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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 393 di mercoledì 10 novembre 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 9,30.

MIMMO LUCÀ, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 28 ottobre 2010.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Angelino Alfano, Bocchino, Bongiorno, Brugger, Brunetta, Caparini, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frattini, Gelmini, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Lo Monte, Mantovano, Martini, Mazzocchi, Menia, Migliavacca, Leoluca Orlando, Ravetto, Reguzzoni, Rigoni, Saglia, Sardelli, Stefani, Tabacci, Vegas, Vitali, Vito e Volontè sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sui fatti accaduti alla questura di Milano il 27 maggio 2010 (ore 9,32).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sui fatti accaduti alla questura di Milano il 27 maggio 2010.
Avverto che dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro dell'interno)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'interno, onorevole Roberto Maroni.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono stato chiamato a riferire sui fatti che hanno riguardato la questura di Milano nelle giornate del 27 e 28 maggio scorsi. Ho già riferito ieri pomeriggio al Senato e farò lo stesso questa mattina alla Camera. Voglio subito premettere che nella circostanza che mi accingo ad illustrare la Polizia di Stato ha ancora una volta confermato le doti di professionalità e di equilibrio del proprio personale, che ha applicato con assoluta correttezza tutte le procedure di legge.
Alle ore 18,15 del 27 maggio scorso, una volante del commissariato di pubblica sicurezza Monforte-Vittoria di Milano interveniva in corso Buenos Aires n. 23 su richiesta di una donna che aveva segnalato di aver subìto un furto di circa 3 mila euro di cui, a suo giudizio, era responsabile una sua ospite presente in quel momento nel centro estetico ivi ubicato, che pertanto veniva accompagnata in questura. Pag. 2
In base alle procedure ormai consolidate, stanti anche le indicazioni fornite in merito dal pubblico ministero di turno presso il tribunale per i minorenni, venivano svolti tutti gli accertamenti atti all'identificazione della ragazza, che risultava essere Karima el Mahroug, nata in Marocco il 1o novembre 1992 e domiciliata a Milano. Nel corso degli accertamenti, emergeva che la ragazza era da rintracciare perché allontanatasi da una comunità di Messina. La stessa ragazza veniva fotosegnalata e, successivamente, compiutamente identificata, anche sulla base delle notizie acquisite dalla questura di Messina e dai genitori della stessa, presenti a Letojanni, in provincia di Messina.
Tutto ciò avveniva prima della telefonata che, successivamente, alle ore 23 dello stesso giorno, il capo di gabinetto della questura di Milano riceveva sul proprio cellulare di servizio da parte di uno dei responsabili del dispositivo di sicurezza del Presidente del Consiglio, che gli passava poi al telefono il Presidente stesso. Riferisce il capo di gabinetto della questura che, nel corso della telefonata, il Presidente Berlusconi chiedeva informazioni in merito all'accompagnamento presso la questura di una ragazza di origine nordafricana, che gli sarebbe stata in precedenza segnalata come parente del Presidente egiziano Mubarak.
Il capo di gabinetto contattava immediatamente il funzionario di turno presso la centrale operativa e apprendeva che effettivamente nel tardo pomeriggio era stata controllata e successivamente accompagnata in questura una minore straniera di origine nordafricana, priva di documenti di riconoscimento e successivamente identificata come la minore in argomento. Il capo di gabinetto chiedeva al funzionario di turno informazioni in merito all'accompagnamento della giovane, raccomandandogli che venissero svolti con celerità tutti gli accertamenti previsti dalla legge.
Dopo circa un'ora, intorno alle ore 24, l'addetto alla sicurezza del Presidente del Consiglio richiamava di nuovo sul cellulare il capo di gabinetto della questura, chiedendo ulteriori chiarimenti sulla vicenda. Gli veniva risposto che gli accertamenti erano ancora in corso, come da indicazioni provenienti dal pubblico ministero del tribunale per i minorenni.
Nel frattempo, giungeva in questura il consigliere regionale Nicole Minetti, che riferiva di conoscere la ragazza, assicurando la propria disponibilità a prendersi cura della stessa. Il funzionario di turno alla centrale operativa, in contatto con l'autorità giudiziaria, accertava che al momento non vi erano posti disponibili nelle comunità della zona; pertanto, considerata l'avvenuta identificazione della giovane, nonché il ruolo del consigliere regionale Minetti e il consenso della ragazza, che affermava di conoscere il consigliere regionale, di cui aveva anche il numero di telefono, sulla base delle indicazioni del pubblico ministero di turno presso il tribunale dei minorenni, veniva redatto il verbale di affidamento.
Alle ore 2 del giorno 28 maggio, e quindi circa otto ore dopo il rintraccio, la minore, come emerge dal verbale di affidamento, lasciava la questura insieme al consigliere regionale Minetti; di ciò veniva informato il tribunale dei minorenni con la rituale nota di trasmissione degli atti. Nella gestione della vicenda, quindi, non si evidenzia alcuna modalità che possa richiamare frettolosità o superficialità da parte della questura di Milano, avendo gli uffici rispettato tutte le procedure previste dalla legge, dai regolamenti e dalla costante prassi.
Sulla vicenda che ho illustrato, la procura della Repubblica di Milano ha sentito, lo scorso 30 ottobre, il capo di gabinetto e il funzionario di turno come persone informate sui fatti; analoga convocazione ha riguardato, il 1o novembre, il dottor Vincenzo Indolfi, questore di Milano all'epoca dei fatti.
Sottolineo poi che il 2 novembre, pochi giorni fa, il procuratore capo della procura della Repubblica di Milano, dottor Bruti Liberati, in relazione al comportamento della questura di Milano ha dichiarato - cito testualmente - che: «la fase conclusiva della procedura di identificazione, fotosegnalazione e affidamento della minore Pag. 3è stata operata in modo corretto. In futuro non ci saranno altri accertamenti. Per quanto riguarda questa fase dell'indagine abbiamo praticamente chiuso».
La correttezza dell'operato della questura di Milano, quindi, nel caso che ho illustrato è stata così confermata anche dall'autorità giudiziaria. Tutti gli atti relativi a quanto ho descritto sono stati, come sempre, ritualmente trasmessi dall'ufficio minori della questura di Milano alla procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni.

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà per cinque minuti.

JOLE SANTELLI. Intervengo innanzitutto per ringraziare il Ministro Maroni, per la puntuale ricostruzione dei fatti che, come detto, aveva già svolto ieri al Senato. Avevamo potuto già leggere dagli organi di stampa tanto le testimonianze effettuate dai funzionari di polizia, quanto quelle dello stesso questore e, soprattutto, le dichiarazioni del procuratore capo della Repubblica di Milano, dottor Bruti Liberati, relative all'operato della questura di Milano. Tali dichiarazioni avevano definitivamente messo una pietra sopra a un polverone sollevatosi in questo Paese su una situazione determinatasi dall'incrocio di gossip, notizie uscite dalle indagini e «polemiche politiche e rimbalzamenti», che avevano, in qualche modo, anche coinvolto e compromesso la stessa immagine e l'operato della Polizia di Stato.
Tornando al punto, l'aspetto istituzionale che ci interessa è capire di cosa stiamo parlando: vi è stato un fermo da parte della polizia, vi è stata una telefonata di richieste di informazioni - così risulta da tutte le testimonianze che sono state rese in procura - e una seconda telefonata di richieste di informazioni. Dopo queste due telefonate i funzionari della questura, come giustamente è d'obbligo, hanno proseguito nella loro doverosa attività di acquisizione, tanto delle generalità quanto di tutto ciò di competenza era dovuto in collaborazione con il tribunale minorile. La vicenda si è svolta come tutte le vicende quotidiane che si svolgono ogni giorno nelle questure italiane.
Questi i fatti. Il resto è gossip, il resto è scandalismo creato ad arte, il resto è un grande polverone mediatico che si è voluto continuare ad alzare. Dico che si è voluto continuare perché quello che mi ha lasciato particolarmente perplessa è che dopo l'intervento del Ministro Maroni ieri al Senato, e nonostante gli ulteriori chiarimenti - come avevamo già detto, il Ministro Maroni ha ripetuto le stesse parole del procuratore capo della procura della Repubblica - il capogruppo al Senato del PD, senatrice Finocchiaro, ha continuato a parlare di abuso di potere da parte del Presidente di Consiglio.
Se la richiesta di informazioni si chiama abuso di potere, se la semplice richiesta di informazioni - che è effettuata normalmente nelle questure italiane, e tutti ne siamo consapevoli, salvo l'ipocrisia di un'Aula che non vuole sapere certe cose o non vuole sapere come funzionano, perché le informazioni non possono chiamarsi pressioni e c'è una bella differenza tra le due vicende - viene chiamata abuso di potere, ciò significa esclusivamente voler ulteriormente caricare e non voler ascoltare le verità dei fatti ma, al contrario, tentare di cavalcare ulteriormente una bolla di sapone che già si è sgonfiata di per sé con la verità accertata e stavolta nelle sedi giudiziarie competenti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Soro. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, signor Ministro, ieri abbiamo preso atto che i funzionari e gli agenti della questura di Milano in quella circostanza hanno rispettato la legge. È per questo che siamo ancora più grati e solidali a quegli agenti, Pag. 4a quei funzionari e a tutte le forze dell'ordine che, non solo a Milano, svolgono l'ordinario esercizio del dovere con la straordinaria fatica di conciliare fedeltà alle leggi e ai regolamenti con il condizionamento di un potere di Governo, con una pressione intrusiva e arrogante di un politico che invade il campo della pubblica sicurezza, che ignora il confine tra il pubblico e il privato, che ignora la distinzione dei poteri, che non possiede il senso dello Stato.
Signor Ministro, lei ci ha deluso questa volta e ci ha sorpreso. Ci ha colpito l'incredibile dissociazione fra il tono burocratico, distaccato, da mattinale della sua relazione frettolosa, banalizzante, elusiva, e il senso comune degli italiani per una vicenda che incrocia plasticamente il crepuscolo personale e politico di un uomo che guida il Paese con il fallimento della prova di governo di una classe dirigente che, per la terza volta in sedici anni, ha mancato l'appuntamento con il dovere di trasformare il consenso elettorale in politiche di Governo.
Le questioni, signor Ministro, sono altre, sono gravi, e lei le ha eluse. Vi è una questione di abuso di potere. Se il Presidente del Consiglio dei ministri da palazzo Chigi, nel cuore della notte, interferisce con la normale attività della questura in favore di una minorenne accusata di furto, se il Presidente del Consiglio dei ministri con più interventi in un clima incredibile e innaturale di eccitazione, chiede non informazioni, ma chiede e ottiene l'affidamento della minorenne a una singolare collaboratrice, la consigliere regionale Minetti, che qualche minuto dopo l'affidamento abbandona la ragazza al suo destino senza il minimo scrupolo, un destino prossimo agli ambienti della prostituzione (come tutti sappiamo), se per ottenere questo il Presidente del Consiglio dei ministri ricorre all'inganno della disinvolta menzogna, affermando che la minorenne è parente del Presidente Mubarak con l'obiettivo di intimidire un funzionario di polizia, se il Presidente del Consiglio dei ministri con questo inganno mette in difficoltà i rapporti diplomatici con l'Egitto, se tutto questo avviene, è avvenuto, questo ha un nome: è abuso di potere.
Poi c'è una questione che riguarda la sicurezza del Capo del Governo che, come lei sa, signor Ministro, è la sicurezza nazionale.
Lo stile di vita dell'onorevole Berlusconi, quello di cui lui è orgoglioso, la sua vita disordinata lo rende vulnerabile, debole, ricattabile. Se i suoi numeri di telefono privato circolano nel mondo della prostituzione, sappiamo che questo mondo è prossimo ad altri mondi ed anche oggi gli organi di stampa riportano notizie in questa direzione. Se, in occasione delle sue notti di svago, si entra e si esce nelle sue residenze pubbliche o private, la distinzione e il confine tra pubblico e privato sono stati cancellati dal Premier e non possono essere invocati in questa occasione come un fattore dirimente, allora si pone un problema di sicurezza su cui lei, signor Ministro, avrebbe oggi dovuto riferire.
Noi non diciamo cose generiche. Oggi è in circolazione nella rete - lo sanno tutti, lo hanno visto tutti - un filmato che riprende l'ingresso in una delle residenze del Presidente del Consiglio di un noto personaggio, un selezionatore di giovani donne in carriera, che porta questi giovani donne a palazzo Chigi e nelle residenze private del Presidente del Consiglio. In quel filmato, questo signore, un certo Mora, inquisito per favoreggiamento della prostituzione, entra nella villa del Presidente senza nessun controllo.
Vi è inoltre un'altra questione di cui lei avrebbe dovuto parlare: quali sono le funzioni della scorta del Presidente del Consiglio dei ministri. È vero e normale che vengono affidati agli agenti di scorta, personale dei servizi segreti, compiti di accompagnamento delle giovani frequentatrici delle notti presidenziali, nonché il compito non esaltante di regolare l'accesso di giovani di ogni mestiere nelle ville e nelle residenze del Presidente del Consiglio dei ministri? Pag. 5
Avremmo apprezzato, signor Ministro, qualche parola in tal senso, ma non rinunceremo a richiedergliene ancora.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONELLO SORO. L'onorevole Berlusconi ha detto di essere orgoglioso del suo stile di vita. Noi no, gli italiani no! Non è per un giudizio moralistico se proviamo un sentimento misto di pena e di indignazione per le ossessioni patetiche di un Capo di Governo in avanzata età geriatrica che trasforma la sua casa in un palcoscenico della prostituzione, che trascorre le notti con giovani donne, spesso minorenni, convocate a pagamento dai suoi miserevoli cortigiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. La prego di concludere.

STEFANO STEFANI. Buffoni!

ANTONELLO SORO. Le ricordo, signor Presidente del Consiglio, che l'articolo 54 della Costituzione ci obbliga, la obbliga a tenere conto dell'onore dell'Italia. Lei, Presidente del Consiglio, oggi disonora l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, francamente sentire questo intervento lascia un po' basiti perché ricordo che mentre la sinistra continua a scavare nel fango mediatico...

PIERO FASSINO. È vero o no?

LUCA RODOLFO PAOLINI... noi cerchiamo di scavare nel fango vero in Veneto e cerchiamo di portare aiuto alle popolazioni devastate (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

LUCIA CODURELLI. Vergognatevi!

LUCA RODOLFO PAOLINI. Non ci vergogniamo! Ormai la gloriosa unità di Marx e Gramsci è ridotta a un foglio di gossip che si aggiunge alla già fiorente produzione nazionale.
Signor Ministro, la ringraziamo per la puntuale ricostruzione degli eventi che ha dimostrato, come ci ha confermato anche il procuratore Bruti Liberati, l'assoluta correttezza del comportamento del personale della questura di Milano e, in generale, di tutti coloro che hanno partecipato a questa vicenda. È una vicenda che ha degli aspetti, a nostro avviso, profondamente enfatizzati, ma che dimostra una cosa e cioè che, quando non si hanno idee, ci si deve arrampicare sugli specchi. Quando non si hanno proposte, quando non si riesce a inquadrare neppure tra se stessi quali sono le priorità del Paese, si cerca di colpire l'avversario con argomenti di nessun pregio sostanziale.
Qualunque cosa sia avvenuta, qualunque intervento ci sia stato, abbiamo avuto la certezza, (ciò che si definirebbe in penale un post factum irrilevante) che non ha influito minimamente sulle procedure di legge, per cui è ininfluente sul piano giuridico. Sul piano morale, sulla condotta di vita, ho sentito parlare di neomoralismo che vorrebbe dare lezioni di condotta di vita. Sappiamo tutti che a casa propria ognuno fa quello che vuole. Abbiamo parlato di servizi che scorterebbero le ragazze senza uno straccio di prova. Sono convinto che questo modo di argomentare ci sia favorevole, quindi continui pure l'opposizione a fare quello che sta facendo da anni perché ricordiamo il caso Noemi e poi il caso D'Addario.

FURIO COLOMBO. Combattere per la Costituzione!

LUCA RODOLFO PAOLINI. C'è la tutela di signorine, come si diceva una volta, Pag. 6di «piccola virtù», che - come è accaduto un anno fa - sono portate come eroine in trasmissioni al solo scopo di diffamare (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà). Guardate che è incredibile (Commenti della deputata Codurelli)!

STEFANO STEFANI. Lascialo parlare e stai zitta!

PRESIDENTE. Onorevole, la prego...

LUCA RODOLFO PAOLINI. Noi invece, signor Ministro, la ringraziamo perché, mentre altri parlano di queste cose, lei e tutta l'amministrazione che dirige state conducendo una lotta alla criminalità veramente incredibile, mai avvenuta in Italia, con sequestri per 18 miliardi ad oggi, cifra destinata a crescere. Quindi, signor Ministro, lei continui ad occuparsi di queste cose importanti.
Un'ultima nota: la condotta dell'opposizione è per certi aspetti paraschizoide. Infatti, quando succede qualcosa di positivo, allora è merito della magistratura e delle forze di polizia e il Governo non c'entra niente.

FURIO COLOMBO. Un esempio?

LUCA RODOLFO PAOLINI. Ma se a Pompei purtroppo crolla un edificio (quasi certamente per un restauro fatto male vent'anni fa, quando hanno caricato una copertura di cemento armato che non aveva nessuna ragion d'essere in quel contesto), allora è colpa del Ministro attuale. I benefici li produce solo una certa parte, i malefici li produce sempre questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).
Quindi, signor Ministro, la Lega Nord Padania la ringrazia e continui così (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà)!

STEFANO STEFANI. Bravo!

LUCIA CODURELLI. Governate!

RENATO WALTER TOGNI. Prima prendete i voti e poi ne riparliamo!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, signor Ministro, anche noi la ringraziamo per la relazione che ha voluto fare. Rispetto a quanto successo nelle ore successive al fermo della signorina Karima, dopo le relazioni del Ministro ieri al Senato e oggi alla Camera, non possiamo che prendere atto delle conclusioni a cui è giunta la procura di Milano, che ha confermato la correttezza dei funzionari e dei dirigenti della questura anche in ordine all'affidamento della ragazza minorenne.
Noi non siamo tra quelli che ritengono che in generale la politica e, a maggior ragione, le Camere possano e debbano discutere e sindacare avvisi di garanzia e imputazioni al di fuori dei casi in cui la legge ci affida lo specifico compito di autorizzare misure limitative della libertà personale dei parlamentari. Per la stessa ragione, non siamo tra quanti ritengono che la Camera sia una sorta di corte d'appello delle decisioni giudiziarie, quando, malgrado il tifo di alcuni settori politici, le procure concludono che determinate condotte non hanno alcuna rilevanza penale. E qui ci fermiamo.
Ma di questa vicenda - credo che valga la pena di spendere un paio di minuti per questo -, come di molte altre simili, non rimarrà nella memoria dell'opinione pubblica la vicenda giudiziaria, ma quella politico-mediatica che, anche in questo caso, non può essere fatta risalire, se non a rischio di scivolare nel grottesco, ad un complotto o a qualche vendetta di qualche associazione criminale. La notizia c'è ed è che il Presidente del Consiglio legittimamente telefona ad una questura (e credo che non sia sua abitudine farlo). La notizia c'è e ci sarebbe in qualsiasi parte del mondo relativamente al fatto che questo interessamento non viene per una persona casualmente bisognosa di aiuto, che casualmente ha incontrato il Presidente del Consiglio. Pag. 7
Anche questa è una notizia e io trovo che non ci sia nessuno scandalo che in un Paese libero, con una stampa libera, il Presidente del Consiglio, a maggior ragione lui, subisca uno scrutinio di informazione anche rispetto alle sue vicende private. Il privato familiare in qualsiasi grande democrazia - lo vediamo da Sarkozy a Cameron, per non parlare di Obama - e il privato familiare di Berlusconi sono un fatto politico. Nel caso del Presidente del Consiglio Berlusconi ciò è rivendicato storicamente: il privato e la forza come fatto politico di comunicazione.
Quindi, cercherei di evitare questo falso compartimento stagno per cui le notizie sul privato sono gossip quando le danno i giornali e sono modernità nella comunicazione quando le danno gli interessati. Non è più possibile scindere i due aspetti: Berlusconi ha scelto di sovrarappresentare il suo «io privato», nella buona e nella cattiva sorte, e insieme di rivendicare un diritto assoluto alla privacy.
Si tratta dei due eccessi ovviamente legittimi, ma contraddittori, che espongono chiunque - Berlusconi per primo - alle censure di avversari e alleati e al confronto tra i valori che professa e la vita che pratica.
Qui chiudo con una considerazione, che è tutto tranne che moralista: quello che è successo a Berlusconi è giusto e fisiologico che sia conosciuto in un Paese libero con una stampa libera, succederebbe a chiunque fosse al suo posto che facesse la stessa cosa. Chi vuole può - se ci tiene - fare la morale a Berlusconi.
Io preferisco - lo dico anche ai colleghi del PdL, che sono pronti a difendere a volte, secondo me, oltre il necessario e il difendibile, questi aspetti della vita privata del Presidente, quando invece sarebbe meglio chiudere con una battuta - evidenziare, in conclusione, quanto sia grottesco che la coalizione che fa capo al Presidente del Consiglio, proprio sui temi della famiglia e della morale sessuale, faccia la morale a quella parte della società italiana, il cui rigore morale - e mi avvio alla conclusione, signor Presidente - , è ispirato alla tolleranza e al rispetto della pluralità degli stili di vita. È una contraddizione stringente.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Questo rimarrà più inciso nella pubblica opinione italiana, piuttosto che una vicenda penale che - come ha detto il Ministro - non sussiste (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Enzo Carra. Ne ha facoltà.

ENZO CARRA. Signor Presidente, il Ministro ha riferito accuratamente quello che è successo, tuttavia a me permangono alcuni dubbi che vorrei che mi chiarisse.
Ritengo che se un Presidente del Consiglio, attraverso la scorta o «un leporello» qualunque, segnali qualcosa - come è stato detto - del tutto legittimamente, in qualunque stazione dei carabinieri - e soprattutto in una grande questura come quella di Milano - si chiami un attimo dopo il Capo della Polizia. Invece, risulta che lei, signor Ministro, abbia avuto notizia di questa vicenda soltanto il 27 o il 28 ottobre, ben cinque mesi dopo, perché le notizie erano state pubblicate alcuni giorni prima da un giornale quando era scoppiata questa specie di scandalo, chiamiamolo come volete.
Leggo: «Con riferimento alle notizie pubblicate sul quotidiano la Repubblica di oggi, relativamente alla vicenda che vede implicata la nominata in oggetto, si riferisce quanto segue...». Era il 28 ottobre. Ma che è successo prima? Come mai e perché non le hanno detto niente? Veramente penso che se ciò fosse accaduto invece che in via Fatebenefratelli, in via Moscova, presso il comando dei carabinieri, l'ufficiale di servizio avrebbe chiamato il comando dell'arma a Roma. Ciò sarebbe successo dovunque.
Perché la questura di Milano è sorda e pensa che questa sia una questione esclusivamente burocratica? Pag. 8Si tratta di due telefonate. Lei mi dirà che va bene così, ma non credo sia normale.
Poi successe un'altra cosa, che non mi pare sia del tutto normale, signor Ministro: gli agenti della volante Monforte Vittoria, che hanno arrestato la ragazza in questione, come lei ha riferito molto correttamente, non credettero ai propri occhi quando videro che questa ragazza - che avevano identificato come marocchina - uscì con le sue gambe dalla questura, accompagnata da una bella e giovane consigliera regionale, che poi ha negato di aver mai conosciuto (la smentita è di oggi) e che soprattutto non era più marocchina, ma egiziana e si trattava peraltro della nipote di Mubarak, come scrissero in una nota di servizio.
Non credo che accada molto spesso che una volante in una città arresti una persona, la veda poi trasformare e scriva in una nota di servizio quello che hanno scritto gli agenti della volante Monforte Vittoria.
Lei faccia pure così, ma non mi pare che sia molto normale. Se per lei è normale, va bene così.
Il tutto si inquadra però - mi avvio alla conclusione - non nella vicenda di una ragazza che forse è la nipote o non lo è di Mubarack, ma in una vicenda di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Il tutto si inquadra, secondo la procura di Milano, in questa vicenda, con delle immagini che abbiamo visto oggi su tutti i giornali e su tutti siti Internet, in cui si vede uno degli indagati che, appunto, porta da «buon Leporello» delle ragazze in una certa villa.
È stato già citato l'articolo 54 della Costituzione, credo che effettivamente l'onore di chi mente sapendo di mentire su una questione del genere non sia sufficiente, non sia all'altezza di chi deve guidare un Paese.
Trattando di questa vicenda, scriveva giorni fa su un giornale Sofri di un sano bipolarismo italiano, tra gli amanti della Costituzione e gli amanti della prostituzione. Direi che a questo bipolarismo noi dobbiamo dire di no, e credo che lei almeno su questo sarà d'accordo con me, e dobbiamo anche smetterla di farci guidare da persone che sono fra gli amanti della prostituzione (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico, Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, mi rivolgo a lei, perché possa ascoltare il Ministro. Nessuno fra noi ha mai messo in discussione la correttezza dell'operato delle forze di polizia e del funzionario in questione. Ma la domanda a cui bisogna rispondere e alla quale avrebbe dovuto rispondere questa mattina il Ministro, non è cosa ha fatto la Polizia, ma cosa ha fatto il Capo del Governo, perché qui sta il punto.
Dunque, non si può introdurre una mistificazione della verità, non stiamo parlando di gossip, lei non può trincerarsi dietro una dichiarazione del procuratore della Repubblica, che scagionerebbe tutti. No, lei conferma che c'è un'indagine in corso; è provato che c'è stato un intervento del Presidente del Consiglio su un funzionario della questura, c'è stata un'indebita interferenza, un'indebita pressione, e il funzionario ha avuto il coraggio di resistere a questa pressione. Sappiamo come in questo Paese le pressioni non hanno bisogno di essere eclatanti.
Lei sa benissimo, signor Ministro, che a volte basta un gesto del capo, inteso come testa, un ammiccamento, una strizzata d'occhio, per dare un mandato, fare una pressione. Discuteremo a tempo debito delle eventuali responsabilità penali, anche del Presidente del Consiglio in questo caso. Intanto, denunciamo le responsabilità politiche di Berlusconi in queste pressioni, rispetto ai fatti c'è comunque un'indagine in corso.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Non è vero.

FABIO EVANGELISTI. C'è un'indagine in corso, che riguarda amici del Presidente Pag. 9del Consiglio: Lele Mora, Emilio Fede, la consigliera regionale igienista mentale, pardon, dentale, Nicole Minetti, per favoreggiamento della prostituzione. C'è senz'altro un dato che dobbiamo evidenziare qui oggi, la presenza di un atteggiamento truffaldino. C'è stato un artifizio, un raggiro, per far rilasciare una ragazza, fermata non perché clandestina, ma perché accusata di furto.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Non è vero, sta dicendo il falso.

FABIO EVANGELISTI. Siamo quindi in presenza di un abuso di potere e di un'attività truffaldina ai danni della Polizia, e lei per questo deve difendere l'operato della Polizia.
C'è stato un tempo, in questo Paese, in cui una frase del tipo «il Paese sta andando a puttane» sarebbe stata percepita come una vulgata per dire che le cose vanno male. Oggi, nell'era del cambiamento, nell'era nello stravolgimento e dello svuotamento dei concetti e delle parole, questa frase da metaforica torna ad essere una realtà. Il Paese, o meglio, le figure istituzionali più alte, che lo rappresentano, vanno a puttane, pardon, escort.
Così, nel terzo millennio, il puttaniere diventa l'utilizzatore finale, il pappone invece l'agente o in alternativa il talent scout. I festini a base di sesso sono meeting del club «Silvio ci manchi» e le buste per il pagamento doni spassionati di una persona buona di cuore. E poi l'ipocrisia.
Avete appena licenziato nell'ultimo Consiglio dei ministri un disegno di legge contro la prostituzione in strada. Sono tutti benefattori invece quelli che vanno in strada, come il Capo del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Siete ipocriti! Andate al family day e poi organizzate i festini, non andate alla Conferenza sulla famiglia perché vi avrebbero contestato, come hanno fatto ieri in Veneto, e mandate Sacconi e Giovanardi a dire le cose che dicono a favore della famiglia costruita sul matrimonio, e di famiglie ne avete quattro.
Mentre il Premier si diletta, i cassintegrati continuano ad occupare tetti e gru e il debito pubblico galoppa. Per fortuna, ieri la Camera dei deputati ha avuto un sussulto di dignità, mandando sotto tre volte il Governo e creando un serio problema alla maggioranza (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)! Il voto di ieri - lo sapete - assume una valenza politica forte e significativa (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), ma altro non è che il rigurgito dopo un'indigestione forte, un tentativo di reagire alla malattia che divora questo Paese, un Paese che non ne può più di motovedette libiche regalate dagli italiani che sparano agli italiani stessi in forma preventiva, un Paese che non ne può più dei tagli alle scuole pubbliche e dei finanziamenti a quelle private, dei lodi, della corruzione che ha portato l'Italia al sessantasettesimo posto nella graduatoria mondiale sulla corruzione nella pubblica amministrazione, della questione dei rifiuti mai risolta in Campania, ora bubbone pronto ad esplodere in tante altre realtà. Non ne può più di bunga-bungae di reality di quart'ordine. Lo fa capire lo straordinario risultato del programma di Fazio e Saviano «Vieni via con me», che ha ottenuto oltre 7 milioni di spettatori, uno share del 25 per cento, un picco di ascolto di 9 milioni quando si è esibito Roberto Benigni (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Tutto questo induce a moltissime riflessioni, la più bella delle quali è quella che senz'altro, come si diceva una volta, non è oggi il Paese ad andare a puttane, ma finalmente questo vostro Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà, per due minuti.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, signor Ministro, un conto è leggere i giornali, un altro è sentire le sue parole in quest'Aula. Fa impressione ascoltare la ricostruzione di questa brutta storia. Nessun dubbio sulla correttezza formale degli Pag. 10organi dello Stato, anche se ci sono state alcune parziali versioni contrastanti da parte della procura minorile sull'affidamento, superata dalla precisazione di Bruti Liberati e oggi ricompresa nella sua relazione.
Ma la questione riguarda il personale interessamento del Presidente del Consiglio per un caso simile. Attenzione umanitaria? Generosità? Ci sarebbe stata per qualsiasi altra persona o è avvenuta solo per la particolare avvenenza della minorenne, per di più accusata di furto?
Il Presidente del Consiglio sarà pure un gran lavoratore, ma mi pare molto distratto. La bugia sulla nipote di Mubarak poi ha fatto il giro del mondo, anche al telegiornale cinese, e ci siamo coperti di ridicolo. Questo, signor Ministro, è l'aspetto politico. Ci guida una personalità contorta, compromessa in una commistione continua tra funzioni pubbliche e interessi privati. Altro che statista! Lasciate perdere il confronto con De Gasperi. Se Berlusconi avesse un decimo della sobrietà, del rigore morale, della serietà e del disinteresse di Alcide De Gasperi, non saremmo in questa drammatica situazione (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà, per due minuti.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, voglio innanzitutto ringraziare il Ministro dell'interno per la puntualità e la chiarezza della sua informativa e per il lavoro straordinario che sta svolgendo nell'interesse di questo Paese contro la criminalità organizzata.
La Polizia di Stato ha confermato la sua professionalità. Nel verbale di affidamento non si evidenzia frettolosità o superficialità. Il questore di Milano, il dottore Indolfi, ha dato ottima prova di sé.
Pessima prova di sé dà questo Parlamento oggi. Non è un buon giorno per questo Parlamento, perché lo scontro politico si sposta ancora una volta su valutazioni etiche, sul rapporto tra morale e politica o perfino sul giudizio di valore umano sull'attuale Presidente del Consiglio, quando non addirittura il tutto non si trasforma in un'offesa personale diretta e gratuita.
Presidente Fini, su questo vorrei richiamare la sua attenzione.
Lei, in questo momento, svolge un ruolo politico molto pregnante e importante nella vita nazionale; al tempo stesso, dovrebbe garantire la serenità di quest'Assemblea e il rispetto di tutti, anche del Presidente del Consiglio.
Sono certo che lei eserciterà questa funzione, al di sopra di ogni appartenenza politica, con l'attenzione dovuta a questo aspetto, perché, se così non fosse, per il ruolo che lei ha e per il rispetto che abbiamo per questo Parlamento, dovremmo, eventualmente, cominciare a dissentire dalla sua posizione, che dovrebbe essere terza e al di sopra delle parti.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

In ricordo dell'onorevole Vito Lattanzio.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Onorevoli colleghi, comunico che il 31 ottobre scorso è deceduto, all'età di 84 anni, l'onorevole Vito Lattanzio, già membro della Camera dei deputati dalla III alla XI legislatura.
Egli fu componente di numerose Commissioni e ricoprì l'incarico di Vicepresidente della Camera dei deputati nella X e XI legislatura. Autorevole esponente della Democrazia Cristiana pugliese, alla cui crescita e organizzazione contribuì unitamente ad Aldo Moro, ricoprì all'interno del partito rilevanti incarichi di rilievo nazionale, quale membro della direzione e, successivamente, responsabile della politica estera.
Vito Lattanzio è stato più volte membro del Governo, dapprima come sottosegretario al lavoro e alla previdenza sociale, all'industria, commercio e artigianato e Pag. 11alla difesa, e, successivamente, come Ministro della difesa, della marina mercantile, dei trasporti e del commercio con l'estero.
Voglio ricordare che, in qualità di Ministro senza portafoglio per il coordinamento della protezione civile nei Governi De Mita e Andreotti, ebbe un ruolo decisivo nell'approvazione della legge n. 225 del 24 febbraio 1992, che istituì e disciplinò i compiti e le attribuzioni del Servizio nazionale della protezione civile.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea con un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi, cui si associano i membri del Governo).

Sull'ordine dei lavori (ore 10,14).

WALTER VERINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI. Signor Presidente, tre anni fa il giovane romano Gabriele Sandri venne ucciso presso la stazione di servizio autostradale di Badia al Pino, vicino ad Arezzo. Sono passati tre anni, sembra ieri; la famiglia ha vissuto e sta vivendo un devastante dolore.
In suo nome è nata una fondazione, della quale sono stato chiamato a far parte anch'io, che si propone non solo di ricordare un ragazzo perbene, che amava lo sport e la musica, ma anche di dire «basta» alla violenza nel calcio e nello sport. La sua famiglia, la fondazione e migliaia di persone avevano fatto una proposta: apporre, in occasione del terzo anniversario di quella tragedia, una targa presso Badia al Pino per ricordare Gabriele, ma anche per dire «basta» a questi episodi.
Ieri è uscita la notizia che la società Autostrade ha detto «no», perché altrimenti l'autostrada sarebbe piena di queste targhe, paragonando una tragedia di quel tipo ad uno dei tanti terribili incidenti stradali. Signor Presidente, su questa decisione e questo orientamento della società Autostrade si è naturalmente levata una protesta corale, anche da parte delle istituzioni locali.
Credo che sia giusto intervenire nei confronti della società Autostrade perché riveda questo orientamento, perché apporre quella targa non significa soltanto ricordare un ragazzo, ma significa anche un monito contro chi vuole distruggere il calcio, contro la violenza nello sport e contro l'imbarbarimento. Credo che un segno di questo tipo sarebbe un gesto di civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La seduta è sospesa. Riprenderà alle 11 con l'informativa urgente del Governo sul crollo della domus dei gladiatori presso gli scavi di Pompei.

La seduta, sospesa alle 10,15, è ripresa alle 11.

Informativa urgente del Governo sul crollo della scuola dei gladiatori presso gli scavi di Pompei.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sul crollo della scuola dei gladiatori presso gli scavi di Pompei.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro per i beni e le attività culturali)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro per i beni e le attività culturali, Sandro Bondi.

Pag. 12

SANDRO BONDI, Ministro per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, onorevoli colleghi, se avessi delle responsabilità per ciò che è accaduto a Pompei credo che sarebbe giusto chiedere le mie dimissioni, anzi, le avrei date io senza che nessuno me lo chiedesse. Se invece vogliamo, tutti, far prevalere la serietà, l'obiettività e, soprattutto, la misura, allora ritengo sarebbe giusto riconoscere che i problemi di Pompei - come del resto la situazione in cui versa l'intero patrimonio artistico del nostro Paese - si trascinano da decenni, senza che nessuno finora sia riuscito a risolverli definitivamente e ad impostare una strategia efficace.
Sarebbe comodo addossare a me tutte le responsabilità, oppure al Governo accusato di tagliare i fondi alla cultura, come se i minori trasferimenti di questi anni potessero davvero essere considerati la causa diretta di ciò che è accaduto. Lo ripeto, bisognerebbe avere tutti il senso della misura e soprattutto evitare ogni tipo di strumentalizzazione di carattere politico (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Vi sono stati negli ultimi anni altri crolli, della stessa gravità se non più gravi, in altre aree archeologiche italiane, quando erano al Governo ministri anche della sinistra, ma a nessuno è mai venuto in mente, giustamente, di chiedere le loro dimissioni. Se nel mio caso valgono altri criteri ne prendo atto. Chiedete pure le mie dimissioni, ma non sarebbe un atto politicamente e moralmente giusto: non solo non merito un tale trattamento, ma sarebbe, a mio avviso, un ulteriore segno di incattivimento della lotta politica in Italia.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Siamo qui per parlare delle sue dimissioni o di quello che è avvenuto a Pompei? Ci dica di quello che è avvenuto a Pompei!

GIUSEPPE ROMELE. E basta!

RENATO FARINA. Finiscila!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di ascoltare il Ministro Bondi! Al termine dell'intervento del Ministro, onorevole Quartiani, il suo gruppo avrà modo di dire tutte le cose che ritiene opportune.

SANDRO BONDI, Ministro per i beni e le attività culturali. Se invece devo saltare su una mina, come ha detto l'onorevole Franceschini, per far esplodere le contraddizioni di questa maggioranza, allora è un altro discorso, che però non c'entra assolutamente niente né con Pompei né con la cultura italiana (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Posso dire, in coscienza, di avere svolto un grande lavoro, che ha dato alcuni primi risultati importanti. Vorrei ricordare, innanzi tutto, le condizioni in cui si trovava due anni fa Pompei. La stampa aveva denunciato, giustamente, una situazione incredibile ed intollerabile per l'immagine dell'Italia: sporcizia, mancanza di servizi igienici, cani randagi, guide non autorizzate, ristoranti abusivi, edifici chiusi al pubblico. Sulla base di questa situazione di emergenza decisi di nominare un commissario di Governo. Vorrei tanto che poteste guardare questo documento che testimonia ciò che è stato fatto, oppure vi invito a visitare Pompei e vi renderete conto di quale era la situazione e quali progressi abbiamo fatto in questi due anni di lavoro.
La decisione di nominare un commissario nasceva dall'emergenza, ma anche dalla mia convinzione che un'area archeologica complessa come Pompei, che non ha eguali nel mondo, non potesse essere gestita solamente da un sovrintendente. Il commissario, tuttavia, ha lavorato in stretto raccordo e sempre in totale sintonia con i sovrintendenti e ha operato soltanto sulla base delle indicazioni e delle prescrizioni degli stessi sovrintendenti.
Nei due anni del commissariamento, dal giugno del 2008 al giugno del 2010, quando il commissariamento è cessato per tornare alla normalità, sono stati investiti oltre 79 milioni di euro, dei quali 21 milioni provenienti dai fondi FAS del Ministero dello sviluppo economico, 40 milioni dai residui attivi giacenti nel bilancio della soprintendenza speciale di Pag. 13Napoli e di Pompei e 18 milioni derivanti dalla vendita di biglietti.
Di questi fondi l'83 per cento è stato destinato alla messa in sicurezza dell'area archeologica (per un ammontare di 65 milioni di euro), consentendo la manutenzione, il restauro e l'apertura al pubblico di un numero considerevole di edifici. In seguito a questo lavoro, infatti, è stato possibile aprire al pubblico 49 edifici monumentali (nel 2008 ne erano aperti soltanto 37) e 23 domus (nel 2008 erano soltanto 11). Nelle prossime settimane verranno avviati i lavori che riguardano altre cinque importanti domus, tra cui la celebre Villa dei Misteri.
È doveroso ricordare altri risultati ottenuti dalla gestione commissariale: l'apertura di un primo pronto soccorso dentro gli scavi e la convenzione con la Croce Rossa Italiana per la sua gestione; una nuova organizzazione delle guide turistiche (prima il servizio era in mano all'abusivismo e lavoravano meno di venti guide che esercitavano un'attività di intimidazione sulle altre, oggi sono iscritte più di 200 guide, tutte regolari, tra cui tante donne e giovani); l'apertura di 49 bagni (5 sono stati ristrutturati); la messa in funzione della rete di fontanelle di acqua potabile; la messa in funzione dell'impianto antincendio; il recupero della legalità in molti settori, attraverso una straordinaria collaborazione con le forze dell'ordine, la prefettura e la questura di Napoli; il contrasto all'abusivismo commerciale, dentro e fuori l'area archeologica; una campagna di lotta al randagismo, condotta in collaborazione con le associazioni animaliste; una nuova sede per la soprintendenza, che era ancora nei container dopo il terremoto del 1980. Anche grazie a questo lavoro nel 2010 c'è stato un aumento del 40 per cento del turismo scolastico e un aumento medio di circa il 15 per cento dei visitatori e degli incassi.
Il crollo di un edificio, per quanto grave sia, anche dal punto di vista simbolico per il valore che l'area archeologica di Pompei ha in tutto il mondo, non può cancellare questi risultati. Innanzitutto, perché è avvenuto il crollo? A giudizio della soprintendenza nessun elemento faceva presagire il crollo dell'edificio, anche se le forti piogge avevano causato qualche giorno prima un piccolo cedimento nel vicolo adiacente; un sopralluogo, effettuato venerdì 5 novembre da parte dell'ufficio tecnico, non aveva segnalato pericoli visibili per la schola. Da quanto è stato possibile rilevare fin dal primo sopralluogo effettuato dalla sovrintendenza dopo il crollo, la copertura in cemento armato dell'edificio è collassata, cadendo in gran parte all'interno dell'edificio, provocando il crollo della parte superiore delle murature perimetrali della facciata.
Verosimilmente - ma si tratta di accertamenti ancora in corso - il crollo ha interessato le murature verticali, ricostruite nel dopoguerra, e la copertura, appunto, in cemento armato, mentre parrebbe essersi conservata la parte più bassa di quelle medesime parti, per una altezza di circa un metro e mezzo, e cioè la parte che ospita le decorazioni affrescate, che quindi si ritiene potrebbero essere recuperate e restaurate. Sulla copertura in cemento armato era stato recentemente eseguito un lavoro di manutenzione per l'impermeabilizzazione e pertanto si esclude che il danno sia da mettere in relazione alle infiltrazioni nel solaio che ne abbiano minato la tenuta.
Allo stato dei primi accertamenti - ma vi è in corso un'indagine della magistratura e un'indagine anche del Ministero per i beni e le attività culturali, che forniranno ulteriori elementi - il dissesto che ha provocato il crollo sembrerebbe imputabile alla pressione sviluppata sulle murature perimetrali dal terrapieno che si trova a ridosso della costruzione e che, per effetto delle abbondanti piogge di questi giorni, doveva essere completamente imbevuto di acqua.
Purtroppo, non si possono escludere altri crolli, sia per la dimensione dell'area archeologica di Pompei sia perché vi sono altri edifici che si trovano a ridosso del terrapieno costituito dalle aree ancora da scavare che rappresentano, come sappiamo, ancora un terzo dell'antica città di Pompei. Pag. 14
Poiché il Presidente della Repubblica ha chiesto giustamente che qualcuno dia delle spiegazioni e lo faccia senza ipocrisie, io lo farò senza alcuna ipocrisia e soprattutto senza scaricare le responsabilità su altri o sulla mancanza di fondi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Onorevoli colleghi, la mancanza di fondi - voglio dirlo chiaramente - non è la causa di ciò che è accaduto a Pompei. Sarebbe comodo da parte mia dirlo, se lo facessi potrei perfino accampare meriti come paladino della cultura contro i tagli del Governo. Non lo farò perché questo, almeno per me, è il momento della serietà e dell'onestà. Non voglio dare la responsabilità di ciò che è accaduto a Pompei alla mancanza di risorse e scaricare la responsabilità su altri perché mancherei appunto al dovere dell'onestà. Basta esaminare i dati: Pompei, a differenza di altre aree archeologiche o di altri musei, è una sovrintendenza speciale per cui gli incassi dei biglietti non vanno, come avviene, purtroppo, a mio avviso, per altri musei ed altre aree archeologiche alle casse dell'erario ma entrano tutti nelle casse della sovrintendenza speciale di Napoli e Pompei. Volete sapere qual è la situazione dal punto di vista delle risorse disponibili della sovrintendenza speciale di Napoli e Pompei, dal 2002 al 2010, rispetto alle entrate e alle spese, considerando non soltanto i biglietti ma anche i contributi della regione Campania? Nel 2002 le giacenze di cassa a fine anno ammontavano a 52 milioni di euro; nel 2003 a 58 milioni di euro; nel 2004 a 66 milioni di euro; nel 2005 a 75 milioni di euro e via di questo passo fino ai 43 milioni di euro del 2008 e ai 25 milioni di euro del 2009.
Questi dati, onorevoli colleghi, dimostrano che il problema vero non è la mancanza di fondi ma quello di assicurare una gestione capace di utilizzare al meglio le risorse esistenti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). A questo riguardo voglio sottolineare che i sovrintendenti svolgono davvero un lavoro straordinario e dobbiamo essere loro grati, perché se l'Italia ha mantenuto ed ha potuto tutelare il patrimonio storico-artistico in questi ultimi decenni lo si deve quasi esclusivamente al loro lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). La loro formazione e la loro missione, tuttavia, non è quella di gestire i musei e le aree archeologiche, come avviene in tutti gli altri Paesi del mondo, perché non c'è altro paese in Europa in cui i musei e le aree archeologiche siano degli uffici delle sovrintendenze. In tutto il mondo, i musei e le aree archeologiche hanno una struttura autonoma e dei direttori che hanno la responsabilità di gestirli (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). La missione principale dei sovrintendenti in Italia è quella di garantire la tutela del nostro patrimonio storico-artistico, funzione che, a mio avviso, deve continuare a restare nelle mani dello Stato. Cedere tale responsabilità agli enti locali sarebbe un errore grave ed irrimediabile di fronte al quale io non cederò mai (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). La mia opinione è che l'unico modo per affrontare alla radice il problema di Pompei è quello di lasciare ai sovrintendenti il compito della tutela, mentre quello della gestione e dell'applicazione dei progetti di manutenzione e di restauro predisposti dai sovrintendenti deve essere assegnato a nuove figure professionali e a nuove forme di gestione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Per questo l'ufficio legislativo del Ministero per i beni e le attività culturali sta preparando le linee operative per la predisposizione degli atti costitutivi e statutari di una fondazione per la gestione di Pompei, come è stato proposto di recente anche dall'ex Ministro per i beni e le attività culturali, onorevole Rutelli.
Sovrintendenti e manager dei beni culturali, formati dalle nostre università, devono collaborare insieme, ciascuno secondo le proprie responsabilità. Questa secondo me è la soluzione.
Per questo ho costituito proprio ieri un gruppo di lavoro, coordinato dal professor Carandini, presidente del consiglio nazionale dei beni culturali, e formato dal Pag. 15dottor Cecchi, segretario generale, dal professor De Caro, dal professor Proietti e della professoressa Ghedini, allo scopo di formare un gruppo di studiosi, fra i più valenti ed autorevoli in Italia e nel mondo dal punto di vista dell'archeologia, che valuti lo stato di degrado ed il livello di rischio di tutti gli edifici dell'area archeologica di Pompei, che rilevi attraverso le moderne tecnologie l'intera città per preservarne la documentazione e che prosegua l'opera di studio e di catalogazione di tutti gli edifici. Questo gruppo dovrà affiancare d'ora in avanti la sovrintendenza e dettare le linee di intervento.
Ma la situazione più grave - per concludere consentitemi di ricordarlo - oltre alla riduzione dei fondi, è il pensionamento del personale più qualificato del Ministero per i beni e le attività culturali e l'impossibilità di assumere nuovo personale. Ricordo solo, in questa sede, che vi è stata in questi anni una riduzione degli organici dell'11 per cento. La situazione più critica è quella che riguarda la carenza di architetti ed archeologi, soprattutto giovani. Per far fronte alle emergenze delle aree archeologiche oggi in Italia e delle sovrintendenze, che devono sobbarcarsi il compito anche della tutela del paesaggio in Italia, sarebbe necessario autorizzare l'assunzione di almeno 50 architetti e di almeno 80 archeologi.

ANDREA LULLI. Chi è al Governo?

SANDRO BONDI, Ministro per i beni e le attività culturali. In conclusione, se questo è vero per Pompei, resta il problema generale delle risorse che lo Stato italiano investe nella cultura. Sono convinto - e lo dico da tempo - che non scommettere sulla cultura è un non senso per un Paese come il nostro.
Io non mi sottraggo alle mie responsabilità, ma questo è un problema che ha una lunga storia e che, secondo me, nasce dalla sottovalutazione che non questo o quel Governo, ma le classi dirigenti del nostro Paese - intendo dire dalla politica al mondo imprenditoriale - hanno avuto per quanto riguarda il ruolo della cultura nello sviluppo economico e democratico del nostro Paese. Ma questo problema non lo posso affrontare da solo e non lo può affrontare da solo questo Governo: questo problema lo possiamo affrontare tutti insieme, in un'ottica di serietà e di responsabilità, nell'interesse comune (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

PAOLO RUSSO. Signor Presidente, il crollo della struttura archeologica è sintomo di un degrado più ampio e di lontana provenienza. Ricondurre la colpa dell'accaduto a chi da circa 24 mesi è gravato dalla responsabilità delle sorti del patrimonio culturale sarebbe una fortuna: basterebbe cioè la sua sostituzione per determinarne il completo salvataggio. E sappiamo che così non è.
Il mondo antico ha trasmesso all'oggi, attraverso Pompei, la visione di un'intera città, prevalentemente articolata nella dimensione delle abitazioni private, un'architettura quindi non monumentale e già in origine concepita per una limitata durata nel tempo. Questo aspetto della vita intima e quotidiana accresce il fascino di unicità della città antica: un museo all'aperto, aperto a tutto il mondo. I monumenti, conservati attraverso un rigoroso restauro nella forma originaria, sono annualmente fruiti da milioni di visitatori. La conservazione dei monumenti, complessa e problematica, deve tener conto necessariamente della fruizione. Da tanto discende la necessità di una continua, sarebbe il caso di dire duplice, manutenzione: la prima mirata alla conservazione fisica dei singoli monumenti, la seconda attenta alla necessità della fruizione. Pag. 16
Già altre volte, nella storia della Repubblica, Pompei è stata posta come problema di conservazione: a fronte di problemi analoghi a quelli attuali, negli anni Settanta il Parlamento emanò ben due leggi speciali. L'esigenza allora palesata era quella di migliorare la performance di una pubblica amministrazione lenta nel garantire lo svolgimento di una manutenzione ordinaria dei monumenti, a fronte di una domanda culturale di maggiore ampiezza, che allora cominciava ad assumere le dimensioni di un fenomeno di massa.
I risultati non certo esaltanti di detti programmi e i danni del sisma del novembre del 1980 comportarono, nel 1983, l'elaborazione del «Progetto Pompei», finanziato con i fondi FIO-BEI. Il progetto aveva l'obiettivo di restaurare di tutta la città antica come punto di partenza di un futuro processo di manutenzione ordinaria. Il progetto, realizzato nel primo e secondo stralcio in circa quindici anni di lavoro, consentì il restauro di solo il 20 per cento del patrimonio costruito e la realizzazione dell'odierna biglietteria di Porta Marina, principale accesso alla città.
Nonostante i buoni risultati, quel progetto, ultimato sul finire degli anni Novanta - lo ripeto, degli anni Novanta - con riferimento alle operazioni del secondo stralcio, non ebbe ulteriore seguito, anche nel quadro della nuova autonomia funzionale riconosciuta alla soprintendenza di Pompei. Da allora, e soprattutto negli ultimi due anni, sono stati eseguiti numerosi altri restauri, come anche numerose attività di manutenzione di edifici e riparazione di danni, indotti prevalentemente da naturale fatiscenza.
Resta il problema della manutenzione ordinaria, la cui realizzazione consente anche un monitoraggio continuo degli edifici, con l'individuazione immediata di segni macroscopici che preannunciano eventi ben più gravi. Essa, purtroppo - e di tanto non è possibile fare alcuna colpa al Ministro - è legata alla carenza di organico, alla difficoltà di assumere personale nei limiti imposti da una situazione economica generale, dalla vigenza di un Patto di stabilità che trova il suo fondamento nei parametri comunitari ed anche alla scarsa propensione della burocrazia alle sensibilità manageriali.
Al Ministro Bondi vanno l'apprezzamento e l'incoraggiamento per il difficile lavoro teso a tutelare lo straordinario patrimonio artistico, storico e architettonico del nostro Paese; tuttavia, ci sembra decisiva e necessaria l'azione mirante a rendere modernamente fruibili questi beni, integrandoli in politiche manageriali di sviluppo e di territorio.
In questo senso, ritengo che, al di là delle sterili polemiche recriminatorie di uno stantio teatrino della politica, si possa riconoscere un'inversione di tendenza rispetto ad un passato buio, autocelebrativo e puramente conservativo, a partire dalle iniziative «Domus dei Casti amanti», con i visitatori che assistono alle attività di recupero, «Domus di Giulio Polibio», con una ricostruzione virtuale di forte impatto emotivo, «Pompei in bici», «Easy Pompei», «Baby Pompei», «Le lune di Pompei», «Pompei per le scuole». Sono tutte attività che consentono una moderna fruibilità interattiva ed efficace del bene, grazie all'azione solerte di un commissario che per due anni ha operato sempre secondo le indicazioni della soprintendenza.
Ancora si deve fare tanto. Certo, si può fare sempre di più per dare dinamismo ed efficienza alle iniziative di tutela e di valorizzazione.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PAOLO RUSSO. Tuttavia, di fronte ad un episodio di così grave deterioramento di un bene patrio, ci saremmo aspettati che tutti si sottraessero alle polemiche di parte, lasciando fuori gli sciacalli e i tifosi dei disastri...

PRESIDENTE. Deve concludere.

PAOLO RUSSO. ... per offrire semmai - e concludo - soluzioni e modelli di intervento condivisi, mutuando e migliorando le migliori esperienze al mondo. Così, purtroppo, non è stato. Ancora vi speriamo Pag. 17in queste ore. Grazie Ministro, per quel che fa, per ciò che ha detto e per quel che ancora farà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paolo Russo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Veltroni. Ne ha facoltà.

WALTER VELTRONI. Signor Presidente, un autorevole esponente del suo Governo ha detto: la cultura non si mangia. È vero, la cultura non si mangia: la cultura si respira, è come l'aria e dalla qualità di quest'aria dipende la qualità della vita di un Paese, anche di coloro che non hanno mai messo piede a Pompei e non hanno visto le meraviglie di quel luogo. È la qualità di quest'aria che rende al nostro Paese la possibilità di essere ciò che esso storicamente è stato. È la qualità di quest'aria che fa l'identità italiana e che sancisce la nostra unicità.
Signor Ministro, prima, nella sua esposizione, ha affermato che esiste una storica sottovalutazione da parte delle classi dirigenti del tema relativo alla cultura. Posso risponderle come si dice nella mia città: «Parli per lei». Infatti, in tempi duri e difficili, quando doveva essere realizzata la manovra per l'Europa e il Ministro Ciampi e il Presidente del Consiglio Prodi chiesero al Paese un sacrificio di 30 miliardi di euro, le spese per la cultura raddoppiarono: si passò, infatti, da 900 milioni a 2 miliardi di euro. I Governi di centrosinistra, nel corso degli anni, anche successivi ai primi due della loro esperienza, aumentarono le spese per la cultura.
Perché quella per la cultura è una spesa che è investimento, che è anticiclica, produce occupazione, genera turismo, produce una ricchezza diffusa sui territori dell'immenso, e diffuso in tutto il Paese, patrimonio artistico e culturale.
Pompei è il gioiello di tutto questo. Uno dei tanti gioielli di un Paese che, per fortuna, ha visto nel corso di questi anni crescere l'attività di restauro. Tanti beni - penso a Venaria Reale e a tanti altri - sono tornati a essere fruibili grazie al fatto che c'è stato, in questo Paese, chi ha ritenuto che questa fosse una priorità, che la cultura si respirasse e che poi non si mangiasse, ma potesse anche dare da mangiare.
Per Pompei, come lei sa, nel 1997 approvammo una legge, che il suo collega Malgieri giudicò un felice passo in avanti. Una legge che stabilì alcune novità. La prima era quella di consentire alla sovrintendenza di incassare direttamente le risorse disponibili e che fece passare da circa 4 miliardi di lire annue a circa 20 milioni di euro gli incassi disponibili per Pompei; introdusse una figura di manager che si affiancava al sovrintendente, al quale restava la sovranità scientifica della definizione degli interventi; inoltre fu approvato un piano-programma che praticamente triplicò il numero delle aree messe in sicurezza.
Cosa è successo dopo? Dopo è successo che si sono ridotti i fondi e che è saltata la governance: 30 milioni di euro sono saltati nel 2006, 40 milioni nel 2008. Nei due anni in cui lei è Ministro ci sono stati tre sovrintendenti, due dei quali ad interim; e poi, non manager culturali, ma un prefetto in pensione; e poi, la protezione civile chiamata anche ad esercitare un ruolo all'interno di Pompei, uno dei luoghi culturali fondamentali del Paese.
Non è vero che non fosse annunciato quello che è accaduto. A gennaio di quest'anno il muro della «casa dei casti amanti», a 100 metri dalla «casa dei gladiatori», è crollato; poche settimane fa il «vicolo di Ifigenia», che costeggia ad est la «casa dei gladiatori», ha subìto un crollo.
La verità è che non si è fatto e non si fa quanto si deve per il restauro, perché si è spostato tutto sulla cultura della valorizzazione, che pure è una cultura necessaria e che io, per primo, considero essere la seconda parte di un progetto culturale, e i soldi per i restauri, la percentuale di investimenti per i restauri si è ridotta al 25 per cento. Pag. 18
Il crollo di Pompei ha fatto il giro del mondo, e lei oggi ci ha detto che va tutto bene, che tutto è stato fatto perfettamente e che anzi ci sono risultati mirabili, salvo poi dirci che sono previsti altri crolli. Una frase che non può che gettare tutto il Paese e la comunità internazionale - è di ieri l'appello dell'Unione europea - in una condizione di assoluta preoccupazione.
Quel crollo racconta come una metafora lo sfarinamento del nostro Paese. E anche la sua trasformazione: crolla Pompei e si immagina di fare una gara di «Formula uno» nel cuore della città di Roma.
Vede, questa vicenda non è qui in quest'Aula, e noi non siamo a chiederle un atto di responsabilità per un episodio specifico. Lei ha ragione: ci sono stati in tante circostanze - lo può dire chi ha governato - momenti nei quali si viene chiamati a rispondere anche di cose di cui non si ha responsabilità immediata e diretta. No, le si chiede un atto di responsabilità per lo stato di abbandono della cultura italiana: il cinema, la lirica, il patrimonio culturale, la serrata dei musei, la riduzione permanente e costante dei fondi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Signor Ministro, in quattro anni i fondi del suo Ministero passeranno, per leggi da lei votate e da lei sostenute, da 1.718 milioni di euro a 1.417 milioni di euro, con buona pace della tutela del patrimonio.
Concludo dicendo questo: noi le chiediamo le dimissioni per tutto questo, non per una circostanza specifica.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

WALTER VELTRONI. Credo che tutti voi sappiate, perché siete persone responsabili, che si è chiuso un ciclo. Si dice che bisogna spegnere la luce: la luce è già spenta e c'è un buio fitto. Cerchiamo di fare in modo che questo Paese possa uscire da questo tunnel (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, sarebbe troppo semplice agire come suggerisce la sinistra. D'altra parte, loro sono troppo abituati a cercare soluzioni facili.
Come è possibile attribuire la responsabilità di quanto è successo a Pompei ad un Ministro che è in carica da due anni? È chiaro che, a tal riguardo, o vi è una miopia molto accesa, molto forte, oppure si vuole mistificare la realtà.
Facciamo qualche passo indietro: Pompei, conosciuta certo in tutto il mondo, un gioiello dell'arte e della cultura italiana, nel 1997 è entrata nella lista dei siti considerati dall'UNESCO come patrimonio dell'umanità. Infatti, a quegli anni risale anche l'autonomia organizzativa, scientifica e finanziaria, che è stata guidata per quasi tre lustri dall'archeologo di fama mondiale Giovanni Guzzo, e che ha portato motivi di luci, per quanto riguarda Pompei - così come dimostrano le varie mostre dell'homo faber, dell'otium ludens, del rosso pompeiano e via discorrendo - ma che ha portato alla luce anche gravissime ombre legate agli scavi di Pompei.
Si tratta di ombre che già il Ministro ha ricordato nella sua relazione, ma che voglio ricordare anch'io: le orde di cani randagi, la mancanza di servizi, le transenne selvagge, le guide turistiche abusive, che - come sappiamo bene - sono molto attive. Certamente, tutto questo non può invogliare i turisti a venire a visitare gli scavi di Pompei, se è vero, come è vero, che la Campania è al quintultimo posto come zona di turismo in Italia.
Pertanto, ciò vuol dire che c'è qualcosa che non funziona, tanto è vero che lo stesso Rutelli - non certo del centrodestra - nel 2007 ha ritenuto bene di togliere l'autonomia gestionale a Pompei, accorpando le sovrintendenze archeologiche di Napoli e di Pompei, scoprendo anche che i fiumi di finanziamenti che venivano inviati a Pompei, purtroppo, rimanevano inutilizzati nei cassetti. Si parla di 79-80 milioni di euro: soldi che, appunto, rimanevano inutilizzati. Ci si chiede come mai Pag. 19questi soldi rimanessero inutilizzati, se l'interesse per la cultura e per l'arte era così profondo.
In realtà, cosa succedeva? Si spendeva solo un terzo degli incassi, perché il resto veniva in qualche modo trattenuto, non si sa bene come, per usare una metafora, per colpa della sabbia negli ingranaggi degli appalti. Tutti capiamo cosa vogliamo dire: ossia, per colpa delle lungaggini burocratiche e, magari, anche per le frizioni tra coloro che dovevano prendere le decisioni. Di conseguenza, per arrivare a processi decisionali, passavano anni.
In questo modo è evidente che gli scavi di Pompei sono economicamente in perdita, nonostante l'entità degli investimenti: mi sembra che 7 milioni di euro l'anno, su 22 milioni di euro di entrata, sia qualcosa di utile che, però, non è stato utilizzato.
Finalmente il Ministro Bondi ha segnalato immediatamente questa situazione di grave incuria e di grave incapacità. Infatti, nel 2008 il Consiglio dei ministri è intervenuto con l'ordinanza della Presidenza del Consiglio, recante interventi urgenti di protezione civile diretti a fronteggiare la grave situazione di pericolo in atto nell'area archeologica di Pompei. Subito il Governo aveva stanziato 40 milioni di euro, preparando un piano di vari milioni di euro per tutto ciò che era necessario. Gli scavi, quindi, sono stati commissariati il 4 luglio del 2008 dal Ministro Bondi, appunto per tale stato di incuria.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PAOLA GOISIS. Da allora ad oggi, e sotto il controllo di due commissari, è arrivato un fiume di euro, pari a 100 milioni. L'ultima tranche è stata resa disponibile prima dell'estate scorsa: una tranche di 35 milioni di euro per il restauro delle varie domus e così via; altri 5 milioni di euro per il restauro dei teatri...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Goisis.

PAOLA GOISIS. Concludo subito, signor Presidente. Tutto questo per dire che non è vero - come la sinistra cerca di far capire - che sia colpa del Ministro appena insediatosi.
D'altra parte, come si fa a dare ancora la responsabilità al Ministro se qualcuno, in modo così incosciente, ha posto dei solai di calcestruzzo in queste dimore millenarie.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

PAOLA GOISIS. È allora evidente, mi permetta un'ultima considerazione, che qui manca inoltre una capacità di autonomia, se è vero che anche Rutelli l'ha rilevato, e una capacità di rilevare e di trovare fondi. Altrimenti, se si aspetta sempre tutto dallo Stato, è chiaro che non si riuscirà a realizzare il meglio (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, signor Ministro, il sito di Pompei rappresenta uno dei tasselli più preziosi del mosaico smagliante del patrimonio culturale italiano. Per questo, ciò che è avvenuto a Pompei, non può essere derubricato a responsabilità indistinte che si perdono nel corso degli anni. Ciò che è avvenuto a Pompei rappresenta un'offesa, non soltanto all'heritage italiano, allo straordinario patrimonio culturale italiano, ma all'immagine complessiva dell'Italia, terra privilegiata del Grand Tour, luogo del cuore, maggiore stratificazione della storia culturale del pianeta.
Signor Ministro, avere la responsabilità di un tale patrimonio, ben 43 siti UNESCO, la prima nazione quanto a riconoscimenti della World Heritage List, implica e impone competenza, dedizione, lungimiranza, capacità di ascolto, senso dello Stato ma anche coraggio, anche il coraggio di assumersi le proprie responsabilità. Il coraggio di assumersi un peso, un peso enorme e le sue scelte, Ministro, gli anni di commissariamento, voluti proprio da lei, Pag. 20rappresentano la certificazione oggettiva, oserei dire documentale, di tali dirette responsabilità politiche; anni di commissariamento con passaggio di competenze alla Protezione civile sulla quale anche la Corte dei conti è intervenuta rilevando come - e questo non riguarda solo l'area di Pompei, ma molte aree archeologiche - tale passaggio sia un po' particolare, anche alla luce dei risultati che questo passaggio ha determinato: ricordo l'impasse della ricostruzione del centro storico de L'Aquila oltre a ciò che è avvenuto a Pompei.
Per arrivare al passaggio di queste competenze, si è arrivati anche a sostenere in una motivazione di fronte alla Corte dei conti che il rischio proveniva anche dal Vesuvio, vulcano ancora attivo; si è arrivati anche a sostenere questo.
Tutto questo allora è figlio di una cultura, è figlio di un metodo, di una mentalità di Governo; questa ossessione retorica della valorizzazione del patrimonio; l'insopportabile linguaggio dei cosiddetti giacimenti culturali è speculare a un altro linguaggio utilizzato da altri membri del Governo quando si dice che la cultura non si mangia, quando si dice che con la cultura non si costruisce nulla di materiale; invece, questo grande patrimonio immateriale rappresenta il tassello portante della nostra identità culturale.
Per fortuna la nostra legislazione, quella antica, quei monumenti legislativi del 1938, la cosiddetta legge Bottai, e poi l'articolo 9 della Costituzione hanno fissato in modo chiarissimo quali sono le titolarità della tutela e della valorizzazione: sono compiti dello Stato. Tutela che non significa tutela statica, non significa custodia, significa tutela dinamica, ricerca, manutenzione, didattica, elaborazione di carte del rischio dei luoghi a rischio, prevenzione.
Si è passati da una fase nella quale prevaleva la sapienza priva di managerialità - e lei in questo ha ragione, come tutti noi che ci occupiamo di politica culturale, riteniamo intollerabile preservare alcune sacche di resistenza a questa sapienza priva di managerialità - ad una fase, purtroppo, in cui vi è managerialità assolutamente priva di sapienza e conoscenza che rappresenta la base di ogni politica culturale.
Ora paradossalmente, da notizie di stampa, apprendiamo che la soluzione di ciò che è avvenuto e la futura gestione di Pompei sarà attribuita ad una fondazione che, per premio, sarà affidata ad uno degli ultimi commissari che ha determinato questo straordinario esempio di managerialità e di gestione, anche rispetto alle questioni che io ho sottolineato. A Pompei, signor Ministro, serve una grande presenza dello Stato, serve un sovrintendente titolare, serve una squadra di bravi archeologi, serve una squadra di bravi operai: 30 milioni di euro di incassi possono tranquillamente rappresentare il fondamento sufficiente per avere una squadra di ordinaria manutenzione, perché l'ordinaria manutenzione è la base di ogni attività di restauro e di tutela del patrimonio culturale.
Lei dovrebbe pensare, da questo punto di vista, a limitare i danni che sono stati arrecati; faccio riferimento, poi, anche ad una certa cultura che tende a sottolineare sempre come se la finalità del patrimonio culturale sia soltanto quella di ingenerare una forma di produttivismo attorno ai siti culturali.
Signor Ministro, ha fatto bene a sottolineare che non si è trattato di mancanza di fondi, ma questo aggrava le sue responsabilità, non le affievolisce, perché quella gestione commissariale è stata voluta da lei in modo diretto. Dobbiamo non disperdere, attraverso un'idea sbagliata di valorizzazione, la sapienza che ci proviene da una legislazione ed una capacità ordinamentale che sono proprie dell'Italia.
Signor Presidente, concludo dicendo che Pompei e il sud d'Italia rappresentarono il luogo privilegiato di viaggiatori nordici, tanto che Goethe disse: «L'eredità dei padri devi riconquistarla se vuoi possederla davvero».
Oggi abbiamo commemorato il Ministro Lattanzio, il quale si dimise perché scappò Kappler; signor Ministro, non le chiedo le dimissioni, chiedo soltanto, con un atto di Pag. 21coraggio, di assumersi fino in fondo le sue pesantissime responsabilità politiche (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia e di deputati del Partito Democratico).

FABIO GARAGNANI. Vergogna!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lusetti. Ne ha facoltà.

RENZO LUSETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, la vicenda del crollo di Pompei è la metafora di uno Stato culturalmente incapace di preservare il suo patrimonio, ed è anche, purtroppo, la brutta carta di identità di questo Governo, che non ne azzecca una, soprattutto negli ultimi tempi.
Signor Ministro, noi non cerchiamo un capro espiatorio, anche perché, in questo Paese, è difficile trovarne di capri espiratori, perché sarebbero tanti. Tuttavia, qui nessuno mai si assume una responsabilità politica forte; se non lo fa un Ministro, chi si assume le responsabilità, in un Governo? Eppure le cose non vanno molto bene.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 11,40)

RENZO LUSETTI. Signor Ministro, credo che possiamo contestarle due grossi errori che lei ha commesso: non ha difeso a denti stretti l'autonomia del Ministero dei beni e delle attività culturali dalla razzia predatoria del Ministro dell'economia, il quale ha dichiarato di non credere molto nella cultura, e ha negato sic et simpliciter i fondi per la difesa del patrimonio.
Tremonti è sempre stato sordo alle sue richieste di fondi per i beni culturali, e non ho ancora capito se in questo famoso decreto per lo sviluppo vi sono i soldi per il Ministero per i beni culturali oppure no.
Il secondo grave errore che ha commesso, signor Ministro, è quello di farsi produrre una sorta di razzia di competenze anche dalla Protezione civile, che di fatto ha gestito il commissariamento degli scavi di Pompei con un commissario che di fatto ha esautorato le competenze della sovrintendenza.
Signor Ministro, forse il commissariamento è stato un errore, perché ha curato troppo poco la tutela e la sicurezza del patrimonio di Pompei, e ha curato un po' troppo la valorizzazione del patrimonio. In questi casi si fa certamente il contrario, soprattutto quando si gestisce un bene culturale di questa natura.
Il bilancio dello Stato, checché ne dica, signor Ministro, non è mai stato così avaro con il suo Ministero: in questi anni il bilancio ha destinato appena lo 0,18 per cento di risorse per tutelare il patrimonio culturale nella sua totalità; si tratta di cifre ridicole, perché in Francia viene destinato l'1 per cento dell'intero bilancio, e la Francia ha un patrimonio culturale di gran lunga inferiore rispetto a quello italiano.
Da tempo noi denunciamo la miopia della politica dei cosiddetti tagli lineari del Ministro Tremonti: il disastro di Pompei è anche la conseguenza di questi tagli, che portano il Paese allo sfascio. Mi chiedo dove andrà a finire il suo Ministero, senza risorse finanziarie e senza risorse umane, perché il personale è ridotto ai minimi termini. Se si va avanti così, il suo diventerà un Ministero azzerato.
Le chiediamo - domanda retorica, ovviamente - se il patrimonio del Paese è ancora strategico per il Governo italiano oppure no. A noi sembra di no: è l'intero Governo che è in deficit su questo argomento, o lo è solamente pro, o comincia a far finta.
Signor Ministro, le dico molto francamente che noi avremmo molto apprezzato se lei avesse almeno preso le distanze da un altro esponente della sua maggioranza, cioè dal governatore Zaia, che ha definito volgarmente 50 ettari di scavi archeologici come i quattro sassi di Pompei.
Questa è una vergogna e la Lega è alleata con voi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro)! Non è possibile! Noi abbiamo espresso solidarietà vera per tutti gli abitanti delle province di Pag. 22Vicenza, di Padova, di Verona dopo l'alluvione che ha colpito queste popolazioni.
Tuttavia, ieri è cominciata la solita querelle con l'arrivo del Presidente del Consiglio e del Ministro Bossi. È l'ennesimo spot che si fa, ed è sbagliata la contrapposizione tra gli investimenti destinati agli alluvionati di quelle zone e gli investimenti per gli scavi di Pompei. È sbagliato, non è possibile fare una cosa di questo tipo!
Signor Ministro, concludo, per essere molto chiari e concreti, al di là della sua azione ministeriale - lei sa molto bene che il nostro gruppo la rispetta profondamente -, tuttavia prendiamo atto dell'invito che le ha appena formulato il gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia (che è un gruppo della sua maggioranza) e, come membri dell'opposizione, non possiamo che associarci (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Ministro, il crollo della casa dei gladiatori a Pompei fotografa esattamente le disastrose condizioni in cui versa l'Italia, ed è l'ennesima dimostrazione di quanto questo Governo sia scarsamente interessato alla cultura, al patrimonio artistico italiano in generale e all'arte.
Si tratta di un patrimonio che andrebbe difeso strenuamente con impegno, professionalità e generosità da parte dello Stato. A lei, Ministro Bondi, è stato affidato questo compito e, quindi, deve rispondere in questo Parlamento davanti a tutti i cittadini italiani con l'onestà che ha rivendicato.
Riteniamo, però, che non possa venire in quest'Aula dicendo che non si poteva fare niente o, addirittura, che ci saranno altri crolli. Lei ha dipinto in quest'Aula l'azienda Pompei, l'azienda scavi archeologici, come un'azienda florida, citando dei numeri che ricordo: 52 milioni di euro nel 2002, 58 milioni nel 2003, poi 66 milioni, ma ha dimenticato che molto spesso il Governo centrale ha ripreso questi fondi.
Ha dimenticato di dire che una parte di questi fondi sono stati decurtati e soprattutto che è lei, come Ministro, che paga il personale, quel personale carente, come si evince da un'inchiesta del Corriere della Sera che sicuramente avrà letto, in cui si dice chiaramente che vi sono oltre 300 persone che mancano all'appello e che vi sono soltanto pochissimi archeologi (tre) e soltanto tre ristrutturatori.
È ovvio, quindi, che lei non può venire in Parlamento e dire che non ne sa niente, che non ne sapeva niente, che la responsabilità è di altri e che, forse, ci saranno altri crolli. Lei ha fatto riferimento ad un terrapieno. Questo terrapieno quando e chi aspettiamo per sbancarlo? Dobbiamo aspettare altri crolli?
Credo che questa sia una sua responsabilità, Ministro Bondi. Lei dice che non c'entrano i tagli dei fondi operati dal Governo. Certo, lei ne difende l'operato; so bene e comprendo umanamente che lei è amico di Tremonti e del Presidente Berlusconi, ma anche tra amici, Ministro Bondi, ogni tanto bisogna alzare la voce e lei ha un compito delicato: quello di tutelare i nostri beni e di consegnarli alle nostre future generazioni.
Loro dovranno poter fruire delle bellezze che il mondo ci ha riservato. Non si può fare spallucce e dire che non c'è nessuna responsabilità da parte vostra. I fondi sono stati tagliati. Esiste l'Arcus, una società che lei conosce molto bene, con solo dieci dipendenti, che dipende dal Ministero di cui lei è il maggiore esponente, e che ha costi per 16 mila euro di canone mensile. Davanti a questi costi assurdi lei dovrebbe indignarsi e dedicarsi a tempo pieno al compito istituzionale che le è stato assegnato.
Dovrebbe farsi un esame di coscienza; lei riveste due compiti essenziali: quello di coordinatore nazionale del più grande partito del nostro Paese e, contemporaneamente, di Ministro per i beni e le attività culturali. È ovvio, signor Ministro, che queste due cose non si possono fare ad alti livelli, che abbiamo bisogno di un Ministro a tempo pieno e che ci vuole una maggiore sensibilità. Pag. 23
Ministro Bondi, ammetta le responsabilità, presenti un programma per evitare che altri crolli possano effettivamente avvenire in futuro e davanti agli italiani. Non si tratta soltanto di Pompei. Voglio ricordare che c'è stato il cedimento di una parte del soffitto della casa di Nerone, vi è stato lo sbriciolamento di una parte dell'intonaco del Colosseo e un crollo delle mura Aureliane.
Insomma, in tutta Italia stiamo vedendo che tutta la nostra archeologia, tutte le cose più belle stanno crollando. Voglio usare un paradosso: mi augurerei che Pompei venisse di nuovo sommersa dalle ceneri per preservarla da questa classe dirigente indegna, che nulla sta facendo per consegnare ai nostri figli il nostro patrimonio. Penso che il suo operato, Ministro Bondi, ciò che ha fatto il suo Governo, proprio le sue responsabilità abbiano superato i danni che ha fatto il Vesuvio nella sua eruzione. Lei ha fatto più danni del Vesuvio, Ministro Bondi, ne prenda atto, si dimetta e lasci spazio ad altri suoi colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei valori - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, ciò che non è riuscito al Vesuvio nel 79 dopo Cristo è riuscito infine all'uomo moderno: Pompei crolla! Durante l'Impero l'edificio della gioventù di Pompei custodiva al suo interno armi, trofei e ricordi dei guerrieri cresciuti alle falde del Vesuvio. Ma oggi, mentre Pompei diventa sempre di più solo meta turistica, di quella struttura votata all'onore e al coraggio non resta che un cumulo di macerie.
Il crollo della Domus dei gladiatori a Pompei non è solo una ferita mortale al nostro patrimonio, è un evento carico di simboli, che molto ci dicono del nostro passato ma soprattutto del nostro presente e del nostro futuro. Quel sito archeologico, così come molti altri in Italia, non appartiene solo all'Italia e agli italiani. Esso, in quanto patrimonio dell'umanità tutelato dall'UNESCO, appartiene al mondo intero, che ci ha affidato il compito civile, morale e politico di conservarlo nella maniera migliore possibile. Per noi di Alleanza per l'Italia è atto di sfiducia che segue al crollo della Domus non è indirizzato alla persona e al ruolo del Ministro per i beni e le attività culturali Bondi (anche se in altri tempi ciò sarebbe avvenuto per molto meno), benché sia stato doveroso per il Ministro stesso chiarire tutti gli aspetti della gestione in capo al suo Dicastero di quel sito archeologico, come di molti altri che sono in pericolo.
La sfiducia che ha colto tutti noi riguarda più in generale la capacità del Paese di tutelare il passato e di trasferirlo alle future generazioni magari - perché no? - facendone volano di una crescita economica e di occupazione per il Paese. Infatti, signor Ministro, contrariamente all'opinione di alcuni autorevoli esponenti della sua maggioranza, la cultura e il capitale immateriale sono la migliore garanzia per la nostra crescita e per la nostra competitività e, oltre che un elemento di coesione sociale e di crescita civile insostituibile, anche un valore in sé. Bene la scelta del professor Carandini...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DONATO RENATO MOSELLA. Un esimio archeologo, lo stesso che ha segnalato da tempo come da quindici anni manca a Pompei un sistema di rilevazione che possa consentire di consultare non solo la pianta di Pompei ma anche gli edifici innalzati, in modo da poter evidenziare e monitorare i segmenti a rischio. Noi possiamo solo augurarci che tale sistema venga messo rapidamente in grado di operare e, attraverso un organismo multidisciplinare, di assicurare i compiti di tutela e di gestione e rispondere periodicamente a questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

Pag. 24

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, innanzitutto una considerazione sulle modalità di questo dibattito. La nostra componente politica del gruppo Misto, Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani, consta di undici deputati e non so in quale ordine decrescente siamo successivi al collega che mi ha preceduto. La prego, quindi, di valutare anche i tempi degli interventi alla luce di questo fatto.
Noi apprezziamo la relazione del Ministro che è stata puntuale e precisa laddove ha definito l'ottimo lavoro che il commissario sta svolgendo: il ripristino della legalità, l'attenzione regolare al patrimonio di Pompei che è dimostrata dal fatto che c'era stato un sopralluogo nelle settimane precedenti al crollo della casa dei gladiatori. Se i tecnici non hanno riscontrato alcuna ragione di preoccupazione, non vedo dove stanno le responsabilità del Ministro. Forse il Ministro deve andare a controllare le decine di migliaia di beni culturali del nostro Paese, che ha il 50 per cento del patrimonio culturale del mondo? Non penso che spetti a lui questo.
Chi era preposto a questo ruolo ha svolto comunque un controllo preventivo. In queste strutture, che hanno oltre duemila anni di storia, ci sono anche dati imprevedibili, che vanno al di là dell'esperienza quotidiana. Non c'è una capacità assoluta di giudicare quello che è stabile e quello che è certo, perché non si tratta di un'esperienza ripetibile e controllata nel tempo. Si tratta di una valutazione che si fa volta per volta da parte di tecnici e, quindi, questo è quello che è successo: c'è stato qualcosa che ha superato anche le competenze e il valore tecnico.

PRESIDENTE. Onorevole Sardelli, la prego di concludere...

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, i due minuti penso di averli ancora...

PRESIDENTE. No, onorevole Sardelli...

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, avrei diritto anche a più di due minuti. Concludo chiarendo che tutto questo rientra in una polemica politica di un'opposizione che non ha il coraggio di sfiduciare il Governo e che cerca con questi espedienti di metterlo alle corde, approfittando anche di una forza di maggioranza che dà spazio a questo. Quindi la nostra fiducia al Ministro...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Sardelli... Mi dispiace, ma il tempo non è un'opinione...
Ha chiesto di parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, credo che la provocazione che ha fatto lo scrittore napoletano Erri De Luca (che ha proposto di coprire gli scavi come unica salvezza del patrimonio) ha fatto capire la situazione ed evidentemente ha colto nel segno. Infatti, bisogna sapere che monumenti come le case, gli edifici e le domus di Pompei oppure altri sono stati mantenuti bene fino a quando erano coperti dal terreno e non sono stati dissotterrati. Quando sono emersi, sono stati sottoposti ad un'atmosfera completamente modificata rispetto al passato, con piogge acide, usura degli agenti inquinanti e sappiamo in che stato si trovano le colonne romane.
In verità, è necessario avere delle grandi competenze. Occorrono certamente la tutela e la valorizzazione, ma anche la prevenzione attraverso l'intervento di professionalità che vanno anche modificandosi nel tempo.
Il Movimento per le Autonomie aveva chiesto nei giorni scorsi che le sovrintendenze venissero accompagnate da comitati di esperti per competenze professionali diverse. È necessario in quell'ambiente, così come è avvenuto nel caso del recupero della torre di Pisa, che si scelgano delle professionalità da utilizzare in tutto e per tutto. Pag. 25
Quindi, il ricorso al comitato di esperti annunciato dal Ministro significa evidentemente una presa di coscienza e una responsabilità che credo un Ministro debba assumere senza pensare che ogni volta che succede un grave fatto o un grave crollo, come in questo caso, si debba cambiare il Ministro.

PRESIDENTE. Onorevole Misiti, la prego di concludere.

AURELIO SALVATORE MISITI. Credo che, se il Ministro si assume questa grande responsabilità, pensando alla tutela e alla prevenzione più che alla valorizzazione, si farà un vero passo avanti.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, intervengo sull'oggetto dell'informativa, quindi vorrei farlo prima di passare ad altri argomenti. Vorrei registrare - e la prego di farsene carico come Presidente dell'Assemblea - che il dibattito di questa mattina ha dimostrato in modo incontestabile che quattro gruppi parlamentari (che, come si è visto ieri, rappresentano la maggioranza numerica di questa Assemblea) hanno chiesto le dimissioni del Ministro.
Noi siamo in un sistema parlamentare in cui il Governo e i ministri possono restare in carica se godono della fiducia della maggioranza del Parlamento. Penso che il Ministro debba prendere atto che la maggioranza di questa Assemblea ha chiesto un suo gesto di responsabilità attraverso le dimissioni e, quindi, rassegni le dimissioni. Sarebbe veramente strano e contro le regole del nostro sistema che un Ministro non registrasse la volontà maggioritaria del Parlamento. Se ciò non avverrà, dovremo prendere le iniziative conseguenti per portare all'esame di quest'Assemblea una mozione di sfiducia individuale nei confronti del Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Franceschini, la chiosa è un altro discorso. Non so l'aggancio regolamentare quale possa essere...

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. È l'articolo 118 del Regolamento!

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Sull'ordine dei lavori (ore 12).

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, non intervengo su quest'ultima dichiarazione, ma lascio la risposta ai colleghi. Intervengo su un caso avvicinabile a quello di Sakineh, la donna che ha visto per lei una mobilitazione da parte di tante amministrazioni e di tanti cittadini.
Si tratta di un altro caso - ogni tanto ci occupiamo di piccoli casi di ingiustizia che avvengono nel resto del mondo - che oggi vorrei segnalare alla Presidenza perché si faccia carico di far intervenire il Ministro degli affari esteri presso un Governo amico, il Governo del Pakistan, dove in queste ore una donna, Asia Bibi, madre di due bambini, è in pericolo di vita.
Infatti, esiste una legge - come sappiamo - sulla blasfemia, che costituisce oggi un pretesto per attacchi, vendette o interventi che hanno colpito ultimamente 964 persone, che sono state incriminate per aver profanato il Corano e diffamato il Profeta: 479 musulmani, 119 cristiani, 340 ahmadi e 14 indù. Questa donna, madre di due bambini, giovane operaia agricola di 37 anni, vicino ad alcune colleghe di lavoro è stata quasi forzata a una conversione e, in questa discussione, Pag. 26ha effettuato un ragionamento - riporto le notizie di Asia News - parlando di come Gesù è morto sulla croce e ha chiesto: «Maometto cosa ha fatto?». È stata, per questo, picchiata, incriminata e portata in carcere.
In questi casi, la maggior parte delle persone incriminate perdono la vita direttamente. Per questo, le chiedo, signor Presidente, di attivarsi presso il Ministro perché si compiano gli atti dovuti per un sentimento di giustizia e di rispetto dei diritti che contraddistingue questa Camera ed il popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e della deputata Sbai).

AMEDEO LABOCCETTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, di fronte alla tragedia culturale di dimensione internazionale che si è verificata a Pompei, bisogna essere seri. Giustamente - ce lo ha ricordato il Ministro questa mattina - purtroppo, devo registrare che oggi non tutti siamo stati all'altezza. Si tratta di un'occasione perduta.
Penso che nessuno possa fare lo sciacallo rispetto a quanto si è verificato a Pompei. Chi lo fa, offende la cultura e la storia d'Italia.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Abbiamo riaperto la discussione?

LUCIANO MARIO SARDELLI. Stai zitto, Quartiani!

AMEDEO LABOCCETTA. Stia tranquillo, collega Quartiani, non fa ancora il Presidente della Camera. Stia tranquillo.
Possiamo dividerci su tutto, signor Presidente, ma non si può approfittare di quello che è accaduto a Pompei per criminalizzare un Ministro della Repubblica. Il Ministro Bondi non può essere accusato di nulla, almeno in questa particolare circostanza. Lo potete accusare di altro, ma evitate una polemica così stucchevole. Possiamo capire la questione dei fondi, ma è inaccettabile mettere sulla croce il Ministro Bondi come se fosse il responsabile di quel disastro.
L'onorevole Franceschini oggi ci ha ricordato che quattro gruppi parlamentari hanno formalizzato una richiesta di dimissioni, se ho capito bene. A me non pare che siamo in presenza di un atto di questo tipo. Volete procedere agli atti? Formalizzateli e poi se ne parlerà!
In questa circostanza, ritengo che nessuno debba strumentalizzare una vicenda di questo tipo, che fa male a tutti perché quello che è successo a Pompei ha ferito tutti. Qualcuno fa qualche rito vudù sperando che vi siano altre tragedie e altri crolli?
Penso che su tutto ci possiamo dividere, tranne che su queste vicende, anche perché, per quanto ci riguarda, la politica è cultura e oggi, voi dell'opposizione, non avete reso un buon servizio alla cultura italiana ed internazionale. Avete perso l'ennesima occasione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo solo per fare due puntualizzazioni. La prima, di natura politica, in ordine alle dichiarazioni dell'onorevole Franceschini. Non ho ascoltato quattro gruppi che hanno chiesto le dimissioni del Ministro Bondi. Ho ascoltato un intervento, magari critico, ma non la richiesta delle dimissioni da parte del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia. Ho ascoltato la richiesta di dimissioni da parte del gruppo del Partito Democratico, evidentemente non sufficientemente rappresentato dall'onorevole Veltroni, visto che l'onorevole Franceschini si è sentito in dovere di fare un ulteriore intervento, peraltro sull'articolo 118 del Regolamento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), che non ha nulla a che vedere con le questioni dell'informativa, perché l'articolo 118 Pag. 27riguarda le comunicazioni del Governo, i dibattiti in Assemblea, o le mozioni, quindi, evidentemente, il richiamo forse non è neanche pertinente.
Credo che il Ministro Bondi abbia avuto la cortesia istituzionale...

ANDREA LULLI. Ci mancherebbe altro.

SIMONE BALDELLI. ...il coraggio e la prontezza di venire in maniera puntuale a riferire in questo Parlamento su un fatto così grave, sul quale c'è stata una grande strumentalizzazione politica da parte dell'opposizione.
Ritengo che questo dibattito abbia chiarito in maniera definitiva le posizioni; se l'onorevole Franceschini crede di voler aprire un altro dibattito su un'altra vicenda, è libero di farlo nella sede parlamentare, considerato che fa il capogruppo del principale gruppo di opposizione di questo Parlamento. Non credo che ci si debba agganciare a questa informativa per sollevare una delegittimazione politica del Ministro Bondi, che non c'è e non deve esserci in quest'Aula, e al quale ribadisco il pieno sostegno da parte del gruppo del Popolo della Libertà. Non credo che questa sia la sede propria per questo genere di speculazioni. Non sono belle le speculazioni (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania) sulla domus dei Gladiatori, non sono belle neanche le speculazioni sull'informativa in Aula, specie quando un Ministro ha la cortesia istituzionale e il coraggio...

ANDREA LULLI. Ha il dovere!

SIMONE BALDELLI. ...di venire in quest'Aula a riferire prontamente sui fatti e anche sui risultati positivi - scusate, colleghi, se esercito il mio diritto di intervenire in quest'Aula, anche se a qualcuno dà fastidio - che il Governo e l'operato del Ministro Bondi hanno portato proprio in ordine al sito di Pompei e alle attività culturali di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

VALENTINA APREA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, in qualità di presidente della VII Commissione Cultura, intendo innanzitutto ringraziare il Ministro Bondi per la fedele ricostruzione dei fatti, che ci ha confermato certamente la gravità dello stato degli scavi di Pompei, ma ci ha anche rassicurato e convinto del fatto che non esistono responsabilità dirette e personali di un solo uomo e di un solo Ministro di questa Repubblica rispetto a quello che è successo nei giorni scorsi. Anzi, sono qui a ringraziare, sempre in qualità di presidente della Commissione cultura della Camera, il Ministro Bondi per l'impegno che ha profuso e intende ancora spendere per Pompei, come per tutti gli altri siti archeologici.
Vorrei inoltre annunciare, Presidente Leone, che la Commissione cultura si recherà domani mattina in missione a Pompei, per verificare lo stato dell'arte e per continuare un dialogo con il Governo e con il Ministro Bondi sul da farsi. La Commissione Cultura, con l'appoggio di tutti i gruppi parlamentari, domani mattina effettuerà questa missione e renderemo conto al Parlamento e al Governo anche delle nostre sensazioni e di quello che ci verrà riferito. (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

OLGA D'ANTONA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

OLGA D'ANTONA. Signor Presidente, non parlerò del caso Pompei, mi sento sufficientemente rappresentata dall'intervento dell'onorevole Veltroni. Ritorno invece al discorso aperto dall'onorevole Polledri sul caso di Asia Bibi, perché ci sono due aspetti che riguardano tale questione.
Il primo concerne la pena di morte. Noi siamo per la vita e non a caso l'Italia è stato Pag. 28il Paese che maggiormente si è battuto con risultati anche soddisfacenti per la moratoria sulla pena di morte.
L'altro tema, non di minore rilevanza, è quello della libertà di culto, la libertà religiosa.
Credo che richiamare il nostro Ministro degli affari esteri ad un impegno, in modo particolare nei confronti dei Paesi con i quali l'Italia intrattiene rapporti amichevoli e di collaborazione, sia davvero importante. Noi riteniamo che questi due temi - l'importanza della vita, l'essere contro la pena di morte a difesa dei diritti civili ed essere per la libertà di culto e di religione -, siano davvero importanti. Quindi, chiediamo al nostro Ministro degli affari esteri di farsi carico di tali questioni, di contattare il Ministro degli affari esteri del Pakistan e di tentare ogni possibile forma di pressione, basandosi proprio sui rapporti amichevoli che intratteniamo con questo Paese (Applausi).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, le ho chiesto di parlare sull'ordine dei lavori proprio in maniera appropriata - mi scusi il bisticcio di parole - perché oggi le Commissioni permanenti, ad esempio le Commissioni affari esteri, di cui faccio parte, bilancio e politiche dell'Unione europea, sono chiamate a discutere del contributo italiano al piano di riforme comunitario.
Non sta a me qui dare precise indicazioni in merito - saranno i singoli deputati di ciascun gruppo, anche quello cui appartengo, a svolgere puntuali osservazioni - però voglio dire in via generale che tra qualche settimana, il 1o dicembre, festeggeremo un anno dall'entrata in vigore del Trattato di Lisbona.
Con questo Trattato l'Unione europea si è impegnata ad aderire alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, firmata proprio sessant'anni fa a palazzo Barberini, a pochi isolati da qua. Lo dico per sostenere che dall'adesione delle istituzioni comunitarie in quanto tali alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo del 1950 conseguono alcune precise implicazioni. La prima, che sarà evidenziata presso la Commissione affari esteri, è che il rappresentante comune per la politica estera dell'Unione europea dovrà necessariamente porre i diritti umani in cima alla sua agenda.
La seconda conseguenza è di carattere più propriamente giuridico. Come sappiamo, secondo la giurisprudenza della Corte di giustizia di Lussemburgo, la violazione del diritto comunitario è un'ipotesi di illecito civile, che può portare lo Stato ad essere considerato responsabile e tenuto al risarcimento del danno.
Ora, con la sostanziale importazione del diritto della Convenzione europea nel diritto comunitario, anche la violazione della Convenzione medesima costituirà violazione del diritto dell'Unione europea, con la conseguente possibilità che lo Stato italiano, prima ancora di una pronuncia della Corte europea dei diritti dell'uomo, possa essere chiamato a risponderne civilmente. Credo che queste riflessioni debbano essere poste all'attenzione delle Commissioni che oggi esamineranno il progetto di programma nazionale di riforma per l'attuazione della strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva: Europa 2020 (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, purtroppo non c'è il Ministro, ma volevo solo pregarlo di destinare una minima cifra del suo budget a un apparecchio acustico per il collega Franceschini. Infatti, volendo escludere la malafede nelle sue parole, visto che ha parlato di una maggioranza di gruppi parlamentari che avrebbero chiesto le dimissioni del Ministro - e questo non è accaduto, come sanno tutti quelli che sono stati Pag. 29presenti o collegati via radio, via televisione o via web - evidentemente ha un problema di ascolto. Quindi, il Ministro potrebbe mettere a disposizione quella microscopica somma necessaria a risolvergli questo problema.
Vorrei stigmatizzare, peraltro, il comportamento di un capogruppo che invoca le dimissioni di un Ministro e poi esce senza nemmeno ascoltare le risposte degli altri colleghi ed eventualmente del Ministro stesso. Questo è un modo di prendere - mi scusi - per i «fondelli» il Parlamento e non di onorarlo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

DOMENICO DI VIRGILIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, innanzitutto vorrei esprimere anche io la solidarietà piena al Ministro Bondi. Mi domando anche come l'ideologia possa ancora sovrastare la realtà delle cose e come le sinistre possano interpretare in maniera anche scorretta, come sottolineato dai colleghi, da ultimo dal collega Stracquadanio, il fatto che quattro gruppi avrebbero chiesto le dimissioni del Ministro.
Comunque il mio intervento - sono pienamente solidale con il collega Polledri e con la collega D'Antona - vuole sottolineare, ancora una volta, come sia in atto nel mondo - questa è la fotografia della realtà! - una vera caccia alle streghe, con le condanne a morte per i cristiani e con gli attentati, da ultimo con questa condanna a morte nel Pakistan.
Siamo per la vita - sono pienamente d'accordo con la collega D'Antona - in tutto il mondo. Siamo per la libertà religiosa ovunque l'uomo calchi la terra, ovunque. Non mi sembra assolutamente che si possa passare sopra ad un fatto così grave. Anch'io chiedo l'intervento del nostro Ministro degli affari esteri presso il Ministro degli esteri del Pakistan perché questo scempio possa terminare (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, vorrei intanto solidarizzare con lei, Presidente di turno, perché, di fatto, è stato costretto a riaprire, attraverso l'utilizzo, richiesto dai colleghi, dell'articolo 41 del Regolamento, una sorta di replica della discussione relativa all'informativa del Governo, che si era già conclusa.
Vorrei anche fare presente ad alcuni dei colleghi, tra i quali l'onorevole Stracquadanio, che la discussione sull'informativa si è già conclusa; si è aperta una fase nella quale i colleghi intervengono sull'ordine dei lavori. Non abbiamo bisogno di «replicanti» che sostengano con interventi di solidarietà il Ministro per i beni e le attività culturali, a cui è stato chiesto di compiere un atto di responsabilità, dimettendosi.
Questo era sostanzialmente ciò che veniva richiamato anche nell'intervento del capogruppo del Partito Democratico. Egli è intervenuto propriamente per un richiamo al Regolamento all'interno della fase della discussione sull'informativa del Governo; non è intervenuto quando tale fase era già conclusa.
Voglio ricordare, signor Presidente, che, a seguito dell'informativa del Governo, ogni gruppo ha cinque minuti a disposizione; quella fase si era già conclusa. Un conto è sentire l'onorevole Aprea annunciare che domani la Commissione cultura sarà a Pompei. Voglio sperare che l'onorevole Aprea abbia, in realtà, dato anche una disponibilità in merito ad un'indagine conoscitiva, che la Commissione può chiedere al Presidente, sulla situazione non solo di Pompei, ma di tutti i siti archeologici del nostro Paese, ma questo è un conto. L'intervento del presidente Aprea è un intervento proprio sull'ordine dei lavori, ma tutti gli altri interventi fanno un utilizzo improprio dell'articolo 41 del Regolamento.
Siccome spesso avviene che qui ci si comporti come se si fosse in un'assemblea Pag. 30popolare, senza regole e senza alcun indirizzo (non parlo di lei, signor Presidente, perché ha gestito i lavori come di dovere), il merito dell'intervento dei colleghi è tale per cui si interviene indipendentemente dalla responsabilità, che si ha, nell'osservanza del Regolamento.
Quando si richiama l'articolo 41 del Regolamento e si interviene sull'ordine dei lavori, il Regolamento non consente di poter riavviare una discussione su un punto che è stato chiuso dall'Assemblea.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, faccio a meno, garbatamente, della sua solidarietà. Non ne ho bisogno, anche perché, a proposito di appropriatezza o non appropriatezza, devo dire che eravamo già passati, nella fase successiva, alla possibilità di intervenire sull'ordine dei lavori.
Lei, che è un veterano di quest'Aula, può andare a vedere gli interventi sull'ordine dei lavori, i tipi di intervento che vengono fatti normalmente a fine seduta, ed è anche comprensibile che si facciano, perché diventa anche un modo e un luogo perché il parlamentare possa esprimersi.
Non ometto di ricordarle che è stato improprio il richiamo al Regolamento dell'onorevole Franceschini sulla base dell'articolo 118, articolo che lei mi ha gridato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Infatti, tale articolo non c'entra assolutamente nulla, perché in esso si fa riferimento a «comunicazioni del Governo». Eravamo, invece, in presenza di un'informativa del Governo, che non ha bisogno di voti e di nient'altro. Non è possibile che la conseguenza richiamata dall'onorevole Franceschini, ai sensi dell'articolo 118 del Regolamento, possa inserirsi proprio in quell'articolo.
Per cui, vi è stato un richiamo improprio al Regolamento anche da parte di chi è intervenuto sul Regolamento. Per quanto riguarda il resto, mi faccia fare tranquillamente le mie valutazioni né posso darle la parola per la replica. Chiedo scusa, onorevole Quartiani, non è che voglia aprire un dibattito con lei.
Si tratta di interventi sull'ordine dei lavori: ritengo che possano essere esposti tranquillamente, come ritengo che, anche in altre occasioni, possano essere svolti su tanti altri argomenti.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 12,20).

ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo per sollecitare un'interrogazione, la n. 4-07810, che ho presentato il 30 giugno insieme al collega Fiano e a tanti altri colleghi del mio gruppo, che riguarda i vigili del fuoco.
In questa interrogazione si ricorda come, nella legge finanziaria per il 2007, sia stata introdotta un'addizionale sui diritti di imbarco (che regolarmente i cittadini versano e che è pari ad un euro per ogni biglietto) e sia stato deciso di far contribuire gli aeroporti del nostro Paese alla spesa che lo Stato sostiene per garantire il servizio dei vigili del fuoco. Di tutto questo, il corpo nazionale dei vigili del fuoco ed il Ministero dell'interno non hanno mai visto un euro, perché il Ministero dell'economia e finanze non riversa le risorse ai vigili del fuoco e perché gli aeroporti si rifiutano di pagare quanto determinato in una legge dello Stato.
Credo che su questo tema vi sia la necessità di un'azione forte da parte del Governo; in tal senso abbiamo predisposto un'interrogazione che a tutt'oggi non ha avuto risposta.
Ricordo che le risorse stanziate da questo provvedimento inserito nella legge finanziaria per il 2007 potrebbero garantire la soluzione dei problemi di migliaia di giovani che sono attualmente disoccupati - seppure idonei secondo una graduatoria di concorso -, la stabilizzazione, l'assunzione di duemila unità, consentendo di sopperire ai vuoti di organico o al pagamento di quelle indennità, di quegli Pag. 31straordinari, di quel contratto di lavoro, che oggi ai vigili del fuoco non vengono pagati per assenza di risorse.
Quindi, pregherei lei, signor Presidente, di sollecitare il Governo a dare una risposta, sia perché le risposte alle interrogazioni vanno rese, sia per consentire al Ministero dell'interno una miglior fruibilità e, finalmente, la soluzione di problemi che il Corpo nazionale dei vigili del fuoco ha e che sono stati evidenziati anche in molti atti di sindacato ispettivo, ordini del giorno o risoluzioni presentate in quest'Aula da parte del nostro gruppo, ma anche da parte di altri gruppi, compresi quelli di maggioranza.

MASSIMO VANNUCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, vorrei sollecitare anch'io la risposta ad un'interrogazione in Commissione rivolta al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, del 16 giugno 2010.
Lo faccio, signor Presidente - anche se il ritardo per altre interrogazioni che ho presentato è molto più ampio - perché nella suddetta interrogazione segnalavo fatti molto gravi avvenuti in un liceo di Pesaro-Urbino, dove era stata chiamata la polizia. L'anno scolastico è ricominciato senza rimuovere nessuno dei rilievi che facevo al Ministero circa la conduzione di quell'istituto scolastico. Gradirei, quindi, avere una risposta.
Approfitto anche, parlando di scuole, per ricordare un'altra interrogazione, questa invece veramente urgente, presentata sempre in Commissione, ma in questo caso diretta al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, la n. 5-03381 del 14 settembre 2010; urgente perché si riferisce ai finanziamenti per l'edilizia scolastica disposti dal CIPE e quindi utile per capire le procedure per velocizzare gli interventi. La prima interrogazione che le ho citato, invece, è la n. 5-03068 del 16 giugno 2010. Ne avrei un pacchettino, signor Presidente, ma intanto partiamo da queste due.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale.

PRESIDENTE. Comunico che è stato chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale il deputato Marco Marsilio, in sostituzione del deputato Roberto Antonione, dimissionario.
La seduta è sospesa. Riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 12,25, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro della giustizia, il Ministro della salute e il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Iniziative normative per la sospensione dei termini limite fissati dal decreto-legge n. 105 del 2010 in materia di denuncia di inizio attività per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili - n. 3-01318)

PRESIDENTE. L'onorevole Ruggeri ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01318, concernente iniziative normative per la sospensione dei termini limite fissati dal decreto-legge n. 105 del 2010 in materia di denuncia di inizio attività per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

Pag. 32

SALVATORE RUGGERI. Signor Presidente, signor Ministro, come lei ben sa, il decreto-legge n. 105 del 2010 ha di fatto sanato le procedure di denuncia di inizio attività per la realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, avviati anche con soglie superiori a quelle stabilite dal decreto legislativo n. 387 del 2003, purché tali impianti siano entrati in esercizio entro 150 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge citato. Vi sono, tuttavia, numerose iniziative, di rilevante impatto economico e sociale, che rischiano di saltare perché il limite previsto non potrà essere rispettato per responsabilità dirette del gestore locale, impossibilitato a completare le opere e le attività a proprio carico. Le chiediamo signor Ministro, se non ritenga opportuno di evitare il mancato avvio di tutte le attività iniziate in corso, con un intervento di sospensione e di fissazione di nuovi termini rispetto a quelli previsti dal decreto n. 105 del 2010; anche perché, signor Ministro, abbiamo approvato un ordine del giorno il 28 luglio, ma ad esso non si è dato seguito.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, ha facoltà di rispondere.

PAOLO ROMANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, l'interrogazione si riferisce all'articolo 1-quater del decreto-legge n. 105 del 2010, come ricordava appunto il proponente, convertito con modificazioni dalla legge n. 129 del 2010, che fa salvi gli effetti relativi alle procedure di denunzia di inizio attività per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, a condizione che gli impianti siano entrati in esercizio entro il 16 gennaio 2011.
Il problema nasce dal fatto che il decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, ha stabilito che gli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili sotto determinate soglie di potenza possono essere autorizzati tramite lo strumento della denuncia di inizio attività. Alcune leggi regionali, che hanno fissato soglie di potenza più elevate di quelle statali, sono state dichiarate incostituzionali. L'articolo 1-quater ha dunque la finalità di assicurare la validità delle procedure di DIA già avviate in base a leggi regionali dichiarate incostituzionali.
Tuttavia, rispetto al testo approvato, è emersa subito la necessità di intervenire per meglio delimitarne l'ambito di applicazione. Sono pervenute numerose richieste di chiarimenti, formulate sia da enti locali che da operatori del settore delle fonti rinnovabili e loro associazioni di categoria. È stato anche presentato uno specifico ordine del giorno, approvato dall'Aula del Senato, che lei citava prima.
Il Ministero dello sviluppo economico concorda quindi sull'opportunità, evidenziata dai proponenti l'interrogazione, di emanare un'apposita circolare finalizzata a chiarire l'ambito di applicazione dell'articolo 1-quater, anche alla luce degli investimenti degli operatori che ammontano a circa 15 milioni di euro soltanto nella regione Puglia.
Nella circolare si intende chiarire che la ratio della norma è duplice. Da una parte, essa intende far salvi gli effetti abilitativi delle procedura di DIA avviate per la realizzazione di impianti da fonti rinnovabili: siamo infatti consapevoli del rilievo pubblico di tali impianti. A tal fine sarà necessario individuare un criterio oggettivo, cioè l'entrata in esercizio dell'impianto entro una certa data, idoneo a limitare la salvaguardia ai casi in cui effettivamente sussista la necessità di tutelare l'affidamento ingeneratosi negli investitori circa la legittimità delle procedure stesse.
Al tempo stesso, con la circolare si rafforzerà il principio, già implicito nella previsione del termine di 150 giorni, di sollecitare gli operatori alla celere realizzazione degli impianti.
Nella circolare quindi si preciserà, inoltre, che la disposizione dell'articolo 1-quater non è destinata in alcun modo a produrre effetti in ordine ai rapporti giuridici esauriti, ovverosia in ordine a quelle denunce di inizio attività, che siano diventate Pag. 33definitive in quanto non più impugnabili, oppure rispetto alle quali non sono stati esercitati i poteri amministrativi di revoca previsti dalla legge.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PAOLO ROMANI, Ministro dello sviluppo economico. Concludendo, signor Presidente, sarà chiarito pertanto che tali denunce non sono soggette al termine di entrata in esercizio degli impianti, fissato dal medesimo articolo 1-quater.

PRESIDENTE. L'onorevole Ruggeri ha facoltà di replicare.

SALVATORE RUGGERI. Signor Presidente, signor Ministro, ci riteniamo soddisfatti, però cerchiamo perlomeno di sollecitare l'intervento, anche perché i tempi sono molto stretti, visto che il 18 gennaio 2011 scadono questi termini.

(Intendimenti in merito all'inquadramento derivante da procedure di riqualificazione del personale in servizio presso la casa circondariale di Bolzano - n. 3-01321)

PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01321, concernente intendimenti in merito all'inquadramento derivante da procedure di riqualificazione del personale in servizio presso la casa circondariale di Bolzano (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

KARL ZELLER. Signor Presidente, signor Ministro, mentre a livello nazionale le procedure di riqualificazione per i passaggi interni del personale delle case circondariali si sono concluse nell'anno 2002 o nel 2004, per la casa circondariale nella provincia di Bolzano non si sono concluse entro questi termini, anzi si sono concluse con un notevole ritardo, nel 2008 e nel 2009. Ciò nonostante, l'effettivo inquadramento non è ancora avvenuto, creando un gravissimo disagio per le persone interessate, che stanno perdendo notevoli benefici anche economici.
Domandiamo quindi quali siano gli intendimenti del Ministro per risolvere tempestivamente questa problematica, evitando l'evidente situazione di disparità di trattamento.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, nel rispondere agli onorevoli Zeller e Brugger, ritengo opportuno ricordare che le procedure di riqualificazione per i passaggi interni alle aree B e C del personale in servizio, presso la casa circondariale di Bolzano, si inseriscono nell'ambito di un più ampio programma di riqualificazione del personale dell'amministrazione penitenziaria, attivato su base nazionale ed ormai prossimo all'ultimazione.
Al riguardo, vorrei poi segnalare che l'iter procedimentale dei processi di riqualificazione risulta significativamente più complesso per il personale della provincia di Bolzano, dovendo necessariamente passare, così come previsto dallo Statuto autonomo della regione Trentino Alto Adige, attraverso la fase del recepimento delle piante organiche da parte della commissione paritetica Stato - regione autonoma, composta da tre membri nominati dalla provincia autonoma di Bolzano e da tre membri nominati dal Governo.
In verità, già in data 9 gennaio 2009, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha provveduto a trasmettere alla Presidenza del Consiglio dei ministri le tabelle contenenti la dotazione organica della casa circondariale e dell'ufficio esecuzione penale esterna di Bolzano. A tutt'oggi, però, la commissione non si è ancora riunita e non è stato conseguentemente possibile l'inquadramento dei dipendenti interessati.
Per di più, in seguito alle riduzioni di personale, introdotte dall'articolo 74 della legge n. 133 del 2008, in combinato disposto Pag. 34con l'articolo 2 della legge n. 25 del 2010, è stato necessario ridefinire le dotazioni organiche del personale appartenente alle aree funzionali dell'amministrazione. È stato infatti predisposto un decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri per il Dipartimento della funzione pubblica e, accogliendo la richiesta del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, si è trasmesso, con nota del 12 luglio, al Ministero dell'economia e delle finanze per l'acquisizione della firma del Ministro. È evidente quindi che soltanto dopo l'avvenuta approvazione con DPCM sarà possibile ridefinire le dotazioni organiche dei singoli profili professionali e prevedere che ogni struttura penitenziaria, ubicata sul territorio nazionale, abbia il relativo contingente organico.
Ad ogni buon conto, il DAP (Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria) proprio per andare incontro alle aspettative del personale della provincia di Bolzano, che ha partecipato alla riqualificazione, ha già programmato le nuove piante organiche di entrambe le strutture penitenziarie della provincia di Bolzano, rimodulandole con i profili professionali ridefiniti dal contratto integrativo di amministrazione, sottoscritto il 29 luglio 2010, e tenendo in considerazione i passaggi di qualifica intervenuti con le procedure di riqualificazione (ovviamente tutto ciò nei limiti delle competenze del DAP e nel rispetto delle rideterminazioni di piante organiche complessive).
Non appena saranno completate le tabelle relative alle piante organiche in questione, sarà cura del Dipartimento e quindi del Ministero trasmetterle prontamente al commissario del Governo e alla Presidenza del Consiglio dei ministri per la successiva sottoposizione alla commissione dei sei, ai fini della definitiva approvazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di replicare.

KARL ZELLER. Signor Presidente, non posso dire che siamo soddisfatti di questa risposta perché il collega Brugger ed io siamo membri di queste commissioni paritetiche, e da sette anni cerchiamo di far approvare queste modifiche delle tabelle, che però vengono continuamente modificate da parte del Ministero, in modo tale che noi in commissione non riusciamo mai ad approvarle. Per di più anche altre persone in altre amministrazioni sono state riqualificate senza attendere la modifica delle tabelle organiche previste in base allo statuto con norme di attuazione. Non si capisce, francamente, questa disparità di trattamento, anche perché tre persone appartenenti alla casa circondariale di Bolzano sono state recentemente reinquadrate, il che non è avvenuto per il restante personale, per cui prego il Ministro di attivarsi in tal senso per eliminare questa evidente situazione di disparità di trattamento.

(Iniziative in merito al concorso notarile, con particolare riferimento alla possibilità di «regionalizzare» le prove concorsuali - n. 3-01322)

PRESIDENTE. L'onorevole Nicola Molteni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01322, concernente iniziative in merito al concorso notarile, con particolare riferimento alla possibilità di «regionalizzare» le prove concorsuali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, con questa interrogazione parlamentare il gruppo Lega Nord Padania chiede al Ministro ulteriori chiarimenti in merito al concorso nazionale notarile che si è tenuto dieci giorni fa a Roma, concorso nazionale che come ben sappiamo - i fatti sono assolutamente noti - ha visto delle gravi irregolarità tali per cui il concorso medesimo è stato prima sospeso e poi annullato. Dico subito che esprimiamo grande soddisfazione per quanto fatto dal Ministro, il quale è prontamente intervenuto per annullare le prove incriminate e, dall'altro lato, per poter salvaguardare il concorso, e anche per poter arrivare ad un mutamento Pag. 35della commissione che - come sappiamo - era composta prevalentemente se non esclusivamente da commissari rappresentativi di una sola zona del Paese. Quindi esprimiamo apprezzamento per questo atteggiamento. Oggi però, signor Ministro, le chiediamo un ulteriore chiarimento. Innanzitutto chiediamo che vengano accertate le dovute e doverose responsabilità in merito ai fatti accaduti, e che la commissione, qualora sarà istituita, sia rappresentativa di tutte le fasce e di tutte le zone del Paese, e soprattutto che vi siano delle verifiche in merito ad una modifica delle modalità di accesso al concorso, oggi su base nazionale, ma che potrebbe essere previsto anche su scala regionale.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, in riferimento alla gravissima vicenda che ha riguardato l'ultimo concorso per notai sin dal 5 novembre ho avuto modo di chiarire - e sono lieto che il collega mi abbia dato atto di ciò - che, a seguito di un esame attento degli atti che mi sono stati trasmessi dalla commissione esaminatrice, ho assunto le seguenti determinazioni: salvare il bando di concorso per evitare che tanti candidati siano penalizzati da ulteriori ritardi derivanti dalla pubblicazione di un nuovo bando, che inevitabilmente provocherebbe notevoli dilazioni nella determinazione delle date utili per lo svolgimento di una nuova prova di concorso; annullare le nuove prove celebrate, e in questo senso ho invitato il direttore generale della giustizia civile del Dipartimento degli affari di giustizia a procedere immediatamente. Al riguardo - lo comunico in quest'Aula - il provvedimento di annullamento delle sole prove scritte del concorso a 200 posti di notaio sarà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale di dopodomani (venerdì 12 novembre, quindi dopodomani sarà in Gazzetta).
Inoltre, mi sono determinato a rinnovare per intero la commissione esaminatrice che ha provveduto all'individuazione delle tracce e presieduto allo svolgimento delle prove, pur non nutrendo alcun dubbio sulla buona fede dei suoi componenti. Inoltre, ho trasmesso gli atti in possesso del Dicastero alla procura della Repubblica per eventuali iniziative di competenza. In proposito il procuratore della Repubblica di Roma ha comunicato che sulla vicenda del concorso notarile interrotto per presunte irregolarità è stato iscritto il procedimento penale n. 57077/10 nei confronti di ignoti per il reato di cui all'articolo 323 del codice penale, e che sono in corso indagini per acquisire tutti gli elementi utili. Rispondendo al quesito specificamente formulato dai colleghi e diretto ad ottenere una rivisitazione della disciplina di accesso al concorso notarile ed al suo concreto svolgersi, comunico di aver dato mandato all'ufficio legislativo del Ministero di approfondire tutte le criticità evidenziatesi nella procedura di svolgimento del concorso, e assicuro inoltre che gli elementi che emergeranno dall'approfondimento delle stesse criticità saranno oggetto di attento vaglio e riflessione anche parlamentare, attraverso la sottoposizione degli stessi all'attenzione della Commissione competente.
Ciò al fine di garantire la necessaria e massima trasparenza nello svolgimento del concorso in questione ed evitare, in ogni caso, per il futuro, il ripetersi di episodi analoghi a quelli che, purtroppo, hanno connotato le prove di esame da ultimo espletate (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. L'onorevole Nicola Molteni ha facoltà di replicare.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, signor Ministro, siamo estremamente soddisfatti per il tipo di risposta che ci ha appena formulato e che va esattamente nella tendenza del grande rispetto e della grande considerazione che abbiamo per lei e per il lavoro che ha finora svolto. Riteniamo che soprattutto la parte relativa all'avvio delle procedure per poter valutare Pag. 36eventuali e possibili modifiche alle regole di accesso al concorso vada esattamente nella direzione di poter garantire legalità, ma, al tempo stesso, serietà e serenità ad un concorso tanto importante che vede coinvolti tanti aspiranti giovani notai, i quali hanno diritto di poter vedere riconosciuto il proprio lavoro. Voglio ricordare che, oggi, abbiamo qualcosa come 1.000 sedi notarili vacanti e che gli ultimi tre concorsi notarili hanno avuto dei problemi, tanto quello del 2006, quanto quello del 2008 e l'ultimo del 2010. Alla luce di ciò, quindi, riteniamo che sia doveroso approfondire un'ulteriore valutazione ed oggi lei ha dato assolutamente la disponibilità in tal senso per poter vedere e rivedere le modalità di accesso, anche sulla base della possibilità di poter prevedere un concorso regionale che non è e non vuole essere una proposta propagandistica, bensì un'opzione seria. Tra l'altro, annuncio anche che il gruppo della Lega Nord Padania, nelle prossime settimane, presenterà appunto una proposta di legge in tal senso e mi auguro che su di essa ci possa essere il confronto con il Ministro.

(Iniziative per favorire l'utilizzo dei defibrillatori in ambiente extraospedaliero - n. 3-01319)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Virgilio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01319, concernente iniziative per favorire l'utilizzo dei defibrillatori in ambiente extraospedaliero (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, signor Ministro, lei sa benissimo, essendo un medico, che in Italia muoiono circa 60.000 persone al di fuori degli ospedali a causa di un arresto cardiaco, cioè per l'insorgenza di un'aritmia, come se il cuore impazzisse e si ferma. In questi casi, il tempo è cruciale; se si interviene entro cinque minuti con un defibrillatore, un apparecchio particolare, si possono salvare molte di queste vite. Proprio per questo, occorre diffondere nella popolazione la cultura dell'emergenza e fare in modo che ci siano dei siti dove applicare tali defibrillatori. L'ultima finanziaria del 2009 per il 2010 ha dato mandato al suo Ministero di emanare un decreto in questo senso e ha dato anche dei fondi - pochi in verità - che speriamo aumentino. Le chiedo, perciò, a che punto è questo decreto e se non pensa che questi fondi siano insufficienti.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevole Di Virgilio, il testo del decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, di cui all'articolo 2, comma 6, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, finalizzato a favorire la diffusione di defibrillatori semiautomatici ed automatici esterni è stato predisposto, firmato ed inviato, in data 19 ottobre 2010, alla Conferenza unificata Stato ed enti locali. Ora siamo in attesa della relativa delibera della Conferenza medesima, dopodiché il decreto diventa esecutivo. Per quanto riguarda l'opportunità di procedere ad un incremento dei fondi, va considerato che la proposta, per potersi realizzare, necessita di una modifica normativa finalizzata ad incrementare l'importo dell'autorizzazione di spesa recata dalla citata legge n. 191 del 2009. Comunque, è intenzione nostra avviare in futuro ogni iniziativa utile per verificare, con il Ministero dell'economia e delle finanze, la possibilità di destinare alla diffusione dei defibrillatori semiautomatici ed automatici esterni ulteriori risorse compatibilmente con le attuali disponibilità finanziarie.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Virgilio ha facoltà di replicare.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, signor Ministro, sono oltremodo soddisfatto perché, finalmente, lei ha dato inizio a questa catena salvavita. Voglio ricordare a chi ci ascolta che l'uso del defibrillatore da parte di tutti i cittadini Pag. 37che frequentano un corso brevissimo di poche ore, che darà i primi elementi per la rianimazione e per l'uso del defibrillatore stesso, è semplice. Questi apparecchi sono portatili, sono a disposizione di tutti, non costano molto e possono essere utilizzati da un soccorritore pubblico. Questo è importantissimo.
Tuttavia, occorre che emerga tale cultura dell'emergenza.
Pertanto le chiedo se, ad esempio, non sia il caso anche di istituire un numero verde presso il suo Ministero. Le regioni, a cui lei ha sottoposto il suo decreto, ritengo che abbiano tutto l'interesse a che venga attuato quanto prima.
Le chiedo di intervenire perché questo decreto sia attuato immediatamente, in particolare considerando che i fondi disponibili sono pochi. Ricordo: 4 milioni di euro per il 2010 e 2 milioni nel 2011 e 2012 che sono veramente insufficienti. Un defibrillatore oggi costa intorno a mille euro; considerando che gli studi fatti anche dal Ministero ritengono che l'ideale sarebbe un defibrillatore ogni mille abitanti, occorrerebbero 60 mila defibrillatori e pertanto la spesa sarebbe di 60 milioni.
Non chiediamo questo ma che si avvii una campagna con l'individuazione dei siti, delle spiagge e dei campi di calcio dove questi ragazzi muoiono all'improvviso, nei supermercati, negli aerei, negli aeroporti. Nelle altre nazioni che ho visitato già esistono. Ci hanno copiato una legge che noi non abbiamo attuato. Lei ha questo compito e sono contento che lei abbia dato inizio all'esecuzione di questo compito (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative di competenza del Governo in merito alla gestione della sezione laziale dell'Unione italiana lotta alla distrofia muscolare - n. 3-01320)

PRESIDENTE. L'onorevole Argentin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01320, concernente iniziative di competenza del Governo in merito alla gestione della sezione laziale dell'Unione italiana lotta alla distrofia muscolare (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, Ministro, sono qui per portarla a conoscenza di una serie di situazioni gravissime che stanno da anni toccando la UILDM, la sezione laziale, che è un'associazione che si occupa della riabilitazione per più di 1700-1800 disabili con enormi difficoltà ogni anno.
Ebbene all'interno di questa struttura ormai da circa una decina di anni ci troviamo di fronte a situazioni gravissime con soldi pubblici. È per questo che oggi sono qui. Le premetto che la UILDM sezione laziale ha come riferimento la UILDM nazionale alla quale più volte sono state presentate tutte le denunce che io oggi le sottopongo. Ciò che avviene più spesso è di tagliare le riabilitazioni con i soldi che, invece, vengono dati dal governo regionale....

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Argentin.

ILEANA ARGENTIN. E, inoltre, anche per quanto riguarda l'uso improprio di mezzi....

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Argentin.
Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, con riferimento all'interrogazione in esame, devo anzitutto far rilevare che la tematica sollevata non rientra tra le funzioni istituzionali del Ministero della salute. Tuttavia, rispondo agli onorevoli interroganti fornendo elementi conoscitivi utili all'inquadramento generale della vicenda, anche per un prosieguo di competenza.
In base al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 marzo 2001, n. 329, regolamento recante norme per le organizzazioni non lucrative di utilità sociale, le funzioni di indirizzo, promozione Pag. 38e vigilanza e ispezione ai fini dell'uniforme e corretta osservanza della disciplina legislativa e regolamentare delle ONLUS vengono esercitate dalla citata agenzia, la quale opera sotto la vigilanza del Presidente del Consiglio dei ministri a cui spetta la competenza relativa.
Per quanto poi possa occorrere fornisco elementi acquisiti dalla regione Lazio per aspetti relativi alle prestazioni riabilitative non residenziali e a carico del sistema sanitario regionale.
In particolare la ONLUS in esame è autorizzata dalla regione all'erogazione di 520 trattamenti ambulatoriali e domiciliari così ripartiti: 260 prestazioni riabilitative di natura estensiva e 260 prestazioni riabilitative in regime di mantenimento. Per gli stessi livelli è previsto un budget per l'anno 2010 di oltre 6 milioni di euro. L'attività di controllo sulle attività prestazionali erogate sia per quantità sia per qualità è in capo alla azienda USL di Roma-E competente per territorio. Comunque invierò immediatamente il testo dell'interrogazione alla Presidenza del Consiglio, competente per materia, per ulteriori approfondimenti.

PRESIDENTE. L'onorevole Argentin ha facoltà di replicare.

ILEANA ARGENTIN. Signor Ministro, voglio ringraziarla per queste attenzioni. Dal momento che ho questi due minuti, mi permetto di sollevare una questione importante. Vorrei dire che questa associazione - mi prendo oneri e onori di quanto dico - gioca addirittura in borsa con i soldi della riabilitazione ricevuti dalla regione Lazio.
Si parla tanto delle difficoltà di compartecipazione degli utenti: per una volta voglio dire che dobbiamo imparare a dire dei «no» anche ai disabili, perché non tutti sono onesti o per bene. Vi è questo grande limite e questa grande barriera culturale, che non fa vedere realmente le persone per quello che sono: una carrozzina non fa di una persona una persona per bene, così come un bastone bianco.
È ora di imparare a dire dei «no» alle persone che approfittano di tante e tante figure e di tante e tante persone con patologie gravi e gravissime. Sono più di centinaia di migliaia le persone che vivono con dei respiratori con la distrofia muscolare. Ad oggi, su cinque riabilitazioni che venivano fornite a settimana dalla regione Lazio, ne sono state tagliate tre, soltanto per scelta di un consiglio direttivo che la fa da padrone.

(Iniziative a favore della regione Veneto colpita dalla recente ondata di maltempo, con particolare riferimento all'istituzione di un contributo nazionale di solidarietà - n. 3-01323)

PRESIDENTE. L'onorevole Bellotti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01323, concernente iniziative a favore della regione Veneto colpita dalla recente ondata di maltempo, con particolare riferimento all'istituzione di un contributo nazionale di solidarietà (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

LUCA BELLOTTI. Signor Presidente e signor Ministro, il Veneto e in special modo le province di Padova e Vicenza stanno vivendo ore drammatiche a seguito delle gravi calamità naturali che si sono verificate sul loro territorio. Ne approfitto anche a nome del gruppo di Futuro e Libertà per esprimere la solidarietà e la vicinanza alle popolazioni coinvolte.
Abbiamo appreso anche stamattina dalle agenzie che il Governo intende offrire un intervento importante a sostegno di queste popolazioni. Io che sono polesano so cosa voglia dire essere alluvionato: essere alluvionato significa perdere la speranza per il futuro. Quindi, mi auguro che in questa direzione il Governo possa essere vicino alla popolazione di un Veneto che ha dato molto all'Italia: adesso il Veneto si aspetta molto dal Governo.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, rispondo Pag. 39all'interrogazione dell'onorevole Bellotti precisando che, come noto, proprio al termine del question time il sottosegretario Bertolaso renderà una più ampia informativa sui recenti eventi alluvionali che hanno colpito la regione Veneto.
In relazione agli eventi alluvionali che hanno colpito la regione Veneto, su richiesta della stessa regione Veneto e della regione Friuli Venezia Giulia, il Consiglio dei Ministri ha dichiarato, in data 5 novembre 2010, lo stato di emergenza, ai sensi della legge n. 225 del 1992, per garantire la realizzazione dei primi interventi finalizzati al soccorso della popolazione, alla rimozione delle situazioni di pericolo e per favorire il tempestivo superamento dell'emergenza, per un celere ritorno alle normali condizioni di vita.
Nella medesima riunione del Consiglio dei Ministri è stato deliberato un primo stanziamento di 20 milioni di euro per iniziative di massima urgenza.
Il dipartimento della protezione civile comunica che, con la nota di richiesta dello stato di emergenza, la regione Veneto ha formulato una prima stima sommaria dei danni subiti dall'intero territorio, che ammonterebbe ad oltre 500 milioni di euro. È in via di predisposizione la conseguente ordinanza, il cui contenuto è stato oggetto di riunioni svoltesi oggi con la partecipazione di rappresentanti delle regioni interessate. Anche sugli esiti di queste riunioni, che si sono svolte fino a pochi minuti fa e alle quali ha partecipato anche il Presidente del Consiglio dei Ministri, potrà, come dicevo all'inizio, più ampiamente riferire il sottosegretario di Stato Guido Bertolaso nel corso dell'informativa che renderà tra poco qui alla Camera sui recenti fenomeni alluvionali.

PRESIDENTE. L'onorevole Bellotti ha facoltà di replicare.

LUCA BELLOTTI. Signor Ministro, la ringrazio per le risposte che credo anche molti veneti abbiano avuto modo di sentire. Quindi, siccome la fonte è autorevole, ci auguriamo veramente che queste risorse vengano rese disponibili al più presto per alleviare questo stato e questa situazione grave e drammatica.
Non ci soffermeremo a sottolineare i danni che si sono verificati, anche perché sono oggetto di un successivo dibattito della Camera.
Vorrei fare alcune brevissime considerazioni, e mi spiace che non sia presente il Ministro dell'ambiente competente: questa non è la prima volta che trattiamo questi tristi argomenti alla Camera dei deputati. Noi siamo persone che vivono sulle rive del fiume Po: un fiume importante che, molto spesso, è stato causa di tragedie per le popolazioni. Io stesso sono polesano, lo dicevo prima, e conosco bene, quindi, la forza, l'impeto e la straordinaria forza distruttrice di questo fiume.
Oggi bisogna ripensare, in queste regioni, a un modello di sviluppo compatibile con l'ambiente, in maniera molto più seria rispetto al passato. Signor Ministro, lo dico al Governo: troppi sono gli enti che intervengono con competenze sulle questioni che riguardano la sicurezza idraulica del territorio, per cui, di fronte a precipitazioni che sì sono state importanti a volte corriamo il rischio di non sapere e non capire mai chi deve decidere e, purtroppo, nell'indecisione, la natura presenta poi il conto che, spesso, è drammatico.
Per il Governo questo deve essere un momento non solo di solidarietà, ma anche per fare il punto vero sulla situazione, affinché questi casi non si verifichino più.

(Iniziative per limitare l'utilizzo del servizio scorte e per una chiara definizione dei relativi compiti istituzionali - n. 3-01324)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01324, concernente iniziative per limitare l'utilizzo del servizio scorte e per una chiara definizione dei relativi compiti istituzionali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, noi dell'Italia dei Valori chiediamo al Presidente del Consiglio di fare una cosa Pag. 40buona nelle ultime ore di fine regime: rivedere il servizio della sua scorta e quello delle scorte in generale.
Abbiamo appreso, infatti, dalla lettura diretta di dichiarazioni di personale che dovrebbe difendere la più alta personalità dello Stato, le seguenti affermazioni: Basta, non siamo carabinieri per fare la guardia alle escort del Premier, non ne possiamo più. Inoltre: non siamo diventati carabinieri per fare le guardie a chi si occupa d'altro durante le ore di servizio.
Assistiamo ad un servizio di tassisti piuttosto che a un servizio per la sicurezza.
Insomma, il quesito che noi poniamo è questo: carabinieri che sono stati addestrati per tutelare personalità dello Stato, possono essere utilizzati per fare da autisti e badanti? Chiediamo che il Governo riveda il servizio di distribuzione delle scorte e di utilizzo delle stesse per fini istituzionali, piuttosto che per compiti che nulla hanno a che fare con quelli per cui sono state istituite.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, rispondo all'onorevole Di Pietro riportando gli elementi forniti alla sua interrogazione dal Ministero dell'interno, cui peraltro è rivolta la stessa interrogazione.
L'Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale, istituito nell'ambito del Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, ai sensi del decreto-legge n. 83 del 2002, ha comunicato che, ad oggi, il personale delle forze di polizia attualmente impegnato nei servizi di protezione personale, disposti ai sensi dell'articolo 1 del predetto decreto-legge, ammonta a 1988 unità, cui possono aggiungersi ulteriori 377 unità, comprensive di personale dell'esercito impiegato in servizi integrativi di vigilanza fissa.
La valutazione sull'esposizione al rischio delle persone oggetto di minacce da parte del terrorismo e della criminalità organizzata è all'attento esame delle prefetture competenti. L'istruttoria è curata dalle forze di polizia e, quindi, sottoposta all'esame della riunione di coordinamento delle forze di polizia medesime presiedute dal prefetto che, all'esito, inoltra una proposta all'Ufficio centrale interforze per l'eventuale adozione, modifica o revoca di misure tutorie, graduate secondo il profilo di rischio della personalità.
Periodicamente vengono diramate circolari per richiamare l'attenzione sulla puntuale osservanza delle regole e dei moduli comportamentali necessari ad assicurare l'ottimale svolgimento dei delicati compiti.
Circa il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministero dell'interno comunica che la responsabilità della sicurezza e della protezione istituzionale del Presidente del Consiglio è affidata all'AISI, pertanto l'emanazione delle ulteriori specifiche direttive a cui si fa riferimento nel quesito dell'interrogazione in oggetto, signora Presidente, esulano dalle attribuzioni del Ministero dell'interno.
Il Ministero, infine, evidenzia che il Presidente del Consiglio dei ministri (unitamente ai Presidenti delle Camere, al presidente della Corte costituzionale, ai vicepresidenti del Consiglio dei ministri, ai Ministri dell'interno, della difesa, della giustizia, degli affari esteri, dell'economia e delle finanze, al sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con funzioni di segretario del Consiglio dei ministri, al primo presidente e al procuratore generale della Corte di Cassazione, al vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura) rientra tra le alte personalità istituzionali che sono sottoposte a misure di protezione e di vigilanza in ragione della carica rivestita.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di replicare.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, non metto in dubbio che ci siano delle circolari che dispongono cosa debba Pag. 41fare il servizio di scorta. Il problema è, specificamente, che le persone che fanno servizio di scorta hanno riferito - noi vogliamo sapere se è vero o non è vero - testualmente: è capitato che il Presidente del Consiglio è venuto incontro a noi e ci ha detto «beati voi che adesso andate a casa a dormire, a me invece tocca andare a trombare»; un'altra volta ci ha portato qualche ragazza e ce l'ha presentata. Una notte ci ha mandato una ragazza che ci ha fatto la danza del ventre; a fine serata riportiamo le personalità a casa. Vediamo alcune ragazze uscire e tornare verso Milano, altre restano nella villa per la notte. Capita che dobbiamo scortare personalità che fanno il giro per riaccompagnare le ragazze nei residence milanesi, alla Torre Velasca o in Corso Italia. L'ultima magari se la portano a casa e noi dobbiamo accompagnarli fino a sotto il portone.
Insomma, quello che noi chiediamo non è cosa fanno le scorte, ma cosa ci fanno il Presidente del Consiglio e gli amici suoi con dette scorte, se è vero, com'è vero, come riferiscono queste persone - e vogliamo sapere se è vero - che alcune ragazze le porta direttamente Emilio Fede nella sua auto, e altre scendono da quella di Lele Mora. Vogliamo sapere se anche Emilio Fede ha il servizio di scorta.
Insomma, noi abbiamo chiesto cosa fa il Presidente del Consiglio, non cosa fanno le scorte. Cosa ci fa con queste scorte?
Certo, fra poco, grazie a Dio, ce ne liberiamo, ma non è che dobbiamo ogni volta aspettare di liberarci del Presidente del Consiglio per stabilire che le scorte sono fatte da persone che rischiano la vita e non si devono vergognare.
Non lo dico io, ma la polizia: «ormai piantoniamo hotel e centri massaggi». Lo sfogo della scorta: «ormai dobbiamo fare la guardia alle escort del Premier». Credo che su tutto questo il Ministro dell'interno debba riferire, acquisendo una relazione dal servizio scorte e aprendo una verifica interna per verificare l'abuso che si fa di questa funzione.
Non ci deve dire cosa dovrebbero fare loro. Ci mancherebbe altro, cosa fanno? Vietano che delle persone entrino a casa del Premier, o forse è il Premier che deve stabilire che le persone che lo vanno a trovare devono andarci con mezzi propri e non con i servizi di Stato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 16 con l'informativa urgente del Governo sui recenti eventi alluvionali.

La seduta, sospesa alle 15,40, è ripresa alle 16,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Lucà è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sui recenti eventi alluvionali.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sui recenti eventi alluvionali.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo misto.

Pag. 42

(Intervento del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Guido Bertolaso.

GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, sono stato ancora una volta invitato in questa autorevolissima sede a fornire, in qualità di rappresentante del Governo, un'informativa in merito agli eventi meteorologici che hanno recentemente interessato diverse regioni del nostro territorio, con particolare riferimento al Veneto. Lo faccio, signor Presidente, per l'ultima volta perché - come è noto - dalla mezzanotte di domani sera tornerò ad essere non solo un uomo libero, come sono sempre stato, ma anche un privato cittadino, fedele solo al giuramento di Ippocrate che ho formulato trentasette anni or sono.
Per quello che riguarda la vicenda relativa alle tristi condizioni che hanno riguardato il nostro Paese nel corso della settimana passata, ricordo innanzitutto che purtroppo abbiamo dovuto registrare sette vittime: due nel vicentino, tre nel comune di Massa, una a Tropea, in provincia di Vibo Valentia, e un disperso a Rovigo. Il maltempo, in diverse regioni d'Italia, ha determinato inoltre l'allontanamento dalle abitazioni di migliaia di persone, gravi danni alle infrastrutture, allagamenti, esondazioni, smottamenti, frane e notevoli disagi alla viabilità in Liguria per quello che riguarda la ferrovia, in numerose altre province del nord, con particolare riferimento all'interruzione importante e seria dell'autostrada Milano-Venezia per tre giorni.
Per inciso, signor Presidente, sono stato appena informato dalla mia sala operativa che stiamo gestendo e affrontando una situazione particolarmente critica di maltempo anche in Campania, con riguardo particolare alla provincia di Salerno dove in questo momento risultano evacuate, anche se a titolo per il momento precauzionale, oltre mille persone. Tre persone sono cadute in acqua e sono state soccorse tempestivamente, ancora una volta e per l'ennesima volta, dai nostri validissimi vigili del fuoco. Sempre in provincia di Salerno, l'acquedotto del Sele, che serve la città di Salerno e numerosissimi comuni di quella provincia, è stato danneggiato in modo estremamente serio dalla piena del fiume Sele. Si pensa al momento, dalle prime stime, che per circa trenta giorni, lavorando per ventiquattro ore al giorno, sarà necessario fornire modalità diverse di acqua potabile a circa 500 mila persone dei comuni e del capoluogo della provincia interessata. Saprò e fornirò ulteriori elementi nel corso delle prossime ore e nei prossimi giorni anche su questa ennesima ulteriore situazione di criticità.
Credo che serva in questo momento descrivere le attività che abbiamo portato avanti sia come sistema nazionale di protezione civile sia come realtà locali che - voglio ricordarlo ancora una volta -, alla luce del Titolo V della Costituzione, così come è stato riformato, trattandosi di protezione civile come materia di legislazione concorrente, hanno sempre avuto la responsabilità principale nella fase di prevenzione e di gestione della stessa emergenza. Per ciò che riguarda la struttura nazionale, già il 30 e il 31 ottobre di quest'anno il Dipartimento aveva emesso sia avvisi di condizioni meteorologiche avverse con riguardo a precipitazioni diffuse in numerosissime regioni soprattutto del nord Italia e anche possibili criticità serie in altrettante regioni, includendovi anche la Toscana, il Lazio, la Campania, l'Abruzzo e il Molise. Basterà esaminare le due schede che sto mostrando e che indicano in rosso le situazioni di criticità che il Dipartimento nazionale aveva trasmesso a tutti gli enti responsabili per la giornata del 1o e del 2 novembre. Si vede che il 1o novembre, oltre alla Liguria, che sappiamo essere stata particolarmente colpita, e all'alta Toscana, con riguardo al Veneto, la provincia di Verona e la provincia di Vicenza erano indicate come quelle ad alta criticità, mentre per il giorno 2 novembre praticamente tutto il Pag. 43Veneto (la zona rossa) e parte del Friuli Venezia Giulia veniva indicata come possibilità di situazioni di alta criticità.
Per tale ragione, il Dipartimento, secondo la normativa vigente, istituiva nell'ambito della propria struttura una situazione di unità di crisi che potesse collaborare e concorrere con le amministrazioni locali nella gestione di eventuali emergenze.
Sappiamo che i primi momenti critici, le prime difficoltà e anche i primi lutti si sono registrati in Toscana nella provincia di Massa dove purtroppo tre persone hanno perso la vita nelle località di Mirteto e di Lavacchio. Nel corso delle ore successive, mentre l'attenzione di tutto il Paese era rivolta a questa tragedia in Toscana e anche all'interruzione della ferrovia che collega Genova a La Spezia, per le quali c'era stato ampio risalto da parte di tutti i mass media, il Dipartimento monitorava con grande attenzione l'evolversi della situazione in Veneto.
Alle tre di notte del 1o novembre si registrava già l'esondazione del torrente Tramigna nel comune di Soave e dell'Alpone e anche nella zona di San Bonifacio e di Montecchia di Crosara sempre nella provincia di Verona. Il Bacchiglione nello stesso momento raggiungeva livelli di guardia nella provincia di Vicenza. Accadeva poi l'esondazione del Tramigna nel comune di Soave che ci veniva tempestivamente comunicata, mentre la situazione di crisi per quello che riguardava il Bacchiglione cominciava ad interessare non solo la provincia di Vicenza, ma anche quella di Padova.
Sempre nel pomeriggio del 1o novembre, come ho potuto mostrare nella cartina, si emanava l'ulteriore avviso di criticità in modo da mettere tutte le strutture regionali in condizioni di poter operare nel migliore dei modi soprattutto per quello che riguarda il Veneto, tant'è vero che presso le prefetture di Verona, Vicenza e Padova venivano attivati i centri di coordinamento provinciali insieme a tutte le varie componenti locali di Protezione civile. Sempre il 1o novembre sappiamo che si verificava l'interruzione dell'autostrada che ho poc'anzi ricordato nel tratto tra Soave e Montebello.
Il direttore della Protezione civile del Veneto forniva nel corso di quella giornata una serie di indicazioni alla nostra struttura nazionale dichiarando che la situazione comunque era sotto controllo e che le zone maggiormente interessate erano quelle che ho già citato di Soave, San Bonifacio e di Monteforte d'Alpone. Venivano fatte convogliare in quelle zone soprattutto squadre di volontariato provenienti dalla regione Veneto. Nel corso della serata del 1o novembre il Bacchiglione cominciava ad esondare nella provincia di Vicenza e successivamente cominciava ad interessare anche la provincia di Padova.
Vi erano preoccupazioni sul comportamento del Bacchiglione, che, pur essendo un fiume non di primaria importanza, nel passato secolo, come sappiamo, ha provocato diverse situazioni di crisi. La regione Veneto e la prefettura non fornivano comunque particolari indicazioni di criticità e, pertanto, personalmente la sera del 1o novembre mi mettevo in contatto con i prefetti di Verona, Vicenza e Padova e parlavo personalmente con i sindaci dei comuni interessati con particolare riferimento al sindaco di Vicenza e di Padova.
Mentre quest'ultimo non mi segnalava criticità particolari, il sindaco di Vicenza mi esprimeva la sua preoccupazione perché parte della città e il centro storico in particolare risultava essere già stato interessato dalla tracimazione del Bacchiglione. Allora alle ore 23,30 del 1o di novembre convocavo la mia unità di crisi allargata anche con tecnici e funzionari del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e delle Forze armate e provvedevo spontaneamente a far sì che il genio militare dell'Esercito si mobilitasse per garantire una presenza anche in provincia di Vicenza, sia nel capoluogo che nei comuni interessati, di unità militari appartenenti alle Forze armate.
Nello stesso tempo, programmavo un mio sopralluogo per la mattina del 2 novembre sulle zone che mi risultavano essere state maggiormente interessate da Pag. 44questo fenomeno. Quindi, il 2 novembre alle ore 9 mi trovavo già in provincia di Vicenza dove facevo una riunione in prefettura con il sindaco di Vicenza e il sindaco anche di Caldogno che aveva avuto la frazione di Cresole come la maggiormente interessata e colpita.
Convocavo a Vicenza anche la presidente della provincia di Padova e la prefettura affinché trasmettessero alle autorità locali le misure, le iniziative, l'attivazione e le modalità di coordinamento tra tutte le componenti interessate, dando ai sindaci istruzioni precise per l'attivazione, con le modalità della somma urgenza, delle misure necessarie a fronteggiare, anche sul posto, le situazioni di crisi.
Mi recavo poi anche a Verona - avendo fatto un sopralluogo direttamente a Monteforte d'Alpone - dove, avendo convocato le analoghe autorità del posto, davo tutte le informazioni e le istruzioni necessarie a garantire il coordinamento a terra delle situazioni di crisi.
Inoltre - anche se questo non sembrava dovesse essere necessario - ho lasciato sul posto, per governare e collaborare con le autorità locali, quattro tra i miei migliori tecnici, esperti del settore specifico, coordinati dal direttore generale dell'emergenza del Dipartimento nazionale di protezione civile.
Il team dei miei tecnici, insieme ai tecnici della regione e delle tre province interessate, effettuavano sopralluoghi in tutte le situazioni di maggiore crisi e istituivano, o comunque suggerivano l'istituzione, che poi è avvenuta, dei centri operativi misti, dei centri operativi comunali e dei centri di coordinamento di soccorso che, sia a livello dei comuni, sia a livello provinciale e di prefettura sono stati poi successivamente istituiti.
Nel corso dei giorni successivi, la situazione è lentamente migliorata dal punto di vista delle criticità nella provincia di Verona e di Vicenza. Di fatto, sia la città di Vicenza che Cresole sono state liberate, almeno per la maggior parte, dalla presenza di acqua assai imponente nel corso del 4 e del 5 novembre, mentre invece rimaneva critica la situazione della provincia di Padova, a causa della rottura in diversi punti dell'argine del Bacchiglione. Abbiamo calcolato che, di fatto, tra il fiume Bacchiglione e gli altri torrenti, sono stati interessati circa sei corsi d'acqua nella zona maggiormente colpita. Vi sono stati, peraltro, problemi anche nella province di Treviso, Rovigo e Belluno, ma nell'epicentro, nelle tre province che ho citato prima, abbiamo riscontrato nove rotture di argini dei vari fiumi e torrenti che sono stati la causa di tutti i disagi, i disastri e i danni, oltre che delle vittime.
Il sistema nazionale della Protezione civile, convocato dal Dipartimento nazionale ha reagito in modo eccellente. Il Corpo nazionale dei vigili del fuoco ha inviato oltre 800 uomini provenienti da tutta Italia, da tutte le regioni del nord, ma anche dalle Marche, dall'Abruzzo, fino alla provincia di Livorno con mezzi di movimento terra, mezzi nautici, anfibi e personale specializzato.
Le Forze armate nelle tre province erano complessivamente composte da 250 unità con 28 mezzi che hanno lavorato con motopompe, torri di illuminazione, generatori, effetti letterecci, sacchi per preparare sacchetti pieni di terra per arginare le situazioni di possibile esondazione.
Sono intervenute le colonne mobili delle regioni: in primis della Valle d'Aosta e del Friuli Venezia Giulia, nelle ore successive, nei giorni successivi anche dell'Emilia Romagna, della provincia autonoma di Trento, delle Marche, del Piemonte e della Lombardia.
Complessivamente, hanno operato tra funzionari e volontari circa 250 rappresentanti del nostro sistema, con 70 idrovore, torri faro, mezzi, sacchi per fare la terra e tutto il resto.
Come dicevo, nel corso degli ultimi giorni la situazione più critica ha riguardato la provincia di Padova: l'esondazione del Bacchiglione ha provocato, di fatto, una zona allagata, larga oltre 12 chilometri quadrati, che ha interessato diversi comuni.
L'ultimo comune che ha dovuto sopportare il problema dell'acqua è stato Pag. 45quello di Bovolenta perché, trattandosi della zona più bassa di tutta la provincia e della bassa provincia di Padova, sfortunatamente, ha svolto il ruolo di recipiente di tutte le situazioni di crisi e la funzione di raccolta d'acqua.
Nel corso del sopralluogo che ho effettuato domenica, ho potuto constatare l'imponente lavoro di tutte le idrovore gestite dalle componenti del sistema di protezione civile che vi ho raccontato.
Nel corso della giornata di lunedì, di fatto, anche la zona di Bovolenta è stata quanto meno alleggerita e risparmiata dall'ulteriore disagio determinato dalla presenza di acqua; ovviamente adesso si stanno portando avanti tutte quelle attività di ripristino, di pulizia dal fango delle abitazioni, delle fabbriche, delle fattorie, delle strutture pubbliche che sono state coinvolte da questa estesa e imponente situazione di emergenza.
Non abbiamo trascurato neanche i problemi relativi soprattutto alle frane e agli smottamenti; diverse frane hanno interessato le province di Belluno, Treviso, Verona e Vicenza, dove, nel comune di Recoaro, la frana del monte Rotolon minacciava una frazione con circa 200 persone. In questo momento c'è un'attività di monitoraggio permanente, effettuata da personale militare della Protezione civile e da volontari; il Dipartimento della protezione civile ha inviato i tecnici del CNR sul posto in modo da poter monitorare in modo permanente le attività di spostamento e di movimentazione di questa frana.
Per quello che riguarda la situazione di oggi, vi sono ancora i centri operativi misti ed i centri di coordinamento soccorsi aperti nelle tre province che ho citato. In particolare, nella provincia di Verona vi sono ancora 700 persone che non sono potute rientrare nelle proprie abitazioni. Nella provincia di Vicenza, dove sono ancora attive le squadre di soccorso ed i punti di coordinamento, vi sono circa 500 persone che non sono potute rientrare nelle proprie abitazioni. Nella provincia di Padova, la prefettura stima che 870 persone risultano sfollate presso privati e 104 sono state accolte nelle strutture di accoglienza predisposte dai vari comuni. La situazione nelle province di Treviso, Rovigo e Belluno, come ho detto, è leggermente migliorata e si sta facendo adesso il monitoraggio della situazione delle frane.
Com'è noto, nella giornata di ieri, il Presidente del Consiglio dei ministri, accompagnato dal Ministro Bossi, si è recato a fare sopralluoghi nelle tre province interessate, ha incontrato i presidenti delle province, i prefetti, i sindaci dei comuni, non solo di quelli che ho brevemente citato ma degli oltre 120 comuni che complessivamente in queste tre province e nelle altre limitrofe hanno dovuto registrare danni e problemi rispetto alla situazione verificatasi.
Erano ovviamente accompagnati dal presidente della regione Veneto e da un'altra serie di autorità, ed hanno potuto constatare, al di là di quello che ho letto oggi sui giornali, invece, una situazione tutto sommato soddisfacente rispetto al dramma che quelle popolazioni hanno dovuto subire e vivere, ed hanno preso una serie di impegni che, come dirò subito dopo, mi pare di poter dire che sono stati per il momento rispettati.
Aggiungo ai numeri che ho dato sui vigili del fuoco e le Forze armate, anche il lavoro importante svolto dalle forze dell'ordine e da tutto il mondo del volontariato. Di fatto, oltre quattromila sono stati i volontari della Protezione civile, impiegati sia dalla regione Veneto che dalle colonne mobili delle altre regioni citate, che hanno partecipato a questa imponente operazione di emergenza.
È ovvio che va dato un grande risalto e riconosciuto un grande merito al comportamento straordinario delle popolazioni del posto e dei moltissimi giovani che, ancorché non interessati da quelle emergenze che stavano vivendo propri concittadini e, ancorché non appartenenti al sistema nazionale di protezione civile, a titolo del tutto volontario, da «angeli del fango» moderni del terzo millennio, hanno dato e stanno dando una mano nelle situazioni maggiormente critiche e più difficili. Pag. 46
Prima di passare alle iniziative in corso ed alle conclusioni, vorrei segnalare che, come ho ricordato, il 2 novembre mi sono recato sul posto per la prima volta e il giorno successivo, il 3 novembre, su tutti i giornali più importanti del nostro Paese in prima pagina di fatto questa vicenda del Veneto era stata completamente trascurata. Ciononostante il Dipartimento, nella persona del sottoscritto, era presente sul posto in modo da dare quell'aiuto e quel contributo e quell'assistenza che possiamo fornire nelle situazioni specifiche.
Il Consiglio dei ministri, il 5 novembre, ha adottato immediatamente la dichiarazione dello stato di emergenza, non solo per la regione Veneto ma anche per le altre regioni che avevano subito situazioni di criticità, ancorché sicuramente inferiori rispetto alla realtà del Veneto.
La regione Veneto ci ha trasmesso una prima stima sommaria dei danni subiti dall'intero territorio che, a detta della nota che abbiamo ricevuto e che è agli atti, ammonta ad oltre 500 milioni di euro.
Come sapete, oggi vi sono state riunioni sia presso il Dipartimento di protezione civile sia presso la Presidenza del Consiglio. Una è finalizzata a scrivere l'ordinanza di protezione civile e discende dalla dichiarazione dello stato di emergenza che è stata adottata dal Governo il 5 novembre, nella quale abbiamo inserito tutte le iniziative necessarie per fronteggiare una prima situazione di emergenza. Abbiamo previsto ovviamente la nomina del presidente della regione, come sempre accade e come sempre è accaduto, a commissario di Governo per gestire questa emergenza. Abbiamo previsto che sia questo commissario ad effettuare la stima dettagliata dei danni per le strutture pubbliche e private e per le realtà industriali. In questo provvedimento stiamo inserendo tutta una serie di modalità di indennizzo sia per i privati sia per il comparto industriale e agricolo - in senso generale il comparto economico - in modo da garantire loro risposte immediate, che non si limitino ai primi famosi 20 milioni di euro, che sono stati già disposti dal Governo il 5 novembre scorso, ma che invece riguardino il pagamento di quelle spese che i comuni, le province, le prefetture e la regione hanno già effettuato nel corso dei giorni passati per le attività di autospurgo, di prelevamento delle acque, di pulizia e di ripristino di condizioni quantomeno minimamente accettabili per quanto riguarda la situazione in corso.
Successivamente, presso la Presidenza del Consiglio, il Presidente del Consiglio insieme al Ministro dell'economia e delle finanze ha disposto un ulteriore importante contributo economico per fronteggiare non solo ovviamente la situazione in atto, ma per garantire a tutto il comparto delle tre province, ma anche eventualmente delle altre limitrofe, la possibilità di ripristinare immediatamente e ripartire con le attività di vario genere. Il contributo, che viene prelevato dal Fondo imprevisti del Ministero dell'economia e delle finanze, è di 300 milioni di euro e verrà inserito in ordinanza, in modo che, a partire dalla settimana prossima, queste risorse possano essere versate nella contabilità speciale, che il presidente della regione, nominato nel frattempo commissario, deve aprire nel corso di queste ore, in modo da poter disporre immediatamente alla fine di una cassa di 320 milioni di euro.
Se posso, signor Presidente, vorrei formulare alcune considerazioni e conclusioni in merito a questa vicenda, sottolineando anche che nell'ordinanza sono inserite anche le situazioni di emergenza che hanno riguardato quel territorio, tipo la tromba d'aria che ha colpito Montegrotto Terme alcuni mesi or sono e altre parti sempre della provincia di Padova e, in quel caso, anche della provincia di Venezia.
Esiste un diffuso dissesto idrogeologico. O c'è un piano serio che, piuttosto che in opere faraoniche, investa per garantire la sicurezza di queste zone del Paese o si potranno avere altre sciagure. «Condivido pienamente le parole di Bertolaso» (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Queste frasi le ha pronunciate il Presidente della Repubblica il 2 ottobre dell'anno scorso, nel 2009, quando io ero Pag. 47in mezzo al fango a Giampilieri, che come ricorderete ha provocato la morte di trentasette persone, alcune delle quali ancora non sono state purtroppo trovate. Avevo denunciato il fatto che in gran parte il dissesto idrogeologico era causato dalla gestione del territorio, da un uso sproporzionato rispetto alle capacità di tenuta e alla presenza di livelli di rischio ben noti. Ieri il Presidente della Repubblica è tornato, come sappiamo, su questo argomento lanciando messaggi e appelli molto forti e chiari sull'esigenza di intervenire in modo da potersi liberare da questo fenomeno di dissesto idrogeologico dovuto all'incuria terribile dell'uomo. Ringrazio il Presidente della Repubblica per le sue parole, che si ripetono con coerenza di anno in anno, ribadendo una verità dei fatti che è sotto gli occhi di tutti. Quello del Veneto non è che l'ultimo disastro di una serie che, purtroppo, nessuno può permettersi, ahimè, di considerare conclusa.
Temo, come ho detto spesso in questa illustrissima Aula, che ci saranno altre alluvioni, altre frane e altri crolli a scandire, con il rumore amaro dei disastri annunciati, ogni precipitazione più intensa e violenta del solito.
La ragione di questo fatto drammatico è semplice: come voi ben sapete, mi sono occupato, in questi anni alla Protezione civile, del pronto soccorso che lo Stato ha organizzato per far fronte alle crisi acute della malattia del territorio.
Al di là dell'efficienza e dell'efficacia degli interventi di emergenza propri di un pronto soccorso, che possono essere discutibili oppure condivisi, ho constatato in tutti questi anni che, mentre si registra un preoccupante aumento degli interventi in emergenza per crisi di natura idraulica e idrogeologica, non si è presa coscienza del fatto che il territorio italiano è un malato cronico, che presenta strutturali deficit rispetto alle condizioni che potremmo definire di buona salute.
Una volta passata la crisi, si adottano comportamenti e scelte inadatti a ridurre il rischio del ripetersi di situazioni gravi. Un malato cronico può avere buone condizioni di vita, se adegua i suoi comportamenti alla specificità del suo deficit strutturale in campo sanitario; se il deficit è epatico oppure circolatorio o dovuto a una bronchite cronica, occorrono cautele specifiche, come per tutte le altre possibili patologie.
Ciò che è accaduto in Italia, e accade da decenni, è il prevalere della strana idea che esista un diritto alle medesime scelte di vita a prescindere dalle patologie esistenti. Conosciamo benissimo le analisi compiute in ogni territorio del nostro Paese; sappiamo molto bene che il rischio di crisi, in particolare quello legato ai rischi idraulici e idrogeologici, è diffuso; abbiamo compiuto, con attenzione, insieme a Legambiente e ad altre organizzazioni di volontariato e associazioni ambientaliste, l'anamnesi clinica di ogni rischio; sappiamo come abbiamo concesso alla malattia del territorio di estendersi e diventare patologica, grave e anche ordinaria.
Nei fatti, di questo dato ormai conclamato non si tiene conto: non vi è saggezza in questo comportamento, né è realistico l'uso propagandistico delle condizioni del territorio e degli effetti che questo genera, per cui è sempre colpa dell'ultima sigaretta fumata, dell'ultimo bicchierino di grappa o dell'ultimo dolce. Per conseguenza, è sempre colpa del cameriere o del cuoco che erano in servizio quando il paziente è stato male.
Negli incontri che ho avuto in Veneto nel corso della mia prima ricognizione ho sentito sindaci di ogni parte politica che mi hanno presentato una situazione assolutamente significativa: una serie di opere individuate da tempo e non realizzate, piani e programmi redatti con cura da anni e non attuati. Sulla stampa è stato possibile leggere, oltre al racconto del disastro, anche le analisi di amministratori, esperti e studiosi del territorio, che hanno fatto risalire la responsabilità dell'accaduto all'abuso del territorio che ha accompagnato il grande sviluppo della regione negli ultimi decenni.
Questa mattina mi sono sentito dire che gli argini che si sono rotti sono Pag. 48conseguenza delle nutrie e delle volpi che hanno creato le loro tane negli argini e che nessuno ha mai dato alle autorità competenti gli strumenti per intervenire per eliminare tali tane. Lo scenario che ne risulta è molto, troppo simile a quello che è accaduto in tante altre parti d'Italia, anche di recente, dalla Toscana alla Liguria, dalla Calabria alla Sicilia.
Si tratta di un territorio diventato fragile come conseguenza delle scelte economiche e dei loro effetti, sia perché sono state abbandonate attività che comportavano una costante manutenzione del territorio sia per la mancanza di rispetto dei limiti oggettivi presenti nelle aree scelte per i nuovi insediamenti destinati ad abitazione o alle esigenze delle imprese.
La ragione che spiega la mancata attuazione di quanto pianificato e la mancata soluzione dei problemi presenti è sempre la medesima: la mancanza di risorse economiche. Mi permetto di sottolineare, anche se questo è ovviamente un punto importante, che non è solo questa la risposta adeguata e sensata. Verrebbe considerato inaccettabile se qualcuno spiegasse che la crescita degli incidenti automobilistici deriva dall'assenza di freni, perché si è puntato tutto sul miglioramento dell'acceleratore.
La situazione del nostro territorio è purtroppo molto simile all'auto da autoscontro che ho appena citato, ma il paragone, a mio avviso, regge. Ci siamo permessi un uso del territorio dove tutto è stato puntato su ciò che prometteva una crescita veloce e non si è dedicata attenzione e risorse a progettare e costruire i freni, le misure di prevenzione strutturale che avrebbero dovuto accompagnare la crescita per renderla sicura.
È difficile ora chiedere a questo o a qualsiasi altro Governo di mostrarsi capace di costruire, come d'incanto, i freni necessari ad una guida sicura non costruiti in decenni. Non credo sia solo il difficile compito del Ministro Tremonti a costituire il problema, che è analogo in ogni regione italiana colpita da qualche crisi ed è cumulativo, perché le esigenze si sommano, senza che si possa intravedere un punto conclusivo di questo restauro a posteriori delle conseguenze sul territorio delle modalità di crescita economica e di cultura sociale che abbiamo costruito negli anni.
La sproporzione fra fabbisogno e risorse disponibili si ripresenta uguale in ogni situazione. Il Veneto è l'ultima regione che si aggiunge ad una lista ormai perfettamente nazionale nella distribuzione tra nord e sud.
A proposito delle risorse economiche, occorre prendere atto che quelle per gestire il territorio, mantenendolo entro soglie di rischio accettabili, non possono essere considerate sempre e comunque risorse aggiuntive da trovare in più ad ogni emergenza che produca danni alle cose, alle infrastrutture, alle abitazioni o alle attività economiche. La sola strada possibile, a mio avviso, è quella di destinare a questi fini risorse ordinarie, per nulla aggiuntive, assicurando alla gestione del territorio non bilanci accresciuti di questo o quel ministero, ma un modo di costruire la finanza pubblica in ogni suo aspetto e voce che tenga conto della necessità del freno accanto ad ogni acceleratore.
Non possono più esserci la politica economica, della ricerca, dello sviluppo e dell'occupazione considerate in modo separato rispetto alla politica della messa in sicurezza del territorio. Occorre che la priorità della sicurezza della terra che abitiamo non sia accanto, ma dentro scelte che il nostro Paese compie in tutti i settori. La consapevolezza della scarsità delle risorse pubbliche deve far rivedere le scelte del passato alla luce delle esigenze di oggi; mi riferisco, in modo particolare, ai tanti tentativi andati a vuoto per introdurre anche nel nostro Paese forme di assicurazione obbligatoria rispetto ai rischi naturali esistenti, seguendo l'esempio che ci è dato, nel campo del finanziamento della prevenzione strutturale, da tanti Paesi europei e non europei che hanno molti problemi in meno rispetto a quelli che abbiamo noi.
Se in passato il bilancio pubblico è stato, in qualche modo, considerato in grado di far fronte alle spese di ristoro dei Pag. 49danni subìti dagli enti pubblici e dai privati a seguito di calamità naturali, mi chiedo se questa posizione possa ancora essere considerata valida alla luce della situazione economica e finanziaria dei bilanci pubblici odierni, o se invece non debba essere presa in seria considerazione la possibilità di alleggerire l'onere dell'intera rifusione pubblica dei danni facendo ricorso a tecniche di intervento di tipo assicurativo.
Ma i soldi da soli non bastano! L'Italia - e il Veneto non è immune da ciò - è un florilegio di casi di opere finanziate e non realizzate solo perché non si è trovato l'accordo fra diverse amministrazioni interessate, perché un'opera che protegge il territorio di un comune deve sorgere nel territorio di un altro comune, perché i problemi urgenti non hanno l'abitudine di rispettare i confini delle nostre ripartizioni amministrative. La conseguenza è che tutto si blocca, gli interventi non si fanno, la minaccia alla salute del territorio sale con il passare del tempo: quando c'è la crisi il paziente che arriva al pronto soccorso è debilitato ed è impossibile intervenire, molto spesso, con la ragionevole probabilità di ridurre davvero al minimo i danni collaterali. È indispensabile che si trovino i modi per garantire la fattibilità delle opere e degli interventi necessari, superando l'idea che il mancato riconoscimento a qualche soggetto istituzionale della sua dose di potere di veto rispetto alle scelte che riguardano la sicurezza di tutti sia sempre e comunque una lesione delle regole democratiche.
Continuare ad accettare che le opere decisive e necessarie non si realizzino, o si realizzino con tempi incompatibili con gli appuntamenti sempre più ravvicinati delle crisi e dei disastri, significa semplicemente condannarsi ad arrivare tardi, anche se si opera con le aborrite deroghe alla normativa vigente che sono troppo spesso, ancora oggi, l'unica via per intervenire.
Non dobbiamo rassegnarci a vivere su un territorio ormai strutturalmente fragile e debole, che ho definito comparabile al fisico bisognoso di cure permanenti e di scelte coerenti di una persona cronicamente malata, ma, accogliendo le indicazioni accorate ed insistite del nostro Presidente della Repubblica, dobbiamo disegnare un modo di essere in ogni politica settoriale che tenga conto di questo dato incontrovertibile. Se ciò non avverrà, per responsabilità condivisa di tutti, potremo allungare all'infinito l'elenco delle reciproche accuse, le indagini per chiarire le responsabilità di ciascuno, i processi mediatici e giudiziari, senza che ciò ci aiuti a ridurre di una sola unità il numero delle vittime o di un solo euro il conto sempre più alto delle crisi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Milanato. Ne ha facoltà.

LORENA MILANATO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la relazione che oggi ha voluto tenere in Aula sulla situazione del Veneto, situazione che, come lei ha spiegato, è drammatica e che ha visto coinvolti 121 paesi: 500.000 sono state le persone interessate da questi eventi.
Purtroppo, come lei ha già detto e come noi denunciamo ancora, da parte dei media non c'è stata da subito la giusta e doverosa attenzione per questa tragedia che ha colpito la regione del Veneto ed altre regioni, relegando quasi la cosa ad un banalissimo allagamento di qualche cantina.
Sarebbe facile snocciolare delle cifre, che riguardano i chilometri quadrati dei territori sommersi dal fango, i numeri delle abitazioni, il bestiame morto, le aziende agricole distrutte, le imprese devastate o il numero degli sfollati, altissimo; o, non ultimo, il numero delle vittime. Ma non ci interessa oggi ricordare tali numeri: ci rattrista invece dover rappresentare all'Aula e all'Italia intera i volti di quei Pag. 50veneti colpiti da questa tragedia, le lacrime che si sono aggiunte ad un muro d'acqua che ha cancellato vite e sacrifici.
Ci fa piacere, però, rappresentare in Aula anche l'orgoglio e la voglia di ricominciare. Al di là della politica, infatti, è giusto sottolineare che stiamo comunque assistendo ad una grandissima prova: i veneti, dalle istituzioni più alte fino ad ogni singolo cittadino colpito duramente, non hanno indugiato per un solo istante. E mentre ancora pioveva - e piove ancora, perché stamattina ancora pioveva - si facevano le prime stime sui possibili danni, e si pensava già a ricostruire o a come rilanciare quella che è riconosciuta da tutti come la locomotiva di buona parte del Paese. Un esempio, certo, di efficienza, anche nel dolore e nella più estrema difficoltà.
Per non parlare poi della straordinaria prova che gli amministratori di ogni colore politico, come lei ha detto, hanno saputo offrire con estrema dignità ed efficienza. Nessuna voglia di essere assistiti, quindi, ma solo il desiderio di trovarsi accanto uno Stato giusto, un Governo presente ed una politica che sappia riconoscere e rispondere ai bisogni primari della gente, prima ancora del proprio istinto di autoconservazione.
Ancora una volta va messo in rilievo, dicevo, lo straordinario lavoro della Protezione civile. Per questo la ringraziamo, signor sottosegretario: con la sua presenza immediata, il giorno dopo l'alluvione, ha fatto sentire meno soli i cittadini veneti. E ancora una volta va dato atto al Presidente Berlusconi di aver colto profondamente l'entità della tragedia che ha colpito il Veneto, e conseguentemente di essersi reso disponibile ad impegnarsi a trovare concrete soluzioni attraverso l'attenzione del Governo. Ieri il Presidente Berlusconi, insieme al Ministro Bossi, ha visitato personalmente i luoghi della devastazione, incontrando amministratori e rappresentanti delle categorie produttive.
Permettetemi però una nota polemica, nei confronti di chi ancora una volta, alla presenza di tale evento drammatico, ha voluto approfittare per attaccare il Governo ed il Presidente del Consiglio. In questa occasione vorrei ricordare al sindaco di Padova che i fondi stanziati per gli interventi d'urgenza appena quattro giorni dopo l'evento alluvionale sono già disponibili (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Forse qualcuno non sa che alcune zone - come lei ricordava poco fa, il comune di Bovolenta - sono libere dall'acqua da poco più di ventiquattr'ore; e finché non verranno fatte le stime reali dal commissario nominato ieri, il presidente Zaia, non potrà essere nota l'entità precisa dei danni che il Veneto ha subìto. Se vi è qualcuno che non si è reso conto della gravità della situazione non è il Governo; forse quel qualcuno è proprio il sindaco di Padova: lei l'ha ricordato poco fa, che il sindaco di Padova, chiamato alle 11 e mezza di sera, ha dichiarato non esservi particolari problemi. Forse, dicevo, il sindaco di Padova non si è reso conto della gravità del problema, non solo nella provincia di Padova, ma nella provincia di Vicenza, come lei ha precisato poco fa, e nella province di Treviso e di Rovigo.
Chiederei quindi un po' più di rispetto, e meno accuse inesistenti: rispetto verso chi sta soffrendo, e rispetto verso sindaci ed amministratori provinciali e regionali, che con spirito di collaborazione hanno accolto tali impegni, assicurando però ai propri cittadini anche di vigilare e di pressare il Governo affinché gli impegni assunti siano rispettati.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Milanato.

LORENA MILANATO. Noi siamo certi a proposito della verità delle parole del Presidente del Consiglio, che ha garantito ieri che l'aiuto sarà sostanzioso ed immediato; siamo certi di ciò. Ed in proposito accogliamo con particolare soddisfazione la notizia di oggi, dello stanziamento già di 300 milioni di euro; inoltre, confermiamo anche con piacere e con soddisfazione la notizia già anticipata ieri dal Presidente del Consiglio sulla sospensione, da parte delle banche e degli istituti bancari, dei Pag. 51mutui, e la notizia che l'ABI ha deciso lo stanziamento di 700 milioni.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Milanato.

LORENA MILANATO. La ringraziamo, ovviamente, anche per aver ricordato gli eventi già avvenuti nella nostra zona nel luglio scorso.
Ieri il Presidente Berlusconi ha raccolto con noi la rabbia della gente: abbiamo toccato con mano la consistenza del dolore. Ci aspettiamo che tutto ciò divenga una spinta a far bene e a fare in fretta. Insomma, ancora una volta, ci aspettiamo la politica del fare e non la politica del dire (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sbrollini, alla quale da parte della Presidenza, ma ritengo anche da parte dei colleghi, porgo i migliori auguri per il maschietto da poco partorito (Applausi). Ne ha facoltà.

DANIELA SBROLLINI. Grazie, signor Presidente, oggi infatti è il primo giorno che rientro in Aula.
Vorrei ringraziare il signor sottosegretario per essere venuto qui a riferirci e a farci il resoconto, ahimé, di una situazione che conosciamo bene, visto che la viviamo in prima persona ogni giorno.
Ma non serve fare la morale in questa sede, come - e mi rivolgo subito alla collega del PdL - non serve attaccare i sindaci, che stanno lavorando ogni giorno senza un soldo, visto che voi glieli avete tagliati tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Serve piuttosto parlare dell'alluvione (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e di quello che sta succedendo nei nostri territori da ormai dieci giorni. Sono cinque le regioni che stanno vivendo questo dramma: il Veneto, la Liguria, il Friuli Venezia Giulia, la Toscana, la Calabria. Per favore, almeno non mettiamole in conflitto fra di loro, almeno evitiamo di fare questa sceneggiata!
Il Veneto, in modo particolare, è stato colpito in maniera drammatica in tante province, a cominciare dalla mia, quella di Vicenza, ma anche in quella di Padova, di Verona, di Belluno, di Treviso e voglio citare tutte le province interessate, come andrebbero citati i tanti comuni, che stanno soffrendo in questi giorni.
L'alluvione si è abbattuta con una violenza tale che ha provocato la perdita di vite umane, migliaia di sfollati e sono centinaia le imprese in ginocchio, le attività commerciali e artigianali, le aziende agricole, le scuole, le strutture religiose, i beni culturali. Si tratta di danni enormi, che in poco tempo hanno cancellato la vita di persone, la memoria, i ricordi di migliaia di famiglie, causando la perdita della loro casa, delle loro auto, dei loro propri beni, costruiti con tanti anni di sacrificio.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 16,45)

DANIELA SBROLLINI. È impossibile descrivere le emozioni vissute anche da me che, a pochi metri dalla mia abitazione, vedevo andare sott'acqua tutto quello che avevo davanti. Il mio pensiero, la mia vicinanza, il sostegno, la mia solidarietà, che esprimo anche a nome di tutto il gruppo del Partito Democratico e dei colleghi delle province interessate, va alle persone che stanno vivendo questo dramma.
Ma la rabbia, la paura non hanno però preso il sopravvento, perché queste persone, con grandissima dignità, si sono rimboccate da subito le maniche insieme appunto ai loro sindaci, all'Esercito, alla Protezione civile, ai vigili del fuoco, alla mobilitazione straordinaria e commovente di migliaia di volontari - signor sottosegretario, non sono duecento, ma più di 2 mila solo nella mia provincia, per citare un dato - che da più di una settimana cercano di liberare i propri territori dal fango e da tutto quello che ha stravolto la bellezza e i ricordi di quei luoghi.
È una sciagura che, come ha detto anche il nostro Presidente della Repubblica Pag. 52che domani sarà nel Veneto, è stata causata appunto dall'incuria e dal mancato rispetto delle regole. Voglio ricordare, senza fare troppe polemiche, che nella mia regione sono più di 15 anni che governa il centrodestra: forse, quindi, qualche responsabilità c'è. È una sciagura che ha messo in ginocchio il già precario equilibrio idrogeologico, provocando frane, smottamenti, esondazioni dei fiumi, allagamenti delle città, delle strade, delle autostrade, delle abitazioni, delle ferrovie, delle aree agricole.
La prima stima dei danni - e parlo solo per il Veneto - è di circa un miliardo di euro. Se poi si aggiungono le centinaia di milioni di euro delle altre regioni, penso che sia facile fare i conti di quanto occorra subito. Ecco perché chiediamo al Governo di intervenire quanto prima. Guardate, non ci bastano e, anzi, non vogliamo più le parate dei ministri, del Presidente del Consiglio che è venuto anche in questi giorni. Abbiamo bisogno di aiuti economici subito (Commenti del deputato Stefani), immediatamente, a cominciare dalla manovra finanziaria, dove bisogna inserire subito le risorse che servono, non solo per l'emergenza.
Allora bisogna fare presto. Esistono già piani per la prevenzione e la messa in sicurezza predisposti dalle regioni e dalle autorità di bacino; mancano solo le risorse economiche. Bisogna ripristinare immediatamente la normalità dei territori colpiti, e aiutare economicamente chi ha perso tutto in questi giorni. In questi mesi, però, non siamo ancora riusciti a disporre neanche dei 900 milioni di euro che il Piano straordinario nazionale aveva destinato al dissesto idrogeologico a seguito dell'alluvione del 2009. Ma, veda sottosegretario, non vorremmo che quegli stessi 900 milioni ci fossero riproposti come soluzione ai nuovi danni. Allora le regioni faranno la loro parte, ma qui il Governo deve inserire come priorità all'interno della legge di stabilità il capitolo per la messa in sicurezza del territorio e la salvaguardia di migliaia di cittadini e di imprese.
Non c'è solo l'emergenza, serve la politica se vogliamo cancellare la sfiducia dei cittadini. Sono due anni che chiediamo che il tema della tutela del territorio divenga una priorità di questo Governo. Solo in questo ultimo anno sono morte 44 persone a causa dei disastri ambientali. Allo stesso modo non possiamo più accettare che le competenze siano frammentate, e non si possono più scaricare le responsabilità l'uno nei confronti degli altri. Penso che non si possano tagliare i fondi destinati alla difesa del suolo di un ulteriore 30 per cento come prevede la manovra finanziaria per il 2011, quando l'89 per cento dei comuni italiani è a rischio idrogeologico.
Concludo col dire questo: il Governo metta in atto subito provvedimenti seri; sospenda immediatamente le imposte - l'Irpef - a tutti coloro che sono stati colpiti da questa tragedia. Questo è il momento dei fatti, e anche noi parlamentari dobbiamo fare la nostra parte, autotassandoci subito.

STEFANO STEFANI. La Lega lo ha già fatto!

DANIELA SBROLLINI. Sottosegretario, serve coraggio e responsabilità. Serve soprattutto non ripetere gli errori del passato. Purtroppo, le regioni che hanno subito le stesse tragedie negli anni precedenti non sono state aiutate da questo Governo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DANIELA SBROLLINI. Azzardi, una volta tanto, ad adottare provvedimenti tangibili verso tutti coloro che di tangibile patiscono in questo momento solo una grande sofferenza. Vorrei sapere però, la prossima volta, quando parleremo oltre l'emergenza, a chi dovremo rivolgerci per sapere di chi sarà questa competenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefani. Ne ha facoltà.

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STEFANO STEFANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio il sottosegretario per l'esaustiva informativa che ci ha dato. Mi rivolgo alla collega e amica - sottolineo amica - Sbrollini: se vengono in parata i ministri, e il giorno dopo arrivano 300 milioni di euro, allora io spero che vengano ogni giorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Giusto?
Mai come in questo momento, come in questa occasione, ho avuto l'orgoglio di essere veneto e di essere vicentino (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), perché mai ho visto una solidarietà come l'ho vista nelle terre disastrate delle nostre città e dei nostri paesi. Mi è doveroso fare ringraziamenti a questa gente che immediatamente, mezz'ora dopo che le acque hanno cominciato a defluire, iniziato, con il fango fino alle ginocchia, a ripulire la loro terra senza spettare gli aiuti di nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Signor Presidente, mi lasci ringraziare i vigili del fuoco, meravigliosi: li ho visti personalmente, non l'ho sentito dire; la Protezione civile, c'erano gli alpini, non potevano sbagliare; i volontari, gli studenti delle scuole, i ragazzini, che si sono messi a spalare il fango immediatamente; i militari ed ho parlato personalmente con dei ruspisti che sono stati sopra la ruspa venti ore (e voi sapete cosa vuol dire). Perciò il mio plauso, il mio ringraziamento e il mio orgoglio è per i miei concittadini. Questo è il Paese che noi vogliamo, questo è il Paese che meriterebbe forse - mi metto in mezzo anch'io - una classe politica migliore (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Partito Democratico).
I media e la televisione, come ha voluto sottolineare il sottosegretario, per 5 o 6 giorni hanno ignorato completamente una disgrazia del genere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Non siamo di moda; se per caso fosse tracimato il Tevere avremmo avuto le televisioni con dei servizi speciali ogni cinque minuti. Ciò lo sappiamo, ma non ci lagniamo di questo, lo facciamo semplicemente presente. Vi porto un esempio: fintanto che assistevamo alla mesta cerimonia del funerale di una delle vittime, a Cresole arrivò una troupe televisiva che voleva vedere dov'era il fango, ma la gente del paese l'aveva già spazzato via (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), assieme a molte delle loro macchine, dei loro strumenti utensili, dei loro oggetti personali. Infatti, sono stati portati via camion di cose danneggiate che non saranno più recuperate.
Non lo so, signor sottosegretario, se quando lei ha parlato delle nutrie lo ha fatto in senso ironico o no, non l'ho capito, ma la realtà è che le nutrie - si informi, la prego poi di informare di nuovo anche noi altri, forse siamo dei semplici ignoranti, sa, siamo dei poveri «polentoni» - stanno facendo danni irreversibili ai nostri argini. A Cresole, l'argine è caduto proprio per i buchi delle nutrie. E allora, qualche volta, bisogna essere un po' meno animalisti e intervenire come si deve intervenire in questi casi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).
Ero pronto a fare le mie rimostranze, le mie lagnanze, su quella cifra ridicola che avevate stanziato. Lei ha visto cosa è successo e venti milioni di euro erano veramente una cifra ridicola. Il Governo è intervenuto, sono arrivati dei suoi ministri e, guarda caso, oggi ci sono delle risorse che sono più adeguate ai danni enormi - ripeto: danni enormi - che ci sono stati. La mia città, che è attraversata da tre corsi d'acqua, è soggetta a queste esondazioni. Signor Presidente, mi dia due minuti, porti pazienza, la vedo già con il campanello in mano...

PRESIDENTE. Presidente Stefani, segnalo, poi mi rimetto al suo buon cuore.

STEFANO STEFANI. È importante quello che vorrei dire; chiedo che venga fatta luce se ci sono delle responsabilità sul lancio degli allarmi. Signor sottosegretario, lei lo sa, l'acqua, nelle nostre cantine, nei nostri caseggiati, nei nostri garage, Pag. 54cresceva, per esondazione, perché usciva da sotto, di 5-6 cm all'ora. C'era tutto il tempo, come ha fatto qualcuno, se avvertito, di prendere la propria automobile e portarla in un posto più alto. Abbiamo avuto qualcosa come 1.500 autovetture da buttar via. Chiedo che venga fatta luce se qualcuno non ha usato gli strumenti in suo possesso, al di là del colore politico del sindaco o di chi esso sia, per avvertire la popolazione, perché, come è stato avvertito qualcuno, dovevano essere avvertiti tutti, compreso il mio collega onorevole Giorgio Conte che la macchina «el g'avea lassà la porsche in garage appena cumprà, poareto!».
Un'ultima considerazione: vi sono delle risorse al Ministero sul dissesto idrogeologico che devono ancora essere distribuite, qualcosa come un miliardo. Chiediamo al Ministro che ci dica dove sono queste risorse destinate al dissesto idrogeologico le quali sono, come ha detto il sottosegretario, piccola cosa, una goccia in un mare d'acqua, ma, chiedano che almeno queste arrivino. Grazie della sua comprensione, signor Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giorgio Conte. Ne ha facoltà.

GIORGIO CONTE. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, permettetemi di iniziare questo intervento con un doveroso pensiero alle vittime e alle migliaia di famiglie danneggiate spesso nel bene materiale più prezioso: la casa, l'abitazione dove si conservano affetti e ricordi, molto spesso sacrifici di una vita. Un ringraziamento particolare ai tanti volontari, già citati anche dal collega Stefani che mi ha preceduto, che hanno portato un grandissimo messaggio di solidarietà alleviando dalle sofferenze tanta gente in condizioni veramente difficili.
Ma a fronte del comportamento straordinario delle popolazioni che lei sottosegretario ha giustamente richiamato, della commovente partecipazione di tanti volontari, si notava stridente l'assoluta insufficienza di mezzi e attrezzature in dotazione non soltanto alla Protezione civile ma anche ai vigili del fuoco che, malgrado la meravigliosa e straordinaria buona volontà, non erano nelle condizioni di fronteggiare l'emergenza.
Signor sottosegretario, lei lo ha affermato, io desidero ripeterlo perché ancora non è sufficientemente chiaro. Il Veneto è in ginocchio, in particolare le province di Vicenza e Padova che soffrono un disastro che non ha ricordi recenti, nemmeno l'alluvione del 1966 che ha colpito la città di Vicenza, il centro storico di Vicenza, ha provocato tanti danni.
Risultano seriamente danneggiati edifici pubblici, privati, infrastrutture, attività economiche produttive. Signor sottosegretario, il Veneto è una regione laboriosa e generosa ma a volte - lo dico quasi ironicamente - colpevolmente silenziosa perché più attenta ad offrire opportunità di sviluppo a se stessa e al Paese piuttosto che a richieste di forme di assistenza.
Questa breve premessa mi è sembrata necessaria perché, come è stato sottolineato da qualche collega, complice purtroppo la scarsa attenzione dei media nazionali, non sembra sia emerso sino a ieri con la visita del Presidente del Consiglio in Veneto la vera ed autentica portata dell'evento. È il caso di rilevare che lo scarso interesse iniziale dei media e della politica nazionale è divenuto un campanello di allarme per le popolazioni e per le imprese duramente colpite. L'allarme ben presto è stato amplificato da chi lo adotta come un fastidioso pretesto per una speculazione politica. Abbiamo letto il tono di alcune dichiarazioni e francamente ne ero molto infastidito. In questo momento non abbiamo bisogno di polemiche politiche, come lei ha ricordato correttamente, signor sottosegretario, ma non è nemmeno tollerabile che queste calamità e queste sofferenze diventino strumento di rivendicazione politica.
Dicevamo che la gravità della situazione non è emersa in tutta la sua dimensione semplicemente perché la tenacia e la laboriosità di questa parte del Paese hanno fatto in modo che non si perdesse Pag. 55il tempo in polemiche ma si pensasse unicamente a risollevarsi. Ciò non può e non deve costituire un alibi per il Governo. Abbiamo apprezzato e parlo anche da vicentino la sua visita, signor sottosegretario, anche perché ha garantito immediatamente le risorse e i fondi per la prima emergenza.
Abbiamo ascoltato con attenzione anche l'informativa in aula ma devo ritenere che le preoccupazioni e le ansie dei sindaci, delle popolazioni e degli operatori economici restano molte. Le domande sono note: i 320 milioni di euro rappresentano uno stanziamento importante ma saranno sufficienti? Quando saranno a disposizione delle pubbliche amministrazioni? Queste sono le domande alle quali noi sul territorio siamo chiamati a dover dare non semplicemente una risposta ma un impegno perché l'impegno civico che rappresentiamo qui dentro ci impone di dare alcune risposte.
È altrettanto vero però che siamo in una fase di censimento e di stima dei danni. La disponibilità del Governo l'abbiamo ascoltata ma mi auguro che sia disponibile a valutare eventuali ulteriori necessità senza archiviare troppo frettolosamente questa triste pagina e, con questo dibattito, anche l'approfondimento in merito a questo evento drammatico. È bene dunque essere chiari: il Veneto è una regione che si ritiene giustamente in credito per quanto ha dato e continuerà a dare allo Stato e quanto ha ricevuto. È un problema antico ma ora la rinascita e la ripresa delle province venete rappresenta una necessità. Un investimento non rinviabile, di assoluta priorità non solo nell'interesse della regione ma dell'intera nazione specie, in questa delicata fase economica che vede proprio il Veneto capofila della ripresa.
Ora serve lo Stato, serve la comunità nazionale, serve quell'unità a volte vituperata ma che riscopre il suo valore anche nei momenti di difficoltà.
Lo Stato deve quindi rispondere con tempestività e vigore. Il Governo può provvedere già nella legge di stabilità. Il gruppo di Futuro e Libertà ha già annunciato il suo massimo impegno in tutte le sedi, per vigilare ed assicurare al Veneto tutte le risorse che merita, tenuto conto della sua generosità, dell'alto tasso di economia e sviluppo che va tutelato e conservato nell'interesse collettivo dell'intero sistema Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Poli. Ne ha facoltà.

ANTONIO DE POLI. Signor Presidente, signor sottosegretario, credo che oggi, al di là delle posizioni politiche di ognuno dei nostri gruppi, dobbiamo fare squadra, stare insieme, per far sì che in un momento di difficoltà e di tragedia le cose vengano fatte concretamente, come siamo abituati nella nostra terra, nel Veneto.
Credo che questo faccia parte anche un po' del suo indirizzo, quello che ha dato oggi, in un discorso molto ambizioso, importante, che vedeva un dato assetto su tutta Italia rispetto ai contesti idrogeologici e ai problemi dei rischi idraulici che vi sono, ma anche di un intervento del Governo che rispetto a questo deve fare, non deve solo annunciare in questa sede. È un ragionamento - prenda le mie parole così, anche con il sorriso - quasi da Premier rispetto alle cose che si devono fare.
Però, credo che oggi noi vogliamo invece qualcosa da cittadini, da umili cittadini che nel Veneto si sono messi a lavorare in mezzo al fango, in mezzo alla pioggia e in mezzo all'acqua. Purtroppo devo dire che, dopo che il Bacchiglione ha rotto gli argini prima nel veronese e poi a Vicenza, non è stata data l'allerta immediata per quello che è successo ad esempio nel padovano, nella bassa padovana, a Bovolenta, a Casalserugo, a Saletto e in tantissimi altri comuni, dove gli abitanti si sono trovati con uno, due, anche due metri e mezzo d'acqua all'interno delle loro abitazioni, nelle loro aziende, nei campi agricoli.
Credo che su questi aspetti il Veneto non sia mai stato abituato a chiedere, ma è un Veneto che oggi è in ginocchio; è terra che si arrangia, che si rimbocca le mani Pag. 56e che lavora, è terra di sacrifici, ma è altrettanto una regione che non è staccata dall'Italia, un'isola autogestita.
Il Veneto è l'Italia, lo è quel Veneto che sventola con orgoglio il tricolore e canta l'inno di Mameli. Il Veneto è quella parte d'Italia che si è indignata nel vedere che mentre migliaia di persone, di donne, di uomini e anche di bambini cercavano di recuperare il frutto del loro lavoro scavando nel fango, il resto della nazione ignorava questa tragedia, relegata all'ultimo posto dei Tg, fuori dalle agende politiche, quei Tg che però sono comandati da qualcuno. Alla RAI vi è un consiglio di amministrazione che è stato indicato da qualcuno, che ha un colore politico, non è vero che non ce l'ha (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).
Dunque, credo che queste siano le cose vere, non quelle che qualche altro collega andava citando prima.
Noi chiediamo per questo Veneto martoriato non un trattamento di favore, ma pretendiamo che abbia lo stesso identico trattamento che è stato riservato ad altre parti d'Italia, giustamente, quando calamità naturali (vedi purtroppo gli amici dell'Abruzzo o di Napoli) hanno provocato chiaramente profonde ferite.
Chiediamo un intervento per le nostre aziende, le nostre famiglie, le nostre scuole, le nostre strade, affinché i nostri bimbi possano ritornare a scuola. Chiediamo che vi possa essere un intervento veramente importante. Ben vengano i 300 milioni che oggi sono stati annunciati, ma credo che quello di cui il Veneto ha bisogno oggi sia altro. Qualcuno parla di uno o due miliardi di euro: io non so quali saranno queste richieste, ma sono sicuramente richieste molto più importanti rispetto a quelle che anche oggi, anche se positive, abbiamo ascoltato.
Qualche giorno prima, al consiglio regionale del Veneto si stavano tagliando per 6 milioni di euro le difese del suolo per il rischio idrogeologico, poi due giorni dopo purtroppo si è verificato quello di cui stiamo parlando oggi.
Credo, quindi, che l'attenzione, del Governo in modo particolare e d'altra parte di quella che è oggi la conduzione della nostra regione, non debba abbandonare il territorio, non debba abbandonare i problemi che vi sono in un territorio così basso per alcuni aspetti, rispetto alle questioni idrogeologiche che anche lei citava. Credo che oggi si debba intervenire con forza, dando tutte quelle agevolazioni che servono per poter dare quelle risposte che i nostri cittadini chiedono (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, signor sottosegretario, mi unisco anch'io, con grande convinzione, alla richiesta che trovo quanto mai opportuna di essere oggi uniti nel cercare di risolvere un problema e, proprio perché sono intimamente convinto di ciò, mi permetta di dire soltanto una cosa, senza polemiche, forse anche con lo spirito di metterci tutti, nei rispettivi rapporti, nelle condizioni giuste per affrontare di qui in avanti questo problema: mi sarebbe piaciuto di più se lei, oggi, invece di iniziare la sua relazione con quella esposizione un po' trionfalistica e autoincensatoria che le è propria, avesse, forse con maggiore realismo, esordito ringraziando quelle migliaia di volontari che, più di tutti, prima di tutti e più di ogni altro, hanno davvero consentito di affrontare questa grande emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Se ci avesse detto che lei ha fatto il possibile, al meglio delle sue competenze e delle sue disponibilità, per mandare uomini e mezzi della Protezione civile, dell'Esercito e dei Vigili del fuoco nel territorio veneto duramente colpito dall'alluvione - uomini e mezzi non sempre sufficienti ed adeguati, che sono arrivati nei limiti in cui le condizioni lo hanno reso possibili - sarebbe stato un primo approccio alle cose che avrebbe, forse, reso più giustizia alla realtà di quanto accaduto.
Sarebbe stato meglio se, ieri, quando il Ministro Bossi e il Presidente del Consiglio Pag. 57Berlusconi sono venuti in Veneto, avessero detto: guardate, tutto sommato vi chiediamo anche scusa perché è stato veramente un passo falso, quello del Governo, di dire che vi era uno stanziamento di 20 milioni di euro per quattro regioni alluvionate. Forse sarebbe stato meglio evitarselo del tutto, e fare quello che poi si è fatto, dire cioè che vi è uno stanziamento, sì importante, che servirà ai primi interventi, quelli più urgenti per l'emergenza, ma che, sappiamo già, è ampiamente insufficiente. Ci sarebbe piaciuto, da questo punto di vista, un approccio più collaborativo.
Ho apprezzato molto il fatto che lei abbia ricordato tutti i grandi problemi legati all'assetto idrogeologico che il nostro Paese ha, e ho anche apprezzato la lettura che lei ha fatto delle parole del Presidente della Repubblica; tuttavia, sottosegretario Bertolaso, il Presidente della Repubblica, quelle parole, le rivolgeva a lei, intendo come esponente di questo Governo e delle istituzioni; mica le rivolgeva al Presidente Obama!
Lei ha detto una cosa giustissima quando ha affermato che non è certo con questo Governo che è iniziata la brutta e irresponsabile abitudine di trascurare, a favore di altre scelte e altri investimenti, l'accantonamento di adeguate risorse per la messa in sicurezza del sistema idrogeologico del nostro Paese, però, ha omesso una cosa: di ricordare che mai nessuno prima, come il vostro Governo, è intervenuto tagliando ulteriormente questi stanziamenti.
Infatti, dall'inizio di questa legislatura avete tagliato 3 miliardi di euro ai comuni; sono tutti soldi che sono andati a intaccare le funzioni vitali, e che rendono oggi impossibile, alla grande maggioranza dei comuni italiani, svolgere sul posto anche quel minimo di attività di prevenzione idrogeologica. Li avete tagliati alle province, li avete tagliati alle regioni e, purtroppo, in una situazione già deteriorata avete rischiato che questa fosse la goccia che poi fa traboccare il vaso. Mi riferisco alla riduzione e al taglio ulteriore dei trasferimenti all'ambiente del Fondo per gli interventi nel settore idrogeologico; sono tutti settori dove siete intervenuti pesantemente con ulteriori tagli. Credo (e spero) che già da questa legge di stabilità dobbiate dare almeno il segno. Non dico (e non posso neanche pensare e pretenderlo, perché sarebbe ridicolo) di rimediare a tutti i guai fatti da chi vi ha preceduto, ma almeno rimediate ai guai che avete fatto voi in questi tre anni.
Un'ultima cosa: questi 300 milioni di euro sono importanti per cominciare. Tuttavia, mi associo alle richieste avanzate anche in precedenti interventi. Ci sono stati 10 mila ettari di terreno allagati, 8 mila tra imprese produttive e agricole che hanno subito danni o hanno dovuto chiudere e 20 mila persone coinvolte da questa alluvione: è necessario che, oltre ad interventi per l'emergenza, la legge di stabilità preveda una serie di misure importanti e strutturali.
Non si chiede niente di particolare, niente di privilegiato, ma quanto si è fatto in situazioni analoghe: prevedere la sospensione delle imposte, la possibilità di accedere a finanziamenti agevolati, la sospensione degli studi di settore almeno - lo si faccia con perizia e con un controllo preciso - per quelle aziende, per quelle persone e per quelle imprese che veramente sono state colpite da questo evento.
Questo il Veneto se lo attende, come è giusto che se lo attenda una comunità di cittadini italiani, e credo che, oltre alle tante belle parole, davvero debbano arrivare nella legge di stabilità fatti e impegni precisi e, soprattutto, soldi veri (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Belcastro. Ne ha facoltà.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, dottor Bertolaso, la cosa che non ho gradito è solo quella che ha anticipato relativa al suo pensionamento. Credo che, nel momento che stiamo vivendo, di Bertolaso ce ne vorrebbero cento e credo - non so se questo è determinato da una sua scelta o da qualcuno che glielo impone - che davvero in un momento così Pag. 58drammatico, proprio sotto il profilo della necessità di interventi assolutamente indispensabili per salvare vite umane e il patrimonio, nonché economie interne, vi sia bisogno di uomini come lei, che rimangano in campo a continuare a fare quello che ha già fatto bene, anche se qualcuno ha cercato di azzopparla.
Era diventato un po' l'idolo degli italiani e, come accade in questa Italia particolare, quando si è troppo graditi alla gente qualcuno tenta di azzopparti, utilizzando i soliti canali di una magistratura prezzolata che intende far politica. Pochi magistrati fanno questo, ma recano danni enormi al nostro Paese.
Quindi, l'invito che le rivolgo è quello di rimanere. Non so se sarà possibile, ma la invito a rimanere. Da uomo del Sud do tutta la solidarietà che merita al popolo veneto. Apprezzo ed ho apprezzato il modo di reagire nobile e pieno di entusiasmo anche nella disgrazia, ma vi dico che queste cose sono accadute anche al Sud e la mia gente ha reagito. Anche lì la politica non è solo fogna, come si vuol far credere, ed oggi siamo sulla buona strada dopo amministrazioni di sinistra che hanno affossato la nostra regione per venir fuori da un'emergenza che è sempre più forte, in un Paese che ha subìto in silenzio, probabilmente anche lì lontano dagli organi di informazione, drammi e danni enormi.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Io stesso sono stato vittima del maltempo e sono stato salvato da interventi della Protezione civile in una zona difficile preaspromontana nella quale vivo. La ringrazio, dottor Bertolaso e, se possibile, la prego, rimanga.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Calgaro. Ne ha facoltà.

MARCO CALGARO. Signor Presidente, ho solo due minuti e cercherò di essere rapidissimo. Vorrei dire soltanto due cose. La prima è che constato, come tutti gli altri, che la generosità e la capacità di dare il meglio di sé nelle emergenze è tipica del popolo italiano e, anche questa volta, si è verificata. La Protezione civile è qualcosa che in Italia funziona bene e può essere anche un vanto di questo Paese, non è questo che voglio contestare e in questo momento non si tratta di contestare qualcosa.
Ciò che rimprovero al Governo è che troppo spesso nella fase delle emergenze - fase che, come abbiamo detto, in Italia funziona bene - vi è la grande reazione del popolo, dei volontari e delle associazioni, la Protezione civile funziona e, in quella fase, il Governo fa troppe promesse. Alla fine, dopo che si va a verificare ciò che nella normalità funziona e avviene, troppo poche di queste promesse si realizzano e la gente incomincia ad accorgersene. Questo è un problema per la credibilità delle istituzioni in assoluto. Incominciano ad esserci problemi in Abruzzo e anche a Giampilieri, dove la fase dell'emergenza ha funzionato bene, il problema è che oggi i fondi che sono disponibili per quelle aree sono solo i fondi FAS, quelli sostanzialmente che già erano destinati alla Sicilia.
Di nuovo: a quando? Dato che siamo tutti d'accordo sull'analisi, ossia che qui manca la manutenzione ordinaria del territorio e mancano progetti di lungo respiro per la protezione del territorio, a quando un piano vero, un progetto vero predisposto dal Governo, un piano straordinario per la tutela del territorio? A fronte della necessità di questo, che anche lei riconosce, abbiamo il Governo, le regioni, i comuni che quando debbono tagliare, tagliano in modo anche privilegiato proprio sui fondi per la difesa del territorio. Oltretutto l'incuria da parte nazionale, regionale e locale su questi piani è pressoché totale.
Credo davvero che ciò che il Governo deve cambiare è finirla con questa politica degli annunci nella fase delle emergenze e farci vedere che dal Governo parte la proposta di un piano strategico nazionale per la difesa del territorio che migliori la situazione anche, a caduta, a livello regionale e Pag. 59comunale. Vi sono svariate analisi che dimostrano quanto l'incuria e la scarsa attenzione - lo ripeto - a questi temi è diffusa. Ne cito solo una compresa nei suoi dati, questa bellissima analisi «Ecosistema rischio 2005» in Veneto, che è stata organizzata da Legambiente e dal Dipartimento della protezione civile e che ha mostrato sostanzialmente che, di tutte le amministrazioni comunali a rischio dissesto idrogeologico, solo il 20 per cento ha risposto a questa richiesta di dati.
Ciò dimostra quanto sia diffusa l'incuria per queste problematiche e quanto sia necessario un piano strategico che parta dal livello nazionale. Meno annunci e più fatti, come continuamente dite di voler fare!

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Sull'ordine dei lavori (ore 17,22).

PAOLA GOISIS. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, indipendentemente dall'informativa ormai conclusa, volevo però fare una precisazione che è necessaria perché forse non è ben conosciuta la topografia del territorio della provincia di Padova. Tutti parlano di Padova, dei paesi della cintura di Padova, per esempio di Bovolenta, di cui si è detto prima, e della rottura degli argini del fiume Bacchiglione. Tuttavia, c'è una zona della provincia di Padova che si chiama Bassa Padovana, che è ancora più bassa di queste zone, in cui c'è stato un grande problema perché si sono verificate invasioni d'acqua di due metri, due metri e mezzo nelle case, dovute non all'esondazione dei fiumi ma alla rottura di un torrente che si chiama Frassine, che riceve l'acqua che viene giù dalla montagna. Probabilmente, in questo caso ci sono stati problemi così gravi proprio perché su tale vicenda non vi è stata una corretta informazione, perché si è fatto riferimento all'esondazione dei fiumi e non di altri canali o, come in questo caso, di un torrente.
Per esempio, paesi come Ospedaletto, Megliadino San Fidenzio, Megliadino San Vitale, Carceri e Vighizzolo d'Este sono stati dimenticati. Volevo fare questa puntualizzazione perché è importante. Lì ci sono stati danni gravissimi, che hanno ad esempio interessato tutte le industrie di allevamenti. Ci sono stati 150 mila capi di animali che sono annegati.
Ritenevo importante fare presente anche ai nostri concittadini che siamo attivi in questa cosa, che l'abbiamo presente e volevamo renderla presente anche a tutti in quest'Aula.

PRESIDENTE. Onorevole Goisis, lei è consapevole che abbiamo trovato insieme un escamotage per consentirle di svolgere questo intervento.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 11 novembre 2010, alle 10:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 17,25.