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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 413 di giovedì 23 dicembre 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 9.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione a partire dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sugli incidenti avvenuti a Roma il 14 dicembre 2010.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sugli incidenti avvenuti a Roma il 14 dicembre 2010.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro dell'interno)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'interno, onorevole Roberto Maroni.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come ho già avuto modo di fare in occasione dell'analoga informativa che ho fornito il 17 dicembre scorso al Senato, desidero, innanzitutto, esprimere ancora una volta, a nome del Governo e mio personale, tutto l'apprezzamento per l'operato delle forze dell'ordine, che, come nella precedente occasione del 14 dicembre, anche per le manifestazioni svoltesi nella giornata di ieri, hanno dato prova di grande equilibrio e di eccellente professionalità.
In particolare, a Roma, nonostante qualche limitata criticità dovuta al mancato preavviso da parte dei manifestanti, come i rallentamenti del traffico per i blocchi stradali momentanei, principalmente sulla Tiburtina e sulla tangenziale, il dispositivo di prevenzione predisposto dalla prefettura e dalla questura ha funzionato egregiamente.
Il progressivo affinamento di questo dispositivo ha contribuito a far sì che la mobilitazione di ieri a Roma, in concomitanza con la discussione al Senato del disegno di legge di riforma universitaria, sia avvenuta senza incidenti. La scelta operata dal prefetto, d'intesa con il questore, di disporre le forze dell'ordine in Pag. 2modo tale da garantire il pronto intervento in caso di necessità, senza creare zone rosse né militarizzare il territorio, è stato un ulteriore elemento che ha contribuito a depotenziare il rischio di tutte quelle tensioni che si temevano, visti i precedenti.
A Roma, ieri, l'iniziativa di protesta ha avuto inizio alle ore 11, quando 2.500 studenti dei collettivi studenteschi si sono mossi in corteo da piazzale Aldo Moro con l'intenzione di percorrere piazzale Verano, San Lorenzo e piazza di Porta Maggiore, per dirigersi verso la periferia.
Altri trecento studenti di Roma Tre, contemporaneamente, si sono mossi in corteo da piazzale Ostiense, con l'intenzione di raggiungere la sede del Ministero dell'istruzione in viale Trastevere. A tali iniziative se ne sono poi aggiunte altre di minore portata e di carattere più estemporaneo, tutte svoltesi senza incidenti.
Alle ore 14 circa i manifestanti hanno fatto ritorno ai luoghi di partenza e hanno terminato le rispettive iniziative di protesta. Anche nella giornata di ieri la manifestazione della capitale è avvenuta in concomitanza ad una mobilitazione di carattere generale, che ha interessato diverse altre città (Catania, Cosenza, Napoli, Palermo, Ancona, Milano e Torino), in nessuna delle quali si sono registrati incidenti di particolare rilievo.
Nessun incidente degno di nota si è verificato, quindi, salvo quanto accaduto a Palermo. In questa città, a metà mattinata, circa 600 manifestanti hanno tentato ripetutamente di assaltare la sede della regione siciliana, ma sono stati respinti dalle forze dell'ordine schierate a protezione della sede istituzionale; successivamente, hanno dato luogo ad un fitto lancio di uova, petardi e sedie all'indirizzo dei contingenti di polizia, prima di allontanarsi.
Un finanziere ha riportato la frattura di un dito della mano ed è stato trasportato in ospedale. Analogo lancio di oggetti è stato effettuato nel momento in cui il corteo sfilava in prossimità della questura. È stata una brutta cosa l'assalto alla questura di Palermo, simbolo della lotta alla mafia, sede della sezione Catturandi della squadra mobile, quella che ha arrestato tutti i capimafia, da Riina a Provenzano, a Mimmo Raccuglia.
Vedere lanciare pietre, bottiglie e uova contro uno degli avamposti della lotta alla mafia mi ha profondamente rattristato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Unione di Centro). A parte questo episodio, tuttavia, la giornata di ieri si è svolta ovunque senza incidenti. Diverso è stato l'evolversi degli avvenimenti e delle manifestazioni svoltesi a Roma il 14 dicembre scorso, quando i manifestanti hanno dato luogo ad episodi di violenza in più di un'occasione, anche contro le forze di polizia.
I fatti: lo scorso 14 dicembre, in occasione della discussione della mozione di sfiducia nei confronti del Governo, si sono svolte a Roma una serie di manifestazioni, la maggior parte delle quali sono state espressione di una mobilitazione nazionale che ha interessato l'intero territorio del Paese, con iniziative attuate nello stesso giorno in diverse città italiane avviate dai movimenti studenteschi e dai sodalizi dell'area antagonista sotto lo slogan: «Uniti contro la crisi».
Le diverse manifestazioni, partite nella mattinata da diversi punti della capitale, sono confluite in un unico corteo di circa ventimila persone che, intorno alle ore 13, ha raggiunto Piazza Venezia. Fino a quel momento, ad eccezione di un lancio di uova con vernice presso il rettorato dell'Università degli studi Roma Tre intorno alle ore 9,30, non si erano verificati episodi degni di nota.
Il corteo ha quindi proseguito il suo percorso con l'intenzione di arrivare a palazzo Montecitorio, al Senato e ad altre sedi istituzionali, facendo registrare così le prime situazioni critiche. Intorno alle ore 13,20, infatti, in Via degli Astalli, in concomitanza con più passaggi di gruppi di un centinaio di manifestanti per volta, si è verificato un ripetuto lancio di bombe - vere e proprie bombe, si chiamano bombe carta ma sono dei veri e propri ordigni che possono fare molto male - fumogeni ed altri oggetti contundenti contro i veicoli Pag. 3dei carabinieri schierati sul posto. Nella circostanza, i manifestanti hanno cercato di superare con violenza gli stessi veicoli, tentativo scongiurato dalle forze dell'ordine. Tre carabinieri sono rimasti contusi mentre un funzionario della questura è rimasto lievemente ustionato al volto dal lancio di un fumogeno.
Alle ore 13,50 circa in Corso Rinascimento centinaia di manifestanti hanno tentato di forzare un presidio delle forze dell'ordine, danneggiando i veicoli blindati con picconi ed altri attrezzi da lavoro sottratti ad un veicolo utilizzato da alcuni operai e parcheggiato nella zona. Per disperdere i manifestanti, attrezzati con scudi e caschi, si è reso necessario il ricorso a cariche di alleggerimento e al lancio di lacrimogeni a mano.
Intorno alle ore 14 in Piazza Montecitorio, raggiunta transitando attraverso i vicoli che affacciano su Largo di Torre Argentina, un centinaio di manifestanti ha tentato di sfondare il presidio a tutela della Camera dei deputati. Anche in questo caso è stato necessario respingere l'attacco. A questo punto i manifestanti hanno desistito dal tentativo di forzare il blocco a tutela della Camera dei deputati e hanno proseguito intenzionati a percorrere Corso Vittorio Emanuele e il Lungotevere per arrivare in Piazza del Popolo.
Le azioni dei manifestanti erano perfettamente sintonizzate sull'andamento dei lavori parlamentari in corso e, infatti, quando si è diffusa la notizia della fiducia ottenuta dal Governo alla Camera, alle ore 14,10 circa, il personale della DIGOS ha intuito che una parte dei manifestanti, una volta raggiunta Piazza del Popolo, intendeva entrare in via del Corso per raggiungere le sedi istituzionali; pertanto, è stato disposto lo spostamento dei reparti per effettuare blocchi in via del Corso, via del Babuino e via di Ripetta. Effettivamente, appena raggiunta Piazza del Popolo, una consistente parte di manifestanti, oltre cinquemila persone, si è spostata in direzione di Via del Corso e Via del Babuino. Numerosi dimostranti hanno ingaggiato un attacco violento contro contingenti delle forze dell'ordine, utilizzando come corpi contundenti ogni tipo di oggetto o arredo urbano, tra cui fioriere, cestini per i rifiuti e pietre recuperati lungo la sede stradale, nonché petardi e artifizi pirotecnici. È a questo punto che i manifestanti hanno dato luogo agli scontri più violenti che hanno richiesto diversi interventi di alleggerimento.
Alle ore 15 circa in largo Goldoni un gruppo di manifestanti ha lanciato verso alcuni contingenti delle forze dell'ordine sampietrini ed altri oggetti contundenti, oltre a decine di bombe. Anche in questo caso è stato necessario ricorrere a interventi dissuasivi per respingere l'attacco. Inoltre, sempre alla stessa ora, in Via Ulpiano, presso la sede della Protezione civile, si sono radunate circa venticinque persone, travisate da caschi, fazzoletti e sciarpe, che, dopo avere infranto le vetrate delle due porte d'ingresso, sono entrate nell'androne e hanno fatto esplodere un petardo.
Alle ore 15,10 circa, un gruppo di manifestanti ha tentato di attaccare il contingente delle forze dell'ordine posto a tutela di Montecitorio, ma è stato respinto con ripetute cariche lungo via del Corso fino a piazza del Popolo, dove si sono fronteggiati migliaia di manifestanti e le forze di polizia. Nell'occasione, i dimostranti hanno ribaltato sulla sede stradale un furgoncino dell'Azienda municipale ambiente, dandogli fuoco e proseguendo nel lancio di oggetti contundenti verso gli operatori di polizia.
Alcuni contingenti di rinforzo hanno poi raggiunto piazza del Popolo da via del Babbuino, mentre un gruppo di manifestanti assaltava ed incendiava un veicolo blindato della Guardia di finanza. Il mezzo veniva completamente distrutto e l'incendio si propagava ad altre due veicoli, anch'essi distrutti, unitamente a diversi mezzi delle forze dell'ordine, che rimanevano danneggiati. La gravità della situazione ha reso necessario l'invio di ulteriori contingenti di rinforzo che, con l'uso di lacrimogeni e cariche di alleggerimento, hanno liberato la piazza dai manifestanti, i quali si sono poi riversati su piazzale Flaminio. Qui gli incidenti Pag. 4sono proseguiti. Alle 16 circa i manifestanti hanno dato luogo ad un ulteriore lancio contro le forze dell'ordine di sampietrini ed altri oggetti contundenti, oltre a bombe e fumogeni, rendendo ancora necessario un intervento dissuasivo. Gli aggressori violenti, dispersi in piccoli gruppi, hanno poi incendiato diversi cassonetti posti al centro della sede stradale. Successivamente, alle ore 18,30, i manifestanti in gruppi consistenti, a piedi o in metropolitana, sono rientrati all'Università La Sapienza e alle altre sedi di provenienza.
Durante tutti gli episodi verificatisi, sono stati danneggiati sei veicoli delle forze dell'ordine e due veicoli privati, circa cento operatori delle forze dell'ordine sono rimasti feriti, mentre tra i manifestanti hanno fatto ricorso alle cure mediche 28 persone. Sono state fermate 34 persone, di cui 24 tratte in arresto e le altre denunciate in stato di libertà. Tra loro vi sono giovani e meno giovani, provenienti dal Lazio, da diverse località di Italia (Pisa, Genova, Napoli, Trento, Bari, Teramo, Pescara, Forlì, Todi, Orvieto, Chieti ed Asti), nonché uno studente francese.
Nei giorni successivi, più precisamente il 20 dicembre scorso, a seguito della divulgazione televisiva di un filmato, che riprendeva l'aggressione di un ragazzo colpito violentemente con un casco alla testa durante gli scontri avvenuti nella capitale, un giovane romano di 21 anni ha fatto pervenire tramite i suoi legali una dichiarazione di assunzione di responsabilità alla procura della Repubblica.
Le autorità provinciali di pubblica sicurezza avevano attentamente pianificato, nell'ambito di apposite riunioni di coordinamento interforze, i dispositivi flessibili finalizzati a tutelare tutti gli obiettivi ritenuti sensibili nella circostanza, in particolare le sedi istituzionali che risultavano essere particolarmente esposte. La flessibilità del dispositivo di sicurezza, predisposto da prefettura e questura, ha previsto di limitare l'interdizione alla normale circolazione delle zone da proteggere solo allo stretto indispensabile, consentendo nella gran parte della mattinata il regolare svolgimento della vita cittadina. Alla pianificazione di tale dispositivo le autorità di pubblica sicurezza sono pervenute anche sulla base di un'attenta analisi delle informazioni preventive, che erano state acquisite e che avevano evidenziato l'intenzione delle frange più violente ed estremiste dei manifestanti di arrivare comunque a Montecitorio per assediare la Camera dei deputati, pronte anche a reagire, qualora fossero stati attuati sbarramenti da parte della polizia, come già avvenuto in occasione della manifestazione studentesca del 30 novembre scorso.
Come in quella circostanza, peraltro, la manifestazione ha fatto registrare la presenza, a fianco degli studenti, di gruppi organizzati e di militanti antagonisti, che poco o nulla hanno a che fare con la scuola e con lo studio, provenienti da centri sociali autogestiti delle principali città italiane. L'ampia partecipazione dei centri sociali testimonia l'eccezionale mobilitazione che si è voluta imprimere alla protesta degli studenti del 14 dicembre per inquinarla con la violenza. È per questa ragione che la manifestazione e gli incidenti del 14 dicembre a Roma segnano una novità rispetto ad altre manifestazioni di dissenso anche forte degli ultimi anni.
Le scene di gratuita violenza urbana che abbiamo visto non erano né possono essere considerate degenerazioni violente di pacifici cortei ad opera di qualche sparuto gruppo di black bloc. Questi cortei, formati da una maggioranza di studenti impegnati a protestare contro una riforma non condivisa, sono stati presi in ostaggio da gruppi organizzati di violenti, che avevano il solo scopo di sfregiare una città, colpire i palazzi della democrazia e attaccare gli uomini delle forze dell'ordine. Una minoranza fatta di professionisti della violenza, che fortunatamente ieri non si è vista, estranei alle ragioni della protesta e che intendono strumentalizzare le occasioni di dissenso per alimentare tensioni e violenza. La violenza di pochi nuoce alla causa dei moltissimi studenti veri che vogliono legittimamente Pag. 5e pacificamente dimostrare la loro contrarietà a provvedimenti che ritengono ingiusti. Il diritto a manifestare pacificamente il proprio dissenso è sacrosanto e sarà sempre tutelato e garantito dalle forze dell'ordine ma la violenza sarà sempre da noi contrastata con ogni mezzo. Infine, anche in quest'Aula voglio ribadire come sono destituite di ogni fondamento le illazioni diffuse nei giorni scorsi sulla presunta presenza, il 14 dicembre scorso, tra i manifestanti, di provocatori inviati o infiltrati dalle forze di polizia. Tali ipotesi sono assolutamente infondate e gratuitamente offensive nei confronti di tutti gli operatori delle forze dell'ordine (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Futuro e Libertà Per l'Italia). Ugualmente infondati si sono rivelati i clamori suscitati dalle immagini che hanno ritratto rispettivamente un carabiniere e un finanziere che impugnavano una pistola durante le fasi concitate della manifestazione del 14 dicembre scorso. In questi casi è stato appurato che i militari erano impegnati proprio a proteggere le armi di ordinanza dai tentativi dei manifestanti di sottrargliele. L'unica vera realtà è che gli operatori delle forze di polizia, nella drammatica situazione di vera e propria guerriglia urbana, hanno agito, pagando peraltro un pesante tributo, con un senso di responsabilità e di legalità esemplare, per tutelare l'esercizio delle funzioni fondamentali delle istituzioni più rappresentative dagli attacchi violenti di gruppi di veri e propri delinquenti. Ed è solo grazie alle forze dell'ordine che, nonostante il contesto di eccezionale gravità, non ci sono stati né vittime né feriti gravi a seguito della manifestazione del 14 dicembre scorso. I professionisti della violenza non possono essere tollerati né giustificati e non possono trovare sponda da parte di nessuno: devono essere isolati e perseguiti con il massimo del rigore ed è quello che continueremo a fare con sempre maggiore determinazione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Futuro e Libertà Per l'Italia e Unione di Centro).

Interventi

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, mi sembra evidente che quanto avvenuto ieri e quanto avvenuto il 14 dicembre scorso hanno avuto caratteristiche molto diverse. Voglio partire da ciò che è avvenuto il 14 dicembre scorso, giornata durante la quale abbiamo avuto un singolare sommarsi di vicende anche politiche. Il 14 dicembre scorso sono state messe in piedi e progettate due spallate, una parlamentare, che doveva far cadere questo Governo e una di piazza, che doveva accompagnare questo tipo di operazione politico-parlamentare (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro). In questa spallata di piazza si è innestata un'azione di gruppi organizzati che hanno praticato la guerriglia urbana in termini organizzati, determinando una tensione acutissima per quanto riguarda il centro della città di Roma. Tutto questo non si è ripetuto ieri, ma dobbiamo avere piena consapevolezza del fatto - credo che l'introduzione del Ministro Maroni che condivido interamente lo metta in evidenza - che nella realtà italiana sono presenti gruppi organizzati in grado di praticare la guerriglia urbana, che non hanno quelle identità chiare ed evidenti che c'erano anni fa, bensì identità più sommerse e meno evidenti, ma non meno pericolose.
Da questo punto di vista reputo assolutamente sbagliato il tipo di polemica che alcuni esponenti del Partito Democratico hanno sviluppato avanzando la teoria degli infiltrati rispetto al fatto che le forze dell'ordine, il 14 dicembre, sono state fatte oggetto di assalti organizzati, che solo per il senso di responsabilità delle forze dell'ordine Pag. 6stesse non hanno provocato quello che si voleva ottenere, cioè feriti e morti. Quindi aver avanzato la teoria degli infiltrati, addirittura nel caso del giovane colpito da un manifestante (si disse che anche in quel caso poteva trattarsi di un agente presente), è stato un grave errore su cui non si è fatta autocritica.
Da questo punto di vista devo dire che la relazione del Ministro Maroni e la linea portata avanti dal Governo, dal Ministero dell'interno e dalle forze dell'ordine è stata una linea che distingueva assai nettamente l'assoluta garanzia, che va data a chiunque voglia pacificamente manifestare il proprio dissenso da qualunque cosa si discuta, e la linea preventiva e repressiva successiva nei confronti di chi vuole organizzare la violenza in termini di guerriglia urbana, quale noi abbiamo avuto nella nostra città.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 9,30)

FABRIZIO CICCHITTO. Quindi - per concludere - voglio cogliere anche questa occasione per esprimere l'apprezzamento del nostro gruppo per la linea che ha portato avanti il Governo, una linea insieme responsabile e severa, per la linea che è stata portata avanti dalle forze dell'ordine, e per manifestare anche tutta la nostra solidarietà alle forze dell'ordine, che - se non ricordo male - nella manifestazione del 14 dicembre hanno avuto 57 feriti, a testimonianza che sono stati fatti oggetto di aggressioni premeditate.
Tutto questo deve portarci e deve portare il Governo, il Ministro dell'interno e gli apparati conseguenti ad avere piena consapevolezza e coscienza che, accanto al libero esplicarsi delle manifestazioni, ci sono, sparsi per tutta l'Italia, dei nuclei i quali sono venuti a Roma il 14 dicembre, ma si sono fatti sentire in tutta una serie di altre occasioni intervenendo per impedire la libera manifestazione del pensiero. È avvenuto a Torino nei confronti di Bonanni, è avvenuto nei confronti di Pansa quando ha presentato i suoi libri, abbiamo avuto situazioni in cui si è verificata una sistematica violazione della libertà di esprimere il proprio pensiero da parte di persone le quali evidentemente esprimono posizioni sgradite a questi estremisti, che intervengono proprio per impedire questa libera manifestazione del pensiero.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FABRIZIO CICCHITTO. Questo è l'indice di una situazione che permane, grave, anche se fortunatamente ieri noi abbiamo avuto a Roma una situazione di segno totalmente diverso, che è stata riportata anche nella relazione del Ministro dell'interno (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, mi permetta, onorevole Cicchitto, prima di cominciare di rivolgere una frase a lei: mettere sullo stesso piano culturale una legittima azione parlamentare di sfiducia nei confronti di un Governo e la violenta azione squadrista di chi vuole strumentalizzare il democratico movimento degli studenti per esprimere il proprio dissenso, mettere - lo ripeto - queste due azioni sullo stesso piano significa colpevolmente, onorevole Cicchitto, continuare a soffiare sul fuoco (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro, Futuro e Libertà per l'Italia, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia).

FABRIZIO CICCHITTO. Non le ho messe sullo stesso piano, legga il resoconto!

EMANUELE FIANO. Avrai tempo di replicare!
Signor Ministro, con la giornata di ieri si è conclusa, in maniera pacifica, a Roma, e con pochi incidenti nel resto d'Italia, una stagione di proteste del cosiddetto movimento degli studenti. E si è conclusa nel modo migliore, sul colle più alto di questa Pag. 7stupenda città, laddove siede Giorgio Napolitano, il Presidente della Repubblica, a cui va il nostro deferente saluto il quale ha fornito all'insieme dell'Italia, ieri, dal suo studio, una lezione di politica alta, autorevole e, infine, semplicissima. La politica richiede che ci si occupi della cosa pubblica, della comunità umana di cui facciamo parte tutti. La società esprime domande, aspettative, richieste, fa emergere sofferenze, bisogni e contraddizioni; la politica dovrebbe rispondere con soluzioni e, prima ancora, con l'ascolto umile di queste domande. La parte più giovane della società italiana, come già molte volte nel passato, esprime oggi, ancora di più, l'angoscia per il proprio futuro e per la precarietà della propria condizione. Un'incertezza del proprio futuro resa ancora più acuta dalla crisi economica e dalle scelte di questo Governo.
Si poteva e si può rispondere in molti modi a queste domande, si poteva farlo nei giorni scorsi e si può ancora; certo, non si doveva rispondere, a nostro avviso, proponendo ai ragazzi, come è stato fatto, come è avvenuto, signor Ministro, da parte di autorevoli esponenti della sua maggioranza, nuovi restringimenti della libertà di manifestare, arresti preventivi o altro e proponendo l'idea di ridurre il senso di un grande movimento di massa, che manifesta il proprio dissenso nei confronti di un Governo e di una legge, ad un problema di ordine pubblico. Così non era e non è e chi nei giorni scorsi ha provato a soffiare sul fuoco, individuando nei cortei soltanto l'agglomerato di assassini o pericolosi terroristi, esce sconfitto prima di tutto dalla bella giornata di politica di ieri, dal bel corteo pacifico di Roma, signor Ministro, dall'incontro al Quirinale e dal comportamento tenuto dalle forze dell'ordine, ieri e anche nei giorni scorsi, nella stragrande maggioranza dei casi. Forze dell'ordine a cui va, signor Ministro, per il suo tramite, il nostro ringraziamento, come già abbiamo fatto nei giorni scorsi, per aver voluto gestire in modo intelligentemente responsabile la giornata di ieri.
Tutto ciò non fa dimenticare a noi, come non l'ha fatto lei - lo abbiamo già detto in questi giorni -, quanto è successo il 14 dicembre. Gli oltre cento feriti tra le forze dell'ordine, non sappiamo quanti tra i manifestanti, gli incidenti che lei ha descritto, il ragazzo colpito da un colpo di casco, il pestaggio a terra, il calpestamento, signor Ministro, di un manifestante, da parte di esponenti delle forze dell'ordine, le scene dei mezzi delle forze dell'ordine assaltati, gli incendi, a cui alcuni di noi hanno anche assistito personalmente, fanno emergere una domanda che non possiamo rimandare, che riguarda tutti noi, il centro, la destra, la sinistra di quest'Aula, il Governo, le forze dell'ordine: che cos'è questa violenza che insorge, di nuovo, periodicamente, nella società italiana? E come si combatte l'insorgenza di questa violenza volendo mantenere intatto, in questo Paese, il diritto al dissenso ed il diritto a manifestarlo nelle strade e nelle piazze? E come si fa a separare le centinaia di migliaia di giovani pacifici, che manifestano il loro dissenso, la loro rabbia, per evitare che questo dissenso e questa rabbia si trasformi sulle spalle di quella minoranza violenta che, atteggiata in forme squadristiche, tenta di strumentalizzare le loro manifestazioni di massa?
Ci sono risposte che possono venire dai ragazzi, signor Ministro, ci sono risposte che possono venire dalla politica, ci sono risposte che possono venire dall'ordine pubblico. I ragazzi hanno risposto ieri, in maniera pacifica, dimostrando che si può manifestare. La loro voce - lo diciamo, da qui, anche a loro - verrà fuori più alta, più forte, tutte le volte che si separeranno dalla violenza, che la eviteranno e che parleranno al Paese. La risposta che ascoltare si può viene ieri anche dal più alto rappresentante di questa Repubblica. E domando a lei, signor Ministro, perché lo chieda al Ministro Gelmini: sarebbe stato così difficile, in questi giorni, offrire ai ragazzi lo stesso dialogo e lo stesso colloquio che ieri ha concesso autorevolmente il Presidente della Repubblica? No, non sarebbe stato difficile.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Fiano.

Pag. 8

EMANUELE FIANO. Ho concluso, signor Presidente, è l'ultima frase.
C'è in Italia una storia già conosciuta. È già successo troppe volte: l'emergere di una protesta, la costituzione di un movimento di massa, il manifestarsi di una minoranza violenta, la concomitanza di una crisi istituzionale, l'incertezza di una maggioranza politica....

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fiano.

EMANUELE FIANO. Ho finito, signor Presidente, un secondo soltanto. Noi pensiamo che la risposta migliore sia avvenuta ieri e pensiamo e speriamo che tutti insieme vorremmo smettere di soffiare sul fuoco e ascoltare i ragazzi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, un grazie al Ministro Maroni e un grazie alle forze dell'ordine. Ci sono stati degli sconfitti. Oggi possiamo festeggiare il non morto perché probabilmente consciamente e inconsciamente qualcuno voleva il morto; sconfitto chi voleva ritornare ad un'immagine della polizia fascista e cattiva che caricava dei poveri studenti con una polizia démodé con dentro degli infiltrati, con giornali pronti a sostenerlo. Sconfitto chi voleva pensare anche a generalizzare gli studenti come un gruppo di lazzaroni; sconfitto chi voleva pensare ai giovani solamente come violenti; sconfitto anche chi pensava che tutti i giovani oggi fossero in piazza, mentre la maggioranza dei giovani non era in piazza. Sconfitto chi pensava che i giovani manifestassero solamente contro la riforma Gelmini. Andate a vedere le interviste: molti di loro non sapevano perché manifestavano ma manifestavano per una metafora, per un mondo migliore, per quello che abbiamo fatto tutti: superare i nostri padri, dal punto di vista inconscio uccidere in qualche modo il padre e il potere per poter far di meglio. Questo è l'augurio che noi facciamo ai nostri figli che hanno partecipato. Li consideriamo i nostri figli.
Non vogliamo fare di tutta l'erba un fascio, è ovvio, e non vogliamo fare sociologia da bar. Lo dico anche al collega Emanuele Fiano: con questa sociologia volevano buttare giù il Governo, non lo so. L'onorevole Cicchitto però ha fatto presente che, in un giorno particolare in cui c'era una tensione particolare, si è svolta una manifestazione particolarmente dura, non il giorno dopo, non oggi. Forse questo è un dato politico che deve far riflettere chi cavalca e strumentalizza la piazza. Non è dalla piazza - lo dico con sincera ammirazione per il percorso seguito dal presidente Veltroni - non è dalla piazza che arriverà la «spallata». Quello era il rischio, quello era il rischio: non abbiamo bisogno di professionisti della piazza, non abbiamo bisogno di rivedere i Caruso che, a parte la piantina di marijuana che ha piantato qui che si è già rinsecchita, non lascerà in questo Parlamento nessun contributo, non avranno un futuro dai Caruso e non ci sarà un futuro neanche per il centrosinistra mandando avanti la piazza, che poi non riesce a controllare.
Però una qualche continuità, una qualche paternità vi sarà: questi figli sono frutto anche del «tutto subito» che noi riusciamo magari a proporre loro ma sono anche figli di una qualche continuità culturale. E, Ministro, c'erano simboli con bandiere rosse. Da qualche parte qualcuno dovrà ricordarsi di questi simboli. Ricordo che c'è stata una grande polemica su qualche simbolo in una scuola. Di quello si è parlato in quest'Aula giustamente per mesi. Questi simboli sono stati rimossi. Questi simboli nelle piazze non sono neanche stati visti. Tuttavia qualcuno nei giornali ci va, ad esempio il capogruppo del partito di Rifondazione Comunista, non dico i Ferrero, i professionisti ma il capogruppo del partito di Rifondazione Comunista a Piacenza in giunta con un «pacificissimo» sindaco del PD, amico cresciuto nella parrocchia, che rivendica gli scontri di piazza, che dice: è stato uno Pag. 9sbocco di piazza e lo rivendichiamo; non si tratta di violenza fine a se stessa ma di una rottura della dialettica storica, qualcosa che è sempre esistito ed è lecito che accada ancora oggi.
Questa è una retorica da Novecento. E in piazza non c'è Vendola con le poesie, che parla di un mondo inesistente. A parte che, quando parla, non si capisce niente, ma di cosa parla? Parla di poesia. Ma non si potrà costruire il futuro con la poesia, né si potrà costruire questo Paese con la piazza.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, noi comprendiamo il disagio e ringraziamo le forze dell'ordine. Signor Presidente, forse noi padri abbiamo sbagliato qualcosa; forse noi padri abbiamo sbagliato a non credere nel cuore di questi figli che hanno manifestato.
Ho sentito molte critiche alle forze dell'ordine. L'altro giorno, potevano esserci mio figlio o mia figlia a manifestare e potevano essere a terra, dove sono stati tenuti fermi, magari, prima di essere identificati e, magari, qualche poliziotto avrebbe potuto dare loro un calcio.

PRESIDENTE. Onorevole Polledri, deve concludere.

MASSIMO POLLEDRI. Ebbene, signor Ministro, porti un ringraziamento a questo poliziotto che, magari, poteva dare un calcio a mio figlio, perché, in qualche modo, c'è bisogno di correzione. E quando sarebbe tornato a casa, probabilmente, avrebbe preso il resto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, il Ministro ha la nostra incondizionata e totale solidarietà ed adesione alla sua relazione e, tramite lui, indirizziamo un affettuoso e grato saluto alle forze dell'ordine, di cui ravvisiamo un impeccabile comportamento in tutte queste circostanze.
Francamente, però, non riesco a capire perché un dibattito di questo tipo debba mostrare delle cadute di stile come quelle dell'onorevole Cicchitto, quando ha messo in relazione il 14 dicembre, la mozione di sfiducia, un atto parlamentare rivolto al Governo Berlusconi, con le manifestazioni dei violenti (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Misto-Alleanza per l'Italia). Io non ho niente a che fare con chi brucia le auto o con chi butta le bombe carta e ho presentato, assieme ad altri, una mozione di sfiducia, che è un legittimo atto parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Misto-Alleanza per l'Italia).
Credo che se perdiamo di vista il senso dell'equilibrio, non facciamo un bel vantaggio né per le istituzioni, né per il Governo, né per la Repubblica. Ho trovato, non lo avevo mai sentito...

FABRIZIO CICCHITTO. Vatti a leggere sul resoconto quello che ho detto, lo stai falsando completamente!

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Onorevole Cicchitto...

PIER FERDINANDO CASINI. Onorevole Cicchitto, scusi, le dico proprio con sincerità, perché non ho niente da nascondere: io non sto falsando...

PRESIDENTE. Onorevole Casini, per cortesia, si rivolga alla Presidenza.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, scusi, mi rivolgo a chi mi pare, anche all'onorevole Cicchitto, tanto per essere chiaro, perché non sono tenuto a rivolgermi a lei, e lei non è tenuto a richiamarmi se mi rivolgo all'onorevole Cicchitto.
Onorevole Cicchitto, le volevo dire che non ho falsificato le espressioni di nessuno. Se ho equivocato, allora, abbiamo equivocato in tanti...

Pag. 10

FABRIZIO CICCHITTO. In due! Avete equivocato in due!

PIER FERDINANDO CASINI. ...perché abbiamo capito tutti la stessa cosa. Pace. Se ho equivocato, meglio così. Comunque, se ho equivocato, forse, anche lei potrebbe pensare di spiegarsi meglio un'altra volta, perché non ha capito nessuno (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori). Comunque, non volevo fare polemica, volevo solo che fosse chiaro che si tratta di due atti che non c'entrano l'uno con l'altro.
È vero, onorevoli colleghi, che i movimenti degli studenti hanno ed esprimono un senso di angoscia verso il futuro. Sono ragazzi che, a volte, sono confusi o deliberatamente assumono degli atteggiamenti preoccupanti. Io mi sono preoccupato quando ad Annozero, deliberatamente, i ragazzi non hanno voluto condannare gli atti violenti. Mi sono preoccupato da esponente politico e da genitore. Tuttavia, mi pongo il problema: qual è il nostro compito? È quello di assumere degli atteggiamenti che rischiano di legittimare da parte del movimento degli studenti una ancor maggiore confusione rispetto alla linea di demarcazione che essi devono tenere nei confronti dei violenti? E questa linea di demarcazione è facilitata o meno dall'atteggiamento che le forze politiche assumono? Credo che rischiamo di facilitare questa confusione o questa equivocità se non dialoghiamo con gli studenti. Ecco perché l'onorevole Fiano ha detto cose che condivido. Ha fatto bene il Presidente della Repubblica, nella sua terzietà, nel suo essere sopra le parti, nel far capire anche che vi è uno Stato che ascolta.
Questo è il modo più efficace per dire ai giovani: attenti, la violenza uccide la vostra protesta, la violenza uccide le ragioni della vostra protesta (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).
Ciò al di là di come noi possiamo collocarci relativamente alla riforma Gelmini: c'è chi vota a favore, chi si astiene, chi vota contro, ma questo fa parte della dialettica parlamentare. Ma attenzione: i moderati, coloro che autenticamente sono moderati, non possono dimostrare intolleranza rispetto al dissenso, perché nel momento in cui un moderato dimostra fastidio rispetto al dissenso che viene espresso su qualsiasi legge, anche sulle leggi della Gelmini, perde l'occasione per essere coerente con il suo DNA più profondo. L'ascolto e il dialogo con questi ragazzi significa, a mio parere, anche in modo onesto e serio, nobilitare la Repubblica. Questo sarà ancora più efficace per isolare e per condannare i violenti, e proprio per questo noi stiamo con la polizia, con le forze dell'ordine e con il Ministro dell'interno, senza se e senza ma, perché questo fa parte di un altro capitolo che è quello della tutela della legalità, che il Ministro ha confermato, oggi come in altre occasioni, di saper tutelare e difendere (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Presidente Casini, non era mia intenzione riprenderla, prima di tutto. Era mio compito garantire lo svolgimento regolare del dibattito. Le rammento, ma non ce n'è bisogno perché se lo ricorderà, l'articolo 36, comma 4, del Regolamento.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, signor Ministro, la ringraziamo per l'informativa tempestiva che ci ha concesso.
Io credo che occorra un po' di sobrietà. Credo che i teppisti siano teppisti e i delinquenti siano delinquenti e vadano trattati come si trattano i teppisti e i delinquenti, perché l'ordine pubblico è una garanzia essenziale per ogni Paese libero, per le persone libere e per la democrazia. Credo però che il nostro compito sia di ringraziare e sostenere le forze dell'ordine per quello che fanno, per come l'hanno fatto ieri nella città di Roma, e di trattare chi manifesta in modo pacifico, democratico e non violento, come persone Pag. 11che manifestano. La capacità di discrimine e di distinguere.
Mi è capitato recentemente di partecipare ad una trasmissione televisiva di una delle principali reti televisive di Mediaset e di sentire un giornalista Mediaset, non un commentatore qualsiasi, dire che alcuni degli interventi alla Camera nel dibattito sulla mozione di sfiducia, tra cui il nostro, fossero coordinati e funzionali agli scontri di piazza. Credo che quella rete, Mediaset, peraltro di proprietà della famiglia del Presidente del Consiglio, e quel giornalista, loro sì, sono stati dalla parte della piazza cattiva, della piazza di chi usava i sampietrini contro le forze dell'ordine.
Non si deve non mantenere l'equilibrio e mischiare cose che non vanno mischiate. Chi manifestava pacificamente sui tetti prima, per le strade di Roma dopo, chi in Parlamento, anche con i toni accesi, conduce e conduceva in quei giorni una polemica accesa con il Presidente del Consiglio, lo fa entro il perimetro delle regole democratiche, della prassi di un Paese libero in cui si discute e ci si confronta anche con toni aspri. L'idea di confondere per ragioni di propaganda bieca due cose che non c'entrano nulla, cioè il teppismo e la delinquenza con l'esercizio, anche robusto, della discussione democratica, è esclusivamente fatto o da chi vuole provocare disordini e buttare tutto in un caos, da cui pensa, forse, di trarre qualche beneficio, oppure è fatto da chi è in malafede.
Quindi la capacità di distinguere: con le forze dell'ordine e con il Ministro Maroni - comunque la pensiamo sul Governo - nella repressione dei terroristi e nella repressione del teppismo, a difesa a spada tratta di chi manifesta pacificamente anche dicendo che sbagliamo tutto, e a difesa della dialettica dentro le Aule parlamentari, quali che siano i toni che vengono usati.
Allo stesso modo - e mi rivolgo ai colleghi della Lega - abbiamo trascorso decenni a sentire roboanti proclami sui milioni di baionette che dovevano arrivare a Roma nel caso in cui, democraticamente e liberamente, nelle istituzioni fossero state adottate soluzioni e decisioni che non piacevamo alla minoranza leghista.
Lo posso dire a ragion veduta, dal momento che sono stato anche nel Parlamento di Chignolo proprio a difendere il diritto della Lega di fare quei proclami e di manifestare come meglio credeva, anche chiamando Parlamento del nord un'assemblea popolare di militanti leghisti.
Chi fa questi proclami, chi dice che il tricolore va buttato nel cesso e quant'altro, forse dovrebbe mantenere, anch'esso, come forza politica, un discrimine tra la dialettica forte e i teppisti, rispetto ai quali nessuno è connivente. In questo modo, si fa più danno a chi ascolta le tesi di chi manifesta pacificamente, che non a chi, invece, ha una preclusione pregiudiziale.
Allo stesso modo - e mi rivolgo anche al collega Casini - ho visto gli studenti di Annozero e conservo il giudizio negativo fondato sulla loro incapacità di prendere le distanze. Dopodiché, quando vedo un Ministro della Repubblica, per di più il Ministro della difesa, che, davanti a milioni di italiani, assume quell'atteggiamento, usa quei toni e quelle parole, sono non solo abbastanza perplesso, ma finisco per diventare preoccupato.
Credo che ieri il Presidente della Repubblica Napolitano abbia dato a tutti, anche a tutti noi, una lezione di civiltà, di dialogo, di tolleranza e di ascolto. Quest'ultimo è ciò in cui tutti noi dobbiamo sentirci impegnati e a cui dobbiamo essere obbligati: l'ascolto. Per esempio - e passo, naturalmente, dalle cose alte del Quirinale, alle cose più spicciole - siamo stati molto criticati...

PRESIDENTE. Onorevole Della Vedova, la invito a concludere.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Concludo, signor Presidente. Noi siamo stati molto criticati perché siamo andati ad ascoltare, sui tetti della facoltà di architettura di Roma, ciò che avevano da dirci i ricercatori e gli studenti. Siamo andati, abbiamo ascoltato e abbiamo spiegato perché ci apprestavamo a scendere da lì per Pag. 12venire a votare a favore della riforma Gelmini, che condividevamo nel suo impianto. Siamo stati criticati per questo, perché - e concludo - manca la capacità di distinguere.
C'è la volontà, e forse anche il desiderio, di mischiare vicende che non c'entrano nulla - chi protesta democraticamente, liberamente e pacificamente, e chi fa il teppista - perché così si può fare di tutta l'erba un fascio e dire: ecco, sono solo teppisti. Non sono solo teppisti.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Della Vedova.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Concludo, signor Presidente, con un ringraziamento - ritengo, dovuto - al Ministro Maroni e, soprattutto, alle forze dell'ordine e ai singoli uomini che assicurano l'ordine pubblico e, quindi, la libertà in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Ministro, innanzitutto noi dell'Italia dei Valori intendiamo assumere una posizione forte e chiara contro qualsiasi forma di violenza, anche quella di piazza, che non può essere in alcun modo giustificata e tollerata. Parole sue, che condivido.
Signor Ministro, la ringrazio anche per la sua presenza qui, oggi. Infatti, in questi giorni passati, molte persone hanno usurpato il titolo che le appartiene.
Mi riferisco a Gasparri, per il quale occorre procedere agli arresti preventivi prima ancora che qualcuno commetta qualche reato, scambiando l'attività delle forze di polizia per un'attività repressiva e non, invece, di ordine pubblico.
Mi riferisco al Ministro La Russa, per il quale il dissenso va zittito e criminalizzato, anzi, chi si permette di parlare è un vigliacco.
E mi riferisco all'ex Ministro Alemanno, il quale ha subito attaccato dicendo che a Roma stava scoppiando una bomba senza sapere nemmeno di cosa si trattasse.
La ringrazio della risposta che oggi ci ha fornito. Si tratta di una doppia risposta: una tecnica ed una politica. Signor Ministro, io condivido la risposta tecnica: le forze dell'ordine stanno lì per prevenire la commissione dei reati e per assicurare l'ordine pubblico.
Quello che non condivido è la risposta politica. Lei, giustamente, ha espresso, e io, da ex poliziotto e da ex magistrato inquirente, condivido, l'idea e il rifiuto che lei esprime quando dice che non possono esserci infiltrati della polizia che si mettono, con in mano strumenti atti ad offendere e a fare del male, in mezzo ad altri manifestanti per alimentare la tensione nella piazza. L'idea stessa che un poliziotto si presti a questo, che funzionari della polizia, ai massimi gradi della polizia, o addirittura un Ministro dell'interno, dia un ordine del genere mi ripugna; è un'idea assolutamente ripugnante e inaccettabile e io condivido chi critica questa dietrologia. È una dietrologia inaccettabile ma altrettanto inaccettabile, Ministro, è la teoria al contrario e cioè la teoria secondo la quale i manifestanti di piazza dell'altro giorno - parole sue - sarebbero ostaggi di gruppi organizzati, professionisti della violenza, persone messe lì apposta per creare dissenso. No, gli infiltrati non ci sono stati là, in quella piazza, quel giorno e in questi giorni, c'è un popolo intero di giovani stanchi di non vedere un futuro per la propria generazione. Non è una piazza ostaggio di qualche centro sociale, di qualche black bloc, è una realtà sociale fatta di giovani che non sanno più che pesci prendere. Dobbiamo chiederci allora un'altra cosa, dobbiamo fare una distinzione fra causa ed effetto. L'effetto è il dissenso ed è anche e soprattutto il diritto al dissenso di cui parlava il collega Fiano, ma la causa è la miopia politica governativa della sua maggioranza e del suo Governo. La causa di ciò che accade è la mancanza di risposte che questo Governo e questa maggioranza parlamentare offre ai giovani, a chi ha lavoro e a chi non ha lavoro, alle Pag. 13persone più deboli. Questo disagio sociale si sta trasformando, ogni giorno di più, in dissenso sociale con il rischio che diventi rivolta di piazza e rivolta sociale. La causa di ciò che accade, la causa politica siete voi del Governo Berlusconi, caro Ministro Maroni. Ecco perché io dissento da questa strategia della tensione che viene creata da questo Governo, strategia della tensione che viene creata con una riforma Gelmini che viene fatta nonostante tutti dicano non sia una riforma ma una deformazione del futuro dei giovani. Voi non ascoltate i giovani, avete dovuto aspettare che il Capo dello Stato ascoltasse i giovani e voi non avete voluto ascoltarli. Li ascoltate adesso, dopo che la frittata è fatta. Questa è anche una presa in giro verso i giovani, dovevate farlo prima. Voi create strategia della tensione quando sostenete che volete eseguire arresti preventivi, quando qualificate gli studenti come assassini, quando qualificate chi manifesta come vigliacchi. Ecco, allora, la presa di posizione forte e chiara dell'Italia dei Valori, no alla violenza ma no alla strategia della tensione, al modello fascista (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) che state portando avanti con questo modo di governare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, a nome del gruppo Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani debbo sottolineare innanzitutto due ipocrisie che appartengono a questo dibattito. La prima ipocrisia è quella di negare una concomitanza politica importante fra la contestazione della piazza e il dibattito qui in Aula sulla fiducia al Governo. È chiaro che chiunque abbia un minimo di esperienza politica si rende conto che, se quel giorno fosse caduto il Governo, sarebbe stato utile che insieme alla caduta del Governo ci fossero stati dei moti di piazza di dissenso forte verso il Governo stesso. Le due cose non si sono incontrate per una casualità assurda ma per una chiara volontà dei manifestanti, di certi manifestanti, di utilizzare quella giornata per una forte attacco, una forte spallata, al Governo democraticamente eletto. Questo è un fatto incontrovertibile, a meno che non vogliamo raccontare a noi stessi la falsità che tutto è avvenuto solo per caso, che quella concomitanza quel giorno è stata assolutamente casuale. Si sapeva che quel giorno si sarebbe discusso di questo fatto, cioè della fiducia al Governo, e la piazza antagonista si è mossa per dare una spallata al Governo. Bene ha fatto l'onorevole Cicchitto a ricordare un fatto di politica elementare.
L'altra ipocrisia è quella che oggi abbiamo ascoltato e che è fatta sulla pelle dei giovani. Abbiamo sentito dall'onorevole Della Vedova e da altri raccomandazioni circa le necessità, da parte nostra, di ascoltare i giovani, ma ascoltarli perché? Per risolvere cosa?

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Noi dobbiamo dare delle risposte, non è possibile che continuiamo a tutelare i ceti forti del paese a scapito dei giovani con il nostro sistema di welfare, con la cassa integrazione, con un sistema pensionistico che privilegia chi ha un posto di lavoro rispetto a chi non ce l'ha.
Quindi noi, e concludo, come gruppo Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani presenteremo una proposta di legge per allungare di un anno il tempo di lavoro dei cittadini per permettere che le risorse risparmiate vadano a vantaggio delle nuove generazioni, per la formazione e la ricerca e lo sviluppo del lavoro per le nuove generazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per l'equilibrio della sua informativa ed esprimo gratitudine sincera alle forze dell'ordine. Pag. 14
Di fronte agli incidenti avvenuti nel centro di Roma il 14 dicembre e a Palermo ieri la posizione di Alleanza per l'Italia è chiara e netta: nessuna concessione alla violenza da qualunque parte arrivi. Nessuno può auspicare il riaprirsi di una stagione di contestazione giovanile violenta nei confronti delle istituzioni a rischio che precipiti degenerando.
La società italiana ha già vissuto questa esperienza e l'ha pagata a caro prezzo sulla propria pelle. Se non va ripetuto l'errore di trovare giustificazione di matrice ideologica per quanti, e sono pochi, propongono la protesta in modo violento al tempo stesso non va ripetuto l'errore di non voler capire cosa c'è dietro la protesta dei tanti non violenti.
È stato di grande valore il messaggio che ieri il Presidente della Repubblica ha rivolto ai giovani incontrandoli. Non facciamo l'errore di considerare quei molti come un esercito di incoscienti strumentalizzati, la loro protesta è autentica e consapevole, il disagio che i ragazzi esprimono va ben oltre la riforma universitaria perché è dettato dalla loro mancanza di speranza e di fiducia nel futuro.
I nostri giovani non riescono a progettare il loro domani, non riescono a farsi ascoltare. Se non reagiscono vengono definiti «bamboccioni», se scendono in piazza chiedendo un cambiamento di rotta vengono etichettati e trattati come potenziali criminali. Chi chiede per loro l'applicazione del Daspo mostra di non aver capito nulla.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DONATO RENATO MOSELLA. Dove si vuole arrivare dopo aver fatto di ogni tifoso di calcio, anche dei padri di famiglia, delle donne, dei bambini piccoli, potenziali emulatori di pochi teppisti al punto da schedare e certificare, e se è il caso, sottoporre i sospetti ad arresto preventivo?
Si vorrebbe fare altrettanto con chi esercita il sacrosanto diritto di manifestare il proprio dissenso nei confronti del Governo, una scorciatoia troppo facile e antidemocratica che domani magari si chiederà di applicare ad altri diritti scomodi.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DONATO RENATO MOSELLA. Se è vero, ed è vero, che la violenza nelle manifestazioni di piazza, e concludo, appartiene a pochi non dovrebbe essere difficile individuare quei pochi e metterli in condizione di non nuocere senza farsene l'alibi per misure repressive che tocchino tutti. La sfiducia e la rabbia crescenti con cui i giovani guardano...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DONATO RENATO MOSELLA. ...alle politiche del Governo che li riguardano non sono cose che possono essere smontate con la repressione proprio perché nascono da un contesto generale, un contesto che andrebbe approfondito nel suo complesso oltre qualsivoglia aspetto della riforma Gelmini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente occorre dare atto al Ministro che ha effettuato un resoconto dettagliato degli avvenimenti e che si è presentato in Parlamento con chiarimenti molto efficaci.
Occorre precisare che ieri si sono verificati due fatti importanti dal punto di vista politico, il primo è la presenza di una rappresentanza degli studenti al Quirinale. L'iniziativa di Napolitano non va assolutamente messa in secondo piano rispetto a tutto il resto perché ciò che avvenuto ieri a Roma è stato un fatto estremamente positivo.
Noi condanniamo fermamente i violenti e tutti coloro i quali aizzano alla violenza però vorrei ricordare un fatto che credo abbiamo trascurato in quest'ultimo periodo.
Forse diamo un cattivo esempio ai giovani e agli studenti. Dobbiamo guardare bene alle forme di lotta che i movimenti si danno in questo Paese. Pag. 15
Nonostante il fatto positivo di ieri, c'è stato però un aspetto che mi ha preoccupato lo stesso: non so per quale motivo, i giovani hanno, ad un certo punto, ritenuto opportuno bloccare l'autostrada e la tangenziale est di Roma. La cosa è avvenuta anche in Calabria sulla A3. Ieri, a Palermo, sono avvenuti degli altri atti. Credo che gli esempi di protesta non tradizionale del movimento sindacale debbano essere ripresi.

PRESIDENTE. Onorevole Misiti, la prego di concludere.

AURELIO SALVATORE MISITI. Io ho imparato che le forme di lotta dei grandi poi vengono copiate dai giovani e vengono portate agli estremi. Quindi, stiamo attenti a non dare il cattivo esempio (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Per fatto personale (ore 10,10).

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, intervengo per fatto personale perché certe parole offendono. L'onorevole Di Pietro prima ha utilizzato un termine forse in modo un po' inappropriato, ma estremamente pesante in quest'Aula. Si è rivolto al Governo e, quindi, alla maggioranza con il termine «fascista».
Signor Presidente, a questo proposito mi sento particolarmente toccato perché nella storia di famiglia mio padre è stato arrestato dai nazisti, ha collaborato, quindi, con i partigiani e ciò è stato poi riconosciuto. Visto che mio padre non c'è più, gli debbo quanto meno una difesa d'ufficio e credo forse che queste parole estremamente pesanti abbiano ancora un significato per chi ha una certa età, e non andrebbero utilizzate.

LEOLUCA ORLANDO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, in merito alle parole dell'onorevole Di Pietro - in assenza del quale credo che questa dichiarazione suoni in qualche modo difettosa quanto al contraddittorio - mi permetto di far presente che l'onorevole Di Pietro ha fatto una distinzione molto netta facendo riferimento a criteri politici ispiratori di una cultura fascista. Mi sembra che questo sia chiaro e che non abbia niente a che fare con la storia di questo nostro Paese.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 10,13).

RITA BERNARDINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare il Governo a fornire una risposta alla mia interrogazione n. 4-10140, presentata due giorni fa. Si riferisce ad una dichiarazione pubblica del Ministro della giustizia Angelino Alfano, che ancora campeggia sul sito Internet istituzionale del Ministero della giustizia.
Tale dichiarazione, che ha a che fare con il dibattito che si è appena tenuto in quest'Aula, è la seguente: «Il Ministro della giustizia, a seguito della scarcerazione dei soggetti responsabili appena poche ore prima di gravi atti di guerriglia urbana e di violenta contestazione delle istituzioni, ha incaricato l'ispettore generale di effettuare l'accertamento urgente sulla conformità formale e sostanziale alle norme del provvedimento disposto dall'autorità giudiziaria». Pag. 16
Ritengo che questa dichiarazione sia particolarmente grave e inopportuna. Direi anche sconcertante. Il Ministro della giustizia ha deciso con questa dichiarazione che tutti coloro che erano stati arrestati e fermati fossero già responsabili, e questo prima del giudizio che evidentemente non spetta...

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini...

RITA BERNARDINI. ...al Ministero della giustizia. Quindi, credo che questa dichiarazione debba scomparire dal sito del Ministero della giustizia e, per questo, chiedo una risposta veloce da parte del Ministro.

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, la Presidenza si farà carico di sollecitare la risposta del Governo alla interrogazione da lei richiamata.

Svolgimento di una interpellanza urgente (ore 10,16).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza urgente.

(Chiarimenti relativi all'azione di politica estera condotta dall'Italia nei confronti della Russia - n. 2-00906)

PRESIDENTE. L'onorevole Leoluca Orlando ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00906, concernente chiarimenti relativi all'azione di politica estera condotta dall'Italia nei confronti della Russia (Vedi l'allegato A - Interpellanza urgente).

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, interverrò soltanto brevemente. Ringrazio il signor sottosegretario per la sollecitudine con la quale risponde a questa nostra interpellanza urgente che muove da una preoccupazione molto fondata e molto forte che è emersa e che viene confermata, se così possiamo dire, anche dall'agenzia Wikileaks, da dove risulterebbe che non un oscuro funzionario, non un impiegato dell'ambasciata americana, ma l'ex ambasciatore Spogli avrebbe fatto alcune affermazioni che sono contenute nell'interpellanza urgente presentata insieme al collega Evangelisti. Si tratta, sostanzialmente, dell'esistenza di un dossier degli Stati Uniti su retroscena sospetti e accuse relative a rapporti del Presidente del Consiglio dei Ministri, Berlusconi, con il suo omologo Putin e il preoccupante intreccio tra interessi personali del Presidente del Consiglio dei Ministri, legati ai suoi profitti e non agli interessi internazionali del nostro Paese.
Viene ancora evidenziato l'utilizzo di interessi economici dell'ENI ai fini di destabilizzare la politica estera del nostro Paese a vantaggio di un'egemonia russa e a svantaggio di un ruolo da parte dell'Unione europea e degli Stati Uniti d'America. Pertanto, mi sembrava, mi sembra e ci sembra che siano affermazioni molto pesanti che richiedono un chiarimento. Per tali motivi abbiamo chiesto il chiarimento al Governo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Stefania Craxi, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo italiano, così come quello americano e tutti gli altri Governi del mondo interessati dalla vicenda Wikileaks, non commenta nel merito notizie sottratte da archivi dell'amministrazione USA, commettendo un reato grave per il quale il responsabile è oggetto di indagini in numerosi Paesi. Come ricordato spesso anche dagli estensori, si tratta di notizie redatte riproducendo articoli di giornale, compresi meri retroscena mai verificati né verificabili.
Recentemente il segretario di Stato, Hillary Clinton, la cui parola ovviamente ha un peso ben diverso rispetto a quella di documenti attribuiti a funzionari diplomatici, ha detto, con chiarezza e pubblicamente, che la valutazione degli Stati Uniti d'America è quella che si desume dalle dichiarazioni del Presidente Obama, del segretario di Stato e degli altri esponenti di Governo. Tale valutazione nei confronti dell'Italia, del suo Primo Ministro e del Pag. 17suo Governo, è positiva, come di recente pubblicamente affermato dal Presidente Obama al vertice NATO di Lisbona.
Gli Stati Uniti hanno pubblicamente riconosciuto che non vi è migliore amico dell'Italia solo pochi giorni fa. Anche il ruolo dell'Italia e del Presidente Berlusconi, nell'avvicinamento della Russia all'Europa e alla NATO, ha corrisposto alle aspettative europee e a quelle dell'amministrazione Obama. Lo spirito di Pratica di Mare, dove nel 2002 Berlusconi tenne a battesimo il consiglio NATO-Russia, è stato rilanciato all'ultimo vertice di Lisbona con il convinto e importante ruolo dell'Italia e dei partner della NATO. La politica energetica dell'Italia, che ci vede come il Paese europeo con il più alto grado di differenziazione delle fonti energetiche, ovviamente riconosce alla Russia un ruolo importante. Questo è il frutto del lavoro che i Governi di centrodestra e di centrosinistra hanno compiuto e che il Presidente Berlusconi ha rafforzato, in piena collaborazione, all'interno, con la Farnesina e con l'ENI e, all'esterno, con gli altri partner europei.
Il Ministro Frattini ha personalmente curato, condividendo l'importanza di tali dossier, colloqui approfonditi con il segretario di Stato Clinton e con l'inviato del Presidente Obama per la sicurezza energetica, ambasciatore Morningstar. Il Ministro per gli affari esteri ha in più occasioni illustrato a entrambi le linee della politica di sicurezza energetica dell'Italia, che corrispondono all'interesse nazionale del nostro Paese. Mai, né direttamente né indirettamente, il Presidente del Consiglio si è occupato di politica energetica per motivi estranei all'esclusivo interesse, all'indipendenza energetica dell'Italia. I nostri interlocutori americani hanno anche pubblicamente espresso apprezzamento per le informazioni che il Ministro Frattini, accogliendo la nostra idea di un gruppo di lavoro Italia-USA di riflessione sulla sicurezza energetica, ha fornito. Tale gruppo è già al lavoro.

PRESIDENTE. L'onorevole Leoluca Orlando ha facoltà di replicare.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, confermo l'apprezzamento per la sollecitudine della risposta del sottosegretario, ma devo manifestare la mia insoddisfazione. Non commentare i commenti è scelta discutibile, ma non contestabile. Ciò di cui vogliamo parlare è rappresentato dai fatti e soprattutto da ciò che appare, che in politica estera qualche volta è più importante dei fatti.
Il tema di fondo non è contestato da alcuno, neanche l'ambasciatore Spogli contesta la bontà dei rapporti tra Italia e Stati Uniti. Vorrei tuttavia ricordare al Presidente Berlusconi che lui non è l'Italia nel suo complesso, lui è una parte importante dell'Italia, ma la bontà dei rapporti è legata all'intero complesso di necessità, di bontà di rapporti e anche di concretezza.
Torna la domanda e la preoccupazione per la confusione tra affari privati del Premier e interesse del nostro Paese. Questa suscita sicuramente preoccupazione, se è vero come è vero che abbiamo anche recentemente appreso che il senatore Dell'Utri sarebbe stato in qualche modo introdotto in questo grande affare dell'energia in Russia, avendo come proprio riferimento un personaggio che risulta essere legato alle cosche della 'ndrangheta calabrese.
Credo che questo fatto sia inquietante e che continui ad inquietare. Quindi, al di là della sollecitudine della risposta, resta l'incompletezza della stessa.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza urgente all'ordine del giorno.

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di ieri, mercoledì 22 dicembre 2010, la XII Commissione permanente (Affari sociali), ha approvato, in sede legislativa, il seguente progetto di legge:
«Istituzione del registro nazionale e dei registri regionali degli impianti protesici mammari, obblighi informativi alle pazienti, nonché divieto di intervento di plastica mammaria alle persone minori» (3703 A.C.), con l'assorbimento delle seguenti proposte di legge LUSSANA: «Disposizioni in materia di sicurezza degli impianti protesici mammari» (670 A.C.); Pag. 18MANCUSO ed altri: «Istituzione del Registro nazionale degli impianti protesici mammari» (1179 A.C.), che pertanto saranno cancellate dall'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 10 gennaio 2011, alle 15,30:

Discussione dei disegni di legge:
Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, fatta a Lanzarote il 25 ottobre 2007, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (C. 2326-C).
- Relatori: Angela Napoli, per la II Commissione; Mecacci, per la III Commissione.
S. 2157 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Azerbaigian per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo fatti a Baku il 21 luglio 2004 (Approvato dal Senato) (C. 3835).
- Relatore: Stefani.
S. 2273 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Canada per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo d'intesa, fatta ad Ottawa il 3 giugno 2002 (Approvato dal Senato) (C. 3836-A).
- Relatore: Tempestini.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Slovenia sulla cooperazione transfrontaliera di polizia, fatto a Lubiana il 27 agosto 2007 (C. 3827-A).
- Relatore: Antonione.
Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa allo sdoganamento centralizzato, concernente l'attribuzione delle spese di riscossione nazionali trattenute allorché le risorse proprie tradizionali sono messe a disposizione del bilancio dell'UE, fatta a Bruxelles il 10 marzo 2009 (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (C. 3356-B).
- Relatore: Pianetta.
S. 2095 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Moldova per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Roma il 3 luglio 2002 (Approvato dal Senato) (C. 3881).
- Relatore: Barbi.
S. 2402 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica federativa del Brasile in materia di cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma l'11 novembre 2008 (Approvato dal Senato) (C. 3882).
- Relatore: Stefani.

La seduta termina alle 10,20.