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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 482 di martedì 7 giugno 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 11,30.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 31 maggio 2011.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bratti, Brugger, Castiello, Cirielli, Gianfranco Conte, Fava, Garofalo, Gava, Giancarlo Giorgetti, Graziano, Lo Monte, Melchiorre, Monai, Mura, Pecorella, Rigoni, Rosso, Sardelli, Scarpetti, Stucchi, Tabacci e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Saluto i membri dell'associazione Caritas di Avenza Carrara dei Marmi, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune.
(Applausi).

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni (ore 11,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(Elementi ed iniziative in merito all'autorizzazione di attività di ricerca di giacimenti petroliferi nel canale di Sicilia - n. 2-00942)

PRESIDENTE. L'onorevole Capodicasa ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00942, concernente elementi ed iniziative in merito all'autorizzazione di attività di ricerca di giacimenti petroliferi nel canale di Sicilia (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

ANGELO CAPODICASA. Signor Presidente, interverrò brevemente per ribadire ciò che è già contenuto nel testo della interpellanza.
Abbiamo appreso da insistenti notizie di stampa - i giornali sono tornati più volte sull'argomento - che nel canale di Sicilia, in particolare in prossimità della costa sud dell'isola, sono in fase di ripresa alcune attività di trivellazione per la ricerca di metano e di petrolio da parte di alcune compagnie petrolifere, per lo più non italiane. Dal momento che già nell'agosto scorso il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare aveva più volte dichiarato che a qualsiasi costo avrebbe impedito una trivellazione selvaggia dell'area del canale di Sicilia, anche a seguito dei gravissimi incidenti che si sono verificati in altre parti del mondo ed essendo queste notizie ricavate da fonti attendibili che riportano comunicati stampa di alcune delle compagnie petrolifere interessate, che ribadiscono la loro intenzione di ricavare da queste attività un numero spropositato di barili di petrolio ogni anno, la preoccupazione sorge immediata e spontanea. Per ciò i sindaci e i rappresentanti di istituzioni dell'area dei comuni dell'agrigentino, del ragusano e del trapanese hanno interessato la Regione Pag. 2siciliana, e per essa l'assessore competente, affinché si cerchi di porre rimedio ad una attività che minaccia da vicino l'economia di quelle province.
Parliamo infatti di province che hanno tra le attività economiche primarie quella turistica e quella legata alla pesca. Senza contare i danni rilevanti che potrebbero, in caso di incidente grave, derivarne all'ecosistema marino. Il Mediterraneo è infatti un mare chiuso e non molto predisposto al ricambio ed insiste su un'area dagli equilibri ambientali molto fragili e dunque non sarebbe sicuramente in grado di sopportare eventuali danni che dovessero derivare da incidenti nell'attività di coltivazione di idrocarburi.
Vorremmo sapere dal Ministro e dal Governo se gli impegni che più volte, a mezzo stampa, erano stati assunti affinché fosse limitata, rigidamente regolamentata e, ove possibile, impedita questa attività, saranno rispettati, o se dobbiamo dar credito alle notizie di stampa che invece riportano che l'attività continua, anche se alcune di queste attività di trivellazione interessano aree internazionali, acque internazionali, trattandosi di permessi che per lo più insistono oltre le dodici miglia dalle coste italiane.
Anche in questo caso, però, a nostro avviso, c'è il modo per porre rimedio e per porre un argine, richiamando alle loro responsabilità anche gli organismi internazionali, soprattutto quelli europei, a tutela di un bene che non è riproducibile, quale quello dell'ecosistema marittimo del Mediterraneo, con le connesse attività economiche che vi insistono.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Catia Polidori, ha facoltà di rispondere.

CATIA POLIDORI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, la zona di mare comprendente il canale di Sicilia, sia in acque territoriali italiane, sia tunisine, si è rivelata da tempo di notevole interesse per le attività di ricerca e di coltivazione di idrocarburi. Tali attività sono state sviluppate sin dagli anni Settanta e Ottanta rinvenendo importanti giacimenti di idrocarburi liquidi e gassosi. Attualmente il canale di Sicilia è interessato da programmi di ricerca da parte di numerosi operatori. Dal mese di agosto 2010 sono entrate in vigore le rigorose misure restrittive introdotte con il decreto legislativo 29 giugno 2010, n. 128. La norma, particolarmente incisiva sull'attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi nei mari italiani, introduce il divieto assoluto di ricerca, prospezione ed estrazione di idrocarburi all'interno delle aree marine e costiere protette per una fascia di mare di dodici miglia attorno al perimetro esterno delle zone di mare e di costa protette. Inoltre, le attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi sono vietate nella fascia marina di 5 miglia lungo l'intero perimetro costiero nazionale. Al di fuori di queste aree di divieto, le attività in questione saranno tutte sottoposte a valutazione d'impatto ambientale, sentiti gli enti territoriali costieri interessati. L'acquisizione di tale parere costituisce una rilevante novità introdotta dal decreto legislativo n. 128 del 2010.
Nell'ambito della VIA, quindi, saranno sentiti la Regione Siciliana e gli enti territoriali costieri, che potranno esprimere il proprio avviso ed eventuali opposizioni. A tale proposito, è da evidenziare che la Regione Siciliana ha manifestato la netta contrarietà al rilascio di titoli per idrocarburi presenti e futuri, dapprima con la delibera del Governo regionale n. 263 del 14 luglio 2010 e, successivamente, con una nota dell'assessorato del territorio e dell'ambiente del 7 settembre 2010. Inoltre, sono pervenute al Ministero dello sviluppo economico osservazioni e opposizioni da parte dei comuni di Racalmuto e Ragusa. Nell'ambito della procedura di VIA potranno essere esaminate le eventuali criticità ambientali, con le altrettanto eventuali opposizioni e, successivamente alle valutazioni di competenza del Ministero dell'ambiente, potrà essere espresso il giudizio di compatibilità ambientale dei lavori da eseguire. Allo stato degli atti risulta che sono state presentate ventinove istanze di permesso di ricerca di idrocarburi in Pag. 3mare. Dalla verifica delle possibili interferenze delle aree di ricerca con le zone tutelate dal provvedimento ambientale, è risultato che sedici istanze sono ubicate all'esterno di zone tutelate, quindi la relativa istruttoria può avere seguito, cinque istanze devono essere opportunamente ridotte di area, per tenere conto dei divieti e, infine, otto istanze, ricadenti nella zona tutelata, sono state interessate dalla procedura di diniego.
Per quanto attiene alle specifiche situazioni evidenziate dall'onorevole interrogante, si precisa che: la società Northern Petroleum Ltd. è titolare di due permessi di ricerca per idrocarburi e di nove istanze di permesso di ricerca nel canale di Sicilia. Per quanto riguarda i due permessi vigenti nel canale di Sicilia la società ha ottenuto la sospensione del decorso temporale e, conseguentemente, anche la sospensione delle attività programmate. Per le istanze è stato verificato, alla luce del decreto legislativo n. 128 del 2010, che una di esse è completamente interferente con le zone tutelate dal testo unico ambientale e, quindi, è stata oggetto di preavviso di diniego da parte del Ministero dello sviluppo economico; sei istanze, le cui aree di ricerca ricadono parzialmente in aree interdette, dovranno essere opportunamente ridotte e, infine, un'istanza è esterna al limite delle dodici miglia. Per quest'ultima istanza, denominata convenzionalmente «d 30 G.R-.NP», presentata dalla società sopra citata, è proseguita l'istruttoria in quanto ubicata esternamente al limite delle dodici miglia. La direzione competente del Ministero dello sviluppo economico, sentito il parere favorevole espresso dalla Commissione per gli idrocarburi e le risorse minerarie (CIRM), nella seduta del 23 febbraio scorso, ha provveduto a comunicare alla società richiedente di presentare la documentazione per l'avvio della procedura di VIA.
La società Shell Italia E&P ha assunto il ruolo di rappresentante unico di sei permessi di ricerca per idrocarburi in mare, in compartecipazione con Northern Petroleum Ltd., ubicati nella zona di mare antistante Trapani. L'area di ricerca di cinque permessi è ubicata all'esterno delle zone tutelate dal decreto legislativo n. 128 del 2010, mentre un'area di ricerca è risultata interferente con zone tutelate.
Per tre dei sei permessi è stata presentata istanza di sospensione del decorso temporale, e quindi delle attività programmate, mentre per gli altri tre è stato richiesto il differimento del termine di perforazione del pozzo esplorativo al marzo 2012. La notizia di stampa dell'imminente esecuzione di perforazioni non trova quindi conferma in relazione a quanto sopra riferito. Tuttavia è da presumere che la notizia si riferisca al programma dei lavori di tre permessi di ricerca denominati convenzionalmente «G.R20.NP», «G.R21.NP» e «G.R22.NP», rilasciati con decreto ministeriale 14 febbraio 2007, per i quali era prevista la scadenza dell'obbligo di perforazione il 31 marzo scorso. Per tali permessi è stata richiesta, come peraltro riferito, la sospensione del decorso temporale, con la conseguente sospensione dell'attività di perforazione, e pertanto non saranno svolte le attività programmate.
Per le altre situazioni autorizzative si segnala il sito del Ministero dello sviluppo economico, per una complessiva informazione sui dati essenziali e sullo stato dei procedimenti relativi al conferimento dei permessi e delle concessioni di coltivazione nel canale di Sicilia e, più in generale, su tutto il territorio nazionale.
Per quanto attiene l'attività di ricerca di idrocarburi nella zona di mare antistante all'isola di Pantelleria, a seguito di parere favorevole della commissione VIA, circa l'esclusione del progetto dalla procedura di VIA, è stato rilasciato dal Ministero dello sviluppo economico, con decreto ministeriale 12 novembre 2002, un permesso di ricerca per idrocarburi in acque territoriali italiane, denominato convenzionalmente «G.R 15.PU», alla Puma Petroleum, successivamente trasferito alla Società Audax Energy Srl, che, ancora oggi, ne risulta titolare.
Nell'area del permesso, però, non risulta essere stato svolto alcun lavoro, né di ricerca, né di perforazione, né tanto meno Pag. 4di installazione di piattaforma per l'estrazione di idrocarburi, perché la Società Audax ne ha chiesto la sospensione, autorizzata con decreto ministeriale del 17 novembre 2008, e allo stato attuale non vi è stata nessuna richiesta per la ripresa delle attività.
Si può ragionevolmente ritenere che la notizia stampa, relativa all'attività di una piattaforma al largo di Pantelleria, si riferisca a lavori svolti al di fuori delle acque territoriali italiane, nell'offshore tunisino, nella parte confinante con il permesso di ricerca «G.R 15.PU». La stessa Società Audax è titolare dell'istanza denominata convenzionalmente «d364C.R-.AX», ubicata a nord di Pantelleria oltre il limite delle 12 miglia. Per tale istanza, quindi, è proseguita la relativa istruttoria e la Direzione competente del Ministero dello sviluppo economico, sentito il parere favorevole espresso dal CIRM, nella seduta del 23 febbraio 2011, ha provveduto a comunicare alla Società richiedente di presentare la documentazione per l'avvio della procedura di VIA al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Inoltre, sempre per rispondere puntualmente all'onorevole Capodicasa, la notizia stampa relativa al comunicato della società Shell Italia E&P, di aspettarsi una produzione di 150 mila barili al giorno nel canale di Sicilia, è da considerarsi a oggi, per quello che si conosce, una mera ipotesi basata sulle conoscenze geologiche dell'area. Proseguendo, la società Hunt Oil Company ha presentato quattro istanze di permesso di ricerca nel canale di Sicilia. Tre istanze, le cui aree di ricerca ricadono parzialmente in aree interdette, dovranno essere opportunamente ridotte all'istanza esterna al limite delle 12 miglia. È del tutto evidente che in tale area non è stato svolto alcun lavoro né di ricerca, né di perforazione, né tanto meno di installazione di piattaforma per l'estrazione di idrocarburi.
Le eventuali criticità ambientali e/o lo svolgimento di lavori in zone sensibili quali quelle vulcaniche dovranno essere esaminate e valutate nell'ambito della procedura di valutazione di compatibilità ambientale.
Il Ministero dello sviluppo economico non ha notizie dirette delle numerose attività di ricerca e di coltivazione di idrocarburi che si svolgono al di fuori dei confini nazionali, in particolare nella piattaforma continentale africana nella zona antistante la Libia e la Tunisia, e pertanto non conosce, se non indirettamente, i numerosi progetti di ricerca e coltivazione che sono in piena attività e forniscono un rilevante contributo alla produzione mondiale di idrocarburi.
Concludendo, in relazione, poi, alle possibili iniziative da intraprendere al fine di coinvolgere gli Stati rivieraschi, è da segnalare che il commissario dell'Unione europea all'energia, Gunther Oettinger, ha rappresentato l'opportunità di un'iniziativa europea per l'esame dei rischi e la predisposizione di piani di emergenza comuni per l'estrazione petrolifera in ambito mediterraneo.
La rappresentanza italiana ha posto in evidenza, in tale contesto, la rilevanza dell'adozione di misure di prevenzione ed emergenza comuni in area mediterranea e, a tale riguardo, è stato attivato un tavolo di confronto con tutti gli Stati mediterranei, al fine di armonizzare le diverse azioni di tutela ambientale e di sicurezza per le attività petrolifere offshore, in una logica di sistema integrato per l'emergenza.
In tale contesto potrebbe trovare poi applicazione la creazione di uno specifico fondo rischi per l'emergenza delle attività upstream - ricerca e coltivazione di idrocarburi - di natura mutualistica tra gli operatori al fine di poter disporre di risorse finanziarie private adeguate e prontamente utilizzabili.

PRESIDENTE. L'onorevole Capodicasa ha facoltà di replicare.

ANGELO CAPODICASA. Signor Presidente, credo che a dichiararsi non soddisfatto dalla risposta data dal sottosegretario potrebbe essere il Ministro dell'ambiente Pag. 5e della tutela del territorio e del mare, considerato che le dichiarazioni che aveva reso alla stampa erano molto più preoccupate di quanto non dimostri la risposta che il Governo ci ha dato quest'oggi in Aula.
In sostanza, anche se alcune iniziative illustrate dal sottosegretario corrispondono alla realtà e quindi non possono che trovarci consenzienti, manca una politica d'insieme, considerato che in coda alla risposta il sottosegretario ci ha informati dell'iniziativa da parte dell'Unione europea, a nostro parere con un tale ritardo da giustificare il ricorso alla metafora delle porte della stalla che vengono chiuse quando ormai i buoi sono scappati. Infatti, come ci è stato detto e confermato, molte delle iniziative di trivellazione sono ancora in atto, alcune di esse non hanno ancora visto materialmente l'inizio delle attività. Ma viene confermato che esse sono attive o potrebbero essere attivate quanto prima. La preoccupazione che ha interessato i sindaci, i comuni, la Regione Siciliana, i rappresentanti delle associazioni che operano nel settore del turismo e della pesca è lì, a dimostrare che il pericolo non è scongiurato.
Si tratta di una intensa attività di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi prevista dentro e fuori le acque territoriali del nostro Paese. Onorevole sottosegretario, anche se le ricerche petrolifere vengono attivate a 15 miglia dalla costa italiana e quindi, si dice, in acque internazionali, si tratta di un mero dato tecnico-giuridico. Infatti, se l'incidente avviene entro le 12 mila dalla costa - ad esempio, a 11 miglia - oppure a 13 miglia, quindi in acque internazionali, non muta tanto la dimensione del problema. Non potranno essere queste due miglia in più a metterci al riparo dai danni che potrebbero essere recati alle attività turistiche o all'ecosistema marino o ancora alle attività di pesca che si svolgono sulle nostre coste o nelle nostre acque territoriali.
Su quell'area insistono due dei centri con le flotte pescherecce più grandi del Mediterraneo, Mazara del Vallo e Sciacca, senza contare poi i centri minori - da Vittoria a Porto Empedocle a Licata ed altri centri - dove l'attività di pesca è un'attività importante per l'economia di quelle popolazioni. Allora, è o no questa una priorità? Se lo è, oltre a intervenire sulle attività di stretta pertinenza e competenza dello Stato italiano, bisogna fare in modo che le istituzioni internazionali, in primo luogo l'Europa, intervengano affinché questa attività sia rigorosamente disciplinata e contenuta (e ove possibile impedita), in modo tale da non costituire un rischio per l'economia del Mediterraneo e segnatamente della nostra.
Secondo alcune stime, su circa 600-800 milioni di persone che durante l'anno si muovono nel mondo per turismo, oltre 300 milioni, circa il 50 per cento, si recano nell'area del Mediterraneo. Se questo non è uno degli asset economici da tutelare, ci chiediamo quale possa essere allora. Senza contare poi i rischi per l'ecosistema marino. Parliamo del Mediterraneo, che presenta un ecosistema fragilissimo. Nei pressi di una delle aree dove dovrebbero essere attivate le trivellazioni, nell'Ottocento è nata un'isola a causa di un'eruzione vulcanica, l'isola Ferdinandea, poi nell'arco di qualche mese scomparsa, ma attualmente il massiccio vulcanico a poche decine di metri sotto il livello del mare continua ad essere moderatamente attivo.
Proprio nel mese di agosto scorso un ricercatore ha documentato l'esplosione di una bolla di metano nell'area che dovrebbe essere interessata da queste attività di trivellazione. Immaginiamo cosa sarebbe successo se già vi fosse stata una trivella in attività in quella zona.
Credo, quindi, che non possiamo dichiararci soddisfatti e sarebbe opportuno che il Governo si attivi, perché si faccia qualcosa in più di quanto non è stato burocraticamente annunciato oggi in Aula.

(Elementi in merito al livello di sicurezza delle centrali nucleari operanti in Paesi confinanti con l'Italia - n. 3-01620)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Catia Pag. 6Polidori, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Bianconi n. 3-01620, concernente elementi in merito al livello di sicurezza delle centrali nucleari operanti in Paesi confinanti con l'Italia (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

CATIA POLIDORI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, ai confini del nostro Paese, in un raggio di 200 chilometri, sono in attività 26 impianti nucleari di quattro nazioni (Francia, Svizzera, Germania e Slovenia). Precisamente, a Tricastin ci sono quattro reattori, a Cruas quattro reattori, a Bugey quattro reattori, a St. Alban due reattori e a Fessenheim due reattori; in Svizzera, a Beznau due reattori, a Mühleberg, Leibstadt, Goesgen; in Germania, a Gundremmingen due reattori, a Isar due reattori; in Slovenia, a Krsko.
Tali reattori sono concentrati in 12 siti, per una potenza elettrica complessiva lorda di 25.210 megawatt (elaborazione del Mise sui dati dello IAEA). In conseguenza delle determinazioni del Governo tedesco, per il reattore Isar-1, entrato in esercizio prima del 1980, è stata disposta la chiusura per tre mesi, fino alla metà di giugno 2011. A seguito dell'incidente di Fukushima, il tema della sicurezza nucleare ha assunto rilevanza centrale e tutti i Paesi, fra cui l'Italia, sono interessati ad un rafforzamento delle misure esistenti. Il Governo ha, pertanto, deciso di interrompere la realizzazione del programma di rilancio del nucleare e di aderire all'iniziativa europea di realizzazione di stress test nelle centrali nucleari europee, per una valutazione esauriente e trasparente della sicurezza delle stesse.
Per quanto concerne il livello di sicurezza delle centrali in questione, si rileva che i reattori nucleari sono soggetti a verifiche di sicurezza da parte delle autorità di controllo nazionali che, nel caso europeo, fanno parte della Western European Nuclear Regulators' Association. Tale associazione favorisce uno scambio tecnico di informazioni tra le varie autorità di sicurezza, armonizzando le verifiche sulla sicurezza nucleare e tenendo conto dei migliori standard internazionali.
Inoltre, nel 2007, per effetto di una decisione della Commissione Europea, è stato creato l'European Nuclear Safety Regulators Group, organismo di esperti ed istituzioni nel settore della sicurezza nucleare e radioprotezione, cui afferiscono tutte le autorità di sicurezza nucleare dei Paesi membri e i rappresentanti della Commissione europea. È proprio quest'ultimo organismo che, su indicazione del Consiglio europeo e sotto il controllo della Commissione, sta definendo la portata e la modalità degli stress test di cui sopra in un quadro coordinato, coinvolgendo gli Stati membri ed avvalendosi delle competenze disponibili. Sulla base di una relazione della Commissione, il Consiglio europeo valuterà, a fine 2011, i risultati iniziali degli stress test sulla sicurezza degli impianti dell'UE. Verrà così riesaminato il quadro normativo esistente e sarà approfondita la questione della sicurezza degli impianti dei Paesi limitrofi dell'Unione europea stessa.
L'Italia partecipa attivamente alle riunioni in sede europea, sia per dare il proprio contributo tecnico-scientifico nella scelta dei parametri e degli eventi incidentali da prendere in considerazione, sia per verificare da vicino lo svolgimento dei test ed i relativi risultati, con riferimento soprattutto agli impianti europei più vicini al nostro territorio. Allo stato attuale, con gli Stati ai confini del nostro Paese e sedi di impianti nucleari, sono in vigore alcuni protocolli, tra i quali particolare rilevanza assumono i due protocolli italo-francesi, sottoscritti in occasione del Vertice di Parigi del 9 aprile 2010. Contestualmente, sono stati sottoscritti altri protocolli fra dichiarazioni, accordi e lettere d'intenti, che coinvolgono operatori di settore ed università.
Un primo protocollo, dei due italo-francesi, che è un memorandum of understanding sulla cooperazione in materia di sicurezza nucleare e radioprotezione, istituisce fra i due Paesi un regolare sistema di scambio di informazioni e di esperti in materia di sicurezza nucleare; il secondo protocollo, che è un accordo amministrativo Pag. 7tra le due Autorità di sicurezza nucleare - per la Francia ASN (Autorité de Sureté Nucléaire) e, per l'Italia, ancora ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) - è finalizzato a rendere operativo lo scambio.
Con la Slovenia, in data 24 maggio 2010, è stato sottoscritto a Trieste un Accordo sulla sicurezza e sull'informazione reciproca, che impegna l'ISPRA della Repubblica Italiana e la Nuclear Safety Administration (detta SNSA) della Repubblica di Slovenia, per il pronto scambio di informazioni in caso di emergenza radiologica e la cooperazione in materia di sicurezza nucleare.
L'accordo, entrato in vigore il 25 ottobre dello stesso anno, è funzionale al nuovo Piano nazionale di emergenza nucleare, previsto dall'articolo 121 del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230, e revisionato il 1o marzo 2010, quale strumento in grado di assicurare una più tempestiva ed efficiente predisposizione delle misure di protezione per la popolazione e l'ambiente in caso di incidente e risponde inoltre alla necessità dell'ISPRA - e, in futuro, dell'Agenzia per la sicurezza nucleare - di disporre di informazioni e dati aggiornati relativi, in particolare, ai reattori di potenza in funzione nei pressi dei confini nazionali e ai reattori in funzione nei Paesi dell'Est europeo.
In particolare, relativamente all'ipotesi di raddoppio della centrale slovena di Krsko - in termini di potenza installata, si passerebbe dai 730 megawatt attuali a circa 1730 megawatt complessivi - merita di essere rilevato che la direttiva 2001/42/CE - «Valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente» o «direttiva sulla VAS» - prevede l'obbligo di consultazione transfrontaliera per la valutazione di impatti ambientali, che possano interessare aree di altri Stati membri (articolo 7 della direttiva).
Si rileva, poi, che la Convezione sulla sicurezza nucleare - fatta a Vienna il 20 settembre 1994, entrata in vigore il 24 ottobre 1996 e ratificata dall'Italia con legge 19 gennaio 1998, n. 10 - obbliga gli Stati aderenti che dispongono di impianti e installazioni nucleari, ad assumere in sede nazionale e a rendicontare in sede internazionale (IAEA) tutte le misure legislative, regolamentari e tecniche necessarie per garantire la sicurezza delle installazioni e il controllo di eventuali condizioni di emergenza.
A fronte di tale obbligo - previsto dall'articolo 5 della Convenzione - il Ministero degli affari esteri presenta periodicamente alla IAEA un rapporto preparato dall'Autorità di controllo, la cui ultima edizione - la quinta - è stata presentata nel novembre 2010.
Il tema della sicurezza nucleare è stato trattato, inoltre, in sede di G20, in occasione della riunione informale di Abu Dhabi dello scorso 5 aprile. In tale contesto, è emersa anzitutto l'esigenza che vengano rivisti i criteri di sicurezza della filiera nucleare, tenendo conto dei passaggi operativi che intercorrono dall'individuazione dei siti, fino all'emergency response, come raccomandato dall'AIEA.
In ambito G20, si è discusso, in linea con quanto detto sopra, della necessaria condivisione dei risultati degli stress test e dell'esigenza, di assicurare un'effettiva indipendenza delle autorità di sicurezza nucleare incaricate a livello nazionale.
Infine, nel contesto del processo preparatorio del Vertice G8 di Deauville, tenutosi il 26 ed il 27 maggio scorso, la Presidenza francese ha profuso grande impegno in un'azione di stimolo per promuovere, nell'ambito del G8 e presso i principali Paesi che ricorrono all'energia nucleare, un ampio consenso per la definizione di standard di sicurezza ambiziosi in materia di costruzione di nuovi reattori e per la manutenzione di quelli attualmente in funzione.
Un momento importante, poi, per il rilancio della riflessione dovrebbe essere costituito da una Conferenza ministeriale G8+ che la Francia si propone di organizzare a Parigi, presso la Nuclear Energy Agency dell'OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development) il 7 e l'8 giugno prossimi, quale «tappa intermedia» Pag. 8di preparazione della ministeriale AIEA, prevista a Vienna dal 20 al 24 giugno prossimo venturo.
La Conferenza di Vienna rappresenterà il primo seguito operativo dell'incidente di Fukushima ed in tale occasione è previsto che l'AIEA fornisca un primo assesment sull'incidente ed una contestuale «Preliminary review on international response» alle crisi nucleari.
Il Ministero degli affari esteri riferisce che, in previsione di questa ministeriale, è stato inoltre costituito il Fukushima radiological consequences team (FRCT) che dovrà riferire all'Agenzia sull'impatto radiologico dell'incidente in Giappone.
Della squadra fa parte il professor Piero Danesi, quale esperto nazionale italiano.

PRESIDENTE. L'onorevole Bianconi ha facoltà di replicare.

MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, sotto il profilo informativo sono indubbiamente soddisfatto; sotto il profilo contenutistico prendo atto della stranezza del dibattito italiano, per il quale ci stiamo accapigliando se fare o non fare le centrali nucleari, se proseguire nel programma, cosa che avverrà, nel migliore dei casi, fra una quindicina d'anni (se dovessimo avere una centrale nucleare in Italia, la prima sarebbe circa fra 15 anni). Nel frattempo viviamo, come ci ha detto il sottosegretario, con 26 centrali nucleari a meno di 200 chilometri dal confine, dalle quali prendiamo energia e sulle quali nessuno parla, né i favorevoli né i contrari allo sfruttamento dell'energia nucleare.
Esse sono un pericolo immanente e sono da vigilare. Il sottosegretario ci ha indicato come molto si stia per fare - pensiamo a tutto il 2010, a tutto il futuro, agli stress test, e così via - e come, in realtà, la comunità internazionale, sino ad oggi, abbia fatto ben poco. Infatti rilevo soltanto, la citata Conferenza di Vienna, resa poi operativa con la legge n. 10 del 1998 in Italia. In altre parole, Fukushima ha risvegliato l'interesse per la prevenzione.
Da notare, signor sottosegretario e signor Presidente, che la Germania per adesso ha deciso di chiudere un reattore tra quelli vicini a casa nostra: ciò significa che il pericolo lo abbiamo nella testa. Non dico che non dobbiamo convivere con questo pericolo: poc'anzi abbiamo sentito il collega che non voleva le trivellazioni, ed anche in quel caso si tratta di energia; vista la tragedia del Vajont, dovremmo chiudere anche le dighe, sempre per parlare di energia.
Purtroppo, correre questo rischio fa parte di questa società, che ha bisogno continuo di energia. Allo stesso modo corriamo il rischio nei trasporti, aerei e veicolari: dal 1946 ad oggi sono morte - abbiamo letto - oltre 600 mila persone in incidenti di macchina, ossia molte più di quante non ne abbia uccise la guerra in cinque anni, anzi per l'esattezza tre volte tanto, però le vetture non si sono fermate. È il mondo moderno.
Ma che si debba, in questo Paese, avere la schizofrenia di accapigliarsi su una cosa che succederà tra quindici anni - mentre vi è stata, invece, così poca diligenza sul pericolo immanente, vero o presunto, che abbiamo sulla testa - è una gravità che intendo denunciare in questa sede, tra pochi. Se, poi, qualcun altro ascoltasse, per i prossimi dibattiti si potrebbe anche avere una serietà intellettuale molto diversa e molto più lineare nell'interesse del popolo italiano, anzi di tutti i cittadini del mondo.

(Rinvio dell'interrogazione Delfino n. 3-01107)

PRESIDENTE. Dovremmo passare all'interrogazione Delfino n. 3-01107, concernente intendimenti del Governo in merito al procedimento per la liberalizzazione del mercato interno del gas naturale, con particolare riferimento alla definizione degli ambiti territoriali minimi.
Avverto che su richiesta del presentatore e con l'accordo del Governo lo svolgimento dell'interrogazione è rinviato ad altra seduta.

Pag. 9

(Iniziative in merito all'andamento del prezzo al dettaglio dei carburanti - n. 3-01529)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Catia Polidori, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Vitali n. 3-01529, concernente iniziative in merito all'andamento del prezzo al dettaglio dei carburanti (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

CATIA POLIDORI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, negli ultimi mesi, le tematiche evidenziate dall'onorevole interrogante sono state oggetto di analisi tecniche, normative e politiche, al fine di individuare strumenti in grado di affrontarne le criticità, con un approccio complessivo alle tante problematiche connesse al settore petrolifero e alla distribuzione dei carburanti.
Per quanto concerne le iniziative normative assunte sulla più ampia tematica degli assetti concorrenziali del mercato petrolifero, si segnala che, a seguito della ripresa dei lavori del tavolo permanente di confronto su tale mercato - la cui ultima riunione del 22 marzo 2011 è stata presieduta dal Ministro, onorevole Paolo Romani - sono stati raccolti i diversi contributi e le relative istanze presentate dagli attori dell'intera filiera, per predisporre un testo di riforma che tenga conto dei risultati raggiunti in occasione dei precedenti incontri, nonché delle proposte presentate dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato in materia di razionalizzazione del settore della distribuzione dei carburanti e del mercato petrolifero.
Tra le iniziative analizzate dagli uffici del Ministero dello sviluppo economico e contenute nell'ipotesi di riforma, con particolare riferimento all'ampliamento dell'offerta logistica, delle infrastrutture petrolifere strategiche e nell'ambito della semplificazione e trasparenza operativa per il settore, vi sono allo studio anche sistemi di centralizzazione telematica delle informazioni necessarie all'incontro tra domanda e offerta di logistica petrolifera, nonché la promozione e lo sviluppo di consorzi di acquisto tra gli operatori attivi in tale mercato.
Con riferimento all'analisi dell'adeguamento dei prezzi alla pompa a quelli del mercato energetico, il Ministero dello sviluppo economico, anche a supporto di una modifica legislativa della cosiddetta. Robin tax, ha intrapreso iniziative di natura amministrativa, secondo anche quanto previsto dal protocollo di lavoro in materia di ristrutturazione della rete di distribuzione carburanti, adottato il 21 aprile 2010, istituendo, con decreto 28 gennaio di quest'anno, la Commissione tecnica di valutazione delle dinamiche dei prezzi dei carburanti.
I compiti della Commissione sono quelli di individuare sistemi chiari e condivisi di rilevazione statistica dei prezzi, dei valori di riferimento e delle metodologie di elaborazione dei dati e di verificare l'andamento del prezzo in Italia, anche nel confronto con le analoghe rilevazioni realizzate nei Paesi dell'Unione europea.
La Commissione sarà anche la sede per verificare i tempi ed i meccanismi di trasferimento delle variazioni delle quotazioni internazionali sui prezzi al consumo dei carburanti in Italia, ovvero l'esistenza della ipotizzata «doppia velocità», più volte denunciata dai consumatori.
Quanto alla trasparenza nel settore petrolifero, con riferimento alla tutela dei consumatori e dei cittadini, il Mise ha anche avviato, a partire dal 1o febbraio scorso, il sistema di comunicazione e pubblicazione del prezzo di vendita al pubblico dei carburanti per autotrazione, previsto dall'articolo 51 della legge n. 99 del 2009. Il decreto ministeriale 15 ottobre 2010, che ha dato applicazione alla norma legislativa, prevede, in una prima fase, la pubblicazione dei prezzi realmente praticati dai gestori della sola rete autostradale, che saranno consultabili sul sito web www.osservaprezzi.it, in questo modo favorendo la trasparenza e la tutela del consumatore.
Al fine di massimizzare l'efficacia di tale iniziativa, sono state inoltre sotto Pag. 10scritte diverse convenzioni non onerose, ex articolo 3 del decreto ministeriale 15 ottobre 2010, con i principali gruppi di concessionarie autostradali, che già disponevano di una piattaforma informatica centralizzata di raccolta dati, sui prezzi praticati dai propri gestori. Tale circostanza ha permesso di unificare la trasmissione delle informazioni tra le diverse piattaforme in convenzione ed il database ministeriale, garantendo univocità, coerenza e tempestività delle indicazioni.
Considerate le necessarie implementazioni tecnico informatiche richieste dagli attuali sistemi di ricezione e trasmissione dei prezzi, nonché la progressiva sensibilizzazione ed adeguamento tecnico richiesti, la norma del 2009 ha opportunamente rinviato ai successivi decreti ministeriali la definizione temporale ed operativa dell'obbligo di comunicazione ai gestori diversi da quelli autostradali.
In vista degli ulteriori passaggi operativi, è previsto a breve l'avvio di una fase di upgrade da realizzare in sinergia con strutture e soggetti pubblici, tramite convenzioni per il supporto e la collaborazione afferenti alla più ampia tematica del monitoraggio dei prezzi.
È però necessario evidenziare come già in questa fase siano oggetto di verifica tutte le possibili iniziative volte all'implementazione dei sistemi di raccolta dei prezzi praticati dai gestori presenti lungo le principali strade statali ed arterie cittadine che, volontariamente, parteciperanno al sistema di monitoraggio ministeriale. A tale scopo, appena i sistemi saranno in grado di gestire la trasmissione e pubblicazione di ulteriori dati, attraverso un'apposita campagna di sensibilizzazione, con particolare attenzione anche alle cosiddette pompe bianche, nonché ai distributori di carburanti eco-compatibili, si renderanno disponibili le informazioni sui prezzi che progressivamente e volontariamente saranno trasmesse all'applicativo in oggetto.
Infine, merita attenzione la proposta di una borsa europea del petrolio. L'iniziativa, nata nel giugno 2009, su impulso del sottosegretario al Mise, onorevole Stefano Saglia, e sviluppata dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas, prevede la realizzazione di un mercato regolamentato a livello UE, aperto ad operatori selezionati, gestito da una controparte centrale europea particolarmente affidabile, in grado di dare tutte le garanzie necessarie per negoziare prodotti standardizzati di lungo o lunghissimo termine, con consegna fisica nei Paesi europei. Il progetto è stato elaborato sulla base di un'ampia consultazione pubblica, aperta a tutti gli stakeholders.
Dal pubblico dibattito è emerso l'interesse per ulteriori approfondimenti anche a livello UE ed OCSE. Il documento della proposta (Documento consultazione 35/10) è disponibile e consultabile sul sito www.autorita.energia.it.
Sempre con riferimento al mercato petrolifero ed in particolare alla possibilità di una indagine istruttoria finalizzata ad approfondire le dinamiche e le modalità operative, anche con riferimento ai prezzi e ai costi sostenuti dai soggetti coinvolti, con cui i prodotti energetici vengono importati in Italia, potrebbe essere valutata positivamente un'iniziativa istruttoria volta a favorire la trasparenza e la conoscibilità della dinamiche commerciali a monte della distribuzione nazionale.

PRESIDENTE. L'onorevole Vitali ha facoltà di replicare.

LUIGI VITALI. Signor Presidente, sono soddisfatto con riserva. Sono soddisfatto perché prendo atto che il Governo ha prestato particolare attenzione a questa problematica. Si tratta, infatti, di un'interrogazione presentata alla fine del mese di marzo e vede oggi, agli inizi di giugno, la sua discussione. L'interrogazione, evidentemente, ha trovato un Governo attento a questa problematica.
Sono soddisfatto con riserva perché il Governo sta predisponendo, secondo quello che ci è stato detto dal sottosegretario, tutta una serie di attività di monitoraggio, di verifiche e di ricerca di strumenti che possano incidere sul particolare problema dell'aumento - indiscriminato, Pag. 11molte volte - del prezzo della benzina alla pompa. Ciò mi lascia abbastanza tranquillo e soddisfatto: la problematica è stata affrontata tempestivamente ed adeguatamente.
Tuttavia, dico «con riserva» perché sarò molto attento all'evolversi di questa situazione che, mi auguro, possa portare in tempi molto stretti ad una definizione del problema. Non è infatti possibile che il consumatore si trovi a pagare repentinamente, quando vi è un aumento del costo del petrolio, un aumento del prezzo della benzina alla pompa, ma non «subisce» in maniera analoga una riduzione quando il prezzo del petrolio diminuisce.
Quindi, poiché sappiamo che questo è un mercato virtuale, attraverso il quale passano quantità immense di petrolio senza che materialmente i soggetti che le vendono le controllino realmente, non è possibile che l'ultimo anello della catena, cioè il consumatore, debba essere penalizzato in questo modo.
Nella nostra interrogazione avevamo anche formulato la possibilità di prevedere la Robin tax in maniera più elastica, in modo che potesse essere uno strumento più incisivo per evitare le speculazioni e avevamo segnalato al Governo la opportunità di aumentare il numero dei distributori delle pompe, perché questo sicuramente crea un sistema concorrenziale all'interno del quale il consumatore può trovare soltanto dei benefici, oltre alle implicazioni di possibilità di posti di lavoro che non sono sicuramente secondarie, in un momento di contingenza economica come quello che stiamo vivendo.
Quindi, ribadisco la mia soddisfazione con riserva e mi auguro che prossimamente il Governo possa ritornare con un dato definitivo su come aggredire e affrontare questo problema.

(Gestione commissariale del consorzio Gaia e iniziative a tutela dei lavoratori - n. 3-00196)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Catia Polidori, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Barbieri n. 3-00196, concernente la gestione commissariale del consorzio Gaia e iniziative a tutela dei lavoratori (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

CATIA POLIDORI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il consorzio Gaia è stato ammesso alla procedura di amministrazione straordinaria di cui al decreto-legge n. 347 del 2003 con decreto del Ministro dello sviluppo economico del Governo Prodi, del 2 agosto 2007. Dopo un tentativo di ristrutturazione economico-finanziaria, iniziato sin dall'insediamento del commissario, dottor Andrea Lolli, allo stato attuale è in corso l'esecuzione del programma di cessione approvato, nel mese di marzo 2010, dall'allora Ministro, onorevole Claudio Scajola.
Quanto al contenuto specifico dell'interrogazione in oggetto, si riportano i seguenti elementi informativi forniti dal commissario straordinario circa i licenziamenti di cui trattasi, intervenuti nel mese di luglio 2008, nell'ambito del processo di riorganizzazione delle attività dallo stesso posto in essere. Infatti, tra le cause di dissesto e di insolvenza del consorzio Gaia vi era da annoverare l'inadeguatezza dei corrispettivi previsti per i contratti di servizio tra le società del gruppo ed i comuni serviti.
Per queste ragioni il commissario straordinario, in attuazione delle finalità di legge di risanamento dell'impresa e di tutela dei creditori e nell'ambito della propria autonomia e responsabilità di gestione, ha attuato misure tese all'eliminazione delle perdite dell'azienda, proponendo ai comuni un adeguamento delle tariffe contrattuali.
Alcuni comuni - e, precisamente, Cave, Montecompatri, Palestrina, Rocca di Papa, Ferentino, Piglio, Bellegra, Gallicano nel Lazio, Castel San Pietro Romano, Grottaferrata, Rocca di Cave, Roiate, San Cesareo, Paliano, Serrone - non hanno aderito all'adeguamento e per questi motivi il commissario ha comunicato, ai sensi delle vigenti normative, lo scioglimento dei relativi Pag. 12contratti con l'anticipo temporale necessario a consentire ai comuni medesimi di individuare in tempi utili un nuovo gestore subentrante.
In questa ottica venivano coinvolte anche le organizzazioni sindacali al fine di permettere l'inizio delle procedure relative al passaggio del personale alle dipendenze dei nuovi gestori come previsto dal contratto collettivo di categoria - passaggio diretto ed immediato del personale dell'impresa cessante ex articolo 6 del contratto collettivo Federambiente - e dalla legge.
Il consorzio Gaia ha quindi licenziato il personale relativo ai contratti sciolti, provvedimento, questo, necessario e propedeutico alla riassunzione del personale da parte dei nuovi gestori individuati dai comuni. I dipendenti cessati da Gaia hanno, quindi, trovato occupazione presso i nuovi gestori scelti dai comuni con passaggio diretto ed immediato senza alcuna soluzione di continuità occupazionale, motivo per il quale non sussisteva il presupposto per la richiesta di cassa integrazione. I lavoratori, ha precisato il commissario, non sono rimasti senza lavoro neppure un giorno.
Diversamente, per i dipendenti in carico al consorzio Gaia e non impegnati nel lavoro, è stata richiesta ed ottenuta la cassa integrazione in deroga, con accordo sindacale sottoscritto presso la regione Lazio (ad oggi i dipendenti in cassa integrazione sono 42).
Conseguentemente, la procedura di licenziamento è stata finalizzata al passaggio diretto ed immediato del personale alle nuove imprese e quindi alla conservazione del posto di lavoro. La stessa procedura si ritiene sia avvenuta secondo quanto previsto dal contratto nazionale e dal decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modifiche.
Per quanto più specificatamente attiene alla vicenda del comune di Subiaco, il commissario ha precisato che questo comune aveva in un primo tempo deliberato di risolvere il rapporto con Gaia - quindi era stata avviata la procedura per consentire il passaggio diretto dei lavoratori - decidendo, invece, successivamente, di proseguire la collaborazione con il consorzio stesso.
I dipendenti in forza al cantiere di Subiaco, non sono stati licenziati e sono tuttora in forza alla società Gaia. Allo stato attuale, è in corso l'esecuzione del programma di cessione approvato nel mese di maggio 2010 dal Ministro dello sviluppo economico.

PRESIDENTE. L'onorevole Barbieri ha facoltà di replicare.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto. Voglio però dire alla sottosegretaria che non c'è un undicesimo comandamento che vieti di sostituire i commissari nominati dal Governo Prodi. Se il dottor Lolli fosse stato sostituito, si sarebbe fatto quello che in una democrazia che funziona normalmente si dovrebbe fare: essendo stato nominato da un Governo che non è quello attuale, sostituirlo non sarebbe stato un peccato né veniale né mortale. A me fa piacere che la sottosegretaria sia venuta a rispondere: le faccio presente che tutte le cose che ha detto per me sono importantissime, ma l'interrogazione porta la data del 23 ottobre 2008. Pertanto, adesso che lei si è insediata al Ministero dello sviluppo economico, mi auguro che il Governo sia un po' più celere nel rispondere alle interrogazioni dell'Aula.

(Chiarimenti in merito ai documenti di riconoscimento validi per l'imbarco sui vettori aerei - n. 3-01364)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Catia Polidori, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Lo Presti n. 3-01364, concernente chiarimenti in merito ai documenti di riconoscimento validi per l'imbarco sui vettori aerei (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

CATIA POLIDORI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Pag. 13Presidente, fornisco la risposta in base ad elementi fornitici dal Ministero competente. In merito alla problematica circa la validità dei documenti previsti per l'imbarco, per quanto di competenza, ritengo necessario evidenziare che la materia è regolata dal Piano Nazionale di Sicurezza, documento emanato dal CISA, Comitato interministeriale per la sicurezza dei trasporti aerei e degli aeroporti.
Per completezza di informazione faccio presente che, nel gennaio 2010, nell'ambito della riunione CISA, si è svolto un incontro a cui hanno partecipato, oltre ai rappresentanti della compagnia aerea irlandese, il direttore generale dell'ENAC, dirigenti dei Ministeri dell'interno, delle infrastrutture e dei trasporti e della salute, oltre a dirigenti delle autorità di pubblica sicurezza e degli enti preposti alla sicurezza in ambito aeroportuale. In tale sede, si è raggiunto un accordo in base al quale la Ryanair ha convenuto di accettare, come documenti di riconoscimento validi all'imbarco, oltre ai passaporti e alle carte d'identità anche tutte le tessere di identificazione rilasciate ai dipendenti della pubblica amministrazione, modello ATBT.
Quindi, visto quanto riferito, i documenti esibiti dall'onorevole Lo Presti nell'occasione non rientrerebbero tra quelli ritenuti validi per l'imbarco. Tengo a precisare in merito allo spiacevole episodio in esame che, allo stato, l'ENAC e la compagnia aerea irlandese stanno procedendo ai necessari approfondimenti tecnici finalizzati alla possibilità di accettare in futuro anche altri documenti di riconoscimento, tra i quali, appunto, la patente di guida.

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Presti ha facoltà di replicare.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, dal punto di vista tecnico ovviamente la risposta è conforme ad una convenzione, che tuttavia è sbagliata. Infatti, non ha senso stipulare una convenzione che consenta ad una compagnia straniera che effettua voli sul nostro territorio di poter accettare soltanto alcuni documenti, mentre tutte le altre compagnie - questo era il senso dell'interrogazione - accettano anche la patente di guida.
Quindi, ovviamente la convenzione è sbagliata. Si tratta di una prevaricazione fatta dai funzionari che hanno stipulato questo atto? Bisogna chiarire un principio: se sul territorio nazionale la validità della patente di guida ai fini del riconoscimento da parte di soggetti della pubblica amministrazione o privati è valida, non si comprende per quale motivo, al di là dell'aspetto tecnico riferito con riguardo all'esistenza della convenzione, non debba essere introdotto rapidamente nella convenzione anche questo tipo di documento. Tuttavia, la cosa che sorprende ancora di più - signor Presidente, dico questo anche per quanto riguarda lo status di tutti i parlamentari - è che noi giriamo con un tesserino rilasciato dalla Camera dei deputati che non vale assolutamente nulla. Ne prendiamo atto: se questo tesserino non rientra tra la categoria dei documenti che è stata inserita nella convenzione, ovviamente ciò significa che la dignità del Parlamento e dei parlamentari non viene assolutamente presa in considerazione nel momento stesso in cui si nega una qualche validità ad un documento che, invece, dovrebbe essere tra i primi ad essere riconosciuto come tale.
Diversamente, mi scusi, allora perché noi - quando è necessario passare dai varchi preferenziali, quando è necessario qualificarsi se facciamo un'ispezione in giro per l'Italia nelle carceri e negli ospedali - siamo obbligati a identificarci come tali e per salire a bordo di un aereo questo documento non ha valore? È un controsenso, un paradosso che soltanto in un Paese come il nostro può capitare, dove evidentemente il ruolo, la dignità e la funzione dei parlamentari ormai è assolutamente sminuita.
Quindi, inviterei il Governo a fare pressioni sugli organismi competenti per sviluppare questo tipo di convenzioni affinché impediscano che si perpetrino nei confronti dei cittadini in generale abusi come quello di non riconoscere - come è Pag. 14d'uopo che sia, posto che tutte le altre compagnie lo fanno - la validità della patente di guida e chiarire le ragioni per le quali è stata esclusa da questa convenzione tale documento. Inviterei altresì il Governo a far sì che anche la dignità del Parlamento venga salvaguardata quando uno - ovviamente, non periodicamente - si impegna a volare con certi vettori e si trova sprovvisto nel momento in cui non ci sono altri vettori che possono portarlo a destinazione.
A me è capitata una cosa veramente imbarazzante: si trattava dell'ultimo aereo disponibile per poter raggiungere la sede di un incontro politico ufficiale e ho rischiato di non partire proprio perché c'era questa querelle sulla validità di due documenti. D'altronde, uno non può girare con 50 tipi di documenti: la patente di guida, perché se viene fermato deve esibirla alla Polizia stradale; la tessera da parlamentare, per l'eventualità nella quale sia necessario qualificarsi come tale; la carta d'identità; il passaporto... e vivaddio! Ci vuole anche un po' di moderazione e di senso di opportunità nello stipulare convenzioni che francamente sono abbastanza carenti e non voglio usare altri aggettivi che potrebbero turbare la sensibilità di qualcuno.

(Chiarimenti e iniziative in merito alle procedure seguite dall'INPDAP per l'organizzazione delle vacanze di studio all'estero e dei soggiorni estivi in Italia - n. 3-01474)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Luca Bellotti, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Poli e Occhiuto n. 3-01474, concernente chiarimenti e iniziative in merito alle procedure seguite dall'INPDAP per l'organizzazione delle vacanze di studio all'estero e dei soggiorni estivi in Italia (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

LUCA BELLOTTI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, l'interrogazione alla quale sto rispondendo verte sulla nuova procedura adottata dall'INPDAP per l'organizzazione e la gestione del progetto concernente soggiorni estivi in Italia ed all'estero per i giovani. Su richiesta del Ministero che rappresento, l'Istituto ha fatto sapere che tale progetto ha assunto nel corso degli anni rilevanti dimensioni quantitative e qualitative, tant'è che nella stagione 2010 ne hanno beneficiato circa 40 mila giovani, con una spesa di poco inferiore ai 70 milioni di euro.
L'Istituto nel definire, per l'anno in corso, il relativo progetto ha inteso valorizzare l'esperienza maturata negli anni passati cercando di eliminare le criticità del precedente modello gestionale e cercando di soddisfare le aspettative delle famiglie, di una maggiore valorizzazione, in termini di crescita umana e formativa, dei soggiorni per giovani. In tale ottica, il concorso 2011, denominato «Valore vacanza», vuole consolidare ed ampliare dal punto di vista contenutistico la fruizione delle opportunità dedicate ai giovani attraverso la valorizzazione della pratica sportiva, della musica, delle abilità manuali e informatiche, dell'ambiente, delle iniziative culturali e ricreative e dello studio delle lingue straniere.
Per quanto concerne l'individuazione dei fornitori dei «pacchetti vacanza», l'Istituto ha fatto sapere che la precedente procedura concorsuale di appalto, lunga e complessa, richiedeva «specifiche tecniche» molto articolate e valutazioni soggettive frequentemente oggetto di ricorsi giurisdizionali, con elevati tassi di conflittualità tra l'Istituto e i fornitori e tra i medesimi fornitori, comportando perciò un evidente dispendio di tempo e denaro per l'Istituto. Le esperienze degli anni passati hanno rilevato, inoltre, numerosi casi di rinuncia da parte dei beneficiari riconducibili all'assegnazione «d'ufficio» delle destinazioni e delle date di partenza, che potevano risultare non in linea con le necessità delle famiglie.
L'INPDAP ha cercato di individuare, perciò, un nuovo modello gestionale del servizio che garantisse una maggiore trasparenza Pag. 15nell'individuazione dei soggetti fornitori e nell'assegnazione del beneficio. In tal senso, con la formula dell'accreditamento delle imprese erogatrici, la scelta dei fornitori viene demandata direttamente ai soggetti beneficiari, mentre l'Istituto si limita ad individuare i requisiti di qualità minimi e a verificare - mediante i previsti controlli - il rispetto degli impegni contrattuali da parte dei soggetti fornitori.
In particolare, la scelta della procedura di accreditamento, in linea con gli indirizzi della legge n. 328 del 2000, è suscettibile di ampliare in numero e qualità l'offerta dei pacchetti vacanze, quindi delle strutture, dei periodi e delle opportunità, consentendo alle famiglie una maggiore e più ampia scelta e quindi, di conseguenza, di ridurre il numero delle rinunzie. Nel contempo, gli standard qualitativi offerti risultano essere, come evidenziato chiaramente nel bando di accreditamento, identici a quelli proposti nelle procedure di gara degli anni passati, con la sola differenza che tali standard oggi rappresentano la soglia minima richiesta, mentre nella precedente procedura costituivano normalmente il massimo offerto dalle aziende concorrenti.
L'INPDAP ritiene, pertanto, che tale nuovo modello avvii meccanismi di concorrenza utili ad aumentare rapidamente la qualità e i contenuti dei soggiorni, in relazione alle reali aspettative delle famiglie utenti. Da ultimo, informo che il contributo economico a carico dei beneficiari dei pacchetti vacanza è rapportato al reddito ISEE e che, in ogni caso, la forbice di spesa a carico delle famiglie, riferita alla scelta fra il soggiorno più costoso e quello meno costoso, può considerarsi veramente esigua e non discriminante. La formula dell'accreditamento, infatti, consente alle famiglie di indirizzare la propria scelta verso l'offerta che, in termini complessivi, risulta essere rispondente alle loro esigenze.

PRESIDENTE. L'onorevole Poli ha facoltà di replicare.

NEDO LORENZO POLI. Signor Presidente, credo che la spiegazione del sottosegretario abbia chiarito i dubbi per cui l'interrogazione era stata presentata. Evidentemente, visto che il sistema ha funzionato bene fino all'anno precedente, il cambiamento porta sempre qualche preoccupazione, anche perché si tratta di fondi che vengono trattenuti dalla retribuzione degli iscritti e che hanno come finalità quella, appunto, di fare dei soggiorni educativi, culturali e naturalmente sportivi.
Si dovevano tenere anche in considerazione, inoltre, le percentuali del proprio reddito familiare, affinché non si potesse poi, con una nuova formula, non permettere a chi è più disagiato di non poter usufruire di queste importanti vacanze che, come lei ha detto, coinvolgono 40 mila persone. In realtà, a me risultavano 35 mila e, quindi, si tratta di ancora più persone.
Dunque, spero che si realizzi la descrizione che ha fatto e vedremo i risultati nell'anno 2011. Mi sembra, comunque, che i dubbi che avevamo lei li abbia chiariti. Mi ritengo soddisfatto, quindi, e in attesa poi di vedere se alla fine di quest'anno la procedura darà gli stessi esiti positivi che ha dato fino all'anno passato.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 12,35, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Buttiglione, Caparini, Gregorio Fontana, Lombardo, Pag. 16Lucà, Romano, Valducci, Vitali e Zaccaria sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione delle mozioni Libè ed altri n. 1-00640, Borghesi ed altri n. 1-00645, Bernardo ed altri n. 1-00647, Reguzzoni ed altri n. 1-00649, Raisi ed altri n. 1-00650, Lo Monte ed altri n. 1-00651 e Pisicchio ed altri n. 1-00652, concernenti iniziative in materia di riscossione dei tributi (ore 15,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Libè ed altri n. 1-00640, Borghesi ed altri n. 1-00645, Bernardo ed altri n. 1-00647, Reguzzoni ed altri n. 1-00649, Raisi ed altri n. 1-00650, Lo Monte ed altri n. 1-00651 e Pisicchio ed altri n. 1-00652, concernenti iniziative in materia di riscossione dei tributi (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che in data odierna è stata presentata la mozione Ventura ed altri n. 1-00653 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente; il relativo testo è in distribuzione.
Ricordo che nella seduta di lunedì 6 giugno 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,08).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo.

MARILENA SAMPERI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta del Governo all'interrogazione a risposta orale, depositata il 20 aprile 2011, che riguarda la condizione del centro per immigrati di Mineo, che ancora non ha una definizione giuridica e che sta scontando esasperazioni e tensioni tra gli immigrati, che aspettano risposte precise. Le domande vengono esitate con tempi lunghissimi e molti sono stati trasferiti da altri centri e hanno dovuto ricominciare da capo l'iter procedurale. Le tensioni sono alte e, per questo, le chiederei, signor Presidente, di sollecitare il Governo quanto meno a rispondere a questa interrogazione in modo da poter avere un'interlocuzione e capire meglio quali siano le intenzioni del Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Samperi, la Presidenza si farà carico di sollecitare la risposta del Governo all'interrogazione da lei richiamata.
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15,30.

La seduta, sospesa alle 15,10, è ripresa alle 15,35.

Si riprende la discussione.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, onorevole Bruno Cesario, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

Pag. 17

BRUNO CESARIO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Libè ed altri n. 1-00640, a condizione che venga riformulata nella parte relativa alla moratoria.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, le chiedo scusa, potrebbe ripetere?

BRUNO CESARIO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, sulla mozione Libè ed altri n. 1-00640 il parere è favorevole, se viene espunta la parte relativa alla moratoria.
Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Borghesi ed altri n. 1-00645 se riformulata espungendo il nono capoverso della premessa, che inizia con le parole: «a ciò si aggiunge».
Il Governo esprime parere favorevole sulle mozioni Bernardo ed altri n. 1-00647, Reguzzoni ed altri n. 1-00649 e Raisi ed altri n. 1-00650.
Sulla mozione Lo Monte ed altri n. 1-00651 il parere è favorevole, a condizione che venga riformulata espungendo il nono capoverso della premessa, che inizia con le parole: «l'altro lato oscuro della gestione», e il tredicesimo capoverso della premessa, che inizia con le parole: «altro aspetto non trascurabile».
Infine, il Governo esprime parere sfavorevole (contrario) sulla mozione Pisicchio ed altri n. 1-00652 e parere favorevole sulla mozione Ventura ed altri n. 1-00653.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi pare di aver compreso che sulla nostra mozione il parere del Governo non sia favorevole, nel senso che «sfavorevole» vuol dire non favorevole. In ragione di questo, dovrei percepire una qualche discriminazione, visto che l'accoglimento è stato abbastanza largo e generoso. Tuttavia, cercherò di argomentare per sostenere le ragioni della nostra mozione e per cercare poi di comprendere per quale motivo, invece, il Governo non ritiene di accoglierla.
Il diritto di cittadinanza e la nascita stessa delle democrazie parlamentari trovano, nel dovere di ognuno di disporre affinché esistano mezzi per le politiche pubbliche, un pilastro che può essere considerato patrimonio del diritto delle genti. In particolare, il nostro ordinamento costituzionale ha accolto e normato quei principi rendendoli coerenti con i precetti di solidarietà sociale, di equità e di giustizia, cui l'intero impianto costituzionale è informato. Discende dai principi costituzionali, infatti, l'affermazione che le imposte non possono rappresentare il fine che, invece, è costituito dall'interesse generale, per cui le imposte stesse sono previste e che dovrà essere perseguito in una logica di ragionevolezza.
Questo è un principio che occorre tenere presente nel dibattito che stiamo affrontando. È quel principio di ragionevolezza, infatti, a soccorrere quando, ad esempio, si introduce una qualche forma di flessibilità contenuta nelle procedure di allargamento della rateizzazione per i contribuenti in difficoltà economica, disciplinata peraltro dal decreto-legge «milleproroghe» dello scorso anno.
In quel provvedimento, che prevede la rateizzazione per importi superiori a 5 mila euro, è anche stabilito che l'aggio del 9 per cento gravi sul contribuente per più della metà se il pagamento avviene entro sessanta giorni dalla notifica, ma pesa per l'intero se si supera tale limite. In concreto, dopo quel termine l'agente della riscossione viene abilitato a compiere un'esecuzione forzata, quando ancora il debito non è stato accertato e - fate attenzione - sulla base di mera presunzione di colpevolezza, costringendo il contribuente a pagare aggi peraltro al limite dei principi di lealtà impositiva, prima ancora che vi sia un giudizio dell'organo giurisdizionale. Stiamo parlando, statisti Pag. 18che giudiziarie alla mano, di pretese del fisco, che a fronte delle contestazioni dei contribuenti risultano giudicate infondate per il 33 per cento in primo grado e per il 50 per cento nel secondo grado delle restanti. Dunque, solo un terzo o poco più delle contestazioni del fisco risultano fondate per la giustizia italiana.
D'altro canto la scure dell'imposizione è cieca e sembra digrignare i denti solo con i contribuenti più deboli, mentre lascia scappare i più grandi per cifre che toccano svariati miliardi di evasione totale. Quella scure non esita, nel nome dell'abbattimento dei tempi di riscossione, ad aggredire con mezzi coercitivi, come il pignoramento presso terzi, e a distruggere la credibilità e il buon nome di un'azienda e dei contribuenti. Quell'azione da gabellieri medievali sembra non comprendere in quale contesto sta agendo.
Le condizioni economiche delle imprese sono allo stremo, lo spettro del fallimento e della cassa integrazione sono qualcosa di più che una minaccia lontana. L'ISTAT snocciola cifre drammatiche, con 43 mila imprese chiuse e 363 mila lavoratori espulsi dalle aziende, senza parlare del Mezzogiorno e senza considerare i perniciosi effetti collaterali, che attraverso le aste giudiziarie conseguenti ai pignoramenti stanno alimentando le peggiori mafie italiane.
Lo strumento di questa politica tardo medievale, così simile all'irragionevolezza di certi dazieri nel film in costume di Massimo Troisi - solo che purtroppo tale irragionevolezza non provoca neanche un po' di buon umore, ma solo danni -, è l'ineffabile Equitalia.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Pisicchio.

PINO PISICCHIO. L'automatismo delle gabelle di Equitalia produce una sequenza di danni di questo tipo: se un soggetto contribuente, impresa o singolo cittadino, dovesse pagare la sua cartella dopo un anno dalla notifica dovrebbe corrispondere oltre l'11 per cento di interessi, una sanzione amministrativa del 33 per cento e un aggio di riscossione del 9 per cento, per un totale di esborso superiore al 50 per cento. Sono numeri da usura che la Corte costituzionale dovrebbe considerare come ragione di declaratoria di illegittimità delle norme che lo consentono.
La nostra mozione pertanto, che insospettabilmente trova l'ostilità del Governo...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Pisicchio, mi dispiace.

PINO PISICCHIO. Sto per concludere, signor Presidente. La nostra mozione mira a ricollegare il sistema delle riscossione dei tributi ai principi costituzionali della solidarietà e dell'equità, proponendo che il Governo si faccia carico di tracciare un percorso, che arricchisca la tutela del contribuente con una fase precontenziosa simile alla conciliazione e alla mediazione.
Abbiamo capito, allora, perché il Governo non è d'accordo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, mi richiamo fondamentalmente al mio intervento di ieri in sede di discussione sulle linee generali. Dichiaro fin d'ora che accetto la riformulazione proposta dal Governo che riguarda alcuni aspetti marginali della mozione n.1-00645, nei quali si sottolineavano un po' certe forzature che si stanno di fatto verificando (e credo che comunque verbalmente posso continuare ad esprimerle, anche se saranno espunte dalla nostra mozione), quando in effetti la sommatoria di sanzioni, interessi (in qualche caso anche di natura anatocistica), spese di incasso e sanzioni di ritardato pagamento finiscono, in tempi assai rapidi, per provocare il raddoppio del debito originario.
Ecco che in questo senso noi rischiamo di trovarci davanti ad un soggetto che non saprei come chiamare se non alle prese con un atto che è molto vicino in qualche Pag. 19caso all'usura o a interessi di natura usuraria. Per questo avevamo fatto qualche forzatura nelle premesse, che comunque accettiamo tranquillamente di espungere.
Peraltro resta il fatto che noi non ce la sentiamo di immaginare di chiedere al Governo interventi se non mirati. Per questo noi non siamo fondamentalmente d'accordo con l'idea, espressa nelle mozioni alle quali il Governo ha dato un parere contrario, di una moratoria secca o in qualche altro caso di una supermoratoria senza andare a guardare la casistica.
È chiaro che il Governo ha tutti gli strumenti per andare ad esaminare le posizioni, in modo che se ci sarà una moratoria da fare, la moratoria riguardi casi specifici per i quali la stessa si giustifica, e non casi di coloro che, avendo ad esempio violato il codice della strada, non pagano la violazione del codice della strada (a me non sembra che tali soggetti debbano necessariamente fruire di una qualche moratoria). In generale forse le famiglie sono interessate più da questo tipo di violazioni che non da imposte vere e proprie o contributi.
Noi diciamo in questi casi che chi deve pagare le tasse le paghi, le deve pagare. Altro discorso vale per la casistica che riguarda ad esempio la possibilità di una rateizzazione a più lungo termine, sulla quale riteniamo che il Governo debba far un ragionamento; altro ancora riguarda la problematica di queste somme che si aggiungono al debito originario e che in qualche caso vengono ad assumere un rilievo assolutamente più importante persino del debito originario.
Ecco, in questo caso c'è qualcosa che non funziona e a tal proposito abbiamo invitato il Governo ad interventi mirati. Ci auguriamo che l'accoglimento di queste mozioni preluda ad un intervento rapido, che è già possibile anche in sede di discussione del cosiddetto decreto sviluppo, che è alle porte poiché è in esame in Commissione e che prevedibilmente esamineremo - è quello che ci auguriamo - non la settimana prossima ma l'altra ancora (vedremo quali saranno le decisioni della Conferenza dei presidenti di gruppo). Già in quella sede abbiamo presentato una serie di emendamenti e ci auguriamo che il Governo dia già risposta agli impegni che assumerà oggi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, prendiamo atto con soddisfazione della decisione dell'Esecutivo di dare parere favorevole alla nostra mozione. Crediamo che sostanzialmente questo dibattito un po' sia servito, sia servito a far capire che da questo punto di vista sia necessario oltre al tema di Equitalia, rivedere il rapporto tra contribuente-cittadino ed il Governo.
Riteniamo che quanto contenuto, più o meno analogamente, un po' in tutte le mozioni che oggi sono state presentate ha trovato, fatta un'eccezione, la condivisione da parte del Governo. Tale volontà da parte del Governo di dare un parere favorevole su documenti che parlano di un suo impegno ad affrontare questi argomenti è un passo importante, su cui, poi, ci attendiamo le successive verifiche affinché si metta in pratica quell'azione riformatrice che il Ministro Tremonti e anche i massimi vertici del suo Ministero hanno, peraltro, in qualche modo, preannunciato nelle settimane scorse. Importante porre in modo forte la questione generale complessiva, attraverso il tema Equitalia Spa, del rapporto cittadino/contribuente e Stato. Crediamo che su questa materia si debba portare avanti un'azione riformatrice forte. Non dimentichiamoci - nel mio intervento l'ho detto - che c'è anche un problema della magistratura tributaria e un problema complessivo su come il cittadino deve affrontare pure il tema degli accertamenti. Abbiamo chiesto e ribadito che bisogna risolvere il problema della trasparenza degli atti. Quel provvedimento entrerà in vigore il 1o luglio per cui il cittadino si troverà degli atti che comporteranno, ovviamente, anche delle notevoli difficoltà quando si vanno a pignorare i Pag. 20beni senza neanche ricevere un'informativa e senza neanche poter ricorrere al giudizio su quegli accertamenti dato che prima si pignora il bene e, poi, si fa la causa. Credo che questi siano degli stravolgimenti di quello che è il diritto costituzionale e che, in qualche modo, devono essere risolti. Se non lo fa il Parlamento, lo farà qualche altro organismo. Prima che ciò avvenga, prima che, effettivamente, il sistema anche della riscossione entri in crisi, credo sia importante che il Governo faccia delle proposte concrete. Questa è l'espressione che, più o meno, è emersa nella volontà di tutti i gruppi parlamentari che hanno presentato le mozioni oggi; c'è chi lo ha fatto con toni più forti, chi con toni più moderati, ma, alla fine, c'è una condivisione di un pensiero circa il fatto che la macchina della riscossione così com'è non funziona. Allora abbiamo proposto una soluzione su alcuni temi anche legati ad una congiuntura economica che drammatizza il sistema della riscossione in questo momento. Infatti, c'è un problema delle famiglie, come qualcuno ha detto l'altro giorno, ma c'è anche un problema delle imprese e citavo il caso di imprese che si sono trovate, dalla sera alla mattina, confiscati e pignorati, senza neanche ricevere informazione, i propri stabilimenti sui quali, eventualmente, vi erano mutui. Ciò ha comportato delle vere e proprie ricadute negative nel campo finanziario ed economico della medesima impresa. Di fronte a questi atti che, purtroppo, non sono più eccezionali, ma rappresentano la quotidianità, noi ci attendiamo, da parte di questo Governo, oggi, come è bene, il voto positivo, ma, domani, già domani, non dopodomani, dei segnali forti che facciano un po' di chiarezza e, soprattutto, diano quell'immagine riformatrice che il presente Governo continua in qualche modo a far emergere in questi giorni sui giornali. È importante la riforma fiscale, è fondamentale, ma è fondamentale anche che si riformi tutto il sistema che gira attorno alla riforma fiscale perché i temi della riscossione, degli accertamenti e delle verifiche sono temi altrettanto importanti. Per cui, ringrazio il Governo; daremo ovviamente anche noi un voto positivo sulle altre mozioni conformemente con quanto espresso dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Saluto una delegazione di studenti e docenti della facoltà di giurisprudenza dell'Università di Padova, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soglia. Ne ha facoltà.

GERARDO SOGLIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le mozioni all'ordine del giorno sulla delicata questione della riscossione dei tributi pongono alla nostra attenzione una doppia problematica. La prima è quella a tutti nota della necessità di combattere l'evasione fiscale. Su questo fronte si è riscontrato, come mai in precedenza, un notevole successo con un aumento consistente del prelievo fiscale di ben il 130 per cento in cinque anni. È innegabile che questo sia potuto accadere anche con il contributo di Equitalia Spa che, con politiche di intervento efficienti, è riuscita a recuperare somme importanti per il bilancio dello Stato. Allo stesso tempo non si può negare l'esistenza di un grande problema per quanto riguarda sia le famiglie che le piccole e medie imprese. In una situazione di grave crisi economica molti sono stati costretti a compiere una scelta: o continuare l'attività, per quanto riguarda le piccole e medie imprese, o pagare quanto dovuto. Ciò ha portato a ritardi e dilazioni nei pagamenti.
È indubbio, come ha già avuto modo di dichiarare il nostro Presidente del Consiglio, onorevole Silvio Berlusconi, che se vogliamo rilanciare il Paese dobbiamo prima di tutto intervenire sul sistema fiscale con una grande riforma fiscale. Ciò è un impegno fondamentale per il prossimo futuro, ma oggi dobbiamo porci il problema serio di salvare il nostro sistema economico che si basa - lo voglio ricordare - soprattutto sul lavoro delle piccole e medie imprese. Infatti in Italia il 98 per cento delle imprese è di piccola dimensione, Pag. 21al di sotto dei 50 dipendenti. È giusto ricordarlo e che lo teniamo ben presente. Quindi ci domandiamo a questo proposito: a che serve mettere a posto i conti pubblici se poi contemporaneamente va a picco uno dei settori trainanti della nostra economia? L'impossibilità dei piccoli imprenditori soprattutto nel Mezzogiorno, il mio Mezzogiorno, di poter accedere in forme sostenibili al credito ha portato spesso a condizioni di morosità degli stessi nei confronti di Equitalia e di altri enti di riscossione. A questo si aggiunge il fatto oggettivo che spesso queste imprese sono in ritardo nei pagamenti a causa del ritardo nei loro confronti da parte di enti pubblici nel pagare quanto loro dovuto ed è una situazione obiettivamente paradossale. Non stiamo parlando di grandi evasori ma di persone oneste che si guadagnano la loro giornata con il loro sudore e con il loro lavoro e che sono la spina dorsale del Paese, che hanno dovuto affrontare la crisi spesso in condizioni di difficoltà e solitudine. Anche se giova ricordare tutte le iniziative che il Governo Berlusconi ha posto in essere per venire incontro alle necessità e alla crisi che le imprese hanno dovuto affrontare in questi anni. Il primo aspetto su cui bisogna intervenire è quello di un'effettiva riduzione degli interessi e delle sanzioni previste in caso di ritardo nel pagamento dei tributi e dei contributi, così come vanno studiate nuove forme di flessibilità che consentano agli imprenditori e alle famiglie di non sentirsi strozzati dal sistema di riscossione delle tasse. Tale meccanismo di riscossione, pensato dall'allora Ministro Visco, necessita di una revisione attenta che salvaguardi quanto di buono è stato fatto sul fronte dell'evasione fiscale su cui bisogna ancora di più rafforzare l'iniziativa, ma allo stesso tempo vorrei ricordare a tutti gli onorevoli colleghi il grande successo che sta avendo la battaglia contro l'evasione fiscale. Quindi in attesa della riforma fiscale più complessiva, che non può più tardare altrimenti si rischia di far saltare il sistema Paese, bisogna intervenire per salvare le nostre imprese e le nostre famiglie, altrimenti l'alternativa sarà quella di dover sborsare molti più soldi pubblici per interventi a sostegno delle stesse imprese e famiglie che rischiamo di strozzare con questo sistema di riscossione coattiva. Per questo noi del gruppo di Iniziativa Responsabile dichiariamo il nostro voto favorevole alle mozioni Bernardo ed altri n. 1-00647 e Reguzzoni ed altri n. 1-06649 e a tutte le altre mozioni sulle quali il Governo ha espresso parere favorevole (Applausi dei deputati dei gruppi Iniziativa Responsabile e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, oggi ci troviamo qui a discutere di un problema che riguarda purtroppo moltissimi italiani e quando parlo di molti parlo di quasi la metà dei nostri concittadini. Quando negli anni passati è stata istituita Equitalia, nella legge costitutiva c'era scritto che l'istituzione serviva per mettere a punto «un sistema fiscale più vicino alla condizione reale di tanti cittadini». Mi sembra che se oggi ci troviamo qui vuol dire che la legge è stata completamente disattesa perché noi abbiamo ad oggi 6 milioni di famiglie - facendo un po' di conti significa che sono quasi 15 milioni di italiani -, 1,5 milioni di imprese coinvolte da misure cautelari di Equitalia. La nostra valutazione è che non crediamo che metà dei cittadini italiani siano evasori, siano ladri, siano evasori cronici. Qui c'è un sistema che non funziona. Non funziona nelle modalità: il sistema delle ganasce applicato in modo indiscriminato senza alcuna valutazione preventiva è un sistema «criminale» e lo stesso vale per il sistema per l'applicazione degli aggi di interesse delle stesse sanzioni.
Io poi mi farei una domanda e la farei a tutti i colleghi: come mai nei giorni scorsi il presidente di Equitalia ha dichiarato la disponibilità a ridurre di un punto percentuale l'ammontare degli aggi? Da quanto mi risulta non c'è stata nessuna Pag. 22variazione sul tasso di sconto, non è cambiato il mercato finanziario, e a suo insindacabile giudizio il presidente dice che possiamo tagliare di un punto. Allora vuol dire che i cittadini che fino ad oggi hanno pagato un punto in più lo hanno pagato solo perché qualcuno - non per il mercato finanziario in movimento, ma per una scelta personale - ha deciso di far loro pagare di più. Qui si chiarisce tutto. È un sistema che, come dicevo, fa fatica a stare in piedi, un sistema dove lo Stato interviene senza discriminare, perché una cosa deve essere chiara: chi ha debiti con lo Stato deve pagarli. Noi siamo per il rispetto delle regole, noi siamo perché gli evasori, e specialmente gli evasori cronici, siano perseguiti. Tuttavia dobbiamo tener conto di un sistema finanziario, anzi di una situazione economica particolare.
Per uno Stato serio, uno Stato che guarda al futuro non solo dei cittadini, ma anche al futuro economico e alla tutela delle imprese, il permettere loro di sopravvivere e non di vivere deve essere un obiettivo, un obiettivo che permette a tutti di lavorare per uscire da questa crisi. Tuttavia mi pare che qualcuno dalla crisi a parole annunci di uscirne, ma poi non ci metta nessun impegno.
Noi abbiamo delle situazioni che non stanno in piedi: il problema per esempio delle compensazioni. Perché lo Stato non permette le compensazioni con i crediti vantati dalle aziende o dalle famiglie? Sapete che ci sono dei tribunali che devono pagare le dattilografe e le interpreti da tre anni e magari queste sono sotto scacco perché non pagano una multa ad Equitalia, non avendo i soldi che lo Stato doveva dare loro per il lavoro prestato? Perché non esiste un sistema che preveda una compensazione? Perché non c'è nessun coordinamento tra organi dello Stato, cioè tra Equitalia e tutte le istituzioni per monitorare e distinguere gli evasori veri dai cittadini onesti, che magari in quel momento si trovano in difficoltà e si trovano raddoppiato sistematicamente il dovuto con multe, interessi sugli interessi ed aggi? Perché le cartelle esattoriali - invito tutti ad andarle a vedere - sono illeggibili per chi è del mestiere, immaginiamoci per gli altri? E naturalmente tanti cittadini, a vedere una cartella o a vedere una minaccia di applicazione delle ganasce fiscali cosa fanno? La prima cosa che fanno è andare a pagare, anche se sono sicuri di non dover pagare.
Vi è poi la questione, come dicevamo, degli interessi sugli interessi, il pignoramento dei beni strumentali per un'azienda, il pignoramento e l'applicazione delle ganasce fiscali in situazioni che conosco una per una, dove magari ai cittadini sono arrivate multe che non dovevano pagare, ma ugualmente hanno trovato e si sono visti applicare questo sistema demenziale.
Poi vorrei dire un'altra cosa, perché qui si parla di grandi vertici e dopo il risultato elettorale la soluzione è il trasferimento magari di qualche Ministero. Ma perché non si può prevedere invece di agire sul recupero nazionale da parte di Equitalia - che risulta in crescita, ricordiamocelo - riguardo ai compensi, agli aggi ed alle altre voci? Infatti il presidente Befera ha annunciato che il reddito recuperato è pari a 9 miliardi. Gli interessi di mora, i compensi, gli aggi e altre voci fanno lievitare questi recuperi del 30-40 per cento. Dunque questo significa che il recupero reale è di 6 miliardi. Noi facciamo una proposta: perché questa eccedenza - parlo agli amici della Lega specialmente - non viene restituita ai territori e alle istituzioni locali, che invece devono provvedere a sostenere il peso sociale dei fallimenti delle aziende, dei licenziamenti, degli sfratti delle famiglie, con costi insostenibili? Perché non si fa questo, anziché annunciare il trasferimento di Ministeri?
Noi abbiamo chiesto una serie di interventi, ma chiediamo anche - capisco che è una cosa un po' difficile da digerire e da recepire - una moratoria. Perché? Con riferimento alla moratoria - mi rivolgo ai rappresentanti del Governo -, noi abbiamo indicato un anno, ma può essere previsto anche un termine inferiore. Tuttavia, essa deve servire a porre un paletto e a valutare quali sono state le condizioni per le quali il cittadino in oggettiva difficoltà Pag. 23non ha potuto pagare, non che non ha voluto pagare. Sia chiaro: le dilazioni servono, e siamo d'accordo, perché chi deve pagare - lo ripeto, perché resti chiarissimo agli atti - deve essere costretto a farlo, tuttavia, è necessario anche valutare, come dicevamo, la situazione.
Sono due anni che, attraverso interpellanze ed interrogazioni, abbiamo chiesto al Governo di intervenire, ma in quest'Aula, ci è stato risposto molte volte dai rappresentanti del Governo in modo sufficiente, quasi con un tono di compatimento. Noi avevamo visto ciò che stava accadendo in questo Paese: lo abbiamo visto prima e lo abbiamo sollecitato. Oggi, siamo qui ancora a chiedere, anche da parte del Governo, di rivedere la posizione sulla nostra mozione: possiamo rivedere insieme la data, la lunghezza, la durata della moratoria, ma qui è necessario uno spartiacque che permetta ai cittadini di essere trattati tutti nella stessa maniera.
Non è possibile che, fino ad oggi, vi siano dei cittadini vessati, mentre magari, domani - ce lo auguriamo, per ora, sono solo promesse, ma siamo ancora gente innocente che crede alle promesse -, con un trattamento più leggero, vi saranno cittadini che, nelle stesse condizioni, si troveranno ad essere trattati leggermente meglio; non meglio, leggermente meglio. Noi chiediamo proprio che venga chiarito questo aspetto.
Se il Governo ritiene di poter fare questa verifica in tre mesi, accetteremo anche una moratoria di tre mesi, ma ci deve dire in quanto tempo riuscirà a farla, in modo che i cittadini, per una volta, siano veramente uguali davanti alla legge (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Forcolin. Ne ha facoltà.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, la peggiore crisi economica dopo quella del 1929 non ha ancora, purtroppo, esaurito i suoi effetti nel nostro Paese. Nonostante alcuni indici macroeconomici denotino una lieve inversione di tendenza, le nostre imprese soffrono ancora. La situazione è ancora preoccupante: le aziende chiudono o, ancor peggio, falliscono, trascinando dietro di loro centinaia di altre aziende, che devono fare già i conti con scadenze inderogabili, ordinativi in calo e contrazione dei consumi privati.
Le conseguenze inevitabili sono: l'allungamento dei tempi di incasso, il rallentamento o, addirittura, il blocco della produzione, l'inutilizzo delle linee di credito bancarie - costituite essenzialmente dai «castelletti», dagli sconti di fattura e dalle ricevute bancarie -, il rallentamento dei pagamenti di dipendenti e fornitori, l'irrigidimento degli istituti bancari, con ampliamento delle richieste di garanzie al fine del mantenimento delle linee di credito in essere, fino all'inevitabile sospensione, dapprima temporanea, poi cronica, dei pagamenti dei tributi, dei contributi, delle ritenute d'acconto e delle imposte sul valore aggiunto.
Ovviamente, le aziende che più risentono degli effetti di questa crisi sono quelle piccole e quelle a conduzione familiare, che costituiscono il tessuto imprenditoriale del nord del Paese e che, naturalmente, hanno più difficoltà ad accedere ai finanziamenti bancari a condizioni economicamente sostenibili. Esse risentono maggiormente delle sofferenze del sistema pubblico, degli enti locali e del sistema sanitario, che sono ingessati dai vincoli europei del Patto di stabilità, ritardando all'inverosimile i pagamenti e generando nelle imprese soffocanti crisi di liquidità.
Mentre fino a qualche anno fa, le scadenze dei pagamenti degli stipendi e delle imposte erano sacri, oggi, pena la chiusura dell'attività, tali obblighi vengono posticipati, determinando una diffusa morosità delle imprese nei confronti di Equitalia e, quindi, dell'erario e degli enti previdenziali. Questa realtà deve preoccupare il Governo e il Parlamento non solo per gli effetti sulle casse statali, ma anche per le conseguenze sul sistema impresa proprio in conseguenza delle attività di recupero del credito. Pag. 24
L'attuale sistema sanzionatorio prevede, infatti, in caso di omissione dei versamenti, l'addebito di sanzioni e interessi, che possono raggiungere importi insostenibili calcolati sulla base degli importi omessi, con l'aggravio anche dei compensi per la riscossione.
Con la notifica delle cartelle esattoriali scattano le azioni cautelative ed esecutive del concessionario che determinano necessariamente la chiusura dell'azienda secondo il tipico iter: prima il pignoramento immobiliare, se l'azienda è proprietaria di beni immobili e l'iscrizione di ipoteca esattoriale con vendita dei beni a prezzi lontani, purtroppo, dai valori reali di mercato; poi il pignoramento mobiliare con la vendita di tutte le attrezzature entro qualche settimana; avvio immediato dell'istanza di fallimento in caso di pignoramento insufficiente; blocco di tutti i conti correnti intestati alla ditta e notifica di pignoramenti di crediti presso terzi con contestuale distruzione dell'immagine aziendale. L'alternativa proposta dal concessionario per la rateizzazione non è di aiuto, visti gli importi comunque elevati per l'aggravio di sanzioni ed interessi e l'impossibilità, per l'imprenditore, di accedere alle linee di credito per corrispondere le prime rate, molto alte, e per presentare le fideiussioni a garanzia dei pagamenti proposti.
È evidente che un imprenditore aggredito in tal modo, e per importi aumentati esponenzialmente per effetto delle sanzioni, non possa far altro che portare i libri in tribunale con conseguenze che sono catastrofiche in termini di cessazione dell'attività e della propria produzione, di licenziamento dei dipendenti, di blocco dei pagamenti alle banche e ai fornitori, di azzeramento del valore dell'asset aziendale e di avvio di procedure concorsuali dispendiose e di nessun vantaggio per i creditori, compresi il fisco e l'ente previdenziale INPS. Tutto ciò è seguito poi dall'avvio della cassa integrazione straordinaria per i dipendenti, il cui costo è interamente a carico degli enti previdenziali e assistenziali. A ciò si aggiunga lo smarrimento e la disperazione di un imprenditore, fatto che necessariamente si riversa sulla famiglia, minandone irreversibilmente gli equilibri.
Recentemente, sia il Ministro dell'economia e delle finanze, sia il direttore dell'Agenzia delle entrate hanno dato segnali di disponibilità verso il sistema produttivo, affermando la volontà di penalizzare chi conduce in modo vessatorio i controlli fiscali e di limitare l'uso dello strumento del fermo amministrativo. La Lega Nord Padania si è mossa da tempo, anche attraverso la presentazione di una specifica proposta di legge, per evidenziare il problema e per tentare di trovare un equilibrio tra quelle che sono le esigenze dell'erario di incassare i crediti e le esigenze del mondo produttivo di sopravvivere e continuare a garantire lavoro e ricchezza a tutto il Paese. Ciò, tenendo ben presente che una azienda che fallisce non è in grado di far fronte ai propri debiti verso lo Stato e genera un aumento delle spese per gli ammortizzatori sociali, per il sostegno al reddito e per le prestazioni agevolate. Occorre quindi evitare che la somma di sanzioni, interessi ed aggi renda insostenibile il debito tributario originario ed è necessario introdurre meccanismi per rendere più flessibili i meccanismi di riscossione coattiva per i contribuenti onesti che dimostrino di non essere, temporaneamente, e solo temporaneamente, in grado di adempiere ai propri obblighi fiscali e contributivi a causa della difficile congiuntura economica.
Questa mozione si muove proprio in questa direzione, chiedendo di introdurre elementi di flessibilità come ad esempio, la possibilità di non togliere il beneficio della rateizzazione al contribuente che magari non ha potuto pagare una rata del proprio debito. L'azione dello Stato, sempre tesa al contrasto di tutte le forme di elusione e di evasione fiscale, deve concentrarsi sulla riscossione degli importi più ingenti, limitando al massimo l'uso del fermo amministrativo dei beni strumentali all'attività di impresa e cercando di favorire il sistema produttivo, abbassando almeno temporaneamente le sanzioni e gli interessi a carico del debitore. Pag. 25
Questa, secondo noi, è la formula che coniuga gli interessi dello Stato e le esigenze del mondo produttivo. Per questo motivo il voto del nostro gruppo Lega Nord Padania sarà ovviamente favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fluvi. Ne ha facoltà.

ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, in questa dichiarazione di voto, riprendendo anche le considerazione fatte ieri durante la discussione sulle linee generali, vorrei svolgere una serie di riflessioni sull'argomento in questione, prima di parlare della mozione che abbiamo presentato. Vorrei partire da una considerazione che riguarda l'argomento che stiamo affrontando e cioè Equitalia e la riscossione coatta. Vorrei che non sfuggisse a nessuno che stiamo parlando di un tema delicato, complicato e mi riferisco al rapporto difficile fra contribuente ed amministrazione finanziaria. Ecco perché sono convinto che, attorno ad argomenti come questi, sia necessario un dibattito il più possibile pacato che sfugga alla facile propaganda ed alla facile demagogia. In poche parole, credo che, attorno a questo argomento, al di là delle rispettive posizioni politiche, occorra un grande senso di responsabilità.
Non dimentichiamo mai, vorrei sottolinearlo, che le agenzie fiscali, l'INPS e la stessa Equitalia, nel 2010, hanno garantito entrate alle casse dello Stato per circa 25 miliardi di euro. Credo che dovremmo avere cognizione di questo. Affrontare invece questo argomento, sfruttando la facile propaganda o la facile demagogia, rischia di mettere in discussione uno strumento: Equitalia, appunto, che è una società per la riscossione coatta, che ha avviato una riforma negli anni, dal 2005 ad oggi, quella del sistema di riscossione, auspicata da tutte le parti politiche.
Sicuramente il lavoro degli agenti della riscossione, il lavoro di Equitalia, dei funzionari e dei dipendenti è certamente da migliorare, ma, attenzione, Equitalia sta applicando le leggi dello Stato, sta applicando le leggi che questo Parlamento ha approvato.
Fatta questa premessa, signor Presidente, vorrei anche ricordare che, prima del 2006, fino al 31 dicembre 2005, operavano nel sistema delle riscossioni diverse società concessionarie, per lo più banche, che avevano molto più interesse a recuperare i loro crediti che non il dovuto nei confronti dello Stato.
Signor Presidente, cito solamente un dato: nel 2005 le società concessionarie hanno incassato circa 3 miliardi e 800 milioni di euro; nel 2010 Equitalia ha incamerato quasi 9 miliardi di euro. Credo che il punto sia qui: quando le società di riscossione non facevano il loro lavoro e non incameravano le risorse per conto dello Stato, i problemi non si manifestavano. È chiaro che, nel momento in cui l'attività di Equitalia e delle società di riscossione coatta ha cominciato a dimostrare tutta la sua efficacia e la sua efficienza, si sono cominciati a manifestare non pochi problemi.
Sia chiaro: sono problemi reali, che credo debbano essere affrontati, ma con la consapevolezza che siamo di fronte ad uno strumento, Equitalia, che ha una mission difficile, quella della riscossione coatta. Signor Presidente, cito un altro dato: siamo di fronte ad un monte debiti importante, e l'attività che annualmente Equitalia fa consente di incamerare, più o meno, l'1,5 - 2 per cento di tutti i debiti che sono stati «caricati» da parte delle agenzie fiscali, da parte dell'INPS, delle regioni e degli enti locali.
Certo è che non viviamo sulla luna, questo incremento di efficacia e di efficienza del servizio nazionale della riscossione - elemento fondamentale, che ha teso ad assicurare la tenuta delle entrate pubbliche - è avvenuto in un momento particolare, contestualmente all'insorgere e al dispiegarsi di una delle più difficili crisi economiche che il nostro Paese abbia mai conosciuto dal dopoguerra ad oggi. E vi sono realtà che hanno risentito in maniera più pesante di queste difficoltà. Pag. 26
Signor Presidente, mi consenta di fare riferimento al lavoro che i deputati sardi del Partito Democratico hanno fatto in queste settimane, presentando per primi, in Commissione finanze, una risoluzione per affrontare il problema della riscossione, per provare ad affrontare ed avviare a soluzione quella vera e propria emergenza che si è manifestata, in questi ultimi mesi, nella regione Sardegna. Alla crisi che ha colpito il sistema produttivo e dei servizi del nostro Paese si somma anche il cronico ritardo dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione.
È questa una situazione che sta creando non poche difficoltà al sistema delle imprese e alle famiglie del nostro Paese.
Esiste una norma, che è stata inserita nel decreto-legge n. 78 del 2010, che consentiva di compensare i crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione con i debiti iscritti a ruolo. Il punto è che, ad un anno ormai dall'approvazione del decreto-legge n. 78, questa norma non ha trovato la sua concreta applicazione perché manca un decreto attuativo del Ministero dell'economia e delle finanze.
Rischiamo di trovarci di fronte all'assurdo di imprese e di famiglie che sono a credito nei confronti dello Stato e sono costretti a pagare interessi, sanzioni ed aggio per debiti che a loro volta hanno nei confronti delle agenzie fiscali, degli enti previdenziali, di regioni e degli enti locali.
Un'ultima riflessione, signor Presidente e mi avvio a concludere. Credo che vi sia la necessità di una riflessione, che però sfugga dalla demagogia e dalla propaganda, sull'apparato sanzionatorio, sugli interessi e sull'aggio, avendo presente anche qui un punto che conviene non dimenticare mai: fino a pochi anni fa, fino al 2008, vi era una sorta di indennità di presidio che lo Stato erogava a Equitalia e, in precedenza, ai concessionari della riscossione.
Nel 2005, per esempio, signor Presidente, la fiscalità generale contribuiva per oltre 500 milioni all'attività di riscossione coatta. Un punto interrogativo, che divide anche il dibattito accademico, è se sia opportuno che la fiscalità generale partecipi al finanziamento della riscossione coattiva o se, invece, la riscossione coattiva si debba finanziarie attraverso l'imposizione dell'aggio. Certo è che il rischio...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ALBERTO FLUVI. Mi avvio a concludere, signor Presidente. Il rischio che, a fronte di aggi, di interessi e di sanzioni, il debito si incrementi a dismisura esiste. Concludo, signor Presidente con una riflessione più di carattere generale.
Torniamo, ancora una volta, al tema che dovrebbe interessare più di ogni altro questo Parlamento, ossia quello del fisco e della necessità sempre più urgente di porre mano ad una vera riforma fiscale. Ogni rinvio rischia di appesantire gli squilibri esistenti nel sistema fiscale del nostro Paese.
Siamo tutti interessati - io credo a parole - ad affermare il concetto di equità, soprattutto in momenti difficili come quello che stiamo attraversando. Il rigorismo, il rifiuto da parte del Ministro Tremonti di affrontare quella che è la madre di tutte le battaglie, ossia la riforma fiscale, rischia di scaricarsi ancora una volta - concludo veramente - su chi fino ad oggi ha sempre pagato.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ALBERTO FLUVI. È sempre più urgente - e chiudo, signor Presidente - porre mano ad una riforma fiscale che sposti il gettito e il carico fiscale dal lavoro alla rendita. Con queste considerazioni noi voteremo a favore di tutte le mozioni e ci asterremo su alcuni punti delle mozioni sulle quali il Governo ha espresso parere negativo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicu. Ne ha facoltà.

SALVATORE CICU. Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, Pag. 27credo che in questo approfondimento dobbiamo partire obbligatoriamente da una distinzione, quella tra il concetto di evasione fiscale e quello dell'affermazione di un principio di equità e di sostenibilità del carico fiscale e contributivo. Dico questo perché ho vissuto in quest'ultimo periodo, nel confronto con i nostri artigiani e con le nostre piccole e medie imprese, la difficoltà, la sofferenza e l'incapacità di poter reagire rispetto ad un sistema che non lascia spazio alla possibilità di competere e di esistere. Tale situazione è aggravata soprattutto dalla debolezza strutturale di alcuni mercati locali, quali in particolare quelli delle regioni meridionali, dove notoriamente vi è la costituzione di micro imprese che soffrono di liquidità.
È chiaro che il sistema bancario non aiuta. Il sistema bancario non è idoneo ed efficace per sostenere la produttività delle piccole e medie imprese, non è idoneo ed efficace per sostenere la famiglia delle piccole e medie imprese, è un sistema bancario distante e superficiale. Per non parlare poi dei ritardi nella pubblica amministrazione, naturalmente costretti dalla rigidità del Patto di stabilità e da bilanci miseri che devono sopperire ad esigenze soprattutto di ordinaria amministrazione. Parlo anche e soprattutto della scarsità di risorse finanziarie e liquide, nonché della cronica difficoltà di molte imprese. È evidente che tutti insieme dobbiamo assumere la consapevolezza che non possiamo più ritardare un percorso di una riforma che è in ritardo ma che ancora può essere efficace.
È in ritardo ma - così come abbiamo fatto in Commissione finanze la settimana scorsa attraverso la proposta del collega Bernardo e la mia, poi ritenuta condivisibile da tutti e quindi diventata bipartisan - ci vogliono delle iniziative di riforme normative forti, precise, immediate, che diano respiro, che snelliscano, che rendano flessibile un sistema come quello di Equitalia che ha un'organizzazione perfetta, nel quale, tuttavia, manca la norma che renda perfetta anche l'equità. Infatti, l'organizzazione di Equitalia è uno strumento importante ed efficace, ma deve applicare delle norme che oggi non possono più, nella maniera assoluta, essere applicate perché provocano lo smantellamento di un sistema produttivo, qual è quello della micro impresa e della piccola e media impresa.
Occorre, pertanto, immediatamente realizzare la condizione di sburocratizzare, di snellire, di rendere flessibile, ma anche e soprattutto di intervenire su due elementi fondamentali. Non si può procedere in maniera indiscriminata ai pignoramenti della prima abitazione! Non si può procedere in maniera indiscriminata al pignoramento dei beni strumentali! Facendo così, si uccide la famiglia, si uccide la piccola e media impresa, e noi vogliamo invece procedere finalmente ad una possibilità (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Badate bene, la mia regione, la Sardegna, oggi soffre il fallimento di un terzo delle piccole e medie imprese, dell'unico tessuto che ancora resisteva: 100 mila imprese sono in fallimento, sono in ginocchio, c'è la ribellione fiscale! Quindi, attraverso questa mozione vogliamo andare oltre perché abbiamo già presentato degli emendamenti al decreto-legge cosiddetto sviluppo e in quegli emendamenti non chiediamo più impegni approssimativi o prossimi, ma chiediamo concretamente una riforma che dia giustizia e giustezza ad un problema che sta diventando un problema anche e soprattutto per il Popolo della Libertà, che è sempre stato il punto di riferimento di quel blocco sociale, di quel sistema produttivo, di quei cittadini. Il Popolo della Libertà deve riprendere in mano questa riferibilità perché deve essere a sostegno soprattutto di coloro che lavorano, di quelle saracinesche che si alzano e che vogliamo che ancora si alzino e non si chiudano per sempre (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

Pag. 28

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Cicu che mi sembrava ad un certo momento fosse un parlamentare dell'opposizione e fa piacere che anche i parlamentari della maggioranza si accorgano di una situazione drammatica. Questo Governo forse riesce a percepire che c'è un disagio su tutto il territorio nazionale, c'è un disagio dell'utente che paga le tasse ed è arrabbiato. Io sono uno di quegli utenti!
Equitalia, che è un'invenzione del Ministro Tremonti, percepisce il 9 per cento rispetto ad un tributo da pagare (non c'è nessuna attività commerciale in Italia che riesca a guadagnare un 9 per cento), ma lo fa senza nessuno sforzo, sempre tutto a carico di chi deve pagare. Tralascio l'indicazione del fatto che le imprese in questo momento sono in crisi.

PRESIDENTE. Onorevole Cimadoro, la prego di concludere.

GABRIELE CIMADORO. Tralascio che le banche abbiano difficoltà, per cui mettono in crisi le stesse imprese, ma faccio soltanto un riferimento non a un caso personale, ma a un caso che è accaduto. Ecco perché occorre la compensazione: dovete mettere mano ancora su questa vicenda perché non è finita qui Equitalia, deve andare avanti! Segnalo la difficoltà di un'azienda che ha acquisito un immobile dove era in affitto l'Agenzia delle entrate. Quest'ultima non ha pagato per tre anni l'affitto. La stessa impresa ha subito da Equitalia l'aggressione per una cifra pari ad un terzo rispetto a quella che l'Agenzia delle entrate avrebbe dovuto pagare d'affitto.

PRESIDENTE. Onorevole Cimadoro, deve concludere...

GABRIELE CIMADORO. Ecco perché, almeno in questi casi, la compensazione diretta fra Equitalia o Agenzia delle entrate e un'impresa quanto meno deve essere presa in considerazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della mozione Libè ed altri n. 1-00640.
Avverto che i presentatori non hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo concernente l'espunzione del secondo capoverso del dispositivo.
Devo pertanto ritenere - e chiedo al Governo di darmene conferma - che il parere è contrario sul secondo capoverso del dispositivo e favorevole sul resto della mozione. È così?

BRUNO CESARIO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Naturalmente, ove non sia richiesta la votazione per parti separate, il parere deve intendersi contrario sull'intera mozione.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, non ho capito se è stata chiesta la votazione per parti separate. Se tale richiesta non è stata avanzata da nessun gruppo, chiederei di votare separatamente dal resto il secondo capoverso del dispositivo.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, la votazione per parti separate non è stata chiesta da nessuno, per cui lei ha facoltà di richiederla.
Dunque, è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente le parti sulle quali il Governo ha espresso parere favorevole da quelle sulle quali ha espresso parere contrario.
Passiamo ai voti. Pag. 29
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Libè ed altri n. 1-00640, ad eccezione del secondo capoverso del dispositivo, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca... Onorevole Traversa... Onorevole Costa... Onorevole Melandri... Onorevole Orsini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato
510).

MAURO LIBÈ. Chiedo di parlare

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, dato che è stata chiesta la votazione per parti separate, faccio presente per chiarezza che riteniamo che la parte della mozione sulla moratoria sia fondamentale. Chiediamo ancora al Governo di rivedere la sua posizione. Su questo punto siamo, come ho detto, ben disposti verso le buone intenzioni, ma non vorremmo che le intenzioni rimanessero tali. Comunque riteniamo, perché resti agli atti, che questa parte sia importantissima.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Libè ed altri n. 1-00640, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gianni, Vignali, Traversa, Vanalli... l'onorevole Vanalli ancora non vota... ha votato? Onorevole Coscia, ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 509
Votanti 307
Astenuti 202
Maggioranza 154
Hanno votato
64
Hanno votato
no 243).

Passiamo alla votazione della mozione Borghesi ed altri n. 1-00645.
Avverto che, ove venisse approvata tale mozione, il quinto capoverso del dispositivo assorbirebbe parzialmente il primo capoverso, lettera c), del dispositivo della mozione Bernardo ed altri n. 1-00647 ed assorbirebbe, altresì, il quinto capoverso del dispositivo della mozione Ventura ed altri n. 1-00653; il sesto capoverso del dispositivo assorbirebbe il primo capoverso, lettera b), del dispositivo della mozione Bernardo ed altri n. 1-00647; il settimo capoverso del dispositivo assorbirebbe parzialmente il primo capoverso, lettera c), del dispositivo della mozione Bernardo ed altri n. 1-00647 e assorbirebbe il quarto capoverso del dispositivo della mozione Ventura ed altri n. 1-00653.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Borghesi ed altri n. 1-00645, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Giammanco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 509
Votanti 450
Astenuti 59
Maggioranza 226
Hanno votato
446
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che il deputato Favia ha erroneamente espresso voto contrario, mentre avrebbe voluto votare a favore. Pag. 30
Passiamo alla votazione della mozione Bernardo ed altri n. 1-00647.
Avverto che, ove venisse approvata tale mozione, il primo capoverso, lettera e), del dispositivo assorbirebbe il primo capoverso, lettera f), del dispositivo della mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00649; il primo capoverso, lettera d), del dispositivo assorbirebbe il sesto capoverso del dispositivo della mozione Ventura ed altri n. 1-00653.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bernardo ed altri n. 1-00647, per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Paniz, Mazzuca, Nizzi, Traversa, Cristaldi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 456
Astenuti 54
Maggioranza 229
Hanno votato
456).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00649, per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Mazzuca, Pizzolante, Cenni, Biasotti, Gnecchi, Mondello, Calderisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 508
Votanti 452
Astenuti 56
Maggioranza 227
Hanno votato
452).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Raisi ed altri n. 1-00650, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Landolfi, Motta, Molgora...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 511
Votanti 503
Astenuti 8
Maggioranza 252
Hanno votato
501
Hanno votato
no 2).

Passiamo alla mozione Lo Monte ed altri n. 1-00651.
Prendo atto che i presentatori hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lo Monte ed altri n. 1-00651, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Bressa, Mazzuca, Sardelli, Pollastrini, Amici...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 513
Votanti 463
Astenuti 50
Maggioranza 232
Hanno votato
461
Hanno votato
no 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pisicchio ed altri n. 1-00652, non accettata dal Governo. Pag. 31
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesa, Mazzuca, Portas, Amici, Cristaldi e Fedi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 512
Votanti 266
Astenuti 246
Maggioranza 134
Hanno votato
18
Hanno votato
no 248).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ventura ed altri n. 1-00653, per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Pizzolante, Barani, Pianetta, D'Ippolito Vitale, Giammanco e Villecco Calipari...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 512
Votanti 458
Astenuti 54
Maggioranza 230
Hanno votato
457
Hanno votato
no 1).

Su un lutto del deputato Gianfranco Conte.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Gianfranco Conte è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre.
La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Seguito della discussione delle mozioni Narducci ed altri n. 1-00631, Reguzzoni ed altri n. 1-00644, Galletti ed altri n. 1-00646 e Ventucci, Razzi ed altri n. 1-00648 sulle iniziative concernenti i rapporti tra Italia e Svizzera, con particolare riferimento alle doppie imposizioni e ad altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio (ore 16,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Narducci ed altri n. 1-00631, Reguzzoni ed altri n. 1-00644, Galletti ed altri n. 1-00646 e Ventucci, Razzi ed altri n. 1-00648 sulle iniziative concernenti i rapporti tra Italia e Svizzera, con particolare riferimento alle doppie imposizioni e ad altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta di lunedì 6 giugno 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, onorevole Bruno Cesario, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

BRUNO CESARIO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, propongo una riformulazione del dispositivo della mozione Ventucci, Razzi ed altri n. 1-00648.
Avendo lavorato anche con gli altri gruppi parlamentari, abbiamo convenuto di riformulare il dispositivo della mozione in questo modo: impegna il Governo ad intraprendere le necessarie iniziative con il Governo della Confederazione elvetica al fine di riaprire un proficuo dialogo sulle tematiche fiscali a tutela delle migliaia di lavoratori frontalieri che ogni giorno si recano in Svizzera per lavorare onestamente, costituendo per la Svizzera una ricchezza; a riprendere al più presto il Pag. 32negoziato sulla nuova convenzione fiscale per evitare la doppia imposizione sul reddito e sulla sostanza, formulando e discutendo in quella sede le legittime richieste d'interesse del nostro Paese; a porre in essere tutte le iniziative per la ridefinizione fra Italia e Svizzera in materia di lavoro transfrontaliero, fermo restante la validità degli accordi in materia di ristorni fiscali ai comuni di frontiera, adeguandoli alle giuste esigenze di reciprocità; ad adoperarsi nelle opportune sedi internazionali, affinché la Confederazione elvetica possa essere esclusa dalla cosiddetta black list in relazione al concreto rispetto delle regole sulla trasparenza finanziaria.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Cesario, per quanto riguarda le premesse il parere è favorevole, mentre sul dispositivo vi sarebbe il parere favorevole ove riformulato nel senso da lei indicato?

BRUNO CESARIO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sulle altre mozioni?

BRUNO CESARIO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Le altre mozioni vengono assorbite da questa perché, se non si riformula il dispositivo di tutte le mozioni in questi termini, il parere del Governo è contrario.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Cesario, non è molto chiaro né è possibile. Il parere sulle altre mozioni è contrario?

BRUNO CESARIO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. No, signor Presidente.

PRESIDENTE. È contrario a meno che non venga riformulato il dispositivo di tutte nel senso indicato per la prima?

BRUNO CESARIO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente, è così.

PRESIDENTE. È chiaro allora che, nel caso in cui venisse approvata la prima mozione così come riformulata, essa assorbirebbe le altre, ma solo nella parte del dispositivo.
Riepiloghiamo dunque: i dispositivi di tutte le mozioni sono da riformulare nel senso da lei indicato per la mozione Ventucci, Razzi ed altri n. 100648; mentre per le premesse il Governo esprime parere favorevole su tutte le mozioni. È così?

BRUNO CESARIO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.
Onorevole Piffari, rinunzia a parlare? Vuole che aspettiamo che finisca la telefonata?

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, chiedo scusa della distrazione, ma pensavo che il Governo, oltre che proporre una riformulazione del dispositivo della mozione, facesse qualche considerazione in più rispetto a quanto già abbiamo dichiarato nella discussione sulle linee generali svolta ieri.
L'Italia dei Valori già aveva sollevato con un'interrogazione la questione al Governo e la risposta non è stata sicuramente soddisfacente. Vogliamo comunque ribadire la necessità assoluta della massima attenzione e presenza da parte del Governo su temi come questi. Sappiamo che sono infinitesimamente piccoli rispetto a quanto è sul tavolo nei rapporti con la Svizzera, ma è importante l'attenzione alle questioni più piccole, che in realtà sono le più importanti per i cittadini chiamati in causa. Infatti, quando si parla di 50 mila frontalieri, di alcune decine di migliaia di lavoratori autonomi, che fanno impresa, Pag. 33lavorano e gestiscono la propria attività prevalente in Svizzera, quando si parla di dieci, quindicimila svizzeri che vengono a svolgere la propria attività lavorativa in Italia, i numeri cambiano rispetto a quelli che in modo diretto vengono richiamati.
Tra l'altro per quei comuni che beneficiano in presa diretta - quindi quelli nella fascia dei venti chilometri - dei soldi ristornati da somme pagate in tasse alla Svizzera da parte di lavoratori italiani, ricordo che tali importi vengono ristornati su infrastrutture da realizzare su questi comuni. È chiaro che far mancare queste risorse, anche solo per un anno o due, diventa una situazione assurda.
Ciò che però più ci fa male è che si sia trascurata per mesi la richiesta fatta da uno Stato come la Svizzera, che già ha tra le sue lingue ufficiali l'italiano (unico Stato oltre all'Italia), che ha con l'Italia scambi infrastrutturali, commerciali, culturali (molti ticinesi hanno frequentato università del nord Italia, ad esempio a Milano, e quelli laureati hanno poi prestato la propria professione nel nord Italia), e che vede uno scambio giornaliero in più settori. Si tratta della richiesta di rinegoziare o di porre in essere un nuovo tipo accordo, nel senso che scaduto quello precedente è opportuno magari rivederlo.
In tal modo si sarebbero potute attenuare quelle tensioni egoistiche che un partito - la Lega ticinese - ha voluto sviluppare in questi mesi con cartelloni che dipingono gli italiani come se fossero delinquenti (ad esempio con l'immagine dei ratti famelici che mangiano il formaggio svizzero ed altre), con minacce da bar - è vero - ma che possono tradursi in atti concreti di blocco dei lavoratori alla frontiera, di contingentamento dell'ingresso in Svizzera dei lavoratori attraverso la pressione politica (a questo vorrebbero arrivare). Non è solo una questione di manipolazione dell'opinione pubblica svizzera ma anche di uso del consenso elettorale per attuare una revisione in tale direzione di questi accordi. Quindi la questione è abbastanza grave.
Come avevo già annunciato ieri, l'Italia dei Valori chiede al Governo di darci non solo l'assenso su una mozione di questo tipo ma, in sede di dibattito e di risposta che ci darà dopo, anche un qualcosa di più concreto in termini di scaletta di lavori, di interventi. Mi riferisco alla buona pratica di dire: Parlamento, avete sollevato una questione legittima? Noi allora vi diamo una risposta fatta di impegni concreti in questa sede, con queste date e scadenze.
In realtà noi abbiamo già abbandonato gli italiani, tagliando loro i ponti presso le strutture di «Casa Italia», presso le ambasciate, presso le sedi del commercio con l'estero, dove di fatto abbiamo bravissimi funzionari lasciati a se stessi da alcuni anni.
Credo che l'Italia acquisti il suo giusto peso in sede internazionale anche sapendo far valere le proprie ragioni (le ragioni degli italiani) sulle piccole cose. Non che tali ragioni siano diverse da quelle degli altri, ma sapere che in Europa siamo fra gli ultimi a raggiungere accordi con la Svizzera su materie come queste (la Svizzera che è collocata nel cuore dell'Europa, e che ha aderito a Schengen, ma che vorremmo aderisse a regole e comportamenti più in generale), e dimostrare da parte nostra negligenza e cattiva attenzione in temi come questi, è un brutto segno che diamo a questi italiani.
Ieri, ho ricordato che questi italiani sono anche svizzeri; questi svizzeri sono anche italiani. Il doppio passaporto, il doppio diritto a votare qui e in Svizzera, il doppio diritto a pensare che non esista più una frontiera tra Svizzera e l'Italia, sono diritti sacrosanti. Considerate la volontà dello Stato italiano, la negligenza o la convinzione dovuta al fatto che magari la Lega ticinese ha fatto appelli al Ministro Bossi affinché si ripristinino le condizioni della black list, noi non vorremmo dare egoisticamente la risposta a questo signor Bignasca solo e semplicemente calando le braghe di fronte alle loro prepotenze e agli abusi di quelle che sono le debolezze di alcuni italiani. Quindi la risposta deve essere seria, mirata e concreta, ma con un lavoro che deve cominciare già da domani mattina. Pag. 34
L'Italia dei Valori su questa mozione, naturalmente, come abbiamo già accennato, voterà a favore. Ringrazio ancora una volta chi l'ha sottoscritta fin dall'inizio ed ha posto all'Aula questo argomento. Spero - ripeto - che il Governo dia una risposta dato che, fino ad oggi, non l'ha fornita.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la questione in oggetto, finalmente portata all'attenzione in quest'Aula, rappresenta da mesi un vero e proprio dilemma nelle relazioni tra Italia e Svizzera. Si tratta di una vicenda che merita di essere approfondita e che necessita di un impegno serio e concreto da parte del Governo, il quale, invece, finora, è restato silente. La mozione, presentata dal collega Narducci, delinea in maniera chiara tutte le criticità che, al momento, confluiscono su tale questione. Per tali ragioni, il gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo intende condividerla e sostenerla pienamente.
Come è stato ricordato, l'inasprimento dei rapporti tra il nostro Paese e la Svizzera è stato sollecitato dallo scudo fiscale e dall'inserimento della Svizzera nella black list dei Paesi che agevolano l'evasione fiscale. Un riconoscimento che, certamente, non ha riempito di orgoglio i nostri vicini svizzeri e che ha alimentato una serie di malumori. Con questo non si vuole certamente contraddire la logica di contenimento dell'evasione fiscale e tutti gli strumenti, anche internazionali, adottati per sostenerla, ma vogliamo ribadire, ancora una volta, che ci sono modi e modi per poter operare, soprattutto perché l'approccio adottato rischia di minare la buona, anzi ottima, tenuta delle relazioni tra Italia e Berna.
L'attuale impasse potrebbe essere superata soltanto ridefinendo la Convenzione in materia fiscale tra i due Paesi bloccata da due anni. Una buona parte delle responsabilità di questo blocco vanno riconosciute al nostro Paese. In effetti, il problema dei nostri connazionali, lavoratori transfrontalieri nelle vicine regioni svizzere, è stato oggetto di discussione, nonché di concertazione, presso il Ministero dell'economia e delle finanze già a partire dal 2009, con tavoli tecnici che hanno visto coinvolti anche il sottoscritto e lo stesso collega Narducci. Ma, in generale, dal Ministero sembrava non esserci la volontà di negoziare una nuova convenzione al fine di sistemare le questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio.
A ciò, vanno aggiunti anche gli impegni che il Governo si è assunto nell'ambito delle attività parlamentari. Voglio evidenziare l'ordine del giorno, accolto nel 2009 nell'ambito dell'Accordo di cooperazione tra la Comunità e la Confederazione svizzera, con il quale il Governo si impegnava a predisporre un tavolo tecnico al fine di risolvere la situazione di molti cittadini transfrontalieri. In questi ultimi due anni la Svizzera ha cominciato ad affrontare con serietà e completezza le questioni delle doppie imposizioni fiscali, adeguandosi a quanto sancito dal modello OSCE sulle convenzioni fiscali, consentendo ad ogni Stato di accertare i diritti dei soggetti residenti e, quindi, fornendo un modello di assistenza lodevole alla lotta all'evasione. Malgrado questo, dal 2009 ad oggi, nulla sembrerebbe essere cambiato.
Nell'aprile di quest'anno la vittoria della Lega ticinese ha dato un vero colpo di grazia e la campagna xenofoba portata avanti ai danni di circa 60 mila lavoratori transfrontalieri sta rischiando di logorare ancora di più le relazioni tra i due Paesi. È stata avviata una vera e propria guerra ai lavoratori italiani da parte della Lega ticinese, una guerra che è arrivata a battute finali dinanzi alla richiesta esplicita di licenziamenti di circa 13 mila lavoratori da parte del leader della suddetta Lega, a cui si aggiunge la richiesta illogica di ridimensionare il ritorno ai comuni italiani di provenienza dei lavoratori di una quota delle imposte fiscali riscosse alla fonte sulle retribuzioni degli stessi prevista dalla Convenzione Italia-Svizzera del 1974. Pag. 35
I toni da rivoluzionario utilizzati scientemente dai referenti del primo partito cantonale oltre all'atteggiamento di ricatto verso il Governo lasciano sgomenti. In questo momento la priorità resta quella di tutelare i nostri lavoratori. Non possiamo permetterci di lasciare inascoltato l'appello dei nostri lavoratori e dei nostri imprenditori. È urgente pertanto che il Governo torni a dialogare con il Governo svizzero nell'intento di tutelare gli interessi del nostro Paese. Mi preme pertanto ribadire il voto favorevole del gruppo di Futuro e Libertà alle mozioni in esame (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Narducci. Ne ha facoltà.

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, nel corso dell'illustrazione delle mozioni avvenuta durante la discussione sulle linee generali di ieri, confermata anche nelle dichiarazioni di voto che si sono sin qui succedute, abbiamo constatato con soddisfazione che da parte di tutti i gruppi vi è una sostanziale condivisione degli obiettivi che abbiamo posto con la nostra mozione. Ne prendiamo atto e ci auguriamo che il Governo dia finalmente un segnale di svolta a questa spinosa questione che si trascina avanti da un paio di anni mentre altre nazioni, non solo europee, sono andate ben oltre la soglia negoziale di partenza.
Lo abbiamo sottolineato ieri e lo ribadiamo oggi: il Governo deve fare di più per tutelare i nostri connazionali che lavorano oltre confine e per difendere gli accordi vigenti che stanno enormemente a cuore ai comuni italiani di frontiera: un traguardo che presume, come è sempre avvenuto per decenni, un buon rapporto tra nazioni confinanti, in particolare tra la regione Lombardia e il Canton Ticino che accoglie 50.519 lavoratori frontalieri italiani provenienti da Lombardia e Piemonte e, in termini assoluti, si colloca al secondo posto in Europa come opportunità di lavoro offerte a ridosso dei confini, preceduta soltanto da Ginevra e l'Arco Lemano.
Il Governo deve fare di fu più per difendere e rafforzare i nostri interessi economici e l'interscambio commerciale con la Svizzera, che va ben oltre il tetto dei 29 miliardi di euro raggiunto nel 2010, quasi sei volte l'interscambio che abbiamo con l'India. È un saldo notevole di quasi 2 miliardi di franchi svizzeri a favore del nostro Paese.
È infatti in gioco il ruolo di secondo partner commerciale che abbiamo con la Svizzera: sono in gioco le esportazioni del nostro sistema imprese e, in particolare, nel settore dell'auto, dell'abbigliamento, delle macchine industriali di precisione e della chimica di base tanto per citarne alcune. Ed è in gioco la possibilità di attivare ulteriori investimenti svizzeri in Italia che fino ad ora hanno fruttato 80 mila posti di lavoro e in quest'aula sappiamo tutti quanto sia importante attirare il lavoro, attirare investimenti qualificati nel nostro Paese per sostenere la crescita e ridare spinta all'occupazione, soprattutto dei nostri giovani che, in mancanza di prospettive, se ne stanno andando, impoverendo il Paese di risorse umane preziose.
Parliamo di lavoro dunque e di possibilità per i giovani e per le famiglie di crescita economica dei territori: lavoro che è cambiato e che ha anche altri protagonisti. Grazie al vasto ventaglio di accordi bilaterali sottoscritti dall'Unione europea con la Svizzera, a partire dal 1o giugno 2002 hanno preso forma altre tipologie di impiego come gli addetti alle attività di servizio che includono anche i lavoratori frontalieri interinali, gli impieghi ad alto contenuto cognitivo, il settore dell'informazione e delle comunicazioni. Basti pensare ai 35 frontalieri impiegati alla radiotelevisione della Svizzera italiana.
Ma c'è dell'altro, signor Presidente: gli accordi bilaterali hanno introdotto a partire dal 2004 il cosiddetto lavoro notificato, una realtà in forte espansione. In Ticino rispetto ai dati del 2005 il numero di persone notificate, così come la mole di giorni lavorati, sono praticamente raddoppiati. Pag. 36Nel 2010 sono stati infatti censite 16.670 persone notificate, che hanno lavorato complessivamente per 574.201 giorni a fronte di 7.830 persone e 290.426 giorni nel 2005.
Ogni 10 persone notificate, poco meno della metà è costituita da assunzioni di impiego presso un datore di lavoro svizzero, circa 4 sono dipendenti distaccati da ditte estere e 1,5 sono lavoratori autonomi. Ho voluto citare queste cifre e me ne scuso, signor Presidente e onorevoli colleghi, perché il flusso di manodopera per le prestazioni di servizio provenienti da operatori economici con sede all'estero nel caso del Ticino è costituito per circa l'80 per cento da italiani e assume due forme: lavoratori distaccati da ditte italiane e indipendenti, che dall'Italia, vale a dire soprattutto dalla Lombardia e dal Piemonte, esportano servizi in Ticino.
I problemi in discussione quindi non riguardano il solo frontalierato così come lo abbiamo prefigurato per decenni, anche se rimane il grosso, una dimensione veramente notevole di questo lavoro. Dobbiamo allora ristabilire i canali di dialogo e superare lo scontro dialettico e politico che si è acutizzato negli ultimi mesi. Il Partito Democratico sa che bisogna agire con rapidità e superare il ritardo che abbiamo accumulato in questi ultimi due anni, malgrado l'appello dei comuni, delle autonomie locali, delle organizzazioni dei frontalieri e di quelle sindacali. Al massimo entro il 25 giugno il Canton Ticino è tenuto a versare ai comuni italiani compresi nella fascia di demarcazione di 20 chilometri il ristorno fiscale previsto dalla Convenzione italo-svizzera del 9 marzo 1976: 53 milioni di franchi da saldare per gli uni, 53 milioni di franchi da salvaguardare per gli altri, tanto vale il ristorno delle imposte alla fonte dei frontalieri attivi in Ticino, che oggi è all'ordine del giorno della Camera dei deputati italiana con la mozione in esame, ma pure nell'agenda del Consiglio di Stato ticinese. Allora io vorrei che il Governo e il sottosegretario qui presente sapessero che la mozione in esame non si esaurisce ora con il voto dell'Aula, perché il 25 giugno è vicino, signor Presidente. Quindi se tutte queste entrate e queste risorse per comuni che sono già geograficamente collocati in una zona difficile venissero bloccate sarebbe veramente il colmo.
Signor Presidente, noi consideriamo illegittima sotto il profilo giuridico la volontà manifestata da alcune forze politiche ticinesi mirante a congelare il ristorno suddetto, ma siamo altrettanto convinti che esse pongano un problema politico alla Lombardia e all'Italia, che il Governo italiano non può far finta di ignorare. Noi auspichiamo con tutte le forze che questa Camera solleciterà il Ministro dell'economia e delle finanze a rivedere la posizione dell'Italia verso la Svizzera, ristabilendo i canali di dialogo, anzitutto quelli diplomatici, poiché la politica deve tornare a fare il proprio mestiere e la politica ha già esperito i suoi tentativi e ha già detto quanto c'era da dire. Certamente bisogna riprendere il dialogo all'insegna della trasparenza e delle regole, del rispetto reciproco e senza incomprensioni. La diplomazia ora deve avere un ruolo chiave nel garantire il proseguimento delle ottime relazioni che prima di tutto e di tutti hanno intessuto i 530.000 cittadini italiani residenti in Svizzera attraverso il loro lavoro, la loro difesa dei valori dell'italianità e la vita sociale che si è sviluppata nel tempo oltre le frontiere nazionali.
Allora io credo sia necessario questo sforzo reciproco, che permetta di voltare prima di tutto pagina e guardare con fiducia ai prossimi rapporti che costruiremo con la confederazione elvetica, che non possono che essere solamente di ottime relazioni fra due Paesi amici. Credo che il problema dei rapporti con la Svizzera certamente non riguardi solo il Canton Ticino e la questione dei frontalieri, anche se sono quelli che ne pagano le conseguenze. Credo che il dialogo debba riprendere a trecentosessanta gradi, sia sul piano dei rapporti bilaterali, sia con l'Unione europea. Certamente la Svizzera non può pensare di risolvere le questioni con i Paesi confinanti membri dell'Unione europea trascurando l'Italia. Pag. 37
Tuttavia, il nostro primo passo deve essere quello di togliere la Svizzera dalle svariate black list in cui l'abbiamo collocata, riconoscendo comunque che, in questi ultimi due anni, essa ha compiuto passi, direi, da gigante, con riferimento al contesto iniziale, modificando le proprie regole e le proprie convenzioni. Infatti, oltre trenta Paesi hanno già sottoscritto le convenzioni contro le doppie imposizioni fiscali e si accingono ora a negoziarne altre.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FRANCO NARDUCCI. Quindi, come dicevo, signor Presidente, chiediamo che il Governo faccia la propria parte, che non ci si fermi a questa mozione, che è un atto di indirizzo, ma che si manifesti una vera volontà di riprendere un discorso che va nella direzione dello sviluppo reciproco e dell'interesse del nostro sistema Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pezzotta. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, la mozione che l'Unione di Centro per il Terzo Polo ha presentato intende puntualizzare le questioni che riguardano i rapporti tra il nostro Paese e la Confederazione elvetica. Stiamo assistendo a mutamenti e a trasformazioni di tali rapporti, che ci preoccupano non poco, se teniamo presente che i rapporti fra i due Paesi sono sempre stati improntati a buone relazioni.
Dobbiamo anche tenere conto che la presenza di cittadini italiani in Svizzera è sempre stata molto significativa e che la comunità italiana, tuttora, rappresenta un elemento importante nella comunità elvetica. 500 mila cittadini di origine italiana, oggi, vivono in Svizzera, sono ben integrati e collaborano al benessere di quel Paese e a mantenere alto l'onore e il nome del nostro Paese in quella realtà. 55 mila cittadini italiani prestano la loro opera in varie industrie, in vari servizi e in varie professioni, dimostrando come il lavoro italiano sia apprezzato e accettato e, che, pertanto, deve essere valutato con grande attenzione. 48 mila dei citati 55 mila lavoratori che lavorano in Svizzera provengono dalle province italiane di confine: sono i cosiddetti frontalieri che, ogni giorno, si recano da Como o da Varese, dalle città del nord della Lombardia, a lavorare nella Confederazione elvetica.
Inoltre, proprio per evidenziare questa presenza, dobbiamo tenere conto che, da lungo tempo, nella Confederazione elvetica, l'italiano è una delle lingue ufficiali: pertanto, vi è anche una grande vicinanza culturale e un modo di sentire che ci rende abbastanza vicini a questo Paese. Per lungo tempo, tra l'Italia e la Svizzera, sono esistiti accordi bilaterali che riguardavano la tutela e la garanzia dei lavoratori, l'istruzione, le questioni attinenti all'imposizione fiscale e all'indennità di disoccupazione. Trovo che questo sia un elemento estremamente importante.
Diciamo che le cose hanno funzionato abbastanza bene anche attraverso trattative, confronti e scambi per un lungo periodo di tempo, ma ultimamente questi rapporti si sono guastati. Certo, le divergenze vi sono state anche in precedenza, ma quelle che si sono determinate nelle ultime settimane sono estremamente preoccupanti. La causa del peggioramento delle nostre relazioni con un Paese amico, con il Paese con il quale intrecciamo forti rapporti commerciali e forti scambi anche di matrice culturale, sono imputabili, oggi, alle dichiarazioni rilasciate dal nostro Ministro dell'economia e delle finanze, onorevole Tremonti, nel corso del dibattito pubblico all'Ecofin.
Tali dichiarazioni riguardavano la tassazione degli interessi sui risparmi e la presenza di società che favorirebbero, secondo il Ministro, la speculazione e l'esportazione di capitali. Questo ha fortemente irritato il Governo elvetico che già si era visto collocato nella lista nera degli Stati che favoriscono questi elementi di evasione fiscale, di nascondimento di alcuni redditi. Questo peggioramento è veramente Pag. 38preoccupante così com'è da richiamare il fatto che l'Italia non abbia ancora recepito l'accordo bilaterale tra la Svizzera e l'Unione europea sulla fiscalità del risparmio mentre altri Paesi hanno già realizzato questo tipo di accordo. Il Consiglio federale elvetico, tuttavia, in virtù proprio delle relazioni bilaterali consolidate nel corso del tempo si è reso disponibile ad avviare con il nostro Paese una trattativa per rinegoziare la convenzione, per evitare la doppia imposizione sul reddito, che però finora è stata evitata dal nostro Paese. Credo che anche questo sia un problema da evitare. Certamente, oggi, pesa, soprattutto per quanto riguarda il Canton Ticino, la Lega dei Ticinesi, movimento regionale ma presente anche nel Parlamento federale che ha raggiunto la maggioranza relativa durante le recenti elezioni del 10 aprile. La Lega Ticinese ha forti tratti xenofobi e razzisti che questa volta sono rivolti in particolare verso gli italiani. La cosa ci fa capire che alimentare elementi di xenofobia e di razzismo verso altri, alla fine si ripercuote anche su di noi. Questo è un insegnamento che dovremmo avere e tenere presente. Giova proprio ricordare il fatto che questo partito, questo movimento, ha fatto una campagna elettorale tutta contro i lavoratori immigrati italiani. Anche lì hanno il problema dell'immigrazione, solo che in quel Paese gli immigrati siamo noi, e veniamo trattati così come tante volte, alcuni di noi, trattano gli immigrati che vengono da altri Paesi. Questo vorrebbe dire che dovremmo in larga parte cambiare i nostri atteggiamenti.
Con la nostra mozione vorremmo impegnare il Governo a intraprendere, in tempi rapidi, iniziative volte a riavviare i rapporti ed il dialogo con il Governo svizzero e a programmare un percorso per la ripresa delle trattative, per la rinegoziazione della convenzione di doppia imposizione tra l'Italia e la Svizzera nel rispetto, certamente, delle reciproche finalità e sovranità fiscali, ma anche per determinare un comune interesse di trasparenza; ad assumere iniziative volte a recepire l'accordo, che ricordavo prima, tra la Svizzera e l'Unione europea sulla fiscalità del risparmio che il nostro Paese non ha ancora fatto proprio; ad adottare tutte le iniziative necessarie volte a qualsiasi riduzione del ristorno ai comuni italiani delle regioni di frontiera delle imposte alla fonte versate dai frontalieri svizzeri; a vigilare attentamente affinché non vengano applicate, nei confronti dei lavoratori frontalieri misure discriminatorie nel rispetto salariale, nel mantenimento del posto di lavoro e nella difesa della loro identità culturale, che questi movimenti che sono sorti continuano a mettere fortemente in discussione.
Noi chiediamo che il Governo si impegni in questa direzione e lo chiediamo proprio avendo presente quanti sono le lavoratrici e i lavoratori che ogni giorno partono dall'Italia per andare a lavorare in Svizzera; avendo presente l'entità della comunità italiana che vive e lavora nella realtà della Confederazione elvetica e avendo presente la lunga storia di buone relazioni con quel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marantelli. Ne ha facoltà.

DANIELE MARANTELLI. Signor Presidente, il Partito Democratico si proponeva con questa mozione, specie dopo l'affermazione della Lega ticinese di Bignasca alle ultime elezioni di aprile, di tutelare, ancor prima degli interessi dell'Italia, la libertà e la dignità dei nostri lavoratori frontalieri, oltre che i diritti dei comuni di confine con la Svizzera. La Svizzera è un Paese amico.
La maggior parte dei frontalieri proviene dalla provincia di Varese. Si tratta di 26 mila persone che nelle attività produttive, nell'edilizia e nei servizi contribuiscono con la loro laboriosità al progresso degli amici elvetici. Con il Canton Ticino abbiamo da decenni solide relazioni economiche, sociali e culturali. Per rafforzare questi legami ci siamo battuti per realizzare il collegamento ferroviario di Arcisate-Stabio, Pag. 39decisivo per rendere accessibile di più Lugano, la città di Varese e l'aeroporto di Malpensa. Si tratta di un'infrastruttura, peraltro, finanziata dal Governo Prodi nella passata legislatura.
La globalizzazione ha condizionato anche le attività transfrontaliere di Varese, Como e del Canton Ticino. Non sappiamo quali strategie si darà la Svizzera nel nuovo contesto, quale sarà - se ci sarà - il nuovo rapporto tra potere politico e banche in quel Paese. Sappiamo che le misure di Tremonti sullo scudo fiscale hanno reso la vita dei frontalieri molto difficile. Siamo riusciti, due anni fa, a modificare l'irragionevole pretesa di associare la condizione dei frontalieri a quella di migliaia di evasori fiscali e persino di incalliti delinquenti. È un fatto che di lì in poi vi è stata un'escalation: la vergognosa campagna xenofoba «Balairatt», organizzata dall'UDC svizzera, che nulla ha a che vedere con l'UdC di Casini. Ho visto manifesti che raffiguravano i nostri lavoratori come topi che rubavano il formaggio svizzero: un'immagine agghiacciante, obiettivamente.
Dopo la vittoria di aprile, la Lega ticinese ha alzato il tiro: nel suo obiettivo vi sono lo scudo fiscale, il segreto bancario e la tracciabilità dei depositi in denaro nelle banche elvetiche. Lega ticinese, UDC e Partito Popolare Democratico - e questo è un fatto nuovo - hanno presentato una mozione nella quale si chiede al Governo di Berna di congelare i ristorni sulle tasse pagate il Svizzera: si tratta di 44 milioni di euro. Il leader della Lega ticinese chiede di espellere 13 mila frontalieri: obiettivamente, siamo all'allarme rosso. Ecco perché ad aprile abbiamo presentato una mozione, affinché ci si occupasse dei problemi di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie, dei problemi di numerosi comuni di confine che non certo scoppiano di salute dopo i tagli operati dal Governo con la manovra dello scorso luglio.
Siamo soddisfatti che anche le altre forze dell'attuale maggioranza condividano la nostra iniziativa, cui ha dato forte impulso il collega Narducci. Apprezziamo lo sforzo del sottosegretario, per aver trovato una proposta comune tra i gruppi affinché si trovi, al più presto, togliendola della black list, la via maestra del dialogo con la Svizzera. Mi permetto di cogliere l'occasione per esprimere sincera solidarietà all'europarlamentare del PdL, Lara Comi, che è stata oggetto di minacce e insulti da parte della lega ticinese solo per aver presentato su questo tema un'interrogazione al Parlamento europeo.
Oggi vi è la possibilità di cambiare passo. Sono sicuro che Berlusconi, che ben conosce Lugano e le sue banche d'affari, e Bossi, che ben conosce Giuliano Bignasca, dopo il vertice di ieri ad Arcore, hanno sicuramente un tema importante su cui impegnarsi a fondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, per il gruppo parlamentare della Lega Nord è questa una mozione importante, su un tema politico strategico, non solo per quanto riguarda i rapporti tra il nostro Paese e la Confederazione elvetica, ma anche e soprattutto per la difesa e per la tutela della dignità e dei diritti di quei cittadini residenti nel nostro Paese che svolgono attività lavorativa in Svizzera.
Proprio per l'importanza politica che noi attribuiamo a questo tema e a questa categoria di lavoratori abbiamo deciso di presentare una nostra mozione, che metta in luce come la forza politica - non solo oggi in quest'Aula parlamentare, ma in questi anni - che ha difeso, ha tutelato e che si è schierata dalla parte dei lavoratori frontalieri è la Lega Nord di Umberto Bossi.
Con questa mozione cosa chiediamo? Tra l'altro, credo che oggi dal Parlamento esca una voce forte ed autorevole con cui si chiede al Governo di cambiare marcia, non solo nel rapporto e nei confronti della Confederazione elvetica, ma anche mostrando una maggiore sensibilità, quella sensibilità che la Lega Nord ha sempre avuto nei confronti dei frontalieri. Pag. 40
Accogliamo con piacere il fatto che, in modo particolare sulla richiesta principale e che solo il gruppo della Lega Nord ha avanzato all'interno della propria mozione, ovvero il fatto di escludere, come hanno fatto tanti altri Paesi europei e non solo, la Svizzera dalla black list, che il Governo abbia accolto questa richiesta specifica e precisa fatta solo ed esclusivamente dalla Lega Nord all'interno della sua mozione.
Ci auguriamo che il Governo, in modo particolare il Ministro Tremonti, possa dare seguito a questa richiesta, perché, grazie ad essa, siamo assolutamente consapevoli che i rapporti con la Svizzera, con gli amici svizzeri, con gli amici del Canton Ticino possano ritornare ad una forma di dialogo e di collaborazione.
A seguito di un provvedimento come lo «scudo fiscale», in merito al quale la Lega ha espresso delle perplessità, era evidente il rischio che da esso potessero generare danni ai frontalieri. Ciò non è avvenuto, proprio per l'intervento di quel Ministro che prima il collega Marantelli citava, ossia il Ministro Umberto Bossi, di quel partito politico, la Lega Nord, che è cosa diversa, pur avendo delle similitudini e delle attitudini in merito alla difesa del territorio, all'identità territoriale, dalla Lega dei Ticinesi.
Ma la Lega Nord è evidentemente un'altra cosa, noi siamo riusciti ad ottenere, in merito al provvedimenti dello «scudo fiscale», che venisse riconosciuta una cosa sacrosanta per noi parlamentari del nord. Per noi parlamentari della provincia di Varese, della provincia di Como e della provincia di Sondrio è basilare e doveroso che i lavoratori frontalieri siano persone perbene, lavoratori onesti e non evasori fiscali, come si rischiava di far passare con lo «scudo fiscale» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Si tratta di 48 mila lavoratori, di cui 22 mila della provincia di Como, persone che ogni giorno attraversano il confine e vanno a portare specializzazione, specificità, competenza, migliorie e ricchezza non solo alle terre padane della provincia di Como, della provincia di Varese e della provincia di Sondrio, ma anche in Canton Ticino, come hanno fatto e continuano a fare.
Che la domanda di manodopera frontaliera sia in continuo aumento è sintomatico del fatto che la manodopera italiana, la manodopera lombarda, porti un valore aggiunto anche alla produzione ticinese. Per questo ci siamo battuti affinché venisse riconosciuto lo status dei frontalieri.
Sono lavoratori onesti e non truffatori o evasori fiscali e, grazie ad una serie di circolari che la Lega Nord di Umberto Bossi ha chiesto all'Agenzia delle entrate, abbiamo fatto sì che, ad esempio sul secondo pilastro, quello sulla previdenza complementare obbligatoria, quest'ultimo fosse escluso dal monitoraggio fiscale.
Abbiamo tutelato i conti correnti dei frontalieri e le loro pensioni. Quindi oggi, con questa mozione, rivendichiamo la paternità politica della difesa dei frontalieri e chiediamo al Governo di riallacciare quei doverosi rapporti con la Confederazione elvetica, chiediamo di tutelare i frontalieri, che non vanno vessati e soprattutto chiediamo che i ristorni previsti dagli accordi bilaterali del 1974 vengano mantenuti.
I ristorni sono soldi che vengono trattenuti alla fonte dalla busta paga dei frontalieri svizzeri, che la Confederazione elvetica ritorna ai nostri comuni di confine. Sono soldi fondamentali, senza i quali i nostri comuni di confine non riuscirebbero a soddisfare quelle esigenze che giustamente devono soddisfare. Quindi, oggi lanciamo un messaggio importante, un messaggio di attenzione, un messaggio di sensibilità verso la categoria di frontalieri che abbiamo sempre voluto tutelare e continueremo a tutelare.
Visto che è stata citata la Lega dei Ticinesi, voglio ricordare come la Lega Nord abbia sempre condannato, condanni e condannerà ogni tipo di atteggiamento e campagna propagandistica discriminatoria nei confronti dei nostri lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), perché i frontalieri sono i nostri lavoratori, sono la nostra gente, e noi li abbiamo a cuore e li vogliamo tutelare. Pag. 41
Mi spiace però che siano state citate le parole pronunciate durante una campagna elettorale in Canton Ticino da parte del leader della Lega dei Ticinesi Bignasca e non siano state citate invece altre parole di esponenti politici ed esponenti di Governo, Ministri del Canton Ticino e, contemporaneamente, di esponenti politici della stessa Lega dei Ticinesi che voi oggi avete demonizzato.
Mi riferisco ai consiglieri di Stato Borradori e Norman Gobbi, i quali, proprio in questi giorni, a fronte del problema dei frontalieri e dei ristorni, hanno espresso dichiarazioni di tutt'altro tenore, che vanno nella direzione di creare quei rapporti di negoziazione e di serenità che sono assolutamente indispensabili per poter tutelare i frontalieri. Leggo cosa hanno dichiarato i Ministri del Canton Ticino e della stessa Lega dei Ticinesi che voi oggi avete demonizzato. Borradori e Norman Gobbi auspicano, come le auspichiamo noi, delle modalità di dialogo franco e costruttivo, in uno spirito di collaborazione. Queste non mi sembrano delle parole rivolte da soggetti guerrafondai o parole di coloro che vogliono demonizzare i frontalieri. La ricerca di soluzioni utili e condivise, nel rispetto e nell'interesse della popolazione di qua e al di là del confine, va perseguita con impegno e lungimiranza; si trovino risposte adeguate per rassicurare, da un lato, la piazza finanziaria luganese, il ruolo e la funzione di modello e di centro di competenza nel settore finanziario ma, dall'altro lato, di considerare con la dovuta attenzione e rispetto l'importante apporto che la manodopera frontaliera offre all'economia ticinese. Queste mi sembrano delle parole di assoluto buonsenso, delle parole di chi vuole ricercare la collaborazione e un'intesa per poter aiutare i nostri frontalieri.
Credo comunque - e il dibattito che è emerso lo dimostra, e ne siamo assolutamente convinti, insieme al mio collega Crosio, con cui da anni ormai seguo la problematica dei frontalieri - che emerga il fatto che tanto Roma quanto Berna si accorgono che i frontalieri esistono solo quando si pone il problema dei frontalieri. Riteniamo che, al di là degli accordi e delle negoziazioni che il Governo dovrà necessariamente riprendere proprio per ristabilire un dialogo e un confronto con la Confederazione elvetica, oggi vi è un organismo territoriale di cui nessuno ne ha parlato, ne parla ovviamente la Lega Nord, che si chiama Regio Insubrica. È un organismo nato nel 1996, all'interno del quale sono presenti gli enti locali territoriali sia italiani, lombardi e piemontesi, sia ticinesi. Quella è una sede di confronto territoriale, perché i problemi dei frontalieri vanno affrontati a Roma, nelle Aule parlamentari, e ci auguriamo che il Governo e Roma possano avere maggiore sensibilità rispetto a quanto non ne abbiano avuto con lo «scudo fiscale», ma accanto ad un tavolo romano esiste un tavolo territoriale.
È il tavolo della Regio Insubrica e siamo assolutamente consapevoli - e concludo, signor Presidente - che il Governo si mostrerà sensibile. Il Ministro Tremonti deve dimostrarsi sensibile nei confronti di una categoria di lavoratori importanti. Se ciò non avverrà, la Lega Nord di Umberto Bossi sarà qua, in Parlamento, e sarà sul territorio per vigilare, per controllare e soprattutto per ricordare che i nostri frontalieri sono persone perbene e oneste che la Lega Nord difenderà sempre e comunque (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale su questa mozione, per sostenere convintamente le ragioni che abbiamo espresso nella mozione presentata dal gruppo del Partito Democratico, a prima firma dell'onorevole Narducci, che ringrazio per il lavoro prezioso e di impulso che ha dato alla discussione di questo tema in Parlamento. Lo faccio forte delle motivazioni pressanti che provengono dal mio territorio di elezione, caratterizzato storicamente da una rilevante e pesante qualificata presenza di lavoratori frontalieri. Pag. 42
Si tratta di una presenza che ha consentito fortemente lo sviluppo anche economico di quel territorio e che in questo particolare momento di crisi e di difficoltà economica ha consentito di contenere le ricadute ancora più pesanti sul fronte occupazionale. Parlo però anche a nome di un territorio che ha vissuto in prima persona il clima di aggressione verbale di cui si sono fatte promotrici, come è stato detto più volte nel corso del dibattito, alcune forze xenofobe del Canton Ticino, rappresentate dalle dichiarazioni assolutamente inaccettabili e offensive dell'onorevole Bignasca e a cui, mi dispiace ricordare all'onorevole Molteni che è intervenuto prima di me, troppe volte la Lega Nord ha in qualche modo strizzato l'occhio.
All'indomani del grande successo elettorale che questa forza ha ottenuto nelle ultime elezioni cantonali, non ho sentito parole di condanna, di denuncia e di preoccupazione rispetto a queste dichiarazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Mi preme sottolinearlo perché poi è facile venire a fare i paladini dei lavoratori frontalieri, ma, nel momento in cui queste dichiarazioni compaiono sugli organi di stampa e offendono non noi rappresentanti politici di quel territorio, ma le migliaia di lavoratori che ogni giorno contribuiscono alla ricchezza della nostra provincia con un lavoro così pesante ed impegnativo che è quello svolto al di là del confine, credo che occorra anche rendere onore alla verità dei fatti.
Quindi, nel sostenere le ragioni contenute nella nostra mozione e nel condividere in qualche modo anche favorevolmente il consenso raggiunto su una formulazione unitaria, mi auguro che, con il voto più possibile unanime e condiviso del Parlamento, il Governo si assuma oggi realmente un impegno preciso per superare lo stallo che ha caratterizzato in questi ultimi mesi i rapporti tra l'Italia e la Confederazione elvetica, ridando slancio all'azione diplomatica così come ci chiede e ci ha chiesto formalmente il Consiglio federale. Tale organo, invitando a respingere la mozione parlamentare presentata a Bellinzona dalle forze guidate dalla Lega dei Ticinesi, ha chiesto di sbloccare e rilanciare il dialogo per superare la situazione pesante e complicata che si è venuta a creare con l'Italia.
Quindi, nella mozione che noi oggi voteremo, chiediamo una serie di cose. Le ricordo brevemente anche se sono state ampiamente illustrate. Intanto, occorre rilanciare e riprendere il negoziato sulle questioni fiscali al fine di evitare le doppie imposizioni e regolare, finalmente in maniera chiara e definitiva, la questione in materia di imposizione sul reddito del patrimonio, dando certezza e giusto riconoscimento a quei 60 mila lavoratori frontalieri, anche dal punto di vista retributivo, nell'affrontare la questione dei ristorni delle imposte fiscali ai comuni e ai territori di confine, rigettando gli attacchi e le minacce inaccettabili della Lega dei Ticinesi e, al contrario, salvaguardando le legittime esigenze degli enti locali che già sono pressati e vessati dai tagli insostenibili del Ministro Tremonti.
Infine, spendo una parola sull'altro punto, cioè quello di affrontare con serietà ed equilibrio anche il tema dei rapporti finanziari tra i due paesi in un quadro di rispetto e di trasparenza reciproca. Anche a questo proposito, vorrei ricordare che lo «scudo fiscale» certo non è stato votato da questo ramo del Parlamento e se ne assuma la responsabilità chi lo ha imposto al Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Braga, la prego di concludere.

CHIARA BRAGA. Ma, anche rispetto al superamento delle difficoltà interpretative, ricordino i colleghi della maggioranza per quanti mesi ci si è battuti in maniera trasversale perché venisse fatta chiarezza rispetto all'esclusione dallo «scudo fiscale» dei lavoratori frontalieri. Inoltre, al sottosegretario mi permetto di sottolineare e ricordare che, se davvero si vuole dar corso ad una nuova fase anche nei rapporti finanziari tra i due paesi, spetta all'Italia togliere dalla black list la Confederazione Pag. 43elvetica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non c'entrano gli organismi internazionali e questo è un chiarimento che credo sia doveroso fare in questa fase.
Quindi, concludo, signor Presidente. I rapporti tra l'Italia e la Svizzera sono troppo importanti e rilevanti, perché il Governo italiano non faccia il suo dovere dal punto di vista economico, della convivenza sociale, ma anche delle potenzialità di sviluppo infrastrutturale del nostro territorio. Fino ad ora questo compito non è stato svolto con la dovuta attenzione da parte del Governo e noi ci auguriamo che con il voto di questa mozione si segni davvero un cambio di passo. Come Partito Democratico vigileremo in Parlamento e sul territorio affinché a questi impegni seguano delle azioni coerenti per contribuire in qualche modo a risolvere questo problema (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ventucci. Ne ha facoltà.

COSIMO VENTUCCI. Signor Presidente, ci riferiamo al nostro intervento di ieri in discussione sulle linee generali e notiamo che le mozioni che stiamo discutendo toccano il comparto delle relazioni internazionali estremamente delicato in quanto inerisce il rapporto politico tra due nazioni e due Stati confinanti di cui è noto il reciproco rispetto.
In particolare, la Svizzera non è certo il piccolo stato dei paradisi fiscali, ma è una Confederazione ben salda nei principi e nei valori che alimentano il vivere comune di ogni paese che vuole essere incluso - e la Svizzera lo è - in quelli cosiddetti civili, dando a questa espressione un ampio spettro di declinazioni.
Tuttavia, accadimenti esterni a volte costringono a decisioni estreme che di certo creano imbarazzo. Abbiamo ieri accennato che la lotta all'evasione, che il Governo ha intrapreso, non riguarda solo un calcolo ragionieristico, che sarebbe ben poca cosa, ma comprende anche un aspetto etico che riguarda più il cittadino italiano che non l'organizzazione bancaria svizzera. La decisione della black list fa parte di quella architettura di prevenzione fiscale, che è connessa all'attuale crisi finanziaria mondiale.
Siamo anche certi che la nostra diplomazia sia piuttosto preoccupata perché fatti circoscritti non vadano ad inficiare un rapporto secolare da cui deriva un sentito rispetto per la nazione svizzera, testato anche nelle vicende che fino alla seconda guerra mondiale hanno sconvolto le vecchia Europa. Purtroppo, atteggiamenti e dichiarazioni sopra le righe hanno determinato un clima piuttosto teso in un Cantone, quello ticinese, dove ben 48 mila transfrontalieri si recano quotidianamente dalle province di Varese (26 mila) e di Como (quasi altri 20 mila) ogni giorno a lavorare nel Canton Ticino.
Tuttavia, quello che ovviamente dispiace è stata la reazione che i ticinesi hanno messo in atto, proprio con queste dichiarazioni ricordate anche da alcuni colleghi che mi hanno preceduto. Tuttavia, crediamo che l'Accordo del 1974, relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri e alla compensazione finanziaria a favore dei comuni italiani di confine, debba essere assolutamente difeso dal nostro Governo. Deve essere difeso perché vi è un'iniziativa da parte del Parlamento del Canton Ticino che ha questo titolo: «Rinegoziare l'accordo sui frontalieri, rifondere al Ticino gran parte del ristorno dell'imposta alla fonte e togliere la Svizzera dalla black list italiana».
Chiediamo al Governo di intraprendere iniziative con la Confederazione elvetica, al fine di riaprire un proficuo dialogo sulle tematiche fiscali soprattutto a tutela dei nostri lavoratori che a migliaia, come ho già accennato, si recano ogni giorno in Svizzera per lavorare onestamente. Pertanto, il gruppo del Popolo della Libertà esprime un voto favorevole all'impegno, così come riformulato dal sottosegretario, con l'auspicio che il timore paventato dai nostri frontalieri possa essere eliminato Pag. 44con la serenità nei rapporti tra i due Stati (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, intervengo brevemente per integrare anche quello che poco fa diceva il collega. Voglio ricordare in un Aula in cui tante volte si parla di polemiche, una bella foto di una persona anziana con un cartello al confine tra Cannobio e Brissago che diceva: «Grazie frontalieri!». Non è vero che tutti gli svizzeri o gran parte dei ticinesi ce l'hanno con i lavoratori italiani frontalieri. Piuttosto, ormai si sono talmente moltiplicati i contatti, la vita, il rapporto personale e quotidiano, che veramente questa iniziativa della Lega ticinese appare odiosa, anche se devo dire alla collega del Partito Democratico, per onestà, che la Lega Nord italiana ha preso immediatamente le distanze da certe dichiarazioni della Lega ticinese. Questo va detto per obiettività, perché è solo la pura e semplice verità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Detto questo, ci sono degli strumenti che dobbiamo utilizzare, come quelli di carattere finanziario; occorre anche portare avanti delle iniziative come la Regio Insubrica, per esempio, una realtà di diverse amministrazioni di confine, italiane e svizzere, che deve essere potenziata perché supera, di fatto, queste cose. Questo è un po' lo spartito che deve essere seguito, la musica che crea entità tra entità praticamente identiche e una continuità di obiettivi.
Certamente vi è l'aspetto finanziario. Ma ritengo che sia doveroso che il nostro Governo prenda delle iniziative verso la Svizzera perché, accertata la trasparenza di determinati atti, venga tolta la Svizzera dall'elenco, appunto, dei «paradisi fiscali» perché questo non è vero.
Ieri, proprio ieri, ventiquattro ore fa, pioveva e ho attraversato due volte la frontiera: non c'era né un controllo in Italia, né un controllo in Svizzera. Ormai, questo confine di fatto è stato superato, quindi è anche ridicolo mantenere certe discrepanze e certe divisioni perché non hanno più senso. Forse potevano aver senso al momento dell'esportazione di capitali quarant'anni fa, ma oggi sono del tutto superate.
Concludendo, penso che dobbiamo ringraziare sinceramente i lavoratori frontalieri, ma dovremmo anche essere in grado di capire che con la Svizzera occorre mantenere rapporti ben saldi e farlo, secondo me, più a livello di Berna che di singoli cantoni. Gli accordi internazionali vengono siglati tra il Governo elvetico e la Repubblica italiana, non con il singolo Cantone Ticino.
Questa è la strada che dobbiamo portare avanti perché ritengo che, a livello di Confederazione elvetica, con l'Italia vi siano rapporti consolidati che possono non soltanto aiutare i rapporti tra due Stati sovrani, ma anche sottolineare come l'eventuale riduzione forte e drastica dei ristorni frontalieri porterebbe - ho concluso, signor Presidente - a grandi problemi anche di carattere finanziario contro dei comuni in Italia che è vero che ottengono i ristorni ma che - non dimentichiamolo - offrono anche i servizi a questi lavoratori che pagano le tasse in Svizzera.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

BRUNO CESARIO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BRUNO CESARIO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere sulle premesse della mozione Galletti ed altri n. 1-00646 è favorevole a condizione che siano espunti l'ottavo e il nono capoverso.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo.

Pag. 45

(Votazioni)

PRESIDENTE. Avverto che, a seguito della riformulazione proposta dal Governo e accettata dai presentatori delle mozioni Narducci ed altri n. 1-00631, Reguzzoni ed altri n. 1-00644, Galletti e altri n. 1-00646 e Ventucci, Razzi ed altri n. 1-00648, tali mozioni recano dispositivi identici.
Il parere sulle premesse di ciascuna mozione è favorevole fatta eccezione per quanto riguarda la mozione Galletti ed altri n. 1-00646 per la quale il Governo ha proposto una riformulazione accettata dai presentatori.
Al fine di dare chiarezza e ordine alle votazioni, anche in virtù della descritta identità dei dispositivi delle mozioni presentate, come già comunicato per le vie brevi ai gruppi, si procederà alla votazione nel seguente ordine. In primo luogo, saranno posti congiuntamente in votazione gli identici dispositivi delle mozioni Narducci ed altri n. 1-00631, Reguzzoni ed altri n. 1-00644, Galletti e altri n. 1-00646 e Ventucci, Razzi ed altri n. 1-00648, come riformulati su richiesta del Governo.
Successivamente sarà posta in votazione la premessa della mozione Narducci ed altri n. 1-00631. Di seguito, sarà posta in votazione la premessa della mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00644. Sarà poi posta in votazione la premessa della mozione Galletti ed altri n. 1-00646, come riformulata su richiesta del Governo. Infine, sarà posta in votazione la premessa della mozione Ventucci, Razzi ed altri n. 1-00648.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici dispositivi delle mozioni Narducci e altri n. 1-00631, Reguzzoni e altri n. 1-00644, Galletti e altri n. 1-00646 e Ventucci, Razzi ed altri n. 1-00648, nel testo riformulato, accettati dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Crimi, Esposito, Mantovani, Castiello, Garagnani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 501
Maggioranza 251
Hanno votato
501).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Narducci ed altri n. 1-00631, limitatamente alla premessa, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Paolini, Boniver...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 448
Astenuti 52
Maggioranza 225
Hanno votato
446
Hanno votato
no 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00644, limitatamente alla premessa, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Galletti, Mondello e Di Biagio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 479
Astenuti 23
Maggioranza 240
Hanno votato
274
Hanno votato
no 205).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pag. 46Galletti ed altri n. 1-00646, limitatamente alla premessa, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Melandri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 498
Astenuti 2
Maggioranza 250
Hanno votato
497
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla mozione Ventucci, Razzi ed altri n. 1-00648...

SERGIO MICHELE PIFFARI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, mi deve perdonare ma ho dei parenti in Svizzera che si rivoltano nella tomba. Quindi, anche solo per fatto personale, invito i colleghi dell'Italia dei Valori a votare contro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ventucci, Razzi ed altri n. 1-00648, limitatamente alla premessa, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Gnecchi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 306
Astenuti 198
Maggioranza 154
Hanno votato
283
Hanno votato
no 23).

Dimissioni del deputato Franco Ceccuzzi (ore 18).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le dimissioni del deputato Franco Ceccuzzi.
Comunico che, in data 26 maggio 2011, è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera del deputato Franco Ceccuzzi: «Onorevole Presidente, con mia grande soddisfazione in data 19 maggio 2011 sono stato proclamato sindaco della città di Siena, a seguito delle elezioni comunali del 15 e 16 maggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Gli elettori senesi mi hanno affidato un incarico di grande responsabilità e prestigio, che intendo svolgere a tempo pieno per rispondere al meglio alla fiducia che è stata riposta nella mia persona. La prego pertanto di voler accogliere, a far data da domani giovedì 26 maggio, le mie dimissioni irrevocabili da deputato.
Colgo l'occasione per salutarla insieme a tutti i colleghi con i quali ho condiviso un'esperienza bellissima nella XV ed in questa legislatura. Firmato: Franco Ceccuzzi» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Anche alla luce della più recente giurisprudenza parlamentare, fondata sull'assenza nell'ordinamento di una espressa previsione normativa di incompatibilità della carica di sindaco di comune con popolazione superiore ai ventimila abitanti, le dimissioni del deputato Ceccuzzi non saranno oggetto di una mera presa d'atto, ai sensi dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento della Camera, ma dovranno essere sottoposte al voto dell'Assemblea. Pag. 47
Avverto che, ai sensi dell'articolo 49, comma 1, del Regolamento la votazione sull'accettazione delle dimissioni del deputato Ceccuzzi avrà luogo a scrutinio segreto mediante procedimento elettronico.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franceschini. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, intervengo soltanto per ringraziare l'onorevole Ceccuzzi del lavoro che ha svolto in questi anni come deputato e della sensibilità politica ed istituzionale che ha dimostrato con le sue dimissioni da deputato, che gli consentiranno di dedicarsi a tempo pieno alla città di Siena di cui ha l'onore di essere il sindaco (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, anche io desidero esprimere e in modo non formale al collega la mia considerazione e quella del mio gruppo (Commenti di deputati del gruppo Iniziativa Responsabile).
No, non è una celebrazione colleghi!
Ha un significato questo, perché è un gesto che va controcorrente rispetto ad una stagione nella quale abbiamo messo nel nulla le ragioni dell'incompatibilità (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia, Partito Democratico e Italia dei Valori). E questo lo conoscono e lo sanno bene i colleghi della Giunta delle elezioni.
In questo Parlamento dall'inizio delle legislature repubblicane, fino a quando per una controversa interpretazione non si è ritenuto che le due cariche potessero essere svolte senza nocumento per l'Aula, per il Parlamento e per le comunità amministrate, personaggi come La Pira, personaggi straordinari come Colombo, hanno lasciato l'incarico di parlamentare, non appena eletti sindaci delle loro città.
Questo gesto è diventato inusuale, quindi va dato atto a questo nostro collega di avere assunto tale iniziativa, che diventa straordinaria ed eccentrica. Spero che possa diventare modello per i diciotto - credo - parlamentari, che al tempo stesso continuano a mantenere la carica di sindaco di comuni maggiori, di presidente della provincia e qualcuno anche di sottosegretario (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia, Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, anche io intervengo per ringraziare il collega Ceccuzzi di questo atto e di questa sensibilità e per dire che un atto che dovrebbe essere la norma viene qui giustamente esaltato. Infatti, assistiamo ad anni in cui in questo Parlamento siedono persone che dovrebbero seguire questo esempio e che, invece, accumulano incarichi su incarichi in dispregio delle più elementari norme della democrazia, che vorrebbero che chi ha un incarico importante, come quello di sindaco di una grande città o di una presidenza di provincia, si dedichi a quello che è il lavoro per il quale gli elettori lo hanno chiamato.
Grazie ancora, onorevole Ceccuzzi, per averlo fatto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe (IR). Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (IR). Signor Presidente, vorrei complimentarmi con l'onorevole che si è dimesso. Aspettiamo tra poco anche le dimissioni dell'onorevole Fassino, sindaco di Torino, una città che ha molti più problemi di Siena (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

MARIO BARBI. Queste cose valle a dire ai tuoi!

Pag. 48

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!

MARIO PEPE (IR). Però, signor Presidente, vorrei rivolgermi a lei che è anche il presidente della Giunta per il Regolamento per dire che il Regolamento consente che spesso questa Assemblea si riunisca in maniera illegittima. Il Regolamento consente che un deputato possa occupare contemporaneamente due cariche elettive: la carica di consigliere regionale e quella di deputato.
Per molto tempo in questa Assemblea il Regolamento ha messo nella disponibilità della Giunta, per il contraddittorio, l'incompatibilità.
Pertanto, io chiedo al Presidente della Camera, che ha altro da fare, di esaminare le proposte di legge affinché le incompatibilità vengano esaminate immediatamente, e affinché il deputato incompatibile non venga neanche nominato (Applausi dei deputati del gruppo Iniziativa Responsabile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, cercando di ritornare in un alveo di correttezza istituzionale rispetto anche all'ultimo intervento che mi sembrava fuori luogo, vorrei anch'io salutare e ringraziare per l'esempio che ha dato alle istituzioni il nuovo sindaco di Siena, e complimentarmi con lui anche per la correttezza istituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Migliori. Ne ha facoltà.

RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, i colleghi mi invitano a fare riflessioni di carattere costituzionale o regolamentare, ma io vorrei svolgere una riflessione da toscano nei confronti di un altro toscano - se mi permettete - o meglio, da fiorentino nei confronti di un senese, perché lascio alla cronaca politica riflessioni di grande livello.
Siccome si è parlato di ordinarietà, vorrei far presente che Ceccuzzi, sindaco di Siena, è sindaco di una città che non è ordinaria, perché - colleghi non toscani - vorrei dirvi (e Ceccuzzi lo sa bene, e anche per questo è sindaco di Siena) che si tratta dell'unica città al mondo nella quale il sindaco più che il sindaco è il coordinatore di una serie di città che si chiamano contrade; il sindaco di Siena è un banchiere, perché di fatto nomina i vertici del Monte dei Paschi di Siena (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile).

ANTONIO RUGGHIA. Ma mettiti a sedere!

RICCARDO MIGLIORI. Non lo dico con polemica nei confronti di Ceccuzzi, lo dico con polemica nei confronti dei colleghi che pensano che fare il sindaco di Siena sia una sciocchezza.
Voglio dire, c'è una cosa unica al mondo che è il Palio di Siena di cui Ceccuzzi sarà di fatto il coordinatore, c'è una delle più grandi università del mondo, che purtroppo si trova in enorme difficoltà e su questo dovrà lavorare.
Pertanto, io non ringrazio Ceccuzzi, voterò a favore della presa d'atto, ma so che ha fatto la cosa giusta perché ha dato giusta importanza alla democrazia, che non si esprime solo eleggendo i parlamentari ma anche eleggendo il sindaco di Siena.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulle dimissioni del deputato Ceccuzzi.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 49
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 497
Votanti 495
Astenuti 2
Maggioranza 248
Voti favorevoli 303
Voti contrari 192
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Sull'ordine dei lavori (ore 18,10).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ne approfitto per rivolgere, oltre che un saluto, anche un cordiale augurio di buon lavoro al collega Ceccuzzi che va a fare il sindaco di Siena e gli ricordo la promessa che mi ha fatto di invitarmi alla prossima edizione del Palio il 2 luglio.
Ho chiesto, però, di intervenire perché mi è arrivata una mail in cui si denuncia che, ieri, presso il consolato italiano a La Plata (Argentina), calle 48 n. 869, alle ore 11,40, le due cassette postali per spedire la busta con le votazioni del referendum per il prossimo 12 e 13 giugno erano strapiene, tanto che era impossibile introdurre le buste. Altre sono state presentate da quattro signore anziane che, dopo vari tentativi, hanno rinunciato e sono andate via senza votare; dopo circa dieci minuti è spuntato, dall'interno del consolato, un uomo, che si presume essere l'usciere, che, dinanzi alle rimostranze, ha comunicato che il consolato era chiuso.
La prego di intervenire per segnalare al Ministero degli affari esteri che, almeno in quella situazione, le votazioni per il referendum, che sono in essere, per gli italiani all'estero, fino a giovedì, non si stanno svolgendo, probabilmente, con tutta la regolarità che sarebbe necessaria.

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi sembra che stiamo rispondendo con una qualche superficialità alla riflessione che ha svolto adesso l'onorevole Evangelisti. Non mi riferisco al caso specifico che non conosco, né alle procedure specifiche che riguardano questo referendum, perché qualsiasi considerazione si facesse in ordine a questo dato specifico rischierebbe di falsare il senso del mio intervento.
Credo che l'intervento dell'onorevole Evangelisti ci consenta di far presente alla Presidenza, e tramite la Presidenza al Governo e, soprattutto, al Ministero degli affari esteri, che vi è la necessità di avere certezza del diritto in ordine alle procedure elettorali. Questo non è un problema che riguarda la destra, la sinistra, l'America, l'Australia, ma riguarda tutti, riguarda la rappresentanza dei cittadini italiani. Noi abbiamo avuto la segnalazione di numerosissimi abusi che si sono fatti in passato ed io stesso ho avuto modo di parlare e di avere segnalazioni da parte dell'onorevole Ricardo Antonio Merlo, che mi onora di far parte del mio gruppo, di tali questioni.
Chiedo che la Presidenza della Camera si voglia far carico, con una rappresentanza degli eletti all'estero di questa Camera, di un gruppo di lavoro che possa, in sintonia con il Governo, garantire, per le prossime consultazioni elettorali, che vi siano procedure più trasparenti. È una questione di democrazia, non la irridiamo perché a forza di irridere cose serie le democrazie si indeboliscono fortemente (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Casini, il problema e le riflessioni che lei ha svolto saranno rappresentati alla Presidenza della Camera.

Pag. 50

Proclamazione di un deputato subentrante (ore 18,15).

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito dell'accettazione, nella seduta odierna, delle dimissioni del deputato Franco Ceccuzzi, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, nella seduta del 22 ottobre 2008, ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del Testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, che il candidato che, nell'ordine progressivo della stessa lista n. 10 - Partito Democratico nella medesima XII circoscrizione Toscana, segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Tea Albini.
Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la XII circoscrizione Toscana, Tea Albini. S'intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi. Auguri alla collega Albini (Applausi).

Seguito della discussione della proposta di legge: Guido Dussin ed altri: Sistema casa qualità. Disposizioni concernenti la valutazione e la certificazione della qualità dell'edilizia residenziale (A.C. 1952-A) (ore 18,16).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge di iniziativa dei deputati Guido Dussin ed altri: Sistema casa qualità. Disposizioni concernenti la valutazione e la certificazione della qualità dell'edilizia residenziale.
Ricordo che nella seduta del 6 giugno 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 1952-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 1952-A).
Avverto che le I Commissioni (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 1952-A).
Avverto, altresì, che la Commissione ha presentato gli emendamenti 2.100 e 8.100, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A - A.C. 1952-A).

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1952-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1952-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MAURO PILI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Piffari 1.2 mentre esprime parere contrario sull'emendamento Piffari 1.4.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROBERTO CASTELLI, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Qualche attimo di pazienza per l'inserimento nel sistema del nome del nuovo deputato, altrimenti sarebbe un vulnus. È stato proclamato e ha diritto di votare. Pag. 51
Sospendo la seduta per cinque minuti.

La seduta, sospesa alle 18,20, è ripresa alle 18,25.

PRESIDENTE. Prima di passare alle votazioni diamo il benvenuto alla collega Albini, che è entrata in Aula: auguri di buon lavoro (Applausi).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 1.2.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 1.2, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole La Loggia? Onorevole Bosi? Onorevole Dal Moro? Onorevole Giorgio Conte? Onorevole Sardelli? Onorevole Briguglio? Onorevole Farina Coscioni? Onorevole Marantelli? Onorevole Letta? Onorevole Anna Teresa Formisano? Onorevole Mosca? Onorevole Baccini?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 481
Votanti 480
Astenuti 1
Maggioranza 241
Hanno votato
480).

Passiamo all'emendamento Piffari 1.4.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sardelli? Onorevole Porfidia?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 484
Maggioranza 243
Hanno votato
484).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1952-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1952-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MAURO PILI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita al ritiro dell'emendamento Piffari 2.30, in quanto si configura un eccesso relativamente alla valutazione di risanamento conservativo dell'intero immobile. È evidente che se ci troviamo di fronte al risanamento di una singola parte di questo immobile, essa deve essere valutata in termini di Sistema «casa qualità».
La Commissione invita al ritiro dell'emendamento Piffari 2.4, in primo luogo, perché si tratta dell'ampliamento, comunque, consentito dalla legge rispetto al Sistema «casa qualità», che va valutato anche in questa direzione; in secondo luogo, perché questo è un tema che riguarda il governo del territorio e, quindi, è di competenza delle regioni.
La Commissione invita altresì al ritiro dell'emendamento Piffari 2.31, perché si tratta di andare contro una norma precisa, secondo la quale vi è l'acquisizione del titolo di abilitazione in sanatoria per quegli immobili che sono stati recuperati.
Pag. 52
La Commissione, infine, raccomanda l'approvazione del suo emendamento 2.100.

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento Zamparutti 2.5 è stato ritirato.
Il Governo?

ROBERTO CASTELLI, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Piffari 2.30.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Piffari 2.30 formulato dal relatore.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Sì, signor Presidente, accedo all'invito al ritiro e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Piffari 2.4.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Piffari 2.4 formulato dal relatore.

SERGIO MICHELE PIFFARI. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, l'emendamento in oggetto, di fatto, interviene su una materia di competenza regionale, ma tuttora inserita qui. Credo che la questione dell'aumento di volumetrie che era legato al Piano casa abbia già detto tutto, visti i risultati che ha portato.
Pertanto, non accediamo all'invito al ritiro e insistiamo per la votazione, proprio perché vogliamo che il Sistema «casa qualità» premi esclusivamente chi investe in tal senso e non chi fa interventi solo a titolo speculativo, che non hanno alcun senso rispetto agli obiettivi che bisogna raggiungere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 2.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca... onorevole Dionisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 485
Votanti 482
Astenuti 3
Maggioranza 242
Hanno votato
47
Hanno votato
no 435).

Prendo atto che il deputato Ruben ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'emendamento Piffari 2.31.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Piffari 2.31 formulato dal relatore.

SERGIO MICHELE PIFFARI. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, non accediamo all'invito al ritiro, perché, anche se l'emendamento in oggetto è scritto in un italiano «cane», è comunque chiaro nel suo obiettivo: evitare, cioè, che vengano trasferiti dei vantaggi agli immobili costruiti abusivamente e recuperati solo attraverso sanatorie o altre formule. Quindi, la premiabilità non deve passare attraverso interventi del Sistema «casa qualità».

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 53
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 2.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Esposito, Calderisi, Rosato, Recchia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 491
Votanti 490
Astenuti 1
Maggioranza 246
Hanno votato
18
Hanno votato
no 472).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesa, Sardelli, Casini, Pompili, Mattesini, Moroni, Armosino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 493
Maggioranza 247
Hanno votato
492
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Fugatti, Sardelli, Nirenstein...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 496
Maggioranza 249
Hanno votato
496).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1952-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 1952-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MAURO PILI, Relatore. Signor Presidente la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Piffari 3.30.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROBERTO CASTELLI, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 3.30, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Sardelli, Granata, Cristaldi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 488
Maggioranza 245
Hanno votato
488).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole. Pag. 54
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Golfo, Traversa, Mondello, Rampelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 489
Maggioranza 245
Hanno votato
489).

Prendo atto che il deputato Delfino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1952-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1952-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MAURO PILI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime un invito al ritiro dell'emendamento Piffari 4.30, altrimenti il parere è contrario, perché in esso si prevede un meccanismo di calcolo del requisito minimo obbligatorio che è già contenuto nel provvedimento. Infatti, è qui prevista una parte «incrementale», che comporterebbe un aggravio sul piano del metodo del calcolo. Quindi, vi è un invito al ritiro anche perché tale metodo è già contenuto nel concetto iniziale della proposta di legge.
La Commissione invita al ritiro degli emendamenti Braga 4.31 e 4.32, altrimenti il parere è contrario. Inoltre, la Commissione invita al ritiro dell'emendamento Piffari 4.3, altrimenti il parere è contrario, perché tale previsione è già contenuta negli articoli 5 e 6.
Per quanto riguarda gli emendamenti Braga 4.31 e 4.32, il tema in essi espresso viene riproposto nell'articolo 6, con delle modifiche che noi accoglieremo. Quindi, l'invito al ritiro alla collega Braga è proprio in funzione del fatto che in merito all'articolo 6 vi è una valutazione di modifiche sostanziali che proporremo.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROBERTO CASTELLI, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Piffari se accede all'invito al ritiro del suo emendamento formulato dalla Commissione.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, siccome nel mio emendamento 3.30 sono stati accolti, nei requisiti minimi, metodi di calcolo sull'adeguamento alle norme nazionali e comunitarie, il mio emendamento 4.30 sarebbe un rafforzativo che non serve e, quindi, lo ritiriamo.

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Braga se accede all'invito al ritiro formulato dalla Commissione.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, accolgo l'invito del relatore relativamente al mio emendamento 4.31, e quindi lo ritiriamo. Tuttavia, sul mio emendamento 4.32 spenderò soltanto due parole sul senso dell'emendamento.
L'articolo 6 fa riferimento ad uno dei pilastri del sistema di certificazione casa qualità, che nella formulazione iniziale della proposta di legge, così come arrivata in Aula, fa riferimento alla valutazione del soddisfacimento delle esigenze fisiche e psichiche dei fruitori.
Riguardo alla formazione dell'articolo 6, riteniamo che anche nella composizione complessiva della legge vi sia una formulazione Pag. 55eccessivamente dettagliata, con una serie di punti che hanno un carattere di aleatorietà e anche di difficile valutazione e determinazione in termini puntuali e, comunque, questi aspetti, che possono essere in qualche modo sintetizzati nella formulazione che noi abbiamo proposto, ma che nel caso può essere anche parzialmente rivista, rimandano, in ogni caso, ai contenuti dell'articolo 3, che demanda alla formulazione, entro sei mesi dall'approvazione della legge, delle linee guida su cui dovranno esprimersi anche le Commissioni parlamentari ed essere sentita la Conferenza unificata.
Quindi, chiedo al relatore di riconsiderare il parere sul mio emendamento 4.32, valutando, eventualmente, rispetto a questa formulazione, un accantonamento.

PRESIDENTE. Il relatore?

MAURO PILI, Relatore. Signor Presidente, credo sia opportuno accantonare l'emendamento Braga 4.32, in quanto contiene la riformulazione dell'articolo 6 e, chiaramente, la sua eventuale approvazione, farebbe decadere l'articolo 6, che sarà esaminato successivamente. Quindi, sono dell'avviso che occorre accantonarlo e valutarlo in sede di esame dell'articolo 6.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, siccome vi è un Regolamento e questo non è il gioco dei bussolotti. Vi è un passaggio che riguarda l'articolo 4: non si può dire che non si deve procedere alle votazione di un emendamento sull'articolo 4 perché, se fosse approvato, decadrebbe l'articolo 6. Questo è un Regolamento sui generis, che il relatore si inventa seduta stante.
Signor Presidente, la pregherei di accedere a quella che è stata la proposta dei presentatori, i quali hanno ritirato, anche su richiesta del relatore, alcuni emendamenti. Tuttavia, resta in vita un emendamento che deve essere votato. La Presidenza deciderà poi cosa succederà in relazione ad altri punti del provvedimento che possono essere analoghi.

PRESIDENTE. Riepiloghiamo un po'. L'emendamento Piffari 4.30 è stato ritirato dai presentatori perché si tratta di una superfetazione, se ho ben capito. L'emendamento Braga 4.31 è stato ritirato dai presentatori.
Sull'emendamento Braga 4.32 lei ha ragione dal punto di vista logico, onorevole Quartiani, e sul piano della correttezza del susseguirsi delle votazioni, ma se c'è una proposta di accantonamento e l'Assemblea è d'accordo, si può fare. Se c'è una volontà dell'Aula sulla richiesta di accantonamento si può accantonare.
È la richiesta di accantonamento dell'emendamento Braga 4.32 da parte del relatore è confermata, eventualmente darò la parola ad un oratore contro e ad uno a favore e poi la metterò ai voti; non posso esimermi dal farlo, c'è una richiesta specifica.
Allora? Va bene? Sta bene, l'emendamento Braga 4.32 è accantonato.
Passiamo all'emendamento Piffari 4.3. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Piffari 4.3 formulato dal relatore.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Sì, signor Presidente, per i motivi del relatore.

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1952-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C.1952-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Buonfiglio, onorevole Piccolo. Pag. 56
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato
491).

Dovremmo ora passare all'esame dell'articolo 6.

MAURO PILI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO PILI, Relatore. Signor Presidente, chiedo una sospensione di quindici minuti per valutare l'articolo 6.

PRESIDENTE. Sta bene. Se non vi sono obiezioni, sospendo la seduta per quindici minuti. Riprenderà alle ore 19,05.

La seduta, sospesa alle 18,50, è ripresa alle 19,25.

PRESIDENTE. Ricordo che, prima della sospensione della seduta, sono stati accantonati l'emendamento Braga 4.32 e la votazione sull'articolo 4 ed è stato da ultimo approvato l'articolo 5.
Avverto che la Commissione ha presentato gli emendamenti 4.100, 6.100, 6.101 e 6.102 (Vedi l'allegato A - A.C. 1952-A), che sono in distribuzione e con riferimento ai quali risulta alla Presidenza che i gruppi abbiano rinunziato alla presentazione dei subemendamenti.
Chiedo al relatore quali indicazioni intenda fornire circa la prosecuzione dei nostri lavori.

MAURO PILI, Relatore. Signor Presidente, propongo l'accantonamento degli articoli 4 e 6 per riprendere le votazioni a partire dall'articolo 7.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni passiamo all'esame dell'articolo 7.

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 1952-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 1952-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MAURO PILI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita al ritiro dell'emendamento Piffari 7.1.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo esprime parere conforme.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Piffari 7.1 formulato dal relatore.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, questo emendamento è già contenuto in un altro articolo, perché si tratta della qualità dei materiali e non solo dell'edificio in sé.
Comunque, signor Presidente, ritiro il mio emendamento 7.1.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo dunque alla votazione dell'articolo 7.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Carlucci, Motta, Bellotti... L'onorevole Motta non riesce a votare... L'onorevole Fadda ha votato... Vediamo l'onorevole Motta, per cortesia... Onorevoli Gianni Farina, Menia, Briguglio...
Pag. 57
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 461
Maggioranza 231
Hanno votato
461).

Prendo atto che il deputato Losacco ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Dovremmo ora passare all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso riferite. Tuttavia, sull'emendamento 8.100 presentato in data odierna dalla Commissione si devono ancora esprimere la I e la V Commissione.
Onorevole Pili, eventualmente potremmo passare all'esame dell'articolo 9 e dell'emendamento Piffari 9.30, nonché degli articoli 10 e 11. Qual è il suo parere?

MAURO PILI, Relatore. Signor Presidente, potremmo votare l'emendamento Piffari 8.30 sul quale la Commissione esprime parere favorevole. Sull'emendamento Piffari 8.31, sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario, chiediamo il riesame da parte della Commissione bilancio in quanto riteniamo che lo svolgimento del lavoro dell'osservatorio possa avvenire senza oneri a carico dello Stato.

PRESIDENTE. Sembra facile! A questo punto, accantoniamo l'articolo 8 e le proposte emendative ad esso riferite.

MAURO PILI, Relatore. Signor Presidente, accantoniamo l'articolo 8 e le relative proposte emendative, continuando ad esaminare il resto del provvedimento.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni deve intendersi accantonato l'esame dell'articolo 8 e dei relativi emendamenti.

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 1952-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 1952-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MAURO PILI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro dell'emendamento Piffari 9.30 perché si parla di un adeguamento futuro a norme che dovranno venire. Quindi riteniamo che questo emendamento debba essere ritirato.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROBERTO CASTELLI, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Piffari 9.30 formulato dal relatore.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro formulato dal relatore e insisto per la votazione dell'emendamento a mia firma anche per la serietà che dobbiamo dare a questa certificazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 9.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Mazzuca, Maran, Ghizzoni, Brandolini, Luongo, Cuomo, Pezzotta, Ricardo Merlo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 58
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 469
Votanti 253
Astenuti 216
Maggioranza 127
Hanno votato
24
Hanno votato
no 229).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Foti, Mazzuca, Sardelli, Zeller...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 470
Votanti 469
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato
468
Hanno votato
no 1).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 1952-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A - A.C. 1952-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzucca, Granata, Cristaldi, Sbai, Cesa, Traversa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato
469).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 1952-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A - A.C. 1952-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Zeller, Sardelli, Roccella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 467
Maggioranza 234
Hanno votato
467).

Il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di domani.

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Tea Albini, proclamata in data odierna, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Partito Democratico.

Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di una proposta di legge.

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, della quale la sottoindicata Commissione, cui era stata assegnata in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il Pag. 59trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:
alla VII Commissione (Cultura):
S. 2281. - Levi ed altri: «Nuova disciplina del prezzo dei libri» (Approvata dalla VII Commissione permanente della Camera e modificata dal Senato) (1257-B).

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 19,35).

CARMINE SANTO PATARINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, nella seduta di mercoledì 24 novembre dello scorso anno, chiesi la parola sull'ordine dei lavori per investire formalmente questa Camera di una questione assai delicata riguardante lo squallido ed insopportabile spettacolo che da diverse settimane stavano dando le televisioni italiane, quella pubblica e quelle private, dopo l'atroce delitto della giovanissima Sarah Scazzi, avvenuto ad Avetrana, in provincia di Taranto. Mi riferivo a dibattiti e a processi di pessimo gusto che tenevano banco quotidianamente, e spesso contemporaneamente su più reti televisive, nel corso dei quali salivano in cattedra personaggi di vario genere: filosofi, psicologi, sociologi, criminologi, uomini e donne dello spettacolo, giornalisti, tuttologi, invitati di ruolo e avvocati più o meno di parte, ognuno pronto a far valere le proprie tesi, spesso a costruire teoremi fondati su sensazioni, o simpatie e antipatie personali, quasi mai preoccupandosi che quelle passerelle, quei dibattiti, quei processi televisivi, talvolta frutto di fantasie farneticanti, oltre a non favorire o addirittura ad ostacolare l'accertamento della verità, servivano solo ad alimentare la prurigine di alcuni appassionati dell'horror, ad offendere il senso civico; e, quello che è peggio ed è assolutamente imperdonabile, a calpestare il dolore ed i sentimenti dei genitori e dei parenti della ragazza. Chiesi, in quella circostanza, l'intervento della Presidenza della Camera presso il Governo e presso la Commissione parlamentare di vigilanza dei servizi radiotelevisivi, per mettere fine a quell'indecoroso spettacolo. Quella mia richiesta, devo purtroppo dirlo, pur condivisa dal Presidente di turno, non sortì significativi effetti. Le televisioni continuarono ad accanirsi sull'argomento fino a quando conduttori e responsabili televisivi non trovarono proprio null'altro da inventare. Il 31 maggio scorso, però, dopo la scarcerazione di Michele Misseri, la questione è tornata pesantemente alla ribalta. Ci ha pensato Matrix, nella maniera peggiore e più vergognosa. Chi ha visto quella trasmissione è rimasto allibito. Ha assistito ad uno spettacolo criminale. È stata preparata addirittura una scenografia durante la quale si è voluto dimostrare, con una recita ad hoc, come si ammazza una ragazza di quindici anni e che gusto sadico si provi a costruire particolari agghiaccianti. È un orrore, al quale si sta rispondendo con una grande e civile protesta, una vera e propria sollevazione popolare non solo da parte della cittadina di Avetrana che non ce la fa più, non riesce a trovare la serenità, viene continuamente importunata da giornalisti e troupe televisive alla ricerca della notizia sensazionale, piccante. Ma non è solo la cittadina di Avetrana che si ribella, anche tutta la provincia di Taranto e buona parte della Regione che stanno reagendo in maniera pacifica e civile, ma al tempo stesso con durezza e determinazione. Basta leggere i giornali locali per rendersene conto: «Quante volte la devono uccidere ancora Sarah Scazzi?» «Un modo vergognoso di fare giornalismo».
«Noi cambiamo canale ma chi può deve intervenire». «Sono state offese la memoria di Sarah e le coscienze di tutti noi». «Esprimo indignazione e sgomento per la spettacolarizzazione di un evento tragico come la morte della povera Sarah». «Matrix: l'orrore è servito». «Cosa deve fare una mamma per far cessare questo orrore?». Pag. 60
Sono queste alcune delle tante dichiarazioni riportate nelle lettere sui giornali: si tratta di cittadini comuni, di giovani che gridano il loro sdegno, che chiedono a gran voce che si metta la parola fine allo spettacolo e si lascino lavorare la magistratura e le forze dell'ordine per l'accertamento della verità. E, soprattutto, si lasci in pace Sarah e si rispetti davvero il dolore della madre, dei parenti e degli amici.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Patarino.

CARMINE SANTO PATARINO. Sto per concludere, signor Presidente. Su Facebook, il gruppo «Verità e giustizia per Sarah Scazzi», che conta circa 200 aderenti, ha lanciato un'iniziativa per manifestare la propria indignazione.
Alla luce di tutto questo, torno formalmente a chiedere alla Presidenza della Camera di investire la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi perché, anche nel pieno rispetto della legge 14 aprile 1975, n. 103, intervenga con il dovuto rigore censurando e sanzionando tutti i programmi che stanno offendendo la memoria di Sarah e di altre eventuali vittime, e vigilando perché nuovi altri spettacoli indecorosi non abbiano a ripetersi.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, se è giusto che ultimamente l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni abbia preso i provvedimenti di censura e di sanzioni nei confronti di talune reti televisive pubbliche e private per la violazione di alcuni principi in materia di par condicio e delle disposizioni di attuazione relative alla campagna elettorale per le elezioni del 15 e 16 maggio, ancor più giusto sarebbe prendere altrettanti e più severi provvedimenti, quando ad essere violati sono i principi dell'etica, della morale e della decenza, come sta accadendo con il delitto Scazzi (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo e della deputata Concia).

GIUSEPPE SCALERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE SCALERA. Signor Presidente, ci ha lasciato proprio ieri un grande protagonista dell'imprenditoria italiana, il dottor Claudio Cavazza. Fondatore e presidente della Sigma-Tau, per lunghi anni presidente di Farmindustria, vicepresidente dell'Associazione delle industrie farmaceutiche europee, Cavazza ha rappresentato certamente una figura assolutamente innovativa nel sistema industriale italiano. La sua industria farmaceutica, pur avendo infatti uno spessore sicuramente internazionale, ha sempre resistito ad ogni facile tentazione societaria, rimanendo ostinatamente italiana con un capitale interamente italiano.
Ma il suo impegno - giova ricordarlo in questa sede - si è trasferito in molti campi del sapere. È stato, tra l'altro, l'ideatore e il promotore di Spoleto Scienze, la sezione scientifica del Festival dei Due Mondi di Spoleto, che si è affermata già negli anni Ottanta come uno degli appuntamenti mondiali più affascinanti dedicati alle questioni scientifiche ed epistemologiche dei nostri tempi.
Scientificamente restano nella storia della farmaceutica italiana e mondiale la scoperta di Rekord B12, il farmaco che rivelò come la vitamina B12 a dosaggi elevati sviluppava un'azione antiastenica ed antidepressiva, e soprattutto della carnitina, una sostanza di origine naturale endogena, che interviene nei processi che consentono alla cellula di ricevere tutte quelle che sono le proprie fonti di natura energetica.
Ebbene credo che la Sigma-Tau, grazie a quello che è stato il solido impegno di Claudio Cavazza, ha affermato in questi anni la sua presenza sull'intero scenario internazionale. Dalla Francia alla Svizzera, dall'Olanda al Belgio, dal Portogallo alla Germania fino all'Inghilterra e all'India e fino addirittura ai due stabilimenti produttivi realizzati da Cavazza negli Stati Uniti e in Spagna, dovunque si è diffuso un marchio che ha portato l'Italia nel Pag. 61mondo e l'ha fatta conoscere in una visione positiva e, al tempo stesso, di straordinario impegno imprenditoriale.
Si tratta di 2 mila e 500 dipendenti, di 400 ricercatori, ma sopratutto del 16 per cento dell'intero fatturato devoluto nell'ambito della ricerca, a conferma di quella che era un'attenzione alta e forte verso il progresso scientifico che doveva accompagnare la sua industria e, al tempo stesso, la scienza italiana. Certamente si tratta di un protagonista della realtà imprenditoriale, scientifica e culturale che mancherà sicuramente alla società italiana. Alla sua famiglia va il nostro commosso ricordo e il nostro affettuoso cordoglio (Applausi).

DANIELA SBROLLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELA SBROLLINI. Signor Presidente, oggi apprendiamo dagli organi di stampa che sette mesi dopo l'alluvione che ha colpito drammaticamente la mia regione, il Veneto (e in modo particolare le province di Vicenza, Verona e Padova), c'è una nuova ordinanza firmata il 25 maggio (quindi qualche giorno fa) dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che determina una nuova ripartizione dei fondi, prevedendo che il fondo originario di 300 milioni di euro verrà spezzato in due parti: metà agli alluvionati e metà alle opere pubbliche. Viene abbassato a 500 euro il limite dei danni per accedere ai rimborsi, e viene introdotto un tetto massimo di 30 mila euro per i privati e le imprese.
Questo è un duro colpo agli imprenditori che porterebbe al fallimento di decine di aziende nei nostri territori. Dopo il danno la beffa.
Questo significa per noi, intanto, chiedere al Governo come mai, ancora una volta, non ha mantenuto le promesse fatte. Già avevamo rilevato, qualche giorno dopo il triste evento dell'alluvione a cominciare dalla mia provincia (Vicenza), che quei 300 milioni di euro erano pochi, sapendo che Zaia aveva già fatto una stima di circa tre miliardi di euro di danni. Ci ricordiamo, però, di quando i Ministri sono venuti insieme al presidente Zaia nelle nostre città colpite dall'alluvione a dire ai sindaci, agli imprenditori, alle categorie economiche, ai cittadini e alle famiglie, che avrebbero ricevuto tutti i soldi previsti.
Bene, adesso chiediamo al Governo di mantenere gli impegni presi verso queste persone, ma anche di venire nei nostri territori a spiegare ai cittadini perché il Governo ha cambiato idea, perché avete cambiato le carte in regola adesso. Anche perché sono spariti i fondi che prevedevano le politiche di prevenzione, cioè quelli per finanziare gli interventi per limitare il rischio di un nuovo evento alluvionale, ed anche queste giornate ci insegnano cosa accade quando piove un po' di più nei nostri territori.
Allora, io chiedo, insieme agli altri miei colleghi del Partito Democratico del Veneto, al Governo di dare delle spiegazioni, di parlare con le comunità colpite, di parlare con i nostri amministratori. Anche perché il voto amministrativo - lo vorrei ricordare qui in Aula - ha dimostrato che i cittadini sono stanchi di un Governo che non solo non fa niente ma che continua a raccontare bugie, viene a fare passerelle nei territori, e viene ad offendere - lo sottolineo - le famiglie, le persone che hanno subito danni, danni gravissimi. Ancora oggi queste ferite sono aperte nella nostre città.
È una mancanza di rispetto anche per quei tanti giovani e per quelle tante persone che non hanno aspettato neanche un giorno l'aiuto del Governo, della Regione, degli enti locali, e si sono dati subito da fare.
Ecco, io chiedo più rispetto. E questo è il luogo più alto delle istituzioni, delle persone che noi rappresentiamo come eletti dal popolo, per dare risposte concrete. È chiaro che a questa nostra richiesta farà ovviamente seguito un'ulteriore interrogazione urgente, visto che alle precedenti non è stata neanche data risposta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 62

MARIO LOVELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, in questi giorni abbiamo assistito presso gli sportelli postali italiani ad un caos senza precedenti determinato dal guasto avvenuto al cervellone centrale delle Poste italiane, che ha causato l'impossibilità per gli sportelli di erogare le pensioni, di pagare le bollette, di prestare i normali servizi per i cittadini.
Guardiamo anche le cronache dei giornali di oggi, per esempio una cronaca odierna da Roma dove si legge: «Poste, quarto giorno di caos, sono servizi inaccettabili». Che si tratti di servizi inaccettabili è un giudizio dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ed è utile che lo leggiamo perché ci fotografa una situazione che non è accettabile. Sostiene l'Agcom: «Non è accettabile il perdurare dell'incredibile disservizio che sta ancora paralizzando gran parte del sistema informatico di Poste Italiane, non è accettabile che tali problemi perdurino e non è accettabile che non vi sia una chiara disamina degli avvenimenti individuando le specifiche responsabilità. Nell'era delle tecnologie e della comunicazione simili e incredibili episodi minano, non solo la capacità di garantire un pubblico servizio, ma anche la credibilità di chi dovrebbe garantirlo». Sono parole pesanti, signor Presidente, pronunciate dal responsabile dell'Agcom, ossia dell'autorità che è intervenuta in una situazione che vede, oggi, la mancanza di un'autorità specifica nel settore postale in quanto, per responsabilità del Governo, è stata affrontata con grave ritardo la questione della liberalizzazione del mercato postale previsto da una direttiva europea. Soltanto 15 giorni fa alle Commissioni parlamentari è arrivata la richiesta di votazione del parere per la nomina dei rappresentanti dell'Agenzia postale italiana che, quindi, a tutt'oggi non è operativa.
Quello che noi rileviamo è che vi è stato, ancora una volta, un grave disservizio nel servizio postale. Fra l'altro, voglio segnalare a lei, perché lo faccia presente al Governo, che, alla Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni, giacciono da mesi decine e decine di interrogazioni e di interpellanze a cui il Governo continua a non rispondere accampando la scusa che non c'è un sottosegretario delegato per la materia al Ministero dello sviluppo economico. Questa è una situazione che non possiamo più tollerare, situazione, peraltro, aggravata da ciò che si è determinato in questi giorni in quanto nessuno del Governo è intervenuto per prendere posizione nei confronti di Poste Italiane, una società al 100 per cento pubblica che ha ottenuto, a partire da quest'anno, un rinnovo del contratto per il servizio cosiddetto universale - che, praticamente, durerà per i prossimi 15 anni -, che detiene un monopolio di fatto e rispetto al quale la vigilanza, nell'interesse dei consumatori, dovrebbe essere totale. Noi chiediamo due cose: la prima, è che, anche ai sensi delle proteste e delle richieste che sono venute in particolare da parte di Adusbef e di Federconsumatori, venga attivato immediatamente, nei prossimi giorni, un tavolo che affronti la questione dei disagi e si occupi anche delle tutele necessarie nei confronti dei cittadini; in secondo luogo, chiediamo al Governo che si presenti in Parlamento, venga a dare una risposta su quello è successo e dia una risposta sul fatto che vi è un contratto di programma con Poste Italiane che richiede l'adempimento di determinati servizi e determinate funzioni. Su questo aspettiamo una risposta urgente del Governo e pensiamo che sia già passato troppo tempo prima che il Governo ed il Ministro competente abbiano preso una posizione in proposito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ILEANA ARGENTIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, mi dispiace intervenire a quest'ora, so da quanto tempo presiede la seduta e Pag. 63immagino che sia stanco. Tuttavia, mi voglio rivolgere a lei e alla Presidenza per una denuncia importante e forte. Non meno di un mese fa si è svolto un concorso al Ministero della difesa e abbiamo visto che i criteri per l'assunzione delle persone con deficit, con difficoltà fisiche o mentali, si basavano su aspetti legati alla patologia, alle capacità, alle professionalità e così via. Tuttavia la cosa più drammatica è stata che tre ragazze che si sono trovate ad avere lo stesso punteggio sono state discriminante una dall'altra in base al fatto che due di queste erano apparentate con dipendenti del Ministero della difesa. Vale a dire che uno dei criteri di questo bando era che i candidati con disabilità che avevano parenti all'interno del Ministero della difesa avessero un punteggio più alto. Trovo che questa sia una cosa indecente e vergognosa.
Sono abituata a presentare troppe interrogazioni, non meno di due ore fa ne ho consegnata un'altra. Quindi, non intervengo per sollevare un polverone, che molte volte viene letto in una chiave politica; la mia potrebbe essere una denuncia etica anche rispetto ai valori delle persone e al fatto di mettersi in gioco ogni giorno, sia pur con i propri limiti.
Credo che il Ministro La Russa, ma so che è stato un funzionario - manderò magari alla Presidenza una cartella con tutti i nominativi - si è approfittato di una situazione di questo tipo che - ripeto - trovo veramente grave. Mi prendo oneri e onori di quanto dico.
Pertanto, con la responsabilità che sono abituata a prendere sulle mie spalle e come responsabile del PD nazionale per l'handicap, non potevo certo tacere di fronte al fatto che una persona con deficit avesse un punteggio più alto soltanto perché un suo parente lavora all'interno del Ministero della difesa. La ringrazio e spero di non averla fatta andare oltre i tempi previsti.

PRESIDENTE. Onorevole Argentin, la ringrazio dell'intervento. Può far avere sicuramente alla Presidenza anche l'incartamento che ritiene più opportuno. Tuttavia, con gli strumenti consentiti forse sarebbe anche auspicabile che presentasse un atto di sindacato ispettivo, magari un'interpellanza urgente, quello che può venir fuori attraverso il suo stesso gruppo, e sarebbe anche di supporto rispetto a quanto lei oggi ha denunciato in quest'Aula.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, anch'io sono veramente un po' preoccupato per le sue condizioni dovendo tenere questo ritmo di lavoro e mi associo alle considerazioni dell'onorevole Argentin. Anche da parte mia c'è una particolare attenzione nei suoi confronti e un interesse del tutto puntuale per il suo lavoro e per la sua attività.
Ci troviamo tuttavia, signor Presidente, di fronte ad una situazione un po' strana. Mi riferisco ad un atto di sindacato ispettivo che ho presentato qualche giorno fa al Ministro dell'istruzione per sollecitare l'approvazione della modifica dello statuto predisposto dall'Università Magna Grecia di Catanzaro. Questa università ha corrisposto pienamente al senso della normativa che abbiamo approvato, la cosiddetta riforma Gelmini, e ha approvato lo statuto in tempi molto celeri, molto rapidi. Credo che sia stata la seconda università che ha corrisposto pienamente allo spirito e alla volontà del legislatore e, quindi, a quelli che sono stati gli indirizzi che aveva a suo tempo avviato il Ministero dell'istruzione.
Come lei sa, signor Presidente, il Ministero ha tempo fino a luglio per approvare queste modifiche statutarie, altrimenti si incorrerebbe anche nel rischio di avere una gestione straordinaria per quanto riguarda le università. La mia interpellanza non ha avuto ancora alcuna risposta.
Il passaggio della modifica statutaria predisposta dall'università Magna Grecia di Catanzaro credo sia importante, sia perché dà un maggior ruolo anche agli studenti, attraverso anche il ruolo dei Pag. 64dipartimenti, sia perché dà molto spazio e soprattutto molto impegno nell'attività della ricerca e nell'attività didattica, quindi vi è un salto di qualità per quanto riguarda l'università Magna Grecia di Catanzaro.
Mi dispiace dover sollecitare la risposta a questo atto di sindacato ispettivo, credo sarebbe stato interesse del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca dare subito una risposta, ma ci troviamo di fronte ad un dato e ad un aspetto inquietante: approviamo i provvedimenti, vi sono le università che si adeguano ovviamente alla normativa con tempestività, anche per fare come si diceva poc'anzi un salto di qualità soprattutto in una zona del tutto particolare come quella calabrese, nell'area centrale della Calabria e quindi di Catanzaro, e ancora noi ci troviamo di fronte ad una situazione estremamente precaria, nebulosa e sospesa.
Ecco perché, signor Presidente, con i poteri che ha la Presidenza vorrei sollecitare il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca a rispondere e soprattutto a tranquillizzare il corpo docente, gli studenti, ma anche tutta la realtà sociale ed economica dell'area della città di Catanzaro, impegnata ed interessata affinché questa università possa avere una sua prospettiva ed un suo sviluppo, come certamente avrà, perché si sta lavorando in questa direzione, risultati sono stati raggiunti - questo è un apprezzamento da parte mia ed è sincero - tuttavia, con le modifiche apportate e a cui facevo poc'anzi riferimento credo si arrivi ad un punto di qualificazione ulteriore dell'attività e dell'impegno di questo istituto superiore.

PRESIDENTE. Onorevole, sicuramente sarà esaudito il suo invito al sollecito.

DAVID FAVIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, volevo esprimere la mia solidarietà e la solidarietà delle Marche nei confronti dell'intervento della collega Sbrollini ed esprimere anche solidarietà al presidente della Confartigianato di Vicenza, che con un'Ansa di ogni pomeriggio ha denunciato le stesse cose che ha denunciato la collega Sbrollini. Ovviamente attraverso la solidarietà espressa a loro la esprimo anche a tutte le imprese e a tutte tutti gli alluvionati del Veneto, ricordando per l'appunto come vi sia stata un'indegna passerella, che poi si è risolta in questo taglio di risorse.
Non mi può «sfuggire» però in questo intervento, che non vuole ovviamente essere una guerra tra poveri, che il Veneto è stata l'ultima regione a fruire della normativa ante milleproroghe. Dico questo per dire che la mia regione invece, le Marche, è stata la prima ad essere sottoposta alle vessazioni di questa normativa, che la regione Marche ha provveduto a denunciare davanti alla Corte costituzionale, previo parere di un presidente emerito della Corte costituzionale. Questa normativa è chiaramente contrastante con la nostra Carta fondamentale, in quanto - noi abbiamo coniato questo termine - si è inventata la «tassa sulle disgrazie», nel senso che per poter accedere all'ordinanza di protezione civile si deve prima mettere mano al bilancio regionale, poi aumentare al massimo tutte le tasse regionali previste, poi aumentare le accise. Si tenga presente che il fondo di protezione civile è alimentato a sua volta dalle accise nazionali. Quindi chi sia stato danneggiato da una catastrofe naturale si trova a pagare tre o quattro volte: una prima volta sul bilancio regionale, poi sulle tasse regionali, poi sulle accise sui carburanti regionali e poi sulle accise nazionali. Si tenga presente che nella mia regione, a causa dell'alluvione del 1o di marzo, sono morte tre persone, che hanno chiuso tantissime piccole imprese, che si sono persi tantissimi posti di lavoro, che abbiamo avuto danni tra diretti, imprenditoriali e agricoli per 610 milioni di euro, che la Regione ha dovuto far fronte con 70 milioni di euro di mezzi propri ai primissimi danni.
Si tenga, inoltre, presente che, in relazione ai tagli che il Governo ha perpetrato Pag. 65nei confronti delle Regioni e degli enti locali, pari al 67 per cento ed oltre (considerando anche i danni agli enti locali), 70 milioni di euro rappresentano «sangue vivo, carne viva» che viene distolta da altre iniziative fondamentali, come, per esempio, gli interventi sui servizi sociali.
Ebbene, non solo l'opposizione, ma anche colleghi della Lega hanno sottoscritto una mozione con cui si tende ad impegnare il Governo a rivedere il provvedimento cosiddetto milleproroghe per quanto riguarda questa parte che è chiaramente incostituzionale. Tuttavia, sono mesi - e per questo, faccio appello a lei, signor Presidente, perché se ne faccia interprete - che questa mozione, nonostante le richieste da parte dei capigruppo dell'opposizione, non viene calendarizzata.
Nel concludere questo mio intervento, credo che il Governo non dovrebbe avere figli e figliastri: dovrebbe ripristinare giustamente, come è stato richiesto dalla collega Sbrollini e dal presidente di Confartigianato Vicenza, i danari che erano stati messi a disposizione per l'alluvione in Veneto, tuttavia, dovrebbe anche rivedere la normativa in oggetto, che è chiaramente ingiusta, e concedere provvidenze anche alla regione Marche. Quest'ultima, infatti, dal 1o marzo, vede famiglie in lutto per la morte dei propri cari, imprese chiuse, posti di lavoro persi e infrastrutture danneggiate, che sono ancora lì, come scheletri parlanti, a rappresentare l'inutilità di questo Governo.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DAVID FAVIA. Durante la campagna elettorale della provincia di Macerata, il Governo ha fatto fare una passerella ai propri Ministri che, però, non hanno assunto - concludo subito - alcun impegno. Fortunatamente, il centrodestra ha perso la provincia di Macerata, ma i nostri nuovi amministratori dovranno chiedere ancora al Governo di intervenire perché, senza l'aiuto del Governo centrale, non siamo in grado di reggere 600 milioni di euro di danni.

RICCARDO MIGLIORI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, molto brevemente, in qualità soprattutto di presidente della delegazione italiana all'Assemblea parlamentare dell'OSCE, vorrei sottolineare che questo pomeriggio una nota di agenzia ci ha informato di una significativa iniziativa del rappresentante dell'OSCE per la lotta all'intolleranza e alla discriminazione contro i cristiani, che si è rivolto in modo, oserei dire, perentorio al Ministro dell'interno Maroni per avere chiarezza circa gli intendimenti del Governo sulle politiche di contrasto rispetto un avvenimento che per la prima volta si è registrato anche nel nostro Paese dopo che recentemente si è registrato in modo purtroppo diffuso in Spagna. Mi riferisco cioè alla interruzione di una messa che si stava svolgendo presso la parrocchia di San Giuseppe Calasanzio a Milano e che è stata appunto interrotta con striscioni, urla e spintoni da attivisti non meglio specificati ma facilmente individuabili come provenienza culturale, che intendevano contestare il sacerdote che stava in quel momento officiando la santa messa per le sue supposte posizioni nei confronti della omosessualità. Si tratta di un fatto senza precedenti nel nostro Paese, almeno per quello che riguarda questo secondo dopoguerra.
Io le chiedo se non sia il caso di chiedere al signor Ministro dell'interno di venire qui in Aula per spiegarci che cosa si intenda fare politicamente, culturalmente, ma anche dal punto di vista della sicurezza, per evitare l'allargarsi di fenomeni di questo tipo.
Apprendo che, ovviamente, il neosindaco di Milano si è fortemente dissociato rispetto a questo increscioso avvenimento, ma penso che il Parlamento sbaglierebbe se lo relegasse tra le marginalità perché di marginalità non si tratta.
La ringrazio e ringrazio la Presidenza se vorrà inoltrare questa richiesta al signor Ministro dell'interno.

Pag. 66

PRESIDENTE. Sicuramente la sua richiesta verrà inoltrata. Le rammento che attraverso lo strumento del sindacato ispettivo potrebbe interrogare direttamente il Ministro.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 8 giugno 2011, alle 9,30:

(ore 9,30 e ore 16,30)

1. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge C. 1257-B.

2. - Seguito della discussione della proposta di legge:
GUIDO DUSSIN ed altri: Sistema casa qualità. Disposizioni concernenti la valutazione e la certificazione della qualità dell'edilizia residenziale (C. 1952-A).
- Relatore: Pili.

3. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
MELCHIORRE ed altri; GOZI ed altri; DI PIETRO ed altri; BERNARDINI ed altri: Norme per l'adeguamento alle disposizioni dello statuto istitutivo della Corte penale internazionale (C. 1439-1695-1782-2445-A).
- Relatore: Rao.

4. - Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:
DONADI ed altri: Modifiche agli articoli 114, 117, 118, 119, 120, 132 e 133 della Costituzione, in materia di soppressione delle province (C. 1990-A/R).
e delle abbinate proposte di legge costituzionale: SCANDROGLIO ed altri; CASINI ed altri; PISICCHIO; VASSALLO (C. 1836-1989-2264-2579).
- Relatore: Bruno.

(ore 15,30)

5. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

Alla VII Commissione (Cultura):
S. 2281 - LEVI ed altri: «Nuova disciplina del prezzo dei libri» (approvata dalla VII Commissione permanente della Camera e modificata dal Senato) (1257-B).

La seduta termina alle 20,10.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Libè a 1-640 I p. 510 510 256 510 53 Appr.
2 Nom. Moz. Libè a 1-640 II p. 509 307 202 154 64 243 53 Resp.
3 Nom. Moz. Borghesi e a 1-645 rif. 509 450 59 226 446 4 53 Appr.
4 Nom. Moz. Bernardo e a 1-647 510 456 54 229 456 53 Appr.
5 Nom. Moz. Reguzzoni e a 1-649 508 452 56 227 452 53 Appr.
6 Nom. Moz. Raisi e a 1-650 511 503 8 252 501 2 53 Appr.
7 Nom. Moz. Lo Monte e a 1-651 rif. 513 463 50 232 461 2 52 Appr.
8 Nom. Moz. Pisicchio e a 1-652 512 266 246 134 18 248 52 Resp.
9 Nom. Moz. Ventura e a 1-653 512 458 54 230 457 1 52 Appr.
10 Nom. Disp. Moz.1-631, 644, 646, 648 501 501 251 501 51 Appr.
11 Nom. Moz. Narducci e a 1-631 prem. 500 448 52 225 446 2 51 Appr.
12 Nom. Moz. Reguzzoni e a 1-644 prem. 502 479 23 240 274 205 51 Appr.
13 Nom. Moz. Galletti e a 1-646 prem. 500 498 2 250 497 1 51 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Moz.Ventucci,Razzi e a 1-648 prem. 504 306 198 154 283 23 51 Appr.
15 Segr Dimissione deputato Ceccuzzi 497 495 2 248 303 192 50 Appr.
16 Nom. Pdl 1952-A - em. 1.2 481 480 1 241 480 50 Appr.
17 Nom. articolo 1 484 484 243 484 50 Appr.
18 Nom. em. 2.4 485 482 3 242 47 435 50 Resp.
19 Nom. em. 2.31 491 490 1 246 18 472 50 Resp.
20 Nom. em. 2.100 493 493 247 492 1 50 Appr.
21 Nom. articolo 2 496 496 249 496 50 Appr.
22 Nom. em. 3.30 488 488 245 488 50 Appr.
23 Nom. articolo 3 489 489 245 489 50 Appr.
24 Nom. articolo 5 491 491 246 491 50 Appr.
25 Nom. articolo 7 461 461 231 461 50 Appr.
26 Nom. em. 9.30 469 253 216 127 24 229 50 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 29)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo 9 470 469 1 235 468 1 50 Appr.
28 Nom. articolo 10 469 469 235 469 50 Appr.
29 Nom. articolo 11 467 467 234 467 50 Appr.