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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 376 di giovedì 30 settembre 2010

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 9,40.

SILVANA MURA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Barbieri, Berlusconi, Bocchino, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Carfagna, Casero, Castagnetti, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Fitto, Franceschini, Frattini, Gelmini, Giro, Jannone, La Russa, Lo Monte, Lombardo, Lusetti, Mantovano, Maroni, Martini, Antonio Martino, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Nucara, Leoluca Orlando, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Urso, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera in data di ieri ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza il deputato Alessandro Pagano, in sostituzione della deputata Carla Castellani, dimissionaria.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2323 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 agosto 2010, n. 125, recante misure urgenti per il settore dei trasporti e disposizioni in materia finanziaria. Proroga del termine di esercizio della delega legislativa in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio di amministrazioni pubbliche (Approvato dal Senato) (A. C. 3725) (ore 9,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato al Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 agosto 2010, n. 125, recante misure urgenti per il settore dei trasporti e disposizioni in materia finanziaria. Proroga del termine di esercizio della delega legislativa in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio di amministrazioni pubbliche. Ricordo che nella seduta del 28 settembre 2010 si è svolta la discussione sulle linee generali e hanno avuto inizio gli interventi sul complesso degli emendamenti.

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(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3725)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, il Governo Berlusconi ama definirsi in due modi, per due caratteristiche peculiari che si autoattribuisce: Governo del fare e Governo che non mette le mani nelle tasche degli italiani. Anche questo dibattito offre l'ennesima occasione per dimostrare che non siete né l'uno né l'altro. Non fate - come vi ha peraltro ricordato da poco la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia - e mettete violentemente le mani nelle tasche degli italiani. Avete deciso di aumentare i pedaggi, di incrementarne il peso e di istituirli in tronchi stradali sin qui esenti da tariffa, e perché tutto questo? Perché avete azzerato le poste finanziarie sin qui destinate all'ANAS per la manutenzione della rete di propria competenza, e prevedete di compensare ciò, almeno parzialmente, attraverso i pedaggi. Nel bilancio 2008, infatti, ed anche in quello 2009, erano previsti 1,5 miliardi di euro a favore dell'ANAS per la gestione ordinaria e per la manutenzione dei tronchi stradali. Queste cifre sono scomparse per quest'anno e per gli anni a venire. L'ANAS dovrebbe quindi far fronte al suddetto fabbisogno attraverso i pedaggi, che secondo le vostre stime dovrebbero fruttare 315 milioni di euro l'anno, e dunque in ogni caso molto meno delle somme distratte. Quel che è singolare è che nel frattempo stanziate una cifra molto alta e molto simile a quella sottratta all'ANAS, cioè 1,3 miliardi di euro al ponte sullo Stretto, peraltro - al contrario di quanto sostenuto ieri dal Presidente del Consiglio, Berlusconi - certamente opera non prioritaria per il Mezzogiorno e per il Paese; ce ne sono molte altre che andrebbero fatte, a partire dalla messa in sicurezza rispetto al dissesto idrogeologico, alle reti idriche, e così via. Dunque si può ben dire che, di fatto, con i pedaggi i cittadini stanno finanziando il ponte: operazione legittima, purché sia chiara, netta e spiegata per quello che è agli italiani. Ogni cittadino che paga un euro di pedaggio a Milano deve sapere che lo sta pagando perché dei soldi sono stati tolti all'ANAS e destinati al ponte sullo Stretto.
Ma ci sono altri aspetti da considerare. Due giorni fa, in audizione presso la Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera, il presidente dell'ANAS - il dottor Pietro Ciucci - ci ha presentato con orgoglio il bando di gara - peraltro già pubblicato il 13 settembre - per la fornitura e messa in opera di un innovativo sistema di pedaggiamento senza barriere, appunto connesso al decreto di cui stiamo discutendo in questi giorni. L'importo a base di gara è di ben 150 milioni di euro, che comprende la gestione per 24 mesi, oltre i quali si avrà la possibilità di prolungare il contratto, con evidenti ulteriori costi negli anni a seguire. Dunque, per l'anno prossimo avremo una spesa certa di 150 milioni di euro, per un ricavo incerto fino a verifica finale di 315 milioni di euro.
Siamo sicuri che ne valga la pena? Sicuri di aver fatto bene i conti? O non c'è il rischio che questa decisione porterà frutti ad un solo soggetto e, cioè, all'impresa che vincerà l'appalto? Sono molto curioso di vedere quale sarà. Inoltre, gli incrementi dei pedaggi, secondo le vostre intenzioni, saranno tanto maggiori laddove maggiori sono i costi di manutenzione e gestione. Essi, ovviamente, aumentano proporzionalmente al traffico, che dipende, soprattutto, dall'utilizzo da parte dei lavoratori pendolari, costretti a spostarsi quotidianamente per raggiungere il posto di lavoro. Di conseguenza, le tariffe saranno più alte proprio in quei tratti con esiti, ovviamente, negativi per i cittadini e per i lavoratori. Vi è un altro aspetto paradossale in questa vicenda: l'Unione europea sta esaminando una direttiva proprio sui temi del pedaggiamento e delle tariffe stradali. Sarebbe stato, dunque, ben più opportuno attenderne l'emanazione, Pag. 3prima di cambiare le regole in Italia. È ovvio che c'è il rischio di dover nuovamente mutare tutto, magari anche la fornitura, che ora è in fase di appalto.
E poi - diciamolo chiaramente -, con questo decreto-legge il Governo mette pesantemente le mani nelle tasche degli italiani ed, infatti, a pressione fiscale diretta invariata, si aumenta il costo dei servizi e delle tariffe, sicché il cittadino deve sommare al peso delle tasse, rimasto immutato, quello di un servizio indispensabile ed irrinunciabile dovuto alla necessità di spostamento che, soprattutto se connessa al lavoro, è un diritto primario dei cittadini. Si pensi ai lavoratori pendolari costretti a pagare più volte al giorno per andare a lavorare.
Sarà soggetta a pedaggio anche la Salerno-Reggio Calabria e verrebbe da dire che al danno si aggiunge la beffa. Ieri, il Presidente Berlusconi, tra le altre facezie, mentendo sapendo di mentire, ha sostenuto che i ritardi sulla Salerno-Reggio Calabria sono dovuti ai Governi di centrosinistra. Ci vuole un bel coraggio. Dal 2001 al 2010 avete governato per otto anni e la Salerno-Reggio Calabria è ancora un grande cantiere che costringe a tempi di percorrenza enormi. E nel DPEF del 2001 vi impegnavate a completarli entro il 2006, parole vostre, parole di un Governo vostro. Per di più, paradossalmente nelle stesse ore in cui il Presidente Berlusconi prometteva nuovo impulso alla realizzazione della Salerno-Reggio Calabria, in Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici, veniva discussa ed approvata, con il voto della maggioranza, la delibera CIPE di fine dello scorso anno che tagliava i fondi alla Salerno-Reggio Calabria e alla statale Ionica, citata ieri dal Presidente del Consiglio.
Penso al tratto piccolissimo che va da Buonabitacolo a Lauria sud, in territorio lucano. Si percorre ormai quasi integralmente a corsia unica da mesi, con disagi inauditi. Avreste intenzione anche di istituire pedaggi in quei tronchi? Volete davvero la ribellione dei cittadini, far pagare non i servizi, ma i disservizi.
Così come, per rimanere nella mia regione, avete intenzione di istituire il pedaggio sul raccordo autostradale Sicignano-Potenza, tronco che attraversa un'area interna e svantaggiata, peraltro con densità di traffico minima, e lungo il quale, da circa tre anni, non viene ripristinata la funzionalità piena di un ponte presso Picerno, ancora percorso a corsia unica. Ciò porterà pochi soldi nelle casse dello Stato e graverà pesantemente sui cittadini, il tutto in una regione, la Basilicata, che sconta un incredibile deficit infrastrutturale, come dimostrato, nei giorni scorsi, da uno studio dell'Istituto Tagliacarne ed un gap, rispetto alle altre aree del Paese, che, in questo decennio di applicazione della legge obiettivo, è aumentato anziché diminuire. La legge obiettivo del 2001: sapete in questo decennio quanti soldi sono stati investiti per infrastrutture stradali in Lucania, al netto del piccolo tratto della Salerno-Reggio Calabria? La risposta è semplice, non bisogna fare conti complessi: zero euro. Nemmeno un euro il Governo e l'ANAS, suo braccio operativo, hanno speso in Basilicata. Zero euro per la Potenza-Salerno-Bari, zero per la Murgia-Pollino, zero sulla Lauria-Candela, nonostante l'intenzione della regione di cofinanziare le opere. Zero sulla Tito-Brienza. E potrei continuare nell'elenco di opere previste dalla legge obiettivo, inserite negli accordi di programma con il Governo, i cui progetti giacciono nei cassetti di ANAS senza che per nessuna di esse siano iniziate o stiano per iniziare, non dico i lavori, ma neanche le procedure amministrative. Ecco il Governo del fare, un Governo che, al contrario, non fa, non ha una seria politica infrastrutturale, non investe concretamente in opere pubbliche, soprattutto al sud.
In cambio, però, si appresta a far pagare i pedaggi. È un paradosso, appunto.
Il Partito Democratico ha chiesto di sbloccare una miriade di opere piccole e medie sull'intero territorio nazionale, per lo più gestite dai comuni, anche superando il Patto di stabilità. Invece niente, niente di tutto questo. Si continua a utilizzare il ponte Pag. 4sullo Stretto come uno specchio per le allodole, facendo finta di fare. Invece, non si fa né si opera, ma si lascia che l'economia del settore edile, pilastro di ogni tentativo di uscire dalle sabbie mobili recessive, muoia. Niente di tutto questo. In cambio i pedaggi, prima introdotti con il decreto legge n. 78 del 2010 e adesso con il decreto-legge n. 125 del 2010, di cui stiamo discutendo oggi. Inoltre, è meglio non parlare dei contenziosi amministrativi a cui il vostro modo di legiferare dà luogo.
Poiché stiamo parlando di ANAS l'occasione è troppo ghiotta per non fare cenno ad un atto legislativo in discussione presso la VIII Commissione che vale, da solo e più di ogni altro ragionamento o discorso, ad evidenziare qual è la vera natura del federalismo che la Lega e questo Governo desiderano imporre al Paese. Si tratta del disegno di legge, a prima firma dell'onorevole Reguzzoni (dunque non uno qualsiasi, ma il presidente del gruppo dei deputati della Lega), che prevede la regionalizzazione dell'ANAS. La proposta stabilisce che le azioni dell'ANAS siano distribuite fra le varie regioni che diventerebbero, dunque, gli azionisti in proporzione al numero dei veicoli immatricolati al 2002. Gli uffici della Camera, come sempre bravi ed efficienti, hanno fatto un po' di conti. Ne verrebbe fuori un assetto societario per il quale il 51 per cento di ANAS sarebbe suddiviso tra quattro regioni che sarebbero, non casualmente, Lombardia, Veneto, Piemonte, oltre che il Lazio. Ancora non casualmente all'intero Mezzogiorno sarebbero assegnate solo il 15 per cento delle azioni. Sin qui è già evidente la insostenibilità della proposta. Ma vi sono ulteriori risvolti paradossali, quasi comici. Ad esempio, l'ANAS partecipa ad altre società, tra cui quella per la costruzione del ponte sullo Stretto, di cui detiene il 95 per cento. La conseguenza della proposta di legge porterebbe la Lombardia a possedere il 16 per cento delle azioni della società che dovrebbe realizzare il ponte sullo Stretto e Calabria e Sicilia insieme solo il 7 per cento. Ora sul ponte è legittimo avere idee diverse, ma quello che è insostenibile è ritenere che nella società che dovrebbe realizzarlo e gestirlo la Lombardia conti il doppio di Calabria e Sicilia. Ecco, non solo questa maggioranza non fa, ma quando fa, fa molto male.
Abbiamo, dunque, presentato emendamenti correttivi, che consentirebbero di migliorare il testo del decreto-legge nell'esclusivo interesse dei cittadini. Purtroppo, non confidiamo che ce lo consentiate. Questo Governo solo a parole e in maniera ipocrita, come abbiamo sentito dalle parole delle stesso Berlusconi, ha a cuore il ruolo dei Parlamento. Nei fatti ne fa quotidianamente strame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, torniamo a discutere della vicenda Tirrenia-Siremar. Sono passati quasi due anni dall'inizio delle operazioni di dismissione, ma siamo ancora nell'incertezza assoluta. Continuano a persistere incognite, contraddizioni ed equivoci e questo anche perché ancora oggi né l'amministratore straordinario, né Fintecna, né il Ministro dell'economia e delle finanze o quello delle infrastrutture e dei trasporti hanno fatto chiarezza su ciò che è successo lungo il percorso e, per ultimo, ad agosto. Allo stesso modo, non sono stati chiariti i perché della conclusione negativa di una procedura di grande rilevanza che si è conclusa nel nulla, dopo che vi erano state manifestazioni di interesse da parte di circa 18 società, che poi erano a scese a 12 e, infine, ad una sola.
Eppure, in quest'Aula, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti aveva dato ampie rassicurazioni e garanzie. Inoltre, aveva detto: «Siamo nella strada giusta, non ci sarà un flop. Avremo la possibilità di privatizzare la Tirrenia e daremo una risposta innanzitutto ai cittadini e ai lavoratori». Su che cosa confidava il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti? Quali verifiche aveva compiuto, visto che poi l'esito della conclusione è stato infausto?

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Noi vi avevamo messo in guardia rispetto a questa discutibile operazione. Avevamo manifestato forti perplessità circa il ruolo di una società partecipata che era stata messa su dalla regione Sicilia (perché la Mediterranea holding, lo vogliamo ricordare, è una cordata con partner stranieri ed italiani, ma con una maggioranza della regione siciliana).
La regione siciliana ha ripreso questa discutibile strada della partecipazione nelle società. È discutibile perché proprio questa regione ha pagato un prezzo molto alto sul terreno delle partecipate, basti pensare all'Ente minerario siciliano, alla Azasi e a quante risorse i siciliani hanno perso sul piano delle società partecipate.
Erano state queste motivazioni e la non economicità che avevano portato la regione, nell'ultimo decennio, a dismettere le partecipazioni e a far sì di non essere una regione imprenditrice. Invece, l'ultimo Governo regionale, presieduto dall'onorevole Lombardo, prima di entrare in crisi e dare vita a questo ulteriore pastrocchio messo su in questi giorni, ha messo in campo una partecipata, invece di guardare ai problemi dell'isola, un'isola in grande crisi dal punto di vista economico e sociale, che vive una fase di collasso economico, tornando al passato e riaprendo incognite, incertezze e rischi per le casse regionali.
Vi è un paradosso che qui vogliamo riprendere. Al Governo siciliano era stata offerta gratuitamente la Siremar e la regione Sicilia avrebbe dovuto fare quello che hanno fatto le altre regioni, ossia limitarsi a fare la privatizzazione della Siremar e poi andare avanti sul piano della vigilanza e del controllo.
Invece, contro ogni principio di ragionevolezza, è stata avviata questa avventura, che è stata fortemente ostacolata da Confindustria Sicilia, una organizzazione che negli ultimi anni è guidata da Ivan Lo Bello e ha dato grandi segnali di lotta alla mafia, ma anche di capacità e prudenza nell'indicare la strada della crescita della Sicilia.
La Confindustria ha messo sotto accusa una regione che ha parlato nel tempo dell'importanza dell'imprenditoria siciliana e invece ha messo su questa partecipata con imprenditori che non sono siciliani, ma esterni alla regione e stranieri. Si tratta di un'operazione che doveva essere tutta a perdere per la regione Sicilia e, proprio per questo, la stessa Corte dei conti aveva puntato i riflettori, dicendo di stare attenti all'utilizzo discutibile del denaro pubblico.
Quella vicenda si è conclusa, quindi, in maniera negativa perché, pur avendo la regione ricevuto questa offerta, poi non l'ha considerata credibile. Ora non si sa se continuerà a vivere questa partecipata e ci si chiede che cosa accadrà. Abbiamo letto una dichiarazione del presidente della regione che aveva annunciato la cessione delle quote della regione ad alcuni imprenditori catanesi. Non si capisce quali siano questi imprenditori del settore; si spera che non siano i soliti noti, che utilizzano poi le operazioni regionali per fare speculazione sulla pelle dei siciliani. Vedremo se continuerà a vivere questa società. Non abbiamo notizie rispetto ad un percorso discutibile che è stato intrapreso finora.
Ma torniamo alla gara. Sì, si vuole cambiare strada e c'è in campo una nuova procedura. Sembra tuttavia un pastrocchio, perché l'assegnazione ora dovrebbe vedere la divisione della Tirrenia dalla Siremar.
Si dice che l'acquisizione potrà avvenire senza il carico dei debiti e che si dovrebbe soltanto acquisire l'attività. Non si capisce che fine faranno questi debiti e quale sarà la reazione dei creditori.
Signor Presidente, noi non vogliamo fare propaganda e comprendiamo che ci troviamo di fronte ad una vicenda complessa, ma proprio per questo non comprendiamo i limiti, l'irrazionalità, la precarietà con cui va avanti il Governo. Permangono per noi forti perplessità, perché quella portata avanti dal Governo è una strada che continuerà a portare risultati negativi. Pensiamo che alla base dell'acquisizione non ci possa non essere il piano industriale, perché il tema deve essere quello della continuità e della qualità Pag. 6del servizio, ma anche della sicurezza che deve caratterizzare questo settore così delicato.
Allo stesso modo poniamo come prioritaria la questione del personale, perché su questo tema non c'è stata una discussione approfondita. Sappiamo che le forze sindacali guardano alla vicenda con grande attenzione, c'è però la preoccupazione che non vengano salvaguardati i livelli occupazionali. Ecco perché, signor Presidente, pensiamo che si debba rivolgere lo sguardo alla serietà della proposta e alla credibilità di coloro i quali si presentano: stiamo attenti a fenomeni speculativi che potrebbero incombere in questo campo. Si prenda in considerazione con grande attenzione l'operazione e si eviti che si propongano soggetti che non hanno esperienza nel settore.
Per quel che ci riguarda, ad agosto avevamo messo in guardia il Governo sull'operazione poco credibile che veniva portata avanti dalla regione siciliana e i frutti si sono visti. Purtroppo - lo dico con amarezza da cittadino e uomo politico siciliano - pare che questa sia la strada che la regione voglia seguire anche in altri settori. Si dice che tra le velleità di questo nuovo Governo ci sia anche quella di trasformare l'AST, l'azienda dei trasporti, in un'azienda che deve guardare al campo di una nuova compagnia di aerei siciliani. Non si capisce bene cosa c'entri l'azienda trasporti con questo delicatissimo settore in cui ci sono state esperienze purtroppo negative anche in ambiti nazionali. Lo vedremo, ma quello è un altro discorso.
Oggi ci fermiamo - concludo, signor Presidente - nel porre attenzione sulla vicenda della Tirrenia e della Siremar. Si guardi con attenzione e si eviti che entrino speculatori che non salvaguardano un importante servizio, ma soprattutto i livelli occupazionali perché la Sicilia e l'Italia non possono ulteriormente pagare il prezzo occupazionale, che darebbe gravi ripercussioni di natura economica e sociale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, con il decreto-legge n. 125 del 5 agosto 2010, in via di conversione, il Governo ritorna sulla scelta politica già assunta in occasione del decreto-legge n. 78 del 31 maggio 2010, quella del tentativo di stabilizzare e di mettere in sicurezza i conti pubblici, sul meccanismo di incremento generalizzato e indistinto dei pedaggi su una parte significativa della rete autostradale e stradale nazionale.
Già in precedenza, con il decreto-legge n. 78 del 2010, il Governo si era mosso in una duplice direzione. Da un lato, aveva previsto un meccanismo per determinare il pedaggiamento di tutta una serie di tratte stradali e autostradali in concessione di rete ANAS a partire dalla fine del 2011, dall'altro lato, con l'articolo 15, comma 2, aveva invece voluto introdurre immediatamente, con effetto dal 1o luglio, una maggiorazione tariffaria forfetaria senza alcuna ragionevole istruttoria e motivazione per una serie di tratti autostradali che sono stati identificati con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 25 giugno 2010.
Tale decreto ha individuato in maniera apodittica e indistinta le stazioni di esazione relative alle autostrade a pedaggio assegnate in concessione interconnesse con autostrade e raccordi autostradali in gestione diretta dell'ANAS. Su queste tratte e presso queste stazioni di esazione doveva partire il meccanismo di maggiorazione tariffaria.
L'operazione è stata compiuta con totali superficialità, approssimazione e mancanza di qualsiasi rispetto dei canoni che devono guidare l'azione amministrativa e puntualmente il TAR e il Consiglio di Stato, su contenziosi promossi con iniziative intelligenti da presidenti di amministrazioni provinciali del centrosinistra e del Partito Democratico, ha sospeso con efficacia di giudicato mediante provvedimenti cautelari gli incrementi e le maggiorazioni tariffarie decise con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 giugno 2010.
Ora tornate su questa stessa materia per una mera esigenza contabile di bilancio: per Pag. 7far tornare disperatamente i conti prevedete di anticipare al 30 aprile 2011 il meccanismo che a regime doveva partire con la fine dell'anno per cui più di 1.300 chilometri della rete stradale e autostradale nazionale in gestione diretta dell'ANAS comunque dovrebbero essere sottoposti all'introduzione del pedaggio. Lo fate unicamente per una ragione: dovete finanziare le attività istituzionali dell'ANAS, non soltanto i nuovi investimenti, i nuovi progetti e le manutenzioni straordinarie, ma anche l'attività di manutenzione ordinaria della rete in gestione ANAS.
Infatti, non vi siete fatti carico, come Governo del Paese, di prevedere fonti di finanziamento stabili e continuative per l'ANAS per le attività di manutenzione, tenuta e gestione della rete autostradale e stradale nazionale che pure è un compito istituzionale fondamentale dell'ANAS e del quale il Governo, per reperire le relative risorse, non si può ricordare all'ultimo minuto in maniera più o meno disperata cercando di coprire i buchi. Occorrono, viceversa, scelte di politica finanziaria stabili e strutturali.
Avete, quindi, pensato di introdurre su più di 1.800 chilometri della rete autostradale e stradale nazionale il meccanismo del pedaggio. Sostanzialmente voi prevedete una nuova tassa, un nuovo pesante balzello in maniera indistinta e generica che viene a colpire in un momento così duro della crisi economica e produttiva il sistema delle famiglie, ma che infligge anche un colpo significativo alle attività delle imprese e degli operatori economici. Lo fate senza alcuna operazione di ricostruzione compiuta e seria delle situazioni strada per strada, autostrada per autostrada che vorreste sottoporre a pedaggio. Non vi preoccupate di verificare quali siano lo stato reale di utilizzazione della singola infrastruttura, il grado di fruizione e utilizzabilità per gli utenti, il grado dei lavori di ammodernamento e messa in sicurezza in corso in tante di queste infrastrutture, quali siano i meccanismi di viabilità ordinaria sostitutivi e alternativi che debbono essere tenuti in conto e che soli possono giustificare l'introduzione del pedaggio per dare ai cittadini una reale possibilità di scelta tra l'utilizzo della viabilità ordinaria, gratuita e inevitabilmente più lenta, o l'utilizzo della tratta autostradale a pedaggio, più rapida.
Invece, non vi fate minimamente carico di queste operazioni, indispensabili affinché le misure che volete introdurre siano effettivamente sorrette da una adeguata istruttoria, da una verifica delle condizioni che possano consentirle e, quindi, adattate alle singole situazioni in maniera oculata.
Da questo punto di vista colpite tutta una serie di tratte autostradali: il Grande raccordo anulare di Roma, il tratto Roma-Fiumicino e tante infrastrutture. Ma c'è il caso più tipico che in qualche misura indica come il provvedimento che su questo punto volete varare è assolutamente inaccettabile e ingiustificato. Con grande franchezza: è un'autentica vergogna nazionale e riguarda l'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria.
Ieri il Presidente del Consiglio dei ministri, nell'illustrare i cinque punti e nell'indicare i miracoli che stanno per arrivare in favore del Mezzogiorno, ha indicato simbolicamente come primo impegno che il Governo in questa seconda fase di legislatura sarà in grado di rispettare il completamento della A3 entro la fine naturale della legislatura, ossia entro il 2013.
Peraltro, già ieri, il Ministro delle infrastrutture Matteoli si è reso conto di quanto l'aveva detta grossa il Presidente del Consiglio e ha scritto una missiva a tutti i parlamentari per specificare che entro la fine della legislatura, entro il 2013, dovrebbero essere completati 383 chilometri; si dà il caso, però, che la Salerno-Reggio Calabria ha una lunghezza di 443 chilometri.
Qual è la verità? La verità è che noi abbiamo ancora dieci interventi sulla Salerno-Reggio Calabria per più di 70 chilometri che, ancora oggi, sono in una fase di progettazione assolutamente iniziale, un mero Pag. 8progetto preliminare. Mancano, quindi, i progetti definitivi, figuriamoci le gare, gli appalti e i lavori!
Ebbene, per finanziare questi dieci interventi per circa 70 chilometri occorrono almeno 2 miliardi e 700 milioni di euro, dei quali non v'è alcuna traccia in tutti i provvedimenti finanziari del Governo. Ma c'è di più: siccome la mano destra non sa quello che fa la sinistra, o viceversa, quando Berlusconi fa questi annunci, Matteoli li corregge, ma sempre con una dose di ottimismo francamente infondata, non si sa, invece, che proprio ieri la Commissione ambiente della Camera ha espresso il suo parere favorevole su tre delibere del CIPE, che risalgono a novembre e dicembre 2009 e che ora andranno in pubblicazione e produrranno i loro effetti.
Cosa stabiliscono queste delibere del CIPE? La delibera n. 83 interviene sui finanziamenti già assegnati alla tratta Salerno-Reggio Calabria, quindi al di fuori dei 2 miliardi 700 milioni di euro che mancano, e continuano a mancare. Sui finanziamenti già assegnati con la precedente delibera n. 52, il CIPE, intervenendo con la delibera n. 83, per il macrolotto 3, in Calabria, passa il finanziamento da 345 milioni a 200, e quindi ne taglia 145; per la galleria Fossino e lo svincolo di Laino Borgo il finanziamento che era di 113 milioni passa a 80, saltano dunque altri 33 milioni di euro. Il risultato del calcolo, siccome la matematica non è un'opinione, è che ieri sono stati tagliati ulteriori 178 milioni di euro di fondi già finanziati e già assegnati all'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, mentre rimangono ancora da reperire e da assegnare i 2 miliardi 700 milioni di euro che occorrono per completare i 70 chilometri in fase di mera progettazione.
Allora, è evidente che in queste condizioni la Salerno-Reggio Calabria è ben lungi, purtroppo, dall'essere completata e, invece di parlare di pedaggio, bisognerebbe reperire le risorse che ancora mancano e non distogliere e portare via, sottrarre e destinare ad altre zone del Paese quei soldi che già erano stati assegnati ai lavori del 3o maxilotto degli svincoli di un'opera che pure viene considerata priorità di rilevanza nazionale.
Nel merito del pedaggio: voi pensate di introdurre il pedaggio sulla Salerno-Reggio Calabria, ma vi siete posti il problema se nelle tratte che volete pedaggiare ci sono adeguate condizioni di viabilità ordinaria, sostitutiva ed alternativa, che diano una diversa e concreta possibilità ai cittadini?
Vi siete posti, inoltre, un problema che sottolineo con grande franchezza e a testa alta, ossia che nel Mezzogiorno c'è bisogno di più efficienza, di più innovazione, di un rinnovamento delle classi dirigenti, di qualità e di oculatezza nell'utilizzo delle risorse pubbliche, di una grande stagione dell'etica della responsabilità e dell'efficienza amministrativa? Questo è verissimo, è verissimo ed è una sfida che interessa tutta la politica e tutti i partiti. Naturalmente il Partito Democratico si sente impegnato con forza lungo questa trincea, ma tutto può accadere, colleghi, tranne che lo sviluppo del Mezzogiorno, la sua promozione, il miglioramento complessivo delle sue condizioni di vita si realizzi con la politica che avete adottato dall'inizio della legislatura.
Ieri l'onorevole Bocchino si lamentava che erano stati distolti 13 miliardi di euro dai fondi FAS: magari fossero stati solo 13! Sono circa 34 e sono finiti a tutte le diverse destinazioni, alcune francamente incomprensibili ed ingiustificate, come il concorso e il contributo in favore dei produttori delle quote latte che hanno sforato le regole dell'Unione europea o il finanziamento dei battelli sul lago di Garda, di Como e Maggiore, ed altre finalità sicuramente giuste, come il risanamento ambientale, l'edilizia carceraria, la messa in sicurezza delle scuole, la ricostruzione in Abruzzo e gli ammortizzatori sociali. Non si comprende, però, perché queste grandi finalità degne di ogni tutela debbano essere perseguite non già con la fiscalità generale, ma con i soldi destinati al Mezzogiorno.
Ancora ieri avete indicato una serie di obiettivi in cui si è parlato anche della rete ferroviaria.

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Proprio ieri, un'altra delibera del CIPE, la n. 121, ha compiuto un'altra operazione contabile disastrosa per il Mezzogiorno: 218 milioni di euro, già assegnati alla rete ferroviaria meridionale, sono stati sottratti per consentire ad ANAS ed RFI di ricapitalizzare e di acquistare le quote azionarie del distretto di Messina Spa, quindi, per l'operazione di ricapitalizzazione finanziaria, diretta alla costruzione del ponte, che sicuramente non è una priorità e non è l'opera che il Mezzogiorno e il Paese attendono.
Ma, anche in questo caso, si colpiscono le reti ferroviarie meridionali. Nella foga di reperire risorse, nel provvedimento attuativo della legislazione con la quale volete estendere il pedaggio su 1.300 chilometri di rete stradale e autostradale - avete identificato anche la Salerno-Avellino, che funge da raccordo autostradale tra l'A30 Caserta-Roma e l'A3 Salerno-Reggio Calabria, infrastruttura assolutamente insufficiente e inadeguata con appena due corsie, senza corsie di emergenza, che presenta quotidianamente problemi enormi di sicurezza della circolazione e di pericolo per l'incolumità delle persone.
Ebbene, per quest'opera, nella scorsa legislatura, il Governo Prodi aveva già assegnato 190 milioni di euro. Per la foga del Ministro Tremonti di reperire risorse avete tagliato e cancellato questo finanziamento, che è finito in una massa indistinta di risorse portate via dal sud; non lo avete ripristinato, l'opera rimane lì nella sua inadeguatezza e insufficienza e ora volete anche introdurre il pedaggio.
Queste sono tutte misure che denotano l'assenza di un disegno di politica generale, nel quale, inevitabilmente, lo sviluppo del Mezzogiorno va di pari passo con lo sviluppo e la crescita del Paese.
Occorre un disegno di politica generale: non si possono reperire le risorse con misure improvvisate, prese all'improvviso, che colpiscono indistintamente e indifferenziatamente situazioni, contesti, comunità e popolazioni, che si trovano in condizioni profondamente diverse.
Non si può introdurre il pedaggio su tanta parte della rete autostradale e stradale soltanto per far cassa, per coprire il buco di cassa dell'ANAS, che voi avreste dovuto scongiurare ed evitare, perché dovrebbe essere un obiettivo prioritario del Governo quello di consentire all'ANAS di provvedere all'attività di manutenzione, di tenuta e di gestione della rete stradale e autostradale nazionale.
Ecco perché ci opponiamo con forza a questo decreto-legge e proponiamo un emendamento soppressivo di questo meccanismo irragionevole, ingiustificato e sbagliato: l'introduzione del pedaggio.
Vogliamo sottolineare che ieri, nelle dichiarazioni del Presidente del Consiglio, ci sono stati annunciati e promessi miracoli, con riferimento, innanzitutto, alla Salerno - Reggio Calabria, ma vorremmo, soltanto, una politica normale, quotidianamente rispettosa degli impegni che si assumono per le comunità. Quindi, per la Salerno - Reggio Calabria, altro che pedaggio, altro che 2013! Provvedete ad assegnare i soldi che erano stati destinati e che avete sottratto o quelli che, da tempo, attendiamo! Ciò è imposto da una considerazione di rispetto dell'interesse generale del Paese.

PRESIDENTE. Comunico che è presente in tribuna una delegazione del Parlamento della Nuova Zelanda, guidata dall'onorevole Pete Hodgson. La Presidenza e l'Assemblea la saluta (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, sono ormai parecchie ore che i colleghi del mio gruppo, del Partito Democratico - e degli altri gruppi di opposizione - stanno svolgendo interventi su questo disegno di legge di conversione. Sarebbe necessario chiedersi il perché, in quanto non si tratta di interventi svolti solo per prendere un po' di tempo, ma sono interventi che, nel merito, immettono nuovi elementi di analisi oggettiva delle questioni poste dal disegno di legge di conversione e, allo stesso tempo, impongono una riflessione più generale. Pag. 10
Siamo di fronte all'ennesimo tentativo, svolto, come spesso avviene, in modo pasticciato e, di fronte a una norma, già discussa a luglio da questa Camera, sono stati reintrodotti, al Senato, una serie di emendamenti, che peggiorano la struttura stessa del testo.
Parliamo di un decreto-legge che, a luglio, c'era stato presentato come il tentativo di evitare le sanzioni europee su uno dei settori più nodali, ossia la Tirrenia e, quindi, avviare le procedure di privatizzazione.
In particolare, questo elemento della privatizzazione poneva una questione che attiene anche alla filosofia di questo Governo. Ieri in quest'Aula abbiamo sentito di nuovo elementi che ricordano la cultura liberale, la capacità del Governo di intervenire non mantenendo regimi di monopolio, il rispetto della concorrenza. Esattamente quello che doveva essere l'obiettivo per la privatizzazione di Tirrenia. Così non è stato perché, se dopo luglio noi oggi siamo costretti ad intervenire nel merito di questa questione, evidentemente qualcosa non ha funzionato. Che cosa non ha funzionato? Non ha funzionato l'elemento centrale di questo decreto-legge, quello che, mentre si discute di Tirrenia, bisognerebbe dire che cosa è Tirrenia. Esattamente come ha fatto il collega Giulio Calvisi che, in maniera encomiabile, ha rappresentato la fotografia esatta di una società che, pur avendo al proprio interno la flotta navale di collegamento tra le isole, tra la penisola, le isole maggiori e le isole minori, quindi anche un elemento di capacità di stare dentro una situazione di mercato, è diventata nel corso degli anni esattamente quello che spesso avviene quando non si inseriscono elementi di mercato: monopolio assoluto, aumento delle tariffe, a discapito a volte dell'efficienza e della qualità stessa dei servizi. Basterebbe semplicemente riguardare come in un fotogramma le immagini che spesso si vedono durante i periodi estivi. Oggi si è messo in discussione non solo questo, ma si mettono in discussione elementi che riguardano le persone, la loro qualità della vita, le migliaia di lavoratori del settore marittimo, che stanno guardando ed ascoltando con preoccupazione che cosa avverrà di questa società, che continuerà a perdere capitale sociale e che sta diventando, per il paradosso di questa nostra Italia e del vostro modo di governare, esattamente la stessa cosa dell'Alitalia. Ecco credo che noi a quei lavoratori dobbiamo una risposta che non riguardi semplicemente la tutela del loro lavoro. Già questo sarebbe un atto doveroso per chi in quelle situazioni oggi si trova a mettere in discussione un elemento di certezza. Occorre rilevare, d'altra parte, che gli elementi che hanno contraddistinto i bilanci della Tirrenia testimoniano che c'è stato un costo eccessivo del personale. Tirrenia è una società pubblica. Il piano industriale di Tirrenia dal 2009 al 2014 ci dice che il personale costa il 24 per cento in più rispetto alle compagnie di navigazione e che quello delle società regionali costa quasi il doppio.
Attenzione: è così non solo perché c'è un eccessivo numero di personale navigante o perché ci sono diritti e garanzie per i lavoratori che rendono migliore la condizione rispetto ad altri lavoratori che operano in questo mondo, ma perché in questi decenni si è gonfiato a dismisura il numero di personale amministrativo, impiegato per altre mansioni rispetto a quelle cui dovrebbe essere preposto chi opera e lavora nel settore del trasporto marittimo. Siamo alle solite: gonfiare a dismisura gli elementi del personale con funzioni amministrative è esattamente quella fotografia che ancora una volta il collega Calvisi ha evidenziato nel suo intervento. Essa ha rappresentato negli anni esattamente come la sua gestione e la sua storia è stata luogo di inefficienza, di spreco, di commistione tra affari e politica. Siamo di nuovo al nodo. Ecco perché il Partito Democratico non solo sta intervenendo con grande determinazione su questo argomento, ma ha proposto una serie di emendamenti che, da un lato, tendono a correggere queste storture e, dall'altro, a creare le condizioni per dare risposte di certezza ai lavoratori del settore marittimo. Gli elementi di protesta in Pag. 11questi giorni nelle questioni poste da Fincantieri testimoniano che questo è un settore al quale dovremmo guardare con grande attenzione, perché è uno dei pilastri attraverso il quale il sistema Paese può tornare ad essere competitivo.
Siamo una penisola, con i suoi mari, le sue coste, le sue isole maggiori e minori. Io provengo da una provincia in cui il collegamento regionale con le isole minori di Ponza, Ventotene e Ischia rappresenta anche uno degli elementi che ne determinano il reddito pro capite. Quelle isole a volte vivono soltanto nelle stagioni turistiche e l'elemento, a volte assai grave, che le penalizza risiede nella pessima qualità del servizio passeggeri. Sicuramente non è colpa dei lavoratori del settore marittimo, ma di piani industriali sbagliati, dentro i quali, però, sia la regione Lazio sia la regione Campania hanno guardato a trasformare le società di Tirrenia in società regionali proprio per agevolare un meccanismo di concorrenza e di mercato che avesse a cuore la mobilità dei cittadini.
Tutto questo non c'è! Ma in questo provvedimento non vi è solo la vicenda Tirrenia, così come la stiamo raffigurando, ma vi è un elemento ulteriore, che testimonia come le volontà politiche a volte determinino una pessima qualità della legislazione. In questo provvedimento, al Senato, viene riproposta una delle questioni nodali sulla quale si sono pronunciati i tribunali amministrativi: la vicenda dell'ANAS e dei pedaggi.
La singolarità degli elementi presenti nel decreto-legge in esame è proprio questa: avevamo discusso, con il decreto-legge n. 78 del 2010, una serie di elementi, compresa, in via di principio, l'affermazione che l'ANAS, società autostradale, non dovesse più ricevere proventi pubblici, ma dovesse trovare al proprio interno gli elementi delle risorse per la sua gestione.
Cosa accade invece in questa situazione? Accade esattamente il contrario, perché, contestualmente alla vicenda dell'ANAS, quella finanziaria aveva tagliato in maniera drastica agli enti locali le finanze sui trasporti. Su quella vicenda all'ANAS si era detto che poteva attivare meccanismi per la propria gestione con proprie risorse attraverso aumenti dei pedaggi, non solo delle autostrade, bensì anche dei raccordi autostradali, quantificati in 1.300 chilometri.
Dentro a questa vicenda gli enti locali si sono mossi, non solo con determinazione, e lo hanno fatto in nome e in favore di un diritto alla mobilità dei cittadini, ma anche per evitare che tasse inique venissero introdotte a fronte di un trasporto pubblico che veniva reso più difficile proprio dall'azione del Governo. Al riguardo, segnalo il ricorso del presidente della provincia di Roma, Nicola Zingaretti, ma anche di altri.
Ebbene, proprio di fronte a questo, come sempre accade nelle pubbliche amministrazioni che non hanno mai il coraggio delle loro azioni, il 5 agosto, da questo punto di vista, è stato ipotizzato in questo decreto-legge che la possibilità concreta per l'ANAS di introdurre pedaggi venisse prevista da subito. Credo che, ancora una volta, di fronte alle proteste di altri soggetti istituzionali, che trovano ragione proprio nei tribunali amministrativi, il Governo decide da che parte stare. È del tutto evidente che in politica bisogna essere sempre partigiani e capire da che parte si sta, ma questa volta il Governo ha detto esattamente da che parte sta: contro gli utenti.
La vicenda del pedaggio, meglio, della tassa - chiamiamola così - che si intende imporre ai cittadini del raccordo anulare non riguarda solo la città di Roma. I sette milioni che viaggiano ogni giorno su quel raccordo sono anche i cittadini del Lazio e credo che dobbiamo avere a cuore quello che funziona dentro il raccordo anulare: non si tratta delle strade della città, ma dello strumento attraverso il quale Roma, capitale d'Italia, si presenta all'insieme della nazione e delle proprie popolazioni.
So che è un argomento che interessa poco o, comunque, che una parte della vostra maggioranza non è sensibile, anzi, è quasi irritata di fronte a queste argomentazioni, ma credo sia necessario che noi ribadiamo questo elemento, ed è veramente Pag. 12singolare - lo dico ai colleghi del PdL, non per una ragione campanilistica - che, di fronte alle prime reazioni violente quanto quelle del Partito Democratico e dell'opposizione relativamente ad una tassa che penalizzava la città di Roma, Roma capitale e anche i cittadini del Lazio, si trovi poi il modo di tacere o di trovare scappatoie che non risolvono il problema.
Dopo quella sentenza e contro quell'idea di punibilità dei cittadini credo che ci dobbiamo mettere di nuovo in sintonia. Lo abbiamo fatto attraverso alcuni emendamenti, che tendono a ripristinare, proprio all'interno di questo, un elemento di garanzia e di certezza. Non siamo disponibili, ancora una volta, a trovarci di fronte a una situazione per cui, mentre si prevedono le nuove tariffe e la nuova tassa, contestualmente ANAS predispone elementi tecnologici proprio in tal senso.
E questo come si coniuga con quell'intervento fatto in maniera più complessiva e, anche in quel caso, frutto di un lavoro realizzato dalla Commissione di merito, la IX Commissione (Trasporti) sul nuovo codice della strada? I proventi derivanti dai nuovi limiti di velocità e dagli autovelox, quindi la risultanza dei nuovi provvedimenti introdotti, dove vanno? Potevano essere immessi dentro un ragionamento per dare all'ANAS la possibilità della gestione. Invece si colpiscono su due livelli completamente diversi. Credo che non possiamo essere disposti a ragionare in questo modo perché vogliamo rappresentare un'esigenza: che il diritto alla mobilità non venga a penalizzare chi, già nella propria condizione di vita e di lavoro, sopporta su di sé tante ore di discussione. Questo decreto, con la reintroduzione della tassa sui 1.300 chilometri, riguarda cittadini che hanno un'unica possibilità. Infatti, l'arretratezza del sistema regionale dei trasporti ferroviari e l'inefficienza dei trasporti pubblici, con il taglio che voi avete determinato, renderanno possibile una sola condizione, l'utilizzo dell'automobile, che diventerebbe non solo un elemento peggiorativo nell'ambito della mobilità dei cittadini ma anche un elemento inquinante sull'ambiente. Noi abbiamo a cuore tali questioni e sulla base di ciò credo che il decreto in esame debba trovare in questa sede una possibilità concreta di svolgere elementi di mediazione. Ritiratelo, fermatevi e soprattutto permettete a quest'Aula un ragionamento che non sia di nuovo spezzettato ma che svolga la sua funzione in maniera determinante. Lo attendono gli operatori del settore marittimo e chi ha avuto la forza, attraverso i suoi rappresentanti istituzionali, di opporsi ad una tassa che in maniera surrettizia sul piano formale ma di sostanza politica volete reintrodurre perché dentro c'è gran parte del collettore degli interessi politici.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavallaro. Ne ha facoltà.

MARIO CAVALLARO. Signor Presidente, commentiamo in quest'Aula l'ennesimo tentativo, attraverso la tecnica di un'improvvisata e caotica decretazione d'urgenza, di dare risposte a problemi di carattere strutturale del Paese che meriterebbero ben altra visione, ben altro studio e più approfondite ed organiche soluzioni. Nel caso specifico, oltre che alla prassi ormai invalsa di inserire, in un unico provvedimento normativo decretato d'urgenza, norme di dettaglio su questioni che nulla hanno a che vedere con l'urgenza, ci troviamo di fronte a due elementi fondamentali. Il primo è relativo ai provvedimenti conseguenti alla non prevista posizione della giurisdizione amministrativa sulle questioni delle tariffe e dei relativi aumenti per i tratti autostradali e in genere del tentativo di introdurre in maniera diffusa pagamenti di autentiche vere e proprie tasse per l'utilizzazione di tratti autostradali. Il secondo è l'ennesimo pasticcio che riguarda il sistema generale delle privatizzazioni nel nostro Paese e, cosa ancora più grave, attiene alla mobilità marittima, con particolare riferimento alla società Tirrenia che è uno degli assi portanti della viabilità marittima del nostro Paese consentendo di raggiungere, anche attraverso le società collegate, gran parte delle nostre isole. Pag. 13
In entrambi i campi registriamo improvvisazione e un'attitudine caotica e confusa che, del resto, ha avuto ieri, nelle enunciazioni del Presidente del Consiglio, un suggello molto significativo poiché anche ieri abbiamo avuto, in tema di infrastrutture viarie, un affastellarsi di ipotesi cui mancava qualche rotatoria di circoscrizione ma che hanno dimostrato come il tema ineludibile delle grandi reti viarie del nostro Paese sia tutt'altro che conosciuto, praticato e ritenuto meritevole di investimenti da parte del Governo e della maggioranza.
In particolare è apparso a tutti evidente che la proposizione di nuove tariffe e di aumenti del sistema tariffario attuale non ha alcun riferimento ad un piano di investimenti, ad un miglioramento qualitativo e quantitativo della rete autostradale, ad una verifica puntuale della sua condizione e delle sue necessità, ma dipende dalla disperata necessità di fare cassa, di utilizzare le risorse, comunque sia e purché esse vengano raccolte.
Non è dunque un caso (è tutt'altro che un altro dei colpi del destino cinico e baro di una magistratura odiosa) che questo metodo sia stato condannato e respinto non solo dai cittadini, dalla politica e dalle istituzioni locali, ma da chi ha il diritto e il dovere di controllare la legittimità e la congruenza delle iniziative amministrative che il Governo tenta di imporre ai cittadini.
In questo caso la motivazione fondamentale è proprio quella che non si tratta di una revisione organica e accettabile del sistema tariffario, ma si tratta invece, in realtà, dell'imposizione di balzelli, persino casuali, come nel caso più drammatico che è quello che ha provocato l'insorgere della provincia di Roma - mi riferisco al GRA - e che non prevede come conseguenza alcun investimento e alcun miglioramento della rete viaria.
Il tutto è avvenuto, peraltro, in maniera discontinua, caotica e casuale, poiché si sono uniti insieme tratti autostradali, del cui completamento ieri ci è stata data enfatica notizia (purtroppo è la terza o quarta o quinta volta che la sentiamo nel corso degli anni), altri tratti invece sono in realtà divenuti una viabilità di servizio, che dovrebbe essere forse addirittura sottratta al regime del sistema autostradale e ben diversamente qualificata e riordinata.
È dunque l'ennesimo capitolo di un dramma, quello del settore trasporti nel nostro Paese, che tra l'altro rappresenta una delle emergenze strategiche, perché il nostro Paese ha bisogno di reti, materiali e immateriali. Esse sono una delle condizioni di quello che noi cerchiamo e chiediamo ad ogni occasione, ovvero lo sviluppo, l'innovazione, la capacità di questo Paese di riportarsi all'interno del sistema europeo.
Non basta quindi evocare in maniera affabulatoria direttrici tra Palermo e Berlino, corridoi adriatici o autostrade del mare, ma occorre realizzarle concretamente e soprattutto occorre che la programmazione di questi interventi sia ragionata, tenga conto delle richieste che vengono dalle comunità locali, sia discussa e articolata nelle commissioni parlamentari di merito. E nelle commissioni noi abbiamo sempre dato un apporto costruttivo ed incisivo alla costruzione di progetti per il futuro del Paese, finora inascoltati, ma che pensiamo a breve saranno ascoltati dai cittadini, quando proporremo loro queste argomentazioni.
L'altra questione non meno importante, che il decreto ha affrontato, dimostra che lo «stile Alitalia», come potremmo chiamarlo, ovvero lo stile del fare, ma di un fare pasticci, pastrocchi e organizzare le cosiddette privatizzazioni del Paese, in maniera che definire opaca è sicuramente eufemistico, è oramai lo stile tipico di questo Governo. E tale Governo in questa fase crepuscolare ci consegna, anche in questa materia, che peraltro sarebbe di rilievo strategico, una pasticciata soluzione, che al momento soluzione neanche è, in quanto siamo stati già chiamati ad attuare provvedimenti che hanno decretato la fine della compagnia e delle sue collegate attraverso un sistema di amministrazione straordinaria che già conteneva norme di deroga e di eccezione. Pag. 14
Tali norme non solo danneggiano sicuramente il ceto creditorio e sconvolgono le regole tipiche delle procedure di amministrazione, ma lo fanno inutilmente, gratuitamente, perché la prima gara è stata in qualche misura annullata perdendosi nelle secche e nelle nebbie (purtroppo non quelle dei nostri mari ma quelle della inutilità ed illegalità amministrativa), mentre la seconda rimane anch'essa ferma al palo senza che si capisca bene quali siano le finalità, le prospettive e le regole che si vorrebbero dare a questa cosiddetta privatizzazione (che tra l'altro, inserendosi in un sistema di amministrazione straordinaria è ancora più complessa ed articolata e merita ancor più rigoroso rispetto delle procedure di legalità).
Tutto questo invece non è accaduto e non accade, e ciò che poteva essere all'inizio del complesso procedimento normativo ed amministrativo si sta rivelando una disperante realtà: la procedura Tirrenia si avvia cioè ad essere qualcosa di simile alla procedura Alitalia, per la quale arriveranno probabilmente falsi salvatori quasi tutti muniti di denaro pubblico che non salveranno un bel niente perché, se prima non saranno predisposti adeguati piani industriali, progetti e programmi per le grandi vie marittime del nostro Paese, chiaramente ci si ritroverà di nuovo come ci si è poi ritrovati con la vicenda dell'Alitalia (la cui soluzione era stata annunziata come strategica per il futuro del nostro Paese ma che, a poco tempo di distanza, si ripropone invece come una soluzione foriera soltanto di un drammatico ridimensionamento della compagnia di bandiera e soprattutto di una crisi occupazionale).
Non possiamo dimenticare che, in particolare, il sistema Tirrenia è un sistema non solo di diffusa occupazione ma che strategicamente serve alle nostre regioni, specie a quelle meridionali, per diffondere una rete di collegamenti che è necessaria per il turismo, per l'economia, per la ripresa ed il rilancio delle attività produttive e di quelle cui leghiamo l'idea di uno sviluppo del Mezzogiorno.
Tutto ciò non è presente in questo provvedimento, anzi tutto quello che c'è è il caos, la confusione, il pasticcio, che danno sostanzialmente atto del fatto che il Governo non solo non ha le idee chiare e naviga a vista ma soprattutto che naviga - ahimè, data la materia - in mari procellosi, non sapendo in che modo risolvere i problemi se non attraverso una serie di norme che sono ancora confuse e caotiche e che al momento non hanno suscitato l'interessamento di alcun serio investitore privato.
Resta tra l'altro irrisolto il problema che anche in questo caso in realtà si utilizzano i fondi FAS per finalità non strettamente d'istituto e non strettamente proprie e si parla di un procedimento di privatizzazione senza però sciogliere i nodi di un capitale sociale della Tirrenia e delle società collegate che spesso è intrinsecamente connesso a porzioni non insignificanti di proprietà pubblica.
Anche questo fa paventare quindi il rischio che in realtà, dopo la pretesa assunta privatizzazione, ci si trovi nuovamente di fronte ad esigenze di completamento del processo e soprattutto ad esigenze di sostegno finanziario, economico ed organizzativo a favore di quelle attività che da sole - se prima non vengono risanate e poste a regime attraverso un piano industriale adeguato - sono destinate nel giro di poco tempo a riproporre le stesse difficoltà e le stesse criticità per le quali ci troviamo in quest'Aula a parlare della crisi del sistema della navigazione marittima nel nostro Paese.
Si tratta dunque di un'ennesima occasione mancata e in molti dei nostri interventi è già stata segnalata la necessità di ritirare questo provvedimento che peraltro, sebbene qualificato come urgente come sarebbe necessario fosse per attuare il dettato costituzionale, rappresenta in realtà un intervento abbastanza caotico ed inutile all'interno di una problematica che merita invece una soluzione definitiva e complessiva.
Vi è la necessità di uno studio e di un approfondimento delle tematiche che sono Pag. 15apparentemente disgiunte, ma che concorrono comunque tutte a formare un nostro convincimento sul sistema dei trasporti nazionale, e quindi vi è anche l'opportunità che sostanzialmente si addivenga, senza dover ricorrere ulteriormente alla pratica necessaria della fermezza dell'opposizione, ad una soluzione che dia veramente una prospettiva nuova a queste tematiche. Si tratta, fra l'altro, di fare degli investimenti, si tratta di sostenere il lavoro anche in questo campo, si tratta di dare una nuova speranza al nostro Paese e, anche in questo ambito, non sono questi i metodi e i mezzi che possono arrivare a ciò.

PRESIDENTE. Si trova in tribuna, con il Presidente della Camera Fini, il Presidente della Camera dei rappresentanti dell'Uruguay, Ivonne Passada. L'Aula la saluta (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo sul complesso degli emendamenti relativi al provvedimento in esame, non prima di averle detto con molta franchezza che sono assai preoccupato. Ovviamente cercherò poi di esplicitare, attraverso le procedure che il Regolamento mi consente, a che cosa mi riferisco. Sono molto preoccupato per la gestione dei lavori della nostra Assemblea in relazione all'applicazione del Regolamento che, come del tutto evidente, è un testo che ha la funzione principe, massima, fondamentale di dare garanzie a tutti; garanzie alla maggioranza ma anche garanzie all'opposizione.
È del tutto evidente che la Presidenza è, e deve essere, arbitro imparziale, non di parte, per lo svolgimento dei lavori dell'Aula e per garantire i diritti di tutti i deputati. I funzionari possono evitare di fornirle il Regolamento perché io sto parlando sul complesso degli emendamenti e voglio introdurre il mio ragionamento sul complesso degli emendamenti in ragione di una considerazione che è più politica; ovviamente, signor Presidente, tengo subito a chiarire che non mi riferisco alla sua gestione, in questo momento, o alla gestione di altri Vicepresidenti della Camera dei deputati. In questo momento, io mi rivolgo alla figura del Presidente della Camera in quanto garante dei diritti individuali di ciascun deputato e ovviamente anche dei diritti dei gruppi e del diritto di poter svolgere politica in un confronto diretto, ma senza avere la sensazione che in qualche ambito vi sia qualcuno che lavora a favore di una parte piuttosto che dall'altra. È una sensazione che ho, è una responsabilità che mi assumo ovviamente in questo momento nel dirlo; prima di esplicitarla meglio, mi auguro che alcune cose che ho visto e ho avuto modo di sentire questa mattina possano essere corrette.
Detto questo, signor Presidente, intervengo più direttamente sul provvedimento all'ordine del giorno, un provvedimento che ancora una volta sceglie la strada della decretazione d'urgenza, un provvedimento che, come tanti altri, fa la spola tra il Senato e la Camera, che viene modificato, ma sul quale non si trova mai un punto di sintesi che consenta poi di apportare delle modifiche che in qualche modo possano migliorare il testo nel passaggio da un ramo all'altro del Parlamento e che, soprattutto, possano tenere conto anche del lavoro che viene fatto nelle Commissioni parlamentari.
Quando spesso si sente dire che ci occupiamo di tanti temi che non interessano gli italiani è anche vero, e hanno ragione quei deputati della maggioranza e dell'opposizione che lamentano il fatto che per il grande lavoro che viene svolto nelle Commissioni c'è poco spazio sui giornali, c'è poco spazio nei mezzi di comunicazione e, quindi, raramente si riesce a sapere qual è il contributo che ciascuno di noi dà in sede parlamentare all'iter parlamentare delle leggi all'interno delle Commissioni. Una parte di questo contributo sicuramente viene dato dalle opposizioni e viene dato nel lavoro delle Commissioni anche attraverso la formalizzazione di emendamenti che tentano di portare Pag. 16un contributo correttivo rispetto a cose che palesemente ed evidentemente non funzionano.
Purtroppo questa attività da parte dell'opposizione viene spesso e volentieri umiliata da parte della maggioranza, perché ovviamente non si tiene minimamente conto delle proposte che vengono fatte.
Spesso e volentieri accade quanto è avvenuto per un provvedimento all'ordine del giorno non dell'Assemblea di Montecitorio ma del programma di politica e di governo del Ministro Gelmini. Mi riferisco al decreto sull'università che ha avuto un iter sicuramente ampio presso l'altro ramo del Parlamento, in cui è sostato alcuni mesi e nel quale è stato possibile svolgere almeno un dibattito (ancorché non ottenere grandi cambiamenti), ma che qui alla Camera si sta tentando di far passare con un colpo di mano, con poche ore di lavori in Commissione, per portarlo poi in Aula con i tempi contingentati e farlo approvare in pochi giorni.
Considerato che poi ieri, nelle sue comunicazioni, il Presidente del Consiglio ha chiesto un confronto sui temi, diciamo che è assai difficile svolgere tale confronto nel momento in cui lo spazio, il luogo e i tempi per esso sono sostanzialmente ridotti a zero.
Spero che questo porti anche ad una riflessione rispetto al prosieguo della legislatura, e magari anche con riferimento ai rapporti tra maggioranza e opposizione.
Per quanto riguarda il complesso degli emendamenti su questo provvedimento, occorre dire che il decreto-legge in esame comprende materie diverse, non omogenee, e nella fattispecie - in quanto deputato eletto, o meglio nominato in questo contesto politico attraverso questa legge elettorale nella circoscrizione Lazio 1 - vorrei occuparmi della questione di Roma.
Vorrei occuparmi delle considerazioni che possono far seguito alla traduzione che il Governo fa degli incipit ed auspici che arrivano dal leader della Lega, il Ministro per le riforme per il federalismo, Umberto Bossi, quando definisce i romani dei porci. Questo avviene anche attraverso il condimento musicale di alcuni supporter del Ministro Bossi, che a tal proposito intonano delle canzoni. Questa canzoncina che Radio Padania ha trasmesso nella giornata di ieri sarà diffusissima.
Questo, pur volendolo per carità di patria considerarlo folklore, poi invece nel braccio armato all'interno del Governo trova delle realizzazioni pratiche. Una di queste è esattamente il tema del pedaggio per quanto riguarda il Grande raccordo anulare e le arterie principali di collegamento con Roma. Quello che sopratutto fa, da una parte, un po' ridere e, dall'altra, più propriamente preoccupare e piangere riguarda tutti coloro - riguardo questo argomento sarei molto interessato a sapere l'opinione della collega Saltamartini, che ho visto prima in Aula - che quando fu ipotizzata questa intenzione avevano urlato ai quattro venti che avrebbero fatto le barricate. Addirittura il sindaco di Roma Alemanno - bontà sua - tra il tentativo di abbattere un muro dell'opera di Meier e di tappare qualche buca in una città che si sta aprendo da tutte le parti, ci ha annunciato che avrebbe preso la macchina e (come un fulmine di tuono) si sarebbe recato a rompere le sbarre dei caselli autostradali. Un piccolo particolare che gli sfugge - ma basta che parli con il sottosegretario che potrà aiutarlo a capire - è che le tecnologie moderne consentiranno di non utilizzare questo tipo di sbarra, quindi il sindaco di Roma dovrà fare un'inversione a «U» e andare con la sua macchina a togliere le sbarre da qualche altra parte (magari sotto il Campidoglio). Ma il sindaco Alemanno ci aveva detto che avrebbe fatto l'ira di Dio se fosse stato applicata questa decisione. È accaduto, e il grande rumore e la grande tensione politica ed emotiva del sindaco di Roma si sono realizzati attraverso una lettera al Presidente del Consiglio per esprimere l'irritazione per il fatto che sia in corso di realizzazione questa decisione da parte della maggioranza.
Addirittura i colleghi di quel che resta della destra romana nel PdL - non so se anche l'onorevole Saltamartini - hanno annunciato che presenteranno un ordine Pag. 17del giorno per chiedere che questo non accada. Notoriamente, una legge decide con delle norme che sono, ovviamente, cogenti e, poi, si presenta un ordine del giorno che ha una sola funzione, quella di perseguire nella presa in giro degli italiani e, in particolare, dei cittadini romani. Infatti, con la mano destra si colpisce, si aggiungono balzelli anche alle tasche dei cittadini, e con la mano sinistra si cerca di far finta che questo non avviene o, peggio ancora, che avviene a causa della decisione di qualcun altro. Va sottolineato che anche il presidente della provincia di Roma, Zingaretti, con il sostegno del Partito Democratico, ha avviato in merito un iter di giudizio amministrativo per ricorrere al TAR; vedremo che cosa e quali saranno le decisioni finali in questo senso, ma è del tutto evidente, deve essere del tutto evidente, che quelle che sono le divisioni della maggioranza vedono pienamente responsabili anche tutti coloro che, all'interno della maggioranza stessa, hanno gridato contro tali decisioni e ora, invece, attraverso le loro deliberazioni umiliano, in qualche modo, la nostra volontà, il nostro tentativo, di modificare e migliorare la situazione, non tanto per noi stessi, perché, ovviamente, non è questo il problema, ma per la vita dei cittadini.
D'altra parte, il Governo si è presentato con il Presidente del Consiglio, nella giornata di ieri, a fare delle dichiarazioni solenni a proposito del prosieguo della legislatura, del programma di Governo e anche della forma attraverso il quale attuarlo e dando, poi, la notizia che si va celermente alla chiusura dei cantieri sulla Salerno-Reggio Calabria. Pochi minuti prima che il Presidente del Consiglio parlasse, invece, nelle Commissioni parlamentari, la maggioranza sostanzialmente toglieva fondi che servirebbero al completamento dell'opera, dimostrando qual è la credibilità all'interno della quale si manifesta la politica del Governo. Non ci meraviglia minimamente, quindi, il fatto che a parole il sindaco di Roma, il presidente della regione Lazio, i deputati romani del PdL tentino di far credere che si battono contro qualcosa che si sta facendo contro i romani quando, in realtà, stanno semplicemente facendo «manfrina» e di quello che accade e accadrà i romani - lo vedranno, purtroppo, e dovranno rendersene conto, così come su tante altre questioni - se ne accorgeranno quando ormai la frittata sarà fatta e, cioè, quando l'ANAS avrà deciso di far pagare il pedaggio sulle nostre strade di raccordo alla capitale.
Queste sono, sostanzialmente, le considerazioni che, per quanto riguarda il complesso degli emendamenti a questo provvedimento, intendevamo fare. Sono intervenuti molti colleghi nel corso della discussione sulle linee generali, altri ne interverranno; sicuramente, vi sarà la possibilità, anche in dichiarazioni di voto, di poterci esprimere meglio su ciascuna delle proposte di modifica che abbiamo avanzato anche grazie al lavoro dei membri del Partito Democratico della Commissione trasporti, ma anche delle altre opposizioni. Proposte di modifica ad un testo che - ripetiamo - ha avuto un andamento abbastanza schizoide, che ci arriva, nelle misure e nel modo che ho detto, dal Senato e che non è minimamente in grado di risolvere tanti problemi. Non parliamo poi di quello della Tirrenia; molti colleghi sono intervenuti su questo, l'onorevole Calvisi in particolare, ma anche l'onorevole Lovelli, e parleranno l'onorevole Meta e l'onorevole Velo. Insomma, c'è tutta una serie di considerazioni che ci porta non solo, ovviamente, a ritenere indigeribile e, in qualche modo, assolutamente negativo questo provvedimento, ma che ci vedono impegnati a cercare perlomeno di ridurre il danno della portata di queste norme.
Mi avvio alla conclusione, signor Presidente, ribadendo una considerazione che svolgevo all'inizio del mio intervento. In sostanza, mi riferivo al fatto che quando si affronta l'esame dei decreti-legge questi, in un certo senso, già dovrebbero avere, sin dall'inizio, alcuni requisiti che rispettano il nostro dettato costituzionale, come i presupposti di necessità e di urgenza. Inoltre, dovrebbero rispondere al requisito dell'omogeneità di materia. Insomma, vi sono tanti aspetti che vengono palesemente violati Pag. 18ovviamente non solo da questo decreto-legge, signor Presidente, ma anche dalla stragrande maggioranza dei decreti-legge che vengono presentati. Pertanto, quando si comincia a violare la Costituzione poi si può arrivare, in un certo senso e quasi di conserva, a violare anche le disposizioni regolamentari e, ovviamente, questa circostanza può apparire di minore impatto dal punto di vista politico.
Però, il Regolamento è importante, sia dal punto di vista della vita democratica, sia per la garanzia che esso rappresenta all'interno della Camera dei deputati. Infatti, oggi vi potrebbe essere una maggioranza e domani ve ne potrebbe essere un'altra. Dunque, il Regolamento è lo strumento che dovrebbe garantire a tutti i parlamentari, nell'ambito delle funzioni che svolgono, gli stessi diritti. Soprattutto, esso dovrebbe consentire di avere la certezza di operare in un contesto di rispetto dei diritti reciproci, sapendo che oggi vi è una data situazione mentre domani ve ne potrebbe essere una contraria o anche una diversa - e ce lo auguriamo - collocazione tra maggioranza e opposizione.
Tendo a ribadire tale questione, signor Presidente, ovviamente non investendo del problema la sua persona, ma rivolgendomi alla funzione che lei esercita. Pertanto, in questa occasione rivolgo un appello direttamente al Presidente della Camera, invitandolo ad operare un'estrema vigilanza e ad essere molto attento.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 11,05)

ROBERTO GIACHETTI. Sono contento che il Presidente della Camera sia arrivato in Aula perché - è una sensazione - in queste ore in cui, forse, si assiste ad un po' di smarrimento politico all'interno della maggioranza non si verifichi anche uno smarrimento dal punto di vista della garanzia dei diritti che ciascun deputato ha in quest'Aula, ovviamente prescindendo dal fatto che questi siano della maggioranza o dell'opposizione.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, in relazione a quanto è stato richiesto da numerosi deputati che hanno preso la parola nel corso della seduta il tenore dei cui interventi è noto alla Presidenza, non soltanto perché è stato puntualmente riferito dai vicepresidenti di turno, ma anche in ragione del fatto che ho personalmente seguito alcuni momenti del dibattito, devo innanzitutto ricordare che il Regolamento della nostra Camera prevede una serie di regole specifiche per l'iscrizione a parlare. Esse sono contenute nel Capo VIII del Regolamento - il cui titolo è «Della discussione» -, all'articolo 36. Vi risparmio la noia della lettura.
Dall'articolo 36 si evince chiaramente che per le iscrizioni a parlare in discussione generale, nei casi in cui è stato approvato il calendario dei lavori, la regola è nel senso che le iscrizioni devono intervenire non meno di un'ora prima dell'inizio della discussione. Per le altre discussioni il medesimo articolo 36, comma 1, stabilisce che «i deputati che intendono parlare in una discussione devono iscriversi entro il giorno in cui essa ha inizio». Questo termine si applica, con tutta evidenza, secondo l'univoco disposto regolamentare e la costante prassi interpretativa a qualunque tipo di discussione e, quindi, anche a quella sugli articoli. Che tale fase consista in una discussione lo si evince proprio dalla lettera e dalla sistematica del Regolamento e rimando all'articolo 85, secondo comma, del Regolamento, che infatti la qualifica come discussione.
Pertanto, le iscrizioni a parlare in discussione sul complesso degli emendamenti, nel caso in cui la stessa abbia luogo in più sedute, devono essere effettuato entro il giorno in cui la discussione stessa ha avuto inizio. In questo senso i precedenti sono assolutamente univoci. Ne cito soltanto alcuni: seduta del 5 novembre 2002, riferita all'atto Camera n. 3102, nel corso della quale il Presidente non consentì ad alcuni deputati di intervenire sul complesso degli emendamenti in quanto la loro iscrizione non era pervenuta entro il 30 ottobre, giorno in cui era iniziata la discussione sul complesso degli emendamenti; seduta del 13 marzo 2007 relativa all'atto Camera n. 2201 quando, al termine Pag. 19della seduta, la Presidenza ricordò all'Assemblea i nominativi dei deputati iscritti che sarebbero potuti intervenire nella seduta del giorno successivo, nella quale era prevista la prosecuzione degli interventi sul complesso degli emendamenti; seduta dell'8 maggio 2007 relativa all'atto Camera n. 2534 quando il Presidente espressamente richiamò l'articolo 36, comma 1, del Regolamento e nella seduta precedente il Presidente aveva annunciato che l'indomani si sarebbero svolti i residui interventi; seduta del 24 ottobre 2007, quando il Presidente ricordò che nella seduta precedente erano iniziati gli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 1 e, richiamando espressamente l'articolo 36, comma 1, annunciò che risultavano ulteriori 76 interventi.
Potrei citare altri interventi che, lo ripeto, sono tutti univoci. L'onorevole Giachetti ha affermato che a tale regola sarebbero state fatte in passato numerose deroghe. Al riguardo, devo far presente che in generale, a fronte del tenore letterale ed inequivocabile di una precisa disposizione regolamentare e della costante prassi interpretativa, ogni eventuale deroga alla medesima non potrebbe che avere una portata limitata e aver luogo in presenza di un consenso unanime o quanto meno molto ampio, ciò che evidentemente non sussiste nel caso di specie, posto che il provvedimento non è sottoposto al contingentamento dei tempi, è prossimo alla scadenza e si è in presenza di un atteggiamento volto sostanzialmente a ritardare l'approvazione del provvedimento, atteggiamento legittimo da parte di alcuni gruppi parlamentari.
Pertanto, ad avviso della Presidenza, adottare una diversa determinazione rispetto a quella letteralmente indicata dal Regolamento e costantemente per prassi seguita in passato in queste circostanze significherebbe sostanzialmente vanificare il nostro Regolamento. Pertanto, la Presidenza non può che applicare la disciplina prevista dal Regolamento medesimo e, poiché la discussione sul complesso degli emendamenti è iniziata nella seduta del 28 settembre, non è possibile alla Presidenza accettare oggi ulteriori richieste di intervento.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, la ringrazio anche per l'attenzione che ha voluto dedicare a una parte che, pur essendo procedurale, però ha, a mio avviso, un rilievo. Ovviamente mi permetto di fare alcune osservazioni, non certo perché ritenga che il suo speech non abbia ovviamente delle ragioni e del fondamento, ma per darle degli elementi aggiuntivi alla sua decisione (che è finale e non può essere che quella che ha valore qui dentro).
Innanzitutto, signor Presidente, mi permetto di dirle che l'utilizzo dei precedenti, che fa parte ovviamente di quello che diventa un regolamento di fatto della nostra Camera e che è stato utilizzato da tutti i Presidenti, sicuramente va considerato, e non può che essere considerato come una fase regolamentare propria, ma la invito - proprio perché ho molta fiducia in lei personalmente e ovviamente come Presidente della Camera - a considerare quando la realizzazione di un precedente come fatto regolamentare rischi di andare in contrasto addirittura con quelli che dovrebbero essere i dettami regolamentari.
Il precedente che consente di ripetere qualcosa che è accaduto non necessariamente, signor Presidente, deve diventare la regola attuativa per il futuro, perché - vivaddio - anche un'istituzione può rendersi conto che aver operato in un determinato modo in deroga al Regolamento - perché dobbiamo ricordarci che il precedente è in deroga al Regolamento - potrebbe non essere opportuno o dovuto in futuro.
Magari c'è da auspicare che ogni tanto precedenti inguardabili, che sono stati fatti in questa Camera negli ultimi vent'anni siano Pag. 20archiviati e non utilizzati da chi presiede di volta in volta per fare peggio di quello che è stato fatto nella volta precedente. Questa è una mia considerazione personale che rimetto a lei.
Nella fattispecie però, signor Presidente, anche nell'ambito dei precedenti, sarebbe utile che a lei fossero forniti quelli che riguardano anche atteggiamenti che, pur partendo dallo stesso dato di fatto, hanno portato i Presidenti di turno ad operare in modo diverso. Infatti, è del tutto evidente che è formale e generale la deroga al Regolamento, ma il modo in cui poi, fatta la deroga, ci si comporta ovviamente di volta in volta cambia, e magari potrebbe essere anche affidato all'apprezzamento del Presidente di turno trovare una soluzione che, pur derogando al Regolamento, non comprima completamente i diritti dall'altra parte.
Nella fattispecie, le faccio presente, signor Presidente, che nella seduta del 13 luglio 2010 - cioè non vent'anni fa, ma due mesi fa - il collega Montagnoli della Lega non si era iscritto, non già casualmente bensì in ragione di quello che è previsto dall'articolo 36 del Regolamento (ossia che per la discussione generale ci si iscrive almeno un'ora prima e non ci si può iscrivere dopo): si era dimenticato. Il Presidente di turno - ed io, infatti, l'ho sottolineato - senza neanche consultare gli altri gruppi (mentre normalmente si procede a questa deroga con il buon gusto di un consulto tra i gruppi per bon ton), senza consultare nessuno ha deciso, assumendosi la responsabilità di prendere una decisione su una motivazione che in quel momento era propria e non regolamentare, che, siccome non era intervenuto nessuno della Lega, ancorché essendo una discussione generale ciò non comportasse da un punto di vista pratico nessuna violazione, potesse parlare e d'ufficio è stato iscritto ed ha potuto parlare.
Io posso pure dirle, signor Presidente, che essendo una discussione generale trovo che tutto sommato non sia successo niente di grave, ma è stata fatta chiaramente una deroga ed una violazione al Regolamento con una decisione propria del Presidente che ha a che fare non con la prassi ma con quello che si deve gestire lì per lì.
C'è di più. L'attuale Ministro Meloni - ho finito, signor Presidente -, era vicepresidente della Camera nella scorsa legislatura, allorché nella seduta del 18 settembre 2007, in due occasioni - guardi come si trovano i sotterfugi per far diventare regolamentare quello che non è -, durante una discussione (testualmente le dico, signor Presidente) viene chiesta la parola da due deputati e la Presidente dice: «Hanno chiesto di intervenire al termine del dibattito, a titolo personale, gli onorevoli Del Bue e Mellano. Daremo loro la parola per brevissimi interventi, dato l'oggetto della discussione». L'onorevole Del Bue si lamenta osservando che non era intervenuto nessuno del suo gruppo e la Presidente dice testualmente: Lei non poteva iscriversi perché non si è iscritto per tempo però, visto che siamo in questa condizione, anziché un quarto d'ora la faccio parlare cinque minuti.
Signor Presidente, ho finito, stiamo parlando di cose che non hanno neanche avuto la possibilità e la dignità di avere uno sviluppo nel dibattito dell'Aula, tant'è che molti colleghi non sanno di cosa stiamo parlando perché è stato un lavoro di discussione tra gli uffici. Concludo semplicemente dicendole che, quando si procede attraverso deroghe, bisogna avere anche non voglio dire l'intelligenza ma la responsabilità di gestire le situazioni e non dare l'idea che si opera soltanto in ragione ed in funzione di una parte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, la ringrazio per la chiarezza del suo intervento e anche per la correttezza del medesimo, non avevo del resto dubbio alcuno. Lei ha ricordato alcuni precedenti che confermano quanto ho avuto modo di dirle in precedenza, vale a dire che è certamente dovere del Presidente tener conto del Regolamento e della prassi, ma - come lei ricordava - il Presidente può e in alcuni casi deve assumersi la responsabilità di derogare. Pag. 21
Di derogare - mi permetto però di aggiungere - «apprezzate le circostanze», come si usa dire tra coloro che conoscono il diritto, e le circostanze che lei richiamava sono del tutto diverse rispetto a quelle in cui attualmente ci troviamo. Infatti, non si tratta per la Presidenza di accogliere la richiesta di un singolo parlamentare che in modo colpevole non si era iscritto per tempo e voleva comunicare soltanto la sua opinione attraverso brevi interventi. Come ho avuto modo di dire prima nel mio ragionamento, le circostanze in cui ci troviamo sono tali che il provvedimento non solo non è sottoposto a contingentamento, ma è prossimo alla scadenza. Non credo di dire cosa politicamente inopportuna, se ricordo al suo gruppo che legittimamente, da parte del suo gruppo, è in atto un tentativo di portare alla decadenza del provvedimento medesimo.
Quindi, apprezzate le circostanze e cosciente di quel che lei ha detto, vale a dire che in passato i Presidenti si sono assunti responsabilità diverse rispetto alla prassi, non penso di poter accogliere la sua richiesta e pertanto rimane stabilito quanto detto in precedenza.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, giustamente lei ha ricordato al collega Giachetti che contano effettivamente le circostanze.
Io le faccio presente che da parte nostra abbiamo osservato il fatto che, diversamente da un disegno di legge, il comportamento dei colleghi del gruppo del Partito Democratico attorno alla discussione sugli emendamenti e alla facoltà di illustrarli in base anche all'articolo 86 del Regolamento è stata adottata nelle condizioni e nella circostanza particolare del decreto-legge, non in presenza di una dichiarata opposizione ostruzionistica, ma del fatto che stiamo esaminando un disegno di legge di conversione.
Infatti, come lei sa, signor Presidente, in tale circostanza il complesso degli emendamenti può riguardare solamente l'articolo unico o comunque l'unica discussione che si svolge. Diversamente, per quanto attiene i disegni di legge non di conversione il complesso degli emendamenti è una fase della discussione che può riguardare ciascun articolo. Quindi, la circostanza è questa: non il dato ostruzionistico, ma la necessità di rendere chiaro da parte dei colleghi il fatto che su alcuni emendamenti, che riguardano in particolare il pedaggiamento autostradale e la questione delle modalità con cui si sta affrontando la cosiddetta liberalizzazione e privatizzazione o salvataggio di Tirrenia e società collegate, lo si fa attraverso un decreto-legge e, quindi, è del tutto evidente che occorre lo spazio necessario per i colleghi per poter intervenire e cercare sostanzialmente di colloquiare, di discutere e di confrontarsi in Aula anche con i colleghi della maggioranza i quali hanno sostenuto, nel percorso di discussione in Commissione, che evidentemente occorreva fare in modo che il decreto-legge passasse senza alcuna modifica.
Le modifiche introdotte al Senato hanno apportato delle novità sostanziali al testo iniziale: si pensi alla questione del pedaggiamento di tutte le strade in capo ad ANAS contenute nell'elenco fatto dal decreto-legge che le aveva istituite. Quindi, signor Presidente la circostanza è che dieci colleghi che si erano iscritti questa mattina per discutere sul complesso degli emendamenti non potranno farlo. Credo che questa circostanza poteva essere presa in considerazione dalla Presidenza per garantire, magari anche concordando con i gruppi di riferimento che la discussione poteva concludersi entro un certo orario e si poteva dare ai colleghi la possibilità di esprimersi riguardo a questo dato.
Infatti, se non lo faranno nella fase del complesso degli emendamenti, lo dovranno fare nella fase della discussione sui singoli emendamenti, allungando il tempo di una discussione che invece, per quanto ci riguarda, doveva poi procedere con una normale modalità e tempistica che attiene alla discussione su un numero limitatissimo di emendamenti. Infatti, voglio far Pag. 22presente, signor Presidente, che su questo decreto-legge non è stata presentata una miriade di emendamenti: il Partito Democratico ne ha presentato pochissimi e vi sono comunque solo tre proposte emendative sulle quali fondamentalmente poniamo l'accento.
Quindi, signor Presidente, credo che da questo punto di vista non ci sia tanto e solo una questione regolamentare, ma una questione che richiede un'intesa anche da parte dei gruppi di maggioranza attorno a tale questione e alle modalità con le quali si vorranno continuare poi in discussione i successivi punti all'ordine del giorno.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 11,20)

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. So benissimo che alle 12 c'è la Conferenza dei presidenti di gruppo. Tutti sappiamo che stiamo parlando adesso del decreto-legge che interviene sulla privatizzazione di Tirrenia e sulle questioni del pedaggiamento ANAS che vanno dal GRA romano anche ad altri raccordi autostradali o ad altre superstrade che verranno pedaggiate, dalla Sicilia alla Lombardia al Veneto. Si tratta di un provvedimento, quindi, che riguarda tutta l'Italia e concerne un aggravio per le tasche dei cittadini e soprattutto, vorrei dire signor Presidente, dei pendolari, i quali già si trovano nelle condizioni di dover sopportare una situazione in cui le Ferrovie dello Stato, ma anche quelle locali e regionali, saranno costrette ad aumentare le tariffe in relazione anche ai deliberata della manovra di luglio che ha tagliato alle regioni e agli enti locali i fondi per sostenere il trasporto su ferro. Quindi, altro che cura del ferro!
Ho visto peraltro, signor Presidente, che la questione della priorità delle rete ferroviaria e del pendolarismo per quanto riguarda il sistema ferroviario non era contenuta nei cinque punti della relazione del Presidente del Consiglio di ieri e nel rilancio - chiamiamolo così - della compagine di Governo, i cui contenuti sono stati illustrati e votati dalla maggioranza con la fiducia. Però i pendolari si vedranno costretti a scegliere tra questa alternativa: usufruire di un pessimo servizio delle ferrovie con degli aumenti, persino con il raddoppio dei costi degli abbonamenti, oppure andare su strada, utilizzando forzosamente la propria auto e dovendo pagare il pedaggio.
Mi pare che tutto ciò serva per affermare che occorreva, e occorre ancora, una buona disponibilità da parte della maggioranza a discutere tale questione e anche a fare in modo che su altre questioni all'ordine del giorno di questa settimana e della prossima si possa trovare un accordo comune sul modo in cui procedere nella discussione da parte di questa Assemblea.
Signor Presidente, come ho detto in precedenza, non mi pare che qui si sia aperta una diatriba di carattere regolamentare relativamente al fatto che non ci sono i tempi necessari per fare un ostruzionismo, che non c'è. Quindi vorrei che fosse chiaro - anche in relazione allo speech del Presidente in risposta alla nostra richiesta di dare modo a dieci deputati di intervenire per illustrare la propria posizione sugli emendamenti riferiti a questo decreto-legge - che quella posizione non è ostruzionistica, come si è visto nel corso della discussione in Commissione e della discussione di merito svolta nei due giorni in cui ci siamo occupati dell'argomento in Aula.
A questo punto credo di essere l'ultimo del mio gruppo ad intervenire, ma sia chiaro che ritengo che forse i colleghi di maggioranza che sono iscritti a parlare, i quali hanno detto che occorre sfruttare tutti i tempi necessari per varare subito questo disegno di legge di conversione, possano anche rinunciarvi. Non vorrei, infatti, che i nostri dieci deputati non possano parlare, ma che adesso ci dobbiamo sorbire tre deputati che si sono iscritti a parlare sul complesso degli emendamenti, uno della Lega e due del PdL, eccetera, per illustrare non già gli emendamenti ma il testo di un decreto-legge che ritengono inemendabile. Questo è politicamente un assurdo, un controsenso!
Questi tre colleghi evitino di intervenire sul complesso degli emendamenti, perché Pag. 23non devono illustrare alcun emendamento, salvo che abbiano ripensato al fatto che invece ci sono emendamenti su cui si può convergere, e allora li ascolto molto volentieri; però, di conseguenza, occorrerebbe che quando passiamo al voto sugli emendamenti indicassero a quest'Aula quali sono i punti che possono cambiare per poter inviare al Senato questo decreto-legge. Se lo trasmettiamo oggi sicuramente, dal momento che scade martedì 5, può essere convertito dal Senato con un voto rapido e veloce, come sempre è stato fatto in altri momenti, in modo tale che noi adesso lo modifichiamo, nelle parti in cui è possibile, e lo inviamo al Senato il quale lo varerà certamente entro martedì.
Diversamente, se questa non è l'opinione dei colleghi, evitino di prenderci in giro per portarci via un'altra mezz'ora per consentire ai colleghi di arrivare in Aula a votare, perché non è così che si fa. Qui, infatti, non c'è un atteggiamento strumentale dell'opposizione, del gruppo del Partito Democratico, e sarebbe invece del tutto strumentale la posizione della maggioranza e del Popolo della Libertà che pretendesse di far parlare dei colleghi iscritti sul complesso degli emendamenti quando si sostiene che questo provvedimento è inemendabile. Allora, signor Presidente, si sia conseguenti dal punto di vista delle posizioni che si assumono.
Ringrazio, peraltro, il sottosegretario Giachino perché ha sempre tenuto un atteggiamento di dialogo, sia in Commissione, da quanto mi riferiscono i colleghi, sia in Assemblea, perché è già intervenuto alla fine della discussione sulle linee generali.
Signor Presidente, noi abbiamo una proposta precisa: proponiamo che venga soppresso il comma 4 dell'articolo 1, che riguarda le questioni del pedaggiamento e chiediamo anche di modificare un atteggiamento che rischierebbe di compromettere il futuro della privatizzazione di Tirrenia, anche con riferimento a una serie di società regionali e per venire incontro alle indicazioni dell'Unione europea senza andare incontro ad ulteriori infrazioni.

Signor Presidente, quindi sono esplicito nel dire che - essendo questo l'ultimo intervento del mio gruppo, perché non si dà adito alla possibilità che intervengano altri dieci colleghi - evitiamo che intervengano altri colleghi, procediamo nel merito a discutere il decreto-legge e vediamo che cosa ne esce. Se il testo è emendabile e si può correggere, se si può migliorare, noi siamo qui, eravamo qui, lo abbiamo fatto in Commissione, nel corso degli interventi sul complesso delle proposte emendative e continueremo a farlo anche negli interventi e nel voto sugli emendamenti a seguire.

PRESIDENTE. Lei comprenderà, onorevole Quartiani, che la Presidenza non può che prendere atto che ci sono ancora tre iscritti. Le decisioni sugli interventi sono di natura politica e spettano ai gruppi.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,30).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3725)

PRESIDENTE. Prendo atto che gli onorevoli Garofalo, Desiderati e Baldelli rinunziano ad intervenire.
Nessun altro chiedendo di parlare, invito i relatori ad esprimere il parere delle Commissioni.

MARCELLO DE ANGELIS, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, è molto semplice: il parere è contrario su Pag. 24tutti gli emendamenti per ragioni di tempistica, ossia per la scadenza di questo decreto-legge, come già affermato da entrambi i relatori e in Commissione.
Mi sembra che, comunque, la discussione, al contrario di quanto si prevedeva, sia stata molto ampia e, di conseguenza, per quanto ci riguarda, possiamo passare direttamente al voto.

PRESIDENTE. Il Governo?

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore. In risposta all'onorevole Quartiani, vorrei dire che accoglieremo una serie di ordini del giorno e ciò credo che abbia una certa importanza.

PRESIDENTE. Sta bene.

Sull'ordine dei lavori (ore 11,32).

IDA D'IPPOLITO VITALE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo in questa sede, per denunciare con preoccupazione ed urgenza una questione che, nella sostanza, riguarda tutto il nostro Paese, perché tocca i temi della legalità e della lotta contro le mafie, che sono al centro del dibattito politico di questi mesi.
Nelle ultime elezioni amministrative del mio comune, Lamezia Terme, sono stata eletta consigliere comunale. Oggi, dopo una campagna elettorale, in cui la 'ndrangheta ha avuto un ruolo manifestatosi con atti di sistematica intimidazione anche alla sottoscritta, nel mio comune, sollevano dubbi sulla mia eleggibilità, in quanto componente della Commissione antimafia.
Ho assistito stupefatta - a distanza di molti mesi dalla conclusione delle elezioni, esaurite ormai, come da regolamento, le procedure di convalida degli eletti - prima, al consolidarsi dell'idea poi, all'attivazione di una vera e propria procedura, sicuramente illegale, diretta a sostenere questa ineleggibilità o incompatibilità, per ottenere la mia decadenza e l'allontanamento dal consiglio comunale. Ciò - non ho timore a dirlo - gioverebbe soltanto a chi l'antimafia non la vuole, a quei poteri oscuri che tentano di controllare senza ostacoli aree del Paese e, in particolare, del Meridione.
L'eccezione era stata sollevata dal presidente dell'associazione «Cittadino senza voce», con una formale richiesta, ma senza legittimazione giuridica.
La locale amministrazione dopo avere investito i propri uffici legali della questione, convoca il consiglio comunale per il prossimo 5 ottobre, ponendo all'ordine del giorno l'eccezione sollevata in spregio di leggi e regolamenti. La vicenda è ancora più schiacciante, se si considera che nessuno, al momento della mia candidatura a sindaco, aveva sollevato dubbi di incandidabilità o ineleggibilità.
Evidentemente, quei poteri oscuri erano già certi di poter contribuire significativamente al mio insuccesso elettorale. Oggi che sono consigliere comunale di opposizione è lecito chiedersi perché e chi voglia allontanarmi dal comune di Lamezia Terme in quanto componente della Commissione antimafia. Forse chi nel lontano 2002, quando ero segretario provinciale di Forza Italia, non ha esitato ad intimidirmi, costringendomi a vivere blindata per sette anni, o chi ha attivamente interferito nell'ultima campagna elettorale, turbandone il pacifico svolgimento, o chi ha motivo di temere la mia presenza in consiglio comunale, proprio perché garante di un controllo istituzionale rigoroso sulle importanti decisioni che dovranno essere assunte in ambiti delicati, dall'edilizia alla sicurezza, allo sviluppo, tutte ghiotte occasioni di grosso business?
Di fronte a questa evidenza, la politica che non si ribella non può che definirsi complice. La reazione di un'istituzione dovrebbe essere scontata, invece oggi, in spregio a leggi chiare e applicate dovunque - penso al collega antimafia Tassone, Pag. 25consigliere comunale di Catanzaro, alla collega Napoli, che da vicepresidente della Commissione antimafia ha ricoperto tale incarico nel suo comune, nell'apparente indifferenza del sindaco, che sceglie il comodo riparo del suo Presidente del Consiglio competente a convocare l'assemblea, e di un silenzio che politicamente appare omertoso -, si convoca il consiglio comunale per discutere la mia presunta ineleggibilità, riconoscendo così legittimazione ad una richiesta che rimane irricevibile politicamente e giuridicamente.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,35)

IDA D'IPPOLITO VITALE. È la prima volta che si assiste ad una decisione tanto grave. In nessun altro luogo è mai accaduto un fatto analogo. Sicché mi chiedo se Lamezia Terme non sia diventata una vera e propria zona franca rispetto alle leggi del nostro Paese. Dobbiamo pensare che quella città appartenga oggi alla criminalità organizzata e che sia definitivamente sottratta al controllo dello Stato? È una città sicuramente abituata ai proclami, alle bandiere e alle marce antimafia, ma abbastanza lontana da Roma nell'ordinaria gestione da rimanere nell'ombra? Cosa dobbiamo pensare io e i cittadini di Lamezia Terme? Dobbiamo arrivare a sospettare che anche chi governa la città non vuole avere tra i piedi qualcuno che la mafia la combatte da Roma e da Lamezia stessa?
In un momento storico e politico del nostro Paese nel quale si parla con forza e giustamente di legalità e di nuova questione morale, un episodio come questo deve fare riflettere ciascuno di noi e, in particolar modo, quelle forze politiche, alcune delle quali al Governo del mio comune, che non perdono occasione per proclamare come la svolta vera per l'Italia debba essere quella di liberarsi dalle infiltrazioni della criminalità organizzata nelle istituzioni. Perciò credo che tutti i partiti e il nostro Governo debbano vigilare con attenzione su quanto sta accadendo a Lamezia Terme in questi giorni e con ogni probabilità sarà anche opportuno rileggere con puntualità quanto accaduto nel corso delle ultime elezioni amministrative.
Nei giorni scorsi ho aderito con convinzione all'iniziativa «no alla mafia» di Reggio Calabria. Ho guardato con speranza, ma anche con un pizzico di disincanto, l'imponente corteo di cittadini onesti che ha sfilato sabato per le strade della città. Uno striscione particolarmente amaro recitava: la mafia è viva e sfila insieme a noi, a testimoniare la consapevolezza che la 'ndrangheta cerca di infiltrarsi nelle istituzioni come nei cortei, ricorrendo proprio ai sorridenti volti di chi quelle istituzioni governa.
È una borghesia mafiosa, che in Calabria, purtroppo, esiste (mi auguro non troppo numerosa). Per questo, richiamo con forza l'attenzione dei partiti su una vicenda oggettivamente assai grave, anche se lontana da Roma. È questione di legalità, di democrazia, di diritti, di rispetto della Costituzione, che va al di là del dato personale e locale e interroga le coscienze dei singoli e la morale dei partiti, il cui silenzio sul punto rappresenterebbe un fatto assai grave, soprattutto per quelle forze politiche che fanno della legalità la loro bandiera politica e ben sanno che la credibilità delle proprie battaglie si misura sulla capacità di combatterle ogni volta che si rende necessario, e non quando giova solo al proprio utile politico.
Mi auguro che l'assordante silenzio di questi ultimi mesi lasci il passo alla responsabilità e al coraggio...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

IDA D'IPPOLITO VITALE. ...in primis a quello di Sinistra-Ecologia-Libertà, al suo portavoce presidente Nichi Vendola, che si candida a guidare il Paese come campione di un sud migliore, ma che è rappresentato a Lamezia proprio dal sindaco della città.
Signor Presidente, colleghi, se la politica continua a nascondersi, a non prendere posizione, perché quelle famiglie fanno paura o peggio comodo, di episodi Pag. 26come quello di Lamezia ve ne saranno sempre di più. La politica ha il dovere di illuminare quel cono d'ombra maleodorante.Vedere negato il diritto della comunità ad essere rappresentata in consiglio comunale, perché chi la rappresenta combatte la mafia, significa vivere una condizione agghiacciante, un apartheid nei confronti degli onesti che non dovrebbe avere cittadinanza nel nostro Paese, se vogliamo continuare a credere nella democrazia e nel diritto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole D'Ippolito Vitale, non l'ho interrotta e le ho dato un tempo quasi doppio rispetto a quello consentito perché lei ha posto un problema davvero grave, ma è del tutto evidente che non vi possano essere incompatibilità o ineleggibilità rispetto alla carica di deputato e di ogni altra carica pubblica che non siano quelle espressamente previste dalla legge.
Non ho alcun bisogno di sottolineare che la carica di componente della Commissione antimafia non comporta di per sé alcuna incompatibilità (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Questo dal punto di vista giuridico, mentre, dal punto di vista politico, la mia comprensione è stata determinata dal fatto che l'ho lasciata esprimere a lungo. Non mi chieda, però, adesso di nuovo la parola.

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, leggo sulle agenzie di pochi minuti fa che nell'Aula del Senato il senatore del PdL Giuseppe Ciarrapico, che amò autodefinirsi nella precedente campagna elettorale «orgogliosamente fascista», ha dichiarato: «Fini e i finiani torneranno nell'ombra. Andremo a votare e vedremo quanti voti prenderà il transfuga Fini». Fin qui, è il suo giudizio politico. Conclude, poi, il suo intervento dicendo: «I finiani hanno già ordinato le kippah», cioè il tradizionale copricapo della religione ebraica. Era qualche decina d'anni, senatore Ciarrapico fascista orgoglioso, forse da circa settant'anni, che nelle Aule del Parlamento non sentivamo risuonare l'idea che il copricapo degli ebrei potesse essere definito un disvalore; che, cioè, all'interno di una discussione tutta politica interna al centrodestra qualcuno potesse accusare qualcun altro di tradimento perché, forse, è sceso a patti con qualche ebreo, perché, forse, vi è un'influenza della lobby ebraica (Applausi - Commenti della deputata Castellani), perché, forse - glielo dico con il suo linguaggio, senatore fascista orgoglioso Ciarrapico - dietro c'è un complotto demo-pluto-giudaico. Che vergogna, senatore Ciarrapico, che in questo Parlamento della Repubblica, che ha festeggiato da poco il settantennale delle leggi razziali, qualcuno usi ancora queste parole. Si vergogni lei, fascista e antisemita (Applausi)!

PRESIDENTE. Onorevole Fiano, l'applauso dell'Assemblea ha sottolineato il consenso nei confronti delle sue parole.
Devo peraltro ricordare anche a lei, come ho avuto modo di fare in altre circostanze, che anche se il merito della questione è molto serio e decisamente dà ragione alle sue parole, interventi nei confronti di esponenti dell'altro ramo del Parlamento, come lei sa, non sono ammessi. Quindi le ho dato la parola ma voglio sottolineare che ci dovrà essere un'occasione per potere, in qualche modo, rimediare a ciò.

FIAMMA NIRENSTEIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FIAMMA NIRENSTEIN. Signor Presidente, capisco la sua osservazione a carattere istituzionale tuttavia, da parte mia, non può esserci il silenzio in un'occasione di questo genere, lei mi capisce bene. Io credo che parole di questo genere siano intollerabili anche per noi del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Credo che da parte nostra ci sia, in questo caso, un atteggiamento Pag. 27che tende a contrapporsi con tutte le proprie forze a qualsiasi sintomo di antisemitismo. Oltretutto, l'antisemitismo, come tutti sanno, è in questo periodo in grande crescita in Europa e nel mondo, minaccia tutti gli ebrei e minaccia Israele. È intollerabile che nel nostro Parlamento si possa presentare un atteggiamento di questo genere. Quindi deve essere chiaro a tutti che si tratta di un puro atteggiamento di civiltà e di cultura. Da parte dell'onorevole Fiano, in questo caso, credo sia stata assunta semplicemente una posizione di questo genere ed io intendo riprenderla ed appoggiarla (Applausi).

LUCA GIORGIO BARBARESCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA GIORGIO BARBARESCHI. Signor Presidente, sono assolutamente d'accordo con Fiamma e con il suo intervento. È scandaloso quello che sta accadendo, visto che è stata appena celebrata una giornata importante per Israele e per la cultura ebraica. Ascoltare di nuovo parole di tale imbecillità è un'offesa per l'intelligenza del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

CARLA CASTELLANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLA CASTELLANI. Signor Presidente, non entro nel merito perché al riguardo non posso che concordare sul fatto che si tratti di parole effettivamente impronunciabili ma vorrei parlare del metodo. Signor Presidente, in altre occasioni lei ha bloccato parlamentari di questa maggioranza ma anche dell'opposizione perché si stava parlando di soggetti che non erano presenti in Aula. Lei, signor Presidente, glielo dico con tutto il rispetto, deve essere più coerente e più imparziale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Castellani, mi assumo la responsabilità di essere stata coerente nel merito del contenuto dell'intervento dell'onorevole Fiano e dell'onorevole Ciarrapico (Applausi).

GIANCARLO LEHNER. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, mi associo anche io a questa protesta davanti ad affermazioni infami. Voglio dire tuttavia - e forse ciò serve al nostro Paese - che è ora di attuare e concretare lo spirito dell'etica e della responsabilità. Chiunque faccia affermazioni del genere deve pagare, essere espulso, cacciato e non può passare soltanto come una nostra stigmatizzazione. È l'etica della responsabilità: chi è antisemita si assuma le proprie responsabilità e vada a fare il parlamentare in un'altra nazione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

FERDINANDO ADORNATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, le Aule sono due ma la Repubblica è una sola. Siamo tutti parlamentari di una Repubblica e come tali siamo accomunati quindi non vedo la sua scorrettezza. Siamo parlamentari di una Repubblica che nasce con valori che contraddicono alla radice ogni forma di razzismo e di antisemitismo.
Siamo un Paese partecipe di una solidarietà internazionale e in questa sede io voglio ribadire l'amicizia del gruppo dell'Unione di Centro allo Stato di Israele e a tutte le comunità ebraiche del mondo.
Abbiamo anche una tradizione spirituale e religiosa del nostro Paese. Un Papa ebbe modo di dire che gli ebrei sono nostri fratelli maggiori e credo quindi siano giustificati tutti gli interventi, a cui lei ha dato luogo, Pag. 28perché esprimono l'idea a nome del Parlamento della Repubblica, non solo della Camera dei deputati, e a nome della Costituzione italiana la nostra più ferma contrarietà al ritorno in qualsiasi forma di ideologie che possano avvicinarsi all'antisemitismo e al razzismo.
Ribadiamo pertanto la nostra vicinanza a tutti i popoli liberi e democratici e soprattutto alla comunità ebraica mondiale (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

SILVANO MOFFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, intervengo molto brevemente. A nome del gruppo di Futuro e Libertà, non intendo assolutamente rispondere alle volgarità e agli insulti del senatore Ciarrapico.
Intendo invece chiedere, formalmente, al Presidente del Consiglio di prendere le distanze da un senatore della Repubblica che interpreta in maniera così volgare una questione delicata, che mi trova assolutamente solidale con quei colleghi che oggi sono intervenuti per condannarne il comportamento (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia e Partito Democratico).

GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, intervengo solo per esprimere la completa solidarietà ed accordo con le parole pronunciate, tra gli altri, dall'onorevole Fiano e dall'onorevole Nirenstein, su questo caso molto grave avvenuto nel Senato della Repubblica.

FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Onorevole Colombo la prego di aiutare la Presidente.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, la aiuterò, perché su quello che è stato detto dall'onorevole Fiano, dall'onorevole Nirenstein e da altri colleghi, tranne l'infelice intervento contro di lei che per fortuna ha occupato soltanto un secondo, non posso che essere appassionatamente d'accordo, come lei sa.
Vorrei registrare con i colleghi e con lei l'allarme che suscita la questione, perché queste cose si dicono quando si sente che si possono dire. Ma volevo allargare, purtroppo, la finestra su avvenimenti che accadono in un'Italia, che dovrebbe essere l'Italia nata dalla Resistenza.
Onorevole Presidente, in questo momento un ragazzo, a Milano, è in camera operatoria, perché tentano di rimettergli a posto la faccia. La faccia gli è stata spaccata ieri durante una manifestazione di fronte all'Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d'Italia, perché il ragazzo, insieme ad altri studenti milanesi, protestava contro l'idea di organizzare pattuglie militari nella città di Milano e nelle scuole di Milano, con la benevola adesione del religiosissimo sindaco Moratti.
Vorrei allora fare osservare che è accaduto questo: a un ragazzo, Leon Blanchard, è stata spaccata la faccia, tenuto fermo da personaggi delle forze dell'ordine, che avevano evidentemente ricevuto l'ordine di farlo, perché queste cose non accadono a caso e perché il ragazzo è un noto leader studentesco. Egli non è di sinistra, non c'entra niente la sinistra! Centra l'opposizione all'educazione dei ragazzi alla guerra. Questo è accaduto ieri a Milano! Lo metta insieme con il fatto che abbiamo appena giudicato, e valuti quanti fascismi stanno colando nervosamente sulla nostra Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie per il suo intervento, onorevole Colombo. Mi permetta di ricordare a lei, come naturalmente agli altri colleghi, che l'oggetto dei loro interventi può anche essere oggetto di sindacato ispettivo, da parte di un parlamentare nei confronti del Governo.

PINO PISICCHIO. Chiedo di parlare.

Pag. 29

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Onorevole Presidente, non so se - così come è capitato a me - i miei colleghi hanno avuto ieri occasione, dopo che quest'Aula aveva dato il voto di fiducia al Governo, di ascoltare un fuori onda sul canale LA7 ad una trasmissione televisiva peraltro molto seguita dai telespettatori del Ministro dell'interno, il quale molto candidamente affermava che le elezioni si faranno a marzo e che quindi tutto è predisposto ed allestito per quella scadenza. Al di là del fatto estetico, soltanto qualche ora prima questa Camera aveva votato la fiducia e quindi che io sappia è ancora il Parlamento a dare e revocare la fiducia ai Governi e dunque in assenza di fiducia si può evidentemente parlare di un percorso che può portare a quel risultato, mentre invece ieri la fiducia è stata data e pertanto avevamo questo evento politico importante.
Ma al di là di ciò, vi è un dato che mi inquieta da un punto di vista dei rapporti tra le istituzioni. Che io sappia non vi è stato nel breve lasso di tempo tra il voto di fiducia e la trasmissione televisiva su LA7 un mutamento dell'ordine costituzionale o una riforma costituzionale per cui lo scioglimento del Parlamento diventa faccenda devoluta al Ministro dell'interno: è ancora il Presidente della Repubblica, che io sappia, ad assumere tali decisioni! Onorevole Presidente, ritengo pertanto - e naturalmente mi riservo, così come da lei in precedenza suggerito, di presentare un'interrogazione in questo senso - che il Ministro Maroni debba venire a chiarire qualcosa in quest'Aula.

FILIPPO ASCIERTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, intervengo solo per replicare al collega Colombo che ha detto una cosa che, a mio avviso, è assurda e deve essere rettificata: non è possibile che il collega Colombo dica che le forze dell'ordine prendono ordini per picchiare le persone, si dovrebbe vergognare di queste sue affermazioni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Prima di riprendere l'esame del provvedimento desidero salutare i rappresentanti della Cassa artigiani di Treviso, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Desidero inoltre rivolgere a nome della Presidenza, ma soprattutto dell'Assemblea, gli auguri più sinceri all'onorevole Sbrollini che è diventata madre del piccolo Davide (Applausi).

Si riprende la discussione (ore 11,55).

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3725)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Velo 1.9. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Velo. Ne ha facoltà.

SILVIA VELO. Signor Presidente, questo emendamento si pone l'obiettivo di risolvere una questione concreta, reale e di grande rilevanza ed intende affrontare quindi un problema serio, ossia la garanzia della prosecuzione - fino possibilmente al raggiungimento del buon fine - del processo di privatizzazione delle compagnie regionali Caremar, Saremar e Toremar. Ripercorro molto rapidamente la storia di questa vicenda. Al momento del trasferimento alle regioni da parte dello Stato delle società regionali, queste erano creditrici verso la Tirrenia di un credito di circa 30 milioni di euro complessivi.
Nelle convenzioni stipulate tra Governo e regioni interessate, era stato previsto che il Ministero dell'economia e delle finanze si impegnasse a far sì che in fase di privatizzazione, essendo Tirrenia debitrice, ci fosse da parte dell'acquirente di Tirrenia stessa, l'impegno a soddisfare questi crediti entro sessanta giorni dal trasferimento. Pag. 30Senza questo impegno le convenzioni non sarebbero state portate a buon fine, senza questo impegno le suddette compagnie regionali Saremar, Caremar e Toremar non sarebbero state prese in carico dalle regioni coinvolte, Toscana, Sardegna e Campania.
Alla dichiarazione di stato di insolvenza della Tirrenia, questo risultato è diventato irrealizzabile. Non solo: in sede di audizione in Commissione trasporti, il commissario D'Andrea ha confermato che questi crediti ci sono ma che quell'impegno non viene da lui riconosciuto.
Si è così creato un vulnus di grandi dimensioni all'interno delle società trasferite alle regioni che di fatto rende impossibile qualsiasi procedura di evidenza pubblica. Le questioni che io pongo non sono sollevate solo da me ma sono state formalmente sollevate in sede di Conferenza Stato-regioni dalle regioni interessate che a questo scopo hanno chiesto una apposita modifica al decreto-legge in discussione.
Il nostro emendamento, quello di cui sono prima firmataria, sostenuto dal Partito Democratico, tenta di rimediare a questo vulnus. Questa prima formulazione dell'emendamento prevede che sia la società Fintecna a farsi carico del mantenimento di questo impegno, senza quindi oneri aggiuntivi a carico dello Stato.
Ora, il Governo, esprimendo un parere contrario, si assume una grandissima responsabilità: mette, innanzitutto, a rischio una procedura di privatizzazione che, in un caso in particolare, quello della regione Toscana, è quasi arrivata a compimento (ci sono già le offerte, avanzate da aziende private, che sono state formulate tenendo conto di questo impegno), ponendo così a rischio la valorizzazione di un importante pezzo di patrimonio dello Stato.
Non solo: si mette anche a rischio la continuità di un servizio, quello del collegamento con le isole minori, che è sempre vitale, ma che diventa questione di vita o di morte alla vigilia della stagione invernale, quando i collegamenti sono meno frequenti, quando il numero dei cittadini coinvolti è minore, quando c'è meno risonanza sui mezzi di informazione.
Ora, quello che a me appare grave e su cui invito a riflettere tutta l'Assemblea e anche il Governo è che non solo si respinge questo emendamento, ma durante questa fase di discussione cominciata la settimana scorsa in Commissione e proseguita questa settimana in Aula il Governo non ha nemmeno cercato di dare risposte. Pregherei il sottosegretario Giachino di prestare attenzione...

PRESIDENTE. Sottosegretario Giachino...

SILVIA VELO. In questi giorni di discussione non solo non è stato accolto l'emendamento con la giustificazione che non c'erano i termini per la modifica del decreto-legge, ma non si è data nemmeno risposta alle preoccupazioni rispetto a questo fallimento preannunciato del processo di privatizzazione con i danni conseguenti. Non si è data nessuna risposta concreta, nessuna rassicurazione concreta, se non il solito invito ormai ordinario a ritirare l'emendamento e a presentare un ordine del giorno.
Da parte del Governo in nessuna sede, secondo me, non si è nemmeno capito di cosa stiamo parlando, del rischio che si sta correndo. Questa operazione è stata fatta lasciando le regioni da sole. Le regioni interessate non sono state neanche informate, ad agosto, all'atto della privatizzazione.
Il nostro non è ostruzionismo, ma è un'insistere affinché almeno si risponda, altrimenti risponderete di fronte ai cittadini che, nelle prossime settimane, rischieranno di rimanere isolati nelle isole italiane.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, intervengo a sostegno di questo emendamento e anticipo anche il contenuto di quello che seguirà, dal momento che si tratta dello stesso problema. Pag. 31
In questo caso, mi rivolgo soprattutto ai colleghi della Lega Nord e ai quei deputati che hanno a cuore la tutela delle autonomie locali: stiamo verificando la totale inaffidabilità del Governo nell'ambito dei rapporti Stato-regioni. Vi è un principio costituzionale che richiama la leale collaborazione tra Stato e regioni. Vi è un accordo, una convenzione, siglata tra lo Stato e le regioni, tra il Governo italiano e le regioni, che finalizzava le privatizzazioni di queste società regionali, garantendo l'adempimento di questi debiti che Tirrenia aveva verso le società regionali di trasporto marittimo.
Adesso, con il fallimento e la messa in amministrazione straordinaria di Tirrenia, il dottor D'Andrea ci ha detto, in Commissione, che questi crediti non verranno onorati perché, ovviamente, non vi è sufficiente capienza per garantire alle regioni la solvibilità di queste poste creditorie. Non parliamo di pochi spiccioli, sono oltre 30 milioni di euro, che hanno messo in ginocchio tutte le regioni interessate alle privatizzazioni regionali.
Qualche giorno fa, il 15 settembre, la Sardegna ha deliberato di paralizzare il procedimento di privatizzazione. La regione Lazio (anch'essa di centrodestra, anche se non si tratta tanto di una questione di targa politica, quanto di leale collaborazione e di evitare che il Governo ci faccia la figura del venditore di saponette, piuttosto che di un istituto autorevole come voi vorreste che fosse) ha istituito, con legge, la possibilità di creare la società Laziomar, destinata alla privatizzazione della società di trasporto ex Caremar.
Abbiamo, quindi, la necessità espressa dal grido della Conferenza Stato-regioni, che la settimana scorsa - il 23 di settembre - si è riunita e ha dichiarato irrinunciabili questi crediti, per i quali l'eventuale incuria, da parte dello Stato e del Parlamento, su questo emendamento e su quello che segue, si traduce in un vulnus all'autonomia regionale.
È come se una legge dello Stato, di fatto, andasse a incidere direttamente sui bilanci regionali, perché questa è la condizione in cui si trovano le regioni: avete regalato loro queste società, con la garanzia di vedere soddisfatti questi crediti. Adesso essi non sono più soddisfatti e occorre un'assunzione di responsabilità da parte del Governo, del Parlamento e della maggioranza, per non lasciare le regioni in mezzo al guado. Infatti, se vogliamo parlare di cabotaggio marittimo, se vogliamo che le navi arrivino al porto di destinazione, non possiamo permettere che affondino in mezzo al mare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, l'Unione di Centro sosterrà questo emendamento. I temi di fondo sono quelli già emersi e sono sostanzialmente due: innanzitutto, il fatto che vi sia una vera gara e sia garantito il principio di concorrenza, soprattutto per l'esito della Tirrenia, al fine di garantire poi, in secondo luogo, il rispetto del principio di contiguità per le isole minori e, quindi, le garanzie - anche attraverso contratti di servizio vigilati - del trasporto, sia per i cittadini residenti nelle isole minori, sia anche per la stagione turistica, che è tema non secondario anche ai fini della crescita del Paese di cui non ci si occupa molto.
Resta il fatto che l'assunzione di questa garanzia sui crediti da parte di Fintecna, è un passaggio necessario di questa azione che, peraltro, il provvedimento in generale non persegue. Pertanto, sosterremo in questa logica l'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento in esame e, qualora - cosa che non mi auguro - non venisse approvato, anche quello successivo. Le motivazioni le hanno già illustrate la collega Velo e gli altri parlamentari dell'opposizione che sono intervenuti. Sono preoccupato della Pag. 32disattenzione da parte dei colleghi della maggioranza. Non si tratta di un ragionamento di parte. Lo Stato ha fatto delle promesse alle regioni. Alcune regioni si sono comportate seriamente, avviando le pratiche per garantire il trasporto via mare anche alle isole minori (penso ai parlamentari toscani): ciò riguarda per esempio l'isola d'Elba e le altre isole dell'arcipelago toscano. Se quello che lo Stato ha garantito non viene rispettato, i cittadini di questi territori saranno privati di un servizio degno di un grande paese civile. Pacta sunt servanda: è bene approvare questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sani. Ne ha facoltà.

LUCA SANI. Signor Presidente, anche io intervengo per sottoscrivere questo emendamento, condividendo quanto affermato dall'onorevole Velo. Oggi, se non si danno le giuste garanzie, sono a rischio i servizi di collegamento con le isole minori. In queste ore c'è molta preoccupazione da parte delle popolazioni interessate. Penso anche io all'isola d'Elba, ma anche all'isola del Giglio. Questo avviene in una situazione in cui le regioni (la regione Toscana in particolar modo) hanno fatto la propria parte. Intervengo quindi anche per richiamare su questo aspetto l'attenzione dell'Assemblea e per invitare il Governo ad un ripensamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, poiché condivido le motivazioni che stanno alla base di questo emendamento chiedo di poter aggiungervi anche la mia firma.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Velo 1.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pizzolante, Traversa, Leo, Lo Monte, Lanzillotta, Stucchi, De Angelis, Mondello, Bellotti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 524
Votanti 523
Astenuti 1
Maggioranza 262

Hanno votato237
Hanno votato
no 286).

Prendo atto che il deputato Piffari ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Monai 1.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli D'Ippolito Vitale, Martinelli, Simeoni, Laboccetta, Ciccioli, Giulietti, Gatti, Damiano, Benamati, Nastri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 526
Votanti 525
Astenuti 1
Maggioranza 263
Hanno votato
237
Hanno votato
no 288).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Velo 1.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Velo. Ne ha facoltà.

Pag. 33

SILVIA VELO. Signor Presidente, il contenuto dell'emendamento è esattamente lo stesso di quello precedente, cambia la copertura, nel senso che nell'emendamento precedente indicavamo Fintecna nel soggetto che doveva garantire questo impegno, con l'emendamento in esame indichiamo, invece, il Governo che, di fatto, tra l'altro, è il soggetto che l'impegno l'aveva sottoscritto.
Ribadisco, quindi, le cose dette prima: ci si prende la responsabilità di mandare a gambe all'aria una gara di privatizzazione avviata e quasi completata, ci si prende la responsabilità di mettere in discussione un servizio che non ha alternative per chi risiede nelle isole minori e, cioè, il collegamento marittimo. E lo si fa non solo respingendo una proposta seria di emendamento, ma senza dire una parola, senza dare una giustificazione, senza proporre un'alternativa, senza nemmeno esprimere la volontà comunque di farsi carico di questa questione, nel silenzio più assoluto.
I cittadini che vivono nelle isole - in alcune di queste la maggioranza di centrodestra e la presenza anche della Lega Nord Padania non è irrilevante - dovranno sapere, e faremo in modo che lo sappiano, che il Governo li ha abbandonati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Realacci sottoscrive l'emendamento Velo 1.1.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Velo 1.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Damiano... onorevole Rampi... onorevole Lo Monte... onorevole De Biasi... onorevole Garavini... onorevole Causi... onorevole Scanderebech...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 525
Votanti 524
Astenuti 1
Maggioranza 263
Hanno votato
241
Hanno votato
no 283).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Velo 1.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Velo. Ne ha facoltà.

SILVIA VELO. Signor Presidente, so che l'Aula ha fretta di completare il percorso, ma anche questa è una vicenda seria. Si tratta del destino dei lavoratori della Tirrenia, perché c'è incertezza sul regime di cassa integrazione a cui sono sottoposti. Infatti, non è chiaro se si applica la procedura della cosiddetta legge Marzano oppure no, perché siamo, appunto, in amministrazione controllata, ma non in procedura di liquidazione. L'applicazione della legge Marzano garantirebbe eventualmente ai lavoratori in cassa integrazione un minimo di tutela in più, cioè un tetto massimo di 900 euro che, sebbene sia basso, almeno non sarebbe decurtato negli anni.
Con questo emendamento rendiamo esplicita l'applicazione della legge Marzano. Anche qui si dà per scontato che sia così, ma nessuno l'ha detto ufficialmente; ci sono diverse interpretazioni all'interno degli organismi ministeriali. Anche su questo il Governo tace (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, intervengo solo per aggiungere la firma a questo emendamento a nome del gruppo.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che sottoscrivono l'emendamento anche l'onorevole Sani e l'onorevole Bossa.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Velo 1.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Pag. 34
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Castellani... onorevole Migliori... onorevole Mazzuca... onorevole Graziano... onorevole Fugatti... onorevole Granata...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 525
Maggioranza 263
Hanno votato
243
Hanno votato
no 282).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mereu 1.4 e Monai 1.16, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sposetti, ha votato? La seguiamo a vista, onorevole: è un gesto di attenzione. Onorevoli Migliori, Bellotti, Cesare Marini, Anna Teresa Formisano... l'onorevole Anna Teresa Formisano ha votato... onorevole Lo Presti, intende votare...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 524
Maggioranza 263
Hanno votato
240
Hanno votato
no 284).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Meta 1.13.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Meta. Ne ha facoltà.

MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, il mio intervento sarà rapidissimo perché su questo argomento siamo intervenuti abbondantemente nel corso della discussione sul complesso degli emendamenti.
Si tratta dell'argomento che ha fatto conoscere un po' questo provvedimento, che lo stesso Comitato per la legislazione ha definito molto eterogeneo. Avete messo insieme - e non se ne ravvisava il bisogno - pere e limoni. Voglio, dunque, intervenire brevemente su questa questione relativa all'introduzione dei pedaggi sulla nuova rete stradale di 1.500 chilometri dell'ANAS. Si tratta di tangenziali, raccordi intorno alle grandi aree metropolitane, le strade statali n. 8 e n. 9 della Lombardia e la Salerno-Reggio Calabria.
Ebbene, di questo provvedimento non se ne sentiva davvero la necessità, perché per reperire 300 milioni che servirebbero all'ANAS per la manutenzione e per gli altri interventi se ne spendono, con grande solerzia e immediatamente, 150 milioni per l'acquisto delle apparecchiature. Si tratta di un provvedimento che ci ha davvero stupito. Infatti, questo decreto-legge prevedeva, appunto, aumenti di pedaggi, poi bocciati da vari tribunali amministrativi regionali e dal Consiglio di Stato, e anche di nuovi. Ma voglio anche ricordare che nei giorni precedenti alla chiusura per la pausa estiva questo Parlamento approvava nuove norme in materia di sicurezza stradale. Tali norme prevedevano che il 50 per cento dei proventi delle multe fosse destinato ai proprietari delle strade. Ebbene, l'ANAS - e lo dovrebbero sapere sia il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sia gli azionisti dell'ANAS, tra cui il Ministero dell'economia e delle finanze - avrà molte entrate certe nei prossimi anni. Allora, perché si vogliono introdurre questi nuovi pedaggi? Perché penso che vi sia una sorta di accanimento «terapeutico» nei confronti dei pendolari. Questo Governo, che ieri ci diceva di voler mettere al centro i problemi del Paese, dei cittadini, dei lavoratori e dei ceti più deboli, si accanisce, in modo davvero senza precedenti, nei confronti di milioni di pendolari. Qualche mese fa questi milioni di pendolari si sono visti negare, da questa maggioranza, l'acquisto dei famosi mille treni. Noi avevamo suggerito che quell'operazione fosse a carico Pag. 35dei petrolieri e che non si dovessero introdurre tasse ulteriori a carico dei cittadini e degli automobilisti.
Inoltre, sempre questa maggioranza e questo Governo hanno fatto ai pendolari il regalo dei 4 milioni di tagli per quanto concerne il trasporto pubblico locale. A denunciarlo non siamo stati soltanto noi. Denunce molto nette e molto severe si sono levate anche dai «governatori» del centrodestra (vorrei ricordare Formigoni e la Polverini). Mi sembra che questo Governo si ostini davvero a mettere in campo delle politiche punitive. I pendolari vengono trattati peggio dei rom e questo non è giusto. Questa questione, a mio avviso, solleverà grandissimi problemi.
Noi vi abbiamo indicato quali erano le strade alternative, ma voi non ci sentite. Da questo punto di vista voglio fare qualche domanda anche ad alcune componenti di questa maggioranza plurale. Siccome questa questione non era scritta nei programmi elettorali e non era stata sottoscritta quando sono stati varati accordi di Governo, perché non si recupera su questo la libertà di un voto per impedire appunto che milioni di pendolari nei prossimi mesi siano costretti a pagare una tassa aggiuntiva?
Poi ancora: non vorrei fare delle polemiche strumentali, ma vorrei ricordare a quella folta pattuglia di deputati eletti nel Popolo della Libertà di Roma che erano loro e lo stesso sindaco Alemanno qualche settimana fa a dire che qualora sulle strade, sul raccordo, sulla Roma-Fiumicino fossero stati messi i pedaggi sarebbero andati con la loro macchina a «sbracare» (diciamo così) quelle cose.
Non ci abbiamo mai creduto e credo che questi colleghi e lo stesso sindaco Alemanno abbiano subìto la logica di questi provvedimenti e ora si acconciano a risolvere tutto attraverso un ordine del giorno che non ha nessuna cogenza. Un ordine del giorno non si nega a nessuno, ma è un pannicello caldo, soprattutto in una fase in cui si sta legiferando per introdurre un balzello inutile e per mettere le mani nelle tasche dei cittadini.
Infatti, gli automobilisti, che sono 40 milioni, sono cittadini e molti di questi sono costretti ogni giorno a prendere il mezzo privato perché non hanno alternative pubbliche, perché questo è il Governo che ha tagliato le corse dei treni e dei bus. Si tratta del Governo e della maggioranza che ha ridotto di 4 miliardi i trasferimenti alle regioni per quanto concerne il trasporto pubblico locale.
Per questa ragione chiediamo liberamente a tutti di pronunciarsi su una questione molto concreta. Non c'entrano maggioranza e opposizione: qui tuteliamo gli interessi dei cittadini e dei pendolari.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gasbarra. Ne ha facoltà.

ENRICO GASBARRA. Signor Presidente, intervengo per rinnovare anche io l'appello ai colleghi della maggioranza, affinché su questo emendamento si comportino liberamente. Abbiamo spiegato le ragioni e le preoccupazioni relative all'applicazione del pedaggio su 1.300 chilometri di strade in Italia che quindi ricadranno sui lavoratori e sui pendolari.
Rinnovo l'appello: conosco la buona fede dell'onorevole Saltamartini e del collega Moffa, ma credo che il pedaggio non era tra gli accordi di Governo e quindi si recuperi il ruolo della libertà del Parlamento e difendiamo i pendolari e i lavoratori. Vi invito nuovamente a votare liberamente per impedire che da marzo-aprile in 1.300 chilometri si paghi il pedaggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, non è una questione campanilistica, né una questione che riguarda solo i romani, ma di buon senso e di buona amministrazione. Con questo provvedimento stiamo di fatto anticipando la data del pedaggio sui raccordi autostradali identificati dal Ministero. Pag. 36
Vi invito a pensare a una cosa. Per aumentare le tasse ci sono due strade: o si agisce sulle tariffe, o si aumentano le imposte. La seconda, ossia l'aumento delle imposte, è addirittura più giusta della prima, perché almeno ha una progressività. Questa, invece, colpisce tutti indiscriminatamente.
In questo caso va a colpire proprio coloro che obbligatoriamente e non per scelta, perché si recano al lavoro la mattina, devono prendere determinate strade. Capisco che faccia spot elettorale andare in giro a dire di non aver aumentato le imposte, ma se si continuano ad aumentare tutti gli altri balzelli e tutte le tariffe - pedaggi autostradali, asili nido con tagli agli enti locali, assistenza domiciliare - si fa un danno ancora maggiore di quello che si farebbe nell'ipotesi - che non voglio neanche prendere in considerazione - dell'aumento delle imposte.
Quindi, questo provvedimento è sbagliato perché non lo stiamo facendo per una giusta causa, ma perché abbiamo bisogno di soldi. Non troviamo i soldi da dare all'ANAS e li chiediamo direttamente ad alcuni cittadini, senza chiederci se questi cittadini sono quelli che veramente vorremmo tassare o meno.
Poi c'è il problema della copertura. Infatti, questo provvedimento è un grande pasticcio e noi lo avevamo denunciato allora dicendo di fare attenzione perché il pedaggio forfetario non può stare in piedi e così poi è stato al primo ricorso che è arrivato in discussione al TAR ed al Consiglio di Stato. Dobbiamo recuperare 80 milioni di euro e lo facciamo ancora in un modo sbagliato perché rifacciamo il famoso e ormai consueto taglio lineare.
Ieri il Presidente del Consiglio ci diceva in quest'Aula che avrebbe aumentato i fondi alla giustizia perché questi sono indispensabili per il giusto processo. Vi ricordo solo - lo dico ai membri della maggioranza che ieri hanno votato la relazione del Presidente del Consiglio - che con questo provvedimento i soldi alla giustizia li stiamo tagliando, stiamo facendo il contrario di quello che il Presidente ha detto ieri in quest'Aula. Ma non solo! Tagliamo le risorse all'istruzione. Vi rendete conto di cosa sta capitando nei vostri territori in questo settore? Vi rendete conto? Ancora ulteriormente tagliamo i soldi all'istruzione e al Ministero dell'interno, di nuovo interveniamo sugli enti locali e sulla sicurezza. Prendetevi le vostre responsabilità! Dite che non date gli 80 milioni di euro all'ANAS oppure andate ad identificare i veri sprechi, non andate a colpire tutti in egual misura! (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Chiedo davvero alla maggioranza un senso di responsabilità su questo perché si tratta di un provvedimento importante anche per dare un segnale di onestà al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere al Presidente del Consiglio, che oggi non c'è, se quando ieri ha dichiarato che il suo Governo non ha messo le mani nelle tasche degli italiani sia stato messo al corrente dei provvedimenti che passano in quest'Aula, tra cui il taglio dei 14 miliardi di euro agli enti locali che si trasformeranno in aumento del costo dei servizi o provvedimenti come questo. Infatti, ciò vale a dire che non le metto io ma lo faccio mettere per me da qualcun altro, tuttavia il risultato non cambia. I cittadini pagano e pagano radicalmente di più di quanto non pagassero prima (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Meta 1.13, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione). Pag. 37

Onorevoli D'Anna, Marini, Tanoni, Saltamartini,

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 523
Votanti 522
Astenuti 1
Maggioranza 262
Hanno votato
239
Hanno votato
no 283).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Monai 1.17.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, solo per sottolineare come questo emendamento intercetti un sentimento molto diffuso che abbiamo registrato all'interno delle due Commissioni riunite (la V e la IX), in cui si è manifestata da parte di tutti i deputati, forse anche da parte di alcuni della Lega Nord, la criticità di imporre questo balzello odioso sul Grande raccordo anulare che è notoriamente una arteria quasi urbana che favorisce la circolazione all'esterno delle cinta romane a milioni di pendolari, studenti e lavoratori. Non è il caso di fare Ponzio Pilato su questo emendamento.
C'è bisogno di assumersi la responsabilità di una scelta che corrisponde alle sentenze del TAR del Lazio e del Consiglio di Stato che hanno escluso la legittimità di questi provvedimenti.

BARBARA SALTAMARTINI. Non sai di cosa parli!

CARLO MONAI. Infatti, si sostanziano in un'imposizione fiscale, non essendo parificabili a un pedaggio rispetto ad un servizio così inefficiente come quello che abbiamo sul Grande raccordo anulare, spesse volte, anzi quotidianamente, vessato da ingorghi e da asfittiche code. Quindi, non è il caso che almeno questo importante supporto viario della Capitale venga pesantemente vessato insieme a tutti i milioni di automobilisti con questa sorta di tassa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Monai 1.17, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca... Onorevole Gatti... Onorevole Ginoble... Onorevole Mosca... Onorevole Formichella... Onorevole Vico... Onorevole Ferranti... Onorevole Belcastro...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 526
Votanti 525
Astenuti 1
Maggioranza 263
Hanno votato
240
Hanno votato
no 285).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galletti 1.30, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sposetti... Onorevole Miglioli... Onorevole Granata... Onorevole Di Virgilio... Onorevole Guido Dussin...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 525
Votanti 524
Astenuti 1
Maggioranza 263
Hanno votato
238
Hanno votato
no 286). Pag. 38

Passiamo alla votazione dell'emendamento Monai 1.18.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, intervengo solo per sottolineare come questo emendamento intenda circoscrivere l'esazione di questi nuovi pedaggi escludendola per quelle tratte che abbiano sostanziale valenza per il traffico pendolare e con caratteristiche prevalentemente urbane. Inoltre, l'aspetto importante è che sostituisce la copertura finanziaria, che prima l'onorevole Galletti ricordava cadere su tante voci importanti del bilancio pubblico, dalla scuola all'università alla giustizia, in barba alle dichiarazioni che ieri sono risuonate in quest'Aula; stabiliamo che questa copertura di 89 milioni mancati sia individuata con una imposizione fiscale sulle banche. Si riduce cioè la possibilità di dedurre i crediti in sofferenza che le banche oggi possono detrarre allo 0,30 per cento: con questa piccola riduzione allo 0,25 per cento si ritrovano le risorse che evitano i tagli penalizzanti al bilancio pubblico e ai ministeri che abbiamo già ricordato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare che non solo si mettono le mani nelle tasche degli italiani, ma si mettono due volte: quelle tangenziali i cittadini italiani le hanno già pagate una volta con un sovrapprezzo dei pedaggi stabilito a suo tempo per permettere alle società autostradali di fare le tangenziali. Quindi, chiedete il pagamento e lo chiedete due volte.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Monai 1.18, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sposetti... Onorevole Simeoni... Onorevole Antonino Foti... Onorevole Murgia...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 527
Votanti 526
Astenuti 1
Maggioranza 264
Hanno votato
238
Hanno votato
no 288).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mereu 1.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Tommaso Foti, Centemero, Rainieri ...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 526
Votanti 525
Astenuti 1
Maggioranza 263
Hanno votato
241
Hanno votato
no 284).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 1.19.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, questo emendamento dà una risposta alternativa all'amletica domanda: chi paga? Secondo il Governo devono pagare i cittadini che non avranno più servizi come la sicurezza, la giustizia, la scuola e l'università; noi ipotizziamo che invece paghino un po' di più le banche. Pag. 39
Allora, se questo è il Governo che all'inizio della legislatura inneggiava alla Robin tax per vessare la fiscalità delle banche e dei petrolieri a vantaggio dei poveri, è la volta di dimostrare che avete raccontato frottole (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 1.19, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sposetti, Scarpetti, Cesare Marini ...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 525
Votanti 524
Astenuti 1
Maggioranza 263
Hanno votato
238
Hanno votato
no 286).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mereu 1.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Misiani, Pittelli, Giro, Volpi, Traversa...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 523
Votanti 522
Astenuti 1
Maggioranza 262
Hanno votato
237
Hanno votato
no 285).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 2.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Scarpetti, Nizzi, Cesare Marini, Anna Teresa Formisano, Soglia...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 527
Votanti 526
Astenuti 1
Maggioranza 264
Hanno votato
239
Hanno votato
no 287).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 2.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel momento in cui mettiamo mano alla materia finanziaria penso che occorrerebbe una maggiore accortezza, perché intervenire sul sistema bancario e creditizio significa veramente mettere mano ai capisaldi del nostro sistema e, per la verità, noi come gruppo dell'Italia dei Valori proprio la scorsa settimana siamo stati molto attenti alla questione.
Non a caso, in Commissione finanze, durante un'audizione del presidente vicario della Consob, il dottor Vittorio Conti, ebbi a fargli delle domande precise su questa materia e, alla domanda sul perché, in questo Paese, la Consob sia ancora acefala, il presidente della Consob - non qualche esponente dell'Italia dei Valori o Antonio di Pietro - rispose: onorevole, mi tolga da questo imbarazzo, non mi faccia rispondere.
Poi, quando lo incalzai nuovamente perché è in corso una riforma del sistema Pag. 40europeo di vigilanza finanziaria, che prevede la localizzazione di tre nuove authority in Europa e le sedi delle medesime sono state individuate in Francoforte, in Parigi e in Londra, gli chiesi: «Per quale ragione non viene individuata Milano come sede?». Infatti, Milano è la capitale economica e il cuore finanziario di questo Paese e, quindi, anziché fare proposte ridicole - come abbiamo sentito qualche settimana fa - come quella di individuare una nuova capitale al nord, quella era l'occasione nella quale, se vogliamo entrare veramente in un sistema economico-finanziario nuovamente regolamentato, fare sfoggio dei nostri migliori gioielli e il nostro migliore gioiello è sicuramente Milano, vera capitale economica di questo Paese.
Invece, siamo stati esclusi anche in quella circostanza. Perché? Il presidente vicario della Consob mi rispose, dicendomi: onorevole, si ha la percezione all'estero che in Italia ci sia una debolezza delle istituzioni. Lo ha affermato - lo ripeto - il presidente vicario della Consob, non Di Pietro, Barbato o qualche altro esponente dell'Italia dei Valori.
Insomma, per farvela breve, c'è imbarazzo all'estero e la percezione di una situazione che non funziona nel nostro Paese perché, a differenza di quanto detto ieri da Berlusconi, egli non riesce a garantire neanche l'amministrazione ordinaria, perché non nominare il presidente della Consob, che manca da mesi ai vertici di un'istituzione che serve per il controllo dell'attività bancaria e finanziaria, non nominare il Ministro dello sviluppo economico, che è un tassello importante per la ripresa economica di questo Paese, ed essere esclusi dalle tre localizzazioni delle authority, che vengono individuate in Francoforte, Parigi e Londra, significa far sì che questo Paese all'estero non venga più considerato.
Pertanto, il problema non riguarda il segmento privato, perché le banche e le assicurazioni, che sono i due pilastri su cui si fonda la nostra economia, funzionano e sono sane, come ha riconosciuto pure ieri il Presidente del Consiglio ed è per questo che non c'è bisogno di immissione di capitali pubblici in questi settori e il sistema non vacilla.
Il problema, invece, è che non funziona il settore pubblico e non funziona la politica, perché non provvede neanche all'ordinario.
Allora - e concludo, signor Presidente - la politica del Presidente Berlusconi, del partito dell'amore, è finita perché non riesce più ad avere rapporti con gli altri, perché l'amore si fa in due o in tre (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), invece, probabilmente, oggi il Presidente del Consiglio pensa solo ai piselli propri, alle cose proprie. Siamo partiti dal partito dell'amore e siamo arrivati alla politica della masturbazione (Proteste dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Basta, onorevole Barbato.

FRANCESCO BARBATO. ...perché pensa solo ai piselli suoi!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 2.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Strizzolo, Volpi, Pionati, Cesario, Garagnani, Madia, Germanà, Soro, Bressa ...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 524
Votanti 516
Astenuti 8
Maggioranza 259
Hanno votato
204
Hanno votato
no 312).Pag. 41
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 2.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Martinelli, Corsaro, Traversa, Paolo Russo, Miotto e Migliori...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 524
Votanti 521
Astenuti 3
Maggioranza 261
Hanno votato
232
Hanno votato
no 289).

Prendo atto che il deputato Renato Farina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 2.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, chiederei anche al Governo un attimo di attenzione, perché il decreto-legge incentivi, convertito dalla legge n. 40 del 2010, aveva disposto per il 2010 che una somma di 30 milioni di euro fosse destinata ad incremento del fondo per il sostegno all'editoria, allo scopo di permettere la riduzione delle tariffe postali dei prodotti editoriali delle associazioni e organizzazioni senza fini di lucro. Ovviamente, attraverso un decreto del Ministero dello sviluppo economico si doveva individuare la somma di 30 milioni.
Poiché questo decreto non è stato ancora emanato e siamo ormai al mese di ottobre, noi con questo emendamento proponiamo che, con una diversa copertura, vengano individuati i 30 milioni di euro che stiamo attendendo che il Ministro dell'economia e delle finanze individui, peraltro per obbligo di legge. Per questo chiediamo l'attenzione di tutto il Parlamento, perché si tratta di una questione rilevante, che non è di destra o di sinistra, ma che riguarda la possibilità per le associazioni senza fini di lucro di usufruire per l'anno 2010 delle riduzioni tariffarie necessarie per poter mandare i loro bollettini ai loro abbonati, ma anche ai cittadini.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 2.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Pugliese e Vannucci...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 525
Votanti 524
Astenuti 1
Maggioranza 263
Hanno votato
236
Hanno votato
no 288).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 2.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Miglioli, Briguglio, Gatti, Benamati e Mondello...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 524
Votanti 523
Astenuti 1
Maggioranza 262
Hanno votato
237
Hanno votato
no 286). Pag. 42
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 3.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scandroglio, Miglioli, Galletti, Cesario, Binetti, Ferranti e Burtone...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 524
Votanti 523
Astenuti 1
Maggioranza 262
Hanno votato
238
Hanno votato
no 285).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 3-quater.30, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Aprea, Granata, Miglioli, Margiotta...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 530
Votanti 529
Astenuti 1
Maggioranza 265
Hanno votato
240
Hanno votato
no 289).

Prendo atto che il deputato Libè ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3725)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3725).
Avverto che è in distribuzione la nuova formulazione dell'ordine del giorno Desiderati n. 9/3725/22.
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/3725/1, mentre accetta gli ordini del giorno Saltamartini n. 9/3725/2 e Iannaccone n. 9/3725/3. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Sardelli n. 9/3725/4, mentre accetta gli ordini del giorno Marinello n. 9/3725/5, Piso n. 9/3725/6, Di Biagio n. 9/3725/7, Angeli n. 9/3725/8, Garofalo n. 9/3725/9, Tullo n. 9/3725/10 e Toccafondi n. 9/3725/11.
Il Governo chiede il ritiro dell'ordine del giorno Rondini n. 9/3725/12, in quanto sarebbe assorbito dall'ordine del giorno Desiderati n. 9/3725/22 (Nuova formulazione). Il Governo accetta l'ordine del giorno Fadda n. 9/3725/13, mentre propone una riformulazione dell'ordine del giorno Contento n. 9/3725/14, nel senso di aggiungere, all'inizio del dispositivo, le parole: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cambursano n. 9/3725/15 e accetta l'ordine del giorno Paladini n. 9/3725/16. Il Governo chiede il ritiro dell'ordine del giorno Monai n. 9/3725/17, in quanto sarebbe assorbito dall'ordine del giorno Paladini n. 9/3725/16.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/3725/18, mentre propone una riformulazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/3725/19, nel senso di aggiungere, all'inizio del dispositivo, le parole: «a valutare la possibilità di». Pag. 43
Il Governo propone una riformulazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/3725/20, nel senso di accettare il primo capoverso del dispositivo e di aggiungere all'inizio del secondo capoverso le parole: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Cazzola n. 9/3725/21, Desiderati n. 9/3725/22 (Nuova formulazione) e Antonino Foti n. 9/3725/23, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Giorgio Merlo n. 9/3725/24, Pierdomenico Martino n. 9/3725/25, Gasbarra n. 9/3725/26 e Ginefra n. 9/3725/27. Il Governo accetta l'ordine del giorno Boffa n. 9/3725/28.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Cardinale n. 9/3725/29 poiché il termine del 2010 non è proponibile.
Il Governo accetta invece gli ordini del giorno Tidei n. 9/3725/30, Bonavitacola n. 9/3725/31, mentre non accetta l'ordine del giorno Fiano n. 9/3725/32; accetta invece gli ordini del giorno Laratta n. 9/3725/33 e Lovelli n. 9/3725/34.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Velo n. 9/3725/35 e Mereu n. 9/3725/36 poiché non compatibili con la normativa comunitaria.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Gentiloni Silveri n. 9/3725/37 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Bobba n. 9/3725/38. Il Governo invita invece al ritiro dell'ordine del giorno Baccini n. 9/3725/39, in quanto assorbito dall'ordine del giorno Piso n. 9/3725/6.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Meta n. 9/3725/40, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: eliminare il primo capoverso del dispositivo, mantenendo solo il secondo a partire dalle parole «a valutare l'opportunità».
Per quanto riguarda gli ulteriori ordini del giorno presentati, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ceccuzzi n. 9/3725/41, non accetta l'ordine del giorno Margiotta n. 9/3725/42, mentre accetta gli ordini del giorno Zacchera n. 9/3725/43 e Malgieri n. 9/3725/44.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mario Pepe n. 9/3725/1, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Saltamartini n. 9/3725/2 e Iannaccone n. 9/3725/3, accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Sardelli n. 9/3725/4, non accettato dal Governo.

LUCIANO MARIO SARDELLI. No, signor Presidente, non insisto per la votazione e ritiro l'ordine del giorno, anche se invito il Governo a considerarne comunque il contenuto.

PRESIDENTE. Prendo dunque atto che l'ordine del giorno Sardelli n. 9/3725/4 è stato ritirato.
Prendo altresì atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marinello n. 9/3725/5, accettato dal Governo.

ALDO DI BIAGIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Piso n. 9/3725/6.

CLAUDIO BARBARO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BARBARO. Sottoscrivo anch'io l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene.
Onorevole Piso, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3725/6, accettato dal Governo? Non dovrebbe intervenire: dovrebbe soltanto dire se insiste o meno per la votazione.

VINCENZO PISO. Signor Presidente, innanzitutto volevo apporre la mia firma Pag. 44sull'ordine del giorno cofirmato dall'onorevole Proietti Cosimi n. 9/3725/7. Purtroppo mi è sfuggita la possibilità di intervenire sull'ordine del giorno che mi vede come primo firmatario...

PRESIDENTE. Onorevole Piso, il suo ordine del giorno è accettato quindi il problema non esiste. Non può illustrarlo adesso, la ringrazio.

FRANCESCO PROIETTI COSIMI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PROIETTI COSIMI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Va bene, onorevole Proietti Cosimi.
Prendo dunque atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Piso n. 9/3725/6 e Di Biagio n. 9/3725/7, accettati dal Governo.

CARLO MONAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere di apporre anch'io la mia firma sull'ordine del giorno Di Biagio n. 9/3725/7, che è simile a quello rispetto al quale il sottosegretario Giachino ha espresso un invito al ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Angeli n. 9/3725/8, Garofalo n. 9/3725/9, Tullo n. 9/3725/10 e Toccafondi n. 9/3725/11, accettati dal Governo. Dovremmo ora passare all'ordine del giorno Rondini n. 9/3725/12, sul quale il Governo ha espresso un invito al ritiro.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, le chiederei di accantonare l'ordine del giorno Rondini n. 9/3725/12.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fadda n. 9/3725/13, accettato dal Governo e che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Contento n. 9/3725/14, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo altresì atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cambursano n. 9/3725/15, accolto dal Governo come raccomandazione e che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Paladini n. 9/3725/16, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Monai n. 9/3725/17, assorbito dall'ordine del giorno Paladini n. 9/3725/16, accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo.

CARLO MONAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, il sottosegretario citava prima l'ordine del giorno Paladini n. 9/3725/16, che però ha tutt'altro oggetto. L'ordine del giorno simile è quello Di Biagio n. 9/3725/7, sul quale ho apposto la mia firma poco fa.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, è così?

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Evangelisti n. 9/3725/18, accolto dal Governo come raccomandazione. Chiedo ai presentatori se Pag. 45accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/3725/19, accettato dal Governo, purché riformulato.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, pregherei il Governo di prestare attenzione per un attimo perché, siccome si tratta solo di dar corso ad un provvedimento di legge, a me pare leggermente inadeguato che il Governo mi proponga una riformulazione nel senso di: «valutare la possibilità di adottare i provvedimenti». Chiedo davvero uno sforzo, visto che ciò è già previsto dal decreto-legge sugli incentivi e credo pertanto che il Governo possa dire che si impegna ad adottare i provvedimenti che derivano dal decreto-legge sugli incentivi.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, posso proporre una ulteriore riformulazione nei seguenti termini: «raccomanda al Governo di adottare».

PRESIDENTE. Prendo dunque atto che i presentatori accettano questa ulteriore riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/3725/19, accettato dal Governo, purché riformulato. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/3725/20 (del quale il Governo ha accettato la prima parte e proposto una riformulazione della seconda parte del dispositivo), accettato dal Governo, purché riformulato.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, nella seconda parte che cosa ci chiede il sottosegretario: di «valutare»?

PRESIDENTE. Sì, invita il Governo a valutare...

AUGUSTO DI STANISLAO. Invece di «a provvedere», il sottosegretario propone: «a valutare»?

PRESIDENTE. Sì.

AUGUSTO DI STANISLAO. Non si può dire invece, come ha detto poc'anzi, «a raccomandare al Governo» perché altrimenti parliamo di nulla? Raccomandare al Governo invece di «valutare» sarebbe infatti un impegno almeno un po' più incisivo, in qualche modo.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario?

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Propongo di sopprimere l'espressione «a provvedere» e di inserire quella: «a valutare la possibilità...».

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/3725/20, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cazzola n. 9/3725/21, accettato dal Governo e che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Desiderati n. 9/3725/22 (Nuova formulazione), accettato dal Governo.
Prendo altresì atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Antonino Foti n. 9/3725/23, accettato dal Governo, e che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Giorgio Merlo n. 9/3725/24 e Pierdomenico Martino n. 9/3725/25, accolti dal Governo come raccomandazione. Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Gasbarra n. 9/3725/26, accolto dal Governo come raccomandazione.

ENRICO GASBARRA. Signor Presidente, non riesco a capire perché il sottosegretario accolga come raccomandazione il mio ordine del giorno, o meglio lo capisco perché è da due giorni che stiamo spiegando Pag. 46che è assurdo continuare a paralizzare i pendolari e i lavoratori, ma francamente non capisco perché il mio ordine del giorno viene accolto come raccomandazione quando il sottosegretario ha espresso un parere favorevole sull'ordine del giorno Di Biagio n. 9/3725/7 che, bene o male, dice la stessa cosa.
Ci chiarisca il Governo, perché chiediamo che almeno venga monitorato, in sede di attuazione, che il provvedimento non ricada sull'applicazione del pedaggio nella rete autostradale, raccordi e tangenziali direttamente gestiti dall'ANAS. Allora la richiesta di trasformazione in raccomandazione è la dichiarazione esplicita da parte del Governo dell'applicazione dei nuovi pedaggi. Quindi insisto per la votazione del mio ordine del giorno n. 9/3725/26, accolto dal Governo come raccomandazione.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Onorevole Gasbarra, le chiedo scusa, ma se lei legge il dispositivo dell'ordine del giorno n. 9/3725/7 e del suo, capisce immediatamente la differenza. A questo punto allora le consiglio, le suggerisco, le richiedo gentilmente di fare come l'onorevole Monai che ha aggiunto la sua firma all'ordine del giorno n. 9/3725/7.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, l'unica cosa che capiamo è che la farsa prima o poi arriva a buca. È evidente che i colleghi della maggioranza, di Roma in particolare, chiamati prima, hanno votato un emendamento che chiedeva che non fosse messo il pedaggio su 1.300 chilometri tra cui il raccordo anulare, hanno bocciato quell'emendamento, ora c'è un ordine del giorno che, per carità, non sarà cogente come quello ma che chiaramente chiede la stessa cosa, e allora io chiedo all'onorevole Gasbarra di mantenere l'ordine del giorno facendo questa mia dichiarazione nel senso di non accettare una raccomandazione. Voglio vedere se almeno sull'ordine del giorno la collega Saltamartini, il collega Piso, il collega Rampelli, il collega Moffa, tutti questi colleghi che si sperticano per difendere Roma e i romani, se anche sull'ordine del giorno manterranno la loro posizione negativa.

MASSIMO POLLEDRI. A che titolo parli?

PRESIDENTE. È una dichiarazione di voto, onorevole Polledri.
Onorevole Gasbarra, insiste quindi per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3725/26 non accettato dal Governo?

ENRICO GASBARRA. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e vorrei poi dire al Governo che i suggerimenti di apporre le firme dei colleghi parlamentari se li può risparmiare. Comunque raccolgo e al limite i colleghi che hanno firmato l'ordine del giorno n. 9/3725/7 possono sottoscrivere il nostro. Insisto per la votazione signor Presidente.

ROBERTO RAO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma a questo ordine del giorno di cui condivido integralmente il contenuto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma all'ordine del giorno in esame precisando anche, con dichiarazione di voto a titolo personale sull'ordine del giorno medesimo, che non si tratta solo di una Pag. 47questione che riguarda Roma, non è una questione romana, è una questione nazionale, è una questione che riguarda tutte le strade ANAS che verranno pedaggiate a Roma, in Sicilia, in Lombardia, in Veneto e in altre realtà, cosa che va a detrimento delle tasche dei cittadini perché di fatto questi pedaggi sono una nuova tassa che viene imposta dal Governo per coprire i buchi dell'ANAS. Quindi, signor Presidente, anche per questo motivo chiedo ai colleghi di votare a favore di questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gasbarra n. 9/3275/26, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Miglioli, onorevole Franzoso, onorevole Codurelli, onorevole Casini, onorevole Giulietti, onorevole Distaso, onorevole Formisano Anna Teresa, onorevole Crimi ...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti511
Maggioranza 256
Hanno votato
232
Hanno votato
no 279).

Prendo atto che il deputato Scapagnini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Razzi e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ginefra n. 9/3725/27 accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Boffa n. 9/3725/28 accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Cardinale insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3725/29, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cardinale n. 9/3725/29, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi... onorevole Centemero... onorevole Gava... onorevole Lorenzin... onorevole Motta... onorevole Lanzillotta... onorevole Sardelli... onorevole Volpi... onorevole Papa... onorevole Esposito.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti515
Maggioranza 258
Hanno votato
235
Hanno votato
no 280).

Prendo atto che i deputati Razzi e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Misiti ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Tidei n. 9/3725/30 e Bonavitacola n. 9/3725/31, accettati dal Governo.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Fiano n. 9/3725/32, non accettato dal Governo.

MARIO LOVELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, intervengo intanto per confermare che sottoscrivo questo ordine del giorno, come avevo già comunicato ai banchi della Presidenza, e per dire che l'atteggiamento del Pag. 48Governo, in questo caso, è incomprensibile, non solo per il merito, ma perché il nostro è un ordine del giorno cautelativo. Esso dice: l'ANAS ha attivato una procedura di gara per realizzare questi impianti di rilevazione dei passaggi degli utenti, prima che vi sia un decreto attuativo del Governo che individui le tratte e le modalità secondo cui realizzare questi impianti. Pertanto, si tratta di un provvedimento che si presta ad ulteriori impugnative. Sarebbe opportuno sospenderlo, tenuto conto anche degli ordini del giorno già accolti dal Governo in merito a questo tema. Si tratterebbe, dunque, di un provvedimento utile per far ripartire una discussione sulla materia, proprio nella fase attuativa, e trovare delle soluzioni adeguate.
Pertanto, auspico che il Governo riconsideri il suo parere, altrimenti, ovviamente, insistiamo per la votazione, per sostenere questo ordine del giorno che va nella direzione che ho ricordato.

PRESIDENTE. Prendo atto che anche l'onorevole Monai sottoscrive l'ordine del giorno Fiano n. 9/3725/32.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fiano n. 9/3725/32, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca... onorevole Tommaso Foti... onorevole Napoli... onorevole Cristaldi... onorevole Sereni... onorevole Motta... onorevole Formisano... onorevole Ruben... i colleghi hanno votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti516
Maggioranza 259
Hanno votato
232
Hanno votato
no 284).

Prendo atto che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che i deputati Razzi e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Laratta n. 9/3725/33 e Lovelli n. 9/3725/34, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Velo n. 9/3725/35, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Velo n. 9/3725/35, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Della Vedova... onorevole Cassinelli... onorevole Goisis... onorevole Migliori... i colleghi hanno votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti514
Maggioranza 258
Hanno votato
232
Hanno votato
no 282).

Prendo atto che i deputati Argentin e Razzi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mereu n. 9/3725/36, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mereu n. 9/3725/36, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Bocciardo... onorevole Migliori... onorevole Granata... onorevole Pag. 49Della Vedova... onorevole Speciale... l'onorevole Bocciardo ancora non ha votato... l'onorevole Speciale ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti517
Maggioranza 259
Hanno votato
233
Hanno votato
no 284).

Prendo atto che la deputata Melandri ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che i deputati Razzi e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gentiloni Silveri n. 9/3725/37, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Bobba n. 9/3725/38, accolto dal Governo come raccomandazione.

LUIGI BOBBA. Signor Presidente, non accetto il fatto che l'ordine del giorno in esame sia accolto come raccomandazione, per due ragioni. In primo luogo, perché una delle richieste corrisponde semplicemente ad un impegno, dovuto, ad applicare una legge approvata dal Parlamento, da parte dello Stato, e che non viene applicata ormai da quattro mesi da parte del Governo. Quindi, non c'è nessuna raccomandazione da fare. Lo deve fare il Governo, punto e basta.
Per quanto riguarda la seconda richiesta, ieri il Presidente del Consiglio ha speso parole sulla sussidiarietà, ma se non si prendono impegni un po' duraturi la sussidiarietà rimane solo una bella chiacchiera.

MARIO LOVELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, chiedo di poter sottoscrivere l'ordine del giorno in esame.

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, anch'io intervengo per dare la mia adesione e sottoscrivere l'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che anche l'onorevole Realacci intende apporre la sua firma sull'ordine del giorno in esame.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bobba n. 9/3725/38, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Granata, onorevole Migliori, onorevole Di Biagio, onorevole Barbareschi, onorevole Volpi...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti513
Maggioranza 257
Hanno votato
230
Hanno votato
no 283).

Prendo atto che i deputati Razzi, Barbareschi e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che la deputata Melandri ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Baccini n. 9/3725/39 formulato dal Governo.

MARIO BACCINI. Signor Presidente, la motivazione per la quale il Governo ha formulato l'invito al ritiro dell'ordine del giorno in esame è che ritiene - il Governo - che l'ordine del giorno sia stato assorbito dall'ordine del giorno Piso n. 9/3725/6. Comunque intendo sottoscrivere quest'ultimo ordine del giorno. Tuttavia, l'ordine Pag. 50del giorno da me presentato non è assolutamente assorbito, perché nel dispositivo - mi sembra chiaro e non so se gli uffici della Camera abbiano espresso considerazioni al Governo, ma ritengo di no perché è una valutazione del Governo - un conto è la ventilata ipotesi di invito al Governo, un altro conto è l'impegno ad adottare un provvedimento.
Quindi, visto che parliamo la stessa lingua, ritengo che sulla questione dei pendolari (non solo per il Grande raccordo anulare di Roma ma per quanto riguarda l'intero Paese) vi debba essere una volontà del Parlamento di sostenere i pendolari e le aree urbane affinché non venga gravato chi usufruisce di quelle arterie di ulteriori oneri oltre a quelli già esistenti.
Pertanto, invito il Governo a rivedere questa posizione, perché l'ordine del giorno presentato non invita il Governo a valutare, ma invita ad adottare un provvedimento nella piena sovranità del Parlamento.
Dunque, chiedo al sottosegretario di poter valutare in senso positivo questo ordine del giorno presentato, che - mi sembra di capire - nello spirito è assorbibile ma non lo è per quanto riguarda il dispositivo rispetto agli ordini del giorno Piso n. 9/3725/6 e Di Biagio n. 9/3725/7.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Sottosegretario, le ricordo altresì che spetta alla Presidenza dichiarare quando un ordine del giorno è tecnicamente e formalmente assorbito da un altro. La sua dichiarazione di assorbimento deve essere intesa come affermazione di natura politica, quindi l'onorevole Baccini - come tutti gli altri - ha, da questo punto di vista, mosso al Governo un interrogativo fondato. Se lei si dichiara contrario non lo fa perché l'ordine del giorno è assorbito, ma perché ritiene di non accettarlo.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Le consiglio di sottoscrivere gli ordini del giorno Piso n. 9/3725/6 e Di Biagio n. 9/3725/7, onorevole Baccini. Al suo devo dire no.

PRESIDENTE. Onorevole sottosegretario, il consiglio glielo può dare soltanto per le vie brevi. Il suo parere, quindi, è contrario.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Baccini n. 9/3725/39, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baccini n. 9/3725/39, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Granata... onorevole Miglioli... onorevole Volpi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 509
Votanti 501
Astenuti 8
Maggioranza 251
Hanno votato
243
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che i deputati Duilio, Razzi e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto e che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non accettano la riformulazione e insistono per la votazione dell'ordine del giorno Meta n. 9/3725/40.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Meta n. 9/3725/40, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 51

Onorevole Di Caterina... onorevole Giammanco... onorevole Moroni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 512
Votanti 511
Astenuti 1
Maggioranza 256
Hanno votato
229
Hanno votato
no282).

Prendo atto che il deputato Mazzuca ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Argentin e Razzi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ceccuzzi n. 9/3725/41, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Margiotta n. 9/3725/42, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Margiotta n. 9/3725/42, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Duilio... onorevole Benamati... onorevole Calgaro... onorevole Cesario... onorevole Cassinelli... onorevole Volpi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti518
Maggioranza 260
Hanno votato
234
Hanno votato
no 284).

Prendo atto che i deputati Razzi e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Zacchera n. 9/3725/43, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Malgieri n. 9/3725/44, accettato dal Governo.
Onorevole sottosegretario, ha riconsiderato l'ordine del giorno Rondini n. 9/3725/12 sul quale aveva chiesto l'accantonamento?

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, mantengo la posizione espressa precedentemente, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Rondini n. 9/3725/12 formulato dal Governo.

MARCO RONDINI. Sì, signor Presidente, lo ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3725)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, vi è un voto contrario da parte dell'Italia dei Valori per le ragioni che abbiamo già esplicitato nella discussione sulle linee generali e nell'ambito delle proposte emendative che non hanno trovato successo. Qui si sta agendo presto e male. Una blasonata società di navigazione che da cent'anni ha potenziato le sue flotte, i suoi contatti con le isole, in un mese e mezzo è stata messa in ginocchio da un Governo che ha cercato di privatizzare in maniera pasticciata. Pag. 52
Il Governo si è trovato di fronte sedici cordate interessate all'acquisto e le ha fatte fuggire tutte grazie a un provvedimento che abbiamo già deprecato un mese e mezzo fa, ossia quel decreto-legge che sostanzialmente garantiva uno scudo giudiziario a tutte le componenti societarie - dagli amministratori, al consiglio di amministrazione, al collegio sindacale delle società Tirrenia e collegate - come se dovessero essere garantite da chissà quali misfatti nella gestione dei conti di queste società.
Pertanto, se è vero che un mercato presuppone trasparenza nei rapporti commerciali, avete certamente garantito il fallimento di quella trattativa di vendita, come poi è avvenuto, essendosi tutti dileguati i potenziali acquirenti.
L'unica società che era rimasta in gara era la Mediterranea Holding, società che privatizzava dallo Stato alla regione vista la concorrente percentuale di azioni della regione Sicilia. Anche questa società alla fine, nel gioco degli equivoci, si è dileguata.
Allora, non si capisce bene per quale motivo il 28 luglio il Governo avesse annunciato la sottoscrizione della cessione di queste azioni e il 5 agosto abbia dichiarato, invece, l'amministrazione straordinaria della Tirrenia e della Siremar, arrivando poi alla dichiarazione di insolvenza.
Sta di fatto che oggi questo decreto-legge è la sconfessione del vostro operato precedente. Avete sempre affermato che non avreste fatto lo spezzatino ma oggi, invece, autorizzate la cessione di Siremar distinta da quella di Tirrenia. Oggi avete svincolato quelle società con i loro debiti nei confronti delle partecipate e garantite ai futuri acquirenti di prendersi solo la polpa e di lasciare allo Stato le passività.
È una sorta di Alitalia del mare. Lo avevamo paventato il 13 luglio, quando in Commissione trasporti il Viceministro Vegas ci aveva rassicurati della distanza tra Tirrenia e Alitalia. Invece, è un film che abbiamo già visto un anno e mezzo fa. È quello stesso film che socializza le perdite e privatizza gli utili.
Altrettanto va detto per i pedaggi. Non è il Governo delle tasse, ma è il Governo dei pedaggi. È il Governo del fare? Forse sì, ma del fare pasticci.
Allora, di fronte a questi scenari il nostro voto su questo provvedimento non potrà che essere contrario (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia voterà a favore di questo provvedimento, i cui connotati di urgenza e di necessità sono assolutamente evidenti.
Si tratta di un decreto-legge che risolve e affronta un tema molto complesso, che è quello della Tirrenia. Abbiamo assistito a un dibattito molto ampio su queste questioni e ricordo, soprattutto a me stesso, che anche nel momento in cui su Tirrenia alcune regioni avevano avanzato proposte (segnatamente la regione Sardegna, all'epoca governata dal presidente Soru) queste furono talmente velleitarie che poi risultarono assolutamente inconcludenti.
Ciò sta a significare che il problema della Tirrenia, che pure si trascina da tanti anni anche con il suo fallimento, connota una gestione particolarmente complessa rispetto alla quale credo che il Governo non poteva fare altro che presentare questo decreto-legge, sia per consentire la continuità del servizio, sia per salvare quei 4 mila dipendenti che altrimenti rischierebbero tremendamente il posto di lavoro.
Questo è un decreto-legge che presenta anche alcune sfaccettature particolari. Vi sono alcune norme, di cui si è parlato poco fa, sulle quali voglio brevemente soffermarmi e che attengono all'inserimento del pedaggio per quei tratti autostradali gestiti dall'ANAS e che riguardano, in particolare, le tangenziali e il Grande raccordo anulare di Roma. Penso che su questo punto vada fatta chiarezza.
Intanto, credo che sia doveroso da parte mia, a nome del gruppo, ringraziare i Pag. 53colleghi - e in particolare gli onorevoli Di Biagio e Proietti Cosimi - che hanno presentato un emendamento esplicito che cercava di affrontare questo problema. Si tratta di un tema complesso per la realtà romana, dove evidentemente quando si parla del Grande raccordo anulare ci si riferisce a un sistema metropolitano molto più ampio che va al di là del perimetro urbano di Roma.
Inoltre, si deve tenere conto del fatto che il raccordo ormai è diventato, di fatto, un'arteria interna al sistema viario romano. Questo significa che occorre risolvere il problema, perché siamo assolutamente convinti del fatto che non bisogna gravare sull'economia che riguarda soprattutto alcune famiglie e alcuni pendolari, la gran parte dei quali usano il raccordo in entrata e in uscita per venire ogni giorno qui a Roma, nella capitale, ma che bisogna trovare anche gli strumenti adeguati.
Mi rendo conto anche del fatto che c'è una difficoltà rispetto alla quale il Parlamento deve porsi responsabilmente se vuol consentire al Governo di risolvere questa questione. Infatti, abbiamo oggi una massa critica di esposizione del comune di Roma molto rilevante, che non voglio qui continuare a dire essere l'eredità del passato, ma certamente c'è un gravame che pesa sul bilancio del comune e pesa enormemente sulle politiche economiche di questo Governo.
Questo ha portato anche ad alcune scelte importanti che sono state fatte all'unanimità nel Consiglio dei ministri e sono state appoggiate da tutti i gruppi della maggioranza, ma c'è un dato rispetto al quale abbiamo la responsabilità di intervenire: individuare strumenti che facciano da compensazione a quello che è l'elemento economico sul quale evidentemente dobbiamo recuperare anche una qualità di risorse per Roma.
Su questo, evidentemente, si è aperto un problema, ma anche una prospettiva non solo di dialogo, ma di impegno concreto. Se siamo riusciti ad ottenere come gruppo, ma anche con la collaborazione degli altri colleghi della maggioranza, un ordine del giorno che recita testualmente un impegno che il Governo deve assumere e che deve portare avanti prima che si passi al provvedimento attuativo che inserisce il sistema tariffario sulle tangenziali e, in particolare, sul Grande raccordo di Roma, si trovi dunque lo strumento adeguato.
Ad esempio, siamo convinti che, proprio per la caratterizzazione che ha il raccordo (diventato ormai strada e arteria interna al sistema viario romano e metropolitano), si possa arrivare ad una declassificazione di questo sistema viario attraverso una sua corretta regionalizzazione.
Questo potrebbe essere uno strumento adeguato per far sì che quel provvedimento e quell'ordine del giorno non siano soltanto un impegno vacuo, come qualcuno in qualche modo ha cercato di dire, ma invece il concreto risultato di un'azione politica che intendiamo portare avanti e per la quale ringraziamo il Governo di aver assunto un impegno concreto (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mereu. Ne ha facoltà.

ANTONIO MEREU. Signor Presidente, nel chiedere alla Presidenza di poter consegnare il testo integrale del mio intervento, vorrei qui cogliere l'occasione per riaffermare il voto contrario del gruppo dell'Unione di Centro, voto che abbiamo maturato nel tempo della discussione.
Lo abbiamo manifestato in Commissione ed anche in quest'Aula e ancora qui voglio ripetere la nostra contrarietà. Per esempio, siamo fortemente contrari ai pedaggi autostradali, così come siamo contrari al prelievo dei fondi FAS per l'attuazione della privatizzazione delle compagnie regionali. Ci sembra un modo sbagliato per il quale, tra le altre, alcune regioni - compresa la mia, la Sardegna - hanno immediatamente fermato quell'iter burocratico di privatizzazione che pure era in stato avanzato.
Siamo preoccupati perché il provvedimento che abbiamo in esame ci appare Pag. 54più che altro come una operazione finanziaria - che pure è necessaria perché è chiaro che se Tirrenia è fortemente indebitata lo Stato in qualche modo il problema lo deve risolvere - però non è l'obiettivo principale. L'obiettivo principale riteniamo che sia la garanzia delle rotte che oggi ci sono, non solo la garanzia del mantenimento delle rotte da e per le isole, ma soprattutto il loro miglioramento.
Infatti, oggi ci troviamo in una situazione disastrosa. Non abbiamo più servizi che possano reputarsi tali, quindi la privatizzazione deve avere sicuramente una valenza economica, ma dietro di essa ci deve essere un servizio perché, tra le altre cose - lo voglio riaffermare in questa sede - per le isole e per la Sardegna soprattutto le rotte, e quindi i collegamenti marittimi per le persone e per le merci, rappresentano effettivamente il futuro e lo sviluppo della regione.
Per cui noi lo riteniamo terribilmente importante e chiediamo al Governo che su questo non lasci solo l'amministratore straordinario che deve seguire sì un iter burocratico, ma che non può assicurare le garanzie che anche oggi abbiamo chiesto che ci siano perché gli acquirenti comunque si rendano conto di cosa vanno in realtà ad acquistare. Quindi, siamo preoccupati ancora una volta per la tutela della flotta, degli utenti e soprattutto per la tutela di quei lavoratori. Infatti, se è anche vero, come è vero, che è stato detto che verrà differenziata la vendita (quindi, da una parte gli immobili e dall'altra, per esempio, le compagnie), non vediamo come è possibile sistemare i lavoratori se poi si vendono gli uffici.
Tutte queste cose ci hanno convinto ad un voto contrario e comunque seguiremo questo iter perché siamo interessati affinché le isole, e non solo esse, trovino in questa operazione un effettivo sviluppo che è necessario al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Onorevole Mereu, la Presidenza autorizza la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del suo intervento. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Montagnoli. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, andiamo ad approvare la legge di conversione di questo decreto-legge su alcuni argomenti fondamentali, tra cui Tirrenia che pensavamo prima delle vacanze di avere definito in maniera soddisfacente per tutti i nostri cittadini, e per il servizio, rispetto ai quali assicuriamo la possibilità dell'utilizzo di alcune risorse per la gestione ordinaria.
Vi è la possibilità e la volontà del Governo di aumentare gli stanziamenti previsti per le garanzie per le aziende in crisi ed è evidente il tema che è stato dibattuto ieri ed anche oggi, ossia quello dei pedaggi. Al riguardo, penso che dobbiamo fare una valutazione corretta e coerente con quello che vogliamo fare.
In Aula ieri abbiamo avuto il Presidente del Consiglio, che ha parlato giustamente di infrastrutture, e tutti quanti vogliamo risanare la nostra economia, e che vengano fatte opere dal nord al sud del Paese. Tuttavia è un dato di fatto che ci vogliono le risorse per fare le opere e che oggi le grandi opere vengono fatte con il sistema della finanza di progetto. Da ciò deriva anche la necessità di un ente come l'ANAS di avere delle risorse disponibili per fare gli interventi di manutenzione. Il Governo già aveva previsto nel decreto-legge, prima delle vacanze, un inserimento di un articolo che consentisse all'ANAS di avere delle risorse. Ahimè, il TAR ha sospeso questa scelta, che tuttavia ritengo fondamentale perché abbiamo assolutamente bisogno di risorse.
Abbiamo sentito molti ragionamenti e prendo spunto anche da quello che ha detto il collega Moffa: facciamo un passo in avanti e valutiamo la regionalizzazione. Già qualche anno fa vi era stata la volontà di ANAS di cedere alcune strade e ciò che è successo riguarda solamente una parte d'Italia. Facciamo un passo più avanti e una valutazione delle tante strade che possono essere cedute. Pag. 55
Su ciò la Lega ha lanciato una proposta: discutiamo della volontà di cambiare l'attuale struttura. Al riguardo, abbiamo due proposte di legge, volte a regionalizzare l'ANAS e a darle una struttura più snella e più confacente al territorio. Abbiamo approvato prima delle vacanze un importante codice della strada, nel quale abbiamo inserito emendamenti e articoli, uno dei quali dà il 50 per cento delle risorse all'ente che è proprietario della strada per quanto riguarda le sanzioni del codice della strada con l'autovelox. Il presidente Ciucci ha indicato queste somme in 500 milioni di euro. Si tratta di una cifra importante e impegnativa. Abbiamo anche inserito un articolo in base al quale queste risorse debbono essere spese nel territorio in cui vengono fatte le esenzioni. È un dato oggettivo che le sanzioni vengono fatte soprattutto in una certa parte d'Italia. Quindi, l'invito è che la norma venga applicata in tutto il territorio nazionale e da lì si può partire nella logica del federalismo stradale.
Sappiamo che le nostre strade hanno bisogno di interventi e di manutenzioni. Questo può essere un passo e per questo motivo, sicuramente, noi confermiamo quello che è il decreto-legge. Prendo atto anche degli ordini del giorno e condividiamo anche quello dei colleghi del Popolo della Libertà in base al quale le risorse che derivano da questi pedaggi debbono essere usate nel territorio di competenza. La Lega ha predisposto un ordine del giorno simile con riferimento anche ai pendolari, perché è evidente che abbiamo tantissimi pendolari che utilizzano le strutture considerando non solo le nuove tratte a pedaggio, ma già quelle che oggi sono pedaggiate ed è fondamentale che assicuriamo le risorse al territorio.
Infatti, oggi si sono aperte delle valutazioni su questa logica del federalismo stradale. Si tratta di una logica giusta sulla quale si può lavorare e noi agli atti abbiamo queste due proposte di legge che possono far cambiare l'ANAS e utilizzare le risorse del territorio.
Quindi, sicuramente la Lega Nord Padania voterà favorevolmente alla conversione di questo decreto-legge e ci auguriamo che da qui si possa iniziare una valutazione delle attuali proposte di legge per portarle in Aula e per rispondere a quello che ci chiedono i cittadini. Per avere viabilità sicure al passo con gli altri paesi europei ci vogliono le risorse e le possiamo trovare con le proposte di legge per dare risposte ai cittadini e alle aziende. Confermo il voto favorevole del gruppo Lega Nord Padania (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Meta. Ne ha facoltà.

MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, riservandomi di consegnare il testo integrale della mia dichiarazione di voto, interverrò brevemente. Siamo contrari alla conversione di questo decreto-legge perché non ne condividiamo i contenuti. Vado per titoli. Per quanto riguarda la vicenda Tirrenia, speriamo solo che non si ripeta in sedicesimi la vicenda dell'Alitalia, magari una sorta di «Alitalia del mare». Manteniamo due capisaldi: proteggiamo questo processo, già iniziato da tempo, della privatizzazione delle società regionali. Insomma, c'è un solo modo per farlo: la società madre riconosca alle regioni quanto dovuto e, se la società madre non è in grado, il Governo almeno su questo dovrebbe farsene carico e mostrare un pizzico di generosità in più rispetto a quanto fatto fino ad ora.
Per quanto concerne le altre due questioni occorre garantire la continuità territoriale, non solamente per le isole maggiori, ma anche per quelle minori. Noi andiamo incontro all'inverno e le navi che collegano la terraferma alle isole minori non portano soltanto passeggeri, ma anche merci ed energia.
Per quanto concerne questa vicenda dell'ANAS, vorrei dire al Governo che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire: il 15 ottobre in sede di Comunità europea si definiranno i criteri per quanto riguarda i pedaggi su tutta la scala europea. Voi avete Pag. 56voluto anticipare questo provvedimento perché evidentemente l'ingegner Ciucci ha «battuto cassa». L'ingegner Ciucci fa molti mestieri: è il massimo dirigente responsabile dell'ANAS ed è il deus ex machina del ponte di Messina ed evidentemente il Governo è stato molto condizionato da questa situazione.
Alla fine credo che il saldo per quanto riguarda le spese e le entrate sarà molto misero: le risorse che entreranno non saranno sufficienti. State di nuovo colpendo i pendolari e lo fate consecutivamente per la terza volta. Dicevo prima che vengono trattati peggio dei rom perché dopo quattro miliardi di tagli - che significano meno corse di treni, di bus e di metropolitane - adesso si introduce per i dannati della terra - che sono i pendolari - anche questa tassa per muoversi nelle strade metropolitane. Saranno colpiti soprattutto i pendolari e stiamo parlando di milioni di persone.
Concludo veramente. Per quanto concerne quello che bisogna fare, credo che voi siete anche timidi - dal momento che le sollecitazioni vi sono venute dal vostro campo - a ragionare su questa questione della rivisitazione dei canoni concessori. Non dico che dobbiamo fare quello che dicono alcuni oltranzisti del centrodestra, perché non è praticabile, ma quantomeno ragionare sull'adeguamento dell'inflazione per tentare di generare una solidarietà attiva tra chi guadagna gestendo la rete e chi, invece, deve farsi carico degli investimenti della manutenzione e della sicurezza.
Noi abbiamo già dato: come Parlamento - lo voglio ribadire perché voi lo sottovalutate - abbiamo approvato una norma che per la prima volta prevede che all'ANAS, che gestisce 16 mila chilometri, vada il 50 per cento delle multe e soprattutto quelle relative agli automobilisti indisciplinati. Non c'è una funzione educatrice dell'ANAS. Invece di spendere 150 milioni di euro per mettere i cancelli elettronici, perché l'ANAS non compra qualche autovelox nelle zone più a rischio e nei buchi neri e non va a colpire gli indisciplinati? Questo non si vuole fare. Credo che questo Governo pagherà un salatissimo prezzo perché questa questione non sarà risolta.
Non ripartono gli investimenti neanche per la manutenzione e quella dell'ANAS è una vicenda che vi porterete dietro per i prossimi mesi. Per questa ragione noi voteremo contro e assumeremo delle iniziative, anche in sede parlamentare, per farvi riflettere su una manovra sciagurata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garofalo. Ne ha facoltà.

VINCENZO GAROFALO. Signor Presidente, cercherò di essere sintetico pur volendo sottolineare alcuni aspetti che ho già avuto occasione di far presente in occasione della discussione sulle linee generali. Alla fine, il dibattito su questo provvedimento si è concentrato solo sugli aspetti che riguardano Tirrenia e i pedaggi delle tratte di raccordi o autostradali gestiti dall'ANAS; in realtà, il provvedimento interviene anche su altri aspetti, tra i quali ve n'è uno molto importante, forse sottovalutato.
Mi riferisco alla proroga, anzi alla concessione della riapertura del termine, che tra l'altro è stato ulteriormente prolungato dal Senato, nei confronti della regione Puglia per la presentazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario. Nella stessa occasione, al Senato è stata anche inserita un'ulteriore norma che esclude l'applicazione automatica dell'incremento IRAP e dell'addizionale IRPEF per le regioni Lazio, Campania, Molise e Calabria, condizionando ovviamente questa applicazione alla verifica dei risultati del piano di rientro presentato in questa regione.
Tornando però ai due argomenti che hanno interessato l'Aula nel dibattito di martedì e nella giornata di oggi, desidero sottolineare un aspetto che riguarda Tirrenia. A detta di tutti, ma direi che la maggior parte degli interventi sono venuti dall'opposizione, Tirrenia è un'azienda che fa Pag. 57concorrenza sleale al privato, offre servizi scadenti, non garantisce una continuità anche nel modo di offrire i servizi, rispetto ai quali vi sono molte lamentele, è un'azienda che ha un costo del personale - ripeto le parole che ho ascoltato da colleghi dell'opposizione - più alto rispetto ad aziende private dello stesso comparto.
Quindi, questo porterebbe a dire che quanto predisposto dal Governo nel disegno di legge di conversione, che ci apprestiamo a votare, va nella direzione di ciò che è richiesto da tutti, ossia assumere un'iniziativa definitiva affinché Tirrenia non sia più un'azienda dello Stato, ma un'azienda privata, vigilando sulla sua azione che deve essere improntata sempre alla salvaguardia di alcuni servizi. Il Governo - questo nessuno può disconoscerlo - ha preso in esame il problema Tirrenia che ha ereditato da anni di gestione, ma non solo, perché basta andare a documentarsi, come ha fatto la Commissione trasporti con una serie di audizioni svolte l'anno scorso, ma anche recentemente, per verificare che è necessario imprimere una svolta.
Si è tentato di dare la svolta con un primo processo di privatizzazione che è stato affrontato con un bando pubblico, al quale in una prima fase hanno mostrato interesse ben diciotto raggruppamenti, ben diciotto gruppi imprenditoriali, e soltanto con l'approfondimento dei conti, della situazione reale dell'azienda, da diciotto si è passati ad un unico concorrente. Questo unico concorrente non è stato in grado poi di adempiere ad alcuni aspetti di carattere finanziario, di dare le opportune garanzie e quella fase si è troncata lì. Allora il Governo, immediatamente, con un primo decreto-legge che abbiamo approvato in quest'Aula, ha nominato un commissario straordinario che ha dovuto dichiarare l'insolvenza, anzi a causa della mancanza di liquidità ha chiesto l'utilizzo della cosiddetta legge Marzano.
Quindi, il Governo non ha mai trascurato di intervenire, pur avendo ereditato una situazione che altri ci hanno consegnato.
Rispetto a tutto ciò, oggi, ci troviamo di fronte ad un processo che si è già riavviato. Nei giornali di ieri è apparso l'avviso di una proroga della scadenza dei termini per presentare la manifestazione di interesse che scadeva oggi e - badate bene - il commissario straordinario di Tirrenia e di Siremar, in un'audizione in Commissione trasporti - nell'ambito della quale abbiamo anche ascoltato le organizzazioni sindacali e l'associazione che raggruppa gli armatori italiani, la Confitarma - ha raccontato la situazione che ha ereditato e prospettato le proprie intenzioni.
Attraverso un emendamento inserito al Senato al testo originario del decreto-legge, sono stati recepiti proprio gli aspetti ai quali le organizzazioni sindacali avevano chiesto di dare particolare attenzione, innanzitutto quello di evitare lo smembramento. Ciò non vuol dire evitare di vendere separatamente Tirrenia e Siremar, ma vuol dire non mettere a gara le singole linee. Ciò, infatti, significherebbe liberalizzare, ma anche mettere in discussione tanti posti di lavoro, le tante famiglie che - mi è sembrato di capire - stanno a cuore a tutti noi.
La vendita dei compendi industriali e aziendali di queste due aziende vanno verso questa direzione. Peraltro, con quello stesso emendamento, viene inserita non solo la proroga delle convenzioni vigenti al marzo 2010 per le linee soggette all'aiuto da parte del Governo, ma anche la proroga per coloro i quali si aggiudicheranno le due aziende.
Quindi, mi pare che ci siano tutte le condizioni per poter dire non solo che il Governo sta lavorando nella direzione giusta, ma anche che sta facendo ciò che è stato chiesto.
Aggiungo qualcosa anche sui pedaggi. A questo riguardo, è già stato detto tutto. Bisogna dare atto al Governo che ha già accolto tutti gli ordini del giorno che era possibile accogliere. Anche con riguardo alla problematica delle società regionali di navigazione, è stato accolto l'ordine del giorno, rivelando così l'interesse del Governo ad affrontare i problemi. Anche sul pedaggiamento Pag. 58il Governo ha mostrato la stessa apertura, tenendo conto del principio per cui «chi usa paga».
È ovvio che su questo argomento ci sarà un approfondimento, ma questi sono i motivi espressi nella discussione sulle linee generali e in Commissione trasporti che non ci consentono assolutamente e non ci hanno consentito di stralciare il provvedimento.
Quindi, concludendo veramente, dichiaro, per i motivi suesposti, il voto favorevole del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3725)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 3725, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Foti, Cesare Marini, Fassino, Mannucci, Paolo Russo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 2323 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 agosto 2010, n. 125, recante misure urgenti per il settore dei trasporti e disposizioni in materia finanziaria. Proroga del termine di esercizio della delega legislativa in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio di amministrazioni pubbliche» (Approvato dal Senato) (3725):

Presenti 479
Votanti 478
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato 268
Hanno votato no 210.
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Argentin e Razzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.

Sull'ordine dei lavori (ore 14).

FRANCESCO PAOLO SISTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, credo che le parole abbiano un valore e che non sia assolutamente possibile scambiare in quest'Aula i contenuti con la qualità, lo stile e l'immagine di quello che si dice. Che questo sia un principio pacificamente ratificato dal nostro Regolamento si deduce leggendo gli articoli da 59 a 60, in cui viene dato il potere al Presidente della Camera di intervenire sulle parole che vengono utilizzate dai singoli parlamentari e, in qualche modo, di stigmatizzare con interventi, addirittura con delle sanzioni, ai sensi del comma 3 dell'articolo 60, certi atteggiamenti.
Nel nostro sistema, signor Presidente, si consolida qualche volta un pericolosissimo istituto: la cosiddetta consuetudo contra legem, cioè l'abitudine a tollerare comportamenti assolutamente non consentiti. Mi riferisco, signor Presidente, all'intervento che oggi abbiamo ascoltato da parte dell'onorevole Barbato, che ha usato in quest'Aula una terminologia inqualificabile, che tutti per l'abitudine ad ascoltare le contumelie abbiamo tollerato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Questo non è possibile! Una consuetudo contra legem in quest'Aula non deve esistere! Chi più insulta non deve avere la licenza di insultare. Credo che da questo punto di vista bisognerà intervenire ogni giorno, momento per momento, parola per parola. Pag. 59
Non nego che vi sia già una mia iniziativa, insieme ad un altro collega, affinché si intervenga puntualmente sui singoli interventi, anche di pochi secondi, perché non si possa assolutamente scambiare un eccesso di contumelia con un'autorizzazione alla contumelia.
Signor Presidente, la prego, ai sensi dell'articolo 60, comma 3 - perché le parole di oggi sono state in linea con tante altre parole consumate ai danni di chi non ha titolo a ricevere questo trattamento -, di intervenire puntualmente ogni volta che si verifichino queste cadute di stile, che fanno male alle istituzioni, alla Camera e ai singoli parlamentari, affinché vi siano delle sanzioni. Se la sanzione non interviene, l'offesa è continua.
Pertanto, signor Presidente, le chiedo formalmente, ai sensi degli articoli 59 e 60, comma 3, di sottoporre all'Ufficio di Presidenza le parole di oggi dell'onorevole Barbato, affinché siano oggetto di attenta valutazione e soprattutto affinché non si ripetano più episodi di questo genere, che fanno davvero male alla nostra qualità di vita come parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Sisto, lei si appella al comma 3 dell'articolo 60 del Regolamento, che prevede che solo il Presidente possa sottoporre il caso all'Ufficio di Presidenza. Riferirò al Presidente Fini che valuterà.
Sottolineo che anche questa mattina ho richiamato esplicitamente l'onorevole Barbato, anche togliendogli la parola. Tra l'altro, tutto ciò è avvenuto alla fine dell'intervento e non avrei certamente potuto farlo in maniera preventiva.

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, intervengo perché stamattina non ho avuto la possibilità di farlo nel coro sull'ordine dei lavori e, come giustamente dovrebbe essere prassi, intervengo a fine seduta.
Intervengo sulle frasi sconvenienti pronunciate da un collega senatore, di cui non conosco la modalità, ma mi sembra che sia opportuno, in qualità di membro di un movimento che riconosce una simpatia nei confronti del popolo israeliano e delle ragioni della pace, ma anche come membro del gruppo di amicizia Italia-Israele, esprimere in qualche modo un giudizio di censura politica e magari di solidarietà anche al FLI, per un attacco sicuramente inopportuno.
Devo sottolineare che l'amicizia nei confronti di questo popolo occidentale, un avamposto di democrazia in una terra difficile, è ben forte e ben presente e si è espressa anche recentemente - parlo personalmente - con una manifestazione importante di solidarietà. Infatti, nel piacentino alcuni comuni, così come è stato fatto dal sindaco di Gerusalemme e dal sindaco Alemanno, si sono espressi pubblicamente a favore della liberazione di Shalit, un soldato che da sei o sette anni è purtroppo assente dalla sua terra, prigioniero di un movimento terroristico.
Tre comuni, nel piacentino, hanno spento insieme le luci delle proprie torri e di altri edifici e vi è stata una manifestazione insieme a colleghi, come il collega Fiano e la collega Nirenstein, proprio per sottolineare l'unità in determinati momenti. Non credo che vi sia niente di particolarmente drammatico, però credo che su queste cose occorra una prudenza e uno stile che molte volte difettano (Applausi).

PIERFELICE ZAZZERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, volevo segnalare alla Presidenza, perché se ne faccia portavoce con il Governo e con il Ministro dell'interno, quanto accaduto solo tre giorni fa a Bari in merito alla scarcerazione per fine pena di Eugenio Palermiti, 56 anni, boss e trafficante di droga del quartiere Japigia di Bari. Pag. 60
La notizia di per sé potrebbe passare inosservata, ma la cosa incredibile di questa vicenda è che il Palermiti, noto esponente criminale barese, ha goduto di una serie di sconti di pena, partendo da 14 anni, per arrivare poi a 10, per finire ad 8. Infine, ha avuto uno sconto terminale, perché sarebbe dovuto uscire a novembre ed è uscito in questi giorni. La cosa la dice lunga.
Non solo, ma nello sconto pena sono finiti anche i quattro anni e mezzo che il Palermiti ha ricevuto per traffico di droga a seguito dell'indulto. Invito il Governo, perché vi saranno e vi sono preoccupazioni e questioni di ordine pubblico nel quartiere Japigia di Bari per la liberazione di Eugenio Palermiti, di 56 anni, a fare molta attenzione, ad aprire gli occhi e ad attivare le antenne, per seguire quanto possa accadere per rendere sicura la vita dei cittadini.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame dell'ulteriore argomento previsto all'ordine del giorno della seduta odierna è rinviato ad altra seduta.
Sospendo dunque la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e, a partire dalle 16, con lo svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ed il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.

(Interventi in relazione alla crisi che ha interessato il Teatro Carlo Felice di Genova - n. 3-01254)

PRESIDENTE. L'onorevole Rivolta ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01254, concernente interventi in relazione alla crisi che ha interessato il Teatro Carlo Felice di Genova (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria, per un minuto.

ERICA RIVOLTA. Signor Presidente, signor Ministro, oggetto dell'interrogazione a risposta immediata è la drammatica situazione nella quale versa la Fondazione del Teatro Carlo Felice di Genova, istituzione culturale che ha sempre dato lustro a Genova e all'intera Liguria, e che purtroppo attualmente presenta un disavanzo finanziario che varia dai 12 ai 14 milioni di euro. Preoccupata per la prosecuzione dell'attività del Teatro Carlo Felice, e soprattutto per la sorte dei 290 lavoratori che rappresentano il vero cuore di esso, le chiedo di conoscere quali iniziative il Ministro voglia mettere in atto per scongiurare il rischio di liquidazione coatta: eventualità che da una parte bloccherebbe sicuramente la crisi, ma dall'altra chiuderebbe forse definitivamente il sipario su una delle Fondazioni lirico-sinfoniche più importanti d'Italia.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ERICA RIVOLTA. Come rappresentato da alcuni componenti, sia del consiglio di amministrazione che del collegio dei revisori dei conti, vi possono essere delle prospettive per arginare la crisi. Le chiedo appunto di darmi lumi.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

Pag. 61

GIANFRANCO ROTONDI, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, premesso che il sistema delle fondazioni lirico-sinfoniche presenta condizioni di criticità che questo Governo ha ereditato, e che derivano da un'impostazione che aveva consentito spese eccessive, il Governo ha ritenuto urgente porre mano ad una riforma del settore cosiddetto delle fondazioni lirico-sinfoniche. Proprio in quest'Aula, la Camera ha lavorato proficuamente con Bondi e Giro per definire meglio e calibrare i termini di tale riforma.
La legge prevede l'adozione di uno o più regolamenti attuativi, a cui gli uffici del Ministero stanno lavorando. Importante è la ridefinizione della contrattazione collettiva di settore: in proposito, le fondazioni lirico-sinfoniche hanno già definito la delegazione e sono in contatto con l'ARAN per la successiva convocazione delle parti sociali.
In questo contesto, la situazione del Carlo Felice è un picco di criticità: il commissario nominato dal Governo ha cercato di porre rimedio, il sindaco di Genova ha ritenuto che fossero venute meno le condizioni della gestione straordinaria. Stiamo ancora aspettando il piano che il comune di Genova non ha presentato al Governo, un piano in cui esso deve andare ovviamente oltre la richiesta di ulteriori risorse aggiuntive che andrebbero a sommarsi ai 16 milioni dei 27 di bilancio che già rappresentano il contributo statale precedente. Si tratta di un contributo che ovviamente il Governo apprezza da parte del comune: si prende atto degli sforzi che l'amministrazione sta compiendo, e ci si augura in particolare che possano prevalere nelle parti sociali criteri di responsabilità e realismo, e la consapevolezza che questo è il momento di sacrifici per non pregiudicare né il futuro del Teatro né i livelli occupazionali. Purtroppo è di ieri la notizia del rifiuto di parte sindacale della cassa integrazione in deroga; resta aperta la speranza che gli stessi lavoratori si rendano conto che il sacrificio di oggi costituisce il presupposto per garantire domani il posto di lavoro ed il rilancio della Fondazione.
Il Ministero per i beni e le attività culturali farà la sua parte. Gli uffici sono in contatto col comune e con la Fondazione; non vi è al momento disponibilità di fondi utilizzabili, trovandoci nell'ultimo trimestre di bilancio. Il Ministro Bondi sta operando per acquisire nuove disponibilità finanziarie nel prossimo esercizio finanziario del 2011. Tale impegno economico è subordinato alla condizione che si creino i presupposti per una proficua utilizzazione di tali risorse, ed in particolare che sia già avviata una concreta attività di risanamento e che tutti, anche i lavoratori, facciano la propria parte e dimostrino concretamente la volontà di cooperare per il bene del Teatro e della città di Genova.

PRESIDENTE. L'onorevole Rivolta ha facoltà di replicare.

ERICA RIVOLTA. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per la sua risposta. Secondo me è molto importante che si faccia tutto il possibile perché anche le istituzioni (in particolare mi rivolgo al sindaco di Genova che è presidente della fondazione) accolgano quanto scritto non solo dai lavoratori nel documento che è stato inviato qualche giorno fa al consiglio di amministrazione, ma anche nella relazione dei revisori dei conti, i quali pensano ad una patrimonializzazione della fondazione attraverso il conferimento di immobili. Infatti, attualmente il teatro è dato in uso ma questa voce non può essere contabilizzata, quindi è comunque un punto di criticità. Evidentemente con uno sforzo da parte del comune di Genova, che è il primo a farsi lustro di una simile istituzione, potrebbe intravedersi la possibilità di un futuro meno funesto per il teatro. I lavoratori hanno già accettato il congelamento della parte integrativa del contratto per due anni, ma questo non è abbastanza. Penso che anche i lavoratori debbano accettare la previsione di una cassa integrazione, magari a rotazione, per gli ultimi quattro mesi. Sappiamo che il FUS non Pag. 62diminuirà anche a fronte di una riduzione dell'attività artistica. Chiedo davvero che vi sia la massima attenzione da parte del Ministero riguardo alla situazione del teatro Carlo Felice e vi siano tutte le pressioni positive del caso perché tutte le istituzioni, che sono parte della Fondazione, facciano tutti gli sforzi in un momento in cui effettivamente trovare dei soci privati e degli sponsor è assai difficile. Tuttavia pensiamo davvero ai lavoratori, agli artisti e agli artigiani del teatro come ad una risorsa straordinaria.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ERICA RIVOLTA. Certamente. Loro hanno indubbiamente reso grande il Carlo Felice, mentre non altrettanto possiamo dire delle amministrazioni che si sono succedute, lo devo dichiarare. Vi è una grande responsabilità dei sindaci che si sono succeduti al comune di Genova.

(Orientamenti in merito all'emanazione del decreto ministeriale sui protocolli tecnici operativi relativi ad alcune colture geneticamente modificate - n. 3-01255)

PRESIDENTE. L'onorevole Della Vedova ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01255, concernente orientamenti in merito all'emanazione del decreto ministeriale sui protocolli tecnici operativi relativi ad alcune colture geneticamente modificate (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Ministro, lei sa che nel 2005 (quindi vi era un Governo sempre di centrodestra) venne adottato un decreto ministeriale che doveva stabilire il percorso per arrivare all'abilitazione della ricerca scientifica in campo OGM anche con la sperimentazione in campo (non parliamo di coltivazione, solo della fase finale della ricerca scientifica). Il 20 novembre 2008 il Comitato tecnico di coordinamento, che doveva definire i protocolli scientifici per poter arrivare a questa fase, ha emanato un documento che deve essere recepito di nuovo dal Governo con un decreto ministeriale. Sono trascorsi ormai quasi due anni e questo decreto non c'è. Riteniamo che la ricerca e la sperimentazione siano centrali in un grande Paese come l'Italia, che non può rimanere fuori dalla frontiera. Poi discuteremo se abilitare le colture o no, ma è una fase successiva. Siamo alla ricerca scientifica.

PRESIDENTE. Deve concludere.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Vorrei capire quale sia l'orientamento di questo Ministro e del Governo al riguardo.

PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Giancarlo Galan, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GALAN, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, l'onorevole interrogante ha fatto bene a ricordare le tappe del 2005 e del 2008. In effetti actinidia, agrumi, ciliegio dolce, fragola, mais, melanzana, olivo, pomodoro e vite attendevano un decreto. Si tratta di un decreto che non è mai stato emanato e non faccio mistero del perché: perché mancano le linee guida di coesistenza tra le colture tradizionali, convenzionali e geneticamente modificate, che avrebbero dovuto essere assunte dalle regioni e portate nella Conferenza Stato - regioni.
Le sperimentazioni, quindi, non possono essere effettuate per due ragioni: i protocolli di sperimentazione non sono stati emanati e le regioni non hanno ancora individuato i siti sui quali effettuarli. Non è corretto quanto ottimisticamente lei ha affermato, che alcune regioni abbiano provveduto ad individuare i siti per la sperimentazione. Al momento attuale, nessuna regione ha comunicato formalmente la propria individuazione dei siti per la sperimentazione. Che cosa succederà? Credo che l'urgenza di addivenire ad una soluzione sia determinata almeno da due fatti: il primo, un contenzioso che sale enormemente giorno dopo giorno; Pag. 63secondo, che occorre ottemperare alla sentenza del Consiglio di Stato che dispone di dover attuare quelle linee guida almeno per una regione, il Friuli-Venezia Giulia. Come posso concludere, quindi? Che, se le regioni non lo faranno, qualcuno lo dovrà pur fare, almeno per quella regione per cui una sentenza ci dice che occorre provvedere.

PRESIDENTE. L'onorevole Della Vedova ha facoltà di replicare.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, signor Ministro, colgo nella sue parole - e spero di non sbagliarmi - un dato di novità e di apertura che mi fa molto piacere. In realtà, le linee guida sulla coesistenza sono un passo ancora successivo, cioè quello che consente l'individuazione dei terreni su cui coltivare a scopi commerciali e, quindi, la coesistenza tra colture tradizionali, biologiche e OGM. A me risultava, in realtà, che la regione Lombardia già avesse individuato, invece, - oltre che, poi, la questione del Friuli-Venezia Giulia che lei ha richiamato - le aree per la sperimentazione. Credo che anche sulla coltivazione bisogna fare passi avanti per non rimanere indietro rispetto ad altri Paesi europei. Le chiedo, però - e colgo la sua manifestazione di volontà che mi sembra positiva -, di insistere almeno nell'aspetto della ricerca scientifica. Lei ha citato delle specie vegetali che non sono il mais delle multinazionali, per capirci, ma abbiamo parlato di pomodoro, di melanzana. È la ricerca anche sulle nostre colture tipiche che dobbiamo consentire. Dieci anni fa avevamo ancora una posizione di supremazia nella ricerca scientifica e tecnologica sugli OGM e la stiamo perdendo completamente perché impediamo di fare l'ultimo stadio della ricerca, la sperimentazione in campo. Un grande Paese che ha notoriamente una posizione di supremazia nell'agro-alimentare non può permettersi di essere fuori dalla frontiera, non fosse altro perché il mercato per le nostre aziende non è solo quello domestico. Se anche scegliessimo un domani - e non so se sarebbe la scelta migliore - che in Italia non si coltivano OGM, le nostre aziende, grazie alla ricerca, devono poter competere con altre aziende anche nell'esportazione, anche nell'impianto di coltura, in quei Paesi dove, invece, la legge sceglie di consentire queste colture. Chiudo, signor Presidente e la ringrazio: signor Ministro, mi raccomando, facciamo dei passi avanti, non sprechiamo quest'occasione di ricerca ed innovazione in un settore così importante per l'Italia.

(Iniziative per un processo di normalizzazione nel settore del ciclo dei rifiuti in Campania, anche attraverso l'attivazione di un tavolo di confronto tra tutti i soggetti istituzionali coinvolti - n. 3-01249)

PRESIDENTE. L'onorevole Aniello Formisano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Donadi n. 3-01249, concernente iniziative per un processo di normalizzazione nel settore del ciclo dei rifiuti in Campania, anche attraverso l'attivazione di un tavolo di confronto tra tutti i soggetti istituzionali coinvolti (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, signora Ministro, siamo stati costretti a sviluppare in tempi rapidi questa interrogazione perché pensavamo, per la verità, che ieri, avendo avuto il Presidente del Consiglio un ora e un quarto di tempo nello sviluppare la sua relazione e avendo avuto 45 ed oltre minuti in replica, avrebbe trattato dell'argomento rifiuti a Napoli e in Campania, visto che sullo stesso argomento vi è stata una chiara campagna elettorale da parte del PdL e del Presidente Berlusconi. Credo che quest'ultimo abbia finito con l'illudere i napoletani e, forse, anche gli italiani o, forse, il mondo intero che il problema rifiuti fosse risolto in Campania e a Napoli. Pensavamo che fosse doveroso, da parte del Presidente del Consiglio, toccare questo argomento, nella sua relazione, perché, proprio sta Pag. 64mattina, alla Commissione europea per le petizioni, si discuteva di una petizione che gli abitanti di Terzigno, e non solo loro, avevano sottoposto all'esame di quell'autorità.
Niente è avvenuto, per cui abbiamo predisposto l'interrogazione in esame, sperando di conoscere il pensiero del Governo su questa materia.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Aniello Formisano per la sua interrogazione. Non era certo la sede di ieri quella ideale per affrontare la questione dei rifiuti in Campania e anche i pochi minuti che avrò a disposizione non saranno certo sufficienti a rispondere alle tante questioni che sono state scritte nell'interrogazione che è stata depositata e nelle premesse, che sono davvero numerose.
Voglio però rilevare una questione di fondo, cioè che quanto è accaduto a Terzigno, stando agli atti della prefettura di Napoli, è particolarmente grave. Forte è il sospetto che in quelle proteste organizzate vi siano infiltrazioni camorristiche. Certamente però un dato è sicuro: queste proteste sono state strumentalizzate in maniera veramente grave e pesante dall'opposizione, semplicemente per attaccare il Governo nazionale e per sostenere che non aveva risolto il problema dei rifiuti in Campania. Questo è francamente inaccettabile, è un uso strumentale della realtà e della verità da parte di chi forse una qualche responsabilità - non personalmente l'onorevole, ma la sua forza politica, che fino a poco tempo fa era al Governo - nell'emergenza della Campania ce l'ha. L'emergenza rifiuti, nella sua fase acuta, è stata affrontata e superata, questa è la realtà (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
In particolare, è stato ultimato il termovalorizzatore di Acerra, che nel primo anno ha trattato 400.000 tonnellate di rifiuti rispetto alle 600.000 che tratterà a regime e questo lo pone in linea con i migliori impianti a livello europeo. Le momentanee fermate degli impianti (le 2 o 3 che vengono costantemente richiamate) sono dei normali interventi di manutenzione, che si concluderanno rispettivamente ad ottobre e a dicembre. L'entrata in funzione del termovalorizzatore ha portato chiari vantaggi ambientali al territorio, in quanto le emissioni dell'impianto sono state sempre inferiori ai limiti di legge e a quanto più rigorosamente stabilito dall'autorizzazione integrata ambientale. Queste emissioni sono state attentamente monitorate con un sistema di rilevazione dei fumi ai camini. Quindi è anche assolutamente strumentale e fuorviante parlare di un superamento delle polveri sottili nell'area vasta di Acerra, quando è noto - perché ce lo conferma anche l'ARPA Campania - che i rilevamenti che superavano i limiti previsti dalla legge sono stati fatti addirittura nei giorni in cui l'impianto non era in funzione.
Come noto, il decreto-legge approvato da questo Parlamento nel 2009, quello che affrontava l'emergenza in Campania, ha autorizzato cinque impianti di discarica, che sono assolutamente necessari per affrontare la fase di transizione, cioè per superare il tempo necessario alla costruzione degli altri impianti di termovalorizzazione.

PRESIDENTE. Deve concludere, Ministro.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Sono state inoltre ottenute le autorizzazioni per l'impianto di Terzigno, quello per il quale è stata organizzata la protesta, quindi un'autorizzazione che era già prevista dal decreto-legge. Tuttavia voglio dire ai colleghi parlamentari che il Governo si riserva di ascoltare le istanze dei cittadini di Terzigno e quindi si riserva di valutare se effettivamente è necessaria o se è possibile evitare l'apertura di questa discarica.

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PRESIDENTE. L'onorevole Aniello Formisano, ha facoltà di replicare.

ANIELLO FORMISANO. Signor Ministro, mi dispiace dover dire di non ritenermi soddisfatto, poi le spiego anche perché. È stato bene cominciare a discuterne, visto che lei ritiene che non era ieri il caso di farlo: noi pensavamo invece che Berlusconi dovesse e avesse l'obbligo morale di parlarne presso i cittadini della Campania.
È il caso di parlarne perché la situazione è drammatica: soltanto chi non conosce quella realtà non riesce a comprendere quanto la criminalità organizzata e quindi la camorra riescano poi ad entrare in queste vicende e in queste contraddizioni.
Qui le dico subito, signor Ministro, che lei è in errore: l'Italia dei Valori, in Campania, è dal 2007 che ha preso fermamente, nettamente e pubblicamente le distanze dal governatore dell'epoca, Bassolino, e quindi sicuramente non agiamo strumentalmente. Non abbiamo difeso Bassolino e non difendiamo Berlusconi.
Quel che è peggio, però, è che, mentre Bassolino aveva il coraggio di dire che non ce la faceva a risolvere il problema, Berlusconi dice le bugie. Signor Ministro, sa perché dice le bugie? Perché mette lei in condizione di venire a parlare del termovalorizzatore di Acerra, che funziona per meno di un terzo ed è un quarto di quello che lo stesso piano del Governo prevede dover essere il piano dei termovalorizzatori.
Ciò, senza entrare nel merito della contraddittorietà fra quanto dice il capo della Protezione civile Bertolaso e quanto dice il Presidente del Consiglio in via riservata al sindaco di Terzigno: si mettessero d'accordo. Infatti, Bertolaso ritiene che sia indispensabile realizzare il suo piano per andare a regime, mentre il Presidente Berlusconi si rivolge, in via riservata, a qualche sindaco amico, sia di Terzigno che di altri paesi. Penso a quando, magari, si dovrà discutere di una discarica nell'avellinese, a cosa dirà l'onorevole Ciriaco De Mita.
La verità è che voi e il vostro Governo - non lei, signor Ministro - avete preso voti dicendo bugie ai napoletani e ai campani. La conferma è venuta qualche ora fa. Signor Ministro, non so se lei è a conoscenza di cosa è avvenuto in Commissione petizioni al Parlamento europeo: non l'Italia dei Valori o un campano, non uno della vostra opposizione, ma la Commissaria Judith Merkies...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANIELLO FORMISANO. ... che è al di sopra di ogni sospetto - ho concluso, signor Presidente - ha ritenuto insoddisfacente il piano integrato di gestione dei rifiuti che voi avete presentato al Parlamento europeo. La Commissaria ha proposto - ed è stata accettata dalla Commissione europea - una nuova ispezione fisica, al fine di capire se ciò che il Governo italiano dice è vero o meno l'anno prossimo. Questo è il livello che vi è in Europa nei confronti dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Problematiche riguardanti il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (Sistri) - n. 3-01250)

PRESIDENTE. L'onorevole Tommaso Foti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01250, concernente problematiche riguardanti il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (Sistri) (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata) di cui è cofirmatario.

TOMMASO FOTI. Signor Presidente, signora Ministro, è in fase di avvio il Sistema integrato per il controllo e la tracciabilità dei rifiuti (Sistri), un'iniziativa meritoria che può servire, soprattutto, a fare chiarezza, una volta per tutte, sul traffico dei rifiuti, evitando quella proliferazione illegittima e illecita dei medesimi. Tuttavia, in questa fase di avvio, si registrano alcune discrepanze e alcune difficoltà, che vorrei brevemente rappresentare. Pag. 66
Esse attengono alle modalità con cui è stato creato il Sistri e al fatto che sia stato sottoposto a segreto di Stato. Inoltre - visto che il Popolo della Libertà rappresenta, in questa sede, anche le esigenze di migliaia e migliaia di imprese - vorrei citare i tempi ristretti previsti per il passaggio dal sistema cartaceo a quello informatico e i costi per le imprese medesime. Ritengo che il Governo abbia il dovere di chiarire all'opinione pubblica questi dubbi.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Tommaso Foti per questo atto di sindacato ispettivo, che mi consente di fare chiarezza, in sede parlamentare, sul sistema di tracciabilità dei rifiuti.
Il Sistri è nato con il Governo Prodi e, in particolare con la legge finanziaria per il 2007, che mise a disposizione uno stanziamento di 5 milioni di euro per la realizzazione di un Sistema integrato per il controllo della tracciabilità dei rifiuti.
Nel febbraio del 2007, il precedente Ministro dell'ambiente ha secretato il progetto perché lo ritenne strategico per la sicurezza nazionale, in ragione della diffusa presenza della criminalità organizzata nell'ambito dello smaltimento dei rifiuti. Successivamente, sempre il precedente Ministro dell'ambiente, modificò il Testo unico ambientale, prevedendo l'obbligo per tutte le categorie della filiera del rifiuto di installare apparecchiature elettroniche per la tracciabilità dei rifiuti, pur dovendo continuare ad osservare il vecchio sistema cartaceo.
L'attuale Governo, preso atto di questa importante iniziativa, dopo aver riesaminato complessivamente la materia, ha perfezionato, nel settembre del 2008, l'apposizione del segreto e ha emanato i diversi decreti attuativi, confrontandosi costantemente con le più importanti organizzazioni imprenditoriali. Va precisato, inoltre, che la scelta dell'operatore era stata già effettuata dal precedente Governo e che, in ragione della sua affidabilità, è stata confermata. Certamente, il mondo del racket dei rifiuti, la camorra e le ecomafie non possono essere contenti che, finalmente, lo Stato, insieme alle forze dell'ordine, a cui è stata affidata la gestione del Sistri, potranno acquisire i dati sulla filiera dei rifiuti in tempo reale per prevenire e reprimere le illegalità che, in questo settore, sono diffuse e molto pericolose. Ricordo che stiamo parlando di 140 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, che vengono prodotti ogni anno in Italia, di cui il 10 per cento pericolosi e, quindi, 14 milioni di tonnellate che, se non sono correttamente gestiti, costituiscono un gravissimo pericolo per la salute dei cittadini e per l'ambiente.
È chiaro che quando si parte con un sistema innovativo come il Sistri ci siano delle resistenze al cambiamento, anche di consuetudini che sono onerose e sulle quali forte è stata la richiesta di semplificazione. Il Governo ha avuto il coraggio di eliminare un sistema davvero farraginoso e tuttavia, oggi siamo consapevoli, come diceva giustamente l'onorevole Foti, che nella fase di transizione può essere utile una certa gradualità. Per questo abbiamo varato, proprio pochi giorni fa, un decreto che ne rallenta l'entrata in vigore.
Voglio dire che vi è un risparmio significativo per il mondo delle imprese, perché dal Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione, nel primo rapporto che misura i costi e la riduzione degli oneri amministrativi, si diceva che il vecchio sistema costava qualcosa come 671 milioni di euro, mentre noi lo abbiamo ridotto di una misura compresa tra il 50 e l'80 per cento.
Voglio aggiungere che, poiché la compiuta realizzazione della struttura tecnica del progetto a mio avviso è in fase assolutamente definita, credo che oggi siano venuti meno i rischi di infiltrazione criminale o di attentati al sistema, per questo proprio ieri ho chiesto alla Presidenza del Pag. 67Consiglio di rimuovere il segreto di Stato in modo da rendere pienamente trasparente tutto il processo.

PRESIDENTE. L'onorevole Foti ha facoltà di replicare.

TOMMASO FOTI. Signor Presidente, il gruppo del Popolo della Libertà si dichiara soddisfatto pienamente dalla risposta della signora Ministro che, innanzitutto, ha dimostrato attraverso l'annuncio dell'emanazione di un decreto di graduazione dell'entrata in vigore del Sistri di ben comprendere le esigenze del mondo variegato delle imprese anche in relazione alla organizzazione delle medesime e al nanismo delle imprese italiane che ovviamente rispondono in modo diverso, a seconda della loro potenzialità, a quelle che sono le richieste dello Stato.
In secondo luogo penso sia doveroso rimarcare come questo Governo non avesse nulla di ciò che gli è stato attribuito soprattutto per quanto riguarda il segreto di Stato perché tutti sanno scrivere, tutti sanno propagandare, in realtà sanno molto bene trasferire le responsabilità altrui nei confronti dei successori. Sembrava fosse questo Governo che avesse da nascondere chissà cosa; di scheletri nell'armadio non ce ne sono, anzi io penso, signor Ministro, che l'annuncio che lei ha dato è un annuncio all'insegna della trasparenza. Il fatto di aver chiesto alla Presidenza del Consiglio dei ministri di togliere il segreto di Stato è un elemento importante della sua risposta, perché fa giustizia di tante cose errate che sono state dette e scritte in questo periodo.
In ragione di ciò, in ragione del fatto che sono state quindi accolte le richieste che venivano e promanavano dal mondo delle imprese, in ragione anche della sua decisione autonoma di voler rimuovere e di chiedere la rimozione del segreto di Stato, non posso che confermare il giudizio favorevole alla sua risposta da parte del gruppo del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative per ripristinare la regolarità del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, anche alla luce di recenti dichiarazioni del sottosegretario Bertolaso - n. 3-01251)

PRESIDENTE. L'onorevole Zinzi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Casini n. 3-01251 concernente iniziative per ripristinare la regolarità del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, anche alla luce di recenti dichiarazioni del sottosegretario Bertolaso (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

DOMENICO ZINZI. Signor Presidente, signora Ministro, negli ultimi giorni si sono ripresentate forti criticità nel sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti in Campania con nuovi episodi di accumuli di immondizia nelle strade e conseguenti manifestazioni di protesta da parte dei cittadini. La verità è che il Governo ha sancito la fine dell'emergenza rifiuti solo sulla carta, ma nei fatti la crisi non è cessata. L'intervento commissariale si è limitato alla realizzazione di raccolte straordinarie di rifiuti senza realizzare impianti se non il termovalorizzatore di Acerra che funziona in maniera molto precaria, come è a tutti noto.
A fronte di questa situazione di grande criticità, la provincia di Caserta ha ereditato solo siti di discarica e stoccaggio esauriti, che rappresentano unicamente fonti di ingenti costi economici, dal momento che non sono in condizione di sicurezza ambientale, mentre tanti comuni della Campania non hanno ancora ricevuto il versamento delle compensazioni ambientali.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DOMENICO ZINZI. Un attimo solo, signor Presidente. Alla luce di quanto innanzi, chiedo al Ministro se non ritenga opportune una proroga ed una modifica Pag. 68della legge n. 26 del 2010, per organizzare al meglio il subentro nelle attività di raccolta dei rifiuti, consentendo ai comuni di gestire il proprio servizio, con un controllo rigido della provincia, sulla quale...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zinzi.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole per l'interrogazione. Non posso che in parte ribadire quanto già detto nella risposta alla precedente interrogazione.
Di fatto, la protesta che si è verificata a Terzigno è stata utilizzata per attaccare il Governo nazionale, per dire che non ha risolto il problema dell'emergenza rifiuti, mentre, invece, è noto a tutti - proprio ai parlamentari della Campania - quanto sia stata difficile e delicata la situazione ereditata dal precedente Governo e come, in pochissimo tempo, siano state poste le condizioni per il superamento di una grave emergenza che ha danneggiato l'immagine del nostro Paese.
Non soltanto è stato inaugurato e messo in funzione l'impianto di Acerra, che è il primo degli impianti che dovrà essere realizzato: non è affatto vero che esso funziona solo parzialmente...

LUISA BOSSA. Non funziona proprio!

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. ...ma due delle tre linee, in questo momento, sono poste ad una normale manutenzione. Mi riservo di portare informazioni di maggiore dettaglio in Commissione, in quanto non possono certo essere date informazioni false. Si tratta di un impianto assolutamente all'avanguardia, che non inquina ed è assolutamente in regola e in linea con tutti gli impianti di termovalorizzazione a livello europeo.
La protesta dei cittadini di Terzigno - che in parte è legittima, ma in parte, come ci diceva la prefettura, potrebbe essere stata organizzata da gruppi certamente non di spontanea associazione, bensì legati alle organizzazioni camorristiche - ci preoccupa. Ciò nonostante, il Governo ha tutta l'intenzione di ascoltare i sindaci e i rappresentanti del territorio, e non mancherà di monitorare con attenzione tutta l'attività degli enti locali, anche mettendosi a disposizione per un'attività di confronto e di coordinamento a livello nazionale.
Ritengo assolutamente strumentale il tentativo, da parte dell'opposizione, di utilizzare una protesta che, comunque, ha caratteristiche del tutto locali, per sostenere che l'emergenza non è stata affrontata. Voglio ricordare che, dal gennaio 2009, le competenze sono state trasferite agli enti locali, i quali adesso debbono, responsabilmente, come accade in tutto il resto dell'Italia e in tutte le regioni, avviare tutte le procedure necessarie.
Ricordiamo che questa emergenza è durata molti anni e, quindi, è anche vero che gli enti locali non sono forse preparati ad affrontare la ordinarietà della gestione dei rifiuti. In questo, il Governo è disposto ad assisterli. Faccio presente che la regione Campania ha da poco fatto sapere di avere avviato tutte le procedure per le gare d'appalto relativamente agli altri impianti. Credo che, dopo anni e anni di emergenza, l'aver superato il momento più acuto è stato certamente importante, ma è chiaro che rientrare nella normalità richiede un certo tempo.

PRESIDENTE. L'onorevole Libè, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, grazie signor Ministro, lei ha voluto portare la linea della sua risposta sempre sull'opposizione. Noi siamo un'opposizione che non ha sollevato alcuna polemica. È la verità. Abbiamo sostenuto la necessità di fare e vorrei ricordare che noi non abbiamo strumentalizzato, ma stiamo guardando i Pag. 69fatti. Si tratta di fatti che avvengono da tempo.
Il Presidente Berlusconi non ha nominato solo questo commissario, ne ha nominati altri nella storia del problema rifiuti. Gli annunci sono annunci, i fatti sono che non vi è alcun risanamento. Abbiamo discusso a lungo, qui, in Aula, perché volevate fare cinque termovalorizzatori. Noi ritenevamo che ne bastassero tre. Oggi non ne abbiamo neanche uno, perché, oggi come oggi, anche l'unica linea di Acerra - lo sa benissimo - è chiusa. Non abbiamo una linea sostitutiva per la manutenzione. Ci sono dichiarazioni del commissario Bertolaso, il quale dice che vi sono fatti strani.
Certo, una cosa è vera: quando la politica e le istituzioni non intervengono, la malavita ha tutta la capacità e la possibilità di intervenire. Il prefetto di Napoli - non più tardi di due giorni fa - in Commissione ecomafie, ha spiegato quello che sta succedendo ed ha detto testualmente che il problema non è risolto, perché non si è dato avvio alle riforme e ad una ristrutturazione vera e importante dei rifiuti. Manca la politica, manca la capacità di avviare veramente quella scelta su almeno i tre termovalorizzatori; Acerra l'abbiamo già pagato, strapagato con i soldi dei cittadini italiani.
Il problema non è chi strumentalizza, ma che i rifiuti sono sulle strade, basta andare a vedere, è ancora così. Siete arrivati ad un certo punto e poi avete scaricato sugli enti locali un problema che esiste ancora. È giusto ripassare agli enti locali, ma non si può farlo dicendo: noi abbiamo risolto tutto, adesso andate avanti. Non avete risolto niente perché voi avete promesso la realizzazione di quegli impianti.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MAURO LIBÈ. Noi speriamo che, anche con quello che è successo, il Governo prenda atto che gli slogan devono diventare fatti, perché i fatti servono a migliorare la vita di quei cittadini.

(Orientamenti del Governo in merito all'emergenza rifiuti a Napoli e provincia, anche in relazione al mancato funzionamento del ciclo ordinario dei rifiuti e alla prospettiva del contestuale esaurimento delle discariche nei prossimi mesi - n. 3-01252)

PRESIDENTE. L'onorevole Bossa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01252 concernente orientamenti del Governo in merito all'emergenza rifiuti a Napoli e provincia, anche in relazione al mancato funzionamento del ciclo ordinario dei rifiuti e alla prospettiva del contestuale esaurimento delle discariche nei prossimi mesi (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

LUISA BOSSA. Signor Presidente, colleghi deputati, signora Ministro, in queste notti a Terzigno e Boscoreale, in provincia di Napoli, 3 mila persone si danno il cambio alla rotonda panoramica per un presidio di protesta. Queste persone non sono né camorristi, né delinquenti, né speculatori come ormai si cerca di dire ogni volta che si raduna un gruppo di persone a protestare. Ieri con questi cittadini c'era il vescovo di Nola, monsignor Beniamino Depalma.
Sono cittadini che stanno già pagando un sacrificio alto, perché sotto le loro case - nel cuore del parco del Vesuvio - è già attiva da mesi una discarica, allestita l'anno scorso in deroga alle norme europee per fronteggiare un'emergenza, con la promessa che di questi impianti invasivi non ci sarebbe stato più bisogno. Invece no: si parla di aprire la cava Vitiello e di ampliare quella esistente, la Sari. I cittadini, giustamente, non ci stanno, e chiedo a lei, signora Ministro: può confermare - come abbiamo letto sui giornali - che il Presidente Berlusconi ha promesso che quella discarica non si aprirà, e che la Sari non si allargherà?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Pag. 70Stefania Prestigiacomo, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, onorevole, la ringrazio per la sua interrogazione. Vorrei precisare che non ho mai detto in quest'Aula che le persone che hanno protestato a Terzigno sono tutte camorriste. Ho chiesto elementi alla prefettura di Napoli circa la natura della protesta, anche perché - come è noto - il sottosegretario Bertolaso si è recato sul posto, ha fatto delle dichiarazioni, e mi è stato confermato che - assieme ai cittadini e a rappresentanti delle amministrazioni - il sospetto, che a fomentare questa protesta vi siano anche organizzazioni criminali, è molto forte.
D'altro canto, sappiamo che, purtroppo, attorno allo smaltimento dei rifiuti prolifera un business della criminalità organizzata. Non a caso il Governo - come poc'anzi dicevo - ha investito nel Sistri (un progetto che era stato avviato dal precedente Governo e che noi abbiamo posto in atto), che punta alla tracciabilità dello smaltimento dei rifiuti.
È vero che il Presidente Berlusconi ha ricevuto dei rappresentanti del comune di Terzigno. La seconda discarica a Terzigno era stata prevista dal decreto-legge che abbiamo approvato in Parlamento ben un anno e mezzo fa. Ovviamente, se non sarà necessario potremo evitare di aprire questa seconda discarica. Certamente, non è il Governo nazionale che vuole a tutti i costi aprire discariche, purtroppo le discariche sono necessarie fintanto che non vi sono gli impianti. Il problema dell'emergenza dei rifiuti in Campania è un problema molto complesso.
Credo che il Governo abbia fatto bene perché è riuscito a superare una fase drammatica. Dopo di questo il rientro alla normalità è rimesso agli enti locali e daremo loro tutta l'assistenza affinché possano adempiere a tutte quelle fasi del ciclo integrato dei rifiuti che sono previste dalla normativa.
Sono ben felice, come ho appreso prima, che vi sarà un'ispezione da parte della Commissaria europea, perché questo ci consentirà di far vedere che abbiamo operato correttamente. Non è certo interesse del Governo aprire discariche, perché sappiamo quanto una discarica rappresenti una ferita per il territorio. Dunque, oggi non sono nelle condizioni di dire che la seconda discarica a Terzigno non sarà aperta ma se potremo evitare di aprire quella discarica, che è fortemente contestata dal territorio e che, in effetti, insiste in un territorio particolarmente pregiato, certamente non seguiremo questa strada.

PRESIDENTE. L'onorevole Bratti, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, signor Ministro, pensavamo che il periodo della propaganda e delle bugie fosse finito. Invece, purtroppo oggi nelle sue risposte dobbiamo ancora notare che la propaganda la fa ancora da padrona rispetto all'attività di Governo. Dovete ammettere che la legislazione speciale è un fallimento. Avete sottratto ai comuni la possibilità di introitare le tasse e oggi la provincializzazione non funziona. La raccolta differenziata va a rilento e continuiamo ad avere dati completamente disparati e differenti gli uni dagli altri.
Inoltre, sulla capacità di smaltimento degli impianti prima ci avete detto che erano necessari - lei, signor Ministro - 4 anni; poi Bertolaso ne ha indicati 3; poi il presidente della regione Campania di nuovo 2 e ancora Bertolaso, sui giornali, 8 mesi. Sappiamo bene che se non si aprirà quella discarica, di cui si parlava prima, in realtà l'emergenza si manifesterà in maniera evidente. Ci dite che l'inceneritore di Acerra funziona ed è un modello internazionale. Tuttavia, questo non è vero, perché è un impianto che ha tanti problemi. Non è assolutamente possibile che si chiudano tre linee contemporaneamente per manutenzione ordinaria e questo voi lo sapete. Ci sono anche denunce presso la Pag. 71procura di Nola rispetto alle emissioni e vedremo se quell'impianto davvero funziona bene.
Non sappiamo chi pagherà il personale dei consorzi voluti, appunto, con questa provincializzazione. Ricordo che si devono pagare sette milioni di euro al mese a queste maestranze. Avete promesso i soldi per le bonifiche e le compensazioni, compresa quella del parco del Vesuvio, che non sono mai arrivati.
Insomma, signor Ministro, c'è molta propaganda e poca concretezza. Il Governo del fare non lo troviamo in questa esperienza. Ne siamo dispiaciuti e non siamo assolutamente felici che la situazione campana sia di nuovo precipitata. Lei sa bene che l'emergenza invece di risolversi in Campania si sta estendendo, purtroppo, a tutto il Mezzogiorno. Vi abbiamo fatto, come Partito Democratico e a più riprese, diverse richieste di collaborazione perché riteniamo che solo con un grande sforzo unitario si possa risolvere il grave problema dei rifiuti in questo Paese, ma ci avete sistematicamente ignorato. Continuate a fare propaganda e addirittura adesso cercate di scaricare sui comuni le vostre inefficienze.

(Iniziative per il controllo e il monitoraggio dell'impiego delle risorse statali destinate ai parchi nazionali e alle aree protette - n. 3-01253)

PRESIDENTE. L'onorevole Nucara ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01253, concernente iniziative per il controllo e il monitoraggio dell'impiego delle risorse statali destinate ai parchi nazionali e alle aree protette (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, signor Ministro, è su tutti i giornali italiani di ieri, sia di destra sia di sinistra nessuno escluso, la storia del parco delle Cinque terre e degli arresti relativi. Gli arresti sono tanti e non si tratta solo di quello del presidente Bonanini ma sono riferibili a tante altre persone e vi è anche il tentativo di coinvolgere il ministro Brunetta in questa vicenda.
Chiediamo se il Ministero attui un'azione di monitoraggio sui parchi per controllare come vengono spesi i soldi e per sapere come siano gestite le risorse finanziarie che vengono erogate dal Ministero e dalla Comunità europea, se bene o male. Già l'idea che un presidente di parco o un sindaco possano venire chiamati faraoni dai cittadini mi sconvolge.
Mi dispiace che il signor Bonanini sia stato trapiantato di fegato recentemente e vorrei che, pur nei limitatissimi poteri, il Ministro della giustizia facesse qualcosa per farlo uscire immediatamente dal carcere.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FRANCESCO NUCARA. Vorrei chiedere un'ultima cosa, signor Ministro. Quale professione esercita nella vita il signor Bonanini. Vorremmo capire cosa fa di professione, per capire meglio perché accadono questi fatti.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Nucara per l'interrogazione e debbo dire che le recenti vicende giudiziarie che hanno coinvolto amministratori delle Cinque terre e, in particolare, il presidente Franco Bonanini, hanno destato in me profondo stupore, perché il parco delle Cinque terre è stato da sempre considerato un vero e proprio modello di efficienza e un sigillo di qualità che ha consentito lo sviluppo di un turismo sostenibile e ha portato in quel territorio crescita e benessere.
A detta di tutti, onorevole Nucara, artefice di questo successo e di questo modello (a detta di Ministri e di amministratori Pag. 72locali di ogni parte politica che si sono succeduti negli ultimi 15 anni) è stato il presidente Bonanini, che di quel parco ha fatto la battaglia della sua vita, una battaglia considerata, sino a pochi giorni fa e da tutti, pienamente vincente.
Quindi, per quanto mi riguarda, il presidente Bonanini si è occupato del parco e lo ha fatto negli ultimi quindici anni. Purtroppo oggi l'inchiesta della magistratura, intorno alla quale sta cominciando il consueto stillicidio di indiscrezioni, di pezzi di intercettazioni telefoniche, di voci e di illazioni, impone cautela e attenzione.
Spero che il presidente del parco possa dimostrare l'infondatezza delle accuse che gli sono rivolte e lo spero perché ho avuto modo di conoscerlo come persona corretta. Lo spero perché vorrei che venissero diradate rapidamente e pienamente le ombre che rischiano di oscurare l'immagine del parco.
Quanto poi alla richiesta dell'onorevole Nucara, che di questi temi si intende molto bene perché è stato sottosegretario e Viceministro dell'ambiente, va detto che gli enti-parco sono enti che hanno personalità di diritto pubblico. Questo implica un elevato grado di autonomia decisionale. Il controllo del Ministero dell'ambiente si esplica esclusivamente sulla rispondenza delle delibere alla legge, senza potersi in alcun modo estendere al merito delle stesse.
La vigilanza si esplica, altresì, attraverso un controllo sui bilanci che vengono valutati dal Ministero dell'ambiente, ma dopo aver superato i controlli formali dei revisori dei conti e della Ragioneria generale dello Stato.
Nuovi strumenti di controllo, tuttavia, sono previsti dal nuovo regolamento di organizzazione del Ministero che è entrato in vigore da pochissimo il quale, attraverso il riferimento alla contabilità ambientale nelle aree naturali protette, consente la verifica dei bilanci ambientali dei parchi, proprio per verificare anche l'efficacia dell'azione amministrativa e la coerente finalizzazione delle risorse.
Ciò detto, torno ad auspicare che alle Cinque terre possa al più presto essere ritrovata la serenità di gestione, anche perché il parco ha rappresentato un volano di crescita di quel meraviglioso territorio.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Informo anche il Parlamento che in data odierna, vista la situazione, ho nominato commissario del parco il dottor Aldo Cosentino, già direttore generale del Ministero dell'ambiente.

PRESIDENTE. L'onorevole Nucara ha facoltà di replicare.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, ringrazio il Ministro della risposta e come lei mi auguro che siano tutti innocenti. Mi auguro insieme alla sinistra e ai tanti che hanno dato solidarietà a Bonanini e a tutti gli arrestati che le stesse persone, a cominciare dal mio amico Realacci, possano dare solidarietà a quanti sono indagati, cominciando dal Presidente Berlusconi.
Non è che il Presidente Berlusconi è un delinquente perché indagato e Bonanini, che è indagato, invece è una persona per bene. Sono tutte persone per bene fino al giudizio finale. Ho chiesto, e non a sproposito, la professione del dottore, o del signor, o del mio collega geometra Bonanini. Non l'ho chiesto a sproposito, ma di proposito, perché questo potrebbe far capire cose diverse da quelle che lei mi ha detto. Vorrei capire la professione, ossia nella sua vita privata che professione svolgeva il dottor Bonanini. Poi, con molta sicurezza e tranquillità, dico che un trapiantato di fegato non può stare in carcere, e quindi dovrebbe uscire immediatamente al carcere per tornasse a casa.
Quindi, lasciamo che la magistratura svolga il suo corso e sono contento che il dottor Cosentino faccia il commissario, perché il dottor Cosentino mi ha fatto Pag. 73impazzire nel passato con la revisione tecnica dei bilanci del mio parco preferito, che è il Parco dell'Aspromonte, e sta a fare le pulci ad ogni spesa. Se avessimo fatto le pulci anche al Parco delle Cinque terre probabilmente quelli non sarebbero in galera.
L'ho detto prima, uno che viene chiamato faraone mi insospettisce. Non riusciamo a chiamare faraone neanche Berlusconi e chiamiamo così il presidente del Parco delle Cinque terre. Non abbiamo bisogno di faraoni. Sarà poi che la mia storia di repubblicano mi porta a non volere il re, figuriamoci i faraoni.
Quindi, la domanda finale che rivolgo a lei è: che cosa faceva nella sua vita professionale e come viveva il dottor Bonanini o il signor Bonanini o il geometra Bonanini? Da qui capiremmo molte cose.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,15 con lo svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Caparini, Cicchitto, Colucci, Cossiga, Crimi, Dal Lago, Fitto, Franceschini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giro, Lo Monte, Martini, Menia, Migliavacca, Leoluca Orlando, Paniz, Pescante, Ravetto, Roccella, Romani, Sardelli, Stucchi, Tabacci, Urso, Vegas, Vernetti e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 16,17).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative in materia di politiche migratorie, alla luce delle recenti misure annunciate dal Governo francese in materia - n. 2-00829)

PRESIDENTE. L'onorevole Gozi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00829, concernente iniziative in materia di politiche migratorie, alla luce delle recenti misure annunciate dal Governo francese in materia (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

SANDRO GOZI. Signor Presidente, illustrerò molto rapidamente la mia interpellanza urgente rinviando al testo e ricordando l'elemento nuovo che si è aggiunto rispetto al momento in cui l'interpellanza urgente è stata depositata e cioè l'effettiva apertura dell'inizio di una procedura di infrazione e la richiesta di ulteriori informazioni da parte della Commissione europea al Governo francese proprio per i fatti oggetto dell'interpellanza e, in particolare, per un non corretto recepimento e applicazione della direttiva 2004/38/CE.
È evidente che l'apertura della procedura di infrazione da parte della Commissione europea aumenta ancora di più le nostre preoccupazioni rispetto alla linea dichiarata dal Governo e, in particolare, dal Ministro Maroni che - volevo ricordarlo - in varie interviste nel mese di agosto rivendicava la paternità delle misure adottate da Sarkozy, dal suo Ministro dell'interno Hortefeux e dell'immigrazione Besson. Egli ha, infatti, sostenuto che la Francia non faceva altro che ripetere quello che già l'Italia faceva.
Dato che c'è adesso una procedura di infrazione aperta nei confronti della Francia per quegli atti che il Ministro Maroni diceva di aver già compiuto in Italia assumendosene la paternità del metodo e dato Pag. 74che la Commissione europea sta dicendo che ulteriori altri Stati membri sono sotto esame ed è in corso di valutazione anche la politica e la legislazione di altri Stati membri, siamo molto preoccupati perché non vorremmo, ma su questo aspetto bisogna sentire il Governo, che proprio l'Italia ancora una volta sia oggetto di una infrazione o comunque di una valutazione di esame specifico in materia da parte della Commissione europea.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Alfredo Mantovano, ha facoltà di rispondere.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, dal suo insediamento l'attuale Governo ha affrontato l'emergenza sociale e ambientale connessa ai campi nomadi. Lo ha fatto con provvedimenti concreti trovandosi come punto di partenza di fronte a situazioni indegne per una Nazione civile quale è l'Italia. Nessuno ha mai parlato dal Governo di «emergenza rom», quasi che la vicenda avesse una connotazione etnica. Abbiamo, anzi, corretto questa impostazione che veniva dal Governo precedente in particolare per Milano e l'abbiamo più correttamente definita «emergenza campi nomadi» e non si tratta di una precisazione meramente terminologica.
Al tempo stesso, è necessaria più di una rettifica di informazioni errate delle quali vi è traccia nel testo dell'interpellanza urgente alla quale rispondo. Contrariamente a quanto in essa affermato, al momento non risulta notificato alla prefettura di Milano alcun ricorso che, secondo quanto sostiene l'interpellante, taluni nomadi avrebbero presentato al tribunale di Milano contro il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 maggio 2008 e la conseguente ordinanza per l'emergenza campi nomadi in Lombardia.
Al contrario, tali provvedimenti hanno già superato con successo il vaglio del giudice amministrativo che ne ha sancito l'assoluta legittimità. Leggo dalla sentenza del TAR Lazio n. 6352/09: «Sia la dichiarazione emergenziale, sia le attività dei commissari delegati non sono specificamente rivolte agli appartenenti ad una determinata etnia, ma a tutti coloro che, a prescindere dalla nazionalità o da ogni altra caratterizzazione individuale, sono presenti negli insediamenti». Pertanto, prosegue la sentenza, «non può accogliersi la tesi che la dichiarazione dello stato di emergenza e le successive ordinanze siano finalizzate alla discriminazione razziale nei confronti degli appartenenti all'etnia rom. Nel caso di specie, peraltro, non è ravvisabile alcuna forma di discriminazione né diretta, né indiretta».
Questi medesimi argomenti sono stati ripresi, da ultimo, dal tribunale di Milano, con l'ordinanza n. 49050 del 2010. Sempre il TAR Lazio ha sottolineato che il monitoraggio dei campi autorizzati e l'individuazione degli insediamenti abusivi «costituiscono misure propedeutiche necessarie per il superamento dell'emergenza e per la realizzazione delle finalità di inclusione delle comunità nomadi nel tessuto sociale». Francamente, fra l'annuncio di un ricorso e plurime, ma univoche, decisioni giurisdizionali, credo che gli stessi onorevoli interpellanti non avranno difficoltà a fare riferimento alle seconde, che forse finora saranno sfuggite.
In realtà, gli obiettivi perseguiti dalle ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri con le quali i prefetti di Roma, Milano, Napoli, e successivamente quelli di Venezia e di Torino, sono stati nominati commissari delegati al superamento dell'emergenza nelle rispettive regioni, puntano all'inclusione, non alla discriminazione.
I commissari hanno avviato il loro lavoro compiendo quell'atto che è indispensabile per iniziare qualsiasi attività complessa: il censimento, senza il quale è impossibile capire chi ha pregiudizi penali a carico, chi è straniero e se risiede regolarmente in Italia, chi è comunitario, chi è italiano, quanti sono i nuclei familiari, qual è la rispettiva consistenza. Censimento - non schedatura etnica, come a suo tempo, irresponsabilmente, è stato detto da qualche esponente politico e da Pag. 75qualche media - riferito ad insediamenti non omogenei nella loro composizione. Censimento, il cui scopo era conoscere per adottare le soluzioni più opportune a superare l'emergenza, e quindi a tutelare i più deboli, in particolare i minori costretti in situazioni di degrado.
Oltre la metà degli abitanti dei campi nomadi sono risultati essere bambini in età scolare, ma solo pochi di essi frequentavano la scuola. Sarebbe stato utile e opportuno che gli ipercritici «a prescindere» dal lavoro svolto dal Governo, dai commissari, dal volontariato, dagli enti territoriali un paio d'anni fa avessero dato uno sguardo diretto e personale a realtà come Casilino 700 o Casilino 900, lasciate in eredità all'attuale sindaco di Roma dalla precedente amministrazione della capitale, con i bambini che giocavano nei liquami, con rifiuti di ogni genere a fianco e dentro le baracche, con condizioni igienico-sanitarie non descrivibili per il rispetto nei confronti di quest'Aula.
Il censimento ha posto le basi conoscitive necessarie per conseguire, in un secondo momento, tre obiettivi fondamentali: garantire le prestazioni sanitarie d'urgenza; favorire l'integrazione sociale; porre le condizioni per una piena scolarizzazione dei minori. Peraltro, il censimento si è svolto con la collaborazione della Croce rossa italiana, ed è avvenuto in base alle linee guida emanate dal Ministero dell'interno. Di tali iniziative è stata costantemente informata la Commissione europea e in data 1o agosto 2008 alla stessa Commissione è stato inviato un dettagliato rapporto, a seguito del quale il Vicepresidente dell'epoca si è espresso favorevolmente sull'attività avviata dall'Italia.
Per avere un'idea del lavoro svolto nella sola capitale, mi limito a illustrare qualche dato sommario e veloce. Sono stati censiti più di 100 insediamenti: oltre 80 quelli abusivi, 14 i campi tollerati e 7 i villaggi autorizzati, riconosciuti e gestiti dal comune. Le presenze rilevate ammontavano a circa 7 mila persone tra adulti e minori: 2.200 negli insediamenti abusivi, 2.700 in quelli tollerati e 2.000 nei villaggi autorizzati. Le condizioni generali rilevate nei campi sono quelle a cui prima facevo cenno.
Il «Piano nomadi» ha ruotato e ruota su due direttive fondamentali: riordino strutturale degli insediamenti e integrazione, anche attraverso il miglioramento delle condizioni abitative. Sono stati previsti almeno 10 villaggi autorizzati per l'accoglienza di un massimo di 6.000 nomadi, nonché un campo di sosta-transito; la ristrutturazione dei campi autorizzati, l'attivazione dei presidi di vigilanza e socio-educativi; la chiusura dei campi tollerati con maggior degrado - tra cui Casilino 900 - e di quelli abusivi; il rilascio del «Documento di autorizzazione allo stazionamento temporaneo» (il cosiddetto DAST, Documento amministrativo di riconoscimento che autorizza allo stazionamento presso il campo); bonifica e recupero delle aree interessate dalla chiusura.
Le attività finora realizzate - ripeto: soltanto a Roma - hanno portato alla stabilizzazione e alla ricollocazione di circa tremila nomadi, all'adozione del regolamento per la gestione dei villaggi attrezzati, a lavori di ampliamento e di rifacimento di cinque villaggi autorizzati (Salone, Candoni, River, Gordiani, Castel Romano), nei quali sono stati attivati i servizi di vigilanza e viene rilasciato il DAST ai dimoranti, a rilievi fotodattiloscopici, alla sistemazione nel CARA dei richiedenti il riconoscimento dello status di rifugiato, alla chiusura di Casilino 900, con la ricollocazione dei circa 650 dimoranti e alla bonifica dell'area interessata, alla ricollocazione dei nomadi della Martora, allo sgombero di svariati insediamenti abusivi e tollerati, tra cui il cosiddetto Casilino 900 ed altri.
È stata programmata la chiusura di tutti i campi abusivi, anche alla luce dell'aggiornata mappatura di tali insediamenti (sono circa centocinquanta, compresi i micro insediamenti anche di poche unità di persone).
Complessivamente, per la sola città di Roma e per alcune province limitrofe del Lazio, è stata data accoglienza finora a 4 mila 150 nomadi e - tenuto conto che il Pag. 76piano prevede l'accoglienza complessivamente di 6 mila unità - ne restano da collocare 1.850, con la realizzazione di almeno altri due nuovi villaggi della solidarietà.
Per coordinare gli interventi dei vari commissari è stato costituito, presso il Ministero dell'interno, un gruppo tecnico, che opera da dicembre 2008. A tale gruppo partecipano oltre ai commissari, i rappresentanti dei Ministeri del lavoro e delle politiche sociali, della salute, dell'istruzione, dell'università e della ricerca, dell'Unicef e degli enti territoriali interessati.
Con il censimento - e queste sono le cifre complessive - sono stati individuati complessivamente 361 campi abusivi, è stata registrata la presenza di 16 mila 355 persone, sono stati disposti 2.657 provvedimenti di allontanamento.
Per la primissima fase di competenza del Governo, sono stati stanziati circa 60 milioni di euro. La seconda fase rientra nella competenza degli enti locali, con il monitoraggio del Ministero dell'interno.
Come ha ricordato il Ministro Maroni in occasione del question time del 22 settembre scorso, resta una lacuna, che rischia di vanificare l'efficacia dell'intera normativa in materia di libera circolazione dei cittadini comunitari nel territorio dell'Unione.
La direttiva comunitaria n. 38 del 2004, recepita nel nostro Paese con il decreto legislativo n. 30 del 2007, prevede che i cittadini di Paesi appartenenti all'Unione europea e i loro familiari hanno il diritto di soggiornare nel territorio nazionale, per un periodo non superiore a tre mesi, senza alcuna condizione o formalità, salvo il possesso di un documento di identità valido.
Per soggiorni superiori a tre mesi è, invece, necessario svolgere un'attività lavorativa subordinata o autonoma, ovvero disporre di risorse che non gravino sull'assistenza sociale. Se mancano questi requisiti non si può rimanere sul territorio dello Stato ospitante.
Il problema non è il precetto, né la sanzione, ma le modalità di applicazione della sanzione: l'allontanamento, in questi casi, avviene con intimazione invece che per riaccompagnamento nello Stato di appartenenza.
È noto che il diritto di libera circolazione può subire limitazioni soltanto per motivi di ordine pubblico, di pubblica sicurezza ovvero di sicurezza dello Stato. Ricorrendo tali motivi può anche essere disposto l'allontanamento effettivo, che in alcuni casi viene eseguito immediatamente, con divieto di reingresso nel territorio nazionale.
Al di fuori di tale ipotesi, il cittadino comunitario e il suo familiare possono essere allontanati, ma solo su base volontaria, come è avvenuto in Francia, se vengono a mancare le condizioni che legittimano il diritto al soggiorno. In tal caso, il provvedimento che prevede un termine non inferiore a 30 giorni per lasciare il territorio nazionale non può disporre un divieto di reingresso. Questo non impedisce che il comunitario, anche quando abbia adempiuto all'ordine di lasciare il nostro Paese, vi faccia presto ritorno. Le norme dell'Unione europea non forniscono agli Stati membri gli strumenti per rendere effettive le conseguenze della violazione sul punto della direttiva comunitaria n. 38.
Il Ministro Maroni, in occasione del seminario sul diritto d'asilo e sulla lotta all'immigrazione clandestina, svoltosi a Parigi il 7 settembre scorso, ha ribadito che non è in discussione il diritto dei cittadini di Paesi membri dell'Unione europea di circolare liberamente all'interno delle frontiere comunitarie, bensì il loro diritto di risiedervi stabilmente, in assenza dei requisiti pure indicati dalla normativa europea, a cominciare da quello di possedere adeguate fonti di reddito.
Non avere reddito e risiedere per un periodo superiore a tre mesi rende facile il rischio di procacciarsi mezzi di mantenimento con attività illecite o comunque con comportamenti contrari alla sicurezza e al decoro pubblico.
Già nel maggio 2008 il Consiglio dei Ministri aveva approvato uno schema di decreto legislativo (atto del Governo n. 5) Pag. 77contenente modifiche al decreto legislativo n. 30 del 2007, nel senso di prevedere l'allontanamento anche nelle ipotesi in cui il cittadino comunitario non dimostri la liceità delle sue attività, dalle quali derivino le risorse necessarie al suo sostentamento. Questo schema di decreto legislativo è stato poi ritirato, ma oggi il Governo italiano intende porre nuovamente la questione all'attenzione della Commissione europea.
Va ricordato che, con comunicazione del 21 settembre, vi è stato un prosieguo di discussione dopo le tensioni tra la Commissione e la Francia, culminate con la presa di posizione del Commissario Reding. Il 16 settembre si è tenuto un confronto informale e non programmato tra Capi di Stato e di Governo sul punto durante una colazione di lavoro, i cui esiti sono stati richiamati dal Presidente del Consiglio dell'Unione europea, Van Rompuy.
Questi ha ribadito il diritto degli Stati membri di applicare le proprie disposizioni nazionali in materia di pubblica sicurezza, ma ha al contempo attirato l'attenzione sulla necessità di garantire il rispetto delle direttive vigenti.
Si è registrato anche l'intervento del Presidente della Commissione Barroso, il quale si è dissociato dalla forma delle note dichiarazioni rilasciate dalla commissaria Reding, pur confermando l'intenzione della Commissione di vigilare attentamente sul rispetto delle direttive e di prevenire eventuali infrazioni al principio di non discriminazione su base etnica.
In conclusione, l'Italia è pienamente legittimata a sollevare la propria voce in sede europea, perché oggi, più che nel passato, ha mostrato nei fatti un lavoro intenso, teso all'inclusione e all'integrazione di chi vive nei campi nomadi. Quindi, ha esperienze e competenze tali per ricordare che nell'interesse di tutti, inclusi i tanti nomadi onesti, è indispensabile che le regole siano chiare e soprattutto che siano rispettate.

PRESIDENTE. L'onorevole Gozi ha facoltà di replicare.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, non posso dichiarare la mia soddisfazione. Sulla prima parte dell'intervento del sottosegretario, vediamo cosa deciderà il tribunale civile di Milano il 5 novembre rispetto alla richiesta dei ricorrenti di sottoporre in via pregiudiziale alla Corte di giustizia europea i provvedimenti sul censimento del 2008, che presentano forti dubbi di legittimità comunitaria, proprio perché sono concepiti in maniera specifica per un gruppo etnico, quello rom.
Mi sembra anche che, dalla risposta dell'onorevole sottosegretario, sia stato confermato il fatto che questi provvedimenti sono stati concepiti unicamente per uno specifico gruppo etnico.
Quindi, noi abbiamo forti perplessità e dubbi, come del resto i ricorrenti e le associazioni che hanno assistito.
Sulla questione dei campi nomadi, l'onorevole sottosegretario non ci ha parlato dei problemi di sovraffollamento: arriviamo fino a mille persone cui, in seguito agli sgomberi voluti dal sindaco di Roma e dal Governo, occorre far fronte in un campo specifico di Roma. Questo per la prima parte.
Peraltro, le cifre che il sottosegretario ci ha citato vanno confrontate, innanzitutto, con almeno 93 milioni di euro che sono stati spesi dal Governo, secondo le informazioni che noi abbiamo raccolto, per procedere agli sgomberi; in secondo luogo, con almeno 15 milioni di euro del Fondo sociale europeo a disposizione dell'Italia per le politiche di inclusione sociale, che non ci risulta siano stati ancora utilizzati. Quindi, anche da questo punto di vista, mi rimangono alcune perplessità.
Circa la seconda parte dell'intervento del sottosegretario, mi riferisco a quanto accaduto in agosto in Francia e in Italia, perché il Ministro Maroni ha sposato la linea del Governo francese e lo ha confermato anche in quel seminario informale convocato dai suoi colleghi Besson e Hortefeux a Parigi.
Credo che sia molto pericolosa la piega che alcuni Governi, come quello di Roma e di Parigi, stanno prendendo, perché tale impostazione rischia di mettere in crisi uno Pag. 78dei pilastri della nostra convivenza in Europa: si rischia, attraverso dichiarazioni seguite da provvedimenti, seguiti a loro volta da dichiarazioni che rilanciano poi anche oltre l'oggetto dei provvedimenti, di criminalizzare un intero gruppo etnico.
Noi crediamo invece che, da una parte, non sia assolutamente accettabile la criminalizzazione di una comunità o di un gruppo etnico e, dall'altra parte, ciò sia ancora meno accettabile se viene utilizzato per nascondere delle debolezze, delle incapacità a prevenire o a reprimere, giustamente, i criminali all'interno di quei gruppi etnici che - ovviamente come criminali, e non in quanto rom, italiani o francesi - vanno colpiti.
La soluzione non può essere né quella di cacciare tutti in modo indiscriminato, né di violare i diritti fondamentali, né di cercare di dare una lettura ed un'interpretazione che non sono consentite rispetto alla direttiva comunitaria n. 38 del 2004, e ciò per inseguire i sondaggi, per inseguire le emozioni.
Credo si tratti di una partita che si gioca tra Italia ed Europa, e che deve guardare ad un doppio pilastro: dobbiamo costruire uno spazio di libertà, e dobbiamo costruire uno spazio di sicurezza. La linea del Governo italiano e del Governo francese rischia di restringere eccessivamente la libertà di tutti gli europei, per non riuscire a prevenire ed a colpire l'insicurezza creata da alcuni europei.
Vi sono delle norme molto rilevanti, che hanno ormai un valore costituzionale: l'articolo 19 della Carta dei diritti fondamentali vieta le espulsioni collettive, l'articolo 21 vieta qualsiasi forma di discriminazione. È evidente che la risposta dev'essere una strategia comune di integrazione a livello europeo e nazionale.
La Commissione europea ha annunciato che presenterà un piano di integrazione nel 2011, e ciò implicherà anche l'elaborazione di piani di integrazione nazionali. A nostro parere, quanto è stato fatto sinora dal Governo italiano non è sufficiente, ed auspichiamo che il nuovo impegno che viene assunto a livello europeo spinga l'Italia ad elaborare un vero e proprio piano nazionale di integrazione dei rom. Esso dovrà ovviamente contribuire ad una questione che o si risolve a livello europeo o non si risolve, perché altrimenti ogni misura è inutile: possiamo continuare a sgomberare una città, ed essi andranno in un'altra; possiamo benissimo espellerli da uno Stato e andranno nell'altro. Se, a livello europeo, non si impongono delle condizioni anche più dure quanto all'utilizzo dei fondi a Paesi come la Romania o la Bulgaria, in cui si origina innanzitutto la questione del movimento della comunità rom, il problema non viene risolto.
Vengo al terzo punto, la direttiva comunitaria n. 38 del 2004. Quali sono le condizioni? Vorrei ricordarlo: le condizioni per circolare sono avere un documento di identità, avere delle risorse finanziarie sufficienti ed avere una copertura finanziaria sufficiente; se, passati i tre mesi, queste condizioni non sono soddisfatte, non è possibile un'espulsione automatica. Occorre, innanzitutto, concedere al singolo individuo il tempo ragionevole per dimostrare la propria identità, se non ha un documento di identità in mano. Se non ha risorse o copertura può essere espulso solo se rappresenta un onere irragionevole per lo Stato membro: non basta che non abbia delle risorse economiche, occorre dimostrare (e ciò richiede una valutazione caso per caso, e non per gruppi) che costituisca un onere irragionevole per lo Stato in cui si trova.
Bisogna, quindi, valutare se la persona si trova in una difficoltà transitoria o se la difficoltà è permanente; ed è vietato qualsiasi tipo di automatismo. Tutto ciò dev'essere accompagnato da una valutazione specifica e l'allontanamento può esser disposto (ciò è stato ricordato dal sottosegretario) per motivi imperativi di sicurezza, ordine pubblico o sicurezza dello Stato.
Il Ministro Maroni ed il Ministro Frattini continuano a dirci nelle sedi opportune che, decorsi i tre mesi, la direttiva può essere interpretata nel senso che, se non vi sono sufficienti condizioni economiche, può essere disposto l'allontanamento. Pag. 79Si tratta di una piega pericolosa, perché ciò vuol dire restringere di fatto la libertà di circolazione.
Vi è, tra l'altro, una serie di condanne per le espulsioni collettive, non solo in sede comunitaria, ma anche in sede di Corte europea dei diritti umani, sulle quali dovremo fare molta attenzione, ma il punto su cui non ho ricevuto risposta e che non mi trova soddisfatto è in che cosa Maroni ritiene di aver anticipato le politiche che oggi fanno l'oggetto di infrazione. Il Ministro Maroni - lo ripeto - in varie interviste ci ha detto che quello che sta facendo la Francia è semplicemente quanto abbiamo fatto noi prima. Dato che questo costituisce oggetto oggi di infrazione e dato che riguarda esattamente un'interpretazione troppo restrittiva della direttiva n. 2004/38/CE (in merito alla quale il sottosegretario ci dice: ripresenteremo un decreto legislativo che in sostanza mira a operare un'uguale restrizione), allora è evidente che non possiamo essere soddisfatti, è evidente che questo crea un rischio ulteriore di contenzioso con la Commissione europea.

(Misure per sostenere e rilanciare il settore ovicaprino con particolare riferimento alle iniziative intraprese in ambito comunitario - n. 2-00826)

PRESIDENTE. L'onorevole Calvisi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00826 concernente misure per sostenere e rilanciare il settore ovicaprino con particolare riferimento alle iniziative intraprese in ambito comunitario (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, in premessa voglio dire che oggi avrebbe dovuto essere qui con me il collega Siro Marrocu della Commissione Agricoltura, ma, purtroppo, un grave lutto familiare lo ha colpito e quindi non potrà essere presente a questa importante discussione (molto attesa in Sardegna) con il signor Ministro, che ringrazio per la sua presenza e per la sensibilità che ha avuto nel venire personalmente a rispondere alla nostra interpellanza.
Signor Ministro, potevo anche non illustrare questa interpellanza, perché è molto dettagliata, molto chiara, molto articolata, e anche di facile lettura, però sono intervenuto perché sono successi dei fatti nuovi da quando abbiamo presentato l'interpellanza, e poi vorrei fare alcune valutazioni di natura politica, perché se la politica non capisce il problema della pastorizia in Sardegna, il problema della pastorizia non si risolve.
I fatti nuovi risalgono a ieri: era previsto un tavolo istituito all'inizio del mese dal Governo con la regione, le parti sociali, le organizzazioni di categoria, il mondo dei produttori, il mondo dei cooperatori. Questo tavolo ieri è saltato. È saltato, e i giudizi che hanno dato i rappresentanti della Coldiretti, della CIA, e della Confagricoltura sono pesanti sulle proposte e sulle misure che il Governo intende adottare. Hanno parlato di flop, di misure assolutamente insufficienti, di misure contingenti che non hanno alcuna prospettiva. Per non parlare poi di quello che ha dichiarato l'assessore Prato, l'assessore della giunta regionale del vostro stesso colore politico, signor Ministro, che ha detto, all'uscita della riunione, che voi, con le vostre politiche, fate figli (perché privilegiate le politiche a favore del settore vaccino) e figliastri (che sarebbero appunto le politiche per il settore ovino). Una cosa che peraltro noi, come opposizione, dichiariamo da molto tempo perché abbiamo sempre visto un occhio strabico del Governo, un'attenzione maggiore alle produzioni che derivano dal latte vaccino, molta attenzione al burro, al parmigiano reggiano, al grana padano, e nessuna attenzione al problema dell'ovicaprino e in particolare della pastorizia in Sardegna, tant'è vero che oggi siamo arrivati al punto in cui siamo arrivati. Però c'è una cosa, signor Ministro. Se il vostro assessore all'agricoltura dice questo, lo capisco anche: perché si è venduto delle cose in Sardegna che magari oggi non è in grado di mantenere. Allora delle due l'una: o voi Pag. 80avete preso degli impegni con la regione Sardegna e poi li avete traditi, oppure l'assessore regionale all'agricoltura ha millantato credito in Sardegna, alimentato speranze e illusioni. Questa è la verità.
Le chiedo, quindi, signor Ministro - dato che lei è un politico, conosce la politica -, una risposta politica su questo punto. Se, però, organizzazioni moderate e il vostro assessore all'agricoltura dichiarano questo, non oso pensare che cosa potrebbero dichiarare i pastori che hanno manifestato ad Olbia, a Cagliari, ad Alghero, che si apprestano a manifestare a Porto Torres (il movimento dei pastori sardi capeggiato da Felice Floris), le persone e i produttori che, anche se non hanno manifestato, oggi vivono una situazione e una condizione drammatica. Signor Ministro, la situazione è drammatica in Sardegna: 17 mila aziende di soli produttori possono essere messe da un giorno all'altro sul lastrico; 50 mila famiglie sono in sofferenza. Si possono creare tensioni sociali e problemi di ordine pubblico che non immaginate. In Sardegna, siamo alla vigilia di una vera e propria catastrofe antropologica. Lo voglio dire con queste parole, signor Ministro, perché lei si renda conto della gravità della situazione. Parlavo di 17 mila aziende di produttori del latte ovino che non ce la fanno ad andare avanti. Un litro di latte oggi, signor Ministro, costa 60 centesimi, massimo 65, una cifra che è la stessa dagli anni Novanta. Oggi, un litro di latte costa meno di un litro d'acqua e domani quel litro di latte può costare niente. Produrre non è più possibile perché si produce in perdita, perché un litro di latte si produce spendendo 75 centesimi, anche 115 centesimi. I magazzini dei caseifici hanno più di 280 mila quintali di pecorino romano accumulato e invenduto. La vendita di pecorino romano negli Stati Uniti d'America è crollata, ma non è in flessione, come in passato, in virtù di un apprezzamento del dollaro sull'euro - questa è una crisi ciclica che abbiamo conosciuto nella storia della pastorizia in Sardegna -, ma è crollato il mercato americano perché gli americani hanno provato e riescono oggi a fare un formaggio con le stesse caratteristiche del formaggio pecorino che vendono alle industrie alimentari per le miscele per cui prima era utilizzato il formaggio pecorino medesimo. Non si rientra più, quindi, con un riapprezzamento della valuta come avveniva in passato.
Le stesse industrie della produzione sono indebitate, sono deboli, sono anch'esse in difficoltà e pagano oggi i mancati investimenti nella diversificazione dei prodotti da latte ovino e il fatto di avere scaricato solo sui produttori, cioè solo sui pastori, gli andamenti altalenanti e ciclici della vendita del pecorino romano negli Stati Uniti d'America. Perché il prezzo del latte, signor Ministro - lei questo lo deve sapere -, in Sardegna viene deciso non dai produttori del latte, non dai pastori, ma da chi lo trasforma e da chi lo commercializza, un po' come se il prezzo della benzina lo decidessero le raffinerie e non i produttori di petrolio.
Signor Ministro, questa crisi colpisce al cuore l'agricoltura sarda perché i prodotti da pastorizia rappresentano il 50 per cento della produzione lorda vendibile dell'agricoltura in Sardegna; colpisce al cuore tutto il sistema caprino in Italia perché la Sardegna rappresenta il 50 per cento della produzione vendibile lorda in Italia. E colpisce al cuore il nocciolo più antico ed intimo dell'identità sarda, signor Ministro; la Sardegna senza la pastorizia non sarebbe la Sardegna, non esisterebbero i suoi boschi, i suoi prati, non esisterebbe l'unicità della sua flora e la sua biodiversità. Non esisterebbe il nostro ambiente, lo straordinario paesaggio, unico nel Mediterraneo. Questa è la pastorizia in Sardegna.
Oggi il problema, signor Ministro, è salvare la pastorizia perché sta morendo, salvare tutta la filiera, ossia la produzione, la cooperazione, la trasformazione, la commercializzazione, ma iniziando dalla parte più debole, da chi oggi è più colpito dalla crisi, dai pastori, dai produttori del latte, da quelli che non ce la fanno più. Come si fa? Innanzitutto, con l'acquisizione di una consapevolezza politica. Pag. 81
Signor Ministro, sino ad ora è sembrato che la partita sulla pastorizia si dovesse giocare in un ping-pong fra Cagliari e Bruxelles, mentre sappiamo che non è così, che senza un intervento forte, un'assunzione forte di responsabilità da parte del Governo nazionale, non sarà possibile giocare nessuna partita a Bruxelles.
Noi vi chiediamo di fare semplicemente quello che avete fatto per il grana padano, per il parmigiano, per il burro, per la stessa mozzarella campana, per gli allevamenti di bovini. Questo è il punto fondamentale, questo è il senso politico della nostra interpellanza urgente in esame. Poi signor Ministro, al di là delle singole proposte previste nell'interpellanza urgente in esame, noi siamo disponibili a sottoscrivere qualsiasi proposta che lei sottoscrive insieme alle organizzazioni dei produttori e insieme ai pastori che hanno manifestato in questi giorni. A noi va bene quella piattaforma, non siamo qui per avanzare una proposta alternativa a quella dell'organizzazione agricola o a quella del movimento dei pastori.
Per dirla in parole semplici, signor Ministro, noi le chiediamo e chiediamo a questo Governo di fare per la pastorizia sarda ciò che Sarkozy ha fatto per l'ovicaprino in Francia. A fronte di un settore - l'ovicaprino - in balia di una crisi senza precedenti, il Governo francese si è assunto la responsabilità di dire ai produttori di latte vaccino - che lì contano, contano forse più dei nostri produttori di latte vaccino - che la priorità era salvare l'ovicaprino e ha operato delle scelte. Utilizzando l'articolo 68, disposizione sul sostegno specifico del regolamento CE n. 73 del 2009, sui 400 milioni a disposizione ha detto: «Benissimo, sino al 2012 di questi 400 milioni 130-140 vanno all'ovicaprino». Ha fatto una scelta coraggiosa. Noi vorremmo che il Governo facesse la stessa scelta in Italia.
Poi non ho capito, signor Ministro, se questi 400 milioni sono 400 milioni anche per l'Italia oppure sono, come ebbe a dire il suo predecessore, il Ministro Zaia, un miliardo, perché faceva il calcolo con 400 milioni di cofinanziamento e 600 milioni che arrivano dall'Unione europea, oppure era il contrario, adesso non ricordo bene una sua dichiarazione sul punto. Ha fatto una scelta. Vi sono settori deboli da privilegiare come appunto l'ovicaprino, l'olio d'oliva, il latte, il tabacco, lo zucchero. Anche qui il suo predecessore ha privilegiato il tabacco, ha privilegiato le misure di sostegno ai bovini che vengono ingrassati in Italia, ma provengono dalla Sardegna, il latte di qualità (e nel latte di qualità guarda caso non c'è per niente l'ovicaprino). Insomma, è stata fatta questa scelta.
L'altra linea d'azione che noi individuiamo sta in quelle misure che il commissario europeo Ciolos sta preparando per intervenire sulla crisi del latte, perché nel 2009 in tutta Europa si è registrata una crisi del latte e il commissario europeo Ciolos ha detto: «Benissimo, mettiamo in essere alcune misure con copertura economica da parte dell'Unione europea per venire incontro a questa crisi, per attenuare gli effetti di questa crisi». Entro il 31 dicembre i Governi nazionali devono presentare le proprie proposte. Noi le chiediamo che dentro a quelle proposte un capitolo specifico sia riservato all'ovicaprino e che non si parli solo di vaccino.
La terza linea d'azione: il prossimo anno si rivede la linea della politica agricola comunitaria. Anche lì, cosa c'è di strategico per il settore ovicaprino? Non solo quindi le chiediamo, signor Ministro, interventi per l'emergenza, ma interventi di medio e lungo periodo, cioè chiediamo una politica, perché senza quella politica l'agricoltura in Sardegna muore.
Voglio dire una cosa: ieri il tavolo - come sa bene, signor Ministro - non è saltato perché vi erano problemi di merito sulle singole proposte, è saltato su un problema molto concreto: quello delle risorse. Infatti questa crisi senza risorse non si risolve. Noi abbiamo detto che vi sono tre linee di azione a livello europeo per reperire questi soldi e poi abbiamo elencato tutta una serie di misure: dichiarare lo stato di crisi, aumentare il plafond degli aiuti de minimis, disporre l'ammasso privato per le eccedenze di pecorino romano, Pag. 82usare l'AGEA per acquistare 300.000 quintali di pecorino romano per gli indigenti, fare la stessa cosa con il Ministero degli esteri per acquistare pecorino romano da destinare ai Paesi in via di sviluppo, ripristinare le agevolazioni in materia previdenziale.
Poi, naturalmente, sono previste misure di lungo periodo, sulle quali ora non mi soffermerò, perché ho esaurito il tempo a mia disposizione.
Signor Ministro, abbiamo bisogno, da subito, di misure per l'emergenza, perché il settore sta morendo e i pastori non ce la fanno più ad andare avanti. A mio avviso, abbiamo pochi mesi di tempo - tre, massimo cinque - per salvare la pastorizia in Sardegna.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIULIO CALVISI. Pertanto, vorrei che lei, oggi, desse a chi ci ascolta - e sono in tanti dalla Sardegna - un forte e chiaro segno di assunzione di responsabilità da parte di questo Governo. La ringrazio, signor Ministro, attendo fiducioso una sua risposta.

PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Giancarlo Galan, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GALAN, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, ringrazio i tre parlamentari che mi ascoltano, unitamente ad un gruppo che sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune, che saluto quasi commosso. Sarò chiaro e ad una premessa farò discendere tutte le risposte alle domande che sono contenute nell'articolata interpellanza urgente.
Il tavolo è saltato, perché qualcuno aveva promesso qualcosa che non poteva promettere. Il tavolo è saltato, perché il ruolo dei sindacalisti degli allevatori è svolto benissimo dalle associazioni agricole; altri, soprattutto se rivestono importanti cariche istituzionali, devono attenersi a quel ruolo.
Sarò chiaro: nessuno si sogni di sostenere che esistono figli e figliastri. Finché vi sarà questo Ministro, egli sarà il Ministro della Repubblica italiana. Il settore dell'ovicaprino è esattamente uguale al grana padano: non vi sarà, e non vi è, alcuna differenza di trattamento, sia chiaro a tutti.
Per quanto riguarda gli impegni, prendiamo ciò che le leggi italiane ed europee ci consentono, non ciò che non si può assumere: quelle sono promesse, è demagogia, non impegni. Dunque, cosa si può fare? Esporrò le risposte per singoli punti.
Per quanto riguarda lo stato di crisi, onorevole Calvisi, spero che lei sappia - come spero lo sappia anche l'assessore della regione Sardegna e che sia patrimonio di conoscenza comune - che la normativa comunitaria consente che la dichiarazione dello stato di crisi può esser fatta solo se esiste una riduzione del 30 per cento delle imprese agricole rispetto al reddito medio del triennio precedente. Sappiamo questo? Dunque, le regioni interessate facciano pervenire tale richiesta documentata e vedranno che il Consiglio dei ministri delibererà lo stato di crisi al più presto. Senza, è un po' difficile farlo.
Quanto alle garanzie al credito, onorevole Calvisi, abbiamo già attivato - come vede, sono tante le cose realizzate, basta sostituire alle lamentele la cosciente rappresentazione di ciò che si è fatto - una collaborazione fra l'Ismea e la Finanziaria sarda per definire, sempre nell'ambito degli strumenti e delle dotazioni finanziarie disponibili, misure specifiche per gli operatori ovicaprini.
In ordine agli aiuti de minimis, anche in questo caso, spero che si sappia che, per richiedere alla Commissione europea di aumentare l'importo degli aiuti de minimis, deve essere dimostrata la necessità di intervenire oltre l'importo previsto, dimostrando di aver già speso il plafond assegnato. Al momento, questa condizione non esiste. Le regioni interessate, in primis la Sardegna, non hanno ancora speso il plafond già assegnato. Difficile richiedere nuovi soldi, se non si sono spesi neanche quelli che si hanno. Prima di avanzare la Pag. 83richiesta alla Commissione europea è, comunque, possibile per la regione Sardegna fare ricorso alla riserva nazionale, sempre che sia esaurito il plafond ad essa assegnato. Tale condizione, come le ho detto, non per colpa sua, onorevole Calvisi, non è ancora stata realizzata.
Le risorse per erogare aiuti in de minimis devono poi essere reperite nel bilancio regionale con un limite, per beneficiario, pari, in agricoltura, a 15 mila euro per azienda. Queste erano promesse fatte, lo so, in Sardegna ma è sul bilancio regionale della Sardegna che vanno trovati questi fondi.
L'articolo 68. Per quanto riguarda gli aiuti previsti dall'articolo 68 del regolamento della Comunità europea n. 73 del 2009 - quando leggo queste cose alla presenza di non praticanti del rito romano mi vergogno un po' di come scriviamo le leggi che forse potrebbero essere fatte in modo un po' più comprensibile - in base a quel regolamento, entro il 1o agosto 2011 sarà possibile proporre modifiche agli interventi e agli specifici importi. Nei prossimi mesi quindi, in vista di quella data, attiveremo la concertazione con le regioni, e in questo ambito si potranno trovare risoluzioni per le problematiche della filiera ovicaprina anche al di là di quello che ha fatto Sarkozy in Francia. Dovrà essere un'intesa fra le regioni.
Ammasso privato. Al momento anche qui non ci sono le condizioni previste dalla normativa comunitaria per perfezionare la richiesta. Ciò nonostante il mio Ministero ha già attivato i contatti con i competenti uffici comunitari e sta lavorando per la predisposizione di un dossier tecnico necessario per sostenere la richiesta di apertura dell'ammasso privato a favore dei formaggi ovini.
Aiuti alimentari agli indigenti. Per il 2010 è stato realizzato il ritiro di 1.300 tonnellate di pecorino romano DOP, per il 2011 invece siamo in attesa dell'approvazione della Commissione europea. In ogni caso per il prossimo anno (questa è una anticipazione che mi sento di fare, non una promessa alla demagogia), mi sento di poter ragionevolmente pensare che dovrebbero sussistere le condizioni per incrementare la quantità di pecorino da ritirare di almeno il 40 per cento, per un importo finanziario di circa 14 milioni di euro.
Aiuti ai Paesi in via di sviluppo. A parte la problematica di spedire in quelle zone formaggio pecorino, per gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo c'è la disponibilità del Ministero degli affari esteri assicurata in sede di tavolo tecnico dalla regione Sardegna con 12 milioni di euro sempre promessi e sempre necessariamente a carico del bilancio della Sardegna. Questa disponibilità a quei fondi sembra essere venuta meno. Allora non è colpa né del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali che certo non c'entra in questo caso, né del Ministero degli affari esteri. Le responsabilità vanno cercate altrove, più vicino a casa sua.
Contributi formaggi DOP. Per quanto riguarda l'erogazione di contributi alla produzione di prodotti agricoli a stagionatura prolungata, DOP e IGP, il relativo decreto interministeriale è stato predisposto. Nei prossimi giorni sarà inviato alla firma degli altri ministri competenti per consentire l'erogazione dei contributi entro il 2010. Nel provvedimento rientrano ovviamente anche i formaggi ovini DOP ivi compreso il pecorino romano.
Contributi agevolati nelle aree svantaggiate e di montagna. Credo che questo sia un dovere dello Stato assicurare la prosecuzione del regime agevolato e anche una soluzione conveniente, opportuna, giusta. La Commissione bilancio del Senato si è assunta l'impegno di risolvere il problema con uno specifico emendamento. Il mio Ministero attualmente è impegnato insieme al Ministero dell'economia e delle finanze per individuare le necessarie coperture finanziarie, che, come le ho detto, ritengo giuste, opportune e sacrosante.
Alla fine, per quanto riguarda l'accordo interprofessionale, le posso dire che sono e siamo impegnati a promuovere la definizione di un accordo interprofessionale, per la definizione dei criteri per la fissazione Pag. 84del prezzo del latte. A questo fine, un tavolo interprofessionale è già stato convocato per venerdì 8 ottobre.
Come vede, tutto quello che si poteva fare, è stato fatto e, come vede, se l'onestà prevale, è stato fatto tutto quello che, alla stessa data o alla data corrispondente, era stato fatto per altri formaggi di origine vaccina. Nessuna differenza, quindi, in Italia, dal nord al sud, dall'est all'ovest, nessuna differenza. Basta soltanto che alla demagogia si sostituisca la volontà vera di fare il bene degli allevatori, i quali, come sempre avviene, sono quelli che pagano le conseguenze di politiche sbagliate, di promesse non mantenibili, di illusioni e di demagogie.

PRESIDENTE. L'onorevole Calvisi ha facoltà di replicare.

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, mi perdonerà il Ministro, ma non sono per niente soddisfatto della sua risposta, in quanto in essa ho visto più un contributo al rimpasto che si sta facendo in Sardegna, in virtù della crisi politica del centrodestra che governa la regione Sardegna (in quanto deduco un giudizio non proprio positivo sull'assessore all'agricoltura), piuttosto che un contributo che ci dia la possibilità di vedere la luce sui problemi della pastorizia in Sardegna.
Vede, signor Ministro, sostanzialmente lei ha detto che le cose ci sono, le norme teoricamente prevedono degli interventi, però non si possono fare o perché non ci sono le risorse, o perché ci sono problemi con l'Unione europea. Io non sono un tecnico - poi leggerò bene il resoconto stenografico del suo intervento, anche se è stato abbastanza chiaro - tuttavia, essendo figlio di pastori, ho capito queste cose e, sforzandomi di avere la sua stessa chiarezza, proverò a dire cosa ho capito.
Stato di crisi: so bene che lo stato di crisi dev'essere dichiarato con quelle condizioni cui lei faceva riferimento nel suo intervento. So bene anche che lo stato di crisi può essere determinato solo per la crisi di alcuni prodotti e non per la crisi di un intero settore. A me sembra che lei abbia aperto su questo punto, tuttavia dice che manca la documentazione della regione in grado di sostanziare questo provvedimento. Avrei gradito che lei avesse detto: se la regione mi dà gli elementi per dichiarare lo stato di crisi, noi lo dichiariamo e, dal momento che c'è lo stato di crisi, stanziamo queste risorse. Lo stato di crisi, senza risorse, è solo la presa d'atto di una situazione che è già sotto gli occhi di tutti: per produrre effetti, lo stato di crisi deve avere delle risorse.
Seconda considerazione, in relazione all'articolo 68 da lei citato: anche in questo caso, signor Ministro, non ho letto chiarezza negli obiettivi della sua politica. Mi sembra che non ci sia «trippa per gatti» in Sardegna, poiché, a mio avviso, quello che è stato disposto, è stato disposto. Ed è stato disposto dal suo predecessore, non da lei, signor Ministro, e quindi le scelte hanno privilegiato - come le ricordavo prima - i tabacchi, il latte di qualità, i vitelli francesi ingrassati in Italia, produzioni agricole che in Sardegna non si fanno: 170 milioni di euro e non c'è neanche una produzione agricola che si può fare in Sardegna con quel finanziamento. La Sardegna ha avuto 10 milioni di euro per quattro anni. Sarkozy, utilizzando lo stesso articolo, ne ha avuti 130.
Quindi, non c'è sostegno al latte e non c'è sostegno all'agnello sardo. Mi auguro che ci sia questa rinegoziazione; lei ha preso l'impegno: faremo la rinegoziazione. Però, su questo punto, bisogna cambiare davvero l'agenda delle priorità.
Acquisto per indigenti da parte di Agea: lei ha detto, signor Ministro, 13 mila quintali. È giusto?

GIANCARLO GALAN. Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Sì.

GIULIO CALVISI. Ha detto che il Governo pensa di mettere a disposizione 14 milioni di euro; mi sembra poco, signor Ministro, molto poco, perché vorrei sottolineare che 14 milioni di euro è una cifra superiore di 3 milioni di euro a quanto Pag. 85disposto lo scorso anno, quando non c'era questa crisi conclamata e non c'era la situazione di tensione sociale che c'è oggi. Il Governo, oggi, di fronte ad una esigenza così forte che viene dal mondo della pastorizia, con tutte le organizzazioni che chiedono a gran voce - proprio su questo punto - un intervento più forte per ritirare un po' di pecorino romano dal mercato, si presenta con 3 milioni di euro in più: molto poco.
Sull'acquisto di pecorino da destinare ai Paesi in via di sviluppo lei ci dice che si può fare, ma ci deve pensare la regione. Dubito che ci possa pensare la regione, signor Ministro, per una ragione molto semplice: per tutti gli interventi che lei chiede alla regione Sardegna (io non sono amico di questa regione, perché milito in un'altra parte politica) e alle altre regioni, deve sapere che sono tutte strozzate dal Patto di stabilità, e quindi non hanno capacità di spesa. Bisognerebbe convincere il Ministro Tremonti a rivedere le regole del Patto di stabilità, perché la regione Sardegna ha un vincolo di spesa oltre il quale non può andare. Non per giustificare la regione - che ha le sue responsabilità - però, non si possono tenere i vincoli al Ministero dell'Economia e poi gli altri ministri dicono: allentate i vincoli; perché è lo stesso Governo che impone quei vincoli.
Sui de minimis mi pare che - cito a memoria, signor Ministro - la Sardegna poteva utilizzare 16 milioni di euro in regime di de minimis. Tutte le organizzazioni hanno detto: è poco, ci vuole un'altra quota. Addirittura è stato calcolato che ci vorrebbero più di 200 milioni di euro per rispondere alle richieste e alle effettive necessità che si presentano per utilizzare gli aiuti in de minimis. Lei all'inizio ha detto: utilizzate la quota regionale, però vi facciamo utilizzare anche la quota nazionale. Quest'ultima mi pare ammonti a 80 milioni di euro, quindi, 80 più 16 fa 96: è la metà di quello che servirebbe. Le norme sugli aiuti in de minimis non sono norme finanziarie, non sono norme di bilancio ma norme regolamentari e, quindi, una volta disposta la possibilità di allargare i plafond chi mette 80 milioni di euro? La regione, anche in questo caso?
Io avrei preferito che il Governo, oggi, dicesse a chiare lettere: la regione spenda quello che deve spendere, la quota nazionale la riserviamo interamente alla Sardegna e le risorse le mette il Governo. Questo, invece, non è stato detto.
Penso adesso ai pastori che dicevano: noi abbiamo aiuti in de minimis a 7500 euro; si aspettavano 15 mila euro. Mi pare che da parte sua - sotto questo punto di vista - sia venuta una risposta molto chiara - e apprezzo quindi la sua chiarezza - ma è anche molto negativa per il futuro delle aziende della pastorizia in Sardegna.
Signor Ministro, queste sono le cose. Anche l'articolo 186 (ammasso privato previsto nel regolamento n. 1234/2007 dell'Unione europea), nel quale si dice che in caso di turbolenze del mercato è possibile intervenire con risorse disponendo dell'ammasso comunitario, mi auguro che venga attuato subito e vorrei, quindi, che su questo il suo Ministero si riservasse un approfondimento e non lasciasse da parte questa proposta.
Signor Presidente, sto per concludere, se mi lascia un minuto le regalo una forma di formaggio pecorino buono...

PRESIDENTE. Allora gliene lascio anche due!

GIULIO CALVISI. Abbiamo indicato tre direttrici: articolo 68 del regolamento n. 73/2009; misure per la crisi del latte predisposte a livello europeo; una nuova PAC.
Avrei voluto, signor Ministro - e mi auguro che vi siano altre occasioni - che lei ci dicesse che sull'emergenza possiamo fare qualcosa. Avremmo voluto che lei dicesse che abbiamo delle difficoltà ma che abbiamo anche una visione di lungo periodo, che vogliamo davvero modernizzare l'agricoltura e la pastorizia in Sardegna e che vogliamo veramente farci carico di risolvere il dramma della pastorizia in Sardegna. In fondo questo è ciò Pag. 86che hanno fatto gli altri Paesi europei. Ho citato il caso della Francia ma lo stesso è stato fatto anche da altri Paesi europei, approfittando di quello che si muoveva a livello europeo e varando misure di sostegno all'organizzazione dei produttori e alle produzioni di qualità, diversificando le produzioni, facendo ricerca e dando sostegno effettivo al credito, incentivando le misure per il benessere animale, modernizzando tutta la filiera e varando misure per la tracciabilità elettronica. A tutto questo si è aggiunta un'ulteriore novità, ossia più incentivi ma anche più regole per i produttori. Questa è la politica che si è messa in atto a livello europeo. Gli incentivi sono entrati in crisi ma si è detto: «Ci vogliono dei nuovi incentivi. Mettiamo a disposizione nuovi incentivi, però vogliamo più regole e più innovazione». Questo è quanto ha fatto la Francia.
Ho apprezzato le sue considerazioni a proposito delle quote latte, signor Ministro, prima da presidente della regione e poi da Ministro. So, quindi, che vado a toccare un tema a lei sensibile, quello delle regole. Però, non ho visto una politica e questo mi dispiace. Guardo con grande preoccupazione al futuro e mi auguro, signor Ministro, che vi siano altre occasioni perché il tema della pastorizia in Sardegna venga riconsiderato dal suo Governo e affrontato con altre linee e altre misure rispetto a quelle che lei oggi ci ha illustrato.
Concludo il mio intervento con una citazione letteraria. Vi è un bel libro di uno scrittore cinese, Acheng, che ha scritto una trilogia (Il re degli scacchi, Il re dei bambini e Il re degli alberi). In uno di questi libri, penso proprio Il re degli alberi, un vecchio saggio si reca al villaggio e dice: «È bruciata la foresta. Correte, non c'è un minuto da perdere. Dobbiamo piantare gli alberi». Allo stesso modo l'Europa ci dice che il Governo italiano deve presentare una politica e che non c'è un minuto da perdere. Oggi, nel suo intervento, non ho percepito questa politica, questa alta politica di cui ha bisogno la pastorizia in Sardegna ma anche tutto il settore ovino e caprino in Italia.

(Iniziative a tutela del personale del Corpo forestale dello Stato assunto con contratto di diritto privato - n. 2-00832)

PRESIDENTE. L'onorevole Pezzotta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00832, concernente iniziative a tutela del personale del Corpo forestale dello Stato assunto con contratto di diritto privato (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, penso che il mio intervento sarà estremamente sintetico, perché so che il Ministro conosce la questione. Quello che oggi ci interessa non è tanto illustrare ciò che lei già sa e che già le abbiamo comunicato attraverso la nostra interpellanza urgente, ma cercare di capire in che modo affrontare la vicenda di questi lavoratori che sono in amministrazione diretta nel Corpo forestale dello Stato con contratto di diritto privato, cioè con un contratto regolato dalla legge 5 aprile 1985, n. 124. La loro utilità è rilevata costantemente dalla legge forestale. In sostanza, in questa fattispecie sono compresi 1700 operai forestali che svolgono, a nostro parere, un lavoro prezioso presso gli uffici territoriali per le biodiversità e a protezione di importanti zone a interesse naturalistico e del patrimonio forestale. Ebbene, da quattro anni questi lavoratori sono senza contratto.
Ultimamente gli è stata negata persino la possibilità della mensa e credo che occorrerebbe trovare una soluzione prima che questo avvenga, perché il 6 ottobre è stata proclamata, dopo una serie di iniziative di mobilitazione, una nuova giornata di sciopero.
Ecco, quello che vorrei sapere è se il Ministro e il Governo non ritengano di avviare subito in tempi brevi, e prima del 6 ottobre, iniziative concrete per trovare una soluzione rapida a queste problematiche per eliminare le discriminazioni tra i lavoratori, garantire alcune tutele e vedere se non sia possibile trovare una soluzione, ripeto, in tempi brevi e se non Pag. 87ritengano, altresì, di prevedere le risorse necessarie per garantire i buoni pasto.
Credo che sia un piccolo problema, ma che riguarda 1700 persone che stanno facendo un lavoro prezioso, che è quello della tutela ambientale e delle biodiversità, e che hanno il diritto almeno di avere un contratto. Stiamo parlando molto, in questi tempi, di contratti e credo che anche su questo terreno sia possibile trovare una soluzione. Consiglierei, anche se non è nell'interpellanza, che il Ministro convochi le parti prima del 6 ottobre per vedere di trovare una soluzione.

PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Giancarlo Galan, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GALAN, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Pezzotta. Mi verrebbe da dire che la prossima volta la invito a cena e parliamo, anche perché ho apprezzato e credo che apprezzerei anche a cena la sua compagnia. Ciò nonostante, in questo rito romano le do la risposta come si conviene.
Certo, l'ultimo consiglio mi sembra intelligente e suggerito dalla volontà di fare qualcosa di buono. È ovvio che la materia mi è nota e come io consideri il Corpo forestale dello Stato. Approfitto della sua interpellanza per trasmettere un messaggio (non solo a chi, forse, avrà la bontà di leggerlo o di riportarlo) che forse il Corpo forestale dello Stato meriterebbe più considerazione di quella che gli si attribuisce e meriterebbe un po' più di chiarezza. Spesso molti considerano il Corpo forestale dello Stato e lo identificano con i circa 16 mila dipendenti della sola Calabria, ma non è vero. L'onorevole Pezzotta lo sa bene: il Corpo forestale dello Stato è il secondo Corpo per anzianità nella nostra Repubblica dopo l'Arma dei carabinieri e si compone di meno di novemila dipendenti.
Gli altri, quelli che spesso vengono confusi con il Corpo forestale dello Stato, altro non sono che operai forestali assunti alle dipendenze in base a decisioni assolutamente autonome delle regioni. Ma il Corpo forestale dello Stato è quello, come lo ha definito la sua interpellanza urgente e con quella dotazione numerica che ho cercato di precisare.
Che i 1600 (1700 dice lei, 1600 ho scritto io, ma cambia poco) lavoratori a tempo determinato e indeterminato che attualmente lavorano con dedizione per il Corpo forestale dello Stato debbano ricevere una sistemazione definitiva è sacrosanto, sfonda una porta aperta e ho cercato di soddisfare quella richiesta che mi appare giusta. Che cose le posso dire? Che ho più e più volte evidenziato anche ai ministeri e ai ministri competenti la situazione e la motivazione va ricercata in una copertura finanziaria inesistente per una contrattazione di secondo livello come questa che darebbe la soluzione definitiva alla problematica di cui abbiamo parlato.
Colgo anche l'occasione per farle presente che, al fine di salvaguardare le aspettative del personale a tempo determinato, mi sono attivato per emendare quanto previsto nel decreto-legge n. 78 del 2010, convertito in legge n. 122 del 2010, in materia di limitazione alle assunzioni di questo personale a decorrere dal prossimo anno.
Onorevole, io al posto suo mi dichiarerei insoddisfatto della mia risposta. Sono insoddisfatto anch'io, però questa è la situazione al momento. Credo che insistere porti necessariamente, prima o poi, ad una soddisfazione perché quando le richieste sono giuste e le risposte sono dovute, le soluzioni vengono. Ecco, questa è la speranza con la quale la saluto e la ringrazio.

PRESIDENTE. Visto che il Ministro se l'è «cantata» e se l'è «suonata», intende replicare, onorevole Pezzotta?

SAVINO PEZZOTTA. Velocemente, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Prendo atto di quanto il Ministro ha detto. Anch'io sono innamorato dei riti lombardo-veneti (non Pag. 88di quelli padani) che hanno una tradizione molto diversa, non sono stati inventati e sono molto più semplici. Tuttavia vi è sempre una difficoltà a trovare le strade e i modi.
Le torno a ripetere qual è l'invito che le faccio, e glielo faccio in modo molto preciso, ossia che lei convochi il sindacato prima del 6, per vedere se sia possibile trovare una soluzione e dare soddisfazione a questi lavoratori.

(Ritiro dell'interpellanza urgente Libè n. 2-00834)

PRESIDENTE. Avverto che l'interpellanza urgente Libè n. 2-00834 è stata ritirata in data odierna.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Gidoni n. 2-00798)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del presentatore e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Gidoni n. 2-00798, concernente chiarimenti in merito ai riconoscimenti del periodo di guerra in Iraq con riguardo allo stato di servizio del colonnello dell'Aeronautica Gianmarco Bellini, è rinviato ad altra seduta.

(Iniziative in merito alla recente vicenda che ha interessato il canale satellitare Italiani nel mondo channel - n. 2-00821)

PRESIDENTE. L'onorevole Narducci ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00821 concernente iniziative in merito alla recente vicenda che ha interessato il canale satellitare Italiani nel mondo channel (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, vorrei premettere - lo dico anche al signor Viceministro - che il danno prodotto tra le comunità italiane emigrate da questa vicenda è grande. Credo che in definitiva si tratti di un danno per il nostro sistema Paese, tanto più quindi questa vicenda richiede atti di chiarezza. Queste non sono parole mie, le ha pronunciate il segretario generale della Federazione nazionale della stampa italiana, Franco Siddi. Francamente, invece, mi aspettavo e gli italiani all'estero si aspettavano, anche uno sguardo da parte dell'AGCOM che a suo tempo aveva deliberato le deroghe agli obblighi di programmazione e di investimenti in opere cinematografiche, come recita appunto la deroga, di espressione originaria italiana in quanto dedicata per oltre il 70 per cento all'attualità e all'approfondimento socio-culturale.
Cos'è accaduto? Devo ripercorrere velocemente alcuni passi. Il 24 febbraio 2009, a due passi dal Vaticano, in via della Conciliazione, il senatore Sergio De Gregorio, assieme ad altri colleghi senatori, tra cui Nicola Di Girolamo che notoriamente è in galera per collusione con la 'ndrangheta, presentava la Fondazione Italiani nel mondo, associazione, per la simbologia del luogo scelto e per le dichiarazioni degli stessi promotori, fortemente ancorata ai valori cattolici. Poi si discuterà a chi appartiene la proprietà di questo canale, di questa televisione, Italiani nel mondo channel, se alla fondazione o all'associazione. Vi è stato già anche un dibattito su questo. Ad ogni modo, la fondazione, tra le altre strutture, si è dotata - per quanto mi risulta - anche di una TV satellitare, Italiani nel mondo channel.
La rete, come si legge dal sito della stessa e dell'associazione presieduta dal senatore De Gregorio, è una televisione che si candida ad essere - per le affermazioni fatte - un punto di riferimento per le comunità italiane del pianeta.
Quindi, credo che sia sconcertante constatare che, fino al mese di giugno e per sei mesi, su questa rete, oggi al canale 888 di Sky, venivano trasmessi e venduti materiali pornografici spinti e hot line che pubblicizzano, come gli stessi affermano, il meglio del porno etero, trans, gay, asiatico, eccetera, il tutto sotto la sigla Italiani nel mondo channel. Pag. 89Dopo che tutta questa vicenda è venuta a galla e ci sono state dichiarazioni, di cui poi sicuramente il signor Viceministro darà informazioni, soprattutto all'estero si sono mobilitate molte persone gridando allo sdegno e allo scandalo per una assoluta incongruenza rispetto alle deroghe ricevute dall'AGCOM e dalla ragione sociale di questo canale satellitare.
Quindi, credo che ci sia il diritto di chiedere, anche al cardinale che aveva assistito e benedetto questa inaugurazione della fondazione, conto e ragione dell'offesa a questa sensibilità e ai valori delle comunità cristiane nel mondo, le comunità italiane, le missioni cattoliche e i tanti cattolici che vivono all'estero. Noi 37 parlamentari firmatari di questa interpellanza urgente intendiamo sapere che cosa c'è da dire in merito a questa televisione oppure ai suoi promotori che nella presentazione dell'associazione affermavano coinvolgere coloro che si inchinano all'identità cattolica.
Pretendiamo di sapere che cosa ne pensano ora dell'hot line e del porno trasmesso alla televisione anche da altri senatori insigniti addirittura dal Vaticano della prestigiosa onorificenza di «gentiluomo di Sua Santità». Lo facciamo non con spirito polemico, perché crediamo che su questa grande piattaforma costituita da milioni e milioni di cittadini italiani, di origine italiana e oriundi, che guardano questo canale satellitare trasmesso via satellite con il segnale captabile con l'antenna parabolica, si abbia un'immagine dell'Italia che sicuramente non è quella diffusa per vari mesi.
Credo che lo spirito sia veramente costruttivo, sapendo che su queste cose si giocano interessi enormi, anche quelli turistici del nostro Paese, che detiene un patrimonio culturale immenso e che sicuramente non può assistere impunemente a quanto accaduto in questi sei mesi fino a giugno.

PRESIDENTE. Il Viceministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, ha facoltà di rispondere.

PAOLO ROMANI, Viceministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, con riferimento all'interpellanza urgente in oggetto in primo luogo si precisa che, ai sensi della delibera n. 127 del 2000, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni effettua il monitoraggio 24 ore al giorno sui programmi televisivi terrestri e satellitari di più ampia e generalizzata diffusione.
Per gli altri canali e programmi la vigilanza viene effettuata sulla base di una segnalazione tramite apposita registrazione di programmi preventivamente segnalati oppure mediante prelievo delle registrazioni dall'archivio dei programmi che le emittenti televisive sono tenute a conservare per tre mesi dalla loro trasmissione. L'emittente satellitare Italiani nel mondo channel risulta essere un canale privato veicolato su piattaforma Sky che si definisce una rete televisiva satellitare indirizzata allo sviluppo del made in Italy nel mondo. Da verifiche effettuate dall'Autorità non risulta pervenuta alcuna segnalazione relativamente al canale in oggetto, né gli elementi contenuti nell'interpellanza urgente consentono di circostanziare le presunte violazioni. In particolare, non si evince la data diffusione dei programmi che si ritengono pornografici.
L'Autorità, ove posta in grado di orientare la propria attività di vigilanza sulla base di elementi intesi ad identificare i fatti di cui si tratta, non mancherà - come ha già fatto in altri numerosi casi di emittenti satellitari - di avviare le istruttorie intese alla irrogazione delle prescritte sanzioni.
Per quanto si riferisce alla natura commerciale piuttosto che di intrattenimento socio-culturale della programmazione del canale in questione, si precisa che l'indicazione della tipologia di programmazione, all'atto della domanda di autorizzazione all'esercizio dell'attività di diffusione di un programma televisivo via satellite, ha carattere e natura meramente descrittivi e non costituisce presupposto o requisito del rilascio dello stesso.
Con riguardo alla deroga all'obbligo di programmazione e di investimento in opere cinematografiche di espressione originale Pag. 90italiana e di investimento in opere europee di produttori indipendenti, di cui alla delibera dell'Autorità n. 607 del 2009, essa è stata rilasciata sulla base dell'evidenza, riscontrata documentalmente e all'esito di un monitoraggio a campione, di una linea editoriale caratterizzata principalmente dall'attualità e dall'approfondimento socio-culturale, che connota il canale Italiani nel mondo channel come canale tematico.
Nell'ambito del medesimo procedimento, si precisa comunque che, in relazione alla natura del canale di organo ufficiale del movimento politico «Italiani nel mondo», il perseguimento della relativa linea editoriale appare incompatibile con gli obblighi di investimento in opere europee di produttori indipendenti e con gli obblighi di programmazione e investimento in opere cinematografiche di espressione originale italiana.
In merito alle asserite variazioni della linea editoriale e alle conseguenti inadempienze agli obblighi di comunicazione di tali variazioni entro trenta giorni all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, l'Autorità si è riservata di espletare gli opportuni accertamenti.
Infine, con riferimento al tema dell'erogazione di finanziamenti pubblici connessi alla natura di organo di movimento o partito politico, si evidenzia che la problematica è all'attenzione del Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri che è competente in materia.
A tal proposito, il predetto Dipartimento segnala che la società Italiani nel mondo, che aveva presentato la domanda di contributi per l'anno 2006 quale organo di partito, non aveva i requisiti previsti per tali contributi. Nel 2007 la Commissione per le provvidenze alle emittenti televisive esprimeva parere favorevole all'ammissione della suddetta impresa alle sole agevolazioni previste dall'articolo 7 della legge n. 422 del 1993 (ossia le riduzioni tariffarie per le utenze telefoniche, elettriche e per i collegamenti di telecomunicazioni e rimborso parziale delle spese di abbonamento ai servizi delle agenzie d'informazione) subordinate al regolare versamento dei contributi previdenziali presso l'INPGI, che però sono risultati scoperti dal mese di gennaio 2006 al mese di luglio 2007.
Lo stesso Dipartimento precisa che la società in parola è stata esclusa da tali benefici in quanto non in regola con il versamento dei contributi di cui sopra.
Il Ministero degli affari esteri ha fatto, inoltre, presente che la sua attività di monitoraggio è limitata esclusivamente alle trasmissioni RAI per l'estero, nel quadro delle relazioni tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e la RAI per l'offerta televisiva, radiofonica e multimediale per l'estero che sono disciplinate dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 agosto 2007, attualmente in corso di rinnovo.
Il Ministero dello sviluppo economico, come sempre impegnato nell'assicurare una attenta vigilanza sull'argomento, non mancherà di farsi parte diligente nel sensibilizzare l'Autorità affinché provveda ad effettuare i dovuti accertamenti, come già lo stesso organo di vigilanza si è impegnato a fare, intensificando in particolare l'attività di monitoraggio sulla programmazione delle emittenti televisive in lingua italiana che trasmettono all'estero affinché in futuro non si debbano ripetere fatti che ledano fortemente la dignità di un territorio e dei cittadini italiani residenti all'estero.
Si evidenza, infine, che a seguito della segnalazione effettuata dall'onorevole interrogante, il Comitato media e minori, operante presso il Dipartimento per le comunicazioni del Ministero dello sviluppo economico, ha aperto un'istruttoria per verificare che i contenuti trasmessi non siano nocivi per i minori.

PRESIDENTE. L'onorevole Narducci ha facoltà di replicare.

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, devo dire che nella risposta del Viceministro vi sono sicuramente alcuni elementi di chiarezza importanti per quanto riguarda i contributi e gli impegni Pag. 91che si intendono assumere, tuttavia vorrei sottolineare brevemente alcuni aspetti.
Tutti sappiamo che la pornografia spinta, le hot line, e via seguitando, rendono moltissimo, ma non stiamo parlando di un impresario o di un privato cittadino, che quindi sfugge agli obblighi di monitoraggio; stiamo parlando di un senatore della Repubblica e di altri senatori che con lui hanno costituito una Fondazione Italiani nel mondo. Lo stesso senatore De Gregorio, in una dichiarazione resa il 27 maggio 2009 al Cittadino canadese, ad una precisa domanda su quali fossero le prospettive della fondazione, risponde testualmente: «Stiamo pensando ad un pacchetto di TV italiane che rappresentino la specificità degli italiani nel mondo».
Bene, se questo è il pacchetto delle specificità da offrire a milioni di cittadini di origine italiana nel mondo, credo che ci si debba tutti preoccupare. Peraltro, è inutile dire che in questi programmi non c'è stato riscontro perché lo stesso senatore De Gregorio, dopo la denuncia e dopo che questi accadimenti sono finiti sui quotidiani italiani, ha affermato che il canale gli è stato scippato abusivamente da un gestore satellitare e che la messa in onda di materiale pornografico non sia additabile a lui. Credo che qui veramente siamo al ridicolo.
Ma come, un senatore così scafato, come il senatore De Gregorio, ex presidente della Commissione difesa, non si sente in obbligo, quando si accorge che è stato scippato - perché ciò è andato avanti per sei mesi - di fare una dichiarazione pubblica, ufficiale, di denunciare che queste trasmissioni pornografiche hanno iniziato ad andare in onda sul suo canale per colpa di un hacker, di qualcuno che ha scippato? Avrebbe dovuto dire che lui e gli italiani all'estero non c'entravano niente con questa porcheria. Invece così non è. Queste dichiarazioni sono state rilasciate soltanto dopo la denuncia. Credo che queste siano affermazioni tardive, soprattutto non suffragate dai fatti, da alcun elemento importante. Ora il canale è stato trasferito sul canale satellitare 888 di Sky e risulta bloccato da alcune settimane. Dopo che è scoppiato questo polverone, sul canale, c'è semplicemente la scritta: «Le trasmissioni sono momentaneamente sospese, riprenderanno appena possibile».
Signor Viceministro, sicuramente ha fatto il possibile per capire com'è la situazione, lo apprezzo moltissimo, ma è evidente che, appellandosi ai valori del cristianesimo e presentando queste cose in giro per il mondo, perché questo è il punto - non si tratta solo dell'Italia, ma anche dell'estero, del Canada, degli Stati Uniti, del sud America - ci si fa scudo di valori che, in questo modo, vengono offesi profondamente e, per giunta, si utilizza questo canale a scopi di lucro perché - come ho detto - questi programmi rendono enormemente.
Io sono stato, per sei anni, segretario generale del Consiglio generale degli italiani all'estero e, ogni anno, abbiamo valutato e letto attentamente il rapporto dell'osservatorio del Ministero degli affari esteri sulle trasmissioni degli italiani all'estero. È vero che come compito istituzionale da parte del MAE c'è quello di monitorare esclusivamente RAI International, e più o meno i programmi ufficiali, tuttavia credo che, anche da parte di molti consoli e ambasciatori dai quali sicuramente il canale in onda per sei mesi era molto visto, soprattutto in Sud America, vi fosse l'obbligo di segnalare queste cose alle autorità di Governo, all'Agcom, a quant'altro, affinché si ponesse fine a questa bruttissima vicenda, che nasce con le strumentalizzazioni politiche che ho cercato di illustrare. Comunque, la ringrazio molto per la risposta fornita.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di ottobre 2010 e programma dei lavori dell'Assemblea per il periodo novembre-dicembre 2010.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei Pag. 92presidenti di gruppo è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di ottobre 2010:

Lunedì 4 ottobre (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali delle mozioni Di Pietro ed Evangelisti n. 1-00435, Franceschini ed altri n. 1-00438 e Casini ed altri n. 1-00446 concernenti iniziative di competenza per la cessazione dell'incarico ad interim di Ministro dello sviluppo economico e per l'attivazione delle procedure per la nomina di un nuovo ministro.

Martedì 5 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 6 e giovedì 7 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2260-A/R ed abbinate - Disposizioni per il rafforzamento della competitività del settore agroalimentare.

Seguito dell'esame delle mozioni Di Pietro ed Evangelisti n. 1-00435, Franceschini ed altri n. 1-00438 e Casini ed altri n. 1-00446 concernenti iniziative di competenza per la cessazione dell'incarico ad interim di Ministro dello sviluppo economico e per l'attivazione delle procedure per la nomina di un nuovo ministro.

Lunedì 11 e martedì 12 ottobre:

Esame in Commissione dello schema di Decisione di finanza pubblica per gli anni 2011-2013 (Doc. LVII, n. 3).

Martedì 12 ottobre (antimeridiana e/o pomeridiana):

Svolgimento di atti del sindacato ispettivo.

Mercoledì 13 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni a partire dal pomeriggio):

Esame dello schema di Decisione di finanza pubblica per gli anni 2011-2013 (Doc. LVII, n. 3).

Giovedì 14 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 15 ottobre) (con votazioni):

Esame del disegno di legge n. 3687 ed abbinate - Norme in materia di organizzazione delle Università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione).

Nel corso della settimana potrà avere luogo l'eventuale seguito dell'esame di argomenti previsti per la settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 18 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1441-quater-F - Delega al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, nonché misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico, di controversie di lavoro e di ammortizzatori sociali (collegato) (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato).

Discussione sulle linee generali delle mozioni:

Esposito ed altri n. 1-00437, Delfino ed altri n. 1-00439 e Ghiglia ed altri n. 1-00442 concernenti iniziative volte alla realizzazione della linea ferroviaria alta velocità/alta capacità Torino-Lione;Pag. 93
Capitanio Santolini ed altri n. 1-00394, Zampa ed altri 1-00361, Di Giuseppe ed altri n. 1-00367 e Mussolini ed altri n. 1-00371 concernenti iniziative a tutela dei minori stranieri non accompagnati.

Martedì 19 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 20 e giovedì 21 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 22 ottobre) (con votazioni):

Esame della domanda di autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti del deputato Pietro Lunardi nella sua qualità di Ministro delle infrastrutture e trasporti, pro-tempore (Doc. IV-bis, n. 1).

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1441-quater-F - Delega al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, nonché misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico, di controversie di lavoro e di ammortizzatori sociali (collegato) (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato).

Seguito dell'esame delle mozioni:

Esposito ed altri n. 1-00437, Delfino ed altri n. 1-00439 e Ghiglia ed altri n. 1-00442 concernenti iniziative volte alla realizzazione della linea ferroviaria alta velocità/alta capacità Torino-Lione;

Capitanio Santolini ed altri n. 1-00394, Zampa ed altri 1-00361, Di Giuseppe ed altri n. 1-00367 e Mussolini ed altri n. 1-00371 concernenti iniziative a tutela dei minori stranieri non accompagnati.

Nel corso della settimana potrà avere luogo l'eventuale seguito dell'esame di argomenti previsti per la settimana precedente e non conclusi.

Martedì 26 ottobre (antimeridiana):

Discussione sulle linee generali di disegni di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni.

Discussione sulle linee generali delle mozioni:
Reguzzoni ed altri n. 1-00445 concernente iniziative volte a garantire l'accesso al credito di famiglie e imprese, in relazione ai nuovi parametri stabiliti dall'accordo «Basilea 3»;

Franceschini, Donadi, Tabacci, Melchiorre ed altri n. 1-00444 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del regolamento, nei confronti del Ministro delle riforme per il federalismo.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 3541 - Disposizioni concernenti la sospensione e la revoca del trattamento pensionistico per i soggetti sottoposti a misure restrittive della libertà personale o condannati per reati di terrorismo o di criminalità organizzata (ove concluso dalla Commissione e ove non rechi oneri finanziari).

Martedì 26 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) e mercoledì 27 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di giovedì 28 ottobre) (con votazioni):

Seguito dell'esame di disegni di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni.

Esame di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

Seguito dell'esame delle mozioni:

Reguzzoni ed altri n. 1-00445 concernente iniziative volte a garantire l'accesso al credito di famiglie e imprese, in relazione ai nuovi parametri stabiliti dall'accordo «Basilea 3»;

Franceschini, Donadi, Tabacci, Melchiorre ed altri n. 1-00444 presentata a Pag. 94norma dell'articolo 115, comma 3, del regolamento, nei confronti del Ministro delle riforme per il federalismo.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 3541 - Disposizioni concernenti la sospensione e la revoca del trattamento pensionistico per i soggetti sottoposti a misure restrittive della libertà personale o condannati per reati di terrorismo o di criminalità organizzata (ove concluso dalla Commissione e non rechi oneri finanziari).

Nel corso della settimana potrà avere luogo l'eventuale seguito dell'esame di argomenti previsti per la settimana precedente e non conclusi.

Nel corso della settimana avrà luogo in Commissione l'esame dei documenti di bilancio.
Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interrogazioni e di interpellanze avrà luogo (salvo diversa previsione) il martedì (antimeridiana); lo svolgimento di interpellanze urgenti il giovedì o il venerdì, secondo l'andamento dei lavori.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempia per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Le Commissioni permanenti saranno convocate mercoledì 13 ottobre prossimo, al fine di procedere al loro rinnovo biennale, con due turni di convocazione (rispettivamente alle 13,30 per le Commissioni dalla I alla VII ed alle 14,30 per le Commissioni dall'VIII alla XIV).

È stato altresì predisposto, ai sensi dell'articolo 23, comma 6, terzo periodo, del regolamento, il seguente programma dei lavori per i mesi di novembre e dicembre 2010:

Novembre:

Seguito dell'esame di argomenti previsti per il mese di ottobre e non conclusi.

Esame dei disegni di legge di stabilità e di bilancio (una volta deliberati dal Consiglio dei ministri e presentati dal Governo alla Camera).

Esame delle proposte di legge:

n. 209 ed abbinate - Sostegno agli agrumeti caratteristici;

n. 2011 ed abbinate - Disposizioni a tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori.

Seguito dell'esame della proposta di legge costituzionale 1990 ed abbinate - Modifiche agli articoli 114, 117, 118, 119, 120, 132 e 133 della Costituzione, in materia di soppressione delle province.

Esame della proposta di legge n. 3572 - Disposizioni per il trasferimento a Milano delle sedi della Commissione nazionale per le società e la borsa e dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato.

Esame delle mozioni:

Donadi n. 1-00440 concernente iniziative volte alla revisione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione Italia-Libia;

Bocchino ed altri n. 1-00436 e Giulietti ed altri 1-00441 concernenti iniziative per la tutela della qualità e del pluralismo dell'informazione nel servizio pubblico radiotelevisivo, con particolare riferimento al contratto di servizio.

Pag. 95

Dicembre:

Seguito dell'esame dei disegni di legge:

n. 2505-A/R e abbinata - Norme in materia di riconoscimento e sostegno alle comunità giovanili;

n. 2008-A/R ed abbinate - Istituzione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza.

Esame dei progetti di legge:

disegno di legge n. 1741 - Delega al Governo per il riordino della legislazione in materia di gestione delle crisi aziendali;
proposta di legge n. 2744 - Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare;

proposta di legge n. 2350 ed abbinate - Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento (Approvata dal Senato).

Nell'ambito del programma potranno essere altresì inseriti i seguenti progetti di legge, in relazione ai tempi di esame al Senato:

disegno di legge S. 2259 - Individuazione delle funzioni fondamentali di Province e Comuni, semplificazione dell'ordinamento regionale e degli enti locali, nonché delega al Governo in materia di trasferimento di funzioni amministrative, Carta delle autonomie locali. Riordino di enti ed organismi decentrati (collegato) (Approvato dalla Camera - ove modificato dal Senato);

disegno di legge S. 2243 - Disposizioni in materia di semplificazione dei rapporti della Pubblica Amministrazione con cittadini e imprese e delega al Governo per l'emanazione della Carta dei doveri delle amministrazioni pubbliche e per la codificazione in materia di pubblica amministrazione (collegato) (Approvato dalla Camera - ove modificato dal Senato);

progetto di legge S. 1675 - Disposizioni in materia di violenza sessuale (Approvato dalla Camera - ove modificato dal Senato);

disegno di legge S. 1440 - Disposizioni in materia di procedimento penale, ordinamento giudiziario ed equa riparazione in caso di violazione del termine ragionevole del processo. Delega al Governo per il riordino della disciplina delle comunicazioni e notificazioni nel procedimento penale, per l'attribuzione della competenza in materia di misure cautelari al tribunale in composizione collegiale, per la sospensione del processo in assenza dell'imputato, per la digitalizzazione dell'Amministrazione della giustizia, nonché per la elezione dei vice procuratori onorari presso il giudice di pace (ove trasmesso dal Senato);

proposta di legge costituzionale S. 2180 - Disposizioni in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato (ove trasmessa dal Senato).

Nel corso della sessione di bilancio non potranno essere esaminati dall'Assemblea provvedimenti che comportino nuove o maggiori spese o diminuzioni di entrate, con l'eccezione dei progetti di legge indicati nell'articolo 119, comma 4, del Regolamento.

Nell'ambito del programma è inoltre previsto lo svolgimento di atti del sindacato ispettivo e potrà aver luogo l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 4 ottobre 2010, alle 16:
Discussione delle mozioni Di Pietro ed Evangelisti n. 1-00435, Franceschini ed Pag. 96altri n. 1-00438 e Casini ed altri n. 1-00446 concernenti iniziative di competenza per la cessazione dell'incarico ad interim di Ministro dello sviluppo economico e per l'attivazione delle procedure per la nomina di un nuovo Ministro (vedi allegato).

La seduta termina alle 17,50.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO ANTONIO MEREU SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 3725

ANTONIO MEREU. Onorevoli colleghi, vorrei preliminarmente ricordare a quest'Aula come anche questa volta ci troviamo di fronte ad un decreto-legge contenente norme che si sottraggono al criterio ordinamentale dell'omogeneità prevedendo disposizioni tra loro distanti anche sotto il profilo della finalità.
Il testo, infatti, incide su svariate materie ed oggetti, con previsioni che vanno dal processo di privatizzazione della Tirrenia di cui parlerò più avanti, alla disciplina dei cosiddetti «Tremonti bonds», da quella degli accordi per il ripiano dei disavanzi sanitari, alla rideterminazione di tariffe postali per i prodotti editoriali, dalla garanzia dello Stato sulle società in amministrazione straordinaria, fino all'applicazione del pedaggio sulle autostrade e sui raccordi autostradali. Su cui vorrei fare alcune osservazioni.
La manovra estiva aveva disposto l'introduzione di un pedaggio su 22 tratte gestite da ANAS, un balzello sospeso dal TAR in luglio e confermato dal Consiglio di Stato in agosto che rigettò un ricorso contro la sospensiva del TAR, presentato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ANAS e diversi enti locali. La novità principale è che si prevede oggi di sostituire quel mancato incasso per l'ANAS stimato in 83 milioni per il 2010, con tagli lineari alle dotazioni di parte corrente dei ministeri, non specificando quali saranno gli effetti sugli oneri finanziari per il 2011, non assicurando la trasparenza necessaria e senza specificare quali autorizzazioni di spesa e quali programmi dei ministeri verranno meno.
Di sicuro verranno sottratte risorse a programmi di spesa fondamentali per il nostro Paese come la ricerca e l'istruzione. In definitiva, se eravamo contrari ieri nel merito della norma che danneggia soprattutto i pendolari che ogni giorno devono sobbarcarsi già i costi del trasferimento da e per il posto di lavoro, lo siamo ancor di più oggi che per coprire una norma ingiusta, a nostro avviso, si utilizzano risorse destinate a spese e programmi strategici per il nostro Paese.
Sulla privatizzazione della Tirrenia abbiamo già espresso le nostre considerazioni, purtroppo negative, sia in Commissione che in Aula al cui intervento vorrei riportare l'attenzione del Governo. Ritengo, quindi, non utile alla discussione riportare ora le stesse dichiarazioni se non quelle per rievidenziare le nostre preoccupazioni sollevate per il raggiungimento dell'obiettivo principale della privatizzazione, che oggi appare più come un'operazione di bilancio statale. Noi invece riteniamo che l'obiettivo sia quello di garantire, alle nostre comunità territoriali interessate ai collegamenti marittimi da e per le isole, la continuità delle rotte esistenti, sia quelle appetibili, cioè quelle remunerative, sia quelle meno convenienti per chi acquista, ma comunque indispensabili tutte e due ad un sereno sviluppo socio-economico di quelle regioni e che per la Sardegna rappresentano la garanzia del mantenimento della continuità territoriale che da sempre i sardi rivendicano sapendo quanto essa possa essere determinante per il loro futuro.
Ma dalla privatizzazione ci si aspetta anche il miglioramento dei servizi, perché è bene qui ricordare che Tirrenia non rappresenta certo, ad oggi, nel merito l'eccellenza.
Siamo di fronte ad una società fortemente in passivo che ci sarebbe piaciuto giustificare con servizi di alta qualità; al contrario abbiamo invece indebitamento accompagnato da scarsa qualità. Pag. 97
Su questo ci aspettiamo un impegno del Governo che non è evidenziato nel provvedimento in esame, che anzi suscita ulteriori perplessità allorquando si legge che le società a livello regionale possono usufruire dei fondi FAS per la loro privatizzazione.
Vale la pena qui ricordare che i fondi FAS sono nati per una diversa finalità che è poi quella di rafforzare il comparto industriale e di incentivare lo sviluppo strategico delle regioni in difficoltà. Si chiede quindi alle regioni interessate che la privatizzazione debba essere fatta attingendo dalle proprie risorse e questo non va bene e non è giusto perché quei soldi servono, (anzi servirebbero, perché non sono oggi a disposizione), per interventi strutturali atti ad eliminare quelle differenze che oggi caratterizzano le aree sottosviluppate (FAS usato per tutte le emergenze anche al settentrione).
Ed è proprio per questo che la Sardegna ha di fatto sospeso l'iter per la privatizzazione della Saremar verso la quale non verrebbero garantiti i crediti vantati verso Tirrenia, che sono circa 11,5 milioni di euro.
Per concludere, signor Presidente e onorevole sottosegretario, per poter privatizzare con successo la Tirrenia, è necessario non solo dare mandato all'amministratore straordinario Tirrenia e Siremar per l'esecuzione dell'iter burocratico, ma occorre che il Governo lo affianchi per le eventuali garanzie necessarie, perché l'operazione di vendita sia la più chiara possibile e questa chiarezza rappresenti effettivamente quegli obiettivi di cui abbiamo parlato, ai quali devono essere aggiunti altri che riguardano la tutela della flotta e la tutela dei lavoratori dipendenti.
Per queste motivazioni il nostro gruppo, l'UdC, voterà contro il provvedimento in esame.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Mozione n. 1-00435 e abb. - Cessazione incarico ad interim di Ministro dello sviluppo economico

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 59 minuti (con il limite massimo di 12 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 21 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 7 minuti
Partito Democratico 1 ora e 1 minuto
Lega Nord Padania 31 minuti
Unione di Centro 26 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 26 minuti
Italia dei Valori 24 minuti
Misto: 26 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Azionisti, Alleanza di Centro 3 minuti
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Ddl n. 2260 e abb. - Competitività del settore agroalimentare

Seguito dell'esame: 8 ore e 30 minuti (*).

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 1 ora e 6 minuti (con il limite massimo di 16 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 34 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 20 minuti
Partito Democratico 1 ora e 22 minuti
Lega Nord Padania 41 minuti
Unione di Centro 34 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 33 minuti
Italia dei Valori 32 minuti
Misto: 32 minuti
Alleanza per l'Italia 7 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia - Partito Liberale Italiano 7 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 6 minuti
Liberal Democratici - MAIE 4 minuti
Minoranze linguistiche 4 minuti
Repubblicani, Azionisti, Alleanza di Centro 4 minuti
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Schema di decisione di finanza pubblica (Doc. LVII n. 3)

Tempo complessivo: 10 ore.

Relatore per la maggioranza 30 minuti
Eventuali relatori di minoranza 20 minuti (complessivamente)
Governo 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 32 minuti (con il limite massimo di 20 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 6 ore e 53 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 45 minuti
Partito Democratico 1 ora e 35 minuti
Lega Nord Padania 49 minuti
Unione di Centro 42 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 42 minuti
Italia dei Valori 39 minuti
Misto: 41 minuti
Alleanza per l'Italia 9 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia - Partito Liberale Italiano 9 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 8 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti
Repubblicani, Azionisti, Alleanza di Centro 5 minuti
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Ddl n. 3687 e abb. - Norme in materia di organizzazione delle università

Tempo complessivo: 23 ore, di cui:

  • discussione generale: 7 ore;
  • seguito dell'esame: 16 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 30 minuti 40 minuti
Governo 30 minuti 40 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 2 ore
Interventi a titolo personale 1 ora e 3 minuti (con il limite massimo di 16 minuti per ciascun deputato) 2 ore e 19 minuti (con il limite massimo di 27 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 47 minuti 10 ore e 11 minuti
Popolo della Libertà 47 minuti 2 ore e 11 minuti
Partito Democratico 1 ora e 9 minuti 2 ore e 50 minuti
Lega Nord Padania 34 minuti 1 ora e 4 minuti
Unione di Centro 37 minuti 1 ora e 11 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 33 minuti 55 minuti
Italia dei Valori 35 minuti 1 ora e 5 minuti
Misto: 32 minuti 55 minuti
Alleanza per l'Italia 7 minuti 13 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia - Partito Liberale Italiano 7 minuti 13 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 6 minuti 11 minuti
Liberal Democratici - MAIE 4 minuti 6 minuti
Minoranze linguistiche 4 minuti 6 minuti
Repubblicani, Azionisti, Alleanza di Centro 4 minuti 6 minuti
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Ddl n. 1441-quater-F - Delega al Governo in materia di lavoro (collegato)

Tempo complessivo: 13 ore, di cui:

  • discussione generale: 6 ore;
  • seguito dell'esame: 7 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 56 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 3 minuti (con il limite massimo di 12 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 14 minuti 4 ore e 37 minuti
Popolo della Libertà 37 minuti 1 ora
Partito Democratico 55 minuti 1 ora e 18 minuti
Lega Nord Padania 32 minuti 29 minuti
Unione di Centro 34 minuti 32 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 31 minuti 25 minuti
Italia dei Valori 33 minuti 29 minuti
Misto: 32 minuti 24 minuti
Alleanza per l'Italia 7 minuti 5 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia - Partito Liberale Italiano 7 minuti 5 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 6 minuti 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 4 minuti 3 minuti
Minoranze linguistiche 4 minuti 3 minuti
Repubblicani, Azionisti, Alleanza di Centro 4 minuti 3 minuti
Pag. 103

Mozione n. 1-00437 e abb. - Linea ferroviaria Torino-Lione

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 59 minuti (con il limite massimo di 12 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 21 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 7 minuti
Partito Democratico 1 ora e 1 minuto
Lega Nord Padania 31 minuti
Unione di Centro 26 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 26 minuti
Italia dei Valori 24 minuti
Misto: 26 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia - Partito Liberale Italiano 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Azionisti, Alleanza di Centro 3 minuti
Pag. 104

Mozione n. 1-00394 e abb. - Tutela dei minori stranieri non accompagnati

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 59 minuti (con il limite massimo di 12 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 21 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 7 minuti
Partito Democratico 1 ora e 1 minuto
Lega Nord Padania 31 minuti
Unione di Centro 26 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 26 minuti
Italia dei Valori 24 minuti
Misto: 26 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia - Partito Liberale Italiano 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Azionisti, Alleanza di Centro 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

Domanda di autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti del deputato Pietro Lunardi nella sua qualità di Ministro delle infrastrutture e trasporti, pro-tempore (Doc. IV-bis, n. 1)

Tempo complessivo: 3 ore.

Relatore per la maggioranza 15 minuti
Eventuali relatori di minoranza 10 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 27 minuti (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 58 minuti
Popolo della Libertà 30 minuti
Partito Democratico 27 minuti
Lega Nord Padania 14 minuti
Unione di Centro 12 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 12 minuti
Italia dei Valori 11 minuti
Misto: 12 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia - Partito Liberale Italiano 2 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Repubblicani, Azionisti, Alleanza di Centro 2 minuti
Pag. 105

Mozione n. 1-00445 - Iniziative volte a garantire l'accesso al credito di famiglie e imprese (Accordo «Basilea 3»)

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 59 minuti (con il limite massimo di 12 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 21 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 7 minuti
Partito Democratico 1 ora e 1 minuto
Lega Nord Padania 31 minuti
Unione di Centro 26 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 26 minuti
Italia dei Valori 24 minuti
Misto: 26 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia - Partito Liberale Italiano 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Azionisti, Alleanza di Centro 3 minuti
Pag. 106

Mozioni n. 1-00444 - Sfiducia Ministro delle riforme per il federalismo

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 59 minuti (con il limite massimo di 12 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 21 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 7 minuti
Partito Democratico 1 ora e 1 minuto
Lega Nord Padania 31 minuti
Unione di Centro 26 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 26 minuti
Italia dei Valori 24 minuti
Misto: 26 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia - Partito Liberale Italiano 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Azionisti, Alleanza di Centro 3 minuti
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Pdl n. 3541 - Sospensione e revoca del trattamento pensionistico per i soggetti sottoposti a misure restrittive della libertà personale o condannati per reati di terrorismo o di criminalità organizzata

Tempo complessivo:12 ore, di cui:

  • discussione generale: 5 ore e 30 minuti;
  • seguito dell'esame: 6 ore e 30 minuti.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 25 minuti
Interventi a titolo personale 50 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 58 minuti (con il limite massimo di 12 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 3 ore e 50 minuti 4 ore e 17 minuti
Popolo della Libertà 37 minuti 1 ora e 6 minuti
Partito Democratico 36 minuti 1 ora
Lega Nord Padania 32 minuti 31 minuti
Unione di Centro 31 minuti 26 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 31 minuti 26 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 24 minuti
Misto: 32 minuti 24 minuti
Alleanza per l'Italia 7 minuti 5 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia - Partito Liberale Italiano 7 minuti 5 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 6 minuti 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 4 minuti 3 minuti
Minoranze linguistiche 4 minuti 3 minuti
Repubblicani, Azionisti, Alleanza di Centro 4 minuti 3 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3725 - em. 1.9 524 523 1 262 237 286 48 Resp.
2 Nom. em. 1.20 526 525 1 263 237 288 46 Resp.
3 Nom. em. 1.1 525 524 1 263 241 283 46 Resp.
4 Nom. em. 1.12 525 525 263 243 282 45 Resp.
5 Nom. em. 1.4, 1.16 524 524 263 240 284 45 Resp.
6 Nom. em. 1.13 523 522 1 262 239 283 43 Resp.
7 Nom. em. 1.17 526 525 1 263 240 285 43 Resp.
8 Nom. em. 1.30 525 524 1 263 238 286 43 Resp.
9 Nom. em. 1.18 527 526 1 264 238 288 43 Resp.
10 Nom. em. 1.7 526 525 1 263 241 284 43 Resp.
11 Nom. em. 1.19 525 524 1 263 238 286 43 Resp.
12 Nom. em. 1.8 523 522 1 262 237 285 43 Resp.
13 Nom. em. 2.1 527 526 1 264 239 287 43 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 2.3 524 516 8 259 204 312 43 Resp.
15 Nom. em. 2.4 524 521 3 261 232 289 43 Resp.
16 Nom. em. 2.2 525 524 1 263 236 288 43 Resp.
17 Nom. em. 2.5 524 523 1 262 237 286 43 Resp.
18 Nom. em. 3.1 524 523 1 262 238 285 43 Resp.
19 Nom. em. 3-quater.30 530 529 1 265 240 289 43 Resp.
20 Nom. odg 9/3725/26 511 511 256 232 279 40 Resp.
21 Nom. odg 9/3725/29 515 515 258 235 280 40 Resp.
22 Nom. odg 9/3725/32 516 516 259 232 284 39 Resp.
23 Nom. odg 9/3725/35 514 514 258 232 282 39 Resp.
24 Nom. odg 9/3725/36 517 517 259 233 284 39 Resp.
25 Nom. odg 9/3725/38 513 513 257 230 283 39 Resp.
26 Nom. odg 9/3725/39 509 501 8 251 243 258 39 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 29)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/3725/40 512 511 1 256 229 282 39 Resp.
28 Nom. odg 9/3725/42 518 518 260 234 284 39 Resp.
29 Nom. Ddl 3725 - voto finale 479 478 1 240 268 210 39 Appr.