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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 405 di mercoledì 1 dicembre 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 9,35.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Barbi, Bocchino, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Centemero, Cicchitto, Cirielli, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Fassino, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frassinetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Lusetti, Maroni, Martini, Antonio Martino, Melchiorre, Meloni, Messina, Miccichè, Mura, Leoluca Orlando, Palumbo, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Rigoni, Roccella, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tenaglia, Tremonti e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantatrè, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,44).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Dovremmo ora sospendere la seduta, anche per permettere alla Commissione bilancio di concludere i suoi lavori ai fini dell'espressione dei prescritti pareri, così è stato comunicato alla Presidenza.

Sull'ordine dei lavori (ore 9,45).

ANTONIO PALAGIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, credo che sia doveroso, oltre che opportuno, ricordare che oggi si celebra la giornata mondiale per la lotta all'Aids e credo che questo problema sanitario - che è stato definito una delle principali emergenze sanitarie di tutta la comunità europea - debba essere in qualche maniera affrontato e deve essere celebrata in questo Parlamento per l'importanza che ha la giornata mondiale per la lotta all'Aids.
Ricordo che in Italia un cittadino ogni due ore si ammala di Aids, sono circa quattromila cittadini l'anno. Ricordo che in Italia ci sono 150.000 cittadini sieropositivi Pag. 2e che nel mondo un bambino al minuto muore di Aids, mentre quattro bambini al minuto si infettano.
Questi sono dati davvero agghiaccianti perché, ancora oggi, purtroppo, l'Aids viene considerata una malattia che interessa l'Africa o gli africani. L'Aids è dietro l'angolo e purtroppo aumentano anche in Italia i malati inconsapevoli. Sono circa triplicati dal 1996 - quando erano circa il 21 per cento - ad oggi, che sono oltre il 60 per cento. Le persone malate inconsapevolmente non faranno ovviamente alcuna terapia, non avranno rapporti protetti e quindi potranno essere una fonte di contagio.
Un tempo si diceva che l'Aids colpiva esclusivamente i tossicodipendenti e gli omosessuali, oggi la malattia sta cambiando, si sta modificando, ma non sta diminuendo: in realtà interessa anche persone che non fanno uso di stupefacenti, eterosessuali, per cui nessuno deve immaginare di essere immune da questo tipo di infezione.
Quindi, cosa dobbiamo e possiamo fare in un momento di crisi economica mondiale, nel quale le risorse di ogni Paese sono piuttosto ridotte? Credo che quello che si può fare, inizialmente da questa Camera dei deputati, ma anche attraverso i mezzi di cui dispone il Premier, sia educare ed informare. In questi giorni ho visto uno spot televisivo gradevole per la celebrazione dell'anniversario dei centocinquanta anni l'Italia, uno spot fatto bene dal Ministero della difesa; mancano, invece, degli spot concernenti la prevenzione. Credo che se tutte le televisioni di cui dispone il premier, o comunque da lui controllate, e quelle di Stato facessero parlare per due minuti in meno i politici, dando spazio alla prevenzione, probabilmente si salverebbero diverse migliaia di vite umane.
Questo è quello che possiamo fare e che propongo in Parlamento, in un momento di ristrettezze economiche e di scarse risorse. La campagna di educazione deve interessare particolarmente le scuole e i ragazzini.
Ricordo che, da un'indagine e da una statistica commissionate dalla Società italiana di pediatria all'istituto di ricerca guidato da Renato Mannheimer, risulta che il 60 per cento dei rapporti sessuali i ragazzini li hanno in un'età compresa tra i 14 e i 16 anni. In quest'età, il primo rapporto avviene, nel 70 per cento dei casi, senza contraccettivo e senza il profilattico.
È ovvio quindi che bisogna iniziare fin dalle scuole ad educare i ragazzi, che bisogna fare qualcosa per prevenire l'Aids. Questo è quello che si può fare, campagne televisive, informazione - specialmente nelle scuole - ed anche la pubblicizzazione del profilattico, che in realtà non protegge soltanto dall'Aids ma anche dalle malattie sessualmente trasmissibili (epatite b, epatite c, e papilloma virus).
Signor Presidente, chiedo anche a lei di intervenire perché non possiamo tollerare che nel terzo millennio si possa morire di silenzio, di disinformazione e di ignoranza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Anche per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10,10.

La seduta, sospesa alle 9,50, è ripresa alle 10,15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Sull'ordine dei lavori.

WALTER VELTRONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER VELTRONI. Signor Presidente, senza tristezza, ma solo con rimpianto...

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di prestare un po' di attenzione.

Pag. 3

WALTER VELTRONI. ...credo che quest'Aula, tutta insieme, possa ricordare uno dei protagonisti del cinema e della cultura italiana, Mario Monicelli (Applausi).
Penso che ricordarlo così, misurando le parole, possa essere il tributo migliore che si fa ad un uomo che per sua natura è stato assolutamente antiretorico, un uomo anche personalmente meravigliosamente scorbutico, come solo le persone davvero buone riescono ad essere. Mario non avrebbe sopportato - io cercherò di evitarlo - parole tristi, di circostanza od ossequi di maniera. Era un uomo coerente e anche l'ultimo atto della sua vita gli assomiglia. Ha vissuto, non si è lasciato vivere e non si è lasciato morire. Ha deciso di andarsene. Era un italiano con la schiena dritta, che amava il suo Paese, un Paese che guardava criticamente e ne ha raccontato per molti anni storia e i mutamenti, da I compagni, un film che racconta le lotte operaie e sindacali dell'Ottocento, sino alla tragedia degli anni di piombo di Un borghese piccolo piccolo, passando per quei film nei quali faceva incontrare un protagonista della storia della commedia popolare italiana, come Totò, con il neorealismo. È il caso di Totò cerca casa e di altri film. Raccontava l'Italia del dopoguerra, l'Italia che faticava e sperava, l'Italia di Guardie e ladri e de I soliti ignoti o si cimentava anche lui, un uomo già di un tempo diverso, con le nuove culture, per esempio in un film come Speriamo che sia femmina, che fu un film molto capace di interpretare la nuova coscienza della trasformazione del peso e del ruolo delle donne nella società italiana.
Monicelli raccontava sempre storie corali. È il caso de L'Armata Brancaleone o di Amici miei. Gli piaceva parlare di italiani e lo faceva in storie in cui spesso i protagonisti morivano. Spesso questi protagonisti erano cialtroni, però cialtroni capaci di eroismo. Monicelli sapeva unire commedia e dramma e aveva una comicità sanamente cattiva, ma la comicità è sempre cattiva. In fondo, dall'uomo che scivola sulla buccia di banana c'è sempre stata nella comicità il bisogna dell'irriverenza. Ne ha parlato Mario una volta, dicendo che in fondo uno dei segreti della commedia è proprio questo: la delicatezza unita alla cattiveria, la capacità di raccontare tutto senza mai cadere nella volgarità, che a volte è considerata invece una scorciatoia verso la risata. Quella cattiveria che aveva Ennio Flaiano e che in qualche misura ha Woody Allen: indagare, scoprire i difetti e i tic del proprio Paese, trovando una chiave per far passare i significati nella maniera più popolare, per questo la commedia, quella commedia all'italiana è stata tanta parte della storia del cinema e della cultura del nostro Paese.
A Monicelli interessavano gli ultimi, come la banda scalcagnata de I Soliti ignoti, esattamente il contrario dell'aspra e furba ferocia dei militanti della banda della Magliana, che oggi vengono rappresentati in un popolare e molto efficace serial televisivo.
Negli ultimi anni lo sguardo di Mario Monicelli si era fatto più cupo e persino il suo sguardo si stava spegnendo. Non gli piaceva l'Italia di oggi, non gli piaceva la mortificazione della sua vita culturale, contro la quale ha usato le ultime parole del suo impegno civile.
Mario pensava che ribellarsi fosse giusto e lo disse una volta, recentemente, a dei ragazzi di una scuola. Gli disse: «Dovete usare la vostra forza e non tacere. Dovete sovvertire, protestare. Fatelo voi che siete giovani, io non ho più l'età». Impegno civile di un uomo antifascista, di sinistra. È il contrario del cinismo che qualche volta gli è stato rimproverato.
A Mario dispiaceva che il suo mondo stesse finendo, che se ne fossero andati Sordi, Gassman, Tognazzi, e poi Age, Scarpelli, Gillo Pontecorvo. Noi tutti, che rispettiamo la sua scelta ultima, lo rimpiangiamo, semplicemente, senza nessuna tristezza e con molta riconoscenza (Applausi).

PRESIDENTE. Credo che tutta l'Aula si associ a questo applauso di doveroso ricordo di un italiano illustre.

RITA BERNARDINI. Chiedo di parlare.

Pag. 4

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei in pochi secondi chiedere a quest'Aula di riflettere sul modo con il quale il maestro Monicelli ha scelto di lasciare la vita. Per porvi fine - evidentemente egli non riteneva più di dover continuare - ha scelto il suicidio, ha scelto di buttarsi dal balcone.
Ebbene, vorrei dire che quest'Assemblea dovrebbe riflettere su come alcune persone che non ce la fanno veramente più sono costrette a lasciare la vita anziché poter morire, magari con i propri cari accanto, con il metodo della «dolce morte». Credo che almeno una riflessione il maestro Monicelli ce la imponga con il suo gesto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, la ragione del mio intervento è quella di ottenere l'attenzione del Governo. Il quotidiano Avvenire questa mattina racconta della sistematica uccisione di eritrei, profughi e in cerca di diritto d'asilo, diretti verso l'Italia, fuggiti dalla Libia, condotti da profittatori e mercanti umani in qualche punto del deserto del Sinai dove vengono sistematicamente uccisi - questo riferisce un sacerdote eritreo che è riuscito a parlare col giornale citato - se non vengono pagati certi riscatti, nel disinteresse dei Governi europei e, in particolare, del Governo italiano che ha un rapporto privilegiato ed unico con la Repubblica libica!
Signor Presidente, la prego di chiedere al Governo - e lo faccio anche usando quella piccola struttura simbolica che è il Comitato per la difesa dei diritti umani della Commissione esteri - di darci ragione del mancato intervento, fino a questo momento, in ordine al delitto che, come viene documentato con certezza, si sta compiendo su persone di nazionalità eritrea, catturate in Libia, dirette in Italia, titolari probabili del diritto d'asilo e uccise perché non vengono pagate somme arbitrariamente richieste dai predoni. Per l'onore di questa Camera le chiedo, signor Presidente, di farsi voce e rappresentante di questa disperata invocazione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. La Presidenza, onorevole Colombo, trasmetterà al Governo le sue giuste preoccupazioni.
Hanno chiesto di parlare gli onorevoli Evangelisti, Binetti e Rivolta. Dopo i loro interventi torneremo all'esame degli argomenti all'ordine del giorno. Ai colleghi che vorranno intervenire sull'ordine dei lavori concederò la parola soltanto al termine della seduta.
Ha facoltà di parlare l'onorevole Evangelisti.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, la vita non è sempre degna di essere vissuta: se smette di essere vera e dignitosa non ne vale la pena. Con queste parole Mario Monicelli commentò il suicidio del padre, il grande Tommaso, giornalista e scrittore antifascista, morto lui stesso suicida. Il regista viareggino, che meglio di tutti ha interpretato lo stile e i contenuti del genere della commedia italiana, ci lascia in modo spettacolare, come ha saputo fare nei suoi film. Lui, che ha sempre diretto, non ha accettato l'idea di un destino superiore, che decidesse per lui il momento di uscire dalla scena.
In questo senso, ci associamo a quanti prima hanno voluto ricordarlo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, da un lato mi associo a quanto detto dall'onorevole Veltroni, nel quadro che ha tratteggiato del regista che ha forse espresso il senso più profondo di un'italianità umile e ricca di valori, capace di assumersi le proprie debolezze, che ha rappresentato sullo schermo, facendoci Pag. 5sorridere dei nostri limiti e, probabilmente, spingendoci anche ad una sorta di autocritica costruttiva. Non credo però che si possa assumere come simbolo di una qualche ideologia questo episodio, ovvero la morte di una persona anziana e sola, come era in questo momento Monicelli. Egli aveva interrotto i rapporti con i familiari e con gli amici. In un convegno sugli anziani tenutosi ieri qui alla Camera, nella sala della Mercede, Pupi Avati è intervenuto raccontando un antico rapporto tra lui e Monicelli, nella solitudine e nella paura del buio - che lo stesso Monicelli aveva - e di questa rarefazione della qualità dell'amicizia e della qualità del sostegno.
Monicelli è morto solo, perché lo abbiamo lasciato solo e perché lo hanno lasciato solo i suoi amici. Quel gesto di disperazione è un gesto di solitudine, maturato in un ospedale, un grande ospedale romano, dove era ricoverato per problemi di tipo probabilmente clinico, urologico. Forse, non ci si è accorti di quanto era depresso, non ci si è accorti di quanto fosse profondo questo senso di smarrimento esistenziale. Tale evento deve richiamare tutti noi ad un modo diverso di intendere la medicina, di accogliere il malato e ad una capacità di guardarlo non soltanto per quella che è la patologia, ma anche per quella che è la solitudine di uomo. Non si può approfittare della disperazione di un uomo, che - è vero - aveva tra l'altro come stigma della sua vita il suicidio di suo padre, e non si può trattare di questo per fare uno spot che sia pro eutanasia (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Lega Nord Padania, Popolo della Libertà Misto-Alleanza per l'Italia). Per piacere, finiamola! Finiamola! Questi sono uomini disperati, non è un gesto di libertà! È un gesto di solitudine, di smarrimento e che condanna tutti noi.
Credo che ciò vada detto con grande chiarezza e fermezza, anche rispetto a tutte le vicende che si sono susseguite in questi giorni alla televisione. Basta con il credere che morire sia una forma di libertà, perché qualcuno non ti dà una mano! Credo che noi dobbiamo trovare in questo una diversa sfida alla vita, in modo da andare incontro a chi soffre, a chi è solo, e agli anziani (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Lega Nord Padania, Popolo della Libertà, Misto-Alleanza per l'Italia e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rivolta. Ne ha facoltà.

ERICA RIVOLTA. Signor Presidente, anche da parte mia, vi è l'espressione, a nome del gruppo, del più vivo cordoglio per la scomparsa di un grandissimo intellettuale, del maestro Monicelli, straordinario testimone di 95 anni che ha visto dei cambiamenti epocali incredibili, ma anche, com'è stato ricordato, persona sola. Ritengo inaccettabile che da questi banchi si possa fare uno spot sulla libertà di scegliere di morire. Penso che qui dovremmo interrogarci tutti, su come possiamo combattere una delle malattie più insidiose, che colpisce trasversalmente: la depressione. Essa comincia anche nelle scuole, investe le famiglie, i docenti e addirittura i bambini.
Su questo dobbiamo interrogarci e combattere perché le persone lasciate sole possono abbandonare la cosa più preziosa che hanno che è la vita che, ricordiamoci, non appartiene solo a noi e questa è un'altra delle cose fondamentali nelle quali crediamo. Quindi non è possibile, a mio avviso, poter dichiarare una cosa del genere ovvero che è un atto di libertà il togliersi la vita. Certo, la tematica è assai difficile e dobbiamo davvero interrogarci su come creare delle politiche per mettere sempre al centro le persone, su come ricostituire un tessuto familiare o sociale che sappia essere inclusivo e non mettere ai margini le persone. Del resto le depressioni sono anche alla base di mali quali la fuga verso le droghe o l'alcolismo che creano ulteriori problemi, di salute, di esclusione e di malavita. Quindi su questo ci dobbiamo concentrare e veramente non è accettabile ascoltare queste parole. Il maestro Monicelli nella libertà ha scelto Pag. 6questa fine che, tuttavia, non penso debba diventare un manifesto, non deve esserlo, è stata una sua scelta ed io la trovo tristissima. Egli ha rinunciato alla cosa più preziosa che ha avuto, in una quantità enorme, ha avuto 95 anni di vita e l'ha vissuta appieno, lasciandoci delle testimonianze importantissime. Quindi esprimiamo sicuramente il cordoglio per un protagonista del secolo scorso ma non confondiamo le cose: la vita e la dignità delle persone vanno difese sempre e comunque (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

ENRICO LA LOGGIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, l'onorevole Veltroni ha iniziato il suo intervento, dicendo: «senza tristezza ma con rimpianto». L'onorevole Bernardini ha fatto un'elegia della libertà di scelta sulla vita e sulla morte, sostanzialmente un'elegia del suicidio. Credo che Monicelli vada ricordato per quello che ha dato - tanto - alla cultura del nostro Paese in oltre mezzo secolo di attività mai indirizzata né ideologicamente né politicamente ma al servizio dell'arte, di quella vera (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico). A lui, pertanto, va il mio ricordo e il mio rispetto ma questo non può consentire a nessuno nella Camera dei deputati, in rappresentanza del popolo italiano, di strumentalizzare un gesto disperato e di farlo diventare quasi l'indicazione di un esempio da seguire (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico). È la nostra società, semmai, che deve interrogarsi sull'emarginazione alla quale può arrivare anche un uomo di quel livello, figuriamoci poi tante altre persone che si trovano spesso abbandonate, senza familiari, senza speranza e senza nessun supporto per la propria vita e la propria sofferenza. Su questo dobbiamo interrogarci se siamo preoccupati del futuro della nostra società. E allora lasciatemi dire da cittadino, da parlamentare e da cattolico: mai, mai, mai il suicidio ma sempre la speranza, la possibilità di continuare a sperare. Ed è compito di tutti noi, dei parlamentari della Repubblica in rappresentanza del popolo italiano spingere tutti a gesti di solidarietà e di pietà umana nel senso più nobile e più proprio del termine. Questo è il nostro compito, signor Presidente, e credo che tutti i parlamentari della Repubblica dovrebbero farsene carico (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico).

ANNA PAOLA CONCIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA PAOLA CONCIA. Signor Presidente, nonostante sia molto tentata di parlare di Monicelli, perché credo che ci vorrebbe maggior rispetto per quello che è accaduto, devo parlare anche di un altro problema. Oggi è la ventiduesima Giornata mondiale contro l'AIDS (Commenti). Capisco che non interessa anche se ci sono cinquemila casi in più nel nostro Paese ogni anno, e il contagio si diffonde sempre di più, ma purtroppo nel nostro Paese di AIDS non si parla più, non si parla più di prevenzione, e non si parla più di un'altra cosa (come ieri ha fatto il Ministro Fazio ad una conferenza stampa): non si parla più (e ricordo che ne ha parlato un solo Ministro, Livia Turco, dal 2006 al 2008) dello strumento più semplice per la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, che è appunto il preservativo, il preservativo che avete trovato ieri mattina nella vostra casella insieme alla proposta di legge che oggi presento sulla distribuzione dei preservativi nelle scuole superiori e nelle università. Vedete, voi ieri avete parlato tanto del fatto che vi volete occupare dei giovani, Pag. 7della loro vita e del loro futuro, ma occuparsi dei giovani significa anche occuparsi della loro vita, e la loro vita è fatta anche di amore e di sessualità. Allora, perché non occuparci di come insegnare ai nostri ragazzi ad avere una sessualità consapevole fuori dalla malattia, fuori dall'AIDS?
Questo significa occuparsi dei nostri giovani, non come fate voi, e probabilmente un ragazzo e una ragazza, se oggi ci ascoltassero, direbbero che, si, nessuno di noi oggi adulti gli parla più di prevenzione e - colpevolmente - gli dice quali sono gli strumenti per avere una sessualità consapevole. Lo dico anche al Ministro Fazio, che non c'è naturalmente, e lo dico a tutti noi: io mi sento molto colpevole per il fatto che oggi noi adulti non parliamo di prevenzione ai ragazzi e non parliamo di sessualità. Per questo voglio ricordare questa giornata in cui nel nostro Paese - ricordatevelo colleghi - i morti di AIDS sono in continuo aumento e sopratutto sono eterosessuali.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 2661.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa. Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge della quale la sottoindicata Commissione ha chiesto il trasferimento in sede legislativa ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:

II Commissione permanente (Giustizia):
ANTONIO PEPE ed altri: «Modifica alla legge 18 maggio 1973, n. 239 in materia di assegnazione di posti nei concorsi notarili» (2661) (La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

Se non vi sono obiezioni rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Trasferimento a Commissione in sede legislativa di proposte di legge nn. 2426 e 2956.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposte di legge a Commissione in sede legislativa. Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa delle seguenti proposte di legge delle quali la sottoindicata Commissione ha chiesto il trasferimento in sede legislativa ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:

VI Commissione (Finanze):
GOLFO ed altri: «Modifica all'articolo 147-ter del testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, in materia di parità di accesso agli organi di amministrazione delle società quotate in mercati regolamentati» (2426);
MOSCA ed altri: «Modifiche al testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, concernenti la parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in mercati regolamentati» (2956).

(La Commissione ha elaborato un testo unificato).

Se non vi sono obiezioni rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 12 novembre 2010, n. 187, recante misure urgenti in materia di sicurezza (A.C. 3857-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 12 novembre 2010, n. 187, recante misure urgenti in materia di sicurezza. Pag. 8
Ricordo che nella seduta del 29 novembre 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed hanno avuto luogo le repliche del relatore per la Commissione Affari costituzionali e del rappresentante del Governo.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3857-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 3857-A), nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 3857-A).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modifiche apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 3857-A). Avverto che prima dell'inizio della seduta sono stati ritirati gli identici articoli aggiuntivi Moffa 10.050, Stasi 10.051, Cesa 10.053 e Naccarato 10.054.
Avverto che è stato presentato il subemendamento Della Vedova 0.3.050.1 che è in distribuzione.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative già dichiarate inammissibili presso le Commissioni: gli emendamenti Andrea Orlando 2.5 e Naccarato 2.11, che recano modifiche alla legislazione in materia di divieto di accesso ai luoghi dove si svolgono manifestazioni sportive; gli identici articoli aggiuntivi Favia 8.01 e Tassone 8.02, volti a prevedere l'attribuzione agli agenti di polizia locale di un'indennità per i rischi correlati all'esercizio delle funzioni di polizia giudiziaria, di polizia stradale e di pubblica sicurezza; l'articolo aggiuntivo Lorenzin 10.02, recante disposizioni in materia di requisiti per la nomina dei dirigenti generali di pubblica sicurezza a prefetti.
Avverto che la Presidenza non ritiene, altresì, ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento, i seguenti articoli aggiuntivi, non previamente presentati nelle Commissioni, in quanto non strettamente attinenti al contenuto del decreto-legge: 2.0500 del Governo, recante disposizioni in materia di porto d'armi od oggetti atti ad offendere, porto d'armi in riunioni pubbliche, modifiche alla legge 2 ottobre 1967, n. 895, recante disposizioni per il controllo delle armi e protocolli d'intesa per promuovere iniziative volte alla prevenzione della devianza minorile; Palmieri 3.050, volto ad introdurre il tracciamento dei dati identificativi dei soggetti che utilizzano prestazioni pubbliche ovvero punti di accesso pubblici a tecnologia senza fili per accedere alla rete Internet; Graziano 5.050, che dispone l'abrogazione dell'articolo 7 del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, in materia di integrazione della disciplina amministrativa degli esercizi pubblici di telefonia e Internet...

MARIO TASSONE. Signor Presidente, non sentiamo bene!

PRESIDENTE. Lo speech sarà posto in distribuzione. Lorenzin 5.051, volto ad istituire e disciplinare la figura dell'esperto per la sicurezza; Tassone 5.052, che detta disposizioni in materia di sicurezza delle infrastrutture di trasporto ferroviario; Della Vedova 7.050 e 0.3.050.1, recanti nuove norme in materia di sicurezza, installazione e gestione di apparecchiature a disposizione del pubblico per la connessione ad Internet negli esercizi pubblici e nei circoli privati; Germanà 7.051, recante novelle in materia di prolungamento o ripristino del rapporto di pubblico impiego in caso di procedimento penale conclusosi con sentenza penale di proscioglimento; Saltamartini 8.050 e 8.051, volti ad ampliare l'ambito di applicazione delle misure di prevenzione nei confronti delle persone pericolose per la sicurezza e la pubblica moralità di cui alla legge 27 dicembre 1956, n. 1423; Bertolini 8.052, volto ad estendere le disposizioni per la realizzazione urgente di istituti penitenziari, dettate dall'articolo 17-ter del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 195, anche alla realizzazione di Centri di identificazione ed espulsione; Lorenzin 10.055, recante Pag. 9una disposizione di interpretazione autentica dell'articolo 9, comma 1, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, in materia di indennità connesse alla funzionalità dei servizi espletati dal personale delle forze di polizia, delle forze armate e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, ho sentito ed annotato le dichiarazioni di inammissibilità. Sull'articolo aggiuntivo Lorenzin 10.055, vorrei segnalare, a lei e all'Assemblea, che vi è l'unanimità, da parte di tutti i gruppi. Le chiedo, quindi, se, cortesemente, possa essere rivalutata la sua dichiarazione di inammissibilità.

PRESIDENTE. Onorevole Bruno, la Presidenza farà le valutazioni necessarie e le fornirà quanto prima una risposta.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, chiederei, a lei e anche al relatore però, eventualmente, di studiare una riformulazione diversa che renda ammissibile l'emendamento Palmieri 3.050, firmato anche dal nostro gruppo, il quale reca accesso ad Internet attraverso tecnologia senza fili, cioè il problema del wi-fi, ovviamente anticipando, già in sede di decreto, quanto il Governo ha annunciato e presentato in sede di proposta di legge. Ciò costituirebbe sicuramente un segnale importante, una normativa che il Paese aspetta. Credo che su questo possa essere trovata un'intesa tecnica sul testo - mi riferisco soprattutto al gruppo dell'Italia dei Valori -, che renda unanime il consenso per anticipare l'apertura al wi-fi anche nel nostro Paese, recuperare un po' di tempo perso e andare verso una liberalizzazione della questione. Per cui, se fosse possibile lavorare congiuntamente, attraverso eventuali subemendamenti o riformulazioni da parte del relatore, rivedendo in questo senso l'inammissibilità, le saremmo grati.

PRESIDENTE. Onorevole Reguzzoni, anche su questo la Presidenza farà le necessarie valutazioni.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, siccome ho ascoltato le parole del presidente Bruno, devo semplicemente ribadire la posizione del gruppo del Partito Democratico.
Noi riteniamo che l'ammissibilità spetti agli uffici della Camera e alla Presidenza attraverso di loro e che, nel momento in cui loro decidono l'inammissibilità, alla politica rimane semplicemente la possibilità di chiedere di rivedere quella posizione, ma non vi è da parte nostra alcuna intenzione nello spingere la Presidenza e gli uffici ad assumere una posizione diversa se ritiene, amministrativamente e tecnicamente, che non vi sia la possibilità di renderli ammissibili.
Se lo farà ne saremo lieti, ma non siamo noi a dare un contributo al raggiungimento dell'unanimità per far cambiare il parere della Presidenza.

PRESIDENTE. Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia e che reca quattro condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento (Vedi l'allegato A - A.C. 3857-A).
Avverto che, al fine di recepire un'ulteriore condizione espressa dalla V Commissione (Bilancio), le Commissioni Pag. 10hanno presentato l'emendamento 3.200, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A - A.C. 3857-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente e colleghi deputati, il decreto-legge in esame costituisce l'ennesimo intervento normativo adottato dal Governo nel corso di questa legislatura in materia di sicurezza pubblica ed è destinato, come altri, ad incidere senza un preciso disegno su diversi settori dell'ordinamento giuridico. La frammentazione delle sue disposizioni, infatti, compromette qualsivoglia lettura unitaria del disegno di legge di conversione. Inoltre, il testo in esame presenta una serie di microinterventi talmente eterogenei tra di loro che coloro che saranno chiamati ad applicare queste disposizioni difficilmente riusciranno a ricomporre il mosaico delle modifiche in esso contenute, se non attraverso una complessa valutazione dei commi aggiunti, soppressi o interpolati. Da questo punto di vista sarebbe forse il caso che il Governo cambiasse rotta e cominciasse finalmente ad intervenire in materia di sicurezza pubblica attraverso provvedimenti normativi meno estemporanei ed improvvisati.
Venendo al merito delle disposizioni contenute nel decreto-legge n. 187 del 2010, è possibile osservare che gli articoli 1 e 2 sono interamente dedicati ad introdurre nuove norme in materia di sicurezza nei luoghi ove si svolgono manifestazioni sportive (articolo 1) e disposizioni relative al personale addetto agli impianti sportivi (articolo 2).
In particolare, l'articolo 1, comma 1, dispone l'efficacia delle disposizioni di cui ai commi 1-ter e 1-quater dell'articolo 8 della legge n. 401 del 1989 a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto-legge, cioè dal 13 novembre 2010, e fino al 30 giugno 2013. Ricordo che secondo il citato comma 1-ter, nel caso venga commesso un determinato reato nel corso delle manifestazioni sportive, allorquando non è possibile procedere immediatamente all'arresto per ragioni di sicurezza o di incolumità pubblica, si considera comunque in stato di flagranza, ai sensi dell'articolo 382 del codice penale, colui il quale, sulla base della documentazione videofotografica dalla quale emerge inequivocabilmente il fatto, ne risulta autore, sempre che l'arresto sia compiuto non oltre il tempo necessario alla sua identificazione e comunque entro 48 ore dal fatto.
Ancora una volta dunque si decide di ricorrere ad un istituto tipicamente emergenziale qual è quello della cosiddetta flagranza differita, che forse sarebbe meglio definire come «flagranza virtuale», per arginare i fenomeni di violenza in occasione delle manifestazioni sportive.
È un istituto estremamente controverso, nato fra molte polemiche e che ora, di proroga in proroga, si avvia a toccare il decennio di vigenza, praticamente, senza soluzione di continuità.
Tutto ciò suscita in noi radicali non poche perplessità, sia con riferimento al quadro costituzionale di garanzie per la libertà personale, sia con specifico riferimento alle ipotesi di reato per le quali si applica la flagranza differita, sia per la stessa durata temporale dell'istituto, avviatosi, come dicevo, di proroga in proroga, a diventare stabile.
Sotto questo profilo, è appena il caso di ricordare che l'articolo 13 della Costituzione ammette restrizioni della libertà personale solo per atto motivato dell'autorità giudiziaria, mentre l'autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori soggetti a convalida dell'autorità giudiziaria solo in casi eccezionali di necessità ed urgenza. Inoltre, secondo la Consulta, i presupposti dei provvedimenti restrittivi provvisori sono l'eccezionalità, la tassatività, la necessità e l'urgenza.
Alla luce di quanto appena detto, le disposizioni di cui si vuole prorogare l'efficacia non sono conformi né al dettato costituzionale né alle indicazioni fornite dal giudice delle leggi. Ed invero, un'ipotesi generale di dilatazione temporale della flagranza costituisce di per sé la negazione obbiettiva della sussistenza dell'eccezionale Pag. 11urgenza del provvedere. Cessato il reato, l'urgenza e la necessità di impedirlo, di impedirne conseguenze ulteriori o di assicurare immediatamente l'autore alla giustizia, con unilaterale provvedimento di polizia, vengono meno. In altre parole, ampliare la flagranza, considerare, cioè, per mera e formale definizione di legge, un reato ancora in atto, quando sul piano naturale e concreto non lo è, sembra di per sé costituire un aggiramento della garanzia costituzionale.
Sia chiaro: per noi radicali, l'esigenza di assicurare alla giustizia gli autori di reati particolarmente gravi non deve certo essere accantonata, ma deve, tuttavia, essere soddisfatta con gli strumenti conformi ai principi costituzionali. Non a caso, il Parlamento, nel 2003, autorizzò la misura della flagranza differita - se ne discusse - a patto che fosse provvisoria per due anni, mentre ora è diventata tendenzialmente stabile, complessivamente, come ricordavo, già da un decennio.
Per tutti questi motivi, abbiamo deciso di presentare una serie di proposte emendative all'articolo 1 del provvedimento in oggetto, proprio perché riteniamo che, in sede di conversione, debba essere attuato il pieno rispetto dell'articolo 13 della Costituzione e che si possa fare ciò spazzando via dal nostro ordinamento giuridico questo anomalo e controverso istituto della flagranza differita o, comunque, quanto meno, cercando di limitare gli effetti negativi che lo stesso, inevitabilmente, provoca sulle nostre garanzie costituzionali.
Lasciatemi dire ancora qualcosa sul modo di procedere in questa legislatura, ma anche nelle legislature precedenti, attraverso i cosiddetti pacchetti sicurezza. È un fatto sicuramente indubbio che centrodestra e centrosinistra, con riferimento alle problematiche riguardanti l'ordine pubblico, perseguano la stessa politica di messa in mora dei principi costituzionali. Lo hanno fatto in passato con la «legge Reale» e la «legge Cossiga», hanno continuato, continuano, continuate a farlo anche in questa legislatura.
È un sessantennio che si procede con questo modo di legiferare. È un sessantennio che c'è una sorta di unità nazionale fra centrodestra e centrosinistra - allora parlavamo di Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano - in nome di una sicurezza, in nome di una partitocrazia, direi, che si è unita in questi anni, spesso facendo leva sulla paura. Partitocrazia che, nel suo insieme, con le leggi che ci ha consegnato, con le leggi finanziarie e con i bilanci che si sono approvati anno dopo anno in questo sessantennio, ha ridotto il Paese sul lastrico, con un debito pubblico che ha raggiunto livelli che ormai mettono in pericolo la sicurezza, la vera sicurezza di questo Paese.
È per questo che noi vi proponiamo, in nome della ragione e in nome della Costituzione, di approvare questi nostri emendamenti, che sono stati presentati alla vostra attenzione e al vostro voto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, il provvedimento in esame, come è stato già ricordato, si inserisce in un complesso di misure e di provvedimenti che il Governo ha posto in essere in questi anni in materia di sicurezza, materia che è stata l'argomento vessillo della campagna elettorale del 2008 e che, per la verità, viene tirato fuori ogni volta che si devono risollevare le sorti di questa legislatura.
Per quanto sul tema abbiamo sempre cercato di collaborare con responsabilità anche nelle precedenti occasioni di intervento legislativo (nel maggio 2008 prima, nel luglio 2009 poi, e ancora in occasione dell'istituzione dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati alla mafia), e proprio perché c'è stato senso di responsabilità da parte delle forze politiche e dei gruppi di quest'Aula, non ci saremmo aspettati di trovarci di nuovo di fronte al fatto, e a registrarlo con disappunto, che il Governo insista nell'inutile ricorso alla decretazione d'urgenza su una materia che necessiterebbe, Pag. 12invece, di attenzione e di serietà maggiori, causa le evidenti ripercussioni che i provvedimenti in materia di sicurezza possono avere sui cittadini e sulle sorti della coesione sociale del Paese. Tanto più se si pensa che per alcune disposizioni di questo testo è del tutto fuori luogo il ricorso al decreto-legge, proprio perché prive del requisito dell'urgenza.
Si pensi, ad esempio, all'articolo 5 sulla creazione del Comitato per la programmazione strategica per la cooperazione internazionale di polizia, che ha il fine di rafforzare le forze di polizia all'estero e l'interscambio di informazioni, del quale, peraltro, non sono indicati i componenti, ad eccezione del suo presidente, né si fa rinvio ad un successivo provvedimento di attuazione volto a definirne la composizione.
Questo decreto, dunque, che contiene in sostanza una serie di specificazioni legislative eterogenee tra loro, non è altro che la riproposizione o la precisazione di misure già viste che non incidono significativamente su un sistema, quello della sicurezza, ancora in difficoltà. Intendo soffermarmi a ragionare, in particolare, sulle disposizioni del decreto-legge che attengono più da vicino all'ambito di competenza della Commissione giustizia, ed in particolare sugli articoli 1, 3, 6 e 7 che hanno ad oggetto la sicurezza degli impianti sportivi, l'Agenzia nazionale che si occupa dell'amministrazione e della destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e la tracciabilità dei flussi finanziari.
Con riguardo alle disposizioni sulla sicurezza, in occasione delle manifestazioni sportive volte a contrastare i fenomeni della violenza durante le competizioni, abbiamo manifestato la nostra condivisione di massima, soprattutto a seguito dell'impegno a specificare quanto previsto nell'articolo 2, sui servizi ausiliari degli steward alle attività di polizia, in quanto andava e va segnato chiaramente il confine tra le potestà pubbliche delle forze di polizia e i compiti attualmente previsti per queste figure professionali, compiti di assistenza e di controllo, onde evitare l'incertezza della norma su ciò che lo steward può e non può fare.
Anche in tema di Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata plaudiamo a questa iniziativa per l'autofinanziamento dell'Agenzia che potrà così utilizzare tali beni per potenziare e rafforzare le sue attività. Non si comprende però la mancata definizione di alcuni aspetti di questa opportunità; la norma non accenna alle procedure e alle modalità di utilizzo dei suddetti beni. Ribadiamo pertanto il nostro invito, - possiamo ancora farlo in quest'Aula - a specificare o quantomeno a subordinare l'efficacia di questa norma all'adozione di un decreto ministeriale in cui siano precisati i casi e i limiti in cui sia possibile utilizzare o autorizzare l'utilizzo dei beni, nonché le regole e le competenze per tale gestione da parte dell'Agenzia stessa. Infine, per quanto riguarda la tracciabilità dei flussi finanziari, strumento utilissimo nel controllo degli appalti al fine di contrastare l'infiltrazione mafiosa ed in generale la deviazione illecita, ribadiamo quanto abbiamo già sostenuto in Commissione: non ci piacciono gli emendamenti volti a svuotare di contenuti la tracciabilità dei contratti e dei subcontratti e perciò non voteremo emendamenti sui quali ancora si dovesse insistere in questa direzione. Sull'argomento pensiamo debba addirittura farsi ancora di più, le modifiche apportate vanno integrate nel senso di un inasprimento delle sanzioni pecuniarie per il mancato rispetto delle regole formali. Un rilievo questo, che l'Unione di Centro ha già mosso in sede di esame del piano antimafia. In sostanza non possiamo esprimere piena soddisfazione sul testo innanzitutto a causa del metodo che, come ricordavo all'inizio, il Governo utilizza ancora una volta per affrontare il tema della sicurezza; questo provvedimento per quanto condivisibile dal punto di vista dell'impianto normativo, resta carente su alcuni aspetti dei quali tra altro non ci si può occupare nei tempi contingentati della decretazione d'urgenza e quindi va necessariamente Pag. 13migliorato. Pensiamo che lo si possa fare ancora, accogliendo alcuni emendamenti nostri e dell'opposizione, al fine di poter perseguire meglio i pur condivisibili obiettivi di sicurezza e di contrasto alla criminalità che queste misure, perlomeno nelle intenzioni, si prefiggono (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, tutte le volte che in quest'Aula si parla di sicurezza e tutte le volte che se ne parla con un provvedimento parziale, come anche questo è, forse è bene ripetere, a futura memoria, e forse nei pressi della fine di questa maggioranza e di questo Governo, la tabella che riporta in dettaglio i tagli che questa maggioranza e questo Governo hanno portato, in oltre due anni, al comparto sicurezza e difesa dello Stato. Forse è bene ricordare che nei bilanci del 2009, 2010 e nel prossimo del 2011, per il Ministero dell'interno i tagli complessivi al comparto ammonteranno ad un miliardo e 103 milioni.
Per il settore dell'immigrazione, al Ministero dell'interno, ci saranno altri 190 milioni di tagli, per il Ministero dell'economia e delle finanze altri 58 milioni, per il Ministero della difesa un altro miliardo e 187 milioni, per ciò che concerne il Ministero delle politiche agricole altri 14 milioni, 58 milioni per i trasporti, 789 milioni nel Ministero della giustizia, 186 milioni nel Ministero del lavoro. Il tutto per un totale di tagli, nel comparto sicurezza e difesa, per questo biennio di bilanci dello Stato, che ammonteranno a 3 miliardi e 588 milioni di euro. Tre miliardi e seicento milioni di euro sono la vostra carta di identità in questo settore, il vostro biglietto da visita!
Lo hanno già detto i colleghi che sono intervenuti su questo provvedimento nella discussione sulle linee generali: noi non crediamo che sia un caso che voi continuiate a intervenire in questa materia con strumenti parziali come sono i decreti legge; tre decreti legge e un disegno di legge in materia. Infatti molti provvedimenti parziali vi permettono demagogicamente di non affrontare un quadro legislativo organico di riforma di questo settore perché in molti provvedimenti si frammenta quello che voi state sostanzialmente facendo e cioè tagliando orizzontalmente e in maniera molto cospicua le risorse per l'ordine pubblico, per il comparto sicurezza e difesa.
È possibile che voi sarete ricordati per iniziative come sono quelle delle ronde e quelle dell'utilizzo dell'esercito nelle nostre città, ma noi pensiamo invece che un legislatore attento e serio avrebbe dovuto affrontare - come noi affronteremmo se toccasse a noi e quando toccherà a noi - in materia organica un ridisegno, una razionalizzazione, una riforma delle funzioni dello Stato che sono coinvolte nel tema della prevenzione e della repressione delle questioni di criminalità nel nostro Paese.
D'altro canto non è un'opinione politica di una parte che voi stiate mettendo a rischio, in ginocchio, il sistema delle forze dello Stato che si occupano della questione della sicurezza. Sono le stesse rappresentanze delle forze di polizia, delle forze dell'ordine, che dopo la delusione e l'insuccesso dell'ultimo incontro che hanno avuto al Ministero dell'interno e a Palazzo Chigi su questo tema, da pochi giorni sono in stato di agitazione - come del resto da molti mesi accade - per via delle questioni che ho prima citato e per via dei tagli a cui da mesi sottoponete il sistema delle forze dell'ordine.
Ci sono alcuni aspetti in questo provvedimento che noi trattiamo nei nostri emendamenti che sono per noi vincolanti e che sono simbolici della modalità con cui volete affrontare il tema della sicurezza. Ve ne è uno principale, per quello che mi riguarda e per quello che riguarda il gruppo del Partito Democratico: con l'articolo 8 di questo provvedimento volete capovolgere il rapporto decisionale sulle questioni inerenti l'ordine pubblico nelle nostre città, nelle nostre comunità, tra sindaci Pag. 14e prefetti, tra poteri elettivi locali e poteri rappresentativi dello Stato centrale.
Noi ci rifacciamo agli articoli 117 e 118 della Costituzione e consideriamo inviolabile quella norma che prevede che l'autorità che presiede alle questioni inerenti l'ordine pubblico è lo Stato centrale. Non ci possono essere deroghe a questo principio, non possiamo supporre che da oggi in poi e da quando approverete questo provvedimento, se ne sarete capaci, nelle città del nostro Paese possa succedere che le forze di polizia siano sottoposte alle decisioni che prende un'autorità politica eletta e che magari sottopone a scelte elettorali le proprie decisioni in materia di ordine pubblico, assoggettando a quelle decisioni che derivano dalla propria rappresentanza politica di parte l'organizzazione dell'ordine pubblico.
Noi pensiamo che l'organizzazione dell'ordine pubblico abbia dei criteri decisionali che sono già inscritti nella Costituzione, perché i costituenti avevano già esaminato questo caso e sapevano che l'ordine pubblico deve essere deciso dallo Stato, e non dal sindaco che viene eletto oggi e che per ragioni elettorali può decidere di vietare questa o quella manifestazione, di organizzare in un modo o in un altro l'ordine pubblico. Da parte nostra troverete la resistenza più dura possibile su questo vostro tentativo di capovolgere il rapporto decisionale tra sindaci e prefetti.
Lasciatemi dire che vi è anche un altro caso particolare, del quale voi sembrate non tenere conto, e mi auguro che sia solo un non tenerne conto: nel nostro Paese vi sono decise di comuni infiltrati dalla criminalità organizzata, dalla criminalità mafiosa; vi sono sospetti, certezze, processi, condanne e accuse per sindaci, atti giudiziari per amministratori locali che sono collusi, conniventi e colpevoli di associazione con organizzazioni criminali e mafiose.
A quei sindaci e a quei comuni voi volete dare il potere di decidere in materia di ordine pubblico, e magari volete che il sindaco di quella località sottoponga la propria decisione - collusiva magari con le organizzazioni criminali - alle decisioni di un prefetto rappresentante del Governo che deve solo eseguire. Voi siete contro la Costituzione quando volete farci approvare l'articolo 8, e da parte nostra troverete la resistenza più forte possibile su questo punto.
Vi è anche un tema che riguarda molte delle questioni che voi avete affrontato in questa legislatura, tentando di invertire un principio di terzietà e di autonomia, di funzioni dello Stato che devono stare fuori dalle decisioni politiche, così come quando in questo Paese vengono attaccate la magistratura e la Corte costituzionale: sottoporre un organo terzo, come deve essere quello della polizia, alle scelte di chi esplica il proprio mandato in virtù e in funzione di una elezione politica, è sbagliato e preoccupante.
Voglio sottoporvi un caso del quale si discute in queste ore sui giornali, che è quello delle manifestazioni degli studenti che si sono svolte in queste ore nelle città italiane, e di quella che è stata organizzata ieri a Roma. Io ho visto la manifestazione di ieri a Roma, sono uscito e sono andato a vedere i blocchi di polizia: premesso che credo che in ogni momento della nostra vita politica debba elevarsi il nostro ringraziamento per quei tutori dell'ordine che con la loro vita pagano in molte parti di questo Paese la salvaguardia della Costituzione e della nostra libertà, dico che non voglio vivere in città dove delle manifestazioni politiche sono sottoposte al vaglio di un'altra autorità politica. Io voglio che vi siano organi terzi rappresentanti dello Stato che decidano come organizzare l'ordine pubblico.
Vorrei anche dire che viviamo una stagione profondamente contrassegnata dai tagli, non solo agli organi di polizia e alle forze dell'ordine, ma anche agli enti locali; tagli profondi che - come tutti sapete, e come sanno tutti coloro che vivono nelle proprie città, e tutti coloro che conoscono le amministrazioni pubbliche - incidono, stanno incidendo e incideranno sulla capacità degli enti locali di fornire servizi alla persona. Pag. 15
Ebbene, in queste condizioni, in cui vengono effettuati continuamente tagli alle risorse a disposizione delle forze dell'ordine, e in cui vi sono continuamente tagli e mancanza di fondi e di risorse per i comuni, per fornire ed erogare ai propri cittadini servizi, non serve, ed è illusorio continuare a proporre alla cittadinanza norme che vanno contro i principi saldi della Costituzione, così come avete fatto sia proponendo le ronde, sia proponendo oggi l'inversione dei poteri decisionali tra sindaci e prefetti.
Vi è un altro elemento sul quale mi voglio soffermare, che ci ha molto colpiti e che, se non ho capito male, è stato poi, per fortuna, ritirato dalla maggioranza, ed è la questione della tracciabilità dei movimenti di denaro.
Noi consideriamo che la tracciabilità dei flussi di denaro e finanziari, per esempio nello svolgimento di gare ad evidenza pubblica concernenti gli appalti pubblici, sia una medicina fondamentale per combattere il lavoro nero, la corruzione, l'infiltrazione criminale, mafiosa e le truffe negli appalti pubblici.
Voi della maggioranza, del PdL avete proposto un emendamento - mi auguro definitivamente ritirato - che prevedeva l'abolizione della tracciabilità per il sistema delle paghe dei dipendenti delle aziende che partecipano agli appalti pubblici.
In questo Paese anche al nord, ogni giorno - per chi non se ne fosse accorto - misuriamo la sempre maggiore forza di penetrazione di elementi della criminalità organizzata, che si infiltrano nei sistemi di appalti pubblici e nelle amministrazioni pubbliche. Credo se ne sia accorta anche la Lega Nord, visto che nel comune di Desio in provincia di Monza recentemente i suoi consiglieri comunali si sono dimessi insieme ai consiglieri comunali del Partito Democratico e dell'opposizione, facendo commissariare quel comune. Pertanto, penso sia incredibile che, di fronte alla forza di questi fenomeni, dal maggior partito di Governo sia avanzata l'ipotesi che eliminare la tracciabilità - in questo caso, dei flussi legati alle paghe dei dipendenti delle aziende che partecipano agli appalti pubblici - possa essere un elemento di modernità.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,15).

EMANUELE FIANO. La modernità è escludere la possibilità di infiltrazioni criminali, di corruzione e di lavoro nero da tutto ciò che riguarda il lavoro pubblico.
In conclusione, signor Presidente, non siamo riusciti in questi anni di Governo Berlusconi - che speriamo volgano al termine tra pochi giorni - a ricevere dal medesimo in Parlamento un quadro complessivo di ciò che pensa del sistema della sicurezza.
Noi, invece pensiamo che serva, e siamo pronti ad approntarlo, un disegno integrato del sistema della sicurezza del nostro Paese - che non vediamo in questo provvedimento, così come non lo abbiamo visto nei precedenti provvedimenti e pacchetti sicurezza - un sistema integrato, che preveda la cooperazione tra tutte le funzioni istituzionali: i sindaci, i prefetti, le forze dell'ordine e tutti coloro che nello Stato hanno responsabilità riguardanti l'ordine pubblico e la sicurezza. Crediamo però che questo disegno integrato - che ha la finalità di rafforzare alcune funzioni, mettendo contestualmente ordine nelle funzioni - non possa assolutamente calpestare il dettato istituzionale, i diritti dei lavoratori, delle forze dell'ordine, né continuare a tagliare i fondi del sistema della sicurezza e le dotazioni strumentali e materiali delle forze dell'ordine.
Per questo, siamo ancora più grati a quanti, nel nostro Paese, nella magistratura e nelle forze dell'ordine, con gli strumenti che hanno e che gli sono rimasti, con grande abnegazione e con grande coraggio, ogni giorno combattono per la nostra libertà la criminalità nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Touadi. Ne ha facoltà.

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JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, comincerò questo intervento con la sottolineatura della frammentarietà di queste disposizioni. Come ricordato è la terza volta che si è intervenuti in materia di sicurezza e vorrei dire a questa maggioranza che la sicurezza è stato il paradigma del suo successo elettorale, ma sarà anche la tomba delle promesse non mantenute, dell'insuccesso di questa maggioranza nei confronti del bene primario della sicurezza per i cittadini.
Vorrei citare, a conferma di questo modo bislacco di legiferare, quello che segnala il Comitato per la legislazione: queste norme contengono una serie di materie tra loro disomogenee, una pluralità di disposizioni che riguardano la sicurezza nelle competizioni sportive, la criminalità organizzata, la cooperazione internazionale tra le polizie, la tracciabilità dei flussi finanziari, la sicurezza urbana e perfino la funzionalità del Ministero dell'interno.
A tal proposito, il Comitato per la legislazione fa notare che nel procedere a numerose modifiche della disciplina vigente, il provvedimento in esame non sempre effettua un adeguato coordinamento con le preesistenti fonti normative che risultano in parte oggetto di modifiche non testuali.
Tale modalità di produzione normativa che mal si concilia con lo scopo di semplificare e di riordinare la legislazione vigente, si riscontra in particolare al comma 1 dell'articolo 1 che ripristina fino al 2013 una norma originariamente introdotta a regime nel 2001, e resa transitoria con successivi decreti che ne hanno di volta in volta prorogato l'efficacia, da ultimo fino al 30 giugno del 2010. Vediamo alcuni aspetti sui quali vogliamo attirare l'attenzione della maggioranza.
Le disposizioni urgenti per garantire la sicurezza nei luoghi ove si svolgono manifestazioni sportive costituiscono materia di una certa delicatezza e di impatto sociale enorme, considerato il peso del calcio nella nostra vita sociale nonché la quantità e qualità dei problemi che le manifestazioni sportive pongono a coloro che governano la città, in occasione delle gare sportive.
L'articolo 2, ai commi 1 e 2, di cui chiediamo la soppressione, affronta la figura particolare dei cosiddetti steward, che svolgono già, in base alla normativa vigente, attività di controllo all'interno degli impianti sportivi. Si tratta di persone - cito la legge vigente - che dovrebbero possedere i requisiti morali previsti dall'articolo 11 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza per le autorizzazioni di polizia.
Gli steward svolgono già oggi attività di bonifica, ispezione dell'impianto prima della sua apertura al pubblico, attività di prefiltraggio in prossimità di varchi di accesso, attività all'interno degli impianti sportivi, attività in caso di violazione del regolamento dell'impianto.
Al comma 1 questo decreto-legge attribuisce agli steward ulteriori compiti rispetto a quelli attualmente previsti, ossia servizi ausiliari delle attività di polizia per i quali non è richiesto l'esercizio di pubbliche potestà o l'impiego imperativo di appartenenti a forze di polizia.
Pensiamo che bisogna evitare negli stadi i rischi di confusione e di sconfinamento, perché nella concitazione operativa, durante le manifestazioni sportive, è importante che ciascuno sappia esattamente la natura e la tempistica delle proprie funzioni. Vi è un'altra ragione per la soppressione dei commi 1 e 2 dell'articolo 2, è la questione della selezione e della formazione degli steward.
La situazione attuale è molto disomogenea e varia da società sportiva a società sportiva, è necessario quindi un percorso preciso di selezione e di formazione, prima di affidare agli steward dei compiti aggiuntivi.
Il comma 2, inoltre, attribuisce ad un decreto del Ministero dell'interno la definizione di condizioni e modalità di affidamento dei compiti: non possiamo e non dobbiamo affidare una delega in bianco su di una materia che contiene dei profili penali. Se modifiche anche di natura penale ci devono essere, queste norme Pag. 17dovranno essere inserite all'interno della legge e non affidate a un ulteriore specificazione attraverso un decreto del Ministero.
Gi articoli 3 e 5 recano disposizioni per il potenziamento dell'attività di contrasto alla criminalità organizzata e soprattutto la cooperazione internazionale di polizia. Vogliamo invitare questa maggioranza a prestare molta attenzione alla natura, alla quantità e qualità di quello che viene chiamato crimine transfrontaliero. La globalizzazione dei flussi, la mobilità e la facilità della mobilità umana hanno permesso che anche i fenomeni criminosi possano attraversare quelle che erano le frontiere dello Stato-nazione.
Quindi, dobbiamo attrezzarci attraverso una cooperazione rafforzata, in modo che, contro questo tipo di criminalità, che non conosce le frontiere, che le attraversa con una certa porosità e con una certa facilità, gli Stati possano attrezzarsi attraverso uno scambio di informazioni anche in ambito europeo e attraverso una progressiva omogeneizzazione delle norme penali e di procedura penale.
Presso il Ministero dell'interno è stato istituito un Comitato per la programmazione strategica per la cooperazione internazionale di polizia. Noi salutiamo con una certa positività l'istituzione di questo organismo, ma crediamo che non basti un'istituzione di natura amministrativa. Ci vuole un impulso politico di primaria importanza perché la cooperazione tra polizia non venga solo affidata ai meccanismi di cooperazione tra amministrazioni, che già sono in funzione. Occorre che ci sia un impulso politico perché davvero la cooperazione internazionale in materia di polizia possa avere una sua incisività e anche una sua efficacia nell'azione.
Vorrei tornare all'articolo 8, di cui ha parlato prima il collega Fiano. A mio avviso, abbiamo un equilibrio perfetto con la figura del prefetto, che non è solo una figura di garanzia ma ha assunto, nel corso degli anni e dei decenni, anche una natura di controllo, una capacità di calmierare le tensioni e di agire in nome dello Stato centrale.
Con il decreto legislativo del 18 agosto 2000, n. 267, abbiamo affidato ai sindaci i poteri di ordinanza in materia di sicurezza urbana. Consiglierei e chiederei alla maggioranza e al Parlamento tutto di fare un monitoraggio sulle ordinanze dei sindaci che sono state adottate un po' ovunque nel nostro Paese, segnatamente nelle amministrazioni del nord. Oltre a rasentare in alcuni casi una palese violazione dell'articolo 3 della Costituzione, che riguarda l'uguaglianza tra i cittadini, queste ordinanze hanno prodotto normative a macchia di leopardo, senza che ci fosse un coordinamento tra una città e l'altra, determinando tra l'altro un fenomeno di travaso dei fenomeni di criminalità da una città all'altra, mancando una omogeneizzazione delle norme.
Nella nostra legislazione - ribadisco quanto affermato dal collega Fiano - l'ordine pubblico è in capo al prefetto, organo di garanzia. Non possiamo quindi affidarlo ai sindaci, che hanno «somministrato» soluzioni di ordine pubblico a problemi che sono di natura sociale. Noi ribadiamo che la sicurezza, che si fa anche attraverso l'inclusione, non può confondere interventi di ordine pubblico con interventi di ordine sociale. A problemi di ordine sociale, occorre dare risposte di ordine sociale, passando attraverso l'inclusione, la capacità di mediazione sociale delle amministrazioni, la capacità di mettere in rete in territori complessi interessi divergenti, l'educazione alla legalità. Si tratta di tutta quella parte della sicurezza che non riguarda l'ordine pubblico, ma che spetta ai sindaci, che invece hanno trasformato la polizia locale, in assenza di una normativa in merito, in un surrogato di polizia di Stato, mentre dovrebbe restare una polizia di prossimità, che agisce in concorso e non in concorrenza con le forze di polizia, rispondendo esclusivamente ai sindaci.
Noi pensiamo che in questa materia il dettato costituzionale debba essere maggiormente rispettato e che la funzione di Pag. 18equilibrio e di garanzia del prefetto debba essere preservata nel modo più efficace possibile. Queste sono le specificazioni che volevamo inserire all'interno di questa materia, affrontata in modo frammentato da questa maggioranza, con il rischio tra l'altro di stravolgere il nostro impianto costituzionale in materia di sicurezza urbana, dando ai sindaci e ai prefetti compiti assolutamente divergenti.
Non vorremmo che ci fosse un sovvertimento dell'ordine costituzionale laddove i sindaci diventano i tutori dell'ordine pubblico, mentre dovrebbero assolvere a quei compiti che spettano ai sindaci, ossia a tutte le funzioni di sicurezza urbana partecipata.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,30).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, desidero intervenire in riferimento a quella parte del disegno di legge in esame che richiama le disposizioni sulla tracciabilità dei flussi finanziari in materia di appalti.
All'inizio dell'estate di quest'anno, il nostro gruppo ha votato convintamente a favore del piano antimafia, soprattutto in riferimento all'articolo 3 in cui veniva prevista la tracciabilità dei flussi finanziari. Abbiamo approvato quel provvedimento - che, ricordo, fu votato all'unanimità - poiché includeva una normativa che può fornire un apporto risolutivo a tutta la materia degli appalti e che riguarda migliaia di piccole, medie e anche grandi imprese del nostro Paese che in questo momento sono in grande difficoltà.
Vorrei sottolineare che, proprio in questi minuti, alcuni rappresentanti del suddetto comparto sono di fronte a Montecitorio per richiamare l'attenzione del Parlamento su una difficoltà oggettiva che si è prodotta a seguito della crisi economica e finanziaria molto forte, ma che pretendeva anche un'attenzione più accurata da parte del Governo e della maggioranza riguardo la possibilità non solo di creare investimenti, ma anche di normare in maniera più chiara, trasparente e netta un settore molto complesso.
Onorevoli colleghi, questo tema riguarda il codice degli appalti che è diventato quasi mostruoso, un insieme di norme complesse che, in alcune situazioni, vincola moltissimo le imprese e che nell'ordinarietà rappresenta un obbligo, un riferimento, molto complicato per i soggetti che si muovono nel campo degli appalti e che spesso, soprattutto negli ultimi anni, è stato bypassato da procedure di emergenza. Questo ha prodotto un divario molto forte tra medie, piccole e grandi imprese e un gruppo di imprese che è stato protagonista dei più grandi appalti del nostro Paese; mi riferisco ai grandi eventi, al terremoto in Abruzzo e a tutte quelle situazioni in cui sono state introdotte risorse che hanno determinato la possibilità di derogare alle procedure previste dal codice degli appalti, come invece tutte le altre imprese non hanno la possibilità di fare.
È stato deciso di sostenere la norma in questione con forza in quanto sul tema della tracciabilità dei flussi finanziari più volte si è ritrovato un buco nero che ha fornito alle imprese che lavorano nell'illegalità l'occasione di confondere le acque, di costituire fondi che non possono essere controllati dalle stazioni appaltanti e dalla pubblica amministrazione, di distogliere dalla trasparenza e dalla legalità un'importantissima fetta di economia che nel nostro Paese, da sola, fornirebbe ossigeno e la possibilità di vivere a centinaia di migliaia di imprese che oggi invece lamentano grossissima difficoltà.
Negli articoli 6 e 7 del provvedimento in esame sono state migliorate alcune norme che, contenute nel testo della legge n. 136 del 2010, avevano trovato difficoltà di applicazione. Ciò aveva prodotto una sorta di blocco, soprattutto da parte delle stazioni appaltanti, che nell'interpretazione della norma non trovavano tutte le disposizioni per un fluido procedere dei pagamenti, dell'organizzazione e di tutto Pag. 19quello che riguarda la filiera degli appalti. Tutti insieme abbiamo ritenuto che questa questione dovesse trovare uno sbocco amministrativo, legale e alla luce del sole nella trasparenza nel disegno di legge in esame. Ricordo che la Commissione ha fatto un buon lavoro e ha evitato che venissero inseriti emendamenti che avremmo ritenuto dilatori e - diciamolo chiaramente - posti, in alcuni casi, al fine di aggirare una norma.
Abbiamo assistito in questi mesi, soprattutto da parte del Ministero dell'interno, ad una volontà di lavorare nella trasparenza e nella correttezza soprattutto in un campo così delicato, ma non abbiamo visto altrettanto nel resto del Governo.
La dimostrazione di ciò, onorevoli colleghi, è stata, per esempio l'inserimento, nel maxiemendamento del Governo presentato in Commissione bilancio alla Camera, di alcune norme ordinamentali, che andavano a derogare all'applicazione del codice degli appalti per alcuni settori molto ristretti, in riferimento a imprese che avevano ricevuto condanne in via definitiva, per reati poi depenalizzati e la cui sentenza sarebbe stata revocata.
Tutto questo per fortuna, grazie all'azione nostra, ma anche della Presidenza e della Commissione bilancio, è stato dichiarato inammissibile. Dobbiamo tuttavia essere vigili perché su questi temi, più volte, nelle due Camere, sono stati inseriti in provvedimenti, che pure non riguardavano specificatamente il settore ma, come nel caso del maxiemendamento, comprendevano una serie di norme molto varie, «incursioni» emendative, che sicuramente rendevano molto più ambigua l'applicazione del codice e soprattutto favorivano settori molto ristretti.
Come dicevo, tali incursioni riguardavano imprese già condannate, l'innalzamento delle soglie dell'affidamento di lavori pubblici con procedure negoziate. Ciò è accaduto in molte occasioni, anche nel decreto-legge sulla semplificazione, durante l'esame nell'altra Camera, cosiddetto decreto-legge Calderoli. Vorremmo che si facesse finita con l'utilizzo di decreti-legge omnibus per provare a correggere norme che, invece, le imprese che operano nella legalità, ovvero le imprese oneste, giudicano un attacco alla concorrenza e anche un meccanismo a due velocità.
Ciò che vorremmo che avvenisse nella discussione di questo provvedimento, soprattutto in Aula, è che non vi fossero incursioni di proposte emendative, che possano mettere in discussione l'applicazione della tracciabilità. Vogliamo che tutto questo possa essere una normativa condivisa e vogliamo anche evitare un blocco che, se non vi sono norme chiare, disposizioni e linee guida, naturalmente si produce con rilevanti difficoltà in tutto il comparto edile e in tutti i soggetti che hanno a che fare con le stazioni appaltanti e con la pubblica amministrazione.
Il momento è molto delicato e abbiamo visto che anche dilazionare di alcuni mesi l'applicazione di una norma e non individuare le linee guida e le procedure, laddove è invece necessario informare sull'applicazione di un nuovo provvedimento e rendere tutte le responsabilità chiare e tracciabili, significa però compromettere l'esistenza e il lavoro di moltissime imprese e lavoratori, di tutti coloro che, magari, in alcuni casi, hanno già fatto il loro lavoro e devono soltanto riceverne il saldo.
In tale momento faccio appello alla responsabilità di tutti, perché non vi sia assolutamente la volontà di modificare questa norma, ma di procedere tutti insieme per votarla e applicarla velocemente, per far sì che poi essa realizzi un meccanismo rodato, in grado di far emergere dall'illegalità e dall'opacità un flusso di denaro ingente.
Le imprese hanno segnalato le migliorie che potevano essere inserite in questo decreto-legge ed hanno chiesto che vi fosse un periodo di transizione, perché l'applicazione della norma potesse essere digerita da tutti i settori che la devono applicare. Noi siamo, come tutti gli altri Paesi moderni, in linea con la normativa comunitaria e ora potremmo dire di essere allineati con quello che avviene in tutti gli altri Paesi moderni, che hanno fatto investimenti Pag. 20nelle infrastrutture, con una misura anticiclica, con cui hanno cercato di rilanciare un comparto così delicato, anche con investimenti notevoli. Non vogliamo più essere tacciati come il Paese che trova sempre, in dialetto, la «scafittola» per alcuni, solo per pochi, magari per grandi imprese amiche di qualcuno, che hanno potuto godere in questi anni della deroga al rispetto di ogni norma e alla legalità.
Siamo vittime di contenziosi e burocrazia, ma soprattutto lo sono le numerose piccole e medie imprese che hanno tirato la carretta non avendo amicizie e conoscenze né ai piani alti del Governo né presso le pubbliche amministrazioni. Facciamo in modo che, attraverso gli articoli in esame, si possa effettivamente restituire a tutto quel mondo la possibilità di partecipare all'attività legale, economica ed edilizia che, cari amici, è stata quella che in questi pochi mesi è riuscita a sopravvivere, grazie a misure che abbiamo stentato a far riapprovare dal Governo. Penso all'incentivo dell'ecobonus, ad alcuni investimenti minimi che dovevano essere riservati alle infrastrutture e alle piccole opere e che ancora non trovano conferma nel meccanismo ormai rodato di questo Governo che, nel passaggio tra la legge di stabilità, il CIPE e nel rimpallo tra i Ministeri vari e il Tesoro non eroga e non mette in cassa le risorse necessarie.
Vorremmo che, a partire dalla necessità fortissima di trovare qualche investimento da dedicare a questo mondo, vi fosse congiuntamente anche la volontà comune e la responsabilità forte di modificare le norme e farle applicare a tutti. Non ce la caveremmo con l'alibi di un sistema bloccato dalla crisi finanziaria internazionale, se non avessimo avuto almeno la forza, in questi mesi, di modificare le norme che riguardano l'applicazione per tutti - lo sottolineo: per tutti - del codice degli appalti e in questo caso la possibilità di individuare meccanismi che sottraggono dall'illegalità ogni possibile occasione.
Questo non costa niente, colleghi, e serve a restituire a quel comparto un po' di speranza e anche la possibilità di giocare ad armi pari. Mi auguro che, nel corso dell'esame sugli articoli che seguirà in Aula, in questo senso ci sia la responsabilità di tutti. Il gruppo del Partito Democratico vigilerà su questo argomento. A noi interessa che la tracciabilità dei flussi finanziari sia un provvedimento autentico, che possa fare della legalità e della giusta ed equa distribuzione per tutte le imprese una battaglia condivisa e unanime (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con riferimento al provvedimento in esame, vorrei parlare di tre temi ovvero l'alleanza tra sindaci e prefetti, gli steward e la specificità delle forze di Polizia di cui alla proposta emendativa che introduce l'articolo 10-bis.
I poteri di ordinanza affidati al sindaco dal decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 sulle autonomie ottengono, grazie al decreto-legge 12 novembre 2010, n. 187 in esame, il concorso delle forze di polizia, attraverso l'intervento del prefetto. Le ordinanze previste per i casi di urgenza nelle materie di polizia locale, igiene ed edilizia dal decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, hanno visto qui ampliate le loro finalità, fino a comprendere rimedi ai pericoli per la sicurezza urbana e l'incolumità pubblica. Il prefetto, poi, nel medesimo decreto-legge, aveva solo compiti ispettivi e le ordinanze dovevano essergli comunicate per garantire il suo potere di annullamento.
Lo Stato, quindi, ha mantenuto il potere di indirizzo espresso in tema di sicurezza urbana dal decreto del Ministro dell'interno del 5 agosto del 2008. La sicurezza urbana è stata poi meglio definita attraverso numerosi interventi della giustizia amministrativa rivolti proprio a evitare eccessi nella definizione del concetto di difesa del territorio. Si segnalano esempi in materia di mendicità invasiva (ordinanza del Consiglio di Stato del 13 Pag. 21gennaio 2010, n. 127), di orari dei pubblici esercizi, di schiamazzi, di uso di videogiochi in periodo scolastico (TAR Veneto del 20 settembre 2001), di colazioni al sacco ed uso di bottiglie di vetro fino alle discussioni sul passaggio inquinante di greggi su strade, vietato con ordinanze, ma riaperto dal TAR Puglia, sezione Lecce, con ordinanza 7 ottobre 2010, n. 771.
Ci sono anche stati interventi per imporre agli esercenti di un bar e un pub di disporre di personale che dissuadesse da rumori eccessivi o di mettere a disposizione dei turisti i propri locali igienici (TAR Toscana n. 702 del 2010). A proposito delle ordinanze dei sindaci in materia di sicurezza, soprattutto in tema di gestione dell'ordine pubblico sul territorio, cosa bisogna dire nella giornata di oggi? Si vogliono addirittura ampliare i poteri di intervento dei sindaci, e naturalmente non si comprende quali possano essere i poteri anche relativi alla dimensione territoriale. Infatti, ogni sindaco governa nei propri confini, e vi sono anche i problemi relativi al personale dipendente, in particolare per i piccoli comuni e per quelli che naturalmente sono associati, che addirittura non hanno nemmeno il personale di polizia urbana, perché, per avere personale di polizia locale, hanno fatto, appunto, l'associazione. Questi problemi sorgevano per le attività di identificazione e per le segnalazioni di eventuali reati. Ora le forze di polizia concorrono in queste operazioni che scaturiscono dall'iniziativa dei sindaci, e sono le più variegate, soprattutto le più anomale, le più strane, senza necessità di specifiche consultazioni, volta per volta, con il prefetto. Quest'ultimo potrà addirittura varare idonee misure organizzative, come del resto, è già avvenuto quando, con il decreto ministeriale 5 agosto 2008, si è chiarito il concetto di sicurezza urbana. Assicurando quindi il concorso con le forze di pubblica sicurezza, le ordinanze sindacali sono in un certo senso promosse di qualità, e da provvedimenti locali in tema di sicurezza urbana diventano tasselli di un mosaico dell'ordine pubblico riservato alla Stato (articolo 117 della Costituzione). Le forze di polizia comprendono sia la polizia di Stato, l'Arma dei carabinieri, il Corpo forestale, la Guardia di finanza e la polizia penitenziaria, ma è evidente che la norma si riferisca naturalmente alle prime due che ho citato. Credo che non vorremmo avere una polizia tale per cui si legge sindaco e invece si scrive sceriffo. Non vorrei vedere poliziotti a caccia di infradito, carabinieri arruolati nella battaglia contro gli schiamazzi notturni, Guardia di finanza impiegata per frenare l'abuso di colazioni al sacco, la forestale nelle strade per impedire il passaggio inquinante di greggi, in altre parole gli scenari di quotidiana flessibilità che il decreto sicurezza, il n. 187 (operativo da sabato scorso), potrebbe rendere presto realistici, considerate le ordinanze sindacali che sono state emanate fino ad oggi dai nostri sindaci. Il provvedimento infatti coinvolge in pianta stabile prefetti e forze di polizia. Ciò riguarda anche il problema del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, e ci dimentichiamo, a proposito delle autorità di pubblica sicurezza, che l'autorità provinciale è il prefetto, mentre l'autorità locale è il questore e, nel caso quest'ultimo mancasse, l'autorità locale è rappresentata dai dirigenti dei commissariati di polizia; quindi, il sindaco è autorità locale esclusivamente e qualora non vi fossero i commissariati, la questura e la prefettura. Quindi, il fatto di considerare i sindaci come tutori dell'ordine pubblico (che tra l'altro trova anche mistificazione, e non giustificazione, in quello che è il concetto di pubblica sicurezza, quindi dell'ufficiale di pubblica sicurezza) sono naturalmente tutti palliativi che vengono inseriti per far vedere che si farà qualcosa in questo tema, ma che violano comunque il concetto della sicurezza pubblica, soprattutto del sistema dello Stato, in particolare per quanto riguarda gli ufficiali di pubblica sicurezza e l'autorità di pubblica sicurezza come regolati dal Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza.
Credo che questo sia un tema molto importante da affrontare, come è importante affrontare il tema degli steward. In effetti, in ogni realtà, in ogni città, gli steward hanno Pag. 22diversa identificazione rispetto al concetto che riguarda il modo di fare i corsi di formazione. È un sistema in cui, per quanto riguarda le forze dell'ordine, non c'è una specifica norma che prevede le perquisizioni e le ispezioni nell'ambito dell'ordine pubblico allo stadio.
Infatti, nel nostro ordinamento si fa riferimento all'articolo 4 della legge n. 152 del 1975, concernente la perquisizione per armi e strumenti di effrazione, all'articolo 41 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, al codice di procedura penale, con riferimento alle perquisizioni per gli ufficiali di polizia tributaria, ma non esiste una normativa specifica in materia di ordine pubblico negli stadi. Dalla perquisizione, quindi, si deve passare naturalmente all'ispezione. Invece di preoccuparci di come rinforzare il concetto di sicurezza su temi importanti ed essenziali che le forze dell'ordine aspettano per il contrasto alle violenze nello stadio ed aumentare certi concetti, cosa si fa per risolvere tale problema? Non fate altro, caro signor Ministro, che inserire ed ampliare i compiti degli steward. Prima di preoccuparvi degli steward, cercate di mettere le forze dell'ordine in condizione di poter agire nella sicurezza pubblica, soprattutto negli stadi, per risolvere questo fenomeno. Uno dei temi essenziali è rappresentato dalle perquisizioni e dalle ispezioni che le forze dell'ordine non possono fare perché non c'è alcuna norma che lo preveda. Ben vengano, quindi, gli steward, sono importanti, ma bisogna naturalmente limitarne i compiti. Voi avete personale specializzato che fa corsi (gli agenti da un anno in poi, i funzionari, i sottufficiali e gli ispettori fino a quattro anni, con, inoltre, la specializzazione di nove mesi per tutte le forze di polizia) e non vi preoccupate minimamente di inserire, all'interno di quelle che sono le stesse specificità, senza naturalmente attribuzione di compiti, gli steward. Infatti, vi siete guardati bene dal dare compiti agli steward, sotto il profilo di attribuzioni e funzioni, e li mettete sullo stesso livello di controllo della pubblica sicurezza attraverso un sistema compatibilmente opaco e, soprattutto, non si capisce che cosa gli volete far fare perché, non avendo individuato le funzioni, credo sia impossibile interagire in tale contesto. In questo modo, volete far vedere alla gente che fate qualcosa, ma non avete ben capito che cosa dovete fare e, soprattutto, su che cosa intervenire. Vi consiglio magari di parlare con i sindacati delle forze di polizia e, soprattutto, con le forze dell'ordine e con i Ministeri per cercare di concertare il tema dell'ordine pubblico che è essenziale e, semmai, attuare norme che riguardano questo contesto.
L'unico aspetto del presente testo che trova sicuramente il nostro favore e che vede la nostra soddisfazione concerne l'introduzione dell'articolo 10-bis e l'articolo aggiuntivo Lorenzin 10.055 che riguarda il tema della specificità, con riferimento alle indennità, ponendovi rimedio (tema prima inserito e, poi, come al solito, tolto), ed a temi legati a problematiche sorte con le forze dell'ordine. Se non vi avesse posto rimedio vi sarebbero stati seri problemi. Vorrei concludere, dicendo che questo provvedimento è solamente fumo negli occhi e che, per alcuni aspetti, mira a far vedere alla gente che si vuol fare qualcosa, ma, nella realtà, è inconsistente e privo di qualsiasi buon elemento che possa da noi essere valutato positivamente.

PRESIDENTE. Sono così conclusi gli interventi sul complesso degli emendamenti. Avverto che la Presidenza ha rivalutato il contenuto dell'articolo aggiuntivo Lorenzin 10.055, ritenendo di ammetterlo alla discussione ed alla votazione.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, intervengo riguardo all'articolo aggiuntivo Lorenzin 10.055. Siamo d'accordo sul contenuto, ma vorrei capire di più il percorso che ha indotto la Presidenza a sciogliere la riserva positivamente, dopo averlo considerato inammissibile, visto e considerato che i nostri emendamenti, come l'articolo Pag. 23aggiuntivo 8.02 a mia prima firma, che riguarda anche gli agenti di polizia locale, prevedendo un'indennità per i rischi correlati alla loro funzione, non hanno avuto lo stesso percorso e la stessa fortuna.
Non vorrei che vi fosse non un giudizio oggettivo ma un giudizio relativo attraverso una trattativa e attraverso un'attività compensativa. Questo sarebbe certamente da bocciare così come abbiamo fatto l'altro giorno nelle Commissioni riunite ed anche l'onorevole Giachetti questa mattina ha detto qual è la posizione del suo gruppo.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Tassone, comprendo la sua amarezza. Come lei sa, le valutazioni della Presidenza in questo campo non sono sindacabili.

MARIO TASSONE. Questa è una trattativa privata, signor Presidente!

PRESIDENTE. Invito i relatori ad esprimere il parere delle Commissioni.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, vorrei esprimere i pareri sulle proposte emendative, chiedendo preliminarmente l'accantonamento delle proposte emendative riferite all'articolo 1 del decreto-legge, in quanto è in corso la presentazione di un emendamento da parte del Governo sul quale sarà richiesto il consenso a tutti i gruppi. Ove questo emendamento venga portato all'attenzione dei gruppi, potrebbe avere incidenza sui pareri. Per quanto concerne gli altri pareri, i relatori formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutti gli emendamenti diversi da quelli che elencherò e sui quali sarà espresso parere favorevole.
Le Commissioni raccomandano l'approvazione dell'emendamento 2.100, ed esprimono parere favorevole sull'emendamento 2.2 di pagina 3...

MARIO TASSONE. Su quale fascicolo guarda?

PRESIDENTE. Gli uffici dicono a pagina 4.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, indicherò anche i nominativi di chi ha presentato gli emendamenti così è più semplice: le Commissioni raccomandano l'approvazione dell'emendamento 2.100 delle Commissioni, ed esprimono parere favorevole sugli emendamenti Tassone 2.2, e Contento 2.50; raccomandano l'approvazione dell'emendamento 3.200 della Commissione nonché degli identici articoli aggiuntivi 2.0100 delle Commissioni e Bertolini 2.050, ed esprimono altresì parere favorevole sugli emendamenti 3.300, 3.301, 3.302 e 4.300 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento nonché sugli articoli aggiuntivi Palmieri 3.050 e Lorenzin 5.051, raccomandando l'approvazione degli emendamenti 6.100 delle Commissioni e 6.101 delle Commissioni.
Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Laffranco 7.54, purché sia riformulato, sopprimendo le parole finali: «dedicato alla causale» e sostituendole con le parole: «destinato alla trascrizione della motivazione del pagamento».
Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Vitali 7.55. Le Commissioni esprimono altresì parere favorevole sull'emendamento D'Ippolito Vitale 7.56, purché sia riformulato nel modo seguente: «La medesima sanzione si applica anche nel caso in cui nel bonifico bancario o postale venga omessa l'indicazione del CUP o del CIG di cui all'articolo 3, comma 5».
Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento D'Ippolito Vitale 7.57.
Per quanto riguarda le proposte emendative riferite all'articolo 9, chiedo anche in questo caso un accantonamento perché sono in corso riformulazioni che poi saranno presentate. Mi riservo ovviamente di esprimere i pareri in seguito a tali riformulazioni.
Le Commissioni raccomandano l'approvazione degli emendamenti 10.100 e 10.101 delle Pag. 24Commissioni. Allo stesso modo le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Duilio 10.50.
Le Commissioni raccomandano l'approvazione dell'articolo articolo aggiuntivo 10.0100 delle Commissioni; infine, l'articolo aggiuntivo Lorenzin 10.055 diventa presentato dalle Commissioni che ne raccomandano l'approvazione.

PRESIDENTE. Onorevole relatore, l'articolo aggiuntivo Lorenzin 10.055 è stato riammesso al voto dalla Presidenza.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la II Commissione. Ho già espresso il parere: diventa un articolo aggiuntivo a firma delle Commissioni, e se ne raccomanda l'approvazione.

PRESIDENTE. Non può essere un articolo aggiuntivo delle Commissioni, perché è stato riammesso e quindi rimane a firma dell'onorevole Lorenzin. Prendiamo atto del parere favorevole ovviamente.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la II Commissione. Sta bene.

MARIO TASSONE. Il relatore avvertiva la mia stessa sensibilità, signor Presidente.

PRESIDENTE. Comprendo la sensibilità del relatore, ma essendo stato riammesso, qualunque sia il giudizio che diamo sulla riammissione e sulla modalità con cui si è arrivati alla riammissione, è una proposta emendativa riammessa e quindi rimane un articolo aggiuntivo a firma Lorenzin.
Vi è un altro problema che devo segnalare. Onorevole relatore, l'articolo aggiuntivo Palmieri 3.050, su cui lei ha espresso il parere, è stato dichiarato inammissibile.
Le chiedo anche se per favore può ripetere il parere sull'emendamento Lo Monte 3.55.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, prendo atto dell'inammissibilità dell'articolo aggiuntivo Palmieri 3.050, mentre sull'emendamento Lo Monte 3.55 il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dai relatori, con una sola precisazione: sull'emendamento Lo Monte 3.56 il parere era favorevole anche da parte dei relatori in Commissione, e il Governo conferma il parere favorevole già espresso.

PRESIDENTE. Il relatore conferma il parere contrario sull'emendamento Lo Monte 3.56?

JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. No, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Prendo atto che il parere del relatore è favorevole. Rimane il parere contrario della V Commissione (Bilancio).

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, non vorrei fare una questione particolare, però ci troviamo di fronte ad una situazione non dico unica ma rara, perché nella fase di espressione di pareri sugli emendamenti il relatore preannuncia, anzi chiede l'accantonamento di tutto un articolo, anzi di due articoli: l'articolo 1 e l'articolo 9. Il relatore ci dovrebbe spiegare le motivazioni di questa richiesta. Posso capire che si chieda l'accantonamento di un emendamento, ma forse qualcuno deve riscrivere tutto l'articolo 1 per recuperare delle situazioni non previste nel disegno di legge di conversione. Visto e considerato che nelle Commissioni riunite abbiamo lavorato e le altre Commissioni ovviamente hanno avuto la possibilità di esprimersi Pag. 25attraverso i loro pareri in sede consultiva, non capisco che cosa dobbiamo fare in questo momento.
Voglio capire se debbano essere riscritti tutto l'articolo 1 e tutto l'articolo 9, anche per capire come ci muoviamo e quale sia la motivazione.
Infatti, lei, onorevole relatore, invece di esprimere i pareri sulle proposte emendative, ha chiesto l'accantonamento per intero dell'articolo 1. Pertanto, si presume che dovremmo ripensare l'intero articolo e riaprire i termini per la presentazione dei subemendamenti. Vorrei capire dove si andrà a finire, ma comunque, si tratta di un percorso «sdrucciolevole». Certamente, non è uso di quest'Assemblea affrontare queste situazioni, che sono quantomeno anomale, da comprendere e da approfondire.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi chiedo il motivo per il quale non seguiamo la procedura ordinaria. Infatti, sono stati espressi i pareri su nove articoli, quando, invece, potevano essere espressi inizialmente sulle proposte emendative relative all'articolo 1, per poi proseguire con gli articoli successivi.
Segnalo, inoltre, che il relatore utilizza un fascicolo, mentre noi ne abbiamo un altro, e che, quindi, vengono indicate delle pagine in cui non vi sono le proposte emendative richiamate. Posso garantire agli uffici che il relatore parla di pagina 3, quando invece si tratta di pagina 4, e via dicendo. Non è colpa mia, forse il relatore ha il fascicolo di ieri, mentre noi abbiamo quello di oggi.
Normalmente, si affronta un articolo, si esprimono i pareri sulle relative proposte emendative e si passa, poi, agli articoli successivi. Non capisco neanche perché, una volta che è stata avanzata la richiesta di accantonamento da parte delle Commissioni, qualora legittimamente qualche gruppo si oppone, non si metta ai voti tale proposta, e si perdano, invece, venti minuti a discutere di questo.
Non capisco perché parliamo di accantonamento dell'articolo 9, quanto siamo ancora all'articolo 1. Dobbiamo ancora arrivare all'esame dell'articolo 9 e, magari, non vi sarà neanche bisogno di accantonarlo. Cerchiamo di seguire un modo di lavorare, che consenta a tutti di fare ciò che è necessario fare.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, le ricordo che il provvedimento in oggetto è un decreto-legge, con riferimento al quale i pareri sulle proposte emendative presentate vengono espressi in una sola volta. Comunque, la Presidenza avrà cura di chiarire, di volta in volta, il contenuto delle proposte emendative poste in votazione.

JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, in sede di Comitato dei diciotto, su richiesta di quasi tutti i gruppi, abbiamo ritenuto non di esprimere i pareri sulle proposte emendative presentate all'articolo 9, perché avrebbero compromesso l'intera struttura del provvedimento, ma di chiederne l'accantonamento. Infatti, molti gruppi volevano rivedere nel suo insieme l'articolo 9, proprio perché lo stanno studiando tutti insieme, al fine di cercare di arrivare ad un'ipotesi di struttura condivisa. Questo è il motivo per il quale oggi, prima di pregiudicarne l'esame con qualche giudizio negativo, abbiamo ritenuto di accantonare l'intero articolo.
Quanto all'articolo 1, ci è stata ventilata la possibilità che il Governo raggiunga un accordo con tutti i gruppi, al fine di inserire nel provvedimento in oggetto una disciplina diversa sullo sport, che noi abbiamo esaminato. In questo momento, infatti, si stanno tenendo le trattative con gli altri gruppi: ci è stato chiesto di sospendere Pag. 26l'esame delle proposte emendative riferite all'articolo 1 e abbiamo acconsentito alla richiesta di tutti i gruppi. Non è un problema che riguarda noi come Comitato dei diciotto.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, si sa che i decreti-legge comportano sempre un certo tasso di variazione e di variabilità. Abbiamo denunciato più volte il fatto che i decreti-legge escano dalle stanze della Presidenza della Repubblica con un testo e che, poi, finiscano per avere un testo moltiplicato o, comunque, stravolto. Questa è una prassi non conforme alla Costituzione che abbiamo denunciato e che denunciamo anche in questo caso.
Signor Presidente, con riferimento al provvedimento in oggetto, sembra di assistere all'esame di un provvedimento di fine legislatura, tale è la modalità arruffata con la quale stiamo procedendo, affastellando, cioè, disposizioni su disposizioni. Signor Presidente, noi protestiamo contro la proposta di accantonamento dell'articolo 1, perché non sappiano che cosa sarebbe in discussione presso la Commissione cultura.
Cosa vogliamo fare? Vogliamo ancora aggiungere altri «vagoncini»? Vogliamo ancora complicare l'approvazione di questo decreto-legge? Vogliamo ancora inserire elementi, magari ultronei, rispetto a tutto il resto?
Signor Presidente, noi ci affidiamo alla funzione super partes della Presidenza, perché non consenta nessun accantonamento, se non sulla base di indicazioni molto precise sulle modalità, sui criteri e sugli obiettivi, cosa che noi, nel caso dell'articolo 1, non vediamo. Possiamo capire il caso dell'articolo 9, ma quando sarà il momento ne parleremo. Adesso non possiamo accantonare l'articolo 1, perché non sappiamo per quali ragioni questa richiesta viene effettuata.
Pertanto, signor Presidente, per quello che le è possibile fare, cioè ispirarsi a una direzione dell'Assemblea sempre improntata alla imparzialità, le chiediamo che non consenta di votare la richiesta di accantonamento già formulata.

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, la Presidenza è tenuta ad applicare il Regolamento e, davanti alla proposta del relatore, noi siamo tenuti a metterla ai voti. Penso che potremmo, con una interpretazione ampia del Regolamento, dare la parola ad un oratore per ogni gruppo che voglia intervenire.

PIERLUIGI MANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori - lo sto da tempo segnalando - perché non mi è chiaro, in realtà, e mi rivolgo al Governo, il parere al Governo sull'emendamento Vitali 7.55, su cui erano state prese intese nelle Commissioni che mi sembrano diverse, poiché tutti abbiamo a cuore la piena efficienza delle norme sulla tracciabilità.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'emendamento Vitali 7.55, che assorbe l'emendamento Tassone 7.26, così come si era detto nelle Commissioni.

RENATO CAMBURSANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Cambursano, parlerà dopo sull'ordine dei lavori, perché avevamo iniziato una procedura. Io ho sbagliato a dare la parola all'onorevole Mantini, perché immaginavo volesse intervenire Pag. 27sul punto in questo momento alla nostra attenzione, che è la proposta di accantonamento delle proposte emendative riferite all'articolo 1, formulata dal relatore per la I Commissione.
L'onorevole Cambursano non può comunque intervenire, perché sulla questione per il suo gruppo ha già parlato l'onorevole Palomba.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, intendo intervenire sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. L'onorevole Cambursano potrà parlare sull'ordine dei lavori dopo che avremo votato.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta, avanzata dall'onorevole Santelli, relatore per la I Commissione, di accantonare l'esame delle proposte emendative riferite all'articolo 1.
(È approvata).

Do ora la parola all'onorevole Cambursano che l'aveva chiesta per intervenire sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, avendole chiesto gentilmente la parola sull'ordine dei lavori esattamente come il collega Mantini, credo di avere pari dignità. Addirittura il collega parlava di un emendamento ad un articolo successivo a quello sul quale chiedevo una precisazione.
Io le chiedo, a proposito di emendamenti sui quali è già stato dato il pronunciamento del parere sia da parte del Governo che da parte del relatore, che gli emendamenti Di Pietro 3.51 e 3.52, così come emerso in Commissione bilancio, vengano accantonati, perché una delle ragioni o, se preferisce, la fondamentale ragione per la quale era stato espresso parere negativo era la carenza di copertura. È stato appurato che, a fronte di una diversa formulazione, l'aspetto quantitativo di copertura sarebbe stato superato. Ecco perché chiediamo che questi due emendamenti vengano accantonati e vengano riesaminati dalla Commissione bilancio come altri emendamenti di cui è già stato chiesto il rinvio alla Commissione bilancio.
Questo era quanto intendevo segnalare e sottolineo che abbiamo pari titolo anche noi del gruppo Italia dei Valori.

PRESIDENTE. Onorevole Cambursano, nessun dubbio sulla pari dignità di tutti gli onorevoli che rappresentano il popolo italiano. Avendo commesso un errore, quello di dare la parola all'onorevole Mantini, che immaginavo intervenisse sulla questione in quel momento in discussione, dovendo dare la parola a un deputato a favore e a uno contro o al massimo a un deputato per gruppo, non ho voluto ripetere l'errore. Così, ho completato la procedura di voto e le ho dato la parola.
Per quello che riguarda il contenuto del suo intervento, noi siamo adesso all'articolo 2, quando arriveremo all'emendamento Di Pietro 3.51 valuteremo ed eventualmente l'Aula si esprimerà di nuovo.
Saluto gli studenti dell'Istituto comprensivo statale San Giovanni Bosco di Gioia dei Marsi, in provincia dell'Aquila, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ricordo che, ove i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative per le quali vi è un invito in tal senso, la Presidenza le porrà in votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 2.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, le disposizioni volte a tutelare gli steward sono state dettate dall'aumento del 107 per cento dei feriti dovuto ad aggressioni da parte della tifoseria violenta, fatto in controtendenza rispetto alla flessione del numero dei feriti tra i civili. L'estensione di disposizioni penali a tutela degli steward rende, secondo noi, indispensabile la definizione per legge dei nuovi Pag. 28compiti che vanno assegnati agli steward. Il testo invece prevede un decreto del Ministro dell'interno.
Riteniamo che questa delega sia eccessivamente generica e che gli emendamenti correttivi che pure sono stati fatti e sono stati ammessi non siano sufficienti a definire i nuovi compiti che dovranno essere assegnati agli steward. Riteniamo che proprio per l'estensione della norma penale ci sia necessità di una precisazione più specifica dei nuovi servizi attribuiti agli steward. Teniamo conto anche che, già nel testo attuale, in base alla normativa vigente, gli steward svolgono attività di controllo all'interno degli stadi. Quindi, quali altri servizi verranno assegnati loro? E perché questi altri servizi vanno assegnati per decreto del Ministro dell'interno e non per legge, dal momento che vengono estesi agli steward alcune tutele legate all'estensione di norme penali? Ecco perché abbiamo presentato questo emendamento: ci sembrava eccessiva questa delega in bianco.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, ho ascoltato con molta attenzione l'onorevole Samperi e quindi anche le argomentazioni a sostegno dell'emendamento Bressa 2.20. Credo che i medesimi rilievi li abbiamo indicati in sede di discussione sulle linee generali, per quel che riguarda la genericità della previsione normativa predisposta dal Governo per quanto riguarda il compito degli steward.
Ritengo che le preoccupazioni mostrate dall'intervento dell'onorevole Samperi possano essere superate con l'emendamento 2.2 a mia firma. Ritengo che ci siano alcuni impegni che possono essere portati avanti dal Ministero sottraendoli ovviamente alla pesantezza legislativa e normativa. Di conseguenza credo che l'emendamento 2.2 a mia firma corrisponda pienamente a queste esigenze quando si riferisce alle condizioni ed alle modalità per l'espletamento dei compiti a cui dovrebbero essere preposti gli steward.
Ritengo che per queste motivazioni il gruppo dell'Unione di Centro non possa votare a favore dell'emendamento soppressivo Bressa 2.20 presentato dal gruppo del Partito Democratico e rinvio invece per intero all'emendamento presentato dal gruppo dell'Unione di Centro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bossa. Ne ha facoltà.

LUISA BOSSA. Signor Presidente, stiamo parlando di sicurezza, di controllo, di vigilanza e vorrei dire che è di qualche ora fa la notizia del crollo di altri due muri all'interno dell'area archeologica di Pompei (Commenti dei deputati dei gruppo Popolo della Libertà).
Non sono pietre senza valore, come è stato detto. Le pietre, lì, hanno un'anima, ricordano la storia di una comunità, dei loro lavori, dell'educazione, dei giochi e persino della loro melanconia. Nel 79 dopo Cristo Pompei fu distrutta da un fenomeno naturale non prevedibile. Questi crolli invece sono stati ampiamente preannunciati. Pompei è patrimonio dell'umanità e se questo Governo non è capace di farlo chiediamo al mondo di metterla in sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scanderebech. Ne ha facoltà.

DEODATO SCANDEREBECH. Signor Presidente, il gruppo dell'UDC pur essendo contrario all'emendamento non può non mettere in discussione la superficialità e l'emergenzialità di questo articolo e di tutto il provvedimento. Tuttavia non posso non essere d'accordo con la collega sul contenuto, sulla sostanza del ruolo degli steward, ai quali nel 2003 sono stati dati compiti di bonifica, di controllo, di assistenza e di osservanza e vigilanza degli spettatori.
Non possiamo attribuire loro compiti di contrasto alla violenza perché questi, secondo Pag. 29l'articolo 117 della Costituzione, sono di competenza esclusiva delle forze dell'ordine. Pertanto, anche se non sono un costituzionalista, capisco che questo articolo mostra forti limiti costituzionali. Vi chiedo quindi di definire bene i limiti e le competenze specifiche degli steward anche perché questi non godono di un albo regionale e di un ruolo istituzionalizzato per cui sarebbe opportuno prima istituzionalizzarli e poi dar loro dei compiti specifici (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, noi siamo sensibili all'argomento portato a sostegno dell'emendamento soppressivo e cioè una cautela di carattere costituzionale. Vale a dire che nel decreto ministeriale non dovrebbero essere contenute delle disposizioni che in qualche modo incidano sulle norme penali.
Vorremmo però anche dire che ci sembra che questi criteri che sono giustamente richiesti dai presentatori di questo emendamento soppressivo siano già individuati all'interno del comma 1 e del comma 2. Intanto il primo criterio è che restano ferme le attribuzioni e i compiti dell'autorità di pubblica sicurezza, quindi nessuna variazione ed integrazione di precedenti disposizioni deve mettere in discussione questo aspetto.
Il secondo criterio è che si deve trattare di controlli nell'ambito dell'impianto sportivo, e quindi non si può, al di fuori dell'impianto sportivo, attribuire compiti agli steward.
Il terzo criterio è che per l'espletamento dei compiti degli steward non è richiesto l'esercizio di pubblica potestà o l'impiego operativo di appartenenti alle forze di polizia. Mi sembra quindi che i criteri di carattere costituzionale, che delimitano le funzioni e i compiti da attribuire agli steward, siano contenuti in questa disposizione di legge.
D'altra parte, si tratta soltanto di integrare un precedente decreto ministeriale. Evidentemente, se un decreto ministeriale esiste già, ed è previsto in attuazione di disposizioni di legge, il decreto ministeriale non è poi un provvedimento irritante, e non lo sarebbe quindi quest'ulteriore.
Sappiamo inoltre che la pubblica amministrazione, in particolare il Ministero dell'interno, non potrà conferire compiti agli steward che incidano su materie con conseguenze penali.
Detto questo vogliamo anche far presente che i compiti delle forze di polizia sono rispettati, le stesse forze di polizia hanno chiesto che vi sia un coinvolgimento - come avviene in tutti i Paesi europei ed anche extraeuropei - delle società, nell'ordine pubblico, che non deve essere attribuito e scaricato esclusivamente sulle forze di polizia.
Il coinvolgimento di steward, pagati dalle società, è un fatto che abbiamo già accettato culturalmente. Si tratta allora di vedere quali compiti ulteriori possano essere attribuiti, o come quest'ultimi possano essere meglio definiti con un ulteriore decreto ministeriale, fermo restando che i compiti delle forze di polizia non devono essere vulnerati, ma devono essere esclusivamente alleggeriti.
Infine, vorrei dire che il nuovo decreto ministeriale dovrà essere sottoposto al vaglio delle Commissioni parlamentari competenti: questo rappresenta e costituisce un ulteriore motivo di garanzia nei confronti di disposizioni che dovessero presentare criticità sotto il profilo costituzionale. Ecco perché, pur riconoscendo le ragioni di fondo, ed essendo d'accordo con esse, riteniamo che un voto di astensione possa esprimere meglio la complessità di questa situazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, questo tema è stato affrontato in maniera molto approfondita dai colleghi Touadi e Samperi; credo che non sia cosa da poco, e vorrei su questo richiamare l'attenzione Pag. 30del Governo oltre che dell'Aula.
Il problema riguarda l'individuazione dei criteri in base ai quali dovranno essere determinati, con decreto ministeriale, i servizi ausiliari affidati agli steward. Tale problema si pone perché l'attività che viene ad essere oggetto di queste nuove figure va ad integrare dei precetti penali che vengono richiamati in questo decreto-legge, che sostanzialmente va ad equiparare nella tutela penale - e su questo siamo d'accordo - gli steward ai pubblici ufficiali, ma non sono determinati i criteri in base ai quali la legge primaria, in base alla Costituzione, deve stabilire la fonte normativa che integra il precetto penale.
Riteniamo quindi che questo punto sia a rischio di costituzionalità; l'emendamento soppressivo mira ad evitare che sia approvata una norma che deve essere riscritta meglio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 2.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Porcino, Sposetti, Formisano, Cesario, Mario Pepe (PD)...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 521
Votanti 469
Astenuti 52
Maggioranza 235
Hanno votato
192
Hanno votato
no 277).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sposetti, Pizzolante, Traversa, Sardelli, Vernetti, Di Stanislao...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 522
Votanti 521
Astenuti 1
Maggioranza 261
Hanno votato
521).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

EDMONDO CIRIELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, prima l'ho chiamata perché non riuscivo a votare e ha chiuso la votazione. Non sono riuscito a intervenire perché ha indetto immediatamente la votazione dell'emendamento 2.100 delle Commissioni e vorrei segnalarle che ero presente alla prima votazione, concernente l'emendamento Bressa 2.20.

PRESIDENTE. Onorevole Cirielli, prendo atto di quanto da lei dichiarato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Tassone 2.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, su questa votazione noi ci asterremo. Dichiaro, a nome del mio gruppo, un voto di astensione perché riteniamo che il testo di questo emendamento sia sicuramente un miglioramento rispetto a Pag. 31quello del Governo, ma non risolva i problemi di cui abbiamo parlato prima. Infatti, non individua i criteri in base ai quali il decreto ministeriale dovrà ampliare i servizi degli ausiliari degli steward e della polizia giudiziaria e, quindi, integrare il precetto penale.
Non siamo soddisfatti pienamente e per questo ci asterremo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tassone 2.2, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Virgilio, Patarino, Pizzolante, Cesario, Pugliese, Granata, Zinzi, Ravetto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 525
Votanti 339
Astenuti 186
Maggioranza 170
Hanno votato
339).

Prendo atto che le deputate Velo e Argentin hanno segnalato che non sono riuscite a votare mentre avrebbe voluto astenersi e che il deputato Alessandri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bernardini 2.16.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, il comma 4 dell'articolo 2 intende assoggettare alle stesse pene previste dall'articolo 583-quater del codice penale - che è la norma che punisce con la reclusione da quattro a dieci anni chi procura una lesione personale a un pubblico ufficiale in servizio di ordine pubblico in occasione di manifestazioni sportive - anche chi commette lesioni personali nei confronti degli steward.
Riteniamo che questa sia una disposizione inopportuna, ingiustificata e sproporzionata, visto che, nel caso di specie, la persona offesa - lo steward - è di tutta evidenza che non riveste la funzione di pubblico ufficiale. Non è coerente da un punto di vista logico-sistematico sottoporre i due eventi, le lesioni a pubblico ufficiale e le lesioni agli steward, allo stesso e identico trattamento sanzionatorio. Per questa ragione proponiamo la soppressione di questa disposizione (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bernardini 2.16, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Simeoni, Pizzolante, Fallica, Cesare Marini, Zinzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 525
Votanti 517
Astenuti 8
Maggioranza 259
Hanno votato
8
Hanno votato
no 509).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Contento 2.50.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Naccarato. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, l'emendamento propone di modificare il comma 4 dell'articolo 2, a Pag. 32nostro avviso in modo peggiorativo, infatti chiediamo di respingere l'emendamento perché vuol sopprimere al comma 4 le parole «purché riconoscibili e».
In sostanza, nel testo nel momento in cui si inseriscono elementi di tutela penale per gli steward che svolgono servizi negli stadi, riteniamo che, proprio per rafforzare questo ruolo, lo steward debba essere riconoscibile, così come peraltro recano le norme introdotte l'anno scorso dal legislatore. Se togliamo la riconoscibilità degli steward, rischiamo di rendere molto più difficile il loro lavoro, anche in una fase successiva, nel caso si debbano appunto tutelare queste persone. Per queste ragioni proponiamo di votare contro l'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, siamo contrari a questo emendamento. Italia dei Valori è un partito garantista, quindi vogliamo che, fra gli elementi che rafforzano la conoscenza del fatto reato, vi sia la riconoscibilità dell'operatore di un intervento.
Non comprendiamo perché si chieda l'esclusione della riconoscibilità di un operatore che graviamo di compiti e di tutele maggiori. Dobbiamo anche tutelare i soggetti che vengono in contatto con gli steward, che devono essere riconosciuti. Questo è un elemento di certezza che concorre a realizzare la fattispecie penale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, vorrei condividere le considerazioni del collega Naccarato e chiedere un attimo di attenzione al relatore, per semplificare i nostri lavori, signor relatore.
Corre voce che si stia preparando una riscrittura dell'articolo 1 che conterrebbe argomenti che non c'entrano nulla con questo provvedimento, incluso un enorme scambio immobiliare connesso alla realizzazione degli stadi, un emendamento «mani sulla città» e non un emendamento sulla sicurezza.
La prego, signor relatore, di vigilare su questo, perché in questo provvedimento non entrino materie estranee e lo stesso non sia violentato da interessi che sono poco trasparenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, voglio soltanto tranquillizzare i colleghi che mi hanno preceduto e dire loro che la riconoscibilità è una caratteristica tipica degli steward. Quindi, non si applicherà l'aggravante in tutti i casi in cui costoro non saranno, secondo quanto stabiliscono i regolamenti attuativi, riconoscibili dalle persone con cui entrano in contatto. L'emendamento ha soltanto un aspetto tecnico-correttivo, ma coglie comunque esattamente le preoccupazioni dei colleghi che mi hanno preceduto. Quindi, tranquillizzandoli spero che anche costoro possano votare a favore di una correzione che è semplicemente di carattere tecnico e giuridico ad un tempo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, ho ascoltato anche il presentatore dell'emendamento, il collega Contento. Noi non siamo d'accordo su questo emendamento. Non è un problema di applicazione della norma, il problema è proprio tecnico-operativo sulla riconoscibilità o meno dello steward, dell'operatore. Non possiamo attribuire compiti particolari e poi fare una previsione sulla non riconoscibilità dell'operatore stesso. Ho qualche difficoltà a seguire questo tipo di argomentazione, anche perché andremmo ad immetterci in una problematica molto vasta, Pag. 33onorevole Contento, che lei conosce meglio di me, sugli agenti di polizia in borghese e quelli in divisa. Ritengo che, siccome circoscritta, sia una vicenda particolare, proprio per gli stadi, gli steward, questa figura nuova. Ritengo che ci debba essere comunque, anche dal punto di vista tecnico-operativo, la riconoscibilità dell'operatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 2.50, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Traversa, Pollastrini, Zinzi, Cesario, Mazzocchi, Cesare Marini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 520
Votanti 517
Astenuti 3
Maggioranza 259
Hanno votato
281
Hanno votato
no 236).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione degli identici articoli aggiuntivi 2.0100 delle Commissioni e Bertolini 2.050.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amici. Ne ha facoltà

SESA AMICI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole su questi identici articoli aggiuntivi con una motivazione di cui credo sia giusto dare conto a questa Aula. Dopo tante leggi finanziarie e discussioni sulla rimodulazione dei fondi al Ministero dell'interno, con queste proposte emendative si prevede un Fondo di solidarietà civile per le vittime che subiscono lesioni o riportano gravi danni nel corso anche di manifestazioni sportive.
Credo che sia stato anche giusto aggiungerlo proprio dopo il capitolo degli steward, con i quali viene delineato un nuovo modello di sicurezza nelle manifestazioni sportive, che costituisce anche un deterrente per le forme di violenza che avvengono negli stadi. In quelle manifestazioni spesso riportano lesioni, a volte addirittura mortali, gli operatori della polizia, ma anche i civili che assistono.
Credo che l'Aula, a seguito di questo ragionamento, proprio per non parlare solo nel momento in cui accadono delle tragedie, nel ripristinare il Fondo in oggetto compie un dovere e manifesta un intento molto chiaro, netto, che credo sia giusto valorizzare tutti insieme perché rappresenta una delle norme che dà sicurezza a chi opera per garantire l'incolumità degli altri e, proprio per questo, ha bisogno di certezze nell'ambito di questa dinamica. Per tale motivo, in modo convinto, votiamo a favore delle proposte emendative in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo per esprimere il voto favorevole del gruppo Unione di Centro sulle proposte emendative in esame, condividendone le finalità.
Come è stato già illustrato, con le nuove misure riguardo alla figura degli steward si rafforza, accanto alla sicurezza, anche la solidarietà, e, soprattutto, si va verso una politica di ausilio per le vittime dei reati che dovrebbe essere estesa anche al di là delle manifestazioni sportive. Intanto, però, questo Fondo è il segno concreto di una misura sociale e anche un modo per responsabilizzare gli autori di episodi violenti rispetto agli effetti di manifestazioni che talvolta, nel mondo giovanile, sono viste come intemperanze o eccessi di tifoserie e, invece, trasmutano in atti delinquenziali con conseguenze gravissime.
Dunque, ribadisco il sostegno convinto, l'appoggio e il voto favorevole sulle proposte emendative in oggetto da parte del gruppo Unione di Centro.

Pag. 34

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, intervengo per dire che le Commissioni hanno fatto bene ad individuare, attraverso le proposte emendative in esame, una figura che talvolta appare solo ed esclusivamente nel momento in cui si verificano degli incidenti, cioè la vittima degli stessi a seguito di una manifestazione sportiva o di altra natura.
Il Fondo alimenta il risarcimento alle vittime di tali eventi che nel 99 per cento dei casi, o poco meno, sono appartenenti alle forze dell'ordine. A seguito di episodi violenti le forze dell'ordine hanno sempre un numero elevato di feriti. Voglio ricordare l'ispettore Raciti che proprio nello scorso campionato di calcio ha perso la vita.
Allora, una cosa ancora manca, e lo dico solo per dare un segnale in questa Aula: la partecipazione al risarcimento da parte delle squadre di calcio. Vi sono squadre di calcio che investono su giocatori che costano davvero tantissimo e che dunque, quando i tifosi di queste stesse squadre creano disordini e causano danni alle forze dell'ordine, dovrebbero anche assumersi la loro responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 2.0100 delle Commissioni e Bertolini 2.050, accettati dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Girolamo, Di Centa, Damiano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 523
Votanti 521
Astenuti 2
Maggioranza 261
Hanno votato
521).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Rao 3.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per far riflettere i colleghi che hanno presentato l'emendamento su come, di fatto, apparentemente questa nuova formulazione della norma sembrerebbe essere di maggiore garanzia, mentre rischia invece di trasformarsi in una riduzione della capacità operativa dell'azienda stessa e dell'autonomia stessa.
Ridefinire, di anno in anno, con decreto del Ministro dell'interno entro il 30 giugno 2011, i casi, i limiti e le regole in base ai quali è possibile ricorrere all'utilizzo dei beni immobili per finalità economiche, significa in qualche modo rimettere in discussione, anno dopo anno, criteri che sono stati invece chiaramente definiti con legge.
Da questo punto di vista, vorremmo quindi che ci fosse un'ulteriore riflessione. In ogni caso il nostro sarà un voto contrario.

ROBERTO RAO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, come in altre circostanze - capita spesso - condividiamo il principio e le finalità della norma, che ci apprestiamo a votare, perché introduce una forma di autofinanziamento dell'Agenzia invocato da più parti.
Noi eravamo stupiti della povertà descrittiva di questa norma, che non prevede alcuna regola di forma e procedura per l'autorizzazione, Pag. 35né specifica in alcun modo i casi e le modalità di utilizzo del bene. Accolgo tuttavia anche le riflessioni, che sono state rese dall'onorevole Bressa, perché il rischio, nell'approfondimento di queste caratteristiche, potrebbe essere quello di essere portati fuori strada.
Dal momento che vedo un'unanime convergenza su questo aspetto, ritiriamo l'emendamento per procedere nell'esame (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Bressa 3.3

GIANCLAUDIO BRESSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, l'emendamento, al di là della sua scrittura, pone una questione molto seria, relativamente alle capacità di azione e all'operatività dell'Agenzia: riscontriamo purtroppo una difficoltà evidente e complessa nell'attribuire i beni confiscati.
Soprattutto nei piccoli comuni, infatti, le pressioni che possono essere fatte sul sindaco, che ha il compito di procedere alla riassegnazione unitamente al ruolo istruttorio che l'Agenzia può svolgere, portano di fatto ad una paralisi. Non starò qui a fare esempi, ma gli esempi - e purtroppo in negativo - dell'immobilità rispetto alla necessità di riassegnare questi beni ci dovrebbe fare riflettere. Abbiamo svariati appartamenti e quantità di terreno di aziende agricole, che non sono state riassegnati. Il motivo è molto semplice, l'ho detto prima e ora lo ripeto: le pressioni che possono essere esercitate soprattutto sui sindaci di piccoli comuni sono tali da inibire questo tipo di trasferimento rapido e funzionale. In qualche modo, verrebbe quindi meno il senso stesso dell'azione che la legge prevedrebbe. Mi rendo però conto che l'emendamento, così come da noi formulato, potrebbe produrre un effetto eguale e contrario e altrettanto non accoglibile, quale potrebbe essere una responsabilizzazione totale dei sindaci, perché in qualche modo interverrebbe, come una sorta di commissariamento preventivo, l'Agenzia stessa.
Se dunque i relatori e il Governo sono d'accordo, chiederei la possibilità di accantonare questo emendamento per trovare una soluzione possibile, che potrebbe essere quella di agire sui tempi dell'attuale legge, la quale prevede che, se entro dodici mesi il sindaco non risponde alle sollecitazioni dell'Agenzia, questa può muoversi. E si potrebbe ridurre tale periodo da dodici a sei mesi, intendendo i sei mesi come un termine necessario per definire l'assegnazione e non per la consegna vera e propria.
È del tutto evidente che sei mesi potrebbero non essere sufficienti nel caso si dovessero intraprendere azioni di tipo amministrativo, che hanno tempi più lunghi. Questo consentirebbe, tuttavia, di conferire maggiore operatività e in qualche modo di rendere realistico quanto, con la legge sull'istituzione dell'Agenzia, tutti abbiamo concordato essere una necessità per questo Paese nella lotta contro la mafia.

PRESIDENTE. Chiedo al relatore per la I Commissione il parere sulla richiesta di accantonamento testè avanzata dall'onorevole Bressa.

JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, credo si possa accantonare l'emendamento Bressa 3.3 per discuterne e trovare la soluzione tecnica per venire incontro alle esigenze manifestate dal presentatore.

PRESIDENTE. Prendo atto che anche il Governo è favorevole all'accantonamento dell'emendamento Bressa 3.3.
Avverto che, non essendovi obiezioni, deve intendersi accantonato l'esame dell'emendamento Bressa 3.3.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 3.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, anche in questo caso si pone una Pag. 36questione molto seria per la funzionalità e l'operatività dell'Agenzia. Sostanzialmente si propone una semplificazione dal punto di vista contabile cioè un'assegnazione diretta all'Agenzia medesima delle risorse che le spettano e dall'altro la possibilità per l'Agenzia di fare ricorso, per le proprie funzioni di autofinanziamento, non solo ai beni immobili ma anche ai beni aziendali che sono stati oggetto di confisca. Questo consentirebbe all'Agenzia di aver un polmone finanziario sicuramente maggiore di quello attuale e le garantirebbe una maggiore capacità e incisività operativa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 3.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa, onorevole Ravetto, onorevole Concia, onorevole Crimi, onorevole Andrea Orlando, onorevole Zazzera... L'onorevole Gnecchi ha votato? Ci siamo tutti? Manca l'onorevole Dussin.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 519
Maggioranza 260
Hanno votato
243
Hanno votato
no 276).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.300 del quale do lettura: Al comma 1, lettera b), sostituire le parole: «Non si applicano le disposizioni di cui all'articolo 31 del» con le seguenti: «entro i limiti degli importi dei debiti che si estinguono per confusione, non si applicano le disposizioni di cui all'articolo 31, comma 1, del».
Passiamo ai voti. Indico la votazione nominale mediante procedimento elettronico sull'emendamento 3.300 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento, accettato dalle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Romele, onorevole Sardelli, onorevole Armosino, onorevole Osvaldo Napoli. Ci siamo tutti? L'onorevole Romele? Ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 517
Votanti 514
Astenuti 3
Maggioranza 258
Hanno votato
514).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare e che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Monte 3.53, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca, onorevole Traversa, onorevole Corsini, onorevole Granata, onorevole Sardelli, onorevole Patarino, onorevole Bossa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 518
Votanti 516
Astenuti 2
Maggioranza 259
Hanno votato
9
Hanno votato
no 507). Pag. 37

Prendo atto che i deputati Argentin e Vannucci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lo Monte 3.54.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Moro. Ne ha facoltà.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, in realtà vorrei richiamare l'attenzione dei presentatori dell'emendamento e argomentare la contrarietà del gruppo Partito Democratico su tale proposta. Lo faccio anche perché il provvedimento che ha istituito l'Agenzia è stato votato all'unanimità, e perché, pur cogliendo degli elementi di positività nell'emendamento presentato, sono elementi che, secondo me, in questo caso non raggiungono l'obiettivo. L'obiettivo delle modifiche che vengono introdotte oggi - lo diceva prima il collega Bressa - è quello di rendere maggiormente operativa l'Agenzia e di salvaguardarne l'autonomia, anche mettendole a disposizione risorse economiche ed umane che consentano un lavoro più proficuo. Ovviamente questo non entra in rotta di collisione con il problema territoriale e con la necessità di ascolto del territorio, tant'è che poco fa abbiamo accantonato un emendamento proprio perché noi stessi ci rendiamo conto del fatto che sul territorio ci sono difficoltà operative e che molti sindaci non riescono ad aiutare la destinazione dei beni confiscati, ma ci rendiamo anche conto che non va certo esautorato l'elemento territoriale, anzi va valorizzato e preso in grande considerazione. Ciò premesso, una serie di emendamenti presentati, che hanno come primo firmatario il collega Lo Monte, entrano in rotta di collisione con quello che è l'obiettivo, e soprattutto entrano in rotta di collisione con la normativa che insieme abbiamo portato avanti in precedenza. Ricordo che tra gli organi dell'Agenzia è previsto il consiglio direttivo, che ha una serie di funzioni. Il consiglio direttivo ha funzioni fondamentali, tra le quali vi è quella della destinazione dei beni. È previsto dall'articolo 3, comma 5, che alle riunioni del consiglio direttivo possano essere chiamati a partecipare rappresentanti di amministrazioni pubbliche centrali e locali (rappresentanti delle amministrazione pubbliche il cui coinvolgimento è previsto in altri luoghi dalla norma, proprio perché si vuole valorizzare l'apporto territoriale). Ritengo che, se questo è necessario (la valorizzazione e la presenza e magari anche il coinvolgimento nel comitato direttivo degli enti locali), prevedere però l'intesa tra gli enti territoriali va assolutamente in controtendenza. Se infatti è vero che le difficoltà spesso sono proprio sul territorio, l'intesa finirebbe per paralizzare la possibilità di operare, quindi la destinazione del bene. Per questo noi siamo assolutamente contrari, e pertanto chiedo ai colleghi firmatari dell'emendamento (che mi sembrano molto interessati alla valorizzazione del territorio) di ripensare l'emendamento e di verificare se le argomentazioni che ho offerto siano o meno convincenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Lo Moro, ho l'impressione che lei sia intervenuta più sull'emendamento Lo Monte 3.55 che su quello in esame. Comunque trattenete l'intervento nella memoria, vale per il prossimo emendamento.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Monte 3.54, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Grassi, onorevole Scalera, onorevole Ravetto, onorevole Biasotti, onorevole Cesare Marini, onorevole Cesario, onorevole La Loggia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 38
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 518
Votanti 515
Astenuti 3
Maggioranza 258
Hanno votato
8
Hanno votato
no 507).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che la deputata Melandri ha segnalato di aver erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Monte 3.55, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cesare Marini... Forse, sarebbe il caso di disattivare la macchina dell'onorevole Cesare Marini perché c'è qualcosa che sistematicamente non funziona. Onorevole Cesario...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 513
Votanti 510
Astenuti 3
Maggioranza 256
Hanno votato
7
Hanno votato
no 503).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Monte 3.56, accettato dalle Commissioni e dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Zinzi... onorevole Sardelli... onorevole Traversa... onorevole Ravetto... onorevole Calderisi... onorevole Girlanda...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 516
Votanti 512
Astenuti 4
Maggioranza 257
Hanno votato
501
Hanno votato
no 11).

Prendo atto che le deputate Carlucci e Argentin hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Monte 3.57, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Girlanda... onorevole Traversa... onorevole Moles... presidente Casini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 523
Votanti 520

Astenuti 3
Maggioranza 261
Hanno votato
3
Hanno votato
no 517).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Monte 3.58, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Girlanda... onorevole Traversa... onorevole Cesario... onorevole Aracu...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 521
Votanti 516
Astenuti 5
Maggioranza 259
Hanno votato
11
Hanno votato
no 505).

Pag. 39

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare e che il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.200 delle Commissioni di cui vi do lettura: al comma 3 sostituire le parole: «secondo quanto previsto» con le seguenti «ove consentito».
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.200 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi... ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 517
Votanti 516
Astenuti 1
Maggioranza 259
Hanno votato
511
Hanno votato
no 5).

Prendo atto che i deputati Borghesi, Monai, Reguzzoni e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Pietro 3.51.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, come le avevo anticipato in occasione della mia richiesta di intervento sull'ordine dei lavori, in Commissione bilancio si è convenuto di chiedere l'accantonamento degli emendamenti Di Pietro 3.51 e 3.52 per una diversa riformulazione, che è già stata concordata ma che ha bisogno ancora di un passaggio in Commissione V (Bilancio). Quindi le chiedo l'accantonamento di tali emendamenti.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la II Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, le Commissioni sono favorevole all'accantonamento.

PRESIDENTE. Il Governo?

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, non essendovi obiezioni, deve intendersi accantonato l'esame degli emendamenti Di Pietro 3.51 e 3.52.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.301, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sposetti... onorevole Sbai... onorevole De Girolamo... l'onorevole Sbai è sempre difficoltà... onorevole Granata.... Ci siamo tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 511
Votanti 510
Astenuti 1
Maggioranza 256
Hanno votato
508
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.302, da votare ai sensi dell'articolo 86, Pag. 40comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vella... onorevole Martinelli... onorevole Traversa: non riprendiamo brutte antiche tradizioni, onorevole Traversa, cerchiamo di innovare. Onorevole Misiti, si affretti... onorevole Tanoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 516
Votanti 515

Astenuti 1
Maggioranza 258
Hanno votato
515).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Bernardini 4.1 e Tassone 4.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, con questo articolo si prevede che tutte le volte in cui la Commissione centrale consultiva per l'adozione delle misure di sicurezza personale viene chiamata ad affrontare questioni inerenti la sicurezza di magistrati, la stessa Commissione debba essere integrata da un magistrato designato dal Ministro della giustizia. La previsione è di tutta evidenza sperequativa rispetto a qualsiasi altra categoria che dovesse avere o meno diritto all'adozione di misure di sicurezza personali; pertanto noi chiediamo di sopprimere l'intero articolo e speriamo che anche i colleghi ritengano questa disparità di trattamento assolutamente ingiustificata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, noi ci siamo anche confrontati in sede di discussione sulle linee generali. Io ritenevo che questo tema potesse essere risolto con un minimo di buona volontà e mi rivolgo anche al Ministro e ai colleghi che fanno parte del Ministero della giustizia e dell'interno. Aver previsto la presenza in questa Commissione di un magistrato, quando si tratta di temi che riguardano la sicurezza di un magistrato, è un po' stridente, tanto per usare un eufemismo non è elegante. Non so come definirlo, ma ve lo dico veramente: come se ve ne fosse bisogno nel momento in cui ci si occupa di magistrati. Allora lo manteniamo per sempre, allora lo collochiamo sempre, in questo caso sarebbe una cosa giustificata, invece di integrare la Commissione con un magistrato quando si tratta di problemi inerenti i magistrati. Ma perché, per le macchine blindate e per i problemi della sicurezza...? Allora, lo manteniamo sempre il magistrato: ha più senso ed ha più significato, perché altrimenti dovremmo prevedere un soggetto per ogni categoria di persona quando si tratta di problemi di sicurezza di cui può essere investita la Commissione centrale consultiva sulla sicurezza personale. Allora, lo manteniamo sempre: ha più senso ed è più dignitosa questa norma. Ovviamente io, se vi è una riformulazione da parte del Governo, sono disposto a ritirare il mio emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, noi ci siamo preoccupati già in Commissione di correggere sostanzialmente questo articolo, perché è una valutazione che ha fatto il Governo dell'opportunità o meno di integrare, laddove si parli di misure di sicurezza nei confronti di magistrati, con la presenza di una magistrato. Quello a cui noi teniamo, per cui ci asterremo nella votazione degli emendamenti in esame, quello a cui abbiamo tenuto e quello a cui fondamentalmente teniamo è che non si tratti di un Pag. 41incarico che faccia sì che un magistrato possa andare fuori ruolo per fare questa attività. Quindi è una questione di valutazione di opportunità. D'altro canto, nelle commissioni di sicurezza e nei comitati provinciali il procuratore della Repubblica integra di diritto il comitato provinciale della sicurezza. Se questa è l'ottica, l'importante - e su questo ci siamo battuti e ci è stato accolto l'emendamento in Commissione - è che si tratti di un magistrato già collocato fuori ruolo, a disposizione per incarico presso il Ministero della giustizia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, avremmo votato contro questo articolo 4 se fosse rimasto nella sua formulazione originaria. Infatti, noi pensiamo che gli organi di sicurezza abbiano tutte le competenze necessarie per valutare se disporre misure di sicurezza personale oppure no, qualunque sia la categoria del soggetto che può esser sottoposto a misure di sicurezza, scorte o altro. L'orientamento che è stato adottato in Commissione, con la previsione che debba essere un magistrato già collocato fuori ruolo perché in servizio presso il Ministero della giustizia, tempera questa valutazione estremamente negativa, ma non fino a farci arrivare ad un'approvazione e ad un parere favorevole sull'articolo. Perciò preannunzio l'astensione in sede di votazione.

PRESIDENTE. Avverto che i lavori dell'Assemblea saranno sospesi alle ore 13,30.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Bernardini 4.1 e Tassone 4.2, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa... onorevole Concia... onorevole Armosino... onorevole Martinelli... Ci siamo tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 509
Votanti 312
Astenuti 197
Maggioranza 157
Hanno votato
41
Hanno votato
no 271).

Prendo atto che deputati Argentin e Monai hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Rao 4.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Moro. Ne ha facoltà.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, noi voteremo contro l'emendamento in oggetto e il motivo sta nel suo contenuto, che sottopongo alla valutazione anche dei sottoscrittori. Abbiamo visto come già in Commissione sia passata una versione che prevede che i magistrati vengano scelti tra quelli collocati fuori ruolo con incarico previsto dal Ministero della giustizia. Questo è assodato. Si capisce quale sia l'obiettivo dell'emendamento - di limitare, cioè, in qualche modo, il potere del Ministro della giustizia, affinché non sia arbitrario - tuttavia, i correttivi che vengono apportati ci sembrano non ragionevoli.
In particolare, non ci sembra comprensibile il riferimento fatto nell'emendamento in esame alle ordinarie funzioni giudiziarie esercitate dal magistrato. Infatti, si dice che la partecipazione alla Commissione in oggetto deve essere autorizzata dal CSM e che debba concorrere con le ordinarie funzioni giudiziarie esercitate dal magistrato. Quest'ultimo, peraltro, non otterrebbe un semplice rimborso spese, ma si vedrebbe riconosciuto un trattamento economico supplementare pari a quello degli altri componenti effettivi.
Credo di poter dire che, in realtà, un magistrato collocato fuori ruolo presso il Ministero della giustizia non svolge funzioni giudiziarie e, quindi, non si capisce Pag. 42come ciò sarebbe compatibile. Queste motivazioni ci spingono a votare contro l'emendamento in oggetto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, l'Italia dei Valori voterà contro l'emendamento in oggetto, che ci sembra andare dall'altra parte rispetto all'oscillazione del pendolo. Infatti, da un emendamento soppressivo si passa ad un emendamento che prevede che il magistrato che farà parte della Commissione possa continuare a svolgere le funzioni ordinarie e che, per giunta, riceve un trattamento economico aggiuntivo pari a quello degli altri.
Noi siamo decisamente contrari al fatto che alcuni magistrati possano essere distolti dalle loro ordinarie attività per essere trasferiti a funzioni amministrative, o comunque aggiuntive, come siamo assolutamente contrari ad una retribuzione aggiuntiva (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

ROBERTO RAO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, al di là delle considerazioni svolte ora dall'onorevole Palomba, concernenti soltanto uno degli aspetti del nostro emendamento, vorrei dire che, prima che in sede di Comitato dei nove sopraggiungessero alcune modifiche relative al magistrato, che è considerato già adesso collocato fuori ruolo, questo era uno dei motivi della presentazione del nostro emendamento.
Pertanto, concordo anche con le valutazioni generali espresse in precedenza dalla collega Ferranti e, in seguito, dalla collega Lo Moro. Infatti, il nostro intento era di evitare un automatismo di nomina e una «non selezione» e che si arrivasse sostanzialmente ad una chiamata diretta da parte del Ministero per tale magistrato e, quindi, ad una particolarità eccessiva per il magistrato che operi presso il Ministero dell'interno.
Il fatto è che il magistrato è già collocato fuori ruolo ed è designato dal Ministero della giustizia, quindi, non svolge una mera attività di funzionario del Ministero dell'interno, ma esplica le sue facoltà in maniera totalmente autonoma e senza che questa sua attività possa - come affermava in precedenza l'onorevole Palomba - concorrere con le ordinarie funzioni giudiziarie esercitate dallo stesso magistrato.
Quindi, non abbiamo nessun motivo di dubitare che la norma, in questo caso, sia stata migliorata in sede di Comitato dei nove e, pertanto, ritiriamo l'emendamento.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rao.

MARIO PEPE (PdL). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe (PdL) vuole intervenire, ma non su questo emendamento che è stato ritirato.

MARIO PEPE (PdL). Signor Presidente, vorrei che rimanesse agli atti una considerazione.

PRESIDENTE. Onorevole Mario Pepe (PdL), può parlare sul prossimo emendamento, per fare questa considerazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe (PdL). Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (PdL). Signor Presidente, grazie per avermi dato la parola. Mi compiaccio di questa cosa perché ci sono in Italia troppi magistrati che non amano fare i magistrati; preferiscono le segreterie dei partiti, dei Ministeri; preferiscono andare a prendersi i posti di dottore di ricerca, per poter essere distolti dalle loro funzioni. Pag. 43
È arrivato il momento, signor Presidente, che questo problema sia affrontato seriamente se vogliamo risolvere i problemi della giustizia in Italia: no ai doppi incarichi per i magistrati e proibire che i magistrati vengano distolti dalle loro funzioni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi? Ha votato... onorevole Ghiglia... onorevole Pizzolante... onorevole Dionisi... onorevole Madia... l'onorevole Dionisi ha votato... dov'è l'onorevole Madia? Non la vedo... Ci siamo tutti?...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 467
Votanti 466
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato
460
Hanno votato
no 6).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,30).

ANTONIO CUOMO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO CUOMO. Signor Presidente, intervengo solo per segnalare all'Aula la preoccupante prospettiva concernente il trasporto ferroviario relativo ad alcune aree delle regioni meridionali: ciò, a partire dall'entrata in vigore del prossimo orario invernale di Trenitalia. Si tratta precisamente della soppressione di alcuni Eurostar, e, in modo particolare, il Taranto-Potenza-Battipaglia-Roma e viceversa. Tra l'altro si tratta dell'ultimo ed unico collegamento diretto che la Lucania ed il basso salernitano hanno con la capitale. Pertanto, la soppressione di tale treno rappresenterebbe un ulteriore colpo alla mobilità dei cittadini di questo territorio. Troviamo, quindi, abbastanza paradossale che la strategia dell'azienda dimentichi la funzione pubblica di Trenitalia, che ha come azionista di maggioranza proprio il Ministero dell'economia e delle finanze. Riteniamo, pertanto, che la Presidenza debba farsi carico nei confronti del Governo e della Commissione trasporti della Camera di ricevere informazioni e soprattutto di scongiurare questa eventuale soppressione, perché contribuirebbe non poco alla marginalizzazione di intere aree ed importanti bacini, ad esempio quella della Piana del Serio, con Eboli e Battipaglia, ma anche il metapontino, la collina e l'area del materano, paesi come Pisticci, Ferrandina e Grassano.
Quindi, con le regioni interessate e con gli amministratori locali noi cercheremo una mobilitazione affinché tutto questo non avvenga (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Cuomo, le sue osservazioni saranno fatte presenti al ministro competente. Lei ha comunque a disposizione gli strumenti del sindacato ispettivo per invitarlo a venire in Aula e a dare risposte, si spera, soddisfacenti.

GIOVANNI LOLLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, il maltempo che si sta abbattendo su tutto il Paese si sta accanendo con particolare intensità, in queste ore, sulla città de L'Aquila e sul territorio circostante, aggiungendo al disagio e al disastro del terremoto, ulteriori e gravissime difficoltà. Pag. 44Pensate che il fiume Aterno è uscito dagli alvei e ha inondato i terreni sui quali si erano insediati, in questi mesi, tutta una serie di alloggi provvisori che ospitavano i terremotati. Uno dei «piani casa», il «piano casa» di Sassa - quelle case che avete visto più volte in televisione - purtroppo è finito sotto l'acqua, la frazione di Onna, già tristemente diventata famosa in Italia dopo il terremoto, è in questo momento interamente allagata e siamo arrivati al paradosso di avere parecchie famiglie già sfollate dal terremoto, di nuovo sfollate adesso per l'alluvione. Naturalmente ho preso la parola per informare tutti voi di questa situazione così grave e per chiedere che ci si attivi immediatamente presso la Protezione civile perché intervenga a monitorare la situazione e per predisporre tutti gli interventi necessari che nel caso de L'Aquila devono essere particolarmente urgenti, come tutti voi potete ben immaginare.

DOMENICO DI VIRGILIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, ho chiesto la parola già questa mattina prima di iniziare la discussione del disegno di legge in esame, ma evidentemente chi abita quassù in piccionaia ha scarsa visibilità. Volevo associarmi a quanto riferito dall'onorevole Binetti e dall'onorevole La Loggia sul valore della vita, in contrapposizione a quanto sostenuto dall'onorevole Bernardini. Guai, se prevalesse la formula della qualità della vita. Mi domando; vogliamo ripristinare la Rupe Tarpea per i disabili o per chi non produce?
La seconda osservazione è relativa all'intervento dell'onorevole Concia che parlava della scarsa sensibilità all'AIDS nel nostro Paese. Voglio rendere noto a tutti quelli che ci ascoltano, onorevole Concia, che il nostro Paese è stato uno dei primi al mondo a comprendere il dramma dell'AIDS. Durante il Governo Berlusconi, già nel 2001-2002, il sottosegretario alla salute aveva affrontato, per esempio, il finanziamento della ricerca. Noi siamo all'avanguardia in Italia e bisogna darne atto ai nostri ricercatori, alla dottoressa Ensoli e all'Istituto superiore di sanità per la messa a punto di un vaccino che è in fase avanzata di sperimentazione. È questa la speranza per debellare definitivamente questo virus che mina la vita di molti soggetti cittadini. È chiaro che occorre, accanto a questo, una corretta educazione alla sessualità e ben venga questa sensibilità del nostro Pontefice all'uso del profilattico.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare che in piazza, di fronte al Parlamento, stanno pacificamente manifestando i rappresentanti delle imprese di costruzioni e di lavoratori del settore delle costruzioni. Costoro stanno manifestando insieme per informare di una situazione drammatica che sta investendo il loro settore. Nel settore delle costruzioni, dove le imprese sono spesso anche di piccole dimensioni, si è registrata una perdita, lo scorso anno, di 250 mila posti di lavoro e le aspettative sono che, entro la primavera, ci sia un'ulteriore perdita di 350 mila posti di lavoro. È un evento catastrofico anche perché spesso si tratta di personale non di elevata qualificazione, di manovalanza, che avrà delle difficoltà enormi a trovare delle coperture oppure a trovare altri posti di lavoro. Il Governo non è ininfluente in questo settore, almeno per due motivi: a proposito sia di grandi sia di piccole opere ci sono tante delibere del CIPE che vengono anche mediaticamente enfatizzate dal Governo, ma a cui non seguono azioni vere e reali di avvio di queste opere.
Vi è poi un altro tema: molte di queste piccole imprese, e soprattutto quelle più piccole, sono fortemente danneggiate dal Patto di stabilità, che impedisce ai comuni, anche a quelli che potrebbero farlo, di Pag. 45pagare le forniture che hanno ricevuto, le prestazioni e gli stati di avanzamento di queste imprese. Credo che il Governo dovrebbe farsi carico di questa situazione ed agire di conseguenza.

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, penso che l'intervento dell'onorevole Di Virgilio, che voleva stemperare gli animi, abbia invece introdotto degli elementi che meriterebbero ben altro dibattito. Mi limito a contenermi davvero in due minuti.
Un minuto per dire all'onorevole Di Virgilio che vi è un solo Paese in Africa che è riuscito a contenere l'infezione da AIDS: l'Uganda. E l'Uganda è l'unico Paese in cui la conferenza episcopale, da oltre 15 anni, non ascolta le direttive vaticane. Certo, è parzialmente una buona notizia, perché si sarebbero potuti evitare migliaia di morti.
Per quanto riguarda Monicelli, non voglio aggiungere nient'altro di quello che ha scritto oggi Paola Casella in un ricordo dal titolo «Vivere e morire alla Monicelli».
Monicelli si è tolto la vita non certo per mancanza di voglia di combattere - che quella non gli è mai mancata - quanto probabilmente perché, come ha detto lui, la vita non è sempre degna di essere vissuta. Questo è un passaggio che, a nostro avviso, dovrebbe competere alla coscienza di ciascuno. Non accettiamo che vi siano tribunali della coscienza, non possiamo accettare che vi sia qualcosa che vada al di là di quella che è la libertà di scelta di ciascuno di noi.
Poi, se ciascuno o qualcuno di noi vuole rimettere la propria libertà di scelta nelle mani di altri, per noi è liberissimo di farlo. Vorremmo però che gli altri garantissero anche a noi questa libertà.

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Signor Presidente, è in pieno svolgimento un'operazione truffaldina e cinica contro la verità, volta a conferire un diploma pro-life a chi millanta inutilmente da anni questo nome, e soprattutto per conferire a noi radicali, e all'associazione Luca Coscioni, quello di pro-morte.
In questa operazione truffaldina e cinica è normale trovare mobilitati i soliti noti. Questo accade perché è noto che, in tutti i grandi temi sociali ed etici, siamo sostenuti dal consenso della gente, dai loro vissuti e, come unanimi tutti i sondaggi demoscopici certificano, sono isolate le posizioni oltranziste e clericali che negano il diritto dell'individuo all'autodeterminazione e vogliono imporre a tutti e a ciascuno accanimenti terapeutici senza ragione e sofferenze inutili.
Hanno bisogno di mentire e di propaganda degna del ministero della cultura popolare. Ricordo che un Papa molto amato, Giovanni Paolo II, resosi conto che tutto era inutile, invocò di essere lasciato libero di poter tornare alla casa del Padre.
Vogliamo che il paziente possa decidere e valutare, vogliamo ampliare la sfera dei diritti e delle facoltà, nessun obbligo, collega Binetti, nessuna imposizione, collega Di Virgilio. Da sola, e con i miei compagni radicali e dell'associazione Luca Coscioni, mi sono battuta anche con lunghi digiuni per assicurare i fondi necessari ai livelli essenziali di assistenza e per l'aggiornamento del nomenclatore degli ausili delle protesi. Voi dove eravate?
Fondi che devono essere nella diretta disponibilità del malato, non di associazioni, con un rischio di gestioni clientelari, o peggio. Solo ora, collega Binetti e collega Di Virgilio, che sentite profumo di elezioni sembrate esservi accorti della questione. Per questo, vergognatevi, vergognatevi, vergognatevi (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

EUGENIO MAZZARELLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 46

EUGENIO MAZZARELLA. Signor Presidente, con tutta la considerazione per i colleghi che in apertura di seduta e anche ora sono intervenuti a commento della dolorosa vicenda di Monicelli, mi limito a proporre una domanda: potrebbe quest'Aula interessarsi delle grandi difficoltà della vita di chi vive, proprio in onore di quanto Monicelli ha fatto rappresentando la vita nella sua arte e, per il resto, tacere su scelte che meritano solo il silenzio che rispetta e medita?

CESARE DAMIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, vorrei associarmi alla preoccupazione dell'onorevole Borghesi a proposito della situazione del settore dell'edilizia che - come sappiamo - è in profonda crisi e segnalare un fatto importante e inedito: questa mattina di fronte alla Camera, in piazza Montecitorio c'è stata una manifestazione, che io sappia - per quanto conosco il movimento sindacale e le imprese - la prima nella storia che ha visto insieme, in piazza, i rappresentanti delle associazioni dell'impresa e i rappresentanti dei lavoratori, i sindacati. Quindi, vi erano sigle sindacali unitarie, CGIL, CISL e UIL, associazioni di industriali (Confindustria), delle imprese artigiane, delle cooperative e di tutta la filiera delle costruzioni.
Perché questa manifestazione? Si è trattato di una denuncia di assenza di politiche economiche e industriali, in un comparto che svolge da sempre un ruolo di traino dell'economia.
Credo che valga la pena di sottolineare i motivi di questa mobilitazione. Il motivo fondamentale è l'inerzia del Governo: ad un anno dagli «stati generali» delle costruzioni, che avevano denunciato una situazione di crisi che puntualmente è avvenuta e si è aggravata, nulla è stato fatto dal Governo e qui non si chiede da parte di coloro che hanno manifestato di ottenere vantaggi o privilegi per la categoria, ma di restituire al settore le priorità che gli competono, attraverso una serie di interventi che possano ripristinare il corretto funzionamento del mercato.
Del resto, le cifre fanno impallidire: 250 mila posti di lavoro persi, il 300 per cento in più di utilizzo di ammortizzatori sociali e di cassa integrazione, il 20 per cento in meno nelle produzioni di settori di materiali della costruzione, circa 70 miliardi di euro in meno del valore complessivo delle produzioni. La situazione è diventata così grave perché non c'è stata un'efficace azione da parte del Governo e inoltre, vorrei ricordarlo, c'è un inaccettabile danno - al di là delle dichiarazioni - causato dal ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione, con punte di ritardo anche di 24 mesi, che fanno emergere un quadro di assoluta gravità.
Quindi, tutto ciò, sommato al progressivo disimpegno dello Stato nella realizzazione delle opere pubbliche, testimonia il calo di risorse stanziate per nuove infrastrutture. Le recenti deliberazioni nella manovra finanziaria confermano questo andamento.
Allora cosa bisogna fare? Chiedo al Presidente che si faccia interprete presso il Governo di una richiesta di convocazione delle parti per l'ascolto della domanda che proviene da questa manifestazione, da questi stati generali, che punti allo sblocco dei pagamenti per le imprese da parte della pubblica amministrazione, a rendere disponibile le risorse destinate dal CIPE alle priorità infrastrutturali, a partire da quelle attribuite ai programmi di piccole e medie opere dell'edilizia scolastica, e all'eliminazione delle distorsioni di carattere fiscale.
Infatti, se non abbiamo la capacità di ridare slancio ad un settore così fondamentale per lo sviluppo del Paese, purtroppo assisteremo ancora, nel prossimo periodo, ad un'involuzione della situazione, che avrebbe chiaramente gravi ripercussioni sul piano dell'espansione e dell'occupazione.

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo per segnalare una decisione della direzione del Triveneto di Poste italiane - preannuncio che, al riguardo, depositerò un'interrogazione - in base alla quale, a partire dal 13 dicembre, nella giornata del sabato non avverrà la distribuzione della posta, come avviene attualmente.
Capisco che di fronte ad altri ben più drammatici problemi del Paese questo potrebbe risultare di minore preoccupazione, ritengo però che una decisione simile, presa da un soggetto come Poste italiane, partecipato per il 65 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze, che quindi deve garantire un servizio pubblico - soprattutto nelle zone montane, nei piccoli centri, dove l'ufficio postale e la distribuzione della posta è un servizio fondamentale - sia una scelta che va contro ogni logica di servizio pubblico.
In questo momento non c'è nessun rappresentante del Governo, ma vorrei segnalare questo, signor Presidente, preannunciando un'interrogazione nel merito, perché ritengo questa una scelta assolutamente inaccettabile. Sono d'accordo che bisogna tenere presenti i conti anche in Poste italiane, però è un soggetto che non può perseguire la logica del profitto per il profitto. Svolge un servizio pubblico, che è anche un servizio sociale soprattutto nei centri più piccoli e nelle zone di montagna.
Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola, ribadisco che di fronte a questa decisione assumeremo tutte le iniziative utili affinché il Governo possa chiarire e - mi auguro - fermare questa decisione, attraverso una sua indicazione e un suo indirizzo a Poste italiane.

SAVINO PEZZOTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, vorrei intervenire su tre questioni. La prima riguarda la dolorosa, interrogante ed inquietante vicenda che ha coinvolto il regista Mario Monicelli.
Nella mattinata di ieri - mi spiace che alcuni colleghi intervenuti non lo abbiamo ricordato - l'onorevole Carra ne ha commemorato la figura di intellettuale civilmente impegnato. Nel discorso che l'onorevole Carra ha fatto a nome dell'Unione di Centro, ne ha trattato gli elementi morali che Monicelli ha illustrato attraverso l'arte cinematografica.
Credo che alcuni colleghi, poi intervenuti, avrebbero fatto e farebbero bene a rileggersi l'intervento dell'onorevole Carra.
Abbiamo per la storia, la tradizione, la cultura e le cose in cui crediamo un pudore rispetto a certe scelte, e riteniamo che non tocchi a noi giudicare la persona che si coinvolge, né trasformare il gesto di una persona in un paradigma che valga per tutti. È un modo per non rispettare quella persona.
Credo, però, che la vicenda recente, di queste ore, di Monicelli interroghi la nostra coscienza se questa società che abbiamo costruito sia in grado di rispondere alle esigenze più profonde delle persone e di rispondere all'esigenza di vivere che le persone hanno. Ci dobbiamo interrogare su questo, non fare di un gesto quasi un paradigma di libertà, perché così non è. Non credo che possiamo onorare la sua memoria in questo modo. Secondo me, significa non aver compreso umanamente il dramma di una persona. Ritengo che non si possa parlare con leggerezza di una scelta di libertà, perché sono tante le cose che si saranno agitate nel suo corpo e nella sua mente perché lui, persona che amava il mondo, le cose e il bello, compisse un gesto di questo genere.
Pertanto, mi asterrei e mi fermerei alla soglia del ragionamento. Vorrei affermare con molta chiarezza che togliersi la vita non è mai un gesto di libertà. Non lo può essere né può essere interpretato in questo modo. Pur fermandomi di fronte ad un uomo che fa un gesto di questo genere, non posso e non ce la faccio a considerarlo un gesto di libertà, perché la libertà si vive nella vita e non altrove, anche quando è dura e faticosa. Pertanto, penso Pag. 48che nessuno dei miei colleghi dell'Unione di Centro debba vergognarsi per quello che ha detto.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Pezzotta.

SAVINO PEZZOTTA. In secondo luogo, stamattina ho visto - ci ho anche parlato perché sono amici - gli edili. L'aspetto di notevole importanza, anche dal punto di vista politico, è che c'erano imprenditori e lavoratori, il che vuol dire che la situazione è grave e che il Governo dovrebbe intervenire direttamente. È una situazione pesante che si somma all'altra vicenda di queste ore, della chiusura della Tamoil, di proprietà libica, a Cremona, per la quale ora altri lavoratori stanno perdendo il posto di lavoro. Su questo mi riservo di presentare un'interrogazione.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, non sono intervenuta questa mattina dopo l'intervento in apertura di seduta dell'onorevole Concia e lo faccio adesso, anche in seguito a quello che è avvenuto adesso, prima della sospensione della seduta. Non credo che tra gruppi parlamentari dobbiamo continuamente lanciarci accuse di vario tipo, dicendo che qualcuno si deve vergognare perché qualcun altro è migliore, più virtuoso, più presente, più bravo, più attento o più capace, più in grado di interpretare, come si suol dire, i segni dei tempi. Mi sembra che queste cose andrebbero superate in un'Aula come questa, però è bene puntualizzare, senza lanciare anatemi.
Noi non abbiamo strumentalizzato mai nessuno e mi sento di poterlo dire anche a nome dei colleghi. Invece, mi pare che qualcuno qui dentro abbia strumentalizzato per l'ennesima volta Papa Giovanni Paolo II, interpretando in modo del tutto personale e del tutto sbagliato la frase che il Papa disse prima di morire. Abbiamo risposto mille volte, ma non c'è peggior sordo di chi non vuol capire. L'abbiamo spiegato, scritto e detto dovunque, ma c'è qualcuno che non intende capirlo e continua a cavalcare quella splendida frase del Papa, che nulla ha a che vedere con le tesi che qui vogliono essere sostenute. Ripeto, non c'è peggior sordo di chi non vuol capire. Per rispondere all'onorevole Concia, voglio dire che è vero che oggi è la giornata della lotta contro l'AIDS e dobbiamo parlare ai giovani. Sono perfettamente d'accordo. Il problema è come parlare ai giovani e che cosa dire loro.
Dobbiamo capire il loro disagio sì o no? Sì, certamente. Allora, il grande messaggio che gli possiamo lanciare è che la tragica morte di Monicelli è «Lo sberleffo di un laico», come qualcuno ha scritto immediatamente dopo questa tragica notizia? È questo che sappiamo dire ai giovani? Non mi sembra un grande messaggio.
Gli onorevoli colleghi, l'onorevole Farina Coscioni e gli altri, sanno che tra i giovani, purtroppo, in Europa e qui in Italia, aumentano i suicidi? Cresce il numero dei giovani dropout, ossia coloro che abbandonano gli studi, aumenta la generazione cosiddetta «né-né», vi sono 800 mila giovani che né lavorano, né studiano e hanno rinunciato praticamente a vivere. Questi sono i giovani che ci preoccupano e che dobbiamo intercettare. Ebbene, qual è la risposta che ci viene da alcuni colleghi? «I giovani troveranno la soluzione dei loro problemi nel sesso sicuro e nel preservativo».
Se l'onorevole Concia, con un gesto che si commenta da solo, ha avuto il cattivo gusto di mandare per lettera a tutti i parlamentari un preservativo, sono molto preoccupata...

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Prevenzione!

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. ...non per quello che sta succedendo qui in Aula, ma perché la logica di queste persone è di dare preservativi ai nostri giovani come unica risposta alla loro ansia di vivere. Pag. 49
Questo significa ignorare i problemi dei giovani. Non vuol dire aiutarli, ma significa dare loro una protesi per il sesso sicuro e che noi, tutta la vita, cercheremo di dare ai giovani delle protesi che gli impediranno di vivere e di vedere dei larghi orizzonti di responsabilità, di impegno e di voglia di vivere. Dobbiamo dare ai giovani un messaggio ben più alto di quello del sesso sicuro!
Se in questa sede abbiamo avuto un linguaggio così provocatorio e ridicolo non possiamo estenderlo ai giovani.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Non è una questione di morale bacchettona, ma di essere in grado di parlare ai giovani linguaggi ben diversi e con prospettive ben diverse, altrimenti questa generazione non potrà davvero fare altro che dire a noi «Vergogna, vergogna!» perché non siamo stati capaci di additare a questi giovani orizzonti ben più grandi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

SIMONETTA RUBINATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente solo per ricordare come ha già fatto il collega Pezzotta, la manifestazione che si è tenuta oggi davanti a Montecitorio dell'Associazione nazionale costruttori edili.
La suddetta manifestazione denota la totale incapacità di questo Governo di coniugare rigore e crescita. Il nostro Paese ha toccato una quota record del debito pubblico pur con manovre recessive sull'economia. Il settore dell'edilizia in particolare ha contato 250 mila posti di lavoro persi in Italia, dei quali 50 mila sono concentrati in Veneto, la regione dalla quale provengo.
È chiaro che bisogna portare avanti una politica del rigore, ma esiste il cosiddetto debito buono, ossia quello che si assume oggi per le generazioni future ed è, in particolare, il debito per la formazione, l'istruzione e per le infrastrutture di questo Paese, che è carente nel settore dei trasporti, dell'energia e delle infrastrutture pubbliche relative ai servizi fondamentali: penso alle scuole, ai disastri idrogeologici di cui il nostro territorio purtroppo è ricco.
Credo che davvero con l'Europa che ci chiede di pagare senza ritardo le imprese, in particolare le piccole e medie imprese - solo il comparto edilizio vanta un credito nei confronti delle pubbliche amministrazioni di 15 miliardi di euro - e di rendere più competitivo il nostro Paese possa essere concertata in sede europea una politica del rigore, ma per la crescita e non per l'aumento ulteriore di spesa corrente che ha portato il nostro debito pubblico ad una quota record senza produrre crescita.
Mi auguro quindi che quella di oggi, alla quale il Partito Democratico ed io personalmente siamo particolarmente vicini, sia una manifestazione che risvegli la necessità di pensare davvero al futuro, distogliendo le risorse, laddove sono spese male e in modo inefficiente, per dare valore al futuro di questo Paese.

Per fatto personale (ore 14).

DOMENICO DI VIRGILIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, replico soltanto per un minuto. Non posso accettare il fatto che la collega Farina Coscioni abbia ripetuto tre volte «vergognatevi», rivolgendosi all'onorevole Binetti e al sottoscritto. Rispetto le opinioni diverse dalle mie, come sempre ho fatto in tutta la mia vita, e per tutta la mia vita sono stato e sono vicino ai sofferenti, a difesa della vita. Invito l'onorevole Farina Coscioni a rivolgere quelle «tre parole» a coloro che teorizzano la soppressione della vita e non già la difesa della stessa, qualunque essa sia.

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MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, intervengo per la stessa ragione dell'onorevole Di Virgilio. Non era un «vergognatevi» rivolto alla collega Binetti o a qualsiasi altro collega, ma a certe posizioni politiche, che hanno conseguenze politiche e per le quali, per noi, quello è il termine giusto. Certe decisioni comportano infatti automaticamente - e non bisogna esserne necessariamente convinti assertori - sofferenze, dolore, morte.
È stato qui messo in causa - e concludo - il richiamo a una cultura. La cultura dominante, quella che porta i giovani al suicidio e a tutto il resto, non è la nostra. Difatti, le nostre battaglie sono perdenti in questo Paese: è la vostra cultura che porta a tutto quello che vedete! Quelli sono i vostri figli, i figli della vostra cultura e della vostra educazione!

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MAURIZIO TURCO. Siete voi che state in televisione a raccontargli come, quanto e con chi devono vivere!

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. È un alibi, collega!

MAURIZIO TURCO. Queste sono le conseguenze dirette di un'educazione, che fa a meno dell'informazione e recide quindi il passaggio verso la libera scelta, che per voi è una bestemmia.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della salute, il Ministro per i rapporti con il Parlamento ed il Ministro della difesa.

(Chiarimenti in merito all'attivazione del protocollo diagnostico sulla sindrome da insufficienza venosa cronico-cerebro-spinale - n. 3-01353)

PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01353, concernente chiarimenti in merito all'attivazione del protocollo diagnostico sulla sindrome da insufficienza venosa cronico-cerebro-spinale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

PAOLA BINETTI. Signor Ministro, come lei sa perfettamente, ci sono dei pazienti, pazienti affetti da patologia neurologica cronica come quelli che soffrono di sclerosi multipla, alla ricerca - potrei dire - disperata di elementi concreti di conoscenza non solo sulle origini della loro patologia ma anche sui protocolli di terapia che potrebbero aiutarli a controllare questa patologia.
Recentemente i professori Zamboni, Salvi e Galeotti hanno individuato questa sindrome da insufficienza venosa-cerebro-spinale, che richiede due tipi di intervento: uno di tipo diagnostico, che riguarda evidentemente il rapporto tra il flusso arterioso e il flusso venoso, e un altro, eventuale, di tipo terapeutico, che prevede la possibilità di disostruire queste vene, che potrebbero esser legate ad una malformazione oppure a qualunque altro tipo di evento patologico subentrato nel tempo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

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PAOLA BINETTI. Sono stati istituiti dei protocolli, che sono riservati a un certo numero di pazienti (inseriti in tale programma), e i pazienti che non...

PRESIDENTE. Onorevole Binetti, deve porre la domanda.

PAOLA BINETTI. La domanda è questa: cosa intende fare il Ministro per dare una risposta a questi pazienti, tenendo conto che è in gioco non solo l'approfondimento diagnostico e l'intervento terapeutico, ma anche la speranza che hanno di vivere?

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevole Binetti, la possibilità di curare la sclerosi multipla mediante angioplastica sulla base del fatto che sia ricondotta a una condizione di insufficienza venosa cerebro-spinale-cronica ha costituito nell'ambito del Consiglio superiore di sanità (che ho incaricato di approfondire la questione) un ampio e approfondito dibattito. Ciò ha prodotto un parere dello scorso 8 giugno, con cui il Consiglio ritiene che ad oggi l'efficacia di qualsiasi procedura terapeutica vascolare non è sicuramente dimostrata, ed è quindi da posporre all'acquisizione di dati scientifici che provino una sicura associazione tra questa sindrome e la sclerosi multipla.
Tuttavia, proprio nello spirito con cui l'onorevole ritiene che sia necessario approfondire la questione, devo dire che il Governo ha già provveduto nella direzione richiesta. Ho incaricato un gruppo di esperti ad ordinare i dati disponibili, individuare un percorso valutativo razionale di questo tema e ho già trasmesso le conclusioni di questo gruppo, il 27 ottobre, agli assessori di tutte le regioni del nostro Paese (quindi il Governo ha già prodotto questo documento).
Leggo la parte conclusiva del documento, che ho fatto mia: si ritiene che nel rispetto dei principi etici, deontologici e professionali, che devono sempre guidare medici e scienziati verso scelte ponderate e responsabili a tutela dei malati, il trattamento correttivo endovascolare della CCSVI ai pazienti con sclerosi multipla (già utilizzata da alcuni clinici) possa continuare in centri accreditati a livello regionale per il trattamento delle patologie vascolari, con la garanzia - questo riguarda nello specifico la sua domanda - di una procedura di accertamento diagnostico della presunta patologia effettuata nel rispetto di protocolli diagnostici appropriati e validati dalla comunità scientifica internazionale, ricorrendo alla procedura emodinamica correttiva solo in presenza di una patologia accertata che condizioni negativamente un fisiologico equilibrio emodinamico (questo perché noi sappiamo che al contrario delle arterie, che hanno delle situazioni di normalità, le vene possono avere dei decorsi variabili), e verificando rigorosamente i risultati terapeutici.
Ricordo, da ultimo, che l'attuale sistema sanitario garantisce in regime ospedaliero, sotto la responsabilità del medico, l'erogazione di terapie atte a diagnosticare, monitorare, e - ove indicato - correggere terapeuticamente anomalie dell'apparato vascolare arterio-venoso giudicate patologiche.

PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di replicare.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, signor Ministro, mi rendo perfettamente conto che evidenze scientifiche in grado sufficiente ancora non ce ne sono. Mi rendo anche conto che la sindrome venosa è poco conosciuta e che la variabilità del sistema vascolare venoso è tale da non permettere di identificare con assoluta chiarezza quelle che sono le condizioni certe presenti durante questa sindrome.
Chiedevo soltanto, però, se lei ci potesse garantire che queste indicazioni, che sono state mandate agli assessorati regionali, vengano davvero rispettate. Ci troviamo davanti a pazienti nei quali lo stato di ansia è tanto rilevante ed importante quanto lo stato oggettivo della loro patologia. Pag. 52Non vorrei che, davanti ad una sindrome di oggettiva patologia ed oggettiva sofferenza, si dovesse sommare una duplice incertezza, quella di poter accedere al protocollo diagnostico e che tale protocollo possa essere, invece, riservato a situazioni che, in qualche modo, configurerebbero anche una sorta di discriminazione rispetto ad altri pazienti che sono già in condizioni drammatiche.
Mi auguro, quindi, che davvero ognuno di questi malati possa ricevere quella risposta che una diagnosi ben posta potrà dire loro e, cioè, se si possa essere idonei a questo tipo di trattamento o no. Sappiamo che l'idoneità al trattamento ha, per un 30 per cento di possibilità, effetto placebo, risultati positivi, ma si potrebbe avere una percentuale di risultato positivo superiore a quello che è l'effetto placebo. È importante, quindi, che i malati siano sottoposti all'approccio diagnostico e che chi intraprenderà questa relazione con loro sappia avere quelle doti di umanità e comprensione, anche reale, della loro condizione, che non è solo una condizione neurologica, ma anche psicologica dal grande e profondo impatto esistenziale.

(Orientamenti del Governo in merito alla nomina dei presidenti di regione come commissari per i piani di rientro dal disavanzo sanitario delle regioni - n. 3-01354)

PRESIDENTE. L'onorevole Nucara ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01354, concernente orientamenti del Governo in merito alla nomina dei presidenti di regione come commissari per i piani di rientro dal disavanzo sanitario delle regioni (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, signor Ministro, il problema che ci siamo posti riguarda, in particolare, la qualità del servizio sanitario nazionale rispetto alle prestazioni che vengono date e alla spesa sostenuta per questo. Il rapporto del CEIS-sanità dell'Università Tor Vergata di Roma, alla cui presentazione, poco tempo fa, lei è intervenuto, ci dice che la spesa sanitaria, in Italia, è inferiore del 17,6 per cento rispetto alla media dei quindici Paesi dell'Unione europea e, tuttavia, vi sono fortissimi disavanzi, sia per quanto riguarda le ASL, sia per quanto riguarda gli ospedali. Secondo questo rapporto, 5 milioni di italiani si sono impoveriti per curarsi e, almeno la metà di questi, non si può nemmeno curare.

PRESIDENTE. Onorevole Nucara, deve porre la domanda.

FRANCESCO NUCARA. È possibile evitare che i commissari regionali siano gli stessi presidenti delle regioni, a prescindere dal colore politico, che hanno costituito questo disavanzo? Nell'interrogazione mi sono permesso di richiamare quello che è scritto nella Costituzione, ossia che il diritto alla salute vale per tutti i cittadini italiani senza distinzione circa il luogo di nascita.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevole Nucara, la questione va considerata nell'ambito di quella che è la nuova cornice costituzionale dei rapporti Stato-regioni configurato dalla riforma del Titolo V della Costituzione: i nuovi piani di rientro, il nuovo Patto della salute, stipulato, come prevede la legge, tra Stato, regioni e province autonome, che ha previsto che il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro della salute, nomini il presidente della regione commissario ad acta per l'intera durata del piano di rientro, e le norme che, in materia, contemplano la nomina di subcommissari per l'attuazione del piano. Con questa disposizione, il legislatore ha operato un bilanciamento, che ritengo doveroso, tra quella che è l'esigenza di tutela dell'unità economica del Paese e l'autonomia, costituzionalmente riconosciuta alle regioni, in materia di gestione del servizio sanitario. Pag. 53
In altre parole questo è il frutto di un accordo tra Stato e regioni, un bilanciamento garantito dalla natura governativa del presidente, commissario della regione, il quale in questa duplice veste può adottare nel migliore dei modi gli atti di natura programmatica e gestionale necessari all'attuazione del piano.
Ciò premesso, onorevole Nucara, il Governo ha ben presente il tema molto delicato dell'imputazione della responsabilità dei dissesti agli amministratori regionali. Infatti, proprio ieri, nella seduta del Consiglio dei ministri è stato approvato uno schema di disegno di legge contenente meccanismi sanzionatori premiali relativi a regioni, province e comuni e così via che prevede proprio esattamente la non rieleggibilità del governatore, il quale non abbia saputo adempiere ai propri compiti. Ciò proprio in attuazione delle problematiche che lei ha correttamente sollevato.

PRESIDENTE. L'onorevole Nucara ha facoltà di replicare.

FRANCESCO NUCARA. Devo dire, signor Ministro, che la parte finale che ci ha comunicato testé riguardo al disegno di legge approvato ieri dal Consiglio dei Ministri mi soddisfa. Vorrei soltanto farle notare che è vero che la riforma del Titolo V ha portato la responsabilità sulle regioni ma i principi fondamentali della nostra Costituzione, la parte prima, trattano della salute del cittadino che è preminente rispetto alla seconda parte, quella che prevede anche l'attuazione delle regioni di tali principi.
Signor Ministro, lei è uno scienziato di valore: sarebbe bene se riuscisse ad accoppiare alla sua scienza medica e tecnica sanitaria anche una capacità politica per «condurre a ragione» le regioni e far sì che il Parlamento sia in grado di capire se la spesa eccessiva sia dovuta alla spesa per il settore sanitario, per il personale sanitario e per il personale infermieristico, oppure alla spesa per il personale amministrativo. La mia impressione da meridionale è che spesso la spesa maggiore sia quella del personale amministrativo e non quella del personale sanitario. Perché non attivare, come lei ha detto nella ultima parte del suo intervento, i poteri di surroga? Se le regioni sono inadempienti non deve pagare il cittadino che è nato in Sicilia, in Calabria rispetto a uno che è nato in Lombardia. E anche la spesa per abitante è molto differente: spesse volte è minore nel Mezzogiorno di quanto non sia nelle province autonome di Bolzano e di Trento.
Rispetto a questo il Governo è in grado, come io penso che sia in grado, di portare ad unità di intenti un problema che riguarda tutto il Paese dall'estremo sud, da Mazara del Vallo fino al Brennero? Questo è il problema che ho posto nella mia interrogazione e questo hanno detto i costituenti repubblicani nell'Assemblea del 1946.

(Iniziative di competenza del Governo per assicurare lo sviluppo delle radio web libere e delle web tv - n. 3-01355)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01355 concernente iniziative di competenza del Governo per assicurare lo sviluppo delle radio web libere e delle web tv (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO DI PIETRO. Signor Ministro, noi dell'Italia dei Valori abbiamo espresso la nostra contrarietà al «decreto Romani» perché ha inteso limitare la libera circolazione dei contenuti e delle informazioni sui siti Internet equiparandoli ai canali televisivi tradizionali. Abbiamo detto che questo decreto è in contrasto con la direttiva comunitaria sul commercio elettronico che appunto vieta agli Stati membri di imporre l'assoggettamento dell'apertura di un sito web ad un qualsiasi procedimento autorizzatorio.
Abbiamo preso atto che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Agcom, dopo aver tentato di imporre una normativa capestro, sentita la rivoluzione che si stava verificando in rete, ha limitato i danni Pag. 54ma, ciò nonostante, siamo fortemente preoccupati perché il decreto rimane e perché ci sono alcuni temi sui quali vogliamo sapere da lei come intende procedere e come intendete rassicurare il mondo in rete. In particolare noi riteniamo che deve essere esclusa l'equiparazione tra canali televisivi e rete e deve essere garantito il diritto costituzionale - sottolineo: diritto costituzionale - per l'accesso libero alla rete senza obblighi, senza orpelli e senza limiti.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. Vogliamo essere rassicurati in questo senso.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, rispondo all'onorevole Di Pietro in base agli elementi forniti dal Ministero dello sviluppo economico, al quale è rivolta l'interrogazione in esame e che ha provveduto ad acquisire elementi informativi da parte dell'Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni.
Il decreto legislativo n. 44 del 2010, con cui è stata trasposta nell'ordinamento italiano la direttiva n. 65 del 2007, ha infatti demandato all'Autorità l'esercizio di poteri regolamentari al fine di disciplinare la prestazione di servizi dei media audiovisivi lineari e radiofonici su altri mezzi di comunicazione elettronica e la fornitura di servizi di media audiovisivi a richiesta.
In risposta al quesito posto, il Ministero dello sviluppo economico pertanto non può che impegnarsi a favorire la crescita della radio web e della radio web tv, nel rispetto della disciplina regolamentare in corso di emanazione da parte dell'Autorità, che fa sapere che in seguito ad un'ampia consultazione pubblica ha approvato lo scorso 25 novembre i regolamenti definitivi, che saranno a breve pubblicati.
La competente Autorità ha inoltre riferito di essersi attenuta ai principi stabiliti dalla direttiva, sulla base dei quali un soggetto, per potersi qualificare come fornitore di un servizio di media audiovisivi, deve operare in forma imprenditoriale, in diretta concorrenza con la radiodiffusione televisiva ed esercitare la responsabilità editoriale sui contenuti diffusi.
Per quanto riguarda l'aspetto della concorrenza con la radiodiffusione televisiva, il campo di applicazione del regolamento è stato circoscritto ai soggetti professionisti effettivamente provvisti di capacità competitiva che hanno una soglia minima di ricavi annui derivanti da attività tipicamente radiotelevisive superiori a 100 mila euro. L'Autorità ha ritenuto inoltre di precisare che l'esclusione dall'ambito di applicazione del regolamento dei servizi basati sul contenuto generati da utenti privati opera a condizione che permanga in capo agli stessi la responsabilità editoriale. Qualora dovessero esservi congiuntamente responsabilità editoriali e sfruttamento economico da parte dei soggetti aggregatori, si determinerebbe la condizione di servizio di media audiovisivo.
Al fine di semplificazione, l'Autorità ha previsto l'istituto del silenzio-assenso, senza l'espresso rilascio del titolo abilitativo, per quanto riguarda i servizi lineari e limitatamente ai soggetti che rientrano nel campo di applicazione del regolamento. Ne consegue che i soggetti che presentano la domanda si intendono autorizzati entro 30 giorni dalla sua presentazione.
Per i servizi non lineari l'Autorità afferma di aver tenuto conto della semplificazione amministrativa introdotta dal decreto-legge n. 78 del 2010, come convertito in legge, che ha sostituito la dichiarazione di inizio attività con il regime più favorevole della segnalazione certificata di inizio attività, che prevede che l'attività possa essere avviata contestualmente alla segnalazione.
Infine, l'Autorità ha previsto il termine di adeguamento di un anno dall'entrata in vigore del regolamento per presentare la domanda di autorizzazione, consentendo Pag. 55nel frattempo la prosecuzione dell'attività. Secondo quanto riferito dall'Autorità, i contributi amministrativi inizialmente previsti dalla prestazione di servizi lineari a richiesta sono stati ridotti a un sesto: dagli originali 3.000 euro per le televisioni e 1.500 euro per la radio si è passati rispettivamente a 500 euro e a 250 euro. Non sono previsti canoni annuali.
In ogni caso, onorevole Di Pietro - e concludo - il Ministero dello sviluppo economico si impegna a tenere in stretta considerazione le tematiche rappresentate nella sua interrogazione, anche in sede di recepimento delle direttive di comunicazione elettronica.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di replicare.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Ministro, prendiamo atto dello sforzo di limitare i danni, ma danni sono, quindi l'accortezza che noi chiediamo è che si eviti in ogni modo di bloccare la rete, perché bloccare la rete è come bloccare una goccia d'acqua in un oceano. La rete è impossibile da fermare e da regolamentare. Intendo dire, nella domanda a cui non mi ha risposto e che mi auguro riceva una risposta: se io trasmetto un video su You Tube, per poter trasmettere il mio video devo sottostare a questa disciplina o no? E You Tube, poiché permette a me di trasmettere, può esercitare un controllo su quel che io faccio in quella rete o no? Questi sono i quesiti che devono essere risolti. Più in generale noi riteniamo che ad Internet non possa essere estesa la normativa sugli impianti radiotelevisivi, perché siamo in un campo totalmente diverso.
Noi riteniamo che sia necessario risolvere tutto ciò che attiene all'obbligo di comunicare all'autorità i dati relativi al traffico; non capiamo il perché. Allo stesso modo, riteniamo ingiustificato l'oscuramento dei siti senza passare attraverso l'autorità giudiziaria, bensì attraverso le autorità amministrative; così come riteniamo ingiustificato, senza passare attraverso l'autorità giudiziaria, il blocco delle porte IP utilizzate per lo scambio dei file coperti da copyright.
Con questo, vogliamo che sia assunto un impegno concreto. Avete preso atto che, oggi come oggi, la rete è una realtà che esiste e che è alla base della democrazia: permette ad ognuno di noi di parlare con chiunque e a chiunque di ascoltare ciò che vuole, non solo ciò che gli è imposto dalla voce del padrone. Lasciamo, dunque, la rete più libera possibile, perché più libera è la rete, più c'è democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Iniziative in ambito comunitario volte all'adozione dell'etichettatura obbligatoria sull'origine dei prodotti, con particolare riferimento alla denominazione di « cioccolato puro» - n. 3-01356)

PRESIDENTE. L'onorevole Maggioni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01356, concernente iniziative in ambito comunitario volte all'adozione dell'etichettatura obbligatoria sull'origine dei prodotti, con particolare riferimento alla denominazione di «cioccolato puro» (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, signor Ministro, la condanna dell'Italia da parte della Corte di giustizia dell'Unione europea per aver autorizzato la denominazione di «cioccolato puro» per indicare il prodotto ottenuto senza l'aggiunta di grassi vegetali alternativi ha generato un forte sconcerto. Il legislatore del nostro Paese, nel 2003, si era posto l'obiettivo di tutelare i consumatori garantendo la massima trasparenza.
Pertanto, chiediamo se la normativa europea non induca in errore il consumatore e quali iniziative il Governo intenda intraprendere, anche al fine di ottenere la modifica della predetta disposizione comunitaria.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

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ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, anche in questo caso, rispondo in base agli elementi forniti dal Ministero dello sviluppo economico, al quale è rivolta l'interrogazione in oggetto.
Il Ministero dello sviluppo economico comunica di avere allo studio ogni valida iniziativa, di concerto con il Dipartimento delle politiche comunitarie e con le altre amministrazioni interessate, che possa portare rimedio alla situazione delineata nell'interrogazione e della quale l'amministrazione è ben consapevole.
Sarà onere del Ministero competente, come premesso, di concerto, in primo luogo, con il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, studiare e promuovere le necessarie modifiche del decreto legislativo n. 178 del 2003, che consentano di evitare le sanzioni comunitarie, mantenendo il necessario livello di informazione ai consumatori, non appena saranno conosciute le motivazioni della sentenza della Corte di giustizia.
I servizi del Ministero hanno già allo studio una modifica alla normativa a legislazione vigente tesa a rispettare lo spirito della normativa comunitaria, sempre con attenzione alla tutela delle informazioni al consumatore, nonché in linea con le aspettative delle imprese.
Infine, onorevole Maggioni, il Ministero dello sviluppo economico segnala che, a livello comunitario, è in corso di discussione una proposta di regolamento europeo sull'etichettatura dei prodotti alimentari, presentata dalla Commissione europea in data 30 gennaio 2008, nella quale, probabilmente, potrebbero trovare accoglimento le istanze da lei rappresentate.

PRESIDENTE. L'onorevole Maggioni ha facoltà di replicare.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, signor Ministro, mi dichiaro parzialmente soddisfatto della risposta. Credo che l'importanza della questione oggetto dell'interrogazione sia da valutare sotto due punti di vista.
Innanzitutto, vi è la necessità di indicare in modo preciso gli ingredienti sull'etichetta dei prodotti, a tutto vantaggio del consumatore, che ha il diritto di conoscere precisamente il prodotto alimentare. Inoltre, vi è la necessità di tutelare i nostri produttori che, da sempre, si distinguono per la qualità anche grazie al made in Italy, fondamentale per l'economia del nostro Paese, specie in un momento di difficoltà occupazionale come quello che stiamo vivendo.
Da sempre, la Lega Nord si batte per la difesa della qualità dei nostri prodotti e di quelle imprese che, grazie al lavoro quotidiano, fanno conoscere nel mondo intero le nostre peculiarità regionali. Con questo provvedimento di condanna, riteniamo che le istituzioni europee non facciano altro che allontanarsi dal sentiero comune dei nostri produttori e dei consumatori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Orientamenti del Governo in merito ad interventi di natura economica e finanziaria in relazione alla stabilità complessiva dell'eurozona - n. 3-01357)

PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01357 concernente orientamenti del Governo in merito ad interventi di natura economica e finanziaria in relazione alla stabilità complessiva dell'eurozona (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, l'interrogazione a risposta immediata che sottoponiamo al Governo oggi riguarda la condizione economica generale, non solo dell'euro, ma anche della nostra economia, sulla base anche delle ultime informazioni arrivate relativamente alla crisi dell'Irlanda, al nostro ruolo nel pacchetto di salvataggio dell'Irlanda, alle note difficoltà di Portogallo e Spagna, e, più in generale, alla condizione effettiva dell'Eurozona.
Lo spread tra i nostri titoli di Stato decennali e quelli tedeschi ha ormai superato i 213 punti e pare sempre più sfilacciata Pag. 57la situazione correlata ai titoli di Stato degli altri Paesi europei in crisi; ci riferiamo all'Irlanda, che ha superato quota 600, al Portogallo che è sotto quota 500 e alla Spagna stessa che ha superato quota 300. Tutto questo si incrocia, evidentemente, anche con il piano di salvataggio dell'Irlanda che, a tutt'oggi, il Parlamento italiano non conosce.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Boccia.

FRANCESCO BOCCIA. Chiediamo, quindi, al Governo di informare il Parlamento soprattutto su dove sta esattamente andando l'euro rispetto a questo sfilacciamento delle quattro economie a cui ho fatto riferimento.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Ministero dell'economia e delle finanze, al quale è rivolta l'interrogazione a risposta immediata dell'onorevole Boccia, comunica che l'andamento dell'euro sui mercati finanziari nell'intervallo di tempo più significativo si manifesta in un generale innalzamento della curva degli spread, come risulta da una tabella che depositerò presso la Presidenza.
Comunque, pure in un contesto di notevole volatilità, da ieri ad oggi la tendenza è stata nel senso di riduzione dello spread dei titoli italiani. L'impegno del Governo italiano, nella definizione della politica economica comune europea, si è espresso, già a partire dal semestre di Presidenza italiana del 2003, con la proposta di emissione di eurobond. L'impegno è continuato da allora in tutte le sedi e le forme possibili.
La variante sul trattato di Maastricht, che il Consiglio dei Capi di Stato e di Governo esaminerà il 15 e il 16 dicembre prossimi, avrà effetti, per quanto riguarda la sostenibilità del debito pubblico, solo a partire dal 2014, e cioè tra quattro anni. In ogni caso, nella bozza in discussione è ben chiaro che la sostenibilità del debito pubblico non si definisce solo in base al suo livello ed alla sua dinamica, ma anche in base ai caratteri strutturali propri dell'economia del Paese che ne è titolare: stock di risparmi di proprietà delle famiglie, conseguente stabilità del sistema bancario, riforma delle pensioni, bilancia dei pagamenti, eccetera.
Tutti questi fattori, sempre secondo quanto comunicato dal Ministero dell'economia, portano ad ipotizzare che, fermo l'obiettivo della riduzione del debito, tutte le ipotesi attualmente in circolazione siano prive di fondamento rispetto alle decisioni che saranno prese nel 2014. D'altra parte, la lezione che ci viene dalla crisi, ad esempio di Irlanda, Portogallo, eccetera, è che il debito pubblico non è la causa, ma l'effetto della crisi in atto. L'Irlanda, ad esempio, aveva prima della crisi bancaria un debito molto basso.

PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di replicare.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, lontana da me l'idea e la voglia di polemizzare con il Ministro Vito, ma ci aspettavamo, anche oggi, in qualche modo un messaggio da parte del Ministro Tremonti, che non è arrivato. La cosa più grave, Ministro Vito, è che lei oggi in Aula ci dice che c'è qualche decimale di decimale in meno rispetto a ieri, quando oggi abbiamo lo spread più alto da quando è nato l'euro, ciò ci preoccupa per la superficialità con la quale vi state approcciando al tema.
Vi abbiamo chiesto con chiarezza che cosa avete intenzione di fare sul blocco o meno nell'Eurozona - con la speranza che lo proponiate voi come Governo italiano - della vendita dei titoli allo scoperto. In particolar modo, della vendita di CDS (credit default swap), soprattutto effettuata da soggetti che non hanno titoli di Stato e che quindi non devono coprirsi da nessun rischio.
È noto, ormai, in Europa che buona parte di quei CDS vengono comprati e venduti Pag. 58da speculatori, da hedge funds, da banche di investimento, senza che abbiano in portafoglio titoli di Stato. È evidente che c'è una speculazione sui titoli di Stato delle economie più in sofferenza, e tra queste quella italiana.
È evidente che in attesa delle architetture istituzionali che verranno, delle Consob europee, dell'Esma e di tutte le matriosche alle quali si sta pensando, l'unica cosa seria da fare è fermare la vendita allo scoperto. Vorremmo capire perché il Governo italiano non avanza questa proposta che tra l'altro in sede europea è già stata fatta dal Cancelliere Merkel. Purtroppo il tema è morto lì, quando è stato proposto e il Cancelliere Merkel ha fatto di necessità virtù e alcune restrizioni le ha attuate sul proprio territorio nazionale. Partire dal presupposto che lo spread è migliorato di qualche decimo di un decimale da ieri ad oggi è, a nostro avviso, non solo superficiale ma anche irresponsabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative a favore dei conduttori sine titulo degli alloggi del patrimonio immobiliare della difesa - n. 3-01358)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Biagio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bocchino n. 3-01358 concernente iniziative a favore dei conduttori sine titulo degli alloggi del patrimonio immobiliare della difesa (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata) di cui è cofirmatario.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, signor Ministro, parliamo di cinquemila famiglie utenti sine titulo. Si tratta di persone che per anni hanno lavorato per lo Stato con abnegazione e che hanno vincolato la propria residenza ai vincoli operativi delle loro missioni stabilite per l'appunto dal Ministero. Fino al 2010 il Ministero ha mantenuto un determinato approccio nei confronti di questi utenti; ricordo al signor Ministro che la legge finanziaria per il 2008 riconosceva sia la possibilità di vendita degli alloggi, sia il diritto alla continuazione della locazione. Si è venuto poi a sapere che a partire dal 2009 un progetto in materia ipotizzava il rilascio delle unità abitative da parte degli utenti attraverso la loro sottoposizione ad un fitto di libero mercato così da renderlo sicuramente antieconomico e insostenibile. Il decreto ministeriale n. 112 del 2010 ha rappresentato definitivamente l'antitesi rispetto al diritto di continuità nella locazione, chiaramente sancito dalla legge finanziaria del 2008.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ALDO DI BIAGIO. Mi avvio a terminare, chiedo soltanto al Ministro come intende intervenire, considerando il carattere urgente della questione in oggetto, al fine di ottemperare al citato impegno accolto nell'ambito dell'esame della legge di stabilità e se non ritenga auspicabile sospendere le procedure di attuazione del piano di recupero funzionale degli alloggi degli utenti sine titulo in attesa di ratifica della normativa sopra indicata.

PRESIDENTE. Il Ministro della difesa, Ignazio La Russa, ha facoltà di rispondere.

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Signor Presidente, la ringrazio per la domanda anche se forse si tratta di materia che meriterebbe un approfondimento maggiore rispetto ai pochi secondi che abbiamo a disposizione. In questo momento, visto che lei me lo chiede adesso, posso riassumere il succo della vicenda. Il succo della vicenda è questo: dopo che l'esercito di leva ha lasciato il posto all'esercito volontario, le esigenze abitative delle Forze armate sono salite a dismisura. Prima i soldati di leva dormivano in caserma, adesso abbiamo almeno l'obiettivo futuro di dare una abitazione a tutti i militari che non sono più previsti solo per dodici mesi. Anche alle attuali condizioni, in cui molti dormono ancora nelle caserme, noi abbiamo l'esigenza di 51 mila unità abitative. Il patrimonio disponibile oggi, invece, è di soli 18.447 alloggi; di questi 18.447, ben 5.384 sono Pag. 59detenuti da utenti con il titolo concessorio scaduto, quelli che lei chiama sine titulo, e di questi, 3.284 sono detenuti da utenti non ricadenti nelle fasce di tutela stabilite dal decreto ministeriale di gestione annuale del patrimonio abitativo. Quelli tutelati sono cioè le vedove, le famiglie con reddito basso, 40 mila euro, o con un familiare a carico portatore di handicap e altre cose di questo genere. Quindi 3.284 non rientrano in questo livello particolarmente protetto. Quello che questo Ministero ha fatto, e lo posso dire forte perché il merito è principalmente dei miei sottosegretari che se ne sono occupati, non è mai stato fatto nei, non dico vent'anni precedenti, ma almeno dal 2004 in poi, da quando c'è l'esercito volontario e professionale. Abbiamo avviato tutta una serie di iniziative, le ho qui elencate, alcune delle quali gliele riporto: in ogni città dove è stato possibile abbiamo fatto delle convenzioni per avere nuove abitazioni, per accrescere a dismisura il numero delle abitazioni.
Di quelle 18 mila - e rispondo specificatamente - 3 mila sono adesso elencate, e finalmente si potranno vendere. Abbiamo fatto una convenzione con i notai, e con le banche per chi le volesse comprare con un mutuo, anche coloro che sono senza titolo. Attenzione però, per ognuno senza titolo che rimane vuol dire che ve ne è uno con titolo che resta fuori.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Concludo citando l'esperienza di una persona, ora generale, la quale mi ha detto che quando era colonnello si doveva alzare alle cinque del mattino per andare in caserma, mentre nell'alloggio che gli spettava vi abitava il figlio di uno che era già morto, e da 15 anni non aveva titolo per stare in quella casa.
Magari questo è un caso eccezionale, ma credo che dobbiamo andare nella direzione di dare a tutti una casa, non dimenticando però che i privilegi di alcuni non possono essere generalizzati.
Comunque, il prezzo di mercato cui lei fa riferimento non è vero, perché abbiamo previsto fasce in cui questo prezzo è abbassato, per i senza titolo, sino al 70 per cento.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Biagio ha facoltà di replicare.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, illustre Ministro, accolgo con una certa perplessità questa sua considerazione, anche perché non mi fornisce alcun tipo di chiarimento su quanto affrontato. Quasi a voler aprire una guerra tra poveri, ci troviamo dinanzi ad una mutevolezza normativa e amministrativa che per essere per lo meno tollerata dovrebbe essere adeguatamente giustificata.
Se negli anni si concede a una certa categoria di lavoratori dello Stato un determinato riconoscimento, non si può decidere, nell'arco di pochi mesi, di depennarlo, senza adeguate spiegazioni e avanzando teorie, ipotesi e contingenze finanziarie.
Voglio ricordare a lei e ai colleghi che, da parte mia e di alcuni colleghi, questa settimana sono stati molti i tentativi di intervento e di dialogo con l'amministrazione e con le istituzioni competenti, con il molteplice obiettivo di avviare una riflessione condivisa al fine di analizzare nel dettaglio le problematiche che al momento sembrano scomposte grossolanamente in molteplici provvedimenti e in norme che spesso sono in contrasto tra di loro; purtroppo non vi è stato alcun tipo di riconoscimento.
La contraddizione normativa in materia non è chiara: partendo dalla legge n. 326 del 2003, passando per la finanziaria del 2008 e fino ad arrivare ai drammatici obiettivi del definitivo recupero delle unità abitative, senza una apparente ragione funzionale o amministrativa, così come emerge chiaramente dalle linee guida del progetto obiettivo nove.
Proprio questi obiettivi ci fanno maggiormente riflettere: emerge la volontà chiara e quasi unilaterale dell'amministrazione di rendere antieconomico e insostenibile un canone, costringendo gli utenti, che sono per lo più cittadini anziani, e a volte Pag. 60con criticità familiari di varia natura, ad abbandonare le loro case. Questo, signor Ministro, lascia letteralmente senza parole.

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Non sono loro le case.

ALDO DI BIAGIO. Sia ben chiaro che in questa sede non stiamo chiedendo al Governo di salvaguardare interessi campati in aria, ma stiamo chiedendo di approfondire una materia variegata e complessa, che non può essere ridotta a poche norme sconnesse tra di loro.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ALDO DI BIAGIO. Concludo, signor Presidente. In attesa di creare un quadro omogeneo sarebbe auspicabile sospendere le procedure finora attivate in materia di recupero funzionale degli alloggi.

(Risultati e prospettive dell'impegno del contingente militare italiano nell'area di Bala Murghab, nell'Afghanistan nord-occidentale - n. 3-01359)

PRESIDENTE. L'onorevole Giulio Marini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01359 concernente risultati e prospettive dell'impegno del contingente militare italiano nell'area di Bala Murghab, nell'Afghanistan nord-occidentale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.
Avverto che l'interrogazione è stata sottoscritta anche dall'onorevole Cicu.

GIULIO MARINI. Signor Presidente, signor Ministro, il 24 novembre 2010 lei ha visitato l'avamposto italiano Columbus di Bala Murghab, nell'Afghanistan nord-occidentale. In tale area gli alpini della brigata Julia sono impegnati nell'operazione «Buongiorno», tendente a creare aree di sicurezza intorno alle basi e a garantire stabilità delle popolazioni spossate dagli scontri.
Sarebbe di qualche giorno fa la notizia che 40 insorti, accettando di prendere parte al programma di integrazione, e di mettere la parola fine agli atti ostili contro le forze della coalizione, abbiano deposto le armi manifestando l'intenzione di rinunciare alla violenza e di accettare la Costituzione afgana.
Quali risultati, anche a seguito di una personale verifica sul campo, sta producendo l'impegno delle nostre truppe nell'area di Bala Murghab?
E quale, in prospettiva e a seguito della Conferenza di Lisbona, sarà l'impegno che verrà loro richiesto?

PRESIDENTE. Il Ministro della difesa, Ignazio La Russa, ha facoltà di rispondere.

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Signor Presidente, voglio veramente ringraziare gli onorevoli interroganti per darmi l'opportunità e la possibilità di ribadire come i nostri ragazzi e le nostre ragazze con le stellette, come piace chiamarli a me, siano veramente in questa fase, che è iniziata da non più di un anno, sostanzialmente ottenendo risultati incredibili in Afghanistan, in condizioni anche difficili.
Sono stato personalmente a Bala Murghab, la base avanzata a nord dell'Afghanistan, una base di tende e soltanto di tende, ma a sua volta base di partenza di ben 24 avamposti, dove chi sta lì, in pochi metri quadrati, rimane quattordici giorni prima di avere il cambio. Ciò per ottenere che cosa? Innanzitutto questi 24 avamposti non sono solo tenuti dagli italiani, ma anche da soldati afgani e anche questo è merito del nostro addestramento e della nostra caparbia capacità di lavorare per ottenere che una bolla di sicurezza, che solo un anno era piccolissima, oggi possa estendersi per 20 chilometri, con all'interno villaggi che hanno consentito il ritorno a casa di 10 mila afgani - che prima erano fuggiti - e che hanno potuto, per esempio, votare, dando la prova concreta di un'altissima affluenza.
È un metodo molto chiaro quello che si sta utilizzando: si interviene militarmente, si Pag. 61allarga la bolla di sicurezza, si aiutano socialmente i civili a ritornare economicamente, costruendo ciò che serve, si prendono contatti con gli anziani, gli elders, nella shura, che è il loro organismo rappresentativo, si ricrea un contatto e si tiene lontano militarmente, ma anche civilmente, il pericolo dell'insorgenza e quindi del controllo del territorio, che produce terrorismo e anche pericolo per il nostro Paese. Bala Murghab è un esempio eclatante di un grande risultato. Ciò non significa che sia tutto semplice: i nostri soldati sanno il pericolo che corrono, sanno ogni giorno di svolgere un compito essenziale, ma lo svolgono con forti motivazioni. Ho chiesto loro cosa desiderassero più di tutto e mi hanno risposto: «Ritornare alle nostre famiglie...» - questo fa vedere l'umanità dei nostri soldati - «...ma prima concludere la nostra missione». Questo fa onore a loro e dà prestigio, importanza, ruolo, ma soprattutto capacità di difesa anche della nostra vita nelle nostre città alla nostra Italia.
La sua domanda riguardava anche - se non mi sbaglio - Lisbona, dove le dico che è emerso chiaro e forte l'apprezzamento per l'Italia e per la prosecuzione di questo approccio di transizione che potrà nel 2011 magari già vedere Herat consegnata - e che durerà poi almeno fino al 2014 - e l'apprezzamento esplicito - lo dico nei giorni di WikiLeaks - degli Stati Uniti, del Presidente Obama, del Presidente Rasmussen, del ruolo che l'Italia del Presidente Berlusconi svolge in Afghanistan nelle missioni internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

FABIO EVANGELISTI. Propaganda!

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Ho riferito quello che è successo, se a lei dispiace...

FABIO EVANGELISTI. È buona propaganda!

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia...
L'onorevole Giulio Marini ha facoltà di replicare.

GIULIO MARINI. Signor Presidente, signor Ministro, mi ritengo soddisfatto del suo impegno, delle attività che ha svolto e, naturalmente, questa soddisfazione va anche a tutto lo staff, a tutto il Ministero, che riesce in maniera così encomiabile a portare avanti una missione veramente difficile.
Proprio questa mattina, signor Ministro, alla cerimonia dell'alzabandiera presso la scuola Allievi sottufficiali di Viterbo avevo preannunciato questa interrogazione a risposta immediata, pensando proprio a quello che lei mi avrebbe risposto perché è agli occhi di tutti l'impegno che l'Italia sta mettendo a livello internazionale in quella missione difficile, complessa, ma sicuramente con una grande dose di umanità.
Proprio per questo, i due corsi hanno avuto un grande apprezzamento dalle parole che abbiamo dato come istituzione a quello che sarà il loro impegno da allievi e sottufficiali e quindi naturalmente da uomini predisposti e preparati per le grandi missioni internazionali.
Quindi, la ringrazio per il suo impegno, ringrazio tutte le Forze armate per quello che stanno facendo per il nostro Paese e la nostra Italia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 16,10.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Antonione, Bocchino, Boniver, Brugger, Pag. 62Caparini, Cicchitto, Cirielli, Crimi, Donadi, Renato Farina, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Jannone, Lo Monte, Lombardo, Maroni, Melchiorre, Migliavacca, Mura, Ravetto, Reguzzoni, Rotondi, Sardelli, Stucchi, Tabacci, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa e esame dell'articolo unico - A.C. 3857-A)

PRESIDENTE. Avverto che è in distribuzione il parere espresso dalla Commissione bilancio sull'articolo aggiuntivo Lorenzin 10.055 (Vedi l'allegato A - A.C. 3857-A) (l'articolo aggiuntivo Lorenzin 10.02 è stato dichiarato inammissibile dalla Presidenza).
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono state accantonate tutte le proposte emendative riferite all'articolo 1 del decreto-legge, nonché gli emendamenti Bressa 3.3 e Di Pietro 3.51 e 3.52, e che si è da ultimo concluso l'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 4.
Chiedo pertanto ai relatori se propongano all'Assemblea di riprendere l'esame a partire dalle proposte emendative accantonate, ovvero a partire dall'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 5. In sintesi, colleghi relatori, si tratta di decidere come procedere nei nostri lavori pomeridiani.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, anche a nome della relatrice Santelli, esprimo il nostro consenso a riprendere l'esame dagli emendamenti riferiti all'articolo 1.

PRESIDENTE. Sta bene. Quindi riprendiamo dall'esame degli emendamenti accantonati riferiti all'articolo 1.

DAVID FAVIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, vorrei farle presente che questa mattina sono stati accantonati i nostri emendamenti, a prima firma Di Pietro, 3.51 e 3.52, per una riformulazione da sottoporre nuovamente alla Commissione bilancio, ma ora non ne ho sentito parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Favia, ne ho dato conto nello speech che ho testé letto, nel quale ho ricordato, infatti, che nella parte antimeridiana della seduta sono state accantonate tutte le proposte emendative riferite all'articolo 1 del decreto-legge, nonché gli emendamenti Bressa 3.3 e Di Pietro 3.51 e 3.52, e che si è da ultimo concluso l'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 4.
Invito i relatori ad esprimere il parere delle Commissioni.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutti gli emendamenti, tranne l'emendamento Duilio 1.50, sul quale le Commissioni esprimono parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la II Commissione.

PRESIDENTE. Ricordo che, ove i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative per le quali vi è un invito al ritiro in tal senso, la Presidenza le porrà in votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bernardini 1.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

Pag. 63

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, l'articolo 1 prevede la proroga di due disposizioni già in forte sospetto di illegittimità costituzionale, in quanto norme eccezionali a termine, la loro efficacia è infatti scaduta il 30 giugno scorso. In particolare, con la proroga fino al 30 giugno 2013 delle disposizioni contenute nel comma 1-ter dell'articolo 8 si vorrebbe confermare la validità nel nostro ordinamento giuridico del cosiddetto istituto della flagranza differita, istituto in base al quale si considera in stato di flagranza di reato colui il quale viene fermato entro 48 ore dalla commissione dal fatto, purché, sulla base di documentazione fotografica, ne risulti essere l'autore.
Tale disposizione introduce evidenti contraddizioni. È già una contraddizione parlare di flagranza differita, è una contraddizione all'interno del nostro sistema giuridico e per opinione pressoché unanime della nostra dottrina. È in evidente contrasto con l'articolo 13 della Costituzione, che tutela la libertà personale.
Lo stesso vale per il comma 1-quater dell'articolo 8, il quale prevede che nei confronti di chi viola il divieto di accedere ai luoghi dove si svolgono manifestazioni sportive, possano essere eccezionalmente applicate misure coercitive anche al di fuori dei limiti di pena previsti dagli articoli 274, comma 1, lettera c) e 280 del codice di procedura penale.
Proprio perché sono norme eccezionali, sono nate per essere a termine. La prima data di scadenza di queste norme eccezionali risale addirittura al 30 giugno 2006, ma la loro validità ed efficacia giuridica viene puntualmente prorogata ad ogni scadenza.
Questo Governo, con una maggioranza simile, già nel 2003 tentò di stabilizzare un istituto quale la flagranza differita. Non so se parlando in qualche consesso internazionale, alla Corte di giustizia delle Comunità europee, al Parlamento europeo o al Consiglio d'Europa, cosa potrebbero capire quando qualcuno - un italiano naturalmente - dovesse esprimersi in termini di flagranza differita.
Tentaste, nel 2003, di fare una legge per stabilizzare la flagranza differita, ma non vi riuscì. All'interno di questa stessa maggioranza vi furono forti dubbi. Il fatto che continuate a prorogare, ad andare di proroga in proroga, denota sicuramente un fallimento, cioè la necessità costante di avere degli strumenti di eccezionalità vuol dire che ormai in più di un decennio non siete riusciti a ristabilire la normalità (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, credo sia giusto dare atto di alcune situazioni che, in relazione a questo articolo del decreto-legge, effettivamente sussistono. Tra esse ricordiamo quelle che sono state appena sollevate, cioè quelle relative al fatto che in base alle ordinarie disposizioni vigenti, sia il concetto di flagranza differita sia quello relativo all'adozione di misure cautelari nei confronti dei soggetti che si sono resi responsabili, non sarebbero consentite.
Tuttavia, credo sia giusto rivolgersi all'Aula anche per riflettere su come queste disposizioni, durante la loro applicazione, abbiano prodotto dei risultati importanti. Lo hanno fatto in tutte le occasioni, che purtroppo non sono venute meno e non sono state azzerate, in cui durante le stesse manifestazioni sportive abbiamo dovuto assistere, quali spettatori, a episodi purtroppo ripetuti di violenza. Cosa accadrebbe se noi oggi non prorogassimo le disposizioni di cui stiamo trattando, in una situazione che vede ed ha visto anche recentemente avvenire negli stadi degli scontri fra gruppi di facinorosi - non intendo definirli tifosi - che aggrediscono sistematicamente la polizia?
I tifosi sono altra cosa, sono quelli che con il cuore sostengono la loro squadra, ma non sono sicuramente quelli che assaltano la polizia, che sfasciano gli stadi e che comunque mettono a repentaglio la sicurezza anche delle altre persone che li frequentano. Pag. 64
Chiediamoci cosa accadrebbe oggi se non ci fossero più queste disposizioni di legge in vigore. Prima di tutto, la flagranza non potrebbe di essere applicata nei casi in cui le persone riuscissero a sottrarsi immediatamente all'intervento delle forze di polizia. Dunque, costringeremmo in senso contrario gli stessi addetti alla pubblica sicurezza a tentare di intervenire quando ci sono situazioni insostenibili, con conseguenze di cui quest'Aula dovrebbe assumersi la responsabilità. Quando questi scontri avvengono costantemente, esporremmo i tutori dell'ordine al rischio di tentare di arrestare queste persone, o quanto meno di fermarle, mentre si svolge la flagranza e la commissione di questi reati, ponendo a repentaglio non solo la sicurezza di costoro, ma anche quella di altre persone che si trovassero in quel momento all'interno degli stadi, esponendo anche costoro alle conseguenze di un intervento molto più duro e molto più deciso da parte delle forze dell'ordine.
Credo che anche chi oggi chiede la soppressione di queste norme di legge si dovrebbe far carico delle conseguenze allorché non ci fossero più. Cosa dovremmo concludere a questo punto sopprimendo le disposizioni di cui si tratta? Dovremmo avere le due ipotesi: quella di delegare alle forze di polizia un intervento in quelle condizioni difficili o, peggio, fare in modo che queste persone, che molto spesso sono abitualmente propense a svolgere questo tipo di attività, fossero lasciate andare tranquillamente, perché le norme che sostituirebbero queste non consentono di arrivare al fermo o perché naturalmente non ci sono gli estremi relativi alla pena o non c'è più la flagranza.
Quindi, la responsabilità che l'Aula si deve assumere sotto questo profilo, qualora votasse l'emendamento soppressivo, è di dire alle forze di polizia di correre il rischio di fermare questi facinorosi e questi teppisti in una situazione incredibile, oppure di lasciarli tranquillamente liberi, perché le norme vigenti non consentono di intervenire. Mi permetto di dire che questa responsabilità va soppesata. Non intendo suggerire all'Aula cosa sarebbe meglio fare, perché siamo tutti maggiorenni, ma sicuramente ritengo - e concludo - di avere il dovere di richiamare l'attenzione dell'Aula sulle conseguenze, qualora qualcuno si sottraesse a questa responsabilità, e sul fatto che toglieremmo degli strumenti importanti che sono stati utilizzati proprio nella lotta a questo tipo di criminalità.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bernardini 1.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Reguzzoni, Tenaglia, Ravetto, Di Virgilio, Capano, Damiano, Mura, Scilipoti, Bongiorno, Traversa, D'Anna e Ruvolo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 457
Votanti 452
Astenuti 5
Maggioranza 227
Hanno votato
8
Hanno votato
no 444).

Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Bernardini 0.1.50.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Milanese, Landolfi, Scilipoti, Castagnetti, Cesario, Villecco Calipari, Zinzi, Golfo, Garagnani, Ministro Maroni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 65
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 473
Votanti 469
Astenuti 4
Maggioranza 235
Hanno votato
6
Hanno votato
no 463).

Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Bernardini 0.1.50.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, D'Amico, Fogliardi, Minardo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 471
Votanti 465
Astenuti 6
Maggioranza 233
Hanno votato
8
Hanno votato
no 457).

Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Bernardini 0.1.50.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cassinelli, Granata, Zinzi, Calderisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 476
Votanti 474
Astenuti 2
Maggioranza 238
Hanno votato
15
Hanno votato
no 459).

Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Duilio 1.50, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cesa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 479
Votanti 476
Astenuti 3
Maggioranza 239
Hanno votato
467
Hanno votato
no 9).

Prendo atto che i deputati Laffranco e Cesare Marini hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento Duilio 1.50, sono preclusi gli emendamenti Bernardini 1.4, 1.5 e 1.6.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bernardini 1.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Granata, Stradella, Paolo Russo, Follegot, Cesa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 483
Votanti 479
Astenuti 4
Maggioranza 240
Hanno votato
11
Hanno votato
no 468).

Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito a votare Pag. 66e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Dovremmo ora passare agli emendamenti accantonati riferiti all'articolo 3. Chiedo, a tal proposito, quale sia l'orientamento del relatore.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore della II Commissione. Signor Presidente, chiediamo che rimangano accantonati.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Tassone 5.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, prendo la parola per spiegare il motivo per il quale abbiamo presentato il mio emendamento 5.1, soppressivo dell'articolo 5.
Questo articolo prevede un potenziamento della cooperazione internazionale di polizia e dispone anche la costituzione di un Comitato per la programmazione strategica per la cooperazione internazionale di polizia (COPSCIP). Come già avevo detto in sede di discussione sulle linee generali, vi è l'esigenza di capire quali sono i compiti di questo Comitato.
Certamente in questo Comitato dovrebbero confluire molte esperienze che si sono avute nell'ambito delle forze di polizia a livello internazionale, ma ritengo che quest'Aula, e soprattutto il Governo, debba fare una riflessione. Nel contrasto alla criminalità organizzata abbiamo una serie di sigle, all'interno anche delle stesse forze di polizia, che spesso esprimono delle rendite di posizione, ma a volte manca un coordinamento e un'integrazione tra le stesse. Come abbiamo sempre sottolineato, manca un coordinamento tra i reparti speciali (SCO, ROS, GICO) e le forze di polizia di riferimento. Vi è un'incertezza per quanto riguarda i compiti e, soprattutto, le funzioni degli organismi internazionali delle forze di polizia.
L'articolo in esame potrebbe anche essere un'occasione per capire meglio, perché molte volte dalle esperienze che abbiamo fatto e che facciamo nelle aule parlamentari risulta chiara la sensazione che esiste un'esigenza di potenziamento di queste strutture. Oggi ci accingiamo a costituire il suddetto Comitato, a mio avviso inutile, e dovremmo fare uno sforzo in più per un'azione di coordinamento e di razionalizzazione delle forze di polizia per quanto riguarda il contrasto alla criminalità organizzata.
Vi è l'esigenza di dare vita ad un testo unico che riunisca tutte le norme che si riferiscono all'azione di contrasto alla criminalità organizzata, di avere un quadro di riferimento e di coordinamento per quanto riguarda gli argomenti inerenti la lotta alla criminalità organizzata e non.
Allora nutro il sospetto, lo dico con estrema chiarezza, che questa sia una situazione che non riguarda la lotta alla criminalità organizzata. Che significa costituire un Comitato? Sono queste, a mio avviso, le devianze presenti nel provvedimento in esame.
Vi è poi un emendamento successivo, Mantini 5.4, firmato anche da me, che va nella direzione di un contributo che si può dare alla materia.
Se il Governo non dice niente andiamo comunque alla votazione, perché si possono fare anche queste cose. Poi però, signor Ministro, ognuno ne risponde politicamente e ne risponde politicamente perché sa cos'è questo Comitato. Io vorrei capire qual è l'utilità di questo Comitato. Se mi venisse detto, se mi venisse chiarito, sarebbe sicuramente un atto utile da parte del Governo e ovviamente potrei anche convincermi dell'utilità di un Comitato.
Ritengo che ciò rientri nella dialettica parlamentare. Non si chiede altro: ho presentato questo emendamento, non mi viene detto nulla e ora votiamo a scatola chiusa; io ho avanzato alcuni dubbi e perplessità: sarebbe giusto che mi si rispondesse su questi dubbi e perplessità (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

Pag. 67

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, come sempre ascoltiamo con grande interesse le considerazioni del collega Tassone e abbiamo letto e considerato con altrettanto interesse l'emendamento da lui presentato.
Tuttavia, signor Presidente, noi crediamo che questo Comitato sia una cosa seria. Lo desumiamo dalle ultime righe dell'articolo 5: «Per la partecipazione al Comitato non è prevista la corresponsione di compensi o rimborsi spese di alcun genere». Questa, secondo noi, è una garanzia di serietà e del fatto che non si tratta di un carrozzone, ma soltanto di un'azione di coordinamento, all'interno delle strutture che già esistono all'interno del Ministero dell'interno, e di coordinamento delle azioni di contrasto alla criminalità organizzata.
Vorrei fare ora una battuta. Visto che si tratta di operare la massima valorizzazione del patrimonio informativo disponibile, vorrei soltanto raccomandare che nello scambio informativo si possano evitare intrusioni, come quelle che in questi giorni stanno sconvolgendo il mondo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, intervengo soltanto per spiegare le motivazioni del nostro voto contrario a questo emendamento, mentre - vi anticipo - il nostro voto sarà favorevole all'emendamento successivo, presentato dai colleghi dell'UdC.
Noi capiamo e vogliamo credere che in realtà questo Comitato abbia un'intenzione effettiva di coordinamento, di raccordo e, quindi, di programmazione. Abbiamo approvato in Commissione un aggiustamento di questo articolo, laddove prevediamo che siano predisposte «entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, urgenti linee di indirizzo strategico, aggiornate annualmente».
Riteniamo, tuttavia, che un Comitato possa lavorare adeguatamente per creare quella sinergia di elementi di coordinamento - che sono poi sicuramente la forza dell'attività di polizia a livello internazionale - laddove sia composto da membri di esperienza e professionalità adeguata, comprovata e maturata e non sia un ulteriore organismo, uno dei tanti organismi - e veramente vorremmo ci fosse un impegno formale affinché non si realizzi ciò - di cui si fregiano persone che compongono i comitati: i comitati devono saper operare e creare quelle linee sinergiche di attività e di indirizzo, che rappresentano poi la forza dello Stato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, questo articolo è importante perché rafforza l'azione delle forze dell'ordine, tentando di incrementare ancora di più la cooperazione internazionale tra le forze di polizia.
Vorrei ricordare che proprio in quest'Aula, quest'anno, abbiamo approvato ad esempio, il Trattato di Prüm, relativo anche alla banca dati delle impronte digitali e del DNA, che già opera a livello europeo, dove sono partiti prima di noi. Abbiamo inoltre dislocate, nel mondo e in Europa, forze dell'ordine che già svolgono funzioni importanti a livello internazionale per conto del nostro Paese.
Ritengo quindi che sia una misura essenziale e importante, che potenzia il contrasto alla criminalità e conferisce maggiore spessore alle nostre forze dell'ordine.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà per un minuto.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, intervengo anzitutto per aggiungere la mia firma a questo emendamento dell'onorevole Tassone. La cooperazione internazionale di polizia va avanti ormai da anni e anni. Due sono le ragioni per dover costituire Pag. 68un comitato come questo. Una è ignota - ha ragione l'onorevole Tassone - in quanto non si riesce a comprenderne la necessità, e come mai, se ci fosse stata davvero la necessità, ce ne ricordiamo oggi, dopo decenni di cooperazione internazionale. Non voglio aprire qui tutto il capitolo sull'Europa. Sono tutte cose dovute e scontate. Siccome non sono chiare le ragioni del perché viene istituito questo Comitato, ci resta solo da rimanere stupiti che lo si voglia costituire oggi, dopo anni e anni di cooperazione. Queste cose le avremmo già, anzi mi auguro che siano già in essere, perché se davvero c'è bisogno di questo Comitato per poter meglio utilizzare e valorizzare il patrimonio informativo, c'è davvero qualcosa che non va, qualcosa di veramente preoccupante.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tassone 5.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Milanese, onorevole Rivolta, onorevole Laboccetta, onorevole Capitanio Santolini, onorevole Di Centa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 483
Votanti 480
Astenuti 3
Maggioranza 241
Hanno votato
36
Hanno votato
no 444).

Prendo atto che il deputato Ruben ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mantini 5.4.

JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, per quanto riguarda l'emendamento Mantini 5.4, l'organismo di cui stiamo parlando è semplicemente un organismo all'interno della direzione della polizia criminale, che dovrebbe coordinare le attività delle varie direzioni che si occupano ovviamente di estero, facendone parte sostanzialmente i direttori centrali che sicuramente sono persone di comprovata esperienza; fanno, quindi, riferimento a quanto indicato nell'emendamento Mantini 5.4.
Pertanto, possiamo modificare il parere precedentemente espresso e accettare l'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Il parere del Governo?

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. È conforme, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo innanzitutto per ringraziare la relatrice e il Governo, e poi per ribadire l'assoluta importanza dell'impegno, che anche qui confermiamo, in ottemperanza a decisioni del Consiglio d'Europa, nel contrasto alla criminalità internazionale che richiede naturalmente appositi organismi qualificati, perché il crimine è globale ed è ben noto a noi che anche l'impegno di contrasto delle strutture di polizia debba essere tale.
Dunque, vediamo con favore anche l'accoglimento di questo emendamento perché chiarifica e qualifica un organismo di assoluta necessità per il contrasto del crimine e per il rispetto degli impegni presi in tale senso dal Paese, dall'Italia, con l'Unione europea.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 69
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantini 5.4, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti, onorevole Menia, onorevole Andrea Orlando, onorevole Lenzi, onorevole Rampelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 496
Votanti 494
Astenuti 2
Maggioranza 248
Hanno votato
489
Hanno votato
no 5).

Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Vignali 6.16. Passiamo ai voti...

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, intervengo per ribadire l'invito al ritiro dell'emendamento in esame, con la disponibilità ad affrontare la tematica in un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Vignali 6.16 formulato dai relatori.

RAFFAELLO VIGNALI. Sì, signor Presidente, accedo all'invito al ritiro.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Tassone 6.1. Prendo atto che i presentatori lo ritirano.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.100 delle Commissioni.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Simeoni, De Girolamo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 497
Votanti 495
Astenuti 2
Maggioranza 248
Hanno votato
493
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'emendamento Tassone 6.9.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, la nostra sarà una dichiarazione di voto contraria in quanto questo inserimento riguarda i contratti di appalto stipulati prima del 7 settembre. Ciò, anziché far riferimento alla necessità, per quei contratti ancora in corso, di mettersi in regola con le norme sulla tracciabilità, pone una deroga, con esclusione dei contratti la cui prestazione è conclusa. «Prestazione conclusa» non vuol dire nulla in materia di appalti, in quanto, in tale materia, la prestazione conclusa fa riferimento ad una certificazione di ultimazione lavori del direttore lavori e, quindi, ad una fase che prelude ad un mandato di pagamento.
Riteniamo, quindi, che questo emendamento sia così generico che pone dei problemi interpretativi ulteriori rispetto a quelli che già si sono posti e a cui questo decreto-legge, anche su nostra sollecitazione, ha voluto porre fine. Riteniamo che bisogna avere il coraggio di voltare pagina e, Pag. 70per gli appalti pubblici, anche per quelli pluriennali in corso, di mettersi in regola in ordine alla tracciabilità dei flussi dei pagamenti. Si tratta, appunto, di una cosa pubblica e, quindi, credo che un onere in più sia anche un modo di partecipare alla vita civile.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, questa è una materia veramente molto sdrucciolevole ed articolata. Per contribuire un po' alla chiarezza, visto e considerato che vi sono una discussione in atto ed un testo che, per alcuni versi, può andare incontro ad alcune esigenze annuncio il ritiro del mio emendamento 6.9.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Tassone 6.15. Prendo atto che i presentatori lo ritirano.
Saluto una delegazione di studenti della facoltà di giurisprudenza dell'Università di Pisa, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). A tale proposito, fino a ieri sera ci siamo occupati del disegno di legge sull'università e, quindi, l'Assemblea, come avete visto, vi saluta.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.101 delle Commissioni.
Per un errore tipografico, il termine «strumenti», deve intendersi «sistemi».
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.101 delle Commissioni, nel testo corretto, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 500
Votanti 499
Astenuti 1
Maggioranza 250
Hanno votato
498
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'emendamento Angela Napoli 6.50. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dai relatori.

ANGELA NAPOLI. Sì, signor Presidente, lo ritiro, anche se mi dispiace, ma questa è la richiesta dei relatori e ne prendo atto.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Tassone 7.6. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dai relatori.

MARIO TASSONE. No, signor Presidente, e insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, intervengo per illustrare l'emendamento Tassone 7.6, che prevede l'eliminazione del riferimento ai conti correnti dedicati e rappresenta una semplificazione, a mio avviso, necessaria perché l'attuale formulazione della gestione amministrativa da parte delle imprese risulta estremamente complicata, senza maggior vantaggio in termini di trasparenza. Questo è il nostro giudizio. Ulteriori modifiche permettono di armonizzare il testo con la previsione precedente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tassone 7.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 71

Onorevoli Frassinetti, Cesa, Di Pietro, Vella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 502
Votanti 499
Astenuti 3
Maggioranza 250
Hanno votato
35
Hanno votato
no 464).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tassone 7.15, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ghizzoni, Landolfi, Borghesi, Bratti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 506
Votanti 503
Astenuti 3
Maggioranza 252
Hanno votato
32
Hanno votato
no 471).

Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Duilio ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Angela Napoli 7.53, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Pizzolante...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 507
Votanti 506
Astenuti 1
Maggioranza 254
Hanno votato
50
Hanno votato
no 456).

Passiamo all'emendamento Tassone 7.17.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, gli emendamenti all'articolo 7, primo firmatario l'onorevole Tassone, sono tutti ritirati.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli emendamenti Tassone 7.17, 7.30, 7.20, 7.18, 7.23 e 7.26 e Rao 7.25 li ritirano.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Laffranco 7.54, sul quale le Commissioni hanno espresso parere favorevole, purché riformulato. È corretto, onorevole Sisto?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, le Commissioni hanno espresso parere favorevole sull'emendamento Laffranco 7.54, purché sia riformulato nel modo seguente: «in regime transitorio, e sino all'adeguamento dei sistemi telematici delle banche e delle poste, il CUP può essere inserito nello spazio destinato alla trascrizione della motivazione del pagamento».

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Laffranco 7.54 accettano la riformulazione proposta dai relatori.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 72Laffranco 7.54, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cesare Marini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 503
Votanti 502
Astenuti 1
Maggioranza 252
Hanno votato
497
Hanno votato
no 5).

Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Favia 7.19 e Ferranti 7.24.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, noi abbiamo presentato l'emendamento in esame affinché la normativa fosse coerente e quindi chiediamo che la stazione appaltante verifichi che quanto abbiamo finora approvato in merito alla tracciabilità sia reso obbligatorio e controllato anche nei confronti dei subappaltatori e dei subcontraenti a pena di nullità assoluta. In altre parole, chiediamo che nei confronti di queste categorie venga imposta dalla stazione appaltante l'apposizione di una clausola con la quale queste figure si assumono gli obblighi di tracciabilità dei flussi finanziari di cui alla presente disposizione. Pertanto, non capiamo il motivo del parere contrario, perché tutta la filiera deve essere sottoposta alla stessa normativa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Favia 7.19 e Ferranti 7.24, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Milanese, Cesare Marini, Minardo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 511
Votanti 509
Astenuti 2
Maggioranza 255
Hanno votato
248
Hanno votato
no 261).

Prendo atto che il deputato Reguzzoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Saluto gli studenti della giornata di studio per il master in istituzioni parlamentari ed europee e storia costituzionale della facoltà di scienze politiche dell'università La Sapienza, di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vitali 7.55, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesare Marini, Pizzolante, Granata, Negro, Martinelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 505
Votanti 503
Astenuti 2
Maggioranza 252
Hanno votato
499
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che il deputato Reguzzoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole. Pag. 73
Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavini 7.50.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavini. Ne ha facoltà.

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, con l'emendamento in esame chiediamo di prevedere anche delle sanzioni. Ci siamo stupiti che nel decreto-legge in esame, emanato d'urgenza, non si siano inserite parti determinanti come, ad esempio, quelle che possono fungere da deterrente affinché venga rispettata la tracciabilità.
La tracciabilità è uno degli elementi che può essere determinante nel colpire le infiltrazioni mafiose che cercano di impossessarsi degli appalti pubblici. Ricordo che parliamo di un volume d'affari che va oltre gli 80 miliardi di euro l'anno, dunque un bottino quanto mai succulento per la criminalità organizzata.
Proprio per fungere da deterrente nei confronti di coloro che non volessero rispettare quei vincoli inseriti previsti per la tracciabilità, ritengo che sia assolutamente importante prevedere delle sanzioni, che, tra l'altro, nella nostra formulazione non sono soltanto di importo forfetario, ma prevedono una sanzione amministrativa che vada dal 2 al 10 per cento dell'importo sul quale non si siano rispettati i vincoli della tracciabilità.
Dunque, chiedo di votare a favore di questo nostro emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavini 7.50, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Caterina, Mazzuca, Cimadoro, De Luca, Martinelli, Cesare Marini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 509
Votanti 507
Astenuti 2
Maggioranza 254
Hanno votato
248
Hanno votato
no 259).

Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Ippolito Vitale 7.56.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la II Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, propongo ai presentatori una riformulazione dell'emendamento in oggetto, che mi accingo a leggere. «Al comma 1, lettera b), numero 1), premettere il seguente: "01) al comma 2, il secondo periodo è sostituito dal seguente: La medesima sanzione si applica anche nel caso in cui nel bonifico bancario o postale, ovvero in altri strumenti di incasso o di pagamento idonei a consentire la piena tracciabilità delle operazioni, venga omessa l'indicazione del CUP o del CIG di cui all'articolo 3, comma 5"». Con questa riformulazione, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore e che l'onorevole D'Ippolito Vitale accetta la riformulazione del suo emendamento 7.56.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Ippolito Vitale 7.56, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 74

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 507
Votanti 506
Astenuti 1
Maggioranza 254
Hanno votato
503
Hanno votato
no 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Ippolito Vitale 7.57, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pizzolante, Sanga, Mattesini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 500
Votanti 499
Astenuti 1
Maggioranza 250
Hanno votato
499).

Prendo atto che il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Di Pietro 8.1, Bressa 8.2, Cesa 8.3 e Moffa 8.50.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Naccarato. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'emendamento in oggetto propone di sopprimere l'articolo 8. Quest'ultimo, infatti, non aiuta la sicurezza urbana e non migliora il rafforzamento delle forze dell'ordine; è fonte di confusione, perché sbilancia il delicato rapporto tra l'autorità dello Stato e i sindaci nella gestione della sicurezza urbana; infine, mette in discussione la terzietà della funzione di polizia, che oggi è assicurata dai prefetti.
Se i sindaci - cariche elettive che devono fare i conti con i voti dei cittadini - avranno il potere di decidere, utilizzando i prefetti, l'impiego delle forze di polizia, vi è il rischio che la funzione di polizia diventi strumento di consenso elettorale.
Nei comuni dove i sindaci vorranno utilizzare le forze di polizia per eseguire ordinanze contestate dallo schieramento politico rivale, si scateneranno conflitti insanabili e in quelle circostanze non ci sarà più un soggetto terzo a cui rivolgersi per ricomporre il conflitto, perché il prefetto sarà sottoposto al sindaco.
Cosa succederà nei comuni dove c'è una pesante infiltrazione della criminalità organizzata? In un Paese dove ogni anno, grazie all'azione di controllo e di verifica dei prefetti, decine di consigli comunali vengono sciolti per le infiltrazioni mafiose, il decreto rischia di produrre dei disastri. Nei comuni infiltrati il sindaco colluso o, peggio, con la criminalità organizzata, anziché preoccuparsi dei controlli del prefetto, potrà obbligare proprio il prefetto a disporre l'impiego delle forze di polizia per eseguire l'attuazione delle sue ordinanze, che, magari, sono tese a favorire proprio l'attività delle organizzazioni criminali.
L'articolo 8 risponde a una logica di propaganda sui presunti maggiori poteri attribuiti dal Governo ai sindaci e ricorda da vicino la vicenda delle ronde. In quel caso si illusero i cittadini sulla sicurezza fai da te; in questo caso, si creano illusioni sui poteri dei sindaci, scardinando e peggiorando l'attuale assetto della sicurezza urbana. Pensiamo che l'articolo 8 vada soppresso e vadano, invece, attuati rapidamente gli articoli 117 e 118 della Costituzione, i quali stabiliscono che ordine e sicurezza pubblica sono materie di competenza statale, e la polizia amministrativa locale, e soltanto questa, è di competenza regionale.
Andare avanti con interventi confusi e contraddittori rischia solo di complicare o peggiorare Pag. 75lo stato di sicurezza pubblica nel Paese. Serve una legge statale organica - non sono materie che si affrontano per decreto-legge come si sta facendo in questo caso - che disciplini le forme di coordinamento tra Stato e regioni e che stabilisca, in modo uniforme a livello nazionale, gli ambiti amministrativi della polizia locale.
Se davvero il Governo vuole aiutare i sindaci anche su queste materie, bisogna dare loro le risorse, che invece vengono sistematicamente ridotte e tagliate, per svolgere le funzioni che competono propriamente ai sindaci: penso al sociale, all'illuminazione, al governo del territorio. Mentre il Governo taglia le risorse necessarie per fare ciò che davvero spetta ai comuni, poi a parole scarica addosso agli stessi competenze e funzioni di materia e di competenza dello Stato, come nel caso della pubblica sicurezza.
Bisogna costruire un sistema integrato di sicurezza sul quale tutti i soggetti istituzionali siano coinvolti, in base alle competenze stabilite dalla Costituzione, senza inventarsi scorciatoie come in questo caso. Bisogna evitare sovrapposizioni e confusione di ruoli, che peggiorano la sicurezza dei cittadini e l'efficienza delle forze dell'ordine. Per queste ragioni chiediamo di sopprimere l'articolo 8 del decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, qui ci troviamo di fronte ad uno snodo particolare e, credo, anche delicato. Io ho svolto alcune valutazioni su altri articoli. Ognuno è convinto delle cose che dice, rispetto anche alle proprie esperienze, certamente lacunose e monche. Ma ognuno di noi si fa anche una ragion d'essere e presenta delle proposte sulla base di esperienze.
Qui ci troviamo di fronte ad uno stravolgimento rispetto anche alle istituzioni con una confusione estremamente pericolosa. La lettura di questo articolo è emblematica di una linea, di una traccia politica che ha guidato da qualche tempo l'azione del Governo: è quella dello svuotamento del ruolo dei prefetti; è quella della diminuzione, quindi, della dignità, ma soprattutto dell'impegno prefettizio all'interno del nostro Paese. Non voglio scomodare altri argomenti e altri temi, che, certamente, credo che siano chiari a tutti, ma credo che aver previsto, in questo momento, una quasi subordinazione del prefetto nei confronti del sindaco e delle sue ordinanze stravolga certamente gli equilibri esistenti all'interno del nostro Paese.
Noi abbiamo cercato di dare un contributo con un emendamento e credo che anche nella discussione sulle linee generali il sottosegretario Caliendo avesse raccolto, almeno per quanto riguarda i punti quarto e quinto del nostro emendamento, quelle che erano le motivazioni e i contributi che noi intendevamo dare su questa materia.
Non credo che questo articolo 8 possa dare un contributo forte, se non una grande confusione e se non una riproposizione di quello che, come dicevo poc'anzi, è il ruolo dei prefetti all'interno del nostro Paese. Voglio ricordare che nel corso dell'esame di un provvedimento analogo abbiamo avuto a che fare in Commissione Affari costituzionali con una proposta di soppressione dei prefetti, poi ovviamente superata. Non vorrei che questa fosse una uguale proposta, surrettizia, che mette in discussione quelli che sono i canoni fondamentali rispetto all'unitarietà dell'azione amministrativa e all'unitarietà del nostro Paese. Ecco perché noi diciamo di no, e più leggo questo articolo, più mi convinco che certamente è sbagliato. Nasce più da ragioni di parte, da ragioni politiche che non da ragioni oggettive. Non è ovviamente una vicenda che interessa soltanto alcuni in questo Parlamento e non altri.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARIO TASSONE. Credo che tutto il Parlamento dovrebbe far tesoro delle esperienze Pag. 76passate per dare un contributo, mi avvio a concludere signor Presidente, e mi verrebbe da dire che così come noi siamo stati disponibili a ritirare alcuni emendamenti sull'articolo 7 pur avendo dato un contributo, così chiederei al Governo di rinunciare o di rivedere per intero questo articolo 8.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giorgio Conte. Ne ha facoltà.

GIORGIO CONTE. Signor Presidente, intervengo solo per annunciare il voto favorevole del nostro gruppo all'emendamento soppressivo, rimandando le motivazioni ad un mio successivo intervento. Riassumendo in due parole, confermo la nostra valutazione negativa rispetto al ridimensionamento della figura e dell'autonomia del prefetto quale ente territoriale provinciale, e allo svilimento del ruolo del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica che non avrebbe, a quel punto, più senso, nel momento in cui il sindaco, in buona sostanza, può dare ordini ai prefetti. Si metterebbero così i prefetti nelle condizioni di eseguire tali ordini senza confrontarsi e senza valutare approfonditamente la coerenza dell'iniziativa. Pertanto annuncio il nostro voto favorevole all'emendamento soppressivo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, sinceramente non capisco e non condivido questo senso di gioia. Questo emendamento viene richiesto dai sindaci; in particolare, non capisco la posizione del primo firmatario Bressa e del Partito Democratico perché la normativa in materia è stata voluta dall'Associazione nazionale dei comuni italiani presieduta dal sindaco Chiamparino. In particolare il responsabile della sicurezza dei sindaci è il sindaco di Padova, Zanonato, che appartiene al Partito Democratico. Mi pare allora un po' contraddittoria la posizione di non volere neppure discutere nel merito di questo provvedimento che invece è assolutamente sostenibile. Qualche obiezione può anche essere valutata positivamente ma trova risposta già nel testo dell'articolo. Quando si dice «il prefetto dispone le misure ritenute necessarie», sarà quindi poi compito del prefetto, quale funzionario, decidere quali siano le misure ritenute necessarie. Siamo quindi per mantenere l'articolo così come scritto perché siamo per gli ottomila sindaci di questo Paese che rappresentano, loro sì, davvero, l'interfaccia con il territorio e con i problemi della sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, l'intervento del collega Reguzzoni conferma la decisione di Italia dei Valori di presentare questo emendamento soppressivo per un'insanabile dissenso su questo articolo 8. Con esso voi spostate l'attenzione e l'azione delle forze di polizia e dei prefetti dal contrasto alla criminalità verso una funzione servente nei confronti delle ordinanze dei sindaci. Fate questo in nome di un modello di sicurezza che ha già fallito.
In tal modo voi depotenziate le forze di polizia nazionali, e trasferite sul piano locale i poteri di polizia. Il vostro modello svilisce le forze di polizia che operano sulle grandi indagini, le quali richiedono un coordinamento nazionale e transnazionale.
È un modello con il quale voi operate surrettiziamente un federalismo della sicurezza che è controproducente e non in linea con l'esigenza di concentrare le forze di polizia sulla criminalità. L'avete già fatto con il provvedimento - a dir la verità abbastanza ridicolo - sulle ronde, con il quale avete preso un granchio, perché neppure i sindaci leghisti ne hanno usufruito. Pag. 77
Con questo provvedimento all'esame vi mettete in contrasto con tutti i prefetti, che rappresentano un corpo di eccellenza dello Stato, e anche con le forze di polizia, la cui dignità non può essere ridotta ad eseguire le ordinanze dei sindaci. Con tutto il rispetto, i sindaci si organizzino con la polizia locale, ma le energie delle forze di polizia non sono illimitate, e devono essere concentrate sulla grande criminalità.
Signor Ministro, ritiri questa norma inutile e pericolosa, perché poi, quando parleremo delle esigenze delle forze di polizia che non bastano, ci ricorderemo che le abbiamo messe a disposizione di una attività che non merita, perché vi sono altre forze che devono occuparsene.
Signor Ministro, è ancora in tempo, perché lo «sceriffismo» non ci ha mai convinti, e meno che mai ci convince in questa disposizione. Sia chiaro, l'Italia dei Valori vuole la sicurezza, e proprio per questo ne combatte ogni controfigura e non vuole che sia contrabbandata per tale una funzione come quella che riguarda l'attribuzione dei poteri a sindaci sceriffi, sottraendo ai garanti della sicurezza nazionale la sua unitarietà. È per questo che noi voteremo decisamente contro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cristaldi. Ne ha facoltà.

NICOLÒ CRISTALDI. Signor Presidente, esprimo il mio dissenso totale sull'emendamento soppressivo, perché la motivazione che viene portata a sostegno dell'emendamento è illogica e riporta indietro di decenni il dibattito sulle funzioni del sindaco nelle nostre città.
Tra l'altro, fa un po' senso in me sentire anche parlamentari del Fli sostenere questo emendamento, stante che soltanto qualche mese addietro una proposta di legge è stata presentata da deputati che allora si riconoscevano in Alleanza Nazionale. Di quella proposta sono il primo firmatario, e la quasi totalità dei parlamentari che oggi sono nel Fli risultano firmatari di quel provvedimento che, di fatto, è stato recepito con la norma che oggi si vuole abolire (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
È bene che il Parlamento sappia che non possiamo più sentire la litania che i soldi destinati agli enti locali sono sempre meno. Non ne possiamo più, vi è una situazione economica che è quella che è, e lo dico da sindaco di una città di sessantamila abitanti.
A un sindaco, oggi, serve una maggiore funzione: più poteri piuttosto che più denari, e se questo non si comprende rischiamo di entrare in un binario molto antipatico che riporta indietro il nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Ci sono precisi compiti che possono essere svolti meglio da un sindaco che dalle prefetture e dalle questure. Non si tratta di inventare poteri sostitutivi dei ruoli del prefetto, e ancor meno poteri sostitutivi del questore; il sindaco è chiamato a sovrintendere all'ordine pubblico e alla sicurezza pubblica, che è cosa ben diversa dal disporre precisi atti esecutivi su questa materia.
Trovo francamente aberrante che vi siano stati parlamentari che nel sostenere questo emendamento hanno detto che bisogna abolire l'articolo in quanto il sindaco potrebbe fare uso di questo suo potere per motivi elettorali. Un sindaco ottiene maggiori vantaggi realizzando una fognatura in una strada piuttosto che in un'altra piuttosto che attraverso l'esercizio di una sua funzione in tal senso.
Non c'è città moderna in Europa o nel mondo che non abbia un sindaco che possa fare almeno quanto già contenuto nell'articolo che si vuole abolire (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, intervengo solo per annunciare il voto favorevole dell'Italia dei Valori su questo emendamento Pag. 78e per far presente come l'inserimento nell'articolo 54 di questo testo sia assolutamente in contraddizione con tutto il dettato e la ratio legis dell'articolo 54, che crea un rapporto tra il sindaco e il prefetto. L'ordine pubblico in questo modo rischierebbe addirittura di andare in crisi perché la competenza del sindaco si estende fino ai confini del proprio comune, il livello odierno dell'ordine pubblico è quello provinciale - tanto è vero che ci sono i Comitati provinciali per l'ordine pubblico - e non avviene praticamente mai che nel dialogo tra il sindaco e il prefetto non si trovi un accordo sull'ordine pubblico, ove il sindaco eventualmente lo richieda.
Quindi, credo che sopprimere questo articolo sia nell'interesse dell'ordine pubblico del comune e del territorio nazionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, intervengo solo per annunziare il voto favorevole del mio gruppo e per sottoscrivere l'emendamento in esame.

JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, credo che su questa materia abbiamo un vincolo di coerenza sia quando siamo in maggioranza che quando siamo all'opposizione. Dalla scorsa legislatura, si è iniziato un lungo percorso e i colleghi del PD - che allora avevano la titolarità del Ministero dell'interno sia con il Ministro che con il viceministro - erano i timonieri di un percorso che vedeva i sindaci in una posizione esponenziale in materia di ordine pubblico e di maggiore collaborazione con i prefetti.
In questo momento, il Ministro Maroni sta continuando esattamente tale politica. Non riesco a comprendere perché questa nella scorsa legislatura era una politica corretta e oggi, che la persegue questo Governo, i sindaci diventano «sindaci sceriffi». Rimaniamo esattamente al punto della situazione per evitare le polemiche perché posso capire che ci possa essere il caso da creare giornalmente, tuttavia almeno tecnicamente dobbiamo essere chiari.
Oggi, il sindaco, adottata un'ordinanza, la invia al prefetto per verificarne la legittimità. Una volta verificata la legittimità, l'ordinanza ritorna nelle mani del sindaco ai fini eventualmente dell'utilizzo della polizia locale. Ove dovessero servire le forze dell'ordine, l'ordinanza ritorna nelle mani del prefetto per verificare in qual modo esse servano, perché solo il prefetto può utilizzarle.
Il sistema in questi termini è binario, così come deve essere un corretto rapporto tra le istituzioni in questo Paese ogni qual volta il rapporto è fisiologico. Questo è ciò che è scritto in questa norma, se poi vogliamo vederci altro, oggettivamente stiamo parlando di una lettura che tuttavia travalica ciò che è scritto nel testo normativo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, vorrei anch'io sottoscrivere l'emendamento Moffa 8.50 ed esprimere un breve concetto. A me pare evidente pensare che i prefetti debbano supportare con l'azione delle forze dell'ordine le ordinanze sindacali. Molti colleghi sono stati amministratori, sindaci e assessori e sanno che le ordinanze sono spesso fantasiose o politiche quindi distrarre le forze dell'ordine dal lavoro prioritario al quale sono chiamate penso sia un grave errore.
Ben venga il supporto agli enti territoriali, ma la funzione di polizia e di tutela dell'ordine pubblico è e deve restare anche in un federalismo compiuto assolutamente in capo allo Stato. Pag. 79
Quindi il gruppo di Alleanza per l'Italia voterà convintamente a favore dell'emendamento soppressivo e confermo la volontà di aggiungere la mia firma (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà, per un minuto.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, io sono firmatario di uno degli emendamenti che chiede la soppressione dell'articolo 8. Comprendo le osservazioni che sono state svolte anche da chi oggi svolge la funzione di sindaco e, a maggior ragione, chiede di avere l'opportunità di analizzare le funzioni in ambito territoriale del sindaco anche con riferimento al tema dell'ordine pubblico e della sicurezza urbana, per essere più chiari. Credo che su questo bisognerebbe riflettere un po' - mi rivolgo in particolare al Ministro - perché c'è un rapporto tra la norma per come è stata costruita e la ratio che in qualche misura l'ha accompagnata ed il livello applicativo della norma.
Lei sa, signor Ministro, che il tema della sicurezza oggi non si pone più nei termini in cui si poneva fino a qualche anno fa, sa bene che il tema della sicurezza travalica i confini urbani-amministrativi e ci sono degli ambiti nei quali il sindaco molto spesso non è nella condizione di poter garantire effettivamente quello che la norma in qualche misura ha ispirato. Mi permetto di chiedere all'Assemblea, avendo io stesso presentato un emendamento soppressivo, di poter sospendere la discussione e svolgere un ulteriore approfondimento su questo tema, perché credo che da un lato non possiamo assolutamente non tenere conto della funzione che il prefetto svolge in questa materia delicata e che, dall'altro, dobbiamo contemperare la funzione effettiva del sindaco, perché essa non può essere travalicante rispetto alle funzioni che devono essere garantite nell'ambito della sicurezza urbana. Stiamo parlando appunto di sicurezza urbana e di poteri del prefetto, mi appello alla sua sensibilità perché si possa ulteriormente riflettere prima di porre mano a questa materia (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Contento. Ne ha facoltà, per un minuto.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, per quel che potrà servire mi limito a far presente all'Aula che già nel testo attualmente vigente, mi riferisco all'articolo 54 del decreto legislativo n. 267 del 2000, quando il sindaco adotta - richiamo su questo l'attenzione dei colleghi - «quale ufficiale del Governo» le ordinanze di cui stiamo parlando - perché non le adotta come sindaco, ma quale ufficiale del Governo, naturalmente nell'ambito di quella griglia che il Ministro dell'interno ha predisposto - il comma 4 prevede che i provvedimenti adottati dal sindaco siano preventivamente comunicati al prefetto anche ai fini della predisposizione degli strumenti ritenuti necessari alla loro attuazione e, paradossalmente il comma 11 dello stesso articolo impone o comunque demanda al prefetto di intervenire con proprio provvedimento nel caso di inerzia del sindaco nell'adottare questi provvedimenti contingenti ed urgenti. Credo, quindi, che sia necessario svolgere qualche riflessione approfondita.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la II Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, in strettissima contiguità con quanto testè osservato dal collega Contento, faccio rilevare che se l'interpretazione letterale è quella principale che deve contraddistinguere le nostre riflessioni, l'articolo 8 del provvedimento in esame, dispone che «il Pag. 80prefetto dispone le misure ritenute necessarie», sicché al prefetto è demandato, per lettera della norma e in stretta contiguità rispetto alla norma previgente, non potrebbe essere diversamente, sia la valutazione critica - «ritenute» - sia quella di necessità - «necessarie».
Da questo punto di vista mi sembra che non ci sia alcuna digressione verso uno sbilanciamento di poteri non previsti geneticamente, sicché la norma nella sua letteralità di per se stessa ribadisce equilibri già noti all'intero sistema e non si colloca in antinomia con nessuna delle perplessità che sono state testè rappresentate.

JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, credo che le osservazioni del collega Moffa possano essere di aiuto a tutti e che una riflessione su questo tema possa essere utile per una convergenza. Chiedo una mezz'ora di sospensione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 17,30)

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, tanto per riepilogare, sono le 17,30, noi abbiamo necessità di un tempo non inferiore alla mezz'ora, perché oltre agli accantonati ed a questo problema che non è secondario, avremmo chiesto la sospensione successivamente.
Dobbiamo ancora valutare l'articolo 9 e l'articolo 10, quindi vi chiedo un termine di mezz'ora, con la speranza che riusciamo a definire tutte le questioni. So che ci sono altri problemi successivamente relativi a qualche riunione di gruppo, io non vorrei che confliggessero queste richieste, però credo che il Comitato dei diciotto in una mezz'ora può svolgere il lavoro a cui è chiamato a rispondere.

PRESIDENTE. Onorevole Bruno, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto di chiudere alle ore 19.

DAVID FAVIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, l'accantonamento della discussione sugli articoli 9 e 10 era concordata, l'accantonamento sull'articolo 8 assolutamente no. Mi sembra che ognuno abbia sviscerato con chiarezza le proprie posizioni e quindi credo che non ci sia nulla da approfondire.
Il gruppo Italia dei Valori è contrario alla sospensione sull'articolo 8 ed anche all'accantonamento, per cui chiediamo il voto.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, a parte vi è la considerazione politica che l'unico modo per risolvere le cose è che accantoniamo il Governo, così probabilmente riusciamo a ottenere qualcosa. Atteso dunque che per questo bisogna aspettare ancora un paio di settimane, la Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito che alle 19 si concludono i lavori dell'Aula ma, ecco c'è il Presidente Lupi, vorrei sapere se hanno ancora valore i ragionamenti che si fanno tra i gruppi.
Sapevamo che per tutti i problemi posti dall'onorevole Bruno, presidente della I Commissione, era già previsto che ad un certo punto, esaurito l'esame degli altri articoli ed emendamenti che non fossero quelli che sono stati accantonati, si sarebbe riunito - alle 18, alle 17,50 o alle 18,30 - Pag. 81per una ragione comunque credibile, il Comitato dei diciotto, per esaminare proprio gli emendamenti che sono stati accantonati.
Questo è ciò che è stato deciso. Ora, non credo che - salvo il fatto comprensibile che la maggioranza anche oggi, per la quinta volta, va in minoranza se si vota questo emendamento - possiamo legittimare il fatto che, dal momento che la maggioranza sa che andrebbe sotto, adesso, senza una ragione, sospendiamo per mezz'ora e poi rinviamo a domani mattina, tanto comunque è una morte lenta perché domani mattina la maggioranza riandrebbe sotto lo stesso.
Pertanto, i relatori sono intervenuti quattro volte ed io li rassicuro sul fatto che, almeno per quanto riguarda il mio gruppo - ma penso che questo valga anche per la maggioranza - siamo tutti in condizione di intendere e di volere, sappiamo perfettamente qual è il problema, vi sono state anche delle prese di posizione sulla stampa da parte dei gruppi della maggioranza chiaramente contrari a questo emendamento. Si voti, visto che abbiamo fatto le dichiarazioni di voto, l'emendamento che abbiamo all'ordine del giorno e poi, come da accordi raggiunti sull'ordine dei lavori anche in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, si proceda alla riunione del Comitato dei diciotto.
Non c'è ragione al mondo per cui ora non dovremmo procedere, dopo aver fatto le dichiarazioni di voto, al voto su questo emendamento. Comunque, se si decide di proporre la sospensione, ovviamente le chiedo, signor Presidente, che sia sottoposta al voto dell'Aula.

PRESIDENTE. A termini di Regolamento, non essendovi una unanimità nell'Aula su questa richiesta di sospensione, la metterò ai voti. Mi pare che ci siano già due interventi contro. C'è un intervento a favore della sospensione? Nessuno parla a favore della sospensione, quindi la porrò direttamente ai voti mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di sospensione.
(È approvata).

Accantoniamo quindi l'emendamento e sospendiamo la seduta...

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, intervengo per chiarezza. Anche noi abbiamo votato per la sospensione. Adesso sospendiamo per mezz'ora per votare questo emendamento o seguiamo...

PRESIDENTE. Sì, onorevole Casini.

PIER FERDINANDO CASINI. Per capire: abbiamo votato per mezz'ora di sospensione, e alle 18,10 voteremo questo emendamento?

PRESIDENTE. Mi pare ovvio. Questa è la richiesta che ho recepito.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, sono due le richieste. Una riguarda l'accantonamento dell'articolo 8, che andremo a discutere nel Comitato dei diciotto. Poi dobbiamo dare ancora il parere sugli emendamenti agli articoli 9 e 10, che non avevamo avuto modo di visionare durante il Comitato dei diciotto, fatto prima dell'inizio dei lavori dell'Aula. In più, ci sono due emendamenti accantonati all'articolo 3. Mi auguro che fra mezz'ora ritorneremo con il parere su tutti gli emendamenti. In fondo sono 12 articoli e non sono più tanti. È il merito che occuperà del tempo.

Pag. 82

PRESIDENTE. Presidente Bruno, ho qualche dubbio: lei pensa che fra trenta minuti saremo in grado di continuare con i lavori?

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, ritengo di sì. C'è un problema che riguarda un emendamento all'articolo 10, perché anche la Commissione bilancio deve dare il parere.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, le chiedo scusa, ma è molto importante che capiamo bene cosa abbiamo votato - che non si deve capire dopo la votazione, ma prima - e, soprattutto, qual è il percorso in ragione della decisione della Conferenza dei presidenti di gruppo e in ragione degli accordi che sono stati presi con il Presidente Lupi.
Signor Presidente, innanzitutto è stato comunicato che la seduta sarebbe terminata alle 19. Si era convenuto che, qualora fossero state effettuate tutte le votazioni, per gli articoli accantonati, ossia gli articoli 9 e 10, vi sarebbe inevitabilmente stata, da parte del Comitato dei diciotto, l'esigenza di riunirsi: tuttavia, non abbiamo votato per l'accantonamento degli identici emendamenti all'articolo 8, ma per la sospensione per trenta minuti, affinché tali emendamenti siano votati prima della sospensione delle 19.
Ciò vuol dire - se posso permettermi, ma poi decideranno le Commissioni - che adesso le Commissioni non si devono occupare dei quattordici emendamenti, ma, in ragione del voto che abbiamo effettuato in Aula, si devono concentrare sugli emendamenti oggetto della votazione, tornare qui tra mezz'ora - sperando che abbiano risolto i loro problemi - e mettere in votazione gli emendamenti stessi. Dopodiché si può fare altro, ma ciò che abbiamo votato in Aula non è l'accantonamento dell'articolo 8, ma la sospensione della seduta prima della votazione sugli emendamenti per i quali è stato chiesto del tempo dalle Commissioni. Le Commissioni si prendano tempo, ma questa sera dobbiamo votare gli emendamenti in questione.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, non vorrei mancare di rispetto nei confronti del presidente della Commissione, ma intervengo brevemente: noi abbiamo aderito alla proposta dell'onorevole Moffa di una sospensione di mezz'ora per tornare ad esaminare gli emendamenti all'articolo 8, nonché gli articoli 9 e 10. Lo affermo per chiarezza tra di noi, per un rapporto di grande stima e di grande considerazione. Questa era la proposta e questo è ciò che noi abbiamo votato.

PRESIDENTE. Sta bene. Sospendo quindi la seduta, che riprenderà alle 18,10.

La seduta, sospesa alle 17,40, è ripresa alle 18,35.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Nuntio vobis gaudium magnum, «habemus emendamentum
Ricordo che prima della sospensione della seduta si sono svolti gli interventi relativi agli identici emendamenti Di Pietro 8.1, Bressa 8.2, Cesa 8.3 e Moffa 8.50.
Avverto che le Commissioni hanno presentato l'emendamento 8.100, che è in distribuzione.
Chiedo alle Commissioni di riferire all'Assemblea sugli esiti della riunione del Comitato dei diciotto.

GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. La Presidenza della Camera ha annunziato una sospensione della seduta, che avrebbe dovuto Pag. 83riprendere alle ore 18,10. La Presidenza non può trattenere l'Assemblea senza dare spiegazioni per mezz'ora oltre il termine stabilito.
Lei mi potrà rispondere - non c'è naturalmente nulla di personale in questo rilievo - che il Comitato dei diciotto aveva bisogno di maggior tempo. Tuttavia, mi sento di chiedere che in questi casi la Presidenza si presenti puntualmente all'Assemblea, nel momento nel quale esse è convocata, informandola delle ragioni per le quali la seduta non può riprendere. Dopodiché l'Assemblea rispetterà la Presidenza e il Comitato dei diciotto, ma è inaccettabile lasciare l'Assemblea in queste condizioni (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, la ringrazio per il suo intervento. Sarebbe desiderabile che la prassi da lei invocata fosse costume di questo Parlamento, ma purtroppo non lo è.
In ogni caso il presidente della I Commissione fornirà adesso tutte le informazioni opportune. Prego, presidente Bruno, ha facoltà di parlare.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, innanzitutto mi scuso con lei e con tutta l'Assemblea perché abbiamo necessitato di più tempo di quanto previsto. Mi dispiace - e mi rivolgo, in particolare, al collega La Mafia per queste sue parole - però probabilmente il punto è talmente importante che tutti i colleghi hanno voluto intervenire (si tratta di un Comitato dei diciotto); me ne scuso ancora.
Sembra comunque che il tempo impiegato non sia stato utilizzato in maniera infruttuosa, tant'è che è stato distribuito l'emendamento 8.100 delle Commissioni che leggo di seguito. «Al comma 1, capoverso comma 9, sostituire il primo periodo con il seguente: Al fine di assicurare l'attuazione dei provvedimenti adottati dai sindaci ai sensi del presente articolo, il prefetto, ove lo ritenga necessario, dispone le misure adeguate per assicurare il concorso delle forze di polizia». Segue poi il resto dell'articolo e, conseguentemente alla suddetta modifica, si precisa che si deve sostituire la rubrica con la seguente: «Attuazione dell'articolo 54 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267».

PRESIDENTE. A questo punto abbiamo un nuovo emendamento e, a termine di Regolamento, devo concedere i tempi per la presentazione degli eventuali subemendamenti, a meno che non vi sia una rinuncia consensuale da parte di tutti i gruppi parlamentari.

GIANCLAUDIO BRESSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, è del tutto evidente che la riunione del Comitato dei diciotto ha assicurato una possibile via di uscita all'empasse che, invece, il testo presentato dal Governo aveva provocato.
Noi riteniamo necessario il termine che lei vorrà assegnare per la presentazione dei relativi subemendamenti, perché questa nuova formulazione del testo, radicalmente diversa da quella precedente, pone dei problemi di coordinamento anche con altre parti dell'articolo 54 del testo unico.
Riteniamo pertanto assolutamente necessaria la concessione del termine per la presentazione dei subemendamenti, ma ci teniamo anche a sottolineare come questo emendamento abbia sostanzialmente accolto le preoccupazioni che avevamo segnalato nel corso del dibattito generale e con la dichiarazione di voto del collega Naccarato sulla soppressione.
È chiaro che questo testo è cosa completamente diversa da quello precedente (di questo ci compiacciamo), e siamo sicuri di aver contribuito positivamente a che il Parlamento possa affrontare questa delicata materia non come una sorta di sfida alla OK Corral, ma con quella pacatezza, voglia e capacità di trovare soluzioni utili al lavoro di prefetti e di sindaci, che è Pag. 84esattamente quello che il Parlamento deve fare in occasioni come queste (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, anche noi riteniamo necessario che sia fissato un termine per la presentazione dei subemendamenti. Dobbiamo valutare la questione attentamente, anche se in questa riunione qualche chiarimento c'è stato rispetto alle preoccupazioni esistenti, rispetto ad un equilibrio che noi vogliamo mantenere sul ruolo dei sindaci e sui compiti del prefetto, assicurando proprio l'equilibrio tra queste due funzioni importanti per il rafforzamento della democrazia nel nostro Paese.
Detto questo, diamoci un tempo, perché questa è una materia estremamente delicata, e se anche negli interventi sono state espresse delle preoccupazioni, queste hanno fatto riflettere il Governo, il quale, a dire la verità, si è posto in termini collaborativi (lo diciamo anche per rispettare il clima della riunione del Comitato dei diciotto).
Pertanto, le preoccupazioni che noi avanzavamo certamente coglievano il senso di una situazione oggettiva che c'era ed era contenuta anche in quel provvedimento.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, l'avevo domandato prima che venissero appunto richiesti i termini (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Onorevoli colleghi, sta parlando l'onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. Volevo semplicemente giustificare (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, questo è il Parlamento in cui siedono i rappresentanti del popolo italiano. Il rispetto che ognuno di noi dà al collega è il rispetto dato al popolo italiano. Per favore, lasciate parlare l'onorevole Di Pietro. Prego, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, quando l'ho pregata di darmi la parola, era perché, non sapendo che erano stati chiesti i termini, volevo esprimere il parere favorevole dell'Italia dei Valori. Oggi prendo atto dei termini e, giacché ho la parola, vorrei spiegare le ragioni per cui, nel riservarci anche noi eventuali subemendamenti, riteniamo che su questo argomento, su questo articolo, non si debbano fare né guerre di religione né guerre ideologiche.
Riteniamo che quel che si chiede - e che chiede il Ministro - sia condivisibile perché stiamo parlando di provvedimenti contingibili e urgenti che vengono adottati regolarmente dai sindaci in quanto ufficiali di Governo. In una situazione di questo genere prevedere che, ove lo ritenga necessario...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Di Pietro, lei sta entrando nel merito. Siccome fisseremo i termini, posso chiederle di svolgere il suo intervento domani mattina, dopo che sapremo quali subemendamenti sono stati presentati? Altrimenti rischia di parlare fuori contesto.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, avevo già finito. Se però si può parlare, se da una parte lei e dall'altra l'Aula pensate che noi non abbiamo diritto di parola...

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, le pare che io le nego la parola! Ho semplicemente fatto osservare che il suo intervento Pag. 85influenzerà meglio la discussione se svolto nel contesto dell'esame dell'articolo, perché adesso è fuori contesto.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, mi auguro che d'ora in poi adotti sempre questo metodo nei confronti di tutti, perché non mi pare che sia sempre questo il metodo adottato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, credo di averlo sempre applicato con tutti, se qualche volta non l'ho fatto è stato un mio errore.

SILVANO MOFFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Moffa, ovviamente anche a lei chiedo di intervenire sulla questione adesso in discussione, ossia il problema del termine da fissare per la presentazione dei subemendamenti. Siccome basta un gruppo che chieda i termini perché essi debbano essere dati, anche gli interventi sui termini stessi sono, a questo punto, sufficientemente inutili e fuori contesto. Non sapendo cosa vorrà dire l'onorevole Moffa, ovviamente gli do la parola, però lo pregherei di svolgere un intervento che faccia proseguire i lavori come è opportuno. Prego, onorevole Moffa.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, svolgerò un breve intervento. Questa ripresa dei lavori è stata aperta da una comunicazione del presidente della Commissione affari costituzionali; credo che sia decoroso, da parte del gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia, esprimere il proprio parere su quello che è stato il lavoro del Comitato dei diciotto.
Voglio ringraziare il presidente ed anche il Ministro, perché la nostra richiesta di sospensione mirava ad un supplemento di riflessione intorno ad un argomento molto delicato che, tra l'altro, si prestava a qualche equivoco. Credo che il lavoro fatto - e su questo vi è stato un concorso di tutti i colleghi - abbia portato a sancire un principio fondamentale, al quale tenevamo in modo particolare, cioè quello di trovare un equilibrio tra poteri e funzioni da parte del sindaco e del prefetto in modo che non ci fosse un potere sovraordinamentale da parte dell'uno sull'altro, ma ci fosse un equilibrio tale che, poi, in quel principio di reale collaborazione, trovasse la sua sostanza. Per cui, dato che questa intesa è stata raggiunta...

PRESIDENTE. Onorevole Moffa, devo farle notare che anche lei sta parlando sul merito, adesso discutiamo di un'altra cosa.

SILVANO MOFFA. Ho concluso. Siccome siamo andati in questa direzione, siamo evidentemente d'accordo sulla modifica che è stata apportata (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. A questo punto, devo fissare i termini per la presentazione dei subemendamenti. Ovviamente, non posso decentemente dare termini inferiori ad un'ora. Posto che con un'ora, quindi, siamo già oltre il termine della seduta, fissato per le ore 19, penso che possiamo tranquillamente spostare i termini fino ad un'ora prima dell'inizio dei lavori della giornata di domani. A questo punto, dovremmo passare agli emendamenti soppressivi riferiti all'articolo 8. Devo chiedere se essi vengono mantenuti.
Onorevole Bressa, mantiene il suo emendamento 8.2.?

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, è evidente che, avendo riconosciuto che il lavoro svolto in Commissione è utile e proficuo, a questo punto non si giustifica più la presentazione del presente emendamento soppressivo perché il testo che abbiamo è sostanzialmente diverso da quello di partenza.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Cesa 8.3 lo ritirano.
Passiamo all'emendamento Di Pietro 8.1. Chiedo ai presentatori se lo ritirino.

Pag. 86

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, avendo detto esplicitamente che avremmo anche rinunciato alla richiesta dei termini per la presentazione dei subemendamenti, abbiamo dato implicitamente, anzi esplicitamente, un giudizio molto positivo sulla proposta di riformulazione e, quindi, anche noi ritiriamo il presente emendamento soppressivo.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Moffa 8.50 lo ritirano.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, per l'economia dei nostri lavori. Lei ha proposto il termine di un'ora prima dell'inizio della seduta di domani. Sommessamente, vorrei far presente all'Assemblea ed alla Presidenza che, visto che credibilmente si sta registrando un consenso abbastanza importante sulla proposta emendativa, forse, anche per permettere al Comitato dei diciotto di lavorare senza l'imminenza dell'apertura della seduta, con il rischio che, domani mattina, magari alle 10, vi sia uno slittamento ulteriore dell'inizio dei lavori, si potrebbe fissare come termine per la presentazione dei subemendamenti nelle prossime due o tre ore. In tal maniera, domani mattina il Comitato dei diciotto può decidere di convocarsi alle ore 8 o alle ore 9, ma senza avere l'imminenza dei subemendamenti che, poi, rischiano magari di incidere negativamente sui tempi del Comitato stesso.
Signor Presidente, la pregherei, quindi, di valutare l'ipotesi di fissare il termine per la presentazione dei subemendamenti - qualora ve ne siano, ma pare, anche dal clima d'Aula, che non ve ne saranno - entro stasera così, poi, domani, il Comitato dei diciotto avrà facoltà di riconvocarsi avendo molto chiara la questione sin dall'inizio.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Baldelli. Mi sembra ragionevole e credo che potremmo fissare come termine le ore 20 in modo che la Commissione possa già riunirsi in serata.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, rinuncio perché lei ha tirato le conclusioni sull'intervento dell'onorevole Baldelli, che era anche la nostra proposta.

PRESIDENTE. Sta bene.
A questo punto, se non vi sono obiezioni del presidente della Commissione, ritengo che, vista la situazione, si possano concludere i lavori con sette minuti di anticipo sul termine che ci eravamo prefissati.
Il seguito del dibattito è quindi rinviato alla seduta di domani.

Sull'ordine dei lavori (ore 18,53).

FABIO GARAGNANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, al termine dei nostri lavori vorrei evidenziare, anche sulla base del dibattito che si è concluso ieri sulla riforma universitaria, due episodi di grave intolleranza accaduti a Bologna, nella mia città.
Ieri è stato imbrattato, in modo particolarmente grave, l'ingresso della sede cittadina del PdL. Oggi c'è stata un'altra aggressione con lancio di uova ed epiteti irriferibili sono stati rivolti nei confronti del Presidente del Consiglio, del Ministro e dell'intero PdL bolognese; l'episodio è stato aggravato da manifestazioni a stento contenute dalla polizia, che hanno comportato pure ieri il blocco della stazione ferroviaria e il blocco dell'autostrada A14.
Credo che il Parlamento debba prendere cognizione di questi fatti alla luce del dibattito di ieri - fatti ripeto verificatisi Pag. 87anche oggi - e che temo siano destinati a continuare proprio per denunciare una situazione di intolleranza che non può essere accettata. Non siamo di fronte ad un confronto di idee: siamo di fronte ad atti potenzialmente eversivi, non a caso si presume collegati a cellule eversive dell'estrema sinistra, che stanno danneggiando ogni clima di pacifica convivenza nella città di Bologna.
Ritengo pertanto doveroso porre la questione in questa Assemblea all'attenzione della Presidenza, dei colleghi e del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

ANDREA LULLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, sono qui a sollevare un problema relativo a quanto accaduto nelle Commissioni VIII e X questo pomeriggio, chiamate ad eleggere i membri dell'Agenzia per la sicurezza nucleare. Il quinto membro, a nostro avviso, non ha ottenuto i voti necessari per essere eletto. Non voglio qui indicare i numeri, ma chi era presente - sarà riportato negli atti delle Commissioni - sa che essi testimoniano inequivocabilmente la non avvenuta elezione del quinto rappresentante proposto dal Governo.
Sono state sollevate una serie di obiezioni perché sono avvenuti episodi incresciosi, non so se dovuti ad errori nella votazione - ho qualche dubbio in questa direzione - oppure artatamente al fine di voler mettere in discussione l'esito della votazione. Pertanto, c'è un problema che è stato posto rispetto all'eventuale ripetizione dell'elezione del quinto membro dell'Agenzia per la sicurezza del nucleare, che non ha ottenuto in prima istanza il mandato dal corpo elettorale composto dai membri delle Commissioni VIII e della X.
Noi chiediamo che il Presidente della Camera dirima tale questione con una lettera scritta, in cui eventualmente ci faccia capire quali sono i motivi per i quali sarebbe da ripetersi la votazione: a nostro avviso non è da ripetere.
Inoltre, nel caso a noi non confacente decidesse la ripetizione della votazione, sarebbe opportuno che non costituisse un precedente, perché altrimenti qualsiasi votazione di questo tipo sarebbe innegabilmente destinata ad essere ritenuta non valida. Io naturalmente ritengo anche che gli uffici di presidenza delle Commissioni debbano valutare quando effettuare - eventualmente, se il Presidente della Camera deciderà in questa direzione - lo svolgimento dell'elezione.
Ad ogni buon conto, voglio che agli atti risulti - e lo ripeto un'altra volta - che a nostro avviso la quinta persona proposta dal Governo non ha avuto i numeri per essere giudicata eletta nell'Agenzia per la sicurezza nucleare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Lulli, la questione da lei sollevata è stata già posta al Presidente della Camera, che ha assunto le sue determinazioni e le ha comunicate per iscritto ai presidenti delle Commissioni, che ne daranno comunicazione nella prossima seduta.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, sull'onda di quanto ha affermato il collega Garagnani voglio informare lei, il Ministro dell'interno e l'Assemblea che anche ieri sono state lanciate biglie di ferro con una fionda in danno della sede della Lega Nord di Ascoli. Voglio ricordare a tutti i colleghi che il clima, probabilmente connesso con l'approvazione della legge sulla riforma dell'università, porta a qualche sconsiderato gesto, che non ha avuto peggiori conseguenze solo perché il vetro era antisfondamento.

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di oggi, mercoledì 1o dicembre 2010, la Pag. 88II Commissione permanente (Giustizia), ha approvato, in sede legislativa, il seguente progetto di legge: ANTONIO PEPE ed altri: «Modifiche alla legge 18 maggio 1973, n. 239, in materia di assegnazione di posti nei concorsi notarili» (A.C. 2661), con il seguente nuovo titolo: «Disposizioni in materia di concorsi notarili» (A.C. 2661).

Convalida di un deputato.

PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta del 1o dicembre 2010, ha verificato non essere contestabile l'elezione del deputato Eraldo Isidori, proclamato dal Presidente della Camera nella seduta del 19 ottobre 2010, in sostituzione del dimissionario deputato Roberto Zaffini per la lista n. 10 - Lega Nord nella XIV circoscrizione Marche. Concorrendo nell'eletto le qualità richieste dalla legge, la Giunta ha deliberato di proporne la convalida. Il Presidente della Camera dà atto alla Giunta di questa proposta e dichiara convalidata la suddetta elezione.

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea (ore 19).

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata definita la seguente organizzazione dei lavori per il mese di dicembre 2010:

Lunedì 13 dicembre (ore 16):

Discussione sulle linee generali della mozione Franceschini, Donadi ed altri n. 1-00492 di sfiducia al Governo.

Martedì 14 dicembre (ore 10,30) (con votazioni):

Seguito dell'esame della mozione Franceschini, Donadi ed altri n. 1-00492 di sfiducia al Governo (svolgimento delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, con ripresa televisiva diretta, e votazione per appello nominale).

Da mercoledì 15 dicembre, con prosecuzione nei giorni successivi (con votazioni):

Esame del disegno di legge n. 3909 - Conversione in legge del decreto-legge 26 novembre 2010, n. 196, recante disposizioni relative al subentro delle amministrazioni territoriali della regione Campania nelle attività di gestione del ciclo integrato dei rifiuti (da inviare al Senato - scadenza: 25 gennaio 2011) (A.C. 3909).

La Conferenza dei presidenti di gruppo sarà nuovamente convocata nella mattinata di mercoledì 15 dicembre per definire l'articolazione dei lavori per il restante periodo del mese.

Lo svolgimento degli atti di sindacato ispettivo avrà luogo secondo le consuete cadenze.

L'organizzazione dei tempi per la discussione della mozione Franceschini, Donadi ed altri n. 1-00492 sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,03).

GINO BUCCHINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GINO BUCCHINO. Signor Presidente, nelle ultime ore, i canali di informazione hanno riferito di profughi eritrei fuggiti dalla Libia nel tentativo di raggiungere l'Europa attraverso Israele e caduti, da oltre un mese, nelle mani di una banda di trafficanti di esseri umani nel Sinai.
L'odissea è iniziata più di un mese fa, quando i «passatori» avevano promesso di Pag. 89trasportare i fuggitivi oltre la frontiera con lo Stato ebraico in cambio del pagamento di 2 mila dollari. Ma li hanno ovviamente ingannati, fermando il camion dei profughi in mezzo al deserto e chiedendo 8 mila dollari a testa per lasciare gli ostaggi in vita. Qualche giorno fa è iniziata la mattanza: prima tre persone torturate e uccise a sangue freddo, poi un tentativo disperato di fuga di una dozzina di profughi, che sono stati fermati e repressi con violenza, lasciando sul terreno altri tre cadaveri.
Siamo di fronte ad uno dei quotidiani episodi di orrore disseminati lungo le rotte delle immigrazioni clandestine. L'allarme è stato lanciato dall'agenzia di cooperazione Habeshia e dal sacerdote eritreo cattolico, Mosè Zerai, che vive a Roma e che, dallo scorso 24 novembre, è in contatto telefonico con questi sventurati, ai quali i carcerieri lasciano usare il cellulare per implorare il pagamento del riscatto.
Dalle informazioni in possesso del prete eritreo risulta che gli ostaggi sono quasi tutti sotto i trent'anni e che nel gruppo vi sono anche alcune donne. Sono tenuti prigionieri in condizioni inumane - in catene, maltrattati, con scarso vitto e senza potersi lavare -, che una parte di loro risulta essere già stata respinta dalla Libia e che in tutta l'area vi sarebbero 600 ostaggi provenienti dal Corno d'Africa e dal Sudan.
Mosè Zerai dice che non c'è più tempo, che i prigionieri non riescono ad identificare la località, ma che hanno riferito di vedere dalla prigionia una scuola ed una moschea. Poiché non è possibile girarsi dall'altra parte di fronte a fatti tanto gravi, chiediamo al Governo di verificare quale sia l'effettiva rispondenza di queste notizie e, nel caso di conferma, quali passi il nostro Governo intenda compiere nei confronti delle autorità egiziane e libiche affinché si restituisca a queste persone incolumità e sicurezza.
In particolare, signor Presidente, anche alla luce di questa vicenda, credo sia doveroso che il Governo riferisca in Parlamento sull'esito dei colloqui in corso con la Repubblica araba di Libia sul tema dei diritti alla protezione umanitaria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bucchino. Il racconto agghiacciante che lei ci ha fatto non può non commuovere profondamente ogni animo - non dirò cristiano - umano. Certamente, provvederemo ad interessare il Ministro degli affari esteri e sono sicuro che farà il possibile per intervenire e fare pressione sulle autorità locali competenti, al fine di trovare una soluzione umana del caso terribile che ci ha indicato.
Rimane il grande problema, in generale, del traffico di esseri umani, sul quale anche io come deputato altre volte mi sono esposto: credo che anche questo tocchi profondamente la nostra responsabilità politica.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 2 dicembre 2010, alle 10:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 12 novembre 2010, n. 187, recante misure urgenti in materia di sicurezza (C. 3857-A).
- Relatori: Santelli, per la I Commissione; Sisto, per la II Commissione.

2. - Seguito della discussione della proposta di legge:
ANTONINO FOTI ed altri: Interventi per agevolare la libera imprenditorialità e per il sostegno del reddito (C. 2424-A).

e dell'abbinata proposta di legge: JANNONE (C. 3089).
- Relatore: Antonino Foti.

Pag. 90

3. - Seguito della discussione della mozione Di Pietro ed altri n. 1-00475 concernente revoca di deleghe al Ministro per la semplificazione normativa, senatore Roberto Calderoli.

4. - Seguito della discussione delle mozioni Bocchino ed altri n. 1-00436, Giulietti, Zaccaria, Tabacci, Evangelisti, Nicco ed altri n. 1-00441, Sardelli ed altri n. 1-00496, Lo Monte ed altri n. 1-00503 e Cicchitto ed altri n. 1-00504 concernenti iniziative per la tutela della qualità e del pluralismo dell'informazione nel servizio pubblico radiotelevisivo, con particolare riferimento al contratto di servizio.

5. - Seguito della discussione delle mozioni Bersani ed altri n. 1-00471, Borghesi ed altri n. 1-00497, Cicchitto ed altri n. 1-00499, Galletti ed altri n. 1-00500, Reguzzoni ed altri n. 1-00501, Commercio ed altri n. 1-00502, Sardelli ed altri n. 1-00505, Tabacci ed altri n. 1-00507 e Bocchino ed altri n. 1-00509 concernenti iniziative in materia di riforma del sistema fiscale.

6. - Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:
DONADI ed altri: Modifiche agli articoli 114, 117, 118, 119, 120, 132 e 133 della Costituzione, in materia di soppressione delle province (C. 1990).

e delle abbinate proposte di legge costituzionale: CASINI ed altri; PISICCHIO (C. 1989-2264).
- Relatore: Bruno.

7. - Discussione della mozione Ghizzoni, Zazzera ed altri n. 1-00491, presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro per i beni e le attività culturali, senatore Sandro Bondi.

(al termine delle votazioni)

8. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,05.

Pag. 91

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA MOZIONE N. 1-00492.

Mozione n. 1-00492 - Sfiducia al Governo

Tempo complessivo per la discussione: 4 ore (*).

Governo 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 37 minuti (con il limite massimo di 7 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 2 ore e 43 minuti
Popolo della Libertà 42 minuti
Partito Democratico 38 minuti
Lega Nord Padania 19 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 17 minuti
Unione di Centro 16 minuti
Italia dei Valori 15 minuti
Misto: 16 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia,
I Popolari di Italia Domani
4 minuti
Alleanza per l'Italia 3 minuti
Movimento per le Autonomie -
Alleati per il Sud
3 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Repubblicani, Azionisti,
Alleanza di Centro
2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

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Tempo complessivo per le dichiarazioni di voto e la votazione: 3 ore.

Tempi tecnici 1 ora e 30 minuti
Interventi a titolo personale 12 minuti (con il limite massimo di 5 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 1 ora
(10 minuti per gruppo)
Popolo della Libertà
Partito Democratico
Lega Nord Padania
Futuro e Libertà per l'Italia
Unione di Centro
Italia dei Valori
Misto: 18 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia,
I Popolari di Italia Domani
5 minuti
Alleanza per l'Italia 4 minuti
Movimento per le Autonomie -
Alleati per il Sud
3 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Repubblicani, Azionisti,
Alleanza di Centro
2 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3857-A - em. 2.20 521 469 52 235 192 277 52 Resp.
2 Nom. em. 2.100 522 521 1 261 521 51 Appr.
3 Nom. em. 2.2 525 339 186 170 339 50 Appr.
4 Nom. em. 2.16 525 517 8 259 8 509 48 Resp.
5 Nom. em. 2.50 520 517 3 259 281 236 48 Appr.
6 Nom. articolo agg. 2.0100, 2.050 523 521 2 261 521 48 Appr.
7 Nom. em. 3.4 519 519 260 243 276 47 Resp.
8 Nom. em. 3.300 517 514 3 258 514 47 Appr.
9 Nom. em. 3.53 518 516 2 259 9 507 47 Resp.
10 Nom. em. 3.54 518 515 3 258 8 507 47 Resp.
11 Nom. em. 3.55 513 510 3 256 7 503 47 Resp.
12 Nom. em. 3.56 516 512 4 257 501 11 47 Appr.
13 Nom. em. 3.57 523 520 3 261 3 517 46 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 3.58 521 516 5 259 11 505 46 Resp.
15 Nom. em. 3.200 517 516 1 259 511 5 47 Appr.
16 Nom. em. 3.301 511 510 1 256 508 2 47 Appr.
17 Nom. em. 3.302 516 515 1 258 515 47 Appr.
18 Nom. em. 4.1, 4.2 509 312 197 157 41 271 46 Resp.
19 Nom. em. 4.300 467 466 1 234 460 6 46 Appr.
20 Nom. em. 1.3 457 452 5 227 8 444 57 Resp.
21 Nom. subem. 0.1.50.1 473 469 4 235 6 463 57 Resp.
22 Nom. subem. 0.1.50.2 471 465 6 233 8 457 57 Resp.
23 Nom. subem. 0.1.50.3 476 474 2 238 15 459 57 Resp.
24 Nom. em. 1.50 479 476 3 239 467 9 57 Appr.
25 Nom. em. 1.1 483 479 4 240 11 468 57 Resp.
26 Nom. em. 5.1 483 480 3 241 36 444 56 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 38)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 5.4 496 494 2 248 489 5 56 Appr.
28 Nom. em. 6.100 497 495 2 248 493 2 56 Appr.
29 Nom. em. 6.101 500 499 1 250 498 1 56 Appr.
30 Nom. em. 7.6 502 499 3 250 35 464 56 Resp.
31 Nom. em. 7.15 506 503 3 252 32 471 56 Resp.
32 Nom. em. 7.53 507 506 1 254 50 456 56 Resp.
33 Nom. em. 7.54 rif. 503 502 1 252 497 5 56 Appr.
34 Nom. em. 7.19, 7.24 511 509 2 255 248 261 56 Resp.
35 Nom. em. 7.55 505 503 2 252 499 4 56 Appr.
36 Nom. em. 7.50 509 507 2 254 248 259 56 Resp.
37 Nom. em. 7.56 rif. 507 506 1 254 503 3 56 Appr.
38 Nom. em. 7.57 500 499 1 250 499 56 Appr.