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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 431 di martedì 8 febbraio 2011

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 11,05.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 3 febbraio 2011.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Brugger, Cirielli, Donadi, Fava, Giancarlo Giorgetti, Lo Monte, Melchiorre, Sardelli, Stucchi e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni (ore 11,08).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Iniziative di competenza per l'attuazione dell'accordo di programma per lo sviluppo del porto di Monfalcone, in provincia di Gorizia - n. 3-01337)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Maran n. 3-01337, concernente iniziative di competenza per l'attuazione dell'accordo di programma per lo sviluppo del porto di Monfalcone, in provincia di Gorizia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, onorevole Maran, appare preliminarmente opportuno integrare con alcune precisazioni fattuali la rappresentazione dell'articolata vicenda, così come esposta nella premessa della sua interrogazione.
L'accordo di programma originario, intervenuto nel gennaio del 1999, prevedeva, come opera fondamentale, l'esecuzione del dragaggio dei fondali del canale di accesso e del bacino del porto di Monfalcone da quota meno 10,50 metri a quota meno 12,50 metri.
Il relativo progetto, redatto dall'ufficio del genio civile opere marittime di Trieste, dopo l'approvazione del Consiglio superiore dei lavori pubblici, aveva ottenuto tutte le autorizzazioni urbanistiche, paesaggistiche ed ambientali necessarie alla sua esecuzione. Solo successivamente alla pubblicazione del bando di gara e addirittura dopo che era avvenuta la prima seduta di gara (in data 28 gennaio 2001), stante la pubblicazione sul bollettino ufficiale della regione del 21 febbraio 2001 della deliberazione della giunta regionale del Friuli Venezia Giulia che formulava gli indirizzi operativi di valutazione di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 ed individuava i SIC (siti di interesse comunitario, aventi rilevanza ambientale) in ambito regionale, la direzione regionale dell'ambiente, con nota del luglio 2001, comunicava che parte della Pag. 2cassa di colmata, necessaria secondo le previsioni progettuali al deposito dei fanghi dragati, ricadeva in zona indicata come SIC e che quindi non era più utilizzabile a tale scopo.
La disponibilità di una vasca di colmata ridotta ha comportato quindi l'impossibilità di dare attuazione all'accordo di programma nei termini indicati dal primo progetto e la conseguente necessità di predisporre un nuovo progetto per l'approfondimento dei fondali alla minore quota di meno 11,70 metri nonché l'aggiornamento tecnico ed economico dell'accordo di programma avvenuto in data 20 gennaio 2001.
L'onere economico dell'opera veniva conseguentemente a ridursi a 3.815.988,39 euro ed a gravare, in parte sull'Azienda speciale per il porto di Monfalcone ed in parte, esattamente per 3.098.741 euro, sul Ministero dei trasporti e della navigazione, poi confluito nel Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ai sensi della legge n. 30 del 27 febbraio del 1998, nell'ambito di apposito finanziamento da parte del Fondo di gestione istituti contrattuali lavoratori portuali.
Dopo l'espletamento della nuova procedura di gara i lavori di dragaggio hanno avuto inizio nel novembre del 2002; purtroppo, un nuovo ostacolo, questa volta di natura giudiziaria, si è frapposto al tempestivo completamento delle opere progettate.
Infatti, a seguito di indagini svolte dai carabinieri del NOE sulle caratteristiche della cassa di colmata e sulla natura dei fanghi dei fondali ivi immessi, venivano ipotizzati dalla procura della Repubblica di Gorizia a carico di alcuni dirigenti e funzionari pubblici del Ministero (la cui difesa veniva assunta dall'Avvocatura distrettuale dello Stato) i reati di smaltimento rifiuti non autorizzato, discarica abusiva ed inquinamento e, nell'aprile del 2004, veniva anche disposto il sequestro penale dell'area demaniale destinata a cassa di colmata sita in località Lisert di Monfalcone.
Il relativo procedimento penale si è chiuso con sentenza divenuta definitiva in data 14 febbraio 2008 con la quale tutti gli imputati sono stati assolti dai reati loro ascritti «perché i fatti non sussistono» ed in data 20 febbraio 2008 la vasca di colmata è stata dissequestrata.
È evidente che la completa estraneità dei dirigenti e funzionari del Ministero da ogni addebito contestato e la piena correttezza, anche sul piano amministrativo, delle azioni da essi svolte non hanno comunque potuto impedire, nelle more, la completa paralisi dei lavori, in quanto l'inutilizzabilità della cassa di colmata sottoposta a sequestro penale in una con la presenza del limitrofo sito SIC e l'assenza in ambito portuale di altre aree dove stoccare (anche provvisoriamente) i materiali ulteriori derivanti dal completamento del dragaggio - calcolabili a tutt'oggi in circa 220 mila metri cubi - hanno reso impossibile il proseguimento dell'opera appaltata.
All'impossibilità di prosecuzione del dragaggio per la ragione anzidetta, si sono sommate le seguenti ulteriori criticità che hanno condotto alla crisi definitiva dell'appalto in questione.
In primo luogo, il ritardo accumulato dal Ministero nell'esecuzione dei pagamenti degli stati di avanzamento dei lavori, a causa dell'indisponibilità delle somme che, nelle previsioni originarie, ai sensi della legge n. 30 del 1998, dovevano essere corrisposte dal già menzionato Fondo di gestione istituti contrattuali lavoratori portuali che, invece, a causa della grave crisi finanziaria, veniva sottoposto a liquidazione coatta amministrativa. In secondo luogo, i ritardi esecutivi imputabili all'impresa appaltatrice. In terzo luogo, la conseguente scadenza del termine di efficacia dell'autorizzazione del Ministero dell'ambiente alle operazioni di dragaggio.
I fatti sopra elencati hanno condotto anche ad una causa civile tra l'amministrazione e l'impresa e ciò ha costituito ulteriore elemento che ha concorso alla mancata ultimazione dei lavori di approfondimento dei fondali a meno 11,70 metri. Pag. 3
Nel frattempo l'amministrazione ha comunque tentato di percorrere strade alternative per il completamento del dragaggio a quota meno 11,70, tra cui quella del conferimento dei materiali di escavo all'impianto realizzato dal consorzio per lo sviluppo industriale nel comune di Monfalcone nel territorio comunale, località Lisert, e gestito dalla società Monfalcone Ambiente Spa, ai fini specifici del trattamento e recupero dei materiali provenienti dal dragaggio di canali marittimi e lagunari della regione Friuli Venezia Giulia.
La soluzione si è però rivelata impraticabile in quanto l'operazione avrebbe comportato un costo di smaltimento di 28,56 euro per metro cubo, per un esborso complessivo proibitivo di circa 6.283.200 euro e con tempi di esecuzione assai dilatati.
Passando quindi alla situazione attuale, l'accordo di programma (come integrato e aggiornato nel 2001) era diretto a realizzare l'approfondimento dei fondali del porto di Monfalcone a una quota media di meno 11,70 metri: dopo l'interruzione dei lavori si è accertato che la quota prevista dal progetto per i fondali è stata raggiunta sostanzialmente solo nel canale d'accesso ed in parte nel bacino di evoluzione.
I tentativi di completare l'escavo nel bacino di evoluzione senza una cassa di colmata e ricorrendo ad un impianto pilota sperimentale di depurazione dei fanghi, come detto, non hanno sortito gli esiti sperati e quindi l'obiettivo dell'accordo di programma non è stato raggiunto.
L'accordo di programma, allo stato attuale, dovrà senz'altro provvedere a far sì che la cassa di colmata abbia l'aspetto previsto dal progetto e, nei limiti di spesa previsti, potrà consentire di raggiungere l'obiettivo dell'approfondimento totale a meno 11,70 metri.
A tale scopo dovrà essere definito tra i soggetti firmatari (Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ed azienda speciale per il porto di Monfalcone) un nuovo quadro economico che verrà proposto in occasione dell'ormai imminente conferenza dei servizi per il controllo economico di gestione dell'accordo.
La conferenza si è tenuta lo scorso 20 gennaio e nel suo ambito le parti hanno preso atto della volontà manifestata dall'azienda speciale di procedere alla chiusura dell'accordo nello stato di attuazione in cui lo stesso si trova. Il responsabile dell'attuazione dell'accordo assumerà pertanto le conseguenti iniziative per la più rapida formalizzazione della chiusura.
La regione Friuli Venezia Giulia ha manifestato l'intenzione di assumere ogni iniziativa relativa ai lavori di completamento dell'approfondimento del porto di Monfalcone affidandone l'incombenza all'azienda speciale del porto medesimo.
Per quanto riguarda l'approfondimento dei fondali a quota meno 12,50 metri, si fa presente che l'ufficio opere marittime di Trieste non ha mai smesso di lavorare per l'attuazione di tale progetto.
Il procedimento giudiziario in corso - come già detto conclusosi favorevolmente per l'amministrazione - non ha aiutato i contatti cercati presso i vari enti coinvolti nelle pratiche autorizzative ambientali (provincia, regione, ARPA) per trovare strade alternative allo smaltimento dei fanghi di escavo.
In data 22 ottobre 2010 il progetto di escavo dei fondali del porto di Monfalcone a quota meno 12,50 (che può definirsi preliminare avanzato, cioè in alcune parti ha le caratteristiche del progetto definitivo) è stato presentato alla direzione centrale ambiente - servizio infrastrutture civili e tutela acque da inquinamento, ufficio regionale competente al rilascio delle autorizzazioni al conferimento nelle casse di colmata, per un parere preliminare sull'ipotesi progettuale, stante il permanere delle problematiche relative ai contenuti di mercurio nei fanghi di dragaggio.
Va precisato, a tale riguardo, che la caratterizzazione eseguita da professionisti specializzati ha mostrato che i terreni non sono stati affatto inquinati con i lavori, e che anche i terreni che erano presenti nella cassa non sono da bonificare. La Pag. 4falda, invece, risulta purtroppo contaminata, e ciò non dipende dai terreni soprastanti, ma da situazioni a monte della cassa di colmata.
La conferenza dei servizi, di prossima convocazione da parte della regione, darà le indicazioni necessarie per la soluzione del problema
È seguito, in data 11 novembre 2010, un incontro tra i responsabili degli uffici e servizi interessati al progetto per un'illustrazione dei contenuti dello stesso e per individuare un percorso condiviso dell'iter di autorizzazione che comporterà spese non indifferenti per l'effettuazione delle analisi dei fanghi di dragaggio e dei terreni del sito di recapito di tali fanghi.
L'ufficio opere marittime di Trieste ha ritenuto la necessità, prima di qualsiasi altro passo, di richiedere al competente servizio regionale un suo parere circa la non assoggettabilità a VIA dell'opera in questione. Tale richiesta è stata inoltrata in data 22 novembre 2010.

PRESIDENTE. L'onorevole Maran ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, lei si è concentrato sulle ragioni di una paralisi, che si trascina da ormai vent'anni, per questioni - come è stato da lei illustrato - legate ad impedimenti burocratici e ad un rimpallo di competenze.
Tuttavia, è evidente che l'intervento è necessario ed è richiesto con forza dalla comunità, dagli operatori dello scalo, per la sopravvivenza stessa dello scalo.
Lo scorso anno lo scalo ha registrato un calo di tonnellate di merci movimentate pari al 20 per cento, rispetto all'anno scorso. È molto difficile che si possa continuare in queste condizioni.
Non solo, andrebbe sottolineato il fatto - notizia che oggi riportano i giornali della zona - che Portorosega, il porto di Monfalcone, rischia di perdere il superporto (investimento Unicredit) a tutto vantaggio del porto di Capodistria, proprio perché l'investitore potrebbe abbandonare Monfalcone e Trieste per convogliare i propri investimenti sul porto sloveno.
La svolta è arrivata proprio ieri, al termine di una giornata convulsa, che apre scenari preoccupanti sul destino del maxiprogetto e, come primo dietrofront, Unicredit ha deciso di sospendere il convegno previsto venerdì a Trieste alla presenza dei Ministri italiani Frattini e Matteoli e dei rappresentanti del Governo sloveno Zbogar e Vlacic.
È evidente che lo strappo porta ad una riflessione molto semplice: su Capodistria, Unicredit sta investendo a fronte di un preciso progetto che, date le incertezze e le lungaggini italiane, rischia di essere largamente in vantaggio.
Poi ci sono problemi che riguardano l'azione del Governo e la proposta di Brunetta in relazione al terminal off-shore veneziano - concorrente, di fatto, di questo progetto - ma il nodo che noi affrontiamo è proprio quello di un insostenibile iter procedurale che ha determinato la sostanziale paralisi dell'intervento.
Posto che i porti privi di autorità portuali sono porti nazionali, la regione può soltanto contribuire, e lo sta facendo da un punto di vista finanziario. In finanziaria è stato riproposto il finanziamento - ormai decennale - che era stato definito già con una legge del 2000, ma l'iniziativa, lo sblocco e la possibilità di determinare un cambio di passo sta nelle mani del Governo nazionale.
Il sottosegretario ha evocato una conferenza dei servizi di prossima convocazione - prima si fa, meglio è -, ma è anche evidente che soltanto un'iniziativa consapevole del Governo, che riesca a guidare i tanti attori di questa vicenda all'interno di un percorso che smini di tutte le insidie burocratiche il cammino, potrà dare una soluzione positiva al problema.
Il fatto che, dopo vent'anni, non si sia ancora riusciti a realizzare lo scavo dovrebbe dare l'idea dell'urgenza che abbiamo di fronte.

PRESIDENTE. Saluto le studentesse e gli studenti dell'Istituto tecnico alberghiero Domizia Lucilla di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune. Pag. 5
Oggi ragazzi stiamo svolgendo un'attività di controllo da parte della Camera sull'attività del Governo. Questo è il motivo per cui vedete così pochi parlamentari. Infatti, sono presenti solo i parlamentari che hanno domande da rivolgere al sottosegretario Giachino, che è colui che vedete alla mia destra. Se vi fossero provvedimenti da votare trovereste l'Aula piena. Vi ringrazio ancora per la visita (Applausi).

(Iniziative volte ad assicurare il personale necessario alla stazione di Arezzo per garantire la sicurezza del sistema ferroviario - n. 3-01393)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Mattesini n. 3-01393, concernente iniziative volte ad assicurare il personale necessario alla stazione di Arezzo per garantire la sicurezza del sistema ferroviario (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, visto che è ancora presente l'onorevole Maran, garantisco che l'attenzione del Governo sul problema dei porti è massima. I porti sono la nostra porta logistica, per noi sono importanti e purtroppo negli anni non se n'è capita l'importanza. Chi ha bloccato i dragaggi per questioni ambientali ha recato un danno al Paese. In questa vicenda, però, come le ho risposto, vedrà che ci sono altre iniziative che vorrei fossero sottoposte alla sua valutazione, che hanno bloccato l'azione determinante del Governo di arrivare ai dragaggi, perché i porti del nord-Adriatico, come i porti del nord della Liguria sono....

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, devo richiamarla al fatto che la liturgia qui prevede che l'ultima parola tocchi al deputato interrogante, grazie.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, onorevole Mattesini, in merito al personale in forza alla stazione ferroviaria di Arezzo ed in relazione agli specifici rilievi posti dagli interroganti, Ferrovie dello Stato Spa riferisce che nell'impianto manovra di Arezzo sono attualmente impiegati 8 agenti con profilo di lo tecnico di manovra e di condotta, appartenenti alla direzione regionale Toscana di Trenitalia; tale consistenza di personale è invariata dal 2004.
Le operazioni di manovra effettuate nella stazione di Arezzo consistono prevalentemente nello spostamento di materiali completi che non necessita di operazioni di aggancio o sgancio di vetture o mezzi di trazione, dell'impiego del locomotore di manovra o predisposizione di instradamento.
Pertanto, nel rispetto della normativa vigente, tali attività possono essere svolte da un solo operatore in possesso della specifica abilitazione (patente di tipo B, in possesso di tutto il personale sopra indicato, presente nell'impianto di cui trattasi).
In ogni caso - in considerazione di possibili concomitanti operazioni di manovra - dal lunedì al venerdì e nella mattinata del sabato è stato previsto l'impiego di due agenti per turno, mentre nel pomeriggio del sabato e la domenica il modulo di un agente per turno risulta adeguato all'esiguità delle operazioni da effettuare.
L'impianto manovra di Arezzo provvede, peraltro, in service, su richiesta della divisione cargo, ad effettuare interventi di movimentazione di carri merci in alcune giornate della settimana; in tali circostanze, la squadra di manovra viene integrata da un ulteriore agente, necessario per la specificità di tali operazioni che implicano lo sgancio-aggancio dei carri merci e l'impiego del locomotore di manovra.
Nell'impianto manovra di Arezzo, pertanto, il modulo organizzativo del turno relativo alle risorse impiegate nelle operazioni Pag. 6tecniche fin qui descritte - svolte nel rispetto della normativa di esercizio e di sicurezza del lavoro - risulta articolato come di seguito specificato: dal lunedì al venerdì due agenti in turno la mattina e due agenti in turno il pomeriggio; nei pomeriggi di martedì, giovedì e venerdì un ulteriore agente in aggiunta ai due in turno (nel caso in cui la divisione cargo abbia confermato le operazioni in service); sabato due agenti in turno la mattina e un agente in turno il pomeriggio; domenica un agente in turno la mattina e un agente in turno il pomeriggio.
Si fa presente, inoltre, per quanto concerne il traffico delle merci, che nello scalo di Arezzo - aperto, al pari di tutti gli altri scali merci, ad ogni impresa ferroviaria che svolga tali attività - la divisione cargo di Trenitalia effettua trasporti a treno completo, in coerenza con la nuova organizzazione della offerta.
Nell'ambito di un progetto riorganizzativo finalizzato all'efficientamento del servizio e delle risorse utilizzate, nel mese di marzo 2010 si sono avviate le procedure per la concretizzazione di un piano di riequilibrio delle risorse e di attuazione graduale di una riorganizzazione del lavoro, nel rispetto degli obiettivi di produttività, di sicurezza, di qualità della produzione, in particolare della puntualità.
Un elemento fondamentale di tale progetto, tra gli altri, è la massimizzazione dei ritorni funzionali ed economici dell'evoluzione organizzativa e tecnologica caratterizzata da una forte centralizzazione sia della gestione operativa della circolazione sia del coordinamento e supervisione della stessa. Uno dei principali elementi qualificanti del sistema centralizzato, oltre al più ottimale utilizzo dell'infrastruttura, specie in eventuali situazioni di criticità, è il miglioramento della situazione in piena congruenza con i più elevati standard normativi. Su alcune linee gestite con il sistema centralizzato, allo stato attuale della tecnologia e della normativa di esercizio, resta necessario il presenziamento locale di alcune stazioni definite «stazioni porta intermedie», quale è la stazione di Arezzo. Anche per tali stazioni è stata definita un'organizzazione con moduli standard di presenziamento tarati sulla base delle effettive esigenze.
Nella stazione di Arezzo, per l'operatività della circolazione treni, è stata prevista, di norma, la presenza concomitante di un capo stazione operatore e di un tecnico operativo. Tale organizzazione è stata formalizzata con la chiusura delle procedure previste dal vigente contratto collettivo nazionale di lavoro, avvenuta il 10 giugno 2010. Nel caso di necessità contingenti è comunque previsto che si garantisca, oltre alla attivazione di un centro operativo territoriale presso la sala centrale di Firenze Campo di Marte, la presenza di ulteriori operatori locali, come è puntualmente avvenuto lo scorso 17 dicembre 2010 in occasione delle eccezionali nevicate. Ovviamente, resta da considerare che il consistente apporto tecnologico con il comando e controllo della circolazione centralizzato tende ad assicurare una gestione diversa del servizio con vantaggi generalizzati a tutti i livelli, proprio per aumentare la competitività del trasporto su ferro e la potenzialità della stessa direttrice asse verticale, con conseguenti ricadute positive sul tessuto produttivo di tutte le regioni territorialmente coinvolte, compresa la Toscana.
Relativamente agli interventi citati, pertanto, Ferrovie dello Stato Spa garantisce che non è ravvisabile alcun rischio di declassamento delle stazioni situate su tali linee, compresa la stazione di Arezzo, né risulta alcuna conseguenza in termini di funzionalità con presunta conseguente scelta di marginalizzazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Mattesini ha facoltà di replicare.

DONELLA MATTESINI. Signor Presidente, ringrazio anche il sottosegretario per la celerità della risposta, perché mi capita di avere interrogazioni che risalgono ancora a fine 2008 e quindi davvero grazie per la celerità. Nel merito della risposta, con riguardo all'organizzazione Pag. 7del lavoro che lei ha dettagliatamente raccontato, a nome anche delle persone che mi hanno posto la questione e che mi hanno dato i dati attuali relativamente a come si svolge il lavoro e ai carichi di lavoro, continuo a dire che ci sono probabilmente delle differenze. Intanto, lei faceva riferimento ad una serie di accordi, non ultimo quello del 10 giugno 2010, e so che a partire da quella data ci sono state numerose richieste da parte del sindacato di incontrare nuovamente RFI perché i dati concreti - lo ripeto - non sono quelli che lei ha citato e da questo punto di vista vi è stata invece una totale chiusura e un'assenza di confronto. Quindi, sollecito il sottosegretario affinché invece questo dialogo possa essere aperto, perché c'è stato uno sciopero qualche settimana fa che ha creato notevoli difficoltà e, in assenza di risposte, ci sono in previsione altri scioperi.
Penso invece che noi abbiamo bisogno di migliorare la risposta del traffico ferroviario soprattutto per i cittadini. So che, per quanto riguarda la stazione di Arezzo, gli addetti alla circolazione attualmente - lo ripeto - corrispondono a quelli previsti dall'organizzazione del lavoro prevista ormai alcuni anni fa, e con le modifiche e l'aggiunta del carico di lavoro non sono state apportate modifiche. Quindi, abbiamo tre agenti per turno, mentre oggi ce n'è soltanto uno e non due da martedì al venerdì, come diceva lei, e per il settore manovra, ancora una volta, il modulo è di tre addetti ed invece, anche in questo caso, il personale si riduce ad un solo agente.
Ora, il punto è, tra l'altro, quello di avere anche un equilibrio nella distribuzione delle risorse perché nella tratta che va da Firenze, quindi Pontassieve, fino a Chiusi e Siena sono regolarmente presenziate soltanto le realtà di Arezzo, Terontola e Chiusi e naturalmente questo sta a significare che, pur in presenza delle innovazioni tecnologiche e quindi nella consapevolezza che il carico del lavoro sulle persone può anche diminuire, ricorrere in questa situazione ad ulteriori economie di personale implica - secondo me e secondo chi ha posto la questione, parlo quindi del sindacato e dei lavoratori - l'amplificazione di criticità, così come è avvenuto per le recenti nevicate, ma non solo.
Il punto effettivamente è che - lo ripeto - anche in stazioni vicine ad Arezzo nella riorganizzazione del lavoro credo che vada anche tenuto un equilibrio nella distribuzione del personale a fronte dei carichi di lavoro diversi per le singole stazioni, che, invece, mantengono intatto il numero di personale assegnato ancora prima del 2004. Sotto questo aspetto Arezzo è assolutamente penalizzata.
Quindi, su questo punto chiedo un impegno al sottosegretario affinché possa essere di nuovo favorito un incontro tra RFI - che ha competenza sulla questione - e il sindacato perché comunque la situazione di Arezzo è assolutamente delicata. Peraltro, tale questione si inserisce in una situazione più complessiva di difficoltà per la nostra stazione, che ha a che fare naturalmente non con la questione in questo caso del carico di lavoro, ma con il fatto che Arezzo è una città importantissima, con una vocazione industriale e turistica con una stazione ferroviaria che, per esempio, è da anni in stato di abbandono.
Ho visto che fortunatamente in questi giorni sembrano ripartire i lavori per la manutenzione, perché per esempio siamo da anni senza sala d'aspetto. Vi è inoltre da considerare che Arezzo, essendo una delle società minori, incontra una grande difficoltà di utilizzo del sistema ferroviario, dal momento che è tagliata fuori dall'alta velocità.

PRESIDENTE. Onorevole Mattesini, la prego di concludere.

DONELLA MATTESINI. Quindi, c'è una situazione di disagio complessivo, all'interno della quale la carenza di personale e la sua ulteriore riduzione creano davvero difficoltà notevoli.

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(Attività di vigilanza a tutela degli edifici interessati dai lavori dell'alta velocità del nodo ferroviario fiorentino - n. 3-01184)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Bosi n. 3-01184, concernente attività di vigilanza a tutela degli edifici interessati dai lavori dell'alta velocità del nodo ferroviario fiorentino (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, caro onorevole Bosi, per quanto riguarda il controllo e il monitoraggio degli edifici interessati dal progetto dell'alta velocità ferroviaria nella città di Firenze, Ferrovie dello Stato Spa conferma che il progetto esecutivo del nodo fiorentino dell'alta velocità individua 277 edifici, a varia destinazione d'uso - residenziale, direzionale, scuole e costruzioni storiche - da sottoporre a testimoniale di stato.
Gli edifici da sottoporre a testimoniale di stato sono tutti quelli che ricadono nel bacino di subsidenza più quelli richiesti espressamente dall'Osservatorio ambientale (OA) per la zona Campo di Marte e lungo le gallerie del passante dell'alta velocità nell'ambito del parere espresso il 5 febbraio 2010.
I 277 edifici da sottoporre a testimoniale di stato sono articolati in: 206 per opere ricadenti nel bacino di subsidenza, 71 aggiunti a seguito delle prescrizioni dell'Osservatorio ambientale.
Il calcolo dell'ampiezza trasversale del bacino di subsidenza - o curva dei cedimenti - è stato condotto a livello progettuale sulla base di un calcolo di tipo deterministico sviluppato a partire da dati di base dipendenti dalla modalità di scavo e dalle condizioni geotecniche del terreno.
Si precisa che la larghezza della «fascia di subsidenza» nel progetto del passante di Firenze varia da 50 a 90 metri. Tale fascia, che individua gli edifici «a rischio subsidenza», è utile non a scongiurare il danno (come ipotizzato nel testo dell'interrogazione), ma ad attivare un sistema di controllo e monitoraggio che sia in grado di vigilare sugli effetti dello scavo sugli edifici, confrontando gli eventuali effetti con la situazione ante operam fotografata con i testimoniali di stato.
Un'eventuale modesta ulteriore estensione dell'elenco degli edifici da sottoporre a testimoniale di stato potrà verificarsi a seguito dell'applicazione di una delle prescrizioni formulate dall'Osservatorio ambientale nell'ambito dell'espressione del proprio parere emesso il 5 febbraio 2010: «I testimoniali di stato dovranno essere estesi anche a quei fabbricati ricadenti all'esterno della fascia di subsidenza che risultino strutturalmente connessi con quelli anche parzialmente ricadenti all'interno di tale fascia. La continuità o la non continuità strutturale dovrà essere accertata durante le operazioni peritali - deve risultare dagli atti - e nel caso di indeterminazione o incertezza si provvederà ad effettuare comunque il testimoniale».
Lo stesso progetto esecutivo individua tra gli edifici da sottoporre a testimoniale di stato una quota-parte da sottoporre anche a monitoraggio topografico.
Tali edifici sono contermini a via Campo d'Arrigo e sono stati individuati dall'OA - con il citato parere - come oggetto di monitoraggio con lettura ad infrarossi durante l'esecuzione dei tiranti del pozzo lancio fresa.
Non risulta che il sindaco di Firenze abbia mai richiesto - con atti ufficiali - una nuova valutazione di impatto ambientale da condursi prima dell'inizio della realizzazione del tunnel. L'iter relativo ai permessi necessari per la realizzazione dell'opera nel suo complesso si è concluso con l'ultima delle tre Conferenze di servizi decisorie in ordine di tempo, del luglio 2005.
La correttezza del percorso autorizzativo a cui è stato sottoposto il progetto di passante e stazione alta velocità di Firenze è stata peraltro confermata dalla recente sentenza del TAR del 20 gennaio 2011, che Pag. 9ha ritenuto infondati ed inammissibili i motivi di ricorso di un gruppo di cittadini che denunciavano, tra l'altro, l'assenza di VIA.
La vigilanza e la tutela degli edifici interessati dai lavori è garantita da un sistema articolato di controlli e di contromisure predefinite.
L'Osservatorio ambientale è il responsabile del coordinamento e della supervisione di tale sistema, che si articolerà su controlli topografici, monitoraggio con la tecnica dell'interferometria radar mediante analisi di immagini satellitari e da terra, controlli costanti sui parametri di lavorazione della macchina operatrice (una fresa EPB), stazioni motorizzate con lettura ad infrarossi per il monitoraggio degli edifici contermini in via Campo d'Arrigo.
L'Osservatorio ambientale - servendosi anche del supporto specialistico di ISPRA -struttura operativa del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - avrà la responsabilità di valutazione di tutti i dati di monitoraggio provenienti dalle varie modalità di indagine, avendo anche la facoltà di prescrivere eventuali ulteriori interventi di mitigazione.
All'Osservatorio ambientale perverranno inoltre gli esiti di tutte le attività di eventuali revisioni progettuali conseguenti al confronto tra i cedimenti effettivamente rilevati nel procedere dello scavo e quelli previsti dal progetto.
In tal modo, l'Osservatorio ambientale supervisionerà l'eventuale revisione dei parametri di riferimento progettuali, così da poter modificare e aggiornare in tempo reale i parametri operativi dello stesso scavo meccanizzato.
Si precisa infine che la durata complessiva delle attività di realizzazione del passante alta velocità di Firenze è prevista in circa 5 anni.

PRESIDENTE. L'onorevole Bosi ha facoltà di replicare.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, signor sottosegretario, c'è sempre, quando si risponde ad una interrogazione, il problema del tempo che trascorre fra la formulazione, parliamo di ottobre, e la risposta, siamo a febbraio.
Prendo atto di quello che lei riferisce a proposito dell'attento monitoraggio. Avendo fatto l'assessore al comune di Firenze, so che la zona di Campo di Marte da lei più volte citata vede la presenza di un fiume carsico, che era addirittura il vecchio tracciato del fiume Arno. I pericoli ci sono e vengono segnalati anche problemi nei palazzi circostanti, quindi si tratta di una zona delicatissima nella quale possono anche intervenire disordini di difficile gestione.
Quello che la mia interrogazione si proponeva di fare era di chiedere un attento monitoraggio e una valutazione, momento per momento, della situazione che l'andamento dei lavori può determinare. Per questa parte, per me preoccupante, prendo atto favorevolmente di quanto è stato testé riferito.
Voglio però aggiungere - cosa che forse non è stata sufficientemente ben chiarita, a meno che non abbia ben compreso io - la questione della valutazione d'impatto ambientale, obbligatoria per queste tipologie di opere - come, del resto, per tutte le opere pubbliche - che, stando alle notizie ricevute anche dalla stampa, non sarebbe ancora pervenuta o comunque regolarizzata come si dovrebbe.
Comunque, fa piacere che si sia allertati e si proceda con grande circospezione. Speriamo e auspichiamo davvero tutti che non debbano intervenire problemi insormontabili, come del resto, in qualche modo, è stato anche ipotizzato, quando, da parte del sottosegretario, si è detto che in relazione a certi andamenti si possono anche introdurre modifiche progettuali.

(Iniziative volte ad evitare la chiusura degli stabilimenti di Lenna e di Presezzo (Bergamo) della Fonderia Valbrem spa - n. 3-01299)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Stucchi Pag. 10n. 3-01299, concernente iniziative volte ad evitare la chiusura degli stabilimenti di Lenna e di Presezzo (Bergamo) della Fonderia Valbrem spa (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, onorevole Stucchi, la difficile situazione aziendale della Valbrem Spa, azienda specializzata nella produzione di cerchi in lega di proprietà della multinazionale svizzera Ronal, è da ricondurre essenzialmente alla crisi che ha colpito il settore dei veicoli industriali, alla difficoltà di avviare un processo di ristrutturazione negli stabilimenti di Lenna e Presezzo, in provincia di Bergamo, e alla concorrenza esercitata in tale settore dai mercati asiatici, con una conseguente riduzione, fino al 35 per cento, degli ordinativi da parte dei principali clienti.
Per tali ragioni, nell'ottobre 2010, il gruppo Ronal ha manifestato l'intento di chiudere gli stabilimenti bergamaschi di Lenna e Presezzo. Ne sono scaturiti diversi incontri in sede sindacale diretti ad individuare ogni possibile soluzione idonea a fronteggiare la grave situazione aziendale sotto il profilo produttivo ed occupazionale.
In particolare, lo scorso 27 dicembre è stato sottoscritto presso la sede di Confindustria di Bergamo un accordo tra le parti sociali che prevede, con riferimento ai 113 dipendenti in forza a quella data: la proroga del periodo di cassa integrazione guadagni in deroga fino al 26 marzo 2011; il ricorso al trattamento straordinario di integrazione salariale per cessazione di attività a decorrere dal 27 marzo 2011; la mobilità incentivata fino al marzo 2012; la nomina di un advisor al fine di verificare le possibilità di reindustrializzazione e di ricollocazione; la possibilità di attivare corsi di formazione finanziati di concerto con le strutture degli enti pubblici sul territorio e sulla base delle disponibilità dei relativi fondi pubblici.
Il gruppo si è inoltre impegnato a verificare la possibilità di una ricollocazione dei lavoratori sulla base delle esigenze organizzative e produttive dei singoli stabilimenti, nonché della disponibilità di ogni singolo lavoratore interessato al trasferimento all'estero. In conclusione, sono in grado di informare che, ad oggi, le parti sociali non hanno avanzato presso i competenti uffici del Ministero del lavoro e delle politiche sociali alcuna richiesta di incontro per l'esame della situazione occupazionale né è pervenuta altra segnalazione al riguardo.
Posso comunque assicurare la massima attenzione del Governo in ordine alla vicenda richiamata da lei, onorevole Stucchi, nonché garantire la più ampia disponibilità ad aprire, qualora richiesto, un tavolo di confronto con tutte le parti istituzionalmente coinvolte, al fine di individuare le soluzioni più idonee a tutelare la posizione dei lavoratori e delle loro famiglie.

PRESIDENTE. L'onorevole Consiglio, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la puntuale risposta alla nostra richiesta di aiuto, perché di questo si tratta. Abbiamo avuto in questi mesi un impoverimento delle nostre vallate, Val Seriana e Val Brembana, legate al tessile, sicuramente legate ad una produzione che per qualità, specificità e capacità produttiva costituisce un vanto di questa provincia.
Oggi risulta che alla fonderia Valbrem stiano smontando i macchinari e li stiano trasferendo a Venezia per la produzione di 30 mila pezzi, 30 mila ruote. Di queste ruote verrà fatta soltanto la finitura nello stabilimento della Valbrem, che poi sarà destinato alla chiusura.
Credo sia giunto il momento di fare una seria riflessione sull'atteggiamento di queste multinazionali che, in momenti di «grassa», vengono sul nostro territorio, fanno incetta di alcune aziende e poi non hanno la capacità, anche per quello che ha detto il sottosegretario sotto l'aspetto economico e della diminuzione delle richieste, Pag. 11di avere un atteggiamento positivo nei confronti degli operai.
È giusta la previsione dello strumento degli ammortizzatori sociali, ma la popolazione bergamasca è abituata ad avere un lavoro. Signor sottosegretario, mi fa piacere sentire dalle sue parole la disponibilità del Governo di istituire un tavolo di concertazione insieme all'azienda e a tutte le parti sociali per far sì che vi sia la possibilità di ricollocare seriamente questi dipendenti che, ripeto, sono 117 e non sono assolutamente pochi per una realtà come quella della Val Brembana.
La cessazione dell'attività della Valbrem Spa colpirebbe duramente la comunità della Val Brembana, in particolare l'alta Valle, che è già seriamente in difficoltà ed impoverita nel tessuto produttivo.
Le attività economiche delle aree vallari bergamasche vanno difese e sostenute, anche perché sono state in grado di dare un contributo economico importante allo Stato italiano, per cui sarebbe il caso di avere un occhio di riguardo per quanto concerne proprio la questione occupazionale.
Signor sottosegretario, la ringrazio e monitorerò insieme a lei questa situazione.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16 con il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative in materia di concessione degli alloggi di servizio del Ministero della difesa.

La seduta, sospesa alle 11,50 è ripresa alle 16,10.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Caparini, Jannone, Mura e Palumbo sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

In ricordo dei quattro bambini rom deceduti in un campo nomadi di Roma.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea ed i membri del Governo). Onorevoli colleghi, alcuni deputati hanno chiesto di ricordare in quest'Aula i quattro bambini rom che hanno perso la vita in un campo, qui a Roma, al numero civico 803 di Via Appia Nuova. Mi piace ricordarli per nome: Raul, Patrizia, Fernando e Sabatino. Si tratta di quattro bambini, quattro bambini come i nostri figli, quattro bambini che sono morti in una storia di ordinario degrado, all'interno di un campo più volte rimosso, ma dove poi sono tornati, per la incapacità nostra, «nostra» di uomini e di cittadini, senza distinzione di forze politiche, l'incapacità di trovare il luogo e anche lo spirito dell'accoglienza.
Si tratta di quattro bambini rom, un'etnia difficile da accogliere a causa dei suoi usi, i suoi costumi, che a volte si integrano a fatica, sebbene abbiamo degli esempi luminosi di integrazione riuscita anche qui in Italia, il che mostra che le cose si possono fare. Si tratta di quattro bambini di un'etnia che ha sofferto drammaticamente, insieme con gli ebrei, nel tempo dell'olocausto e questo dovrebbe impegnare la nostra coscienza ad un'ulteriore attenzione, ad un'ulteriore capacità di accoglienza e ad un'ulteriore fraternità.
Credo che tutti siamo uniti nella convinzione che storie di ordinario degrado come questa non debbano più accadere e che l'impegno della politica sia di fare in modo che non accadano più e che ogni essere umano, in questo nostro Paese, possa essere riconosciuto, accolto ed avere la possibilità di uno sviluppo integrale della propria persona umana, così come chiede la nostra Costituzione.
In segno di lutto, invito tutti ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio).

Pag. 12

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo per ringraziarla della sua sensibilità per aver voluto ricordare queste creature, questi bambini di 4, 5, 8 e 11 anni, che sono periti nel rogo di Via Appia Nuova. Rispetto a tale tragedia le sue espressioni sono davvero assolutamente condivisibili: siamo, ma soprattutto dobbiamo sentirci, tutti ugualmente responsabili di queste vittime innocenti delle nostre paure e della nostra indifferenza.
Non è proprio il caso di discutere oggi, il giorno della tristezza e del dolore. Domani la città di Roma osserverà una giornata di lutto cittadino per ricordare queste quattro povere vittime. È quindi lontano ogni intento polemico. Questa mattina, però, insieme alla collega De Torre ho partecipato ad una conferenza stampa convocata dalla Federazione Romanì, ove è emerso un dato che deve servire alla nostra riflessione, insieme all'assunzione di responsabilità.
In quella sede è stato detto e dichiarato autorevolmente che, mentre da anni si discute del piano nomadi - espressione tra l'altro sbagliata, perché ormai molti di questi nomadi non sono più tali, ma sono residenti e stanziali e molti bambini frequentano le stesse nostre scuole -, sono stati spesi negli ultimi anni 20 milioni di euro, che anziché andare a risanare questi campi e a creare strutture abitative e ricettive, sono stati spesi soltanto per le telecamere e la vigilanza.
Ecco perché ho parlato e parlo di vittime delle nostre paure e della nostra indifferenza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

MARIA LETIZIA DE TORRE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Signor Presidente, la ringrazio per aver accolto l'invito a tenere questo momento di silenzio. Credo che debba essere un momento in cui riflettere anche nella nostra veste di parlamentari, nel nostro ruolo davanti alla popolazione rom. Penso che il nostro compito, dopo quello di essere accanto ai genitori e a tutta la comunità rom e sinta di Roma, sia quello di saper essere dei decisori politici che invertono quello che sta accadendo, soprattutto in Italia, ma anche altrove purtroppo, nei rapporti tra la popolazione non rom e la popolazione rom.
Credo che il nostro compito sia quello di mettere in atto delle politiche nuove sulla base di una conoscenza profonda, non sulla base dell'emotività. Credo che sia importante aprire la nostra mente di politici alla curiosità di capire chi è questa popolazione, a conoscere i loro valori, il loro grande senso della famiglia, il loro amore per la musica, per la natura, per i rapporti e per le relazioni con tutti.
Quindi il mio è un invito affinché questo nostro Parlamento possa, da oggi in poi, per la responsabilità profonda che ci siamo presi con questo minuto di silenzio, fare qualche atto concreto, qualche atto legislativo che permetta a questa popolazione di uscire dall'isolamento in cui vive, che permetta di non chiamare più loro nomadi, ma rom e sinti, di dare loro piena dignità dentro le nostre città con la loro cultura e di essere con noi partecipi e costruttori della nostra nazione italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ALESSANDRA MUSSOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, intervengo per commemorare questi bambini che sono una parte di noi. Quando i bambini vivono sul territorio italiano sono, al di là del permesso di soggiorno e che siano comunitari o extracomunitari, nostri figli. Quindi sono state molto importanti la commemorazione e l'apertura di questa seduta con il suo Pag. 13pensiero rivolto proprio a questa tragedia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), una tragedia che purtroppo non è la prima e ci auguriamo tutti che sia realmente l'ultima, perché sono sempre i più deboli a pagare le conseguenze dell'illegalità e dell'illiceità.
Mi hanno detto - qui certamente non si vuole fare una polemica, ma si vuole ragionare perché occorre il contributo di tutti - che hanno rifiutato l'assistenza che era stata offerta loro; d'altronde c'è una certa resistenza in queste etnie a vivere in un certo contesto, quindi con abitazioni, cosa che invece non avviene in Romania. Siamo stati, con molte colleghe, in una missione e lì è vietato l'accampamento abusivo.
Quindi, tutti insieme dobbiamo ragionare, dobbiamo collaborare per far sì che tragedie come questa non possano e non debbano più avvenire, perché siamo nel 2011 e i bambini più piccoli hanno il diritto a vivere, ad andare a scuola, ad un'istruzione, a vivere come gli altri simili, come i loro coetanei e non a delinquere o a morire per una stufa che non funziona (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, anche noi vogliamo ringraziarla per aver voluto questo minuto di silenzio e questo ricordo per queste quattro giovani vittime. I bambini - come tutte le morti - non hanno nazionalità, ma non possiamo nasconderci dietro a un dito e fare finta che non esista nel nostro Paese un atteggiamento troppe volte contrario, astioso nei confronti di determinate situazioni.
È proprio in questo senso che il Consiglio d'Europa, nell'ultimo anno, ha emanato due risoluzioni per richiamare i Governi europei ad un'attenzione ed un'azione diversa nei confronti di queste parti di società e di mondo che hanno nazionalità differenti dal luogo in cui risiedono.
Credo e spero che questo minuto di raccoglimento e questa riflessione che ci accomuna - tutti gli interventi che mi hanno preceduto, allo stesso modo, chiedono di fare qualcosa di più - possano veramente impegnare la politica e il Parlamento ad andare oltre, a mio avviso, l'eccessiva intolleranza e l'eccessivo egoismo nei confronti di determinate situazioni. Il mondo è globalizzato, il Paese non è più circoscritto e circondato da fili spinati o da confini, ma è aperto e deve essere aperto a tutto, in modo particolare a situazioni come questa.
Ritengo, perciò, che tale brevissimo momento di riflessione in quest'Aula potrà e dovrà essere migliorativo di tutto il nostro impegno politico (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, anche il gruppo della Lega Nord Padania si unisce al ricordo e, in qualche modo, al dolore per questo episodio che ci colpisce e per questi bambini, che potrebbero essere i nostri bambini.
Per tale motivo la ringraziamo, signor Presidente, però, in questo coro comune di esortazione ad una maggiore attenzione e ad una maggiore presenza dal punto di vista caritatevole e umano, dobbiamo anche tenere presente la tutela della legalità. Se da una parte occorrono più assistenti sociali e possono occorrere più risorse, dall'altra, in qualche modo, occorre un intervento anche dei carabinieri, perché i diritti dei bambini devono essere sostenuti talvolta anche con forza. Non si può essere tolleranti con l'intolleranza, non si può tollerare che i minori siano obbligati all'accattonaggio, non si può tollerare che i bambini siano drogati nelle strade e non si può tollerare che i bambini non abbiano il diritto di andare a scuola.
Su tali aspetti, signor Presidente, credo che occorra una forza morale e anche coercitiva e il Governo - voglio ricordarlo Pag. 14-, nel momento in cui è intervenuto, con provvedimenti quali quello dell'identificazione dei minori, non voleva prevaricare in qualche modo sui diritti, ma ricordare proprio che anche i bambini hanno il diritto a quella serie di tutele che questo Stato deve garantire.
Perciò credo, signor Presidente, che, di fronte alla comune solidarietà, debba essere ribadita la necessità di una linea di fermezza, come chiede anche un documento approvato dalle associazioni rom, che prevedeva l'identificazione e il superamento di tali accampamenti abusivi e senza norme. Incitando o promuovendo il rispetto della legalità non si compie un intervento repressivo, ma si agisce a tutela dei legittimi diritti dei bambini rom (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PINO PISICCHIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, anche a nome del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia desidero consegnare a lei e a quest'Aula la nostra condivisione piena e il nostro apprezzamento per le sue parole nel ricordare questi bambini. Ci sarebbe bastato il suo ricordo, signor Presidente, tuttavia colgo l'occasione per consegnare anche una brevissima riflessione.
Lei, signor Presidente, sa benissimo che cosa significa l'espressione «parola consumata»; le parole si consumano, sono deprivate di senso, sono prive della forza e del vigore iniziale quando vengono ripetute inutilmente. Ebbene, noi abbiamo ripetuto inutilmente troppe volte tali parole in quest'Aula e abbiamo assistito troppe volte ad episodi di questo genere per poter continuare a rappresentare tralatiziamente, solo con parole, la nostra solidarietà. Dobbiamo fare di più. Cosa significa?
Forse dobbiamo rivedere il nostro modello di integrazione in questo Paese, di integrazione con l'altro. In realtà, non abbiamo riflettuto su un modello di integrazione, ma abbiamo affidato all'istintualità, al buon cuore o comunque alla totale mancanza di un disegno complessivo il rapporto con l'altro, con chi non è cittadino italiano e non è della nostra etnia.
Concludo: vorrei che occasioni come questa ci consegnassero anche questa grande necessità, ossia quella di rivedere il nostro modello e di rivedere il nostro rapporto, per far sì che in una stagione di civiltà globalizzata - come è stato ricordato - non si debba più assistere ad episodi come questo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza per l'Italia).

GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, a nome del gruppo di Futuro e Libertà desidero ringraziarla per questa iniziativa che ha voluto assumere. Questo minuto di silenzio è per noi assai significativo. Non è il momento della politica, è il momento della solidarietà, è il momento della riflessione: quattro angeli ci guardano dal cielo e noi, come Parlamento italiano, abbiamo espresso tutta la nostra sofferenza per quanto è successo.
La ringrazio, signor Presidente, per avermi dato modo di esprimere a nome del mio gruppo i nostri sentimenti (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

Seguito della discussione delle mozioni Bosi ed altri n. 1-00488, Di Biagio ed altri n. 1-00451, Villecco Calipari ed altri n. 1-00541, Di Stanislao ed altri n. 1-00543, Cicu ed altri n. 1-00551, Porfidia ed altri n. 1-00553, Lo Monte ed altri n. 1-00554 e Tabacci ed altri n. 1-00558 concernenti iniziative in materia di concessione degli alloggi di servizio del Ministero della difesa (ore 16,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Bosi ed altri n. 1-00488 (Nuova Pag. 15formulazione), Di Biagio ed altri n. 1-00451 (Nuova Formulazione), Villecco Calipari ed altri n. 1-00541, Di Stanislao ed altri n. 1-00543, Cicu ed altri n. 1-00551, Porfidia ed altri n. 1-00553, Lo Monte ed altri n. 1-00554 e Tabacci ed altri n. 1-00558, concernenti iniziative in materia di concessione degli alloggi di servizio del Ministero della difesa (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta del 31 gennaio 2011, è stata presentata la mozione Tabacci ed altri n. 1-00558, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.
Avverto altresì che in data odierna è stata presentata la mozione Bosi, De Angelis, Villecco Calipari, Gidoni, Di Biagio, Di Stanislao, Porfidia, Pisicchio, Lo Monte ed altri n. 1-00559, il cui testo è in distribuzione e contestualmente sono state ritirate dai presentatori tutte le corrispondenti mozioni (Vedi l'allegato A - Mozioni).

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulla mozione Bosi, De Angelis, Villecco Calipari, Gidoni, Di Biagio, Di Stanislao, Porfidia, Pisicchio, Lo Monte ed altri n. 1-00559.

GIUSEPPE COSSIGA, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il Governo ringrazia tutti i gruppi per l'ottimo lavoro fatto e annuncia il parere favorevole sul testo unitario.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,31).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,32).

RICCARDO MIGLIORI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente, scusandomi con l'Assemblea perché non lo faccio al termine della seduta, ma capirete il motivo di urgenza.
Vorrei chiedere, attraverso i buoni uffici della Presidenza, al Governo e, segnatamente, al Ministro degli affari esteri, di rendere il prima possibile una comunicazione in Aula sul rapimento avvenuto tre giorni fa, nel sud dell'Algeria, di Maria Sandra Mariani. Si tratta di un'imprenditrice toscana del comune di San Casciano Val di Pesa, che si trovava nel deserto algerino per fini di beneficenza e per svolgere attività di sostegno nei confronti di alcune popolazioni abitanti in quel territorio.
Una comunità intera, quella di San Casciano Val di Pesa, si trova attonita ed indifesa rispetto alle terribili notizie che provengono dall'Algeria. Vi è la necessità che anche il Parlamento, in modo ufficiale, sia messo al corrente rispetto a ciò che il Governo, tramite l'Unità di crisi, sta facendo. Tuttavia, nei confronti di questa situazione, vi è bisogno anche di un momento, oserei dire, ufficiale e solenne di impegno da parte del Ministero e del Governo. Tale impegno certamente vi è, ma è bene che emerga con chiarezza, anche per limitare i danni morali e la situazione di vera e propria disperazione che riguarda quella famiglia e quella comunità.
Per questo motivo, mi sono permesso, signor Presidente, di svolgere questo intervento adesso e non alla fine dei nostri lavori: perché ritengo che ciò sia indispensabile nei modi che il signor Ministro e il Pag. 16Governo riterranno opportuni, ma nei tempi urgenti che la situazione richiede.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Migliori, naturalmente, provvederemo a sottoporre al Governo la sua richiesta.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,55.

La seduta, sospesa alle 16,35, è ripresa alle 17.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Ricordo che è stata presentata la mozione Bosi, De Angelis, Villecco Calipari, Gidoni, Di Biagio, Di Stanislao, Porfidia, Pisicchio, Lo Monte ed altri n. 1-00559 e che tutte le mozioni all'ordine del giorno sono state ritirate dai presentatori.
Ricordo, altresì, che il rappresentante del Governo ha espresso parere favorevole su tale mozione.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, nella nostra Costituzione vi è un principio fondamentale, che parte dall'articolo 2, ma ne innerva tutto l'impianto, il quale impone al potere pubblico un dovere di solidarietà nei confronti dei cittadini che, per ragioni economiche, sociali, di salute o di condizioni personali, non riescono a vivere con la pienezza e con la profondità degli altri la propria cittadinanza.
Si tratta di un principio altissimo, che definisce la cifra nuova della nostra democrazia repubblicana, segnando la differenza tra il concetto di democrazia formale e quello di democrazia attraversata dall'istanza di solidarietà.
Signor Presidente, mi rendo conto che i riferimenti alla Costituzione possono essere noti, però c'è, come dire, un'ovazione di fondo e di consenso che pregherei di...

PRESIDENTE. Ha ragione onorevole Pisicchio. Invito i colleghi a prendere posto e ad interrompere i capannelli e le discussioni private, in modo da consentire l'ordinato svolgimento dei lavori. Prego, onorevole Pisicchio.

PINO PISICCHIO. La ringrazio, signor Presidente, sarò comunque molto breve. Entro questo perimetro importante, che segna la straordinaria novità della nostra Costituzione e che, purtroppo, appare spesso trascurato da una legislazione disattenta, si colloca la questione degli alloggi di proprietà del Ministero della difesa, detenuti da persone che, per qualche ragione, massimamente perché pensionati o perché in condizioni di disagio sociale ed economico, scivolano nella categoria dei cosiddetti sine titulo.
La questione è nota: delle circa 18 mila e 500 abitazioni che rappresentano il patrimonio immobiliare del Ministero della difesa, circa 5 mila sono riconosciute ad utenti sine titulo, tra cui rientra il personale militare in quiescenza, che corrisponde un canone - né negoziato, né negoziabile - tra i 400 e i 1.200 euro al mese. Questi canoni costruiscono un ammontare di 35 milioni di euro in entrata per il Ministero della difesa.
Con la legge finanziaria per il 2008, al Ministro della difesa è stata attribuita la facoltà di predisporre, con criteri di semplificazione, di razionalizzazione e di contenimento della spesa, un programma pluriennale per la costruzione, l'acquisto e la ristrutturazione di alloggi di servizio.
Quel precetto venne recepito dal decreto legislativo n. 66 del 2010, il quale riconobbe il diritto di continuazione nella locazione agli utenti che non possono sostenere l'acquisto, assicurando la permanenza negli alloggi alle categorie disagiate. Pag. 17
Accade, però, che con nuove norme - il decreto ministeriale n. 112 del 2010 e il decreto-legge n. 78 del 2010, che regolano il programma pluriennale di acquisto degli immobili - venivano introdotti princìpi contraddittori rispetto alle ragioni della tutela dei più deboli, sancite dalle norme precedenti.
Diventa dunque necessario, a fronte di questo nuovo quadro normativo, introdurre elementi di riequilibrio a favore degli inquilini penalizzati.
Pertanto, consideriamo positiva la convergenza raggiunta tra le forze politiche intorno ad una mozione che accetta di farsi carico delle ragioni della solidarietà nei confronti di utenti con reddito familiare inferiore e dei cosiddetti sine titulo che versano in condizioni di difficoltà.
Accettiamo volentieri la mozione unitaria - cui abbiamo apportato anche la nostra firma, a nome di Alleanza per l'Italia - auspicando che il Governo accetti, a sua volta, di sostenere adeguatamente le posizioni dei pensionati servitori della patria, i quali non meritano certamente di essere dimenticati dallo Stato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà.

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in primo luogo, noi del gruppo Iniziativa Responsabile vogliamo ringraziare il Governo per avere dato rilievo alla nostra posizione in merito alla questione in oggetto espressa nella nostra precedente mozione, e soprattutto per aver ricercato una mozione concordata e unitaria. I dati di partenza su cui ci stiamo confrontando sono ormai ben noti e li ricordo in sintesi: lo Stato, l'amministrazione della difesa ha un patrimonio immobiliare abitativo che ammonta a circa 18 mila e 500 alloggi appartenenti alle diverse Forze armate e collocati su tutto il territorio nazionale. Circa 5 mila alloggi sono utilizzati da utenti cosiddetti sine titulo, ovvero da personale in quiescenza che corrisponde un canone fissato in forma variabile così come definito dall'amministrazione della difesa che da tali canoni raccoglie circa 35 milioni di euro all'anno. La legge finanziaria per il 2008, la legge n. 244 del 24 dicembre 2007, ha stabilito che il Ministero della difesa predisponga un programma per la costruzione, l'acquisto e la ristrutturazione di alloggi di servizio, anche attraverso la vendita di quelli non più utili alle esigenze delle Forze armate. Vogliamo ribadire alcuni concetti che ci stanno a cuore e che sono fondamentali; comprendiamo le ragioni di questo sforzo di razionalizzazione delle spese, di rientro di capitali messo in atto dal Ministero della difesa e ci rendiamo anche conto che la situazione degli alloggi in questione è oggi non proprio sotto controllo, per esempio non è sempre chiaro chi alloggia, con quale titolo e se taluni livelli di canone siano davvero goduti da persone che ne abbiano titolo e bisogno. Crediamo, altresì, sia chiaro a tutti che la situazione è molto delicata in quanto si va a toccare un aspetto fondamentale della vita delle persone. L'abitazione è il luogo presso il quale un uomo, una donna, una famiglia costruisce i propri affetti, le relazioni sociali, economiche e culturali, si sta quindi discutendo della vita delle persone, dei loro momenti più intimi e quindi della casa. È per questo motivo che bisogna fare chiarezza su chi ha effettivamente bisogno di essere aiutato e chi invece utilizza beni statali anche non versando in difficoltà economiche. Ecco perché a noi del gruppo Iniziativa Responsabile va bene che continui ad occupare degli alloggi a canone agevolato solo chi versi in difficili situazioni economiche, ovvero famiglie con componenti familiari portatori di handicap. Ecco perché è stato un segnale di grande apertura del Governo arrivare a confermare come reddito quello determinato dal decreto ministeriale ossia quarantamila euro all'anno. Così come ci sembra giusto che i canoni vengano aggiornati per quelle famiglie che non versano nelle suddette difficoltà economiche. Logico ci sembra, inoltre, che siano rilasciati gli immobili da coloro che li detengono Pag. 18sine titulo per soddisfare il fabbisogno e le legittime richieste alle quali la Difesa deve fare fronte. In ogni caso, nella mozione è previsto il recupero degli alloggi solo nelle aree dove sussistono esigenze impellenti; per questo motivo, lo ripeto, noi di Iniziativa Responsabile non abbiamo accettato, con la nostra precedente mozione, la soglia di 19 mila euro che sottolinea una riduzione maggiore del 50 per cento precedentemente proposta ed ora rientrata, sarebbe stato un taglio troppo forte che non accetta repliche. Bene ha fatto dunque il Governo a rivedere quella posizione trovando così il nostro assenso alla mozione. In ogni caso, e mi avvio alla conclusione, crediamo giusto che ogni provvedimento conseguente sia da applicarsi senza compromettere in modo grave la situazione economica delle persone e delle famiglie anche in ragione del loro servizio svolto verso le istituzioni e prendendo in considerazione, qualora vi siano, situazioni di forte criticità come nel caso di persone invalide, anziani in età non più lavorativa, e così via. Ecco perché il gruppo Iniziativa Responsabile esprimerà un voto favorevole su questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Iniziativa Responsabile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, Governo, colleghi, l'Italia dei Valori nel presentare la propria mozione sugli alloggi della difesa ha posto in essere una questione politica e si è fatta carico di un problema umano e sociale. Il tema politico evidentemente è riferito ai ritardi e alle zone d'ombra relative alla utilizzazione degli alloggi di proprietà della Difesa e ad una ritardata e rinunciataria pianificazione dell'utilizzo degli alloggi in relazione soprattutto all'enorme patrimonio disponibile.
Si tratta di un quadro che abbiamo chiaramente ed esaustivamente evidenziato con numeri, cifre e fatti nella nostra mozione e durante la discussione sulle linee generali, con l'obiettivo di portare in superficie la carenza di una politica degli alloggi da parte del Ministero della difesa.
In assenza di un progetto e di una programmazione politica finora si è badato esclusivamente al risultato, si è badato a fare cassa, ovvero a fare un risultato economico-finanziario a tutto danno di migliaia di famiglie. Con questo argomento si introduce il secondo tema: si tratta, nella sostanza e nei fatti, di un'emergenza sociale, un'emergenza e un'urgenza sociale di cui si doveva fare carico il Governo attraverso il Ministero della difesa, ma così non è stato.
Allora la nostra mozione ha voluto cogliere il dato dell'assenza di una politica pianificatoria nonché il dato dell'assenza di una risposta alle famiglie che fosse dignitosa e contenesse una cifra socialmente significativa di un eventuale e auspicabile impegno tanto del Governo, quanto del Ministro e della maggioranza.
La nostra mozione è stata scevra da tentazioni propagandistiche, facendo riferimento esclusivamente ai fatti, agli atti e ai comportamenti sin qui determinatisi e ai guasti in gran parte causati da questo Governo. Abbiamo posto temi seri, urgenti e non più rinviabili. Ci siamo fatti carico anche di indicare percorsi, tempi e modi di risoluzione dei problemi che hanno voci, volti, umanità verso le quali bisogna prendere impegni senza più fare promesse che rischiano di essere disattese e cominciare, invece, a dare risposte concrete a partire dal Governo, perché non si può più tergiversare sulla pelle delle persone.
Abbiamo messo e portato in superficie la situazione in cui versano gli utenti degli alloggi dell'amministrazione della Difesa che è drammatica - lo ricordo a tutti quanti noi - e richiede interventi immediati e concreti.
Tra l'altro, abbiamo rimarcato l'urgenza della presentazione del regolamento e di misure concrete che prevedano la vendita di tutti gli immobili situati al di fuori delle infrastrutture militari e non più utili alle esigenze della difesa. Abbiamo affrontato la questione dell'entrata in vigore dei nuovi canoni di mercato; abbiamo Pag. 19recepito e sostenuto le perplessità e le preoccupazioni delle famiglie sulle modalità di applicazione dei canoni previsti dall'articolo 6, comma 21-quater del decreto-legge n. 78 del 2010.
Abbiamo cercato di trovare una soluzione in particolar modo per quanto riguarda la decorrenza dell'applicazione, la sostenibilità dei canoni di mercato, le esenzioni, l'introduzione di clausole di quoziente familiare e le interpretazioni autentiche inerenti al decreto sulle alienazioni, limiti di reddito e caparra per usufrutto.
È comprensibile e ragionevole considerare che un canone totalmente nuovo sia comunicato alla controparte dal proprietario, almeno dal momento in cui avvenga la notifica per raccomandata e che quindi entri in vigore all'atto dell'avvenuta conoscenza dell'importo del nuovo canone.
In merito alla situazione in cui versano i conduttori degli alloggi definiti sine titulo e l'assurdo avvio di richieste di sfratti a fronte di circa quattromila alloggi vuoti, abbiamo ribadito la necessità di garantire la permanenza negli alloggi dei conduttori con basso reddito non sulla base di un limite temporale prefissato, ma in relazione al permanere del reddito familiare al di sotto della soglia determinata annualmente con decreto ministeriale, includendo - questo è importante - anche le famiglie con portatori di handicap.
Noi dell'Italia dei Valori abbiamo svolto un ruolo importante che è andato al cuore del problema, chiamando a responsabilità Governo e maggioranza. Abbiamo fatto un buon lavoro, soprattutto utile. Personalmente ho profuso il mio impegno, lanciando il cuore e la ragione oltre gli ostacoli e gli impedimenti, più o meno oggettivi, paventati dal Governo e dalla maggioranza. L'Italia dei Valori e chi vi parla si sentono tranquilli: abbiamo impedito che si facesse qualcosa contro qualcuno e ci siamo riusciti.
Importanti e sostanziali argomenti sono stati accolti tanto che ora siamo riusciti a produrre una mozione non più contro qualcuno ma per qualcuno e a beneficio di molti. La mozione che ne è scaturita è una volontà che va intesa nel rispetto di persone e di famiglie che altrimenti, senza di noi, sarebbero rimaste senza voce e senza volto. Per il loro bene e per la loro e la nostra dignità ritrovata siamo disposti anche ad ingoiare amaramente una premessa che in alcune parti sa di «autoincensamento», ma tant'è! A noi interessano le famiglie, vorrà dire che avremo tempo di migliorarla ulteriormente e definitivamente quando saremo chiamati, tra breve, a responsabilità di Governo.
Pertanto, la mozione unitaria ha avuto il compito di rispondere concretamente alle urgenze e finalmente possiamo dire che, grazie al nostro contributo, oggi ci sono più luci e meno ombre. Certo non potremo dire con questo provvedimento che «vissero tutti felici e contenti», ma qualcosa di buono abbiamo fatto e niente non è. Credo che abbiamo ribadito una volontà, che è comune a molte famiglie. Penso che questo sia il percorso da fare, e oggi abbiamo messo una pietra miliare per dare concretamente una risposta che da tempo migliaia di famiglie attendevano (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi, assecondando quelli che erano i nostri migliori auspici, siamo approdati quest'oggi ad un testo unitario di una mozione su una questione complessa e a tratti contraddittoria. Non possiamo certamente non riconoscere in questo sforzo politico, amministrativo e sociale la volontà del sottosegretario Crosetto, con delega in materia, che sembrerebbe aver voltato pagina rispetto alla questione lacunosa da parte del Dicastero. Per questo ringrazio il sottosegretario, per essersi mostrato aperto a quelle che erano ipotesi di approfondimento doverose e che sono state accolte in questo atto.
Ma torniamo un attimo al testo della mozione. È da salutare positivamente il Pag. 20tono molto più ammorbidito e aperto da parte dell'amministrazione. Un tono che abbandona - e ciò era doveroso - la lettura demagogica della vicenda in chiave di lotta di classe intra-Difesa, vale a dire sfrattare i vecchi militari per dare gli alloggi ai poveri giovani militari senza tetto.
Oggi abbiamo la conferma che non era proprio così! È da accogliere con favore la strategia del Ministero, che mi auguro si concretizzi più nel medio che nel lungo periodo, tendente a recuperare il patrimonio non utilizzato. È proprio questo il punto, ossia che esiste una sacca di immobili vuoti e decadenti che potrebbero essere utilizzati con nuove assegnazioni, senza andare a scalfire il diritto di centinaia di pensionati attualmente conduttori. Ovviamente faccio riferimento ai conduttori cosiddetti sine titulo, che non rientrano nella categoria, a mio parere, più volte tutelata dalle citate mozioni. Si tratta di cittadini che, a mio parere, non possono essere però il capro espiatorio di una politica un po' ballerina di riorganizzazione del patrimonio immobiliare.
Quindi, su questo punto bisogna stare bene attenti. Sarebbe a tal riguardo interessante capire a quanto ammontano esattamente gli alloggi vuoti, anche al fine di avere una panoramica completa sul progetto. Sarebbe anche il caso di comprendere le dinamiche di attuazione di uno specifico piano di costruzione di nuovi alloggi per far fronte al nuovo fabbisogno alloggiativo. Su questi due aspetti bisogna puntare, non certamente all'inderogabile urgenza di rilascio degli immobili da parte di queste categorie di conduttori. Ma sono certo che l'esclusione del recupero degli alloggi in quelle aree dove non vi sono impellenti esigenze o dove non ci sono altre soluzioni percorribili voglia dire proprio questo. Mi auguro sia così anche perché il Governo sta esprimendo un impegno che non può ancora essere disatteso.
Vorrei condividere un'altra riflessione: non credo sia proprio corretto dire che molti giovani militari, non potendo usufruire di alloggi, sono costretti a pagare canoni allineati alle quotazioni reali del mercato.
Infatti, mi risulta che a questo personale venga fornita un'indennità di alloggio pari a 516 euro mensili per la durata di un triennio. Non voglio sindacare quanto dovuto ai nostri militari, che sono risorse e forze da tutelare.
Con il nostro gruppo abbiamo sempre operato in questa direzione, ma ritengo piuttosto che questo genere di affermazioni rischi di evocare lo spettro citato della lotta tra poveri, che apparteneva alle posizioni del Dicastero della prima ora. Una posizione che, dati gli impegni, dovrebbe essere finalmente superata. Ad ogni modo, voglio ringraziare ancora i colleghi firmatari della mozione che hanno dimostrato una sensibilità e un pragmatismo privo di demagogia e di questo tempi ce n'è realmente bisogno.
Per tali ragioni, pur non trascurando le riflessioni testè enunciate che avrei il piacere di approfondire nelle sedi opportune, preannunzio il voto favorevole del gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, quando, insieme ai colleghi del gruppo dell'Unione di Centro ho presentato questa mozione, volevo che si svolgesse nell'Aula della Camera dei deputati una riflessione su un tema sicuramente importante e delicato, che riguarda il personale della Difesa e anche questioni importanti di principio.
Nell'Aula della Camera, francamente in un clima non propizio a discutere di problemi complessi (perlomeno in questo momento), si è addivenuti ad un'intesa che, ben volentieri, mi vede come primo sottoscrittore della mozione in esame. Si tratta di un'intesa che cerca di coniugare aspetti di efficienza e di risposta a problemi Pag. 21fondamentali per i militari in servizio che svolgono incarichi delicati ed importanti, rispetto ad altre situazioni, che residuano dal passato, ma che non possono essere risolte con un colpo di spugna.
Insomma, si è addivenuti ad una soluzione che mentre da una parte consente al Ministero della difesa di recuperare più risorse e anche più alloggi per le necessità del servizio (le risorse sono anche aumentate e destinate alla costruzione di nuovi alloggi nelle zone dove si traslocano reparti militari), dall'altra si ha riguardo nei confronti dei servitori dello Stato, che hanno mantenuto tali alloggi, che saranno chiamati a contribuire in relazione alla loro parte di reddito, ma senza quelle asperità che, in una prima formulazione e in un primo testo, si erano viste.
Credo che si debba senz'altro - e lo faccio ben volentieri - un ringraziamento ai rappresentanti del Governo che hanno seguito questa complessa materia, ai sottosegretari che si sono avvicendati (Crosetto e Cossiga) e anche alle forze politiche e ai gruppi parlamentari che hanno accettato di addivenire ad una formulazione comune che dà sicuramente più forza e più certezze per la gestione di una materia tanto complessa e travagliata.
Forse è sicuramente un bell'episodio per la Camera. Spero che l'azione del Governo, riguardo a questa mozione, sia altrettanto puntuale e rispondente allo spirito che ci ha animato tutti come membri di questo Parlamento.
Voglio anche ringraziare i colleghi della maggioranza e, in particolare, il collega Cicu che ha accettato di addivenire a una formulazione comune e anche un po' diversa da quanto previsto inizialmente. Di questo, credo, ne sarà riconoscente tutto il personale del Ministero della difesa ma anche coloro i quali, nel tempo, negli anni, hanno servito lo Stato e che hanno, con questa soluzione, delle ragionevoli speranze di una forma di tutela che non è assistenzialismo ma rispetto delle loro legittime aspettative (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, dico subito che non impiegherò i dieci minuti del tempo che è a mia disposizione perché ciò che voglio dire richiederà molto meno tempo. Vorrei che cominciassimo da una riflessione. Tutti i colleghi, nei loro interventi, parlano di alloggi occupati sine titulo e, naturalmente, nessuno sembra dare importanza a cosa significhi questo sine titulo. Sine titulo vuol dire che questi alloggi sono occupati abusivamente, senza alcuna ragione normativa o, di fatto, che ne consenta l'occupazione.
Quindi, che cosa accade? Che ci sono questi 5 mila alloggi che dovevano essere destinati ai militari che, per ragioni di servizio, venivano spostati o andavano in missione. Poi cosa è accaduto? Una volta terminata la ragione di servizio e la missione questi alloggi non sono stati più stati liberati e le amministrazioni hanno avuto il grandissimo torto di non pretenderne la restituzione. In questo modo i militari, che successivamente si sono spostati, hanno dovuto, a loro spese e pagando i prezzi di mercato, occupare altri alloggi. Pertanto, si tratta di alloggi che sono stati sottratti alla disponibilità del Ministero della difesa, e questa situazione dura da anni, anzi da decenni.
Se un alloggio viene occupato sine titulo per dieci, venti o trent'anni, ciò non significa che, in qualche modo, si matura una sorta di altro diritto a rimanere. Piuttosto, è il contrario: più tempo si passa in un alloggio occupato sine titulo e maggiore è il danno alla collettività e al Ministero della difesa che viene a verificarsi. Pertanto, a maggior ragione costoro sono i primi che dovrebbero lasciare liberi - e con effetto immediato - tutti gli alloggi.
Non accetto nemmeno che a favore di questi soggetti si sostenga che tra questi vi siano invalidi, persone cioè che appartengano a categorie disagiate. Cari colleghi, non è vero che tra gli italiani, in generale, Pag. 22ci sono anche tanti invalidi e tante persone in condizioni disagiate? Perché dovremmo consentire che un abuso, che è durato decenni, debba venire sanato un po' per qualcuno? Trovo che questo sia assolutamente inaccettabile. È la negazione del principio di legalità e dello Stato di diritto. È un abuso che è in corso e che va fatto cessare, ed è già molto se le amministrazioni non si rivalgono per il passato per l'abuso che è durato anni.
Pertanto, fatte queste considerazioni non posso che annunciare il voto convintamente contrario sulla mozione in esame perché si tratta, in qualche modo, di un tentativo di sistemare una situazione che non può essere sistemata ed è giusto che non sia sistemata perché chi ha abusato deve smettere o, quanto meno, cessare l'abuso. Poi per il resto si vedrà ma, comunque, questi immobili devono rientrare nella disponibilità del Ministero della difesa e coloro che li hanno occupati sino ad oggi devono utilizzare gli stessi canali che utilizzano tutti i cittadini italiani per cercare gli alloggi e non continuare a godere di un privilegio che si sono autoassegnati.
Questo è inaccettabile! Quindi - lo ripeto - i Radicali voteranno contro la mozione in esame (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gidoni. Ne ha facoltà.

FRANCO GIDONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il dibattito odierno nasce - come è noto - dalla iniziativa di un gruppo di parlamentari guidato dal collega Bosi, che ritiene di dovere esprimere, con un atto di indirizzo al Governo, tutta la propria preoccupazione per il destino di coloro che, avendo perso il titolo per continuare a usufruire degli alloggi di servizio alla Difesa, saranno, in futuro, costretti a lasciare le loro case o comunque a pagare, per il loro godimento, canoni più aderenti alla realtà del mercato.
Mentre condividiamo l'auspicio che le misure adottate dal Governo per porre sotto controllo la spesa pubblica non vadano a discapito delle situazioni più delicate, riteniamo opportuno in questa sede ribadire una volta di più come la Difesa non debba essere considerata un ente assistenziale, ma un'amministrazione preposta alla fornitura di un bene pubblico essenziale. Occorre sottolinearlo perché il Parlamento continua ad occuparsi troppo spesso di provvedimenti che tendono ad equiparare le Forze armate ad un datore di lavoro generico, così non è invece proprio in ragione della specificità della professione militare e delle prestazioni particolari che la Difesa chiede al proprio personale sia sul territorio nazionale che all'estero.
Per questo motivo, pensiamo che gli alloggi di servizio non possano essere visti come un fringe benefit permanente, ma vadano invece intesi come beni strumentali, utili alla Difesa in quanto garantiscono il benessere delle persone che servono in uniforme il Paese e per il tempo in cui lo fanno.
C'è di più: la politica di valorizzazione e di dismissione degli immobili, che talvolta si sente criticare, rappresenta in realtà proprio l'indispensabile mezzo di cui la Difesa necessita per finanziare il più ambizioso piano di rinnovo del patrimonio immobiliare di cui dispone. Dunque, la questione può essere riassunta in questi termini: non è giusto sacrificare l'interesse di chi presta adesso il proprio servizio a quelli di coloro che invece non lo fanno più, seppur per raggiunti limiti di età.
I dati della mozione che abbiamo infine sottoscritto - e che rappresenta un punto d'incontro soddisfacente anche per i firmatari del primo documento - evidenziano le grandi dimensioni del problema che deve essere fronteggiato: servono 51 mila alloggi, praticamente quanti ne conta una città di medie dimensioni e ne sono invece disponibili meno di 19 mila; di questi oltre 5 mila sono nelle mani di persone che non hanno più titolo ad usufruirne e solo all'incirca 2 mila appartamenti sono occupati da quanti effettivamente sono meritevoli di tutela e già, in qualche misura, protetti. Pag. 23
A ben vedere, allora la difficoltà sorge in merito al destino delle oltre 3 mila case che risultano nel godimento di persone aventi un reddito familiare non inferiore a 40 mila euro l'anno e quindi certamente non disagiate. È solo nei loro confronti che si profila il parziale e graduale allineamento del canone di locazione ai prezzi di mercato, mentre poco o nulla si è detto finora relativamente ai 30 mila nuclei familiari che oggi sono costretti comunque a ricorrere al mercato e ad accettarne senza sconti le richieste.
Sono a questo punto in gioco evidenti considerazioni di equità sociale, dal momento che non sono pochi - si dice - i casi di militari di alto grado cessati dal servizio, che si intrattengono per periodi più o meno lunghi negli appartamenti ottenuti in ragione del loro pregresso servizio.
Dobbiamo quindi accelerare l'avvio del previsto programma pluriennale per la costruzione, l'acquisto e la ristrutturazione degli alloggi necessari a soddisfare le esigenze del personale, reperendo al più presto le risorse indispensabili.
A nostro avviso, pertanto, la politica del recupero forzoso delle abitazioni detenute dai sine titulo deve proseguire, magari con qualche garanzia aggiuntiva nei confronti delle fasce effettivamente più deboli e meno tutelate, quali quelle menzionate dalla mozione, in modo che si chiedano canoni maggiori solo a chi è effettivamente nelle condizioni di sostenerli.
La mozione che abbiamo sottoscritto tende precisamente a questi obiettivi ed è in ragione del suo equilibrio che il gruppo della Lega Nord voterà con convinzione a favore della sua approvazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rugghia. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, intervengo per esprimere il nostro voto favorevole su questa mozione, che rappresenta un punto di sintesi importante fra le proposte presentate dalle diverse forze politiche e contiene le nostre argomentazioni e le nostre valutazioni, che non sono di oggi, sulla questione degli alloggi della difesa e della loro gestione. Credo, però, che questo tema andrebbe messo sullo sfondo giusto, magari facendo, anche se per sommi capi, la storia recente della vicenda degli alloggi della difesa. Vorrei ricordare che nel dicembre 2007, con l'approvazione della finanziaria 2008, il Governo Prodi approvò una serie di norme che dovevano portare alla valorizzazione del patrimonio della difesa, alla costruzione, all'acquisto e alla ristrutturazione di 50-60 mila unità abitative necessarie per le funzioni amministrative della difesa e anche per gli appartenenti alle Forze armate.
Il programma prevedeva, tra l'altro, la partecipazione di capitale privato e il concorso di tutte gli enti e le istituzioni responsabili in questa materia, a partire dall'Agenzia del demanio. Una parte del programma era destinata anche alla vendita degli alloggi non più utili alle esigenze della difesa e veniva sancito, con il riconoscimento di un diritto di opzione per gli utenti in grado di esercitare la possibilità dell'acquisto, il titolo degli occupanti di questi alloggi a comprare questi appartamenti. Allo stesso tempo, però, venivano anche estese forme di tutela alle famiglie con un reddito basso, cioè alle famiglie che non erano e non sono in grado di acquistare questi appartamenti, dichiarati non più utili per le esigenze del Ministero della difesa.
Parliamo del dicembre 2007, sono passati tre anni, quelle norme contenute nella finanziaria e quel programma pluriennale sono stati sostanzialmente disattesi. Perché? Cosa è successo dal 2008 in poi? È cambiato il Governo e non è stato fatto praticamente nulla. Finora l'unica cosa che il Governo in carica è riuscito a fare è stata l'indicazione del numero degli alloggi necessari alla difesa, quantificandoli in 70 mila appartamenti, di cui 51642 appartamenti vanno costruiti di sana pianta e gli altri sono alloggi da ristrutturare, Pag. 24oltre 18 mila alloggi, che già sono alloggi del patrimonio del Ministero della difesa.
Di fatto, non è stato costruito neppure un nuovo alloggio, di fatto non è stato ristrutturato neppure un appartamento, però è stata riservata un'attenzione particolare da parte del Governo, con l'emanazione di leggi e regolamenti, tra l'altro contraddittori, soltanto agli occupanti di quei circa tremila appartamenti occupati dai cosiddetti sine titulo, quelli che con la legge finanziaria del 2007 ci si proponeva in qualche modo di tutelare e di garantire anche nella possibilità dell'acquisto dell'appartamento che magari occupano da molti anni. Si tratta di pensionati delle Forze armate che magari, qualche decennio fa, hanno ricevuto questo alloggio come alloggio di servizio in affitto da parte dello Stato. Quindi, si comprende l'importanza di questa mozione, che fa finalmente chiarezza su comportamenti del Governo assolutamente sbagliati e contraddittori.
Oggi qui in Aula troviamo l'unità su questa mozione, ma l'unità sostanziale delle forze rappresentate in Parlamento su questa mozione era stata ottenuta anche nella discussione in Commissione, quando discutemmo del regolamento del maggio 2010. Solo che da quella unità non siamo riusciti poi a trarre un risultato apprezzabile, perché il Governo, nell'approvazione del regolamento, ha abbassato il limite di tutela del reddito per chi non può esercitare il diritto di prelazione all'acquisto a 19 mila euro lordi l'anno. Praticamente, non viene tutelato più nessuno.
Dopo il regolamento, è arrivato un altro decreto-legge, il n. 78 del 31 maggio 2010, con il quale si afferma che, d'intesa con l'Agenzia del demanio, va rideterminato il canone di occupazione dovuto dagli utenti sine titulo sulla base del prezzo di mercato.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17,35)

ANTONIO RUGGHIA. Quindi, si è dato via libera agli sfratti, ragion per cui si sono accese le preoccupazioni degli utenti, che rischiano, effettivamente, di perdere l'alloggio e che non sono in condizione né di comprare la casa né di poter pagare, evidentemente, il prezzo di mercato.
Questa mozione, su questo punto, rappresenta un fatto positivo e fa chiarezza; speriamo che il Governo, questa volta, si senta impegnato sulla base di questi indirizzi. Votiamo questa mozione perché il canone di tutela è quello che riteniamo e abbiamo sempre ritenuto giusto, ed è quello stabilito dal Ministero della difesa annualmente con un decreto ministeriale, e corrisponde a circa 40 mila euro.
È anche positiva l'indicazione, prevista nella mozione, di non far gravare l'acquisto dell'usufrutto dalla corresponsione di una caparra o di una fideiussione bancaria. Voteremo, quindi, a favore. Resta, però, il punto principale, la questione fondamentale: la necessità di corrispondere alla richiesta di 51 mila unità abitative, che servono su scala nazionale per le nostre Forze armate e per il Ministero della difesa.
Signor Presidente, abbiamo riformato le Forze armate, abbiamo introdotto la figura del soldato professionale, facciamo tanti discorsi intorno al ruolo delle Forze armate, ma nei fatti l'unica offerta di alloggi che siamo in grado di offrire ai militari rimane quella di un posto letto nelle camerate di caserme che prima servivano alla leva. Questo è il punto principale. Insieme alla questione delle tutele per i conduttori degli appartamenti della difesa, credo che questa discussione debba essere l'occasione per riprendere una discussione in Parlamento e ottenere un impegno del Governo attorno alla questione del patrimonio abitativo della difesa. Si sono fatte molte chiacchiere e molte discussioni. Siamo arrivati a costituire perfino la Servizi Spa per la gestione del patrimonio della difesa.
Dietro a tutte queste chiacchiere e a tutte queste discussioni fumose, vi è, però, il risultato assolutamente insoddisfacente dell'azione di questo Governo, che su questi temi, per tre anni, non ha fatto praticamente nulla. Ci sentiamo, quindi, di Pag. 25richiamare il Governo ai suoi compiti e alle sue responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicu. Ne ha facoltà.

SALVATORE CICU. Signor Presidente, credo che siamo arrivati ad un punto conclusivo rispetto ad un tema che ha raccolto il contributo, la motivazione, ma anche la passione dei tanti colleghi che, anche in Commissione difesa, hanno realizzato dei passaggi che diventano centrali rispetto ad una mozione che viene sottoscritta in maniera condivisa da tutti i gruppi. Infatti, il problema degli alloggi militari, che può apparire un po' sterile, distante, marginale, è il cuore dei problemi. È un problema che risale al momento in cui si parlò per la prima volta della dismissione degli alloggi e anche di alcuni privilegi rispetto al settore degli alloggi.
Ma sappiamo bene che questo problema riguarda i nostri giovani, i nostri uomini e le nostre donne, che vivono una condizione che è quella dell'idealità, del senso di appartenenza alla Patria e della realizzazione di un progetto di vita e di uno status che si riflette in un contesto e riguarda un tema che è globale, quello della sicurezza della nazione e della vita delle nostre famiglie.
Credo che debba essere sottolineato il grande ruolo che il Governo, questo Governo, il Governo Berlusconi, ha realizzato non solo dando la propria disponibilità, ma affrontando il problema finalmente in modo serio, competente e relazionale, senza realizzare l'assenza di quello che doveva essere capito e compreso da subito, cioè l'aspetto solidale. Quindi, vi è una correttezza alla base di questa mozione, che tiene conto delle esigenze delle Forze armate, ma anche e soprattutto di quelle di chi le ha servite.
Allora, credo che con la formulazione della mozione in esame, ringraziando il collega Bosi e tutti i firmatari della stessa, si abbia finalmente l'approccio giusto prevedendo le eventuali variazioni del canone e tutte le possibili iniziative, anche normative, al fine di garantire agli interessati che la decorrenza della rideterminazione dello stesso canone abbia efficacia a partire dalla data di notifica effettuata dall'amministrazione militare, e di garantire che l'esercizio del diritto di acquisto dell'usufrutto sia riconosciuto ai conduttori.
Credo, però, che sia comunque importante rivolgere quest'unità soprattutto a coloro che hanno bisogno del cosiddetto fondo casa per il quale sono stati posti in essere una serie di strumenti attuativi ed operativi.
Esprimo l'indirizzo del mio gruppo, che voterà a favore della mozione in oggetto, e concludo plaudendo a questo tipo di unità (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, so che si è già espresso l'onorevole Di Stanislao per il mio gruppo, Italia dei Valori, ma intervengo comunque per capire, far capire o tentare di capire il motivo per cui la discussione che ha portato in quest'Aula la mozione Bosi - che, secondo me, oggettivamente, entra nel merito di una vicenda molto delicata - è servita a noi parlamentari che non ne eravamo a conoscenza a sapere che esiste un problema sul nostro territorio nazionale dato da queste migliaia e migliaia di alloggi, ho sentito parlare anche di 70.000, che devono essere pianificati. È per questo che ringrazio l'onorevole Bosi di aver presentato la mozione in oggetto.
Il Governo dovrebbe porre molta attenzione a questo settore perché, sicuramente, dobbiamo dare delle risposte a dei militari o, comunque, a gente che ha servito lo Stato per tutta una vita e che oggi si trova in condizioni disagiate, con immobili abbandonati, lasciati, trascurati. Non esiste un piano nazionale che coinvolga tutto questo immenso mondo per la Pag. 26maggior parte abbandonato e lasciato andare a se stesso, alla deriva. Credo che dobbiate fare delle riflessioni profonde.
È per questo che sicuramente il nostro gruppo voterà a favore della mozione in oggetto che deve avere un significato, ma deve anche essere, per voi, un segnale di attenzione molto particolare verso un problema che coinvolge la vita di parecchi militari, di un patrimonio importante e di un'economia di cui il nostro Paese, in questo momento, ha particolare bisogno.
Non ultimo, poiché abbiamo sentito che, probabilmente, di qui a qualche millennio di Governo Berlusconi vi sarà un nuovo «piano case», credo che all'interno di questo dovreste prevedere qualcosa relativo all'argomento in discussione.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bosi, De Angelis, Villecco Calipari, Gidoni, Di Biagio, Di Stanislao, Porfidia, Pisicchio, Lo Monte ed altri n. 1-00559 accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Virgilio, Nirenstein, Compagnon, Scilipoti, Urso, Goisis, Vaccaro, Testa, Casini, Buttiglione, Ciccanti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 535
Votanti 532
Astenuti 3
Maggioranza 267
Hanno votato
526
Hanno votato
no 6).

Prendo atto che i deputati Cristaldi e Simeone hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica Araba Siriana fatto a Roma l'11 settembre 2008 (A. C. 3994) (ore 17,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica Araba Siriana fatto a Roma l'11 settembre 2008.
Ricordo che nella seduta del 7 febbraio 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed ha avuto luogo la replica del rappresentante del Governo, mentre il relatore vi ha rinunciato.

(Esame degli articoli - A.C. 3994)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 3994).
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 3994), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Sottosegretario Craxi... Onorevoli Buttiglione, Scilipoti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 532
Votanti 531
Astenuti 1
Maggioranza 266
Hanno votato
531).

Pag. 27

Prendo atto che il deputato Simeone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 3994), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sposetti, Dima, Cesario, Mondello, Tanoni, De Girolamo, Marsilio, Martinelli, Leo... Ha votato onorevole Marsilio? Onorevole Martinelli?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 542
Votanti 539
Astenuti 3
Maggioranza 270
Hanno votato
539).

Prendo atto che i deputati Pionati e Simeone hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 3994), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Razzi, Cesario, Sardelli, Scanderebech...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 545
Votanti 542
Astenuti 3
Maggioranza 272
Hanno votato
542).

Prendo atto che i deputati Di Pietro, Simeone e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 3994), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Cenni, Galati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 543
Votanti 540
Astenuti 3
Maggioranza 271
Hanno votato
540).

Prendo atto che i deputati Simeone, Pionati e Rampelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3994)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3994). Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno?

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo accetta entrambi gli ordini del giorno presentati, D'Amico n. 9/3994/1 e Corsini n. 9/3994/2.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Pag. 28D'Amico n. 9/3994/1 e Corsini n. 9/3994/2, accettati dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3994)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, la componente Alleanza per l'Italia del gruppo Misto voterà convintamente a favore del provvedimento. Riteniamo che riprendere le relazioni in modo compiuto con la Siria, a partire dalla ratifica dell'Accordo di cooperazione culturale, sia un fatto rilevante, intanto per il merito, perché è un Paese interessante dal punto di vista della cooperazione culturale (ci sono una serie di possibilità e opportunità per il nostro sistema anche economico, per il sistema universitario, per la comunità scientifica, per incentivare le relazioni). Inoltre noi siamo profondamente convinti, soprattutto nei giorni delle grandi proteste popolari in Egitto e in Tunisia, che a questo vento e a questa richiesta di libertà e di democrazia nel Medio Oriente e nel Mediterraneo si debba rispondere con un'attiva agenda di promozione e consolidamento della cultura della libertà e della democrazia.
In questo contesto, quindi con un'azione di politica internazionale maggiormente attiva del nostro Paese, riteniamo che questo Accordo possa dare un contributo, anche a un Paese difficile come la Siria, nei confronti del quale abbiamo un interesse strategico come Italia e come Europa ad aumentare la sua distanza dall'egemonia iraniana e ad essere elemento di stabilità nel Medio Oriente. Dobbiamo sostenere, poi, complessivamente il dialogo tra la Siria e Israele. Per tutti questi motivi votiamo convintamente a favore del provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, già ieri nel corso dell'intervento in discussione sulle linee generali ho avuto modo di accennare all'importanza che può rivestire la ratifica di questo Accordo con la Siria, che - al di là dell'aspetto strettamente culturale su cui verte questa rinnovata collaborazione - si spera davvero possa avere effetti benefici anche in termini di una maggiore democratizzazione e liberalizzazione di quel Paese, di un'azione di diffusione di un pensiero più libero. Lo dico anche in considerazione dell'attuale situazione politica in Medio Oriente, e nello specifico anche del quadro istituzionale siriano.
Riteniamo non siano infatti da sottovalutare i drammatici accadimenti che stanno coinvolgendo tutto il nord Africa come non accadeva da anni, e tutti quanti noi siamo stati prepotentemente richiamati dal susseguirsi impetuoso e inarrestabile degli eventi e delle immagini eloquenti che ci arrivano ogni sera in casa, in questo contesto di forte fibrillazione.
Il nostro Paese - lo sappiamo - ha sempre mantenuto storicamente un ruolo importante, direi importantissimo dal punto di vista diplomatico, e non soltanto con la Siria, un ruolo che dovrebbe essere vieppiù rafforzato, quasi potessimo o dovessimo diventare una sorta di ambasciatori dell'Europa nel Mediterraneo. Allora - come dicevo poco fa - anche un Accordo di questa natura assume una rilevante valenza politica: la cultura come veicolo per innescare scambi proficui, basati sulla conoscenza e sul dialogo, dialogo reciproco tra realtà vicine ma anche così profondamente diverse.
In questo nostro caso l'Accordo intende sostenere e rafforzare le già ottime relazioni bilaterali, che sono destinate a divenire ancora più intense nell'alveo di una concezione della collaborazione culturale quale strumento di politica estera, ricordando che l'amicizia e gli scambi tra i nostri due popoli hanno radici millenarie, Pag. 29di cui la ricchezza del patrimonio archeologico siriano costituisce un'eloquente testimonianza.
D'altronde, non possiamo dimenticare che è proprio in questa terra che, da tempo immemorabile, si sono incontrati e si incontrano Oriente ed Occidente.
Nella speranza rinnovata che questo accordo possa contribuire alla crescita di una maggiore apertura della Siria, vorrei concludere citando un passaggio del discorso proposto dal nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, l'anno scorso, in primavera, nel corso della sua visita a Damasco, quando ha avuto modo di dire e di esprimere il proprio apprezzamento «per l'esempio di laicità e di apertura che la Siria offre in Medio Oriente e per la tutela delle libertà assicurate alle antiche comunità cristiane lì residenti. Siamo convinti che, in nessun luogo, la religione possa essere invocata a sostegno di propaganda, di violenza, di distruzione e di guerra».
Anche per queste considerazioni riaffermo qui, oggi, il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori alla ratifica di questa intesa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruben. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO RUBEN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la richiesta del voto di ratifica dell'Accordo di cooperazione culturale tra l'Italia e la Siria è un'importante occasione per svolgere alcune considerazioni sulle azioni che il nostro Paese, attraverso l'attiva opera cui è chiamata la Farnesina, può svolgere nei confronti di parte del mondo arabo.
È da sottolineare l'importanza di questo accordo, ma va detto con estrema chiarezza, proprio al Governo siriano, che la cooperazione culturale non può che essere un elemento di un più articolato aspetto delle relazioni tra i due Paesi e che queste relazioni non possono prescindere da un nostro giudizio in tema di diritti civili e di politica estera.
Proprio perché si tratta di ratificare un accordo che si estende a nuove materie e che sostituisce quello bilaterale, oramai superato ed obsoleto, del 1971, è doveroso sottolineare che tali accordi culturali possono trovare un quadro di applicazione solo se la cultura viene diffusa senza censure e solo in presenza di un libero scambio di opinioni, di giudizi e di idee. Al nostro interlocutore siriano dobbiamo dire che la cultura, che reca in sé, quindi, anche un libero giudizio e una libera critica, non deve essere uno strumento di controllo da parte del Governo e dell'Esecutivo.
Proprio nel momento in cui il Parlamento italiano si accinge ad approvare questo accordo, credo che sia bene ricordare che i giovani di Tunisi e de Il Cairo si sono sollevati per il mancato accesso a quell'informazione globale, a quel nuovo sistema culturale informativo, denominato Internet. Ben venga, quindi, che, nell'accordo culturale Italia-Siria, si affrontino i temi della cooperazione per quanto concerne l'istruzione, i programmi culturali e radiotelevisivi e la possibilità di scambio di informazioni, di programmi, nonché di personale. Ben venga anche che si affrontino i temi della cooperazione per la ricerca e la conservazione del patrimonio archeologico, promuovendo la fondazione di apposite istituzioni. Ma tutto ciò può avere un senso solo se il nostro Governo, con gli strumenti che meglio riterrà utili, segnalerà tutti gli scivolamenti culturali di Damasco, tutte le derive razziste e oscurantiste di cui sono infarciti, in molte occasioni, i testi scolastici e i programmi culturali e televisivi.
Se dimentichiamo tutto questo, se non ricordiamo a noi stessi che la Siria è una repubblica presidenziale con un partito unico, il cui potere è passato di padre in figlio né più né meno come ha cercato di fare Mubarak, rischiamo di sottoscrivere un accordo culturale come se parlassimo della Repubblica di San Marino o della Spagna e che non tiene presente, invece, tutte le contraddizioni e le incertezze democratiche che vi ho appena elencato. Pag. 30
C'è, quindi, un modo utile per utilizzare questo accordo culturale che, come tutti gli accordi, ha anche una valenza politica, ed è quello di incoraggiare il Presidente siriano al-Asad ad assumersi il coraggio di disegnare e di trainare il percorso di una nuova Siria e di un nuovo Medio Oriente. Questa eventuale apertura siriana verso l'Occidente - di cui speriamo sia un segnale la recente nomina, dopo molto tempo, del nuovo ambasciatore statunitense in Siria, Robert Ford - dovrà, quindi, accompagnarsi ad un'auspicata apertura di politica interna, di garanzia verso la tutela delle minoranze e del dissenso.
Per concludere, il gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia annuncia il voto favorevole sul disegno di legge in esame con la certezza che il Governo prenda spunto dalle valutazioni appena svolte (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, i nostri colleghi hanno già anticipato molte delle ragioni, per cui anche noi votiamo favorevolmente questo accordo, quelle di contesto generale e quelle di attualità in cui si inserisce anche questo nostro atto parlamentare.
Certamente il valore di questo Accordo bilaterale sulla cooperazione culturale può dare nuova linfa allo sviluppo delle relazioni fra i due Paesi, ma altrettanto sicuramente può - soprattutto attraverso l'articolo 2, quello relativo alla cooperazione culturale bilaterale anche attraverso formazione professionale ed istruzione superiore ed universitaria - creare o contribuire a creare quel clima di intelligente evoluzione della democrazia di un Paese che obiettivamente, dobbiamo dirlo, di democratico ha ben poco ma che ha, invece, moltissimo potere in termini di influenza nello scenario regionale mediorientale.
Basta ricordare recentemente il tentativo di mediazione per un'uscita dalla crisi politica in Libano svolto proprio dalla Siria insieme ad altri Paesi. Basta prendere atto della situazione in completa evoluzione in tutta la Penisola arabica e le preoccupazioni di questi ultimi giorni e di queste ultime settimane in merito a quel contesto, in particolare riguardo anche alla situazione, intelligente e prudente, circa lo Stato di Israele.
Noi vogliamo sperare che attraverso questo segnale nei confronti della Siria il nostro Governo sappia far valere, attraverso un accordo di cooperazione, due livelli di evoluzione: quello interno certamente, ma anche quello di una maggiore capacità di comprensione dei fenomeni di tutta la Penisola arabica e del Medio Oriente, che certamente la Siria deve avere anche nel contesto, come dicevo all'inizio, di un'evoluzione straordinaria in tutta quella regione mediorientale.
Queste sono le ragioni in più che ci fanno sostenere la ratifica e l'esecuzione dell'Accordo bilaterale di cooperazione culturale, che è di per sé importante, ma evidentemente in questa situazione storica acquisisce un'importanza ancora maggiore e dà la possibilità al nostro Governo di fare molti più passi nella direzione giusta insieme alla Siria (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, l'Accordo in esame conferma una delle linee guida dell'azione del Governo, cioè quella di utilizzare diversi strumenti, tra i quali la cooperazione in materia culturale, come strumenti di politica estera a tutti gli effetti, volti a stabilire e a rafforzare rapporti bilaterali di amicizia con Paesi che collaborano con noi su diversi temi. Del resto lo stesso Accordo in esame non rappresenta un fatto nuovo, ma aggiorna e se vogliamo riafferma la cooperazione culturale già avviata in maniera proficua con l'Accordo bilaterale del 2 dicembre 1971, che necessita di una revisione principalmente per adeguarsi alle nuove opportunità Pag. 31offerte dallo sviluppo tecnologico applicato alla cultura, alla diffusione della lingua e all'archeologia.
L'Accordo in esame inoltre, diversamente dal precedente e nonostante le evidenti difficoltà di bilancio che stiamo attraversando, stanzia risorse aggiuntive che permetteranno l'estensione delle attività di cooperazione culturale a settori più ampi di quello attualmente in vigore. Per questo motivo, a nome del gruppo della Lega Nord, annuncio il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsini. Ne ha facoltà.

PAOLO CORSINI. Signor Presidente e onorevoli colleghi, come già anticipato ieri in sede di discussione sulle linee generali negli interventi del collega Narducci e del collega Porta, il nostro gruppo si appresta a votare positivamente in ordine alla ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica Araba Siriana fatto a Roma l'11 settembre 2008.
Anzitutto per motivazioni di merito, in quanto l'intesa tra l'Italia e la Siria in materia culturale che era stata avviata con l'Accordo bilaterale del 2 dicembre del 1971 segna i suoi anni: è un'intesa per molti versi obsoleta, in ragione della rapida evoluzione delle tecnologie, dell'informazione e della comunicazione e per altri versi ormai superata dal quadro di sviluppo delle relazioni bilaterali tra i nostri due Paesi.
Si tratta di relazioni che sotto il profilo culturale sono innanzitutto contrassegnate da proficue iniziative in campo linguistico ed archeologico. Mi riferisco in modo particolare alla diffusione della nostra lingua, che è stata resa possibile dall'operato di tre lettorati presenti nelle università di Damasco e di Aleppo, ancora all'offerta annuale di 156 borse di studio per seguire corsi di laurea o post lauream presso i nostri atenei e soprattutto al ruolo delle missioni archeologiche italiane, che di comune accordo con le autorità di Damasco proseguono i lavori di ricerca e di scavo nei siti di vari insediamenti antichi.
Cito fra tutti, per il significato a livello internazionale, gli scavi di Ebla, una città che è stata portata alla luce dal lavoro di un insigne studioso nostro connazionale.
A questo proposito, vorrei segnalare come la missione che la Commissione affari esteri ha svolto nel 2008 abbia potuto cogliere l'opportunità di un monitoraggio dell'andamento dei lavori di restauro della cittadella di Damasco, di cui l'Italia si è assunta l'iniziativa.
Ebbene, anche sulla base di un'ulteriore visita che ho personalmente condotto nel 2010, posso testimoniare che, se da un lato, le iniziative italiane producono frutti estremamente significativi, per altri versi, siamo in presenza di difficoltà nell'andamento dei lavori. Pertanto, sono convinto che il Ministero degli affari esteri e il Ministero per i beni e le attività culturali debbano impegnarsi in un controllo e in una verifica della situazione.
Il nuovo Accordo si propone di estendere la portata della cooperazione culturale italo-siriana a nuovi settori, peraltro prevedendo, al contrario dell'Accordo precedente, risorse necessarie sotto il profilo finanziario. Particolare rilievo assumono le disposizioni che riguardano la collaborazione in campo culturale tra i rispettivi organismi pubblici e privati. In particolare, a fronte della disponibilità siriana a facilitare l'attività dell'Istituto italiano di cultura di Damasco, il nostro Paese si impegna a rendere possibile l'apertura e l'inaugurazione di un'analoga istituzione in territorio italiano.
Per quanto concerne il settore artistico, è previsto lo scambio di mostre di vario soggetto, così come un'attiva cooperazione nei settori della musica, della danza, del teatro e del cinema - con la partecipazione di entrambe le parti contraenti a festival ed eventi di significativo rilievo -, come pure è contemplata la cooperazione fra istituzioni ed associazioni musicali, teatrali e operistiche dei due Paesi. Pag. 32
Credo che sia estremamente significativo, inoltre, il fatto che il nuovo Accordo preveda lo scambio di informazioni di programmi scolastici e universitari, di insegnanti ed esperti nel settore dell'istruzione e della formazione. Peraltro, a livello universitario, è altresì previsto lo scambio di docenti e di ricercatori e l'attuazione di comuni progetti di ricerca. Ciascuna delle parti esaminerà la possibilità di offrire borse di studio a laureandi e laureati dall'altra parte, al fine di permettere la frequenza di corsi universitari e post-universitari presso istituzioni culturali, accademie e conservatori.
L'Accordo disciplina, inoltre, la cooperazione per il ritrovamento e la conservazione del patrimonio archeologico, promuovendo la fondazione di apposite istituzioni. Le rispettive amministrazioni collaboreranno nella prevenzione del contrabbando di opere d'arte, di beni culturali e opere protetti dalle leggi sui diritti d'autore, come anche di documenti e oggetti di valore artistico. Tuttavia, oltre a queste ragioni di merito che mi sono sforzato di riassumere, a nostro avviso, l'Accordo segna un passaggio rilevante e positivo, perché rappresenta per noi l'opportunità di mettere a fuoco il tema della centralità della cooperazione culturale, in vista di una politica estera che aspiri ad essere davvero efficace nell'irrobustire i legami di amicizia fra gli Stati e nel creare contesti di pace e di stabilità.
Questi obiettivi, a nostro avviso, sembrano prioritari e davvero urgenti, soprattutto, in riferimento a quanto sta avvenendo nell'area del Mediterraneo e del grande Medio Oriente. Competono all'Italia la promozione e lo sviluppo di una politica estera autenticamente mediterranea, che si definisca in ordine alle modalità e agli obiettivi - anzitutto, la pace e la stabilità dell'area - il governo dei flussi di persone e la promozione di scambi commerciali: l'Italia, insomma, come vessillo dell'Europa, di fronte ad un'ebollizione che vede l'intero Mediterraneo, dalla Tunisia all'Egitto, attraversare una fase di crisi, i cui esiti sono tutt'oggi del tutto imprevedibili.
Sotto questo profilo, hanno suscitato stupore le dichiarazioni del Presidente Berlusconi, il quale, unico leader tra i Premier dell'Europa occidentale e dell'intero Occidente, ha sostanzialmente avvalorato l'interpretazione della dominazione di Mubarak, che non ci trova in alcun modo consenzienti.
In questo quadro, la Siria costituisce certamente un Paese di evidente rilevanza strategica nel quadrante regionale, in un momento contrassegnato dai venti del cambiamento e dalle instabilità che stanno interessando gran parte del mondo arabo.
Il Presidente Assad guida un Paese in cui il partito Baath è al potere ininterrottamente dal 1963, un Paese che, sin dall'indomani del fallimento dell'esperienza della Repubblica Araba Unita (RAU), ha visto il partito Bahat, il partito della rinascita (questo vuol dire il termine), con i suoi satelliti, affermare una sorta di dominazione assoluta.
Ebbene, il Presidente Assad - il quale ha messo al bando l'opposizione, ha proclamato lo stato di emergenza ed ha affermato una censura che si è abbattuta su Internet e sui social network - ha recentemente riconosciuto, come osservava ieri il collega Narducci, che la cura è la riforma, che occorre aprire alla società e allacciare un dialogo con il popolo. Un messaggio certamente tardivo, che soltanto nei prossimi mesi potrà essere sottoposto alla verifica dei fatti.
Nel frattempo, non vi è dubbio che, sul nostro Paese, come su tutta l'Europa, incombe il dovere di svolgere un ruolo positivo, ricorrendo a tutti gli strumenti possibili per garantire la pace e promuovere la piena tutela dei diritti e delle libertà fondamentali: libertà che, in Siria, sono messe in discussione da un codice penale che non è certo ispirato a principi liberaldemocratici, ma da una permanente legge di emergenza, dalla legge sulle comunicazioni e da una politica estera che molte volte è aggressiva e che sostiene movimenti come gli Hezbollah, i quali cooperano a fomentare quella sorta di Pag. 33complesso da fortezza assediata, che, per molti versi, sembra attanagliare lo Stato di Israele.
Ebbene, sostenere la crescita della Siria sul piano culturale e, dunque, civile e politico, oltre che economico, costituisce un contributo lungimirante ed incisivo, che il nostro Paese può assicurare a questo rilevante interlocutore.
La Siria è un Paese dalla storia plurimillenaria, che si intreccia con la storia dell'Occidente e che è segnata dalla presenza di siti monumentali, da Palmira per l'età romana, dal Crac des Chevaliers per l'età medievale e, ancora, in tempi più lontani, dalla scrittura degli assiri, dalla vicenda di Apamea, dall'esperienza della convivenza pacifica tra le religioni monoteiste.
Si tratta di luci ed ombre, di aspetti che, da un lato, depongono per un dialogo positivo, un confronto che può avere sviluppi interessanti e, dall'altro lato, invece, costituiscono motivi di preoccupazione, che interpellano la nostra responsabilità di grande Paese dell'Occidente europeo.
Ora non c'è dubbio che promuovere rapporti di cooperazione culturale significa promuovere un veicolo di civilizzazione e di democrazia. Sono queste le ragioni che depongono per un voto favorevole da parte del nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonione. Ne ha facoltà.

ROBERTO ANTONIONE. Signor Presidente, intervengo per aggiungere, a tutte le considerazioni dei colleghi, anche l'annuncio del voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà a questo accordo di cooperazione tra il nostro Paese e la Repubblica siriana.
Si tratta di un accordo che, in un contesto generale complicato, può contribuire senz'altro a significare ancora una volta quale attenzione pongono il nostro Paese, il nostro Governo e il Ministero degli affari esteri nei confronti di Paesi che si trovano a vivere momenti anche molto complicati.
La cultura, da sola, non è in grado di dare risposte complessive, ma certamente può contribuire in maniera rilevante. Il nostro è quindi un voto convinto per un sostegno molto marcato a quella linea di indirizzo del Governo che ha svolto molto bene il Ministro degli affari esteri Frattini (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3994)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3994, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole La Morte, onorevole Cesa, sottosegretario Crimi, onorevole Marini Cesare, onorevole Cesario, onorevole Scilipoti....
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica Araba Siriana fatto a Roma l'11 settembre 2008) (3994):

(Presenti 539
Votanti 533
Astenuti 6
Maggioranza 267
Hanno votato
533.

Pag. 34

Sull'ordine dei lavori (ore 18,20).

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare al seguito della discussione delle mozioni Bocchino ed altri n. 1-00436, Giulietti, Zaccaria, Tabacci, Evangelisti, Nicco ed altri n. 1-00441, Sardelli ed altri n. 1-00496, Lo Monte ed altri n. 1-00503 e Cicchitto ed altri n. 1-00504 concernenti iniziative per la tutela della qualità e del pluralismo dell'informazione nel servizio pubblico radiotelevisivo, con particolare riferimento al contratto di servizio. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, e se non vi sono obiezioni, il seguito della discussione di tali mozioni è rinviato ad altra data che sarà successivamente stabilita.
Sempre secondo le intese intercorse tra i gruppi lo svolgimento di ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 18,21).

ERMETE REALACCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, intervengo solo per sollecitare una risposta da parte del Governo ad una interrogazione che abbiamo presentato, assieme ai colleghi Mariani, Bratti, Margiotto e Braga su una questione che lei conosce bene essendo un cittadino milanese. Milano, e non solo Milano, anche quest'anno ha già superato il limite di giorni permessi dalla normativa dell'Unione europea sulle polveri sottili. Il controllo di queste ultime è molto importante per salvaguardare la salute dei cittadini.
C'è una procedura avviata dall'Unione europea fin dall'inizio del 2009; l'anno scorso il Governo, nel rispondere a questa procedura, aveva annunciato un decreto con una serie di misure volte ad abbassare il limite per le emissioni di polveri sottili agendo sul traffico e sulle altre forme di inquinamento; la Camera dei deputati aveva votato, con le Commissioni ambiente e trasporti all'unanimità, una risoluzione che conteneva una serie di misure, ma non è accaduto niente.
La nostra interrogazione chiede al Governo di dirci cosa sta facendo, perché c'è un problema legato alla salute dei cittadini, a un'infrazione nei confronti dell'Unione europea ed a politiche che sono necessarie per il futuro del nostro Paese.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Realacci, la Presidenza si muoverà nella direzione da lei sollecitata.

Sull'ordine dei lavori (ore 18,23).

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, si è chiesto all'inizio della seduta se fosse possibile la presenza del Ministro degli esteri per...

PRESIDENTE. Mi scusi solo un momento. Prego, prosegua, onorevole Volontè.

LUCA VOLONTÈ. Stavo dicendo che all'inizio della seduta un autorevole collega del Popolo della Libertà ha chiesto, signor Presidente, che il Ministro degli esteri riferisca in Aula per spiegare cosa si sta facendo nei confronti dell'italiana rapita nel sud dell'Algeria.
Vorrei non solo associarmi a questa richiesta, ma anche far presente che, nel caso in cui il Ministro degli esteri avesse la possibilità di venire alla Camera, potrebbe farlo anche per un'altra questione altrettanto, se non più urgente: il sequestro della petroliera italiana avvenuto proprio oggi da parte dei soliti pirati, nonché quello dei cinque membri italiani dell'equipaggio. Quindi, mi associo alla richiesta precedente e aggiungo un argomento Pag. 35ulteriore, nel caso in cui il Ministro degli esteri potesse essere presente ai nostri lavori.

PRESIDENTE. La Presidenza, sia per quanto riguarda la richiesta dell'onorevole Migliori, sia per quanto riguarda quella dell'onorevole Volontè, si attiverà con il Governo perché fornisca risposte in merito.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 9 febbraio 2011, alle 10:

(ore 10 e ore 16)

1. - Seguito della discussione della proposta di legge:
GIANCARLO GIORGETTI ed altri: Modifiche alla legge 31 dicembre 2009, n. 196, conseguenti alle nuove regole adottate dall'Unione europea in materia di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri. (C. 3921-A).
- Relatore: Baretta.

2. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
BRUGGER e ZELLER; BERNARDINI ed altri; FERRANTI ed altri: Modifiche al codice di procedura penale e alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e altre disposizioni a tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori. (C. 52-1814-2011-A).
- Relatore: Samperi.

3. - Seguito della discussione della proposta di legge:
LUSSANA: Modifica all'articolo 442 del codice di procedura penale. Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo. (C. 668).
e dell'abbinata proposta di legge: D'ANTONA ed altri. (C. 657).
- Relatore: Lussana.

(ore 15)

4. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 18,25.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 6)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz.Bosi, De Angelis e a. n. 1-559 535 532 3 267 526 6 40 Appr.
2 Nom. Ddl 3994 - articolo 1 532 531 1 266 531   40 Appr.
3 Nom. articolo 2 542 539 3 270 539   39 Appr.
4 Nom. articolo 3 545 542 3 272 542   39 Appr.
5 Nom. articolo 4 543 540 3 271 540   39 Appr.
6 Nom. Ddl 3994 - voto finale 539 533 6 267 533   37 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.