, non di andare a correggere, ma di ampliare una platea di opportunità che questo provvedimento ha escluso, quindi ulteriormente declina degli impegni che partono da voi e che include evidentemente l'Aula e la comunità nazionale. È uno sforzo di carattere politico e culturale che voi vi sforzate di non prendere a riferimento. Credo che questo ordine del giorno, insieme ad altri, aiuti ad essere più europei e meno chiusi rispetto ad alcune realtà che si stanno muovendo intorno a noi e che voi invece avete, in questo modo e con questa volontà, paura di affrontare. Quindi, le chiedo uno sforzo perché altrimenti, se segniamo di blu ogni volta queste volontà di approfondimento, non aiutiamo con gli ordini del giorno...

PRESIDENTE. Onorevole di Stanislao, accetta la riformulazione?
Credo il sottosegretario abbia detto esattamente come stanno le cose...

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, il sottosegretario dice la sua opinione, ma se mi si consente di esprimere qualche elemento in più, evidentemente può aiutare il sottosegretario a rivedere alcuni elementi che fanno parte della situazione.

PRESIDENTE. Onorevole Di Stanislao, rimane la riformulazione proposta dal sottosegretario e lei deve dire se la accetta o se poniamo il suo ordine del giorno in votazione. Ha due secondi di tempo per decidere...

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, sulla pelle dei migranti non faccio sfide. Quindi, accetto la riformulazione.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che non insiste per la votazione. Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Burtone n. 9/4449-A/2 accettato dal Governo, purché riformulato.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, accetto la riformulazione, anche se la parte che viene esclusa aveva un significato politico: mettere l'accento sulla cultura dell'accoglienza della Sicilia e l'egoismo, invece, che hanno dimostrato alcune regioni guidate dal centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che non insiste per la votazione. Prendo atto altresì che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zacchera n. 9/4449-A/3, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/4449-A/4 formulato dal Governo.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, mi rivolgo al Ministro Maroni e sono assolutamente colpita dal fatto che, dopo aver portato in quest'Aula una scelta così draconiana (quella che avete fino ad ora votato nei confronti dei migranti), ora formulate un invito al ritiro di un ordine del giorno che chiede di informare i cittadini italiani grazie all'ingresso alla stampa. Si tratta di una cosa che viene garantita anche nelle supercarceri. Con una circolare voi avete praticamente cassato il diritto previsto nel secondo comma dell'articolo 21 della Costituzione. Pag. 20
Con questo ordine del giorno, vi avevamo semplicemente chiesto di permettere che all'interno dei lager che state costruendo (noi ne abbiamo visti due: Palazzo San Gervasio e Kinisia e, Ministro, sono dei veri e propri lager) domani non si debba dire, come già successo - storicamente ce lo ricordiamo -, che la maggioranza dei cittadini italiani non sapevano in quali condizioni disumane ed inadeguate stiamo tenendo ora per 18 mesi persone ed esseri umani ai quali abbiamo calpestato ogni diritto. Anche questo viene negato ai cittadini italiani? Voglio la votazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/4449-A/4, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Giammanco... Onorevole Repetti... Onorevole Sereni... Onorevole Scilipoti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 525
Votanti 524
Astenuti 1
Maggioranza 263
Hanno votato
254
Hanno votato
no 270).

Prendo atto che il deputato Grassi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Tassone n. 9/4449-A/5, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Favia n. 9/4449-A/7 formulato dal Governo.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, chiedo un attimo l'attenzione del sottosegretario. Il parere è contrario in quanto mi si dice che sarebbe superato dall'approvazione degli identici emendamenti Lo Moro 3.60 e Tassone 3.63. Il nuovo dettato è il seguente: «il periodo di trattenimento disposto dal nuovo provvedimento (cioè il secondo, il terzo o quello che sia) è computato nel termine massimo per il trattenimento indicato nel comma 5», cioè 18 mesi. Questo non vuol dire che con più provvedimenti successivi si sta complessivamente nei 18 mesi.
Quindi, se la vostra filosofia non è quella di consentire che uno possa stare dentro 300 giorni (cosa che può tranquillamente avvenire attraverso l'interpretazione dell'emendamento approvato), credo che debba approvarsi l'ordine del giorno che vuol dire esattamente che con più provvedimenti successivi non è possibile superare i 18 mesi. La filosofia è questa.
Altrimenti dobbiamo interpretare che il Governo ritiene possibile che uno sia trattenuto fino a 54 mesi o, comunque, multipli di 18 mesi. Certo, sottosegretario, è lessicalmente così perché questa proposta emendativa parla solo dei nuovi provvedimenti e, quindi, ognuno può contenere 18 mesi.
Fate uno sforzo interpretativo. Se la vostra filosofia è di non consentire che il massimo sia 18 mesi riformuliamo pure l'ordine del giorno, ma che sia chiaro che con più provvedimenti non si possono superare i 18 mesi.

PRESIDENTE. Mi sembra che, signor sottosegretario, vi sia una richiesta di ripensamento del parere già espresso sull'ordine del giorno Favia n. 9/4449-A/7 rispetto ad un'eventuale nuova riformulazione.
Prendo atto, comunque, che il Governo non accetta l'ordine del giorno Favia n. 9/4449-A/7 per il quale i presentatori insistono per la votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, intervengo soltanto per riflettere con voi su questo punto. I colleghi della stampa Pag. 21straniera ci hanno posto una domanda nei giorni scorsi; se questi campi di concentramento, detti centri di identificazione e di espulsione, sono così civili, perché è vietato alla stampa italiana e straniera di visitarli? Perché è stato vietato all'onorevole Sarubbi e a me di visitarlo a Lampedusa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà per un minuto.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, il Governo ci dice che non vuole trattenere gli immigrati oltre i 18 mesi. Perché non lo esplicita, accettando almeno questo ordine del giorno? Perché in maniera cumulativa, 18 dopo 18, il testo così come lo stiamo approvando rischia di consentire la detenzione nei centri addirittura oltre i 18 mesi. Non capisco: se non è questo l'obiettivo del Governo, perché il Governo non accetta un ordine del giorno interpretativo che spiega e rende molto più chiaro proprio questo punto? Se non lo accetta, evidentemente, è perché le intenzioni del Governo sono quelle di lasciarsi le mani libere per effettuare detenzioni addirittura oltre i 18 mesi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, vorrei proprio rivolgermi al relatore, al presidente della Commissione e se fosse possibile - se posso osare tanto - anche al Ministro dell'interno, perché i pareri sono stati espressi dal sottosegretario. Se il Ministro dell'interno potesse anche mettere i suoi buoni uffici, come si suol dire, dato che abbiamo sempre bisogno di fare una raccomandazione e, quindi, di una risposta.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,30)

MARIO TASSONE. Abbiamo anche accettato la riformulazione al nostro emendamento sulla base anche del ragionamento e delle valutazioni svolte dal relatore, sul quale sempre mi sono espresso in termini estremamente positivi. La posizione del Governo sull'ordine del giorno Favia n. 9/4449-A/7 ci fa ovviamente preoccupare. Se non vi sono delle riserve mentali sui termini, perché ci fate sgolare su un ordine del giorno dopo che abbiamo approvato un emendamento? Per quale motivo?
Se non ci sono motivi, ditelo. Se ci sono delle sfasature, tra virgolette, rispetto alla proposta Favia, ditelo. Non potete dirci, su una vicenda così particolare e così delicata, «sì» o «no» e poi affermare: «Noi non accettiamo l'ordine del giorno». Si tratta di un ordine del giorno, ma il diniego da parte del Governo ci inquieta e ci fa rivedere tutta la sua posizione. Sì, caro Ministro dell'interno, ci inquieta, perché vi sono delle posizioni variegate e voi avete bisogno anche del Parlamento, nel vostro lavoro e nel vostro impegno. State tranquilli, avete bisogno anche di questo Parlamento, a meno che non lo volete espropriare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

RITA BERNARDINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori: è morto un nostro collega, Ferdinando Latteri. Questa mattina dalla Presidenza, nella persona dell'onorevole Lupi, abbiamo ascoltato molte spiritosaggini, tuttavia ritengo sia molto grave il fatto che non sia stata detta neanche una parola sulla scomparsa del nostro collega da parte della Presidenza della Camera (Applausi).

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, devo comunicarle che il Presidente della Camera ha chiesto di poter commemorare, lui personalmente, l'onorevole Latteri. La commemorazione, in ogni caso, è prevista per le ore 12.

Pag. 22

MAURIZIO LUPI. Chiedo di parlare

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI. Signor Presidente, vorrei solo ribadire ciò che lei ha fatto bene a precisare.
Mi dispiace di aver urtato la sensibilità dell'onorevole Bernardini con le mie spiritosaggini, tuttavia la Presidenza era stata informata - come tutti colleghi - della scomparsa dell'onorevole Latteri e porta sempre - anche per quanto riguarda la mia persona - profondo rispetto, in vita come in morte, di tutti colleghi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Avevamo deciso insieme che si facesse un annuncio della morte del nostro collega ed una commemorazione alle ore 12, per poi ricordarlo - come è doveroso e dovuto per l'attività dell'onorevole Latteri - nella seduta di martedì alla presenza del Presidente Fini, che oggi non c'è. Questo è quanto mi sembrava utile comunicare all'Assemblea.
Mi dispiace se ho offeso con le mie spiritosaggini l'onorevole Bernardini, però le chiedo anche di chiedermi scusa perché non può offendermi nella mia sensibilità e nel rispetto che porto, sempre e comunque, all'Assemblea e a tutti i colleghi (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, il dibattito che si sta svolgendo sull'ordine del giorno dimostra che non stiamo recependo una direttiva europea, ma stiamo approfittando della direttiva europea per varare in quest'Aula delle norme assolutamente disumane.
Noi stiamo ignorando tutti insieme il fatto che stiamo parlando di persone in carne ed ossa, con una loro vita, dopo che qui sono state approvate nei giorni scorsi delle norme che si ispirano all'evidente falsa difesa del diritto alla vita.
Mi sento profondamente colpita per il fatto di essermi trovata, per due volte nella stessa settimana, a votare dei provvedimenti che non rispettano le persone, né rispettano in alcun modo la vita.
Credo che si stia compiendo un fatto molto grave e vi invito a riflettere su ciò che state facendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giorgio Conte. Ne ha facoltà.

GIORGIO CONTE. Signor Presidente, mi rivolgo anche al Governo: a noi sorge il sospetto che il parere negativo su questo ordine del giorno - peraltro conforme a quello espresso sugli ordini del giorno collegati, che sono stati bocciati dall'Assemblea - metta nelle condizioni il Governo di interpretare a proprio piacimento il dettato del comma. Ciò è ancor più grave se si tiene conto del fatto che la direttiva comunitaria è molto chiara e la proroga è in relazione ai sei mesi, oltre non è possibile prevedere con nuovo provvedimento un multiplo dei centottanta giorni.
Riteniamo che l'atteggiamento sia grave nella misura in cui non si accetta l'esplicitazione di quanto già contenuto nella direttiva comunitaria. Mi associo alle parole dei colleghi che hanno manifestato preoccupazione in relazione a ciò.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, già nella discussione sulle linee generali, poi quando abbiamo discusso sugli emendamenti e adesso sugli ordini del giorno, è emersa la questione di escludere la possibilità di reiterare il provvedimento di trattenimento, in modo volontario o involontario e sebbene vi sia, comunque, l'esigenza di trattenere queste persone nei CIE al fine di identificarne la provenienza, sapendo anche, dopo aver letto le relazioni delle nostre forze dell'ordine, Pag. 23che esse normalmente fanno questo lavoro in centoventi giorni. Credo sia opportuno specificare che non è possibile pensare di utilizzare il trattenimento come forma di detenzione che va a sommarsi. Non si fa neanche con le persone, poi condannate, per le quali i giorni di detenzione vengono, di fatto, scontati. Sappiamo che non vorremmo mai parlare di detenzione. Sono giorni che servono per identificare questi soggetti, ma sappiamo che oltre i centoventi giorni, che sono quattro mesi, le nostre forze dell'ordine, se non sono riuscite a farlo, ci dicono che non sono in grado di identificarli. Dopodiché, quindi, dai quattro ai diciotto mesi diventa pura detenzione. Dunque, rivolgo veramente un invito a riformulare o a rivedere quest'ordine del giorno se dal punto di vista lessicale non è corretto, perché credo che sia opportuno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Moro. Ne ha facoltà.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, ho accettato la riformulazione e ho dato per acquisito che il termine massimo di diciotto mesi fosse valido, però ora si sta ponendo un problema durante la discussione. Nel momento in cui alcuni colleghi presentano un ordine del giorno in cui richiamano, tra l'altro, le contraddizioni presenti nella relazione, dire di «no» allo stesso crea inquietudine. Non si capisce perché. Abbiamo troncato l'emendamento, lo abbiamo accettato, ma se c'è qualcosa che non va nell'ordine del giorno riformulatelo, ma dire che non va bene crea inquietudine. Quindi vorrei, se fosse possibile, aggiungere la mia firma anche a quest'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non intende prendere la parola.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Favia n. 9/4449-A/7, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Rosato, Mondello, Della Vedova, Gnecchi, De Luca, Franzoso e Mario Pepe...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 518
Votanti 517
Astenuti 1
Maggioranza 259
Hanno votato
252
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4449-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, esistono provvedimenti, che il nostro Governo ha sperimentato con particolare attitudine, capaci di raccordare miracolosamente le diverse sensibilità delle opposizioni in una convergente valutazione.
Diremmo, addirittura, che si tratta di una nuova figura della procedura parlamentare, quella dell'opposizione preterintenzionale, che conduce un arco di forze, altrimenti non riducibile ad omogeneità politica, ad assumere una comune posizione a motivo dell'irragionevolezza di alcuni impianti legislativi proposti all'attenzione dell'Assemblea.
Siamo al caso di specie con il decreto-legge all'ordine del giorno. Due direttive europee, le nn. 2004/38/CE e 2008/115/CE, che concernono rispettivamente disposizioni relative alla libera circolazione e Pag. 24alla permanenza dei cittadini comunitari e dei loro familiari e norme e procedure comuni applicabili negli Stati membri in materia di rimpatrio dei cittadini irregolarmente immigrati da Paesi terzi, rappresentano l'occasione per un intervento, peraltro tardivo rispetto alla scadenza del 24 dicembre 2010, che aveva fatto scattare una fase prodromica all'apertura della procedura di infrazione per mancato recepimento.
Non va dimenticato che la Corte di giustizia dell'Unione europea si era espressa nello scorso aprile con una sentenza che sanciva l'incompatibilità con il diritto dell'Unione europea della legge italiana, articolo 14, commi 5-ter e 5-quater, del Testo unico sull'immigrazione, di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998, laddove veniva punita con una pena da uno a quattro anni la permanenza illegale dello straniero che non ottemperava all'ordine di rimpatrio sancito dal questore o con una pena da uno a cinque anni la permanenza illegale in Italia dello straniero destinatario del provvedimento di espulsione.
Questi, dunque, sono gli elementi che hanno motivato l'emanazione del provvedimento, che sembra, tuttavia, muoversi all'interno di una logica che va ben oltre il recepimento delle direttive comunitarie, attestandosi su posizioni più restrittive in materia di immigrazione. Una sorta di reformatio in peius che tocca, ad esempio, la definizione giuridica della relazione stabile richiesta per il ricongiungimento con il partner, che per il provvedimento deve essere ufficialmente attestata, piuttosto che debitamente attestata; che tocca le formalità per il rilascio della carta di soggiorno; che, soprattutto, tocca la durata di 18 mesi per il trattenimento nei centri di identificazione ed espulsione, in modo da rappresentare una vera limitazione della libertà personale, assai diversa, nella natura e nella finalità, dallo spirito della direttiva, che considera il trattenimento dello straniero solo una misura estrema.
La verità è che le direttive comunitarie vanno adottate per tempo e non attraverso il meccanismo surrettizio della decretazione d'urgenza, che, peraltro, ci impedisce di aprire, onorevoli colleghi, in quest'Aula, un dibattito serio sulla scelta che questo nostro Paese deve compiere sulle politiche dell'immigrazione e dell'integrazione. Si tratta di un dibattito che abbiamo sempre eluso.
Onorevoli colleghi, aderiamo totalmente all'invito che la più alta magistratura dello Stato ha fatto a tutto il Parlamento di esercitare il massimo rigore nei confronti dei clandestini e la migliore accoglienza nei confronti dei profughi. Perciò non possiamo accettare l'idea del respingimento senza condizioni, neppure con l'esibizione dell'alibi di un decreto attuativo delle direttive europee. Per questa ragione, i deputati di Alleanza per l'Italia esprimeranno il loro voto contrario al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, quest'ultimo incidente sull'interpretazione degli identici emendamenti Lo Moro 3.60 e Tassone 3.63 e sul mio ordine del giorno n. 9/4449-A/7, firmato anche dall'onorevole Gozi, e nonostante l'approvazione del nostro primo ordine del giorno, ci rende ancora più convinti della negatività del provvedimento in esame. Noi, infatti, espriremo sullo stesso un voto contrario.
Innanzitutto, devo rilevare un'eccezione di metodo. Come è noto, il 24 marzo di quest'anno il Parlamento europeo ha approvato, in prima lettura, una risoluzione relativa ad una procedura unica di domanda per il rilascio del permesso unico, che consente ai cittadini di Paesi terzi di soggiornare e lavorare nel territorio di uno Stato membro, e su un insieme comune di diritti per i lavoratori dei Paesi terzi che soggiornano legalmente in uno Stato membro.
Il termine per l'attuazione della suddetta risoluzione scadeva il 24 dicembre 2010. Come da fin troppo tempo accade, in questa materia non si legifera in modo Pag. 25uniforme ed unitario con disegni di legge, ma si rincorre l'emergenza, come sempre, attraverso lo strumento del decreto-legge. Nella fattispecie, la motivazione che date è che ci troviamo in procedura di infrazione rispetto a due direttive comunitarie, ma in questa procedura ci si «casca» quando non si è tempestivi nell'intervenire.
Intervenire come? Siete intervenuti, come abbiamo visto trattando tutte le proposte emendative presentate copiosamente dal gruppo Partito Democratico, ma anche da noi, dai gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Unione di Centro per il Terzo Polo, andando molto al di là delle direttive. Mi sia consentito, sottosegretario e Ministro, ancora una volta, di invitarvi in un altro contesto. Addirittura, lei sottosegretario mi ha detto che avevate chiarito questa vostra volontà in Commissione. Non ho conoscenza di questo, ma non ho motivo di non crederle, anche se riterrei opportuno che ciò venisse riportato in un atto scritto perché sia l'approvazione delle proposte emendative presentate dai colleghi del PD, dell'UdCpTP e FLpTP, avvenuta eliminando l'ultima parte secondo cui, al di là del termine di diciotto mesi, anche con più provvedimenti, non si può andare, sia la bocciatura del nostro ordine del giorno n. 9/4449-A/7, francamente, come diceva correttamente l'onorevole Tassone con termine arcaico, ci inquieta, nel senso che ci reca inquietudine perché non riusciamo a capire se avete intenzione di utilizzare questo strumento per sforare il termine di diciotto mesi, che potrebbe portare ad anni di detenzione, o meno. Ditelo con chiarezza. Mi auguro che lei, sottosegretario, o il Ministro, si alzi e ci rassicuri a viva voce, quanto meno in questa fase, poi vedremo di provvedere in altro modo.
Credo che questo tipo di legislazione sia negativa anche perché, ad esempio, mi spiace ripeterlo alla collega Bertolini, è stato approvato in Commissione, quindi è arrivato in Aula già inserito nel testo del provvedimento, un emendamento che modifica positivamente il trattamento dei minori non accompagnati, ma non si capisce per quale ragione rispetto alla normativa ordinaria e alla mozione approvata da questa Camera, li si debba sottoporre al parere del Comitato per i minori stranieri. Anche qui avremmo voluto più coraggio da parte del Governo e della maggioranza. Riflettevamo prima con l'onorevole Gozi che le proposte emendative approvate sono solo quelle che ampliano di poco i diritti dei migranti, pur migliorando il testo.
In buona sostanza avete utilizzato l'obbligo di legiferare per adeguarvi alla direttiva dell'Unione europea per rinforzare la vostra filosofia e linea politica di assoluta contrarietà nei confronti dell'immigrazione, della quale sappiamo che, peraltro, per statistiche note a tutti, c'è bisogno (ovviamente ci riferiamo all'immigrazione regolare e non a quella clandestina).
Nell'occasione della trattazione di questo provvedimento abbiamo ribadito la contrarietà al reato di immigrazione clandestina e all'eccessività dei 18 mesi di trattenimento. Non sta a me ripetere per l'ennesima volta che centoventi giorni sono più che sufficienti per identificare uno straniero e che, quindi, non si capisce il perché prevedere ancora ulteriori sessanta giorni. Noto che è stato respinto ancora una volta un ordine del giorno che ipotizzava un ripensamento futuro - quindi nemmeno lo volete evidentemente - e che, nonostante in base ai vostri stessi dati ci dite che centoventi giorni sono più che sufficienti, volete arrivare ai massimi possibili.
Che dire poi di tutta una serie di difficoltà che vengono interposte? Molte erano oggetto delle nostre proposte emendative. Per esempio abbiamo presentato un emendamento per sostituire la vigente normativa, che richiede la presentazione di un documento che attesti la qualità di familiare e, qualora richiesto, di familiare a carico, come previsto dalla normativa europea. Avete sostituito la nostra proposta creando una complicazione enorme prevedendo: «un documento rilasciato dall'autorità competente del Paese di origine o provenienza che attesti la qualità di familiare e, qualora richiesto, di familiare a carico ovvero di membro del nucleo Pag. 26familiare ovvero familiare affetto da gravi problemi di salute, che richiedono l'assistenza personale del cittadino dell'Unione, titolare di un autonomo diritto di soggiorno».
Insomma è una normativa che complica la vita anche a chi in qualche modo non si trova in una situazione irregolare. Soprattutto, però, essa non tiene presente la normativa, forse diversa dalla nostra, ma correntemente vigente in altri Paesi europei, in tantissimi altri dei 26, oltre a noi, Stati membri, ponendoci quindi in difficoltà con l'Unione europea.
Senza considerare, come censurava nella discussione sulle linee generale mi sembra il collega Cristaldi - ma voglio qui, per così dire, contestare le sue parole -, l'attività della magistratura ordinaria e quindi della nostra giurisprudenza, che a fiumi di sentenze - ho qui degli appunti, non li sto a ripetere - sta disapplicando la normativa sull'immigrazione italiana e sicuramente disapplicherà anche quella che voi state andando ad approvare oggi con il nostro voto negativo, perché in contrasto con una normativa di rango superiore come quella europea.
Allora a che cosa serve formulare una normativa per andare a intasare i tribunali, quando voi criticate - ingiustamente - quest'attività della magistratura, ma criticandola indirettamente riconoscete che il problema indubbiamente si pone? Credo, dunque, che sarebbe molto più opportuno fare una buona legislazione, che non obblighi la magistratura ad un'attività propria, ma di fatto di supplenza rispetto ad un legislatore che non esegue correttamente il proprio lavoro. Quindi, complessivamente e riassumendo...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Favia.

DAVID FAVIA. Legiferare per decreto-legge è sbagliato: ci vuole una normativa complessiva, senza quindi ridursi sempre all'ultimo momento (per esempio nell'affrontare il dettato delle direttive dell'Unione europea), occorre adottare buone pratiche e una buona legislazione, per evitare l'attività corretta di supplenza della magistratura, e rivedere la pesantezza della vostra normativa, soprattutto per quanto riguarda la detenzione nei CIE.
Prego i due rappresentanti del Ministero dell'interno di esplicitare che non vi è nessuna volontà, con provvedimenti successivi, di andare oltre i 18 mesi di trattenimento, magari possibilmente anche attraverso un futuro atto formale normativo.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Favia.

DAVID FAVIA. Il voto dell'Italia dei Valori sarà contrario (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giorgio Conte. Ne ha facoltà.

GIORGIO CONTE. Signor Presidente, è dall'inizio della legislatura che il binomio immigrazione e sicurezza segna le scelte dell'Esecutivo, ma è del tutto evidente che si è trattato per lo più di una strategia di marketing politico. Anche sul fronte dell'immigrazione c'era stato chiesto di migliorare l'efficienza delle misure di Governo, invece avete scelto, ancora una volta, colleghi della maggioranza, di usare il disordine e la paura dell'opinione pubblica come una sorta di rendita politica.
Questo provvedimento, per la sua forma e il suo contenuto, non costituisce un'eccezione ma la conferma di una strategia che non è affatto finalizzata a ripristinare l'ordine ma a lucrare politicamente sul disordine. Non è un caso che, di fronte a una crisi di consenso e di Governo, dopo la batosta delle elezioni amministrative e dei referendum, abbiate scelto di resuscitare il tema dell'immigrazione e lo avete fatto mediante la decretazione d'urgenza, trattandolo ancora come un tema di esclusivo ordine pubblico. Si tratta di un approccio che non abbiamo condiviso in altri tempi e non possiamo condividere nemmeno ora. Avete scelto di affrontare questo argomento come se fossimo al primo Pag. 27giorno della legislatura, come se doveste rimediare a colpe o a errori del precedente Esecutivo ma non è così. Gli italiani lo sanno, i colleghi lo sanno, siamo ben oltre la metà della legislatura e se dovessimo per forza individuare colpe ed errori questi riguarderebbero esclusivamente l'attuale maggioranza e l'attuale Governo.
Per quanto riguarda i cittadini comunitari, nel decreto-legge che abbiamo esaminato ieri ed oggi, avete deliberatamente capovolto il senso dei rilievi delle istituzioni europee. Se la Commissione aveva precisato che il soggiorno dei cittadini dell'Unione europea non prevedeva la fissazione di un importo minimo di reddito ma solo un generico richiamo alle risorse sufficienti ad escludere il ricorso a prestazioni di assistenza sociale, in questo decreto-legge avete voluto sovrapporre due criteri: quello, giusto, dell'autonomia economica e quello, del tutto indeterminato e quindi sbagliato, della valutazione della situazione complessiva personale dell'interessato, con particolare riguardo alle spese afferenti l'alloggio.
Se l'Unione europea non prevedeva e quindi non consentiva l'equiparazione dei requisiti richiesti ai comunitari a quelli degli extracomunitari, in questo decreto-legge avete voluto adottare criteri ancor più restrittivi e punitivi proprio nei confronti dei cittadini comunitari. Ma il prezzo di una campagna demagogica e populista sarà quella di inevitabili problemi interpretativi, facili ricorsi e nuove, potenziali censure da parte delle istituzioni europee.
Per quanto riguarda invece i cittadini extracomunitari, avete scelto di estendere il trattenimento fino al termine massimo previsto dalla direttiva europea di diciotto mesi, quando, malgrado ogni ragionevole sforzo, non si riesca a procedere all'allontanamento, a causa della mancata cooperazione da parte dell'interessato o dei ritardi nell'ottenimento della necessaria documentazione dai Paesi terzi. Lo avete fatto come passo chiaro al Comitato della legislazione, secondo un meccanismo per cui, nel caso la misura venga violata, risultino aggiornati i termini di decorrenza del termine massimo di trattenimento, fino a superare complessivamente lo stesso termine massimo previsto di diciotto mesi.
Immaginiamo che poi, molto a malincuore, abbiate dovuto tener conto della giurisdizione della Corte di giustizia europea, che ha cancellato il reato di inottemperanza all'ordine di allontanamento dal territorio nazionale ma, a quanto pare, non avete compreso fino in fondo il senso della decisione della Corte e della direttiva europea. L'Europa ci chiede e ci stimola a produrre e a raggiungere l'effettivo rimpatrio degli irregolari; non ci chiede l'imposizione di misure afflittive e sostanzialmente detentive a quanti violino le norme relative all'ingresso e al soggiorno nel territorio nazionale. Anche per questa ragione pensiamo sarebbe stato prudente che l'Italia non prevedesse in alcun caso un termine di trattenimento superiore a centottanta giorni, proprio in considerazione del carattere detentivo della permanenza nei CIE. Questo istituto è così trasformato in una sorta di pena anziché in una misura utile ad assicurare la rapida espulsione degli irregolari dal territorio italiano. Nel complesso, colleghi della maggioranza, anche con questo provvedimento avete dimostrato che sui tema dell'immigrazione preferite la convenienza all'efficienza, l'esemplarità alla concretezza.
Non sarebbe serio per noi seguirvi su questa strada che - è utile ricordarlo - è la stessa strada che vi ha portato ad «appaltare» a Gheddafi la strategia di contrasto dei flussi migratori verso il nord, come se la sicurezza del nostro Paese potesse essere affidata ad uno Stato canaglia che, in cambio della sua protezione dei flussi immigratori, ha, poi, chiesto ed ottenuto una ricompensa che assomiglia molto ad un prezzo, o meglio ad un pizzo. I temi dell'immigrazione, del contrasto alla clandestinità, dell'integrazione, sono temi ben più seri, ampi ed articolati e non possono essere affrontati con la decretazione d'urgenza come se si trattasse esclusivamente di un problema di ordine pubblico. Lo diciamo da tempo, ve lo abbiamo suggerito in varie occasioni: si tratta di Pag. 28argomenti complessi che meritano la dignità di una legge nuova che tenga conto dell'integrazione anche con una nuova politica della cittadinanza per aprire alle nuove generazioni di europei e di italiani. Se non si capisce questo, perderemo ancora il treno delle opportunità che la storia offre alle nazioni, ma che le loro classi dirigenti miopi ed egoiste spesso non sanno cogliere. In conclusione, quello che vi accingete ad approvare è solo l'ennesimo, e spero l'ultimo, provvedimento sbagliato sull'immigrazione, tema che esige maggiore rigore e prudenza, ma che, come al solito, avete scelto di affrontare in modo irresponsabile ed opportunistico, con un occhio rivolto alle urne, ma non alla ragione e tanto meno al cuore. È per questi motivi che Futuro e Libertà per il Terzo Polo preannunzia il suo voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, nel corso dell'esame del provvedimento abbiamo consegnato all'attenzione dei colleghi alcune nostre valutazioni. In sede di dichiarazioni di voto e, quindi, a conclusione dell'esame dello stesso, almeno in questa fase, esprimo un mio giudizio e svolgo delle considerazioni ad alta voce. Il tema dell'immigrazione, quello del rimpatrio dei cittadini di Paesi terzi irregolari rappresentano una problematica non semplice. Nessuno di noi ha la verità, ma, certamente, si impone al Paese e al Governo, espressione democratica del Paese stesso, una considerazione molto ampia e molto forte. Se pensiamo di risolvere questi temi, cercando di vivere alla giornata e, quindi, nell'emergenza, senza guardare al presente, ad una certa prospettiva ed al futuro, sarebbe un atto di miopia, una visione asfittica e, certamente, una dichiarazione di incapacità e di impotenza. Abbiamo continuamente parlato, in questa nostra «polemica», lo dico tra virgolette, che, poi, è stata una libera dialettica democratica, dell'inopportunità della decretazione d'urgenza su tale materia. Infatti, questa materia abbisognava di una valutazione più ampia, di una costruzione più ampia, di una collocazione di temi e di fattispecie in termini più organici. Invece, si è assunta questa direttiva comunitaria come alibi per emanare un provvedimento d'urgenza e sistemare alcune «cosette», far passare alcune «cosette», come la situazione dei CIE, senza dare la possibilità a questo Parlamento di capire e di dire chiaramente come si vive nei CIE medesimi, come si è gestiti, qual è la vita, qual è il dato dell'umanità e della civiltà che noi vorremmo garantire, anche in questi luoghi. Siamo, infatti, in un Paese democratico e civile dove non c'è l'extraterritorialità per gli immigrati irregolari e non c'è l'extraterritorialità sul piano della difesa dei diritti civili. Questo dibattito non c'è stato, non ci è stata data la possibilità di affrontarlo.
Abbiamo tentato di interpretare le direttive comunitarie, l'ho detto, non voglio fare una polemica nei confronti del Governo, perché, come si sa, come sa chi mi conosce in quest'Aula, non ho mai sparato a nessuno, tanto meno sulla Croce rossa, perché almeno io rispetto la Convenzione di Ginevra.
È possibile che affrontiamo questa materia senza il Ministro delle politiche europee o senza il Ministro degli affari esteri, come se questo provvedimento fosse semplicemente un atto di ordine pubblico o, soprattutto, di contenimento di quei diritti, invece che un'espansione e formazione di diritti, che dovrebbero essere tutelati dal nostro Paese, che vive nel ricordo della sua civiltà e dei suoi fasti? In questa fase, tali ricordi non possono essere abbandonati, almeno noi non li abbandoniamo; chi vuole, si assuma la responsabilità di abbandonare i percorsi della civiltà, tornando indietro.
Con riferimento alla questione della solidarietà, certamente, vi è un problema in ordine al fenomeno dell'immigrazione. Vorrei ricordare - il Ministro Maroni lo sa, come anche il sottosegretario - la vicenda di Rosarno, dove vi erano degli Pag. 29irregolari che non vivevano nei CIE, ma in una struttura simile, in una situazione degenerativa ed impraticabile. Rosarno si è risolto? Non si è risolto nulla. L'unica cosa che oggi dovrebbe essere chiarita è sapere quali sono le spese relative ai CIE, quali sono le speculazioni, le rendite e gli illeciti arricchimenti intorno ad essi. Questo discorso non appare chiaro.
Pertanto, come si evince, mentre, da una parte, vi è il tentativo di contenere questo fenomeno, dall'altra parte, vi è qualcuno che ha l'esigenza che questa realtà viva, perché per alcuni rappresenta una voce economica; non so in quale misura.
Noi sappiamo che non vi è una grande copertura per quanto riguarda i CIE. Dunque, abbiamo chiesto se esista una copertura, nel momento in cui il periodo di 18 mesi da straordinario diventa quasi ordinario e, visto e considerato che, come mi sembra, per un'unità si spendono 54 euro. Vi è una copertura? Io so che, in sede di Commissione bilancio, qualcuno l'ha rilevato. Poi, la Commissione bilancio, che è arrivata un po' in ritardo rispetto anche al dibattito che stavamo svolgendo presso la Commissione di merito, ha espresso subito un parere con indicazioni, per dire la verità, molto generiche.
Vi sono, poi, i problemi relativi ai minori, e vi è anche il problema - l'ha rilevato la relatrice, che ringrazio veramente con un apprezzamento sincero, perché questo è un passaggio importante - dei figli degli immigrati, che possono laurearsi e possono, quindi, rimanere. E dopo? Dunque, il problema legato a questa realtà è semplicemente quello di trasferirli coattamente? È anche giusto, se sono irregolari. Ma questa fascia di giovani non pone un'altra questione, che il Parlamento avrebbe dovuto da tempo affrontare, cioè quella della cittadinanza, quella dello ius soli rispetto allo ius sanguinis, rispetto a tutti i problemi dell'integrazione che riguardano gli immigrati?
Questo, forse, è un altro argomento, è un altro tema, perché alcune parti del nostro Paese sono per i respingimenti, ma altre parti ed altri settori del nostro Paese dicono: guai a respingere, perché le nostre industrie non vanno avanti se non vi sono immigrati che possano svolgere certi tipi di lavoro. Pertanto, mi sembra che non sia un fatto serio che si discuta del rimpatrio dei cittadini irregolari e che non si discuta, invece, del fenomeno nel suo complesso, in una visione di carattere generale.
Certamente, noi abbiamo fatto un'opposizione democratica a questo provvedimento, abbiamo detto «no» ai 18 mesi, perché la vita è incredibile; ho espresso anche riferimenti positivi per quanto riguarda la mia regione e Isola di Capo Rizzuto, per come sono gestite le strutture. Non capisco perché il Dipartimento della protezione civile non accolga alcune disponibilità nel mondo dei volontari, come accade nella zona del Savuto: questo non l'ho capito.
Pertanto, ritengo che questo aspetto sia visto in termini di grande parzialità, dove vi è certamente il rispetto delle regole comunitarie, ma senza dubbio non vi è una visione complessiva sul piano politico. Non vi è una politica dell'Europa.
Un altro argomento, introdotto in fase di dibattito su una proposta emendativa, è il seguente: ma queste direttive comunitarie come nascono? Qual è stato il contributo dell'Italia? Chi ha partecipato? Credo che questo sarebbe anche il confronto molto serrato e molto serio che dovremmo pur fare. Come nascono? Chi sono i nostri rappresentanti nell'Europa, che hanno concorso a fare queste direttive comunitarie che poi un Paese membro, come l'Italia, deve andare a recepire? Come nascono?
Ecco perché abbiamo bisogno di un Ministro delle politiche europee. Ne abbiamo bisogno! È in grado Maroni di fare da supporto oppure da vice del Ministro delle politiche europee? Il sottosegretario - che io stimo - è in grado?

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, la invito a concludere.

MARIO TASSONE. Sull'ordine del giorno Favia n. 9/4449-A/7 non vi è stata polemica, signor sottosegretario. Per lei è Pag. 30stata un'impuntatura che non capisco: vi è stata da parte del Governo nei confronti del Parlamento. Non mi sarei mai sognato un'impuntatura di questo genere! Mai (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo)!
Nel momento in cui si richiede, con un documento, di assicurare e confermare, deve dire di sì, almeno come raccomandazione, e non un'impuntatura! Poiché prima si è discusso di un emendamento, poiché abbiamo detto certe cose, dite di sì! Che cosa vi costa, per un ordine del giorno, un atto di indirizzo parlamentare? Ma almeno dite di sì!
Ritengo che vi siano convenienze di rispetto di regole, anche istituzionali, e di fair play, in questo Parlamento, che a nessuno è demandato, ovviamente, di derogare! Di derogare, signor Ministro dell'interno, di derogare! Perché è un momento di correttezza e di civiltà, quando tutti quanti noi abbiamo chiesto almeno una posizione chiara da parte del Governo!
Detto ciò, ringraziando comunque il sottosegretario per il lavoro svolto - perché ci ha seguito con molta diligenza - e il relatore, per queste motivazioni, esprimiamo con sofferenza una posizione negativa su questo provvedimento. Ripeto, con sofferenza: avremmo, infatti, voluto dare un giudizio diverso, perché ciò significava avere una materia presentata dal Governo che avrebbe potuto essere, quanto meno, riconsiderata in termini più positivi di come noi, oggi, non possiamo fare (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, quello che abbiamo visto e vissuto questa mattina è un vecchio film: abbiamo un centrosinistra che si esprime in termini di regolazione del fenomeno dell'immigrazione, proponendo l'anarchia.
Se vogliamo aggiungere una nota di colore, l'unica novità è costituita dal fatto che, a votare assieme alla sinistra, si è schierato il gruppo di Futuro e libertà, ex Alleanza Nazionale, partito che fino a qualche tempo fa aveva politiche di destra e, ad oggi, francamente non si riesce a capire che indirizzo abbia preso. Ma questo riguarda il loro rapporto con i loro potenziali elettori.
Io voglio fotografare l'esistente in termini di immigrazione, ossia quello che succede nell'Unione europea: negli ultimi anni, sono stati regolarizzati 22 milioni di extracomunitari, che hanno ottenuto la cittadinanza dell'Unione europea, ma, ad oggi, ne abbiamo altri 28 milioni, in possesso di permessi regolari. Oltre a questi, sono stimati 8-9 milioni di cittadini extracomunitari clandestini. Ad oggi - vale la pena ricordarlo - nell'Unione europea abbiamo 24 milioni di persone disoccupate, senza lavoro.
Pertanto, qualcuno dovrà pure assumersi il ruolo - è anche difficile, ma qualcuno deve farlo - per non continuare a vendere illusioni, perché, altrimenti, creiamo aspettative che non troveranno assolutamente alcun tipo di risposta per soddisfare le esigenze del resto dell'umanità che è lontana dai nostri territori.
Nel nostro piccolo, siamo riusciti, fino a poco tempo fa, a distribuire illusioni a piene mani, salvo dopo essere costretti noi, con questa maggioranza, a limitarle. Vorrei ricordare che fino all'anno scorso, due anni fa al massimo, con le leggi del centrosinistra, era sufficiente, per un cittadino comunitario o extracomunitario presente nel nostro Paese, chiedere la ricongiunzione con i suoi genitori anziani, il giorno dopo poteva dichiarare reddito zero e mettersi in fila per ottenere l'assegno sociale da 500 euro al mese. Questo gridava vendetta per i nostri cittadini, che ovviamente non erano consenzienti a tale riguardo; abbiamo quindi messo un freno a questa situazione. Il passaparola però era stato talmente progressivo che l'accelerazione aveva portato centinaia di migliaia di persone a chiedere i ricongiungimenti Pag. 31famigliari per ottenere quello che poteva risolvere i loro problemi ma avrebbe aggravato i nostri.
Servono allora delle regole; servono regole perché noi, se ospitiamo delle persone dobbiamo avere conoscenza delle loro generalità; se questi disattendono ai nostri ordinamenti è giusto che ritorno a casa loro. A tale riguardo, nel 2008 una direttiva europea ha approvato un regolamento che prevede la assunzione dei dati biometrici, anche per i bambini di età oltre i sei anni. Questo a loro tutela, perché un bambino del quale si ha certezza della identità può essere accompagnato, può essere controllato; gli altri possono finire nelle mani di banditi, che non mancano mai, e un giorno risultare essere figlio di una determinata coppia, che magari lo manda in mezzo alla strada, se non a rubare, e il giorno dopo magari lo troviamo a Bari oppure a Torino, gestito da un'altra coppia di familiari o pseudofamiliari, che ne approfittano, ma comunque non potremmo avere nessun dato certo. Ricordo che per anticipare quello che l'Unione europea poi ha stabilito, abbiamo dovuto porre la questione di fiducia, in questo Parlamento, perché eravamo stati accusati di essere razzisti, xenofobi e via dicendo.
Per quanto riguarda il trattenimento di 18 mesi nei Centri di identificazione ed espulsione va da sé che se questi sanno che una volta entrati in Italia, buttano via i documenti perché c'è sempre qualcuno che glielo insegna, e quindi possono essere trattenuti 15 giorni, 20 giorni, 30 giorni senza che sia possibile identificarli perché è matematicamente impossibile arrivare all'identificazione, essi sanno che il giorno dopo vengono rimessi in libertà e quindi bypassano tutta una serie di regole che abbiamo imposto noi. Ora si arriva ai 18 mesi, che guarda caso sono quelli previsti in Germania, ed è anche giusto ricordare che Paesi come la Danimarca, la Svezia e l'Inghilterra prevedono il trattenimento addirittura a tempo indeterminato. Se uno non vuole collaborare, dare le proprie generalità, noi non possiamo sapere se abbiamo a che fare con un capofamiglia che è venuto qui in cerca di nuova vita oppure se abbiamo a che fare con un ergastolano scappato dalle patrie galere che viene qui in attesa delle sanatorie.
Il Trattato di Schengen, sulla libera circolazione delle persone nell'Unione europea, è, esso stesso, messo in discussione perché chi vuole creare anarchia alla fine fa del male alle persone perbene, compresi gli extracomunitari che si mettono in fila per rientrare nella quota di ingresso, danno le loro generalità e cercano di rispettare gli ordinamenti. Ad esempio, in Gran Bretagna e in Irlanda il Trattato di Schengen non è applicato, ma non lo è neanche in Svizzera, né in Norvegia. Ieri l'altro la Danimarca ha sospeso il trattato di Schengen e quindi la libera circolazione, perché ha registrato, a casa propria, nei propri territori, un aumento notevolissimo di crimini di importazione e quindi ha detto: aspettiamo, qui bisogna rimettersi in discussione.
Le regole, come ho appena accennato, servono perché i primi ad essere colpiti dall'anarchia sarebbero i cittadini extracomunitari che cercano di rispettare le regole del Paese che può accoglierli. Se insegniamo a tutti che basta mettere un piede nel nostro territorio per avere la sanatoria, non ci sarà più nessuno che aspetta a casa sua, rispettoso delle leggi, facendo domanda ai consolati, alle ambasciate, al Ministero dell'interno perché tanto è tempo perso. Si premiano i furbi, a discapito, ovviamente, delle persone che cercano di crearsi una nuova vita rispettosi degli ordinamenti dei nostri Paesi.
Dopodiché, non è neanche semplice, soprattutto in Italia, cercare di normare questo fenomeno, perché abbiamo visto che, introducendo il reato di clandestinità, che vi è da almeno dieci anni in Germania, Francia, Inghilterra e Spagna, e quindi è presente in tutta Europa - tra l'altro, anche su questo siamo stati costretti a porre la questione di fiducia, perché il centrosinistra e quel che resta dell'ex partito di Alleanza Nazionale si erano messi di traverso -, metà dei tribunali di questo Paese si rifiutano di applicarlo. Pag. 32
Il reato di clandestinità vuole semplicemente affermare il concetto che chi entra e non rispetta la normativa viene espulso. Tuttavia, nessuno interviene, tantomeno il Consiglio superiore della magistratura, che dovrebbe applicare delle sanzioni a giudici che di loro spontanea volontà pretendono di ignorare quello che questo Parlamento approva e, quindi, vanno contro le leggi dello Stato. Quindi, è anche difficile cercare di dare delle regole chiare per controllare questo fenomeno.
Noi siamo contrari, ovviamente, al sistema dell'anarchia e cerchiamo di non creare facili illusioni. È da tantissimo tempo che lanciamo quest'osservazione, anche al Parlamento europeo e alla Commissione europea, che dovrebbero darsi da fare per cercare di aiutare queste categorie di persone, che non vivono bene nei loro territori. Dobbiamo cercare di aiutarli a casa loro, non creare delle aspettative per le quali, dopo, non è possibile arrivare a dare delle risposte.
Questo è un provvedimento che sostanzialmente corregge il tiro e anche le negatività che sono emerse dall'anarchia stessa che esce da certi tribunali, tra l'altro aggiungendo anche un altro aspetto: aumentando, sempre restando dentro le regole dell'Unione europea, il trattenimento nei CIE, perché è doveroso avere cognizione delle generalità di chi è in Italia, rispettando - come ricordo per la terza volta - i diritti dei cittadini extracomunitari che si mettono in fila per entrare regolarmente nel nostro Paese, e agevolando anche la possibilità dell'espulsione immediata, che oggi è prevista solo se è messa a repentaglio l'integrità dello Stato (ma ciò è difficilmente raggiungibile), e ampliandola anche a tutta una serie di comportamenti che potremmo definire anomali, che vanno a compromettere la sicurezza dei nostri cittadini e che sono reiterati. Lo stesso cittadino comunitario o extracomunitario che viene nel nostro territorio solo per delinquere, al secondo o terzo tentativo di eludere le nostre leggi, è giusto che se ne ritorni a casa sua. Per questi motivi annuncio il voto favorevole del gruppo della Lega Nord a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, necessità e urgenza reali? Sì, reali, causate dalle contraddizione, dagli errori e dai ritardi del Governo. Contraddizioni. Il collega Tassone chiedeva come è nata la direttiva rimpatri, glielo ricordo io come è nata: l'ha proposta Franco Frattini (Commissario europeo); l'ha votata e fortemente voluta il PdL, nel Partito popolare europeo, di cui, appunto il PdL fa parte; l'ha sostenuta e approvata il Ministro Roberto Maroni nel Consiglio dei ministri dell'interno dell'UE e, poi, il Governo si è rifiutato di recepirla e di attuarla, ha fatto spirare il termine per il suo recepimento che era previsto per il 24 dicembre dello scorso anno, ha esposto l'Italia ad una nuova procedura di infrazione da parte della Commissione europea e ad una condanna nell'aprile di quest'anno da parte della Corte di giustizia. Tutto ciò dopo avere respinto ripetutamente le nostre proposte emendative volte a recepire questa direttiva nella legge comunitaria 2009 e 2010. Dobbiamo chiederci, perché? Perché questa direttiva è agli antipodi dall'approccio ideologico seguito senza alcun risultato concreto dal Governo e dal Ministro Maroni.
Proprio per queste ragioni il decreto-legge in esame si sforza soprattutto di limitare l'impatto della direttiva, senza risolvere del tutto il contenzioso che abbiamo aperto con l'Unione europea. È una vera buona occasione sprecata e per questo voteremo convintamente contro. La direttiva rimpatri, infatti, a cosa mira? Mira a rendere i rimpatri effettivi nel rispetto dei diritti fondamentali. Il decreto-legge, invece, si concentra realmente solo sulle espulsioni coatte e fa delle partenze volontarie e dei rimpatri delle mere eccezioni. Certo, non è con un decreto-legge Pag. 33che si dovrebbero trattare questi temi, perché certamente occorrerebbe una legge specifica per trattarli.
Viene così stravolta la logica e vengono così disattesi gli obiettivi europei. La direttiva, infatti, richiederebbe - richiede, ma non lo stiamo facendo - una riforma dell'intero sistema italiano, che va rivisto attorno al principio della partenza volontaria agevolata, mentre quella forzata deve rimanere l'eccezione e i trattenimenti vanno previsti solo laddove sussista un concreto pericolo di fuga. Tra l'altro, la Corte di giustizia ha già rilevato che i giudici italiani - e degli altri Stati membri, ovviamente - sono tenuti a disapplicare le loro norme interne in contrasto e ad applicare quelle della direttiva. In sostanza, il decreto-legge in esame non ci permette di uscire dalla situazione di incertezza giuridica creata dallo stesso Governo.
È per questo che siamo preoccupati ed è per questo che avevamo presentato, nell'interesse dell'Italia e nell'interesse di chiudere completamente il contenzioso che abbiamo con l'Unione europea, vari emendamenti che ci avete respinto. Lo avete fatto, a mio avviso, anche in maniera inutile ed ideologica, come nel caso dell'ultimo ordine del giorno. Cosa vi costava, se siete d'accordo con il fatto che i trattenimenti non possano eccedere i 18 mesi, accettare tale ordine del giorno, signor Ministro, signor sottosegretario? Le proposte emendative che vengono presentate dall'opposizione nemmeno le leggete, le respingete, come anche gli ordini del giorno, a prescindere. È per questo che siamo preoccupati.
Signor Presidente, a volte la statura morale e politica di un Governo si riassume fedelmente in una decisione e ci sono norme, tanto sbagliate quanto significative, in questo provvedimento, ma la norma simbolo è senza dubbio quella sui 18 mesi nei CIE per gli immigrati che non sono in regola con il permesso di soggiorno. È questo il crimine che commettono, ossia che non sono in regola con il permesso di soggiorno. Si tratta di una norma disumana e inefficace, nonché una evidente ed inutile forzatura. Un altro accanimento terapeutico, questa volta lo fate contro l'immigrato, sempre comodo capro espiatorio nei tempi difficili, e non solo. Quella presunta ispirazione cristiana che vi ha spinto ad approvare una legge liberticida contro il testamento biologico e contro la libera scelta, non vi spinge a considerare come uomini, e non come numeri o carne da macello, gli immigrati detenuti in quei lager italiani che chiamiamo pudicamente CIE.
È chiaro l'uso strumentale della direttiva, perché la direttiva rimpatri è stata adottata per ravvicinare le legislazioni di 27 Stati membri, proprio perché in alcuni di essi non esistevano termini massimi di detenzione, come ad esempio in Danimarca - ed è per questo la direttiva prevede che tale termine non possa essere superiore ai 18 mesi - e per ravvicinare le legislazioni di Paesi come il nostro, che aveva un termine massimo, che era di due mesi, e legislazioni che non avevano alcun termine, in cui gli immigrati senza permesso di soggiorno potevano stare tre, quattro, cinque anni come quella danese. Per questo è stato previsto quel termine massimo. Ne consegue - lo sapete bene - che nella direttiva non vi è alcun obbligo in capo agli Stati membri di prolungare il termine inferiore ai 18 mesi. Non solo, al momento della firma finale della direttiva nel Consiglio dei Ministri dell'interno dell'UE il Ministro Maroni si è impegnato a non inasprire le legislazioni nazionali sulla scorta di questa direttiva.
Voglio leggere la dichiarazione allegata alla direttiva rimpatri del 2 dicembre 2008. È una dichiarazione del Consiglio europeo, signor Presidente. Il Consiglio dichiara che «l'attuazione della presente direttiva non deve essere utilizzata di per sé come motivo per giustificare l'adozione di disposizioni meno favorevoli per le persone alle quali si applica». Questa è la dichiarazione del Consiglio, adottata all'unanimità.
Pertanto è evidente che ancora una volta questo decreto-legge, Presidente, viola l'impegno politico e giuridico adottato dal Governo, adottato dal Ministro, a Pag. 34Bruxelles. I CIE non possono diventare una forma nascosta di reclusione per lo sciagurato reato di clandestinità voluto dalla maggioranza e che c'è già costato una condanna europea. Voi invece insistete con l'equiparazione ideologica in cui l'immigrato viene sempre e solo equiparato a un criminale. Questo decreto-legge è il prodotto diretto della vostra sconfitta, in particolare della sconfitta della Lega alle ultime elezioni amministrative. Ancora una volta la Lega, con sondaggi al ribasso e un elettorato che si è accorto del doppio gioco dei suoi dirigenti nella «Roma ladrona», demonizza gli immigrati per uscire dalla crisi.
Così l'allungamento dei mesi di trattenimento, di fatto, diventa una vera e propria detenzione senza i diritti che spettano normalmente ai detenuti e va nella direzione opposta alla direttiva che richiede, al contrario, di limitare la durata massima della privazione della libertà. Create delle zone franche senza Costituzione, create delle vere e proprie carceri degli innocenti. E mi fa sorridere, collega Dussin, che ogni volta lei intervenga e dica che questi immigrati vanno curati e vanno aiutati a casa loro. Ma come li aiutate se avete azzerato i fondi per la cooperazione allo sviluppo, se ormai è meno dello 0,1 per cento il Fondo alla cooperazione allo sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Chi volete prendere in giro?
È un provvedimento vergognoso, non soltanto perché stabilisce che delle persone possano essere private della libertà personale fino ad un anno e mezzo senza aver commesso un reato, senza subire un processo e senza nemmeno vedere un giudice vero, ma anche perché è un provvedimento assolutamente inutile ai fini che dichiara di voler perseguire, cioè facilitare ed accelerare le espulsioni di clandestini. Difficilmente, infatti, la mancata identificazione o espulsione di un cittadino, se non la si è ottenuta in sei mesi, la si potrà ottenere nei successivi dodici mesi. Ed è assurdo che neppure una parte di queste ingenti somme che lo Stato dovrà sborsare per consentire il trattenimento fino a diciotto mesi siano utilizzate per migliorare la gestione di CIE, per rendere più civili e più dignitose le condizioni di permanenza nei CIE.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Gozi.

SANDRO GOZI. Concludo, signor Presidente. Sono scelte in contrasto con i diritti fondamentali e scelte in contrasto con la ragionevolezza economica. Con le stesse somme, fino a 30 mila euro per la detenzione in diciotto mesi, potremmo facilmente fare dei rimpatri volontari, dei rimpatri accompagnati. Così, a causa vostra, mentre lasciamo morire alla deriva nel Mediterraneo migliaia di immigrati e di profughi, andiamo tutti noi, ancora di più, alla deriva, sempre più lontani dall'Unione europea. Lei, Ministro Maroni, voleva uscire dall'Unione europea. Di fatto lei ci sta facendo uscire, legge dopo legge, con questi provvedimenti, dall'Unione europea e noi questo non lo accettiamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stasi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA STASI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo decreto-legge, come riferito anche in discussione sulle linee generali, è una risposta all'emergenza dettata dal fatto che l'Unione europea ci ha richiamati rispetto alle necessità di recepire in pieno alcune direttive, pena l'apertura di una procedura di infrazione, e l'aggravarsi della situazione libica ha fatto il resto. Prendiamo atto delle modifiche che il Governo ha apportato rispetto alla precedente normativa e questo fa sì che il gruppo Popolo e Territorio darà il suo voto favorevole alla conversione del decreto-legge in oggetto.
Tra le innovazioni apportate alla disciplina precedente, ricordiamo le seguenti. Con riguardo agli ordini del questore, vengono rimodellate le fattispecie dei reati di violazione e reiterata violazione dell'ordine Pag. 35del questore di lasciare il territorio, con la previsione della sanzione pecuniaria e con la possibilità per il giudice di pace di sostituire la condanna con l'espulsione. Viene inoltre attribuita allo stesso giudice di pace la competenza su tali reati e sui reati di violazione della misura di garanzia per evitare il pericolo di fuga e delle misure alternative al trattenimento imposte dal questore.
È ripristinata la procedura d'espulsione coattiva e immediata per tutti gli extracomunitari clandestini qualora sussista: pericolo per l'ordine pubblico e la sicurezza dello Stato; rischio di fuga; espulsione con provvedimento dell'autorità giudiziaria; violazione delle misure di garanzia imposte dal questore; violazione del termine per la partenza volontaria. In tutti gli altri casi, viene concesso un periodo per il rimpatrio volontario.
Sono previste misure alternative al trattenimento nel CIE per lo straniero irregolare che non sia pericoloso quali la consegna del passaporto o altro documento equipollente, l'obbligo di dimora, l'obbligo di presentazione presso gli uffici della forza pubblica. La violazione di tali misure viene punita con la multa da 3 mila a 18 mila euro.
Per quanto riguarda i centri di identificazione, è prolungato il periodo di permanenza in tali centri ad espulsione fino a 18 mesi, in linea con le disposizioni della direttiva. Per evitare il rischio di fuga dello straniero, sono previste misure di garanzia idonee, la cui violazione è punita sempre con la multa da 3 mila a 18 mila euro.
Il nuovo decreto-legge prevede l'introduzione dell'allontanamento coattivo anche per i cittadini comunitari per motivi di ordine pubblico se permangono sul territorio nazionale in violazione della direttiva n. 38 del 2004 sulla libera circolazione dei comunitari.
Vorrei richiamare però alcuni spunti già fatti in sede di discussione sulle linee generali. Cari colleghi, il nostro è un mondo in continua evoluzione. Il sistema di comunicazione, unito al sistema di libera circolazione, ci impone una riflessione su come governare il fenomeno. Ora dobbiamo iniziare a pensare che il mondo sia un'unica entità globale ed attrezzarci in questo senso, ma dobbiamo anche fare i conti con la miseria di alcune parti del pianeta, con i regimi che nei fatti privano delle libertà fondamentali con la povertà di alcune aree. A loro dobbiamo volgere il nostro sguardo ed impegnarci a fondo attraverso una politica di solidarietà che possa tradursi in un aiuto concreto affinché non accada più quello che giornalmente vediamo nei nostri mari, dove flotte di carrette umane cercano un mondo migliore dove vivere, vittime di una criminalità senza scrupoli.
L'Italia deve e può fare di più. Deve innanzitutto, come ci ha ricordato anche il Santo Padre, farsi carico di attivare dei protocolli di intesa con taluni paesi, affinché si rimuovano le cause di immigrazione regolare come pure per stroncare le radici di tutte le forme di criminalità ad essa collegate, anche attraverso un piano di cooperazione internazionale con delle iniziative mirate di sostegno a queste nazioni emergenti.
Sappiamo che la situazione economica è grave e che impone a noi enormi sacrifici, ma abbiamo il dovere morale di dare una mano concreta a chi si trova in una situazione di assoluto disagio. Diamo atto al Ministro Maroni di avere intrapreso questo percorso e su questa strada bisogna proseguire con maggiore incisività.
Come già ricordato in sede di discussione sulle linee generali, l'Italia ha bisogno di persone provenienti dai paesi terzi perché ci sono - compreso il Mezzogiorno - richieste di forza lavoro per attività che non facciamo più. Su questo dobbiamo dare delle risposte rapide e concise, altrimenti, come spesso accade, ci ritroveremo con immigrati irregolari trattati come schiavi e con un incremento del lavoro nero e dell'evasione fiscale e contributiva.
Insomma, cari colleghi, dobbiamo abbandonare l'emergenza per costruire una nuova organica normativa in materia che possa coniugare la dignità umana, il sistema economico e la giusta solidarietà verso coloro che non hanno il nostro stesso benessere. Pag. 36
Come dicevo, noi voteremo a favore, ma nello stesso tempo torniamo a chiedere un tavolo di confronto che possa unire questo Parlamento nell'affrontare un problema che prima di tutto è umano, poi economico e che corre velocemente e ha bisogno di risposte al passo con i tempi. Anche a questo proposito risiede la credibilità del nostro Paese: se riusciremo a riposizionare l'uomo con la sua dignità e i suoi bisogni al centro del sistema, ad abbandonare la paura dell'altro, ad aiutare chi è più debole, allora sì che potremmo definirci una nazione civile, democratica e solidale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Laffranco. Ne ha facoltà.

PIETRO LAFFRANCO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge che ci accingiamo a convertire in legge recepisce due direttive europee: una in tema di circolazione dei cittadini comunitari, l'altra relativa alle procedure applicabili negli Stati membri per il rimpatrio degli extracomunitari il cui soggiorno risulti irregolare. La prima venne recepita dallo Stato italiano in forma non completa. Per la seconda il termine di recepimento è scaduto lo scorso dicembre. Queste sono le ragioni per le quali correttamente il Governo ha scelto la forma del decreto-legge, un provvedimento di urgenza idoneo ad evitare l'esposizione del nostro Paese a responsabilità per inosservanza degli obblighi comunitari. Sappiamo che il tema e la forma del decreto-legge si prestano a facili strumentalizzazioni che spesso finiscono per distorcere i contenuti dei provvedimenti. Pur tuttavia, le ragioni che abbiamo esposto e, quindi, la necessità di evitare procedure di infrazione - e anche le relative sanzioni - lo giustificano, non solo come un atto dovuto ma anche come un atto urgente.
Signor Presidente, questo Governo ha dimostrato di saper affrontare efficacemente i temi dell'immigrazione clandestina e della gestione dei flussi di migranti comunitari con determinazione e con concretezza, nonostante il nostro Paese abbia dovuto fare i conti con una serie di fattori che hanno reso assai difficile il compito del Governo. Nonostante, infatti, molte e forse troppe dichiarazione di intenti, l'Europa non ha dato al nostro Paese un contributo decisivo e l'Italia ha finito per dover affrontare praticamente da sola le ondate migratorie, ondate che hanno subito una forte impennata a causa delle diverse situazioni di conflitto che si sono sviluppate sulla riva sud del Mediterraneo ma che comunque rappresentano un dato permanente che va affrontato, sia nell'interesse dei Paesi di accoglienza sia nei confronti delle popolazioni dei Paesi di emigrazione.
Lo sforzo logistico e finanziario sostenuto dall'Italia, fin dalle rivolte sviluppatesi in Tunisia, in Egitto e in Libia, è stato notevole e molto impegnativo e i sacrifici, segnatamente delle popolazioni di Lampedusa, sono state enormi. Ora si sta lavorando alacremente per un rapido ritorno alla normalità. Questo significa gestione dei flussi ma anche rimpatri coattivi per coloro che non hanno titolo all'accoglienza. La solidarietà dell'Europa, onorevoli colleghi, non può essere limitata al campo finanziario. L'immigrazione irregolare è un problema annoso e il compito di affrontarlo, ahinoi, è stato lasciato ai Paesi in prima linea e, in particolar modo, all'Italia. Ecco perché chiediamo con forza che anche nel settore dell'immigrazione l'Europa si muova secondo i principi di collaborazione e di mutuo sostegno. Tuttavia, i numeri dimostrano che il Governo si è mosso bene e ha risposto con capacità alle forti ondate di immigrazione clandestina, intensificando le attività di espulsione ma anche mostrando, contestualmente, efficienza e umanità, coerentemente con le normative comunitarie e nazionali e - se me lo consentite - anche con il buon senso e l'umanità che ci deve essere.
Dal 1o gennaio al 29 maggio di quest'anno le espulsioni e i rimpatri sono stati 9.318, praticamente il doppio di quelli relativi al 2010, grazie soprattutto all'accordo Pag. 37che, in maniera assolutamente efficace, il Ministro Maroni ha concluso con la Tunisia e che, nonostante le problematiche che sono scaturite dai recenti conflitti, ha comunque prodotto dei risultati significativi e ha dimostrato la sua validità.
La cessazione delle ostilità in Libia sarà poi la premessa per mettere fine al flusso di profughi e tornare a quell'accordo bilaterale che aveva prodotto significativi risultati e che ora si sta negoziando con il consiglio provvisorio di Bengasi. La soluzione della questione libica, in effetti, non dipende certo soltanto dall'Italia ma l'Italia, che è stata comunque la prima potenza a riconoscere il consiglio, ha posto le basi per un'intesa generale con quelle forze politiche che assumeranno il controllo nella fase post Gheddafi. Accogliere i bisognosi è segno di grande umanità e il popolo italiano è ricco di questa umanità, ma farsi carico di un numero di immigrati che non possiamo sostenere non fa né il bene dell'Italia né quello degli immigrati stessi, che finiscono per essere spesso vittime del mondo dell'illegalità diffusa e della delinquenza.
È infatti evidente come il Governo dell'immigrazione richieda un'attenta programmazione dei flussi, in stretta correlazione con le esigenze dell'economia. Per questo, è necessario prendere atto della crisi economica internazionale che ha coinvolto anche il nostro Paese e che ha necessariamente comportato dei riflessi negativi sul fabbisogno di manodopera straniera. È infatti evidente come la congiuntura economica mondiale di carattere recessivo, cui è conseguito un rallentamento della produzione e l'accentuarsi di difficoltà di natura occupazionale, abbia determinato ripercussioni rilevanti anche sui fenomeni migratori e dunque anche sulla nostra capacità di accoglienza degli stessi.
Tornando al decreto-legge, le modifiche apportate in materia di cittadini stranieri e comunitari hanno precisato meglio i motivi di sicurezza che ne costituiscono il presupposto di allontanamento e anche quelli imperativi di pubblica sicurezza necessari allo stesso fine. Sono disposizioni che affinano la normativa vigente sulla base dell'esperienza applicativa, la rendono anche più aderente allo spirito e alla lettera delle direttive europee e che danno tuttavia forza ed efficacia alle azioni a tutela della sicurezza degli italiani.
È simile la caratteristica di fondo delle disposizioni in materia di rimpatrio degli stranieri extracomunitari irregolari, disposizioni che rappresentano una piena attuazione della direttiva 2008/115/CE anche al fine di rendere uniformi le disposizioni dei singoli Stati membri su questa delicata materia.
Viene poi introdotta la norma che consente di elevare la permanenza nei CIE da sei a diciotto mesi, una disposizione che è attuazione dell'articolo 15 della direttiva comunitaria, ma che è prevista soltanto per i casi di non palese collaborazione del cittadino extracomunitario, un provvedimento - è bene ricordarlo - che deve essere prorogato per soli sessanta giorni, per un massimo di dodici mesi e sempre con l'autorizzazione di un magistrato.
Questo significa che si tratta di una questione di natura eccezionale, a carico di quei cittadini extracomunitari che ostacolino il proprio rimpatrio. Per questo, non è una norma - come qualcuno imprudentemente ha affermato - di natura liberticida, ma si colloca perfettamente nell'ambito della disciplina comunitaria.
Di particolare valore sociale è poi l'introduzione di quella norma, fortemente voluta dal relatore, l'onorevole Bertolini, in materia di minori, una norma che recepisce una mozione approvata all'unanimità da quest'Assemblea nell'ottobre del 2010, che consente a chi abbia raggiunto la maggiore età e abbia intrapreso un percorso documentato di integrazione sociale e culturale, di ottenere il permesso di soggiorno. Quella mozione - lo ricordo - fu approvata all'unanimità e presentava le firme dei rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari.
Pertanto, onorevoli colleghi, siamo in presenza di norme opportune che recepiscono la normativa comunitaria e che hanno il fine di garantire la legalità sia per i cittadini italiani, che per quelli extracomunitari. Pag. 38Accoglienza ed integrazione devono sempre coniugarsi con la difesa dei diritti di tutti cittadini, con la dignità della persona umana, ma anche con l'esigenza di sicurezza e legalità cui hanno diritto tutti coloro che vivono - o vogliono vivere - nel nostro Paese.
Questo decreto-legge, onorevoli colleghi, non è - mi rivolgo in particolar modo all'onorevole Gozi - un provvedimento vergognoso, ma è la prova della capacità di questo Governo.
In una situazione internazionale particolarmente complicata, per molti aspetti drammatica, di fronte a una crisi economico-finanziaria di portata mondiale, in presenza di fatti rivoluzionari nei Paesi della riva sud del Mediterraneo, il Governo è riuscito a governare le emergenze - ho concluso - che si è trovato davanti sempre nell'interesse del Paese, anche riuscendo nell'impresa di gestire l'ondata di flussi migratori che ha interessato le nostre coste.
Per questi motivi, il gruppo del Popolo della Libertà - che sostiene convintamente la politica del Governo in tema di immigrazione - voterà a favore di questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Correzioni di forma - A.C. 4449-A)

ISABELLA BERTOLINI, Relatore. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ISABELLA BERTOLINI, Relatore. Signor Presidente, desidero sottoporre all'Assemblea due proposte di correzione di forma necessarie per alcuni errori materiali riferiti a talune proposte emendative approvate dall'Assemblea nel corso della seduta odierna. L'emendamento 3.104 della Commissione deve intendersi correttamente riferito all'articolo 3, comma 1, lettera e), capoverso articolo 14-ter, anziché all'articolo 3, comma 1, lettera e), numero 5), capoverso articolo 14-ter. Inoltre, gli emendamenti 5.300 e 5.301, derivanti da condizioni formulate dalla Commissione bilancio, devono intendersi correttamente riferiti al comma 2 dell'articolo 5, anziché, come erroneamente risultante dal fascicolo, secondo la versione del predetto parere, al comma 1 del medesimo articolo.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma proposte dal relatore si intendono approvate.
(Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale - A.C. 4449-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

In morte del deputato Ferdinando Latteri (12,55).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo) Onorevoli colleghi, questa mattina abbiamo appreso la notizia di una perdita dolorosa che colpisce la Camera dei deputati. È stato già ricordato in un episodio di questa mattinata. La notte scorsa è mancato il nostro collega onorevole Ferdinando Latteri. La figura dell'onorevole Latteri verrà commemorata dal Presidente della Camera nel corso della ripresa pomeridiana della seduta di martedì prossimo, 19 luglio. A nome mio personale, e credo a nome di tutta l'Assemblea, voglio esprimere il più profondo cordoglio e le più sincere condoglianze alla famiglia e al gruppo di appartenenza del collega scomparso, che io ho avuto modo di conoscere, di apprezzare e di stimare, Pag. 39legandomi a lui con vincoli di amicizia e di stima come un grande rettore dell'università di Catania e una delle personalità più rilevanti della vita culturale e scientifica del nostro Paese (Generali applausi, cui si associano i membri del Governo).

Si riprende la discussione (12,56).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4449-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 4449-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Granata, Paolini, Gianni, Razzi, Goisis e Boccuzzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Vedi votazioni).

(Conversione in legge del decreto-legge 23 giugno 2011, n. 89, recante disposizioni urgenti per il completamento dell'attuazione della direttiva 2004/38/CE sulla libera circolazione dei cittadini comunitari e per il recepimento della direttiva 2008/115/CE sul rimpatrio dei cittadini di Paesi terzi irregolari) (4449-A):

(Presenti e votanti 530
Maggioranza 266
Hanno votato
273
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Secondo le intese intercorse, gli ulteriori argomenti con votazioni previsti dall'ordine del giorno si intendono rinviati ad altra seduta.

Sull'ordine dei lavori (ore 13).

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, vorrei avere un'informazione. Oggi si doveva e si dovrebbe discutere della questione rifiuti a Napoli.
Vi era e vi è una mozione, perché vi è una realtà terribile a Napoli. Domani dobbiamo stare qui. Vorrei capire qual è la ragione logica per cui questo Parlamento non possa e non debba assumersi le proprie responsabilità nel dire al Governo che Napoli brucia, mentre noi stiamo a guardare. Chiedo formalmente che ci venga data una risposta.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, non posso qui esprimermi in termini di logica, ma, in termini di galateo parlamentare, questa decisione è stata presa con il consenso di tutti i gruppi, compreso il suo. L'occasione in cui far notare il proprio dissenso era al momento della consultazione dei gruppi.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 13,01).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza per garantire risorse e mezzi adeguati agli uffici giudiziari calabresi - n. 2-01155)

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01155, concernente iniziative di competenza per garantire risorse e mezzi Pag. 40adeguati agli uffici giudiziari calabresi (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIO TASSONE. Signor Presidente, lei ha dato anche un titolo a questa mia interpellanza, nel senso di garantire risorse economiche agli uffici giudiziari della Calabria, ma parto, e mi rivolgo certamente anche al Governo, da una notizia che ci ha fatto preoccupare e che, per alcuni versi, ci ha sconcertato.
Si tratta della denuncia che fa il procuratore aggiunto di Catanzaro, Borrelli, che ha aperto, come dico nella mia interpellanza, uno squarcio inquietante per quanto riguarda l'agibilità degli uffici giudiziari di questa nostra regione, di Catanzaro. Il procuratore aggiunto Borrelli si è lamentato dell'assenza di carta, che è uno degli elementi più importanti e fondamentali per rendere operativo un ufficio giudiziario così importante e significativo in Calabria quale una procura della Repubblica o una procura distrettuale antimafia.
Al procuratore Borrelli, con la stessa denuncia, si è aggiunto il procuratore aggiunto di Cosenza, Domenico Airoma. Ritengo che qui vi sia da fare una considerazione molto più ampia. Sottosegretario Caliendo, quante volte ci siamo confrontati in quest'Aula anche su questi temi o su questi argomenti?

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 13,02).

MARIO TASSONE. Lei capisce molto bene, certamente meglio di me, che questa è la punta dell'iceberg rispetto ad una situazione che esiste per quanto riguarda gli uffici giudiziari in questa nostra regione. Vi è carenza di personale sia sul versante dei magistrati, sia anche di personale amministrativo.
Questo Ministero della giustizia non fa da tempo un concorso, è da tempo immemorabile che non fa alcun concorso per quanto riguarda gli uffici giudiziari: non fa un concorso per avanzamenti, promozioni, assunzioni. È fermo, è bloccato, al di là delle dichiarazioni di principio e delle buone intenzioni che si rilasciano soprattutto in occasione dell'inaugurazione degli anni giudiziari. Vi è un rilassamento continuo!
Quante volte abbiamo dovuto denunciare i sotto organici dei magistrati a Crotone, a Vibo Valentia, a Catanzaro, la situazione drammatica di Locri! Ovviamente, poi tutto questo viene coperto dalla ritualità e dalla retorica di occasione e di circostanza.
Quando si raggiungono degli obiettivi importanti e fondamentali nella lotta e nel contrasto alla criminalità organizzata, certamente dobbiamo dare atto a Pignatone e a Lombardo e a tutti i loro collaboratori a Catanzaro e agli altri magistrati e alle forze di polizia per il raggiungimento di questi risultati, ma vi è una situazione insopportabile.
Quando, ad esempio, negli uffici dei GIP manca la carta e agli avvocati si dice di portarla per compilare gli atti ritengo che siamo al collasso. Poi si parla di lotta alla criminalità, di grande impegno, di grande slancio. Ma di che cosa stiamo parlando? Oggi sappiamo che la Calabria è al centro dell'attenzione, che vi sono delle inchieste importanti e fondamentali che vanno avanti, come dicevo poc'anzi, con importanti risultati, ma vi è anche una situazione di criminalità diffusa, la micro e macro criminalità rappresentate da estorsioni, usura, attentati agli amministratori, uccisioni in pieno centro a Lamezia Terme, Gioia Tauro, Rosarno. A Lamezia Terme vi è stata una grande manifestazione, ma le manifestazioni vanno e vengono.
Vi è una politica del Governo, d'intesa, finalmente, anche con il Parlamento, per avviare veramente una riqualificazione del Ministero della giustizia? Non faccio alcun riferimento, signor Presidente e signor sottosegretario, a quello che avverrà tra qualche giorno al suddetto Ministero. Lei lo sa che, anche in riferimento ad un altro provvedimento, quando qualcuno voleva bloccare l'esame di questa grande riforma costituzionale, ho detto che «chi c'è c'è», anche perché il Governo ha la sua continuità. Pag. 41
Non mi importa di chi andrà a ricoprire il ruolo di Ministro della giustizia, voglio capire se, al di là dei ministri, questo Governo ha un ruolo e una politica. Da ciò che denunciano i procuratori aggiunti della Repubblica si evince chiaramente che questo Governo non ha una politica di sostegno degli uffici giudiziari e non mostra attenzione rispetto ad una situazione di retroguardia che crea certamente una condizione impossibile. Si tratta di una realtà degli uffici che denota un degrado, sul piano dell'impegno, al di là della professionalità di chi vi è proposto, a livello globale, perché non vi è personale né un supporto tecnico.
Allora, signor Presidente, sarebbe bene che guardassimo con molta attenzione ad una serie di problemi. Vi dico con estrema chiarezza che si possono fare mille valutazioni e considerazioni per quanto riguarda la Calabria, le zone in cui è presente la 'ndrangheta, la lotta alla criminalità organizzata e quant'altro, ma vi sono anche altri problemi, riguardanti il suo Ministero, signor sottosegretario, o ai commissari di polizia penitenziaria e ai relativi concorsi, commissari che vanno e vengono, che vengono assorbiti o meno. Vi sono problemi anche di presenze e, soprattutto, di articolazione delle strutture e degli organici che dovrebbero essere valutati complessivamente.
Mi auguro, signor Presidente, che il sottosegretario Caliendo ci darà una risposta non rituale, come ha tentato di fare più volte. Qui non si tratta di accontentare l'interpellante dicendo che vi sono dei soldi a disposizione per l'acquisto della carta o per le strutture. Vi è una disattenzione. Forse alcune voci e alcune spese vanno avanti, ma certamente non vi sono un'azione corale ed una compattezza forte per dare una spinta propulsiva e dignità e decoro a questi uffici. Dignità e decoro anche a quei pochi che vi lavorano! Dignità e decoro! Ritengo che questo dovrebbe essere l'impegno di un Paese civile, soprattutto in un ramo, in un'articolazione dello Stato che ha un compito importante e fondamentale nell'avvenire del processo civile e democratico e nella formazione delle libertà all'interno del nostro Paese.
Signor Presidente, sto per concludere. Ho raccolto subito il suo sguardo, ciò conferma che vi è una incredibile sintonia tra noi. Detto questo, aspetto dal sottosegretario una risposta non di protocollo. Altrimenti mi dica, con una battuta, che rinviamo tutto ad una prossima discussione, ma non chiudiamo questa vicenda, questo atto di sindacato ispettivo, semplicemente con un minuetto burocratico-gestionale e con una melina che i solerti uffici del suo Ministero sanno fare, senza avere una valutazione complessiva della situazione.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Tassone, per la franchezza con cui ha concluso il suo intervento.
Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo, ha facoltà di rispondere.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, in risposta all'interpellanza dell'onorevole Tassone, voglio ricordare che le problematiche riguardanti la situazione operativa degli uffici giudiziari calabresi sono state trattate in occasione di un recentissima risposta ad un'interrogazione a risposta immediata presso la Commissione giustizia della Camera dei deputati, il 29 giugno ultimo scorso.
Oggi, proprio in considerazione del breve lasso di tempo trascorso dalla precedente risposta, intendo in gran parte riportarmi a quanto già comunicato in quell'occasione. Tengo a sottolineare - a conferma dell'attenzione sempre prestata da questa amministrazione agli uffici giudiziari in questione - che il 21 giugno 2011 si è tenuto un vertice presso il Ministero della Giustizia, nel corso del quale il capo Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, su mandato del Ministro Alfano, ha incontrato il presidente della corte di appello, il procuratore generale facente funzioni di Catanzaro, nonché il procuratore della Repubblica ed il presidente del tribunale di Vibo Valentia, convocati Pag. 42con urgenza a seguito delle recenti notizie di stampa in merito alla carenza di risorse ed alle difficoltà esistenti presso gli uffici citati.
All'incontro hanno preso parte anche i direttori generali del DOG, in particolare il direttore del bilancio, delle risorse e del personale, oltre che i rappresentanti del Dipartimento dell'amministrazione giudiziaria ed il neo procuratore generale di Catanzaro, Santi Consolo.
Nel corso dell'incontro, sono state approfondite ed avviate a soluzione le questioni relative alle risorse da mettere a disposizione nei diversi settori di intervento: in particolare, la fornitura di autovetture, la carta per le fotocopiatrici, il carburante ed il personale amministrativo, al fine di migliorare la funzionalità degli uffici stessi e ciò malgrado la generale e ben nota esiguità di risorse a disposizione. Al termine della riunione, i capi degli uffici calabresi si sono dichiarati soddisfatti per il positivo esito dell'incontro e per le soluzioni individuate, che consentono di fronteggiare l'attuale situazione di emergenza.
Voglio sottolineare, inoltre, che il Ministero dell'economia e delle finanze, interpellato in proposito, ha evidenziato, per la parte di competenza, che nello stato di previsione del Dicastero della giustizia per l'anno 2011 vi è il capitolo n. 1451 «Spese per acquisto di beni e servizi», che presenta una previsione definitiva pari a 103 milioni 433 mila 609 euro e che, nell'ambito di tali risorse, potrebbero essere reperite le disponibilità da destinare allo scopo, anche effettuando apposite variazioni compensative, utilizzando gli strumenti di flessibilità introdotti dalla normativa contabile vigente.
Il Ministero dell'economia e delle finanze ha fatto altresì presente che, con apposito provvedimento amministrativo, è stata assegnata la somma di euro 104 milioni circa, quale quota di spettanza del Ministero della giustizia per il Fondo unico giustizia.
Ciò detto, posso comunicare che, alla luce dei chiarimenti resi, per dare concreto seguito agli impegni assunti dal Dicastero della giustizia, sono attualmente in corso le attività finalizzate alla ripartizione dei fondi, che saranno a breve assegnati - tramite variazioni di bilancio dal capitolo n. 1537 (Fondo unico giustizia) - ai vari distretti di corte d'appello, che ne hanno fatto richiesta e, in particolare, ai distretti di Catanzaro e Reggio Calabria, allo scopo di far fronte alle emergenze segnalate, reintegrando in tal modo il fabbisogno complessivo di risorse finanziarie.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare. Vediamo se si dichiara soddisfatto o meno della risposta che il sottosegretario ha reso.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, la ringrazio molto per la curiosità e per l'interesse che mostra per la mia interpellanza urgente e, soprattutto, per la mia replica, che è il giudizio che mi appresto a dare rispetto alla risposta del sottosegretario.
Signor sottosegretario, la ringrazio per le notizie che ha fornito e la ringrazio per le tracce e per i percorsi che lei ha individuato rispetto ad una sovvenzione economica degli uffici giudiziari della Calabria e rispetto anche al Fondo unico di giustizia. Lei sa che questa è una questione molte volte dibattuta e molte volte anche controversa per una serie di situazioni e di vicende. Io la ringrazio, ovviamente, perché ci troviamo in una situazione di emergenza e lei ci offre uno sbocco ed una prospettiva.
Io non so, signor Presidente, signor sottosegretario, quindi, se i responsabili degli uffici giudiziari ne hanno dato un giudizio positivo.
Io permango con un mio giudizio negativo perché la gestione della giustizia non è appannaggio semplicemente degli addetti ai lavori che detengono un interesse ma è un interesse generale, legittimo da parte di tutti cittadini e di tutta la società.
Io non sarei rassicurato se fossi responsabile di un ufficio giudiziario, perché credo che qui si rincorre sempre più Pag. 43l'emergenza, qualche progetto, il PON, ad esempio, il Fondo di giustizia, ma non c'è un'immissione organica di risorse che diano sicurezza di alimentazione rispetto non soltanto alle spese di cancelleria, come può essere quella per la carta, ma anche per l'approntamento di ricambi agli apparecchi, alle macchine e soprattutto agli strumenti tecnologici di cui alcuni uffici dovrebbero essere attrezzati. Eppure molti degli uffici a cui noi ci riferiamo come interpellanti in questo atto di sindacato ispettivo ne sono privi.
Ritengo che c'è una valutazione più complessiva da fare e vorrei formularla, certamente non è assolutamente contenuta nel mio atto di sindacato ma il problema riguarda anche il personale. Io sarei curioso di sapere - non chiedo né ovviamente pretendo una sua risposta, ci sarà un'altra l'occasione per avere questo tipo di confronto con il Ministero della giustizia - se vi siete posto il problema del personale amministrativo, di alcuni che fanno tutto e il contrario di tutto, che sono dirigenti e sono al limite? Ve lo siete posto? C'è una situazione di grande difficoltà e di grande precarietà.
Con le sue comunicazioni non credo, signor sottosegretario, che si concluda la vicenda, non si conclude assolutamente, perché lei mi ha dato notizie di alcuni impegni che ancora non si sono concretizzati, che sono in fieri, c'è qualcosa fatto d'emergenza per l'occasione, ma quando si andrà a regime? Quando rientrerà nel sistema di un'alimentazione, di una programmazione e di una previsione di spesa? Qui manca la previsione delle spese rispetto al fabbisogno e alle esigenze, sia sul piano economico, per le spese di ogni giorno, sia per quanto riguarda le strutture.
Lei mi ha parlato di auto blindate, signor sottosegretario, certamente importantissime e fondamentali, ma anche su questa vicenda - l'ha introdotta lei, signor sottosegretario - bisognerebbe capire chi deve avere diritto alle auto blindate e chi no, perché molte volte si ha qualche difficoltà a capire perché c'è questa rincorsa ad avere le auto blindate con le scorte. In molti certamente devono avere una protezione ed anche di un certo livello, ma molte scorte non si capiscono per quanto riguarda alcuni magistrati. Allora c'è la corsa alla raccomandazione, alla sollecitazione, al confronto, ci sono a volte tra magistrati un animus pugnandi, invidie e una concorrenza che molte volte fa perdere di vista alcune valutazioni e ci sono situazioni stranissime. Per la Calabria credo di aver espresso un giudizio positivo ma, per esempio, in Abruzzo c'è una procura della Repubblica - la voglio segnalare in Aula -, quella di Avezzano, che dovrebbe essere guardata con attenzione. Ci sono tante realtà, che interessano il Consiglio superiore della magistratura, di magistrati che sono valutati, sotto giudizio, negativamente, e realtà che riguardano funzionari dello Stato per i quali è prevista la sospensione oppure l'autosospensione e, ovviamente, qui, c'è una tutela in assoluto. Ma questo è un altro argomento, ed io l'ho posto perché lei, signor sottosegretario, ha parlato di auto blindate e perché molti di questi personaggi ne usufruiscono e non si sa se si devono difendere dalla delinquenza ordinaria, dalla criminalità organizzata oppure dai loro «compari». Lo dico tra virgolette, per sentito dire, se avessi le prove lo direi.
Signor Presidente, signor sottosegretario, non c'è dubbio che, ritornando alla Calabria e concludendo, la situazione è veramente molto grave. Infatti, al di là dei risultati che sono stati raggiunti per quanto riguarda la lotta alla criminalità organizzata, questa realtà è sotto sequestro dall'estorsione, dall'usura e dalla piccola criminalità. Le amministrazioni sono, ovviamente, sottoposte ad assedio, l'imprenditoria è sottoposta ad assedio, vi è una situazione drammatica che blocca ogni processo di sviluppo economico all'interno di questo nostro Paese. L'attenzione ci deve pur essere rispetto ai fatti nuovi, gravissimi, e, certamente, la magistratura non può rispondere che non può andare avanti perché manca la carta. E non possiamo nemmeno rispondere - si convinca, signor sottosegretario - che ci sono i processi e questi provvedimenti che Pag. 44riguardano il Fondo di giustizia. Si parla sempre del Fondo di giustizia, poi, quando si tratta della distribuzione, ci sono ovviamente delle difficoltà. Detto questo, signor Presidente, pur ringraziando, con grande convinzione, il sottosegretario per la sua buona volontà e signorilità, questa risposta non è esaustiva e credo non convinca neanche lei, signor sottosegretario, perché lei conosce molto bene la situazione degli uffici giudiziari in Italia e, soprattutto, quelli calabresi.

(Chiarimenti e iniziative del Ministro della salute in merito alla dotazione territoriale degli acceleratori lineari per radioterapia (Linac) - n. 2-01140)

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di illustrare, se possibile sinteticamente, considerata anche l'ora, la sua interpellanza n. 2-01140, concernente chiarimenti e iniziative del Ministro della salute in merito alla dotazione territoriale degli acceleratori lineari per radioterapia (Linac) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, malgrado l'ora i problemi dei cittadini rimangono. Visto, quindi, che abbiamo l'opportunità di affrontare un tema che tocca la salute di ben 580 mila cittadini italiani, in particolare cuneesi, della provincia di Cuneo, per quello che concerne la dotazione di strutture qualificate per i nostri presidi ospedalieri, mi auguro che, malgrado l'ora, si possa svolgere un'interpellanza in modo adeguato. Questi problemi, infatti, non possono essere rinviati e, da una parte, si impongono ai cittadini nuovi balzelli, come i ticket sanitari, e nuovi prelievi e, dall'altra, si diminuisce la capacità di risposta a quei problemi che ogni cittadino ammalato può incontrare. Le premesse, signor sottosegretario, che ringrazio ovviamente per essere qui, sono molto chiare: noi siamo davanti ad una situazione denunciata a chi parla da diversi cittadini che fruiscono di questo servizio di radioterapia presso l'Azienda ospedaliera della città di Cuneo. Da queste segnalazioni emerge una situazione, come è riportato nell'interpellanza, assolutamente sperequata nella disponibilità di dotazioni strumentali ed attrezzature sanitarie indispensabili per una tempestiva risposta di diagnosi e cura ai cittadini che ne hanno bisogno. Ed è anche una vicenda singolare della gestione amministrativa regionale rispetto alla quale noi domandiamo, per quanto attiene alla competenza di indirizzo e di programmazione del livello nazionale, se vi siano indirizzi programmatici ed atti ministeriali che disciplinano i criteri per l'attribuzione di risorse finalizzate alla dotazione territoriale degli acceleratori lineari in base al relativo bacino di utenza. E chiediamo quali iniziative, là ove vi sia una evidente carenza ed un'inadempienza a garantire il rispetto di questi standard, possono assumere il Ministero ed il Governo per assicurare ai cittadini, preoccupatissimi di queste attese e difficoltà che incontrano, il soddisfacimento di una loro più che legittima istanza.
Noi eravamo in presenza di una realtà regionale, con riferimento alla quale ho alcuni dati. Partendo da un dato nazionale che prevede una dotazione, come standard, di un acceleratore ogni 178 mila abitanti, si prevede, per la provincia di Torino, un acceleratore ogni 135 mila abitanti, per la provincia di Verbania-Novara-Biella, uno ogni 163 mila, per la provincia di Asti-Alessandria, uno ogni 165 mila, per la provincia di Cuneo, uno ogni 294 mila, ben al di sopra dello standard nazionale.
Ma in più, ciò che è veramente drammatico, è che siamo dinanzi ad una situazione in cui la qualità dell'apparecchiatura in questione è, oramai, oltre i tempi consigliati di utilizzo. Dunque, abbiamo un'attrezzatura vecchia del 1993, che non garantisce più un intervento né quegli standard qualitativi. Infatti, il responsabile, il primario o il dirigente, come si dice oggi, ha disdettato una delle due apparecchiature disponibili perché troppo vecchia, ma soprattutto perché non la ritiene più Pag. 45sicura sotto il profilo degli standard di sicurezza di cura da parte di questo strumento rispetto ai cittadini fruitori.
Pertanto, vi era già - ed è il secondo elemento riportato anche nell'interpellanza urgente in oggetto, ma che vogliamo qui rappresentare - un programma di ammodernamento e di riqualificazione di queste attrezzature, che interessava diverse realtà ospedaliere della regione. Ci troviamo, quindi, davanti ad una fattispecie in cui, non so per quale improvvisa o specifica ragione, il bando dell'acquisto degli acceleratori lineari previsti per l'ospedale di Cuneo è stato avviato e, poi, è stato sospeso.
Abbiamo cercato di capire, anche tramite il nostro gruppo a livello regionale, dov'erano andate a finire le risorse: ognuno, infatti, sa che quando si fa partire una gara deve esservi una regolare copertura finanziaria. Dunque, abbiamo cercato di capire dove sono state dirottate le risorse già impegnate con gara già avviata e che, attualmente, risulta sospesa fino all'approvazione del bilancio 2012.
Fra un anno al massimo, perché la disdetta da parte del primario è di meno di un mese fa, passeremo così ad un rapporto utente-ammalato-attrezzatura sanitaria di risposta... Pregherei di non disturbare il sottosegretario, perché abbiamo già poco tempo, quindi, lasciamo almeno che vi sia un'interlocuzione corretta tra il Governo e il Parlamento. Come dicevo, il problema è proprio questo: che oramai la disdetta è partita, la documentazione di inadeguatezza dell'attrezzatura che verrà a cessare la sua funzione è definita al massimo fra un anno.
Quindi, fra un anno, ci troveremo con gli utenti, i cittadini, gli ammalati di Cuneo che dovranno rivolgersi a Torino, ad Asti e ad Alessandria, con una gravissima ripercussione... Vedo che il rappresentante del Governo è sempre molto impegnato nei suoi colloqui. Io non parlo, finché non vi è la disponibilità del sottosegretario. Signor Presidente, la prego, veramente non si può parlare di questioni così delicate, interferendo su altre.
Quindi, la mia sollecitazione e la mia preoccupazione, signor sottosegretario, è che - come lei sa di sicuro - vi sono pazienti che si possono muovere facilmente, ma vi sono anche quelli barellati e quelli gravi. Quindi, ci troveremo in una drammatica situazione, in cui gli ammalati di tutto il bacino, 580 mila persone, e dell'ospedale di Cuneo - unica struttura ospedaliera dotata di queste attrezzatura - avranno un rapporto di un acceleratore ogni 580 mila abitanti.
Dica se questo può essere sostenibile, da parte della regione e del Governo, in un momento in cui il Governo a livello nazionale e il Parlamento impongono ai cittadini ticket sanitari e altri esosi sacrifici per sanare la nostra situazione.
Pertanto, avrei motivo di aspettarmi, dalla sua risposta, un intervento e motivazioni molto approfondite, poiché ritengo che questa sia una vera emergenza a cui Ministero e regioni insieme devono dare una risposta.
Infatti, non si può bloccare un'iniziativa, una gara, per dotare l'ospedale di Cuneo di questa infrastruttura, dicendo che le risorse improvvisamente si sono volatilizzate. Tutto, oramai, è molto mobile, non stabile, instabile, nella finanza pubblica, ma quando si avvia una gara, ripeto, essa deve poter essere avviata avendo la disponibilità delle risorse.
Questo è un mistero che è capitato: a dicembre partiva la gara e ad aprile veniva sospesa. Vorrei capire per quale motivo ci troviamo in una situazione di questo tipo e perché dobbiamo mettere - e concludo questa mia illustrazione - i nostri concittadini a rischio di mancanze di cure importanti, quando invece vi erano tutti gli elementi di assicurazione - precedentemente dati dalla regione alla competenza gestionale dell'ospedale e del servizio di radioterapia di Cuneo - che, entro l'anno, vi sarebbe stata una disponibilità di queste nuove attrezzature.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Eugenia Roccella, ha facoltà di rispondere.

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EUGENIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, in relazione alla tematica esposta nell'interpellanza in esame, si precisa che non vi sono indirizzi programmatici e atti ministeriali che disciplinano i criteri per l'attribuzione di risorse finalizzate alla dotazione territoriale degli acceleratori lineari, in quanto, secondo la normativa vigente, il potere di individuare le modalità di assegnazione delle risorse finanziarie garantite dallo Stato a copertura del fabbisogno sanitario è in capo alle regioni.
Inoltre, il piano di rientro adottato dalla regione Piemonte non prevede interventi mirati alla dotazione degli acceleratori lineari. La corretta dotazione delle apparecchiature in questione rientra nelle competenze attribuite alle regioni, le quali, analizzando l'offerta e la domanda sanitaria, organizzano in piena autonomia l'erogazione dell'assistenza sanitaria su base territoriale.
Per quanto riguarda la consistenza delle dotazioni di acceleratori lineari nella regione Piemonte, nell'anno 2010, presso le strutture ospedaliere pubbliche e private regionali risultavano presenti trenta macchinari.
In particolare, la regione ha inteso precisare che, a seguito della programmazione di investimenti in edilizia ed attrezzature sanitarie per gli anni 2008, 2009 e 2010, risultano finanziate le nuove attrezzature (LINAC) per i centri di Torino e Cuneo, che disporrà di tre LINAC, in corrispondenza del bacino di utenza di circa 589.000 abitanti.
La regione Piemonte, consapevole della disomogenea distribuzione di tali apparecchiature nel territorio regionale, venuta a crearsi negli anni, ha manifestato la piena volontà di lavorare al fine di garantire un'assistenza sanitaria omogenea in tutto il territorio regionale, valutando le possibili soluzioni per le criticità nell'erogazione dei servizi di radioterapia.
La tematica è oggetto di attenzione da parte del Ministero della salute, che ha istituito un gruppo di lavoro per la valutazione e principi di programmazione e gestione delle grandi apparecchiature biomedicali diagnostiche e terapeutiche, con l'incarico, tra l'altro, di proporre metodologie per la definizione di principi di programmazione e gestione delle grandi apparecchiature, attraverso l'elaborazione di linee guida di riferimento per le strutture regionali che, a vario titolo, intervengono nell'acquisto e nella gestione di tali apparecchiature.
Per il raggiungimento di questi obiettivi, il gruppo di lavoro ha proposto la realizzazione di una indagine conoscitiva presso le strutture pubbliche del Servizio sanitario nazionale, al fine di disporre di elementi in merito alle caratteristiche delle tecnologie acquisite e alle modalità di acquisizione, valutazione e gestione delle apparecchiature stesse, i cui risultati saranno oggetto di un'apposita pubblicazione sul sito internet del Ministero della salute. Le apparecchiature oggetto dell'interpellanza urgente rientrano tra quelle individuate dal gruppo di lavoro ai fini della rilevazione.
Allo stato attuale, l'indagine conoscitiva è in corso di svolgimento. La partecipazione all'indagine, rivolta ai competenti ambiti regionali, è su base volontaria ed avviene attraverso la compilazione di schede di rilevazione specifiche in formato elettronico per le diverse tipologie di apparecchiature individuate ed installate a partire dal 1o gennaio 2008 e fino al 31 maggio 2011. Le schede compilate dovranno pervenire al Ministero della salute entro il prossimo 31 luglio 2011. Sarà, inoltre, possibile inviare le schede relative alle nuove apparecchiature installate dal 1o agosto 2011 al 31 dicembre 2011.
I dati ottenuti a conclusione della rilevazione forniranno un quadro della situazione relativa alla dislocazione delle apparecchiature in questione sul territorio nazionale e i necessari elementi di valutazione per l'elaborazione di linee guida di riferimento per le strutture regionali interessate all'acquisizione e gestione delle apparecchiature.

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di replicare.

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TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, la ringrazio vivamente perché ritengo che la sua risposta, stante il chiarimento iniziale che non poteva sfuggire a chi, in qualche misura, nel tempo, si è occupato di sanità, ha un incipit assolutamente corretto e quindi non si può contestare in alcuna misura.
Credo sia necessario un chiarimento perché dalla risposta prendo atto positivamente che la regione Piemonte avrebbe confermato, entro l'anno, se non ho capito male, comunque leggerò meglio e con attenzione, gli investimenti previsti per la provincia di Torino e per la provincia di Cuneo. Quindi, presumo che il blocco dell'appalto e questa improvvida comunicazione a dire che tutto sarà rinviato all'approvazione del bilancio 2012, possano essere superati. Comunque ci attiveremo presso la regione Piemonte per far sì che ci sia un seguito coerente tra quello che è stato comunicato dalla regione al Ministero, quello che noi abbiamo appreso e il ritorno presso la sede regionale.
Debbo dire che sono soddisfatto della risposta soprattutto perché, pur in mancanza di una specifica competenza per quanto riguarda la definizione degli indirizzi programmatici con atti ministeriali, è stato costituito questo gruppo, questa task force per analizzare tutte le situazioni esistenti; se ho capito bene, è stata promossa un'indagine per capire la realtà vera della dotazione strumentale, delle attrezzature e dei vari presidi ospedalieri nel nostro Paese. Credo che questo sia un elemento di indagine assolutamente positivo e mi auguro che lo si renda veramente stringente perché dobbiamo dare una risposta di cura omogenea a livello regionale e tanto più a livello nazionale. Però, lei, signor sottosegretario, ha anche affermato che c'è la volontà di pervenire a una definizione di linee guida. Questo sarebbe a mio avviso effettivamente un elemento che farebbe fare un passo in avanti soprattutto se queste linee guida, come noi auspichiamo, richiamano le regioni al rispetto delle loro specifiche competenze così come previsto dalla Costituzione e rimarcano, l'esigenza, la necessità, di garantire la tutela del diritto alla salute in modo veramente omogeneo con un riferimento regionale ed evidentemente un riferimento nazionale.
Esiste, però - e concludo, signor Presidente - un'urgenza, che è l'urgenza di capire che da qui a dieci-undici mesi la provincia di Cuneo, se la regione non sbloccherà immediatamente il provvedimento della gara già a suo tempo avviata alla fine del 2010, tra pochi mesi, dovrà affrontare un'emergenza, sotto questo aspetto, di cura e di terapia. Per cui, evidentemente, rivolgo un appello alla moral suasion del Ministero, che si faccia parte attiva, dirigente, pur nel rispetto della diversità di competenza, affinché questa emergenza sia superata e perché si dia una risposta di serenità, una risposta di attenzione ed una risposta concreta nel dotare l'ASL e l'ospedale generale di Cuneo di queste indispensabili attrezzature.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Toccafondi n. 2-01143)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Toccafondi n. 2-01143 è rinviato ad altra seduta.

(Chiarimenti in ordine al contenuto del testo del decreto-legge sulla manovra economica che dopo l'approvazione del Consiglio dei ministri è stato trasmesso dal Governo ai fini dei successivi adempimenti - n. 2-01152)

PRESIDENTE. L'onorevole Piffari ha facoltà di illustrare l'interpellanza Donadi n. 2-01152 concernente chiarimenti in ordine al contenuto del testo del decreto-legge sulla manovra economica che dopo l'approvazione del Consiglio dei ministri è stato trasmesso dal Governo ai fini dei successivi adempimenti (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

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SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, non ruberò molto tempo, ma il fatto che io sia breve non vuol dire che, a nostro parere, come Italia dei Valori, non sia grave il fatto che qui denunciamo e per il quale interpelliamo il Governo.
Prima che venisse definitivamente emanato il decreto-legge n. 98 del 2011 - che domani approveremo - contenente disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria per i prossimi quattro anni, è circolato un testo all'interno del quale era stata inserita, al comma 23, quindi un piccolo comma dell'articolo 37, una norma che prevedeva, in caso di condanna in appello per somme superiori ai 20 milioni di euro, che il giudice potesse non procedere a rendere esecutiva la sentenza.
La norma era stata immediatamente ribattezzata come «lodo Mondadori», con riferimento alla nota vicenda Cir-Fininvest, ed era apparsa come una norma ad aziendam, ancorché ad personam, con il palese intento di favorire il gruppo economico del Presidente del Consiglio. Il Ministro Calderoli aveva spiegato che, in sede di discussione del Consiglio dei ministri, egli stesso non aveva né visto né letto la norma, ovvero che quella norma non era stata affatto deliberata. Il Ministro responsabile della manovra, Tremonti, si era dichiarato del tutto all'oscuro di quanto inserito nel testo.
Tuttavia, nel corso della trasmissione del testo al Capo dello Stato, quella norma era, secondo quanto si è appreso da indiscrezioni circolate sugli organi di stampa, ivi contenuta e ciò potrebbe voler dire che qualcuno, al di fuori del Consiglio dei ministri, nel redigere il documento, lo aveva, a nostro avviso, falsificato materialmente per ordine e conto di qualcun altro e in contrasto con quanto previsto dalla Costituzione.
A seguito delle molteplici reazioni avverse a questa norma, il Presidente del Consiglio dei ministri ha poi dovuto annunciare, il giorno successivo, il ritiro della stessa. Appare, tutto ciò, un problema di una certa rilevanza penale, istituzionale e costituisce un fatto gravissimo, che attenta alla democrazia, alle istituzioni e allo Stato di diritto.
Chiediamo quindi al Governo se non ritenga di chiarire cosa è esattamente successo nel momento stesso della trasmissione del testo licenziato dal Consiglio dei ministri alla Presidenza della Repubblica; se non ritenga di voler riferire se sia vero o non sia vero che avvierà un'inchiesta per capire chi si sia prestato e per conto di chi ad alterare il citato documento, e se, ricorrendone i presupposti, ne sia stata informata la procura della Repubblica competente.
Attendo con molta attenzione la risposta dal sottosegretario, che viene spesso distratta.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Eugenia Roccella, ha facoltà di rispondere.

EUGENIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, leggo per conto della Presidenza del Consiglio dei ministri. Le linee fondamentali dei provvedimenti relativi alla manovra finanziaria, costituiti da un decreto-legge per la stabilizzazione dei conti pubblici e da un disegno di legge delega per la riforma fiscale e assistenziale, sono stati illustrati dal Ministro Tremonti in una riunione preparatoria del successivo Consiglio dei ministri tenutasi a Palazzo Chigi, nella serata del 28 giugno scorso, alla presenza di quasi tutti i ministri.
Nel pomeriggio del 30 giugno, il Ministro Tremonti ha sottoposto al Consiglio dei ministri le bozze del decreto-legge e della delega fiscale, riferendo sulle linee generali dei due provvedimenti, su alcuni interventi previsti e sulle principali misure da adottare per conseguire gli obiettivi di risanamento dei conti pubblici, sollecitati anche dalla Comunità europea, senza ovviamente illustrare tutte le disposizioni contenute nelle bozze, come è prassi in Consiglio dei ministri per provvedimenti complessi e voluminosi. Nella discussione sono intervenuti numerosi Ministri per richiedere, nell'ambito delle rispettive Pag. 49competenze, chiarimenti, modifiche ed integrazioni al testo del decreto-legge. Come accade sempre per testi di particolare complessità, il Consiglio, nell'approvare il decreto-legge con numerose modifiche, ha incaricato il proponente Ministro Tremonti di predisporre il testo definitivo da sottoporre alla firma del Presidente della Repubblica. Tale testo, trasmesso al Quirinale, conteneva la norma di cui all'interpellanza, poi eliminata nel decreto-legge emanato dal Capo dello Stato e trasmesso alle Camere.
Alla luce di quanto esposto, va escluso nella vicenda qualunque profilo di responsabilità in quanto accade spesso che testi particolarmente complessi siano esaminati dal Consiglio dei ministri nei loro contenuti essenziali, che talvolta presentano anche diverse opzioni, per poi essere redatti in forma definitiva recependo le determinazioni del Consiglio dei ministri e gli affinamenti informali della Presidenza della Repubblica.
Sempre con riferimento al decreto-legge in questione, va del resto rilevato che un'analoga vicenda - norma inserita e poi eliminata - si è verificata per quanto riguarda il taglio del 30 per cento degli incentivi per l'installazione di impianti di energie alternative. In proposito, non si è avuta alcuna polemica né atti di sindacato ispettivo parlamentari, ad ulteriore dimostrazione che la prassi relativa alla definizione di provvedimenti particolarmente complessi e articolati registra non di rado episodi del genere.

PRESIDENTE. L'onorevole Piffari ha facoltà di replicare.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, grazie per avermi ricordato le facoltà che ho. Il sottosegretario Roccella ha risposto per conto della Presidenza del Consiglio dei ministri e ha detto che è già successo altre volte. Tra l'altro, anche in questa finanziaria, era stata inserita una norma, come quella dell'eliminazione del 30 per cento dei fondi a sostegno delle fonti rinnovabili, che poi è stata eliminata, dopo che era già stata annunciata.
Il problema non è, quindi, che ci sia una norma che poi viene eliminata attraverso suggerimenti o il confronto con il Capo dello Stato e comunque prima di deliberare il decreto-legge. Il problema che poniamo è altro. Tale norma, non essendo stata deliberata, non era presente nel testo - perché non annunciata, perché non richiesta da un Ministro durante il dibattito del Consiglio dei ministri - ma poi è comparsa all'interno del documento. Giustamente il Ministro competente - in questo caso, Tremonti - è delegato a correggere o a inserire gli elementi che durante il dibattito del Consiglio dei ministri sono stati approvati, ma l'organo collegiale deliberante è il Consiglio dei ministri, preposto a ritoccare, rivedere, tagliare e completare il documento, perché è solo in quel momento che viene approvato il documento stesso. Il problema è che altri Ministri dicono che una cosa di questo tipo non l'avevano vista.
Forse è un piccolo comma e quindi si sono distratti. Ci auguriamo che ci sia stata solo una distrazione da parte di alcuni Ministri, altri non hanno detto niente e quindi non sappiamo se l'hanno vista o meno. Tuttavia, se fosse così, è grave che non si leggano bene i documenti prima di approvarli, ma non sarebbe una violazione della stessa Costituzione italiana. È questa la questione che abbiamo sollevato e non vediamo nella risposta ancora chiarezza, o meglio bastava dire: c'è e ci sono alcuni Ministri che sono un po' distratti, oppure che la documentazione era talmente ampia e il tempo non a sufficienza.
È chiaro che tale questione ha però sollevato, non solo nell'opinione pubblica italiana, ma internazionale, una serie di eccezioni proprio perché in un momento così grave, in un momento in cui dovremmo guardare persino le pieghe non solo del documento ma dietro, il francobollo, tutto, proprio per la gravità in cui ci troviamo, qualcuno presta attenzione esclusivamente ai propri interessi, non legge e non approfondisce tutto il resto. Ciò diventa poi, naturalmente, un messaggio di debolezza e di non serietà da parte Pag. 50degli organi competenti, in questo caso il Presidente del Consiglio dei ministri e il Consiglio dei ministri stesso.
Quindi noi ci auguriamo veramente che questo non succeda più, in quanto situazioni di questo tipo neanche si possono pensare, perché ne va della serietà dello Stato italiano, ne va della serietà degli italiani stessi, che poi sono sempre quelli che pagano.

(Iniziative di competenza in relazione alla crisi della Cartiera Val Posina di Arsiero in provincia di Vicenza - n. 2-01147)

PRESIDENTE. L'onorevole Sbrollini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01147, concernente iniziative di competenza in relazione alla crisi della Cartiera Val Posina di Arsiero in provincia di Vicenza (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

DANIELA SBROLLINI. Signor Presidente, cercherò di essere molto breve nell'illustrazione della mia interpellanza fatta insieme ad altri miei quaranta colleghi del Partito Democratico. Come ha potuto vedere il Governo, in questo comune della mia provincia c'è una cartiera, che è un'azienda ormai importante che risiede lì da moltissimi anni ed è uno dei fiori all'occhiello del nord est d'Italia proprio perché non produce semplicemente carta, ma un prodotto specifico che serve per il confezionamento degli alimenti.
Da alcuni mesi questa cartiera è entrata in una fase di crisi che però - lo voglio sottolineare in questa sede - non è né dovuta al crollo degli ordini o della produzione, bensì all'incredibile aumento delle materie prime per la lavorazione, è triplicato, per esempio, il costo della cellulosa, e anche per l'impennata dei costi energetici che, come sappiamo, sono una risorsa necessaria per la produzione e il funzionamento dell'impianto. Ecco, in questa vicenda - mi preme sottolineare con grande sensibilità questo tema - sono coinvolti ben quarantadue lavoratori, maestranze di alta specializzazione tecnica e con una media di età molto giovane, fissata intorno ai trent'anni. Parliamo quindi di giovani lavoratori e di quarantadue famiglie, molti di loro con bambini.
Inoltre, il territorio in cui sorge la cartiera presenta già di per sé in questo momento delle difficoltà dovute anche al momento, purtroppo, difficile che stiamo vivendo per quanto concerne lo sviluppo produttivo ed occupazionale. È chiaro che in un piccolo comune, in una provincia sicuramente ancora economicamente molto forte, questo fattore aumenta la negativa ricaduta sociale proprio dovuta all'eventuale chiusura di questa azienda. In accordo poi tra la proprietà e tutti i sindacati - perché fortunatamente vi è anche un'intesa sindacale unitaria - tutti i lavoratori in questo momento sono in ferie per tutta la durata del mese di luglio proprio a causa del blocco totale della produzione. Noi sappiamo che ogni giorno di fermo dell'impianto rappresenta ovviamente un danno enorme e una concreta difficoltà poi per il riavvio dell'attività.
Nei giorni scorsi i sindacati hanno già chiesto un incontro con il prefetto di Vicenza. Purtroppo, debbo rilevare in questa sede che il sindaco di questo comune non ha avuto neanche la sensibilità di incontrare i lavoratori e i sindacati per affrontare insieme questo tema così importante per la mia provincia.
Alla luce, quindi, di questa situazione (a mio avviso molto grave), chiedo oggi al sottosegretario come intendono scongiurare la chiusura di un punto di eccellenza sito proprio nella mia provincia e quali impegni si possono assumere per evitare che non la crisi o la mancanza di ordinativi, ma proprio l'aumento dei fattori produttivi possa ulteriormente appesantire una crisi che sappiamo essere molto forte in questo momento. Sarebbe assolutamente paradossale che in un momento così difficile andassimo, invece, a chiudere i punti di eccellenza che ancora dovrebbero portare sicurezza e anche soddisfare una provincia che sicuramente, dal punto di vista economico e produttivo, sta dando tanto all'Italia e fuori dal nostro Paese.

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PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Eugenia Roccella, ha facoltà di rispondere.

EUGENIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, l'industria cartaria italiana sta vivendo una fase difficile. Tuttavia, la produzione di carta e cartone ha registrato nel 2010 un miglioramento del 6,9 per cento, con quasi 9 milioni di tonnellate prodotte, mentre il fatturato complessivo è stato di oltre 6,8 miliardi (più 14 per cento) grazie soprattutto alla positiva dinamica dell'export, aumentato del 14 per cento in volume e del 18 per cento in valore.
Si sono avuti segnali positivi anche nel primo trimestre 2011. Essi mostrano un miglioramento generale tendenziale nei volumi. In presenza di una domanda nazionale, che anche nel 2010 si è confermata scarsamente dinamica, le cartiere hanno esportato quasi il 40 per cento della produzione, quota massima mai raggiunta in precedenza. Tale risultato - in una fase congiunturale caratterizzata dall'inasprimento della concorrenza internazionale e dei costi delle materie prime - non può che confermare le grandi capacità imprenditoriali dell'industria cartaria nazionale. Nel primo trimestre di quest'anno si rilevano differenze significative tra i vari comparti, mentre il fatturato riflette la necessità delle cartiere di recuperare i rincari.
Nello specifico della crisi della cartiera in questione va ricordato che, prima del fallimento della suddetta azienda, avvenuto nel 2006, la stessa era dotata di centrali idroelettriche interne che la rendevano autosufficiente dal punto di vista energetico. Con l'acquisto da parte della nuova proprietà e la parziale riconversione produttiva dell'azienda - dalla produzione di carta da tabacco a quella di carta da imballo per alimenti - è cambiata la strategia, con il passaggio all'acquisto esterno dell'energia. La recente crisi nel modo arabo, ha comportato un aumento del prezzo del petrolio, con le inevitabili ripercussioni negative anche per aziende sane quali quella in questione.
In aggiunta a ciò, al Ministero per lo sviluppo economico risulta che il principale partner commerciale della società, anche in seguito alle insolvenze di numerosi clienti, ha deciso di non rischiare ulteriormente le proprie risorse nella produzione della carta e, pertanto, gli accordi finanziari e commerciali con la cartiera sono venuti meno. In conseguenza di tale situazione l'indebitamento e le passività della cartiera sono aumentati in modo notevole.
In riferimento ai 40 lavoratori in forza, interessati dalla procedura, in data 5 luglio, si è svolto un incontro presso la prefettura di Vicenza alla presenza del prefetto e delle altre parti coinvolte dalla vertenza. In tale sede è stato stipulato l'accordo di richiedere la cassa integrazione guadagni ordinaria per tredici settimane per tutti i quaranta dipendenti. Tale richiesta è in fase di predisposizione da parte dell'azienda. Si segnala che il Ministero dello sviluppo economico ha già affrontato la questione dell'azienda di Arsiero con l'associazione Assocarta per valutare possibili soluzioni legate alle problematiche di natura energetica evidenziate dall'impresa.
La vertenza è ora all'attenzione delle istituzioni locali mentre, a tutt'oggi, non sono pervenute presso il Ministero dello sviluppo economico specifiche richieste di apertura di un tavolo di confronto da parte dell'azienda o delle organizzazioni sindacali, tavolo per il quale, comunque, il Ministero offre la massima disponibilità.
Sul piano strategico generale, circa le misure in atto per il contenimento dei costi energetici e la conseguente salvaguardia della competitività delle industrie, si segnalano, tra le altre, le seguenti iniziative: l'introduzione di forme d'incentivazione per la cogenerazione ad alto rendimento, analoghe a quelle in uso nei Paesi che hanno realizzato un efficace recepimento della direttiva UE (n. 2004/8/CE). Tale direttiva è stata recepita in Italia con il decreto legislativo n. 20 del 2007, la cui piena attuazione richiede però l'ulteriore recepimento di decisioni assunte successivamente dalla Commissione europea. A Pag. 52questo proposito, è ormai prossima alla conclusione la redazione di due decreti: uno finalizzato a stabilire le condizioni tecniche per definire gli impianti di cogenerazione ad alto rendimento; l'altro, a definire le misure d'incentivazione, cui tali impianti avranno diritto.
Con riferimento al gas naturale, il Ministero dello sviluppo ha emanato il decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 130. Tale decreto prevede che ENI Spa effettui uno sviluppo delle infrastrutture di stoccaggio nazionali per una capacità di 4 miliardi di metri cubi, con il coinvolgimento ed il supporto di soggetti industriali ai quali sarà interamente messa a disposizione tale capacità aggiuntiva di stoccaggio, a fronte del pagamento di corrispettivi, che riflettono i soli costi dello sviluppo dello stoccaggio. In tal modo, tali soggetti potranno immagazzinare gas in periodi convenienti di prezzo (estate), per poi poterlo prelevare e consumare in periodi caratterizzati da prezzi più elevati (come l'inverno), o secondo le loro necessità.
Infine, il Ministero del lavoro comunica che le parti sociali non hanno richiesto, a tutt'oggi, alcun incontro per l'esame della situazione occupazionale, né è pervenuta altra segnalazione a riguardo.

PRESIDENTE. L'onorevole Sbrollini ha facoltà di replicare.

DANIELA SBROLLINI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario della risposta, che però non mi può soddisfare del tutto se non nella sua disponibilità - come Ministero - ad aprire certamente un tavolo istituzionale sul tema. Questo lo ritengo ovviamente importante, anzi mi farò portavoce nel mio territorio affinché le parti sociali possano ulteriormente lavorare unitariamente per chiedere un incontro con il Ministero.
È evidente che la mia battaglia proseguirà in tutti gli ambiti per scongiurare ovviamente la chiusura di questo importante impianto perché penso che, al di là del momento di grande difficoltà che stiamo vivendo e con una manovra che ormai sfiora quasi 80 miliardi di euro che andremo a votare domani con la posizione della fiducia, mettere in ginocchio anche i punti di eccellenza come la cartiera di cui stiamo parlando sarebbe davvero un voler danneggiare ulteriormente livelli alti di qualità.
Penso che su questo la politica, le istituzioni locali, le parti sociali, i sindacati, ognuno dovrà fare la sua parte affinché si possa trovare una soluzione che non può certamente essere quella di chiudere definitivamente questa azienda. Quindi mi riservo di tornare più avanti sull'argomento, e di accettare la disponibilità della signora sottosegretaria all'eventualità di aprire un tavolo istituzionale su questo tema (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative del Governo volte a promuovere in sede europea misure di contrasto delle operazioni speculative a danno dell'eurozona - n. 2-01153)

PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01153 (Nuova formulazione), concernente iniziative del Governo volte a promuovere in sede europea misure di contrasto delle operazioni speculative a danno dell'eurozona (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, la nuova formulazione dell'interpellanza che illustro, e per la quale ringrazio i colleghi del PdL per averla sottoscritta, ci consente di chiedere al Governo, con la forza che è dovuta al momento difficile che stiamo vivendo, delle risposte importanti rispetto al funzionamento dei mercati e, soprattutto, rispetto agli interventi che, in sede europea, noi riteniamo debbano essere in qualche modo presi rispetto al recente passato.
Sottosegretario Casero, con questa interpellanza che porta le firme, sia della presidenza del gruppo del Partito Democratico, che del PdL, e, quindi, di oltre 30 deputati dei due gruppi, abbiamo fatto presente come il differenziale, lo spread, di Pag. 53rendimento tra i titoli di Stato decennali italiani (BTP) e quelli tedeschi (Bund), che, ormai, ha superato gli oltre 300 punti base, è un differenziale, a dispetto di quello che accadeva fino a qualche mese fa, che rischia di diventare sempre più strutturale in una fascia che, appunto, va dai 200 punti agli oltre 300 toccati in questi giorni. Tra i motivi vi era certamente l'incognita dei nostri conti pubblici che, proprio in queste ore, vengono in qualche modo ulteriormente messi in sicurezza con la manovra della quale, appunto, si sta già discutendo ora e discuteremo ancora domani nei due rami del Parlamento con il voto di fiducia chiesto dal Governo.
Ma il tema dell'interpellanza è parallelo al confronto sulla manovra e, se sulla manovra, come è noto, i due principali schieramenti si divideranno nella valutazione, sul funzionamento dei mercati noi ci aspettiamo e ci auguriamo che il Governo dia una risposta univoca in grado di far sì che, anche dalla Camera dei deputati e dal Parlamento italiano, venga fuori un contributo che il Governo può utilizzare nel prossimo vertice dei Capi di Stato e di Governo che, inizialmente, era stato previsto per venerdì sera e, in queste ore, ci dicono essere stato spostato a data da destinarsi. Certamente avverrà a breve e noi, soprattutto con la risposta del Governo che ci aspettiamo positiva e costruttiva, consentiamo, appunto, all'Italia di avere una posizione molto chiara e molto netta.
È noto che in Europa buona parte dei credit default swap, ovvero i costi per assicurarsi dal default di una nazione, vengono comprati e venduti da soggetti che non devono coprirsi da alcun rischio, ma, piuttosto, da soggetti, in particolar modo gli hedge fund e le banche di investimento, che cercano di lucrare sui ribassi dei corsi sviluppando una speculazione sui titoli di Stato delle economie più in sofferenza e, è inutile nasconderlo, la nostra, in questi mesi, è stata ed è in sofferenza.
Lo stesso Presidente della Commissione europea, Manuel Barroso, si è dichiarato in più occasioni d'accordo sulla necessità di frenare le vendite, accelerando il coordinamento dell'azione per contrastare la volatilità dei mercati e rafforzando la credibilità dei messaggi trasmessi ai mercati. Del resto, la Germania più volte ha chiesto agli altri Paesi un intervento chiaro sul blocco delle vendite allo scoperto. Sappiamo che una parte del mondo bancario non la pensa così e, in alcuni casi, ci permettiamo di dire che, con troppa superficialità, si tende a girare la testa dall'altra parte.
Quello che noi chiediamo al Governo italiano è un coordinamento nuovo tra gli Stati membri che, di fatto, controlli, verifichi e tenga in una regolare gestione gli effetti di una volatilità dei corsi azionari e di tensione dei mercati che sono sotto gli occhi di tutti. La Consob, nelle ore passate, ha tentato di arginare gli effetti speculativi in Italia approvando un nuovo regime di trasparenza in materia di vendite allo scoperto che prevede, a decorre dall'11 luglio scorso e fino al 9 settembre prossimo, che gli investitori che detengono posizioni ribassiste rilevanti sui titoli azionari negoziati sui mercati regolamentati italiani sono tenuti a darne comunicazione. È un passo in avanti importante, a nostro avviso non sufficiente se non c'è un intervento in Europa.
Per questo l'interpellanza urgente in esame chiede al Governo se non sia necessario promuovere in sede europea, signor Presidente, il blocco delle vendite dei titoli allo scoperto in tutta l'Unione europea, partendo dall'eurozona, così da garantire l'efficacia della misura stessa, nonché norme che prevedano - è questo il passaggio principale - la centralizzazione degli scambi, perché in questo momento possono comprare e vendere derivati, in particolar modo CDS, due operatori ed il mercato non lo sa, perché le vendite e gli acquisti avvengono ancora via telefono fra soggetti che fanno una comunicazione solo ex post. Noi vorremmo una centralizzazione degli scambi ed una standardizzazione dei contratti negoziati.
Infine, chiediamo al Governo - e questo passaggio è importante - se non sia arrivato il momento di promuovere ufficialmente Pag. 54in sede europea l'istituzione di un'agenzia di rating pubblica, europea appunto, al fine di migliorare i meccanismi di valutazione economica dei mercati ed il loro funzionamento, perché - e non diciamo una cosa nuova - è sempre più evidente la caratteristica delle tre principali agenzie, in particolar modo le prime due, sono di natura privatistica, sono americane, e sono state coinvolte in Italia - in particolar modo la prima, Moody's - in vicende anche giudiziarie che ne hanno in qualche modo condizionato il grado di credibilità, anche per la partecipazione nel capitale delle agenzie di rating di noti finanzieri e noti investitori. Noi riteniamo che sia arrivato il momento che l'Europa si doti di un'agenzia di rating europea pubblica garantita dai Governi e che in qualche momento, vista l'autorevolezza e le caratteristiche del nostro continente, si interfacci con i mercati internazionali meglio di quanto non sia accaduto in questi ultimi anni, anni che - ricordiamolo in quest'aula - sono stati caratterizzati da una profondissima crisi dei mercati finanziari dopo il crack di Lehman Brothers, ma i meccanismi di regolamentazione non sono scattati.
Ricordo a noi stessi che il Partito Democratico su questi temi dal 2009, dalla data del crack di Lehman Brothers, fra question-time e interpellanze urgenti è intervenuto ben cinque volte sul tema e ci auguriamo che oggi, anche con gli interventi dei colleghi del Popolo della Libertà, il Governo voglia darci una risposta positiva, ufficiale e definitiva sulla materia (Applausi dei deputati del gruppo Partito democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Luigi Casero, ha facoltà di rispondere.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, devo dire che i temi posti nell'interpellanza urgente in esame e la complessità dei vari problemi aperti richiederebbero più tempo per la risposta e forse anche un dibattito con degli strumenti più forti, perché sicuramente stiamo toccando uno dei temi fondamentali per lo sviluppo economico e finanziario del nostro Paese, ma anche dell'intera Europa. Quindi cercherò di rispondere a flash sui vari temi citati, poi vedremo se gli interpellanti comunque potranno utilizzare altri strumenti, come le risoluzioni, per dare indirizzi al Governo su questo tema, che come dicevo è molto importante.
In primis, come sa bene l'onorevole Boccia, tutta la cultura economico-finanziaria europea e italiana è basata sul fatto che in scarsità di risorse finanziarie vi fosse la necessità di individuare degli strumenti per movimentare il più possibile i mercati. Da questo nascono gli strumenti di vendita allo scoperto, da questo nasce tutta una serie di strumenti finanziari che esistono sui mercati. Tutta questa cultura non tiene conto di quello che è avvenuto negli ultimi anni, forse negli ultimi decenni, nel senso che sicuramente a livello mondiale, con la globalizzazione sia dei mercati economici sia di quelli finanziari, esiste una sovradimensione di risorse finanziarie disponibili.
Pertanto, questi strumenti moltiplicatori o gli strumenti, come le vendite allo scoperto, che dovevano servire a dare stimolo ai mercati rischiano, per come sono diventati, di essere degli strumenti che creano un'instabilità finanziaria molto forte. Su questo punto vi è la necessità di intervenire non in sede italiana, dato che il mercato è europeo, ma almeno in sede europea, per normare questo genere di interventi. Esiste ancora - e lo diceva anche l'interpellante - un freno direi ideologico e culturale a introdurre queste novità, proprio perché la vecchia cultura è ancora forte e viene stimolata da banche e istituti finanziari che utilizzano gli strumenti come le vendite allo scoperto, per creare reddito al proprio interno.
In sede europea è in corso un dibattito su questo tema e devo dire che alcune posizioni convergenti si stanno raggiungendo. A nostro avviso è necessario arrivare a soluzioni più forti e, ad esempio, il tema delle vendite alla scoperto è sicuramente uno dei punti su cui si è raggiunto Pag. 55un accordo per introdurre delle limitazioni, in modo che le vendite allo scoperto siano garantite, comunque, con delle garanzie finanziarie da parte di chi effettua la vendita allo scoperto. È sicuramente un passo in avanti, anche se non è la soluzione definitiva. Esiste anche la volontà di centralizzare o di avere, comunque, un momento di centralizzazione complessiva degli scambi proprio per controllare questi meccanismi finanziari.
Penso che su questo punto l'Europa debba compiere dei passi in avanti e si debba effettivamente arrivare a un divieto dell'uso di questi strumenti di finanza aggressiva, come le vendite allo scoperto, che, come dicevo, avevano una funzione nei mercati di cinquant'anni fa e forse adesso hanno una funzione più limitata. Quanto detto vale come primo flash sul primo tema.
Sul secondo tema, quello della tassa sulle transazioni finanziarie, devo riconoscere che esiste una volontà convergente per ora, nel Parlamento e nella Commissione europea, di introdurre degli strumenti che possano, attraverso una piccola tassazione sulle transazioni finanziarie, riequilibrare il sistema stesso, che è un sistema che soffre di troppa effervescenza, flessibilità e variabilità. Anche su questo sia la Commissione sia il Parlamento stanno lavorando. È un tema su cui anche il Governo italiano può e dovrà dare un contributo sempre in sede europea cercando, appunto, di dare una risposta anche a livello europeo. Infatti, l'altra necessità è che non i singoli Paesi abbiano e sviluppino delle legislazioni ma, in un mercato finanziario che ormai è chiaramente globalizzato e fondamentalmente basato sul sistema della moneta e anche a causa di un'economia che diventa sempre più convergente, in sede europea vi siano regole finanziarie e modi di agire totalmente comuni nei singoli Paesi. Questo è un passaggio fondamentale e, quindi, giustamente gli interpellanti chiedono che in sede europea si affronti questo tema e che esso si possa risolvere.
L'ultimo tema, quello relativo a una società di rating europea, è sicuramente un altro punto importante da affrontare. Sicuramente questo punto deve essere affrontato nel momento in cui un'Europa più forte possa imporlo, perché tutte le debolezze indicate dall'onorevole interpellante sono vere. Vi sono altre nazioni importanti che hanno società di rating che possono dare risposte più certe. Questo tema deve essere affrontato in sede europea e deve essere portato avanti anche da Paesi che hanno sicuramente una minore incidenza del debito sui dati complessivi. Quindi, a fronte di un'azione comune europea anche il nostro Paese potrà fare, anche su questo tema, la propria parte.

PRESIDENTE. L'onorevole Bernardo, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, possiamo definirci soddisfatti - guardavo anche il collega Boccia - per quello che abbiamo ascoltato in relazione ad un argomento così delicato come quello che oggi affrontiamo e che stiamo vivendo per la manovra finanziaria in corso di approvazione. Per questo, ringrazio anche il sottosegretario Luigi Casero, che peraltro so essere stato presente in Senato fino a qualche ora fa, nel seguire l'evolversi della discussione e che in questo momento si trova qui a dare risposte che riteniamo importanti alla luce di quanto ha potuto commentare anche chi mi ha preceduto nei contenuti, evidenziando l'esigenza che ci sia davvero un'attenzione nuova nei confronti di ciò che oggi si intende per operatori dei mercati finanziari.
Credo che oggi venga necessariamente richiesta una maggiore trasparenza non solo dai cittadini a livelli europeo, ma anche dalle istituzioni che compongono l'Unione europea. Credo che sia fondamentale avere una visione comune e immaginare che ci possano essere degli argomenti in materia di politica economica, che vedano le diverse esperienze assieme, mettendo in risalto quanto c'è di positivo nel trovare delle risposte che ci vedono uniti.
Pensando a quale possa essere l'iniziativa del Governo italiano a fronte delle Pag. 56riflessioni che abbiamo fatto e nelle quali crediamo relative ad un blocco delle vendite allo scoperto, credo che sia fondamentale che l'Unione europea dia una visione di unità di intenti alla luce di quanto già accaduto in Germania e del pericolo che questo possa replicarsi, con un allargamento dello scenario.
Allo stesso modo credo che sia necessario - anche alcuni articoli di importanti giornali economici oggi lo mettono in risalto - porre un'attenzione reale anche nei riguardi delle società di rating - sappiamo che le società americane detengono l'85 per cento del mercato anche europeo - che svolgono un ruolo che spesso - come è capitato - ha condizionato i destini di alcuni Paesi e non solo.
Occorre pertanto arrivare ad una soluzione in una visione - come ha ricordato anche il sottosegretario - di globalizzazione, che esiste anche sul fronte dei mercati. Adottare misure importanti quali, ad esempio, l'istituzione di un'agenzia pubblica di rating a livello europeo penso che possa davvero essere una soluzione che darebbe risposte diverse da quelle che abbiamo ricevuto oggi in un momento in cui c'è un'attenzione particolare nei confronti dell'Italia, ma sappiamo anche che, laddove vi fosse un attacco all'Italia dal punto di vista dei mercati finanziari, si tratterebbe di un attacco all'eurozona, con ciò che poi ne deriverebbe.
Chiudo, quindi, dicendo che l'auspicio mio - e ritengo anche di coloro che hanno sottoscritto questa interpellanza sia all'interno del Popolo della libertà che del Partito Democratico - è quello di pensare in prospettiva a qualcosa che dia un segnale positivo nei confronti dei nostri concittadini in risposta a ciò che loro si attendono - e non soltanto loro - soprattutto sul fronte della trasparenza, che oggi riteniamo più che necessaria, nei mercati finanziari.

(Chiarimenti in merito ai criteri di assunzione del personale da parte del gruppo Ferrovie dello Stato - n. 2-01154)

PRESIDENTE. L'onorevole Mattesini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01154, concernente chiarimenti in merito ai criteri di assunzione del personale da parte del gruppo Ferrovie dello Stato (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

DONELLA MATTESINI. Signor Presidente, con questa interpellanza intendiamo porre il tema del reclutamento del personale delle Ferrovie dello Stato, che sappiamo essere una partecipata al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze.
Sappiamo che il reclutamento del personale avviene attraverso un processo di raccolta e selezione di curriculum vitae, pervenuti attraverso la compilazione di un apposito modulo nella sezione web dei siti delle società del gruppo. Le informazioni si fermano qui.
Invece, occorre ricordare che il decreto legge n. 112 del 2008 prevede, all'articolo 18, che le società che gestiscono i servizi pubblici locali, a totale partecipazione pubblica, così come le altre società a partecipazione pubblica totalitaria o di controllo, adottano con propri provvedimenti i criteri e le modalità per il reclutamento del personale e per il conferimento degli incarichi nel rispetto dei principi, anche di derivazione comunitaria, di trasparenza, pubblicità e imparzialità.
Fa riferimento, in modo particolare, all'applicazione dei principi contenuti al comma 3 dell'articolo 35 del decreto legislativo n. 165 del 2001, che in modo particolare stabilisce una serie di adempimenti che vado ad elencare in modo rapido: il primo punto prevede una adeguata pubblicità della selezione e modalità di svolgimento che garantiscano l'imparzialità e nel contempo assicurino l'economicità e la celerità di espletamento, ricorrendo, ove è opportuno, anche all'ausilio di mezzi automatizzati; il secondo punto riguarda l'adozione di meccanismi oggettivi e trasparenti, idonei a verificare il possesso dei requisiti attitudinali e professionali richiesti in relazione alla posizione da ricoprire; un altro punto concerne il Pag. 57rispetto delle pari opportunità tra lavoratrici e lavoratori. Inoltre, è previsto il decentramento delle procedure di reclutamento e, in ultimo, si stabilisce che le commissioni devono essere composte esclusivamente con esperti di provata competenza nelle materie di concorso, scelti tra funzionari delle amministrazioni, docenti ed estranei alle medesime, che non siano componenti dell'organo di direzione politica dell'amministrazione, che non ricoprano cariche politiche, che non siano rappresentanti sindacali e così via.
Ricordo anche l'articolo 97 della Costituzione, che stabilisce che agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvi i casi stabiliti dalla legge. Poiché tutte queste norme si applicano alle Ferrovie dello Stato, noi riflettiamo sul fatto che il tempo in cui viviamo è caratterizzato fortemente da molti problemi, ma sicuramente da un'emergenza occupazionale, soprattutto se ci riferiamo al tema delle giovani donne, la cui disoccupazione ormai raggiunge e supera il 30 per cento e in alcune aree del Paese va ben oltre.
Ricordo anche che un dato degli ultimi anni ci dice che il 70 per cento delle assunzioni sono a tempo determinato e solo una piccola percentuale, sotto il 20 per cento, viene trasformata in assunzioni a tempo indeterminato.
Ricordo anche con dolore che sono più di 40 mila l'anno i giovani che lasciano il nostro Paese per andare a cercare lavoro in altri Paesi europei e non solo, così come altissimo è il numero di persone anche in possesso di qualifiche importanti, magari della fascia di età più avanzata, che sono uscite dal mercato del lavoro e non riescono a rientrare.
Sento dire da tutti, dal centrodestra al centrosinistra, che il tema della disoccupazione deve essere affrontato anche attraverso nuove regole del mercato del lavoro e sento da tutti porre la questione del merito come un elemento fondamentale.
Credo che quasi sempre purtroppo non è il merito, ma sono altre le logiche che sottendono all'ingresso nel mondo del lavoro.
Ma se quello del merito è un tema di grande importanza in generale, sia dal punto di vista etico che politico, diventa secondo me dirimente quando si parla di accesso al lavoro in settori pubblici, in cui il merito dovrebbe essere davvero elemento fondamentale, come in questo caso, in cui parliamo di una partecipata al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze.
Credo che in questo periodo di crisi economica, accompagnata tra l'altro da una fortissima crisi di credibilità della politica ed anche delle istituzioni, il rispetto delle regole e la trasparenza nell'accesso al mercato del lavoro siano un elemento essenziale per il recupero della credibilità della politica e delle istituzioni.
Allora, è proprio per questo che con questa interpellanza vogliamo sapere: quante assunzioni sono state fatte all'interno del gruppo Ferrovie dello Stato a far data dall'entrata in vigore del decreto-legge n. 112 del 2008, che impone anche alle partecipate l'adeguamento ai requisiti importanti previsti dal decreto legislativo n. 165 del 2001; quali sono eventualmente le regole che sono date per procedere al reclutamento delle risorse umane e anche degli avanzamenti di carriera; se il gruppo Ferrovie dello Stato ha adottato o meno il provvedimento previsto sempre dal decreto-legge n. 112 del 2008, con il quale avrebbe dovuto definire criteri e modalità per le assunzioni.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Luigi Casero, ha facoltà di rispondere.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'interpellante pone quesiti in materia di reclutamento del personale del gruppo Ferrovie dello Stato.
Al riguardo, sentita anche la società Ferrovie dello Stato, si fa presente quanto segue.
Per quanto concerne il riferimento all'articolo 18, comma 1, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, il gruppo Ferrovie dello Stato italiane non sembra rientrare Pag. 58nella previsione di cui al citato comma, non potendosi ricomprendere il gruppo tra le società che gestiscono servizi pubblici locali.
Peraltro, anche l'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001, recante norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche, esclude il gruppo dalla elencazione in esso contenuta. Conseguentemente, non trovano applicazione per il gruppo Ferrovie dello Stato le disposizioni di cui al comma 3 dell'articolo 35 del decreto legislativo n. 165 del 2001.
Neanche il richiamo al controllo della Corte dei conti sul gruppo Ferrovie dello Stato può considerarsi argomento utile per far rientrare la società tra le amministrazioni pubbliche, e quindi tra gli enti sottoposti all'applicazione dell'articolo 35 del decreto legislativo n. 165 del 2001. Infatti, con riferimento al gruppo Ferrovie dello Stato, pur assoggettato al controllo della Corte dei conti in quanto facente parte degli ex enti pubblici economici trasformati in società per azioni per effetto dell'articolo 15 del decreto-legge 11 luglio 1992, n. 333, convertito dalla legge 8 agosto 1992, n. 359, così come affermato dalla Corte costituzionale con sentenza del 28 dicembre 1993, n. 466, il controllo della Corte dei conti, a differenza delle amministrazioni pubbliche, avviene in fase successiva, sull'efficienza economica e finanziaria dell'attività svolta.
Giova precisare in proposito che il gruppo Ferrovie dello Stato opera in un settore, quale quello del trasporto ferroviario, aperto alla concorrenza, con strumenti e procedure necessariamente di natura privatistica. Alla luce di quanto esposto, pertanto, il gruppo Ferrovie dello Stato sembra rientrare nell'ambito di applicazione del comma 2 del citato articolo 18, il quale stabilisce che «Le altre società a partecipazione pubblica totale o di controllo adottano, con propri provvedimenti, criteri e modalità per il reclutamento del personale e per il conferimento degli incarichi nel rispetto dei principi, anche di derivazione comunitaria, di trasparenza, pubblicità e imparzialità».
In proposito, il gruppo Ferrovie dello Stato ha comunicato che, prima dell'emanazione del decreto-legge n. 112 del 2008, aveva provveduto a diramare alle società appartenenti al gruppo la disposizione di gruppo n. 110 del 21 febbraio 2008, recante alcune linee guida in materia di reclutamento del personale, al fine di armonizzare le prassi e le procedure seguite, nonché di assicurare modalità pubbliche e trasparenti, nel rispetto dei principi comunitari.
In particolare, le citate disposizioni stabiliscono che il processo di selezione deve assicurare condizioni di pari opportunità tra i candidati, sia interni sia esterni, nonché trasparenza e omogeneità dei criteri di valutazione.
A tal fine, tutti i candidati sono sottoposti alle medesime prove nell'ambito dello stesso iter selettivo. Relativamente alle modalità per l'individuazione delle candidature è stata creata sul sito delle Ferrovie dello Stato una sezione web, definita «Lavora con noi», che costituisce il canale di accesso per coloro che sono interessati all'assunzione nelle società del gruppo.
Le citate linee guida hanno sostituito, peraltro, precedenti disposizioni di gruppo, anch'esse volte a regolare in modo uniforme le procedure di selezione e reclutamento del personale.
Con specifico riferimento al quesito posto nel documento parlamentare e inteso a conoscere quante assunzioni siano state effettuate all'interno del gruppo Ferrovie dello Stato e con quali criteri a far data dall'entrata in vigore del decreto-legge n. 112 del 2008, il gruppo Ferrovie dello Stato ha comunicato che le assunzioni effettuate nelle società del gruppo stesso dal febbraio 2008 a tutt'oggi sono poco più di mille nelle diverse figure professionali e rispondono ai principi fissati dall'articolo 18, comma 2, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con legge n. 133 del 2008.

PRESIDENTE. L'onorevole Codurelli, cofirmataria dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

Pag. 59

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per avere fornito una risposta nei tempi dovuti, ma non possiamo assolutamente dichiararci soddisfatti, anche perché alcune sottolineature in merito ai quesiti contenuti nella nostra interpellanza non ci possono soddisfare.
Signor sottosegretario, nella sua risposta afferma che le Ferrovie dello Stato non rientrerebbero nell'ambito di applicazione del decreto-legge n. 112 del 2008; al riguardo, noi la pensiamo veramente in un modo completamente diverso.
Vi è stata una sentenza del Consiglio di Stato che definiva le modalità del reclutamento del personale nelle società a partecipazione pubblica, o anche di controllo, che devono adottare tali provvedimenti, criteri e modalità in relazione al personale e anche agli incarichi, nel rispetto dei principi di derivazione comunitaria.
Non è possibile che, ancora una volta, anche rispetto ad altri atti di sindacato ispettivo che abbiamo presentato in relazione alle Ferrovie dello Stato, ci troviamo in gravissimo ritardo nell'adempimento delle direttive europee. Trasparenza, pubblicità ed imparzialità non si intravedono assolutamente nella risposta da lei formulata. Fra l'altro, il sito web in tema di lavoro è citato anche nell'atto di sindacato ispettivo.
Come sottolineava la collega Mattesini all'inizio, mille assunzioni di questo periodo non sono assolutamente poche per i giovani in cerca di lavoro, per i neodiplomati, per il rispetto del principio delle pari opportunità. A tale proposito, un vulnus che riteniamo gravissimo da parte di questo Governo è che, quando si parla di pari opportunità e di presenze e si fornisce il numero delle assunzioni, non venga assolutamente mai detto anche quante donne, rispetto a quei mille assunti, sono state assunte. Tengo a precisare che questa non è trasparenza e che non viene rispettato il principio delle pari opportunità.
Inoltre, ci teniamo a sottolineare che non corrisponde al vero il fatto che tutti vengono sottoposti a delle prove di concorso. In tal senso le segnalazioni pervenute sono tantissime, come si può vedere anche dal suddetto sito web. Sottosegretario, la invito a verificarlo personalmente. Teniamo veramente a questo tema e, se il suddetto fatto corrispondesse al vero, non saremmo in Aula a presentare un atto di sindacato ispettivo. Le segnalazioni sono tante, avvengono ovunque, ogni giorno, per sottolineare che questa trasparenza non esiste.
Quando si parla di merito, come si continua a fare, questo Parlamento e, soprattutto, chi ha delle responsabilità di Governo, deve imparare a cercare di vedere dove veramente si ricorre al merito, non solamente affermarlo in termini di principio. Su questo siamo abituati a dire «benissimo, ci stiamo, vogliamo discutere di merito», ma vorremmo che tutti fossero conseguenti con l'assunzione di responsabilità.
Rispetto alle linee guida, a parte che vorremmo conoscerle, queste non possono bastare perché nei testi dei decreti-legge si conferiscono deleghe e si inseriscono linee guida generiche, tali da non rispettare le direttive comunitarie rispetto a questioni di notevole importanza come le assunzioni in un periodo, e sottolineo tale aspetto perché questo dovrebbe essere l'impegno di tutti, rispetto al quale lo Stato, il Governo e la pubblica amministrazione in generale sono sotto accusa per le modalità adottate e per la corruzione che esiste.
A maggiore ragione chiediamo che un ente come Ferrovie dello Stato, al 100 per cento partecipata dallo Stato, non possa assolutamente non adempiere in fretta e nei tempi previsti e dovuti, dando una risposta adeguata al grave problema delle assunzioni, con trasparenza, come chiediamo nell'atto di sindacato ispettivo.
Rispetto comunque alla risposta fornita, valuteremo come comportarci per cercare di garantire l'applicazione dei principi sottolineati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Pag. 60

Convalida di un deputato (ore 14,38).

PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta odierna, ha verificato non essere contestabile l'elezione dell'onorevole Tea Albini, proclamata deputata nella seduta del 7 giugno 2011, in sostituzione del dimissionario onorevole Franco Ceccuzzi per la lista n. 10 - Partito Democratico, nella XII circoscrizione Toscana.
Concorrendo nell'eletta le qualità richieste dalla legge, la Giunta delle elezioni ha deliberato di proporne la convalida.
Il Presidente della Camera dà atto alla Giunta di questa proposta e dichiara convalidata la suddetta elezione.

Proclamazione di un deputato subentrante.

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato a seguito del decesso del deputato Ferdinando Latteri, avvenuto in data odierna, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, nella seduta del 5 novembre 2008 - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361 - che il candidato che, nell'ordine progressivo della stessa lista n. 14 - Movimento per l'autonomia, nella medesima XXIV circoscrizione Sicilia 1, segue immediatamente l'ultimo degli eletti, risulta essere Sandro Oliveri.
Il Presidente della Camera dà atto alla Giunta di questo accertamento e proclama deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la XXIV circoscrizione Sicilia 1, Sandro Oliveri.
Si intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Sull'ordine dei lavori (ore 14,39).

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, le dichiarazioni di voto finale relative alla conversione in legge del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, recante «Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria», per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta, avranno luogo nella giornata di domani, dalle ore 16,30 alle ore 18 circa, ed a seguire avrà luogo il voto finale.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Venerdì 15 luglio 2011, alle 10:

Discussione del disegno di legge:
S. 2814 - Conversione in legge del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria (Approvato dal Senato) (C. 4509).
- Relatore: Giancarlo Giorgetti.

La seduta termina alle 14,40.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4449-A - em. 3.15 461 461   231 222 239 49 Resp.
2 Nom. em. 3.80 471 471   236 228 243 48 Resp.
3 Nom. em. 3.81 480 480   241 234 246 47 Resp.
4 Nom. em. 3.101 463 462 1 232 456 6 47 Appr.
5 Nom. em. 3.82 490 490   246 244 246 47 Resp.
6 Nom. em. 3.16 497 497   249 246 251 46 Resp.
7 Nom. em. 3.17 505 505   253 252 253 45 Resp.
8 Nom. em. 3.84 504 504   253 251 253 44 Resp.
9 Nom. em. 3.102 498 497 1 249 494 3 44 Appr.
10 Nom. em. 3.83 504 504   253 250 254 44 Resp.
11 Nom. em. 3.20 507 507   254 253 254 44 Resp.
12 Nom. em. 3.21 508 508   255 253 255 43 Resp.
13 Nom. em. 3.18 517 517   259 258 259 40 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 3.19, 3.61, 3.85 524 524   263 258 266 33 Resp.
15 Nom. em. 3.62 527 527   264 258 269 33 Resp.
16 Nom. em. 3.103 522 521 1 261 514 7 33 Appr.
17 Nom. em. 3.22 520 520   261 255 265 33 Resp.
18 Nom. em. 3.23 523 523   262 256 267 33 Resp.
19 Nom. em. 3.60, 3.63 rif. 522 520 2 261 517 3 30 Appr.
20 Nom. em. 3.86 529 528 1 265 258 270 28 Resp.
21 Nom. em. 3.104 529 526 3 264 519 7 28 Appr.
22 Nom. em. 3.25 533 474 59 238 201 273 27 Resp.
23 Nom. em. 3.26 rif. 526 523 3 262 517 6 27 Appr.
24 Nom. em. 3.24 532 532   267 261 271 27 Resp.
25 Nom. em. 5.300 530 529 1 265 525 4 27 Appr.
26 Nom. em. 5.301 532 530 2 266 528 2 27 Appr.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 29)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/4449-A/4 525 524 1 263 254 270 27 Resp.
28 Nom. odg 9/4449-A/7 518 517 1 259 252 265 27 Resp.
29 Nom. Ddl 4449-A - voto finale 530 530   266 273 257 26 Appr.