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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 445 di martedì 8 marzo 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 11,05.

SILVANA MURA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boniver, Brugger, Cirielli, Dal Lago, Donadi, Fassino, Fava, Giancarlo Giorgetti, Leo, Leone, Lo Monte, Lusetti, Melchiorre, Migliavacca, Sardelli, Tabacci e Volontè sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Cessazione dal mandato parlamentare del deputato Valerio Cattaneo.

PRESIDENTE. Comunico che in data 3 marzo 2011 è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera dell'onorevole Valerio Cattaneo:
«Onorevole Presidente, con la presente intendo rassegnare le dimissioni da componente della Camera dei Deputati, a causa della rilevata incompatibilità, ai sensi del dettato costituzionale, con l'incarico di Consigliere regionale.
Subentrando all'On. Giuseppe Vegas, in data 10 gennaio scorso, ho avuto modo di partecipare attivamente ai lavori della Camera, potendo constatare la grande professionalità e disponibilità di dirigenti, funzionari e addetti. Parimenti è stato di estremo aiuto il supporto fornitomi dagli Onorevoli Colleghi, affinché potessi rapidamente acquisire le conoscenze necessarie allo svolgimento del mandato.
È dunque con vivo rammarico che rinuncio al mandato parlamentare, al fine di poter adempiere al mio ruolo di Presidente del Consiglio regionale del Piemonte, a cui sono stato recentemente nominato.
Nel formulare i più calorosi auguri di buon lavoro a Lei, all'Ufficio di Presidenza e a tutti i Colleghi Deputati, invio cordiali saluti.
Con stima
Firmato: Valerio Cattaneo».

Facciamo i migliori auguri al collega Cattaneo per lo svolgimento del suo importante e prestigioso incarico.
Trattandosi di un caso di incompatibilità, la Camera prende atto, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento, di questa comunicazione e della conseguente cessazione del deputato Cattaneo dal mandato parlamentare.

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni (ore 11,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

Pag. 2

(Interrogazione Lo Monte n. 3-01495)

PRESIDENTE. Avverto che l'interrogazione Lo Monte n. 3-01495, concernente orientamenti del Governo in merito all'assunzione dei restanti idonei del concorso per esami a 443 posti di ufficiale giudiziario bandito nel 2002, è stata trasformata in data odierna in interrogazione a risposta scritta, su richiesta del presentatore.

(Iniziative per la valorizzazione culturale della città di Cividale del Friuli (Udine), con particolare riferimento alla candidatura per l'iscrizione nella lista del Patrimonio mondiale dell'Unesco nn. 2-00599 e n. 3-01497)

PRESIDENTE. Avverto che l'interpellanza Monai n. 2-00599 e l'interrogazione Monai n. 3-01497 concernenti iniziative per la valorizzazione culturale della città di Cividale del Friuli (Udine), con particolare riferimento alla candidatura per l'iscrizione nella lista del Patrimonio mondiale dell'Unesco, vertendo sullo stesso argomento verranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A - Interpellanza ed interrogazioni).
L'onorevole Monai ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00599.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario nel 2003, quando calcai il seggio del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia lanciai, allora forse in maniera pionieristica, un appello che fu subito raccolto dal Consiglio regionale medesimo. Infatti, il 25 novembre di quell'anno fu approvato all'unanimità un ordine del giorno a mia firma che affermava la necessità di un sostegno alla candidatura del tempietto longobardo, ossia dell'oratorio del convento di Santa Maria in Valle a Cividale del Friuli, quale bene di primaria importanza mondiale, idoneo ad assurgere all'iscrizione nella lista dell'UNESCO dedicata al patrimonio mondiale dell'umanità.
Da allora sono passati ormai nove anni e di strada ne abbiamo fatta molta. Mi riferisco al Consiglio regionale insieme agli enti locali ed al comune di Cividale in testa e voglio citare anche l'impegno profuso dall'allora sindaco Attilio Vuga di Cividale, ma non solo al suo; anche del consigliere Emilio Fatovic, che oggi assume la reggenza del convitto nazionale romano «Vittorio Emanuele II» con grande capacità e dedizione.
Tutte queste persone, insieme ad un tessuto associativo ed alle istituzioni più rappresentative, l'università di Udine ed altre, si sono attivate, in questi anni, a documentare la pregevolezza di questa città e delle sue risorse artistiche e storiche. Grazie all'allora Ministro Rutelli del Governo Prodi, questo percorso vide affiancata alla città di Cividale del Friuli una serie di altri siti che, sostanzialmente, hanno dato lustro alla proposta di inserimento nel patrimonio mondiale dell'umanità dei siti Italia Langobardorum. Vi è stata, poi, una pausa davanti al Comitato per il patrimonio mondiale UNESCO che, a Parigi, decise l'ammissibilità di questa proposta la quale, appunto, fu firmata nel 2008 dall'allora Ministro Rutelli; nel 2009, vi fu una richiesta di approfondimenti e di ulteriore documentazione che non riguardò tanto la città di Cividale del Friuli quanto altre località collegate alla proposta dell'Italia Langobardorum. Nel frattempo, abbiamo registrato una certa mancanza di impegno da parte del Governo che, in epoche ripetute, con il Ministro Bondi, aveva dichiarato il suo fermo sostegno a questa candidatura, che è coerente con la valorizzazione di un patrimonio, quale quello italiano, che è assurto a capofila nel mondo per la tutela garantitagli dall'UNESCO, tant'è che - voglio ricordarlo - in Italia sono ben 45 i siti inseriti nella lista del patrimonio mondiale dell'umanità su 911 siti di tutto il mondo. Di questi 45 siti, 42 sono i siti culturali e, tra questi, voglio ricordare, nel 1998, l'inserimento dell'unico sito regionale del Friuli Venezia Giulia, la zona archeologica di Aquileia, a cui si è affiancata, nel 2009, l'affermazione del Parco delle Dolomiti Pag. 3che vede, appunto, le tre regioni, Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia, interessate a tale importante ambito naturalistico tutelato dall'UNESCO.
Ricordo come oggi il 25 agosto del 2009 quando ad Auronzo di Cadore questa conquista, questo raggiunto obiettivo, fu celebrato alla presenza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che, in quell'occasione, raccomandò proprio l'impegno di sostegno del patrimonio culturale e naturalistico dell'Italia, non sono alle classi politiche dirigenti, ma anche ai singoli cittadini che devono essere essi stessi custodi di tali valori intramontabili, ma che, come abbiamo visto a Pompei, spesse volte sono anche esposti alle intemperie e alle nefaste vicende dell'incuria per le quali aspettiamo, da parte del Governo, una maggiore sensibilità ed un maggiore impegno.
Tornando alla mia interrogazione e interpellanza, devo sottolineare come, già dal 2008, oltre che nel 2010, non avendo avuto risposta, rappresentai alcune criticità che dovrebbero essere, e in parte sono, state superate dall'azione del Governo che, peraltro, nel corso di questo itinere della candidatura all'UNESCO del sito Italia Langobardorum, si è manifestata con poca lungimiranza rispetto ad alcuni degli edifici più rappresentativi di questa candidatura. Tra di essi voglio citare la chiesa di piazza San Biagio a Cividale del Friuli, oltre che la sede prestigiosa museale di Palazzo de Nordis, aperta solo ad intermittenza e con dispendio anche di grandi risorse economiche per la sua messa a norma e per la sua ristrutturazione, così come altri edifici di culto, come la chiesa di San Giovanni in Xenodochio, oltre che il duomo stesso di Cividale del Friuli che, recentemente, ha visto iniziati i lavori di restauro dell'aula interna.
Tutto questo vorremmo che si traducesse in un impegno maggiore da parte del Governo perché dall'altra parte abbiamo registrato un forte e convinto impegno della regione Friuli Venezia Giulia che sia con il presidente Riccardo Illy sia con il presidente Tondo hanno saputo affiancare gli enti locali interessati sostenendoli nelle varie iniziative. Cito quella che ha riguardato il museo cristiano del duomo di Cividale che appunto è stato rinnovato e sistemato grazie a contributi della regione Friuli Venezia Giulia. Di fronte a tutto questo vorremmo capire se e fino a quando il Governo intenda spingersi a sostenere questa candidatura, che è ormai prossima ad una decisione definitiva, visto che in Bahrein tra qualche mese il comitato mondiale dell'UNESCO andrà a deciderne il merito. Ci attendiamo quindi di avere risposte chiare e precise e possibilmente corroborate da adeguati finanziamenti affinché questo lungimirante obiettivo venga raggiunto, con soddisfazione non soltanto del territorio del Friuli Venezia Giulia, ma di tutti gli altri che sono collegati a questa candidatura, e cito la Lombardia, oltre che l'Umbria e la Puglia. Aspetto la risposta parte del sottosegretario.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'istituto tecnico-commerciale Leopoldo Pilla, di Campobasso e della scuola media Arnaldo Angelucci, di Subiaco, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune. Grazie di averci fatto visita, ragazzi. Voi state assistendo ad una seduta del Parlamento in cui ogni deputato ha diritto, dopo essersi annunciato, di porre domande al Governo, che risponde. Poiché in genere si trattano questioni che riguardano il collegio del deputato, aree territoriali molto ridotte, non sono presenti molti deputati, che sono adesso a lavorare nei loro studi o nelle Commissioni; infatti, il lavoro del Parlamento si svolge in aula e nelle Commissioni. Se venite quando si vota, quando per davvero si stanno facendo le leggi, trovereste l'aula molto più affollata (Applausi).
Il sottosegretario di Stato di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo, ha facoltà di rispondere.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, Riferisco in merito a quanto richiesto dall'onorevole Monai riguardo agli edifici di Cividale del Friuli. Pag. 4
La richiesta per l'inserimento della chiesa di San Biagio nella lista del patrimonio mondiale dell'UNESCO, accompagnata dal necessario dossier storico-scientifico è stata predisposta dal Ministero per i beni e le attività culturali nell'ambito dell'istanza relativa all'iscrizione dei siti longobardi. La richiesta è stata corredata, come è noto, dal documento programmatico e da un piano di gestione - elaborato nel 2007 ed in attuazione dal 2008 - all'interno del quale la chiesa di San Biagio ha un ruolo preminente. Per quanto riguarda, specificatamente, l'iter presso l'UNESCO, preciso che la valutazione della richiesta italiana per i siti longobardi è stata calendarizzata per il giugno di quest'anno.
Nel merito delle competenze legate alla tutela e conservazione degli immobili, svolte dalla soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia, riferisco che i lavori di adeguamento di Palazzo de Nordis sono stati ultimati ed il Palazzo è stato riaperto al pubblico dal 13 febbraio 2010. Sono invece ancora in corso i lavori finanziati nel 2010 per la chiesa di San Giovanni in Xenodochio. Lo scorso lunedì 28 febbraio è stata espletata la gara per i lavori di restauro interno della zona dell'abside.
Per quanto attiene il duomo dell'Annunziata preciso che sono in corso di completamento, a cura della stessa soprintendenza, i lavori iniziati nel 2007 ed il primo lotto, che comprende le navate, sarà finito entro il corrente anno. L'intento è quello di completare interamente i lavori entro il prossimo anno.

PRESIDENTE. L'onorevole Monai ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-00599 e per la sua interrogazione n. 3-01497.

CARLO MONAI. Signor Presidente, ringrazio il senatore Caliendo che in qualità di esponente del Governo si è trovato a dover assolvere a questo onere di rispondere alla mia interrogazione. Peraltro, essendo le sue competenze legate al settore della giustizia, sono benevolo nel concedere a lui il beneficio di inventario.
Infatti mi permetto di segnalare che la chiesa di San Biagio non è quella che è oggetto della candidatura per entrare nella lista del patrimonio mondiale dell'umanità UNESCO del sito di Cividale, perché la chiesa di San Biagio è una deliziosa struttura di culto che affaccia su una zona limitrofa a quella dove invece è insediato il tempietto longobardo, che è una componente particolarmente pregevole del complesso monumentale del convento di Santa Maria in Valle. Ovviamente ed evidentemente i suoi uffici si sono informati in maniera non del tutto perspicua su questo tema, ma questo se vogliamo è un peccato veniale, a cui potremmo ovviare sol che lei o chi per lei accogliesse il nostro invito a visitare la nostra città, la città di Cividale, le sue pregevoli opere ed in particolare, come dicevo, il tempietto longobardo che è oggetto della candidatura.
Per quanto riguarda gli altri aspetti che toccano altri edifici importanti di questa città e che sostengono a margine la candidatura di quell'opera architettonica che è appunto l'oratorio di Santa Maria in Valle, prendo atto delle iniziative finanziarie accordate dal Governo. Confido che le stesse vengano effettivamente portate a termine, mi riservo di verificarne l'esito ed eventualmente incitare o incalzare il Governo ad essere di parola.
Voglio da ultimo segnalare anche la criticità di quello che è il Palazzo De Nordis, una sede museale perfettamente definita in tutte le sue parti e che necessita di un impegno da parte della sovrintendenza regionale e quindi del Governo affinché sia dotata di quelle strutture e di quelle dotazioni organiche di personale minime che le consentano di essere finalmente inaugurata in modo stabile. È già destinata a contenere reperti artistici e culturali di grandissimo pregio ed è un peccato che questa offerta culturale, che può essere complementare a quella già esistente e che fa perno sul museo archeologico nazionale, ricco di reperti longobardi, oltre che del museo cristiano di cui ho già detto, non sia valorizzata, perché farebbe appunto di questa città Pag. 5una punta di diamante, non solo della nostra regione, ma direi di tutta Italia.

(Iniziative per preservare l'area interessata dalla scoperta dei reperti archeologici venuti alla luce a Locorotondo (Bari) nel corso dei lavori per la realizzazione della circonvallazione destinata a collegare via Martina Franca e via Fasano - n. 3-01416)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Ria n. 3-01416, concernente iniziative per preservare l'area interessata dalla scoperta dei reperti archeologici venuti alla luce a Locorotondo (Bari) nel corso dei lavori per la realizzazione della circonvallazione destinata a collegare via Martina Franca e via Fasano (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, l'interrogazione degli onorevoli Ria, Cera e Ruggeri è volta ad avere notizie in merito all'area di Locorotondo, interessata da lavori pubblici, nella quale è stata rinvenuta una necropoli.
Il progetto dell'opera pubblica in questione - realizzazione della circonvallazione-strada panoramica tra via Martina Franca e via Fasano in agro di Locorotondo-Bari - è stato trasmesso alla competente soprintendenza per i beni archeologici dal comune di Locorotondo nel luglio del 2008. Poiché il progetto risultava mancante della verifica preventiva di interesse archeologico prevista per le opere pubbliche ai sensi dell'allora vigente legge n. 109 del 2005 sui lavori pubblici, la soprintendenza richiedeva la documentazione integrativa.
Nel dicembre del 2008, una volta avuta ed esaminata la documentazione richiesta, la soprintendenza esprimeva parere favorevole alla realizzazione dell'opera, ponendo tuttavia diverse condizioni. Esse erano principalmente legate alla necessità di procedere ad accertamenti manuali preventivi, consistenti in saggi di scavo archeologico stratigrafico, affidati ad una ditta che avesse comprovata esperienza nel settore dello scavo archeologico e sotto la direzione scientifica della stessa soprintendenza archeologica; alla necessità della sorveglianza da parte di personale tecnico-scientifico della soprintendenza nell'eventualità di lavori di scavo e spostamento di terra lungo l'intero percorso del tracciato stradale, nonché alla previsione di possibili varianti al progetto originario, per la tutela dei resti archeologici venuti eventualmente in luce nel corso dei lavori.
Così come richiesto dalla soprintendenza in effetti, nel periodo 10 maggio-1o luglio 2010, sono stati effettuati alcuni saggi di scavo archeologico stratigrafico preventivi lungo tutto il tracciato stradale in questione, con particolare riferimento ad alcune particelle, individuate nella Carta del rischio archeologico come caratterizzate da un alto grado di rischio archeologico, non sottoposte a vincolo archeologico ai sensi del codice dei beni culturali.
Tali particelle si trovano in una zona prossima all'area dell'insediamento antico di Grofoleo, sottoposta, invece, a vincolo archeologico. Solo una parte delle particelle interessate dai saggi di scavo hanno restituito alcune testimonianze archeologiche che segnalavano due fasi di occupazione antropica dell'area (necropoli arcaica e tracce di abitato protostorico).
Pertanto, per poter esprimere il parere sulla fattibilità dell'opera stradale nel tratto del tracciato interessato dalle preesistenze archeologiche, la soprintendenza ha chiesto un ulteriore approfondimento ed ampliamento dell'indagine archeologica nel sito, che consentisse una conoscenza completa dell'entità, dell'estensione e del grado di conservazione del deposito archeologico ivi presente. Tale esigenza è stata confermata in sede di Conferenza dei servizi svoltasi presso la soprintendenza di Taranto nel settembre del 2010, alla presenza, oltre che del soprintendente e del funzionario archeologo di zona, anche dell'assessore Pag. 6ai lavori pubblici del comune di Locorotondo, del progettista dell'opera e dei direttori dei lavori.
Gli scavi, ripresi nell'ottobre del 2010, sono stati ultimati in data 11 febbraio 2011 ed hanno consentito la piena conoscenza e l'acquisizione completa della documentazione relativa alle testimonianze archeologiche che ricadono nell'area individuata, corrispondente al tratto del tracciato stradale in connessione con la rotatoria prevista sulla strada per Martina Franca.
Le indagini archeologiche hanno confermato la presenza di un tratto di necropoli utilizzata in due fasi cronologiche, il periodo arcaico-classico (VI-V secolo a.C.) e l'età ellenistica (IV-III secolo a.C.). Si tratta in totale di 37 sepolture a inumazione (singole, doppie e, in un caso, collettive) del tipo a fossa terragna o scavata nel banco roccioso naturale e a cassa litica, che sono state dettagliatamente documentate e recuperate per intero. Lo scavo, inoltre, ha posto in evidenza un tratto di struttura muraria in blocchi calcarei rozzamente sbozzati, conservata per una larghezza massima di 2,50 metri ed una lunghezza di 20 metri, con ogni probabilità delimitante un'area di insediamento risalente al periodo protostorico, che si sviluppa verso nord, in una zona esterna rispetto al tracciato stradale in progetto.
Attualmente la soprintendenza è in attesa che l'impresa esecutrice dei lavori di scavo provveda alla consegna della documentazione tecnico-scientifica degli scavi stessi. Una volta presa visione di quest'ultima, la soprintendenza si riserva di valutare la fattibilità dell'opera pubblica e la sua compatibilità con la irrinunciabile esigenza di conservazione e tutela delle testimonianze archeologiche presenti nel tratto stradale in questione, per esprimere, relativamente agli aspetti di competenza, il parere spettante.
Va sottolineato, infine, che sin dalle fasi iniziali, la soprintendenza archeologica ha segnalato al comune di Locorotondo la necessità di concordare, in tempi brevi, un appropriato programma di valorizzazione del sito di Grofoleo, prevedendo interventi conoscitivi più ampi, non limitati alla zona interessata dal tracciato stradale in argomento, la quale, per altro, come attestano le recenti indagini, rappresenta solo una minima parte dell'insediamento antico.
Il programma di valorizzazione dovrà necessariamente inserirsi in un progetto più generale di tutela del patrimonio archeologico del territorio, finalizzato anche alla stima preventiva degli interventi urbanistici ed infrastrutturali da realizzare e al loro eventuale adeguamento.

PRESIDENTE. L'onorevole Ria ha facoltà di replicare.

LORENZO RIA. Signor Presidente, signor sottosegretario, la ringrazio innanzitutto per la sua cortesia. Devo dichiararmi parzialmente soddisfatto della sua risposta perché, oltre e al di là della descrizione puntuale che lei ha dato della vicenda, non ha detto nulla, tuttavia, con riferimento all'impegno che il Governo avrebbe potuto e, secondo noi, deve assumere con riferimento alle risorse necessarie per l'estensione degli scavi e per il loro completamento, affinché possa finalmente emergere appieno, in tutta la sua estensione, ogni testimonianza del passato, a beneficio di tutti e in particolare delle future generazioni.
Lei lo sa, lo sappiamo tutti, il nostro è un Paese che vanta un patrimonio ingentissimo di beni culturali, anche da un punto di vista archeologico, ed è venuta l'ora che la tutela di questi tesori torni prioritaria nell'azione del Governo.
La cultura, il turismo, la valorizzazione delle tradizioni storiche del nostro Paese sono sempre stati i motori della nostra economia e della coesione nazionale così che è inaccettabile il fatto che proprio il Ministero per i beni e le attività culturali non sappia prendersi cura in maniera adeguata di tutte queste emergenze - naturalmente questa critica non è rivolta alla sua persona che si occupa di ben altro, sappiamo che la giustizia in questo periodo è assorbente su tutto il resto e quindi la ringrazio per questa sua presenza - ma, vuoi l'assenza Pag. 7del Ministro perché dimissionario, vuoi l'assenza oggi anche del sottosegretario, onorevole Giro, comunque, le cose che lei ha detto naturalmente provengono da quel Ministero e da quegli uffici.
Chi mi ha preceduto nell'interpellanza precedente ha già ha ricordato la vicenda di Pompei e non starò qui a ripetere e a rimettere il dito nella piaga ma, quello che voglio dire è che lo Stato deve sentire il dovere di tutelare il valore dell'integrità del nostro patrimonio artistico anche in situazioni come questa, che possono sembrare periferiche o essere meno clamorose per i media, ma che sono importanti per i territori in cui si manifestano.
Per venire alle questioni di cui ci stiamo occupando, ad oggi, nel sito di contrada Grofoleo, si è in attesa, come lei ha ricordato, di ulteriori pareri da parte della stessa sovrintendenza sulla reale portata di quanto sino ad oggi emerso, sulla natura degli interventi necessari e degli approfondimenti da eseguire. Tuttavia, sono stati già espressi pareri tecnici importanti, che esprimono fiducia nell'emersione di importanti ricchezze che richiedono a gran voce la ripresa dell'attività di scavo e l'ampliamento delle aree di indagine anche al fine di confrontare l'area interessata dalla scoperta con altri contesti simili.
Naturalmente, questo significa che servono fondi e competenze. Sui fondi, ciò che lei ha detto è praticamente di scarsissimo rilievo perché non ha fatto riferimento a quello che noi chiedevamo con l'interrogazione, e cioè non ha fatto riferimento alle risorse relative. Per questo noi abbiamo voluto segnalare al Ministero questa vicenda, perché si tratta dell'unico sito archeologico scoperto ad oggi in Valle d'Itria e tutto questo è indispensabile per rilanciare l'immagine, non solo di quel territorio, ma dell'intero Paese che in questo periodo grida allo scandalo per l'incuria e il degrado in generale del patrimonio culturale.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LORENZO RIA. Concludo, signor Presidente, rinnovando l'auspicio affinché il Governo possa intervenire direttamente e concretamente per la ricerca di una soluzione concreta e celere rispetto alla questione che abbiamo sollevato, perché se la strada dovesse continuare il suo percorso - così come era previsto inizialmente e così come ci risulta essere nella volontà degli amministratori locali interessati - e dovesse essere realizzata su quel sito il danno sarebbe davvero molto grave.

PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Caliendo che oggi sostituisce il collega Giro che ha una lieve infermità.
È così esaurito lo svolgimento della interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative per la bonifica dei siti contaminati di interesse nazionale.

La seduta, sospesa alle 11,40, è ripresa alle 15,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Caparini e Jannone sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,06).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di Pag. 8preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Proclamazione di un deputato subentrante.

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito della presa d'atto, nella seduta odierna, delle dimissioni del deputato Valerio Cattaneo, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, in data odierna - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361 - che il candidato che, nell'ordine progressivo della stessa lista n. 4 - Il Popolo della Libertà nella medesima II circoscrizione Piemonte 2, segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Marco Botta.
Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la II circoscrizione Piemonte 2, Marco Botta.
Porgo all'onorevole Botta i migliori auguri di buon lavoro.
Si intende che da oggi decorre il termine di 20 giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Marco Botta, proclamato in data odierna, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare del Popolo della Libertà.
Sospendo la seduta per consentire l'ulteriore decorso del termine di preavviso.

La seduta, sospesa alle 15,10, è ripresa alle 15,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

In ricordo dell'onorevole Alcide Berloffa.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Onorevoli colleghi, comunico all'Assemblea che è venuto a mancare, il 25 febbraio scorso, all'età di ottantotto anni, l'onorevole Alcide Berloffa, illustre esponente della Democrazia cristiana altoatesina, già membro della Camera dei deputati nella II, III, IV e VI legislatura.
Nato a Trento il 23 luglio 1922, Alcide Berloffa ha iniziato la propria attività politica nel 1948 come consigliere comunale della Democrazia Cristiana del comune di Bolzano, per poi essere eletto nel 1953 alla Camera dei deputati. Nella sua esperienza parlamentare è stato componente delle Commissioni affari costituzionali, interni, bilancio, finanze, lavoro e previdenza sociale, igiene e sanità pubblica. Nella sua lunga militanza politica, ha profuso un profondo impegno in favore della positiva soluzione della questione dell'autonomia altoatesina: fin dal 1961, infatti, è stato componente della Commissione dei diciannove, costituita dal Governo con il compito di presentare delle proposte di soluzione. Ha, quindi, avuto un ruolo di primo piano nelle trattative relative al cosiddetto «pacchetto», contenente le misure in favore delle popolazioni altoatesine che avrebbero costituito la premessa del secondo Statuto di autonomia della regione Trentino-Alto Adige, entrato in vigore nel 1972.
Nei successivi vent'anni, fino alla chiusura della controversia con l'Austria, Berloffa, nell'ambito delle cosiddette Commissioni dei dodici e dei sei per l'attuazione dello Statuto, ha poi contribuito attivamente alla completa realizzazione del percorso di autonomia. Nominato consigliere di Stato nel 1977, dal 2002 al 2006 ha ricoperto l'incarico di vicepresidente del Consiglio della Libera università di Bolzano. Pag. 9
Schivo, rigoroso, con un grande senso dello Stato e delle istituzioni, espressione della migliore tradizione del cattolicesimo democratico trentino, Alcide Berloffa è stato un uomo che si è speso con passione, generosità e impegno per disarmare le diffidenze e porre le basi di una convivenza pacifica e costruttiva tra le popolazioni dell'Alto Adige.
È con rimpianto e riconoscenza, anche personale per avermi onorato della sua amicizia politica, che lo ricordiamo qui oggi. Invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi).

GIANCLAUDIO BRESSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, Aldo Moro il 15 settembre del 1966, in quest'Aula, in replica al dibattito parlamentare sulla vertenza dell'Alto Adige, quando si richiedeva fermezza nella difesa delle ragioni dello Stato italiano, così si esprimeva: «Il patrimonio che la nostra storia di sofferenza e di sangue ha accumulato non sarà disperso, ma si richiede anche giustizia, ma si richiede rispetto, ma si richiede volontà di utilizzare tutti gli strumenti che la vita democratica offre per riconoscere i loro diritti agli uomini e ai gruppi. Ciò non è incompatibile con l'idea della Nazione, ma la prepara e la rende possibile». Sono parole di Aldo Moro indiscutibilmente, ma in queste parole c'è tutta intera la storia politica di Alcide Berloffa.
Un uomo discreto, un uomo profondo, un democratico sincero e appassionato, che ha contribuito a scrivere un pezzo importante della storia d'Italia e d'Europa. Sì, perché qui alla Camera dei deputati, che lo ha visto sedere per quattro legislature, desidero ricordarlo non come l'uomo che, insieme a Silvius Magnago, ha riscritto la pagina dell'autonomia dell'Alto Adige Südtirol, ma come l'uomo che ha contribuito a scrivere una pagina, non molto conosciuta, ma cruciale, nella storia italiana ed europea, quel passaggio che ha impedito che una coda del secondo conflitto mondiale potesse essere occasione di scontro nel cuore dell'Europa degli anni Sessanta.
Moro conosce Alcide Berloffa nel luglio del 1953, eletto per la prima volta deputato. Come ricorda lo stesso Berloffa, ebbe occasione di apprezzarne le qualità di «pedalatore» alla ricerca, nel palazzo di Montecitorio, dei colleghi necessari per assicurare l'esito delle votazioni in Assemblea. Questo giovane deputato pedalatore si rivelerà l'arma segreta di Moro quando, divenuto Presidente del Consiglio alla fine del 1963, dovrà gestire la fase più delicata della trattativa con l'Austria sul piano internazionale e con le popolazioni dell'Alto Adige sul piano interno per la chiusura della vertenza sull'Alto Adige, conseguenza delle risoluzioni dell'ONU a seguito del ricorso dell'Austria.
Il lavoro instancabile di Berloffa a Roma, Vienna e Bolzano, che culminerà con il decisivo incontro a Cavalese tra il Presidente Moro e il cancelliere austriaco Klaus nell'estate del 1965, e i due incontri tra Moro e Magnago a cavallo tra il 1966 e il 1967 sono i passaggi decisivi che porteranno all'approvazione del pacchetto di misure per la soluzione dei problemi dell'Alto Adige nel dicembre del 1969.
Moro, Klaus, Kraiski, Waldheim e Andreotti hanno scritto la storia d'Europa di quegli anni, ma il tessitore discreto e il maestro artigiano che ha saputo tenere insieme i fili di quel pezzo di storia si chiama Alcide Berloffa: un italiano dell'Alto Adige che ha saputo scrivere la pagina più alta e più bella della storia della convivenza con discrezione, misura, lucidità e determinazione, pagando anche di persona scelte che in quel momento egli sapeva essere necessarie, anche se non sempre popolari; anzi, per qualcuno, a Bolzano come a Roma, troppo ossequiente e pavido, foriere di quello che sarebbe poi stato definito il disagio per gli italiani dell'Alto Adige. Ma Alcide Berloffa ha scritto nel suo ultimo libro: quando abbiamo Pag. 10lavorato per soluzioni di giustizia e di pace, non abbiamo avvertito alcun disagio.
Mi piace ricordare Alcide Berloffa così: un uomo politico che sapeva guardare alla storia prima che alla cronaca; un esempio prezioso e oggi raro, ma, proprio per questo, ancora più prezioso (Applausi).

SIEGFRIED BRUGGER. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, ricordiamo anche noi, rappresentanti del Südtiroler Volkspartei, oggi in quest'Aula, con grande stima e rispetto, Alcide Berloffa, uomo politico fra i più importanti che ha espresso la comunità italiana dell'Alto Adige Südtirol, uno dei padri del secondo Statuto di autonomia e di numerosissime norme di attuazione dello Statuto stesso, sostenitore convinto del valore della convivenza pacifica tra i gruppi linguistici.
Uomo schivo, determinato, sensibile, convinto della missione che doveva e voleva compiere, ha rappresentato il meglio della Democrazia Cristiana negli anni del dopoguerra. L'affermazione dell'autonomia speciale è stata la ragione del suo impegno civile e politico come parlamentare della Democrazia Cristiana dal 1953 per quattro legislature, come presidente delle Commissioni paritetiche dei sei e dei dodici dal 1972 al 1994, come importante interlocutore politico e istituzionale di Magnago e di Benedikter, altri padri del secondo Statuto di autonomia, e infine come consigliere di Stato dal 1977 al 1994.
Vi è una visione profonda della politica che ha ispirato la sua vita, in cui la fedeltà a principi e valori si è manifestata nella loro costante e irrinunciabile attuazione. È per queste ragioni che il suo impegno di elaborazione dei contenuti dello Statuto di autonomia non è mai stato messo in crisi dalle contrapposizione ingiuste e dalle accuse inconcepibili di cui una parte della politica italiana locale è stata responsabile nei suoi confronti.
Come esponenti del Südtiroler Volkspartei abbiamo sempre riconosciuto ed intendiamo ricordare il suo pensiero politico, le sue capacità di dialogo e di confronto così profonde da essere irrinunciabili, indisponibili alla polemica politica perché lungimiranti, in una visione dell'autonomia che è sempre stata un'idea di comunità, di democrazia condivisa e, per questa natura, non incompiuta, egli è concepito nel suo rapporto politico con Alcide De Gasperi prima e con Aldo Moro poi.
La convivenza tra tedeschi, italiani e ladini in Alto Adige Südtirol è oggi un modello di governo e di coesistenza, perché nella costruzione dell'autonomia la ricerca dell'intesa tra i diversi gruppi linguistici non è mai stata considerata da Alcide Berloffa un disvalore o una rinuncia. Non vi sono state nel suo pensiero politico maggioranze e minoranze, ma pari ragioni chiamate a coesistere, a conoscersi e ad essere solidali.
Nel corso di vent'anni, dal 1972 al 1992, egli ha difeso le opportunità di futuro dell'Alto Adige. Questo impegno ci consente oggi di poter affermare che è stata una storia di apertura, di condivisione di diritti e di autonomia. È stata la sua storia e la nostra storia. Rendiamo onore ad un grande politico che ha fatto crescere la pacifica convivenza nella nostra terra (Applausi).

GIORGIO HOLZMANN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO HOLZMANN. Signor Presidente, mi unisco, ovviamente, al cordoglio espresso nel ricordare la figura di Alcide Berloffa, che è stata una delle persone che, insieme ad altre, ha lasciato un profondo segno nella storia recente della provincia di Bolzano, dal dopoguerra ad oggi.
Sicuramente, l'Alto Adige nel primo dopoguerra ha vissuto un periodo molto travagliato e difficile. Anche nel corso delle trattative di pace, sino all'ultimo momento sembrava che il territorio della Pag. 11provincia di Bolzano ci potesse essere tolto. Alla fine, invece, è rimasto all'interno del tessuto nazionale e si è arrivati alla stipulazione del cosiddetto patto De Gasperi-Gruber, un accordo, non un trattato internazionale, in quanto non è stato ratificato dai Parlamenti italiano ed austriaco. Si tratta di un accordo che, però, è stato allegato al Trattato di pace e, su quella base, l'Italia si è impegnata a concedere una speciale autonomia alla provincia di Bolzano.
Ciò nondimeno si è arrivati al primo Statuto di autonomia e, soprattutto, alla stagione degli anni Sessanta, segnati purtroppo dal terrorismo che ha lasciato in Alto Adige una lunga scia di sangue e quindici vittime, soprattutto tra gli appartenenti alle forze dell'ordine. Sono stati anni sicuramente difficili, in cui la presenza dell'onorevole Alcide Berloffa è stata determinante nelle trattative per giungere all'autonomia speciale che, certamente, ha rappresentato un'occasione di sviluppo e di benessere per l'Alto Adige, che oggi è una delle province, sotto tanti indicatori, presa ad esempio per quanto riguarda lo stato sociale, la disoccupazione e la ricchezza pro capite.
Certamente, questo è stato un valore importante per tutta la popolazione dell'Alto Adige, ma non posso non rilevare che, con quell'autonomia, la comunità di lingua italiana si è trasformata in una vera minoranza in quel contesto. Proprio per questa minoranza di lingua italiana ben poco, per non dire nulla, si è previsto in termini di norme di tutela. Quindi, un'autonomia certamente utile, prodiga di benefit per tutta la popolazione, ma che non ha tenuto conto di un corretto rapporto con la minoranza nazionale.
Mi unisco indubbiamente al cordoglio e anche al ricordo dell'uomo politico, al rispetto per il suo impegno, ma, certamente, pongo un distinguo per quanto riguarda un impegno che non vi è stato con altrettanta energia nei confronti della comunità di lingua italiana (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

MARIALUISA GNECCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, intervengo anch'io per ricordare la memoria di Berloffa, anche se devo dire, dopo il collega Holzmann, che pure per noi italiani dell'Alto Adige Berloffa è stato il padre dell'autonomia ed è stato l'uomo della convivenza. Noi vediamo in lui una figura ponte molto importante. Dobbiamo anche ricordare che in questi mesi sono morti Silvius Magnago, Alfons Benedikter ed anche Pietro Mitolo, che su fronti opposti ha pur lavorato nella nostra provincia.
Berloffa avrebbe sicuramente voluto un funerale privato ed avrebbe sicuramente pensato di non essere degno neanche di un ricordo in Parlamento o in altre situazioni, proprio perché, come hanno ricordato la Presidente Bindi e i colleghi Bressa e Brugger, è sempre stato un uomo schivo, che ha amato lavorare e soprattutto lavorare per tutti e tre i gruppi linguistici.
Ho scelto quindi di ricordarlo leggendo alcune righe scritte da lui, nel libro a sua firma, pubblicato nel 2004, Gli anni del pacchetto, che è quasi stato costretto a scrivere, per fornire la visione di colui che ha lavorato per il «pacchetto» e che ha lavorato anche per gli italiani della sua terra. Scelgo la parte conclusiva, nella quale ci lascia un insegnamento secondo me molto importante. Cito quindi testualmente tale insegnamento e il suo messaggio: «Ciascuno di noi ha l'interesse e, quindi, il dovere preciso di cogliere ogni occasione, per contribuire alla continuità dell'evoluzione positiva della comunità. In particolare gli anziani, che hanno vissuto i pericoli del passato, devono mantenersi coerenti e attivi, in appoggio alle scelte politiche che hanno aiutato la ripresa degli ultimi anni. Il loro esempio, serio e costante, aiuterà anche i giovani». Credo che questo insegnamento di Alcide Berloffa sia importante per tutti noi.
Alcide ha anche ottenuto il premio Gargitter nel 2001 e si è arricchito, quindi, Pag. 12«al di là di ogni suo merito» - queste erano le sue parole - di questo nuovo riconoscimento, con la decisione delle associazioni cattoliche dei tre gruppi linguistici di assegnare a lui il premio vescovo Josef Gargitter per aver creduto nella possibilità di una convivenza fertile e serena. Noi pensiamo proprio che un premio così impegnativo - che lui ha esteso nel suo intimo a quanti hanno lavorato e lavorano nello stesso spirito, ovvero nello spirito della convivenza - sia stato proprio un premio che a lui andava assegnato.
Alcide Berloffa e tutta la sua famiglia sono per noi un insegnamento e la continua e costante testimonianza, di come, anche in anni difficili, si siano espresse positivamente la comunità italiana e gli esponenti dell'allora Democrazia Cristiana. Ripenso anche al Partito Comunista, al PC, che in Parlamento votò lo statuto di autonomia, pur essendo all'opposizione, pagando a duro prezzo quel voto, ma che credo sia stato importante.
Sono orgogliosa di vivere in Alto Adige-Südtirol e di vivere l'autonomia e sono orgogliosa di essere italiana in quella provincia e di rendere merito a tutti gli italiani, che prima di noi hanno lavorato per questo grande progetto di convivenza, ed orgogliosa anche per come noi, adesso insieme alla Südtiroler Volkspartei, gestiamo e governiamo la provincia, convinti che sia l'unico modo per gestire la convivenza nella nostra terra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Seguito della discussione delle mozioni Bratti ed altri n. 1-00510, Libè ed altri n. 1-00569, Piffari ed altri n. 1-00571, Di Biagio ed altri n. 1-00572, Lo Monte ed altri n. 1-00573, Tommaso Foti ed altri n. 1-00574, Guido Dussin ed altri n. 1-00575, Mosella ed altri n. 1-00576, concernenti iniziative per la bonifica dei siti contaminati di interesse nazionale (ore 15,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Bratti e altri n. 1-00510, Libè ed altri n. 1-00569, Piffari ed altri n. 1-00571, Di Biagio ed altri n. 1-00572, Lo Monte ed altri n. 1-00573, Tommaso Foti ed altri n. 1-00574, Guido Dussin ed altri n. 1-00575, Mosella ed altri n. 1-00576, concernenti iniziative per la bonifica dei siti contaminati di interesse nazionale (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 28 febbraio 2011, sono state presentate le mozioni Tommaso Foti ed altri n. 1-00574, Guido Dussin ed altri n. 1-00575, Mosella ed altri n. 1-00576, che sono già iscritte all'ordine del giorno.
Avverto che è stata presentata in data odierna la risoluzione Zamparutti ed altri n. 6-00069, il cui testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A - Risoluzione).
Avverto altresì che è stata testé presentata la mozione Alessandri, Bratti, Tommaso Foti, Guido Dussin, Piffari, Di Biagio, Libè, Commercio ed altri n. 1-00584, il cui testo è in distribuzione e contestualmente le mozioni all'ordine del giorno e la risoluzione Zamparutti ed altri n. 6-00069 sono state ritirate dai presentatori (Vedi l'allegato A - Mozioni).

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire esprimendo il parere sulla mozione Alessandri, Bratti, Tommaso Foti, Guido Dussin, Piffari, Di Biagio, Libè, Commercio ed altri n. 1-00584.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

Pag. 13

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, ritengo che il dibattito in corso sia assolutamente rilevante, anche se sarebbe stato molto più opportuno svolgerlo in riferimento a un provvedimento del Governo che affrontasse in maniera organica la questione delle risorse, delle soluzioni e dell'iter della procedura per la bonifica dei siti inquinati nel nostro Paese, mentre siamo costretti a svolgerlo su una mozione che è un atto di indirizzo presentato dal nostro gruppo e successivamente sottoscritto anche da altri gruppi parlamentari. Intendo riferirmi naturalmente e rinviare agli interventi dei miei colleghi svolti in sede di discussione sulle linee generali e richiamare alcune delle questioni più centrali rispetto a quanto è stato oggetto della medesima discussione. La prima questione riguarda la grave carenza di capacità di sintesi che il Ministero ha mostrato nel rimpallo delle competenze con le regioni. Il problema della bonifica dei siti inquinati rappresenta un nodo centrale per il riutilizzo di molte aree che nel nostro Paese potrebbero avere la capacità di essere un volano per l'economia e che, invece, per l'incapacità che questo Governo sta dimostrando nei fatti di fare sistema, oltre che di disporre delle risorse necessarie, si sta traducendo in una palla al piede per l'economia delle medesime aree, nelle quali la volontà che emerge con chiarezza nei fatti, nei procedimenti amministrativi e nelle scelte operate, è quella di rimpallare i costi per le bonifiche a discapito non solo di chi ha inquinato - e questo è giusto - ma anche di chi, in buona fede, ha acquistato o si è insediato su aree che non ha inquinato e che, successivamente, sono state inserite all'interno di perimetri con provvedimenti ministeriali. Sui medesimi soggetti, che sono arrivati e hanno realizzato iniziative imprenditoriali non inquinanti, si vogliono riversare oneri assolutamente inaccettabili, perché non sono di loro competenza. Credo che, da parte del Ministero, ci dovrebbero essere una segnalazione e un indirizzo chiari, nel senso che è tenuto a pagare solo chi ha inquinato e non chiunque si sia insediato all'interno di un sito, anche se è arrivato da pochi anni, anche se si tratta di un'area pubblica successivamente perimetrata e identificata come sito inquinato, negandosi in tal modo la buona fede a tanti imprenditori che hanno insediato le loro attività industriali in aree in cui gli oneri che vengono imposti dalla pubblica amministrazione diventano oggi insostenibili. Ciò perché qualunque imprenditore abbia una azienda, in un'area inserita all'interno di un perimetro identificato con decreto ministeriale come inquinato, si trova semplicemente e banalmente nei suoi rapporti con la banca in una situazione di handicap, perché la banca svaluterà l'azienda e concederà con più difficoltà linee di credito a chi è gravato da un onere simile. Si tratta di una situazione che si verifica in molte parti d'Italia.
Alcune regioni hanno saputo mettere in campo iniziative utili, altre regioni non lo hanno fatto, ma non lo hanno fatto anche perché non c'è stata un'interlocuzione dovuta e puntuale da parte di questo Ministro. Quindi, signor Ministro, le chiedo di riprendere in mano la vicenda, anche alla luce dell'indirizzo che questo Parlamento le esprime, e soprattutto di riuscire a far prevalere quel principio di legge per il quale chi non ha inquinato non è tenuto a pagare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Laratta. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LARATTA. Signor Presidente, per quanto riguarda la vicenda dell'esistenza di siti contaminati nel nostro Paese, credo si tratti di una emergenza nazionale sottovalutata da tutti i punti di vista, non solo per quanto riguarda il profilo ambientale, ma anche per quello che riguarda la contaminazione di intere aree, le relative conseguenze sulla salute dei dipendenti, delle imprese, dei cittadini, e di quanti vi abitano, conseguenze anche sul turismo e sull'agricoltura. Si tratta di conseguenze gravi che però nel nostro Paese in effetti non sembrano suscitare allarme più di tanto, se non in alcuni momenti Pag. 14particolari in cui si verifica il caso, come quello della nave dei veleni, o in occasione di manifestazioni, o di intervento di giornali e di televisioni, mentre poi passa tutto inosservato.
L'attenzione di questo Governo rispetto all'emergenza ambientale, emergenza relativa ai siti inquinati, è tale per cui si può dire che questa emergenza - anche in questo caso - viene sempre più sottovalutata. È vero, ci sono ragioni che riguardano l'incertezza dei tempi autorizzativi, le difficoltà organizzative, procedurali e burocratiche dello stesso Ministero, ma c'è anche una questione di scelte, di politica. Vorrei sottolineare soltanto il dato del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (qui c'è il Ministro) secondo il quale nel 2011 - lo leggiamo - il capitolo del bilancio relativo alla conservazione del territorio, trattamento e smaltimento di rifiuti e bonifiche, risulta ridotto del 33 per cento. Questo lascia intendere in maniera veramente preoccupante il totale disinteresse del Governo di questo Paese rispetto a questa emergenza. Ci sono i fondi tagliati del 33 per cento, mentre i fondi che sono stati utilizzati sono stati impiegati in ritardo e non hanno prodotto effetti. È chiaro quindi che il Governo deve necessariamente intervenire nel risanamento di aree fondamentali per l'economia, per l'ambiente, per la salute dei cittadini, e deve intervenire in maniera rapida e urgente. Ora per quanto riguarda la Calabria, la mia regione, di recente mi sono occupato del caso della cittadina di Paola (in provincia di Cosenza, nel territorio cosentino), in un quartiere nel quale ha operato per quarant'anni una centrale telefonica di Stato che ha provocato danni enormi: decine di morti, un'intera famiglia di sei persone distrutta in dieci anni (tutti morti per tumore), e nessuno ha pagato, nessuno paga, nessuno assiste i cittadini. Sorvolo sulle emergenze di questa nostra regione, definita spesso come una sorta di pattumiera, sia per quanto riguarda il versante del Tirreno che quello dello Ionio, sulle navi e sugli inquinamenti, ma intendo parlare in particolare della vicenda di Crotone. In Calabria intanto sono stati censiti centinaia di siti, alcuni definiti ad alto rischio, altri a medio rischio, altri ancora a rischio inferiore, ma tutti comunque con conseguenze drammatiche per il territorio, per l'ambiente e per la salute dei cittadini. Il sito di Crotone in particolare è interessato da una compromissione di natura socio-sanitaria ed ambientale dipendente dalla contaminazione di metalli pesanti, Presidente, come lo zinco, il piombo, il rame, l'arsenico, dovuti tutti all'attività industriale svolta in quella città, che per 80 anni è stata al centro di una industrializzazione selvaggia. Tale industrializzazione non ha rispettato l'ambiente, non ha rispettato nulla su quel territorio. Il perimetro dell'area comprende un territorio quindi di circa cinquecento ettari a terra e di millecinquecento ettari a mare, quindi parliamo di una condizione molto estesa, molto grave, nell'area di Crotone, dove hanno per anni insistito e sono state attive industrie come l'ex Montedison, l'ex Pertusola, e tante altre, il che significa quindi decine di discariche, decine di attentati all'ambiente.
Vorrei dire velocemente, poi, signor Presidente, della bonifica del sito di Crotone; è necessario ed urgente intervenire con una nuova riparametrazione con adeguate risorse destinate agli enti locali, ai comuni e alla provincia - ne sa qualcosa l'onorevole Oliverio che su questo si batte -, perché è necessario che il comune abbia le risorse. Non è possibile che 10 milioni di euro, arrivati anche in ritardo, insufficienti, possano risolvere un problema così drammatico. Per cui, vi è la necessità della nuova riparametrazione, di risorse adeguate, di interventi degli enti locali, regione e provincia e, soprattutto, il comune, il cui sindaco su questo ha lanciato allarmi in tutta Italia per tantissimi mesi ed anni inascoltato. Vi è bisogno che il Governo, da questo punto di vista, intervenga - ecco perché noi lo chiediamo con questa mozione come Partito Democratico -, ma intervenga subito perché la situazione è grave da tutti i punti di vista (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 15

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, abbiamo dato la disponibilità a lavorare per una mozione unitaria su un tema che è molto importante. Ne parliamo da tempo, in Commissione ed in Aula, ma i fatti stentano a venire. La difesa del territorio, la difesa del futuro, la difesa di quello che sarà l'ambiente dove vivranno i nostri giovani. Abbiamo sottoscritto, insieme a tanti altri, una richiesta di impegno - perché questo è - al Governo affinché si possa investire in un settore importante che serve a rendere competitivo il nostro Paese.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 16)

MAURO LIBÈ. C'è una questione morale, c'è una questione etica che già dovrebbe portarci a prendere degli impegni e ad agire rapidamente su questo tema, ma c'è anche una questione economica: noi siamo il Paese considerato la patria delle bellezze, la patria delle risorse culturali, la patria del turismo, poi roviniamo tutto questo con gli scandali che continuano ad uscire, giorno dopo giorno, in tante aree del Paese. Sono 57 le aree indicate, ma sappiamo bene che, nella realtà, sono ancora di più. Noi, come partito dell'Unione di Centro, signor Ministro, ci siamo impegnati tante volte a sostenere il Governo gratuitamente - lo ripeto ad alta voce - senza nessuno scambio perché crediamo nella necessità di dare sviluppo, di dare una svolta alle tante promesse mancate. I nostri impegni sono sempre stati chiari; ci siamo impegnati, senza paura di sporcarci le mani, per il nucleare, per la realizzazione dei termovalorizzatori, per gli impianti che servono, anche economicamente, a far stare meglio le famiglie di questo Paese che faticano, senza demagogia, senza inseguire il populismo che, tante volte, troppo spesso, purtroppo - ahimè -, vediamo affiorare anche dai banchi del Governo. Dicevo, dunque, che ci siamo impegnati, ma su questo continuiamo a ribadire che, per realizzare impianti importanti che impattano psicologicamente sui timori, sulle paure, sui mal di pancia, dei cittadini, per primi dobbiamo dare dei segnali, dobbiamo dare l'esempio. E il primo esempio è proprio quello di dimostrare che chi governa questo Paese, non solo la maggioranza, ma tutti quelli che sono impegnati all'interno di quest'Aula, hanno a cuore la tutela del territorio.
Le bonifiche servono per bonificare, come dice il nome stesso, ma servono prima di tutto per ridare quella fiducia ai cittadini che chi governa ha innanzitutto a cuore la sua salute, la salute di chi deve subire queste iniziative. Purtroppo, fino ad oggi, questo non è avvenuto e noi, con tanta buona volontà, ci impegniamo su questa mozione chiedendo che sia una mozione, come dite tanto spesso, del fare, una mozione che impegna, che non resti lettera morta, che - ahimè - in questi giorni serva magari ad occupare un'oretta o due di lavoro parlamentare, perché qui giochiamo veramente con la vita dei nostri figli, con la tutela di un Paese importante, ma anche con il rinnovo di quell'impegno per sviluppare economicamente un Paese che ha bisogno di crescere.
Sapete bene che gli interventi in questo campo potrebbero ingenerare un volano economico importantissimo, un volano economico per quanto riguarda gli interventi in senso stretto. Infatti abbiamo tante aziende in Italia qualificate per fare questo e servirebbe anche a rimettere in moto un'economia che molte volte è asfittica, che molte volte stenta, ma servirebbe anche a ridare quella fiducia a tutti i cittadini del mondo che ci guardano con interesse, che vogliono venire in Italia per fare turismo vero, che ci potrebbe portare molte risorse.
Noi vogliamo quelle risorse, signor Ministro, da lei aspettiamo un impegno affinché sia mantenuta questa mozione e affinché tutto quello che ho detto ma anche quel turismo non sia una bandiera tra le labbra del Ministro Brambilla ma Pag. 16diventi una cosa reale per i tanti operatori italiani (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, onorevole Ministro, onorevoli colleghi e colleghe. Il fatto che le mozioni siano state unificate anche con il parere positivo del Governo sono il segno di una preoccupazione largamente condivisa in quest'Aula, che già la discussione sulle linee generali aveva evidenziato e che ci deve confortare perché il comune sentire aiuta il processo e lo può certamente migliorare. L'esigenza di salvaguardare il patrimonio ambientale e paesaggistico del nostro Paese e la necessità di tutelare la salute dei cittadini devono essere al centro delle nostre azioni e devono rappresentare la spinta verso interventi seri, volti a preservare e rilanciare il territorio e le piccole e medie imprese che in esso operano.
Abbiamo presentato la nostra mozione come Alleanza per l'Italia con l'intento di porre l'attenzione su un fenomeno grave, di cui si parla troppo poco. Oltre il 3 per cento del territorio del Paese è contaminato: poli chimici, industrie a rischio, aree industriali dismesse, discariche abusive sono solo alcuni dei luoghi che rientrano tra i 57 siti contaminati di interesse nazionale individuati con decreto del Ministero dell'ambiente, del territorio e del mare che attendono di essere bonificati. Sono porzioni di territorio che per molti anni hanno subito l'accumularsi di materiali inquinanti e pericolosi che hanno impregnato il terreno e in alcuni casi le falde acquifere.
Azioni illecite unite ad una totale indifferenza degli equilibri ambientali, carenza di controlli, scarse informazioni relative alla pericolosità e alle conseguenze delle lavorazioni e degli scarti delle attività produttive, mala amministrazione del ciclo dei rifiuti hanno prodotto nel tempo i 12.638 siti di interesse nazionale ovvero quelle aree del territorio definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali e ambientali. Si tratta di un problema reale e molto serio, un'emergenza che non si può sottacere. Parliamo qui di tutela della salute dei cittadini e di salvaguardia del patrimonio ambientale e paesaggistico: due aspetti neanche a dirlo profondamente legati tra di loro.
L'Organizzazione mondiale della sanità ci ricorda l'importanza delle malattie cronico-degenerative che le evidenze scientifiche permettono di attribuire ai rischi ambientali. Ma parliamo qui anche di opportunità, di riqualificazione per zone a vocazione industriale che potrebbero attrarre investimenti e tornare ad essere parte integrante del ciclo produttivo. Ricordiamo che il programma nazionale di bonifica individua tra le aree che richiedono gli interventi più urgenti le aree urbane industriali di Napoli, Trieste, Piombino, La Spezia, Brescia, Mantova e i petrolchimici di Porto Marghera, Brindisi, Taranto, Priolo, Gela.
Ci allarma il dato secondo cui le bonifiche soprattutto a livello nazionale sono state compiute solo in minima parte. Qualche passo avanti è stato fatto per gli stabilimenti Eternit di Bagnoli, di Casale Monferrato, di Siracusa o per l'impianto Fibronit di Bari ma per quanto concerne la stragrande maggioranza dei siti di interesse nazionale continuano gli imperdonabili ritardi sugli interventi di messa in sicurezza, di emergenza, sulle caratterizzazioni, sui progetti preliminari e definitivi della bonifica.
Per di più, anche in questo settore è intervenuta la scure dei tagli da parte del Governo: centinaia di milioni di euro che erano destinati alla bonifica dei siti sono stati bloccati. La conseguenza sarà il blocco dei lavori di caratterizzazione e bonifica in molte zone, con un ulteriore rinvio laddove i lavori non erano neanche partiti. Pag. 17
Con il nostro dispositivo, come Alleanza per l'Italia, abbiamo chiesto al Governo di impegnarsi ad attuare operazioni di bonifica, messa in sicurezza e risanamento ambientale dei siti inquinati, per garantire la salubrità delle acque e dei terreni e la tutela della salute; a far sì che gli interventi di bonifica ed il ripristino ambientale privilegino il ricorso a tecnologie innovative, nell'ottica di una maggiore sostenibilità ambientale; a prevedere un riordino della materia per quanto riguarda gli aspetti normativi ed organizzativi, oltre che per quel che riguarda risorse disponibili anche nel senso di un possibile recupero del tessuto industriale ed economico dei territori interessati; a predisporre azioni finalizzate a prevenire tali fenomeni attraverso una rete più efficace di controlli e la previsione di sanzioni più gravi per coloro che si rendono responsabili delle diverse forme di inquinamento; a fissare tempi certi nella realizzazione e conclusione delle procedure di bonifica e messa in sicurezza ed eventuale riconversione e reindustrializzazione dei terreni interessati; a promuovere azioni per la riqualificazione economica e sociale dei siti industriali contaminati, la cui valorizzazione risulta strategica sia per la tutela dell'ambiente sia per l'economia nazionale.
Noi confidiamo che la mozione unitaria possa essere ampiamente accolta, ma soprattutto possa trovare nel Governo una disponibilità a risolvere problemi urgenti e non più rinviabili (Applausi dei deputati del gruppo Misto - Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Strizzolo. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, ritengo positivo anch'io il fatto che ci si occupi di un tema così importante come quello dell'attività di bonifica, di risanamento e di recupero delle zone inquinate, che purtroppo sono molte nel nostro Paese: diversi colleghi hanno illustrato molto bene i contenuti delle varie mozioni ed anche io sottolineo positivamente il fatto che, una volta ogni tanto, il Ministro competente in materia dedichi il suo tempo con la presenza alla discussione in quest'aula, perché non sempre i Ministri partecipano alle nostre discussioni, quando si tratta di affrontare questioni legate ai rispettivi Dicasteri.
È un segno importante quindi se c'è la possibilità della condivisione di un documento unitario, perché il nostro Paese deve fare uno sforzo importante e significativo anche in termini finanziari. Purtroppo, come hanno ricordato anche altri colleghi del Partito Democratico, da Bratti che è stato il primo firmatario ad altri, le risorse stanziate sono state diminuite in questi anni per avviare concretamente attività di risanamento e di bonifica di importanti aree che normalmente sono state inquinate per una presenza densa di attività industriali, che negli anni passati hanno certamente portato il beneficio di livelli occupazionali significativi, di sviluppo e di crescita economica, ma che però hanno comportato anche pesanti danni all'ambiente.
Quindi è bene recuperare da questo punto di vista un impegno forte da parte del Governo in sinergia con le regioni e con le istituzioni locali, avviando dei percorsi virtuosi che possano portare non solo al risanamento ed alla bonifica di aree importanti del nostro Paese, ma che possano anche rappresentare un avvio di nuove attività con un grado di equilibrio dal punto di vista del rispetto della tutela dell'ambiente di livello sicuramente più elevato rispetto al passato. Nel nostro Paese, come si diceva, sono diverse le zone interessate: 57 nel censimento a suo tempo fatto.
Alcune di queste ricadono anche nel territorio della mia regione, il Friuli Venezia Giulia, come l'area industriale di Trieste; in particolare, poi, mi riferisco anche alle lagune di Marano e di Grado, che si trovano proprio a ridosso di un'importante zona industriale, quella dell'Ausa-Corno, con la presenza delle industrie chimiche Caffaro. Ebbene, in queste zone vi è una crisi che, in questi anni, ha caratterizzato un aspetto veramente importante per quanto riguarda l'impatto economico, Pag. 18sociale ed ambientale, non solo sul territorio direttamente interessato, ma anche su una parte significativa della bassa friulana e dell'intero Friuli.
Credo che il Ministero debba anche svolgere delle verifiche con attenzione e prego il signor Ministro di prendere nota di questo aspetto, che è relativo anche all'attività dei molti commissari straordinari che, negli anni, sono stati nominati per avviare attività di bonifica dei siti. Mi riferisco, in particolare, al commissario straordinario che, in questo momento, è incaricato di svolgere questo tipo di attività per quanto riguarda le lagune di Grado e di Marano. È necessario, quindi, che il Ministero realizzi una puntuale e costante verifica circa lo svolgimento di questo compito, con riferimento al quale, come sappiamo, il commissario dispone anche di poteri abbastanza rilevanti in ordine a percorsi che possono essere accelerati.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

IVANO STRIZZOLO. Prego il signor Ministro... Signor Presidente, attendo che il Ministro...

PRESIDENTE. Prego, per favore, i colleghi di non distrarre il Ministro dall'ascolto degli interventi in Aula.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, credo che sia importante non solo la presenza fisica del Ministro, ma che debba esservi anche la sua presenza mentale, con un'attenzione a ciò che i diversi interventi cercano di rappresentare su questo argomento.

PRESIDENTE. Deve concludere.

IVANO STRIZZOLO. A tale riguardo, signor Ministro - e concludo, signor Presidente - forse, sarebbe importante che da parte sua, almeno in qualche momento, vi fosse un po' più di coraggio anche all'interno del Consiglio dei ministri, per far valere le ragioni che le sono rappresentate non solo da quest'Aula, ma anche da associazioni economiche, sociali e di tutela dell'ambiente che, in questi anni, hanno svolto un'importante azione di sensibilizzazione verso le istituzioni responsabili. Ciò al fine di realizzare interventi sempre più robusti in materia di risanamento dell'ambiente e, in particolare, dei siti inquinati, che sono oggetto dell'iniziativa parlamentare non solo del gruppo del Partito Democratico, ma anche di altri gruppi.
Signor Presidente, mi auguro che veramente da parte del Governo vi sia un rimpinguamento delle risorse...

PRESIDENTE. Concluda, per favore, onorevole Strizzolo.

IVANO STRIZZOLO. ...per finalizzare - concludo, signor Presidente - questa importante attività di recupero di parti importanti del territorio del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, colleghi, signor Ministro, quella in oggetto è una mozione: ne abbiamo viste tante in questo Parlamento, in questi tre anni. Si tratta di impegni solenni che il Parlamento, nell'Assemblea, chiede al Governo; tuttavia, sappiamo che la sostanza e ciò che conta è il ritorno, cioè l'impegno che il Governo dimostra di mantenere nei confronti dei cittadini.
Questo è uno dei motivi per cui abbiamo accettato di ridurre la mozione ad una minima richiesta e di condividerla con tutti i gruppi parlamentari che ne avevano presentato una propria. Naturalmente, tutti avevano al centro un obiettivo ben preciso, e cioè - in questo caso, cito un'espressione del Governo - «dare una scossa» alla questione del risanamento di siti sul territorio italiano degradati e, purtroppo, in alcuni casi, anzi, in molti casi, neanche più utilizzabili. Si parla di 15 mila siti di interesse regionale e ben 57 di interesse nazionale. Pag. 19
Stiamo parlando del 3 per cento circa del territorio italiano e dire che abbiamo il 3 per cento del territorio degradato, che si va a sommare ai danni derivanti dal dissesto idrogeologico, ci fa un po' riflettere. Vi è una norma che ha ormai superato i dieci anni e che pertanto dovrebbe aver dato i suoi frutti rispetto agli interventi sul territorio: di frutti, invece, ne vediamo pochi. Se vogliamo tradurre in numeri, signor Ministro, possiamo parlare di un 10 per cento di buoni risultati.
Allora, anziché entrare subito nel merito delle questioni che come Italia dei Valori abbiamo voluto evidenziare, vorrei entrare nella sostanza della mozione che ci accingiamo a votare e verso la quale ci esprimeremo in senso favorevole. Intanto, vi è la necessità di ridare energia al Ministero e ad un'azione sul territorio in termini di risanamento di questi siti. Il 2010 ha visto destinare zero risorse verso questa azione importante di recupero del territorio. È chiaro che non può fare tutto il Governo e non può fare tutto lo Stato italiano, ma se non si ha qualcosa che diventa detonatore, che diventa «incubatore» di buoni propositi e di buone iniziative, diventa difficile giungere a dei risultati sul territorio.
Come dicevo, il 2010 ha visto zero risorse impegnate sul risanamento. Certamente qualche azione, in termini di unità, è stata intrapresa, recuperando risorse abbandonate nelle pieghe dei bilanci precedenti, però un conto è parlare di miliardi di euro di investimenti e un altro è parlare di alcune decine di milioni di euro: sono sempre tanti, naturalmente, ma rispetto al danno al territorio non rappresentano neanche delle briciole.
Se è stato volutamente eliminato un finanziamento cospicuo di risorse che il Governo Prodi aveva messo a disposizione, oggi con questa mozione chiediamo al Governo di avere il coraggio di ridestinare le risorse, ma non una tantum, quanto piuttosto in modo pluriennale, in modo tale da dare garanzia e continuità all'azione e alla progettualità che fa capo al Governo.
È fondamentale che il Governo mantenga la capacità di coordinamento attraverso le proprie strutture, valorizzando quelle stesse strutture - con a capo l'ISPRA e l'Enea - che abbiamo lasciato in balia di loro stesse per alcuni mesi e che invece sono strategiche e fondamentali sia per effettuare controlli, sia per fornire delle direttive certe anche rispetto agli interventi guidati dalle regioni e dagli enti locali.
Voglio ricordare, ad esempio, quanto è successo in Lombardia, dove la regione ha impiegato parecchie risorse, ma dove la trasparenza e la verifica della serietà degli interventi sono mancate, portando anche a delle azioni da parte della procura che non avremmo voluto vedere, con arresti o addirittura peggio. Il problema è che in questi casi la macchina si ferma ulteriormente, non accelera. Purtroppo, quando la procura usa strumenti così forti non aiuta ad accelerare i processi: ci aiuta a togliere il «tumore», ma poi occorre avere il coraggio di procedere con ulteriori azioni.
La volontà che è presente nella mozione è quella di dire al Governo che occorre fare di più anche nei controlli; come chiedevamo nella nostra mozione, se ci sono più controlli, è fondamentale una maggiore semplificazione anche delle procedure amministrative, attraverso la valorizzazione del lavoro degli enti locali e delle regioni. Certamente la strada da seguire è quella che passa attraverso gli accordi quadro e il coinvolgimento dei privati. Quando si coinvolgono questi siti, a tutti sta a cuore, oltre alla bonifica dell'ambiente e alla salvaguardia della salute pubblica, anche la salvaguardia delle aziende e dei posti di lavoro che oggi sono più che mai indispensabili.
Coniugare questi due momenti è sicuramente indispensabile ma è altrettanto necessario evitare che qualcuno prenda scorciatoie; questo lo può fare il Governo, capofila sì, nel guidare le conferenze di servizi e quindi nell'approvare progetti, ma capofila anche nel verificare gli interventi e nel garantire, nei confronti dei cittadini, che gli interventi stessi siano validi. Se consentiamo di costruire degli immobili su siti Pag. 20parzialmente risanati, e la gente li compra, come è successo a Milano, accade poi che quei poveri cristi, che nel frattempo hanno acceso mutui, contratto debiti, non potranno mai entrare in possesso di una casa; ecco perché è necessario realizzare con serietà i controlli e garantire che chi investe su questi terreni venga effettivamente tutelato.
Il caso che ho citato, quello di Santa Giulia, in Lombardia, è uno, ma potremmo citarne altri e quindi ribadisco la necessità di effettuare questa azione di monitoraggio costante, precisa e trasparente, utilizzando le nuove tecnologie che Brunetta un po' propone e dispone ed un po' ci toglie, magari frenando anche le gare o i bandi in corso o bloccando la banda larga, che non è la banda Bassotti che ha operato invece sul risanamento in Lombardia. Sarebbe opportuno utilizzare le nuove tecnologie anche sulla questione della trasparenza dei dati forniti ai cittadini che si preoccupano perché le statistiche che le ASL, le regioni, ci forniscono, in termini di malattie tumorali o altro, e che sono più incidenti in un territorio che in un altro, necessitano di massima e assoluta trasparenza.
Prego inoltre il Governo di prestare attenzione, nell'azione di risanamento del territorio, a governare anche il completamento del percorso che è stato avviato dalle regioni in ordine al risanamento sugli edifici privati in termini di eternit, con riferimento al danno che ha creato non solo nei luoghi di lavoro e non solo nei luoghi di discarica, e quindi nei luoghi pubblici; molto è stato fatto nelle scuole, negli edifici pubblici, mentre invece poco è stato fatto in ordine agli edifici privati; si tratta di decine e decine di migliaia di siti sparpagliati per l'Italia che si vanno ad aggiungere a quelli già individuati dai censimenti.
Mi auguro, lo ripeto, che il Governo, il Ministro venga in Commissione fra sei mesi, fra un anno per dire che queste sono le risposte alla mozione che il Parlamento si accinge a votare e quindi mi auguro che fornisca risposte concrete e non si limiti ad approvare questo documento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, gentile Ministro, onorevoli colleghi, le mozioni presentate dalla maggior parte dei gruppi parlamentari in materia di siti contaminati di interesse nazionale rendono chiaro un dramma che non è soltanto ambientale ma socio ed economico al tempo stesso. Per questa ragione un plauso va innanzitutto all'attenzione con cui il mondo politico nelle sedi istituzionali, indipendentemente dalle appartenenze, vuole cominciare a trattare temi così sensibili, temi che spesso coinvolgono direttamente o indirettamente le responsabilità dei cosiddetti «poteri forti» e talvolta di quelli per così dire «oscuri» soprattutto nel sud del Paese. Come è stato ampiamente ribadito in occasione della discussione sulle linee generali, quello di oggi è innanzitutto un atto di responsabilità del Paese nei confronti di se stesso. Ne abbiamo discusso molto nei giorni scorsi, abbiamo analizzato la drammatica fisionomia di siti contaminati sconvolgendoci per i dati elaborati dall'ISPRA e da Legambiente e ancor più per l'incredibile superficialità che insiste nella gestione delle bonifiche. Si è parlato addirittura di un misero 1,50 per cento di aree completamente bonificate o svincolate a seguito di procedura, mentre invece la percentuale delle aree ancora da caratterizzare ammonta al 70 per cento.
Ma oggi registriamo un'inversione di tendenza, che come gruppo Futuro e Libertà per l'Italia ci auguriamo possa essere sostanziale e non meramente formale. Oggi abbiamo avuto modo di confrontarci tra noi proponenti, ascoltando anche gli stessi referenti del Dicastero competente, e ringraziamo l'attenzione del Ministro Prestigiacomo. L'idea di approdare ad un testo unitario e condiviso ritengo possa essere l'approccio più eloquente per un intervento reale e tempestivo su questo versante, Pag. 21anche perché credo di trovare condivisione da parte dei colleghi qui presenti.
L'impellenza e il risanamento di aree deteriorate e compromesse sotto il profilo ambientale ci riguarda in prima persona: riguarda la salubrità delle terre in cui noi viviamo e in cui crescono i nostri figli, ma rappresenta anche un'esigenza sociale ed economica e consente di emancipare vastissime aree che ora risultano inutilizzate e abbandonate a se stesse. Molte di queste hanno un elevato valore strategico per il territorio e per il Paese, e la riabilitazione produttiva di queste potrebbe anche consentire un maggiore appeal economico da parte di investitori italiani e stranieri.
Crediamo che questo sia il momento, da parte del Governo, di abbandonare gli sterili buoni propositi e di passare alla politica di fatti, di cui l'Italia ha un disperato bisogno. In un periodo in cui si parla tanto di giustizia e di durata dei processi sarebbe il caso di introdurre il medesimo concetto per i procedimenti di bonifica e, conseguentemente, di riqualificazione dei territori, per evitare che la lunghezza eccessivamente inutile dei progetti comporti spreco delle risorse impegnate, avanzamento del deterioramento e moltiplicazione delle responsabilità.
Tutto questo, però, come suggerito anche da molti colleghi, deve passare anche attraverso la responsabilizzazione degli enti locali direttamente interessati, che troppo spesso se ne lavano le mani, certi di una competenza non loro. Ritengo anche - e mi auguro che il Governo lo tenga presente, - che vi sia un adeguato meccanismo di informazione istituzionale in materia di coinvolgimento del Parlamento.
Gentile Ministro, dobbiamo restituire al territorio italiano quella dignità economica che l'irresponsabilità e le speculazioni hanno compromesso, senza tanti fronzoli. Dinanzi ad un reale impegno del Governo, che non si perda nella retorica e nel «poi si vedrà», non possiamo che dare il nostro sentito e sincero supporto, ma la nostra attenzione sarà elevata e costante, e terremo monitorate l'attuazione e la piena concretizzazione di questi impegni.
Alla luce di tali auspici, facendomi portavoce del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia, intendo preannunziare il voto favorevole del gruppo alla mozione in esame (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, signor Ministro, per il mio gruppo sia in sede di discussione sulle linee generali, sia questa mattina, sono già intervenuti i colleghi Occhiuto e Libè.
Parlo con qualche disagio e con qualche preoccupazione in più perché, quando ci troviamo a dover discutere sugli atti di indirizzo parlamentare, mi viene qualche elemento di ulteriore e di accelerato imbarazzo, e, come dicevo poc'anzi, di qualche difficoltà.
Sull'ambiente, sui siti e sui rifiuti abbiamo dedicato molte ore. Sono stati presentati strumenti come interpellanze, interrogazioni, mozioni, nonché ordini del giorno. Questo tema è sempre stato affrontato con grande impegno da parte dei colleghi e certamente con un impegno e un attenzione da parte anche del Governo.
Quando mi è stato detto che vi era già una certa convergenza su un testo unificato, ho dato il mio assenso. Tuttavia, o che vi sia un testo unificato (credo che questa sia anche una buona conclusione, un buon approdo) o siano presenti più mozioni, vi è comunque da capire se il Governo e tutti noi abbiamo capito di fronte a quale gravità si trova il Paese quando si parla di siti di interesse nazionale, di rifiuti, di discarica, di inquinamenti vari che hanno colpito il nostro territorio nazionale.
Quindi, ciò investe direttamente la volontà del Governo: o si presentano più mozioni o indichiamo ovviamente delle spese e delle risorse. È un problema soprattutto di volontà politica, signor Ministro, mi gratifichi della sua attenzione! Si tratta di un problema politico, perché questo Parlamento rischia di produrre mozioni Pag. 22e discussioni senza alcuna conclusione. Poi certamente il Governo, quando si è dovuto impegnare, lo ha fatto con qualche risultato, ma la situazione è di una gravità eccezionale. Non si tratta soltanto di bonificare e i fondi sono anche insufficienti per quanto riguarda le bonifiche. Bisogna capire se c'è una politica di prevenzione e questo non attiene semplicemente il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Ciò attiene a tutto il Governo nel suo complesso, perché sul territorio vi sono continuamente delle manipolazioni e delle violazioni attraverso un dispregio delle regole, un comportamento insulso e arrogante da parte delle industrie che producono società nocive all'interno del nostro Paese, nell'impunità generale. Infatti, si sa molte volte dove sono andati a finire i rifiuti, quali sono stati i comportamenti dei titolari di queste aziende, si sa certamente che c'è un disegno o - meglio ancora - un comportamento volto certamente non alla tutela né del territorio, né dell'ambiente e della salute.
Quindi, non so se vi sono altri motivi ed altri elementi o altre discussioni. Ritengo di sì perché la provochiamo noi la discussione. Tuttavia, il problema è di sapere se vi sia una politica di prevenzione e chi sono i responsabili che hanno inquinato. Non si tratta semplicemente di dire che adesso gli stanziamenti ci sono. Io dico che gli stanziamenti sono insufficienti, mentre il Governo mi dirà che questa è ovviamente la capienza del bilancio e i responsabili chi sono? Non pagano mai? Perché non creiamo un fondo attraverso la tassazione di queste imprese che producono sostanze inquinanti? Perché non lo facciamo? Ma è possibile che non vi sia mai alcun responsabile e poi facciamo caricare, carichiamo e ne distribuiamo le spese su tutta la collettività? Anche per quanto riguarda la Calabria, a Cerchiara, la Syndial ha iniziato i lavori.
Su Crotone, signor Ministro, invece, non parlo, perché (forse c'è qualche altro sito di cui parlare), dobbiamo riservargli una seduta a parte. Al riguardo, ci stiamo prendendo in giro con estrema chiarezza. C'è molta ipocrisia, perché a Crotone ci troviamo di fronte al pericolo di una catastrofe incredibile.
Anche quando finanziamo e programmiamo i finanziamenti e gli investimenti, lo facciamo in base a programmi e progetti e soprattutto in base ad esami incompleti, obsoleti e superati, tant'è vero che, ad esempio, si diceva che a Crotone vi fossero delle sostanze inquinanti ad una profondità di 2 metri, invece esse si trovavano a 6 o 7 metri fino a toccare le falde acquifere.
Ma di Crotone dobbiamo parlare un'altra volta, perché su Crotone vi sono state delle disattenzioni, delle miopie - tanto per usare un eufemismo - e atti criminali da parte di tutti. Dobbiamo certamente affrontare questo tema molto importante e fondamentale perché a Crotone vi sono pericoli relativi alla sanità e alla salute dei cittadini e anche perché gli accertamenti e soprattutto le percentuali relative alla diffusione del cancro aumentano sempre di più. A Crotone sono state costruite scuole proprio su questi siti inquinanti e sono sorti dei quartieri. Si tratta quindi di un problema a sé stante, di un problema gravissimo sul quale dobbiamo porre la nostra attenzione.
Noi voteremo a favore di questa mozione - l'ho detto anche all'inizio - non avremmo interesse a dire una cosa diversa; soltanto vorrei capire dove andrà a finire quest'atto di indirizzo parlamentare, quale sarà il suo approdo. Infatti, se finissimo per parlare di siti, di inquinamento e di ambiente, sarebbe poca cosa anche perché, ad esempio, ricordiamo che in Calabria vi è stata la vicenda dei relitti del mare, ossia delle navi che trasportavano sostanze tossiche. Anche su questo aspetto vi è stata una discussione molto confusa e opaca: per alcuni versi occorre capire è vero, o non è vero, che c'è un'attività criminale sia di organizzazioni criminali propriamente dette, sia di criminali che, pur non facendo parte ufficialmente di organizzazioni criminali quali mafia o 'ndrangheta, sono egualmente criminali, egualmente pericolosi, egualmente violenti e ugualmente impegnati a distruggere Pag. 23quello che è un barlume di civiltà ed i principi e presupposti per lo sviluppo economico e sociale.
Il discorso riguarda la salute, il futuro e lo sviluppo di questi territori, per questo non mi impicco su un milione in più o in meno. Voglio capire se c'è un'adeguata attenzione rispetto a questi problemi e rispetto alle procedure richiamate dall'onorevole Occhiuto, se c'è una politica che non sia la politica di un settore o di un Ministero, ma una politica che riguarda la civiltà e la dignità di una realtà e di una nazione per mantenere e garantire i principi della sviluppo civile, umano ed economico di tanti territori del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pippo Gianni. Ne ha facoltà.

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, signor Ministro, intanto l'augurio a lei e a tutte le donne, visto che oggi è la vostra giornata, è che possiate essere felici ora e nel prosieguo della vostra vita e della nostra.
Signor Ministro, lei sa quanto abbiamo seguito con attenzione questo problema dell'inquinamento, lei sa come dal 1984 ad oggi abbiamo fatto tutto quello che era nelle nostre possibilità per consentire alle popolazioni della provincia di Siracusa e di Caltanissetta - quindi di Priolo e Gela - di poter trovare, con riferimento ai lavoratori, le condizioni giuste per lavorare senza avere la paura e la preoccupazione di poter essere colpiti dalle malattie che lei sa benissimo quanto siano gravi in quel territorio. Non mi riferisco soltanto ai bambini nati malformati - che sono stati tantissimi - ma alle malattie gravi come le patologie oncologiche, che hanno sterminato intere famiglie di quel circondario.
Signor Ministro, leggo con grande piacere che quasi tutti i gruppi sono interessati a che si possa procedere rapidamente alle bonifiche dei territori contaminati.
Però, lei sa come le procedure siano abbastanza farraginose. Le risorse sono poche, ma so che lei sta attenzionando il tema con grande diligenza e puntualità. Signor Ministro, non intervengo per dire le stesse cose degli altri, perché sono scontate e siamo tutti d'accordo, ma solo perché la voglio stimolare affinché lei possa fare iniziare rapidamente la decontaminazione, dopo aver fatto tutti gli studi, che ormai sono datati. Sono passati venticinque anni da quando ha presentato il piano di risanamento ambientale dei comuni di Priolo, Melilli e Augusta. Le chiedo di essere ancora più brava e di far partire rapidamente la decontaminazione. Le falde acquifere della provincia di Siracusa e del comune di Priolo infatti sono fortemente inquinate, così come quelle di Gela e sono certo che anche tutti gli altri siti, i cinquantasette siti nazionali, hanno bisogno di un'attenzione particolare, di interventi di varia natura, studi, approfondimenti e convergenze di scienziati.
Ebbene, credo sia arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti. Sono certo che lei saprà farlo al meglio, perché la conosco bene.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guido Dussin. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, se lei permette, vorrei reiterare l'intervento che intendevo svolgere sulla nostra mozione, perché è valido anche per la mozione che è stata convenuta con gli altri gruppi. Consegnerei le parti che attengono alla relazione.
La mozione unitaria ha lo scopo di sollevare le problematiche più emergenti, che incombono in questo momento sul settore delle bonifiche. A seguito di accordi tra tutti i gruppi, la mozione unitaria ha lo scopo di impegnare il Governo su alcuni punti convergenti tra le varie mozioni.
A dire il vero, noi avevamo già convenuto sulle linee principali ed eravamo anche in sintonia con la prima mozione presentata dal collega Bratti. Si tratta di problematiche e, in particolare, della garanzia del coinvolgimento degli enti locali e Pag. 24delle regioni nel procedimento di bonifica dei SIN, della necessità di evitare scelte tecniche ed interventi precostituiti e di tenere conto della sostenibilità degli interventi, anche mediante analisi costi-benefici, della necessità di adeguare e semplificare la normativa ambientale in materia, anche alla luce dell'esperienza maturata, dell'opportunità di assicurare il mantenimento sul territorio delle risorse derivanti dalla transazione - questo aspetto è molto importante -, della necessità di adeguate risorse da potere impegnare per l'attività di bonifica dei siti, dell'obbligo di trasparenza e dell'accessibilità ai dati.
Ringrazio tutti i gruppi per la condivisione raggiunta, che sottolinea la gravità della situazione e la soluzione che si vuole raggiungere. Ringrazio altresì il Ministro Prestigiacomo per il lavoro fatto insieme in Commissione ambiente insieme al nostro presidente Alessandri. Sottolineiamo anche che la Lega ritira la sua mozione ed esprimerà un voto favorevole sulla mozione unitaria (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Guido Dussin, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, intervengo a nome del mio gruppo e soprattutto dell'onorevole Bratti, primo firmatario di questa mozione. Nella mozione che voteremo in quest'Aula abbiamo chiesto al Governo un forte impegno e con tempi certi rispetto al tema dei siti contaminati, con particolare riguardo ai siti di interesse nazionale, classificati secondo la normativa vigente.
Questa nostra iniziativa tende ad affrontare due grandi questioni, che poi di fatto rappresentano un unico approccio: da un lato, parlare dei problemi ambientali, che hanno spesso ricadute sanitarie rilevanti, dall'altro, intervenire su queste aree, in quanto esse costituiscono una formidabile opportunità di riqualificazione industriale e di sperimentazione di tecnologie ambientali.
Quindi, è una sfida nella logica di coniugare lo sviluppo industriale con il risanamento ambientale, puntando anche sulla green economy, che a parole dite di perseguire ma che, nei fatti, state affossando. Proverò a spiegarne il motivo: ad oggi, non esiste una stima precisa di quale possa essere il mercato connesso alla bonifica dei siti contaminati. Tuttavia, sulla base dei dati raccolti dall'ISPRA, già APAT, e riportati nell'annuario dei dati ambientali del 2008, in Italia vi sono 1.500 siti minerari abbandonati censiti e 57 siti di interesse nazionale, che ad oggi corrispondono a circa il 3 per cento dell'intero territorio italiano e ad oltre 330 mila ettari di aree a mare.
I siti di interesse nazionale comprendono le aree maggiormente inquinate d'Italia: tra queste, i petrolchimici di Porto Marghera, Brindisi, Priolo, Gela, Taranto, le aree industriali di Pioltello Rodano, Serravalle Scrivia, Bagnoli-Coroglio, Crotone, Trieste, il litorale domizio-flegreo e agro-aversano, nonché le aree in Sardegna del Sulcis-Iglesiente-Guspinese, di Porto Torres e La Maddalena e, in Toscana, Massa Carrara, Livorno e Piombino, fra i primi ad essere classificati siti di interesse nazionale (SIN), ma ancora in attesa della risoluzione definitiva dei procedimenti.
Vi sono, inoltre, aree di particolare interesse naturalistico e paesaggistico, che hanno subito fenomeni di contaminazione, quali il Lago Maggiore (sito di Pieve Vergonte), le lagune di Grado e Marano, Venezia e Orbetello.
La gestione di tali procedimenti è certamente particolarmente complessa e oggi, dai dati di Confindustria 2009 e Federambiente 2010, si evince che si è arrivati alla certificazione di avvenuta bonifica, e quindi al risanamento definitivo delle aree ed alla conseguente possibilità di riutilizzo delle stesse, di circa il 2 per cento. Pag. 25
In questa percentuale è inclusa la situazione dell'ACNA di Cengio, che, però, a noi non risulta ancora ultimata e su cui abbiamo presentato un'interrogazione urgente. Diversa è la situazione relativa ai siti di interesse regionale, che secondo l'annuario ISPRA 2008 sono per circa il 30 per cento bonificati. La giustificazione del Ministro Prestigiacomo, che, rispondendo ad una nostra interrogazione qualche settimana fa, sosteneva che le aree di interesse regionale sono più semplici da bonificare, non è del tutto condivisibile: petrolchimici come Ferrara e Ravenna o siti come Rosignano Solvay non sono sicuramente meno complicati di Mantova o Pioltello Rodano.
Gli evidenti ritardi nell'attuazione dei necessari interventi di bonifica nei SIN non sono solo dovuti ad una palese difficoltà del Ministero dell'ambiente, che questo Governo ha, di fatto, spogliato di risorse finanziarie e umane. Cito per ultima, cronologicamente, la vicenda del decreto milleproroghe, che ha visto parte dei fondi assegnati al dissesto idrogeologico a copertura dei danni da alluvioni, rischiando di vanificare l'unica iniziativa positiva messa in campo dal Ministero attraverso gli accordi quadro con le regioni, ma anche il ruolo ambiguo giocato in molte vicende da aziende importanti - ENI su tutti - che, pur di ritardare l'esborso di somme considerevoli per gli interventi, ricorrono alle vie legali impugnando gli atti amministrativi emessi. In maniera molto puntuale il collega Melis ha riportato i dati durante la discussione sulle linee generali.
Il cammino di risanamento e rilancio industriale di alcune di queste aree era stato tracciato dal Governo Prodi. Importante, a questo proposito, era stata l'emanazione del decreto legislativo n. 4 del 2008, il cosiddetto correttivo ambientale, che ha integrato il decreto legislativo n. 152 del 2006 con l'articolo 252-bis recante «Siti di preminente interesse pubblico per la riconversione industriale», che prevedeva l'emanazione di un decreto interministeriale per l'individuazione dei siti nei quali promuovere azioni di risanamento ambientale strettamente connesse con lo sviluppo produttivo e industriale.
Successivamente, veniva emanata una delibera CIPE nel 2008, che stanziava 3 miliardi di euro per i programmi indicati dall'articolo 252-bis. Nel novembre 2008 è stato poi elaborato un documento tecnico dai due Ministeri ed approvato dalle rappresentanze regionali, sindacali e da Confindustria, che individuava 26 siti tra SIN e SIR. Ad oggi, nonostante le ripetute sollecitazioni delle categorie produttive e sindacali, nonché di quelle della presidenza della Conferenza Stato-regioni, il decreto interministeriale succitato non è mai stato emanato e i fondi, come in sede di discussione sulle linee generali ha ricordato l'onorevole Vico, sono finiti sul «Fondo Letta», fondo della Presidenza del Consiglio, in direzione del Fondo infrastrutture e del Fondo per ammortizzatori sociali. Quindi sono spariti, e con essi il programma a cui faticosamente si era lavorato. Per cui, nulla è accaduto in quella direzione.
È pur vero che un po' di risorse in questi due anni sono state messe a disposizione dal Governo attraverso accordi di programma, circa undici per un totale di 70 milioni di euro, più altri 86 milioni di euro per Pioltello ed altri siti e 10 milioni di euro per Crotone nonché, all'interno del decreto milleproroghe, per Bussi sul Tirino, ove rimane un forte contenzioso con Edison, ma sono tutti finanziamenti spot, colleghi, che vorremmo non fossero spesi solo per studi ed analisi, sicuramente indispensabili, ma non risolutivi, e che non rappresentano nemmeno il 10 per cento dei 3 miliardi di euro citati sopra.
Voglio ricordare inoltre, come da dichiarazioni della Ministro Prestigiacomo, che ben 38,6 milioni di euro sono stati erogati a Sogesid, società in house del Ministero, su 6 SIN per attività di supporto tecnico-specialistico. Sull'utilizzo di Sogesid molte sono ancora, a nostro avviso, le ombre che ne caratterizzano l'operato.
Vorrei poi soffermarmi, signor Presidente, sul tema delle transazioni, modificato Pag. 26con l'articolo 2 del decreto-legge n. 208 del 2008, chiamato «salva ENI».
Il tema del danno ambientale è sicuramente complesso e di non facile risoluzione, ma così come impostato dal citato articolo 2 - ricordo che abbiamo presentato emendamenti e poi è stato votato contro in quanto nessuno di questi è stato accettato - esclude di fatto il sistema degli enti locali. Sappiamo bene quanto i comuni e le nostre regioni abbiano dovuto lottare per cercare di bonificare aree fondamentali per il loro sviluppo. Inoltre, tale sistema facilita enormemente le imprese, soprattutto quelle che non vogliono farsi carico dei danni ambientali arrecati al territorio e, ancora più grave, non destina le risorse che dovessero essere messe a disposizione nella transazione per i siti oggetto del contenzioso.
Il Ministro Prestigiacomo ha ricordato che negli ultimi due anni sono state sottoscritte quindici transazioni, per un importo complessivo di 115 milioni di euro e riferisce poi di decine di atti in corso di stipula. Anche a tale proposito, ci piacerebbe sapere quali, come sono state investite queste risorse e, soprattutto, se hanno contribuito o contribuiranno a mobilitare risorse private per industrializzare queste aree, così come chiedono gli enti locali.
Anche riguardo al tema delle risorse private, abbiamo chiesto più volte di sapere quante, quali e dove sono state investite.
Infine, l'assenza di un quadro di riferimento oggettivo per la determinazione dei costi di bonifica, oggi molto disomogenei sul territorio nazionale, può dare luogo ad illeciti nella gestione degli appalti come testimoniano i recenti fatti di cronaca.
Con la mozione in esame abbiamo voluto quindi chiedere al Governo un impegno più stringente a rivedere le proprie politiche su questa delicata questione per riprendere quel cammino bruscamente interrotto che è stato ricordato sopra.
Purtroppo, la cosiddetta paventata collaborazione tra il Ministro dello sviluppo economico e quello dell'ambiente non sempre, dal nostro punto di vista, ha funzionato o sta funzionando su questa come su altre importanti questioni. La dimostrazione di quello che diciamo è l'appena avvenuta discussione sul decreto per le energie rinnovabili, riguardo al quale il Ministero dell'ambiente, dal nostro punto di vista, soccombe rispetto alle direttive del Ministro Romani e mette veramente in crisi un sistema complesso di imprese.
Ma di cosa stiamo parlando in questo momento? Qui si è andati molto oltre la collaborazione!

PRESIDENTE. Onorevole Mariani, la prego di concludere.

RAFFAELLA MARIANI. Da un lato, il Governo ha agito come se non vi fosse il parere che il Parlamento, attraverso le proprie Commissioni, aveva espresso all'unanimità e, dall'altro, si è permesso di emanare un decreto che non rispondeva esattamente alle esigenze del sistema economico. In questo modo metteremo in ginocchio centinaia di imprese e a rischio migliaia di posti di lavoro.
Sul tema delle bonifiche vorremmo che vi fosse una maggiore serietà e che non vi fossero furbizie. In questo senso, chiediamo al Governo, anche accettando la mediazione su una risoluzione unitaria che, dal nostro punto di vista, ha un impatto più leggero rispetto a quello che avevamo chiesto, un impegno ad accelerare i tempi, ad essere più rispondenti nei confronti delle esigenze degli enti locali e a definire modalità molto più cogenti per chi deve rispondere della responsabilità di aver creato danni all'ambiente e alla salute.
Per questo motivo, esprimeremo un voto favorevole sulla mozione in oggetto, che tutti abbiamo contribuito a mediare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tommaso Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, dobbiamo Pag. 27rilevare innanzitutto che il tema dei siti inquinati non nasce improvvisamente in questi ultimi due anni, ma, al contrario, si è radicato nel corso di alcuni decenni e, tutt'al più, i nodi sono venuti al pettine soltanto negli ultimi anni.
Dobbiamo dare atto al Ministro e al Governo, di essere intervenuti in questi due anni come potevano, in una materia sicuramente difficile anche sotto il profilo della farraginosità legislativa, per cercare di attuare alcune iniziative, che oggi possono trovare, non a caso, una totale soddisfazione da parte del Parlamento nel poter iniziare a registrare per la prima volta il fatto che alcuni siti, come quelli di Cengio e di Pioltello, vedono delle bonifiche giunte alla fase terminale.
Penso innanzitutto di dover rilevare che sicuramente il problema delle risorse è un problema importante per il Ministero, ma non dobbiamo dimenticare che in questa vicenda assume anche molta rilevanza la possibilità di trovare accordi, soprattutto per quanto riguarda i siti nazionali, con quei soggetti e quelle imprese che ne sono effettivamente titolari. Non dimentichiamoci di un fatto che appare importante: i siti che ancora attualmente vedono la presenza di un'attività industriale rivestono interesse per il mondo dell'impresa e quindi vi è una disponibilità notevole ad affrontare investimenti per la messa in sicurezza dei medesimi; i siti che sono abbandonati trovano invece difficili occasioni per trovare una disponibilità piena di soggetti, che ne detengono tuttavia la legittima proprietà.
Le iniziative che sono state intraprese, a partire dalle transazioni, mi paiono allora una strada positiva e utile per cercare di trovare un punto di equilibrio tra contrapposti interessi o tra interessi che, in molti casi, non divergono soltanto sotto il profilo economico, ma anche sotto il profilo dell'interesse strategico.
Qualcuno ha richiamato la nostra attenzione ai siti di interesse regionale. Vi è però una differenza sostanziale per quanto riguarda l'importanza dei siti in questione, perché è vero che i siti di interesse nazionale sono 57, ma occupano il 3 per cento del territorio nazionale ed interessano 3 mila soggetti, che devono essere messi d'accordo nel loro complesso, a differenza di interventi regionali, che il più delle volte si risolvono soltanto con due o tre soggetti interessati da mettere intorno ad un tavolo.
Penso al lavoro che è stato svolto in questi due anni e vorrei ricordare alcuni numeri: 140 conferenze di servizi nel biennio 2009-2010, 200 progetti definiti di bonifica - di cui 60 solo nell'ultimo anno - insieme agli 11 accordi di programma sottoscritti, mostrano che sicuramente si è prestata la dovuta attenzione al tema e che si è fatto ciò che si poteva fare, compatibilmente con delle risorse che sicuramente sono state tagliate e riguardo alle quali, non a caso, la mozione unitaria formula una richiesta. Le lotte con i fichi secchi, infatti, non si possono fare e, tanto meno, si può pensare di realizzare delle bonifiche di livello, senza neanche una partecipazione finanziaria da parte dello Stato. Mi pare tuttavia di poter dire che se si è arrivati ad una sintesi, ovvero ad una mozione unitaria, è anche perché nell'insieme non si è potuto prescindere da un'attività che è stata svolta positivamente e che si è sviluppata in questo biennio.
Abbiamo cercato di espungere dalla mozione unitaria i siti nominativamente indicati, perché diversamente questo ci avrebbe portato fatalmente ad esaminarli uno per uno e, quindi, ogni parlamentare legittimamente avrebbe sottolineato la gravità del sito della zona che gli è più vicina.
Penso che il Ministro, anche se la mozione non lo chiede espressamente, possa impegnarsi annualmente a rendere conto dell'attività e del progress che al riguardo si registra, proprio perché in essa non c'è nulla da nascondere ma, anzi, si possono presentare dei risultati che, nell'insieme, possono essere valutati positivamente. D'altra parte, il concorso anche dell'opposizione alla stesura della mozione finale, attesta che, indipendentemente dalle legittime diverse posizioni iniziali, si è arrivati a presentare al Parlamento un testo per la sua approvazione che, sostanzialmente, dà atto dell'attività del Governo Pag. 28e del Ministero, della difficoltà dei rapporti, a volte, con gli enti locali e con le regioni e, anche, sicuramente della necessità di migliorare una normativa in una materia che è, comunque, già complessa di per sé ma nell'insieme, noi, come Popolo della Libertà, rivendichiamo un'azione che è stata positiva ed è destinata a dare, nel tempo, i suoi frutti migliori (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, come delegazione radicale del Partito Democratico, constatiamo l'oggettiva incapacità di procedere alla bonifica di tutti i siti inquinati in tempi ragionevoli come, invece, avviene in altri Paesi industrializzati, dove si è perseguito un criterio di priorità, secondo quanto suggerivamo anche noi, proponendo anche una riperimetrazione delle aree del SIN. Tale incapacità fa il paio con quanto avviene in materia di dissesto idrogeologico dove una mozione approvata all'unanimità è rimasta disattesa per mancanza, innanzitutto, di coperture finanziarie. Desidero ricordare come in questa materia si sia, di fatto, negato l'esito dei referendum che chiedevano con urgenza un sistema di agenzie autonome ed autorevoli che fossero ispirate a criteri di trasparenza; di contro, ci troviamo in presenza di strutture tecniche lottizzate in un'endemica situazione di precarietà economica. Tutto ciò in un Paese in cui l'assenza di Stato di diritto impedisce di attribuire le responsabilità dell'inquinamento e i relativi oneri di bonifica e che, anche in queste materie, non si adegua alle normative comunitarie. Devo riconoscere però - penso soprattutto alla regione Basilicata - che la trasparenza, ovvero la possibilità concessa ai cittadini di conoscere le situazioni ambientali, può risultare rivoluzionaria in questa materia. Per cui, il fatto che nella mozione unitaria si sia voluto recepire una nostra proposta, quella di ispirare i comportamenti a criteri di trasparenza ed accessibilità dei dati ambientali ed epidemiologici, coinvolgendo gli enti locali e i cittadini, secondo i principi definiti dalla Convenzione di Aarhus, mi porta ad annunciare il voto favorevole della delegazione radicale del Partito Democratico (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Cari colleghi, nuntio vobis gaudium magnum. È nata Luna, la figlia dell'onorevole Jannone e della sua gentile consorte. Molti auguri al papà, alla mamma e alla bambina (Applausi).
Saluto contemporaneamente un gruppo di cittadini di Feltre (BL), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Alessandri, Bratti, Tommaso Foti, Guido Dussin, Piffari, Di Biagio, Libè, Commercio, Mosella ed altri n. 1-00584, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Di Centa, onorevole Cesare Marini, onorevole Di Virgilio, onorevole Monai, onorevole Di Stanislao, onorevole Scanderebech, onorevole Martinelli, onorevole Cossiga, onorevole Vernetti, onorevole Martella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 507
Maggioranza 254
Hanno votato
507).

Pag. 29

Prendo atto che i deputati Pionati, Martella e Boccia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dalla Corte di Cassazione - sezione III civile di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 14 del 2011.

PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione del 2 marzo 2011, ha deliberato di proporre alla Camera la costituzione in giudizio innanzi alla Corte costituzionale, ai sensi dell'articolo 37 della legge n. 87 del 1953, per resistere al conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dalla Corte di Cassazione, dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale con l'ordinanza n. 14 del 2011, in relazione alla deliberazione della Camera del 10 febbraio 2005, con la quale è stata dichiarata - ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione - l'insindacabilità di opinioni espresse dall'onorevole Vittorio Sgarbi, deputato all'epoca dei fatti, nel corso della trasmissione televisiva messa in onda il 27 marzo 1998 dalla emittente R.T.I. nella serie Sgarbi quotidiani. Su tale proposta darò la parola ad un oratore contro e ad uno a favore per cinque minuti ciascuno, a norma dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare contro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, con tutto il rispetto per l'Ufficio di Presidenza che ha presentato all'Aula questa proposta, noi dell'Italia dei Valori voteremo contro la costituzione della Camera nel giudizio per conflitto di attribuzioni, come facciamo sempre. Lo facciamo per coerenza: la Camera non si può ergere sempre a difesa dell'indifendibile. Noi pensiamo che la Camera compirebbe un gesto di riguardo istituzionale se si affidasse al giudizio della suprema istituzione di garanzia.
Ma c'è di più in questo caso. La Giunta delle autorizzazioni aveva espresso - all'unanimità, lo ricordate colleghi Paniz e Paolini? - un parere contrario alla costituzione in giudizio, ritenendo inutile costituirsi perché si tratta di un conflitto che manca di oggetto. Allora perché oggi abbiamo la proposta contraria assunta a maggioranza dall'Ufficio di Presidenza di resistere in un giudizio inutile? La delibera che viene impugnata con il conflitto riguarda un fatto diverso, cioè la diffamazione di una diversa persona, da quello per cui si procede presso la Corte di Cassazione. Per una volta che la Giunta aveva deciso all'unanimità, e aveva deciso bene, assistiamo ad un voltafaccia incomprensibile e mina alle basi la coerenza di questa Istituzione. Perciò noi voteremo contro.

PRESIDENTE. Prendo atto che nessuno intende parlare a favore della proposta in esame.
Passiamo ai voti.
Chi vuole che la Camera dei deputati resista alla domanda della Cassazione presso la Corte Costituzionale deve votare a favore; chi, invece, vuole che non resista deve votare contro.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta dell'Ufficio di Presidenza di resistere al conflitto di attribuzione in oggetto.

(È approvata).

Sull'ordine dei lavori (ore 17,15).

MASSIMO D'ALEMA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 30

MASSIMO D'ALEMA. Signor Presidente, la ringrazio per avermi consentito di prendere la parola utilizzando questo strumento regolamentare, ma, in realtà, intervengo per ricordare che la sera del 4 marzo del 2005 il dottor Nicola Calipari, alto funzionario del servizio segreto militare italiano, cadeva ucciso a Baghdad. Il dottor Calipari era stato protagonista di una lunga, delicata, trattativa per la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena e fu colpito mentre si protendeva con il suo corpo per proteggere la giornalista che era stata liberata. A sparare, come fu poi acclarato, era stato un militare statunitense, Mario Lozano, della 42a divisione della New York Army National Guard e, forse, non lui da solo. Penso che sia giusto ricordare, nel sesto anniversario della sua morte, questo servitore dello Stato, uno dei funzionari più brillanti dei nostri servizi segreti, un uomo che univa ad una indiscussa capacità professionale, maturata nel servizio nella Polizia di Stato, anche curiosità intellettuale ed una grande carica di umanità che lo hanno fatto ricordare a chi lo ha conosciuto come il poliziotto gentile. Mi spiace dover dire, a sei anni dalla morte di Calipari, che gli Stati Uniti d'America non ci hanno aiutato ad avere pienamente giustizia e neppure, forse, a conoscere pienamente la verità su quello che accadde quella sera a Baghdad.
Anche recenti rivelazioni di Wikileaks contribuiscono a riproporre interrogativi che è giusto cercare ancora di chiarire. Per questo, non abbiamo abbandonato la speranza che il procedimento ancora aperto presso la procura di Roma, quello che riguarda il rapimento di Giuliana Sgrena e le circostanze della sua liberazione - giacché quello per l'assassinio, l'omicidio, di Calipari è chiuso -, possa ancora aiutarci a portare alla luce elementi di verità. In questo senso, l'organismo che ho l'onore di presiedere, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, ha espresso la volontà di collaborare con la magistratura per acclarare ciò che ancora è possibile acclarare. Mi sia consentito, infine, di cogliere questa occasione per ricordare che i nostri servizi segreti hanno pagato anch'essi un prezzo di sangue nelle missioni che il Paese svolge in difesa della pace. Pochi giorni fa è stato ricordato il dottor Colazzo, funzionario anch'egli dell'Agenzia informazioni e sicurezza esterna, erede del SISMI, ucciso un anno fa a Kabul nel corso di un attentato.
È giusto ricordare questo alla pubblica opinione. I servizi segreti in Italia non godono di una buonissima stampa e forse perché anche essi stessi, tenendo nascosta anche l'esperienza del passato del loro lavoro con un culto della segretezza che qualche volta è persino eccessivo, hanno contribuito a far sì che vi sia una storiografia dei servizi segreti basata quasi soltanto sui documenti che testimoniano le deviazioni. Mentre pochissimo si sa del molto che i servizi segreti hanno fatto con lealtà al servizio del Paese e della sicurezza degli italiani. Sia dunque questa anche un'occasione per ricordare questo impegno e questo sacrificio nel nome di uno dei funzionari che in modo più alto hanno onorato i servizi segreti italiani (Applausi).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole D'Alema, come lei vede tutta la Camera si unisce ad un tributo commosso alla memoria del dottor Calipari. Ha chiesto la parola il Ministro degli affari esteri, Franco Frattini. Ne ha facoltà.

FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Signor Presidente, intervengo solo per associarmi con convinzione a nome del Governo sia alle parole di ricordo del dottor Calipari sia alle espressioni di profondo apprezzamento che sono state rivolte al personale dei servizi di intelligence. Ho avuto anch'io per un'intera legislatura l'onore di presiedere il comitato, che ora è presieduto dal presidente D'Alema, in una diversa composizione prima della riforma, e anche l'onore di guidare nella responsabilità di Governo per alcuni anni il coordinamento dei servizi di intelligence. Posso dire che come il dottor Calipari tanti altri funzionari e funzionarie dei servizi di intelligence hanno svolto e svolgono un lavoro assolutamente Pag. 31prezioso al servizio delle istituzioni. Credo che di questo si debba dare atto anche perché molte azioni fondamentali di mantenimento della pace e di politica internazionale si basano sulle informazioni, sul sacrificio silenzioso di persone che, come il dottor Calipari, hanno pagato con la vita il loro servizio al Paese. Ecco perché le parole del presidente D'Alema sono da me, ma ritengo da tutto il Governo, pienamente condivise (Applausi).

Discussione della domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni telefoniche nei confronti di Alfonso Pecoraro Scanio (deputato e Ministro dell'ambiente e del territorio all'epoca dei fatti) (Doc. IV, n. 8-A) (ore 17,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame di una domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni di conversazioni telefoniche nei confronti di Alfonso Pecoraro Scanio, deputato e Ministro dell'ambiente e del territorio all'epoca dei fatti (Doc. IV, n. 8-A).
Ricordo che lo schema recante la ripartizione dei tempi per l'esame del documento è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

(Esame - Doc. IV, n. 8-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione della relazione della Giunta che propone di negare l'autorizzazione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Consolo.

GIUSEPPE CONSOLO, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Giunta per mio tramite riferisce su un'autorizzazione alle intercettazioni di conversazioni cui ha preso parte l'onorevole Pecoraro Scanio, deputato nella XV legislatura, epoca in cui gli atti investigativi sono stati effettuati. La domanda perviene dal cosiddetto tribunale dei ministri, della capitale nella fattispecie, che sta svolgendo un'inchiesta a carico del predetto onorevole Pecoraro Scanio in qualità di ex Ministro dell'ambiente. La domanda è pervenuta in data 14 aprile 2010 ed è stata trattata nella Giunta ampiamente. Ricordo le sedute del 21 aprile, 5, 19, 25 maggio ed infine del 9, 16 e 23 giugno 2010. Nella seduta del 16 giugno si è svolta poi l'audizione dell'onorevole Pecoraro Scanio. L'indagine, inizialmente trattata presso la sede giudiziaria di Potenza, concerne episodi ed ipotesi di corruzione sia propria che impropria.
La presunta corruttela, legata alle funzioni ministeriali svolte dall'onorevole Pecoraro Scanio, sarebbe stata posta in essere a favore di due imprenditori e precisamente Francesco Rocco Ferrara e Mattia Fella. L'oggetto dello scambio corruttivo sarebbe consistito, in favore dei predetti imprenditori, nella stipula di alcune convenzioni tra il Ministro dell'ambiente e le imprese da loro dirette e ciò sia in via immediata sia in via mediata. I benefici che l'onorevole Pecoraro Scanio avrebbe tratto si sarebbero concretizzati nella messa a disposizione di ore di volo, di altri viaggi e di un soggiorno in un noto albergo milanese.
Nel rinviare per più dettagliati profili di merito alla domanda e ai resoconti della discussione e della Giunta, vale la pena di sottolineare che l'ex Ministro Pecoraro Scanio si è sempre proclamato estraneo ai fatti e comunque ha evidenziato la totale indifferenza penale di taluna delle fattispecie concrete ascrittegli. L'onorevole Pecoraro Scanio ha fatto anche pervenire una memoria difensiva.
La proposta su cui la Giunta ha deliberato consisteva in origine nella concessione dell'autorizzazione, ma nella seduta del 23 giugno 2010 tale posizione è risultata minoritaria, essendo prevalsa, con i gruppi del Popolo della Libertà, Lega Nord, Alleanza per l'Italia, un componente del Partito Democratico e con l'astensione del deputato Mantini, la linea del diniego. In buona sostanza ha prevalso la considerazione di come le intercettazioni siano Pag. 32pur sempre uno strumento investigativo molto invasivo, nell'utilizzo del quale è alto il rischio dell'interferenza con il libero mandato parlamentare.
Per questi motivi, a maggioranza la Giunta ha proposto e propone che l'Assemblea deliberi nel senso che l'autorizzazione richiesta sia negata.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, l'Italia dei Valori voterà contro la proposta della Giunta. Si tratta di una proposta immotivata e mossa solo da corporativismo di casta. Dalle intercettazioni risulta con chiarezza che l'ex Ministro Pecoraro Scanio fruiva indebitamente di favori di un imprenditore, che era anche un po' faccendiere, certo Mattia Fella: si faceva portare con l'elicottero di Fella a trovare la madre a Salerno e si faceva pagare dallo stesso Fella viaggi in America e soggiorni in alberghi a 7 stelle.
Voi lo proteggete perché è un politico ed io credo che ci sia da vergognarsi. Pur di andare contro alla magistratura si assolve un Ministro che è stato del tutto superficiale, quanto meno, nello scegliersi gli interlocutori. La maggioranza copre simili comportamenti perché non ammette il controllo di legalità sugli uomini di potere, sugli uomini che comunque e dovunque sono al potere. Stupisce che di questa maggioranza compiacente faccia parte anche la Lega, lo diciamo anche con sofferenza: noi andremo a dire al nord della vostra protezione a clientele e malcostume, perché di fronte all'etica nella politica non si può tacere (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Consolo, che però è già intervenuto precedentemente in qualità di relatore. Intende ugualmente prendere la parola onorevole Consolo?

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, intervengo solo per riportarmi alle considerazioni svolte come relatore e per dire che, attesa la delicatezza della materia, il gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia, al quale mi onoro di appartenere, lascerà libertà di voto ai propri componenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, pur nell'ambito dell'ordinaria libertà di coscienza di ciascun parlamentare dinanzi a votazioni di questo tipo, devo ricordare l'orientamento di astensione che ha avuto il gruppo dell'Unione di Centro in questo caso, che, a dire il vero, presenta qualche zona grigia. Infatti, nessuno discute l'opportunità né la necessità di proseguire con le indagini, anche con l'eventuale processo e l'esercizio dell'azione penale per i reati imputati, tuttavia, qui siamo in presenza di una richiesta di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni nei confronti di un parlamentare.
Questa richiesta giunge dopo una certa attività di captazione attraverso conversazioni particolari tra l'imprenditore Fella e l'allora Ministro Pecoraro Scanio, con riferimento alle quali è vero che il Ministro e, per quel che ci riguarda, onorevole Pecoraro Scanio, membro della Camera, non era direttamente indagato; tuttavia, è anche vero che, forse, pur nell'intercettazione indiretta, da parte della magistratura occorre usare una certa prudenza. In altri termini, se la conversazione con l'indagato concerne un parlamentare che gode delle prerogative e delle garanzie previste dall'articolo 68 della Costituzione, ed è ricorrente e frequente, bisognerebbe, ad un certo punto, interrompere l'attività di captazione indiretta e richiedere l'autorizzazione per proseguire, appunto, nell'attività.
È una linea di confine difficile, anche in questo caso: noi riteniamo di segnalare questo tipo di incertezza nella soluzione attraverso un voto di astensione, anche a Pag. 33garanzia di un uso corretto delle prerogative parlamentari.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, annuncio il voto di astensione del gruppo della Lega Nord perché, dopo un attento esame delle carte pervenute alla Giunta ed un'accurata valutazione dell'insieme degli elementi, riteniamo che sia corretto, in questo caso, esprimere un voto di astensione.
Ciò non significa, naturalmente, venir meno ai principi che abbiamo sempre difeso, e che continueremo a difendere, circa l'intangibilità delle guarentigie dei parlamentari, in particolare, per quanto riguarda le loro conversazioni telefoniche. Tuttavia, in questo caso, ci soccorre anche il fatto stesso che il deputato, e già Ministro, Pecoraro Scanio, sia venuto in Giunta ed abbia egli stesso per primo affermato la totale estraneità ai fatti contestatigli e la correttezza del proprio comportamento. Riteniamo, quindi, che un voto di astensione consentirà poi, eventualmente, ai singoli deputati di comportarsi secondo coscienza, fermo restando - come ha ricordato anche il collega che è intervenuto poc'anzi - che stiamo parlando di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni, in relazione alle quali il Ministro ha affermato in Giunta che potrà facilmente dimostrare la totale estraneità del loro contenuto in ordine alle ipotesi accusatorie che gli vengono contestate.
Pertanto, lo ripeto, vi sarà un voto di astensione da parte del gruppo della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, è già stato detto che l'ex Ministro Pecoraro Scanio è indagato per corruzione propria e impropria per avere favorito un imprenditore, il Fella, e per avergli concesso dei vantaggi nominando nella commissione istruttoria del Ministero dell'ambiente dei membri legati allo stesso Fella. Inoltre, egli è indagato per aver stipulato una convenzione tra pubblica amministrazione e una società di proprietà del Fella, ricevendo in cambio una serie di utilità, quali viaggi e soggiorni. Tale è l'ipotesi delittuosa.
Il procedimento viene alla nostra attenzione in relazione a comportamenti illeciti attribuiti a un imprenditore lucano che non è né il Fella, né altri in seguito coinvolti nell'inchiesta, ma è invece Francesco Rocco Ferrara. Durante l'attività di captazione è emerso il ruolo dell'imprenditore Fella e il contatto tra Pecoraro Scanio - che allora ricopriva la carica di Ministro dell'ambiente - e questi imprenditori.
Una volta verificato che il Ministro Pecoraro Scanio aveva agito nell'esercizio della sua funzione, il procedimento è stato trasmesso al Tribunale dei ministri, che ha inviato alla Camera una richiesta di utilizzazione delle intercettazioni. È su questa richiesta che oggi dobbiamo deliberare e la relazione di maggioranza che avete appena ascoltato chiede all'Assemblea di deliberare nel senso di negare l'utilizzazione delle intercettazioni.
Queste intercettazioni sono state regolarmente autorizzate. Si tratta di intercettazioni casuali, poiché non è stato intercettato, né è stata autorizzata l'intercettazione nei confronti dell'ex Ministro e neanche nei confronti di persone che erano solite frequentare l'ex Ministro; si tratta invece di intercettazioni che si collocano all'interno di un'indagine che non aveva alcun collegamento con quella attuale e nelle quali sono stati trovati questi riscontri e questi contatti tra l'ex Ministro e gli imprenditori che abbiamo ricordato.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17,35)

MARILENA SAMPERI. Abbiamo ascoltato l'onorevole Pecoraro Scanio, che si Pag. 34dichiara assolutamente estraneo a questi fatti. In effetti, le intercettazioni potrebbero anche rivelare l'insistenza dell'imprenditore Fella ad offrire all'ex Ministro dei vantaggi, più che la ricerca di Pecoraro Scanio di un vantaggio indebito. D'altronde, nella memoria depositata dal difensore si afferma che durante l'udienza del 26 gennaio 2008 le difese concordavano con il pubblico ministero sull'acquisizione di tutte le intercettazioni. La stessa difesa dell'ex Ministro Pecoraro Scanio chiedeva che le intercettazioni venissero acquisite, affinché dal contenuto complessivo delle stesse potesse emergere l'assoluta infondatezza dell'ipotesi investigativa.
Ecco perché, ritenendo i decreti che autorizzano le intercettazioni perfettamente regolari e avendo, lo stesso onorevole Scanio, chiesto che venissero acquisiti agli atti, noi chiediamo che la giustizia proceda così come previsto senza che la prerogativa concessa ai parlamentare diventi privilegio per i parlamentari, privilegio indebito. Abbiamo quindi votato contro la relazione di maggioranza chiedendo di concedere l'autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni. Ci auguriamo che l'onorevole Pecoraro Scanio possa dimostrare, nella sede propria, all'interno del processo, la sua estraneità ai fatti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà.

MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, è francamente il colmo che sia un parlamentare del Popolo della Libertà a dover intervenire in una situazione di questo genere, ma per noi il garantismo non è legato a un'etichetta politica, non è legato all'appartenenza all'uno o all'altro dei partiti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Noi in questo momento, in Aula, non prendiamo la posizione che già abbiamo assunto in Giunta per difendere l'onorevole Pecoraro Scanio, noi la prendiamo solo perché vogliamo difendere una prerogativa parlamentare scritta in termini molto chiari dall'articolo 68 della Costituzione.
Colleghi, badate bene a quello che state votando; se voi voterete in difformità dalla proposta del relatore, dovete essere consapevoli che in qualsiasi momento, qualsiasi magistrato d'Italia può intercettarvi senza aver prima richiesto l'autorizzazione al Parlamento; potete pensare alla cancellazione dell'articolo 68 della Costituzione, potete pensare che non esiste più la garanzia che oggi esiste, non per favorire o per rispettare il ruolo parlamentare, ma soltanto per intervenire in una situazione nella quale il ruolo parlamentare viene totalmente dimenticato.
L'articolo 68 non lo abbiamo scritto noi, esiste nella Costituzione, rappresenta un baluardo nel rapporto tra politica e magistratura, un baluardo fermo che nulla ha a che fare con l'inchiesta che potrà proseguire ma senza l'utilizzo di un'intercettazione o meglio di una serie di intercettazioni che sono avvenute al di fuori del rispetto della norma costituzionale. Noi difendiamo esclusivamente questa prerogativa, difendiamo la Costituzione. È troppo comodo essere garantisti della Costituzione a parole e non essere garantisti della Costituzione a fatti quando serve mettere in pratica una norma che è chiara nel suo contenuto, scolpita nel suo testo. Per questo voteremo a favore della proposta del relatore (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Iniziativa Responsabile).

(Votazione - Doc. IV, n. 8-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di negare l'autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni di conversazioni telefoniche nei confronti di Alfonso Pecoraro Scanio, deputato e Ministro dell'ambiente e del territorio, all'epoca dei fatti.
Ricordo, intanto che i colleghi prendono posto, che si pone in votazione la proposta della Giunta di negare l'autorizzazione, pertanto chi intende negare l'autorizzazione Pag. 35deve votare «sì», chi intende concedere l'autorizzazione deve votare «no».
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione - Commenti del deputato Malgieri).

Onorevoli Luciano Rossi, Di Virgilio, Mazzuca, Pagano, Ministro La Russa, onorevoli De Girolamo, Goisis, Ceroni, Ginoble, Vernetti, Alessandri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(Presenti 533
Votanti 419
Astenuti 114
Maggioranza 210
Hanno votato
234
Hanno votato
no 185).

Prendo atto che il deputato Colaninno ha segnalato di essersi astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario, che il deputato Boccia ha segnalato che non è riuscito a votare, che i deputati Melandri e Occhiuto hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi, e che la deputata Lussana ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi.
Saluto il sindaco di Bondeno (Ferrara), Alan Fabbri, che con la sua Giunta sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Discussione della domanda di autorizzazione a procedere all'acquisizione di tabulati telefonici della deputata Polidori (Doc. IV, n. 12-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame di una domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati telefonici della deputata Polidori.
Ricordo che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Esame - Doc. IV, n. 12-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione della relazione della Giunta che propone di concedere l'autorizzazione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Gava.

FABIO GAVA, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Giunta riferisce su una richiesta di autorizzazione all'acquisizione di tabulati telefonici avanzata dal procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma e pervenuta alla Presidenza della Camera in data 11 gennaio 2011, nell'ambito di un procedimento penale contro ignoti.
Il fatto è stato denunciato dalla collega deputata Catia Polidori in data 16 dicembre 2010, con denuncia nella quale la stessa rappresentava che nel pomeriggio del giorno 14 dicembre 2010, tra le 16,30 e le 18 dello stesso pomeriggio, riceveva sei o sette telefonate ingiuriose e minacciose sulla sua utenza cellulare personale. Inoltre, sempre quel pomeriggio, riceveva nella sua casella di posta istituzionale numerose e-mail anch'esse dal contenuto minaccioso ed offensivo.
A seguito dell'assegnazione della domanda alla Giunta per le autorizzazioni, l'esame si è svolto e concluso nella seduta del 2 febbraio 2011. Vale la pena qui ricordare che già nella XIV legislatura, dopo l'entrata in vigore della legge n. 140, del 2003, si sono avuti tre casi di domande di autorizzazione di utilizzo di tabulati telefonici (tutte e tre concesse), ed anche nella XV legislatura si sono avuti due casi per i quali è stato autorizzato l'utilizzo dei tabulati telefonici.
Durante l'esame nessuno dei componenti della Giunta ha obiettato sulla proposta del sottoscritto relatore di concedere l'autorizzazione, anche in virtù dell'evidente interesse della collega Polidori. Si chiede, quindi, che l'acquisizione venga autorizzata, e chiedo, anche, che siano allegati alla relazione gli atti giudiziari e il resoconto della seduta che ho testé richiamato. Pag. 36
In conclusione, la Giunta, all'unanimità, ha pertanto deliberato di proporre all'Assemblea che l'autorizzazione richiesta venga concessa.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, l'Italia dei Valori voterà a favore di questo provvedimento, ma vorrei approfittare un attimo per rispondere al collega Paniz e alla sua capacità argomentativa, che però prova troppo. Infatti, il suo ragionamento porterebbe a concludere che, siccome vi sono prerogative dei parlamentari, e siccome esiste l'articolo 68 della Costituzione, l'autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni telefoniche non dovrebbe mai essere applicata.
Noi siamo dell'idea, invece, che la giustizia debba sempre fare il suo corso e che bisogna consentire alla magistratura di verificare se gli elementi di prova - che sono contenuti in intercettazioni casuali, e non in intercettazioni indirette, che sono un'altra cosa - siano o meno utili all'accertamento della verità.
Ecco la ragione per la quale noi non ci opporremo mai alla possibilità di accertamento, e noi dell'Italia dei Valori, certamente, non siamo meno garantisti del Popolo della Libertà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo telegraficamente per preannunziare che anche il gruppo Futuro e libertà per l'Italia voterà a favore della proposta della Giunta per le autorizzazioni.
Si tratta di un procedimento penale che vede la collega e, se mi consentite, amica onorevole Polidori parte offesa ed è, quindi, interesse della medesima onorevole Polidori e della Camera tutta che speditamente la giurisdizione svolga il suo ruolo.
Quella dei tabulati, peraltro, è un'area non pacificamente ricompresa nell'ambito dell'articolo 68, terzo comma, della Costituzione e, quindi, a maggior ragione un diniego sarebbe del tutto incomprensibile. Infatti, i precedenti citati nella relazione del collega Gava sono tutti per la concessione dell'autorizzazione. Ecco il perché del voto favorevole del mio gruppo Futuro e Libertà per l'Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il gruppo dell'Unione di Centro ha condiviso la relazione del collega Gava, che è già stata illustrata con chiarezza. Si tratta di un'autorizzazione all'utilizzo di tabulati telefonici a garanzia di un diritto e di un interesse all'investigazione da parte della stessa collega Polidori. Dunque, confermiamo certamente il voto favorevole alla relazione illustrata dal collega Gava.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Follegot. Ne ha facoltà.

FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo chiamati a dare il nostro voto sulla domanda di autorizzazione a procedere all'acquisizione di tabulati telefonici avanzata dal procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma relativa alla deputata Polidori nella sua qualità di persona offesa. La stessa, il giorno 14 dicembre 2010, in occasione della votazione della mozione di sfiducia nei confronti del Governo Berlusconi, è stata oggetto - attraverso telefonate e posta elettronica - di offese, ingiurie e minacce.
Nelle legislature precedenti, ma anche in quella attuale (vedi il caso Bocchino), la Camera su questioni analoghe ha concesso l'autorizzazione, che è prevista dall'articolo 4, comma 1, della legge 20 giugno 2003, n. 140. Pag. 37In continuità con le precedenti decisioni, poiché non esiste alcun motivo per negare le autorizzazioni, visto tra l'altro che è nell'interesse della deputata, la Lega Nord Padania esprimerà voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, intervengo anch'io per preannunziare il voto favorevole del Partito Democratico, non motivandolo con il fatto che, siccome si sta perseguendo un ignoto che sta fuori dal Parlamento, possiamo concederla e altrimenti non l'avremmo concessa.
Credo che la concessione o meno dell'autorizzazione debba seguire la stessa logica e le stesse norme che in genere abbiamo applicato anche negli altri casi. Quindi, siccome in questo caso è possibile trovare l'autore del reato, come altre volte, noi siamo per concedere l'autorizzazione all'acquisizione di tabulati.

(Votazione - Doc. IV, n. 12-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di concedere l'autorizzazione all'acquisizione di tabulati telefonici della deputata Polidori.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Rao... Onorevole Malgeri... Onorevole Castiello... Onorevole Pizzolante... Onorevole Pagano... Onorevole Nizzi... Onorevole Messina... Onorevole Lusetti... Onorevole Colaninno...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(Presenti 531
Votanti 529
Astenuti 2
Maggioranza 265
Hanno votato
529).

Prendo atto che i deputati De Poli e Occhiuto hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Discussione di una domanda di autorizzazione a procedere in giudizio ai sensi dell'articolo 96 della Costituzione nei confronti del deputato Lunardi nella sua qualità di Ministro delle infrastrutture e trasporti, pro tempore (Doc. IV-bis, n. 2-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame di una domanda di autorizzazione a procedere in giudizio ai sensi dell'articolo 96 della Costituzione nei confronti del deputato Lunardi, nella sua qualità di Ministro delle infrastrutture e trasporti, pro tempore, per concorso nei reati di cui agli articoli 81, 319 e 319-bis del Codice penale.
Ricordo che lo schema recante la ripartizione dei tempi per l'esame del documento è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
La Giunta propone che gli atti vengano restituiti al collegio per i reati ministeriali.

(Esame - Doc. IV-bis n. 2-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore per la maggioranza, onorevole Consolo.

GIUSEPPE CONSOLO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a nome della Giunta per le autorizzazioni, riferisco su una domanda di autorizzazione, ex articolo 96 della Costituzione, riguardante l'ex Ministro, onorevole Lunardi. Pag. 38
Come si ricorderà, nella seduta del 6 ottobre 2010, la Camera deliberò di restituire all'autorità giudiziaria di Perugia gli atti relativi ad una precedente domanda di autorizzazione per un reato ministeriale riguardante lo stesso onorevole Lunardi, domanda avanzata dal collegio per i reati ministeriali (legge 16 gennaio 1989 n. 1). Per confondere le acque qualcuno parlò di autorizzazione, nei confronti del Ministro Lunardi, negata. Non è così: è una questione meramente giuridica e ora vedremo i motivi per i quali la Camera si determinò a quella decisione. I motivi erano essenzialmente due. Il primo era legato al tipo di reato contestato, ossia la corruzione. Gli atti trasmessi dal tribunale del ministri concernevano solo la posizione del preteso corrotto e non anche quella del presunto corruttore. La legge non prevede un'anomalia del genere e quindi questa incompletezza del quadro investigativo prospettato alla Camera indusse - a mio avviso e ad avviso della maggioranza della Giunta - l'Assemblea a ritenere non possibile un esame compiuto della domanda avanzata: se si esamina il corrotto, è necessario esaminare il presunto corruttore e viceversa.
Sempre a questo proposito, era stato osservato che comunque la costante interpretazione della Camera, dall'entrata in vigore della legge costituzionale del 1989, è stata nel senso che fosse necessaria l'autorizzazione a procedere anche per i cosiddetti laici, secondo la previsione dell'articolo 5 della legge costituzionale. Piaccia o non piaccia, questa è la legge, una legge del 1989, non certo partorita da quest'Aula.
In questo caso, invece, il tribunale dei ministri di Perugia non ha domandato l'autorizzazione a procedere per gli altri soggetti asseritamente coinvolti.
Il secondo motivo per cui la Camera decise di restituire gli atti era dovuto al fatto che il tribunale dei ministri - come sarebbe stato doveroso - non aveva svolto alcuna attività investigativa.
La legge costituzionale - la cito testualmente - prevede: «Il tribunale dei ministri, compiute indagini preliminari (...)». Tuttavia, le indagini preliminari non sono state compiute.
Prevede quindi che lo stesso tribunale dei ministri, ricevute le carte dal pubblico ministero, che non ha nel caso di specie poteri investigativi, svolga sommarie informazioni.
A seguito di tali preliminari accertamenti, il collegio per i reati ministeriali può - sentito il pubblico ministero - archiviare, informando comunque la Camera, oppure inoltrare alla stessa Camera la domanda di autorizzazione a procedere. Tertium non datur. In questo caso, il collegio per i reati ministeriali di Perugia non si è avvalso in alcun modo della possibilità di svolgere proprie sommarie indagini. Anzi, ha trasmesso con gran fretta e in piena estate gli atti già compiuti dalla procura della Repubblica. Signor Presidente, vorrei concludere, ma con un po' di silenzio.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, Ministro La Russa, onorevole Fiano, per cortesia.

GIUSEPPE CONSOLO, Relatore per la maggioranza. È una questione molto delicata sotto il profilo penale, non sotto il profilo politico. In data 11 gennaio 2011 il presidente del tribunale dei ministri di Perugia, al quale questa Camera aveva trasmesso gli atti, ha chiesto nuovamente l'autorizzazione a procedere. Il caso è stato valutato il 23 febbraio scorso e richiamo gli atti della Giunta. L'onorevole Lunardi, non comparso in Giunta, ha viceversa depositato una copiosa documentazione. Nella nuova domanda il tribunale dei ministri non tiene in alcuna considerazione quanto deliberato da questa Aula ed approvato nella seduta del 6 ottobre 2010. Quanto al profilo della necessaria prospettazione sulla posizione dei correi, il tribunale dei ministri di Perugia si limita a una ferma contestazione dell'interpretazione adottata dalla Camera, contestazione volta a dimostrare che l'autorizzazione a procedere per i coimputati laici non sarebbe necessaria. Così come Pag. 39non è necessario in questa sede procedere oltre in una disputa assolutamente inutile. Nonostante il profondo rispetto che personalmente nutro nei confronti della magistratura, ed è un rispetto dovuto, non posso ignorare che questa Camera, alla quale ci onoriamo di appartenere, conta su più di vent'anni di precedenti incontrastati.
Da questo punto di vista, non appaiono, spiace dirlo colleghi, conferenti le obiezioni emerse in sede di Giunta da parte dei deputati autori di una relazione di minoranza.
Se il giudice speciale, quale è il tribunale dei ministri, ritiene di potersi discostare da detti precedenti, saranno i successivi gradi di giurisdizione a stabilire le relative conseguenze, eventualmente in termini di non procedibilità nei confronti dei coimputati. Quanto invece all'insufficienza delle indagini svolte dal tribunale dei ministri, ci si era sforzati già in precedenza di illustrare che spetta alla Camera il giudizio sulla sufficienza e completezza delle indagini, come stabilito non a caso dal giudice delle leggi; richiamo la sentenza della Corte costituzionale n. 403 del 1994. Nel nostro caso, il tribunale dei ministri di Perugia insiste nell'offrire un quadro probatorio basato sulle sole indagini del pubblico ministero, che non potrebbe indagare.
Tale insistenza, anche alla luce degli elementi offerti dall'onorevole Lunardi, che meritavano e meritano, come per tutti i cittadini, un'analisi approfondita, appare come una manifestazione della volontà di lasciare lo stato del procedimento com'era al momento della prima domanda. Ne deriva che la risposta della Camera dei deputati non può che essere analoga a quella già resa. Per completezza espositiva e informativa, si segnala... questo è importante, colleghi, signor Presidente. Signor Presidente, questo è importante. Se lei potesse seguirmi...
Si segnala che, in data 18 febbraio 2011, l'onorevole Lunardi ha depositato copia di una nota presentata all'autorità giudiziaria di Perugia, nella quale si certifica l'ormai maturata prescrizione del reato contestato; conseguentemente, si oppone alla proroga delle indagini. Alla luce di quanto esposto, chiedo ai colleghi, presa anche visione della documentazione difensiva depositata dall'onorevole Lunardi, di approvare la proposta della Giunta, che, nella citata seduta dello scorso 23 febbraio, a maggioranza, ha approvato la proposta affinché l'Assemblea disponga che gli atti vengano nuovamente restituiti al collegio per i reati ministeriali.
Questa è la legge, quella legge a cui tutti noi, prescindendo dall'appartenenza politica, dobbiamo rispetto, che piaccia o meno (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore di minoranza, onorevole Samperi.

MARILENA SAMPERI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, l'accusa che viene mossa all'ex Ministro Lunardi - lo ricorderete tutti - è quella di corruzione propria, per avere l'ex Ministro colto un'indebita occasione di acquisto di un immobile sito in via dei Prefetti a un prezzo di favore: tre milioni di euro a fronte del valore che si stima intorno ai sette-otto milioni di euro. Di contro, l'ex Ministro avrebbe emesso un decreto interministeriale con cui dava un finanziamento allo stesso ente che gli aveva venduto questo palazzetto.
Soggetto decisivo per la conclusione dell'affare è stato Angelo Balducci, figura onnipresente nelle varie vicende venute alla luce con l'inchiesta sulla cosiddetta «cricca», di cui facevano parte Anemone, Zampolini ed altri. L'architetto Zampolini era presente nello studio del notaio che ha stipulato l'atto e sull'immobile oggetto del contratto la ditta di Anemone aveva in precedenza svolto dei lavori: lo stesso copione che abbiamo già letto tante altre volte.
I protagonisti sono gli stessi soggetti che, in questi anni, hanno agito puntualmente sul sistema degli appalti e della corruzione di pubblici ufficiali, come dimostrano altri scandali di cui abbiamo Pag. 40avuto ampia notizia, come quello della caserma Zignani.
Ribadisco in questa sede quanto ho già sostenuto nella relazione di minoranza del 6 ottobre 2010, seduta nella quale la Camera dei deputati ha deciso di restituire gli atti al tribunale dei ministri. Lo stesso impianto viene ribadito qui anche dal relatore di maggioranza, che propone di restituire gli atti perché mancano le indagini preliminari. Il relatore di maggioranza dice che c'è carenza delle indagini preliminari. Ma il tribunale dei ministri, nel rimandarci nuovamente gli atti chiedendo l'autorizzazione a procedere, ribadisce ulteriormente che non ha avuto bisogno di fare indagini preliminari, perché le prove sono tutte documentali.
Vi è una relazione della Procura e della Corte dei conti, vi sono gli atti di compravendita, vi è il decreto interministeriale. Queste sono tutte prove documentali che, come ben sa chi ha studiato diritto, sono molto più oggettive e consistenti di qualsiasi altra tipologia di prova.
Quindi, il Tribunale dei ministri ha ritenuto di non dovere svolgere, in questa fase, altre indagini preliminari proprio perché aveva un consistente impianto probatorio documentale che poteva utilizzare.
D'altronde, questo quadro è confermato esattamente dallo stesso deposito degli atti che ha compiuto l'ex Ministro Lunardi presso la Giunta per le autorizzazioni. Anche lui ha prodotto delle stime. Il Credito artigiano afferma che il valore del fabbricato in questione è di 4.160.000 euro. Certo, meno dei 7 milioni di euro stimati, ma sempre il 30 per cento in più rispetto a quello da lui pagato.
Anche dalla tabella dei valori immobiliari prodotti dall'ex Ministro Lunardi a cura della FIAIP si fissa un valore non inferiore a 5.500 euro a metro quadro nel centro di Roma. Quindi, il palazzetto avrebbe il valore, anche in questo caso, di 6 milioni di euro.
Per quanto riguarda invece il secondo motivo...

PRESIDENTE. Onorevole Samperi, la prego di concludere.

MARILENA SAMPERI, Relatore di minoranza. Sì, signor Presidente, sottraggo un po' di tempo all'onorevole Palomba perché lo abbiamo in comune.
La seconda motivazione è quella che riguarda il simultaneus processus, ossia un processo che deve svolgersi simultaneamente nei confronti del Ministro e dei coindagati. Il Tribunale dei ministri, però, non ha inteso estendere ai coindagati la richiesta che ha presentato la Camera per l'ex Ministro Lunardi. D'altronde, queste sono norme speciali che non possano essere applicate né estensivamente, né analogicamente.
Nel caso in esame la posizione di indagato viene in rilievo per mera occasionalità. Diverso, per esempio, il caso di Sigonella del 1985 quando l'allora Presidente del Consiglio fu accusato di avere fatto fuggire dei terroristi. Allora sì che gli ufficiali dell'Aeronautica che materialmente avevano portato via i terroristi dovevano essere giudicati con lo stesso metro con cui fu giudicato l'allora Presidente del Consiglio. Nel caso in oggetto, questo si tradurrebbe soltanto in un indebito privilegio che contrasterebbe con l'articolo 3 della Costituzione.
Ciò che l'Assemblea deve valutare oggi è se questo episodio corruttivo sia avvenuto, si sia consumato, perché vi era la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante oppure perché vi era un preminente interesse pubblico da perseguire.
Ora, credo che la Camera non possa pensare che avere acquistato un palazzetto che vale 6 milioni di euro per 3 milioni di euro sia in qualche misura collegato ad un interesse dello Stato costituzionalmente protetto. Quale sarebbe questo preminente interesse pubblico, a fronte di un acquisto che ha fatto risparmiare dei soldi all'ex Ministro Lunardi? Quale sarebbe questo interesse pubblico? Poiché questa tesi sarebbe difficile da difendere e da sostenere, la maggioranza cerca soltanto degli escamotage procedurali per non affrontare il tema, per non affrontare il problema vero che è quello di dare o negare l'autorizzazione a procedere. Pag. 41
Per questo noi chiediamo che gli atti siano rimessi alla Giunta per le autorizzazioni perché possa esprimere il suo parere.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore di minoranza, onorevole Palomba.

FEDERICO PALOMBA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, di quanto tempo dispongo come relatore di minoranza?

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, due minuti e trenta secondi.

FEDERICO PALOMBA, Relatore di minoranza. Poi posso intervenire per dichiarazione di voto?

PRESIDENTE. Certamente. Prego, onorevole Palomba.

FEDERICO PALOMBA, Relatore di minoranza. Utilizzo i due minuti e mezzo, per dire che ho firmato la relazione di minoranza e che la condivido completamente, così come l'intervento della collega.
Chiedo che questa relazione di minoranza sia trasmessa come atto autonomo al Tribunale dei ministri di Perugia, perché questa Camera si accinge ad adottare una atto abnorme, spregiudicato e pericoloso. Ho sentito anche dire dal collega Consolo che, siccome il Ministro Lunardi ha eccepito la prescrizione, noi ne dovremmo prendere atto, come se competesse alla giustizia politica sovrapporsi alla giustizia ordinaria nel dichiarare addirittura una causa estintiva del reato.

GIUSEPPE CONSOLO, Relatore per la maggioranza. Chi l'ha detto? Non l'ho mai detto!

FEDERICO PALOMBA, Relatore di minoranza. Siamo all'assurdo, siamo all'abnormità più totale.
Il resto, signor Presidente, lo rimetto alle dichiarazioni di voto.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione. Saluto gli studenti del Liceo classico Romagnosi e del Liceo scientifico Marconi di Parma e gli studenti dell'Istituto statale istruzione superiore Osimo-Castelfidardo, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, per l'Unione di Centro l'uso delle prerogative parlamentari deve essere equilibrato e prudente. Devo anche ricordare che nella precedente occasione, nel voto del 6 ottobre 2010, esprimemmo un voto favorevole alla prosecuzione delle indagini, proprio perché riteniamo che in questo caso - che è già stato bene illustrato dai colleghi - non debbano esserci né santuari, né tabù, né presunte cricche, che impediscano l'accertamento della verità.
Dobbiamo, tuttavia, rilevare che dopo la restituzione di quegli atti la condotta del Tribunale dei ministri non è del tutto coerente e conforme alla legge costituzionale n. 1 del 1989, la quale all'articolo 8 prevede, in modo piuttosto esplicito, che si debbano svolgere sommarie investigazioni nell'ambito dei novanta giorni e che, dunque, il Tribunale dei ministri, investito della propria competenza, non debba far uso semplicemente di atti e di risultanze investigative fatte da altro giudice, e cioè dal giudice ordinario.
Francamente, questa insistenza del Tribunale dei ministri ci porta oggi ad esprimere, rispetto alla relazione del collega Consolo, un voto carico di perplessità e di dubbi ed una posizione di astensione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, colgo l'occasione in questa dichiarazione di voto per ricordare al collega Palomba quello che diceva Kipling: «se puoi sentire le verità che hai detto trasformate dai cattivi per trarre in inganno gli Pag. 42ingenui...». Qui - e mi rivolgo all'onorevole Palomba - ingenui non ci stanno. Forse in qualche altro banco, ma non in questo di Futuro e Libertà!
Io, per completezza informativa, ho soltanto detto che era stata depositata una nota, nella quale si eccepiva l'avvenuta prescrizione. Non ho mai detto - lo sottolineo al collega Palomba e il resoconto stenografico mi può dare ragione - che noi siamo tenuti a prendere atto della prescrizione e, quindi, a mandare prosciolto l'onorevole Lunardi. Queste sciocchezze non albergano a casa mia. Per quanto riguarda il caso dell'onorevole Lunardi, richiamo le considerazioni già svolte e ritengo che, rebus sic stantibus, vi sia libertà di voto per il gruppo di Futuro e Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, è lungi da me fare una polemica con il caro collega Consolo e, ancor meno, con i colleghi di Futuro e Libertà. Siccome è stato introdotto un tema, ho detto che è un tema di cui la Camera non si può occupare. Dichiarare, infatti, la prescrizione è un fatto estintivo del reato e non compete a noi.
Vorrei dire ai colleghi che stiamo innescando un pericoloso braccio di ferro, una pericolosa partita a ping-pong. Il braccio di ferro, vale a dire la seconda restituzione degli atti al Tribunale dei ministri, sarebbe motivato dal fatto che il medesimo tribunale non avrebbe svolto attività istruttoria e non avrebbe chiesto l'autorizzazione a procedere anche per i correi. Qui casca l'asino, qui è il punto dolente di tutta la questione, per il quale non volete decidere. Voi decidereste comunque di negare l'autorizzazione a procedere a Lunardi e volete contemporaneamente negarla a tutti coloro che sono correi con lui di corruzione. Non volete farlo solo per il Ministro, sarebbe troppo poco, il vostro obiettivo è quello di far funzionare la premiata lavanderia parlamentare non solo per il Ministro ma anche per tutti coloro che hanno con lui concorso. Non ve lo consentiamo perché non ve lo consente la legge. Non è vero che la legge impone di chiedere l'autorizzazione a procedere anche nei confronti dei concorrenti nel reato, non è vero, nessuna norma lo impone. E, d'altra parte, il nostro ordinamento giuridico conosce altri casi in cui ci sono diversità di giudicati nei confronti di diversi soggetti imputati dello stesso fatto. L'altro motivo per cui voi vi accingete o pensate di poter restituire gli atti al Tribunale dei ministri è la contestazione per la quale il medesimo tribunale avrebbe dovuto svolgere ulteriori indagini. Ma, insomma, a chi compete il compito di svolgere le indagini e di giudicare quelle già eseguite sufficienti? Si tratta di un'istruttoria documentale, ci sono montagne di documenti, è pertanto assolutamente esauriente e non credo, anzi, sono assolutamente convinto del fatto che la giustizia politica non possa dire alla giustizia ordinaria, che è competente, ovvero al Tribunale dei ministri, che cosa deve fare e se l'istruttoria è compiuta e sufficiente. Sarà il giudice che giudicherà e valuterà se gli atti sono sufficienti o se vi è qualche altra cosa da fare. Come? Vogliamo dire noi a una giurisdizione cosa deve fare? Ma noi non siamo giurisdizione, la giurisdizione è un'altra, dobbiamo metterci in testa che la Camera, la sede politica, non può esercitare un'azione pervasiva e invasiva nelle competenze di altri organi giurisdizionali. Ecco perché, colleghi, invitiamo ancora una volta la Camera, calorosamente, a non debordare dai suoi compiti istituzionali, a non uscire fuori dai corretti rapporti tra poteri dello Stato. Diciamo alla Camera che ciò è pericoloso, perché se questo ping-pong dovesse continuare ancora, come ne usciremo, cari colleghi? A mio avviso se ne esce con un atto di onestà. Si riconosca a ciascuno i poteri che la Costituzione attribuisce, ognuno stia nel suo campo e nessuno si permetta di entrare in quello degli altri. È quanto spero la Camera voglia fare in questa situazione, esprimendo Pag. 43voto contrario sulla proposta della Giunta per le autorizzazioni, così come farà l'Italia dei valori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Follegot. Ne ha facoltà.

FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dobbiamo anzitutto ricordare come la Camera dei deputati si sia già espressa sulla vicenda il 19 ottobre 2010, deliberando di restituire gli atti all'autorità giudiziaria. Ciò per due ordini di motivi. Il primo è che il reato di corruzione esiste se c'è un corrotto e un corruttore insomma è un reato a concorso necessario. La richiesta di autorizzazione invece si riferiva solo al corrotto così che è difficile un esame corretto.
I precedenti relativi a casi analoghi hanno deciso sulla base di una univoca interpretazione della normativa anche sulla domanda di autorizzazione a procedere per i cosiddetti laici. Non è possibile, infatti, parlare di un corrotto senza che vi sia un corruttore, né è possibile che vi siano, in caso di reato a concorso necessario, sentenze opposte e contrarie in procedimenti diversi.
Il secondo motivo: è mancata e continua mancare qualsiasi attività investigativa da parte del Tribunale dei Ministri, cosa invece richiesta dall'articolo 8, comma 1, della legge costituzionale 16 gennaio 1989, n. 1, dove si trova l'espressione: «il collegio, compiute le indagini preliminari». In effetti il Tribunale dei Ministri ha preso per buoni gli accertamenti già fatti senza alcuna ulteriore indagine.
Perché quanto meno non è stata fatta una perizia di stima prima di procedere, tenendo invece conto solo delle sommarie informazioni testimoniali? E ancora, esiste veramente un nesso causale tra la compravendita immobiliare e la concessione del finanziamento avvenuta solo successivamente e tramite un decreto ministeriale avente ad oggetto più finanziamenti relativi a beni culturali? Infine quale vantaggio avrebbe ottenuto il cardinale Sepe e, o, Propaganda fide in questo ipotizzato giro di affari, considerato che avrebbe potuto ottenere sul mercato ben di più di quanto gli venne corrisposto come contributo e come prezzo della vendita?
Il rinvio degli atti all'autorità giudiziaria procedente per i motivi di cui sopra non ha prodotto alcun risultato, tanto che il Tribunale dei Ministri ha reiterato formale richiesta di autorizzazione a procedere in giudizio, vieppiù contestando i rilievi mossi dalla Camera dei deputati. L'interpretazione costante della normativa vigente da parte sia della Giunta per le autorizzazioni che della Camera dei deputati è che l'autorizzazione a procedere debba essere richiesta sia per il corrotto sia per il corruttore, anche quando si tratti di concorrenti cosiddetti laici. Per questi motivi la Giunta per le autorizzazioni, nella seduta del 23 febbraio 2011, ha approvato a maggioranza la proposta di restituire di nuovo gli atti al collegio per i reati ministeriali di Perugia, confermando la posizione già espressa precedentemente.
Alla luce di queste considerazioni, in particolare del comportamento univoco da parte dell'Aula in fattispecie analoghe nelle precedenti legislature, la Lega Nord esprime voto favorevole sulla proposta del relatore (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, colleghi, la nostra posizione credo sia molto chiara, ed è emersa delineata dalla relazione di minoranza. Noi voteremo contro, ovviamente, la proposta del relatore, che con foga ha cercato di giustificare questo secondo rinvio con restituzione degli atti al Tribunale dei Ministri. Si sta ponendo in essere - questo non è il primo - una serie di provvedimenti che adotta la Camera abnormi, di esercizio delle prerogative parlamentari al di fuori di ogni regola, anzi in violazione delle regole Pag. 44sia costituzionali (in questo caso) che regolamentari. Si stanno costruendo le regole. Si confezionano al momento, ponendo comunque e sempre il Parlamento in una posizione di forza contro l'autorità giudiziaria.
Questa volta è toccato al Tribunale dei ministri, quel Tribunale dei ministri che invece la scorsa volta, nel procedimento che ha riguardato la perquisizione a carico del ragionier Spinelli (nel procedimento contro Berlusconi), veniva indicato come la panacea di tutti i mali, l'autorità giudiziaria che avrebbe risolto la problematica. Oggi che ci troviamo di fronte ad un Tribunale dei Ministri che chiede di poter procedere, e quindi non di concludere ma di poter procedere sulla base di atti e di un indagato (appunto, l'ex Ministro Lunardi), cosa fa la Camera? Non procede ad una valutazione di quello che è la sua competenza, cioè se gli atti di compravendita dell'appartamento (che è stato pagato per 3 milioni e valeva 8 milioni) siano stati compiuti nell'ambito di un interesse pubblico, di un esercizio della funzione pubblica ma avendo presente l'interesse pubblico.
Questo è il potere che spetta alla Camera. Questo potere non si esercita, non si ha il coraggio di esercitarlo, ma, per la seconda volta, si restituiscono gli atti al Tribunale dei ministri venendo meno a tutte le regole procedimentali. Perché? Perché c'è sete, sete di avere i correi; c'è una volontà di attrarre la competenza comunque nei confronti di eventuali correi che, attualmente, non risultano iscritti nel registro degli indagati. È un qualcosa di veramente aberrante perché la legge costituzionale è chiara, ossia afferma che l'Assemblea competente delibera anche ove vi siano degli indagati che siano stati iscritti nel registro degli indagati la cui competenza sia stata trasmessa dall'autorità giudiziaria ordinaria al Tribunale dei ministri. «Anche», eventualmente, non obbligatoriamente.
Il Tribunale dei ministri già ci ha risposto, già ha fornito la sua risposta perché quest'Aula, questa Camera, ha già trasmesso una volta al Tribunale dei ministri. Quest'ultimo ha spiegato che non può procedere nei confronti di correi che non sono stati iscritti e trasmessi per competenza dalla procura della Repubblica e, quindi, non può trasmettere nulla alla Camera per l'autorizzazione. È qualcosa di kafkiano, è veramente un provvedimento che rappresenta soltanto un braccio di ferro, rappresenta il voler a tutti i costi esercitare fuori dalle regole delle prerogative. È un atto di prepotenza a cui noi non possiamo aderire.
Il nostro voto contrario, quindi, sicuramente non va tanto nel merito, ma riguarda proprio il fatto che non possiamo tollerare e non possiamo aderire ad uno strumento della Camera, del Parlamento, che diventa invasivo ed entra all'interno della valutazione da parte dell'autorità giudiziaria, quale che essa sia, autorità giudiziaria ordinaria o autorità giudiziaria speciale del Tribunale dei ministri. Su questo punto, quindi, che è fondamentale per la democrazia e per il rispetto dello Stato di diritto, credo che ci voleva una presa di coscienza, una consapevolezza e una volontà di non continuare i provvedimenti che ledono soltanto la Costituzione e le regole che sono il fondamento del nostro Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà.

MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, la relazione dell'onorevole Consolo è totalmente condivisibile. Per il resto, richiamo quanto già affermato nella seduta del 19 ottobre scorso. Da allora, non è cambiato assolutamente nulla sul piano oggettivo, ma vi è soltanto un'ordinanza del presidente del Tribunale dei ministri che ribadisce il suo punto di vista, ma questo punto di vista si pone in rotta di collisione con l'interpretazione costante che della legge in discussione è stata data dal 1989 in poi. Tutti i casi che sono stati esaminati richiedono la presenza di corrotto e corruttore e richiedono la presenza del componente laico dell'ipotesi processuale portata all'attenzione del Tribunale dei ministri. Pag. 45
Non vi è alcuna ragione per discostarsi da questo orientamento. Non entro nel merito della maliziosa lettura degli atti che l'onorevole Samperi ha proposto perché quest'Aula non deve esaminare il merito della vicenda. Non entro nemmeno nel merito delle interpretazioni di diritto dell'onorevole Ferranti apparendo estremamente chiaro il punto di vista che il relatore ha già prospettato.
Mi permetto, però, di dire all'onorevole Palomba che il vero atto di onestà non è quello di votare contro la proposta del relatore, ma è quello di rispettare la legge. La legge è chiara e dove la legge è chiara non servono interpretazioni di sorta. Per questo, mi associo alle conclusioni del relatore e in questo senso sarà il nostro voto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà per un minuto.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, stiamo per deliberare, per la seconda volta, sul collega Lunardi che è deputato oggi, ma era Ministro non parlamentare al momento dei fatti. La Camera, dunque, si considera competente su un soggetto che, attualmente, è membro della Camera, ma che, al momento dei fatti per cui si procede, non lo era.
Stiamo applicando l'articolo 5 della legge costituzionale n. 1 del 1989. In sostanza la Camera concorda oggi con la lettura che l'articolo 5 determina la competenza a deliberare sulla base del momento del procedimento e non sulla base del tempo dei fatti.
Me ne compiaccio, signor Presidente, perché noi lo abbiamo sempre pensato. Ve lo aveva detto anche il presidente Castagnetti quando il 28 ottobre 2009 in quest'Aula voi avete costretto la Camera a deliberare in favore del Ministro Matteoli che era deputato all'epoca dei fatti imputatigli ma che era senatore al momento della delibera. Nel 2009 avete usato il criterio opposto a quello odierno e avete quindi adottato una delibera giuridicamente inesistente. Complimenti, sinceri complimenti. In materia di reati ministeriali non ne azzeccate una e la Corte costituzionale se ne accorgerà sicuramente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Votazione - Doc. IV-bis, n. 2-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di restituire gli atti all'autorità giudiziaria (Doc. IV-bis n. 2-A).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Di Caterina... onorevole De Girolamo... onorevole Caparini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 542
Votanti 498
Astenuti 44
Maggioranza 250
Hanno votato
290
Hanno votato
no 208).

Prendo atto che il deputato Losacco ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Secondo le intese intercorse gli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno sono rinviati alla seduta di domani.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 18,35).

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, ho notato con un certo sbigottimento che l'ex Ministro Lunardi ha partecipato Pag. 46a questa votazione ed ha votato a suo favore. Trovo che abbia perso una buona occasione per un comportamento eticamente corretto che vorrebbe che chi si trova in conflitto di interessi si debba astenere dal partecipare ad una votazione che lo riguardi e questo indipendentemente da leggi e regolamenti che lo permettano. Denota un modo di intendere l'etica pubblica che noi francamente troviamo riprovevole (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Come lei sa, onorevole Borghesi, tutti i deputati hanno non solo la facoltà ma il dovere di partecipare alle votazioni della Camera.

LINO DUILIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, intervengo brevemente soltanto per sollecitare la risposta ad una interrogazione. Però, signor Presidente, mi permetto di segnalare alla sua attenzione la circostanza per la quale si tratta di un'interrogazione presentata il 2 dicembre. Sullo stesso argomento e con la medesima modalità è stata presentata una interrogazione in data 10 febbraio da un collega di maggioranza. L'interrogazione sullo stesso argomento presentata il 10 febbraio ha avuto la risposta in Commissione il 16 febbraio cioè sei giorni dopo. La mia interrogazione di due mesi prima, che verte sullo stesso tema, ribadisco per l'ennesima volta non ha avuto ancora risposta. Signor Presidente, mi permetto di segnalarglielo perché, se anche sulle interrogazioni si risponde soltanto sulla base del fatto che si faccia parte della maggioranza o meno, mi sembra che stiamo toccando il fondo.

PRESIDENTE. Solleciterò la Presidenza nel merito delle osservazioni da lei svolte.

LUDOVICO VICO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, intervengo per segnalare a lei e all'Aula affinché si faccia tramite presso il Governo che la notte tra il 2 e il 3 di marzo a Ginosa Marina in provincia di Taranto al confine tra la regione Puglia e la regione Basilicata si è verificata un'alluvione senza precedenti. Un'intera comunità è ora in emergenza assoluta.
Dopo aver perso tutto, case, automobili, esercizi commerciali, attività imprenditoriali e artigianali ed aver visto scomparire centinaia di ettari di vigneti da tavola e ortaggi sotto molti metri d'acqua insieme ai capi di bestiame, ora un intero centro del sud Italia attende che lo Stato si ricordi di loro e faccia la sua parte. Solo ieri è stata ripristinata l'erogazione dell'acqua potabile per una parte di quella comunità che dalla notte del 2 marzo, dopo essersi salvata rifugiandosi sui tetti delle proprie abitazioni, vive della solidarietà delle famiglie scampate al disastro, della vicinanza concreta degli uomini della Protezione civile, della Marina militare, dell'Esercito e degli aiuti che in qualche maniera la regione Puglia, la provincia di Taranto, il comune di Ginosa e persino la parrocchia locale stanno gestendo nel migliore dei modi.
Ma quella comunità merita risposte diverse. Merita risposte istituzionali ed interventi urgenti su due fronti.
Il primo riguarda lo stato di emergenza che tocca l'entità dei danni materiali subiti dalle 500 persone sfollate a causa dell'alluvione. In tal senso spero che il Governo non vorrà far mancare il sostegno che si deve a tutti i cittadini italiani che dovessero trovarsi in stato di emergenza, concedendo quindi il riconoscimento dei benefici provenienti dall'istituzione dello stato di calamità naturale e il blocco dei pagamenti dei debiti per le imprese agricole, artigianali, industriali e per le famiglie che in quel drammatico 1o marzo hanno perso tutto, compresa la possibilità di autosostenersi economicamente.
Il secondo intervento dovrà riguardare l'accertamento delle responsabilità ed il riparo di quelle popolazioni da altri rischi imminenti. Lì, signor Presidente, il fiume Bradano è tornato al suo antico alveo, gli argini Pag. 47non ci sono più. È dal 2004 che l'autorità di bacino chiede interventi strutturali. Tuttavia è altresì necessario accertare se le ragioni di quell'esondazione sono dipese solo da connotazioni naturali, al fine di rassicurare rapidamente l'intera comunità.
Concludo: lì ora è un deserto di fango, detriti e progetti svaniti e lì l'Italia dovrà dimostrare come quei centocinquant'anni ci hanno fatto Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PIETRO TIDEI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIETRO TIDEI. Signor Presidente, vorrei segnalare alla sua attenzione e a quella del Governo un fatto che ritengo estremamente grave: si tratta di un'interrogazione che molti mesi or sono ho presentato al Ministro La Russa per sapere se corrispondesse al vero il fatto che il sindaco di Roma Alemanno ed il Ministro La Russa avessero firmato un protocollo d'intesa per trasferire la più grande discarica d'Europa, che è quella di Malagrotta, presente nel comune di Roma, nel comune di Allumiere, in una zona a protezione speciale.
Ebbene, il Ministro La Russa continua a non rispondere a questa interrogazione mentre in questi giorni la notizia della firma di questo protocollo ormai è apparsa su tutti i giornali, a cominciare da la Repubblica. Ritengo estremamente grave che un parlamentare e le popolazioni che rappresenta debbano avere la risposta dai giornali e non dal Ministro competente, al quale è stata rivolta una formale interrogazione.
Pertanto ritengo oggi di insistere nella richiesta di fornirmi una notizia utile, una risposta adeguata ad un'interrogazione a cui, come ripeto, non è stata ancora fornita risposta, ma che la stampa ha appreso a piene mani, gettando molte popolazioni del comprensorio di Civitavecchia in profondo allarme, perché la più grande discarica d'Europa verrebbe trasferita in un piccolo comune della provincia di Roma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, volevo cortesemente sollecitare codesta Presidenza, perché alcuni mesi fa ho presentato un'interrogazione, la n. 5-03376, che era un'interrogazione a risposta orale che riguardava i precari di Poste italiane che sono in qualche modo interessati dal fenomeno dei contratti a tempo determinato, che hanno generato un massiccio ricorso alla giurisdizione del lavoro.
Per alcuni vi è stata la trasformazione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato, mentre per altri ciò non è stato possibile per una serie di ragioni che spiegavo nell'interrogazione in oggetto.
Dopo alcuni mesi, nonostante i solleciti, il sottosegretario del Ministero competente è venuto a rispondere in Commissione ma, per una serie di ragioni concernenti l'organizzazione dei lavori della Commissione, lo stesso sottosegretario non ha potuto fornire la risposta e mi ha chiesto di trasformare l'interrogazione a risposta orale in un'interrogazione a risposta scritta, la n. 4-09459.
L'interrogazione in oggetto, che risaliva al 17 novembre 2010, con queste vicissitudini, ancora non ha ottenuto una risposta, nonostante l'impegno del sottosegretario competente a fornire una risposta nel giro di tre o quattro giorni dalla trasformazione in risposta scritta, così come aveva chiesto.
Vorrei sollecitare la risposta ad un'altra interrogazione, la n. 5-02128, del 18 novembre 2009 - addirittura, di due anni fa -, che riguarda le cosiddette scie chimiche. Mi riferisco a strani fenomeni che accadono sopra i cieli di molte città e regioni italiane - sicuramente, quasi la totalità delle regioni - che i cittadini non si spiegano, interrogandosi sulla natura di tali scie cosiddette chimiche, per capire se esse hanno delle ricadute negative sulla loro salute.
Su questo tema, già nelle passate legislature, sono stati presentati atti di sindacato Pag. 48ispettivo sia al Senato che alla Camera, che non hanno mai ottenuto risposta dal Ministero della difesa. Nonostante siano trascorsi due anni e io abbia più volte sollecitato la risposta all'interrogazione in oggetto, il Ministero della difesa non ha mai risposto, né per iscritto, come è stato chiesto, né oralmente, come ho chiesto, trasformando poi l'interrogazione.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

AMEDEO CICCANTI. Certamente, la preoccupazione dei cittadini, dettata dal silenzio del Governo, aumenta ed è ancora maggiore. Perché il Governo non risponde? Cosa deve nascondere? Cosa si deve coprire dietro queste scie cosiddette chimiche, che hanno comunque una natura tutta particolare, diversa rispetto alle scie gassose degli aerei di linea, che si dissolvono in poco tempo, mentre queste scie particolari permangono per ore, e anche per qualche giorno, nel cielo?
Per queste ragioni, signor Presidente, le chiedo di farsi carico di questa cortese risposta.

PRESIDENTE. Onorevole Ciccanti, sarà cura della Presidenza procedere nella direzione da lei sollecitata.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 9 marzo 2011, alle 9:

1. - Votazione per l'elezione di un Segretario di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 5, del Regolamento.

2. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
CAPARINI ed altri; CIRIELLI: Incentivi per favorire, nelle regioni dell'arco alpino, il reclutamento di militari volontari nei reparti delle truppe alpine (C. 607-1897-A).
- Relatore: Gidoni.

3. - Seguito della discussione della proposta di legge:
DI STANISLAO: Disposizioni per la promozione e la diffusione della cultura della difesa attraverso la pace e la solidarietà (C. 2596-A).
e dell'abbinata proposta di legge: MOGHERINI REBESANI ed altri (C. 3287).
- Relatore: Garofani.

(al termine delle votazioni e dopo il punto 5)

4. - Discussione della proposta di legge (per il seguito della discussione sulle linee generali):
S. 10-51-136-281-285-483-800-972-994-1095-1188-1323-1363-1368 - d'iniziativa dei senatori: IGNAZIO ROBERTO MARINO ed altri; TOMASSINI ed altri; PORETTI e PERDUCA; CARLONI e CHIAROMONTE; BAIO ed altri; MASSIDDA; MUSI ed altri; VERONESI; BAIO ed altri; RIZZI; BIANCONI ed altri; D'ALIA e FOSSON; CASELLI ed altri; D'ALIA e FOSSON: Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento (Approvata, in un testo unificato, dal Senato) (C. 2350-A).
e delle abbinate proposte di legge: BINETTI ed altri; ROSSA ed altri; FARINA COSCIONI ed altri; BINETTI ed altri; POLLASTRINI ed altri; COTA ed altri; DELLA VEDOVA ed altri; ANIELLO FORMISANO ed altri; SALTAMARTINI ed altri; BUTTIGLIONE ed altri; DI VIRGILIO ed altri; PALAGIANO ed altri (C. 625-784-1280-1597-1606-1764-bis-1840-1876-1968-bis-2038-2124-2595).
- Relatori: Di Virgilio, per la maggioranza; Palagiano, di minoranza.

(ore 15)

5. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 18,50.

Pag. 49

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO GUIDO DUSSIN SULLE MOZIONI PER LA BONIFICA DEI SITI CONTAMINATI DI INTERESSE NAZIONALE

GUIDO DUSSIN. Il problema ambientale, determinato dalla crescente presenza di siti contaminati e dalla notevole produzione di rifiuti generati da attività industriali e urbane, ha assunto nel tempo dimensioni tali da generare una forte tensione e attenzione del legislatore nazionale, i cui interventi sono stati orientati sia a sanzionare l'evento inquinamento, sia a creare un contesto favorevole per l'avvio di una politica di ripristino delle aree. In tale ottica le azioni di trattamento dei rifiati e di bonifica dei siti contaminati diventano strumentali non più esclusivamente alla tutela del territorio e della salute umana, ma assurge al ruolo di vettore dello sviluppo socio-economico, favorendo la trasformazione di intere aree, talvolta inserite nel tessuto urbano, da zone improduttive a zone di riqualificazione ambientale, urbana ed economica.
La scelta delle tecnologie di bonifica, però, non è sempre semplice e deve essere orientata da valutazioni di natura tecnica, ma anche da considerazioni di tipo economico. L'offerta di tecnologie è oggi piuttosto ampia, tuttavia le varie soluzioni presentano tempi di realizzazione, effetti secondari di impatto ambientale e costi fortemente differenziati. Tali elementi impongono un'attenzione particolare, in relazione agli interventi di bonifica da realizzare, sulla scelta delle migliori tecnologie disponibili in funzione delle caratteristiche del sito, della tipologia di contaminazione, dell'impatto ambientale e della valutazione economica.
In tale ottica il passaggio dal modello tabellare (decreto legislativo n. 471 del 1999) al modello basato sull'analisi di rischio (decreto legislativo n. 152 del 2006) consente alle aziende italiane non solo di poter operare in modo più efficace nei confronti dell'ambiente ma anche di allinearsi alle modalità operative (cioè analisi di rischio quale criterio decisionale) attuate al momento non solo in Europa ma anche in altri Paesi, quali Canada e USA.
La situazione si presenta alquanto critica per le imprese che da una parte vedono bloccati cospicui investimenti industriali, importantissimi per il rilancio industriale delle aree, e dall'altra vengono esposte a richieste di risarcimento del danno ambientale.
I problemi più rilevanti attengono alla gestione della contaminazione delle falde e delle aree esterne al sito industriale, in quanto occorre individuare il soggetto o i soggetti responsabili dell'inquinamento tenendo conto della storia del sito e delle responsabilità e coinvolgimento dei diversi operatori che negli anni hanno gestito il sito.
Gli interventi da realizzare devono tenere conto del rapporto costo/beneficio, magari calcolando l'eventuale danno residuo ad intervento realizzato, alla luce del fato che il costo medio di bonifica, in Italia è pari a 230 milioni di euro per sito, contro un costo medio dei siti paragonabili inclusi nel programma Superfund americano pari a 42,8 - 75 milioni di euro per sito. Spesso i costi sono poco giustificabili nei casi di terreni che comunque sono destinati ad ospitare attività industriali, pertanto la riparazione dovrebbe avvenire in conformità alla destinazione d'uso del sito, optando per incentivare il redevelopment dei siti inquinati in luogo dell'utilizzo di terreni vergini.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 4)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Alessandri e a. 1-584 507 507 254 507 36 Appr.
2 Nom. Doc. IV, n. 8-A 533 419 114 210 234 185 32 Appr.
3 Nom. Doc. IV, n. 12-A 531 529 2 265 529 31 Appr.
4 Nom. Doc. IV-bis, n. 2-A 542 498 44 250 290 208 25 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.