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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 438 di mercoledì 23 febbraio 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 9,10.

DONATO LAMORTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di martedì 22 febbraio 2011.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Bossi, Brunetta, Caparini, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Dal Lago, Donadi, Fava, Fitto, Franceschini, Gelmini, Giro, Leone, Lusetti, Martini, Mecacci, Migliavacca, Mura, Leoluca Orlando, Pescante, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stucchi, Tabacci, Vernetti e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che con lettera pervenuta in data 22 febbraio 2011, il deputato Luca Bellotti, già iscritto al gruppo parlamentare Futuro e Libertà per l'Italia, ha chiesto di aderire al gruppo parlamentare Popolo della Libertà.
La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

S. 2518 - Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e di interventi urgenti in materia tributaria e di sostegno alle imprese e alle famiglie (Approvato dal Senato) (A.C. 4086) (ore 9,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato (A.C. 4086): Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e di interventi urgenti in materia tributaria e di sostegno alle imprese e alle famiglie.
Ricordo che nella seduta di ieri, dopo la deliberazione della chiusura della discussione sulle linee generali, hanno avuto inizio gli interventi a norma dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento.
Proseguiamo pertanto con lo svolgimento di tali interventi.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, le chiedo scusa, ovviamente ci rimettiamo alle sue decisioni. Nella giornata di Pag. 2ieri, mentre era in corso la Conferenza dei capigruppo nella quale lei rendeva nota la lettera del Presidente della Repubblica al Governo ed ai Presidenti delle Camere, mi ero permesso di sollecitare il Presidente di turno a sospendere la seduta in attesa delle decisioni della Conferenza dei capigruppo atteso che ritenevo che quanto si stesse decidendo fosse rilevante.
Qualcuno ci ha spiegato che non era una lettera ma un comunicato stampa del Presidente della Repubblica e che quindi si sarebbe potuto andare avanti. Per fortuna, il buonsenso ed in parte anche la fortuna della sua discesa in Aula ci hanno aiutati ed abbiamo evitato di proseguire una discussione sulle linee generali che obiettivamente non aveva molto senso, alla luce delle parole del Presidente della Repubblica e soprattutto delle decisioni che conseguentemente lei ha preso per la sospensione della seduta e che il Governo ha preso - credo - nella valutazione delle indicazioni del Presidente della Repubblica.
Allo stesso modo, mi permetto molto sommessamente, signor Presidente, di dire che stiamo riprendendo esattamente dal punto in cui ci siamo fermati ieri, non abbiamo alcuna novità su come il Governo intenda rapportarsi rispetto a quanto scritto dal Presidente della Repubblica. Come facciamo, ancorché nella discussione sulle linee generali di un testo che presumibilmente qualche modifica l'avrà, a proseguire un dibattito senza avere ascoltato una parola da parte del Governo?
Le faccio anche presente - ma questo ovviamente non fa parte della formalità dei nostri lavori - che in via informale il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha informato il nostro capogruppo che ci sarebbe stata una richiesta di rinvio subito dopo le dichiarazioni del Ministro Frattini proprio per consentire al Governo di riprendere non dal punto in cui eravamo rimasti ma con riferimento a qualcosa in più che sarebbe potuta accadere.
Non capisco pertanto - ovviamente valuterà lei - come possiamo proseguire gli interventi relativi alla discussione sulle linee generali senza avere una parola in più rispetto a quello che è successo ieri sera. A questo punto si poteva andare avanti anche ieri.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, l'onorevole Tassone ha chiesto di intervenire e ha diritto di parlare. Il Governo, come anche lei sa, si accinge a comunicare i suoi orientamenti e certamente questo accadrà non appena il Governo sarà nella condizione di farlo. Quindi non vedo alcun tipo di anomalia rispetto a quanto abbiamo deciso, credo saggiamente, ieri.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, certamente prendiamo la parola in questo momento con qualche disagio e perplessità. In effetti continuiamo una discussione sulle linee generali - seppure un'appendice della discussione sulle linee generali così come prevista dal Regolamento - dopo la deliberazione di interruzione della discussione, sulla scorta di un provvedimento che sembra essere ormai superato dalle ultime vicende, quindi dalla lettera del Presidente della Repubblica.
Noi come gruppo abbiamo deciso di prendere la parola in questo momento proprio per ribadire le posizioni che abbiamo assunto sia nei lavori delle Commissioni riunite I e V, sia attraverso gli interventi degli onorevoli Occhiuto e Ciccanti anche in Aula. Non c'è dubbio che abbiamo di fronte una vicenda parlamentare che coinvolge anche e soprattutto l'azione del Governo.
Per quanto ci riguarda in questo momento non c'è il pericolo di essere fuori tema, perché i temi che sono stati richiamati nella lettera del Presidente della Repubblica, che noi ringraziamo, sono stati più volte sottolineati e proposti con grande forza nei lavori delle Commissioni I e V e anche in questa Aula. Può darsi che, nel momento in cui esercitiamo un'azione parlamentare e assumiamo delle posizioni anche sulla debolezza, sulla contraddittorietà Pag. 3e sulla confusione di un provvedimento, le posizioni assunte dalle opposizioni o da una certa opposizione vengano interpretate come strumentali. Invece, noi ponevamo una questione di principio, che vale per questo come per tutti gli altri provvedimenti.
È un problema politico di grande portata, che va al di là del provvedimento chiamato comunemente «milleproroghe», ma coinvolge direttamente le responsabilità dei Governi e dei Parlamenti, che si susseguono ovviamente nel corso della nostra storia e della nostra vicenda politica. I temi della confusione, dell'eterogeneità delle materie, della debolezza - tanto per usare un eufemismo - dei requisiti di costituzionalità di questo provvedimento si erano chiaramente evidenziati nella Sala del mappamondo, dove si sono riunite le Commissioni I e V. Lo abbiamo detto ed abbiamo anche chiesto che da parte del Governo e della maggioranza ci fosse una disponibilità ad accogliere le nostre indicazioni e i nostri contributi. Il vero è che questo provvedimento è giunto dal Senato praticamente blindato. Quindi, si è riproposto un vulnus anche rispetto ai lavori parlamentari.
Non so se il Senato, come si è detto, abbia trattenuto per cinquanta giorni il provvedimento rispetto ai sessanta giorni consentiti, ma non c'è dubbio che avevamo chiesto con forza, visto e considerato che c'era qualche margine temporale, una maggiore attenzione.
Invece, la maggioranza è venuta con l'indicazione e soprattutto con il compito di blindare questo provvedimento con un percorso che ci portava alla fiducia. Adesso ci troviamo di fronte ad una lettera e ad un intervento molto chiari del Presidente della Repubblica e molto probabilmente, quando ci sarà la comunicazione degli intendimenti del Governo, si dovrà ritornare ad un nuovo testo. Pertanto si è vanificato ciò che si pensava di guadagnare stroncando il dibattito parlamentare, considerato che i tempi si allungheranno.
Ma c'è un altro dato che voglio sottolineare in questo particolare momento: l'anomalia delle procedure e del procedimento. Le procedure non sono ininfluenti o minimali rispetto alla sostanza della materia o dell'impegno nella produzione normativa. Non è un fatto ininfluente o minimale, perché a quest'Aula è sfuggito, signor Presidente, signor rappresentante del Governo, che le Commissioni parlamentari non sono riuscite a deliberare il mandato ai relatori in termini favorevoli.
Non sapevamo se la maggioranza era maggioranza o minoranza; certamente, vi è stato, in un certo momento, l'ostruzionismo della maggioranza parlamentare, che io ho definito una vera e propria serrata, senza, ovviamente, la volontà e la disponibilità di accogliere le proposte del nostro gruppo e delle opposizioni.
Certamente, gli interventi che si sono svolti e susseguiti in quest'Aula hanno richiamato, alcuni, l'impeccabilità di questo provvedimento - questo, ovviamente, da parte della maggioranza - mentre altri, soprattutto del mio gruppo, hanno incalzato il Governo anche individuando le debolezze del decreto-legge in esame.
Devo dire con estrema chiarezza, signor Presidente, che quando ci troviamo di fronte ad un decreto milleproroghe, questo provvedimento porta sempre in sé qualche dato di ambiguità e di incertezza; lo porta, oggettivamente. Lo abbiamo detto: nel decreto milleproroghe si cerca di «imbucare» di tutto; soprattutto, approfittando dell'urgenza, si cerca di fare le cose che non si sono fatte e di trovare loro collocazione e cittadinanza nel decreto milleproroghe. Si prorogano anche termini non scaduti e si mette mano a materie che certamente avrebbero bisogno di un contenuto, di un'organizzazione e di una produzione normativa in termini molto più concreti ed esaustivi.
Alcuni provvedimenti non possono essere assunti come un momento importante per prorogare termini, quando, invece, si interviene su una materia che avrebbe bisogno di una diversa riorganizzazione. Queste cose abbiamo detto. Non è possibile, perché attraverso il decreto milleproroghe - non vi è bisogno della questione di fiducia e dell'urgenza - si affrontano temi, Pag. 4con la scusa delle proroghe, senza dare la possibilità al Parlamento di valutarne le motivazioni e di dare alla materia una sua organicità e una sua strategia.
Questo provvedimento certamente è asfittico, senza respiro, senza prospettive, senza un disegno (le cose le abbiamo dette e ripetute, è inutile che mi soffermi a fare una lunga elencazione di quello che è emerso anche in questi giorni). Quando parliamo, per esempio, della riorganizzazione della Consob, perché lo facciamo in questo provvedimento quando esiste un altro provvedimento, che stiamo esaminando nella Commissione affari costituzionali, sul trasferimento della Consob da Roma a Milano?
Ci vuole una grande discussione e un approfondimento di carattere parlamentare. Non è che i problemi si possono risolvere in questa maniera, senza dare la possibilità al Parlamento di discutere. Per cui, abbiamo avuto la ghigliottina nella ghigliottina, la blindatura del provvedimento, che andava e va dritto verso il percorso del voto di fiducia, senza dare la possibilità, implicitamente, al Parlamento di affrontare i problemi in termini organici.
È stato detto anche moltissimo sulle case fantasma, sul foglio rosa per coloro che devono prendere il patentino per i motorini. Vi è una serie di problemi. Vado, ovviamente, per indicazioni. Faccio l'esempio delle Poste: cosa sono? Stanno diventando una grande banca? Sta diventando predominante l'attività di bancoposta? E il servizio delle poste, della distribuzione, soprattutto l'adeguamento della mobilizzazione, chi lo fa, se l'azienda delle Poste sta diventando una grande banca, una grande espansione delle banche, e dovrebbe anche collegare i suoi sportelli alla famosa Banca del sud, di cui non vediamo la luce, non sappiamo cosa sia? Ne stiamo parlando continuamente, quando non sappiamo cosa sia e quando non si può rintracciare un percorso, sia pur labile, per quanto riguarda una politica del Mezzogiorno, che rimane estranea.
Soprattutto, questo provvedimento, come hanno già detto i colleghi del mio gruppo Occhiuto e Ciccanti, non fa altro che penalizzare ed allontanare sempre di più l'area del Mezzogiorno rispetto al nord del Paese.
Vi è ancora il problema dell'emergenza rifiuti. Come abbiamo detto, nel provvedimento in esame vi è anche un aumento delle tasse, dell'imposizione, e vi è il disegno del federalismo fiscale che abbiamo bocciato e denunciato più volte e che, non vi è dubbio, recupera una filosofia sempre più stringente che respingiamo con grande forza e determinazione.
È la concezione dello Stato, dell'articolazione dei poteri, dell'unità e della solidarietà del Paese che in questo momento viene meno, ma è anche vero che esistono, surrettiziamente, in maniera a volte evidente, dei provvedimenti e degli impegni che vanno in quella direzione.
Mi dispiace che i gruppi politici della maggioranza, dove vi sono tante sensibilità diffuse, non abbiano assunto nessuna posizione, ma si siano adeguati al pensiero dominante.
Certamente, vi sono vari stimoli che possono comprendere questo nostro modo di essere, soprattutto per quanto riguarda i costi della politica. Su questi abbiamo discusso moltissimo quando è stato approvato il codice delle autonomie. Oggi, su richiesta ad esempio del comune di Roma, vi è la necessità di un allargamento del numero degli assessori per cui si ripropone un argomento che potrà essere contenuto nel citato codice o in provvedimenti sull'autonomia locale perché vi è bisogno di qualche assessore in più.
Vi è poi ancora il problema dei comuni con popolazione superiore ad un milione di abitanti. Non sappiamo cosa siano le aree metropolitane, è in corso il dibattito in Commissione del provvedimento rinviato dall'Aula sull'abolizione delle province.
Ecco perché non credo che il provvedimento in esame sia in sintonia con altri provvedimenti, ma vive sulle «commesse» di alcuni settori e di alcune corporazioni molto presenti ed attive all'interno del nostro Paese.
Signor Presidente, vi è anche un altro dato. Quando parlo di federalismo mi Pag. 5riferisco anche al problema, che ancora sussiste, relativo alle graduatorie degli insegnanti, agli inserimenti in coda. Gli stessi insegnanti ai quali è stato impedito di svolgere il loro lavoro, che non sono tutelati in ordine alle loro richieste di trasferimento. Ritengo che anche questo sia un problema che riguarda i diritti civili, la civiltà e la dignità di una nazione.
Il provvedimento in esame, che ha avuto una serie di interpretazioni anche da parte della Consulta e che pone il problema degli inserimenti in coda degli insegnanti nelle graduatorie per i trasferimenti, proviene da una cultura che non è la nostra.
Signor Presidente, non vorrei continuare il mio intervento. Abbiamo detto le cose che ci eravamo prefissi di dire, vi è stato anche un pourparler tra noi per decidere se fosse il caso che il nostro gruppo intervenisse in Aula per esporre le considerazioni già previste e desumibili dal nostro atteggiamento ieri mattina.
Abbiamo poi deciso di intervenire, di svolgere il nostro intervento, perché abbiamo voluto privilegiare il ruolo del Parlamento, il ruolo di quest'Aula e per sottolineare ancora una volta che questo non è un episodio che riguarda questo particolare momento, ma coinvolge tutta la dignità del Parlamento, la centralità dello stesso, come momento di riferimento che non può essere una cassa di risonanza, tanto è vero che, quando il provvedimento in esame è tornato blindato dal Senato, lasciandoci intendere che lo dovessimo approvare solo in quella versione, ho pensato che fosse stata realizzata subito la riforma del bicameralismo, arrivando direttamente al monocameralismo, tranquillamente, dando atto anche ai presidenti...con il permesso della Lega e dell'onorevole Polledri proseguo il mio intervento...
Proseguo, signor Presidente, anche perché io sono stato attento - mi rivolgo in particolare all'onorevole Polledri - alle sue considerazioni e sono stato cortese a non dire quanto ha sostenuto il collega con grande enfasi e trionfalismo su questo provvedimento.
Noi vedremo alla luce delle determinazioni del Governo quali saranno gli esiti delle considerazioni dell'onorevole Polledri e del suo gruppo, nonché della maggioranza, perché sarà curioso capire se quella intangibilità, perfezione costituzionale o omogeneità di materie, che voi avete rivendicato, resistono anche su quella che deve e potrà essere l'iniziativa del Governo.
In conclusione, signor Presidente, come dicevo, ci siamo trovati di fronte a un monocameralismo ed allora io voglio capire: se tutto era un'alterazione anche sul piano legislativo e se era un'anomalia, qualora non ci fosse stata la lettera del Presidente della Repubblica, questo Parlamento avrebbe certamente consumato un fatto di una negatività incredibile e forte, anche sul piano di un principio e di una dignità, come già rivendicavo poc'anzi, del ruolo del legislatore. Ritengo che tutto questo valga e debba valere per il futuro. Come si vede, signor Presidente, questo non è un tema o un problema che può riguardare semplicemente le minoranze o le maggioranze. Il Parlamento si deve abituare a capire e a cogliere che, se vi è un bene superiore che bisogna tutelare e garantire, questo è quello del rispetto delle istituzioni che rappresentano la totalità del Paese, dove la rappresentanza del Paese non va né affievolita né ridimensionata, ma va esaltata con forza.
Ritengo che la dignità del Parlamento si conquisti soprattutto in questi particolari momenti, sia da parte della maggioranza, sia da parte della minoranza, senza fughe in avanti e senza infingimenti. Questo, credo, sia il compito di una classe politica che sia rispettosa di quelli che sono i principi e i valori, lontano dai clamori, da quelli che sono oggi i momenti di vera emarginazione che l'opinione pubblica ha nei confronti anche della classe politica.
Ritengo che questo momento molto intenso non derivi dal problema delle milleproroghe, ma dal problema di come recuperare fortemente questa nostra centralità, dignità, decoro e impegno di carattere legislativo. Al di là delle vicende, che possono oggi riguardare particolarmente Pag. 6questo o quel gruppo, ritengo che la Camera dovrebbe ritrovarsi anche in questo impegno, ammettendo in fondo che quanto noi dicevamo, non soltanto su questo provvedimento, ma alla luce di esperienze e di sensibilità che non si sono mai sopite, aveva un suo valore e aveva un suo significato. Con questo spirito noi abbiamo considerato tutti gli aspetti più rilevanti, articolati e vari anche del provvedimento in esame e con questo stesso spirito abbiamo tentato questa mattina di dare un nostro contributo, che non si è soffermato, come si è visto, sui temi, ma ha cercato di capire e di cogliere quello che è anche il senso di un percorso di un Parlamento che deve trovare un suo sussulto di dignità e di forza, per garantire una sua centralità e capacità di individuare il futuro e di svolgere un ruolo importante e fondamentale, come rappresentante del Paese e dei suoi interessi più veri, al di là delle rendite, dei gruppi e dei gruppetti, delle piccole e delle grandi manovre. Guardiamo in alto verso grandi prospettive! Ritengo che questo sia il compito di una classe dirigente degna di questo nome (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, è inaccettabile quello che sta accadendo e la prego di non confondere il tono abitualmente educato, che io e il mio gruppo abbiamo nel rivolgermi a lei e ai colleghi, con un'assenza di fermezza nella preoccupazione e nella valutazione che ci apprestiamo a fare.
Ci sarà ben un limite, che fa sì che il rispetto tra di noi prevalga anche sulle formule e sulle regole normali con le quali ci rapportiamo. Qual è il punto che segna questo limite? Dovremmo convenirne e stabilirlo insieme. Ma cosa siamo noi? Degli spettatori in attesa che inizi lo spettacolo, sicuramente con dei posti in prima fila, ma non protagonisti?
Quella che ieri, nella lettera del Presidente della Repubblica, poteva ad un certo punto sembrare essere un ritorno ad un ruolo positivo del Parlamento, sta diventando un'ulteriore umiliazione di questa Camera. Siamo qui, a discutere su un testo che non c'è ed è chiaramente superato. Si tratta di un dibattito finto, senza i contenuti adeguati, in un momento in cui il Governo, dopo quanto è successo ieri, ha avuto una notte a disposizione, ha tenuto i suoi vertici e non ci dice niente. Sappiamo che i suoi rappresentanti legittimamente si sono recati dal Capo dello Stato. Ma il Parlamento? Qual è il suo ruolo? Da almeno due anni stiamo denunciando il rischio di questa involuzione!
Penso allora che si tratti di un momento molto delicato per le istituzioni e per la politica. È necessario un momento nel quale, al di là degli schieramenti e del legittimo confronto parlamentare, si faccia il punto dei rapporti politici e istituzionali. Siamo oltre, abbiamo superato i limiti accettabili e restiamo ancorati al bisogno che, invece, il Parlamento della Repubblica abbia un ruolo primario e di discussione esplicita al suo interno. Ciò non sta più accadendo. Quanto avviene in queste ore è drammatico, per certi versi, perché potrebbe prendere una china ulteriormente pericolosa. È avvenuto nei giorni scorsi in Commissione: non ci sono precedenti del fatto che si arrivi in Aula senza il mandato al relatore, ha dovuto riferire il presidente della Commissione senza entrare nel merito dei contenuti del provvedimento. Insomma, dove stiamo andando?
Penso sia arrivato davvero il momento di fermarci. Mi chiedo e chiedo a lei, signor Presidente - come credo vada chiesto anche al suo collega, il Presidente del Senato - se non sia arrivato il momento che su questa intera vicenda, anche sulla base di quanto da ultimo accaduto, si faccia il punto. È davvero inaccettabile quello che sta accadendo.
Nelle scorse settimane, a proposito delle note vicende, alcuni commentatori - non so se tra i più autorevoli ma certamente tra i più indulgenti - hanno fatto ricorso al contenuto di una famosa frase con la quale i vescovi erano soliti ammonire i loro preti più irrequieti, ai quali, con molto Pag. 7pragmatismo, veniva consigliato: «Nisi caste, tamen caute» ovvero «se non puoi o non vuoi essere casto, sii almeno cauto». Ho l'impressione che questa pur semplice e anche comoda regola non faccia per la maggioranza, nemmeno in politica e non solo su altre vicende, perché il provvedimento in esame, il milleproroghe, del quale stiamo discutendo senza sapere quale sarà l'esito della discussione, non è per nulla casto, anzi, è pieno di peccati e nemmeno veniali ma, francamente, è anche sfacciatamente incauto.
Ne abbiamo avuto ieri la prova più autorevole, con la lettera del Capo dello Stato che è stato costretto ad intervenire per rimproverarvi le devianze costituzionali che contrassegnano non soltanto il testo originale, che pure ne contiene, ma soprattutto le modifiche successivamente apportate. All'assenza di castità, avete affiancato, anche imprudentemente, la totale assenza di cautela. Ecco il punto: avete esagerato. Le modifiche «ampie ed e eterogenee», come è stato elegantemente detto dal Presidente della Repubblica, che avete introdotto, hanno stravolto l'impostazione iniziale del decreto-legge e hanno travalicato quella consentita dal bon ton istituzionale. Ne è scaturito un testo ridondante, barocco, esagerato, provocatorio, ambiguo e insostenibile giuridicamente e politicamente. Da molti anni il decreto-legge milleproroghe rappresenta uno dei peggiori esempi di malcostume legislativo e anche ieri, nel corso del dibattito, alcuni colleghi si sono augurati che quello in esame sia l'ultimo.
Spero lo sia anch'io, perché stavolta la criticità, l'episodicità e la frammentarietà sono senza precedenti. Al Senato lo avete gonfiato con scelte microsettoriali e localistiche. Avete esagerato, eppure eravate stati avvisati per tempo. Il Comitato per la legislazione, in una nota tra le più dure di questa legislatura (probabilmente la più dura), ha, senza mezzi termini, denunciato questo provvedimento. Basta una frase: il provvedimento presenta evidenti caratteri di forte problematicità con riferimento ai parametri che presiedono ad una corretta ed ordinata produzione legislativa.
Questo parere argomentato è a disposizione del Governo e della maggioranza dal 17 di febbraio, prima cioè che l'esame in Commissione si concludesse. Ma non solo questo. Nella documentazione predisposta dalla Camera dei deputati, preziosa e competente come sempre, nella seconda pagina (subito cioè) si legge: il carattere eventuale e facoltativo delle deleghe appare rilevante dal punto di vista dei requisiti costituzionali della necessità e d'urgenza del decreto; si autorizza il Governo a modificare con una fonte di rango secondario il termine di vigenza di normative contenute in fonti di rango primario.
Il linguaggio è doverosamente asettico, ma non il contenuto. La denuncia è grave e pregiudicante la validità normativa del provvedimento. Salto tutti gli avvisi al Governo contenuti nelle ben 487 pagine di questo prezioso documento della Camera e vado direttamente alle ultime righe nelle quali si legge: la diversa destinazione delle risorse in esame appare suscettibile di determinare un aumento della spesa per interessi e dello stock del debito pubblico rispetto a quanto scontato nei saldi di finanza pubblica a legislazione vigente. Sul punto dice testualmente il documento della Camera: appare opportuno un chiarimento da parte del Governo. Ma questo chiaramente non c'è stato.
La lettera del Presidente Napolitano, dunque, non è un fulmine a ciel sereno di cui stupirsi, come qualcuno ieri ha tentato di farci credere; ci appare invece, alla luce dei fatti accaduti in questi giorni, solo come l'ultimo, inevitabile, obbligato atto di un percorso annunciato e da voi ignorato (dal Governo e dalla maggioranza ignorato). Converrà ritornare sul testo della lettera del Presidente della Repubblica perché essa interviene, sì, su un fatto preciso ed inconfutabile come è il decreto-legge milleproroghe, ma - come sempre accade nei moniti della prima magistratura - contiene riflessioni ed argomenti di alto spessore istituzionale, che, pur mantenuti nell'ambito più rigoroso delle prerogative assegnategli dalla Costituzione, costituiscono Pag. 8un sicuro riferimento politico quando, ad esempio, si ricorda il ricorso reiterato al voto di fiducia.
Quante volte, anche senza polemica, ve lo abbiamo detto. C'è stato un periodo nel quale avevate una maggioranza così netta che non si poteva prevedere il tracollo attuale, e dunque molti di noi erano più preoccupati del buon funzionamento della vita parlamentare che impegnati ad immaginare un ribaltone. E dunque, quante volte in quel contesto vi avevamo detto di fermarvi, di rinunciare all'abuso della fiducia indicandovi i limiti di tale comportamento. Avete sempre con arroganza ignorato tutti questi appelli. La vostra sicumera vi ha impedito di ragionare lucidamente su quanto stavate facendo. Avete tenuto conto degli oltre quaranta voti di fiducia che avete richiesto? Avete mai riflettuto sul logoramento istituzionale oggettivo che questi comportavano? Pensavate davvero che i numeri che vi coprivano, offrendovi un'ampia maggioranza, potessero garantire la tenuta istituzionale così come pensavate garantissero la tenuta politica? Avete mai davvero considerato che le istituzioni hanno vita propria, una dignità in sé che prescinde dai rapporti di forza parlamentari o elettorali?
Avete mai preso in considerazione il fatto che, tra le cause della vostra crisi attuale di consenso parlamentare, che vi costringe a raccattare quotidianamente questo o quel parlamentare per portarvi fuori dalle sabbie mobili, non vi sia anche l'uso disinvolto ed incauto che avete fatto del lavoro parlamentare? Sembra di no, sembra che questo dubbio nemmeno vi sfiori se siete arrivati al punto che, con una maggioranza d'Aula risicata ed una minoranza effettiva come siete in una delle Commissioni chiave della Camera dei deputati, la Commissione bilancio, avete pensato, sino a ieri pomeriggio - e mi auguro che non lo pensiate ancora questa mattina -, di poter di nuovo abusare del voto di fiducia.
Siete arrivati a scegliere l'uso della fiducia anche dopo che le Commissioni riunite non erano arrivate, per la saggezza e la responsabilità di chi vi parla e dei colleghi dell'opposizione, nemmeno a votare, avvertendovi così, in questo modo, della gravità della situazione. Invece no, vi siete dedicati all'inedita pratica dell'ostruzionismo parlamentare esercitato dalla maggioranza su se stessa, boicottando il lavoro ed il voto della Commissione. Insomma, avete fatto tutto da soli, comportamento che, come sapete, richiama un altro peccato vivamente sconsigliato. Non solo, avete scambiato il blocco dell'attività delle Commissioni, che voi stessi avete procurato, come un via libera mentre, invece, era uno stop.
Ieri, il presidente Giorgetti, riferendo in Aula con una relazione onesta ed apprezzabile sullo stato dell'arte, ha posto seriamente il problema. Altri lo hanno ripreso nel corso della discussione sulle linee generali; anche il collega Dussin lo ha messo sul tavolo nel suo intervento di ieri. È certamente una contraddizione il fatto che nella Commissione bilancio - per prenderne in considerazione una a caso - la maggioranza sia in minoranza. È chiaro che ciò rappresenta un'oggettiva ipoteca sul lavoro parlamentare. Non ci sfugge la delicatezza della situazione, ma - come ha aggiunto Giorgetti -, se in Aula bastano 316 voti per garantire la gestione dell'Assemblea, per ottenere la maggioranza in tutte le Commissioni ce ne vogliono ben 329. Guardate che questo era un messaggio a voi, non a noi. È chiaro che farete di tutto per raggiungere questo obiettivo, non mi stupisco, lo considero ovvio, ma nel frattempo? Nel frattempo, in cui questa è la situazione, non vi conveniva prendere atto del momento e democraticamente essere almeno cauti? Vi potrà forse dare fastidio contrattare con l'opposizione, ma è di certo più saggio farlo in questa situazione che non nascondervi la realtà e con una francamente incomprensibile arroganza ed incontinenza pensare di farla franca. Se foste stati più saggi, o almeno più cauti, avreste realizzato l'obiettivo di approvare celermente il decreto-legge milleproroghe; la terza lettura non è la ghigliottina, ma è una risorsa che le regole parlamentari offrono a tutti, ai parlamentari, ma anche al Governo, e, soprattutto, Pag. 9avreste evitato di tirare in ballo il Capo dello Stato. Egli avrebbe potuto aspettarvi al varco di lunedì e rimandavi il decreto-legge ormai a tempo scaduto per voi, ma il senso istituzionale di Napolitano, ancora una volta, si è fatto carico dell'anomalia. Vi ammonisce certamente - e ci mancherebbe altro che non lo facesse -, ma vi offre anche una via di uscita. Siate cauti, non buttate alle ortiche anche questa ciambella di salvataggio. Non ho bisogno di suggerire io quale strada dovete intraprendere, la lettera è chiara in proposito. Mi basti dirvi che l'accoglimento delle richieste prospettate dal Presidente della Repubblica renderebbe più agibile quest'Aula e noi, pur mantenendo la nostra opinione negativa sul merito, non ci sottrarremmo alla responsabilità di una discussione netta, schietta, contraria, ma non ostruzionistica. Ma se nemmeno dopo quanto è successo sarete almeno cauti, allora non aspettatevi alcuna disponibilità da parte nostra nelle prossime ore.
Vi è un altro punto della lettera del Presidente Napolitano che vale la pena di ricordare: quello nel quale si dice che il decreto milleproroghe non può diventare una nuova finanziaria. Qui l'assenza di cautela è stata addirittura clamorosa: avete introdotto nuove norme, nuovi articoli, nuovi contenuti. Avete pensato, con l'atteggiamento di chi crede di essere più furbo di tutti - e, ahimè, vi è qualcuno tra voi che davvero lo crede - di introdurre vere e proprie risorse e di saltare l'esame parlamentare. Due importanti riforme, forse non tra le peggiori, sono state introdotte direttamente nel maxiemendamento, senza che il Senato potesse discuterne. Non siete nuovi a questo sgradevole metodo: lo avete utilizzato anche in una delle più importanti riforme istituzionali, quella delle pensioni, definita con un emendamento e non con una legge ad hoc. Ma qui avete introdotto di tutto, altro che assalto alla diligenza o decreto omnibus: qui si distrugge la diligenza.
Nell'ultimo anno e mezzo, in ben due occasioni, con uno spirito bipartisan questo ramo del Parlamento ha discusso e definito le nuove regole del bilancio e proprio l'esclusione di una pratica come quella alla quale abbiamo assistito in questi giorni è stata uno dei cardini di quella riforma. Abbiamo parlato noi di democrazia del bilancio, affermando con ciò la necessità di un approccio moderno ed innovativo, capace di assegnare ad ogni intervento una propria identità, dei limiti sia nelle funzioni sia negli ambiti. Perché svicolate da questo stile? Quale senso di impunità vi ha preso, in una situazione che certamente non sostiene questa impunità?
C'è da augurarsi che questa scossa che avete ricevuto - l'unica vera scossa che si è vista in questi giorni, altro che quella fantomatica da voi promessa per far ripartire il Paese - vi abbia risvegliato dal torpore istituzionale, un torpore che vi ha reso ciechi, incapaci di cogliere per tempo l'evoluzione della situazione politica. Quanto accade in questi giorni intorno a noi ci dice quanto sia repentino il cambiamento e quanto sia incredibile constatare quanto sia diffusa l'ottusità di molti capi, che non vedono ciò che è già cambiato e si ostinano a negarlo.
Credetemi, non ho alcuna intenzione di strumentalizzare i drammatici avvenimenti libici per parlare delle nostre miserie e quando parlo dell'incomprensione della realtà non sto pensando a Gheddafi, alla sua pericolosa follia e all'ancor più folle repressione, che condanniamo nettamente. Dico solo e più semplicemente che le ragioni del ritardo con il quale il nostro Governo ha accettato la realtà ed è passato dal sostegno al silenzio, dal «non disturbiamo il manovratore» alla - finalmente - presa di distanze non riguarda solo questo fatto, ma è la cifra generale della psicologia politica, se posso esprimermi così, del Governo italiano, la rappresentazione di un problema più generale che ormai vi tiene asserragliati nei vostri bunker.
È così in politica estera, che ci fa essere in ritardo sulla storia; è così in politica economica, dove non siete in grado di vedere che lo sviluppo, la crescita, la disoccupazione, la crisi insomma hanno bisogno di novità, di scelte diverse e coraggiose, Pag. 10ma voi non vedete lo stato della situazione e state fermi sulla difensiva; è così in politica finanziaria, con il debito pubblico che aumenta mentre spiegate il contrario e sembra non vediate che i tagli lineari sono stati un fallimento del quale non volete prendere atto; è così sulla scuola, dove avete fatto una riforma che noi non condividiamo e l'avete fatta diventare un feticcio. E così è stato domenica, quando siete riusciti a non vedere la manifestazione delle donne e l'avete definita di pochi radical-chic. È tutto così. Dopo un periodo nel quale avete dominato la scena, muovendovi insieme alla realtà - sbagliando analisi e soluzioni, ma non restando immobili -, oggi che la realtà si muove in un'altra direzione l'avete persa di vista e vi siete ingessati.
Tutto il movimento che avete fatto in questi giorni ha finito per produrre questo mostro, del tutto avulso dai bisogni e dalle priorità del Paese, un'accozzaglia in difesa di privilegi e corporazioni, una vecchia e stantia procedura di governo e del non governo. Mi chiedo se vi è coscienza di tutto ciò, mi chiedo quanti ministri e sottosegretari hanno letto ed analizzato il decreto milleproroghe.
Voglio spezzare una lancia a favore del Presidente del Consiglio: non è possibile che, in tutte altre faccende affaccendato, non abbia avuto piena coscienza del fatto? Che la rapidità con la quale si è dichiarato a favore delle osservazioni di Napolitano non sia solo tattica, ma rappresenti invece la presa di coscienza che - diciamolo chiaro - le scelte del Ministro dell'economia, il vero padrone di questo testo, abbiano tracimato qualsiasi confine?
Se il Presidente del Consiglio ha accumulato notevoli argomenti che poggiano a favore delle sue dimissioni, penso che quanto sta accadendo con riferimento al provvedimento milleproroghe sarebbe sufficiente, in uno qualsiasi di quei Paesi civili ai quali si è appellato ieri il collega Dussin, a far dimettere il titolare di questo provvedimento.
Con quale faccia il Ministro Tremonti gestirà questo suo clamoroso «incidente»? O si negherà, anche questa volta, che sia successo qualcosa? Vorrei ricordare che questo è uno dei punti squilibrati più seri all'interno dell'Esecutivo, un punto dolente di tutta la legislatura, per la verità, di tutte le ultime legislature: vi è un sovraccarico di responsabilità, un accentramento di poteri nelle mani di un solo Ministero.
Io, personalmente, ho richiamato più volte, insieme ad altri, il Governo a riflettere su questa stortura. Il Ministro dell'economia e delle finanze - e già questa è una dizione che, di per sé, la dice lunga - è contemporaneamente Ministro del tesoro, delle finanze e del bilancio, è titolare delle quote azionarie - e non sono poche - che lo Stato possiede in tutte le società partecipate. La questione va ben oltre il titolare pro tempore, chiunque esso sia. Certo, Tremonti interpreta bene il ruolo e ci mette del suo, ma la domanda è se è ragionevole questo «super Ministro», questo «super commissario».
Il Presidente del Consiglio si dichiara eletto dal popolo e fonda in ciò la sua autorità, ma se vogliamo recuperare una vecchia terminologia, fortunatamente in disuso, possiamo dire che Tremonti ci appare nei confronti dell'Esecutivo ciò che nel regime sovietico era la preoccupante figura del commissario del popolo. E, infatti, è così: anche nel provvedimento in oggetto, si accentua l'accentramento, e la polemica della Protezione civile è nota. Quindi, ho l'impressione che, come quei preti incauti a cui ho fatto riferimento all'inizio, sia soprattutto il Ministro dell'economia a dover leggere più volte la lettera del Capo dello Stato e meditare.
Facciamo un rapido e conclusivo volo sul testo in oggetto, scorriamone alcuni punti per renderci conto anche del merito e delle ragioni delle nostre contestazioni. «Milleproroghe» o «millecondoni»? «Milleproroghe» o «milletasse»? «Milleproroghe» o «millecosti»? «Milleproroghe» o «milleimbrogli»? Non saranno proprio mille, ma i condoni vi sono, basti pensare alle quote latte: slittano, infatti, dal 31 dicembre al 30 giugno 2011, i pagamenti delle rate delle multe arretrate relative allo sforamento delle quote latte definite Pag. 11dai piani di rateizzazione delle leggi. Basti pensare alle demolizioni: per tutto il 2011, sono sospese le demolizioni disposte a seguito di sentenza penale nella regione Campania. Basti pensare alle case fantasma: è previsto un ulteriore mese in più per la loro denuncia. Come chiamate voi le quote latte, le demolizioni e le case fantasma? Ve la sentite di chiamarli condoni, perché questo sono?
Non saranno mille, ma le tasse vi sono. Ad esempio, la tassa sui rifiuti per coprire integralmente i costi del servizio: dal 2011, gli enti territoriali possono coprire integralmente i costi del ciclo dei rifiuti mediante aumenti delle imposizioni tributarie a loro attribuite, anche in assenza della dichiarazione dello stato di emergenza ed in deroga alle disposizioni sulla sospensione del potere di deliberare aumenti di tributi. In particolare, le regioni possono aumentare le imposte loro attribuite ed elevare l'imposta regionale sulla benzina al limite massimo, mentre le province e i comuni possono maggiorare le addizionali sull'accisa dell'energia. Va segnalato, peraltro, che entrambe le addizionali risultano soppresse dai decreti legislativi attuativi del federalismo fiscale. In Campania, i comuni introducono una maggiorazione all'addizionale sull'energia elettrica.
Basti pensare alle tasse sulle calamità: i presidenti delle regioni colpite da calamità naturali, se non hanno disponibilità di bilancio per affrontare l'emergenza, possono deliberare l'aumento delle aliquote sulle addizionali e dei tributi propri e, se non basta, possono anche aumentare l'aliquota dell'accisa sulla benzina. In sostanza, si cancella l'elementare principio di solidarietà nazionale, anche nel caso di calamità naturali, ponendo a carico di chi ha subito le calamità il costo dell'emergenza: sono vittime due volte.
Sulle tasse sul cinema dico solo una cosa: aumenta di un euro il prezzo del biglietto del cinema, esclusi quelli di comunità ecclesiali e religiose. La tassa sarà applicata, come sappiamo, fino al 31 dicembre 2013.
Come le chiamate queste? Avete il coraggio di chiamarle tasse? Perché questo sono.
Mille costi: i costi della politica, i costi della giunta Alemanno, della giunta di Roma, i 2 milioni e mezzo di euro per la gestione commissariale; al commissario straordinario si affiancano due vice e nei comuni con più di un milione di abitanti - mi pare siano solo due in Italia - i consigli comunali saranno composti da sessanta consiglieri. Si ricorda che la riduzione del numero di consiglieri a Roma, a 48, era l'unica disposizione immediatamente applicabile del primo decreto su Roma capitale. In questi stessi comuni le giunte che oggi non possono avere più di dodici componenti potranno salire a sedici.
Mille imbrogli: l'Abruzzo. Nel decreto milleproroghe si stabilisce la sospensione delle rate dei tributi in scadenza tra il 1o gennaio 2011 e il 31 dicembre 2011. Si tratta sì di una misura condivisibile, e anche noi l'abbiamo sollecitata, ma che è totalmente priva di copertura finanziaria perché si prevede che deve essere realizzata a costo zero.
Il 5 per mille: il Governo ha millantato lo stanziamento complessivo di 400 milioni di euro per il 5 per mille e in realtà sappiamo che si ridurranno a 300 milioni di euro considerato che una quota non superiore a 100 milioni di euro deve essere destinata ad altri interventi.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PIER PAOLO BARETTA. Vi sono molti altri provvedimenti su cui, per evidenti ragioni di tempo, non insisto, ma che abbiamo ben presenti. Mi permetta, tuttavia, signor Presidente, un ultimo riferimento ad una questione di carattere locale.
Avete dato giustamente i soldi all'Arena di Verona e li avete tolti alla Fenice di Venezia. Qual è il criterio? Mi sono sforzato di capire qual è ma, siccome non voglio essere malizioso e non penso che sia per ragioni politiche, non ne ho trovato un altro. Sono dovuto allora tornare al fatto Pag. 12che è per ragioni politiche. Non si fa così; non si fa così in una gestione che tiene conto anche delle rappresentanze.
In conclusione, signor Presidente, cari colleghi, il Governo e la maggioranza hanno dimostrato in questa vicenda di superare tutti i limiti. Come ho cominciato, così concludo: se non riuscite ad essere casti, siate cauti, ma se non riuscite ad essere neanche cauti, allora, lasciate il campo perché non si può governare neanche una parrocchia in queste condizioni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, non utilizzerò tutto il tempo a mia disposizione e sarò molto rapido ma vorrei ricordare come il decreto milleproroghe sia stato «inventato» nel 2005 dal Governo Berlusconi per rettificare, per correggere e talvolta per infilare norme senza ordine per metodo e per materia. È vero che ne ha fatto uso anche il Governo Prodi ma, nel complesso, si può dire che non è stata una buona «invenzione». Questo strumento è stato utilizzato, come ha ricordato ieri il Capo dello Stato nella sua lettera, come una seconda legge finanziaria dove si inseriva tutto quello che non si era potuto infilare nella prima. La mia impressione è che si tratti della metafora della degenerazione della nostra politica fatta di inghippi e di furbizie, il contrario della trasparenza istituzionale.
Noi del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia abbiamo argomentato la nostra contrarietà, sono intervenuti nel dibattito sulle linee generali i colleghi Mosella e Lanzillotta. Va rilevato, tra l'altro, che ci sono parti che sono state introdotte direttamente nel maxiemendamento al Senato e non sono mai state valutate neppure nelle Commissioni - penso al sistema bancario e alla tassazione dei fondi comuni - e, passando da una fiducia all'altra, accade che la Camera oggi sia nella condizione di registrare questo. Con evidenza, tale modalità di produzione normativa mal si concilia con lo scopo di semplificare e riordinare la legislazione vigente, anzi, sul piano dei limiti di contenuto dei decreti-legge il testo reintroduce il decreto-legge n. 62 del 2010 sulla sospensione di demolizioni disposte dall'autorità giudiziaria in Campania.
Tale decreto-legge era già stato respinto dalla Camera l'8 giugno 2010 e viene riproposto in violazione al limite che impedisce di rinnovare le disposizioni di decreti-legge di cui sia stata negata la conversione anche con il voto di una sola Camera.
Il decreto-legge conferisce potestà regolamentare al Governo in difformità con le norme generali e regolatrici della materia, incide su norme contenute in regolamenti di delegificazione, demanda in ben tre occasioni a decreti aventi natura non regolamentare la definizione dell'intera disciplina di attuazione. Anche il Comitato per la legislazione di questa Camera, che appare come l'ultimo baluardo di un'abitudine di legiferare un po' a vanvera, ha denunciato gli evidenti caratteri di problematicità - ovviamente ha usato questo termine che nel lessico parlamentare appare come un eufemismo - con riferimento alle modalità che precedono ad una corretta e ordinata produzione legislativa.
In realtà la lettera di ieri del Capo dello Stato pone, in termini molto espliciti, il distorto rapporto tra Governo e Parlamento e questa è la condizione sulla quale occorre riflettere. Questo Governo, il Presidente Berlusconi, non si pone mai dei limiti: ha continuato a far credere di essere stato eletto direttamente dal popolo e quindi di svolgere una funzione che va ben oltre la condizione parlamentare. Non è così. Allora tanto varrebbe che vi fosse una modifica della Costituzione anziché stravolgerla senza alcuna logica di politica istituzionale. Si riconvochi l'Assemblea costituente, a distanza di questi decenni, valutando il funzionamento della Costituzione, si metta però nelle mani del popolo una discussione specifica sul punto, non si lavori in questi termini. Pag. 13
In una Repubblica parlamentare il Governo non trae la sua fiducia direttamente dal popolo, ma dal Parlamento ed è chiaro che l'utilizzo distorto dei decreti-legge fa parte di questa assoluta ambiguità. Il Capo dello Stato ieri ha messo un punto, perché mi pare che abbia introdotto un meccanismo in base al quale i futuri decreti-legge non saranno modificabili attraverso emendamenti. Ciò vuol dire che, quando il Governo vorrà emanare un decreto-legge, dovrà ottenere la controfirma del Capo dello Stato. È questo quello che si vuole? Non so che cosa verrà a dire Tremonti, quale altra invenzione abbia in animo di fare.
Avreste fatto bene, come vi è stato suggerito, a proporre tutt'al più la parte che ha avuto già la controfirma del Capo dello Stato e fare del resto l'oggetto di specifici decreti-legge sulla base delle materie che intendevate affrontare per ragioni di straordinaria urgenza. Mi riferisco, ad esempio, al caso delle banche: nessuno nega il fatto che ci siano problemi legati alla patrimonializzazione in applicazione di Basilea 2 e Basilea 3, ma occorre un provvedimento specifico, non si può operare alla rinfusa.
Ieri il Capo dello Stato giustamente ha detto «basta» e credo che di questo sarebbe bene prendere atto. La questione del dibattito francamente mi sembra del tutto inutile; sarebbe stato forse meglio registrare questa posizione e ritornare al punto di partenza.
Ieri l'onorevole Dussin ha parlato delle maggioranze nelle Commissioni sostenendo che esse debbono rispecchiare quelle dell'Aula. Ha perfettamente ragione solo che è stata proprio la Lega Nord Padania a porre problema dell'«asticella» a 325. Se la maggioranza non ha 325 voti, caro Dussin, le cose stanno così perché un conto è la maggioranza dell'Aula mentre nelle Commissioni, come è noto a lei che è un esperto di matematica, quando la maggioranza è molto residuale, la sensibilità nel registrarla nelle Commissioni è molto più complicata, fatevi un po' di conti. Sapete benissimo che la trasposizione in una Commissione di 40 o 42 deputati di un'Assemblea di 630 non è automatica e se la maggioranza è di 316, 317, 318 o 319 deputati si fa fatica a registrare questo punto. Dunque non fate le vittime, onorevole Dussin, perché questa situazione ve la siete cercata: siete voi che, con la vostra iniziativa politica, state coprendo questa posizione facendo agli italiani una serie di promesse a cui non siete riusciti a dare una risposta adeguata. Mi riferisco ad esempio alla vicenda del federalismo fiscale. Anche in questo caso c'è uno strano utilizzo dei nomi come per il federalismo municipale.
Ma cosa c'è di federalismo all'interno di quel mostro che state approvando? È una cosa che non regge e che non sta in piedi! I sindaci, quelli nel nord, non sapranno come fare i loro bilanci e voi li avete lasciati a metà strada. I cittadini che pensavano di star meglio pagheranno più tasse. Quindi voi, che dovevate essere i difensori di uno Stato più leggero, in realtà siete diventati difensori di uno Stato più pesante. Altro che le maggioranze nelle Commissioni! Vedete di fare una riflessione politica complessiva. Certamente qualche problema c'è perché non si può nel contempo difendere il «bunga-bunga» e andare verso una prospettiva di carattere istituzionale nella quale le indicazioni che voi stessi avevate dato sono nettamente tradite.
Per queste ragioni, credo sarebbe il caso di fare il punto, di leggere con attenzione e di approfondire la lettera che è arrivata dal Capo dello Stato e di non andare avanti ulteriormente in una procedura che si avvicina, dal punto di vista della tradizione parlamentare, a una farsa (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così conclusi gli interventi svolti ai sensi dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento.

(Repliche - A.C. 4086)

PRESIDENTE. Prendo atto che il presidente Bruno, anche a nome del presidente della V Commissione, non intende intervenire in sede di replica. Pag. 14
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, sottosegretario Alberto Giorgetti.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, poche parole in relazione ad un dibattito che credo meriti qualche considerazione da parte del Governo. Riparto soprattutto dalle ultime considerazioni, in particolar modo quelle dell'onorevole Baretta e dell'onorevole Tabacci, in riferimento a quella che è stata la condotta, da parte del Governo, rispetto alle modifiche contenute in questo decreto-legge e nella logica anche dell'approfondimento del dibattito parlamentare. Credo che, più che mai quest'anno, con riguardo al decreto-legge di proroga termini, soprattutto nell'altro ramo del Parlamento - e non è nella disponibilità del Governo poter lavorare sui tempi o modificare quella che è stata una decisione autonoma presa dal Senato, che sicuramente ha trattato questo decreto-legge in tempi particolarmente lunghi -, noi ci siamo presentati dimostrando la massima disponibilità e apertura ai contributi che sarebbero venuti, come sono venuti, da parte dei senatori sia della maggioranza che dell'opposizione.
Signor Presidente, in merito alla ricostruzione che è stata data in quest'Aula - lo dico sommessamente e ovviamente con il massimo rispetto -, il Governo non intende in questa sede, almeno ora, intervenire rispetto alla lettera inviata dal Capo dello Stato, sulla quale peraltro annuncio - rispondendo in particolar modo all'onorevole Giachetti - che, subito dopo l'informativa del Governo, verrà espressa la posizione formale dell'Esecutivo, la quale si sta valutando anche in queste ore, dopo averlo fatto nel corso della nottata, per cercare di arrivare alla soluzione migliore possibile. Il Governo si è presentato in quella sede con la massima disponibilità. Non è vero che il decreto-legge di proroga termini di fatto sia stato modificato in misura quanto meno superiore a quella degli altri anni, come dimostrano dati oggettivi e non le parole del Governo che magari possono lasciare il tempo che trovano in questa fase.
I dati oggettivi dimostrano, infatti, che le conversioni dei decreti-legge degli ultimi anni hanno avuto un numero di modifiche sostanzialmente analogo rispetto a quelle apportate quest'anno, con una differenza sostanziale, mi rivolgo soprattutto all'onorevole Baretta. È vero che abbiamo approvato la legge di bilancio in una logica di condivisione bipartisan, come riforma, forse l'unica, totalmente e pienamente condivisa, modificandola addivenendo ad una procedura molto più stringente e rispettosa delle logiche che portano sostanzialmente al rispetto dei saldi e alla possibilità per i parlamentari di lavorare sulle grandi questioni più che sugli interventi cosiddetti microsettoriali.
È altrettanto vero che proprio per questo la presentazione di un numero cospicuo di emendamenti in quella sede - 1.800 - hanno portato naturalmente il Senato in quella fase - e presumo che sarebbe stato così anche alla Camera, nel momento in cui vi fosse stata una disponibilità di tempi diversa - a considerare questo decreto-legge sostanzialmente un provvedimento eterogeneo, con la possibilità di rappresentare delle questioni che sono, comunque, di estremo interesse per i territori.
Molte di queste questioni che sono state ricordate in questa sede - e in particolar modo dall'opposizione - sono state condivise al Senato tra Governo, maggioranza e opposizione e, quindi, sostanzialmente valutate, approfondite e votate. Credo che a testimonianza di queste considerazioni vi sono i resoconti del Senato che dimostrano, comunque, che su alcune grandi partite, che sono state ricordate durante la discussione sulle linee generali, vi è stata un'attenzione particolare e un riscontro in ordine alla valenza e alla portata dei temi. Il tema relativo alle banche, che è stato ricordato, per esempio, da diversi interventi, al di là di alcune questioni che ovviamente non hanno registrato la piena condivisione ha, comunque, portato alcune modifiche che determinano la possibilità per gli istituti di credito di avere una prospettiva di salvaguardia migliore rispetto Pag. 15alle crisi internazionali e alla congiuntura così debole che oggi abbiamo sui mercati finanziari.
Si tratta, comunque, di un argomento in sintonia con le scelte adottate dal Governo negli anni scorsi. Qualcuno ricordava che il ricorso continuativo alla questione di fiducia - sicuramente oggetto di un monito che il Capo dello Stato ha giustamente rappresentato e credo che il Governo terrà assolutamente conto di questa indicazione - ha risentito soprattutto di dinamiche che riguardano la strumentazione normativa di necessità e urgenza a fronte di una crisi senza precedenti e che ha visto, comunque, il Governo particolarmente attivo nell'affrontare la crisi e nel mantenere l'Italia a galla in una condizione così complessa.
Tuttavia, se andiamo ad osservare la storia dei provvedimenti proprio in materia di banche scoprirete che sono state sostanzialmente presentate e approvate norme all'interno di testi che molto spesso erano eterogenei e non esclusivamente finalizzati, pertanto, a provvedimenti di sviluppo o, più in generale, le cosiddette manovre pluriennali. Scoprirete che questi interventi hanno avuto una tempistica strettamente funzionale alle congiunture dei tempi. Dunque, sicuramente non voglio ridimensionare il valore e la portata delle considerazioni svolte in questa sede in ordine ad alcune questioni a cui il Governo non si sottrae. Ricordo, in particolar modo, le questioni poste dall'onorevole Vannucci che evidentemente, nel dialogo e nelle sintesi che si registrano quando si va avanti nell'esame di questi provvedimenti, molto spesso risultano magari parzialmente conosciute e alla luce degli approfondimenti successivi sono modifiche che risultano, in qualche modo, inidonee al valore di un decreto-legge. Ma su questo punto il Governo ovviamente è pronto a intervenire nei prossimi tempi con ulteriori atti formali.
Tuttavia, al di là di - chiamiamoli così - possibili piccoli incidenti su questioni assolutamente microsettoriali che non hanno trovato la tagliola dell'ammissibilità, come avveniva nella legge finanziaria e come avviene nella legge di stabilità, le questioni poste all'interno di questo decreto-legge - e mi permetto di rappresentarlo a quest'Aula - hanno un valore strategico non indifferente. Dispiace, per esempio, che non sia stata ricordata la modifica complessiva del Patto di stabilità per gli enti locali e per le regioni, questione che è stata definita in sede di Conferenza unificata con soddisfazione da parte delle autonomie locali e che consentirà a queste autonomie di avere, comunque, un'applicazione più flessibile mantenendo, comunque, gli obiettivi di bilancio e gli impegni assunti in sede europea e che consentirà agli enti locali di poter affrontare meglio la formazione dei bilanci del 2011 e la chiusura di quelli del 2010. Consentirà, inoltre, alle regioni di avere, di fatto, più risorse spendibili in attuazione di un patto per la salute molto più efficace in termini di risposta per i cittadini.
Non sono state ricordate le vicende - spiace anche questo - legate a un pacchetto complessivo di misure di carattere fiscale che vanno nel senso di un adeguamento, ancora una volta contestuale alla congiuntura economica, per le imprese e per le famiglie relativamente all'interpretazione delle procedure vere e proprie di accertamento. Non sono state ricordate le misure volte a mettere nella condizione le imprese di poter pagare attraverso formule di rateizzazione più flessibili, cioè una serie di interventi di carattere fiscale complessivi, che erano e sono attesi in questo momento dal mondo delle imprese e delle famiglie.
Sulle banche ho parlato prima a grandissime linee. Vorrei anche ricordare che qui si mantiene un impegno relativamente alla costituzione del Fondo internazionale di difesa degli Stati di fronte alle crisi, che rappresenta un altro elemento strategico. Risulta paradossale non discuterne o non averne discusso in questa sede nell'ambito della discussione sulle linee generali laddove in questo momento, in relazione a fatti internazionali così gravi su cui il Governo riferirà fra pochi minuti, non possiamo non tenere in considerazione che alcuni effetti in termini di tensione sui Pag. 16mercati finanziari, sulle borse e quindi, a caduta, sul tema dei debiti pubblici degli Stati nazionali sono un elemento - che ancora una volta ci viene ricordato in queste ore - sintomatico della difficoltà di tenuta complessiva di questo sistema.
Si tratta di una manutenzione del debito, cari colleghi soprattutto dell'opposizione, che avviene attraverso questi interventi e un'altra serie di interventi non ricordati vertenti sulla proroga dei termini - non sono certamente questioni micro ma questioni macro - di interesse oggi per questa congiuntura e che riguardano la possibilità di investire in modo adeguato da parte dei patrimoni delle assicurazioni e delle fondazioni nel rapporto con il debito pubblico.
Dunque, signor Presidente, non volevo annoiare, tornando alla questione di merito che lei conosce bene e che i colleghi hanno potuto adeguatamente affrontare nel dibattito, ma ribadisco che sul tema del metodo dispiace che ci sia arrivato questo decreto in una fase di compressione così forte dei tempi, ma non è stata certamente volontà del Governo.
Per quanto concerne le modifiche, non voglio tornare sul tema dell'Abruzzo, così come sull'alluvione o sulla cosiddetta tassa sulle calamità naturali quando ovviamente l'impostazione di questo viene da una richiesta di presidenti delle regioni che, a fronte della necessità di attuare interventi immediati relativamente al tema delle calamità naturali e dello stato di emergenza, hanno chiesto degli strumenti in più. Potremmo discutere sull'efficacia di questi strumenti o su una loro eventuale modifica, ma l'intento era, ancora una volta, quello di dare la possibilità di avviare un principio di responsabilità più alto - e concludo, signor Presidente - relativamente a questi argomenti.
Quindi, concludendo, credo che il lavoro fatto al Senato tra maggioranza, opposizione e Governo sia stato proficuo e non sia stato ricordato in modo adeguato in questa discussione sulle linee generali e credo che fosse importante ricordarlo a tutti i colleghi ed esprimere l'avviso del Governo su un provvedimento che mantiene degli aspetti strategici e di priorità per il Paese che mi auguro non vengano abbandonati nei prossimi tempi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sospendo brevemente la seduta che riprenderà alle ore 10,30 con l'informativa del Ministro Frattini sulle vicende libiche.

La seduta, sospesa alle 10,25, è ripresa alle 10,30.

Informativa urgente del Governo sugli sviluppi della situazione in Libia.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sugli sviluppi della situazione in Libia.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo misto.

(Intervento del Ministro degli affari esteri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro degli affari esteri, Franco Frattini.

FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è evidente che parliamo oggi, a distanza di una settimana dalla mia ultima informativa in quest'Aula, di una questione estremamente complessa, la più complessa e probabilmente la più drammatica che si sta sviluppando in queste ore e da qualche giorno in Libia.
Non devo ricordare a quest'Aula che i rapporti dell'Italia con la Libia, nel tentativo di una normalizzazione dopo gli scontri, le incomprensioni e le inimicizie del passato, è stata un'azione che si è dipanata per lunghi anni, coinvolgendo evidentemente Pag. 17l'Italia ed i Governi dell'Italia per lunghi anni a partire dalla metà degli anni Novanta. Hanno lavorato a questo Governi di diverso colore politico, consapevoli tutti della necessità di tentare di acquisire un definitivo accordo che permettesse non soltanto di far fronte ad interessi nazionali forti - come la prevenzione di una potenziale grande ondata migratoria illegale - ma anche della necessità di definire una volte per tutte i rapporti con la Libia che avevano dal passato coloniale dell'Italia mantenuto una grande criticità.
Quindi quell'accordo che l'Italia ha definito a livello bilaterale con la Libia, anticipato da accordi settoriali in materia migratoria - in particolare l'accordo quadro firmato dall'allora Ministro Amato dedicato specificamente alla materia migratoria - fu approvato in quest'Aula con la maggioranza di 413 voti favorevoli, quindi una parte significativa dell'opposizione oltre alla maggioranza condivise quell'accordo. Dico questo perché credo che dinanzi ad una situazione così complessa, delicata e potenzialmente drammatica per i suoi sviluppi in tutto il bacino del Mediterraneo, l'unità del Paese è necessaria, anche al di là delle valutazioni e delle analisi che qualcuno legittimamente può fare ed ha fatto. Mi riferisco a chi, come il Presidente Casini, votò contro quell'accordo ma poi qualche giorno fa ha rivolto un appello ad essere uniti nell'esaminare le conseguenze e la situazione che oggi deriva dalla trasformazione immediata, grave ed a mio avviso devastante di una crisi interna in Libia che avrà ripercussioni certamente sul tutto il bacino del Mediterraneo.
Com'è possibile, a mio avviso, attuare quel proposito - che condivido - dell'unità di un Paese che si ritrova intorno ad una situazione di emergenza e di gravità? Anzitutto con la consultazione, con il coinvolgimento permanente di tutte le forze politiche, ovviamente di maggioranza e di opposizione, che si renderanno disponibili. Nelle grandi democrazie quando vi è un momento delicato per l'interesse del Paese, l'informazione e la consultazione permanente del Parlamento e delle forze politiche è la chiave per fare andare il Paese avanti insieme. Credo che spetti a voi, onorevoli deputati, ed ovviamente al signor Presidente della Camera, decidere le modalità.
Credo che se, ad esempio, si prevedesse una convocazione permanente degli uffici di presidenza delle Commissioni esteri e delle Commissioni per i diritti umani per essere informate e consultate costantemente, il Governo non si tirerebbe certamente indietro. Chiaramente vi sono anche organi istituzionali del Parlamento che hanno alla loro guida autorevoli esponenti dell'opposizione, che potrebbero certamente essere utilmente consultati e coinvolti per una reciproca informazione su come affrontare insieme i molteplici aspetti di questa vicenda.
Onorevoli deputati, siamo in una situazione certamente grave, anzi gravissima, resa ancora più grave dai propositi che ieri sera Gheddafi ha espresso nel suo discorso televisivo, la cui volontà di colpire il suo stesso popolo, oltre a determinare una situazione ormai di guerra civile tra aree del territorio, regioni e province all'interno delle quali vi sono gruppi che si combattono, bande e squadroni della morte che compiono raid, produrrà evidentemente un tragico bilancio che sarà comunque in ogni caso un bagno di sangue.
Ed è questo il punto di partenza della mia analisi, che ho condiviso in queste ore con molti esponenti di Governi europei e non, su cui dirò una parola tra un attimo. Nell'intervento televisivo di ieri sera abbiamo ascoltato ancora alcune accuse piene di una retorica che avevamo pensato di vedere abbandonata, una retorica anti-italiana condita da indicazioni palesemente false, quali quella di avere fornito razzi ai rivoltosi della Cirenaica. È noto che l'Italia non produce quei materiali e soprattutto non li vende e non li ha mai venduti in quella regione. Sono frasi, quindi, completamente false dalla prima all'ultima parola.
Abbiamo ascoltato parole che hanno colpito anche i colleghi di Paesi membri dell'Unione europea. Tre giorni fa, gruppi Pag. 18della Cirenaica a Bengasi hanno annunciato la nascita dell'Emirato islamico della Libia dell'est. Hanno indicato la volontà di compiere rapimenti di cittadini occidentali e di combattere come dovere divino. Sono frasi che evocano un islamismo radicale che evidentemente ci preoccupa, in quanto collocato in un'area che è a poche centinaia di chilometri dalle coste dell'Unione europea.
Onorevoli colleghi, niente - neanche queste preoccupazioni - può giustificare l'azione e la reazione che si è concretizzata nell'uccisione violenta di centinaia e centinaia di civili innocenti. A questo immediatamente ha reagito unanimemente, dopo un'approfondita e seria discussione politica, l'Unione europea e ha reagito la comunità internazionale con le dichiarazioni degli Stati Uniti d'America.
Sono estremamente importanti le dichiarazioni della Lega araba - con le quali avevo in qualche modo fatto i conti, confrontandomi, ieri mattina a Il Cairo - il cui Segretario generale Moussa avevo incontrato ieri mattina alla vigilia dell'apertura di un congresso straordinario della Lega araba. Nel pomeriggio di ieri la Lega araba ha adottato un documento che ricalca perfettamente quello da noi approvato a Bruxelles: condanna delle violenze, appello immediato alla cessazione delle violenze, appello immediato allo stabilirsi di un dialogo nazionale civile.
Tutto questo, venendo dalla Lega Araba, ha un particolare significato.
Questa notte, a seguito delle prese di posizione che ho ricordato, il Consiglio di sicurezza ha adottato una dichiarazione. Anche in essa è contenuto esattamente il principio che a noi è particolarmente chiaro: condanna della violenza, sospensione di ogni violenza, dialogo civile nazionale. Questi sono i punti di partenza da cui, a mio avviso, dobbiamo muovere, perché rispecchiano la visione unanime della comunità internazionale, a cui, evidentemente, l'Italia oggi si riferisce con convinzione.
Abbiamo lavorato a Bruxelles, abbiamo seguito i lavori all'ONU e possiamo dire che la decisione della Lega Araba ha completato questo quadro. Ieri sera, come è noto, il Presidente del Consiglio italiano ha chiamato Gheddafi personalmente e gli ha chiesto la sospensione immediata delle violenze. La risposta è stata la ripetizione dell'analisi che era stata già pubblicamente enunciata in televisione: il presunto tentativo di potenze straniere di interferire negli affari della Libia.
È stata citata l'Italia, con gli Stati Uniti d'America, come potenza che avrebbe voluto interferire per provocare tutto questo. Evidentemente, niente di più falso! L'appello del Presidente del Consiglio italiano è un appello come unico leader dell'Unione europea e della comunità internazionale insieme al Segretario generale Ban Ki-Moon, che ha detto le stesse cose ottenendo la stessa risposta. Non è un segreto che avevo raccolto dagli Stati Uniti d'America, dalla signora Clinton, nelle mie frequenti conversazioni degli scorsi giorni, la necessità e l'utilità di un tentativo di appello diretto del Presidente del Consiglio italiano accanto a quello del Segretario dell'ONU, ma, di fronte alla reazione che vi è stata, oggi credo che l'Italia, il Parlamento e l'Europa debbano, con assoluta chiarezza e fermezza, attestarsi sulla linea che abbiamo definito e che vi ho sinora esposto.
L'Unione europea ha deciso ieri di sospendere i negoziati per l'Accordo quadro tra Europa e Libia. Era un accordo negoziato da tempo, a cui le istituzioni dell'Unione europea avevano messo mano consapevoli della necessità di trovare un accordo quadro con la Libia, Paese per l'Unione europea vicino nel Mediterraneo.
Questi negoziati, tuttavia, sono stati sospesi ieri mattina, alla luce dell'impossibilità di negoziare in un contesto in cui le violenze e il bagno di sangue nelle strade e nelle piazze continuano. Abbiamo affrontato alcuni temi ieri sera, in una riunione che il Presidente del Consiglio ha convocato relativa ai vari aspetti e alle varie implicazioni di questa grave situazione che si è determinata, in primo luogo la questione relativa alla condizione degli italiani. Pag. 19
Vi sono alcuni connazionali - oggi alcune centinaia, fino a pochi giorni fa circa 1.300 - lavoratori italiani, alcuni impegnati in aziende private piccole, altri in grandi aziende italiane. Abbiamo condotto un piano di rientro in Italia attraverso voli che l'Alitalia ha organizzato. La sola giornata di ieri ha permesso di riportare in Italia circa 400 connazionali che lo avevano richiesto. Ieri sera l'ultimo aereo è partito senza che a Tripoli rimanessero cittadini italiani in attesa di imbarcarsi.
Questa mattina arriva in Libia un aereo dell'Aeronautica militare con alcune squadre di pronto intervento che possano assistere le operazioni di rimpatrio ove necessario, un'ulteriore unità di emergenza dell'unità di crisi, evidentemente in contatto con l'ambasciata italiana a Tripoli, e, certamente, vi saranno ulteriori iniziative già promosse dal Ministero della difesa, quali la partenza di due navi italiane in direzione libica verso i porti della Cirenaica, laddove gli aeroporti non sono attualmente praticabili per effetto dei bombardamenti, il che, tra l'altro, dimostra che bombardamenti vi sono stati, parlo dell'aeroporto di Bengasi in particolare.
Abbiamo riflettuto a lungo sulla questione dell'immigrazione. Conoscete bene che la situazione migratoria in Libia, arrestata e rallentata negli scorsi anni, potrebbe riprendere in tutta la sua drammaticità qualora l'attuale situazione di vera e propria guerra civile, gli scontri, portassero al collasso del sistema.
Vi posso ricordare un semplice dato che può dare un'idea di quanto potrebbe succedere: in Libia vivono oltre due milioni di non libici, che rappresentano il 30 per cento della popolazione residente in Libia. Questi lavoratori sono cittadini che vengono da Paesi dell'Africa subsahariana, da altri Paesi del Maghreb o del Machrek. Vi sono circa 300.000 egiziani che vivono in Cirenaica.
È evidente che la perdita di lavoro, la situazione di emergenza ed il rischio per la sicurezza potrebbero indurre un numero significativo di queste persone a cercare altrove salvezza e opportunità di vita. Se oltre due milioni di persone si trovassero in questa situazione, la nostra valutazione è che, certamente, una gran parte di loro non marcerebbe o si imbarcherebbe verso l'Europa, ma, se anche soltanto il 10 per cento o il 15 per cento di questi due milioni di persone pensasse di rivolgersi verso nord, verso Cipro, verso Malta, verso la Grecia, verso l'Italia, stiamo parlando di 300.000, 250.000, 350.000 persone la cui unica speranza sarebbe quella di raggiungere per mare i porti dei Paesi dell'Unione europea. È un'eventualità a cui, evidentemente, non l'Italia da sola, ma l'Europa tutta intera deve prepararsi per il prossimo futuro.
È evidente che, se questo accadesse, l'Europa dovrebbe - io dico dovrà - prendere in seria considerazione la richiesta che da sempre i Paesi mediterranei dell'Europa e l'Italia in particolare hanno formulato, ossia quella di una solidarietà europea, di una divisione degli oneri e del peso costituito da ondate migratorie che nessun Paese europeo da solo può affrontare.
Allora, è chiaro che siamo tutti uniti nella condanna e nella valutazione delle conseguenze. Mi permetto di aggiungere che l'Italia sarà unità all'Europa nella valutazione di ulteriori, appropriate, misure che l'Europa riterrà necessarie nei confronti della Libia, ma è evidente che le conseguenze migratorie di quest'azione che tutta l'Europa insieme decide, non potranno essere accollate solamente all'Italia. Questo è un punto su cui noi saremo chiari, fermi e puntuali (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Non ho apprezzato, onorevoli colleghi, le agenzie di stampa che hanno riportato ieri sera fonti anonime dell'Unione europea che, virgolettato, coperte dall'anonimato, hanno affermato che certamente l'Italia non può pretendere il burden sharing e che certamente l'Italia e gli altri Paesi europei mediterranei non possono pretendere, al di là di un aiuto finanziario di 100 milioni di euro, la divisione tra i Paesi membri delle responsabilità. Credo che queste fonti anonime siano l'effetto Pag. 20della volontà di qualcuno di nascondersi dietro l'anonimato. Allora io dico: questa valutazione, questa opinione venga allo scoperto (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Unione di Centro) con i volti e le responsabilità di coloro che avranno il coraggio, con il loro nome e con il loro cognome, di dire all'Europa che di fronte all'azione comune verso la Libia solo l'Italia, solo Malta e solo Cipro ne pagheranno le conseguenze! Questo sarebbe il crollo, la distruzione e la rottura dell'idea di solidarietà europea che ci ha guidato negli ultimi 55 anni (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Unione di Centro).
Pensiamo all'impatto sulla situazione energetica nazionale. Vi è infatti anche questo da valutare. Il Ministro Romani ieri sera è stato molto chiaro: non vi saranno delle conseguenze insostenibili per l'Italia. L'Italia sarà in grado di sostenere nel breve e medio periodo anche la decisione assunta dall'ENI di interrompere la fornitura dalla Libia per evidenti ragioni di sicurezza. Ho sentito fonti che hanno parlato di una volontà di far esplodere i pozzi petroliferi libici. L'ENI ha ritenuto, a mio avviso ragionevolmente, di interrompere i flussi per motivi di sicurezza e il Ministro Romani sta ora presiedendo il comitato di emergenza energetico per affrontare anche l'impatto sull'approvvigionamento energetico italiano. Fortunatamente l'Italia ha una buona diversificazione: anzitutto l'Algeria, le forniture orientali (Azerbaijan e, ovviamente, Russia) e i Paesi del Golfo. Certamente questa è una conseguenza che l'Italia può sostenere.
L'impatto sarà sicuramente più duro per il settore nazionale delle infrastrutture. C'è stato detto ieri dal Ministro Matteoli che vi sono imprese italiane interessate o già impegnate in azioni e in lavori che possono complessivamente raggiungere i 4 miliardi di euro. Si tratterà di una ricaduta negativa per le imprese italiane e vedremo come si evolverà la situazione, ma è un elemento su cui evidentemente dobbiamo riflettere.
Il Ministero dell'interno ha compiuto dei passi ed oggi il Ministro Maroni incontrerà i colleghi ministri dell'interno dei Paesi europei mediterranei per affrontare e definire con loro una posizione unitaria in vista del Consiglio dei ministri dell'interno e della giustizia che domani si riunirà a Bruxelles.
L'Italia, come sapete, ha formulato otto richieste alla Commissione europea. La richiesta più significativa che noi abbiamo formulato è quella che noi ribadiremo nella persona del Ministro dell'interno: Frontex è stata istituita per essere l'organismo non soltanto di coordinamento, ma per divenire gradualmente l'organismo europeo di gestione dei flussi migratori e della protezione delle frontiere esterne. Il caso della Libia è, a mio avviso, esemplare in cui Frontex deve assumere anche questa responsabilità.
L'entrata in vigore della direttiva del 2008 sui centri di identificazione per gli immigrati irregolari che arrivano sul territorio europeo, entrata in vigore da qualche settimana, credo possa dare a Frontex questo nuovo compito che lo statuto aveva previsto come eventuale ma che il comitato esecutivo di Frontex deve operativamente decidere, affinché si possa dire con grande chiarezza che quella che noi rivolgiamo all'Europa non è una nostra richiesta di distribuzione degli eventuali immigrati sul territorio europeo, ma la richiesta che l'Europa realizzi, con criteri uguali e con gli standard europei, un meccanismo serio di ripartizione degli oneri economici, sociali e anche umani del flusso migratorio che uno o più Paesi membri - in questo caso del Mediterraneo - potrebbero subire.
In altri termini, onorevoli deputati, chiederemo con forza che l'Europa faccia l'Europa, che si assuma il suo dovere di coordinamento di questa azione chiara (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà). Vogliamo più Europa nella gestione dei flussi migratori, non possiamo pensare che ognuno dei Paesi membri sia lasciato solo.
L'ultima cosa che voglio aggiungere è che ieri il Ministro della difesa ha accettato Pag. 21la richiesta di due Paesi, in primo luogo il Regno Unito e in secondo luogo la Serbia, di utilizzare le basi italiane per atterraggio e il decollo di voli umanitari per l'evacuazione urgente e immediata dei cittadini di quei Paesi. La mia conclusione, onorevoli deputati, è che l'interesse nazionale dell'Italia richiede un impegno di tutti, del Governo, delle forze politiche tutte, della società e del sistema delle imprese italiane. Questa è una situazione in cui l'Italia e l'Europa chiedono di essere più unite e più forti e di farlo insieme (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Unione di Centro e Iniziativa Responsabile).

PRESIDENTE. Prima di dare la parola ai rappresentanti dei gruppi, prego il Presidente della III Commissione, onorevole Stefani, e il Presidente del Comitato permanente sui diritti umani, onorevole Colombo, di prendere la parola. Prego, onorevole Stefani, ha facoltà di parlare.

STEFANO STEFANI, Presidente della III Commissione. Signor Presidente, desidero informare l'Assemblea e rassicurare il Ministro che oggi l'ufficio di presidenza della III Commissione è già convocato, proprio per stabilire le modalità con le quali seguire l'evoluzione della situazione in Libia e nella regione. Siamo stati, peraltro, in queste ore in stretto contatto con l'unità di crisi del Ministero degli affari esteri e proporrò proprio all'ufficio di presidenza l'intenzione di considerarsi convocati in permanenza, come suggerito dal Ministro e ci accorderemo, inoltre, a tal fine, con la Commissione Affari esteri del Senato e degli altri Parlamenti europei.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Colombo, con la preghiera di essere altrettanto succinto.

FURIO COLOMBO, Presidente del Comitato permanente sui diritti umani della III Commissione. Signor Presidente, vorrei dire al Ministro Frattini che, se questo fosse un film, mancherebbe disperatamente quella che si chiama la continuity, perché abbiamo assistito fino a un momento fa a un film completamente diverso, nel quale l'Italia era completamente a disposizione della Libia, una specie di teatrino per la celebrazione della medesima Libia, e improvvisamente (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, le ho dato la parola come Presidente del Comitato sui diritti umani all'interno della Commissione affari esteri. La prego di attenersi strettamente alla questione che la riguarda perché lei sa che, in questa fase, non è possibile dare la parola a titolo personale e in ogni caso dovrebbe parlare dopo il rappresentante del suo gruppo.

FURIO COLOMBO, Presidente del Comitato permanente sui diritti umani della III Commissione. Signor presidente, prendo atto di quanto mi sta dicendo. Il Comitato si trova nella condizione - credo la stessa nella quale si trovano i colleghi del Senato - di svolgere audizioni, di riunirsi, riflettere e raggiungere la visione del dramma che si sta componendo e preparando intorno a noi, ma non riceviamo mai alcuna risposta e alcun riscontro dal Ministero degli affari esteri e da questo Ministro degli affari esteri (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Colleghi vi prego...

FURIO COLOMBO, Presidente del Comitato permanente sui diritti umani della III Commissione. In più non posso non notare, come presidente del Comitato permanente sui diritti umani, che metà della relazione, su fatti drammaticissimi in cui è stato tentato di distruggere un popolo, metà della relazione - lo ripeto - è stata dedicata a questa idea di milioni di persone che stanno per riversarsi su di noi. Questo è grave, Presidente (Applausi di deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Colombo.

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(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, ho molto apprezzato e condiviso le parole chiare e forti del Ministro Frattini circa la situazione drammatica e di emergenza, ed il responsabile richiamo all'unità del nostro Paese su questi temi.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11).

ENRICO PIANETTA. I fatti che stanno accadendo in questo mese di febbraio 2011 stanno configurando certamente una nuova geopolitica nel Mediterraneo, e i regimi autoritari e oligarchici dei Paesi di questa area sono espressione del postcolonialismo. I fatti di questi giorni ci dicono che la capacità di resistere e di continuare da parte di questi regimi autoritari sta venendo meno. Ecco allora che l'intera area del Mediterraneo allargato potrà essere lo scenario di molteplici e contraddittorie transizioni.
Tutto ciò deve essere motivo di grande preoccupazione e di attenzione operativa da parte di tutti noi europei nei confronti di questa area mediterranea. Bene ha fatto il Ministro a richiamare l'Europa ad essere Europa: parole forti, chiare, che dobbiamo condividere. In particolare, se implode la Libia si può verificare uno smembramento di emirati islamici in ragione della configurazione storica di questo Paese tribale, e allora c'è tutta la preoccupazione dell'islamismo radicale, con ripercussioni politiche, economiche e sociali, soprattutto per noi. Basti pensare agli sbarchi potenziali, agli interessi energetici ed economici delle nostre aziende, e agli aspetti sociali. È il momento in cui tutte le forze politiche devono dimostrare senso di responsabilità, senza cedere alla tentazione di strumentalizzazione per quanto riguarda la crisi libica.
Allora credo che l'opposizione del PD, che ha denunciato una forma di compromissione dell'Italia con il regime libico e ha dimenticato che la sua riabilitazione era iniziata all'epoca del centrosinistra, debba essere rigettata. Non bisogna dimenticare le intese stipulate in passato dai Governi che si sono succeduti, intese peraltro mirate ad accordi utili per garantire i fabbisogni energetici e anche per la questione dell'immigrazione clandestina.
Conosciamo tutti i profondi legami storici che sono alla base delle relazioni tra Italia e Libia, relazioni curate costantemente con grande intenzione in questi decenni dal Parlamento e dai Governi che si sono succeduti. È in nome di questi profondi legami storici che dobbiamo fare appello alle nostre coscienze e dare prova di capacità di convergenza sui temi come quello di cui discutiamo oggi che investono gli interessi fondamentali dell'Italia e dell'Europa. Assistiamo a un momento storico senza precedenti che sta riguardando i Paesi del nord Africa e del Medio Oriente. In questo quadro la Libia assume un'importanza fondamentale per la rilevanza che il Paese ha sempre avuto nel Mediterraneo. Bene ha fatto il nostro Governo - come ci ha spiegato il Ministro Frattini - ad essere in prima linea con gli altri partner comunitari per chiedere l'immediata cessazione delle violenze e l'avvio di un processo di riconciliazione nazionale aperto ed inclusivo, che deve rimanere appannaggio del popolo libico senza paternalismi e senza ingerenze, ma ovviamente con l'appoggio dell'Unione europea e della comunità internazionale. Va condannato ogni ricorso all'uso della forza contro i manifestanti e vanno appoggiate le aspirazioni dei cittadini libici per le riforme e la modernizzazione del Paese.
È la linea maestra seguita dal Governo, come ci ha illustrato il Ministro Frattini, che è in piena sintonia con l'appello rivolto dal Presidente della Repubblica. A questo punto credo che dobbiamo altresì evidenziare il fatto che i nostri governanti Pag. 23devono agire con responsabilità, non devono mettere a rischio la vita di migliaia di cittadini italiani che lavorano in Libia. Allora credo che dobbiamo allo stesso tempo scongiurare il rischio che gli scontri si traducano in una guerra civile che potrebbe dar luogo ad un orribile bagno di sangue. Dobbiamo farlo con senso di responsabilità internazionale e per il ruolo che l'Italia ha sempre avuto nel Mediterraneo. Occorre considerare il rischio di enormi ondate migratorie - come ha detto il Ministro - senza controllo, il rischio di infiltrazioni terroristiche che sono presenti in Libia, il potenziale impatto energetico, le attività delle nostre imprese, la tutela dei nostri connazionali.
Certo, ci aspettiamo che l'Unione europea - e mi avvio a concludere - svolga un'azione di primo piano nel contribuire a gestire in modo determinante le prevedibili pressioni migratorie. Ma non basta limitare i danni, l'Unione europea deve costruire il futuro. In questo senso, appoggiamo con forza l'idea lanciata da lei, signor Ministro, per un nuovo patto del Mediterraneo che deve costruire le fondamenta di una nuova era nei rapporti tra le due sponde del Mediterraneo. È importante che il Parlamento adotti una prospettiva lucida e in un lungo periodo...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Pianetta.

ENRICO PIANETTA. Concludo, Presidente. Non possiamo accettare il caos, ma dobbiamo fare in modo che, all'interno del Paese, con il sostegno della comunità internazionale, si profili una soluzione conforme alle caratteristiche della Libia. I movimenti di protesta si sono avviati in Cirenaica e si sono espansi nel resto del Paese...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Pianetta.

ENRICO PIANETTA. ...un ruolo chiave è svolto dalle tribù; al momento non c'è un'opposizione definita, ma dobbiamo riflettere su quali possono essere gli sbocchi. Concludo, affermando che il Governo sta facendo egregiamente la propria parte e vorrei, quindi, cogliere l'occasione per ringraziare ancora una volta il Ministro Frattini per la sua abnegazione ed il suo impegno (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, signor Ministro, le dimensioni del massacro non possono che suscitare emozione e disgusto. La comunità internazionale ha condannato duramente il colonnello e le imprese dei suoi sgherri. Siamo dovuti arrivare, però, a lunedì affinché il Presidente del Consiglio dichiarasse finalmente di considerare inaccettabile l'uso della violenza contro la popolazione civile. Fino a lunedì, signor Ministro, abbiamo trascurato quei principi umanitari nei quali proclamiamo di credere. Anche lei, signor Ministro, che il 17 gennaio scorso, sul Corriere della Sera, ha indicato Gheddafi come il modello per il mondo arabo.
Noi non sottovalutiamo che, nel futuro della Libia, l'Italia ha una posta in gioco importante; è, forse, il primo vero test di politica estera da parecchi anni a questa parte. Abbiamo in gioco interessi economici consistenti che riguardano le forniture energetiche e la partecipazione libica al capitale sociale di grandi banche ed imprese italiane. Inoltre, a differenza delle rivolte di Tunisia ed Egitto, la sollevazione in Cirenaica ha una forte, storica ed esplicita connotazione religiosa e c'è il rischio della divisione in due del Paese. Senza contare che il crollo di Gheddafi potrebbe far saltare gli accordi bilaterali con cui abbiamo contenuto i flussi migratori verso le nostre coste e ci troveremmo di fronte ad una nuova ondata migratoria.
Non si tratta, perciò, di un'occasione per combattere una battaglia di politica interna, ma le posizioni espresse in questi giorni dal Governo svelano la tentazione dell'astensione da qualunque forma di pressione esplicita nella convinzione - questa sottintesa, tacita - che la repressione Pag. 24di Gheddafi funzionerà tutelando anche gli interessi italiani.
Il ritorno al principio della non ingerenza, dopo gli anni dell'esportazione forzata della democrazia che qui ricordo, è a sostegno di questa visione di realpolitica e il silenzio mantenuto dal Presidente del Consiglio fino a lunedì è figlio di tale scommessa azzardata, non sufficiente a proteggere i nostri interessi e contraria ai nostri valori.
Di fronte al moltiplicarsi delle violenze, la politica libica dell'Italia non può essere la stessa. Una posizione cinicamente realpolitica è insostenibile e sbagliata. È insostenibile davanti alle dimensioni del massacro, è insostenibile perché rischia di farci pagare un prezzo, sul piano degli interessi, con chi verrà dopo, oltre che su quello dei valori. È sbagliata perché, anche se non è chiaro ancora se esistono interlocutori alternativi, la relazione speciale di Gheddafi con l'Italia è destinata a finire, comunque vadano le cose a Tripoli. È sbagliata perché si è aperta ad una concreta prospettiva di cambiamento democratico che potrà realizzarsi solo se avrà il sostegno di attori esterni, in particolare dell'Europa, oltre che degli Stati Uniti d'America. E quel che sta accadendo ricorda all'Europa che la stabilità può essere illusoria ed è illusorio limitarsi a sostenere i regimi al potere affidando la nostra sicurezza alla loro stabilità. Sebbene sia necessario lavorare, come è ovvio, con i regimi esistenti per quanto moralmente ripugnanti, per conseguire obiettivi regionali, è impossibile prevedere quando la presa del regime verrà meno. E quando accadrà, l'assenza di forti istituzioni politiche capaci di gestire la transizione può condurre ad una situazione di pericolosa instabilità. Per i gruppi di opposizione atrofizzati e disorganizzati conseguire la stabilità è ancora più difficile e, perciò, sebbene possa essere complicato, dovremmo incoraggiare, in quei Paesi, lo sviluppo di più forti, più autonome, istituzioni politiche e di alternative credibili.
Una posizione cinicamente realpolitica è sbagliata perché la crisi in Medio Oriente potrebbe offrire all'Europa l'occasione per riacquistare credibilità presso il mondo arabo. Lei ha affermato che, a suo avviso, l'Unione europea non deve interferire nei processi di transizione in corso nel mondo arabo cercando di esportare il proprio modello di democrazia.
Bisognerebbe invece - è questa più Europa - ripensare le politiche europee disegnate per portare stabilità e democrazia in queste aree, sempre che non sia già troppo tardi. Non si tratta di adottare toni paternalistici o politiche controproducenti di diffusione di democrazia con la forza, ma di essere di riferimento e fornire aiuti economici, sociali e culturali a favore delle società civili e delle forze disponibili all'avvio di un processo di partecipazione popolare più ampio.
L'attuale crisi dei Paesi arabi come mai in passato permette una piena sovrapposizione ormai della retorica europea pro stabilità e di quella pro democrazia. La stabilità non può più essere perseguita al prezzo della democrazia. È sbagliata questa posizione proprio perché in ragione dei rapporti importanti del nostro Paese con la Libia e alla luce della positiva chiusura del contenzioso coloniale con la firma del Trattato di amicizia e di cooperazione, l'Italia ha il diritto e il dovere di alzare la voce contro Gheddafi e i suoi metodi.
È sbagliata perché l'imbarazzo rivela una gestione del Trattato di natura propagandistica, disposta a concedere a Gheddafi e a sopportare i suoi capricci (penso all'harem e alla villa Doria Pamphilj), pur di ottenere risultati di immagine in materia di immigrazione, come ha fatto lei, signor Ministro. Come si fa ad invocare l'Europa in materia di immigrazione se le direttive, a cominciare da quella del 2008, non sono state ancora recepite dal nostro Paese?
Gli arabi stanno scoprendo un potere che non sapevano di avere ed è tempo di dare loro una mano. Noi ci impegniamo, il nostro impegno non è in discussione, ma sarebbe ora di accantonare definitivamente quella che il Financial Times ha definito «la politica del cucù», la «peekaboo politics», vedendo Berlusconi sbucare Pag. 25della fontana dietro la Merkel; una concezione dei rapporti internazionali in cui la chiave è il grado di intimità...

PRESIDENTE. Deve concludere.

ALESSANDRO MARAN. ...che il Presidente del Consiglio riesce a stabilire con i leader stranieri, una strategia che con Gheddafi ha prodotto risultati grotteschi e indecorosi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti della scuola media statale «Alberto Sordi» di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, i deputati del gruppo della Lega Nord concordano con le azioni e le osservazioni svolte dal Governo relativamente alla crisi che sta interessando i Paesi del nord Africa e nello specifico la Libia. Prima di esprimere però alcune osservazioni nel merito riteniamo di respingere gli ennesimi attacchi che da buona parte delle minoranze, anche su temi delicati come questi, si sono scatenati nei confronti del Governo e del suo Presidente; attacchi alimentati da una forma di ossessione che ormai stanca l'intero Paese, lo scredita e non lascia intendere la possibilità di vedere unita per il bene comune la nostra politica, nemmeno in periodi delicatissimi come questi, che vedono messe in discussione tutte le certezze che negli anni il nostro sistema comunque si è dato. Prendiamo atto dell'atteggiamento distruttivo che anima parte della politica italiana, ma comunque noi continuiamo a lavorare.
Nel merito, temiamo che dietro la speranza di molti cittadini del nord Africa che scendono in piazza per avere democrazia e riforme vi sia chi sogna l'affermarsi di nuovi regimi a carattere teocratico. Ovviamente speriamo che prevalgano le istanze dei cittadini per bene e che nessuna violenza possa colpirli, però non è solo nostro il timore che tutto il nord Africa possa diventare una sorta di nazione consacrata all'Islam più aggressivo. Sarebbe gravissimo se queste forme radicali di affrontare la vita puntassero a costituirsi in superpotenza. Ricordo le previsioni che ci ha proposto Oriana Fallaci sui disegni colonizzatori dell'Europa che animano i sentimenti degli integralisti più aggressivi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e del deputato Renato Farina). È la storia che si ripete.
Le rivoluzioni in atto in Tunisia, Egitto ed ora in Libia sono un autentico terremoto geopolitico e se per l'Unione europea hanno conseguenze diplomatiche, economiche e sociali dirompenti, in Italia hanno un effetto ancora più diretto. In economia ricordiamo che per scelte nostre dipendiamo per l'87 per cento da approvvigionamenti energetici che arrivano dall'estero e anche quindi da quelle aree. Noi non siamo autonomi come lo è per esempio la Francia e forse sarà anche per questo che chi ci critica dimentica i rapporti che comunque negli ultimi decenni sono stati tenuti dai nostri Ministri degli esteri e dai nostri Governi con quei Paesi, proprio alla voce «approvvigionamenti energetici».
Nel sociale, siamo i più esposti agli esodi di massa, con i problemi che conosciamo, a partire dai costi, fino ai problemi relativi alla sicurezza e alle tensioni sociali che, comunque, generano.
Signor Ministro, intanto, la invitiamo a farsi parte attiva per scuotere dal torpore un'Unione europea che ha i suoi limiti nel proporsi come «Unione», perché in politica estera deve esprimersi con più convinzione; perché la difesa comune non si concretizza, come non si concretizzano le politiche comuni sull'immigrazione; perché in economia si è esposta ad un commercio mondiale senza regole e prodotto senza tutele sociali di nessun genere, che ha messo in crisi le nostre aziende, creando milioni di disoccupati.
Signor Ministro, i compiti - lo sappiamo - non sono facili, però i tempi sono strettissimi. Per questo, la invitiamo ad esercitare con autorevolezza il ruolo che già egregiamente svolge, possibilmente tenendo conto anche di queste poche riflessioni Pag. 26che le abbiamo proposto e impegnandosi al massimo per contenere qualsiasi forma di violenza.
Questo anche al fine di garantire la sicurezza ai nostri molti concittadini che, in quei territori, lavorano da anni per creare ricchezza e non certo tensioni sociali e che, per questo motivo, meritano il nostro massimo impegno per la loro tutela. Buon lavoro, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, la prima considerazione che vorrei fare è che una politica estera dignitosa prevede che sui principi non si ceda mai. La prima cosa che dobbiamo fare è dire che questa strage di civili è vergognosa, esprimere una solidarietà non formale e forte, farlo ripetutamente in tutte le sedi cui l'Italia partecipa.
Signor Ministro, certamente, è una situazione drammatica e condivido l'angoscia che trapela delle sue parole. Il mix tra l'aumento dei prezzi dei generi alimentari e la portata straordinaria di Internet ha portato alla rivolta di un popolo oppresso per più di quarant'anni. Vi è l'islamismo radicale dietro? Non so se possiamo dirlo con certezza: che vi siano settori di islamismo radicale, è senz'altro vero; ma è tutto da dimostrare che questa rivolta ci porti all'islamismo radicale, che, certamente, sarebbe molto preoccupante.
Signor Ministro, lei ha ricordato che tutti i Governi italiani, da quelli della Democrazia cristiana a quelli di oggi, dal Governo Prodi al Governo Berlusconi, hanno operato per la normalizzazione dei rapporti bilaterali con la Libia e, in questo senso, ha rivendicato la continuità della politica estera italiana. Ha ragione, è vero, certamente doveva essere così: tutti hanno fatto il proprio dovere, perché non potevamo permetterci di non avere normalizzata una situazione come quella del rapporto con la Libia.
Devo dire, però, signor Ministro, che mi è piaciuta di più la seconda considerazione che ha fatto, quando ha detto: ci siamo divisi sul Trattato, oggi dobbiamo gestire insieme l'emergenza. Vorrei soffermarmi su questo aspetto, perché in quest'Aula abbiamo un dovere di verità e non possiamo, in un momento di emergenza, «annacquare» la nostra visione dei problemi.
Signor Ministro, io accetto l'impostazione che ha dato e rivendico il fatto che noi, assieme all'Italia dei Valori e ai radicali, abbiamo votato contro un Trattato di amicizia che prefigurava un giudizio di eccessiva accondiscendenza verso la politica di Gheddafi da parte del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico). Mi fa piacere che il Partito Democratico vada in piazza a manifestare, mi fa molto piacere, ma hanno votato con voi e con il Popolo della Libertà questo Trattato di amicizia. Oggi, anche loro avvertono che, forse, le cose potevano andare diversamente: mi dispiace, ma vorrei dire che qualcuno lo aveva detto prima.
Non c'era bisogno, e lo voglio dire così, in termini generali, del baciamano da parte di Berlusconi a Gheddafi che ci ridicolizza in tutte le televisioni del mondo, bastava più sobrietà (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori). La sfilata con i carabinieri era eccessiva, potevamo fare una «sfilatina», quella dimostrava una sorta di accondiscendenza anche rispetto alla forma e lei, che è una persona seria, Ministro Frattini, sa che in politica la forma a volte è sostanza e non può essere liquidata così.
Rivendico un'idea diversa del nostro rapporto con la Libia e sono d'accordo con Frattini sulla seconda cosa che ha detto quando ha citato, e lo ringrazio, la mia modesta persona ricordando: proprio Casini, che era contrario a questo trattato, ha detto che bisogna condividere assieme la gestione dei fatti. D'accordo, rimetto la firma sull'idea che maggioranza e opposizione non devono prendere lo spunto dalla questione della Libia per scontrarsi per l'ennesima volta sul problema di Berlusconi, perché questo è un problema più Pag. 27importante di Berlusconi e del suo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Misto-Alleanza per l'Italia). Qui rischiamo veramente, in termini di approvvigionamenti energetici, in termini di immigrazione clandestina che verrà sul territorio nazionale, di importare una catastrofe. Chi se ne importa di Berlusconi in questo caso, è molto meno importante lui di quello che rischia di essere l'evento che si materializzerà da qui a poco tempo.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PIER FERDINANDO CASINI. Mi avvio a concludere, Presidente Lupi. Amici, tanto per terminare il discorso vorrei rivolgere un'ultima considerazione al Ministro Frattini; lei ha fatto una considerazione in termini diplomatici utilizzando giustamente, forse avrei fatto così anch'io, la sede del Parlamento di oggi per mandare un messaggio, nemmeno troppo cifrato, alle autorità dell'Unione europea. Ha fatto bene, però dato che ho parlato di Berlusconi, vorrei dare un suggerimento. Se esiste l'Europa, ma soprattutto se noi esistiamo in Europa, il Presidente del Consiglio prenda il cappello e l'aereo e vada dalla Merkel, da Sarkozy e da Cameron a fare quello che deve fare l'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Futuro e Libertà per l'Italia, Misto-Alleanza per l'Italia e di deputati del gruppo Partito Democratico). Non possiamo essere lasciati soli ma non basta dire che non possono lasciarci soli, se abbiamo un'incidenza nella politica europea dobbiamo dimostrarlo. Oggi è il momento (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Futuro e Libertà per l'Italia, Misto-Alleanza per l'Italia e di deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'istituto tecnico-commerciale Toniolo e dell'istituto tecnico commerciale per geometri Medaglia d'oro Città di Cassino, impegnati nel programma giornata di formazione a Montecitorio, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune.
Tutta l'Assemblea sa che il Parlamento dedica grande attenzione alla formazione dei giovani e in particolare ad avvicinare i giovani alle istituzioni e alla Camera dei deputati. I ragazzi che sono qui, oggi, ad assistere ai nostri lavori sono parte integrante di questo programma; è per questo che la Presidenza e l'Assemblea li saluta con calore (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, signor Ministro, il suo appello all'unità e al coinvolgimento di tutte le forze politiche e parlamentari viene accolto da tutti senza remore e con convinzione da Futuro e Libertà per l'Italia. Tuttavia, per lavorare bene insieme in futuro su una vicenda che diventa ogni ora più complicata e che è resa più difficile per l'Italia dal permanere di Gheddafi nella situazione in cui si trova e dalla prosecuzione delle violenze, credo ci si debba dire parole chiare su quello che è successo, non nel passato remoto, ma negli ultimi mesi.
I fatti di queste ore hanno smentito le aperture di credito del Governo, di tutti i Governi, ma in particolare di questo, nei confronti di un tiranno che per corrispondere alle blandizie e all'accoglienza calorosa ha subito detto, ieri, che noi abbiamo armato la mano dei rivoltosi. Lei ha ovviamente smentito questa affermazione con una dichiarazione doverosa ma scontata, tanto doverosa quanto però umiliante per il nostro Paese.
Sia detto per orgoglio istituzionale e carità di patria: alle recenti scorribande romane di Gheddafi è rimasta fortunatamente chiusa la Camera dei deputati perché il Presidente, di fronte ad un ritardo irriguardoso del colonnello, chiuse una vicenda con dignità e chiuse la Camera ai capricci (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
Quando abbiamo discusso - tre mesi fa non tre anni fa - delle mozioni che riguardavano la Libia e la implementazione degli accordi, grazie anche ai voti del gruppo Futuro e Libertà, era passata un'indicazione Pag. 28al Governo di chiedere con forza alla Libia - vincolando a quello la prosecuzione dei pattugliamenti armati congiunti con le forze libiche delle coste - di riaprire l'ufficio dell'UNHCR a Tripoli per i rifugiati politici e religiosi (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia e di deputati del gruppo Partito Democratico) e il Governo italiano, e lei signor Ministro Frattini, ci hanno irriso, hanno detto che eravamo degli irresponsabili.
Ma se non eravamo in grado di chiedere a Gheddafi la riapertura di un ufficio dell'ONU, mi chiedo, cosa ci aspettavamo dal rais che ancora pochi giorni fa veniva difeso? Appena la rivolta popolare ha messo in crisi il regime, da parte di Gheddafi sono tornate quelle minacce - che era certo sarebbero tornate - di usare l'usare l'arma violenta e sanguinaria dell'immigrazione contro l'Italia e contro l'Europa e non è servito baciare l'anello del dittatore.
Ha fatto bene Berlusconi a chiamare Gheddafi, ma le parole che dall'Italia devono essere rivolte a Gheddafi sono: «ora basta, non stiamo più in alcun modo con il regime, ma stiamo con il popolo». Siamo persone prudenti, siamo ragionevoli, sappiamo che queste rivoluzioni magrebine non sono rivoluzioni liberali, conosciamo i rischi del fondamentalismo islamista che può celarsi dietro tutto ciò, ma sappiamo da che parte stare.
In questi giorni il The Wall Street Journal, non Amnesty international, richiamava Obama, ad esempio, a incontrare i dissidenti libici, iraniani, siriani perché - e si tratta del giornale della business community - è arrivato il momento di scommettere dove mettere il sostegno occidentale. Io credo che il sostegno occidentale non possa più essere sugli autocrati, sui tiranni o sui regimi autoritari, ma debba essere una scommessa - è una scommessa - a sostenere chi lotta per la libertà.
L'Europa manca, è vero, dovremmo discutere più d'Europa, dovremmo discutere del Trattato di Lisbona che non ha portato nessun progresso e dovremmo discutere di come l'Italia sta in Europa e con quale autorevolezza sieda oggi in seno al Consiglio europeo.
Un invito, signor Ministro: io credo che l'Italia possa assumersi la responsabilità, in questo frangente delicato, di essere interlocutore privilegiato...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Concludo, signor Presidente... di alcuni Paesi quali la Croazia o la Serbia che hanno difficoltà a far rientrare i propri connazionali in Libia e credo che noi potremmo essere utili e preziosi in questo frangente.
È saggio e condivisibile che il Governo voglia una gestione collettiva e noi siamo assolutamente disponibili a questo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Concludo. Un buon punto di partenza io credo che però potrebbe essere quello di cominciare a considerare gli interessi italiani in Libia, che vogliamo tutti tutelare, come interessi distinti e distanti da Gheddafi e dal suo clan.
Aspettiamo comunque, e con piena disponibilità al confronto, di conoscere quali saranno le prossime determinazioni e proposte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, signor Ministro, la ringraziamo per la sua ampia relazione che è segno di una solida e convinta politica estera come condividiamo l'appello che lei ha rivolto a tutti i gruppi presenti in Parlamento per affrontare insieme - come lei li ha definiti - i molteplici aspetti di questa vicenda forse, anzi senz'altro, la più drammatica tra quelle che hanno riguardato i Paesi della sponda africana del Mediterraneo.
Signor Ministro, ci sono tanti pentiti del giorno dopo, e abbiamo ascoltato, anche in quest'Aula, poco fa, qualche Cassandra del giorno prima.

Pag. 29

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,30)

ARTURO IANNACCONE. La sinistra ha a lungo corteggiato Gheddafi: abbiamo visto su tutti i principali quotidiani italiani le foto di tanti leader del centrosinistra abbracciati serenamente al leader libico Gheddafi.
Al di là di quello che sta accadendo o accadrà in Libia, a nome del gruppo di Iniziativa Responsabile, signor Ministro, riconfermiamo l'apprezzamento, il sostegno e la condivisione del trattato sottoscritto con la Libia dal Governo nelle condizioni date, perché ogni atto, soprattutto gli atti di Governo che riguardano la politica estera, vanno contestualizzati; così come condividiamo e riteniamo giusta la sospensione, in queste condizioni, dell'accordo tra l'Unione europea e la Libia.
Al tempo stesso, l'invito che noi le rivolgiamo è di chiedere con forza e con determinazione, al Governo libico, di far cessare le violenze a danno dei civili. Nessuna violenza è ammissibile, e anche il regime più autoritario ed antidemocratico, di fronte ad una protesta di popolo, ha il dovere di dialogare e di trovare soluzioni pacifiche. Comunque, un cambio di regime, con l'auspicio che dovunque si possano tenere libere elezioni democratiche, per dare potere al popolo, è quello che noi riteniamo più giusto, anche se condividiamo - e su questo bisogna tenere la guardia alta - la preoccupazione di chi ritiene che ai vecchi regimi antidemocratici, autoritari e dispotici si possano sostituire regimi altrettanto antidemocratici, dispotici e, per di più, autocratici.
Siamo il primo partner commerciale della Libia e sarebbe da irresponsabili assumere posizioni demagogiche, non riflessive e non sufficientemente ponderate. La politica estera di un grande Paese come l'Italia non può esser affidata a slogan o diventare il pretesto per uno scontro politico che guarda soprattutto alle vicende interne. Per quello che sta accadendo ci potremmo trovare di fronte ad una nuova biblica ondata di sbarchi. L'Europa in questa vicenda è molto lontana da noi, e noi, signor Ministro, saremo al suo fianco quando chiederà con forza e determinazione all'Unione europea di non assumere una posizione pilatesca tra chi fa appelli moralistici all'accoglienza e al tempo stesso ritiene che il peso di quello che sta accadendo dovrà cadere soprattutto sulle spalle di alcuni Paesi, e in modo particolare dell'Italia. Noi non siamo d'accordo su questo atteggiamento dell'Unione europea e la invitiamo quindi con determinazione ad assumere e a rappresentare la posizione di questo Parlamento.
In conclusione, signor Ministro, fatti salvi gli interessi italiani, abbiamo il dovere di chiedere che vengano fatte cessare le violenze a danno dei manifestanti e che il popolo libico, autonomamente e in pace, possa costruire il suo futuro (Applausi dei deputati del gruppo Iniziativa Responsabile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, signor Ministro, nella Libia del dittatore genocida Gheddafi, si sta consumando un genocidio, anzi, sta continuando un genocidio, iniziato con quell'assurda politica dei respingimenti, i cui morti nel deserto o consegnati in campi di concentramento, senza rispetto dei diritti umani, si sono consumati per effetto di un accordo scellerato con l'Italia.
Siamo in presenza certamente della più complessa e della più drammatica delle crisi nell'area del Mediterraneo e a drammatizzare la crisi è, al tempo stesso, il momento di verità del regime dittatoriale di Gheddafi ma è anche il momento di verità del fallimento della politica estera italiana, un fallimento di una politica estera fondata sui rapporti bilaterali, fondata sugli affari e - consentitemi di dirlo - fondata sulle volgarità dilaganti nel trattato e nei rapporti con Gheddafi, quelle volgarità dilaganti che hanno certamente incoraggiato la parte peggiore di un personaggio come Gheddafi soddisfacendo Pag. 30insani desideri ma anche provocando l'ilarità della comunità internazionale.
Voglio ricordare, se ve ne fosse bisogno, che il problema non è avere rapporti con uno Stato. È la qualità dei rapporti che fa la differenza e questa qualità è quella che è venuta meno se è vero, come è vero, che abbiamo assistito a una subalternità del Governo italiano rispetto a Gheddafi che si è testimoniata il 17 gennaio con l'affermazione del Ministro, all'indomani della cacciata di Ben Alì, il quale ha detto che Gheddafi è il punto di riferimento e il modello per la crescita e per lo sviluppo dei Paesi arabi del Mediterraneo e se è vero, come è vero, che abbiamo tutti ascoltato l'impegno di non disturbare, assunto dal Presidente Berlusconi, proprio nel pieno del genocidio e mentre era in corso. Inoltre, è vero, come è vero, che ieri Gheddafi ha, per l'ennesima volta, mostrato il suo volto e la risposta del Ministro «Alice nel paese delle meraviglie» è stata: «Ma se ha detto quel che ha detto è grave». Ministro, lo ha detto all'opinione pubblica mondiale, in diretta televisiva. Ha detto cose gravissime, ha detto che ha intenzione di colpire i ribelli come è avvenuto a piazza Tienanmen, ha detto che ci sono morti e che altri ve ne saranno, ha detto che colpire nel sangue è il suo obiettivo. Insomma, vi è un genocidio in atto.
Questo bisogno di sangue è totalmente inaccettabile. Il Governo libico deve rispettare i diritti universali del suo popolo. Avremmo voluto che queste parole fossero state pronunziate dal rappresentante della politica estera italiana, invece sono state pronunziate dalla signora Clinton, che certamente non ha stipulato con Gheddafi accordi scellerati come quelli stipulati dal Governo italiano.
Dunque, credo sia necessario in questa vicenda inviare un segnale molto chiaro che riguarda quello che abbiamo detto, ponendoci rispetto a questo trattato di amicizia come hanno fatto altre forze. Avremmo voluto che questa fosse stata anche la posizione del Partito Democratico, che non sarebbe oggi in questa difficoltà per questa dubbia posizione di confondere il bisogno di avere rapporti con la Libia con la mortificazione della dignità del nostro Paese.
Tuttavia, voglio ricordare che quell'accordo meriterebbe di essere disdettato immediatamente e questa richiesta è la conferma della gravità di questo accordo che prevede, all'articolo 4 e all'articolo 20, due norme gravissime nell'attuale contesto. Prevede, infatti, il divieto di ingerenza dell'Italia negli affari interni della Libia e prevede, dall'altra parte, un accordo militare. In ordine a questo accordo militare ho presentato, insieme al collega Evangelisti, un'interrogazione con richiesta di risposta al Ministro della difesa perché Unimondo, agenzia sicuramente seria, ha rivelato che l'ammontare delle armi che il Governo italiano avrebbe autorizzato di consegnare al dittatore Gheddafi è pari a 205 milioni di euro. Immaginate cosa significa se questi 205 milioni di euro sono affidati a un dittatore genocida in una regione che ha 6 milioni di abitanti.
Poi non venite a citare il problema dell'immigrazione, non venite a citare la diminuzione o l'aumento dei flussi migratori perché quelli che vengono per mare sono una piccola parte di quelli che entrano in Italia e, soprattutto, quando si dice che l'80 per cento di coloro che avrebbero dovuto venire è rimasto bloccato vorremmo sapere se questo 80 per cento è rimasto a casa perché non ha preso il volo per andare in vacanza oppure è morto nel deserto o nei campi di concentramento dove è stato respinto per effetto di questa assurda politica italiana.
Adesso l'Italia e il Governo italiano scoprono che esiste l'Europa. Il guaio è che con i comportamenti fin qui tenuti l'Europa non ascolta più l'Italia e la Merkel e Sarkozy tutto fanno tranne che ascoltare il Presidente Berlusconi o il Ministro Frattini. Chi è causa del suo mal pianga se stesso! Il guaio è che gli italiani e i libici piangono i vostri errori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà.

Pag. 31

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, la situazione in Libia è gravissima: un regime folle, illiberale sta reprimendo con una violenza inaudita il proprio popolo. In queste ore il regime di Gheddafi ha perfino usato l'aviazione militare per colpire i civili innocenti, annunciando una sorta di soluzione finale nei confronti della propria gente. Ha dichiarato che finirà come in piazza Tienanmen; si stanno uccidendo in queste ore migliaia di innocenti - giovani, donne, anziani - con un'unica colpa: chiedere libertà, diritti e democrazia. L'Italia, in quanto primo partner economico e commerciale della Libia, potrebbe avere una grandissima influenza nei confronti della leadership libica per indurre il dittatore Gheddafi ad interrompere le violenze e ad incamminarsi sulla strada del dialogo, ma per fare ciò ci vuole più decisione. Abbiamo il dovere di occuparci della Libia ed i fatti di queste ore possono avere un enorme impatto sull'Italia e sull'Europa. I rischi ricordati dal Ministro di una nuova, grande e possibile ondata migratoria sono estremamente reali, purtroppo.
Per troppo tempo l'Occidente ha compiuto l'errore di sostenere i regimi arabi, laici e secolari e anche autoritari e illiberali come un possibile antidoto al fondamentalismo islamico. Abbiamo accettato lo status quo in cambio della stabilità, abbiamo accettato l'assenza di libertà e di democrazia in cambio di relazioni politiche stabili. Non ha funzionato in passato, non può funzionare oggi!
Ciò che sta capitando al mondo arabo è profondamente diverso: per la prima volta vediamo milioni di giovani e di donne che riempiono le piazze arabe non per bruciare una bandiera dell'America o di Israele, ma per protestare contro le dittature che, per troppo tempo, li hanno governati.
Credo quindi che dobbiamo agire con più decisione e che vi debba essere - e qui concludo - un forte interesse nazionale per accompagnare la Libia verso una transizione democratica. C'è il rischio di flussi di immigrati, di nuove immigrazioni, c'è in ballo la sicurezza dei nostri approvvigionamenti.
Quindi noi siamo disponibili ad assumerci le nostre responsabilità insieme al Governo per una gestione della crisi nel nome di questo interesse (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Commercio. Ne ha facoltà.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, gli avvenimenti che coinvolgono l'area sud del mare Mediterraneo hanno lo stesso straordinario respiro degli eventi del 1989 in Europa. Vi sono momenti della storia che procedono a passo d'uomo e momenti che sembrano procedere alla velocità del suono, o forse dovremmo dire alla velocità della rete, che nessuno è in grado di fermare.
Non sappiamo ancora se in Libia si riuscirà, o meno, a reprimere la protesta popolare, quel che è certo è che i fatti di questi giorni lasceranno un segno indelebile e, ai protagonisti di questa stagione, occorrerà spiegare da che parte è stato il mondo occidentale, da che parte è stata l'Europa e, infine, da che parte è stata l'Italia. Vi sono valori universali, tra i quali la libertà e la democrazia, e interessi contingenti, tra i quali quelli economici e quelli strategici. Entrambi vanno tutelati, ma non vanno confusi. È importante sapere riconoscere tra questi una gerarchia di importanza e la libertà e la democrazia vengono prima di qualsiasi interesse. Agli uomini e alle donne scese in piazza a difendere i diritti umani, pagando spesso con il prezzo della propria vita, solo un vile potrebbe contrapporre banalmente i propri interessi.
Occorre quindi porre come condizione universale ed imprescindibile l'affermazione della democrazia e le libere elezioni ovunque e, prima ancora, la cessazione delle violenze contro cittadini inermi che protestano pacificamente per i loro diritti.
Soltanto dopo questa premessa - e concludo - rimane doveroso salvaguardare Pag. 32gli interessi delle nostre imprese e della nostra economia.
Per governare occorrono politici di grande equilibrio, capaci di saper tutelare gli interessi del proprio Paese e, al contempo, di comprendere quando è necessario recare disturbo, pretendendo e lavorando affinché si affermino la libertà e la democrazia ovunque nel mondo.
Riteniamo, come Movimento per le Autonomie, che questo debba essere il ruolo dell'Italia e dell'Europa, speriamo che entrambi siano all'altezza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, signor Ministro, non è questo il momento per una analisi retrospettiva delle responsabilità che questo o quello ha avuto nei nostri rapporti con questo o quel Paese arabo, con la Libia in particolare. Condivido il giudizio del Ministro sulla gravità estrema della situazione in Libia e la preoccupazione per i riflessi che potrebbero determinarsi per il nostro Paese sul terreno economico e sociale e per il rischio di un afflusso verso le nostre sponde di cittadini provenienti da quei paesi. Voglio dichiarare che siamo pronti a fare la nostra parte in seno alla Commissione affari esteri se essa avrà dal Governo un filo diretto per la conoscenza di questi avvenimenti.
Condivido in particolare, signor Ministro, la richiesta che il Governo italiano fa all'Europa di considerare il problema libico, il problema dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo, come un problema dell'Europa e non dei singoli Paesi che si trovano su questo fianco, quindi anche su questo c'è la solidarietà. Naturalmente, signor Ministro - dico anche questo, ma non è il momento di approfondire - lei è il primo a sapere che la capacità del Governo italiano di chiedere ed ottenere una solidarietà dall'Europa dipende anche dal prestigio di cui il Governo gode e, sfortunatamente, il prestigio di cui il Governo italiano gode internazionalmente è a un livello talmente basso che i suoi giusti sforzi non sono destinati ad conseguire grandi risultati. Forse sarebbe il momento di un Governo di unità nazionale, se la situazione dovesse rimanere molto grave (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Sull'ordine dei lavori (ore 11,50).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo semplicemente perché rimanga agli atti, per l'approfondimento di qualche topo di biblioteca che magari fra cinquanta o sessant'anni ne avrà voglia... vorrei solo segnalare come ci stiamo muovendo.
Ieri sera, dopo la riunione dei presidenti di gruppo nella quale si è preso atto della lettera inviata dal Presidente della Repubblica, abbiamo sospeso l'applicazione del Regolamento nella parte che prevede gli interventi dei gruppi dopo la chiusura della discussione sulle linee generali, che sono stati sospesi nell'attesa che il Governo valutasse, per riprenderli questa mattina alle 9.
Questa mattina, come se niente fosse, abbiamo ripreso esattamente dal momento in cui potevamo riprendere ieri sera, perché abbiamo sospeso senza nessuna novità, senza che il Governo ci abbia informati su nulla, addirittura con una surreale replica del sottosegretario, che non si sa bene su che cosa replicasse, atteso che, fra le varie possibilità, c'era quella che il testo da discutere fosse completamente diverso.
Ho posto questo problema al Presidente della Camera, dicendo che forse sarebbe stato più utile riprendere quella discussione, in modo che ciascuno di noi potesse Pag. 33intervenire alla luce delle novità che il Governo avrebbe potuto darci, in seguito all'incontro del Ministro dell'economia e delle finanze con il Presidente della Repubblica - notizia riportata da tutte le agenzie - e mi è stato risposto che non ce n'era bisogno perché la discussione poteva tranquillamente andare davanti.
Apprendiamo adesso, signor Presidente, che il ministro Tremonti non è a colloquio con il Presidente della Repubblica - il colloquio è terminato - ma con i presidenti di gruppo della maggioranza.
Pertanto vorrei semplicemente sapere perché non sospendiamo la seduta e ci viene detto di andare avanti, quando tutti i deputati devono essere in condizioni di sapere cosa fa il Governo, alla luce della lettera inviata dal Presidente della Repubblica, mentre ora, per consentire alla maggioranza e al Ministro Tremonti di decidere chissà cosa da mettere in piedi in questa sede, sospendiamo la seduta, per riprenderla alle 12,30.
Qualche tentennamento almeno sulla linearità del metodo che viene utilizzato dentro quest'Aula - mi consenta di dirglielo - vale la pena sottolinearlo. Ovviamente, lei non potrà che confermare la sospensione e la ripresa alle 12,30. Resta il fatto, signor Presidente, che le cose sono andate esattamente come le ho illustrate e forse anche lei, sceso da quel banco, si porrà qualche dubbio.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, come lei sa, i miei dubbi, se ci sono, non riguardano la mia funzione in questo momento e non possono influenzare le mie decisioni.

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, noi credevamo e crediamo che l'Accordo con la Libia sia stato un errore, quell'Accordo. Oggi il nostro Paese, però, ha il dovere rispetto a quell'Accordo di prendere dei provvedimenti, almeno di sospendere subito quell'Accordo, in vista di una denuncia.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Questo non è un intervento sull'ordine dei lavori!

MAURIZIO TURCO. Ha il dovere di sospendere l'Accordo di cooperazione militare che è tutt'oggi in essere con la grande Repubblica araba di Libia, popolare e socialista, di decidere subito di sospendere le opere pubbliche in essere, di congelare immediatamente i beni che la famiglia Gheddafi, e non il popolo libico, possiede nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Onorevole Turco, l'informativa è conclusa. Lei non può intervenire sull'informativa.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, questa era una premessa per sollecitare una risposta a tutte quelle interrogazioni che non l'hanno ancora ricevuta, che avrebbero potuto mettere il Governo oggi in condizione di dare già risposte sulle quali chiamare il Paese, il Governo, la maggioranza e l'opposizione a fornire un'azione concreta, e non solo vuote parole.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, ho chiesto la parola sull'ordine dei lavori per replicare brevemente all'onorevole Giachetti, che mi diceva che ero in riunione con il Ministro Tremonti, per dirgli che non è vero. Pertanto, proporrei di procedere a sospendere la seduta, come concordato per le vie brevi.

FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, intervengo per due ragioni. La prima è che la frase appena detta dall'onorevole Maurizio Turco era l'ultima frase dell'intervento che stavo svolgendo, nel corso del Pag. 34quale mi è stata tolta la parola perché non dicevo le cose che il Presidente Fini aveva in mente che si dovessero dire (Applausi del deputato Maurizio Turco). Questo non è ciò che si può fare in Parlamento. Non parlavo di un altro argomento, non ho usato un linguaggio inadeguato. Stavo semplicemente esponendo il mio punto di vista. Ritengo che non sia possibile dire a un deputato che cosa deve o non deve dire in quella determinata circostanza. Avrei concluso il briefing con il Ministro degli affari esteri, dicendo che il Trattato va sospeso. Sono contento che almeno abbia avuto la possibilità l'onorevole Maurizio Turco di dirlo in quest'Aula, ma non capisco perché quella possibilità sia stata negata a me. Ritengo che sia un grave sbaglio e la prego di farsi portavoce di questo punto di vista (Applausi del deputato Maurizio Turco).

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, prendiamo atto di questa sua presa di posizione.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, lei ha annunciato che per le vie brevi era stato concordato o comunque comunicato - e lei lo ha ufficializzato - che avremmo ripreso alle 12,30. Penso che per le vie brevi si fosse anche preso atto che c'era la disponibilità del Governo a riferire. Non oso dire il Ministro Tremonti, spero che sia il Ministro Tremonti o il Presidente del Consiglio direttamente a riferire in ordine alle deliberazioni che il Governo intenderà assumere relativamente alle osservazioni pervenute dalla Presidenza della Repubblica sul decreto-legge in oggetto. Ovviamente, leggiamo tutti le notizie di agenzia. Così ha fatto il collega Giachetti e penso lo abbia fatto anche il collega Reguzzoni. Pertanto, non so se questa riunione di maggioranza riguardi semplicemente la delegazione del Governo ed alcune forze interne al Governo oppure i rappresentanti dei gruppi o dei partiti, per cui non sia stato avvisato il collega Reguzzoni.
Tuttavia, ciò è ininfluente ai fini della nostra decisione: che sia stata riunita la maggioranza o meno, a noi interessa quello che il Governo verrà a riferire qui, se verrà, alle 12,30, perché, signor Presidente, o vi è la certezza che alle 12,30 viene il Governo a riferire relativamente ai propri intendimenti, altrimenti è meglio non sospendere la seduta fino alle 12,30, ma sospenderla per riprenderla dopo il question time, anche perché è inutile riconvocarci e prendere atto che il Governo non è ancora in grado di dirci cosa intende fare.
Inoltre, relativamente a quanto il Governo ci dirà, dovremo poi prenderne atto, verificare se vi è un nuovo testo, discuterlo, osservare tutti i passaggi regolamentari dovuti e, in qualche modo, concordare o non concordare i passaggi ulteriori da qui fino ai tempi di scadenza del decreto-legge.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, per la verità alla Presidenza non consta di riunioni del Governo con o senza i capigruppo della maggioranza (senza, visto che l'onorevole Reguzzoni è in Aula). Quello che consta alla Presidenza è che il Governo ha assicurato la sua presenza alle 12,30 per esprimere la sua posizione politica e dare le indicazioni che ritiene utili ed opportune sul modo di proseguire l'esame del decreto-legge o, eventualmente, se ritirarlo e procedere in altro modo. Quindi, alle 12,30 confidiamo di avere qui il Governo, che ci dica qual è la sua posizione, sulla quale, naturalmente, la Camera dei deputati potrà trarre le sue deliberazioni.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, mi pare che lei non abbia dato certezza sull'orario delle 12,30 per quanto Pag. 35riguarda la presenza del Governo in Aula. Ovviamente, stante questa situazione, è chiaro che avremmo bisogno di sapere quando il Governo sarà presente in Aula per capire come dobbiamo andare avanti. Per cui, se l'orario delle 12,30 è una certezza, bene, altrimenti consiglierei di chiedere un'informazione immediata, in tempo reale, per permettere all'Assemblea di tornare qui sapendo con certezza che troverà il Governo, che dirà le cose che stiamo aspettando già da ieri sera.

PRESIDENTE. Onorevole Compagnon, ho assoluta certezza del fatto che il Governo ha comunicato che sarà qui in Aula alle 12,30. Questo è l'impegno che il Governo ha preso. Immagino che il Governo mantenga i suoi impegni, ma l'assoluta certezza sul futuro, dice Sant'Isidoro di Siviglia, ce l'ha soltanto Dio.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 12, è ripresa alle 12,45.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Ricordo che nella seduta odierna si è conclusa la fase relativa alla discussione sulle linee generali ed ha replicato il rappresentante del Governo.
Ha chiesto di parlare il Ministro dell'economia e delle finanze, Giulio Tremonti. Ne ha facoltà.

GIULIO TREMONTI, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a seguito di consultazioni avvenute nel corso di questi giorni, intervengo per comunicare la disponibilità del Governo a operare delle modifiche del testo del decreto cosiddetto milleproroghe, in discussione in Aula e già approvato dal Senato, a titolo indicativo, sui seguenti punti: la normativa sui precari della scuola e sull'assunzione per provincia, in dipendenza del non preciso rapporto con l'ultima sentenza della Corte costituzionale; la normativa contenuta nel testo sul personale Consob; il salvamento acquatico; immobili acquisiti a seguito di esproprio per Roma; il numero degli assessori e consiglieri del comune di Roma (dovrebbe essere ripristinato il testo del decreto di luglio); la normativa sull'incrocio tra televisione e giornali; la proroga della presidenza dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, ciò rispetto al potere presidenziale di Camera e Senato relativamente a questa materia; una modifica della normativa sulle demolizioni di Napoli; la proroga delle concessioni relative ai contratti nella zona dell'Etna.
Su questi punti credo che possa essere aperta una discussione.

PRESIDENTE. Alla luce di quanto testé comunicato dal Ministro Tremonti all'Aula, la Presidenza ritiene che la procedura più corretta ed utile per verificare la posizione dei gruppi in merito a quanto comunicato dallo stesso Ministro consista nel consentire al Comitato dei diciotto di riunirsi immediatamente ed effettuare le relative valutazioni.
Sospendo pertanto i lavori relativi al disegno di legge di conversione del decreto-legge recante proroga termini che riprenderanno alle ore 16, dopo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 12,50 è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Pag. 36Ministro per i rapporti con il Parlamento, il Ministro della salute, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e il Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale.

(Intendimenti circa la proroga dei contratti di somministrazione di lavoro presso l'INPS - n. 3-01475)

PRESIDENTE. L'onorevole Poli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01475, concernente intendimenti circa la proroga dei contratti di somministrazione di lavoro presso l'INPS (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

NEDO LORENZO POLI. Signor Presidente, la legge n. 122 del 2010 riduce del 50 per cento rispetto a quanto sostenuto nell'anno 2009 la spesa delle pubbliche amministrazioni per il personale a tempo determinato, compreso anche il personale in somministrazione.
Con l'aggravarsi della crisi e con l'estensione degli ammortizzatori sociali in deroga si sono aggravati gli adempimenti dell'INPS già impegnativi per la lotta all'emersione del lavoro nero e per il controllo dell'invalidità civile. L'INPS è riuscita a far fronte ai molteplici impegni grazie al ricorso a queste forme di contratto flessibili, che sono state ormai inserite nell'ambito dei principali processi produttivi dell'istituto.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

NEDO LORENZO POLI. Sì, signor Presidente, sto concludendo. Il mancato rinnovo di detti contratti, oltre a causare la perdita di quasi duemila posti di lavoro per i nostri giovani, sarà comunque fonte di notevoli disagi per tutta l'attività svolta dall'INPS.
Pertanto le chiedo cosa intende fare per evitare questa situazione, che evidentemente finisce con il danneggiare il nostro sistema previdenziale e assistenziale.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, confermo innanzitutto quanto l'onorevole Poli ci ha rappresentato, ovvero che l'INPS sulla base delle disposizioni al momento vigenti si è avvalso di unità lavorative somministrate a tempo determinato con qualifica B1 mediante contratti di appalto, previo esperimento di procedure di scelta del contraente previste dal decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE). Attualmente è in corso il contratto di somministrazione con scadenza 31 marzo, che vede impiegate 1.240 persone.
La richiesta che ci viene ora rivolta è oggettivamente non consentita dalla legge vigente, perché l'articolo 9, comma 28, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, prevede che a decorrere dall'anno 2011 la spesa per personale sostenuta dalle amministrazioni dello Stato, dalle agenzie, dagli enti pubblici non economici, dalle università e da tutti gli enti di cui al decreto legislativo n. 165 del 2001, relativa a contratti di formazione e lavoro, ad altri rapporti formativi e alla somministrazione lavoro, non può essere superiore al 50 per cento di quella sostenuta per le rispettive finalità nell'anno 2009.
Il vincolo legislativo, quindi, allo stato è inesorabile ed è un vincolo legislativo che ha determinato economie che sono state scontate dal bilancio. Un intervento legislativo avrebbe quindi anche carattere oneroso e in ogni modo deve essere valutato. Io per questo prendo l'impegno a considerare la relativa possibilità, tenendo conto di non determinare aspettative di stabilizzazione che, come sappiamo, cerchiamo di evitare lì e altrove non prolungando troppo a lungo rapporti anche di somministrazione oltreché precari nel tempo e cercando di evitare emulazioni da parte Pag. 37di altre amministrazioni, che potrebbero rimettere in moto quell'eccesso di posti fissi, che si è cercato di contenere con le misure che ho ricordato e che allo stato non mi consentono di dare una risposta certa.

PRESIDENTE. L'onorevole Poli ha facoltà di replicare.

NEDO LORENZO POLI. Signor Ministro, intanto devo precisare che le persone interessate sono 1.240 che chiuderanno il 31 marzo se non avviene una modifica della legge, ma altre 550 sono state cessate il 31 dicembre (sempre lavoro a somministrazione).
Per quanto riguarda questa legge, facendo riferimento anche all'anno 2009, lei sa benissimo che cosa è successo nel 2010, e che cosa rappresenta il 2011 per un istituto che deve affrontare quotidianamente migliaia di domande di mobilità, di disoccupazione speciale, di cassa integrazione in deroga, e tutti gli altri compiti dell'istituto stesso (principalmente la lotta al lavoro nero). Si può finanziare l'investimento sulle posizioni di questi ragazzi (circa 2 mila e non 1.240) facendo come ha detto l'istituto più volte (anche tramite le richieste del presidente), cioè non interrompendo questa collaborazione che è fondamentale per l'istituto, risparmiando all'interno della gestione del bilancio dell'istituto, e impegnandoci di più sulle risorse umane nei casi in cui c'è più necessità.
Non vorrei che con questi tagli, fatti in questo modo, si creassero problemi proprio in quel settore per il quale oggi c'è maggior necessità, perché si tratta delle pratiche più brutte per qualsiasi persona, cioè la disoccupazione, la mobilità, e la cassa integrazione. Questa legge deve essere modificata, nel rispetto di questi duemila ragazzi, che credo avremmo modo di poter finanziare, lasciandoli al lavoro e facendo delle cose giuste per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

(Iniziative in relazione agli sviluppi della situazione in Libia, con particolare riferimento alla tutela delle libertà fondamentali - n. 3-01476)

PRESIDENTE. L'onorevole Tempestini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Franceschini n. 3-01476, concernente iniziative in relazione agli sviluppi della situazione in Libia, con particolare riferimento alla tutela delle libertà fondamentali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, il Governo conosce le posizioni del Partito Democratico che sono state espresse stamattina nel corso dell'informativa urgente. Ribadiamo in questa sede anzitutto un giudizio di forte insoddisfazione per l'evidente vostra esitazione nell'affrontare la questione che si è manifestata via via che giungevano notizie sempre più gravi dalla Libia. Oggi abbiamo registrato le ultimissime dichiarazioni del Presidente Berlusconi, il quale finalmente fa riferimento ai diritti umani che sono stati lesi in Libia. In questo senso è una dichiarazione davvero molto tardiva.

PRESIDENTE. Deve concludere.

FRANCESCO TEMPESTINI. Abbiamo già detto in altre occasioni - parlando dell'Egitto - che al fondo abbiamo colto una vostra esitazione che nasce dall'idea che ci fosse da difendere una stabilità. Questa stabilità che voi avete pensato di poter difendere in realtà è una stabilità perduta, non c'è più. Occorre una nuova politica.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, rispondo all'onorevole Tempestini sulla base degli elementi forniti dal Ministero degli affari Pag. 38esteri. La drammaticità della crisi libica, resa ancora più evidente dal discorso televisivo del colonnello Gheddafi, richiede - come ha ribadito oggi in quest'Aula il Ministro Frattini - un approccio unitario, sia a livello nazionale con il coinvolgimento di maggioranza e di opposizione, sia sul piano europeo. In particolare il Ministro degli affari esteri ha avanzato la proposta di attivare una consultazione permanente tra Governo e gli uffici di presidenza delle Commissioni esteri e diritti umani del Parlamento, proposta che ha ottenuto un immediato e largo consenso.
L'Italia ha contribuito alla decisa condanna delle violenze e alla richiesta di un processo di riconciliazione nazionale espressa dal Consiglio dei Ministri degli esteri dell'Unione europea di lunedì. Il Ministro Frattini ha ieri incontrato al Cairo il Segretario della Lega araba, Amr Moussa; quest'ultimo organismo ha assunto in seguito una dura presa di posizione ufficiale che ribadisce i contenuti di quella di Bruxelles e che ha favorito l'adozione da parte del Consiglio di sicurezza dell'ONU di un'importante dichiarazione di condanna della repressione. L'Unione europea ha sospeso i negoziati per l'Accordo quadro con la Libia.
Il Ministro degli affari esteri, inoltre, rende noto che nella telefonata il Presidente del Consiglio ha chiesto al colonnello Gheddafi la cessazione immediata delle violenze. Egli è stato l'unico leader dell'Unione europea a rivolgere, come il Segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon, un appello diretto a Gheddafi. La risposta è stata purtroppo la stessa, ovvero la ripetizione delle infondate argomentazioni annunciate in televisione circa un presunto tentativo di potenze straniere, tra cui la stessa Italia e gli Stati Uniti, di interferire negli affari della Libia.
Infine, il Ministro degli affari esteri fa presente ancora che il Presidente Berlusconi ha smentito categoricamente la dichiarazione di Gheddafi che i dimostranti avrebbero utilizzato razzi di produzione italiana, materiale che l'Italia non produce e che, quindi, non può esportare. Sempre ieri si è svolta una riunione alla Presidenza del Consiglio, con tutti i ministri maggiormente coinvolti, per definire le misure più adeguate a fronteggiare gli aspetti della crisi libica che investono gli interessi prioritari dell'Italia: la tutela dei nostri connazionali, la gestione dell'emergenza immigratoria, l'impatto energetico, la salvaguardia delle nostre attività economiche, in particolare nel settore delle infrastrutture. Come ha evidenziato stamattina il Ministro Frattini, è necessario che l'Europa faccia l'Europa; vogliamo più Europa nella gestione della crisi e, in particolare, nella gestione dei flussi migratori. Occorre una forte solidarietà europea, una divisione degli oneri del peso di ondate migratorie che nessun Paese europeo può affrontare da solo.
Sul piano più generale, onorevole Tempestini, onorevoli colleghi, l'Italia continuerà ad esercitare in tutte le sedi un'azione volta a far sì che le legittime aspirazioni di riforma del popolo libico siano ascoltate e non represse per impedire che la Libia precipiti in una guerra civile che sarebbe disastrosa per il Paese e per l'intera regione.

PRESIDENTE. L'onorevole Pistelli, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

LAPO PISTELLI. Signor Presidente, Ministro Vito, intervengo per dire alcune parole di verità. Abbiamo ascoltato la proposta del Ministro Frattini oggi di avere un approccio bipartisan alla politica estera. Innanzitutto, essere bipartisan non vuol dire mettere le toppe dopo che si sono fatti i buchi, ma vuol dire condividere dall'inizio una politica. Noi ribadiamo qui che, negli ultimi anni, quella politica estera che Berlusconi racconta di essere il suo fiore all'occhiello, non l'abbiamo condivisa.
Il 17 gennaio, il Ministro degli affari esteri evocava il modello libico come il modello migliore di democrazia nel Medio Pag. 39Oriente e nel Maghreb e, non più tardi del 24 gennaio, in Senato, affermava ufficialmente che un approdo come quello tunisino sarebbe stato impossibile in Egitto. Il giorno dopo, invece, iniziava la rivoluzione. Inoltre, nella conferenza di fine anno il Presidente del Consiglio ha affermato che le sue tre migliori relazioni, che erano state utili per modificare il modello politico verso la democrazia, erano con Ben Alì, Gheddafi e Mubarak. Verrebbe da dire che il Presidente del Consiglio porta persino male alle sue amicizie.
Siamo disponibili a farci carico delle responsabilità del nostro Paese che sono, da sempre, ben prima di Berlusconi, importanti in Europa e nel Mediterraneo. Tuttavia, gli ultimi due anni hanno visto un Paese piegato, prono, agli show del colonnello Gheddafi qui in Italia, con hostess pagate per prendere lezioni di Corano ed esibizioni di cavallerizzi e di amazzoni. Abbiamo criticato un trattato i cui effetti, purtroppo, sperimenteremo nelle prossime settimane; con esso si è pagato, tappandosi occhi, orecchie e bocca, a piè di lista, cifre ingenti, perché il colonnello Gheddafi, al riparo dalle convenzioni dei diritti umani, gestisse gli aspetti più scomodi dell'immigrazione, con esiti e vittime potenziali della fascia subsahariana di cui non conosciamo in realtà né numeri, né storie.
Siamo disponibili a farci carico di una responsabilità perché amiamo questo Paese e siamo convinti che il Mediterraneo è strategico e l'Europa necessaria; ma, anche qui, fino a che continuiamo a mandare a Bruxelles, per 365 giorni l'anno, dei ministri per criticare l'Unione europea quando, poi, gli stessi la chiamano in aiuto negli ultimi cinque giorni, qualcosa non torna. Lavoriamo perché l'emergenza abbia fine e speriamo che questo Governo ci stia il meno possibile ancora a fare danni. La storia, però, va cambiata e va cambiata radicalmente. Questa politica estera è una politica estera in cui non ci riconosciamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative di competenza per assicurare trasparenza e correttezza nella gestione del patrimonio immobiliare pubblico, anche alla luce della vicenda del Pio Albergo Trivulzio - n. 3-01481)

PRESIDENTE. L'onorevole Granata ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01481, concernente iniziative di competenza per assicurare trasparenza e correttezza nella gestione del patrimonio immobiliare pubblico, anche alla luce della vicenda del Pio Albergo Trivulzio (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, dopo 19 anni il Pio Albergo Trivulzio, finito nel 1992 agli onori della cronaca allorquando si scoprì che parte del suo patrimonio immobiliare era utilizzato a prezzi di favore da politici, giornalisti ed esponenti della classe dirigente milanese, è tornato sotto la lente della procura di Milano. Il comune di Milano ha inaugurato un'operazione trasparenza chiedendo, in particolare, all'istituzione la pubblicazione dei nomi degli inquilini degli immobili di sua proprietà. Nel mese di gennaio, l'azienda ha pubblicato una lista gravemente incompleta delle stesse locazioni. La pubblicazione degli elenchi richiesti, finora gelosamente custodita, invece è arrivata soltanto la scorsa settimana dopo un lungo braccio di ferro tra la direzione dell'ente, il comune e la regione.
Solo in seguito al parere del Garante per la protezione dei dati personali la lista è stata resa pubblica. Dalle liste e dalle carte depositate è emerso che centinaia di appartamenti ed immobili di pregio della «Baggina» - situati in zone centrali della città - sono stati dati in locazione a prezzi stracciati in nome di antichi contratti.
A tale quadro si aggiunge che solo alla fine di gennaio 2011, dopo circa tre anni e mezzo di trattative serrate, il Trivulzio ha chiuso l'accordo con i sindacati per il rialzo Pag. 40dei canoni di locazione. Dalla pubblicazione degli elenchi mancano circa 160 contratti di locazione. È auspicabile una maggiore trasparenza nella gestione del patrimonio ed a tal fine si chiede al Governo se sia a conoscenza dei fatti esposti e se non ritenga opportuno, per quanto di sua competenza, attivarsi al fine di assicurare che la gestione del patrimonio immobiliare pubblico sia sottoposta ad un controllo stringente rispetto a metodi che devono essere improntati ai principi della pubblicità e della trasparenza...

PRESIDENTE. Onorevole Granata, concluda per favore.

BENEDETTO FABIO GRANATA. ...attraverso l'adozione di metodi e strumenti specifici atti a garantirli.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, Raffaele Fitto, ha facoltà di rispondere.

RAFFAELE FITTO, Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale. Signor Presidente, l'azienda di servizi alla persona istituti milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio è sottoposta, come le altre aziende di eguale natura, alla disciplina normativa di cui alla legge regionale n. 1 del 2003, che ne affida il controllo ad un'apposita commissione regionale di controllo.
Con riferimento alla vicenda in discussione ed alle polemiche sorte in questi giorni circa la gestione del patrimonio immobiliare dell'azienda, segnalo sotto il profilo giudiziario che la procura della Repubblica presso il tribunale di Milano, espressamente interpellata, non ha iscritto allo stato alcun procedimento riguardante i fatti in questione.
Sulla base degli elementi forniti dalla regione Lombardia evidenzio quanto segue: il 21 maggio 2010 la presidente della commissione di controllo delle aziende dei servizi alla persona ha chiesto a tutte le 14 aziende lombarde la documentazione relativa ai beni mobili immobiliari aggiornati e suddivisi in beni indisponibili e beni disponibili, nonché i programmi di conservazione e di valorizzazione. L'azienda Pio Albergo Trivulzio ha evaso parzialmente la richiesta, inviando il programma di conservazione e valorizzazione del patrimonio, ma non i contratti di affitto.
A seguito di sollecito del 21 giugno 2010, l'azienda ha motivato l'impossibilità di ottemperare alla richiesta nei seguenti termini; a seguito della mancata evasione della richiesta, con nota del 22 giugno 2010, il presidente della commissione di controllo ha esposto i fatti alla procura della Repubblica presso il tribunale di Milano. Le motivazioni del rifiuto dell'azienda ad inviare copia dei contratti di affitto sono in sintesi riconducibili all'esigenza di garantire la privacy, all'eccessiva onerosità della richiesta ed all'eccezione circa la non correttezza da parte della commissione nella verifica anche degli aspetti di ordinaria gestione.
Il Garante per la privacy ha invece chiarito con una nota che le esigenze della privacy risultano in questo caso cedevoli rispetto alle esigenze di trasparenza dell'amministrazione.
Ancora in data 17 febbraio 2011 la presidente della commissione di controllo, a seguito dell'invio di un elenco nominativo degli affittuari, di per sé inidoneo a verificare la legittimità delle assegnazioni, ha ribadito la richiesta, ad oggi pendente, di avere a disposizione la documentazione utile a verificare che la regolamentazione dell'ente circa l'assegnazione degli alloggi sia conforme ai fini istituzionali dell'ente ed ai criteri di correttezza e trasparenza della gestione e che le singole assegnazioni siano effettuate in conformità alla suddetta regolamentazione.
A seguito delle dimissioni rese nella giornata di ieri di cinque componenti del consiglio di amministrazione - composto da sette membri, di cui tre designati dalla giunta regionale e quattro dal comune di Milano - l'intero collegio è decaduto. La giunta regionale, nella prima seduta utile, provvederà alla nomina di un commissario.

Pag. 41

PRESIDENTE. Deve concludere.

RAFFAELE FITTO, Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale. Ho terminato signor Presidente: nel concordare con l'interrogante in merito all'esigenza di garantire la massima trasparenza circa le procedure di gestione del patrimonio immobiliare pubblico assicuro la massima attenzione da parte del Governo sui fatti fin qui esposti.

PRESIDENTE. L'onorevole Granata ha facoltà di replicare.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Ministro, mi dichiaro parzialmente soddisfatto dalla risposta all'interrogazione. Volevo soltanto sottolineare la necessità da parte anche del Governo, per quanto di sua competenza, di verificare la regolarità dei bandi e quindi anche la strategia di valorizzazione del patrimonio e di assicurare che i criteri di assegnazione rispettino le prescrizioni che sono indicate dagli stessi bandi (si tratta poi di una funzione di vigilanza che il Governo, dall'alto delle sue competenze, può e a mio avviso ha il dovere di esercitare).

(Iniziative per il rilancio degli interventi infrastrutturali, con particolare riferimento allo sviluppo del Mezzogiorno - n. 3-01479)

PRESIDENTE. L'onorevole Piffari ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01479, concernente iniziative per il rilancio degli interventi infrastrutturali, con particolare riferimento allo sviluppo del Mezzogiorno (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, per l'attuale Governo, il rilancio delle infrastrutture doveva essere il volano della ripresa economica del nostro Paese. In realtà, siamo in presenza di un sostanziale fallimento: a dieci anni dalla «legge obiettivo» risulta completato solo il 20 per cento dei lotti, mentre per un altro 55 per cento di opere il cantiere non è mai stato neppure aperto.
Secondo l'Associazione nazionale costruttori edili (ANCE), gli investimenti pubblici in costruzioni sono - in valore assoluto - i più bassi degli ultimi vent'anni.
Lo stesso Paolo Buzzetti, presidente dell'ANCE, in un'intervista dichiarava: «C'è un grande fermo nel mercato italiano delle opere pubbliche. Il rallentamento è colpa di lavori che non ci sono. In tre anni, gli investimenti sono calati circa del 20 per cento, e di oltre il 30 per cento nell'edilizia abitativa».

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SERGIO MICHELE PIFFARI. E ancora: «Si sono chiusi tutti i rubinetti pubblici. Dei circa 12 miliardi deliberati dal CIPE nel 2009, in cui c'era un impegno del Governo per le grandi e piccole opere, poco o nulla è stato trasformato in cantiere».

PRESIDENTE. Deve concludere.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Chiediamo al Governo se non si ritenga necessario provvedere - e concludo - allo sblocco delle risorse necessarie a rilanciare il settore delle costruzioni, ripristinando le risorse attualmente ridotte per la realizzazione delle opere infrastrutturali del Mezzogiorno, al fine di avviare un processo di riequilibrio della dotazione di infrastrutture dell'area.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, rispondo all'onorevole Piffari sulla base degli elementi forniti dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, a cui era rivolta l'interrogazione in oggetto.
Il Ministero comunica che il valore aggiornato delle opere del Programma infrastrutture Pag. 42strategiche è oggi pari a 233 miliardi di euro, con circa 93 miliardi di risorse disponibili. Volendo rimanere nell'ambito delle sole opere completate, delle opere con lavori in corso, delle opere con lavori affidati, delle opere in gara, delle opere in attesa di progettazione esecutiva, delle opere con progetti definitivi approvati, cioè delle opere effettivamente avviate, parliamo di ben 228 progetti. Questi 228 progetti, del costo complessivo di oltre 77 miliardi di euro, rappresentano il contributo che la «legge obiettivo» ha dato al sistema Paese, finanziando e migliorando la qualità infrastrutturale con 120 progetti di strade e autostrade, 46 di ferrovie, 15 di metropolitane, 13 di nodi intermodali, 26 di schemi idrici, 5 nuovi impianti di distribuzione di rete elettrica, il Mose, le infrastrutture a terra del ponte sullo Stretto e l'edilizia statale.
A partire dal 2009, i fondi FAS sono stati utilizzati per l'edilizia scolastica, per il terremoto de L'Aquila, per l'edilizia carceraria, per le ferrovie, per la Tirrenia, per l'incremento dei prezzi dei materiali di costruzione e per progetti infrastrutturali localizzati nel Mezzogiorno del Paese.
Il valore globale dei progetti infrastrutturali supportati dai fondi FAS, pari a 7 miliardi e 121 milioni di euro, ha visto assegnata al nord la quota del 15 per cento e al Mezzogiorno quella dell'85 per cento, cioè oltre 6 miliardi di euro.
Oltre a garantire le esigenze manutentive del territorio, quelle della rete stradale non pedaggiata, quelle della manutenzione ferroviaria, una parte di questi fondi, pari a 413 milioni di euro, è stata assegnata al primo stralcio delle piccole e grandi opere del Mezzogiorno. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti fa presente che tale delibera è stata registrata dalla Corte dei conti e che si stanno attivando le procedure per l'affidamento dei lavori.
In un momento in cui, in tutta l'Europa, le risorse pubbliche destinate alla collettività facevano acquistare banche o sanare i debiti di istituti finanziari, nel nostro Paese si è continuato, e si continuerà ad intervenire nei progetti individuati dalla «legge obiettivo».
Con il Piano per il sud si continuerà ad investire nel Mezzogiorno, individuando tutte le possibili infrastrutture per riavviare il processo di riequilibrio della dotazione infrastrutturale dell'area.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Infine, onorevole Piffari, per quanto concerne il sistema delle costruzioni citato nell'interrogazione in oggetto, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti rende noto che il Governo, in uno dei prossimi Consigli dei ministri, presenterà nuove ed ulteriori iniziative al fine di attivare, con un Piano casa 2, investimenti rivolti alle piccole e medie imprese, che consentiranno il rilancio del settore.

PRESIDENTE. L'onorevole Piffari ha facoltà di replicare.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, signor Ministro, mi dispiace, ma le opere pubbliche sono opere concrete, cantieri, si devono vedere in giro. Nel settore delle costruzioni, sono stati persi 250 mila posti di lavoro, vi è il 300 per cento in più di utilizzo di ammortizzatori sociali, quindi, con dei costi gravissimi.
Signor Ministro, i fondi FAS, citati anche da lei nella risposta, sono per gli anni 2007-2013. Ad oggi, 2011, a parte l'accordo quadro per la regione Sicilia, non è stato ancora approvato un accordo quadro. A quando, se dovremo terminare l'utilizzo di queste risorse entro due anni?
Inoltre, su questa questione vorrei ricordare alcune cose: abbiamo utilizzato i fondi FAS come un bancomat. D'accordo la questione della Banca centrale europea e così via, ma non per quei soldi che erano finalizzati, quei 100 miliardi di euro per il rilancio del sud. Abbiamo ridotto di 145 milioni di euro il completamento dell'asse autostradale Salerno-Reggio Calabria, 33 milioni di euro ulteriori sempre per la Salerno-Reggio Calabria, 263 milioni di euro per la strada statale Jonica (SS106), 35 milioni di euro per la metropolitana di Pag. 43Napoli, 60 milioni di euro per gli schemi idrici del Mezzogiorno, 363 milioni di euro per opere minori finalizzate al supporto del servizio dei trasporti. Sono alcuni dati, ma ne abbiamo tanti e, lo ripeto, vogliamo vedere i cantieri sul territorio; è inutile continuare a dire che abbiamo fatto delibere CIPE, che abbiamo assegnato un miliardo di euro già due anni fa per la difesa idrogeologica del territorio ma neanche un euro è stato speso, neanche un cantiere è partito. Anzi, stiamo frenando la programmazione perché non mettiamo a disposizione neanche le risorse minime necessarie per tutte questa operazioni.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Credo che il grido di allarme di tutte queste associazioni dei lavoratori sia assolutamente da ascoltare. Non possiamo spingerle solo ad andare a cercare risorse all'estero, dobbiamo rilanciare l'infrastruttura italiana che ci vede al settantatreesimo posto in una classifica internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Problematiche concernenti le modalità di calcolo del canone dovuto all'ANAS per gli accessi individuati come passi carrabili - n. 3-01480)

PRESIDENTE. L'onorevole Lanzarin ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01480 concernente problematiche concernenti le modalità di calcolo del canone dovuto all'ANAS per gli accessi individuati come passi carrabili (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, la questione è relativa ai canoni sui passi carrabili di competenza ANAS. È questa una questione molto annosa soprattutto in Veneto dove ci sono più di mille casi e molti contenziosi. Nel corso degli anni, si è verificata nell'applicazione di questa legge una disparità di trattamento rispetto al pagamento di questi canoni. Molte volte si sono verificate disparità anche su uno stesso tratto di strada da parte di compartimenti ANAS diversi. Alcuni degli ultimi aumenti hanno raggiunto la quota dell'8 mila per cento. Noi riteniamo che questo sicuramente rappresenti un'ingiustizia e chiediamo al Ministero che cosa intenda fare per evitare che ci siano disparità nel calcolo dei canoni relativi ai passi carrabili.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, anche in questo caso rispondo all'onorevole Lanzarin sulla base degli elementi forniti dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Il Ministero ricorda che i criteri utilizzati dall'ANAS per la determinazione dei canoni sono quelli indicati dall'articolo 27, comma 8, del codice della strada. In particolare, la norma dispone che nella determinazione della somma da versare all'ente rilasciante, si deve aver riguardo alle soggezioni che derivano alla strada, al valore economico risultante dal provvedimento, nonché al vantaggio che il beneficiario ricava dal provvedimento stesso. Questi criteri vengono oggettivamente tradotti in una formula matematica la cui applicazione è suscettibile di produrre canoni di diverso importo in funzione di quei fattori che la formula stessa prende in considerazione. La formula matematica per l'individuazione dei canoni dunque non è in alcun modo stabilita da organi territoriali dell'ANAS, essa viene approvata dal consiglio di amministrazione della società ed è parte costitutiva del provvedimento annuale di determinazione dei canoni. Da quanto finora riferito si evince che la determinazione degli importi dovuti per gli accessi è unica su tutto il territorio nazionale e vede i compartimenti per la viabilità quali meri applicatori delle decisioni assunte dai vertici dell'ANAS. Appare utile rammentare, inoltre, che i canoni in questione, rispetto agli anni precedenti, risentono Pag. 44in realtà di fattori diversi e ulteriori quali ad esempio una accertata variazione delle caratteristiche dell'accesso che da agricolo è stato variato in commerciale. Secondo il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la spinta alla base della protesta in Veneto è stata verosimilmente accentuata dalle iniziative assunte in alcune province dalla società Veneto Strade che hanno deciso l'azzeramento dei canoni per i passi carrabili. Da parte dell'ANAS, tuttavia, una volontaria rinuncia alla riscossione dei canoni contrasterebbe con il codice della strada. È utile rammentare che a più riprese tanto la giurisprudenza amministrativa quanto quella ordinaria hanno riconosciuto la correttezza dell'operato dell'ANAS nell'esercizio della discrezionalità connaturata alla determinazione delle somme dovute dagli utenti. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha costituito un apposito gruppo di lavoro con i rappresentanti dell'ANAS allo scopo di esaminare la possibilità di rivedere i criteri che sono alla base del calcolo dei canoni riferiti ai passi carrabili. I lavori del gruppo in questione sono in fase di definizione. In conclusione, onorevole Lanzarin, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti garantisce comunque il massimo impegno per ogni iniziativa volta alla modifica dell'attuale normativa che regola la determinazione dei canoni in questione.

PRESIDENTE. L'onorevole Lanzarin ha facoltà di replicare.

MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, ringrazio il Ministro, l'ultima parte della risposta sicuramente ci fa piacere, che vi sia la volontà da parte del Ministero di modificare la norma, però dobbiamo comunque sottolineare che abbiamo diversi casi di disparità, che soprattutto riscontriamo al nord. Non vorremmo dunque che questo fosse un balzello applicato solo al territorio del nord e non ai territori del sud o del resto del Paese.
Chiaramente, noi chiediamo una maggiore equità ed uniformità di trattamento, per questo sarà anche nostra premura proporre una modifica alla norma, che possa effettivamente andare nella direzione di una maggiore sorta di federalismo anche autostradale e stradale in cui anche le risorse che vengono recepite in questi territori - e sono molte, perché noi abbiamo anche casi di passi carrai a 10 mila euro all'anno, credo che sia effettivamente un balzello troppo elevato - vengano poi effettivamente impiegate per la manutenzione ordinaria di queste strade, e non invece ripartite per la manutenzione di tutte le strade.
Noi chiediamo che vi sia massima attenzione nel voler mettere mano a questa norma e soprattutto che si voglia iniziare una politica tendente a mantenere le risorse nei territori di appartenenza. Questo insieme ad altre iniziative che stiamo portando avanti e che ci vedono coinvolti per una maggiore regionalizzazione di quelle che sono le strade di competenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Interventi per contrastare l'obesità infantile - n. 3-01478)

PRESIDENTE. L'onorevole Mussolini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01478, concernente interventi per contrastare l'obesità infantile (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, noto purtroppo che nel nostro Paese oltre un bambino su tre, di età compresa tra i sei e gli undici anni, ha un peso superiore a quello che dovrebbe avere per la sua età. In genere, chi è obeso nei primi dieci anni di vita mantiene tale stato anche in età adulta, con tutti i rischi per la salute che derivano da questa condizione. La possibilità di normalizzare il peso dipende anche dalla tempestività dell'intervento e dal coinvolgimento delle istituzioni, delle famiglie e dei pediatri. Si chiede quali siano gli interventi per contrastare l'obesità infantile.

Pag. 45

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevole Mussolini, il Ministero si è dotato di un quadro aggiornato del fenomeno sovrappeso e obesità tra i bambini grazie al progetto «Occhio alla salute», condotto dall'Istituto superiore di sanità per conto del Ministero. Si tratta di un progetto condotto con l'adesione di tutte le regioni italiane: un campione di 46.000 bambini della terza elementare, in 2.600 scuole, è stato intervistato, ed è risultato che il 23,6 per cento dei bambini è sovrappeso e il 12,3 per cento è obeso, con il risultato di un terzo di peso aumentato.
Vi sono delle importanti differenze interregionali: in Campania si registra il 27,8 per cento di sovrappeso e il 21 per cento di obesità nei bambini (parliamo della fascia 6-11 anni), mentre in Friuli Venezia Giulia e Val d'Aosta le percentuali sono inferiori. Le cause principali sono da ricercare nel fatto che i bambini saltano la prima colazione, consumano merende con calorie e grassi, non mangiano abbastanza frutta e verdura e fanno poco movimento, infatti, solo un decimo fa attività fisica in modo adeguato, vedono troppa televisione e videogiochi e metà dei bambini ha un televisore in camera.
Arrivando alla risposta, obesità e sovrappeso sono un problema di sanità pubblica e richiedono degli interventi e delle politiche intersettoriali, non sono interessati solo il Ministero della salute e le regioni, ma vanno coinvolti anche il Ministero della pubblica istruzione, il Ministero dell'agricoltura, il Ministero dei trasporti, le province, le associazioni scientifiche, l'industria federalimentare e i produttori di alimenti. Tra gli interventi «specifici adottati dal Ministero della salute vi è il programma Guadagnare salute», che è una strategia su quattro punti: sana e corretta alimentazione, attività fisica, lotta contro l'alcol, lotta contro il tabacco, con alleanze con il mondo della scuola, dell'agricoltura, urbanizzazione e sport.
Un secondo aspetto è la recente istituzione da parte del Ministero della piattaforma nazionale sull'alimentazione, attività fisica e tabagismo con queste istituzioni e con l'industria. Ricordo, inoltre, le intese siglate con i Ministeri della pubblica istruzione, delle politiche giovanili, delle politiche agricole e forestali e, in particolare, della pubblica istruzione per definire strategie e azioni in grado di modificare comportamenti scorretti nei bambini e negli adolescenti nella scuola.
Si tratta, quindi, di formazione di formandi nell'ambito della scuola: per primi i docenti che a loro volta formano i genitori e i genitori che parlano con i bambini. Troppa poca attività fisica c'è nelle scuole italiane e quindi bisogna agire in questa direzione.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Infine, un ultimo aspetto molto importante, sempre con la pubblica istruzione, consiste nella costituzione di un tavolo tecnico per il reindirizzo della ristorazione scolastica, in un accordo recentemente siglato con la società italiana di pediatria e in un protocollo di intesa per un programma di interventi proprio per promuovere non solo l'educazione per una sana alimentazione, ma anche programmi di sorveglianza in collaborazione con i Ministeri.

PRESIDENTE. L'onorevole Mussolini ha facoltà di replicare.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, signor Ministro, credo che queste iniziative, anche coinvolgendo più ministeri e più istituzioni, siano fondamentali perché, purtroppo, come è noto, la nostra percentuale di bambini in sovrappeso è la più alta d'Europa. Sappiamo che l'obesità porta anche a un carico di spese per quanto riguarda il sistema sanitario nazionale per le malattie che purtroppo può scatenare, come le malattie cardiovascolari, l'ipertensione e il colesterolo. Pag. 46
Addirittura, in una popolazione pediatrica sana la steatosi epatica oscilla dal 7 al 17 per cento, mentre nei bambini obesi è addirittura al 50 per cento, con tutte le conseguenze prevedibili in età adulta. Inoltre, l'obesità - questo dovrebbe essere noto anche alle famiglie - incide anche sulla pubertà che è precoce nelle bambine, mentre ritardata nei maschi proprio per il tessuto adiposo.
Con la nostra Commissione abbiamo voluto avanzare anche una proposta: quando ci sono spot alimentari nelle fasce protette diretti proprio ai bambini, come avviene in Francia ed in altri Paesi d'Europa, impartire consigli per una corretta alimentazione come mangiare anche frutta e verdura, fare attività sportiva e camminare. Questo è un consiglio rivolto ai bambini, ma anche agli adulti che alcune volte seguono queste trasmissioni proprio accanto a loro.

(Iniziative normative in materia di accesso ai corsi universitari - n. 3-01477)

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe (IR) ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01477, concernente iniziative normative in materia di accesso ai corsi universitari (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

MARIO PEPE (IR). Signor Presidente, signori Ministri, onorevoli colleghi, nei giorni scorsi è comparsa sui giornali una notizia inquietante: nel 2016 mancheranno in Italia circa 20 mila medici, quindi dovremo importare i medici, oltre alle badanti.
Nel frattempo, signor Ministro, allontaniamo ogni anno dalle università circa 50 mila giovani. I test di ingresso che hanno sollevato negli anni molte polemiche non sono in grado di accertare se i promossi saranno medici migliori di quelli bocciati. Vero medico è colui che ha voglia di curare i malati e stare vicino al dolore. Sono le parole di un grande scienziato, il professor Mandelli, che sicuramente non avrebbe superato i quiz di logica predisposti dai suoi tecnocrati.
Alla luce di queste considerazioni le chiedo, signor Ministro, se non ritenga necessario rivedere le norme che consentono l'accesso ai corsi universitari al fine di consentire a tutti gli studenti meritevoli di intraprendere il corso degli studi da loro ambìto.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Maria Stella Gelmini, ha facoltà di rispondere.

MARIASTELLA GELMINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Mario Pepe per questa interrogazione a risposta immediata che tocca un tema di grandissima attualità, cioè le modalità di accesso ai corsi universitari. Rispondo positivamente alla sua domanda circa la necessità di modificare i criteri e le modalità di stesura dei test di accesso alle università.
È una procedura che abbiamo già avviato attraverso un tavolo che ha dato i primi frutti. Abbiamo favorito un confronto tra i presidenti delle Conferenze dei presidi dei corsi interessati, il Consiglio universitario nazionale e ovviamente non poteva mancare la voce degli studenti attraverso i rappresentanti del Consiglio nazionale degli studenti universitari. Questo tavolo di confronto ha dato già alcuni risultati importanti, che ci hanno permesso di ridurre il contenzioso che in molti casi poi si è risolto favorevolmente per l'amministrazione.
È evidente che occorre però fare in modo che questi test misurino in maniera oggettiva non solo la preparazione, ma anche l'idoneità dei giovani aspiranti ad entrare in un determinato corso di laurea. Su questo il lavoro da fare è ancora importante perché spesso concordo sul fatto che i test di cultura generale siano, per come sono stati proposti, scarsamente adeguati al tipo di selezione di cui abbiamo bisogno. Serve più qualità, trasparenza e valutazione effettiva dell'idoneità oltre che della competenza degli studenti. Dobbiamo tenere presente che un altro elemento importante però è far sì che ci sia Pag. 47una corrispondenza tra la presenza di un determinato numero di studenti all'interno di un ateneo e le dimensioni stesse dell'ateneo, quindi l'adeguatezza delle aule, dei laboratori, cioè di tutto ciò che a livello di strumentazione serve per favorire la frequenza e per far sì che il percorso universitario non determini il numero alto di abbandoni che ancora oggi riscontriamo.
Il secondo grave problema esposto dall'interrogazione è quello relativo al fatto che ciascun candidato compete per una sola sede e può quindi risultare escluso da tutto il sistema anche se con il punteggio ottenuto avrebbe potuto collocarsi utilmente nella graduatoria di un altro ateneo. Su questo punto ho chiesto al tavolo tecnico di valutare con urgenza la fattibilità, a partire da quest'anno, di graduatorie che comprendano, di norma su base regionale, almeno due o tre sedi per dare più opportunità ai giovani e quindi per accorciare il loro percorso universitario e l'ingresso nel mondo del lavoro.

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe (IR) ha facoltà di replicare.

MARIO PEPE (IR). Signor Presidente, ringrazio il Ministro e do atto al coraggio del Ministro per avere portato a casa un'importante riforma tra mille difficoltà. Volevo ricordare al Ministro che mentre la legge universitaria era in itinere, l'opposizione ci teneva inchiodati in Commissione e i loro leader si arrampicavano sui tetti come i gatti, i baroni hanno sistemato gli ultimi figli e gli ultimi nipoti, cosa che non potranno fare più grazie a questa legge.
Detto questo, signor Ministro, vorrei che lei metta mano a questa materia e una cosa può fare subito: richiamare in Italia tutti i giovani iscritti nelle facoltà europee, che pesano molto sulle famiglie. Vorrei concludere con le parole di una ragazza, una delle tante bocciate dai sui quiz: da grande sognavo di fare il medico, ma non mi rendevo conto di vivere in un Paese dove i sogni sono a numero chiuso.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 16,10.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Lombardo e Picchi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente della I Commissione (Affari costituzionali), onorevole Bruno, che riferirà circa l'esito della riunione del Comitato dei diciotto.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, prendo la parola anche a nome del presidente Giorgetti. A seguito dell'intervento di questa mattina in Aula del Ministro Tremonti, che ha dichiarato la disponibilità del Governo ad alcune modifiche al testo su determinati punti ed ha auspicato una discussione adeguata, il Presidente della Camera ha sospeso i lavori per consentire al Comitato dei diciotto di riunirsi per le relative valutazioni.
Nell'ambito del Comitato i presidenti hanno sottoposto ai gruppi tre proposte emendative volte a modificare o sopprimere alcune specifiche disposizioni del testo Pag. 48individuate anche alla luce di quanto dichiarato dal Ministro dell'economia e delle finanze nella seduta antimeridiana.
In primo luogo, per la precisione, la prima proposta emendativa riguardava la sospensione delle demolizioni di immobili in Campania e sostitutiva il comma 2-septies dell'articolo 1 con il seguente: «Al fine di fronteggiare la grave situazione abitativa nella regione Campania, in base alle pronunce della Corte costituzionale formulate in materia dal 2003, sono sospese fino al 31 dicembre 2011 le demolizioni disposte a seguito di provvedimento diverso da sentenza penale definitiva di immobili siti nel territorio della regione Campania destinati esclusivamente a prima abitazione stabilmente occupati da soggetti sforniti di altra risorsa abitativa».
L'ordinario regime giuridico della demolizione derivante da sentenza penale di condanna non definitiva può trovare comunque applicazione prima del 31 dicembre 2011 nel caso in cui dall'ufficio tecnico del comune competente ovvero dal competente ufficio della Protezione civile della regione siano stati riscontrati pericoli per la pubblica o privata incolumità derivante dall'edificio del quale sia stata disposta la demolizione in sede penale.
In secondo luogo, la seconda proposta emendativa sopprimeva all'articolo 2 i commi 3-undecies, 4-septies, 4-novies, 5-septies, 5-octies, 6-ter, 9-bis e 9-sexies. Vale a dire i commi relativi: alla proroga delle concessioni - contratto per gli operatori economici danneggiati dai fenomeni vulcanici del monte Etna; all'estensione al presidente dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavoro, servizi e forniture della disposizione già vigente per i membri dell'Autorità che prevede la durata in carica per sette anni senza possibilità di riconferma; agli adempimenti conseguenti alla dichiarazione di illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 4-ter, del decreto-legge n. 194 del 2009 concernente graduatorie provinciali ad esaurimento del personale insegnante e alla proroga al 31 agosto 2012 del termine di efficacia delle stesse graduatorie in vista della definizione del nuovo sistema di reclutamento; alla organizzazione della Consob; all'emanazione di un regolamento per la disciplina delle attività di formazione per addetti al salvamento acquatico; agli immobili acquisiti al patrimonio di Roma capitale e al numero dei consiglieri e degli assessori dei comuni con più di un milione di abitanti.
L'emendamento prevedeva, inoltre, la sostituzione del comma 12-duodecies dell'articolo 2 al fine di prorogare al 31 dicembre 2011 il divieto previsto dal testo unico dei servizi dei media audiovisivi e radiofonici di acquisire partecipazioni in imprese editrici e giornali quotidiani o di partecipare alla costruzione di nuove imprese editrici di giornali quotidiani da parte di soggetti che esercitano l'attività televisiva in ambito nazionale.
In terzo luogo, la terza proposta emendativa modificava il comma 9 dell'articolo 2-quinquies per precisare che «la prescrizione dei diritti nascenti in caso di anatocismo non comporta la restituzione di importi già versati».
Su tali proposte emendative si è aperta un'ampia discussione, al termine della quale tutti i gruppi hanno convenuto che tali proposte sono utili. I gruppi di opposizione hanno, tuttavia, sottolineato che le stesse proposte non sono sufficienti a fugare i dubbi di costituzionalità sollevati dal Presidente della Repubblica. Gli stessi gruppi di opposizione hanno ritenuto che debba essere, a questo punto, il Governo a prospettare all'Assemblea le soluzioni che ritiene più opportune.

(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 4086)

PRESIDENTE. Avverto che ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento, sono state presentate le questioni pregiudiziali Zaccaria ed altri n. 1, Favia ed altri n. 2, Galletti ed altri n. 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 4086).
Avverto che la questione pregiudiziale Galletti ed altri n. 3 è stata sottoscritta anche dall'onorevole Mantini.
Passiamo, quindi, all'esame e alla votazione delle questioni pregiudiziali presentate.

Pag. 49

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,18).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame di questioni pregiudiziali - A.C. 4086)

PRESIDENTE. L'onorevole Zaccaria ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1, per dieci minuti.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, alla luce di quello che è accaduto nella giornata di ieri riflettevo sui precedenti che riguardavano l'intervento del Capo dello Stato in circostanze di questo tipo. Ebbene, sono andato con la memoria al cosiddetto decreto sicurezza. Nella scorsa legislatura il centrosinistra aveva presentato un decreto-legge molto importante, dopo i fatti di Roma, che erano all'attenzione di tutti. In occasione di quel decreto-legge vi fu un errore materiale, perpetrato al Senato, con una citazione impropria del Trattato di Amsterdam. Questo errore materiale stava per essere, in un certo senso, superato perché questo ramo del Parlamento si accingeva a votare l'identico testo, proponendosi un decreto-legge correttivo dopo aver varato il decreto-legge.
Ebbene, cosa avvenne in quella circostanza? L'onorevole Maurizio Gasparri, che era seduto da quella parte, disse: «Al Presidente della Repubblica si sono rivolti, nei giorni scorsi, i colleghi del centrodestra con una lettera e il Presidente della Repubblica, pur non facendo frequentemente interventi durante i lavori dell'Assemblea, ha fatto alcune valutazioni. Ne abbiamo preso atto e per quanto mi riguarda credo che questo sia importante perché il Presidente della Repubblica non ha solo il potere di rinviare le leggi, ma anche quello di esercitare una persuasione morale, perché altrimenti avremmo una visione solo decorativa del Presidente della Repubblica». Lesse i rilievi del Presidente della Repubblica e poi disse: «Mi pare che sia una forma importante di esercizio della moral suasion nei confronti delle istituzioni, un richiamo, un cartellino giallo certamente molto importante».
In quella circostanza l'onorevole Gasparri lodò l'intervento del Presidente della Repubblica, che le opposizioni avevano sollecitato; il centrosinistra ritirò quel decreto-legge dopo l'intervento del Presidente della Repubblica e varò, qualche mese più tardi, un decreto-legge bis seguendo le indicazioni del Presidente.
Mi pare che sia stata un po' diversa l'accoglienza che abbiamo sentito ieri, almeno inizialmente, rispetto alle osservazioni del Capo dello Stato. Qualcuno ha detto che erano irrituali, qualcuno ha detto che tutto sommato vi erano dei precedenti ma vi ricordo, perché sia chiaro a tutti, che il Presidente ha sollevato quattro robuste questioni di costituzionalità. Innanzitutto la violazione dell'articolo 77 della Costituzione e delle norme della legge n. 400 del 1988, di attuazione dello stesso articolo 77. Poi la violazione dell'articolo 87 della Costituzione. Infatti, Napolitano ha affermato che l'inserimento nei decreti-legge di disposizioni non attinenti ai loro contenuti, eterogenee e prive dei requisiti straordinari di necessità e di urgenza elude il vaglio preventivo spettante al Presidente della Repubblica in sede di emanazione dei decreti-legge. Ha richiamato, inoltre, l'articolo 72 della Costituzione sulle competenze delle altre Commissioni e poi ha parlato di una pesante compromissione del ruolo del Parlamento.
Signor Presidente, di fronte alla dimensione di questi rilievi, quello che ci è stato proposto è una sorta di pannicello caldo, cioè sostanzialmente una sorta di mini-modifica di questo testo, tra l'altro una mini-modifica che non percorre - lo diciamo Pag. 50in maniera chiara, perché resti agli atti - nessuna delle strade che il Presidente della Repubblica, nella lettera di ieri, ha indicato. Il Presidente della Repubblica ha indicato alcune strade e nessuna di esse è stata percorsa.
La violazione dell'articolo 77 della Costituzione rimane perché il decreto era ed è ancora eterogeneo, fortemente eterogeneo, contiene norme di non immediata applicabilità, che c'erano e restano; ripristina norme di decreti-legge che erano stati respinti dalla Camera (la vicenda degli immobili in Campania è un mezzo pasticcio, lo avete sentito e lo abbiamo sentito noi nel Comitato dei diciotto); introduce delle deroghe generalizzate in contrasto vistoso con il principio di legalità: l'esempio più significativo è rappresentato da ciò che avviene per gli enti territoriali della regione Campania, ai quali è conferito il potere di deliberare aumenti dei tributi, addizionali, aliquote e tutto questo in deroga ad ogni disposizione precedente ed anche senza la proclamazione dello stato di emergenza o quello che rappresenta il minimo presupposto per procedere.
Cosa ancora più grave, contiene una violazione della riserva generale di legge in materia di istruzione, con l'introduzione di un sistema di valutazione attraverso un regolamento di delegificazione. Signor Presidente, questa è una cosa aberrante perché regolamenti di delegificazione si possono fare, ma bene e non in materia coperta da riserva di legge, tra l'altro una riserva anche rinforzata, come quella prevista dall'articolo 117. Quindi qui si opera con l'accetta e l'accetta è rimasta a colpire queste cose.
Poi ci sono le proroghe delle proroghe, ci sono proroghe che si fanno per legge, proroghe che si fanno con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri: il collega Bressa ha detto delle cose molto chiare su questo punto.
Parliamo anche delle parti completamente nuove inserite in questo testo: il tema che riguarda le banche e l'anatocismo, i fondi comuni, gli enti lirici (questa è una cosa delirante, in Commissione cultura esiste un regolamento che prevede una disciplina in questa materia e qui si scrive una finta norma generale al termine della quale si arriva ad assegnare delle risorse soltanto all'Arena di Verona e alla Scala di Milano). Ditemi voi se questa può essere una norma che ha qualche parvenza di legalità. Inoltre, ho già detto del sistema di valutazione e vorrei citare sommessamente le quote latte, che naturalmente non ci aspettavamo che il Ministro Tremonti volesse togliere di mezzo.
Vorrei parlare di una cosa perché credo che sia importante - il Presidente Napolitano l'ha detto chiaramente parlando del ruolo del Parlamento - ovvero della procedura che è stata in quest'occasione seguita: il fatto che le Commissioni siano state espropriate - non parlo di tutte le altre, ma delle due di merito, la Commissione affari costituzionali e la Commissione bilancio. Signor Presidente, a qualcuno verrà pure in mente che queste Commissioni, secondo le procedure ordinarie, danno rispettivamente il parere di costituzionalità generale ed il parere di costituzionalità rispetto all'articolo 81. Il silenzio, il bavaglio imposto alle Commissioni parlamentari pregiudica anche la possibilità di valutazione sugli aspetti di costituzionalità che quelle Commissioni sono tenute a dare.
Ci poniamo ancora di più il problema, come ha detto Baretta, che siamo alla quarantesima fiducia, quaranta fiducie poste, che non è un record momentaneo, ma è un record della storia repubblicana, anzi forse si potrebbe dire anche dei centocinquant'anni dall'unità d'Italia, volendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il fatto grave è che qui non c'è solo la fiducia, c'è la doppia fiducia, il maxiemendamento e le novità introdotte dal maxiemendamento. Le ho contate, sono dieci le doppie fiducie poste su altrettanti decreti-legge, e pensiamo che questo voglia dire rispettare l'articolo 72 della Costituzione? Ma c'è una parvenza lontana? Il Presidente della Repubblica anche questo ha detto. Concludo dicendo quante volte è intervenuto il Presidente Pag. 51della Repubblica. Ciampi è intervenuto due volte ed ha rinviato due volte decreti-legge.
Il Presidente Napolitano non ha rinviato alcun decreto-legge, però ha mosso i rilievi che vi ho ricordato sul cosiddetto decreto sicurezza, che non sono di poco momento, perché quel provvedimento è stato poi ritirato. Ma quella è stata solo la prima volta.
Poi è intervenuto sulle quote latte e ha detto (siamo nel 2009): in sede di conversione si inserisce un contenuto dispositivo innovativo, che rende difficile il ruolo del Presidente della Repubblica in prossimità della scadenza; in quel caso, ha inviato una lettera e non ha proceduto a un rinvio.
Poi, ancora, nel 2009, con riferimento al decreto-legge n. 112, il Presidente ha detto che vi era bisogno di stare attenti, perché si trattava di un decreto-legge di grande portata, e quindi non si poteva esautorare il Parlamento.
Poi, ancora, il Presidente della Repubblica è intervenuto sul fondo incentivi. Vi ricordate che Gasparri parlava di cartellino giallo? In quel caso, nel 2010, con riferimento al decreto-legge n. 40, in sede di comunicazione il Presidente ha detto...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, mi deve consentire queste quattro righe. Il Presidente della Repubblica ha detto: ove si persista nella tendenza a caricare di contenuti impropri i disegni di conversione dei decreti-legge, la preoccupazione per i rischi che può comportare la decadenza di un decreto-legge non potrà ulteriormente trattenermi dall'esercitare la facoltà di rinvio alle Camere della relativa legge di conversione.
Questa era la premessa che ha portato all'intervento del Capo dello Stato, che voi non avete osservato ma che era ampiamente preannunciato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Favia ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, il Presidente della Repubblica ha inviato ieri una lettera dalla quale si evincono una serie di incostituzionalità di questo decreto-legge: ci ha parlato di 104 emendamenti al Senato più un maxiemendamento approvati; ci ha parlato di cinque articoli in più rispetto al decreto-legge originario e di 196 commi in più; ci ha parlato dell'estraneità all'oggetto del decreto-legge di tantissimi provvedimenti e norme inserite; ci ha parlato dell'onerosità di molte proroghe; ci ha parlato di proroghe che è previsto possano essere disposte con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri; ci ha detto che questo decreto-legge elude il vaglio preventivo, perché è stato promulgato in un modo e arriverà alla firma del Presidente della Repubblica per la definitiva pubblicazione della legge di conversione in un modo del tutto diverso; ci ha parlato di violazione dell'articolo 72 della Costituzione; ci ha parlato del fatto che le eccessive questioni di fiducia che vengono poste al Parlamento comprimono il ruolo delle Camere.
Alla luce di tutto ciò, riteniamo che le proposte che sono state fatte dal Governo, che sono state fatte oggi dal Ministro Tremonti, reiterate dinanzi al Comitato dei diciotto dal Governo, non siano assolutamente sufficienti per rispondere alle proposte e alle richieste del Presidente della Repubblica. Questo decreto-legge è incostituzionale per contrasto con sei articoli della Costituzione: mi riferisco agli articoli 3, 70, 76, 77, 72 e 81 della Costituzione.
Vado a fare delle semplici esemplificazioni. Pur con la proposta di modificare la normativa sulla demolizione delle case campane, che viene rinviata solo fino al 31 dicembre 2011, andate in una direzione diversa da quella indicata da sentenze penali passate in giudicato. Ciononostante, vi è la violazione dell'articolo 3 della Costituzione relativamente al principio di uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge, Pag. 52perché non si capisce per quale ragione, se vi è un'ordinanza del comune, la si debba rispettare in Lombardia e non in Campania.
Quindi, vi sono cittadini italiani in situazioni analoghe che vengono trattati diversamente. Vengono violati gli articoli 70 e 76 della Costituzione. Addirittura, con questa normativa viene previsto che alcuni termini siano prorogati sino al 31 marzo 2011.
Questa stessa normativa prevede, altresì, che gli stessi termini possano essere prorogati sino al 31 dicembre 2011 con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, come è stato rilevato anche dal Presidente della Repubblica.
Ciò comporta che la funzione legislativa non viene esercitata dalle due Camere così come previsto dall'articolo 70 della Costituzione, ma dal Governo e ciò è proibito dall'articolo 76 della Costituzione. Addirittura, si avrebbero norme aventi lo stesso valore, la stessa ratio, figlie le une di una legge e le altre di un atto amministrativo qual è il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, ossia un provvedimento che sarebbe impugnabile davanti al Tribunale amministrativo regionale che, di fatto, diventerebbe giudice delle leggi quasi alla stregua della Corte costituzionale.
Quindi, onorevoli colleghi, vi rendete conto di come il provvedimento in esame, nonostante le modifiche proposte dal Governo, rimanga un terribile pasticcio?
La violazione dell'articolo 77 della Costituzione è palese, per tantissime parti del decreto-legge in oggetto non è ravvisabile il caso straordinario di necessità e d'urgenza previsto dallo stesso articolo. Ricordo che con la recente sentenza n. 171 del 2007 la Corte costituzionale ha annullato un decreto-legge proprio per questo motivo.
Ricorderò, en passant, che già il Presidente Ciampi il 29 marzo 2002, così come il Presidente Napolitano il 18 maggio 2007 e poi il 15 luglio 2009, hanno fatto presente, con comunicazione alle Camere e al Governo, che troppo spesso i decreti-legge sono emanati in spregio all'articolo 77 della Costituzione.
Vi è anche violazione dell'articolo 81 della Costituzione in quanto moltissime norme recanti proroga termini comportano una spesa, anche se nella stessa norma viene detto che non vi debbano essere oneri a carico dello Stato. Questo è palesemente falso perché tantissime norme contenenti proroghe dei termini comportano, altrettanto palesemente, degli oneri e delle spese per lo Stato.
Da ultimo, mi sia consentito svolgere, oltre ad una considerazione sulla violazione costituzionale, anche una considerazione di merito. Vi sono due gruppi di norme veramente odiose, ossia quelle che prevedono una serie di concessioni fatte al sistema bancario e che in molti casi vanno a colpire gli interessi dei consumatori quale, ad esempio, la possibilità di falsificare a termine per legge i bilanci, legalmente.
Quello che mi interessa e mi preme prendere maggiormente in considerazione è il tema dell'anatocismo ed è la presa in giro contenuta nella proposta del Governo. Questo affronta l'illegittimità costituzionale di questa norma in maniera blanda, dice soltanto - e ci mancherebbe altro - che le banche che, avendo perso o transatto le cause contro l'anatocismo, avessero già pagato non hanno diritto a vedersi restituire i soldi dai consumatori. Ci mancherebbe altro!
Con questa norma violate una sentenza del 2010 delle sezioni unite della Cassazione in una materia odiosissima. Questa sentenza interpreta correttamente la decorrenza dei termini previsti dall'articolo 1283 del codice civile sull'anatocismo stabilendo che il termine per la prescrizione decorre dalla chiusura del conto, mentre voi dite che questo decorre dall'iscrizione dell'anatocismo, il che significa vanificare tutto il contenzioso in corso in base al quale i consumatori stanno chiedendo indietro denari illegittimamente loro trattenuti, richiesti o pagati dal sistema bancario.
Tutto ciò è in contrasto con l'articolo 72 della Costituzione secondo il quale ogni disegno di legge presentato ad una Camera è, secondo le norme del suo Regolamento, esaminato Pag. 53da una Commissione e poi dalla Camera stessa, che l'approva articolo per articolo e con votazione finale.
Certo, ci rendiamo conto che anche il voto di fiducia, sebbene abusato, fa parte dei Regolamenti di queste Camere, ma non è possibile che due norme, anzi due serie di norme così importanti, odiose e lesive, in un momento di crisi come questo per gli interessi dei consumatori e degli imprenditori più deboli, che sono quelli che pagano il prezzo maggiore di questa crisi, siano passate al Senato e le si vogliano fare passare alla Camera, senza che vi sia stato minimamente un dibattito nel merito. Questa è una violazione sia di metodo che di merito ed è l'ennesima incostituzionalità di questo decreto-legge, come bene è stato fatto presente dal Presidente della Repubblica e - ci sia consentito quest'atto di immodestia - anche nelle questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate dall'opposizione.
Noi, in conclusione, non siamo affatto d'accordo con l'insufficienza delle proposte avanzate dal Governo e, ovviamente, voteremo per l'incostituzionalità di questo decreto-legge e faremo tutto il possibile affinché possa non essere convertito (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Mantini ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Galletti ed altri n. 3, di cui è cofirmatario.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, l'Unione di Centro ha più volte rilevato che il cosiddetto milleproroghe al nostro esame è un concentrato eloquente dei vizi del nostro procedimento legislativo, ovvero del modo di fare le leggi. Non è una questione di drafting o di tecniche legislative, ma è assai di più: l'indicazione di una vera e propria crisi dei rapporti tra il Governo e il Parlamento e delle prevaricazioni del primo sul secondo.
I rilievi del Capo dello Stato - che non commentiamo - confermano questa nostra preoccupazione. È un tema che dovremmo non sottovalutare, perché a pochi chilometri dalle nostre coste moltitudini di giovani chiedono in sostanza democrazia e libertà, sfidando una feroce repressione che va fermata, quella libertà che solo la democrazia può garantire.
Noi, avvantaggiati da una più solida condizione storica, dovremmo avere maggiore cura delle regole democratiche e dei principi della legislazione. Il mondo ha bisogno di buoni esempi.
Nella dottrina costituzionale pubblicistica sono stati spesi fiumi di inchiostro e di parole per deprecare le leggi omnibus e i provvedimenti eterogenei, buoni per tutti, dai mille contenuti, privi di generalità, ingiudicabili e inconoscibili. Altro che testi unici, razionalità e semplificazione legislativa! Verrebbe persino da sorridere a ripensare al Ministro Calderoli con il suo lanciafiamme, che si vanta del rogo di decine di migliaia di leggi. I piromani rischiano di alimentare sempre nuovi fuochi e dal milleproroghe si solleva davvero un fumo che nasconde i cittadini, le scelte e i contenuti o li impone con decreti-legge, maxiemendamenti e voti di fiducia.
Restano, pure alla luce del maxiemendamento annunciato dal Governo sulla base dei rilievi del Capo dello Stato, profili di dubbia costituzionalità, a partire dall'abuso della decretazione d'urgenza, che è vizio noto ma ricorrente e in questo caso anche frutto dell'inerzia del Governo e della debolezza della maggioranza, che ha lasciato accumulare i problemi, distratta dai veri problemi del Paese, al punto da trasformare il milleproroghe in una pasticciata nuova finanziaria.
In particolare, il decreto-legge al nostro esame si pone in contrasto con il corretto utilizzo della decretazione d'urgenza in ragione dei molteplici ambiti materiali in aperto contrasto con l'articolo 15 della legge n. 400 del 1988, relativa all'attività del Governo, secondo cui i decreti-legge devono contenere disposizioni omogenee. Qui l'eterogeneità è chiarissima: si va dalle concessioni demaniali marittime ai fondi immobiliari, dal cinema all'anatocismo bancario e si potrebbe a lungo continuare.
Numerose altre disposizioni sono evidentemente prive dei requisiti di straordinaria Pag. 54necessità ed urgenza, di cui all'articolo 77 della Costituzione, e violano l'articolo 15 della legge n. 400 del 1988, in quanto introducono misure ad effetto pluriennale - cosa assai grave e singolare - mentre i decreti-legge devono contenere misure di immediata applicazione e il loro contenuto deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo.
Inoltre, alcune di queste proroghe (ad esempio la proroga in materia di rappresentanza militare, quella del cosiddetto bonus maturità, quella relativa agli studi di settore, quella relativa alla relazione sull'economia e finanza pubblica del Ministro competente) si riferiscono a normative la cui efficacia non è ancora scaduta, e i cui termini anzi sono tuttora alquanto distanti dalla scadenza.
Il testo del milleproroghe, disponendo all'articolo 1 la proroga ex lege sino al 31 marzo 2011 dei termini e dei regimi giuridici indicati alla Tabella 1 che siano venuti a scadenza in data antecedente al 15 marzo, e demandando poi la possibilità di modificare ulteriormente, in termini di vigenza di tali normative, a decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, non offre le garanzie individuate dalla procedura prevista dall'articolo 17 della legge n. 400 del 1988 per i regolamenti di delegificazione. È anche questo un punto assai grave perché i principi sulla legislazione sono completamente travolti.
Il decreto-legge, all'articolo 2, introduce autorizzazioni alla delegificazione che sono formulate anch'esse in contrasto con l'articolo 17 perché mancano le norme generali regolatrici della materia.
Vengono conservate norme come quelle sulle cosiddette quote-latte in cui si prevede, in sostanza, una proroga del condono per gli evasori delle quote-latte, il che ci pone a rischio di sanzioni europee oltre ad avere un costo di 5 milioni di euro. Quindi, anche in questo senso, vi è un contrasto con l'articolo 117 della Costituzione secondo cui la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle regioni nel rispetto della Costituzione e dell'ordinamento comunitario. In altre parole: ponti d'oro agli evasori e più tasse per gli altri.
Infine, vi sono altri rilievi da fare, ad esempio per quel che riguarda il comma 13 dell'articolo 2-ter, che fa riferimento espressamente alla manovra sul federalismo municipale, trascurando però che non vi è stato alcun parere da parte delle Commissioni bicamerali su di esso. I casi sono molti, ma non vado oltre.
Vorrei concludere solo con una considerazione, onorevoli colleghi. Il 2 febbraio (solo pochi giorni fa) il Presidente del Consiglio ha annunciato - sono sue parole testuali - la più grande scossa all'economia della storia del nostro Paese in grado di far crescere il PIL del 4-5 per cento. Non crediamo a ciò e neppure vogliamo tutto; ci accontenteremmo, più che di una scossa, di poter almeno vivere un'emozione, quella di avere da questo Governo misure con meno arbitrii e meno tasse: meno tasse sul turismo, un settore fondamentale nel nostro Paese; meno tasse sui consumi e quindi sul cinema, che incidono direttamente sulle famiglie (su tutte le famiglie); meno tasse persino sulle catastrofi, a conferma del fatto che il federalismo ha ormai assunto davvero una dimensione catastrofica. Non chiediamo molto, ma sarebbe già qualcosa: per il Paese che è stremato un po' di tregua, la speranza di un buon Governo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà per cinque minuti.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, intervengo innanzitutto per esprimere una posizione di contrarietà sulla questione pregiudiziale che arriva dall'opposizione. Francamente, si fa anche fatica ad entrare nel merito di questa proposta. In primo luogo, non ne conosciamo ancora bene i limiti, nel senso che c'è stata un'apertura da parte del Governo per sottrarre dal decreto-legge alcuni punti, ma il tutto non è stato recepito dalle Commissioni perché l'opposizione probabilmente non si sentiva appagata.
Stiamo discutendo di una pregiudiziale su un testo che c'è e non c'è, ma siamo abituati anche peggio purtroppo. Pag. 55
È difficile anche entrare nel merito della questione quando questa parte da gruppi di opposizione che sono sempre contrari a tutto, a prescindere da qualsiasi tipo di proposta. Ciò, secondo me, fa perdere credibilità, non solo all'interno di quest'Aula, ma anche nei confronti dell'intero Paese. Quando si assume, infatti, un comportamento da «signor no» a prescindere, alla fine si passa per quelli che sono contrari punto e basta.
Relativamente al merito del contendere, peraltro, rinvio alle considerazioni svolte nella discussione sulle linee generali dai deputati del mio gruppo che sono state molto esaustive e puntuali. Mi soffermo, invece, su alcuni termini che ho sentito ripetere anche oggi, in quest'Aula, relativamente a questa proposta. Si dice e si ripete, per ogni iniziativa legislativa che ci troviamo ad affrontare in Aula, che vale la pena di fare un discorso in generale. Si parla di democrazia a rischio, di colpo di mano, semplicemente perché si sta discutendo di un disegno di legge che arriva da una maggioranza. Per quanto riguarda il discorso dei provvedimenti proroga termini, rinvio ai testi che sono stati approvati, negli ultimi sette anni di Governo del centrosinistra, alla voce «proroga termini». Dentro si trovavano esattamente gli stessi contenuti eterogenei che si trovano anche in questo disegno di legge che, comunque, da parte del Governo, verrà rivisto.
Si parla di democrazia a rischio perché il Governo emana dei decreti-legge di necessità ed urgenza in un Paese che ha bisogno di tutto, soprattutto in un periodo di crisi economica, occupazionale e sociale come questo. Il problema della democrazia lo leggerei al contrario, nel senso che abbiamo un Regolamento che ci consentirebbe già, ma non lo applichiamo mai, di impedire forme di ostruzionismo palesi che arrivano dall'opposizione e che costringono questa maggioranza a ricorrere ai voti di fiducia. Infatti, si continua a non contingentare i tempi in merito alla conversione in legge dei decreti-legge anche se da Regolamento attuale ciò potrebbe essere fatto, come per l'approvazione di tutti gli altri disegni di legge d'iniziativa governativa o proposte di legge di iniziativa parlamentare.
E va da sé che vi sono quaranta fiducie; continueremo ancora perché ogni volta che c'è da convertire un decreto-legge, se l'opposizione si comporta in maniera ostruzionistica, o decade il decreto-legge medesimo o si mette la fiducia. A loro serve per fare lo spot sul telegiornale serale e dire che il Governo ha messo l'ennesima fiducia; non dicono che per colpa loro siamo stati costretti a mettere la fiducia perché, non contingentando i tempi, ci troviamo a mettere la fiducia e magari dopo a perdere altre due giornate a discutere di duecento ordini del giorno che non hanno assolutamente nessun valore legislativo o comportamentale.
Termino il mio intervento ribadendo la contrarietà a questa proposta che, tra l'altro, verte su un argomento che non ha ancora dei confini ben chiari.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà per tre minuti.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, noi voteremo a favore delle questioni pregiudiziali perché non riteniamo che gli emendamenti che il Governo ha presentato possano essere sufficienti a superare quelle che sono le obiezioni radicali di incostituzionalità avanzate dal Presidente della Repubblica nella sua nota di ieri, che ha censurato il provvedimento in esame e una prassi ormai consolidata ed inveterata che questo Governo utilizza nella gestione dei decreti-legge e dei voti di fiducia.
Gli emendamenti che sono stati presentati sanano alcuni aspetti, nemmeno tutti quelli più clamorosi di incostituzionalità, ma rimane l'impianto, che è palesemente in contrasto con l'articolo 77 della Costituzione, perché continua ad avere materie eterogenee, che non possono essere valutate dal Parlamento, che hanno contenuti impropri e che non hanno alcuna caratteristica di necessità e di urgenza. Pag. 56
Vi è una violazione palese nel corso di tutto il procedimento di esame dell'articolo 72 della Costituzione e delle procedure che presiedono all'esame delle leggi in Parlamento. Vi è un'alterazione profonda del sistema delle fonti, che il presidente del Comitato per la legislazione ha illustrato a più riprese. Vi è una violazione ripetuta del principio di legalità in una serie di disposizioni che sanano o consentono la violazione di sentenze già irrogate dalla magistratura o di procedure amministrative (pensiamo alle quote latte, pensiamo ai manifesti abusivi e ad una serie di altre misure che mettono nel nulla procedimenti giurisdizionali).
Vi è poi una violazione del principio dell'unità ed integrità del bilancio, laddove si prevede il contributo sui biglietti del cinema per finanziare specifici interventi a sostegno della cinematografia e così anche si prevedono sovrattasse regionali per finanziamenti contro le calamità naturali. Insomma, si segmenta un bilancio per singole imposte e per singoli interventi in violazione dell'articolo 81 della Costituzione, così come viene violato l'articolo 81 della Costituzione per una serie di norme di spesa prive di copertura.
Noi riteniamo che il provvedimento in esame sia profondamente incostituzionale e ci auguriamo che nel corso dell'iter venga bloccato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente e onorevoli colleghi, abbiamo ascoltato gli interventi sulle questioni pregiudiziali ed in particolare abbiamo ascoltato le argomentazioni dei colleghi Zaccaria, Favia, Mantini e della collega Lanzillotta. Ho l'impressione di trovarmi ancora una volta di fronte alla solita operazione di filibustering da parte dell'opposizione nei confronti del Governo. Infatti le questioni pregiudiziali, almeno nelle motivazioni che abbiamo ascoltato, sono assolutamente immotivate, sia dal punto di vista delle argomentazioni giuridiche sia anche dal punto di vista più propriamente politico.
Sappiamo tutti che da decenni si alternano, di anno in anno e talvolta più volte nell'arco dell'anno, provvedimenti di questo genere. Tutti i Governi e quindi tutte le maggioranze li hanno prodotti ed approvati. È specioso, assolutamente specioso riproporre ritualmente questo genere di questioni pregiudiziali. Vorrei ricordare semplicemente ai colleghi del centrosinistra il 1996, allorquando il Governo Prodi, a seguito di una sentenza della suprema Corte a proposito dei decreti-legge, fu obbligato a trasfondere decine di decreti nella legge finanziaria ed anche in ulteriori decreti, riuscendo financo a conseguire uno storico risultato: approvare la medesima norma in più provvedimenti legislativi.
Ricordo anche più recentemente il 2007, quando il Governo Prodi, pochi mesi prima di cadere, varò un decreto-legge appunto di proroga dei termini, ove veniva introdotta una serie di norme disparate a favore di questo o di quel gruppo di interesse, tra l'altro determinando un notevole aggravio della spesa pubblica, al solo disperato fine di puntellare una traballante maggioranza.
Non voglio analizzare ora, punto per punto, le osservazioni dei colleghi, ma devo semplicemente e sommessamente dire che per quanto mi riguarda e per quanto ci riguarda non esiste alcun motivo di violazione dei cinque articoli della Costituzione che sono stati fin qui evocati. Il mio intervento sarà assolutamente sommesso e rispettoso, anche perché, a seguito della lettura della lettera proveniente dalla Presidenza della Repubblica non voglio in alcun modo alimentare polemiche e conflitti istituzionali, in questo momento assolutamente fuori luogo.
Tuttavia, sono e siamo del tutto convinti che non vi sia alcuna violazione dell'articolo 3, né dell'articolo 70, né dell'articolo 76, né dell'articolo 77, né tanto meno dell'articolo 81 della Costituzione. Pag. 57
Tra l'altro, alcune delle argomentazioni che sono state illustrate dai colleghi sono assolutamente risibili. Conosciamo l'iter del provvedimento: sappiamo che esso è rimasto nelle aule del Senato per un periodo più lungo di quanto avrebbe dovuto essere, però siamo anche rispettosi del lavoro svolto nell'altro ramo del Parlamento. Infatti, delle due l'una: non possiamo lamentarci del lavoro svolto nelle aule parlamentari e, contemporaneamente di quello svolto dal Governo, allorquando tenti di comprimere il dibattito e, quindi, l'attività nelle aule parlamentari medesime.
Sappiamo che sono stati inseriti cinque articoli nuovi e che sono state votate ed approvate oltre 120 proposte emendative, che sono della maggioranza ma anche dell'opposizione, almeno per un terzo. Pertanto, cari amici, dobbiamo metterci d'accordo su una cosa: o diamo forza e rendiamo viva la democrazia parlamentare, oppure accontentiamoci di una diarchia tra Governo e Colle; non possiamo in maniera assolutamente interessata sostenere, di volta in volta, una tesi oppure l'altra. Allo stesso modo, sappiamo che l'iter presso le Commissioni è stato caratterizzato, sostanzialmente, da uno squilibrio numerico dovuto ad un non immediato adeguamento dei numeri, della rappresentanza dei gruppi parlamentari all'interno delle Commissioni medesime. Questo, ovviamente, non è assolutamente da ascrivere tra le colpe e le responsabilità di questa maggioranza. Noi della maggioranza avevamo e abbiamo un dovere: abbiamo il dovere di andare avanti e di governare questo Paese. Ci rendiamo conto che questo dà fastidio a qualcuno, ci rendiamo conto che questo dà fastidio all'opposizione, ci rendiamo conto che questo dà fastidio soprattutto a coloro i quali hanno tentato, in diversi mesi, signor Presidente... So benissimo che, in questo momento, lei è attento... Signor Presidente... Evidentemente, il Presidente non è attento, non è un tema che lo interessi o che lo riguardi.
Vorrei continuare e concludere. Sappiamo bene che, da mesi, voi dell'opposizione tentate le «spallate»; sappiamo bene che, da mesi, chiamate, di volta in volta, questa Camera ad esprimere un voto di fiducia contro il Governo oppure contro qualche ministro. Orbene, fin qui abbiamo avuto i numeri, li abbiamo ancora, abbiamo la capacità di continuare e di andare avanti: il Governo produce atti legislativi e questo Parlamento è capace di portarli ancora avanti. Quindi, ci avvaliamo di questo diritto che, poi, tra l'altro, è un dovere nei confronti della nazione e dei nostri cittadini.
È proprio per questo che voteremo contro le questioni pregiudiziali in oggetto, perché siamo convinti del nostro buon dovere e anche e, soprattutto, del nostro buon diritto (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Zaccaria ed altri n. 1, Favia ed altri n. 2 e Galletti ed altri n. 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Prego i colleghi di prendere posto e di votare. Onorevole Bosi... I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 578
Votanti 576
Astenuti 2
Maggioranza 289
Hanno votato 281
Hanno votato no 295
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Delfino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Pag. 58

(Esame dell'articolo unico - A.C. 4086)

PRESIDENTE. Essendo state testé respinte le questioni pregiudiziali presentate, passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 4086) nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 4086).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 4086).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, su questo provvedimento si sta delineando un percorso particolare. Si sta predisponendo, da parte del Governo, un nuovo testo. Credo che sarebbe opportuno, per uno svolgimento ordinato dei nostri lavori, non iniziare in questa fase l'esame del complesso degli emendamenti poiché, quando questo testo dovesse giungere ed essere definitivamente pronto e corredato dalla relazione tecnica, la Presidenza dovrà valutarne l'ammissibilità, affidarlo all'esame in particolare della Commissione Bilancio che dovrà svolgere anch'essa una valutazione al riguardo e quindi, signor Presidente, rischieremmo di iniziare una discussione che inevitabilmente finirebbe per essere interrotta da altre dinamiche di origine politica e parlamentare.
Signor Presidente, formulerei ufficialmente la richiesta, e la prego di porla in votazione, di sospendere i nostri lavori in questo momento per un'ora e mezzo, due ore, fino alle 18,30 o alle 19, valuterà la Presidenza un tempo congruo considerando la necessità da parte della stessa di valutare il testo che, mi si comunica, il Governo sta approntando e che dovrebbe essere pronto tra breve. Tale testo dovrà essere innanzitutto vagliato nella sua ammissibilità dalla Presidenza con alcuni riferimenti a proposito dei quali il Ministro Tremonti ha informato stamani l'Aula e che sono in parte già a conoscenza del Comitato e delle Commissioni riunite. Le chiedo, signor Presidente, di porre in votazione questa proposta in maniera da poter arrivare in Aula alle 18,30, 19, con la valutazione di merito in particolare da parte della Commissione Bilancio.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, lei è un attento conoscitore del nostro Regolamento e non mi risulta che lei attualmente ricopra incarichi di Governo. La Conferenza dei presidenti di gruppo si è conclusa qualche istante fa ed il Ministro Vito, interpellato al riguardo, non ha minimamente avanzato l'ipotesi che lei adesso mi presenta onde sottoporre al voto dell'Assemblea l'ipotesi di sospendere i lavori dell'Assemblea medesima.
Per cui, ringraziandola per l'intervento, chiedo al Ministro Vito, o a qualsivoglia rappresentante del Governo, se intenda prendere la parola.

EDMONDO CIRIELLI. L'Aula è sovrana!

PRESIDENTE. Onorevole Cirielli, l'Aula è sovrana, ma il Regolamento presiede ai lavori dell'Aula. Se non lo conosce lo legga (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro, Futuro e Libertà per l'Italia e Italia dei Valori).

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, al Governo risulta che non siano state ancora ritirate le centinaia di emendamenti che erano state presentate. Questa è stata la richiesta formulata alla Conferenza dei presidenti di gruppo. E comunque credo che, se è stata avanzata una richiesta di sospensione, al termine di questa richiesta di sospensione il Governo annuncerà le sue determinazioni.

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PRESIDENTE. Onorevole Vito è stata avanzata dall'onorevole Baldelli l'ipotesi di sospendere i lavori in quanto il Governo, secondo quanto da lui detto, si accingerebbe a presentare un maxiemendamento. Credo che sia doveroso per la Presidenza, prima di sottoporre alla votazione la proposta di sospensione, avere conferma o meno da parte del Governo se quanto detto dall'onorevole Baldelli corrisponda al vero. Ho posto una domanda alla quale spero giunga una risposta altrettanto precisa.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, alla luce del dibattito che si è concluso anche all'interno del Comitato dei diciotto sulla disponibilità presentata dal Ministro Tremonti, a nome del Governo, su una serie di argomenti e avendo discusso ovviamente di alcuni emendamenti, il Governo è intenzionato a presentare un maxiemendamento che contenga queste modifiche e su cui verrà posta la questione di fiducia.
Stiamo facendo le ultime valutazioni per meglio ottemperare alle richieste emerse dalla discussione che vi è stata in sede della Conferenza dei presidenti di gruppo e del Comitato dei diciotto. Aderiamo quindi alla proposta dell'onorevole Baldelli (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Chiedo scusa, non aderiamo, ma il Governo si riconosce nella proposta dell'onorevole Baldelli di una sospensione per poter preparare questo testo.

PRESIDENTE. Diciamo che l'onorevole Baldelli ha indicato la via che il Governo intende seguire (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, a parte che abbiamo sentito un vicepresidente del gruppo del Popolo della Libertà, sostanzialmente, come lei ha fatto osservare, sostituirsi al Governo, ma al contempo anche chiedere ad una parte del Parlamento - se non a tutto il Parlamento, perché questa è una prerogativa che non è solo dell'opposizione - di non passare ad una fase che è quella dell'illustrazione e della discussione degli emendamenti; a questa fase, infatti, dovremmo passare.
Credo sia un fatto che va in controtendenza rispetto ad uno dei contenuti del documento del Presidente della Repubblica - presentato al Governo, e letto da lei ieri -, e cioè di migliorare i rapporti tra Governo e Parlamento all'interno di una logica collaborativa. Non mi sembra molto collaborativo chiedere all'opposizione di rinunciare ad una propria prerogativa, che è quella di illustrare gli emendamenti. Ovviamente, dico anche al sottosegretario Giorgetti e al Ministro Vito che gli emendamenti non sono stati ritirati in virtù del fatto che non siamo a conoscenza - e non lo eravamo fino ad adesso - di una volontà del Governo di presentare un maxiemendamento. Eravamo a conoscenza di alcuni emendamenti che erano stati proposti all'interno del Comitato dei diciotto, ma il presidente Bruno ci ha detto che non se ne è fatto nulla e che quindi le Commissioni si rimettevano al Governo. Il Governo, adesso, sostanzialmente ci chiede per favore di non discutere, di non fare niente, lasciandoli liberi di vedere cosa riescono a combinare.
Tuttavia, appare evidente, da quanto detto dal sottosegretario Giorgetti - il quale prima si è rimesso alla volontà della maggioranza, senza svolgere il ruolo del Governo, e poi si è riconosciuto nella proposta dell'onorevole Baldelli - mi pare di aver capito e intuito che il Governo, con le parole del sottosegretario Giorgetti, stia lavorando attorno ad una ipotesi di maxiemendamento. Quando si parla di maxiemendamento e non di emendamenti, vuol Pag. 60dire che si passa alla fiducia, perché non si può presentare un maxiemendamento se non si procede alla fiducia. Quindi, il Governo dica esattamente cosa vuol fare: ricorre alla fiducia, propone la fiducia, vuole un maxiemendamento? E perché noi dovremmo rinunciare a continuare a discutere finché non saremo a conoscenza, non solo della volontà Governo, ma del contenuto del maxiemendamento?

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, abbiamo ascoltato tutti il sottosegretario, che ha anticipato la volontà del Governo di presentare un maxiemendamento sul quale il Governo si accinge a porre la questione di fiducia. Esattamente quello che lei ha testé richiamato. Da questo punto di vista il Governo è stato chiaro nell'annunciare la sua volontà.

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, a me pare chiaro, lo dico soprattutto ai colleghi dell'opposizione, che il Governo e la maggioranza non sanno bene che pesci prendere (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori). Una volta detto questo, e tolta tutta la soddisfazione che questo può recare a chi, come noi, sta all'opposizione, mi sembra che quanto ha detto l'onorevole Baldelli sia semplicemente il preannuncio di un percorso: maxiemendamento e possibile posizione della fiducia.
Il Governo vuole due ore di tempo perché vuole chiarirsi le idee, anche rispetto alla sua maggioranza, viste le dinamiche che ci sono tra la maggioranza e il Governo. Il mio gruppo, in questa condizione, non vota contro e non vota neanche a favore della richiesta di sospensione, ma si astiene, anche perché è un accanimento terapeutico. Non vedo cosa potremmo fare in queste ore, tanto vale non perdere tempo, fare altre cose nelle Commissioni e vedere tra due ore che cosa partorisce il Governo. Speriamo non sia un topolino (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Assodato che l'onorevole Baldelli ha avanzato la proposta e che il gruppo dell'Unione di Centro non si oppone, ci sono gruppi che si oppongono? Chiedo se vi sia qualcuno che intende motivare le ragioni dell'opposizione altrimenti la Presidenza prende atto che, in assenza di obiezioni, si debba accogliere la proposta del presidente Baldelli. Bene, non essendovi obiezioni, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 20.

La seduta, sospesa alle 17,15, è ripresa alle 20,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di proroga di termini.
Avverto che, con lettera inviata in data odierna, il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha trasmesso l'emendamento Dis. 1.1, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e di interventi urgenti in materia tributaria e di sostegno alle imprese e alle famiglie, preannunziando l'intenzione del Governo di porvi la questione di fiducia.
La Presidenza effettuerà il vaglio di ammissibilità di tale emendamento, trasmettendolo poi alle Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio), affinché possano prenderne visione.
Il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di domani, a partire dalle ore 9.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

Pag. 61

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, siamo di nuovo di fronte ad un ulteriore rinvio e ad una ulteriore dilazione di tempi. Credo che quanto ci aveva promesso il Governo, cioè di arrivare qui già con il testo di un maxiemendamento valutato in termini di ammissibilità in modo che si potesse procedere nell'ulteriore fase di esame del provvedimento, signor Presidente, non si è ancora una volta realizzato.
In questi ultimi tre giorni abbiamo assistito a continui rinvii e a continue sospensioni. Ovviamente non si è potuto procedere ad una discussione e alla possibilità di entrare nel merito del provvedimento fino in fondo, come invece si sarebbe potuto fare agevolmente avendo a disposizione alle spalle tre giorni, nei quali in realtà la maggioranza e il Governo hanno sempre dilazionato la discussione portandoci al limite della scadenza del decreto-legge.
Addirittura si è voluto tagliare la discussione sulle linee generali e imporre all'opposizione di non utilizzare i tempi di una discussione almeno per rendersi conto e per rendere edotti non solo quest'Aula, ma anche il Paese delle storture contenute in questo decreto-legge.
Siamo di fronte ad un pasticcio, signor Presidente. Non sappiamo ancora se domattina il Governo sarà in grado di porre la questione di fiducia sul testo di un maxiemendamento e quale sia il tenore e la lettera di questo maxiemendamento.
Lei ha annunciato qui che il maxiemendamento è stato depositato, è al vaglio di ammissibilità e lo sarà fino a domani mattina, presumo, quando ci riconvocheremo alle 9, ma né i gruppi né i singoli parlamentari dispongono di questo testo. Non possiamo, quindi, ancora valutare esattamente che cosa stia succedendo, che cosa ha fatto il Governo, quali sono state le intese, se ci sono state, all'interno della maggioranza, tra la maggioranza e il Governo, all'interno del Governo che già nella fase precedente aveva visto posizioni differenziate tra il sottosegretario Giorgetti e il Ministro Vito, cioè tra il Ministero dell'economia e delle finanze e il Ministro per i rapporti con il Parlamento.
Signor Presidente, la confusione regna totale! Vedo che sta entrando il capogruppo del Popolo della Libertà che continua ad accusare l'opposizione di irresponsabilità. Ma qui se c'è qualcuno irresponsabile è esattamente la maggioranza e il Governo che non consentono a questo Parlamento di disporre di un testo su cui poter discutere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Cosa state facendo? Questo è il punto!
Questa situazione, signor Presidente, rende esplicito il fatto che si va a raccontare dappertutto che c'è una maggioranza che si va rafforzando; si tratta, invece, di una maggioranza che è posticcia e che, ancora una volta, in questo momento sta dimostrando di non essere in grado di operare e di governare. Questo è il punto!
Apprezziamo questa situazione - in senso negativo, s'intende - e chiediamo anzitutto di capire se domattina il Governo sarà in grado e vorrà porre la questione di fiducia. Infatti, se domani mattina verrà posta la questione di fiducia, ciò significa che noi la voteremo nella mattinata di venerdì quando, votata la fiducia, occorrerà convertire il decreto-legge. Ciò significa che bisognerà passare all'esame e alla votazione degli ordini del giorno, alle dichiarazioni di voto, e tutti avremo a disposizione dieci minuti a testa per le dichiarazioni di voto.
Quindi, vogliamo anche capire quali saranno gli intendimenti che via via saranno assunti dal Governo e, ovviamente, da chi ha la responsabilità di guidare i nostri lavori da qui fino alla fine della discussione di questo provvedimento. Fino ad oggi non è possibile comprenderlo: la confusione regna totale.
Si abbia almeno il coraggio di presentare qui e di depositare a disposizione dei colleghi il testo del maxiemendamento, che non può essere secretato in attesa del vaglio di ammissibilità. Infatti, così come tutti gli altri emendamenti deve essere pubblico e deve essere a disposizione per poter essere valutato, per potere domani mattina Pag. 62almeno dire qualcosa nel merito e per poterlo almeno leggere. Noi la notte non facciamo altro, almeno possiamo leggere il testo del maxiemendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, oltre a ringraziarla per aver dato conoscenza all'Assemblea del suo stile di vita notturno, ovviamente la Presidenza non entra nel merito delle valutazioni politiche che legittimamente lei ha fatto. Tuttavia, essendo ovviamente lei esperto di prassi parlamentare, sa che c'è una prassi consolidata che riguarda il caso in cui viene posta la questione di fiducia...non disturbate l'onorevole Quartiani che sta ascoltando il Presidente con molta attenzione preparandosi ovviamente alla vita notturna!
Onorevole Quartiani, volevo solo dirle che, come lei ha ben ascoltato e lo ribadisco a tutta l'Assemblea, il Ministro per i rapporti con il Parlamento, come da prassi consolidata, ha trasmesso alla Presidenza della Camera l'emendamento Dis 1.1 firmato dal Presidente del Consiglio. Nella stessa nota, ha preannunciato l'intenzione del Governo di porre la questione di fiducia. Altrettanto lei sa, perché anche a questo proposito vi è una prassi consolidata, che come ha detto in precedenza il Presidente, prima di rendere conoscibile il testo, c'è bisogno del vaglio di ammissibilità della Presidenza. Anche questo sarà fatto nella serata di oggi. Immediatamente dopo l'esito positivo del vaglio di ammissibilità, sarà possibile porre a conoscenza del testo e del suo contenuto le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio). A questo punto si è convocati per domattina alle ore 9.
È evidente che, per le altre questioni che lei ha posto - vi è stata una riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo - una volta posta la questione di fiducia, sarà la Conferenza dei presidenti di gruppo stessa a decidere come proseguire il seguito dell'esame (la votazione della questione di fiducia, l'esame degli ordini del giorno e la votazione finale), nel contesto di quanto oggi stesso anche il Presidente della Camera ha detto alla Conferenza dei presidenti di gruppo riguardo ai tempi di conversione, ovvero rispettando la possibilità di conversione del decreto-legge stesso.
Detto questo, il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di domani, a partire dalle ore 9.

Modifica nella costituzione della Giunta per le autorizzazioni.

PRESIDENTE. Comunico che la Giunta per le autorizzazioni, nella seduta odierna, ha eletto vicepresidente il deputato Francesco Paolo Sisto, che cessa conseguentemente dalla carica di segretario di presidenza della Giunta stessa.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di marzo 2011 e conseguente aggiornamento del programma (ore 20,15).

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di marzo 2011:

Lunedì 28 febbraio (pomeridiana):

Discussione sulle linee generali delle mozioni:

Pezzotta ed altri n. 1-00408 sulla sospensione della partecipazione al programma di realizzazione del cacciabombardiere Joint Strike Fighter (JSF) F-35;

mozione Bratti ed altri n. 1-00510 concernente iniziative per la bonifica dei siti contaminati di interesse nazionale.

Pag. 63

Martedì 1o marzo (antimeridiana, con possibile inizio alle ore 10, e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):

Comunicazioni del Governo ai sensi dell'articolo 2, comma 4, secondo periodo, della legge n. 42 del 2009, sullo schema di decreto legislativo in materia di federalismo fiscale municipale.

Mercoledì 2 marzo (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):

Seguito dell'esame:

Pezzotta ed altri n. 1-00408 sulla sospensione della partecipazione al programma di realizzazione del cacciabombardiere Joint Strike Fighter (JSF) F-35;

mozione Bratti ed altri n. 1-00510 concernente iniziative per la bonifica dei siti contaminati di interesse nazionale.

Svolgimento di interpellanze urgenti (dopo il question time).

Lunedì 7 marzo (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali delle proposte di legge:

n. 2350 ed abbinate - Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento (Approvata dal Senato);

n. 607 ed abbinata - Incentivi per favorire, nelle regioni dell'arco alpino, il reclutamento di militari volontari nei reparti delle truppe alpine;

n. 2596 ed abbinata - Disposizioni per la promozione e la diffusione della cultura della difesa attraverso la pace e la solidarietà.

Martedì 8 (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 9 e giovedì 10 marzo (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 11 marzo) (con votazioni):

Esame di richieste di autorizzazione a procedere di cui all'articolo 68, 3o comma, della Costituzione:

Doc. IV n. 8 - Domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni telefoniche nei confronti di Alfonso Pecoraro Scanio (deputato e Ministro dell'ambiente e del territorio all'epoca dei fatti);

Doc. IV n. 12 - Domanda di autorizzazione a procedere all'acquisizione di tabulati telefonici del deputato Polidori).

Esame Doc. IV-bis n. 2 - Domanda di autorizzazione a procedere ai sensi dell'articolo 96 della Costituzione nei confronti del deputato Lunardi, ministro delle infrastrutture pro tempore.

Seguito dell'esame delle proposte di legge:

n. 2350 ed abbinate - Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento (Approvata dal Senato);

n. 607 ed abbinata - Incentivi per favorire, nelle regioni dell'arco alpino, il reclutamento di militari volontari nei reparti delle truppe alpine;

n. 2596 ed abbinata - Disposizioni per la promozione e la diffusione della cultura della difesa attraverso la pace e la solidarietà.

Pag. 64

Lunedì 14 marzo (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali delle proposte di legge:

n. 98 ed abbinate - Norme per la tutela della libertà d'impresa. Statuto delle imprese;

n. 54 - Sostegno e valorizzazione dei piccoli comuni;

n. 1640 - Disposizioni in materia di remissione tacita della querela.

Martedì 15 e mercoledì 16 marzo (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):

Seguito dell'esame dei progetti di legge:

n. 98 ed abbinate - Norme per la tutela della libertà d'impresa. Statuto delle imprese;

n. 54 - Sostegno e valorizzazione dei piccoli comuni;

n. 1640 - Disposizioni in materia di remissione tacita della querela;

disegno di legge n. 2008-A/R ed abbinate - Istituzione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza.

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Mercoledì 23 marzo (antimeridiana):

Discussione sulle linee generali delle proposte di legge:

n. 2854 ed abbinati - Norme generali sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea;

n. 2519 ed abbinati - Riconoscimento figli naturali.

Mercoledì 23 (pomeridiana) e giovedì 24 marzo (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 25 marzo) (con votazioni):

Seguito dell'esame delle proposte di legge:

n. 2854 ed abbinati - Norme generali sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea;

n. 2519 ed abbinati - Riconoscimento figli naturali.

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 28 marzo (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione congiunta sulle linee generali del disegno di legge n. 4059 - Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2010 (Approvato dal Senato) e del Doc. LXXXVII, n. 3 - Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2009.

Discussione sulle linee generali delle proposte di legge:

n. 3137 - Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata Pag. 65dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Approvata dal Senato);

n. 3811 - Disposizioni per la ricostruzione, il recupero e lo sviluppo economico-sociale dei territori abruzzesi colpiti dal sisma del 6 aprile 2009 (ove concluso dalla Commissione).

Martedì 29 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 30 e giovedì 31 marzo (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 1o aprile) (con votazioni):

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 4059 - Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2010 (Approvato dal Senato).

Seguito dell'esame del Doc. LXXXVII, n. 3 - Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2009.

Seguito dell'esame delle proposte di legge:

n. 3137 - Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Approvata dal Senato);

n. 3811 - Disposizioni per la ricostruzione, il recupero e lo sviluppo economico-sociale dei territori abruzzesi colpiti dal sisma del 6 aprile 2009 (ove concluso dalla Commissione).

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interrogazioni e di interpellanze avrà luogo (salvo diversa previsione) il martedì (antimeridiana); lo svolgimento di interpellanze urgenti il giovedì o il venerdì, secondo l'andamento dei lavori. Nella settimana 28 febbraio-2 marzo lo svolgimento di interpellanze urgenti avrà luogo mercoledì 2 marzo (conseguentemente, s'intendono anticipati di un giorno i relativi termini di presentazione).

Il Presidente si riserva altresì di inserire nel calendario l'esame di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempia per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Per quanto riguarda la discussione delle proposte di legge nn. 2350, 1640, 2519 e 3137, l'organizzazione dei tempi sarà valutata sulla base dei testi che verranno licenziati dalle Commissioni.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Sull'ordine dei lavori (ore 20,18).

PRESIDENTE. Avverto che le mozioni Franceschini ed altri n. 1-00565 e Donadi ed altri n. 1-00566, concernenti iniziative relative alla celebrazione del 150o anniversario dell'Unità d'Italia nella giornata del 17 marzo 2011, sono state ritirate. La stesse non saranno pertanto iscritte all'ordine del giorno della seduta di domani.

Pag. 66

Ordine del giorno
della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 24 febbraio 2011, alle 9:

Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 2518 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e di interventi urgenti in materia tributaria e di sostegno alle imprese e alle famiglie (Approvato dal Senato) (C. 4086).

La seduta termina alle 20,20.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Mozione n. 1-00408 - Sospensione della partecipazione al programma F-35

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 19 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 2 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro 25 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 24 minuti
Iniziativa Responsabile 23 minuti
Italia dei Valori 22 minuti
Misto: 16 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati
per il Sud
4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Mozione n. 1-00510 - Iniziative per la bonifica dei siti contaminati di interesse nazionale

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 19 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 2 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro 25 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 24 minuti
Iniziativa Responsabile 23 minuti
Italia dei Valori 22 minuti
Misto: 16 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati
per il Sud
4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

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Comunicazioni del Governo ai sensi dell'articolo 2, comma 4, L. n. 42/2009 (federalismo fiscale municipale)

Tempo complessivo per la discussione: 7 ore.

Governo 50 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 10 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per gli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore
Popolo della Libertà 1 ora e 13 minuti
Partito Democratico 1 ora e 8 minuti
Lega Nord Padania 35 minuti
Unione di Centro 28 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 27 minuti
Iniziativa Responsabile 26 minuti
Italia dei Valori 25 minuti
Misto: 18 minuti
Alleanza per l'Italia 7 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati
per il Sud
5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

Per le dichiarazioni di voto sulle eventuali risoluzioni presentate sono inoltre attribuiti a ciascun gruppo 10 minuti. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

Pag. 69

Pdl n. 607 e abb. - Reclutamento di militari volontari nei reparti delle truppe alpine

Tempo complessivo: 12 ore, di cui:

  • 4 discussione generale: 6 ore;
  • seguito dell'esame: 6 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 15 minuti 20 minuti
Governo 15 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 57 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 53 minuti (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 23 minuti 3 ore e 47 minuti
Popolo della Libertà 39 minuti 55 minuti
Partito Democratico 38 minuti 51 minuti
Lega Nord Padania 32 minuti 25 minuti
Unione di Centro 31 minuti 21 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 31 minuti 20 minuti
Iniziativa Responsabile 31 minuti 20 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 19 minuti
Misto: 30 minuti 16 minuti
Alleanza per l'Italia 10 minuti 6 minuti
Movimento per le Autonomie -
Alleati per il Sud
8 minuti 4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 6 minuti 3 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti 3 minuti
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Pdl n. 2596 e abb. - Promozione della cultura della difesa attraverso la pace

Tempo complessivo: 12 ore, di cui:

  • discussione generale: 6 ore;
  • seguito dell'esame: 6 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 15 minuti 20 minuti
Governo 15 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 57 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 53 minuti (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 23 minuti 3 ore e 47 minuti
Popolo della Libertà 39 minuti 55 minuti
Partito Democratico 38 minuti 51 minuti
Lega Nord Padania 32 minuti 25 minuti
Unione di Centro 31 minuti 21 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 31 minuti 20 minuti
Iniziativa Responsabile 31 minuti 20 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 19 minuti
Misto: 30 minuti 16 minuti
Alleanza per l'Italia 10 minuti 6 minuti
Movimento per le Autonomie -
Alleati per il Sud
8 minuti 4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 6 minuti 3 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti 3 minuti

Pag. 71 Doc. IV, n. 8 - Domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni telefoniche nei confronti di Alfonso Pecoraro Scanio (deputato e Ministro dell'ambiente e del territorio all'epoca dei fatti)

Tempo complessivo: 2 ore e 30 minuti.

Relatore 15 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 23 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 42 minuti
Popolo della Libertà 24 minuti
Partito Democratico 22 minuti
Lega Nord Padania 11 minuti
Unione di Centro 10 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 9 minuti
Iniziativa Responsabile 9 minuti
Italia dei Valori 9 minuti
Misto: 8 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti

Doc. IV, n. 12 - Domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati telefonici del deputato Polidori

Tempo complessivo: 2 ore (*).

Relatore 10 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 18 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 22 minuti
Popolo della libertà 20 minuti
Partito Democratico 18 minuti
Lega Nord Padania 9 minuti
Unione di Centro 7 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 7 minuti
Iniziativa Responsabile 7 minuti
Italia dei Valori 6 minuti
Misto: 8 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 10 minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato.

Pag. 72

Doc. IV-bis, n. 2 - Domanda di autorizzazione a procedere ai sensi dell'articolo 96 Cost. nei confronti del deputato Lunardi nella sua qualità di Ministro delle infrastrutture, pro tempore

Tempo complessivo: 3 ore (*).

Relatore di maggioranza 15 minuti
Relatori di minoranza 10 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 28 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 57 minuti
Popolo della libertà 28 minuti
Partito Democratico 26 minuti
Lega Nord Padania 13 minuti
Unione di Centro 11 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 11 minuti
Iniziativa Responsabile 10 minuti
Italia dei Valori 10 minuti
Misto: 8 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 10 minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato.

Pag. 73 Pdl n. 98 e abb. - Statuto delle imprese

Tempo complessivo: 15 ore, di cui:

  • discussione generale: 6 ore e 30 minuti;
  • seguito dell'esame: 8 ore e 30 minuti.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 30 minuti
Governo 20 minuti 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora e 15 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 2 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 9 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 38 minuti 4 ore e 56 minuti
Popolo della Libertà 44 minuti 1 ora e 12 minuti
Partito Democratico 43 minuti 1 ora e 7 minuti
Lega Nord Padania 34 minuti 33 minuti
Unione di Centro 32 minuti 28 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 32 minuti 27 minuti
Iniziativa Responsabile 32 minuti 26 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 25 minuti
Misto: 30 minuti 18 minuti
Alleanza per l'Italia 10 minuti 7 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 8 minuti 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 6 minuti 3 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti 3 minuti

Pag. 74 Pdl n. 54 - Sostegno e valorizzazione dei piccoli comuni

Tempo complessivo: 13 ore e 30 minuti, di cui:

  • discussione generale: 6 ore;
  • seguito dell'esame: 7 ore e 30 minuti.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 15 minuti 20 minuti
Governo 15 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 45 minuti
Interventi a titolo personale 57 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 7 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 23 minuti 4 ore e 48 minuti
Popolo della Libertà 39 minuti 1 ora e 11 minuti
Partito Democratico 38 minuti 1 ora e 5 minuti
Lega Nord Padania 32 minuti 32 minuti
Unione di Centro 31 minuti 27 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 31 minuti 26 minuti
Iniziativa Responsabile 31 minuti 25 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 24 minuti
Misto: 30 minuti 18 minuti
Alleanza per l'Italia 10 minuti 7 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 8 minuti 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 6 minuti 3 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti 3 minuti

Pag. 75 Ddl n. 2008-A/R e abb. - Istituzione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza

Seguito dell'esame: 7 ore e 30 minuti (*).

Relatori 20 minuti (complessivamente)
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 40 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 8 minuti (con il limite massimo di 11 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 52 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 4 minuti
Partito Democratico 1 ora e 11 minuti
Lega Nord Padania 31 minuti
Unione di Centro 28 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 26 minuti
Iniziativa Responsabile 25 minuti
Italia dei Valori 25 minuti
Misto: 22 minuti
Alleanza per l'Italia 8 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 6 minuti
Liberal Democratici - MAIE 4 minuti
Minoranze linguistiche 4 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nelle sedute del 6 e del 7 ottobre 2009.

Pdl n. 2854 e abb. - Norme sulla partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'Unione europea

Tempo complessivo: 19 ore e 30 minuti, di cui:

  • discussione generale: 6 ore e 30 minuti;
  • seguito dell'esame: 13 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 30 minuti
Governo 20 minuti 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 2 ore
Interventi a titolo personale 1 ora e 2 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 52 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 38 minuti 7 ore e 58 minuti
Popolo della Libertà 44 minuti 1 ora e 56 minuti
Partito Democratico 43 minuti 1 ora e 48 minuti
Lega Nord Padania 34 minuti 54 minuti
Unione di Centro 32 minuti 45 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 32 minuti 43 minuti
Iniziativa Responsabile 32 minuti 42 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 40 minuti
Misto: 30 minuti 30 minuti
Alleanza per l'Italia 10 minuti 10 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 8 minuti 8 minuti
Liberal Democratici - MAIE 6 minuti 6 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti 6 minuti

Pag. 76 Ddl n. 4059 - Legge comunitaria 2010 e Doc LXXXVII n. 3- Relazione sulla partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'Unione europea nel 2009
Discussione congiunta sulle linee generali
Tempo complessivo: 6 ore e 30 minuti.

Relatori 20 minuti (complessivamente)
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 2 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 38 minuti
Popolo della Libertà 46 minuti
Partito Democratico 41 minuti
Lega Nord Padania 34 minuti
Unione di Centro 32 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 32 minuti
Iniziativa Responsabile 32 minuti
Italia dei Valori 31 minuti
Misto: 30 minuti
Alleanza per l'Italia 10 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 8 minuti
Liberal Democratici - MAIE 6 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti

Pag. 77 Ddl n. 4059 - Legge comunitaria 2010
Seguito dell'esame: 8 ore.

Relatore 20 minuti (complessivamente)
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 1 ora e 10 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore
Popolo della Libertà 1 ora e 7 minuti
Partito Democratico 1 ora e 15 minuti
Lega Nord Padania 33 minuti
Unione di Centro 28 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 27 minuti
Iniziativa Responsabile 27 minuti
Italia dei Valori 25 minuti
Misto: 18 minuti
Alleanza per l'Italia 7 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

Pag. 78 Doc LXXXVII n. 3 - Relazione sulla partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'Unione europea nel 2009
Seguito dell'esame: 3 ore.

Relatore 10 minuti
Governo 10 minuti
Richiami al Regolamento e tempi tecnici 10 minuti
Interventi a titolo personale 29 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 2 ore e 1 minuto
Popolo della Libertà 29 minuti
Partito Democratico 27 minuti
Lega Nord Padania 14 minuti
Unione di Centro 11 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 11 minuti
Iniziativa Responsabile 11 minuti
Italia dei Valori 10 minuti
Misto: 8 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Pag. 79

Pdl n. 3811 - Disposizioni per la ricostruzione in Abruzzo

Tempo complessivo: 13 ore e 30 minuti, di cui:

  • discussione generale: 6 ore;
  • seguito dell'esame: 7 ore e 30 minuti.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 15 minuti 20 minuti
Governo 15 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 45 minuti
Interventi a titolo personale 57 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 7 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 23 minuti 4 ore e 48 minuti
Popolo della Libertà 39 minuti 1 ora e 11 minuti
Partito Democratico 38 minuti 1 ora e 5 minuti
Lega Nord Padania 32 minuti 32 minuti
Unione di Centro 31 minuti 27 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 31 minuti 26 minuti
Iniziativa Responsabile 31 minuti 25 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 24 minuti
Misto: 30 minuti 18 minuti
Alleanza per l'Italia 10 minuti 7 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 8 minuti 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 6 minuti 3 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti 3 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4086 - quest. preg. nn 1, 2, 3 578 576 2 289 281 295 16 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.