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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 478 di mercoledì 25 maggio 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 10.

MICHELE PISACANE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Antonione, Berlusconi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Fitto, Franceschini, Frattini, Gelmini, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Lo Monte, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Meloni, Migliavacca, Misiti, Leoluca Orlando, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Romano, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Vito e Volontè sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni (ore 10,05).

PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

MICHELE PISACANE, Segretario, legge:
MORENO SGARALLINO, da Terracina (Latina), chiede:
misure per incentivare il risparmio energetico nelle imprese (1201) - alla X Commissione (Attività produttive);
l'introduzione di sistemi di videosorveglianza negli asili nido (1202) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
interventi per migliorare il livello dell'istruzione scolastica (1203) - alla VII Commissione (Cultura);
l'istituzione di dispensari per la distribuzione e la somministrazione di farmaci (1204) - alla XII Commissione (Affari sociali);
nuove norme in materia di identificazione e respingimento degli immigrati irregolari (1205) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
interventi per migliorare le condizioni di vivibilità e la sicurezza dei carceri (1206) - alla II Commissione (Giustizia);
GAETANO CORTESE, da Cusano Milanino, (Milano), chiede l'istituzione di una giornata commemorativa in onore dei grandi eroi quotidiani (1207) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
ANDREA GALATI, da Mascali (Catania), chiede l'abrogazione delle norme in materia di corsi universitari a numero chiuso (1208) - alla VII Commissione (Cultura); Pag. 2
TEODORO RUSSO, da Quindici (Avellino), chiede che l'incarico di parlamentare sia incompatibile con ogni altra funzione o attività pubblica o privata (1209) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
DANIELE BELLU, da Albignasego (Padova), chiede:
l'adozione di una legge organica per migliorare la sicurezza dei cittadini e per la riorganizzazione delle Forze di polizia (1210) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
la revisione dell'ordinamento urbanistico, a livello organizzativo e operativo (1211) - alla VIII Commissione (Ambiente);
la creazione di un sistema integrato di tutela dell'ambiente naturale e urbano (1212) - alla VIII Commissione (Ambiente);
un programma di pianificazione degli interventi per il restauro e la valorizzazione dei beni culturali (1213) - alla VII Commissione (Cultura);
nuove norme per garantire la pianificazione e la qualità estetica degli interventi edilizi e architettonici (1214) - alle Commissioni riunite VII (Cultura) e VIII (Ambiente);
un intervento organico per il riordino del sistema scolastico, a livello organizzativo e di piani di studio (1215) - alla VII Commissione (Cultura);
SALVATORE VITTORIO, da Roma, e numerosi altri cittadini chiedono che non venga realizzato il programma urbanistico denominato «Piccola Palocco», che prevede la realizzazione di unità abitative in un'area verde del comune di Roma (1216) - alla VIII Commissione (Ambiente).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti del Lycée «Bernard Palissy» di Agen (Francia) e dell'Istituto Statale di Istruzione Superiore «Malignani» di Cervignano del Friuli (UD), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2665 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, recante disposizioni urgenti in favore della cultura, in materia di incroci tra settori della stampa e della televisione, di razionalizzazione dello spettro radioelettrico, di moratoria nucleare, di partecipazioni della Cassa depositi e prestiti, nonché per gli enti del Servizio sanitario nazionale della regione Abruzzo (Approvato dal Senato) (A.C. 4307) (ore 10,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, recante disposizioni urgenti in favore della cultura, in materia di incroci tra settori della stampa e della televisione, di razionalizzazione dello spettro radioelettrico, di moratoria nucleare, di partecipazioni della Cassa depositi e prestiti, nonché per gli enti del Servizio sanitario nazionale della regione Abruzzo.
Ricordo che nella seduta di ieri è iniziata l'illustrazione degli ordini del giorno.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 4307)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4307).
L'onorevole Monai ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4307/184.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, intervengo per sottolineare l'importanza che sia concessa la dovuta attenzione alle emittenti locali, che sembrano la Cenerentola di tutta la partita sul «digitale esterno» e sulle aste che si accinge a fare il Ministro dell'economia e delle finanze in vista dell'importante traguardo di liberare canali e frequenze utilizzabili per la banda larga nella telefonia mobile. Pag. 3
Ciò ci consentirà di garantire all'utenza anche degli innovativi servizi, percorrendo le tappe di quella che è l'Agenda digitale europea. È vero anche che questo obiettivo è avvicinato dal Governo in maniera pasticciata e direi anche molto lobbistica. Il tema è quello di evitare che a pagare il dazio di questa asta digitale non siano solo i grandi operatori, che magari con qualche opzione di cartello potrebbero riuscire ad accaparrarsi le ghiotte frequenze con minori esborsi di quelli previsti dalla legge di stabilità, considerato che certamente il dazio più pesante si accingono a pagarlo le emittenti locali. Mi riferisco ad una miriade di consolidate presenze che, in tutto lo Stivale, garantiscono un'informazione spesse volte unica per un'utenza territoriale rispetto ai grandi network nazionali che di territorio si interessano nulla o poco.
Da questo punto di vista c'è un po' la beffa dell'aver prima garantito a questi operatori delle emittenti locali la concessione di canali del digitale terrestre a fronte della loro rinuncia all'analogico, mentre adesso, con questo provvedimento, si fa capire di aver giocato un brutto tiro alle emittenti locali perché saranno proprio loro che, con la necessità di liberare queste bande (queste frequenze), dovranno farsi da parte per consentire la spartizione del bottino ai grandi broadcaster nazionali. A tal proposito, non posso non rimarcare il conflitto di interessi che è rimasto immanente in gran parte della legislazione di questa nostra esperienza in Parlamento e che vede il Presidente del Consiglio dei ministri sempre e comunque indirettamente o direttamente - come nello specifico caso - interessato ad una certa impostazione normativa che favorisce l'acquisizione di posizioni dominanti, di rendite di posizione, con un'economia sempre più tentacolare e diffusa che noi, ancora una volta, vogliamo denunciare e per la quale abbiamo presentato questo ordine del giorno.
Che cosa suggerisce questa proposta? Partiamo dalla fumosità di questa normativa che in un semplice articolo 4 demanda al Ministero dello sviluppo economico competente tutta una serie di indicazioni a prescindere da un indirizzo politico che venga dalla Camera dei deputati e dal Parlamento in generale; quindi, lascia una sorta di zona grigia al detto Ministero nella individuazione della griglia di coloro che potranno beneficiare o meno di queste provvidenze, di queste situazioni. Pertanto, vogliamo che si valuti l'opportunità di adottare delle iniziative normative volte a garantire che la liberazione delle frequenze non gravi solo sulle spalle delle emittenti locali. Riteniamo più opportuno e più equo che i due terzi di queste frequenze che devo essere liberate siano poste a carico delle grandi emittenti nazionali piuttosto che delle emittenti locali. Inoltre, chiediamo anche di valutare la necessità che sia aumentato quel plafond di 240 milioni di euro, che ricordo essere il massimo acquisibile perché la legge di stabilità prevede che solo il 10 per cento degli introiti (con il tetto massimo di 240 milioni di euro) possono essere distribuiti come indennizzo alle emittenti locali che perdano le frequenze. Chiediamo quindi che questo limite sia superato, perché non vi è alcun motivo che giustifichi questa sorta di «tappo». Anzi, direi che la stessa valutazione del 10 per cento sia piuttosto ingenerosa rispetto al sacrificio richiesto alle emittenti locali, e quindi chiediamo che si dia a queste almeno quella consolazione economica, sia pure episodica, di un indennizzo adeguato al sacrificio a loro richiesto.

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4307/213.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, l'ennesimo decreto-legge e l'ennesima fiducia non vanno bene. Sarebbe sufficiente questo per parlare a lungo di come viene esautorato, in sostanza, questo Parlamento da parte del presente Governo e della presente maggioranza. In questa situazione, rimane ad ognuno di noi, ai gruppi, ai parlamentari in particolare, la possibilità di presentare degli ordini del giorno, senza sapere quale fine faranno, nella speranza che vengano accettati. Pag. 4
Questi ordini del giorno, non solo il mio, ma credo quelli di tutti, sono la dimostrazione di come si potevano affrontare meglio le problematiche del nostro Paese. In questo momento, viviamo una situazione di grandissima difficoltà: famiglie che hanno problemi al limite della sopravvivenza, posti di lavoro, precariato, giovani senza lavoro. Evidentemente, la situazione economica del tessuto nazionale è in grande difficoltà. E cosa succede? Succede che, in questo decreto-legge, vi è una presa di posizione, secondo noi inconcepibile, rispetto ad un aumento ulteriore dell'accisa sulla benzina, per coprire, sì, giustamente, il Fondo unico dello spettacolo e favorire le agevolazioni fiscali per il cinema, ma, certamente, il metodo adoperato ci pare quello più sbagliato in un momento di grande difficoltà.
Andiamo ad incidere, ancora una volta di più, sulle tasche delle famiglie, quelle più in difficoltà. Ero intervenuto già alcune settimane fa rispetto all'aumento del costo della benzina alla pompa, al caro benzina, spiegando che non era possibile continuare a mantenere, in una situazione di difficoltà, tante accise che non servono più e che pesano veramente sulle persone più in difficoltà. Avevo ricordato che vi sono ancora le accise sulla guerra d'Abissinia, sulla crisi di Suez, sul disastro del Vajont, sull'alluvione di Firenze, sul terremoto del Belice, sul terremoto del Friuli, che, per quanto mi riguarda, per l'esperienza da friulano, è stato risolto, completato, diventando, anzi, un modello per tutto il Paese, ed avanti così.
Non solo, quindi, manteniamo queste accise in un momento di difficoltà, ma ne mettiamo un'altra, con la scusa di un nobile gesto, che è quello di dare una risposta al mondo dello spettacolo; indubbiamente, però, noi chiediamo che la copertura in questione debba essere individuata altrove. Evidentemente, la scorciatoia che questa maggioranza e questo Governo in particolare stanno prendendo sui provvedimenti, che è quella dei decreti-legge seguiti dalla fiducia, determina la mancanza di dibattito, voluta e cercata perché vi è un'insofferenza a quello che potrebbe essere il contributo che l'opposizione e i singoli parlamentari potrebbero dare su provvedimenti come questo. Infatti, se è giusto cercare di capire le difficoltà di alcuni, non si può, per aiutare questi, gravare di altre difficoltà quello che, in questo momento, è il tessuto più debole del Paese, cioè lo studente in difficoltà, la famiglia in difficoltà, la famiglia che deve andare a lavorare, la piccola e media impresa. Tutti questi passano attraverso la pompa della benzina quasi quotidianamente.
Il prezzo della benzina è diventato ormai insostenibile per tantissimi. Se prendiamo in esame la fascia più debole della nostra società, che, ogni giorno, per andare a lavorare, per poter produrre, per potersi muovere, deve comperare o, comunque, deve fare il pieno alla propria macchina, non possiamo non dire che questo Governo e questa maggioranza stanno, ancora una volta di più, calcando la mano sulle persone più deboli, sulle persone che avrebbero bisogno, invece, di una risposta esattamente contraria.
Non so se il presente Governo accetterà questo ordine del giorno. Altre volte, per dimostrare il rispetto che abbiamo per il Governo, ordini del giorno accettati hanno avuto anche un seguito: penso ai precari delle questure e delle prefetture. Mi auguro che, anche questa volta, il presente ordine del giorno venga accettato nel senso di modificare la tipologia di copertura utilizzata dal comma 4 dell'articolo 1, per evitare un ulteriore aggravio di spese alle famiglie e, soprattutto, alla piccola e media impresa.
Penso che almeno questo possa essere fatto. Tutto il resto dovrebbe andare su un giudizio estremamente negativo, ma, in questa negatività per percorso e impostazione, il Governo almeno cerchi di accettare un ordine del giorno come questo, che non fa altro che cercare di venire incontro alle difficoltà visibili e chiare della parte più debole del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

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PRESIDENTE. L'onorevole Mura ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Borghesi n. 9/4307/183, di cui è cofirmataria.

SILVANA MURA. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, questo ordine del giorno interviene su un tema purtroppo strettamente attinente ad alcune delle norme inserite nel decreto-legge e di strettissima attualità per quanto riguarda la comunicazione politica relativa alla propaganda elettorale. L'articolo 3 del decreto-legge in esame dispone una proroga fino al 31 dicembre 2012 del cosiddetto incrocio della proprietà tra settori della stampa e della televisione: una proroga assolutamente sacrosanta per evitare di aggravare ancora di più la già grave situazione del sistema dell'informazione italiana.
Peccato, però, che allo stesso tempo si sia colta la palla al balzo per inserire i cosiddetti paletti anti-Sky e anti-Telecom, estendendo lo stesso divieto a chi supera l'8 per cento del sistema integrato delle comunicazioni e a chi controlla il 40 per cento delle telecomunicazioni, lasciando di fatto invariate le attuali posizioni di forza. Il settore della comunicazione e dell'informazione, per l'importanza che riveste, impone norme chiare e che soprattutto garantiscano la libertà e il pluralismo dell'informazione.
È per questo che le nuove regole, a nostro avviso, non possono essere scritte da chi è uno degli attori principali di questo settore, come è il Presidente del Consiglio, l'onorevole Silvio Berlusconi. Con questo ordine del giorno chiediamo di attribuire un ruolo più attivo e più ampio all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che troppo spesso appare impotente, ed anche quando interviene a comminare sanzioni, come è accaduto in questi giorni, risulta essere un organismo privo di poteri reali, che non riesce ad assolvere il compito per cui è stato istituito.
Colleghi, proprio in queste ore, in cui è in corso una durissima campagna elettorale per i ballottaggi delle elezioni amministrative e dovrebbe già essere iniziato il periodo di propaganda relativo ai referendum, siamo costretti ad assistere a forzature inaccettabili e preoccupanti, operate dal Governo sui media ai danni del Parlamento. Abbiamo visto tutti il Presidente del Consiglio straripare e strafare sui Tg pubblici e privati attraverso un comiziaccio elettorale con tanto di simbolo di partito ben visibile alle spalle: una situazione che ha violato ogni norma e che è difficilmente compatibile con uno Stato democratico.
L'intervento della Agcom, che pure vi è stato, ha assunto aspetti paradossali: da un lato, infatti, le multe inflitte alla RAI per le scorrettezze di Berlusconi le pagheranno di fatto gli stessi danneggiati, ovvero i cittadini italiani, dall'altro, il riequilibrio previsto dalle sanzioni non si sa quando avverrà, visto che la campagna elettorale è finita. Proprio per evitare il ripetersi di queste situazioni e di altre ancora peggiori chiediamo che sia l'Agcom a definire ogni anno il valore economico del sistema integrato di comunicazioni, così come sempre all'Autorità garante dovrebbe spettare il compito di valutare la dimensione economica del mercato delle comunicazioni elettroniche.
Poiché la fiducia posta dal Governo ha impedito di esaminare e discutere questo decreto-legge, colgo l'occasione per fare cenno ad un'altra forzatura grave e inaccettabile dal punto di vista democratico, che è rappresentata dall'articolo 5, attraverso il quale si compie un furto di democrazia ai danni degli italiani, imposto a colpi di fiducia.
Basta leggere i commi da 1 a 7 dell'articolo 5 per capire che ci si trova di fronte ad una sospensione momentanea del programma nucleare voluto da questo Governo e, soprattutto, che si dispone che, ad un anno dall'entrata in vigore del decreto-legge, il Governo varerà la Strategia energetica nazionale, all'interno della quale nulla vieta che vi sia la ripresa del programma nucleare.
Comunque, per chi non avesse voluto prendersi la briga di leggersi il testo del provvedimento, ogni dubbio è stato fugato dall'interpretazione autentica fornita dal Pag. 6Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il 26 aprile, al termine del vertice italo-francese. Ancora oggi non mi spiego il motivo che ha portato Silvio Berlusconi a dire quelle cose. Probabilmente, anche in quel caso, come per gli immigrati e la scalata Parmalat, ha dovuto accettare le condizioni imposte da Sarkozy.
Quel che è certo è che il Presidente del Consiglio è stato chiaro e franco, come forse non è mai capitato pubblicamente in oltre 15 anni di carriera politica: il Governo continua a credere e a ritenere sicura l'energia nucleare, ha detto Berlusconi, e quello è l'obiettivo che vogliamo realizzare. Poiché il disastro di Fukushima ha spaventato gli italiani e tutti i sondaggi dicono che il referendum vincerà alla grande, allora con l'emendamento fatto approvare al Senato il Governo ha solo evitato che il progetto del nucleare fosse seppellito per sempre da milioni di schede rappresentative della volontà popolare, per ricominciare da dove si è fermato tra un anno, al massimo due. Più chiaro di così è difficile, come è lampante che ci troviamo di fronte ad un gravissimo quanto inaccettabile furto di democrazia.
Non è secondario il fatto che il Governo, per bocca del suo Premier, sia arrivato a sostenere il principio che spetti all'Esecutivo decidere su cosa i cittadini, nel loro interesse e in quello della nazione, possano votare e su cosa no, per evitare decisioni emotive.
Colleghi, è evidente che il Governo, come hanno dimostrato le elezioni amministrative, non ha più il consenso del Paese, così com'è evidente la paura manifestata fin da subito e riassunta in maniera formidabile dalle parole del Ministro Prestigiacomo nei confronti della consultazione referendaria.
Per questo fortunatamente il gioco che c'è in atto non riuscirà, perché mentre il Governo Berlusconi si preoccupa solamente delle percentuali elettorali, i quesiti referendari investono grandi temi della vita pubblica come il nucleare, l'acqua pubblica ed il principio della giustizia uguale per tutti. Per questo il 12 e 13 giugno milioni di donne e di uomini si recheranno alle urne dicendo «sì» ai referendum e «no» al Governo delle balle (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Lusetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4307/206.

RENZO LUSETTI. Signor Presidente, colleghi e onorevole sottosegretario, anche oggi com'è noto il Parlamento fa finta di legiferare, perché ormai sappiamo che ci si occupa solo di atti di indirizzo e atti di controllo. Non riusciamo più a legiferare perché il Governo insiste nell'emanazione di decreti-legge su cui pone la fiducia, come ha fatto in questi giorni in occasione della discussione del provvedimento in esame, e non vi è alcuna possibilità da parte del Parlamento di produrre emendamenti, o meglio, noi li produciamo, ma ponendo la fiducia ci è impedito di discuterli.
Non ci rimane che qualche ordine del giorno. A volte si accolgono come raccomandazione, una sorta di pacca sulla spalla. Noi non ci accontentiamo, onorevole sottosegretario, e chiediamo che vi sia un impegno forte almeno sull'approvazione degli ordini del giorno, per orientare l'attività del Governo in un certo modo.
Nella fattispecie illustro l'ordine del giorno che ho sottoscritto insieme ai colleghi Capitanio Santolini, Enzo Carra e Poli per chiedere un impegno particolare sull'area archeologica di Pompei. Noi chiediamo che vi sia un intervento abbastanza forte, perché in questo provvedimento che voi avete imposto al Parlamento e al Paese si autorizza la Soprintendenza per i beni archeologici di Napoli e Pompei ad avvalersi della società ALES per stipulare una convenzione che in qualche modo attui un programma di interventi conservativi urgenti nell'area di Pompei.
La società ALES - lo dico a lei signor sottosegretario perché probabilmente non si occupa di beni culturali ma forse lo sa - è una società per azioni interamente partecipata dallo Stato e si chiama Arte Lavoro e Servizi Spa. Questa società è Pag. 7stata costituita nel 1998 attraverso il famoso pacchetto Treu e in qualche modo questo provvedimento consentiva di stabilizzare personale impiegato in attività socialmente utili presso il Ministero dei beni culturali e ambientali ed ha come oggetto specifico lo svolgimento di attività di servizi di conservazione del patrimonio culturale. Ora, questo intervento che il Governo compie a favore della società ALES e anche per la rivalutazione dell'area archeologica di Pompei in qualche modo ha bisogno di lavori di specializzazione in un campo che è particolarmente complesso come quello archeologico, artistico e culturale. Quindi, non si possono fare in maniera improvvisata o superficiale interventi a tutela dell'area archeologica di Pompei.
Dal momento che non possiamo presentare emendamenti, né intervenire ed occuparci di leggi nel senso stretto della parola, chiediamo che il Governo possa almeno stanziare incentivi, percorsi di formazione, finalizzati al rafforzamento delle competenze professionali di questi lavoratori, i quali, in qualche modo, fanno parte dell'universo dei beni culturali, anche se sono lavoratori precari.
Tali corsi di formazione servono per qualificare maggiormente quest'area archeologica, che è stata oggetto anche di grandissime polemiche, fino a qualche mese fa, per come è stata trattata dal Governo.
Ci auguriamo, pertanto, che il Governo possa accogliere pienamente questo ordine del giorno, dimostrando di occuparsi di Pompei e delle aree archeologiche, nonché riparando in qualche modo a qualche danno fatto in passato.
Ora avete cambiato Ministro, ce n'è un altro, vedremo cosa accadrà, vedremo le linee di indirizzo; ancora non è venuto in Commissione a proporle, tuttavia siamo seriamente preoccupati. Infatti, onorevole sottosegretario, se lei ricorda, qualche mese fa un esponente autorevolissimo - leghista - della sua maggioranza ha definito i cinquanta ettari dell'area archeologica di Pompei «i quattro sassi di Pompei». Sotto questo profilo, come lei immagina, anche se non siamo uomini di pensiero, siamo preoccupati per questa definizione dell'area culturale e archeologica di Pompei.
Signor Ministro, anche per la situazione culturale e politica che si sta creando in questo periodo, mi viene spesso alla mente quel dipinto molto noto del Settecento, del pittore spagnolo Francisco Goya, dove vi è un uomo addormentato e in cui si legge la scritta: «il sonno della ragione genera mostri». Noi siamo preoccupati che questo sonno eccessivo della ragione possa produrre mostri, che sono l'incultura e l'incapacità di capire come sta crescendo il Paese.
Per questo motivo, ci auguriamo che voi abbiate un sussulto di dignità e approviate questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4307/200.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, l'articolo 2 del provvedimento al nostro esame reca misure finalizzate a potenziare le funzioni di tutela dell'area archeologica di Pompei. Si tratta di un'area fortemente penalizzata. Ricordiamo il crollo della domus dei gladiatori: un disastro che sollevò sconcerto e provocò anche tanta indignazione. Quel disastro ha rappresentato, infatti, un grave danno al patrimonio culturale e artistico del nostro Paese.
Il citato articolo 2 prevede, dunque, un programma straordinario di interventi conservativi proprio per quell'area e, a tal fine, dispone tutte le modalità per l'adozione e le misure necessarie per la sua attuazione.
In particolare, nei commi da 5 a 7 dello stesso articolo 2, sono contenute disposizioni speciali per quanto riguarda l'affidamento dei lavori, dei servizi e delle forniture, al fine di rafforzare l'efficacia delle azioni e degli interventi di tutela nell'area archeologica di Pompei, ma anche nei luoghi ricadenti nella competenza territoriale della soprintendenza speciale Pag. 8per i beni archeologici di Napoli e di Pompei. Si tratta, quindi, di un articolo importante, perché tende proprio alla tutela di quell'area che ha già subito troppi danni.
In pratica, si tratta di disposizioni particolari, che dovrebbero accelerare la realizzazione di questo programma straordinario di interventi volti a tutelare quell'area, nonché favorire, per quanto può essere possibile, le sponsorizzazioni.
Inoltre, il comma 5 dell'articolo 2 prevede anche - ed è qui che risiede la motivazione del nostro ordine del giorno - deroghe alla normativa sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, al fine dell'attuazione, sicuramente urgente ed importante, di tale programma straordinario. Si prevede, altresì, la possibilità di effettuare interventi - sempre previsti dal programma straordinario contenuto nell'articolo 2 - che ricadano anche all'esterno del perimetro delle aree archeologiche.
Si tratta di interventi che possono essere, quindi, realizzati in deroga a quelle che sono le previsioni del piano urbanistico di quella zona, sicuramente dopo aver sentito anche la Regione e il comune competente, ma non si sa con quanta forza e con quanta competenza.
Proprio considerate queste premesse, a nostro avviso, è necessario che vengano garantite sia la correttezza che la legalità nella concessione di questi appalti, perché la correttezza e la legalità sono dei requisiti fondamentali quando si deroga ad un piano urbanistico, soprattutto se esso interessa una zona, come dicevo prima, particolare, in quanto di grande interesse culturale ed artistico.
È per questo che noi del gruppo dell'Italia dei Valori chiediamo al Governo che tutti questi interventi che devono essere realizzati in deroga agli strumenti urbanistici in vigore vengano garantiti da un'intesa fattiva, concreta, delle regioni e dei comuni, proprio per fare in modo che correttezza e legalità siano assicurate. Insomma a quella zona deve essere rivolta moltissima attenzione.
Io sono il capogruppo dell'Italia dei Valori in Commissione agricoltura e per un certo periodo il Ministro Galan è stato Ministro dell'agricoltura.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANITA DI GIUSEPPE. Mi auguro che lo stesso Ministro presti a quell'area un'attenzione maggiore rispetto a quella che ha prestato all'agricoltura (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Ciccanti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4307/210.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno voglio rendermi interprete delle tre più importanti associazioni del settore radiotelevisivo locale: la Areanti-corallo, la Alpi radio-TV e TV locali FRT.
L'emittenza radiotelevisiva, signor sottosegretario, rischia di spegnersi. Nel 2009 furono assegnati 150 milioni di euro e con tali risorse, bene o male, le radio-TV locali arrivarono al pareggio di bilancio. Nel 2010 lo stanziamento è sceso a 140 milioni, nel 2011 scenderà a 115 milioni, nel 2012 a 95, per poi stabilizzarsi, dal 2013 in poi, a 105 milioni. Con queste risorse il grido d'allarme e di dolore delle radio-TV locali è evidente.
Occorre ripristinare subito 150 milioni di euro per le risorse, così come era stato concordato tra Governo ed emittenze locali. A sostegno di questa quantità di risorse ci sono ben cinque ordini del giorno accettati dal Governo al Senato, dal 2009 ad oggi.
Attenzione: le misure di sostegno al sistema radio-TV devono venire da una parte del canone RAI, come prevede l'articolo 10 della legge n. 422 del 1993. Tale legge prevedeva che i tre quarti del 15 per cento del canone RAI, la parte cioè che va allo Stato, doveva essere destinata al sistema radiotelevisivo. Quindi non vi è un problema di approvvigionamento di risorse, perché lo Stato ha incamerato ciò che lo stesso Parlamento Pag. 9aveva destinato, invece, alle TV locali. Tale somma, se fosse data per intero, ammonterebbe, oggi, a 270 milioni di euro mentre il sistema delle TV locali ne chiede soltanto, in modo stabile però, 150 milioni.
Il duopolio RAI-Mediaset rastrella il 94 per cento del mercato pubblicitario rispetto al 6 per cento destinato alle TV locali: non vi è libera concorrenza nel mercato pubblicitario.
Lo spegnimento delle TV locali, signor sottosegretario, creerebbe problemi soprattutto al sistema delle piccole e medie imprese locali, perché quel poco di pubblicità - rappresentato dal 6 per cento - che viene rastrellato dal sistema dell'emittenza locale, serve a promuovere le attività economiche locali che, diversamente, non potrebbero trovare sbocco sul mercato pubblicitario.
Un'ulteriore riduzione di questa pubblicità sarà determinato dal digitale terrestre. Lei sa bene, infatti, che il duopolio RAI-Mediaset si moltiplicherà per sei e che le migliori frequenze, quelle più stabili, sono state già assegnate a livello nazionale a questo duopolio, mentre le frequenze «più difficoltose», quelle più disturbate, sono state assegnate al digitale terrestre che promana e si genera dall'emittenza e dalle TV locali. Inoltre, il sistema del digitale terrestre generato localmente non è un sistema protetto come quello nazionale, dal punto di vista della radiofrequenza, e, soprattutto, comporta costi maggiori rispetto alle TV nazionali, soprattutto per quanto concerne i costi fissi. Infatti, un conto è avere un bacino di utenza di 1 o 2 milioni di ascoltatori, e altro conto è riuscire a ripartire i costi fissi su un sistema nazionale, perché in quest'ultimo caso si riescono ad abbattere i costi fissi maggiormente, sia in termini di personale che di infrastrutture, di trasmissione e così via.
Per questo, credo che oggi dobbiamo sostenere questa richiesta e che il Governo si debba far carico di questo ordine del giorno da noi presentato.

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Di Pietro n. 9/4307/181, di cui è cofirmatario.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, anche quest'ordine del giorno attiene alla materia del nucleare, che è ben contenuta in questo decreto omnibus e che a noi ha destato e desta tantissima preoccupazione, in quanto promotori di un referendum che è fissato, come è noto, per i prossimi 12 e 13 giugno.
L'intervento contenuto in questo decreto-legge finge di dare una risposta definitiva alla questione della costruzione di impianti di produzione elettrica attraverso il nucleare e dico «finge» perché contiene una risposta formale e non sostanziale. Non sostanziale anche per le dichiarazioni di chi la propone, che afferma candidamente ed espressamente che si tratta in realtà di una moratoria, e anche perché si introducono degli elementi estremamente gravi, come la norma che di fatto permette al Presidente del Consiglio, fra un anno o poi, di intervenire su questo tema, decidendo persino di reintrodurre nel piano energetico nazionale il nucleare. Ciò in barba alla possibilità che il popolo italiano decida democraticamente e dopo la richiesta di una consultazione, per svolgere la quale è stato necessario raccogliere, come è noto, almeno 500 mila firme, ma noi ne abbiamo raccolte circa 1 milione, su questo tema.
Inoltre, cosa assolutamente rilevante, in Sardegna nelle ultime votazioni amministrative è stato indetto anche un referendum regionale che ha visto la partecipazione di quasi un milione di cittadini, che per il 97 per cento ha detto di non volere il nucleare. È evidente che questa percentuale è prevedibilmente la stessa che si raggiungerebbe interpellando i cittadini con il nostro referendum, per cui è chiara l'idea di una «mascherata», di un meccanismo di pura forma. Peraltro, non è detto che gli organismi preposti a valutarne l'efficacia ne possano riconoscere l'efficacia stessa ai fini di una interruzione della procedura referendaria. Infatti, la Corte costituzionale si è già pronunciata in Pag. 10passato, statuendo in modo preciso che vi deve essere una perfetta collimazione tra la volontà del comitato referendario e la decisione assunta attraverso una legge, mentre in questo caso tale collimazione non c'è. Ciò per due motivi: il primo è che si dice chiaramente che lo si fa in attesa di nuove evidenze scientifiche in tema di sicurezza. Quindi, se uno non vuole più fare il nucleare, non può prevedere che sia «in attesa di qualche cosa», ma non lo fa e basta. Per questo crediamo che la Corte di cassazione non possa non rilevare un dato che non è semplicemente semantico, bensì una dichiarazione di sospensione e non di cessazione di un programma di investimento di impianti di centrali nucleari in Italia.
Poi, come dicevamo, c'è l'altro aspetto, ossia quello relativo al comma che è rimasto che demanda al Presidente del Consiglio un intervento tra un anno e sostanzialmente senza più passare da una decisione del Parlamento. Siamo dunque di fronte a quella che definiamo una truffa ai danni della democrazia, perché fatta a gioco già iniziato. Lo scorso fine settimana sono stato a Londra - concludo, signor Presidente - a incontrare gli italiani all'estero per sollecitare il loro voto. È infatti noto che nel quorum entrano anche gli italiani all'estero, che sono circa 3 milioni, ma dei quali un milione e mezzo sono di fatto fantasmi, nel senso che le nostre comunicazioni non riescono nemmeno a raggiungerli. Ebbene, gli italiani all'estero stanno già votando per questi quesiti referendari perché, votando per posta, molti di loro hanno già ricevuto la comunicazione e hanno già spedito la loro partecipazione a questo voto.
Pertanto, il motivo dell'ordine del giorno che sto illustrando è quello di chiedere che il Governo si impegni a cessare definitivamente ogni programma di impianto di centrali nucleari (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Cimadoro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4307/186.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, viviamo in un Paese molto strano. Sono anni ormai che questo Paese subisce la crisi economica, ma non vediamo di fatto nessun provvedimento che vada incontro alle imprese per risolvere, non dico la situazione o creare condizioni diverse, ma per dare un minimo di sostegno alle imprese che con grande difficoltà cercano, come si suol dire, di sbarcare il lunario e tirare avanti.
La lotta all'evasione fiscale, impostata come l'abbiamo impostata, non funziona. Mi pare che i risultati e le proteste che sono oggi sotto gli occhi di tutti e alla luce del sole siano la rivoluzione rispetto all'Agenzia delle entrate ed Equitalia che, di fatto, sono una gabella impossibile da sopportare, un ufficio dell'usura legalizzato che Tremonti è riuscito a mettere in piedi.
L'Agenzia delle entrate non era in grado di risolvere il problema della riscossione delle tasse e quindi crea Equitalia, che è partecipata dall'INPS e dal Ministero dell'economia e delle finanze, e mette in piedi una struttura che per fare il lavoro che deve fare chiede il 9 per cento a chi deve pagare già le tasse. Nessuna compensazione o transazione commerciale chiede il 9 per cento sul mercato nazionale, anzi credo che il 2, il 3 o il 4 per cento sarebbe sufficiente. Non solo, mette in condizione nel giro di 48 ore l'impresa di essere a rischio banche perché vengono ipotecati in 48 ore i conti correnti se non vengono subito risarciti i presunti - presunti - illeciti.
Ma veniamo al tema che comunque rientra nelle problematiche della crisi, ossia al tema dei pagamenti della pubblica amministrazione. Settanta miliardi di euro sono i crediti che le imprese che lavorano con amministrazioni pubbliche potrebbero esigere come fa l'Agenzia delle entrate con un'«equimpresa». Potremmo istituire un'«equimpresa» e in questo senso abbiamo una proposta, diamo la possibilità a queste imprese di poter sopravvivere. In un momento di crisi come questo, non è possibile che un'impresa debba ancora oggi sopportare la non disponibilità di Pag. 11soldi che ha già anticipato per il 70, 80 anche 90 per cento, perché molte imprese fanno questi lavori nella pubblica amministrazione guadagnando anche solo il 6, 7, 8 o 9 per cento. Credo che la proposta che avanziamo di istituire un fondo con i soldi della Cassa depositi e prestiti, per far fronte a queste impossibilità assolute da parte dello Stato di pagare questi debiti, sia una cosa semplicissima e che si dovrebbe fare. L'avevamo già proposto e io stesso avevo proposto questa iniziativa in Commissione attività produttive, ma non abbiamo avuto risposte da nessuno, anzi sembra quasi che diciamo delle parole al vento. Non è una proposta seria, è una proposta molto seria!
Le do dei dati: l'indagine svolta nel 2010 dall'ANCE, associazione nazionale costruttori presso le imprese associate, ha evidenziato come il 98 per cento delle imprese di costruzioni che operano nel settore dei lavori pubblici - il 98 per cento, per cui il totale - subisce ritardi di pagamento da parte della pubblica amministrazione. In particolare, il 58 per cento di tali imprese registra un ritardo superiore a due mesi, il 30 per cento evidenzia ritardi medi superiori a quattro mesi, mentre il 28 per cento delle imprese subisce mediamente ritardi superiori a quattro mesi, il 10 per cento ritardi almeno superiori di sei mesi. Non credo che nessuna attività dovrebbe trovarsi in questa situazione. Lo Stato è così solerte che in 48 ore riesce a recuperare crediti presunti delle tasse. Non è possibile che un'impresa che ha lavorato per sei mesi non riesca a riscuotere, avendo anticipato tutto quello che è la materia prima. Si tratta di dati peggiori rispetto a quelli registrati dalla stessa indagine condotta dall'ANCE nel 2009.
Pertanto, credo che questa nostra proposta vada incontro a necessità urgenti da risolvere quanto meno in questo settore, che è il settore di fatto più in crisi sul nostro territorio nazionale. Il settore dell'edilizia è il settore più in crisi sul nostro territorio nazionale, ma sopratutto è il settore trainante di tutta l'economia nazionale, è la locomotiva. Intorno all'edilizia e all'infrastruttura si registrano e lavorano quasi tutte le imprese nazionali. Pensiamo che, siccome la Cassa depositi e prestiti ha questa disponibilità, sia una boccata di ossigeno importantissima perché non ci sono altre attività, rispetto a queste imprese importantissime che lavorano per il pubblico, di operare nel privato perché anche nel settore privato la crisi incombe.
Il piano case proposto dal Governo è fallimentare, non va incontro alle esigenze delle imprese. Anche su questo ho avanzato una proposta in Commissione e anche qui, in Aula, al Ministro, che deve rivedere il suo piano case perché stanno buttando via soldi. Non è necessario costruire nuove case per dare fiato e disponibilità alle imprese, ci sono già.
Dobbiamo far recuperare a queste imprese i soldi già investiti perché ci sono case, condomini e complessi completamente vuoti. Su questo, se facciamo ora siamo in grado, ma se aspettiamo ancora un po' non potremo più andare a comprarli dalle imprese: bisognerà che il Tesoro vada a comprarle dalle banche perché saranno solo le banche a detenere questa proprietà fra qualche mese, fra qualche giorno, fra qualche settimana.

PRESIDENTE. Onorevole Cimadoro, la prego di concludere.

GABRIELE CIMADORO. Credo che il Governo debba tener conto di questo ordine del giorno in modo primario (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Messina ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4307/201.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, la questione è duplice: da un lato c'è la questione referendaria e dall'altro l'oggetto specifico dell'ordine del giorno e cioè lo smaltimento delle scorie nucleari e, quindi, radioattive. Velocemente sul referendum: l'articolo 75 della nostra Costituzione, al quale tutti ci richiamiamo e Pag. 12stiamo lottando perché venga rispettato, prevede il referendum popolare. C'è un referendum indetto, si dovrà votare il 12 e 13 giugno. Invitiamo tutti quanti i cittadini italiani a farlo per decidere liberamente e democraticamente, è il più alto istituto di democrazia presente nel nostro ordinamento, se vogliono o meno il nucleare nel nostro Paese, se vogliono o meno l'acqua pubblica o privata, se vogliono o meno soggetti che davanti alla legge possono sottrarsi perché hanno un ruolo istituzionale.
Questo Governo e il Presidente del Consiglio, che si appellano costantemente al loro mandato popolare, disattendono tale mandato nel momento in cui, inserendo nel decreto-legge omnibus una formula, impediscono che il referendum possa essere fatto, cioè sostanzialmente impediscono la più alta forma di democrazia del nostro Paese e inibiscono ai cittadini di potersi pronunziare. È chiaro e normale che un referendum, come prevede la Costituzione, sia abrogativo cioè che i cittadini debbono decidere se abrogare una norma che non condividono. Il Governo non può inventarsi una formula per evitare che i cittadini si pronuncino.
Sotto tutto ciò c'è anche una palese presa in giro e questo sicuramente aggrava la situazione perché il Presidente del Consiglio ha dato anche la sua spiegazione (ciò aggrava la faccenda). Infatti, non ha detto: «Facciamo una norma per risolvere il problema e accogliere la richiesta che, attraverso il referendum, viene fatta e cioè eliminiamo il rischio del nucleare nel nostro Paese». Ma dice: «Intendo fare una norma per impedire che i cittadini si pronuncino, considerato che vincerebbe il sì al referendum e si dovrebbe bloccare la politica nucleare nel nostro Paese, salvo poi il giorno dopo rimettere in moto il meccanismo perché d'altronde c'è l'accordo con Sarkozy e con qualche altro grande imprenditore per realizzare queste centrali».
Si ha la sensazione che il nostro Governo stia facendo quello che non farebbe nessun cittadino normale: sta andando a comprare una macchina sapendo che questa è uscita fuori produzione perché difettata. In Germania, in Francia e in Spagna stanno dismettendo il nucleare. Noi, quando tutti dismettono pensiamo, invece, di investire sul nucleare. L'altra scusa risibile è quella di dire che, non facendo il nucleare in Italia, alla fine abbiamo le centrali fuori dai confini. Ciò significa che se abbiamo un pericolo esterno ai nostri confini, siccome è esterno ce lo creiamo all'interno e così va meglio. Anche questo non ha alcun senso. Queste prese in giro denotano una assoluta mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini.
Detto questo entriamo nello specifico dell'ordine del giorno. Il programma nucleare prevede nel nostro Paese nuove centrali che coprono tutto il nostro territorio, non escludono nessuno: Montalto di Castro, Sabotino in provincia di Latina, Garigliano in provincia di Caserta, Trino Vercellese a Vercelli, Caorso a Piacenza, Palma di Montechiaro ad Agrigento, Monfalcone a Gorizia e Termoli. Ci sono centrali sparse dappertutto. C'è però una norma che è stata approvata e che è stata bloccata dalla Consulta, che prevede una semplificazione della normativa per la realizzazione delle centrali nucleari e, quindi, la non necessità di avere un parere obbligatorio da parte degli enti territoriali per poter realizzare la centrale e per fare i centri di stoccaggio delle scorie. C'è la sentenza n. 165 del 9 maggio 2011 che prevede, su ricorso delle regioni Toscana, Puglia e della provincia di Trento, che sia necessario il parere obbligatorio.
Ebbene, il tema è proprio lì, perché nel nostro Paese, secondo un indagine di Greenpeace, esistono attualmente 23 siti dove sono stoccati dei rifiuti e anche in questo caso, secondo l'Espresso del 22 aprile 2011, vi è una mappa in cui troviamo un piccolo centro in provincia di Vercelli, il centro Itrec a Rotondella, in provincia di Matera, poi a 300 chilometri Sessa Aurunca e a nord di Roma il centro ENEA de La Casaccia. Poi vi sono ancora Trino Vercellese e Caorso, in provincia di Pag. 13Piacenza. Anche lì le scorie già esistono e in Italia vi è un problema relativo al loro smaltimento.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Messina.

IGNAZIO MESSINA. Mi accingo velocemente a concludere. Le scorie non si possono nemmeno trasportare, perché è pericoloso anche questo. Inoltre, vi è un problema serio. Non ci sono solo i centri di stoccaggio conosciuti. Ricordate la nave dei veleni nei mari della Calabria? Lì vi era la mafia e la mafia e la 'ndrangheta hanno pensato di fare un nuovo business, quello di affondare le navi piene di scorie radioattive. In questo modo pensiamo di dare una soluzione problemi del Paese? Non solo abbiamo i centri di stoccaggio noti, ma vi sono anche i nostri mari a rischio di criminalità organizzata che interviene nel settore nucleare.
Onde evitare tutto ciò, credo che sia determinante che il Governo si impegni. Questo è il contenuto dell'ordine del giorno, anche se devo riconoscere che il Governo ci ha abituato a non fare troppo affidamento sul valore degli ordini del giorno, visto che li approva e poi li disattende. Però, per quanto riguarda l'ordine del giorno in esame quello che si chiede è questo: il Governo si deve impegnare - non può, ma deve impegnarsi - a rispettare la sentenza della Corte costituzionale e, quindi, conseguentemente a chiedere il parere obbligatorio agli enti territoriali prima di potere individuare centrali nucleari o stazioni di stoccaggio. Così facendo rispetta la legge. In caso contrario, offende i cittadini e danneggia la collettività (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Zazzera ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4307/185.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, sottosegretario, il tema che in questo ordine del giorno cercherò di illustrare è quello attinente alla cultura, all'interno di un provvedimento su cui avete posto la questione di fiducia e avete così obbligato, ancora una volta, questo Parlamento al vostro volere.
Ricordo che vi è uno studio americano che afferma che cultura e legalità sono direttamente proporzionali: più vi è cultura e più vi è legalità. Con questo provvedimento ci dite che volete finanziare il settore della cultura reintroducendo 149 milioni di euro per il Fondo unico per lo spettacolo, 80 milioni di euro per la ristrutturazione e riqualificazione di Pompei - dopo che Pompei è crollata sotto le irresponsabilità di questo Governo - mentre altri 7 milioni di euro sono destinati agli enti culturali. In realtà, questo provvedimento, all'interno del decreto-legge omnibus, altro non è che uno specchietto per le allodole. Di fatto è, in primo luogo, un'ammissione di colpa e di responsabilità, dopo che avete fatto per tre anni tagli alla cultura. Avete detto, con il vostro Ministro dell'economia e delle finanze, che con la cultura non si mangia, sebbene in questo Paese si spenda per la cultura lo 0,21 per cento del PIL, cioè meno di quell'1 per cento che spendono Francia e Germania per il settore culturale; avete tagliato al Fondo unico per lo spettacolo circa il 40 per cento dei fondi; avete varato una riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche tale da salvarne solo due; non avete intenzione, fino ad oggi, di sostenere e di appoggiare fattivamente che questo Paese si possa dotare e in questo Parlamento si possa votare una legge quadro sullo spettacolo e sui lavoratori dello spettacolo.
Voi volete uscirne dicendo candidamente che mettendo 149 milioni di euro nel Fondo unico dello spettacolo volete ridare ossigeno al settore cultura dopo che l'avete portato in rianimazione, che gli avete tolto la mascherina dell'ossigeno e che gli avete staccato la spina.
È davvero solo uno specchietto per le allodole, perché siete lontani - è quello che vi chiediamo anche con questo ordine del giorno - da quel minimo indispensabile e vitale da assicurare alle fondazioni lirico-sinfoniche. Il centrosinistra nel 2009 aveva assicurato al Fondo unico per lo Pag. 14spettacolo 511 milioni di euro che voi invece progressivamente in questi tre anni avete ridotto prima a 418 milioni di euro, poi a 304 milioni di euro e infine a 258 milioni di euro, e anche attualmente in questo provvedimento non sono 258 milioni di euro perché 27 milioni di euro sono vincolati alle vendite delle frequenze radioelettriche, se mai ci sarà e quando ci sarà, tutto in ipotesi da qui a venire.
Quindi nei fatti non avete mai voluto investire nel settore della cultura, non avete mai voluto pensare che la cultura possa essere un volano per l'economia, che possa determinare più elevati livelli occupazionali, che possa far crescere anche il livello di libertà di questo Paese, cosa che rappresenta davvero la ragione di tutto questo. Volete ridurre all'incultura questo Paese perché meno cultura c'è e minori sono legalità e libertà, perché evidentemente dando meno finanziamenti alla cultura, dando meno cultura a questo Paese, potete fare le porcherie, che avete fatto fino ad ora - compreso questo decreto-legge che impedisce il diritto di voto referendario ai cittadini - e potete ridurre questo Paese a suddito di un'idea del sistema cultura fatta di televisione, teledipendenza e telecrazia.
Con questo ordine del giorno chiediamo al Governo di impegnarsi non tanto e solo in un'una tantum di 149 milioni di euro da assegnare al Fondo unico per lo spettacolo, ma riteniamo che un primo passo reale e consistente si può ottenere nella cultura se riportiamo il Fondo unico per lo spettacolo ai livelli del 2009 - cioè 511 milioni di euro che il centrosinistra con il Governo Prodi ha investito - perché voi quei 149 milioni di euro li chiedete alle tasche dei cittadini aumentando le accise sulla benzina, lo dico a quei gruppi parlamentari che sostengono di voler ridurre le tasse (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Palomba ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4307/191.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, dopo l'approvazione della legge 23 luglio 2009, n. 99, che ripristinava in Italia l'opzione nucleare, contro la quale noi abbiamo votato a sfavore e alla quale ci siamo opposti con tutte le nostre forze, decine di migliaia di militanti dell'Italia dei Valori sotto la pioggia e sotto il sole si sono impegnati per raccogliere le firme contro questo ritorno al nucleare, per dire la verità anche per l'abrogazione di altre due disposizioni normative, quella che privatizzava l'acqua e quella che inseriva nel nostro ordinamento il legittimo impedimento, norma di favore per il Presidente del Consiglio per consentirgli di sfuggire ai processi.
La raccolta di due milioni di firme da parte dei militanti di Italia dei Valori è avvenuta nel disinteresse e, qualche volta, anche nello scherno e nella derisione delle altre forze politiche. Si diceva che il referendum oramai era un istituto desueto e si metteva in dubbio il fatto che si sarebbe potuto raggiungere il quorum.
Italia dei Valori ha comunque proseguito nella sua azione perché le battaglie giuste si fanno, punto e basta. Non si sta a calcolare e a ragionare se si arriverà in porto o meno. Di fronte a tre disposizioni normative che incidevano gravemente sui diritti dei cittadini e sulla legalità non abbiamo avuto esitazioni. Altri che, analogamente, hanno partecipato alla raccolta di firme sono stati i componenti del comitato SI.NO.NUCLE che vuol dire votare «sì» per dire «no» al nucleare. Questo comitato è sorto in Sardegna. Anche Italia dei Valori vi ha partecipato, tanto che i nostri militanti si sono scambiati la raccolta delle firme. Era un comitato che promuoveva un referendum consultivo presso la popolazione sarda per sapere cosa ne pensassero in merito alla installazione in Sardegna di centrali nucleari o di siti di raccolta delle scorie radioattive.
È stata una camminata trionfale, un plebiscito di «sì» a favore del referendum nel senso dei quesiti proposti dal Comitato referendario di cui, ripeto, anche Italia dei Valori faceva parte, con una percentuale di votanti assolutamente rassicurante non solo rispetto al quorum del referendum consultivo regionale, pari al 33 per cento, Pag. 15ma anche in relazione ad un ipotetico referendum nazionale. È vero che in Sardegna si era fissato il cosiddetto election day, ossia lo svolgimento del referendum consultivo era stato previsto nello stesso giorno di quello delle elezioni amministrative e questo ha certamente favorito l'alto numero di votanti a favore del referendum. Se, però, andiamo ad esaminare i voti e la percentuale dei votanti nei centri dove non si votava per il rinnovo degli organi amministrativi, ci accorgiamo che, comunque, vi è stata una partecipazione molto rilevante e rassicurante.
Tutto questo ha allarmato fortemente il Governo in carica. Anche i sondaggi promossi dal Governo stesso dicevano che oltre il 70 per cento degli italiani era contrario all'opzione nucleare e, quindi, avrebbe votato «sì» al quesito referendario abrogativo in materia.

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, la prego di concludere.

FEDERICO PALOMBA. Il referendum abrogativo è quello che il gruppo Italia dei Valori ha proposto, diverso da quello consultivo. Ha, cioè un valore propriamente di abrogazione della normativa. Il bersaglio del Governo era sì il quesito referendario antinucleare, ma anche gli altri due quesiti, in particolare quello relativo al cosiddetto legittimo impedimento del quale il Governo, e segnatamente il suo leader, il Presidente Silvio Berlusconi, aveva una paura indiavolata.
Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Oggi intravediamo il rischio che si verifichi uno scippo di uno strumento di democrazia diretta che, tra l'altro, servirebbe per rivalutare complessivamente l'importanza dell'istituto referendario. Noi ci battiamo fortemente contro questo tentativo del Governo di eliminare con una finta legge che non abroga niente, ma che lascia aperta la possibilità di ripristinare il nucleare subito dopo il referendum - «passata la festa, gabbatu lu santu», si direbbe secondo la coscienza popolare - e denunciamo agli italiani la manovra strumentale del Governo contro uno strumento di democrazia diretta che consideriamo assolutamente irritante per il nostro ordinamento democratico (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4307/192.

FABIO EVANGELISTI. Signora Presidente, in questi mesi e in questi anni non abbiamo fatto altro che parlare di «leggi vergogna» e di «leggi porcate». Qui siamo in presenza di un «emendamento porcata», che è stato inserito in una «legge vergogna», vergogna per chi è ancora capace di vergognarsi - perché è ancora capace di indignarsi -, non certo per i rappresentanti di questo Governo e di questa maggioranza, che cerca in ogni modo ed esclusivamente di tutelare il proprio capo, l'onorevole Berlusconi.
Stiamo, infatti, giustamente denunciando il tentativo di affossare il referendum sul nucleare, ma con forza diciamo che, in verità, quello che si vuole affossare è il referendum sul legittimo impedimento, perché questo e soltanto questo sta veramente a cuore a Silvio Berlusconi: i suoi problemi giudiziari, che lo hanno portato, quasi venti anni fa, a scendere in campo e che ancora oggi lo trovano in trincea contro la magistratura e contro ogni istituzione sana di questo Paese, compresa questa Camera. Ragion per cui, magari, assisteremo, fra poco, all'inverecondo gioco - vergognoso anche questo - magari di dire persino «sì» a tanti nostri ordini del giorno, che sarebbero «non commestibili» per questo Governo. Si dirà, però, «sì». pur di non andare a votare e di andare avanti, se serve, per guadagnare tempo, come già troppo spesso è successo in questi ultimi mesi, ogniqualvolta sia è posta una questione di fiducia (siamo già a 43!).
Nel caso specifico dell'ordine del giorno, che vado ad illustrare, vi è, però, un piccolo problema e lo dico al rappresentante del Governo, a cui personalmente esprimo anche la mia solidarietà: povero, solo soletto qui, da due giorni costretto a Pag. 16sorbirsi i nostri interventi. Voi potete anche provare a sospendere i provvedimenti sul nucleare - forse riuscirete in questo modo ad uccidere il referendum - ma non riuscirete ad attuare il vostro programma nucleare, perché nel frattempo è intervenuta una sentenza della Corte costituzionale, la solita Corte costituzionale, quella che il vostro capo denuncia essere piena di comunisti. Poi bisognerebbe sapere dove sono finiti tutti questi comunisti: sono nascosti dappertutto e poi nelle urne ormai non si manifestano più! Ecco, questa Corte ha deciso che sono anticostituzionali alcune delle vostre norme, che vorrebbero portare alla costruzione delle centrali nucleari contro il parere delle regioni. Non è possibile. Forse riuscirete a far fallire - ripeto - il referendum, forse non avrete più ostacoli per un ritorno sulla via del nucleare, ma per fare le centrali è obbligatorio trovare un'intesa con le regioni. Lo stabilisce, appunto, la sentenza della Corte costituzionale n. 165 del 2011, depositata da pochi giorni in cancelleria, che infatti ha bocciato una parte del decreto-legge sulle misure urgenti in materia di energia essenziali per il ritorno al nucleare, accogliendo così un ricorso promosso da Toscana, Puglia e Provinciale autonoma di Trento.
Pertanto, oggi siete obbligati all'intesa con le regioni senza poter fare ricorso a poteri sostitutivi, quei poteri sostitutivi per cui voi avevate immaginato che un commissario potesse fissare dei termini anche in deroga - e ovviamente le deroghe le decideva il vostro commissario - occorrenti all'autorizzazione all'effettiva realizzazione degli interventi. E ancora, poi, consideriamo i tempi. Voi potevate pensare, decorsi trenta giorni dalla convocazione del primo incontro fra il Governo e la Regione o la Provincia autonoma interessata, che il Governo potesse procedere comunque, anche senza intesa. No, non è possibile! Quindi, non si potranno fare le centrali se le regioni non saranno d'accordo.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Evangelisti.

FABIO EVANGELISTI. Siccome voi siete proprio così straordinariamente insensibili agli elettori, arrivate a dire con Zaia in Veneto: le centrali vanno bene in Italia, ma non nella mia regione; con la Polverini: le centrali vanno bene, ma non nel Lazio. È un po' come fate con le multe: bisogna fare le multe, ma poi non le devono pagare. Non le pagano i produttori di latte, non le pagano quelli che hanno saltato l'Ecopass a Milano, nessuno deve pagare le multe. Però poi siete in contraddizione.
Quindi neanche le vostre regioni di centrodestra sono disponibili a ospitare un reattore. Pertanto, mentre denunciamo ciò, con l'ordine del giorno in esame vogliamo impegnare il Governo a rispettare appieno la sentenza n. 165 del 2011 della Corte costituzionale.

PRESIDENTE. L'onorevole Marchi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4307/28.

MAINO MARCHI. Signor Presidente, abbiamo presentato come deputati del Partito Democratico numerosi ordini del giorno con l'obiettivo di chiedere al Governo un impegno per fissare limiti più stringenti per gli interventi che il decreto-legge in esame consente di effettuare attraverso la Cassa depositi e prestiti Spa. Con il mio ordine del giorno n. 9/4307/28 chiediamo al Governo di impegnarsi a chiarire che le società o i fondi di investimento che acquisiscono le partecipazioni debbono essere controllati dalla Cassa depositi e prestiti. Abbiamo presentato altri ordini del giorno che richiedono impegni al Governo su tale materia, ad esempio che la Cassa depositi e prestiti possa assumere partecipazioni azionarie esclusivamente minoritarie e non di controllo oppure che possa assumere partecipazioni azionarie esclusivamente per periodi di tempo prestabiliti. Altri ordini del giorno riguardano la necessità che il Ministro dell'economia e delle finanze comunichi alle competenti Commissioni parlamentari le operazioni di acquisizione di partecipazioni di minoranza in società di Pag. 17rilevante interesse nazionale entro trenta giorni dal perfezionamento delle medesime operazioni oppure che si riferisca alle Commissioni parlamentari competenti, ogni anno entro il 31 marzo, sulle ricadute di tali operazioni sul sistema economico-produttivo relativamente ai livelli occupazionali e all'evoluzione dei dati di bilancio concernenti le società oggetto di partecipazione. Altri ordini del giorno riguardano le caratteristiche che devono avere gli amministratori delle menzionate società o i criteri esclusivamente in base ai quali la Cassa depositi e prestiti può detenere posizioni di controllo. Perché abbiamo presentato i menzionati ordini del giorno? Abbiamo assistito ad una evoluzione normativa relativa alla Cassa depositi e prestiti in questi anni che ne ha notevolmente ampliato le funzioni. La medesima Cassa si è trasformata sostanzialmente da istituto erogatore, attraverso il risparmio postale, di mutui e prestiti concessi agli enti locali, a strumento di sostegno alle imprese. Con il decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269 si è disposta la trasformazione della Cassa depositi e prestiti in società per azioni non quotata, di fatto determinandone l'uscita dal perimetro della pubblica amministrazione ma al contempo condizionandone la gestione attraverso la partecipazione di maggioranza da parte del Ministero dell'economia e delle finanze. L'articolo 7 del decreto-legge che è al nostro esame consente alla medesima Cassa di assumere partecipazioni in società di rilevante interesse nazionale in termini di strategicità del settore di operatività, di livelli occupazionali, di entità di fatturato ovvero di ricadute per il sistema economico-produttivo del Paese. Tali requisiti sono definiti con un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze di natura non regolamentare che è stato emanato lo scorso 3 maggio e che, a nostro avviso, presenta una formulazione assolutamente generica. Esso ha definito in modo eccessivamente ampio e vago il «rilevante interesse nazionale», che può essere legato al settore. Sono infatti considerate di rilevante interesse nazionale le società di capitali con significative prospettive di sviluppo che operano nel settore della difesa, della sicurezza, delle infrastrutture, dei trasporti, delle telecomunicazioni, dell'energia, delle assicurazioni e dell'intermediazione finanziaria, nonché della ricerca e dell'innovazione e quelle dei pubblici servizi ad alto contenuto tecnologico oppure, relativamente alle dimensioni, quelle con un fatturato annuo netto non inferiore a 300 milioni di euro e un numero di dipendenti non inferiore a duecentocinquanta.
In assenza di questi requisiti comunque rilevano l'indotto e i benefici per il sistema economico-produttivo. Quindi si tratta di formulazioni assolutamente generiche. Tra l'altro era già possibile, a legislazione vigente, per la Cassa depositi e prestiti, acquisire partecipazioni azionarie tanto che, con una nota del 15 aprile 2011, il Ministro dell'economia e delle finanze ha chiarito che l'intervento normativo in discussione è sostanzialmente volto ad ampliare la tipologia e la possibilità di intervento della stessa Cassa depositi e prestiti.
Riteniamo che l'utilizzo della Cassa depositi e prestiti come strumento di politica industriale - lo abbiamo ribadito notevolmente nel corso di questa dibattito - avrebbe meritato una discussione ampia e approfondita, mentre invece questo provvedimento mina la trasparenza e la certezza delle regole, e c'è stato poco tempo per discutere di come utilizzare lo strumento in esame. Pensiamo che, appunto, sarebbe stato necessario togliere questo punto dal decreto-legge, per avere una discussione ad hoc. Questo non è stato possibile e pensiamo che almeno, visto che non sono stati recepiti gli emendamenti (si è posta la questione di fiducia), occorra con gli ordini del giorno che il Governo si impegni a limitare e circoscrivere in modo più puntuale le modalità di intervento della Cassa.
Per questo ci auguriamo che il Governo accolga questo come gli altri ordini del giorno cui ho fatto riferimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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PRESIDENTE. L'onorevole Favia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4307/189.

DAVID FAVIA. Signora Presidente, l'ordine del giorno che illustro riguarda la ALES Spa, della quale già hanno avuto modo di parlare alcuni colleghi. È prevista dal comma 4 dell'articolo 2, e presenta, a nostro avviso, le medesime criticità che a suo tempo suscitarono sia la proposta di istituzione di Protezione civile Spa (anch'essa disposta con decreto-legge e successivamente ritirata dal Governo), o di Difesa servizi Spa. A noi non sembra che questa società sia indicata per svolgere il ruolo che il provvedimento le affida, in quanto non vi sono indicazioni riguardo al personale, né al grado di qualifica, ne sono noti le forme di reclutamento e gli eventuali criteri di selezione. Dal sito risulta che la ALES Spa ha richiesto e pagato addirittura per il 2011 la consulenza di una società per l'esecuzione delle procedure di gara relative al progetto MiBac Merchandising. Quindi sembra strano che non sia nemmeno capace (trattandosi di società in house pubblica) di svolgere questo tipo di attività. Presidente, gradirei la presenza del Governo...

PRESIDENTE. Aspettiamo un secondo, onorevole Favia. Provvediamo a rintracciare il Governo...

DAVID FAVIA. Ho la presunzione di riuscire a convincere il Governo a dare un parere...Presidente, spero che abbia bloccato il cronometro, non vorrei pagare l'assenza del Governo.

PRESIDENTE. Abbiamo bloccato il cronometro. Ecco il sottosegretario. Prego, onorevole Favia.

DAVID FAVIA. Signor sottosegretario, lei ha già ricevuto i complimenti da parte dell'onorevole Evangelisti; bastava che ce lo dicesse e noi garbatamente la attendevamo, senza alcun problema. Sto intervenendo sulla ALES Spa, della quale già altri colleghi hanno parlato; affermavo che non ravvediamo in questa struttura i requisiti minimi per svolgere le attività alla quale sarebbe deputata. Peraltro - qui mi aggancio con altre esperienze che abbiamo avuto recentemente e, purtroppo, avremo nel prossimo futuro - vi è un inciso, in questa normativa, secondo il quale la ALES Spa svolgerà tutte le sue attività, sostanzialmente di società in house del Ministero per i beni e le attività culturali, nel rispetto dei principi e delle disposizioni di fonte comunitaria, il che sembra, francamente, una presa in giro, perché sappiamo perfettamente che, ad esempio, è stato erroneamente introdotto l'articolo 23-bis del decreto-legge n.112 del 2008 proprio sulla base del presunto rispetto della normativa europea in tema di concorrenza.
Affermo che, in questo caso, è stato erroneamente introdotto perché, quanto meno per quanto riguarda l'acqua, si poteva tranquillamente fare a meno di metterla in gestione concorrenziale. Ma l'altra norma - inserita nel cosiddetto decreto sviluppo e, per questo, ho detto che ne parleremo - è la famosa attuazione-aggiramento della direttiva Bolkestein, con i famosi venti anni di diritto di superficie, che sono assolutamente illegittimi, quando, invece, la strada principale è quella di lavorare, come prevede la suddetta direttiva, sulla specificità del settore, per far uscire l'Italia dalla procedura di infrazione e il settore dall'applicazione della direttiva Bolkestein medesima.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 11,30)

DAVID FAVIA. Rilevo, quindi, una sorta di schizofrenia nella vostra produzione legislativa, perché, in alcuni casi, siete più realisti del re in maniera errata, come nel caso dell'articolo 23-bis (come modificato dal decreto Ronchi) e del cosiddetto decreto sviluppo, che vedremo a giorni, e, in altri, come in questo caso, siete molto disattenti. Infatti, in questo caso, la normativa riguardante la concorrenza, e quindi la normativa europea, Pag. 19sarebbe applicabile per negare legittimità alla società ALES Spa, la quale, peraltro, appare in contrasto anche con il Codice dei contratti pubblici, perché promette assoluta carenza di pubblicità e trasparenza degli appalti e imparzialità. Sembra il solito metodo per affidare i lavori agli amici degli amici, sfuggendo alle normative sulla concorrenza.
Tutto ciò per affermare che chiediamo al Governo di impegnarsi ad affidare alla ALES Spa solo compiti e servizi inseriti nel vigente statuto, nel rigoroso rispetto delle regole comunitarie, quindi stando attenti a non entrare in un'ennesima procedura di infrazione e a non comportarsi come ci si è comportati, per quanto riguarda il tentativo di annullamento del referendum sul nucleare, con questa normativa, che è l'ennesima truffa costituzionale, anzi incostituzionale, che viene perpetrata ai danni dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Margiotta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4307/167.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, la moratoria sul nucleare stabilita dal Governo sarebbe una buona notizia in un Paese serio. Si potrebbe dire che, in virtù dell'azione forte dei referendari e della raccolta delle firme, il Governo fa marcia indietro. In realtà, così non è, ma sappiamo bene che si tratta solo di una manovra strumentale, per impedire che gli italiani si pronuncino in un tema così delicato e, soprattutto, per impedire che sia raggiunto il quorum anche sugli altri quesiti referendari, quelli relativi all'acqua ed alla legge sul legittimo impedimento.
Peraltro, lo stesso Berlusconi ha detto a Sarkozy che questa moratoria serve soltanto a ripartire più velocemente tra un anno nello sviluppo della politica energetica filonucleare. Per fortuna tra un anno - ne sono convinto - questo Governo non ci sarà e questa politica energetica perseguita dal Dicastero attuale sarà superata da un'altra politica energetica.
Infatti, tra i diversi aspetti negativi di questa legislatura, segnalo proprio quello della politica energetica che porta verso il nucleare. Con ostinazione è stata approvata una legge, sono stati emanati i decreti attuativi ed è stata anche nominata un'Agenzia per il controllo e la sicurezza del nucleare. Adesso tutto è fermo per impedire il referendum. Perché il Partito Democratico è stato sempre contrario al ritorno al nucleare, e non solo oggi, sull'onda dell'emotività naturalmente suscitata dagli eventi giapponesi, e in particolar modo dall'incidente di Fukushima?
Il Partito Democratico è sempre stato contrario per tre motivi. Il primo è la sicurezza. Credo che non vi sia nulla da aggiungere, basta guardare gli ultimi avvenimenti giapponesi. Il secondo motivo è costituito dai costi. Vi è una bugia, che gira in alcuni ambienti che vogliono il ritorno al nucleare, per cui i costi del nucleare sono inferiori rispetto alle altre fonti di approvvigionamento energetico. Non è così: vi sono studi del dipartimento energetico americano, Paese nuclearista, che dimostrano il contrario e recentemente uno studio di Moody's ha confrontato il prezzo medio delle singole fonti energetiche e ha valutato 120 il costo per il gas, 125 per l'eolico, 151 per il nucleare.
Dunque, il nucleare è la forma di energia più costosa. Ma il motivo principale per cui molti di noi, in particolar modo chi parla, è contrario al nucleare è che l'Italia ancora non ha risolto il problema del cosiddetto decommissioning o dello smaltimento delle scorie radioattive del primo ciclo nuclearista che vi è stato in Italia (per intenderci, quello arrestato dal referendum). Oggi in Italia vi sono 23 mila metri cubi di materiale radioattivo che non si sa dove mandare. Ad esempio, a Rotondella, in Basilicata, vi sono le barre di Elk River, assolutamente pericolosissime, che sono venute addirittura dagli Stati Uniti e che nessuno sa dove mandare. Ed è a tutti noto che il Governo, nel 2003, con un colpo di mano (anche in quel caso governava il Presidente del Consiglio Berlusconi e il braccio operativo era la SOGIN), Pag. 20provò a portare tutte queste scorie radioattive in Basilicata, a Scanzano Jonico.
Vi fu una ribellione della popolazione e il decreto-legge fu sostanzialmente ritirato. Da quel giorno ad oggi sono passati otto anni e nessuno ci sa dire dove andranno queste scorie. Sembra allora veramente paradossale che, senza aver risolto il problema del vecchio ciclo nucleare, si possa pensare di entrare in uno nuovo; senza, cioè, sapere che fine faranno le scorie prodotte sin qui, si vuole entrare nel nucleare, non avendo alcuna possibilità di risolvere neanche il problema delle nuove scorie radioattive.
Questo poi è in totale contraddizione - anzi, dovrei dire in totale coerenza, perché sembra essere veramente un unico disegno scellerato - con quanto il Governo fa a proposito delle fonti rinnovabili. È a tutti noto il disagio - concludo - che vi è in questo mondo, disagio che peraltro una risoluzione di questa Camera, unitariamente votata, aveva provato ad alleviare. Tale risoluzione non è tenuta in alcuna considerazione da questo Governo: anche da questo punto di vista, cioè del rapporto corretto tra Parlamento e Governo, vi sarebbe da sviluppare un'attenta riflessione.

PRESIDENTE. L'onorevole Barbato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4307/199.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, la sensibilità dell'Italia dei Valori ambientalista, ecologista, civica o, se preferite sintetizzare in un unico termine, «movimentista», ci ha spinto lo scorso anno a promuovere i due referendum sul nucleare e sull'acqua, che è un bene comune, un bene pubblico, un bene dell'umanità.
Dunque, l'Italia dei Valori aveva visto bene, l'Italia dei valori ambientalista e movimentista. Tant'è vero che, già nel 2008, molti Paesi avanzati, moderni, che guardano avanti, hanno messo in campo una serie di pacchetti verdi, che servivano soprattutto per fronteggiare una crisi economica internazionale, contrariamente a quanto ha fatto il Governo Berlusconi, soprattutto nel Documento di economia e finanza 2011, con il quale non individuava tra le priorità del Governo i temi dell'ambiente e dell'energia. Siamo alle solite.
Infatti, il problema del nucleare non è solo un problema di tipo ambientale, ma è anche un problema di tipo economico, perché anche sul nucleare questo Governo Berlusconi fa delle scelte molto schizofreniche e anche con il provvedimento in esame, il decreto omnibus, che è una sorta di «zabaione avvelenato», oggi dice una cosa e domani ne fa un'altra: ieri andava bene il nucleare, oggi non va più bene e dopodomani, forse, andrà di nuovo bene; ieri andava bene l'acqua privatizzata, domani, forse, non andrà bene; ieri andavano bene gli interventi per il fotovoltaico, per le fonti rinnovabili e per l'energia pulita, oggi non vanno più bene e si mettono in crisi una serie di programmi che molte industrie e molte aziende avevano fatto con dei business plan per investire in Italia.
Questa è la ragione per la quale gli investitori esteri non portano capitali esteri in Italia: in Italia non vi è certezza delle regole, e questo è uno degli aspetti più sensibili, soprattutto per gli investitori esteri. Ma siamo ad una politica che guarda solo agli affari, perché per gli impianti nucleari è un po' come per i termovalorizzatori: perché vogliono fare, ad esempio, tre termovalorizzatori in Campania e a Napoli? Perché i termovalorizzatori servono per alimentare le lobby industriali, per alimentare chi deve fare affari, per alimentare poche imprese, tipo Impregilo , perché lì vi sono soldi subito, vi è il CIP 6.
Ecco perché nasce la candidatura di Lettieri, perché occorre un imprenditore di soldi pubblici che possa soddisfare le lobby industriali, gli affari e non servire i cittadini napoletani. Ecco perché con De Magistris domenica cambia il vento anche a Napoli, perché con De Magistris vi sarà aria pulita non solo nelle strade di Napoli, ma vi sarà aria pulita anche nel Palazzo, perché noi guardiamo al bene pubblico, al Pag. 21bene dei cittadini, al bene dei napoletani. Ecco perché occorre la raccolta differenziata, perché con la raccolta differenziata e rifiuti zero non servono i termovalorizzatori; servono, invece, i cicli integrati della biostabilizzazione, del compost, e quindi si spendono pochi soldi.
Invece, con i termovalorizzatori vi sono grandi masse di denaro, grandi affari. Ecco perché allora i grandi affaristi, le grandi lobby industriali, la camorra, Cosentino e tutto il resto sostengono Lettieri e vogliono fare questo tipo di politica. Per fortuna vi è l'Italia dei Valori, vi è De Magistris, che cambierà davvero il vento a Napoli come a Milano, perché la gente è stufa di questa politica che bada solo agli affari, ai pochi, alle cricche, ai termovalorizzatori, agli impianti nucleari, che portano morte, che portano disastri. Abbiamo visto che cosa è successo in Giappone.
Ecco perché occorrono delle scelte nell'interesse dei cittadini, per il bene pubblico. Ecco perché invitiamo gli italiani a cambiare il vento a Napoli e a Milano, ma soprattutto a seguire i referendum. Concludo, signor Presidente: sul nucleare un bel «sì» per l'abolizione del nucleare; sull'acqua, essa deve essere un bene pubblico, un bene comune. Allora il 12 e 13 giugno, dopo il successo di Napoli e Milano, i referendum (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Leoluca Orlando, Paladini e Palagiano, che avevano chiesto di illustrare i rispettivi ordini del giorno.
L'onorevole Piffari ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4307/182.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, stiamo discutendo del decreto omnibus, che chiamerei più propriamente «decreto dei balocchi». Premetto che i cittadini italiani sono contrari alla produzione di energia elettrica da fonte nucleare in Italia mediante la costruzione di nuove centrali; un referendum lo ha sancito. La catastrofe che di recente ha colpito il Giappone, dove alcune centrali nucleari sono state gravemente danneggiate a causa di eventi naturali, ha messo in luce, a 25 anni dal disastro di Chernobyl, che la produzione di energia da fonte nucleare non è mai davvero sicura per la salute dei cittadini e la tutela dell'ambiente.
Il rispetto del principio di prevenzione deve guidare tutti i Governi a non esporre i cittadini e l'ambiente a rischi potenzialmente non controllabili, capaci di provocare danni irreparabili.
Il Governo ha presentato un emendamento al decreto-legge n. 34 del 2011, il quale, in origine, prima dell'evento del Giappone, doveva essere una messa a punto della scelta nucleare in Italia. In realtà, poi, esso si è trasformato nell'intento di bloccare il referendum contro il nucleare, il cui voto è fissato per il 12 e 13 giugno 2011.
L'intenzione del Governo, tuttavia, è solo quella di boicottare il referendum, riproponendo iniziative legislative in materia di costruzione di centrali nucleari in Italia appena se ne presenterà l'occasione, e lo dichiara pure. Lo stesso Presidente del Consiglio, infatti, ha affermato l'intento sostanziale del Governo di far approvare una moratoria, facendola passare per una formale abrogazione.
In un'intervista del 20 aprile, il Ministro dello sviluppo economico, Romani, ha risposto: «Quanto alla valenza reale dello stop al nucleare parliamoci chiaro: Fukushima ci ha mostrato che incidenti rilevanti sono possibili». Non dice che avvengono, dice che sono possibili, li mette nel calcolo delle probabilità. Poi prosegue: «Lo dico mal volentieri, visto che ero e rimango un nuclearista convinto. Un nuclearista che sa benissimo che il nucleare, ora, non è culturalmente tollerato». Cosa vuol dire: «ora non è culturalmente tollerato»? Gli italiani già avevano fatto una scelta chiara e con coraggio dovevamo approfittare di questa occasione. Questo momento di crisi, visto che «si respira» e non vi è una forte necessità di energia, è, di fatto, il momento di puntare alle alternative. Su questo, invece, non abbiamo avuto coraggio. Pag. 22
Romani prosegue dicendo che il nucleare potrà tornare all'ordine del giorno «quando lo scenario dell'incidente di Fukushima sarà definitivamente chiarito, nella sua portata, nelle sue conseguenze, nelle indicazioni da trarne». A mio avviso, possiamo trarre le conclusioni con serenità già oggi, potevamo farlo già prima e gli italiani già lo avevano fatto. Anche se secondo il Ministro Matteoli si tratta solo di una sospensione.
Diversa sembra essere l'opinione del Ministro Tremonti, il quale, il 19 aprile (quindi, dopo Fukushima), durante un'audizione presso il Parlamento europeo, a Bruxelles, ha dichiarato che l'incidente di Fukushima non è riconducibile alla banalità di un incidente tecnico, ma assume una dimensione molto rilevante in cifra storica. Il Ministro ha richiesto di fare un calcolo vero dei costi del nucleare: «vero» vuol dire che fino ad oggi ci avete propinato - e continuiamo a darli agli italiani - numeri completamente falsi e, quindi, non più attendibili.
Egli ritiene, infatti, che ciò non sia mai stato fatto prima. «Sappiamo» - ha detto - «che i benefici» del nucleare «ci sono e sono locali, ma i malefici sono generali». Così afferma Tremonti.
Spesso, quando si parla di centrali che producono energia elettrica da fonte nucleare, si fa passare il messaggio che si tratti di impianti quasi magici, che creano energia dal nulla, nel verde, senza emettere gas serra e senza produrre alcun tipo di inquinamento, ma ciò è falso, perché il nucleare non è pulito, non è risolutivo, non è economico ed è pericoloso.

PRESIDENTE. Onorevole Piffari, la invito a concludere.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Mi avvio subito alle conclusioni, signor Presidente.
Stranamente, oltre a richiamare tutti i rischi che il nucleare ci pone, in realtà noi, con un'azione coraggiosa, impegniamo il Governo a finanziare una o più ricerche per la valutazione dei costi diretti e indiretti, noti ed occulti, della produzione di energia elettrica da fonte nucleare, tenendo conto dell'intera filiera industriale del nucleare e delle conseguenze in caso di scenari catastrofici. Tutto ciò, tenendo presente le buone o le cattive pratiche che già abbiamo applicato in Italia perché abbiamo avuto il nucleare, ci è costato e continua a costarci.

PRESIDENTE. L'onorevole Palagiano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4307/194.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente vorrei parlare sempre dello stesso argomento ossia del nucleare e dei problemi per la salute degli italiani. Vorrei ricordare a tutti quelle che sono state le conseguenze di Chernobyl nel 1986. È stato dimostrato che sono state almeno tremila le vittime italiane della nube di Chernobyl, anzi delle conseguenze totali, non solo della nube di Cernobyl. Bisogna ricordare che da un punto di vista sanitario le conseguenze delle radiazioni non vengono soltanto attraverso la nube e lo ricordo perché ho sentito più volte, da parte di questo Governo, l'affermazione che non c'è una contaminazione radioattiva per cui non ci saranno conseguenze.
Vorrei ricordare, soltanto come premessa, quelle che sono state le cause di morte degli italiani nel disastro di Chernobyl. Tutto nasce ad Aosta. Voi conoscerete il pellet, quelle piccole sfere, quei cilindretti di legno compresso; ebbene un cittadino di Aosta denunciò una casa costruttrice che produceva pellet, perché non riusciva a bruciare bene. A seguito di ciò si riscontrò che quella partita era contaminata con il cesio radioattivo e voi sapete che il cesio è il prodotto di combustione di centrali nucleari e proviene anche da armi che sono state più volte usate, purtroppo, sul nostro pianeta.
Questa contaminazione era stata riscontrata anche sulla legna da ardere che purtroppo è stata importata, e continua a essere importata, in Italia, dalla zona di Chernobyl dove la popolazione locale non fa altro che raccogliere legna e venderla a buon prezzo.
In Italia sono stati anche fatti degli infissi radioattivi. Immaginate di stare in Pag. 23una abitazione con infissi che tutti i giorni, quotidianamente, emanano piccole quantità di radiazione.
Vorrei, quindi, aprire gli occhi al Governo e dire che non è la nube radioattiva quella che ci spaventa, anche se sicuramente sarebbe un problema in più, ma che bisogna controllare necessariamente tutto quello che viene importato, in Italia, dal Giappone in maniera diretta e indiretta, in quanto le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Vorrei ricordare che il Giappone produce un'infinità di materie che vengono importate in Italia per 2 miliardi e mezzo circa di euro tra le quali abbiamo una gran quantità di pesce. In Italia arrivano centomila tonnellate tra pesce, crostacei e molluschi del Giappone. Non sono i ristoranti giapponesi che cucinano il sushi quelli ci interessano, perché questi ultimi utilizzano quasi tutti prodotti nostrani, ma vorrei ricordare che la sezione dedicata alla pesca della Coldiretti, pochi mesi fa, ha fatto una dichiarazione che diceva che tre piatti di pesce su quattro di quelli che mangiamo al ristorante non sono di provenienza nostrana e quindi sono prodotti di importazione.
Il Giappone esporta qui da noi in Italia fibre naturali e fibre sintetiche: cotone, lana seta, fibre sintetiche e lino. In Italia si importa anche il tessile per oltre millecinquecento tonnellate e arrivano anche diverse tonnellate di indumenti giapponesi e mi dispiace dire che sono indumenti destinati più che altro ai bambini, ai neonati, cioè a quella fascia umana più sensibile alle radiazioni.
Con l'ordine del giorno a mia prima firma chiediamo al Governo che, alla luce di quanto esposto e alla luce di quelle che sono state le conseguenze di Chernobyl e che ancora oggi stiamo pagando (si tratta infatti di una catastrofe che risale al 1986 e di cui, ancora oggi, gli italiani stanno pagando il prezzo), si unisca alle altre nazioni dell'Unione europea per vigilare ed effettuare controlli sanitari al fine di verificare le condizioni della popolazione.
Ricordo che in passato, nel 1986, in Italia l'Istituto superiore della sanità ebbe un ruolo davvero da protagonista nel verificare la contaminazione effettiva degli alimenti che venivano importati in Italia da Cernobyl e anche in quello che era un dovere di informazione della popolazione che in questo momento sta venendo a mancare.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONIO PALAGIANO. Per queste ragioni abbiamo chiesto, con questo ordine del giorno, lo ripeto, che il Governo cooperi insieme agli altri Paesi dell'Unione europea sulla sorveglianza medica e che vengano effettuati dei controlli radicali, quasi maniacali, su tutte le materie prime che verranno importate direttamente e indirettamente dallo Stato nipponico.

PRESIDENTE. L'onorevole Porcino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4307/198.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, con questo ordine del giorno a mia prima firma chiediamo al Governo di presentare al Parlamento, entro tre mesi, una relazione completa sugli incidenti che sono avvenuti nel nostro Paese negli ultimi quarant'anni e mi riferisco chiaramente agli incidenti di natura nucleare.
Vorrei fare una premessa prima di illustrare questo ordine del giorno.
La scala Ines, che è una scala internazionale degli eventi nucleari e radiologici, è stata sviluppata dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica e utilizzata a partire dal 1989. Questa scala ha lo scopo di classificare gli incidenti nucleari e radiologici e rendere immediatamente percepibile al pubblico e alla cittadinanza, in modo snello, efficace e semplice - perché i tecnicismi avrebbero impatto molto diverso - la gravità degli incidenti di tipo nucleare e radiologico, senza fare riferimento, quindi, a dati tecnici, che sarebbero di difficile comprensione. Pag. 24
La scala Ines comprende sette livelli, più un livello zero, ed è divisa in due parti: gli incidenti dal settimo al quarto livello sono, chiaramente, quelli più gravi; quelli dal terzo al primo livello sono considerati «guasti»; e gli incidenti del livello zero vengono invece catalogati come «deviazione». Si tratta di una scala logaritmica e il passaggio da un livello all'altro significa un aumento di danni e una pericolosità dieci volte superiore al livello precedente.
Dagli studi che sono stati fatti, non si sa molto di quelli che vengono definiti «piccoli incidenti», quelli, quindi, per i livelli della scala Ines compresi tra il livello zero ed il terzo. È molto complicato correlare, quando vi sono incidenti di questo tipo, il danno all'effetto provocato dall'incidente classificato in questi primi livelli, ma, di sicuro, esso è aggravato da una situazione che, da quanto abbiamo avuto modo di vedere in più occasioni, viene compromessa sicuramente dal danno radiologico.
Secondo un rapporto che è stato pubblicato dalla Federazione dei verdi, nel 2007 sono stati registrati 942 incidenti cosiddetti minori, oltre a quelli che, chiaramente, conosciamo tutti - e l'ultimo è di poco tempo fa - e che sono sotto gli occhi dell'opinione pubblica.
Giusto per fare una veloce carrellata, volevo indicare quali sono stati gli incidenti più gravi e che hanno causato danni importanti negli ultimi quarant'anni. Nel 1969 si è registrato un incidente classificato al quarto livello della scala Ines in Svizzera; nel 1973 un altro incidente di quarto livello in Gran Bretagna; nel 1979 un incidente di quinto livello negli Stati Uniti; nel 1980 un incidente di quarto livello in Francia; nel 1986 si è registrato - e purtroppo lo ricordiamo tutti, perché si è verificato vicino a noi e ha causato danni irreparabili - l'incidente a Chernobyl, in Ucraina, classificato al settimo livello; nel 1989 un incidente di quarto livello in Giappone; nel 2006 di quarto livello in Belgio; e l'ultimo, quello tristemente famoso, a Fukushima, nel 2011, di settimo livello, con tutti i danni che verificheremo negli anni a venire, purtroppo.
Oltre a questi vi sono una marea di altri incidenti cosiddetti minori, di cui abbiamo notizie frastagliate. Tanto per fare un esempio, nella centrale di Garigliano, per lavori di realizzazione della centrale, nel 1980 vi sono state le prime segnalazioni ufficiali da comuni limitrofi alla provincia di Caserta e di Latina di incidenti che sono avvenuti in questa centrale. In quell'occasione è stato denunciato un incidente dovuto a infiltrazioni d'acqua di falda nei sotterranei della centrale stessa.
Nel 2000 a Saluggia, la piena della Dora Baltea aveva fatto a dire Carlo Rubbia che si era sfiorata la catastrofe planetaria, e ho una serie di altri incidenti che potrei elencare. Tuttavia, siccome le notizie sono frastagliate ed incomplete - e noi riteniamo che la gente abbia diritto di sapere nel dettaglio quali sono gli incidenti e i danni derivati da questi incidenti - con questo ordine del giorno, come dicevo in premessa, chiediamo al Governo di presentare al Parlamento, entro tre mesi, una dettagliata relazione sugli incidenti con danno radioattivo nel nostro Paese negli ultimi quarant'anni.

PRESIDENTE. L'onorevole Rota ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4307/196.

IVAN ROTA. Signor Presidente, anzitutto vorrei partire dall'impegno che con questo ordine del giorno si chiede al Governo: dovrebbe essere cosa normale e scontata varare un nuovo piano energetico nazionale, che superi definitivamente la nefasta parentesi nucleare e ponga finalmente al centro della politica energetica nazionale lo sviluppo delle energie rinnovabili, garantendo a tal fine le necessarie risorse finanziarie.
Parto da questo impegno, che dovrebbe essere una cosa normale, per toccare il tema della memoria, perché se non facciamo ogni tanto, soprattutto nel ruolo che la politica ci impone, ossia di dare una prospettiva futura alla collettività, esercizio Pag. 25di memoria, viene meno anche il tema importantissimo e fondamentale della libertà.
Qui la memoria ci serve per ricordarci che nel 1987, attraverso una consultazione popolare costituzionalmente prevista, la totalità - perché stiamo parlando della quasi totalità - degli italiani ha detto «no» al progetto nucleare e lo ha fatto quando altri Stati stavano realizzando progetti nucleari ai nostri confini. Ci è andata bene, anche se oggi stiamo pagando il dazio della realizzazione parziale di quegli impianti che ricadono come costi nelle bollette dei cittadini.
Il nucleare in Italia non è arrivato, mentre negli altri Stati e nelle altre nazioni è stato portato avanti. Gli altri Stati e le altre nazioni oggi, in questo momento, stanno dicendo «no» al progetto nucleare e stanno chiudendo un ciclo, andando ad orientarsi nella direzione delle energie rinnovabili, quelle energie che non hanno bisogno di giacimenti a termine, come il petrolio (ed è la motivazione per cui si erano volute le centrali nucleari) o come l'uranio.
Abbiamo energie rinnovabili che fanno parte della natura e che, quando cesseranno di esserci e di esistere definitivamente, sarà sparito anche il genere umano, ma grazie a Dio stiamo parlando di milioni di anni. Mi riferisco a energie quali il sole, il vento e quello che sta nel sottosuolo e che passa attraverso la definizione di geotermico.
Perché è importante avere questa memoria? Perché, se abbiamo avuto la fortuna in Italia di non avere la realizzazione di impianti nucleari, oggi, quando tutti li stanno smantellando, è demenziale andare in questa direzione. Purtroppo, invece, ciò è stato fatto e per un solo motivo, che non è quello che il ruolo della politica impone, ossia la lungimiranza del Governo per la collettività e la buona gestione dei fondi e delle risorse che arrivano dalla collettività.
È stato fatto per un interesse economico, cinico e dell'immediato, per cui qualcuno (piccole lobby) doveva arricchirsi alle spalle di altri. Allora, ecco che arriva in maniera scellerata un progetto che riguarda il nucleare ed ecco - anche in questo caso la memoria serve - che un anno fa un partito, seppur piccolo, come l'Italia dei Valori, si è messo all'interno delle piazze ed è andato a parlare con i cittadini. Questo piccolo partito ha raccolto invece un grande consenso, attraverso le firme apposte per dire «no», oltre al legittimo impedimento (per cui la giustizia deve essere uguale per tutti) e oltre al fatto che l'acqua è una risorsa che non può essere privatizzata perché è un bene ed un diritto di tutti, al nucleare. Abbiamo raccolto le firme per sostenere le energie alternative e rinnovabili e dire «no» al nucleare.
Drammaticamente arriva, a distanza di un anno (non lo si poteva prevedere perché nessuno purtroppo ha la possibilità di prevedere quello che la natura farà), quello che il nostro partito, l'Italia dei Valori, affermava già da allora. Se non c'è la certezza - non la ragionevole certezza - che non si corrono rischi, certe cose non vanno fatte, ed ecco che la natura si ribella e si verificano situazioni che non funzionano.
Concludo, signor Presidente, anche se ci sarebbe molto altro da dire. Nel momento in cui il 12 e 13 giugno i cittadini hanno chiesto il referendum, questo Presidente del Consiglio, per l'unica volta, ha detto la verità, affermando che questa maggioranza ritiene il progetto nucleare l'unica forma di approvvigionamento energetico del futuro e che, visto che, fatti i sondaggi, questi ultimi dicono che questa volta i cittadini si recheranno alle urne per il referendum e bocceranno il progetto nucleare e visto che si crede nel progetto nucleare, sarebbe stato presentato un emendamento omnibus all'interno di una serie di misure (delle quali alcune anche giuste) impeditivo dell'esercizio dei referendum.
Questo è inaccettabile, ma l'impegno che chiediamo con questo ordine del giorno, visto che siamo certi che il 12 e il 13 giugno questo referendum si celebrerà e che i cittadini diranno di «no», è che questo Governo valorizzi le energie rinnovabili, sostenendole adeguatamente.

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Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione (ore 12,06).

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 4307)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Stanislao ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4307/188.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, intervengo per segnalare che da dati recenti sono circa 100 mila gli infermieri mancanti in Italia, che sono quelli necessari per raggiungere la media OCSE di 9 infermieri per mille abitanti e nei prossimi anni ci sarà bisogno di 22 mila medici. Circa 16 mila, invece, sono i precari della sanità che rischiano di «saltare» nel prossimo anno a seguito delle misure contenute nella manovra della scorsa estate. Per quanto riguarda il numero dei posti letto, già in calo da anni, il loro numero subirà un ulteriore e drastico calo nelle regioni che devono rimettere a posto i conti della sanità: 11 mila nel prossimo anno.
L'Abruzzo è una di quelle regioni interessate da un piano di rientro con riduzioni, tagli al personale e chiusura dei piccoli ospedali. Attualmente ci sono 4.649 posti letto, compresi quelli di lungodegenza e riabilitazione, una media pari a 4,2 per ogni mille abitanti. Secondo una recente inchiesta, nel 2012 dovrebbero scendere a 3.799, 3,5 posti letto per ogni mille abitanti. Sono a rischio, quindi, oltre 840 posti letto. I sindacati sono intervenuti in maniera assai critica sia sulla norma di cui all'articolo 6 in esame sia sul decreto n. 10 del 2011 del Presidente della Giunta regionale. Le segreterie regionali di CGIL, CISL e UIL della funzione pubblica in una nota congiunta hanno sostenuto che il decreto del commissario non risolverà i problemi della carenza di personale delle ASL e di fatto porterà al licenziamento di centinaia di precari. Infatti, stabilizzerà solo una minima parte dei precari poiché consentirà l'assunzione di personale a tempo indeterminato prevalentemente attraverso l'istituto della mobilità, dunque personale proveniente da fuori regione che vuole trasferirsi a lavorare in Abruzzo.
L'emergenza si ripresenterà proprio a partire dai mesi estivi, dove la necessità di garantire ai dipendenti un minimo periodo di ferie porterà serie difficoltà di garanzia dei livelli essenziali di assistenza. Tra l'altro, ciò porterà ad un ulteriore aumento della mobilità passiva verso le regioni limitrofe, con maggiori costi a carico della sanità abruzzese. Ne consegue che i provvedimenti adottati sono assolutamente insufficienti a risolvere i problemi delle carenze di personale della sanità pubblica e si rendono necessarie nuove misure che consentano ulteriori proroghe ed una reale stabilizzazione dei precari.
Altresì, per le disposizioni in esame non è prevista alcuna copertura finanziaria e, ove necessario, si farà ricorso alle risorse già stanziate dal decreto Abruzzo. Il Governo, nella documentazione trasmessa l'11 aprile 2011, ha precisato preliminarmente che l'applicabilità agli enti del SSN della norma di contenimento della spesa per il personale a contratto flessibile è solo in termini di principio. Pertanto, le regioni non sono vincolate al rispetto puntuale dei limiti di spesa, ma possono modulare l'intervento garantendo comunque una riduzione tendenziale di tale componente di spesa. Il Governo, inoltre, precisa che la relazione tecnica all'articolo 9 del decreto-legge n. 78 del 2010 non associava effetti di risparmio alla norma di contenimento del lavoro flessibile con riferimento al sistema delle autonomie, ivi compresi gli enti che fanno parte del Servizio sanitario nazionale. Risulta Pag. 27pertanto evidente la situazione drammatica in cui versa il sistema sanitario abruzzese e l'assoluta insufficienza dei provvedimenti adottati per risolvere i problemi della carenza di personale della sanità pubblica.
In relazione a questi argomenti e a queste riflessioni, si impegna il Governo a valutare l'opportunità di aprire un tavolo di confronto con i sindacati regionali al fine di concordare nuove e necessarie misure che consentano ulteriori proroghe ed una reale stabilizzazione di tutti i precari. Ancora, si impegna il Governo a valutare l'opportunità di escludere totalmente la possibilità di attingere alle risorse stanziate dal decreto Abruzzo per la ricostruzione post terremoto per stabilizzare i precari della sanità. Si tratta di due emergenze che meritano risposte e soluzioni con lo stesso rispetto, la stessa dignità e dando i giusti mezzi e le giuste risorse tanto per i terremotati quanto per i precari.

PRESIDENTE. L'onorevole Sereni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4307/33.

MARINA SERENI. Signor Presidente, vorrei illustrare l'ordine del giorno da me sottoscritto che riguarda la trasformazione che con questo decreto-legge il Governo prevede della Cassa depositi e prestiti, un'ulteriore trasformazione della Cassa depositi e prestiti. È noto infatti che questo strumento ha subito nel corso degli anni diverse modificazioni, trasformandosi via via non più soltanto come strumento di erogazione di mutui e prestiti agli enti locali, ma anche come strumento di sostegno alle imprese.
Nella discussione che abbiamo avuto in Commissione con il Governo su questa proposta abbiamo evidenziato una contraddizione di fondo, che è la seguente: aver inserito questa norma in un decreto-legge avrebbe forse potuto avere un senso all'indomani dell'annuncio dell'OPA da parte della Lactalis per quanto riguarda Parmalat e certamente da lì nasceva l'intenzione del Governo.
Tuttavia, l'evoluzione successiva di quella specifica vicenda societaria rende questa modifica della Cassa depositi e prestiti sostanzialmente non più così urgente, tanto che avremmo potuto, e forse dovuto, stralciare questa norma e fare insieme un ragionamento sulla trasformazione della Cassa depositi e prestiti. Infatti, il Governo sa che da parte delle opposizioni non c'era una pregiudiziale contrarietà a ragionare su come la Cassa depositi e prestiti, strumento controllato dal Ministero dell'economia e delle finanze, potrebbe - in una situazione di particolare criticità dell'economia italiana e difficoltà, per quanto riguarda la competitività del nostro sistema produttivo - avere un nuovo ruolo nella direzione di un aiuto concreto a intese o ai settori ritenuti strategici dentro a un quadro di politiche per lo sviluppo. Questa discussione non è stata possibile.
La posizione della questione di fiducia ha reso inutile qualsiasi forma emendativa. Noi, oggi, con questo ordine del giorno vogliamo comunque impegnare il Governo in relazione a questa decisione contenuta nel decreto cosiddetto omnibus (solo il nome lascia presagire molte conseguenze negative). Infatti, noi pensiamo che sia necessario impedire che questa ulteriore trasformazione della Cassa depositi e prestiti possa far fare al Paese un ritorno al passato e a quella vicenda delle partecipazioni statali che, dopo una prima fase positiva, nella quale senza dubbio fu motore di sviluppo e di crescita, poi divenne invece tutt'altro, tanto che sono piene le librerie di libri, di saggi che ci dicono quanto male abbia fatto quell'idea di «Stato imprenditore» alla competitività complessiva del nostro sistema.
Infine, vorrei segnalare che questa modifica della Cassa depositi e prestiti si colloca nel vuoto pneumatico di una politica industriale del Paese. Siamo alle prese con la rivolta degli operai di Genova o di Napoli per i licenziamenti e gli esuberi, come si chiamano adesso, annunciati dalla Fincantieri. Siamo di fronte al fatto che la ThyssenKrupp annuncia di volersi liberare di tutto il settore dell'acciaio, Pag. 28che significa per l'Italia stabilimenti di altissima qualità e produttività, e allora a cosa serve questa modifica della Cassa depositi e prestiti? Noi vi diciamo: fermatevi. Ragioniamoci: serve ad accompagnare una strategia del Paese per la competitività? Allora facciamola con un altro strumento, non con un decreto-legge e non con la fiducia.

PRESIDENTE. Onorevole Sereni, la prego di concludere.

MARINA SERENI. Ma la verità è che questo decreto-legge, come tutti sanno ormai, serve solo a rubare il referendum del nucleare ai cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Strizzolo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4307/36.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo per illustrare il mio ordine del giorno n. 9/4307/36. Peraltro, toccare il contenuto di questo ordine del giorno mi consente di svolgere qualche riflessione circa il problema della mancata attuazione di quanto già previsto nella legge finanziaria per il 2008 (un provvedimento portato in Aula dal Governo Prodi), che consente, quando il prezzo del petrolio aumenta in misura significativa, di intervenire attraverso un decreto ministeriale per ridurre l'accisa.
Infatti, come ricordava molto bene ieri anche il collega Fluvi, vi è la possibilità di intervenire anche per alleviare i costi che gravano sulle famiglie, sulle imprese e sui cittadini con l'aumento del prezzo dei carburanti alla pompa.
Con questo ordine del giorno chiedo che da parte del Governo vi sia quanto meno l'impegno a relazionare circa gli effetti e i dati relativi al meccanismo previsto all'articolo 1, commi 4 e 5, del provvedimento in esame, cioè di prevedere l'aumento delle accise sulla benzina per coprire gli oneri derivanti dall'aumento degli stanziamenti nel settore della cultura, che così verrebbero ripristinati almeno in parte, e per sopperire all'abolizione dell'aumento del prezzo del biglietto degli spettacoli cinematografici e culturali che gravano sugli utenti e sui cittadini.
Credo che vi sia la necessità, da parte del Governo, di valutare con maggiore attenzione la possibilità di utilizzare questi meccanismi proprio per intervenire tempestivamente sugli aumenti che ci sono stati perché, per esempio, dati alla mano, nel primo trimestre del 2011 vi è stato un maggiore, introito di circa 300 milioni di IVA da parte delle casse dello Stato e dell'erario, proprio perché con l'aumento del prezzo del petrolio vi è stato anche un aumento dell'introito derivante dall'IVA. Pensavamo che il Governo anziché introdurre la possibilità di aumentare le accise potesse, invece, utilizzare quelle maggiori risorse proprio per coprire le maggiori spese derivanti dagli interventi previsti in questo provvedimento per quanto riguarda la cultura.
Credo che il Governo non doveva assolutamente intervenire sulle accise dei carburanti in aumento ma, piuttosto, avrebbe dovuto intervenire per diminuirle, magari temporaneamente, per cercare di calmierare il prezzo dei carburanti. Infatti, ci sono segnali ulteriormente preoccupanti in questo momento nella vita economica e sociale del Paese, non solo per l'aprirsi di crisi. Abbiamo sentito un attimo fa e anche ieri in quest'Aula qualche collega che ha richiamato il dramma della Fincantieri, ma quotidianamente sul territorio del nostro Paese si verificano chiusure di aziende.
Qualche giorno fa sono stato davanti ai cancelli di una fabbrica, la Effezeta, nel «triangolo della sedia», nella provincia di Udine. Anche lì si parla di chiusura e messa in liquidazione, con centinaia di posti di lavoro messi a repentaglio. In sostanza, vi è una situazione economica e sociale preoccupante e non intravediamo nelle azioni che il Governo sta mettendo in campo iniziative di politica industriale che contrastino questa situazione di difficoltà e di crisi e che creino i presupposti affinché l'economia del nostro Paese torni a crescere. Senza crescita - e concludo, Pag. 29signor Presidente - e senza sviluppo economico non vi è neppure la possibilità di contrastare efficacemente anche l'enorme debito pubblico che, lo ricordo, in due anni e mezzo - dall'avvento di questa maggioranza e di questo Governo - è aumentato di 200 miliardi.
Credo che serva proprio una nuova politica industriale da parte del Governo. Altri colleghi del Partito Democratico hanno riaffermato la nostra disponibilità a discutere e a confrontarci, perché in questo momento sono in ballo le sorti non di questa o di quella forza politica, ma sono in ballo le sorti e le prospettive del nostro Paese, soprattutto per le giovani generazioni che stentano a trovare occupazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri interventi per illustrare gli ordini del giorno.
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Lisi n. 9/4307/1.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Beltrandi n. 9/4307/2, a condizione che il dispositivo dell'impegno sia così riformulato: «A reperire le risorse necessarie per l'anno 2012 per la proroga delle convenzioni» e continuando poi sino al termine.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Meta n. 9/4307/3, purché il dispositivo sia riformulato aggiungendo dopo le parole «nel dare attuazione alle disposizioni previste dall'articolo 4» le parole «compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Comaroli n. 9/4307/4, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti esprime un parere contrario degli ordini del giorno Sardelli n. 9/4307/5 e Porfidia n. 9/4307/6.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Razzi n. 9/4307/7, mentre accetta l'ordine del giorno Graziano n. 9/4307/8, purché il dispositivo sia riformulato, nel senso di sostituire le parole: «ad affidare la gestione funzionale del personale ex LSU» con le seguenti «a valutare l'affidamento della gestione funzionale del personale ex LSU». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Giulietti n. 9/4307/9, mentre non accetta l'ordine del giorno Allasia n. 9/4307/10.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Lo Moro n. 9/4307/11, mentre accetta l'ordine del giorno Zaccaria n. 9/4307/12, purché il dispositivo sia riformulato, nel senso di sostituire le parole: «ad aver cura» con le seguenti «a valutare l'opportunità di aver cura». Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti esprime un parere contrario, dell'ordine del giorno Cuomo n. 9/4307/13, mentre accetta gli ordini del giorno Cazzola n. 9/4307/14 e Carlucci n. 9/4307/15.
Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere sarebbe contrario, dell'ordine del giorno Di Cagno Abbrescia n. 9/4307/16, in quanto la richiesta è considerata in buona parte in una norma inserita nella legge comunitaria 2010 e nello schema di nuovo regolamento relativo alla radiodiffusione televisiva e terrestre in tecnica digitale messa a consultazione pubblica dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Sisto n. 9/4307/17. Il Governo accetta l'ordine del giorno Distaso n. 9/4307/18, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Quartiani n. 9/4307/19, purché il dispositivo sia riformulato, nel senso di sostituire le parole: «ad adottare entro tre mesi la Strategia energetica nazionale» con le seguenti «ad adottare la Strategia energetica nazionale».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Federico Testa n. 9/4307/20, nonché l'ordine del giorno Zunino n. 9/4307/21, purché il dispositivo sia riformulato, nel senso di aggiungere dopo le parole: «a promuovere» le parole «compatibilmente con le disponibilità di bilancio»; accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Vico n. 9/4307/22, purché il dispositivo sia riformulato, nel senso di sopprimere le Pag. 30parole: «attraverso le cd smart grid, evitando ricadute troppo pesanti sulle bollette elettriche di famiglie e imprese».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Sanga n. 9/4307/23 se riformulato come segue: eliminazione di tutte le premesse ad eccezione della prima («l'articolo 5 del provvedimento reca disposizioni in materia di impianti nucleari, cancellando dall'ordinamento una serie di disposizioni in materia di impianti nucleari contenute in più leggi del quadriennio 2008/2011 (decreto-legge n. 112 del 2008, legge n. 99 del 2009, decreto legislativo n. 31 del 2010, decreto legislativo n. 41 del 2011)») e della seconda («il comma 8 detta una nuova disciplina (interamente sostitutiva di quella previgente) dei contenuti e modalità di adozione della Strategia energetica nazionale (SEN)») e mantenimento del dispositivo di impegno.
Accoglie come raccomandazioni gli ordini del giorno Froner n. 9/4307/24 e Colaninno n. 9/4307/25.
Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti esprime parere contrario, dell'ordine del giorno Lulli n. 9/4307/26 e, inoltre, accoglie come raccomandazioni gli ordini del giorno Causi n. 9/4307/27, Marchi n. 9/4307/28 e Baretta n. 9/4307/29.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fluvi n. 9/4307/30 se riformulato nel senso di eliminare nel dispositivo di impegno le parole «di minoranza» e le parole da «entro il termine» sino alla fine.
Accetta l'ordine del giorno Vannucci n. 9/4307/31 se riformulato nel senso di eliminare nel dispositivo di impegno le parole «entro il 31 marzo di ciascun anno» e le parole da «relativamente alle ricadute» sino alla fine.
Il Governo accetta altresì l'ordine del giorno Boccia n. 9/4307/32 se riformulato nel modo seguente: all'inizio del dispositivo di impegno sostituire le parole «a garantire» con le seguenti: «a valutare la possibilità di garantire».
Accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Sereni n. 9/4307/33.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Vassallo n. 9/4307/34 se riformulato nel senso di introdurre all'inizio del dispositivo di impegno le parole «a valutare l'adozione di indirizzi».
Accetta l'ordine del giorno Verini n. 9/4307/35 se riformulato nel senso di inserire nel dispositivo di impegno le parole «compatibilmente con gli equilibri della finanza pubblica» subito dopo la parola «individuare».
Il Governo accetta altresì l'ordine del giorno Strizzolo n. 9/4307/36 se riformulato nel senso di eliminare le parole «sia con riferimento all'effettiva copertura degli oneri finanziari, sia per quanto concerne gli effetti sul costo della vita» dal dispositivo di impegno.
Accetta l'ordine del giorno Motta n. 9/4307/37 se riformulato nel senso di introdurre le parole «compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica» subito dopo la parola «attivarsi» nel dispositivo di impegno.
Il Governo accoglie come raccomandazioni gli ordini del giorno Ginoble n. 9/4307/38 e Grassi n. 9/4307/39.
Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti esprime parere contrario, dell'ordine del giorno Sbrollini n. 9/4307/40.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Tenaglia n. 9/4307/41 se riformulato nel senso di sostituire le parole «individuare ed effettuare gli opportuni interventi» con «proseguire gli interventi» nel dispositivo di impegno.
Accetta gli ordini del giorno D'Incecco n. 9/4307/42 e Pedoto n. 9/4307/43 se riformulati entrambi nel senso di sostituire le parole «ad individuare ulteriori risorse economiche, finanziarie e normative atte» con «a rafforzare l'iniziativa atta» nel dispositivo di impegno.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Livia Turco n. 9/4307/44 e Bossa n. 9/4307/45.
Accetta l'ordine del giorno Lolli n. 9/4307/46 se riformulato nel senso di sostituire il dispositivo di impegno con il seguente: «impegna il Governo a valutare possibili iniziative di stabilizzazione dei precari della sanità dell'Abruzzo che dovessero essere considerati necessari per le prestazioni di servizio». Pag. 31
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Murer n. 9/4307/47 e accetta l'ordine del giorno De Biasi n. 9/4307/48 se riformulato nel senso di mantenere nel testo del dispositivo di impegno solo le parole «ad attuare una politica a sostegno del settore dello spettacolo come impresa culturale e produttiva del Paese» eliminando il resto.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Levi n. 9/4307/49 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione del dispositivo: «a valutare l'adozione, a partire dai prossimi provvedimenti a carattere economico-finanziario, di interventi volti a sostenere incentivi fiscali per la contribuzione da parte di soggetti privati».

GABRIELLA CARLUCCI. Può rileggere la riformulazione?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Impegna il Governo «a valutare l'adozione, a partire dai prossimi provvedimenti a carattere economico-finanziario, di interventi volti a sostenere incentivi fiscali per la contribuzione da parte di soggetti privati».
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Coscia n. 9/4307/50, Melandri n. 9/4307/51, Pes n. 9/4307/52 e Antonino Russo n. 9/4307/53.
Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/4307/54, altrimenti il parere è contrario.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno De Pasquale n. 9/4307/55, Mazzarella n. 9/4307/56, Nicolais n. 9/4307/57, Bachelet n. 9/4307/58, Siragusa n. 9/4307/59, Rossa n. 9/4307/60, De Torre n. 9/4307/61 e Pollastrini n. 9/4307/62. In relazione a tali ordini del giorno, signor Presidente, vorrei precisare che la raccomandazione è necessaria, perché sono tutti sostanzialmente ripetitivi e seriali, con i quali si va a modificare l'eventuale destinazione di interventi straordinari da parte del Governo in materia di tutela dei beni culturali. Dato ciò, non possiamo fare altro che al massimo esprimere una disponibilità a prendere in esame le varie situazioni.
Il Governo accoglie altresì come raccomandazione i seguenti ordini del giorno: Bobba n. 9/4307/63, Boccuzzi n. 9/4307/64, Gnecchi n. 9/4307/65, Bressa n. 9/4307/66, Maran n. 9/4307/67, Andrea Orlando n. 9/4307/68, Ferrari n. 9/4307/69, Gatti n. 9/4307/70, Trappolino n. 9/4307/71, Carella n. 9/4307/72, Touadi n. 9/4307/73, Luongo n. 9/4307/74, Picierno n. 9/4307/75, Losacco n. 9/4307/76, Cavallaro n. 9/4307/77, Cesare Marini n. 9/4307/78, Samperi n. 9/4307/79, Calvisi n. 9/4307/80, Laganà Fortugno n. 9/4307/81, Villecco Calipari n. 9/4307/82, Oliverio n. 9/4307/83, Ciriello n. 9/4307/84, Mario Pepe (PD) n. 9/4307/85, Piccolo n. 9/4307/86, Santagata n. 9/4307/87, Sarubbi n. 9/4307/88, Vaccaro n. 9/4307/89, Albonetti n. 9/4307/90, Brandolini n. 9/4307/91, De Micheli n. 9/4307/92, La Forgia n. 9/4307/93, Lenzi n. 9/4307/94, Migliavacca n. 9/4307/95, Marchioni n. 9/4307/96, Marchignoli n. 9/4307/97, Miglioli n. 9/4307/98, Zampa n. 9/4307/99, Rosato n. 9/4307/100, Argentin n. 9/4307/101, Ferranti n. 9/4307/102, Fioroni n. 9/4307/103, Giachetti n. 9/4307/104, Pompili n. 9/4307/105, Recchia n. 9/4307/106, Rugghia n. 9/4307/107, Sposetti n. 9/4307/108, Tidei n. 9/4307/109, Tocci n. 9/4307/110, Garofani n. 9/4307/111, Marco Carra n. 9/4307/112, Colombo n. 9/4307/113, Corsini n. 9/4307/114, Duilio n. 9/4307/115, Farinone n. 9/4307/116, Agostini n. 9/4307/117, Merloni n. 9/4307/118, Pistelli n. 9/4307/119, Misiani n. 9/4307/120, Mosca n. 9/4307/121, Peluffo n. 9/4307/122, Pizzetti n. 9/4307/123, Zucchi n. 9/4307/124, Barbi n. 9/4307/125, Damiano n. 9/4307/126, Fiorio n. 9/4307/127, Lucà n. 9/4307/128, Portas n. 9/4307/129, Rampi n. 9/4307/130, Rossomando n. 9/4307/131, Capano n. 9/4307/132, Concia n. 9/4307/133, Mastromauro n. 9/4307/134, Servodio n. 9/4307/135, Fadda n. 9/4307/136, Marrocu n. 9/4307/137, Cenni n. 9/4307/138, Burtone n. 9/4307/139, Capodicasa n. 9/4307/140, Scarpetti n. 9/4307/141, Nannicini n. 9/4307/142 e...

PRESIDENTE. È ritirato l'ordine del giorno Benamati n. 9/4307/143.

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ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Va bene, allora, con l'ordine del giorno Scarpetti n. 9/4307/141 sono accolti come raccomandazione.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Nannicini n. 9/4307/142?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Mi scusi, signor Presidente, avevo capito che era stato ritirato.

PRESIDENTE. No, sottosegretario Giorgetti, è stato ritirato l'ordine del giorno Benamati n. 9/4307/143.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Nannicini n. 9/4307/142.
L'ordine del giorno Benamati n. 9/4307/143 è, quindi, ritirato?

PRESIDENTE. Sì.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sta bene. Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Braga n. 9/4307/144, altrimenti il parere è contrario ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Esposito n. 9/4307/145.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/4307/146 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione del dispositivo: «a fare in modo che le scelte di politica energetica nel nostro Paese vengano effettuate con la giusta ponderatezza e la massima condivisione».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Marantelli n. 9/4307/147 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione del dispositivo: mantenere il testo fino alle parole «destinate al commissioning», espungendo le parole successive.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Amici n. 9/4307/148 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione ad inizio del dispositivo: inserire le parole «a valutare l'opportuna di» prima di «istituire una Commissione...».
Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Viola n. 9/4307/149, altrimenti il parere è contrario.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Bordo n. 9/4307/150.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mariani n. 9/4307/151 purché riformulato. La riformulazione, piuttosto articolata, prevede, nella parte motiva, di mantenere le sole prime cinque premesse e di espungere le successive. Quanto al dispositivo il Governo propone che venga riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a proseguire, coerentemente con gli impegni assunti a livello europeo ed internazionale, una politica energetica che incentivi, in modo sostenibile in relazione ai costi a carico dei consumatori, lo sviluppo delle fonti rinnovabili e che punti al raggiungimento dell'obiettivo del cosiddetto pacchetto clima-energia» e così via.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Bratti n. 9/4307/152 purché il dispositivo sia riformulato come segue: «impegna il Governo a decidere se ricorrere o meno alla produzione di energie elettrica da fonti nucleari sulla base degli esiti delle iniziative assunte in materia di parametri di sicurezza a livello di Unione europea, a promuovere a livello nazionale ed internazionale iniziative finalizzate alla ricerca sulla produzione di energia sostenibile al fine di ridurre progressivamente la dipendenza dai combustibili fossili».
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Realacci n. 9/4307/153 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Bocci n. 9/4307/154.
In riferimento agli ordini del giorno Gentiloni Silveri n. 9/4307/155, Lovelli n. 9/4307/156 e Gasbarra n. 9/4307/157, intendo fare una precisazione: il Governo li accetta purché, trattandosi di dispositivi sostanzialmente simili, riformulati esattamente nel testo previsto dal dispositivo dell'ordine del giorno Comaroli n. 9/4307/4. Pag. 33
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Sani n. 9/4307/158, Laratta n. 9/4307/159, Cardinale n. 9/4307/160, Pierdomenico Martino n. 9/4307/161, Velo n. 9/4307/162, Bonavitacola n. 9/4307/163, Giorgio Merlo n. 9/4307/164, Ginefra n. 9/4307/165 e Fiano n. 9/4307/166.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Margiotta n. 9/4307/167 purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di» e così via.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Morassut n. 9/4307/168 nonché l'ordine del giorno D'Antona n. 9/4307/169 purché il dispositivo sia riformulato come segue: «impegna il Governo a verificare la compatibilità della suddetta disposizione con l'ordinamento comunitario».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Fontanelli n. 9/4307/170 e Giovanelli n. 9/4307/171 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Minniti n. 9/4307/172.
Il Governo accetta inoltre l'ordine del giorno Naccarato n. 9/4307/173 e accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Bellanova n. 9/4307/174, Berretta n. 9/4307/175 e Codurelli n. 9/4307/176.
Il Governo invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'ordine del giorno Madia n. 9/4307/177 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mattesini n. 9/4307/178. Inoltre il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Mosella n. 9/4307/179 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ceccuzzi n. 9/4307/180.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Pietro n. 9/4307/181 purché il dispositivo sia riformulato come segue: «impegna il Governo, sulla base degli esiti delle iniziative assunte in materia di parametri di sicurezza a livello di Unione europea, a valutare l'opportunità di presentare o meno, in futuro, iniziative legislative che introducono o regolano in Italia la costruzione di centrali per la produzione di energia elettrica da fonte nucleare».
Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno Piffari n. 9/4307/182, purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le parole: «a valutare l'opportunità nell'ambito delle risorse finanziarie disponibili». Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Borghesi n. 9/4307/183, Monai n. 9/4307/184, Zazzera n. 9/4307/185, Cimadoro n. 9/4307/186, Cambursano n. 9/4307/187, Di Stanislao n. 9/4307/188 e Favia n. 9/4307/189. Il Governo, altresì, accetta l'ordine del giorno Leoluca Orlando n. 9/4307/190, purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a mettere in essere, nell'ambito delle risorse finanziarie disponibili, opportune iniziative per illustrare agli alunni delle scuole medie superiori, mediante l'organizzazione di dibattiti e di contraddittori tra le varie tesi, i pericoli reali del nucleare, ivi compresi i relativi rischi».
Il Governo invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'ordine del giorno Palomba n. 9/4307/191, mentre accetta l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/4307/192. Ricordo che l'ordine del giorno Mura n. 9/4307/193 è stato dichiarato inammissibile, mentre il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Palagiano n. 9/4307/194, e accetta l'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/4307/195, purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo ad assicurare che le scelte sulle tecnologie energetiche siano comunque fatte basandosi unicamente su dati tecnici ed economici». Il Governo inoltre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Rota n. 9/4307/196, purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a varare un nuovo piano energetico nazionale che tenga conto degli esiti delle iniziative assunte in materia di parametri di sicurezza a livello di Unione europea, e degli equilibri di incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili».
Il Governo inoltre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Donadi n. 9/4307/197, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Porcino Pag. 34n. 9/4307/198, purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a presentare al Parlamento una relazione su tali incidenti avvenuti nel nostro Paese negli ultimi 40 anni». Il Governo altresì accetta l'ordine del giorno Barbato n. 9/4307/199, purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a definire una politica energetica che tenga conto degli esiti delle iniziative assunte a livello di Unione europea in materia di parametri di sicurezza degli impianti nucleari e dell'esigenza di ridurre entro il 2020 i consumi di energia, le emissioni di gas» (restando immutata la parte successiva fino alla fine del dispositivo).
Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/4307/200, mentre invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'ordine del giorno Messina n. 9/4307/201, e accetta l'ordine del giorno Paladini n. 9/4307/202, purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le parole: «nell'ambito delle risorse disponibili a valutare l'opportunità di». Il Governo accetta gli ordini del giorno Franzoso n. 9/4307/203 e Calgaro n. 9/4307/204, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Enzo Carra n. 9/4307/205, Lusetti n. 9/4307/206, e Capitanio Santolini n. 9/4307/207, e accetta l'ordine del giorno Dionisi n. 9/4307/208, nonché l'ordine del giorno Mereu n. 9/4307/209, purché il dispositivo di quest'ultimo sia riformulato nel seguente modo: sostituire le parole «impegna il Governo a destinare adeguate risorse finanziarie» con le parole: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di destinare adeguate risorse finanziarie compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Ciccanti n. 9/4307/210, a condizione che il dispositivo sia riformulato, sostituendo le parole: «ad adottare iniziative» con le seguenti: «a valutare l'adozione di iniziative», mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Rao n. 9/4307/211. Il Governo accetta gli ordini del giorno Galletti n. 9/4307/212 e Compagnon n. 9/4307/213, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Libè n. 9/4307/214 e Cosenza n. 9/4307/215. Il Governo accetta l'ordine del giorno Marinello n. 9/4307/217, mentre accetta l'ordine del giorno Rampelli n. 9/4307/218, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo ad assumere, compatibilmente con la salvaguardia degli equilibri di finanza pubblica, le seguenti iniziative: a valutare, sulla base degli esiti e delle iniziative assunte a livello di Unione europea in materia di parametri di sicurezza degli impianti nucleari, se rendere o meno definitivo l'abbandono del programma di reattori sul territorio nazionale; a valutare l'opportunità di reperire i fondi ulteriori da destinare alle energie rinnovabili, rimodulando, al contempo, la destinazione dei fondi CIP6, anche al fine di recuperare la corretta distribuzione degli stessi, oggi impropriamente assorbiti dalle energie cosiddette assimilate; a creare un fondo da destinare alla ricerca scientifica sulle nuove tecnologie nucleari, indirizzando l'approvvigionamento energetico da tale fonte verso prospettive di sicurezza e sostenibilità». Premetto che si tratta di una riformulazione del testo, ma, sostanzialmente, si tratta dello stesso merito. Il Governo accetta l'ordine del giorno Caparini n. 9/4307/219, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Nastri n. 9/4307/220. Il Governo, infine, accetta gli ordini del giorno Narducci n. 9/4307/221 e Boffa n. 9/4307/222.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole sottosegretario, dovrebbe precisarmi il parere sugli ordini del giorno Boffa n. 9/4307/222 e Rampelli n. 9/4307/218.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Boffa n. 9/4307/222 ed accetta altresì l'ordine del giorno Rampelli n. 9/4307/218, purché riformulato.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

Pag. 35

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, preliminarmente vorrei ringraziare sinceramente il sottosegretario Giorgetti, perché è del tutto evidente che il lavoro che è stato fatto sugli ordini del giorno è meticoloso e rende anche un po' di dignità all'attività che svolgiamo. Suggerirei, magari, che il sottosegretario Giorgetti avesse la possibilità di parlare con qualche suo collega - penso al sottosegretario Alberti Casellati - così potremmo avvantaggiarcene anche in termini democratici.
Lo ringrazio veramente, però vorrei porre un problema: ovviamente il collega Giorgetti, soprattutto sulla parte delle riformulazioni, ha utilizzato alcune frasi, come spesso avviene, che sono valide per diversi ordini del giorno, mentre su altri le riformulazioni sono più complete e anche più vaste. Vorrei semplicemente rimarcare ciò. Certamente, in sede, poi, di dichiarazioni di voto, interverremo su alcune delle riformulazioni, perché - mi permetto di dirlo, ma lo affido esclusivamente ad una nostra riflessione parlamentare - ci sono delle riformulazioni - cito, per ultima, quella dell'ordine del giorno Rampelli n. 9/4307/218, ma vale anche per altre - che non costituiscono riformulazioni, ma sono, sostanzialmente, delle riscritture degli ordini del giorno. In questo caso è una riscrittura per poter esprimere, evidentemente, un parere favorevole su un testo su cui il Governo non è favorevole, ma ne cambia la sostanza; in altri casi, le riformulazioni, nelle quali, magari, vengono espunte o modificate alcune parti, snaturano completamente il senso degli ordini del giorno.
Ripeto, questo va a merito del Governo, il quale cerca di entrare nel merito degli ordini del giorno. Ci troviamo, però, nella condizione, signor Presidente, che l'ordine del giorno nasce ed ha una natura parlamentare di iniziativa del deputato; è chiaro che il Governo può proporre una riformulazione, e, tendenzialmente, il deputato la accoglie, per far passare l'ordine del giorno, ma è del tutto evidente che, se per dare una riformulazione, se ne snatura completamente il testo, ovviamente - lo do già per scontato, ma sarà, poi, nell'ambito delle dichiarazioni di voto che lo espliciteremo - non potremo che essere contrari alla riformulazione, nonostante la buona volontà del Governo. È chiaro, infatti, che il testo non è più collimante con quella che era l'intenzione del proponente.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, anche da parte mia, vorrei riconoscere al rappresentante del Governo, al sottosegretario, di aver approfondito e letto sicuramente tutti gli ordini del giorno. C'eravamo lamentati già questa mattina, almeno io, del fatto che gli ordini del giorno sono gli unici elementi di discussione che rimangono quando vi sono decreti-legge e questioni di fiducia. Tuttavia, come abbiamo stigmatizzato certi comportamenti, è giusto anche riconoscere - mi rifaccio anche all'intervento del collega Giachetti - che in passato, in situazioni come queste, non c'era nemmeno l'attenzione del Governo o un certo approfondimento. Per quanto riguarda gli ordini del giorno presentati dall'Unione di Centro, devo dire che, al di là di qualche riformulazione, sostanzialmente sono stati accolti tutti, magari con qualche raccomandazione e anche questo depone finalmente a favore perché alcuni di questi possono essere veramente utili nell'interesse del Paese. Mi auguro soltanto ed è questa la motivazione del mio intervento, oltre riconoscere al sottosegretario la bontà del suo lavoro, che a questi ordini del giorno accettati consegua ciò che è proprio della parola «accoglimento». Pertanto, diciamo che, in questa giornata così scura, per tutti gli aspetti che ho ricordato prima almeno un piccolo bagliore di positività si è visto.

PRESIDENTE. Sospendiamo a questo punto il dibattito che riprenderà dopo lo Pag. 36svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, a partire dalle ore 16, per il seguito dell'esame degli ordini del giorno riferiti al disegno di legge di conversione del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34.

In morte dell'onorevole Fulvio Cerofolini.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Fulvio Cerofolini, già membro della Camera dei deputati nella X legislatura, già sindaco di Genova.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

MARIO TULLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TULLO. Signor Presidente, per associarmi a quanto da lei poc'anzi espresso e associare alle sue parole il cordoglio di tutto il gruppo del Partito Democratico per la perdita di Fulvio Cerofolini che era nato il 5 dicembre 1928. Nel 1945 aderisce al Partito socialista ed entra giovanissimo nell'azienda tranviaria genovese. Si definiva un tranviere. La sua vita è fatta di molto sindacato e di impegno nella CGIL, di cui diventa vicesegretario nazionale nel 1960, segretario della Camera del lavoro del 1965. Nel 1969 lascia l'attività sindacale perché inizia quella amministrativa: una lunga esperienza amministrativa che lo porta prima ad essere assessore al decentramento, poi vicesindaco e poi sindaco del comune di Genova dal 2 aprile 1975 fino al 13 ottobre 1985. Il suo impegno è stato costante, un impegno sino all'ultimo di militante socialista impegnato nell'Associazione nazionale partigiani fino a questi ultimi giorni. Ed è diventato poi difensore civico del comune di Genova e ha fatto con molto rigore quell'attività. È stato sindaco in un periodo di grande trasformazione della città, nella crisi che colpiva le fabbriche, nel risanamento del Ponente che vedeva la presenza di molti insediamenti produttivi anche di carattere inquinante (penso alla presenza del petrolio a Ponente). Ha iniziato ad essere uno dei protagonisti della trasformazione della Genova che oggi conosciamo. Ma soprattutto la sua stagione di sindaco è stata segnata dai terribili anni di piombo che hanno colpito Genova. Purtroppo il sindaco Cerofolini dovrà piangere molte vittime tra giudici, poliziotti, carabinieri uccisi in quegli anni nella nostra città ed è primo testimone del dramma che colpisce l'operaio Guido Rossa. Lascia un grande vuoto nella città di Genova e non solo. Lei l'ha ricordato anche come nostro collega. Si definiva così: «spero che mi ricordino non come un sindaco socialista ma come un socialista sindaco».
Mi pare che questo sia il suo pensiero forte e così lo vogliamo ricordare (Applausi).

PRESIDENTE. Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 12,55, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali e il Ministro per i rapporti col Parlamento.

(Ritiro dell'interrogazione Baldelli n. 3-01668)

PRESIDENTE. Avverto che in data odierna l'interrogazione Baldelli n. 3-01668 è stata ritirata dai presentatori.

Pag. 37

(Chiarimenti in merito alla possibilità di produrre una dichiarazione sostitutiva in luogo del documento unico di regolarità contributiva (DURC) per i contratti pubblici di modesto importo - n. 3-01670)

PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01670, concernente chiarimenti in merito alla possibilità di produrre una dichiarazione sostitutiva in luogo del documento unico di regolarità contributiva (DURC) per i contratti pubblici di modesto importo (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

KARL ZELLER. Signor Presidente, la nostra interrogazione ha per oggetto l'obbligo di esibizione del documento unico di regolarità contributiva, il cosiddetto DURC, chiesto dalla normativa vigente per tutti i contratti di fornitura e servizi con la pubblica amministrazione. La Ragioneria generale dello Stato nel 2009 ha espresso un orientamento interpretativo nel senso che per forniture e contratti pubblici di entità modesta, fino al limite di 10 mila euro, questa dichiarazione poteva essere sostituita da un atto notorio, da un'autocertificazione. Questo comporterebbe una notevole semplificazione per le piccole e medie imprese, ma anche per la pubblica amministrazione e le società in house e vorremmo sapere se questo orientamento viene confermato dal Governo.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, rispondo all'onorevole Zeller sulla base degli elementi forniti dal Ministero dell'economia e delle finanze, che circa l'autocertificabilità del DURC e di contratti di modesto importo fa presente che il Ministero del lavoro e delle politiche previdenziali ha più volte affermato che il DURC non è autocertificabile. Esso non può essere sostituito dall'autocertificazione dell'interessato ovvero dalla presentazione delle copie di versamenti effettuati in favore degli istituti previdenziali. Il DURC inoltre attesta non solo la correttezza dei pagamenti, ma anche l'adempimento di tutti gli altri obblighi previsti dalla normativa previdenziale, come ad esempio la corretta presentazione delle denunce obbligatorie. Il dicastero ha chiarito inoltre che sono soggetti all'obbligo di presentazione del DURC tutti i contratti pubblici, a prescindere dall'importo della prestazione ed indipendentemente dalla procedura di selezione del contraente adottata dall'amministrazione. Infatti, dall'esame delle disposizioni del codice dei contratti pubblici e dal regolamento di attuazione approvato con decreto del Presidente della Repubblica n. 207 del 2010 non emergono ragioni che giustifichino l'esonero dal DURC nel caso di contratti di importi modesti.
Proprio al fine di semplificare le attività delle pubbliche amministrazioni, gli istituti previdenziali, nella nuova versione della procedura telematica www.sportellounicoprevidenziale.it, dedicato alla richiesta ed al rilascio del DURC, hanno previsto un'apposita tipologia di richiesta semplificata. Tale tipologia, denominata contratti di forniture e servizi in economia con affidamento diretto, consente a più amministrazioni pubbliche, nell'arco della sua validità trimestrale, di utilizzare uno stesso DURC avente il medesimo oggetto.
L'altra questione indicata nell'interrogazione riguarda esclusivamente la materia dei contratti pubblici e delle società pubbliche controllate da un soggetto pubblico. Secondo la giurisprudenza l'espressione in house identifica il fenomeno delle cosiddette autoproduzioni di beni, servizi e lavori da parte della pubblica amministrazione, che si verifica quando quest'ultima acquisisce un bene o un servizio attingendolo all'interno della propria compagine organizzativa, senza ricorrere a terzi tramite gare e dunque al mercato. In presenza di tali condizioni dunque, secondo il Ministero dell'economia e delle finanze, vi sarebbe una sorta di rapporto organico o di delegazione interorganica tra amministrazione e soggetto, il quale beneficerà di Pag. 38affidamenti diretti e senza gare e dunque al di fuori dell'applicazione delle regole previste per i contratti pubblici, tra cui anche quella sull'acquisizione del DURC per il pagamento delle fatture.

PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di replicare.

KARL ZELLER. Signor Presidente, non posso essere soddisfatto da questa risposta, anche perché non si vede per quale motivo per rapporti che hanno un impatto economicamente molto limitato non si possa prevedere una procedura semplificata, nel senso di consentire un'autocertificazione. Ciò, infatti, comporta un notevole aggravio sia per le pubbliche amministrazioni che per le imprese relative.
A tale proposito, se il Governo riterrà necessaria una modifica della normativa vigente, noi ci riserveremo di presentare emendamenti in tal senso per semplificare tale materia. Dovrebbe essere anche un obiettivo di questo Governo alleggerire il peso burocratico in questa materia.

(Iniziative dirette a fronteggiare l'incremento dei prezzi delle materie prime destinate all'alimentazione animale - n. 3-01669)

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01669, concernente iniziative dirette a fronteggiare l'incremento dei prezzi delle materie prime destinate all'alimentazione animale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor Ministro, l'agricoltura e il settore agroalimentare rappresentano un patrimonio fondamentale dell'economia del nostro Paese. Con la nostra interrogazione, mettiamo in evidenza il progressivo peggioramento delle ragioni di scambio, cioè il rapporto tra i prezzi dei prodotti agricoli venduti e i prezzi dei prodotti agricoli acquistati dagli agricoltori.
Soprattutto in questo momento di crisi, che dura dal 2008, sappiamo che questi effetti hanno pesanti riflessi con riferimento a diversi settori, in particolare, la zootecnia e la suinicultura, ma anche ad altri comparti agricoli. Vi è il rischio di chiusura di molte aziende, soprattutto, di piccoli e medi imprenditori.
La nostra richiesta è un auspicio forte al Governo per un'iniziativa che inverta una tendenza: tale inversione è necessaria se vogliamo veramente salvare il nostro patrimonio agricolo ed agroalimentare.

PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Francesco Saverio Romano, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli deputati, mi preme innanzitutto rilevare come la volatilità dei prezzi di mercato, che è unita alle crescenti incertezze in merito all'approvvigionamento delle materie prime, sia ormai un elemento strutturale nel mercato dei prodotti agricoli. Questa condizione trova ulteriori stimoli nel contesto della nuova Politica agricola comunitaria, che ha progressivamente aperto le frontiere agli scambi internazionali, eliminando gli strumenti di sostegno diretti al prezzo e all'offerta.
In tale ambito, ritengo che i settori agricoli e, principalmente, quelli zootecnici, debbano introdurre risposte strutturali per gestire tali fenomeni, che, ormai, fanno parte di caratteristiche di un mercato globalizzato. In questo senso, la priorità va rivolta all'introduzione di nuovi modelli di rapporti economici all'interno della filiera, che sono legati alla programmazione dell'offerta e alla definizione di contratti di fornitura di lungo periodo, anche pluriennale.
Pertanto, ritengo auspicabile l'utilizzo di strumenti quali accordi di filiere e contratti quadro, che sono previsti dal decreto legislativo n. 102 del 2005. Peraltro, Pag. 39al fine di migliorare l'efficacia di tali strumenti, il mio Ministero avvierà, nelle prossime settimane, un percorso di ridefinizione del decreto legislativo stesso.
Sul punto, vorrei precisare che, già da qualche settimana, abbiamo realizzato più di un tavolo, uno relativo alla suinicultura, e un cosiddetto tavolo zootecnico, proprio per affrontare queste questioni e dare loro una risposta che possa essere più strutturale possibile. Infatti, da un lato, sappiamo che si tratta di un problema congiunturale, ma dall'altro lato, bisogna intervenire in maniera tale che alcune questioni possano non riproporsi più, andando a toccare la filiera in modo che sia più corta possibile e, quindi, i prezzi sempre più contenuti.
A tal proposito, per quanto riguarda la suinicultura, abbiamo già avuto un intervento anche nei confronti dell'Associazione bancaria italiana, al fine di concedere la restituzione dei debiti delle aziende stesse, così come gli ammortamenti sui piani di finanziamento più lunghi. Ciò al fine di poter reggere la pressione di un prezzo più alto, che è quasi raddoppiato - mi riferisco al cereale da utilizzo in zootecnia - e, allo stesso tempo, dare spazio e respiro a queste aziende che, altrimenti, si troverebbero al collasso.

PRESIDENTE. La prego di concludere, Ministro.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO, Ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali. Il nostro obiettivo, quindi, è quello di dare una risposta strutturale attraverso l'accorciamento della filiera e attraverso meccanismi che consentano di avere una programmazione rispetto alla quale l'azienda deve inserirsi e deve poter fare la sua parte.

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di replicare.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor Ministro, occorre certamente costruire un quadro normativo certo e stabile per sostenere le nostre imprese agricole. Lei ha detto di avere in animo di installare un tavolo sul decreto legislativo n. 102 del 2005, proprio quello che si deve occupare di quanto attiene alla capacità del mondo agricolo di commercializzare i sui prodotti. Noi però ci troviamo davanti ad una situazione grave, come confermato anche dalla recente audizione del presidente dell'ISTAT, che abbiamo avuto in Commissione agricoltura, il quale ha assolutamente documentato che le nostre aziende agricole stanno perdendo, gradualmente, dal 2003 ad oggi la loro capacità reddituale; aumentano i costi, diminuiscono i ricavi e quindi ci sono molte aziende agricole, soprattutto quelle più piccole, che sono a rischio di chiusura.
Credo allora che, rispetto ai propositi che lei ha qui illustrato, vadano assunti dei provvedimenti immediati, provvedimenti che consentano veramente di utilizzare al meglio le risorse comunitarie da un lato, ma dall'altro consentano di affrontare questa crisi di particolari comparti e nello stesso tempo di intervenire per ridurre questa forbice tra costi e ricavi. Altrimenti, non saremo in grado di tutelare anche la «copertura umana» di queste nostre numerose aziende che ancora ci sono in zone che non sono soltanto quelle più vocate della pianura, ma anche in zone collinari e in zone montane.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Delfino.

TERESIO DELFINO. Per cui, vedendo la sua sensibilità, la sua disponibilità noi crediamo che dagli annunci ci sia l'esigenza di una politica agricola che tenga conto del grande sacrificio che i nostri imprenditori agricoli stanno facendo, ma soprattutto che metta in campo delle risorse, ahimè, risorse che purtroppo in questi ultimi anni sono state sottratte. La ringrazio comunque per la sua risposta e mi auguro che la presenza in Parlamento, in Commissione e in Aula su questi temi sia più forte (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

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(Iniziative di competenza per la complessiva bonifica dell'area dei Regi Lagni in Campania - n. 3-01671)

PRESIDENTE. L'onorevole Porfidia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01671 concernente iniziative di competenza per la complessiva bonifica dell'area dei Regi Lagni in Campania (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, signor Ministro, l'opera dei Regi Lagni è stata realizzata nel 1610 in un territorio compreso fra le province di Caserta e di Napoli, vasto circa 1.095 chilometri quadrati. È costituita da una serie di canali che raccolgono le acque piovane e sorgive lungo il territorio di Benevento, Caserta e Napoli e le convogliano direttamente al mare. Lungo il corso del canale principale dei Regi Lagni, di circa 60 chilometri, ci sono aziende zootecniche, attività industriali, artigianali e commerciali. Questa attività, saltando le griglie, immettono direttamente nel canale scorie di ogni tipo arrivando fino al mare e interessando purtroppo anche il sottosuolo. In pratica, senza giri di parole, signor Ministro, i Regi Lagni rappresentano ormai, oggi, delle vere e proprie discariche a cielo aperto, addirittura collegate con dei pozzi che irrigano i campi. Gli attuali pochi depuratori non sono sufficienti. Le chiedo, quindi, quali iniziative intende assumere, e con urgenza, per salvare un territorio dal punto di vista ambientale, paesaggistico e sanitario.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Porfidia, do lettura della risposta fornita dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare al quale è rivolta la sua interrogazione. La situazione di compromissione ambientale da lei segnalata è già a conoscenza del Ministero. Parte dell'area citata infatti è presente nel sito di bonifica di interesse nazionale denominato Litorale domitio-flegreo e Agro aversano, istituito con legge n. 426 del 1998, il più grande per superficie tra quelli presenti in Campania (comprende 77 comuni), nonché quello con le maggiori criticità ambientali, derivanti dallo smaltimento abusivo dei rifiuti solidi e liquidi, dalla contaminazione da diossina legata all'illecita combustione dei rifiuti e dalla contaminazione da attività industriali.
Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sta operando attraverso l'istituto della Conferenza dei servizi, nel coordinamento dell'azione di messa in sicurezza, caratterizzazione dello stato di contaminazione dei suoli e delle falde dell'area marino-costiera e bonifica, avvalendosi, quando previsto, anche della collaborazione del commissario di Governo.
A tal proposito, nell'area di Regi Lagni, il commissario di Governo per le emergenze, bonifiche e tutela delle acque della regione Campania ha provveduto alla caratterizzazione delle matrici ambientali (suolo, argini, acque superficiali e sotterranee), i cui risultati sono stati esaminati recentemente nel corso dell'ultima Conferenza dei servizi svoltasi presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Una volta cessato il suo mandato, il 31 gennaio 2010, è stata coinvolta anche la regione Campania, a cui sono state comunicate le prescrizioni da adottare a seguito dei risultati emersi dalla caratterizzazione, sollecitando la presentazione dei progetti di messa in sicurezza e di bonifica.
Il Ministero, trattandosi di aree pubbliche, ha coinvolto anche i comuni territorialmente competenti per promuovere interventi di messa in sicurezza tesi al prelievo, classificazione, rimozione e smaltimento dei rifiuti abbandonati in idonee discariche autorizzate. Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare rammenta che, in attuazione delle disposizioni contenute nella legge sull'emergenza rifiuti in Campania, ha tempestivamente Pag. 41promosso la stipula di accordi con soggetti pubblici o privati al fine di realizzare idonee iniziative di compensazione ambientale per quei territori.
In data 4 agosto 2009 sono stati sottoscritti specifici accordi operativi con i singoli comuni interessati, tra cui 10 comuni (Acerra, Caivano, Castelvolturno, Giugliano in Campania, Marcianise, Marigliano, Santa Maria Capua Venere, Santa Maria La Fossa, San Tammaro e Villa Literno) attraversati dal canale dei Regi Lagni.
Le risorse finanziarie, pari a complessivi 282 milioni di euro, di cui 141 milioni di competenza statale, sono state assicurate dall'articolo 3, comma 2, del decreto-legge n. 196 del 2010, convertito dalla legge n. 1 del 2011, e proprio di recente, presso il Ministero dello sviluppo economico, sono state attivate le procedure per l'iscrizione delle risorse nel bilancio del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.

PRESIDENTE. La prego di concludere, Ministro.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Nell'accordo citato è stato inoltre previsto - e concludo, signor Presidente - che ulteriori interventi specifici per i Regi Lagni sarebbero confluiti in un progetto integrato sovracomunale, da attuarsi a cura della regione Campania e finanziato con risorse aggiuntive.
Con delibera n. 122 del 28 marzo 2011, la regione Campania ha approvato detto progetto organico e risolutivo dell'intera problematica, per un importo complessivo di 330 milioni di euro, di cui 160 milioni di euro a valere sul programma operativo regionale Campania 2007-2013. Trattandosi di cosiddetto grande progetto, superiore cioè ai 50 milioni di euro, la regione Campania provvederà entro questa settimana a trasmetterlo ai competenti uffici della Commissione europea.

PRESIDENTE. L'onorevole Porfidia ha facoltà di replicare.

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per le delucidazioni che ha fornito sull'argomento. Queste fanno capire il grande interesse che il Governo sta avendo per questo problema. D'altra parte, le devo dire che i provvedimenti che lei ha annunciato sono, secondo me, dei palliativi, perché non rappresentano ancora la sostanza.
Prima di tutto le dovrei chiedere di attivare una procedura tale che le istituzioni interessate, in questo caso lo Stato e le regioni, possano insieme fare un percorso, perché ultimamente si sono avuti dei finanziamenti della regione ai vari comuni, ma rappresentano soltanto delle attività in ordine sparso: è necessario quindi un percorso che sia comune.
Tengo a precisare che stiamo parlando di un territorio che è stato baciato dalla natura, ma che è stato clamorosamente rovinato dall'opera umana. Si tratta di un territorio molto fertile, a meno che, se bonificato, potrebbe rappresentare, soprattutto in questo momento storico, un substrato per far sorgere delle nuove attività lavorative.
Inoltre, si pensi che la situazione che si è creata nei Regi Lagni ha contribuito ad inquinare il litorale Domizio, uno dei litorali più belli d'Italia, nel quale l'attività balneare e alberghiera rappresenta attualmente una risorsa che, se sfruttata bene, potrebbe diventare veramente un grande volano per il livello occupazionale.
Chiedo quindi al Governo un'attività che preveda due fasi, che sono strettamente collegate fra di loro: in primo luogo, bisogna ridare all'ambiente e al territorio nel suo complesso la costituzione originaria che le aveva dato la natura, cioè bisogna ridare nuova dignità ambientale e paesaggistica che ormai non esiste più in quelle terre, signor Ministro.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Porfidia.

AMERICO PORFIDIA. Concludo, signor Presidente. In secondo luogo, bisogna verificare una serie di investimenti per progetti Pag. 42che possano riqualificare il territorio. Immaginiamo il litorale Domizio, su cui si fanno dei progetti con delle grandi infrastrutture sul litorale: oltre che ad essere utilizzato dai turisti locali, se infrastrutturato a dovere, diventerebbe luogo per accogliere delle imbarcazioni, e questo potrebbe attrarre turismo a livello addirittura mondiale (Applausi dei deputati del gruppo Iniziativa responsabile).

(Iniziative di competenza per garantire un'efficace tutela del patrimonio culturale e paesaggistico della città di Roma, con particolare riguardo ai danni prodotti dall'abusivismo edilizio - n. 3-01672)

PRESIDENTE. L'onorevole Morassut ha facoltà di illustrare l'interrogazione Verini n. 3-01672, concernente iniziative di competenza per garantire un'efficace tutela del patrimonio culturale e paesaggistico della città di Roma, con particolare riguardo ai danni prodotti dall'abusivismo edilizio (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ROBERTO MORASSUT. Signor Presidente, con questa interrogazione ci riferiamo al tema - a cui lei ha accennato nel darmi la parola - dei condoni edilizi e della loro gestione presso l'ufficio speciale condono edilizio del comune di Roma. In un recente articolo che è stato pubblicato da un quotidiano romano si riferisce, tra le altre cose, nell'ambito di un'indagine giudiziaria, della presenza spesso presso l'ufficio condono edilizio di non meglio identificati personaggi esterni che rappresentano un po' dei punti di riferimento di gestione non trasparente e non legale delle pratiche di condono edilizio.
Con questa richiesta, con questa interrogazione, ci rivolgiamo al Ministro, considerando che il tema del condono rappresenta un problema di portata enorme per la città di Roma. Nell'ambito delle tre leggi, sono state presentate a Roma circa 650 mila domande di condono edilizio e la metà sono inevase. Essendo Roma la capitale d'Italia ed essendo sede di un immenso patrimonio ambientale, paesaggistico e archeologico, chiediamo al Ministro quali misure si intendono adottare nei confronti del comune di Roma perché la gestione delle pratiche del condono edilizio sia svolta in maniera trasparente e legittima.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Morassut, do lettura della risposta fornita dal Ministero per i beni e le attività culturali, al quale è rivolta l'interrogazione dell'onorevole Verini e di cui lei è cofirmatario. Il Ministero fa presente che, per quanto gli attiene, su impulso della direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Lazio, è stato aperto in data 5 maggio ultimo scorso un tavolo di coordinamento tra i competenti uffici del Ministero, la stessa direzione regionale, le Soprintendenze per i beni architettonici, paesaggistici e per i beni archeologici e l'ufficio condono edilizio del comune di Roma al fine di individuare e condividere una metodologia operativa per il rilascio delle concessioni in sanatoria sulle zone vincolate in un'ottica di migliore efficienza ed efficacia dell'azione amministrativa.
Tale metodologia consentirà, oltre che di uniformare l'iter procedurale, di controllare adeguatamente la completezza della documentazione necessaria alla valutazione di ogni singola istanza e di assicurare che venga sempre acquisito il prescritto nulla osta delle competenti Soprintendenze, la cui assenza determina l'impossibilità al rilascio della concessione in sanatoria. In tale sede è stata altresì definita una procedura specifica per la zona dell'Appia antica, una delle principali zone afflitte da abusivismo, procedura che garantisca un'attenta e più sistematica azione di monitoraggio del territorio in accoglimento delle raccomandazioni espresse dal gruppo di lavoro costituito dal Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici. Pag. 43
Nel corso dello scorso anno, tale gruppo di lavoro ha svolto un approfondimento sulle complesse problematiche dell'area, in particolare l'abusivismo edilizio. Le risultanze di tale studio sono state fatte proprie dal Consiglio e dal suo presidente, che ha assunto il preciso impegno di promuovere una forte azione di sensibilizzazione su tali problematiche al fine di dare un impulso significativo alla tutela e alla valorizzazione del comprensorio.
Riguardo ai fatti denunciati dagli organi di stampa, su cui si sofferma l'interrogazione, trattandosi di vicende amministrative interne all'amministrazione comunale, il Ministero non dispone di informazioni ulteriori e diverse da quelle riportate nell'interrogazione e diffuse dalla stampa, fermo restando che saranno i competenti organi preposti a valutare e definire le eventuali responsabilità penali.
In conclusione, il Ministero per i beni e le attività culturali sta lavorando in perfetta sintonia con l'amministrazione di Roma capitale al fine di realizzare le sinergie idonee a garantire elevati livelli di tutela nella gestione e nel controllo delle trasformazioni urbanistiche ed edilizie del territorio sotto il profilo precipuo della loro potenziale incidenza sui valori culturali e paesaggistici espressi dallo straordinario comprensorio romano, al fine di assicurare adeguati livelli di conservazione e protezione nella rigorosa applicazione della disciplina del codice dei beni culturali e del paesaggio.

PRESIDENTE. L'onorevole Verini ha facoltà di replicare.

WALTER VERINI. Signor Presidente, ci dichiariamo molto insoddisfatti di questa risposta perché non contiene alcuna garanzia di intervento per controllare e tutelare il rispetto delle regole e l'integrità di un patrimonio paesaggistico, architettonico, artistico e archeologico come quello della capitale.
Due anni e mezzo fa, signor Ministro, in questa sede denunciammo lo smantellamento da parte della giunta Alemanno dell'ufficio anti-abusivismo. L'allora Ministro Bondi ci rispose - citando le parole del sindaco di Roma Alemanno - che l'attività di repressione sarebbe stata intensificata. Non è andata così: in questi ultimi anni Roma non ha conosciuto nessun rilevante abbattimento di abuso. Si sono dati, invece, segnali opposti: anche in regione, dove di fatto è stato chiuso l'ufficio anti-abusivismo.
Si è eliminato il sistema di controllo foto-aereo e ora sono venute a galla quelle informazioni e quelle notizie grazie alla stampa legate all'ipotesi di gravissimi reati e possibili tangenti pagate per non controllare e non reprimere abusi edilizi. Di più, vorremmo sapere - è una notizia di questi giorni - se risponde al vero che ben 12 mila pratiche di richieste di sanatoria edilizia non condonabili e, quindi, abusi da perseguire e magari da demolire sono da un anno ferme negli uffici comunali. Ci aspetteremmo nell'ambito delle competenze una immediata azione di verifica e di controllo.
La verità - e concludo - è che anche questa situazione conferma quanto nella Roma di Alemanno le regole in tutti i campi siano calpestate. Roma sta conoscendo abusi di ogni genere e le ferite al territorio nella città storica e nelle aree dei parchi archeologici sono dei veri e propri crimini.

PRESIDENTE. Onorevole Verini, la prego di concludere.

WALTER VERINI. Berlusconi a Napoli pateticamente ha annunciato che non reprimerà gli abusi edilizi. A Roma non si annuncia, ma lo si fa di nascosto con un comune che da una parte fa la mossa di contrastare le deliranti tentazioni leghiste di spostare ministeri altrove, ma dall'altra, invece di difendere Roma, tollera e a volte probabilmente pratica delle offese e delle ferite che la Capitale non merita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 44

(Iniziative di competenza volte ad incrementare il tasso di occupazione femminile - n. 3-01673)

PRESIDENTE. L'onorevole Angela Napoli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01673, concernente iniziative di competenza volte ad incrementare il tasso di occupazione femminile (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, onorevole Ministro, il rapporto annuale dell'ISTAT relativo alla situazione del Paese nel 2010 presentato il 23 maggio scorso alla Camera dei deputati conferma il legame tra il sottofinanziamento del welfare familiare e la situazione di debolezza occupazionale della forza lavoro femminile. La struttura della spesa sociale comporta una distorsione del mercato del lavoro e da tutto questo discende che in Italia quasi una donna su due è inattiva e nel sud quasi due su tre risultano tali.
Conseguentemente, è chiaro che - nonostante la ricorrente retorica che viene fatta sui valori della famiglia e le politiche pro family - dal punto di vista «welfaristico» e fiscale non hanno avuto riscontri. Le chiedo quali valutazioni dia dei dati diffusi il 23 maggio dall'ISTAT e quali impegni ritenga di assumere per incrementare il tasso di attività e di occupazione femminile (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Angela Napoli, rispondo sulla base degli elementi forniti dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il quale in materia di occupazione femminile fa presente che, secondo le stime provvisorie fornite dall'ISTAT nel mese di marzo di quest'anno, l'occupazione femminile è aumentata dello 0,8 per cento (più 72 mila unità) rispetto al mese precedente e del 2,8 per cento negli ultimi 12 mesi. Allo stesso modo, se il numero di donne disoccupate è cresciuto rispetto al mese di febbraio dell'1,8 per cento, si registra tuttavia una sua diminuzione su base annua del 6,6 per cento. Le donne inattive sono invece diminuite su base annua dello 0,8 per cento.
Circa gli interventi adottati dal Governo per aumentare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro favorendo la conciliazione tra vita familiare e lavorativa, il Ministero ricorda innanzitutto il piano recante il sistema di interventi per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro che ha investito 40 milioni di euro del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità in finanziamenti per le tagesmutter e il telelavoro e per la formazione volte a sostenere il diritto al lavoro dopo il periodo di congedo per maternità.
Il piano di azione per l'inclusione delle donne nel mercato del lavoro, il cosiddetto piano Italia 2020, sottoscritto dai Ministri Sacconi e Carfagna, prevede 40 milioni di euro per favorire l'occupazione femminile attraverso la diffusione di nidi familiari, il potenziamento dei servizi di cura, la creazione di abili badanti e di baby-sitter appositamente formate, il sostegno economico a chi lavora da casa tramite telelavoro e gli sgravi fiscali sul lavoro delle donne del Mezzogiorno.
Con l'avviso comune sulle misure a sostegno delle politiche di conciliazione tra famiglia e lavoro dello scorso 7 marzo, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e le parti sociali si sono impegnati a valorizzare le buone pratiche di flessibilità family friendly e di conciliazione esistenti, provvedendo, a tal fine, ad attivare un tavolo tecnico per la verifica delle buone prassi nonché delle relative azioni di monitoraggio, effettuate dalla cabina di pilotaggio istituita nell'ambito del piano Italia 2020.
Per le misure di conciliazione in favore delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti e di quelli autonomi, distintamente previste dal regolamento recante criteri e modalità per la concessione dei contributi, di Pag. 45cui all'articolo 9 della legge n. 53 del 2000, sono stati stanziati, per l'anno 2011, 15 milioni di euro a valere sul Fondo per le politiche della famiglia. Inoltre, il decreto-legge «sviluppo 2011» ha ridefinito le regole per l'assunzione di donne di qualsiasi età prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi, che siano residenti in aree geografiche caratterizzate da un considerevole divario tra il tasso di occupazione maschile e quello femminile.
Da ultimo, onorevole Angela Napoli, circa la presunta mancata evoluzione dal punto di vista welfaristico e fiscale, dal 2008 ad oggi, delle politiche in favore della famiglia, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali ribadisce che la spesa per misure a vario titolo rivolte alla famiglia ammonta complessivamente a circa 65 miliardi di euro, dei quali 14,8 nell'anno 2009 per agevolazioni fiscali.

PRESIDENTE. L'onorevole Angela Napoli ha facoltà di replicare.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, onorevole Ministro, lei riporta qui dei proclami e delle cifre sicuramente non sue ma fornite dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali che, però, non giustificano assolutamente la situazione dell'occupazione femminile in Italia né proclamano la risoluzione di questa problematica.
Devo dirle che, purtroppo, peggio di noi, cioè peggio dell'Italia, vi è solo la Turchia. L'Italia, nella speciale classifica dei principali Paesi OCSE, si conferma fanalino di coda dell'occupazione femminile. Nel confronto con l'Unione europea la crisi ha ampliato gli storici divari nella partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Infatti, sono stati aggravati i problemi strutturali relativi, appunto, all'occupazione e, in particolare, in tema di qualità del lavoro. Sono aumentati i fenomeni di segregazione verticale e orizzontale, si è ampliata l'area degli impieghi non standard, si è acutizzato il sotto utilizzo del capitale umano e sono cresciuti i problemi di conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro.
Quindi, i dati che vengono forniti in questa sede non corrispondono sicuramente alle esigenze che, invece, dovrebbero vedere un piano di lavoro per l'occupazione femminile tenendo presente, tra l'altro, onorevole Ministro, che le politiche per l'occupazione femminile sono politiche di sviluppo economico e sociale per il territorio del Paese. Onorevole Ministro, poiché la disoccupazione femminile grava maggiormente sulle donne del Mezzogiorno d'Italia, mi sarei aspettata che nel tanto declamato patto per il Sud, del quale il Governo continua a parlare, vi fosse stato almeno un inserimento per la risoluzione di questo grave problema (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

(Iniziative a favore dei territori della regione Veneto colpiti dagli eccezionali eventi atmosferici verificatisi tra il 31 ottobre e il 2 novembre 2010 - n. 3-01674)

PRESIDENTE. L'onorevole Goisis ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01674, concernente iniziative a favore dei territori della regione Veneto colpiti dagli eccezionali eventi atmosferici verificatisi tra il 31 ottobre e il 2 novembre 2010 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, l'alluvione che purtroppo si è verificata in Veneto nei giorni che anche lei ha ricordato ha creato gravi danni alla popolazione. Prontamente il Governo ha risposto con vari provvedimenti tra cui, appunto, l'ordinanza n. 3906 per venire incontro alla popolazione.
Sennonché sono stati posti limiti troppo forti e onerosi, anche se si prevedeva di dare un contributo pari al 75 per cento del danno. Lo stesso governatore del Veneto, Luca Zaia, ha avanzato una richiesta, che noi abbiamo fatto nostra e che rivolgiamo adesso al Ministro, perché venga rivista e modificata questa ordinanza. In modo particolare, si chiede di considerare i limiti di 1.000 e 3.500 euro non riferiti soltanto al valore del bene singolo, ma al valore complessivo dei beni Pag. 46e ugualmente si chiede anche di erogare questi contributi non solo per i beni rottamati, ma anche per i beni radiati e ancora di prevedere le varianti agli strumenti urbanistici per gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Goisis, rispondo sulla base degli elementi forniti dal Dipartimento della protezione civile, il quale ricorda che, a seguito degli eventi in argomento, è stato dichiarato lo stato di emergenza, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 novembre 2010: a seguito di questo è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio n. 3.906 del 13 novembre 2010, che ha predisposto uno stanziamento di 300 milioni di euro. Successivamente, con decreto-legge n. 225 del 2010, per la regione Veneto, al fine di finanziare le spese conseguenti allo stato di emergenza nonché per la copertura degli oneri conseguenti allo stesso, è stata autorizzata la spesa di 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2011 e 2012. Per quanto concerne la possibilità di erogare contributi a beni mobili registrati per i quali non sia avvenuta la rottamazione, bensì la radiazione, si rappresenta in sintesi il parere espresso dal Dipartimento al commissario delegato, presidente della regione Veneto, in risposta alla nota citata nell'interrogazione, evidenziando a tal riguardo due profili di criticità, che non giustificherebbero l'erogazione del contributo in questione nelle citate fattispecie. Si renderebbe innanzitutto necessario dimostrare il nesso di causalità tra l'evento e il danno subito, che in questo caso sarebbe difficilmente dimostrabile: infatti, a differenza dell'ipotesi della demolizione o della riparazione, gli unici espressamente previsti dalla citata ordinanza in cui il funzionario incaricato effettua l'occorrente accertamento, non si comprende nel caso di un bene mobile registrato già venduto radiato chi e come possa accertare il predetto nesso di causalità.
In secondo luogo, sia per la vendita che per la radiazione di beni mobili registrati, i principi generali del nostro ordinamento riconoscono piena autonomia alle parti contrattuali in ordine alla determinazione del prezzo, quale corrispettivo del trasferimento della proprietà.
In ragione di ciò non è dato comprendere il presupposto giuridico secondo cui riconoscere un quid pluris al prezzo liberamente e autonomamente pattuito dalle parti, non essendo sufficiente la circostanza che il bene sia stato danneggiato dall'evento calamitoso in rassegna.
Per quanto concerne le modifiche all'ordinanza sopra richiamata nel senso di riconsiderare i limiti di 1.000 e 3.500 euro come riferiti al valore complessivo dei beni, il dipartimento rende noto che è stata sottoposta alla firma del Presidente del Consiglio un'ordinanza che prevede una modifica in tal senso.
Infine, onorevole Goisis, in merito alla possibilità da parte del commissario delegato di approvare le varianti agli strumenti urbanistici, il Dipartimento fa presente che tale fattispecie è già prevista dall'articolo 1, comma 1, lettera q) dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3.938 del 7 maggio 2011.

PRESIDENTE. L'onorevole Goisis ha facoltà di replicare.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, signor Ministro, non mi resta che ringraziarla per l'attenzione anche se voglio sottolineare che effettivamente esistono questi danni. Sappiamo che la gente del Veneto non è abituata ad imbrogliare in questo senso: l'onestà e la laboriosità dei nostri concittadini è nota. D'altra parte, tuttavia voglio anche sottolineare che, per quanto riguarda quei beni mobili per i quali è previsto un contributo di 1.000 euro, si tratta quasi sempre di beni che riguardano la casa o gli elettrodomestici, cioè di beni utili nella vita quotidiana.
Quindi voglio pensare che il Governo sia molto attento a questi fatti e a queste Pag. 47considerazioni e continui sulla strada dell'aiuto e dell'attenzione alle nostre genti, che - come sappiamo e come voglio sottolineare - hanno dalla loro parte la laboriosità. Sappiamo tutti che i nostri veneti preferiscono suicidarsi se l'attività imprenditoriale va male, piuttosto che andare a chiedere l'elemosina.
Ribadisco questo concetto perché è molto importante per noi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Orientamenti del Governo in ordine alla definitiva chiusura del programma di rilancio dell'energia nucleare ed alla promozione di investimenti nel settore delle fonti rinnovabili - n. 3-01675)

PRESIDENTE. L'onorevole Leoluca Orlando ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01675, concernente orientamenti del Governo in ordine alla definitiva chiusura del programma di rilancio dell'energia nucleare ed alla promozione di investimenti nel settore delle fonti rinnovabili (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, signor Ministro, a lei tocca Ministro un ingrato compito, quello di sostituire un Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che fugge e lei che è il Ministro per i rapporti con il Parlamento è ridotto ad essere il Ministro per i «cattivi» rapporti con il Parlamento. Ma è un classico, si tranquillizzi: dopo lo scippo la fuga, dopo lo scippo di ieri, con quel voto di fiducia su una moratoria inutile perché non modifica i termini del quesito posto da Italia dei Valori sulla questione nucleare, la fuga.
Siamo qui presenti perché abbiamo illustrato in un'interrogazione a risposta scritta il programma alternativo a quella folle corsa verso il nucleare, un programma alternativo che è un programma organico, di governo del Paese, che promuove le energie rinnovabili, che fa riferimento alle migliori esperienze estere e alla circostanza che, nei Paesi civili del mondo che hanno scelto il nucleare, lo si sta dismettendo per far ricorso invece a fonti energetiche alternative.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, do lettura, onorevole Leoluca Orlando, della risposta fornita dal Ministero dello sviluppo economico al quale è rivolta l'interrogazione sua e del suo gruppo. La posizione del Governo sulle questioni poste dagli onorevoli interroganti è desumibile dal decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34 e dal decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28.
Nel primo provvedimento si stabilisce, all'indomani dell'incidente di Fukushima, di non procedere all'attuazione del programma di produzione di energia nucleare al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche sull'argomento e di rafforzare le misure di sicurezza esistenti. Il Governo ha deciso anche di aderire all'iniziativa europea di realizzazione di stress test nelle centrali nucleari europee per una valutazione oggettiva dei rischi e della sicurezza.
L'Italia partecipa quindi attivamente alle riunioni in sede europea, contribuendo alla scelta dei parametri e degli eventi da prendere in considerazione per verificare lo svolgimento dei test ed i risultati. Restano comunque da affrontare i seguenti temi: forte dipendenza da fonti estere, esposizione ai prezzi internazionali delle fonti fossili, riduzione delle emissioni di CO2, difesa della competitività in ambito europeo che avevano portato il Governo a varare il programma nucleare. L'Europa infatti punta a coprire con fonti rinnovabili il 20 per cento dei consumi energetici attesi al 2020, quindi per garantire la copertura del restante 80 per cento è importante considerare ogni altra opzione energetica utile a migliorare la sicurezza del sistema e a contenere i costi in un quadro di sostenibilità ambientale.
Il Governo ha quindi avviato la definizione di una nuova strategia energetica Pag. 48nazionale che individui le priorità e le misure per garantire la sicurezza, la diversificazione delle fonti e delle aree di approvvigionamento, lo sviluppo delle infrastrutture, la sostenibilità ambientale ed il ciclo dell'energia.
Le fonti rinnovabili e l'efficienza energetica hanno un ruolo fondamentale come dimostra il piano d'azione nazionale trasmesso a Bruxelles nel luglio scorso e il successivo recepimento della direttiva comunitaria 2009/28/CE con il decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28. L'obiettivo per l'Italia - il 17 per cento del consumo nel 2020 - è ambizioso e richiederà la valorizzazione dell'intero potenziale tecnico disponibile a costi da rendere sostenibili secondo criteri di efficienza. Il costo dell'incentivazione è infatti importante perché influisce direttamente sui prezzi dell'energia e sugli oneri pagati dai consumatori.
Il primo decreto ministeriale di attuazione del decreto di cui sopra è stato emanato il 5 maggio scorso e riguarda il fotovoltaico. In un quadro di allineamento degli incentivi all'evoluzione tecnologica triplica al 2016 la potenza fotovoltaica incentivabile rispetto al valore obiettivo previsto per il 2020, destinando le risorse pari a circa 7 miliardi di euro l'anno per vent'anni. Ulteriori risorse saranno destinate alla promozione delle altre fonti rinnovabili e dell'efficienza energetica con modalità in via di definizione con appositi decreti ministeriali.

PRESIDENTE. L'onorevole Leoluca Orlando ha facoltà di replicare.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, alla fuga del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare coincide e corrisponde anche l'insistenza del Ministro per lo sviluppo economico nella scelta nucleare. Abbiamo avuto la conferma che quella moratoria è soltanto una moratoria e non elimina la ragione di fondo del quesito referendario per il quale Italia dei Valori ha raccolto le firme e il popolo italiano è chiamato adesso ad esprimere la propria posizione.
Noi insistiamo nel denunciare la mancanza di progettualità in questa scelta energetica, che è in contrasto peraltro con l'intesa europea del 2008 sull'ambiente e il clima, che fissa in maniera molto stringente a carico dell'Italia una percentuale di energia prodotta da fonti alternative, che è lontanissima dai progetti, dalle intenzioni e dalla volontà del Governo.
Ricordiamo ancora, se ve ne fosse bisogno, che quelle scelte nucleari sono state progressivamente smantellate. È di queste ore la conferma da parte della Svizzera che non costruirà mai più centrali nucleari.
Noi arriviamo ultimi in una scelta così pericolosa e dimentichiamo che esistono migliaia e migliaia di operatori del settore, imprenditori, che dal basso, nonostante gli ostacoli di questo Governo, hanno promosso una rete e un sistema produttivo ed economico di grande significato, che questo Governo ha sistematicamente mortificato.
Noi continuiamo a denunciare questa mancanza di progettualità nel settore energetico, che si affianca e ovviamente diventa la giustificazione per una scelta scellerata, quella del nucleare. È evidente che gli investimenti per la scelta nucleare - pericolosa anche per la democrazia, poiché consegna il monopolio del controllo energetico a gruppi potenti - finiscono con l'essere l'altra faccia della volontà di disincentivare le scelte energetiche alternative, quelle scelte energetiche alternative che anche esponenti di mondi lontani, come Al Gore, da una parte, o il Presidente Obama di recente, hanno detto essere il futuro del mondo.
Mentre la Germania blocca e smantella le centrali nucleari, mentre la Svizzera blocca e dichiara che non costruirà più centrali nucleari, noi costruiamo centrali nucleari senza nessuna progettualità.
Continua, come è noto la logica dello scippo: acchiappa e fuggi. Ma il 12 e il 13 giugno sono certo che si andrà a votare, perché la moratoria non può essere contrabbandata per una rinuncia a quella Pag. 49scelta nucleare, che gli italiani vogliono in tutti i modi che sia confermata formalmente.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta che riprenderà alle 16 (I deputati Barbato e Zazzera esibiscono un drappo recante la scritta: «Fukushima mai + nucleare»).

La seduta, sospesa alle 15,50 è ripresa alle 16.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Jannone e Vitali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 4307)

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa l'illustrazione degli ordini del giorno e il rappresentante del Governo ha espresso il prescritto parere.
Constato l'assenza dell'onorevole Lisi: s'intende che non insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4307/1, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Beltrandi n. 9/4307/2, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Meta n. 9/4307/3, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Comaroli n. 9/4307/4, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori ritirano i rispettivi ordini del giorno Sardelli n. 9/4307/5 e Porfidia n. 9/4307/6.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Razzi n. 9/4307/7, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Graziano n. 9/4307/8, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Giulietti n. 9/4307/9, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore ritira il suo ordine del giorno Allasia n. 9/4307/10, non accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lo Moro n. 9/4307/11, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Zaccaria n. 9/4307/12, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cuomo n. 9/4307/13, non accettato dal Governo.
Passiamo, dunque, ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cuomo n. 9/4307/13, non accettato dal Governo. Pag. 50
Dichiaro aperta la votazione.
(Commenti del deputato Calderisi).

Onorevole Calderisi, che c'è? Ho dichiarato aperta la votazione, quindi, ha tutto il tempo necessario, oltre che per imprecare, per prendere la sua tessera.
(Segue la votazione).

Onorevole Giammanco... I colleghi hanno votato? Essendo stato dato il preavviso con largo anticipo, a brevissimo dichiarerò chiusa la votazione (Commenti del deputato Casini). Presidente Casini, vale anche per lei. Questa votazione passerà alla storia della legislatura per il tempo più lungo accordato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).
(Presenti e votanti 509
Maggioranza 255
Hanno votato
245
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che il deputato Nizzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cazzola n. 9/4307/14, accettato dal Governo.
Prendo altresì atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Carlucci n. 9/4307/15, accettato dal Governo.
Onorevole Di Cagno Abbrescia, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4307/16, non accettato dal Governo ove non ritirato?

SIMEONE DI CAGNO ABBRESCIA. No, Signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Sisto n. 9/4307/17, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo altresì atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Distaso n. 9/4307/18, accettato dal Governo.
Onorevole Quartiani, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/4307/19, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato?

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, sono state proposte dall'onorevole Giorgetti delle riformulazioni (tra di esse anche quella relativa al mio ordine del giorno) che se dovessero essere accolte determinerebbero una sorta di stravolgimento dei relativi ordini del giorno. Tra l'altro mi si chiede di accettare la riformulazione al fine di accoglierlo come raccomandazione. L'impegno previsto dall'ordine del giorno per il Governo è semplicissimo: si chiede che venga adottata la Strategia energetica nazionale entro un determinato tempo, tre mesi dalla pubblicazione della legge, questo perché? Vede, signor Presidente, con la riformulazione sui temi del nucleare - così com'è stata fatta al Senato dalla maggioranza e dal Governo - viene messo in discussione anche quanto era già contenuto nella norma precedente, relativamente al tema del nucleare, sulla Strategia energetica nazionale.
In effetti la norma precedente, che viene abrogata dall'attuale decreto, era - relativamente alla Strategia energetica - in funzione della realizzazione prima della Conferenza nazionale dell'energia e dell'ambiente e conseguentemente della definizione della Strategia energetica, ma quella norma non conteneva in sostanza né un'indicazione temporale né delle sanzioni nel momento in cui non si fosse arrivati alla realizzazione della Conferenza e poi della Strategia energetica nazionale. Non solo si determinano condizioni nuove di previsione nel momento in cui non si fa tanto la moratoria ma si riscrive ex novo tutta la normativa relativamente al tema Pag. 51del nucleare ma, in realtà, si produce una condizione tale per cui - è quanto sostenuto anche dal mio ordine del giorno - saremmo in una situazione nella quale non abbiamo una Conferenza nella cui sede i produttori e i soggetti interessati, compresi i consumatori (famiglie e imprese), siano in grado, insieme al Governo e al Parlamento, di determinare gli indirizzi fondamentali che riguardano le scelte energetiche del Paese, ma saremmo anche in presenza di una assoluta incapacità del Governo di determinare una Strategia energetica che invece la norma rileva e chiede.
Ora si riscrive evidentemente la norma e persino gli uffici, persino il Servizio Studi, persino le Commissioni ci dicono che probabilmente questa norma, così come esce riscritta dal Senato, ha una manchevolezza la quale può essere almeno ricondotta ad un impegno del Governo relativamente alla Strategia energetica. Se mi si chiede di cancellare il termine dei tre mesi l'ordine del giorno reciterebbe, nel dispositivo, che il Governo si impegna ad adottare la Strategia energetica nazionale, ma ciò stava già scritto nella norma precedente, e per due anni il Governo non solo non ha convocato la Conferenza ma non ha nemmeno scritto una riga sulla Strategia energetica nazionale.
Se non ci sarà il nucleare vogliamo sapere da che cosa è sostituito, e se non è sostituito da nulla vogliamo sapere perché si riscrivono in malo modo le norme, ad esempio sulle fonti rinnovabili e così via. Ci vuole una strategia energetica. Ci vuole un indirizzo temporale e ci vorrebbero anche delle sanzioni nel momento in cui il Governo non dia vigore e continuità alla norma che lo richiede. Per questi motivi, Presidente non accetto la riformulazione proposta e chiedo che l'ordine del giorno sia posto in votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Quartiani n. 9/4307/19, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Pagano, onorevole De Micheli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 528
Maggioranza 265
Hanno votato
257
Hanno votato
no 271).

Prendo atto che i deputati Cesare Marini e Borghesi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Federico Testa n. 9/4307/20, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Zunino n. 9/4307/21, accettato dal Governo, purché riformulato.
Onorevole Vico, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/4307/22, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato?

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, vorrei rivolgermi direttamente al sottosegretario Giorgetti. Una riformulazione rappresenta un diritto che può esercitare il Governo rispetto all'ordine del giorno, ma la riformulazione finalizzata ad una raccomandazione si presenta come un giudizio complessivamente di non condivisione della ratio dell'ordine del giorno medesimo che è stato sottoposto all'Aula e, di conseguenza, al Governo per il parere. Per cui, signor Presidente, desidererei chiedere al Governo: se la riformulazione è finalizzata all'approvazione dell'ordine del giorno, aderisco alla richiesta del Governo stesso, ma se la riformulazione è finalizzata ad una raccomandazione, mi sembra un bizantinismo a cui difficilmente posso accedere.

PRESIDENTE. Il Governo?

Pag. 52

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Vico n. 9/4307/22 se viene accolta integralmente la riformulazione.

PRESIDENTE. Sta bene, così rimane stabilito. Prendo atto che l'onorevole Vico accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4307/22 , accettato dal Governo purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Sanga n. 9/4307/23, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Froner n. 9/4307/24 e Colaninno n. 9/4307/25, accolti dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Lulli n. 9/4307/26 formulato dal Governo.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, no, non lo ritiro. Questa è la conferma che il Governo non intende intervenire per calmierare l'aumento del prezzo dei carburanti, cioè si prendono i soldi dalle tasche dei cittadini, si mettono in difficoltà gli artigiani ed i commercianti, si rifiuta di applicare una norma esistente dal 2007, semplicemente non sapendo il perché. Ci rifiutiamo - questo l'abbiamo appreso oggi dal Governo - di rendere la vita meno cara ai pendolari, ai lavoratori, gli artigiani, ai commercianti. Per cui non posso accettare l'invito al ritiro e chiedo che l'Aula si esprima perché il Governo si assuma fino in fondo le proprie responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lulli n. 9/4307/26, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 540
Maggioranza 271
Hanno votato
265
Hanno votato
no 275).

Prendo atto che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Causi n. 9/4307/27, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marchi n. 9/4307/28, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Baretta n. 9/4307/29, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fluvi n. 9/4307/30, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Vannucci n. 9/4307/31, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Boccia n. 9/4307/32, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Sereni n. 9/4307/33, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Vassallo n. 9/4307/34, accettato dal Governo, purché riformulato. Pag. 53
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Verini n. 9/4307/35, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Strizzolo n. 9/4307/36, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Motta n. 9/4307/37, accettato dal Governo, purché riformulato.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, io volevo richiamare il Governo a rivedere la richiesta che mi è stata fatta di riformulazione, nel senso che questo testo di ordine del giorno è stato accolto al Senato dal Governo senza richiesta di riformulazione. Quindi capisco il sottosegretario, ma l'impegno che il Governo si è assunto al Senato non vedo perché in questo caso debba essere ulteriormente diminuito, nel senso che l'ordine del giorno chiede al Governo di attivarsi al fine di stanziare le risorse necessarie per il Festival Verdi, e non mette paletti particolari. Aggiungere «compatibilmente con gli impegni di finanza pubblica» non l'avete chiesto al Senato e non vedo perché lo chiedete alla Camera. Chiedo, quindi, che il Governo lo accolga nella formulazione originaria, senza la riformulazione. Se proprio il Governo non lo ritiene, accetterò ugualmente questa riformulazione.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, non ho difficoltà ad aderire alla richiesta; peraltro vorrei rappresentare all'onorevole Motta che si tratta di una precisazione che mi pare molto limitata, nel senso che ovviamente le risorse vanno destinate in funzione degli equilibri complessivi della finanza pubblica. Detto questo, signor Presidente, mi basta che resti a verbale questa precisazione del Governo: c'è un impegno ad accogliere l'ordine del giorno, compatibilmente con le risorse pubbliche. Quindi, accolgo la richiesta dell'onorevole Motta.

PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che l'onorevole Motta non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4307/37.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ginoble n. 9/4307/38, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Grassi n. 9/4307/39, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Sbrollini n. 9/4307/40 formulato dal Governo.

DANIELA SBROLLINI. Signor Presidente, io insisto per la votazione del mio ordine del giorno, perché con esso si chiedeva di valutare, proprio per l'Abruzzo, di reperire risorse economiche alternative, quali ad esempio un aumento percentuale, seppur minimo, delle aliquote sugli apparecchi da gioco, da destinare ad interventi di ricostruzione post-sisma. Quindi, chiedo di mettere ai voti l'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sbrollini n. 9/4307/40, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Stefani? Onorevole Pisacane?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 543
Maggioranza 272
Hanno votato
267
Hanno votato
no 276).

Pag. 54

Prendo atto che il deputato Mantini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Tenaglia n. 9/4307/41, D'Incecco n. 9/4307/42 e Pedoto n. 9/4307/43, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo all'onorevole Livia Turco se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4307/44, accolto dal Governo come raccomandazione.

LIVIA TURCO. Signor Presidente, chiedo che il mio ordine del giorno venga posto in votazione. Sollecito l'attenzione dei colleghi, perché qui si tratta dell'ospedale San Salvatore de L'Aquila. È una struttura ospedaliera che, con la vicenda del terremoto, ha subito gravi colpi ed è stata gravemente compromessa. È passato molto tempo ed è inaccettabile che nulla sia stato fatto.
Per questo motivo, chiedo ai colleghi di avere, con riferimento alla misura in oggetto, un'attenzione particolare, che vada al di là dell'accoglimento come raccomandazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, visto l'argomento, proporrei all'onorevole Livia Turco una riformulazione del dispositivo nel modo seguente: «Impegna il Governo ad individuare risorse economiche aggiuntive affinché si possa pervenire ad una ricostruzione completa dell'ospedale San Salvatore de L'Aquila». Se così, viste anche le premesse, che sono oggettive, potrei accogliere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che l'onorevole Livia Turco accetta la riformulazione testé proposta dal rappresentante del Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4307/44.
Prendo atto che l'onorevole Bossa non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4307/45, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo all'onorevole Lolli se accetti la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/4307/46, accettato dal Governo, purché riformulato.

GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, vorrei chiedere al sottosegretario uno sforzo in più, e spiego esattamente di cosa stiamo parlando. Qui stiamo parlando dell'applicazione del taglio, della riduzione dei precari nelle ASL, che viene a cadere nella ASL de L'Aquila, la quale opera nell'ospedale di cui si è parlato in precedenza: un ospedale, cioè, che, per metà, funziona ancora utilizzando le strutture provvisorie del G8. Ebbene, togliere 330 precari lì, adesso, rischia, di fatto, di paralizzare quel servizio già altamente ed obbiettivamente inefficiente.
Vi è, poi, un'ulteriore questione contenuta nella norma a cui l'ordine del giorno fa riferimento, che è proprio inaccettabile: l'eventuale copertura che voi prevedete è a valere sui fondi per il terremoto. Francamente, i fondi per il terremoto risultano già essere limitati: non si capisce perché, addirittura per tutta la regione, bisognerebbe attingere a quei fondi per coprire eventuali riduzioni e tagli del personale. Pertanto, chiederei al sottosegretario uno sforzo in più.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, vorrei solo precisare che l'ordine del giorno dell'onorevole Lolli parla di stabilizzazione di tutti i precari della sanità dell'Abruzzo, quindi, non si tratta Pag. 55di andare ad eliminare i lavoratori che oggi, ovviamente, sono necessari per fornire, comunque, le prestazioni necessarie all'assistenza sanitaria.
Credo che la proposta di riformulazione dell'ordine del giorno dell'onorevole Lolli - immagino che avrà potuto leggerla - vada incontro alle esigenze manifestate. Infatti, con essa si impegna il Governo a valutare ulteriori iniziative di stabilizzazione di precari della sanità dell'Abruzzo che dovessero essere considerati necessari per prestazioni di servizio.
Quindi, si assume, comunque, un impegno, nel caso di necessità, a valutare percorsi di stabilizzazione: alla fine, dal punto di vista oggettivo, ciò è superiore a quanto lei, onorevole Lolli, intendeva esporre, quanto meno nelle considerazioni che sono state appena presentate.

PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che l'onorevole Lolli accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4307/46, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che l'onorevole Murer non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4307/47, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo all'onorevole De Biasi se accetti la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/4307/48, accettato dal Governo, purché riformulato.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, signor sottosegretario, capisco che ci possa essere un problema che riguarda il rapporto con altri provvedimenti, però la riformulazione, di fatto, fa fare dei passi indietro rispetto ad altri ordini del giorno che sono stati approvati. Sto parlando appunto del mio ordine del giorno n. 9/4307/48 relativo al Fondo unico per lo spettacolo. La riformulazione fa fare dei passi indietro rispetto ad altri ordini del giorno che voi avete approvato in altre occasioni; non mi pare che si dica nulla di stravagante se si chiedono risorse aggiuntive, né tanto meno se si chiede un'altra copertura. Lei mi può dire che non è d'accordo sul fatto che si trovi un'altra copertura, ma penso che sia legittimo chiederla e chiedere anche la stabilità delle risorse. Sinceramente non capisco la riformulazione e mi dispiacerebbe dover chiedere di mettere in votazione l'ordine del giorno perché penso che in questo modo non funzioni. Le ripeto, si tratta di un passo indietro rispetto a quanto è stato approvato in molti altri ordini del giorno; questo è sostanzialmente un ordine del giorno standard.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, prima di tutto intervengo per sottoscrivere il testo integrale dell'ordine del giorno De Biasi n. 9/4307/48, e in secondo luogo per porle un problema di carattere regolamentare. Questo, come già avvenuto per il mio ordine del giorno, è uno di quei casi in cui la riformulazione del Governo provvede a eliminare totalmente il senso e la lettera dell'impegno che gli viene richiesto. Se lei legge le prime tre righe, che sono quelle che valgono per quanto riguarda il Governo, perché vengono espunte tutte le altre, il testo reciterebbe che il Governo si impegna ad attuare una politica a sostegno del settore dello spettacolo come impresa culturale e produttiva del Paese. Questa sarebbe una notizia, probabilmente, perché fino ad ora non lo ha fatto.
Allora, signor Presidente, siccome gli ordini del giorno sono una cosa seria e non sono un manifesto di disponibilità ad affrontare la questione in un futuro non definibile, è chiaro che anche dal punto di vista regolamentare forse bisognerebbe valutare meglio quali siano le funzioni, le prerogative e le disponibilità del Governo relativamente alla formulazione dell'impegno che viene formulato in un ordine del giorno dal singolo parlamentare. Da questo punto di vista non c'è un corretto rapporto tra Esecutivo e Parlamento e nemmeno tra Esecutivo e singolo esponente rappresentante del popolo, qual è Pag. 56un singolo parlamentare. Come si può ridurre un ordine del giorno alla stregua di un impegno generico con cui il Governo si impegna a sostenere lo spettacolo? Ma stiamo scherzando, signor Presidente? Ci sono degli impegni di bilancio che sono già scritti, non si può ridurre un ordine del giorno in questo modo. Questo è anche il motivo per cui chiederei al Governo di rivedere la posizione e comunque appongo la mia firma a questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, quanto lei dice è sicuramente valido a futura memoria, ma secondo il Regolamento vigente nulla impedisce al Governo di chiedere la riformulazione che più ritiene idonea.
Prendo dunque atto che il rappresentante del Governo non intende intervenire e che il presentatore non accetta la riformulazione e insiste per la votazione dell'ordine del giorno De Biasi n. 9/4307/48.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno De Biasi n. 9/4307/48, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ) (Commenti).

(Presenti e votanti 552
Maggioranza 277
Hanno votato
276
Hanno votato
no 276).

Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Levi n. 9/4307/49, accettato dal Governo, purché riformulato, e che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Coscia n. 9/4307/50, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Melandri n. 9/4307/51.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Melandri n. 9/4307/51, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Baretta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 550
Maggioranza 276
Hanno votato
274
Hanno votato
no 276).

Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Pes n. 9/4307/52 e Antonino Russo n. 9/4307/53, accolti dal Governo come raccomandazione, non insistono per la votazione.
Chiedo all'onorevole Ghizzoni se accede all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/4307/54 formulato dal Governo.

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, chiedo al Governo di rivedere il proprio parere, perché non ho fatto altro che accogliere il suggerimento che era emerso dal Governo e dalla relatrice, cioè di trasformare alcune proposte emendative in ordini del giorno, perché sarebbero stati accolti. Pertanto, sono francamente molto stupita e chiedo al Governo un ripensamento.

PRESIDENTE. Sottosegretario Giorgetti?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, in effetti, anch'io stamattina non ho valutato correttamente quest'ordine del giorno, perché, come ricordava correttamente l'onorevole Ghizzoni, vi era stato un impegno da parte del Governo.
Proporrei quindi all'onorevole Ghizzoni la seguente riformulazione, che risponde anche al dibattito emerso in Commissione: «impegna il Governo a valutare la possibilità Pag. 57che i previsti finanziamenti» e così via; «ad abrogare, in sede di discussione del primo provvedimento» e così via, «a reperire, in sede discussione del prossimo provvedimento» e così via. Se l'ordine del giorno è così riformulato, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/4307/54, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno De Pasquale n. 9/4307/55, Mazzarella n. 9/4307/56, Nicolais n. 9/4307/57, Bachelet n. 9/4307/58, Siragusa n. 9/4307/59, Rossa n. 9/4307/60, De Torre n. 9/4307/61, Pollastrini n. 9/4307/62, Bobba n. 9/4307/63, Boccuzzi n. 9/4307/64, Gnecchi n. 9/4307/65, Bressa n. 9/4307/66, Maran n. 9/4307/67, Andrea Orlando n. 9/4307/68, Ferrari n. 9/4307/69, Gatti n. 9/4307/70, Trappolino n. 9/4307/71, Carella n. 9/4307/72, Touadi n. 9/4307/73, Luongo n. 9/4307/74, Picierno n. 9/4307/75, Losacco n. 9/4307/76, Cavallaro n. 9/4307/77, Cesare Marini n. 9/4307/78, Samperi n. 9/4307/79, Calvisi n. 9/4307/80, Laganà Fortugno n. 9/4307/81, Villecco Calipari n. 9/4307/82, Oliverio n. 9/4307/83, Ciriello n. 9/4307/84, Mario Pepe (PD) n. 9/4307/85, Piccolo n. 9/4307/86 e Santagata n. 9/4307/87, accolti dal Governo come raccomandazione, non insistono per la votazione.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Sarubbi n. 9/4307/88, accolto dal Governo come raccomandazione.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, abbiamo proposto una serie di ordini del giorno su un tema che, purtroppo, ci sembra dimenticato dalla politica di questo Governo, uno dei tanti temi dimenticati, che raramente fanno notizia, a meno che, per esempio, non crolli la Domus dei gladiatori o qualcosa del genere, come abbiamo visto nei mesi precedenti.
Naturalmente mi riferisco al tema dei beni culturali che, potremmo dire, ha subito degli smottamenti anche nella politica governativa visto che il Ministro precedente, il Ministro Bondi, si è dimesso proprio per l'incapacità di far fronte alle emergenze che ci sono nella gestione dei beni culturali italiani non perché non ne fosse capace personalmente, ma perché non aveva i fondi necessari. Abbiamo anche visto come questo Ministero per i beni e le attività culturali sia stato utilizzato come merce di scambio negli equilibri di questa compagine governativa: un Ministro dell'agricoltura vale un Ministro per i beni e le attività culturali.
Noi invece crediamo che per la cultura ci sia bisogno di competenza e per questo motivo abbiamo voluto riportare l'attenzione su alcune aree archeologiche che non fanno mai notizia. Infatti, è vero che questo decreto-legge prevede delle misure per quanto riguarda Pompei, per quanto riguarda l'area archeologica, ed io, in quanto deputato eletto in Campania, chiaramente ho a cuore questo tema. Tuttavia, ciò che il Governo non prevede è un piano serio di valorizzazione dei beni archeologici che abbiamo in Italia. In Italia siamo seduti e abitiamo sul nostro tesoro, che deve costituire il nostro futuro ma che purtroppo in questo Governo, da questa politica economica che non si traduce in una politica culturale, non viene valorizzato.
Per questo motivo abbiamo visto nella presentazione dei nostri ordini del giorno alcuni dispositivi che sembrerebbero quasi scritti con il ciclostile, ma in realtà ognuno di questi vuole mettere l'attenzione su un'area archeologica dimenticata. L'ordine del giorno a mia firma porta, per esempio, all'attenzione della Camera l'area archeologica Necropoli di via Flaminia a Roma, ma anche i precedenti si concentrano su aree archeologiche altrettanto importanti: quello dell'onorevole Santagata sull'area archeologica delle Fornaci romani, a Cesenatico; quello dell'onorevole Piccolo su un'altra area archeologica importante in Campania, quella di Cuma, località Pozzuoli; quello di Mario Pepe del Partito Democratico sull'area archeologica dell'Antica Calatia, località Maddaloni, e così Pag. 58via fino all'ordine del giorno dell'onorevole Ciriello, sull'area archeologica dell'Antica Capua, in località Santa Maria Capua Vetere. Ogni parte d'Italia!
Se avessimo voluto veramente, avremmo potuto andare avanti in eterno. Avremmo potuto citare l'area archeologica di Ostia Antica, dove il Ministro Galan è stato partecipe del ritrovamento proprio poco tempo fa, per caso, di un'antica nave. Avremmo potuto citarne tante altre. La realtà ci dice che in questi posti, in queste Soprintendenze spesso i dipendenti non hanno neanche le cartucce del toner per stampare, non hanno neanche i fogli di carta per fare le fotocopie. Quindi, con questi ordini del giorno vogliamo mettere l'attenzione su un altro deficit della politica del Governo. Per questo motivo, per un motivo essenzialmente simbolico, signor Presidente, non accetto la raccomandazione e chiedo che il nostro ordine del giorno venga messo al voto.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e agli insegnanti dell'Istituto Ezio Tarantelli, di Sant'Elpidio a Mare, provincia di Fermo, e i giovani del Circolo Democratico di Imola, provincia di Bologna, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sarubbi n. 9/4307/88, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Marmo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 559
Maggioranza 280
Hanno votato
279
Hanno votato
no 280).

Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Vaccaro n. 9/4307/89, Albonetti n. 9/4307/90, Brandolini n. 9/4307/91, De Micheli n. 9/4307/92, La Forgia n. 9/4307/93 e Lenzi n. 9/4307/94, accolti dal Governo come raccomandazione, non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Migliavacca n. 9/4307/95, Marchioni n. 9/4307/96, Marchignoli n. 9/4307/97, Miglioli n. 9/4307/98, Zampa n. 9/4307/99, Rosato n. 9/4307/100, Argentin n. 9/4307/101, Ferranti n. 9/4307/102, Fioroni n. 9/4307/103, Giachetti n. 9/4307/104, accolti come raccomandazione dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto che l'onorevole Pompili insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4307/105.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pompili n. 9/4307/105, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Motta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 557
Maggioranza 279
Hanno votato
277
Hanno votato
no 280).

Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Recchia n. 9/4307/106, Rugghia n. 9/4307/107, Sposetti n. 9/4307/108, Tidei n. 9/4307/109, Tocci n. 9/4307/110, Garofani n. 9/4307/111, Marco Carra n. 9/4307/112, Colombo n. 9/4307/113, Corsini n. 9/4307/114, Duilio n. 9/4307/115, Farinone n. 9/4307/116, Agostini n. 9/4307/117, Merloni n. 9/4307/118, Pistelli n. 9/4307/119, Misiani n. 9/4307/120, Mosca n. 9/4307/121, Peluffo n. 9/4307/122, Pizzetti n. 9/4307/123, Zucchi n. 9/4307/124, Barbi n. 9/4307/125, Damiano n. 9/4307/126, Fiorio n. 9/4307/127, Lucà n. 9/4307/128, Portas n. 9/4307/129, Pag. 59Rampi n. 9/4307/130, Rossomando n. 9/4307/131, Capano n. 9/4307/132, Concia n. 9/4307/133, Mastromauro n. 9/4307/134, Servodio n. 9/4307/135, Fadda n. 9/4307/136, Marrocu n. 9/4307/137, Cenni n. 9/4307/138, Burtone n. 9/4307/139, accolti come raccomandazione dal Governo, non insistono per la votazione.

ANGELO CAPODICASA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO CAPODICASA. Signor Presidente, intervengo solo per segnalare che nel transito da un ufficio all'altro nella parte dispositiva del mio ordine del giorno n. 9/4307/140 è saltata una indicazione che ovviamente gradirei che rimanesse agli atti. Infatti, il mio ordine del giorno richiedeva la previsione di «analoghe misure» oltre che in favore dell'area archeologica di Selinute anche in favore della Valle dei Templi di Agrigento. Quindi, chiederei al Governo di accogliere come raccomandazione il mio ordine del giorno anche in questa versione corretta.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Capodicasa n. 9/4307/140, anche nel testo corretto e che il presentatore non insiste per la votazione.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Scarpetti n. 9/4307/141 e Nannicini n. 9/4307/142, accolti come raccomandazione dal Governo, non insistono per la votazione.
Ricordo che l'ordine del giorno Benamati n. 9/4307/143 è stato ritirato.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Braga n. 9/4307/144, sul quale il Governo ha espresso l'invito al ritiro.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, non accetto l'invito al ritiro e, anzi, vorrei riportare l'attenzione dell'Aula all'importanza di questo ordine del giorno che riguarda l'articolo 5 del provvedimento in esame e, in particolare, la parte che concerne le disposizioni in materia di impianti nucleari. Sappiamo come anche nel corso della discussione sulle linee generali e nell'illustrazione, nella giornata di ieri, degli ordini del giorno i miei colleghi del Partito Democratico hanno più volte sottolineato l'illogicità e la contraddizione di una norma con cui si intende dichiaratamente sospendere e abrogare, almeno da un punto di vista formale, il piano del Governo di ritorno al nucleare, con una logica totalmente strumentale e volta solo a depotenziare lo strumento del referendum dei prossimi 12 e 13 giugno.
Queste considerazioni si basano sulla prova di alcune dichiarazioni che sono state esplicitate in più occasioni dallo stesso Presidente del Consiglio. La più rilevante e lampante è quella rilasciata in occasione del vertice italo-francese, in cui si dichiara apertamente che la scelta operata da questo decreto-legge, modificando addirittura la previsione iniziale dell'articolo 5, risponde proprio ad una logica di depotenziamento e annullamento dell'effetto del referendum.
Crediamo che su un tema così importante e così rilevante per la sua portata, che riguarda il destino energetico del Paese, la sua stessa politica industriale e le stesse potenzialità di sviluppo di un settore fondamentale su cui più volte in quest'Aula siamo ritornati, cioè quello delle fonti energetiche rinnovabili, vi sia la necessità di compiere un'operazione di chiarezza. Crediamo, altresì, necessario che il Governo eserciti il suo ruolo, appunto, di Governo in maniera responsabile e trasparente nei confronti dei cittadini.
La posizione del Partito Democratico sul piano nucleare del Governo è sempre stata coerente e chiara ed è supportata da una serie di considerazioni di merito che sono state illustrate più volte e che cito soltanto brevemente: i costi di questa scelta; la difficoltà a garantire un percorso condiviso con i territori; i costi e le incertezze che riguardano il piano di dismissione degli impianti nucleari.
Crediamo vi sia la necessità di garantire, appunto, lo svolgimento dello strumento del referendum. Sappiamo che questo Pag. 60non dipende solo dal voto di quest'Aula ma che la Corte di Cassazione si pronuncerà, una volta promulgata la legge, sull'effettiva possibilità di esercitare il diritto di pronunciarsi, appunto, sul quesito referendario. Tuttavia, chiediamo che il Governo si impegni ad illustrare in maniera chiara al Parlamento quali sono le proprie reali valutazioni e la propria reale posizione riguardo al piano di ritorno al nucleare. Vi è una enorme contraddizione tra le dichiarazioni del Presidente del Consiglio e quelle di alcuni Ministri, registrate nei giorni e nelle settimane scorse, rispetto, ad esempio, a quelle riportate proprio ieri, durante la dichiarazione di voto sulla questione di fiducia, da parte del collega Calderisi, che cito testualmente: «È corretto che un Governo prenda atto di una situazione che riguarda la sicurezza del nucleare e cambi radicalmente il suo programma». Questa contraddizione è evidente.
Per questo chiediamo, con questo ordine del giorno, che il Governo si impegni a chiarire, informando sul punto il Parlamento, per quale motivo intende negare ai cittadini il diritto previsto dalla nostra Costituzione di esprimere una valutazione consapevole riguardo all'ipotesi di un ritorno all'energia nucleare nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Braga n. 9/4307/144, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Avete votato? Onorevole Jannone, ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 567
Maggioranza 284
Hanno votato
280
Hanno votato
no 287).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Esposito n. 9/4307/145, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/4307/146, accettato dal Governo, purché riformulato.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, chiedo che venga posto in votazione l'ordine del giorno a mia firma perché la riformulazione proposta dal Governo ne stravolge il contenuto e il significato. Si tratta di un ordine del giorno che si innesta sull'articolo 5 del decreto-legge n. 34 e tende ad avere una sede certa e chiara per discutere e definire i contenuti e le scelte di fondo della politica energetica nazionale.
È evidente che l'articolo 5 del decreto-legge è dettato da una ragione di mera tattica e furbizia squallida e inaccettabile, ed è volto ad evitare la consultazione referendaria e a privare la pubblica opinione della possibilità di dire con chiarezza la sua posizione e la sua opinione sulla scelta del nucleare. Non c'è tuttavia alcuna garanzia che da parte del Governo ci sia la definitiva abdicazione alla volontà di attivare, passato il periodo del percorso referendario, di nuovo scelte verso l'energia nucleare e pertanto esprimiamo la necessità con questo ordine del giorno di chiedere in termini certi un dibattito parlamentare forte e netto per definire, nel confronto delle posizioni innanzi alla pubblica opinione e a tutti gli italiani, le scelte di fondo, i contenuti e le opzioni strategiche del Piano energetico nazionale.
Per queste ragioni insisto nel chiedere la votazione di questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Iannuzzi 9/4307/146, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Galletti? Pag. 61
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).
(Presenti e votanti 565
Maggioranza 283
Hanno votato
279
Hanno votato
no 286).

Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Marantelli n. 9/4307/147 e Amici n. 9/4307/148, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Viola n. 9/4307/149 formulato dal Governo.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, nel progetto di revisione previsto in questo decreto-legge e concernente la strategia sul nucleare, un ruolo centrale sembra essere attribuito alla previsione dell'attività dell'Agenzia per il nucleare.
L'agenzia per il nucleare sembrerebbe svuotata di tutte le funzioni che le erano state attribuite e l'unica attività che le sarebbe rimasta, tra le tante che aveva, è quella concernente la gestione delle scorie radioattive, che ancora abbiamo, come esito della prima vicenda nucleare, nel nostro Paese.
Ebbene, anche questa appare una mossa mascherata, d'altro canto il Governo ha dichiaratamente ed espressamente detto che il provvedimento di oggi serve essenzialmente a «scavallare» il referendum, ad evitarlo e a fare in modo che vengano meno le condizioni perché gli italiani possano esprimersi. Pertanto, di fatto, questo decreto-legge non elimina del tutto l'Agenzia per il nucleare: la lascia in piedi come organizzazione e come struttura e le dice tuttavia di fare solo un pezzo di attività. Naturalmente, dicendo questo, è evidente che è necessario allocare lì delle risorse che non possono essere ovviamente quelle previste in origine per l'Agenzia per il nucleare, che comportavano una serie di impegni e di attività importanti. Così noi consideriamo sia l'attività di promozione che quella di organizzazione, previste originariamente a carico dell'Agenzia per il nucleare; quindi di fatto vengono meno anche le necessità economiche per questa Agenzia. È evidente quindi che servono meno risorse, specialmente perché di fatto oggi questa Agenzia svolge attività che vengono in qualche misura incardinate presso il Ministero dell'ambiente. La gestione delle scorie radioattive è in qualche misura una parte di un'attività già finanziata, che non ha bisogno di nuove risorse.
Quindi con questo ordine del giorno chiediamo espressamente che le risorse destinate in precedenza all'Agenzia nazionale per la sicurezza nucleare e che quindi oggi non sono più necessarie in quella misura vengano destinate invece alla ricerca sulle fonti rinnovabili.
Nella discussione - forse sarebbe meglio dire nella mancata discussione - che c'è stata nel nostro Paese riguardo il ritorno al nucleare - perché di questo dobbiamo parlare e del motivo per cui nell'ordine del giorno precedente il collega Iannuzzi chiedeva il dibattito parlamentare su questo argomento - è evidente che non c'è stato il confronto sulla strategia vera e propria di sviluppo dell'Italia nella produzione di energia. Oggi a maggior ragione, di fronte a questo stop che sappiamo non definitivo, di fronte a questa presa in giro - diciamolo francamente - del diritto degli italiani di potersi esprimere e di poter votare, vi chiediamo di fare in modo comunque che verso quel grande settore di produzione oggi rappresentato dalle fonti rinnovabili, che sta prendendo sempre più piede, che sta alimentando un settore economico importantissimo nel nostro Paese, che sta sviluppando ricerca, innovazione, know-how, professionalità, lavoro per centinaia di migliaia di imprese e per centinaia di migliaia di lavoratori - stiamo parlando di più di duecentomila lavoratori - venga fatto un forte investimento da parte del Governo.
Quindi, considerato che non assegnate più all'Agenzia nazionale per la sicurezza nucleare tutta una serie di risorse, non distoglietele, lasciatele in questo settore Pag. 62strategico per lo sviluppo del Paese, lasciatele nel settore delle fonti rinnovabili, fate in modo che le fonti rinnovabili diventino il must del nostro Paese e del nostro Governo, vi chiediamo per questo di votare a favore di questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Viola n. 9/4307/149, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 562
Maggioranza 282
Hanno votato
278
Hanno votato
no 284).

Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bordo n. 9/4307/150, accolto dal Governo come raccomandazione. Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Mariani n. 9/4307/151, accettato dal Governo, purché riformulato.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, analizzando le indicazioni che il Governo ci ha fornito riguardo sia alla premessa che alla motivazione, posso comprendere che nella premessa non si volessero raccogliere alcuni dei riferimenti ai costi del nucleare che evidentemente fanno male a questo Governo, anche perché riportano, né più né meno, dati forniti dalle principali università europee e americane e riferimenti a studi di importanti organismi economici che rendono verità sui costi del nucleare, ma in un certo senso fa sorgere dei dubbi l'impegno del Governo.
Ritengo che l'impegno che emerge dalla riformulazione proposta dal Governo riferendosi ai possibili incentivi relativi esclusivamente allo sviluppo di fonti rinnovabili e non invece alle altre due questioni che stanno fra i capisaldi del pacchetto clima - l'efficientamento energetico e la riduzione di CO2 - e alla necessità di non aumentare i costi a carico dei consumatori - necessità che sta a cuore a tutti, faccio riferimento a quello che scrive il Governo, e non solo a questo Governo - sia molto limitativo, anche tenendo conto di una discussione molto ampia che è stata fatta in quest'Aula a seguito di una risoluzione votata all'unanimità riguardante il famoso decreto sviluppo e il quarto conto energia, che ha visto in contrapposizione il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per alcune settimane e che ha messo in luce anche nel mondo economico delle imprese divisioni non trascurabili.
Lo dico, cari colleghi, perché in questa riformulazione, in riferimento allo sviluppo delle fonti rinnovabili, resta solo il principio: «senza ulteriore aggravio a carico dei consumatori», che è una espressione che dice tutto e dice niente, che non ha assolutamente riferimenti fissi che possano contenere, in un quadro più ampio, anche richiami a costi di altre fonti che oggi sono assimilate alle rinnovabili, che come abbiamo detto più volte dovremmo ricomprendere tutte insieme. In questa genericità, escludere le misure di incentivo, che non sono sempre relazionate a ulteriori oneri per i governi, di tipo economico, ma anche a semplificazione e a linee guida che riguardano sia l'efficienza che il risparmio energetico, a me sembra molto limitativo. D'altronde, questo ordine del giorno, per il peso che aveva - sappiamo tutti cos'è un ordine del giorno, quando non si tiene conto neanche delle risoluzioni votate all'unanimità - chiedeva soltanto di proseguire coerentemente con gli impegni assunti a livello europeo nelle politiche per il rispetto del pacchetto clima. Fare un ulteriore distinguo, riferirsi ad un'unica fonte, ad un unico caposaldo delle tre colonne che riguardano il pacchetto clima e fare un riferimento molto Pag. 63generico all'aggravio di costi per i consumatori ritengo sia un modo elegante per non dire che siete contro questo ordine del giorno. Per questo motivo, chiedo di votarlo e farei un ultimo appello anche al Governo, affinché, fatti salvi i riferimenti alle premesse su questo impegno, che non è niente di risolutivo, si potesse però dare un segnale molto netto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mariani n. 9/4307/151, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Stefani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 561
Maggioranza 281
Hanno votato
278
Hanno votato
no 283).

Prendo atto che il deputato Di Biagio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Bratti n. 9/4307/152, accettato dal Governo, purché riformulato.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, ieri ho cercato di illustrare abbastanza dettagliatamente i contenuti di questo ordine del giorno, che chiede una cosa molto chiara: di sgombrare qualsiasi tipo di dubbio oggi sul tavolo - anche alla luce di alcune dichiarazioni fatte dallo stesso onorevole Calderisi ieri - dicendo che attraverso questo decreto-legge l'Italia rinuncia all'opzione nucleare. Qui noi chiedevamo di dirlo in maniera palese e definitiva. La riformulazione che ci viene proposta in realtà svela che così non è, perché attraverso di essa si chiede di aspettare le decisioni a livello europeo che saranno prese dopo i famosi cosiddetti stress test. Ricordo che gli stress test vengono realizzati in quei Paesi dove il nucleare esiste già. Visto che invece in Italia il nucleare - inteso come centrali che producono energia elettrica - non c'è, non si capisce perché l'Italia, con tutti i rischi che più volte abbiamo ricordato, alcuni dei quali purtroppo si sono anche manifestati, debba scegliere l'opzione nucleare. Ricordo anche che non è vero quanto viene detto riguardo al fatto che siamo comunque circondati da centrali nucleari, per cui le dobbiamo costruire anche noi, perché purtroppo, a costo di essere un po' cinici, un conto è avere un incidente nel luogo o a pochi chilometri di distanza, un conto è avere incidenti a diversi chilometri di distanza, l'impatto è assolutamente diverso. Credo che i cittadini di Fukushima si trovino in una condizione diversa dai cittadini di Tokyo.
Quindi, credo che sia per questo, insomma, che una posizione netta da parte del Governo ci dovesse essere e l'ordine del giorno, firmato anche da altri colleghi, questo chiedeva. Così non è, e la riformulazione è un tentativo di bypassare, quindi, una scelta che a noi non sembra compiuta. È anche per tali ragioni che speriamo che i referendum del 12-13 giugno potranno essere mantenuti, perché questa è la dimostrazione che bisogna che i cittadini si debbano esprimere su una scelta definitiva che questo Paese e questo Governo dovranno fare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bratti n. 9/4307/152, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato? Onorevole Strizzolo? Onorevole Di Stanislao...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 64
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 556
Votanti 524
Astenuti 32
Maggioranza 263
Hanno votato
244
Hanno votato
no 280).

Prendo atto che la deputata Servodio ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Realacci n. 9/4307/153, formulato dal Governo.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, quando si fanno provvedimenti che incrociano molte politiche, capisco che chi è chiamato a seguirli può avere delle difficoltà e io stimo ed apprezzo il sottosegretario Giorgetti, lo considero una persona intelligente.
Vorrei segnalare al Ministro Prestigiacomo che con l'ordine del giorno Mariani n. 9/4307/151, come ha ricordato la stessa collega Mariani, è stata bocciata la politica energetica dell'Unione europea, ovvero questo Parlamento ha votato che noi siamo contrari al raggiungimento dell'obiettivo del «20-20-20» dell'Unione europea, il che non mi sembra una cosa su cui lei può andare a viso aperto a discutere in sede comunitaria.
Ma veniamo al mio ordine del giorno Realacci n. 9/4307/153, onorevole Giorgetti. Questo ordine del giorno fa riferimento a una questione. È apparsa, in vari organi di stampa, notizia in merito a protocolli segreti sottoscritti tra Italia e Francia nel febbraio 2009, che riguardano la possibilità che l'Italia sia chiamata a pagare delle penali in caso di mancato avanzamento del programma nucleare.
L'ordine del giorno è formulato nella maniera più civile possibile, sottosegretario Giorgetti, e classicamente invita il Governo a valutare l'opportunità di rendere noti tutti i protocolli che sono stati siglati in quell'occasione, in maniera tale da spiegare ai cittadini italiani quali impegni abbiamo preso e, in particolar modo, se questi impegni comportano dei pesi gravi per il nostro Paese che possono condizionare le nostre scelte.
Devo interpretare il parere negativo sull'ordine del giorno come il fatto che, sì, noi abbiamo preso degli impegni segreti; sì, questi impegni sono onerosi per il Paese; sì, questi impegni il Governo non prende neanche in considerazione l'idea di renderli noti ai cittadini.
Per tali motivi non possiamo che mettere in votazione il nostro ordine del giorno e chiedere un voto favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Realacci n. 9/4307/153, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Gianni...Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge.
(Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 565
Maggioranza 283
Hanno votato
279
Hanno votato
no 286).

Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bocci n. 9/4307/154 accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Gentiloni Silveri n. 9/4307/155, Lovelli n. 9/4307/156 e Gasbarra n. 9/4307/157, accettati dal Governo purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Sani n. 9/4307/158, Laratta n. 9/4307/159, Cardinale n. 9/4307/160, Pierdomenico Martino n. 9/4307/161, Velo Pag. 65n. 9/4307/162, Bonavitacola n. 9/4307/163, Giorgio Merlo n. 9/4307/164, Ginefra n. 9/4307/165 e Fiano n. 9/4307/166, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Margiotta n. 9/4307/167, accettato dal Governo purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Morassut n. 9/4307/168, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno D'Antona n. 9/4307/169, accettato dal Governo purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Fontanelli n. 9/4307/170 e Giovanelli n. 9/4307/171, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Minniti n. 9/4307/172, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Naccarato n. 9/4307/173, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Bellanova n. 9/4307/174, Berretta n. 9/4307/175 e Codurelli n. 9/4307/176, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Madia n. 9/4307/177, non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Madia n. 9/4307/177, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 564
Maggioranza 283
Hanno votato
279
Hanno votato
no 285).

Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mattesini n. 9/4307/178, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Mosella n. 9/4307/179, non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mosella n. 9/4307/179, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Viola non riesce... ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti564
Maggioranza 283
Hanno votato
275
Hanno votato
no 289).

Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ceccuzzi n. 9/4307/180, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non accettano la riformulazione proposta dal Governo ed insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Pietro n. 9/4307/181.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Pietro n. 9/4307/181, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 66

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 563
Votanti 548
Astenuti 15
Maggioranza 275
Hanno votato
230
Hanno votato
no 318).

Prendo atto i presentatori non accettano la riformulazione e insistono per la votazione dell'ordine del giorno Piffari n. 9/4307/182, accettato dal Governo purché riformulato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Piffari n. 9/4307/182, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 563
Votanti 516
Astenuti 47
Maggioranza 259
Hanno votato
224
Hanno votato
no 292).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno n. Borghesi n. 9/4307/183, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Monai n. 9/4307/184.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Monai n. 9/4307/184, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 564
Votanti 563
Astenuti 1
Maggioranza 282
Hanno votato
276
Hanno votato
no 287).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zazzera n. 9/4307/185, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Cimadoro n. 9/4307/186, accolto dal Governo come raccomandazione.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, si tratta di un ordine del giorno che darebbe un segnale significativo all'economia del nostro Paese. Se il Governo e qualche collega l'avessero letto probabilmente si sarebbero resi conto di questo. Questo segnale è importante secondo me. Chiedo che l'ordine del giorno sia posto in votazione qualora non ci sia un ripensamento da parte del Governo.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non interviene, quindi passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cimadoro n. 9/4307/186, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 566
Maggioranza 284
Hanno votato
277
Hanno votato
no 289).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi Pag. 67ordini del giorno Cambursano n. 9/4307/187, Di Stanislao n. 9/4307/188, e Favia n. 9/4307/189, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non accettano la riformulazione e insistono per la votazione dell'ordine del giorno Leoluca Orlando n. 9/4307/190.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Leoluca Orlando n. 9/4307/190, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Pisicchio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 566
Maggioranza 284
Hanno votato
276
Hanno votato
no 290).

Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Palomba n. 9/4307/191 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Palomba n. 9/4307/191, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Braga...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 566
Votanti 565
Astenuti 1
Maggioranza 283
Hanno votato
224
Hanno votato
no 341).

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Evangelisti n. 9/4307/192, accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco...

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo soltanto per spiegare, ancora una volta - l'ho fatto anche durante l'illustrazione -, che, troppo spesso, il Governo dà dei pareri favorevoli anche quando non è assolutamente convinto, anche se non avesse letto l'ordine del giorno che è simile a quelli precedenti su cui è stato espresso parere contrario.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Evangelisti, avevo già dichiarato aperta la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Evangelisti n. 9/4307/192, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli colleghi, ricordo che il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 562
Votanti 553
Astenuti 9
Maggioranza 277
Hanno votato
421
Hanno votato
no 132).

Prendo atto che i deputati Di Centa, Goisis e Monai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Pag. 68
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Palagiano n. 9/4307/194, accolto dal Governo come raccomandazione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,30)

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, chiedo conferma del fatto che il mio ordine del giorno è stato accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Sì, onorevole Palagiano.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, mi rivolgo a lei, al sottosegretario Giorgetti e, ovviamente, anche a tutta l'Aula, perché voglio rammentare che, nell'illustrazione dell'ordine del giorno di questa mattina, ho ricordato le tremila vittime italiane del disastro di Chernobyl. Inoltre, ho ricordato che non è necessario che arrivi una nube tossica per determinare delle vittime.
Attualmente, non c'è la nube tossica in Italia proveniente da Fukushima, ma abbiamo scoperto come mai abbiamo avuto tante migliaia di vittime da Chernobyl. Ci sono delle partite di legno contaminate che sono arrivate in Italia, così come anche il pellet, ossia quei cilindretti che bruciamo nelle nostre stufe di casa, è risultato contaminato dal cesio radioattivo. Esistono degli infissi che sono stati fabbricati in Italia con legno proveniente dalla zona di Chernobyl che, quotidianamente, rilasciano piccole quantità di radiazione.
Proprio alla luce di quanto è successo a Chernobyl, nell'ordine del giorno in esame io ho chiesto al sottosegretario soltanto dei controlli maggiori, alla luce del fatto che noi importiamo dal Giappone 100.000 tonnellate di pesce fra crostacei e molluschi, importiamo lino, importiamo seta, indumenti e specialmente indumenti per bambini, che sono particolarmente sensibili alle radiazioni. Visto che importiamo tanta materia prima direttamente o indirettamente dal Giappone, avevamo soltanto chiesto controlli sanitari maggiori, che possono essere ovviamente collegati a quelli dell'Unione europea, e un ruolo dell'Istituto superiore di sanità, come vi è stato nel 1986, affinché vengano controllati tutti i materiali che vengono importati in Italia. È stata credo una richiesta abbastanza equilibrata e quindi vorrei un maggiore impegno da parte del Governo per la tutela della salute dei cittadini. Vorrei una replica, se possibile.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, possiamo trasformare l'accoglimento come raccomandazione in accoglimento pieno.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Palagiano n. 9/4307/194, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/4307/195, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rota n. 9/4307/196.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rota n. 9/4307/196, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Antonio Pepe? Onorevole Nicola Molteni? Onorevole Di Girolamo? Onorevole Buonfiglio? Onorevole Traversa? Onorevole Perina?
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 69
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 573
Votanti 568
Astenuti 5
Maggioranza 285
Hanno votato
229
Hanno votato
no 339).

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Donadi n. 9/4307/197.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Donadi n. 9/4307/197, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca? Onorevole Sbai? Onorevole Malgieri? Onorevole Capitanio Santolini? Onorevole Ravetto? Onorevole Brambilla? Onorevole Goisis? Onorevole Cambursano?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 572
Maggioranza 287
Hanno votato
277
Hanno votato
no 295).

Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Porcino n. 9/4307/198, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Barbato n. 9/4307/199, accettato dal Governo, purché riformulato.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente: mai più nucleare. E se non mi sono ben espresso, ripeto: mai più nucleare. Se non vi sono chiare le parole di quei movimenti e di quei comitati civici che sono qui fuori Montecitorio, vi ripeto per loro: mai più nucleare. Aggiungono anche che siete dei «ladri di democrazia» e faccio mie quelle parole, perché con me la piazza è nel Palazzo (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), perché è giusto portare nel Palazzo le sane proteste, le sane rivendicazioni di diritti, le paure di tanti cittadini che stanno rischiando il posto di lavoro.
Ed io tutte queste cose le chiamo «ragioni»: sono ragioni, infatti, quelle dei lavoratori di Eutelia, di Vinyls, della Fiat; sono ragioni quelle dei comitati e dei movimenti civici delle discariche di Chiaiano, di Brescia, di Italcave; sono ragioni quelle dei precari della scuola. Insomma, sono le ragioni di tutti coloro che, in Italia, rivendicano diritti e ragioni. Ed io intendo portare all'attenzione tali ragioni anche dopo il referendum del 12 e del 13 di giugno, perché le ragioni sane, le rivendicazioni e le proteste dei cittadini vanno portate nel «Palazzo». È compito delle istituzioni, poi, trasformare queste proteste in proposte e dare loro delle risposte.
Per questa ragione, invito il Governo a chiudere definitivamente questa parentesi fallimentare del nucleare e a mettere in campo, invece, delle politiche fiscali in tempi brevi per favorire energie rinnovabili e fonti energetiche pulite. Ma, soprattutto, ciò che a noi interessa è che, attraverso energie rinnovabili e fonti energetiche pulite, si metta in campo una nuova occupazione qualificata. Infatti, parlare di energia rinnovabile e mettere via il nucleare significa anche aiutare l'occupazione, il lavoro e l'economia del Paese. Ecco perché questa è un'occasione che il Governo non deve perdere, soprattutto, per aiutare l'ambiente, il lavoro, l'occupazione e l'economia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, mi scusi, ma non ha detto la cosa più importante: insiste per la votazione, oppure no?

FRANCESCO BARBATO. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.

Pag. 70

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Barbato n. 9/4307/199, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Garagnani... onorevole Mondello... onorevole Cosenza... onorevole Grassi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 565
Votanti 533
Astenuti 32
Maggioranza 267
Hanno votato
207
Hanno votato
no 326).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/4307/200, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Messina n. 9/4307/201 formulato dal Governo.

IGNAZIO MESSINA. No, signor Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Messina n. 9/4307/201, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Viola... onorevole Landolfi... onorevole Ravetto... onorevole Sani... onorevole Esposito...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 575
Votanti 572
Astenuti 3
Maggioranza 287
Hanno votato
280
Hanno votato
no 292).

Prendo atto che i presentatori non accettano la riformulazione e insistono per la votazione dell'ordine del giorno Paladini n. 9/4307/202.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Paladini n. 9/4307/202, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Bongiorno... onorevole Lehner... onorevole Scilipoti... onorevole Duilio... onorevole Dima... onorevole Ghedini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 572
Votanti 571
Astenuti 1
Maggioranza 286
Hanno votato
276
Hanno votato
no 295).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Franzoso n. 9/4307/203 e Calgaro n. 9/4307/204, accettati dal Governo.
Prendo inoltre atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Enzo Carra n. 9/4307/205, Lusetti n. 9/4307/206 e Capitanio Santolini n. 9/4307/207, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Dionisi n. 9/4307/208, accettato dal Governo, e che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la Pag. 71votazione dell'ordine del giorno Mereu n. 9/4307/209, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Ciccanti n. 9/4307/210, accettato dal Governo, purché riformulato.

AMEDEO CICCANTI. No, signor Presidente, non ritengo giusto dare una ipotesi discrezionale al Governo quando tutto il sistema dell'emittenza locale rischia di chiudere la propria attività perché, qui, il Parlamento deve assumere un impegno certo. Qui c'è scritto: «ad adottare iniziative in tempi rapidi (...)». «Valutare di adottare» è un eufemismo che non può essere accettato perché tutta l'emittenza locale ha chiesto il rispetto dell'accordo al Parlamento, e soprattutto alla maggioranza che per ben cinque volte al Senato ha assicurato uno stanziamento di 150 milioni di euro, somma prevista dall'accordo fra il Governo e l'emittenza locale e quale risulta, tra le altre cose, dalla quota di canone che è riservata allo Stato e di cui i tre quarti all'emittenza locale e che ammonta a 270 milioni di euro. Ebbene, di questi 270 milioni di euro, ne chiedono centocinquanta. Oggi ci troviamo, nel 2011, ad avere assegnato solo 114 milioni di euro quando i bilanci vengono chiusi in pareggio col vecchio finanziamento del 2009 di 150 milioni di euro. Allora, la maggioranza, e soprattutto il Popolo della Libertà, che ha assunto l'impegno nei confronti dell'emittenza locale di ripristinare i fondi del 2009, adesso deve dimostrare, con il suo voto, di essere coerente con quello che stabilisce negli accordi e con quello che promette poi alla stampa e nelle manifestazioni pubbliche.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Va bene, manteniamo il testo: «ad adottare iniziative (...)».

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ciccanti n. 9/4307/210, accettato da Governo nella formulazione originaria.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rao n. 9/4307/211, accolto dal Governo come raccomandazione, e che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Galletti n. 9/4307/212 e Compagnon n. 9/4307/213, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Libè n. 9/4307/214, accolto dal Governo come raccomandazione.
Ricordo che l'ordine del giorno Germanà n. 9/4307/216 è stato dichiarato inammissibile.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marinello n. 9/4307/217, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Rampelli n. 9/4307/218, accettato dal Governo, purché riformulato.

FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, chiedo al Governo di cassare il primo punto dell'impegno, altrimenti insisto per la votazione.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento. Chiedo scusa, ma noi abbiamo già assistito ad una cosa abbastanza singolare: il Governo ha infatti la facoltà di riformulare, e questa facoltà è stata estesa al riscrivere un ordine del giorno, così è avvenuto con l'ordine del giorno del collega Rampelli.
Non me ne voglia il collega Rampelli, ma siamo in una fase in cui, diversamente, tutti i deputati ai quali era stata proposta una riformulazione potevano chiedere al Pag. 72Governo di emendare la riformulazione, per porre in votazione un testo che era più consono a quello che volevano.
Adesso si dovrebbe votare l'ordine del giorno come riformulato dal Governo, perché, diversamente, il collega Rampelli avrà una facoltà in più rispetto a tutti gli altri deputati, emenderebbe cioè la riformulazione del Governo. Se non mi sono spiegato proverò a farlo in modo più semplice: non siamo in una fase in cui si riapre la possibilità per il deputato di emendare i testi su cui il Governo ha già espresso un parere con una riformulazione: vige quella riformulazione e quindi, o si vota il testo del collega Rampelli così com'era, o si vota la riformulazione così come proposta dal Governo, perché, diversamente, tutti coloro che prima hanno avuto i testi riformulati hanno avuto un'opportunità in meno rispetto al collega Rampelli.

PRESIDENTE. Oppure, onorevole Giachetti, non si vota se viene accolta la riformulazione così come proposta.

ROBERTO GIACHETTI. Così com'è, non sulla parte cassata, cioè il testo letto questa mattina dal Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Rampelli, ritengo debba essere seguito questo percorso: se lei accetta la riformulazione così com'è stata proposta dal Governo e chiede di non votarla, viene accettata così com'è. Se non accetta la riformulazione, non può chiedere una riformulazione della riformulazione, e, allora, può chiedere di mettere in votazione il testo originario senza la riformulazione, a meno che il Governo non cambi parere, perché il Governo può fare solo questo: cambiare il parere a monte. Onorevole Rampelli, cosa decide di fare?

FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, ringrazio il collega Giachetti per l'esegesi del mio pensiero e del pensiero del Governo. Tuttavia, mi risulta che già in altre circostanze si sia proceduto in maniera analoga, anche con una riformulazione della riformulazione e, quindi, non capisco perché nel caso in cui il Governo fosse d'accordo non si possa confermare anche adesso questa procedura.
In ultima analisi le faccio presente che l'ordine del giorno che è stato da me presentato e sottoscritto dal collega Marsilio, è perfettamente fedele a quella che è la riformulazione del Governo, tranne che per il primo punto dell'impegno. Quindi, se il Governo accetta di tornare alla nostra formulazione originaria, non vi sarebbe ovviamente nessuna difficoltà, perché, praticamente, cassando quell'impegno, si torna alla formulazione originaria.
Viceversa, siccome si stravolge il senso dell'ordine del giorno, non sono nelle condizioni di dire che il Governo abbia riformulato bene l'ordine del giorno nel rispetto delle mie intenzioni.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Rampelli n. 9/4307/218 nel testo originario.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione.
Torniamo per un attimo indietro, perché abbiamo saltato l'ordine del giorno Cosenza n. 9/4307/215.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cosenza n. 9/4307/215, accolto dal Governo come raccomandazione, e che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/4307/219, accettato dal Governo.
Prendo atto, altresì, che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Nastri n. n. 9/4307/220, accolto dal Governo come raccomandazione, e che i presentatori degli ordini del giorno Narducci n. 9/4307/221 e Boffa n. 9/4307/222, accettati dal Governo, non insistono per la votazione. Pag. 73
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Poiché lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale, con ripresa televisiva diretta, è stato previsto a partire dalle 18,30, dobbiamo sospendere l'esame del provvedimento sino a tale ora.

Sull'ordine dei lavori (ore 17,50).

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo per commemorare una figura storica della Lombardia, della provincia di Varese, in particolare di Busto Arsizio, città cui appartengo. Ieri sera si è spento Angioletto Castiglioni, storica figura di Busto che, per oltre 60 anni, ha rappresentato una memoria della città.
Da tutti considerato a Busto il depositario dei valori della democrazia e della libertà, Castiglioni era stato protagonista della Seconda Guerra Mondiale, combattendo in prima linea il nazismo. A causa del suo impegno come partigiano aveva subito atroci torture ed era stato deportato nel campo di concentramento nazista di Flossenbürg.
La tragica esperienza del lager aveva segnato profondamente Castiglioni, ma lo aveva reso, con un ottimismo e una forza di volontà incredibili, portatore di un messaggio di ottimismo, di speranza e di pace per tutti i giovani del nostro tempo.
Egli era stato per tanti anni il custode del Tempio Civico, cittadino benemerito, e negli anni Sessanta aveva trasformato la chiesetta di Sant'Anna nella casa della memoria, in ricordo di tutti i caduti in guerra. Era conosciutissimo in città per il suo impegno civile e politico e per cinquant'anni non aveva mai mancato una sola seduta del consiglio comunale. Non mi aveva mai fatto mancare - anche qui permettetemi una parentesi personale - l'appoggio quando era necessario, la critica, a volte l'apprezzamento, con uno spirito di amicizia, di simpatia personale e di stima che mi onoro di contraccambiare. Ai familiari e a tutti coloro che hanno conosciuto e apprezzato Angioletto Castiglioni vorrei far giungere il cordoglio del Parlamento, che egli riteneva simbolo della massima istituzione di quella democrazia in cui Angioletto Castiglioni tanto credeva, tanto aveva speso e in cui aveva investito tutta la sua vita (Applausi).

DANIELE MARANTELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELE MARANTELLI. Signor Presidente, desidero anch'io ricordare la figura di Castiglioni, limpida figura di partigiano, di democratico, di italiano. Angioletto Castiglioni non apprezzava la retorica, tocca a noi ricordare quindi che è stato grazie a giovani come lui che l'Italia migliore si è riscattata da vent'anni di dittatura e di fascismo e ha saputo riconquistare la libertà. Sono grato a Marco Reguzzoni, suo concittadino, di averlo ricordato in quest'Aula.
Castiglioni ha subito atroci torture da parte del comando fascista di Busto, fu poi trasferito nel campo di concentramento nazista di Flossenbürg e l'esperienza del lager lo aveva segnato nel profondo, così da indurlo a ricordare ad intere generazioni di giovani, soprattutto nelle scuole, le atrocità naziste e il valore della Resistenza. Castiglioni era il custode del Tempio Civico, l'ex chiesetta di Sant'Anna trasformata nella casa della memoria in ricordo a tutti i caduti di guerra e a quelli dei lager nazisti. Egli è stato uno dei pochi sopravvissuti alla marcia della morte. Sono rimasto colpito dalla fierezza e dall'orgoglio con cui quattro anni fa aveva reagito ad un'aggressione di neonazisti nella sua città. I valori di libertà, di eguaglianza, di solidarietà e di moralità sono un esempio che la classe dirigente attuale dovrebbe seguire con coerenza e con passione (Applausi).

Pag. 74

GABRIELLA MONDELLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELLA MONDELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero prendere la parola per evidenziare all'attenzione del Parlamento e soprattutto del Governo la gravissima questione riguardante Fincantieri, di cui i mezzi d'informazione ci stanno dando ampi e drammatici resoconti. Sebbene Fincantieri abbia stabilimenti in tutta Italia, è mio intendimento questa sera, come eletta in Liguria, parlare di quello che sta accadendo a Genova. Dopo mesi di notizie contrastanti è arrivata all'improvviso la presentazione del piano industriale, che tutto è meno che un piano di sviluppo, che parla della chiusura dello storico cantiere di Genova Sestri Ponente e del fortissimo ridimensionamento di quello altrettanto storico di Riva Trigoso, nel comune di Sestri Levante.
Ciò che desidero evidenziare, cosa da me già fatta nel corso di varie interrogazioni e anche di un question time al Ministro Romani, è proprio questo, anzi il Ministro è in Aula e mi farebbe piacere che potesse seguire quanto viene detto. La cosa che turba più di ogni altro è che alcuni hanno accolto con stupore, quasi all'improvviso, le comunicazioni dell'amministratore delegato dell'azienda, Giuseppe Bono, mentre da mesi lo stesso Bono e fonti sindacali evidenziavano la gravissima crisi in cui versa il settore della cantieristica in Italia, privo com'è di una politica industriale.
Al contrario, tutti gli altri paesi d'Europa stanno fornendo supporti e aiuti perché non vengano disperse altissime professionalità. Come si può dire che 2.150 o 2.500 lavoratori perdono da un giorno all'altro il posto di lavoro? Ci sembra una cosa veramente assurda e ho fiducia nel Ministro Paolo Romani, che già rispose in Aula ad un mio question time, a seguito del quale venne deciso anche l'acquisto e l'investimento di una gru nel cantiere di Riva Trigoso. Come è possibile che a distanza di poco più di due mesi si decida che il cantiere non ha più bisogno di quella gru perché verrebbe fortemente ridimensionato?
Credo che il Governo debba rivolgere particolare attenzione ad un settore che presenta una così alta professionalità. In particolare, nel cantiere di Riva Trigoso si sta parlando molto, scimmiottando Marchionne anche in questo settore, di dover lavorare di più. Il cantiere di cui si parla di ridimensionare fortemente l'attività è quello con la più alta produttività da parte delle maestranze e quello che ha lavoro per alcuni anni. Pertanto, non si capisce questa pervicace volontà di penalizzare i cantieri dalla parte tirrenica, mentre nulla si dice di quelli della parte adriatica.
Dobbiamo però essere tutti uniti. Noi non vogliamo figli e figliastri. Vogliamo che tutti i cantieri che fanno riferimento a Fincantieri, società peraltro emanazione di Fintecna, a sua volta derivante dal Ministero dell'economia e delle finanze, possano veramente sedersi intorno al tavolo fissato tempestivamente dal Ministro stesso il 3 giugno a discutere una seria politica di riprogrammazione. Infatti, diversamente non si potrà neanche assicurare la pace sociale come in effetti abbiamo già visto dalle terribili immagini che ci sono arrivate da Genova.
Del resto, invito chiunque a mettersi nei panni di operai, maestranze e impiegati che da un minuto all'altro vedono messo a rischio il loro posto di lavoro con nessuna prospettiva davanti. Quindi, il Governo deve anche portare la discussione su Fincantieri nella sede del Parlamento che è quella naturale (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

AUGUSTO DI STANISLAO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei segnalare che a Roma è iniziata ieri la Conferenza internazionale delle organizzazioni afgane della società civile. L'incontro è il Pag. 75risultato di un lungo processo che ha portato anche alla costituzione di un network, che si chiama Afghan e che è una coalizione piuttosto eterogenea, ma importante e solida, di ricercatori, giornalisti e attivisti afgani. Sono attori diversi legati dalla convinzione che fosse importante spostare l'attenzione non più e non solo sul quadro politico e diplomatico (interesse delle varie nazioni), ma è importante che ci si faccia carico delle tante realtà che con fatica e spesso lontano dai riflettori lavorano in Afghanistan per combattere vecchi e nuovi signori della guerra e vecchie e nuove impunità.
Voglio ricordare che il 30 e 31 marzo scorso vi è stata una conferenza preparatoria a Kabul in cui sono stati assunti alcuni impegni importanti tesi a fare in modo che la coalizione internazionale si facesse carico anche delle situazioni che attanagliano l'opinione pubblica e non solo il governo di Karzai. All'interno di questo vi sono tanti punti di vista e tante situazioni e tanti ancora punti oscuri che il nostro Governo dovrebbe mettere a fuoco e dovrebbe fare luce all'interno di questa nostra assise.
Credo che ci sia oggi un timore che l'Afghanistan reale e la sua società civile possano essere dimenticati. Il timore è fondato perché fino ad oggi la comunità internazionale ha sostenuto l'Afghanistan, ma lo ha fatto anche attraverso degli elementi che non bastano da soli, ossia mettendo molte risorse economiche e finanziarie, ma non all'interno di una strategia coordinata e condivisa e non basta in questo caso mandare truppe e mezzi corazzati. Bisogna fare in modo che vi sia la possibilità di creare lì una pace che contenga dentro di sé tutti gli elementi che hanno a che fare con i diritti civili e sociali. Senza di questo non è possibile tirare fuori l'Afghanistan dalle secche di una guerra che altrimenti non finirà mai. Se si parla di exit strategy occorre tener conto di questa conferenza internazionale.
Vorrei che la Camera, attraverso il Presidente, se ne facesse carico e coinvolgesse il Governo, il Ministro della difesa e il Ministro degli affari esteri affinché venisse a riferire in Aula in modo da poterci chiarire qual è il rapporto con la Conferenza internazionale che si sta tenendo in questi giorni e qual è il rapporto che instaurerà con il responsabile dell'ONU, Staffan De Mistura, che oggi ha parlato in questa Conferenza internazionale. Vorremo, altresì, capire tutti quanti insieme qual è oggi la posizione dell'Italia in relazione a questa Conferenza internazionale e ai nuovi obiettivi che si sta ponendo la società civile afgana.

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di oggi, mercoledì 25 maggio 2011, la VIII Commissione permanente (Ambiente) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge:

Mario Pepe e Lehner: «Modifica della denominazione del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano» (2780).
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 18, è ripresa alle 18,30.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Si riprende la discussione.

Testo sostituito con errata corrige volante (Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4037) (Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4307)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zeller. Ne ha facoltà, per due minuti.

KARL ZELLER. Signor Presidente, i deputati del Südtiroler Volkspartei, esprimeranno Pag. 76un voto di astensione sul provvedimento in esame, sia per la diversità di giudizi in ordine alla pluralità delle misure che sono oggetto del provvedimento, ma in primo luogo per le scelte poco chiare che il decreto-legge propone in relazione ad un aspetto che noi riteniamo fondamentale, come il nucleare in Italia.
La SVP è da sempre contro la scelta nucleare e a favore di una politica energetica fondata sulle energie rinnovabili. Non possiamo votare a favore di una scelta legislativa che è contraddittoria in sé perché abroga delle norme di legge per la realizzazione degli impianti nucleari, ma non le ragioni della scelta nucleare, ragioni che preserva di fatto in nome di ulteriori evidenze scientifiche e tutela attraverso il ruolo dell'Agenzia per la sicurezza nucleare e che, in tal modo, non appaiano conformi alla sostanza dei referendum del 12 e del 13 giugno.
Dunque, queste disposizioni di legge anche dopo le modifiche intervenute rimangono coerenti con la moratoria nucleare, che certamente è positiva se posta in confronto alle precedenti scelte del Governo, ma che, in realtà, nega il diritto ad una scelta definitiva dei cittadini attraverso il referendum sul nucleare.
Se fossimo di fronte ad un provvedimento altrettanto chiaro e definitivo contro la realizzazione di impianti nucleari, noi voteremmo a favore, ma così non è ed il nostro voto non può che essere di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà, per due minuti.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, il Governo ha ripetuto in questi anni che l'Italia stava meglio degli altri Paesi europei e che sarebbe uscita dalla crisi economica meglio degli altri Paesi. Ebbene, i dati non sono questi: l'Italia è un Paese che ha una crescita economica molto più bassa del resto dell'Europa - la più bassa in Europa - che ha un livello di disoccupazione giovanile impressionante: nel sud uno su tre giovani è disoccupato (si tratta di una condizione disperata), che presenta una caduta dei redditi del ceto medio, una perdita della capacità di risparmio - uno degli aspetti importanti del nostro Paese - e, per di più, i conti pubblici non sono a posto, come ha testimoniato la Corte dei conti, organismo imparziale ed obiettivo.
Ebbene, il Governo rifiuta tutti questi elementi e polemizza: li rifiuta se vengono dall'opposizione, li rifiuta se a richiamare questi dati è l'esponente di un partito, il Partito Repubblicano, che sui numeri storicamente non ha sbagliato molte volte in questo passato, li rifiuta se vengono dalle agenzie internazionali di rating e odia la Banca d'Italia se si permette di dire qualcosa di questo genere.
Oggi, signor Presidente, il Governo ha perfino attaccato l'Istituto centrale di statistica, che ha documentato la crescita della povertà nel Paese, ma l'Istituto di statistica - lo devono sapere i cittadini - è un organo del Governo, i cui dirigenti sono stati nominati da questo Governo. Quindi, il Governo polemizza con se stesso in sostanza, non volendo dire qual è la realtà. Il Governo è come un malato che, misuratosi la febbre e avendo scoperto che è alta, invece di curarsi prende a calci il termometro cercando di romperlo.
Ma le bugie hanno le gambe corte, bisogna cambiare strada, affrontare i problemi della finanza pubblica e rilanciare gli investimenti: questo si può fare con una politica severa, che non è stata ancora intrapresa. Soprattutto bisogna restituire fiducia: non è un caso che gli ultimi tre presidenti di Confindustria, Montezemolo, D'Amato e Marcegaglia, diano un giudizio così negativo del Governo, gli imprenditori non hanno fiducia. Contiamo che domenica, in occasione del voto popolare nelle grandi città - nella capitale del nord e in quella del Mezzogiorno - venga un segnale forte dall'opinione pubblica, che consenta anche al Parlamento di imboccare una nuova strada.

Pag. 77

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Monte. Ne ha facoltà.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, colleghi, questo provvedimento tratta numerosi argomenti: vi è una macedonia di norme senza emendamenti, in quanto il voto di fiducia li ha fatti decadere.
Come Movimento per le Autonomie avevamo presentato alcuni emendamenti con proposte per il rilancio e lo sviluppo del sud, avevamo proposto cioè che tramite la Cassa depositi e prestiti venissero garantiti a giovani disoccupati delle regioni meridionali micro-prestiti fino a 50 mila euro per avviare attività produttive, nessun regalo quindi, nessun fondo perduto, solo prestiti. Tutti sappiamo che la maggiore difficoltà per un giovane disoccupato è ottenere credito dal sistema bancario, il nostro emendamento veniva incontro a tale difficoltà e soprattutto superava la logica del fondo perduto che tanti danni ha prodotto nel nostro Paese e nel Mezzogiorno in particolare.
Oggi il sud non chiede assistenza a fondo perduto, chiede fiscalità di vantaggio, possibilità di credito, insomma utilizzo del risparmio che viene rastrellato nel Mezzogiorno dal sistema bancario e postale e utilizzato nel nord del Paese. Invece il Governo continua a parlare di un inesistente piano per il sud sul quale oggi è arrivata la giusta «mazzata» dall'Unione europea: il Commissario europeo alle politiche regionali contesta che il cosiddetto piano per il sud non prevede risorse aggiuntive rispetto a quelle già destinate al Mezzogiorno, cosa che noi sosteniamo da tre anni. Il Governo utilizza i fondi FAS come bancomat per ogni emergenza e li storna nel nord del Paese, poi assegna il rimanente al sud pretendendo di gestirli anche centralmente e pretendendo anche di essere ringraziato.
Voteremo, come parlamentari del Movimento per le Autonomie, contro la conversione di questo decreto-legge «macedonia», auspicando che il Parlamento possa riprendere il suo ruolo di luogo di dibattito e confronto su proposte concrete, mettendo finalmente in agenda provvedimenti a favore del sud (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà, per quattro minuti.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, questo decreto-legge evidenzia in maniera emblematica la profondità della crisi della maggioranza. Avete posto la fiducia per nascondervi e per dissimulare le vostre difficoltà; con il decreto ricostituite parzialmente il fondo per la cultura e lo ponente a carico della benzina, cultura contro benzina, misura sicuramente inelegante, altro che manutenzione della spesa e controllo della sua qualità, tagli mirati e definiti.
Poi il pasticcio nucleare, il Governo decide di aggirare il problema, non di ricercare il consenso come sarebbe stato necessario. Penso che non si possa aggirare la questione referendaria in una maniera così strumentale.
Poi riaffiora la questione dei rapporti di forza e del potere: attribuite alla Cassa depositi e prestiti un potere discrezionale di intervento nel sistema delle imprese e lo fate con una motivazione a difesa dell'italianità esibendo la fragile muscolatura. Intendete riproporre lo Stato imprenditore ma senza regole, l'avete depotenziato come regolatore, ne volete affermare un protagonismo senza contrappesi. A chi compete la scelta dei settori, dei comparti, delle imprese industriali? Non si può neppure fare il confronto con il sistema delle partecipazioni statali che nei primi decenni del dopoguerra ha sostenuto lo sviluppo del Paese, allora c'era il Parlamento, forse troppo ma c'era, ora voi volete le partecipazioni senza controlli, devono rispondere al Governo o a particolari settori del Governo, com'era per la Protezione civile, senza controlli c'è più efficacia, si arriva dritti all'obbiettivo, far vedere chi comanda, ma questa filosofia istituzionale fa emergere una sindrome padronale che vi mette in crisi di fronte alla cruda realtà. Pag. 78
C'è un Paese immobile, che non cresce e impoverisce. Nel 2010 il PIL italiano era ancora del 5,3 per cento in meno rispetto a quello del 2007 e avete continuato a dire che siamo i migliori in Europa. Non è vero, siamo gli ultimi, e così nel decennio 2001-2010 l'Italia ha realizzato la performance di crescita peggiore tra tutti i Paesi dell'Unione europea. Ovviamente la crescita bassa ha come effetto di togliere ogni speranza, le famiglie si sono impoverite, la propensione al risparmio si è ridotta, la distribuzione del reddito è troppo sperequata. Il rischio povertà c'è per strati crescenti della popolazione, non so se come dice l'ISTAT sia il 25 per cento, però Tremonti non faccia ironia sulla povertà, la domanda su chi si sente povero che ha rivolto ieri non può essere indicata verso una platea di privilegiati, la fragilità del lavoro per i più giovani non può essere paragonata a quella delle nostre generazioni, molte più fortunate.
L'unica cosa che mettete in campo sono i vostri contrasti, che trovano una sintesi estrema nello «psicodramma dei Ministeri», un'ipotesi assurda, una trovata elettorale senza senso. Era questa l'arma segreta, Ministro Calderoli? Ma davvero, senatore Bossi, pensa di interpretare così l'anima del nord? Non vi crederanno neppure nei bar di Pontida. La Lega copre un'evidente disconoscimento dei valori della cittadinanza. Il sindaco Moratti a Milano promette di togliere le multe e Berlusconi di sanare le costruzioni abusive. Questi sono i vostri esempi. Voi non avete a cuore i cittadini per bene. Per questo siete sorpresi di questo preavviso di sfratto. Avete immaginato che il vostro potere fosse senza limiti, ma le riserve morali nel nostro Paese ci portano ad avere fiducia ed a sperare in una nuova stagione. Anche per queste ragioni, come non abbiamo votato la fiducia, votiamo contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente della Camera, mi permetta di ringraziarla particolarmente per aver disposto, insieme ai presidenti di gruppo, che la RAI trasmettesse questa discussione, perché si parla di centrali nucleari. Si parla di due temi importanti con riferimento alle centrali nucleari. Il primo riguarda se farle o non farle e lo stiamo decidendo in questa Aula. Il secondo è che i cittadini italiani vorrebbero deciderlo il 12 e il 13 giugno. La ringrazio per questo. Avverto i cittadini italiani, perché la RAI non lo fa se non lo dispone lei o le autorità, che il 12 e il 13 giugno si terranno quattro referendum: due che riguardano l'acqua pubblica, uno che riguarda la giustizia, in particolare il legittimo impedimento e il fatto che la legge debba essere uguale per tutti, anche per chi sta qui dentro, anche per chi sta di fronte a noi, cioè gli esponenti del Governo, l'altro che riguarda le centrali nucleari, se le vogliamo o non le vogliamo. Lei mi dirà che sto consumando dei minuti importanti, invece di parlare del decreto-legge omnibus. Abbia pazienza, signor Presidente della Camera, ai cittadini italiani chi lo dice che il 12 e il 13 giugno ci sono i referendum (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) se non glielo diciamo noi approfittando del fatto che gentilmente lei ha ordinato al presidente della RAI di fare il suo dovere? Allora, Presidente, dobbiamo dire ai cittadini italiani di cosa stiamo parlando oggi. Oggi stiamo decidendo di fare una cosa contraria a quello che gli italiani hanno già deciso trenta anni fa, cioè di ricorrere alle centrali nucleari per produrre energia o meglio questo dovremmo decidere, perché questo il Comitato referendario, di cui io e l'Italia dei Valori ci onoriamo di far parte per essere stati quelli che hanno promosso questo referendum con la raccolta di un milione di firme, ha chiesto ai cittadini italiani, se vogliono o non vogliono le centrali nucleari in Italia.
Si badi bene, signor Presidente, che l'abbiamo chiesto l'anno scorso. Il terremoto in Giappone con tutto il disastro che ne è conseguito non c'era ancora stato ed Pag. 79io non sono l'unto del Signore, non so cosa succede. L'unto del Signore sta dall'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). L'ho fatto semplicemente perché credo che oggi ricorrere alle centrali nucleari sia una soluzione vecchia e finita. Trenta o quaranta anni fa poteva avere un senso, perché sembrava un'innovazione tecnologica. In realtà, era soltanto un altro uso che si voleva fare delle bombe atomiche che avevano fatto; non sapevano più che farci con l'uranio, ma questo è un altro discorso. Nel frattempo, la ricerca ha prodotto un mare di possibilità in più: il solare, l'eolico, il geotermico, le biomasse. Insomma, che senso ha oggi andare a rischiare nella installazione di centrali nucleari nel nostro Paese, quando ci sono soluzioni diverse e meno pericolose? Ebbene, cittadini italiani, mi rivolgo a voi. Il Presidente del Consiglio peraltro non c'è, perché quando chiede la fiducia non si presenta mai, se non all'ultimo momento per votare, perché ha bisogno anche del suo voto, altrimenti non avrebbe neanche la maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Ebbene cittadini, vi leggo un'agenzia ANSA, che è appena uscita. È un'agenzia ANSA di un quarto d'ora fa. La leggo testualmente. Il Governo svizzero ha raccomandato al Parlamento confederale - e il Parlamento confederale ha approvato - di rinunciare a sostituire le centrali nucleari e di chiuderle tutte: entro il 2034 tutte chiuse (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! Stanno infatti facendo un nuovo piano energetico, perché loro - che le hanno - hanno capito che è meglio non farle. Se poi vogliamo andare a leggere un altro giornale, notoriamente di sinistra, Il Sole 24 ore, ci dice anche che la Merkel chiude altre sette centrali nucleari e si appresta, nel 2050, a trasformare totalmente la produzione di energia attraverso le fonti alternative.
Cosa voglio dire con questo? Che l'Italia, grazie alla lungimiranza di chi ha potuto votare trenta anni fa il «no» al ricorso delle centrali nucleari, è l'unico Paese in Europa a non avere le centrali nucleari e, quindi, l'unico a non doverle smantellare, a non doverle dismettere, a non dovere impazzire per trovare dove mettere le proprie scorie (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Salvo quel disastro che hanno già provocato a Trino Vercellese e in qualche altra parte. Cioè, noi dovremmo essere orgogliosi e di esempio, perché non dobbiamo spendere soldi per «smontarle», ma possiamo spenderli direttamente per fare le energie alternative contro le centrali nucleari.
E, allora, se tutto questo è il tema, che cosa è successo? È successo che tra il 2008, 2009 e il 2010 il Presidente del Consiglio, il suo Governo e la sua maggioranza, quella che di volta in volta raggiunge un quorum tra il venduto, comprato, ricattato - ve la vedete un po' voi come volete fare -, questa, sua maggioranza ha fatto dei provvedimenti, in cui orgogliosamente ha detto: noi faremo le centrali nucleari. Poi è successo Fukushima, in Giappone, e allora ci si è cominciato a domandare: Ma «forse»...
Lei mi dirà, signor Presidente della Camera, che «forse» ci hanno ripensato. No! «Forse» il referendum riesce e i cittadini italiani non le vogliono più! E, allora, il nostro Presidente del Consiglio, che è un noto sondaggista - perché tutti i venditori di tappeti fanno i sondaggi prima di vedere quale tappeto possono piazzare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) - ha fatto un sondaggio e il sondaggio gli ha detto che, se si fa il referendum, lo perde. Allora, lui ha detto: a casa mia si usa fare così, che quando si chiede un voto agli italiani bisogna sapere prima se si vince, sennò non si chiede più, sennò non glielo si fa fare.
Insomma, se noi dovessimo mai accettare questa regola, signor Presidente della Camera, qui possiamo chiudere, perché avremmo un Governo che, ogni volta che fa condurre un sondaggio e vede che alle elezioni politiche può perdere, non ci farebbe andare più andare a votare, come fece qualcuno tanti anni fa con tutti i disastri che sono successi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Allora, rispetto a tutta questa situazione, che cosa si è inventato il nostro Pag. 80«unto»? Ha inventato un'idea: faccio una norma, l'articolo 5, introdotto in questo decreto-legge omnibus, che contiene delle cose anche importanti. Io le volevo votare alcune cose che stavano in questo decreto-legge. Ma, per l'amor di Dio, perché non mettere a posto Pompei? Ma anche le altre aree, magari! Ma perché non dare i soldi al cinema, piuttosto che alla cultura? Ma anche il doppio bisogna dargliene, magari senza far pagare la benzina a tutti quanti! Ma si va a introdurre un articolo e che cosa vuol dire? Posto che i referendari hanno proposto un referendum, che si tiene il 12 e 13 giugno, io vi propongo una legge fatta di due facce. Nella prima faccia vi dico: cancelliamo quella legge che vogliono cancellare pure loro; nella seconda faccia vi dico: la stessa legge la rifaccio dopo.
E qual è la ragione per cui lo fa? Non lo dico io, lo dice lui stesso, il Presidente del Consiglio, il quale alla domanda specifica: «ma perché hai proposto questa soluzione?» risponde testualmente - e c'era un testimone, il Presidente Sarkozy - così: «se fossimo andati a quel referendum, il nucleare non sarebbe stato possibile per molti anni a seguire. Per questo il Governo, responsabilmente, ha ritenuto di introdurre questa moratoria sul nucleare, per far sì che si chiarisca la situazione giapponese e per far sì che, dopo un anno o due, si possa tornare ad avere un'opinione pubblica consapevole della necessità di tornare all'energia nucleare».
Tradotto: questo signore sta realizzando una truffa politica perché con artifizi e raggiri vuole indurre il popolo italiano a credere che non c'è bisogno di fare il referendum in quanto lui ha cambiato la legge ma la legge non solo non l'ha cambiata, non vuole cambiarla e, come ha detto ancora davanti a un testimone, Sarkozy, i contratti devono rimanere in essere, perché già si sono fatti e magari pure le mazzette e le tangenti sono state già pagate (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! Ecco perché noi chiediamo agli italiani di ricordarsi che il 12 e 13 giugno il referendum c'è e ci sarà. Che poi, scusate, lo dico in dipietrese, che siano tre o quattro le schede, cosa cambia? Non cambia niente. Il 12 e 13 giugno...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONIO DI PIETRO. ... non rinunciamo ad esercitare il nostro diritto costituzionale, perché questo signore, questo Governo e questa maggioranza stanno violando la Costituzione che riserva il diritto ai cittadini di scegliere il proprio futuro. Votiamo il 12 e 13 giugno e soprattutto auguriamoci che al più presto possiamo tornare a votare alle elezioni politiche per liberarci di questo Governo piduista (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà per dieci minuti.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, la posizione della questione di fiducia ha impedito alla Camera di entrare nel merito del provvedimento in esame. Già il fatto che si chiami decreto-legge omnibus la dice lunga. Vorrei partire anche io dal punto più scottante, quello di cui si è discusso di più, il nucleare. La maggioranza di noi aveva votato a favore della legge che riapriva la possibilità per gli operatori del settore, senza fissare obblighi o oneri di investimento per lo Stato nel nucleare. Non era un punto marginale del programma e il Ministro Tremonti ha più volte ribadito che si trattava di un punto di recupero di produttività. Poi il Governo è rimasto per sei mesi senza il Ministro incaricato per lo sviluppo economico e l'energia e avete tardato nella nomina dell'Agenzia per la sicurezza nucleare. Un ripensamento dopo il disastro giapponese era giusto e necessario. Anche negli altri Paesi, Francia e Germania, è stato fatto, soprattutto legato alla sicurezza ma si è fatto un punto di riflessione importante e dopo Fukushima l'annuncio della moratoria, anche per aggiornare i protocolli di sicurezza, era doveroso. Ma oggi voi decidete una cosa Pag. 81diversa ovvero di azzerare completamente quanto fatto negli anni scorsi e lo fate solo per la paura del referendum. Non voglio discutere la legittimità della scelta. Il punto è un altro: in questo modo voi evitate, in modo miope, che il Paese si misuri su un tema centrale come quello del futuro energetico, consentite a tutti, penso a buona parte della sinistra, di non assumersi responsabilità precise sul futuro energetico del Paese, nucleare o no. Gli schieramenti politici e i singoli partiti, a partire dal nostro di Futuro e libertà, sono attraversati da discussioni e posizioni differenti sul nucleare. Nel «no» al nucleare c'è demagogia ma ci sono anche elementi razionali. Non era meglio, signor Presidente, una volta stabilita la moratoria, aprire una discussione pubblica e partecipata che coinvolgesse la comunità scientifica e in cui fosse consentito a tutti di spiegare le ragioni e i problemi in vista del voto? Questa era l'occasione per cui andava utilizzato il referendum (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo) e non è un buon servizio alla democrazia fissare i referendum il più tardi possibile, oscurarli nella televisione pubblica e, se possibile, annullarli per via legislativa a una manciata di giorni dal voto. Una democrazia funziona e consente un buon governo nell'interesse dei cittadini quando non se ne ha paura, quando il voto referendario che è previsto dalla nostra Costituzione non è considerato un pericolo ma un'opportunità e, per carità di Patria, sorvoliamo sulle parole con cui il Presidente del Consiglio ha sostanzialmente detto che bisognava fare così per far passare la nottata della paura e poi riprendere tutto come se nulla fosse. Non è così e a questo punto non è giusto sia così.
E poi, ancora, nel decreto-legge in esame prevedete la possibilità per la Cassa depositi e prestiti di assumere partecipazioni in società di rilevante interesse nazionale.
La Cassa depositi e prestiti è una cosa molto seria, colleghi, come ben sapete; amministra il patrimonio del risparmio postale degli italiani e bisognerebbe essere un po' più cauti.
Comunque, si tratta di una potente inversione di marcia: dopo un paio di decenni voi volete decretare il ritorno dello Stato nell'economia. Vi lasciate alle spalle, senza nemmeno una discussione, la rivoluzione liberale e riaprite in un modo incomprensibile, senza nessun progetto, alle partecipazioni statali. Ma è di questo che ha bisogno l'economia italiana che arranca? Ne siamo sicuri? Io penso assolutamente di no, ma sarei pronto anche a discuterne.
E, invece, di cosa abbiamo discusso nelle settimane scorse? Di utilizzare la Cassa depositi e prestiti per promuovere investimenti redditizi a lungo termine in qualche grande infrastruttura al servizio dello sviluppo, ad esempio, per fare finalmente partire un progetto competitivo sulla banda larga per portare Internet veloce in tutte le case degli italiani, in tutte le imprese anche piccole e grandi? Non abbiamo discusso di questo, signor Presidente. Abbiamo pensato, anzi qualcuno ha pensato di usare la Cassa depositi e prestiti per salvare Parmalat. E ancora: per salvarla dal fallimento? No, per salvarla da un investimento di una grande azienda francese che è già presente nello stesso settore in Italia. Che cosa c'è di strategico per l'economia italiana, per l'occupazione dei nostri giovani nel mettere soldi pubblici in un'azienda come Parmalat (e, per fortuna, non succederà)? Non c'è nulla di strategico. Così si fa un danno all'economia e all'occupazione del Paese, perché si dice alle imprese straniere: non andate a investire in Italia.
Sfatiamo un mito: la quota di aziende a controllo straniero in Italia è la metà di quanto succede in Francia, un terzo di quanto succede in Gran Bretagna. Lo stock di investimenti esteri in Italia è terribilmente basso. Questo è il problema che andrebbe affrontato, non scoraggiare gli investimenti con un nuovo dirigismo di Stato.
Giungiamo, infine, al finanziamento ai beni culturali e al Fondo per lo spettacolo Pag. 82che pure è previsto. Bisognerebbe avere un comportamento più lineare. Nel cosiddetto decreto sviluppo - cito un solo caso - avete ridotto a 50 anni il tempo dopo il quale un edificio non richiede più la verifica del suo eventuale interesse culturale prima di una cessione o una trasformazione, ma avete preso delle precauzioni visto il patrimonio di edifici, anche di quella età, che abbiamo ancora fortunatamente da preservare in questo Paese?
Comunque, è importante che dopo tanto discutere si siano trovate un po' di risorse da investire in questi settori, ma mi chiedo e le chiedo, signor Presidente, onorevoli membri del Governo: proprio sulla tassa della benzina bisognava arrivare? Non c'era un modo per trovare risorse per una cosa strategica come la cultura e lo sviluppo dei beni culturali anche a fini turistici, che non tassare la benzina? Io credo che ce ne fossero mille.
Vedete, lo so che è più facile parlare dall'opposizione e fare queste critiche dall'opposizione, ma noi di Futuro e Libertà queste cose le dicevamo quando eravamo in maggioranza. Il racconto dell'Italia che stava meglio degli altri non ci ha mai convinto. La tenuta dei conti pubblici è un merito da riconoscere a Tremonti che ha saputo resistere alle sirene, anche dell'opposizione, sulla spesa pubblica che avrebbe portato più deficit e poca crescita, ma abbiamo da subito in questa legislatura - fin dall'inizio - criticato i tagli lineari alla spesa, senza nessuna scelta di priorità.
Bisogna tagliare da qualche parte e investire da un'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Abbiamo chiesto con forza riforme sul lavoro e welfare, liberalizzazioni, privatizzazioni, l'abolizione delle province come segnale di riduzione dei costi dello Stato, e nulla è accaduto. Per questo abbiamo chiesto a novembre un nuovo Governo Berlusconi con una maggioranza più ampia. Ci avete detto di no. Ci avete detto: tanto Berlusconi prende i voti. Avete pensato di sostituire la nostra critica politica e di programma affidandovi ad un gruppo di deputati interessati non al buongoverno ma solo alla sopravvivenza della legislatura.
Concludo, signor Presidente. Se il Presidente del Consiglio Berlusconi, come ha dimostrato il voto alle amministrative, ha perso il suo tocco magico elettorale, e non in Sardegna o nel Lazio ma nella sua Milano, è perché il suo permanere a Palazzo Chigi non porta più riforme per la crescita ma più immobilismo, come dimostra un Esecutivo in cui mancano ancora i Ministri, ma c'è il pieno dei sottosegretari perché i posti di Governo non servono a governare l'Italia ma ad avere un voto in più nel Palazzo.
Noi di Futuro e Libertà siamo e saremo impegnati da moderati, da liberali, da riformatori, per un'alternativa di riforme e di buongoverno.
In questo provvedimento, non ci sono riforme, non c'è buongoverno e, per questo, voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prendo la parola, innanzitutto, per fare alcune sottolineature di carattere politico e dire che il Governo, non più tardi di ieri, ha ricevuto dal Parlamento l'ennesima fiducia con ben 313 voti, a cui vanno sommati gli 8 assenti per motivi giustificati. È una maggioranza, quindi, che ha i numeri concreti per andare avanti, così come ha più volte ribadito il Presidente del Consiglio.
Vorrei anche sottolineare come il gruppo di Iniziativa Responsabile è coeso, presente in Aula ed ha risposto con i fatti a tutti coloro che, in questi giorni, si sono esercitati nelle più svariate congetture sull'effettiva consistenza e sulla tenuta del gruppo suddetto, con buona pace anche nei riguardi dei dubbi sollevati dal Presidente della Repubblica allorquando alcuni parlamentari di Iniziativa Responsabile sono stati chiamati a responsabilità di Pag. 83Governo quasi che, in questo Parlamento, non siedano ancora più di 40 parlamentari eletti nelle liste del Popolo delle Libertà e innalzati a rango superiore solo perché si esercitano a votare contro quel Presidente del Consiglio sotto il cui emblema sono stati eletti parlamentari.
Per la verità, abbiamo sentito, ieri ed oggi, tutta una serie di disquisizioni di fatti che poco attengono alla legge che siamo qui per approvare. Abbiamo letto stamane come l'onorevole D'Alema abbia di nuovo svolto un vaticinio negativo per le sorti del Governo se, puta caso a Milano o a Napoli, le elezioni amministrative premiassero, non già il suo partito, ma altri candidati, come quel De Magistris che, a Napoli, ha sdegnosamente rifiutato finanche l'apparentamento con il partito dell'onorevole D'Alema il quale, ovviamente venendo dalla scuola delle Frattocchie, ritiene che una bugia più volte ripetuta diventi una verità, ma non è così.
E non è una verità quella che vuol mischiare le carte di una tornata elettorale amministrativa con la tenuta del Governo ancorché noi ribadiamo, insieme al Presidente del Consiglio, che, a nostro avviso, ogni qual volta gli elettori vanno a votare, vi è una valutazione politica di quel voto; ma ciò non toglie che si possa, di volta in volta, caricare di significati spuri e diversi il voto stesso.
C'è da chiedersi, quindi, come mai in tutti gli interventi che ho avuto modo di ascoltare, poco o nulla si è parlato dei provvedimenti che il Governo ha predisposto nel decreto omnibus. Infatti, da più parti si è voluto soffermare la propria attenzione nella critica preconcetta al presente, al passato ed al futuro del Governo.
L'onorevole Di Pietro, poc'anzi, sosteneva finanche il fatto che il Presidente del Consiglio si fosse contraddetto quando il Presidente del Consiglio medesimo non si è affatto contraddetto. Il Presidente del Consiglio ha affermato una cosa molto semplice e, cioè, che, per rispetto ad uno stato emotivo, a causa dei fatti del Giappone, noi abbiamo il dovere di soprassedere nell'imboccare e nel proseguire la strada di costruzione di centrali nucleari, che non sono delle bombe atomiche, come pensa l'onorevole Di Pietro, ma tutt'altra cosa, ossia sono fonti pulite di energia che in tutti i Paesi sviluppati del mondo, molto più civili di noi, molto più amanti dell'ecologia e della tutela dell'ambiente, sono stati realizzati e continuamente vengono realizzati.
Certo la globalizzazione produce dei fenomeni abbastanza strani, se fra tutte queste fonti di scienza e fonti istituzionali di Governi eruditi ed emancipati si dovesse scoprire che il più accorto e il più intelligente è rimasto l'onorevole Di Pietro nel mondo occidentale.
Va anche detto che non è possibile qui affacciare la parola «tangente»: non sono volati né girano scatole di scarpe con soldi dentro in quest'Aula, né girano tra i banchi del Governo. Quindi, smettiamola con le arringhe e le insinuazioni che andavano bene qualche anno fa: questo è un Governo che ha le mani pulite e non è stato mai sfiorato da uno scandalo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questi sono fatti rispetto ai quali è impossibile controdedurre.
E, d'altra parte, per la verità, noi assistiamo ad una rappresentazione omerica da parte dell'opposizione: alcune volte si scimmiotta Calcante, fra i veggenti il più noto, come nel caso dell'onorevole D'Alema, qualche volta ci si ispira a Tersite, che è maldicente e malpensante per sua natura. Vi dovete mettere d'accordo se, al di là della propaganda antiberlusconiana, ci volete far capire qual è il modello di società e di sviluppo che vogliamo dare a questo Paese, se finanche l'utilizzo dei fondi della Cassa depositi e prestiti viene tacciato come una nuova forma di statalismo da parte di coloro che, invece di appoggiare la modifica costituzionale per dare a questa nazione libertà di impresa vera e libertà all'iniziativa privata, ancora difendono l'articolo 41 della Costituzione, in cui l'iniziativa privata e la proprietà privata sono tuttora subordinate ad un non ben chiaro preminente interesse pubblico.
Allora, noi sappiamo chi siamo: noi siamo il centrodestra, noi siamo una forza Pag. 84liberale, noi siamo coloro i quali vogliono ammodernare lo Stato, vogliono portare l'Italia alla modernità, non i difensori di una foresta pietrificata, di coloro che altro non sanno dire che «no», altro non sanno fare che difendere l'esistente.
Detto tutto questo, cari amici, veniamo alla discussione che qui ci interessa, a questo decreto omnibus, nel quale il Governo ha trasfuso molte iniziative, dal campo della cultura a quello della sanità, dall'energia all'economia.
Si tratta di risposte concrete a problemi concreti. Ovviamente la critica dell'opposizione è sempre come Giano bifronte: i provvedimenti sono scarsi perché dovrebbero impegnare più risorse; le risorse mancano, il Governo sbaglia a tagliare perché non ha risorse da investire.
Veniamo al provvedimento: non sfuggirà che l'articolo 2 del provvedimento in esame, seguendo la migliore tradizione del fare, indica la strada per risolvere l'annoso problema degli scavi di Pompei. Ricordiamo che è stato immolato il Ministro Bondi sul crollo della Casa del gladiatore. Oggi si sottace il fatto che c'è un investimento di molte risorse, circa 900.000 euro, solo per l'assunzione in deroga di personale tecnico per la manutenzione ordinaria e straordinaria di questo che è uno dei più grandi, se non il più grande, giacimento culturale che esista in Europa.
Si sottovaluta tutta un'altra serie di iniziative volute dallo stesso Ministro Galan, il quale ha previsto forme celeri e veloci per l'appalto dei lavori e per il conferimento ad una ditta specializzata. Mi avvio a concludere...

ROBERTO GIACHETTI. No no, facciamolo continuare.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, non disturbi. Prego, onorevole D'Anna, concluda.

VINCENZO D'ANNA. L'onorevole Giachetti mi ricorda un personaggio di Dumas.
Sai che cosa diceva Dumas? Che tra un malvagio e un cretino è da preferire il primo, perché qualche volta si riposa: tu parli continuamente (Applausi dei deputati dei gruppi Iniziativa Responsabile e Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, qui siamo a discutere un altro «decreto omnibus», che contiene tanti interventi variegati che non hanno alcuna relazione tra loro; anzi, una relazione ce l'hanno: dimostrare che questo Governo è incapace di pianificare e che non ha strategia in nessun campo. Allora cosa fa? Interviene con misure urgenti in ritardo, inseguendo l'emergenza e risultando di fatto inefficace, cercando di turare le falle, che, inevitabilmente, non si chiudono e continuano a fare acqua, creando, anzi, altri sprechi.
Tante buone intenzioni, cari signori del Governo, ma intenzioni del giorno dopo, che non si concretizzano mai. Forse, non so se per scarsa capacità o per malafede, ma lascio a voi la risposta, dopo mesi di polemiche e di litigi nel Governo - che hanno fatto tanto male a voi, ma, permettetemi, hanno fatto più che altro tanto male al Paese - si è dimesso un Ministro per la mancanza dei fondi. Oggi, voi vi attivate per ripristinare quei fondi, prevedendo 236 milioni di euro per la cultura. Vi diciamo «bene», anche se dimenticate i fondi promessi per il Festival verdiano: mi rivolgo alla Lega, perché Verdi è una bandiera dell'Italia, ma voi ne avete fatto anche una bandiera vostra.
La domanda che rivolgo io è la seguente: dove siete andati a cercare quei fondi? Un Governo serio mette il petto in fuori, dimostra che taglia gli sprechi e spiega dove va a togliere quei fondi per darli alla cultura. Voi, il Governo del taglio alle tasse, siete intervenuti ancora aumentando l'accisa sulla benzina e sul gasolio, siete intervenuti sul mondo produttivo e sul mondo che lavora. Voi, che continuate a promettere che le tasse non saranno mai aumentate e che le aumentano solo gli altri. Pag. 85
Non avete una strategia in campo energetico: avete iniziato la legislatura al grido di «viva il nucleare»; dopo siete passati di colpo al «no al nucleare», poi, avete aggiunto «momentaneamente». Forse, il Presidente del Consiglio, come sentivo dire, non si è contraddetto, come è successo con le province. Egli ha detto: aboliamo le province; il giorno dopo il voto, ha detto: aboliamo le province inutili. Ma le province sono ancora tutte qua, perché forse non le considerate inutili.
Dunque, oggi, avete detto «no» al nucleare e tutto ci sta, ma non avete il coraggio di spiegare perché. Subdolamente scappate sempre, balbettando e dando la conferma a chi, all'inizio, diceva: fuggono solo per salvare il provvedimento sul legittimo impedimento, cioè per salvare una persona sola. Allora è vero che quei maliziosi avevano ragione!
Dovete, però, anche spiegare - lo dico io -, fino ad oggi, quanto è costato il «non fare», non solo in questo campo, ma anche, per la vostra mancanza di lucidità, in tutto il settore energetico. Dovete spiegare il problema che avete creato nel mondo delle fonti rinnovabili, perché l'incertezza distrugge il mercato e impaurisce gli investitori. Governare non è un gioco: voi guidate il futuro di un Paese, della gente, delle famiglie, delle aziende che vogliono creare posti di lavoro.
Non riuscite a fare nulla, non riuscite a realizzare i gassificatori, ma il risultato è uno: mantenete il Paese, cari amici della Lega, dipendente dalla Russia, dalla Tunisia e dalla Libia (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo). Ma voi non eravate quelli che lottano contro il comunismo e che non volete gli islamici? Gli state aprendo le porte economicamente. Questo è ciò che state facendo.
Voi che avete promesso sviluppo, lo sviluppo delle aziende italiane che si aspettano continuamente un sostegno: sostegno per crescere, sostegno per affrontare i mercati esteri, sostegno per sburocratizzare, sostegno con infrastrutture moderne. Niente di questo. Vorrei che il Ministro Calderoli chiedesse alle aziende se si sono accorte che è stata tolta qualche legge; che chiedesse a Tremonti se sa che vi sono 6 milioni di famiglie - significa più di 15 milioni di cittadini, un milione e mezzo di aziende - rincorse da Equitalia.
Ma non saranno mica tutti disonesti questi! È metà Italia questa (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo)! In tutto questo, dopo che se ne sono accorti i dipendenti, dopo che se ne è accorto il mondo finanziario, dopo che se ne sono accorti i francesi, il Governo si è accorto che i francesi volevano comprare Parmalat. Anche qui interviene in ritardo, con un provvedimento che smentisce totalmente la vostra linea politica. Un intervento dirigista può essere condiviso o meno ma è diventato ridicolo, signori del Governo, perché un provvedimento che arriva in ritardo e che non serve a nulla, ci rende ridicoli; era meglio non fare nulla perché altrimenti, davvero, l'azione del Governo rischia di finire sbeffeggiata in giro per il mondo. Oltretutto, come dicevamo, senza riuscire a combinare nulla.
Voi eravate quelli che volevano modificare l'articolo 41 della Costituzione e poi promuovete, con convinzione, l'intervento dello Stato. Non siete in grado né di liberalizzare, né di guidare con gli interventi dirigisti che avete tentato di fare. Un intervento tardivo che ci trova oggi a non aver risolto niente con questo provvedimento incardinato su questo fronte.
Noi dell'Unione di Centro per il Terzo Polo vogliamo uno Stato forte, sopra le parti, fuori dal mercato ma che rassicuri invece che intimorire il mercato, che svolga quella azione principale che compete a uno Stato: quella di governare e di controllare. Uno Stato che controlli e garantisca i cittadini sul rispetto delle regole; regole uguali per tutti. Uno Stato che goda della fiducia di quei cittadini; uno Stato che spieghi con chiarezza dove prende i soldi e come li spende; uno Stato che sa guardare avanti, non come sta succedendo a proposito di Fincantieri. Lì c'è un problema economico di una grande azienda e c'è un problema drammatico per tutti i lavoratori che si trovano senza Pag. 86un futuro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo). Ma sembra che voi non ve ne preoccupiate; continuate a rincorrere la demagogia ma state pagando per questo.
Quale fiducia può avere uno Stato che, dopo aver promesso sostegno ai malati di SLA, scesi in piazza, non ha ancora erogato neanche un euro? Non ci si può fidare. Noi vi abbiamo chiesto quello che chiedono le aziende, quello che chiedono le famiglie: sviluppo, ripresa, sostegno ai giovani, alle famiglie. I dati che avete visto, i dati ISTAT, ma non solo, sono tanti gli istituti, vi imputano proprio la mancanza di questo, la mancanza della voglia di far rialzare la schiena a un Paese. Voi governate da tanto, noi vi abbiamo chiesto dal primo giorno risultati; vi abbiamo offerto responsabilità per il Paese, per risolvere i problemi del Paese; voi invece offrite poltrone per sopravvivere. Questa è la differenza (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo)! D'altronde, un Governo che pensa di vincere le elezioni promettendo lo spostamento delle sedi dei Ministeri dimostra tutta la propria povertà di idee. Dimostra anche una scarsa considerazione degli elettori e, ancora oggi, cosa di poche ore fa, avete promesso sviluppo e riforme. Signori del Governo, oggi siete fuori tempo massimo, governate da tanto e per questo, poiché siete fuori tempo massimo, il nostro voto sarà contrario, la nostra pazienza è finita ma è finita anche quella del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, avrei voluto questa sera provare a parlare di questo provvedimento. Devo dire che è molto complicato parlare di questo provvedimento in un momento in cui il dibattito dell'Aula si è concentrato su questioni che non riguardano quasi per nulla il provvedimento stesso o lo sfiorano quasi incidentalmente. In quest'Aula abbiamo assistito all'ennesimo tentativo di sciacallaggio politico da parte di questa opposizione, sempre più incattivita, sempre più esasperata nei toni e nei modi; una opposizione che non ha minimamente tenuto in considerazione un dato: tutti voi, amici e colleghi dell'opposizione, avete evocato la grande situazione di crisi, la crisi internazionale, avete evocato un quadro disarmante, di quelli che spaventano, che preoccupano il Paese, ma nessuno di voi, ad oggi, si è messo nelle condizioni di promuovere un'iniziativa comune, di dare una risposta ad un Paese che chiede risposte, che le pretende, che le esige.
Tutte le volte che abbiamo provato a ragionare sui problemi veri del Paese ci siamo trovati davanti ad un muro. Noi, allora, che siamo una forza di Governo responsabile, che abbiamo questa grave responsabilità, pesante in questo momento difficile per il Paese, di portare avanti un percorso, che è un percorso riformatore, ci sentiamo in dovere di dire che non ci stiamo a questo gioco, perché è un gioco al massacro, che non ci interessa e che non ci riguarda.
Sappiamo bene che ormai ha preso il sopravvento la logica del «tanto peggio tanto meglio». Sappiamo bene che voi sperate che vi siano nuove disgrazie, nuovi terremoti, nuovi cataclismi, qualcosa che ancora di più peggiori la situazione di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché l'unico modo che avete per provare a ribaltare la situazione politica è cercare di continuare a raccontare ai cittadini che questa è una vicenda che non si potrà risolvere se non con la fine ingloriosa di qualche esponente di questa maggioranza.
Voglio dire all'onorevole Bersani - che è in Aula, e che solo qualche giorno fa teneva un comizio a Mantova, la mia città, dove ha applaudito a scena aperta il presidente della provincia che invocava l'arresto per il sottoscritto, così come invocava l'arresto per il Presidente del Consiglio, Berlusconi - e a voi, che avete Pag. 87questa mentalità, che avete poi usato questa logica e che avete questa capacità di dibattere e di discutere in termini politici, vorrei ricordare che la politica è fatta anche di altre cose, tant'è vero che i cittadini mantovani vi hanno dimostrato di non aver molto apprezzato il vostro ragionamento. Infatti, siete passati dal 53,5 per cento, quando avete vinto al primo turno, cinque anni fa, al 41 per cento, al quale vi siete fermati domenica scorsa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Voi state vendendo per una grande affermazione una delle peggiori e più sonore batoste che avete preso in quel territorio. Quando parlate di nord e di Lombardia cercate di fare un'analisi seria, un'analisi completa. State attenti a quello che dite, perché i dati vanno analizzati con attenzione. Quei signori che hanno invocato il mio arresto - come quello del Presidente del Consiglio, perché ormai voi ragionate solo in questi termini - dovrebbero sapere, e dovrebbero saperlo anche bene, che tali richieste non hanno pagato in questa fase, così come non pagherà il vostro catastrofismo legato al tema del nucleare.
Il tema del nucleare, contenuto in questo provvedimento, è un tema sul quale era forse meglio aprire un ragionamento, ma un ragionamento serio, di prospettive, perché se è vero come è vero, che oggi vi è stata la necessità di un ripensamento su questa strategia, un ragionamento intorno al tema energetico nazionale, altrettanto vero è che nessuno, ad oggi, ha proposto soluzioni di alcun tipo.
Onorevole Di Pietro, lei non può citarmi la Germania come modello, perché se è vero che la Germania va verso un sistema di dismissione delle centrali nucleari, è altrettanto vero che rilancia il carbone. Vogliamo dire agli italiani che vogliamo rilanciare il carbone anche in Italia? A che titolo e con quali risorse (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
Diciamo le cose come stanno. Attenzione, perché quando si vive delle disgrazie, queste poi tornano indietro. State attenti a speculare su questo. Noi abbiamo un impegno, perché siamo una forza di Governo seria e leale. Abbiamo un impegno con i cittadini prima ancora che con i nostri alleati di Governo, e abbiamo preso un impegno con i cittadini in un'ottica riformatrice, che ci ha portato dall'inizio di questa legislatura ad oggi a portare avanti un disegno che va nella direzione delle riforme della struttura di questo Paese, che è malato, lo sappiamo tutti. Ma se questo è un Paese che ha questo debito pubblico la responsabilità non è né di questa maggioranza né tanto meno della Lega Nord, ricordatevelo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
La responsabilità è nella maggior parte di quei «cadaveri politici» che voi avete continuato a far sopravvivere fin qua e che volete cercare continuamente di far rivivere. Noi diciamo che non ci stiamo a questo gioco al massacro. Siamo assolutamente certi che i cittadini sono un po' disorientati in questa fase, non vi è dubbio (Commenti dei deputati dei gruppo Partito Democratico).
Signori, se mi lasciate parlare... adesso parlerà Franceschini e avrà l'occasione di dire tutto quello che ha detto in questi giorni dalle mie parti, non sortendo grandi effetti, a onor del vero (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Speriamo che con questa tribuna riesca magari ad avere un risultato migliore per lui, glielo auguro, anche se non me lo auguro e non lo auguro ai cittadini del territorio dal quale provengo né tanto meno alle persone che oggi hanno la necessità di avere da noi delle risposte, e delle risposte chiare.
Rispetto alla vostra demagogia e al vostro continuo disfattismo noi continuiamo a proporre un modello che è legato alle riforme e che ci porterà entro la fine di quest'anno a varare la più grande delle riforme strutturali che sono mai state compiute in questo Paese e in questa Repubblica. Dovete ricordare questo dato, che impiegherà un po' a entrare Pag. 88nella testa della gente, perché è evidente che la disinformazione non ha giovato da questo punto di vista.
Ma quando entrerà questo nella testa della gente, quando la gente si renderà conto che solo riformando il Paese nelle sue strutture centrali, solo riformando il Paese cercando di portare in periferia le scelte, la capacità di scelta, le decisioni, la capacità impositiva, tutto quello che serve per avvicinare le persone alla politica, vi dico che quel giorno sono quasi sicuro del fatto che molti ci ringrazieranno e che, credo, useranno per voi quello che vi meritate, cioè l'atteggiamento che vi hanno riservato del resto anche negli ultimi anni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Non è un caso - insisto - se negli ultimi anni, alla fine, nelle votazioni che contano, i cittadini di questo Paese hanno saputo scegliere e hanno scelto bene. Quando vi hanno premiato, lo hanno fatto e si sono pentiti subito dopo. Mi auguro che qualcuno non si debba pentire presto anche delle scelte sbagliate che potranno essere fatte nelle città (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Prima di suonare le campane a morto, vi suggerirei di attendere qualche giorno e vedere cosa succede domenica, soprattutto vedere cosa succede da qui alla fine di quest'anno, quando sarà ultimato quello che riteniamo essere un percorso fondamentale, il percorso riformista, il percorso che cambia la struttura sostanziale del Paese e che la cambia in una minima parte perché è vero che ambiamo a molto di più. Non siamo nati per il federalismo fiscale, siamo nati per il federalismo istituzionale. Il federalismo fiscale è la prima tappa che ci porterà al federalismo istituzionale grazie all'impegno del nostro Ministro e segretario Umberto Bossi, grazie all'impegno di tutti gli uomini della Lega che lealmente sono stati in questa maggioranza, hanno dimostrato di essere persone serie e persone responsabili. Hanno dimostrato di essere quelli che all'interno di questo Paese, nonostante le vostre sirene e i vostri proclami, quando c'è da prendersi delle responsabilità sono lì, si caricano in spalle le responsabilità, le portano avanti, ci mettono la faccia. Probabilmente ogni tanto non riescono a farsi capire per bene dagli elettori, ma ci riusciranno nel lungo periodo.
Infatti, non c'è niente che premi di più della serietà, che è l'elemento che caratterizza in modo particolare la vostra principale e più cronica delle assenze. A voi manca la serietà! Non avete la serietà per poter governare questo Paese! Lo avete dimostrato più volte e credo che noi avremo la possibilità di dimostrarlo ancora (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Signor Presidente, vorrei concludere l'intervento ragionando su quelle che sono le prospettive. Dico che su questo tema, sul tema che è oggetto specifico del provvedimento, sarebbe ora di aprire veramente un tavolo di confronto e ragionare su quali possano essere le soluzioni dei gravi problemi che assillano l'economia. Ma non è continuando ad opporsi a qualsiasi soluzione che vi venga prospettata che state facendo un servizio a tutte quelle persone che a casa, magari non ci stanno ascoltando o se ci stanno ascoltando si stanno chiedendo se lì qualcuno si è posto il problema di come si possa risolvere la situazione di questo Paese. Noi ce lo siamo posto, abbiamo dato delle risposte e lotteremo finché queste risposte non avranno un'affermazione concreta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Dico che alla fine di questo percorso - lo ripeto - sono sicuro che ci sarà dato il merito che abbiamo, che è quello di avere posto al centro dell'agenda politica del Paese una questione come quella della struttura stessa dello Stato, che ha dimostrato ampiamente di essere superata. Se non superiamo questo problema strutturale di fragilità, che è intrinseco al nostro sistema, non avremo mai nessuna ricetta da dare ai cittadini. Potremo star qui settimane a discutere di cosa debba fare la Cassa depositi e prestiti, di cosa debbano fare altre strutture, ma i cittadini hanno bisogno di risposte e le risposte si danno con i fatti concreti. Fino a qui avete Pag. 89vissuto solo ed esclusivamente di bugie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Voteremo con convinzione questo provvedimento come abbiamo fatto in altre circostanze e ci auguriamo che questo provvedimento, insieme alla questione di fiducia votata ieri, sia l'esempio concreto che la maggioranza c'è e c'è grazie alla Lega, e grazie alla nostra serietà porteremo a casa i risultati nell'interesse di tutti i cittadini del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franceschini. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, ci lasciamo alle spalle la questione fiducia numero quarantatré, che è insieme un'altra prova di paura e un'occasione perduta su un decreto-legge che avete chiamato omnibus, in cui avete buttato dentro - ormai è il vostro modo di fare le leggi - qualsiasi cosa: un'accozzaglia di cose messe insieme senza alcun disegno politico e senza alcuna logica.
È una prova di paura, perché avete posto la questione di fiducia un'altra volta perché è l'unico modo che avete per tenere insieme una maggioranza sotto ricatto da chi vota soltanto per la promessa di una poltrona di Governo o di «sottogoverno», che magari non arriva mai (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
È un'occasione perduta, lo ha detto bene il collega Baretta ieri, perché servivano interventi per affrontare l'emergenza sociale, per cercare la crescita e, invece, ancora una volta nulla. Spesso ci viene chiesto giustamente che cosa farebbe l'opposizione per affrontare la crisi e per cercare la crescita. Qui c'è il tempo soltanto per i titoli, ma noi partiremo oggi dall'opposizione e domani dal Governo su tre grandi sfide che ci rendono profondamente diversi da questa destra.
La prima è una grande sfida per investire nella scuola, nell'università, nella ricerca, nella cultura e nella formazione delle nuove generazioni, esattamente dove voi avete tagliato nella scuola e nella cultura, tagliando sul futuro dei nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non soltanto in quel modo mortificate i destini individuali, ma tagliate l'unica possibilità e l'unica risorsa vera che ha l'Italia per restare competitiva nel mondo globale: investire nell'intelligenza, sulla creatività, sui cervelli e sulle qualità dei ragazzi italiani.
La seconda è una grande sfida per un sistema di welfare universale: una sfida come fu quella degli anni Settanta, quando le grandi culture politiche, che allora erano contrapposte, seppero immaginare che nel momento più difficile della vita, quando si incontra la malattia...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Franceschini. Pregherei i colleghi del gruppo della Lega Nord Padania di non volgere le spalle e di consentire all'onorevole Franceschini di svolgere il suo intervento...

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, la ringrazio, ma girano le spalle e fanno rumore ad arte perché non amano ascoltare chi dice cose diverse dalle loro: andando con lo zoppo si impara zoppicare e loro hanno imparato bene a zoppicare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Un grande sistema di welfare universale: come negli anni Settanta si decise che, nel momento in cui si incontra la malattia, cioè il momento più brutto della vita, non deve contare il proprio reddito e il proprio ceto sociale, oggi dobbiamo applicare lo stesso criterio al mondo del lavoro: quando si perde il lavoro - al di là del tipo di contratto che si aveva, dell'azienda da cui si dipendeva, dall'essere un lavoratore autonomo o dipendente - lo Stato non ti abbandona e ti riconosce l'indennità di disoccupazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
La terza grande sfida è una sfida per la green economy. Il volano vero e possibile di crescita del nostro Paese, quello che fu Pag. 90l'informatica per l'economia del mondo negli anni Ottanta. La vocazione di un Paese che deve investire su se stesso e sul proprio ambiente: l'opposto di quello che avete fatto voi, che avete tagliato sulle energie rinnovabili, avete mortificato un settore in crescita come quello del sistema fotovoltaico contemporaneamente facendo la scelta folle di entrare nel nucleare mentre tutti i Paesi del mondo ne uscivano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
La scelta del nucleare è confermata da questo decreto-legge che finge di cancellarlo solo per evitare che il popolo sovrano si esprima con il referendum. Non è un ripensamento dopo l'incidente nucleare del Giappone! È un rinvio, è un imbroglio, solo per cercare di evitare il referendum! L'ha detto con il suo candore il Presidente del Consiglio il 26 aprile, queste sono le sue parole: «Se fossimo andati oggi a quel referendum, il nucleare non sarebbe stato possibile per anni. Abbiamo, invece, deciso di aspettare uno o due anni perché gli italiani si tranquillizzino e l'opinione pubblica sia più consapevole della necessità di tornare al nucleare». Queste sono le parole di Berlusconi che dimostrano che è soltanto un trucco e che gli italiani devono sapere che è soltanto un trucco (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
La Cassazione non potrà che valutare queste cose. Questa è la prova che l'intenzione non è quella di accogliere l'indicazione del referendum, ma solo quella di aggirare il referendum del 12 e 13 giugno. Non soltanto sul nucleare, ma anche sull'acqua: quella nobile e giusta battaglia per l'acqua come bene pubblico, per il legittimo impedimento, perché a tutti costi non deve essere raggiunto il quorum. Del resto, in quest'Aula, per fare votare in giugno, si è consumata la bocciatura della nostra proposta dell'election day buttando via 300 milioni di euro sottratti agli italiani in crisi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!
Voi della Lega, che siete tanto bravi ad alzare la voce e a calare le brache quando il vostro capo ve lo ordina, spiegatelo alle famiglie della Padania che non ce la fanno ad arrivare a fine mese, che 300 milioni li avete buttati a mare soltanto per ubbidire al vostro capo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Avete paura del giudizio degli italiani. Berlusconi reagisce sempre allo stesso modo quando ha paura: con imbrogli e con promesse. Sono un insulto all'intelligenza dei milanesi - un insulto - quelle proposte ridicole e false dei Ministeri al nord o del condono sulle multe. Avete paura del referendum e dei ballottaggi perché sapete che in tutto il mondo quando si vota dopo tre anni vi è anche una valutazione sull'operato del Governo e voi non solo non avete fatto nessuna riforma strutturale - e avevate una maggioranza che nessuno nella storia repubblicana ha mai avuto - ma avete tradito i vostri elettori proprio sul terreno su cui avevate suscitato più promesse: la riduzione delle tasse. La pressione fiscale dell'ultimo anno è la più alta che vi sia mai stata e in questo decreto-legge mettete un'altra accisa sulla benzina, facendo pagare ancora di più la povera gente (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Veniamo alla sicurezza, la vostra bandiera. In tre anni avete portato qui solo la cretinata delle ronde e avete costretto i poliziotti e i carabinieri a venire a manifestare davanti al Parlamento e ad Arcore perché qualcuno si accorga della situazione tragica in cui versano le nostre forze dell'ordine (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Per non parlare dell'immigrazione, con il dilettantismo e l'incapacità di gestire una situazione di emergenza.
Dopo i vostri tre anni il Paese è stremato. Non parlo della crisi delle imprese e della disoccupazione giovanile. Non parlo del fatto che su tre giovani uno è disoccupato e due sono precari. Non parlo del dramma dei lavoratori della Fincantieri di queste ore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Vorrei parlare non di dati macroeconomici, ma dei dati riportati ieri dall'ISTAT, che dicono cosa non riescono più a fare le Pag. 91famiglie italiane. L'11,1 per cento delle famiglie italiane non ce la fa a pagare le bollette, il mutuo o l'affitto. Il 33,4 per cento non riesce a sostenere una spesa straordinaria di 800 euro nella propria vita. L'11,5 per cento non ha i soldi per riscaldare l'abitazione. Il 39,7 per cento non riesce a fare una settimana di ferie in un anno. Quelle persone, quelle famiglie ma tutti gli italiani hanno bisogno di credere che un futuro migliore è possibile. Vi è un'occasione per voltare pagina. Domenica e lunedì saranno molte le città italiane chiamate a scegliere i loro sindaci e vi saranno anche due grandi città, le due capitali del nord e del sud, Milano e Napoli, le due città da cui sono partiti tanti dei grandi cambiamenti politici di questo Paese. Il 15 e il 16 maggio quelle due città hanno fatto scendere il sipario sulla triste stagione del berlusconismo. Domenica e lunedì potranno rialzare quel sipario e fare finalmente comparire sulla scena un'Italia che ha voglia di cambiare e che ha voglia di tornare a sperare nel futuro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, devo rilevare che è ben giustificato il nervosismo e l'agitazione con cui si è pronunciato un minuto fa, in quest'Aula, il secondo ex segretario del Partito Democratico (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

GIANCLAUDIO BRESSA. Che eleganza! Veramente elegante!

MASSIMO ENRICO CORSARO....nervosismo, signor Presidente, che è dovuto non al fatto, come ha voluto amabilmente ricordare...

PRESIDENTE. Prego i colleghi della parte sinistra dell'emiciclo di non rumoreggiare.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, signor Presidente. nervosismo - dicevo - non dovuto al fatto, come ha avuto l'amabilità di ricordare il secondo ex segretario del Partito Democratico, che ieri sera abbiamo votato la quarantatreesima fiducia a questo Governo, ma dovuto alla circostanza che per la quarantatreesima volta consecutiva questo Governo ha avuto la fiducia dal Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Tornerò sul nervosismo del secondo segretario del Partito Democratico, ma prima mi permetta, signor Presidente, di voler assolvere ad un compito che giustamente è stato segnalato dal collega, l'onorevole Gianni Fava, che ha parlato prima di me e al quale, a nome di tutto il Popolo della Libertà, formulo i migliori auguri perché possa domenica e lunedì diventare presidente della provincia di Mantova (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ha detto bene l'onorevole Fava: in questo dibattito e in questa serie di dichiarazioni di voto si è cercato di non parlare del contenuto di questo decreto-legge, fortemente avversato dai colleghi dell'opposizione.
Mi permetto, signor Presidente, di dire molto schematicamente quali sono le cose contro le quali l'opposizione oggi decide di votare. Ci metto poco perché non sono tanti gli argomenti: li riduco a quattro. Il primo è il finanziamento, nella misura di 236 milioni di euro, al Fondo unico per lo spettacolo, un finanziamento alla cultura che viene dato con una misura a regime, non una tantum, cioè una misura che è in grado di ripetersi costantemente per consentire agli operatori della cultura di gestire con sicurezza risorse finanziarie che consentano di organizzare il lavoro per la migliore produzione, il miglior mantenimento del patrimonio culturale e la migliore messa a reddito delle opportunità che la cultura in Italia, come in nessun altro posto al mondo, può offrire e garantire.
Insieme a questo, sempre nell'ambito della cultura, signor Presidente, ricordo il potenziamento dell'area archeologica di Pag. 92Pompei. Avete sottoposto il Ministro Bondi ad un attacco personale vergognoso, che giustamente vi si ritorcerà contro, per aver saggiamente operato nell'ottica di una riorganizzazione dei sistemi della gestione della cultura, che soli garantiscono un corretto e uniforme utilizzo delle risorse messe a disposizione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Oggi, votando contro questo decreto-legge, votate contro il finanziamento alla cultura.
Il secondo argomento riguarda la proroga del divieto, per chi esercita l'attività televisiva, di acquisire partecipazioni nelle imprese editoriali. Votate contro questo provvedimento: se noi non lo avessimo fatto, sono pronto a scommettere qualunque cifra, oggi ci avreste accusato di favorire la scalata di Berlusconi nel mondo editoriale.

ROLANDO NANNICINI. C'è già!

MASSIMO ENRICO CORSARO. Non siete in grado di essere coerenti con voi stessi e votate contro qualche cosa che, fino a ieri, avete urlato e auspicato nelle piazze come un provvedimento necessario (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Ancora: mettiamo a disposizione dello sviluppo una nuova e più estesa operatività della Cassa depositi e prestiti a difesa e a tutela del ruolo nazionale nelle aree strategiche, non come è stato fatto in un lontano passato, che vogliamo dimenticare, in cui allo Stato veniva chiesto di surrogare le incapacità imprenditoriali producendo i panettoni, ma mettendo la clausola ben precisa, che noi abbiamo voluto inserire in questo provvedimento, secondo il quale la Cassa depositi e prestiti può intervenire finanziariamente nel caso esclusivo in cui risultino le aziende beneficiarie in una stabile situazione di equilibrio finanziario, patrimoniale ed economico e siano caratterizzate da adeguate prospettive di redditività. Mettiamo a disposizione fondi dello Stato per sviluppare sinergicamente le capacità produttive ed economiche del Paese, senza che nessuno pensi di poter nascondere l'incapacità di gestione dell'economia dietro soldi e danaro pubblico, come avete fatto puntualmente voi ogni volta che siete stati chiamati a governare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
L'ultimo punto è quello che riguarda l'abrogazione della normativa in materia di sviluppo dell'energia nucleare. Anche a tal proposito avete raccontato una serie di fandonie: oggi voi siete contro l'abrogazione di una norma per la cui abrogazione avete raccolto le firme perché i cittadini si possano esprimere.
In Italia l'istituto referendario prevede esclusivamente la possibilità che i cittadini possano esprimersi per abrogare una norma.
Voi contestate il fatto che noi, prendendo atto di circostanze di rilievo internazionale che stanno facendo riassumere a tutta la comunità internazionale la responsabilità di gestire una nuova valutazione del percorso di acquisizione delle forme energetiche; ci state accusando di aver preso atto dello stesso motivo per il quale voi avete raccolto le firme dei cittadini perché si votasse il referendum e ci accusate oggi, perché vi abbiamo tolto forse la bandierina del referendum da poter andare a sventolare in qualche piazza, del fatto che coscientemente ci siamo messi al pari con il resto della comunità internazionale volendo investire in ricerca, studi e analisi su quali e quante saranno le potenzialità di sviluppo del potere energetico in Italia e nel resto del mondo prima che sia troppo tardi e prima che l'emotività, che ha colpito tutta la comunità internazionale in relazione al tragico episodio del Giappone, possa confondere le acque e possa determinare una diversa valutazione degli obiettivi. Voi contro tutto questo state votando ed è giusto che gli italiani lo sappiano.
Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Voglio riprendere il tema del nervosismo del secondo segretario del Partito Democratico, che è comprensibile, perché una volta di più voi, alla prova dei fatti, alla prova del riscontro elettorale - un riscontro elettorale che noi a differenza di altri non abbiamo avuto tema di dichiarare Pag. 93insoddisfacente per il risultato conseguito in alcune realtà territoriali dal Popolo della Libertà - state cercando di nascondere un ennesimo e ulteriore fallimento elettorale, ma siamo qui per ricordarvelo.
Il Popolo della Libertà, che denuncia una propria flessione elettorale, è alla prova dei fatti, anche nelle amministrazioni che sono state chiamate al voto domenica e lunedì scorso, il primo partito in Italia con oltre il 26 per cento dei consensi...

ROLANDO NANNICINI. Bugiardo!

MASSIMO ENRICO CORSARO....nel momento in cui tutte le forze di opposizione continuano a recedere: l'Italia dei Valori dimezza i propri voti, il Partito Democratico scende al 21,86 per cento con una perdita del 5 per cento dei voti rispetto alle precedenti comunali ed europee, con una perdita del 13 per cento dei voti rispetto alle politiche del 2008 e con picchi che voglio definire curiosi, come quelli che si sono toccati nella regione Calabria in cui da nessuna parte siete riusciti ad andare a due cifre e in cui a Cosenza siete arrivati sotto al 6 per cento.
Questa è la realtà dei dati elettorali e il fatto che ieri il Parlamento abbia conferito la quarantatreesima fiducia a questo Governo con 22 voti di vantaggio (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) è un'ulteriore dimostrazione del fatto che non vi potrà riuscire alcuna scorciatoia e che l'azione di questo Governo e di questa maggioranza continueranno nella volontà di proseguire quel percorso di riforme che abbiamo attivamente contribuito a realizzare in questi primi tre anni di legislatura e che vedranno il compimento con la riforma del fisco, con la riforma della giustizia e con il piano per il sud.
Per questo, e concludo signor Presidente, e anche signor secondo segretario del Partito Democratico, stia pure tranquillo che noi aspettiamo con serenità il voto dei ballottaggi che ci aspettano domenica e lunedì (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori) anche quello, signor Presidente, delle due città più grandi che ancora sono coinvolte nel ballottaggio. La prima è quella in cui governate voi e che è coperta di spazzatura nonostante il Governo sia riuscito per due volte a ripulirla (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile), la seconda, signor Presidente, è quella che governiamo noi, l'unica città in Italia nella quale si è reso possibile governare senza far ricorso all'aumento della tassazione, senza mettere un euro di addizionale IRPEF, senza che da cinque anni sia stato necessario aumentare di un centesimo la produzione di servizi di pubblica utilità (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Corsaro, la invito a concludere.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Non voglio fare riferimenti aulici e non voglio dire che uno spettro si aggira per l'Europa (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) perché questo vi ammanterebbe di troppa dignità, voglio solo dire che ovunque in Europa l'esperienza insegna che quando da un Governo di centrodestra si è passati a un Governo di centrosinistra le casse dello Stato sono andate al fallimento!

GIANCLAUDIO BRESSA. Pagliaccio!

MASSIMO ENRICO CORSARO. È successo questo in Grecia, in Spagna, in Portogallo, agli italiani diciamo di stare sereni...

PRESIDENTE. Onorevole Corsaro, deve concludere.

MASSIMO ENRICO CORSARO....perché il nostro Governo non consegnerà il Paese alla sinistra e non consegnerà l'Italia al fallimento economico (Applausi dei deputati Pag. 94dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà, per due minuti.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, la delegazione radicale voterà contro questo decreto-legge, che per Costituzione dovrebbe essere adottato per ragioni di necessità ed urgenza, perché ci chiediamo quale sia la necessità e l'urgenza di fare marcia indietro sul nucleare a distanza di poco più di quindici giorni dalla tenuta di un referendum indetto da mesi insieme ad altri, se non la necessità e l'urgenza di impedire ai cittadini di esprimersi democraticamente.
Non è una novità, se penso agli scioglimenti anticipati delle Camere negli anni Settanta, se penso alle sentenze interpretative della Corte costituzionale, se penso ai tradimenti degli esiti referendari da parte del Parlamento.
Siamo convinti da radicali, forti anche della memoria del precedente referendum sul nucleare - lo ricordo all'onorevole Di Pietro - che non solo i comitati, ma il popolo italiano vuole esprimersi su questa questione cruciale ed il vostro modo di procedere è un altro esempio di non democrazia che connota l'Italia.
Per questo, voglio ricordare che Marco Pannella dal 20 aprile conduce un'azione non violenta di sciopero della fame, proprio perché l'Italia torni a poter essere in qualche misura considerata una democrazia (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4307)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 4307, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole De Angelis...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 2665 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, recante disposizioni urgenti in favore della cultura, in materia di incroci tra settori della stampa e della televisione, di razionalizzazione dello spettro radioelettrico, di moratoria nucleare, di partecipazioni della Cassa depositi e prestiti, nonché per gli enti del Servizio sanitario nazionale della regione Abruzzo» (Approvato dal Senato) (4307):

Presenti 583
Votanti 581
Astenuti 2
Maggioranza 291
Hanno votato 301
Hanno votato no 280
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Sull'ordine dei lavori (ore 19,53).

PRESIDENTE. Avverto che, con lettera trasmessa in data odierna, il presidente della IV Commissione (Difesa), onorevole Cirielli, ha rappresentato che, in successive sedute della Commissione e dell'Ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi, i gruppi hanno preso atto che la Commissione non è in grado di concludere in tempo utile l'esame in sede referente del testo unificato delle proposte di legge nn. 607-1897-A, in materia di reclutamento di militari volontari delle truppe alpine, iscritto nel calendario dei lavori a partire da martedì prossimo, 31 maggio. Pag. 95
Tale argomento, pertanto, non sarà iscritto all'ordine del giorno della predetta seduta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 30 maggio 2011, alle 15:
Discussione del disegno di legge:
S. 2680 - Conversione in legge del decreto-legge 11 aprile 2011, n. 37, recante disposizioni urgenti per le commissioni elettorali circondariali e per il voto dei cittadini temporaneamente all'estero in occasione delle consultazioni referendarie che si svolgono nei giorni 12 e 13 giugno 2011 (Approvato dal Senato) (C. 4362).
- Relatore: Calderisi.

La seduta termina alle 19,55.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4307 - odg 9/13 509 509 255 245 264 31 Resp.
2 Nom. odg 9/4307/19 528 528 265 257 271 29 Resp.
3 Nom. odg 9/4307/26 540 540 271 265 275 29 Resp.
4 Nom. odg 9/4307/40 543 543 272 267 276 29 Resp.
5 Nom. odg 9/4307/48 552 552 277 276 276 26 Resp.
6 Nom. odg 9/4307/51 550 550 276 274 276 26 Resp.
7 Nom. odg 9/4307/88 559 559 280 279 280 25 Resp.
8 Nom. odg 9/4307/105 557 557 279 277 280 25 Resp.
9 Nom. odg 9/4307/144 567 567 284 280 287 22 Resp.
10 Nom. odg 9/4307/146 565 565 283 279 286 22 Resp.
11 Nom. odg 9/4307/149 562 562 282 278 284 22 Resp.
12 Nom. odg 9/4307/151 561 561 281 278 283 21 Resp.
13 Nom. odg 9/4307/152 556 524 32 263 244 280 21 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/4307/153 565 565 283 279 286 20 Resp.
15 Nom. odg 9/4307/177 564 564 283 279 285 21 Resp.
16 Nom. odg 9/4307/179 564 564 283 275 289 19 Resp.
17 Nom. odg 9/4307/181 563 548 15 275 230 318 19 Resp.
18 Nom. odg 9/4307/182 563 516 47 259 224 292 20 Resp.
19 Nom. odg 9/4307/184 564 563 1 282 276 287 20 Resp.
20 Nom. odg 9/4307/186 566 566 284 277 289 19 Resp.
21 Nom. odg 9/4307/190 566 566 284 276 290 18 Resp.
22 Nom. odg 9/4307/191 566 565 1 283 224 341 19 Resp.
23 Nom. odg 9/4307/192 562 553 9 277 421 132 18 Appr.
24 Nom. odg 9/4307/196 573 568 5 285 229 339 17 Resp.
25 Nom. odg 9/4307/197 572 572 287 277 295 18 Resp.
26 Nom. odg 9/4307/199 565 533 32 267 207 326 18 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 29)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/4307/201 575 572 3 287 280 292 18 Resp.
28 Nom. odg 9/4307/202 572 571 1 286 276 295 18 Resp.
29 Nom. Ddl 4307 - voto finale 583 581 2 291 301 280 12 Appr.