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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 425 di giovedì 27 gennaio 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 9,40.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Bergamini, Berlusconi, Bocchino, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Bratti, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Fava, Fitto, Franceschini, Franzoso, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Lo Monte, Mantovano, Maroni, Martini, Meloni, Miccichè, Leoluca Orlando, Pecorella, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Rigoni, Roccella, Romani, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Tabacci, Tremonti e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,41).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative del Governo per il rispetto dei diritti umani a Cuba, con particolare riferimento alla vicenda del dottor Biscet e alla situazione dei prigionieri politici - n. 2-00932)

PRESIDENTE. L'onorevole Polledri ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00932, concernente iniziative del Governo per il rispetto dei diritti umani a Cuba, con particolare riferimento alla vicenda del dottor Biscet e alla situazione dei prigionieri politici (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, questa interpellanza è firmata da componenti di tutti i gruppi parlamentari. Questo per sottolineare l'importanza che il Parlamento dà a un martire della libertà, un esempio morale, che credo possa essere utile a noi in primis, ma soprattutto alle giovani generazioni.
Il dottor Biscet è nato a Cuba nel 1961, si laurea nel 1985, nel 1986 comincia una prima protesta per motivi sindacali, nel 1987 comincia a insegnare medicina e nel 1997 crea la fondazione Lawton per i diritti umani, ma già nel 1994 viene denunciato come pericoloso. Nel 1997, come dicevo, crea la fondazione Lawton per i diritti umani, che prende come base il primo dei diritti, il diritto alla vita. Pag. 2
Nel 1997 il dottor Biscet compie uno studio importante sulla pratica dell'aborto a Cuba, che può essere praticato anche nel secondo trimestre di gravidanza, con il titolo Rivanol: un metodo per distruggere la vita. In questo lavoro sono enumerati i metodi abortivi comuni utilizzati e viene denunciata la metodologia del Rivanol, che molte volte viene conclusa con l'uccisione del bambino nato vivo, senza informazioni ai pazienti.
Il dottor Biscet denuncia che questi bambini sono assassinati e consegna, il 9 giugno 1998 al Governo cubano, a Fidel Castro, una lettera con la quale denuncia il sistema sanitario cubano per genocidio. Questo studio è tradotto in inglese e inviato alla Convenzione sui diritti del bambino a Ginevra.
Il dottor Biscet fa conoscere un documento, un atteggiamento che riguarda tutti, con parole dirette, e dice: nelle loro mani vi è il potere di ritenere questo genocidio un fatto legale. Lei può dire «no» e con il suo appoggio far cambiare queste procedure erronee nella nostra società.
Il documento viene distribuito. Biscet viene arrestato e prima ancora viene espulso dal sistema sanitario nazionale. Durante la messa storica di Papa Giovanni Paolo II all'Avana nel gennaio 1998, la fondazione ha effettuato una richiesta di liberazione di tutti i prigionieri politici e ha richiesto libertà religiosa e di espressione e manifestazione pubblica.
Il 26 marzo 1999 alla fondazione Lawton si sono uniti altri attivisti dei diritti umani, che chiedono, utilizzando il metodo non violento, fondamentalmente la liberazione dei prigionieri, il ritiro degli articoli che violano i diritti umani, e la democrazia a Cuba.
Un gruppo di attivisti, dal 7 giugno al 7 luglio, inizia uno sciopero della fame. Lo cominciano in 54 per solidarietà in giro per l'Avana, per poterla risollevare: è il famoso digiuno di Tamarindo 34.
Tirò fuori dall'apatia molti cubani dando inizio ad un attacco al regime.
Quaranta giorni dopo aver cominciato, il dottor Biscet dichiarava la sua opzione per la non violenza, affermando che aveva acquisito la capacità di amare i suoi nemici. Con una proverbiale frase conclude: «Il cammino dei giusti è come la luce dell'alba che va aumentando fino a che il giorno sia perfetto e questa perfezione in libertà emana da Dio».
Egli ha subito ventisei detenzioni arbitrarie. Il 3 novembre 1999 viene arrestato e picchiato sulla faccia, sul collo, vengono spinte delle sigarette sul suo gomito ed ha il coraggio di dire ai suoi aguzzini «Dio vi ama».
Una lunga storia di prigionia. Tre anni di reclusione. Rilasciato il 31 ottobre 2002, viene nuovamente arrestato il 6 dicembre dello stesso anno per aver promosso un progetto denominato Club degli amici dei diritti dell'uomo. Il 7 aprile 2003 viene processato sommariamente insieme ad altri settantacinque detenuti, trasferito nel carcere di Kilo 8 in Pinar del Rio, dov'è stato confinato dal 13 novembre 2003 al 15 gennaio 2004 in un sotterraneo, dove perde quaranta chili. Oggi soffre di un cattivo stato di salute: ipertensione, gastrite cronica, sta perdendo la vista. Le condizioni igieniche inenarrabili nella quali ha vissuto gli hanno causato lesioni epidermiche e la perdita dei denti e di altre funzioni non compatibili con un regime di detenzione.
Il dottor Biscet è stato insignito di numerosi riconoscimenti per la sua lotta a favore della democrazia. Il 5 febbraio 2003 ha ricevuto negli Stati Uniti il premio International republican institute democracy's people award, il 5 novembre 2007 è stato uno dei destinatari della medaglia presidenziale della libertà, il più alto riconoscimento civile degli Stati Uniti. In Germania, nel 2007, è stato premiato con il Dr. Rainer Hildebrandt medal. L'ambasciata ceca, a Washington, ha reso omaggio al dottor Biscet il 27 febbraio 2008. L'associazione Scienza & Vita Pontremoli in Italia gli ha intitolato un premio letterario.
Il dottor Biscet è uno dei numerosi prigionieri politici cubani che accetterà solo un rilascio incondizionato dal carcere. Più di cinquanta ex prigionieri politici sono stati rilasciati ed inviati in Spagna Pag. 3nei mesi tra luglio e ottobre del 2010, dopo che la Chiesa cattolica, in collaborazione con il Governo cubano, è riuscita ad offrire un salvacondotto per la loro libertà. Su molti dei passaporti di questi prigionieri e dei loro familiari sono stampate dal Governo cubano le parole «uscita finale», una triste locuzione che ci ricorda altri momenti bui del nostro mondo. Non sono mai stati graziati.
Gli interroganti chiedono al Governo se stia seguendo la situazione del dottor Biscet e degli altri prigionieri di coscienza del regime castrista, prigionieri che operano in modo non violento, non accettando, ad esempio, di indossare la maglia da detenuto perché sono detenuti politici. Si chiede, inoltre, al Governo se voglia assumere iniziative a livello internazionale per sostenere la campagna che chiede la liberazione del dottor Biscet e di quanti, come lui, a Cuba stanno lottando per l'affermazione dei diritti fondamentali in modo non violento e, per questo, stanno pagando in prima persona la repressione castrista.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Stefania Craxi, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, come ricordato dall'onorevole interpellante, il dottor Oscar Elias Biscet è un medico cubano impegnato per il riconoscimento dei diritti fondamentali nell'isola. Per la sua attività le autorità de L'Avana lo hanno incluso nel gruppo dei settantacinque attivisti dei diritti umani, giornalisti indipendenti ed editori colpiti dall'ondata repressiva della primavera nera del 2003. È stato così condannato a venticinque anni di reclusione, pena che sta attualmente scontando.
Il Governo italiano segue con grande attenzione la vicenda di Biscet, anche alla luce del recente peggioramento delle sue condizioni di salute così come quella di tutti gli altri attivisti. L'Italia si è, infatti, sempre impegnata sia sul piano bilaterale sia a livello europeo a favore della promozione dei diritti umani a Cuba e della liberazione dei dissidenti politici.
A conferma del concreto impegno del Governo, vorrei ricordare che il nostro Paese ha accolto l'ottobre scorso Osvaldo Ricardo Diaz Sanchez, giornalista cubano appartenente all'organizzazione di opposizione Fronte democratico indipendente, arrestato nel 2006 e rilasciato nel 2009.
Abbiamo quindi registrato positivamente il fatto che le autorità cubane abbiano recentemente avviato, anche grazie al dialogo in corso con la Chiesa cattolica, un processo volto alla liberazione di tutti i detenuti per reati di opinione. Gli impegni assunti dal Governo castrista si stanno progressivamente concretizzando, come riconosciuto anche da esponenti dell'opposizione, fra cui il noto dissidente Guillermo Fariñas, di recente insignito del Premio Sacharov dal Parlamento europeo.
Il Governo italiano coglie ogni occasione per ribadire all'autorità de L'Avana l'aspettativa che questi importanti passi avanti possano tradursi nella scarcerazione di tutti i dissidenti. Abbiamo in particolare sottolineato l'importanza che gli attivisti rilasciati siano messi in condizione di scegliere l'eventuale partenza per l'estero, senza esservi obbligati. Si tratta di un punto importante. Come riferito dalla nostra ambasciata a Cuba, la detenzione di Biscet e di altri oppositori, inclusi gli ultimi undici esponenti arrestati durante la primavera nera e ancora in carcere, si protrae anche per la loro posizione, per motivi di principio rispetto alla prospettiva dell'esilio in caso di liberazione.
Il Governo italiano allo stesso tempo è impegnato in ambito europeo, affinché i temi del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali abbiano una rilevanza centrale nei rapporti tra l'Unione europea e Cuba, dischiusisi a seguito di progressi intervenuti di recente sull'isola in campo politico, oltre che economico. Ci siamo in particolare attivati affinché l'Unione europea rappresentasse con forza alle autorità cubane la necessità di proseguire la liberazione dei detenuti politici. Con il contributo della nostra ambasciata Pag. 4a Cuba la questione è stata sollevata a più riprese da parte europea con il Governo de L'Avana.
Nel quadro del dialogo costruttivo con le autorità cubane il Governo continuerà a seguire con la massima attenzione il caso Biscet, ma anche quello di tutti gli altri dissidenti, nell'auspicio che questi interventi condotti, sia sul piano bilaterale che in sede europea, possano favorirne quanto prima la liberazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Polledri ha facoltà di replicare.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, sono soddisfatto della risposta e ringrazio il sottosegretario Craxi, questo Governo e questo Parlamento. Credo che questa che stiamo combattendo sia una battaglia non secondaria. Oggi è la giornata del ricordo dell'Olocausto, che ci invita a riflettere sul sonno della ragione. È stata un'epoca importante quella del secolo scorso, dovuta a due grandi ideologie, il nazifascismo e il comunismo, su cui forse non si è fatta pienamente attenzione.
Oggi assistiamo ad altri momenti pericolosi nella nostra storia: non possiamo mai abbassare la guardia sul rispetto dei diritti umani fondamentali, della libertà religiosa, della libertà di coscienza, della libertà di espressione, perché è nella natura stessa del DNA della nostra democrazia e del nostro Paese, l'Italia, che tanto noi amiamo.
Ed oggi credo che questo Governo abbia dimostrato, insieme a questo Parlamento, di essere al fianco della figlia Winnie, di cui vorrei leggere una frase, perché credo sia anche una cosa bella. Parlo del dottor Biscet, ma credo che questo possa collegarsi anche agli altri. Quando Winnie viene intervistata e le viene chiesto come descriverebbe il padre a chi non lo conosce, risponde: «Per me, mio padre significa libertà, amore e saggezza, perché mi ha insegnato molte cose buone che oggi pratico. Mio padre è molto intelligente e riflessivo, è un uomo che sa quando deve e o non deve parlare, è un uomo che sa capire le necessità delle persone.
È un uomo che unisce le persone per il bene. Quello che mi piace di mio padre è che lui ama il Dio degli eserciti e si conforma alla sua parola come un figlio. Si fida di Dio con tutto il cuore e mette tutto nelle sue mani perché tutto sia fatto secondo la sua volontà. Mio padre è un amante della libertà e odia l'ingiustizia. È un grande patriota che ha sacrificato la sua vita per i suoi ideali, per i nostri fratelli cubani e per ottenere la liberazione della nostra bella Cuba. Papà sei il migliore, ti amo». E poi dice: «Che cosa sta insegnando a te e ai giovani come te? Mio padre mi ha insegnato molte cose, ad avere fede in Dio, e con lui tutto è possibile. Un'altra cosa che mi ha insegnato è l'amore per la democrazia, per i diritti umani di tutte le persone, compresi i bambini non nati (stiamo parlando di aborto nel secondo e terzo trimestre di gravidanza). Mio padre mi ha insegnato che l'aborto è una cosa da non permettere, perché si tratta di un crimine e come tale deve essere denunciato; è un'azione inaccettabile in una società che vuole benessere per tutti. Mi ha insegnato a combattere per la libertà dei prigionieri politici che sono nelle carceri castriste, come mio padre. Inoltre mi ha insegnato a chiedere al mondo di vedere la sofferenza che regna a Cuba a causa della mancanza di libertà di espressione e del rispetto dei diritti umani. I giovani che lavorano con me si sentono ispirati a tratti anche solo leggendo le parole di mio padre». Concludo dicendo - Presidente - che oggi a fianco di questa donna coraggiosa che vive negli Stati Uniti c'è il Governo, con il sottosegretario Craxi, c'è questo Parlamento e posso credere anche che ci sia il popolo italiano (Applausi del deputato Renato Farina).

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole, a lei e all'onorevole Renato Farina, che è al suo fianco.

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(Iniziative volte ad assicurare i servizi scolastici alla comunità italiana nella circoscrizione consolare di Stoccarda - n. 2-00934)

PRESIDENTE. L'onorevole Narducci ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00934, concernente iniziative volte ad assicurare i servizi scolastici alla comunità italiana nella circoscrizione consolare di Stoccarda (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, ben 38 colleghi - non solo del Partito Democratico - hanno sottoscritto questa interpellanza urgente per segnalare al Ministro degli affari esteri, al governo e all'amministrazione degli esteri, una situazione veramente assurda, abnorme, che si è creata nella circoscrizione consolare di Stoccarda (la capitale del Baden-Wüttemberg). Mi riferisco a un console reggente, è questo credo che sia stato già un errore fondamentale da parte dell'amministrazione degli esteri, perché nella più grande circoscrizione europea si manda un console nemmeno con il grado occorrente, con il grado giusto soprattutto dal punto di vista dell'esperienza, per reggere un consolato caratterizzato, da anni, da estrema complessità. Si tratta di oltre 130 mila cittadini italiani che risiedono in quella circoscrizione consolare e che appartengono al periodo della prima emigrazione nel Baden-Wüttemberg, dove era localizzata l'industria pesante tedesca, con problemi veramente gravi di integrazione dei figli di questi nostri concittadini nel sistema scolastico tedesco. È questo il punto.
Il console, con una sua interpretazione particolare delle regole della contabilità, ha deciso, di punto in bianco, di destabilizzare un sistema che era stato costruito nel tempo, vale a dire a partire dal 1993, quando l'allora Ministro della pubblica istruzione, il compianto Beniamino Andreatta, decise di delegare a degli enti gestori l'organizzazione e la conduzione dei corsi di lingua e cultura italiana (quanto meno una parte, la metà dei corsi, mentre la parte restante fu attribuita agli insegnanti di ruolo inviati dall'Italia). Molto è stato costruito. Questo console, di punto in bianco, decide di creare due enti italo-tedeschi a cui affidare la gestione dei corsi di lingua e cultura italiana così come i corsi di sostegno, fino a quel momento gestiti ed organizzati, da molti anni, dall'ENAIP (l'ente di istruzione professionale delle ACLI) e dallo IAL della CISL.
Cosa fa il console? Decide di fare questa operazione con i caratteri della gara pubblica, senza, però, rispettare minimamente, mettendo dei vincoli, la normativa europea che regola una gara pubblica di questo genere. Tutto ciò è stato oggetto di una mia precedente interrogazione e di interrogazioni di altri colleghi, senatori compresi. Si è scatenata una guerra di competenze tra l'amministrazione del Ministero degli affari esteri ed il console dove ci si palleggia le responsabilità; ciò non è un punto a favore di chi ha la responsabilità politica di garantire il servizio, vale a dire il Governo, e, soprattutto, di far sì che il nostro Paese non faccia le solite figure «all'italiana», fuori dai nostri confini, che sono estremamente dannose.
Conosco con quanta puntualità e competenza il sottosegretario Craxi segue le materie di sua competenza, ma non so se abbia dato uno sguardo - e qui ne ho solo una parte, la restante, quella radiofonica e televisiva, è in formato audio sul mio computer - alla rassegna stampa pubblicata sui giornali del Baden-Württemberg in cui si afferma: «Sprachunterricht für Italiener steht auf der Kippe», ossia che l'insegnamento della lingua italiana per i figli degli immigrati italiani è in bilico o, ancora, che il console conferma che non ripartiranno i corsi e che di fronte ai cittadini italiani che protestano, il console chiude le porte. Insomma, ancora una volta c'è veramente da dire «povera Italia».
Questa è una responsabilità che il Ministero degli affari esteri deve far propria perché non può essere che un console reggente, con delle motivazioni veramente Pag. 6assurde - va detto che i bilanci di questi due enti sono certificati da istituzioni tedesche di certificazione di bilancio e che sono state prodotte montagne di documenti -, crea lui stesso, insieme al dirigente scolastico, questi due suddetti enti a cui affidare la gestione dei corsi di lingua e cultura italiana, senza che gli stessi abbiano l'esperienza necessaria da un punto di vista didattico ed organizzativo.
Va detto, poi, che, in questo momento, in Germania, dopo le prese di posizione del Ministro Horst Seehofer, ma, soprattutto, dopo il libro Deutschland schafft sich ab, ossia La Germania si distrugge da sola, scritto da un politico di primo piano della scena politica tedesca, Thilo Sarrazin, e diventato un bestseller, il tema dell'integrazione scolastica, per il futuro, per il successo dei figli degli italiani è fondamentale. Tra l'altro, i tedeschi hanno sempre ritenuto che con gli italiani non ci fossero problemi - pensando che questi fossero problemi delle comunità di origine islamica, turca e via dicendo -, invece, molti studi e statistiche dimostrano che, nel sistema dell'obbligo tedesco, i figli dei turchi sono un bel pezzo più avanti di quelli degli italiani.
Tanto più non si capisce, quindi, come mai alle interrogazioni presentate a tempo debito, in cui si denunciava il rischio che non ripartissero, a gennaio, i corsi di lingua e cultura italiana e i corsi di sostegno all'integrazione, a causa di tutto questo caos messo su dal console reggente, non sia stato dato ascolto. Chi ha le competenze, l'obbligo e il dovere di decidere non ha deciso praticamente niente.
Questo è il tema che ho voluto così brevemente illustrare all'attenzione della Presidenza e della rappresentante del Governo. Non si può più temporeggiare; ci sono state proteste delle famiglie italiane davanti al consolato e ce ne saranno ancora altre. Non è una bella figura per il nostro Governo - perché è il Governo di tutti i cittadini italiani, anche di quelli che vivono all'estero - e non è sicuramente un momento esemplare per l'efficienza amministrativa del Ministero degli affari esteri.
In tutto questo chiedo al sottosegretario Craxi che non si rifugi dietro la solita risposta scritta dagli uffici ma per davvero mandi un segnale non a chi sta parlando ma a questa comunità di centotrentamila cittadini italiani che onora il nostro Paese e che vivono nel Baden-Württemberg.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Stefania Craxi, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Il Ministero degli affari esteri segue da tempo, con la massima attenzione, la situazione venutasi a creare nel settore scolastico della circoscrizione consolare di Stoccarda. Appare importante riepilogarne i vari passaggi.
La prima questione che vorrei affrontare è quella relativa ai saldi dei contributi 2010. Il consolato generale, a seguito delle indispensabili verifiche amministrativo-contabili richieste dalle vigenti disposizioni, ha ritenuto di non poter procedere alla vidimazione dei bilanci consuntivi del 2009 degli enti gestori ENAIP, IAL-CISL e Progetto scuola, destinatari di contributi ministeriali per la realizzazione di attività di assistenza scolastica, in quanto non rispondenti al reale stato economico e patrimoniale dei predetti organismi. Tale valutazione è stata successivamente confermata dal consolato generale lo scorso 17 settembre, comunicando formalmente ai rappresentanti degli enti interessati gli specifici rilievi evidenziati e richiedendo eventuali controdeduzioni. Queste non sono state, tuttavia, sufficienti a mutare il giudizio di non vidimabilità dei bilanci consuntivi: anzi il 29 ottobre scorso il consolato generale ha trasmesso alla procura della Repubblica di Roma tutti gli atti relativi alle verifiche amministrativo-contabili compiute nei confronti dei predetti enti.
A seguito di un ulteriore approfondimento richiesto dal Ministero, il 29 novembre il consolato generale ha confermato il giudizio di non vidimabilità dei bilanci, evidenziando che «le controdeduzioni Pag. 7non hanno potuto offrire nessuna integrazione documentale o smentita delle evidenze contestate». Conseguentemente, il successivo 9 dicembre, l'amministrazione ha comunicato formalmente a ENAIP, IAL-CISL e Progetto scuola l'assenza dei «presupposti di fatto e di diritto per la vidimazione del bilancio consuntivo 2009» e che «allo stato degli atti, quindi, il saldo del contributo 2010 non può essere erogato».
I corsi di lingua e cultura italiana si sono potuti regolarmente svolgere fino allo scorso 31 dicembre; il consolato generale non ha invece trasmesso le richieste relative alle attività di sostegno ai due enti che le avevano seguite fino a quel momento, nel presupposto che essi non avessero fondi per portarli avanti (vista la mancata erogazione del saldo 2010).
Per quanto riguarda le iniziative scolastiche del 2011, il consolato generale di Stoccarda ha trasmesso al Ministero, oltre alle richieste di contributo degli enti suindicati, le domande presentate per la prima volta dall'associazione - l'onorevole Narducci mi perdonerà la pronuncia - Deutsch-Italienische Gesellschaft (corsi di lingua e cultura) e dall'istituto Lernerfolg (corsi di sostegno).
I bilanci preventivi presentati da ENAIP, IAL-CISL e Progetto scuola sono però pervenuti ancora una volta non vidimati: il consolato generale non ha in particolare sottoscritto l'indispensabile dichiarazione relativa alla verifica del bilancio ed alla sua approvazione. Conseguentemente, il Ministero non ha potuto procedere alla valutazione delle richieste: si è provveduto ad informarne gli enti con comunicazione del 18 gennaio, tramite il consolato generale a Stoccarda.
Per quanto riguarda la domanda presentata dall'ente Deutsch-Italienische Gesellschaft (DIG) - a cui il consolato generale ha proposto di assegnare la gestione dei corsi di lingua nell'intera circoscrizione consolare - l'associazione non dispone tuttavia di alcuni requisiti (in tal senso si è anche espressa l'ambasciata a Berlino); per l'istituto Lernerfolg - al quale il consolato generale ha proposto di attribuire la gestione dei corsi di sostegno nell'intera circoscrizione consolare - è invece necessario che la collaborazione avviata con la locale autorità scolastica venga previamente formalizzata in un'apposita convenzione, in linea con quanto previsto dalla disciplina della materia.
In tale contesto, nello scorso novembre, l'ente gestore dei corsi di lingua e di sostegno nella limitrofa circoscrizione consolare di Friburgo, ha manifestato il proprio interesse ad organizzare corsi anche nell'area di competenza di Stoccarda presentando a quel consolato generale domanda di contributo.
La sede ha tuttavia rilevato come si trattasse di proposte tardive rispetto al termine fissato dalle istruzioni ministeriali e non le ha inoltrate al Ministero.
Il Ministero degli affari esteri è naturalmente ben consapevole della delicata situazione determinatasi per le attività scolastiche nella circoscrizione consolare di Stoccarda. Occorre al tempo stesso tener conto dell'impossibilità di affidare nel 2011 la gestione dei corsi di lingua italiana e di sostegno ai cinque enti di cui si è acquisita la relativa richiesta.
Al fine, però, di consentire lo svolgimento delle iniziative scolastiche nell'anno in corso, l'amministrazione sta esaminando, con la massima urgenza, la possibilità di adottare procedure di carattere straordinario, ad esempio, sottoponendo a una ulteriore approfondita valutazione la domanda di enti gestori già operanti in circoscrizioni consolari limitrofe a Stoccarda e dotati della necessaria esperienza. Abbiamo dunque intenzione di individuare rapidamente soluzioni di natura eccezionale, per il solo anno 2011, onde tutelare tutti i diritti degli alunni italiani interessati.

PRESIDENTE. L'onorevole Narducci ha facoltà di replicare.

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, io ringrazio il sottosegretario Craxi, Pag. 8anche se devo dire che sono assolutamente insoddisfatto della risposta. C'è stato un lungo elenco di quello che io che ho chiamato il palleggiamento delle responsabilità.
Dunque, il console, in base a una sua veramente assurda interpretazione della contabilità, decide che due enti nel consuntivo debbano mettere tutte le entrate che hanno, anche se hanno venduto dieci gelati, altrimenti non può vidimare il consuntivo. Vengono prodotte montagne di atti, controdeduzioni. Niente. Ma perché questo? Perché il console ha deciso che deve creare lui stesso due enti - Lernerfolg e il DIG di Karlsruhe, nemmeno di Stoccarda - a cui affidare la gestione. Ma per quali ragioni? È qui che il Ministero degli affari esteri ha delle responsabilità gravissime, signor sottosegretario. Esistono prove documentali che la domanda di contributo inoltrata dai due enti italo-tedeschi - italo-tedeschi si fa per dire - sia stata redatta direttamente dal console e dal dirigente scolastico. Questo è grave! Questo è grave!
Poi, le lettere in lingua tedesca, che io ho, dei due enti voluti e creati dal console, dicono espressamente: il contributo che noi chiediamo allo Stato italiano è destinato ai corsi di lingua e cultura per i figli degli immigrati, e non esclusivamente per i figli dei cittadini italiani. Il che sarebbe come dire: nel campo della promozione della lingua e della cultura italiana possiamo avere corsi di lingua e cultura italiana a cui partecipano - e questo esiste, ed è positivo per il nostro Paese - anche i figli di cittadini di altre nazionalità, ma non che i soldi e le risorse finanziate dallo Stato italiano vengano destinati ad organizzare corsi magari dove vengono «ospitati» i figli dei cittadini italiani. Questa è una cosa assurda, veramente incredibile. Ma allora quale sono le ragioni?
C'è un terzo motivo, poi, tra l'altro grave. All'atto dell'inoltro della domanda di contributo e, quindi, dei preventivi ex novo da parte di Lernerfolg e del DIG, il tribunale di Stoccarda attesta che i due enti non erano registrati come associazioni senza scopo di lucro e con le credenziali giuste per poter accedere e poter presentare i preventivi. Ma per quale ragione avviene questo? Ebbene, esistono - perché poi è diventato un po' come il Colosseo, e anche questa è una testimonianza di come il Ministero debba intervenire con urgenza - anche copie di e-mail intercorse tra il console e il dirigente scolastico, che è in pensione dal 1o gennaio, da cui risulta, secondo queste e-mail tra i due, che quest'ultimo sarebbe destinato a dirigere uno di questi due enti, il Lernerfolg o il DIG.
Allora io veramente mi chiedo: qui non ci sono ragioni politiche, qui ci sono ragioni di dignità del nostro Paese, di buona amministrazione di un servizio che non viene erogato.
Lei, inoltre, non ha detto, però è cosa risaputa - lo dicono gli organi di rappresentanza della comunità italiana in Germania che lo hanno denunciato -, che l'ambasciatore, nel tentativo di evitare questo sfacelo e quindi di fare ripartire i corsi già a gennaio, propone che i due enti vengano sostituiti da un altro ente, non Lernerfolg o DIG, e cosa fa il console? Non esprime il parere favorevole, secondo la nostra prassi amministrativa deve esprimere il parere, e quindi l'operazione, voluta dall'ambasciatore, praticamente non parte e i corsi sono sospesi, e lei ora mi dice che si sta facendo il tentativo di riprendere questa strada.
Credo che questo sia veramente troppo, che qui ci si dimentichi che ci sono dei problemi, capisco che nessuno all'amministrazione degli affari esteri voglia magari avere sul proprio curriculum qualche macchietta nera, ovvero minacce e controminacce nei propri confronti, ma è ora che il Governo, che ne ha la responsabilità, assuma delle decisioni, dica alle direzioni generali cosa deve essere fatto, che venga richiamato questo console perché ci sono evidenti interessi di parte e che si torni a una normalità e ad erogare un servizio fondamentale per la comunità italiana.

Pag. 9

(Iniziative del Governo in merito ai casi di Sakineh Mohammadi Ashtiani e Asia Bibi e nei confronti del Governo del Pakistan in relazione alla legge sulla blasfemia - n. 2-00938)

PRESIDENTE. L'onorevole Renato Farina ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00938 concernente iniziative del Governo in merito ai casi di Sakineh Mohammadi Ashtiani e Asia Bibi e nei confronti del Governo del Pakistan in relazione alla legge sulla blasfemia (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

RENATO FARINA. Signor Presidente, questa è un'interpellanza urgente non solo in senso formale ma perché c'è una questione urgente in ballo: bisogna salvare la vita di Asia Bibi. So per certo che il Governo si è mosso; l'interpellanza ha la necessità di individuare le strade possibili e di sensibilizzare noi stessi e chiunque ascolti riguardo a questo evento molto drammatico.
La sorte ha voluto che questa interpellanza riceva una risposta nel giorno della memoria. Il giorno della memoria riguarda, certo, l'unicità assoluta dell'olocausto e non è una diminuzione della tragedia assoluta del popolo ebreo se accosto a questa parola il caso di Asia Bibi.
Asia Bibi è una donna di 45 anni, cattolica, sposata, con cinque figli di cui una handicappata. Lavorando, incontrando le sue compagne di lavoro fu invitata a convertirsi all'Islam e lei osò rispondere che Cristo faceva tutto per lei, la salvava, mentre non capiva che cosa Maometto potesse fare per lei. Fu subito accusata di blasfemia, trascinata in tribunale con una denuncia dell'imam locale; stiamo parlando dello Stato del Punjab pakistano. È stata condannata a morte per impiccagione in primo grado, e adesso si aspetta il processo di appello.
Che cos'è la legge sulla blasfemia? È una legge introdotta nel 1986 dal generale Zia, attraverso la quale non si fa altro che perseguire le minoranze religiose oppure, più semplicemente, praticare delle vendette di vicinato. Più di mille sono stati i condannati grazie a questa legge, tra essi alcune centinaia di cristiani e, secondo una testimonianza che si è potuta udire ieri, in piazza Montecitorio, durante una manifestazione indetta in segno di solidarietà e per chiedere la libertà per Asia Bibi, sono più di cento coloro che sono stati assassinati legalmente; il tutto nel silenzio, nel quasi silenzio dell'opinione pubblica mondiale.
Questo silenzio si è interrotto. Il caso di Asia Bibi ha colpito molti e c'è stata una mobilitazione. Non è certo una mobilitazione paragonabile a quella che si è verificata per il caso di Sakineh, la signora iraniana condannata a morte per lapidazione e sulla cui sorte gli interroganti chiedono al Governo notizie.
Asia Bibi è stata difesa ed è impressionante vedere cosa è accaduto. Possiamo citare il consigliere dell'ONU per i diritti umani, il pakistano Ansar Burney che aveva spinto il Governo del Punjab ad intervenire, dicendo che era stato totalmente silenzioso di fronte alla condanna di Asia Bibi. Pochi giorni dopo, il governatore Salman Taseer, governatore del Punjab appunto, ha detto ad AsiaNews che la condanna a morte di Asia Bibi è un episodio vergognoso e imbarazzante per tutto il Pakistan e che questa legge andrebbe modificata e la sentenza rivista. Ed ecco che Salman Taseer è stato assassinato qualche settimana fa. Questo ci fa capire anche come noi siamo ascoltati. La manifestazione indetta per ieri ha avuto una replica, attraverso l'agenzia di movimenti islamici pakistani, che rivendicavano invece la bontà della legge sulla blasfemia. La dichiarazione del governatore del Punjab ad AsiaNews è diventata la sua sentenza di morte.
Noi domandiamo di fare tutti i passi possibili e immaginabili e non solo verso il Governo pakistano, sempre nel rispetto e nella considerazione della legittimità di questo Governo, senza seminare in nessun caso odio fra le regioni, semplicemente constatando come ci sia una legge che è usata evidentemente per fare piazza pulita della libertà religiosa. Pag. 10
In questi giorni, tra l'altro, è impressionante vedere come non sia una questione di tiranni: il Governo è quasi impotente dinanzi alle manifestazioni di massa per cui, in diverse città del Pakistan, decine di migliaia di persone svolgono manifestazioni per chiedere l'indurimento, se possibile, della legge sulla blasfemia e la condanna a morte immediata per Asia Bibi. Questa, se anche fosse assolta, sarebbe uccisa, lei è condannata a morte di fatto se resta in Pakistan, non ha altro destino. Questo è impressionante.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

RENATO FARINA. Concludo. Chiedo che si facciano pressioni anche verso il Governo americano perché o si fa presente che gli aiuti sono subordinati alla libertà religiosa oppure non accadrà nulla. In America esiste la legge Kerry-Lugar che regola questi fatti e bisognerebbe premere non solo sulle autorità pakistane, ma anche sul Governo americano. Di recente, nei mesi scorsi, il segretario di Stato Clinton si è recata lì, ma non ha speso una parola su questi fatti.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Stefania Craxi, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, la difesa della libertà religiosa e di culto e la tutela degli appartenenti a minoranze religiose costituiscono una priorità della politica estera del Governo italiano nel campo dei diritti umani. Ciò, in quanto la discriminazione basata sulla religione, che non è limitata ad una specifica confessione né ad una determinata regione del mondo, ma che negli ultimi tempi ha colpito con violenza minoranze cristiane, rappresenta una grave violazione delle libertà fondamentali.
La forte azione dell'Italia a tutela della libertà religiosa si estrinseca in particolare in seno all'Unione Europea (con i partner UE) e alle Nazioni Unite, dove siamo stati tra i promotori della tradizionale risoluzione sull'intolleranza religiosa recentemente approvata dall'Assemblea Generale.
Su forte impulso del Ministro Frattini, il Consiglio affari esteri del 31 gennaio discuterà quali iniziative l'Unione europea è chiamata ad adottare per la tutela delle comunità cristiane nel mondo.
Abbiamo quindi accolto con grande soddisfazione i due importanti atti di indirizzo con cui lo scorso 13 gennaio Camera e Senato hanno dato al Governo un unanime mandato parlamentare a continuare il proprio deciso impegno di difesa della libertà religiosa. Si tratta di documenti di grande significato che - con la risoluzione votata dal Parlamento europeo il 20 gennaio e quella che il Consiglio d'Europa si appresta ad approvare in queste ore - confermano la più ampia partecipazione a livello politico a questa fondamentale battaglia di civiltà.
In tale cornice di fondo, il caso di Asia Bibi è stato oggetto di immediata attenzione da parte del Governo ed in particolare del Ministro degli esteri, Frattini, che anche in occasione della sua missione ad Islamabad lo scorso 11 novembre - pochi giorni dopo l'annuncio della sua condanna a morte pronunciata dal tribunale di Punjabi - ha sollevato la questione con l'omologo, Qureshi, e con il Ministro delle minoranze, Bhatti.
Nel ricevere ieri, alla Farnesina, la coordinatrice della missione dell'Umanitaria padana ed il Comitato per la liberazione di Asia Bibi, il Ministro Frattini ha ribadito il personale impegno con cui segue la vicenda e ha riferito i risultati della sensibilizzazione effettuata presso le autorità pakistane, che ora vigilano sulla sicurezza della donna pakistana, sorvegliata con telecamere in cella singola e tutelata prima di tutto nella sua incolumità. Anche il cibo viene controllato per evitare che sia avvelenata. Il Ministro, inoltre, ha confermato l'intenzione del Governo di continuare ad operare affinché la posizione di Asia Bibi sia tutelata nel suo Paese e la sua condanna a morte scongiurata. Pag. 11
Come lei ha detto, il caso di Asia Bibi si inserisce in un contesto complesso. L'ondata di intolleranza islamica che sta investendo il Pakistan - il cui episodio più eclatante è stata l'uccisione del Governatore del Punjab - non consente di ritenere che le autorità locali possano a breve assumere decisioni in relazione alla revisione della legge sulla blasfemia, su cui peraltro si erano già aperti alcuni spiragli.
Per parte sua, anche il Ministro Carfagna ha aderito alla raccolta internazionale promossa a firma da Padre Bernardo Cervellera e da AsiaNews per la liberazione di Asia Bibi. Un'adesione significativa che può essere equiparata alla partecipazione per la campagna - condotta assieme al Ministro Frattini - contro l'esecuzione della cittadina iraniana Sakineh Ashtani. Vorrei però precisare che le autorità iraniane hanno continuato a smentire la volontà di procedere a una esecuzione utilizzando il metodo della lapidazione, che noi abbiamo definito a più riprese barbaro, inumano, e su cui loro sostengono di star conducendo una moratoria di fatto.
Anche in questo caso, il nostro Ministro degli Esteri ha colto ogni occasione di incontro con le autorità iraniane per rimarcare la forte aspettativa italiana che il pericolo di una condanna a morte per Sakineh sia evitato. I segnali giunti da Teheran sono contrastanti: da un lato, secondo recenti dichiarazioni del presidente della Commissione diritti umani del Parlamento, l'esecuzione sarebbe stata sospesa in virtù del perdono dei figli; dall'altro, il Procuratore nazionale iraniano ha, successivamente, affermato che la Corte Suprema starebbe svolgendo le ultime valutazioni per arrivare ad una decisione definitiva sul caso, ma le autorità iraniane hanno smentito, in modo da par loro categorico, l'eventualità di una lapidazione.
Il Governo italiano continuerà ad essere vicino ad Asia Bibi e a Sakineh Ashtani e a tutti gli individui che incarnano con le loro vicende il diritto alla vita, il diritto alla libertà religiosa ed ogni altro diritto fondamentale, compreso quello per i colpevoli di avere un trattamento umano.
Si tratta di un impegno altamente qualificante della nostra politica estera, che il Governo è determinato a proseguire, in particolare a livello europeo e nel quadro delle Nazioni Unite, forte del fondamentale appoggio del nostro Parlamento.

PRESIDENTE. L'onorevole Renato Farina ha facoltà di replicare.

RENATO FARINA. Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto della risposta del sottosegretario Craxi. Del resto, siamo perfettamente consapevoli che la politica estera del Governo italiano ha tra i suoi punti qualificanti la difesa concreta e non formale della libertà religiosa e delle persone che intendono godere di questo diritto inalienabile. Che a questo si conformi la politica del Governo è stato sancito in quest'Aula del Parlamento con l'adesione anche del Governo alla mozione unitaria sulla libertà religiosa e contro la cristianofobia.
Mi permetto di chiedere questo: in primo luogo, che da parte del Governo italiano, non dico pubblicamente - capisco che esistono delle delicatezze diplomatiche che sono direttamente proporzionali all'esito voluto, per cui i proclami altisonanti danneggiano spesso le persone - venga data la disponibilità all'asilo di Asia Bibi e della sua famiglia.
Infatti, anche quando fosse liberata, dovrebbe vivere continuamente sotto tutela e non credo che esista la possibilità di garantire questo, anche perché in passato abbiamo assistito, sempre in Pakistan, al linciaggio dei due cristiani fratelli Emmanuel mentre venivano tradotti dal tribunale al carcere solo perché è apparso chiaro che il tribunale stava prendendo una posizione assolutoria verso di loro.
In secondo luogo, nella nostra interpellanza urgente facevamo riferimento alla grande icona che ricorda a chiunque passi l'impegno del Governo italiano e del popolo italiano per la salvezza di Sakineh. Io nell'interpellanza chiedo che si trovi il modo di esporre anche quell'altra immagine, Pag. 12l'immagine di Asia Bibi. So che esistono dei problemi cosiddetti logistici e così via; penso che la cosa si potrebbe risolvere esponendo, un giorno, Sakineh e, un giorno, Asia Bibi. Tra l'altro sarebbe come un alzabandiera dei diritti umani e la cosa non mi sembra negativa.
Detto ciò, credo che noi qui presenti dobbiamo essere noiosi su questo punto, tutti noi e il Governo, e battere sempre su questo chiodo: la libertà religiosa. Come dice la mozione unitaria, essa è la madre di tutte le libertà e non è un lavoro marginale quello di vederla realizzata, ma la condizione stessa per cui la politica esiste, perché è un dialogo tra persone che hanno alla base il riconoscimento del rapporto unico e necessario che esiste tra coscienza della persona e il significato della loro vita (Applausi di deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Iniziative del Governo in merito alla situazione politica in Albania - n. 2-00944)

PRESIDENTE. L'onorevole Tempestini ha facoltà di illustrare l'interpellanza Franceschini ed altri n. 2-00944, concernente iniziative del Governo in merito alla situazione politica in Albania (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, vorrei che prima l'onorevole Craxi gentilmente rispondesse, naturalmente se è disponibile, riservandomi successivamente di replicare.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Stefania Gabriella Anastasia Craxi, ha facoltà di rispondere.
L'onorevole Gottardo deve evitare di disturbare il sottosegretario Craxi, anche perché oggi vedo che è protagonista.

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, onorevole Tempestini, abbiamo già avuto modo ieri in Commissione di affrontare il tema e non le dirò nulla di nuovo. Il Governo italiano segue con la massima attenzione l'evoluzione della crisi albanese.
La nostra Ambasciata a Tirana e le diverse fonti giornalistiche riferiscono di una situazione che sembra per il momento stabilizzarsi, dopo le violenze registrate in occasione della manifestazione dell'opposizione lo scorso 21 gennaio. Violenze che hanno causato tre vittime e un centinaio di feriti tra i civili, mentre tra la polizia ci sarebbero circa ottanta feriti, di cui dieci gravi. La manifestazione era stata organizzata dal Partito Socialista e dal suo leader Edi Rama, che da tempo contesta la legittimità del Governo per presunti brogli alle elezioni del giugno 2009. La protesta ha trovato nuovo alimento nello scandalo che ha costretto alle dimissioni il vicepremier Meta, ripreso in un video diffuso dalla tv albanese Top Channel, mentre dava indicazioni all'allora Ministro dell'economia sulla riscossione di una tangente. L'opposizione ha previsto una nuova dimostrazione venerdì 28 gennaio, mentre quella annunciata per il giorno seguente dalla maggioranza è stata annullata in queste ore su indicazione del Premier Berisha.
Il clima politico resta molto teso. Il Primo Ministro Berisha, in una riunione con gli Ambasciatori dell'Unione europea e della NATO, ha accusato l'opposizione di mirare ad un colpo di Stato e ha detto che consentirà manifestazioni di protesta, purché pacifiche, ma non il ripetersi di violenze. Continua intanto il braccio di ferro tra procura generale della Repubblica albanese (che ha chiesto l'arresto di sei alti ufficiali della Guardia Repubblicana, per loro presunte responsabilità sugli incidenti mortali avvenuti alla manifestazione) e il Ministero dell'interno (che sostiene la correttezza formale dell'ordine di fuoco impartito). Il Governo di Tirana ha deciso la creazione di un'inchiesta parlamentare, composta da sei membri della maggioranza e cinque dell'opposizione.
L'Italia, che con Tirana ha un rapporto di partenariato strategico, è sempre intervenuta Pag. 13in aiuto dell'Albania nei momenti più difficili della sua storia. Sosteniamo l'aspirazione albanese ad entrare nell'Unione europea, ma proprio per questo invitiamo tutte le parti politiche ad abbassare i toni e consideriamo inaccettabile ogni forma di violenza. In più occasioni, esponenti italiani di governo e opposizione hanno sollecitato le parti a giungere con spirito costruttivo ad una soluzione che, nel pieno rispetto della Costituzione, consenta di superare l'impasse parlamentare e lavorare per migliorare lo standard delle prossime elezioni amministrative, previste l'8 maggio 2011.
Il 10 gennaio scorso, il Ministro degli esteri Frattini ha ricevuto a Roma il suo omologo albanese Edmond Haxhinasto, e gli ha espressamente sottolineato la necessità di dare seguito con tempestività alle raccomandazioni formulate dalla Commissione europea nel parere dello scorso novembre sulla domanda di adesione all'Unione europea dell'Albania. Il Ministro Frattini ha ribadito l'esigenza di ricomporre il quadro complessivo del dialogo politico-parlamentare albanese, riconducendolo nell'alveo della normale dialettica fra maggioranza e opposizione. Tale messaggio è stato ribadito dal sottosegretario agli Affari Esteri, senatore Mantica, nel corso di colloqui avuti a Tirana, il 13 e 14 gennaio, con il Primo Ministro Berisha e con lo stesso Ministro degli esteri.
Nel corso di un incontro informale con alcuni Ministri degli esteri europei (Svezia, Ungheria, Polonia, Austria e Slovenia), svoltosi a Corvara dal 21 al 23 gennaio 2011, il Ministro Frattini ha condannato gli atti di violenza, invitando tutte le parti a ripristinare un clima di normalità e ad evitare qualsiasi provocazione. Ha inoltre esortato nuovamente l'opposizione in Albania a collaborare con la maggioranza, nell'interesse del Paese, rimarcando che il rallentamento dell'Albania verso l'Europa purtroppo è stato determinato anche da questo atteggiamento di conflitto politico molto forte. Le violenze di venerdì scorso sono state condannate in un comunicato congiunto dell'Alto Rappresentante dell'Unione europea Ashton e del Commissario all'allargamento Fule, che hanno richiamato tutte le forze politiche alla calma e ad astenersi dalle provocazioni. In un'ulteriore dichiarazione, i capi della delegazione dell'Unione europea (l'ambasciatore italiano Sequi) e dell'OSCE a Tirana, insieme con l'ambasciatore americano, hanno rinnovato l'appello ad un dialogo costruttivo, nella ricerca di una soluzione di compromesso per dirimere le divergenze in corso. L'Assemblea parlamentare dell'OSCE ha inoltre disposto l'invio di una missione comprendente Marco Pannella e l'onorevole Mecacci, in veste di relatore su Democrazia e Diritti Umani.
L'Italia, che continuerà ad operare perché siano evitate nuove tensioni a Tirana e il confronto torni su un piano politico, ha proposto d'inserire l'Albania nell'agenda del prossimo Consiglio Affari Esteri dell'Unione europea, in programma il 31 gennaio, per fare il punto della situazione anche a seguito delle manifestazioni previste alla fine di questa settimana e verificare ogni possibile iniziativa da parte dell'Unione europea.

PRESIDENTE. L'onorevole Tempestini ha facoltà di replicare.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, conoscevo nelle sue grandi linee la risposta dell'onorevole sottosegretario, in quanto è stato oggetto di dibattito ieri in Commissione. Mi rendo anche conto che non ci possono essere grandi novità salvo quella - se ho compreso bene - che il sottosegretario ci ha detto, ossia che la manifestazione dell'opposizione è confermata per oggi, mentre quella della maggioranza sarebbe stata rinviata ad altra data o annullata.
Questo è un elemento che compone comunque un quadro ancora molto incerto e - io credo - molto difficile, nel senso che non è da oggi che la situazione si è presentata con queste caratteristiche di inconciliabilità tra parti politiche. Si tratta di una situazione difficile perché questa contrapposizione non pare avere uno sbocco se non quello di continue e reiterate prove di forza dall'una e dall'altra parte. Pag. 14
Naturalmente, siccome questa volta sono accadute cose molto gravi, noi abbiamo insistito nella nostra interpellanza. Debbo dire che il Governo, da questo punto di vista, ha assunto una posizione analoga e accettabile, cioè quella della richiesta che la Commissione d'inchiesta sia effettivamente al di sopra delle parti, come peraltro richiede l'Unione europea: una Commissione inclusiva. Non ci sembra che ciò che è scaturito dal Parlamento delinei un organismo con queste caratteristiche. Nella Commissione la maggioranza ha un membro in più e, come sappiamo bene, ciò è contrario a qualunque regola di normale ed equilibrato parlamentarismo europeo.
Tale questione del modo con il quale affrontare la discussione e l'esame di ciò che è accaduto nelle settimane passate e il tema di come uscirne e, quindi, di quali passi occorre mettere in campo affinché le anomalie susseguenti al voto trovino una soluzione (questo, infatti, è il punto) richiede da parte nostra - è questo l'appello che rivolgiamo al Governo - un atteggiamento di assoluta neutralità. Sulla vicenda albanese, nell'interesse dell'Albania e dei buoni rapporti con l'Albania, noi dobbiamo mantenere un atteggiamento di vera equanimità.
Debbo dire che nella risposta del sottosegretario ci si muove su questo filo salvo un punto, quando l'onorevole Craxi ci dice che il Governo ha esortato nuovamente l'opposizione a collaborare con la maggioranza nell'interesse del Paese.
Penso che questo invito, proprio tenendo conto del quadro che delineavo prima, deve essere rivolto anche alla maggioranza. Questo impegno per sanare le ragioni alla base delle anomalie che vive la vita parlamentare di quel Paese deve essere affrontato chiedendo ad entrambe le parti di compiere uno sforzo che vada in questa direzione. Innanzitutto, quindi, occorre un atteggiamento di grande neutralità ed equanimità da parte del Governo, tenendo conto dei rapporti di amicizia che le singole forze politiche hanno con pezzi, partiti e realtà di un Paese che ci è molto vicino, che ambisce e che ha desiderio di avere buoni rapporti con noi.
Tali rapporti non debbono mai fare velo sul fatto che dobbiamo sforzarci di portare tutti i contendenti ad una soluzione ragionata ed equilibrata. In questo senso ho colto l'utilità dell'iniziativa del Governo di proporre l'inserimento all'ordine del giorno del prossimo Consiglio affari esteri europei della questione albanese.
Mi sembra il modo giusto perché se questa pratica viene opportunamente istruita può portare a rendere più forte questa iniziativa, perché accompagnata anche da un'enunciazione formalmente più esplicita dei rischi che questa situazione può comportare per l'Albania. Insomma, può dare ancora più valore al dialogo tra Unione europea e Albania che, in un certo senso, è stato portato avanti in queste settimane dai commissari e naturalmente dai rappresentati dell'Unione europea a Tirana e che, lo ripeto, deve salire un po' di tono e di forza perché deve pesare effettivamente.
Qualcuno sostiene che l'Albania è un Paese un po' curioso poiché gli albanesi, avendo ottenuto i visti, adesso attribuiscono minore importanza all'avvio della trattativa per l'ingresso nell'Unione europea, mentre l'importante è che essi possano entrare in Europa senza problemi. Mi sembra una ricostruzione molto riduttiva e un po' folcloristica del quadro. Credo che l'Albania abbia grande interesse ma, diciamolo tutta, anche noi italiani abbiamo un grandissimo interesse che l'Albania entri in Europa per la semplice ragione che è nostro interesse chiudere quel cerchio dei Balcani che è così importante e strategico per noi e chiuderlo all'interno di una comprensiva continuità europea.
Queste sono le ragioni per le quali prendiamo atto delle opinioni del Governo e constatiamo anche che il suo comportamento, nel suo complesso, è andato e sta andando su una falsariga giusta. Sottolineiamo la necessità che non vi siano sbavature dal punto di vista dell'atteggiamento Pag. 15che dobbiamo tenere nei confronti di tutte le parti, perché tutte le parti devono essere portate, in qualche modo, ad un rapporto positivo.
Pertanto, ci auguriamo che le iniziative in sede europea, non soltanto promosse ma poi anche fortemente incoraggiate e sostenute dall'Italia, possano portare a qualche utile conclusione.

(Tempi e modalità di attuazione della decisione quadro 2006/783/GAI in materia di reciproco riconoscimento delle decisioni di confisca - n. 2-00935)

PRESIDENTE. L'onorevole Garavini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00935, concernente tempi e modalità di attuazione della decisione quadro 2006/783/GAI in materia di reciproco riconoscimento delle decisioni di confisca (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, signor sottosegretario Caliendo, inizio l'illustrazione della nostra interpellanza urgente partendo da due premesse, che sono sicuramente scontate ma che ci aiutano a capire meglio il quadro e il motivo per il quale abbiamo presentato questa interpellanza urgente.
La confisca dei beni è uno degli strumenti principali di contrasto alla criminalità organizzata, se non lo strumento per eccellenza, ed è risaputo che la criminalità organizzata ormai da anni sta investendo e lavando i proventi dei suoi crimini all'estero, proprio per cercare di ostacolare l'uso della legislazione. Infatti, la criminalità organizzata va ad investire all'estero, in quei Paesi nei quali la legislazione non è ancora sufficientemente adeguata a contrastare, appunto, il lavaggio di denaro sporco.
Se si parte da questa premessa si capisce che per un contrasto alla criminalità organizzata dobbiamo tenere il passo con i tempi e con il fatto che la criminalità organizzata è ormai capace di approfittare della caduta delle frontiere e della cosiddetta globalizzazione. Dunque, se vogliamo un contrasto alla criminalità organizzata che sia in grado di andare a colpire le mafie laddove le mafie operano, vale a dire soprattutto all'estero, allora dobbiamo pensare ad un contrasto alla criminalità organizzata che cerchi di affrontare proprio la confisca dei beni e, soprattutto, cerchi di attuare la confisca dei beni a livello internazionale.
Date queste due premesse, ci è più chiaro probabilmente il valore del recepimento della decisione quadro europea 2006/783/GAI, che, in due parole, prevede che sentenze emanate in uno dei Paesi comunitari possano disporre l'immediata confisca dei beni anche laddove questi beni siano stati acquistati all'estero. Un esempio ancora più concreto: il camorrista o lo 'ndranghetista, che abbia lavato i propri denari per esempio in Spagna, in Francia, in Germania acquistando un immobile, un edificio, un'attività commerciale, come ad esempio una pizzeria o altro, può essere perseguito anche qualora la sentenza sia stata emanata in un altro Paese, per esempio in Italia.
Proprio partendo dal presupposto che questa decisione quadro e la sua applicazione concreta possono apportare un contributo importante nella lotta alle mafie, il Governo Prodi aveva inserito nella legge comunitaria 2008 il recepimento della medesima. La caduta del Governo e, successivamente, l'incapacità purtroppo di mantenere fede all'impegno assunto all'epoca dal Governo di recepire e fare propria anche nella legislazione italiana questa decisione quadro ci mette nell'inopportuna situazione, in virtù della quale l'Italia rischia di essere proprio il Paese che impedisce l'attuazione di questa legislazione importante nel contrasto alla criminalità organizzata.
Dunque, sottosegretario Caliendo, chiediamo con questa interpellanza quali provvedimenti il Governo intenda adottare proprio per far sì che questa decisione quadro venga finalmente recepita anche nella legislazione italiana.

Pag. 16

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo, ha facoltà di rispondere.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, nel rispondere all'onorevole Garavini, confermo non soltanto la ricostruzione tecnica esposta nell'interpellanza, ma ne condivido anche i principali obiettivi e intenti, visto che la decisione quadro 2006/783/GAI potrebbe far conseguire risultati positivi anche sul piano finanziario.
Colgo l'occasione, infatti, per precisare che la suddetta decisione semplifica l'esecuzione all'estero dei provvedimenti di confisca, rendendo applicabili a questo delicato settore le regole del mutuo riconoscimento, come l'abolizione del controllo sulla doppia incriminazione e la predeterminazione dei motivi di rifiuto della confisca.
In verità, la decisione GAI riguarda unicamente i provvedimenti definitivi che sono stati emessi dalle autorità giudiziarie secondo le leggi sostanziali e processuali di ciascuno Stato membro e che discendono dal preventivo accertamento di un reato, indipendentemente dalla sua gravità e dalla doppia incriminabilità (requisito quest'ultimo, soppresso in ordine a ben trentadue reati).
Più precisamente, rientrano nella procedura di mutuo riconoscimento la confisca in senso tradizionale - vale a dire la confisca dello strumento, del prodotto o del profitto del reato - la confisca per equivalente e, sia pure con alcuni limiti, anche la confisca dei beni di valore sproporzionato al reddito del condannato (che, nel nostro ordinamento, è regolata dall'articolo 12-sexies del decreto legge 8 giugno 1992, n. 306, convertito con modificazioni nella legge 7 agosto 1992, n. 356). Risultano, invece, escluse le misure prodromiche e strumentali alla confisca, quali ad esempio la ricerca e il sequestro dei beni confiscabili.
Pertanto, nei casi di confisca di somme di danaro, è previsto che lo Stato membro sul cui territorio la confisca è stata eseguita, debba trasferire allo Stato che ha adottato la decisione di confisca la metà degli importi superiori a 10.000 euro.
Qualora, invece, la confisca abbia per oggetto un bene diverso dal denaro, lo Stato di esecuzione deve decidere se procedere alla sua vendita distribuendone i proventi, o al suo trasferimento nello Stato di emissione, salvo che si tratti di beni che appartengano al patrimonio culturale nazionale.
In base a tali disposizioni, quindi, il Fondo Unico Giustizia - nel quale, peraltro, già confluiscono le somme di denaro e i proventi derivanti dai beni confiscati nell'ambito di procedimenti penali - risulterebbe alimentato, secondo la procedura di mutuo riconoscimento, anche dai proventi delle confische eseguite all'estero.
Ciò posto, mi corre l'obbligo di evidenziare che la decisione quadro, conformemente a quanto riportato nella relazione della Commissione europea richiamata nell'interpellanza, alla fine del febbraio 2010 era stata recepita da 17 Stati membri, e cioè da Austria, Bulgaria, Repubblica Ceca, Germania, Spagna, Francia, Danimarca, Finlandia, Ungheria, Lettonia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Cipro, Malta, Romania e Slovenia.
Inoltre, ritengo superfluo ricordare che il termine previsto dall'articolo 50 della legge comunitaria 2008 per l'emanazione del decreto legislativo di attuazione della predetta decisione GAI è scaduto lo scorso 7 settembre. In tal senso, faccio presente che il Ministero della giustizia ha tempestivamente predisposto il necessario decreto legislativo, il quale, dopo essere stato approvato in via preliminare dal Consiglio dei ministri il 22 luglio scorso, è stato trasmesso alle Commissioni parlamentari in data 28 luglio, per il parere obbligatorio da formulare entro sessanta giorni.
Soltanto la decadenza temporale della delega, intervenuta medio tempore, non ha consentito l'adozione del provvedimento finale per mancanza del prescritto parere.
Ad ogni buon conto, comunico che il competente ufficio legislativo del Ministero della giustizia ha già predisposto un emendamento al disegno di legge Atto Senato n. 2322 (legge comunitaria per il 2010), da Pag. 17presentare per riprodurre la delega legislativa contenuta nell'articolo 50 della legge n. 88 del 2009, la quale, per le considerazioni sinora esposte, potrebbe essere attuata in tempi brevissimi, proprio con l'emendamento al disegno di legge comunitaria.
È intenzione, infatti, di questo Ministero coordinarsi con il complementare e comprimario Ministero delle politiche europee, oltre che con tutte le forze politiche interessate, al fine di promuovere la rapida adozione di questo importante strumento di contrasto alla criminalità transnazionale, così da confermare, nel rispetto della nota del 21 gennaio 2010 delle Politiche Europee in materia di programmazione delle attività di attuazione delle decisioni quadro GAI, l'incisiva azione intrapresa dal Governo anche sul piano della cooperazione giudiziaria tra i Paesi dell'Unione europea.

PRESIDENTE. L'onorevole Garavini ha facoltà di replicare.

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Caliendo. Mi fa molto piacere se questa nostra interpellanza è motivo per il quale il Governo ha provveduto a prevedere un emendamento al disegno di legge comunitaria attualmente all'esame del Senato, proprio perché ci preoccupava il fatto che, ad oggi, in tale disegno di legge non fosse stata prevista la soluzione per introdurre questo provvedimento.
Dico questo perché ci troviamo in una situazione paradossale rispetto a beni concreti. Faccio un esempio molto concreto: vi sono due pizzerie nella Bassa Sassonia tedesca relative ad una sentenza già datata, che potrebbe essere applicata in base al recepimento di questa decisione quadro anche da parte dell'Italia. Questi beni, che l'autorità giudiziaria tedesca potrebbe immediatamente confiscare, traendone non soltanto un beneficio economico per la Germania, ma anche per l'Italia, proprio perché, come diceva lei, signor sottosegretario, la legge prevede che la metà del bene vada al Paese che ha emesso la sentenza, in questo caso al nostro Paese, sono bloccati e non possono essere confiscati proprio perché, in virtù del principio di reciprocità, l'Italia risulta inadempiente nel recepimento di questa decisione quadro.
Dunque, paradossalmente, l'Italia, che potrebbe essere maestra nella lotta alla criminalità organizzata e che, anche dal punto di vista legislativo, potrebbe essere di esempio nei confronti di tanti altri Paesi non ancora adeguatamente all'avanguardia in termini di legislazione, rischia, invece, di essere proprio il Paese che blocca il contrasto alla criminalità organizzata a livello internazionale.
Signor sottosegretario, ripeto, mi auguro che questo suo impegno venga effettivamente rispettato in sede di disegno di legge comunitaria e che questo ci consenta di mettere l'Italia, anche a livello internazionale, in grado di portare avanti un'armonizzazione legislativa tale che ci permetta un contrasto alla criminalità organizzata di successo e al passo con i tempi.

(Orientamenti del Governo in ordine al recepimento della normativa europea relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali - n. 2-00926)

PRESIDENTE. L'onorevole De Micheli ha facoltà di illustrare l'interpellanza Mosca n. 2-00926 concernente orientamenti del Governo in ordine al recepimento della normativa europea relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmataria.

PAOLA DE MICHELI. Signor Presidente, abbiamo inteso presentare a quest'Aula l'interpellanza in oggetto perché questa prende le mosse dalla direttiva europea del 20 ottobre 2010 nella quale il Parlamento europeo si fa carico di dare agli Stati membri indicazioni sulla annosa questione dei rapporti che esistono tra pubblico e privato, e tra privati, relativamente ai tempi di pagamento nelle transazioni commerciali. Pag. 18
Questo è un problema che vede in particolar modo l'Italia in una condizione di grande difficoltà che, in termini numerici, fa sì che la media dei tempi di pagamento che esiste nel nostro Paese sia di 186 giorni, contro una media comunitaria di 63 giorni. Nonostante in Europa i tempi siano molto più brevi di quelli italiani, vediamo che il Parlamento europeo si fa comunque carico, per tutta l'Europa, di dare indicazioni precise agli Stati membri per cercare di migliorare questa condizione. Se poi andiamo a vedere la situazione esistente in Italia relativa ai rapporti di pagamento tra la pubblica amministrazione e le aziende private ci troviamo di fronte ad un quadro addirittura drammatico, che è peggiorato a seguito delle ristrettezze derivanti dal Patto di stabilità, così come risulta dal decreto-legge n. 112 del giugno del 2008, convertito nella legge n. 133 del 2008, la prima maxi-manovra di questo Governo.
Nel suddetto decreto, il Patto di stabilità ha peggiorato le condizioni di tutte le aziende private italiane che hanno un rapporto di fornitura con qualunque ramo della pubblica amministrazione. Sulla sanità è una tragedia perché si arriva addirittura a sfiorare i due anni per poter ottenere i soldi dovuti per una fornitura. Se poi andiamo ad esaminare le condizioni degli enti locali vediamo che queste sono particolarmente diversificate, ma è noto, ormai, che in pancia al bilancio pubblico dello Stato vi siano oltre 60 miliardi di euro di ritardati pagamenti, più di 4 punti del prodotto interno lordo. In Italia, quindi, rispetto al resto dell'Europa, la condizione è sicuramente molto più grave.
Il costo di questi ritardati pagamenti per le aziende viene calcolato attorno al miliardo di euro, una cifra che, soprattutto in un momento di crisi economica, probabilmente, questo Paese non si può più permettere di sostenere.
La Commissione, durante l'iter di formulazione della direttiva citata, ha individuato alcuni fattori, alcune ragioni, alcune cause che sono alla base di questa modalità, così malata, di rapporti di pagamento tra le aziende. Innanzitutto, la struttura del mercato, in particolar modo in Italia, dove il livello di concorrenza è molto basso e in ordine al quale, va ricordato, questo Governo, per ampliare gli spazi della concorrenza - pensiamo alle opportunità e alle necessarie liberalizzazioni - sicuramente ha fatto ben poco, se non nulla. In secondo luogo, proprio la Commissione ci ricorda che vi è un problema fisiologico nella questione dei ritardi nei pagamenti legato alla crisi economica, la quale fa sì che le grandi aziende siano portate a scaricare sulle piccole e medie aziende il costo del denaro. Per questo non vi sono più soltanto gli istituti di credito, ma anche i fornitori diventano banche in un momento di crisi economica.
Altra causa è la mancanza, da parte dei creditori, di sistemi adeguati per la gestione dei rapporti di credito, soprattutto di quelli delle piccole e medie aziende, quindi soprattutto in Italia, perché è qui che abbiamo un numero di piccole e medie imprese maggiore rispetto agli altri Paesi europei; la nostra struttura produttiva ed industriale è dominata da queste grandi risorse che sono, appunto, i piccoli e medi imprenditori.
In Italia praticamente abbiamo una giustizia che, se va bene, fa valere i diritti di un creditore in otto o nove anni. Vi era qui in Aula poco fa il sottosegretario Caliendo: che la questione del rapporto dei pagamenti debba investire in maniera così drammatica anche la questione della giustizia la dice lunga sulla situazione italiana.
Oltre ciò, una delle ragioni per le quali ci troviamo in questa situazione è la questione legata agli interessi e quindi a tutto un tipo di rapporto di aziende che non è sano. Quali sono le conseguenze, signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentate del Governo? Le conseguenze sono innanzitutto che in Italia alcune piccole e medie aziende, nonché professionisti, anche giovani, che hanno aperto la partita IVA per poter accedere al mercato del lavoro, hanno dovuto cessare l'attività. Tali vicende sono numericamente più rilevanti e significative in questa stagione di crisi, ma sono anni che accadono. Pag. 19
In secondo luogo c'è un rapporto sbagliato, che noi definiamo malato, con il credito. Infatti, nel momento in cui un'azienda non può far valere il proprio diritto di essere pagata, deve ricorrere in maniera molto maggiore al rapporto con la banca, al credito, pagando quindi di più - perché si indebita di più - e soprattutto dovendosi portare il peso di uno stato di indebitamento che, a sua volta, condiziona altre due situazioni: la patrimonializzazione - quindi l'opportunità di capitalizzare - e la possibilità di fare investimenti in innovazione. E tutti noi, quando parliamo della crisi economica, ci diciamo che il nostro Paese e la sua struttura produttiva hanno molto bisogno di innovazione e di investimenti in ricerca.
Se allora noi non interveniamo e il Governo non si fa carico rapidamente di questa questione, che la Commissione europea nella sua direttiva pone in termini molto chiari, corriamo il rischio di perdere le poche o molte occasioni che questa crisi - speriamo - possa offrire, per esempio ai giovani. Infatti la questione dei pagamenti, come dicevamo prima, legata alle partite IVA e alle microaziende, corre il rischio di essere una spada di Damocle, anche quando le aziende sono in stato embrionale.
Al riguardo, come gruppo del Partito Democratico, oltre a presentare quest'interpellanza a prima firma dell'onorevole Mosca, abbiamo anche presentato una proposta di legge, a prima firma Beltrandi e Misiani, che rappresenta già il recepimento, con alcuni miglioramenti, della direttiva del 20 ottobre del Parlamento europeo. È quindi questa la proposta di legge del gruppo Partito Democratico e stiamo insistendo affinché la discussione su tale proposta di legge, che - ripeto - sulla questione dei pagamenti è già più avanzata della direttiva comunitaria, venga calendarizzata quanto prima per incominciare a dare risposte al mondo delle imprese e per incominciare a dire che in Italia si può costruire un rapporto di credito più sano.
Oltre alla presentazione della proposta di legge, stiamo cercando di costruire attorno a questo argomento una serie di iniziative, che in qualche modo sorreggano l'obiettivo che ci siamo posti, ovvero la normalizzazione del rapporto di pagamento. Non a caso abbiamo avanzato anche una proposta di legge sulla revisione del Patto di stabilità, in modo da ottenere come risultato la possibilità per tutti quegli enti pubblici e della pubblica amministrazione che i soldi in cassa li hanno di poter onorare gli impegni con le aziende. In ultimo, ma non ultimo, proporremo a breve a quest'Aula un'estensione della sperimentazione del processo civile telematico che in alcuni tribunali nei quali è stato appunto sperimentato ha dato buoni risultati sul secondo aspetto di questo problema, ovvero la garanzia che le piccole e medie imprese, che sono appunto i creditori, abbiano in qualche modo una celerità e rapidità di risposta da parte della giustizia civile che poi le deve garantire.
Ebbene, segnalo tutto questo, signor sottosegretario, per sapere se il Governo ha intenzione di farsi carico di questo problema, approfittando dell'occasione che ci offre il Parlamento europeo, con la direttiva del 10 ottobre, e valorizzando il lavoro del gruppo del Partito Democratico, in particolare dei colleghi Beltrandi, Misiani e di tutti i firmatari, che già si stanno occupando di questo problema.
Noi stiamo facendo anche un'operazione in giro per il Paese per sensibilizzare la politica, la società, e il mondo dell'impresa, su questo tema. Andiamo in giro, aiutati anche dall'associazione dei Radicali, perché vogliamo in qualche modo far pressione - anche fuori da questa Aula - sul Governo affinché si faccia carico di questo che è un problema strategico per il presente e per il futuro dell'impresa italiana.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Sonia Viale, ha facoltà di rispondere.

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con l'interpellanza urgente n. 2-00926, l'onorevole Mosca ed altri chiedono, Pag. 20in vista dell'emanazione della direttiva relativa alla lotta contro i ritardi dei pagamenti, che gli organi dello Stato ottemperino tempestivamente agli obblighi da essa derivanti. Il problema relativo ai ritardi dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni investe l'intera area europea. Nel settembre 2010 l'Unione europea ha emanato la direttiva in base alla quale le fatture si dovranno pagare entro un mese, sia per il settore pubblico che per il privato, e l'interesse da pagare, come compensazione per il ritardo, sarà dell'8 per cento del totale della fattura. I singoli Paesi hanno due anni per recepire negli ordinamenti nazionali la nuova norma, e il nostro Paese ha, pertanto, già avviato l'attività propedeutica al recepimento. Bisogna far presente che al fine di attenuare, almeno parzialmente, i gravi problemi di liquidità delle imprese italiane il Governo ha adottato alcune misure per velocizzare i pagamenti da parte dello Stato nei confronti delle imprese.
La legge n. 102 del 2009, prevede, all'articolo 9, l'introduzione di una serie di misure organizzative per garantire il sollecito pagamento alle imprese delle somme dovute dalle pubbliche amministrazioni per forniture, appalti e somministrazioni e sanare i debiti pregressi. Dal gennaio 2011 è, inoltre, previsto che i crediti vantati dalle imprese verso la pubblica amministrazione possano essere compensati con le somme dovute al fisco per tributi iscritti a ruolo. Con la legge n. 220 del 2010 - legge di stabilità 2011 - è stato istituito, presso il Ministero dell'interno, un Fondo di 60 milioni di euro per l'anno 2011 per il pagamento degli interessi passivi maturati dai comuni per il ritardato pagamento dei fornitori.
Si aggiunge che una volta che la direttiva sarà stata ufficialmente emanata è ferma intenzione del Governo attivarsi per porre in essere tutte quelle misure di razionalizzazione - incluse quelle di natura informatica - che già nel breve termine possano innescare un processo stabile di progressiva riduzione dei ritardi nei pagamenti, ciò al fine di arrivare al termine del previsto biennio con una pubblica amministrazione già in grado di rispettare con certezza i nuovi e più stringenti termini previsti per i pagamenti.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'onorevole Beltrandi, che ha testé sottoscritto l'interpellanza.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la risposta (e ringrazio anche la collega Mosca per aver presentato questa interpellanza, e la collega De Micheli per averla illustrata), tuttavia mi dichiaro subito molto parzialmente soddisfatto di questa risposta, e spiego perché. Il problema è stato già sviscerato - lo conosciamo - e credo anche che non ci sia difformità - almeno voglio augurarmelo - di finalità nel risolvere questa questione. Si tratta di una questione che, a mio avviso, va risolta per un fatto di giustizia, perché non si può far carico a soggetti economici deboli, e per giunta coinvolti in una crisi internazionale così grave, del mancato finanziamento delle banche. Non possono le piccole e medie imprese essere trasformate in banche e sopportare i costi dovuti magari a committenze di monofornitori, molto spesso, quindi anche con un potere negoziale molto ridotto. D'altro canto, è anche una questione che attiene allo sviluppo economico. È chiaro che l'Italia cresce poco (cresceva già poco prima della crisi, e cresce poco adesso), ed è evidente che se si fanno pesare costi propri sulle piccole e medie imprese, che sono il tessuto produttivo, questo penalizza anche la crescita e conduce molte aziende, purtroppo, a chiudere, aziende che sono dal punto di vista del mercato sane, cioè che possono vendere i propri servizi e i propri prodotti.
Ricordiamoci, poi, che il problema riguarda anche i professionisti, compresi quelli che non sono iscritti agli ordini. Infatti, nella proposta di legge presentata dalla componente radicale del Partito Democratico anche loro vengono tutelati da questo punto di vista perché chiunque offre un servizio o un bene deve essere Pag. 21evidentemente retribuito e lo deve essere in tempi certi perché qui, oltre al problema dei ritardi, vi è anche quello dell'incertezza dei tempi.
E, poi, vi è un terzo aspetto che non voglio sottovalutare, ed è quello che concerne i costi standard. Parliamo di federalismo fiscale, di un provvedimento sui costi standard che mi vede anche personalmente favorevole, perché non c'è dubbio che quando un pagatore è ritardatario, è un cattivo pagatore, anche un pagatore che paga tanto, paga troppo, se io sono un'impresa, per esempio, del settore sanitario e devo aspettarmi un ritardo nei pagamenti di due anni, mi sentirò autorizzato evidentemente a praticare dei prezzi che non sono quelli di mercato. Voglio vedere, poi, quando vi saranno i costi standard, se non si affronta questo problema che, come ricordava la collega De Micheli, riguarda fra i 60 ed i 70 miliardi di euro solo per la pubblica amministrazione, come si farà ad imporre il sistema dei costi standard medesimi. Per tutto questo, il problema va affrontato.
Certo, la direttiva non è ancora emanata, ma credo lo sarà molto presto e, comunque, a prescindere dalla direttiva, come ricordava la collega, la questione è urgente e il fatto che passi un mese o no, compromette la salute di alcune imprese piuttosto di altre. Allora, data l'urgenza e dato il fatto che vi è anche la citata proposta di legge sottoscritta, finora, da più di 80 parlamentari di tutti gruppi politici con l'eccezione di uno, quindi assolutamente bipartisan ormai, credo che si dovrebbe cominciare da questo; poi, quando sarà emanata la direttiva, naturalmente essa si recepirà. Sappiamo che la direttiva si può recepire fino a due anni, ma fra due anni, se le cose vanno così, ovviamente, il tessuto economico sarà devastato. Credo, quindi, che se c'è una materia su cui il Governo, ma anche e prima ancora il Parlamento, debba dare segnali di vitalità sia proprio questa. Un provvedimento condiviso da tutte le parti politiche o quasi, una necessità del tessuto produttivo italiano, dell'economia, per cui non si dovrebbe attendere ancora del tempo; le Commissioni, intanto, dovrebbero iniziare a mettere all'ordine del giorno tale provvedimento e, poi, quando la direttiva sarà emanata, certamente non attendere i due anni per recepirla nell'ordinamento italiano.
E, naturalmente - e concludo su questo -, la riforma della giustizia civile perché possiamo anche scrivere delle norme fantastiche, ma se la giustizia risponde con anni, anni, anni ed un'incertezza totale di costi e di tempi, è evidente che non si tratta di uno Stato di diritto e senza uno Stato di diritto i contratti non possono essere rispettati. Le fondamenta, quindi, del sistema economico sono assolutamente contraddette. Abbiamo un compito difficile davanti, ma credo che se, appunto, ha un senso una legislatura, un'esperienza di Governo, sia proprio nell'affrontare con la massima attenzione queste questioni. Saremo ad incalzare, naturalmente, il Governo per la parte di sua competenza su tale materia.

(Iniziative per assicurare la ricezione dei programmi RAI nei territori del Veneto orientale e del Friuli Venezia Giulia - n. 2-00914)

PRESIDENTE. L'onorevole Viola ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00914, concernente iniziative per assicurare la ricezione dei programmi RAI nei territori del Veneto orientale e del Friuli Venezia Giulia (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, signor sottosegretario, il 30 novembre anche nel Veneto e in molte altre regioni d'Italia, Emilia-Romagna e Lombardia, si è avviata la vicenda della programmazione del digitale terrestre. La cosa, come sappiamo, è avvenuta a stralci nel territorio nazionale e, quindi, ci aspettavamo che, al di là di piccoli inconvenienti tecnici che potevano verificarsi nei primissimi giorni, non avesse particolari problemi per gli utenti. Invece, già da subito, sono stati segnalati sul territorio Pag. 22una serie di inconvenienti che, con il passare dei giorni, anziché diminuire sono aumentati, soprattutto nei riguardi della programmazione dei canali della RAI.
Infatti in tutto il territorio di confine tra il Veneto e il Friuli e reciprocamente - io so che è depositata un'interrogazione anche da parte di parlamentari di altri partiti della vicina regione Friuli Venezia Giulia - il segnale in quel territorio arriva debolissimo. Le cause che ci sono state spiegate sono da ricercare in una debolezza del segnale dei canali RAI per cui in moltissime case il segnale della RAI non viene visto cioè non si vede Rai Uno, Rai Due e Rai Tre. Per di più sempre in questa zona di confine i cittadini veneti vedono il TG3 della RAI del Friuli e non il TG3 veneto.
Naturalmente questo ha anche ripercussioni, aspetti di particolare delicatezza. Noi abbiamo avuto proprio in quei territori recentissimamente tra la fine del mese di ottobre, e l'inizio di novembre gravissimi episodi di alluvione. Quindi la RAI funziona anche come elemento importante di trasmissione delle informazioni a carattere di protezione civile. Insomma vengono a mancare i servizi essenziali. Naturalmente tutto questo a tacere, e non possiamo farlo invece, del fatto che i cittadini pagano, al contrario delle altre reti, un canone per il servizio della RAI. Naturalmente ci viene detto che non è un canone di servizio ma una tassa di possesso, però di fatto tutti i cittadini in queste ore e in questi giorni entro il 31 gennaio dovranno pagare il canone per poter vedere la televisione. Normalmente i cittadini del Veneto e del Friuli sono cittadini diligenti, lo fanno e lo fanno ben volentieri ma è certo che in questa situazione ci si trova di fatto di fronte ad una mancanza di servizio. Ripeto che ad oggi non abbiamo avuto alcun segnale che le cose siano cambiate.
Noi abbiamo segnalato nell'interpellanza le motivazioni tecniche di fatto che ci sono state segnalate che derivano appunto dall'aver cambiato il sistema delle frequenze, il sistema dei segnali della RAI, che il sistema su cui sono orientate le antenne di quella zona cioè verso il ripetitore del Piancavallo è un ripetitore più debole e quindi trasmette il segnale debolmente a quelle zone e quindi per questo motivo quelle zone non vedono. La RAI, Rai Way, interessata del problema dalle amministrazioni locali e in qualche misura anche dalla regione Veneto ha risposto che per ovviare al problema basta che i cittadini cambino l'orientamento delle antenne.
Naturalmente voi sapete e sappiamo che i cittadini per poter ricevere il digitale terrestre hanno dovuto comunque già subire dei costi. Il minimo della «pena» è stato l'acquisto del decoder se non per qualcuno anche il cambio della televisione che naturalmente è stata una scelta personale però il cambio del decoder comunque ha comportato un onere. Ma se il cambio del decoder può limitarsi ad una ventina di euro, il cambio dell'orientamento dell'antenna prevede molto spesso, l'arrivo dell'antennista che è un professionista, un artigiano e deve essere pagato e molto spesso arriva il cambio dell'antenna contestuale. Insomma stiamo parlando di cifre tra i 150 e i 200 euro e per moltissime famiglie. Molto spesso questi cittadini sono persone anziane che hanno come unico strumento le televisioni anche per passare le proprie giornate e che vengono private - ribadisco - dell'unico servizio che ha un costo per la sua fruizione e, quindi, da questo punto di vista si è venuto a creare un vero e proprio caso. Tenete presente che si sono costituiti comitati che hanno sollecitato la regione, che hanno sollecitato la RAI ma la risposta è stata: cambiate la direzione dell'antenna.
L'interpellanza non ha altro significato se non quello di capire se il Governo è nella possibilità di attivarsi. Tra l'altro il Governo con il Ministero dell'economia e delle finanze ha di fatto la golden share della RAI ed è il proprietario della RAI e quindi è il rapporto con la RAI che deve essere in qualche misura verificato da parte del Governo. C'è una competenza specifica poi del Ministero dello sviluppo economico e delle telecomunicazioni nei rapporti con la RAI. Noi ci aspettiamo che Pag. 23il Governo ci venga a dire che è stato fatto tutto il necessario perché non ci siano ulteriori costi e ulteriori aggravi nei confronti dei cittadini.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Stefano Saglia, ha facoltà di rispondere.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Occorre, innanzitutto, premettere che anche con il sistema analogico la ricezione dei programmi di Rai Tre è sempre risultata critica nelle regioni del nord Italia, ed in particolare nel Veneto e nel Friuli Venezia Giulia. Il problema deriva dal fatto che in tale area l'orografia del territorio non si coniuga con i confini geografici delle regioni. Già da tempo, in previsione del passaggio al digitale, questa amministrazione ha valutato, di concerto con la RAI e con l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni tale problematica tecnica, allo scopo di garantire in digitale, per quanto consentito dagli ostacoli naturali del territorio, la ricezione dei programmi regionali della RAI.
Nella fattispecie l'area geografica in questione è un'area di confine geografico, ma non radioelettrico. L'attività di valutazione sopracitata, posta in essere dal Ministero, dall'Autorità e dalla RAI, ha portato alla sottoscrizione di un accordo procedimentale finalizzato ad assegnare alla RAI per l'irradiazione in digitale del Multiplex 1, ricomprendente, tra l'altro, i programmi Rai Uno, Rai Due e Rai Tre, un numero di risorse radioelettriche tale da poter gestire la rete in modo da non arrecare danno all'utenza finale.
Il problema nasce dal fatto che l'utenza, nell'area geografica interessata dal disagio, ha le antenne prevalentemente predisposte alla ricezione della banda III VHF televisiva e questo perché, storicamente in quell'area, il servizio di Rai Uno, in analogico, veniva svolto irradiando il programma dal monte Venda, localizzato sui Colli Euganei e utilizzando un canale in III banda.
Secondo quanto previsto dall'accordo sopra menzionato, che prevede, tra l'altro, l'uso in esclusiva per il servizio regionale, da parte della concessionaria pubblica, di una frequenza UHF-banda IV e V, si ritiene che possano essere utilizzati accorgimenti tecnici che dovrebbero garantire il servizio.
Si segnala inoltre, che per effetto dello switch-off, avvenuto negli ultimi mesi sia in Veneto che in Friuli Venezia Giulia, nonché da verifiche effettuate sul territorio, tali regioni risultano servite dal segnale Multiplex 1. Come sopra ricordato tale segnale veicola Rai Uno, Rai Due e Rai Tre, con i contenuti regionali, e Rai News.
Resta il fatto che, a quanto dichiarato dagli interpellanti, persistono problemi di ricezione, di cui questa amministrazione è consapevole, nonostante le misure che abbiamo compiuto.
Per questo motivo, anche a seguito della presentazione dell'interpellanza urgente, è stato convocato nella giornata di giovedì 13 gennaio 2010, un tavolo di confronto tra il Ministero, la RAI e i principali broadcaster, nel corso del quale il Ministro Paolo Romani ha chiesto un impegno della RAI medesima per addivenire ad una soluzione celere e definitiva delle problematiche.
Il Ministero dello sviluppo economico valuterà con attenzione l'evoluzione della questione e verificherà l'efficacia degli interventi adottati per risolverla.

PRESIDENTE. L'onorevole Viola ha facoltà di replicare.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, io ringrazio il signor sottosegretario che mi risponde a quindici giorni dall'incontro del 13 gennaio che citava adesso. Devo dire che l'interpellanza urgente è stata presentata l'11 gennaio e avrebbe dovuto essere calendarizzata proprio il 13 gennaio ai sensi del Regolamento. Tuttavia, dalla segreteria del Ministro mi è stato chiesto di dare tempo per poter verificare la situazione e i risultati dell'incontro di cui ci ha or ora raccontato dal sottosegretario. Ho concesso questo tempo ben volentieri perché l'interesse non era quello di sollevare una polemica Pag. 24strumentale, ma quello di dare una risposta ai cittadini.
Sostanzialmente, sottosegretario, oggi ci dice che è stato chiesto alla RAI di verificare la cosa, ma a quindici giorni di distanza da quel momento ancora non si è in grado di dare una risposta. Io penso che ci voglia un di più da parte del Governo rispetto a questo tema, soprattutto, sottosegretario, per i cittadini e per gli utenti, che sono decine di migliaia - qualcuno parla di centinaia di migliaia - perché l'ambito territoriale ricomprende il Friuli e il Veneto.
Dal punto di vista tecnico le soluzioni ci sono. Ci siamo fatti carico di capire come sarebbe possibile: basterebbe che la RAI aumentasse la potenza del segnale da Piancavallo. Con questo farebbe in modo che in tutta la zona - l'analisi che ci è stata fornita conferma le cose che sappiamo - fosse possibile vedere meglio Rai Uno, Rai Due e Rai Tre, usando il Multiplex sostanzialmente con un doppio segnale e trasmettendo i programmi RAI sullo stesso Multiplex, sia Rai Tre del Friuli che Rai Tre del Veneto.
I cittadini del Veneto potrebbero vedere anche il TG3 Friuli oltre al TG3 Veneto e reciprocamente quelli del Friuli. Insomma, le soluzioni tecniche, possibili, ci sono, e ricordo anche un'altra cosa al Governo: sono state messe a disposizione, e nell'interpellanza ciò viene ricordato, ingenti risorse per la RAI al fine di rispondere ai problemi che si sapeva si sarebbero presentati. La stessa risposta del sottosegretario ci dice che gli organismi tecnici erano sostanzialmente a conoscenza di quali sarebbero stati i problemi, che li avrebbero risolti, è ben vero quello che sottolineava il sottosegretario Saglia, e così anche i problemi originari, ad esempio il fatto che il TG3 veneto non si vedesse in quel territorio.
Era questa l'occasione per dare una risposta definitiva al problema, ci sono le possibilità tecniche di farlo, ci sono le risorse e aggiungo un'ultima cosa: abbiamo avuto una campagna mediatica massiccia su tutti i territori, quando c'è stato il momento del passaggio al digitale, finanziata sostanzialmente come elementi di pubblicità, si sono indirizzate una parte di queste risorse caricandole sulla RAI. Quello che mi sarei aspettato è che ci fosse stata una presa in carico dei problemi nei riguardi dei cittadini, è questo che manca nella risposta del Governo; da questo punto di vista segnalo che c'è un'attività, un'attenzione da parte dei cittadini per capire se vi sono i motivi per un ricorso, anche di tipo giudiziario, rispetto alla mancanza del servizio da parte della RAI.
Penso che un Governo che abbia l'autorevolezza che deve avere il Governo nei confronti sostanzialmente di un proprio organismo operativo qual è la RAI - non sono un giudice ma la sostanza è che lo Stato è proprietario della RAI e il Governo è sostanzialmente il soggetto che governa questo strumento - avrebbe dovuto imporre alla RAI di dare una soluzione a un problema che, ripeto, è solo tecnico.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,35)

RODOLFO GIULIANO VIOLA. È sufficiente potenziare il segnale da Piancavallo. Vi è la possibilità di una risposta, siccome mi pare che la risposta del sottosegretario rappresenti un minimo di interlocuzione, lei non ha detto che non si farà niente, che non vi è alcuna possibilità, mi auguro che il Governo abbia la forza e l'autorevolezza per imporre alla RAI una modifica del proprio atteggiamento - mi dicono che vi è stata anche la presenza degli ispettori ministeriali sul territorio - e soprattutto mi auguro che non si carichino i cittadini di ulteriori spese. Anche il fatto stesso che questi ultimi debbano ricorrere a spese legali per avere salvaguardato un proprio diritto a fronte di una spesa che devono affrontare è ingiusto; mi auguro che tutto questo non avvenga e che il Governo si attenga alla propria linea.
Tenga presente, signor sottosegretario, che il 31 gennaio scade il termine di pagamento del canone della RAI. Nessuno di noi si mette a incitare rivolte fiscali o cose del genere, come qualche altro amministratore Pag. 25ha fatto sui territori, non ci interessa mettere i cittadini in una condizione di difficoltà, però è evidente che, di fronte a questo, in moltissime persone di buonsenso sorge il dubbio se valga la pena essere dei cittadini corretti, onesti come sempre sono stati, di fronte alla mancanza di un servizio, perché, se io uso il pullman pago il biglietto ma se non lo uso non devo pagare, quindi, di fatto, siccome il pullman non sta passando e io non lo sto usando, in qualche misura qualcuno questa logica conseguenza la deve trarre.
Per evitare tutto questo basta pochissimo. L'ho detto, l'ho ripetuto e intendo riaffermarlo: il Governo faccia la propria parte, imponga alla RAI di potenziare i servizi, di usare i Multiplex in maniera diversa e vedrà che non avremo più problemi in questa zona e avremo dato ai cittadini un servizio in più. Oggi il digitale può essere un servizio in più per usufruire di maggiori informazioni.
Mi auguro proprio che il Governo possa fare questo. In difetto di questo, e da questo punto di vista mi devo rammaricare del fatto che dopo venti giorni non si è stati in grado di dare una risposta, è evidente che costringeremmo i cittadini ad azioni che comportano loro aumenti di costi e fastidi che non devono essere dati. Il passaggio al digitale doveva essere un evento positivo per la comunità, non solo per il servizio pubblico; mi pare che si stia trasformando, almeno in quei territori, in un evento assolutamente negativo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 11,40).

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo per ricordare e segnalare all'Aula che in questo momento, in molte parti d'Italia si stanno svolgendo manifestazioni in ricordo della giornata particolare di oggi ossia la giornata della memoria sulla tragedia della Shoah. Ricordo che nell'ambito delle diverse manifestazioni in questo momento si sta svolgendo una manifestazione dal significato ancora più intenso e particolare presso la risiera di San Saba Trieste, l'unico forno crematorio allestito nel nostro Paese per procedere con questa atroce iniziativa di annientamento del popolo ebraico.
Colgo l'occasione anche per sollecitare per la quarta volta - perché ormai lo sto facendo ogni anno proprio il giorno della memoria, come ho fatto anche il 27 gennaio dello scorso anno - una risposta all'interrogazione da me presentata il 18 settembre del 2008 e relativa al campo di internamento di Visco che si trova in provincia di Udine. Si tratta di un campo presso il quale migliaia di civili sono stati internati nel corso del secondo conflitto mondiale, donne, vecchi e bambini prevalentemente provenienti dall'ex impero austro-ungarico, dalle vicine Slovenia, Croazia, Ungheria, Polonia e via dicendo.
Non c'è stata ancora una risposta da parte del Ministro per i beni e le attività culturali e dunque la prego, signor Presidente, di intercedere presso il Governo affinché ci sia una risposta circa gli intendimenti di questo Governo e del Ministro sul destino di quel campo di internamento che ha visto migliaia di persone soffrire grandi patimenti.
Nella mia regione purtroppo, oltre alla risiera di San Saba ed al campo di internamento di Visco, c'è stato anche un altro campo di internamento a Gonarz dove, per fortuna, grazie all'iniziativa delle istituzioni locali è stato realizzato un monumento che ricorda anche le vittime, le persone, i civili che morirono in quel capo di internamento.
Questo, signor Presidente dovrebbe essere un impegno per ricordare in maniera significativa la ricorrenza odierna. Infatti al di là dei proclami e dei discorsi ufficiali Pag. 26se, da parte delle istituzioni e in particolare da parte del Governo non si procede con interventi destinati a tutelare la memoria storica, molti interventi e molte dichiarazioni anche delle più alte rappresentanze di questo Governo sono destinate ad essere collocate, non nel campo della obiettività e della ragionevolezza storica, ma nel campo della demagogia.
Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola e la prego di intercedere affinché si dia finalmente risposta alla mia interrogazione n. 4-01071 depositata il 18 settembre 2008 relativa al campo di internamento di Visco.

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, faccio chiosa all'intervento del collega che ha ricordato una motivazione concreta locale, ossia quella di poter mantenere fisicamente i luoghi della memoria, su cui credo ci sia la massima condivisione. Ritengo, però, visto che si è iniziato in altre sedi più autorevolmente e con maggior dovizia di particolari e con maggior organizzazione (oggi alla Camera sarà ricordata la giornata della memoria), che anche il Parlamento, seppure a ranghi ridotti, abbia il dovere di ricordare l'impegno e l'attualità della memoria nella storia, l'impegno nel contrastare qualsiasi forma di antisemitismo.
Ricordiamo che in questa legislatura è stato istituito un comitato all'interno della Commissione esteri proprio di indagine sull'antisemitismo. Ricordiamo, inoltre, l'impegno del Parlamento nel contrastare la dichiarazione di Durban, che avrebbe, in qualche modo, fatto riprendere una serie di posizioni da parte di Paesi su cui vi è una preoccupazione elevata, i quali stanno riproponendo soluzioni negazioniste, anche nei confronti di Israele, e che stanno rinfocolando l'antisemitismo all'interno del mondo.
Il nostro impegno oggi, a distanza di tanti anni, è mantenere non solo la memoria, ma il ricordo delle vittime e delle cause. Ricordiamo che, in qualche modo, la bestia che ha gestito e fatto nascere questo momento di odio, è una bestia dentro l'uomo, interna all'uomo, e non sempre si riesce a contenerla. Tuttavia, ci sono delle ideologie e ci sono dei segnali; noi dobbiamo lottare quotidianamente contro questa bestia, dobbiamo lottare quotidianamente con la ragione e dobbiamo coglierne i segnali.
Alcuni giorni fa, discutendo una mozione sull'odio e sulle persecuzione dei cristiani nel mondo, abbiamo sostenuto che è tempo di una nuova resistenza, è tempo di cogliere i segnali dell'odio nei confronti della religione, nei confronti delle persone, dei diritti e della negazione di quella che è la madre di tutte le libertà: la libertà religiosa. Credo quindi che oggi sia necessario che sia testimoniata dall'attenzione del Parlamento (tra l'altro la manifestazione di ieri, Presidente, l'ha vista a favore di Asia Bibi), non per paragonare questo fatto ad un evento tragico come la Shoah, che è unico nel suo genere, ma per cogliere questi segnali della bestia che è dentro l'uomo e che dobbiamo contenere con l'uso legittimo di Dio, non mai nel nome di Dio e con un uso ancora più accorto della prudenza e della ragione.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Polledri. È stata una giusta iniziativa quella di far risuonare ancora una volta in quest'Aula lo spirito profondo del popolo italiano che dice: mai più una Shoah, mai più la persecuzione di persone innocenti colpevoli solo della loro razza - presunta, perché in fondo esiste solo una razza umana - e solo per la loro religione. È giusta anche l'iniziativa di accomunare questa memoria a quella di tutti i perseguitati e di tutti coloro che oggi soffrono ingiustamente. Proprio recentemente abbiamo avuto notizia di un giornalista cristiano assassinato nelle Filippine. È necessario che vi sia solidarietà con le vittime e arrivi finalmente la giusta difesa e tutela da parte della comunità internazionale.

Pag. 27

Annunzio dell'elezione del presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale.

PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale, istituita con deliberazione della Camera del 13 luglio 2010, ha proceduto nella seduta del 26 gennaio all'elezione del proprio presidente, in sostituzione del deputato Giacomo Stucchi, dimissionario. È risultato eletto il deputato Giovanni Fava.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta, avvertendo che l'organizzazione dei tempia di esame della mozione n. 1-00540 sarà pubblicata in calce al resoconto della seduta odierna.

Lunedì 31 gennaio 2011, alle 14,30:

1. - Discussione della mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00540 concernente iniziative per il rilancio dell'economia ed il sostegno alle piccole e medie imprese.

2. - Discussione del testo unificato delle proposte di legge:
SCHIRRU ed altri; FEDRIGA ed altri: Interpretazione autentica del comma 2 dell'articolo 1 della legge 23 novembre 1998, n. 407, in materia di applicazione delle disposizioni concernenti le assunzioni obbligatorie e le quote di riserva in favore dei disabili (C. 3720-3908-A).
Relatore: Pelino.

3. - Discussione delle mozioni Bosi ed altri n. 1-00488, Di Biagio ed altri n. 1-00451 e Villecco Calipari ed altri n. 1-00541 concernenti iniziative in materia di concessione degli alloggi di servizio del Ministero della difesa.

4. - Discussione delle mozioni Oliverio ed altri n. 1-00513 e Fogliato ed altri n. 1-00542 concernenti iniziative in materia di riforma della politica agricola comune (PAC).

5. - Discussione della proposta di legge:
BARBIERI ed altri: Concessione di contributi per il finanziamento della ricerca sulla storia e sulla cultura del medioevo italiano ed europeo (C. 2774-A).
Relatore: Barbieri.

La seduta termina alle 11,50.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA MOZIONE N. 1-00540

Mozione n. 1-00540 - Iniziative per il rilancio dell'economia ed il sostegno alle piccole e medie imprese
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 5 minuti
Partito Democratico 59 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro 24 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 24 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Iniziativa Responsabile 21 minuti
Misto: 17 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.