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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 392 di martedì 9 novembre 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 15.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Boniver, Brugger, Caparini, Cirielli, De Biasi, Donadi, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Lombardo, Lo Monte, Lupi, Lusetti, Mazzocchi, Melchiorre, Menia, Migliavacca, Migliori, Milanato, Mura, Nucara, Pecorella, Sardelli, Tabacci e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,08).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Relazione conclusiva della Commissione di indagine richiesta dal deputato Amedeo Laboccetta.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, lo scorso 17 giugno 2010 è stata istituita, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento, una Commissione di indagine su richiesta del deputato Amedeo Laboccetta. Nella giornata del 27 ottobre la Commissione ha concluso i propri lavori, approvando una relazione.
Do la parola al presidente della Commissione di indagine, onorevole Rocco Buttiglione. Ricordo che l'Assemblea prenderà atto della relazione conclusiva senza dibattito né votazione, a norma dell'articolo 58 del Regolamento. Prego, presidente Buttiglione, ha facoltà di parlare.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nella seduta del 9 giugno 2010, nel corso del dibattito sull'ordine dei lavori seguito alle comunicazioni rese dal Presidente della Camera in merito all'episodio, verificatosi nella seduta del giorno precedente, della votazione sulla pregiudiziale di costituzionalità relativa al decreto-legge sulla temporanea sospensione di demolizioni disposte dall'autorità giudiziaria in Campania, l'onorevole Francesco Barbato pronunciava le seguenti parole: «Non mi pare proprio appropriato in questo Parlamento affermare che quello che è successo ieri, quel voto che ha determinato l'approvazione di un nostro punto all'ordine del giorno, con la pregiudiziale di costituzionalità, a sentire Pag. 2un parlamentare del PdL, sta determinando addirittura fatti di ordine pubblico in Campania. Perché probabilmente riportare la legalità in Campania significa in questo momento, da parte di quei parlamentari del PdL criminogeni e criminali che abbiamo in Campania, alimentare e sostenere in Parlamento e nelle istituzioni un profilo di illegalità e di non rispetto delle leggi, un profilo di prepotenza di chi addirittura è stato un abusivo e deve essere adesso accompagnato e sostenuto, anziché far affermare una istituzione quale la magistratura e le forze dell'ordine che hanno riscontrato un'illegalità diffusa. (...) Insomma, questo profilo bisogna sostenerlo! Anche se lo capisco, perché l'onorevole Laboccetta è un noto evasore fiscale. Ha fottuto 32 milioni di euro allo Stato italiano con i suoi giochi. (...) Ecco, questo è il PdL! Questo è Berlusconi!»
Nel corso della medesima seduta interveniva, quindi, l'onorevole Amedeo Laboccetta, il quale affermava: «Signor Presidente, oggi l'onorevole Franco Barbato, per l'ennesima volta, mi ha pesantemente offeso con false dichiarazioni. Non ho ancora a disposizione il resoconto del suo intervento - Barbato ha parlato in mia assenza - tuttavia mi è stato riferito da molti colleghi presenti al momento del suo intervento che il signor Franco Barbato ha detto che il sottoscritto è un grande evasore fiscale. Presidente Bindi, la prego di prestare molta attenzione in questa occasione, perché discuteremo molto di questa materia. Due anni fa, sempre l'onorevole Barbato affermò in quest'Aula che ero un amico dei mafiosi, perché mi ero permesso di andare a fare visita al dottor Bruno Contrada nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere per motivi umanitari. Anche se il Barbato è da molti considerato una sorta di "macchietta" napoletana, non sono più disponibile ad ascoltare le sue offese in quest'Aula. (...) Ecco perché formalizzo una richiesta e la invito, signor Presidente, a trasmetterla ad horas al Presidente della Camera, onorevole Fini. Io chiedo che venga istituito un giurì d'onore per far cessare, una volta per sempre, tale attività denigratoria del signor Barbato.
Mi riservo, comunque, di querelare il signor Barbato dopo aver letto integralmente l'intervento di questo provocatore, che offende sistematicamente non solo alcuni colleghi, ma - signor Presidente, forse non se ne è accorta - anche l'intero Parlamento. I comportamenti, le dichiarazioni e le schizofrenie delle dichiarazioni del Barbato sono tante e tali che mortificano tutti.»
Quindi, rivolgendosi all'onorevole Di Pietro, l'onorevole Laboccetta proseguiva: «Io non ho nulla da temere, non ho mai evaso il fisco: si vada a leggere bene gli atti ai quali fa riferimento il suo deputato, quello che lei ha cooptato in quest'Aula parlamentare, dopodiché sono pronto anche con lei, onorevole Di Pietro, quando lei vorrà, a misurarmi nel merito della questione, perché io non ho nulla da temere, a differenza di altri. Chi le parla, onorevole Di Pietro, non ha scheletri nell'armadio, ecco perché posso parlare, così come altri possono farlo. Non so se l'onorevole Barbato, se andiamo a verificare le sue attività e la sua storia personale, possa ancora parlare e fare il moralista in quest'Aula. (...) Una volta e per sempre, chiariamola questa cosa! (...) Chiariamola! Va bene?».
Nel corso della medesima seduta prendeva, quindi, nuovamente la parola l'onorevole Barbato, il quale dichiarava quanto segue: «Signor Presidente, intervengo soprattutto per portare il massimo della chiarezza e della trasparenza nelle istituzioni e tra i partiti e i politici. In questo Parlamento troppo spesso parliamo di contrasto all'evasione fiscale, di necessità di far funzionare il fisco, di contrastare ogni forma di elusione e di evasione (perché è lì che dobbiamo far pagare), ma poi è nei fatti e negli atti che si verifica il comportamento degli uomini, dei politici e dei partiti. Ebbene, noi come Italia dei Valori sul contrasto all'evasione facciamo una nostra battaglia da sempre, mentre l'onorevole Laboccetta è stato presidente di una società concessionaria di giochi che aveva Pag. 3sede legale in un paradiso fiscale, nelle isole Azzorre, e che non ha pagato multe al fisco per 32 milioni di euro. Si tratta della stessa società concessionaria che ci siamo ritrovata lo scorso anno, quando questo Parlamento ha rinnovato le concessioni anche a quel tipo di società di cui l'onorevole Laboccetta era presidente e da cui poi, naturalmente, una volta finito in Parlamento, opportunamente si è dimesso, perché ormai il lavoro era stato fatto. È stato premiato quel tipo di percorso, quel tipo di performance e quel tipo di politica che noi come Italia dei Valori non vogliamo, perché non vogliamo che ci sia in Italia ancora questo modo di utilizzare le istituzioni, questo modo improprio di utilizzare il Parlamento, questo modo disonesto (....). Diciamo che non debbono esserci, qui in Italia, persone che utilizzano i paradisi fiscali, e poi, vi è addirittura un parlamentare, una società concessionaria che opera per conto dello Stato a esercitare una determinata attività che sta nei paradisi fiscali. Non solo, ma come tante altre la sua società - di cui era presidente - è quella che era maggiormente esposta per un debito verso il fisco per 32 milioni, ed è quella che l'ha fatta franca prima di tutti».
Successivamente, con lettera pervenuta l'11 giugno 2010, l'onorevole Laboccetta confermava la richiesta, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento, che fosse nominata una Commissione di indagine con il compito di giudicare la fondatezza delle accuse rivoltegli dall'onorevole Barbato nel corso della seduta del 9 giugno 2010.
L'articolo 58 del Regolamento della Camera recita testualmente: «Quando nel corso di una discussione un deputato sia accusato di fatti che ledano la sua onorabilità, egli può chiedere al Presidente della Camera di nominare una Commissione la quale giudichi la fondatezza dell'accusa (...)».
Nella costante prassi parlamentare è dato riscontrare che la nomina di un Giurì d'onore presuppone la sussistenza dei seguenti elementi: a) l'addebito personale e diretto di un parlamentare nei confronti di un altro parlamentare nel corso di una discussione; b) l'attribuzione di uno o più fatti determinati; c) la possibilità che la commissione d'indagine - che, come noto, non dispone di poteri coercitivi - possa nondimeno acquisire elementi di conoscenza in ambito parlamentare o attraverso testimonianze spontanee.
Nel caso di specie, l'onorevole Barbato si riferisce direttamente e personalmente all'onorevole Laboccetta, accusandolo di essere «un noto evasore fiscale» che «ha fottuto 32 milioni di euro allo Stato italiano con i suoi giochi». Tale accusa, dopo l'intervento dell'onorevole Laboccetta, veniva successivamente dallo stesso deputato Barbato reiterata e specificata in questi termini: «l'onorevole Laboccetta è stato presidente di una società concessionaria di giochi che aveva sede legale in un paradiso fiscale, nelle isole Azzorre e che non ha pagato multe al fisco per 32 milioni di euro».
Considerata la determinatezza dei fatti addebitati all'onorevole Laboccetta, sono stati, pertanto, ritenuti sussistenti i requisiti di cui ai punti a) e b).
Anche il requisito sub c) - esperibilità degli accertamenti in ambito parlamentare - è stato ritenuto dalla Presidenza della Camera sussistente, nella misura in cui la fondatezza dell'accusa mossa dall'onorevole Barbato all'onorevole Laboccetta potesse costituire oggetto di riscontro attraverso il ricorso a fonti pubbliche di informazione, nonché mediante la spontanea trasmissione alla Commissione d'indagine, da parte dei deputati interessati o di terzi, degli elementi informativi e documentali necessari ad offrire riprova dei fatti oggetto dell'addebito.
Per questi motivi, come annunciato nella seduta del 17 giugno 2010, il Presidente della Camera, sussistendone i presupposti, dava corso alla richiesta formulata dall'onorevole Laboccetta e nominava conseguentemente una Commissione d'indagine, di cui chiamava a far parte il sottoscritto, in qualità di presidente, e gli onorevoli Roberto Mario Sergio Commercio e Giacomo Stucchi. Alla Commissione veniva assegnato il compito di riferire alla Camera prima della sospensione dei lavori Pag. 4parlamentari per la pausa estiva. Tale termine, su richiesta della Commissione formulata in data 29 luglio 2010, veniva poi differito dal Presidente della Camera al 15 ottobre 2010. Successivamente, sempre su richiesta della Commissione - motivata in ragione dell'esigenza di acquisire elementi di documentazione che l'onorevole Barbato si era impegnato a far pervenire - il Presidente della Camera, come annunciato nella seduta della Camera del 13 ottobre 2010, concedeva una seconda e definitiva proroga del termine al 30 ottobre 2010.
Quanto all'oggetto dell'accertamento della Commissione, il tema dell'indagine che il Presidente della Camera ha incaricato la Commissione di svolgere si evince dall'intervento dell'onorevole Barbato nella seduta dell'Assemblea del 9 giugno 2010. In quell'occasione l'onorevole Barbato muoveva all'onorevole Laboccetta l'accusa di essere «un noto evasore fiscale» che «ha fottuto 32 milioni di euro allo Stato italiano con i suoi giochi», precisando al riguardo che lo stesso sarebbe stato «presidente di una società concessionaria di giochi che aveva sede legale in un paradiso fiscale, nelle isole Azzorre, e che non ha pagato multe al fisco per 32 milioni di euro».
Veniamo quindi allo svolgimento dei lavori. Le sedute del Giurì hanno avuto luogo il 29 giugno, il 1o, il 6, il 15 e il 29 luglio ed il 5, il 26 e il 27 ottobre 2010.
Nelle sedute del 1o e del 6 luglio 2010 si sono svolte, rispettivamente, le audizioni degli onorevoli Amedeo Laboccetta e Francesco Barbato. Entrambi gli interessati, durante le rispettive audizioni, hanno avuto modo di illustrare la propria versione dei fatti e di rispondere alle domande dei componenti della Commissione. Nella seduta del 6 luglio 2010 la Commissione deliberava, quindi, di assegnare ad entrambi i deputati il termine del 12 luglio 2010 entro cui avrebbero potuto, ove lo avessero ritenuto opportuno, trasmettere documentazione.
Entro il predetto termine perveniva una nota integrativa con la quale l'onorevole Laboccetta forniva chiarimenti sull'attività da lui svolta nella qualità di procuratore generale per l'Italia della società Atlantis World. In tale nota l'onorevole Laboccetta osservava, con riferimento ai fatti oggetto di istruttoria da parte della Commissione, che la vicenda delle penali applicate nei confronti dei dieci concessionari «non riguarda in alcun modo il versamento dei tributi, sempre regolarmente eseguito, bensì la contestazione di presunti inadempimenti tecnici che secondo l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato si sarebbero verificati durante la complicata fase di start up».
Successivamente, nella seduta del 29 luglio 2010, la Commissione prendeva atto della lettera in data 28 luglio con la quale l'onorevole Barbato comunicava di aver avanzato domanda ad altre istituzioni per l'ottenimento di documentazione da inoltrare alla Commissione d'indagine. Al fine di poter acquisire gli elementi documentali ed istruttori necessari per procedere alla predisposizione di una relazione conclusiva, nella predetta seduta la Commissione deliberava, quindi, di richiedere al Presidente della Camera una proroga al 15 ottobre del termine per la conclusione dei suoi lavori. Della concessione della proroga del termine da parte del Presidente della Camera veniva dato annuncio in Assemblea nella seduta del 4 agosto 2010.
Nella seduta del 5 ottobre 2010 la Commissione prendeva atto che la documentazione che l'onorevole Barbato si era impegnato a trasmettere non era ancora pervenuta. Nella medesima seduta, considerata l'ormai imminente scadenza del termine per riferire all'Assemblea, la Commissione deliberava, quindi, di effettuare un formale sollecito, da estendere anche all'onorevole Laboccetta, con il quale invitava entrambi i deputati a far pervenire, non oltre lunedì 11 ottobre, gli elementi documentali ed informativi - ulteriori rispetto alle dichiarazioni rese in audizione e successivamente integrate dall'onorevole Laboccetta con la menzionata nota scritta - che fossero ritenuti utili per la predisposizione della relazione conclusiva.
Nella seduta del 12 ottobre 2010 la Commissione prendeva atto della comunicazione, Pag. 5pervenuta in pari data per posta elettronica, con la quale l'onorevole Barbato rendeva noto di aver rinnovato, con carattere di urgenza, la richiesta al direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, Raffaele Ferrara, di ottenere copia della documentazione agli atti del «fascicolo Atlantis» in ordine alla convenzione con la stessa Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato e che l'onorevole Laboccetta non aveva, invece, fatto pervenire alcuna risposta al sollecito. Nella medesima seduta la Commissione conveniva, quindi, di richiedere un'ulteriore proroga al 30 ottobre 2010 del termine per riferire alla Camera, al fine di poter acquisire elementi informativi e documentali utili per la predisposizione della relazione conclusiva, con l'espresso impegno, tuttavia, di concludere in ogni caso i propri lavori entro l'eventuale nuovo termine assegnatole dal Presidente della Camera. La richiesta di proroga veniva accolta dal Presidente della Camera, come annunciato nella seduta del 13 ottobre 2010.
Nella seduta del 26 ottobre 2010 la Commissione prendeva atto della lettera con la quale, in pari data, l'onorevole Barbato aveva trasmesso copia della memoria d'udienza dell'11 ottobre 2010 presso la procura regionale del Lazio della Corte dei conti, copia della relazione del procuratore regionale pro tempore dottor Luigi Mario Ribaudo per l'inaugurazione dell'anno giudiziario 2008 della sezione giurisdizionale per la regione Lazio della Corte dei conti e copia della documentazione trasmessagli dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato con nota in data 13 ottobre 2010 (convenzione di concessione tra Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato e Atlantis World per l'affidamento dell'attivazione e della conduzione della rete per la gestione telematica del gioco lecito mediante apparecchi da divertimento e relativo bando di gara). Nella seduta del 26 ottobre 2010 la Commissione prendeva altresì atto che nella suddetta lettera l'onorevole Barbato preannunciava di aver formalizzato all'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato la richiesta di ulteriore documentazione.
La Commissione tornava, infine, a riunirsi nella seduta del 27 ottobre 2010 nella quale procedeva, all'unanimità, all'approvazione della presente relazione conclusiva.
Veniamo alle risultanze dell'istruttoria. La Commissione ha ritenuto che le valutazioni di ordine politico concernenti i profili relativi alla gestione della rete telematica degli apparecchi per il gioco d'azzardo, pur meritevoli di particolare attenzione nelle competenti sedi parlamentari, debbano considerarsi estranee all'oggetto dell'istruttoria, da individuarsi nella verifica della natura effettivamente fiscale dell'evasione di ingenti somme di denaro, addebitata alle società concessionarie, e che forma oggetto di un procedimento giurisdizionale contabile attualmente in corso presso la Corte dei conti.
In assenza di elementi documentali significativi, che le parti non hanno trasmesso alla Commissione, così restringendo considerevolmente i margini dell'apprezzamento ad essa rimesso, appare comunque necessaria una sintetica ricostruzione della disciplina normativa dei profili finanziari della materia, che fornisca elementi per inquadrare la natura giuridica delle sanzioni inflitte alle società concessionarie per le violazioni in materia di prelievo erariale unico.
Alla raccolta effettuata mediante gli apparecchi di gioco di cui all'articolo 110, comma 6, lettera b), del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (approvato con regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni), ovvero apparecchi di gioco collegati in rete, si applica un prelievo erariale unico (PREU) ai sensi dell'articolo 39, comma 13, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326.
Come stabilito dall'articolo 39, comma 13, del citato decreto-legge n. 269 del 2003, a decorrere dal 26 luglio 2004 i soggetti passivi del PREU sarebbero stati identificati nell'ambito dei concessionari Pag. 6individuati ai sensi dell'articolo 14-bis, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 640. Nel citato articolo 39 sono stabiliti, altresì, i periodi contabili per l'applicazione del prelievo, l'ammontare del PREU, le modalità di riscossione delle somme dovute a titolo di PREU a seguito dei controlli automatici effettuati dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato e le rispettive sanzioni. La base imponibile ed il PREU vengono determinati dal concessionario, soggetto giuridico che attiva la rete telematica (infrastruttura hardware e software) e la gestisce, collegando gli apparecchi di gioco al relativo sistema di elaborazione e, quest'ultimo, al sistema centrale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato.
Per il calcolo della base imponibile e del PREU relativo a ciascun periodo fiscale, il concessionario usa il dato registrato nel sistema di contabilità di ciascun sistema di gioco. Nel recente decreto direttoriale 1o luglio 2010 del Ministero dell'economia e delle finanze viene stabilito, all'articolo 5, che, qualora, per comprovate cause di forza maggiore, il concessionario non proceda alla trasmissione dei dati utilizzati per la determinazione della base imponibile e del PREU, questi sono determinati in modo forfetario secondo quanto disposto dall'articolo 10 del medesimo decreto. La misura forfetaria della raccolta giornaliera riferita a ciascun apparecchio di gioco afferente ad ogni singolo sistema di gioco è attualmente fissata in euro 560, ma può essere modificata con successivi provvedimenti del Ministero dell'economia e delle finanze, così come è variata nel tempo la misura del PREU.
Veniamo al contenzioso presso la Corte di cassazione, la Corte dei conti ed il Consiglio di Stato. Con riferimento al contenzioso in materia, la Commissione, in base a notizie di stampa, ha preso atto che il procuratore generale della Corte dei conti ha promosso giudizio nei confronti di Snai Spa, uno dei dieci concessionari del servizio pubblico di attivazione e conduzione operativa della rete per la gestione telematica del gioco lecito mediante apparecchi, per avere violato gli obblighi di servizio previsti dalla legge e dalla convenzione e cagionato l'inefficace funzionamento del servizio pubblico, in particolare provocando il ritardo nell'avviamento della rete telematica, nella sua attivazione e nel suo completamento.
Il procuratore generale della Corte dei conti ha addebitato contestualmente ai dirigenti responsabili dell'Amministrazione autonoma monopoli di Stato di non aver attivato i poteri di vigilanza e controllo attribuiti dalla legge sull'attività della concessionaria, chiedendo la condanna in solido della concessionaria e dei menzionati dirigenti al risarcimento del danno erariale provocato dai rispettivi illeciti comportamenti. La Snai ha proposto ricorso in Cassazione affinché venisse dichiarata la carenza assoluta di giurisdizione da parte del giudice contabile ed ha, inoltre, presentato ricorso al giudice amministrativo avverso le contestazioni e l'applicazione delle penali per inadempienze contrattuali ricevute da parte dell'Amministrazione autonoma monopoli di Stato.
La Cassazione ha giudicato infondato il ricorso con sentenza delle Sezioni riunite 4 dicembre 2009, n. 25504, con la quale ha dichiarato sussistente la giurisdizione della Corte dei conti per la quantificazione del danno erariale conseguente alla ritardata attivazione e alla omessa realizzazione dei previsti collegamenti alla rete telematica, nonché all'inefficace funzionamento del sistema di gestione e controllo del gioco in denaro. Sempre secondo quanto riportato da notizie di stampa e come risulta dalla memoria d'udienza depositata agli atti dall'onorevole Barbato, in data 11 ottobre 2010 si è tenuta presso la sezione giurisdizionale del Lazio della Corte dei conti la prima udienza del giudizio contabile nei confronti dei dieci concessionari. Nel frattempo, risulta essersi pronunciata in materia anche la terza sezione consultiva del Consiglio di Stato con un parere reso al Ministero dell'economia e delle finanze, con il quale si sarebbe stabilito il limite massimo delle penali Pag. 7applicabili al concessionario, calcolato con l'applicazione di percentuali sul compenso per la gestione telematica, corrisposto dai titolari dei nulla osta rilasciati fino al luglio 2004 ai concessionari stessi.
Secondo la ricostruzione pubblicata in data 7 ottobre 2010 sul sito web de Il Sole 24 Ore (www.ilsole24ore.com), con il menzionato parere il Consiglio di Stato in sede consultiva avrebbe concluso che il limite massimo delle penali irrevocabili al concessionario non dovrebbe essere comunque superiore all'11 per cento del valore medio del compenso per la gestione telematica degli apparecchi da gioco spettante al concessionario nello stesso anno. In sostanza, qualora si applicasse il metodo di calcolo suggerito dal Consiglio di Stato, l'importo delle penali inflitte ai concessionari per il mancato collegamento in rete degli apparecchi subirebbe una notevolissima diminuzione, in ragione dell'esigenza di salvaguardare l'interesse pubblico sotteso alla continuità del servizio affidato in concessione: l'importo delle penali passerebbe, in particolare, da circa 98 miliardi di euro - quantificazione, questa, del presunto danno erariale, che, secondo quanto riferito in audizione dall'onorevole Barbato, sarebbe stata effettuata dalla procura regionale per il Lazio della Corte dei conti nel dicembre 2008 - a circa 4,8 milioni di euro.
Secondo quanto risulta da notizie di stampa, la questione relativa al metodo di calcolo delle penali avrebbe costituito oggetto di valutazione anche in occasione dell'udienza dell'11 ottobre 2010 della sezione giurisdizionale per il Lazio della Corte dei conti, nella quale il pubblico ministero avrebbe confermato, in via principale, la richiesta di risarcimento per un importo pari a 98 miliardi di euro e, in via sussidiaria, per un importo variabile, quantificato dal pubblico ministero, alternativamente, in 2,7 miliardi di euro, in base al criterio del servizio non conseguito, ovvero in 802 milioni di euro, secondo i criteri indicati in un rapporto del nucleo frodi telematiche della guardia di finanza, ovvero ancora in un importo comunque idoneo al risarcimento del danno erariale contestato.
In merito alla natura delle violazioni contestate alle società concessionarie, nel corso dell'audizione del 1o luglio 2010 l'onorevole Laboccetta ha tenuto a precisare che «in nessun Paese al mondo esiste una rete telematica che riesce a mantenere un collegamento permanente tra le cosiddette slot-machine interfacciato direttamente col Ministero delle finanze e, quindi, con la SOGEI che è il partner tecnologico del Ministero delle finanze e, quindi, dei Monopoli di Stato che sono il soggetto che sovraintende a questo tipo di attività». A giudizio dell'onorevole Laboccetta la complessità di tale innovazione è stata all'origine del «minimo ritardo rispetto ai tempi della realizzazione dell'impianto stesso». «Questo - secondo l'onorevole Laboccetta - era naturale perché i grandi network, cioè le grandi reti di collegamento, non riuscivano a sopportare la valanga di dati che in tempo reale venivano trasmessi dalla macchina al terminale del Ministero».
Sarebbe stato, pertanto, un mero ritardo tecnico ad originare il mancato collegamento iniziale e il conseguente omesso versamento degli importi dovuti a titolo di PREU. Ad avviso dell'onorevole Laboccetta tale ultima contestazione farebbe, quindi, riferimento a violazioni sanzionate con l'irrogazione di penali di natura contrattuale che in nessun modo potrebbero essere equiparate a sanzioni per fenomeni di vera e propria evasione fiscale. Di tale inesatta qualificazione della vicenda lo stesso onorevole Laboccetta dichiara di aver fatto oggetto, a nome della società di cui era legale rappresentante, di un'azione legale nei confronti del settimanale L'espresso a seguito della pubblicazione sullo stesso di taluni articoli in cui si definiva la vicenda in termini di evasione fiscale. Da quanto riferito dall'onorevole Laboccetta nel corso della sua audizione, poiché la società avrebbe sede a Londra, il settimanale L'espresso sarebbe stato citato in giudizio dinanzi ad un tribunale di Londra e da questo condannato. Pag. 8Poiché tuttavia alla Commissione non è stata fornita copia della predetta sentenza, né elementi documentali tali da suffragare il presunto riconoscimento di responsabilità a carico del citato settimanale, quanto dichiarato dall'onorevole Laboccetta non ha potuto trovare riscontro.
Da parte sua, nel corso dell'audizione del 6 luglio 2010 l'onorevole Barbato ha affermato che, delle somme incassate dai concessionari, «il 13,5 per cento rappresentava una tassa che si pagava allo Stato e i concessionari, coloro che erano abilitati a fare queste operazioni per conto dello Stato, dovevano fare una sorta di ritenuta a monte, cioè in quel momento erano soggetti pubblici e dovevano trattenere il 13,5 per cento da dover rimettere successivamente all'Azienda autonoma dei monopoli di Stato che pure aveva un certo aggio - prima nella misura dello 0,3 per cento e poi dello 0,8 per cento - mentre il rimanente 11 per cento veniva suddiviso tra i concessionari, l'AAMS - l'Azienda dei monopoli di Stato - i gestori e gli esercenti».
Come riferito in audizione dall'onorevole Barbato, Atlantis sarebbe «la concessionaria che ha prodotto il maggior danno erariale perché solo Atlantis deve (e in questo correggo quanto affermato nella mia dichiarazione del 9 giugno 2010 che ha determinato il presente Giurì d'onore)... io allora parlai di 32 milioni di euro, ho sbagliato e chiedo scusa perché non sono 32 milioni di euro ma sono quasi 32 miliardi di euro, per precisione si tratta di 31 miliardi e 300 milioni di euro». L'onorevole Barbato ha aggiunto che vi sarebbe stato al riguardo un accertamento da parte di una commissione tributaria di primo grado. Tale ultima asserzione - la quale, ove suffragata da idonei elementi documentali, avrebbe potuto contribuire in modo decisivo alla verifica della fondatezza dell'addebito mosso nei confronti dell'onorevole Laboccetta - è rimasta tuttavia priva di riscontro.
In merito agli atti di sindacato ispettivo, allo stato degli atti, la Commissione, per la vicenda rimessa al suo esame, non ha potuto far altro che affidarsi alle uniche risultanze ufficiali acquisibili in ambito parlamentare, rappresentate dalle risposte fornite dal Governo ad alcuni atti di sindacato ispettivo nella corrente legislatura.
In particolare, nella seduta della Camera del 1o giugno 2010 il Ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Elio Vito, rispondendo all'interrogazione a riposta immediata n. 3-01100, di cui era primo firmatario l'onorevole Marco Reguzzoni, concernente iniziative per assicurare l'efficienza dei controlli fiscali sui proventi derivanti dall'utilizzo degli apparecchi per il gioco d'azzardo e per il recupero delle somme evase, sottolineava che «l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, sentita dal Ministero dell'economia e delle finanze, ha precisato che i casi in questione non sono direttamente connessi a fenomeni di evasione fiscale, bensì si configurano come presunte inadempienze contrattuali dei concessionari da cui discende l'applicazione di apposite sanzioni» e che «a tale proposito l'amministrazione ha provveduto ad erogare specifiche penali con una serie di provvedimenti di cui alcuni sono stati ritenuti pienamente legittimi dal giudice amministrativo ed altri invece annullati».
Nella seduta del 22 settembre 2010 della VI Commissione finanze il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, onorevole Alberto Giorgetti, rispondendo all'interrogazione a riposta immediata in Commissione n. 5-03430, presentata dall'onorevole Fluvi, ribadiva, in relazione alla vicenda relativa al procedimento avviato dalla Corte dei conti, che la stessa non ha alcun riferimento al PREU o a qualsivoglia presunta evasione fiscale, trattandosi invece di applicazione di mere penali contrattuali relative a «livelli di servizio», che formano oggetto di specifici procedimenti giurisdizionali in corso.
Nella seduta del 30 settembre 2010 della VI Commissione finanze il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, onorevole Alberto Giorgetti, rispondendo all'interrogazione a riposta immediata in Commissione n. 5-03499, a firma dello stesso onorevole Barbato, concernente gli accertamenti relativi alla regolarità Pag. 9della concessione rilasciata alla società Atlantis per la gestione telematica degli apparecchi da intrattenimento, precisava quanto segue: «(...) nel periodo dal 26 giugno 2008 al 28 ottobre 2009, il Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Roma ha eseguito una verifica fiscale nei confronti della Atlantis World group of companies N.V. (codice fiscale 97340770581), con sede in St. Maarten Rhine Road 106 (Antille Olandesi) e stabile organizzazione in Roma; la società, esercente l'attività di "gestione esattoriale", è risultata mandataria del Raggruppamento temporaneo di imprese (RTI) concessionario dell'amministrazione finanziaria per l'attivazione e la conduzione della rete telematica dei congegni da divertimento ed intrattenimento di cui all'articolo 110, comma 6, del TULPS; la verifica svolta dal reparto è stata finalizzata a controllare il corretto assolvimento del PREU (prelievo erariale unico - previsto dall'articolo 39, comma 13, del decreto legislativo n. 269 del 2003, convertito dalla legge n. 326 del 2003), nonché degli obblighi in materia di imposte sui redditi, IVA, IRAP, imposta di bollo e tassa di concessione governativa per il periodo novembre 2004 - gennaio 2007. In materia di PREU, l'intero contesto è stato rimesso alla valutazione dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato poiché, nel corso delle operazioni di verifica, quest'ultima, attraverso il controllo automatizzato relativo alla liquidazione del citato prelievo, ha provveduto alla definizione del tributo per gli anni 2004 e 2005, irrogando le sanzioni relative agli omessi/ritardati versamenti nonché alla liquidazione del 2006, contestando alla società gli omessi/ritardati versamenti e quantificando le relative sanzioni amministrative».
Infine, nella seduta del 13 ottobre 2010 della VI Commissione finanze il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, onorevole Alberto Giorgetti, rispondendo all'interrogazione a riposta immediata in Commissione n. 5-03566, presentata dall'onorevole Fugatti, avente ad oggetto i criteri di quantificazione delle sanzioni per irregolarità da parte dei concessionari nella gestione in via telematica degli apparecchi da divertimento e intrattenimento, depositava un documento della commissione tecnica, nominata con decreto direttoriale del 13 novembre 2008, incaricata di definire le procedure e i criteri per la rilevazione e il calcolo delle penali relative al mancato rispetto dei livelli di servizio nel quale il prelievo erariale unico è qualificato, in contraddizione con quanto detto prima, come «obbligazione tributaria».
In conclusione constatata l'impossibilità di procedere a compiute verifiche sulla base di fonti documentali dotate dei caratteri di sufficiente oggettività e ufficialità, la Commissione rimarca anzitutto l'opportunità di un'attenta riflessione sugli effettivi margini di utilità ed attendibilità dell'istituto previsto dall'articolo 58 del Regolamento delle Camera laddove le parti non forniscano, nel corso dell'istruttoria, gli elementi di documentazione necessari ad un minimo riscontro della veridicità delle proprie rispettive affermazioni.
La Commissione, all'unanimità, ha ritenuto che, in presenza di fatti che hanno formato e potranno presumibilmente formare ancora oggetto di strumenti di sindacato ispettivo, eccederebbe i suoi compiti formulare giudizi suscettibili di sovrapporsi alle posizioni che contestualmente il Governo, nella propria responsabilità politica, ritiene di assumere in merito, rendendole note nelle competenti sedi parlamentari.
Nella specie, sulla vicenda in esame, la ricostruzione fornita dai rappresentanti del Governo in occasione dello svolgimento dei suindicati atti di sindacato ispettivo non appare perfettamente univoca: nei primi due casi, il Governo recisamente esclude che gli inadempimenti in questione possano qualificarsi come evasione fiscale, mentre negli ultimi due atti di sindacato ispettivo sopra richiamati ci si riferisce al prelievo erariale unico come ad un vero e proprio tributo, oggetto di accertamenti condotti dai nuclei di polizia tributaria della guardia di finanza e al cui mancato pagamento viene riconnessa l'applicazione di sanzioni amministrative. Pag. 10
In conclusione, l'addebito mosso dall'onorevole Barbato all'onorevole Laboccetta in merito alla presunta evasione di circa 32 miliardi di euro da parte della società di cui egli era legale rappresentante per l'Italia non può ritenersi fondato nella misura in cui esso si riferisce a contestazioni non ancora definite da un provvedimento giurisdizionale definitivo, e comunque riguardanti eventuali profili di responsabilità tributaria imputabili ad una società e non già ad una persona fisica, nell'ambito di una vicenda che, peraltro, presenta diversi lati oscuri meritevoli di accertamento nelle competenti sedi.
La Commissione auspica in ogni caso un rapido chiarimento della vicenda nelle competenti sedi giurisdizionali.
Per le ragioni anzidette, la fondatezza dello stesso addebito relativamente alla parte in cui esso si traduce nell'attribuzione di fatti illeciti qualificabili come evasione fiscale e non già come inadempimenti contrattuali - pur produttivi di un considerevole danno erariale - non ha potuto formare oggetto di puntuale verifica da parte di questa Commissione, non essendo stato a essa trasmesso alcun elemento documentale idoneo a comprovare l'attribuzione all'onorevole Laboccetta, con provvedimento giurisdizionale definitivo, di responsabilità al riguardo.

PRESIDENTE. Si è così conclusa la relazione conclusiva della Commissione d'indagine ex articolo 58 del Regolamento richiesta dal deputato Laboccetta. Ringrazio il Presidente Buttiglione.
Saluto la delegazione del Parlamento della Repubblica del Kenia, guidata dal Vicepresidente, onorevole Farah Moalim, che sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune. A nome dell'Assemblea, rivolgo ad essa un saluto di benvenuto (Applausi).

Inversione dell'ordine del giorno (ore 15,45).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per chiedere un'inversione dell'ordine del giorno, nel senso di procedere immediatamente al seguito della discussione delle mozioni concernenti il tema dei diritti umani in Cina e, in particolare, la liberazione del premio Nobel Liu Xiaobo. Infatti, a tale proposito, vi è una convergenza molto ampia - oserei dire unanime - su un documento presentato da tutti i gruppi.
Signor Presidente, se non vi sono obiezioni a questa proposta, le chiederei di passare direttamente alla trattazione del punto 3 dell'ordine del giorno e, quindi, di procedere con l'espressione del parere da parte del Governo, visto che, già nella giornata di ieri, si è svolta un'ampia ed approfondita discussione sulle linee generali.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, se ho ben capito, lei propone una doppia inversione dell'ordine del giorno: in primo luogo, propone di passare immediatamente al seguito della discussione delle mozioni previste e, tra di esse, di esaminare per prima quella concernente la liberazione del premio Nobel Liu Xiaobo.
Se non vi sono obiezioni, si darà quindi luogo all'inversione dell'ordine del giorno nel senso di passare direttamente al punto 3, che prevede il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative volte alla liberazione di Liu Xiaobo, premio Nobel per la pace 2010.
(Così rimane stabilito).

Seguito della discussione delle mozioni Vernetti, Della Vedova, Villecco Calipari, Boniver, Volontè, Mura, Brugger ed altri n. 1-00452 e Villecco Calipari ed altri n. 1-00464 concernenti iniziative volte alla liberazione di Liu Xiaobo, premio Nobel per la pace 2010 (ore 15,47).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Vernetti, Della Vedova, Villecco Calipari, Boniver, Volontè, Pag. 11Mura, Brugger ed altri n. 1-00452 e Villecco Calipari ed altri n. 1-00464 concernenti iniziative volte alla liberazione di Liu Xiaobo, premio Nobel per la pace 2010 (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che le mozioni all'ordine del giorno sono state ritirate dai presentatori e che contestualmente è stata presentata la mozione Vernetti ed altri n. 1-00487 (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta di lunedì 8 novembre 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali delle mozioni all'ordine del giorno.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulla mozione all'ordine del giorno.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, sulle due mozioni che sono state presentate, vale a dire la mozione n. 1-00452, avente come primo firmatario l'onorevole Vernetti, e la mozione n. 1-00464, avente come primo firmatario l'onorevole Villecco Calipari...
Signor Presidente, mi comunicano che le due mozioni sono confluite in un unico documento.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, sì, sono state ritirate ed è stata presentata un'unica mozione.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo ne è stato informato in questo momento.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, le chiedo scusa ma è stata presentata proprio in questo momento.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, credo che il Governo possa esprimere parere favorevole sulla mozione Vernetti ed altri n. 1-00487, presentata in questo momento.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, voglio intanto esprimere parole di apprezzamento per la convergenza che è stata raggiunta poco fa sul testo, che ha permesso di ritirare le due mozioni presentate e di convergere su un testo unico tra maggioranza e opposizione.
Brevemente voglio spiegare i motivi e il senso di questa mozione e voglio sottolineare e enfatizzare perché oggi il Parlamento italiano compie un fatto politicamente rilevante. Il premio Nobel per la pace 2010 è stato assegnato a Liu Xiaobo, un noto, notissimo dissidente cinese condannato a 11 anni di prigione per un'unica colpa: avere redatto il documento «Charta 08», con il quale ha rivolto un appello per la libertà di parola, la libertà di espressione, la libertà religiosa nella Repubblica Popolare Cinese.
Io ritengo che questa mozione sia un fatto molto rilevante. Credo che oggi con l'approvazione di questa mozione rivolgiamo un chiaro appello alla Repubblica Popolare Cinese affinché metta in libertà il dissidente, lo metta in condizione di poter giungere a Oslo per poter ritirare il premio Nobel per la pace, e che quindi compia un passo verso quel naturale e inevitabile processo di democratizzazione che tutti noi attendiamo da quel grande Paese.
E quindi, naturalmente, il nostro è un voto favorevole, ma voglio qui esprimere la piena soddisfazione per questa importante convergenza parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

Pag. 12

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, fino all'assegnazione del premio Nobel, la vicenda di Liu Xiaobo aveva purtroppo occupato anche in Italia un piccolo spazio, vi era cioè stato un vuoto informativo. Eppure si trattava di un caso simbolico, di un problema politico di primaria importanza. La sua condanna aveva sollevato una profonda preoccupazione, mostrando come la catena della repressione politica che il regime di Pechino aveva inserrato nell'imminenza delle Olimpiadi del 2008, aveva ormai perso il carattere dell'eccezionalità e mostrava segnali di consolidamento.
Un passo indietro è il regime di Pechino, rispetto invece ai necessari passi in avanti che l'Occidente ha chiesto di fare al Governo cinese, affinché alla liberazione economica si accompagni anche una vera liberazione politica.
È emblematico che il riconoscimento al dissidente cinese si stia consumando proprio nei giorni in cui la diplomazia economica del gigante d'Oriente si trova in Europa per assicurarsi accordi commerciali con l'Occidente.
La globalizzazione ha messo a nudo le contraddizioni della Cina e mostrato il suo tracciato naturale, che porta alla libera circolazione delle merci, ma anche e soprattutto alla libera trasmissione delle idee.
La reazione dell'establishment cinese all'assegnazione del Nobel è stata scomposta: il Governo di Pechino ha dato, purtroppo, di sé una cattiva prova, ricorrendo alla forza per impedire alla famiglia e ai sostenitori del dissidente - il quale attualmente si trova in carcere - di celebrare pubblicamente il prestigioso, simbolico e potente riconoscimento internazionale.
Le fondamentali relazioni commerciali con la Cina non possono essere un'alternativa ad un atteggiamento rigoroso e severo dei Governi occidentali nei confronti di Pechino, ma la sua stessa ragion d'essere: è questo il senso dell'impegno che chiediamo oggi al Governo italiano.
Come è accaduto in passato, in occasione della visita del Dalai Lama in Italia, è fondamentale non avere alcuna remora nel chiedere alle autorità cinesi il rispetto dei princìpi basilari della comunità internazionale, di cui la Cina chiede, con sempre maggiore convinzione, di far parte. La Cina liberi subito Liu Xiaobo ed elimini ogni forma di restrizione, movimento e comunicazione a sua moglie.
Per concludere, una riflessione sull'ultimo punto della mozione concerne l'offerta di sostegno finanziario che Pechino ha rivolto al Portogallo, affinché quest'ultimo scongiuri il rischio di default. Analoga offerta era stata rivolta alla Grecia qualche mese fa.
Si tratta, evidentemente, di una partita che Pechino sta giocando su uno scacchiere molto ampio e con un orizzonte di lungo periodo: la ricerca di una sempre maggiore influenza geopolitica in Europa, in Africa e in America Latina.
Nel momento in cui la Cina non rinuncia, ma rivendica il suo ruolo di player strategico nelle grandi questioni globali, inclusa la crisi economica e finanziaria, è l'Europa intera che deve chiedere con fermezza al Governo cinese una vera assunzione di responsabilità: accetti la sfida del mondo libero, apra le sue frontiere, non solo alle merci, ma anche ai diritti umani e alla libera politica.
Pertanto, ribadisco il voto favorevole alla mozione da parte del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
Colgo l'occasione per dire che un po' di silenzio forse aiuterebbe lo svolgimento dei nostri lavori. Prego, onorevole Mantini.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, nel corso della presidenza del Nobel Institute di Oslo, il professor Francis Sejersted ha più volte sottolineato come si sia passati da una visione che privilegia il premio della negoziazione per la pace, ad una visione che privilegia il riconoscimento delle battaglie per i diritti umani.
Questo passaggio ad una visione più coerente con la globalizzazione dell'economia - Pag. 13che deve essere anche globalizzazione dei diritti - si ritrova nella motivazione del premio Nobel per la pace attribuito a Liu Xiaobo. Nella motivazione adottata dal comitato di Oslo, si legge: «Durante gli ultimi decenni la Cina ha fatto enormi progressi economici, forse unici al mondo e molte persone sono state sollevate dalla povertà. Il Paese ha raggiunto un nuovo status che implica maggiore responsabilità nella scena internazionale, che riguarda anche i diritti politici.
L'articolo 35 della Costituzione cinese stabilisce che i cittadini godono delle libertà di associazione, di assemblea, di manifestazione e di discorso, ma queste libertà in realtà non vengono messe in pratica. Per oltre due decenni - continua il Comitato del Nobel - Liu è stato un grande difensore dell'applicazione di questi diritti, ha preso parte alla protesta di Tienanmen del 1989, è stato tra i firmatari e i creatori della Charta 08 della democrazia in Cina. Liu Xiaobo ha costantemente sottolineato questi diritti violati dalla Cina. La campagna per il rispetto e l'applicazione dei diritti umani fondamentali è stata portata avanti da tanti cinesi ed Liu Xiaobo è diventato il simbolo principale di questa lotta».
Questa motivazione è fin troppo chiara alle nostre coscienze ma è anche una parte indispensabile della nostra visione del mondo, della nostra agenda globale e della nostra politica internazionale. Alla globalizzazione dell'economia e della finanza deve accompagnarsi la globalizzazione dei diritti, Liu Xiaobo deve essere liberato ed è davvero preoccupante che anche sua moglie Liu Xia sia stata ristretta nelle proprie libertà e isolata dal resto del mondo.
Abbiamo svolto un buon lavoro con queste mozioni, con una larga intesa con la maggioranza e con spunti e impegni che provengono dal Governo. L'Unione di Centro voterà dunque la mozione unitaria, sapendo che il Governo italiano dovrà farsi interprete di un impegno che è tutt'altro che retorico in favore dei diritti umani e che invece è un atto politico di prima grandezza a cui sollecitiamo davvero il Governo, coscienti che il Parlamento è unito su un tema di grande rilievo internazionale e nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Laura Molteni. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, siamo di fronte all'assegnazione di un premio Nobel importantissimo perché riguarda l'assegnazione del premio a chi ha difeso i diritti della persona e i diritti della libera espressione della stampa di fronte alla gente e al mondo in piazza Tienanmen. Si tratta del premio Nobel a Liu Xiaobo, il più famoso dissidente cinese, che lo ha vinto in questi giorni per la pace: giornalista, cinquantaquattro anni, coscienza critica della Cina contemporanea, Liu Xiaobo fu uno dei leader del movimento di piazza Tienanmen nel 1989, in prima linea sia nei tentativi di mediazione con l'autorità, sia nello sciopero della fame che caratterizzò la protesta degli studenti pro-democrazia. Ebbene, dopo la diffusione della notizia del Nobel al dissidente, il giro di vite delle autorità contro gli attivisti è aumentato, mentre si sono moltiplicati gli appelli della comunità internazionale per la liberazione di Liu Xiaobo. Venerdì 8 ottobre, la polizia ha arrestato alcuni attivisti che stavano festeggiando, a Pechino, il conferimento del premio Nobel e ha sottoposto a maltrattamenti altri attivisti altrove. È inoltre sparita da qualche giorno Ding Zilin, la leader delle «madri di piazza Tienanmen» simbolo femminile delle lotte del 1989. Secondo alcuni testimoni è stata portata via da casa, a Pechino, insieme al marito, pare da agenti armati.
È per questo, e per tante altre motivazioni, che chiediamo al Governo, con la nostra mozione, di compiere un passo formale nei confronti del Governo della Repubblica popolare cinese, per richiedere la liberazione del premio Nobel per la pace Liu Xiaobo, e di eliminare ogni restrizione di movimento e di comunicazione alla signora Liu Xia, moglie del Pag. 14primo Nobel, consentendole di fornire notizie verificabili circa la propria condizione.
Non è accettabile che la seconda potenza economica mondiale sia retta da un sistema totalitario; lo chiede il mondo, attraverso la coraggiosa assegnazione del premio Nobel per la pace allo scrittore dissidente Liu Xiaobo, attualmente in carcere per una recente condanna ad 11 anni.
La Lega Nord ha già espresso - anche attraverso i mezzi di comunicazione - la sua soddisfazione per questo premio Nobel, dichiarando che, diversamente dalle scelte del passato, l'assegnazione, quest'anno, del premio Nobel a Liu Xiaobo, è una scelta giustissima. Oslo non ha ceduto ai ricatti e alle pressioni di Pechino, ma ha sollevato il problema dei diritti umani all'interno di una potenza economica. Ciò rappresenta un avvenimento che sembra far tornare l'assegnazione dei Nobel ai migliori tempi, quando Oslo premiava, per esempio, i dissidenti perseguitati nell'Unione Sovietica e nei Paesi dell'est.
L'assegnazione di questo Nobel è per la Lega motivo di grande soddisfazione, perché spesso ha la sensazione di essere la sola a condurre la battaglia contro un sistema così oppressivo e totalitario, retto da una burocrazia rigida e controllata da un formidabile apparato militare.
Il nuovo status della Cina nel mondo impone a Pechino l'assunzione di accresciuta responsabilità, opinione espressa dal presidente del Comitato norvegese del Nobel, Thorbjoern Jagland, opinione che noi condividiamo. Infatti, crescita economica e crescita democratica sono imprescindibili. Si chiudano i laogai, veri e propri lager, si riducano le ore di lavoro, e si normalizzino i diritti sindacali: la strada della politica cinese è il progressivo abbandono della barbarie.
Ma un'altra lezione ci giunge da Oslo: la Norvegia ha dimostrato che si può non temere e che, anzi, si deve rispondere con dignità alle minacce di ritorsione sulle relazioni bilaterali; una serie di pesanti interventi hanno cercato di impedire la premiazione dello scrittore dissidente. In tutto questo, riferendosi alla Cina, ancora una volta la Lega nord aveva ed ha ragione; infatti, sono anni che la Lega Nord ha più volte segnalato la violazione dei diritti umani, anche nel campo del lavoro e della produzione industriale. I prodotti cinesi che hanno invaso anche il nostro mercato, sono prodotti che spesso si sono rivelati fuori dalle normative europee e dannosi anche per la salute dei cittadini.
Pechino deve stare più attenta a minacciare e, per quello che ci riguarda, sono le nostre aziende ad essere seriamente danneggiate da una simile concorrenza sleale.
Voglio ricordare quanto ha dichiarato tempo fa il Ministro degli esteri norvegese, Jonas Gahr Stoere: «la Norvegia ha una buona ed estesa cooperazione con la Cina, le nostre relazioni sono solide»; ma ha aggiunto: «la discussione sui diritti umani è una parte delle nostre relazioni»; inoltre, «non c'è alcuna ragione per reazioni contro la Norvegia come Paese, e penso che, se vi fossero, vi sarebbe un impatto negativo per la reputazione della Cina».
Anche il Premier norvegese, Jens Stoltenberg, si è congratulato con il dissidente Liu Xiaobo per l'assegnazione del premio Nobel per la pace, nonostante le durissime proteste di Pechino, che ha parlato di decisione oscena.
Un altro premio Nobel per la pace, ben meritato, Lech Walesa, ex Presidente polacco e premio Nobel per la pace nel 1983, afferma: «dovremmo smettere di avere paura della Cina, dobbiamo aiutarla ad incamminarsi sulla strada della civiltà. Minacce, violenza, arresti, torture e uccisioni contro i dissidenti sono all'ordine del giorno in Cina, che viola diversi accordi internazionali di cui è firmataria, oltre alle proprie norme relative ai diritti politici».
Ricordo che l'articolo 35 della Costituzione cinese afferma che i cittadini della Repubblica popolare cinese godono di libertà di espressione, stampa, riunione, associazione, manifestazione.
Nella pratica tali libertà sono risultate limitate in modo diverso per i cittadini cinesi a seconda dei privilegi di cui godono. Crediamo che sia ormai indispensabile Pag. 15promuovere un'iniziativa di concerto con i partner dell'Unione europea per riprendere un confronto con la Repubblica popolare cinese sul rispetto dei diritti umani fondamentali in quel Paese, dalla libertà di stampa e di espressione, alla libertà religiosa, alla libertà di associazione, affinché il premio Nobel per la pace Liu Xiaobo possa ritirare di persona il premio in occasione della cerimonia di assegnazione dei Nobel il prossimo 10 dicembre 2010 ad Oslo. Si chiudano i laogai, si normalizzino i diritti e Pechino abbandoni le barbarie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Signor Presidente, chiedo, infine, che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Laura Molteni, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signora Presidente, nei giorni scorsi su tutte le prime pagine dei grandi giornali campeggiava la classifica stilata dalla rivista statunitense Forbes che quest'anno ha incoronato il Presidente della Repubblica popolare cinese, Hu Jintao, come la persona più potente del mondo. Si tratta di un risultato che consacra, dunque, la leadership mondiale del «Dragone» ai danni degli Stati Uniti.
Che cosa si cela realmente dietro questo salto in avanti del Paese orientale? Uno Stato, e quindi il suo Presidente, può definirsi il più potente quando la sua capacità di influenza è superiore a quella di qualsiasi altro soggetto sul pianeta. In questo senso, il miracolo economico cinese si è potuto attuare grazie al fatto che per la Cina la politica estera è, come nel periodo maoista, strumento della politica interna.
Caso esemplare è il rapporto che la potenza asiatica ha instaurato con l'Africa. La presenza di Pechino in Africa ormai è fortissima. Affamata di materie prime, ha trovato terreno fertile per i suoi affari in Paesi poverissimi e alla ricerca di mezzi finanziari. In questi contesti vi è la possibilità di reintrodurre lo stesso sfruttamento della manodopera attuato in patria e, grazie a dittature corrotte, di lavorare in un mercato favorevole all'esportazione di prodotti scadenti a basso prezzo, nonché ottenere risorse naturali rare a costi vicino allo zero.
Diviene inoltre possibile offrire ingenti finanziamenti a prezzi vantaggiosi in cambio di materie prime e concessioni minerarie e far sì che gli appalti per le opere finanziate siano assegnate ad aziende cinesi. Nei Paesi del Maghreb, tanto per fare alcuni esempi, le multinazionali cinesi la fanno da padrone nell'edilizia e nel commercio.
Nell'Africa dell'Est si cimentano nel commercio di armi e materie prime. Inoltre, riuscendo tra l'altro a mantenere buoni rapporti con tutti i Paesi del Corno d'Africa, la Cina ha alimentato il conflitto fra Etiopia ed Eritrea, attraverso la vendita di armi e di equipaggiamenti militari ad entrambe le parti.
Poiché il Sudan rappresenta il secondo fornitore africano di petrolio, viene poi difeso su tutti i forum internazionali dalle accuse di violazione dei diritti umani e di genocidio nella regione del Darfur. In Africa occidentale, invece, la strategia cinese prevede in alcuni casi l'annullamento del debito, in altri il finanziamento di ricerche minerarie e petrolifere, ma il simbolo del nuovo colonialismo del «Dragone» risiede nelle vicende del Congo, dove gli schiavi del terzo millennio hanno la pelle nera e poco più di dieci anni.
A Likasi per 3 dollari al giorno questi bambini si infilano nelle viscere della terra per strappare le ultime briciole di cobalto e rame. Nessuno ne parla, nessuno conosce le migliaia di situazioni limite che la superpotenza ha creato e con cui si arricchisce. Peter Hitchens, un giornalista inglese deciso a raccontare la storia dei nuovi schiavi, è stato recentemente minacciato di morte. Pag. 16
I cinesi stessi, a causa dei rigidi controlli censori dei media, non ne conoscono l'esistenza e le ONG sono impotenti. Non esistono regole, tanto meno controlli, e i morti, i sepolti vivi, gli ustionati, morti letteralmente di sfinimento, non sono censibili. Oggi la Camera dei deputati approverà all'unanimità, lo voglio sperare, questa mozione per la liberazione del premio Nobel Liu Xiaobo.
Tuttavia, se non si coglie che lo schema della conquista è sempre lo stesso, che è il padrone che cambia, che così si diventa i più potenti della Terra, che così si scalano le classifiche di Forbes, che così ci si arricchisce a scapito delle disgrazie altrui in barba a qualsiasi logica di fratellanza e rispetto della dignità, anche la nostra mozione avrà vita breve. Parlo e dico così perché non vorrei che il nostro Governo continuasse a restare cieco e sordo dinanzi agli amici cinesi, nella più classica delle situazioni da realpolitik, chiudendo affari per miliardi di dollari con il gigante asiatico senza clausole né preamboli circa il rispetto dei diritti umani da parte di quel Paese.
Davanti al peso dello yuan, purtroppo, è facile dimenticare gli undici anni di carcere inferti al dissidente Liu Xiaobo, le dure repressioni del Tibet, la censura all'informazione e ad Internet, lo sfruttamento del lavoro nero e minorile, i mille paradossi e le mille contraddizioni civili e sociali che accompagnano l'ascesa economica di quel Paese. Qui risiede il paradosso della politica internazionale, non solo quella nostra, in verità. La logica imperante sostiene la necessità di tenere buoni i rapporti con i Paesi esteri, soprattutto quando la mole degli investimenti pronti a riguardare le nostre imprese diventa rilevante. Con il gigante asiatico l'Italia ha infatti appena stretto accordi commerciali per 200 miliardi di dollari.
Nel corso della recente visita di stato in Cina, parlando davanti al suo collega, Hu Jintao, il Presidente della Repubblica Napolitano ha sottolineato che i passi avanti del colosso asiatico non si misurano solo nella sfera economica. Noi consideriamo queste parole come opportune e condivisibili, ma corrono il rischio di essere relegate sola all'astrattezza verbale se non tradotte anche in atti di politica estera, soprattutto quando si continua a stipulare accordi su accordi che, per carità, vanno benissimo per il rilancio delle eccellenza italiane, che noi vorremmo però fossero altre.
Noi, come gruppo dell'Italia dei Valori, pretendiamo di più. Voteremo a favore di questa mozione, ma pretendiamo che un'altra e più importante eccellenza italiana venga maggiormente sostenuta dal nostro Governo con questo impegno della Camera dei deputati: l'eccellenza di essere un baluardo, una punta di diamante nella lotta per il rispetto dei diritti umani nel mondo, sempre e non a condizione che (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villecco Calipari. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, esprimo la soddisfazione che le mozioni presentate da me e dall'onorevole Vernetti abbiano portato, dopo l'afonia che questo Governo ha avuto durante la visita del Primo Ministro cinese a Roma, Wen Jiabao, il Parlamento, quest'Aula, a una mozione unitaria che anch'io mi auguro sia unanimemente votata.
La nostra mozione pone all'attenzione di questo Parlamento la necessità che l'Italia, come hanno già fatto altre potenze europee e come hanno fatto gli Stati Uniti, dica in maniera inequivocabile che è necessaria la rimozione di ogni restrizione della libertà personale di Liu Xiaobo, il premio Nobel per la pace 2010, e di sua moglie, non rinunciando così alla difesa dei valori universali.
In verità non è poco quello che si è fatto in Cina in questi ultimi trent'anni, anche se la crescita ha spesso conseguenze controverse, tanto più quando è tumultuosa come in questo caso. In questi tre decenni, in effetti, questo Paese è cresciuto con un tasso a due cifre mediamente, che ancora è previsto per i prossimi due anni. Pag. 17Nessuno, quindi, ha fatto meglio di Pechino, sia a livello di singoli Paesi sia a livello della crescita economica media dell'intero pianeta. Tuttavia, con il successo crescono anche le responsabilità. La Cina è stata il primo grande Paese emergente, è diventata la seconda potenza mondiale, è membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, può svolgere un ruolo determinante per il mantenimento della pace e della sicurezza nel continente asiatico. In un mondo sempre più interdipendente, il successo della Cina - lo ha ricordato anche durante la sua visita il Presidente Giorgio Napolitano - non si verifica a prezzo del nostro declino (quindi non ne dobbiamo aver paura), a condizione però di rispettare le regole che sono state la chiave del nostro come del loro successo: stabilità, sicurezza, legalità internazionale e rispetto dei diritti fondamentali.
Dobbiamo sfuggire alla tentazione che la forza fa la legge. Quindi, la complessità e le contraddizioni di questo grande Paese - che, grazie alla sua enorme crescita economica, sta compiendo delle trasformazioni strutturali profonde della società - si comprendono sia dai suoi miracolosi risultati economici, ma anche dalla carenza però delle tutele dei diritti dei cittadini cinesi. I dati, ad una prima lettura, sembrerebbero dire che è possibile unire la crescita ad un miglioramento della qualità della vita, ad esempio l'aspettativa di vita in quel Paese e i tassi di iscrizione alle scuole primarie e secondarie sono sempre più elevati.
Secondo un rapporto del 2008 dell'Agenzia per lo sviluppo delle Nazioni Unite negli ultimi trent'anni non si è avuta solo una crescita del reddito totale pro capite, ma anche del cosiddetto «indice di sviluppo umano», che è, in effetti, un rapporto tra reddito pro capite, tasso di mortalità ed istruzione. La Cina ha superato in un balzo venti posizioni. Contemporaneamente, però, sono aumentate, soprattutto negli ultimi dieci anni, le differenza tra zone urbane e rurali. Le disparità tra i due sessi rimangono fortissime, soprattutto nelle zone rurali dove il tasso di analfabetismo delle donne in età adulta, nonostante gli sforzi del Governo, rimane 2,5 volte quello degli uomini. Se vuole essere, quindi, qualcosa di più semplice della crescita lo sviluppo in Cina dovrà accompagnarsi ad un aumento della qualità della vita di tutti i cinesi, dalle libertà individuali alla, soprattutto, tutela dei diritti fondamentali.
In verità, vorrei anche sottolineare che il Primo Ministro Wen Jiabao, segnando un'indiscutibile rottura con il passato, solo due mesi fa ha dichiarato che la scienza, la democrazia, lo stato di diritto, la libertà e i diritti umani non sono sfere di esclusiva competenza del capitalismo, ma valori condivisi che l'umanità persegue nella sua lunga storia e che sono anche i prodotti di una civiltà comune. Wen Jiabao, includendo la democrazia nel suo elenco di valori condivisi, è sembrato abbandonare le posizioni tradizionali dei massimi dirigenti cinesi. Ecco perché le sue parole agli occhi degli intellettuali progressisti sono sembrate perfino sovversive rispetto all'ortodossia.
Wen Jiabao, tuttavia, non si è fermato qui e ha dichiarato che bisogna permettere alle persone di vivere dignitosamente e ha dato la definizione di dignità: ogni cittadino deve godere dei diritti e delle libertà garantiti dalla Costituzione; tutti sono uguali davanti alla legge; il fine unico e supremo dello sviluppo è soddisfare le crescenti esigenze materiali e culturali del popolo; lo sviluppo delle società deve avere come presupposto lo sviluppo dell'individuo. Ha detto con forza che la chiave di ogni riforma è limitare i poteri dello Stato, che la Cina deve costruire una società equa e giusta e che lo stato di diritto deve essere indipendente dal potere politico.
Nel condividere queste parole, emblematiche di una volontà di cambiamento delle autorità cinesi, riteniamo che non si possa riconoscere che l'assegnazione del Nobel a Liu Xiaobo possa essere letta da quella dirigenza politica non come una provocazione e tantomeno come la voglia tutta europea di dare lezioni al mondo, ma come opportunità per il riconoscimento pieno dei diritti. Pag. 18
Ne siamo convinti in tanti, tutti coloro che hanno condiviso per esempio l'appello per la liberazione di Liu Xiaobo lanciato da Articolo 21 sostenuto dai diversi mondi della politica, della cultura, della cooperazione e del lavoro. Quindi, bisogna sottolineare che il nuovo status di potenza mondiale della Cina debba comportare una maggiore responsabilità. La Cina viola diversi accordi internazionali di cui è firmataria, così come la sua stessa legislazione in merito ai diritti umani. Qualcuno qui prima di me ha ricordato l'articolo 35 della Costituzione cinese che sancisce che i cittadini della Repubblica popolare cinese godono della libertà di espressione, di stampa, di assemblea, di associazione, di corteo e di manifestazione. Vale la pena però ricordare che da oltre due decenni Liu Xiaobo è portavoce di questa battaglia per l'applicazione dei diritti umani fondamentali anche in Cina. Prese parte alle proteste di Tienanmen.
È stato uno degli autori promotori della «Charta 2008», il manifesto dei diritti in Cina, pubblicato nel sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani. L'anno successivo Liu Xiaobo è stato condannato ad undici anni di prigione e a due anni di privazione dei diritti politici per aver incitato alla sovversione contro lo Stato.
Il Governo cinese ha trovato che l'assegnazione del premio Nobel sia una provocazione. Per questo Parlamento, per quindici premi Nobel, da Jimmy Carter a Rigoberta Menchú, a Lech Walesa, fino al Dalai Lama, per la grandissima maggioranza dei Paesi europei e americani, Liu Xiaobo è invece un difensore dei diritti umani.
Piuttosto che bollare come un'inammissibile interferenza negli affari interni ogni occasione in cui si parla di diritti umani, il Governo di Pechino potrebbe considerare la decisione del comitato di Oslo come un autorevole ulteriore stimolo per rilasciare Liu Xiaobo. Il riconoscimento dà un monito fondamentale: i diritti umani devono essere in testa e non in fondo all'agenda dei rapporti con tutti i Paesi con cui noi, anche italiani, intessiamo importanti relazioni commerciali e sigliamo accordi economici.
La decisione di Oslo è importante perché consente di riaccendere i riflettori sulla situazione drammatica dei diritti umani in Cina. Molti dei cofirmatari di «Charta 2008» condividono la stessa sorte di Liu Xiaobo e fanno parte di un gruppo di decine e decine di persone che si trovano in carcere per aver chiesto riforme e difesa dei diritti umani. Stati Uniti, Francia e Germania hanno chiesto ufficialmente alle autorità cinesi di liberare Liu Xiaobo ed è proprio di oggi la conferma che la Francia, nonostante la richiesta delle autorità cinesi di non presenziare alla consegna del premio Nobel il 10 dicembre, sarà come al solito presente ad Oslo.
Mi auguro che anche il Governo italiano ben presto confermi questa nostra presenza. L'Italia negli ultimi quindici anni è stata in prima fila per chiedere la fine dell'embargo dell'Unione europea sulle armi alla Cina. Nello stesso arco di tempo, abbiamo sentito poche voci chiedere la fine della violazione dei diritti umani in Cina. Vorremmo che questo Nobel portasse l'Italia a considerare la Cina come una grande opportunità, ma non soltanto dal punto di vista economico.
Liberare Liu Xiaobo consentendogli di recarsi in Europa per partecipare alla cerimonia ufficiale di consegna temo sia un passo che la Cina per ora non avrà la forza di compiere.
Proprio per questo riteniamo che il Governo italiano debba compiere e mettere in atto tutte le iniziative necessarie, sia sul piano bilaterale sia sul piano di una definizione di una linea comune dell'Unione europea sulla questione, affinché questo avvenga. Nello stesso tempo, chiediamo l'immediata rimozione di ogni limitazione per la moglie.
Vorrei che il Ministro Frattini ascoltasse e potesse eventualmente prendere in considerazione la nostra proposta di considerare che c'è una condizione, che era nella nostra precedente mozione, condivisa da tutte le parti politiche, che prevede che, ove le autorità Pag. 19cinesi non vogliano lasciare libero Liu Xiaobo, lascino andare Liu Xia, la moglie, a ricevere il premio Nobel ad Oslo.
Lo so che sembra una deminutio, una condizione suppletiva, ma non è così. È un modo per dialogare con le autorità cinesi, che in questo momento sono rigide e chiuse sulla decisione di liberare Liu Xiaobo. Signor Ministro, le chiedo di valutarla e ci auguriamo tutti che ad Oslo il premio Nobel venga consegnato a qualcuno della famiglia di Liu Xiaobo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonione. Ne ha facoltà.

ROBERTO ANTONIONE. Signor Presidente, l'assegnazione del premio Nobel per la pace 2010 a Liu Xiaobo è stata una decisione giusta, coraggiosa e lungimirante. È stata giusta, perché ha voluto premiare gli sforzi di un uomo che per lungo tempo, a partire dai fatti di piazza Tienanmen, ha tenuto alta la bandiera della dissidenza all'interno di un Paese importante, proprio sui diritti fondamentali per il rispetto dell'uomo.
È coraggiosa perché - è già stato ricordato - le pressioni per cercare di evitare che questo premio Nobel fosse assegnato sono state importanti e significative; quindi, questo gesto va considerato una scelta di rispetto e di coraggio. È lungimirante perché assegnare il premio Nobel con la motivazione con la quale questa onorificenza è stata assegnata, che vede premiare gli sforzi di chi si interessa del rispetto dei diritti dell'uomo, significa legare la stabilità e la pace nel mondo proprio a questo elemento: rispettare l'uomo per consentire al nostro mondo di uscire da tutta una serie di conflitti sanguinosi e di guardare avanti in maniera più speranzosa.
Il Parlamento italiano con questa mozione - che riconosco essere largamente condivisa, e quindi esprimo soddisfazione da parte del nostro gruppo - vuole aggiungere la sua autorevole voce a questa onorificenza e segnalare quale sia l'attenzione che diamo a chi, come Liu Xiaobo, lavora in questo settore.
Voglio ancora aggiungere che la nostra autorevole voce - nel dispositivo della mozione viene sottolineato con grande enfasi - deve essere in perfetta sintonia con gli sforzi che tutta la comunità europea sta facendo. Questo elemento contraddistingue anche il nostro impegno parlamentare. Proprio per queste ragioni, quindi, voglio aggiungere il consenso del Popolo della Libertà a questo documento unitario, che siamo riusciti a comporre, ringraziando anche tutte le altre forze politiche che hanno lavorato per ottenere questo risultato.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Avverto che la mozione Vernetti, Villecco Calipari, Antonione, Evangelisti, Della Vedova ed altri n. 1-00487 è stata testé sottoscritta dagli onorevoli Volontè e Laura Molteni.

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vernetti, Villecco Calipari, Antonione, Evangelisti, Della Vedova, Volontè, Laura Molteni ed altri n. 1-00487, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gatti, Martinelli, Cuomo, Cesario, Romani, Monai, Merloni, Marsilio, Fioroni, Gasbarra, Mario Pepe (PD) e Samperi, Ministro Fitto... Onorevole Pionati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 528
Maggioranza 265
Hanno votato
528).

Pag. 20

Prendo atto che i deputati Farina Coscioni e Nizzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Cesare Marini ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.

Seguito della discussione delle mozioni Donadi ed altri n. 1-00440, Tempestini ed altri n. 1-00480, Adornato ed altri n. 1-00481, Misiti ed altri n. 1-00482, Antonione, Dozzo, Sardelli ed altri n. 1-00484 e Mecacci ed altri n. 1-00485 concernenti iniziative volte alla revisione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione Italia-Libia (ore 16,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame delle mozioni Donadi ed altri n. 1-00440, Tempestini ed altri n. 1-00480, Adornato ed altri n. 1-00481, Misiti ed altri n. 1-00482, Antonione, Dozzo, Sardelli ed altri n. 1-00484 e Mecacci ed altri n. 1-00485 concernenti iniziative volte alla revisione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione Italia-Libia (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta di lunedì 8 novembre 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali delle mozioni all'ordine del giorno.
Avverto che alla mozione Antonione, Dozzo, Sardelli ed altri n. 1-00484 è stato presentato l'emendamento Mecacci n. 1-00484/1.
Avverto inoltre che al primo capoverso del dispositivo della mozione Mecacci ed altri n. 1-00485, deve leggersi: «a promuovere la revisione del trattato di "amicizia" con la Libia» e non: «a rivedere il trattato di "amicizia" con la Libia», come erroneamente stampato.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, onorevole Alfredo Mantica, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno e sull'emendamento presentato.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, prima di esprimere un parere sulle mozioni, credo che occorra fare, da parte del Governo, due precisazioni che emergono come necessarie avendo ascoltato il dibattito generale di ieri.
Quando parliamo del Trattato con la Libia, noi non parliamo di un Trattato nato ex novo nell'agosto del 2008, come spesso viene ricordato in quest'Aula. Il Trattato in oggetto, firmato nel 2008, non modifica il quadro di riferimento costituito dalle intese bilaterali firmate nel 2007.
Il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione Italia-Libia infatti non è innovativo rispetto ad un lavoro svolto da tutti i Governi italiani, sia di centrodestra che di centrosinistra, e, se è stato firmato nell'agosto 2008 dal Governo Berlusconi, va anche detto che quel Trattato era, nella sua architettura generale, già preparato dal Governo precedente. È un problema che riguarda direttamente i rapporti tra Italia e Libia e il discorso è molto più vasto di quello che risulta dalle singole mozioni.
Infatti - e questa è un'altra questione - il Trattato non riguarda solo il regolamento dei flussi migratori, con tutte le richieste che sono state viste e via via approvate. Voglio ricordare che nel Trattato in oggetto vi sono le norme per evitare le doppie imposizioni, la revisione delle procedure dei visti, il memorandum nel settore delle risorse marine, le intese e le concessioni in tema di cooperazione economica, commerciale e industriale; stiamo parlando di un Trattato molto complesso.
Perché queste precisazioni? Perché nel dare le risposte, e quindi esprimere il parere del Governo sulle singole mozioni, ogni volta ci si accorge che i primi paragrafi di tutte le mozioni (tranne quella dell'onorevole Antonione, primo firmatario) chiedono necessarie iniziative sul piano politico per una profonda revisione del Trattato di amicizia, quando poi si evince chiaramente che si tratta o si chiede la revisione o la ridiscussione di ciò che attiene, invece, solo ai flussi migratori. Pag. 21
Allora, in questo senso, vi è una risposta del Governo che verrà ripetuta più volte - lo dico fin dall'inizio - perché è una riformulazione che chiedo ai firmatari delle mozioni, poiché, grosso modo, quando dirò: «va riformulato» questo è il senso della riformulazione.
Fatta salva quindi la premessa di ogni singola mozione, al primo paragrafo del dispositivo (indicherò poi di quali, ma grosso modo di tutte) il Governo propone la seguente riformulazione: «Attuare a livello bilaterale con la Libia politiche di collaborazione nel campo dell'immigrazione clandestina, incluse le misure di respingimento, secondo i criteri e i principi cui si ispirano le intese recentemente sottoscritte dall'Unione europea e dalla Libia in materia migratoria». Oppure (non cambia di molto): «Sollecitare le autorità libiche a proseguire la collaborazione in materia migratoria, nel pieno rispetto delle norme e degli standard internazionali; ad assicurare la piena operatività dell'Ufficio UNHCR a Tripoli e a ratificare la Convenzione ONU sui rifugiati».
Veniamo ora ai pareri, una volta fatta tale premessa. Per quanto riguarda la mozione Donadi ed altri n. 1-00440, il Governo esprime parere contrario nell'attuale formulazione; evidentemente, se l'onorevole Donadi ritiene di accettare le riformulazioni proposte dal Governo al capoverso che inizia con l'espressione «ad assumere le necessarie iniziative», il parere diventa favorevole.
Lo stesso vale per quanto riguarda la mozione Tempestini ed altri n. 1-00480. Anch'essa al primo paragrafo riporta: «Ad adottare ogni iniziativa urgente sul piano diplomatico volta ad assicurare l'effettivo rispetto...», e la riformulazione del primo paragrafo del dispositivo che propone il Governo è la medesima citata.
Lo stesso vale per la mozione Adornato ed altri n. 100481. Quest'ultima riporta nel dispositivo l'espressione: «ad assumere iniziative presso il Governo libico volte a verificare che sia garantita l'attuazione...»; la riformulazione è sempre quella proposta dal Governo.
Per quanto riguarda la mozione Misiti ed altri n. 1-00482, anch'essa riporta nel dispositivo: «ad adottare iniziative politico-diplomatiche presso le autorità libiche...». Vale la riformulazione del Governo.
Nel caso della mozione Antonione ed altri n. 1-00484, che non ricomprende tale elemento, si tratta di inserire nel dispositivo come primo paragrafo quello proposto nella riformulazione avanzata dal Governo.
Lo stesso discorso vale per la mozione Mecacci ed altri n. 1-00485, che afferma: «a rivedere il trattato di 'amicizia' con la Libia»; vale la riformulazione citata.
Il Governo quindi, pur capendo le ragioni e le motivazioni, ribadisce che il Trattato di amicizia non riguarda solo i flussi migratori, ma tutt'altre questioni, ed è il risultato di un lungo lavoro dei vari Governi italiani. Se vogliamo esternare un impegno del Governo limitato ai flussi migratori, è chiaro che tutte le mozioni, al di là delle loro premesse, arrivano sostanzialmente a chiedere la stessa cosa. Il Governo propone dunque ai primi firmatari ed ai firmatari delle mozioni tale riformulazione; ovviamente, se la riformulazione viene accolta, la mozione viene accettata, se la riformulazione viene respinta e viene riproposto il testo così come è, la mozione ha il parere contrario del Governo.
Detto ciò, signor Presidente, credo che debba far distribuire la riformulazione proposta dal Governo: si tratta infatti del risultato di lunghe discussioni e trattative; in tal modo poi ciascuno, nello svolgere la propria dichiarazione di voto, dirà se accetti o meno la riformulazione del Governo.

PRESIDENTE. A proposito dell'emendamento Mecacci n. 1-00484/1, sottosegretario?

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. L'emendamento Mecacci n. 1-00484/1, proposto alla mozione Antonione ed altri n. 1-00484, dovrebbe essere riformulato sempre in base alla riformulazione del Governo.

Pag. 22

PRESIDENTE. È compreso nella riformulazione del Governo...

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Sì, è compreso nella riformulazione del Governo.

PRESIDENTE. ...che dovrebbe essere accettata dai presentatori.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Ciò riguarda la mozione Antonione ed altri n. 1-00484.

PRESIDENTE. Sottosegretario, la prego: nel caso in cui la riformulazione del Governo non venisse accettata, il parere sull'emendamento qual è?

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Il parere sull'emendamento Mecacci n. 1-00484/1 in quel caso sarebbe contrario.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, le chiedo scusa: avrei bisogno di un chiarimento. Atteso che l'emendamento del collega Mecacci n. 1-00484/1 è riferito alla mozione Antonione ed altri n. 1-00484, se il collega Antonione accetta la riformulazione del Governo, non è scontato che non si voti tale emendamento, perché a stabilire se esso sia assorbito da una riformulazione non sarà certo, con tutto il rispetto, il rappresentante del Governo. Ergo, sarà il collega Mecacci che deciderà se la riformulazione del Governo è sufficiente al ritiro del proprio emendamento, ovvero se, nonostante l'accoglimento della riformulazione del Governo, esso sarà comunque votato.

PRESIDENTE. Sì, è infatti evidente che la riformulazione del Governo può essere intesa come un invito al ritiro, che l'onorevole Mecacci può accettare o non accettare. Se non vi sono ulteriori osservazioni ritengo stia bene così.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, stante che sfido chiunque ad aver capito la riformulazione del Governo, visto il particolare silenzio che sempre accompagna le discussioni in materia di politica estera...

PRESIDENTE. Non posso che darle regione.

LUCA VOLONTÈ. Io la ringrazio, signor Presidente, perché ha dato mandato agli assistenti parlamentari di consegnare il testo di tale riformulazione, ma vorrei chiedere, se possibile, una sospensione di cinque o dieci minuti.
Infatti, come ha detto il sottosegretario, gran parte delle mozioni presentate dalle opposizioni hanno per oggetto un particolare punto, su cui il Governo ci ha annunciato una riformulazione ed io ritengo che si debba avere il tempo di leggere tale riformulazione, di valutarla e poi, tornando in Aula, svolgere le proprie le dichiarazione di voto.
Parlo sinceramente: non è un tentativo per prendere ulteriormente tempo, ma per poter svolgere delle dichiarazioni di voto a ragion veduta rispetto a quanto ci è stato comunicato, ma a un tono di voce non sufficientemente chiaro da poter consentire di ascoltare.

PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha formulato una richiesta precisa. Chiedo se vi sono da questo punto di vista delle obiezioni, altrimenti potremmo essere orientati a concedere il minimo del tempo necessario. Ritengo che cinque minuti siano sufficienti, onorevole Volontè...

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

Pag. 23

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo solo per l'economia dei nostri lavori. Mi ponevo una domanda, ma non so se siamo pronti, se il Governo è pronto e via dicendo: atteso che vi è bisogno di tempo, potremmo fare un ulteriore cambiamento e passare alla mozione sul settore della pesca, che credo sia quella che segue, ammesso che siamo in condizione di farlo. Ripeto, non sono in grado di rispondere, ma per evitare di cominciare con pause, che magari anziché di cinque minuti, diventano di mezz'ora, potremmo procedere con le altre mozioni e, intanto, fare quanto si deve fare su quella in esame. È una semplice proposta, ma non so se siamo nelle condizioni di procedere in tal senso, quindi valuti lei, signor Presidente.

PRESIDENTE. Mi sembra che il gruppo dell'Italia dei Valori non sia d'accordo su questa proposta.

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, noi concorderemmo con la richiesta di sospendere la seduta per dieci minuti, che credo siano più che sufficienti per leggere le poche righe di riformulazione che il sottosegretario ha letto.

PRESIDENTE. Sta bene. Ritengo, tra l'altro, che procedere con un'inversione dell'ordine del giorno delle mozioni, nel momento in cui abbiamo già avuto i pareri dal Governo, vorrebbe dire l'interruzione di un procedimento che il Regolamentano non consente.
Se non vi sono obiezioni, rimane stabilito così come testé indicato.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Prima di sospendere la seduta, ritengo opportuno comunicare all'Aula le decisioni che la Presidenza della Camera ha assunto circa il punto all'ordine del giorno, che riguarda l'elezione contestata dell'onorevole Drago.
Desidero informare l'Assemblea che l'onorevole Giuseppe Drago, sulla cui decadenza di mandato è previsto che l'Assemblea si pronunci in data odierna, ha oggi stesso presentato le proprie dimissioni dal mandato parlamentare. Sulla base della prassi, sentito anche il Presidente della Camera, la votazione sulle dimissioni avrà luogo dopo il seguito della discussione delle mozioni, con priorità rispetto all'esame della relazione della Giunta delle elezioni.
Sospendo quindi la seduta per dieci minuti, per consentire ai gruppi di prendere in esame la richiesta di riformulazione delle mozioni relative al Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione Italia-Libia.

La seduta, sospesa alle 16,45, è ripresa alle 17,05.

Si riprende la discussione.

(Ripresa intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Chiedo al rappresentante del Governo di precisare i contenuti del parere espresso.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, intervengo anche perché nel frattempo vi sono stati degli incontri, e mi pare corretto ripetere la posizione del Governo mozione per mozione.
Per quanto riguarda la mozione Donadi ed altri n. 1-00440, il Governo chiede di riformularne il dispositivo nel seguente modo: «impegna il Governo a sollecitare le autorità libiche a proseguire la collaborazione in materia migratoria nel pieno rispetto delle norme e degli standard internazionali, ad assicurare la piena operatività dell'ufficio UNHCR a Tripoli e a ratificare la Convenzione ONU sui rifugiati». Pag. 24Ovviamente, qualora il primo firmatario non accettasse la riformulazione testé illustrata il Governo esprimerebbe parere contrario.
Per quanto riguarda la mozione Tempestini ed altri n. 1-00480 con la riformulazione proposta dal Governo si intendono sostituiti, nel dispositivo, il primo e il secondo capoverso, mentre resterebbe in vita il terzo capoverso. Anche in questo caso, se il primo firmatario non dovesse accettare la riformulazione del Governo, quest'ultimo esprimerebbe parere contrario.
Per quanto riguarda la mozione Adornato ed altri n. 1-00481, in merito al primo capoverso del dispositivo il Governo chiede la riformulazione che abbiamo già indicato, mentre sul secondo capoverso esprime parere contrario.
Per quanto riguarda la mozione Misiti ed altri n. 1-00482 gli impegni che vengono chiesti al Governo sono diversi da quelli «classici». Il Governo accetta sostanzialmente la mozione dell'onorevole Misiti, ma chiede solo - al primo capoverso del dispositivo - di sostituire le parole «ad adottare iniziative politiche e diplomatiche presso le autorità libiche» con le parole «ad adottare iniziative opportune»; per quanto riguarda il secondo capoverso il Governo propone la seguente formulazione: «ad assumere, nel contesto della revisione universale periodica nell'ambito del Consiglio dell'ONU dei diritti umani che riguarderà anche la Libia, un ruolo propositivo nella tutela e nella verifica del rispetto dei diritti umani».
Per quanto riguarda invece la mozione Antonione ed altri n. 1-00484 ricordo che è stato presentato un emendamento da parte dell'onorevole Mecacci, del quale il Governo chiede il ritiro perché l'Esecutivo intende proporre una riformulazione (se ovviamente l'onorevole Antonione sarà d'accordo) che preveda l'inserimento del seguente capoverso all'inizio del dispositivo: «impegna il Governo a sollecitare le autorità libiche...» per poi riprendere con il secondo capoverso «a proseguire nell'attuazione degli impegni sanciti dal Trattato italo-libico». In questo caso il Governo invita al ritiro dell'emendamento Mecacci 1-00484/1 che è sostituito con la riformulazione della mozione testé illustrata.
Resta ancora la mozione Mecacci ed altri n. 1-00485: pur comprendendo molte delle ragioni che sottendono la mozione e che sono spiegate nelle premesse della stessa, il Governo ritiene comunque di esprimere sull'intera mozione un parere contrario.

PRESIDENTE. Mi sembra che, a questo punto, i tempi abbiano consentito a tutti di valutare il parere del Governo.

(Esame dell'emendamento Mecacci - Mozione n. 1-00484)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'emendamento Mecacci n. 1-00484/1 (Vedi l'allegato A - Mozione n. 1-00484), che avverrà ai sensi dell'articolo 113, comma 4 del Regolamento.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal rappresentante del Governo.

MATTEO MECACCI. Signora Presidente, non posso accogliere l'invito al ritiro formulato dal Governo - lo spiegherò brevemente - per delle ragioni molto semplici. La riformulazione proposta dal Governo era contenuta in alcuni degli ordini del giorno che sono stati approvati contestualmente alla ratifica del Trattato con la Libia due anni e mezzo fa.
Ora, da due anni e mezzo a questa parte, quello che è accaduto nella gestione dei flussi dei migranti dalla Libia è sotto gli occhi di tutti, è sotto gli occhi delle organizzazioni internazionali che hanno criticato duramente, insieme a molte organizzazioni non governative, quanto fatto dal Governo attraverso le operazioni di respingimento. Anzi quello che ha fatto il Governo libico è stato addirittura di chiudere, dopo la ratifica del Trattato, l'ufficio dell'UNHCR a Tripoli: significa che adesso non c'è alcuna tutela per le decine di migliaia e le centinaia di migliaia di migranti che sono in quel Paese. Pag. 25
Con l'emendamento in questione chiediamo invece che vi sia un impegno serio da parte del Governo non a rivedere il Trattato - infatti con l'emendamento non si mette in discussione un Trattato rispetto al quale noi comunque abbiamo votato contro e rivendichiamo tale voto - ma a cercare di migliorarne l'attuazione attraverso una revisione radicale delle politiche dei respingimenti dei migranti verso la Libia che sono contrarie alla Costituzione italiana, alle norme europee e al diritto internazionale. Se il Governo non è disponibile a far questo, continua a violare le proprie stesse norme, le norme del nostro Stato e quindi non possiamo sicuramente essere d'accordo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Mecacci n. 1-00484/1 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, per le vie brevi avevamo proposto al Governo una formulazione leggermente diversa di questo emendamento e riteniamo che la formulazione proposta dal Governo sia debole e tutto sommato inutilmente poco precisa, mentre l'emendamento del collega Mecacci sia molto più convincente. Intendiamoci: qui non è in discussione la politica dei respingimenti. È in discussione il fatto che un Paese come l'Italia non possa rinunciare, anche in una partnership importante come quella libica, quanto meno a sollecitare, come riporta l'emendamento Mecacci, la Libia ad applicare alle persone che noi accettiamo di respingere in mare senza alcuno scrutinio sull'esistenza dei diritti, che in Italia sarebbero diritti sanciti dalla Costituzione, il trattamento proprio dei rifugiati, dei rifugiati politici, dei rifugiati per motivi religiosi, per ottenere almeno un minimo di garanzia che questo accada.
In questo emendamento non si afferma che da domani si sospende la politica dei respingimenti, ma si impegna il Governo a sollecitare la Libia affinché metta in moto i due elementi che ci possano garantire che le persone respinte abbiano il trattamento consono alla Costituzione italiana: l'ufficio UNHCR e la ratifica della Convenzione ONU sui rifugiati. Siamo dunque favorevoli all'approvazione dell'emendamento (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, anch'io intervengo per aggiungere la mia firma a quella dell'onorevole Mecacci e d'altro lato per sottolineare con grande chiarezza che questo è uno dei due punti, dei due impegni che anche noi abbiamo chiesto al Governo con formulazioni diverse.
Onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi della maggioranza, francamente non capisco come si possa esprimere un parere contrario ad un emendamento che chiede di sollecitare le autorità di Tripoli perché, da un lato, ratifichino la Convenzione dell'ONU sui rifugiati e, dall'altro, riaprano l'ufficio dell'ONU sui diritti umani.
Lo dico con grande semplicità e con grande ingenuità, onorevole Presidente, perché nei giorni della polemica e della preoccupazione con la quale il nostro Paese e l'intera Europa ha guardato a quei rifugiati nelle carceri di Tripoli, il nostro Ministro degli esteri, con grande dignità, ha preso un impegno pubblico davanti alle telecamere e alle televisioni di tutto il mondo a sollecitare il Governo di Tripoli affinché venisse riaperto l'ufficio dell'ONU e si potessero garantire, rispettare e tutelare i diritti umani per quei rifugiati.
Io penso che un minimo di coerenza tra la posizione coraggiosa presa dal Ministro Frattini - evidentemente sollecitata dalle pressioni interne ed internazionali, ma coraggiosa - e quello che facciamo in quest'Aula sia necessario. Non è che con l'emendamento Mecacci 1-00484/1 o con una Pag. 26parte della nostra mozione gli altri colleghi chiedano di stravolgere il Trattato tra Italia e Libia: si chiede di sottolineare questi due aspetti, che fanno parte di quel buonsenso e di quel conseguente grado di importante ragionevolezza dimostrato dal nostro Governo nelle circostanze accadute qualche mese fa e a tutti note in Italia e all'estero.
Prendo atto che il Governo - non penso il Ministro degli affari esteri - ha cambiato opinione, non vuole più sollecitare (come invece aveva detto di voler fare) in Europa e in Italia un ravvedimento da parte del Governo di Tripoli su questi temi. Me ne dispiaccio, vorrà dire che noi manterremo la coerenza che abbiamo avuto in quel frangente, che è stata del Governo per un certo periodo e che oggi scopriamo invece non esserci più. Ci dispiace di ciò perché l'Italia, su sollecitazione europea e anche del Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, aveva preso non solo questo impegno, ma era stata guardata con attenzione grazie a questo impegno preso pubblicamente.
Lo stesso Commissario aveva sollecitato il nostro Governo e dopo la presa di posizione del Ministro Frattini aveva auspicato che questo impegno dell'Italia potesse trovare una soluzione di quel fatto contingente e anche del problema più generale. Non capisco perché si sia tornati indietro. Noi manteniamo la stessa posizione e pensiamo che il Governo debba ripensare fortemente a questa riformulazione che ha proposto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico).

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, vorrei rispondere all'onorevole Volontè prima che si cominci un giro di tavolo al di fuori di ogni logica. La riformulazione del Governo corrisponde esattamente all'accordo firmato il 24 ottobre fra l'Unione europea e la Libia. Quindi in primo luogo l'azione del Governo italiano si muove all'interno dell'accordo Unione europea-Libia in materia migratoria.
In secondo luogo, riguardo ai termini dell'impegno, «sollecitare» è presente anche nella riformulazione del Governo. Inoltre, aggiungo che la ratifica della Convenzione ONU sui rifugiati non è stata richiesta dall'Unione europea alla Libia, quindi è un'aggiunta rispetto all'Unione europea. Questo per verità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, siamo alle prove di «sganciamento», anche perché io ho letto sia l'emendamento del collega Mecacci, sia la riformulazione proposta dal Governo che, come giustamente diceva adesso il sottosegretario Mantica, è uguale a quanto stabilito negli accordi fra Unione europea e Libia. Assisto impotente a quello che ha detto l'onorevole Della Vedova, cioè che la riformulazione proposta dal Governo è ben poca cosa nei confronti dell'emendamento Mecacci 1-00484/1. Allora o io leggo male e non conosco l'italiano oppure, come dicevo prima, siamo già, dopo uno o due giorni, a prove di «sganciamento» da parte di Futuro e Libertà per l'Italia da questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà). Questo è il dato di fatto sull'emendamento in esame.
Infatti, se leggo bene, il Governo puntava a sollecitare le autorità libiche a proseguire la collaborazione in materia migratoria, nel pieno rispetto delle norme e degli standard internazionali, ad assicurare la piena operatività dell'ufficio UNHCR a Tripoli e a ratificare la convenzione ONU sui rifugiati. Mi chiedo perché il collega Mecacci non abbia accettato questa riformulazione. Capisco, dal punto di vista politico, che il collega Mecacci non possa accettare questa riformulazione, dato che Futuro e Libertà per l'Italia va in Pag. 27soccorso alla minoranza: è questo il dato politico che si rileva oggi in questo frangente nell'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Quindi, cari colleghi, la Lega voterà contro l'emendamento in esame, sicuri che, comunque, andrà a finire come andrà a finire, ma certamente, per quanto riguarda il trattato (poi faremo queste considerazioni in sede di dichiarazione di voto) i benefici che esso ha portato per quanto riguarda i respingimenti dei clandestini li abbiamo sotto gli occhi di tutti.
Non vedo il motivo per il quale si debbano rivangare politiche che hanno fatto veramente del male alla nostra Italia. Pertanto, siamo contrari all'emendamento in oggetto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori voterà a favore dell'emendamento Mecacci n. 1-00484/1 per una ragione semplicissima: esso coglie esattamente e, quindi, in qualche misura, anticipa, per filo e per segno, il dispositivo della nostra mozione. Infatti, in quest'ultimo - voglio segnalarlo - non si chiede di sospendere e di porre fine ai respingimenti, ma semplicemente che le azioni di contrasto all'immigrazione clandestina svolte in mare avvengano, leggo testualmente: «nel pieno rispetto del diritto internazionale e comunitario e a tutela dei diritti umani dei migranti e dei richiedenti asilo».
Pertanto, essendo il citato dispositivo esattamente identico al contenuto dell'emendamento che ora ci accingiamo a votare, mi auguro che, in seguito, vi sarà anche un analogo voto favorevole sulla relativa mozione. Ci riterremo, comunque, soddisfatti qualora venisse approvato l'emendamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, come Partito Democratico, voteremo a favore dell'emendamento in oggetto, non solo perché è anche parte della nostra mozione, ma perché è del tutto ragionevole.
Vorrei dire solo una cosa al senatore Mantica: l'Unione europea deve sottoscrivere con la Libia un accordo quadro, che è importante. Pertanto, ritengo che dobbiamo sollecitare l'Unione europea a fare fino in fondo la sua parte (non abbiamo dubbi che, alla fine, si muoverà in questo senso): ciò significa essere portatori di quei valori e di quei diritti fondamentali di cui, credo, l'Unione europea è paladina in tutto il Mediterraneo. Questo rappresenterà un elemento costitutivo dell'accordo quadro che dovrà essere realizzato. Il Governo e il Parlamento italiano devono, dunque, «spingere» l'Unione europea affinché si faccia portatrice di questa esigenza di fondo, oppure no?
Questo è il senso ed anche il valore dell'emendamento in oggetto: è una sollecitazione affinché i diritti fondamentali, di cui l'UNHCR è portatrice, si facciano strada anche nei rapporti internazionali, come in quelli tra Italia, Unione europea e Libia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Biancofiore. Ne ha facoltà.

MICHAELA BIANCOFIORE. Signor Presidente, mi sorprende, in questo momento, l'«uscita» del collega Tempestini, che conosco personalmente per essere vicino a queste tematiche e per aver riconosciuto quanto fatto dal Governo proprio durante le scorse trattative - e questo è stato riconosciuto anche dal collega Volontè - soprattutto, in merito al reinserimento dell'UNHCR in Libia.
Vorrei dire in particolare agli amici di Futuro e Libertà per l'Italia ciò che, probabilmente, non hanno capito: tu, invece, Benedetto, lo hai capito perfettamente, perché ti è stato spiegato - a meno che non vi sia una riserva politica e, quindi, mentale, Pag. 28come ha anticipato il collega Dozzo - che...

PRESIDENTE. Onorevole Biancofiore, si rivolga alla Presidenza.

MICHAELA BIANCOFIORE. Mi scusi, signor Presidente. Come dicevo, è stato spiegato ampiamente che, in realtà, l'emendamento in oggetto, così com'è, non può essere accettato, perché non si riferisce al Trattato che è stato firmato dall'Unione europea.
Vi ricordo che l'Italia è Stato fondante dell'Unione europea: se quest'ultima - attraverso la firma di ben due commissari europei e, poi, dei Ministri degli esteri libici - non ha ritenuto di citare sia l'UNHCR che la Convenzione di Ginevra, forse, è perché in Europa è depositata la preoccupazione che si possano riaprire le immigrazioni clandestine.
Pertanto, chiedo ai colleghi di Futuro e Libertà per l'Italia: volete assumervi la responsabilità del fatto che, da domani, la Libia venga meno al Trattato sottoscritto e, quindi, che si verifichino di nuovo le immigrazioni clandestine in Italia? Se volete farlo, accomodatevi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà, essendovi stato l'intervento del Governo.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, voglio dire due cose: all'onorevole Dozzo voglio dire che noi abbiamo proposto al Governo una nostra formulazione brevi manu, per le vie brevi. Ci è stato detto, in prima battuta, che non era possibile parlare di UNHCR e di ratifica della convenzione.
Per quanto sollevato poco fa dalla collega, volevo solo consigliarle un po' più di prudenza e di attenzione nella lettura: il testo richiamato in sede di Unione europea non è un trattato (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico). È un protocollo di intesa per future intese dei singoli Paesi, che fa riferimento agli standard legali internazionali, quindi è fuori discussione.
Ho visto che il Governo ha fatto un passo avanti, ma non ho capito perché ne ha fatto solo metà. Facciamolo fino in fondo.
Qui non si tratta di mettere in discussione la politica dei respingimenti. Si tratta di capire se il Governo italiano è silenzioso e silente di fronte a qualsiasi cosa succeda in Libia agli immigrati che respingiamo (Commenti dei deputati dei gruppo Lega Nord Padania). Si chiede semplicemente di continuare a respingere gli immigrati e di chiedere, però, che vi sia la garanzia che quei diritti, che sarebbero accertati sul suolo italiano secondo Costituzione, vengano accertati in Libia secondo gli standard del diritto internazionale. Se abbiamo paura di chiedere questo alla Libia, se abbiamo paura di sollecitare - quindi, linguaggio diplomatico - la Libia a dare seguito a questo, che figura ci facciamo? Altro che Europa!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mecacci n. 1-00484/1, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Sottosegretario Ravetto... onorevole Saltamartini... presidente Lupi... onorevole Beccalossi... presidente Leone... onorevole Lanzillotta... ha votato?... onorevole Boccuzzi... onorevole Nastri... onorevole Rampelli... colleghi, per cortesia... onorevole Pelino... l'onorevole Pelino ha votato... onorevole Paolo Russo... i colleghi hanno votato? Hanno votato tutti?

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 535
Maggioranza 268
Hanno votato 274
Hanno votato no 261

Pag. 29

(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Unione di Centro - Applausi polemici dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Dai banchi del gruppo Partito Democratico si grida: «Dimissioni, dimissioni» - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Vedi votazionia ).
Vedo che questo risultato ha sollecitato applausi da tutte le parti e quindi va bene.
Prende atto che il deputato Osvaldo Napoli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei dire all'onorevole Biancofiore che, evidentemente, il suo dialogo con il collega Della Vedova non ha funzionato molto, e ai colleghi che applaudono vorrei dire di aspettare la fine della seduta perché vi sono altre votazioni (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signora Presidente, è del tutto evidente che il voto appena effettuato assume una valenza, un significato politico che, forse, va oltre il già importante significato che noi - come gruppo dell'Italia dei Valori - avevamo attribuito alla mozione presentata.
Vogliamo ricordare brevemente il motivo della presentazione della nostra mozione: impegnare l'Aula di Montecitorio a discutere e a riflettere sullo stato dei rapporti con la Libia.
Un anno e mezzo fa (eravamo nel mese di gennaio), in quest'Aula, noi, gli amici Radicali, alcuni deputati del Partito Democratico e quasi tutto il gruppo dell'Unione di Centro, siamo stati protagonisti di una serrata discussione al momento in cui si doveva discutere e votare la ratifica del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Gran Giamahiria Araba Libica Popolare Socialista, che era stato firmato qualche mese prima (il 30 agosto 2008) a Bengasi. Vi era, infatti, la necessità - anche da noi condivisa - di superare e porre fine alla disputa risalente all'epoca coloniale, ma si era voluta anche rafforzare, tra le altre cose, la collaborazione tra i due Paesi nella lotta all'immigrazione clandestina per via marittima.
In questo anno e mezzo, ormai quasi due anni, nessuno di noi ha saputo e forse saprà mai quanti sono i clandestini respinti nel canale di Sicilia. Soprattutto, non sapremo mai quanti sono affogati nelle acque azzurre che dividono il nostro Paese dalla Libia. Nessuno sa e forse nessuno saprà mai la fine di tanti rifugiati, dispersi nel deserto libico. Una cosa, però, sappiamo per certo: il 13 settembre di quest'anno, una motovedetta con bandiera libica, ma regalata dall'Italia, con a bordo militari della Guardia di finanza, ha sparato contro un peschereccio italiano, il quale poteva avere a bordo - questo era il timore dichiarato e, peraltro, avallato anche da esponenti del nostro Governo - clandestini recuperati in mare.
Dunque, abbiamo voluto riproporre il tema di questo Trattato con la Libia: non perché mettiamo in discussione la necessità di accordi tra Paesi diversi, né perché siamo pregiudizialmente ostili alla necessità di stipulare accordi con Paesi che non rispettano i diritti umani, altrimenti davvero pochi sarebbero i trattati di amicizia. Noi non abbiamo inteso dire «no» ad un trattato con la Libia, ma abbiamo inteso e intendiamo ribadire il nostro «no» a questo Trattato, perché è un trattato sbagliato, Pag. 30con il quale il nostro Paese ha rinunciato ai propri diritti e alle proprie legittime pretese, e ha in sostanza calato la guardia su tutto, senza ottenere nulla. Il nostro «no» è stato davvero verso una clamorosa quanto inutile bugia, che in questo trattato è contenuta.
Non aggiungerà, infatti, nulla ai rapporti di amicizia tra noi ed i libici il fatto di dover specificare nel preambolo, mentendo, che in Libia si rispettano i diritti umani e che c'è un Governo democratico. Questo non appartiene al Trattato che Italia e Libia dovevano stipulare. Questa non è la verità. Questa è stata una resa rispetto a valori per noi assolutamente imprescindibili.
In ogni caso, con la presentazione di questa nostra mozione, non abbiamo voluto certo rinnegare il lavoro - e mi rivolgo al sottosegretario Mantica - che i Governi italiani hanno portato avanti per più di un decennio per chiudere questa partita con la Libia.
Al contrario, rivendichiamo con orgoglio tali lavori; lo abbiamo fatto durante la discussione sulle linee generali e lo ribadiamo ora durante le dichiarazioni di voto perché c'è anche la nostra impronta, la nostra corresponsabilità quando a governare questo trattato era il Ministro D'Alema e noi eravamo pienamente partecipi delle scelte del Governo Prodi in questo senso. E ciò, nonostante il Governo libico sia per noi, in modo chiaro e inequivocabile, un Governo non legittimato democraticamente, almeno secondo quelli che sono i canoni e gli standard delle democrazie occidentali. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo, siamo convinti che proprio con i governi meno democratici si deve saper concludere trattati internazionali, utili ad avvicinare questi Paesi sempre più ad un'area di democrazia, di confronto politico e di pace anziché di guerra, di scontro politico e talora di violenza fisica. Ma ciò che è accaduto lo scorso 13 settembre non poteva lasciarci insensibili e inermi; ecco allora che abbiamo pensato di porre questa discussione all'attenzione di Montecitorio perché vogliamo che vengano riviste le disposizioni relative al pattugliamento marittimo congiunto con motovedette messe a disposizione dall'Italia e le disposizioni relative al telerilevamento delle frontiere terrestri con apparecchiature per metà finanziate dal nostro Paese e per metà dall'Unione europea: queste ultime hanno destato le più forti perplessità, come sappiamo, per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani, per la sorte degli immigrati respinti lasciati in balia del deserto.
Queste sono le motivazioni per cui abbiamo presentato la mozione e le ragioni del nostro voto favorevole sulla mozione Donadi ed altri n. 1-00440. Per questa strada voteremo a favore anche delle altre mozioni che hanno lo stesso spirito e vanno nella stessa direzione; non potremo votare a favore della mozione a firma congiunta del Popolo della Libertà e della Lega Nord Padania, la mozione Antonione, Dozzo, Sardelli ed altri n. 1-00484 e non possiamo votare a favore della mozione Misiti ed altri n. 1-00482, perché ci sembra di capire che, in quest'ultima mozione, là dove vi fossero eventuali appalti, concessioni o occasioni di lavoro per le aziende italiane del Mezzogiorno si potrebbe anche sorvolare sul tema dei diritti umani. Questa non è una questione che si possa derogare, non è una questione su cui si possa transigere. Questa è la posizione del gruppo dell'Italia dei Valori e voglio sperare sia la posizione di tutto il Parlamento italiano (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, a nome della componente del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia dichiaro la condivisione delle mozioni che si muovono nella direzione della revisione del trattato con la Libia. Tale revisione deve necessariamente seguire le linee guida dettate dagli obblighi internazionali del nostro Paese e dalla stessa Costituzione italiana. Non possiamo stare fuori Pag. 31da questo perimetro; crediamo che occorra chiarire i termini delle intese relative ai pattugliamenti congiunti in corso, evitando che i nostri militari siano utilizzati per ragioni diverse dal contrasto dell'immigrazione clandestina e rivolgendo una speciale attenzione ai diritti dei pescatori siciliani di realizzare la loro attività in modo sereno senza rischiare attacchi armati nelle acque internazionali.
Crediamo peraltro che la revisione si debba muovere nella logica della sospensione di una politica di respingimento dei migranti in Libia che determina la violazione del principio previsto dalla Convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati. Perché, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, noi crediamo fermamente nella necessità di rafforzare la cooperazione nel Mediterraneo, crediamo nel Mediterraneo, crediamo nell'Italia mediterranea e nel ruolo straordinario che questa parte del mondo può svolgere anche in una dimensione di pace.
Tuttavia, proprio perché siamo profondamente convinti della vocazione mediterranea del nostro Paese, non possiamo immaginare che un Paese mediterraneo come la Libia continui a muoversi in una logica che contrasta le più elementari ragioni del diritto umano e del diritto delle genti.
Per questa ragione voteremo a favore di tutte le mozioni che esprimono questa posizione (Applausi dei deputati del gruppo Misto - Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, con piacere prendiamo atto che quest'Aula ha la memoria più lunga di chi ha cercato di anteporre ad un semplice ragionamento di buonsenso ragioni che sono assolutamente plausibili, quali quelle di un'intesa a livello europeo, ma che, in fondo, non erano in contrasto né con l'emendamento Mecacci n. 1-00484/1 - che è stato approvato - e nemmeno con i dispositivi di queste mozioni.
Noi voteremo a favore di tutte le mozioni presentate dai colleghi dell'opposizione, e con dispiacere dovremo non dare il nostro consenso alla mozione dei colleghi del PdL, Antonione, Dozzo, Sardelli ed altri n. 1-00484. Ciò perché troviamo, nelle nostre, riflessioni proprio sul tema dei diritti umani che sta a cuore a tutti noi; in particolare il Commissario per i diritti umani vorrebbe vedere l'Italia protagonista, proprio per il particolare legame che questo Trattato di amicizia vede tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,45)

LUCA VOLONTÈ. L'origine di questo Trattato è nota: vi è stata la volontà di chiudere annosi contenziosi storici che risalgono a molti decenni fa. A tutti è noto che la Libia e le sue frontiere rappresentano il terminale - nonostante tutti gli impegni internazionali - di centinaia di migliaia di immigrati che provengono dal Ciad, dal Darfur e da altri Paesi, sempre più a sud del centro Africa. Sono persone che lasciano la propria terra e talvolta le proprie famiglie, perché all'interno dei propri Paesi sono in atto conflitti etnico-religiosi o di potere.
Proprio per tali motivi, insieme all'Alto commissario delle Nazioni Unite, avremmo auspicato, e continuiamo ad auspicare, un impegno determinato del nostro Paese nel convincere il Paese libico a dare piena attuazione, non solo al diritto internazionale nella protezione dei rifugiati, ma anche ad una attività di monitoraggio sotto l'egida del Commissario per le Nazioni Unite per i rifugiati, e alla riapertura, in quel Paese, dell'ufficio dell'Alto commissario per i rifugiati.
Nella nostra mozione abbiamo sottolineato anche l'opportunità - come sarebbe stata un'opportunità esprimere parere favorevole su tutte le nostre mozioni, nonché sull'emendamento Mecacci n. 1-00484/1 -, di diventare protagonisti nel sollecitare il rispetto dei diritti umani in Libia da parte del nostro Paese. Pag. 32
Infatti, nel secondo paragrafo del dispositivo della nostra mozione, invitiamo il Governo «a valutare l'opportunità di adottare iniziative per modificare le attuali disposizioni che regolano la presenza di militari italiani a bordo delle motovedette messe a disposizione dal nostro Paese e le regole di ingaggio (...)».
Perché lo diciamo? Perché siamo contrari alla presenza di militari in generale? Evidentemente no! Ma perché sono accaduti - ultimo, quello del peschereccio di Mazara del Vallo - episodi problematici e pericolosi, che hanno riguardato anche navi italiane.
Allora, chiedere che si valuti l'opportunità della presenza e anche delle regole di ingaggio non va contro uno dei principi fondamentali del Trattato, ma significa prendere atto di una situazione e cercare di valutare se è possibile migliorare (non abolire) questa misura e questa problematica.
Per tali ragioni, ci saremmo aspettati da parte del Governo un approccio diverso, più elastico e più comprensivo della nostra mozione, che cogliesse il punto politico dell'invito al Governo a sollecitare i libici a rispettare pienamente non solo il diritto internazionale, non solo le convenzioni internazionali, ma anche i diritti umani per i rifugiati. Questo era il punto politico. Il secondo era quello di valutare questa straordinaria opportunità che solo l'Italia può cogliere (come nel primo caso, così anche nel secondo) di finalizzare meglio la presenza dei nostri militari sulle motovedette e, eventualmente, valutare diverse regole di ingaggio per evitare gli incidenti e i pericoli reali in cui sono incorsi anche gli equipaggi italiani negli ultimi mesi.
Davanti a tale richiesta e davanti alle richieste contenute nelle altre mozioni, l'atteggiamento più ragionevole sarebbe guardare i punti politici, il cuore politico di questi messaggi e cogliere un'opportunità di uscire da questo ramo del Parlamento con mozioni che siano il più possibile all'unisono, non per cambiare i pilastri del Trattato, ma per sottolineare la grande unità davanti a questa opportunità per il Paese di diventare protagonista nel rispetto dei diritti e nel più efficace pattugliamento delle coste.
Spero che ancora nei prossimi minuti ci possa essere un ravvedimento da parte del Governo e che si possa valutare positivamente questa volontà politica che va al cuore e dà una straordinaria opportunità al nostro Paese. Sarebbe un vero peccato che davanti a questa sintonia che si legge e che si ascolta in quest'Aula del Parlamento, il Governo preferisse una via solitaria, una via, purtroppo, che oggi non raccoglie la maggioranza di questo ramo del Parlamento e ancora più gravemente non raccoglie una grandissima opportunità di protagonismo per i diritti umani e per la salvaguardia delle flotte mercantili e della sicurezza nel Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, non ci sono questioni di natura politica dietro al voto cui abbiamo assistito prima, ma c'è una questione di merito che andrebbe affrontata, e lo dico anche ai colleghi della Lega. Non c'è nemmeno una polemica, che sarebbe facile, sulla accoglienza riservata a Gheddafi, sulle hostess convertite o convertibili al Corano, ma c'è un punto specifico che riguarda la politica dei respingimenti.
C'è l'articolo 10 della Costituzione, che si può cambiare, ma c'è, e recita al comma terzo: «Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge». Quello che è in discussione è semplicemente questo: noi abbiamo scelto una politica comune con la Libia di respingimenti in mare, senza nessuna verifica del fatto che si tratti o meno, che si possa trattare di rifugiati che in Italia avrebbero il diritto d'asilo.
Pensiamo che la Libia non possa occuparsi per nostro conto dei rifugiati e non Pag. 33ratificare la Convenzione ONU sui rifugiati. Non è credibile, non è possibile. Nell'emendamento, anche in quello che noi chiedevamo al Governo, non c'era un «oggi per domani», non c'era un'imposizione, ma c'era una sollecitazione a legare il proseguimento nel tempo della politica sui respingimenti all'adozione di misure che ci possano dare una garanzia minima del trattamento dei rifugiati in territorio libico.
Abbiamo appena votato una mozione che impegna il Governo a farsi parte attiva in sede europea sul rilascio del Nobel cinese Liu Xiaobo.
Tuttavia, se noi non attuiamo e se la Libia non attuasse quello che chiediamo di attuare, Liu Xiaobo, se tentasse di entrare in Italia, verrebbe respinto e rimandato in Cina dopo che il Parlamento italiano ha appena chiesto all'Unione europea di farsi parte attiva per la sua liberazione. Questo vale magari per i profughi cristiani del Darfur, per i clandestini egiziani, per i dissidenti iraniani. Abbiamo vissuto la vicenda dei 400 profughi eritrei dell'estate scorsa. Di questo stiamo parlando!
Poi - avviandomi a concludere - siccome sembra che qui sia in discussione la lotta all'immigrazione clandestina che, in quanto tale, ci sta a cuore come a ciascuna persona libera e responsabile in questo Paese, stiamo parlando di un decimo dell'immigrazione clandestina, quella che avveniva per gli sbarchi, che è stata giustamente ridotta e nessuno chiede - dispiace che qualcuno faccia della propaganda - la fine di questo.
Chiediamo semplicemente che ciò avvenga con garanzie maggiori di quelle che oggi non ci sono. Credo che sia doveroso per il Parlamento e per il Governo italiano pressare il proprio partner libico, a meno di perdere la faccia con la comunità internazionale. Visto che - lo dico anche al Ministro della giustizia - affidiamo alla Libia la politica dei respingimenti e l'esecuzione di quanto prevede la Costituzione sul diritto di asilo politico e sul diritto dei rifugiati, chiediamo almeno un minimo di garanzie. Tutto qua. Noi voteremo la mozione Antonione, così come modificata grazie all'approvazione dell'emendamento Mecacci (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia e di deputati del gruppo Partito Democratico).

ROBERTO ANTONIONE. Chiedo di parlare sull'ordine di lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO ANTONIONE. Signor Presidente, intervengo perché le dichiarazioni di voto che fanno i colleghi è giusto che si tarino un po' su questa che è una determinazione logica sul piano politico. È del tutto evidente che dopo l'approvazione dell'emendamento, l'indicazione politica, nel suo complesso, che il nostro gruppo voleva dare alla mia mozione, è stata stravolta. È per questo motivo che annuncio il ritiro di questa mozione, da parte mia e da parte del mio gruppo.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che sia doveroso da parte nostra verificare con il collega Antonione se egli voglia mantenere la decisione che adesso ci ha comunicato, perché non mi pare che un emendamento stravolga nel complesso l'indirizzo che alla mozione si voleva dare. Tuttavia, nel caso in cui il collega mantenga quella decisione, sulla base dell'articolo 111 del Regolamento credo che si possa procedere comunque alla votazione della mozione. Mi pare che il Regolamento lo preveda.

PRESIDENTE. È stata dunque ritirata la mozione Antonione, Dozzo, Sardelli ed altri n. 1-00484. In buona sostanza, non vedo altre novità. La mozione è stata ritirata, il deputato Quartiani ha chiesto di farla propria a nome del suo gruppo. L'articolo 111, comma 2, del Regolamento prevede che, quando chi ha proposto la mozione vi rinunzi, essa deve essere regolarmente Pag. 34votata qualora lo richieda un presidente di gruppo o dieci deputati.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, sulla base dell'articolo 111 del Regolamento, ho chiesto di verificare la possibilità di procedere alla votazione. Non ho detto che il mio gruppo la fa propria. Il mio gruppo sulla base dell'emendamento approvato avrà un atteggiamento diverso da quello iniziale, dopodiché se ci sono altri gruppi che vogliono fare propria quella mozione per votarla, si procede con i voti come prevede l'articolo 111 del Regolamento.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, se lei chiede di verificare se la mozione può essere messa ai voti, l'articolo 111 del Regolamento prevede che essa può essere messa ai voti nel caso in cui la stessa sia fatta propria da parte di un presidente di gruppo o da dieci deputati. Nessuno la fa propria?

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, come gruppo Futuro e Libertà per l'Italia avevamo proposto un emendamento con una formulazione più soft di quella proposta dal collega Mecacci, proprio perché ritenevamo che quello fosse l'unico pezzo del dispositivo, a prescindere dalle premesse, che mancasse ad una mozione che affrontava il tema dei respingimenti. Essendo in votazione ora la mozione modificata dall'emendamento Mecacci n. 1-00484/1 noi la sentiamo nostra e, quindi, la facciamo nostra.

PRESIDENTE. Avendola fatta propria un presidente di gruppo possiamo proseguire.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, è di tutta evidenza che l'approvazione dell'emendamento alla mozione innanzitutto non ha alcun effetto pratico per cui non cambia di una virgola la politica del Governo in tema di respingimenti. Non ha effetto pratico, ma ha ovviamente un effetto di tipo politico: occorre fare una riflessione, cari colleghi di Futuro e Libertà per l'Italia e del Popolo della Libertà.
Infatti, prima di questo Governo la situazione degli sbarchi dei clandestini nel nostro Paese era ben oltre ogni limite accettabile della dignità umana. Persone in carne ed ossa venivano trattate come merci e contrabbandate su due continenti da organizzazioni criminali. Noi siamo andati alle elezioni e abbiamo chiesto al Governo di impegnarsi, abbiamo preso un impegno nei confronti degli elettori, abbiamo vinto le elezioni, abbiamo fermato gli sbarchi anche se loro dicevano che non ne saremmo mai stati capaci (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)
Ebbene, noi prendiamo atto che Futuro e Libertà per l'Italia ha cambiato idea ed oggi si esprime in qualche modo contro i respingimenti. Non è una questione di dignità umana, perché la Lega Nord Padania ha a cuore la dignità umana. Recentemente uno studio della Caritas ha indicato che nei comuni a guida leghista c'è il più alto tasso di integrazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Certamente ciò avviene, ma a condizione che ci siano le regole uguali per tutti e non vi sia più questo macroscopico fenomeno dell'immigrazione clandestina.
Gli sbarchi dei clandestini, colleghi, sono davvero la tratta degli schiavi. Quindi, mi rivolgo ai colleghi di Futuro e Libertà e mi dispiace che non ci sia il Presidente Fini. Questa non è la strada giusta; quella giusta è quella di andare avanti con il programma del Governo che gli elettori hanno votato, che ha avuto e Pag. 35continua ad avere la maggioranza dei consensi in questo Paese. Non è certo alleandosi (con scorciatoie di tipo parlamentare che non hanno effetto pratico, come abbiamo visto oggi) con chi ha perso le elezioni e sa di perderle di nuovo che si potrà ottenere qualcosa per il nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi riferisco all'articolo 8 del Regolamento e anche agli altri articoli che riguardano le parole sconvenienti che vengono pronunciate in quest'Aula. Spesso tali articoli sono stati richiamati per censurare di interventi di colleghi che erano andati oltre le righe. Se non sbaglio, c'è stata anche una riunione della Giunta per il Regolamento su questo argomento.
Le vorrei dire, signor Presidente, tenuto conto dell'articolo 8, e non solo in ragione delle funzioni e delle possibilità che le fornisce il Regolamento, in base agli altri articoli, di censurare parole sconvenienti, che queste ultime, cioè le parole sconvenienti non sono solo gli insulti. Quando il capogruppo di una forza politica si alza in Aula e dice che una mozione discussa e votata dalla Camera dei deputati non ha alcun valore pratico, ma solo politico, non siamo dinanzi solo ad affermazioni sconvenienti. Penso che lei, come riprende il collega Barbato piuttosto che altri colleghi quando pronunciano parole sconvenienti perché magari vanno sopra le righe (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)... Al di là dei fischi, dovrebbe essere interesse, anche di questo simpatico ed intelligente signore che fischia, sapere che i nostri diritti qui dentro prescindono dall'essere maggioranza o opposizione; pertanto, fare affermazioni del genere da parte di un capogruppo di un partito così importante come la Lega Nord Padania - signor Presidente, si può far dare il resoconto stenografico, altrimenti lo può riascoltare - e dire che le cose che facciamo qui dentro non contano nulla e non hanno alcun valore pratico è una cosa grave a prescindere da dove si siede in quest'Aula.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, in quest'Aula ascoltiamo tanti ragionamenti, alcuni dei quali credibili, altri meno, però credo che sia francamente fuori da ogni logica paragonare un ragionamento politico di un capogruppo come l'onorevole Reguzzoni con gli insulti, che abbiamo ascoltato spesso in quest'Aula, dell'onorevole Barbato e di altri suoi colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Quindi, credo che i ragionamenti politici in questo Parlamento abbiano necessità di essere rispettati perché sono elemento di dignità di questo Parlamento. Se l'onorevole Giachetti dissente dalle valutazioni politiche dell'onorevole Reguzzoni, può farlo in grande libertà, ma addirittura appellarsi all'articolo 8 del Regolamento e dire che l'onorevole Reguzzoni va richiamato: ciò è insultante per la Presidenza, per il Regolamento e per la dignità di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, la ringrazio per i suggerimenti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, non è in discussione il Trattato con la Libia e non è neanche in discussione un'eventuale revisione di questo Trattato. È in discussione semplicemente la gestione attenta, orientata a principi generali di diritto internazionale, una gestione mirata a far sì che il Trattato possa esplicare i risultati e gli obiettivi per i quali è stato varato. Stasera ne abbiamo avuto una palmare evidenza con l'approvazione Pag. 36dell'emendamento Mecacci, che non pone in discussione una revisione del Trattato, ma chiede sostanzialmente che, nell'ambito del rapporto politico e diplomatico con la Libia, l'Italia si assuma la responsabilità di far pesare la sua funzione, la sua presenza al fine di creare un clima relativo al miglioramento e all'attuazione dei diritti umani.
Questa questione non è relativa ad una revisione del Trattato, ma ad una migliore e più intelligente gestione del medesimo. Qual è la ragione per la quale il Governo si trova sostanzialmente incartato, al punto di rifiutare un emendamento di questo tipo, che - lo ripeto - non pone in discussione il Trattato in quanto tale con una revisione, ma pone un tema di gestione politica del medesimo? Vi dico la nostra opinione: un Trattato così difficile come quello tra Italia e Libia andava gestito - me lo passi la Lega - senza quel di più di propagandistico clamore che nel corso di questi mesi è stato speso nei confronti del rapporto tra Italia e Libia e nei confronti della questione dei respingimenti.
Il tema di fondo è che il Governo italiano ha voluto utilizzare questo Trattato per battere la grancassa, per farsi in qualche modo bello. Quando ci si espone oltre il segno e oltre misura in una materia così delicata e così difficile, che richiede una gestione quotidiana, si finisce per diventare schiavi del mostro che si è creato. Si finisce per diventare schiavi di un rapporto con la Libia in base al quale non si può toccare nulla, in base al quale il rapporto con Gheddafi diventa una sorta di mito intoccabile, di punto che non si può mettere in discussione.
Invece, penso che l'equilibrio generale, in base al quale quel Trattato è stato votato, imponeva, impone ed imporrà, cari rappresentanti del Governo, nei prossimi mesi e nel futuro, una gestione che riequilibri gli aspetti sui quali quel Trattato è stato non reticente, perché - lo ripeto - noi abbiamo votato questo Trattato in quanto ci sono articoli precisi che richiamano le questioni del rispetto dei diritti umani.
Naturalmente lo abbiamo votato sapendo che poi vi sarebbe stata la necessità, giorno dopo giorno, di gestire quel Trattato, come si dice, avendo la coscienza a posto, senza essersi impegnati in tour propagandistici, essendo poi nelle condizioni di dover pagare un prezzo a Gheddafi. Il prezzo a Gheddafi non si può pagare sul terreno dei diritti umani!
Quanto all'Europa, il sottosegretario ha parlato di un'intesa dell'Europa, di un primo passo. Anche qui vale lo stesso principio: se a quel primo passo - è un primo passo molto parziale e molto marginale - vogliamo dare un seguito, se vogliamo, come è giusto che sia, che la politica delle migrazioni sia una politica dell'Unione europea, perché su questo punto non vi è dubbio che i Paesi del Mediterraneo sono troppo esposti, dobbiamo chiamare l'Unione europea a fare il massimo e a dare il massimo delle coperture che la sua credibilità internazionale può porre.
Dobbiamo, quindi, auspicare e lavorare perché l'accordo quadro con l'Unione europea conduca, anche da questo punto di vista, al risultato di un passo significativamente in avanti sul terreno della ratifica da parte della Libia della Convenzione dell'UNHCR. Certo, nessuno si nasconde la difficoltà di questo passaggio, ma naturalmente dobbiamo sapere da che parte stiamo e come approcciamo alla questione; non lo possiamo fare con un approccio, ripeto, propagandistico, perché tali approcci alla fine mostrano, come in questo caso, la corda.
Onorevoli colleghi, concludendo, penso che la discussione di oggi sia stata utile, perché ci ha dato un altro segno di come dobbiamo orientare le questioni in una materia così delicata, su cui un'ulteriore discussione, come quella di oggi, non guasta e non ha guastato. Da questo punto di vista, abbiamo potuto registrare consenso e omogeneità di vedute sia con la mozione dell'onorevole Donadi sia con la mozione dell'onorevole Volontè, mentre abbiamo una riserva, che manteniamo, nei confronti della mozione dell'onorevole Antonione; con questo, ribadiamo la nostra Pag. 37dichiarazione di voto a favore della mozione che ho avuto l'onore di presentare a mia prima firma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Si intende che l'onorevole Antonione abbia rinunziato ad intervenire in sede di dichiarazione di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mussolini. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, il collega chiedeva da che parte stiamo. Certamente, votando un emendamento del genere, si sa da che parte si sta: dalla parte della criminalità organizzata, di chi traffica in esseri umani (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Ricomincerà l'azione ricattatoria da quelle coste, perché votare un emendamento così e inserirlo come premessa per evitare i respingimenti significa che torneranno altri barconi, che vi saranno altri schiavi, che vi saranno altre morti, soprattutto di bambini innocenti.
È questo quello che volete, per votare un emendamento che non ha un senso logico, che non difende l'essere umano, che non dà maggiori diritti, ma che ci fa ritornare nella barbarie (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)? Bravi, voi di Futuro e Libertà, come vi chiamate! Bravi, che votate con la sinistra, che non ha risolto il problema della clandestinità e non ha risolto il problema della tratta degli esseri umani; solo attraverso questa legge e questo Trattato, che abbiamo ratificato, siamo riusciti a ridurre - ed è stato un miracolo! - il traffico di esseri umani (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Complici della tratta di schiavi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Renato Farina. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante RENATO FARINA. Signor Presidente, a nome del gruppo del Popolo della Libertà dichiaro il voto contrario su questa mozione. Il motivo è molto semplice: l'emendamento dell'onorevole Mecacci, anche se, magari, nelle sue intenzioni era molto nobile, in realtà è finito con il servire uno scopo che non ha nulla a che fare con i diritti umani.
Piuttosto che evitare i respingimenti di esseri umani, qui si vuole, semplicemente, respingere il Governo, la sua politica e cambiare, con il pretesto dei diritti umani, un equilibrio politico e un'alleanza che hanno avuto un suo punto di forza proprio nella politica sull'immigrazione, che non è tanto, e non è solo, politica per evitare l'immigrazione clandestina, ma è anche una politica diretta ad impedire il commercio e la tratta di esseri umani.
È, dunque, completamente irresponsabile appoggiare una mozione che di fatto scardina ciò che tanti del Partito Democratico hanno votato in occasione dell'approvazione del Trattato in oggetto. L'onorevole Della Vedova aveva votato contro, quindi è giusto che dica quello che dice, ma è stupefacente che una parte consistente della maggioranza lo segua su queste posizioni, che hanno una loro nobiltà quando sono espresse come testimonianza, ma, quando impediscono di portare avanti una politica che, in effetti, è favorevole ai diritti umani - perché moltissime persone non sono morte in questi anni nella tomba del mare Mediterraneo -, appoggiarle diventa veramente irresponsabile e rappresenta anche il tradimento di quello che è stato votato dai nostri elettori.
Dico questo francamente, e anche con molta amarezza, perché dispiace vedere tante intelligenze, tante buone volontà, sprecate in un disegno che non si capisce dove voglia portare, se non allo scardinamento di un equilibrio e all'indebolimento anche della coesione sociale che il controllo dell'immigrazione aiuta a raggiungere (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), perché questa è esattamente la politica dell'integrazione, per cui si fa sì che ciò che è tollerabile da una popolazione se non superi un dato livello Pag. 38di guardia, dopodiché le buone intenzioni vanno a catafascio e subentra la guerra dei poveri.
Ciò è importantissimo e usare la merce umana che arriva dall'Africa per respingere il Governo è una cosa gravissima ed inaudita. Per questo motivo noi votiamo contro e per far capire come non vi siano motivi di altro genere ad averci indotto a respingere l'emendamento Mecacci, lo leggo nel suo punto decisivo che è il seguente: «sollecitare con forza le autorità di Tripoli affinché ratifichino la Convenzione ONU sui rifugiati e riaprano l'ufficio dell'UNCHR a Tripoli, quale premessa per continuare le politiche di respingimento dei migranti in Libia». Questo significa che, approvando l'emendamento in questione, i respingimenti sono finiti. La politica del Governo, per cui è stato concluso il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione Italia-Libia, non ci sarà più e si rinnega, di fatto, il Trattato stesso.
Questo è quanto succederebbe approvando la mozione in esame, che noi adesso respingiamo, perché è capovolta nel suo senso: il testo originario della nostra mozione intendeva dire che, pur se ci sono difficoltà e criticità, andiamo avanti su questa strada, mentre in questo modo si pone una pistola alla tempia di altri Governi rendendo, di fatto, questo Trattato carta straccia, evento che ritengo gravissimo, specialmente se consumato all'insegna di una politica totalmente avventuristica e dagli scopi sconosciuti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
RENATO FARINA. Signor Presidente, a nome del gruppo del Popolo della Libertà dichiaro il voto contrario su questa mozione. Il motivo è molto semplice: l'emendamento dell'onorevole Mecacci, anche se, magari, nelle sue intenzioni era molto nobile, in realtà è finito con il servire uno scopo che non ha nulla a che fare con i diritti umani.
Piuttosto che evitare i respingimenti di esseri umani, qui si vuole, semplicemente, respingere il Governo, la sua politica e cambiare, con il pretesto dei diritti umani, un equilibrio politico e un'alleanza che hanno avuto un loro punto di forza proprio nella politica sull'immigrazione, che non è tanto, e non è solo, politica per evitare l'immigrazione clandestina, ma è anche una politica diretta ad impedire il commercio e la tratta di esseri umani.
È, dunque, completamente irresponsabile appoggiare una mozione che di fatto scardina ciò che tanti del Partito Democratico hanno votato in occasione dell'approvazione del Trattato in oggetto. L'onorevole Della Vedova aveva votato contro, quindi è giusto che dica quello che dice, ma è stupefacente che una parte consistente della maggioranza lo segua su queste posizioni, che hanno una loro nobiltà quando sono espresse come testimonianza, ma, quando impediscono di portare avanti una politica che, in effetti, è favorevole ai diritti umani - perché moltissime persone non sono morte in questi anni nella tomba del mare Mediterraneo -, appoggiarle diventa veramente irresponsabile e rappresenta anche il tradimento di quello che è stato votato dai nostri elettori.
Dico questo francamente, e anche con molta amarezza, perché dispiace vedere tante intelligenze, tante buone volontà, sprecate in un disegno che non si capisce dove voglia portare, se non allo scardinamento di un equilibrio e all'indebolimento anche della coesione sociale che il controllo dell'immigrazione aiuta a raggiungere (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), perché questa è esattamente la politica dell'integrazione, per cui si fa sì che ciò che è tollerabile da una popolazione se non superi un dato livello Pag. 38di guardia, dopodiché le buone intenzioni vanno a catafascio e subentra la guerra dei poveri.
Ciò è importantissimo e usare la merce umana che arriva dall'Africa per respingere il Governo è una cosa gravissima ed inaudita. Per questo motivo noi votiamo contro e per far capire come non vi siano motivi di altro genere ad averci indotto a respingere l'emendamento Mecacci, lo leggo nel suo punto decisivo che è il seguente: «sollecitare con forza le autorità di Tripoli affinché ratifichino la Convenzione ONU sui rifugiati e riaprano l'ufficio dell'UNCHR a Tripoli, quale premessa per continuare le politiche di respingimento dei migranti in Libia». Questo significa che, approvando l'emendamento in questione, i respingimenti sono finiti. La politica del Governo, per cui è stato concluso il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione Italia-Libia, non ci sarà più e si rinnega, di fatto, il Trattato stesso.
Questo è quanto succederebbe approvando la mozione in esame, che noi adesso respingiamo, perché è capovolta nel suo senso: il testo originario della nostra mozione intendeva dire che, pur se ci sono difficoltà e criticità, andiamo avanti su questa strada, mentre in questo modo si pone una pistola alla tempia di altri Governi rendendo, di fatto, questo Trattato carta straccia, evento che ritengo gravissimo, specialmente se consumato all'insegna di una politica totalmente avventuristica e dagli scopi sconosciuti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, se mi permette, vorrei ricordare all'onorevole Mussolini il cadavere della giovane donna incinta accanto alla nave italiana nel primo respingimento in mare.
Poiché altre volte, in altre situazioni, l'onorevole Mussolini ha dato prova di avere sensibilità per i problemi delle donne e per i problemi umani, mi sono molto meravigliato del furore con il quale si è iscritta alla Lega Nord per l'indipendenza della Padania e ha fatto una dichiarazione così crudele, poco sensata e poco legata alla mitezza della mozione Mecacci.
Allo stesso modo mi ha meravigliato l'onorevole Renato Farina, che proprio nell'appello a Tripoli affinché possa essere riaperto l'ufficio delle Nazioni Unite, sta chiedendo un minimo, non un massimo; sta chiedendo una piccola cosa necessaria che restituisce un grado di civiltà al rapporto con il quale funziona il trattamento di coloro che attraversano il mondo per disperazione.
È inimmaginabile che qualcuno passi attraverso i deserti, attraversi la Libia e cerchi di raggiungere il mare soltanto perché vuole fare una passeggiata: deve essere in pericolo di vita perché ciò accada! Si sta chiedendo che vengano riaperti gli uffici dell'ONU: mi pare il minimo della civiltà, non il massimo dell'insolenza!
Infine, vorrei trattare un ultimo argomento (signor Presidente, la ringrazio per essere così generoso). Vorrei esprimere - credo che qualcun altro in Aula si unirà a me - la solidarietà a quegli uomini che stanno sulla gru di Brescia in questo momento, rischiando la vita e chiedendo diritti che sono degli uomini, degli esseri umani, che sono della vita e appartengono ad ognuno di noi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori), e che in questo momento vengono negati in un modo che veramente disonora il nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, l'onorevole Mussolini è ovviamente liberissima di dire ciò che ritiene, però rischia di creare (uso un eufemismo) disorientamento non solo nell'Aula, ma magari anche in chi ascolta fuori di essa, che penserà che chissà che cosa stiamo decidendo a favore delle criminalità. Trenta secondi mi sono quindi più che sufficienti per Pag. 39leggere testualmente l'emendamento che è stato appena approvato e che è inserito nella mozione della maggioranza. Esso recita: «Nel dispositivo aggiungere, in fine, il seguente capoverso: 'a sollecitare con forza le autorità di Tripoli affinché ratifichino - non chissà che cosa! - la Convenzione ONU sui rifugiati e riaprano l'ufficio dell'UNCHR a Tripoli - che è l'ufficio dell'ONU (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) - quale premessa per continuare le politiche dei respingimenti ...».
Onorevole Mussolini, abbia pazienza: trovi altri argomenti, ammesso che lei ne abbia! I bambini, le criminalità: lei è sulla luna (Commenti della deputata Mussolini)!

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, si rivolga alla Presidenza.

ROBERTO GIACHETTI. E almeno chi è fuori...

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, abbia pazienza.

ROBERTO GIACHETTI. L'onorevole Mussolini è sulla luna!

PRESIDENTE. A proposito di sconvenienza...

ROBERTO GIACHETTI. Ha ragione, signor Presidente, parlo con lei. A proposito di stare sulla luna, almeno chi ascolta, grazie al servizio della Camera o a quello di Radio Radicale, questi dibattiti, ora sa che l'onorevole Mussolini ha parlato di un tema che non sta né in cielo né in terra: stiamo parlando semplicemente di una richiesta di adempiere alle Convenzioni internazionali. Poteva quindi essere l'occasione per evitare di svolgere un intervento del genere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocchino (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, il gruppo Futuro e Libertà per l'Italia, nell'annunciare il proprio voto a favore della mozione che il collega Antonione, del Popolo della Libertà, ha prima presentato e poi ritirato, ha il dovere di rispondere a chi ha cercato, con demagogia, di far passare un voto a favore dei diritti umani come un voto contro i respingimenti.
Premesso che noi siamo talmente a favore dei respingimenti che essi sono possibili in Italia grazie ad una legge che porta la nostra firma ed ha avuto il nostro voto, e che siamo a favore del contrasto all'immigrazione clandestina, che in questo Paese è possibile grazie ad una legge che porta la prima firma di Fini e che è stata votata da tutti quanti noi, ci poniamo un problema: se si può chiedere ad un Governo di «sollecitare» - un termine quindi semplicissimo, un termine soft - diplomaticamente la Libia a ratificare la Convenzione per i diritti umani dell'ONU. Noi staremmo cioè danneggiando il Paese perché chiediamo ad un nostro contraente, nell'ambito di un Trattato, di adeguarsi alle richieste delle Nazioni Unite sul rispetto dei diritti umani.
Ho ascoltato l'intervento del collega Renato Farina e sono molto dispiaciuto per quello che gli ho sentito dire. Mi ha stupito infatti sentire un cattolico come lui (che ogni tanto, in varie mozioni, ci chiede di difendere e tutelare i cattolici di ogni angolo del mondo e trova la nostra disponibilità di fronte ai problemi di tutela dei diritti, anche religiosi, che hanno tali comunità in giro per il mondo) venirci a dire che noi attentiamo alla normativa perché chiediamo - udite! Udite! - che la Libia faccia riaprire l'ufficio dell'ONU!
Stiamo attentando alla democrazia, perché in attuazione di un trattato, che rappresenta un contratto tra due Stati, chiediamo che l'ONU possa aprire la sua sede (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
Chiedo, allora, al collega Renato Farina: la Chiesa cattolica come la pensa? Noi non vogliamo evitare il respingimento (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico), ma ci poniamo un problema, Pag. 40caro Renato Farina. Se arrivano su un barcone cento persone, novantanove sono immigrati clandestini, senza arte né parte, che vengono in questo Paese, rischiando di creare disagio e allarme sociale e di finire nelle maglie della criminalità organizzata: è giusto respingerli, anzi è giustissimo e c'è la legge per farlo; poi c'è una ragazza, che si è innamorata del suo vicino di casa, il padre l'ha scoperta e ha deciso che deve essere uccisa, secondo quella religione, e quella ragazza scappa per venire nella terra del tuo cattolicesimo, nella terra della grande civiltà e dell'accoglienza! E, secondo te, quella ragazza deve essere respinta (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)?

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia!

ITALO BOCCHINO. Secondo te, deve essere respinta senza che un organismo internazionale come l'ONU - e non un partito politico - possa verificare quali siano i diritti di quella ragazza e se viene garantita la tutela di quei diritti?
Smettiamola, allora, di fare demagogia: usiamo la linea dura contro l'immigrazione clandestina, procediamo con i respingimenti, contrastiamo chi viene illegalmente in Italia, ma non dimentichiamo di essere la cultura del diritto e dei diritti! Non dimentichiamo di essere la culla di questi diritti: abbiamo il dovere di garantirli e di chiedere di garantirli a chi firma un trattato con noi, secondo le direttive internazionali.
È sconvolgente il fatto che qualcuno contrasti chi chiede che l'ONU possa aprire una sede in un Paese per verificare i diritti dei rifugiati. Noi riteniamo che il Parlamento debba affrontare con maggiore serietà e con maggiore serenità tali argomenti e non con una demagogia da campagna elettorale. Stiamo giocando con le vite delle persone, stiamo giocando con la comunità internazionale, stiamo giocando con i diritti di persone più deboli (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, è giusto informare i cittadini, che ci ascoltano a casa, di quello che sta succedendo e di quanto si vuole fare approvare dal Parlamento oggi (richiesta legittima che arrivava dall'onorevole Giachetti). Si vuole mettere in discussione la politica insita nella legge Bossi-Fini sui respingimenti.
Quando si parla di diritto di asilo, esteso ai clandestini che nei barconi, guidati da criminali, attraversano il mare per arrivare nel nostro Paese, vuol dire accoglierli tutti, riaprire i centri di accoglienza, ricominciare a mettere dentro decine, centinaia, migliaia di persone, verificare caso per caso se hanno o meno il diritto di asilo e dopo, cercare di realizzare le espulsioni, che significa ritornare a regimi peggiori di quelli che abbiamo conosciuto quando governava la sinistra, che vuol dire smontare una legge. Evidentemente i cittadini elettori hanno le idee chiare.
Non so, allora, se il gruppo Futuro e Libertà vuole abbracciare la politica sull'immigrazione adottata dal PD, che è costata loro milioni di voti; non so quali siano le intenzioni per parametrarsi con i nuovi cittadini elettori che cercherà Futuro e Libertà (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà). È questo, però, il motivo del contendere oggi.
Bisogna, allora, essere molto chiari: si vuole impedire una politica di respingimenti. Di questo si sta parlando. Si vuole renderla inefficace. Non c'è nessun altro discorso da fare, ognuno si assuma le proprie responsabilità di fronte al Paese.
Vedete, la sinistra aveva cercato di presentare delle proposte di legge per dare diritto di alloggio nel nostro Paese e per rilasciare i permessi a chi in giro per il mondo non aveva garantiti i diritti costituzionali che hanno i nostri cittadini in Italia, ciò vuol dire garantirli a miliardi di persone perché la povertà è diffusa nel mondo. Allora o si comincia a ragionare - come propone la Lega da una vita - nel Pag. 41senso che bisogna aiutare queste persone a casa loro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), oppure si creano false illusioni, perché i criminali possono continuare a fare i loro sporchi affari, portando di qua e di là un sacco di gente. Non possiamo dare una risposta complessiva ai problemi del mondo.
Bisogna che qualcuno si assuma la responsabilità di dire: riusciamo a dare delle risposte limitatamente a un certo numero di persone, ma non possiamo creare illusioni. Con questo emendamento si creano illusioni. Considerato l'emendamento in questione, il gruppo Lega Nord Padania voterà no, convintamente (perché noi rispettiamo la volontà dei nostri cittadini elettori), a questa mozione che è stata stravolta (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, ogni qual volta si parla di questo Trattato in questa Aula sembra che si svolga il festival dell'ipocrisia. Un Trattato che è stato iniziato dal Governo Prodi, che non ha potuto compierlo fino in fondo e firmarlo semplicemente perché è caduto, e che quindi è stato portato a termine, alla firma, dal Governo Berlusconi, un Trattato che è stato difeso dai colleghi che oggi siedono nei banchi di Futuro e Libertà, difeso con forza. Capisco che in questa Aula gli applausi si prendono con i buoni sentimenti, facendo riferimento a bambini, o a donne incinte, o a situazioni tragiche, ma purtroppo - e drammaticamente - i voti si prendono anche sulla vita e sulla sicurezza dei cittadini italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), ed è per questo infatti che il capogruppo di Futuro e Libertà, dopo un intervento sui diritti umani del collega Della Vedova, è sceso di corsa in Aula a spiegarci che in realtà Futuro e Libertà non chiedeva un'apertura verso l'immigrazione clandestina, al contrario ribadiva la politica della fermezza, ma anche un concreto aiuto ai diritti umani, concreto aiuto ai diritti umani che vogliamo anche noi.
Qual è la differenza? Temo che nella confusione che si è creata anche coloro i quali ci stanno ascoltando non hanno compreso di che cosa stiamo parlando fino in fondo. Il PdL vuole o non vuole il rispetto dei diritti umani? Certo che lo vuole. Il Governo ha presentato (e ha proposto ai colleghi di Futuro e Libertà) una proposta che prevedeva la sollecitazione e l'invito al Governo a trattare con la Libia una serie di adempimenti. Voi avete preteso l'impegno formale immediato che la Libia adempiesse, cioè che saltasse completamente l'impegno con la Libia (cioè l'immigrazione clandestina aperta). Colleghi, non si può giocare con la prima e la seconda mano, la mano di destra e quella di sinistra. Si fanno delle scelte in questo Parlamento e ciascuno si assume le proprie responsabilità (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, per la verità ascoltando alcuni dei discorsi recenti mi sono domandato se so ancora leggere, perché leggendo l'emendamento in questione vi trovo scritte cose affatto diverse da quelle che gli sono attribuite. Trovo scritto che non si vuole obbligare, non ci sono rappresaglie minacciate alla Libia, si vuole soltanto sollecitare con forza le autorità di Tripoli affinché ratifichino la Convenzione ONU sui rifugiati. Quindi si tratta soltanto di chiedere che questa Convenzione venga ratificata, e mi chiedo per quale motivo, onorevole Dussin, non per aprire le porte e fare in modo che tutti i disperati del mondo possano venire in Italia ma per la finalità esattamente contraria (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia), per poter fare i respingimenti in mare, perché in mare Pag. 42non puoi respingere quelli che hanno titolo per chiedere l'asilo, puoi rimandare a casa tutti quanti se gli dici: ragazzi, perché venite per mare? Se avete titolo per chiedere asilo rivolgetevi agli uffici dell'ONU in Libia, rivolgetevi alle autorità libiche che aderiscono alla Convenzione, e che vi danno un passaporto che vi consente di andare in qualunque Stato d'Europa in modo legale. Questo è il contenuto dell'emendamento. Niente porte aperte, non si aprono le porte perché vengano orde di disperati e affamati in Italia.
No, si vuole fare modo che i nostri marinai, quando rimandano indietro una barca verso la Libia o verso un altro Paese, lo possano fare con la tranquilla coscienza che non si stanno comportando come quelle autorità svizzere che consegnavano gli ebrei nelle mani dei nazisti perché fossero messi a morte (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castagnetti. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, anch'io convengo con quanto è appena stato detto dall'onorevole Buttiglione: ho l'impressione che gli animi siano troppo eccitati e che stiamo perdendo la lucidità. Di che cosa stiamo discutendo? Stiamo discutendo di una mozione presentata dalla maggioranza e di una integrazione che è stata proposta dalle opposizioni. Questa mozione è vostra e questo emendamento non sta stravolgendo il significato della vostra mozione. Vi prego di recuperare un po' di lucidità e un po' di pacatezza. Stiamo discutendo di questo.
L'onorevole Santelli ha detto: questi vengono ad insidiare la sicurezza dei cittadini italiani ma non è possibile, non è pensabile che la sicurezza dei cittadini italiani comporti il prezzo di un trattamento non umanitario rispetto ad altri cittadini. In nessuna civiltà giuridica, in nessuna civiltà moderna, in nessuna democrazia si fa una compensazione tra diritti di cittadini. La nostra sicurezza comporta il sacrificio della vita di altri cittadini. Ma ci rendiamo conto di che cosa stiamo discutendo?
Abbiamo la serenità di leggere per l'ennesima volta questo nostro emendamento, l'emendamento Mecacci. Quest'ultimo chiede semplicemente che il Governo di Tripoli proceda alla ratifica della Convenzione ONU sui rifugiati e, quindi, si possa riaprire grazie a questa ratifica l'ufficio di rappresentanza dell'ONU. Ma la condizione della ratifica della Convenzione ONU è una condizione che noi dovremmo mettere sempre. Guardate c'è un'infinità di leggi che impedisce allo Stato italiano di intrattenere rapporti con Stati che non hanno ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non ci sarebbe neppure bisogno di scriverlo: se lo scriviamo è perché è stato dimenticato e non è una dimenticanza accettabile, tollerabile ma, ripeto, si tratta semplicemente di recuperare un po' di lucidità.
Mi appello alle persone più serene, meno eccitate, quelle che sono più abituate a riflettere su questi temi, che sono pure nella maggioranza: lo so e li conosco. So che molte persone hanno la mia stessa provenienza e sono abituate a ragionare con categorie come quelle che sto utilizzando. Ma ci rendiamo conto che Paese siamo o che Paese siamo diventati o che Paese rischiamo di diventare se non siamo in grado di rispettare e di pretendere che sia rispettato il diritto umanitario internazionale in tempo di pace (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro)? Ma se cambiassero le condizioni internazionali e fossimo nostro malgrado coinvolti in una qualche situazione conflittuale allora che cosa faremmo? Siamo in tempo di pace e chiediamo che il diritto umanitario internazionale che qualifica la civiltà del mondo intero sia rispettato almeno quando c'è la pace (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro). È di questo che si tratta. Vi prego di riflettere: voi state travisando il significato dell'emendamento Mecacci e il significato Pag. 43politico del voto che stiamo assumendo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, ho ascoltato l'onorevole Dussin con la consueta attenzione e mi pare di dover rilevare che ha fatto un'affermazione molto importante: ha detto che l'Italia e l'Europa dovrebbero aiutare i Paesi in via di sviluppo, e segnatamente gli africani, là dove sono. È un'affermazione molto precisa ed io la sottoscrivo. Non mi risulta che il Governo italiano sia particolarmente in prima linea sulla lunghezza d'onda di aiutare i Paesi in via di sviluppo, anzi, il Ministro Frattini, quando è venuto Gheddafi in Italia, ha detto che in fondo Gheddafi ci apriva le porte all'Africa. Gheddafi è venuto a proporsi come il gendarme del Mediterraneo: ha detto che se l'Europa dà alla Libia 5 miliardi l'anno, lui è in grado di tenere in ordine le frontiere.
Ora riflettiamo su un punto: gli europei sono 550 milioni e quelli sotto i 25 anni sono meno del 30 per cento. Gli africani sono 850 milioni e quelli sotto i 25 anni sono più del 60 per cento. Ciò vuol dire che l'Europa ha già cominciato a perdere popolazione. Tra l'altro, l'incremento italiano è dovuto solamente alle immigrazioni extracomunitarie e gli africani da qui a vent'anni saranno ben sopra il miliardo. Ricordo che con le antenne satellitari hanno potuto vedere - alcuni l'hanno visto sicuramente, loro che dovrebbero vivere con 2 euro al giorno come esseri umani - che in Italia vi sono state delle bellissime mostre canine e tra l'altro le nostre televisioni abbondano in pubblicità per i cibi dei cani e dei gatti. Un cittadino dell'Africa subsahariana, che è disperato e che pensa che probabilmente anche il suo cane potrebbe vivere meglio qui, può avventurarsi e può fare un viaggio della disperazione, attraversare un deserto, attraversare un mare e arrivare fin qui. Altro che respingimenti! Qui vi è una sottovalutazione e la «buttate» in politica, tra l'altro in maniera un po' maldestra.
Secondo me l'emendamento in esame ad una mozione che ha una sua logica è perfettamente legittimo, come hanno ricordato sia Castagnetti, sia Buttiglione, sia anche altri colleghi.

PRESIDENTE. Deve concludere onorevole.

BRUNO TABACCI. Tra l'altro mi rivolgo ai colleghi della Lega, che ho visto che sono un po' insofferenti: ho letto nei giorni scorsi che il loro capo è dietro un cespuglio; non vorrei che arrivasse qualche contrordine: riflettano, riflettano (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, io devo dire che a differenza anche di alcuni amici e colleghi del mio gruppo del Popolo della Libertà, che hanno preso la parola prima di me sull'argomento, non sono dispiaciuto degli accadimenti in Aula in queste ultime poche ore, perché finalmente stiamo registrando con chiarezza quello che sta avvenendo in quest'Aula e fuori da quest'Aula in termini di posizionamento politico e in termini di coerenza delle posizioni politiche, in termini di capacità di mantenere il rispetto assunto con gli elettori, quando agli elettori è stato chiesto il voto per venire a sedere in questi scranni (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Infatti, signor Presidente, quarantotto ore dopo - o poco più - avere assistito al più grande obbrobrio istituzionale che si ricordi, ovvero al massimo rappresentante di quest'Aula, il sacro custode della sacralità del diritto parlamentare, invocare la celebrazione di una crisi di Governo da svolgersi tutta al di fuori delle aule parlamentari, oggi abbiamo registrato il gruppo Pag. 44che al Presidente della Camera fa riferimento dire, per bocca del suo più autorevole rappresentante, il capogruppo onorevole Bocchino, delle cose che semplicemente non rispondono al vero. Cercherò nel giro di un minuto di spiegare perché.
Signor Presidente, nel suo intervento l'onorevole Bocchino dice testualmente: «Non siamo contrari ai respingimenti, ma a favore dei diritti umani. Chiediamo al Governo di attivarsi diplomaticamente perché Tripoli riapra l'ufficio dell'ONU in Libia».
Credo che, in tema di respingimenti, uno dei più grandi risultati che questo Governo e questa maggioranza abbiano ottenuto, riconosciuto da tutti i sistemi di rilevazione internazionali, è che in Italia non si verificano più gli sbarchi di clandestini da quando questo Governo ha iniziato a metterci mano (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Onorevole Nannicini...

MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, credo che sia di tutta evidenza che i respingimenti non sono fatti da bruti e biechi protagonisti di questo o di quel partito della maggioranza, ma sono disposti dai militari e dai guardiacoste. Credo che nessuno voglia negare il fatto - e voglio sperare di vedere coinvolti in questo anche gli amici di Futuro e Libertà per l'Italia - che essi lavorano sempre, avendo come bussola di riferimento il rispetto dei diritti umani e di tutte le persone che incontrano per i mari (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti del deputato Colombo).
Signor Presidente, la riformulazione proposta dal Governo prevedeva esattamente questo: impegnava, cioè, a sollecitare le autorità libiche a proseguire la collaborazione in materia migratoria nel pieno rispetto delle norme e degli standard internazionali, assicurando la piena operatività dell'ufficio UNHCR a Tripoli.
Vi è una piccola differenza che l'onorevole Bocchino ha dimenticato di citare nel suo intervento. Nell'emendamento sul quale il gruppo Futuro e Libertà per l'Italia, insieme a tutta la sinistra, ha votato a favore oggi pomeriggio, si impegnava il Governo: «a sollecitare con forza le autorità di Tripoli affinché ratifichino la Convenzione ONU sui rifugiati e riaprano l'ufficio dell'UNHCR a Tripoli, quale premessa per continuare le politiche dei respingimenti dei migranti in Libia» (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ciò significa che stanno cercando di nascondere la verità: questo era un capzioso tentativo per dire che non sono più d'accordo con la politica dei respingimenti. Andate nelle piazze a dire ai cittadini, che finalmente sono liberi dall'immigrazione clandestina, che volete riproporre in Italia il fenomeno dello sbarco dei clandestini con i loro barconi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, non mi sembra corretto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Torre. Ne ha facoltà.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Signor Presidente, non so cosa c'entrino gli scranni e le crisi extraparlamentari con quanto accade nel Mediterraneo e in Libia (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Non so se conosciamo cosa realmente accade, se sappiamo quali sono le regole d'ingaggio di Frontex, che nessuno conosce pubblicamente, tra le quali si prevede di sparare a vista alle navi. Non so se conosciamo cosa accade nelle carceri della Libia (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), dove vengono portate persone prese per strada perché non hanno un documento e, quando sono in carcere - si tratta di mogli separate dai mariti e dai bimbi -, viene loro offerto di uscire, viene chiesta una tangente, Pag. 45vengono portati in altre carceri, e così via. Non so se sappiamo che queste persone vengono messe sui camion, portate nel deserto e lasciate lì. Non so se sappiamo che anche gli eritrei di cui si parlava, che adesso sono stati lasciati liberi perché conveniva, non hanno di che mangiare e si recano dalle poche organizzazioni umanitarie che esistono, che, però, non hanno i soldi per dare loro da mangiare.
È di questo che stiamo parlando. Chiederei, pertanto, di smettere tutte le querelle tra i vari gruppi e di pensare se, veramente, un Paese civile come il nostro non abbia il dovere di chiedere di rispettare i diritti umani in questa circostanza e di votare, quindi, con questa coscienza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, al di là delle diverse impostazioni politiche, mi sembra che, sul piano del buon senso, sia l'onorevole Buttiglione, sia l'onorevole Castagnetti, che altri, abbiano spiegato con chiarezza i termini della questione.
Onorevole Corsaro, è inutile evocare il fatto che i clandestini sarebbero spariti: magari lo fossero, ma purtroppo, se osserviamo le nostre città, i clandestini vi sono, e come prima. Il problema vero è che, nell'ambito di questo Trattato, si propone l'inclusione di un'idea di salvaguardia dei diritti, che è confacente con le prese di posizione ufficiali delle Nazioni Unite.
Ora, vorrei fare un appello all'onorevole Cicchitto, in particolare, come rappresentante del gruppo del Popolo della Libertà, che è un partito con cui si può dissentire, ma che non si può certamente liquidare con il marchio di razzismo o altre cose del genere.
È inconcepibile litigare su questa questione. È inconcepibile che per questa modifica intervenuta in corso d'opera si voglia affossare tutto. Io credo che una meditazione di dieci minuti supplementare sia utile, perché non si può spaccare il Parlamento su un «non problema».
Io credo che il Ministro degli Affari esteri, che è uomo di senno e ci onora della sua presenza, possa contribuire a risolvere la questione. Perché se il Parlamento italiano si divide in modo così drammatico su un problema di salvaguardia dei diritti, che noi chiediamo vengano salvaguardati anche per dei poveri derelitti che si trovano nei centri libici, scusate, siamo veramente all'abbrutimento delle regole di civiltà minimale (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di centro e Partito Democratico). Allora, onorevole ministro, mi permetto di rivolgermi a lei, chiedendo di fare un intervento risolutivo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Signor Presidente, raccolgo molto volentieri l'invito del Presidente Casini, anche perché credo anch'io che ci debba essere assoluta chiarezza su una materia come quella della collaborazione tra Unione europea e Libia e tra Italia e Libia.
Noi abbiamo detto mille volte, l'abbiamo detto, credo, con il consenso maggioritario di questo Parlamento, che la questione dell'immigrazione e, in particolare, il contrasto dell'immigrazione clandestina, il governo dei flussi migratori, la protezione dei richiedenti asilo, non deve e non può essere una questione solamente italiana, ma deve diventare finalmente una questione europea.
Faticosamente, grazie all'impegno dell'Italia e grazie all'impegno del Governo, la questione ha cominciato ad assumere rilevanza in ambito europeo.
Ho qui in mano un documento che mi limiterò a richiamare solamente in un paragrafo. Pag. 46Questo documento è stato firmato a Tripoli il 4 ottobre 2010, cioè esattamente un mese fa, non 10 anni fa, e quelli che lo hanno firmato sono i due commissari europei, la signora Malmström e il signor Füle, responsabili, uno, per la sicurezza e l'immigrazione, l'altro, per le politiche di rapporto con i Paesi del vicinato, in particolare mediterranei. L'altro firmatario è il mio collega, il Ministro degli esteri della Libia, e la quarta firma è quella del Ministro per la sicurezza della Libia.
In questo documento, che si intitola: Cooperazione tra Europa e Libia e dialogo sulla materia dei confini, della mobilità, della migrazione e dell'asilo, c'è un paragrafo, onorevoli colleghi, interamente dedicato alla protezione internazionale. È il paragrafo n. 5: sono poche righe che mi permetterete di leggervi, traducendolo in modo estemporaneo. Perché leggerlo ora al Parlamento? Perché questo è l'accordo con cui l'Europa ha detto con grande chiarezza, per la prima volta, che si deve collaborare con la Libia e che i Paesi dell'Unione europea sono invitati a seguire questa linea di azione, da cui io ritengo non ci si debba e non ci si possa discostare.
Questo paragrafo n. 5 dice esattamente così: sostenere la Libia nei suoi sforzi improntati a stabilire un sistema di protezione capace di occuparsi dei richiedenti asilo e dei rifugiati, in linea con gli standard internazionali e in buona cooperazione con le competenti organizzazioni internazionali; in particolare, in linea con l'accordo internazionale dell'Unione africana del 1969, dedicato agli specifici aspetti dei rifugiati in Africa, sottoscritto - come è noto - dalla Libia e che ha - lo dico per inciso - lo stesso contenuto della Convenzione dell'ONU di Ginevra, che è precedente perché è del 1950.
Continua l'Unione europea, in questo documento di intesa: si fornisce, altresì, addestramento, assistenza tecnica, equipaggiamento, al fine di promuovere la realizzazione di strutture amministrative capaci di agire in linea con questa legislazione di protezione.
Conclude questa parte dell'accordo: assistere le autorità libiche nel distinguere i migranti, in modo da identificare coloro che sono nella necessità di ricevere protezione internazionale e accollarsi il peso rappresentato certamente dai riconosciuti rifugiati e da coloro che chiedono asilo, e che consisterà nel risistemare alcuni di coloro che sono riconosciuti come rifugiati presso i Paesi dell'Unione europea che vorranno accoglierli.
Cosa vogliono dire questi due paragrafi?

FURIO COLOMBO. È un auspicio! È un auspicio, non è una decisione (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, per cortesia. Prego, Ministro, vada avanti.

FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Onorevoli colleghi, credo che quando invochiamo l'Unione europea affinché intervenga, quando interviene e firma documenti, noi non (Commenti del deputato Colombo - Proteste dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)...

GIUSEPPE CONSOLO. Ma perché interrompe?

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, per cortesia.

FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Questo è un documento che reca le firme dei commissari europei responsabili.
Io mi permetto di dire: se il Parlamento ritiene - come molte volte questo Parlamento ha chiesto - di seguire la linea dell'Unione europea, usiamo il linguaggio usato dall'Unione europea, esattamente questo linguaggio. Altrimenti, onorevoli colleghi, noi vogliamo dire: aprire le porte, rompendo la collaborazione migratoria, a tutti coloro che vorranno entrare illegalmente. Non possiamo fare questo. Non lo Pag. 47possiamo e non lo dobbiamo fare (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
La mia proposta è allora di dire con chiarezza, come abbiamo mille volte detto: seguiamo l'Europa. Facciamolo, questa volta, con il testo letterale di un accordo del 4 ottobre scorso, ma non ci mettiamo nelle condizioni di dire alla Libia (di cui noi siamo vicini nel Mediterraneo): aprite pure le porte perché l'Italia li prenderà tutti. Questo non lo possiamo fare (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, innanzitutto vorrei ringraziare il Ministro per l'intervento chiarificatore. In questo momento, signor Presidente, mi sto chiedendo cosa stia passando per la mente dell'allora Ministro degli affari esteri del Governo Prodi.
Non dimentichiamoci, infatti, che questo Trattato di amicizia è stato avviato dal Governo Prodi e qui, in quest'Aula, siede l'allora Ministro degli affari esteri del Governo Prodi.
E questa querelle - mi perdoni il collega Mecacci - era già stata innestata l'anno scorso all'atto della ratifica del Trattato di amicizia, quando sempre Mecacci aveva tentato, tramite proposte emendative, di porre la questione.
Dunque mi chiedo: ma perché l'allora Ministro degli affari esteri del Governo Prodi non ha inserito la questione dei rifugiati politici e della convenzione ONU (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? È stata forse una dimenticanza?
Spero di no, ma mi rifaccio anche alle dichiarazioni di voto, di un anno fa, dell'allora Ministro del Governo Prodi e dell'allora segretario del PD - o era DP? Non mi ricordo, forse all'epoca era PD, scusate, ma con tutti i cambiamenti di nomi ho perso un po' la bussola (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) - il quale ha fatto poi la dichiarazione di voto finale.
Andate a rivedere sui resoconti che cosa hanno detto sia Fassino che D'Alema a proposito di questo trattato; mi sembra che oggi sia tutto cambiato. Al di là di tutto questo, e mi avvio a terminare, signor Presidente, vorrei fare le mie congratulazioni ad un grande assente della politica, stasera in quest'Aula, al caro Marco Pannella, perché è riuscito a piazzare i propri uomini e a determinare la politica di un grande partito come il Partito Democratico e la politica estera di un neopartito come Futuro e Libertà per l'Italia con i propri uomini. Bravo, complimenti Marco, sei sempre stato un grande della politica perché comunque i tuoi uomini fanno la politica, e guarda caso, questo mi rammarica, non capisco perché tanti personaggi che si riferivano e si richiamavano a certe ideologie, oggi abbiano fatto strame di quelle ideologie (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franceschini. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, prendo molto brevemente la parola in seguito all'intervento con il quale il Ministro Frattini ha cercato di motivare una operazione che è nata in questa Aula puramente per ritorsione, leggendo un condivisibile documento, com'è evidente, dell'Unione europea. La politica estera, soprattutto in un momento in cui è possibile - è sempre più raro in quest'Aula costruire una posizione condivisa - non può mai essere regolata da comportamenti ritorsivi, perché a questo abbiamo assistito: c'è una mozione presentata dai gruppi di maggioranza, lo ripeto perché è utile che tutti sappiano quello che sta avvenendo, a cui viene presentato un emendamento, come capita molte volte, che non è in alcun modo in contrasto con le parole che lei ha letto e con le decisioni Pag. 48o gli accordi con la Libia dell'Unione europea. L'emendamento dice semplicemente questo: «a sollecitare con forza le autorità di Tripoli affinché ratifichino la Convenzione ONU sui rifugiati e riaprano l'ufficio dell'UNCHR a Tripoli, quale premessa per continuare le politiche dei respingimenti dei migranti in Libia». Questo noi vorremmo sapere; come può lei, signor Ministro, non essere d'accordo su queste parole. La votazione è stata poi una votazione trasversale, che si va ad inserire in un momento delicato dei rapporti tra i gruppi di maggioranza e che ha causato una ritorsione talmente surreale che porta il partito che ha proposto la mozione a votare contro la sua stessa mozione perché è stato approvato questo emendamento. Qui non c'è più la politica, non c'è più la politica estera, c'è una decisione del Parlamento che va rispettata e che andrebbe rispettata con il voto più possibile ampio di questa mozione così com'è stata emendata. Se non se ne faranno carico i gruppi di maggioranza, ce ne faremo carico noi, votando la mozione così come emendata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, signor Ministro, lei ha letto i brani di questo documento che ha avuto la bontà di farmi pervenire prima. Non devo certo dirle io che non è un trattato come qualcuno ha detto ma che sono protocolli - ho fatto il parlamentare europeo e ne ho visti a decine di questi protocolli - che sono propedeutici ad altri accordi; non voglio farla lunga, voglio solo dire, perché la propaganda sappiamo farla tutti, che l'immigrazione clandestina, su cui qualcuno a corto di argomenti cerca di costruire il proprio consenso elettorale, era, prima di quello di cui stiamo discutendo, dovuta agli sbarchi per un decimo. Tuttavia i neri che sbarcano sui barconi, e si vedono in televisione - per cui va benissimo, ognuno sceglie su cosa fare la propaganda - sono il 10 per cento dei clandestini. Ora, signor Ministro, proprio leggendo questo documento generale che ci dice a cosa devono essere improntate le relazioni concrete tra i Paesi europei e la Libia, si dimostra che non c'è bisogno di avere il grande coraggio che magari come don Abbondio non sappiamo darci per fare questo passo che è contenuto in quell'emendamento.
Ciò dimostra proprio - e la ringrazio per averlo detto, signor Ministro Frattini - che per muoverci pienamente nella linea indicata, noi, che a differenza degli altri Paesi europei la partnership con la Libia l'abbiamo già stretta, dobbiamo chiedere che gli international standard of living, ossia gli standard internazionali, vengano rispettati su un tema delicato, sul quale la Costituzione italiana, all'articolo 10, impegna l'Italia al rispetto dei diritti dei rifugiati.
Noi, semplicemente, in ottemperanza ai principi generali dell'Unione europea, dobbiamo chiedere, se abbiamo un minimo di spina dorsale dritta, agli amici libici, molti amici, che facciano riaprire l'ufficio dell'UNHCR a Tripoli, perché almeno possa dare un'occhiata su quello che succede, anche sui bambini, di cui qualcuno è preoccupato, e sui cattolici sudanesi, che non si sa che fine fanno.
Signor Ministro, possibile che non abbiamo questo coraggio? Mi spiace che lei abbia detto che questo emendamento significherebbe porte aperte per tutti. Lei fa il Ministro, è il capo della diplomazia, come può dire questo, signor Ministro (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia, Partito Democratico e Unione di Centro)?
Al di fuori della propaganda, noi riteniamo il contrario: se avremo la capacità, come Stato italiano e come patria dei diritti, di assicurare che i rifugiati, cui impediamo di partire, godano di quei trattamenti che la Costituzione prevede, e se avremo il coraggio di dire ai libici che bisogna affrontare questo, potremo proseguire con la politica dei respingimenti.
Se non avremo quel coraggio, la politica dei respingimenti finirà per saltare; Pag. 49noi abbiamo a cuore che questa politica dei respingimenti e dei trattenimenti prosegua, ma nel rispetto minimo dei diritti umani a cui la Costituzione ci inchioda (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, a me dispiace molto che il Ministro degli esteri sia intervenuto con questi argomenti per motivare il parere contrario del Governo al testo attuale della mozione.
Signor Ministro, lei sa meglio di me che nel corso di questi due anni e mezzo l'Italia ha applicato la politica dei respingimenti che, lo voglio sottolineare, non è scritta nel Trattato con la Libia, ma è una politica autonoma che il Governo, in particolare il Ministero degli interni, ha deciso di attuare.
Infatti, il Protocollo di intesa cui si fa riferimento nel Trattato - che era stato firmato dal Governo di centrosinistra - parlava di pattugliamento congiunto tra autorità libiche ed autorità italiane nel rispetto degli standard internazionali.
Il vostro Governo ha deciso di fare questo tipo di operazione politica, e di fermare in questo modo l'immigrazione clandestina e, con loro, decine, migliaia di rifugiati politici o potenziali richiedenti asilo.
Questo non lo dice un deputato dell'opposizione che ha fatto ostruzionismo contro questo Trattato, ma lo dice, da due anni, l'Alto commissario ONU per i rifugiati, il signor Antonio Gutierrez.
Ministro La Russa, capisco che per lei le Nazioni Unite stanno diventando uno Stato nemico da attaccare, ma queste sono le istituzioni internazionali di cui facciamo parte, i cui principi e valori siamo tenuti a rispettare in base alla legge italiana, e non in base ad una opinione personale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ministro Frattini, dire come lei ha fatto, che andare avanti con questo emendamento significherebbe aprire le porte all'immigrazione clandestina è una falsità; lei non si può permettere di venire in Parlamento e di dire le bugie. Noi stiamo chiedendo che le persone che vengono intercettate non siano rispedite in Libia in assenza di una presenza sul territorio libico di qualcuno che possa verificare chi sono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Se questo non accadrà noi continueremo a violare le norme internazionali, e continueremo ad avere una politica estera che, purtroppo, non è apprezzata, non solo su questo fattore, ma anche su altre iniziative a livello internazionale; credo che il fatto che una parte della maggioranza abbia deciso di aprire una discussione su questo tema sia un dato positivo per il nostro Parlamento e per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, il Ministro Frattini, anziché leggere questo documento che non porta la firma di alcun italiano, avrebbe fatto meglio a leggere le mozioni in discussione nell'Aula di Montecitorio del Parlamento italiano. Siccome non lo ha fatto, mi permetto di aiutarlo. La mozione presentata a prima firma dall'onorevole Donadi chiede testualmente la revisione di quel Trattato perché vogliamo prevedere l'introduzione di procedure più stringenti di controllo, affinché tutte le azioni che riguardano le operazioni di contrasto all'immigrazione clandestina in mare aperto avvengano nel pieno rispetto del diritto internazionale e comunitario e a tutela dei diritti umani dei migranti e dei richiedenti asilo. Questo abbiamo scritto, Ministro Frattini.
Le dirò di più: siccome su questo testo abbiamo sentito che non c'era una piena condivisione da parte del rappresentante del suo Ministero, abbiamo detto che noi non avremmo votato a favore della mozione Antonione ed altri n. 1-00484 (in Pag. 50pratica quella presentata dal Popolo della libertà e dalla Lega). Le do allora una buona notizia, anche se lei con questo suo intervento ha mentito sapendo di mentire (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania): l'Italia dei Valori, a questo punto, voterà a favore anche della mozione Antonione, perché comunque è qualcosa di più avanzato rispetto alle sue considerazioni e alle sue bugie (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, sarò telegrafico: se c'è qualcosa di «ritorsivo» in questo dibattito è l'emendamento che è stato presentato al documento che la maggioranza aveva proposto al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Questo emendamento, ponendo il problema di una pregiudiziale rispetto al decorso dei rapporti con la Libia, cerca di introdurre un elemento di inutile disturbo rispetto ad una posizione, onorevole Casini, che è del tutto equilibrata, come ha dimostrato l'esposizione del Ministro Frattini.
Quindi, se c'è stato un gioco delle tre carte, derivante unicamente da una vicenda politica che non ha nulla a che fare con il Mediterraneo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), con i respingimenti, e così via, è il giochino che avete messo in atto voi in questo Parlamento, con una dimostrazione di irresponsabilità più unica che rara, perché si sta giocando con la sorte e con la pelle della gente (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alema. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Colleghi, per cortesia!

MASSIMO D'ALEMA. Signor Presidente, vorrei dire qualche cosa sul merito della questione di cui ci stiamo occupando, prescindendo un attimo dalla questione politica che ha preso sicuramente il campo e su cui farò soltanto una battuta conclusiva. Intervengo innanzitutto per dire che non è stato mai negoziato un accordo sui respingimenti.
Quella di operare i respingimenti è una decisione autonoma del Governo italiano ed, oltretutto, nulla di questo tipo fa parte del Trattato di amicizia con la Libia, per cui i riferimenti che sono stati fatti alla responsabilità del Governo Prodi sono impropri e muovono da una limitata conoscenza dei fatti.
Noi abbiamo negoziato un Trattato di amicizia con la Libia; non siamo arrivati a firmarlo perché c'erano dei punti di dissenso. In particolare, io dissentivo verso un certo meccanismo di rimborso alla Libia che prevede un'obbligazione per moltissimi anni a carico del bilancio dello Stato italiano. Quello era il punto di vista libico che fu accolto, con molta rapidità, dal Governo che è venuto dopo di noi che ha ritenuto di doverlo accogliere; tesi che intendo rispettare, ma di cui ciascuno si deve assumere le proprie responsabilità.
Credo che sia molto importante mantenere un rapporto positivo con la Libia e ritengo che ci siano tanti aspetti importanti in quell'accordo, anche dal punto di vista di principio. Il fatto che noi, che siamo stati potenza coloniale, anche assumendoci nel passato, come Italia, responsabilità molto gravi vi abbiamo posto rimedio, è cosa a mio giudizio positiva. Ma qui ci occupiamo d'altro, né l'emendamento tocca in nulla il rapporto con la Libia, infatti, se mai si ritiene che quello che viene chiesto sia premessa per continuare una politica di respingimenti che è la politica del Governo italiano e che non è prevista in nessun trattato con la Libia. Quindi, questo emendamento vincola il Governo italiano e non il Governo libico; a mio giudizio vincola il Governo italiano a rispettare le convenzioni internazionali, ciò che il Governo italiano non ha fatto.
Giustamente l'onorevole Della Vedova ha ricordato che il respingimento degli immigrati clandestini che vengono per mare Pag. 51costituisce una minima parte della lotta alla clandestinità, giacché quelli che venivano per mare erano circa l'8 per cento degli immigrati clandestini e respingere una parte dell'8 per cento davvero non è la soluzione del problema. La grandissima maggioranza dei clandestini viene via terra, con permessi di soggiorno temporanei, si ferma nel nostro Paese. Una legislazione a mio giudizio assurda, che prevede che il lavoratore straniero che perde il lavoro diventi clandestino, sta producendo migliaia e migliaia di clandestini in queste ore, spingendo nella clandestinità, con gli effetti di pericolo anche per la sicurezza, persone che non sono criminali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Quindi, se vogliamo parlare dell'immigrazione clandestina, dobbiamo farlo con serietà, in un dibattito apposito che sia sgombro della demagogia inconsistente dei riferimenti che abbiamo ascoltato sino ad oggi. Qui si tratta del fatto che un Paese civile come l'Italia ha diritto di respingere i clandestini, ma ha il dovere di accogliere quelle persone che si trovino in condizioni di potere richiedere asilo sulla base del diritto internazionale. Ciò ci è stato contestato da diversi organismi internazionali, non ultimo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.
Se noi vogliamo procedere (come ha deciso il Governo Berlusconi e non il Trattato con la Libia), al respingimento sommario senza operare quella distinzione che il Protocollo europeo letto dal Ministro Frattini ci invita ad effettuare (perché in quel Protocollo si dice che i Governi europei devono collaborare con la Libia a distinguere i clandestini dagli aventi diritto d'asilo), visto che noi ci sottraiamo a questo dovere e respingiamo sommariamente, allora abbiamo almeno il dovere di assicurare che questa distinzione avvenga in Libia attraverso il rispetto delle Convenzioni internazionali e l'attività di un ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite (Commenti del deputato Torazzi - Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Credo che questo emendamento non tocca in nulla il Trattato di amicizia con la Libia, che - ripeto - non affronta la materia dei respingimenti, ma riguarda un comportamento del Governo italiano, questo sì, che non è stato sin qui conforme ai principi del diritto internazionale e lo invita ad adeguarsi a questi principi.
Voglio dire una sola cosa. Credo sinceramente che questo emendamento avrebbe potuto essere accolto senza drammatizzare il confronto, come è avvenuto, da parte della maggioranza, al di là della portata effettiva di questa raccomandazione. Ci sono evidentemente dei nervi scoperti, c'è qualcosa, però, carissimi amici, mettetevi d'accordo con voi stessi: se il semplice richiamo alla Convenzione dell'ONU sui rifugiati è un tradimento intollerabile, allora vuol dire che la maggioranza non c'è più, c'è poco da fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Entriamo in una materia che è totalmente nazionale.
Mettetevi d'accordo con voi stessi: o abbozzare o prendere atto e andarsene (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Questo sarebbe davvero, a mio giudizio, un esito positivo di tutta questa nostra discussione e avremmo finalmente risolto un problema che oramai per il nostro Paese sta diventando ben più grave di quello dei clandestini (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, intervengo solo per pochi secondi per evidenziare in maniera plastica il disagio di molti di noi e non tanto per noi stessi, quanto per certi amici di strada che hanno fatto anni e anni con noi. Immagino la soddisfazione dell'onorevole Menia, dell'onorevole Bocchino e di tanti altri nel sentirsi così abilmente difesi dal presidente D'Alema e così abilmente rappresentati Pag. 52dall'onorevole Della Vedova (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
È una soddisfazione: veramente una vita spesa molto, molto bene (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che i presentatori delle mozioni Donadi ed altri n. 1-00440, Tempestini ed altri n. 1-00480 e Adornato ed altri n. 1-00481 non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo. Pertanto, il parere del Governo su tali mozioni deve intendersi contrario (Il deputato Menia si avvicina al banco del deputato Bianconi).
Onorevole Menia, vuol tornare al suo posto? Onorevole Menia... Onorevole Menia, per cortesia... Dobbiamo passare ai voti, solo per questo!
Avverto, altresì, che i presentatori della mozione Misiti ed altri n. 1-00482 hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo. Pertanto, il parere del Governo su tale mozione deve intendersi favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Donadi ed altri n. 1-00440, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Garagnani... Onorevole Fioroni... Onorevole Boccuzzi... Onorevole Casini... Onorevole Cesario... Onorevole Traversa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Vedi votazionia ).

(Presenti 550
Votanti 529
Astenuti 21
Maggioranza 265
Hanno votato
254
Hanno votato
no 275).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Tempestini ed altri n. 1-00480, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Fitto, Cossiga, Della Vedova, Garagnani, Granata, Di Stanislao, Franzoso, Di Virgilio...
Onorevole Bocchino, per cortesia... (Dai banchi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà si grida: Buffone!)

STEFANO STEFANI. Sta cercando di intimorire il collega!

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania vedi votazioni).

(Presenti 548
Votanti 526
Astenuti 22
Maggioranza 264
Hanno votato
255
Hanno votato
no 271).

Prendo atto che il deputato Di Virgilio ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole. Colleghi per cortesia! Vogliamo andare avanti! Onorevole Bocchino... State calmi per cortesia! Ognuno decide se partecipare al voto. Andiamo avanti! Pag. 53
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Adornato ed altri n. 1-00481, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ceroni, Della Vedova, Paolo Russo, Traversa, Mazzuca, Gava, Berardi, Lanzillotta, Moffa e Boccuzzi...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori - Applausi polemici dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania vedi votazioni).

(Presenti 551
Votanti 550
Astenuti 1
Maggioranza 276
Hanno votato
281
Hanno votato
no 269).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Misiti ed altri n. 1-00482, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Granata, Sardelli, Cristaldi, Fitto, Ravetto, Nicolucci, Martinelli, Della Vedova, Granata, Moffa e Reguzzoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 546
Votanti 513
Astenuti 33
Maggioranza 257
Hanno votato
513).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Antonione, Dozzo, Sardelli ed altri n. 1-00484, come modificata a seguito dell'approvazione dell'emendamento Mecacci n. 1-00484/1, ritirata dai presentatori e di cui è stata chiesta la discussione e la votazione a nome del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia ai sensi dell'articolo 111, comma 2 del Regolamento, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Margiotta, Gatti, Moffa, Traversa, Mazzuca, Martinelli, D'Anna, Follegot, Sardelli e Ravetto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori - Applausi polemici dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania vedi votazioni).

(Presenti 552
Votanti 551
Astenuti 1
Maggioranza 276
Hanno votato
281
Hanno votato
no 270).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mecacci ed altri n. 1-00485, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Simeoni, Traversa, Martinelli, D'Ippolito Vitale, Di Virgilio, Osvaldo Napoli, Della Vedova, Boccuzzi, Ravetto, De Siano, Giulietti e La Russa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Vedi votazionia ).

(Presenti 549
Votanti 525
Astenuti 24
Maggioranza 263
Hanno votato
254
Hanno votato
no 271).

Pag. 54

Prendo atto che il deputato Valducci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

Seguito della discussione delle mozioni Cristaldi ed altri n. 1-00447, Agostini ed altri n. 1-00477, Di Giuseppe ed altri n. 1-00478, Delfino ed altri n. 1-00479 e Lo Monte ed altri n. 1-00483 concernenti iniziative a favore del settore della pesca, con particolare riferimento alla cooperazione tra i Paesi del Mediterraneo (ore 19,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Cristaldi ed altri n. 1-00447 (Nuova formulazione), Agostini ed altri n. 1-00477 (Nuova formulazione), Di Giuseppe ed altri n. 1-00478, Delfino ed altri n. 1-00479 e Lo Monte ed altri n. 1-00483, concernenti iniziative a favore del settore della pesca, con particolare riferimento alla cooperazione tra i Paesi del Mediterraneo (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta di lunedì 8 novembre 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali delle mozioni all'ordine del giorno.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, vorrei innanzitutto ringraziare, a nome del Governo, sia gli esponenti della maggioranza sia quelli dell'opposizione per lo spirito costruttivo con il quale hanno cercato di mettere a punto il rilancio dell'intero settore della pesca.
Voglio dare rassicurazione, a nome del Governo, che sarà istituito a tal fine un tavolo di lavoro che vedrà il coinvolgimento di tutte le parti sociali e delle organizzazioni professionali interessate al settore.
Per quanto riguarda le mozioni, il Governo accetta le mozioni Cristaldi ed altri n. 1-00447 (Nuova formulazione) e Agostini ed altri n. 1-00477 (Nuova formulazione). Il Governo accetta la mozione Di Giuseppe ed altri n. 1-00478, purché riformulata. In particolare, il secondo capoverso del dispositivo va riformulato sostituendo le parole: «a contestare, nelle sedi appropriate, con maggiore forza e convinzione, la rivendicazione libica» con le seguenti: «a ribadire, nelle sedi appropriate, la non accettazione della rivendicazione libica». Il Governo chiede, altresì, di sostituire, nell'ultimo capoverso del dispositivo, le parole: «a svolgere un'intensa azione diplomatica affinché la Libia ratifichi nel più breve tempo possibile» con le seguenti: «a sottolineare, nelle sedi appropriate, l'opportunità che la Libia ratifichi». Il Governo, infine, accetta le mozioni Delfino ed altri n. 1-00479 e Lo Monte ed altri n. 1-00483.
Credo di aver espresso il parere del Governo su tutte le mozioni in esame, parere sostanzialmente favorevole, salvo le due piccole modifiche che abbiamo chiesto all'onorevole Di Giuseppe.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, premetto che accettiamo la riformulazione proposta dal Governo, perché si tratta di sottigliezze.
La mozione che è stata presentata dal nostro gruppo scaturisce, soprattutto, dall'intento di dare maggiore forza e valore al Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Libia. Si tratta di un documento importante che, appunto, è teso a rafforzare i Pag. 55rapporti fra l'Italia e la Libia, però deve far capire alla Libia che ci sono delle regole da rispettare. Vogliamo questo per tutelare, soprattutto, i pescatori siciliani che pescano in quella zona, ma anche per difendere quelle che sono le risorse ittiche del Mediterraneo, che riguardano anche il tonno rosso.
Ringraziamo, quindi, il Governo, il sottosegretario e accettiamo la riformulazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, nell'annunciare che consegno agli atti l'intervento che avrei doluto svolgere, prendiamo atto positivamente della disponibilità del Governo ad accogliere tutte le mozioni. Vogliamo credere che il Governo si senta impegnato a portare avanti, con grande decisione, gli impegni che oggi, a larga maggioranza, il Parlamento gli propone. Annuncio quindi il voto favorevole dell'UdC su tutte le mozioni (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Delfino, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bellotti. Ne ha facoltà.

LUCA BELLOTTI. Signor Presidente, mi associo al voto favorevole di Futuro e Libertà su tutte le mozioni che riguardano la pesca e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Bellotti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiappori. Ne ha facoltà.

GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, visto il parere favorevole del Governo, anche il gruppo della Lega Nord è, evidentemente, dello stesso parere.
Voglio ricordare a quest'Aula che già una risoluzione, approvata il 15 giugno di quest'anno trattava il problema della pesca, che aveva creato una normativa europea (della Damanakis, Commissaria europea della pesca), e dei problemi infiniti che continuano ad esserci; oggi ritengo che ci stiamo dando da fare, parliamo di mozioni, di contingenti, di pesca.
Devo solo ricordare una piccola cosa: sulla mozione presentata dal gruppo di Italia dei Valori siete andati a senso unico. Si parla di pesca, non solo di trattati con Libia e quant'altro, ma siete sempre gli stessi e comunque la voteremo perché è una cosa che ci fa anche piacere fare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Agostini. Ne ha facoltà.

LUCIANO AGOSTINI. Signor Presidente annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Agostini, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruvolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, ritengo che stiamo trattando un tema molto importante e delicato, relativo ad un comparto molto significativo per l'economia italiana. Mi sembra un argomento preso sotto gamba, però, purtroppo, questo è lo stato dell'arte. Pag. 56
Vorrei sottolineare quali sono le motivazioni più importanti e le proposte contenute nella mozione in esame. La prima è quella di indire immediatamente una conferenza internazionale sulla pesca, per conformarsi a quanto statuisce oggi l'Unione europea in materia, e per evitare la prosecuzione della politica della rottamazione, che ancora in parte continua, che alla pesca non serve e che ne mette in ginocchio il comparto.
La seconda, soprattutto, è quella di avere la possibilità concreta, di concerto con l'Unione europea, di definire un periodo di riposo biologico, per consentire da una parte di non dismettere i natanti, e dall'altra di creare condizioni economiche favorevoli a tutto il settore. Penso si tratti di obiettivi straordinariamente importanti, per un comparto decisamente in crisi.
Noi salutiamo con favore un'iniziativa forte, anche con parere favorevole del Governo, affinché la mozione in esame possa avere davvero un significato positivo per tutto il settore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccioli. Ne ha facoltà.

CARLO CICCIOLI. Signor Presidente, intervengo rapidamente per ribadire che mi riconosco in quanto affermato qualche minuto fa dall'onorevole Ruvolo: la pesca è un settore importante per la nostra economia, per l'occupazione e per l'alimentazione e spesso non vi è la dovuta attenzione. Questa sera l'andamento dei lavori ha fatto sì che la mozione in esame arrivasse al termine di una giornata complicata, non posso però fare a meno di ribadire un paio di punti.
La pesca è di per se stessa un lavoro pericoloso, perché spesso il mare riserva sorprese. Qualche volta le sorprese sono aumentate dal fatto che la pesca in acque internazionali diventa pericolosa, perché magari vi è qualche nazione che non la vede di buon occhio: è questo il caso ricordato nelle mozioni ed è il caso della vicenda del peschereccio che operava in acque internazionali al confine con la Libia.
Quando i Paesi sono in una fase emergente, in una fase di sviluppo, spesso compiono azioni improprie: è un po' come l'identità del bambino piccolo che, per dimostrare che esiste, urla, danneggia gli oggetti, magari bastona gli amichetti, e via di seguito. Pensavo che questo momento per la Libia fosse completamente superato, che la Libia fosse ormai in una fase matura: purtroppo ancora vi sono delle vicende e degli elementi che non supportano tale diagnosi.
Il Governo accetta tutte le mozioni e quindi tutti i gruppi si stanno orientando su tale linea: occorre farsi carico dei problemi della pesca e l'Unione europea deve appoggiare questo settore. Non si tratta solo di dare ordine alla pesca atlantica, ma anche a quella mediterranea, che rappresenta uno spazio importantissimo nelle relazioni economiche tra i Paesi. Occorre intervenire sulla pesca non come strumento di ulteriore contrasto, ma come risorsa alimentare, fonte di occupazione e di benessere per tutti.
Tale vicenda conforta l'idea della necessità di rafforzare i rapporti con la Libia, attraverso società bilaterali, attraverso una serie di incontri e trattative, che sono ampiamente illustrati nelle mozioni. Mi fermo a questo punto, perché ritengo inopportuno spendere altre parole in questa fase dei lavori dell'Aula; ritengo però che ci si debba soffermare su questo tema e che il Governo, così come ha già fatto, debba approfondire tali vicende, per evitare che si ripetano ancora.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che, ove venisse approvata la mozione Cristaldi ed altri n. 1-00447 (Nuova formulazione), il quarto capoverso del dispositivo della stessa assorbirebbe il dodicesimo capoverso del dispositivo della mozione Agostini ed altri n 1-00477 (Nuova formulazione).Pag. 57
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cristaldi ed altri n. 1-00447 (Nuova formulazione), accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Traversa, Causi, Ravetto, Fioroni, Boccuzzi, Toto, Moroni, Concia, Paolini, Martinelli, Cesare Marini, Nannicini, Rampelli, Damiano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(Presenti e votanti 515
Maggioranza 258
Hanno votato
515).

Passiamo alla votazione della mozione Agostini ed altri n. 1-00477 (Nuova formulazione).
Avverto che, ove venisse approvata tale mozione, il secondo capoverso del dispositivo della stessa assorbirebbe il secondo capoverso del dispositivo della mozione Delfino ed altri n. 1-00479 e il tredicesimo capoverso del dispositivo della mozione Lo Monte ed altri n. 1-00483; il quarto capoverso del dispositivo della stessa assorbirebbe il terzo capoverso del dispositivo della mozione Delfino ed altri n. 1-00479 e il sesto capoverso del dispositivo della mozione Lo Monte ed altri n. 1-00483.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Agostini ed altri n. 1-00477 (Nuova formulazione), per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Calderisi, Lo Monte, Malgieri, Palumbo, Vito...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 522
Maggioranza 262
Hanno votato
522).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Giuseppe ed altri n. 1-00478, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Granata, Cristaldi, Malgieri, Ravetto, Lo Monte, Cesario, Sardelli, Della Vedova, Verdini, Bernini Bovicelli, Sposetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 522
Maggioranza 262
Hanno votato
522).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Delfino ed altri n. 1- 00479, per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sbai, De Girolamo, Sardelli, Sposetti, Volpi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 522
Maggioranza 262
Hanno votato
522).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lo Monte ed altri n. 1- 00483, per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 58

Onorevoli Lehner, Cristaldi, Malgieri, Della Vedova, Cesare Marini, Sposetti, Porcino, Sardelli, De Pasquale...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 524
Maggioranza 263
Hanno votato
524).

Sull'ordine dei lavori (ore 19,50).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, chiederei alla Presidenza, e di conseguenza anche all'Assemblea, il rinvio del punto rimanente all'ordine del giorno, che riguarda le dimissioni del collega Drago e anche la discussione della relazione della Giunta delle elezioni in relazione alla decadenza dello stesso collega Drago.

PRESIDENTE. Chiedo agli altri gruppi cosa pensino della richiesta del collega Baldelli.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, oltre che alla richiesta del collega Baldelli, mi riferisco anche ai suoi caldi inviti che mi ha fatto prima, e ovviamente per rispetto della sua persona e della sua carica esprimo l'assenso del mio gruppo ad un buon svolgimento dei nostri lavori, ma ad una condizione, signor Presidente: sia chiaro che il punto all'ordine del giorno (così come previsto dal Regolamento) che rimane appeso questa settimana sarà il primo affrontato nella seduta del primo giorno della settimana prossima. Per noi va bene il rinvio, a condizione che sia chiaro che prima di qualunque altra cosa...

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, è chiaro che la richiesta è stata fatta dal collega Baldelli - per la verità - e non dalla Presidenza. Comunque l'impegno è di metterlo al primo punto utile.

ROBERTO GIACHETTI. Ci siamo capiti.

PRESIDENTE. Sta bene. Non essendoci obiezioni la richiesta formulata dal deputato Baldelli si intende accolta.

In morte dell'onorevole Aldo Natoli.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Aldo Natoli, già membro della Camera dei deputati dalla prima alla quinta legislatura. La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

WALTER TOCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER TOCCI. Signor Presidente, Aldo Natoli è stato un combattente per la libertà e la democrazia in Italia. È stato un intellettuale raffinato e insieme un uomo politico impegnato a fianco dei lavoratori sempre in sintonia con i bisogni popolari. Negli anni Trenta da giovane ricercatore in medicina si trova a Parigi, nell'istituto di ricerca sui tumori, ma presto la lotta al nazifascismo lo sottrae agli amati studi e lo conduce all'impegno politico nella clandestinità. Entra nella lotta partigiana, nel gruppo romano di Amendola, Licata, Lombardo Radice e Bruno Corbi. Viene arrestato e condannato a cinque anni di carcere dal tribunale speciale.
Sin dalla prima legislatura nel Parlamento della Repubblica e poi nelle quattro successive viene eletto deputato come esponente di spicco del Partito comunista italiano. Nel contempo come consigliere comunale di Roma si impegna contro la Pag. 59speculazione edilizia. I suoi discorsi nell'aula Giulio Cesare del Campidoglio analizzano in modo originale e rigoroso i meccanismi della rendita urbana e quei discorsi divengono presto saggi scientifici studiati dalla più moderna cultura urbanistica italiana del tempo. Natoli diede un contributo peculiare a quel movimento riformatore, forse il più ambizioso e insieme il più sfortunato della storia repubblicana. Le sue idee, infatti, furono riprese dal progetto del Ministro democristiano fiorentino Sullo con la legge dei suoli, quel progetto - ricordiamolo - battuto da una pesante controffensiva conservatrice cui non fu estraneo il rumore di sciabole del generale De Lorenzo. Se avessero vinto le idee di Natoli e di Sullo avremmo forse salvato parti preziose del paesaggio italiano e oggi avremmo città più vivibili.
Il ricordo vola poi ad un passaggio decisivo della sua biografia e del dibattito interno al Partito comunista. Natoli fu infatti radiato nell'ottobre del 1969 da quel partito e insieme al gruppo de il manifesto nel vivo di un contrasto politico che riguardava questioni rivelatesi poi cruciali negli anni successivi: le risposte da dare ai movimenti culturali e sindacali del biennio 1968-1969, la rottura con l'Unione Sovietica e il fallimento delle esperienze dei Paesi del socialismo reale già reso evidente dai carri armati di Praga e, infine, la libertà del dissenso nel dibattito interno al partito. Natoli fu protagonista di quel duro confronto politico e culturale.
Dopo la rottura e nonostante la rottura rimase legato all'idea tipica di quella generazione che si potesse fare politica soltanto all'interno di grandi forze popolari e rifiutò sempre di partecipare a formazioni politiche minoritarie. Abbandonò quindi la politica negli anni successivi e tornò a coltivare le passioni della ricerca culturale motivata non tanto da astratte teorie ma dall'insopprimibile esigenza di comprendere l'epoca storica in cui si era trovato a vivere. Per questo focalizzò gli studi sulla storia del movimento comunista internazionale, sia sulle sue tragedie sia sulle sue migliori espressioni, da cui vennero studi importanti sulle origini dello stalinismo e d'altro canto sulla figura di Antonio Gramsci letta e interpretata in modo originale con gli occhi di Tatiana Schucht in un bellissimo libro dal titolo significativo Antigone e il suo prigioniero.
Da circa quarant'anni Natoli dunque non era più attivo nella politica italiana e questo ne fa oggi secondo le mode correnti una figura inattuale. Eppure se pensiamo allo stato di salute non brillantissimo di parti non secondarie del ceto politico attuale dobbiamo augurarci per il futuro che sorga una nuova generazione di politici appassionati, di politici colti, di politici sensibili ai bisogni popolari. Se questo serve al futuro del Paese, uomini come Aldo Natoli, al di là delle ideologie che hanno rappresentato, possono essere additati ad esempio ai giovani che si impegnano in politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 20).

ELISABETTA RAMPI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, intervengo per richiamare l'attenzione del Governo sulla sorte dei lavoratori del call center Phonemedia, 7.000 addetti in Italia, oltre 1.000 in Piemonte, dislocati nelle sedi di Novara, Torino Vercellese, Ivrea e Biella, oltre 600 solo a Novara. Sono lavoratori che vedono ogni giorno sfumare ogni prospettiva di futuro e per i quali sembra non esservi più speranza. È una storia dai profili foschi, legata, nella peculiare vicenda dei passaggi di proprietà - un meccanismo simile ad un gioco di scatole cinesi -, a quella di Agile-Eutelia, aziende anch'esse confluite nel gruppo Omega. È una storia ormai nota, della quale ci siamo occupati più volte dai banchi dell'opposizione. Oggi ex manager del gruppo risultano indagati per Pag. 60truffa ai danni dello Stato, ma ancora una volta sono i lavoratori coloro che rischiano di pagare il prezzo più alto.
Abbiamo più volte sollecitato il Governo, che ben conosce questa vicenda fin dall'inizio, ad intervenire, tenendo conto che qui non si parla di un settore in crisi, ma di produzioni e servizi qualificati e di alto valore aggiunto, infrastrutture tecniche e software. Parliamo di call center che avevano commesse importanti, che potrebbero essere recuperate se vi fosse la volontà politica di attivare un tavolo presso la Presidenza del Consiglio, onorando così l'impegno assunto nei mesi scorsi da un'autorevole esponente del Governo quale il sottosegretario, onorevole Gianni Letta. Da quell'osservatorio privilegiato sono certa che si potrebbero ricercare nuove soluzioni, nuovi acquirenti, nuovi sbocchi.
Stante la situazione attuale, per quanto riguarda Raf-Phonemedia si va verso un fallimento annunciato. Giovedì scorso, presso il tribunale di Novara, sede legale dell'azienda, si è tenuta un'udienza durante la quale il commissario giudiziale ha tracciato un quadro altamente negativo, caratterizzato da un forte indebitamento aziendale e dall'allontanamento delle commesse. La Telecom ha già ritirato tutti i macchinari e le attrezzature, disattivando i collegamenti telefonici e Internet. Il passivo, a fine 2008, era di 81,8 milioni di euro. Le perdite operative del 2009 sono state di 9,6 milioni e di 5,4 milioni quelle della gestione finanziaria. Il fatturato è passato dai 48 milioni del 2007 ai 19 del 2009. La perdita di esercizio provvisoria è risultata di oltre 15 milioni. Phonemedia è indebitata inoltre, tra stipendi e rate, per circa 5 milioni; circa un milione e mezzo per TFR, 19 milioni di debiti tributari, 12 verso le banche e altrettanti verso i vari istituti previdenziali. Attualmente gli ex dipendenti sono in cassa integrazione guadagni in deroga, che scadrà il prossimo febbraio.
I lavoratori e i sindacati chiedono la nomina di uno o più professionisti con esperienza di consulenza aziendale, che siano in grado di richiamare le commesse perdute e reimpiantare le sedi operative chiuse, in modo da far rinascere il nucleo imprenditoriale e denunciano che molte commesse sono andate a finire a call center più piccoli, alcuni allocati proprio sul territorio novarese, gestiti da ex quadri Phonemedia e in cui sarebbero stati reclutati ex dipendenti Phonemedia assunti con contratto a progetto anziché a tempo indeterminato, sottopagati e sottoposti a pesanti livelli di sfruttamento. Credo che occorra fare luce anche su questi nuovi e inquietanti aspetti della vicenda. Nei prossimi giorni la magistratura prenderà la decisione definitiva, ma sia che si vada verso il fallimento sia che si cerchi un'altra soluzione industriale, vi è la necessità di un intervento da parte del Governo.
Per questo, nell'esprimere piena solidarietà e vicinanza ai lavoratori coinvolti e alle loro famiglie e poiché la questione ha valenza nazionale, chiedo a lei, signor Presidente, di voler cortesemente far pervenire ai rappresentanti del Governo la richiesta di convocare un tavolo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il Governo non può stare a guardare: auspico che si faccia al più presto parte attiva e che accolga questo appello per rilanciare la politica industriale del settore e difendere i livelli occupazionali, ridando così una speranza di futuro a tante persone (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

RITA BERNARDINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta del Governo ad un atto di sindacato ispettivo, che come delegazione radicale abbiamo presentato il 12 ottobre scorso, che riguarda la morte di un detenuto. Da anni, egli lamentava forti dolori, ma non è stato creduto per almeno un anno e mezzo, né per lui sono state svolte tutte quelle indagini che avrebbero potuto fermare il tumore che, poi, è stato riscontrato, ma che, nel frattempo, si era diffuso in tutto il corpo. Si tratta di Graziano Scialpi, che è stato detenuto a lungo presso la casa di reclusione di Padova. Tale casa di reclusione Pag. 61viene ricordata e presa come esempio per altri aspetti e per le attività che si svolgono al suo interno, tuttavia, dal punto di vista sanitario, lascia veramente molto a desiderare, così come, ormai, lasciano molto a desiderare pressoché tutte le carceri italiane. Con riferimento ad esse, infatti, siamo costretti a registrare un difficile passaggio dalla sanità penitenziaria al Servizio sanitario nazionale, cioè alle ASL; in esse molte persone muoiono con una frequenza veramente indescrivibile. Conosciamo tutti il dato del sovraffollamento. In Europa, siamo al penultimo posto, «buggerati» solamente dalla Bulgaria: infatti, come grado di affollamento, ci troviamo al centocinquantaduesimo posto rispetto al centocinquantacinquesimo della Bulgaria.
Da parte del Governo, non si vedono misure serie per queste morti, che Marco Pannella - che dal 2 ottobre ha iniziato uno sciopero della fame anche su questo e sulla situazione delle carceri italiane - definisce «nuclei consistenti di Shoah», cioè persone che muoiono nell'indifferenza più totale.
Inoltre - e concludo - nel sollecitare la risposta del Governo all'interrogazione in oggetto, vorrei segnalare un atteggiamento particolare da parte del Ministero e del Ministro della giustizia che, sistematicamente, non rispondono agli atti di sindacato ispettivo, con cui si chiedono anche dati generali. Per esempio, nell'atto che ho richiamato oggi, si chiede al Governo di conoscere quante persone sono morte nelle carceri per malattia negli ultimi cinque anni. Si tratta di dati che ancora non abbiamo a nostra disposizione.
Quindi, mi auguro che il Governo intervenga presto e si decida, finalmente - in questo caso, mi rivolgo al Ministro della giustizia - a rispondere agli atti di sindacato ispettivo che gli vengono rivolti.

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo in quest'Aula per ricordare la figura del commendatore Aldo Pecile, per vent'anni sindaco democristiano di Fagagna, in provincia di Udine, scomparso il 4 novembre, proprio il giorno della festa dell'Unità d'Italia.
Egli è arrivato felicemente al traguardo dei 94 anni e ha dedicato la sua intera esistenza al suo lavoro come insegnante ma, soprattutto, come amministratore pubblico: per vent'anni ha ricoperto la carica di sindaco e per tanti anni è stato promotore e fondatore del consorzio Acquedotto Friuli centrale. Egli ha sempre lavorato in anni in cui la politica non era comunicazione né spettacolo, bensì impegno quotidiano per realizzare il progresso civile, economico e sociale delle comunità locali per realizzare il bene comune.
Ho ritenuto doveroso ricordare questa figura in quest'Aula perché appartiene a quella schiera numerosa, ma sicuramente non conosciuta alla ribalta nazionale, di tanti amministratori locali che hanno ricostruito il nostro Paese nel dopoguerra. Nel caso del commendatore Aldo Pecile questi ha partecipato anche alla ricostruzione del Friuli dopo il devastante terremoto del 1976.
Nel nostro Paese le istituzioni non possono non ricordare e rendere il doveroso e giusto omaggio a tante persone come il commendatore Aldo Pecile che, benché conosciute e stimate nei loro territori e nelle loro comunità locali, non hanno avuto la ribalta nazionale.
Ma è giusto, proprio per questo, ricordare e rendere omaggio a queste persone che hanno contribuito alla rinascita del nostro Paese e, nel caso del commendatore Aldo Pecile, alla doppia rinascita e ricostruzione del Friuli, nel dopoguerra e nel dopo terremoto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

LAURA MOLTENI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, intervengo perché finalmente, dopo un lungo lavoro di intelligence da parte delle forze dell'ordine, nei giorni scorsi è stato preso Pag. 62un molestatore di bambini che frequentavano la scuola materna ed elementare di via Tremelloni, a Milano.
Gli agenti hanno eseguito diversi appostamenti durati una ventina di giorni, filmando tutte le volte chi si aggirava nei pressi delle scuole e cogliendo finalmente in flagranza di reato la persona in questione. Questa persona si denudava davanti ai bambini e ultimamente pare si fosse spogliata davanti a una bambina di quattro anni, alla quale sembra anche aver chiesto una prestazione sessuale. Atti osceni in luogo pubblico!
Ahimè, questa persona era già finita in manette in passato per lo stesso reato. Questo è un reato gravissimo perché coinvolge dei bambini, dei minori. È un reato che riguarda la sfera della pedofilia.
Mi chiedo: se tale persona si era già macchiata dello stesso reato in passato, come può oggi essere stata trovata libera di agire in una situazione e in un contesto di questo tipo? Quello che è successo è veramente grave e credo che debba fare riflettere i giudici, soprattutto nel momento in cui questa persona sarà chiamata un giorno di fronte alle sue responsabilità, appunto in giudizio.
Ma voglio segnalare anche un'altra questione: in merito a quanto sopra è stata fatta una denuncia da parte di un cittadino che è anche agente di polizia penitenziaria il quale, venuto a conoscenza di un fenomeno di questo tipo e del reato perpetrato da un soggetto che non era in quel momento ancora identificato, ma che era stato oggetto di diverse denunce formulate a carico di ignoti, presentate dai genitori di bambini frequentanti sia la scuola materna che la scuola elementare, ha dedicato del suo tempo appostandosi per cogliere in flagranza il responsabile di tali reati dal giorno 18 ottobre 2010, fino a quando «notava una vettura, che si aggirava in modo sospetto sul posto, e ne traeva la targa. Ma, essendovi sempre un viavai di persone, il conducente non scendeva mai da questa vettura». Prosegue poi la denuncia: «In data 28 ottobre 2010 il soggetto è arrivato come al solito e inizialmente si è fermato davanti alla scuola di via Carnovali e via Porro, ma, visto il passare di alcune persone, il soggetto si rimetteva in macchina e si fermava più avanti alla fine della recinzione di via Tremelloni. A quel punto, l'agente di polizia penitenziaria arrivava dal lato di via Carnovali, nell'area verde pubblica in senso opposto da dove era giunto questo personaggio, per interrompere l'attività in atto e vedere cosa poteva fare. Questi, però, al sopraggiungere dell'agente con passo veloce, o perché attirato da due ragazzine, poco più che dodicenni, transitanti a piedi in via Tremelloni, si allontanava e si rimetteva in macchina tampinando le ragazzine predette. Si fermava, quindi, poco più avanti, sempre in via Tremelloni, per tentare, a parere dell'agente, di adescare le minorenni...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LAURA MOLTENI. A quel punto, l'agente gli intimava di fermarsi, ma lo stesso rientrava velocemente in auto, facendo perdere le sue tracce».
Tuttavia, l'agente è riuscito a prendere nota della fisionomia e a darne accurata descrizione nella denuncia sopracitata, rilasciata alla Guardia di finanza, al gruppo di pronto impiego di Milano. L'agente in questione - al quale va il mio personale plauso - è l'agente penitenziario Stefano Saraceni, agente che già si è contraddistinto nel passato per essere stato uno dei primi soccorritori in occasione del grave incidente del Pirellone a Milano. Tanti esempi come questi rendono più civile il nostro Paese!

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 10 novembre 2010, alle 9,30:

1. - Informativa urgente del Governo sui fatti accaduti alla questura di Milano il 27 maggio 2010.

Pag. 63

(ore 11)

2. - Informativa urgente del Governo sul crollo della scuola dei gladiatori presso gli scavi di Pompei.

(ore 15)

3. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

(ore 16)

4. - Informativa urgente del Governo sui recenti eventi alluvionali.

La seduta termina alle 20,15.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO LAURA MOLTENI SULLE MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE ALLA LIBERAZIONE DI LIU XIAOBO

LAURA MOLTENI. Liu Xiaobo, il più famoso dissidente cinese, ha vinto il premio Nobel per la Pace.
Liu Xiaobo sta attualmente scontando undici anni di reclusione per «incitamento alla sovversione dei poteri dello Stato», in base all'articolo 105 del codice penale cinese.
Giornalista, 54 anni, coscienza critica della Cina contemporanea, Liu fu uno dei leader del movimento di piazza Tiananmen nel 1989, in prima linea sia nei tentativi di mediazione con le autorità sia nello sciopero della fame che caratterizzò la protesta degli studenti pro-democrazia.
In seguito, fu uno dei pochi che ha scelto di non rinnegare i principi in cambio del benessere economico o di emigrare all'estero.
Nel 2008, Liu ha promosso la raccolta di firme per il documento Charta 08 che, ispirandosi alla Charta 77 di Vàclav Havel e dei dissidenti cecoslovacchi, chiedeva «la fine del regime monopartitico comunista e l'istituzione di un sistema basato sui diritti umani, lo stato di diritto e la democrazia».
Il manifesto ha raccolto in pochi mesi circa novemila firme. Il dissidente di Changchun venne arrestato nel giugno 2009.
Nella Repubblica Popolare di oggi, intellettuali come Liu sono liberi di criticare apertamente il regime pur di non minarne le fondamenta, cioè il sistema monopartitico.
È la cosiddetta «zona grigia» in cui può muoversi il dissenso, qualcosa di non ben definito ma che bisogna stare attenti a non oltrepassare.
L'attivista, in carcere dal 2009, è stato condannato a undici anni per aver scritto nel 2008 un manifesto che chiedeva libertà di espressione ed elezioni democratiche.
Dopo la diffusione della notizia del Nobel al dissidente, il giro di vite delle autorità contro gli attivisti è aumentato, mentre si sono moltiplicati gli appelli della comunità internazionale per la liberazione di Liu Xiaobo.
Venerdì 8 ottobre, la polizia ha arrestato alcuni attivisti che stavano festeggiando a Pechino il conferimento del premio Nobel e ha sottoposto a maltrattamenti altri attivisti, altrove.
Sebbene alcuni di questi attivisti a Pechino siano stati presto rilasciati, sembra che altri siano ancora detenuti.
Inoltre, è sparita da qualche giorno Ding Zilin, la leader delle «madri di piazza Tiananmen», simbolo femminile delle lotte del 1989.
Secondo alcuni testimoni è stata portata via da casa, a Pechino, insieme al marito, pare da agenti armati.
Ed è per questa e tante altre motivazioni che chiediamo al governo con la nostra mozione di compiere un passo formale nei confronti del Governo della Repubblica popolare cinese per richiedere la liberazione del premio Nobel per la pace Liu Xiaobo, di eliminare ogni restrizione di movimento e di comunicazione alla signora Liu Xia, moglie del premio Nobel, consentendole di fornire notizie verificabili circa la propria condizione. Pag. 64
Non è accettabile che le seconda potenza economica mondiale sia retta da un sistema totalitario.
Lo chiede il mondo, attraverso la coraggiosa assegnazione del Premio Nobel per la Pace allo scrittore dissidente Liu Xiaobo, attualmente in carcere per una recente condanna a undici anni.
La Lega Nord ha già espresso attraverso i mezzi di comunicazione la sua soddisfazione per questo premio nobel, dichiarando che: «Diversamente dalle scelte del passato, l'assegnazione quest'anno del premio Nobel a Liu Xiaobo, è stata una scelta giustissima. Oslo non ha ceduto ai ricatti e alle pressioni di Pechino: ha sollevato il problema dei diritti umani all'interno di una potenza economica».
Questo è un avvenimento che sembra far tornare l'assegnazione dei Nobel ai tempi migliori, quando Oslo premiava, per esempio, i dissidenti perseguitati nell'Unione sovietica e nei Paesi dell'est.
L'assegnazione di questo Nobel è per la Lega Nord motivo di grande soddisfazione perché spesso ha la sensazione di essere la sola a condurre la battaglia contro un sistema così oppressivo e totalitario, retto da un burocrazia rigida e controllato da un formidabile apparato militare.
«Il nuovo status della Cina nel mondo impone a Pechino l'assunzione di accresciute responsabilità» opinione espressa dal presidente del comitato norvegese del Nobel Thorbjoern Jagland, opinione che condividiamo!
Infatti, «crescita economica e crescita democratica sono imprescindibili. Si chiudano i Laogai, veri e propri lager, si riducano le ore di lavoro, si normalizzino i diritti sindacali: la strada della politica cinese è il progressivo abbandono della barbarie».
Ma un'altra lezione giunge da Oslo.
La Norvegia ha dimostrato che si può non temere e che anzi si deve rispondere con dignità alle minacce di ritorsione sulle relazioni bilaterali: una serie di pesanti interventi hanno cercato d'impedire la premiazione dello scrittore dissidente.
Ancora una volta la Lega Nord ha ragione! Infatti, sono anni che la Lega Nord ha più volte segnalato la violazione dei diritti umani anche nel campo del lavoro e della produzione industriale. I prodotti cinesi che hanno invaso anche il nostro mercato, sono prodotti che si sono rivelati spesso fuori dalle normative europee e che spesso si sono dimostrati dannosi anche per la salute dei cittadini.
Pechino deve stare più attenta a minacciare, e per quello che ci riguarda sono le nostre aziende a essere seriamente danneggiate da una simile concorrenza sleale.
Anche il Premier norvegese Jens Stoltenberg si è congratulato con il dissidente Liu Xiaobo per l'assegnazione del premio Nobel per la pace, nonostante le durissime proteste di Pechino che ha parlato di decisione «oscena».
Un altro premio Nobel per la pace ben meritato, Lech Walesa, ex presidente polacco e premio Nobel per la Pace nel 1983, afferma: «Dovremmo smettere di avere paura della Cina, dobbiamo aiutarla a incamminarsi sulla strada della civiltà».
Minacce, violenze, arresti, torture e uccisioni contro i dissidenti sono all'ordine del giorno in Cina, che viola diversi accordi internazionali di cui è firmataria, oltre alle proprie norme relative ai diritti politici.
L'articolo 35 della Costituzione cinese afferma che «i cittadini della Repubblica popolare cinese godono di libertà di espressione, stampa, riunione, associazione, manifestazione».
Nella pratica, tali libertà sono risultate limitate in modo diverso per i cittadini cinesi, a seconda dei privilegi di cui godono.
Crediamo che sia ormai indispensabile promuovere un'iniziativa, di concerto con i partner dell'Unione europea, per riprendere un confronto con la Repubblica popolare cinese sul rispetto dei diritti umani fondamentali in quel Paese, dalla libertà stampa e di espressione, alla libertà religiosa, alla libertà di associazione, affinché il premio Nobel per la pace Liu Xiaobo possa ritirare di persona il premio in Pag. 65occasione della cerimonia di assegnazione dei Nobel, il prossimo 10 dicembre 2010 a Oslo.
«Si chiudano i Laogai, si normalizzino i diritti: Pechino abbandoni la barbarie».
La coraggiosa assegnazione del premio Nobel per la pace allo scrittore dissidente Liu Xiaobo, uno dei leader del movimento di piazza Tienanmen nel 1989, attualmente in carcere per una recente condanna a undici anni, deve essere un motivo di orgoglio per tutto il mondo.
Il messaggio che arriva da Oslo è chiaro, i diritti umani devono essere una risorsa imprescindibile anche per una potenza economica come la Cina. Come Lega Nord non nascondiamo la nostra soddisfazione per questo importante riconoscimento a Liu Xiaobo. Una scelta importante, un segnale limpido che diventa un monito ad un sistema, quello cinese, ancora troppo oppressivo e totalitario, retto da una burocrazia rigida. Oggi più che mai la crescita economica deve andare di pari passo con quella democratica. Ecco perché come Lega Nord non ci stancheremo mai di ripetere come i Laogai, le attuali condizioni di lavoro del mondo cinese, la scarsità dei diritti sindacali, la concorrenza sleale di certe aziende, non sia il segno di progresso e modernità ma di una bieca ricerca del profitto a discapito dei veri valori.
Ma il premio a Liu Xiaobo ci insegna qualcosa di più. Un'altra lezione giunge da Oslo.
Il messaggio è chiaro. Si può non temere e anzi, si deve rispondere con dignità alle minacce di ritorsione sulle relazioni bilaterali: una serie di pesanti interventi hanno cercato di impedire la premiazione dello scrittore dissidente da parte della Cina. Un'arroganza che viviamo ogni giorno sulla nostra pelle. Sono anni che la Lega Nord ha più volte segnalato la violazione dei diritti umani anche nel campo del lavoro e della produzione industriale. Prodotti che hanno invaso il nostro mercato e che spesso si sono rivelati fuori dalle normative europee, se non addirittura dannosi anche per la salute dei cittadini. Pechino deve stare più attenta a minacciare, e per quello che ci riguarda, sono le nostre aziende ad essere seriamente danneggiate da una simile concorrenza sleale. Ecco perché crediamo che sia ormai indispensabile promuovere un'iniziativa, di concerto con i partner dell'Unione europea, per riprendere un confronto con la Repubblica Popolare cinese nel rispetto dei diritti umani fondamentali in quel paese, dalla libertà di stampa e di espressione alla libertà religiosa, alla libertà di associazione, affinché il premio Nobel per la pace Liu Xiaobo possa ritirare di persona il premio in occasione della cerimonia di assegnazione dei Nobel il prossimo 10 dicembre 2010 ad Oslo. Con la nostra mozione vogliamo lanciare un grido di libertà a favore di un uomo che ha fatto della lotta ai totalitarismi un modello di vita. E allora ci piace chiudere con le parole dello stesso Liu Xiaobo che ben condensano il significato di questo premio ad un uomo al quale va tutto il nostro incondizionato sostegno e la nostra gratitudine: «Il mio amore è forte, acuto, penetra ogni ostacolo. Se anche verrò ridotto in polvere, ti abbraccerò con le mie ceneri».

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO DEI DEPUTATI TERESIO DELFINO, LUCA BELLOTTI E LUCIANO AGOSTINI SULLE MOZIONI CONCERNENTI IL SETTORE DELLA PESCA

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, come ampiamente illustrato nella nostra mozione, il settore ittico nazionale attraversa una fase molto difficile che rischia di travolgere molte imprese che operano nella pesca, una situazione resa ancora più drammatica per la crisi economica che colpisce tutti i settori produttivi del nostro paese.
Negli anni l'aumento dei costi, il calo dei consumi, uno sfruttamento intensivo ed errato delle risorse ittiche hanno determinato minore produttività, minor fatturato e una rilevante perdita di addetti nel settore. Pag. 66
Questa situazione richiede una presa di coscienza reale da parte del Parlamento e del Governo per definire misure adeguate per un rinnovamento profondo del settore che deve tenere conto delle normative comunitarie e che sappia affrontare le diverse emergenze della nostra pesca marittima.
Occorre ribadire con forza che il rilancio del settore richiede un forte impegno nazionale.
Purtroppo non sono un buon segnale le riduzioni gravi e rilevanti previste dalla legge di stabilità finanziaria; infatti il taglio del 20 per cento circa alle risorse del piano triennale della pesca è pesantissimo e rischia di vanificare ogni progetto di rilancio dell'economia ittica. Senza risorse finanziarie anche i migliori propositi e la stessa approvazione delle mozioni in esame risultano soltanto proclami velleitari e atti privi di ogni credibilità.
Nella nostra mozione sono indicati con chiarezza al Governo obiettivi, provvedimenti ed azioni che vanno intrapresi con urgenza.
La tutela dei fondi FEP, la proroga anche per il 2011 del programma nazionale triennale della pesca e dell'acquacoltura, l'indizione di una conferenza mediterranea che definisca un quadro capace di garantire la certezza del diritto alla attività della flotta dei diversi paesi, l'approvazione da parte della Commissione europea del Piano di gestione presentato dall'Italia per l'avvio della prossima campagna per le cosiddette pesche speciali tradizionali, evitando di rinviare ogni decisione alla primavera del 2011. Queste sono alcune misure e iniziative che chiediamo al Governo di assumere con decisione immediata.
Riteniamo, altresì, indispensabile sviluppare, d'intesa con gli altri Paesi mediterranei, un piano molto puntuale e severo di controllo per la lotta contro la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata.
Occorre promuovere un efficace coordinamento degli interventi delle regioni al fine di prevedere piani di gestione locali di diversificazione delle attività, di integrazione in deroga e fino al 31 dicembre 2011, in relazione al fermo biologico, anche per quei settori che ne erano esclusi, come ad esempio, quello del pescespada, nonché a realizzare iniziative atte a riconoscere agli addetti della pesca marittima la disciplina relativa ai lavori usuranti.
Queste proposte, così come quelle analoghe delle altre mozioni, sono indispensabili per dare un sostegno immediato e per delineare una prospettiva concreta di rilancio del settore.
Signor sottosegretario è necessario fare bene e fare presto perché la sofferenza del settore è fortissima con tantissime famiglie in gravi difficoltà.
Prendiamo atto positivamente della disponibilità del Governo ad accogliere le mozioni. Vogliamo credere che il Governo si senta impegnato a portare avanti con grande forza gli impegni che oggi assume in Parlamento.
Non è più il tempo di promesse, di annunci; siamo ad un passaggio molto stretto dove la grave situazione del settore ittico può anche essere superata solo con il varo degli interventi previsti dalle mozioni in esame. Un serio programma di rilancio della pesca marittima deve contare su risorse finanziarie, sull'innovazione e sull'ammodernamento della flotta, sugli ammortizzatori sociali, sul ricambio generazionale.
Siamo convinti che, al di là del difficile momento politico, il Parlamento nell'approvare la nostra mozione e quella degli altri proponenti, esprime la volontà di una forte vicinanza agli operatori della pesca marittima e sostenere il rilancio economico di un settore vitale per il nostro Paese.
Per queste ragioni, annuncio il voto favorevole del gruppo alla nostra mozione e anche a quella presentata dagli altri gruppi.

LUCA BELLOTTI. Per un paese circondato dal mare e la cui storia affonda nel mare, per un paese il cui sviluppo costiero si aggira intorno ai 7458 chilometri, è evidente che il settore della pesca sia vitale. Pag. 67
E non si tratta solo di un ragionamento basato sul mero dato economico, dato che ben conosciamo le difficoltà in cui la pesca versa in questi anni, ma anche dal punto di vista storico e culturale.
La domanda che dobbiamo farci è: perché altri Paesi riescono a trarre la loro ricchezza da questa risorsa mentre nel nostro il settore ittico versa in grande difficoltà?
Le risposte sono molteplici. Avremo modo di esporre i singoli punti di criticità che tra l'altro sono toccate dalle mozioni oggi in discussione.
Tuttavia è innegabile un fatto, che caratterizza gran parte dei problemi nell'agricoltura come nella pesca: manca la programmazione e la coordinazione.
Si va avanti in ordine sparso, senza dare coerenza e struttura alle politiche di sostegno. In questo settore la politica ha latitato per anni.
È da questo - a ben guardare - che derivano i problemi successivi - a parte, forse quello che tocca i problemi territoriali con la Libia
Oggi queste mozioni propongono tutte singoli interventi di sostegno a favore della pesca. Quello che dobbiamo cercare di capire, tuttavia, è che è indispensabile che vi sia un intervento complessivo per ripensare e ristrutturare quest'attività per guardare al futuro.
Dicendo questo riconosco l'egregio lavoro compiuto dal sottosegretario Buonfiglio che, pur nell'assenza di mezzi di cui ha parlato ieri il ministro Galan sulla stampa, si è dedicato fruttuosamente con passione a questo settore, di cui deteneva le deleghe.
Serve però un disegno complessivo che consenta di riformare il settore pesca con un piano organico e per far questo servono le risorse.
Altrimenti è inutile buttare soldi con misure tampone: a che serve stanziare ingenti risorse per contribuire alle spese del gasolio se non vengono impegnati i fondi a noi destinati dall'Unione Europea per la pesca?
La programmazione europea del fondo europeo per la pesca 2007-2013 ha assegnato all'Italia un finanziamento comunitario complessivo di 376,5 milioni di euro, destinati per 282,5 milioni di euro alle regioni dell'obiettivo convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) e per 94 milioni di euro alle restanti regioni; a tali risorse bisogna aggiungere il cofinanziamento degli interventi da parte dell'Italia, in modo che l'impegno finanziario complessivo per il settore nei prossimi sette anni ammonti a circa 700 milioni di euro.
Proprio per questo sembra ragionevole la proposta dei colleghi dell'Udc di richiedere all'Unione europea, unitamente a Paesi come Spagna e Grecia che presentano i medesimi ritardi, uno slittamento di 12 mesi dei termini per usufruire dei fondi del fondo europeo per la pesca (fep), che rischiano di essere altrimenti disimpegnati.
Potrebbe essere questa l'occasione per dare corpo ad un progetto complessivo e coordinato per il settore.
E le proposte inserite nelle mozioni che siamo chiamati a votare offrono degli importantissimi spunti che il Governo dovrebbe raccogliere.
Ne citerò alcuni.
La necessità di un ammodernamento della flotta: com'è possibile che ci siano paesi terzi e distanti che dimostrano un interesse per la fauna ittica mediterranea e l'Italia, che si trova immersa nel Mediterraneo non sappia approfittare di questa risorsa?
La necessità di avviare in maniera definitiva, come prevede la normativa europea, la buona pratica del «riposo biologico», limitando i giorni di pesca e riducendo per certi periodi dell'anno gli specchi acquei sui quali esercitare la cattura del prodotto ittico.
Tutelare la possibilità del pesce di riprodursi è indispensabile per non incidere negativamente sugli equilibri che consentono alla stessa pesca di sopravvivere.
È evidente che se parliamo di questo, però, non possiamo rinunciare contestualmente a prevedere delle compensazioni.
Non so se sia possibile, come propongono i colleghi Delfino ed altri estendere la cassa integrazione in deroga e fino al 31 Pag. 68dicembre 2011 in relazione al fermo biologico, anche per quei settori che ne erano esclusi, come, ad esempio, quello del pesce spada, ma è senz'altro fondamentale dare un quadro di certezze e garanzie al settore in modo che il riposo biologico non si traduca in un danno per i pescatori.
È anche molto significativo il suggerimento di stanziare fondi per l'imprenditoria giovanile nel settore della pesca. Quest'aula già si è espressa sull'indispensabilità di garantire cospicue risorse ai giovani, ma non basta pensare agli agricoltori. Se vogliamo un futuro per la pesca dobbiamo pensare anche di fornire strumenti per competere a coloro che vogliono avvicinarsi a questo mondo. A parte questo, su cui molte altre considerazioni andrebbero fatte, c'è da risistemare il quadro normativo sia interno che estero.
Hanno ragione i colleghi Agostini e altri a ricordare che la legge comunitaria 2009 (legge n. 96 del 2010), in vigore dal 7 luglio 2010, all'articolo 28, delega il Governo ad adottare decreti legislativi per il riassetto, il riordino, il coordinamento e l'integrazione della normativa nazionale in materia di pesca e acquacoltura entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore della disposizione.
Per quanto detto sopra sarebbe un'occasione da non mancare.
E sono assolutamente d'accordo con la proposta d'inserire la pesca tra i lavori usuranti, anche se comprendo la necessità di un vaglio riguardo alla stabilità finanziaria.
Apro poi il capitolo della Libia, che alcuni tra i colleghi hanno voluto toccare.
Il 12 settembre del 2010 il motopesca «Ariete» del compartimento marittimo di Mazara del Vallo è stato raggiunto da colpi di mitraglia sparati da una motovedetta libica che aveva intimato l'alt al natante italiano.
L'episodio si è verificato ad oltre trenta miglia dalla costa libica, da sempre acque internazionali e sulle quali la Libia ha esteso con decisione unilaterale il proprio controllo sino a 72 miglia dalla costa di quel Paese.
La raffica è giunta inoltre da una vedetta fornita dal Governo italiano per il controllo dell'immigrazione.
Di questo episodio abbiamo già parlato precedentemente, ma vorrei fare qualche riflessione in proposito.
Nelle mozioni si propongono varie soluzioni.
Rimarcando le parole usate nella mozione sottoscritta dai colleghi del Pdl, ma cofirmata da colleghi di Futuro e Libertà è anzitutto indispensabile intervenire in sede di Unione Europea.
L'Europa non può prima avocare a sé delle politiche e pretendere che siano rispettate le sue prerogative e poi lasciare l'Italia a se stessa.
Se l'Unione europea continua a rimarcare l'importanza del principio di sussidiarietà, lo applichi! Se a livello comunitario non si riesce a dare tutela al diritto internazionale marittimo e se non si riesce a tutelare la sicurezza dei nostri pescatori meglio sarebbe che questo tornasse di competenza esclusiva dell'Italia.
Non basta quindi a affrontare la questione della pesca mediterranea tenendo conto delle esigenze dei Paesi rivieraschi, in linea con le conclusioni della conferenza ministeriale di Venezia tenutasi nel 2003, ma anche fare in modo che il nostro Paese abbia la possibilità di trattare bilateralmente con i Paesi rivieraschi su questioni riguardanti il settore pesca, senza che ciò comunque comporti atti in contrasto con lo spirito delle direttive comunitarie in materia di pesca.
Se dobbiamo improntare con la Libia rapporti di buona vicinanza e di amicizia questo deve essere fatto non solo sulla carta, ma anche dimostrando nei fatti un reale impegno a trovare una mediazione sulle controversie, comprese quelle commerciali e territoriali da parte di entrambi i Paesi.
È per questo che a nome del gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia annuncio il voto favorevole sulle mozioni.

LUCIANO AGOSTINI. Il settore ittico è uno dei settori storicamente più deboli della nostra economia ma per il nostro Pag. 69Paese ha avuto spesso un'importanza strategica sia per la natura costiera del nostro Paese sia per la organizzazione di molti distretti industriali che hanno avuto nella trasformazione del prodotto ittico una evidente importanza.
Non possiamo però nasconderci le numerose criticità strutturali che il settore attraversa oramai da tempo; se a questo sommiamo la grave crisi economica in atto se ne deriva senza dubbio che siamo di fronte ad una crisi economica del settore senza precedenti. Molti sono i fattori che nell'ultimo decennio hanno determinato tale situazione, a partire dai rialzi record dei costi petroliferi, alla estrema frammentazione della struttura produttiva, ad una rete distributiva irrazionale, alla incapacità dei produttori di incidere sui meccanismi di produzione del prezzo e soprattutto alla debolezza del sistema delle imprese.
Come è emerso dal rapporto annuale di esecuzione del FEP, siamo in presenza di un allarmante andamento del fatturato, che nel 2009 è emerso in calo del 25 per cento rispetto al 2000. Siamo in presenza di strutture spesso artigianali, di dimensioni ridotte, con bassa efficienza gestionale, sottocapitalizzate e con difficoltosi accesso al credito, sottoposte alla sempre più massiccia concorrenza di importazioni intra e extra Unione europea a basso costo.
Altra grande criticità riguarda senza dubbio il sovrasfruttamento delle risorse biologiche, da tutti oramai riconosciuto come principale ostacolo per uno sviluppo di una pesca sostenibile. Sarebbe però un errore trascurare, come spesso accade, la complessità delle interazioni tra pesca , ambiente ed economia, e non si può dimenticare che, se è vero che la pesca esercita una pressione sulle risorse, è altrettanto vero che l'attività produttiva dipende strettamente dal complessivo stato di salute degli eco-sistemi acquatici.
Ho voluto fare questa banale premessa per cercare di impostare correttamente il rapporto tra pesca e ambiente, perché solo da qui si può vincere la sfida di una piena sostenibilità ambientale ed economica, della attività di pesca e acquacoltura. Una sfida che chiama la categoria ad una sempre maggiore responsabilizzazione ai fini di una gestione razionale delle risorse, con una più forte cultura del rispetto delle regole e della legalità.
Una sfida che chiama in causa anche la politica, per inserire l'intera filiera ittica, dalla produzione ai mercati, in quella green economy mirata a valorizzare le opportunità di sviluppo sostenibile che il Pd persegue e che può dare molto al rilancio delle economie costiere del Paese, soprattutto se inquadrata in un'ottica di gestione integrata delle risorse marittime.
L'economia ittica eredita una situazione pesante in termini di contrazione della struttura produttiva ed occupazionale. Dal 2000 il settore ha registrato la fuoriuscita di oltre 4000 imbarcazioni e di 17000 imbarcati, con equipaggi che si attestano attualmente selle 30000 unità.
Ciò a causa delle politiche di contenimento dello sforzo di pesca legate al sovrasfruttamento e alla politica comunitaria, che hanno puntato esclusivamente sulla dismissione delle imbarcazioni e sulla espulsione di addetti; senza che ciò si traducesse in un beneficio per le risorse, se è vero che le catture hanno continuato a diminuire inesorabilmente (-41 per cento dal 2000). Si è scelta la via di una politica depressiva, e non del rilancio, tutto ciò con effetti nefasti sull'intero settore.
Il bilancio, in termini di governance del settore, si è dimostrato fallimentare e lo dimostra l'urgenza con cui Bruxelles anticipa oggi la riforma della Politica Comune della Pesca (PCP), senza mostrare, però, una convincente inversione di rotta della vecchia logica basata sul fermo definitivo, scarso coinvolgimento della categoria, sottovalutazione degli effetti dell'inquinamento.
A questo scenario di per se complesso si è aggiunto fino a far rasentare una vera e propria emergenza socio-economica anche l'ulteriore sforzo di adeguamento richiesto al settore dall'entrata in vigore di numerosi regolamenti comunitari.
Noi guardiamo con molta attenzione l'evolversi e gli effetti derivanti dall'applicazioni di tali ulteriori regolamenti, non Pag. 70faremo la facile demagogia populista, cavalcando l'onda della protesta emotiva così come fa la Lega, ma non possiamo guardare con preoccupazione gli effetti che spesso hanno l'applicazioni di tali regolamenti che dal giugno 2010 essendo scadute una serie di deroghe comunitarie previste sul regolamento della Pesca Mediterranea hanno prodotto ad esempio solo per quello che riguarda il piccolo strascico costiero una perdita stimata in circa 5000 posti di lavoro.
La latitanza del nostro Governo, la superficialità dei ministri del Governo Berlusconi, la loro poca autorevolezza hanno fatto sì che le politiche europee fossero viste da tutti gli operatori del settore non come una possibile occasione di sviluppo ma solo come un ulteriore indebolimento di tutto il settore ittico.
La crisi del settore ittico, pur nello scenario della più generale crisi che investe il Paese e nel contesto di una situazione politica fluida, incerta ed in movimento, invoca una attenzione di carattere straordinario e l'avvio di una organica politica di rilancio che sappia coniugare sostenibilità ambientale ed economica. È necessario rispondere alle gravose ed inedite sfide che si profilano per il settore, cogliendone gli urgenti bisogni di rafforzamento e riposizionamento delle imprese, di riorganizzazione dei modelli produttivi e di integrazione della filiera, per consentire la sua valorizzazione nell'ambito del sistema delle produzioni agroalimentari di qualità.
Il Partito Democratico intende perseguire questo obiettivo in discontinuità con il passato, per dare un nuovo volto alla pesca italiana e metterla in condizione di raccordarsi con le sfide del mercato globalizzato. Ciò avendo maturato la consapevolezza che è necessario abbandonare vecchi schemi, che poggiano più sul mantenimento dello status quo che non sulla necessità di misurarsi sulle nuove sfide che il cambiamento impone.
Il Partito Democratico intende perseguire questo obiettivo attraverso la definizione di una agenda di priorità, che, tenendo conto delle importanti partite in atto a livello comunitario, rilanci, nel medio termine, l'obiettivo strategico di rinnovare le politiche di sostegno dell'impresa, come principale strumento di modernizzazione del settore, senza nel contempo abbassare la guardia per portare a soluzione, a breve termine, le numerose emergenze ed i problemi aperti che minacciano la sopravvivenza di molte imprese.
Altro punto che il Partito Democratico vuole mettere al centro della propria iniziativa è la riforma della politica comune della pesca. L'avvio anticipato della riforma della PCP, che coincide con il rinnovo della Commissione e con il rafforzamento della partecipazione democratica previsto del trattato di Lisbona, costituisce una fondamentale occasione per cambiare rotta rispetto alla passata importazione dirigista della tecno burocrazia europea. A seguito della consultazione pubblica lanciata con il Libro Verde, prime proposte legislative da parte della Commissione sono attese nella primavera del 2011.
È necessario capovolgere la logica depressiva che ha di fatto orientato i finanziamenti sulla politica degli arresti, per investire sulla filiera con l'obiettivo di garantire la sostenibilità economica, oltre che ambientale, dell'attività. Questi sono gli obiettivi prioritari, per una nuova politica comune della pesca.
Riteniamo che non sia percorribile per il Mediterraneo la strada della riduzione della capacità di pesca attraverso il ricorso ai diritti di pesca trasferibili (ITQ e ITR). Suscita perplessità l'idea di continuare a proporre una riduzione della capacità della flotta tramite questi strumenti che non sono stati finora efficaci (come dimostra il dramma del comparto tonniero) e che sarebbero del tutto inapplicabili nel Mediterraneo per le caratteristiche di multispecificità della pesca. Senza considerare che nel caso della cosiddetta pesca industriale potrebbero verificarsi delle situazioni di monopolio e/o concentrazione in poche mani, con significativi impatti socioeconomici e squilibri sui mercati. È necessario superare la logica depressiva Pag. 71delle demolizioni e degli arresti definitivi, per accordare maggiore investimento innanzitutto alle politiche di ammodernamento della flotta, con particolare attenzione all'adeguamento degli standard di sicurezza, agli aspetti igienico-sanitari ed alla necessità di mettere gli operatori nella condizioni di adeguarsi ai gravosi nuovi adempimenti introdotti dalla normativa europea. Carattere prioritario dovrà essere accordato al rilancio di una strategia mirata e al rafforzamento delle competitività delle imprese e alla salvaguardia dei livelli di reddito. Ciò sia attraverso un maggior ricorso al fermo temporaneo, che ha dato buoni risultati, ma anche agevolando investimenti per la diversificazione della attività e soprattutto attraverso una maggiore concentrazione e integrazione della filiera, attraverso il sostegno al ruolo delle organizzazioni di produttori per migliorare la valorizzazione della qualità, per la tracciabilità e per la sicurezza delle produzioni.
Il coinvolgimento delle categorie per la gestione responsabile del patrimonio ittico per costruire un percorso di regole rispettate e condivise da tutti e la responsabilizzazioni degli operatori e dei gestori delle risorse è la garanzia della qualità nei confronti dei consumatori e nel rispetto dell'ambiente. Per questo siamo convinti che l'accesso alle risorse dovrà avvenire per aree omogenee con meccanismi di autogestione da parte degli operatori assicurando un ruolo da protagonista alle organizzazioni dei produttori.
Altro aspetto decisivo strategico sarà la regionalizzazione della gestione che consenta agli Stati la necessaria autonomia per rispondere ai bisogni alle diverse e peculiari specificità regionali, con una attenzione al ruolo strategico della piccola Pesca del Mediterraneo, sia dal punto di vista socio-economico che della sostenibilità che della qualità e valorizzazione dei prodotti.

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4 Nom. Moz. Tempestini e a. 1-480 548 526 22 264 255 271 33 Resp.
5 Nom. Moz. Adornato e a. 1-481 551 550 1 276 281 269 33 Appr.
6 Nom. Moz. Misiti e a. 1-482 546 513 33 257 513 33 Appr.
7 Nom. Moz. Antonione e a. 1-484 552 551 1 276 281 270 33 Appr.
8 Nom. Moz. Mecacci e a. 1-485 549 525 24 263 254 271 33 Resp.
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10 Nom. Moz. Agostini e a. 1-477 n.f. 522 522 262 522 35 Appr.
11 Nom. Moz. Di Giuseppe e a. 1-478 rif. 522 522 262 522 35 Appr.
12 Nom. Moz. Delfino e a. 1-479 522 522 262 522 35 Appr.
13 Nom. Moz. Lo Monte e a. 1-483 524 524 263 524 35 Appr.

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