Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute >>

XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 472 di giovedì 5 maggio 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 12,05.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bocci, Leone, Mecacci, Migliori, Picchi e Stefani sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 12,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Orientamenti del Governo circa la rimborsabilità di alcuni farmaci per la cura della disfunzione erettile - n. 2-01039)

PRESIDENTE. L'onorevole Gava ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01039, concernente orientamenti del Governo circa la rimborsabilità di alcuni farmaci per la cura della disfunzione erettile (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FABIO GAVA. Signor Presidente, come è noto, le lesioni che coinvolgono il midollo spinale o il plesso pelvico possono compromettere la funzione erettile. Una particolare forma di disfunzione erettile è quella che deriva dalla chirurgia pelvica o dalla terapia radiante per effetto o dell'asportazione radicale della prostata o per interventi legati al tumore, al carcinoma della prostata.
I farmaci in grado di indurre un'erezione sono di due tipi: o per soluzione iniettabile o per via orale. Ai sensi della recente Nota 75, emanata dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) il 4 gennaio 2007, soltanto il Caverjet, quindi la soluzione iniettabile, è stata inserita tra i farmaci di fascia A, rimborsabili a carico del Servizio sanitario nazionale. Invece, per i farmaci da assumere in via orale sarebbe necessario un piano terapeutico del medico specialista e la loro rimborsabilità deve essere concordata tra il Ministero e l'azienda titolare del medicinale.
Per questo motivo il sottoscritto chiede quali siano gli orientamenti del Governo per intervenire, al fine di definire questo accordo, con le aziende produttrici al fine di consentire appunto un piano terapeutico verificato da parte del medico specialista per persone e malati che si trovano in questa condizione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Francesca Martini, ha facoltà di rispondere.

Pag. 2

FRANCESCA MARTINI, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, con riferimento alla problematica sollevata, inizio fornendo alcune considerazioni di carattere generale.
Ad oggi, la Nota 75 del 2007 è stata lungamente dibattuta dalla commissione consultiva tecnico scientifica (CTS) dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), al fine di una revisione.
Il lavoro di revisione è stato affidato all'Aifa, in fase istruttoria, ad un apposito gruppo di lavoro sulle problematiche andrologiche ed urologiche - composto da specialisti del settore - che ha formulato una proposta di testo di Nota alla CTS, approvato nella seduta dell'1 e 2 luglio 2010, e confermato nella seduta del 27 e 28 ottobre 2010. Il testo, infine, veniva pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 29 novembre 2010.
Nella nuova versione della Nota è previsto che i farmaci per la disfunzione erettile siano: alprostadil, sildenafil, vardenafil, tadalafil. La prescrizione di alprostadil per soluzione iniettabile a carico del Servizio sanitario nazionale è limitata ai pazienti con disfunzione erettile da lesioni permanenti e complete del midollo spinale e del plesso pelvico iatrogene, traumatiche o infiammatorie/degenerative.
La prescrizione di sildenafil, tadalafil e vardenafil per via orale a carico del Servizio sanitario nazionale è limitata ai pazienti con disfunzione erettile da danno transitorio o parziale del midollo spinale o del plesso pelvico, secondo un piano terapeutico specialistico. La CTS ha osservato, infatti, che i farmaci PDE5, ossia sildenafil, tadalafil e vardenafil, non trovano efficace ed utile impiego, nonostante la situazione, in pazienti con lesioni permanenti e complete del midollo spinale o del plesso pelvico da giustificare il totale regime di rimborsabilità per gli stessi.
Nel merito del quesito posto, condividendo le preoccupazioni sollevate dagli onorevoli interpellanti e dalle associazioni dei pazienti, riferite al diritto ad una completa qualità di vita, mi impegno a dare mandato all'Aifa di promuovere uno studio aggiornato presso la competente CTS, riferito alle ultime evidenze scientifiche rispetto al follow up su una diversa graduazione della patologia nei pazienti.

PRESIDENTE. L'onorevole Gava ha facoltà di replicare.

FABIO GAVA. Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto dalla risposta del sottosegretario. Sicuramente vi sono diverse gradualità della situazione patologica rispetto alle quali, evidentemente, si può intervenire con risposte che hanno una loro differente efficacia.
Tra l'altro, credo che per quanto riguarda le associazioni dei malati sarebbe anche sufficiente un elemento di compartecipazione per l'uso di questi farmaci, non solamente attraverso il solo ticket, ma questo attiene alle politiche che il Ministero deciderà. Mi auguro, quindi, che quanto prima si decida quali possano essere gli interventi, la loro durata e anche la compartecipazione da parte del malato con questo tipo di disfunzione per l'utilizzo, conseguentemente, di questo tipo di farmaci.

PRESIDENTE. Saluto i docenti e gli studenti della classe IV B del liceo scientifico Cavour di Roma, che assistono oggi ai nostri lavori.
Ragazzi, non spaventatevi di vedere l'Aula deserta, stiamo svolgendo delle interpellanze urgenti e, come a scuola, sono presenti soltanto chi pone le domande e chi alle domande deve rispondere: i parlamentari, che rivolgono domande al Governo - qui il Governo fa la parte dello studente che è messo sotto esame - e i sottosegretari o i Ministri che a queste domande devono rispondere.
Grazie della visita che ci fate.

(Iniziative di competenza in relazione alle difficoltà finanziarie del gruppo San Raffaele di Roma, nell'ambito del riordino del servizio sanitario della regione Lazio - n. 2-01047)

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe (IR) ha facoltà di illustrare la sua interpellanza Pag. 3n. 2-01047, concernente iniziative di competenza in relazione alle difficoltà finanziarie del gruppo San Raffaele di Roma, nell'ambito del riordino del servizio sanitario della regione Lazio (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIO PEPE (IR). Signor Presidente, signor sottosegretario, come giustamente ha sottolineato, Presidente, so di intervenire in un'Aula desolatamente vuota, davanti alle scolaresche sbigottite. Ma il problema che sottopongo all'attenzione del Governo è un problema molto serio, che riguarda il gruppo San Raffaele, il quale rappresenta una fondamentale realtà nel campo della sanità a livello nazionale e con diversi centri di riconosciuta eccellenza nel Lazio e in Abruzzo, specializzati soprattutto nei settori della riabilitazione e della lungodegenza, settori dove la mano pubblica è particolarmente carente e dove, grazie a questi centri specializzati, è possibile prestare assistenza ai cittadini sfortunati.
In particolare, signor sottosegretario, vogliamo sottolineare l'inerzia della regione Lazio nei confronti di questo gruppo, che sembra essere in contrasto con l'atteggiamento tenuto invece dalla medesima regione nei confronti di altri soggetti privati operanti nella sanità laziale, e che stipulano regolarmente intese con le autorità regionali e in tempi rapidissimi. Se ciò rispondesse al vero, si tratterebbe di un gravissimo atteggiamento discriminatorio nei confronti di un gruppo che dà lavoro a 3.171 persone e che assiste 2.800 pazienti ricoverati.
Appare inoltre evidente come il blocco delle liquidazioni e il continuo rinvio, da circa due anni, della stipula di intese con il gruppo da parte della regione Lazio abbiano creato un danno patrimoniale sempre maggiore all'intera realtà assistenziale del San Raffaele, con inevitabili ripercussioni in termini di assistenza ai malati e di occupazione, rendendo ormai insostenibile per questo gruppo il regolare pagamento degli stipendi, dei farmaci e dei presidi sanitari.
Chiediamo dunque al Governo quali iniziative intenda porre in essere, per quanto di propria competenza, anche per il tramite del commissario ad acta, per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari, al fine di dirimere l'annosa questione descritta in premessa ed impedire così che migliaia di lavoratori restino senza stipendio e migliaia di malati restino senza un'adeguata assistenza in tempi non facili per il nostro Paese.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Francesca Martini, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCA MARTINI, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, nell'ambito del piano di rientro e dei successivi atti di programmazione della regione Lazio sono previsti, tra gli altri, interventi sulla rete ospedaliera regionale pubblica e privata. Nello specifico, il piano sanitario regionale 2010-2012 riprende il patto per la salute 2010-2012, che ha stabilito lo standard di posti letto per la riabilitazione e la lungodegenza nello 0,7 per mille abitanti, senza specificare la distinzione tra riabilitazione e lungodegenza.
Tenendo conto dei dati disponibili su base nazionale per ciascuna regione, si ritiene appropriata una proporzione del 70 per cento di riabilitazione sul totale dei posti letto per la riabilitazione e la lungodegenza. Pertanto, per le stime del fabbisogno del piano sanitario regionale, si è fissato uno standard di 0,55 posti letto di riabilitazione per mille abitanti e di 0,15 posti letto di lungodegenza per mille abitanti.
Peraltro, il decreto della regione Lazio n. 80 del 2010, di riorganizzazione della rete ospedaliera regionale, pone in evidenza l'attuale surplus di offerta per riabilitazione post-acuzie: l'offerta complessiva è pari a 4.056 posti letto, con un rapporto di 0,72 per mille abitanti, rispetto allo standard che ho citato prima, di 0,55 per mille abitanti, ed un eccesso pari a 961 posti letto.
Sotto il profilo dell'appropriatezza dei ricoveri, il citato piano sanitario riporta Pag. 4che le giornate di degenza erogate per mille abitanti l'anno in riabilitazione risultano nel Lazio pari a 253, circa il doppio della media osservata nelle regioni non in disavanzo finanziario (la media, infatti, nelle altre regioni è di 124). La degenza media dei ricoveri in riabilitazione nel Lazio risulta particolarmente elevata in confronto a quella delle Regioni che non sono in disavanzo finanziario.
Per quanto attiene alla lungodegenza, lo stesso piano sanitario regionale 2010-2012 segnala che attualmente i posti letto disponibili nei reparti di lungodegenza ospedaliera risultano essere 1.257, pari a 0,22 per mille abitanti. L'offerta risulta essere in eccesso di 413 posti letto rispetto ad un fabbisogno di 844, ottenuto applicando lo standard di 0,15 posti letto per mille abitanti.
L'offerta risulta altresì estremamente eterogenea tra i diversi territori: l'80,8 per cento dei posti letto è presente nella sola provincia di Roma e non vi sono posti letto attivi nelle province di Rieti e Latina. Si propone quindi di riequilibrare la rete ospedaliera regionale per la lungodegenza, rispetto alla popolazione residente, riconducendo l'offerta al fabbisogno previsto di 844 posti letto.
Pertanto, la regione Lazio deve porre in essere interventi diretti a ricondurre lo standard dei posti letto ai livelli stabiliti su base nazionale, e rendere appropriata l'offerta per la riabilitazione post-acuzie e la lungodegenza con omogeneità su tutto il territorio regionale.
Sotto il profilo del miglioramento dell'appropriatezza dei ricoveri, la regione Lazio si è impegnata, nel piano sanitario regionale 2010-2012, a garantire una valutazione multidisciplinare del bisogno e del percorso riabilitativo del paziente prima della dimissione dal reparto per acuti, nonché sviluppare sistemi di monitoraggio dell'offerta e di valutazione dell'appropriatezza dei ricoveri in reparti di riabilitazione post-acuzie.
Per quanto attiene, invece, alle specifiche problematiche del gruppo San Raffaele, come giustamente l'interpellante ha posto, la regione Lazio, cui fanno capo le attività di organizzazione e di governo del sistema di erogazione delle cure, ha inteso precisare quanto segue, quindi dovrò riportare quanto la regione osserva sulla questione. La particolare stratificazione di contenzioso e di complesse vicende, anche di carattere non strettamente inerente l'amministrazione regionale, ha reso particolarmente complesso l'iter di riconversione del gruppo che appunto cita il collega Pepe.
Il 4 aprile 2011 è stata acquisita agli atti della presidenza della regione la richiesta di un incontro, che si è svolto in data 8 aprile 2011. In esito a detta riunione, sono stati immediatamente istituiti i tavoli paritetici regione-gruppo San Raffaele sulle seguenti tematiche: accordo di riconversione, questione finanziaria, legale contenzioso. I tavoli si sono immediatamente insediati ed è stato avviato il lavoro. Contemporaneamente, sono state convocate e debitamente informate anche le organizzazioni sindacali di categoria.
Per quanto attiene ai crediti vantati dal gruppo San Raffaele, il tavolo di lavoro che sta esaminando il contenzioso ha provveduto a rendere liquidabili crediti vantati per un ammontare pari a circa 11 milioni di euro. In riferimento al contenzioso riguardante la valorizzazione delle produzioni relative agli anni 2007, 2008 e 2009, afferenti ai fondi stanziati nei diversi decreti commissariali per la remunerazione delle attività di codice 75 (riabilitazione intensiva di alta specialità, lingua ausiliaria internazionale, riabilitazione speciale e unità di riabilitazione delle gravi disabilità dell'età evolutiva), la regione ha dato esplicito mandato all'Agenzia di sanità pubblica ed alle competenti ASL di costituire un gruppo di lavoro con il compito di effettuate le necessarie verifiche delle cartelle cliniche propedeutiche alla certificazione della produzione di prestazioni sanitarie dichiarate.
In conclusione, per quanto riguarda lo specifico quesito, riferito ai dipendenti, si comunica che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, per la parte di competenza istituzionale, riferisce che non risultano, al momento, pervenute dai lavoratori Pag. 5istanze di accesso alle forme di ammortizzatori sociali previste dalla vigente normativa.

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe (IR) ha facoltà di replicare.

MARIO PEPE (IR). Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario che ha voluto dare una puntuale spiegazione ai problemi complessi di questo gruppo. Sono certo che in futuro il sottosegretario non farà mancare la sua attenzione nei confronti di questa struttura che offre prestazioni non solo agli abitanti del Lazio, ma a tutti i cittadini italiani che, come lei sa, vengono a Roma quasi per un «turismo sanitario» perché molto spesso nelle loro regioni di provenienza non hanno accesso a questi livelli di assistenza. Comunque, io la ringrazio e sono certo che in futuro lei non vorrà far mancare il suo aiuto.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Carlucci n. 2-01053)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente Carlucci n. 2-01053.
Avverto che, su richiesta del Governo e con il consenso dei presentatori, lo svolgimento dell'interpellanza è rinviato ad altra seduta.

(Iniziative normative per il riordino dell'imposta provinciale di trascrizione - n. 2-01069)

PRESIDENTE. L'onorevole Velo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01069, concernente iniziative normative per il riordino dell'imposta provinciale di trascrizione (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
Vedo che l'onorevole Velo sta entrando ora in Aula. Prego, onorevole Velo.

SILVIA VELO. Signor Presidente, mi scuso con lei e con il Governo per il ritardo. Dunque, il decreto-legge sul federalismo regionale approvato recentemente, il 31 marzo scorso, interviene, tra l'altro, sui tributi connessi al trasporto su gomma. All'articolo 13, in particolare, il decreto-legge stabilisce che il finanziamento alle province si incentra sull'imposta sulle RC auto e sull'imposta provinciale di trascrizione.
In particolare, l'imposta dell'RC auto viene modificata, nel senso che dal 2011 può essere variata nella misura del 3,5 per cento in aumento o in diminuzione, mentre per l'imposta provinciale di trascrizione (IPT) si procede ad un riordino prevedendo che il pagamento - attualmente previsto in una quota fissa per le auto acquistate presso il concessionario - venga modificato attraverso l'introduzione di una tariffa modulata in base alle caratteristiche di potenza e portata dei veicoli. Nel frattempo, va detto che il Governo ha di fatto azzerato i trasferimenti di risorse regionali destinate alle province. Quindi, da una parte si tolgono i finanziamenti provinciali e dall'altra si permette alle stesse province di modulare diversamente queste due importanti e rilevanti tasse sull'auto.
È chiaro che su questa ipotesi si è creato un allarme che è stato sollevato soprattutto dagli organi di informazione specializzati nel settore, ma anche delle associazioni di categoria legate a Confindustria (la rappresentanza dei concessionari e così via). Tali soggetti sono intervenuti sul tema denunciando il rischio che si arrivi ad una vera e propria batosta sugli automobilisti italiani, che peraltro sono già fortemente penalizzati dal drammatico aumento del costo del carburante. È chiaro che queste imposte potrebbero colpire gravemente famiglie e imprese e un settore economico come quello dell'auto che sappiamo essere già così gravemente in crisi (i dati delle vendite in forte calo pubblicati proprio pochi giorni fa ne sono una drammatica testimonianza). Si tratta di un settore che però al tempo stesso - attraverso la sua filiera produttiva e di vendita - è così rilevante per l'economia del nostro Paese, a maggior ragione in una Pag. 6fase in cui i livelli di crescita economica e la crisi occupazionale si fanno così sentire.
Siamo - a nostro e mio avviso - in totale controtendenza rispetto alle esigenze e alle richieste del settore, che, invece, da tempo chiede una riduzione della tassazione diretta o indiretta sull'auto che è diventata nei vari segmenti (dal carburante, all'acquisto dell'auto, ai passaggi di proprietà e quant'altro) estremamente pesante e penalizzante per la tenuta stessa di tutta la filiera produttiva. Facendo riferimento all'RC auto, per esempio, noi siamo ai massimi livelli di costi e di tassazione in tutta la Comunità europea.
Dalle proiezioni pubblicate su vari organi di informazione, si evidenzia che si potrebbero rischiare aumenti scandalosi e sperequati: per esempio, un automobilista milanese che acquisterà una macchina di medio valore - come una Golf 1.600 TDI del valore di circa 22 mila euro - rischierà di pagare 352 euro di IPT, anziché 196 euro previsti: circa l'80 per cento in più. Uno di Agrigento che acquisterà un'Alfa Romeo 159 del valore di circa 30 mila euro probabilmente pagherà 571 euro di IPT, al contrario degli attuali 196: un aumento di oltre il 190 per cento.
È chiaro che questo allarme va ascoltato, soprattutto a fronte dell'acquisto delle nuove auto perché questo calcolo è legato al fatto che l'imposta viene equiparata per l'acquisto di automobili da soggetti con partita IVA e concessionari a quella che oggi, invece, è per i soggetti senza partita IVA, cioè privati per l'acquisto delle auto usate.
Si salveranno - si ipotizza - solo le piccole utilitarie perché l'imposta è giustamente, in questo caso, proporzionale al valore dell'auto. Soltanto sotto i 54 chilowatt non ci saranno aumenti; per il resto anche le auto di media cilindrata - quindi quelle che riguardano la maggior parte degli acquirenti - subiranno aumenti rilevanti.
Ci sarà un aggravio rilevante anche per le imprese di autotrasporto, che potranno subire rincari sugli autocarri fino al 300 per cento: anche il settore dell'autotrasporto - lo abbiamo denunciato anche in varie forme, con atti di sindacato ispettivo e in Commissione - è un settore gravemente in crisi a fronte dell'aumento dei carburanti.
Poiché siamo in attesa di un decreto attuativo del Ministro dell'economia e delle finanze, che dovrà definire nel dettaglio l'attuazione di questa previsione federalista, intendiamo attraverso questa interpellanza urgente innanzitutto denunciare e sollevare al Parlamento la questione, concernente il rischio che stanno correndo gli automobilisti italiani con il federalismo, ossia quello di un aumento delle tasse, di vedersi mettere le mani in tasca, cosa che si è sempre negata.
Chiediamo nello specifico al Ministro come intenda provvedere al riordino di questa imposta, tenendo conto che, da una parte sono state tagliate le risorse alle province, dall'altra siamo di fronte a una riduzione del numero delle immatricolazioni, per cui sarà giocoforza inevitabile per le province attuare tutti i possibili aumenti sia sull'IPT, che sull'imposta sull'RC auto, con la conseguenza che si potrebbero, non soltanto colpire le famiglie, gli automobilisti e le imprese, ma anche danneggiare ulteriormente il settore.
Questa interpellanza urgente intende sollevare la questione e rendere evidenti al Parlamento e al Paese i rischi che si stanno correndo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Francesca Martini, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCA MARTINI, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, con il documento in esame gli onorevoli interpellanti evidenziano che nello schema di decreto legislativo recante «Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario, delle città metropolitane e delle province, di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario», è stato previsto sia un intervento sulle misure tariffarie dell'imposta provinciale di trascrizione Pag. 7(IPT), sia un riordino del tributo attraverso la legge di stabilità. Tale manovra comporterebbe un aumento di gettito a favore delle province, alle quali verrebbe attribuita, in virtù delle disposizioni contenute nello stesso provvedimento, anche la facoltà di aumentare l'imposta sulle assicurazioni per la responsabilità civile auto (RCA).
Gli onorevoli interpellanti ritengono che non sia possibile provvedere al riordino dell'imposta provinciale di trascrizione con la legge di stabilità che, in base alle regole sull'emendabilità dei documenti di bilancio, non potrebbe contenere norme di natura dispositiva o ordinamentale.
Al riguardo, occorre innanzi tutto evidenziare che nel testo del provvedimento legislativo in questione, e precisamente all'articolo 17, comma 7, il predetto riordino è affidato al disegno di legge di stabilità, ovvero ad un disegno di legge ad essa collegato.
Per quanto concerne, invece, la proposta di esentare dall'imposta provinciale di trascrizione i veicoli nuovi e usati di piccola o media potenza e gli autoveicoli classificabili come beni strumentali, al fine di mitigare l'incremento delle misure tariffarie, si fa rilevare che il citato articolo 17, comma 7, prevede, alla lettera c), la «delimitazione dell'oggetto del tributo ad autoveicoli, motoveicoli eccedenti una determinata potenza e rimorchi».
In detto criterio sembrerebbe quindi rientrare la possibilità di prevedere l'esclusione dal presupposto impositivo delle categorie di veicoli tra cui quelli individuati dagli onorevoli interpellanti.

PRESIDENTE. L'onorevole Velo ha facoltà di replicare.

SILVIA VELO. Signor Presidente, non è semplice replicare e me ne dispiace perché la risposta stringata e assolutamente di natura tecnica che il sottosegretario ha dato rende difficile fare una replica. Di fatto, però, si è confermato l'indirizzo che noi abbiamo denunciato ossia quello di andare verso un aumento della tassazione dell'IPT e sulla RC auto.
La questione da me sollevata è naturalmente di natura tecnica e legislativa perché parte da un provvedimento approvato che necessita dei decreti di attuazione ma, forse con troppa presunzione, non lo so, l'intenzione era quella di sollecitare il Governo a una riflessione su un tema così rilevante per l'economia del nostro Paese e per le casse delle famiglie degli automobilisti italiani.
Sappiamo che nel nostro Paese, purtroppo, l'incidenza del trasporto privato è elevatissima, la mobilità per motivi di scuola, lavoro, studio e familiari sulle auto private è elevatissima e il numero e il parco di veicoli circolanti è molto alto. Sappiamo che ci sarebbe bisogno di un riequilibrio, ma sappiamo che questo riequilibrio dal trasporto privato al trasporto pubblico non può avvenire sulle spalle dei privati cittadini che, nella maggior parte dei casi, sono costretti, loro malgrado, a ricorrere al trasporto privato.
Sappiamo anche che il parco di autoveicoli circolanti nel nostro Paese è vetusto e inquinante e necessiterebbe non solo di una riduzione, ma anche di un rinnovo verso veicoli meno inquinanti. Sappiamo, perché anche questo Governo e i precedenti lo hanno fatto, che il sostegno al settore dell'auto è una delle misure più efficaci di sostegno all'economia del nostro Paese. Dunque l'interpellanza aveva questa ambizione: capire cosa intenda fare questo Governo di fronte a questa ipotesi di aumento della tassazione sulle auto per le famiglie e le imprese italiane e per il settore dell'auto.
Mi pare che il modo in cui il sottosegretario ha risposto, non solo non ci rassicura, ma nemmeno prende in considerazione questo rischio. Si vuole andare avanti a tutti i costi sul federalismo; noi, come Partito Democratico, abbiamo anche dato il nostro contributo a questa discussione, ma è il momento, oggi, di rendere evidenti le contraddizioni del testo così come è stato approvato dal Governo.
Infatti, nonostante i proclami sul fatto che il federalismo non aumenterà le tasse, in realtà la lettura di questi provvedimenti ci dice che così sarà. Il settore dell'auto è Pag. 8in agitazione, l'ANFIA, che è una delle associazioni in rappresentanza dei concessionari, ha chiesto interventi al Governo e tutti gli organi di informazione cominciano a puntare gli occhi su questo rischio, che può comportare aumenti del gettito dai 300 ai 700 milioni di euro che si prendono dalle tasche degli italiani. A fronte di questa segnalazione, il Governo, anziché cominciare a ragionare e a tranquillizzare e trovare soluzioni diverse per le province a cui sono state decurtate le risorse, risponde in maniera formale e tecnica, e spicciola rispetto alle procedure della legge di bilancio e rispetto alle ipotesi di riordino.
Per questo motivo non posso che dichiararmi insoddisfatta. Le interpellanze si fanno al Governo per avere risposte politiche, e non solo tecniche e ogni volta che mi sono trovata - non è il primo caso - a porre una questione, dai rappresentanti del Governo non è mai arrivata una risposta politica, ma solo la lettura delle relazioni degli uffici che, per loro natura, risultano politicamente inadeguate.

(Chiarimenti in merito alle modalità di presentazione delle domande per il bando «Patto per la Scuol@ 2.0» - n. 2-01068)

PRESIDENTE. L'onorevole De Torre ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01068, concernente chiarimenti in merito alle modalità di presentazione delle domande per il bando «Patto per la Scuol@ 2.0» (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIA LETIZIA DE TORRE. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario presente in Aula e lo saluto. Spiego innanzitutto il motivo di questa interpellanza e della sua urgenza. L'urgenza, appunto, è dovuta allo scadere dei tempi, come in seguito spiegherò.
Il motivo per cui abbiamo presentato questa interpellanza urgente - e si direbbe che l'emissione di un bando è proprio dell'Esecutivo e, dunque, ci si chiede perché se ne occupa il legislativo - è che io, insieme a molti altri in Italia, ho il chiodo fisso che il sistema scolastico italiano vada migliorato. È un bene, quindi, se questo avviene attraverso bandi come questi che vogliono migliorare gli ambienti di apprendimento, anche con tutte le tecnologie informatiche.
Ma, perché questo abbia effetto, occorre che vi sia la chiarezza degli obiettivi e dei tempi, la ripetitività di questi bandi - in modo che essi non siano sporadici, non un solo anno e poi mai più - e il tempo sufficiente affinché siano presi in considerazione tutti quei fattori di qualità che sono contenuti in questo bando, come, per esempio, il coinvolgimento degli enti locali, il cofinanziamento, la spinta a scrivere e a presentare veramente un piano di innovazione didattica con una descrizione dettagliata di tutte le tecnologie installate e funzionanti, una progettazione pedagogico-didattica, la disponibilità a farsi monitorare, la permanenza di tutto questo nel tempo, l'idoneità anche dei locali, il coinvolgimento dei collegi docenti e tutte le altri condizioni indicate. Tutto questo va bene, ma perché maturi e crei qualità e cambiamento all'interno della scuola italiana occorre che vi siano dei tempi, in modo che chi risponde al bando non compia un'attività fittizia, ma faccia qualcosa che davvero ha avuto un percorso e ha davvero prodotto dei passi in avanti all'interno della scuola.
Cosa è successo? Con stupore ci siamo accorti che questo bando, che è stato spedito il 20 aprile, richiedeva una risposta entro il 2 maggio. Tuttavia, in questo lasso di tempo vi erano le vacanze pasquali e, come si sa, le scuole chiudono per una settimana. Pertanto, i giorni utili erano solo tre e in questi tre giorni si doveva avere la delibera del consiglio comunale e provinciale, del consiglio d'istituto; occorreva poi raccogliere tutta questa documentazione, coinvolgere tutti e disporre di un piano didattico-pedagogico. Non occorre aggiungere di più. Tutto questo non può essere veramente fattibile. Pag. 9
Per tali ragioni chiediamo al Governo, pur apprezzando l'iniziativa e il tema su cui si spende, del perché di questi tempi ristretti per preparare la domanda, che andava spedita via e-mail, e dei tempi così ristretti per fare rete nel territorio. Inoltre, mi chiedo quali saranno i parametri in base ai quali verranno scelte queste dieci scuole che saranno, appunto, scuole 2.0 e quali sono i risultati che si attendono.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, gli onorevoli interpellanti, con riferimento alla nota del Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali, direzione generale per gli studi, la statistica e i sistemi informativi, protocollo n. 2221 del 20 aprile 2011, rivolgono alcuni quesiti ai quali si risponde nei seguenti termini. Si fa, preliminarmente, presente che il Ministero ha sviluppato, a partire dal 2008, un'intensa attività a supporto dell'innovazione didattica nelle scuole di ogni ordine e grado attraverso il «Piano nazionale scuola digitale».
Il Piano si caratterizza su due linee di azione: in primo luogo, utilizzare i linguaggi digitali a scuola; in secondo luogo, trasformare gli ambienti di apprendimento.
Nell'ambito della prima azione, il Ministero ha garantito, attraverso una sforzo economico non indifferente che ammonta a oltre 100 milioni di euro, l'installazione di circa 35 mila lavagne interattive multimediali e la conseguente formazione di circa 85 mila docenti.
Come naturale conseguenza e secondo la disposizione dell'articolo 15 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133 che ha previsto la trasformazione dei libri cartacei in libri digitali e a contenuto misto a partire dal prossimo anno scolastico, si sta sviluppando un piano sperimentale di editoria digitale scolastica. Il piano, che conta un impegno economico nella prima fase pari a circa cinque milioni di euro, permetterà agli editori di sviluppare prototipi multimediali da utilizzare nelle scuole dotate della necessaria strumentazione tecnologica. Tali prodotti affronteranno una porzione consistente di curricolo, saranno progettati in un'ottica di trasversalità tra le diverse discipline scolastiche e consentiranno di interagire efficacemente con le tecnologie digitali ormai presenti nella didattica quotidiana.
La seconda linea di azione si caratterizza per la trasformazione degli ambienti di apprendimento e per l'individuazione e l'applicazione di nuovi approcci didattici a partire dal progetto «Classi 2.0». Tale progetto, iniziato nel 2009, ha sviluppato un investimento pari a 10 milioni di euro e ha coinvolto 416 classi, 3 mila docenti e 9 mila studenti di ogni ordine e grado.
Venendo all'oggetto dell'interpellanza, il «Patto per la Scuol@ 2.0» si pone come naturale evoluzione dell'azione «Classi 2.0» e mira ad utilizzare tutte le opportunità offerte da tecnologie e linguaggi digitali da una nuova generazione di contenuti e da ambienti interattivi e di simulazione per provare a trasformare complessivamente l'organizzazione della didattica, degli spazi e del tempo scuola.
Per quanto riguarda il primo quesito posto dagli onorevoli interpellanti concernente i criteri adottati per proporre alle scuole statali di ogni ordine e grado presenti sul territorio nazionale il «Patto per la Scuol@ 2.0», inviando una circolare agli istituti scolastici a mezzo posta elettronica il 20 aprile 2011 e prevedendo la scadenza del bando il 2 maggio 2011 e richiedendo nel contempo una serie di attestazioni da parte di enti locali e degli organi collegiali delle scuole coinvolte, occorre far presente quanto segue.
Il «Patto per la Scuol@ 2.0» non si caratterizza, come riportato nell'interpellanza, sotto forma di bando ma appunto, come si evince dal titolo dello stesso, come Pag. 10un patto che necessariamente deve trovare d'accordo tutte le componenti delle scuole e degli enti territoriali di riferimento, per questi motivi è fondamentale il coinvolgimento della scuola e del corpo docente nella sua interezza attraverso un'apposita delibera degli organi collegiali competenti, e cioè il collegio dei docenti ed il consiglio di istituto. Inoltre, proprio per la complessità dell'azione e per il notevole impegno finanziario che il MIUR sostiene, è richiesto il cofinanziamento degli enti locali territorialmente competenti e di eventuali altre risorse provenienti da soggetti pubblici e privati che dovessero rendersi disponibili.
Il breve lasso di tempo che gli onorevoli interpellanti avanzano come punto critico rappresenta invece il necessario corollario sotteso alla logica del Patto, in questo caso si tratta infatti di individuare istituzioni scolastiche già mature dal punto di vista dell'innovazione tecnologica associata alla didattica e cioè scuole nelle quali è già sviluppata tra insegnanti e dirigenti scolastici una consapevolezza diffusa sull'opportunità di utilizzare le tecnologie ed i linguaggi digitali per costruire spazi collaborativi, flessibili e dinamici con l'integrazione di metodologie didattiche formali e informali. Non a caso le scuole sono chiamate a presentare un report delle iniziative di innovazione didattica e organizzativa realizzate negli ultimi tre anni e una descrizione dettagliata delle tecnologie già installate e funzionanti, e non un progetto di innovazione come riportato nell'interpellanza.
A riprova della bontà della tempistica adottata, si fa presente che sono pervenute oltre duecento proposte di partecipazione che vedono il coinvolgimento di scuole di tutte le regioni, che hanno accolto con spirito collaborativo e con grande interesse la proposta ministeriale.
Per quanto concerne il secondo quesito, relativo ai parametri di qualità che il Ministero si attende dai progetti presentati dagli istituti scolastici, si fa riferimento a quanto già detto in precedenza, e cioè che non si tratta di un bando in cui le scuole devono presentare progetti specifici. La progettazione, infatti, avverrà, secondo quanto stabilito nel Patto medesimo, in una successiva fase con il coinvolgimento del Ministero e di organi specializzati presenti sul territorio nazionale. I parametri di qualità che guideranno, quindi, il Ministero nell'individuazione delle scuole partecipanti saranno la descrizione dettagliata delle tecnologie presenti nella scuola, lo svolgimento di un percorso volto alla modifica degli ambienti di apprendimento attraverso le tecnologie dell'informatica e della comunicazione, la disponibilità da parte della scuola ad attivare un ulteriore passo avanti nel processo di innovazione, il forte impegno degli enti locali territorialmente competenti e l'eventuale partecipazione all'azione classi 2.0.
Per quanto riguarda, infine, il terzo quesito concernente gli obiettivi di miglioramento che si intendono raggiungere con il Patto Scuol@ 2.0, si rappresenta quanto segue. Il Patto Scuol@ 2.0 si pone come obiettivi di miglioramento la modifica dell'ambiente di apprendimento, l'utilizzo del web, la realizzazione e la condivisione di contenuti digitali, l'ampliamento di processi di inclusione e integrazione, la nuova consapevolezza da parte di tutto il corpo docente dell'importanza dell'utilizzo dei nuovi media nella didattica, anche al fine di individuare percorsi personalizzati. L'obiettivo finale è, quindi, quello di rendere le scuole al passo con i tempi, superare il digital divide che separa gli studenti dai docenti, individuare nuove modalità per vivere l'apprendimento e le relazioni, coniugando i saperi tradizionali della scuola italiana con le possibilità offerte dalle nuove tecnologie. La confrontabilità a livello internazionale, infine, verrà garantita attraverso la partecipazione ormai decennale del MIUR al network di European schoolnet, che vede coinvolti i Ministeri dell'istruzione di ben trentuno Paesi europei e che mira tra l'altro allo scambio delle migliori pratiche a livello internazionale. Il network infatti riconosce tra i suoi obiettivi prioritari quello di introdurre la logica dell'innovazione tecnologica Pag. 11come ausilio all'insegnamento e all'apprendimento quotidiano attraverso progetti pilota, casi di studio, utilizzo sicuro di Internet, creazione di ambienti immersivi e di simulazione prossimi al contesto culturale e di relazione proprio delle generazioni di oggi. Grazie a questo network, quindi, l'esperienza italiana di Scuol@ 2.0 potrà essere confrontata con analoghe iniziative a livello internazionale anche attraverso l'organizzazione di specifici momenti di incontro, di condivisione e di sviluppo degli interventi futuri.

PRESIDENTE. L'onorevole De Torre ha facoltà di replicare.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Signor Presidente, signor sottosegretario, la ringrazio per la risposta, che ha ricordato tutto quanto il Ministero sta predisponendo riguardo agli ambienti digitali, cui anche io ho contribuito essendo lì. Ho ricordato tutto il lavoro, ma anche le volte in cui girando per le scuole ho visto bellissime nuove lavagne luminose che nessuno sapeva utilizzare. Per questo, credo che occorra fare molta attenzione. Non ho veramente capito il perché tutto ciò doveva richiedere tempi così ristretti, tre giorni lavorativi. In punta di piedi mi permetto di dare un suggerimento: se questo fosse dovuto, per esempio, a risorse del Fondo sociale europeo che erano avanzate e che bisognava spendere entro un tale giorno, in futuro si faccia più attenzione.
Le risorse del Fondo sociale europeo, infatti - ovviamente, se questa fosse la fonte - devono essere usate bene, perché sono una ricchezza preziosa che abbiamo in tutta Europa e una grande spinta al miglioramento; non deve succedere che avanzino e vengano usate così di corsa. Colgo anche l'occasione per dire che tutte queste tecnologie non sono un obiettivo. L'obiettivo non può, cioè, essere quello di far utilizzare meglio queste tecnologie, che sono l'ambiente naturale dei ragazzi di oggi. Questo è uno strumento!
Sinceramente, mi attendevo che i parametri di qualità e di attesa fossero altri, tipo l'uso di questi strumenti per facilitare l'interdisciplinarietà del sapere di oggi, l'interculturalità, il legame tra la vita e il sapere, queste cose. Intendevo che questi fossero i parametri di qualità, in modo che, quando arrivano queste richieste alle scuole, queste ultime siano anche spinte verso un livello culturale alto, non come una cosa burocratica da risolvere in tre giorni.
Un'ultima notazione: è vero, la parola bando - l'ho verificato - l'ho usata io, perché mi pareva che in italiano questa procedura si chiamasse così (tale parola non vi è neanche sul sito del Ministero), ma non vorrei che vi sia stato un fraintendimento. Il mio non è un appunto al fatto che si tratti di un bando. Penso che nel sistema scolastico italiano sia un bene usare dei bandi, ma preparati così bene che la qualità a cui spingono, il saper lavorare in rete, il saper riflettere sul proprio lavoro, il sapersi fare verificare e via dicendo, tutte cose che conosciamo, siano davvero una spinta a portare la scuola italiana ad un livello più alto, e sono particolarmente contenta che vi sarà questo confronto a livello europeo.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori (ore 13).

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo per sollecitare un intervento del Governo sul problema del prezzo della benzina. Già qualche settimana fa sono intervenuto in Aula per segnalare che in questi giorni il prezzo della benzina è di nuovo salito. Vi è una notizia di agenzia che parla di un prezzo salito ormai a 1,6 euro al litro per la benzina verde.
Questo non è accettabile nel momento in cui vi è una specifica norma, approvata su proposta del Governo Prodi e Pag. 12contenuta nella legge finanziaria per il 2008, la legge 24 dicembre 2007, n. 244. L'articolo 1, ai commi da 290 a 294, prevede, infatti, la possibilità di intervenire da parte del Ministro dell'economia e delle finanze con un decreto per ridurre l'accisa sui carburanti.
È possibile una riduzione anche temporanea, proprio per non colpire i contribuenti, e quindi i consumatori finali, siano essi cittadini o imprese, attività di trasporto e quant'altro, che potrebbero beneficiare di questa riduzione. Addirittura, non applicando questa norma, si va a creare un fenomeno conosciuto come fiscal drag, cioè una tassa sulla tassa. Questo non è accettabile nel momento in cui vi è una norma che consente già oggi al Governo di poter intervenire.
Mi spiace rilevare, ancora una volta, che, mentre il Governo Prodi era stato accusato di essere il Governo delle tasse, e invece con questo provvedimento consente la riduzione delle tasse e di non mettere le mani nelle tasche dei cittadini, questo Governo, che ha fatto della linea del non mettere le mani nelle tasche dei cittadini una sua bandiera, non utilizza questa norma, che è pronta per essere applicata.
Signor Presidente, assieme al collega Fluvi in Commissione finanze, ancora, il 10 marzo scorso, abbiamo presentato una risoluzione, però il Governo tergiversa e ha chiesto tempo per approfondire la questione. Io la prego, signor Presidente, di intercedere presso il Governo per sollecitare una presa di posizione su questa richiesta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 17 maggio 2011, alle 12:

1. - Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
S. 2665 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, recante disposizioni urgenti in favore della cultura, in materia di incroci tra settori della stampa e della televisione, di razionalizzazione dello spettro radioelettrico, di moratoria nucleare, di partecipazioni della Cassa depositi e prestiti, nonché per gli enti del Servizio sanitario nazionale della regione Abruzzo (Approvato dal Senato) (C. 4307).
- Relatori: Gioacchino Alfano, per la V Commissione; Carlucci, per la VII Commissione.

2. - Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
Proroga dei termini per l'esercizio della delega di cui alla legge 5 maggio 2009, n. 42, in materia di federalismo fiscale (C. 4299-A).
- Relatori: Ceroni, per la V Commissione; Soglia, per la VI Commissione.

3. - Discussione dei disegni di legge (per la discussione sulle linee generali):
S. 2538 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione di Oslo sulla messa al bando delle munizioni a grappolo, fatta a Dublino il 30 maggio 2008, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato dal Senato) (C. 4193).

e delle abbinate proposte di legge: SARUBBI ed altri; DI STANISLAO (C. 3716-3771).
- Relatore: Narducci.

S. 2517 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dello Stato del Qatar, fatto a Pag. 13Doha il 14 gennaio 2007 (Approvato dal Senato) (C. 4248).

- Relatore: Corsini.

S. 2516 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Libano per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Beirut il 22 novembre 2000 (Approvato dal Senato) (C. 4249).
- Relatore: Stefani.
La seduta termina alle 13,05.