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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 475 di giovedì 19 maggio 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 10,15.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Aprea, Barbi, Bonaiuti, Brugger, Brunetta, Carfagna, Casero, Cazzola, Centemero, Cesario, Cicchitto, Colucci, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Fitto, Franceschini, Gelmini, Giro, Leo, Leone, Lo Monte, Martini, Meloni, Ricardo Antonio Merlo, Migliavacca, Leoluca Orlando, Picchi, Reguzzoni, Roccella, Saglia, Stasi, Stucchi e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 10,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative per l'avvio dei lavori riguardanti la realizzazione dell'infrastruttura autostradale Parma-Nogarole Rocca (Tibre) - n. 2-00838)

PRESIDENTE. L'onorevole Strizzolo ha facoltà di illustrare l'interpellanza Rigoni n. 2-00838, concernente iniziative per l'avvio dei lavori riguardanti la realizzazione dell'infrastruttura autostradale Parma-Nogarole Rocca (Tibre) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo ed egregi colleghi, con questa interpellanza urgente a prima firma del collega Rigoni si è inteso rappresentare al Governo la necessità di acquisire informazioni circa l'iter, il percorso realizzativo di un'importante infrastruttura che rientra negli obiettivi strategici del nostro Paese. Tant'è che questa opera, la cosiddetta Tibre, Tirreno Brennero, che parte dalla periferia di Parma fino a Nogarole Rocca, è stata, a suo tempo, inserita nella legge obiettivo, la n. 443 del 2001, e il Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) in data 21 dicembre 2001 ha approvato il progetto preliminare dell'opera.
Nel 2008 il costo per la realizzazione di questa opera era preventivato in 1.809,65 milioni di euro e la conclusione della realizzazione dell'opera era prevista entro l'anno 2016. In data 9 novembre 2009 la società concessionaria, che è l'Autocisa, ha presentato al CIPE il progetto definitivo relativo alla realizzazione della tratta Parma-Nogarole Rocca, con un aggiornamento dell'importo finale dell'opera a 2.731 Pag. 2milioni di euro e ha presentato, allo stesso tempo, il progetto definitivo per il primo lotto dell'opera tra Fontevivo e Trecasali, di 12 chilometri rispetto agli 85 chilometri complessivi dell'opera. La realizzazione di questo primo lotto era in totale autofinanziamento.
Successivamente, all'inizio del mese di gennaio 2010, da parte del CIPE ci fu la conferma dell'importanza e della validità dell'opera e addirittura ci fu l'approvazione del nuovo termine della concessione, fissato al 31 dicembre 2031. In quella stessa data c'è stata anche l'approvazione del progetto definitivo del primo lotto, per un importo di 513 milioni di euro che, come ho appena ricordato, era ed è autofinanziato perché posto a totale carico della società concessionaria.
Alla data di presentazione di questa interpellanza urgente, che risale al 4 ottobre del 2010, non erano ancora state rilasciate tutte le autorizzazioni necessarie per dare l'avvio concreto ai lavori. Con questa interpellanza io, il collega Rigoni, e gli altri colleghi che l'hanno sottoscritta - e sottolineo che non si tratta solo di colleghi del Partito Democratico, ma anche di parlamentari appartenenti ad altri schieramenti politici e ad altri gruppi parlamentari - chiediamo al Governo quali siano le iniziative affinché si possa sbloccare l'avvio dei lavori e anche di sapere quali iniziative lo stesso Governo intenda assumere in termini urgenti per fare in modo che l'opera in questione venga realizzata.
Sottolineiamo, tra l'altro, l'importanza che questa opera avrà, una volta realizzata, nel complesso delle infrastrutture del nostro Paese perché il collegamento tra il Tirreno (perché questa autostrada arriva fino a La Spezia da una parte) con il Brennero, perché arriva fino in Austria dall'altra) è importante anche alla luce della necessità di dare un impulso alla ripresa economica del nostro Paese. Sappiamo tutti che quando c'è una fase di crisi come quella che stiamo vivendo - peraltro, purtroppo al di là delle dichiarazioni dei massimi esponenti di questo Governo non è vero che la crisi è finita e che ne siamo usciti - storicamente, classicamente oserei dire, sono proprio gli interventi sostenuti dall'amministrazione pubblica, a cominciare dallo Stato ma via via dalle regioni, dalle province, dai comuni, dalle società pubbliche o miste pubblico-private, a poter mettere in cantiere realizzazioni di opere pubbliche e dare il segno di un sostegno alla ripresa economica e produttiva.
Quest'opera, oltre che venire incontro alle sollecitazioni rappresentate da anni da amministrazioni comunali, da cittadini ed anche da associazioni economiche e produttive per la sua importanza, non solo dal punto di vista del significato strategico per i collegamenti e le infrastrutture nel nostro Paese, ma con proiezioni anche oltre il nostro Paese, può dare concreto aiuto e sostegno anche a una ripresa dell'attività economica e produttiva, quindi non solo direttamente a chi sarà chiamato principalmente come soggetto aggiudicatario per la sua realizzazione ma a tutte le attività economiche indotte che ne potranno trarre beneficio.
Ribadendo ancora una volta l'importanza di quest'opera e la necessità che da parte del Governo ci siano risposte tempestive, concrete e immediate, ribadisco ancora una volta la necessità che, al di là dei proclami e delle dichiarazioni con cui in questi anni abbiamo riscontrato un'inadeguatezza dal punto di vista di fatti concreti e operativi, ci sia un segnale di forte attenzione da parte del Governo. So che il sottosegretario Giachino, che rappresenta il Governo e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, è persona molto impegnata e attiva in questo settore, ma ritengo che complessivamente l'attività e il ruolo di questo Governo siano stati assolutamente insufficienti e inadeguati per far fronte a una crisi che parte proprio anche dall'incapacità di dare snellezza e tempestività a interventi che da tempo sono programmati e che hanno avuto le approvazioni del CIPE, ma che stentano a decollare come realizzazione effettiva. Pag. 3
Questo è un problema molto importante e molto significativo perché, ripeto ancora una volta, incide sul sistema economico complessivo del nostro Paese. Ci rendiamo altrettanto conto che quando si realizzano opere pubbliche che hanno un significativo impatto sul territorio c'è anche la necessità di mettere in campo tutte le garanzie per realizzare un effettivo equilibrio tra la necessità della realizzazione dell'opera e del sostegno allo sviluppo e alla crescita economica su un versante, ma sull'altro versante è altrettanto importante garantire un impatto che sia compatibile con la tutela dell'ambiente e del territorio e sostanzialmente con la salvaguardia e la tutela della salute delle persone e della qualità della vita.
Credo che con questa interpellanza si è voluto ancora una volta segnalare l'attenzione da parte dei molti parlamentari che l'hanno sottoscritta a problemi che riguardano non solo le comunità locali, ma anche un percorso strategico complessivo per il nostro Paese.
Aggiungo concludendo, signor Presidente ed egregi colleghi, che in questo nostro Paese forse servirebbe una attenzione e un impegno supplementare da parte del Governo con riferimento ad alcune opere strategiche. Mi riferisco, e concludo veramente, per esempio, alla realizzazione della terza corsia nell'autostrada A4 nel tratto tra Mestre e Trieste, che interessa in particolare la mia regione. Qui, guarda caso, lo Stato non mette neanche un euro. L'opera è totalmente posta a carico della società concessionaria Autovie venete e, quindi, sostanzialmente della regione Friuli Venezia Giulia, che è il socio di larghissima maggioranza di questa società. Ciò per dire che anche quell'opera ha un grande rilievo strategico e, quindi, ci sarebbe la necessità, da parte del Governo e da parte di chi ha la competenza di affrontare le problematiche delle infrastrutture autostradali, ferroviarie e quant'altro, di realizzare un maggiore equilibrio anche nella suddivisione delle risorse destinate agli investimenti con riferimento a queste importanti opere.
Pertanto, signor Presidente, concludo auspicando che da parte del Governo ci sia una risposta come noi ci attendiamo a questa interpellanza urgente, che trova risposta a distanza di qualche mese, perché quella della Tirreno-Brennero è un'opera molto importante - lo ripeto - non solo per i territori attraversati, la Toscana, l'Emilia e il Veneto, ma nella strategia complessiva dello sviluppo del nostro Paese, come proiezione anche verso il centro e l'est dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, onorevole Rigoni, caro onorevole Strizzolo, mi consenta all'inizio di dissentire dal giudizio sull'attività di Governo in ordine alla crisi economica peggiore degli ultimi cento anni, perché il giudizio sulla attività di questo Governo, che ha sanato i conti pubblici, ha sanato i conti degli italiani e delle imprese, è dato in modo preciso e documentato dal Fondo monetario internazionale. Con un'altra compagine di Governo il risultato non sarebbe stato così sicuro.
Però, qui parliamo di un'opera fondamentale, prevista dalla legge obiettivo e dal Piano nazionale della logistica, e utile - lo voglio dire - non soltanto in quanto dà un contributo anticiclico, ma per facilitare i collegamenti tra i nostri porti e il mercato europeo ed è quindi strategica per dare un impulso alla crescita economica, al di là del fatto delle realizzazione dell'opera. Infatti - lo ricordo - la distanza che intercorre tra il porto di La Spezia e Monaco di Baviera è inferiore a quella che intercorre tra Monaco di Baviera e i porti del nord Europa. I nostri porti sono in competizione con i porti del nord Europa; è lì che dobbiamo conquistarci una posizione strategica e competitiva per il futuro. Ed è ciò di cui parliamo nel Piano nazionale della logistica. Pag. 4
A seguito della presentazione da parte della società concessionaria del progetto definitivo del collegamento autostradale Parma-Mantova (Tibre), il CIPE, in data 22 gennaio 2010, ha ribadito la volontà di realizzare questa importante infrastruttura e ha preso atto del costo totale di 2.730 milioni di euro, approvando il progetto definitivo del primo lotto «Fontevivo - Trecasali/Terre Verdiane» per un importo di circa 514 milioni di euro. Tale approvazione, considerando che la realizzabilità dell'opera è a totale carico del concessionario, ha comportato la necessità di adeguamento della scadenza concessoria al 31 dicembre 2031 della convenzione vigente, così come convenuto con l'Unione europea. In data 12 novembre 2010, è stato quindi sottoscritto tra ANAS Spa e l'Autocamionale della Cisa Spa l'atto di recepimento che ha reso immediatamente efficace la convenzione unica del 3 marzo 2010.

La concessionaria, divenuta efficace la convenzione, ha inviato all'ANAS, in data 23 dicembre 2010, il progetto definitivo del primo lotto «Fontevivo - Trecasali/Terre Verdiane» del raccordo autostradale autostrada A15 della Cisa, autostrada A22 del Brennero «Fontevivo - Nogarole Rocca», adeguato alle prescrizioni della delibera CIPE del 22 ottobre 2010.
Con l'avvenuta approvazione del progetto definitivo da parte del Consiglio di amministrazione dell'ANAS nella seduta del 20 aprile 2011, l'autocamionale della Cisa avvierà le relative procedure di affidamento dei lavori necessari per la realizzazione dell'opera che si concluderanno entro la fine del corrente anno. Trattandosi di appalto integrato, l'impresa esecutrice provvederà a redigere il progetto esecutivo dell'opera con cantierizzazione dei lavori prevista per i mesi di maggio-giugno 2012.

PRESIDENTE. L'onorevole Rigoni ha facoltà di replicare.

ANDREA RIGONI. Signor Presidente, vorrei ringraziare il Governo per questa risposta. Consentitemi, però, di dissentire con l'amico sottosegretario Giachino rispetto alla sua valutazione, giusta per la parte che rappresenta, dell'operato di questo Governo nei confronti del sostegno in favore della crescita del nostro Paese.
Se bastasse soltanto, come pure è stato fatto, tenere i conti in ordine per favorire la crescita di un Paese, questo sarebbe soltanto una parte di ciò che andrebbe fatto. Questo Governo, purtroppo, almeno secondo la nostra opinione, non ha operato scelte di priorità, ha praticato solo tagli lineari che, di fatto, hanno precluso la possibilità di una ripresa economica più forte. Tutti gli indicatori europei danno il nostro Paese come quello che cresce di meno rispetto alla media europea. Peraltro, ci auguriamo che, invece, possa iniziare un periodo in cui il Governo operi delle scelte per potenziare la crescita, per aiutare lo sviluppo, per dare nuova occupazione, per agganciare anche lo sviluppo e la crescita del nostro Paese alla locomotiva europea.
Riguardo al contenuto della nostra interpellanza urgente, il collega Strizzolo ha bene evidenziato l'importanza che questa grande opera, il corridoio plurimodale Tirreno-Brennero, ha nel tessuto economico del nostro Paese.
In questa sede vorrei ricordare con fermezza e determinazione l'importanza del corridoio Tirreno-Brennero, che unisce, come è stato ricordato, l'area tirrenica con il Brennero e, quindi, con l'Europa centrale, la Mitteleuropa, che rappresenta un'infrastruttura importantissima per il collegamento, la distribuzione delle merci, la mobilità delle persone, anche ai fini della connessione con il sistema portuale italiano dell'alto Tirreno con i mercati del Nord Europa. Il sottosegretario ricordava l'importanza della suddetta opera strategica, che unisce il nostro sistema portuale ai grandi mercati dell'Europa che, sempre come ricordava il sottosegretario, sono più vicini del sistema portuale nordeuropeo della Germania e dell'Olanda.
Proprio per questo sistema di rapporti a livello nazionale ed europeo è importante la realizzazione di questo corridoio centrale, Pag. 5che è diretto a costituire l'elemento centrale rispetto agli assi di trasporto del nostro Paese e a completare gli stessi, insieme all'asse centrale appenninico e al corridoio adriatico. Pertanto, la realizzazione della suddetta opera richiede un più convinto sostegno per la definizione del completamento di questo corridoio plurimodale, che non è, quindi, riferito soltanto ad una rete autostradale, ma anche ad una rete ferroviaria che unisce, di fatto, l'Europa con l'intera parte meridionale dell'Europa stessa, a partire proprio dall'Italia.
Voglio ricordare in questa sede anche il grande coinvolgimento non soltanto a livello governativo, ma di tutti gli enti locali. La regione Toscana, la regione Emilia Romagna, la regione Lombardia, gli enti locali, i comuni, le associazioni e le categorie economiche credono fermamente che questo asse plurimodale - sostanzialmente la Tirreno-Brennero - consenta attraverso il potenziamento di questo corridoio di avanzare rispetto a condizioni di sviluppo sia nazionale che regionale.
Al riguardo mi preme anche sottolineare che all'interno di questo asse di collegamento, cosiddetto Tirreno-Brennero, è stato individuato anche il raccordo ferroviario Brennero-Verona-Parma-La Spezia. Quest'opera è evidente che risulta di interesse strategico per il nostro Paese. È chiaro che, come diceva il collega Strizzolo, costituisce il nucleo, come lo definisco io, dell'asse dei trasporti: Verona con il quadrante europeo. Verona rappresenta, di fatto, lo snodo perché unisce il cosiddetto corridoio 5, il grande asse est-ovest da Lisbona fino a Kiev, attraverso la parte italiana transpadana (da Torino, dal Fréjus fino a Trieste). Non è un caso che questa interpellanza è sottoscritta da tanti colleghi di diverse regioni e non soltanto di una parte territoriale limitata. Rappresenta uno snodo perché mette insieme questi grandi progetti infrastrutturali all'interno della Trans-European Networks, la famosa rete dei trasporti e dei collegamenti europei insieme al Corridoio 1, che unisce Berlino, Verona, la Tibre, il Tirreno fino ad arrivare a Palermo, con il collegamento della Livorno-Civitavecchia. Rappresenta cioè il grande asse plurimodale che consente di dare una spinta, come diceva il collega Strizzolo, non soltanto avvicinando le persone, ma anche dando concretamente una spinta alla modernizzazione del Paese, allo sviluppo del nostro territorio e quindi a insediamenti produttivi, che svolgono carattere anche di «sostentamento» e potenziamento dell'attività economica. Non è soltanto un problema, come è stato ricordato, di opera strategica a livello nazionale e europeo, ma è anche un dato evidente che serve a ratificare la grande importanza che l'Italia attribuisce a questo asse di collegamento. In sostanza, l'approvazione concreta di questa realizzazione, l'approvazione concreta dei progetti esecutivi costituisce la partenza di questa opera. In definitiva questo è un piccolo tratto: l'opera è costituita da 85 chilometri, ma per questo primo tratto - che è autofinanziato dai privati -, come c'è stato detto dal sottosegretario, ormai finiranno le pratiche burocratiche entro quest'anno e l'opera partirà all'inizio del 2012. Questi primi 12 chilometri di tratto autostradale in sostanza rappresentano il primo avvio. È un dato importante: affinché le grandi opere partano c'è la necessità di dare un innesco, c'è la necessità di mettere il primo mattone, di dare la scintilla. È chiaro che questo intervento rappresenta un avvio, si tratta soltanto di una piccola parte che tuttavia ricopre un significato simbolico importante, oltre quello che può essere il significato concreto. È un significato simbolico, che ci dà anche il senso di un sistema integrato complessivo attraverso cui questo Paese si muove sostanzialmente insieme, in una strategia complessiva forte, che consenta di ridare concretamente speranza a uno sviluppo economico.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Rigoni.

ANDREA RIGONI. In sostanza, Signor Presidente, colleghi, un asse destinato a portare crescita, sviluppo e lavoro, ad avvicinare l'area tirrenica alla Mitteleuropa, Pag. 6ad incrementare i notevoli flussi turistici esistenti, a rendere produttivo il sistema integrato portuale dell'alto Tirreno, ad avvicinare i cittadini, a dare nuovo lavoro, nuova occupazione, a creare sviluppo ed a portare benessere alle popolazioni interessate. In due parole, destinato a ridare fiato a questo Paese, a ridare speranza ai cittadini di questo Paese, a ridare forza all'Italia, anche nell'ambito dei rapporti europei.

(Iniziative di competenza volte a tutelare i diritti di proprietà intellettuale delle imprese italiane all'estero - n. 2-01071)

PRESIDENTE. L'onorevole Calearo Ciman ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01071, concernente iniziative di competenza volte a tutelare i diritti di proprietà intellettuale delle imprese italiane all'estero (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MASSIMO CALEARO CIMAN. Signor Presidente, cercherò di essere molto veloce anche perché, visto il sistema, credo che dovremmo rivedere le regole anche del nostro Parlamento. Dovremmo forse chiacchierare di meno e lavorare di più. Vorrei dire al sottosegretario che stiamo parlando di un problema molto importante per il made in Italy e per le piccole imprese. Il nostro Paese, che è cresciuto per il 90 per cento in piccole imprese, rappresentate in passato da aziende fortemente impegnate nella manodopera, oggi vede nuove realtà impegnate nella «mente d'opera» e, proprio per questo, per poter fare in modo che le nostre imprese crescano, si cerca di salvaguardare i marchi ed i brevetti. Viste le dimensioni della maggior parte delle imprese, quindi molto piccole, c'è la necessità di aiutarle nel poter essere presenti nel mercato estero e di poterle aiutare quando brevettano un prodotto e, nei mercati esteri; in particolare i mercati molto grandi, per esempio gli Stati Uniti d'America, «trovano» delle contraffazioni e non hanno la sufficiente forza economica per contrastarle. Attraverso lo strumento degli Ipr desk - ce ne sono in parte, ma sono insufficienti - chiediamo un aiuto per queste imprese che vogliono lavorare attraverso marchi e brevetti all'estero e chiediamo, se sia possibile, un contributo a fondo perduto nella misura percentuale tra il 40 ed il 50 per cento delle spese effettuate per la difesa del marchio e del brevetto, attraverso anche una compensazione delle imposte dovute. Aspetto, quindi, un aiuto da parte del Governo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Stefano Saglia, ha facoltà di rispondere.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, si evidenzia, innanzitutto, che gli Ipr desk sono attualmente presenti in dieci Paesi extracomunitari. La scelta dei mercati dove collocarli è stata dettata, a suo tempo, dell'esigenza di supportare, con un servizio aggiuntivo, le imprese italiane all'estero, in particolare quelle operanti nei mercati emergenti e, comunque, nei Paesi che si posizionavano, nelle statistiche europee, tra i principali produttori di merce contraffatta. Il progetto Desk ha iniziato ad operare nel 2007 con una disponibilità complessiva di 23 milioni di euro (15 per il funzionamento e 8 per l'assistenza legale), stanziati una tantum dalla legge n. 350 del 2003. Ad oggi, la misura non è stata rifinanziata. Ciononostante, l'azione del Ministero è stata caratterizzata da un deciso impegno volto ad ottimizzare l'erogazione dei servizi di tutela anticontraffazione in favore delle imprese, considerato che la difesa della proprietà industriale riveste una valenza sempre più significativa nel sostegno alla competitività dei nostri prodotti, già svantaggiati da alcuni fattori strutturali interni, come la rigidità del mercato del lavoro, gli elevati costi dei servizi di supporto, le forti disuguaglianze infrastrutturali e la specializzazione in settori produttivi maggiormente esposti alla concorrenza. In tali condizioni, le indiscusse capacità italiane di costante innovazione creativa, Pag. 7sia in termini di prodotti che di processi, rappresenta un elemento qualificante nella competizione per il mantenimento della nostra quota di mercato.
Il fenomeno contraffattivo configura, quindi, per il nostro sistema produttivo, un danno più significativo di quello subito dalle altre economie avanzate, caratterizzate da differenti modelli di sviluppo. L'azione di contrasto intrapresa a tutto tondo negli ultimi anni comincia a far vedere i suoi effetti. Per quanto di specifica competenza del Ministero, l'aver dato forma - prima l'Italia tra i Paesi occidentali - ad una rete internazionale di antenne dedicate, si è rivelato uno strumento innovativo, pieno di potenzialità, che ha suscitato anche l'apprezzamento della Commissione europea.
Occorre sottolineare anche che gli IPR Desk, oltre ai servizi alle imprese, svolgono una preziosa azione di monitoraggio sull'evoluzione del fenomeno sui mercati presidiati - sulla cui base è possibile aggiornare le politiche nazionali di contrasto - nonché un'attività di collaborazione con le autorità locali che stimola, tra l'altro, la stipula di intese tecniche bilaterali su cui si confida per sviluppare nel tempo un valido meccanismo di contrasto sui mercati più critici.
In quest'ottica, le due direzioni generali competenti - direzione generale per la lotta alla contraffazione - UIBM per i compiti di indirizzo, coordinamento e valutazione della rete e direzione generale per le politiche di internazionalizzazione e promozione degli scambi, per quanto riguarda la gestione organizzativa ed amministrativa dei «desk», stanno concludendo gli approfondimenti necessari all'elaborazione di una proposta di ristrutturazione organizzativa e funzionale della rete.
Gli obiettivi del Ministero sono i seguenti: strutturare la rete valorizzando la funzione svolta a livello centrale dal Ministero e, nello specifico, dalle due direzioni generali interessate; sviluppare la capacità di monitoraggio dei fenomeni internazionali legati alla contraffazione; incentivare la negoziazione di intese interstatali strategiche; erogare un servizio più qualificato alle imprese; differenziare l'attività dei desk in base alle esigenze dei singoli mercati; aggiornare, con flessibilità, le strategie in base allo sviluppo delle centrali internazionali della contraffazione; monitorare i risultati operativi rispetto al sistema produttivo nazionale.
Attualmente, IPR Desk fornisce assistenza a tutte le imprese italiane, siano esse PMI, nella definizione comunitaria, che grandi imprese. Il fondo previsto non è pertanto messo a disposizione unicamente per la tutela dei «marchi ritenuti di particolare importanza». Sono, spesso, le PMI, meno consapevoli delle necessità e dei rischi ai quali vanno incontro nei mercati esteri, a rivolgersi al Desk per ottenere l'assistenza tecnico-legale di primo livello, su questioni riguardanti la tutela dei diritti di proprietà intellettuale, l'orientamento nella registrazione di titoli, o l'adozione di misure per la lotta alla contraffazione. Le grandi imprese, pur contattando il Desk, lo coinvolgono prevalentemente nei casi di esigenza di rispetto dei loro diritti e ricevono informazioni di orientamento sul sistema della proprietà intellettuale esistente nel Paese di riferimento. Sono, poi, gli uffici legali interni alle imprese stesse ad esercitare azioni a tutela dei propri interessi. L'assistenza del Desk si concretizza, in sostanza, attraverso la fornitura di documenti e rapporti comprendenti normative e procedure, inclusi tempi e costi, valutazioni e suggerimenti, consigli e casi di studio.
Preme, inoltre, mettere in risalto il ruolo, svolto dal Desk, di monitoraggio del mercato e di promozione dei principi e dei valori della proprietà intellettuale, al fine di rafforzare le forme di tutela dei diritti e le azioni di contrasto alla contraffazione; ruolo, questo, svolto attraverso la realizzazione di eventi di sensibilizzazione, la partecipazione a seminari, l'organizzazione di tavoli di lavoro bilaterali e multilaterali, l'organizzazione di missioni in Italia di funzionari di Paesi ospitanti. Alcuni Desk forniscono altresì assistenza nella registrazione dei titoli. Pag. 8
Per ciò che riguarda la possibilità di poter assegnare un contributo a fondo perduto, il Ministero non ritiene che si possa operare in tal senso, in quanto questo tipo di aiuti presuppone un'attività di vigilanza che, al momento non rientra nei compiti specifici del Ministero.
Inoltre il comma 2 dell'articolo 1 del decreto del Ministro del commercio internazionale, del 18 maggio 2007, il quale definisce l'individuazione delle sedi e la regolamentazione del funzionamento dei desk, stabilisce che il costo delle controversie legali è a carico delle imprese, salvo le cause pilota.
«Cause», quest'ultime, che vengono definite come: «i casi più rappresentativi per le aziende individuate dal responsabile del Desk tra quelli più problematici in materia di proprietà industriale e a lui sottoposti dalle imprese e di cui il responsabile dà comunicazione al Ministero».

PRESIDENTE. L'onorevole Calearo Ciman ha facoltà di replicare.

MASSIMO CALEARO CIMAN. Signor Presidente, l'analisi del sottosegretario è corretta e approfondita. Sarò ancora presente in questo argomento in quanto d'accordo sulle «antenne sul territorio». Tuttavia sui 23 milioni, 15 per il funzionamento e 8 per le cause legali, bisognerebbe continuare per poter dare più assistenza alle piccole e medie imprese. In ogni caso la ringrazio perché mi sembra esaustivo quanto da lei detto.

(Orientamenti del Governo circa l'erogazione di contributi a favore del consorzio per lo sviluppo integrato del sistema industriale piemontese - n. 2-01078)

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01078 concernente orientamenti del Governo circa l'erogazione di contributi a favore del consorzio per lo sviluppo integrato del sistema industriale piemontese (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, sarò molto breve perché la questione posta dall'interpellanza è molto chiara e chiama in causa il Governo rispetto agli impegni assunti per il contratto di programma autorizzato dal CIPE nel lontano 22 dicembre 2006. Siamo davanti ad un grave ritardo da parte del Governo che ha sottoscritto il programma in data 14 settembre 2009.
Le imprese del consorzio hanno praticamente completato gli investimenti programmati, accollandosi oneri molto pesanti. La regione Piemonte ha confermato il suo impegno di 2 milioni e 400 mila euro per il contratto di programma in oggetto. Pertanto, risulterebbe veramente incomprensibile che il Governo, i Ministeri competenti, questo Governo «del fare» non procedano negli atti conseguenti.
Sono convinto di ciò e attendo da parte del Governo una risposta positiva, perché è indubbio che gli impegni assunti vanno onorati. Per questo, naturalmente ringrazio. L'interpellanza urgente in oggetto è del febbraio scorso e, quindi, sono passati quattro mesi. Rispetto alle sollecitazioni che abbiamo fatto in questi ultimi anni, mi auguro che la risposta da parte del Governo e del CIPE sia positiva, in modo che le imprese che hanno sopportato gli oneri finanziari, esponendosi in modo molto significativo, possano oggi ricevere una risposta positiva nel senso di una reale accelerazione dell'iter relativo al contratto di programma in oggetto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Stefano Saglia, ha facoltà di rispondere.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo «del fare» si è occupato, ovviamente, del contratto di programma sottoscritto il 14 settembre 2009 con il Consorzio per lo sviluppo integrato del sistema agroindustriale piemontese, il cui articolo 1.2 subordina, tra l'altro, Pag. 9l'efficacia dello stesso alla presa d'atto, da parte del CIPE, delle intervenute modifiche al complessivo piano progettuale.
Il Ministero dello sviluppo economico - con nota del 30 marzo 2010 - ha provveduto ad avviare le previste procedure per proporre al CIPE l'aggiornamento del piano progettuale, al fine di adottare il decreto di approvazione e di impegno delle risorse finanziarie e, conseguentemente, dare avvio all'erogazione dei contributi in favore delle imprese consorziate che ne abbiano i requisiti.
Nella seduta del 5 maggio ultimo scorso, il CIPE ha preso atto delle variazioni apportate al contratto di programma e, successivamente, all'istruttoria sui progetti esecutivi, la cui efficacia è subordinata alla suddetta presa d'atto.
Quindi, dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della delibera CIPE, sarà predisposto il decreto di approvazione ed impegno al quale potranno seguire le erogazioni spettanti.

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di replicare.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, prendo atto positivamente del suo impegno rispetto alla nostra sollecitazione del febbraio scorso e dei passi concreti in avanti che sono stati compiuti. Quindi, signor sottosegretario, mi auguro che, con la stessa sollecitudine, appena intervenuta la pubblicazione del provvedimento del CIPE, vi possa essere sia il decreto - come lei ha annunciato - sia, poi, le conseguenti erogazioni alle imprese che si sono impegnate nella realizzazione del contratto di programma in oggetto.
Pertanto, signor sottosegretario, manterremo il nostro occhio vigile sull'iter dei provvedimenti che lei ha annunciato. Sollecitiamo veramente, ancora una volta, ad accelerare l'adozione dei conseguenti decreti, perché il contratto di programma, rispetto al Governo «del fare», prevede, comunque, un iter molto lungo. Noi speriamo che almeno, dulcis in fundo, si possa vedere un'accelerazione definitiva nell'erogazione dei finanziamenti (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

(Chiarimenti in merito ai requisiti per partecipare alla costituzione dei fondi per la formazione dei lavoratori di settore, con particolare riferimento alla vicenda dell'associazione imprenditoriale Alleanza Lavoro - n. 2-01023)

PRESIDENTE. L'onorevole Sardelli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01023, concernente chiarimenti in merito ai requisiti per partecipare alla costituzione dei fondi per la formazione dei lavoratori di settore, con particolare riferimento alla vicenda dell'associazione imprenditoriale Alleanza Lavoro (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare che l'associazione Alleanza lavoro, nell'interpellanza urgente in oggetto, chiede di essere annoverata fra le parti costituenti il fondo per la formazione. Quindi, vorrei ascoltare la replica del rappresentante del Governo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Luca Bellotti, ha facoltà di rispondere.

LUCA BELLOTTI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, l'onorevole Sardelli, con il presente atto parlamentare, richiama l'attenzione sull'associazione imprenditoriale Alleanza lavoro, con specifico riferimento alla richiesta - inoltrata dalla stessa ai competenti uffici del Ministero del lavoro e delle politiche sociali - di essere annoverata tra le parti costituenti il Fondo per la formazione, risultante dall'unificazione dei Fondi Forma.Temp ed Ebiref.
Al riguardo, è opportuno precisare che l'accoglimento di tale istanza presuppone l'accertamento della sussistenza - in capo all'organizzazione Pag. 10richiedente - del requisito della «maggiore rappresentatività comparata», di cui all'articolo 2, comma 1, lettera h) ed m) del decreto legislativo n. 276 del 2003.
In particolare, l'espressione «sindacato comparativamente più rappresentativo» costituisce un'evoluzione rispetto a quella di «sindacato maggiormente rappresentativo», in quanto, a differenza della maggiore rappresentatività - caratteristica qualitativa e paritetica - introduce un criterio di misurazione di carattere selettivo nella dialettica dei rapporti sindacali.
Occorre, tuttavia, far presente che - in considerazione delle questioni interpretative, tuttora aperte, in merito agli elementi di ponderazione che guidano il procedimento - gli unici indicatori di riferimento sono, allo stato, quelli elaborati dalla giurisprudenza per accertare la sussistenza della «maggiore rappresentatività a livello nazionale».
In particolare, la giurisprudenza della Corte costituzionale e della Corte di Cassazione - in considerazione della mancata applicazione dell'articolo 39 della Costituzione e dell'assenza di disposizioni normative che prevedano obiettivi indicatori della rappresentatività - ha dedotto la sussistenza del requisito della «maggiore rappresentatività» da un complesso di indici o elementi sintomatici, quali la consistenza numerica dell'organizzazione, la significativa presenza territoriale sul piano nazionale, nonché l'attività di tutela di interessi individuali e collettivi, con particolare riferimento alla contrattazione collettiva.
Tuttavia, l'approssimazione e la difficile verifica di tali indicatori ha reso indispensabile la fissazione di criteri più precisi, che consentano una valutazione più corretta e compiuta delle risultanze istruttorie. Pertanto, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con circolare n. 14 del 1995, ha ritenuto sussistere il requisito della «maggiore rappresentatività» allorquando l'articolazione organizzativa dell'associazione presenti sedi effettivamente operanti in almeno la metà delle province.
I competenti uffici del Ministero del lavoro e delle politiche sociali sono, dunque, chiamati ad effettuare un giudizio di «effettività» sull'operatività delle sedi, al fine di evitare che la presenza territoriale si riduca alla semplice esistenza di un recapito meramente figurativo.
Alla luce di quanto esposto, dall'esame dei dati dichiarati dall'associazione di categoria Alleanza lavoro, è emerso che la stessa risulta essere presente soltanto in due province. Tale dimensione organizzativa e territoriale è, quindi, risultata ben al di sotto di quella richiesta, rendendo superflua l'ulteriore verifica dell'effettiva operatività delle sedi dichiarate.
In considerazione di ciò, l'amministrazione che rappresento non ha potuto ritenere sussistente, in capo ad Alleanza lavoro, il requisito della «maggiore rappresentatività a livello nazionale», con conseguente impossibilità di riconoscere la stessa tra le parti costituenti il Fondo per la formazione.
Da ultimo, tengo a precisare che il richiamo - operato dall'amministrazione che rappresento - all'articolo 2, comma 1, lettere h) e m) del decreto legislativo n. 276 del 2003 è del tutto pertinente, atteso che tale disposizione prevede la definizione di enti bilaterali, quali organismi, costituiti a iniziativa di una o più associazione di datori e prestatori di lavoro, che costituiscono sedi privilegiate per la regolazione del mercato del lavoro.

PRESIDENTE. L'onorevole Sardelli ha facoltà di replicare.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, ringrazio il Governo per l'attenzione e la precisione dei dati.
Vorrei soltanto aggiungere che il concetto di effettiva operatività risulta limitante se interpretato come presenza in almeno il 50 per cento delle province, ed inviterei ad una riflessione. L'operatività, infatti, va vista in tal senso: si può avere una sola sede, operativa su tutto il territorio nazionale, oppure si possono avere 50 sedi Pag. 11provinciali e, poi, un'operatività ridotta. Pertanto, approfondirò comunque questo aspetto. Ringrazio il Governo e farò pervenire ulteriori valutazioni.

(Iniziative volte a garantire una corretta applicazione delle normative in materia di pensionamento, con particolare riferimento alla facoltà di rescissione unilaterale del rapporto di lavoro - n. 2-01065)

PRESIDENTE. L'onorevole Mattesini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01065 concernente iniziative volte a garantire una corretta applicazione delle normative in materia di pensionamento, con particolare riferimento alla facoltà di rescissione unilaterale del rapporto di lavoro (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

DONELLA MATTESINI. Signor Presidente, l'interpellanza si riferisce al fatto che, alla fine del mese di marzo 2011, la direzione generale delle risorse umane dell'INPDAP ha trasmesso ad alcuni dirigenti un provvedimento di rescissione unilaterale del rapporto di lavoro. Tra questi dirigenti vi sono il direttore provinciale della sede di Arezzo, nonché di Livorno, Pisa, Siena, Agrigento, Viterbo e Salerno.
Questo provvedimento è stato redatto ai sensi del comma 11 dell'articolo 72 del decreto-legge n. 112 del 2008. Tale norma, infatti, prevedeva il pensionamento con 40 anni di contribuzione figurativa, ma è stata modificata successivamente dalla legge n. 15 del 2009 (legge Brunetta), che ha sostituito, appunto, l'anzianità massima contributiva di 40 anni con l'anzianità massima di servizio effettiva di 40 anni.
Entriamo qui in un percorso che riguarda le norme sulle pensioni che questo Governo ha sfornato in modo ripetuto e contraddittorio, perché questa norma, già modificata, è stata nuovamente modificata dal decreto-legge n. 78 del 2009, che ha ripristinato per la risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro, il requisito dell'anzianità massima contributiva di 40 anni.
Inoltre, con l'articolo 22-ter del decreto-legge n. 78 del 2009, convertito dalla legge n. 102 del 2009, è stato disposto che dall'anno 2010 l'età pensionabile delle donne che lavorano nel pubblico impiego venga gradualmente innalzata a 65 anni. Successivamente ancora, con la legge n. 122 del 2010 (legge di conversione del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78) è stato stabilito lo spostamento di un anno per l'andata in pensione. Infatti, coloro che hanno maturato tale diritto a partire dal 1o gennaio 2011 saranno soggetti allo slittamento della propria finestra di uscita di un anno. Tra l'altro, va tenuto conto che, nel frattempo, l'INPDAP, con determina del commissario straordinario-presidente, aveva già effettuato i tagli dovuti e, in qualche modo, compiuto il riassetto del personale dirigenziale dell'istituto.
Inoltre, i dirigenti che hanno avuto la rescissione unilaterale del rapporto di lavoro avevano già avuto incarichi di conferma con scadenze successive alla fine dell'anno 2011. In qualche modo, con questo provvedimento, si violano anche i dettami delle due circolari del Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione, che ha raccomandato - cito testualmente - alle pubbliche amministrazioni, quando appunto si avvalgano della facoltà di recesso, di «fare particolare attenzione onde evitare comportamenti contraddittori o contrari a buona fede e correttezza ingenerando nei dipendenti false aspettative e creando occasioni di contenzioso».
Ricordo, tra l'altro, che sullo stesso tema vi sono già molti ricorsi, molti dei quali vinti proprio dal personale della scuola che hanno avuto, in qualche modo, la stessa rescissione del rapporto di lavoro. L'altra circolare, sempre del dipartimento della funzione pubblica, recita in modo specifico che: «in mancanza di tale specificazione - rispetto appunto alle motivazioni della rescissione -, nel rispetto dei principi della buona fede e della correttezza, l'amministrazione dovrà astenersi dall'esercitare la facoltà di risoluzione per l'intera durata dell'incarico». Pag. 12
Con questa interpellanza urgente chiediamo al Ministro competente cosa intenda fare per intervenire presso la direzione INPDAP e per salvaguardare la corretta applicazione della normativa in materia di pensionamento, considerati i profili di dubbia legittimità che caratterizzano i provvedimenti stessi e tenuto conto che parliamo di pubblica amministrazione e della necessità di rafforzare la sua efficienza e la sua efficacia, che non può che passare dalla corretta e doverosa applicazione delle normative in essere.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Luca Bellotti, ha facoltà di rispondere.

LUCA BELLOTTI, sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, l'interpellanza urgente illustrata concerne la corretta applicazione da parte dell'INPDAP della normativa in materia di risoluzione unilaterale dei rapporti di lavoro con proprio personale dirigenziale.
Su tale argomento l'articolo 72, comma 11, del decreto-legge n. 112 del 2008 nella sua attuale formulazione stabilisce che le pubbliche amministrazioni possono, nel triennio 2009-2011, a decorrere dal compimento dell'anzianità massima contributiva di quaranta anni del personale dipendente, risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro e il contratto individuale, anche del personale dirigenziale, con un preavviso di sei mesi.
La risoluzione del rapporto di lavoro costituisce, perciò, una mera facoltà dell'amministrazione, che potrebbe essere esercitata, sin dal giorno successivo al verificarsi della condizione del compimento dei quaranta anni di anzianità contributiva, fermo restando la comunicazione del preavviso anzidetto.
Tale disciplina, che come detto consente all'amministrazione di scegliere il momento in cui risolvere il rapporto, permette di soddisfare l'esigenza di adeguamento al fabbisogno professionale reale e di evitare che il dipendente possa trovarsi privo del trattamento retributivo e di quello previdenziale per effetto della scelta datoriale.
In particolare, l'INPDAP ha fatto sapere che la risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro sarà esercitata fino al 31 dicembre del corrente anno nei confronti di tutti i dipendenti-dirigenti di I e II fascia, professionisti, personale delle aree professionali e appartenenti ai ruoli ad esaurimento che abbiano maturato il requisito di 40 anni di anzianità contributiva entro tale data.
L'istituto ha, inoltre, reso noto che, a causa della carenza di organico delle sedi provinciali-territoriali e al fine di garantire la puntuale erogazione delle prestazioni a favore dell'utenza, la facoltà di risoluzione non è esercitata nei confronti dei dipendenti appartenenti alle aree professionali o ai ruoli ad esaurimento in servizio presso tali strutture, qualora il responsabile della direzione regionale competente esprima un parere per la prosecuzione del rapporto di lavoro motivato da esigenze organizzative e/o funzionali; in tale ipotesi l'interessato potrà permanere in servizio fino al compimento del sessantacinquesimo anno di età.
Con specifico riferimento a quanto evidenziato nel presente atto parlamentare, faccio presente che, con distinte lettere riservate del 24 marzo scorso, l'INPDAP ha comunicato ai dirigenti responsabili degli uffici di Pisa, Livorno, Arezzo, Siena, Viterbo, Agrigento e Salerno la risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro, ai sensi del menzionato articolo 72, a decorrere dal 1o dicembre, nel pieno rispetto, quindi, del termine di preavviso di sei mesi.
Voglio, infine, evidenziare che, in tale ultima fattispecie, non è prevista soluzione di continuità tra l'erogazione delle competenze stipendiali ed il trattamento pensionistico proprio al fine di evitare, come dicevo prima, che il dipendente possa trovarsi privo del trattamento retributivo e di quello previdenziale per effetto della scelta datoriale.

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PRESIDENTE. L'onorevole Mattesini ha facoltà di replicare.

DONELLA MATTESINI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la risposta che, però, mi lascia totalmente insoddisfatta perché, tra l'altro, non risponde alle domande; le motivazioni con le quali il Governo dà ragione al provvedimento dell'INPDAP tengono conto solo e soltanto del decreto-legge n. 78 del 2009 che è stato superato, come riportato nell'interpellanza urgente e come ho detto nella illustrazione della stessa, da normative successive. Mi riferisco, in modo particolare, alla legge n. 122 del 2010 (sulla quale insisto) che ha spostato per tutti i lavoratori di un anno l'andata in pensione. Quindi vi è una contraddizione, perché questo vale per tutti e non soltanto per alcuni lavoratori, quindi anche per i dirigenti.
L'altra questione che tengo a sottolineare è la contraddizione del comportamento dell'INPDAP al quale il Governo dovrebbe prestare dovuta attenzione. Mi riferisco al fatto che come ha precisato il sottosegretario, questi provvedimenti vanno a incidere sul rapporto di lavoro dei dirigenti e non toccano altre fasce lavorative.
Tuttavia, è anche vero - il Governo dovrebbe saperlo - che mentre si rescindono rapporti di lavoro con persone che hanno un'età inferiore ai 65 anni previsti dalla normativa sul pubblico impiego, nel frattempo l'INPDAP ha stipulato contratti di consulenza, anche abbastanza sostanziosi, a persone già in pensione e già destinatarie di contratti ex articolo 19, comma 6.
Lo dico davvero in modo ironico: mentre per questi dirigenti vale la rescissione unilaterale del rapporto, l'età del direttore generale dell'INPDAP è, se non sbaglio di 65 anni, con 45 anni di contribuzione.
Con tutto il rispetto per il lavoro importante che sta facendo il direttore generale, credo però che la politica e il Governo dovrebbero garantire a tutti lo stesso trattamento.

(Iniziative normative per l'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento dei docenti iscritti a corsi abilitanti attivati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca dal 2008 - n. 2-01079)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare l'interpellanza Di Pietro n. 2-01079, concernente iniziative normative per l'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento dei docenti iscritti a corsi abilitanti attivati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca dal 2008 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmataria.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, sottosegretario, l'Italia dei Valori ancora una volta deve far presente al Ministero che lei rappresenta, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, gli errori che si commettono e che voi commettete nel legiferare. Questa volta parliamo del decreto ministeriale n. 44 del 2011 che, come lei ben sa, ha per oggetto l'aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento del personale docente ed educativo. Si tratta di un decreto emanato poco tempo fa, il 12 maggio, dal MIUR stesso.
Queste graduatorie oggi costituiscono l'unico modo attraverso il quale reclutare il personale docente comunque in possesso del titolo abilitante. Lei sa anche che questo reclutamento è importante sia per il conferimento degli incarichi annuali o fino al termine delle attività didattiche, ma anche per il conferimento del 100 per cento degli incarichi a tempo indeterminato nel caso siano state esaurite le graduatorie di merito. Dov'è l'incongruenza di questo decreto ministeriale n. 44? Il decreto non prevede la possibilità di inserimento in queste graduatorie ad esaurimento per categorie di abilitati e abilitandi che dal 2008 ad oggi stanno frequentando o hanno già frequentato i percorsi abilitanti attivati dallo stesso MIUR.
Credo sia anche inutile ricordare che le graduatorie ad esaurimento sono state istituite ai sensi della legge n. 296 del 27 dicembre 2006. Le graduatorie sono fondamentali Pag. 14perché hanno anche lo scopo di definire un piano di assunzione che permetta la graduale stabilizzazione del personale docente che vi è incluso. Quindi, è chiaro che le graduatorie hanno una rilevanza soprattutto proprio per la stabilizzazione graduale di questo personale docente. Per favorire il raggiungimento di questo obiettivo, le stesse graduatorie ad esaurimento venivano blindate, ovvero non veniva contemplata la possibilità dell'inserimento di nuovi aspiranti dopo l'ultimo aggiornamento previsto per il biennio 2007-2009. Tuttavia, sebbene fosse stato previsto questo e le graduatorie fossero state blindate, nel 2007 il MIUR avviò nuovi percorsi abilitanti: la scuola di specializzazione per l'insegnamento secondario IX ciclo, i corsi abilitanti Cobaslid, Afam e Scienze della formazione primaria.
Poi, nell'autunno del 2008, il Parlamento - e ciò è importante - con l'articolo 5-bis del decreto-legge n. 137 del 2008, convertito dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, prevedeva la possibilità per gli abilitandi immatricolati nel 2007 presso i corsi a numero programmato di essere inseriti in queste graduatorie ad esaurimento in occasione della loro riapertura per il biennio 2009-2011. Dal 2008 al 2010 il MIUR ha continuato ad attivare altri percorsi abilitanti con le stesse identiche modalità rispetto ai precedenti e determinati sulla base del fabbisogno di personale docente nelle scuole statali. Precisamente, nel 2008 e 2009 vi è stata l'attivazione del secondo e terzo corso di secondo livello finalizzato alla formazione dei docenti di strumento musicale nella scuola media per la classe di concorso 77/A.
Nel 2008 vi è stata l'attivazione dei bienni abilitanti Cobaslid di formazione docenti ABA - arte e disegno. Inoltre, sempre nel 2008 e 2009, vi è stata l'attivazione dei semestri aggiuntivi, di cui alla nota ministeriale n. 3057 del 2008, attivati presso le scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario. Infine, nel triennio 2008-2010 vi è stata l'attivazione dei corsi di laurea in Scienze della formazione primaria.
Quindi, sono molti i docenti interessati. Per questo il gruppo dell'Italia dei Valori vuole sapere se il Ministro intenda modificare il suddetto decreto ministeriale n. 44 del 2011, consentendo l'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento, in terza fascia, proprio degli abilitati e abilitandi con percorsi formativi che sono stati poi d'altronde attivati dallo stesso MIUR dal 2008, e dare così seguito agli impegni presi dal Governo stesso. Altrimenti, ancora una volta, si verificherebbe un'ingiustizia nei confronti di quella parte dei docenti appartenenti ai corsi che le ho appena citato.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, in relazione all'atto parlamentare cui si risponde, è utile riepilogare l'evoluzione normativa succedutasi con riferimento alla materia dell'aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento.
Come ha ricordato l'onorevole interpellante, la legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria per il 2007), articolo 1, comma 605, ha trasformato le graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento, escludendo quindi la possibilità di nuovi inserimenti, salvo quelli dei soli docenti abilitati non ancora inclusi alla data di entrata in vigore della legge stessa o che stessero completando il percorso formativo abilitante presso le università autorizzate.
La finalità della legge n. 296 del 2006, istitutiva delle graduatorie ad esaurimento, era non solo quella di esaurire la lunga lista di precari inseriti nelle graduatorie, prevedendone la chiusura rispetto a nuovi ingressi, ma anche di innovare le modalità di formazione e reclutamento.
Successivamente, l'articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge n. 133 del 6 agosto 2008, ha stabilito la sospensione delle procedure per l'accesso alle SSIS per l'anno Pag. 15accademico 2008/2009 e fino al completamento degli adempimenti riguardanti la razionalizzazione e l'accorpamento delle classi di concorso e la revisione dei criteri e dei parametri vigenti per la determinazione degli organici del personale ATA.
È da precisare, in proposito, che le università non hanno conseguentemente attivato alcun percorso abilitante, ma è stato autorizzato soltanto il completamento dei corsi relativi al biennio 2007-2008, al fine esclusivo di consentire, a coloro che li avessero iniziati, il proseguimento dei corsi stessi.
Il decreto-legge n. 137 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 169 del 2008 ha, eccezionalmente, previsto all'articolo 5-bis l'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento di coloro che hanno frequentato i corsi del IX ciclo presso le SSIS o i corsi Cobaslid attivati nell'anno accademico 2007/2008 ed hanno conseguito il titolo abilitante.
In applicazione della norma sopra citata, il decreto ministeriale n. 42 dell'8 aprile 2009, di integrazione ed aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento del personale docente ed educativo per gli anni scolastici 2009/2010 e 2010/2011, ha individuato le categorie di aspiranti che potevano presentare domanda di inserimento nelle graduatorie, sia a pieno titolo che con riserva.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,30)

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Tra questi ultimi figuravano, ai sensi del comma 6 dell'articolo 4 del decreto, coloro che, iscritti ai corsi SSIS e Cobaslid nell'anno 2007/2008, non conseguivano il titolo abilitante entro la data del 30 giugno 2009, rinviando ad un successivo decreto il termine entro il quale disporre lo scioglimento della riserva, previa autocertificazione del conseguimento del titolo.
Detto termine è stato fissato, con successivo decreto ministeriale n. 39 del 22 aprile 2010, alla data del 30 giugno 2010.
In base al sopra descritto quadro normativo, il recente decreto ministeriale n. 44 del 12 maggio 2011, di aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento, trattandosi di atto di natura amministrativa, non può prendere in considerazione situazioni diverse da quelle contemplate dalle disposizioni legislative vigenti. Conseguentemente, i titoli conseguiti da coloro che si sono iscritti successivamente all'anno accademico 2007-2008 alle SSIS o agli altri percorsi abilitanti non sono idonei a consentire l'inclusione nelle graduatorie ad esaurimento.
Il titolo abilitante conseguito dagli interessati è, comunque, utile per l'inserimento nelle graduatorie d'istituto di seconda fascia e permette l'accesso alla future procedure di reclutamento, da attivarsi in coerenza con quanto previsto dal regolamento sulla formazione iniziale degli insegnanti, approvato con decreto ministeriale n. 249 del 2010.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di replicare.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, signor sottosegretario, il gruppo Italia dei Valori chiaramente non può ritenersi soddisfatto della sua risposta perché, ancora una volta, non ha dato una risposta precisa, chiarificatrice e soprattutto risolutiva, perché questo è un problema che interessa migliaia di insegnanti. Poi, sinceramente, non sono riuscita a capire se la sua è una risposta o una relazione sugli atti emanati dal MIUR.
Inoltre, lei ha citato una parola, «eccezionale». Quello che è stato «eccezionale» nel 2007 non riusciamo a capire perché non possa essere tale nel 2008. Per le categorie di abilitati e di abilitandi che ho menzionato precedentemente il MIUR non ha previsto la possibilità di accesso alle graduatorie ad esaurimento, possibilità che è stata concessa precedentemente nel 2007. Questa è una ingiustizia. In questo modo, e di fatto, andate a creare una disparità di trattamento, che oltretutto è inspiegabile, tra chi ha conseguito lo stesso titolo con le stesse modalità in un Pag. 16periodo successivo. È questo che non possiamo accettare.
Bisogna poi ricordare - e questo è un obbligo - che per sanare una situazione evidentemente illegittima agli occhi del Governo vi siete impegnati di fronte al Parlamento per ben due volte, attraverso l'ordine del giorno n. 1.12 al disegno di legge A.S. 1835 e con l'ordine del giorno n. 105 al disegno di legge A.S. 2518-B, che sono stati entrambi accolti dal Governo, ordini del giorno finalizzati a consentire l'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento dei docenti iscritti ai corsi abilitanti attivati dal MIUR dal 2008 in poi. Questa è la questione fondamentale.
Pertanto, per noi è essenziale che venga modificato il decreto ministeriale n. 44 del 2011, proprio perché si viene a creare una disparità di trattamento. Esso deve essere modificato in maniera tale che si possa consentire l'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento, in terza fascia sicuramente, degli abilitati e degli abilitandi con percorsi formativi che sono stati indetti comunque dal MIUR e dare così seguito agli impegni che sono stati assunti dal Governo, anche per consentire l'inserimento, a pieno titolo, per i docenti che sono già in possesso dall'abilitazione conseguita nel 2008 al termine dei corsi speciali abilitanti di cui al decreto ministeriale n. 21 (si tratta in verità di due decreti, n. 21 e n. 85); per i docenti già in possesso dell'abilitazione conseguita nel 2010 presso i conservatori di musica e gli istituti musicali pareggiati; per i docenti già in possesso dell'abilitazione conseguita nel 2010 presso le accademie delle belle arti statali.
Inoltre, si deve consentire l'inserimento ai docenti già in possesso dell'abilitazione conseguita dopo il 30 giugno 2009 al termine dei corsi di laurea in Scienze della formazione primaria, ai docenti già in possesso dell'abilitazione conseguita entro il 2010, al termine dei semestri aggiuntivi - come previsto anche nella nota ministeriale che ho già citato, la n. 3057 del 2008 - e ai docenti già in possesso di abilitazione che non hanno potuto produrre domanda di inserimento e aggiornamento nelle graduatorie ad esaurimento per il biennio 2007-2009.
Inoltre, con riserva da sciogliere sempre entro il 30 giugno 2011, deve essere consentito l'inserimento dei docenti immatricolati nell'anno accademico 2009-2010 presso i conservatori di musica e gli istituti musicali pareggiati al terzo corso biennale abilitante di secondo livello e, infine, a quei docenti immatricolati dal 2008 al 2010 ai corsi di laurea in scienze della formazione primaria.
Signor sottosegretario, sono tanti questi docenti e quindi non si può adottare una disparità di trattamento. Questo chiediamo noi dell'Italia dei Valori: non inserire questi docenti nelle graduatorie ad esaurimento significherebbe negare loro il diritto al lavoro, è questa la sacrosanta verità!
Una considerazione finale è dovuta e non può mancare da parte del gruppo dell'Italia dei Valori, che è a fianco dei docenti precari. Veramente, siamo a fianco di tutti i docenti per come è stata ridotta la scuola, ma in questo particolare momento siamo a fianco dei docenti precari perché, purtroppo, tutte le problematiche che si sono venute a creare nella scuola sono dovute ai tagli che il Governo ha apportato.
Di certo, con una migliore distribuzione delle risorse, la scuola avrebbe avuto maggiore respiro, perché è vero che le risorse non ci sono - pensiamo, a tal proposito, ai finanziamenti destinati alle guerre, alla guerra in Afghanistan e a quella in Libia - ma si tratta di una vostra diretta responsabilità perché è il Governo a decidere e siete voi che non volete investire nella scuola e tanto meno nella formazione e nell'ingresso dei docenti precari nella scuola.
Noi non finiremo mai di dirlo: per l'istruzione decide il Ministro Tremonti, si scrive Gelmini, ma poi veramente si legge Tremonti. Insomma, è lui che, non in base alle necessità della scuola, ma in base a quelle che lui ritiene le priorità, decide come spendere le risorse che vengono assegnate ai Ministeri. Pag. 17
Uno dei Ministeri più penalizzati è proprio quello della pubblica istruzione. Anche l'assunzione dei 65 mila precari in tre anni è un obiettivo ben lontano da quello dell'assunzione dei 130 mila precari, previsto dal precedente Governo. Ci auguriamo e speriamo che questa assunzione avvenga nei tre anni, ma certamente, se ciò accadrà, non sarà perché vi siete pentiti, ma per i ricorsi vinti innanzi al TAR da questi precari ai quali è stata negata la stabilizzazione.
Il cambiamento di rotta non avverrà di certo perché voi l'avete fatto con convinzione e decisione, ma è dovuto proprio alla sentenza che rischia di costare allo Stato dai 4 ai 6 miliardi di euro.
Oggi purtroppo, signor sottosegretario, la scuola è l'ultimo dei pensieri del Governo e le affermazioni che i precari oggi ci rivolgono sono queste: «Sono precario, lavoro da anni con un contratto a tempo determinato, mi va proprio male, il mio futuro equivale a zero». Noi rispondiamo: «Certo, caro precario, non sperare in un futuro migliore finché sarà questa maggioranza a decidere quello che succede nella scuola!».

(Misure volte ad adeguare la pianta organica del personale di polizia penitenziaria dell'istituto carcerario di Parma - n. 2-01066)

PRESIDENTE. L'onorevole Libè ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01066, concernente misure volte ad adeguare la pianta organica del personale di polizia penitenziaria dell'istituto carcerario di Parma (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, illustrerò l'interpellanza a mia firma molto rapidamente perché si tratta di una situazione già ampiamente conosciuta. Il mio partito, l'Unione di Centro, ha sollecitato già da tempo un intervento in questo campo e il sottosegretario lo sa: il lavoro svolto dall'onorevole Rao è notevole.
Siamo un partito che crede assolutamente nello Stato di diritto e crede che chi sbaglia debba pagare e anche che il sistema penitenziario, che oggi non funziona, abbia il dovere primario di recuperare le persone alla convivenza civile dopo gli errori fatti.
Ebbene, la contestazione e l'interpellanza che oggi discutiamo servono proprio a chiedere cosa intenda fare il Governo in alcune situazioni specifiche. Il Governo sa bene che la situazione dell'Emilia Romagna è difficile in quanto il sovraffollamento delle carceri è più forte che in altre parti. Abbiamo alcune situazioni - e l'interpellanza si riferisce specificamente a quella di Parma - dove, al di là delle strutture che sono state in alcune parti anche ristrutturate, vi è una carenza di organico che ormai è congenita e non si può dire neanche che sia straordinaria. Tutto ciò si riverbera sicuramente sulla situazione dei carcerati, ma ancora di più sulla situazione delle forze che devono intervenire per la buona gestione del settore.
Dunque, la nostra interpellanza serve proprio a chiedere al sottosegretario quali siano le intenzioni del Governo per ripristinare una corretta situazione all'interno di queste strutture al fine di restituire effettivamente dignità a tutti, prima di tutto agli operatori e in secondo luogo - ma non secondo per importanza - ai carcerati e per dimostrare, una volta per tutte, che la giustizia non è diversa per i potenti rispetto ai «poveracci».

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo, ha facoltà di rispondere.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, in risposta all'interpellanza dell'onorevole Libè, riguardante le problematiche connesse alla situazione di sovraffollamento ed alla carenza di personale presso il carcere di Parma, posso riferire quanto segue, sulla base delle notizie acquisite tramite il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Pag. 18
Alla data del 5 maggio ultimo scorso gli istituti penitenziari della Regione Emilia Romagna ospitavano complessivamente 4.133 detenuti: in particolare, presso gli istituti penali di Parma erano presenti 542 detenuti e, segnatamente, 182 presso la casa circondariale e 360 presso la casa di reclusione.
In linea generale, va rilevato che per fronteggiare tale situazione l'amministrazione interviene, sia a livello regionale che centrale, con periodici interventi deflattivi tesi a distribuire negli spazi detentivi disponibili la popolazione detenuta tenendo conto, nei limiti del consentito, delle legittime aspirazioni dei detenuti, delle loro condizioni di salute e rispettando, per quanto possibile, il più generale principio della territorialità della pena, evitando di penalizzare chi ha legami sul territorio, sia familiari che lavorativi.
Quanto, poi, al personale di polizia penitenziaria in servizio presso gli istituti penitenziari dell'Emilia Romagna, si evidenzia che su una previsione organica di 2.401 unità, alla data del 31 marzo scorso ne risultavano presenti 1.722, con un divario di 679 unità, mentre nel carcere di Parma, su una previsione organica di 479 unità erano in servizio, al netto dei provvedimenti di distacco sia in uscita che in entrata, 317 unità.
Orbene, le situazioni sopra descritte - sovraffollamento e carenza di organico - saranno suscettibili di sicuro miglioramento attraverso l'attuazione del piano carceri che prevede la realizzazione di nuovi spazi detentivi che, certamente, consentiranno di assicurare migliori condizioni di vita alla popolazione detenuta e migliori condizioni operative al personale tutto.
In particolare, presso la regione che qui interessa è prevista la costruzione di ben cinque padiglioni detentivi in ampliamento degli istituti penitenziari di Reggio Emilia, Ferrara, Bologna, Piacenza e, per l'appunto, Parma, con un incremento di complessivi mille nuovi posti.
Quanto, poi, alle problematiche riguardanti il personale, posso segnalare che l'amministrazione è stata autorizzata a procedere a nuove assunzioni di personale di polizia penitenziaria - circa 1.700 unità - dalla legge n. 199 del 2010.
A questo riguardo si rappresenta che le due procedure concorsuali per l'assunzione di complessive 600 unità - già avviate durante l'iter di approvazione della legge proprio al fine di accelerare i tempi - dovrebbero concludersi entro il mese di luglio 2011.
Inoltre è stato firmato in data 4 dicembre 2010 il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di autorizzazione all'assunzione di 760 unità nel ruolo degli agenti e assistenti del Corpo di polizia penitenziaria relativa al turnover anno 2010 (cessazioni di personale anno 2009). Tali unità, attinte dalla graduatoria degli idonei del concorso a 227 posti riservato ai volontari in ferma prefissata di un anno, sono state avviate al corso di formazione lo scorso mese di marzo.
Questa è la risposta che era stata già predisposta ma, come l'onorevole Libè già saprà, proprio in questa settimana è stata firmata dal capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, il dottor Ionta, in base ai poteri speciali che gli sono stati attribuiti dalla legge, l'intesa con la regione Emilia Romagna per l'individuazione delle aree e delle procedure per la costruzione dei padiglioni che ormai hanno quindi un ulteriore passaggio verso la loro realizzazione. La risposta scritta era stata predisposta prima dell'ultimo incontro.

PRESIDENTE. L'onorevole Libè ha facoltà di replicare.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, voglio ringraziare il sottosegretario per l'impegno e per la buona volontà. Ci ha certificato con i numeri che la situazione era quella che noi andavamo rappresentando, ci ha anche dato qualche notizia buona, che prendiamo ancora con il beneficio di inventario perché è da tempo che la situazione deve essere risolta, non vale solo per Parma o per le carceri dell'Emilia Romagna ma purtroppo è una situazione generalizzata. Pag. 19
Abbiamo e rimarchiamo all'atto della risposta, signor sottosegretario, la necessità di porre molta attenzione sulla qualità dell'operatività delle forze che devono operare all'interno del carcere, servono le strutture che sono importantissime - l'abbiamo sempre detto -, serve veramente un equilibrio tra gli operatori e la popolazione carceraria.
Dunque, prendiamo con fiducia i suoi impegni, non siamo ancora soddisfatti non perché non ci sia la buona volontà - come ho già detto, gliene diamo atto e la ringraziamo -, crediamo che si debba fare uno sforzo ancora maggiore ma sappiamo anche che non è nelle sue competenze ma purtroppo, come viene detto in risposta a tutte le domande che vengono presentate in quest'Aula, dipende molto dal Ministero dell'economia e delle finanze. Speriamo che il Ministero dell'economia e delle finanze metta un impegno in questo campo adeguato allo sforzo che sta facendo lei come sottosegretario.

(Intendimenti del Governo con riferimento alla vicenda di una giovane ragazza pakistana, segregata in casa dai suoi familiari - n. 2-01062)

PRESIDENTE. L'onorevole Sbai ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01062, sugli intendimenti del Governo con riferimento alla vicenda di una giovane ragazza pakistana, segregata in casa dai suoi familiari (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

SOUAD SBAI. Signor Presidente, signor sottosegretario, la vicenda della giovane pakistana Jamila, segregata in casa a Brescia dai fratelli per evitare che venisse a contatto con un coetaneo a scuola, ha visto un evolversi irrituale oltre che giuridicamente irregolare. Al momento della lettera di denuncia dell'insegnante di Jamila in cui si paventava la gravità di quanto accaduto il 18 aprile 2011, infatti, le autorità bresciane hanno creduto bene di affidare la faccenda alla «mediazione» del console pakistano a Brescia che, una volta incontrata la famiglia, ha impartito una pseudo-lezione di islamistica, spiegando che gli scherzi fra compagni non violano alcun precetto islamico.
Faccio presente che la ragazza, non frequentando la scuola, ha rischiato non solo di perdere il permesso di soggiorno, ma anche di tornare in Pakistan, dove peraltro l'attendeva il cugino, cui è promessa in sposa. Quest'ultima notazione fa già da sé capire quanto la vicenda non sia stata risolta, ma piuttosto, solo di fatto e senza alcun provvedimento, messa a tacere. Qui oggi ricevo risposta alla mia interpellanza e di questo ringrazio molto il sottosegretario, per avervi dato seguito. Metto il punto su alcune evidenze giuridiche e di fatto sulle quali credo non si debba o possa negoziare o far finta di niente. In primis, in Italia il reato di sequestro di persona è punito, secondo l'articolo 605 del codice penale, con la reclusione dai sei agli otto anni e la pena è della reclusione da uno a dieci anni se il fatto è commesso in danno di un ascendente, di un discendente o del coniuge. In secundis, i fratelli di Jamila non risultano colpiti dal alcun provvedimento giudiziario o mandato di arresto per il reato di cui sopra e la cosa è giuridicamente gravissima. Infine, cosa ancora più grave dal punto di vista del diritto interno italiano, non risulta allo stato attuale che il console pakistano o qualsiasi altro console in Italia abbia la facoltà di intervenire personalmente o per altra via negli affari interni di uno Stato sovrano, nemmeno se la vicenda riguarda un suo concittadino. L'ultima notazione la lascio per i servizi sociali, che nella fattispecie hanno lasciato fare senza premurarsi delle condizioni della ragazza, del ruolo che essi stessi rivestono nella tutela della ragazza, anche se straniera.
Chiedo quindi di sapere se il Governo, nella persona del Ministro e del sottosegretario interpellati, intenda porre in essere verifiche in ordine alla regolarità di una mediazione la cui validità non risulta da alcun testo giuridico e come intenda il Governo agire nei confronti dei soggetti citati in caso di accertamento di violazione delle norme di legge relative ai reati di cui sopra. Pag. 20La speranza, e concludo, è che da queste vicende emerga un nuovo modo di trattare la tematica dei giovani immigrati soprattutto della seconda generazione, che vanno tutelati in tutto e per tutto dalla retrograda incapacità delle famiglie di origine di capire che hanno il diritto di essere e vivere in Italia da italiani.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Sonia Viale, ha facoltà di rispondere.

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, l'interpellanza iscritta all'ordine del giorno e alla quale mi accingo a rispondere ripropone all'attenzione del Governo e del Parlamento avvenimenti ai quali la cronaca quotidiana ci sta purtroppo abituando con la descrizione di fatti ed episodi, anche cruenti, come quello avvenuto a Brescia, dove una giovane pakistana è stata uccisa dal padre perché non voleva uniformarsi ai precetti islamici, seguendo invece i costumi occidentali. Anche il fatto oggetto dell'interpellanza si può collocare in questa scia e mette in evidenza il tentativo di famiglie immigrate di esigere il rispetto integrale della cultura di origine, che non può essere consentito nel nostro Paese quando si traduce in comportamenti lesivi della dignità umana e, quindi, contrari sia alle regole dello Stato di accoglienza che ai fondamentali diritti della persona, soprattutto delle donne. È in questa direzione il massimo sforzo del Governo, ed in particolare del Ministero dell'interno, per promuovere politiche attive di integrazione culturale e sociale in grado di debellare fenomeni così negativi. Quanto all'episodio cui fanno riferimento gli onorevoli interpellanti, fornisco, di seguito, la ricostruzione dei fatti, sulla base degli accertamenti. Jamila è il nome di fantasia dato dalla stampa locale alla ragazza pakistana, che comunque è stata identificata. Dal 4 aprile era assente da scuola e questo aveva preoccupato uno degli insegnanti dell'istituto professionale frequentato dalla ragazza.
Il docente, con una lettera aperta del 14 aprile scorso al quotidiano locale Brescia Oggi, aveva espresso la propria preoccupazione per la prolungata assenza della ragazza, descrivendone alcuni aspetti caratteriali e fornendo particolari del suo ambiente familiare che potevano, effettivamente, fare pensare ad un rischio di segregazione. La notizia veniva ripresa il giorno dopo anche dai quotidiani La Stampa e Libero.
Personale della locale squadra mobile, dopo avere ascoltato il docente e verbalizzato le prime sommarie informazioni, si è recato a casa della ragazza trovandola in buone condizioni di salute, in compagnia della madre vedova e dei suoi tre fratelli di età compresa tra i 17 e i 24 anni. La ragazza confermava effettivamente agli organi di polizia l'ipotesi del suo insegnante, dichiarando che i fratelli le avevano impedito di frequentare la scuola per preservarla dalle attenzioni indesiderate di alcuni uomini appartenenti alla sua stessa comunità nazionale, nell'intento di salvaguardarne l'onore. In ogni caso, la ragazza ha confermato di non essere mai stata maltrattata, manifestando la volontà di essere aiutata rimanendo all'interno della sua famiglia.
Nella serata dello stesso giorno, presso i locali della questura di Brescia, si svolgeva un incontro tra il console generale pakistano a Milano, informato dalla segreteria provinciale della CGIL, e i familiari della ragazza, i quali hanno assicurato che si sarebbero impegnati ad assecondare la volontà della ragazza stessa, permettendole di concludere regolarmente l'anno scolastico in corso senza obbligarla a rientrare in Pakistan per contrarre un matrimonio combinato da loro.
Il 16 aprile scorso, pur in assenza di violazione di legge, è stata trasmessa una nota informativa alla procura della Repubblica di Brescia per le opportune valutazioni. Contestualmente, sono stati informati dell'accaduto anche i servizi sociali del comune di Brescia che svolgono tuttora un'opera di costante monitoraggio sulla ragazza, la quale attualmente ha ripreso a frequentare regolarmente la scuola. Pag. 21
Sino qui la ricostruzione dei fatti. L'episodio, tuttavia, offre l'occasione per chiarire quali sono le linee del Governo per affrontare questo preoccupante fenomeno, anche in relazione ad uno specifico quesito formulato dagli onorevoli interpellanti. Qui non posso che richiamare quanto già annunciato all'inizio del mio intervento circa la censura e la severa condanna di comportamenti violenti, alimentati da radici culturali che trovano il loro humus elettivo in credenze spinte fino all'intolleranza e al radicalismo. Il fenomeno va affrontato con ogni mezzo, adottando idonee ed integrate misure di prevenzione e di contrasto condivise con tutti quei soggetti che già svolgono attività di segnalazione e presa in carico delle donne vittime di violenza.
Nel tempo sono state adottate mirate strategie che hanno anticipato orientamenti, successivamente emersi in ambito europeo. Si pensi, ad esempio, alle direttive impartite alle sezioni specializzate delle squadre mobili delle questure che contengono una serie di misure volte, appunto, a tutelare le vittime, contenendo i danni cagionati dalle violenze. Mi riferisco, in particolare, alle strategie indirizzate ad ottenere un personale specializzato sia in tecniche di approccio di ascolto della vittima sia nella valutazione del rischio e nell'individuazione di idonee misure di protezione. È fondamentale, infatti, riuscire ad uniformare le linee di comportamento degli operatori delle forze di polizia nel loro rapporto con le vittime della violenza, tenendo sempre conto della vulnerabilità di chi si trova ad attraversare un momento così critico della propria vita. È importante anche la predisposizione di locali idonei riservati all'ascolto e destinati ad accogliere le denunce con la dovuta discrezione. Ma soprattutto è indispensabile poter supportare la vittima attraverso la creazione di una rete di protezione in cui trovino spazio tutte quelle iniziative finalizzate alla collaborazione con gli enti e le associazioni di settore.
È proprio in quest'ottica che il 3 luglio 2009 il Ministro dell'interno e quello per le pari opportunità hanno siglato un Protocollo d'intesa allo scopo di rendere più efficace l'azione di prevenzione e di contrasto. L'accordo, di durata triennale, stipulato anche in vista del piano d'azione nazionale ad hoc, ha previsto, tra l'altro, la specifica formazione del personale delle forze di polizia allo scopo di uniformare le linee di comportamento nel rapporto con le vittime di violenza, nonché lo sviluppo di iniziative volte all'ottimizzazione del servizio di pubblica utilità antiviolenza 1522 esteso alla nuova fattispecie penale degli atti persecutori, con la realizzazione di un raccordo tra il call center e le forze di polizia.
Nei più recenti casi di violenza commessi ai danni di donne appartenenti ad un diverso credo religioso da parte dei propri familiari il Ministro per le pari opportunità ha chiesto di costituirsi parte civile. Mi riferisco, in particolare, al processo penale che vedeva come imputato per omicidio El Ketawi Dafani, padre di Saana Dafani, ragazza marocchina di 18 anni, uccisa dal padre, simbolo di tutte quelle donne, molte di loro giovani, vittime di analoghi, efferati delitti.
Sempre per le stesse ragioni, il Ministro per le pari opportunità ha chiesto di costituirsi parte civile anche nel processo contro Hamad Khan Butt, l'uomo di origine pakistana che a Novi, nel modenese, ha ucciso la moglie, ritenuta colpevole di difendere la loro figlia che si ribellava ad un matrimonio combinato. In tal modo il Governo intende esprimere la propria vicinanza alle giovani immigrate, affinché le stesse siano consapevoli della necessità di denunciare ogni sopruso proprio allo scopo di evitare tragedie come quelle citate, cui si aggiungono i nomi di tutte le donne vittime di un arcaico integralismo.
Ma è indubbio che l'imprescindibile azione di prevenzione e di contrasto dei fenomeni di violenza e maltrattamento ai danni delle categorie più esposte deve essere affiancata da politiche idonee a favorire il dialogo, strumenti essenziali per garantire una società fondata sul rispetto dei diritti umani e della pari dignità delle persone, senza distinzione alcuna di genere, razza o religione. Un rilevante contributo Pag. 22in favore delle politiche di integrazione viene offerto dagli interventi previsti dal Piano di azione per la gestione dell'impatto migratorio del Programma operativo nazionale «Sicurezza per lo sviluppo» 2007-2013, recante iniziative per il miglioramento della gestione dell'impatto migratorio nelle regioni Calabria, Campania, Puglia e Sicilia.
Ricordo, inoltre, l'importanza dell'azione di monitoraggio e di impulso svolta dai consigli territoriali per l'immigrazione - istituiti presso tutte le prefetture - che costituiscono sensori privilegiati del fenomeno migratorio. I consigli territoriali rappresentano un autorevole supporto per lo sviluppo di efficaci sistemi di governance locale.
Una mirata politica di integrazione viene sviluppata soprattutto grazie alle risorse provenienti dal Fondo europeo per l'integrazione, istituito dalla Commissione europea, che ha assegnato all'Italia circa 104 milioni di euro per il periodo 2007-2013, ai quali si aggiungono 45 milioni di cofinanziamento nazionale. Sulla base delle priorità di intervento specificate dalla Commissione europea, è stata sviluppata una strategia per l'utilizzo delle risorse del Fondo attraverso la predisposizione di un programma pluriennale relativo all'intero periodo di riferimento. Le linee operative di tale strategia sono state recepite all'interno di specifici programmi annuali approvati dalla Commissione europea.
Per le annualità 2007 e 2008 si sono concluse le attività dei 62 progetti finanziati; per il 2009 sono stati finanziati 38 progetti tra cui alcuni specificamente destinati ai giovani. I progetti presentati per il 2010, che ammontano complessivamente a 944, sono in corso di valutazione da parte della commissione tecnica. La programmazione per il 2011, in corso di approvazione da parte della Commissione europea, prevede due azioni dedicate rispettivamente, alla formazione civico-linguistica ed ai progetti giovanili, unitamente ad un «focus sulle seconde generazioni», ammesso, quest'ultimo, per la prima volta dalla Commissione europea tra i destinatari delle attività finanziate dal FEI. Nell'ambito dell'azione dedicata ai progetti giovanili sono previsti anche interventi volti a fronteggiare fenomeni di disagio di minori stranieri.
È in questa prospettiva a più ampio raggio che si colloca anche l'accordo di integrazione, introdotto col «pacchetto sicurezza» (attualmente al Consiglio di Stato per il parere conclusivo in vista della definitiva approvazione del regolamento). Con l'accordo, lo Stato si impegna a sostenere il processo di integrazione dello straniero, in raccordo con le regioni e gli enti locali, e lo straniero - che con la sottoscrizione dell'accordo aderisce, altresì, alla Carta dei valori della cittadinanza e dell'integrazione - si impegna ad acquisire conoscenza della lingua italiana, dei principi fondamentali della Costituzione e della vita civile in Italia e, soprattutto, a garantire l'adempimento dell'obbligo scolastico da parte dei figli minori.
È importante sottolineare, proprio in relazione al tema che oggi ci occupa, che l'accertamento dell'inadempimento dell'obbligo scolastico da parte dei figli minori comporterà la risoluzione dell'accordo per il genitore, con la revoca del permesso di soggiorno e l'espulsione, salvo che il genitore non provi di essersi comunque adoperato per garantirlo.
In questo stesso contesto si colloca anche il Piano per l'integrazione nella sicurezza «Identità e incontro» - elaborato a giugno 2010 dai ministri dell'interno, del lavoro e delle politiche sociali, e dell'istruzione, dell'università e della ricerca - che contiene la strategia che il Governo persegue in materia di politiche per l'integrazione degli stranieri, coniugando accoglienza e sicurezza.
Il piano, infatti, individua le linee di azione e gli strumenti da adottare al fine di promuovere un efficace percorso di integrazione, attivando tutte le competenze dei diversi soggetti istituzionali interessati.
L'attuazione di tutti gli strumenti che ho sin qui illustrato costituisce un impegno serio e responsabile per il Governo.

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PRESIDENTE. L'onorevole Sbai ha facoltà di replicare.

SOUAD SBAI. Signor Presidente, voglio ringraziare il sottosegretario per l'impegno e la serietà con cui ha trattato questo tema così importante. Vorrei solo chiedere se è possibile anche creare una Commissione di vigilanza su questa tematica visto l'aumento delle vittime tra i ragazzi della seconda generazione. La Carta dei valori, come ben sappiamo, non è stata firmata da varie comunità, soprattutto quelle estremiste. Quando un capo religioso non firma una carta, sappiamo come la comunità lo segua, soprattutto una comunità come quella pakistana. Per quanto riguarda la seconda generazione, vi è il problema del permesso di soggiorno. È importante, dopo un processo scolastico obbligatorio, dare a questi ragazzi un permesso di soggiorno a tempo indeterminato prima di dargli la cittadinanza. È chiaro, sarebbe meglio dargli la cittadinanza, ma visto che oggi non è possibile, almeno dargli il permesso di soggiorno a tempo indeterminato, con più diritti quindi. Questi ragazzi non possono rimanere ostaggio di una comunità o di un gruppo estremista che vive nel nostro Paese.

(Iniziative di competenza del Governo volte a contrastare lo spaccio di sostanze stupefacenti e l'abuso di sostanze alcoliche, con particolare riferimento allo svolgimento di rave party - n. 2-01073)

PRESIDENTE. L'onorevole Sani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01073, concernente iniziative di competenza del Governo volte a contrastare lo spaccio di sostanze stupefacenti e l'abuso di sostanze alcoliche, con particolare riferimento allo svolgimento di rave party (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUCA SANI. Signor Presidente, l'interpellanza muove da un grave fatto di cronaca che ha colpito l'intera opinione pubblica e, in particolar modo, la popolazione che risiede nei territori che sono stati teatro di questa vicenda. Mi riferisco all'aggressione subita, nella mattina del 25 aprile scorso, da due carabinieri in servizio, impegnati in un posto di blocco nei pressi di Sorano, in provincia di Grosseto. I due carabinieri sono stati vittima di una violenta aggressione da parte di quattro giovani di età compresa tra i 17 ed i 19 anni. Si tratta dei carabinieri Domenico Marino e Antonio Santarelli. Marino è stato recentemente dimesso dall'ospedale Le Scotte di Siena dove era ricoverato nel reparto di oculistica per le gravi ferite riportate ad un occhio. L'altro militare, Antonio Santarelli, è, invece, ancora ricoverato in rianimazione, tenuto in coma farmacologico e, purtroppo per lui, gli esami eseguiti con la TAC hanno confermato gravi lesioni di carattere cerebrale e sta ancora lottando per sopravvivere. In primo luogo, quindi, voglio cogliere l'occasione per rinnovare i sentimenti di solidarietà ai militari aggrediti, alle loro famiglie, accompagnati dai più sentiti auguri di guarigione, sentimenti che vanno estesi a tutte le forze dell'ordine per l'impegno quotidiano che prestano in favore della sicurezza dei cittadini.
Nel caso specifico, il ferimento grave dei due carabinieri è riconducibile al fatto che i militari, dopo aver rilevato un tasso alcolemico positivo sul conducente dell'auto fermata, si apprestavano al ritiro della patente e al sequestro del mezzo. I giovani autori dell'aggressione, che hanno agito con una ferocia inaudita e sotto effetto di alcool, provenivano da una notte passata in discoteca a Firenze e si stavano recando ad un rave party organizzato, appunto, in una località di campagna dello stesso comune di Sorano, dove, a quanto hanno riportato le cronache, erano convenute circa un migliaio di persone da varie parti del Paese e di Europa. Questa vicenda, anche per la ferocia con cui si è svolta l'aggressione, ha riaperto il dibattito sul disagio giovanile e sulle tante forme di devianza che produce, per cui, appunto, la ricerca del continuo cosiddetto sballo in eventi come i rave party. Con questa interpellanza non si ha la pretesa di Pag. 24affrontare, in termini generali, la questione del disagio giovanile che va affrontato con molteplici strumenti e, soprattutto, su altri piani di carattere culturale, sociale e, principalmente, valoriale.
In questo mi rifaccio allo scambio di corrispondenza che ho letto e che è avvenuto proprio a seguito del fatto di Sorano tra la collega Luciana Pedoto e il Ministro della gioventù, Giorgia Meloni. La vicenda ripropone però il problema dei rave party che sono eventi organizzati spesso in forma illegale in cui non vengono osservate le più elementari norme di sicurezza e in cui viene praticata la vendita abusiva di prodotti alcolici ed è frequente e diffuso lo spaccio di sostanze stupefacenti. Qui emerge una prima contraddizione perché si pensi che nei locali o nelle manifestazioni regolarmente autorizzate spesso e giustamente si richiedono numerosi adempimenti sotto il profilo della sicurezza sia di carattere igienico-sanitario riferita alle normative antincendio, alla sicurezza sui luoghi di lavoro, alla somministrazione di alimenti e bevande. Invece tutto questo nei cosiddetti rave non avviene, essendo eventi non autorizzati in cui si registrano reati di vario genere. Le cronache riportano di aggressioni, di detenzione di armi. Si registrano frequenti casi di malori fra i partecipanti dovuti soprattutto all'assunzione di alcool e droghe e anche lo stesso dipartimento per le politiche antidroga ritiene che i rave siano altamente pericolosi per la diffusione delle sostanze stupefacenti e l'abuso di alcool e per questo si raccomanda un costante monitoraggio del territorio.
Anche per eludere i controlli raccomandati dalle autorità e dal dipartimento politiche antidroga si registra il fatto che molto spesso i rave party vengono organizzati in piccoli comuni, in località isolate. Le cronache recentemente, sempre in Toscana, hanno riportato che lo svolgimento di un rave è stato sventato in provincia di Livorno, nel comune di Rosignano Marittimo quindi in località isolate, poco conosciute, dove talvolta il presidio delle forze dell'ordine è limitato ad una piccola stazione dei carabinieri. Nell'evento che ha portato al ferimento dei due carabinieri lo stesso sindaco di Sorano, Pier Andrea Vanni, ha rappresentato le difficoltà di intervento delle autorità locali per carenza di strumenti, sia per mezzi - sono piccoli comuni che vedono la presenza di forze dell'ordine limitata - sia per norme perché i rave rientrano nel carattere privato di una manifestazione. Questo è già un paradosso perché manifestazioni che vedono la presenza talvolta di centinaia di partecipanti non possono avere il carattere di festa o di evento privato. Questa difficoltà di intervenire mi è stata confermata, anche seppur informalmente, dalla prefettura di Grosseto, soprattutto quando, come nel caso di Sorano, rispetto allo svolgimento del rave party c'è l'autorizzazione o l'assenso del proprietario del luogo in cui si svolge questa manifestazione, con tutte le conseguenze che poco fa citavo dal punto di vista dello spaccio delle sostanze stupefacenti e della vendita di alcool. Va anche detto che non sono soltanto i rave che fanno registrare questo fenomeno.
Le cronache hanno riportato anche - lo riportano spesso - anche di ciò che avviene in altre manifestazioni in questo caso invece in locali regolarmente autorizzati ma attraverso la forma dell'after hour cioè di serate musicali protratte fino alla mattinata inoltrata.
Recentemente, le cronache hanno riportato della morte di un ventenne a seguito di un malore avvenuto all'assunzione di ecstasy e di alcol in una discoteca di Ponsacco, in provincia di Pisa, nella notte del 1o maggio. Anche con riferimento a questo, i principali trattati sugli abusi e sulle dipendenze individuano nella massiccia diffusione delle droghe sintetiche, come l'ecstasy, proprio un bisogno dei giovani e della cosiddetta popolazione della notte di affrontare i ritmi con uno sforzo fisico che va oltre il limite naturale.
Per questo motivo, rispetto agli effetti che vengono prodotti nei rave party e a ciò che si registra nell'ambito di iniziative come gli after hour, è necessaria un'incisiva ed urgente azione di prevenzione e contrasto. Pertanto, con l'interpellanza urgente Pag. 25in oggetto si chiede di sapere se, nel rave party di Sorano, le forze dell'ordine e le autorità locali avevano ricevuto informazioni preventive e quali iniziative sono state assunte.
Esprimo apprezzamento per il lavoro, che ho potuto registrare sul territorio, svolto dalla prefettura di Grosseto, dal comune di Sorano, dal comando provinciale dell'Arma e dalla stessa autorità giudiziaria, un lavoro che viene percepito positivamente da tutta la comunità locale. Chiediamo, dunque, se l'after hour di Ponsacco era stato regolarmente autorizzato.
Inoltre, oltre alle iniziative e le azioni di prevenzione e di contrasto che vengono portate avanti rispetto allo spaccio di sostanze stupefacenti e all'abuso di sostanze alcoliche, si chiede di sapere quali iniziative urgenti, anche sul piano normativo, il Governo intenda assumere per impedire lo svolgimento, in particolar modo, dei rave party, ma anche come si intende limitare lo svolgimento degli after hour.
Considerato che in materia di orari sono presenti diverse competenze di carattere comunale e regionale, a mio avviso, è comunque necessaria una normativa che ponga limiti più precisi a tutela della sicurezza, della salute e, soprattutto, dei giovani con riferimento alle fasce orarie di apertura delle discoteche. Sappiamo che su questi temi vi è una sensibilità molto diffusa anche nel Parlamento, anche a seguito dei fatti di cronaca che si registrano. Sono a conoscenza che altri colleghi hanno presentato proposte di legge in materia di contrasto dei rave party, tuttavia, ritengo che su questo tema occorra un'iniziativa urgente da parte del Governo. In questi mesi, sono stati assunti alcuni decreti cosiddetti per la sicurezza e questo tema, per esempio, non è stato affrontato nella materia maniera dovuta. Vorrei sapere, pertanto, se è intenzione del Governo assumere una forma di iniziativa che contrasti il fenomeno dei rave party con i prossimi provvedimenti.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sani. La Presidenza si associa all'augurio che lei ha rivolto ai componenti delle forze dell'ordine colpiti nell'adempimento del loro dovere.
Il sottosegretario di Stato per l'interno, Sonia Viale, ha facoltà di rispondere.

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, la mattina del 25 aprile 2011, in Manciano, due carabinieri del nucleo radiomobile della compagnia carabinieri di Pitigliano, durante un controllo di un'autovettura con a bordo tre diciassettenni (di cui una ragazza) e condotta da un diciannovenne - risultato positivo all'alcoltest - sono stati colpiti alla testa e al volto con un palo di legno da recinzione.
I giovani, dopo aver sottratto la cartellina contenente i verbali compilati dai militari, si sono dati alla fuga. Nel contempo, una pattuglia della stazione carabinieri di Saturnia in transito, dopo aver notato i colleghi a terra gravemente feriti e l'auto allontanarsi velocemente, allertava gli altri servizi di controllo del territorio attraverso la centrale operativa, riusciva ad intercettare i fuggitivi nei pressi dell'abitato della frazione San Martino sul Fiora e li arrestava.
I carabinieri aggrediti versano uno ancora in gravi condizioni, ed è tuttora in prognosi riservata, l'altro è stato operato per la ricostruzione dell'integrità anatomica di un occhio. Anch'io mi unisco all'espressione di vicinanza ai carabinieri e ai familiari, che ho avuto anche l'occasione di incontrare personalmente.
I quattro giovani, due dei quali avevano assunto sostanze stupefacenti, si stavano recando a un rave party organizzato, con l'assenso del proprietario, in un fondo privato ubicato nelle campagne del Comune di Sorano.
L'aggressione è avvenuta a circa 5 chilometri dal luogo in cui era in corso il raduno e gli aggressori ne avevano avuto conoscenza dopo avere trascorso la nottata in una discoteca della provincia di Firenze.
Il raduno, con l'arrivo progressivo di numerosi automezzi, è stato monitorato nel corso della nottata del precedente 24 aprile. Pag. 26
Sono stati, infatti, immediatamente attivati servizi di controllo e vigilanza a tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, non disgiunti da attività di osservazione e documentazione con riprese fotografiche, controllo di numerosi veicoli e identificazione di molti partecipanti all'evento, grazie ai quali, nel luogo del raduno, collocato ad alcuni chilometri dall'abitato di Sorano, non si sono verificati incidenti.
Tra il pomeriggio e la serata del successivo 25 aprile, i circa 500 partecipanti, provenienti in gran parte dal centro e dal nord Italia, hanno poi abbandonato alla spicciolata il luogo del ritrovo. Nella prima mattinata del giorno dopo erano rimaste sul luogo solo una quindicina di persone.
Per il controllo delle aree interessate da rave party, è di fondamentale importanza l'acquisizione di notizie sul luogo di svolgimento estemporaneo di tali manifestazioni.
A tal fine la polizia postale e delle comunicazioni svolge un monitoraggio costante della rete Internet, allo scopo di rilevare ogni utile notizia sui luoghi degli eventi. Le informazioni così reperite vengono immediatamente comunicate ai competenti uffici territoriali di polizia per i provvedimenti e le misure del caso.
Questo tipo di rilevazione, tuttavia, presenta difficoltà oggettive, in quanto, proprio al fine di eludere i controlli, la pubblicità viene diffusa, anche attraverso sms e mms, a pochi giorni, se non anche a poche ore di distanza dall'inizio dell'evento, tramite estemporanei «passa parola», riservati quasi esclusivamente a circuiti di conoscenza diretta.
Ciò spiega perché non sono state rilevate notizie utili in merito allo svolgimento del rave party nel territorio del comune di Sorano.
Per prevenire e contrastare più efficacemente il comportamento di coloro che vengono rilevati alla guida in stato di ebbrezza alcolica, o sotto effetto di sostanze stupefacenti, il servizio della polizia stradale del Ministero dell'interno ha, nel tempo, impartito precise direttive ai propri uffici, volte all'incremento dei controlli sui conducenti di veicoli.
Durante il 2010, la polizia stradale e l'Arma dei carabinieri, nel corso degli ordinari servizi di vigilanza stradale, hanno sottoposto a verifica - con etilometri e strumenti precursori - 1.654.094 conducenti, con un aumento dei controlli pari a circa il 3,3 per cento rispetto a quelli effettuati nel 2009. Le violazioni accertate per guida in stato d'ebbrezza alcolica sono state 40.920 e quelle per guida sotto effetto di sostanze stupefacenti 4.267.
Nel primo quadrimestre del 2011, è stato dato ulteriore impulso all'azione preventiva; i controlli della polizia stradale e dell'Arma dei carabinieri sui conducenti sono aumentati di circa il 15 per cento passando dai 508.104 dei primi quattro mesi del 2010, ai 584.281 del corrispondente periodo del corrente anno. Nello stesso periodo del 2011, le violazioni al codice della strada per guida in stato d'ebbrezza alcolica sono state 13.382 (un aumento del 5,4 per cento), mentre sono diminuite quelle per guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti pari a 1.344 (una diminuzione dell'11,4 per cento).
Sempre nello stesso periodo di riferimento (gennaio - aprile 2011), i conducenti controllati nelle notti dei fine settimana sono stati 108.915, con un incremento delle verifiche pari a circa il 19,2 per cento rispetto ai week-end dei primi quattro mesi del 2010.
In particolare, è emerso che il numero di conducenti trovati positivi all'alcool è rimasto pressoché invariato (7.976), mentre la percentuale dei positivi sui controllati è scesa dall'8,7 per cento del primo quadrimestre 2010, al 7,3 per cento del primo quadrimestre del 2011.
Le stesse autorità provinciali di pubblica sicurezza, nell'intensa attività di prevenzione generale di controllo del territorio, riservano massima attenzione all'acquisizione di ogni utile notizia volta all'individuazione dei promotori dei rave party, per orientare scelte di tempo, luogo e circostanze verso le soluzioni più adeguate Pag. 27a circoscrivere, al massimo, criticità e momenti di pericolo, per gli stessi partecipanti.
I rave party risultano essere manifestazioni musicali organizzate in tutto il mondo all'interno di aree industriali abbandonate o in spazi aperti, dalla durata di una notte o anche di alcuni giorni.
Ai rave in genere fanno seguito i cosiddetti after hour con musica ininterrotta ad altissimo volume per 10-12 ore, fino al giorno successivo, accompagnata spesso al consumo di sostanze stupefacenti per compensare la fatica del ballo, alterando la psiche. Ed è proprio in occasione di un after hour che si è verificato l'altro episodio, citato dall'interpellante, che ha riguardato il decesso avvenuto nella prima mattinata del 1o maggio 2011 di un giovane ventenne, durante una manifestazione regolarmente autorizzata dal sindaco del comune di Ponsacco (Pisa), nella discoteca Dress code. Il ragazzo ha accusato un malore, è stato trasportato presso l'ospedale di Pontedera, ove è deceduto alle ore 13 dello stesso giorno. Dai primi accertamenti, le cause della morte sarebbero da ricondurre a un'overdose da sostanze stupefacenti e alcol. Sulla vicenda sono tuttora in corso indagini a cura del locale commissariato, in collaborazione con la locale compagnia carabinieri.
Per tale evento la polizia stradale di Pisa aveva predisposto, nella notte dello scorso 1o maggio, un dispositivo di controllo per la rilevazione di eventuali trasgressioni al codice della strada da parte di conducenti alla guida in condizioni psicofisiche alterate, sia lungo la strada di grande comunicazione Firenze-Pisa-Livorno, sia presso lo svincolo per Ponsacco. Nel corso di questi servizi gli operatori di polizia hanno esaminato 20 conducenti, nei confronti di tre dei quali sono state elevate contestazioni per guida in stato di ebbrezza alcolica con contestuale ritiro della patente di guida.
In occasione dei predetti eventi, anche le compagnie carabinieri competenti sulle due aree interessate dagli episodi richiamati dagli onorevoli interpellanti, avevano organizzato appositi servizi straordinari di controllo del territorio, che hanno consentito sia di poter intercettare e trarre in arresto gli aggressori dei militari di Pitigliano, sia di segnalare alla prefetture competenti alcuni giovani per assunzione di sostanze stupefacenti.
È stato altresì disposto che, qualora la natura, il luogo e la dimensione dell'evento risultino tali da non consentire nell'immediatezza l'impiego della forza pubblica, le autorità provinciali di pubblica sicurezza devono pianificare adeguati servizi di osservazione e di documentazione, con l'ausilio di riprese video, volte all'identificazione degli organizzatori e dei partecipanti, ovvero di coloro i quali, spinti da esasperato e malinteso senso di libertà, non hanno remore nel violare i dettami normativi in una chiave di diffusa illegalità. In tale specifico contesto e per finalità preventive, risulta prezioso il contributo che può essere reso dalla polizia stradale nel rilevare eventuali flussi anomali di traffico lungo le grandi reti stradali.
Inoltre, i prefetti sono stati invitati a procedere, in sede di riunioni tecniche di coordinamento interforze o di comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, ad una mappatura delle zone abitualmente prescelte per gli eventi al fine di ottimizzare i servizi di prevenzione generale.
Conclusivamente e sotto un profilo prettamente giuridico, va segnalato che ai rave party non è applicabile la previsione dell'obbligo del preavviso. La Corte costituzionale, infatti, ha dichiarato a più riprese l'illegittimità dell'articolo 18 del TULPS nella parte in cui considerava pubblica una riunione che, sebbene indetta in forma privata, presentasse una serie di caratteristiche - tra le quali assume rilievo peculiare il numero dei partecipanti - proprie di riunioni non private.
È indubbio che il fenomeno oggetto dell'interpellanza presenta aspetti di oggettiva preoccupazione, sia per quanto attiene all'attività di vigilanza e di prevenzione delle forze dell'ordine - considerate le modalità che ne caratterizzano lo svolgimento - sia per le ricadute negative che i rave party e le manifestazioni simili Pag. 28hanno sui territori sui quali si svolgono, per i disturbi arrecati alla quiete pubblica, per gli inquinamenti acustici e per il degrado cui sovente gli ambienti interessati vanno incontro e anche per i rischi alla salute degli stessi partecipanti.
Restano, comunque, ferme le sanzioni ed i provvedimenti restrittivi per le violazioni delle disposizioni in materia penale ed amministrativa commesse in occasione di tali iniziative.

PRESIDENTE. L'onorevole Sani ha facoltà di replicare.

LUCA SANI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, sono parzialmente soddisfatto della risposta, nel senso che anch'io apprezzo l'attività di monitoraggio e controllo che stanno svolgendo le forze dell'ordine rispetto alla diffusione delle sostanze stupefacenti e al controllo del tasso alcolemico nei confronti dei conducenti degli automezzi.
È sicuramente un'attività da apprezzare anche per la capacità professionale delle forze dell'ordine e delle autorità provinciali, a partire dalle prefetture.
Però, la parte della risposta che mi lascia meno soddisfatto è quella relativa all'ammissione da parte del Governo di una carenza normativa dettata da alcuni limiti che il sottosegretario faceva presente rispetto alle osservazioni della stessa Corte costituzionale. Questo, però, non vuol dire che non si debba insistere rispetto alla ricerca di uno strumento normativo che consenta alle autorità locali e alle forze dell'ordine di poter intervenire con maggiore incisività rispetto ad azioni di contrasto allo svolgimento di eventi come quello dei rave party, considerato anche quello che ci diceva il sottosegretario.
Mi riferisco alla difficoltà oggettiva rispetto alle iniziative preventive di contrasto ai rave party, perché la loro pubblicizzazione molto spesso sfugge al controllo delle autorità, nonostante ci sia anche qui un pregevole lavoro da parte della polizia postale. Tali forme di pubblicizzazione di questi eventi molto spesso sfuggono soprattutto al contesto locale, come è avvenuto nel caso di Sorano. Mi è stato riferito che circolavano volantini dai contenuti poco leggibili ai normali cittadini, ma che erano un invito ben preciso a quel tipo di manifestazione.
Quindi, oltre a tutte le lodevoli iniziative che le forze dell'ordine e le autorità stanno conducendo di monitoraggio, di prevenzione e di contrasto, continuo a ritenere che occorra uno strumento normativo - come ci viene sollecitato anche dalle autorità locali - più preciso che consenta appunto alle forze dell'ordine di intervenire in un caso come quello riportato nell'interpellanza urgente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 12,30).

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo per chiederle se può rappresentare al Governo la necessità di dare risposta ad una interrogazione che diversi mesi fa ho presentato insieme ai colleghi deputati del Partito Democratico, Maran e Rosato, circa una questione molto rilevante per la mia regione (il Friuli Venezia Giulia) e relativa all'iniziativa di realizzare un così definito «super porto» tra Trieste e Monfalcone con finanziamenti robusti da parte di alcune grandi società private (in questo caso la Maersk e la MSC) con l'appoggio della banca Unicredit.
È un'iniziativa che è stata messa in campo da privati. Da parte del Governo c'è una situazione di assoluta incertezza. Sono stati fatti degli annunci per dire che da parte del Governo c'è l'ok, c'è l'impegno e c'è la volontà di dare corso ad un Pag. 29sostegno positivo a questa iniziativa, ma purtroppo fino ad oggi non c'è niente di concreto.
Nell'interrogazione chiedevamo appunto al Governo una posizione chiara rispetto a questa importante iniziativa che si colloca in un'area strategica per le grandi rotte sia di tipo marittimo, sia di tipo ferroviario e autostradale, nel rapporto tra nord e sud, da una parte, ma anche incrociando i grandi traffici da est verso ovest.
Quindi, signor Presidente, le chiedo gentilmente se può sollecitare il Governo a dare una risposta a questa nostra interrogazione.

PRESIDENTE. La Presidenza provvederà a sollecitare la risposta del Governo.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta, avvertendo che l'organizzazione dei tempia di esame della proposta di legge n. 2802 sarà pubblicata in calce al resoconto della seduta odierna.

Lunedì 23 maggio 2011, alle 10:

1. - Discussione della proposta di legge (per la discussione sulle linee generali):
SORO ed altri: Norme per la tutela delle vittime di reati per motivi di omofobia e transfobia. (C. 2802-A)
- Relatori: Costa, per la maggioranza; Concia, di minoranza.

(ore 15)

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 2665 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, recante disposizioni urgenti in favore della cultura, in materia di incroci tra settori della stampa e della televisione, di razionalizzazione dello spettro radioelettrico, di moratoria nucleare, di partecipazioni della Cassa depositi e prestiti, nonché per gli enti del Servizio sanitario nazionale della regione Abruzzo (Approvato dal Senato). (C. 4307)
- Relatori: Gioacchino Alfano, per la V Commissione; Carlucci, per la VII Commissione.

La seduta termina alle 12,35.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 2802

Pdl n. 2802 - Norme per il contrasto dell'omofobia e transfobia

Discussione generale: 7 ore.

Relatore per la maggioranza 20 minuti
Relatore di minoranza 10 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 6 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 54 minuti
Popolo della Libertà 50 minuti
Partito Democratico 48 minuti
Lega Nord Padania 35 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 33 minuti
Iniziativa Responsabile 33 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 33 minuti
Italia dei Valori 32 minuti
Misto: 30 minuti
Alleanza per l'Italia 10 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 8 minuti
Liberal Democratici - MAIE 6 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti