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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 455 di mercoledì 30 marzo 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 10,35.

LORENA MILANATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

Sul processo verbale (ore 10,40).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei intervenire sul processo verbale, perché vorrei - come prevede il Regolamento - chiarire meglio il mio pensiero riguardo...

PRESIDENTE. Prego i colleghi di consentire alla Presidenza di ascoltare quello che ha intenzione di dire l'onorevole Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI. Vorrei chiarire il mio pensiero riguardo ad alcune affermazioni che ho fatto e che evidentemente non sono riuscite ad arrivare ai preziosi funzionari che redigono il resoconto delle nostre sedute e che però ci tengo rimangano a verbale, anche perché collimano perfettamente anche con quanto dichiarato ieri dall'onorevole Quartiani riguardo il momento nel quale è stata sospesa la seduta per l'approvazione di un emendamento durante l'esame della proposta di legge all'ordine del giorno.
Cosa è successo, signor Presidente? È stato approvato un emendamento e, come di norma accade, la Presidenza ha chiesto al relatore se riteneva si dovesse andare avanti ovvero sospendere, e il relatore ha tranquillamente detto che si sarebbe potuto serenamente andare avanti. Non sono passati venti secondi che invece vi è stata da più parti la richiesta che vi fosse una sospensione della seduta.
A quel punto il presidente della Commissione ha chiesto che la seduta fosse sospesa per dieci minuti, mentre il collega Quartiani, anche in ragione della prassi (di quello che accade normalmente in quest'Aula), ha suggerito di sospendere la seduta per un tempo maggiore, cioè per un'ora, in quanto sicuramente non si sarebbe riusciti a trovare una soluzione. Si è voluto sospendere la seduta per dieci minuti e ovviamente, dopo dieci minuti, ci siamo ritrovati in Aula con l'esigenza di sospendere nuovamente la seduta per un'altra mezz'ora perché non si trovava una soluzione, nonostante il relatore avesse detto che si poteva andare avanti tranquillamente.
Vorrei che rimanesse agli atti, anche per il futuro signor Presidente, che i presidenti di Commissione e i relatori, ovviamente su spinta della Presidenza, quando vi sono sospensioni valutino bene la richiesta in ordine al tempo che deve essere in qualche modo concesso, per evitare di trovarci di volta in volta qui in Aula a dover ogni dieci minuti essere presenti, risospendere la seduta, e poi ritornare in modo disordinato, cosa che sicuramente non aiuta i nostri lavori. Questo è il concetto che vorrei rimanesse agli atti.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

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PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, le ricordo che stiamo discutendo dell'approvazione o meno del processo verbale.

ANTONIO BORGHESI. Allora vorrei intervenire sul processo verbale.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, ci troviamo di fronte ad una situazione, per la quale mi appello a lei, che riguarda l'ordine del giorno, di cui a questo processo verbale, e mi riferisco in particolare al fatto che all'ordine del giorno vi è l'approvazione della legge comunitaria che si trova ancora in V Commissione (Bilancio) in attesa del relativo parere. Il Governo, che da una settimana, dieci giorni...

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, le ho dato la parola ai sensi del Regolamento sulle osservazioni al processo verbale che è stato letto. Lei sta svolgendo un pregevole ragionamento che non ha alcuna attinenza con il processo verbale. Quindi la invito ad attenersi all'argomento per cui ha diritto di parola, o sono costretto a togliergliela.

ANTONIO BORGHESI. Le chiedo scusa, Presidente, e chiedo di intervenire allora immediatamente al termine dell'approvazione del processo verbale.

PRESIDENTE. Sta bene.

AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, per quanto riguarda il processo verbale vorrei sottolineare quanto è successo ieri nel corso dei lavori. È stato ricordato dal collega Giachetti che vi è stato un momento in cui l'Assemblea ha dovuto interrompere per ben due volte i propri lavori per consentire alla Commissione di riprendere l'esame di alcuni emendamenti, soprattutto di uno che, pur essendo frutto di una proposta bipartisan - come si usa dire -, aveva un contenuto che incideva sul complesso del provvedimento.
La relatrice non ha ritenuto di sospendere la seduta per esaminare gli effetti di quella votazione. Vi è da dire, però, che la votazione di quell'emendamento ha inciso sulla struttura del provvedimento legislativo. Non capisco molte volte se tutto questo debba avvenire soltanto sulla base del parere del relatore o non debba avvenire, tenendo conto che il relatore deve convocare il Comitato dei nove per esaminare se la votazione incide o meno sul provvedimento nella sua struttura essenziale. Sarebbe opportuno che ci fosse una parola di questa Presidenza in ordine ad un metodo da seguire su queste procedure. Era, pertanto, un rilievo quello che volevo fare perché rimanesse a verbale anche per quanto riguarda il gruppo dell'UdC.

PRESIDENTE. Onorevole Ciccanti, anche le sue osservazioni saranno recepite con riferimento al processo verbale.

PIERLUIGI MANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, oggettivamente i rilievi svolti dal collega Giachetti, ed ora dal collega Ciccanti, hanno un loro fondamento perché, ai sensi dell'articolo 32 del Regolamento, il processo verbale dovrebbe dar conto esattamente dello svolgimento delle sedute in tutti i suoi aspetti. L'articolo 11 del Regolamento, come sappiamo, lo afferma in modo testuale. Ma questo non è avvenuto perché, esattamente nella seduta ieri, abbiamo avuto una sequela di interruzioni ingiustificate - e non sto qui a ripetere gli emendamenti, le sospensioni, le pause -, per cui tutto ciò deve essere - e perciò intervengo, signor Presidente - presente nel processo verbale, cosa che, invece, non è. Tutto ciò testimonia, soprattutto, un modo di organizzare il procedimento legislativo Pag. 3che è fortemente inadeguato. Se i verbali devono verbalizzare i fatti - e sappiamo il rilievo pubblico che ha il procedimento legislativo agli occhi del Paese -, è bene che tutto sia verbalizzato, anche ciò che non dovrebbe avvenire, cioè le sospensioni ingiustificate, l'impreparazione delle Commissioni di merito e tutto ciò che turba il regolare andamento del procedimento legislativo. Tante volte abbiamo detto che dovremmo riformare, ai fini della maggiore efficienza, il procedimento legislativo dando più importanza alle Commissioni in sede redigente, ma qui si va in direzione contraria, signor Presidente, perché gli episodi di ieri costituiscono, oggettivamente, una turbativa del corretto funzionamento del procedimento legislativo e sarebbe almeno bene che fossero presenti e rappresentati efficacemente, in modo veritiero, nei verbali. Queste sono le osservazioni che dovevo fare.

PRESIDENTE. Onorevole Mantini, anche le sue osservazioni saranno recepite con riferimento al processo verbale.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, voglio ricordare all'Aula e a me stesso che, quando fu apportata una riforma regolamentare per quanto riguarda il processo verbale, si scelse la via più sintetica e, quindi, ovviamente, più semplice. Prima i processi verbali erano molto ampi e descrittivi e narravano fedelmente quello che avveniva all'interno dell'Aula e, quindi, raccontavano i fatti e i passaggi in termini molto più puntuali e molto più precisi. Si è scelto, invece, di redigere un resoconto sommario e, poi, un processo verbale che deve essere approvato dall'Aula.
Quello che è stato denunciato anche dai miei colleghi, sia Ciccanti sia Mantini, credo che sia un fatto estremamente serio che porto certamente all'attenzione della Presidenza anche per andare verso una riforma regolamentare. Quello che avviene in quest'aula ovviamente fa saltare tutti i procedimenti, soprattutto le certezze che bisogna garantire, le sospensioni, il blocco: nessuno ti dice niente. Non vi è dubbio che il parlamentare è messo in una condizione di grande confusione e quindi c'è un sacrificio, viene ad essere vulnerato il procedimento e la certezza anche nel procedere nei nostri lavori parlamentari. Pertanto, intervengo non soltanto per un richiamo al processo verbale, ma per un'esigenza e una richiesta di completamento di questo processo verbale. Ritengo che, circa l'insufficienza del racconto, della narrazione contenuta nel processo verbale, dovrebbe essere riconsiderata tutta la problematica anche all'interno della Giunta per il regolamento. Credo, signor Presidente, che questo sia un fatto importante. Abbiamo colto l'occasione per porre una questione di carattere anche regolamentare, partendo dal processo verbale e anche dalle modifiche che abbiamo fatto. Lo ripeto, modificando, sintetizzando il processo verbale non si ha la situazione chiara di come si sono verificati i fatti e i lavori a livello parlamentare. Questo, signor Presidente, volevo portare alla sua attenzione e all'attenzione dei colleghi dell'Assemblea.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Tassone. Anche le osservazioni dell'onorevole Tassone saranno agli atti con riferimento al processo verbale.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che effettivamente bisognerebbe porsi il problema di quanto ciò che viene resocontato in termini sommari possa corrispondere all'esatto pensiero che si riscontra e chiunque vada a consultare il resoconto stenografico può verificare l'esatta rappresentazione di quanto le parole del collega che interviene, in questo caso io stesso che pongo una questione relativamente all'interpretazione di quanto ieri ho sostenuto, corrispondono Pag. 4al pensiero del collega. In questo caso, diciamo così, la proposta che ieri ho avanzato è esattamente riportata ovviamente nel resoconto stenografico. Infatti, si dice che ho proposto una sospensione di durata superiore a quella che era stata proposta dal relatore e dal presidente della Commissione, alla quale la Presidenza della Camera ovviamente si è attenuta giacché credo che la Presidenza di turno non poteva non tener conto che il relatore del provvedimento e lo stesso presidente della Commissione ritenevano congruo un tempo di sospensione di dieci minuti per prendere buona nota di una condizione nuova che si era determinata nell'Aula, cioè del fatto che un emendamento aveva comportato una determinazione di un contenuto difforme da quello che era atteso dalla maggioranza nel Comitato dei nove e dalla maggioranza in quest'Aula sul provvedimento, sull'articolo in esame.
Tuttavia, signor Presidente, se si legge il resoconto sommario, in esso si dice che io abbia sostenuto soltanto di cambiare la quantità di tempo che la Presidenza avrebbe potuto assegnare all'interruzione per garantire che il Comitato dei nove verificasse la possibilità di continuare o meno nella lettura e nella votazione del provvedimento in esame.
In realtà non di ciò si tratta. Non credo, signor Presidente, che si possa riassumere il pensiero che ieri ho sostenuto così come è resocontato, dicendo che il parlamentare, il deputato Quartiani abbia sostenuto che anziché dieci minuti occorre un'ora e perché, qual è la differenza, qual è il motivo?
Qual è il merito per il quale vale una proposta del relatore di 10 minuti, piuttosto che una proposta, di un segretario del gruppo, delegato d'aula e presidente del proprio gruppo, di 1 ora? È chiaro che il merito in questo caso nel resoconto sommario non appare.
Signor Presidente, credo che bisogna verificare se effettivamente non sia il caso di inserire elementi di merito nel riassunto che viene fatto, perché non tutti possono leggere immediatamente il resoconto e andare a verificare che cosa tutti gli interventi abbiano effettivamente in linea sintetica sostenuto. Come altre volte avevo fatto, ho sostenuto che è meglio prendersi il tempo necessario per trovare, se possibile, l'unanimità nel Comitato dei nove non solo sulle modalità e sulle procedure, attraverso le quali andare avanti nella lettura di un provvedimento oppure verificare se non sia il caso di rinviarlo ad altra seduta o di rinviarlo alla Commissione per un ulteriore approfondimento, ma anche, in modo ragionevole, per verificare se il merito che viene sostenuto prevalentemente da una maggioranza possa sempre o meno corrispondere a quello che è il merito di una maggioranza che effettivamente si riscontra nel momento in cui si vanno soprattutto a votare emendamenti in quest'Aula, che sono emendamenti correttivi di un indirizzo generale che può anche prevalere, ma che non può essere sempre prevalente su aspetti specifici di una norma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, mi permetta, leggo il Regolamento della Camera all'articolo 32, comma 3: «Sul processo verbale non è concessa la parola se non a chi intende proporvi una rettifica o a chi intende chiarire il proprio pensiero personale». Signor Presidente, credo che...

PRESIDENTE. Onorevole Volpi, lei ha chiesto la parola per riferirsi al processo verbale. Sta citando un articolo del Regolamento: chieda la parola per un richiamo al Regolamento, al termine, dopo che avremo approvato il processo verbale. Se lei chiede di parlare sul processo verbale deve riferirsi a ciò che vi è scritto nel processo verbale che è stato letto, non ad altro.

ROBERTO ZACCARIA. Chiedo di parlare.

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PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, non intervengo sempre in quest'aula, ma ieri sono intervenuto su una questione che ha un certo rilievo e che in qualche modo richiede un collegamento tra l'intervento che io ho svolto e la risposta che poi ha dato la Presidente della Camera pro tempore, onorevole Bindi.
Io non solleverò il problema che ha toccato l'onorevole Tassone sull'ampiezza o meno del resoconto sommario, se debba essere descrittivo, più o meno ampio. Voglio affrontare un'altra questione, che è abbastanza delicata (sono contento che lei sia qui presente, perché in qualche modo posso sottoporgliela direttamente): ieri, con riferimento alla comunitaria - della quale dovremo parlare subito dopo il provvedimento che stiamo esaminando - ho sollevato la questione che riguarda, da un lato, il fatto che nella comunitaria mancano degli oggetti tipici della stessa e, dall'altro, il fatto che sono state inserite delle norme, una in modo particolare piuttosto grave, del tutto occasionali e che riguardano la responsabilità dei giudici, tema evidentemente piuttosto ricorrente in quest'Aula. In quel caso, avevo sostanzialmente fatto un apprezzamento alla Presidenza quando aveva dichiarato inammissibile un'altra norma relativa alla responsabilità contabile, mentre avevo in qualche modo sollecitato un'ulteriore riflessione sull'ammissibilità di questo emendamento sulla responsabilità dei giudici, che non c'entra praticamente nulla con la comunitaria, perché determinerebbe una sorta di correzione di quello che il Ministro Alfano ha dichiarato a Bruxelles per dire che il nostro Paese è in regola (schizofrenia istituzionale).
La Presidente, nel rispondere al mio intervento, ha detto una cosa e questo è il punto della precisazione a verbale che credo che debba emergere chiaramente.
Da un lato, la Presidente ha detto che, con riferimento alle eventuali proposte emendative, si tratta di un problema che riguarda i gruppi parlamentari, dall'altro lato, con riferimento all'ammissibilità, ha detto una cosa che a me interessa, ma interessa soprattutto che sia esplicitata in maniera molto nitida, perché poi, dovremo reagire su questo punto. Ha detto: al momento opportuno, voi potrete sollevare o richiedere alla Presidenza una valutazione di ammissibilità.
Questo è il punto sul quale io richiamo la sua attenzione, signor Presidente, perché, naturalmente, da quel chiarimento discende un comportamento parlamentare successivo.

PRESIDENTE. Con le osservazioni svolte dai deputati intervenuti, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).

Missioni (ore 10,58).

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bonaiuti, Brugger, Brunetta, Caparini, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Gregorio Fontana, Franceschini, Alberto Giorgetti, Giro, Lo Monte, Lusetti, Mecacci, Reguzzoni, Roccella, Romani, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

In morte dell'onorevole Antonio Laforgia (ore 11)

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Antonio Laforgia, già membro della Camera dei deputati dalla IV all'VIII legislatura. Pag. 6
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Inversione dell'ordine del giorno (ore 11,01)

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, ho chiesto la parola per chiedere formalmente alla Presidenza di porre in votazione la proposta di inversione dell'ordine del giorno, nel senso di porre al primo punto, signor Presidente, quanto previsto al punto 4. Mi riferisco all'atto C. 3137-A, approvato dal Senato, d'iniziativa dei senatori Gasparri ed altri, recante «Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali».

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, invito l'Assemblea a prestare attenzione ad un passaggio che è tutt'altro che formale. Infatti, la proposta testé avanzata dal gruppo del Popolo della Libertà - sulla quale noi, evidentemente, esprimiamo parere contrario - è un'altra pagina inedita di violenza parlamentare e di abuso della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Cerco sempre di misurare le parole e le ho scelte perché qui si sta consumando una doppia violenza: innanzitutto, una violenza parlamentare (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Infatti, i parlamentari che stanno mugugnando dovrebbero sapere che vi è un articolo del nostro Regolamento - l'articolo 24, comma 3 - che prevede che all'opposizione sia riservata obbligatoriamente una quota del calendario dei lavori. Ebbene, la proposta di inversione riguarda un provvedimento dell'opposizione.
Quindi - signor Presidente, mi rivolgo anche a lei -, è del tutto evidente che, se l'opposizione ottiene l'inserimento in calendario di un provvedimento e, quando si sta per iniziare la trattazione di quel provvedimento la maggioranza propone l'inversione dell'ordine del giorno o l'accantonamento, l'articolo 24, comma 3, è totalmente svuotato. Quindi, la minoranza non può più portare nulla in Aula, ma capiamo che non ve ne frega niente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
La seconda, ben più grave, è una gravità politica: volete fare immediatamente il processo breve. La domanda è: dov'è l'urgenza per invertire l'ordine del giorno? Qual è la motivazione per cui volete approvare in Aula subito un provvedimento vergognoso per la giustizia italiana, che ha l'unica motivazione di fermare il processo Mills nei confronti del Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori)?
Questo provvedimento - e ne parleremo se sarà accettata l'inversione - ha come conseguenza immediata che per migliaia di processi si rischierà la prescrizione, processi di violenza carnale, di rapina, di furto (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)! È così, urlate finché volete! Un imputato di violenza carnale, se incensurato, avrà la prescrizione breve grazie alla vostra norma (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori)! Vorrei sapere dalla Lega Nord Padania, dal Ministro Bossi che è andato a sedersi sui banchi del Governo, cosa andrete a raccontare ai popoli padani, cosa andrete a dire ai popoli padani a cui avete parlato di sicurezza; andrete a dire che quando i provvedimenti riguardano Pag. 7il Presidente del Consiglio, non contano le rapine, non contano i furti, non contano le violenze e siete pronti, come servitori fedeli, ad andarvi a sedere su quei banchi a votare a favore del Presidente del Consiglio (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Perché lo fate oggi? Signor Presidente, mi avvio a concludere, perché oggi casualmente il Presidente del Consiglio è corso a Lampedusa seguito dalle telecamere e dai giornali e quella visita non è per risolvere i problemi dell'isola, ma per coprire il processo breve che oggi volete portare in Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori). Questa è l'ultima delle vergogne!
Se non avete la coscienza di fermarvi, se non avete la forza morale di fermarvi, che vi chiamiate responsabili o non responsabili, almeno provate vergogna dentro di voi per un'altra pagina nera della storia della Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro, Futuro e Libertà per l'Italia e Italia dei Valori - Congratulazioni - Dai banchi del gruppo Partito Democratico si grida: vergogna, vergogna! - Dai banchi del gruppo Popolo della Libertà si scandisce: buffoni, buffoni!)!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi! Onorevoli colleghi, non costringetemi a sospendere la seduta. Vale per entrambe le parti dell'emiciclo, ovviamente. Avverto che qualora si dovessero verificare ulteriori atteggiamenti quali quelli che si sono verificati da entrambe le parti dell'emiciclo, sospenderò la seduta.
Prima di procedere oltre, vi prego di prestare attenzione. Onorevoli colleghi, la richiesta avanzata dall'onorevole Baldelli è stata chiaramente intesa ed è quella di procedere a una inversione dell'ordine del giorno. Prima di applicare il Regolamento, che al riguardo è esplicito, devo dare una precisazione all'onorevole Franceschini, non nel merito, ovviamente, di quello che egli ha detto, ma in ordine alla parte regolamentare in cui mi ha invitato ad esercitare le prerogative del Presidente in ordine all'articolo 24, comma 3, del nostro Regolamento.
L'onorevole Franceschini ha ricordato la possibilità di dare luogo ad un'inversione dell'ordine del giorno volta a posticipare l'esame di un provvedimento iscritto nel calendario dei lavori in applicazione della quota di argomenti riservati ai gruppi di opposizione, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del medesimo Regolamento. Al riguardo faccio presente che, come precisato dal Presidente della Camera nella seduta della Giunta per il Regolamento del 24 settembre 1998 e, successivamente, nella seduta dell'Assemblea del 29 settembre 1998, le richieste di inversione dell'ordine del giorno, al pari di tutti gli altri richiami sull'ordine dei lavori e, dunque, anche, ad esempio, delle richiesta di rinvio in Commissione, costituiscono (cito quanto deciso dalla Giunta per il Regolamento): «strumenti che non incidono sul provvedimento in discussione, ma solo sulla procedura per il suo esame». Ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento la decisione sui suddetti richiami spetta al Presidente, il quale può chiamare l'Assemblea a pronunziarsi. La proponibilità e l'ammissibilità delle richieste di rinvio in Commissione e più in generale dei richiami sull'ordine dei lavori non possono dunque essere contestate neppure nei riguardi dei provvedimenti inseriti in calendario su richiesta dei gruppi di opposizione. Questo è quanto deciso fin dal 1998 dalla nostra Giunta per il Regolamento.
Sulla base di questi elementi sono state nella prassi ammesse e votate diverse proposte sull'ordine dei lavori, tra cui richieste di rinvio in Commissione e richieste di rinvio del seguito dell'esame di progetti di legge in quota opposizione.
Poiché alle deliberazioni sull'ordine dei lavori non è connessa alcuna conseguenza definitiva sul merito del provvedimento, non essendo le stesse idonee a comportare effetti lesivi delle prerogative che il Regolamento riconosce alle opposizioni, la Presidenza non può che consentire che sulla Pag. 8proposta di inversione dell'ordine del giorno, testè formulata, l'Assemblea sia chiamata a pronunciarsi.
Vista la rilevanza della questione, come in tante altre circostanze, darò la parola ad un rappresentante per gruppo, dando per acclarato che l'onorevole Baldelli si è pronunciato a favore e che l'onorevole Franceschini si è pronunciato contro.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, vorrei sottoporre una questione rispetto alla quale non ho una soluzione da proporre. Però, vorrei un chiarimento su questo punto.
Stiamo procedendo a una votazione su una richiesta di inversione dell'ordine del giorno, in base all'articolo 41 del Regolamento. Tuttavia, l'inversione produrrebbe il fatto che si dovrebbero iniziare i lavori non già con il primo provvedimento all'ordine del giorno sui piccoli comuni, ma con il provvedimento sul processo breve. Non faccio un'osservazione di merito, ma semplicemente le faccio osservare che pendono sul processo breve sia questioni pregiudiziali di costituzionalità, sia una questione sospensiva, che sono due fasi della nostra discussione che potrebbero produrre la non prosecuzione della discussione e della votazione sul punto all'ordine del giorno del quale si chiede la priorità, con l'inversione, rispetto agli altri punti all'ordine del giorno.
Ora le chiedo, signor Presidente, se non sia più giusto e più rispondente alle necessità di una razionale discussione, anziché procedere alla votazione sull'inversione e prima di procedere alla votazione sull'inversione, verificare che effettivamente quest'Aula è nelle condizioni di considerare costituzionale il provvedimento ed è nella condizione di procedere senza, invece, rinviare il provvedimento ad altra seduta. È chiaro, signor Presidente, che nel momento in cui quest'Aula dovesse votare favorevolmente sulla questione pregiudiziale di costituzionalità o sulla questione sospensiva, ci troveremmo nella condizione di non poter andare avanti sul punto all'ordine del giorno su cui la maggioranza e il Popolo della Libertà hanno chiesto di procedere.
Le chiedo pertanto, signor Presidente, dato che le cose stanno così, se non sia meglio prima procedere alla fase di discussione e votazione sulle questioni pregiudiziali che pendono sul provvedimento in esame e poi procedere alla votazione sull'inversione dell'ordine del giorno nei termini proposti dal Popolo della Libertà.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, non ho alcuna difficoltà a dire che personalmente considero molto ragionevoli le sue argomentazioni, ma non ho il potere di verificare ciò che è più opportuno. Ho il dovere, invece, di porre in votazione, dopo aver dato la parola a un rappresentante per gruppo, la proposta che è stata avanzata dall'onorevole Baldelli.

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, vorrei indicare, senza riprendere gli argomenti che ha usato l'onorevole Franceschini e che mi trovano totalmente d'accordo, che questa immissione forzata va a incidere su un provvedimento che era stato calendarizzato in quota all'opposizione.
Mi vorrei rivolgere, però, al Ministro della giustizia, perché vorrei capire se ha ancora valore, Ministro Alfano, il dibattito politico che vi è tra di noi e se in questo Paese, nonostante il degrado generale che riguarda tutto e tutti, ha ancora un senso che una persona che ritengo seria, come il Ministro della giustizia, dica, davanti a tutti gli italiani e alle altre forze politiche, quello che ha affermato.
Il Ministro della giustizia ha presentato una riforma costituzionale epocale sulla giustizia e ha detto davanti a tutti, onorevoli Pag. 9colleghi, che il Governo si impegnava a levare dal cammino parlamentare tutti quelli che potevano essere considerati provvedimenti settoriali, minimali e ad personam - ognuno li chiami come vuole - che sono quelli che si discutono nel giro di una settimana (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico, Italia dei Valori e Futuro e Libertà per l'Italia). Ministro Alfano, noi le abbiamo risposto: benissimo, intendiamo ragionare con lei, non che lei aveva ragione. Non abbiamo detto che accettavamo la riforma Alfano a scatola chiusa, ma abbiamo convenuto con lei che la riforma della giustizia sia necessaria e che ci saremmo seduti ad un tavolo insieme. Ministro Alfano, ho polemizzato anche per alcune parole di alcuni esponenti del Partito Democratico, dicendo che non ci si può sottrarre al confronto, al punto che lei mi ha fatto addirittura litigare con l'onorevole Bersani, persona mite ed io mite come lui. Non litighiamo quasi mai, eppure abbiamo creduto a lei e abbiamo litigato anche all'interno delle opposizioni. Ebbene, il giorno dopo sono spuntati come funghi provvedimenti che sembravano essere «lateralizzati» dal suo impegno politico.
Onorevoli colleghi, che dire dell'atteggiamento del Presidente del Consiglio? Il Presidente del Consiglio, davanti ad una sfilza di processi che si presentavano, ha detto: io vado a Milano perché è mio dovere stare in aula. Nessuno di noi può giudicare negativamente questo atteggiamento perché, davanti al Presidente Consiglio che và in aula, tutti noi abbiamo detto che faceva il suo dovere.
Ebbene, gli atteggiamenti del Presidente del Consiglio e le dichiarazioni del Ministro Alfano ci hanno indotto a pensare che voi finalmente aveste deciso di fare una cosa seria, cioè riforme della giustizia per gli italiani che attendono una riforma della giustizia (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro). Invece, purtroppo, siamo alle solite! Siamo alle solite! Dopo averci illuso e dopo aver illuso gli italiani sul fatto che finalmente tra le vostre priorità politiche figurava una riforma della giustizia per gli italiani, ecco spuntare il solito provvedimento che serve solo a placare le ossessioni giudiziarie del Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori). È una vergogna, onorevoli colleghi! È una vergogna soprattutto per chi, come noi, ritiene che la riforma della giustizia debba essere fatta.
Credo che questo giudizio lo daranno gli italiani a partire dalle prossime elezioni amministrative, lo daranno quei cittadini che hanno votato Berlusconi perché speravano in una riforma della giustizia e che oggi si accorgono che anche l'ennesima occasione è stata sprecata.
Infine, vorrei chiudere questo breve intervento facendo un riferimento al Presidente della Camera dei deputati. Di solito non si parla del Presidente della Camera dei deputati, ma da ex Presidente della Camera sfato questa abitudine di non parlarne mai per una sorta di galanteria istituzionale. Se ne parla in effetti molto, ma al fuori di qua, sui giornali e nelle campagne scandalistiche. Abbiamo sentito per mesi, Presidente Fini, che lei interpretava in modo parziale la sua carica, che lei addirittura era lì per cercare di fare esattamente l'opposto rispetto all'impegno che aveva assunto al momento della sua elezione. Ebbene, colleghi, oggi voi fate questa forzatura nel giorno in cui il Presidente della Camera ha annunciato all'Ufficio di Presidenza, nel quale le opposizioni probabilmente sarebbero la maggioranza, che il conflitto di attribuzioni sarà portato in Aula. Il Presidente della Camera ha dimostrato quel senso dello Stato e delle istituzioni, che voi avete rifiutato con questa ennesima forzatura parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico, Italia dei Valori e Futuro e Libertà per l'Italia)!

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,20).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante Pag. 10procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, le avevo chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori prima che l'onorevole Baldelli intervenisse, perciò...

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, l'onorevole Baldelli aveva comunicato alla Presidenza di voler intervenire ancor prima che la seduta iniziasse, quindi lei non può sostenere di aver chiesto di intervenire prima.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, non è un assalto alla sua persona, l'assalto a lei lo fanno altri, non lo facciamo noi!

PRESIDENTE. Non ci sono assalti, le volevo solo comunicare che l'onorevole Baldelli aveva chiesto di intervenire prima.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, se mi fa concludere vedrà che saremo d'accordo! Le avevo chiesto di intervenire su una questione diversa, pertanto «prenoto» l'ulteriore intervento sull'ordine dei lavori alla fine di questa richiesta, che consideriamo indecente. Vedremo come andrà a finire, poi le chiederò di nuovo di intervenire. Adesso intervengo sulla richiesta di inversione dell'ordine del giorno, come espressione del gruppo Italia dei Valori.
Ci sarebbe da rimanere esterrefatti di fronte a questa richiesta se non fossimo oramai allenati a vedere la maggioranza che ne fa di tutti i colori, che ha occupato il Parlamento e che decide di fare soltanto quello che vuole. Vorrei ricordare semplicemente che questo provvedimento quando è pervenuto alla Camera aveva un oggetto diverso da quello che oggi invece si vuol far passare, cioè si trattava della tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi. Ricordo, signor Presidente, per capire qual è l'urgenza, che questo provvedimento è pervenuto dal Senato il 10 gennaio 2010 ed è rimasto in «letargo». Non so ora quale primavera lo abbia risvegliato, non certo la primavera metereologica, c'è un'altra primavera che lo ha risvegliato, o forse un'estate torrida, cioè il timore che caduto lo scudo del legittimo impedimento il Presidente del Consiglio debba andare a rispondere dei suoi processi di fronte al giudice naturale precostituito per legge.
È chiaro che già il titolo avrebbe dovuto essere definito in altro modo: tutela di quel cittadino, tutela del cittadino, con chiarissima allusione al fatto che quel provvedimento serviva solo al Presidente del Consiglio. Quali ragioni di urgenza ci sono per privare le opposizioni del diritto a vedere definito in Aula un provvedimento che loro hanno chiesto?
Signor Presidente, seppure la Giunta per il Regolamento avesse nell'ormai lontano 1998 deciso che i diritti delle minoranze possono essere conculcati, si correrebbe il pericolo o il rischio - che rappresenta davvero una dittatura della maggioranza - che le opposizioni, di inversione in inversione, si vedano sempre pretermesso, messo in coda e mai definito un provvedimento che hanno chiesto. Pertanto, signor Presidente, lei che si è richiamato al Regolamento, certamente si richiamerà ai precedenti, anche quando dovrà decidere una delicata questione e avrà visto che ci sono almeno quattro precedenti che nell'ipotesi di conflitto di attribuzione hanno visto una richiesta di elevazione del conflitto mai pervenire all'attenzione dell'Aula. Perciò il richiamo ai precedenti deve avere un valore sempre e non soltanto in determinati casi.
Signor Presidente, ci opponiamo a questa richiesta extra ordinem, che non ha nessuna ragione di urgenza perché questo Pag. 11provvedimento è rimasto fermo per tanto tempo. Apro un inciso, signor Presidente: chi risarcirà i cittadini per il fatto che il Senato è stato per due anni «incatenato», «inchiodato» su un provvedimento che era tutt'altra cosa, riguardando la prescrizione del processo, e che invece ora la maggioranza con un colpo di coda e con una virata a centottanta gradi decide che invece debba essere una cosa completamente diversa? Lo vedremo quando discuteremo l'emendamento sul titolo di questo provvedimento oggi assolutamente diverso, con una coda velenosa che riguarda la prescrizione breve.
Ecco perché, signor Presidente, noi siamo contrari. Vogliamo opporci al sequestro del Parlamento per gli esclusivi interessi della maggioranza e di chi la comanda (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, oggi, quando arrivando in transatlantico abbiamo visto l'agitazione delle grandi occasioni, pensavamo che magari avremmo cominciato a discutere della diminuzione delle tasse - visto che c'eravamo tutti, forse potevamo farlo - o magari che l'inversione dei punti all'ordine del giorno riguardasse la legge comunitaria, perché finalmente il Governo aveva trovato il tempo e la responsabilità per nominare il nuovo Ministro - visto che all'Europa chiediamo, forse avremmo potuto farlo con un Ministro - o magari, vedendo il Ministro degli affari esteri, si poteva pensare che avremmo discusso nel pieno dell'Aula degli esiti del vertice di Londra, del ruolo dell'Italia nella crisi libica e non solo di Lampedusa. Invece, signor Presidente, signori colleghi, assistiamo a questa nuova inaccettabile forzatura, che è tanto inaccettabile quanto stupida.
Mi associo alle parole del presidente Casini rivolgendomi anche io al Ministro Alfano. Signor Ministro, sono disarmato, noi avevamo garantito convintamente la nostra disponibilità a discutere della grande riforma costituzionale che aspettiamo da quindici anni, sui cui titoli siamo largamente disponibili e persino d'accordo. Come ha detto il presidente Casini, avevamo salutato con grande favore e persino speranza le sue parole che avevano accompagnato la presentazione del disegno di legge: basta leggi ad personam, basta provvedimenti spuri infilati nottetempo in altri provvedimenti.
Invece, Ministro Alfano, ci ritroviamo di nuovo tutti precettati, Ministri compresi, non per discutere del processo breve, riguardo al quale noi abbiamo detto da mesi e da semestri che sul testo e sullo schema non ci sono contrarietà di principio. Sappiamo tutti, però, che non siamo qui a discutere, come recita il testo, delle misure a favore dei cittadini sulla brevità dei processi e sul tempo ragionevole. Questa inversione si fa esclusivamente per la norma transitoria. Ripeto: sono senza parole, signor Ministro Alfano, cascano le braccia, anche perché questo contraddice clamorosamente quello che lei ha detto quindici o venti giorni fa ed è il peggior viatico, se non la pietra tombale, sul processo di riforma costituzionale della giustizia (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia e Unione di Centro).
Le dico una cosa in più: questa inversione di poche ore, di qualche mezza giornata, ci impedirà anche di discutere serenamente sulla riforma cosiddetta del processo breve, sulla quale noi vorremmo discutere ma, come recita il titolo, nell'interesse dei cittadini, che chiedono tempi ragionevoli del processo. Peraltro, signor Ministro, il processo breve non si farà questa settimana. Lei lo sa bene, perché non è con le forzature che si ottiene la disponibilità ad una discussione seria e costruttiva dei progetti di legge. Con le forzature si semina vento e si raccoglie la tempesta del filibustering, dell'ostruzionismo. Ma è l'ABC, signor Ministro, e mi dispiace che lei abbia convocato e precettato Pag. 12tutto il Governo per questa inversione che non porterà a nulla se non ad uno scontro.
Concludo, signor Presidente, l'amara verità è che anche quelli di noi, signor Ministro Alfano, che più si sentono disponibili e impegnati, anche per un vincolo con l'elettorato, nella discussione sulle grandi riforme della giustizia, devono prendere atto che voi le riforme non le volete. Non volete che ci siano le condizioni politiche per fare le riforme (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia). A voi sulla giustizia interessa solo lo scontro, che può servire a qualcuno, ma che non serve ai cittadini, come servirebbe un processo breve fatto seriamente e in tempi rapidi. Per questo noi siamo contro l'inversione dell'ordine del giorno (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia e Unione di Centro).

LUCIANO DUSSIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, innanzitutto annuncio la nostra vicinanza alla proposta di inversione dell'ordine del giorno (Applausi polemici dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ho visto l'animosità di alcuni intervenuti che mi hanno preceduto, specialmente quello dell'onorevole Franceschini, che è indignato per il mancato funzionamento della giustizia, ma non a seguito di quanto è successo in un tribunale in Puglia poche ore fa, dove i giudici che controllate voi hanno «rottamato» 11 mila intercettazioni telefoniche che incastravano il presidente Vendola, la sua giunta e anche vostri uomini, eletti, per salvarli, al Senato della Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà). Non abbiamo nulla da imparare dai vostri atteggiamenti a tale riguardo.
Dopodiché, se ci preoccupiamo di come sta funzionando la giustizia, francamente mi preoccupo, perché, sempre all'interno di un tribunale, quello di Firenze, anche questo pochi giorni fa, giudici vicini a voi hanno utilizzato, per «sputtanare» il nostro Paese in tutto il mondo, un testimone come Spatuzza, che ha venti omicidi sulle spalle e ha ucciso un prete antimafia, perché, per sentito dire, forse, avrebbe potuto incastrare il nostro Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Tutto è finito nella classica bolla di sapone, ma, guarda caso, il Consiglio superiore della magistratura, a maggioranza vostra, non è intervenuto neanche in questa circostanza.
Se vogliamo mettere sul piatto degli equilibri come funziona a corrente alternata la magistratura in questo Paese, potremmo andare avanti settimane e perdereste sicuramente voi. Per quanto riguarda il problema che stiamo affrontando e chiediamo di affrontare subito, siamo in ritardo per dare risposte al funzionamento della giustizia in questo Paese, perché i cittadini e le imprese ne hanno le scatole piene di aspettare dieci anni per un processo, quando in questo Paese spendiamo più della media europea per far funzionare la magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
A livello pro capite ogni cittadino italiano spende 70 euro l'anno per la magistratura, in Francia 50 euro; abbiamo 1.300 tribunali, in Francia sono meno della metà; i nostri giudici prendono il 40 per cento in più di stipendio rispetto a quelli della Germania, ma, guarda caso, non funziona assolutamente nulla (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Dopodiché, si entra anche nel merito, e qui vi sono delle responsabilità precise anche all'interno del mondo della politica, perché, se non facciamo in fretta le riforme, in questo Paese è inutile convocare il Parlamento. Infatti, se dobbiamo fare delle leggi per introdurre, ad esempio, il reato di clandestinità, che esiste in Francia, Germania, Inghilterra e Spagna, e metà della magistratura si rifiuta di applicare le nostre leggi, qualcosa non funziona (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà). Pag. 13
A capo del Consiglio superiore della magistratura vi è il Presidente della Repubblica, che dovrebbe intervenire su queste cose. Se non si riesce a fare le espulsioni non è colpa di questa maggioranza o delle leggi che non vi sono, ma perché vi è la Corte costituzionale che si è inventata che non si possono fare le espulsioni degli indigenti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Chi comanda in questo Paese? Mi rivolgo al Governo: vi è una proposta che stiamo aspettando di calendarizzare da un paio di anni. Visto che c'è qualcuno che si è assunto il ruolo di far funzionare il Paese sotto l'aspetto della gestione legislativa, che almeno la Corte costituzionale, che avete in mano voi, prima di bocciare una legge del Parlamento, debba esprimersi almeno con i due terzi dei suoi rappresentanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Altrimenti, non faccio neanche più le campagne elettorali, visto che non contiamo assolutamente nulla (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà - Dai banchi dei deputati del gruppo del Partito Democratico si leva il grido: Servo, servo!).

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego!

BRUNO TABACCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Con l'occasione, faccio presente all'onorevole Ria che ha già parlato l'onorevole Casini per il suo gruppo. Prego, onorevole Tabacci.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, siamo contrari alla proposta dell'onorevole Baldelli. Dichiaro molto succintamente di essermi pentito di aver creduto che davvero il Ministro Alfano volesse avviare una riforma epocale. In realtà, voi non volete alcuna riforma epocale: avete solo in animo le questioni che riguardano i processi del Presidente del Consiglio. Per fare questo, come ha spiegato l'onorevole Franceschini, siete pronti anche al taglio della prescrizione riferita a gravi reati commessi con la copertura di essere cittadini incensurati.
Quello che sorprende, anche nell'intervento dell'onorevole Dussin, è che la Lega Nord, ormai, sia la forza di copertura di qualsiasi azione (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia, Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).
L'onorevole Bossi, che ieri ha tuonato con grande forza e virulenza, dovrebbe ricordare che non è vero che al Nord siano tutti disponibili a coprire un'operazione così squallida di difesa di tutto fuorché della legalità. Prima o poi pagherete questo conto (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia, Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori). Non è serio impostare un dibattito politico in questa maniera.
L'onorevole Berlusconi si è lamentato che il suo prestigio, a livello internazionale, esce menomato dalle polemiche del nostro Paese. Secondo voi, è vero che la copertura mediatica non consentirà probabilmente di dare molta rilevanza a questa notizia (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia, Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori), quello che state facendo oggi, accrescerà il prestigio all'estero di Berlusconi che pretende l'impunibilità come qualsiasi dittatorello, oppure succederà che da domani nessun Capo di Governo vorrà più, neppure, farsi fotografare con lui (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia, Partito Democratico e Unione di Centro)?

GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, avevo in animo di intervenire sull'ordine dei lavori per chiedere all'Aula di discutere del problema della posizione internazionale del nostro Paese, alla luce - qui davanti è seduto il Ministro degli affari esteri - del comportamento dei Pag. 14Paesi alleati che ritengono di poter affrontare un problema della portata della situazione in Libia senza tener conto dell'Italia.
Bene, così come l'onorevole Casini, precedentemente, si è rivolto al Ministro della giustizia che, immagino, in questo momento, sia nel più grave degli imbarazzi, io mi rivolgo al Ministro degli affari esteri. L'Italia è in una condizione di drammatico isolamento. Perché è in questa condizione? Credo che il motivo sia che essa è guidata da un Governo screditato sul piano internazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberal Democratici-MAIE, Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori)!
Onorevoli colleghi della maggioranza, pensate che il messaggio che oggi uscirà da quest'Aula, secondo cui la priorità della Camera dei deputati è affrontare, attraverso una leggina, un processo che investe il Presidente del Consiglio che non ha il coraggio e la forza di andare davanti ai giudici, possa rafforzare la posizione del Ministro degli affari esteri (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberal Democratici-MAIE, Partito Democratico, Unione di Centro, Futuro e Libertà per l'Italia e Italia dei Valori)?
Onorevoli colleghi, se votate a favore dell'inversione dell'ordine del giorno proposta, «uccidete» il Ministro della giustizia e il Ministro degli affari esteri, ma, soprattutto, distruggete il prestigio dell'Italia che avreste il dovere di difendere (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberal Democratici-MAIE, Partito Democratico, Unione di Centro, Futuro e Libertà per l'Italia e Italia dei Valori)! Questo è il vostro impegno costituzionale (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberal Democratici-MAIE, Partito Democratico, Unione di Centro, Futuro e Libertà per l'Italia e Italia dei Valori)!

LORENZO RIA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, per la verità, avevo chiesto la parola per intervenire sull'ordine dei lavori, ma, naturalmente, non spetta a me stabilire se la mia richiesta precedesse o meno quella del collega che ha proposto l'inversione dell'ordine del giorno. Naturalmente, signor Presidente, è lei che ha l'elenco delle richieste di intervento.
Ciò che, però, avrei dovuto dire nell'intervento sull'ordine dei lavori ha attinenza non soltanto con la discussione che stiamo svolgendo ora, ma, sulla base dell'articolo 86 del Regolamento, a mio modo di vedere, necessariamente precede il voto che vi deve essere sulla richiesta di inversione dell'ordine del giorno.
Dico questo perché stamattina, un po' per la presenza di tutto il Governo nella sua interezza, un po' per quello che abbiamo letto sui giornali, non ci voleva molto a capire che vi era qualcosa di nuovo nell'aria, anzi di antico, come direbbe qualcuno. Infatti, si tratta di qualcosa di antico perché sono tre anni che assistiamo a quello che si sta per verificare stamattina, ossia l'ennesima forzatura da parte della maggioranza e del Governo.
Allora la proposta di inversione dell'ordine del giorno è stata ben preparata, anzi direi preparata «a puntino» per questo blitz che la maggioranza avrebbe poi fatto in Aula. Solo che la fretta, signor Presidente, fa fare alla gatta i gattini ciechi.
Perché dico questo? Il Comitato dei nove - che naturalmente non sarebbe stato convocato, se noi avessimo seguito l'ordine dei lavori così come all'ordine del giorno - era stato convocato per le 10 di stamattina sul provvedimento che si vorrebbe esaminare con l'inversione dell'ordine del giorno, ovvero la proposta di legge sul cosiddetto processo breve.
Il Comitato dei nove nella giornata di ieri si era concluso addirittura con una sospensione, perché dovevamo venire in Aula - se non ricordo male - alle 15,30 tanto che la collega Ferranti, che non stava intervenendo nemmeno sui pareri, ma sulle proposte del relatore, ha dovuto interrompere il suo intervento. Il Comitato dei nove con un «messaggino» ovvero un sms che a noi è arrivato ieri sera molto tardi - quindi qualcuno poteva anche non Pag. 15averlo letto, ma comunque lo abbiamo letto tutti - è stato anticipato stamattina alle 9,45.
Perché è stato anticipato alle 9,45? Perché evidentemente la stessa maggioranza e lo stesso relatore si rendevano conto di avere necessità di un tempo di almeno un'ora per potere esaminare quanto non era stato esaminato il giorno prima. Perché dico almeno un'ora? Perché l'Aula era convocata per le 10,30 e, siccome per prassi si procede nelle Commissioni anche per il tempo in cui vengono concessi i cosiddetti venti minuti, possiamo dire che saremmo andati avanti almeno sino alle 10,45. Invece - e non mi suggerisce il collega Mantini ...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Ria.

LORENZO RIA. Invece il Comitato dei nove poiché il relatore non c'era - né a me interessa sapere perché era assente - si è riunito alle 10,10 e noi, naturalmente, alle 10,25 dovevamo venire in Aula.

PRESIDENTE. Onorevole Ria, le ho concesso la parola per un richiamo al Regolamento: non abusi della disponibilità della Presidenza.
La questione che lei pone è certamente una questione rilevante e che sottolinea un'ulteriore, per così dire, anomalia di questo modo di procedere, ma ciò non toglie che si debba passare alla votazione della proposta di inversione dell'ordine del giorno.
Passiamo, dunque, ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di inversione dell'ordine del giorno formulata dall'onorevole Baldelli, nel senso di passare direttamente al punto 4 dell'ordine del giorno, recante il seguito della discussione della proposta di legge concernente misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi (A.C. 3137-A).
(È approvata - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo per chiedere la differenza dei voti, sé è possibile.

PRESIDENTE. La Camera approva per 15 voti di differenza.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, avevano chiesto di parlare sull'ordine dei lavori prima della proposta di inversione dell'ordine del giorno altri colleghi. Mi faccia proseguire in modo ordinato: prima di concederle la parola per un richiamo al Regolamento, concederò la parola ai colleghi che avevano chiesto la parola sull'ordine dei lavori, prima che l'Aula votasse l'inversione dell'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori e per richiamo al Regolamento (ore 11,45).

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, intervengo a nome del gruppo dell'Italia dei Valori per prospettare un'improcedibilità dell'esame da parte dell'Aula del provvedimento in oggetto. Ne esplicito le ragioni: il relatore non potrà esprimere il parere sugli emendamenti perché il Comitato dei nove si è svolto in maniera illegittima. Infatti, il medesimo Comitato era stato convocato alle 10. La convocazione è stata poi anticipata alle dieci meno un quarto e successivamente ha avuto inizio alle dieci e un quarto. Signor Presidente, poiché sto prospettando una questione molto seria, vorrei che almeno lei mi ascoltasse...

Pag. 16

PRESIDENTE. La prego di continuare, onorevole Palomba. Credo di aver inteso che lei si riferisca alla stessa questione che ha posto l'onorevole Ria. Prego, la ascolto.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, ognuno propone le questioni e le motiva come ritiene opportuno. Il Comitato dei nove, riunitosi alle 10 e un quarto, si è svolto in maniera totalmente diversa da come faceva presagire il dibattito della sera precedente, nel senso che alcune ipotesi di disponibilità all'esame di alcune proposte emendative non ci sono state e ce ne sono state altre. Alcuni componenti del Comitato dei nove non hanno potuto esprimersi in merito alle proposte emendative in esame. Un Comitato dei nove chiamato a esprimersi su 200 proposte emendative non si può risolvere in dieci minuti, ecco perché quattro gruppi ivi rappresentati non hanno partecipato alla votazione, perché non è stato consentito loro di esprimere la propria opinione. Signor Presidente, si tratta dunque di una questione molto seria. Noi diffidiamo il relatore dall'esprimere il parere sugli emendamenti perché non c'è stata una determinazione legittima del Comitato dei nove.
Pertanto le chiediamo formalmente, signor Presidente, di sospendere l'Aula e disporre un termine affinché il Comitato dei nove si riunisca nuovamente e sia dato il tempo necessario per discutere il provvedimento in esame. Noi protestiamo perché abbiamo capito - lo abbiamo appreso dalla stampa - quali sono le ragioni per cui si precipita una discussione, lo abbiamo capito poi, vedendo questo schieramento del Governo che ha fatto la differenza. Infatti, i dodici voti di differenza sono stati inferiori al numero dei componenti del Governo - credo saranno stati quindici, ma non ne sono sicuro - e la richiesta di inversione dell'ordine del giorno non sarebbe passata se non ci fosse stata una massiccia presenza del Governo. Pertanto, signor Presidente, le poniamo formalmente tale questione: non dia seguito all'esame del provvedimento in oggetto se non si riunisce di nuovo formalmente, ufficialmente, il Comitato dei nove. Sono stato costretto a sollevare la questione in questa sede perché, come lei sa, signor Presidente, non c'è verbalizzazione in sede di Commissione mentre desidero che ciò rimanga agli atti della Camera.

PRESIDENTE. Lei è stato chiarissimo, onorevole Palomba. La Presidenza verificherà, in primis presso la presidenza della Commissione II (Giustizia), se quanto segnalato corrisponde a quanto effettivamente accaduto.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, avevo chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori proprio in funzione dell'ordine del giorno, ma aggiungo subito al problema sollevato - e le chiederei gentilmente di ascoltarmi, signor Presidente, dal momento che si tratta di una richiesta che faccio a lei...

PRESIDENTE. La ascolto, onorevole Borghesi...

ANTONIO BORGHESI. In seguito illustrerò un'altra motivazione per la quale avevo chiesto di intervenire, ma aggiungo a quanto detto dall'onorevole Palomba che questa mattina, in sede di Commissione bilancio, noi siamo stati chiamati a dare il parere sul provvedimento che ora sarà discusso. Ebbene, si era chiesto di conoscere l'impatto finanziario di questa norma... . Signor Presidente, mi scusi, ho bisogno che lei mi ascolti...

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, continui, il Presidente è in grado di ascoltarla anche se non è da solo al banco della Presidenza nel momento in cui lei parla...

ANTONIO BORGHESI. ... perché è rilevante la questione sull'impatto finanziario del provvedimento. Pag. 17
Infatti, in modo del tutto inusuale, invece di ricevere una nota tecnica dalla Ragioneria generale dello Stato, noi abbiamo ricevuto un'autocertificazione del Ministero della giustizia (che essendo parte in causa in questa vicenda non è in grado di dare un'autocertificazione di questo tipo) sul fatto che gli adempimenti previsti dal meccanismo di accelerazione dei procedimenti derivanti dall'applicazione dell'articolo 4 di questo provvedimento possano essere espletati con le ordinarie risorse umane e strumentali a disposizione dell'amministrazione.
Tenga presente, Presidente, che tutte le volte che l'opposizione presenta degli emendamenti che prevedano anche una minima richiesta di risorse ci viene opposto - come parere negativo da parte del Governo - la mancanza di una relazione da parte della Ragioneria generale dello Stato che quantifichi le risorse e che dica se quelle risorse sono già presenti o se c'è bisogno di copertura. Le chiedo di verificare anche questi aspetti perché a me pare che la V Commissione (Bilancio) abbia dato un parere sulla base di un'autocertificazione che doveva invece essere data dalla Ragioneria generale dello Stato e non dallo stesso Ministero, che se mai avrebbe dovuto dare il parere alla Commissione competente e non alla Commissione Bilancio.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, la Presidenza verificherà nel senso da lei richiesto.

DONATELLA FERRANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, l'ho sentita dire che avrebbe verificato quanto accaduto, ma quello che è avvenuto noi l'abbiamo vissuto. Ieri abbiamo avuto una riunione del Comitato dei nove durante la quale il relatore ha anticipato alcune sue riflessioni. Per dover scendere in Aula personalmente non sono potuta intervenire per spiegare il ragionamento e l'iter sottostante i nostri emendamenti inerenti le misure per la durata ragionevole dei processi, che noi abbiamo predisposto in alternativa ad un accorciamento delle prescrizioni. D'altro canto oggi il tempo c'era, il provvedimento era calendarizzato dopo la legge comunitaria. Questa mattina siamo stati convocati per le 9,45, a quell'ora eravamo tutti presenti ad eccezione del relatore, e abbiamo iniziato a lavorare alle 10,10. Quindi nel momento in cui si è dovuto votare su alcuni emendamenti della Commissione non avevamo potuto finire i nostri interventi. Mi riferisco, Presidente, a questa strategia messa in atto per la quale un provvedimento che non era calendarizzato secondo un certo ordine era già previsto che sarebbe stato anticipato nell'ordine dei lavori. Si tratta di un'illegittima forzatura, una strozzatura del dibattito nell'ambito del Comitato dei nove, che doveva ragionare per esempio su alcuni emendamenti dell'opposizione su cui si è iniziato a ragionare ieri (inerenti il proscioglimento per fatto di particolare tenuità) e di cui il relatore ci ha parlato ieri.
Noi poi abbiamo dato la disponibilità dei tempi morti di quest'Aula, ma perché il nostro comportamento è leale. Oggi non se ne è più parlato, e io non ho saputo per quale motivo il relatore poi non ha più dato il suo parere favorevole, che ieri aveva anticipato. Le sembra questo il rispetto dovuto ad un'attività del Parlamento? A che cosa serve il Comitato dei nove? È una riunione di burattini che stanno lì soltanto ad alzare la mano? Questa è una situazione che deve assolutamente cessare. Avere la maggioranza in Parlamento non vuol dire troncare indebitamente i termini del dibattito parlamentare. Altrimenti, se avessimo dovuto trattare tale questione in soli cinque minuti avremmo potuto convocarci alle 8,30 di questa mattina, e come sempre saremmo stati disponibili.
Questa è stata un grave lesione del diritto dell'opposizione di partecipare, in Comitato dei nove, alla costruzione di un provvedimento che non ci piace in radice, Pag. 18ma sul quale volevamo poter dire la nostra, e questo non è ci stato consentito appieno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANGELA NAPOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, intervengo solo per confermare quanto già è stato detto rispetto ai lavori del Comitato dei nove in Commissione giustizia, questa mattina. Voglio ribadire che siamo stati convocati per le ore 9,45; il Comitato dei nove era presente, mentre il relatore è arrivato in gran ritardo per ragioni assolutamente accettabili. Sta di fatto, però, che siamo stati messi nell'impossibilità di intervenire davvero almeno su quegli emendamenti rispetto ai quali lo stesso relatore ieri aveva dato una prospettiva di possibile condivisione. Per cui, noi siamo in Aula e ci ritroviamo anche di fronte a degli emendamenti della Commissione che, a mio avviso, richiederebbero i tempi necessari per la presentazione di subemendamenti. Non c'è stata data alcuna possibilità e, quindi, ci accingiamo a discutere, in Aula, su un provvedimento, e sui relativi emendamenti, che non sono stati assolutamente condivisi e trattati all'interno del Comitato dei nove (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Interverrà ora l'onorevole Follegot, che ha presieduto il Comitato dei nove, per fornire alla Presidenza ed ai colleghi qualche chiarimento su ciò che è stato denunciato.

FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente, il Comitato dei nove si è svolto regolarmente. Ieri tutti hanno espresso le loro valutazioni per un tempo adeguato e questa mattina si è passati alla votazione. Tutti quelli che hanno chiesto di intervenire prima di mettere al voto la proposta di parere del relatore sugli emendamenti sono intervenuti. Questi sono i fatti.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo in riferimento all'articolo 24 del Regolamento. Pregherei lei e anche gli uffici, se possibile, di prestare un minimo di attenzione. Mi rimetto, ovviamente, a quelle che sono le sue decisioni, a partire da una considerazione: quanto richiamato dall'onorevole Casini circa la sua decisione assunta oggi, e anche quanto mi appresto a dirle, pongono in evidente considerazione il fatto che il Presidente della Camera, soprattutto nelle decisioni monocratiche, non è necessario che si attenga alla prassi, ma la può anche innovare. La sua decisione di oggi è chiaramente una decisione che innova la prassi e, quindi, è una decisione che spetta a lei e che ha dei riverberi pure sulle decisioni che la Camera assume. Anche riguardo al tema dei precedenti, signor Presidente, è del tutto evidente che abbiamo degli articoli del Regolamento; su di essi, si sono poi consumati una serie di episodi che hanno creato dei precedenti, ma nulla vieta che la Presidenza, nell'assumere delle decisioni, possa innovare anche rispetto ai precedenti stessi, in talune occasioni magari ritornando al senso originario degli articoli che regolano i nostri lavori.
Signor Presidente, lei ha citato, nel caso di prima, dei precedenti nei quali si è deciso di privilegiare gli interessi della maggioranza, oggettivamente e non soggettivamente, nel dare più valore ad un articolo del Regolamento piuttosto che ad un altro, cioè una preminenza ad un articolo del Regolamento rispetto ad un altro. Così facendo, è chiaro che, nella votazione precedente, il diritto, sancito dal Regolamento, dell'opposizione di poter mettere all'ordine del giorno e veder votare dei provvedimenti da essa scelti, ha subito l'azione di prevalenza di un altro articolo del Regolamento che ha garantito alla maggioranza di poter fare l'inversione dell'ordine del giorno. Questi Pag. 19sono i precedenti, ma è ovvio che lei ha deciso - e, ovviamente, ne ha tutto il diritto - di procedere sulla base dei precedenti. Lei, però, avrebbe, a mio avviso, anche potuto tranquillamente assumere una decisione diversa dai precedenti perché i precedenti non sono le regole. Perché ho svolto questa premessa, signor Presidente? Perché adesso mi riferisco all'articolo 24 del Regolamento, che disciplina il contingentamento dei tempi per i dibattiti. Nella fattispecie, mi riferisco adesso al comma 12 dell'articolo 24 del Regolamento. Cosa afferma sostanzialmente? Anche qui ci saranno forse dei precedenti, però glielo sottopongo perché è rilevante la questione che ci troviamo oggi di fronte, non solo rispetto al merito di quello che discutiamo, ma anche al contesto politico ed alle modalità attraverso le quali siamo arrivati fin qui.
Questo è quanto le trasmetto nella speranza che possa suscitare una riflessione approfondita sul contingentamento dei tempi da parte della Presidenza e degli uffici. Il Regolamento, all'articolo 24, comma 12, afferma sostanzialmente che, su alcuni provvedimenti, il contingentamento può essere applicato soltanto se c'è l'unanimità della Conferenza dei presidenti di gruppo. Ovviamente questo non c'è, non si è verificato. Tuttavia, nel Regolamento ci si riferisce all'inizio a fattispecie ben chiare cioè a progetti di legge costituzionale e a progetti di legge vertenti prevalentemente su una delle materie indicate dall'articolo 49, comma 1. Bene, però alla fine qui entra in campo, signor Presidente e a questo la richiamo, la sua decisione di poter orientarsi in un modo piuttosto che in un altro. Nell'ultimo comma, si dice che il Presidente della Camera dispone che la disciplina di cui al presente comma si applichi - quindi a prescindere dalle fattispecie previste prima - qualora ne sia fatta richiesta da parte di un gruppo - nella fattispecie le rivolgo questa richiesta - per i progetti di legge riguardanti questioni di eccezionale rilevanza politica, sociale, economica riferite ai diritti previsti dalla prima parte della Costituzione. Ora se c'è un aspetto sul quale non discutiamo, signor Presidente, è che il tema che abbiamo all'ordine del giorno riguardi i diritti della prima parte della Costituzione perché vi sono certamente i diritti di libertà, ci sono i reati: è un fatto; ritengo non spetti a me dirlo ma il dibattito che mi ha preceduto ha dimostrato quale sia la rilevanza politica e sociale di questo provvedimento.
Quindi, signor Presidente, le chiedo - ovviamente deciderà lei come fare - una riflessione, considerato tutto quello che è accaduto, su come sia maturata questa forzatura, quale sia anche l'impatto politico in termini generali di questo provvedimento, se esso non rientri nelle condizioni, espressamente previste nell'articolo 24, comma 12, ultima parte, cioè di eliminare il contingentamento da questa decisione.
Ovviamente, signor Presidente, mi permetto anche di avanzare una richiesta in via subordinata - ho concluso - sperando che lei la accolga, dal momento che è semplice. Se lei non ritiene di accoglierla, spero che lei così come ha esercitato sul conflitto di attribuzione una sua autonoma decisione, possa prenderla anche in questo caso. Le chiedo a questo punto, signor Presidente, visto quanto è accaduto e non ripeto le premesse, almeno di fare come è accaduto qualche settimana fa nel dibattito sul testamento biologico, vale a dire aumentare il tempo del contingentamento che è ridicolo, se mi consente, non rispetto alle decisioni della Presidenza (è un fatto matematico) ma rispetto all'entità del provvedimento, al di là del terzo che noi potremmo chiedere. Le chiedo di aumentare l'entità del contingentamento perché due ore complessive per un gruppo di 206 persone su un provvedimento del genere sono obiettivamente qualcosa di inadatto.
Ultima richiesta sempre in base all'articolo 24 è la seguente: poiché questa spetta a lei ed esclusivamente a lei, signor Presidente, e poiché sicuramente avremmo bisogno di argomentare e anche probabilmente Pag. 20con dissensi magari all'interno del gruppo, le chiedo la possibilità, poiché è lei e soltanto lei che stabilisce i tempi per i titoli personali, di far sì che anche per i titoli personali si passi dal minuto, dai due minuti ai tre, quattro minuti per consentire il dispiegarsi di un ragionamento a chi magari ha una posizione non allineata con il gruppo.
Ho concluso, signor Presidente, ho parlato di tutte questioni che ovviamente dipendono dalla sua decisione che non intendo minimamente pressare ma dalla quale mi aspetto molto.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, come sa è convocata la Conferenza dei presidenti di gruppo tra poco e in quella sede la Presidenza fornirà le risposte ai quesiti che lei ci ha posto.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, qui abbiamo le valutazioni di quattro gruppi che fanno parte del Comitato dei nove e una dichiarazione del presidente pro tempore del Comitato dei nove stesso e, quindi, della Commissione giustizia. Sia chiaro, signor Presidente, ho grande stima nei confronti del presidente Follegot che gli ho dimostrato molte volte così come nei confronti del relatore ma qui stiamo parlando di questioni regolamentari e stiamo ponendo questioni oggettive. Signor Presidente, di fronte ad una diversità di opinioni rispetto a quello che è accaduto nel Comitato dei nove, dinanzi a quattro gruppi che hanno detto che non avrebbero partecipato al voto in quanto non avevano avuto la possibilità di esprimere in maniera adeguata le loro determinazioni in merito agli emendamenti, considerata che c'è stata alla fine un'accelerazione pazzesca nel senso che si è detto: «cosa ne pensa, parere contrario, va bene, tutti respinti», devo avanzare una richiesta.
Signor Presidente, non si può agire così. Noi eravamo stati convocati per un pacifico e tranquillo Comitato dei nove, in vista di un provvedimento che sarebbe stato il terzo nella sequenza dei punti all'ordine del giorno e quindi avevamo pensato che vi fosse una discussione serena ed obiettiva all'interno del Comitato dei nove. Invece, signor Presidente, c'è stato un blitz: la maggioranza ha fatto un blitz, che non dipende né dal presidente della Commissione né dal relatore. Ha voluto imporre e sequestrare il Parlamento, a cominciare dalla Commissione e adesso dall'aula, rispetto ad un'esigenza che non è dei cittadini, non è del Parlamento, non è dell'aula, ma è esclusivamente di una certa persona, di quel cittadino.
Perciò, signor Presidente, noi le chiediamo: lei si accontenta di quello che ha detto il presidente della Commissione (dal suo punto di vista e come ripeto non c'è niente di personale) oppure prende in esame il fatto che quattro gruppi hanno partecipato al Comitato dei nove ma non al voto (perché non si possono discutere, approvare e votare 200 emendamenti in un quarto d'ora sostanzialmente)? Lei ritiene che possa essere considerato valido un Comitato dei nove di questo genere? Noi riteniamo di no, perciò se si deciderà che comunque si andrà avanti noi considereremo le opinioni che esprimerà il relatore come opinioni sue personali, ma non come opinioni della Commissione e del Comitato dei nove.

LORENZO RIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa? Ha già parlato prima, non posso ridarle la parola sulla stessa questione, me lo permetta.

LORENZO RIA. Per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Per un richiamo al Regolamento? Ma se l'oggetto del richiamo al Regolamento è il medesimo che ha espresso prima...

Pag. 21

LORENZO RIA. Prima volevo completare il mio intervento...

PRESIDENTE. Onorevole Ria, non le concedo la parola.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 24 del Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per due puntualizzazioni: la prima ai sensi del comma 3 dell'articolo 24 del Regolamento, al di là del fatto che, come lei ha già ricordato al presidente Franceschini, non solo per i precedenti, quanto per un pronunciamento della Giunta per il Regolamento, è fuor luogo recriminare sul fatto che la maggioranza possa chiedere un'inversione su un punto all'ordine del giorno, anche qualora vi sia un punto dell'opposizione previsto precedentemente nel calendario.
Ai sensi del comma 3 dell'articolo 24, recito testualmente, «il Presidente inserisce nel calendario le proposte dei gruppi di opposizione, in modo da garantire a questi ultimi un quinto degli argomenti da trattare ovvero del tempo complessivamente disponibile per i lavori dell'Assemblea nel periodo considerato». È evidente che è stato inserito nel calendario da parte della Conferenza dei presidenti di gruppo - a seguito della scelta anche del Presidente, non essendovi stata l'unanimità, caso che appunto corrisponde esattamente a questo comma dell'articolo 24 - oltre il 30 per cento degli argomenti dell'opposizione. Quindi, se la maggioranza chiede di anticipare un punto, che non è caduto dall'alto, ma era già previsto nel calendario, non fa altro che esercitare un'azione prevista dal nostro Regolamento e sulla quale vi può essere una differenza di posizioni legittima tra maggioranza ed opposizione, ma non si può accusare la maggioranza di vessare i diritti dell'opposizione, poiché quello che è il diritto dell'opposizione previsto nel nostro Regolamento, signor Presidente, è già stato garantito nella quota non del 20, ma addirittura del 30 per cento e questo l'ho fatto presente proprio nel corso di una Conferenza dei presidenti di gruppo.
In ordine al contingentamento, ritengo che gli uffici della Presidenza abbiano disposto un contingentamento e che qualora i gruppi d'opposizione richiedano un ampliamento del contingentamento è facoltà della Presidenza, come spesso è accaduto, concedere l'ampliamento di questi tempi per un terzo.
Per quanto riguarda, invece, il precedente richiamato dall'onorevole Giochetti, è evidente che questo terzo lo concede la Presidenza qualora i tempi della discussione siano esauriti dai gruppi d'opposizione stessa o dai gruppi stessi che ne facciano richiesta.
Per quanto riguarda, invece, signor Presidente, la discussione sulle linee generali sul testamento biologico rilevo alla sua attenzione che, con riferimento al testamento biologico, è stata convocata una Conferenza dei presidenti di gruppo e che vi era una convergenza unanime di tutti i gruppi a procedere diversamente sulla discussione sulle linee generali (altro elemento di differenza).
Signor Presidente, è evidente che, con una convergenza di tutti i gruppi a raddoppiare i tempi della discussione sulle linee generali, anche in forza del fatto che si è stabilito nella stessa Conferenza dei presidenti di gruppo che non avrebbe avuto luogo il seguito dell'esame, si è potuto procedere diversamente.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per due puntualizzazioni: la prima ai sensi del comma 3 dell'articolo 24 del Regolamento, al di là del fatto che, come lei ha già ricordato al presidente Franceschini, non solo per i precedenti, quanto per un pronunciamento della Giunta per il Regolamento, è fuor luogo recriminare sul fatto che la maggioranza possa chiedere un'inversione su un punto all'ordine del giorno, anche qualora vi sia un punto dell'opposizione previsto precedentemente nel calendario.
Ai sensi del comma 3 dell'articolo 24, recito testualmente, «il Presidente inserisce nel calendario le proposte dei gruppi di opposizione, in modo da garantire a questi ultimi un quinto degli argomenti da trattare ovvero del tempo complessivamente disponibile per i lavori dell'Assemblea nel periodo considerato». È evidente che è stato inserito nel calendario da parte della Conferenza dei presidenti di gruppo - a seguito della scelta anche del Presidente, non essendovi stata l'unanimità, caso che appunto corrisponde esattamente a questo comma dell'articolo 24 - oltre il 30 per cento degli argomenti dell'opposizione. Quindi, se la maggioranza chiede di anticipare un punto, che non è caduto dall'alto, ma era già previsto nel calendario, non fa altro che esercitare un'azione prevista dal nostro Regolamento e sulla quale vi può essere una differenza di posizioni legittima tra maggioranza ed opposizione, ma non si può accusare la maggioranza di vessare i diritti dell'opposizione, poiché il diritto dell'opposizione previsto nel nostro Regolamento, signor Presidente, è già stato garantito nella quota non del 20, ma addirittura del 30 per cento e questo l'ho fatto presente proprio nel corso di una Conferenza dei presidenti di gruppo.
In ordine al contingentamento, ritengo che gli uffici della Presidenza abbiano disposto un contingentamento e che qualora i gruppi d'opposizione richiedano un ampliamento del contingentamento è facoltà della Presidenza, come spesso è accaduto, concedere l'ampliamento di questi tempi per un terzo.
Per quanto riguarda, invece, il precedente richiamato dall'onorevole Giachetti, è evidente che questo terzo lo concede la Presidenza qualora i tempi della discussione siano esauriti dai gruppi d'opposizione stessa o dai gruppi stessi che ne facciano richiesta.
Per quanto riguarda, invece, signor Presidente, la discussione sulle linee generali sul testamento biologico rilevo alla sua attenzione che fu convocata una Conferenza dei presidenti di gruppo e che vi fu una convergenza unanime di tutti i gruppi a procedere diversamente sulla discussione sulle linee generali (altro elemento di differenza).
Signor Presidente, è evidente che, con una convergenza di tutti i gruppi a raddoppiare i tempi della discussione sulle linee generali, anche in forza del fatto che si stabilì nella stessa Conferenza dei presidenti di gruppo che non avrebbe avuto luogo il seguito dell'esame, si potè procedere diversamente.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 12,03)

SIMONE BALDELLI. Tuttavia, signor Presidente, vorrei sottolineare che, in questo caso, che si trattava, da un lato, della discussione sulle linee generali e, dall'altro lato, di una decisione unanime di tutti i gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Baldelli. Naturalmente, sono questioni che ineriscono a prerogative del Presidente, al quale saranno riportate integralmente le questioni poste.

Pag. 22

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 1880 - Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Approvata dal Senato) (A.C. 3137-A) (ore 12,05)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato: Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
Ricordo che nella seduta del 28 marzo 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.
A norma dell'articolo 40, comma 2, del Regolamento dobbiamo ora passare all'esame e alla votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità e, ove respinte, alla questione sospensiva.

(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 3137-A)

PRESIDENTE. Ricordo che sono state presentate le questioni pregiudiziali Rao ed altri n. 1, Di Pietro ed altri n. 2 e Franceschini ed altri n. 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 3137-A).
Ricordo altresì che i tempi per l'esame delle questioni pregiudiziali sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione sulle linee generali.
A norma dell'articolo 40, comma 3, del Regolamento, uno solo dei proponenti ha facoltà di illustrare ciascuna questione pregiudiziale, per non più di dieci minuti. Può altresì intervenire nella discussione un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
Ai sensi del comma 4 dello stesso articolo 40, nel concorso di più questioni pregiudiziali, ha luogo un'unica discussione.
Una volta conclusa la discussione, l'Assemblea procederà ad un'unica votazione, atteso che le questioni pregiudiziali sono tutte state sollevate per motivi di costituzionalità.
L'onorevole Ria ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Rao ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

LORENZO RIA. Signor Presidente, illustro la questione pregiudiziale di costituzionalità che l'Unione di Centro ha presentato in ordine all'evidente non conformità di questo provvedimento ai principi contenuti nel dettato costituzionale.
Già l'iter del provvedimento in oggetto ha vissuto un'intermittenza continua e tutta questa incertezza sui tempi e sulle procedure, di certo, non ha contribuito a dare a questo testo quell'omogeneità e quella completezza che avrebbe, invece, meritato.
Come se non bastasse, l'esame in Commissione giustizia e, in particolare, l'approvazione dell'emendamento del relatore ci regalano oggi un testo in evidente contrasto con alcuni principi che sono i pilastri della nostra Costituzione, nonché con una consolidata giurisprudenza costituzionale. Mi riferisco all'emendamento del relatore che sostituisce il secondo comma dell'articolo 161 del codice penale, riducendo da un quarto ad un sesto l'aumento massimo dei termini della prescrizione successivamente all'interruzione del suo decorso, ma soltanto per gli incensurati e per i processi di primo grado.
Tale disposizione è chiaramente lesiva del principio di uguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione, introducendo una grave differenziazione di trattamento nell'applicazione dei termini di prescrizione in funzione degli imputati tra incensurati e recidivi semplici, in quanto gli interessi che la prescrizione tutela non mutano in qualità o in intensità a seconda della condizione soggettiva degli imputati. Pag. 23
Pertanto, la scelta di riservare un trattamento premiale allo stato di incensuratezza rappresenta una contraddizione lampante dei principi costituzionali di uguaglianza e di ragionevolezza.
Ho ascoltato delle vere e proprie falsità al riguardo, lo dico anche per rispondere al sottosegretario Caliendo che, in sede di replica, nella discussione sulle linee generali di lunedì, ha voluto fare appello proprio a Sant'Agostino e al recupero del reo, ma forse dimentica che quello non è lo scopo che la nostra Costituzione affida all'istituto della prescrizione bensì a quello della sanzione penale stessa che, come tutti sappiamo, come dice il terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione, deve tendere alla rieducazione.
Ieri il sottosegretario mi ha richiamato, dicendo, e leggo testualmente: «la prescrizione è uguale per tutti i reati (...). Noi stiamo discutendo esclusivamente dell'aumento del termine ordinario di prescrizione per effetto di atto interruttivo o di sospensione del processo». Certamente voleva dire che il criterio di calcolo del termine prescrizionale è unico e certamente ha fatto un po' di confusione fra atto interruttivo e sospensione del processo, dato che l'atto interruttivo della prescrizione non sospende il processo anzi, dimostra proprio il contrario, dimostra che il processo c'è e sta andando avanti. Per questo la richiesta di rinvio a giudizio, il decreto che fissa l'udienza preliminare, la sentenza di condanna interrompono la prescrizione ed è chiaro che non sospendono alcun processo.
Proprio quando il processo c'è e procede, cosa si vorrebbe fare? Cosa voi vorreste fare? Avvicinare la prescrizione e porre quel processo nel nulla. Bisogna anche dire che lo slogan della maggioranza risulta, a nostro modo di vedere, anche tendenzioso poiché ci fa correre il rischio di confondere l'incensurato con l'innocente e si tratta invece di categorie molto diverse. Il termine incensurato indica un soggetto indagato per la prima volta, il termine innocente indica un soggetto assolto con formula di merito al termine del processo. Ricordiamoci che il recidivo prima della prima condanna, durante le indagini e durante il processo era un perfetto incensurato ma non un perfetto innocente, poi con una successiva, seconda condanna definitiva da incensurato è diventato recidivo e allora l'incensuratezza non costituisce un merito, né dire che un soggetto è incensurato racchiude in sé un giudizio di valore o l'esito di un accertamento storico fattuale; al contrario, l'innocenza è un'attribuzione che presuppone un processo e l'accertamento del fatto e soprattutto l'assenza di colpevolezza del soggetto in ordine a quel fatto.
Dobbiamo prenderne atto: prima di quell'accertamento, che è il processo penale, siamo come consociati esposti in egual misura alla possibilità che l'incensurato sia giudicato colpevole o innocente. Tra l'altro, in tema di trattamenti penali fondati sulle qualità personali dei soggetti in base ad atti del tutto estranei al fatto reato si è espressa molto di recente la Corte costituzionale in occasione della sentenza n. 249 del 2010 che ha dichiarato incostituzionale l'aggravante costituita dalla clandestinità. È evidente che nella categoria degli atti del tutto estranei al fatto reato, come li ha appunto classificati la Corte costituzionale, a maggior ragione si può far rientrare l'incensuratezza, che non è nemmeno un atto ma uno status e che di per sé attiene al soggetto per di più solo prima dell'eventuale commissione del reato. La Corte costituzionale, quindi, in occasione della pronuncia richiamata non ha fatto altro che rimarcare l'erroneità e l'incostituzionalità del tentativo di introdurre una responsabilità penale, che noi abbiamo definito «d'autore».
C'è poi un profilo ulteriore di incostituzionalità di questo testo rinvenibile nella previsione di cui al secondo comma dell'articolo 3, introdotto dall'emendamento proposto dal relatore, collega Paniz. Il comma in esame prevede che le nuove disposizioni non si applicano ai procedimenti nei quali, alla data di entrata in vigore della presente legge, è già stata pronunciata sentenza di primo grado.
Ciò significa che l'incensurato che ha un processo in corso, che si è concluso con Pag. 24una sentenza di primo grado, magari di assoluzione, non potrebbe beneficiare della riduzione dei termini prescrizionali, mentre l'incensurato ancora in pendenza del processo in primo grado, ancora potenzialmente colpevole e, magari, in base alle prove già acquisite fino a quel momento, altamente esposto alla probabilità di una condanna, beneficiando della riduzione dei termini prescrizionali, se la caverebbe con un proscioglimento per intervenuta prescrizione del reato.
Il discrimine, lo spartiacque della sentenza di primo grado, è stabilito in maniera arbitraria e incoerente con la definizione dello status di recidivo. Avrebbe un senso se l'ordinamento attribuisse tale status già con la sentenza di condanna in primo grado, ma così non è, oggi, poiché esso discende unicamente dal passaggio in giudicato della sentenza. Lo stesso comma, inoltre, non tiene conto del principio di retroattività della legge penale favorevole, consolidatosi da tempo, come sappiamo, nella giurisprudenza costituzionale, in considerazione del riconoscimento della natura sostanziale dell'istituto della prescrizione del reato.
Nel diritto penale le norme di favore derogano al divieto di retroattività. Se si ha, al riguardo, l'opzione compiuta dall'emendamento di subordinare l'efficacia della nuova disciplina sui termini di prescrizione dei reati più favorevole per il reo all'intervento della sentenza di primo grado, sorgono seri dubbi di legittimità data la generale retroattività delle modifiche, dalle quali discende un trattamento più favorevole. L'opzione prescelta non ci sembra pertanto conforme al canone della necessaria ragionevolezza e inoltre, manca del tutto, l'indicazione del tipo di sentenza: se assolutoria o se di condanna.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LORENZO RIA. In conclusione, non ci sembra di poter dire che la disposizione transitoria, contenuta nel secondo comma dell'articolo 3, sia espressione di un ragionevole esercizio della libertà di scelta, di cui il legislatore dispone in tale materia, né ci sembra che sia assistita da ragionevolezza la norma contenuta al comma 1 dello stesso articolo.
Chiediamo, quindi, per le ragioni finora esposte, che la Camera deliberi di non procedere oltre nell'esame dell'atto Camera n. 3137-A, che è il provvedimento di cui ci stiamo occupando (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. L'onorevole Palomba ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Di Pietro ed altri n. 2, di cui è cofirmatario.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, siamo oramai impegnati in questa battaglia parlamentare nella quale noi rivendichiamo la dignità del Parlamento e di tutte le sue espressioni, a cominciare dalla Commissione, dal Comitato dei nove e dall'Aula.
Stiamo assistendo ad un atteggiamento che è veramente incredibile e inaccettabile da parte della maggioranza, che fino ad adesso ha tenuto inchiodato e sequestrato il Parlamento per le decisioni che interessano il Presidente del Consiglio e le sue ossessioni giudiziarie.
Onorevoli colleghi, vi è un piccolo vaglio da fare, molto semplice: quando ci proponete qualche cosa di impegnativo, basta guardare se quella norma velenosa serve al Presidente del Consiglio oppure no. Siete voi che ci costringete a fare questo ragionamento, non siamo noi. Avete tenuto occupato il Parlamento a discutere e ad approvare progetti di legge che riguardavano soltanto gli interessi personali di quel cittadino, come sarebbe stato giusto esplicitare nel titolo originario di questo provvedimento. Interessi personali di quel cittadino, e ve ne sono innumerevoli: trenta.
Molti di questi sono stati dichiarati illegittimi dalla Corte costituzionale, alcuni di questi li avete rottamati voi stessi. Siamo entrati con il progetto di legge n. 3137 originario, approvato dal Senato, e stiamo uscendo con una numerazione che gli dovete dare ex novo.
Infatti, avete perfino proposto la modifica del titolo con cui riconoscete che Pag. 25stiamo parlando di una cosa diversa, di tutt'altra cosa rispetto a quella che avevate proposto. Chi risarcisce i cittadini delle spese che ha affrontato il Parlamento per discutere un provvedimento che voi stessi avete disconosciuto, dandovi colpi di maglio sui piedi?
L'atto Camera n. 3137, che ha tenuto occupato per tanto tempo il Senato, è arrivato alla Camera il 10 gennaio 2010. Lo avete lasciato dormire per tanto tempo, perché il Presidente del Consiglio aveva l'usbergo della legge sul legittimo impedimento. Una volta dichiarata illegittima quest'ultima, il Presidente del Consiglio è stato considerato come un cittadino come tutti gli altri e avrebbe dovuto presenziare al dibattimento, almeno fino alla sentenza di primo grado. Ci dovete spiegare, allora, perché in questo provvedimento sono stati soppressi tre articoli - e di questo siamo contenti, perché contro questi articoli avevamo condotto una battaglia -, ma ne è stato inserito un altro che, guarda caso, a quel vaglio di utilità nei confronti del Premier dà una risposta positiva. In effetti quella disposizione, l'attuale articolo 4, serve come l'aria al Presidente del Consiglio, che in questo modo non affronterà neppure i processi di primo grado. In questo modo, non gli consentite nemmeno di ricevere una pronuncia.
Tuttavia, ci consentirete di dire quello che l'opinione pubblica pensa e cioè che questa disposizione è stata inserita soltanto per sottrarre il Presidente del Consiglio anche al giudizio di primo grado sul processo Mills - non interessano gli altri gradi, ma almeno un grado di giudizio -, con una disposizione che non era prevista allora e che è stata prevista perché gli accadimenti successivi l'hanno resa necessaria a tutela dei suoi interessi e che, comunque, è smaccatamente e sfacciatamente disegnata sulle esigenze processuali del processo Mills e di altri processi.
Non ci venite a dire di no, non ci venite a dire che si tratta di principi generali, perché anche sui principi generali ci domandiamo perché non li avete proposti all'inizio della legislatura o, magari, tra un anno. Perché questa tempistica? Perché adesso stanno venendo a maturazione questioni delicate che riguardano il Presidente del Consiglio.
La disposizione che avete inserito - l'articolo 3 - è una disposizione incostituzionale. Nel comma 1 è irragionevole, perché non si può dilatare a dismisura la forbice tra incensurati e recidivi. Infatti, continuando di questo passo, proporrei una disposizione molto più chiara, cioè che gli incensurati che devono restare tali - perché gli altri poi possono anche essere condannati e, quindi, non essere più incensurati - hanno diritto ad avere la prescrizione dopo un anno. Ma chi decide chi sono gli incensurati che devono rimanere tali? Lo decide la maggioranza di turno, quella che comanda in certi momenti nel Parlamento e che pretenderebbe adesso di comandare anche nelle aule di giustizia.
Ma vi è un'altra ragione di grande incostituzionalità. Il comma 1 è incostituzionale per irragionevolezza, in quanto contrasta con l'articolo 3 della Costituzione per irragionevolezza. Il comma 2, invece, contrasta con l'articolo 3 della Costituzione per disparità di trattamento. Infatti, abbiamo due categorie di incensurati: la prima è quella degli «incensurati incensurati»; la seconda è quella degli «incensurati ma non troppo», cioè di coloro che hanno affrontato una sentenza di primo grado. Questa disposizione è assolutamente illegittima. Per questo, se proprio si vuole fare un'eccezione all'applicazione del primo comma dell'articolo 3, abbiamo proposto che si faccia riferimento al decreto che dispone il giudizio.
Ecco perché, signor Presidente, leviamo una protesta vibrata contro questo modo di condurre i procedimenti parlamentari.
Protestiamo contro l'occupazione del Parlamento esclusivamente per esigenze del Premier e protestiamo perché un piano di riforma serio e organico della giustizia non è stato fatto sotto il profilo ordinamentale, organizzativo, procedimentale penale e civile e sotto il profilo degli strumenti e dei mezzi giuridici e organizzativi Pag. 26per far funzionare meglio la giustizia. Ecco perché non ci riconosciamo assolutamente in questo provvedimento.
Peraltro, signor Presidente, vorrei che la Presidenza si occupasse anche di questo tema: se è possibile stravolgere totalmente un testo e farne arrivare in Aula uno completamente diverso. Crediamo che anche ciò non risponda ad una corretta dialettica parlamentare.
Ecco perché noi, signor Presidente, voteremo a favore delle pregiudiziali di costituzionalità che sono state proposte dalle opposizioni. Le abbiamo proposte non per una volontà defatigatoria, non per far perdere tempo, ma perché davvero siamo convinti che in questo modo, se l'Aula approverà le nostre pregiudiziali di costituzionalità, avrà reso un servizio importante alla dignità, al prestigio e alla funzionalità del Parlamento. Si eviterà peraltro che treni che partono con destinazione nord arrivino a destinazione sud. I treni quando partono devono sapere dove vanno, devono conoscere le tappe intermedie e non devono essere costituiti da vagoni o da locomotive completamente diversi. Dobbiamo anche verificare ed essere certi che qualcuno dei vagoni aggiunti non contenga sostanze tossiche. Passi che tre vagoni di questo provvedimento - gli articoli 1, 4 e 9 - siano stati rottamati e che l'articolo 5 abbia subito una profondissima modificazione. Passi pure, nonostante non siano stati mandati neanche al deposito, ma alla sezione smantellamento dei vagoni. Tuttavia, protestiamo per quel vagone estremamente velenoso e radioattivo che è stato inserito e che tende soltanto a favorire il Presidente del Consiglio. Lo consideriamo assolutamente incostituzionale anche per il profilo che, sotto le parvenze di una legge generale e astratta, in realtà nasconde un nome, un cognome ed anche una fotografia.

PRESIDENTE. L'onorevole Ferranti ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità Franceschini ed altri n. 3, di cui è cofirmataria.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, siamo ancora qui davanti all'ennesimo provvedimento legislativo, coniato per gli interessi del Presidente del Consiglio, che presenta vizi di costituzionalità di fondo. Non vorrei fare la Cassandra, perché francamente avevamo formulato gli stessi rilievi anche con riferimento alla legge sul legittimo impedimento e al lodo Alfano e li ribadiamo oggi: siamo ancora in tempo per rivedere questa strategia perdente, che provoca lo sconquasso della giustizia e del processo penale e che stravolge la nozione di prescrizione del reato contenuta nel codice penale.
La prescrizione estingue il reato perché si pone come limite al potere dello Stato di punire perché è trascorso tanto di quel tempo da far venir meno l'interesse alla pena ed è una garanzia per l'imputato ad un processo che non sia interminabile. Ma nel nostro sistema già questa maggioranza nel 2005 era intervenuta accorciando in maniera irragionevole i termini della prescrizione con la riforma «ex Cirielli». Già quindi oggi molto spesso si arriva all'estinzione del reato per prescrizione non perché ci sia stata l'inerzia o la stasi investigativa o processuale: si arriva alla prescrizione proprio nei processi più complessi, dove c'è stato più impegno per le parti e si distrugge spesso la mole di lavoro compiuta, con uno spreco di risorse, una dissipazione di denaro, un tradimento delle aspettative delle vittime e una violazione della decisione quadro del 2001, che tutela a tutto tondo la vittima del reato.
La prescrizione introdotta dalla legge ex Cirielli non solo aveva ridotto in maniera rilevante i tempi della prescrizione, ma aveva già individuato dei tempi crescenti per i recidivi reiterati e per i delinquenti abituali: una manifestazione già quella di un diritto diseguale, di un regime del doppio binario che questa proposta aggrava in maniera esorbitante e rende del tutto irragionevole, in totale spregio del principio di uguaglianza.
Il paradosso è stato ulteriormente accentuato perché per arrivare alla prescrizione di un processo - il processo che sta a cuore a voi -, si è accentuata la disuguaglianza tra i cittadini «normali»: più tempo per giudicare i pregiudicati, più Pag. 27tempo per chi ha commesso anche un solo reato - anche di lieve entità, il cosiddetto recidivo semplice - e meno tempo invece per i cosiddetti incensurati, senza contare che l'incensurato può avere più processi pendenti e magari avere avuto un ruolo determinante proprio in quel processo che si va ad estinguere prima degli altri; oppure può aver avuto un ruolo defatigante e dilatorio nell'ambito del processo e si potrebbe trattare dello stesso incensurato per il quale il pacchetto sicurezza portato avanti dal Ministro Maroni nel 2008 e approvato da questo Parlamento in caso di condanna impedirebbe, in base alla stessa incensuratezza, di meritare le attenuanti generiche.
Quindi, non sapete più dove andare a trovare le scorciatoie per il Presidente del Consiglio e siete in contraddizione con voi stessi, anzi devo dire che alla figura ben nota del pregiudicato si affiancherà quella del «pluriprescritto», in grado di vantare una fedina penale punita, una nuova verginità ogni volta che si avvia un nuovo processo e che ha già beneficiato di altre estinzioni abbreviate di processi precedenti. Questa linea contrasta e contraddice la potestà punitiva e le esigenze generali e preventive del diritto penale. Rimaniamo senza parole nei confronti di una Lega Nord Padania a parole così attenta alla sicurezza dei cittadini, ma che poi nei fatti non riesce a frenare questo precipizio processuale.
Siffatta soluzione legislativa lesiva del diritto di uguaglianza è fonte di una ingiustificata disparità di trattamento e la differenza non è ragionevole perché non è ancorata a nessun fattore oggettivo, ma solo a quello soggettivo e casuale del certificato penale che non riporta condanne passate in giudicato, che di per sé non può avere alcun rilievo ai fini dell'interesse dello Stato a punire e ad andare in fondo all'accertamento della verità processuale e quindi anche dell'innocenza.
C'è di più, questo provvedimento contrasta anche con l'articolo 111 della Costituzione sul giusto processo e sulla sua durata ragionevole, tant'è vero che nel Comitato dei nove il relatore si è ben affrettato a proporre un emendamento che modifichi il testo del provvedimento all'esame dell'Aula, proprio perché quel richiamo al giusto processo e all'articolo 111 implica che ci sia una credibilità della giurisdizione agli occhi dei cittadini, mentre abbreviare i termini della prescrizione agevola invece la ricerca programmata del prolungamento del processo penale, è ostacolo alla realizzazione e all'utilizzo dei riti abbreviati, è ostacolo alla realizzazione di una ragionevole durata del giusto processo che vuol dire tendere e mirare a una pronuncia di merito.
Non è vero che questa norma accorcia i termini già prossimi a scadere nel primo grado, perché in realtà in questo modo si penalizzano in maniera irragionevole e in contrasto con la Costituzione - oltre che con l'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali - proprio le vittime.
Le vittime, infatti, o meglio la parte lesa costituita ha un interesse specifico a che ci sia una pronuncia di merito di primo grado, perché da lì trae la legittimazione a portare avanti la sua posizione processuale nei gradi successivi e, quindi, a vedere risarcita la propria offesa al bene che viene tutelato. Invece, accorciando i termini della prescrizione massima, qui non si tiene conto della complessità del processo, dell'imputazione, di quante vittime si sono costituite, ma si continua a dare un privilegio a chi, il cosiddetto incensurato, magari immeritevole, successivamente ha anche delle attenuanti generiche. Per l'ennesima volta, le esigenze della giustizia penale, quindi le esigenze dei cittadini, vengono sacrificate a quelle di una singola persona.
Il diritto consacrato dall'articolo 6 della Convenzione dei diritti umani, e prima ancora dagli articoli 24 e 111 della Costituzione, vuole che un processo ci sia e che si arrivi ad una decisione che sia di innocenza o di colpevolezza e non che si taglino inopinatamente i processi, che si realizzi una scorciatoia che in realtà butterà al macero tanti processi in primo grado già fissati, tenendo conto di quella Pag. 28ragionevole durata che era fissata da una legge già emanata da questo Parlamento. Invece, lavorando quasi come fosse un'amnistia, ma senza neanche i canoni delle maggioranze qualificate previste da questo Parlamento, si arriverà alla fine a porre nel nulla, per un solo processo, migliaia di processi che invece stanno completando il proprio corso.
Credo che su questo dovreste riflettere tutti e cercare di non avere sempre i paraocchi e i paraorecchie, ma di avere un atteggiamento ragionevole, cancellando questo provvedimento, ritirandolo definitivamente, non limitandovi a cambiare il titolo, perché la vergogna che c'è dentro rimane e non è possibile ricomporla con un titolo rifatto, che tra l'altro è una falsità in se stesso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà, per due minuti.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, cercheremo di farne buon uso. Onorevoli colleghi, ricordo che, in occasione di un ennesimo provvedimento epocale in tema di processo breve, che rischiava di squassare l'intero sistema processuale italiano, avevamo scritto un articolo in cui invitavamo il Governo ad adottare un provvedimento genuinamente ad personam che, senza cercare infingimenti per coprire con l'esile manto della grande riforma in favore dei cittadini l'interesse di uno solo, andasse dritto al problema, agendo ad esempio sulla pena edittale prevista per il reato, che avrebbe provocato così l'accorciamento dei tempi di prescrizione e, dunque, portato il Premier, senza troppi danni per il sistema giudiziario, a raggiungere i suoi obiettivi.
Ebbene, voglio chiarire ai colleghi della maggioranza che hanno confezionato l'emendamento proposto dal relatore che il mio era un articolo scritto con spirito sarcastico e non andava preso alla lettera e che, comunque, la proposta emendativa che avete fatto è peggiore anche di quella che provocatoriamente avevamo indicato come legge genuinamente ad personam. Questa è, dunque, una norma ad personam malamente mascherata. Come dicevano i legulei vitiatur et vitiat, perché incide sul sistema con una indubitabile dirompenza discriminatoria con riferimento all'articolo 3 della Costituzione, in quanto applica in modo difforme la prescrizione ad imputati avendo riguardo alla loro condizione di incensurati, e contrasta anche il precetto contenuto - è stato ricordato dalla collega - nell'articolo 111 sul giusto processo.
Per queste ragioni - e concludo - e per le altre opportunamente esposte dai colleghi dell'opposizione che mi hanno preceduto, come Alleanza per l'Italia dichiariamo la nostra adesione alle questioni pregiudiziali di costituzionalità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà per cinque minuti.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, innanzitutto intervengo per dire che sottoscrivo la questione pregiudiziale di costituzionalità Rao ed altri n. 1. Devo ribadire quanto già detto in fase di discussione sulle linee generali: il gruppo di Futuro e Libertà si era accinto a discutere il provvedimento in esame valutando sia il contenuto sia il titolo del provvedimento, così come pervenutoci dal Senato, cioè «Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali».
Dopo oculata discussione in Commissione giustizia, lo stesso relatore e la maggioranza sono intervenuti modificando totalmente il provvedimento, così come pervenuto dal Senato, introducendo interventi e misure che sono in netto contrasto con l'articolo 3 della Costituzione italiana, che prevede l'uguaglianza dei cittadini sotto tutti gli aspetti, ed in particolare di fronte alla legge. L'introduzione dell'articolo 3 di questo provvedimento incide assolutamente dal punto di vista costituzionale, giacché non considera tutti i cittadini Pag. 29uguali di fronte alla legge, ma distingue tra incensurati e recidivi, senza tener conto che molte volte gli incensurati possono commettere reati ben più gravi, forse, di quelli dei recidivi.
Peraltro, lo stesso provvedimento, così come pervenutoci e approvato dalla maggioranza della Commissione giustizia, incide negativamente e contrasta anche con sentenze della Corte costituzionale e della stessa Corte europea dei diritti dell'uomo, tant'è che la Commissione stessa è intervenuta con una modifica del titolo del provvedimento, che, peraltro, è una modifica che a nostro avviso non è pertinente rispetto al contenuto del testo, così come approvato dalla stessa maggioranza della Commissione giustizia.
Voglio ribadire che la stessa Corte costituzionale, in occasione della sentenza n. 249 del 2010, ha dichiarato incostituzionale l'aggravante costituita dalla clandestinità, che è stata introdotta dall'articolo 1, lettera f), del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, rilevando l'illegittimità di trattamenti penali più severi, fondati su qualità personali dei soggetti che derivino dal precedente compimento di atti del tutto estranei al fatto-reato, introducendo così una responsabilità penale d'autore, in aperta violazione del principio di offensività.
Questa è la sentenza n. 249 del 2010 della Corte costituzionale. Mi pare che la valutazione e la discriminazione che viene posta dal provvedimento, così come pervenuto in Aula, sia assolutamente inaccettabile.
Non possiamo consentire che la proposta di legge in esame vada avanti perché abbiamo rispetto per i cittadini che consideriamo, veramente, tutti uguali di fronte alla legge (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia e Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, intervengo solo per replicare brevemente a quanto detto da alcuni colleghi.
Si è parlato di incostituzionalità, ma, in realtà, prima di tutto, non è questo l'argomento perché, semmai, ne parleremo in seguito e in secondo luogo la legge cosiddetta ex Cirielli esiste dal 2005, nessuno ne ha mai obiettato l'incostituzionalità malgrado contenga gli stessi principi che oggi si ipotizzano incostituzionali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.

GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, l'onorevole Franceschini, all'inizio di questo dibattito, ha lanciato un grido di allarme e di dolore dicendo che vi saranno autori di gravi reati, tra i quali il reato di violenza sessuale, che, sulla base della proposta di legge in esame, andranno immuni da pena.
Ebbene, credo che l'entusiasmo che con cui ha svolto il suo intervento l'onorevole Franceschini abbia fatto perdere di vista qual è l'esatto contenuto del provvedimento in oggetto e gli abbia fatto dimenticare un semplice calcolo matematico. Con l'attuale normativa l'autore del reato di violenza sessuale usufruirà della prescrizione dopo dodici anni e sei mesi. La grande innovazione, il rischio del disastro della giustizia che è contenuto nella proposta di legge in esame, fa sì che la prescrizione avverrebbe dopo dodici anni solamente. Ma in quale situazione? In un processo che, dopo dodici anni, è ancora fermo al primo grado.
Francamente, credo che ci vorrebbe un po' di onestà intellettuale nell'affrontare questi problemi. Come quando si dice che con il provvedimento in oggetto si prescriveranno migliaia e migliaia di processi. Bene, reati la cui prescrizione minima è di sette anni e mezzo dovrebbero trovarsi ancora fermi al primo grado dopo sette anni. Elaborando un dato statistico, a meno che il nostro Paese non sia veramente l'ultimo al mondo in tema di tempi del processo, mi sembra un dato impossibile ed incredibile quello secondo cui sono numerosissimi i processi ancora fermi al primo grado dopo sette anni.
Allora, qual è la verità? La verità è che vi è davvero uno scarso interesse da parte Pag. 30dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori ad un dibattito serio sul tema della giustizia perché, nel momento in cui abbiamo proposto e offerto loro di discutere dei grandi principi, quelli che fanno sì che un processo come il nostro diventi davvero un processo liberale e democratico, la risposta è stata esclusivamente: «no». Non vogliono parlare di separazione delle carriere, di obbligatorietà dell'azione penale secondo schemi rigidi, di nulla. Allora, che non si dica, come ha detto l'onorevole Casini, che non vi è la volontà da parte nostra di cambiare il sistema.
La verità è un'altra, ossia che l'unico obiettivo che ci si propone è quello di creare sistemi per cui sia possibile, attraverso l'arma del processo, arrivare dove, con l'arma della politica, non siete arrivati.
Servirà al Presidente del Consiglio la proposta di legge in esame? Non possiamo saperlo in questo momento perché il provvedimento in oggetto abbassa di sei mesi il termine di prescrizione. Il processo che vede imputato l'avvocato Mills, se guardiamo al primo grado, è durato ben più di un anno.
Dunque, vediamo perché sarebbe incostituzionale questa norma. Sarebbe incostituzionale perché si stabilirebbe una disparità di trattamento tra incensurati e soggetti che incensurati non siano.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Pecorella.

GAETANO PECORELLA. Ma davvero c'è qualcuno che ha il coraggio di sostenere che nel nostro ordinamento gli incensurati non hanno un trattamento di favore, dato proprio che sino a quel momento non hanno violato la legge dello Stato? Basterebbe citare la sospensione condizionale della pena, che è prevista solo per gli incensurati, e basterebbe citare quanto scrive l'onorevole Rao nella sua questione pregiudiziale di costituzionalità, dove si sostiene che gli incensurati «già godono di notevoli benefici».

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Pecorella.

GAETANO PECORELLA. Credo che sia davvero irragionevole pensare il contrario, ovvero pensare che gli incensurati in quanto tali non meritino in determinate situazioni, proprio perché non hanno mai violato la legge dello Stato, un trattamento di maggiore comprensione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ho ancora tempo a disposizione, signor Presidente?

PRESIDENTE. No, assolutamente no, ha superato i termini.

GAETANO PECORELLA. Addirittura? Ero così entusiasta che non me ne sono accorto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, prima di richiamarmi agli articoli 49 e 51 del nostro Regolamento, che si riferiscono alla secretabilità del provvedimento e delle votazioni, vorrei premettere che ritengo assolutamente importante che pervenga la risposta da parte della Presidenza della Camera alle questioni che sono state sottoposte per il nostro gruppo dall'onorevole Giachetti, che riguardano il richiamo all'articolo 24, ultimo periodo del comma 12, in ordine alla contingentabilità o meno del provvedimento medesimo.
Siccome il Presidente della Camera si è riservato di dare in merito una risposta, è del tutto evidente, signor Presidente, che questa risposta è premissiva a quanto sto dicendo. Infatti, se la questione della secretabilità è rinviata anche alla decisione che la Presidenza della Camera rileva in ordine alla contingentabilità del provvedimento, va da sé che questa risposta del Presidente della Camera deve intervenire prima di procedere alla votazione sulle questioni pregiudiziali. Pag. 31
Cosa prevede l'articolo 24, comma 12 del Regolamento, su cui attendiamo anche la risposta alla domanda posta dall'onorevole Giachetti? L'articolo 24, comma 12 prevede che il Presidente della Camera dispone che «la disciplina di cui al presente comma», ovvero la disciplina della contingentabilità, si applichi qualora non solo ne sia fatta richiesta da parte di un gruppo, ma soprattutto qualora si tratti di progetti di leggi riguardanti «questioni di eccezionale rilevanza politica, sociale o economica riferite ai diritti previsti dalla prima parte della Costituzione».
È indubbio, signor Presidente, che, sia in ordine alla contingentabilità sia in ordine alla questione della secretabilità del provvedimento, noi in questo caso stiamo facendo riferimento a un provvedimento di grande rilevanza politica e contemporaneamente riferibile alla prima parte della Costituzione.
È del tutto evidente, signor Presidente, anche in ordine a quanto definito del nostro Regolamento, che la secretabilità è riferibile alla prevalenza del contenuto secretabile del provvedimento medesimo, in quanto riconducibile agli articoli 24, 3 e, in particolare, 27 della Costituzione.
È evidente, signor Presidente, che se c'è una connessione con la contingentabilità va da sé che occorre una risposta. Se la connessione con la contingentabilità non c'è, allora è evidente, signor Presidente, che è in subordine la questione che le sottopongo: benché non ci sia eventualmente la risposta del Presidente della Camera, noi siamo a questo punto di fronte a una non connessione tra il contenuto del provvedimento e il contenuto della questione pregiudiziale.
A questo punto, le faccio presente, signor Presidente, che il contenuto della questione pregiudiziale da noi sottoposta alla Camera dei deputati sul processo breve in prevalenza rimanda a questioni di secretabilità, in particolare riferibili alla Costituzione ed in special modo all'articolo 24 concernente il diritto di difesa, all'articolo 27 concernente la tutela dei diritti della persona e anche all'articolo 3 concernente il principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge.
Allora, signor Presidente, date queste premesse, credo che prima di procedere alla votazione sia assolutamente chiaro risolvere tali questioni, perché se non c'è relazione tra la risposta sulla questione della contingentabilità e la risposta sulla questione della secretabilità, in termini tali per cui le due questioni non sono intimamente tra di loro connesse o ritenute tali dalle Presidenza, occorre valutare il contenuto delle questioni di costituzionalità. È del tutto evidente che sia la premessa sia il dispositivo delle questioni di costituzionalità, in specie di quella a nostra firma, non possono non richiamare l'applicazione del combinato disposto dagli articoli 49 e 51 del Regolamento della Camera dei deputati ai quali mi richiamo per avanzare formalmente richiesta di passaggio alla votazione a scrutinio segreto.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, è già il secondo intervento che i colleghi del PD svolgono in ordine al contingentamento del provvedimento in esame. Tengo a precisare alla sua attenzione, signor Presidente, che chiederei di avere, quanto tale atteggiamento sia strumentale, nel senso che il contingentamento è già all'attenzione dei gruppi da diversi giorni e nessuno in quest'Aula si è sognato di sollevare alla Presidenza eccezioni ad esso relative.
Adesso, chiaramente, essendo stata deliberata, con un voto legittimo e sovrano di quest'Aula, signor Presidente, l'inversione dell'ordine del giorno, si pone incredibilmente la questione del contingentamento e quella della secretabilità, su cui la Presidenza, evidentemente, avendo già fatto pervenire ai gruppi i tempi del contingentamento, si è già pronunciata. Quindi, signor Presidente, stigmatizzo la strumentalità assoluta dell'atteggiamento da parte dell'opposizione. È facoltà della Presidenza Pag. 32concedere un terzo di tempo aggiuntivo quando i gruppi abbiano esaurito il tempo a disposizione, ma è assolutamente strumentale il fatto che venga sollevata tale questione dal momento in cui il contingentamento è a disposizione dei gruppi non da questa mattina, signor Presidente, ma già da giorni.

PIERLUIGI MANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, sollecitiamo davvero una risposta meditata al problema che è stato sollevato in particolare dal collega Quartiani, facendo notare un fatto che è logicamente stringente: o non c'è il contingentamento o deve esserci la secretabilità. In altri termini, o siamo in presenza di un provvedimento di eccezionale rilevanza dal punto di vista politico e sociale, come recita l'articolo 24, comma 12 del Regolamento della Camera e da questo punto di vista la Presidenza ritiene necessario il contingentamento oppure, se si ritiene ci sia questa condizione con riferimento alla parte prima della Costituzione, bisogna ritenere ammissibile la secretabilità. O l'una o l'altra cosa: vorremmo una risposta precisa e meditata, perché siamo dinanzi ad una forzatura e non vorremmo che anche altri legittimi diritti dell'opposizione, in questo caso, e del Parlamento intero fossero pretermessi.

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, l'onorevole Baldelli dice una cosa seria e vera: è vero che c'è stato un cambio di atteggiamento, perché c'è stato da parte della maggioranza, altrimenti nessuno di noi si sarebbe sognato di fare un discorso in ordine al tema dei tempi assegnati all'opposizione.
Nel momento in cui si cambiano le carte in tavola e la maggioranza va avanti a base di forzature è chiaro che per noi esiste il problema anche del processo verbale al mattino, ma questa è la logica conseguenza di un inasprimento dei toni. Ho fatto rilevare che in ordine al conflitto di attribuzioni ci sarà da parte della maggioranza, dell'Ufficio di Presidenza e della Presidenza della Camera un atteggiamento di un certo tipo, ma se alla disponibilità dell'opposizione, se all'attenzione da parte degli organi istituzionali di direzione della Camera dei deputati (che certamente sono neutri di per sé) si risponde con delle forzature, è chiaro che noi solleviamo il problema del contingentamento, onorevole Baldelli. Le voglio dire di più. Esiste il tema, giustamente evocato dall'onorevole Mantini, in ordine alla segretezza, cioè in ordine alla possibilità che venga dato questo voto a scrutinio segreto finale, ed esiste il problema che noi intendiamo sollevare della regolarità dei lavori. Infatti, noi non siamo disponibili ad un lavoro di Aula parallelo al lavoro delle Commissioni. Quando le Commissioni lavorano, quando lavora l'Ufficio di Presidenza, quando lavora la Giunta per le autorizzazioni noi non siamo disponibili a venire in Aula. Poiché su queste cose si è derogato è chiaro che cambia il clima, onorevole Baldelli, ma la responsabilità non può essere della vittima, sarà del carnefice se cambia il clima (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente mi richiamo all'articolo 8 perché comprendo le considerazioni del presidente Casini, però vorrei dire che quando noi prendiamo la parola - e la pregherei in questo di aiutarci perché questa e le successive sedute saranno ricche di partecipazione e passione - sul richiamo al regolamento o sull'ordine dei lavori ovviamente Pag. 33abbiamo tutto il diritto di esprimere la nostra opinione circa l'ordine dei lavori, circa il richiamo al regolamento. Non è che qualcuno sale in cattedra e giudica strumentale o meno l'intervento di un deputato, che peraltro - certo - ha fatto una proposta strumentale, ma a che cosa? A che si possa utilizzare la votazione segreta su un provvedimento. Se l'onorevole Baldelli lo consente, noi poniamo una questione quando lo decidiamo noi, non quando fa comodo a lui. Quindi, francamente, le sue considerazioni se le risparmi e intervenga se ha qualcosa da dire - cosa di cui dubito - e quando ha qualcosa da dire. Altrimenti ci risparmi le sue considerazioni e valutazioni (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, vorrei magari fosse anche lei a ricordare all'onorevole Giachetti che ho diritto di intervenire in questa Assemblea (sul regolamento, sull'ordine dei lavori), almeno quanto ce l'hanno loro, e di esprimere giudizi e valutazioni almeno quanto ce l'hanno loro. Per la precisione ho svolto una considerazione sulla richiesta di contingentamento che fa l'opposizione, intendendo - presidente Casini - il fatto che la maggioranza ha chiesto l'anticipo di un punto che era già all'ordine del giorno, previsto dal calendario dei lavori. Si tratta di un calendario dei lavori - che ho già ricordato alla Presidenza e nel corso di una Conferenza dei presidenti di gruppo alla quale ho partecipato in rappresentanza del mio gruppo, e già stamani - in cui il quinto degli argomenti a disposizione dell'opposizione è già stato inserito e anche approvato. Quindi siccome il Regolamento prevede l'inserimento e non prevede l'approvazione (perché questo è determinato dalle dinamiche di Aula), il Regolamento stesso è perfettamente rispettato.
Quindi se c'è un giudizio politico si può parlare di forzatura politica, ma dal punto di vista regolamentare noi ci siamo mossi esattamente nel solco di quello che il Regolamento prevede. Dunque ho facoltà di esprimere un giudizio, che può essere politico, ma ho anche facoltà di fare un richiamo al Regolamento senza necessariamente dover subire la censura dell'onorevole Giachetti, egli sì, evidentemente, ritiene di poter salire in cattedra (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, a coloro che urlano vorrei dire che apprendo che stiamo innovando la prassi di volta in volta: il collega Baldelli interviene sul Regolamento; interviene il collega Casini; si ridà la parola per la seconda volta sullo stesso argomento al collega Baldelli perché così può replicare.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti...

ROBERTO GIACHETTI. No, Presidente, non è che si può fare per uno e per un altro...

PRESIDENTE. Di fatti gliela ho data la parola...

ROBERTO GIACHETTI. Se lei legittimamente, pensa di innovare la prassi in questo modo noi abbiamo tutto l'interesse, perché sicuramente questa vivacità di discussione alimenta le nostre riflessioni e repliche...

PRESIDENTE. Non è innovata la prassi. Siete voi che non mi date neanche il tempo di intervenire...

ROBERTO GIACHETTI. Atteso che lei ha dato per la seconda volta, sullo stesso argomento, la parola all'onorevole Baldelli...

Pag. 34

PRESIDENTE. No, l'ho data a lei sullo stesso...

ROBERTO GIACHETTI. Infatti, questo costituisce un precedente in funzione del quale lei dalla prossima volta non ce lo potrà impedire.

GIAN LUCA GALLETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, nessuno ha mai messo in discussione il diritto dell'onorevole Baldelli di intervenire sul Regolamento, ci mancherebbe altro. E l'onorevole Baldelli ha ragione quando dice che la questione, in questo momento, è politica. Spero che lui stesso ammetta che c'è stata una forzatura perché non è un semplice cambiamento dell'ordine dei lavori - di solito questi sono concordati tra maggioranza ed opposizione nell'ambito di una programmazione comune -, ma qui vi è stata una vera e propria forzatura per portare all'ordine del giorno un provvedimento che sta a cuore alla maggioranza e che sappiamo cosa contiene e le ragioni politiche per cui è stato portato all'attenzione del Parlamento. È chiaro che, davanti a questa reazione, noi reagiamo in maniera opposta e chiediamo di esercitare quello che è un nostro diritto, cioè di avere i tempi che richiede una discussione seria su un provvedimento di tale importanza. Se ci fosse stata, invece, la volontà di affrontare serenamente, nei tempi giusti, questo provvedimento, senza forzature da parte della maggioranza, è chiaro che noi avremmo aderito volentieri al contingentamento dei tempi, essendo nostra volontà - lo ricordo alla maggioranza - fare lavorare il Parlamento, non inibirlo. Queste forzature inibiscono il lavoro del Parlamento.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ho prestato molta attenzione agli interventi che si sono susseguiti. Se, però, dovessi dire che ho capito fino in fondo il senso della disputa direi una bugia. Per cui, le sarei grato se, magari successivamente, lei volesse dare di nuovo la parola all'onorevole Baldelli e all'onorevole Giachetti i quali potrebbero aiutarci a comprendere meglio. Signor Presidente, visto che, però, alle ore 15,30 è convocata una Conferenza dei presidenti di gruppo, che dovrà anche organizzare i nostri lavori, forse è opportuna una sospensione, dato che è pure l'ora di pranzo. Potremmo sospendere adesso i nostri lavori, alle ore 15,30 poi è convocata la Conferenza dei presidenti di gruppo e alle ore 16 si potrebbe riprendere nel merito della questione. Tuttavia, visto che lei gentilmente mi ha dato la parola, le rubo ancora un minuto per dire che, a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, riteniamo ci debba essere assolutamente uno svincolo dal contingentamento proprio per le ammissioni che sono venute poco fa da parte dello stesso onorevole Baldelli il quale, non solo ha ammesso la forzatura politica che c'è stata questa mattina nell'inversione dell'ordine dei lavori, ma non ha potuto negare che c'è stata, per questa via, anche una forzatura del Regolamento. Una forzatura del Regolamento questa mattina, se ci dovesse essere un'ulteriore forzatura con il contingentamento, lei capisce che si crea un vulnus nei nostri lavori.
Per quanto attiene, invece, alla questione della segretezza del voto - mi aiuti lei a dire se ho compreso bene -, l'articolo 51 del nostro Regolamento è chiaro: salvo le votazioni riguardanti le persone, che si effettuano a scrutinio segreto, normalmente l'Assemblea vota per alzata di mano, a meno che non ci sia richiesta di votazione nominale. Tuttavia, la votazione per scrutinio segreto può essere richiesta in Assemblea da 30 deputati o da uno o più presidenti di gruppo che, separatamente o congiuntamente, risultino di almeno pari rappresentanza numerica. A questo punto, visti gli interventi del gruppo del Partito Democratico, del rappresentante Pag. 35 del gruppo dell'UdC e il nostro stesso intervento, credo che siamo ben oltre i 30 deputati. Tuttavia, il comma 3 afferma che nel concorso di diverse richieste prevale quella di votazione per scrutinio segreto. Signor Presidente, la prego, quindi, essendoci la necessità, di attenersi scrupolosamente a questa interpretazione e lettura del Regolamento.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, ha fatto bene l'onorevole Casini a dire che il punto è politico. Credo che, a questo punto, non abbia senso la richiesta di contingentamento. Noi non siamo d'accordo, pensiamo che serva tutto il tempo necessario. Voglio chiudere con una considerazione che rivolgo al Ministro della giustizia, onorevole Alfano.
Lo dico da persona che da molti anni si batte anche con i referendum per la riforma della giustizia esattamente sui titoli che lei ha intestato al documento di presentazione della riforma costituzionale. Vede, signor Ministro Alfano, non so se esistano i giudici e i pubblici ministeri comunisti di cui parla il Presidente del Consiglio, ma è chiara una cosa: se ve ne fosse anche soltanto uno oggi, quel pubblico ministero comunista antiriforme stapperebbe bottiglie di champagne perché non è questo il modo per creare le condizioni per fare le riforme della giustizia sulle quali noi eravamo impegnati (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia e Unione di Centro)!

PRESIDENTE. Tornando alla questione sollevata dall'onorevole Quartiani, la Presidenza in effetti si è riservata di rispondere sull'eventuale eccezionale rilevanza, ai sensi dell'articolo 24, comma 12 del Regolamento, del provvedimento in esame in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo. La eventuale decisione non rileva tuttavia ai fini dell'ammissibilità dello scrutinio segreto sulle votazioni relative al provvedimento. Tale ammissibilità deve essere valutata esclusivamente con riferimento a quanto previsto dall'articolo 49 del Regolamento e con riferimento al contenuto oggettivo dell'atto. In particolare, quindi, ai fini dell'ammissibilità dello scrutinio segreto occorre verificare se il provvedimento e le proposte emendative ad esso riferite incidano sui principi e i diritti richiamati dalla citata norma regolamentare. Ricordo, in proposito, che il voto sulle questioni pregiudiziali, potendo determinare la reiezione dell'intero provvedimento ed avendo in tal caso natura di deliberazione definitiva sul merito, deve essere effettuato con le stesse modalità adottabili per la votazione finale del progetto di legge. La richiesta di votazione a scrutinio segreto non può essere accolta. Il provvedimento, infatti, reca disposizioni in materia di spese di giustizia (articolo 1), di nullità degli atti del procedimento per danno erariale (articolo 2), di termini massimi di durata della prescrizione in caso di interruzione del decorso della stessa (articolo 3), di comunicazione al Ministro o al Procuratore generale presso la Cassazione del mancato rispetto di termine per il completamento o l'emanazione di attività o atti del procedimento penale (articolo 4), la pronuncia di incompetenza in caso di reati connessi (articolo 5). Al di là delle disposizioni aventi natura organizzativa e procedurale, pur numerose, anche le altre attinenti alla materia della prescrizione risultano comunque non secretabili sulla base di prassi assolutamente consolidata. In particolare, in materia di prescrizione, ricordo che nella seduta del 17 giugno 2003, in occasione dell'esame del disegno di legge in materia di sospensione dei processi nei confronti delle alte cariche dello Stato, non è stato ammesso lo scrutinio segreto sulle proposte emendative incidenti sulla prescrizione, in quanto causa estintiva del reato e che nella seduta del 14 ottobre 2003 la Presidenza ha affermato testualmente che lo scrutinio segreto può essere ammesso nei casi in cui la violazione incide sugli elementi costitutivi del reato e sulle pene; in base ai suddetti criteri non sono riconducibili Pag. 36 alle materie secretabili gli emendamenti che incidano su casi di estinzione del reato. Sul punto vi sono poi numerosi ulteriori precedenti e per questi motivi non posso che ribadire l'inammissibilità dello scrutinio segreto in questa votazione.
Passiamo ai voti.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa? Se è sullo stesso argomento le ho già risposto e non si può riprendere in esame la decisione della Presidenza.
Passiamo ai voti. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità Rao ed altri n. 1, Di Pietro ed altri n. 2 e Franceschini ed altri n. 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Borghesi... onorevole Traversa... onorevole La Malfa... onorevole La Russa... onorevole Franceschini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 600
Maggioranza 301
Hanno votato
292
Hanno votato no 308).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, ho inteso che la Presidenza si è riservata di decidere sul contingentamento dei tempi.

PRESIDENTE. In seguito alla Conferenza dei presidenti di gruppo prevista per oggi pomeriggio.

FEDERICO PALOMBA. Certo signor Presidente, però vorrei esporre un altro tema, un altro contingentamento: il contingentamento degli emendamenti. Noi siamo stati invitati a ridurre il numero degli emendamenti sulla base dell'articolo 85-bis del Regolamento, in riferimento all'articolo 85. Lo abbiamo fatto come una sorta di clausola solve et repete. Dunque noi chiediamo alla Presidenza un riesame di questa disposizione, perché non la riteniamo fondata o la riteniamo forzata.
Le spiego perché, signor Presidente: il comma 8 dell'articolo 85 del Regolamento dice che, qualora siano stati presentati ad uno stesso testo una pluralità di emendamenti, subemendamenti o articoli aggiuntivi tra loro differenti esclusivamente per variazione a scalare di cifre o dati o espressioni altrimenti graduate, il Presidente pone in votazione e via dicendo. Poi l'articolo 85-bis dice che, quando si deve applicare il comma 8 dell'articolo 85, il Presidente invita i gruppi a dire quali sono gli emendamenti segnalati.
Signor Presidente, noi abbiamo presentato 130 emendamenti, nessuno dei quali si trova in questa situazione. I nostri emendamenti riguardano la nullità, l'assenza, la contumacia, l'assegnazione dei magistrati, l'abrogazione della disposizione che impedisce ai magistrati di prima nomina di essere assegnati, il divieto di assegnazione dei magistrati di prima nomina, il richiamo dei magistrati fuori ruolo, l'udienza di programma, l'ufficio del processo e via dicendo. Prevedono una serie di disposizioni (competenza, giurisdizione, nullità, eccetera) nessuna delle quali è ripetitiva di disposizioni formulate in modo diverso soltanto per graduatoria di tempi, di dati e così via. Non abbiamo presentato neanche un emendamento che contenga le parole «un mese», «due mesi», «tre mesi» fino a tutto il calendario, né abbiamo presentato un emendamento Pag. 37 che ponga soluzioni alternative sullo stesso problema, ma fondate sostanzialmente su questo punto.
Perciò, signor Presidente, siccome i nostri emendamenti hanno tutti una dignità, in quanto tendono a dimostrare che una riforma organica del processo penale e della giustizia penale è possibile farla per consentire alla giustizia stessa di funzionare meglio, chiediamo che la Presidenza riesamini questa propria disposizione e che ritenga di ammettere tutti gli emendamenti che noi abbiamo presentato. Ne abbiamo già esclusi noi alcuni di nostra iniziativa; per esempio quelli sulle circoscrizioni giudiziarie non li abbiamo riproposti perché riteniamo che possano essere stravaganti in un provvedimento di questo genere; ma tutti gli altri emendamenti, che sono seri e che tendono a porre problemi di funzionalità della giustizia penale, sono organici ed omogenei rispetto al precedente titolo, che parlava proprio di applicazione dell'articolo 111 della Costituzione in vista della durata ragionevole del processo.
Quindi, signor Presidente, non comprendiamo la ragione per la quale dobbiamo sottostare ad una ghigliottina di emendamenti che non sono di per sé ripetitivi. Perciò preghiamo veramente la Presidenza di riesaminare e di escludere questo contingentamento forzoso ed ingiustificato.

PRESIDENTE. Lei ha ragione anche sul piano della riflessione ed ha ragione anche perché la sua richiesta è direttamente consequenziale alla questione posta, che sarà oggetto anche della risposta da parte del Presidente. Quindi sarà riportata anche questa e sarà data una risposta al riguardo.

FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, vorrei domandarmi con lei e con i colleghi: ma può il Ministro della giustizia, che è presente in aula, rifiutarsi di rispondere alla richiesta che gli è venuta da molte parti e prima di tutto dall'onorevole Casini?
Si può rifiutare di spiegare al Parlamento perché la sua legge epocale è in armonia con ciò che dovremmo discutere oggi (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)? È avvenuto un colpo di mano sulla giustizia. Il Ministro della giustizia è presente: può rifiutarsi di rispondere al Parlamento e alle domande che il Parlamento stesso gli sta ponendo?

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, le chiedo se non sia il caso, a questo punto dei lavori, di non procedere alla discussione e alla votazione della questione sospensiva all'ordine del giorno. Infatti, mi sembra di aver capito che la Conferenza dei presidenti di gruppo sia stata anticipata di un'ora, un'ora e mezza, o che, comunque, sia intenzione della Presidenza anticiparla.
Ciò, se ho capito bene; se non è così, vorrei dire che questo riguarda solo un aspetto, cioè il fatto che vi sia o meno connessione, come dicevo prima, tra le decisione in ordine alla contingentabilità e le questioni, in questo caso, sospensive (non pregiudiziali di costituzionalità). Questa è la prima questione che mi consente di avanzare la richiesta di sospendere ora i lavori per riprenderli alle 16 dopo lo svolgimento del question time.
La seconda questione, che mi sembra, invece, più addentro alle questioni di organizzazione dei nostri lavori e della disponibilità di tempo per i deputati per poter svolgere un adeguato dibattito, è la seguente. Noi sappiamo che da qui alle 14 - credo che, lei, signor Presidente, si accinga, comunque, alle 14, a sospendere la seduta - i tempi non sarebbero sufficienti per procedere all'illustrazione e alla discussione della questione sospensiva sottoposta alla nostra attenzione. Pag. 38
È per questo che le chiedo, signor Presidente, se lo ritenga opportuno, di sospendere ora i nostri lavori per riprenderli dopo lo svolgimento del question time.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, mi perdoni il bisticcio di parole: chiediamo anche noi di sospendere la questione sospensiva che è alla nostra attenzione. Questo per dar modo all'Assemblea e a tutti colleghi di riflettere e di ragionare.
Io davvero non posso che condividere - magari non nei toni - l'intervento di poco fa del collega Colombo. È qui presente il Ministro della giustizia che, pochi giorni fa, il 10 marzo, ha annunciato urbi et orbi questa riforma epocale della giustizia, con riferimento alla quale, in verità, non vi è ancora alcun atto depositato, almeno a me non risulta. Ebbene, vorrei capire come si può affrontare tale riforma epocale con degli emendamenti che di fatto andranno soltanto ad appesantire una serie di prescrizioni burocratiche con riferimento ad un provvedimento che dovrebbe essere volto a ridurre i tempi del processo, ma che, invece, come sappiamo, determina soltanto un'anticipazione dei tempi di estinzione del reato per prescrizione.
Le sarei grato, signor Presidente, se potesse prendere in seria considerazione questa richiesta di sospensione o, quanto meno, di invitare, dall'autorevolezza del suo scranno, il Ministro della giustizia ad intervenire.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, sa bene che non è nei poteri della Presidenza.

PIERLUIGI MANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, in effetti, una risposta da parte del Ministro, un chiarimento politico generale aiuterebbe il clima che, come il Ministro può constatare, è pieno di preoccupazioni, anche in ragione del fatto che vi sono delle risposte non date.
Egli non può non cogliere il fatto che, con questo provvedimento di legge, tocchiamo almeno due temi: innanzitutto, l'obbligo di segnalazione dei magistrati nei processi che superano i termini qui prefigurati. Si tratta, quindi, di magistrati - non so, come dovremmo definirli - ritardatari, come se un processo durasse un certo periodo di tempo e la colpa fosse assolutamente del magistrato. Quindi, è un'azione finalizzata a cosa? Ad una azione disciplinare?
Nella grande riforma della giustizia costituzionale c'è appunto una parte dedicata all'Alta Corte di giustizia e alla riforma dei meccanismi sanzionatori e di disciplina deontologica. Allora è legittima la domanda: siamo ad una anticipazione della riforma che sarà? Questa misura in via ordinaria sostituisce invece il Capo della riforma costituzionale per cui la riforma stessa non è più necessaria? Ed ancora, sulle prescrizioni, sull'azione penale, insomma, Ministro, non mi faccia sprecare parole e neanche vorrei metterla in imbarazzo, perché questi argomenti sono comprensibili ai più, ai cittadini italiani, ai non esperti...

PRESIDENTE. Onorevole Mantini è sull'ordine dei lavori che sta intervenendo...

PIERLUIGI MANTINI. Noi siamo favorevoli ad una sospensione della questione sospensiva non nel senso che vi rinunciamo, ma nel senso che chiediamo che il Ministro si faccia carico anche in Aula e non solo fuori dal Parlamento dei suoi compiti, dei suoi doveri anche per favorire il confronto parlamentare che peraltro sta andando avanti con i tempi, signor Presidente, mi avvio a concludere, che tutti possiamo vedere: sono le ore 13.30 e mi verrebbe da dire che non si tira fuori un ragno dal buco; apprezzerei le circostanze.

Pag. 39

PRESIDENTE. È intenzione della Presidenza, non solo di quella di turno, di proseguire i lavori, per poi terminare la seduta, sino alla votazione della questione sospensiva, perché è stato addirittura rinviato l'Ufficio di Presidenza, non per opera mia, ma per opera del Presidente, dalle 13.30 alle 14, poi seguirà la Conferenza dei presidenti di gruppo alle 15.30 dove saranno portate all'attenzione dei presidenti di gruppo le richieste avanzate sul contingentamento dei tempi.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, presumo che lo spostamento dalle 13.30 alle 14 sia stato fatto per fare in modo che proseguissero i lavori; vorrei al riguardo semplicemente dirle che è del tutto evidente che, se lasciamo la convocazione dell'Ufficio di Presidenza per le ore 14, creiamo una condizione nella quale, evidentemente, coloro che fanno parte dell'Ufficio di Presidenza non possono partecipare alla votazione della questione sospensiva, ovvero, impediamo, e questo è impossibile, che coloro che vogliono parlare sulla questione sospensiva in base ai tempi dati dal Regolamento, non possono farlo. Lei sa perfettamente che, considerando i tempi che servono tra coloro che illustrano la questione sospensiva e coloro che possono parlare per dichiarazione di voto sulla questione stessa, superiamo le ore 14.
Quindi, l'invito che le farei, alla luce di tutte le considerazione che abbiamo svolto, è di ritenere che, se l'Ufficio di Presidenza è stato spostato alle 14, purtroppo le 14 è già un orario per cui non siamo nelle condizioni di svolgere nei tempi dati il dibattito e il voto sulla questione sospensiva.

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, come lei sa, un conto sono le pregiudiziali di costituzionalità, un conto è la questione sospensiva. Stiamo parlando, cioè di due cose che strumentalmente votiamo quasi sempre con contemporaneità, a distanza di qualche minuto l'una dall'altra, ma in termini logici stiamo parlando di due questioni assai diverse. Sull'una si prefigura un giudizio di merito, in ordine alla mancanza dei requisiti di costituzionalità del provvedimento, sull'altra c'è un giudizio di metodo in ordine all'opportunità della questione sospensiva. Per cui la prego, poiché sono già le 13.35, per le argomentazioni giustamente addotte dall'onorevole Giachetti, di prendere in considerazione il fatto che noi, oggi pomeriggio, voteremo la questione sospensiva perché oggi si è esaurita la prima parte; tra l'altro, all'inizio di questa seduta, come da resoconto lei potrà evincere, si è detto che si proseguiva fino alle 13.30, per cui non è che l'Aula della Camera è come il gioco delle tre carte, e che adesso però si finisce alle 14. Si è detto questa mattina che si finiva alle 13.30; si sia conseguenti e se mai, se vuole esaminare il resoconto di questa mattina, possiamo discuterlo fino alle 14 perché si evincerà in quel resoconto che si è detto fino alle 13.30.
Alle 16,30, presumibilmente, terminerà la Conferenza dei presidenti di gruppo e svolgeremo gli interventi sulla questione sospensiva, per la quale, tra l'altro, chiediamo che sia data la parola ad uno per gruppo. Infatti, vista la straordinarietà di questo evento e la sua importanza, noi vogliamo parlare senza essere rappresentati in modo sommario, come accade in termini tradizionali.
Apprezzate e valutate queste considerazioni, le chiediamo di sospendere la seduta, così come la Presidenza ha detto questa mattina (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico, Futuro e Libertà per l'Italia e Italia dei Valori).

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 40

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, pacta sunt servanda. Abbiamo concordato insieme che alle 13,30 avremmo interrotto i lavori, perché, altrimenti, questo diventa uno strappo ulteriore in mezzo a decine di strappi che sono stati fatti questa mattina. Attenzione, perché strappando tutto non si ricostruisce nulla.
Finora, da come io ricordi, modifiche ai tempi dei lavori d'Aula - dopo che si è concordato per le 13,30 - si sono fatte solo di comune accordo tra tutti i gruppi, non per una decisione unilaterale.
Signor Presidente, la prego anch'io di rispettare ciò che è stato detto e di interrompere i lavori dell'Aula a questo punto.

ITALO BOCCHINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, anche il gruppo di Futuro e libertà per l'Italia ritiene opportuno - vista la delicatezza della situazione e dell'argomento che dobbiamo affrontare, perché ormai non siamo più nell'ambito delle procedure, ma nel merito della questione - che si debba sospendere la seduta alle 13,30, così come d'accordo, e aspettare il termine della Conferenza dei presidenti di gruppo.
Ciò anche per capire, perché ritengo che alla Conferenza dei presidenti di gruppo, oltre che discutere del calendario di aprile, si valuterà e si chiederà al rappresentante del Governo se l'Esecutivo è intenzionato a porre la questione di fiducia su questo provvedimento, perché, se non porrà la questione di fiducia, non si riesce a capire la ragione per cui la maggioranza ha deciso di fare l'inversione dei punti all'ordine del giorno.
Quindi, al termine della Conferenza dei presidenti di gruppo, avremo il tempo per dar vita ad un dibattito e svolgere le dichiarazioni di voto sulla questione sospensiva, che anche noi chiediamo svolgano tutti i gruppi. Magari dalla Conferenza dei presidenti di gruppo uscirà fuori l'orientamento del Governo sull'apposizione della questione di fiducia. Mi dispiace, ovviamente, che il Governo debba essere ancora impegnato, nonché vedere in queste ore - mentre il mondo ci sbatte la porta in faccia - il Ministro degli esteri in Aula votare su un'inversione dei punti all'ordine del giorno. Questo sinceramente mi indigna e mi umilia, come rappresentante della nazione ai sensi della Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia, Partito Democratico, Unione di Centro, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 13,35)

ITALO BOCCHINO. Da italiano sono indignato e umiliato dal fatto che - mentre la Germania legge dalla rassegna stampa, che l'ambasciata tedesca da Roma gli invia, che ha fatto un asse con noi che non conosce, e che mentre Paesi molto più lontani di noi dalla Libia si riuniscono per decidere cosa accade in Libia - il nostro rappresentante della politica estera è in Aula per votare l'inversione dei punti all'ordine del giorno.
Si tratta di qualcosa che non è comprensibile. Tuttavia, nonostante mi renda conto che questa nostra proposta costringerà la Farnesina a non avere il titolare occupato nelle questioni internazionali per dover votare la questione sospensiva, noi chiediamo che si vada a dopo la pausa, anche per avere le idee più chiare, dopo la Conferenza dei presidenti di gruppo (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia, Partito Democratico, Unione di Centro, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, apprezzate le circostanze, e alla luce dei rilievi che sono stati posti, la Presidenza sospende la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
Il punto all'ordine del giorno sarà trattato al termine della Conferenza dei presidenti di gruppo, che è convocata per le ore 15,30.

Pag. 41

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, do lettura di un sms ricevuto dalla precisissima segreteria della II Commissione. Questo sms, molto breve, dice così: «A seguito della presentazione di un subemendamento è convocato alle ore 14,30 il Comitato dei nove».
Signor Presidente, io ho posto una questione molto chiara: se non viene ripristinata la legalità del Comitato dei nove noi non ne facciamo parte, non ci andiamo, né riconosciamo nessun subemendamento ad un emendamento che non consideriamo legittimamente e regolarmente incardinato nel Comitato dei nove. Signor Presidente, non si può fare una soluzione all'italiana.

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, partecipi alla riunione alle ore 14,30 e, in quella sede, faccia presente il suo pensiero.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 13,40, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'interno e il Ministro per l'attuazione del programma di Governo.

(Iniziative normative per una moratoria degli affidamenti cosiddetti in house del servizio idrico integrato - n. 3-01549)

PRESIDENTE. L'onorevole Messina ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01549, concernente iniziative normative per una moratoria degli affidamenti cosiddetti «in house» del servizio idrico integrato (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, signor Ministro, il decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, decreto Ronchi o «salva infrazioni» come qualcuno l'ha chiamato, come sappiamo ha per oggetto disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia della Comunità europea, e in buona sostanza reca anche la riforma dell'affidamento dei servizi pubblici locali nei quali è stata ricompresa anche l'acqua.
Il decreto Ronchi come sappiamo prevede due modalità di affidamento: ordinaria, attraverso una gara pubblica da affidarsi a società sostanzialmente miste, e una deroga nei casi eccezionali, sottoposta al parere preventivo dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato per la gestione in house e quindi a totale capitale pubblico. Ordinaria diventa quindi la gestione esterna, sostanzialmente l'apertura per il 40 per cento ai privati quali socio operativo. Il decreto Ronchi prevede un periodo transitorio per l'entrata in vigore di queste modalità di affidamento che scade per le società in house il 31 dicembre 2011.
Quello che si chiede al Ministro è, visto lo svolgimento prossimo del referendum, se può esser data una moratoria al 31 dicembre 2012 al fine anche di rispettare la volontà popolare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, Raffaele Fitto, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

Pag. 42

RAFFAELE FITTO, Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale. Signor Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti perché consentono al Governo di fare chiarezza su un tema di primaria importanza per la qualità di vita dei cittadini, quale l'universalità e l'accessibilità delle risorse idriche.
L'attuale comma 1-ter dell'articolo 15 del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, chiarisce infatti che tutte le forme di affidamento per la gestione del servizio idrico devono avvenire nel rispetto del principio di piena ed esclusiva proprietà pubblica delle risorse idriche, il cui governo spetta esclusivamente alle istituzioni pubbliche, in particolare in ordine alla qualità e al prezzo del servizio in conformità a quanto previsto dal codice in materia ambientale, garantendo il diritto all'universalità e accessibilità del servizio.
L'acqua dunque è e resta pubblica, e le polemiche che si concentrano sulla proprietà di questa risorsa fondamentale per l'uomo non fanno altro che allontanarci dal cuore della discussione ovvero l'innalzamento dei livelli di qualità da offrire al cittadino e degli investimenti da effettuare per il miglioramento strutturale delle reti idriche del Paese.
Ricordo che la riforma dei servizi pubblici locali, al centro dell'agenda di Governo sin dall'inizio della legislatura, è stata introdotta nel rispetto della disciplina comunitaria in un'ottica di affermazione dei principi della libera concorrenza, offrendo un quadro di regole chiaro, certo nella sua applicabilità, equilibrato rispetto al contemperamento dei vari interessi in campo e dalla chiara impronta liberale.
La nuova normativa fissa un quadro regolatorio che ha come obiettivo quello di dare organicità alla materia dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, partendo da una puntuale disciplina nella modalità di affidamento o di gestione, delineando un chiaro regime transitorio. Ricordo in tal senso la sentenza della Corte costituzionale n. 325 del 2010 che si è espressa a favore non solo in merito all'oggettività della nuova disciplina ma anche sulla ragionevolezza delle scelte adottate.
Nonostante le grandi resistenze dei difensori dello status quo, si è riusciti nell'intento di trovare una sintesi utile per il Paese e di introdurre un'iniezione di concorrenza e trasparenza in un settore caratterizzato ancora da un rapporto costo-qualità del servizio troppo spesso inadeguato.
Non posso non rilevare che i quesiti referendari sui quali i cittadini saranno chiamati a esprimersi il 12 e 13 giugno prossimi rischiano di riportarci indietro a prima della cosiddetta legge Galli, quando le aziende municipalizzate gestivano i servizi fuori dalla concorrenza, con una forte ingerenza della politica e senza spirito imprenditoriale. D'altra parte è pur vero che quel passato è ancora presente, se pensiamo che ancora oggi il decreto ministeriale per la determinazione della tariffa per il servizio idrico integrato è quello dell'agosto del 1996, emanato dal Ministro dei trasporti dell'epoca in attuazione della legge Galli.
In merito alla cessazione degli affidamenti in house non conformi alla nuova disciplina prevista per il 31 dicembre 2011, è stata avviata la discussione presso la Commissione affari costituzionali di questo ramo del Parlamento di alcune risoluzioni che toccano anche il tema della proroga di tale termine con particolare riguardo al servizio idrico. In quella sede, tale eventualità potrà sicuramente essere oggetto di approfondimento.
Ritengo, tuttavia, che il tempo che intercorre tra la data del referendum e quella prevista per la cessazione degli affidamenti in questione è tale da escludere quanto ipotizzato dagli onorevoli interroganti con riferimento al corretto esercizio della sovranità popolare.

PRESIDENTE. L'onorevole Messina ha facoltà di replicare, per due minuti.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, signor Ministro, non si può certamente essere soddisfatti della sua risposta, perché Pag. 43dire e trincerarsi dietro una pubblicità della proprietà dell'acqua non esime questo Governo dall'assunzione di responsabilità per l'affidamento di una gestione. È chiaro che il problema del costo dell'acqua è quello della gestione e affidarla a privati significa fare in modo che ci sia qualcuno che possa speculare su un diritto essenziale come quello dell'acqua ricavandone degli utili. Poi sostanzialmente si creano nuovi regimi di monopolio.
Non è nemmeno vero - mi dispiace smentirla, Ministro - che le gestioni precedenti, fatte direttamente dal pubblico, fossero condizionate probabilmente dalla politica, ma certamente non con spirito imprenditoriale, considerato che molte di queste società hanno avuto anche delle quotazioni, a dimostrazione di una perfetta efficienza. Qualcuno si è anche trincerato dietro un intervento dell'Unione europea, per le infrazioni che erano state imposte all'Italia. Sapete bene che questa riforma non c'entra niente con le infrazioni denunziate, perché le infrazioni erano state disposte perché gli enti locali che avevano applicato la norma avevano ideato soluzioni diverse, particolari, che non andavano bene e non certo perché non era possibile gestire con il pubblico. La Francia è tornata indietro: ha visto che il privato non funziona ed è ritornata al pubblico.
Ministro, l'acqua è un bene pubblico per eccellenza, è una risorsa essenziale e la gestione privata consente, come dicevo, di produrre utili su un bene pubblico e ricade sui cittadini. L'acqua, caro Ministro, non dovrebbe costare nulla, altro che aumentare i costi per fare utili. In questi giorni si registrano un aumento della luce, nella misura del 4 per cento, ed un aumento del gas, pari al 2 per cento. Ci vogliono togliere anche l'acqua. Ministro, non è possibile. Poi chi saranno gli acquirenti dell'ultima ora? Chi saranno i nuovi padroni dell'acqua? In Sicilia c'è un'indagine che parte dal 2008: Francesco Campanella, collaboratore di giustizia, ha rivelato gli interessi nella gestione idrica da parte di Nicola Mandalà, che gestiva la latitanza di Provenzano.

PRESIDENTE. Onorevole Messina, la prego di concludere.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione, non basta il pizzo? Dobbiamo proporne uno legalizzato sull'acqua? Credo, caro Ministro, che l'acqua sia un bene di tutti. Giù le mani dall'acqua, signor Ministro.

PRESIDENTE. Onorevole Messina, deve concludere.

IGNAZIO MESSINA. Evitate di diventare i mandanti di una rapina a danno dei cittadini. Signor Presidente, lasciamo che il 12 e il 13 giugno si pronunci il popolo e non ci si trovi davanti all'ennesima beffa... (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Messina, la ringrazio.

(Misure per l'informatizzazione delle procedure relative ai servizi sanitari - n. 3-01550)

PRESIDENTE. L'onorevole Negro ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01550, concernente misure per l'informatizzazione delle procedure relative ai servizi sanitari (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, noi interroghiamo il Ministro Brunetta per quanto riguarda il sistema di informatizzazione del sistema pubblico. Siamo in una fase in cui il sistema operativo online gestito dall'INPS è stato informatizzato e ciò comporta che le richieste di visita nel caso di malattia da parte del datore di lavoro arrivino all'INPS direttamente a livello informatico. Questo permette di risparmiare 2 miliardi per l'indennità di malattia e di risparmiare oneri per minore burocrazia. Si prevede anche che nel 2011 con questo sistema di digitalizzazione avremo dei risparmi ulteriori Pag. 44dovuti alle prescrizioni, alle certificazioni e alle prenotazioni, che diventeranno informatiche.
Chiediamo, inoltre, se il Ministro interrogato ritenga conforme lo studio di Confindustria, che prevede di digitalizzare il sistema delle ricette, i servizi clinici ed amministrativi e il fascicolo elettronico.

PRESIDENTE. Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, Renato Brunetta, ha facoltà di rispondere.

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Piano e-government 2012, obiettivo 4, prevede che entro il 2012 saranno semplificati e digitalizzati i servizi elementari, prescrizioni di certificati di malattia digitali e sistemi di prenotazione online, e create le infrastrutture per l'erogazione di servizi sanitari sempre più vicini alle esigenze dei cittadini, fascicolo sanitario elettronico e innovazione delle strutture delle aziende sanitarie, migliorandone il rapporto costo-qualità dei servizi e limitando sprechi e inefficienze.
I progetti già avviati di concerto con le regioni riguardano la connessione in rete di tutti i medici di medicina generale pediatrica, la digitalizzazione del ciclo prescrittivo, ricette e certificati di malattia digitali, la realizzazione del fascicolo sanitario elettronico, la realizzazione di un sistema articolato a rete di centri unici di prenotazione. Molti di tali progetti sono stati di fatto già realizzati con l'introduzione di certificati online. In particolare, tale innovazione, risultato della collaborazione tra il Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, INPS e sistema delle imprese, ha semplificato in modo radicale la vita di cittadini, imprese e medici.
L'INPS è oggi in grado di operare un controllo puntuale delle erogazioni riconosciute per i casi di malattia con evidenti effetti in termini di risparmi. Diciassette milioni di lavoratori dipendenti non sono più costretti a trasmettere ai datori di lavoro e all'INPS i certificati di malattia, 4,4 milioni di imprese possono avere informazioni immediate sul quadro delle assenze dei propri dipendenti e 180 mila medici, di cui 57 mila medici di famiglia, hanno a disposizione una modalità semplice e immediata. Si stima, di conseguenza, un risparmio diretto complessivamente pari a 590 milioni di euro.
Si conferma che il progetto di Confindustria sulla ICT nella sanità, richiamato dall'interrogante, è sostanzialmente in linea con le proposte contenute nell'obiettivo 4 e che le relative stime di risparmio appaiono plausibili. È ormai a regime l'invio mensile dei dati delle ricette dei medici alle regioni e da queste al Ministero dell'economia delle finanze.
Entro il 2011 sarà, inoltre, avviato il processo di completa attuazione della disposizione di cui all'articolo 16, comma 11, del decreto-legge n. 78 del 2010. In definitiva, stiamo realizzando, dentro l'e-government 2012, la sanità digitale.

PRESIDENTE. L'onorevole Negro, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

GIOVANNA NEGRO. Signor Ministro, nel dichiararci soddisfatti, anche perché io provengo dal mondo della sanità, le chiedo anche di guardare oltre al sistema sanitario, ai comuni e agli altri enti, affinché si possano istituire...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Negro. Per cortesia, colleghi. Onorevole Quartiani, abbia la cortesia. Prego, onorevole Negro.

GIOVANNA NEGRO. ...affinché si possano istituire dei fondi appositi anche nei comuni per informatizzare tutto il sistema cartaceo. Dico questo perché così evitiamo numerosi costi sia nella gestione del personale sia nella gestione degli archivi, ma, soprattutto, anche nel recupero di dati essenziali per l'amministrazione. Visto anche il Patto di stabilità e le difficoltà che abbiamo ad investire in questo campo, le chiedo di farsi portavoce presso il Ministro Pag. 45dell'economia e delle finanze affinché possiamo investire in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Benefici derivanti dagli strumenti introdotti dal codice dell'amministrazione digitale - n. 3-01551)

PRESIDENTE. L'onorevole Palmieri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01551, concernente benefici derivanti dagli strumenti introdotti dal codice dell'amministrazione digitale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, innanzitutto ringrazio il collega Baldelli che ha voluto condividere con me questa interrogazione, che riguarda il fatto che dal 25 gennaio è in vigore il nuovo codice dell'amministrazione digitale. La notizia è passata quasi del tutto inosservata, perché normalmente le cose positive non hanno eco. Il fatto che si tratti del nuovo codice dell'amministrazione digitale indica che vi è stata una precedente edizione, sempre a impronta del Governo Berlusconi, sei anni fa. Da qui la domanda al Ministro Brunetta per sapere quali siano le novità salienti nel nuovo codice e quali influssi avranno sulla vita dei cittadini e delle imprese.

PRESIDENTE. Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, Renato Brunetta, ha facoltà di rispondere.

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la recente rivisitazione del codice dell'amministrazione digitale innova il quadro normativo definito nel lontano 2005 al duplice fine di renderlo coerente con l'attuale panorama tecnologico e di assicurare l'effettività di molti principi già affermati dalla legge, ma scarsamente, ahimè, applicati nella realtà.
L'azione sinergica e congiunta di questo intervento normativo e di quello compiuto con il decreto legislativo n. 150 del 2009, che ha già introdotto importanti modifiche nell'organizzazione della pubblica amministrazione, consente di sburocratizzare l'attività, di ridurre i costi di funzionamento, di semplificare il dialogo con i cittadini e le imprese e, dunque, anche di rendere più efficiente il sistema produttivo.
In tal modo, il nuovo codice di amministrazione digitale intende confermare e migliorare i risultati dell'indagine European e-government benchmarking 2010 in esito alla quale la Commissione europea, confrontando gli apparati amministrativi degli Stati membri, ha attestato che l'Italia è tra i Paesi con le migliori prestazioni in tema di e-government.
Nel dettaglio, per citare solo gli aspetti più rilevanti in materia di semplificazione dei rapporti con i cittadini e le imprese, il nuovo CAD prevede che la presentazione di istanze, dichiarazioni e dati, nonché lo scambio di informazioni e documenti tra imprese e pubblica amministrazione e viceversa avvengano solo utilizzando tecnologie ICT. Inoltre, il nuovo articolo 58 introduce l'obbligo per le amministrazioni di acquisire d'ufficio, per via telematica, dati e documenti in possesso di altre amministrazioni.
Quanto all'introduzione di forme di pagamento informatico, il nuovo articolo 5 prevede che le pubbliche amministrazioni consentano su tutto il territorio nazionale che i pagamenti in loro favore vengano effettuati con l'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, anche avvalendosi di prestatori di servizi di pagamento per consentire ai privati l'utilizzo di carte di credito e di ogni altro strumento di pagamento elettronico.
Il nuovo articolo 54 obbliga, poi, le pubbliche amministrazioni a pubblicare sui propri siti istituzionali i tempi, i responsabili e le modalità dei procedimenti, i bandi di concorso, i bandi di gara, nonché un indirizzo istituzionale di posta Pag. 46elettronica certificata, con l'indicazione dei tempi di risposta, a cui il cittadino possa rivolgere le proprie istanze.
Il nuovo articolo 65 prevede, infine, ulteriori modalità semplificate che si affiancano alla carta d'identità elettronica e alla carta nazionale dei servizi per inviare validamente domande e dichiarazioni per via telematica, comprese quelle per la partecipazione ai concorsi, privilegiando l'uso della posta elettronica certificata.
Si realizza, così, in modo concreto ed operativo il progetto della pubblica amministrazione del futuro, digitale, più efficiente, più produttiva, più trasparente. Questo lo dedico al presidente Bersani.

PRESIDENTE. L'onorevole Palmieri ha facoltà di replicare.

ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, signor Ministro, vi sono due modi di usare il question time. Vi è un modo «a prescindere», come direbbe Totò, in base al quale, a seconda di chi interroga, maggioranza o opposizione, il Governo viene lodato o denigrato e a volte, purtroppo, anche insultato. Oppure vi è un modo di usarlo per dare delle informazioni che siano efficacemente e realmente utili ai cittadini.
Credo che oggi stiamo cercando di ricorrere a questo secondo metodo di utilizzo del question time e, per questo, la ringrazio della risposta, anche perché le riforme, specialmente in questo campo, cioè riforme che apparentemente non si vedono, valgono se i cittadini ne sono a conoscenza e se possono, quindi, esigere quelli che sono i loro diritti.
La parola che lei ha usato più spesso nella sua risposta è stata la parola «obbligo», «obbligo di». Ha anche lealmente ammesso che l'applicazione del precedente codice non è stata pari alle attese. Allora, non avendo alcun dubbio che la sua vigoria e la sua gagliardia daranno a questo obbligo una reale efficacia e consistenza per i cittadini, realmente vale questo ragionamento per i cittadini: punto uno, essere informati; punto due, essere informati in modo chiaro ed accessibile; punto tre, avere anche la responsabilità di esigere quanto loro dovuto.
Mi auguro, insieme al collega Baldelli, che effettivamente ci si possa ritrovare di qui a qualche tempo a commentare insieme non soli i positivi risultati in campo europeo per l'e-government italiano, ma anche l'effettiva applicazione di questo codice.
Termino, in dieci secondi, per togliermi un piccolo sfizio e per i cittadini che ci vedono in televisione. Normalmente, quest'Aula durante il question time è pressoché deserta. Non è perché i deputati siano fannulloni, cosa che il Ministro Brunetta persegue efficacemente nella pubblica amministrazione...

PRESIDENTE. Onorevole Palmieri, la prego di concludere.

ANTONIO PALMIERI. ...ma semplicemente perché, cosa che faccio anche io adesso, siamo impegnati nelle Commissioni e, quindi, lì torniamo a lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative in materia di etichettatura dei contenitori di olio di oliva - n. 3-01552)

PRESIDENTE. L'onorevole Ruvolo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Sardelli n. 3-01552 concernente iniziative in materia di etichettatura dei contenitori di olio di oliva (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Ministro, abbiamo voluto convintamente illustrare la nostra interrogazione in quest'occasione per una ragione semplicissima. Un provvedimento del 2006 (articolo 4 della legge n. 81 del 2006) recita esattamente che negli esercizi pubblici, a garanzia dei consumatori, è vietato l'utilizzo di contenitori di olio di oliva «non etichettati conformemente alla normativa vigente».
Nel frattempo sono trascorsi cinque anni - forse proprio oggi ricorre il quinto Pag. 47anno - e ancora una volta, nonostante le aspettative degli agricoltori e dei produttori di olio di oliva, questo provvedimento non ha trovato applicazione.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Ruvolo.

GIUSEPPE RUVOLO. Nel frattempo, infatti, una serie di circolari, emanate dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e anche dal Ministero dello sviluppo economico, hanno fatto sì che nessuno dei due ministeri abbia ancora deciso cosa fare.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Ruvolo.

GIUSEPPE RUVOLO. A questa nostra richiesta, contenuta nell'interrogazione in oggetto, vorremmo fosse fornita adeguata e puntuale risposta.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, ha facoltà di rispondere.

PAOLO ROMANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, il comparto della produzione di olio in Italia è considerato strategico. L'Italia, infatti, è il secondo produttore europeo dopo la Spagna con circa 464 mila tonnellate.
Il segmento del mercato dell'olio di oliva è stato regolato dalle normative comunitarie e nazionali per rispondere alle esigenze dei Paesi produttori dell'Unione europea come strumento di difesa di fronte ai nuovi produttori. La normativa introdotta riconosce al consumatore il diritto di avere le informazioni sulle caratteristiche del prodotto, sulle proprietà salutari e sulla garanzia e sicurezza alimentare. Infatti, la legge n. 81 del 2006, citata dall'interrogante, stabilisce che negli esercizi pubblici, come i locali di ristorazione, il condimento sia posto in tavola in contenitori provvisti di etichette, come giustamente sottolineato dagli onorevoli interroganti. Tali etichette devono riportare la categoria dell'olio e informazioni sia sul produttore sia sul lotto di confezionamento.
Il nostro Ministero è ben consapevole delle problematiche rappresentate nell'atto di sindacato ispettivo, stante il disposto delle normative comunitarie in materia e della norma di cui sopra, tutto ciò a tutela sia del consumatore sia del prodotto nazionale, del quale la richiamata normativa comunitaria prevede anche la rintracciabilità.
Il Ministero dello sviluppo economico, in considerazione di quanto detto, è disponibile ad avviare - e lo farà - un dialogo con il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, il quale a sua volta ha dichiarato già altrettanta disponibilità ad affrontare la questione in modo concertato, nonché con tutti i settori interessati, al fine di addivenire ad ogni necessario chiarimento ed in prospettiva ad una più puntuale regolazione normativa della materia. L'impegno è quello di implementare la potenzialità del settore di cui sopra, tutelando le nostre eccellenze.
Comunque, eventuali obblighi dell'utilizzo di contenitori monouso, come ipotizzato dagli onorevoli interroganti, non sembra possano essere ricavati dall'attuale dispositivo normativo e, d'altronde, dovrebbero essere valutati con grande prudenza, considerate le conseguenti difficoltà ed oneri che potrebbero sopravvenire per le imprese della ristorazione, settore anch'esso di eccellenza del nostro Paese.

PRESIDENTE. L'onorevole Ruvolo ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, sono parzialmente soddisfatto, signor Ministro, per una ragione semplicissima: la sua disponibilità a mettere in sinergia il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e il Ministero dello sviluppo economico.
Il dato è il seguente: questa è una norma molto attesa dal comparto e soprattutto molto attesa dai consumatori. La norma recita esattamente: «contenitori etichettati» e, soprattutto, monouso - da Pag. 48utilizzare cioè una sola volta -, sapendo che l'olio contiene le caratteristiche riportate in etichetta.
Penso che non sia uno sforzo notevole che il Governo dovrà fare e comunque auspichiamo in tempi brevissimi l'applicazione, finalmente, di questa norma.

(Iniziative per favorire la concorrenza e la trasparenza nel mercato pubblicitario - n. 3-01553)

PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Della Vedova n. 3-01553, concernente iniziative per favorire la concorrenza e la trasparenza nel mercato pubblicitario (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ENZO RAISI. Signor Presidente, come sa bene il signor Ministro, che è stato anche viceministro con delega in materia di telecomunicazioni - ma lo dico per i nostri telespettatori -, in Italia esiste un'autorità di controllo, l'Agcom, che attraverso il sistema integrato delle comunicazioni (SIC) controlla che in questo settore così importante, quello delle telecomunicazioni, non vi siano delle posizioni di monopolio o comunque di maggioranza in termini di fette di mercato.
Il SIC, tra l'altro, ha previsto anche una suddivisione di questo mercato della comunicazione, articolata nei cosiddetti mercati rilevanti, e, in particolar modo, ne sono stati individuati 5: televisioni in chiaro, televisioni a pagamento, radiofonia, editoria - quotidiani, editoria periodica -. Nel complessivo mercato della comunicazione i singoli soggetti non possono avere più del 20 per cento delle quote di mercato, e questo mi sembra che venga rispettato da tutti i soggetti di questi mercati. Nei settori rilevanti invece non si può superare il 40 per cento.

PRESIDENTE. Onorevole Raisi, la domanda...

ENZO RAISI. Stranamente non è stata inserita la pubblicità tra questi mercati rilevanti, nonostante alcuni soggetti, come la Federazione italiana editori giornali avessero richiesto che, appunto, tra i mercati rilevanti, dove non si può sforare 40 per cento, fosse inserita anche la pubblicità.

PRESIDENTE. Grazie onorevole Raisi. Il Ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, ha facoltà di rispondere.

PAOLO ROMANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, con delibera n. 555 dell'Agcom nell'ottobre scorso sono stati individuati i seguenti mercati nell'ambito del SIC (il Sistema integrato delle comunicazioni) rilevanti ai fini della tutela del pluralismo. I cinque mercati sono: televisione in chiaro, televisione a pagamento, radio, quotidiani e periodici. Nell'ambito di questi mercati la risorsa pubblicitaria ha valenza primaria, sia nella valorizzazione sia nella valutazione della posizione economica dei diversi soggetti. Essa è quindi valorizzata nell'ambito dei predetti mercati. Viceversa, in accordo con le risultanze nazionali e internazionali assolutamente concordi nel ritenere il settore pubblicitario distinto in vari ambiti a seconda dei mezzi di comunicazione, il mercato della raccolta pubblicitaria non è stato individuato come un mercato a se stante nell'ambito del SIC, ma come detto una risorsa che nell'ambito del singolo mezzo concorre a determinare ricavi afferenti al settore di riferimento. Infatti, a parere dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni un'analisi sul pluralismo dell'informazione non può che basarsi su valutazioni condotte dal lato dei cittadini, in quanto utenti dei mezzi di comunicazione.
In questo contesto la risorsa pubblicitaria rappresenta un mezzo, spesso il più rilevante come ad esempio nel caso della televisione in chiaro, per finanziare le offerte dei contenuti informativi presso il pubblico e non già un mercato a se stante. Quanto infine a Internet l'Autorità ha dovuto constatare l'impossibilità di individuare uno specifico mercato, in quanto l'attuale dispositivo normativo che prevede Pag. 49la mera editoria elettronica anche per il tramite di Internet non consente allo stato la ricomprensione di tale più ampio comparto nell'ambito del SIC. Per tale ragione l'Autorità ha fatto presente, sempre nella predetta delibera, l'opportunità di ridefinire le aree economiche del SIC, ricomprendendo un ambito più ampio dei servizi offerti appunto su Internet.
Sembra peraltro opportuno ricordare come la peculiare posizione nell'ordinamento interno di Autorità indipendenti, quali l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che operano in condizione di terzietà sia rispetto agli operatori di mercato che all'Esecutivo non consentono al Governo di intervenire sulla gestione di questioni di loro competenza, come risulta essere quella evidenziata dagli onorevoli interroganti.

PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di replicare.

ENZO RAISI. Signor Presidente, essendo stato interrotto durante la mia domanda vorrei concludere il mio intervento, perché in realtà, vista anche la risposta del Ministro - che ringrazio - fa parte della mia stessa domanda. L'Agcom non aveva inserito questo mercato rilevante nella pubblicità, che peraltro è previsto in altri Paesi europei. Come ho detto prima, signor Ministro, l'hanno chiesto non dei parlamentari, non dei singoli soggetti concorrenti, ma la Federazione italiana editori giornali, perché chiaramente la pubblicità è un mercato trasversale nel mondo della comunicazione, quello che può condizionare la comunicazione. In questi mercati rilevanti il tetto massimo è del 40 per cento ed in Italia esiste un solo soggetto che nel 2009 ha superato il tetto del 40 per cento nella pubblicità nel mercato della comunicazione dell'editoria, ed è Mediaset-Mondadori con il 40,9 per cento.
È evidente che ci troviamo di fronte ad una situazione che condiziona inevitabilmente il mercato delle comunicazioni. Infatti, avere il 40,9 per cento della pubblicità nel mercato delle comunicazioni - come sa il signor Ministro - è sicuramente un elemento di monopolio che condiziona pesantemente. E soprattutto - guarda caso - Mediaset perde ascolti ma aumenta la pubblicità.
È evidente, infatti, che questa condizione dominante, in un mercato che noi riteniamo rilevante e che, purtroppo, l'Agcom non ha voluto considerare tale, condiziona tutto il mercato. Per cui, nell'interesse dei cittadini - perché, chiaramente, ciò comporta anche un aumento delle tariffe e un'incapacità di rendere libero e concorrenziale questo mercato -, noi ritenevamo giusto porre all'attenzione del Ministro questa situazione e, in ogni caso, ci riserveremo di intervenire nelle sedi competenti, comprese proposte di legge, affinché a questa anomalia tutta italiana venga posta fine.

(Iniziative per una razionale distribuzione sul territorio nazionale degli immigrati provenienti dal Nord Africa a seguito della crisi in atto nei Paesi del Maghreb - n. 3-01554)

PRESIDENTE. L'onorevole Pisicchio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01554, concernente iniziative per una razionale distribuzione sul territorio nazionale degli immigrati provenienti dal Nord Africa a seguito della crisi in atto nei Paesi del Maghreb (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevole Ministro, a causa della crisi nel Mediterraneo, il Meridione d'Italia sta sopportando, in una condizione di solitudine, l'impatto con una marea umana in cui disperazione, miseria, paura, fame, ma anche intelligenza di organizzazioni criminose, si mescolano producendo un effetto esplosivo. Dopo Lampedusa, ora tocca alla Puglia, dove sono già state collocate centinaia di persone nel centro di Manduria, in attesa di completare l'allestimento di una tendopoli per ospitarne 3 mila. Le chiedo, signor Ministro, quali urgenti interventi Pag. 50il Governo intenda compiere per adempiere agli impegni di operare una razionale distribuzione sul territorio nazionale dei profughi, facendo sì che si allenti la pressione nelle realtà che stanno sopportando il peso dell'emergenza umanitaria e garantendo, in questo modo, anche un'accoglienza più rispettosa delle dignità degli immigrati.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, la drammatica crisi che ha sconvolto i Paesi del nord Africa sinora ha spinto sulle coste italiane, in poco più di due mesi, oltre 22 mila cittadini extracomunitari contro i soli 25 dello stesso periodo dello scorso anno. È un fenomeno di straordinarie proporzioni, un'emergenza umanitaria, sia per la quantità degli arrivi, che per l'intensità con cui si sono susseguiti. Basti considerare che, lo scorso anno, i dati che ho citato, riferiti ai primi tre mesi, dicono, appunto, di un numero esiguo rispetto al fenomeno che si sta oggi verificando. Un fenomeno che il Governo ha compreso dall'insorgere della crisi del Maghreb tanto da dichiarare immediatamente lo stato di emergenza umanitaria sul territorio nazionale. Questa decisione ci ha consentito, con la nomina del prefetto Caruso a commissario del Governo, di pianificare da subito una serie di interventi per garantire, non solo l'accoglienza degli immigrati, in maggior parte clandestini, ma anche la sicurezza dei cittadini italiani. L'unità di crisi del Viminale, che segue l'emergenza umanitaria ventiquattrore su ventiquattro, ha messo a punto nei giorni scorsi quel piano di completa evacuazione degli immigrati da Lampedusa che, oggi, il Presidente del Consiglio ha illustrato proprio a Lampedusa. Dall'inizio della crisi sono già stati trasferiti da Lampedusa, nei centri del Ministero dell'interno, oltre 13 mila immigrati. A tutti è stata assicurata assistenza umanitaria e sanitaria, oltre che la possibilità di richiedere la protezione internazionale. Per quanto riguarda il coinvolgimento delle regioni, tra poco incontrerò i rappresentanti delle regioni, delle province e dei comuni. Ho proposto loro un piano per la distribuzione equa, in tutte le regioni, con la sola esclusione dell'Abruzzo per i soliti motivi, dei rifugiati, con un criterio molto semplice, ossia in base al numero degli abitanti, alla popolazione. Sentirò oggi le regioni e mi auguro che vi sia quella solidarietà di tutte le regioni che è stata invocata, da ultimo, dal Presidente della Repubblica.

PRESIDENTE. L'onorevole Pisicchio ha facoltà di replicare.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevole Ministro, il mio personale rispetto nei suoi confronti non fuga tuttavia in me l'opinione che il Governo si muova ancora in un'area di una certa indeterminatezza per quanto riguarda il piano di accoglienza degli immigrati.
Infatti, vedo ancora riproporre lo schema della riproposizione delle condizioni drammatiche vissute a Lampedusa, da sviluppare in altri luoghi a cominciare proprio dalla Puglia, con la logica delle concentrazioni di masse in fragili e indifendibili tendopoli e non con la più sana logica della distribuzione di piccoli gruppi su tutto il territorio nazionale. Veda, signor Ministro, compito del Governo non è quello di estenuare la capacità di accoglienza e di sopportazione di popoli generosi come quello pugliese, come quello siciliano, come quello di altre regioni, creando anche reazioni dettate dalla paura dell'assedio, ma di organizzare in modo razionale e civile l'accoglienza, rispettosa della dignità umana a cui lei pure ha fatto riferimento ma anche capace di distinguere e di isolare chi non risponde ai requisiti di rifugiato tutelati dal diritto internazionale.
Voglio ricordare - lei l'ha ricordato pure - che il nostro sud non è nuovo all'accoglienza dei migranti: Bari diventò, nell'agosto del 1991, in una sola giornata l'approdo di 22 mila profughi dall'Albania e si guadagnò anche una segnalazione al Nobel per la pace. Oggi, invece, siamo di Pag. 51fronte ad un atteggiamento del Governo perplesso e, mi lasci dire, insufficiente: da un lato la proverbiale grazia affabulatoria del Ministro Bossi invita a cacciare lo straniero, dall'altro la promessa di comprare una nuova casa del Premier a Lampedusa che guarda soltanto all'effetto mediatico. Nella sostanza resta solo un'imbarazzante incertezza.

(Iniziative per la definizione di un piano d'emergenza per la gestione degli immigrati, con particolare riferimento alla situazione dell'isola di Lampedusa e ai numerosi minori non accompagnati - n. 3-01555)

PRESIDENTE. L'onorevole Livia Turco ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01555 concernente iniziative per la definizione di un piano di emergenza per la gestione degli immigrati, con particolare riferimento alla situazione dell'isola di Lampedusa e ai numerosi minori non accompagnati (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
Avverto che in data odierna l'interrogazione è stata sottoscritta dall'onorevole Bersani che, d'intesa con gli altri sottoscrittori, ne diviene il primo firmatario.

LIVIA TURCO. Signor Ministro, lunedì siamo tornati a Lampedusa. Ci siamo andati da normali cittadini, abbiamo visto con i nostri occhi e abbiamo ascoltato con le nostre orecchie. Siamo stati al porto, sulla cosiddetta montagna della vergogna, nel centro di identificazione, nel centro dei minori, dal parroco e poi in comune. Ci siamo vergognati e siamo rimasti profondamente turbati. Turbati e vergognati per le condizioni di indicibile degrado che abbiamo visto sotto i nostri occhi coinvolgere migliaia di immigrati che sono presenti lì da almeno un mese e siamo rimasti colpiti e turbati dall'abbandono di Lampedusa che da gennaio è coinvolta in un flusso ininterrotto di immigrati e ci sentiamo di dover ribadire ancora una volta la nostra profonda gratitudine ai cittadini e alle cittadine di Lampedusa per la loro capacità di sostituirsi allo Stato. Per questo diteci quando partono, dove vanno, quanti sono i minori e, di grazia, questa Accordo Italia-Libia in modo preciso che cosa prevede (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, abbiamo affrontato un'emergenza umanitaria senza precedenti, come detto prima, per numeri e per intensità in un periodo limitatissimo senza ritardi e, soprattutto, da soli: l'Europa non sia è vista, molte altre istituzioni che avrebbero potuto e dovuto intervenire non si sono viste. Il Presidente della Repubblica ha detto una cosa assolutamente condivisibile: quello degli sbarchi a Lampedusa non è soltanto un problema italiano perché a Lampedusa non c'è soltanto la frontiera dell'Italia, ma anche quella dell'Europa. Chi sbarca a Lampedusa pensa di essere arrivato in Europa. Il contributo dell'Europa all'azione del Governo italiano è stato praticamente zero. Questo non ci ha distolto dal compito di affrontare questa emergenza. Ho già citato i numeri: oltre 13 mila sono stati trasferiti e oggi come ha annunciato e illustrato il Presidente del Consiglio parte il piano di evacuazione predisposto dal Ministero dell'interno e concordato dal Governo che porterà entro poche ore, poche decine di ore, all'evacuazione totale da Lampedusa dei cittadini extracomunitari.
Il Presidente del Consiglio ha illustrato il piano completo del Governo, che prevede anche le compensazioni economico-finanziarie giustamente da riconoscere a Lampedusa.
Credo che il Governo si sia mosso con tempestività, in una situazione di difficoltà estrema, distinguendo bene fra rifugiati e clandestini: i rifugiati devono avere accoglienza, perché scappano dalla guerra (con le regioni concorderò il piano per la sistemazione); i clandestini, essendo clandestini, saranno accolti nei centri che vi sono già e in quelli ulteriori, che abbiamo Pag. 52dovuto predisporre per l'enorme numero di cittadini extracomunitari affluiti che saranno, essendo tutti tunisini, rimpatriati in Tunisia. Questo è l'accordo che abbiamo fatto con le autorità tunisine, da una parte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania); dall'altra parte, vi è l'impegno delle autorità tunisine, aiutate da noi, a fermare gli sbarchi.
Questa è la cosa fondamentale: se non si fermano gli sbarchi, come fece tempo fa la Libia, non possiamo far fronte a questa emergenza umanitaria. In Tunisia non c'è la guerra, è solo una questione di volontà. Io credo che le autorità tunisine abbiano ben compreso la necessità di intervenire. L'Italia con il Governo italiano ha dato la sua disponibilità ad aiutare le autorità tunisine con molti modi, fornendo mezzi, uomini e strutture. Penso che, se l'accordo verrà attuato, nel giro di poco tempo si concluderà questa emergenza con i rimpatri dei clandestini ma soprattutto con la prevenzione dei flussi così ingenti che in queste ultime settimane sono arrivati dalla Tunisia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Bersani ha facoltà di replicare.

PIER LUIGI BERSANI. Signor Ministro, mi spiace doverle dire che non è affatto vero che questa vicenda non ha precedenti: nel 1997-1999 ci siamo trovati in situazioni anche più critiche di questa, tipo il Kosovo, e non si è mai vista una cosa come Lampedusa o come Manduria, non s'è mai vista (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Non si può dare l'allarme un mese prima e quando è ora non c'è l'acqua, non ci sono i gabinetti e non c'è cibo, appunto perché siamo in Europa.
Allora, eccoci qua, qui ci intendiamo su un punto, signor Ministro: noi siamo ventre a terra a dare una mano; noi, le nostre amministrazioni e tutti quanti, a ventre a terra! Non siamo lassisti, non siamo buonisti, vogliamo aiutare l'Italia a risolvere un problema. A una condizione: che non si sentano le cose che ho sentito qui. Perché se uno dice, come lei, «date una mano» e l'altro dice «foera di ball» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e se a Bologna o a Lucca o a Prato chi prova a dare una mano viene attaccato dalle forze che sostengono il Governo, sia chiaro che farete da soli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). «Foera di ball»? Fatelo! Ok? Se chiedete aiuto dovete dire una parola chiara al Paese, perché è una vergogna fare demagogia su queste cose.
Infine, perché Berlusconi sia andato oggi a fare i fuochi d'artificio, a comprare case, a comprare barconi, a mettere giù piani regolatori a Lampedusa lo abbiamo capito stamattina qui: perché lui ha portato i riflettori là, ma il miracolo lo ha fatto qui, con il processo breve (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Là si compra la casa e qui si è comprato il «salvacondotto» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Cara Lega, verremo a mettervi i manifesti sulla Padania breve: la Padania breve (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

(Iniziative urgenti relative all'organizzazione dell'Expo 2015 a Milano - n. 3-01556)

PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01556, concernente iniziative urgenti relative all'organizzazione dell'Expo 2015 a Milano (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), se glielo permettono.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevole signor Ministro, siamo amareggiati e preoccupati per quello che sta accadendo sul tema dell'Expo: assegnato nel marzo del 2008, poteva essere e dovrebbe Pag. 53essere una straordinaria occasione di sviluppo e di rilancio non solo del nord, ma del nostro Paese.
Eppure, a distanza di tre anni, siamo ancora francamente senza un progetto reale ed un passo avanti nel dare seguito a ciò che è stato presentato e all'assegnazione di questo progetto.
C'è bisogno di una nuova capitalizzazione e vi è il tema drammatico dell'acquisizione o dell'affitto dei terreni, tra l'altro, di proprietà di un ente pubblico, la Fondazione Fiera di Milano, e di un privato, Cabassi, che non hanno ancora consentito nemmeno una presa visione di quei terreni.
Il commissario straordinario, che è il sindaco Moratti, nominato dal Governo, ci dice che entreremo nella storia. Ebbene, i giornali di questi anni e anche di questi giorni ci dicono che potremmo entrare nella storia in due modi diversi.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUCA VOLONTÈ. Oggi appare che possiamo entrare nella storia per un colossale fallimento. Signor Ministro, ci dica cosa intende fare il Governo per evitarlo.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO ROTONDI, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, onorevole Volontè, stia sereno, non vedremo fallimenti. In relazione alla sua interrogazione, facciamo presente che l'ufficio provinciale di Milano dell'Agenzia del territorio ha stipulato, previa autorizzazione della competente Direzione centrale Osservatorio mercato immobiliare e servizi estimativi, una convenzione triennale con il comune di Milano, con decorrenza 21 aprile 2009. È stata stipulata il 3 febbraio 2010, anche con la società a partecipazione pubblica Expo 2015.
Nell'ambito della convenzione, il suddetto ufficio provinciale, su richiesta di quest'ultima pervenuta l'8 marzo 2010, ha rilasciato una valutazione relativa al valore delle aree di proprietà privata che all'epoca costituivano oggetto di possibile compravendita ai fini della realizzazione degli interventi di infrastrutturazione per l'organizzazione dell'Expo 2015.
Con richiesta fatta all'ufficio provinciale di Milano il 23 febbraio 2011, il comune di Milano ha richiesto un contributo specialistico circa la quantificazione di eventuali contribuzioni aggiuntive.
A seguito di richieste di chiarimento formulate per le vie brevi dall'ufficio provinciale di Milano al richiedente, in data 8 marzo ultimo scorso, è pervenuta dal comune di Milano un'ulteriore nota in cui si chiedeva di valutare l'onere straordinario ulteriore rispetto agli oneri dovuti, simulando scenari di rendimenti correnti di mercato.
Con riferimento alla suddetta richiesta, è stato costituito un gruppo di lavoro regionale per l'espletamento dell'incarico. Con nota inviata il 21 marzo, l'ufficio provinciale di Milano ha previsto un tempo di lavorazione di quindici giorni. Pertanto, si conferma che il rilancio della valutazione richiesta è previsto entro il 5 aprile.
Si precisa che la società Expo 2015 ha sottolineato di aver avuto, nei giorni scorsi, conferma della disponibilità delle risorse stanziate per l'anno 2010 dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Ciò consentirà al socio Ministero dell'economia e delle finanze di provvedere per la propria quota al sostegno finanziario necessario. Uguale sostegno è stato garantito dagli altri soci.
L'accordo di programma è in fase di avanzata finalizzazione e il suo perfezionamento permetterà l'avvio delle procedure di gara per l'affidamento dei lavori di realizzazione del sito stesso. Allo stato, il cronogramma delle opere potrà essere rispettato. Non vi è stata, inoltre, alcuna rinuncia rispetto al progetto già presentato.

PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di replicare.

Pag. 54

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevole Ministro, lei sa che nutro molta simpatia e anche molta stima, però, purtroppo, chi le ha consegnato questo dossier ha completamente omesso alcuni dati della realtà degli ultimi giorni.
Le ho ricordato il dibattito molto acceso e molto sincero che vi è stato nel consiglio comunale di qualche giorno fa e le affermazioni del commissario straordinario del Governo, la collega già Ministro della pubblica istruzione Letizia Moratti, che ostenta sicurezza di entrare nella storia. Un suo collega - non un gruppo dell'opposizione - il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, Roberto Castelli, negli stessi giorni, cioè qualche giorno fa, non ha ostentato assicurazione. Ha detto, invece, che non c'è più tempo da perdere.
Basterebbe leggere i giornali di questi giorni per capire che, al di là delle formalità che lei ci ha esposto, signor Ministro, il dibattito è amplissimo e duro tra il presidente della regione e l'amministrazione comunale sull'acquisizione o l'affitto dei terreni.
Ci sono dei ritardi molto gravi, per esempio quello della prima gara di 90 milioni per la pulizia dei famosi terreni di cui stiamo parlando. C'è un dibattito molto duro sulla rimodulazione del giardino botanico, che ci aveva permesso anche di ottenere il successo rispetto alla concorrenza di Smirne. C'è la mancanza assoluta di una decisione politica da parte non tanto del Governo, che ha finanziato la sua parte di opera, quanto delle amministrazioni pubbliche, che non sanno come far fronte all'altra metà dell'opera e soprattutto - mi spiace dirlo - del commissario del Governo, Letizia Moratti.
Lo dico con dispiacere, onorevole Rotondi, perché l'Expo è un'occasione per tutto il Paese, non solo per il Governo di centrodestra. Tuttavia, questo dispiacere non ha trovato risposta da parte dei suoi uffici e continuiamo ad essere molto preoccupati per un possibile disastroso fallimento per il Paese e per le amministrazioni della Lombardia.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,55.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Mantovano, Martini, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Mura, Leoluca Orlando, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Rotondi, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,56).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori mentre i collegi riprendono posto. Vorrei portarla a conoscenza, qualora le fosse Pag. 55sfuggito, della pubblicazione di un articolo questa mattina su il Fatto Quotidiano. Già nei giorni scorsi lo stesso Presidente della Repubblica aveva eccepito e avanzato delle riserve sulla nomina del nuovo Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Francesco Saverio Romano. Il giornale riferisce che anche il capo di gabinetto tecnico, il segretario tecnico, del Ministro Romano sarebbe imputato per fatti di mafia. Lo dice il pentito Campanella che ricorda gli incontri frequenti fra il capo di gabinetto del Ministro Romano, Giovanni Randazzo, e Mandalà, colui che aveva accompagnato il capomafia Bernardo Provenzano ad operarsi in quel di Nizza o Marsiglia, se non sono ricordo male. Sarebbe opportuno che il Ministro Romano, che fa parte di questa Assemblea, trovasse il modo per venire qui davanti ai suoi colleghi quanto meno a spiegare l'opportunità politica di una simile nomina (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

Si riprende la discussione (ore 16,58).

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono state respinte le questioni pregiudiziali di costituzionalità Rao ed altri n. 1, Di Pietro ed altri n. 2 e Franceschini ed altri n. 3.

(Esame di una questione sospensiva - A.C. 3137-A)

PRESIDENTE. Ricordo che è stata presentata la questione sospensiva Franceschini ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 3137-A). A norma dell'articolo 40, comma 3, del Regolamento, uno solo dei proponenti ha facoltà di illustrare la questione sospensiva, per non più di dieci minuti. Può altresì intervenire nella discussione un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti. L'onorevole Zaccaria ha facoltà di illustrare la questione sospensiva Franceschini ed altri n. 1.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, questa mattina l'onorevole Pecorella invitava, dopo una ricostruzione veramente molto garbata di questo istituto, ad un serio dibattito sulla giustizia. Sinceramente credo che un serio dibattito sulla giustizia non si possa affrontare nel clima che oggi stiamo vivendo. Vi è una sorta di Aula militarizzata, il Governo è schierato al completo e l'unica cosa che mi viene in mente guardando i membri dell'Esecutivo è l'immagine di quelle tre scimmiette che si chiudono le orecchie e mettono le mani davanti agli occhi e alla bocca: «non sento, non vedo, non parlo».
Il Ministro Alfano, invitato da più parti a prendere la parola - poiché questo sarebbe il minimo di fronte a un provvedimento di questa natura -, naturalmente finge di non essere presente. Cioè abbiamo un Governo presente e assente. Dopo il 14 dicembre come vogliamo qualificare il Governo se non come una sorta di ruota di scorta della maggioranza? Perché oggettivamente qui a noi non serve un granché, serve solo per vedere sul tabellone il colore delle loro votazioni.
Il contesto: Berlusconi annuncia la riforma della giustizia e dice che non la farà per sé stesso. Il Ministro Alfano, che qui non parla, va al TG1 - Ministro, se lo ricorda? - il giorno 11 marzo e parla per cinque minuti in cui illustra con ampiezza la riforma e dice che non vi saranno provvedimenti ad personam.
Berlusconi va al processo ed insulta i giudici: una strana inversione dei ruoli, lui pubblico ministero e i giudici imputati. Poi parla e straparla nei telegiornali. In due giorni ha parlato per mezz'ora, mentre l'opposizione ha avuto trenta secondi. Questo la dice lunga: mezz'ora a fronte di trenta secondi. Questo è il secondo messaggio.
In terzo luogo, gli uomini di Berlusconi in quest'Aula smontano i processi nei quali egli si presenta. L'abbiamo già detto in molti e Rao ha detto con grande chiarezza: due processi saltano di sicuro e forse ne salta un terzo, il processo Mills, Mediaset e forse Mediatrade. Rimane solo la «povera» Ruby. Pag. 56
Poi c'è un altro elemento che ci dice chi saranno i beneficiari di questo provvedimento. Pomposamente si dice che è nell'interesse dei cittadini. Il collega Cirielli ha segnalato un singolare refuso: nella legge si parla di un solo cittadino. Non so se è volontario o meno, ma questo è già un sintomo significativo. Ma quando si parla dei cittadini, vi ricordate che non vi sono solo i cittadini imputati? Vi sono anche le vittime dei reati. Dunque, è un intervento sulla prescrizione al di fuori di qualsiasi logica organica. Così aumenterà l'attività ostruzionistica dei difensori e sostanzialmente molti processi cadranno nel nulla.
Non parliamo poi del metodo. Noi ancora parliamo di processo breve, ma ormai sappiamo che dentro questa «scatola» c'è un'altra cosa, ossia la prescrizione breve. Questo è sostanzialmente il vero contenuto, ma al centro di questo discorso c'è la figura dell'incensurato. Il collega Cavallaro, l'altro ieri, ha detto che quella dell'incensurato è una figura abbastanza opaca. Oggi Ria ha detto molto bene che innocente ed incensurato non sono la stessa cosa. Si potrebbe discutere, ci sono anche le pubblicità dei detersivi: il mio è più bianco del tuo. Cosa vuol dire realmente «incensurato»? Vogliamo esplorare che cosa può essere l'incensurato che esce da ripetuti processi attraverso ripetute prescrizioni? Non dico che sia il caso di Berlusconi, è un caso di scuola, ma potrebbe essere questo l'incensurato, che naturalmente ne beneficia a ripetizione.
Vorrei aggiungere che nel diritto penale la prescrizione - è questo l'elemento fondamentale, che inficia la legge - è un istituto oggettivo: reato, allarme sociale e prescrizione. Soggettiva è la valutazione della pena. Nella determinazione della pena si tiene conto degli elementi soggettivi. Qui invece sostanzialmente si va su un'altra strada, una strada diversa anche dalla legge ex Cirielli, perché mentre in questa la recidiva teneva conto di un dato, la condanna, qui si tiene conto di un dato esclusivamente soggettivo. Stamattina, la collega Angela Napoli ha ben ricordato la sentenza della Corte costituzionale (249/2010) che dice di considerare costituzionalmente illegittimi trattamenti penali fondati su qualità personali dei soggetti gli elementi soggettivi perché possono essere elementi che in qualche modo configurano una responsabilità d'autore. Ancora il collega Ria parlava di diritto penale del nemico con riferimento alle norme sulla sicurezza.
Ma non è questo il punto, qui sostanzialmente siamo di fronte ad una visione che configura la prescrizione come un modo concreto per uscire dal processo. Vi ricordo che una sentenza recentissima della Corte europea dei diritti dell'uomo (la Cedu) dice che l'applicazione della prescrizione rientra fra le misure che la Corte considera inammissibili quando hanno per effetto di impedire una condanna. Questa è l'Europa che noi riconosciamo, non è quella che voi citate a sproposito.
Parlando della questione sospensiva vi sono molti fatti irragionevoli in questa provvedimento. È irragionevole l'equiparazione tra incensurato e recidivo che invece si collocano su piani diversi.
È irragionevole il fatto che nel processo vi possano essere più imputati, uno incensurato e un altro no (incensurato si fa per dire). È anche irragionevole il fatto che nel pacchetto sicurezza l'incensurato non possa beneficiare delle attenuanti generiche, ma possa avere la prescrizione. Anche questo è irragionevole. E naturalmente è irragionevole il fatto che uno benefici due volte della prescrizione abbreviata ed eventualmente delle attenuanti.
Ma fatemi concludere con una riflessione, che credo interessi in quest'Aula, ma anche fuori di essa. Ho letto una dichiarazione del collega Violante: con questa prescrizione siamo di fronte ad una norma - fate bene attenzione - che determina un'estinzione generalizzata di reati già commessi, caratteristica molto simile, se non identica, a quella che si rinviene nell'articolo 79 della Costituzione con riferimento all'amnistia. Questo è un elemento importante: nell'articolo 79 è prescritta la maggioranza qualificata dei due terzi, perché vi è un problema democratico, Pag. 57signor Presidente. Se si cancellano reati già commessi da parte di una maggioranza, lei capisce quali abusi si possono fare con questo comportamento.
Credo che questo principio democratico, che è alla base dell'applicazione dell'articolo della Costituzione che prevede l'amnistia a maggioranza qualificata, sia stato del tutto ignorato. Questa è un'amnistia mascherata! Dovete averlo presente, devono averlo presente anche coloro che sono fuori di qui. Penso che su questo aspetto dovremmo riflettere e noi, con la questione sospensiva, vi chiediamo due anni per riflettere: riflettere sull'irragionevolezza, riflettere sul fatto che si disattendono le sentenze della Corte costituzionale e della Cedu, riflettere sul fatto che questa legge è una violazione della nostra Costituzione. Con questo concludo, augurandomi che quello che ho detto diventi un motivo di riflessione comune (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, esprimo in poche considerazioni le ragioni alla base della questione sospensiva da parte dell'Unione di Centro. In primo luogo, questo provvedimento arriva in Aula al nostro esame in modo assai diverso da come era uscito dal Senato. Bisogna dare atto, in effetti, che vi è stato un cambiamento piuttosto profondo: non vi è più la norma «tagliaprocessi», la «legge Erode», come qualcuno l'ha definita, quella che serviva ad ammazzare mille processi per ucciderne uno. Insomma, vi è un'impostazione diversa: vi è stata una strategia di riduzione del danno.
Invece, al collega Pecorella voglio rispondere pacatamente, perché voglio dare atto esattamente che si tratta di una strategia di riduzione del danno. Si è scelta una tecnica più mirata, meno invasiva, meno distruttiva dei processi, al solo scopo, attraverso la figura dell'incensurato, di raggiungere il fine di abbreviare la prescrizione per due processi del Premier. Bene, forse si dovrebbe dare atto, più che alla riflessione nell'ambito della maggioranza scaturente dal confronto parlamentare, proprio alla forte opposizione che nel Paese, nell'opinione pubblica e negli operatori del diritto è nata su questa mostruosità del processo breve.
Tuttavia, la logica resta la stessa: proseguire lungo la strada della legge ex Cirielli di estinguere i processi, di accorciare la prescrizione, di impedire alla giustizia di funzionare, di dichiarare prima il fallimento, insomma. I processi siano più brevi e finiscano con un'estinzione, non con una sentenza. È una logica su cui l'Italia è già stata richiamata da autorevolissimi consessi: penso all'Assemblea dell'ONU del 2003 di Merida, penso all'Unione europea e alle prescrizioni del 16 ottobre 2009, per le quali si attende ancora una risposta da parte del nostro Governo.
Dovremmo andare, cioè, verso una strada opposta, quella di garantire un sistema di prescrizione differente, più legato alle fasi processuali, ossia ad una concezione, come quella di Cesare Beccarla, di una pena sì pubblica, pronta e mite, ma anche certa. Quando il processo è instaurato, è su questo che vanno valutate le fasi processuali. Insomma, il magistero punitivo dello Stato è stato instaurato, dunque bisogna garantire la certezza del risultato. L'esatto contrario di quello che state facendo oggi.
La prescrizione breve prevista dal provvedimento in esame, naturalmente, come è stato già osservato da più parti, è irragionevole perché si basa sulla figura dell'incensurato. Quest'ultimo ha già dei forti sconti di pena e dei benefici come, ad esempio, la sospensione condizionale che è, come i colleghi tecnicamente più esperti sanno, per certi versi ripetibile, e altri benefici per cui non vi è assolutamente bisogno di una corsia preferenziale anche in relazione al processo, di un processo diverso che si estingue in tempi diversi. Senza creare allarmismi, è chiaro che anche soggetti con in corso numerosi processi non ancora estinti o autori di qualsiasi reato, anche gravissimo, possono essere Pag. 58incensurati. Si va nella direzione del diritto penale d'autore, anziché del diritto penale del fatto.
Voglio dire al collega Paniz, il quale, francamente, si è sforzato e tormentato per elaborare una distinzione tra la figura dell'incensurato e quella del recidivo, che esiste un principio sancito dalla sentenza n. 354 del 2002 della Corte costituzionale e da molte altre: il principio di offensività. La sentenza penale occorre perché è a tutela della vittima del reato e della società e non delle qualità dell'autore, presunto o reale, del delitto. Vi è poi un'ulteriore argomentazione.

PRESIDENTE. Onorevole Mantini, la prego di concludere.

PIERLUIGI MANTINI. In effetti, il Presidente del Consiglio dovrebbe rinunciare alla prescrizione prevista nel provvedimento in esame. Se vogliamo parlare di etica pubblica, dovremmo immaginare che il Presidente del Consiglio dei ministri non si serva di «leggine» ad hoc e, in generale, dell'istituto della prescrizione.
Signor Presidente, abbiamo detto molte cose. L'ultima che voglio dire è la seguente. Si è evocata una riforma costituzionale della giustizia. Noi, con minor fortuna di Benedetto Croce, evochiamo lo spirito costituente.

PRESIDENTE. Onorevole Mantini, il tempo a sua disposizione è ampiamente scaduto.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, nel testo in esame non vi è il clima dello spirito costituente. Dobbiamo prendere atto che si continua a produrre leggi ad personam e, con provvedimenti molto modesti, ad impedire il confronto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà per cinque minuti.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, il gruppo Italia dei Valori aderisce, naturalmente, ovviamente e semplicemente, alla questione sospensiva Franceschini ed altri n. 1 testé illustrata per ragioni che sono politiche, ma che attengono anche al procedimento legislativo.
Signor Presidente, non so, francamente, di che cosa stiamo parlando. Noi, il Senato, la maggioranza eravamo partiti da un provvedimento che, pomposamente, parlava di misure per la tutela del cittadino - forse di «quel» cittadino - contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Il provvedimento in esame è stato incardinato nei lavori del Senato e deciso dallo stesso nel 2009, è arrivato alla Camera il 10 gennaio 2010, ha «dormito» per molto tempo, perché vi era un provvedimento relativo ad uno scudo diverso, ossia lo scudo del legittimo impedimento, poi si è «risvegliato».
Dopo il letargo, però, si è «risvegliata» un'altra situazione. Quello che oggi noi stiamo portando in Aula è un diverso provvedimento rispetto a quello che la maggioranza aveva proposto e fatto approvare al Senato. È rimasto un simulacro, una pura apparenza di un provvedimento legislativo: l'articolo 2 sulle spese di giustizia è una miseria; l'articolo 3 è una norma interpretativa minima, un'altra miseria; l'articolo 6 è poco più che una miseria e l'ex articolo 7 rimane in questa dimensione. Questo provvedimento non avrebbe avuto una propria dignità se non fosse stato, per così dire, arricchito di una disposizione che è la «disposizione Mills» (nome, cognome e fotografia).
Signor Presidente, ci troviamo di fronte ad un procedimento legislativo che è «avariato», perché la stessa maggioranza, ovvero lo stesso relatore, propone che il titolo sia cambiato. Noi ci domandiamo, sotto un profilo politico e sotto un profilo tecnico di procedimento legislativo, se sia possibile partire con un treno ed arrivare con una carrettiera. Non è possibile. Noi riteniamo che la maggioranza, che ha proposto questo originario provvedimento Pag. 59di cui si è tanto vergognata da demolirlo essa stessa, debba ritirare il provvedimento.
Se la maggioranza vuole presentare una norma singola, quella contenuta nell'attuale articolo 3 sulla prescrizione breve, lo può fare: va dal Presidente della Repubblica e, se ci sono ragioni di urgenza, gli chiede di emanare un decreto-legge - non credo che il Presidente della Repubblica lo approverebbe, perché non c'è alcuna ragione di urgenza - o presenta una proposta di legge e gli fa percorrere un cursus autonomo o, meglio ancora, inserisce la norma in una proposta organica di revisione della legge sulla prescrizione.
Ma qui che cosa stiamo a fare, signor Presidente? Ci troviamo di fronte ad un rovesciamento repentino fatto clam, ovvero clandestinamente e surrettiziamente, come ho detto altre volte, e ci troviamo di fronte a qualche cosa di diverso, un mostro. Magari quello che era nato prima aveva una sua parvenza contestabile, potevamo dire che era brutto, ma era un qualcosa. Questo provvedimento non si sa più cosa sia: è un niente, al quale è stata aggiunta una sostanza velenosa.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Palomba.

FEDERICO PALOMBA. Ecco perché, signor Presidente, voteremo convintamente a favore della questione sospensiva, perché pensiamo che questo provvedimento debba essere mandato su un binario morto, ritirato ed eventualmente riproposta autonomamente quella «disposizione Mills», che sta tanto a cuore alla maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Contento. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, trovo ormai abbastanza singolare questa nostra discussione.
Dopo che la maggioranza ha rivisto le disposizioni iniziali sul processo breve, giudicate proprio dall'opposizione come portatrici di conseguenze nefande, ed ha optato per una modifica normativa, che fa in modo che la prescrizione possa essere aumentata per gli incensurati soltanto di un sesto rispetto all'attuale normativa esistente - che già prevede questa distinzione nei confronti dei recidivi e la applica come aumento di un quarto - mi sarei aspettato dall'opposizione, non dico un atteggiamento diverso, ma quantomeno un clima diverso.
Purtroppo qui ormai siamo arrivati ad una conclusione molto banale. Per l'opposizione le proposte di legge della maggioranza si distinguono in due tipi: vi sono quelle che sono vietate alla maggioranza, perché riguardano il Presidente del Consiglio, e vi sono tutte le altre, che sono vietate alla maggioranza perché offendono la magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Mi chiedo sostanzialmente, signor Presidente, se alla maggioranza siano riconosciute ancora delle prerogative parlamentari.
Vorrei anche dire al collega Zaccaria che merita di spendere una parola anche per la presenza del Governo, perché non vorrei fosse dimenticato che sono dei colleghi parlamentari a cui va il nostro stesso rispetto e che purtroppo molto spesso l'opposizione dimentica di considerare quali componenti di questa Assemblea. Per quanto concerne le conseguenze di questa prescrizione io prendo atto che l'opposizione si preoccupa per le conseguenze che possono avere nei confronti delle persone offese dal reato. Non mi sembra che analoga preoccupazione ci sia quando alcuni magistrati auditi in Commissione giustizia ci hanno detto di aver adottato dei criteri nella celebrazione dei processi che fanno sì che quelli coperti da indulto non vengano sostanzialmente celebrati, e non ricordo di aver sentito qualcuno prendere la parola per difendere le persone offese coinvolte in quei procedimenti penali (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Né rammento, signor Presidente, che qualcuno in quest'Aula abbia anche ricordato - cosa che va fatta e sottolineata - che questo provvedimento si applica esclusivamente a quei procedimenti per i Pag. 60quali non è intervenuta la sentenza di primo grado, cioè per quei procedimenti che sarebbero inevitabilmente destinati alla prescrizione. Quindi anche questo noi lo ribaltiamo nei vostri confronti come elemento di verità, perché lo avete eliminato dal dibattito politico secondo un atteggiamento che ormai è per vostro costume consono alle abitudini delle aule parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Ma in fin dei conti è normale. Signor Presidente - concludo -, noi siamo costretti a misurarci con le proposte legislative anche in tema di prescrizione. C'è invece qualcuno che ha la fortuna di non dover fare i conti con le norme legislative: basta che un magistrato ci impieghi un anno a scrivere una sentenza e la prescrizione è assicurata per un giornalista condannato in primo e in secondo grado per diffamazione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa responsabile).
Ecco qual è la differenza sostanziale. Voi seguite le scorciatoie noi il dibattito parlamentare. Non voteremo la sospensione. Andremo avanti, signor Ministro, presenti. Anche la riforma costituzionale, siamo pronti ad affrontare anche quella, da soli o in cattiva compagnia lo decida l'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa responsabile - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, noi voteremo a favore della sospensiva. Volevo però ricordare al collega Contento che le categorie sono un po' più ampie di quelle che lui ha testé individuato negli approcci alle questioni sulla giustizia, e gli do atto di averci spiegato quanto questa norma sia stata ritagliata con l'abilità di uno straordinario sarto. Ma se magari è vero - come lei dice - che ci sono coloro che non vogliono nessuna riforma se mai dovesse riguardare il Presidente Berlusconi, se mai fosse vero che ci sono quelli che non vogliono nessuna riforma che possa essere in qualche modo vista contro i magistrati, ci sono anche quelli, e - onorevole Contento - non sono pochi, che semplicemente vogliono le riforme a prescindere da Berlusconi, a prescindere dalla magistratura, e vogliono le riforme liberali della giustizia in Italia, quelle per le quali noi siano impegnati e che dalla discussione di oggi escono gravemente allontanate.
Voglio anche dire a tutti gli onorevoli colleghi della maggioranza, garantisti a targhe alterne come per le conduzioni televisive, che voi ci avete portato non più tardi di 15 giorni fa a votare inasprimenti delle pene, grida manzoniane, ad esempio come abbiamo fatto. E devo dire, grazie all'onorevole Contento, limitando un pochino i danni di quella norma, ci avete portato 15 giorni fa a votare l'impossibilità di accedere al ritiro immediato nei casi di reati sanzionabili con l'ergastolo: una legge «manettara», una legge contraria a qualsiasi principio garantista ma che fa la faccia feroce. Allora quella va bene, bisogna votarla, non so per pagare quale cambiale politica.
Per cui, onorevoli colleghi - e penso, in particolare, ai colleghi del PdL -, evitiamo queste categorizzazioni; forse vanno bene a voi, a noi piacciono le leggi generali che vadano davvero nell'interesse dei cittadini, che regolamentino davvero i processi, che diano certezza sui tempi ragionevoli per tutti ai processi. Queste norme, per quanto - lo ripeto - ritagliate, con grande abilità dal sarto, non servono a nulla o servono a troppo e non sono le norme che servono a chi vuole davvero riformare la giustizia in questo Paese. Non è un caso che c'è il Governo schierato su elementi procedurali perché a voi non interessa la brevità del processo, interessa semplicemente approvare in tempi brevi questa norma e non per il suo contenuto fondamentale che, in larga misura, poteva essere condivisibile e condiviso. Vi affrettate a dire che questa «normetta» serve a poco o nulla e, allora, non si capisce perché, invece, diventa un affare di Stato, visto che di affare di Stato si tratta. Basta guardare lo schieramento Pag. 61di Governo. Noi, quindi, votiamo a favore della sospensiva (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, il gruppo di Iniziativa Responsabile voterà contro la sospensiva perché ritiene questa richiesta una richiesta strumentale per non discutere una riforma che noi riteniamo assolutamente compatibile con la più ampia riforma presentata dal Ministro Alfano e che punta a dare, al nostro Paese, una giustizia moderna, efficace, capace di dare risposte, in tempi brevi, ai cittadini. La verità è che non si vuole affrontare questa riforma perché si vuole dimostrare che la maggioranza non è in grado di avere un profilo riformatore capace di cambiare a fondo le regole del nostro Paese. Questa mattina abbiamo assistito agli interventi delle vedove inconsolabili del ribaltone. Noi del gruppo di Iniziativa Responsabile siamo stati oggetto, in queste settimane, di attacchi, di insulti, di insolenze perché, con il voto del 14 dicembre, abbiamo consentito a questa maggioranza di andare avanti (Applausi dei deputati dei gruppi Iniziativa Responsabile, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro), abbiamo impedito che si consumasse un ribaltone, abbiamo impedito che si consumasse il tradimento della volontà espressa dalla maggioranza degli italiani. E noi abbiamo dovuto - come dicevo - sopportare ogni forma di aggressione, sarcasmi, insulti, come quelli che ci sono arrivati dall'onorevole D'Alema che, evidentemente, in preda ad una crisi di astinenza (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) per essere assolutamente marginale nel dibattito politico nel nostro Paese, non perde occasione di attaccare un gruppo parlamentare che, in questo Parlamento, garantisce la governabilità (Applausi dei deputati dei gruppi Iniziativa Responsabile e Popolo della Libertà) del nostro Paese ed ha impedito che l'Italia corresse il rischio di precipitare in una grave crisi di ingovernabilità.
Noi condividiamo le riflessioni che ha fatto il presidente Pecorella questa mattina. Questa è una riforma che non crea e che non determina quei rischi che sono stati, invece, paventati dall'onorevole Franceschini nel suo intervento. È una riforma che riteniamo compatibile con una riforma più generale, più complessiva, della giustizia e, per questo, noi voteremo contro ed invitiamo la maggioranza, tutta la maggioranza, che si è privata, finalmente, di quella zavorra che le ha impedito di essere veramente riformatrice, di andare avanti e di procedere sul cammino delle riforme (Applausi dei deputati dei gruppi Iniziativa Responsabile, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, solo per dichiarare a nome della componente Alleanza per l'Italia la condivisione e quindi il nostro assenso alla richiesta di sospensiva. Infatti vorrei dire ai colleghi della maggioranza: siamo di fronte ad una condizione che ingenera in noi una grande delusione. A fronte della grande apertura su temi alti fatta dal Ministro Alfano, chiedendo all'opposizione di misurarsi sulla dimensione della riforma costituzionale della giustizia, noi oggi abbiamo solo e soltanto ancora una volta una norma che viene ritagliata per l'esigenza di uno solo, perdendo da subito ogni caratteristica che possa essere legata alle condizioni fondamentali dell'astrattezza e della generalità tipiche delle norme giuridiche. Non devo argomentare ancora. Avremo ancora altri momenti per tornare sul tema, ma voglio consegnare questa nostra condivisione rispetto alla richiesta di sospensiva.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ricordo anche a lei che ha due minuti di tempo.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, solo per dire che naturalmente Pag. 62come repubblicano voterò ovviamente a favore della sospensiva di questo provvedimento. Si possono scegliere due modi per difenderlo, onorevoli colleghi: si può dire che è una grande riforma, come ha detto l'onorevole Contento, si può dire che è una difesa del Presidente Berlusconi come ha detto l'onorevole Iannaccone. Ma le due cose sono evidentemente molto diverse tra di loro e un certo po' di decenza che ci dovrebbe essere anche in questa maggioranza dovrebbe portare a dire che non si possono sostenere tesi così contraddittorie e pensare di poter andare avanti a governare il Paese.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, se posso intervenire a titolo personale per un minuto per fare una brevissima dichiarazione...

PRESIDENTE. Non è possibile a titolo personale sulla proposta di sospensiva.

FABIO EVANGELISTI. A nome del gruppo dell'Italia dei Valori aveva già parlato l'onorevole Palomba e quindi... la ringrazio comunque.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, della questione sospensiva Franceschini ed altri n. 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Strizzolo... l'onorevole Perina ha votato... i colleghi hanno votato tutti? Onorevole Pisacane ha votato?

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 596
Maggioranza 299
Hanno votato
290
Hanno votato
no 306).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Essendo stata testé respinta la questione sospensiva presentata, passiamo al seguito della discussione.

(Esame degli articoli - A.C. 3137-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili in sede referente: Di Pietro 1.01 e 2.03, in materia di collocamento fuori ruolo di magistrati per incarichi speciali; Di Pietro 2.02, relativo all'assegnazione dei magistrati al termine del tirocinio; Di Pietro 3.014, concernente il pagamento telematico dei contributi, dei diritti e delle spese nei processi civili e penali; Di Pietro 3.015, in materia di depositi giudiziari; Di Pietro 3.016 e 3.017, che introducono il reato di frode in procedimenti penali celebrati in assenza dell'imputato.
Avverto inoltre che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi degli articoli 86, comma 1 e 89, comma 1, del Regolamento, l'articolo aggiuntivo Ria 5.0300, non previamente presentato in Commissione, volto ad abrogare gli articoli 296 e 297 del codice di procedura civile in materia di sospensione del processo.
Prego i colleghi di prestare un po' di attenzione e se l'assemblea del gruppo dell'UdC si può tenere al di fuori dell'aula, grazie.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a Pag. 63votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine i gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Al riguardo comunico che, facendo seguito alla richiesta avanzata dal gruppo Italia dei Valori, la Presidenza, come già anticipato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, ha ritenuto di ammettere alla discussione e al voto un numero maggiore di emendamenti presentati dai deputati di tale gruppo, pari al triplo di quelli che sarebbero consentiti in applicazione del richiamato articolo 85-bis del Regolamento.
Per la stessa ragione sarà consentito al gruppo del Partito Democratico di porre in votazione gli otto emendamenti precedentemente non segnalati.
Comunico, inoltre, che sempre in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stata accolta la richiesta, avanzata nella parte antimeridiana della seduta dai gruppi di opposizione, di ampliamento dei tempi a disposizione, nel senso di raddoppiare quelli previsti dal contingentamento per i gruppi e per gli interventi a titolo personale.
Avverto che la Commissione ha presentato gli emendamenti 4.350 e Tit.100. Con riferimento a tale ultima proposta emendativa è stato presentato il subemendamento Giachetti 0.Tit.100.1.
Circa la questione della sottoponibilità allo scrutinio segreto della materia della prescrizione, ricordo che il Presidente di turno già questa mattina ha esposto l'orientamento della Presidenza, richiamando la prassi consolidata e i principali precedenti.
Nel corso della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, su richiesta di alcuni presidenti di gruppo, mi sono riservato di svolgere un ulteriore approfondimento, all'esito del quale desidero precisare quanto segue: ho valutato attentamente sia la pronuncia resa nella Giunta per il Regolamento del 7 febbraio e del 7 marzo 2002 sia i precedenti.
Effettivamente occorre constatare che la prassi in materia di esclusione del voto segreto sulle questioni attinenti alle cause estintive del reato, ivi compresa la prescrizione, è costante ed univoca, ragion per cui la Presidenza non ritiene di potersene discostare in questa circostanza.
Resta ovviamente ferma la possibilità, per il futuro, di un approfondimento della questione in Giunta per il Regolamento.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, innanzitutto la ringraziamo per l'ampliamento della nostra possibilità di intervenire.
Vorremmo richiamare all'attenzione il fatto che il procedimento legislativo è un normale procedimento regolato dal nostro Regolamento della Camera e dalla Costituzione. Il mio intervento segue ad un altro fatto precedentemente e tende a richiamare l'attenzione della Presidenza sulla improcedibilità, cioè sull'impossibilità di passare all'esame degli articoli, perché non abbiamo avuto un procedimento regolare in sede di Comitato dei nove.
Vorrei richiamare a me stesso, come si dice, perché l'Assemblea lo conosce e la Presidenza lo conosce benissimo, l'articolo 72, primo comma, della nostra Carta fondamentale: «Ogni disegno di legge presentato ad una Camera è, secondo le norme del suo regolamento, esaminato da una Commissione e poi dalla Camera stessa, che l'approva articolo per articolo e con votazione finale».
Signor Presidente, vorrei richiamare il fatto che nel Comitato dei nove vi è stata una votazione finale molto precipitosa, alla quale quattro gruppi non hanno partecipato per l'irregolarità precedentemente commessa, ma non vi è stata una votazione articolo per articolo. Questo presupposto Pag. 64del procedimento legislativo è inesistente o è illegittimo o è nullo. Se andiamo avanti nell'esame del provvedimento, rischiamo di fare un procedimento contrario rispetto alla nostra Costituzione.
Io richiamo ciò sia al Presidente della Camera, al quale ci rivolgiamo come se fosse un giudice a Berlino, ma anche al Presidente della Repubblica, il quale è chiamato a decidere se apporre la sua firma, valutando - e noi lo riteniamo - anche la legittimità e la legalità del procedimento.
Noi siamo fuori dalla legalità, signor Presidente, perché il Comitato dei nove non ha votato articolo per articolo, in contrasto con l'articolo 72 della nostra Costituzione. Quindi, se andiamo avanti senza che il Comitato dei nove si sia legittimamente espresso sugli emendamenti, tutto quello che faremo non avrà valore politicamente né, soprattutto, giuridicamente. Ci potrà essere una prevaricazione della maggioranza, lo sappiamo, ma le regole vi sono proprio per evitare la dittatura della maggioranza.
Pertanto, signor Presidente, noi le chiediamo ancora una volta, formalmente, di rimettere in corsa il Comitato dei nove, in modo che si riunisca di nuovo ed assuma una determinazione sulla base di un'approvazione articolo per articolo, che non vi è stata; altrimenti, tutto quello che faremo sarà viziato. Non credo che il relatore potrà esprimere la propria valutazione, se non a titolo personale, ma certamente non potrà esprimerla rappresentando tutto il Comitato dei nove, in quanto il Comitato dei nove non si è espresso secondo il procedimento previsto dalla nostra Carta costituzionale.
Pertanto, signor Presidente, la preghiamo veramente: si tratterà di un quarto d'ora, una mezz'ora, un'ora, quello che sarà, non faremo perdere tempo, ma bisogna ripristinare la legalità del procedimento legislativo. Altrimenti, signor Presidente, se non lo faremo in questo caso, sarà difficile farlo in altri casi; e, poi, si dirà dei precedenti che contano. Questo non deve costituire uno dei precedenti che contano, anzi, deve funzionare a rovescio: deve costituire un precedente nel senso del ripristino della legalità del procedimento legislativo.

PRESIDENTE. Prego l'onorevole Follegot, se lo ritiene, di intervenire. Prima di dargli la parola, desidero, comunque, ricordare all'onorevole Palomba, che lo sa bene, che il Comitato dei nove non vota, ma esprime un parere.
Dunque, onorevole Palomba, quanto lei richiamava circa la necessità di votare articolo per articolo è riferito, in modo inequivocabile, ai momenti deliberativi, non certo ai momenti in cui, come nel caso del Comitato dei nove, si esprime un parere che viene acquisito dalla sede deliberante, in questo caso, dall'Assemblea. Prego, onorevole Follegot, ha facoltà di parlare.

FULVIO FOLLEGOT, Vicepresidente della II Commissione. Signor Presidente, vorrei semplicemente ricordare quanto già detto questa mattina. Per quanto riguarda la risposta all'onorevole Palomba, lei l'ha già data.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, è verissimo che il Comitato dei nove non vota, ma è altrettanto vero che esprime un parere che deve essere della maggioranza.
Quindi, in qualche modo si dovrà determinare se il parere è stato reso legittimamente, e credo che il collega Palomba sottolineasse che le modalità attraverso le quali si è arrivati a dare quel parere, sono delle modalità un tantino particolari, quindi chiedeva se ci potesse essere una ripresa formale di quel parere che, forse, è stato dato in modo un po' frettoloso.

PRESIDENTE. Come ho avuto modo di ribadire questa mattina e anche in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, la Presidenza prende atto che il presidente Pag. 65del Comitato dei nove afferma che si è proceduto comunque all'espressione del parere; che poi l'espressione del parere sia stata viziata o addirittura sia, da un punto di vista procedurale, tale da essere definita in termini politici persino illegittima, appartiene alla valutazione che ogni gruppo fa. Del tutto diverso sarebbe, onorevole Giachetti, se il Comitato dei nove non avesse espresso il parere; il parere è stato comunque espresso.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 3137-A), che sono distribuiti in fotocopia.

LORENZO RIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, non me la sento di lasciare «solo» il collega Palomba in questa questione che abbiamo sollevato fin da questa mattina. Come lei sa, in sede di Comitato dei nove non c'è una verbalizzazione e, quindi, noi non potremo mai sapere quello che realmente è accaduto nel Comitato dei nove. Allora, io penso che la posizione del presidente del Comitato dei nove valga alla stessa stregua di quello che può valere la posizione di ciascun componente il Comitato dei nove.
Ci sono dei fatti oggettivi, signor Presidente, che ci siamo permessi di richiamare questa mattina. Il Comitato dei nove doveva riunirsi alle 9.45 e, invece, la riunione è iniziata alle 10.10 (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Onorevole Ria, questa questione è stata sollevata questa mattina. È stata oggetto di alcuni interventi in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata oggetto di ulteriori interventi questa sera, di una risposta da parte dell'onorevole Follegot e, in ultimo, anche della mia ulteriore risposta. Credo che si possa dare per acquisita, fermo restando che può accadere di non convenire...

LORENZO RIA. Mi faccia almeno completare il mio pensiero, poi mi sono già rimesso alle decisioni assunte; non ho nessuna possibilità di cambiarle, ci mancherebbe altro. Vorrei, però, chiarire quello che è successo. È probabile pure che si sia votato, perché noi abbiamo abbandonato i lavori (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Onorevole Ria, non mi costringa a toglierle la parola.

LORENZO RIA. Allora, che rimanga a verbale almeno in quest'Aula che a noi è stato impedito di intervenire sul parere che era stato chiesto sugli emendamenti e sui subemendamenti agli emendamenti proposti dalla Commissione...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Ria.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 3137-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3137-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, vorrei iniziare questo intervento partendo da una frase che fa parte di un discorso che Pericle tenne agli ateniesi circa 2.500 anni fa, un tempo che mi pare abbastanza rilevante; questo per dimostrare come, dopo 2.500 anni, da noi le cose vadano esattamente al contrario. Sarebbe interessante leggerlo tutto, ma leggo semplicemente questo passaggio: «Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private. Qui ad Atene noi facciamo così», questo diceva Pericle. Pag. 66
Qui a Roma, invece, facciamo in un altro modo. Un imprenditore che è gravato da indagini da parte della procura, di più procure italiane, per fatti che riguardano la sua attività imprenditoriale, decide di scendere in politica esattamente per fare il contrario di quello che Pericle chiedeva agli ateniesi, cioè di interessarsi di affari pubblici per risolvere i suoi problemi privati (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ANTONIO LEONE (ore 17,50)

ANTONIO BORGHESI. Questo è il principio che era chiaro a chi credeva nella democrazia 2.500 anni fa; invece, chi crede nella democrazia del «bunga bunga» fa altre attività e la prima di queste attività è quella di farsi fare un certo numero di leggi ad personam per evitare di andare a rispondere a quei giudici che per le sue attività private lo stanno indagando, non certo per le attività pubbliche.
Allora, noi ricordiamo che ne sono state fatte ben sette di queste leggi ad personam: limitazione delle rogatorie internazionali, depenalizzazione del falso in bilancio, legittimo sospetto, dimezzamento dei termini di prescrizione del reato, lodo Schifani, lodo Alfano, e questa è la settima legge.
Per raggiungere quell'obiettivo, di evitare cioè il giudizio dei magistrati, vi sarà un effetto probabilmente di piccolo conto per questa maggioranza: migliaia di delinquenti - e dopo parleremo di cosa significa la parola «incensurati» - saranno graziati, mentre una grande quantità di persone, che sono vittime di quegli atti, vengono beffate dallo Stato. Stiamo parlando di corruttori e corrotti, malversatori, autori di violenza o minaccia a pubblico ufficiale, autori di turbativa d'asta, calunniatori, favoreggiatori, istigatori, contraffattori e diffusori di sostanze nocive, falsificatori, sequestratori, omicidi, autori di violenza carnale, intercettatori abusivi, ladri d'appartamento, ma anche truffatori e ricettatori. Tutte queste persone, se incensurate, potranno evitare il carcere grazie alla riduzione della prescrizione.
Attenzione, perché forse ci dimentichiamo di un fatto: risultano apparentemente incensurati, e quindi fruiranno di questa agevolazione, anche coloro che, grazie all'amnistia, hanno potuto ripulire il loro certificato penale. Vorrei ricordare che tra costoro vi è anche il Presidente del Consiglio, Berlusconi, che il tribunale di Venezia ha ritenuto colpevole di aver reso false dichiarazioni ai giudici e ai magistrati che lo interrogavano, e che ha potuto usufruire dell'amnistia.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, chiedo del tempo in più, perché verrà comunque detratto dai tempi del gruppo. Quindi, ci troviamo proprio di fronte ad un caso che citava il collega Contento, il quale diceva due cose: la prima è che in quest'Aula la maggioranza non può parlare di certe leggi perché riguardano il Presidente del Consiglio, e non può parlare di leggi contro i magistrati. Collega, il problema è che proprio questa maggioranza ha ridotto quest'Aula a parlare solo di queste cose, invece di parlare dei veri problemi del Paese.
Signor Presidente, per questo motivo è evidente che noi abbiamo proposto delle modifiche a questo provvedimento e vi saranno delle nostre proposte emendative, delle quali discuteremo una per una, ma è evidente che questa è una nuova legge ad personam che porta il nome del Presidente del Consiglio Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti della scuola media statale «Perotto» di Manfredonia, in provincia di Foggia, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, oggi è un giorno di amnesie, perché Pag. 67certamente sono dimenticati i problemi reali del Paese - ma questo, per il vero, avviene non solo da oggi - e si dimenticano le promesse fatte solo il 10 marzo scorso, dopo l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri della grande riforma costituzionale della giustizia, che fu accompagnata dall'impegno a non fare più leggine, leggi ad personam e ad abbandonare il processo breve, che trovammo incoraggiante.
Il collega Contento, che solitamente è molto puntuale, dimentica anche di avere lui stesso votato l'indulto (non so se personalmente, ma certamente lo ha votato il PdL) e, quindi, ha tirato fuori un argomento che, per il vero, ci sembra non pertinente.
Si dimenticano e si continuano a dimenticare i problemi reali dell'efficienza della giustizia per tutti i cittadini, quelli che dovrebbero essere, in realtà, al centro delle nostre preoccupazioni.
Questo articolo 1 francamente si limita nella sostanza ad introdurre un nuovo contributo per la cosiddetta legge Pinto e, quindi, con riferimento alle cause per l'equa riparazione nel caso di violazione del diritto alla ragionevole durata del processo. Si tratta di cause che sono cresciute a dismisura con numeri davvero impressionanti. Ciò ci fa intendere che i problemi e i mali della giustizia ci sono e la necessità di affrontarli pure, ma non certo con questo tipo di clima e di contesto, con un appello del pur pacato collega Contento - che cito ancora - il quale dice: «Insomma, meglio soli che male accompagnati». Non so, però forse con riferimento alle riforme costituzionali soli o male accompagnati ... Capisco che il collega Contento individualmente non abbia votato l'indulto, gliene avevo anche dato atto tra le cose possibili, ma non è così per quanto riguarda la sua parte politica. Quindi, deve esprimere il suo dissenso non alle opposizioni genericamente, ma ad una parte assai cospicua del Parlamento.
Dunque, «polemichette» a parte, devo dire che l'aumento di questo contributo non è affatto utile ai cittadini perché sono altri soldi da pagare per l'accesso alla giustizia.
Tuttavia, con riferimento a questo articolo 1 sono anche stati presentati da vari gruppi emendamenti utili al miglior funzionamento della giustizia. Dunque, recuperando il filo del dialogo, del confronto utile e della pacatezza, si potrebbe forse anche produrre qualche risultato più ragionevole, non il risultato di una parte contro l'altra, non una legge punitiva contro i giudici. Insomma, si potrebbero produrre delle norme, nei limiti del possibile e del realismo, utili effettivamente al miglioramento dell'efficienza, degli standard, della ragionevole durata dei processi.
Tra questi, vi sono una serie di emendamenti che insistono sull'istituzione dell'ufficio del giudice, che è una richiesta matura, discussa da tempo - devo dire anche nella precedente legislatura - e che non dovrebbe trovare il parere contrario del Governo e del relatore. L'istituzione dell'ufficio del giudice serve esattamente per far sì che il giudice si concentri sull'atto tipico della giurisdizione, che abbia una struttura più efficiente e l'ausilio anche dell'avvocatura. Vi è una utile proposta, ovvero quella di far fare il praticantato presso gli uffici del giudice, quindi con costi molto contenuti per tutti e anche l'utilizzo di risorse giovani, preparate, utili all'istruttoria dei fascicoli, delle decisioni, dei provvedimenti.
Ci sarebbe anche la proposta del manager della giustizia, che è un altro tema sul quale si fece un primo tentativo e una prima introduzione proprio durante l'esame dell'ordinamento giudiziario, ma che è rimasta un po' lì, mentre invece avremmo bisogno di sviluppare questo tema, così come tutti gli altri temi che ben conosciamo, anche quelli che portano a produrre più efficienza riducendo i costi.
Per esempio, si potrebbe procedere alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie e ben sa il Ministro per averne parlato tante volte e per essere tema da tempo oggetto di esame. Si tratta, però, di un esame inconcludente, perché non si affronta un tema in grado di far risparmiare risorse e Pag. 68di rendere più efficienti gli uffici e di creare benefici sul piano della produttività del servizio giustizia.
Inoltre, vi sono delle storture per le quali assistiamo a conflitti e a guerre guerreggiate, come per esempio nel caso della media conciliazione. È un istituto che abbiamo visto con favore sul piano generale, ma che è stato realizzato in un modo davvero dequalificato.
Si pensava che tutto potesse essere risolto da soggetti dequalificati, laureati triennali in qualunque disciplina, creando così la ferma opposizione degli avvocati che, in verità, hanno le loro ragioni, non corporative. Si pensi, infatti, ai riti di conciliazione alternativi al processo classico togato che, però, devono essere sorretti da alcuni requisiti di professionali a garanzia della qualità e dei diritti dei cittadini nella soluzione delle controversie. Insomma, abbiamo diverse proposte, non tutte presenti nelle proposte emendative all'articolo 1, ma alcune sì. Dunque, vorremmo che il parere del Governo fosse diverso, altrimenti la conclusione dovrebbe essere una e una sola: che si preferisce la giustizia utile a qualcuno e non interessa la giustizia efficiente per tutti.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, intervengo brevissimamente solo per una dichiarazione personale che devo fare per coscienza e per coerenza. Ho abbandonato prima i lavori del Comitato dei nove perché ritenevo che si dovesse ricominciare tutto daccapo in quanto non ne ho riconosciuto la legalità per le ragioni che ho detto. Ciò mi indurrebbe anche in questo caso ad abbandonare il banco del Comitato dei nove. Allora, prego di essere considerato come se mi fossi allontanato dal tavolo dei nove, mentre invece resto qui soltanto per ragioni logistiche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rossomando. Ne ha facoltà.

ANNA ROSSOMANDO. Signor Presidente, intervengo sull'emendamento soppressivo Ferranti 1.1 e su una serie di emendamenti che contengono alcune nostre proposte. Ho sentito qui evocare, come altre volte, il tema della riforma della giustizia, in particolar modo dall'onorevole Pecorella. Mi sembra un po' riduttivo pensare di discutere di riforma della giustizia quando poi discutiamo della riduzione del limite del prolungamento del tempo necessario a prescrivere ad un sesto. Tuttavia, non ci sottraiamo all'argomento e, infatti, i nostri emendamenti sono anche sostitutivi e propositivi. Noi, colleghi della maggioranza, non soltanto siamo disponibili a discutere ma siamo pronti a discutere con le nostre proposte già tutte depositate e che il Ministro conosce molto bene.
Prima ancora di quello che voi fate e state facendo con questo provvedimento, noi e soprattutto l'Italia vi chiederà conto di tutto quello che non fate e che non state facendo per riformare la giustizia e per migliorare le condizioni dei cittadini. Allora, quali sono le nostre proposte e le priorità che abbiamo individuato? La priorità che abbiamo individuato è quella dei tempi della giustizia. L'abbiamo messa al centro delle nostre proposte e abbiamo individuato alcune questioni molto concrete, contenute appunto nelle proposte emendative. In particolar modo, con l'emendamento Ferranti 1.1 noi proponiamo qualcosa che è stato già oggetto di discussione, è maturato in molte sedi e su cui c'è una concordia assolutamente trasversale nel mondo degli operatori e di tutte le associazioni relative alla giustizia. Mi riferisco al proscioglimento per tenuità del fatto. Si tratta di un meccanismo deflattivo che sgombrerebbe il campo da molti procedimenti che occupano molto tempo e molte risorse. Tutti sappiamo, infatti, che la differenza tra l'Italia e gli altri Paesi europei non è tanto sulla produttività di chi opera nella giustizia, ma sul flusso in entrata che è almeno dieci volte superiore a quello degli altri Paesi. Quindi, la prima cosa da fare è di incidere e operare sul flusso in entrata. Pag. 69
L'altra proposta che facciamo è quella che riguarda l'ufficio del processo, cioè una serie di provvedimenti per riorganizzare e migliorare l'efficienza e l'efficacia di tutti gli snodi procedimentali, per riorganizzare la preparazione dell'udienza, per impiegare al meglio le tecnologie, per individuare dei compiti precisi e delle responsabilità organizzative e manageriali e anche per riqualificare il personale giudiziario.
L'altra proposta riguarda il funzionamento dell'udienza preliminare, che prepara il giudizio ed è quindi individuata come uno snodo fondamentale anche per l'esercizio del contraddittorio delle parti, così come tutto quello che riguarda gli investimenti in risorse umane e materiali che attengono al servizio giustizia.
Quindi, per noi i tempi sono una priorità, una priorità perché se non si celebrano i processi, se i tempi non sono ragionevoli, c'è una denegata giustizia per tutti i cittadini e soprattutto per quei cittadini più deboli, che non possono ricorrere ad altre forme di tutela. Vedete, colleghi della maggioranza, noi siamo qui a garantire tutti i cittadini e non solo un cittadino, è questa la differenza fondamentale tra noi e voi, e chi sono tutti questi cittadini, la collettività che vogliamo garantire? Sono i lavoratori e le lavoratrici che vogliono veder tutelato il loro diritto alla salute nei processi per gli infortuni sul lavoro, sono gli stessi lavoratori che vogliono vedere tutelata la salute nei processi per malattie professionali, sono le vittime di violenza, di truffe seriali che stanno impegnando proprio le cronache di questi ultimi giorni, e sono quei piccoli e medi imprenditori che vorrebbero sapere cosa voi pensate quando volete cambiare l'articolo 41 della Costituzione. Ci chiediamo: avete incontrato qualche imprenditore di questi piccoli e medi, soprattutto al nord, a cui serve efficienza del sistema giustizia, tempi certi e ragionevoli per risolvere le controversie, perché non possono investire miliardi in arbitrati o rivolgersi, come in altre parti d'Italia, ad altre organizzazioni che stanno fuori dallo Stato.
Infine, non meno importante degli imprenditori e di tutti i cittadini che ho citato: gli imputati, cioè tutti coloro che si trovano a rivestire la qualità di imputato ed hanno diritto ad un processo efficace ed efficiente, perché i tempi ragionevoli garantiscono anche ed innanzitutto il diritto di difesa; i tempi del processo, l'efficacia e la sua efficienza sono, nella sostanza e nei contenuti, la garanzia del diritto di difesa che ha copertura costituzionale.
Colleghi della maggioranza, non vi lasciamo la bandiera del garantismo e non acconsentiamo a contrabbandare esigenze che vengono intitolate «tempi ragionevoli del processo» e poi cambiate anche il titolo perché non ci volete neanche mettere la faccia, dopo che avete completamente svuotato questo provvedimento, con l'abolizione del processo, che non ha niente a che vedere con le garanzie dell'imputato, perché l'imputato ha l'interesse a difendersi e a vedersi tutelato nel contraddittorio dentro il processo. Mi rivolgo in particolar modo proprio ai colleghi avvocati, parlamentari e relatori, che propongono la cancellazione del processo, perché questa è veramente, se così è, una giornata ben triste per il principio di legalità e per lo Stato di diritto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, signori ministri, signori sottosegretari, visto che abbiamo l'opportunità di avervi così numerosi in Aula, prima di iniziare ho il dovere di attestare e riconoscere la serietà del presidente dei lavori di Commissione di questa mattina, l'onorevole Follegot, al quale va riconosciuta l'integerrimità nella guida dei lavori, non solo di questa mattina, ma tutte le volte che ha presieduto i lavori stessi.
Quindi, il problema non è assolutamente di accusa nei confronti del presidente Follegot, il quale si è ritrovato anche con un'accelerazione dei tempi ed ha visto Pag. 70un po' tutti i disagi. Questa accelerazione di tempi, però, ha comportato la velocizzazione della trattazione degli emendamenti e ha portato noi dell'opposizione a prendere la decisione di non partecipare ai lavori. Voglio darne atto, perché sono sicura che, anche quando non abbiamo partecipato ai lavori, la votazione è stata fatta. Ma il problema che noi reputiamo più importante è che ieri, da parte del relatore, valutati gli emendamenti che le opposizioni avevano presentato, c'era stata dimostrata - almeno così era stato dichiarato - un'apertura in particolare su determinati emendamenti che, a detta dello stesso relatore, recavano un significativo intervento di modifica del provvedimento, almeno in parte.
Sennonché, questa accelerazione così improvvisa ha messo tutti noi nelle condizioni di non potere nemmeno intervenire questa mattina sulle aperture di ieri sera da parte del relatore. Credo che di questo me ne debba dare atto. Pertanto, ci ritroviamo adesso in Aula con degli emendamenti sui quali, a mio avviso, ma - lo ripeto - anche ad avviso del relatore, forse avrebbero potuto esserci degli spiragli di accoglimento, ma non per piaggeria o perché presentati da questo o quel gruppo di opposizione, ma perché il loro merito avrebbe dato un supporto significativo per modificare il provvedimento che stiamo esaminando, almeno nella sua parte finale, in maniera accettabile su alcuni punti. Così purtroppo non è stato. Si è voluto assolutamente proseguire con questa accelerazione che non riusciamo a comprendere. Non riusciamo a comprendere il motivo per il quale il Governo abbia inteso porre questa accelerazione così incredibile rispetto ad un provvedimento che si richiama alla volontà di accedere a quello che la Corte europea ci chiede in termini di intervento sulla riduzione dei termini dei processi. Però, diciamolo in maniera molto chiara: non è vero che la Corte europea ci chiede semplicemente di ridurre i termini dei processi.
La Corte europea ci rimprovera per questo, ma ci rimprovera anche per la mancanza di considerazione dei diritti e degli interessi delle vittime dei reati e per il sistema di sostanziale impunità che scaturisce dai condoni e dalle amnistie più meno mascherate.
Per questo alcuni emendamenti avrebbero avuto necessità di essere valutati con maggiore accuratezza, perché la prescrizione, così come viene presentata nel provvedimento, al di là anche della volontà di incidere senz'altro positivamente ed in maniera così assolutoria nei confronti degli incensurati, non porterà sicuramente a garantire gli interessi delle vittime dei reati.
Infatti, si pensi che un incensurato, che magari si è reso responsabile della commissione di un reato, magari per una decina di anni, finisce con il ritrovarsi agevolato, attraverso il varo di questo provvedimento, solo perché ha una garanzia particolare che appunto viene indicata dallo stesso provvedimento.
Vorrei ricordare al Ministro della giustizia in particolare che egli stesso, nell'ottobre del 2009, ha partecipato ad un convegno svoltosi presso la Corte di appello di Roma che era intitolato «Il principio della durata ragionevole del processo e della sua applicazione ai giudizi di appello». A quel convegno parteciparono esponenti del CSM e degli enti locali territoriali, nonché il vicepresidente della Corte di giustizia di Lussemburgo e il giudice Vladimiro Zagrebelsky, che peraltro è stato anche ascoltato dalla Commissione giustizia sul tema.
Durante quel convegno il Ministro della giustizia ha avuto senz'altro l'opportunità di ascoltare che vi è un problema di linee fondamentali della giurisprudenza nell'ambito europeo, ma che occorreva valutare ragionevolmente la durata di una procedura e portare a commisurare i tempi necessari con riferimento all'esecuzione della decisione giudiziaria finale, e non allo svolgersi del processo nelle sue diverse fasi e gradi. Nello stesso convegno si evidenziò altresì che, nell'ambito della valutazione, non vi era assolutamente la necessità di considerare separatamente le singole fasi o i singoli gradi del procedimento, ma la sua valutazione doveva riguardare Pag. 71la procedura nel suo complesso. Naturalmente, da tutto il contesto è stato evidenziato il fatto che è irrilevante rispetto alla procedura se questa sia stata sviluppata attraverso più gradi o fasi di giurisdizione, ma la durata del procedimento in una fase o grado non è mai stata presa in considerazione di per sé.
Tanto è vero che non esiste una giurisprudenza relativa alla durata del procedimento di primo grado o di appello.
Allora, l'adeguamento alla normativa europea e la richiesta di attenzionare il richiamo della Corte di giustizia europea, non hanno mai voluto dire che esiste una sentenza secondo la quale per accorciare la durata dei processi bisogna interrompere bruscamente il corso del loro svolgimento, solo perché non si è riusciti a concluderli in tempi rigidi, gettandoli nel cestino.
Quello che è certo - e su questo tema ho presentato anche un emendamento, per cercare di fare capire, soprattutto, l'importanza di garantire un processo giusto e, quindi, di non arrivare a delle prescrizioni così indeterminate - è che non esistono standard di durata media ragionevole per tutti i diversi tipi di processo, ma solo dei criteri orientativi, essendo necessario tener conto della diversità delle situazioni, della complessità intrinseca delle cause, dell'oggetto e, persino, del comportamento delle parti. Qualunque durata prefissata in astratto, dal punto di vista della Corte di Strasburgo, potrebbe rilevarsi in concreto eccessiva o troppo breve.
La ragionevole durata del processo è solo un aspetto dell'efficienza e, quindi, della competitività del sistema giustizia per cui pensare di ingabbiare la decisione del giudice in tempi rigidi e predeterminati, decorsi i quali scatta automaticamente l'estinzione del processo, fatica ad essere credibile e costituisce, anzi, un'aberrazione che non trova riscontro in nessun Paese europeo, tanto meno nella giurisprudenza della Corte di giustizia europea che, semmai, afferma il contrario.
È stato più volte richiamato il silenzio che si è avuto rispetto alla legge cosiddetta ex Cirielli, ma, in fase di discussione sulle linee generali, ho affermato che l'estinzione del processo per violazione dei termini di ragionevole durata dello stesso non è in alcun modo funzionale alla soluzione dei problemi relativi alla sua ragionevole durata giacché proprio la citata legge n. 251 del 5 dicembre 2005 che, tra l'altro, ha modificato i termini di prescrizione dei reati, non ha assolutamente contribuito a diminuire i carichi di lavoro e, contemporaneamente, non ha fatto altro che far esplodere le carceri proprio in conseguenza della nuova disciplina dell'istituto della recidiva.
Allora, a nostro avviso, onorevole Ministro, sembra davvero che voler accedere ad un iter così accelerato, senza alcuna motivazione, porti a produrre come risultato un testo normativo che sicuramente non considererà tutti i cittadini uguali davanti alla legge e non sarà una garanzia per il sistema della nostra giustizia, a meno che - diciamolo, senza nascondere nulla, perché altrimenti non vi sarebbe altra spiegazione - l'accelerazione non sia legata esclusivamente all'approvazione di quello che è diventato l'articolo 3 del provvedimento in esame i cui contenuti capiamo benissimo a favore di chi sono e per i quali abbiamo chiesto la sospensione presentando un emendamento apposito.
Allora, noi chiediamo, seppure nell'ambito dell'accelerazione che avete voluto imporre, almeno di darci un consenso rispetto ad una valutazione più oculata delle proposte emendative avanzate dalle opposizioni e di metterci, quindi, nelle condizioni almeno di potere garantire ai cittadini, che gli stessi sono considerati uguali di fronte alla legge senza discriminazione alcuna.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 18,10)

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Anche se è inusuale che un Ministro parli sull'ordine dei lavori, credo che il mio intervento rientri anche Pag. 72nei tempi contingentati, almeno a mio avviso, poi, a sua valutazione, spetta decidere a lei.
Senza sollevare problemi più gravi di quelli che sono, volevo informare l'Aula di un fatto che a me sembra particolarmente grave. Ero in Aula e sono stato avvisato da diversi colleghi, anche da componenti del Governo, fra questi l'onorevole Santanchè (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

UGO SPOSETTI. Allora, siamo a posto!

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Se tu sei a posto, io non lo so. Non so se tu sei a posto, decidi tu!

PRESIDENTE. Vi prego, onorevoli colleghi...

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Come dicevo, sono stato informato da numerosi colleghi che era diventato, non solo impossibile, ma anche pericoloso uscire dall'Aula e poi dal Parlamento. Sono arrivato per verificare volutamente, perché non credevo alle mie orecchie. Sono voluto uscire da Montecitorio, con un atteggiamento normale di chi va via. A due metri dal portone di ingresso di piazza Montecitorio c'è uno schieramento di qualche centinaio di persone, appositamente convenute con un chiaro intento intimidatorio, offensivo e violento (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

FURIO COLOMBO. Questa si chiama libertà!

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Ma c'eravate? Ma c'eravate? Ci sono, ahimè...ma perché vi arrabbiate tanto? Io non so se avete questa capacità di conoscere dei fatti a cui non avete partecipato. Certo, io che avevo un ricordo del 1992, quando in maniera goliardica c'erano stati dei ragazzi che avevano una striscia con scritto «siete circondati», ho visto la differenza e vi assicuro - lo dico senza iattanza - che quello che sta avvenendo fuori non so se sia il frutto della vostra predicazione (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...se mi vuoi lasciar parlare...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di non rendere impossibile la prosecuzione della seduta.

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. È sicuramente qualcosa mai avvenuto fuori dal palazzo del Parlamento. Mi sono anche meravigliato. Ringrazio le poche forze dell'ordine, mi sono meravigliato che fosse stato loro consentito di arrivare così vicino, ma non ho nessuna intenzione di prendermela con le forze dell'ordine (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Vi do un'ulteriore notizia: una persona che mi è venuta contro in maniera assolutamente minacciosa, figurarsi se mi sono spaventato (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi...

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Ce ne erano cento! Voi sareste scappati a casa (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole ministro...

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Voi sareste scappati, come conigli dice qualcuno! Ho riconosciuto questa persona per essere l'organizzatore dei fischi a Silvio Berlusconi il giorno del 17 marzo, la stessa persona, vestita nella stessa maniera (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). È il frutto di una organizzazione, voluta, di contestazione premeditata alla maggioranza, agli organi costituzionali, alla libertà del Parlamento (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Voi siete complici se reagite così (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Pag. 73Italia dei Valori - Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Voi siete complici se non date la solidarietà (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Voi siete violenti, assai più di loro (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Avverto i colleghi, che conoscono il Regolamento, che a seguito degli interventi dei rappresentanti del Governo ogni gruppo avrà la possibilità di intervenire. Non concederò la parola a più di un rappresentante per gruppo. Poi la Presidenza ovviamente dirà qualcosa circa quello che è accaduto.

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, penso che le parole, il tono di voce e i comportamenti dell'ultima mezz'ora del Ministro della difesa parlino più chiaro di qualsiasi cosa. Noi condanniamo sempre ogni episodio d'intimidazione. Le agenzie, che sono - credo - organi neutrali di stampa, riportano questo titolo: «Contestato il Ministro La Russa». Ora vorrei sapere, e il Ministro La Russa dovrebbe chiederlo al suo collega Ministro dell'interno (che si rivolga al questore di Roma o alle autorità competenti), per quale motivo una delle migliaia di manifestazioni che avvengono normalmente davanti alla Camera, e che accolgono più o meno calorosamente ciascuno di noi a seconda del colore politico della manifestazione, anziché svolgersi, come sempre avviene da anni, dietro le transenne appositamente poste davanti alla Camera, cioè dietro l'obelisco, è stata fatta stranamente arrivare fino all'ingresso di Montecitorio (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). E vorrei capire chi ha disposto questo, e vorrei capire come altrettanto casualmente il Ministro della difesa, che è un volto televisivo abbastanza noto, non abbia mancato di uscire dal portone principale per essere vittima di una enorme aggressione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Allora vorrei dire questo: se avvengono episodi di violenza si condannano... (Applausi polemici del Ministro La Russa - Vivi commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Bravo, bravo! (Dai banchi dei deputati del gruppo Partito Democratico si grida: Fascista, coglione!)

PRESIDENTE. Onorevole Ministro, la prego. Onorevole La Russa, la prego di avere un atteggiamento rispettoso (Commenti del Ministro La Russa)! Onorevole Ministro, la prego di avere un atteggiamento rispettoso!

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Va... (All'indirizzo della Presidenza)!

PRESIDENTE. Onorevole Ministro, non le consento di insultare la Presidenza (Commenti del Ministro La Russa). Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 18,35, è ripresa alle 18,54.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

PRESIDENTE. La Presidenza ha dato mandato ai deputati questori di esaminare approfonditamente e di riferire su quanto è accaduto al di fuori del Palazzo e all'interno dell'Aula. A tal fine, l'Ufficio di Presidenza è convocato per domani mattina alle ore 9.
Avverto che il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di domani (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori - Dai banchi dei deputati Pag. 74del gruppo Partito Democratico si grida: Bravo La Russa! Scemo! Dimissioni!).

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 31 marzo 2011, alle 10:

1. - Seguito della discussione della proposta di legge:
S. 1880 - D'iniziativa dei senatori: GASPARRI ed altri: Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Approvata dal Senato) (C. 3137-A).
- Relatore: Paniz.

2. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge C. 2780 (vedi allegato).

3. - Seguito della discussione della proposta di legge:
REALACCI ed altri: Disposizioni per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni (C. 54-A).
- Relatori: Vannucci, per la V Commissione; Guido Dussin, per l'VIII Commissione.

4. - Seguito della discussione del disegno di legge e del documento:
S. 2322 - Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2010 (Approvato dal Senato) (C. 4059-A).
- Relatore: Pini.

Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2009 (Doc. LXXXVII, n. 3).
- Relatore: Fucci.

(al termine delle votazioni)

5. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

VIII Commissione (Ambiente):
MARIO PEPE (PdL) e LEHNER: «Modifica della denominazione del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano» (2780).

(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

La seduta termina alle 18,55.

Pag. 75

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 3137

Pdl n. 3137 - Misure contro la durata indeterminata dei processi

Seguito dell'esame: 24 ore e 15 minuti (*).

Relatore 30 minuti
Governo 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora e 30 minuti
Interventi a titolo personale 4 ore (con il limite massimo di 42 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 17 ore e 35 minuti
Popolo della Libertà 4 ore e 12 minuti
Partito Democratico 3 ore e 54 minuti
Lega Nord Padania 1 ora e 56 minuti
Unione di Centro 1 ora e 38 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 1 ora e 32 minuti
Iniziativa Responsabile 1 ora e 32 minuti
Italia dei Valori 1 ora e 27 minuti
Misto: 1 ora e 24 minuti
Alleanza per l'Italia 28 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 22 minuti
Liberal Democratici - MAIE 17 minuti
Minoranze linguistiche 17 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 30 marzo 2011.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 2)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Pdl 3137-A quest preg cost 1, 2, 3 600 600 301 292 308 8 Resp.
2 Nom. Pdl 3137-A - quest. sosp. n. 1 596 596 299 290 306 12 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.