Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute >>

XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 427 di martedì 1 febbraio 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 11.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 27 gennaio 2011.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brugger, Cirielli, Dal Lago, De Biasi, Donadi, Fava, Giancarlo Giorgetti, Lo Monte, Melchiorre, Sardelli, Stucchi, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(Iniziative volte a salvaguardare i livelli occupazionali e le possibilità di sviluppo degli impianti FIAT, con particolare riferimento allo stabilimento di Pratola Serra (Avellino) - n. 2-00927)

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00927, concernente iniziative volte a salvaguardare i livelli occupazionali e le possibilità di sviluppo degli impianti FIAT, con particolare riferimento allo stabilimento di Pratola Serra (Avellino) (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, sia pure molto brevemente, ho l'esigenza di illustrare l'interpellanza in oggetto, ringraziando, innanzitutto, il sottosegretario per la sua presenza. Questo è il terzo atto di sindacato ispettivo che pongo in essere sulla vicenda della Fma di Pratola Serra: sono lieto che a rispondere a questa interpellanza, oggi, sia il sottosegretario per lo sviluppo economico, in quanto, in precedenza, altri esponenti del Governo con altre deleghe erano intervenuti in Aula.
Signor sottosegretario, lo stabilimento Fma di Pratola Serra vive una condizione di estrema difficoltà, come, del resto, l'intero comparto auto legato alla FIAT. Tenga conto che, nel 2010, si è lavorato solo per 85 giorni rispetto a 177 giornate di cassa integrazione, e che sono stati prodotti solo 194 mila motori rispetto ad una media annua di 430 mila, con picchi anche di 570 mila pezzi (come si è raggiunto nel 2001).
Questa situazione sta creando una condizione di forte tensione all'interno dello Pag. 2stabilimento e nell'intera provincia di Avellino, in quanto l'intero comparto produttivo dell'Irpinia sta subendo profondi contraccolpi, che rischiano di seppellire e di indebolire ogni ipotesi di sviluppo dell'intera area. In provincia di Avellino, su 400 mila abitanti, vi sono 80 mila disoccupati, quindi, una percentuale estremamente elevata, che si eleverebbe ancora di più se, a questi disoccupati, si dovessero aggiungere i circa 5 mila lavoratori dell'intero comparto.
Chiediamo al Governo di richiamare i vertici della FIAT alle proprie responsabilità e, soprattutto, che si pronuncino in maniera definitiva sul futuro di questo stabilimento. Infatti, ciò che viene denunciato è che non esiste un piano industriale della FIAT per lo stabilimento Fma di Pratola Serra; inoltre, non è dato sapere se, in quello stabilimento, verranno prodotti motori anche di piccola cilindrata (come, ad esempio, i motori per la Panda, la cui carrozzeria verrà prodotta a Pomigliano d'Arco), oppure, i motori ibridi.
Signor sottosegretario, in questo contesto, come le dicevo, stanno entrando in crisi progressivamente altre aziende, come la Leoni Cablauto e la Logi service, che rischiano di perdere commesse e, quindi, di dover licenziare i lavoratori.
Il Governo, rispondendo ad un precedente atto di sindacato ispettivo, si era impegnato anche a verificare il collegamento tra gli incentivi per i siti ubicati nel sud d'Italia e la garanzia di mantenimento dei posti di lavoro.
Il senso di questa interpellanza, onorevole sottosegretario, è di chiedere al Governo di assumere iniziative per salvaguardare i livelli occupazionali per quanto riguarda lo stabilimento FMA di Pratola Serra, ma questo è un discorso che evidentemente è esteso a tutti gli impianti FIAT, in modo particolare, del Mezzogiorno; domandiamo se il Governo sia nella condizione di chiedere alla proprietà di elaborare un piano industriale per rilanciare lo stabilimento FMA di Pratola Serra rispetto al rischio che la produzione di motori venga spostata in altri Paesi, e quindi di incalzare la proprietà della FIAT per verificare se effettivamente esiste il rischio che queste produzioni vengano spostate all'estero; e, ultima richiesta, se non ritiene il Governo di convocare un tavolo di concertazione con le parti sociali non solo con la FIAT per quanto riguarda in modo particolare lo stabilimento FMA di Pratola Serra, ma anche per quanto riguarda le imprese della Leoni Cablauto e della Logi Service che soffrono di una condizione di grave crisi.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Stefano Saglia, ha facoltà di rispondere.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, premettiamo, come purtroppo è noto, che il settore sta ancora attraversando una profonda crisi a livello mondiale, che si configura come una crisi non di prodotto o finanziaria, ma come una crisi della domanda e di mancata capacità di assorbimento del mercato.
Nello specifico, la capacità produttiva dello stabilimento di Pratola Serra ammonta a circa 600 mila motori. La media degli ultimi anni, tuttavia, è stata intorno alle 400 mila unità. Attualmente la produzione è limitata a 150-200 mila motori l'anno.
Questa situazione è determinata da una serie di fattori, tra i quali la crisi dei mercati automobilistici, che ha colpito ancora più duramente il settore delle auto medio-grandi e per le quali lo stabilimento di Avellino produce motori; i modelli del gruppo FIAT di categoria medio-grande sono quasi tutti verso la fine del ciclo di vita; la conclusione della fornitura di motori alla General Motors, che riguardava circa 200 mila motori; la fornitura ad auto medio-grandi di motori di più piccola cilindrata e di elevata potenza specifica, prodotti in altri stabilimenti.
Attualmente circa il 70 per cento della produzione dello stabilimento di Pratola Serra è destinato a modelli assemblati a Cassino per il 46 per cento ed in Turchia per il 23 per cento. Gli addetti coinvolti in questa produzione sono circa 1.650. Pag. 3
Relativamente alla situazione lavorativa, il Ministero dello sviluppo economico è a conoscenza che l'azienda ha fatto ricorso alla cassa integrazione guadagni straordinaria fino al 2 novembre 2010, per crisi imprevista ed improvvisa. In seguito ha attivato le procedure di cassa integrazione guadagni ordinaria. Nel 2010, su 250 giorni lavorativi programmati si è lavorato solo per 87 giorni.
Per quanto riguarda gli aspetti produttivi, in prospettiva, si rileva l'importante possibilità da parte di Pratola Serra di fornire circa 150 mila motori a vetture prodotte con marchio Chrysler. Infatti, andando ad analizzare il piano industriale di FIAT-Chrysler 2010-2014, è possibile evidenziare come molti modelli possano essere equipaggiati con motori prodotti a Pratola Serra, modelli che in questa sede non si sta ad elencare.
È da escludere, invece, quanto meno in questa fase, che i motori della Panda possano essere prodotti ad Avellino. La produzione, infatti, è stata programmata a livello industriale in altri stabilimenti e un eventuale ridisegno della geografia produttiva richiederebbe tempi lunghi. Sin dalla sua creazione nel 1991, infatti, lo stabilimento FMA è stato progettato proprio per realizzare motori di gamma medio alta.
A tal proposito, l'esito del referendum di Mirafiori ed il conseguente accordo, potrebbero aprire interessanti prospettive per la produzione di motori di tale categoria. I modelli che verrebbero prodotti proprio a Mirafiori (Jeep di grande cilindrata e modelli a marchio Lancia di categoria medio-grande) dovrebbero montare motori che siano compatibili con il tipo di produzione dello stabilimento FMA.
Il Ministero dello sviluppo economico continuerà a monitorare la situazione e dà la propria disponibilità all'apertura di un tavolo di confronto, al fine di analizzare la situazione delle aziende della Leoni Cablauto e della Logi Service, ove, come da prassi, pervenga, in tal senso, una richiesta da parte dell'azienda o delle organizzazioni sindacali. Il Governo ed in particolare il Ministero dello sviluppo economico, pur nella consapevolezza della situazione di emergenza che sta vivendo il mercato dell'auto, farà tutto il possibile per reagire alle difficoltà e per limitare al massimo le conseguenze sui lavoratori.

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di replicare.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, la ringrazio per la risposta completa ed esauriente che testimonia l'attenzione con la quale il Governo e in modo particolare il Ministero dello sviluppo economico sta seguendo l'intera vicenda.
Sono assolutamente consapevole, come lei ha ricordato, che la crisi della FIAT si inquadra in un contesto generale molto difficile per la produzione delle automobili e che evidentemente bisogna vincere la concorrenza di Paesi in cui si registrano condizioni produttive più favorevoli.
Voglio ricordare quanto affermato dal Governo in due occasioni, il 29 settembre, nel corso del dibattito sui cinque punti e sulle priorità nell'azione di Governo illustrate dal Presidente Berlusconi, e successivamente, il 14 dicembre, quando lo stesso Presidente del Consiglio è ritornato ad evidenziare come sia necessario un intervento straordinario per il sud con una disponibilità di 100 miliardi per realizzare quel piano per il sud che serve a colmare un divario ormai non più sopportabile tra le aree più progredite e quelle meno sviluppate del nostro Paese. Allora, a maggior ragione, l'azione del Governo deve essere rivolta, soprattutto, a quelle attività produttive che sono attualmente insediate nel sud, in modo particolare in province interne, come quella di Avellino, per evitare che si possano perdere opportunità già esistenti e posti di lavoro.
Siamo molto preoccupati, signor sottosegretario, perché la cassa integrazione, come lei sa, copre solo in parte quanto dovuto ai lavoratori. Proprio per il massiccio ricorso alla cassa integrazione, gli operai dello stabilimento FMA di Pratola Serra hanno perso circa ottomila euro a testa, con conseguenze disastrose per le famiglie di questi lavoratori e per l'intera economia della provincia di Avellino.
Pag. 4
Le anticipazioni che lei ha fatto, le valutazioni sulla possibilità che anche l'accordo di Mirafiori possa avere ricadute positive sullo stabilimento FMA di Pratola Serra, mi fanno essere meno preoccupato per il futuro un po' più lontano, ma forse qualche sforzo in più bisogna chiederlo alla proprietà della FIAT, questa grande industria del nostro Paese che abbiamo il dovere di salvaguardare, ma che deve assumersi fino in fondo la responsabilità di mettersi in sintonia con le esigenze del Paese.
È vero che si tratta di un'azienda privata, ma è anche vero che, per tanti versi, si tratta di un'azienda pubblica nel senso che lo Stato, le regioni e i comuni hanno sempre svolto un'azione di sostegno e di supporto alle attività produttive della FIAT. Tanti lavoratori sono impegnati in quegli stabilimenti, il destino di tante famiglie dipende dalle attività produttive e dagli stabilimenti della FIAT.
Forse, onorevole sottosegretario, oltre ai motori di media e grossa cilindrata che saranno prodotti per i modelli Lancia o Chrysler che verranno realizzati a Mirafiori, bisognerebbe chiedere alla FIAT se intende realizzare a Pratola Serra i motori di ultima e ultimissima generazione a tecnologia avanzata. Ciò potrebbe accadere, anche se evidentemente questo tipo di intervento richiede investimenti da parte della stessa FIAT.
Prendo atto con soddisfazione della disponibilità da lei manifestata di attivare dei tavoli di concertazione con le parti sociali e con le aziende che attualmente soffrono della crisi del comparto produttivo automobilistico legato alla FIAT e altrettanto prendo atto della disponibilità del Governo a seguire con grande attenzione le vicende che riguardano lo stabilimento FMA di Pratola Serra.

(Elementi ed iniziative in relazione al progetto di rimodulazione di giorni e orari di apertura al pubblico degli sportelli postali nella provincia di Udine - n. 3-01093)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Stefano Saglia, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Compagnon n. 3-01093, concernente elementi ed iniziative in relazione al progetto di rimodulazione di giorni e orari di apertura al pubblico degli sportelli postali nella provincia di Udine (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, per garantire l'accesso al servizio postale da parte della cittadinanza, il decreto ministeriale del 28 giugno 2007 ha provveduto a fissare alcuni standard minimi di servizio che gli uffici postali devono, in ogni caso, osservare durante la stagione estiva.
Anche per i mesi estivi del 2010 la società concessionaria del servizio postale universale Poste italiane Spa ha predisposto un piano di rimodulazione degli orari e dei giorni di apertura degli uffici postali presenti su tutto il territorio nazionale, trasmettendone preventivamente copia a questo Ministero.
Le modalità di apertura dei singoli uffici, definite sulla base dei consueti parametri, correlati alla variazione della domanda di servizi che si registra durante il periodo estivo, sono stati stabiliti nel tentativo di conciliare le esigenze della clientela con l'equilibrio economico finanziario della società.
Per ciò che concerne la regione Friuli Venezia Giulia, in particolare il comune di Lestizza, del quale fanno parte le frazioni nel Nespoledo, Villacaccia e Galleriano, l'azienda ha comunicato di aver assicurato un presidio del servizio tramite gli uffici postali «Lestizza» e «Nespoledo».
Secondo quando riferito da Poste Italiane l'ufficio di Lestizza non sarebbe stato sottoposto ad alcuna rimodulazione. Pertanto anche durante il periodo estivo tale ufficio sarebbe rimasto aperto dal lunedì al venerdì con orario 8,30-13,45 e sabato con orario 8,30-13,00.
L'ufficio «Nespoledo» durante i mesi estivi, avrebbe dovuto osservare invece un'apertura articolata su tre giorni settimanali Pag. 5realizzata, al pari di tutte le altre analoghe iniziative, nel pieno rispetto della vigente normativa.
Con riferimento agli uffici postali ubicati nei comuni di Bertiolo - che comprende la frazione di Pozzecco, che include la frazione di Basagliapenta, Rivignano e Campoformido - sono rimaste invariate le rispettive modalità di apertura.
Dal 12 luglio al 19 settembre 2010, l'ufficio «Codroipo», ubicato nel comune omonimo, ha effettuato un orario, da lunedì al venerdì dalle 8,30 alle 14,00 e il sabato dalle 8,30 alle 13,00.
La società ha reso noto, infine, che dal 20 settembre scorso gli uffici postali interessati alla rimodulazione estiva degli orari di apertura nel territorio in esame, hanno ripristinato l'orario ordinario di apertura al pubblico. Il Ministero dello sviluppo economico, al fine di monitorare la legittimità della rimodulazione degli orari estivi di apertura degli uffici postali nel territorio delle province di Trieste, Udine e Pordenone e di verificare la corretta applicazione del decreto sopra menzionato, ha richiesto all'ispettorato territoriale Friuli Venezia Giulia di effettuare gli opportuni accertamenti.
A tal proposito, si rappresenta tuttavia che, a seguito della tempestiva attività degli ispettori ministeriali, sono state predisposte diverse sanzioni nei confronti della concessionaria del servizio a tutela dei previsti standard di qualità del territorio.
In particolare, sono state emanate sanzioni al fornitore per gli uffici postali di Valeriano, Pielungo, Strassoldo, Perteole, Lavariano e Nespoledo, per i quali i periodi di orario di apertura nel periodo estivo sono risultati inferiori alle 18 ore settimanali.
Il Ministero dello sviluppo economico, attraverso gli uffici territoriali competenti, ha pertanto tenuto in considerazione le esigenze delle comunità locali e non mancherà di continuare a vigilare affinché siano rispettati gli obblighi connessi alla concessionaria universale.

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di replicare.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, comincio dalla conclusione per dichiarare la mia soddisfazione rispetto alla parte finale dell'intervento del rappresentante del Governo, laddove afferma che è in atto un monitoraggio su quello che dovrebbe essere l'atteggiamento della concessionaria nei confronti del decreto ministeriale e che molte sono state le sanzioni che sono state comminate per il mancato rispetto verso gli impegni presi e rispetto al decreto ministeriale stesso. In questo senso credo che anche in futuro sarà necessario un monitoraggio molto preciso e molto capillare, perché non sempre a fronte di dichiarazioni anche condivisibili da parte del Governo e, quindi, del Ministero competente, seguono atteggiamenti sul territorio che vanno a favore dei cittadini e delle loro necessità.
Capiamo che vi è la necessità di razionalizzare la spesa e anche la necessità di una ristrutturazione dell'azienda finalizzata però ad un risparmio e ad una migliore efficienza, non ad un risparmio a scapito dell'efficienza del servizio. Sappiamo, purtroppo, che i disservizi si verificano quando si tagliano i servizi stessi, quando si riduce il personale e quando si riducono le ore, e a rimetterci sono sempre i cittadini. Inoltre, vediamo spesso che a fronte di queste operazioni, interne alle aziende, vi è una distribuzione dei così detti utili o risparmi ai livelli alti dell'azienda stessa. Dunque, vi è una contraddizione di fondo, perché il tutto deve essere finalizzato solo ed esclusivamente al servizio del cittadino e perché questo tipo di servizio va soprattutto distribuito sul territorio, sebbene a livello locale il più delle volte non si forniscono risposte ai più deboli. I più deboli sono quelli che vivono in montagna e che magari si vedono chiuso il servizio. I più deboli sono gli anziani che spesso non hanno il parente o il conoscente che può accompagnarli da qualche parte. Ci rendiamo conto che questo mondo è un mondo globalizzato e sempre più difficile da gestire, ma non Pag. 6possiamo perdere di vista quella che è la parte più debole del nostro Paese e della nostra società.
Già in altre situazioni abbiamo verificato come il depauperamento del territorio - come dicevo prima in montagna e nel pedemontano e anche nei confronti delle licenze per i generi di prima necessità - va a penalizzare sempre le persone più deboli. Pertanto, l'impegno che chiedo a questo Governo e a questa maggioranza è di monitorare davvero, per quanto attiene alle poste, affinché non si faccia un mero conto ragionieristico e un taglio di servizi finalizzati poi a rendere bella allo specchio un'azienda che, come dicevo prima, alla fine privilegia pochi a scapito, invece, di un servizio e, soprattutto, a scapito delle persone più deboli.
Signor rappresentante del Governo, faccio presente, peraltro, che questa non è l'unica interrogazione che ho presentato. Ne ho presentate altre in merito, appunto, al servizio postale e tali interrogazioni sono finalizzate, pur capendo tutto, a quello che deve essere un servizio rivolto alla parte più debole del nostro Paese e a fornire una risposta alle persone che hanno maggiori difficoltà. In questo senso - e nel rispetto del decreto ministeriale - così come ho iniziato voglio anche concludere, ribadendo che il monitoraggio del rispetto dei comportamenti da parte di questa società concessionaria sia l'azione più efficace che il Governo possa fare. Credo che tutti insieme dovremo anche trovare, in futuro, soluzioni ancora migliori affinché il territorio sia servito, per quanto attiene ai servizi postali, e che questo sia il segnale principale e più importante nei confronti di questa società e della sua parte più debole che in questo momento, per una crisi generale più globale che ha praticamente attraversato tutto il Paese, paga più di altri quello che, invece, non dovrebbe pagare.
Pertanto, mi dichiaro - anche per la responsabilità, la serietà e la coerenza del nostro gruppo - soddisfatto della parte finale, con un impegno reciproco a controllare sempre di più affinché i servizi vengano dati realisticamente e alle persone che ne hanno più bisogno.

(Iniziative nei confronti di Poste italiane volte a garantire un adeguato servizio postale, con particolare riferimento alla regione Sardegna - n. 3-01229)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Stefano Saglia, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Melis n. 3-01229, concernente iniziative nei confronti di Poste italiane volte a garantire un adeguato servizio postale, con particolare riferimento alla regione Sardegna (Vedi l'allegato A - Interpellanza ed interrogazioni).

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, la concessionaria del servizio postale universale ha reso noto che le disfunzioni registrate nello svolgimento del servizio di recapito nelle città di Sassari ed Iglesias, durante lo scorso mese di agosto, sono state generate dall'assenza contemporanea, ma soprattutto imprevista, di alcuni portalettere.
Secondo la società, la situazione è stata prontamente affrontata con l'adozione di efficaci misure gestionali, evitando in tal modo eccessivi disagi a carico del servizio, che ha registrato effettivamente qualche temporaneo rallentamento.
Con riferimento, in particolare, al ritardo nella consegna di alcuni telegrammi, sono stati effettuati controlli, che non hanno messo in evidenza irregolarità nella consegna; si potrebbe ipotizzare che possa essersi trattato di casi di telegrammi «postalizzati», ossia inseriti nelle cassette postali domiciliari, a causa dell'assenza dei destinatari.
L'azienda ha precisato che le giacenze di corrispondenza registrate ad Iglesias sono state determinate dall'avvicendamento del personale in servizio presso il centro di recapito territorialmente competente. Pag. 7
Esse sono state tempestivamente azzerate mediante l'utilizzo temporaneo di un numero di risorse, cosicché già nei primi giorni del mese di settembre la situazione risultava svolgersi con regolarità.
Per ciò che concerne le modalità di smistamento della corrispondenza in partenza, la concessionaria ha inoltre rappresentato che tale attività viene svolta presso il centro di Cagliari, perché tale centro è dotato di impianti di meccanizzazione idonei a consentire un veloce reinoltro verso le diverse destinazioni, con un'ottimizzazione dei tempi che un'eventuale prelavorazione manuale non consentirebbe.
Con riferimento alla lavorazione dei bollettini di conto corrente postale, che si articola in diverse fasi consecutive e tra loro coordinate, Poste italiane si avvale di tecniche all'avanguardia, al fine di ottimizzare il circuito lavorativo e favorire un recupero di efficienza.
La progressiva riduzione della quantità di bollettini in lavorazione e l'impiego di nuove tecnologie adottate hanno determinato una riduzione dei centri di lavorazione presenti su tutto il territorio, con la conseguente redistribuzione delle attività, in base ad una nuova ripartizione geografica, realizzata tenendo conto di alcuni fondamentali parametri di riferimento, quali: il volume dei bollettini in lavorazione in rapporto alle risorse applicate in ciascun centro, l'adeguamento della rete logistica aziendale e il rispetto dei tempi di accredito previsti.
Su tali linee direttive, Poste italiane Spa ha fondato la decisione di concentrare presso il centro di lavorazione di Bari le lavorazioni dei bollettini accettati dagli uffici della Sardegna, che precedentemente erano trattati dal centro di Torino. La società ha evidenziato che l'iniziativa ha avuto riscontri positivi, facendo registrare una maggiore rapidità nello svolgimento delle diverse operazioni.
Il Ministero dello sviluppo economico, sempre attento alle esigenze dei cittadini, non mancherà di far effettuare, nell'ambito delle proprie competenze e attraverso gli uffici preposti, monitoraggi e sopralluoghi, al fine di verificare che un servizio così essenziale come quello postale, venga erogato nel modo migliore, onde assicurare alla cittadinanza un servizio sempre efficiente e di qualità e un miglioramento anche nella situazione lavorativa degli operatori degli uffici postali del territorio sardo e per evitare, altresì, che si verifichino inconvenienti come quelli accorsi nel mese di agosto scorso, anche all'onorevole interrogante.

PRESIDENTE. L'onorevole Melis ha facoltà di replicare.

GUIDO MELIS. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la cortesia della risposta, ma non sono soddisfatto, perché mi riferisco ad un'esperienza e le cose che lei ci ha letto con riferimento a Poste italiane Spa non corrispondono alla mia esperienza. Ho qui un fascio di articoli pubblicati su due quotidiani sardi, uno di centrosinistra e l'altro di centrodestra, tanto per dire che è una protesta bipartisan e che riguarda diverse zone della Sardegna, oltre a quelle citate da me nell'interrogazione. Non si è trattato solo di un blackout nel mese di agosto, esso si è protratto a settembre. Qui ho un pezzo collocato nella prima pagina de La nuova Sardegna di Sassari: «Posta lumaca, isola in rivolta», che risale al 20 settembre. Dunque, siamo ben oltre la data che è stata indicata. La stessa cosa è avvenuta ancora nel mese di ottobre e poi ancora adesso.
Sono stato personalmente vittima di questo disservizio perché nel mese di luglio è morto mio padre, abbiamo ricevuto una quantità enorme di telegrammi, un centinaio dei quali - mio padre è morto il 6 luglio - sono arrivati il 7 di agosto. Quindi, non si tratta di postalizzazione, ho protestato per avere questo fascio di telegrammi, alcuni biglietti postali che mi erano stati spediti da amici e conoscenti non sono mai arrivati.
Mi raccontano i miei corrispondenti - a Sassari conosco moltissimi artigiani e commercianti che si lamentano per i ritardi nelle tratte commerciali, per i ritardi connessi alla loro attività - che questi Pag. 8disservizi pesano lungo tutto l'anno nella loro attività economica.
Le poste devono garantire il servizio postale e poi fornire anche il servizio bancario e quant'altro è stato magnificato in questi anni dalla propaganda di questo ente, ma le poste devono fare prima di tutto le poste e cioè devono assicurare quella rete di comunicazione spicciola e ordinaria che costituisce uno dei canali fondamentali di relazione all'interno della società italiana e della cittadinanza.
Sotto questo profilo, avverto da questi e da altri segnali che ho raccolto anche successivamente alla presentazione dell'interrogazione che continua ad esserci un forte ritardo; per fare solo un esempio - e con questo concludo - a Sassari la posta viene distribuita ormai una o due volte a settimana nelle zone del centro.
Credo che si debba avere il diritto di ricevere il servizio per cui si pagano le tasse non dico due volte come un tempo - quando ero ragazzo il postino suonava due volte e saliva anche le scale, ma lasciamo perdere questi tempi che si perdono ormai nel passato - ma per lo meno una volta al giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative del Governo a tutela del sito archeologico di Pompei - nn. 3-01352, 3-01426 e 3-01427)

PRESIDENTE. Avverto che le interrogazioni Mosella n. 3-01352 e Vaccaro 3-01426 e 3-01427, concernenti iniziative del Governo a tutela del sito archeologico di Pompei, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A - Interpellanza ed interrogazioni).
Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Francesco Giro, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO MARIA GIRO, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, mi riferisco alle interrogazioni dell'onorevole Mosella e dell'onorevole Vaccaro con le quali vengono chiesti chiarimenti in merito all'azione del Ministero riguardo all'area archeologica di Pompei all'indomani della visita degli ispettori UNESCO.
Preciso al riguardo che la visita degli esperti, a cagione di problemi dovuti all'avvenuta cancellazione dei voli per motivi di neve negli aeroporti di partenza o arrivo, è stata articolata in due parti. L'ultima visita si è svolta il 10 gennaio scorso.
In occasione della visita ispettiva, la soprintendenza ha messo a disposizione degli esperti UNESCO-ICOMOS tutto il materiale relativo agli interventi attuati negli ultimi anni, sia dal punto di vista della conservazione del sito, sia per quanto attiene la valorizzazione dello stesso. In particolare, sono stati mostrati sul posto i risultati conseguiti anche in esito ad azioni congiunte intraprese con altre amministrazioni e con altri partner (università ed enti di ricerca).
Sono stati inoltre presentati i programmi d'intervento previsti nell'immediato e a lungo termine, finalizzati alla migliore fruizione e valorizzazione dei siti vesuviani iscritti nella lista del patrimonio mondiale.
Per quanto riguarda la messa in sicurezza delle strutture antiche, fermo restando il programma messo in opera nel tempo su diversi edifici, a seguito degli eventi è stata potenziata l'azione di monitoraggio e di primo intervento sulle strutture a rischio, in attesa dell'attuazione di un piano generale di manutenzione dell'intera città di Pompei, le cui procedure di gara sono in corso di avvio.
La strategia presentata, in linea con quella adottata negli ultimi due anni, si articola in alcuni punti fondamentali che brevemente riassumo: ricostituire la soprintendenza autonoma di Pompei e dotare il soprintendente di poteri più incisivi per la tutela del sito; individuare gli strumenti necessari per l'adozione di un piano straordinario di manutenzione, con l'aumento del personale tecnico addetto e con l'invio immediato di una task force composta da archeologi, architetti e operai specializzati, per realizzare tutti gli interventi Pag. 9necessari; adottare una linea comune, già concordata con i rappresentanti della regione Campania e della provincia di Napoli, per il miglior utilizzo dei fondi europei sulle aree archeologiche interessate, sottolineando l'esigenza di destinare dei fondi FAS anche per l'area di Pompei.
Con riguardo più specificatamente all'interrogazione dell'onorevole Vaccaro preciso, con riguardo all'Antiquarium, che in esso, chiuso in seguito al terremoto del 1980 e ora completamente restaurato, è attualmente in allestimento un visitor center con proiezioni 3D e multimediali che consentiranno ai visitatori di comprendere la realtà dell'eruzione, di immergersi nella vita della città del 79 dopo Cristo, di seguire le tappe relative alla scoperta del sito in epoca moderna. L'inaugurazione del complesso, inizialmente prevista per dicembre, ha subito un differimento in ragione dei noti e gravi incidenti occorsi nell'area.
Per quanto riguarda il progetto di restauro del teatro di Pompei, preciso che esso venne elaborato e approvato dall'ex soprintendente di Napoli e Pompei, Pietro Giovanni Guzzo e dal consiglio d'amministrazione in data 21 ottobre 2003, con delibera n. 1226, nel quadro generale della programmazione.
Il progetto è stato poi approvato con delibera del consiglio di amministrazione della soprintendenza archeologica di Napoli e Pompei n. 46 del 18 luglio 2008 come progetto «di restauro, valorizzazione e recupero per spettacoli del teatro grande, odeion e quadriportico dei teatri».
Il progetto originario prevedeva per la cavea del teatro grande una ricostruzione integrale in marmo, ed è stato successivamente sottoposto dal commissario delegato alla commissione generale di indirizzo e coordinamento del Ministero e modificato nel rispetto delle disposizioni del codice e della carta del restauro. Secondo la normativa e la prassi in materia, il restauro consente solo la ricostruzione di nuove gradinate con materiale asportabile e reversibile mediante l'inserimento di materiale moderno (tufo), proprio per non creare nei visitatori l'illusione di trovarsi di fronte ad un manufatto antico, cosa che sarebbe inaccettabile sotto il profilo filologico.
Con una tecnica innovativa, i blocchi di tufo, così come il tappeto di cocciopesto usato per la pavimentazione, sono stati isolati dal terreno antico con teli di «tessuto non tessuto» in modo che la situazione originaria fosse sempre ripristinabile. Sono stati cancellati anche i segni di precedenti invasivi restauri, che avevano utilizzato strutture di cemento armato, come nel ballatoio del quadriportico, sostituite dal legno.
Gli altri interventi, volti ad adeguare l'intero complesso all'esigenza di fruibilità e sicurezza, sono stati realizzati con elementi smontabili per garantirne la completa reversibilità: tutte le opere realizzate per l'organizzazione degli spettacoli - palcoscenico, torre-luci - sono strutture autoportanti e rimovibili; il posizionamento dei cavi e delle tubazioni è avvenuto al di sotto delle pavimentazioni allo scopo di evitare canalizzazioni esterne che deturpassero il monumento.
Inoltre, all'interno del cantiere non sono state utilizzate ruspe, o macchinari tali da provocare vibrazioni che potessero arrecare danni, ma solo mezzi meccanici leggeri per garantire il pieno rispetto della normativa sulla sicurezza del lavoro, che vieta il trasporto a mano di pesi eccessivi. Tutte le operazioni sono state seguite da tecnici dell'amministrazione, sotto la responsabilità scientifica di un funzionario archeologo di provata esperienza.
Per quanto riguarda la gestione della soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei, si precisa che dopo il conferimento dell'incarico ad interim alla dottoressa Papadopoulos, attualmente la soprintendenza è diretta dalla dottoressa Teresa Elena Cinquantaquattro.
Mi sento di assicurare l'onorevole interrogante circa il fatto che la dottoressa Teresa Elena Cinquantaquattro possiede quelle attitudini, quelle specifiche capacità, esperienza professionale e competenza organizzativa, acquisite sia quale funzionario in soprintendenze per i beni archeologici della Campania, sia nella direzione Pag. 10della soprintendenza per i beni archeologici della Puglia, di grande prestigio e di grande importanza nell'Italia meridionale, che la rendono assolutamente in grado di garantire la direzione di una soprintendenza speciale come quella di Napoli e Pompei. Una soprintendenza che comporta, come è noto, una costante e complessa attività di tutela, di fruizione e di valorizzazione dei beni archeologici affidati alle cure dell'ufficio, attività tutte essenziali al fine di rilanciare nel modo migliore possibile, anche a livello internazionale, l'istituzione e la sua immagine.

PRESIDENTE. L'onorevole Mosella ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-01352.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Giro per la sua cortesia, ma, sostanzialmente, in riferimento alla prima parte della sua esposizione, mi dichiaro insoddisfatto e provo a spiegarne i motivi. Intanto, va detto che la missione degli esperti dell'UNESCO al sito di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata si è svolta in due tappe, però è solo la prima fase di una missione che prevede un altro appuntamento. Quindi, siamo ancora sotto osservazione dell'UNESCO.
Dapprima, l'UNESCO, come il Ministero e il sottosegretario Giro sanno bene, ha voluto rivolgere l'attenzione all'identificazione di potenziali minacce, alle questioni tecniche relative alla conservazione degli affreschi e alle strutture murarie. Inoltre, ha guardato l'impatto dei crolli sulle caratteristiche che rendono il bene, come si sa, di eccezionale valore universale.
In un momento successivo ad essere valutata sarà la gestione del sito, le strategie di conservazione e le politiche messe in atto per proteggere la proprietà e il suo ambiente, così come il modo in cui sono applicate e come potranno essere migliorate.
Credo che molto si debba fare per evitare un possibile giudizio critico e il rischio che l'Italia sia, suo malgrado, una protagonista della sessione della Commissione per il patrimonio mondiale dell'UNESCO che si svolgerà nel giugno prossimo. Non vorremmo proprio assistere all'inserimento di Pompei nella lista rossa dei siti patrimonio dell'umanità in pericolo.
L'impatto mediatico della notizia del primo crollo avvenuto a Pompei ha fatto il giro del mondo (mi riferisco a quello che ha interessato la scuola dei gladiatori). Sono immagini che noi italiani conosciamo, perché, quando sono avvenute in altri Paesi - mi riferisco all'abbattimento del Budda da parte dei talebani - è stato per noi qualcosa di sconvolgente. Lo stesso effetto si è avuto in tanti Paesi del mondo.
L'Italia è il Paese che vanta un numero di siti riconosciuti dall'UNESCO molto alto e deve prendersene cura in maniera particolare. Il contesto è noto e non voglio qui assolutamente appesantire la discussione, perché il dibattito sulla mozione di sfiducia al Ministro Bondi ne ha tratteggiato diversi aspetti. Il Ministero per i beni culturali potrà contare nel 2011 su meno risorse, lo si è ormai compreso in tutti gli aspetti.
L'Italia guida la lista dei Paesi più ricchi di beni dichiarati dall'UNESCO patrimonio dell'umanità e ciò comporta oneri ed onori. Il Governo deve smetterla di piagnucolare e deve trovare le risorse necessarie almeno per frenare eventuali disastri. Roma, con il progetto che ha riguardato il Colosseo, ha aperto una pista: per la prima volta nella storia dei beni culturali italiani un privato stanzierà una somma considerevole per il restauro di uno dei monumenti più famosi dell'intera umanità.
Potrebbe essere illuminante, come percorso. Lo Stato deve intervenire, intanto, per arrestare il degrado e mettere in sicurezza il sito di Pompei. Ho sentito dalle parole del sottosegretario che qualcosa si è avviato, ma mi sembrano - non è un giudizio, ma una valutazione delle cose che lei ha appena detto - ancora le stesse cose generiche che coinvolgono la provincia e la regione in una situazione in cui si sa quali sono i guai della provincia Pag. 11e quali sono i guai della regione. Significa rimandare il tema, con un Paese incapace di salvaguardare il suo bene più prezioso. L'Italia vive di questo patrimonio e potrebbe valorizzarlo molto meglio.
Ricordiamo, inoltre, al Governo, qualora lo avesse dimenticato, che il nostro è un Paese ricco di competenze, capace di assicurare la manutenzione e il restauro di un'area vastissima come quella di Pompei. Gli specialisti formati nel nostro Paese vengono chiamati in ogni angolo del mondo per le emergenze dovute alla guerra e agli scenari catastrofici, per dare suggerimenti e indicazioni.
Abbiamo un volontariato dell'arte e della cultura. Devo ricordare Firenze durante l'alluvione, quando migliaia di persone si sono portate lì per salvarne il patrimonio? Si può pensare ad un appello anche a questi mondi di grande pregio e di volontariato, prima che accadano altre tragedie culturali?
In questo ci chiediamo cosa dobbiamo ancora aspettarci.

PRESIDENTE. L'onorevole Vaccaro ha facoltà di replicare per le sue interrogazioni nn. 3-01426 e 3-01427.

GUGLIELMO VACCARO. Signor Presidente, ringrazio il Governo ed il sottosegretario Giro, ma devo, purtroppo, smentire l'aspettativa che avevamo di ricevere oggi notizie confortanti. Per questo motivo mi dichiaro totalmente insoddisfatto.
Farò ora alcune domande a futura memoria al sottosegretario Giro. Vi è un elenco di tredici altre case presenti a Pompei: casa del panettiere, casa di Sallustio, villa di Diomede, casa dei Dioscuri, casa di Apollo, casa di Meleagro, casa del Larario di Achille, casa del chirurgo, casa del giardino di Ercole, casa del poeta tragico, casa del citarista, casa della fontana piccola, casa di Pansa. Queste tredici case da qualche settimana non sono più visitabili per disposizione della sovrintendenza archeologica di Napoli e di Pompei. Non so - e questa è la mia seconda domanda - da quanto tempo il sottosegretario Giro manchi da Pompei, da quello che è considerato il sito archeologico tra i primi al mondo, per ampiezza e straordinaria rilevanza,
Sarebbe bene che il sottosegretario si portasse in quella realtà, in quella città, e che registrasse i pareri di tutti quelli che lavorano a Pompei. Quando chi interviene oggi ha visitato il teatro ha ascoltato le guide di quella realtà che dicevano «purtroppo questo non è più il teatro che noi per anni, decenni nel caso delle guide più anziane, abbiamo mostrato ai turisti che da tutti gli angoli del mondo, venendo a visitare questo bellissimo Paese, si sono poi recati agli scavi di Pompei». La situazione, caro sottosegretario, è drammatica.
Un solo inciso: vi sono quattro inchieste della magistratura ed una della Corte dei conti. Venire in Aula, ossia nella sede che oggi, insieme, impegniamo in questa discussione, a raccontare delle luci e delle positività che a suo avviso meritano di essere valorizzate senza fare un minimo cenno alle tante ombre e ai gravi disastri degli ultimi mesi è passibile di grave e pesante insoddisfazione da parte dell'interrogante. Però, vi sarà un giudizio che si farà chi leggerà gli atti di questa discussione. Voi avete bisogno di un sussulto di responsabilità. Pompei sta morendo.
Esiste un sito internazionale che riceve migliaia e migliaia di contatti ogni giorno, nato all'estero, denominato save Pompei, ma vi è anche qualcuno che sta uccidendo questa realtà. Una qualche preoccupazione deve pur emergere nella coscienza di chi occupa responsabilità di Governo in questo momento.
Questo è l'invito accorato che rivolgo a lei sottosegretario e, a suo tramite, al Ministro e al Governo tutto. Pompei sta morendo, le tredici case che ho appena elencato sono state chiuse perché non vi è più un incentivo alla produttività che per anni è stato messo a disposizione e quindi chi oggi si reca a Pompei non visita queste tredici case, guarda ed osserva i resti del cantiere sequestrato a seguito del crollo della scuola armatori, e così via.
Ecco, alla prossima interrogazione - perché ve ne saranno altre e andremo avanti sempre in questa direzione per Pag. 12tutta la legislatura - abbia la bontà di occuparsi anche delle ombre e non solo delle luci che comunque lei ha voluto valorizzare nel suo intervento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Orientamenti del Governo al fine di tutelare la Villa Reale di Monza ed evitare il rischio di una sostanziale privatizzazione del bene - n. 3-01365)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Francesco Giro, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Farinone n. 3-01365 concernente orientamenti del Governo al fine di tutelare la Villa Reale di Monza ed evitare il rischio di una sostanziale privatizzazione del bene (Vedi l'allegato A - Interpellanza ed interrogazioni).

FRANCESCO MARIA GIRO, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, mi riferisco all'interrogazione dell'onorevole Farinone, con la quale vengono chieste quali misure questo Ministero intenda adottare per evitare il rischio di privatizzazione del bene con conseguente compromissione della sua funzione pubblica e quali sono i programmi di tutela, valorizzazione e promozione della fruizione relativa alla Villa reale di Monza. L'interrogazione dell'onorevole Farinone contiene, peraltro, una lunga e pregevole premessa storica, che mi consente di arrivare direttamente al nocciolo della questione.
Com'è noto, infatti, con la costituzione del consorzio Villa reale e Parco di Monza, del quale sono promotori questo Ministero, la regione Lombardia, il comune di Milano ed il comune di Monza, l'attività di valorizzazione della Villa è gestita dal consorzio stesso, anche in modo indiretto tramite concessione a terzi. Nel caso di eventuale gestione indiretta è previsto il ricorso a procedure di evidenza pubblica per l'individuazione del soggetto. L'onorevole Farinone lamenta che la procedura possa attualmente in essere sia carente sotto il profilo della legittimità della scelta del concessionario, della trasparenza delle procedure e dell'oggetto dell'appalto.
A tale proposito, come primo punto in merito alla trasparenza del bando del 17 marzo 2010 di procedura ristretta per l'affidamento del contratto di concessione di lavori pubblici, ai sensi dell'articolo 144 del decreto legislativo n. 163 del 2006, e alle difficoltà registrate nell'accesso al capitolato d'oneri, allo schema di contratto di concessione ed alla lettera di invito, riferisco per precisare che il bando è disponibile sul sito istituzionale di Infrastrutture lombarde Spa, in quanto trattasi di gara non ancora aggiudicata. Per quanto riguarda l'acquisizione del progetto preliminare del capitolato d'oneri e la documentazione complementare, tra cui il piano economico-finanziario, lo schema di contratto e la lettera di invito, il bando indica di farne richiesta tramite posta elettronica all'indirizzo ufficiogare@ilspa.it.
Da informazioni assunte presso l'ufficio gare di Infrastrutture lombarde Spa risulta che la procedura amministrativa impiegata è consistita in una prima fase di pubblicazione del bando, che ha individuato l'oggetto di gara e i requisiti di qualificazione per la partecipazione, cosiddetta prequalifica, e di una seconda fase in cui, a seguito della verifica dei requisiti dei soggetti che hanno richiesto di partecipare alla trasmissione della documentazione idonea alla formulazione dell'offerta, tra cui quella citata, i soggetti invitati hanno presentato appunto l'offerta.
Come secondo punto e per quanto riguarda l'attribuzione a Infrastrutture lombarde Spa delle funzioni di stazione appaltante, preciso che tale procedura è prevista all'articolo 8, comma 2 dell'accordo stipulato il 20 luglio 2008 tra il Ministero, la regione Lombardia ed i comuni di Monza e Milano. Tale accordo stabilisce che il costituendo consorzio provveda agli affidamenti di lavori, servizi e forniture per la conservazione, il recupero e la rifunzionalizzazione di Villa reale, tramite regione Lombardia che si avvale di Infrastrutture lombarde Spa, Pag. 13società interna al sistema regionale e partecipata totalmente dalla regione Lombardia, ai sensi della legge regionale n. 14 del 2010.
Detta società aveva tra l'altro già provveduto ad adeguare, insieme al progettista vincitore del concorso bandito a suo tempo, il progetto preliminare di rifunzionalizzazione della Villa, da cui è esclusa la parte di proprietà statale (corrispondente in larga misura all'ala meridionale ed in parte al piano nobile dell'ala centrale), in funzione delle mutate esigenze di utilizzo e sostenibilità economica da parte della regione.
Questo progetto preliminare, posto attualmente come base della gara a procedura ristretta, riguarda l'ala settentrionale, quella centrale (eccettuata la porzione di proprietà statale prima ricordata), gli spazi esterni e non comprende la porzione di proprietà statale (ala meridionale). Esso fu approvato dal collegio di vigilanza dell'accordo di programma per il recupero e la valorizzazione di Villa reale di Monza e dei giardini di pertinenza il 27 novembre 2007.
Inoltre, anche l'articolo 7 dell'atto costitutivo del consorzio Villa reale e Parco di Monza, siglato il 20 luglio 2009, prevede che il consorzio stesso si faccia carico degli adempimenti relativi agli affidamenti dei lavori, servizi e forniture per la conservazione, recupero e rifunzionalizzazione della Villa reale tramite la regione Lombardia che - cito testualmente - si avvale di Infrastrutture lombarde Spa, ente strumentale della regione. Circa il terzo punto, mi preme sottolineare che il consorzio - sulla base di quanto stabilito dal suo atto costitutivo e dallo statuto - si è avvalso di Infrastrutture lombarde Spa come stazione appaltante per l'affidamento della progettazione definitiva ed esecutiva che svilupperà il progetto preliminare già approvato, dei lavori di restauro e dei servizi di gestione del corpo centrale, dell'ala nord e degli spazi esterni (primo lotto funzionale).
Ciò ha permesso di impegnare subito i finanziamenti disponibili (prevalentemente regionali ad eccezione di un milione di euro messo a disposizione da ARCUS Spa, ovvero dal Ministero per i beni e le attività culturali). Inoltre l'esigenza di tenere unite e sotto controllo le attività da sviluppare in villa prima, durante e dopo i lavori di restauro, relativi al primo lotto funzionale, ha indotto la direzione ad individuare una procedura che garantisse la realizzazione da parte di un unico soggetto delle funzioni di progettazione e restauro in modo che le tempistiche e la logistica dei lavori e delle attività di valorizzazione potessero essere strettamente connesse senza possibilità di rimbalzare sulla committenza (e quindi sul consorzio). L'obiettivo è quello di non chiudere la villa per l'intera durata dei lavori ma di renderne fruibili in diversi momenti le parti non direttamente interessate dalle opere, come anche lo stesso cantiere di restauro. La procedura di gara avviata, ma non ancora conclusa, da Infrastrutture lombarde Spa selezionerà un soggetto imprenditoriale cui affidare la gestione indiretta di parte della villa. Tale soggetto deve essere provvisto delle competenze e delle risorse necessarie a garantire la progettazione, l'esecuzione dei lavori di restauro e le attività di valorizzazione previste dal Piano strategico di sviluppo culturale approvato dal consorzio, oltre che alla copertura dei costi di gestione (utenze, sicurezza, manifestazioni ed eventi culturali ed educativi, servizi al pubblico) e di manutenzione conservativa ordinaria e straordinaria, il cui importo stimato a carico del concessionario è di un milione di euro annui. Pertanto la spesa complessiva di trenta milioni su trent'anni - prevista per le manutenzioni - va ad aggiungersi ai 4,5 milioni circa di lavori ed al canone annuo, il cui importo rientra nel piano finanziario alla base del contratto di concessione da stipularsi col consorzio. È stato quindi necessario inserire tra i beni oggetto di concessione spazi che permettano lo svolgimento di attività remunerative per il concessionario e garantiscano la sostenibilità economica e dunque la fattibilità dell'investimento. Per quanto riguarda i programmi di tutela, valorizzazione e promozione relativi alla fruizione della Villa reale di Monza preciso che il Pag. 14concessionario dovrà concordare annualmente col consorzio il programma delle manifestazioni e degli eventi, e sottoporre alla preventiva autorizzazione del consorzio eventuali ulteriori attività. L'accesso alla villa sarà aperto ed il pubblico potrà fruire sia delle attività formative e culturali (eventi, mostre, attività istituzionali) nel piano nobile e nella corte d'ingresso (concerti, mostre e eventi all'aperto), sia dei piccoli esercizi commerciali al piano terra e sia della ristorazione al piano belvedere. Il consorzio ha inoltre il compito di controllo e vigilanza sulle attività intraprese dal concessionario e sulle modalità del loro svolgimento; inoltre si occuperà direttamente di conservare e gestire l'ala meridionale della villa (museo della villa), compresa la porzione del corpo centrale al piano nobile di proprietà statale, il parco di Monza e gli altri immobili facenti parte del complesso attraverso le risorse provenienti dai canoni di concessione e sulla base del Piano strategico di sviluppo culturale. In merito, il bando di gara prevede che il canone sia in parte fisso, in parte variabile e soggetto ad offerta economica, secondo le modalità indicate dallo schema di concessione. Rimangono in capo al Ministero per i beni e le attività culturali ed ai suoi uffici territoriali (Soprintendenze e Direzione regionale) la tutela del bene in conformità alle disposizioni della parte seconda del Codice dei beni culturali e del paesaggio. Riferisco, da ultimo, che la durata trentennale della concessione è stata calcolata in funzione della necessaria remunerabilità dell'investimento da parte del soggetto privato che verrà selezionato sulla base della stima sia dell'investimento diretto che dei costi di gestione.
La durata ventennale del consorzio, individuata dall'articolo 3 dell'atto costitutivo del 20 luglio 2009, è, per effetto dello stesso articolo, prorogabile. A questo proposito è già in previsione, da parte del Consiglio di gestione, la possibilità di prorogare la durata del consorzio e con ciò consentendo allo stesso di vigilare sull'attività del concessionario per tutta la durata della concessione. Anche l'accordo del 30 luglio 2008 prevede, all'articolo 10, comma 1, lettera b), di procedere periodicamente alla verifica dell'accordo medesimo e di adottare d'intesa gli eventuali aggiornamenti.
Per ogni ulteriore verifica, vi comunico che l'accordo del 30 luglio 2008, lo statuto e l'atto costitutivo del consorzio, oltre ad altre ulteriori informazioni sull'attività del consorzio stesso, sono scaricabili dal sito www.reggiadimonza.it.

PRESIDENTE. L'onorevole Farinone ha facoltà di replicare.

ENRICO FARINONE. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la sua risposta, anche per i tempi che sono stati relativamente rapidi rispetto all'abitudine, però devo dire francamente che è una risposta dal sapore e dal tono sostanzialmente burocratico.
Devo dire anche che, nulla togliendo al sottosegretario, onorevole Giro, che so quanto si interessi dei beni culturali, in modo particolare qui a Roma, sarei stato gradevolmente sorpreso se vi fosse stato il Ministro, onorevole Bondi, oggi a rispondere a questa interrogazione, non per l'importanza degli interroganti, ma per l'importanza dell'oggetto dell'interrogazione, la Villa Reale di Monza, che il Ministro Bondi conosce molto bene essendo egli residente in Brianza.
A parte questo, però, credo, signor sottosegretario, che, al di là delle valutazioni che lei ha svolto nella sua articolata risposta, il nodo, il problema, di fondo che questa interrogazione intendeva sottoporre, e che i cittadini di Monza e della Brianza continueranno a sottoporre, è un altro e, cioè, che l'utilizzo di questa importante villa del nostro patrimonio artistico e museale, che deve essere restaurata, deve essere garantito in termini pubblici. E non lo dicono solamente gli oltre 10 mila cittadini che hanno firmato una petizione con la quale, a suo tempo, chiedevano la sospensione del bando a cui si è fatto cenno, un bando che, sostanzialmente, come abbiamo visto, affiderebbe la ristrutturazione, più che la restaurazione, Pag. 15del complesso ai privati, senza, però, quella chiarezza dal punto di vista dell'utilizzazione poi della stessa villa, con il rischio, quindi, di snaturarne la valenza storica ed architettonica per trasformarla in una sorta di villa center perché vi sarebbero piani destinati alla congressistica - e va bene -, alle attività commerciali, alla ristorazione, all'interno e all'esterno della villa medesima.
Credo, quindi, vi sia qualche timore giustificato da parte dei cittadini i quali vorrebbero che la Reggia di Monza fosse destinata a reggia, come si è fatto per Caserta e, recentemente ed ottimamente, per Venaria Reale. La natura della villa deve restare essenzialmente culturale e non in parte commerciale, come mi sembra che, anche dalla risposta, facendo cenno spesso e volentieri alla necessità del ritorno economico per il privato, si tenda a fare.
La sollecitazione nostra, quindi, deriva da questo timore e dal rischio conseguente; il rischio è - diciamolo con franchezza - quello di una gestione della villa con lo scopo principale di remunerare l'investimento del privato e non l'utilizzo del monumento come bene pubblico. Anche dal punto di vista, quindi, dell'attenzione che vogliamo porre al Ministero per i beni e le attività culturali, credo che questa sottolineatura sia importante.
Del resto - e vado a concludere - non è che lo diciamo semplicemente noi; se ci pensiamo, sostanzialmente la Villa Reale, come è stato ricordato, appartiene al comune di Monza, al comune di Milano, alla regione Lombardia, e anche il Ministero per i beni e le attività culturali è proprietario di alcuni beni ubicati nel complesso. Questi enti, a suo tempo, nel 2008, fecero un accordo di programma per la valorizzazione del complesso, accordo di programma che dava, poi, il via alla costituzione, avvenuta un anno dopo, di un consorzio, di un apposito ente di natura consortile e non imprenditoriale, di diritto pubblico che è stato denominato Consorzio Villa Reale e Parco di Monza.
Ebbene al consorzio è stata affidata la gestione unitaria del parco e della villa; e il consorzio a che cosa è tenuto? È tenuto a garantire la conservazione e il recupero, la valorizzazione del complesso monumentale, a valorizzare il potenziale di relazioni del complesso monumentale con il contesto territoriale, e questi sono gli obiettivi principali dell'attività possibile della villa, a partire naturalmente dal parco che non va mai dimenticato.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Farinone.

ENRICO FARINONE. Deve svolgere - e ho concluso, signor Presidente - attività di alta rappresentanza ed è tenuto a realizzare strumenti innovativi di conoscenza, di documentazione, di educazione al patrimonio culturale.
Ebbene, non ho più tempo per proseguire ed entrare nei dettagli economici che pure si prestano a parecchi interrogativi che la risposta del sottosegretario non ha sciolto. Questo nodo è quello rispetto al quale un Ministero come quello per i beni culturali dovrebbe rispondere con più accortezza e credo che, rispetto a questa vicenda, noi torneremo sicuramente in campo con iniziative sul territorio e, se servirà, anche qui in Parlamento.

(Iniziative di competenza in relazione all'archiviazione del procedimento penale sull'assassinio di Lando Conti - n. 3-00983)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Bosi n. 3-00983, concernente iniziative di competenza in relazione all'archiviazione del procedimento penale sull'assassinio di Lando Conti (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, con l'interrogazione in discussione l'onorevole Bosi chiede di sapere se il Ministro della giustizia intenda assumere iniziative ispettive presso la procura della Repubblica Pag. 16di Firenze, in relazione alla discutibile richiesta, da quest'ultima formalizzata, di archiviazione del procedimento penale inerente l'omicidio del sindaco di Firenze, Lando Conti, avvenuto il 10 febbraio 1986.
Orbene, a seguito delle verifiche svolte, è stata ricostruita la vicenda giudiziaria che ha interessato l'assassinio di Lando Conti, nei termini che seguono.
Con sentenza del 21 maggio 1992, passata in giudicato, sono stati già condannati per il reato indicato i terroristi Fabio Ravalli, Michele Mazzei, Maria Cappello, Marco Venturini e Daniele Bencini, tre di essi alla pena dell'ergastolo e uno a 30 anni di reclusione.
Dopo tale sentenza di condanna, le indagini sono proseguite per l'individuazione di altri responsabili, essendo rimasti, in particolare, non identificati gli esecutori materiali dell'attentato, come riferito dal procuratore aggiunto Fleury nell'intervista del 3 novembre 2006, citata dall'onorevole interrogante.
Per conseguenza, nell'anno 2007, sono stati sottoposti ad indagini, per l'omicidio del Conti, alcuni terroristi implicati in altri attentati di analoga matrice, nei confronti dei quali, tuttavia, non sono emersi sufficienti elementi di colpevolezza.
Pertanto, alla luce delle approfondite indagini svolte, la procura fiorentina, in data 23 dicembre 2008, ha richiesto l'archiviazione del procedimento, definitivamente intervenuta col successivo decreto del GIP del 30 dicembre 2008. Alla luce dei dati sopra riportati, le competenti articolazioni ministeriali hanno ritenuto che la condotta dei magistrati fiorentini non presenta profili disciplinarmente rilevanti, non integrando alcuna ipotesi di illecito.
Per quanto riguarda, infine, la lapide commemorativa dell'omicidio di Lando Conti, menzionata nell'atto di sindacato ispettivo, si rappresenta che il testo della stessa è stato modificato nel 2008.
La Commissione consultiva per la toponomastica e le iscrizioni commemorative del comune di Firenze, infatti, nella seduta del 7 ottobre 2008 ha approvato la variazione da «mano terrorista» a «mano terrorista delle brigate rosse».
Di conseguenza, è stata collocata una nuova targa, che ha sostituito la precedente.

PRESIDENTE. L'onorevole Bosi ha facoltà di replicare.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, ringrazio anche l'onorevole sottosegretario. Mi rendo conto che il potere esecutivo nei confronti di situazioni che appartengono alla sfera giudiziaria abbia poco potere d'iniziativa.
Certo è che quanto avvenuto lascia l'amaro in bocca, dopo aver appreso da Barbara Balzerani e da altri terroristi che le Brigate rosse hanno ucciso il sindaco di Firenze Lando Conti e che molti pentiti, nel periodo che parte da quella data - qui parliamo di 25 anni fa circa - sono stati ascoltati, alcuni hanno anche avuto atteggiamenti collaborativi e qualcuno è anche uscito dalle patrie galere.
Io credo che forse con uno sforzo maggiore si sarebbe potuto individuare colui il quale o coloro i quali - sembra più di uno - abbiano avuto le mani assassine, chi cioè abbia materialmente ucciso Lando Conti.
Questa archiviazione anche all'opinione pubblica fiorentina lascia un po' l'amaro in bocca. Credo che l'omicidio di Lando Conti abbia suscitato emozione ed indignazione in tutta l'Italia, ma in modo particolare nella città di Firenze questo è un fatto che ha avuto un grande impatto emozionale. E anche il fatto che si chiuda e si archivi la pratica senza un colpevole francamente è questione che, come dicevo prima, lascia l'amaro in bocca.
Faccio presente che l'interrogazione in esame è stata presentata nel marzo 2010 ed è trascorso quasi un anno ora che si viene in Aula per la risposta.
Non so, farò poi una verifica, ma per quello che riguarda la targa - e ringrazio il sottosegretario di aver specificato che è stata poi integrata o autorizzata l'integrazione - alla data di presentazione della mia Pag. 17interrogazione ancora non era consentito scrivere nemmeno che i terroristi erano le Brigate rosse. Quindi, se a questo si è posto rimedio mi fa piacere e ne darò anche notizia, non mi risulta però che vi siano state modifiche reali nel luogo dell'assassinio, dove tra l'altro passo frequentemente. Non mi è parso di vedere mutazioni. Se però ciò è accaduto è già una piccola soddisfazione per i familiari e per tutti coloro che gli sono stati vicini e gli hanno voluto bene.

(Richiesta di restituzione, da parte del Ministero, dei compensi percepiti dai giudici onorari del tribunale di Roma per la loro attività all'interno dei collegi - n. 3-01034)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Rao n. 3-01034, concernente la richiesta di restituzione, da parte del Ministero, dei compensi percepiti dai giudici onorari del tribunale di Roma per la loro attività all'interno dei collegi (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, in risposta all'interrogazione dell'onorevole Rao faccio presente che, secondo quanto riferito dal presidente del tribunale di Roma, è da tempo terminato lo stato di agitazione dei got, verificatosi in detto ufficio giudiziario nello scorso mese di marzo, dovuto ai ritardi nella liquidazione dei compensi loro spettanti.
Tali ritardi sono stati determinati da perplessità manifestate dal funzionario coordinatore dei servizi per le spese di giustizia sulla corresponsione degli emolumenti, in relazione all'impossibilità, stando alla relazione dell'ispezione ministeriale, di retribuire «attività diverse dall'udienza e/o udienze trattate in maniera non delegabile».
In ordine a tali problematiche, la presidenza del tribunale, con comunicazione in data 8 aprile 2010, chiariva che le funzioni svolte dai got con rito monocratico riguardavano materie delegabili e disponeva, quindi, che il predetto funzionario provvedesse alla liquidazione degli emolumenti ai got impegnati come sopra indicato.
Successivamente a tale disposizione impartita dal capo dell'ufficio non si sono più determinati inconvenienti di sorta.
Il presidente ha, inoltre, precisato che presso il tribunale di Roma i got sono stati impiegati in sostituzione di giudici occasionalmente assenti per malattia, recupero ferie, partecipazioni a corsi di aggiornamento, e via dicendo, solo allorché non era possibile l'ulteriore ricorso al cosiddetto «turno di riserva», poiché i sei magistrati che vi sono quotidianamente addetti erano già stati impegnati in altre sostituzioni.
Infine, nei casi di assenza protratti per lunghi periodi di tempo, si è provveduto alla stabile designazione di un singolo got in luogo del giudice mancante, al solo scopo di consentire continuità nella gestione dei processi di cui il medesimo era titolare e per impedire, quindi, reiterati rinvii determinati dalla diversità dei giudici (di volta in volta) designati.

PRESIDENTE. L'onorevole Rao ha facoltà di replicare.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, ringrazio il signor sottosegretario, ma mi viene da fare una battuta: signor sottosegretario, lei afferma che il presidente del tribunale dice che, da tempo, è terminato lo stato di agitazione. Ebbene, io dico: meno male, perché lo stato di agitazione citato nella mia interrogazione si riferiva all'anno scorso e, quindi, meno male che lo sciopero dei giudici onorari del tribunale è finito da tempo.
Signor sottosegretario, la sua risposta è sicuramente puntuale per certi versi ma, a nostro giudizio, è assolutamente non esaustiva. Infatti, lo sciopero segnalava un malessere, che non si è attenuato per tante altre questioni, che, ora, brevemente mi accingo a riferire; tuttavia, dall'inizio della legislatura, la riforma dei giudici onorari è stata promessa reiteratamente. Pag. 18
Signor sottosegretario, noi ci siamo incontrati tante volte, sia in Commissione che in Aula, per parlarne: purtroppo, forse, negli ultimi giorni, si vede un barlume di speranza, ma ancora nulla di concreto. Quindi, la sua risposta è apprezzabile dal punto di vista della ricostruzione di questa vicenda, tuttavia, è ancora inaccettabile, a mio avviso, che i giudici onorari non siano retribuiti per un lavoro che hanno, comunque, svolto su disposizione dei propri dirigenti.
È chiaro che la loro disponibilità e - vorrei anche dire - il loro senso istituzionale e della giustizia consente a tali giudici di andare avanti, anche con le limitate risorse, a cui lei, signor sottosegretario, e il signor Ministro, fate sempre riferimento rispetto alla giustizia: infatti, se non vi sono soldi per l'informatizzazione, figuriamoci per i magistrati onorari.
Tuttavia, è anche vero che essi vengono chiamati per sostituire dei giudici e, quindi, di fatto, loro stessi amministrano la giustizia invece di qualcun altro, e lo fanno con grande serietà, senza balzare agli occhi delle cronache per iniziative scomposte: sono tra coloro che dobbiamo ringraziare perché la giustizia, in Italia, ancora è sopra la soglia di galleggiamento. Non vorrei esagerare, ma sicuramente, è grazie ai giudici onorari che questo avviene.
Ci risulta, inoltre - perché lo segnala l'associazione di categoria - che il Ministero ha più volte modificato le circolari sui pagamenti dei compensi spettanti a tali magistrati, chiedendo, dopo tali modifiche, la restituzione di somme già corrisposte ed erogate sulla base di circolari precedentemente vigenti o di leggi di spesa di oscura interpretazione. Qui siamo quasi al recupero crediti del Ministero della giustizia: capisco che non vi siano i fondi per l'informatica, ma magari cerchiamo di non recuperarli da lì.
Si tratta di misure infondate, che finiscono, poi, per offendere la dignità di questi giudici, che sono privati di garanzie previste in via inderogabile anche dalla nostra Carta costituzionale, e che mettono a serio rischio la credibilità degli stessi quali soggetti preposti alla tutela di diritti dei cittadini.
Non ci sembra questo il modo di rapportarsi ad una categoria che costa allo Stato, unitamente ai giudici di pace - lo ricordo non certo a lei, che lo sa bene - appena 137 milioni di euro e che evade circa la metà dei giudizi pendenti presso i tribunali ordinari, le procure della Repubblica e gli uffici del giudice di pace. Dobbiamo soltanto dire loro un grande grazie.
È evidente che l'attuale assetto della categoria non corrisponde più al modello teorico di magistratura onoraria come era stato pensato, in quanto il servizio reso dalle toghe onorarie corrisponde, invece, di fatto, ad una prestazione di lavoro subordinato. Questo è anche l'orientamento della Corte costituzionale e della Corte di cassazione e abbiamo avuto molte occasioni per ribadirlo.
L'Italia ha evitato - lo ricordo ancora -, grazie all'attività dei giudici onorari di tribunale e dei viceprocuratori onorari, migliaia di condanne della Comunità europea e una pioggia di ricorsi per la legge Pinto, quella che prevede un risarcimento alle parti di un processo quando la sentenza arriva con troppi anni di ritardo.
Noi dell'Unione di Centro continuiamo a chiedere, e continueremo a farlo in tutte le sedi opportune, iniziative per risolvere questa intollerabile situazione, che colpisce operatori del diritto ormai altamente qualificati, a cui non vengono assicurati eque e dignitose retribuzioni, prestazioni di sicurezza sociale, servizi sociali che assicurino protezione, per esempio in caso di maternità o malattia.
So che avremo presto - spero - all'attenzione della Commissione giustizia un provvedimento su di loro. Speriamo che la prossima volta possiamo riferire a quest'Aula non più buone intenzioni, ma intenzioni che si sono trasformate in realtà, che sia stata quindi finalmente non solo presentata, ma anche votata la riforma della magistratura onoraria di tribunale e anche della magistratura onoraria di pace e che tale riforma recepisca almeno le Pag. 19poche ragionevoli istanze di tali professionisti, peraltro già contenute negli emendamenti al decreto milleproroghe di cui lei è a conoscenza, che sono stati presentati non solo dal nostro gruppo, ma anche da senatori della maggioranza, tra le quali, ad esempio, la reiterabilità degli incarichi temporanei.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento della interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 12,25 è ripresa alle 16.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Buttiglione, Caparini, Gregorio Fontana, Jannone, Lombardo e Mazzocchi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica il deputato Pietro Laffranco, in sostituzione del deputato Carmelo Briguglio, dimissionario.
Comunico, altresì, che il Presidente del Senato ha chiamato a far parte del medesimo Comitato il senatore Pasquale Viespoli a seguito delle dimissioni del senatore Giuseppe Caforio.

In morte dell'onorevole Alberto Ciampaglia.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Alberto Ciampaglia, già membro della Camera dei deputati dalla V alla X legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Seguito della discussione delle mozioni Reguzzoni ed altri n. 1-00540, Borghesi ed altri n. 1-00544, Lulli ed altri n. 1-00546, Anna Teresa Formisano ed altri n. 1-00549, Vignali ed altri n. 1-00550 e Polidori ed altri n. 1-00552 concernenti iniziative per il rilancio dell'economia ed il sostegno alle piccole e medie imprese (ore 16,02).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Reguzzoni ed altri n. 1-00540, Borghesi ed altri n. 1-00544, Lulli ed altri n. 1-00546, Anna Teresa Formisano ed altri n. 1-00549, Vignali ed altri n. 1-00550 e Polidori ed altri n. 1-00552 concernenti iniziative per il rilancio dell'economia ed il sostegno alle piccole e medie imprese (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta del 31 gennaio 2011 è stata presentata la mozione Polidori ed altri n. 1-00552, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.
Avverto, altresì, che in data odierna sono state presentate le mozioni Mosella ed altri n. 1-00555 e Lo Monte ed altri n. 1-00556 (Vedi l'allegato A - Mozioni). I relativi testi sono in distribuzione.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'economia e finanze, Sonia Viale, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

Pag. 20

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, escluse le premesse delle mozioni che non possono essere considerate parti determinanti delle mozioni stesse, il Governo è orientato ad esprimere parere favorevole sugli impegni indicati, compatibilmente con i vincoli della finanza pubblica, impegni sui quali, sostanzialmente, quasi tutte le mozioni concordano. In particolare, si è d'accordo, come Governo, di porre al centro dello sviluppo del nostro sistema produttivo le piccole e medie imprese. Tale centralità si sposa con le idee del Governo in materia. Inoltre il Governo considera positivo che si voglia aumentare la liquidità, intervenendo sulla riduzione dei tempi di pagamento della pubblica amministrazione con lo stimolo al sistema bancario perché finanzi le imprese produttive ed efficienti per dare credito a chi se lo merita.
Sulla sburocratizzazione e sul sostegno al made in Italy, in particolare a livello comunitario, il Governo è senza dubbio d'accordo ed è attivo in ogni sede per sostenerlo. Si concorda inoltre sulle proposte che riguardano gli interventi fiscali che nella salvaguardia degli equilibri di bilancio possano stimolare lo sviluppo delle piccole e medie imprese sul modello della Tremonti-ter. Per quanto riguarda lo sviluppo delle reti di impresa come strumento per favorire le piccole e medie imprese nell'ambito delle nuove dinamiche internazionali dei mercati globalizzati, il Governo concorda e quindi è favorevole all'impegno proposto.
Infine, per quanto riguarda la riforma e la razionalizzazione degli enti che favoriscono la internazionalizzazione delle imprese, il Governo prosegue nell'impegno a sostenere tutti gli strumenti di sostegno in atto.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non ho capito bene qual è il parere del Governo sulle mozioni. Ho capito che non fa riferimento alle premesse e si è occupato direttamente dei dispositivi. Vorrei, però, capire se è una riformulazione oppure no. Nel suo intervento il sottosegretario, ad esempio, ha vincolato il parere al tema della compatibilità finanziaria, cosa che non è presente in tutte le mozioni e poi ha fatto altre dichiarazioni riguardo agli altri punti. Vorrei allora capire se è un parere favorevole, condizionato a che le mozioni assorbano le indicazioni date dal Governo, ovvero se sono considerazioni di carattere politico e gli impegni vengono assunti così come sono. È chiaro che poi questo comporta che i gruppi valutino eventualmente se accettarli o meno.

PRESIDENTE. Penso che il sottosegretario abbia capito perfettamente la domanda dell'onorevole Giachetti e forse chiede di interloquire con lo stesso. Ne ha facoltà.

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente. Ovviamente il parere favorevole è condizionato al fatto che vengano fatti salvi gli equilibri di bilancio. Questo è un aspetto fondamentale perché si possa esprimere parere favorevole.

PRESIDENTE. Sottosegretario, allora il parere favorevole del Governo è vincolato ad una sorta di richiesta di riformulazione, che dovrebbe impegnare i presentatori delle mozioni a premettere, nel dispositivo, la compatibilità finanziaria degli stessi. È evidente che di ciò, in sede di dichiarazione di voto, i presentatori dovranno tenerne conto. Va bene, onorevole Giachetti?

ROBERTO GIACHETTI. Sta bene, signor Presidente.

ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 21

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo sulla scia di quanto chiesto dal collega Giachetti. Quando andavo a scuola dicevo: per capire se ho capito. Quando la sottosegretaria dice: compatibilmente con gli equilibri di bilancio, sostanzialmente, i dispositivi - siamo tutti d'accordo - andremo ad approvarli.
Tuttavia, se in un dispositivo si prevede: dare in tempi rapidi gli incentivi alle piccole e medie imprese, la mia domanda è se ciò verrà attuato o meno. Infatti, non si tratta di piccola cosa, cioè non è poco diverso il parere su questi aspetti. Se nel dispositivo un po' tutte le mozioni chiedono investimenti immediati in aiuto delle piccole e medie imprese, e gli equilibri di bilancio ci dicono che non vi è nulla a disposizione, allora possiamo approvare tutte le mozioni di questo mondo, ma resteranno sempre mozioni sulla carta. Questo non è un punto di secondo piano, ma è dirimente per come ci esprimeremo in Aula.

GABRIELE CIMADORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, l'onorevole Formisano ha puntualizzato e focalizzato bene il problema. Avendo letto quasi tutte le mozioni ho notato che in tutte esiste un problema di bilancio; soprattutto in alcune sono addirittura la struttura, ad esempio, vi sono due o tre punti qualificanti importantissimi sull'IVA e sulla posizione della Cassa depositi e prestiti che sicuramente andranno ad incidere sul bilancio dello Stato.
Per questo motivo, signor sottosegretario, se lei molto amabilmente ci dice che accogliete tutte le mozioni, ma non mettete a disposizione neanche una lira, ciò vuol dire che di fatto non ne approvate nessuna, questo è il risultato.

ENZO RAISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, quanto sia surreale questo dibattito lo dice già l'intervento del rappresentante del Governo e dei colleghi che mi hanno preceduto.
Leggo che in queste mozioni vi è scritto: «impegna il Governo», non «invita il Governo». Allora l'affermazione del Governo: compatibilmente con gli impegni di bilancio, è un'affermazione che è - scusate il bisticcio di parole - incompatibile con quanto scritto in questi documenti, perché se si impegna il Governo lo stesso deve trovare il modo di impegnarsi e dire come lo farà rispetto ai documenti. Non lo dico solo per le mozioni delle opposizioni, ma anche per la mozione della Lega, che parla appunto di impegnare il Governo, così come quella del PdL.
Credo che una risposta chiara in questo senso vada data, altrimenti, già questo è un dibattito molto virtuale - e spiegherò poi perché -, ma rischia di diventare, oltre che virtuale, assurdo.

PRESIDENTE. Per fare ulteriore chiarezza: dall'intervento del sottosegretario - se ho interpretato male le darò la parola e lei mi smentirà - evinco il fatto che il parere favorevole del Governo è condizionato ad una richiesta di riformulazione che premetta, subito dopo le parole: «impegna il Governo», la seguente espressione: «ferme restando le compatibilità con gli equilibri di bilancio». Va bene sottosegretario, ho interpretato bene?

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Allora è evidente che tutti i presentatori dovranno dirci se accolgono o meno la riformulazione che il Governo chiede. Nel caso in cui non si accolga questa riformulazione dovrò domandare al sottosegretario il parere del Governo che si dovrà intendere, immagino, contrario.

GABRIELE CIMADORO. Chiedo di parlare.

Pag. 22

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, detto così allora noi diciamo che la nostra è un'enunciazione di principio punto e basta.

PRESIDENTE. Onorevole Cimadoro, quando le darò la parola in sede di dichiarazione di voto lei si esprimerà in base, naturalmente, alle parole del sottosegretario che ho cercato di interpretare e di tradurre in quella che ritengo una richiesta di riformulazione da parte del Governo.
Al tempo stesso, credo che su questo punto forse abbiamo bisogno di un ulteriore chiarimento. Faccio tutto questo perché credo che la parola «impegna» abbia una sua importanza, come l'onorevole Raisi diceva. La sottosegretaria, in qualche modo, quasi prescindeva dalle premesse. Che cosa significa questo? Che il parere del Governo è contrario alle premesse o che quanto meno il parere favorevole comporta un'altra condizione, cioè quella che le premesse vengano considerate sostanzialmente superflue da parte dei presentatori e che cioè si votano soltanto gli impegni e quindi in qualche modo esse vengono soppresse? Sta in questi termini il parere?

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, le chiedo scusa, intervengo sempre perché poi dobbiamo votare e anche noi dobbiamo decidere come atteggiarci rispetto alle cose. Credo che ci siano già stati - penso che gli uffici possano aiutarci - dei precedenti nei quali il Governo stesso ha deciso di ritenere superflue le premesse pur esprimendo un parere: si sono votate le mozioni con una sorta di astensione di giudizio da parte del Governo sulle premesse e concentrazione, invece, sul tema dell'impegno.
In quei casi abbiamo votato nel complesso le mozioni, sapendo che il Governo privilegiava l'impegno; questo non ha comportato una riformulazione che espungeva le premesse, ma sostanzialmente consentiva che la mozione nel suo complesso fosse approvata con un parere favorevole da parte del Governo sul dispositivo.
Ora, anche questo è utile capirlo, perché se questa è l'impostazione è un discorso, se invece la riformulazione chiede la compatibilità con gli equilibri di bilancio e in più anche di cassare le premesse o addirittura magari di votarle per parti separate, votando prima le premesse e poi il dispositivo, non solo proceduralmente, ma anche politicamente il tema è diverso, quindi sarebbe utile capire anche questo aspetto, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sentiamo ancora l'onorevole Anna Teresa Formisano, poi l'onorevole Borghesi e poi troviamo un modo per procedere.

ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, vorrei sommessamente fare una riflessione. Non credo che qui vi sia qualcuno che possa pensare di approvare una mozione non tenendo conto degli equilibri di bilancio. Mi sembra una sottolineatura, dal punto di vista tecnico, che definirei pleonastica, perché è chiaro che tutto si fa tenendo conto degli equilibri di bilancio.
A meno che - voglio fare la parte del diavolo - questa sottolineatura da parte del Governo, che dice anche di cancellare le premesse, non sia il contentino per cui si dice che è come se fosse un ordine del giorno, però, in sostanza, non si procede. È chiaro, signor Presidente e signora sottosegretario, che il nostro atteggiamento non è insensibile a questa riflessione, perché è una sfumatura fondamentale. Pag. 23
Voglio dirle una cosa: se, come è vero, tutti i gruppi politici di quest'Aula hanno presentato mozioni simili, non sarà un gesto di follia collettiva ma sarà un gesto di preoccupazione reale e collettivo.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Vi prego di attenervi agli aspetti procedurali in questa fase.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, posto che questo inserimento anche a me parrebbe abbastanza pleonastico - è evidente che nessuno chiede di andare al di là degli equilibri di bilancio o del rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, ci mancherebbe! - le chiederei, in ogni caso, di sapere innanzitutto se viene confermata questa richiesta e, a quel punto, una breve interruzione per permettere ai gruppi di consultarsi perché potrebbe esserci anche una valutazione che non è del singolo gruppo, ma di più gruppi allargati. Le chiederei davvero qualche minuto per una consultazione.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, intervengo a nome della Lega Nord. Siamo i primi presentatori della mozione sull'economia e, da persone concrete, facciamo delle valutazioni. Abbiamo inserito all'inizio dell'impegno del Governo la frase: «a prevedere nell'ambito delle disponibilità finanziarie (...)»; dopodiché vedo che gli impegni che si chiedono da parte di tutti i gruppi politici sono abbastanza simili per cui condivido l'esigenza di una eventuale breve sospensione per una formulazione che dia conto delle mozioni e su cui il Governo comunque, in linea di principio, si è espresso in maniera favorevole. È ovvio che abbiamo previsto all'inizio di tener conto della copertura finanziaria perché si tratta di un dato oggettivo.

PRESIDENTE. Prendo atto che vi è una duplice richiesta di sospensione. Prima di concederla, chiederei però alla sottosegretaria Viale se intende precisare anche l'aspetto che riguarda le premesse.

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, ovviamente si condividono le premesse delle mozioni degli onorevoli Reguzzoni, Vignali e Polidori, ma per trovare una soluzione e per addivenire ad un voto positivo su mozioni di contenuto così importante, che sta a cuore anche al Governo, mi rimetto all'Aula per quanto riguarda le premesse.

PRESIDENTE. Questo comporterà naturalmente una votazione per parti separate tra le premesse e il dispositivo.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, da un primo parere del sottosegretario Viale, avevo compreso che in realtà il Governo considerasse caratterizzante nelle mozioni la parte dispositiva, non dando alla parte delle premesse un significato tale da richiedere una eventuale votazione per parti separate che, tra l'altro, complicherebbe da un punto di vista procedurale le votazioni in Aula, e peraltro farebbe venir meno anche quell'unitarietà di intenti che, mi pare di capire, il Governo intende sottolineare nella convergenza di alcuni elementi contenuti nei diversi dispositivi.
Quindi, chiedo ancora, per ulteriore chiarezza, di avere conferma se questa sia effettivamente l'interpretazione autentica del parere dato dal sottosegretario Viale. In questo caso, è evidente che, visto che il Governo considera la parte degli impegni quella caratterizzante le mozioni, non ci troveremmo, signor Presidente, a dover votare Pag. 24le premesse separatamente poiché le premesse non costituiscono il corpo sostanziale della mozione per quanto attiene almeno al giudizio del Governo, il quale effettivamente si è espresso in maniera favorevole su tutti i dispositivi, fatta salva la clausola di salvaguardia degli equilibri di finanza pubblica, sulla quale, signor Presidente, è necessaria una piccola considerazione di fondo. È evidente che la clausola di equilibrio di finanza pubblica è una clausola a cui doverosamente il Governo si rifà e chiede ai gruppi di rifarsi. È altrettanto evidente che se il Governo non si rifacesse a questa clausola e desse un parere favorevole, facendo venir meno gli equilibri di finanza pubblica, rischierebbe o di finanziare in deficit dei provvedimenti o addirittura di impegnarsi a finanziarli non avendo i soldi per farlo. Per questo motivo, è evidente che il mio gruppo è assolutamente favorevole all'accoglimento della richiesta del sottosegretario Viale.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, le ricordo però che può anche non essere richiesto che si votino tutte le premesse separatamente.
Possono essere comprese, ma in questo caso deve essere il Governo - come prima chiedeva l'onorevole Giachetti - che in qualche modo prescinde dalle premesse. Non è possibile chiedere ai gruppi di prescindere dalle premesse, perché allora in questo caso il problema è evidentemente diverso.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, non credo ovviamente che qui si debba aprire una nuova fase di discussione. Ci sono abbondanti letteratura e prassi le quali dicono che le mozioni sono composte da due parti: la parte motiva e la parte dispositiva. Entrambe hanno equivalenza di importanza e di senso dal punto di vista dell'iniziativa parlamentare, soprattutto quando si impegna il Governo.
È del tutto evidente che il Governo ha la facoltà di definire un atteggiamento e di esprimere all'Assemblea una diversa motivazione e un diverso parere relativamente alle due parti: può condividere la parte motiva e può rimettersi all'Assemblea (come mi pare di aver compreso abbia fatto o lasciato intuire la sottosegretaria) relativamente alla parte motiva e considerare complessivamente la parte dispositiva disponibile dal punto di vista di un parere favorevole oppure intervenire con una proposta di riformulazione che mi pare sia stata presentata anche con l'intervento della Presidenza e degli uffici.
Quindi, la parte dispositiva dovrebbe suonare nei termini per i quali occorre fare riferimento all'impegno del mantenimento degli equilibri di bilancio, che è cosa diversa da quanto ha detto il collega della Lega. È cioè cosa diversa scrivere «equilibri di bilancio» dallo scrivere che «tutto rientra all'interno delle disponibilità di bilancio». Infatti, quando si parla di equilibri di bilancio ci si riferisce all'impegno del Governo a spostare risorse da una parte all'altra, da una missione ad un'altra, da un capitolo di bilancio ad un altro e così via.
Siccome non stiamo parlando di noccioline, non vogliamo far diventare sempre le mozioni un riempitivo del tempo all'interno del quale la maggioranza, o presunta tale, non è in grado di portare in quest'Assemblea altro se non la disponibilità a discutere di mozioni proposte dalla maggioranza stessa (in questo caso dalla Lega). Poi evidentemente tutti gli altri gruppi hanno provveduto a presentare le proprie mozioni. Vorrei dire anche alla collega della Lega Nord Padania che non stiamo discutendo la mozione della Lega. La Lega ha chiesto che venisse discusso in quest'Aula il tema che reca anche una disponibilità di mozioni attorno a tematiche e impegni sui quali si chiede di intervenire al Governo. Così hanno fatto tutti i gruppi.
Quindi, ristabiliamo chiaramente il senso delle mozioni in quest'Aula. Le mozioni Pag. 25sono un'iniziativa parlamentare che impegna il Governo in maniera solenne a tenere fede a ciò che nel Parlamento viene deciso e come sempre io spero che soprattutto su materie come quella delle piccole e medie imprese (in una fase di crisi del Paese) ci sia complessivamente una disponibilità e una concordanza di tutti i gruppi a sostenere iniziative che vanno in quel segno e che ciò trovi anche una rispondenza nel Governo.
Ben venga, quindi, la possibilità di sospendere parzialmente la discussione per poter addivenire ad un chiarimento attorno al complesso delle mozioni e alla reciprocità di una manifestazione di disponibilità eventualmente a votarle anche in relazione alle proposte di riformulazione del Governo. Tuttavia, deve essere ben chiaro un aspetto, signor Presidente (lo dico non già a lei, che lo sa benissimo, quindi non intendo fare lezioni a nessuno, ma si tratta di una sottolineatura di carattere politico). Intendo rappresentare - soprattutto ai colleghi del Popolo della Libertà che hanno sostenuto questa cosa - che la parte motiva e la parte delle considerazioni attorno al quadro nel quale avvengono le vicende che riguardano il tema di cui si parla (da cui poi ciascun gruppo desume la proposta di impegno al Governo) non sono parte secondaria di una mozione, ma ne costituiscono parte fondamentale e integrante e come tale il mio gruppo le ritiene.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, considero il suo intervento un contributo al valore delle mozioni.
Chiedo al signor sottosegretario se, dopo aver ascoltato il dibattito, abbia qualcosa da aggiungere.

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, ribadirei il mio intervento iniziale. Forse non è stato chiaro, ma lo ripeto: escluse le premesse delle mozioni, che non possono essere considerate parti determinanti delle mozioni stesse. Questo è stato il senso del mio intervento iniziale. Poi vi è stata una disponibilità diversa, ma questo era il chiaro intervento iniziale. Quindi, questo è quanto richiesto all'inizio dal Governo.

PRESIDENTE. Temo, sottosegretario, che questo suo intervento non aiuti a risolvere il problema che abbiamo di fronte a noi questa sera.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, capisco l'imbarazzo. Mi pare che l'interpretazione autentica fornita dal collega Baldelli non tenga, quindi darei assolutamente per scontato che si voterà per parti separate e che sulla parte motiva il Governo si rimetterà all'Aula, come ha detto poco fa. Quindi, a questo punto, non serve neanche la sospensione. Mi pare che possiamo procedere così, altrimenti rischiamo di stare qui a parlare altri venti minuti senza intenderci.

PRESIDENTE. Il Governo si rimette all'Assemblea per quanto riguarda le premesse, sottosegretario Viale? Onorevole Montagnoli, la prego di non distrarre il sottosegretario Viale. Sottosegretario Viale, conferma che per quanto riguarda le premesse il Governo si rimette all'Assemblea?

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. L'onorevole Giachetti a questo punto considera superflua la sospensione della seduta. Domando ai proponenti la richiesta di sospensione se intendano mantenerla.

CHIARA MORONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CHIARA MORONI. Signor Presidente, mi sembra che il Governo abbia detto chiaramente che ha un parere differente Pag. 26sulle premesse e sul dispositivo. Quindi, mi pare che vada da sé che non ci sarà bisogno di sospendere la seduta e che si voterà per parti separate.

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi, però, deve ritirare la richiesta di sospensione, altrimenti la devo mettere ai voti.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, sono anche disposto a ritirare la richiesta. Vorrei solo capire se, a questo punto, resta la richiesta del sottosegretario di riformulazione, che si era detta all'inizio, per cui chiederà ad ogni proponente se accetta o meno la riformulazione e, nel caso in cui non sarà accettata, automaticamente si intenderà che il parere del Governo è contrario. È così?

PRESIDENTE. È esattamente così. Per quanto mi riguarda, inviterei a non considerarla una fase superflua, perché è evidente che ha una sua importanza, avendo il Governo condizionato il parere favorevole alla presenza di queste espressioni. Dunque, l'onorevole Borghesi ritira la richiesta di sospensione della seduta. Onorevole Montagnoli, mantiene la richiesta di sospensione?

ALESSANDRO MONTAGNOLI. No, signor Presidente.

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, prendo la parola per dire che ovviamente, come ho detto anche nel mio secondo intervento, per le mozioni Reguzzoni ed altri n. 1-00540, Vignali ed altri n. 1-00550 e Polidori ed altri n. 1-00552 il parere del Governo è favorevole.

PRESIDENTE. È favorevole nella loro integrità?

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, come Alleanza per l'Italia, abbiamo presentato una nostra mozione nella convinzione che all'interno di quest'Aula sia utile un lavoro ampio e trasversale su temi così delicati e importanti, che riguardano il rilancio dell'economia e, particolarmente, il sostegno alle piccole e medie imprese. La crisi epocale iniziata nel 2007 con i default dovuti ai mutui subprime negli Stati Uniti ha sconvolto l'economia di mezzo mondo. Tra le aree più colpite, c'è stata sicuramente l'Europa e, all'interno di essa, le aree più deboli, tra cui il nostro Paese. In sostanza, la crisi ha modificato la geografia economica mondiale, lasciando dietro di sé ferite per rimarginare le quali occorrerà molto tempo.
In queste ferite vi sono strutture produttive, mercati del lavoro e conti pubblici. Noi dovremmo farci i conti e invece tardiamo, soprattutto tarda il Governo, a prendere iniziative concrete. Siamo costretti a lavorare con mozioni per sollecitare un impegno che diventi ogni giorno più pressante. Le buone condizioni dell'economia mondiale, dall'inizio del 2007, in poco tempo, sono state travolte dal piano inclinato degli effetti perversi e anche interconnessi della crisi finanziaria, Pag. 27che ha scaricato sulle industrie e sulla produzione, e quindi sui lavoratori, i suoi costi.
Per riportare ordine nelle finanze pubbliche ci vorranno anni di risanamento e non mancheranno ripercussioni sul modello di Stato sociale europeo, accentuate dall'invecchiamento della popolazione e anche dalla denatalità, che colpisce in modo particolare il nostro Paese.
Secondo il rapporto della Banca d'Italia, la produzione industriale avrebbe subìto ulteriori rallentamenti, mentre il consumo delle famiglie risulta essere condizionato dalla debolezza delle risorse disponibili e dalle incertezze del mercato del lavoro. Il documento registra un'ulteriore riduzione, seppur lieve, dell'occupazione nel periodo considerato, riduzione ancora più evidente fra i giovani.
Le imprese, dal canto loro, sembrano privilegiare forme contrattuali più flessibili rispetto a impieghi permanenti a tempo pieno. Secondo i dati ISTAT, il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni), a dicembre del 2010, è salito al 29 per cento, con un aumento dello 0,1 per cento rispetto al mese precedente e del 2,4 per cento rispetto al dicembre 2009, segnando così un nuovo record in termini negativi.
Si tratta, infatti, del livello più alto dall'inizio delle serie storiche mensili, ovvero dal gennaio del 2004, mentre in Germania, secondo il dato dell'Agenzia federale del lavoro di Norimberga, il numero dei disoccupati scende ai minimi dal 1992: a gennaio i senza lavoro sono diminuiti di 13 mila unità, a testimonianza del fatto che in Germania la locomotiva ha ripreso a marciare. Mi sembra ieri che le due Germanie venivano riunificate e che le scelte politiche mettevano alla pari la Germania dell'est e la Germania dell'ovest. Un miracolo economico e lavorativo, che per noi sembra veramente un miraggio!
Salutiamo positivamente l'accordo tecnico raggiunto nella giornata di ieri sulla proroga di sei mesi della moratoria sui debiti delle piccole e medie aziende, come per la sospensione delle rate sui mutui delle famiglie in difficoltà. Le statistiche ormai ci dicono, ogni ora di più, che l'economia italiana sta arretrando nel contesto internazionale e che il nostro Paese è fermo.
Tra i dati che testimoniano questo blocco vi è anche quello della bassa natalità, tenuta ai livelli di soglia solo grazie all'alto numero di figli delle coppie di immigrati. Si tratta di un legame fra bassa crescita economica e demografica che testimonia, come sostiene oggi su Il Sole 24 Ore Guido Gentili, che l'aumento del prodotto interno lordo non può avvenire senza la fiamma di una cultura razionalmente ottimista, che scommetta sul futuro, ponendosi seriamente anche il problema di valorizzare i giovani che meritano, che investono in ricerche e tecnologie, e che, nelle scelte di politica fiscale, si pone, ad esempio, il problema di trattare con maggiore equità una famiglia con tre figli.
La soluzione più semplice e immediata per risolvere i nostri problemi di bilancio dovuti all'enorme debito pubblico, stante questo sistema chiuso di bassa crescita economica e bassa natalità, è quella superficiale della tassazione del patrimonio. È un'operazione sbagliata, a nostro avviso, perché non guarda al futuro, e quindi non punta sulla crescita e sull'aumento del prodotto interno lordo, ma solo sulle ricchezze accumulate nel tempo.
Concludendo, non solo non vi è stato un piano di rilancio per la crescita, ma sono stati anche ridotti gli investimenti in ricerca e sviluppo. Oltre ai lavoratori dipendenti, ad essere in grave difficoltà sono anche quelli autonomi, piegati duramente dalla crisi.
La loro situazione è ancora più grave rispetto agli altri perché non possono contare neanche su quel minimo di paracadute sociale rappresentato dalla cassa integrazione.
Già da tempo l'area del lavoro autonomo, i cosiddetti piccoli del sistema economico italiano, cerca di farsi sentire. Anche l'iniziativa di unire le loro associazioni di categoria sotto le insegne del manifesto del Quinto Stato è un segnale che il Governo deve valutare.

Pag. 28

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Mosella.

DONATO RENATO MOSELLA. Tra le risorse che potrebbero essere investite nella crescita vi sono quelle recuperate dalla lotta all'evasione fiscale. Fatelo! Fatelo rapidamente!
È notizia di oggi che solamente nel 2010 la guardia di finanza ha recuperato una cifra pari a 50 miliardi di euro, praticamente pari al doppio previsto dall'ultima manovra varata dal Governo.
Queste sono solo alcune delle istanze che abbiamo inserito nella mozione presentata dal nostro gruppo e alle quali vorremmo che il Governo prestasse seriamente attenzione.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polidori. Ne ha facoltà.

CATIA POLIDORI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto vorrei rassicurare gli imprenditori poiché, nonostante tutte le nostre discussioni, a qualcuno stanno ancora a cuore le sorti del nostro Paese, della nostra economia e, soprattutto, delle imprese.
È di giovedì scorso l'intervento programmatico del nostro Ministro dello sviluppo economico, intervento che nasce dall'economia reale perché viene alla luce dopo consultazioni con i maggiori rappresentanti del mondo dell'economia e del lavoro. Si tratta di un piano programmatico che arriva dopo mesi di necessaria, cauta e, a mio avviso, obbligata osservazione dell'andamento della crisi che, come sappiamo, è completamente sconosciuta in quanto non confrontabile con nessun altra e, quindi, dai confini assolutamente non prevedibili.
Il Governo ed il Parlamento non sono fermi come l'opposizione vorrebbe far credere spostando il focus su questioni che nulla hanno a che vedere con l'importante argomento di cui stiamo dibattendo. Questo sì che riguarda, effettivamente, milioni di persone che «tirano la carretta» dell'economia italiana mosse da un ammirevole sentimento comune: la voglia di lavorare e di fare impresa. Roba da premio, vorrei dire, se non fosse che, in questo Paese, chi si alza la mattina per inventare qualcosa di buono per sé e per gli altri è costretto a misurarsi con mille intoppi burocratici e milioni di paletti di ogni genere.
Questa Italia è anche la parte più numerosa e produttiva del Paese, basti pensare che nel nostro Paese si trova più di una piccola e media impresa su cinque europee e che le PMI rappresentano quasi il 95 per cento del tessuto imprenditoriale italiano, occupano circa il 50 per cento degli addetti e hanno fornito un contributo di prodotto interno lordo europeo pari a circa 10 miliardi di euro, superiore a quello delle grandi imprese che operano nel settore dell'automobile in Germania, Francia e Spagna.
Questa Italia, dicevo, è decisa a non voler pagare oltre il prezzo di una crisi che, di certo, non ha contribuito a causare. La crisi ha piegato i piccoli e medi imprenditori, ma non li ha spezzati perché essi sono stati disposti a spendere sino all'ultimo centesimo per mantenere in vita la loro creatura, la loro impresa familiare, e pur di non veder fallire l'azienda hanno venduto i gioielli di famiglia. È proprio su questo paradigma famiglia-territorio-impresa Pag. 29che si basa la storia dell'Italia e che rende portatrici queste aziende di un valore sociale, oltre che economico.
Quello di cui ci hanno accusato per anni i più grandi economisti, secondo i quali siamo troppo piccoli, troppo a gestione familiare e troppo padronali, in realtà è ciò che ha salvato l'economia italiana. Malgrado la crisi mondiale le PMI si sono confermate il tassello fondamentale della nostra economia, soprattutto in quei settori che costituiscono il nostro fiore all'occhiello, il made in Italy. Ma se è vero che le nostre piccole e medie imprese fanno meglio della Germania sul terreno dell'imprenditorialità e sono al pari con la Gran Bretagna nel campo dell'integrazione nel mercato unico europeo, è altresì vero che l'Italia è ancora ultima in classifica, alle spalle di Ungheria e Repubblica Ceca, per colpa della lentezza dei tempi dell'export, pari a 20 giorni, quasi il doppio rispetto agli 11 giorni degli altri Paesi europei.
L'Italia è penultima anche nel ranking finanziare per colpa delle difficoltà nell'accesso al credito e nei ritardi sui pagamenti: 30 giorni sono esattamente il doppio rispetto al tempo impiegato dagli altri Paesi europei. Per non parlare dei costi per far rispettare i contratti che sono i più elevati; chiaramente questo è un grosso deterrente per gli stranieri che vogliono investire in Italia.
Come se non bastasse, ovviamente, la difficile congiuntura economica continua a minare la nostra stabilità, come attesta l'ampio ricorso all'istituto della cassa integrazione da parte di chi, anziché optare per le facili delocalizzazioni, sceglie di stare in trincea e di lottare con le unghie e con i denti per difendere il frutto del duro lavoro di generazioni.
Non possiamo allora mostrarci sordi alle istanze delle piccole e medie imprese. Abbiamo il dovere di farci carico dei problemi di una parte così importante del nostro Paese. Occorre anzitutto sciogliere i tre nodi che la crisi ha contribuito a stringere al collo delle piccole e medie imprese, che sono quello legislativo, creditizio e finanziario. La crisi ha ridotto drasticamente, come sappiamo, la possibilità delle PMI di accedere al credito e ciò le priva in molti casi non solo della sopravvivenza, ma della necessaria e fondamentale attività di programmazione per gli investimenti. I tempi poi incredibilmente lunghi della giustizia civile sappiamo che penalizzano le PMI nel vedere soddisfatti i propri crediti in tempi ragionevoli.
A 150 anni dall'unità abbiamo ancora un'Italia a due velocità. Proponiamo allora un qualcosa di nuovo, una tassazione differenziata, e trattiamo in Europa, adducendo motivazioni convincenti che invoglino le nostre aziende a delocalizzare sì, ma a delocalizzare al sud, non in Albania o in Romania, lasciandoci alle spalle quella fallimentare esperienza dei finanziamenti a pioggia, che hanno lasciato solo speranze disilluse e cattedrali nel deserto.
Il Governo ha saputo evitare che anche in Italia vi fossero lacrime e sangue. Se infatti è vero che sono stati operati tagli, per cui in effetti le singole categorie sono scese in piazza, è altresì vero che è stata mantenuta la coesione sociale, proprio perché la gente non si è sentita mettere le mani in tasca: le sue libertà non sono state fortemente compromesse. Il Governo ha dovuto agire con prudenza, quella prudenza necessaria per contenere il debito pubblico. Ora però è tempo di riporre la prudenza, recuperare il realismo e forzare la crescita.
Come si può realizzare ciò? Sicuramente accelerando interventi già posti in essere, primo fra tutti la semplificazione nel rapporto con la pubblica amministrazione. L'Italia vive infatti una contraddizione che è tempo di sanare: se da una parte il nostro Paese è uno di quelli che ha il tasso più alto di piccole e medie imprese in Europa, dall'altra parte è pressoché impossibile fare impresa. Vi è poi la bulimia giuridica e i tempi ormai incredibilmente lunghi della giustizia civile. Ma soprattutto, come peraltro ci suggerisce un provvedimento bipartisan che è stato appena approvato nella nostra Commissione, ovvero lo statuto delle imprese, si pone la Pag. 30possibilità di un'agenzia per le piccole e medie imprese e di una Commissione bicamerale, che valuti in anticipo e per tempo l'impatto che le norme avrebbero sulle PMI medesime.
Vi è poi la questione dell'internazionalizzazione: l'imperativo non è esportare semplicemente, ma è sviluppare reti e fare in modo che le piccole e medie imprese si possano agganciare alle grandi aziende, sfruttando quel know how che già internazionalizzano con successo.
Occorre poi razionalizzare il lavoro degli enti che fanno internazionalizzazione. Ne abbiamo ben otto: ICE, Simest, Informest, Finest, SACE, ENIT, Buonitalia e Invitalia. Di queste otto, che non giustificano un'analisi costi-benefici, facciamone solo una, che lavori bene, con la partecipazione regionale e soprattutto diminuendo le spese e facendo in modo che non nascano inutili doppioni territoriali, che servono solo a disorientare le aziende.
Esiste una sola possibilità per fare ripartire l'economia: la riduzione del debito pubblico da una parte, quindi liberare risorse per innovazione e ricerca attraverso la lotta all'evasione, e la riduzione degli sprechi. Anche attraverso il coraggio di scelte difficili e impopolari alcune strade possibili esistono, ma qui occorre chiarirci una volta per tutte su cosa è possibile in Italia: se per possibile si intende un'alternativa che non scontenti nessuno, è pressoché quasi tutto impossibile, tranne forse l'accanimento periodico sui risparmiatori; se invece si accetta di incrinare alcuni equilibri politici, si può riformare la pubblica amministrazione, riducendo il personale in eccesso, come anche gli stipendi pubblici più elevati, si può riformare la spesa sanitaria e si possono introdurre sanzioni per comuni e regioni responsabili di sprechi.
Altri Paesi stanno dimostrando che queste cose si possono fare, ma aggravare di un ulteriore balzello chi lavora di più e risparmia, oppure chi lavora di più e dà lavoro agli altri, questo davvero non è accettabile. Invece di pensare ad incentivi fiscali per favorire gli investimenti, si propone di alzare le tasse. Aumentare le tasse sarebbe una sconfitta, vorrebbe dire non credere più che il nostro Paese possa farcela, peggio che mai - permettetemi - se si tratta di patrimoniale, la tassa che si tira fuori ogni volta che si vuole tappare i buchi fatti dalla politica per far pagare la mala gestione ai cittadini, proposta di una cultura politica ostile al mercato e miope.
Qui si supera il concetto di tassa e si rientra nei limiti pericolosi della libertà personale. Questa tassa ci obbliga a cambiare stile di vita, è diseducativa, non invita all'investimento. Si passa dal concetto di formica a quello di cicala. È vero che anche dissipare, di certo, aiuta in qualche maniera a far girare l'economia; peccato però che, senza la nostra storica attitudine al risparmio, l'Italia sarebbe finita esattamente come la Grecia, perché, pur essendo uno dei Paesi più indebitati, abbiamo un grande risparmio che ha fatto da bilancia. Peraltro, si tratta anche di una doppia tassa, perché è già tassata all'origine, e sarebbe anche tripla - in alcuni casi - perché c'è già l'ICI (e meno male che qualcuno ha deciso di togliere l'ICI sulla prima casa); per non parlare, poi, del fatto che frenerebbe l'edilizia.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CATIA POLIDORI. Mi avvio a concludere. È per queste ragioni e tante altre che il mio gruppo voterà a favore di questa mozione, confidando che (coerente nella sua linea) il Governo prosegua nella sua azione di ristrutturazione del sistema economico e fiscale; ma il mio gruppo voterà a favore di questa mozione anche perché non si è mai - e dico mai - fuori tempo massimo per fare le riforme per il bene dell'Italia. Non deve esistere un tempo massimo per chi ha davvero a cuore le sorti del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Iniziativa Responsabile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, ringrazio la collega Polidori che mi Pag. 31ha preceduto, ma probabilmente lei vive in un altro mondo, mentre la realtà purtroppo è un'altra. Ho sentito dalla collega delle parole che mi lasciano un po' perplesso, considerato che le condizioni del nostro Paese sono diverse. Noi eravamo arrivati a queste mozioni in certe condizioni; non dico che in Commissione si era quasi raggiunto un accordo di tutte le forze politiche su un'univoca soluzione, dopodiché è successo qualcosa, ma non tanto all'interno di quest'Aula, quanto all'esterno. La politica ha fatto dei passi, Berlusconi ha rilanciato pesantemente un programma di Governo mai realizzato, una forma di incentivazione al lavoro mai realizzata, e ci troviamo oggi di fronte ad un Ministero (quello al quale faccio riferimento in quanto membro della Commissione Attività produttive) che non dà alcuna risposta. Abbiamo ricevuto la settimana scorsa il Ministro Romani, per la prima volta, dopo svariati tentativi di invito, e prima di lui - non so se lo ricordate, colleghi, Presidente - il Ministero era stato retto ad interim da Berlusconi, non so per quanto tempo: mai visto, mai visto in Aula! Per questo abbiamo avuto un anno d'inefficienza. La Commissione non sta producendo niente. Il Ministero non sta producendo niente. Il Paese sta andando alla rovina. Dobbiamo dircelo, dobbiamo esserne consapevoli, ma la maggioranza stessa deve essere consapevole di questa situazione. È inutile continuare a dire le stesse cose in televisione, che hanno lo stesso risultato, e che magari rendono una bella pubblicità, ma il mondo dell'economia sta morendo (di tutte le economie). Stiamo parlando di piccole e medie imprese, del 95-98 per cento delle imprese nazionali.
Noi qui non stiamo discutendo di niente. Stiamo discutendo del nulla. Il sottosegretario ci dice: va bene, accettiamo tutto, ma se comporta bilanci o spese cosa facciamo? Non approviamo niente. È inutile approvare. Sono solo formalità. Stiamo perdendo tempo. Allora dico che ci vuole un moto di orgoglio. Bisogna dire: «pane al pane e vino al vino». Non è più possibile girare intorno ai problemi. Non li abbiamo mai risolti. Quindici anni fa Berlusconi diceva che bisognava abbassare le tasse. Siamo al ritornello: per far sì che le imprese possano avere un po' di ossigeno bisogna abbassare le tasse, ma lo sta dicendo da quindici anni, da venti anni, e oggi lo ripropone (mi riferisco a ieri). Non siamo ancora in campagna elettorale e si sta anticipando questa fase. Ha parlato già di patrimoniale, ma nessuno qui dentro, in quest'Aula ha parlato di patrimoniale, ma lui ha rilanciato sulla patrimoniale (è in campagna elettorale). Noi dobbiamo stare attenti. È sotto gli occhi di tutti quanto accade oggi sulle sponde del Mediterraneo in quei Paesi che si stanno ribellando, ma la nostra non è una dittatura di quelle che vediamo, sicuramente, e tuttavia non offre alcuna risposta agli imprenditori che stanno compiendo sforzi incredibili.
Il Ministro Romani ci dice che al Ministero sono aperti 170 tavoli di crisi aziendale, ma potrebbero anche essere 500, non serve a niente. Non si può affrontare una crisi alla volta, bisogna avere un progetto ampio, organizzato, comune, che coinvolga anche le minoranze perché su questo tema troviamo molto spesso accordo in Commissione e mai in Aula. Ma è possibile che non riusciamo a metterci d'accordo? Non è possibile. La credibilità di questo Governo sta andando sotto zero. Vivo in una città bellissima, Bergamo, in Lombardia, dove vi sono imprese che chiudono tutti i giorni; abbiamo cancellato il mondo del tessile. Avevamo la Val Seriana che era il fiore all'occhiello della produzione nazionale ed è stata cancellata. Non c'è più niente, c'è pochissimo. Quelle poche industrie manifatturiere presenti sono in crisi. Veniamo alle grandi industrie: il Governo doveva partecipare all'affare FIAT, ma doveva essere protagonista, non spettatore, di una vicenda, senza subire tutte le decisioni. Ci accorgeremo tra dieci anni che il mercato dell'auto è negli Stati Uniti d'America; magari le produrremo ancora a Pomigliano d'Arco con un costo più alto, ma decideranno negli Stati Uniti d'America se produrre o meno. Ce ne accorgeremo tra dieci anni probabilmente. Il Governo, in Pag. 32questa trattativa, non doveva fare lo spettatore, ma l'attore, il protagonista, doveva essere lui a coinvolgere. Noi sosteniamo che è il programma generale nazionale che non funziona: non funziona assolutamente niente e probabilmente ci sarà la ribellione.
Ci sono amici che vivono nella mia stessa realtà; gli amici della Lega Nord Padania in Lombardia hanno un consenso amplissimo, nella mia provincia addirittura esagerato, ma non corrisponde alla vita reale. Loro stanno assistendo dall'interno di questo Governo, continuando a dire: votiamo il federalismo, altrimenti andiamo a casa! Ma non possiamo sacrificare tutto sull'altare del federalismo, non possiamo concedere soldi a chi non è in grado di amministrarli. Abbiamo visto amministrazioni che hanno buttato centinaia di milioni di euro e continuiamo a dare fiducia a queste persone. La Lega Nord Padania dovrebbe ribellarsi e rispondere alle imprese lombarde; la Lega Nord Padania deve dare fiato a quelli che stanno soffrendo, non possiamo più rimanere fermi. La nostra economia non funziona più, le banche non danno prestiti, anzi chiudono i rubinetti; la Banca d'Italia deve fare qualcosa, deve svegliarsi. Così non è più possibile.
Mi aspettavo che il Ministro venisse in Commissione a parlarci in termini di apertura, dando delle possibilità alle nostre imprese, ma un'apertura tesa a diminuire le tasse, a fare fronte al lavoro che costa troppo - in Italia costa troppo - in quanto il nostro welfare è pesantissimo, le aziende non ce la fanno. Non è più possibile andare avanti così. Come facciamo a richiamare investitori nel nostro Paese? Non è più possibile, non si fida più nessuno, le grandi holding vanno ad investire in altri Paesi dove i bilanci sono certi, dove chi falsifica il bilancio va in galera, non come qui dove ha la libertà di farlo e, poi, dice di essersi sbagliato. Non è più possibile. Chiedevamo in questo provvedimento più di una situazione, non solo economica, ma anche di enunciazione, signor sottosegretario; lei ci ha tagliato le gambe. Non riusciamo a capire cos'è il galleggiamento, cioè togliamo da una parte per mettere dall'altra, ma siamo capaci tutti ad approvare mozioni di questo tipo. Non servono assolutamente a niente. Affermavamo che si versa l'IVA quando viene riscossa, non quando si emette la fattura; non è più possibile, non dobbiamo andare avanti così, le imprese chiudono. Signor sottosegretario, capisco che il Ministro Romani è molto impegnato nei suoi piani di assistenza alle 170 trattative private che vi sono al Ministero, ma avremmo preferito qualcos'altro, che ci dia delle risposte. Approvatecele pure queste mozioni, ma serve a poco, perché indicano solo dei principi a questo punto, se le scarnificate come volete fare. Non so cosa faranno i colleghi della maggioranza o quelli della minoranza.
Se facciamo del tatticismo potremmo astenerci noi e far passare tutte le mozioni così possono astenersi anche gli altri e far passare le nostre ma il risultato non cambia, sottosegretario. Il risultato è che siamo al palo e da qui non si smuove più nessuno. La vostra economia non dà fiato, non dà possibilità, non dà respiro, in nessun campo. Sa cosa ho detto al Ministro quando è venuto in Commissione? Tu vieni da una regione come la mia che è la Lombardia. Non una parola sull'edilizia che è un comparto che occupa milioni di posti lavoro, migliaia di miliardi di economia. È il volano della nostra attività: neanche una parola. Ripeto: neanche una parola. Se questo è il Governo che deve portarci fuori da questa crisi! La crisi è appena cominciata, ma non è solo crisi occupazionale, bisogna tornare ancora indietro: è una crisi peggiore, insieme a quella occupazionale. Forse il Ministro Tremonti se ne accorge, non parla, non viene più in Aula a riferire alcune situazioni che credo siano a questo punto drammatiche e noi cosa facciamo? Aspettiamo lei che ci dice approviamo ma senza soldi. Grazie, non ci servono (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

Pag. 33

ENZO RAISI. Signor Presidente, colleghi, trovo realmente abbastanza surreale questo dibattito. Si pensi che in Commissione attività produttive, di cui sono membro, sono nove mesi che non passa un provvedimento che riguarda lo sviluppo economico. In compenso ci troviamo a discutere in questa sede di una serie di ordini del giorno, mozioni, tutti condivisibili. Ci sarà infatti un voto straordinario: il Governo ha detto «sì» a tutte le mozioni, siamo tutti d'accordo. Sarà difficile dire di «no». Entrerò poi in alcuni dettagli. In realtà nella sede deputata per prendere i provvedimenti, non si prende un provvedimento che sia uno. Siamo tutti d'accordo che sullo sviluppo economico dobbiamo agire, tuttavia il Governo su questo è assente ma è assente tutto il Parlamento se vogliamo dirla come la si deve dire, anche se - su questo tornerò in seguito - qualcosa il Parlamento ha fatto. Proposte di legge di iniziativa parlamentare anche importanti giacciono in Commissione attività produttive e valgono in parte a raccogliere i desiderata di queste mozioni. Tuttavia il Governo le blocca. L'altro giorno, ho letto un bellissimo intervento del Ministro Tremonti sul Corriere della Sera che affermava che, per rilanciare lo sviluppo economico, bisogna semplificare la pubblica amministrazione. Devo dire che mi fa piacere e condivido. Ha espresso un principio che da tempo noi affermiamo. Dobbiamo passare da una pubblica amministrazione che oggi ha un imprinting autorizzativo ad una semplificazione del processo autorizzativo; passare quindi al controllo per questa parte della pubblica amministrazione e ciò implicherebbe una certa velocità, ad esempio, nella creazione di imprese e nello sviluppo di imprese. Consentitemi la domanda che può essere anche retorica: se c'è un Ministero che in questi anni ha complicato la vita ai nostri cittadini è proprio il Ministero dell'economia e delle finanze. Oggi hanno difficoltà i commercialisti a presentare le dichiarazioni dei redditi. Se c'è un Ministero che sta bloccando il disegno di legge in materia di diritto delle imprese o statuto delle imprese è il Ministero dell'economia e delle finanze e poi entrerò nel dettaglio. Dunque a cosa servono questi dibattiti? Chiediamocelo perché rischiamo davvero di essere parte di un circo che poi i cittadini non capiscono perché ognuno di noi può presentare il suo bel compitino. Ho visto che la Lega ha fatto un compitino bellissimo poi entreremo nel dettaglio. Condivido tutto quello che afferma la Lega. Il problema è che la Lega governa ed è lì e ha governato fino all'altro giorno e abbiamo insistito a fare certe scelte anche di carattere normativo, ma troviamo un blocco; in questo momento c'è un blocco per cui ci si occupa molto di conti, di bilancio. Abbiamo salvato il welfare con un intervento secondo me intelligente su quei 9 miliardi per gli ammortizzatori sociali che tuttavia oggi sono finiti ma ciò che manca è lo sviluppo economico che non c'è perché siamo andati a sbattere contro un muro. Perché, vedete, la Lega dice: siamo a favore della Tremonti-ter e come fai a dire di «no»? Siamo tutti d'accordo, anzi lo firmo sin da adesso questo provvedimento. Ma dove sono i soldi per la Tremonti-ter, perché nel bilancio che abbiamo fatto non ci sono? La Lega dice siamo d'accordo per cambiare la disciplina sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali.
Questo è un tema che abbiamo già affrontato in Commissione, colleghi: non è possibile dal punto di vista normativo. Abbiamo già fatto un dibattito da questo punto di vista, la Lega continua a fare questa battaglia, che è condivisibile in termini di principio, però ci è stato spiegato dal Governo, e non da qualcun altro, che questa possibilità non esiste, perché l'Unione europea non è d'accordo e ce lo impedisce.
Si dice anche di andare in deroga al Patto di stabilità, ma quante volte lo si è detto e quante volte Tremonti (anche per i comuni del nord che sono in regola, che hanno i soldi nel cassetto e che possono spenderli e voi sapete che anche i vostri sindaci, come tutti i sindaci, hanno contestato questo fatto) ha detto: «No, non si tocca Pag. 34il patto di stabilità»? Allora diventa difficile poi andare a votare questi documenti per essere credibili.
Si è detto di semplificare la pubblica amministrazione e lo sa bene Reguzzoni, che con me ha fatto la battaglia insieme a Vignali sullo statuto delle imprese, del quale sono relatore. Perché si è arenato lo statuto delle imprese, che se vogliamo era la grande novità nel processo di semplificazione senza modificare alcuna norma della Carta costituzionale - cosa che comporterebbe un iter molto più lungo - come in qualche modo ha indicato ad esempio il Presidente del Consiglio? Si è bloccato perché la Commissione bilancio ha fatto dei rilievi molto pesanti su quel provvedimento e perché il Ministero dell'economia e delle finanze ha già detto che su quel provvedimento mette un fermo, non è d'accordo, è troppo complesso. Poi non ha spiegato bene dove stanno queste complessità, non ha chiarito dove siano, mentre molti cambiamenti sono a costo zero, ma quel Ministero, ogni volta che si può cambiare qualcosa, dice «no» e poi si discute.
Questo è il grande problema che stiamo vivendo in questo Paese: lo sviluppo economico non c'è perché innanzitutto il Ministero per lo sviluppo economico sta sotto il Ministero dell'economia e non riesce a produrre e a legiferare nulla. Le vogliamo dire queste cose o ci stiamo prendendo in giro su tutti i discorsi che stiamo facendo in questa sede? È giusto o sbagliato? Non lo so, però diventa anche un po' surreale, come dicevo prima, il fatto che continuiamo a votare documenti che impegnano il Governo, quando si sa che il Governo è in mano di Tremonti, che sicuramente dirà che non vi è compatibilità con il bilancio, come vuole sostenere giustamente il sottosegretario, che ha ragione e che pone un problema, ovviamente, visto che sta rappresentando proprio quel Ministero. Fa bene, fa bene a tutelarsi e la comprendo, fa il suo mestiere, sono d'accordo con lei, anzi avrei fatto la stessa cosa al suo posto, non è certamente sua responsabilità questa necessità, però è evidente che noi apriamo un dibattito sullo sviluppo delle nostre imprese, chiediamo dei provvedimenti, li inseriamo nei documenti e poi non siamo in grado neanche in Commissione di portare avanti queste iniziative, perché vi sono dei blocchi che sono dei macigni.
Infatti, il fatto che in nove mesi la Commissione attività produttive non produca nulla sullo sviluppo economico è un problema nel momento in cui siamo nella più grande crisi epocale del capitalismo moderno. L'Italia è ferma, è bloccata e sappiamo che abbiamo problemi strutturali evidenti. Quando parliamo di pubblica amministrazione che non funziona e non si ha voglia di fare quel cambiamento che in qualche modo richiamava il Ministro Tremonti in quell'intervento, la domanda è: perché non lo facciamo? Dove sono i blocchi? Perché quel Ministero, che nella figura del suo Ministro dice che bisogna fare un cambiamento, blocca questi dispositivi di legge, che sono già in Commissione e che sono stati votati, fra l'altro in un accordo bipartisan?
Il provvedimento sullo statuto delle imprese è firmato da tutti i gruppi politici presenti in Parlamento. Perché è fermo? Perché Tremonti lo ferma? Perché quel Ministero la ferma? Ce le vogliamo dire queste cose o abbiamo paura di dire la verità anche in questa sede? Altrimenti davvero - ed io andrò anche su altri dettagli -, possiamo discutere di tutto quello che vogliamo, ma tutti i documenti oggi presentati portano richieste sensate, tant'è che lo stesso Governo ha detto che li voterà tutti, tranne le premesse, perché chiaramente nelle premesse si trovano le critiche all'operato del Governo e mi sembra normale che opposizione e maggioranza giochino su questo aspetto, però sulle proposte siamo tutti d'accordo.
Allora dov'è il blocco? Perché non ci sblocchiamo? Perché siamo qui a discutere delle mozioni? Non stiamo discutendo di provvedimenti di legge, non stiamo facendo quelle riforme su cui, secondo questi documenti, tutti quanti ci trovano d'accordo. Stiamo discutendo le mozioni. A cosa servono le mozioni, quando nelle Commissioni giacciono i Pag. 35provvedimenti? È questo che il Paese non capisce, è questo che il Paese imputa a noi, a tutta la classe dirigente!
Pertanto, qui non si tratta di mettere una bandierina (perché, lo ribadisco, se si svolgeranno le elezioni a breve, vi sarà la rincorsa alle bandierine), ma di un appello al senso di responsabilità alla classe dirigente e politica di questo Paese, che anch'io rivolgo in questo intervento, in questa piccola occasione che mi è consentita.
Non è possibile continuare con questo inutile gioco delle parti. Lo ripeto: Futuro e Libertà per l'Italia condivide i tre quarti delle proposte che sono state avanzate da tutti i gruppi. Noi non abbiamo presentato un nostro documento e devo dire, con grande orgoglio, di non averlo presentato (in seguito, sottoscriverò quello di qualcuno, perché il «circo» parlamentare mi impone di fare questo gioco). Non lo abbiamo presentato perché, lo ripeto, si tratta di un dibattito inutile e surreale, rispetto alle tante imprese - che qualcuno prima ha citato - che oggi sono veramente alla stretta. Nord, sud, centro: ormai, non vi è più distinzione in questo senso. Oggi, laddove c'è impresa, c'è difficoltà, questo è evidente.
Nella mia Emilia-Romagna non abbiamo mai visto tante ore di cassa integrazione come in questa crisi; non abbiamo mai visto tante imprese in difficoltà come oggi.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ENZO RAISI. Concludo, caro Presidente. Tuttavia, è ora - e colgo l'occasione di questo dibattito - di assumerci delle responsabilità: le riforme vanno fatte, non declamate (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, innanzitutto, in apertura del mio intervento, vorrei tranquillizzare il sottosegretario: proprio per sgombrare il campo, vorrei dire che non abbiamo problemi ad inserire nel dispositivo l'espressione: «compatibilmente con gli equilibri di bilancio».
Fatta questa premessa, nel tempo che ho a disposizione, vorrei svolgere un ragionamento con il sottosegretario e con i colleghi dell'Assemblea. Il fatto che su un argomento come quello delle piccole e medie imprese tutti i gruppi politici abbiano presentato una mozione, indipendentemente dal ruolo - maggioranza e opposizione -, penso che la dica lunga.
Signor Presidente e signor sottosegretario, non si tratta di una questione di bandiera né di una questione politica, ma di una questione di emergenza. Si pensava - e le stime dell'ufficio studi di Confindustria dicono questo - che il 2011 sarebbe stato l'anno del rilancio e della svolta. Pertanto, vorrei sommessamente fare alcune riflessioni.
I tribunali tributari del nostro Paese registrano aumenti significativi, per non dire vertiginosi, per i fallimenti delle piccole e medie imprese. Avevamo detto - il Ministro Scajola prima, il sottosegretario Saglia dopo, l'attuale Ministro Romani oggi, che è venuto in audizione da noi in Commissione la settimana scorsa - che, nel nostro Paese, tutti i problemi sulla velocizzazione delle autorizzazioni erano stati risolti attraverso lo sportello unico.
Io l'ho detto in Commissione e lo ribadisco in questa sede: se è un sogno svegliamoci, perché lo sportello unico, in questo Paese, non funziona! Gli investitori stranieri non vengono nel nostro Paese perché, a fronte di una media europea di due giorni, nel nostro Paese - se sono fortunati - si va dai due ai tre mesi per iniziare un iter.
Vorrei anche dire - e credo che questo sia un ulteriore punto importante - che, quando parliamo di impresa, è necessario considerare le cose come stanno: il 95 per cento delle piccole e medie imprese - il 95 per cento! - è al di sotto dei 15 addetti. Di questo 95 per cento, la quasi totalità è a conduzione familiare, e questo ci fa capire quale sia la struttura della piccola e media impresa nel nostro Paese. Di Pag. 36questo 95 per cento, una grandissima fetta rappresenta veramente l'ossatura dell'economia del nostro Paese, mentre soltanto lo 0,5 per cento ha oltre 50 addetti.
Allora, signor Presidente, diciamo anche un'altra cosa, cioè che l'81 per cento degli addetti del settore servizi lavora nelle piccole e medie imprese.
Ho voluto fare questo quadro perché, quando si parla di economia, tutte le forze politiche si tolgono tanto di cappello nel nostro Paese per quanto riguarda le piccole e medie imprese, ma poi a fronte di questo non c'è un'adeguata politica economica di sostegno alle stesse.
Cosa voglio dire? Intanto per quanto riguarda la spinta all'innovazione, siamo indietro rispetto a tutti i Paesi europei; per quanto riguarda l'internazionalizzazione, poi, la lentezza dei tempi dell'export è quasi il doppio degli standard europei (pensate che ci colloca all'ultimo posto dietro Ungheria e Repubblica Ceca). Questo non è certamente un bel primato. Nonostante si sia consolidata e si stia consolidando la ripresa dei finanziamenti, secondo gli ultimi dati di Bankitalia, l'Italia è la penultima in classifica per quanto attiene alle possibilità di accesso al credito; abbiamo un ritardo medio nei pagamenti della pubblica amministrazione di cento giorni. Allora, pensiamo ad un'azienda di dieci addetti che ha un ritardo di pagamento di cento giorni dalla pubblica amministrazione. Sapete che cosa rischia? Rischia il fallimento, la chiusura. E questo non lo può disciplinare qualcun altro. È la politica, è l'azione del Governo, è il Governo che deve muoversi, anche nei confronti delle altre pubbliche amministrazioni. Perché no? Anche nei confronti delle regioni. Così come siamo bravi a nominare i commissari nel settore della sanità, possiamo imporre dei tempi certi nel settore dei pagamenti alle piccole e medie imprese. Questo il Governo lo può fare!
Avevamo riposto una speranza nelle zone franche urbane. Sono due anni che sono sulla carta e non è ancora dato di sapere a noi, ai sindaci e agli imprenditori quale sia il destino di queste zone franche, che avrebbero rappresentato una boccata di ossigeno per i piccoli e i medi imprenditori di quelle aree.
Dunque, signor Presidente, signora sottosegretario, noi abbiamo presentato questa mozione perché siamo convinti che il rilancio dell'economia di un Paese non può prescindere dalle misure di rafforzamento rivolte a questo settore, alle piccole e medie imprese.
Voglio anche aprire una parentesi. Nel vertice di Lisbona del marzo del 2000 c'era stata una grande attenzione al numero delle donne occupate e al numero delle imprenditrici occupate. Sono quattro anni che sono in quest'Aula e mi occupo di attività produttive: non c'è stata una finanziaria relativamente alla quale non sia stato approvato un ordine del giorno sull'imprenditoria femminile, salvo poi togliere il giorno dopo i finanziamenti su questa misura. Allora, signora sottosegretario, lei è una donna come me, io le rivolgo un invito: chiudiamo questa misura se non ci sono le risorse, perché è una presa in giro, o altrimenti destiniamo risorse adeguate, se è vero com'è vero che tutte le nuove imprese che danno profitto nel nostro Paese oggi sono per la maggioranza a conduzione femminile.
Io non proseguo oltre perché credo di avere esaurito il tempo a mia disposizione, ma voglio soltanto aggiungere due cose ancora. Noi chiediamo che si debba intervenire e subito. Non condividiamo il taglio lineare delle risorse per tutti i Ministeri: in un momento di crisi, anche un bambino di quinta elementare può ridurre gli stanziamenti a tutti i Ministeri in quota parte. Noi vogliamo delle scelte e con questa mozione chiediamo al Governo di fare una scelta chiara e forte di sostegno alle piccole e medie imprese.
Se anche queste mozioni, che come ho detto all'inizio, sono presentate da tutti i gruppi, resteranno inattuate come tutti gli ordini del giorno, non procediamo nemmeno alla votazione. Viceversa, se il Governo ha intenzione di fare realmente una politica seria, provveda in tempi rapidi, domani, a stanziare risorse ed attivare misure che possano dare una boccata d'ossigeno, Pag. 37altrimenti sono chiacchiere e per quanto ci riguarda le lasciamo fare agli altri (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baccini. Ne ha facoltà.

MARIO BACCINI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, ho inteso intervenire in questa importante discussione per esprimere un pensiero, un parere, una dichiarazione di voto che è in linea con gli intendimenti dei proponenti delle mozioni.
Ho sentito adesso la collega Formisano che ragionava sullo spirito con il quale dobbiamo intervenire per sostenere le piccole e medie imprese. Volevo però sottolineare al Governo e alla Presidenza che in tutte le mozioni, eccetto la mozione Vignali ed altri n. 1-00550, manca il riferimento a tutto il mondo della microfinanza e della microimpresa. Come tutti noi sappiamo, questo mondo è uno degli elementi fondamentali e rappresenta la spina dorsale dell'economia del nostro Paese; soprattutto, la microfinanza è uno degli strumenti dell'economia sociale e di mercato che è la ragione sulla quale molti parlamentari hanno impegnato la loro vita politica.
In questo momento vorrei evidenziare che nelle mozioni presentate, onorevole sottosegretario, non c'è la sottolineatura del sostegno alla microimpresa e alla microfinanza soltanto perché la microfinanza e la microimpresa sono un mondo a parte. Si apre quindi la possibilità per il Parlamento di avere uno spazio ulteriore di discussione in questo settore. Auspico che nei prossimi giorni - me ne farò promotore - verrà presentata una mozione che consideri le ragioni della microfinanza, della lotta alla povertà tramite lo strumento e la creazione di nuove microimprese.
Con questo sentimento auspico che il Governo possa valutare successivamente l'opportunità di esaminare un atto di indirizzo del Parlamento relativo all'economia sociale di mercato e alla microfinanza. La lotta contro la povertà si può affrontare con uno strumento che è quello di combattere contro l'esclusione finanziaria e sociale tramite la realizzazione di microimprese che possono far diventare persone in difficoltà da problema sociale a contribuenti attivi (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Montagnoli. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, signor sottosegretario, discutiamo oggi una mozione che per noi è importante, fondamentale, soprattutto in questi momenti. Penso che abbiamo il merito di portare in Parlamento la discussione sui problemi reali del Paese.
Alla Lega Nord Padania delle beghe di palazzo, delle polemiche che vediamo sulla stampa e sulla televisione nelle ultime settimane, non interessa assolutamente nulla, come non interessa assolutamente nulla ai cittadini. Ci interessiamo invece dei problemi delle nostre aziende, dei nostri cittadini e dell'occupazione. Su questo oggi finalmente si discute in Parlamento e la speranza è che domani, dopodomani anche sulla stampa e sulle televisioni si discuta di queste cose.
Invitiamo le opposizioni, come abbiamo già detto, ad incalzare il Governo a fare delle proposte per migliorare il nostro Paese e la situazione delle nostre imprese e a cercare di cambiare questo Stato.
La mozione si basa su dati chiari: il nostro Paese è fatto di tantissime piccole e medie imprese, dati ISTAT dicono siano il 95 per cento. Questa è la vera differenza dell'Italia dal resto del mondo.
Vari premi Nobel hanno invitato l'America a guardare all'Italia e al suo sistema produttivo, soprattutto alla Padania, che ha fatto la differenza a livello mondiale. Ho sentito gli interventi dei colleghi, e letto i contenuti degli impegni che si chiedono al Governo, che sono pressoché simili, anche se si dice che non vi sono le risorse. È giusto però considerare quella che è l'attuale Pag. 38situazione economica e la crisi internazionale che anche il nostro Paese ha subito dal 2008.
Tuttavia, il Governo ha dato anche delle risposte chiare e di rigore, sancite a livello internazionale. Non sono numeri soltanto della maggioranza di Governo, ma sono numeri che certificano che il Governo ha fatto bene non aumentando le tasse e facendo una politica di rigore. Questo ha fatto sì che i conti pubblici siano saldi e questa è la garanzia primaria per uno sviluppo dell'economia, facendo, al contempo, dei provvedimenti di sostegno al mondo delle piccole e medie imprese come il fondo di garanzia, la moratoria sui debiti, le politiche di sostegno a dei comparti come quello automobilistico e allo sviluppo della Tremonti-ter. Degli incentivi, quindi, sono stati messi in campo con le risorse disponibili. Altresì, il Governo si è mosso in questi due anni per la semplificazione amministrativa.
Certo, non tutto è ottimale e vi è da migliorare il percorso, ma il Governo ha dato il là con lo sportello unico, con la segnalazione certificata di inizio attività e col fare provvedimenti affinché si snelliscano quelle che sono le tantissime burocrazie del nostro Paese. Penso che su questo l'attività del Ministro Calderoli si veda e stia producendo i suoi effetti.
Tuttavia, è evidente che la difficile congiuntura economica esista ancora ed è presente nel nostro Paese, così come a livello mondiale. Paghiamo delle difficoltà, le prime delle quali sono state già individuate e sulle quali il Parlamento si è espresso come la ristrettezza del debito. Vi sono dati oggettivi che fanno temere che i vari interventi di Basilea 2 e la preoccupazione anche per Basilea 3 possano portare ad ulteriori difficoltà per le nostre imprese.
Vi sono delle problematiche evidenti in quelle che sono le modalità di fare impresa nel nostro Paese e le tematiche sono state discusse all'interno di questo Parlamento e anche a livello comunitario. Su questo noi chiediamo un forte impegno del Governo, fatte salve, è evidente, le disponibilità di bilancio, ma un impegno penso che tutto l'Esecutivo - sicuramente la maggioranza - chiede con forza - facendo delle riforme alcune delle quali non hanno costo - è quello di procedere in quella che è la difesa del nostro patrimonio e delle nostre produzioni.
Abbiamo approvato la legge del «made in» sul tessile (la legge Reguzzoni-Versace), e abbiamo depositato più di una dozzina di proposte di legge che vanno a certificare la qualità dei nostri prodotti. Si tratta di riforme che non hanno costo. Dobbiamo difendere e tutelare la nostra produzione a livello europeo, perché è lì che si specifica il nostro Paese.
È necessaria una riforma degli incentivi, su cui già si è impegnato il Ministro Romani, ed è importante e fondamentale snellire quelle che sono le pratiche sugli incentivi. Infatti, oggi vi sono più di un centinaio di leggi a livello nazionale, 1.400 se teniamo conto dei bandi a livello regionale.
Cose semplici e chiare, è questo ciò che ci chiedono gli imprenditori. In tanti casi non ci chiedono soldi a fondo perduto, ma cose chiare e semplici ed essere messi alla pari delle altre imprese a livello europeo e degli altri competitor.
Certo, chiediamo uno stimolo ed un invito - nelle disponibilità di bilancio - a credere ancora negli incentivi. Abbiamo proposte di rilancio della Tremonti-ter e chiediamo una svolta di campo per quello che è il rapporto con gli enti locali. Sappiamo, infatti, quanti vincoli dia il Patto di stabilità. Si tratta di una norma che sicuramente deve essere modificata a livello europeo. In questa condizione economica è inaccettabile che i comuni, soprattutto quelli virtuosi, che hanno disponibilità di cassa, non possano pagare le imprese e far partire le opere pubbliche.
Su questo il Parlamento si è già espresso con mozioni approvate praticamente all'unanimità. Chiediamo veramente un impegno, anche a livello europeo, di modifica del Patto di stabilità, perché oggi le imprese sono in estrema difficoltà e a questo segue quello che è l'impegno, che per noi vale per il 2013, dei pagamenti. Pag. 39
Oggi sappiamo delle lungaggini dei pagamenti non solo nella pubblica amministrazione, ma anche nel privato. La direttiva europea pone termini certi e chiediamo che anche su questo il Governo si impegni. È evidente, pertanto, che ci sono degli impegni che chiediamo dal punto di vista economico, ma le risorse ci possono essere in una maniera sola: gestendo le risorse pubbliche in una maniera diversa rispetto a quello che è stato fatto in tutti gli ultimi decenni. Questo significa responsabilità.
La nostra medicina è il federalismo, perché alla fine pone la responsabilità all'interno degli enti locali, per cui si spendono in maniera diversa le risorse. Se oggi avessimo i fondi che abbiamo dato per la gestione dei rifiuti della Campania o quelli che abbiamo dato per la gestione fallimentare di Roma (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) o di altre gestioni fatte, fatalità, in una certa parte del Paese, avremmo anche le risorse per stimolare l'economia.
Il federalismo significa dare la possibilità agli enti locali di premiare gli amministratori e far sì che, al nord come al sud, si possano stimolare quelle iniziative che possano portare aumenti nella qualità delle nostre opere pubbliche e nel nostro PIL. Questa è una battaglia che dura da anni. Se avessimo avuto il federalismo anni fa, oggi avremmo le risorse per far questo.
Quella di oggi è una sfida decisiva, quindi invito tutti i colleghi ad intraprendere la strada delle riforme insieme alla Lega. Sostenere la piccola e media impresa, sostenere l'economia e sostenere l'occupazione significa fare riforme anche importanti ed epocali. Questo è quanto ci chiede la nostra gente e le aziende: poche cose, chiare e certe.
La Lega rappresenta il territorio. Siamo stati inviati qui dai nostri cittadini per tutelare le nostre produzioni, la nostra occupazione, i nostri giovani e il nostro tessuto che è costituito dalla cultura e dai nostri valori. Porteremo avanti la battaglia per cambiare questo stato, per tutelare il nostro Paese, le nostre aziende e i nostri giovani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, comincerò così: «fare» è un verbo transitivo e intransitivo della seconda coniugazione. Il suo significato è costruire, eseguire, produrre, realizzare, e così via. Il Governo in carica non riesce a coniugare il presente indicativo di questo verbo che dice «io faccio», né il passato prossimo «io ho fatto». Il Governo in carica coniuga esclusivamente la prima persona del futuro semplice «io farò». Questa è la premessa che proverò a dimostrare.
In primo luogo, onorevoli colleghi e onorevole Montagnoli, slitta il riordino della riforma degli incentivi alle imprese, una delega, onorevole sottosegretario, della legge n. 99 del 2009. In secondo luogo, il Presidente del Consiglio annuncia che nel prossimo Consiglio dei ministri imporrà - proporrà, scusate - la modifica dell'articolo 41 della Costituzione che recita: l'iniziativa economica privata è libera.
Il Presidente del Consiglio, evidentemente, ignora che allo stato è bloccata in Commissione bilancio la proposta di legge bipartisan dal titolo «Statuto delle imprese», ma è bloccata anche la legge annuale per le piccole e medie imprese previste dallo Small Business Act e mi piace ricordare che, sia nello statuto delle imprese, quanto nel riordino per la riforma degli incentivi alle imprese è previsto un principio importante, il cosiddetto principio della riserva del 50 per cento degli incentivi per le piccole e medie imprese con forme semplificate, voucher e bonus fiscali.
I successivi dieci punti che richiamerò, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, sono gli impegni del Governo in carica, assunti nel lontano 5 maggio 2009, onorevole Montagnoli, durante il recepimento della comunicazione Pag. 40della Commissione europea, più nota come Small Business Act, impegni condivisi da tutti i gruppi parlamentari in X Commissione. Dicevo dei dieci impegni: 1) semplificazione amministrativa, in applicazione del principio di sussidiarietà orizzontale nel rapporto tra imprese e pubblica amministrazione; 2) misure atte a garantire la continuità del credito delle piccole e medie imprese e il saldo dei pagamenti e dei rimborsi da parte della pubblica amministrazione e dello Stato; 3) normativa in materia di fallimento, delle procedure concorsuali per le piccole e medie imprese, al fine di garantire la riduzione ad un anno della durata temporale dei procedimenti affinché imprenditori onesti che abbiano sperimentato l'insolvenza ottengano rapidamente una seconda possibilità; 4) introduzione di quote riservate alla piccole e medie imprese negli appalti pubblici per la fornitura di beni e sevizi; 5) introduzione di forme semplificate per l'accesso delle piccole e medie imprese ai sistemi di incentivi pubblici, soprattutto attraverso leve fiscali; 6) progressiva eliminazione dell'IRAP e la non deducibilità degli interessi passivi a reddito operativo lordo; 7) introduzione di un sistema fiscale premiante per le reti di impresa; 8) misure atte a garantire l'introduzione di un criterio automatico, il cosiddetto recupero dei crediti liquidi, certi ed esigibili, quelli vantati nei confronti della pubblica amministrazione o di altro ente pubblico mediante compensazione di importi dovuti; 9) impegni per la revisione della normativa in materia doganale al fine di garantire maggiore trasparenza e rendere più stringenti le disposizioni in materia di acquisizione del marchio di origine (penso al made in Italy); 10) misure operative atte a garantire effettivamente l'applicazione delle norme sul pagamento dei fornitori.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,30)

LUDOVICO VICO. Ecco, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, stiamo parlando della struttura produttiva italiana: 4,2 milioni di imprese, il 95 per cento del totale, le quali occupano 7,8 milioni di addetti, il 47 per cento del totale. Allora, anche in questo caso nulla è stato fatto dal Governo in carica. Nulla, onorevole Montagnoli! Nulla, onorevoli colleghi della maggioranza, benché atti comuni e condivisi dei gruppi parlamentari siano stati sottoposti a questo Governo dal 2008 fino ad oggi. In fondo, come diceva Federico Hegel «L'uomo non è altro che la serie delle sue azioni», e ciò mi sembra essere in questo momento il Governo in carica.
Tuttavia - e concludo - poiché pensiamo di voler svolgere un'azione positiva per l'Italia, per le piccole e medie imprese italiane, in questo Parlamento, intendo comunicare che il gruppo del Partito Democratico oggi ha depositato la proposta di legge in favore della piccola impresa e dei sistemi di piccola impresa. In questo modo, pensiamo di certificare ancora una volta l'impegno comune per l'Italia e per le piccole imprese italiane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.

RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, mi verrebbe da chiedere all'onorevole Vico, che conosce tutta la mia simpatia nei suoi confronti e che si è esercitato sulla grammatica, quale tempo e quale modo dovrebbe coniugare un Governo che ha fatto e sta facendo, se non il verbo al futuro. L'importante è non doversi limitare a coniugare solo il condizionale! Dico ciò anche perché, passando a discorsi più seri, per quanto riguarda le politiche per le piccole e medie imprese da parte di questo Governo e questa maggioranza invece non siamo all'anno zero.
Questo Governo e questa maggioranza hanno a cuore le nostre piccole e medie imprese nei fatti e le ritengono - e non a parole e non da oggi - la vera ossatura della nostra economia.
Noi non abbiamo avuto bisogno che si verificasse la crisi economica nata da una Pag. 41certa gestione della finanza per capire l'importanza delle nostre imprese e dell'economia reale; non abbiamo mai pensato che il nostro sistema, fatto di piccole e medie imprese, come invece pensava qualche intellettuale, fosse un'anomalia, perché così non è. Comunque, se è una anomalia, è virtuosa.
Velocemente, ricordo che questo Governo come primissimo atto ha esteso gli ammortizzatori sociali anche alle piccole e medie imprese. Questa è la prima volta nella storia della nostra Repubblica che è successo. Credo che questo sia un dato di fatto incontrovertibile. Il 30 aprile scorso il Presidente del Consiglio ha portato all'approvazione del Consiglio dei Ministri la direttiva di attuazione dello Small Business Act. Siamo stati il primo Paese in Europa. Anche a questo proposito, quello che non è attuato mi viene da chiedere se è un problema di risorse o di responsabilità dell'intero sistema pubblico.
Infatti, sappiamo che tante cose sono ferme anche per veti incrociati di rendite di posizione di chi ricopre una certa funzione anche istituzionale, che prima di preoccuparsi del bene da tutelare - nel caso le piccole imprese - è preoccupato di rivendicare, invece, astrattamente un proprio ruolo senza poi magari fare nulla.
Comunque il collega Ventucci ha bene illustrato ieri in sede di discussione sulle linee generali i contenuti dell'azione di Governo, per cui non mi dilungo però ricordo anche altri provvedimenti importanti: la moratoria dei debiti delle imprese verso le banche che in questi giorni è in fase di negoziazione per un nuovo sviluppo; il potenziamento del Fondo centrale di garanzia che ha fatto beneficiare decine di migliaia di imprese di questo Fondo, consentendo la continuità del credito; il provvedimento sulle reti di impresa che proprio pochissimi giorni fa ha avuto parere favorevole della Commissione europea.
Ma veniamo a quello che chiediamo in questa mozione. Chiediamo al Governo di portare a compimento azioni già avviate, non che faremo, ma di portare a compimento ciò che è già in campo ed è già oggetto di lavoro. In primo luogo, chiediamo di sostenere le reti di impresa, implementando misure di sostegno ad ogni livello; in secondo luogo, chiediamo di approvare rapidamente lo schema di decreto legislativo sul riordino degli incentivi che, come è stato detto, prevede nella legge delega come principio ordinatore una riserva minima del 50 per cento per le piccole e medie imprese e misure semplificate. Si tratta di un intervento effettuato in X Commissione (Attività produttive) sulla legge n. 99 del 2009, approvato col voto di tutti.
Occorre proseguire lo sforzo di semplificazione, attuando e completando veramente lo sportello unico e l'agenzia per le imprese che certamente faticano non per un problema regolamentare del Governo, ma per una attuazione, che invece stenta ad avvenire per resistenze che magari ci sono a livelli più bassi dell'amministrazione dello Stato. Chiediamo, inoltre, di procedere velocemente al riordino degli enti per l'internazionalizzazione che diventa fattore strategico per la competitività sia delle nostre imprese, ma di tutto il sistema italiano perché diventino sempre più adeguati al nostro sistema fatto di piccole e medie imprese.
Il Ministro Romani ha più volte annunciato di voler utilizzare nel processo di internazionalizzazione le camere di commercio come porta di accesso, esattamente affinché le piccole imprese possano accedere a questi strumenti.
Chiediamo ancora al Governo di intensificare la tutela delle produzioni del made in Italy sia sostenendo in sede europea una rapida approvazione del regolamento «made in» e il sostegno alla legge made in Italy (la legge «Reguzzoni-Versace»), ma anche rafforzando il controllo e il contrasto sul territorio nei confronti del commercio illegale, perché non basta solo avere delle norme che sulla carta tutelino. Poi bisogna esercitare di fatto questo controllo e noi sappiamo bene come ciò non avvenga.
Poi chiediamo al Governo di tener conto delle piccole imprese nell'annunciata riforma del fisco di cui si sta occupando Pag. 42il Ministro Tremonti, i cui lavori sono già avviati, e chiediamo che in questa riforma del fisco si dia finalmente attuazione all'articolo 53 della Costituzione, che parla di progressività delle imposte, mentre oggi, invece, per le piccole imprese sicuramente bisogna parlare di degressività.
Ancora, chiediamo al Governo di impegnarsi perché le nuove regole di Basilea 3 non penalizzino le nostre piccole e medie imprese. In Commissione attività produttive, nell'audizione non solo del sistema delle banche, dell'ABI, ma anche di Bankitalia, ci è stato confermato che ci può essere una contrazione. Chiediamo al Governo di attivarsi in modo che, per quanto entrino in vigore in anni successivi, fin da subito si inizi a pensare a come evitare che queste nuove regole possano produrre un credit crunch.
Vorrei, però, finire con un appello all'opposizione: negli interventi che mi hanno preceduto, nelle dichiarazioni di voto, si è sentito qualcuno scettico sulle mozioni. Credo, invece, che le mozioni abbiano una grande importanza, però vi è anche un altro fatto successo nei giorni scorsi.
Lo dico veramente (chi mi conosce sa che non mi presto a fare polemica strumentale): il Presidente del Consiglio, nei giorni scorsi, ha invitato l'onorevole Bersani a sedersi intorno a un tavolo per redigere insieme un programma bipartisan per la crescita. L'onorevole Bersani ha declinato l'invito, definendolo tardivo. Vorrei rivolgere all'onorevole Bersani l'invito a riconsiderare la proposta del Presidente Berlusconi, perché non è mai troppo tardi per occuparsi della crescita del Paese.
Preoccuparsi della crescita significa inevitabilmente occuparsi, per un sistema come il nostro, delle nostre piccole e medie imprese. Il Presidente Berlusconi ha offerto la possibilità di scrivere insieme il programma di crescita, di scrivere insieme i provvedimenti per imboccare definitivamente la strada di un rinnovato sviluppo per il nostro Paese. Non è tardi, se accettate questo invito. Credo che sia tardi, invece, se non lo accettate, perché un calcolo politico di breve momento non può valere quanto l'interesse del Paese.
Credo anche che non bisogna avere paura di essere uniti per costruire il bene del Paese; il Paese premierà chi costruisce. Vi è data una grande occasione: se avete a cuore veramente le sorti delle piccole imprese, l'invito è a non buttarla via (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Sottosegretario Viale, le chiederei, per la chiarezza delle nostre votazioni, di precisare quale sia la formula da premettere ai dispositivi delle varie mozioni.

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, la formula è: «compatibilmente con gli equilibri di bilancio».

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, con questa riformulazione il parere è favorevole, è così?

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, è così.

PRESIDENTE. Se ho ben compreso, invece, il parere sulle mozioni Reguzzoni ed altri n. 1-00540, Vignali ed altri n. 1-00550 e Polidori ed altri n. 1-00552 è favorevole nella loro interezza?

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Pag. 43
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00540, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Fioroni, Cesare Marini, Morassut, Cicchitto, La Loggia, Lusetti, Rao, Rampi, Biava, Pittelli, Scilipoti, Donadi.... sottosegretario Crosetto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 516
Votanti 260
Astenuti 256
Maggioranza 131
Hanno votato
260).

Passiamo alla votazione della mozione Borghesi ed altri n. 1-00544.
Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate nel senso di votare la premessa separatamente dal dispositivo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Borghesi ed altri n. 1-00544, limitatamente alla premessa, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Virgilio, Giammanco, Migliori, Stanca, Mariarosaria Rossi, Sardelli, Tocci, Casini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 520
Votanti 270
Astenuti 250
Maggioranza 136
Hanno votato
261
Hanno votato
no 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Borghesi ed altri n. 1-00544, limitatamente al dispositivo nel testo riformulato, in quanto non assorbito dalle precedenti votazioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Giammanco, Vico, Strizzolo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 522
Votanti 509
Astenuti 13
Maggioranza 255
Hanno votato
509).

Passiamo alla votazione della mozione Lulli ed altri n. 1-00546.
Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate nel senso di votare la premessa separatamente dal dispositivo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lulli ed altri n. 1-00546, limitatamente alla premessa, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Colaninno, Calderisi, Pugliese, Cesario...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 522
Votanti 270
Astenuti 252
Maggioranza 136
Hanno votato
266
Hanno votato
no 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lulli ed altri n. 1-00546, limitatamente al dispositivo, nel testo riformulato in quanto non assorbito dalle precedenti votazioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 44

Onorevoli Moffa, Cesario, Marsilio, Centemero, Cardinale, Stagno d'Alcontres...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 523
Votanti 522
Astenuti 1
Maggioranza 262
Hanno votato
522).

Prendo atto che i deputati Ruben e Monai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione della mozione Anna Teresa Formisano ed altri n. 1-00549.
Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare separatamente la premessa dal dispositivo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Anna Teresa Formisano ed altri n. 1-00549, limitatamente alla premessa, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Della Vedova, Scilipoti, Mazzuca, Osvaldo Napoli, Strizzolo, Stagno d'Alcontres...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 526
Votanti 270
Astenuti 256
Maggioranza 136
Hanno votato
269
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Anna Teresa Formisano ed altri n. 1-00549, limitatamente al dispositivo, nel testo riformulato in quanto non assorbito dalle precedenti votazioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Leo, Pionati, Scilipoti, Sardelli, Corsini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 523
Votanti 520
Astenuti 3
Maggioranza 261
Hanno votato
520).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vignali ed altri n. 1-00550, nel testo riformulato, in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Anna Teresa Formisano, Scilipoti, Giammanco, Vico, Vignali, Pionati, Antonino Russo, Oliverio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 527
Votanti 268
Astenuti 259
Maggioranza 135
Hanno votato
268).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Polidori ed altri n. 1-00552, nel testo riformulato, in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 45

Onorevoli Scilipoti, Cesario, Giacomelli, Mazzuca, Lainati, Braga, Pionati, Touadi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 525
Votanti 272
Astenuti 253
Maggioranza 137
Hanno votato
268
Hanno votato
no 4).

Passiamo alla votazione della mozione Mosella ed altri n. 1- 00555. Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate nel senso di votare separatamente la premessa dal dispositivo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mosella ed altri n. 1-00555, limitatamente alla premessa, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Ferranti, onorevole Vico, onorevole Scilipoti, onorevole Giammanco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 524
Votanti 275
Astenuti 249
Maggioranza 138
Hanno votato
274
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Motta ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mosella ed altri n. 1-00555, limitatamente al dispositivo, nel testo riformulato, in quanto non assorbito dalle precedente votazioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca, onorevole Cesario, onorevole D'Antoni, onorevole Luciano Rossi, onorevole Pionati, onorevole Crimi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 520
Votanti 518
Astenuti 2
Maggioranza 260
Hanno votato
517
Hanno votato
no 1).

Passiamo alla votazione della mozione Lo Monte ed altri n. 1- 00556. Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate nel senso di votare separatamente la premessa dal dispositivo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lo Monte ed altri n. 1-00556, limitatamente alla premessa, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cazzola, onorevole Vignali, onorevole Della Vedova, onorevole Mazzuca, onorevole Scilipoti, onorevole Rosato, onorevole Zunino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 525
Votanti 447
Astenuti 78
Maggioranza 224
Hanno votato
445
Hanno votato
no 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lo Monte ed altri n. 1- 00556, limitatamente al dispositivo, nel testo riformulato, in quanto non assorbito dalle precedente votazioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 46

Onorevole Scilipoti, onorevole Grimaldi, onorevole Cesario, onorevole Montagnoli, onorevole Pugliese, onorevole Zunino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 520
Votanti 516
Astenuti 4
Maggioranza 259
Hanno votato
516).

Prendo atto che i deputati Delfino, Antonione e Sardelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge Schirru ed altri; Fedriga ed altri: Interpretazione autentica del comma 2 dell'articolo 1 della legge 23 novembre 1998, n. 407, in materia di applicazione delle disposizioni concernenti le assunzioni obbligatorie e le quote di riserva in favore dei disabili (A.C. 3720-3908-A) (ore 18).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge di iniziativa dei deputati Schirru ed altri; Fedriga ed altri: Interpretazione autentica del comma 2 dell'articolo 1 della legge 23 novembre 1998, n. 407, in materia di applicazione delle disposizioni concernenti le assunzioni obbligatorie e le quote di riserva in favore dei disabili.
Ricordo che nella seduta del 31 gennaio 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore ed il rappresentante del Governo hanno rinunziato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3720-3908-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico, nel testo unificato della Commissione, e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3720 - 3908-A).
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, (Vedi l'allegato A - A.C. 3720 - 3908-A).
Avverto che l'emendamento Fedriga 1.1 è stato ritirato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, intervengo perché ritengo sia una questione importante quella che stiamo trattando: quante battaglie vi sono state dietro all'inserimento lavorativo delle persone con handicap! Non le posso negare che, nel momento in cui abbiamo visto che le percentuali previste dall'articolo 18, dove si parlava di quote di riserva, prevedevano anche che fossero inclusi i familiari di vittime della criminalità organizzata o addirittura familiari di soggetti che si occupavano della difesa nel nostro Paese e che, a seguito di un evento grave, avevano la possibilità e la potenzialità... Signor Presidente, non è possibile, mi fanno capannello intorno!

PRESIDENTE. La capisco onorevole, perché non riesco a seguire neanche io: colleghi, per cortesia! Chi non è interessato almeno non disturbi!

ILEANA ARGENTIN. Quindi sono state inserite fasce di categorie che, pur svantaggiate - per carità: pieno rispetto - non avevano tuttavia nulla a che vedere con la natura ed il profilo etico con cui è nata prima la legge n. 482 del 1968 e poi la legge n. 68 del 1999.
Anche le agenzie per il collocamento si trovano in una situazione di completo sconforto, visto che non sanno da che parte cominciare e da che parte finire, considerate le continue contraddizioni che si presentano all'interno della legge da voi modificata al fine di dare risposte un po' a tutti. In altre parole, capisco che sia importante non dimenticare i nostri militari o meglio le famiglie dei nostri militari, Pag. 47così come ritengo importante che le vedove della criminalità organizzata ottengano delle risposte, ma tutto questo è vergognoso se si pensa che non si danno soldi né per gli uni né per gli altri.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, volete liberare l'emiciclo?

ILEANA ARGENTIN. Quando si fa politica credo che si debba prendere la responsabilità di fare delle scelte, anche se va detto un «sì» o un «no» di troppo e credo che sia necessario che in questo caso venga detto «no» ad alcuni, rispetto a chi negli anni ha fatto battaglie inverosimili. Vi assicuro che parlare di privato così come di pubblico non è un optional: anche qui le percentuali previste hanno un senso. Pertanto, inviterei chi ha presentato anche l'ultimo emendamento a ritirarlo, perché è in contraddizione stessa con la natura della legge che è stata presentata dall'onorevole Schirru.
Credo che l'onorevole Schirru abbia compiuto un grande lavoro perché ha semplicemente riconfermato - ma guardate che nulla era scontato - che effettivamente la legge per il collocamento delle persone con disabilità è stato l'unico strumento che abbiamo avuto per anni che permettesse, ad esempio, al ritardo mentale o cognitivo o alle difficoltà di persone con deficit motorio gravi o gravissimi di inserirsi concretamente e non con discorsi utopistici o tantomeno poco concreti. Pertanto, ripeto, in base agli emendamenti, sul secondo, così come sul primo, che è già stato ritirato, inviterei ancora una volta al ritiro e quello che credo sia importante ricordare è che da una legge... signor Presidente, mi creda veramente...

PRESIDENTE. Non so più che cosa fare...

ILEANA ARGENTIN. No, no, ha ragione. C'è un disinteresse totale.

PRESIDENTE. Al massimo, posso sospendere la seduta. Colleghi, per cortesia, vi prego, fate parlare.

ILEANA ARGENTIN. La cosa più importante in assoluto è che ci ricordiamo che questa norma non va a garantire i privilegi di nessuno ma soltanto a sostituire il limite reale, sia fisico sia mentale, di alcuni soggetti, parte della nostra cittadinanza. La politica deve avere il desiderio, più di ogni altra finalità, di garantire ai più deboli una chance in più. Infatti, essere moglie o marito di chi ha portato avanti la lotta alla criminalità organizzata o ancora per aver difeso il nostro Paese non vuol dire che quella persona viva una situazione di disagio personale ma una situazione di disagio collegata ad un assetto sociale, alla collettività. Il sostegno non può essere garantito dallo Stato, come dire, al fine di risarcimento. Il diritto al lavoro e all'integrazione delle persone con deficit ha sempre avuto come punto di riferimento l'inclusione sociale che ha una storia diversa da un risarcimento. Per tale ragione ringrazio il gruppo che ha promosso questa legge e voglio dire ancora una volta che se non stiamo bene attenti, quando si parla di falsi invalidi, come dire, sono tutti pronti ad iniziare una caccia alle streghe. Quando si parla poi di inserire handicappati di serie «a» o di serie «b» secondo quanto sono più produttivi mi pare che la questione diventi molto spesso melensa e poco sostanziale.
Signor Presidente, la ringrazio, per avermi dato l'opportunità di rivendicare nel nome del Partito Democratico ancora una volta l'importanza dell'inclusione e dell'integrazione sociale dell'individuo e non un diritto al privilegio che molti tendono invece a voler garantire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Argentin, e le chiedo scusa per le difficoltà. Ha chiesto di parlare l'onorevole Farina Coscioni. Ne ha facoltà.

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Signor Presidente, inizio il mio intervento con un piccolo dispiacere perché ho sentito che il collega Fedriga ha Pag. 48rinunciato al suo emendamento. Avrei apposto volentieri la firma a quell'emendamento sebbene presentasse un'anomalia perché dava per scontato che si applichi ancora la quota dell'1 per cento delle assunzioni degli abili valorosi, mentre ricordo bene invece che la legge 3 agosto 2010, n. 126, ha abrogato questo richiamo; ciò in qualche modo per cercare di spezzare una ingiusta concorrenza tra soggetti diversi, cioè cercava di superare la concorrenza tra situazioni diseguali a cui erano connessi trattamenti uguali.
Questo è un trattamento profondamente ingiusto perché compara situazioni che uguali non sono, disabili e non disabili, e ne fa discendere un trattamento analogo. Quell'emendamento provvede a sanare questa ingiustizia in quanto i non disabili hanno diritto al collocamento obbligatorio presso le aziende pubbliche e private che, per motivi oggettivi legati alla tipologia di attività, sono esentate dall'obbligo di assumere i disabili.
L'emendamento Fedriga 1.1, quindi, spezzava questa ingiusta concorrenza perché un'azienda, nello scegliere di dover assumere un soggetto tra disabile e non disabile, è normale, naturale, che vada nella direzione dell'assunzione del soggetto non disabile. Quell'emendamento, a cui avrei voluto con contentezza apporre la mia firma, è stato ritirato. Forse il collega Fedriga avrebbe dovuto osare e rischiare di più perché, all'interno di quest'Aula parlamentare, avremmo dovuto sollevare una questione che è quella che voglio sollevare con il mio emendamento, un emendamento, cioè, che ha lo scopo di coniugare tra loro due nozioni contraddittorie, salvaguardando i disabili. Da una parte, infatti, vi è la previsione della legge n. 126 del 2010 che ha messo i non disabili valorosi nelle quote generali della legge n. 68 del 1999, abrogando la sub-quota dell'1 per cento a loro riservata, mentre, dall'altra parte, vi è quanto previsto dal provvedimento che stiamo votando nella formulazione originaria che afferma, invece, che le quote generali si applicano esclusivamente ai disabili. Il raccordo che vuole fare questo emendamento consiste non nel fatto di rideterminare le quote, che sono già fissate dalla legge n. 126 del 2010, ma, semplicemente, nel sancire che l'obbligo di assunzione dei non disabili valorosi è in capo esclusivamente a quelle aziende e a quelle realtà pubbliche e private che la legge n. 68 del 1999 esenta dall'obbligo di assumere i disabili a motivo di particolari attività svolte oggettivamente, non idonee ad essere svolte dai disabili stessi.
Abbiamo evidenziato tutti, anche la collega Argentin con il suo intervento, i problemi interpretativi sorti all'indomani dell'approvazione dell'articolo 5, comma 7, del decreto-legge n. 102 del 2010 il quale - ribadisco - ha previsto che alle assunzioni obbligatorie di orfani e coniugi superstiti di coloro che sono deceduti per cause di lavoro, di guerra o di servizio non si applica la quota di riserva di cui all'articolo 18, comma 2, della legge n. 68 del 1999 pari all'1 per cento. È stato rilevato, quindi, che, a seguito dell'entrata in vigore di tale disposizione, nella prassi applicativa si sono registrate assunzioni di tali soggetti, a valere sulla quota di riserva a favore dei disabili di cui all'articolo 3 sempre della legge n. 68 del 1999, pari al 7%. Dobbiamo, perciò, prendere atto che sicuramente il provvedimento che stiamo per votare fornisce una chiara soluzione a tale problema perché chiarisce che la quota di riserva di cui all'articolo 3 della legge n. 68 del 1999 - ripeto pari al 7% - deve intendersi ad esclusivo beneficio dei disabili. Dobbiamo, però, rilevare che, per quanto riguarda l'assunzione obbligatoria di orfani e coniugi superstiti di coloro che sono deceduti per causa di lavoro, di guerra o di servizio, questa proposta di legge rischia di generare nuovi problemi interpretativi in quanto prevede la possibilità del superamento della quota di riserva di cui all'articolo 18 della legge n. 68 del 1999 senza fissare un nuovo limite chiaro e certo.
Auspico, quindi, che vi sia una volontà del Governo ad intervenire per modificare il testo al fine di prevedere che l'obbligo di assunzione obbligatoria di orfani e coniugi superstiti di coloro che sono deceduti per Pag. 49causa di lavoro, guerra o servizio sia diretto esclusivamente a quelle aziende che, per motivi oggettivi legati - ripeto e concludo - alla tipologia di attività, sono esentate dall'obbligo di assumere i disabili (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'unica proposta emendativa presentata e non ritirata.

PAOLA PELINO, Relatore. Signor Presidente, essendo stato ritirato l'emendamento Fedriga 1.1, resta soltanto da esprimere il parere sull'emendamento Farina Coscioni 1.2. Al riguardo, devo dire che il Comitato dei nove, in modo unanime, ha formulato un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Se mi consente, signor Presidente, vorrei peraltro motivare brevemente questo parere.
Il Comitato dei nove ritiene che il testo unificato all'esame dell'Assemblea, nel proporre l'interpretazione autentica delle disposizioni di cui al quarto periodo del comma 2 dell'articolo 1 della legge n. 407 del 1998, abbia inteso escludere, in modo chiaro, che un'eventuale ampliamento della quota di riserva delle assunzioni in favore dei familiari delle vittime del dovere possa comportare una conseguente riduzione della quota obbligatoria di assunzioni spettante ai lavoratori disabili.
Pertanto, la formulazione del testo appare sufficiente, anche perché chiarisce che la quota di riserva che permane in favore dei familiari delle vittime resta quella fissata dall'articolo 18, comma 2, della legge n. 68 del 1999, ossia la quota dell'1 per cento, e che eventuali superamenti non possono invadere la quota dei lavoratori disabili fissata al 7 per cento.
Al contempo, l'emendamento della collega Farina Coscioni interviene sulle quote in favore dei familiari delle vittime del dovere che non siano disabili. Purtroppo, però, l'emendamento rischia di limitare ulteriormente le quote per questa categoria, poiché sembrerebbe assicurare le assunzioni obbligatorie soltanto ai settori nei quali le imprese o le amministrazioni pubbliche non possono assumere soggetti disabili, con ciò limitando la stessa quota dell'1 per cento.
Per queste ragioni, il Comitato dei nove auspica l'approvazione del testo licenziato dalla Commissione lavoro, ferma restando l'opportunità, con futuri interventi, di giungere alla definitiva sistemazione dell'articolo 18, comma 2, della legge n. 68 del 1999, anche portando al 2 o al 3 per cento la quota destinata ai familiari delle vittime.

PRESIDENTE. Il Governo?

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Farina Coscioni 1.2.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Farina Coscioni 1.2. non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bobba. Ne ha facoltà.

LUIGI BOBBA. Signor Presidente, vorrei insistere con la collega Farina Coscioni per il ritiro dell'emendamento in oggetto, in quanto, come ha già detto poco fa la collega relatrice, la ratio del provvedimento è ispirata ad evitare che una norma - quella contenuta nella legge n. 126 del 2010 -, di fatto provochi un effetto distorsivo sui lavoratori disabili. Questo non significa che l'intento della norma sia punitivo nei confronti dei lavoratori vittime del terrorismo o di infortuni sul lavoro o invalidi di servizio.
Dunque, se ci si ispira coerentemente alla motivazione dell'impianto dello stesso provvedimento di interpretazione autentica, non si comprende come l'emendamento proposto dalla collega Farina Coscioni, alla fine, produca un effetto perverso sulle categorie che lei stessa vorrebbe proteggere (ovvero i familiari di Pag. 50vittime del terrorismo, di invalidi di lavoro o di servizio); dall'altro lato, carica di nuovi oneri proprio quell'area di imprese, quelle piccole e piccolissime, che oggi sono totalmente esonerate dall'assunzione delle categorie protette.
Infatti, l'emendamento in oggetto mira, di fatto, a ridurre le opportunità di collocamento obbligatorio dei familiari non disabili di vittime di atti di terrorismo, riducendole solo a quelle aziende i cui datori di lavoro sono esentati dall'obbligo di assunzione secondo quanto disposto dalla legge n. 68 del 1999. Guarda caso, tali aziende sono quelle che hanno da 0 a 15 dipendenti.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUIGI BOBBA. Le altre, che godono di una soluzione parziale e che hanno un numero maggiore di dipendenti, sono comunque tenute alla quota del 7 e dell'1 per cento per tutte quelle mansioni che non rappresentano elementi di difficoltà per le persone disabili, e cioè per le mansioni che possono essere svolte in modo appropriato da queste persone. Comunque, tali imprese sono obbligate a coprire le quote dell'1 e del 7 per cento.
Dunque, mi sembra sbagliato il fatto che con questo emendamento da un lato noi riduciamo il campo di applicazione di una forma di tutela per i familiari delle vittime di atti di terrorismo e di altra natura, e dall'altro lato andiamo a caricare di oneri assolutamente impropri una particolare tipologia di imprese che, credo, chiedono tutt'altro che avere ulteriori vincoli.
In questo senso chiedo il ritiro dell'emendamento o altrimenti voteremo contro (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Farina Coscioni 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lisi, Nannicini, Zunino, Naccarato, Dal Lago, Vannucci, Mantini, Albonetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 488
Astenuti 6
Maggioranza 245
Hanno votato
21
Hanno votato
no 467).

Prendo atto che i deputati Ruben e Occhiuto hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Sardelli ha segnalato che non è riuscito a votare.
Avverto che, consistendo il testo unificato delle proposte di legge in un solo articolo, non si procederà alla votazione dello stesso ma direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3720-3908-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3720-3908-A).
Avverto che l'ordine del giorno Fedriga n. 9/3720-3908-A/2 è stato sottoscritto dagli onorevoli Antonino Foti, Polidori e Sardelli e che l'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/3720-3908-A/3 risulta inammissibile in quanto riproduce un emendamento già respinto.
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il Governo accetta l'ordine del giorno Schirru n. 9/3720-3908-A/1 purché riformulato aggiungendo l'inciso «compatibilmente con gli attuali vincoli di bilancio».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fedriga n. 9/3720-3908-A/2.

Pag. 51

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Schirru n. 9/3720-3908-A/1, accettato dal Governo, purché riformulato.

AMALIA SCHIRRU. Signor Presidente, la accetto e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fedriga n. 9/3720-3908-A/2, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3720-3908-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, come è stato evidenziato ieri a più riprese, il testo che è stato esaminato vuole dettare un'interpretazione autentica che chiarisca in modo inequivocabile l'esclusivo diritto dei lavoratori disabili ad accedere alle quote ad essi riservate dall'articolo 3 della legge n. 68 del 1999.
La questione è stata sollevata dalla collega Schirru e ben interpretata dalla Commissione lavoro, che ha fatto un lavoro intelligente ed unitario. Si intende insomma garantire la tutela del diritto al collocamento obbligatorio dei soggetti diversamente abili che una disposizione in favore delle vittime del terrorismo e del dovere e di altre categorie equiparate nonché dei loro familiari superstiti rischiava di congelare.
Credo si tratti di un atto dovuto, perché non è pensabile che il riconoscimento di un diritto possa tradursi nella negazione di un altro, così come invece è successo, se è vero come è vero che l'entrata in vigore della disposizione del luglio 2010 ha provocato disorientamento nei servizi per l'impiego, bloccando i nuovi avviamenti al lavoro e causando il comprensibile allarme dei lavoratori, delle famiglie e delle associazioni.
Il nostro voto come gruppo Misto-Alleanza per l'Italia sarà ovviamente favorevole tuttavia, mentre diamo atto dell'ottimo lavoro della Commissione per aver compiuto uno sforzo lodevole affinché si giungesse in tempi rapidi ad una soluzione, ci chiediamo perché non sia stato possibile procedere all'approvazione del testo in sede legislativa, così come chiesto da tutti i gruppi. È triste dibattere in quest'Aula di diritti messi in competizione, di categorie svantaggiate costrette loro malgrado al confronto, di disabili costretti a manifestare per sollecitare la garanzia di un diritto acquisito che il riconoscimento di altro diritto, peraltro pienamente legittimo, ha messo in discussione.
Il grado di civiltà di una società - ho avuto già modo di dirlo in altre occasioni in quest'Aula - si misura dal rispetto che essa mostra verso i più deboli dei suoi membri; il filo conduttore non può che essere l'articolo 26 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea che riconosce il diritto delle persone con disabilità di beneficiare di misure intese a garantirne l'autonomia, l'inserimento sociale e professionale e la partecipazione alla vita della comunità.
La piena ed effettiva integrazione delle persone diversamente abili è un obiettivo che il nostro Paese non ha però ancora raggiunto; la quota di popolazione con disabilità in Italia è pari al 6,7 per cento del totale contando circa 4,1 milione di persone, ma il mondo della disabilità rimane per gli italiani un territorio poco conosciuto, percepito in modo nebuloso e distorto, come avverte una recente ricerca del Censis. Questa tendenza all'invisibilità parziale del disabile non caratterizza solo il normale cittadino, ma anche le istituzioni, noi, cari colleghi e i nostri interventi nel campo delle politiche sociali.
L'Italia ha varato leggi che la pongono all'avanguardia tra i Paesi europei in materia di politiche sulla disabilità. La legge n. 68 del 1999 ne è un esempio, ma rimangono molti problemi, come evidenzia l'ISTAT, Pag. 52dovuti probabilmente alla lentezza delle amministrazioni nel recepimento delle norme e alla scarsità delle risorse finanziarie a disposizione del Governo.
Su questi ed altri aspetti della piena integrazione dei disabili e che riguarda anche il lavoro, vorremmo che il Governo riflettesse con maggiore serietà e rigore (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, visto che mi sollecitano a consegnare l'intervento sarò brevissimo, tanto più che ho già avuto modo di dire ieri, nel corso della discussione generale, come la pensiamo noi del gruppo Italia dei Valori.
Dal momento che abbiamo raggiunto, all'unanimità di tutti i gruppi, un'intesa su questa norma, noi voteremo a favore di questa interpretazione. La norma in discussione aveva creato tutta una serie di disagi e un forte disorientamento nei servizi per l'impiego, molti dei quali avevano avanzato addirittura richieste di chiarimento al Ministero del lavoro e delle politiche sociali; su tale questione addirittura era stato istituito un apposito tavolo tecnico.
Con questa interpretazione abbiamo risolto tutta una serie di problemi riportando i disabili alla loro giusta aspettativa e a ciò che la legge riconosce loro. Con questo testo unificato di proposte di legge, attraverso questa interpretazione, abbiamo chiarito l'esclusivo diritto dei lavoratori disabili ad accedere alle quote ad essi riservate dall'articolo 3 della legge n. 68 del 1999. Per cui ribadiamo il voto favorevole dell'Italia dei Valori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO PAGLIA. Signor Presidente, a nome del gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia dichiaro il voto favorevole al provvedimento, evidenziando che, almeno sulla disabilità, ci siamo trovati tutti uniti, che non è cosa da poco in questo periodo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Poli. Ne ha facoltà.

NEDO LORENZO POLI. Signor Presidente, il testo unificato, giunto in quest'Aula dopo una rapida approvazione in Commissione lavoro, ha grande rilevanza sociale, investendo direttamente quanti, più deboli e svantaggiati, hanno minore possibilità lavorativa rispetto ai colleghi normodotati. Per questi motivi era stata avanzata in Commissione la possibilità di approvazione del provvedimento in sede legislativa, per rendere più veloce l'esecutività dell'applicazione. Come già più volte evidenziato dai colleghi dei diversi schieramenti, si tratta di un testo bipartisan, che ha riscosso un consenso ampio e trasversale e che pertanto richiede una tempestiva approvazione.
Brevemente ricordo che il testo reca l'interpretazione autentica delle disposizioni di cui al quarto periodo del comma 2 dell'articolo 1 della legge n. 407 del 1998, introdotto dall'articolo 5, comma 7, del decreto-legge 6 luglio 2010, n. 102, convertito con modificazioni dalla legge 3 agosto 2010, n. 126, ed è teso ad escludere che un'eventuale ampliamento della quota di riserva delle assunzioni a favore delle vittime del dovere possa comportare una conseguente riduzione della quota obbligatoria di assunzioni spettante ai lavoratori disabili.
Il testo in esame sgombra il campo da eventuali dubbi interpretativi in materia di assunzione obbligatoria di soggetti svantaggiati, chiarendo che il legittimo diritto all'assunzione delle vittime del terrorismo e della criminalità non viene ad incidere sulla quota di riserva stabilita a favore dei soggetti disabili, che si ritiene entro la percentuale prevista dalla legislazione vigente.
La norma, oggetto dell'ingiustizia che si è venuta a determinare nei confronti delle Pag. 53persone disabili e per la quale si chiede un'interpretazione autentica, scaturisce dal più lodevole diritto al collocamento obbligatorio delle vittime del terrorismo e del dovere, nonché dei familiari superstiti, per i quali auspichiamo venga chiarita in seguito la disciplina loro applicabile del collocamento obbligatorio, dal momento che tali soggetti non sembrerebbero potersi avvalere né della quota dell'1 per cento di cui all'articolo 18, comma 2, della legge n. 407 del 1998, né della quota di riserva del 7 per cento prevista all'articolo 3 per i lavori disabili.
È lodevole l'intento di tutelare persone pesantemente colpite da eventi drammatici, ma non è pensabile che possa fondarsi sulla negazione di quello, altrettanto legittimo, dei disabili, per i quali le possibilità di lavoro sono limitate, di fatto, al solo collocamento obbligatorio. La legge n. 68 del 1999 ha un'immensa portata innovativa in tema di diritto al lavoro dei disabili e ha portato a radicali mutamenti del previgente sistema della legge n. 482 del 1968.
La legge n. 68 ha cercato di assicurare alle persone disabili un diritto pieno al posto di lavoro e per questo viene introdotto un nuovo sistema mirato, come definito dall'articolo 2, di collocamento cioè, che vale a favorire adeguatamente le attitudini delle persone affette da condizione di disabilità, valutandone le loro capacità lavorative e consentendo di inserirle nel posto più adatto. Il sostegno ai disabili viene assicurato nelle forme e nelle quantità previste dall'articolo 3, a norma del quale i datori di lavoro, pubblici e privati, sono tenuti ad avere alle loro dipendenze lavoratori appartenenti alle categorie di disabili di cui all'articolo citato.
La disciplina individua quindi la cosiddetta quota di obbligo in relazione all'organico complessivo. Per la parte che interessa va rilevato che, trattandosi di pubbliche amministrazioni con numero elevato di dipendenti, la riserva si determina nella misura del 7 per cento dell'organico dei lavoratori occupati. Le disposizioni richiamate, però, nella pratica, si sono rivelate tutt'altro che di facile interpretazione.
Il testo in esame propone di sanare almeno in parte le difficoltà che andrebbero ad incidere ulteriormente su una categoria di lavoratori meno competitivi rispetto ai colleghi normodotati.
Ammonta a circa 2 milioni e 600 mila il totale delle persone con disabilità in età lavorativa e sono almeno 400 mila i disabili disoccupati in Italia. Purtroppo, la crisi ha inciso ancora di più sulla disoccupazione dei disabili. L'effetto è stato devastante, anche considerando il fatto che le aziende preferiscono pagare le multe piuttosto che assumerli.
È evidente quanto sia diventato difficile trovare un posto di lavoro e sicuramente le cose si complicano se il disoccupato è un disabile. Non si può pensare di penalizzare ulteriormente, quindi, delle categorie per cui diventerebbe impossibile trovare un impiego. Le critiche alla legge n. 126 del 2010 arrivano dalla quasi totalità delle associazioni a difesa dei disabili. Il Comitato genitori dei giovani disabili psichici denunciano che la legge del 3 agosto 2010 penalizza soprattutto i disabili psichici, per i quali la quota del 7 per cento è l'unica possibilità di entrare nel mondo del lavoro.
La FISH, Federazione italiana per il superamento dell'handicap ha confermato in una nota che alle quote di riserva per gli imminenti bandi di assunzione della pubblica amministrazione (circa 10 mila posti) le persone con disabilità saranno ammesse solo dopo gli orfani e i superstiti delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata, il cui numero è ben superiore alle persone con disabilità candidate a lavorare.
L'Unione di Centro ritiene ormai improcrastinabile l'approvazione immediata del testo in esame, anche in considerazione del fatto che è evidente l'urgenza di favorire l'inserimento nel ciclo produttivo dei soggetti più deboli e disagiati (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

Pag. 54

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, premetto che cercherò di essere breve e voglio innanzitutto ringraziare i colleghi della Commissione, che con volontà unanime hanno permesso il veloce iter di questo doveroso provvedimento. Lo definisco doveroso perché è necessario prima di tutto per il legislatore chiarire l'interpretazione di una norma che incide in modo sostanziale sui diritti e sulla dignità delle persone disabili.
Nello specifico, il testo unificato delle proposte di legge è volto a fornire un'interpretazione autentica in modo da chiarire l'esclusivo diritto dei lavoratori disabili ad accedere alla quota del 7 per cento di riserva nelle assunzioni obbligatorie. Tengo a sottolineare, come hanno già fatto alcuni colleghi durante la discussione generale ed anche in dichiarazione di voto, che la situazione è da risolvere con estrema urgenza, in quanto si devono già indire i bandi e se non si specifica quale sia la percentuale dei posti da assegnare ai disabili rischiano di arrecare danni gravi ad una fascia debole, ma preziosa, della nostra società. A tale proposito, mi auguro anche un rapidissimo iter nell'altro ramo del Parlamento.
In sintesi, con questa norma chiariamo esattamente - come già era la volontà del legislatore ed anche del Governo, come dimostra la circolare del Ministro del lavoro n. 2 del 2010 - che la quota riservata per le persone disabili rimane del 7 per cento e quella per i superstiti delle vittime del dovere è invece dentro l'1 per cento.Con questo, rassicuro anche la collega Farina Coscioni sul fatto che il mio emendamento è stato ritirato semplicemente perché quanto prevedeva è già scritto nella norma che ora andiamo ad approvare. Viceversa rischiavamo, invece, di andare a complicare l'interpretazione della norma stessa.
Abbiamo inoltre apportato delle modifiche durante l'iter del provvedimento per rispondere alle condizioni poste dalla Commissione bilancio, al fine di non bloccare la norma per problemi di compatibilità con il bilancio dello Stato.
Per concludere - dunque rispetto la promessa della brevità - annuncio il voto favorevole sul provvedimento da parte del gruppo della Lega Nord al fine di dare una risposta concreta a tutti i soggetti coinvolti, quindi sia i disabili che i superstiti delle vittime del lavoro e del terrorismo.
Signor Presidente, il nostro obiettivo con questa norma è quello di integrare e dare un'opportunità alle persone disabili. Si tratta di un obiettivo che mira al loro inserimento professionale e sociale. Quindi oggi, all'unanimità, dobbiamo lanciare da questa Aula un messaggio molto chiaro: le persone disabili sono una risorsa per questo Paese, non soltanto sociale, ma anche professionale, e devono essere trattate come tali, al di là di ogni retorica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Schirru. Ne ha facoltà.

AMALIA SCHIRRU. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rimando molto all'intervento svolto ieri in quest'Aula, ma voglio intervenire per annunciare ancora una volta il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico al testo unificato delle due proposte di legge Schirru e Fedriga, che è stato definito in Commissione lavoro.
Il testo, come è stato esplicitato, dà un'interpretazione autentica alla legge n. 407 del 1998 e alle modifiche intervenute soprattutto nel 2010 per ribadire che le assunzioni obbligatorie per chiamata diretta dei familiari vittime di atti di terrorismo non possono superare e occupare la quota di riserva spettante ai lavoratori disoccupati invalidi, prevista dall'articolo 3 della legge n. 68 del 1999.
La norma si è resa necessaria per sbloccare la situazione di impasse che si è venuta a creare negli uffici provinciali del lavoro, per sanare il conflitto che si è aperto tra categorie e soggetti bisognosi, e Pag. 55proprio in tal senso - lo voglio ribadire - per chiarire che il diritto al collocamento obbligatorio delle vittime del terrorismo e del dovere, nonché dei familiari superstiti, pur motivato dal rispettabile intento di tutelare persone colpite da eventi drammatici, non può fondarsi sulla negazione del diritto, altrettanto legittimo, dei disabili, per i quali le possibilità di lavoro sono limitate di fatto solo al collocamento obbligatorio e, in particolare modo, all'articolo 3 della legge n. 68 del 1999.
Si ribadisce nello stesso tempo che il superamento dell'1 per cento previsto nella norma di cui all'articolo 18 non va a scapito delle persone invalide e che, se superato, deve avvenire nell'ambito e nei limiti previsti dalle norme della pubblica amministrazione.
Il voto favorevole - lo voglio ribadire - è importante e urgente, utile soprattutto per ridare serenità e speranza alle persone disabili e alle loro famiglie che rivendicano, insieme con i propri figli e i propri parenti, il diritto al lavoro come il momento e il luogo dove si conquista dignità personale e piena cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porcu. Ne ha facoltà.

CARMELO PORCU. Signor Presidente, care colleghe e cari colleghi, con l'approvazione di questo testo unificato di proposte di legge il Parlamento italiano fa un passo avanti nella giusta chiarificazione di una situazione di carattere burocratico che si era venuta a creare nel Ministero del lavoro e negli uffici periferici del Ministero stesso in Italia. Un periodo di incertezza che ha portato alla diminuzione della capacità di condurre i disabili dentro le strutture lavorative sia pubbliche che private e via via incertezze ed equivoci che hanno assolutamente messo in allarme le categorie e i singoli cittadini disabili. Quindi, oggi il Parlamento doverosamente riempie questo vuoto, fa chiarezza, elimina una zona d'ombra e di incertezza e meritoriamente lo fa all'unanimità.
Penso che questa sia una buona pagina del Parlamento italiano e dimostri la vitalità di questo ramo del Parlamento. Speriamo che il Senato al più presto possa completare l'iter legislativo e possa rendere efficace il nostro intervento. Signor Presidente, vorrei fare delle brevissime riflessioni sull'argomento del lavoro dei disabili.
Il problema della disoccupazione in generale è il più drammatico dei problemi sociali che affligge il nostro Paese. Quando questa difficoltà e questo dramma colpisce le persone disabili, già deboli in partenza, aumenta il suo carattere di grande dramma personale ed umano. Per il disabile, il lavoro rappresenta un traguardo importantissimo e fondamentale nella ricerca di una emancipazione civile e di una dignità personale. Senza l'autosufficienza economica, che solo il lavoro può dare, non si può pensare che il disabile possa essere inserito veramente a pieno titolo come cittadino di «serie A» nella nostra società.
Quindi, è un dovere primario del Parlamento, dello Stato nel suo complesso e dell'azione di Governo soprattutto di promuovere il lavoro dei cittadini disabili. Cari colleghi, un tempo durante le grandi manifestazioni dei disabili italiani dicevamo: «Non dateci pensioni, dateci lavoro». Ancora oggi questo è un problema drammatico che coinvolge tutti i settori della vita civile e al quale né i datori di lavoro privati, né la pubblica amministrazione riescono ancora a dare piena attuazione e a fare delle operazioni di giustizia.
Ecco perché l'approvazione all'unanimità di questo testo unificato di proposte di legge oggi significa che il Parlamento deve aprire una riflessione sulla legge n. 68 del 1999, sul suo funzionamento, per vedere se essa sia adeguata alla drammatica crisi che stiamo vivendo oggi e se sia adeguata a dare risposte concrete alla complessa società italiana di oggi e alla crisi economica e sociale paurosa che stiamo vivendo.
Debbo anche fare un'ultima riflessione, signor Presidente: l'unanimità di questo Parlamento oggi dimostra che, quando c'è una Pag. 56sensibilità profonda e quando i problemi sociali sono così importanti, noi riusciamo a trovare un motivo di vita e di passione civile che ci fa essere veramente utili e all'avanguardia in questo nostro Paese.
Il Parlamento può scrivere ancora oggi delle pagine importanti per i bisogni delle fasce sociali deboli e anche per la civiltà di questa nostra bellissima Italia (Applausi).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

PAOLA PELINO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA PELINO, Relatore. Signor Presidente, come da consuetudine, desidero ringraziare i membri del Governo, i colleghi e i funzionari della XI Commissione (Lavoro) per l'ottimo e prezioso lavoro svolto per questo provvedimento (Applausi).

(Coordinamento formale - A.C. 3720-3908-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3720-3908-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge nn. 3720 e 3908-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Moles... Onorevole Scilipoti... Onorevole Pionati... Onorevole Villecco Calipari... Onorevole Zunino... Onorevole Di Stanislao...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Interpretazione autentica del comma 2 dell'articolo 1 della legge 23 novembre 1998, n. 407, in materia di applicazione delle disposizioni concernenti le assunzioni obbligatorie e le quote di riserva in favore dei disabili» (3720-3908-A):

Presenti e votanti 486
Maggioranza 244
Hanno votato 486.

(La Camera approva - Applausi - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Sardelli ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Sull'ordine dei lavori (ore 18,50).

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare al seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative in materia di concessione degli alloggi di servizio del Ministero della difesa.
Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, siccome ho verificato l'opportunità di arrivare da otto mozioni ad una mozione unica condivisa da tutto il Parlamento, chiedo il rinvio ad un'altra seduta, in modo da poter definire con i tutti gruppi il testo di una mozione unica.

FRANCESCO BOSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, già ieri, nella discussione sulle linee generali, Pag. 57avevo auspicato che vi fosse una confluenza delle varie mozioni per una soluzione auspicabilmente unitaria. Se l'invito al ritiro da parte del sottosegretario significa, come immagino, questa intenzione, aderisco alla proposta, magari con la raccomandazione di non andare oltre martedì prossimo, perché, altrimenti, diventerebbe una dilazione non spiegabile.
Penso che si possa arrivare ad una soluzione unitaria proprio nell'interesse di tante famiglie che devono trovare un comportamento equo da parte del Ministero della difesa.

ALDO DI BIAGIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, come gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia condividiamo questa richiesta formulata dal rappresentante del Governo, a patto che si arrivi ad un testo unitario e condiviso, che raccolga le istanze più importanti delle mozioni presentate.

ANTONIO RUGGHIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, intervengo per fare nostre le considerazioni svolte dall'onorevole Bosi, nel senso che riteniamo che il raggiungimento di un'intesa su una mozione condivisa possa dare una risposta in termini di chiarezza alle tante famiglie che aspettano questo provvedimento.
Siamo d'accordo nel trovare questa soluzione unitaria, però, allo stesso tempo, come ha detto l'onorevole Bosi, non vorremmo che la discussione su questo provvedimento venisse spostata sine die. Se è possibile, siamo pronti per approvarlo quanto prima e non oltre la seduta, magari, di martedì della prossima settimana.

AUGUSTO DI STANISLAO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, intervengo semplicemente per dire che ognuno di noi ha fatto uno sforzo per mettere in campo uno spettro di necessità e di bisogni che viene fuori da questa varia umanità, alla quale dovremmo dare una risposta non più rinviabile oltre martedì prossimo.
Voglio dire che lo sforzo va anche inteso in questo modo: deve essere portata a nostra conoscenza la bozza del Governo, dopodiché su di essa decideremo il da farsi e il nostro comportamento. Infatti, se quella bozza non tenesse conto di tutti gli aspetti messi in campo da tutti coloro che hanno presentato le mozioni, non avremmo colto i bisogni e le attese di tante famiglie e non avremmo dato loro concretamente una risposta.
Mi auguro che vi sia la sensibilità, la disponibilità e la ragionevolezza affinché si dia una risposta definitiva e complessiva da parte di tutto il Parlamento e che non si dimentichi nessuno in questo provvedimento, ricordando che il decreto milleproroghe può essere già un'occasione in cui si può dare una risposta importante e definitiva a tanta gente che aspetta da tanto tempo di essere considerata con la dovuta dignità dal Parlamento e, soprattutto, dal Governo.

SALVATORE CICU. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALVATORE CICU. Signor Presidente, anche il gruppo del Popolo della Libertà condivide la richiesta del sottosegretario, sottolineando le argomentazioni e le motivazioni che anche gli altri colleghi degli altri gruppi hanno rappresentato, cioè la necessità di procedere con urgenza. Bisogna dare chiarezza, univocità e uniformità ad una materia delicata.
Vi è una grande attesa all'interno del sistema militare e delle Forze armate, per cui confidiamo che celermente, entro martedì prossimo, possiamo non solo riprendere la discussione, ma, secondo me, approvare Pag. 58e decidere unanimemente su un'impostazione che, credo, non troverà alcuna divergenza (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

AMERICO PORFIDIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, anche noi siamo d'accordo con il rinvio del seguito della discussione delle mozioni Bosi ed altri n. 1-00488, Di Biagio ed altri n. 1-00451, Villecco Calipari ed altri n. 1-00541, Di Stanislao ed altri n. 1-00543, Cicu ed altri n. 1-00551, Porfidia ed altri n. 1-00553 e Lo Monte ed altri n. 1-00554 concernenti iniziative in materia di concessione degli alloggi di servizio del Ministero della difesa, anche perché si tratta di un argomento delicatissimo che ci ripromettiamo di condividerle tutti in quest'Aula per dar vita poi ad un'unica mozione.

FRANCO GIDONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCO GIDONI. Signor Presidente, anche il gruppo della Lega Nord Padania condivide il rinvio della mozione in oggetto. Ringraziamo il sottosegretario Crosetto per essersi fatto interprete dell'esigenza di giungere ad un testo unificato.
Il tema degli alloggi militari è sentito sia da chi li occupa attualmente - non stiamo qui a ricordare le tematiche legate ai sine titulo - ma, soprattutto, da chi di questi alloggi avrebbe bisogno per svolgere il suo lavoro, ossia i militari attualmente in armi.
Quindi crediamo anche noi che a questa tematica vada data una risposta nel più breve tempo possibile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Prendo atto che sulla proposta di rinvio ad altra seduta del seguito della discussione delle mozioni Bosi ed altri n. 1-00488, Di Biagio ed altri n. 1-00451, Villecco Calipari ed altri n. 1-00541, Di Stanislao ed altri n. 1-00543, Cicu ed altri n. 1-00551, Porfidia ed altri n. 1-00553 e Lo Monte ed altri n. 1-00554, concernenti iniziative in materia di concessione degli alloggi di servizio del Ministero della difesa, vi è il consenso di tutti i gruppi.
Se così è, rappresenterò al Presidente della Camera l'orientamento unanime nel senso di iscrivere il seguito della discussione delle predette mozioni all'ordine del giorno di martedì 8 febbraio 2011.
Secondo le intese intercorse lo svolgimento degli ulteriori punti iscritti all'ordine del giorno della seduta odierna è rinviato a domani.

LUCIA CODURELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, chiedo un minimo di attenzione all'Aula. Abbiamo votato un provvedimento importante che riguarda il lavoro ed il collocamento al lavoro dei disabili, ma non si può sottacere quanto avvenuto nella giornata del 27 gennaio scorso, una giornata importante, la giornata della memoria, per non dimenticare. Proprio quella giornata, però, è stata veramente nefasta per quanto riguarda gli infortuni e le morti sul lavoro.
Per chi non avesse approfondito, ricordo che, durante quella giornata, sono morte sei persone sui luoghi di lavoro: Massimo Amato, operaio di 35 anni a Bologna; Carmelo Costanzo, 46 anni a Cosenza; Casimiro Arvonio, 30 anni, rimasto intrappolato, nel torinese; Salvatore Cordaro, 41 anni, padre di due figli, a Catania; Michele Capitani, operaio di 62 anni, di Pinerolo; Giovanni Tomasoni, 54 anni, schiacciato dalla caduta di un albero.
Credo che quella giornata, così come le altre che vi sono state, non possa essere sottaciuta. Una giornata drammatica che ha visto persone morte come fosse una guerra e la notizia non ha trovato uno spazio adeguato nei mezzi di informazione perché questo è un Paese impazzito, perché si parla d'altro, perché è più importante Pag. 59parlare del Presidente del Consiglio che è impegnato altrove, per altre cose, per veline! Non vi è spazio per chi muore, per un bollettino di guerra!
Ricordo che sono ben 1.080 le vittime sul lavoro nell'anno 2010, a fronte di una crisi che ha visto oltre un miliardo di ore di cassa integrazione. Questo ci deve far riflettere perché le morti in percentuale sono veramente aumentate. C'è bisogno che si torni a parlare di lavoro, del valore primario del lavoro nella nostra società. Ne abbiamo parlato per il caso FIAT, finito però il referendum sembra che il mondo del lavoro non interessi più a nessuno.
Troppi sono gli infortuni mortali sul lavoro dovuti anche all'oblio culturale a cui è stato sottoposto il mondo del lavoro. Tutta la nostra società malata di consumismo fine a se stesso ha bisogno di tornare alla cultura del lavoro, di riconoscere la sua dignità, i sogni, le identità, le idealità, le utopie di chi lavora!
I lavoratori morti non sono solo dei numeri per statistiche quando vi sarà il resoconto di fine anno! Sono persone in carne ed ossa, con identità, famiglie, figli e una loro vita che non c'è più.
La campagna per la salute e la sicurezza sul lavoro promossa dal Ministero del lavoro è tesa esclusivamente a sottrarre responsabilità ai datori di lavoro relativamente a talune incombenze burocratiche per attribuirle ai lavoratori che, tuttavia, rappresentando la parte più debole del rapporto di lavoro, non sono in grado di provvedere da soli alla propria tutela, non lo possono fare!
Noi ne abbiamo chiesto il ritiro, anche attraverso un'interrogazione, la cui risposta assolutamente non ci ha soddisfatto. Mi riferisco inoltre a un caso recente, di gennaio, il bando INAIL, con il meccanismo del click day, un meccanismo da lotteria, che hanno denunciato i numerosi imprenditori che non sono riusciti ad accedere al portale dell'INAIL e quindi a candidarsi per poter accedere ai fondi per sopperire a una mancanza della sicurezza.
A fronte di tale dramma, quale è quello degli infortuni mortali sul lavoro, è urgente che il Governo intervenga, che applichi - perché un testo unico sulla sicurezza esiste - quanto previsto ogni giorno, sempre e ovunque, senza cercare delle scappatoie. Per questo la sottoscritta e così anche altri hanno presentato interrogazioni proprio su quel provvedimento, il bando INAIL, ossia perché non abbiamo bisogno di mandare dei messaggi che la sicurezza è una lotteria. Chiediamo pertanto che si discuta seriamente e che il Ministro lavori ed operi come la legge dispone (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ALDO DI BIAGIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo pochi secondi per richiamare l'attenzione di voi tutti su ciò che si sta verificando in queste ore in Egitto, criticità che coinvolgono in prima persona i nostri connazionali residenti e operativi in loco. Secondo i dati della Farnesina circa 15 mila cittadini al momento risultano essere privi di riferimenti e di piani precisi di rientro. Purtroppo, malgrado gli annunci delle nostre autorità, secondo cui il rientro e la sicurezza sarebbero sotto controllo, migliaia di nostri connazionali non riescono a rientrare né ad avere riscontri opportuni dall'ambasciata.
Per tali ragioni sarebbe il caso che il Ministro Frattini, che abbiamo visto prodigo nel fornire chiarimenti all'Assemblea per ragioni di gran lunga meno importanti, venisse a riferire in Aula su quanto si sta predisponendo per i nostri connazionali in terre attualmente caratterizzate da uno stato di crisi (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Certamente, onorevole Di Biagio, tengo solo a dirle che è previsto per giovedì mattina che venga il Ministro Frattini in Aula a riferire.

Pag. 60

Ordine del giorno
della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 2 febbraio 2011, alle 10:

(ore 10 e ore 16)

1. - Seguito della discussione delle mozioni Oliverio ed altri n. 1-00513, Fogliato ed altri n. 1-00542, Delfino ed altri n. 1-00545, Beccalossi ed altri n. 1-00547, Di Giuseppe ed altri n. 1-00548 e Tabacci ed altri n. 1-00557 concernenti iniziative in materia di riforma della politica agricola comune (PAC).

2. - Seguito della discussione della proposta di legge:
BARBIERI ed altri: Concessione di contributi per il finanziamento della ricerca sulla storia e sulla cultura del medioevo italiano ed europeo (C. 2774-A).
- Relatore: Barbieri.

(ore 15)

3. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 19,05.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Reguzzoni e a. 1-540 516 260 256 131 260 39 Appr.
2 Nom. Moz. Borghesi e a. 1-544 p.I 520 270 250 136 261 9 39 Appr.
3 Nom. Moz. Borghesi e a. 1-544 p.II rif. 522 509 13 255 509 39 Appr.
4 Nom. Moz. Lulli e a. 1-546 p.I 522 270 252 136 266 4 39 Appr.
5 Nom. Moz. Lulli e a. 1-546 p.II rif. 523 522 1 262 522 38 Appr.
6 Nom. Moz. Formisano A.T. e a. 1-549 p.I 526 270 256 136 269 1 38 Appr.
7 Nom. Moz. Formisano e a. 1-549 p.II rif. 523 520 3 261 520 38 Appr.
8 Nom. Moz. Vignali e a. 1-550 rif. 527 268 259 135 268 38 Appr.
9 Nom. Moz. Polidori e a. 1-552 rif. 525 272 253 137 268 4 38 Appr.
10 Nom. Moz. Mosella e a. 1-555 p.I 524 275 249 138 274 1 38 Appr.
11 Nom. Moz. Mosella e a. 1-555 p.II rif. 520 518 2 260 517 1 38 Appr.
12 Nom. Moz. Lo Monte e a. 1-556 p.I 525 447 78 224 445 2 38 Appr.
13 Nom. Moz. Lo Monte e a. 1-556 p.II rif. 520 516 4 259 516 38 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 15)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. T.U. 3720-3908-A - em. 1.2 494 488 6 245 21 467 38 Resp.
15 Nom. T.U. 3720-3908-A - voto finale 486 486 244 486 38 Appr.