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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 500 di mercoledì 13 luglio 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 12.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (ore 12,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i rapporti con il Parlamento, il Ministro della salute, il Ministro per le pari opportunità e il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali.

(Chiarimenti relativi all'applicazione nella provincia di Bolzano del decreto del Ministro dell'interno del 4 giugno 2010 sull'esame di conoscenza linguistica ai fini del rilascio del permesso di soggiorno CE - n. 3-01747)

PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01747 concernente chiarimenti relativi all'applicazione nella provincia di Bolzano del decreto del Ministro dell'interno del 4 giugno 2010 sull'esame di conoscenza linguistica ai fini del rilascio del permesso di soggiorno CE (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

KARL ZELLER. Signor Presidente, la nostra interrogazione ha per oggetto lo svolgimento del test di conoscenza della lingua al cui superamento è subordinato il rilascio del permesso di soggiorno CE per i soggiornanti di lungo periodo. In provincia di Bolzano - come è noto - la lingua tedesca è parificata alla lingua ufficiale dello Stato che è la lingua italiana. Questo test però attualmente, in base al decreto citato, è possibile solamente nella lingua italiana mentre non è consentito nella lingua tedesca (a quanto pare). Questo a nostro parere costituisce una palese violazione dell'articolo 99 dello statuto di autonomia ed impedisce di fatto anche una migliore integrazione degli extracomunitari e comunque degli stranieri, in quanto la lingua tedesca è quella maggiormente diffusa in questa provincia.
Per questo motivo noi chiediamo al Ministro dell'interno se non ritenga opportuno consentire l'effettuazione di questo test anche in lingua tedesca.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, do lettura all'onorevole Zeller della risposta fornita dal Ministero dell'interno, che ricorda che il superamento del test in lingua italiana, introdotto dalla legge 15 luglio 1999, n. 94, che ha aggiunto il comma 2-bis all'articolo 9 del Testo unico dell'immigrazione (decreto legislativo n. 286 del 1998) costituisce requisito indispensabile per il rilascio del permesso di soggiorno a favore degli stranieri soggiornanti di lungo Pag. 2periodo, ciò a garanzia dell'integrazione in Italia dei cittadini extracomunitari.
Il decreto attuativo del 4 giugno 2010, adottato dal Ministro dell'interno di concerto con il Ministro dell'istruzione, ha consentito la predisposizione di tutti gli adempimenti necessari da parte delle amministrazioni interessate. Infatti nell'ambito dell'Accordo quadro stipulato tra i Ministeri dell'interno e dell'istruzione le prefetture hanno predisposto protocolli d'intesa sulle modalità organizzative e sui criteri di svolgimento dei test.
È in tale fase che al commissario del Governo per la provincia di Bolzano è stata avanzata la richiesta di un test alternativo (o in lingua italiana o in lingua tedesca), in considerazione della tutela riconosciuta a tale lingua dallo Statuto di autonomia. Richiesta questa non accoglibile però in quanto, a fronte del rilascio a stranieri lungo soggiornanti di un permesso di soggiorno CE valido su tutto il territorio nazionale, è da considerarsi improprio il richiamo alle disposizioni dello statuto che riconoscono la parificazione italiano-tedesco per tutelare la minoranza italiana di lingua tedesca residente in quella provincia.
Non può non segnalarsi, inoltre, che la richiesta dell'interrogante contrasta con l'articolo 9, comma 2-bis del Testo unico dell'immigrazione e con il decreto ministeriale attuativo già citato in precedenza, che subordinano il rilascio agli stranieri del permesso di soggiorno CE valido su tutto il territorio nazionale al superamento da parte dell'interessato di un test di conoscenza della lingua italiana.
Infine il Ministero dell'interno fa presente che nulla esclude, tuttavia, che la provincia autonoma di Bolzano, per favorire la maggiore integrazione possibile degli stranieri, possa organizzare percorsi formativi facoltativi di lingua tedesca ed accedere ai fondi europei mediante progetti che, promuovendo questo tipo di formazione, valorizzino la specialità linguistica di quel territorio.

PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di replicare.

KARL ZELLER. Signor Presidente, chiaramente questa risposta non è che possa soddisfarci, anzi, a questo punto, è per noi incomprensibile come una normativa così chiara come l'articolo 99 dello statuto speciale, che prevede, appunto, la parificazione delle due lingue, ambedue lingue ufficiali dello Stato, possa essere negata dal Ministero dell'interno. Noi continueremo a presentare emendamenti alle normative vigenti e suggeriremo alle autorità competenti in provincia e ai cittadini di presentare ricorso alla Corte costituzionale, soluzione questa che non abbiamo auspicato. Anzi, abbiamo sempre cercato di trovare una soluzione condivisa con il Ministero, ma, se questo non è possibile, non rimane altra strada.

(Iniziative per garantire la continuità della produzione degli stabilimenti del gruppo FIAT in Irpinia, con particolare riferimento allo stabilimento Irisbus di Flumeri - n. 3-01749)

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01749, concernente iniziative per garantire la continuità della produzione degli stabilimenti del gruppo FIAT in Irpinia, con particolare riferimento allo stabilimento Irisbus di Flumeri (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, ancora una volta sono costretto a presentare un'interrogazione che riguarda il futuro degli stabilimenti FIAT in provincia di Avellino. È di questi giorni la notizia, che ci è giunta assolutamente inaspettata, che la FIAT ha intenzione di chiudere e di vendere lo stabilimento Irisbus di Grottaminarda. La notizia giunge inaspettata perché, in altre occasioni, avevamo avuto rassicurazioni sulle intenzioni della FIAT di mantenere il livello occupazionale in provincia di Avellino. Ciò ha determinato lo sconcerto dei lavoratori di un'intera provincia. Pag. 3
Voglio ricordare, infatti, che, in provincia di Avellino, insistono ben 80mila disoccupati che rappresentano il 30-35 per cento della popolazione attiva. È evidente che la chiusura di questo stabilimento determinerebbe conseguenze gravi e, quindi, chiedo al Governo di conoscere quali iniziative intenda assumere presso la FIAT per evitare la chiusura dello stabilimento Irisbus di Grottaminarda.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Iannaccone, le rispondo sulla base degli elementi forniti dal Ministero dello sviluppo economico al quale è rivolta l'interrogazione.
Il Ministero segue con attenzione l'evolversi delle vicende relative al sito Irisbus di Flumeri, vista l'importanza del presidio produttivo e del relativo indotto per il territorio. L'azienda, attiva nella produzione di autobus, gran turismo e trasporto urbano, negli ultimi anni ha registrato un forte calo di mercato e di commesse. Per far fronte a tale situazione, si è fatto ricorso a strumenti di ammortizzazione sociale ed è stato avviato un processo di riorganizzazione produttiva che ha comportato una riduzione del personale attraverso il ricorso a prepensionamenti e a misure di incentivazione all'esodo. Tale riorganizzazione ha coinvolto circa 300 lavoratori.
Attualmente, sono in forza all'azienda 600 lavoratori di cui oltre 500 in cassa integrazione straordinaria a rotazione. Secondo il piano di riorganizzazione discusso con i sindacati, si prevede che, entro la fine dell'anno, circa 90 lavoratori possano essere interessati alla mobilità e al successivo pensionamento.
L'azienda ha comunicato al Ministero dello sviluppo economico che sono in corso contatti per la cessione del ramo d'azienda alla società DR Group. Il Ministero dello sviluppo economico promuoverà a breve un incontro con la FIAT per conoscere il significato della dismissione dello stabilimento di Flumeri nell'ambito del piano industriale di FIAT Industrial, nonché un incontro con la società DR Group per valutare il piano industriale dell'azienda con riferimento, sia allo stabilimento avellinese, sia alla manifestazione di interesse per Termini Imerese. Nel corso degli incontri verranno affrontati problemi relativi alla produzione ed alle prospettive di mercato per il trasporto pubblico locale e per i nuovi modelli previsti da DR Group, nonché le rilevanti questioni occupazionali.
Per ciò che attiene allo stabilimento FMA di Pratola Serra, non risulta al Ministero che siano annunciati o previsti ridimensionamenti strutturali anche se prosegue un utilizzo importante della cassa integrazione. Lo stabilimento, infatti, sta attualmente lavorando al 50 per cento della propria capacità produttiva (circa 200mila motori), ma, in prospettiva, si prevede una maggiore saturazione degli impianti dovuta al consolidamento di alcuni segmenti di mercato già avviati e l'avvio, previsto per il prossimo mese di novembre, della produzione di motori per i nuovi modelli Lancia Voyager e Lancia Thema.
L'azienda prevede di poter saturare con l'avvio dei nuovi modelli la capacità produttiva nei prossimi due anni.
Infine, il Ministero del lavoro comunica che con proprio decreto direttoriale è stato approvato il programma di ristrutturazione aziendale della Irisbus Italia Spa con sede in Torino e per il periodo dal 30 agosto 2010 al 29 agosto 2011. Con ulteriori decreti è stata autorizzata la corresponsione del trattamento straordinario di integrazione salariale in favore dei dipendenti per l'unità produttiva di Flumeri per un massimo di 818 unità lavorative per il periodo dal 30 agosto 2010 al 28 febbraio 2011 e, successivamente, dal 1o marzo 2011 al 29 agosto 2011.

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di replicare.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, Ministro Vito, la ringrazio per la Pag. 4sua risposta e soprattutto per la disponibilità di rispondere a questa interrogazione nonostante non vi fosse la disponibilità materiale del Ministro Romani. Quindi la ringrazio per questa particolare sensibilità sua e del Governo.
Dalla sua risposta purtroppo emergono con assoluta chiarezza e trasparenza tutti gli elementi di preoccupazione sul futuro di questo stabilimento. Apprendiamo ciò che già sapevamo attraverso la sua risposta, che la FIAT intende dismettere lo stabilimento Irisbus di Flumeri avendo individuato un potenziale compratore.
Ora chiedo a lei di farsi interprete di questa nostra preoccupazione e di tentare di trovare una soluzione. Attorno alla FIAT, signor Ministro, c'è una rete di complicità di vario livello che sta incoraggiando il comportamento negativo della FIAT, in modo particolare nei confronti delle realtà produttive presenti al sud, prima Termini Imerese ora l'Irisbus di Flumeri, uno stabilimento che avrebbe dovuto in virtù dell'indotto dare occupazione per gli importanti investimenti che ci sono stati e i contributi pubblici che ci sono stati per oltre 5 mila lavoratori....

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ARTURO IANNACCONE. Poiché questo non sta avvenendo, signor Ministro, noi faremo ogni battaglia per impedire - chiediamo al Governo di essere solidale - che la FIAT abbandoni il sud e lasci le realtà produttive dell'Italia meridionale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

(Misure per garantire il miglioramento delle condizioni di vita negli istituti penitenziari e negli ospedali psichiatrici giudiziari - n. 3-01748)

PRESIDENTE. L'onorevole Tidei ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01748 concernenti misure per garantire il miglioramento delle condizioni di vita negli istituti penitenziari e negli ospedali psichiatrici giudiziari (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

PIETRO TIDEI. Signor Presidente, su 45.551 detenuti come capienza massima possibile oggi sono ospitati nei nostri 206 istituti penitenziari ben 67.174 con un'elevata presenza di tossicodipendenti, che raggiunge quasi il 25 per cento del totale; sono condizioni disumane con detenuti diversi in tutto (razza, religione, nazionalità), rinchiusi 18-20 ore al giorno in spazi angusti oltre ogni possibile immaginazione, in celle fatiscenti, spesso sotto psicofarmaci per poter reggere ad una simile sofferenza.
Dall'inizio dell'anno sono 29 i morti per suicidio. Dal 2000 ad oggi sono morti in carcere 1800 detenuti di cui 650 per suicidio cui vanno aggiunti ben 87 agenti di polizia penitenziaria. Nel silenzio assordante delle istituzioni nelle carceri italiane sta avvenendo una strage silenziosa. Basti pensare che c'è un tentato suicidio ogni 70 detenuti: un atto di autolesionismo ogni 10 detenuti, uno sciopero della fame ogni 11 detenuti, un rifiuto delle terapie ogni 20 detenuti. Non meno preoccupante e drammatica è la situazione di abbandono e di incertezza normativa in cui versano i sei ospedali psichiatrici giudiziari.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Tidei.

PIETRO TIDEI. Concludo, signor Presidente. Su 376 internati dichiarati dismissibili solo 65 sono stati effettivamente dismessi: si tratta anche qui di una denegata ingiustizia e di «ergastoli bianchi» che coprono purtroppo nei manicomi giudiziari la vergogna di uno Stato che è incapace e inefficiente di fronte a questo dramma.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, do lettura all'onorevole Tidei della risposta fornita dal Ministero della giustizia, che crede sia nell'interesse di tutti sgombrare il Pag. 5campo da un equivoco: le condizioni di sovraffollamento, per quanto penose, non hanno un'incidenza diretta sul fenomeno dei suicidi. Dall'analisi dei dati statistici emerge infatti un incremento del numero dei suicidi direttamente proporzionale all'aumento della popolazione detenuta. Dai 42 casi registrati nel 2008 si è passati a 58 nel 2009 e a 63 nel 2010. Dall'inizio dell'anno i gesti suicidiari sono stati 34.
Quanto al piano carceri, il Ministero comunica invece che continuano ad evolversi in senso positivo gli interventi studiati dal Governo per affrontare la difficile realtà carceraria presente nel Paese. Il 15 marzo è stata firmata l'intesa con la regione Lombardia per la realizzazione di padiglioni in ampliamento degli istituti di Milano Opera, Busto Arsizio e Bergamo. Il 16 maggio è stata firmata l'intesa con la regione Emilia-Romagna per la realizzazione degli interventi in ampliamento, per complessivi 1.000 posti, negli istituti penitenziari di Bologna, Parma, Reggio Emilia, Ferrara e Piacenza, questi ultimi già apportati. L'8 giugno, infine, sono stati firmati i decreti per la realizzazione con carattere di urgenza di padiglioni in ampliamento degli istituti penitenziari esistenti. Tutti gli avanzamenti relativi sono registrati e agevolmente visionabili sul sito web www.pianocarceri.it, appositamente istituito lo scorso mese di giugno in un'ottica di trasparenza informativa.
Il Ministero della giustizia segnala, peraltro, che con i fondi destinati all'edilizia penitenziaria sono stati ultimati i lavori dei nuovi istituti di Oristano e Tempio Pausania, mentre i lavori relativi alle nuove strutture di Cagliari e Sassari dovrebbero concludersi nel mese di ottobre. Inoltre, sono in fase di ultimazione i padiglioni detentivi in ampliamento degli istituti di Cremona, Modena, Terni, Voghera, Paderno, Pagliarelli e Biella.
Passando infine alle problematiche relative agli ospedali psichiatrici giudiziari, come è noto rientranti per massima parte nella sfera di attribuzione del Servizio sanitario nazionale ai sensi del Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2008, il Ministero della giustizia comunica che è tuttora in corso il programma di dimissione dagli ospedali psichiatrici giudiziari degli internati dichiarati dismissibili, ma per i quali il ricovero è stato prorogato in mancanza di una presa in carico all'esterno. I motivi di un tale rallentamento devono invero essere ricercati nella natura stessa del programma in questione, essendo richiesto, per il completamento di siffatta complessa operazione, che sia acquisita l'assunzione di responsabilità diretta da parte delle regioni nel cui territorio sono residenti gli internati.
Peraltro il Ministero aggiunge che, proprio al fine di favorire la responsabilizzazione delle regioni, è stata realizzata come prima azione quella tesa a garantire la ricollocazione degli internati da parte dell'amministrazione penitenziaria - concludo signor Presidente - degli ospedali psichiatrici giudiziari più vicini alle regioni di residenza.
Ad ogni buon conto, il Ministero fa presente che tutti i processi descritti sono già oggetto di monitoraggio da parte del comitato paritetico istituito presso la Conferenza unificata e costituito da rappresentanti del Ministero della salute, del Ministero della giustizia, delle regioni e delle autonomie locali e che attualmente si sta lavorando per l'abolizione della proposta di misure di sicurezza, una volta intervenuta la dichiarazione di dimissibilità.

PRESIDENTE. L'onorevole Ferranti, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, noi ovviamente non ci riteniamo soddisfatti ed io credo che lo stesso Ministro, nel leggere la risposta, avrà capito e captato come si tratta di interventi talmente insignificanti, nella loro entità, che non sono in grado di creare una risoluzione effettiva della drammatica situazione delle carceri.
Contestiamo il fatto che i suicidi siano diminuiti, in quanto i nostri dati sono di 66 suicidi nel 2010 e nel 2011 - siamo a Pag. 6metà dell'anno - sono 32. La situazione drammatica del sovraffollamento carcerario è data dai numeri: ormai si parla di un dato che afferisce al numero regolamentare e al numero di tollerabilità, che quindi è oltre il regolamentare, ed è stato superato anche quello di tollerabilità.
Nonostante gli annunci e addirittura l'approvazione in Parlamento delle mozioni che sono state presentate all'inizio dell'anno 2010 - ne è stata presentata adesso un'altra nell'aprile 2011 - quindi, gli impegni di Governo assunti, sotto il profilo non solo dell'edilizia carceraria (quelli dell'utilizzo di quei finanziamenti di 500 milioni di euro più i 100 milioni di euro che erano stati specificatamente indicati come finanziamento del piano carceri), configurano ancora una realizzazione a macchia di leopardo, a cui non ha saputo o non ha voluto rispondere il DAP.
Ma non basta l'edilizia carceraria: occorre una politica diversa sotto il profilo del diritto penale, una politica che non veda il carcere come un'unica soluzione ai problemi della criminalità e che preveda un potenziamento e una riqualificazione del personale. Non mi riferisco solo agli agenti di custodia, e quindi alla polizia penitenziaria, ma anche agli addetti agli uffici di esecuzione penale esterna e al personale civile, cioè agli educatori e agli psicologi. Ciò anche con l'utilizzo delle graduatorie dei vincitori di concorso, che sono ancora da assumere...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DONATELLA FERRANTI. ...nonostante la gravità - sto concludendo, signor Presidente - di essere sotto organico, e gli impegni assunti sotto questo profilo anche con la legge che ha previsto la detenzione domiciliare, in cui il Governo si è impegnato a monitorare le effettive esigenze.
Credo che questa disattenzione e questa mancanza di interventi effettivi non siano più tollerabili, perché...

PRESIDENTE. Concluda, per favore, onorevole Ferranti.

DONATELLA FERRANTI. ...da come viene realizzata la pena detentiva si misura la civiltà di un Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Intendimenti del Ministro della salute in merito alla sperimentazione clinica sulle cellule staminali cerebrali presso la Casa sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo - n. 3-01750)

PRESIDENTE. L'onorevole Cera ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01750, concernente intendimenti del Ministro della salute in merito alla sperimentazione clinica sulle cellule staminali cerebrali presso la Casa sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANGELO CERA. Signor Presidente, signor Ministro, la Casa sollievo della sofferenza, istituto di ricerca e cura di San Giovanni Rotondo, l'ospedale voluto da San Pio, sarà sede della sperimentazione clinica sulle cellule staminali cerebrali.
Dal 1999, il professor Angelo Vescovi - oggi direttore scientifico dell'ospedale - ha scoperto il metodo che permette di isolare cellule staminali dal cervello umano, moltiplicandole in modo virtualmente illimitato, aprendo, quindi, la strada all'ampliamento di questa ricerca fino alla sperimentazione clinica sull'uomo.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANGELO CERA. Visto che il Ministero ha già dato l'autorizzazione, vogliamo sapere cosa aspetti a sollecitare i vari centri ospedalieri e i comitati etici al fine di accelerare l'autorizzazione alla sperimentazione da parte loro.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, in relazione all'interrogazione in oggetto, rappresentiamo Pag. 7che il protocollo di sperimentazione relativo all'utilizzo di stanimali adulte afferisce attualmente all'azienda ospedaliera Santa Maria di Terni, in cui si trova la Cell factory.
Questo progetto è orientato a mettere a punto un metodo per isolare le staminali cerebrali, la loro espansione virtualmente illimitata in cultura, la costruzione di una banca di cellule staminali cerebrali umane e la certificazione del metodo di produzione.
Questo protocollo sperimentale, in data 9 giugno 2011, è stato inviato al comitato etico umbro per l'autorizzazione alla sperimentazione, così come richiesto dalla normativa vigente, dopo che il protocollo stesso ha avuto l'approvazione da parte della commissione di fase 1 e dopo che la Cell factory ha ottenuto l'approvazione dell'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) per le procedure di Good medical practice.
Devo rendere noto che, quanto alla possibilità di accelerare l'iter autorizzativo, non è competenza né del Ministero né dell'AIFA sollecitare i comitati etici nel loro esame sugli studi clinici, proprio al fine di evitare ogni possibile ingerenza a cui potrebbero conseguire discriminazioni fra le diverse patologie.
Tuttavia, evidentemente, auspichiamo che, a fronte di una sperimentazione così importante, che potrebbe aprire nuovi scenari per la cura di malattie finora prive di ogni terapia, la procedura di valutazione avvenga nel minor tempo possibile.
Facciamo presente alla regione Umbria e all'ospedale Santa Maria di Terni che, anche per queste istituzioni, ciò rappresenta una grande opportunità.
Onorevole, vorrei anche segnalarle l'importanza che noi riconosciamo a questo progetto, tant'è vero che il Ministero della salute ha destinato, ai fini della ricerca su queste problematiche, 3 milioni di euro alla regione Umbria, di cui un milione e mezzo di euro specificatamente per apparecchiature per questo protocollo, data la grande importanza che assegniamo a questa ricerca. Quindi, sarà sicuramente nostra cura monitorare costantemente le varie fasi autorizzative, oltre che sperimentali.
Infine, vorrei rendere noto che è in discussione presso la XII Commissione (Affari sociali) un disegno di legge di iniziativa governativa, che intende riformare, tra le altre cose, proprio le procedure delle sperimentazioni cliniche, proprio per evitare che, in alcuni casi, le procedure abbiano tempi o modalità troppo lunghi.

PRESIDENTE. L'onorevole Cera ha facoltà di replicare.

ANGELO CERA. Signor Presidente, mi rivolgo al signor Ministro: mi ritengo contento per le sue risposte, però la sperimentazione è molto legata ad Angelo Vescovi, che è uno dei pochi scienziati che l'Italia può vantare in questo settore.
Pertanto, essendo diventato punto di riferimento dell'ospedale Casa sollievo della sofferenza, credo che, senza esitazione, i comitati etici debbano dare le autorizzazioni, perché cinquemila richieste - tante sono quelle giunte, sino ad oggi, a San Giovanni Rotondo - possano essere accontentate.
Signor Ministro, io ho visto un mio amico - lo chiamerò Ludovico perché si chiama così - il quale, in quattro mesi, si è ridotto ad una larva. Non è, dunque, possibile aspettare i comitati etici. Tra l'altro, so che la sperimentazione unisce nelle sue fasi tutti gli aspetti etici e umani che un ospedale come Casa sollievo della sofferenza, legato a padre Pio, saprà mettere in campo. Tuttavia, dobbiamo accelerare il più possibile, affinché i comitati etici non impieghino troppo tempo nel concedere la loro autorizzazione, la quale - le assicuro - serve a dare speranza a tanta gente.
Così come è stato sensibilissimo a fare ciò in questa giornata (ho, infatti, detto che mi ritengo soddisfatto anche per la disponibilità alla ricerca: i 3 milioni di euro sono una disponibilità), sono certo che lei insisterà sui comitati etici, affinché Casa sollievo della sofferenza possa rappresentare Pag. 8un punto di riferimento nazionale e mondiale per la ricerca sulle cellule staminali (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

(Iniziative per prevenire l'insorgenza dei malesseri collegati alle cosiddette ondate di calore - n. 3-01751)

PRESIDENTE. L'onorevole Bocciardo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01751, concernente iniziative per prevenire l'insorgenza dei malesseri collegati alle cosiddette ondate di calore (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

MARIELLA BOCCIARDO. Signor Presidente, signor Ministro, premesso che il sistema nazionale di sorveglianza, previsione e allarme per la prevenzione degli effetti delle ondate di calore sulla salute della popolazione è stato attivato dal Dipartimento della Protezione civile nel 2004 e consente di individuare, per ogni specifica area urbana, le condizioni meteo-climatiche che possono avere un impatto significativo sulla salute dei soggetti vulnerabili; premesso, inoltre, che, in base a questi modelli, sono elaborati dei bollettini giornalieri per ogni città, in cui sono comunicati i possibili effetti sulla salute delle condizioni meteorologiche previste a 24, 48 e 72 ore; premesso, infine, che negli ultimi giorni è successo sempre più di frequente che i bollettini segnalassero situazioni meteo-climatiche classificate come «livello 2» e «livello 3», chiediamo quali siano le iniziative del Ministero della salute per prevenire l'insorgenza dei malesseri collegati al caldo eccessivo, al fine di salvaguardare la salute della popolazione a rischio.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevole Bocciardo, anche per questa estate 2011, il Ministero ha predisposto un programma specifico, definito Programma nazionale per la prevenzione dei rischi per la salute da ondate di calore, il quale è, di fatto, supportato da due progetti nazionali: uno finanziato dal Dipartimento della Protezione civile, l'altro dal Ministero della salute, tramite il centro di controllo per le malattie.
L'integrazione di questi due progetti, che sono coordinati dal dipartimento di epidemiologia dell'ASL Roma E, consente l'attivazione, sul territorio nazionale, di un sistema di previsione e di allarme in grado di dare l'allerta caldo nelle principali aree urbane; per questa estate tale sistema è operativo dal 15 maggio e lo sarà fino al 15 settembre in ventisette città italiane.
In queste ventisette città sono stati individuati, prima dell'estate, i centri di riferimento locale con il compito di garantire la diffusione dell'allarme di calura presso la rete dei soggetti fragili tramite i soggetti e gli enti coinvolti nell'attività di prevenzione: i medici di medicina generale, gli ospedali, le case di riposo per anziani e le residenze socio-assistenziali, nonché le organizzazioni di volontariato, il 118, altri ospedali e così via. In trentaquattro città è stato attivato un sistema rapido per la rilevazione della mortalità giornaliera che ci dà i dati di mortalità relativi alla popolazione residente con le relative età. Il 14 aprile 2011 abbiamo emanato una ordinanza ministeriale finalizzata a sollecitare e a promuovere l'iniziativa locale per costruire l'anagrafe delle persone suscettibili, vale a dire dei soggetti fragili e quindi gli anziani, i bambini, i soggetti con patologie croniche, e abbiamo assicurato il supporto tecnico alle istituzioni locali proprio per l'identificazione della popolazione suscettibile al fine della cosiddetta anagrafe della suscettibilità. In più, il Ministero assicura una campagna di informazione rivolta alla popolazione in generale ma anche ad alcune categorie particolari attraverso vademecum ed opuscoli informativi. Infine, il 9 luglio abbiamo attivato il numero 1500, un call center che tutti i cittadini possono chiamare dalle 8 alle 18 di ogni giorno, compresi i festivi, per avere informazioni Pag. 9sulle condizioni meteo, su come comportarsi, eventualmente su dove andare, se esistono delle problematiche, quando è il momento di uscire e quali sono le principali indicazioni che i cittadini particolarmente fragili devono seguire.

PRESIDENTE. L'onorevole Bocciardo, ha facoltà di replicare.

MARIELLA BOCCIARDO. Signor Presidente, ringrazio il Governo per la puntuale risposta e per la conferma dell'impegno profuso nel prevenire e nell'affrontare i problemi delle ondate di calore che possono comportare gravi problemi soprattutto alle fasce più deboli: in generale anziani e bambini ma anche persone affette da particolari patologie. Come accade per le pandemie influenzali, la vigilanza e la prevenzione, anche attraverso una adeguata informazione tramite i mass media, una stretta collaborazione tra enti meteorologici, Protezione civile e Ministero della salute, il codice di allarme per il pronto soccorso, sono fondamentali.
Desidero raccomandare al Governo una particolare attenzione ai bambini che, non essendo coscienti dei problemi a cui possono andare incontro, dipendono dalle scelte fatte dai genitori. Senza dimenticare i casi drammatici di cronaca di quest'ultimo periodo, bambini abbandonati e dimenticati in macchina, è importante che sia promossa una forte sensibilizzazione sui genitori, sui pericoli a cui possono andare incontro i loro bambini e che venga dato un decalogo semplice ma concreto di suggerimenti sulla prevenzione e su come comportarsi in caso di colpo di calore, come individuarlo dal comportamento del bambino: la sonnolenza, l'apatia, la mancanza di appetito e così via.
Infine, desidero sottolineare un fatto: credo che questo sia il primo anno in cui si instaura un sistema di sinergie di intervento su questo tipo di problema e quindi, in qualità anche di membro della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, ringrazio il Governo per questa attenzione.

(Iniziative di competenza nei confronti di Poste italiane Spa per il rispetto delle disposizioni del decreto legislativo n. 151 del 2001 in tema di tutela della maternità - n. 3-01752)

PRESIDENTE. L'onorevole Favia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01752, concernente iniziative di competenza nei confronti di Poste italiane Spa per il rispetto delle disposizioni del decreto legislativo n. 151 del 2001 in tema di tutela della maternità (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

DAVID FAVIA. Signor Presidente, come noto, sebbene tardivamente, con il decreto legislativo n. 151 del 2001 sono state adottate norme in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità. Queste norme prevedono tra l'altro di garantire diritti alle lavoratrici quali il divieto al licenziamento nel periodo della maternità, qualora, ovviamente, regolarmente preannunciata.
Tale divieto è recepito nell'articolo 45 del contratto di lavoro non dirigenziale con le Poste italiane, che afferma: «L'azienda garantisce la tutela della lavoratrice madre, che abbia informato il datore di lavoro del proprio stato, in conformità alle previsioni di legge in materia con particolare riferimento alle disposizioni di cui al capo II "tutela della salute e della lavoratrice" del testo unico, alle previsioni del decreto legislativo n. 626 del 1994 (...)». Ovviamente questa normativa deve essere interpretata estensivamente.
Purtroppo, vengono segnalati casi all'interno di Poste italiane (essendo un'azienda-rete, potrebbe dare riscontro favorevole alle richieste delle lavoratrici), per cui alle lavoratrici che vogliono avvicinarsi alla propria prole non viene concesso tale avvicinamento e, quindi, sono costrette in gran massa a dimissioni volontarie. Vorrei sapere, se possibile, se è stato o sarà compiuto un intervento proprio per evitare questi casi incresciosi contro il diritto al lavoro delle mamme.

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PRESIDENTE. Il Ministro per le pari opportunità, Maria Rosaria Carfagna, ha facoltà di rispondere.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in merito a quanto segnalato dall'onorevole interrogante desidero evidenziare, in primo luogo, che, secondo quanto riferito dai competenti uffici delle Poste italiane, l'azienda garantisce il pieno rispetto delle norme vigenti in materia di tutela della maternità nonché degli accordi sottoscritti con le organizzazioni sindacali. In particolare, la materia relativa ai trasferimenti del personale è regolata da accordi collettivi stipulati con i sindacati.
In data 14 aprile 2011, nell'ambito del rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro, è stata introdotta una specifica previsione destinata ai genitori che fruiscono dei permessi per l'allattamento. Attraverso questa previsione, l'azienda ha confermato il proprio intendimento ad accogliere eventuali richieste di assegnazione temporanea nell'ambito della medesima regione, ove si trova la sede di lavoro, nel comune di abituale dimora ovvero in un comune limitrofo per lo svolgimento delle stesse mansioni e nel rispetto delle esigenze organizzative. L'insieme di queste disposizioni e le buone pratiche poste in essere in materia di pari opportunità fanno di Poste italiane una delle realtà con la più alta percentuale di occupazione femminile in Italia. Infatti, il 52 per cento della forza lavoro di questa importante azienda italiana è donna. Si tratta di una percentuale molto alta se si considera che gli ultimi dati ISTAT attestano l'occupazione femminile su una percentuale del 46 per cento. Inoltre, il 63 per cento delle donne occupate presso Poste italiane ha un'età inferiore ai 50 anni e il 27 per cento del personale dirigente è al femminile. Io stessa, nel marzo scorso, ho avuto modo di visitare la sede centrale dell'azienda e, in particolare, l'asilo aziendale «Poste bimbi» e in quella occasione ho verificato personalmente l'attenzione di Poste italiane nei confronti delle proprie dipendenti.
Ciò precisato in linea generale, tengo a sottolineare che, ove si profilino casi di specie nei quali si possano ravvisare condotte discriminatorie dirette o indirette, il nostro ordinamento giuridico offre adeguate tutele ai lavoratori e alle lavoratrici. Infatti, rientra tra i compiti attribuiti alla consigliera nazionale di parità e alle consigliere di parità regionali e provinciali la tutela dei lavoratori contro le discriminazioni subite in ambito lavorativo. In particolare, ai sensi dell'articolo 36 del codice per le pari opportunità tra uomini e donne, il lavoratore o la lavoratrice che intenda agire in giudizio per la rimozione di qualunque discriminazione nell'accesso al lavoro, nella promozione, nella formazione professionale e nelle condizioni di lavoro, compresa la retribuzione, può richiedere l'intervento delle consigliere e dei consiglieri di parità provinciali e regionali competenti per territorio, che hanno facoltà di ricorrere al tribunale in funzione di giudice del lavoro o, per i rapporti sottoposti alla sua giurisdizione, al tribunale amministrativo regionale territorialmente competente per ottenere tutela.
Concludo, segnalando che è in corso di esame, presso le competenti Commissioni parlamentari, a questo proposito, uno schema di decreto legislativo per la semplificazione dei procedimenti civili di cognizione che reca, al suo interno, anche una norma volta a razionalizzare la disciplina della tutela giurisdizionale contro gli atti di discriminazione, qualunque sia la loro natura o il loro oggetto.

PRESIDENTE. L'onorevole Favia ha facoltà di replicare.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, intanto voglio ringraziare il Ministro di essere presente in Aula e di non averci abbandonato, come troppo spesso succede, al pur ottimo Ministro per i rapporti con il Parlamento.
La ringrazio della sua risposta, che mi trova soltanto parzialmente soddisfatto, Pag. 11intanto perché la nuova contrattazione collettiva è recentissima e se la materia è stata regolamentata così recentemente vuol dire che una qualche problematica c'era. Il fatto stesso poi che l'azienda sia - e ne siamo lieti - ad alta occupazione femminile comporta proprio una maggiore presenza delle problematiche che ho menzionato.
Lei ha parlato anche di una visita alla sede centrale delle Poste, all'asilo aziendale: certamente nei contesti maggiori è più facile garantire la qualità della vita e la qualità del lavoro alle donne e madri lavoratrici, ma purtroppo - o per fortuna - le Poste sono un'azienda estremamente capillarizzata, a rete, e ci sono realtà molto periferiche nelle quali non è facile gestire i diritti delle donne lavoratrici.
Le assicuro - anche per le segnalazioni che abbiamo ricevuto dai sindacati - che vi sono state situazioni incresciose di vero e proprio contrasto o, comunque, di disattenzione nei confronti dei diritti delle donne lavoratrici.
Prendo atto delle sue parole e anche di una legislazione in itinere che favorisce le donne e madri lavoratrici, ma credo che questa azienda, per quello che è successo e che come gruppo dell'Italia dei Valori abbiamo denunciato, debba, non dico essere tenuta sotto controllo, ma destare la nostra più viva attenzione.

(Iniziative per assicurare le risorse necessarie allo svolgimento dei controlli funzionali e alla tenuta dei registri anagrafici del bestiame da parte delle Associazioni provinciali degli allevatori - n. 3-01753)

PRESIDENTE. L'onorevole Callegari ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01753, concernente iniziative per assicurare le risorse necessarie allo svolgimento dei controlli funzionali e alla tenuta dei registri anagrafici del bestiame da parte delle Associazioni provinciali degli allevatori (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

CORRADO CALLEGARI. Signor Presidente, signor Ministro, le azioni di miglioramento genetico, in particolare quelle relative ai controlli funzionali, costituiscono strumenti indispensabili alla selezione del bestiame e alla conservazione della biodiversità, al fine di ottenere dall'attività zootecnica i migliori risultati.
Tale attività è svolta dalle associazioni degli allevatori, come previsto dai disciplinari disposti dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. La copertura delle spese per lo svolgimento delle attività di cui sopra è stata assicurata fino al 2010. Nel 2011, il contributo è stato notevolmente ridotto e mai erogato.
In risposta ad un precedente atto di sindacato ispettivo, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali interrogato comunicava che, nel mese di dicembre 2010, era stata inoltrata al Ministro dell'economia e delle finanze una formale richiesta di ripristino. Nel mese di maggio 2011, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha formalizzato lo stanziamento di una somma di 25 milioni di euro. Lo scorso 23 giugno, il Ministero dell'economia e delle finanze ha espresso un parere negativo.
Vorremmo sapere di quali ulteriori elementi disponga il Ministro per rendere immediatamente disponibili le somme necessarie a garantire l'operatività delle Associazioni provinciali degli allevatori nel 2011.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO ROTONDI, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, sono in Aula a sostituire il Ministro Romano per rispondere all'interrogazione che riguarda il finanziamento dell'attività di tenuta dei libri genealogici e l'esecuzione dei relativi controlli funzionali.
Al riguardo, si premette che il sistema del miglioramento genetico del bestiame, per le sue prerogative funzionali, è unitario ed è dotato di caratteristiche tecniche riconosciute a livello nazionale, che si riflettono nelle scelte organizzative centrali Pag. 12e territoriali definite dalla legge n. 30 del 1991. Tuttavia, il decreto legislativo n. 143 del 1997 ha trasferito alle regioni funzioni e compiti già svolti dal soppresso Ministero delle risorse agricole.
Per espletare dette funzioni, le regioni si sono avvalse fino al 2010 dei trasferimenti per l'attuazione del federalismo amministrativo. Per il 2011, sul complesso delle risorse statali destinate alle regioni è stata operata la riduzione del 9 per cento. La Conferenza dei presidenti di regione ha deciso di applicare la decurtazione non sull'ammontare dei fondi statali, bensì solo sulle somme corrispondenti ai trasferimenti per l'attuazione del federalismo amministrativo, praticamente cancellando - tra le altre - le risorse destinate al comparto agricolo.
Considerato che con lo stesso provvedimento è stato ridotto del 9 per cento anche il bilancio del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, si è reso necessario ridurre in proporzione il finanziamento delle Associazioni nazionali allevatori.
Per mantenere una struttura unitaria del sistema delle associazioni degli allevatori sul territorio nazionale, il Ministro Romano ha avanzato una proposta di rimodulazione finanziaria delle disponibilità dei competenti capitoli di bilancio di previsione del Ministero, risorse queste finalizzate all'attuazione delle funzioni amministrative trasferite alla regione, destinate però alle sole regioni a statuto speciale. Tale proposta di rimodulazione non ha tuttavia ottenuto l'approvazione della Conferenza Stato-regioni.
Si deve peraltro far presente che nelle more è pervenuto il parere sfavorevole del Ministro dell'economia e delle finanze che ha ritenuto questa rimodulazione non compatibile con la normativa di bilancio.
A fronte di tale parere lo schema di intesa è stato rimodulato lasciando inalterata la dotazione di ciascun capitolo per destinare alle attività di miglioramento genetico del bestiame tutti i fondi recati dal capitolo 7637, pari a 9 milioni di euro, e parte dei fondi recati dal capitolo 7638 nella misura di 16 milioni di euro, per un totale di 25 milioni di euro.
In proposito, è doveroso precisare che il Ministro Romano si è personalmente impegnato con il Ministro Tremonti affinché questa nuova proposta di rimodulazione possa essere approvata nel più breve tempo possibile.

PRESIDENTE. L'onorevole Callegari ha facoltà di replicare.

CORRADO CALLEGARI. Signor Presidente, signor Ministro la ringrazio per la risposta che ci ha fatto pervenire ovviamente su disposizioni del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Qui, però, ci sono tutti i buoni intendimenti, ma di fatto da gennaio 2011 le APA sono alla data odierna ancora prive di finanziamento.
Voglio ricordare ancora che le APA svolgono un controllo disposto dai disciplinari del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, quindi non è che si inventino un'attività in proprio; pertanto, questa attività deve essere regolarmente finanziata.
I dati dell'attività svolta dalle APA sono considerevoli perché controllano tutti gli allevamenti di bestiame del nostro territorio che sono circa 70 mila, controllano periodicamente due milioni e mezzo di capi e l'ammontare di quelli registrati è di oltre 5 milioni; 2.600 sono gli addetti a questa attività.
Da gennaio - lo ripeto - dei 55 milioni quantificati per lo svolgimento di questa attività non è arrivato un euro. Le 93 APA stanno di fatto, da gennaio, anticipando le spese chi con fondi propri - perché ci sono delle APA che hanno delle dimensioni in grado di reggere un finanziamento provvisorio proprio - e ben 88 stanno facendo ricorso a crediti bancari.
Di fatto questo sicuramente non è un percorso corretto e auspico che l'iniziativa del Ministro di far pervenire al più presto i 25 milioni di euro sia intrapresa immediatamente.

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PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bongiorno, Brugger, Brunetta, Catone, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, Della Vedova, Donadi, Fassino, Franceschini, Gelmini, Jannone, Lo Monte, Mantovano, Martini, Melchiorre, Meloni, Migliavacca, Misiti, Moffa, Mura, Reguzzoni, Roccella, Stucchi e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16.

La seduta, sospesa alle 12,55, è ripresa alle 16.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Palumbo, Pescante e Pisacane sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica del vigente calendario dei lavori dell'Assemblea e conseguente aggiornamento del programma.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, l'organizzazione dei lavori dell'Assemblea nella settimana in corso e nelle successive del mese di luglio è così rimodulata:

Mercoledì 13 (dalle ore 16, con eventuale prosecuzione notturna) e giovedì 14 luglio (antimeridiana) (con votazioni):

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 4449 - Conversione in legge del decreto-legge 23 giugno 2011, n. 89, recante disposizioni urgenti per il completamento dell'attuazione della direttiva 2004/38/CE sulla libera circolazione dei cittadini comunitari e per il recepimento della direttiva 2008/115/CE sul rimpatrio dei cittadini di Paesi terzi irregolari (da inviare al Senato - scadenza: 22 agosto 2011).

Seguito dell'esame delle mozioni:
Donadi ed altri n. 1-00670, Iannaccone ed altri n. 1-00676, Mosella ed altri n. 1-00677, Ghiglia ed altri n. 1-00678, Libè, Della Vedova, Lo Monte ed altri n. 1-00679, Bratti ed altri n. 1-00680 e Zamparutti ed altri n. 1-00681 concernenti iniziative urgenti sull'emergenza rifiuti a Napoli;
Poli ed altri n. 1-00620, Di Stanislao ed altri n. 1-00622, Miotto ed altri n. 1-00626, Mosella ed altri n. 1-00630 e Reguzzoni, Cazzola, Moffa ed altri n. 1-00682 concernenti iniziative per l'incremento dei controlli relativi alle pensioni di invalidità;
Cazzola, Gnecchi, Fedriga, Poli, Della Vedova, Moffa, Borghesi, Lanzillotta, Lo Monte ed altri n. 1-00690 concernente iniziative relative alla disciplina dei contributi pensionistici.

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Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2802 - Norme per la tutela delle vittime di reati per motivi di omofobia e transfobia (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità e della questione sospensiva presentate).

Seguito dell'esame delle mozioni:
Nirenstein, Corsini, Polledri, Adornato, Della Vedova, Gianni, Vernetti ed altri n. 1-00669 e Leoluca Orlando ed altri n. 1-00687 concernenti iniziative relative alla crisi siriana;
Reguzzoni, Baldelli ed altri n. 1-00671, Cimadoro ed altri. n. 1-00684, Moffa ed altri n. 1-00688 e Anna Teresa Formisano, Della Vedova, Lanzillotta, Lo Monte ed altri n. 1-00689 concernenti iniziative volte a contrastare il fenomeno della contraffazione e ad assicurare il rispetto dei requisiti di sicurezza e di conformità dei prodotti all'ordinamento comunitario.

Giovedì 14 luglio (al termine delle votazioni):

Svolgimento di interpellanze urgenti.

Venerdì 15 luglio (antimeridiana e pomeridiana):

Esame del disegno di legge S. 2814 - Conversione in legge del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 4 settembre 2011).

Le dichiarazioni di voto finale sul disegno di legge di conversione avranno luogo a partire dalle ore 17,30, con ripresa televisiva diretta degli interventi di un rappresentante per gruppo e per ciascuna delle componenti politiche del gruppo Misto.

Lunedì 18 luglio (ore 16, con eventuale prosecuzione notturna e nella mattina di martedì 19 luglio):

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 4480 - Conversione in legge del decreto-legge 1o luglio 2011, n. 94, recante misure urgenti in tema di rifiuti solidi urbani prodotti nella regione Campania (da inviare al Senato - scadenza: 30 agosto 2011).

Discussione sulle linee generali dei disegni di legge di ratifica:
n. 4142 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo dello Stato del Qatar sulla cooperazione nel settore della difesa;
n. 4143 - Protocollo emendativo della Convenzione del 1988 tra gli Stati membri del Consiglio d'Europa ed i Paesi membri dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico - OCSE - sulla reciproca assistenza amministrativa in materia fiscale;
n. 4192 - Accordo quadro di partenariato globale e cooperazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Indonesia dall'altra;
n. 4201 - Accordo tra la Comunità europea e i suoi Stati membri da un lato e la Repubblica sudafricana dall'altro, che modifica l'Accordo sugli scambi, lo sviluppo e la cooperazione;
n. 4388 - Accordo di mutua assistenza amministrativa per la prevenzione, l'accertamento e la repressione delle infrazioni doganali tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica argentina (Approvato dal Senato) (ove concluso dalla Commissione);
n. 4373 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Regno Hascemita di Giordania sulla cooperazione e sulla mutua assistenza in materia doganale (ove concluso dalla Commissione);
n. 4374 - Accordo che modifica per la seconda volta l'Accordo di partenariato tra i membri del gruppo degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, da un Pag. 15lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altro (ove concluso dalla Commissione);
n. 4433 - Accordo nel campo della cooperazione militare tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno del Marocco (Approvato dal Senato) (ove concluso dalla Commissione);
n. 4470 - Accordo di partenariato economico tra gli Stati del Cariforum, da una parte, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altra (Approvato dal Senato) (ove concluso dalla Commissione).

Discussione sulle linee generali della mozione Cesa, Franceschini, Della Vedova, Di Pietro, Tabacci ed altri n. 1-00607 concernente iniziative in relazione ai danni causati dall'eccezionale ondata di maltempo che ha colpito le Marche nel mese di marzo 2011.

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 4290 ed abbinata - Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani (Approvato dal Senato).

Martedì 19 (ore 15, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 20 e giovedì 21 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 22 luglio) (con votazioni)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 4480 - Conversione in legge del decreto-legge 1o luglio 2011, n. 94, recante misure urgenti in tema di rifiuti solidi urbani prodotti nella regione Campania (da inviare al Senato - scadenza: 30 agosto 2011).

Seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica:
n. 4142 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo dello Stato del Qatar sulla cooperazione nel settore della difesa;
n. 4143 - Protocollo emendativo della Convenzione del 1988 tra gli Stati membri del Consiglio d'Europa ed i Paesi membri dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico - OCSE - sulla reciproca assistenza amministrativa in materia fiscale;
n. 4192 - Accordo quadro di partenariato globale e cooperazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Indonesia dall'altra;
n. 4201 - Accordo tra la Comunità europea e i suoi Stati membri da un lato e la Repubblica sudafricana dall'altro, che modifica l'Accordo sugli scambi, lo sviluppo e la cooperazione;
n. 4388 - Accordo di mutua assistenza amministrativa per la prevenzione, l'accertamento e la repressione delle infrazioni doganali tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica argentina (Approvato dal Senato) (ove concluso dalla Commissione);
n. 4373 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Regno Hascemita di Giordania sulla cooperazione e sulla mutua assistenza in materia doganale (ove concluso dalla Commissione);
n. 4374 - Accordo che modifica per la seconda volta l'Accordo di partenariato tra i membri del gruppo degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, da un lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altro (ove concluso dalla Commissione);
n. 4433 - Accordo nel campo della cooperazione militare tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno del Marocco (Approvato dal Senato) (ove concluso dalla Commissione);
n. 4470 - Accordo di partenariato economico tra gli Stati del Cariforum, da una parte, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altra (Approvato dal Senato) (ove concluso dalla Commissione).

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Seguito dell'esame della mozione Cesa, Franceschini, Della Vedova, Di Pietro, Tabacci ed altri n. 1-00607 concernente iniziative in relazione ai danni causati dall'eccezionale ondata di maltempo che ha colpito le Marche nel mese di marzo 2011.

Seguito dell'esame dei progetti di legge:
proposta di legge n. 169 ed abbinate - Disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici e dei borghi antichi d'Italia;
disegno di legge n. 4290 ed abbinata - Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani (Approvato dal Senato).

Mercoledì 20 luglio, alle ore 16, avrà luogo l'esame del doc. IV, n. 18 - Domanda di autorizzazione a eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Alfonso Papa.

Lunedì 25 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 2824 - Conversione in legge del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, recante proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni per l'attuazione delle Risoluzioni 1970 (2011) e 1973 (2011) adottate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Misure urgenti antipirateria (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 10 settembre 2011).

Discussione congiunta del conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2010 (Doc. VIII, n. 7) e progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2011 (Doc. VIII, n. 8).

Discussione sulle linee generali della mozione Esposito, Ghiglia, Allasia, Cambursano, Calgaro ed altri n. 1-00638 concernente iniziative per destinare le risorse disponibili presso l'Agenzia olimpica Torino 2006 a favore della regione Piemonte.

Martedì 26, mercoledì 27, giovedì 28 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 29 luglio) (con votazioni):

Seguito dell'esame del disegno di legge S. 2824 - Conversione in legge del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, recante proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni per l'attuazione delle Risoluzioni 1970 (2011) e 1973 (2011) adottate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Misure urgenti antipirateria (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 10 settembre 2011).

Seguito dell'esame congiunto del conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2010 (Doc. VIII, n. 7) e progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2011 (Doc. VIII, n. 8) (mercoledì 27 luglio, antimeridiana).

Seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Seguito dell'esame dei progetti di legge:
proposta di legge n. 607-A/R ed abbinata - Incentivi per favorire, nelle regioni dell'arco alpino, il reclutamento di militari volontari nei reparti delle truppe alpine;
disegno di legge n. 1415-B - Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (previo esame e votazione delle Pag. 17questioni pregiudiziali di costituzionalità e della questione pregiudiziale di merito presentate).

Seguito dell'esame della mozione Esposito, Ghiglia, Allasia, Cambursano, Calgaro ed altri n. 1-00638 concernente iniziative per destinare le risorse disponibili presso l'Agenzia olimpica Torino 2006 a favore della regione Piemonte.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interrogazioni e di interpellanze avrà luogo (salvo diversa previsione) il martedì (antimeridiana); lo svolgimento di interpellanze urgenti il giovedì o il venerdì, secondo l'andamento dei lavori.

Il Presidente si riserva altresì di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempia per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Approvazione in Commissione (ore 16,08).

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di oggi, 13 luglio 2011, la I Commissione permanente (Affari costituzionali) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge:
Gregorio Fontana: «Modifica delle circoscrizioni territoriali dei comuni di Torre Pallavicina e di Soncino nonché delle province di Bergamo e Cremona» (1320), con il seguente nuovo titolo: «Modifica delle circoscrizioni territoriali delle province di Bergamo e Cremona» (1320).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,09).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,30.

La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,35.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 2393.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la sottoindicata Commissione ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
alla VII Commissione (Cultura):
PISICCHIO ed altri: «Modifiche alla legge 3 febbraio 1963, n. 69, in materia di ordinamento della professione di giornalista» (2393).

(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

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Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 23 giugno 2011, n. 89, recante disposizioni urgenti per il completamento dell'attuazione della direttiva 2004/38/CE sulla libera circolazione dei cittadini comunitari e per il recepimento della direttiva 2008/115/CE sul rimpatrio dei cittadini di Paesi terzi irregolari (A.C. 4449-A) (ore 16,36).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 23 giugno 2011, n. 89, recante disposizioni urgenti per il completamento dell'attuazione della direttiva 2004/38/CE sulla libera circolazione dei cittadini comunitari e per il recepimento della direttiva 2008/115/CE sul rimpatrio dei cittadini di Paesi terzi irregolari.
Ricordo che nella seduta dell'11 luglio 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice ed il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 4449-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 4449-A), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 4449-A).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 4449-A).
Avverto che la Commissione ha presentato gli emendamenti 3.100, 3.101, 3.102, 3.103 e 3.104 che sono in distribuzione ed in relazione ai quali risulta alla Presidenza che i gruppi abbiano rinunciato ai termini per la presentazione dei subemendamenti.
Avverto che prima dell'inizio della seduta è stato ritirato dal presentatore l'emendamento Zaccaria 3.66.
Avverto, altresì, che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 4449-A), che è distribuito in fotocopia. Con riferimento al testo del provvedimento, la Commissione bilancio ha subordinato il parere favorevole all'approvazione di due condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione. Tali condizioni saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, vorrei solo introdurre alcuni elementi di ulteriore riflessione affinché questo Parlamento eviti di immergersi in un mare di contraddizioni, di doppi sensi e, soprattutto, di azioni che mal si conciliano con la nostra cultura, con la nostra storia e anche, soprattutto, con la nostra prospettiva di Paese aperto, libero, che ha fatto della sua capacità di accoglienza uno degli elementi di distinzione rispetto alle altre nazioni, a livello europeo e a livello internazionale.
Evidentemente, un provvedimento in materia di immigrazione non può più far ricorso ai decreti-legge, che sono uno strumento ormai inadeguato a fronteggiare questa problematica e che mal si prestano ad interventi organici.
In tal senso, è chiaro che bisognerà fare in modo che si passi dal decreto-legge a qualcosa che finalmente vada a strutturare una situazione che, ormai, non si può più tenere in questi termini.
Soprattutto, è chiaro che non si possa e non si debba più ricorrere al decreto-legge, in quanto ormai strumento consumato che, richiamando motivazioni che non hanno più a che fare con il contesto, con l'urgenza e con l'emergenza, non può più fondarsi sulla straordinarietà e urgenza, come in questo caso.
Infatti, è ormai una norma, o meglio un'azione, abusata, di cui non si sente più l'esigenza e che un Governo maturo, responsabile e consapevole dovrebbe mettere Pag. 19da parte come strumento di lavoro, facendo sì di attivare una stagione di vere e reali riforme e facendo sì che finalmente si mettano insieme quegli elementi di carattere innovativo - non solo creativo e fantasioso come spesso fanno questo Governo e alcuni suoi ministri - che si concilino con l'esigenza, come dite voi utilizzando il ricorso al decreto-legge, di scongiurare l'avvio di procedure di infrazione nei confronti dello Stato italiano.
Ebbene, è passato del tempo, anzi tanto tempo, dal 2008 ad oggi affinché si mettessero da parte gli strumenti di straordinarietà, quali i decreti-legge di urgenza, e si mettesse essenzialmente insieme una politica migratoria, degna di questo nome, che avesse a che fare con la sensibilità di questo nostro Stato e con la sensibilità di quanti sono coinvolti da tale problematica complessa e spesse volte contraddittoria, anche e soprattutto per merito - o forse per demerito - vostro.
È evidente che qui siamo di fronte a degli inadempimenti che ha messo in campo questo Governo e che oggi ci richiamano a rispettare, per così dire, in termini di urgenza le scadenze temporali, a cui questa normativa comunitaria ci impone di voler mettere finalmente riparo.
Ma non è la questione dell'infrazione rispetto all'Europa: è un tema che dovrebbe sollevare la sensibilità, che dovrebbe richiamare le politiche da mettere in campo da parte di questo Governo e che dovrebbe anche sollevare, finalmente, la necessità di mettere in campo un provvedimento serio e adeguato, un provvedimento maturo, un provvedimento che possa fare dell'Italia un punto di riferimento europeo per quanto riguarda le politiche migratorie.
Così non è, purtroppo, e ancora una volta si è persa una grandissima occasione non di essere primi, ma di essere sicuramente adeguati rispetto ad uno strumento che non può essere più messo in campo con questa spavalderia e con questa faciloneria.
È evidente che poi questo provvedimento è volutamente confusivo, con l'obiettivo mal celato di mettere in difficoltà gli operatori, che già di per sé sono, per così dire, in difficoltà nel mettere mano a questo compito e nel dare risposte contingenti e urgenti nella quotidianità.
È un provvedimento che non aiuta i migranti e non dà certezze legislative e normative relative al ruolo e alle funzioni degli operatori medesimi. Contiene dentro di sé una cultura dell'esclusione piuttosto che interventi ed azioni tendenti all'inclusione di emigranti.
Non si ravvede qui una politica e una cultura migratoria, non vi sono azioni importanti di apertura e di inclusione, ma vi sono solo azioni tese al contenimento. È evidente poi che si tratta di azioni spesso maldestre e contraddittorie e che il ruolo giocato dall'Italia dei Valori in questo caso, attraverso una selezione di interventi e di azioni mirati, messi in campo, per così dire, attraverso alcuni emendamenti di qualità, mirava ad uno sforzo nel quale ha fallito completamente questo Governo: lo sforzo di rimettere insieme, per così dire, una politica migratoria che almeno in alcune sue parti sortisse meno male di quanto sta facendo questo provvedimento, il decreto-legge in esame.
Evidentemente vi era e vi è uno sforzo da parte nostra di contenere dentro di sé alcuni elementi connessi con l'urgenza e con l'emergenza, e alcuni elementi che hanno a che fare con la prospettiva futura, mettendo insieme finalmente un provvedimento normativo, che avesse come riferimento e, come dire, stella polare l'Europa, ma che si elaborasse altresì sulla base della propria connotazione e di quanto emerso dall'esperienza in questi anni con i flussi migratori, tale che venisse fuori, finalmente, un profilo alto, importante, serio, qualificato e qualificante da parte dell'Italia.
Evidentemente questo è un ulteriore fallimento e il decreto-legge in esame non aiuta assolutamente a mettere in campo quegli elementi che poi ci vanno a giustificare come presenza all'interno della Comunità europea. Si tratta di provvedimenti come dire «arlecchino», che mettono delle pezze a colori ma che non aiutano assolutamente chi deve fare questo lavoro Pag. 20sempre più improbabile e difficile. Mi riferisco a quegli operatori di cui voi disconoscete la professionalità, la competenza, l'esperienza, la passione e la sensibilità. Ed è evidente che ci deve essere un sussulto da parte delle forze politiche che sono più sensibili e che spesso sono da cercare all'interno dell'opposizione e che stanno cercando di dare un contributo importante e qualificante per far recuperare all'Italia un profilo che abbia delle connotazioni di carattere europeo. E non basta la giustificazione che alcune sentenze che passano da Firenze, da Trento e da altre nostre città possono dare quell'elemento di distinzione attraverso l'urgenza e l'emergenza, non c'è più bisogno di questo, c'è bisogno invece di mettere insieme quegli elementi che ci fanno sentire evidentemente più europei ma anche meno distanti da queste politiche, perché noi rispetto alle politiche migratorie abbiamo una storia e un passato. Siamo nati, cresciuti e ci siamo distinti come Paese che ha fatto delle politiche migratorie un elemento caratterizzante la propria cultura ed anche la propria storia, se è vero come è vero che vi è un'altra Italia al di fuori dell'Italia con altri 60 milioni di persone, che hanno, come dire, invaso gli altri continenti utilizzando le politiche migratorie e portando il meglio, spesso, dell'Italia proprio al di fuori di essa. E gli elementi che vanno a distinguersi sono quelli che dovrebbero far tremare i polsi di questo Governo e del Ministro dell'interno e che dovrebbero trovare una sintesi unitaria in qualche modo, affinché non ci sia una supremazia e una prevalenza del Governo e della maggioranza ma si mettano insieme le migliori intenzioni attraverso una politica che faccia sentire veramente tale lo Stato, lo faccia sentire partecipe di una dimensione europea e che faccia trovare all'interno di ciò una cultura dell'accoglienza, attraverso politiche migratorie che abbiano a che fare con un respiro lungo, alto, importante, che vadano alla radice dei problemi, che non lascino le cose sempre più al loro svolgimento naturale ma che vadano, invece, a prenderle in mano, perché il futuro non è un destino e questo Governo se ne deve fare una ragione e prendere le necessarie contromisure. Ma non è in questo modo che si agisce.
Noi stiamo cercando di sollecitare il Governo e il Ministro attraverso politiche che siano tese non solo a scongiurare il momento del fallimento attraverso le ipotesi di reazione alle procedure di infrazione europea, ma che insieme approfitti di questa dimensione dell'infrazione e del fallimento per mettere in campo immediatamente una proposta alternativa e non difensiva, una proposta che culturalmente ci porti in avanti, che ci faccia diventare guida di una serie di politiche migratorie in Europa e ci faccia trovare una dimensione affinché gli altri Paesi copino il modello italiano che in questo momento non c'è. Noi stiamo cercando di dare un contributo qualificante per quelle cose che vogliamo mettere in campo, attraverso tre o quattro proposte emendative di assoluto rilievo ma evidentemente non c'è questa volontà del confronto, questa cultura di Governo che vi manca e che in questi anni non avete acquisito ed evidentemente non volete rendervi conto che c'è un mondo che sta passando e attraversando l'Italia e del quale non volete prendere atto.
Noi vi stiamo sollecitando, attraverso la nostra presenza e i nostri interventi, stiamo cercando di mettere dentro il dato politico, che è sempre e comunque nelle vostre azioni il convitato di pietra, ma questo ulteriore decreto-legge, l'ennesimo dal 2008 ad oggi, sta a testimoniare che ancora una volta gli atti, i fatti e i comportamenti di questo Governo e di questa maggioranza non sono in sintonia con il mondo che cambia, con l'Italia che cambia e con tutto quello che sta avvenendo fuori dal nostro contesto, dai nostri territori e dalle nostre regioni. Sintonizzatevi di più e meglio sulle questioni che stanno venendo fuori e cercate anche di capire non solo come fronteggiare ma come mettere in campo politiche vere e di grande respiro che facciano rientrare nel panorama internazionale ed europeo l'Italia come Paese aperto, libero e capace di accogliere, Pag. 21senza aver timore e tremore e senza la frustrazione di non sapere come fare e da dove cominciare.
Beh, a voi manca questo, un'idea - anche di questo tipo - che socialmente e culturalmente possa mettere in campo una qualità delle prestazioni anche a livello europeo attraverso i flussi migratori. Noi stiamo cercando di convincervi, però evidentemente ad ogni nostro passo che contiene un'innovazione, una capacità di guardare oltre, vi sono due passi indietro da parte vostra.
Vi è infatti la paura di guidare il cambiamento, vi è la paura di mettere in campo politiche vere, vi è la paura di dover mettere a confronto culture, esperienze, popoli, opportunità che vengono in Europa attraverso l'Italia (e che spesso rimangono anche in Italia), ai quali noi non siamo in grado di rispondere. Voi non siete in grado di rispondere. Noi ne facciamo un momento di grande riflessione parlamentare, cercando di consegnarvi considerazioni di alto profilo che tengano insieme questo nostro Paese anche attraverso le politiche che volete rifiutare. Noi vorremmo fare in modo che questo provvedimento che oggi uscirà sia il male minore rispetto al dato che voi avete messo in campo.
Evidentemente non è questa la risposta giusta. Evidentemente non è questa la risposta necessaria in questo momento. Evidentemente dovremo fare un lavoro da qui in avanti per spostare il baricentro delle decisioni, della cultura, delle politiche, dei fatti, degli atti, dei comportamenti in chiave europea (in quel contesto), perché a voi manca questa cultura, manca questa opportunità, manca questa opzione di carattere culturale. Noi faremo la nostra parte nella convinzione che questo è un primo passaggio, irrinunciabile almeno sotto il profilo del dibattimento, del confronto.
Auspichiamo che da qui in avanti l'Italia intera, attraverso tutti coloro i quali hanno a che fare con questo problema (per primi gli operatori interessati), possa trovare riferimenti - se non all'interno del Governo e della maggioranza - in un'opposizione seria e responsabile e possa trovare in noi (Italia dei Valori), e nelle altre opposizioni un riferimento certo, affinché non si senta abbandonata, e affinché questo Governo, questo Stato, questa comunità italiana si sentano protetti e tutelati, sapendo che c'è un Parlamento che è in grado di assolvere a quei doveri dai quali invece rifuggono questa maggioranza e questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Touadi. Ne ha facoltà.

JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, il tema dell'immigrazione viene affrontato in questa Aula attraverso l'esame di un «decreto frettoloso» redatto alla vigilia del raduno di Pontida per placare la delusione del popolo delle camicie verdi dopo la sonora sconfitta alle elezioni amministrative. Ancora una volta l'immigrazione subisce un trattamento di tipo elettoralistico e propagandistico, mentre un fenomeno di tale portata, così stabile, così organico e strutturale, destinato a modificare gli scenari demografici, economici, sociali e culturali del nostro Paese - questo tema - meriterebbe un trattamento politico e non elettoralistico. Per politico intendo cioè affrontare questo tema in chiave di programmazione, con una legislazione che esca dall'emergenza e dalla paura per inscrivere gli atti del Governo nel solco di una gestione razionale, nel rispetto dei diritti delle persone, e nella capacità di offrire soluzioni percorribili nel bene della convivenza civile.
Invece abbiamo l'impressione che la Lega e questo Governo adottino provvedimenti che hanno il risultato di lasciare che i problemi restino tali per poterci lucrare elettoralmente. Questa strategia non è più redditizia, come dimostrano i risultati delle amministrative di Milano. Noi del Partito Democratico pensiamo che l'immigrazione può e deve essere governata avendo presenti, da un lato, il presente e il futuro della società italiana e, dall'altro, i diritti inalienabili della persona sanciti dalla nostra Costituzione e dalle Convenzioni Pag. 22internazionali firmate dal nostro Paese che - ricordo - hanno cogenza costituzionale.
Signor Presidente, la vicenda del decreto che stiamo discutendo non è solo strana nella sua genesi pro Pontida, è strana perché fino all'ultimo il Ministero dell'interno ha ufficialmente affermato che l'attuazione della direttiva non fosse necessaria.
Infatti, il termine ultimo per il suo recepimento, che era il 24 dicembre del 2010, è passato senza che il Governo si affrettasse a compiere gli atti necessari per l'adeguamento della nostra normativa alla direttiva 2008/115/CE, nonostante numerose e documentate sollecitazioni del gruppo del Partito Democratico in XIV Commissione, dal suo capogruppo, e, recentemente, con un emendamento presentato all'occasione dell'esame, poi abortito, della legge comunitaria. Era chiaro ed è chiaro ancora oggi che, nell'ordinamento italiano, il sistema espulsivo era opposto a quello disegnato dalla direttiva ed è anche più restrittivo. È un sistema che non prevedeva, dunque, nessuna proporzionalità nelle misure impiegate e nessuna incentivazione di quello che, per la direttiva, è la cosiddetta partenza volontaria, come, invece, viene raccomandato dalla direttiva stessa.
Signor Presidente, noi avremmo preferito che il Governo avesse inserito la direttiva sui rimpatri nel pacchetto delle direttive da recepire in vista della legge comunitaria recentemente rimandata sine die e che chissà quando verrà approvata. Recepire questa direttiva in toto, in tutte le sue articolazioni, tenendo conto anche della recente sentenza della Corte europea di giustizia e dei rilievi di numerose sentenze della Corte costituzionale italiana. Invece, il Governo ha scelto di cannibalizzare la direttiva 2008/115/CE arrivando fino a snaturarla del tutto. I nostri emendamenti vanno nel senso di attuare pienamente la direttiva seguendo i principi di proporzionalità e di gradualità crescente nell'uso delle misure coercitive, incentivando fattivamente i meccanismi di rimpatrio volontario. Ma vediamo da vicino i punti critici intorno ai quali la nostra proposta emendativa si articola. Le attese, come dicevo, di un allineamento alle indicazioni europee, sono state, in realtà, soddisfatte solo in parte. Il capo II del decreto-legge, per un verso recepisce alcuni passaggi fondamentali della direttiva rimpatri - ecco perché parlavo di cannibalizzazione della direttiva -, ma sembra, per altro verso, mantenere un'impostazione prevalentemente repressiva. Sotto il primo profilo, meritano di essere evidenziati: la riduzione a cinque anni del divieto di reingresso, la concessione di un termine per la partenza volontaria, da concordare con le autorità competenti, la previsione di misure coercitive meno repressive del trattenimento quali, ad esempio, la consegna del passaporto o documento equivalente, l'obbligo di dimora o di presentazione presso gli uffici della forza pubblica. L'impianto generale, come anticipato, resta incentrato, però, sull'accompagnamento coattivo, come si evince dalla stessa intenzione del Ministro che ha affermato di voler ripristinare la possibilità di espulsione diretta per i clandestini dopo che questa era stata impedita da sentenze della Corte costituzionale.
La procedura di espulsione immediata viene prevista per tutti i clandestini e anche per i cittadini comunitari in base alla direttiva 2004/38/CE. Noi pensiamo che, invece, nello spirito della direttiva sui rimpatri, l'indagine delle ipotesi legittimanti l'allontanamento immediato impone una valutazione caso per caso che tenga conto della specifica situazione dello straniero irregolare. Resta, pertanto, da vedere se lo stesso spirito animerà le autorità amministrative che sono in difficoltà rispetto alle misure del Governo. Un parametro come quello del rischio di fuga non deve essere destinato ad essere una conseguenza automatica della mancanza di documenti. Invece, il decreto-legge non prende in considerazione nessuna delle cautele contenute nella normativa europea. Ecco perché vogliamo che il Governo recepisca tutta la direttiva e non solo la cannibalizzazione di parte di essa, il che renderebbe il trattenimento uno strumento Pag. 23residuale, non solo perché è applicabile unicamente di fronte all'inefficacia di altre misure coercitive, ma anche in quanto subordinato a un ripetitivo esame.
Queste ultime prescrizioni della direttiva rimangono pertanto ampiamente disattese. Per giunta il legislatore italiano ha drasticamente aumentato - e questo è il punto più scandaloso - il limite massimo di durata della misura da sei mesi a diciotto mesi. Il che non è un obbligo secondo la direttiva, è solo una facoltà che viene data agli Stati. Mi chiedo e vi chiedo se lo Stato non è riuscito ad identificare per sei mesi un cittadino. Non è allungando a 18 mesi che si riesce ad identificare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Si prolunga soltanto la tortura di questi cittadini all'interno dei CIE. Circa le norme sanzionatorie vengono rimodulati i reati di violazione e reiterata violazione dell'ordine del questore di lasciare il territorio. Viene introdotto il nuovo reato di violazione delle misure di garanzia e, insomma, l'impianto repressivo della norma italiana va in qualche modo a contrastare con la gradualità e la proporzionalità prevista dalla direttiva rimpatri. Non posso, signor Presidente, chiudere questo intervento senza ricordare le visite che abbiamo effettuato nei centri di espulsione e di identificazione che sono diventati luoghi del territorio italiano dove i diritti fondamentali delle persone sono negati e dove imperversa la disumanità organizzata dallo Stato. Se non fosse per il rispetto del carattere assoluto e irripetibile dello shoah che non permette di paragonarla a nessun'altra esperienza si potrebbe tranquillamente affermare che questi luoghi sono dei veri e propri lager. Chinisia, Mineo, Palazzo San Gervasio, Gradisca d'Isonzo, Porto Empedocle, Ponte Galeria, via Coreglia a Milano e altre località sono diventate la via crucis delle persone che hanno avuto l'unico torto di cercare da noi la garanzia del primo di tutti i diritti: il diritto alla vita. Perché, cari colleghi, anche restando nella logica della fermezza della legge non si possono accettare e tollerare le condizioni di detenzione dentro i CIE dove gli immigrati sono parcheggiati in condizioni disumane e degradanti per loro ma anche per gli operatori di polizia. Ricordo le raccomandazioni della direttiva europea: ove gli Stati membri ricorrano in ultima istanza a misure coercitive per allontanare un cittadino di un Paese terzo che oppone resistenza tali misure sono proporzionate e non eccedono un uso ragionevole della forza. Le misure coercitive sono attuate conformemente a quanto previsto dalla legislazione nazionale in osservanza dei diritti fondamentali e nel debito rispetto della dignità umana e dell'integrità fisica del cittadino di un Paese terzo interessato. Chiudo la citazione.
Accenno quindi in conclusione alla circolare 13/05 del Ministero dell'interno che sancisce il divieto di accesso ai CIE contrariamente a quanto previsto dall'articolo 21 della Costituzione. Con una circolare amministrativa si annulla un diritto costituzionalmente garantito. Accenno alla contraddizione, signor Presidente: abbiamo appena ieri varato la norma sul biotestamento e lo dico ai difensori della vita. La difesa della vita che è un valore che io rispetto non può essere unilaterale. Non può valere solo per gli embrioni e per i malati terminali e non valere per i già nati che sono portatori di diritti inalienabili (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Unione di Centro per il Terzo Polo)! Se non vale per tutti, onorevole Binetti, onorevole Buttiglione, onorevole Di Virgilio, vorrei che difendeste con lo stesso accanimento i diritti dei già nati perché anche qui il magistero della Chiesa è cogente (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e di deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevole Ministro, onorevoli colleghi, la politica di governo dell'immigrazione dovrebbe costituire soprattutto in Italia, che è la frontiera avanzata dell'Europa nel Mediterraneo, un capitolo condiviso delle politiche nazionali. Pag. 24
Non è così, non è stato così: troppe speculazioni, troppe strumentalizzazioni, con l'effetto di aumentare i problemi e le paure, non di governarli. L'Unione di Centro vorrebbe tornare ad un approccio più serio e pacato già a partire dall'esame del provvedimento in oggetto, che recepisce finalmente, sia pur con decreto-legge, la direttiva europea 2004/38/CE sulla libera circolazione dei cittadini comunitari e la direttiva 2008/115/CE relativa al rimpatrio di cittadini di Paesi terzi irregolari.
Occorre però, a nostro avviso, la condivisione di alcuni principi e noi crediamo di dover ricordare quelli autorevolmente indicati in più occasioni dal Capo dello Stato. Il Presidente Napolitano ha affermato che la via maestra è l'integrazione, che merita specifiche politiche per quanti già vivono nel nostro Paese, e non la rimozione, perché abbiamo bisogno dell'integrazione di chi vive e lavora nel campo dei servizi sociali, nell'assistenza alla persona ed in moltissimi settori decisivi dell'economia, che ovviamente non sono solo braccia per il lavoro e dimenticati per il resto della vita e delle esigenze umane.
Il secondo essenziale criterio è la distinzione fra immigrazione legale ed immigrazione illegale. Come ha ricordato di recente il Capo dello Stato, la prima va accolta in base a regole e limiti sostenibili dal Paese; l'altra va combattuta con regole severe, che comprendono respingimenti immediati ed espulsioni, in base ad accordi con i Paesi di provenienza. Ed ancora illuminanti sono le parole del Capo dello Stato che, a proposito degli sbarchi a Lampedusa, ha riconosciuto in sede europea: va bene, questi 40.000 o 50.000, di cui la metà sono profughi, dobbiamo gestirli noi, ma non si può nascondere che vengono in Sicilia, in Italia, perché è la porta dell'Europa più vicina a casa loro. Dunque l'Europa deve darsi una politica comune, e non giovano a questo scopo le crociate antieuropee che spesso si levano dalla politica del nostro Paese. Oggi dunque abbiamo una prima importante occasione per dar corpo ad una politica europea e per indicare una più forte politica europea per il governo dell'immigrazione.
Non abbiamo presentato molti emendamenti, ma emendamenti specifici, mirati su punti essenziali. Dico subito che non ci piace una valutazione rigida, automatica e, peggio ancora, sistematica delle condizioni economiche necessarie ai fini dell'espulsione del cittadino comunitario. Occorre che vi sia una valutazione coerente con il principio della direttiva comunitaria e adeguata alle condizioni umane di chi può trovarsi occasionalmente anche al di sotto di uno specifico reddito, in relazione ad un mercato del lavoro che sappiamo quanto mai precario e temporaneo.
Non ci piace una politica basata sulle espulsioni coatte ed automatiche, anziché sui respingimenti concordati e sugli incentivi ai rimpatri volontari, su cui chiedere maggiori ausili all'Europa. Non ci piace la trasformazione dei centri di accoglienza temporanea - che oggi si chiamano appunto centri di identificazione ed espulsione e, come tali, dovrebbero per loro stessa natura, come dice il nome, essere adeguati ad un'ospitalità temporanea, lo stretto necessario per l'identificazione e l'espulsione - in luogo di lunga detenzione, con un automatismo - anche qui non richiesto dall'Europa - fino a 18 mesi, sempre e in ogni caso.
Noi abbiamo presentato un emendamento che non esclude, ovviamente, il tetto, che è previsto dalla direttiva europea, di 18 mesi, ma a seguito di un percorso graduale di verifica anche della condotta dell'interessato, di ricerca, di identificazione delle generalità; misure, insomma, che segnino un percorso e non semplicemente una cifra. Viene previsto un anno e mezzo di detenzione, come se quello fosse il tempo, in ogni caso e comunque, per risolvere un problema che può essere accertato in un tempo diverso, oppure richiedere una soluzione diversa.
Non è possibile che sia prevista una detenzione di un anno e mezzo come di uno dei modi per risolvere il problema, per parcheggiare questa umanità sul nostro territorio. Dunque, noi insisteremo Pag. 25per l'accoglimento dell'emendamento Tassone 3.62 presentato dall'Unione di Centro per il Terzo Polo.
Questo provvedimento, in sostanza, così com'è, non ci piace e confidiamo che possa migliorare, cambiare in alcuni punti essenziali, attraverso un serio e vero confronto parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, vorrei collocare questa discussione anche nell'ambito dell'appello rivolto in queste ore al senso collettivo di responsabilità. L'onorevole Mantini ha citato il Presidente della Repubblica, ma chiedo a me stesso e a lei, signor Presidente: come mai il Presidente della Repubblica è spesso ritornato proprio su questi temi dell'accoglienza, dell'integrazione, del rapporto con l'Europa? Evidentemente, vi è una difficoltà, è un segnale che manda al Parlamento, è un invito al reciproco ascolto.
Una materia come questa può essere decontestualizzata dall'appello alla responsabilità? Può essere una materia trattata a colpi di decreto? Non rischia di essere un ennesimo scontro che «inquina i pozzi» su un tema che dovrebbe suscitare analoga passione a quella per il testamento biologico? Qui stiamo parlando - mi rivolgo ai colleghi che, ieri, hanno attinto a piene mani a citazioni di ogni genere - degli ultimi, di situazioni di dignità negata, di situazioni delicatissime. Ma può esservi un appello etico a giorni alterni, che cambia a seconda dei temi e delle opportunità elettorali?
Una norma di questa natura - lo dico anche a chi ci crede in buona fede - rischia di essere una «norma volantino», che viene approvata, che si trasferisce nel contenzioso dinanzi ai tribunali, che riapre un durissimo conflitto con quelle stesse istituzioni internazionali alle quali ci appelliamo in queste ore con riferimento alla manovra economica. Vi è una richiesta di condivisione a giorni alterni e strumentale.
Conviene proseguire su questa strada? Conviene la fretta? Conviene la rimozione di ogni appello? Conviene incalzare la responsabilità sulla manovra economica, ma non ascoltare, dialogare, comprendere, recepire gli emendamenti - che io sottoscrivo tutti - delle opposizioni?
Vorrei ricollegarmi all'intervento del collega Touadi: non è un intervento che si possa rimuovere con un'alzata di spalle. Chi vi obbliga ad introdurre un periodo di 18 mesi? Perché 18 mesi? Perché 18 mesi per le identificazioni? Chi ha visitato questi centri, sa che non sono centri di identificazione: alcuni, per ammissione degli stessi responsabili, hanno assunto le vesti di un supercarcere, hanno assunto le vesti di moderni lager, hanno assunto le vesti di luoghi dove, persino chi deve tentare il recupero e l'attività di mediazione, non ce la fa.
Raccogliete anche la muta protesta dei numerosi poliziotti, degli addetti ai servizi, di chi teme che i mesi estivi possano trasformare questi centri in qualcosa di orribile. Ma occorre la tragedia, perché, poi, vi sia una seduta comune che porti ad uno scatto di attenzione e di dignità? Non si può giocare su queste cose; non possono essere relegati ad un puro conteggio elettorale. I centri sono diventati altro, i tempi non sono tollerabili.
Vorrei segnalare un appello che nasce non da me, ma dal «Forum immigrazione» del Partito Democratico, che cerca di richiamare l'attenzione sul tema degli ultimi e degli innocenti, sul tema della bomba che si innesca. Tale Forum ha raccolto migliaia di firme in pochissime ore: non sono firme di noti estremisti, ma di numerosi gruppi parrocchiali, di gruppi che hanno a cuore il tema dell'integrazione, di persone di ogni schieramento.
Ma perché essere sordi? Perché attendere che dall'esterno arrivi un segnale forte? Perché insultare e offendere persino gli operatori di fede o gli operatori delle chiese quando si organizzano su questi temi? In quel momento anche loro diventano nemici. Questo dovrebbe farci riflettere su come gli stessi soggetti siano considerati alleati sul biotestamento e inutili, Pag. 26residuali, noiosi, ostili quando parlano della dignità di chi non vota in Italia. Invece è importante difendere la dignità anche di chi non ha il voto. Vedete, colleghi e colleghe, lo dico anche a chi fosse convinto del provvedimento, quando in un solo luogo del territorio nazionale si sospende la Costituzione, o si sospendono i diritti, in genere poi quella sospensione può uscire fuori da quei cancelli; è qualcosa che riguarda anche chi si ritiene al sicuro. Ogni norma eccezionale rischia di produrre guasti profondi nelle coscienze e nella società.
Un'ultima osservazione, Ministro, perché io so che questo è un tema sul quale, in realtà, lei ha sempre manifestato attenzione, anche nel passato: so che c'è un ordine del giorno presentato, credo, dall'Unione di Centro per il Terzo Polo, che io sottoscrivo, ma anche dall'Italia dei Valori, dal Partito Democratico in tema di comunicazione. Lei sa perfettamente che i parlamentari possono recarsi nelle carceri, sa che possono essere accompagnati dai collaboratori, sa che spesso vengono chiamati i cronisti per documentare situazioni di drammaticità. A cosa serve la sospensione dell'ingresso con una apposita circolare?
Il fatto di impedire ad un cronista di documentare quello che accade, sa cosa determina con le moderne tecnologie? Che la documentazione avviene lo stesso, avviene in modo surrettizio, avviene con altri strumenti tecnologici, avviene in modo morboso e dà persino un'immagine ancor più negativa dei centri perché c'è la clandestinità, c'è il senso del proibito. Questo è sbagliato, è un'idea di società chiusa per chi non può e iperaperta per chi può tutto. È una idea che non funziona, persino rispetto a questo provvedimento. Ecco perché io mi permetto solo di invitarvi ad accogliere alcuni emendamenti che sono sensati, sono intelligenti, sono rafforzativi, danno un senso di responsabilità e di solidarietà e vi invito a rimuovere quella circolare, non perché non ci debba essere attenzione, non ci debba essere serietà, ci mancherebbe altro, sarebbe sennò un teatrino, sono luoghi in cui non si può entrare e uscire, è evidente, ma sono luoghi in cui si deve ripristinare la tutela del diritto per chiunque e la tutela anche dell'articolo 21 della Costituzione.
Non è una concessione agli oppositori o a qualche gruppo di giornalisti o di cronisti, è una concessione a se stessi per essere più forti perché più liberi. Io mi auguro che anche lei, Ministro, il giorno 25 luglio, quando la federazione della stampa, l'ordine dei giornalisti, i cronisti di ogni schieramento, con parlamentari, sacerdoti, organizzazioni di volontariato andranno davanti ai centri di identificazione, voglia esserci, dialogare, discutere e, prima di quella giornata, rimuovere questa circolare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, stiamo andando ad approvare una ennesima conversione in legge di un decreto-legge. Provvedimento che dovrebbe andare a recepire due direttive europee - la 2004/38/CE e la 2008/115/CE - a distanza di tre e di sette anni. Recepimento che dovrebbe essere una cosa già acquisita nel nostro ordinamento e, invece, riceviamo osservazioni dall'Europa. Parliamo di questa grande casa comune che è l'Europa e la trattiamo più come una società di capitali, come se difendessimo un qualcosa che è «nostro» in via esclusiva, anziché essere un «nostro» assieme agli altri. È un concetto un po' strano; spesso si dice che l'Europa è fatta solo da un mercato comune, non trova altri motivi di politica estera per stare insieme, non trova altri motivi all'interno della nostra grande casa.
Eppure festeggiamo quest'anno i 150 anni dell'Unità d'Italia, con tutti i sacrifici che si sono fatti per arrivare ad avere una casa come il nostro Stato. Oggi che pensiamo all'Europa, adottiamo dei provvedimenti - peraltro previsti dalla Costituzione - atti al recepimento e all'esecuzione della normativa europea. In particolare, Pag. 27il capo I di questo decreto-legge, dove si prevedono disposizioni in materia di libera circolazione e permanenza dei cittadini comunitari e dei loro familiari, modifica in più punti il decreto legislativo n. 30 del 2007, con il quale il Parlamento aveva già, di fatto, preso atto di questa direttiva, in merito alla permanenza sul suolo italiano dei cittadini comunitari e dei loro familiari.
L'articolo 2 novella l'articolo 183-ter delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale e, quindi, l'implicazione di questo decreto-legge sul codice penale riferite ad un decreto legislativo del 1989, nel senso di estendere modalità di esecuzione della misura di sicurezza dell'allontanamento - badate bene, dell'allontanamento; pensiamo solo ad allontanare e di cosa succede poi, non ci interessa niente - dei cittadini comunitari e dei propri familiari. Siamo anche noi cittadini comunitari. Pensiamo se ciò accadesse a noi negli altri Stati d'Europa; dovremmo sempre metterci nei panni, quindi, di chi subisce il provvedimento e non di chi lo deve applicare.
Al capo II si recano disposizioni volte al recepimento della direttiva del 2008/115/CE, cosiddetta sui rimpatri, riguardante, quindi, gli extracomunitari e recante norme e procedure comuni in tutti gli Stati membri sul soggiorno irregolare, e al tal fine, anche qui: se vengono a far vacanza e spendono dei soldi, sono regolari; se invece sono poveri, in cerca di lavoro, di opportunità e di soldi, sono irregolari, e scattano quindi altri provvedimenti come permessi di soggiorno, espulsione amministrativa, esecuzione dell'espulsione, al fine di prevedere la competenza del giudice penale sia per i reati connessi all'inottemperanza rispetto ai provvedimenti che dispongono il termine per la partenza volontaria, che per quelli relativi all'ordine del questore di lasciare il territorio nazionale.
Si parla poi, come sempre, di copertura finanziaria, pur sapendo in che situazione in questo momento ci troviamo, purtroppo.
La lettera f) del comma 1 dell'articolo 1 integra la disposizione recata dall'articolo 19 del decreto legislativo n. 30 del 2007, nel quale si dispone che la qualità di titolare del diritto di soggiorno possa essere attestata con qualsiasi mezzo di prova previsto dalla norma vigente.
Il possesso di un qualsiasi documento di soggiorno non costituisce condizione per l'esercizio di un diritto, pertanto il provvedimento reca una disposizione di cui andrebbe chiarita la portata normativa, in quanto la suddetta disposizione potrebbe essere interpretata sia nel senso che il possesso di un documento di soggiorno non costituisca condizione necessaria per l'esercizio di un diritto, sia nel senso che il possesso del documento di soggiorno non sia condizione sufficiente per l'esercizio di un diritto da parte dello straniero.
Mettiamo in discussione un qualcosa che funzionava e sembra quasi che si voglia complicare anche le cose semplici, che hanno dimostrato in questi anni di essere efficaci.
L'articolo 3 modifica il decreto legislativo n. 286 del 1998, che prevede, nel caso di indebito allontanamento dello straniero irregolare dal centro di identificazione ed espulsione, che sia ripristinato il trattenimento mediante adozione di nuovo provvedimento.
Di fatto, se non siamo in grado di identificare in tre, quattro, sei mesi i cittadini stranieri, possiamo, attraverso questa interpretazione, reinventarci il mantenimento di altri 18 mesi nei centri di identificazione. Non possiamo trasformare i centri di identificazione, che dovrebbero essere luoghi accoglienti in attesa di identificare persone, in lager, in centri che sono stati costruiti anche in questi ultimi decenni in Europa e sono stati oggetto di interventi pesanti anche da parte dell'Italia.
Siamo uno Stato che vuole esportare spesso democrazia e che utilizza il proprio esercito appunto per evitare condizioni di vita disumane e non ci rendiamo conto Pag. 28che, invece, molto spesso attrezziamo questi luoghi, che non dovrebbero più esistere, anche in casa nostra.
L'Italia dei Valori ha proposto solo tre emendamenti, però significativi. Non sono volti a stravolgere il decreto-legge. Il primo chiede di abrogare semplicemente la lettera a) del comma 1 dell'articolo 1, dove si sostituiscono le parole «debitamente attestata dallo Stato del cittadino dell'Unione» con «ufficialmente attestata», cioè andiamo a cambiare un sistema che già funzionava nel recepire la direttiva europea 2004/38/CE - che è riferita ai cittadini dell'Unione e ai loro familiari - di soggiornare liberamente nei territori degli Stati membri dell'Europa, la prima delle due direttive oggetto del decreto-legge. Di fatto con questa sostituzione si mettono in difficoltà gli uffici che fino ad ora, almeno in questa materia riguardante i cittadini europei, l'hanno applicata in modo corretto. Tale modifica, il cui intento mi sembra anche malizioso, perché non si intravede una ragione degna, rischia di complicare una disposizione che vige serenamente e non ha mai dato segnali di incertezza.
La dicitura - ci auguriamo che l'Aula, il Governo e il relatore prendano nota e magari accettino questo nostro emendamento - «una relazione stabile» deve essere attestata nei modi stabiliti e dovuti dal proprio Stato di appartenenza e «debitamente» non comporta nessuna problematica giuridica, mentre la dicitura «relazione stabile ufficialmente attestata», che si introduce con questo decreto-legge, contrasta con i requisiti minimi di una buona norma giuridica e introduce un'area di incertezza in ordine alla portata del termine ufficiale riferito ad una relazione che non è chiaro a chi spetti poi ufficializzare, né a quale Stato, né a quale dei due cittadini.
Con il secondo emendamento che abbiamo presentato - in questo caso si chiede di sopprimere una disposizione dell'articolo 3 e, in particolare, il numero 10) della lettera d) - di fatto ripristiniamo il testo vigente del comma 7 dell'articolo 14 del testo unico sull'immigrazione, sulla questione del caso di indebito allontanamento dello straniero irregolare dai centri di identificazione.
Infatti, se sono già stati detenuti - perché così dobbiamo considerarli - da alcuni mesi, non si ricomincia con la pratica riapplicando altri 18 mesi di detenzione di questi esseri umani. Semplicemente forse, occorre considerare che vi sono omissioni negli atti, se non si è riusciti ad identificarli prima, che sono anche colpa nostra e non solamente di questi cittadini che, lo ripeto, cercano di inseguire i loro sogni.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Piffari.

SERGIO MICHELE PIFFARI. L'ultimo emendamento attiene alla questione del concetto di familiare. In alcuni Stati d'Europa i familiari non sono solo quelli acquisiti attraverso il matrimonio, ma anche da unioni di fatto e quindi vorremmo che fosse esteso anche a questa categoria di familiari il concetto di cittadini europei che possono tranquillamente soggiornare anche nel nostro Stato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cristaldi. Ne ha facoltà.

NICOLÒ CRISTALDI. Onorevole Presidente, onorevoli parlamentari, da anni seguo tematiche di questa natura, non fosse altro che per motivi culturali, convinto come sono che il futuro dell'Europa, e quindi anche dell'Italia, passa per la capacità di definire delle regole ben precise che porteranno ad avere dei rapporti diversi con i Paesi e con i popoli che si affacciano soprattutto nel Mediterraneo. Devo dire con franchezza che seguendo il dibattito in questi anni, non soltanto all'interno della politica, ma anche nell'informazione, ho avuto la sensazione che si affronti una materia di questa natura come se dovessimo mutare le semplici regole di un catasto urbano.
Questo provvedimento, in particolare, arriva in Aula in ritardo, stante che ci Pag. 29saremmo dovuti esprimere entro 31 dicembre 2010. Non è il primo provvedimento del genere che il Parlamento affronta ed approva, ma contiene la stessa filosofia dei precedenti e probabilmente dei successivi che saremo chiamati ad affrontare. Qui non si tratta di verificare se questo comma o quell'altro siano formalmente corretti in rapporto alle direttive dell'Unione europea, quel che preoccupa è la cosiddetta cultura di un popolo davanti a temi di questa natura. Lo stesso ritardo col quale affrontiamo questo provvedimento non è dovuto alle solite quotidiane questioni tra gli schieramenti, ma è il frutto di una indecisione della politica e della stessa società italiana su un fenomeno destinato ad occupare lo spazio dei prossimi decenni.
Voglio dire con franchezza, anche ai miei amici, che mandare i carri armati o le navi da guerra per impedire che persone di altro colore entrino nel nostro Paese non è di destra, è della stupidità degli uomini (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico). Impedire, piuttosto che agevolare, che un padre possa riunirsi con il proprio figlio e con la propria famiglia non è della civiltà cristiana, è un'altra cosa.
Noi siamo in Europa e pensiamo che il processo europeo sia un cammino irreversibile, ma non sempre il modello europeo può vincolare la millenaria civiltà del nostro Paese e in materia di tolleranza, in materia di integrazione non c'è Paese in Europa che possa dare lezioni all'Italia, alla sua millenaria civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Poco mi interessa se il Cancelliere Merkel in Germania o il Presidente Sarkozy in Francia dichiarano il fallimento del modello multiculturale e multietnico. Poco mi interessa non perché abbia in qualche maniera un ruolo tale da poter contrastare le funzioni di due uomini potenti del nostro pianeta, ma poco mi interessa perché sono certo che a fallire non è il modello multiculturale e multietnico in quei Paesi, ma è l'arroganza e la prepotenza della concezione giurisprudenziale che vuole imporre un modello multiculturale attraverso norme e attraverso disposizioni, mentre il processo della multiculturalità e della multietnicità è un processo naturale, che deve camminare da solo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 17,30)

NICOLÒ CRISTALDI. Non ci può essere un'integrazione imposta, non ci può essere una tolleranza imposta. Un'integrazione e una tolleranza che fossero imposte sarebbero concetti completamente contraddittori con la stessa filosofia e la stessa cultura della tolleranza e dell'integrazione.
Personalmente sono persino contrario al concetto di tolleranza e al concetto di integrazione e se qualcuno vuole comprendere in qualche maniera cosa significa può venire a trovare, per esempio, una comunità, quella di Mazara del Vallo, della quale sono sindaco da due anni, anche se mi vogliono cacciare fra qualche mese. Vengano a vedere cosa succede a Mazara del Vallo dove, nel cominciare a risanare le parti del centro storico più degradato, abbiamo cominciato a farlo proprio da dove abitano gli immigrati e abbiamo cominciato a pretendere dagli immigrati il rispetto delle nostre regole (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
La tolleranza e l'integrazione sono concetti superati: se c'è tolleranza vuol dire che c'è uno che tollera e uno che è tollerato; se c'è integrazione vuol dire che c'è uno che consente questa integrazione: uno che integra e uno che è integrato. C'è un solo concetto che supera ogni cosa nella quale un uomo di destra come me si riconosce ed è il rispetto. Si deve avere rispetto per la cultura degli altri popoli (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Si deve avere il rispetto per l'individuo che arriva, ben sapendo che naturalmente c'è il concetto dell'ospitalità e c'è il concetto dell'ospitante.
Questa è l'unica regola che deve in qualche maniera vincolarci. Quindi, sono certo che questo provvedimento contribuisca in qualche maniera a sanare alcune Pag. 30questioni, ma voglio esprimere la mia riserva perché sono convinto che aumenteranno i contenziosi, che non trovo corretto che si debbano patire le pene dell'inferno per potersi riunire con la propria famiglia in qualunque territorio ci si trovi.
Noi non possiamo scegliere dove nascere, ma io mi sono formato su libri e su uomini che hanno scritto che ogni cittadino deve avere la possibilità di scegliere il territorio dove vivere e - a Dio piacendo - persino quello dove morire (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo del Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A). Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, vorrei consegnare al Ministro alcune considerazioni. Signor Ministro, la storia dell'emigrazione verso l'Europa è antica, con la differenza che prima l'invasione era di popoli armati verso l'Europa, oggi è un'invasione pacifica e, quindi, più subdola. Se la stampa e la cultura ci hanno consentito di vincere il tempo, Internet ci ha consentito di vincere lo spazio, per cui uomini nudi hanno scoperto che esistono uomini vestiti, uomini infelici hanno scoperto che esistono uomini felici, uomini poveri hanno scoperto che esistono uomini ricchi. Quindi, questo fenomeno rischia di essere ingovernabile e questo decreto-legge potrebbe essere un palliativo, se noi non costringiamo l'Europa ad una politica seria di cooperazione affinché questi siano vestiti, affinché questi siano ricchi a casa loro, affinché questi siano felici a casa loro. Signor Ministro, insieme a questo decreto-legge prenderei una grande iniziativa per costringere l'Europa ad una grande cooperazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, desidero sottolineare un elemento politico che secondo me è emerso dall'intervento del collega Cristaldi, che purtroppo sta uscendo dall'Aula. Tuttavia, credo che ci siano voluti due anni e mezzo in quest'Aula prima di poter sentire un esponente della maggioranza di Governo che dicesse chiaramente che non è possibile fermare i richiedenti asilo in mare e rimandarli nei Paesi dove vengono perseguitati o dove ci sono conflitti in corso. Questo è un dato politico che credo segnali anche che il vento sta cambiando in questo Paese, che la situazione di governo o di malgoverno del tema dell'emigrazione, della giustizia e delle carceri nel nostro Paese sta iniziando ad emergere. Colgo l'occasione anche della presenza in Aula del Ministro Maroni. Questo evidenza ancora di più che il Ministro Maroni poche settimane fa, sul prato di Pontida, non ancora dimessosi da Ministro dell'interno, ha rivendicato la politica dei respingimenti arrivando a dire che li aveva inventati lui. Si tratta della politica che è stata condannata dalle Nazioni Unite, che è stata condannata dall'Unione europea e il Ministro Maroni ha chiesto addirittura alle navi della NATO, che sono nel Mediterraneo per impedire a Gheddafi di avere le armi, di poter fermare i migranti in mezzo al mare e rimandarli in mezzo alla guerra.
Se lei, Ministro, crede che questa sia una politica con la quale può andare in Europa e farsi rispettare in un momento in cui il nostro Paese attraversa una delle più gravi crisi economiche degli ultimi quindici anni, credo che siamo in mani profondamente sbagliate. Ministro, visto che si sta discutendo della direttiva dei rimpatri e delle politiche europee, forse sarebbe utile che anche lei si pronunciasse su questo e ci dicesse se è un capopopolo di partito che risponde solo alle sue esigenze elettorali, oppure è il Ministro di un Paese che si vuole democratico e che è tra i fondatori, con onore, dell'Unione europea (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

GENNARO MALGIERI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 31

GENNARO MALGIERI. Signor Presidente, colgo l'occasione delle parole dell'onorevole Mecacci per dirgli che probabilmente negli ultimi anni e negli ultimi decenni è stato alquanto distratto circa la valutazione di posizioni politiche in merito all'immigrazione e al dialogo tra le civiltà e i popoli. La destra italiana, che è stata rappresentata molto bene dall'onorevole Cristaldi qualche istante fa, ha sempre sostenuto quelle idee e, se qualcuno non se ne è accorto, certo non è colpa di questa destra, che esiste nonostante tutto in questo Parlamento e in questa indistinta marmellata (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Devo rilevare che non è stato propriamente un intervento sull'ordine dei lavori, ma è stato breve e va bene così.

FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, non le dirò che è sull'ordine dei lavori, ma è per rispondere all'onorevole Malgieri, posso?

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, in tal caso non può. Se è sull'ordine dei lavori le do la parola, altrimenti non gliela posso dare.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, potrei sempre dirle che è sull'ordine dei lavori, ma non mi sembra giusto.

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, avendomi informato del fatto che non è sull'ordine dei lavori, non le do la parola e procediamo con l'esame del provvedimento.
Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ISABELLA BERTOLINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Favia 1.7, mentre sugli altri emendamenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Bertolini, dovrebbe esprimere il parere della Commissione su tutti gli altri emendamenti, tenga presente che si tratta di un decreto legge, quindi deve darmi il parere su tutti gli emendamenti agli articoli del decreto-legge.

ISABELLA BERTOLINI, Relatore. La Commissione raccomanda l'approvazione dei suoi emendamenti 3.100, 3.101, 3.102 e 3.103. La Commissione esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Lo Moro 3.60 e Tassone 3.63, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: eliminare in fine le parole «e non dà luogo ad un nuovo decorso dei termini». La Commissione raccomanda altresì l'approvazione del suo emendamento 3.104. Su tutti gli altri emendamenti il parere della Commissione è contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Bertolini, dovrebbe esprimere anche il parere della Commissione sugli emendamenti 5.300 e 5.301, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

ISABELLA BERTOLINI, Relatore. Signor Presidente, le chiedo scusa, ma non li ho.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ahimè, mi creda, ma se il relatore non conosceva gli emendamenti, ritengo sia difficile che possa dare un parere al volo su di essi. Infatti, è il Comitato dei nove che deve decidere il parere sugli emendamenti; non lo può fornire il relatore, così. Credo che bisogna fare in modo che si riunisca il Comitato dei nove, temo.

Pag. 32

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, tendo a concordare con lei. Tuttavia, lasci che sia la relatrice a giudicare se se la sente di esprimere il parere o meno. Prego, onorevole relatrice.

ISABELLA BERTOLINI, Relatore. Signor Presidente, il relatore se la sente, però, tecnicamente, ha ragione l'onorevole Giachetti. Il Comitato dei nove non aveva avuto questi emendamenti; quindi, le chiedo una sospensione di cinque minuti.

PRESIDENTE. Benissimo. Sospendo per cinque minuti la seduta, che riprenderà alle 17,50.

La seduta, sospesa alle 17,45, è ripresa alle 17,50.

PRESIDENTE. Invito la relatrice ad esprimere il parere sugli emendamenti 5.300 e 5.301, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

ISABELLA BERTOLINI, Relatore. Signor Presidente, il parere è favorevole su entrambi gli emendamenti.

PRESIDENTE. Il Governo?

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore, ad eccezione dell'emendamento Favia 1.7, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Favia 1.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, innanzitutto, sento l'obbligo di ringraziare la relatrice per il parere favorevole espresso sull'emendamento in oggetto. Per quanto riguarda la remissione alla volontà dell'Assemblea espressa da parte del Governo, vorrei illustrare la portata del nostro emendamento.
La norma travalica la direttiva nel senso che chiede l'ufficiale attestazione del legame tra i due soggetti, mentre sopprimendo questa parte, come chiediamo con l'emendamento in questione, si tornerebbe al testo precedente, identico al dettato della direttiva comunitaria, ossia basterebbe che la relazione fosse debitamente attestata dallo Stato del cittadino dell'Unione europea.
Questo ci sembra importantissimo in quanto non si può intervenire indirettamente su normative di Paesi terzi. Così facendo ci sottoporremo, come sta succedendo da tempo, addirittura alla disapplicazione della norma da parte della magistratura italiana.
Per cui, ringraziando ancora la relatrice che condivide questo spirito, credo che sarebbe un'operazione di buona legislazione l'approvazione dell'emendamento in questione, sul quale chiedo il voto favorevole dell'Aula.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 1.7, accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Misuraca, Briguglio, Lo Monte, D'Amico, Scilipoti, Mondello, Villecco Calipari, Amici, Aniello Formisano, Cesaro, Livia Turco, Morassut, Tocci, Paglia, Nirenstein, Sardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 532
Votanti 531
Astenuti 1
Maggioranza 266
Hanno votato
530
Hanno votato
no 1).

Pag. 33

È così precluso l'emendamento Zaccaria 1.1.
Passiamo, quindi, alla votazione dell'emendamento Giorgio Conte 1.61.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giorgio Conte. Ne ha facoltà.

GIORGIO CONTE. Signor Presidente, questo emendamento è totalmente soppressivo del comma 3-bis, come peraltro modificato dalla Commissione, e mira semplicemente a semplificare il quadro di riferimento e ad evitare la coesistenza di due parametri valutativi.
Come è facile intuire, il doppio parametro che verrebbe a coesistere al comma 3 e al novellato comma 3-bis è, a nostro avviso, l'anticamera per alcuni dubbi e difficoltà interpretative, che ne insorgerebbero.
Si tratta della valutazione delle risorse economiche necessarie a garantire il soggiorno oltre i tre mesi. Il comma 3 dell'articolo 9 del decreto legislativo n. 30 del 2007 prevede, infatti, la valutazione in relazione agli importi minimi, commisurati all'importo annuo dell'assegno sociale moltiplicato in ragione del numero dei familiari; mentre il comma 3-bis, che si verrebbe a introdurre, prevede quale ulteriore parametro valutativo «la situazione complessiva personale dell'interessato, con particolare riguardo alle spese afferenti l'alloggio». Si rileva che l'introduzione dell'obbligo della valutazione complessiva della situazione personale dell'interessato non farebbe venir meno il riferimento al reddito minimo annuo contenuto nel comma 3 dell'articolo 9.
Riteniamo inopportuna, quindi, per evitare sovrapposizioni, l'introduzione di una norma con elementi forieri di facili ricorsi ed effetti in sede interpretativa.
Ci pare difficile la coesistenza di questo nuovo elemento di valutazione con il disposto, di cui al comma 3 preesistente e mantenuto. Quest'ultimo ci appare sufficiente e vogliamo evitare la possibile sovrapposizione, come già detto, e l'introduzione di una norma che contiene elementi forieri di ricorsi e, quindi, anche di fantasiose interpretazioni.
Ci appare - lo ripeto ancora una volta - difficile, quindi, la coesistenza dei criteri di valutazione, in particolare dal punto di vista degli effetti in sede interpretativa ed è per questo che chiediamo con questo emendamento la soppressione di uno dei due parametri valutativi, mantenendo quello preesistente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giorgio Conte 1.61, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Galletti, Traversa, Golfo, Capodicasa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 533
Maggioranza 267
Hanno votato
265
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che il deputato Rota ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Favia 1.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, con questo emendamento proponiamo un qualcosa di simile all'emendamento Favia 1.7, che è stato approvato, ovvero chiediamo di poter parificare alla qualità di «familiare», quella della persona che condivida con altra un'unione registrata.
Anche in questo caso parliamo di fattispecie giuridiche vigenti e riconosciute nella gran parte degli Stati dell'Unione europea, ragion per cui la bocciatura di Pag. 34questo emendamento, come accennavo prima, potrebbe portare alla disapplicazione da parte della magistratura italiana della norma in questione, in quanto in contrasto con la normativa comunitaria.
Mi rendo conto che questo è un po' un fil rouge di tutto il provvedimento, che va al di là della direttiva, ma crediamo che, in questo caso, sarebbe molto civile poter consentire il riconoscimento delle fattispecie giuridiche notoriamente sussistenti all'estero e fatte proprie dalla direttiva comunitaria.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per sottolineare questo punto che si presenta ormai ad ogni direttiva relativa allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, e sul quale la maggioranza e il Governo ancora non hanno stabilito quale linea negoziale intendono tenere. Infatti, è evidente che, essendo le unioni registrate riconosciute in quattordici Stati membri, ed essendo registrate anche in Paesi che non fanno parte dell'Unione europea, è chiaro che si collegano alla libera circolazione e a tutte le norme relative agli extracomunitari.
Questo vale per le vittime di reati e l'ordine di protezione di costoro, vale per la questione dei regimi patrimoniali delle unioni registrate qualora questi regimi patrimoniali vengano richiesti nel nostro Paese.
Quindi, si tratta di un punto, signor Presidente, sul quale invito il Governo - che, per fortuna, oggi è presente in numero congruo - ed in particolare il Ministro Maroni, anche se non sta ascoltando, a prendere una posizione anche nelle Commissioni di merito e nella Commissione politiche dell'Unione europea, in seno alla quale abbiamo sollevato da mesi tale questione che si riproduce e che esporrà, prima o poi, l'Italia a rischi di condanna da parte della Corte di giustizia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 1.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa, onorevole Pianetta, onorevole Pizzolante, onorevole Servodio, onorevole Mura, onorevole Di Pietro, onorevole Repetti, onorevole D'Ippolito Vitale. L'onorevole Repetti ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 538
Votanti 504
Astenuti 34
Maggioranza 253
Hanno votato
232
Hanno votato
no 272).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 1.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, si tratta del quarto caso di scostamento dalla direttiva, lo sintetizzo molto perché penso che il punto sia chiaro. Si tratta di un'omissione molto esplicita, di un punto della direttiva che, a voler essere ottimisti, è una dimenticanza, a volere essere pessimisti, è una maliziosa forzatura. Si tratta di escludere che le verifiche possano avere carattere sistematico. In questo caso noi proponiamo di inserire una parte della direttiva che il decreto-legge invece ha cancellato. Questo credo sia un atto dovuto e mi auguro che la Camera lo approvi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 1.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo. Pag. 35
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Tommaso Foti, onorevole Germanà, onorevole Paolini, onorevole Volontè, onorevole Roccella, onorevole Cesaro, onorevole Miccichè, onorevole Capodicasa, onorevole Romele. L'onorevole Miccichè ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 544
Votanti 543
Astenuti 1
Maggioranza 272
Hanno votato
269
Hanno votato
no 274).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 1.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca, onorevole Cesaro, onorevole Traversa, onorevole Cicchitto, onorevole Scilipoti, onorevole Nannicini, onorevole Capodicasa, onorevole La Russa, onorevole De Angelis, onorevole Ventucci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 542
Maggioranza 272
Hanno votato
270
Hanno votato
no 272).

Prendo atto che la deputata Giammanco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Burtone 1.60 (Nuova formulazione). Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, attualmente una persona che arriva in Italia in fuga da terre di conflitti e di miserie ha otto giorni per produrre la domanda di permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Diversi esponenti dell'associazionismo laico e soprattutto cattolico hanno evidenziato proprio i limiti di questo termine e le conseguenze che si determinano: i richiedenti sono soggetti deboli che non conoscono lingua, territori, leggi, diritti e doveri; non sempre hanno a disposizione in tempi brevi interlocutori capaci di aiutarli nell'istruttoria delle pratiche. Dunque gli otto giorni concessi hanno dimostrato già ad aprile, mese in cui è stato approvato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, l'assoluta incongruità del termine determinando condizioni di clandestinità per migliaia di persone. Questo emendamento ha come obiettivo quello di porre un tempo adeguato per consentire a chi si trova in queste condizioni di chiedere il permesso di soggiorno per motivi umanitari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Burtone 1.60 (Nuova formulazione), non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Paolini, onorevole Razzi, onorevole Moles, onorevole Mondello, onorevole Scilipoti, onorevole Sbai, onorevole Bocciardo, onorevole Pugliese, onorevole Lo Monte, onorevole Lenzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 549
Maggioranza 275
Hanno votato
270
Hanno votato
no 279). Pag. 36

Passiamo alla votazione dell'emendamento Gozi 3.87. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, questo è un emendamento che cerca di cambiare la logica con la quale la direttiva rimpatri viene recepita dal Governo. Il decreto che stiamo discutendo si sforza di limitare l'impatto della direttiva, ne recepisce veramente solo alcune parti (quelle tra l'altro più negative, peggiorative dal punto di vista dei diritti fondamentali), e soprattutto - dal punto di vista dell'Italia e dell'Unione europea - non risolve, a nostro parere, tutto il contenzioso aperto con l'Unione europea.
La direttiva rimpatri, infatti, mira a rimpatri efficaci, effettivi e nel rispetto dei diritti fondamentali. Il decreto-legge, invece, si concentra realmente solo sulle espulsioni coatte e fa delle partenze volontarie e, soprattutto dei rimpatri, che, tra l'altro, rappresentano il titolo della direttiva, delle eccezioni. Secondo la direttiva, che, tra l'altro, non è entusiasmante nel contesto europeo, i rimpatri volontari sono la regola e come regola sono trattati, mentre le espulsioni coatte sono l'eccezione. Inoltre, la Corte di giustizia dell'Unione europea, che ci ha condannato in aprile di quest'anno, ci ha ricordato esattamente, con una sentenza di una chiarezza esemplare, la successione delle fasi della procedura di rimpatrio così come concepita dalla direttiva stessa. Una successione graduale che va dalla misura minima e meno restrittiva per la libertà dell'immigrato, ossia la concessione di un termine per la partenza volontaria, alla misura più restrittiva, che è un extrema ratio, cioè il trattenimento nel CIE. E il tutto deve essere sempre nel pieno rispetto del principio di proporzionalità. È evidente, quindi, che la direttiva richiede una riforma dell'intero sistema italiano, non solo del decreto-legge, che va rivisto intorno al principio della partenza volontaria agevolata, mentre quella forzata - lo ripeto - deve rimanere l'eccezione. Questo comporta tutta una serie di modifiche che il decreto-legge non apporta, sia dal punto di vista dei respingimenti, che dal punto di vista dei rimpatri. E l'emendamento cerca di sanare questa situazione che rimane aperta. Sui respingimenti, cito solo il fatto che l'articolo 10 del testo unico, che disciplina il respingimento italiano, nel momento in cui recepiamo la direttiva in oggetto, va modificato per rispettare pienamente l'articolo 13 del cosiddetto codice Schengen. Guarda caso ciò è ricordato nella direttiva rimpatri ed è trascurato dal decreto-legge in oggetto.
Sono delle norme molto rilevanti proprio perché si tratta, anche da questo punto di vista, di provvedimenti limitativi della libertà personale. Un altro esempio, che è il più rilevante di questo ampio emendamento, è quello relativo alla decisione di rimpatrio. Sembra assurdo, incredibile, ma in questo decreto-legge non viene introdotta la fattispecie giuridica del provvedimento di decisione di rimpatrio in una direttiva che viene chiamata direttiva rimpatri. Manca, cioè, la previsione esplicita della decisione di rimpatrio dello straniero in situazione irregolare che, in base alla direttiva, va distinta dal provvedimento di allontanamento. Perché? Perché non tutti gli stranieri in posizione irregolare devono essere espulsi, in quanto la loro posizione giuridica può essere regolarizzata qualora sussistano una serie di ipotesi previste anche dalle norme vigenti. La decisione di rimpatrio, così come concepita nella direttiva, è un autonomo provvedimento di cui all'articolo 12 della direttiva medesima. È quell'atto, cioè, che attesta o dichiara l'irregolarità del soggiorno di un cittadino di Paesi terzi e impone o attesta l'obbligo di rimpatrio. Tra l'altro, introdurre esplicitamente la nuova fattispecie della decisione di rimpatrio renderebbe molto più facile, meno problematico e molto più diretto il collegamento della direttiva rimpatri...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Gozi.

SANDRO GOZI. ...con il Fondo rimpatri - ed ho finito, signor Presidente - che, Pag. 37come ricordo, mette a disposizione dell'Italia 71 milioni di euro. Questa Unione europea, cioè, che non fa nulla per l'Italia, che non mette un euro per l'Italia, per favorire l'attuazione di questa direttiva, ci mette a disposizione 71 milioni di euro. Ma il decreto-legge non prevede la fattispecie autonoma della decisione di rimpatrio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, anche dall'illustrazione di questo emendamento da parte dell'onorevole Gozi si evince chiaramente un limite del presente provvedimento che abbiamo evidenziato pure in Commissione e l'altro giorno in sede di discussione sulle linee generali, ossia quello di affidare la presente materia, il recepimento di direttive comunitarie, ad una decretazione d'urgenza.
Questa era una materia che certamente aveva necessità di essere perlustrata e scandagliata in termini molto diversi e non era opportuno fermarsi ad un adempimento quasi burocratico, prevedendo qualche interpretazione in più, qualche rimaneggiamento in più rispetto alle direttive comunitarie. Questo emendamento che ha riscritto praticamente tutto il provvedimento d'urgenza, tutto il disegno di legge di conversione, non c'è dubbio che indica una linea politica diversa rispetto a quella adottata attraverso il decreto-legge. Ovviamente se leggiamo questo emendamento, capiamo che c'è una filosofia un po' diversa e quindi ripropone le esigenze di una politica sull'immigrazione in termini diversi anche da parte del Governo: quella che noi più volte abbiamo auspicato e abbiamo sollecitato. Se mi soffermo - quindi finisco - su una parte dell'emendamento che riguarda il respingimento e l'esecuzione dell'espulsione di persone affette da disabilità, dagli anziani e dai minori che dovrebbero avere una diversa tutela, fa capire che ci troviamo di fronte a uomini e quindi non possiamo perdere il concetto di umanità, la sensibilità che dovremmo certamente riaffermare e conservare in questa particolare occasione, in questi particolari provvedimenti.
Detto questo, mi auguro che i rappresentanti del Governo ovviamente mi ascoltino perché sanno qual è la situazione dei CIE, qual è la situazione di vita che sussiste in quelle realtà. Non c'è dubbio che votiamo a favore di questo emendamento. Se perdiamo come auspicio, se si vince certamente si cambia linea e mi auguro si cambi il confronto sull'immigrazione che credo sia molto necessario anche per avere una politica lineare e non vivere dei tempi così ristretti ma soprattutto in termini sincopati che non ci portano ad avere una prospettiva molto forte e molto seria su questo campo e su questo terreno (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gozi 3.87, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Antonio Pepe... onorevole Luciano Rossi... onorevole Traversa... onorevole Scilipoti... onorevole Barbieri... onorevole Ferranti... onorevole Mattesini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 551
Maggioranza 276
Hanno votato
271
Hanno votato
no 280).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 3.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavini. Ne ha facoltà.

Pag. 38

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, espellere l'immigrato dall'Italia perché gli è stato revocato il permesso di soggiorno senza che questo sia nelle condizioni di fare nulla non va solo contro la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, va anche contro la direttiva rimpatri: quella stessa direttiva che questo decreto-legge ambisce a recepire. Ecco perché con questo emendamento intendiamo introdurre una clausola di garanzia nella procedura prevista per la revoca del permesso di soggiorno per lo straniero immigrato o anche nel caso in cui gli venga rifiutato il rinnovo del permesso di soggiorno.
L'obiettivo che ci proponiamo è di porre rimedio alle situazioni critiche che si vengono a creare in caso di espulsione amministrativa degli immigrati. Infatti il decreto-legge in esame prevede l'automatica espulsione amministrativa dell'immigrato nel caso in cui vi sia un provvedimento di revoca o di annullamento del permesso di soggiorno e anche il rifiuto di concedere il permesso di soggiorno viene inserito dal decreto-legge tra i motivi che legittimano il provvedimento di espulsione amministrativa. Ora, così facendo, questo decreto-legge contraddice la direttiva da cui trae spunto. Il decreto-legge in esame va esattamente nella direzione opposta allo spirito della direttiva rimpatri che dovrebbe invece andare a recepire.
Se la leggiamo bene, infatti, la direttiva prevede che gli Stati non siano tenuti ad espellere lo straniero che abbia già iniziato la procedura per il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno. L'individuo tra l'altro ha anche il diritto di impugnare un eventuale rifiuto del permesso di soggiorno. Occorre invece garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini, anche per dare esecuzione alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che prevede garanzie chiare rispetto all'espulsione di quegli stranieri che erano già in precedenza regolarmente residenti nel territorio dello Stato.
Nello specifico, con il nostro emendamento prevediamo che il questore sia tenuto a mandare allo straniero l'avviso scritto di inizio del procedimento di revoca o mancato rinnovo, tradotto in una delle lingue conosciute dall'interessato o almeno in lingua inglese, francese, araba o spagnola. Entro 15 giorni dal ricevimento della comunicazione, lo straniero potrà rimandare al questore eventuali controdeduzioni sul procedimento in corso. Prevediamo questo iter per tutti i casi, tranne quelli in cui la revoca o il mancato rinnovo siano dovuti a motivi di ordine pubblico o all'emissione di una sentenza di condanna. Passati 15 giorni, il questore potrà adottare il provvedimento di revoca o mancato rinnovo, ma dovrà tener conto delle eventuali contestazioni mandate dall'immigrato in persona.
Su una materia così delicata come il rimpatrio dei cittadini irregolari di Paesi terzi non possiamo lasciare che il prestigio del nostro Paese venga ulteriormente offuscato da maldestri tentativi di aggirare la direttiva dell'Unione europea, così come non possiamo lasciare che l'Italia appaia come un Paese che nega la sua tradizione di Paese civile, rispettoso dei diritti umani e che ha conosciuto anche nella sua storia il doloroso processo della migrazione. Ecco perché invitiamo l'Aula a votare a favore del nostro emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 3.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Golfo... Onorevole Vella... Onorevole Luciano Rossi... Onorevole D'Amico... Onorevole Corsini... Onorevole Crosetto... Onorevole Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 543
Votanti 489
Astenuti 54
Maggioranza 245
Hanno votato
215
Hanno votato
no 274). Pag. 39

Passiamo alla votazione dell'emendamento Gozi 3.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, è già stato detto dai miei colleghi, credo sufficientemente, quanto il decreto-legge in esame risulti deludente dal punto di vista della sua capacità di rispondere davvero alla direttiva europea recependola pienamente ed arrivando tra l'altro con un enorme ritardo con questo recepimento, cosa che ovviamente a questo Paese costerà. Ma anche in termini di contenuti possiamo davvero dire che con il decreto-legge in esame non ci siamo. Il capo secondo, relativo ai rimpatri, mantiene di fatto un'impostazione repressiva. L'impianto generale resta incentrato sull'accompagnamento coattivo e la concessione di un termine per la partenza volontaria non è affiancata da nessun serio intervento finalizzato a promuoverla.
Andiamo, come sempre - occorre dirlo con franchezza -, in una direzione ostinata e contraria rispetto a ciò che di meglio l'Europa ci propone.
La prima regola generale resta l'espulsione immediatamente eseguita. Ma ciò che mi sta davvero a cuore dire in questo momento è che questa regola non può valere per i minori che arrivano a casa nostra: è prevista per tutti gli immigrati clandestini, ma non può essere in alcun modo prevista per i minori. Non si possono violare le Convenzioni internazionali che li proteggono e che li dovrebbero tutelare.
Ma vi è un ulteriore punto su cui è indispensabile che riflettiamo ed è il tema della detenzione e del trattenimento, una forma gravissima di restrizione della libertà, che neppure lontanamente può essere applicata alle persone di minore età.
Gli adolescenti o quei bambini - veri e propri bambini - che arrivano in Italia dopo viaggi infernali, non possano essere rinchiusi; eppure, questo continua ad avvenire. Sono lieta che sia qui presente il Ministro Maroni perché, proprio nei giorni scorsi, ho ricevuto da Lampedusa la lettera che è stata trasmessa da una grande ed importante organizzazione internazionale, Terre des Hommes, che un gruppo di bambini e di adolescenti, che si trovano rinchiusi nella base Loran, ha indirizzato e fatto pervenire al Presidente Napolitano.
Voglio leggerla a tutti, vorrei davvero che ascoltaste semplicemente il loro accorato appello. Nonostante tutto, continua ad esprimere speranza per la capacità di questo Paese di comprendere. Vorrei che non venisse ignorata. La lettera è molto breve e dice così: «Signor Presidente, signori giudici, per noi è un grande piacere potervi scrivere. In primo luogo, vi preghiamo di farci uscire da qui per le ragioni che indichiamo sotto. Il luogo in cui ci troviamo non è adatto per noi. Continuiamo ad avere incubi perché siamo vicini al mare. Troppo freddo e troppe malattie a causa del vento e del mare. Non abbiamo uno spazio in cui muoverci. Abbiamo bisogno di andare a scuola. La nostra permanenza qui è causa di stress dovuto alle incomprensioni tra di noi. Non ci sentiamo a casa. Abbiamo bisogno di socializzare. Per favore, signor Presidente, abbiamo bisogno del suo aiuto». Seguono le firme di un gruppo di adolescenti, che vengono da moltissimi Paesi dove si consumano drammi tutti i giorni, dal Ghana alla Costa d'Avorio.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SANDRA ZAMPA. Sarebbe bello che quest'Aula sapesse ascoltare, che non scaricasse tutto sulle spalle del Presidente Napolitano, ma che facesse la sua parte, e cominciasse, per esempio, a rispettare le Convenzioni internazionali e i diritti dei minori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gozi 3.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario. Pag. 40
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Chiappori... onorevole Barbi... onorevole De Girolamo... onorevole Reguzzoni... onorevole Boniver... onorevole Vella... onorevole Letta... onorevole Laboccetta... onorevole Castagnetti... L'onorevole Letta è ancora in difficoltà... Onorevole Letta, le chiedo scusa, ma chiudo la votazione, come abbiamo fatto in precedenza con l'onorevole Crosetto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 543
Votanti 542
Astenuti 1
Maggioranza 272
Hanno votato
265
Hanno votato
no 277).

Prendo atto che la deputata Farina Coscioni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 3.4. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, nel 2009 avete introdotto nel nostro ordinamento il reato di clandestinità; per la prima volta, vieni perseguito per quello che sei e non per quello che fai. Un illustre penalista, di qualche anno fa, il professor Bettiol, ci ha insegnato che il diritto penale è caratteristica espressione della fisionomia di una società in un determinato momento della sua evoluzione storica e culturale; cioè, il diritto penale è cultura.
Voi avete esibito, di fronte a tutta l'Unione europea, la vostra cultura in tema di immigrazione; una linea autarchico-nazionalista che è stata ulteriormente confermata dal mancato recepimento, entro il 24 dicembre dello scorso anno, della direttiva sui rimpatri. Il risultato di questa impostazione isolazionista è stato quello di provocare un intervento della Corte di giustizia dell'Unione europea che, con sentenza del 28 aprile del 2011, ha demolito la parte più significativa delle norme penali volte a colpire, con pena detentiva, gli immigrati irregolari renitenti al rimpatrio. Oggi, cercate di mettere mano a quegli errori che avete compiuto e che l'Unione europea ha sanzionato.
Il varo di nuove norme avrebbe potuto rappresentare il momento giusto per effettuare un ripensamento complessivo della strategia seguita da voi, ma non pare, tuttavia, che abbiate voluto intraprendere questa strada. In primo luogo non si è colta l'occasione per riflettere sull'esito pressoché fallimentare dell'incriminazione, introdotta appunto nel 2009 con l'articolo 10-bis del testo unico, dell'ingresso o della permanenza irregolare in quanto tale. È pur vero che la sentenza dei giudici europei non aveva investito il reato in questione in quanto punito con l'ammenda e non con una pena detentiva, ma occorre chiedersi se è il caso di insistere con l'opzione ideologica che equipara l'irregolare al delinquente. Per ribadire questa scelta, si mantiene un doppio binario, caratterizzato, tra l'altro, da costi elevati e da esiti assolutamente insignificanti. Il soggetto irregolare viene da un lato avviato nel circuito giudiziario penale, in quanto denunciato per il reato previsto dall'articolo 10-bis, con il connesso appesantimento burocratico a carico della polizia giudiziaria, e il processo davanti al giudice di pace, accompagnato ovviamente dalle necessarie garanzie di difesa. Questo iter complessissimo sfocia nell'applicazione di una pena pecuniaria, normalmente ineseguibile per le ragioni che tutti siamo in grado di comprendere. In parallelo al processo penale parte il procedimento amministrativo con la concessione di un termine per l'allontanamento volontario, se non si è di fronte ai casi di allontanamento coatto. La probabile violazione del termine assegnato, dà luogo ad un'autonoma incriminazione; la disciplina precedente comportava l'applicazione di una pena detentiva da parte del tribunale ma ha incontrato la censura della Corte di giustizia europea; la soluzione studiata Pag. 41adesso, dal Governo, è costruita sul mantenimento della previsione di un delitto punito con pena pecuniaria: multa da seimila a quindicimila euro, di competenza del giudice di pace. Dal delitto di illegale permanenza, all'ingiustificata inosservanza dell'ordine di allontanamento; sono fattispecie nuove e di natura istantanea. La scelta di mantenere questo doppio binario, con continue interferenze tra percorso penale e procedimento amministrativo, porta alla costruzione di una rete complicata e inefficace tenuta insieme solo dall'ideologia e dalla propaganda. Soluzione più ragionevole sarebbe quella di rinunciare all'opzione dell'incriminazione dell'irregolarità in quanto tale. Altrettanto ragionevole sarebbe prendere atto della sostanziale inutilità di una selva di ulteriori reati sanzionati con pene pecuniarie impossibili da riscuotere.
La bocciatura da parte della Corte di giustizia dell'Unione europea dovrebbe indurre ad un gesto di coraggio: rinunciare in questo settore a sanzioni penali, divenute ormai armi spuntate che espongono al rischio del ridicolo chi intende impugnarle.
Qualche conseguenza penale rimane applicabile solo in caso di falsità documentale e personali da parte dei clandestini. Noi tutti sappiamo che i problemi sono altri: il diritto penale dovrebbe essere usato nei confronti del lavoro nero, della tratta dei clandestini, della tratta umana. Questi sono i veri problemi! Non il reato di clandestinità! Perché questo non è diritto, questo è cancellazione di qualsiasi diritto, ma voi negate e continuate a negare alla politica qualsiasi possibilità di ragionare, e vi rifugiate sempre nella propaganda.
L'uso della paura e la xenofobia sono mezzi di comunicazione politica, ma come si è visto alle ultime elezioni a Milano, non pagano. Se voterete a favore su questo emendamento, abrogando il reato di clandestinità, potrebbe cominciare una nuova stagione di civiltà giuridica per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 3.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Crimi, Veltroni, Cenni, Laboccetta, Gianfranco Conte, Barbato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 548
Votanti 492
Astenuti 56
Maggioranza 247
Hanno votato
216
Hanno votato
no 276).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 3.5.
Constato l'assenza dell'onorevole Pompili, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 3.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gava, Lupi, Dionisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 549
Votanti 548
Astenuti 1
Maggioranza 275
Hanno votato
272
Hanno votato
no 276).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 3.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Naccarato. Ne ha facoltà.

Pag. 42

ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, l'emendamento propone di integrare il testo del decreto-legge, per migliorarlo, aggiungendo un ulteriore comma, il 2-quater. Infatti, il decreto-legge mantiene l'attuale consecutività ed immediatezza tra espulsione amministrativa e il precedente provvedimento di revoca, o annullamento, o rifiuto di rinnovo, o di conversione del permesso di soggiorno, e aggiunge anche il rifiuto di rilascio del permesso di soggiorno tra i motivi che legittimano il provvedimento amministrativo di espulsione.
È necessario, invece, secondo noi, separare tutti questi casi, anche per eseguire l'articolo 1 del protocollo n. 7 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che prevede garanzie per le espulsioni nei confronti degli stranieri che erano già regolarmente residenti nel territorio dello Stato, prima che essa sia eseguita e per i quali non sussistano specifici rischi per la sicurezza dello Stato.
Per queste ragioni l'emendamento riprende le previsioni dell'articolo 6, comma 5, della direttiva rimpatri, che consente agli Stati membri di astenersi dall'adottare la decisione di rimpatrio nei confronti dello straniero che abbia iniziato una procedura per il rinnovo del permesso di soggiorno o di altro titolo di soggiorno.
A questo deve essere equiparato il caso in cui lo straniero abbia impugnato il provvedimento di revoca o di rifiuto di rinnovo o di annullamento del permesso di soggiorno e non sussistano ragioni di sicurezza dello Stato o condanne penali.
Questi sono i motivi che ci hanno convinto a presentare l'emendamento Zaccaria 3.6. per migliorare il decreto-legge ed introdurre nel nostro ordinamento le previsioni della direttiva europea sui rimpatri. Bisogna anche constatare, signor Presidente, che anche in questo caso il testo va contro i principi sanciti dalla direttiva e, quindi, in qualche modo si smentiscono le intenzioni presenti nel decreto-legge. Per queste ragioni invitiamo l'Aula ad approvare l'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 3.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Crimi, onorevole Capodicasa, onorevole Scilipoti, onorevole Centemero, onorevole Ceccacci Rubino, onorevole Vannucci, onorevole Galati, onorevole Milo, onorevole Oliverio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 549
Votanti 548
Astenuti 1
Maggioranza 275
Hanno votato
270
Hanno votato
no 278).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti, onorevole Lehner, onorevole Lo Monte, onorevole Di Stanislao, onorevole Luongo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 549
Votanti 547
Astenuti 2
Maggioranza 274
Hanno votato
545
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che il deputato Giancarlo Giorgetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole. Pag. 43
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 3.67. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Antona. Ne ha facoltà.

OLGA D'ANTONA. Signor Presidente, questo emendamento, che interviene per sopprimere la lettera b) al comma 1, lettera c), numero 3), capoverso comma 4, vuole evitare quella che a noi sembra una norma inutilmente vessatoria, frutto di un decreto-legge frettoloso, pasticciato e contraddittorio.
In realtà, il carattere di necessità ed urgenza di questo decreto-legge interviene dopo numerose sollecitazioni da parte del Partito Democratico al Governo di adoperarsi per il recepimento della direttiva sui rimpatri, nonché dopo l'imbarazzante vicenda giudiziaria che ha condotto alla sentenza El Dridi da parte della Corte di giustizia dell'Unione europea lo scorso aprile.
Quindi, il Governo reagisce con il decreto-legge oggi all'esame dell'Aula. Oltre al ritardo nel recepimento, occorre anche dire con estrema chiarezza che le attese di un allineamento alle indicazioni europee sono state in realtà soddisfatte solo in parte. Il capo II del decreto-legge, per un verso, recepisce alcuni passaggi fondamentali della direttiva sui rimpatri, ma sembra, per altro verso, mantenere un'impostazione che rimane prevalentemente repressiva.
L'impianto generale del decreto-legge, tuttavia, rimane imperniato sull'istituto dell'accompagnamento coattivo nella chiara ed espressa intenzione di ripristinare la possibilità di espulsioni dirette nei confronti dei clandestini dopo che questa possibilità di espulsione era stata impedita da sentenze della Corte di giustizia europea e della Corte costituzionale. Un solo esempio valga a conferma di queste affermazioni: la disciplina del cosiddetto rischio di fuga, ovvero una delle fattispecie che legittimano l'espulsione immediata del cittadino extracomunitario. Il problema è che le circostanze che configurano il rischio di fuga sono definite in maniera molto ampia e presentano dei margini di discrezionalità per le autorità amministrative chiamate ad applicare la norma.
Secondo il decreto-legge, il termine per la partenza volontaria non viene concesso al cittadino di un Paese terzo e dunque è possibile o l'immediata esecuzione dell'espulsione o, qualora questa non sia possibile, il trattenimento in un CIE ogniqualvolta sussista il rischio di fuga. Il successivo comma 4-bis definisce il rischio di fuga qualora ricorra almeno una delle seguenti circostanze da cui il prefetto accerti, caso per caso, il pericolo che lo straniero possa sottrarsi alla volontà di esecuzione del provvedimento di espulsione. Le elenco: a) mancato possesso di passaporto o di altro documento equipollente in corso di validità; b) mancata idoneità nella documentazione atta a dimostrare la disponibilità di un alloggio ove possa essere agevolmente rintracciato; c) avere in precedenza dichiarato o attestato falsamente le proprie generalità; d) non aver ottemperato ad uno dei provvedimenti emessi dalla competente autorità in applicazione ai commi 5 e 13, nonché all'articolo 4; e) avere violato anche una delle misure di cui al comma 5.2.
La motivazione di questo emendamento, infatti, interviene su un decreto-legge che prevede che si configuri il rischio di fuga qualora ricorra almeno una di queste circostanze, tra cui, in particolare, la mancanza di idonea documentazione atta a dimostrare la disponibilità di un alloggio ove possa essere agevolmente rintracciato.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole D'Antona.

OLGA D'ANTONA. Concludo, signor Presidente. Qui la contraddizione è in termini, perché in questo Paese è reato dare in affitto una casa ad un immigrato clandestino. Quindi, capite bene la difficoltà da parte di un immigrato clandestino che deve dichiarare all'autorità competente il luogo dove vive e dove possa essere rintracciato. Noi crediamo che ragionevolezza imporrebbe che poi siano le autorità competenti a verificare il luogo di residenza dell'immigrato. Pag. 44
Quindi - e concludo rapidamente - invitiamo il Governo a rivedere questa sua posizione e ad attuare norme più ragionevoli e, quantomeno, che da parte dell'immigrato sia possibile ottemperare alle richieste che gli vengono fatte.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 3.67, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pianetta, Palomba, Sardelli, Donadi, Scilipoti, La Loggia, Cesaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 548
Votanti 547
Astenuti 1
Maggioranza 274
Hanno votato
268
Hanno votato
no 279).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 3.68.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

PIERANGELO FERRARI. Signor Presidente, la proposta che avanziamo con questo emendamento potrà apparire non rilevante, ma non è una proposta di modifica del decreto-legge insignificante ai fini della tutela e della difesa di quella civiltà giuridica di cui ha parlato poc'anzi l'onorevole Bressa. Cosa dice l'articolo 16 del testo unico n. 286 del 1998, di cui noi proponiamo la cancellazione dal testo del decreto-legge? Tale norma fa riferimento all'espulsione come misura della sanzione penale sostitutiva e alternativa al trattamento nei CIE.
È vero che la prima misura viene pronunciata dal giudice in sostituzione della pena e che la seconda è stabilita dal magistrato di sorveglianza in sostituzione di una pena detentiva residua di 2 anni, ma nessuna di queste due espulsioni si sottrae all'ambito della direttiva europea del 16 dicembre 2008. Tale direttiva, infatti, all'articolo 2, comma 2, lettera b) prevede che «gli Stati membri possono decidere di non applicare la presente direttiva ai cittadini di paesi terzi sottoposti a rimpatrio come sanzione penale o come conseguenza di una sanzione penale, in conformità della legislazione nazionale, o sottoposti a procedure di estradizione».
La Corte costituzionale - rispettivamente, con ordinanza n. 369 del 1999, che riguarda l'espulsione come misura sostitutiva, e con ordinanza n. 226 del 15 luglio 2004 con riferimento all'espulsione come misura alternativa - ha però dichiarato le due forme di espulsione non in contrasto con l'articolo 27 della Costituzione al quale ci richiamiamo e, quindi, pienamente costituzionali, in quanto esse non si configurano come sanzione penale, ma come espulsione amministrativa. Questo è il punto che poniamo: viene eseguita prima della sua scadenza naturale, vale a dire la conclusione della pena. In altre parole, in entrambi i casi la Corte ha interpretato l'articolo 16 del testo unico n. 286 del 1998 come una autorizzazione data dal legislatore a derogare al principio della obbligatorietà della pena e ad anticipare la misura amministrativa che dovrebbe essere applicata dopo che la pena sia stata interamente scontata. Ciò qualora ricorrano le condizioni per anticipare la misura. Ovviamente non ricorrono, ad esempio, se il migrante irregolare non è soggetto ad espulsione.
Queste due misure, quindi, non si configurano come sanzioni penali e neppure come conseguenza di una sanzione penale. Esse sono normali provvedimenti amministrativi di espulsione. Conseguenza della sanzione penale può essere ritenuta, al più, l'anticipazione del momento in cui l'espulsione viene eseguita e non l'espulsione medesima, per cui nessuna delle due forme di espulsione previste dall'articolo 16 rientra nell'articolo 2, comma 2, lettera b) della direttiva europea. Pag. 45
Di conseguenza, le espulsioni previste dall'articolo 16 non si possono eseguire immediatamente con accompagnamento, ma debbono essere assoggettate al regime ordinario delle espulsioni, eseguite cioè laddove non vi siano pericoli di fuga mediante il provvedimento amministrativo dell'invito ad allontanarsi. Dicevo in apertura che può apparire questione non rilevante, ma che è questione non insignificante sulla quale si traccia un confine: da un lato c'è la vostra concezione di un Governo che esibisce la muscolatura e secondo il quale tale muscolatura garantirebbe sicurezza nel nostro Paese. In realtà, questa politica e questa cultura che vogliono rendere inospitale il nostro Paese lo rendono soltanto più insicuro, perché costringono nell'angolo e nei ghetti i migranti colpiti e minacciati da questi provvedimenti.

PRESIDENTE. Onorevole Ferrari, la prego di concludere.

PIERANGELO FERRARI. La scelta vera che facciamo e che regge tutte le nostre proposte emendative si fonda sulla convinzione che la sicurezza si garantisce con l'integrazione nella legalità. Faccio nuovamente riferimento per concludere al bell'intervento iniziale in sede discussione sul complesso degli emendamenti della onorevole Touadi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 3.68, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Zacchera, Concia, Dima, Cesaro, Sbrollini, Fontanelli, Saglia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 548
Votanti 547
Astenuti 1
Maggioranza 274
Hanno votato
268
Hanno votato
no 279).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 3.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pollastrini. Ne ha facoltà.

BARBARA POLLASTRINI. Signor Presidente, con questo emendamento noi proponiamo la soppressione della lettera g) al quarto capoverso dell'articolo 3.
Al di là di questi aspetti tecnici, stiamo discutendo di una delicata questione di sostanza. Con questa proposta migliorativa noi chiediamo che, nel caso in cui al cittadino straniero venga notificato un ordine di rimpatrio, l'esecuzione di quel provvedimento debba sempre essere valutata e gestita con un'attenzione specifica alla condizione soggettiva della persona e dunque con le necessarie distinzioni in relazione alla sua effettiva pericolosità, alle condizioni di salute ed economiche, alle ragioni della mancanza dei documenti, al regime del Paese di provenienza e altro ancora.
Insomma, noi, ancora una volta, solleviamo il tema di fondo, quello del rispetto rigoroso della persona e dei diritti umani. Lo ricordavano altri colleghi: stiamo parlando di vite, di storie e di speranze, che non sono contenibili in una pratica burocratica asettica ed indifferente. In particolare, restiamo convinti che una normativa fondata sui restringimenti coattivi non può risultare compatibile con una direttiva basata, come prima scelta, sui rimpatri volontari. La sostanza, cari colleghi, è tutta qui: voi difendete una visione dei restringimenti e delle espulsioni viziata all'origine da quell'impianto securitario e regressivo su cui avete innestato il cosiddetto reato di clandestinità.
Il punto è che l'Europa con le sue regole e le sue direttive non è un'istituzione che si può consumare à la carte, prendendo solo ciò che piace o che si Pag. 46reputa conveniente. Noi crediamo che l'Europa debba diventare sempre di più l'ambito culturale comune a cui si deve ispirare l'intera produzione legislativa e politica. Ecco perché nel recepire questa direttiva, noi stiamo proponendo emendamenti che tengono certo a garantire una maggiore coerenza della disciplina comunitaria e a prevenire altre costose procedure di infrazione, ma anche a far vivere i principi di civiltà, sanciti dal 2000 nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea.
L'esperienza, anche drammatica, di questi mesi dovrebbe convincere che, per ottenere politiche davvero efficaci, non si può agire solo sulla leva repressiva: servono strategie integrate di programmazione, accoglienza e cittadinanza. Serve, cioè, avere uno sguardo davvero europeo, carico di umanità e di spirito di accoglienza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 3.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gianni, Taddei, Pedoto, Rigoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 546
Votanti 545
Astenuti 1
Maggioranza 273
Hanno votato
266
Hanno votato
no 279).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 3.8. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Naccarato. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, l'emendamento in esame propone di sopprimere la lettera a) del comma 1, lettera c), numero 4, capoverso comma 4-bis, dell'articolo 3. Infatti, il decreto-legge propone che il rischio di fuga, una delle fattispecie che prevede l'espulsione eseguibile dal questore, si manifesti in caso di mancato possesso del passaporto o di altro documento equipollente in corso di validità.
L'emendamento elimina il mancato possesso del passaporto come ipotesi configurante il rischio di fuga, dal momento che può trattarsi di una condizione oggettiva che non dipende dalla volontà dell'interessato. Inoltre, anche in questo caso, il decreto-legge non rispetta l'articolo 9, comma 2, lettera b), della direttiva europea, che individua la mancanza di identificazione come un motivo che giustifica il rinvio dell'allontanamento. Il pericolo di fuga non può essere motivato soltanto dal mancato possesso del passaporto o di altro documento equipollente.
Secondo noi, per ritenere fondato e concreto il rischio di fuga, serve qualcosa come la distruzione o l'occultamento dei documenti di identificazione. La definizione usata nel decreto-legge è troppo vaga ed imprecisa e non consente di individuare con la necessaria chiarezza e precisione condizioni concrete di pericolo di fuga. Per queste ragioni, l'emendamento propone di sopprimere il capoverso comma 4-bis, lettera a), e invitiamo l'Assemblea a votarlo, proprio nello spirito di migliorare il decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 3.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lehner, Garagnani, Osvaldo Napoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 47
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 545
Votanti 544
Astenuti 1
Maggioranza 273
Hanno votato
269
Hanno votato
no 275).

Prendo atto che il deputato Cimadoro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gozi 3.9. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, questo emendamento tenta di migliorare la disciplina prevista dal decreto-legge, sulla falsariga anche dell'emendamento precedente: quest'ultimo mirava a una soppressione, il mio emendamento mira ad una migliore formulazione, per rendere il decreto-legge più aderente alla lettera della direttiva, sempre relativamente alla questione della nozione di pericolo di fuga.
Innanzitutto, va rilevato che vi è il rischio che l'elenco delle situazioni indicate nel decreto-legge in esame e la vaghezza di alcune di esse finiscano per trasformare le situazioni più comuni in situazioni di pericolo di fuga nelle quali si può trovare qualsiasi straniero che si trovi in una posizione irregolare. Di nuovo, quindi, torniamo sulla fattispecie del mancato possesso del passaporto o di un altro documento di viaggio valido.
Il decreto-legge in questione prevede che il mancato possesso di un documento di viaggio valido sia uno dei motivi che fonda il rischio di fuga e il diniego della partenza volontaria. Ciò in violazione, a nostro parere, dell'articolo 9 della direttiva comunitaria che considera la mancanza di identificazione soltanto quale motivo che legittima il rinvio dell'allontanamento.
Signor Presidente, occorre, quindi, trasformare quel motivo in un altro che possa rendere questo pericolo di fuga veramente concreto, come nei casi previsti nel nostro emendamento, ossia la distruzione o l'occultamento dei documenti di identificazione e di viaggio, tra l'altro verificabili perché già segnalati dall'autorità di pubblica sicurezza ad un'autorità straniera, tramite il cosiddetto sistema informativo Schengen. Questo è il primo aspetto su cui interviene l'emendamento in questione.
In secondo luogo, il decreto-legge in esame prevede che il rischio di fuga sussista anche in caso di mancanza di idonea documentazione atta a dimostrare la disponibilità di un alloggio ove lo straniero possa essere agevolmente rintracciato. Un'interpretazione rigida della lettera del decreto-legge potrebbe imporre di richiedere che vi sia una documentazione che attesti l'esistenza di un alloggio nella diretta disponibilità dello straniero, cioè a lui intestato, il che potrebbe essere inconciliabile con la condizione di irregolarità dello straniero stesso, mentre un'interpretazione più ragionevole, quella che proponiamo, potrebbe invece fare riferimento alla disponibilità di un alloggio, anche intestato a parenti o amici, capace di accogliere l'interessato e dove lo straniero possa essere agevolmente reperito dalle autorità di pubblica sicurezza.
Peraltro, ci sembra improbabile che lo straniero riesca a documentare all'autorità di pubblica sicurezza la disponibilità di tale alloggio nei ristrettissimi tempi entro cui il questore deve scegliere se concedere o meno il termine per la partenza volontaria.
Inoltre, nel decreto-legge in esame non si chiarisce se sia sufficiente la dichiarazione di un parente o di un amico circa la disponibilità ad ospitare lo straniero presso la propria abitazione, né si chiarisce se il parente o l'amico debba produrre la documentazione relativa all'alloggio. Infine, non si disciplina con quali modalità lo straniero possa documentare la disponibilità dell'alloggio stesso.
Dato che dalla questione dei documenti, dalla disponibilità o meno della documentazione, dalla disponibilità o meno dell'alloggio effettivo, non semplicemente documentato, possono derivare Pag. 48delle conseguenze molto rilevanti per l'individuo interessato, proponiamo di migliorare il decreto-legge in questione. Lo facciamo per essere certi che il decreto stesso e la normativa italiana siano pienamente conformi non solo allo spirito, ma anche alla lettera, della direttiva comunitaria e dell'articolo che ho citato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gozi 3.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Lo Monte... Ministro Carfagna... onorevoli Bocciardo, Castagnetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 548
Votanti 547
Astenuti 1
Maggioranza 274
Hanno votato
268
Hanno votato
no 279).

Prendo atto che il deputato Cimadoro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 3.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, il collega Gozi poc'anzi ha illustrato un emendamento che proponeva in maniera più ragionevole e in maniera più stringente alcuni elementi relativi alle fattispecie di espulsione. La Camera ha respinto questo emendamento, pertanto quello che proponiamo susseguentemente è eliminare perlomeno questa norma, che corre il rischio di essere anche ridicola, oltre ad essere completamente inapplicabile all'interno di un procedimento di rischio di fuga per mancanza di un'idonea documentazione relativa all'alloggio di un cittadino.
Voglio sottolineare la parola «cittadino», perché credo che molte di queste proposte emendative e le loro motivazioni debbano avere una filosofia diversa da quella con cui il Governo cerca ancora una volta - e fuori da un contesto di vera politica europea - il controllo dell'immigrazione con atti normativi, come il recepimento di una direttiva, modificando leggi già fatte. E lo fa attraverso procedure che diventeranno assolutamente impraticabili anche rispetto al loro obiettivo.
Per un cittadino irregolare è assai difficile chiedere la documentazione di un alloggio, come dire, idoneo, perché questo è in contraddizione con la sua stessa condizione, ma anche con il principio della dignità delle persone (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 3.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Mondello, Giovanelli, Verdini... Si affretti, onorevole Verdini... Onorevole Stradella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 545
Votanti 544
Astenuti 1
Maggioranza 273
Hanno votato
264
Hanno votato
no 280).

Prendo atto che i deputati Grassi e Cimadoro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Pag. 49
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 3.64.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bordo. Ne ha facoltà.

MICHELE BORDO. Signor Presidente, la direttiva europea che recepiamo con questo decreto-legge configura come regola la partenza volontaria dell'immigrato; invece, il contenuto di questo disegno di legge di conversione prevede esattamente il contrario, ossia l'espulsione dell'immigrato mediante accompagnamento come regola.
Con questo decreto-legge, insomma, l'espulsione diventa la regola, mentre il rimpatrio volontario diventa l'eccezione. State in pratica approvando un decreto-legge che rischia di porsi in aperto contrasto con quanto prevede la direttiva comunitaria e la conseguenza può essere che alcune norme di questo decreto-legge potrebbero diventare incompatibili con il diritto comunitario.
Dunque, siete ancora in tempo per riflettere e modificare qualche aspetto di questo decreto-legge al fine di evitare che la comunità europea possa ancora una volta e per l'ennesima volta richiamare il nostro Paese.
Insomma, alcune modifiche sarebbero necessarie anche per evitare che questo decreto-legge costituisca l'ennesima bandiera ideologica, posta senza nessuna ragionevolezza dalla maggioranza in materia di immigrazione.
Ad esempio, con l'emendamento da noi proposto, chiediamo che si confermi l'obbligatorietà di concedere un periodo di tempo prima di procedere all'espulsione dello straniero e prima che abbandoni dunque il territorio dello Stato. Noi prevediamo che il termine venga concesso per l'allontanamento volontario dell'immigrato non solo in presenza di un'istanza di parte e quindi di un'istanza dello straniero, ma anche in presenza di una disposizione del prefetto.
Sono tante le ragioni alla base di questo emendamento: intanto l'idea che il termine per andarsene venga assegnato solo su richiesta dello straniero espulso. Dunque, noi pensiamo che serva un emendamento di questo genere e che ci sia bisogno da parte vostra della disponibilità a votarlo, per fare in modo che il termine concesso possa costituire un incentivo per gli stranieri ad abbandonare volontariamente il nostro Paese. Sono queste le ragioni per le quali vi chiediamo di votare a favore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, intervengo solo per una battuta, perché il collega, evidentemente, non vive la realtà (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se passassero emendamenti come questo ed altri, non ci sarebbe alcuna espulsione in quanto non sarebbe mai più possibile recuperare lo straniero nel periodo compreso tra il momento in cui gli è notificato il provvedimento di espulsione e quello in cui deve essere portato alla frontiera. Quindi penso che, al di là delle buone intenzioni, bisogna seguire la realtà e la realtà dice che se non ci sono tempi certi e veloci di accompagnamento coattivo alla frontiera non se ne va mai nessuno e, caso mai, aumenta la clandestinità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, è molto indicativo quanto ha detto adesso l'onorevole Zacchera, è esattamente quello che la direttiva non prevede. Forse non si rende conto che la direttiva prevede l'allontanamento coatto solo come extrema ratio, lo ripeto. Invece il collega non vuole considerare tutte quelle fattispecie intermedie che sono previste nella direttiva che stiamo recependo. Quindi, forse, chi è lontano dalla realtà, soprattutto dalla realtà europea, è l'onorevole Zacchera, la maggioranza e il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 50

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 3.64, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Perina, onorevole Sardelli, onorevole Scilipoti... l'onorevole Verdini ha votato? Onorevole Germanà, onorevole Casini, onorevole Castellani. Vedo molte luci senza che alcun deputato sia loro accanto. Invito i tecnici a controllare, che siano tutti ingegneri che sono riusciti a mantenere il voto in loro assenza e non invece ... Ci siamo? Si affretti l'onorevole Molteni.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 546
Votanti 545
Astenuti 1
Maggioranza 273
Hanno votato
266
Hanno votato
no 279).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Gozi 3.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Farinone. Ne ha facoltà.

ENRICO FARINONE. Signor Presidente, con questo emendamento proponiamo di integrare il comma 1, lettera c), numero 5), dell'articolo 3 del decreto-legge, quello, per capirci, che riformulando il comma 5 del testo unico sull'immigrazione, mira a recepire l'articolo 7 della direttiva europea rubricato come «partenza volontaria».
A nostro avviso, onde evitare con certezza l'infrazione alla direttiva (una possibile ulteriore infrazione alla direttiva), occorre irrobustire - per così dire - i casi di partenza volontaria rispetto a quanto previsto dal testo in esame di questo decreto-legge. Pertanto occorre riprendere la formulazione originaria dell'espulsione differita così come prevista dal comma 5 dell'articolo 13 del testo unico sull'immigrazione (che viene modificato ora da questo decreto-legge) e cioè: la partenza volontaria è sempre prevista nei casi che non determinano l'espulsione dell'immigrato irregolare con accompagnamento coatto alla frontiera. Prevediamo altresì una serie di tutele che consentano allo straniero, già regolarmente residente, di avere piena contezza della normativa e delle procedure applicative in linea con il Protocollo numero 7 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
Riteniamo, inoltre, che occorre incentivare l'accesso ai programmi di rimpatrio assistito prevedendo che la partenza volontaria sia disposta nei confronti di chi abbia manifestato la volontà di accedere a un programma di rimpatrio assistito e ne abbia i presupposti. Il decreto-legge inoltre, Presidente, sembra trascurare la mancata richiesta da parte dello straniero del termine per la partenza volontaria; si prevede, infatti, che la questura provveda a fornire adeguate informazioni allo straniero della facoltà di richiedere un termine per la partenza volontaria mediante schede informative plurilingue, e che, nel caso di mancata richiesta del termine, l'espulsione sia eseguita con accompagnamento immediato alla frontiera. Appare invece opportuno prevedere un'esplicita rinuncia alla richiesta, prevedendo che in tutti gli altri casi la richiesta sia stata implicitamente avanzata, poiché non si capisce quale beneficio lo straniero possa trarre dal rinunciare alla partenza volontaria.
Ancora, riteniamo che occorra disciplinare i modi con i quali lo straniero possa richiedere la proroga del termine per partenza volontaria, e da ultimo prevediamo che il giudice dell'espulsione sia anche il giudice dell'eventuale ricorso contro il rifiuto della concessione del termine per la partenza volontaria. Questo è il nostro intendimento con questo emendamento che chiediamo all'Aula di votare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 51

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gozi 3.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Calderisi, onorevole Vella, onorevole Leone, onorevole Di Stanislao...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 545
Votanti 544
Astenuti 1
Maggioranza 273
Hanno votato
268
Hanno votato
no 276).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 3.65. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Naccarato. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, questo è un emendamento di buon senso per evitare complicazioni e appesantimenti nelle procedure amministrative per l'esecuzione delle espulsioni. La previsione contenuta nel decreto, che prevede che il termine per andarsene venga assegnato solo su richiesta dello straniero espulso, complica la procedura amministrativa e se si vuole perseguire questa strada la procedura della richiesta del termine andrebbe regolata con termini ulteriori. La previsione della concessione del termine solo dietro la richiesta dello straniero, infatti, duplica il lavoro del prefetto che deve fare l'espulsione e poi rivederla per stabilire il termine, e complica quello delle questure che la devono applicare.
Il capoverso comma 5.1 (che è quello che si propone di sopprimere) peggiora il testo, perché appesantisce le procedure a carico, e carica di compiti gravosi ed inutili le prefetture e le questure senza migliorare il meccanismo previsto delle partenze volontarie. Credo sia giusto metterlo in risalto perché dietro alle dichiarazioni in cui si vogliono accelerare questo tipo di procedure e meccanismi in realtà nel decreto si rischia solo di peggiorarli, renderli più complicati, e non ottenere i benefici che la direttiva introdurrebbe nel nostro ordinamento. Per questo motivo l'emendamento propone di sopprimere il capoverso comma 5.1 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 3.65, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesaro, Reguzzoni, Papa, Boniver, Di Stanislao...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 535
Votanti 534
Astenuti 1
Maggioranza 268
Hanno votato
260
Hanno votato
no 274).

Prendo atto che il deputato Bosi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 3.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fontanelli. Ne ha facoltà.

PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente, questo emendamento sul comma 5.1 prevede di eliminare, nella parte finale del dispositivo, l'ultima disposizione. I motivi di fondo, che già hanno spiegato bene i colleghi, prima Bordo e Farinone e adesso Naccarato, muovono dal fatto che Pag. 52tale definizione, all'interno di questa norma, rende in qualche modo clamorosa ed esplicita la contraddizione rispetto all'indirizzo fondamentale della direttiva europea sui rimpatri che si deve fondare soprattutto sul rimpatrio volontario ed assistito. Invece, le norme che andiamo ad approvare accettano questo criterio in modo contraddittorio e subordinato ad un'idea restrittiva delle norme stesse. Noi crediamo che sia un errore perché il rimpatrio volontario è quello che permette meglio di realizzare una battaglia adeguata, anche contro l'immigrazione clandestina, fondandosi su un'idea di accoglienza che è legata al rispetto delle regole intese come diritti e doveri. Ma questa non è la strada che si vuole seguire. Allora, con questo emendamento, noi riteniamo di migliorare perlomeno il comma 5.1, in quanto, con quest'ultimo, si afferma, da un lato, come recita la direttiva europea, l'esigenza di dare agli stranieri un'informazione adeguata rispetto alle loro possibilità in direzione di un rimpatrio assistito, ma, dall'altro, immediatamente, la nega. È come se si dicesse allo straniero che lo si vuole informare, ma è bene che, immediatamente, egli venga scacciato. Questo è il significato delle presenti due righe, che sono pleonastiche e vengono rimesse. Si tratta, in qualche modo, di una specie di riflesso che assomiglia a quello del dottor Stranamore che ci dice che la passione di questa maggioranza scatta solo quando si tratta di parlare di espulsione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 3.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sbai, Ceccacci Rubino, Mondello, Rampelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 540
Votanti 539
Astenuti 1
Maggioranza 270
Hanno votato
264
Hanno votato
no 275).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Gozi 3.13.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Farinone. Ne ha facoltà.

ENRICO FARINONE. Signor Presidente, questo decreto-legge prevede l'applicazione da parte del questore, nel caso di concessione di un termine per la partenza volontaria, di una serie di prescrizioni finalizzate ad assicurare l'effettività del provvedimento di allontanamento conformemente all'articolo 7, paragrafo 3, della direttiva comunitaria. Quest'ultimo prevede però la possibilità di imporre alcuni obblighi diretti ad evitare il rischio di fuga. È quindi una facoltà, non un obbligo. In primo luogo è richiesta la dimostrazione della disponibilità di risorse economiche sufficienti. L'importo è in proporzione al termine concesso, che va dai sette ai trenta giorni, ed è compreso tra una e tre mensilità dell'assegno sociale annuo. Ma la direttiva prevede soltanto che lo Stato possa imporre al cittadino di Paese terzo la costituzione di una garanzia finanziaria adeguata.
È evidente allora, colleghi, che la scelta di trasformare il requisito economico da forma di garanzia in un presupposto per la concessione del termine per la partenza volontaria elude l'effetto utile della direttiva la quale - non bisogna dimenticare - ha come obiettivo l'assicurazione di un'efficace politica di rimpatrio, ma ha anche l'obiettivo d'altro lato, e con uguale rilievo di un'assicurazione di comune tutela dei diritti dei cittadini dei Paesi terzi. Non è previsto nel decreto-legge che la convalida delle misure, posta a garanzia del rischio di fuga, avvenga previa instaurazione di un Pag. 53effettivo contraddittorio davanti al giudice tra straniero e autorità di pubblica sicurezza.
Il contraddittorio è solo eventuale. Lo straniero ha cioè facoltà di presentare personalmente o a mezzo di difensore memorie e deduzioni e la difesa tecnica non è necessaria, ma solo facoltizzata. Ebbene, concludendo, in ogni caso credo che il carattere coercitivo della misura imposta allo straniero, l'esiguità dei termini a disposizione e la prevedibile scarsa conoscenza della lingua italiana comportano che la mancata previsione di una necessaria presenza del difensore sembra porsi in contrasto con l'esigenza costituzionale di garantire un effettivo diritto di difesa all'interessato.
Voglio ricordare - concludendo - ad ulteriore sostegno del nostro emendamento, che spero l'Aula voglia approvare, che la direttiva comunitaria prevede che l'imposizione di garanzie deve essere facoltativa e soltanto se sussiste il rischio di fuga, e non obbligatoria, come invece prevede il presente decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, stiamo un po' valutando continuamente e quindi votando gli emendamenti seguendo anche l'illustrazione che di essi viene sottoposta alla nostra attenzione. Mi preme ritornare sul tema che ho illustrato qualche momento fa, qualche ora fa. C'è una limitazione per quanto riguarda l'esame di questo provvedimento. Come si evince, ci sono varie scuole di pensiero. C'è chi pensa che tutto si possa raccogliere ad un fatto e ad un dato di carattere amministrativo e, quindi, c'è un intervento del questore e quindi è un problema di ordine pubblico. Invece c'è un'altra concezione e un'altra filosofia che impegna ovviamente i presentatori di emendamenti a valutare le garanzie e anche le garanzie giurisdizionali. E credo che sia il caso di questo emendamento Gozi 3.13 al nostro esame che è stato illustrato testé da parte del collega.
Non vi è dubbio, signor Presidente, che qui c'è una difficoltà di percorso. Qui non c'è un fatto tecnico di adeguamento a direttive comunitarie. Qui si tenta di introdurre un argomento ed un tema definito rispetto a quelle che sono le direttive comunitarie. Le direttive comunitarie devono essere il momento di riferimento anche di un approntamento di una legislazione più organica. Non vi è dubbio che gli emendamenti che sono respinti dall'Aula non sono dati finiti perché accantonano argomenti e temi che verranno ad essere riproposti e riconsegnati anche all'attenzione del Parlamento nel prossimo futuro.
Io capisco bene cosa può significare il ricorso all'autorità giudiziaria e via dicendo, quali sono i tempi di percorrenza di questi ricorsi, quali sono i problemi che si possono innescare. Questa è una materia che certamente non poteva e non doveva essere consegnata semplicemente ad una decretazione d'urgenza. Ci potevamo mettere d'accordo anche per vedere le situazioni più aspre e di difficoltà di interpretazione, in modo da dare più agilità interpretative alla norma che noi andiamo a varare. Non c'è dubbio, signor Presidente, che riguardo all'emendamento in esame, rispetto alle valutazioni che abbiamo fatto poc'anzi, ho qualche difficoltà rispetto alla sua approvazione.
Con tutte le considerazioni che noi abbiamo fatto, il mio gruppo si asterrà sull'emendamento in esame proprio per valutare l'interruzione delle votazioni che noi stiamo facendo: un invito da parte dell'opposizione rivolto alla maggioranza e se vogliamo al relatore e certamente al Governo - ma il Governo è consegnato ad una riunione del suo gruppo e del suo partito - per valutare cos'è che stiamo facendo. Infatti, non basta approvare un provvedimento e abbiamo risolto il problema sul tema in esame, perché andando avanti noi capiamo che tante fattispecie, tanti casi e tante situazioni non li abbiamo valutati, a meno che noi - ripeto quanto detto poc'anzi - non definiamo questa Pag. 54materia come materia di pubblica sicurezza, allora consegniamo tutto alle forze dell'ordine, quindi sospendiamo rispetto all'ordine pubblico e alla sicurezza dello Stato ogni garanzia costituzionale.
Stare a metà strada: ritengo sia questa la difficoltà interpretativa e la difficoltà a fare una norma che possa appagare e che possa definire questa materia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gozi 3.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Fitto? Onorevole Cesaro? Onorevole Golfo? Onorevole Follegot? Onorevole Lo Monte? Onorevole Barbareschi? Onorevole Stefani? Onorevole Castagnetti? Onorevole Lo Presti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 538
Votanti 485
Astenuti 53
Maggioranza 243
Hanno votato
210
Hanno votato
no 275).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 3.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, credo che sarà l'ultimo intervento di questa sera, però vorrei prendere spunto dalle cose che ha detto l'onorevole Tassone, rivolgendomi anche all'onorevole Zacchera che ha detto che con la normativa in esame si cerca di allontanare la gente dal nostro territorio. Guardate l'emendamento in esame, perché è emblematico: io lo vorrei definire «percorso ad ostacoli per il rimpatrio volontario», questo è il titolo che darei all'emendamento in esame.
Vorrei citare l'esempio di uno straniero irregolare, che dichiara di voler tornare al suo Paese - lo dichiara lui, vuole tornarci - ma che, per caso, ha degli interessi, non so, ha dei figli che vanno a scuola. Dunque, chiede un termine per consentire ai figli di concludere le scuole, e negozia tutto questo con il questore.
Guardate cosa dice il testo del Governo: «Laddove sia concesso un termine per la partenza volontaria,» - egli, quindi, vuole andare via - «il questore chiede allo straniero di dimostrare» - cosa deve dimostrare lo straniero? Questo è importante - «la disponibilità di risorse economiche sufficienti derivanti da fonti lecite, per un importo proporzionato al termine concesso, compreso tra una e tre mensilità dell'assegno sociale». Non basta: il questore chiede allo straniero anche la consegna di un passaporto o di un altro documento, l'obbligo di dimora, l'obbligo di presentarsi tutti i giorni per firmare qualcosa. È evidente, che lo straniero non sarà in grado di adempiere a tutto ciò.
Noi chiediamo semplicemente di prevedere, anziché tutto questo sotto il profilo economico, che il questore possa chiedere una garanzia adeguata allo straniero irregolare che voglia andare via. Tutto questo non è concesso, e viene posto un ostacolo enorme. Vorrei dire che vi è una duplice beffa in questa norma: per andare via dal nostro Paese, bisogna dimostrare di avere più soldi per utilizzare il rimpatrio volontario. Sarebbe difficile, addirittura per un italiano, dimostrare quanto sopra.
Volete sapere la conseguenza che deriva da questo provvedimento? La conseguenza è che sbattono lo straniero nel CIE e, a questo punto, egli dovrà restarvi fino a 18 mesi, pagando, con i soldi pubblici, una permanenza che costa 55 euro al giorno. Questa è la dimostrazione di come voi non vogliate il rimpatrio volontario, ma lo costellate di ostacoli insuperabili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 55

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 3.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole De Girolamo... onorevole Laboccetta... onorevole Cesaro... onorevole Antonio Pepe... onorevole Sardelli... onorevole Scilipoti... onorevole Pagano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 529
Maggioranza 265
Hanno votato
256
Hanno votato
no 273).

Prendo atto che il deputato Sarubbi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Secondo le intese intercorse, interrompiamo l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 9,30.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,45).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei fare una comunicazione ad uso interno e perché rimanga agli atti. Il Partito Democratico era pronto, quest'oggi, a votare dalle ore 14 su questo provvedimento. Come accade normalmente, in altre occasioni, vi sono state delle richieste e, quindi, è venuto incontro alla richiesta di votare a partire dalle ore 16. Oggi, sarebbe andato avanti fino alle 20,30, come previsto, ma ci è stata avanzata una richiesta che, per prassi e per rispetto anche degli impegni dei gruppi, abbiamo accolto. Quindi, siamo concordi nell'interrompere i nostri lavori alle 19,45, ma non siamo artefici di tale richiesta di interruzione.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, analogamente a quanto detto dall'onorevole Giachetti, anche noi acconsentiamo alla suddetta richiesta, ma non ne siamo gli artefici, anzi, la subiamo, come abbiamo subito anche, all'inizio della seduta di oggi, un ritardo di due ore sui tempi previsti. Mi auguro, comunque, che tutto ciò non pregiudichi l'approvazione del provvedimento nei tempi previsti.

AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, vorrei sollecitare la risposta all'interpellanza n. 2-01049, presentata l'11 aprile 2011, che, nonostante le sollecitazioni effettuate e assieme ad altri strumenti di sindacato ispettivo, non ha avuto ancora risposta da parte del Governo. Vorrei che ciò rimanesse agli atti e che la Presidenza potesse svolgere i suoi migliori uffici per sollecitare una risposta.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per chiarezza, affinché coloro i quali, pochi, seguono i nostri lavori da casa, attraverso il canale di Sky o attraverso Radio Radicale, non immaginino chissà quale «grande vecchio» ordisca trame contro i lavori di questa Assemblea Pag. 56per il fatto di spostare, all'ultimo momento, l'orario di inizio delle nostre sedute.
Ci tenevo a precisare che i lavori di oggi sono iniziati successivamente anche per venire incontro alle esigenze di uno dei gruppi, peraltro non di maggioranza, che aveva manifestato un'esigenza legittima in ordine ad una propria iniziativa e che, questa sera, il Popolo della Libertà ha chiesto l'anticipo della chiusura ad ora, signor Presidente, poiché c'è una messa di commemorazione del senatore Comincioli che è mancato qualche tempo fa.
Il gruppo del Popolo della Libertà ha chiesto di poter concludere la seduta un quarto d'ora prima per dare la possibilità ad alcuni colleghi, che ci tenevano, di omaggiare questa figura attraverso la partecipazione alla messa non essendo potuti andare al funerale, che si è celebrato a Milano durante una giornata di votazioni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Quindi, signor Presidente, sono intervenuto giusto per lasciare agli atti un elemento di chiarezza affinché qualcuno non vada a pensare chissà quale ragione possa esserci alla base della richiesta del Popolo della Libertà di sospendere un quarto d'ora prima i nostri lavori.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Baldelli, le do volentieri atto della verità della triste circostanza che vi ha indotti a formulare questa richiesta.

MARIO TULLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TULLO. Signor Presidente, intervengo molto rapidamente, solo per dire che domani sarà esattamente un anno che nel porto di Genova vi è un container arrivato dagli Emirati Arabi - che era transitato nel porto di Gioia Tauro e poi trasferito al porto di Genova - nel quale è stato riscontrato con delle apparecchiature la presenza di cobalto 60. È circa un anno che il container è nel porto di Genova, con grave rischio, tensione e allarme per i cittadini e per i lavoratori del porto. Inoltre, un'area vastissima del porto è isolata, perché, ovviamente, il container è altamente pericoloso.
Ho presentato un'interrogazione in data 12 gennaio 2011, mi sembra giusto, oltre che una risposta alla mia interrogazione, che il Governo affronti questa questione.

GABRIELLA MONDELLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELLA MONDELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi associo a quanto testè detto dall'onorevole Tullo, per esternare anch'io le preoccupazioni relative alla presenza del container contenente merci pericolose e sostanze tossiche nel porto di Genova. Tale fatto è comparso anche recentemente, proprio in data odierna, con risalto sulla stampa.
Poiché si tratta di un rischio veramente esistente per la salute di quanti frequentano il porto e per tutti gli altri cittadini, e si addebita alla burocrazia la mancata risoluzione del problema, per ora sono a sollevare l'argomento, riservandomi anche, come appartenente al gruppo UdC, di presentare un'eventuale interrogazione per capire quali sono le cause che impediscono la rimozione del suddetto container.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 14 luglio 2011, alle 9,30:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 23 giugno 2011, n. 89, recante disposizioni urgenti per il completamento dell'attuazione della direttiva 2004/38/CE sulla libera circolazione dei cittadini comunitari Pag. 57e per il recepimento della direttiva 2008/115/CE sul rimpatrio dei cittadini di Paesi terzi irregolari (C. 4449-A).
- Relatore: Bertolini.

2. - Seguito della discussione delle mozioni Donadi ed altri n. 1-00670, Iannaccone ed altri n. 1-00676, Mosella ed altri n. 1-00677, Ghiglia ed altri n. 1-00678, Libè, Della Vedova, Lo Monte ed altri n. 1-00679, Bratti ed altri n. 1-00680 e Zamparutti ed altri n. 1-00681 concernenti iniziative urgenti sull'emergenza rifiuti a Napoli.

3. - Seguito della discussione delle mozioni Poli ed altri n. 1-00620, Di Stanislao ed altri n. 1-00622, Miotto ed altri n. 1-00626, Mosella ed altri n. 1-00630 e Reguzzoni, Cazzola, Moffa ed altri n. 1-00682 concernenti iniziative per l'incremento dei controlli relativi alle pensioni di invalidità.

4. - Seguito della discussione della mozione Cazzola, Gnecchi, Fedriga, Poli, Della Vedova, Moffa, Borghesi, Lanzillotta, Lo Monte ed altri n. 1-00690 concernente iniziative relative alla disciplina dei contributi pensionistici.

5. - Seguito della discussione della proposta di legge (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità e della questione sospensiva presentate):
SORO ed altri: Norme per la tutela delle vittime di reati per motivi di omofobia e transfobia (C. 2802-A).
- Relatori: Costa, per la maggioranza; Concia, di minoranza.

6. - Seguito della discussione delle mozioni Nirenstein, Corsini, Polledri, Adornato, Della Vedova, Gianni, Vernetti ed altri n. 1-00669 e Leoluca Orlando ed altri n. 1-00687 concernenti iniziative relative alla crisi siriana.

7. - Seguito della discussione delle mozioni Reguzzoni, Baldelli ed altri n. 1-00671, Cimadoro ed altri. n. 1-00684, Moffa ed altri n. 1-00688 e Anna Teresa Formisano, Della Vedova, Lanzillotta, Lo Monte ed altri n. 1-00689 concernenti iniziative volte a contrastare il fenomeno della contraffazione e ad assicurare il rispetto dei requisiti di sicurezza e di conformità dei prodotti all'ordinamento comunitario.

(al termine delle votazioni)

8. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,50.

ERRATA CORRIGE

Nel resoconto stenografico della seduta del 12 luglio 2011:
a pagina 37, prima colonna, nona riga il nome «Zaccaria» deve essere sostituito dal seguente: «Zacchera».

Pag. 58

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Mozione n. 1-00670 e abb. - Emergenza rifiuti a Napoli

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 3 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 24 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 23 minuti
Popolo e Territorio 23 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 19 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati
per il Sud
4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani - Azionisti 3 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 5 luglio 2011.

Pag. 59

Mozione n. 1-00620 e abb. - Incremento controlli pensioni di invalidità

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 3 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 24 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 23 minuti
Popolo e Territorio 23 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 19 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani - Azionisti 3 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 18 aprile 2011.

Mozione n. 1-00690 - Disciplina dei contributi pensionistici

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 3 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 24 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 23 minuti
Popolo e Territorio 23 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 19 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani - Azionisti 3 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 5 luglio 2011.

Pag. 60

Pdl n. 2802 - Norme per il contrasto dell'omofobia e transfobia

Tempo complessivo: 14 ore, di cui:

  • discussione generale: 7 ore (*);
  • seguito dell'esame: 7 ore.
  Discussione generale Seguito esame
Relatore di maggioranza 20 minuti 20 minuti
Relatore di minoranza 10 minuti 10 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici   30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 6 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 54 minuti 4 ore e 29 minuti
Popolo della Libertà 50 minuti 1 ora e 4 minuti
Partito Democratico 48 minuti 1 ora
Lega Nord Padania 35 minuti 30 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 33 minuti 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 33 minuti 24 minuti
Popolo e Territorio 33 minuti 24 minuti
Italia dei Valori 32 minuti 22 minuti
Misto: 30 minuti 20 minuti
Alleanza per l'Italia 8 minuti 6 minuti
Movimento per le Autonomie -
Alleati per il Sud
7 minuti 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti 3 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti 3 minuti
Repubblicani - Azionisti 5 minuti 3 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 23 maggio 2011.

Pag. 61

Mozione n. 1-00669 e abb. - Crisi siriana

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 3 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 24 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 23 minuti
Popolo e Territorio 23 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 19 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani - Azionisti 3 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta dell'11 luglio 2011.

Pag. 62

Mozione n. 1-00671 e abb. - Misure anticontraffazione

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 3 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 24 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 23 minuti
Popolo e Territorio 23 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 19 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani - Azionisti 3 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta dell'11 luglio 2011.

Pag. 63

Ddl di ratifica nn. 4142, 4143, 4192, 4201, 4388, 4373, 4374, 4433 e 4470

Tempo complessivo: 2 ore per ciascun disegno di legge di ratifica.

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 18 minuti (con il limite massimo di 3 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 22 minuti
Popolo della Libertà 20 minuti
Partito Democratico 18 minuti
Lega Nord Padania 9 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 7 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 7 minuti
Popolo e Territorio 7 minuti
Italia dei Valori 6 minuti
Misto: 8 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Repubblicani - Azionisti 2 minuti

Mozione n. 1-00607 - Danni per eccezionale maltempo nelle Marche

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 3 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 24 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 23 minuti
Popolo e Territorio 23 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 19 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani - Azionisti 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 64

Ddl n. 4290 e abb. - Sviluppo spazi verdi urbani

Tempo complessivo: 13 ore, di cui:

  • discussione generale: 6 ore;
  • seguito dell'esame: 7 ore.
  Discussione generale Seguito esame
Relatore 15 minuti 20 minuti
Governo 15 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici   30 minuti
Interventi a titolo personale 58 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 4 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 22 minuti 4 ore e 36 minuti
Popolo della Libertà 40 minuti 1 ora e 1 minuto
Partito Democratico 35 minuti 1 ora e 8 minuti
Lega Nord Padania 33 minuti 30 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 31 minuti 26 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 31 minuti 24 minuti
Popolo e Territorio 31 minuti 24 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 22 minuti
Misto: 30 minuti 21 minuti
Alleanza per l'Italia 8 minuti 7 minuti
Movimento per le Autonomie -
Alleati per il Sud
7 minuti 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti 3 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti 3 minuti
Repubblicani - Azionisti 5 minuti 3 minuti
Pag. 65

Pdl n. 169 e abb. - Riqualificazione e recupero dei centri storici

Seguito dell'esame: 6 ore e 30 minuti.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 57 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 13 minuti
Popolo della Libertà 1 ora
Partito Democratico 56 minuti
Lega Nord Padania 28 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 24 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Popolo e Territorio 22 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 20 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani - Azionisti 3 minuti

Doc. IV, n. 18 - Domanda di autorizzazione a eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Papa

Tempo complessivo: 3 ore (*).

Relatore per la maggioranza 15 minuti
Eventuali relatori di minoranza 10 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 25 minuti (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 2 ore
Popolo della Libertà 28 minuti
Partito Democratico 26 minuti
Lega Nord Padania 13 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 11 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 11 minuti
Popolo e Territorio 11 minuti
Italia dei Valori 10 minuti
Misto: 10 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Repubblicani - Azionisti 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 10 minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato.

Pag. 66

Doc VIII, nn. 7 e 8 - Conto consuntivo e bilancio della Camera dei deputati

Tempo complessivo: 15 ore, di cui:

  • discussione congiunta: 7 ore e 30 minuti;
  • seguito dell'esame congiunto: 7 ore e 30 minuti.
  Discussione congiunta Seguito esame congiunto
Deputati questori 1 ora e 30 minuti 40 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici   15 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 4 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 12 minuti (con il limite massimo di 12 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 46 minuti 5 ore e 13 minuti
Popolo della Libertà 47 minuti 1 ora e 14 minuti
Partito Democratico 46 minuti 1 ora e 9 minuti
Lega Nord Padania 34 minuti 35 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 33 minuti 29 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 32 minuti 28 minuti
Popolo e Territorio 32 minuti 28 minuti
Italia dei Valori 32 minuti 26 minuti
Misto: 30 minuti 24 minuti
Alleanza per l'Italia 8 minuti 7 minuti
Movimento per le Autonomie -
Alleati per il Sud
7 minuti 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti 4 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti 4 minuti
Repubblicani - Azionisti 5 minuti 4 minuti
Pag. 67

Mozione n. 1-00638 - Agenzia olimpica Torino 2006

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 3 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 24 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 23 minuti
Popolo e Territorio 23 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 19 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani - Azionisti 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

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Pdl n. 607-A/R e abb. - Reclutamento di militari volontari nei reparti delle truppe alpine

Seguito dell'esame: 6 ore (*).

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 20 minuti
Interventi a titolo personale 54 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 3 ore e 56 minuti
Popolo della Libertà 56 minuti
Partito Democratico 52 minuti
Lega Nord Padania 26 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 22 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 21 minuti
Popolo e Territorio 21 minuti
Italia dei Valori 20 minuti
Misto: 18 minuti
Alleanza per l'Italia 5 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani - Azionisti 3 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 9 marzo 2011.

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Ddl n. 1415-B e abb. - Intercettazioni telefoniche

Tempo complessivo: 21 ore, di cui:

  • discussione generale: 7 ore (*);
  • seguito dell'esame: 14 ore.
  Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 30 minuti
Governo 20 minuti 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici   2 ore
Interventi a titolo personale 23 minuti 2 ore e 2 minuti (con il limite massimo di 20 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 47 minuti 8 ore e 48 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 14 minuti 1 ora e 57 minuti
Partito Democratico 1 ora e 8 minuti 2 ore e 9 minuti
Lega Nord Padania 40 minuti 57 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 37 minuti 50 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 30 minuti 46 minuti
Popolo e Territorio 30 minuti 46 minuti
Italia dei Valori 34 minuti 43 minuti
Misto: 34 minuti 40 minuti
Alleanza per l'Italia 9 minuti 10 minuti
Movimento per le Autonomie -
Alleati per il Sud
7 minuti 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 6 minuti 7 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti 7 minuti
Repubblicani - Azionisti 6 minuti 7 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 30 luglio 2010.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4449-A - em. 1.7 532 531 1 266 530 1 38 Appr.
2 Nom. em. 1.61 533 533 267 265 268 34 Resp.
3 Nom. em. 1.8 538 504 34 253 232 272 33 Resp.
4 Nom. em. 1.3 544 543 1 272 269 274 32 Resp.
5 Nom. em. 1.5 542 542 272 270 272 31 Resp.
6 Nom. em. 1.60 n.f. 549 549 275 270 279 30 Resp.
7 Nom. em. 3.87 551 551 276 271 280 28 Resp.
8 Nom. em. 3.1 543 489 54 245 215 274 28 Resp.
9 Nom. em. 3.3 543 542 1 272 265 277 26 Resp.
10 Nom. em. 3.4 548 492 56 247 216 276 26 Resp.
11 Nom. em. 3.5 549 548 1 275 272 276 26 Resp.
12 Nom. em. 3.6 549 548 1 275 270 278 25 Resp.
13 Nom. em. 3.100 549 547 2 274 545 2 24 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 25)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 3.67 548 547 1 274 268 279 24 Resp.
15 Nom. em. 3.68 548 547 1 274 268 279 23 Resp.
16 Nom. em. 3.7 546 545 1 273 266 279 23 Resp.
17 Nom. em. 3.8 545 544 1 273 269 275 23 Resp.
18 Nom. em. 3.9 548 547 1 274 268 279 23 Resp.
19 Nom. em. 3.10 545 544 1 273 264 280 23 Resp.
20 Nom. em. 3.64 546 545 1 273 266 279 23 Resp.
21 Nom. em. 3.11 545 544 1 273 268 276 22 Resp.
22 Nom. em. 3.65 535 534 1 268 260 274 22 Resp.
23 Nom. em. 3.12 540 539 1 270 264 275 22 Resp.
24 Nom. em. 3.13 538 485 53 243 210 275 22 Resp.
25 Nom. em. 3.14 529 529 265 256 273 21 Resp.