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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 373 di giovedì 23 settembre 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 9,30.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Stucchi è in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative in relazione alla situazione dell'ordine pubblico in Calabria, con particolare riferimento alla operatività e alla tutela degli uffici giudiziari - n. 2-00818)

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00818, concernente iniziative in relazione alla situazione dell'ordine pubblico in Calabria, con particolare riferimento alla operatività e alla tutela degli uffici giudiziari (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIO TASSONE. Signor Presidente, non è la prima volta che ci intratteniamo proprio in quest'Aula su un tema estremamente delicato e quindi non nuovo. Credo che sia ampiamente nota al Governo, rappresentato qui dal sottosegretario Caliendo, la problematica che investe la regione Calabria.
Altre volte, attraverso lo strumento del sindacato ispettivo, abbiamo tentato di capire, ma soprattutto di cogliere da parte del Governo - questo è lo sforzo che abbiamo fatto - una presa di coscienza e una sua consequenzialità. La presa di coscienza non è mai mancata: ho trovato sempre esponenti del Governo estremamente sensibili e attenti. Però, quanto alla consequenzialità, per una serie di fatti e problemi, non ultimo, oltre ovviamente alla legislazione, il ruolo del Consiglio superiore della magistratura, non si è riusciti a raggiungere gli obiettivi sperati attraverso atti consequenziali.
Sono state tenute delle riunioni del Consiglio dei ministri a Reggio Calabria e vi sono continue visite, per dire la verità, da parte del Ministro della giustizia e del Ministro dell'interno a Reggio Calabria, e non soltanto in quella provincia ma in tutta la regione, occasioni in cui si è assunto l'impegno di colmare le lacune e i vuoti che esistono negli uffici giudiziari, non soltanto come magistrati, ma anche come personale amministrativo (ufficiali giudiziari, cancellerie e quant'altro).
Questo impegno fu assunto in termini sacrali e forti all'indomani del 3 gennaio, giorno in cui fu divelto il portone della procura generale presso la corte di appello Pag. 2di Reggio Calabria (questo fatto si è reiterato passando dagli uffici giudiziari all'abitazione del procuratore generale).
Non vi è dubbio che abbiamo una situazione di sottorganico a Reggio Calabria. Anche se vi sono stati e vi sono degli impegni e forse qualcuno è già arrivato e ha raggiunto qualche postazione, c'è una situazione drammatica in tutti gli uffici giudiziari della regione calabrese. Nella mia interpellanza, come lei ha letto, signor sottosegretario, faccio riferimento a percentuali e a vuoti, che certamente non sono sconosciuti al Ministero della giustizia, e tutto questo per tentare di coprire i posti.
Ho presentato anche un ordine del giorno, accolto dal Governo, per quanto riguarda gli ufficiali giudiziari, per uno scorrimento della graduatoria. Si tratta di mandarli, invece che al nord, in Calabria, e di fare scorrere intanto la graduatoria. Si tratta di un atto di indirizzo parlamentare accolto dal Governo con il consenso dell'Assemblea e anche questo è un dato su cui voglio richiamare la sua attenzione.
La mia interpellanza nasce da una situazione che oserei definire ormai ai limiti della tollerabilità per uno Stato civile e moderno come noi diciamo di essere, perché questa regione sembra essere sotto sequestro ad opera di strutture e forze che certamente con lo Stato non hanno nulla a che fare, ma che anzi si sono poste in alternativa allo Stato stesso.
Non avere forze di contrasto credibili, efficienti ed efficaci certamente fa mancare credibilità allo Stato e alle istituzioni, non soltanto per i messaggi che ne provengono, ma perché vi è sempre una criminalità organizzata, e non soltanto organizzata (perché la criminalità non è soltanto quella 'ndranghetista ma anche quella che si annida nelle istituzioni e nel mondo degli affari), che dimostra sempre più una grande prepotenza, che sempre più fa incetta di proseliti e che, attraverso atti e gesti, dimostra di essere detentrice di grandi poteri e di possedere il controllo del territorio.
Il 3 gennaio vi è stato l'attentato agli uffici giudiziari della corte di appello, alla fine di agosto vi è stato l'attentato all'abitazione del procuratore generale Di Landro presso la corte di appello. Vi è stata poi la manomissione della macchina in un garage degli uffici giudiziari: anche se in questo caso vi era una contestualità di utilizzo da parte di altri enti, tuttavia credo che il dato emerso sia quello di non disporre nemmeno di strumenti di osservazione e di controllo. Sebbene la notizia della manomissione dei bulloni delle gomme di questa macchina è emersa solo adesso, sicuramente, come è stato detto, si è trattato di un tentativo di omicidio.
Vi è stato poi il caso della macchina imbottita di armi ed esplosivo rinvenuta lungo il percorso del Presidente della Repubblica, che in quei giorni si trovava a Reggio Calabria; vi sono inoltre le minacce rivolte a tanti magistrati, a imprenditori, a giornalisti (ultimamente a Bovalino vi è stato il caso di un giovane giornalista corrispondente da San Luca), al commissario straordinario come Gerardo Mancuso di Catanzaro, al presidente della giunta regionale, al presidente del consiglio regionale, cui hanno fatto esplodere tempo fa la villetta al mare e scardinato il portone e al vicepresidente della giunta regionale.
Quando il Ministro Maroni ci dice che alcuni obiettivi sono stati raggiunti, certamente ne prendo atto: la sezione «catturandi» ha funzionato (forse più in Sicilia che in Calabria), qualche latitante lo abbiamo preso, qualche confisca di beni è stata realizzata, però i conti non tornano e quindi la bilancia è in negativo, non in positivo.
Io non presento un'interpellanza pensando o immaginando minimamente che il sottosegretario nella sua risposta possa essere esaustivo; ma è mai possibile - mi rivolgo, signor Presidente, ad un esponente del Governo che ha una lunga esperienza anche nella magistratura - che vi sia una produzione di buste e di bossoli che circolano e raggiungono tutti gli amministratori, con minacce varie? Senz'altro in questo vi è una parte di autoproduzione, perché vi è qualcuno che produce i bossoli per se stesso per motivi non decifrabili e Pag. 3inconfessabili: anche questo si sa, come quando qualcuno viene catturato perché la stessa organizzazione criminale lo consegna, in quanto stanca della guida di quella persona dalla latitanza, lo mette in minoranza e lo consegna in modo da farlo mantenere dal Paese, dallo Stato.
È mai possibile che questi atti che si consumano giorno per giorno non hanno un volto e di essi non sia stato ancora individuato un responsabile? Di questi fatti se ne parla in quei giorni e i quotidiani locali ne danno piena notizia riempiendo di articoli le pagine, ma poi tutto passa sotto silenzio, non se parla più neppure per caso.
Ognuno di noi qui ha studiato statistica, ma così saltano le regole del calcolo delle probabilità: vi sono centinaia e centinaia di destinatari di questi fatti e mai un responsabile! Dal 3 gennaio, la bomba alla procura generale presso la corte d'appello non ha avuto ancora un responsabile, un volto!
Richiamo poi i fatti efferati di questi giorni: a Soverato, un individuo ha commesso un omicidio alle sette di sera in piena spiaggia, d'estate; a Palermiti, durante la festa della santa patrona, un uomo è stato ucciso sotto gli occhi di tutti, della famiglia e dei figli; e ancora, in altri paesi, in altre zone, in altri territori. Ritengo che la situazione sia grave; allora si fa quel che sto facendo, perché l'unico potere di cui disponiamo è quello di innescare lo strumento, come dicevo poc'anzi, del sindacato ispettivo.
C'è una volontà, una presa di coscienza, ma molte volte ci abbandoniamo agli spot. Vi è una presa di coscienza anche da parte del vescovo di Locri-Gerace, per tutta la vicenda del Santuario di Polsi, che era quasi dato in appalto alla criminalità organizzata, che vi svolgeva le sue riunioni, i suoi incontri, le sue liturgie (non ecclesiali: altri tipi di liturgie, in parallelo con quelle ecclesiali). Ma non v'è dubbio che la gran parte la deve fare il popolo calabrese: le forze sociali, le forze politiche, la forze della cultura, attraverso una rivolta morale, altrimenti non si raggiunge alcun tipo di obiettivo.
Ci ha raggiunti in Aula anche il sottosegretario Palma, con il quale abbiamo colloquiato, sia in privato che dai banchi del Parlamento: credo che condividiamo un percorso. Non sono fra coloro che dicono: il Governo ci deve risolvere i problemi. Vi dev'essere un concorso, però il Governo deve crearsi le condizioni su cui costruire: va combattuta la debolezza delle istituzioni, il vuoto delle procure e dei tribunali, la disorganizzazione e la mancata sincronizzazione delle forze di polizia; non sappiamo cosa fanno i servizi di informazione. Mi voglio augurare che in Aula troveremo un argomento a favore, ma ho i miei dubbi: i servizi d'informazione saranno poi anche oggetto di una mia valutazione complessiva.
Si segnala un problema, al di là dell'encomiabile sforzo che mettono in atto le forze di polizia, i carabinieri, gli agenti di pubblica sicurezza, la Guardia di finanza e anche il Corpo forestale dello Stato: vi è infatti anche la criminalità dei boschi. Quando menzioniamo gli uccisori di Soverato e di Palermiti, parliamo anche della 'ndrangheta dei boschi.
Passiamo poi al tema dell'energia eolica: anche con la produzione di energie alternative vi è poi un'espansione molto ampia degli affari da parte della criminalità organizzata. Senza fare riferimento a tutto quanto sta accadendo in questi giorni in Calabria: quel che si è scoperto in questi giorni nel porto di Gioia Tauro; ma di lì passano migliaia e migliaia di container, e vi è il traffico di tutto, anche di armi. Credo che siamo il corridoio verso il Medio Oriente: lavoriamo come Paese per assicurare la pace e molte volte siamo il corridoio su cui transita di tutto, armi, droga, organi umani. Vi è di tutto.
Ritengo che occorra compiere una riflessione in termini forti, affinché vi sia un progetto. Non soltanto da parte del Governo, ma d'intesa con le energie più sane, che sono la stragrande maggioranza in Calabria, e che bisogna sottrarre all'apatia. Si sa che in quei luoghi vi sono pochissimi testimoni che denunciano un fatto. Sappiamo che vi è una realtà sottomessa ad un'azione di estorsione incredibile: l'80 per Pag. 4cento di coloro che hanno studi professionali, commerciali, eccetera, pagano il pizzo. È questa una situazione ancora tollerabile?
Sappiamo poi attraverso le operazioni Crimine e Meta (300 avvisi di garanzia e arresti, un collegamento lungo tutta la penisola) quali sono i riciclaggi, quali sono gli investimenti e gli affari di andata e di ritorno che riguardano la Calabria, la Lombardia, il Piemonte e gran parte dell'Italia, attraverso il grande corridoio colombiano dei Paesi sudamericani, che sono un mercato allettante, e di cui l'Italia è un punto di riferimento: la criminalità organizzata del nostro Paese vi gestisce molte situazioni.
Detto questo, signor Presidente, è difficile anche lavorare in Calabria. Oppure non ci si interessa di tali questioni e si dice che le cose vanno bene. Le cose andranno bene, signor Presidente, visto e considerato che nel mese di agosto siamo stati allietati da un dibattito politico di altissimo livello, che tanti Paesi ci stanno invidiando e che ha coinvolto i partiti della maggioranza. Noi umilmente poniamo questioni di più basso livello, quelle di un territorio sequestrato dalla criminalità organizzata - che non è soltanto quella calabrese - e diciamo al Governo e alle forze di maggioranza (se sono ancora in condizione di andare avanti): volete uscire dagli spot e affrontare in termini seri il problema del collegamento fra le forze politiche e le forze sociali in questa nostra regione?

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo, ha facoltà di rispondere.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, nel rispondere all'onorevole interrogante ritengo doveroso evidenziare la completa sinergia di azione esistente fra magistratura e forze dell'ordine nella lotta alla criminalità organizzata. La risposta dello Stato ai meccanismi perversi della violenza e dell'illegalità è da sempre ferma ed immediata e i risultati di questa infaticabile attività sono oggi ancora più evidenti, non soltanto nei mutati equilibri territoriali delle organizzazioni criminali e nelle recenti rivalità fra cosche antagoniste, ma anche e soprattutto nelle aggressive rivendicazioni criminali verificatesi in questo ultimo periodo.
Vorrei ricordare infatti che nell'ultimo biennio lo sforzo congiunto delle istituzioni ha consentito la cattura di pericolosi latitanti e ha portato inoltre all'arresto di centinaia di appartenenti alle cosiddette 'ndrine, permettendo l'aggressione dell'impero patrimoniale di molte famiglie mafiose. Questo risultato è stato raggiunto attraverso il costante controllo statale del territorio e i numeri forniti al riguardo dal Ministero dell'interno ne danno piena contezza.
Segnalo, infatti, così come riferito al competente Dicastero, che il dispositivo delle forze di polizia territoriali nella regione Calabria è costituito da 4.152 appartenenti ai ruoli operativi della Polizia di Stato e da 4.662 carabinieri. A questi ultimi vanno aggiunti 2.250 militari della Guardia di finanza che, anche se con prevalenti compiti di polizia economica e finanziaria, concorrono all'esecuzione dei piani coordinati di controllo del territorio.
Nei casi di emergenza, il presidio sul territorio viene supportato da unità provenienti sia dai reparti prevenzione crimine della Polizia di Stato, sia dalle compagnie di intervento operativo dell'Arma dei carabinieri.
Inoltre, in sede di coordinamento tecnico interforze, vengono periodicamente rivisitate le strategie per l'ottimale impiego degli operatori di pubblica sicurezza nei servizi di prevenzione generale. Queste misure, infatti, permettono di privilegiare una più efficace presenza dinamica sul territorio e hanno consentito, nel primo semestre del corrente anno, non soltanto di ridurre di circa l'8,7 per cento il totale dei delitti (pari a 30.224) rispetto a quello rilevato nell'analogo periodo di riferimento del 2009 (pari a 33.086), ma hanno anche permesso, nel primo semestre del 2009, di denunciare e arrestare 18.829 persone (di cui 3.126 arrestate e 15.703 denunciate in stato di libertà) e, nel primo Pag. 5semestre dell'anno in corso, di denunciare ed arrestare 18.301 persone (di cui 3.887 arrestate e 14.414 denunciate in stato di libertà).
Con particolare riguardo alla regione Calabria, l'azione di contrasto delle forze dell'ordine alle diverse attività criminali radicate sul territorio si è tradotta, per l'anno 2008, nell'arresto di 34 latitanti (dei quali 4 appartenenti al Programma speciale di 30, 5 all'elenco dei «100 latitanti più pericolosi» e 25 alla categoria di «altri pericolosi latitanti»), nel sequestro di 598 beni, per un valore di circa 220.162.092,00 euro e nella confisca di 50 beni, per un valore di circa 8.675.658,00 euro.
Nell'anno 2009, i dati riferiti dal Ministero dell'interno indicano, invece, l'arresto di 29 latitanti (dei quali sei appartenenti al «programma speciale dei 30», 5 all'elenco dei «100 latitanti più pericolosi» e 18 alla categoria «altri pericolosi latitanti»), nonché il sequestro di 1.777 beni, per un valore di circa 665.599.503 euro e la confisca di 434 beni, per un valore di circa 170.541.577 euro.
Quanto al recente periodo, ricompreso tra il 1o gennaio ed il 14 settembre del corrente anno, il Ministero dell'interno riferisce l'arresto di ben 15 latitanti (dei quali uno appartenente al «programma speciale dei 30», 3 all'elenco dei « 100 latitanti più pericolosi» e 11 alla categoria «altri pericolosi latitanti»), nonché il sequestro di 1.280 beni, per un valore di circa 741.217.063 euro e la confisca di 205 beni, per un valore di circa 70.914.207 euro.
A tutto ciò va aggiunta l'istituzione (con decreto-legge 4 febbraio 2010, n. 4, coordinato con la legge di conversione 31 marzo 2010, n. 50) dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, avente sede centrale proprio a Reggio Calabria, nonché la recente approvazione - con legge n. 136 del 13 agosto scorso - del disegno di legge d'iniziativa governativa concernente il Piano straordinario contro le mafie e la delega conferita al Governo in materia di normativa antimafia.
Orbene, ai dati comunicati dal Ministero dell'interno vanno affiancati gli elementi giurisdizionali, poiché è del tutto evidente che l'azione di contrasto dello Stato alla criminalità calabrese si sviluppa e si definisce anche sul piano giudiziario.
Secondo quanto riferito dagli uffici di procura di Reggio Calabria e di Catanzaro, in seguito all'attentato del 3 gennaio 2010, veniva iscritto dalla procura della Repubblica di Reggio Calabria il procedimento penale per i reati di cui agli articoli 10, 12 e 13 della legge n. 497 del 1974 (cosiddetta legge sulle armi) e 635, comma 2, del codice penale (danneggiamento), aggravati ai sensi della legge n. 203 del 1991 (cosiddetta legge antimafia).
Il procedimento, iscritto nel registro generale delle notizie di reato a carico di ignoti, veniva successivamente trasmesso per competenza alla procura della Repubblica di Catanzaro, ipotizzandosi - da parte degli inquirenti reggini - il «coinvolgimento in qualità di persone offese o danneggiate dai reati, di taluni magistrati in servizio presso l'ufficio di procura generale».
In data 3 maggio 2010, la procura della Repubblica di Catanzaro mutava l'iscrizione del menzionato procedimento, contestando a soggetti noti i reati inizialmente ipotizzati dalla procura reggina, oltre all'ulteriore reato di cui agli articoli 338, 339, 635 del codice penale e all'articolo 7 della legge n. 203 del 1991 (violenza o minaccia ad un corpo giudiziario, aggravata dal fine e dal metodo mafioso). Nel corso dell'indagine, venivano conferite due consulenze tecniche, i cui esiti sono attualmente al vaglio degli inquirenti.
Per quanto riguarda, invece, l'incidente occorso in data 7 giugno 2010 all'autovettura di servizio del procuratore generale di Reggio Calabria, dottor Di Landro, comunico - così come riferito dal procuratore di Catanzaro - che il procedimento penale, inizialmente aperto dalla procura della Repubblica di Reggio Calabria, è stato trasmesso per competenza ex articolo 11 del codice di procedura penale alla procura della Repubblica di Catanzaro; quest'ultima procede a carico di ignoti per Pag. 6i reati di cui agli articoli 56 e 575 e 635, capoverso, del codice penale, aggravati dall'articolo 7 della legge n. 203 del 1991.
Con riferimento, invece, ai fatti accaduti in Reggio Calabria nella notte del 26 agosto 2010, sulla soglia di ingresso del condominio di via Carlo Rosselli n. 48 di Reggio Calabria (in cui abita, tra gli altri, il procuratore generale Di Landro), rappresento che l'ufficio della procura catanzarese ha iscritto procedimento penale a carico di ignoti per i reati di cui agli articoli 10 e 12 della legge n. 497 del 1974, 635 e 612 del codice penale, in relazione all'articolo 339 del codice penale.
Le indagini relative ai procedimenti penali menzionati sono svolte - così come evidenziato dal predetto procuratore - in coordinamento tra di loro, sussistendo, a parere degli inquirenti, elementi di connessione probatoria tra i diversi fatti oggetto di indagine.
Per quanto riguarda, poi, la situazione specifica della tutela personale del procuratore generale, dottor Di Landro, segnalo che la prefettura di Reggio Calabria, nella stessa giornata del 3 gennaio 2010, e cioè immediatamente dopo l'esplosione di un ordigno dinanzi gli uffici della procura generale, ha provveduto a rafforzare il dispositivo di protezione proposto in favore del magistrato in data 11 dicembre 2009.
Comunico, inoltre, che la stessa prefettura di Reggio Calabria, in seguito all'esplosione del 26 agosto 2010, ha prontamente deciso un rafforzamento del dispositivo di tutela approntato per il procuratore generale, dottor Di Landro, disponendo un innalzamento ulteriore del livello di protezione già esistente.
Quanto, infine, al ritrovamento di un'auto carica di armi nel tragitto percorso dal Capo dello Stato, comunico che la procura della Repubblica di Reggio Calabria ha instaurato a carico di soggetto noto il procedimento penale n. 324/10.
Con sentenza GUP del 26 luglio 2010, l'imputato è stato condannato alla pena di due anni e quattro mesi di reclusione per i reati di cui agli articoli 378 del codice penale (favoreggiamento personale) e 7 della legge n. 203 del 1991. Sull'episodio in questione sono in corso indagini ulteriori, anche se, allo stato delle risultanze investigative - così come segnalato dal procuratore di Reggio Calabria - sembra possa escludersi che sia stato progettato un attentato ai danni del Presidente della Repubblica o di altre personalità.
Venendo, infine, alla dotazione organica degli uffici giudiziari menzionati nel presente atto di sindacato ispettivo, comunico i dati accertati dal competente dipartimento dell'organizzazione giudiziaria del personale e dei servizi di questo Ministero.
L'organico magistratuale togato della Corte di appello di Reggio Calabria (composto, oltre al capo dell'ufficio, da cinque presidenti di sezione, un presidente di sezione lavoro, ventiquattro consiglieri - cinque dei quali con funzioni di consigliere sezione lavoro - e due magistrati distrettuali giudicanti) presenta, allo stato, la vacanza di quattro posti di consigliere e dei due magistrati distrettuali giudicanti organicamente previsti.
Le due vacanze afferenti alla figura del magistrato distrettuale, in particolare, risultano essere state pubblicate dal Consiglio superiore della magistratura con telex del 28 giugno 2010.
L'organico magistratuale togato del Tribunale di Reggio Calabria (composto, oltre al capo dell'Ufficio, da sei presidenti di sezione e da quarantatré giudici, quattro dei quali con funzioni di giudice del lavoro) presenta, invece, la vacanza di sedici posti di giudice.
Dodici delle anzidette vacanze saranno coperte da altrettanti magistrati nominati con decreto ministeriale 2 ottobre 2009; questi ultimi assumeranno possesso delle funzioni loro attribuite presso il menzionato tribunale nell'aprile 2011.
Le residue quattro vacanze dovranno essere, invece, nuovamente pubblicate dal Consiglio superiore della magistratura, stanti gli esiti infruttuosi delle procedure attivate da tale organismo il 5 febbraio 2010 ed il 19 aprile 2010, per la copertura delle vacanze tra i posti di giudice.
L'organico magistratuale togato della procura della Repubblica presso il tribunale Pag. 7di Reggio Calabria (composto, oltre al capo dell'ufficio, da tre procuratori aggiunti e da ventisei sostituti procuratori della Repubblica) presenta, infine, la vacanza di otto posti di sostituto.
Cinque delle anzidette vacanze saranno coperte da altrettanti magistrati nominati con decreto ministeriale 2 ottobre 2009; questi ultimi assumeranno possesso delle funzioni loro attribuite presso la procura reggina nell'aprile 2011.
Segnalo, inoltre, che una delle tre vacanze residue risulta essere stata pubblicata in data 8 giugno 2010, laddove senza esito è risultata la procedura attivata dal Consiglio superiore della magistratura il 19 aprile 2010 per la copertura di due posti vacanti di sostituto procuratore.
Per quanto concerne il personale amministrativo, faccio presente che la situazione negli uffici interessati non evidenzia, attualmente, problematiche di rilievo, atteso che nella procura generale di Reggio Calabria sono presenti risorse in numero superiore rispetto alla pianta organica e che negli altri uffici di Reggio Calabria non emergono situazioni di criticità.
Infatti, risultano interamente coperti gli organici delle posizioni apicali dell'area C, così come risultano coperti la posizione dirigenziale, gli organici del cancelliere, dell'operatore giudiziario e dell'ausiliario. Inoltre, sono presenti quattro contabili in soprannumero.
Le uniche vacanze - peraltro compensate dal personale in soprannumero - riguardano due posti di esperto informatico B3, introdotti con il decreto ministeriale 5 novembre 2009, che ha ridefinito le dotazioni organiche degli uffici giudiziari.
Nella Corte d'appello le unità presenti sono ottantanove, a fronte di una pianta organica che prevede novantatré posti, e nel tribunale sono in servizio centosessantatré dipendenti su centosessantacinque posti.
Va aggiunto, inoltre, che negli uffici giudicanti e requirenti del distretto di Reggio Calabria sono assegnate complessivamente 851 risorse umane rispetto ad una dotazione prevista di 846 unità, mentre in quelli del distretto di Catanzaro le risorse umane sono 1.259 su 1.272 posti.
Alla luce di tale situazione, lo strumento di intervento più immediato per sopperire alle esigenze di alcuni uffici può essere adottato dal presidente della Corte d'appello e dal procuratore generale con l'applicazione in ambito distrettuale nei modi previsti dall'articolo 14 dell'accordo sulla mobilità interna sottoscritto con le organizzazioni sindacali il 27 marzo 2007, attingendo unità dagli uffici dove queste sono in soprannumero o da quelli il cui carico di lavoro non è particolarmente rilevante.
Rappresento, infine, che per le esigenze di servizio degli uffici del giudice di pace, i presidenti dei tribunali, in quanto competenti, possono attivare ulteriori comandi di personale comunale che ha operato negli ex uffici di conciliazione, ai sensi dell'articolo 26, comma 4, della legge n. 468 del 1999.
Evidenzio, in proposito, che la citata normativa, nel prevedere l'utilizzazione negli uffici giudiziari di personale dipendente comunale che ha operato per almeno due anni negli ex uffici di conciliazione, ha imposto ai comuni l'obbligo di consentire una sorta di comando di detto personale: «il personale dipendente comunale che opera continua a prestare servizio, nella medesima posizione, presso l'ufficio del giudice di pace esistente nel circondario (...)» (questa è la dizione della legge), a condizione che sia ritenuto necessario (rilevano, al riguardo, le vacanze dell'organico, i carichi di lavoro dell'ufficio e l'entità del personale che presta effettivo servizio) e che vi sia il consenso degli interessati.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, mi consenta di ringraziare il sottosegretario Caliendo per questa lunga esposizione, e lo faccio ovviamente di buon grado.
Signor sottosegretario, lei ci ha fornito molti dati, ma dalla risposta non è che si può cogliere tutto, almeno da parte mia; Pag. 8alcune cose erano note, altre sono forse una novità e «bisogna anche leggere attentamente».
Quello che non appassiona, signor Presidente - e lo dico con estrema chiarezza - è il taglio dato alla risposta all'interpellanza. Perché? Discutendo con molta tranquillità e avendo fatto questo mestiere per molto tempo: perché nell'interpellanza non si accusa nessuno in termini pregiudiziali, ma vi è da parte di un parlamentare - e da parte di altri parlamentari perché l'interpellanza è sottoscritta anche dal Presidente Casini e dal collega Occhiuto - una manifestazione ulteriore di preoccupazione sullo stato giudiziario e quant'altro nella regione calabrese. Non vi è quindi un'accusa specifica. Ciò anche perché il mio gruppo per quanto riguarda la problematica relativa alla sicurezza e tutti i provvedimenti che lei citava - da ultimo la costituzione dell'Agenzia per i beni confiscati alla mafia - ha dato il suo contributo, ha dato il suo parere positivo e non si è trincerato su una posizione preconcetta di opposizione.
Ritengo che se si sottraessero queste risposte alle strutture burocratiche dei ministeri sarebbe più conveniente e più confacente ad un colloquio e ad una dialettica che è sempre volta - a mio avviso, anche per dare tono e dignità allo strumento di sindacato ispettivo - a costruire qualcosa. Quando si affidano tali risposte si viene riempiti di dati, di cifre, di riferimenti legislativi e normativi come se tutto fosse risolto e come se non esistesse nessun problema. Ci è detto, infatti, che alcuni problemi sono stati già risolti, altri sono in fieri e tutto è tranquillo.
Ma il tutto, signor sottosegretario, stride con la situazione della Calabria. Le ho detto con molta verità - e soprattutto con una manifestazione di grande umanità e di una umana condivisione - che i temi dell'ordine pubblico, della sicurezza e della giustizia non si risolvono semplicemente con l'azione, l'attività dei magistrati e delle forze dell'ordine, certamente encomiabile.
Ma ci deve essere un moto e un movimento culturale, quasi un rivoluzionare ed una presa di coscienza da parte della Calabria, dove la politica deve essere fatta seriamente e dove le connivenze e gli affari tra istituzioni e politica non devono più esistere. Questo malcostume deve certamente essere colpito profondamente. Ma non è questo il discorso perché nessuno vi ha accusato di niente, nessuno. Certamente, però, c'è una situazione drammatica.
Lo Stato vuole adeguare le sue strutture e la sua presenza per favorire questo processo di presa di coscienza? Il giorno 25 - dopodomani - a Reggio Calabria si terrà una grande manifestazione. Di questo credo che ne sia stato informato il sottosegretario per l'interno. L'iniziativa è del direttore de Il Quotidiano della Calabria, Matteo Cosenza. Ci saranno tutti, comprese le forze politiche, le forze sociali, quelle culturali e il mondo del volontariato. Pensiamo che queste non possano rimanere semplicemente manifestazioni legate a quel tempo e a quel momento, ma vi deve essere un ricredersi rispetto alle inerzie del passato, ristabilendo un rapporto diverso con il territorio. Tuttavia, lo Stato e le istituzioni non ci sono. Poi affronteremo anche i discorsi, ma tanti discorsi e tanti confronti sono già stati fatti. Tuttavia, Stato e istituzioni non ci sono. Basterebbe dire che la legge n. 121 del 1981 non è mai stata applicata (mi riferisco alla riforma della polizia, all'organico, al coordinamento, all'integrazione, all'armonizzazione e ad altro ancora).
Non abbiamo bisogno di quantità delle forze dell'ordine. Certo, ne avremmo anche bisogno, ma soprattutto abbiamo necessità di investigatori. Signor Presidente, dal 3 gennaio vi è qualche indizio e qualche traccia ma dopo null'altro, solo un vuoto incredibile. Ma ce lo siamo spiegati? È possibile che le indagini non procedano celermente? Perché questa paralisi?
Eppure, signor Presidente, non dico nulla di nuovo, perché per fatti eclatanti che avvengono in questi nostri paesini molte volte si conoscono i nomi e i cognomi dei responsabili. Perché nessuno Pag. 9parla? Perché c'è questa omertà? Gli uffici giudiziari sono soffocati. Mi dispiace che il sottosegretario venga a dirmi - o gli hanno fatto dire - che le strutture amministrative sono sufficienti. Non è vero! Il Ministero della giustizia non bandisce un concorso da anni. Non è vero! Signor sottosegretario, le dico, con molta chiarezza, che questo è un falso. Questo è un modo antico e veramente medievale di porsi anche nei confronti del Parlamento. Non è vero! Ancora parliamo di organico. A nessuno è mai venuto in mente, invece, che l'organico potrebbe essere insufficiente rispetto alla quantità e alla mole di lavoro, tra virgolette, che in Calabria è aumentata a dismisura. Questo non viene in mente a nessuno. Parliamo ancora di organici quando questi ministeri che sono guidati, oltre che dai politici, dai magistrati dovrebbero essere rivisitati, perché questi magistrati non possono fare i direttori generali. Questi magistrati o fanno i magistrati o fanno i direttori generali. Ho sempre denunciato il «doppio cappello», signor Presidente. Ma a nessuno viene in mente. Queste non sono risposte, ma solo rapporti tecnico-amministrativi.
Abbiamo migliaia di processi inevasi e vi è una procura della Repubblica come quella di Crotone dove sta rimanendo solo il procuratore della Repubblica. A Locri il tribunale è al collasso. Ma, mi chiedo, di cosa parliamo? Vediamo, invece, dove c'è una situazione drammatica e poi cominciamo a parlare anche delle difficoltà che pure sussistono tra gli uffici giudiziari, perché sono trapelate anche storie su nebbie, veleni e guerre fra magistrati e fra bande, anche se le procure della Repubblica di Reggio Calabria e di Catanzaro sono guidate da bravissimi magistrati. Vi sono problemi e temi che certamente attengono alla responsabilità del Governo, ma non tutto attiene alla responsabilità del Governo. Allora il Governo si dovrebbe porre in termini costruttivi per sollecitare, se vogliamo, la collaborazione del Parlamento e, quindi, esporre quelli che sono i problemi. Il trionfalismo non paga né è un buon viatico per affrontare e risolvere i problemi.
Allora, non c'è dubbio che ci sono manifestazioni. Lei sa, signor Presidente, qual è la situazione della sanità in Calabria. Il presidente della giunta regionale sta tentando di fare una riforma. In una manifestazione a Cosenza c'è stata una protesta che stava sfociando nella violenza. E c'è il sospetto, siccome la sanità è stata un po' uno strumento per requisire posizioni e rendite - sto concludendo - e il presidente della giunta regionale è stato compulsato, tanto che quasi si arrivava alle vie di fatto, che in queste manifestazioni ci siano responsabili (a mio avviso e questo è un mio giudizio che lancio qui) di organizzazioni criminali che resistono e che hanno messo le mani sulla sanità.
Ci si viene a parlare ancora di organici: sono insufficienti. Al di là della buona volontà del sottosegretario - che sa che, anche se non ci conosciamo da molto tempo, lo stimo e veramente con molta tranquillità l'ho dimostrato - dico che sono insoddisfatto, signor Presidente, di questa risposta.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIO TASSONE. Se serve a qualcosa occorre coinvolgere il Governo. Ho chiesto l'altro giorno che venga il Ministro dell'interno qui in Aula. Ieri siamo stati dal Ministro dell'interno, perché abbiamo assunto un'iniziativa come Unione di Centro, il presidente Casini, il collega Occhiuto, la senatrice Bianchi, il presidente del consiglio regionale Talarico, che è stato vittima, come ricordavo, di vari attentati e il sottoscritto. Il mio gruppo farà una grande iniziativa anche in Calabria, ma se il Governo potesse delineare in termini propositivi un progetto ritengo che sarebbe importante. Ho avuto un colloquio anche con il Ministro Maroni che mi è sembrato estremamente sensibile.
Speriamo che tutto questo non rimanga nel chiuso del recinto di un dibattito parlamentare e possa aprire il cuore e le menti a queste novità per dar tono al dibattito politico ed uscire fuori dalla precarietà e dalle cose misere che hanno caratterizzato la nostra estate. Qualcuno Pag. 10vuole ipotecare il futuro con questi argomenti che non esaltano e non risolvono nessun problema, certamente non il nostro.

(Carenza di organico presso il distretto giudiziario di Caltanissetta - n. 2-00809)

PRESIDENTE. L'onorevole Garavini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00809, concernente la carenza di organico presso il distretto giudiziario di Caltanissetta (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, con la nostra interpellanza urgente ci rivolgiamo al Presidente del Consiglio e al Ministro della giustizia (e dunque a lei sottosegretario Caliendo) per denunciare la grave situazione di carenza di organico presso la procura di Caltanissetta. Si tratta di una situazione che purtroppo non caratterizza soltanto questa procura. Già in quest'Aula ci siamo trovati spesso come gruppo del Partito Democratico a denunciare situazioni analoghe anche in altre procure, ma questa ci sentiamo di sottolinearla in modo particolare.
L'abbiamo toccata con mano recandoci in missione con la Commissione antimafia il 20 luglio di quest'anno incontrando il procuratore generale Sergio Lari, il quale ci ha illustrato i dati che, nero su bianco, anche il Consiglio superiore della magistratura ci ha fornito.
Gli uffici giudiziari del distretto di Caltanissetta presentano una scopertura media di organico del 32 per cento, a fronte di una media nazionale del 12 per cento e gli uffici requirenti presentano addirittura una carenza di oltre il 40 per cento, a fronte di una media nazionale del 15 per cento. Ciò significa che manca oltre un magistrato su tre. Questo avviene in una realtà che rappresenta una delle zone più fortemente danneggiate e più fortemente colpite dalla criminalità organizzata, attraverso la presenza di cosche locali particolarmente aggressive e violente (e i vari atti di intimidazione e anche i vari omicidi che si sono venuti a verificare nella zona lo testimoniano) e in una zona e in una procura che è anche interessata dalla ripresa delle indagini su uno dei capitoli più problematici e più bui della storia del nostro Paese, il capitolo delle stragi.
Allora signor sottosegretario, non è sufficiente, anche se senz'altro utile, il decreto-legge che avete portato in quest'Aula e che abbiamo votato anche noi dell'opposizione nel dicembre dell'anno scorso, il decreto-legge n. 193 del 2009.
Per quanto utile, non è sufficiente perché i magistrati che verranno assegnati alla luce del decreto-legge entreranno nelle loro funzioni soltanto l'anno prossimo, nel 2011, ed è più che probabile che altri magistrati, attualmente in attività nella procura, nel frattempo saranno stati trasferiti ad altro incarico e ad altra sede.
Pertanto, signor sottosegretario, ci tengo a sottolineare che la situazione di denuncia, che con questa interpellanza andiamo a segnalare, è stata sottoscritta non soltanto da noi del Partito Democratico, ma è stata fatta propria anche dallo stesso Popolo della Libertà, dalla stessa maggioranza, attraverso la sottoscrizione effettiva del documento degli altri componenti della Commissione antimafia facenti parti del gruppo del PdL, oltretutto anche dalle altre forze partitiche, in particolare dai componenti di Futuro e Libertà per l'Italia, dell'Unione di Centro e dell'Italia dei Valori. È stata fatta propria anche dal capogruppo in Commissione antimafia, il senatore Caruso, che, parallelamente a questa iniziativa qui alla Camera, si è reso disponibile e si è impegnato a portarla avanti nelle stesse parole e con gli stessi termini anche al Senato.
Dunque, sottosegretario, ci auguriamo veramente che questa nostra richiesta trovi risposta da parte del Governo attraverso l'individuazione, ad esempio, di una ipotesi che potrebbe prevedere l'invio di giovani magistrati appena nominati, i quali potrebbero esercitare la loro formazione e il loro tirocinio in termini di personale requirente, e quindi in funzione di pubblico ministero, presso le sedi del distretto Pag. 11di Caltanissetta. Questa potrebbe essere un'ipotesi concreta e, se non questa, chiediamo al Governo di adottare misure urgenti e immediate per poter fare sì che questa procura così danneggiata dalla situazione di gravità causata dalla presenza della criminalità organizzata possa essere messa nelle condizioni di esercitare la propria attività in un modo più tranquillo e più idoneo ad affrontare la situazione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo, ha facoltà di rispondere.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, rispondo all'onorevole Garavini precisando che l'entità di scoperture di organico riscontrata nell'ufficio della procura di Caltanissetta non corrisponde ai dati numerici esposti nell'atto di sindacato ispettivo oggi in discussione. La mia è però una premessa doverosa che non intacca né sminuisce l'importanza della questione affrontata dall'onorevole interpellante, che ruota sulla necessità ineludibile e sicuramente condivisa di potenziare le risorse di molti uffici giudiziari del Paese. Si tratta piuttosto di una esplicitazione chiarificatrice di cui si deve tener conto nel valutare l'adeguatezza degli interventi correttivi che sono già stati predisposti dal Governo e che sono in via di definizione.
Faccio presente, infatti, che l'organico magistratuale togato della procura della Repubblica presso il tribunale di Caltanissetta è composto dal capo dell'ufficio, da due procuratori aggiunti e da sedici sostituti procuratori della Repubblica. Allo stato, rispetto alla dotazione prevista in organico, risultano vacanti cinque dei predetti sedici posti di sostituto procuratore. Una di tali vacanze, peraltro, deve essere ancora considerata virtuale, risultando tuttora in servizio presso gli uffici della procura di Caltanissetta il magistrato trasferito con decreto ministeriale 1o settembre 2010.
Detto ciò, ritengo opportuno evidenziare che in data 8 giugno 2010 sono state pubblicate dal Consiglio superiore della magistratura tre delle predette vacanze. Quanto alle due vacanze residue, le stesse saranno coperte da due magistrati nominati con decreto ministeriale 2 ottobre 2009, che prenderanno possesso delle funzioni giudiziarie loro attribuite nei primi mesi del 2011.
Ad ogni buon conto, restano fermi l'attenzione alle problematiche della procura nissena e l'impegno a fronteggiare le esigenze operative nell'imprescindibile contemperamento con i bisogni di tutti gli altri uffici giudiziari.
Al di là di quanto già scritto nella risposta all'interpellanza, vorrei precisare all'onorevole Garavini, anche per quanto ha aggiunto nel corso dell'illustrazione dell'interpellanza, che il provvedimento adottato a cui ha fatto riferimento in relazione alle cosiddette sedi disagiate aveva ed ha una sua finalità con la possibilità di avere una attuazione pratica se il Consiglio superiore della magistratura ricorresse a quegli strumenti. Come ricorderà l'onorevole Garavini, abbiamo previsto nel corso del dibattito parlamentare una possibilità di utilizzazione degli uditori (che poi prenderanno possesso da aprile 2011) solo nell'ipotesi nella quale non si fosse riusciti ad attuare, attraverso i procedimenti di trasferimento d'ufficio, le ipotesi previste dal provvedimento sulle sedi disagiate. Il Consiglio superiore della magistratura non ha dato luogo a quei trasferimenti, anche perché vi è stato il suo rinnovo, e quindi si è fatto ricorso direttamente agli uditori che prenderanno possesso dell'ufficio con il decreto ministeriale del 2011.
Vorrei aggiungere un'altra cosa. Come lei forse sa, io ho fatto parte del Consiglio superiore della magistratura nell'epoca del terrorismo, ossia negli anni dal 1976 al 1981. Anche in quel periodo nel nostro Paese vi era una vacanza molto forte negli uffici giudiziari. Fu, quindi, adottato un sistema di blocco contingentato di ogni ufficio giudiziario di una percentuale di scopertura pari a quella dell'organico nazionale. Se, ad esempio, manca l'11 per cento dei magistrati, dovrebbe mantenersi l'11 per cento di scopertura in tutti gli Pag. 12uffici giudiziari, in modo da evitare che - con quei trasferimenti che lei ha correttamente richiamato - si vengano a verificare vacanze concentrate in alcuni uffici giudiziari. Speriamo che il Consiglio superiore della magistratura adotti questa linea che servirebbe ad evitare la scopertura di alcuni uffici giudiziari mantenendo la dimensione di tale scopertura spalmata su tutto il territorio nazionale.
Da ultimo, anche per tener conto di quanto detto in occasione della precedente interpellanza urgente, gli organici sia del personale della magistratura che del personale amministrativo vanno determinati sulla base dei flussi di lavoro, quindi le sopravvenienze, le pendenze e le capacità di smaltimento. Credo che se se si facesse ogni due anni una verifica dei flussi organici, vi sarebbero degli organici sicuramente rispettosi dei carichi di lavoro, delle rispettive capacità di smaltimento e di risposta alle attese dei cittadini.

PRESIDENTE. L'onorevole Garavini ha facoltà di replicare.

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, signor sottosegretario, non posso che esprimere la mia delusione rispetto alla sua risposta, al di là del fatto che il Consiglio superiore della magistratura ha fornito ancora nella precedente tornata (dunque prima che ci fosse il cambio del vertice) delle proposte concrete all'Esecutivo proprio per risolvere la situazione. Però non mi pare che ci debba essere uno «scaricabarile» rispetto a responsabilità e rispetto alla possibilità di individuare soluzioni per la difficoltà presente.
Il fatto di prevedere una omogeneità nella presenza presso le procure non so se riesca ad ottenere gli obiettivi che ci si pone. Infatti, vi sono situazioni di procure molto interessate e danneggiate dalla presenza così massiccia della criminalità organizzata. In particolare, la procura di Caltanissetta - lo ripeto - per noi rappresenta una priorità fondamentale, ma anche altre procure, citate precedentemente nell'interpellanza del collega Tassone dell'Unione di Centro, ci avrebbero visto altrettanto impegnati come Partito Democratico.
Quindi, ci sono alcune procure che effettivamente sono particolarmente interessate dal problema della criminalità organizzata, sulle quali per forza di cose è necessario pensare e individuare delle soluzioni, delle azioni che possano aiutare e che possano mettere queste procure nelle condizioni di lavorare tranquillamente.
Pertanto, Presidente, lo ripeto, non possiamo che esprimere la nostra delusione, anche perché questa procura, purtroppo, è stata oggetto, anche recentemente, non soltanto di minacce da parte della criminalità organizzata, ma anche - mi consenta di dire - di messaggi non dico intimidatori, però molto duri da parte di esponenti governativi. Credo, invece, che ci dovrebbe essere un'attenzione particolare e che non si debba vedere questa procura come una sorta di minaccia, perché si sta occupando - guarda caso - di indagini che potrebbero far luce su un capitolo importante della storia del nostro Paese.
Non bisogna dimenticare che questa procura, per esempio, alcuni mesi fa ha condotto indagini con le quali ha portato a casa risultati importanti che hanno riguardato non soltanto la zona del nisseno, ma tutto il Paese. Ne cito una: questa procura ha definito un'indagine che interessava la società Calcestruzzi, ad esempio, con indagini attraverso le quali si è scoperto che erano state fatte forniture di cemento depotenziato sull'intero Paese. Questo è soltanto un esempio, ma è semplicemente per dire che procure come quella di Caltanissetta non possono essere lasciate sole, non possono essere lasciate nelle condizioni di non poter svolgere correttamente, seriamente, come stanno facendo, ma anche tranquillamente, il loro lavoro, proprio perché sono in condizioni di così grande mancanza di personale non solo di magistratura, ma anche amministrativo, di polizia giudiziaria ed altro.
Dunque, non può essere soltanto una responsabilità del CSM, anzi tutt'altro, il CSM aveva anche individuato proposte alternative; ci dovrebbe essere però un'attenzione anche rispetto al fatto che diverse Pag. 13forze partitiche si sono rese interpreti ed hanno denunciato questa situazione. Ritengo, per l'appunto, che con riferimento a procure che danno dei risultati che valgono per tutto il Paese, e che dunque portano avanti indagini che sono mirate a troncare l'azione della criminalità organizzata anche in altre realtà che vanno ben oltre i confini di Caltanissetta e della stessa Sicilia, sia vergognoso, Presidente, che non ci siano e che non vengano adottate misure urgenti proprio per risolvere la questione.

(Orientamenti del Ministro dell'interno in ordine all'avvio della procedura per lo scioglimento del consiglio comunale di Corigliano Calabro (Cosenza) - n. 2-00823)

PRESIDENTE. L'onorevole Messina ha facoltà di illustrare l'interpellanza Di Pietro n. 2-00823, concernente orientamenti del Ministro dell'interno in ordine all'avvio della procedura per lo scioglimento del consiglio comunale di Corigliano Calabro (Cosenza) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, signor sottosegretario, con l'interpellanza presentata dall'onorevole Di Pietro, dall'onorevole Donadi e dal sottoscritto, nonché da altri colleghi, abbiamo ritenuto di evidenziare un fatto di una gravità a nostro avviso straordinaria, che ormai si protrae da lungo tempo senza soluzione, e che riguarda la vicenda relativa al comune di Corigliano Calabro che, da un lato, ha ottenuto, diciamo così, notorietà sui giornali, ma, dall'altro lato, non ha ancora ottenuto da parte degli organi dello Stato, e del Ministero dell'interno in particolare, un intervento deciso, diretto a risolvere la questione.
Ricordo brevemente il fatto. Il 21 luglio 2010, quindi ormai due mesi fa, in Calabria, in particolare in provincia di Cosenza, a Corigliano, si è avviata una maxi-inchiesta denominata «Santa Tecla». Questa inchiesta ha portato, come è noto, all'arresto di sessantasette persone su ordine del giudice per le indagini preliminari di Catanzaro e su richiesta del sostituto procuratore della direzione distrettuale antimafia, Luberto. Sulla maggior parte degli arrestati, cosa che va evidentemente sottolineata, grava, tra le altre, l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso.
L'indagine, tra l'altro - questo è il motivo dell'interpellanza - coinvolge il sindaco Pasqualina Straface, in quanto l'operazione la vede indagata per concorso esterno in associazione mafiosa, mentre, di contro, i suoi due fratelli, Mario e Franco Straface, sono stati arrestati nella medesima operazione: si tratta di imprenditori coriglianesi che operano nel settore edile, del bitume e delle forniture, arrestati nel blitz del 21 luglio 2010 e detenuti attualmente con il regime del 41-bis.
L'accusa nei confronti dei fratelli, che è particolarmente grave, riguarda l'estorsione compiuta nell'ambito della realizzazione di un villaggio turistico in località Thurio. Secondo l'accusa, il titolare della società Airone Srl, che stava realizzando la struttura, sarebbe stato costretto da Maurizio Barilari, ritenuto il capo della cosca di Corigliano (parliamo, quindi, di soggetti già conosciuti alla magistratura e alle forze dell'ordine), ad affidare un appalto milionario, prima per la sola fornitura del cemento e poi per tutta l'opera, alla Straface Srl, titolari della quale sono Mario e Franco Straface, ossia i fratelli del sindaco in carica.
Vi è di più: dopo il blitz, il sindaco ha dichiarato in una conferenza stampa la sua completa estraneità ai fatti, ma dal 27 agosto 2010, come riportato da notizie di stampa, ella risulta iscritta nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa.
La stampa precisa che le indagini sono supportate da intercettazioni - meno male che ancora oggi è consentito utilizzarle! - e da dichiarazioni di pentiti, che avrebbero evidenziato situazioni ricorrenti di illegalità riconducibili non solo a forme di condizionamento e di infiltrazioni di alcuni imprenditori locali nei confronti degli Pag. 14amministratori dell'ente, ma anche - questo è l'aspetto sul quale interveniamo ancora con maggior forza - all'uso distorto della cosa pubblica da parte del sindaco, che si sarebbe concretizzato nel favorire soggetti collegati direttamente o indirettamente ai propri personali interessi da una rete di parentele, affinità, amicizie e frequentazioni.
Aggiungo che, secondo quanto emerge dalle indagini, per i lavori pubblici eseguiti nella città di Corigliano, sono stati evidenziati numerosi vizi ed irregolarità riguardanti appalti e l'esecuzione degli stessi.
L'intervento dei fratelli nelle intercettazioni viene evidenziato più volte e i magistrati hanno individuato i «consigliori» nelle persone dell'assessore ai lavori pubblici, Giuseppe Curia, e dell'imprenditore coriglianese, Agostino Sposato, anch'esso impegnato nel settore dei lavori pubblici, la cui impresa avrebbe ottenuto subappalti da parte della Straface Srl.
Ciò che allarma ulteriormente sono le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, Carmine Alfano, che non solo di recente, ma già a partire dal 2007, evidenziava alcune vicende che oggi si stanno puntualmente concretizzando nel comune di Corigliano.
Il collaboratore di giustizia Carmine Alfano, che tra l'altro è cognato di Maurizio Barilari (noto alle cronache), in sede di interrogatorio reso il 13 dicembre 2007 (quindi già da tempo), di fronte al pubblico ministero Luberto, ha affermato: «Il legame tra gli Straface e la famiglia coriglianese si è ancor più consolidato per il tramite di Pasqualina Straface che è sorella di Franco e Mario»...«Non ricordo in quale anno queste elezioni si sono svolte ma sono certo che Pasqualina è stata fortemente appoggiata tanto da risultare la prima tra gli eletti al consiglio comunale. L'onorata società coriglianese è in grado di incidere pesantemente sul corpo elettorale».
A proposito delle elezioni provinciali del 2004, lo stesso collaboratore di giustizia afferma: «Per le elezioni provinciali del 2004 i voti sono stati racimolati da Barilari in favore di Pasqualina Straface e Franco Bruno, ambedue candidati nelle liste di Alleanza Nazionale».
I fatti che riportiamo, che sono già di per sé di una gravità inaudita, vanno anche collegati al territorio. Innanzitutto, vi è un problema: Corigliano è in Calabria, è un comune di 40 mila abitanti nella piana di Sibari e, quindi, non è un comune di piccole dimensioni (fermo restando che anche se ciò fosse accaduto in un comune di piccole dimensioni, avremmo chiesto ugualmente le medesime misure e il medesimo intervento). Si tratta, tra l'altro, di un comune ricco, in cui vi è una certa economia, che va dall'agricoltura a un certo tipo di industria.
Non si può pensare - e lo evidenziamo - che un'esigenza di legalità venga attuata dal Governo soltanto attraverso la pubblicizzazione di interventi della magistratura e delle forze dell'ordine, quando poi non si interviene sui gangli vitali del malaffare e della criminalità organizzata, e cioè con l'interruzione del rapporto tra la criminalità organizzata, il mondo degli appalti e i pubblici amministratori.
Su questi aspetti il Governo deve agire in fretta. Dalle informazioni che abbiamo appreso dai giornali di questi giorni, pare che il prefetto di Cosenza abbia finalmente attivato le procedure previste dalla legge per sottoporre al Ministro la necessità di inviare la commissione e valutare se vi siano gli elementi per lo scioglimento del consiglio comunale e, conseguentemente, per la rimozione del sindaco, per i gravi fatti che vengono denunziati.
È inutile parlare di legalità, nel momento in cui non si ha il coraggio di intervenire in questo senso. In Sicilia c'è una vicenda simile, che rende anche il senso di ciò che sto dicendo.
C'è un grosso comune in Sicilia, nella provincia di Agrigento, che si chiama Licata, il cui sindaco ha il divieto di soggiorno nella sua città, pur essendo ancora sindaco. A questo punto il consiglio comunale, nell'inerzia, si è dimesso in toto. Lo sto evidenziando perché, anche a Corigliano, si è avviato questo meccanismo, cioè si stanno dimettendo alcuni consiglieri Pag. 15comunali, non sapendo come fare per interrompere questa grave situazione, in una almeno attuale inerzia, che speriamo venga rimossa.
Ebbene, volete sapere com'è attualmente la situazione a Licata, dopo mesi? Il consiglio comunale si è dimesso e il sindaco, rimasto in carica, non può andare nella sua città, ma governa dalla città di Agrigento, con la sua giunta, che riunisce a San Leone.
Non è così, obiettivamente, che si combatte la criminalità organizzata e le operazioni di polizia, che vengono svolte quotidianamente, e di cui apprezziamo fortemente gli sforzi, devono, tuttavia, portare anche alla chiusura del cerchio. Infatti, è vero che bisogna intervenire nel momento in cui c'è un reato, ma bisogna anche intervenire per fare in modo che venga spezzato il legame tra criminalità organizzata e mondo degli appalti. In Calabria, quotidianamente, leggiamo del traffico d'armi, di armi in partenza dal porto di Gioia Tauro, di situazioni drammatiche di sottosviluppo e sottoccupazione, derivate proprio dall'incidenza, sulla regione Calabria, della criminalità organizzata. Leggiamo di magistrati, forze dell'ordine, amministratori onesti, che vengono, ogni giorno, minacciati e subiscono attentati.
A fronte di questo, bisogna dare dei segnali di coerenza ed è per questo motivo - non mi dilungo oltre - che noi ci rivolgiamo, con forza, al Governo. Abbiamo anche organizzato delle manifestazioni di sensibilizzazione sul territorio, ma qui è lo Stato che manca, c'è poco da fare. Infatti, possiamo sensibilizzare - ho citato Licata proprio per questo - la popolazione di Corigliano, che è già abbondantemente sensibilizzata, perché conosce la realtà e vorrebbe avere un'amministrazione al di sopra di ogni sospetto, che possa governare serenamente lo sviluppo del territorio anche in Calabria, ma, dall'altra parte, dobbiamo sollecitare lo Stato, che, invece, non interviene.
Pertanto, rivolgiamo un appello al Ministro per sapere se il prefetto abbia ritenuto di avviare le procedure previste dalla legge per un intervento sul comune di Corigliano e, se ciò non fosse avvenuto, chiediamo che il Ministro se ne faccia carico e solleciti un intervento di questo tipo, perché non è più tollerabile l'inerzia, in questo senso.
Ci auguriamo che il prefetto lo abbia già fatto - anche se, probabilmente, tardivamente - perché sono passati due mesi da quando l'inchiesta è partita e gli arresti sono avvenuti e dall'altra parte che il Ministro autorizzi, con la massima celerità, l'intervento, perché il sud, la Calabria e Corigliano non possono più permettersi una situazione di questo genere: che il sindaco, il comune, un'amministrazione che rappresenta lo Stato in un territorio, sia sospettato. Speriamo che vengano tutti assolti e si risolva tutto, ma è inammissibile che essendo anche soltanto sospettati - e qui mi pare che ci sia più di qualche sospetto, dagli elementi che emergono - possano, al contrario, continuare indisturbati a governare, ad appaltare, a foraggiare la criminalità organizzata, a danno dei cittadini.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Nitto Francesco Palma, ha facoltà di rispondere.

NITTO FRANCESCO PALMA, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, il Ministro dell'interno ha già delegato al prefetto di Cosenza l'esercizio dei poteri di accesso nei confronti del comune di Corigliano Calabro, al fine di verificare l'eventuale condizionamento diretto o indiretto della criminalità organizzata nell'attività amministrativa dell'ente.
A tale determinazione il Ministro è addivenuto a seguito di una dettagliata relazione che il prefetto di Cosenza ha fatto pervenire il 15 settembre scorso, dopo aver a sua volta portato a termine un'articolata e puntuale attività di acquisizione di elementi riguardanti l'indagine giudiziaria cui fanno riferimento gli onorevoli interpellanti.
Più in particolare - dopo le prime notizie concernenti la decisione del GIP presso il tribunale di Catanzaro, risalente Pag. 16al 21 luglio, di sottoporre a misure di custodia cautelare in carcere sessantasette persone ritenute, a vario titolo, responsabili di associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico internazionale di stupefacenti, estorsione, usura e sfruttamento della prostituzione - il prefetto di Cosenza aveva richiesto al procuratore capo della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro utili informazioni ed elementi riguardanti forme di condizionamento degli organi elettivi ed amministrativi dell'ente locale, tali da comprometterne il buon andamento, l'imparzialità ed il regolare funzionamento dei servizi.
Ciò anche perché tra gli arrestati risultavano Franco e Mario Straface, fratelli del sindaco di Corigliano Calabro che, a sua volta - come da pubbliche dichiarazioni del procuratore capo -, risultava indagata per concorso esterno in associazione mafiosa.
Nella sua relazione, di un mese e mezzo successiva alla data di esecuzione delle ordinanze cautelari, un mese e mezzo che deve tenere conto anche dei tempi di risposta da parte del procuratore della Repubblica, oltre che evidentemente del periodo estivo in cui essa ricadeva, il prefetto ha evidenziato come dalla documentazione acquisita dall'autorità giudiziaria è emersa in modo inequivocabile l'esistenza, nel territorio di Corigliano Calabro, di un'organizzazione criminale coinvolta in molteplici attività delinquenziali, con pesanti ingerenze nel settore delle costruzioni pubbliche e private. La stessa documentazione acquisita affronta anche profili attinenti l'utilizzo della forza intimidatrice per scopi elettorali, a sostegno della persona dell'attuale sindaco, in più consultazioni dell'ultimo quinquennio. Le indagini giudiziarie svolte, pertanto, hanno indotto ad avviare ogni possibile approfondimento circa le compromissioni dell'apparato politico-amministrativo con la criminalità organizzata, volte ad assicurare indebiti vantaggi economici ed a condizionare illecitamente le procedure di appalto in favore di determinate imprese, alterando così il meccanismo della libera concorrenza. In particolare, si vuole accertare se e in quale misura l'eventuale connivenza anche di appartenenti all'apparato burocratico dell'ente locale abbia potuto inquinare il regolare funzionamento dell'attività politico-amministrativa del comune. Acquisite le risultanze della commissione di accesso, il Ministero dell'interno adotterà, con la dovuta sollecitudine e fermezza, ogni provvedimento previsto dalla legge per garantire la legalità dell'azione amministrativa del comune di Corigliano Calabro.

PRESIDENTE. L'onorevole Messina ha facoltà di replicare.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, signor sottosegretario, non possiamo che prendere atto di quello che il sottosegretario ha detto, seppure evidenziando - lo dobbiamo dire - alcune questioni e conservando dubbi e perplessità. Il Ministro ha delegato i poteri di accesso al prefetto, che il 15 settembre ha fornito una dettagliata relazione. Noi crediamo che i tempi siano maturi per un intervento. Signor sottosegretario, un intervento non deve riprodurre... . C'è un precedente illustre, che il collega Borghesi mi ricordava proprio adesso: c'è un comune, che si chiama Fondi, che non è in Calabria, ma si trova nel Lazio, dove questo intervento non è mai arrivato. Anche lì agisce indisturbata un'amministrazione fortemente compromessa, direi in maniera irreparabile. Non vi è stato alcun tipo di intervento, ma si è consentito di galleggiare, continuando nella mala amministrazione. Non vorremmo che la situazione di Corigliano diventasse la situazione di Licata, che citavo, o la nuova Fondi della Calabria.
Questo perché nessuna regione se lo può permettere, ma a maggior ragione il sud e la Calabria. Voglio aggiungere un'ultima cosa, perché non mi voglio dilungare: staremo lì a guardare i fatti, staremo lì a guardare l'intervento, a verificare il tempo, perché il sottosegretario evidenziava che è passato solo un mese e mezzo.
Noi diciamo che purtroppo, signor sottosegretario, è passato un mese e mezzo. Lei ha anche detto che bisogna tenere Pag. 17conto del periodo estivo. Signor sottosegretario, la mafia e la 'ndrangheta non vanno in ferie: uccidono anche sulla spiaggia mentre ti fai il bagno e, francamente, pensare che noi consideriamo un elemento giustificativo di un ritardo il fatto che vi siano le ferie di mezzo, per poter accertare se in un comune vi siano delle questioni legate alla mafia che incidono sul sindaco e sugli amministratori, ci pare una pessima giustificazione.
La invito quindi, francamente, ad evitare questo tipo di affermazione e, al contrario, dire con onestà che, dopo un mese e mezzo, il prefetto ha fornito una dettagliata relazione, e quindi, a questo punto, il Ministro dovrà provvedere ad intervenire in tal senso. La relazione, come ha detto lei, è dettagliata e ne prendiamo atto. Se è dettagliata, certamente avrà ulteriormente approfondito gli elementi dei quali noi siamo entrati in possesso anche da notizie giornalistiche.
Crediamo che l'intervento del Ministro non si possa far attendere e ci auguriamo, signor sottosegretario, di non ritrovarci qui tra un mese e mezzo a dover presentare una nuova interpellanza urgente per sollecitare un nuovo intervento.
Al contrario, ci auguriamo che, non più in un mese e mezzo, ma in dieci giorni, in una settimana, il prima possibile, questo intervento del Ministro vi sia, se non si vuole soltanto vendere fumo con le conferenza stampa di lotta alla criminalità e, al contrario, non intervenire quando la criminalità agisce e fa affari (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Intendimenti in ordine alle iniziative di competenza per la nomina del Ministro dello sviluppo economico - n. 2-00824)

PRESIDENTE. L'onorevole Vaccaro ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00824, concernente intendimenti in ordine alle iniziative di competenza per la nomina del Ministro dello sviluppo economico (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

GUGLIELMO VACCARO. Signor Presidente, si tratta di una di quelle questioni che da tempo accompagna il dibattito politico. Sono ormai circa centocinquanta giorni che si attende in questo Paese la nomina di un ministro che possa occuparsi nel luogo deputato, il Consiglio dei ministri, di tutti i problemi dell'economia reale di questo Paese.
Non riusciamo a venire a capo di questa vicenda e, in attesa di Godot, il nostro Paese perde di prestigio, non riesce ad avere interlocuzioni internazionali di livello, manca i grandi appuntamenti e, soprattutto, non presidia i 200 tavoli di crisi aperti ormai da mesi a via Veneto, senza la possibilità di dire ai tanti, tantissimi dipendenti precarizzati del sistema delle piccole e medie imprese italiane che c'è un ministro che segue da vicino le questioni e che sta attuando delle politiche, che c'è un ministro che sta immaginando delle risposte.
Inizio la presentazione di questa interpellanza leggendo da una pagina nota a tutti noi che, da qualche anno, utilizziamo Internet. La più importante enciclopedia on line esistente al mondo, Wikipedia, nella pagina di presentazione del Ministero dello sviluppo economico italiano, ad un certo punto, dedica un paragrafo alla vicenda dell'interim.
Leggiamo che: «A seguito delle dimissioni di Claudio Scajola il 4 maggio 2010 nell'ambito dello scandalo dei favori della cricca di Anemone a vari politici, l'interim del Ministero viene preso da Silvio Berlusconi, che cerca senza successo di offrire il posto a Luca Cordero di Montezemolo, Emma Marcegaglia e Raffaele Bonanni. Il Ministero resta così senza titolare per più di quattro mesi, tra le proteste dell'opposizione e l'irritazione del Presidente della Repubblica, mentre numerose sue dotazioni vengono cancellate o attribuite ad altri ministeri (fondi UE e FAS al Ministero degli affari regionali, altri fondi al Ministero del turismo, soppressione dell'Istituto per la promozione industriale, riduzione di 900 milioni di euro di budget con la manovra 2011)». Pag. 18
«In un momento di forte flessione per l'economia italiana a seguito della crisi finanziaria 2008» il Ministero resta senza guida (Wikipedia).
Ci chiediamo e lo chiediamo al sottosegretario, che segue con dedizione tutto quanto accade al Ministero dello sviluppo economico e con il quale anche ieri ci siamo incontrati in Commissione per la trattazione di un'interrogazione sulla questione degli idrocarburi: come si può andare avanti?
Lei, sicuramente, suda sette camicie per tenere in piedi una politica che però manca, nell'ultimo miglio, di un'interlocuzione affidabile; e mentre lei, sicuramente, signor sottosegretario, giorno e notte, con la responsabilità che ha e che condivide con alcuni suoi colleghi, pensa a tutto quello che sta accadendo nell'economia reale di questo Paese, cosa fa il Ministro dello sviluppo economico? Azzardiamo una stima: lei, per 146 giorni, ha lavorato di più, il doppio, il triplo... ma il Ministro quante ore ha dedicato in questi centocinquanta giorni alle questioni che interessano il Paese? Qualche notte? Mai! Ha altre aspirazioni. Giorni? Nemmeno. Qualche ora!
E cosa accade quando un sottosegretario o un viceministro incontra un Presidente del Consiglio in piena crisi di Governo per proporgli attenzioni, verifiche e valutazioni su questioni che riguardano migliaia di persone che sono in ginocchio, perché sull'orlo del licenziamento alla fine di una cassa integrazione? Ebbene, molto probabilmente il Presidente del Consiglio, con le questioni spinose che ha sul tavolo, dirà: «fate voi, non ho tempo, ho altro a cui pensare, sta cadendo il Governo».
Mentre tutto questo si verifica, l'economia reale del Paese rimane senza un punto di riferimento saldo. È grave tutto questo? No, è gravissimo! È da irresponsabili e per questo abbiamo deciso la settimana scorsa di proporre sul punto un'interrogazione a risposta immediata, oggi siamo in Aula con un'interpellanza urgente e la settimana prossima torneremo su tale questione con una mozione. Non è una situazione sostenibile e abbiamo deciso di presidiare tale aspetto così critico e così mediocre nel campo delle disattenzioni, che sono tante, della politica di questo Governo.
Si tratta infatti di una problematica che incide sul destino di tante migliaia di persone, che hanno bisogno della massima attenzione, della più attenta cura ad ogni aspetto delle vicende che le riguardano, perché coinvolgono famiglie, perché non si possono pagare i mutui, perché vi sono troppi problemi, che riguardano troppi destini e che oggi sono senza una guida salda.
Non si può pensare di continuare a litigare sul ponte mentre c'è una falla aperta nella stiva di questa nave che sta affondando. È una questione di una gravità assoluta e, mentre tutto questo accade, le dichiarazioni si succedono: la settimana prossima porterò il nome del Ministro al Capo dello Stato; per il nuovo Ministro dello sviluppo economico è questione di ore... Sto parlando di dichiarazioni che risalgono a maggio, giugno o luglio. È chiaro che dopo tutto questo Wikipedia descrive lo stato dell'arte, così come l'ho rappresentato in quest'Aula, sostenendo che è una vicenda che tende al ridicolo e che porta una serie di irritazioni che significano in molti casi sottovalutazioni di gravi questioni riguardanti numerose imprese.
La Confindustria da pochi giorni ha deciso di rilanciare: chiede in maniera puntuale, vibrata e forte la nomina del Ministro dello sviluppo economico. Non si riesce però, anche in questo caso, a soddisfare una richiesta che per troppo tempo, secondo me, non era stata avanzata nella maniera più giusta, avvertita e decisa all'attenzione del Governo.
Non si riesce a varare alcun provvedimento, vi sono troppi disegni di legge e troppe proposte di legge che giacciono in Commissione (alcuni dei quali anche a firma del sottosegretario Saglia), che dovrebbero dare risposte, regolamentazione e soddisfazione ad una serie di interessi che attendono una soluzione, ma nulla accade. Pag. 19
I prezzi degli idrocarburi sono quelli più alti d'Europa, mentre ieri la Sogin ha presentato l'elenco delle 52 aree individuate per stivare le scorie nucleari, disattendendo ciò che lo stesso Governo aveva detto con l'istituzione dell'Agenzia, ossia che fin quando l'Agenzia non fosse stata istituita e guidata la partita scorie-individuazione dei siti sarebbe stata rimandata.
Chi è il Ministro che chiama il responsabile della Sogin - parlo di responsabile perché la Sogin è commissariata - per chiedere cosa è stato fatto. Perché è stato tirato fuori questo elenco? Perché avete individuato, disattendendo l'indicazione del Governo, queste 52 aree, che poi ricadono sulle colline emiliane, nella zona del viterbese, in Maremma e al confine tra Puglia e Basilicata? E cosa ci attendiamo dalle popolazioni di queste realtà? Ci aspettiamo che si rivolgano all'Agenzia per il nucleare, che non c'è, al Ministro, che al Ministero non va, o che - molto più probabilmente - continuino a sollecitare la pressione del sottosegretario Saglia o del Viceministro Urso (che però si occupa di altro) per capire cosa sta accadendo: tutto ciò è grave, è molto grave!
Lo vogliamo ribadire e lo racconteremo agli italiani, apriremo dei blog, pubblicizzeremo questi atti di sindacato ispettivo, faremo delle richieste a tutti gli utenti della rete per riprendere nei luoghi della crisi la difficoltà e rappresentarla, raccontarla al mondo intero: non è possibile andare avanti così, non è possibile che non ci si riesca ad occupare di cose semplici che diventano, con la disattenzione di questo Governo, difficili, impossibili.
Ritengo utile lasciare gli ultimi cinque minuti del tempo che il Regolamento della Camera consente per l'illustrazione delle interpellanze alla lettura dell'elenco delle duecento imprese in crisi. Ad ogni nome di impresa seguirà un numero, quello dei lavoratori che stanno rischiando definitivamente il posto di lavoro; a questi numeri possiamo poi associare un moltiplicatore (due, tre, quattro), ossia quello delle famiglie che rischiano di vivere in una difficoltà enorme a causa di una gravissima irresponsabilità. Questo non solo e soltanto per l'irresponsabilità, ma anche a causa di ciò, perché un Governo serio nel momento di crisi più intensa che la modernità sta vivendo non può lasciare un Ministero come quello privo di guida: è una questione di buonsenso oltre che di serietà e di rigore istituzionale.
Leggo dunque dall'elenco: Eutelia, 1.900; Omnia, 1.000; Omega, 200; EDS, 1.000; Engineering, 250; Eda, 400; Siemens, 500; IBM, 700; Merloni, 4.000; Siltal, 400; Legler, 1.200; Itierre, 1.500; Finmek, 800; Ergom, 500; Rieter, 600; Oerlikon, 800; Microelectronics, 300; Ansaldo Breda, 500; Ideal, 700; Saint Gobain, 450; Cuetara, 50; San Pellegrino, 100; Cit-gruppo Soglia; 300; settori del mobile imbottito, 5.000, farmaceutica, 4.000, installazioni telefoniche, 4.000, ceramica, 15.000 e chimica, 4.500; Motorola, 300; Bertone, 1.100; Asti Ammortizzatori, 200; Miroglio, 500; Olivetti, 300;
Sferal, 200; Crevacuore, 100; Sp.El.-S., 150; ILVA, 250; Sogefi, 250; Riello, 150; Innse, 50; Toora, 100; Tosi, 200; Agrolinz, 40; Candy, 200; Coronet, 80; Ideal Clima, 300; Mivar, 350; Sices, 70; Lares, 50; Metalli Preziosi, 100; Italtel, 400; Siemens, 350; Jabil, 500.
Plastal, 700; Speedline, 100; Gruppo Alessio, 100; Electrolux, 500; ENI, 300; Linificio Canapificio, 250; Faral, 150; Montefibre, 250; Fedon, 100; Safilo, 600; Cartiere Del Maglio, 80; Alpi Eagle, 180; V.M., 300; Romagna Ruote, 100; Maserati, 120; Alshtrom, 150; Bluradia, 200; Cantieri Apuania, 50.
Eaton, 300; Bayer, 100; Lineapiù, 250; Floramiata, 50; Radici Group, 150; Yara, 80; Videocon, 850; Meccano, 150; Ritel, 100; Solson, 150; Merkel, 150; CST, 250; Malavolta, 600; La Rinascente, 100; TILS, 150; Alstom, 110.
Compel, 50; Technolab, 70, Scuola Reiss, 80; Campari, 100; Sitindustrie, 150; ATR, 500; Transcom, 270; Medavox, 80; Pilkington, 300; La Molisana, 40.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GUGLIELMO VACCARO. Altre dieci, signor Presidente. Pag. 20
«3M», 200; AdP Caserta, 500; Vicenzi, 120; Selfin, 35; Ideal Clima, 150; Ixfin, 750; Morteo, 50; MF Componenti, 10; Elital, 20; Ferrosud, 50; Nicoletti, 600. Sto citando solo le più grandi.
Daramic, 120; Miroglio, 250; Natuzzi, 1.350; AdP T.A.C., 400; Bosch, 200; Rabà, 100; Cesame, 150; Queen, 180; Eurallumina, 200; Portovesme, 150; Alcoa, 160; Nuova Scaini, 100; Rockwool, infine, 150.
Il totale ammonta a 75 mila posti di lavoro a rischio, su un comparto che impegna 300 mila persone in cassa integrazione. Qual è la risposta del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Stefano Saglia, ha facoltà di rispondere.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, onorevole Vaccaro, vorrei fare riferimento, con il permesso della Presidenza, anche se non è contenuto nell'interpellanza urgente, al tema che lei ha voluto sottolineare. Si tratta di un tema estremamente delicato, sul quale colgo l'occasione di fornire qualche cenno ed osservazione da parte del Governo: il tema relativo al deposito delle scorie nucleari.
Vi sono state alcune indiscrezioni da parte della stampa; fa parte, ovviamente, della libertà di stampa di un Paese democratico. Vorrei però rassicurare il Parlamento rispetto al fatto che il Presidente del Consiglio non è stato inerte rispetto a tale questione, perché, come era previsto nella legge n. 99 del 2009, la Sogin aveva l'indirizzo da parte del legislatore di pubblicare sul proprio sito, e quindi rendere pubblico, il lavoro di approfondimento sull'individuazione delle aree che potrebbero ospitare il parco tecnologico-deposito di scorie nucleari.
Il Presidente del Consiglio, nella sua veste di Ministro ad interim, ha dato indirizzo al commissario della Sogin, sottolineando come quel termine era da considerarsi non perentorio, e quindi da ritenersi un indirizzo entro il quale era necessario affrontare tale tematica. Giacché vi sono due aspetti (uno è quello del parere che l'Agenzia per la sicurezza nucleare deve fornire su tale provvedimento, l'altro l'esplicitazione della procedure della VAS, della valutazione strategica), l'indirizzo che il Ministro ha voluto dare alla Sogin è appunto quello di rinviare la pubblicazione, in modo da poter ottenere questi due provvedimenti estremamente importanti.
Come accade purtroppo spesso in Italia, non sempre i documenti restano riservati; comunque, nella massima trasparenza, si tratta di un lavoro che Sogin ha svolto bene e con approfondimento.
Non è un lavoro definitivo, perché appunto è necessario che acquisisca i due provvedimenti che ho citato e comunque sarà oggetto ovviamente del lavoro del Governo, della Sogin e di tutti i soggetti deputati, quando tutti gli enti e le istituzioni che devono intervenire in questo processo saranno costituiti. Quindi, senza nessun allarmismo, si tratta di un progetto approfondito, fatto con tutti i criteri scientifici necessari, ma non definitivo e che comunque vorrei ricordare che copre un problema che si trascina da decenni e che ha attraversato tutti i Governi. Infatti, al di là del programma nucleare italiano, vi è la necessità di sistemazione delle scorie attualmente presenti in diversi siti del nostro Paese e quindi si tratta di un provvedimento, al di là del programma futuro sul nucleare, utile e necessario per poter mettere in sicurezza il sistema delle scorie radioattive ad oggi presenti nel nostro Paese.
Per quanto riguarda, invece, la domanda che è contenuta nell'interpellanza urgente in esame, la risposta è la seguente: l'interim del Presidente Berlusconi secondo noi non è stato un vuoto, come sostiene invece l'opposizione, ma è stato un pieno di decisioni e provvedimenti. Sono state tenute in questo periodo molteplici riunioni con i rappresentanti delle imprese, dei lavoratori, degli enti territoriali e si è operato incessantemente a supporto di imprese, investimenti, innovazione, Pag. 21telecomunicazioni, intermediazione delle imprese e nel campo dell'energia.
Per testimoniare questa nostra tesi forniamo alcuni dati: sono stati assunti più di 300 provvedimenti che hanno recato la firma del Presidente del Consiglio nella sua veste di Ministro ad interim, anche durante il mese di agosto. Uno per tutti è la cosiddetta legge Berlusconi inserita nella manovra, una norma che comporta una grande rivoluzione liberale del nostro sistema di rapporti con la pubblica amministrazione. Questa norma introduce infatti il principio per cui, mentre sino ad ora al cittadino era consentito soltanto ciò che era espressamente previsto come tale dalla legge, d'ora in avanti sarà consentito tutto ciò che dalla legge non è espressamente vietato. Tale innovazione permetterà, per fare un esempio, di aprire un'impresa senza dover richiedere ed ottenere le tante autorizzazioni che oggi sono necessarie, a volte anche più di dieci, sostituite tutte da una verifica a posteriori da parte della pubblica amministrazione circa la conformità alle varie norme di quanto è stato realizzato.
Al Ministero dello sviluppo economico vi è stata inoltre una continuità di azione che ha permesso di fronteggiare una crisi finanziaria ed economica che non nasce da una congiuntura nazionale, ma è la conseguenza di uno scenario globale. In tale contesto, proprio con la nostra struttura, le decisioni prese dal Governo e quindi dal Ministero sono state pronte ed efficaci, come è stato riconosciuto anche dagli organismi e dalle istituzioni internazionali come il Fondo monetario internazionale, la Commissione europea, la stessa Unione europea e l'Organizzazione per la cooperazione allo sviluppo economico.
È utile ricordare una parte di quanto il Ministero dello sviluppo economico ha fatto dal maggio scorso sotto la supervisione del Presidente del Consiglio in qualità di Ministro, nei principali settori di competenza.
Sulle telecomunicazioni è stato sottoscritto un accordo per i dipendenti ritenuti in esubero di Telecom Italia, adottando una serie di misure volte a favorire la mobilità volontaria per 3.900 lavoratori, nonché corsi formativi per consentire la riconversione e la conseguente ricollocazione di altri 1.100 lavoratori; inoltre è stato istituito un tavolo con gli operatori delle telecomunicazioni per la realizzazione e lo sviluppo delle infrastrutture di rete di nuova generazione e risolta la crisi di Alcatel Lucent Battipaglia.
Sulle imprese, sugli investimenti e sull'innovazione: abbiamo avviato il Fondo di salvataggio con 70 milioni di euro per garanzia al credito e per operazioni di ristrutturazione aziendale; alla FIAT la partecipazione dei dirigenti del Ministero ai tavoli FIAT di Pomigliano e di Mirafiori, il lancio del bando internazionale per Termini Imerese, l'accordo per la ripresa della produzione Eurallumina; l'avvio delle procedure per la concessione per Itierre, Vinyls e Merloni; l'apertura delle procedure di amministrazione straordinaria e le nomine dei commissari per Agile ed Eutelia; la definizione di quattro contratti di programma per investimenti al Sud (dall'inizio della legislatura i contratti di programma definiti sono stati 21, contro i 9 della legislatura precedente); infine, per i contratti di innovazione, 84 domande ammesse, la richiesta al CIPE per la rimodulazione del Fondo rotativo presso la Cassa depositi e prestiti per i finanziamenti (un miliardo di euro per le garanzie alle imprese che fanno fatica ad accedere al credito).
Nel campo dell'internazionalizzazione sono state organizzate con l'ICE le missioni imprenditoriali in Cina, Brasile, Giordania, Libano e Camerun, che hanno visto la partecipazione di centinaia di imprese, ed è stata preparata la «missione di sistema» nei Paesi del Golfo, prevista a novembre.
Nel campo dell'energia, è stato approvato il decreto per aumentare la concorrenza nel mercato del gas e per incrementare le infrastrutture dello stoccaggio, che interviene anche sul tema dello sviluppo delle imprese, consentendo loro di avere un prezzo del gas più competitivo per riuscire ad affrontare questo momento di crisi; inoltre, vi è stata l'approvazione Pag. 22del decreto per l'assegnazione di quote di CO2 ai nuovi entranti, l'approvazione del decreto per la risoluzione volontaria del CIP6, nel settore delle fonti rinnovabili, e quindi, la trasmissione a Bruxelles del Piano di azione nazionale sulle fonti rinnovabili; sono state, inoltre approvate le linee guida per le autorizzazioni degli impianti delle fonti rinnovabili (che attendeva questo momento da sette anni), così come vi è stata l'approvazione del nuovo «conto energia per gli incentivi al solare» e l'attività per la riforma del settore dei carburanti.
Inoltre, a fronte della questione dell'emergenza che si è verificata in Messico, abbiamo messo in sicurezza tutte le nostre perforazioni in mare attraverso un lavoro capillare, riscontrando che i nostri sistemi di sicurezza sono tra i migliori del mondo. Abbiamo, inoltre, emesso un bando da 30 milioni di euro per l'efficienza e il risparmio energetico in edifici pubblici al Sud ed è stato approvato il provvedimento volto a dare impulso al mercato organizzato del gas (la cosiddetta Borsa del gas).
Per quanto riguarda i tagli effettuati dal Ministro Tremonti (più correttamente deliberati dal Governo su proposta del Ministero dell'economia e delle finanze), vogliamo registrare che non hanno riguardato solo il Ministero dello sviluppo economico, ma hanno interessato tutte le amministrazioni pubbliche.
In merito alle nomine, le stesse vengono effettuate nel rispetto dell'iter previsto dalla normativa vigente e, dunque, il potere decisionale del Ministro dell'economia e delle finanze è circoscritto ai casi in cui esso è previsto ed è esercitato nel rispetto della normativa medesima. È noto a tutti che, ovviamente, le azioni delle partecipazioni pubbliche ancora in essere allo Stato sono depositate presso il Ministero dell'economia e delle finanze e che i ministeri competenti svolgono un'attività di indirizzo.
Occorre, infine ribadire, che non risultano assistite da fondamento affermazioni come quelle relative al subentro del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nelle materie attinenti alla politica energetica ed allo storno delle risorse destinate allo sviluppo a favore del Ministero del turismo. In entrambi i casi, queste competenze sono, tutt'ora, presso il Ministero dello sviluppo economico.
Infine, sentita la Presidenza del Consiglio, si può confermare, anche in questa sede, l'impegno per una rapida definizione delle procedure di nomina del Ministro dello sviluppo economico.

PRESIDENTE. L'onorevole Boccia, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, signor sottosegretario, se dovessimo prendere in considerazione la sua relazione, che ha una matrice chiaramente burocratica, come relazione politica, dovremmo, purtroppo, ritenere il Presidente del Consiglio un bugiardo. Poiché non vogliamo arrivare a questo, ci limitiamo, nella speranza che lei, essendo, oggi, purtroppo, in grave difficoltà, come tutto il Governo, abbia letto una relazione stesa, probabilmente, da eccellenti direttori generali, che hanno confuso la funzione del Ministro con quella di un alto direttore generale.
Dicevo, smentire il Presidente del Consiglio perché, come ricordava il collega Vaccaro in precedenza, se tutto ciò che lei ha detto fosse vero, non si capisce per quale motivo, ogni venti giorni, dal 6 maggio in poi, il Premier abbia comunicato al Paese, sempre in via ufficiale, che la nomina del Ministro dello sviluppo economico sarebbe arrivata di lì a qualche giorno. L'ultima volta, il 13 settembre, in un'intervista televisiva in diretta in una delle sue televisioni, assicurava al Paese che era questione di poco tempo.
Purtroppo, signor sottosegretario, gran parte delle cose che ha detto sono cose che gli uffici fanno indipendentemente dai Ministri. Mi permetto di dirle che da quella relazione va cancellata la vicenda Telecom, un «tavolo» che ha gestito il Ministro Sacconi e che è stato oggetto di incontri istituzionali fuori e dentro il Parlamento. Pag. 23
Anche in quest'Aula vi è stata un'interpellanza urgente bipartisan, firmata da tutte le presidenze di tutti i gruppi parlamentari e il Ministro Sacconi è venuto a riferire in Parlamento per i risultati di quel tavolo e per come andavano le trattative.
La risposta, quindi, non solo non ci soddisfa, ma ci preoccupa in quanto, se prendessimo per buona quella relazione, dovremmo dedurre che non c'è bisogno di alcun Ministro: non ce n'è bisogno perché ad interim fa tutto il Presidente del Consiglio dei ministri e, quindi, basterebbe un Presidente del Consiglio che, in qualche modo, si coordina con se stesso.
Purtroppo, la vicenda è molto grave. L'onorevole Vaccaro, prima di me, in maniera anche molto efficace, ha letto i nomi delle aziende e i numeri dei drammi che vivono le famiglie dei lavoratori di quelle aziende (stiamo parlando di oltre 60 mila prestatori d'opera per chissà quante componenti di quelle famiglie). Dunque, la sua risposta non ci può soddisfare, in quanto essa nasconde probabilmente la convinzione di utilizzare ancora quella casella per logiche che nulla hanno a che vedere con il commercio, l'artigianato, le assicurazioni, la benzina, l'energia e le aziende in crisi.
Voglio solo ricordarle che da un anno, dal provvedimento economico che è stato anche molto discusso e dibattuto, che dal decreto-legge n. 112 del 2008 in poi, aspettavamo una regolamentazione dei distretti industriali e dei metadistretti che non è ancora arrivata, e non ci risulta che se ne stia occupando qualcuno presso il Ministero.
Intanto, ricordo a lei e a noi stessi che il nostro è un Paese fatto non solo da grandi aziende, le quali, per la verità, sono in crisi (molte di esse sono state ricordate poc'anzi dall'onorevole Vaccaro). Abbiamo oltre 200 territori, omogenei ma diversi tra loro, che superano decisamente i confini provinciali: ognuno di essi produce valore aggiunto, fattura dai 300 ai 500 milioni di euro e non vi è uno straccio di politica territoriale per i distretti; non mi risulta neanche che vi siano il direttore generale o il dirigente di turno che se ne stanno occupando. Per non parlare di quello che sta accadendo nel campo delle assicurazioni, o del modo in cui state regolando il rapporto con i petrolieri per l'aumento indiscriminato della benzina.
La nostra sensazione è che l'assenza del Ministro abbia semplicemente aumentato il potere delle lobbies che in quel Ministero, più che in ogni altro, hanno storicamente un peso notevole non solo nei confronti della politica e della maggioranza che in quel momento guida quel Dicastero, ma anche - e questo non è un mistero - su pezzi interi di burocrazia.
E poiché manca la guida, normalmente o non si cambia (e non stanno cambiando alcune cose per le quali è necessario, invece, avere il coraggio di interrompere alcune spirali), oppure - ed è ancora peggio - in alcuni provvedimenti vengono inserite in maniera surrettizia proposte emendative che comportano il rafforzamento di quelle lobbies. È quanto è successo soprattutto per assicurazioni, energia e benzina. E mi dispiace che lei abbia citato alcuni provvedimenti sui CIP6, in quanto sono stati quelli più imbarazzanti, oggetto di conflitto proprio in quest'Aula.
Voi avete vissuto - e mi riferisco a lei come rappresentante del Ministero - proprio in quest'Aula l'imbarazzo di molti deputati del Popolo della Libertà, i quali si sono aggrappati a inutili ordini del giorno che avete avallato e fatto passare. Buona parte di quella regolamentazione è avvenuta d'incanto, su un provvedimento che, in realtà, non aveva avuto la regia di alcun Ministro e non ci sembra che il Presidente del Consiglio si sia appassionato al tema dell'energia in questi centocinquanta giorni.
Le risparmio la valutazione sulla condizione economica dell'artigianato in Italia e del commercio, che non hanno uno straccio di intervento. Per quanto riguarda le semplificazioni annunciate, se viene con me per strada ed entriamo in qualsiasi unità locale in cui si svolge un'attività commerciale, scoprirà che non se ne è Pag. 24accorto nessuno: da nessuna parte vi è la percezione di questa semplificazione improvvisa.
La situazione generale è quella che, purtroppo, è venuta fuori dalla cruda analisi che l'onorevole Vaccaro, primo firmatario di questa interpellanza del Partito Democratico, ha fatto in sede di illustrazione.
Per questi motivi, a partire da oggi, il Partito Democratico aumenterà in maniera anche netta e vibrante la protesta sulla mancanza della guida del Ministero dello sviluppo economico.
Facciamo solo un auspicio: che dalla prossima settimana il mercato in corso nel sottobosco della politica di questa maggioranza trovi termine e, probabilmente, come d'incanto, forse, vedremo nei giorni successivi anche la figura - speriamo - di un Ministro dello sviluppo economico all'altezza.
Intanto vi ricorderemo ogni giorno, attraverso le iniziative annunciate dall'onorevole Vaccaro, la responsabilità politica che vi siete assunti nei confronti di centinaia di migliaia di operatori e di centinaia di migliaia di famiglie che inevitabilmente attraverso quelle scelte conoscono meglio - in qualche caso sperano, in altri casi prendono atto - di quale debba essere il proprio futuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Salutiamo il sindaco di Emmenbrücke, Thomas Willi, che è qui con l'intera giunta comunale per visitare il nostro Parlamento. A Emmenbrücke vivono cinquemila nostri connazionali ed è quindi, in qualche modo, il sindaco di un'importante comunità italiana. Cordialmente benvenuto, herlich Willkommen; noi ricordiamo cosa ha voluto dire la Svizzera nella nostra democrazia europea, da Winkelried a Wilhelm Tell (Applausi).

(Iniziative per il rilancio dello stabilimento Fincantieri di Castellammare di Stabia (Napoli) - n. 2-00827)

PRESIDENTE. L'onorevole Gatti ha facoltà di illustrare l'interpellanza Mazzarella n. 2-00827 concernente iniziative per il rilancio dello stabilimento Fincantieri di Castellammare di Stabia (Napoli) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmataria.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, l'ordine delle interpellanze urgenti di oggi, per uno strano caso, mi permette di dire che dopo l'interpellanza precedente questa potrebbe avere un titolo: «facciamo un esempio».
Questo è l'esempio di come ci sarebbe bisogno di avere un Ministro che fissi indirizzi, che affronti problemi, che proponga soluzioni e che dia prospettive ad un Paese che sta affrontando - certe volte mi sembra molto disarmato - una crisi di dimensioni assolutamente globali, ma che nel nostro Paese, in questo periodo in particolare, sta assumendo i caratteri della drammaticità.
L'esempio è quello che riguarda la Fincantieri. I giornali ci hanno detto - perché l'abbiamo scoperto dai giornali - che il piano industriale 2010-2014 della Fincantieri Spa prevederebbe, forse, un esubero di 2.500 lavoratori nel settore della cantieristica, con la chiusura di alcuni punti, in particolare di alcuni stabilimenti navali e, fra questi, il cantiere di Castellammare di Stabia.
Nell'interpellanza lo abbiamo definito glorioso - e anche in questo caso la cosa è particolare - perché sito in una zona come quella di Castellammare che ha qualcosa di epico e di glorioso (ha avuto la sua storia). Ma un cantiere navale di queste dimensioni, in questo momento ci fa pensare a un paese di 70 mila abitanti, con le pensioni e gli elementi di difficoltà - che noi conosciamo - della Campania. Un centro produttivo che occupa 2 mila dipendenti. Questo punto produttivo assolve ad una funzione che non è solo quella di procurare reddito a 2 mila famiglie, ma anche quella di legalità, di correttezza di relazioni e di tranquillità sociale, come una sorta di grande punto di equilibrio in un territorio che di squilibri ne ha parecchi. Pag. 25
È per questo, forse, che l'onorevole Mazzarella, primo firmatario di questa interpellanza urgente, ha usato il termine «glorioso».
Il problema, dunque, è questo e facciamo un esempio, appunto. Il precedente Ministro, il Ministro Scajola, proprio a causa della situazione di difficoltà del cantiere, aveva assunto una serie di impegni. Era stato prospettato un rilancio del cantiere, con la costruzione di un nuovo bacino moderno che facesse da punto di riferimento per un'area molto vasta, per riuscire a richiamare le persone che erano in cassa integrazione e per superare questa fase di passaggio. In attesa della costruzione del nuovo bacino aveva addirittura procurato una commessa, la costruzione di due pilotine. Ora, invece, ci troviamo con l'ipotesi di chiusura, dopo che il consiglio comunale aveva compiuto tutti gli atti necessari per favorire la realizzazione del piano di rilancio che era stato prospettato.
Quando sono uscite queste notizie vi è stato un grande fermento e una grande preoccupazione. È cresciuta la tensione e il 16 settembre i lavoratori hanno svolto una manifestazione sotto la sede della regione Campania. In quell'occasione è accaduto un fatto che, a mio avviso, è anche questo emblematico e molto preoccupante. I lavoratori, che manifestavano pacificamente, sono stati attaccati e caricati dalle forze dell'ordine.
Mi rendo conto che la situazione è molto delicata, che vi possono essere problemi nel mantenere l'ordine pubblico e che certi contesti sono difficili. Penso, però, che si dovrebbe esercitare molto lo strumento dell'intelligence, capire le situazioni, intervenire e prevenire. Invece, caricare dei lavoratori, che stanno protestando pacificamente e a cui si è appena detto che molto probabilmente verrà chiusa l'unica fonte di mantenimento per loro e per le loro famiglie, è molto pericoloso, anche perché in questo periodo dovremo affrontare questa situazione spesso, purtroppo. Infatti, siamo alla fine della cassa integrazione per molte situazioni - compresa quelle in deroga - e molti punti produttivi del nostro Paese dovranno decidere cosa fare. Vi è stata già una grande selezione, molti punti hanno chiuso e altri dovranno decidere che fare. Evitiamo, allora, in tutti i modi di utilizzare le cariche per affrontare i problemi che non si risolvono con le cariche delle forze dell'ordine.
A questo punto ripeto le due domande alla fine di questa interpellanza urgente: in primo luogo, quali informazioni ha il Governo e quali sono i dati in suo possesso sulla situazione della Fincantieri Spa? In secondo luogo, vorremmo un impegno volto al fine di promuovere con urgenza un incontro a Roma - scegliendo a questo punto se effettuarlo presso la Presidenza del Consiglio o presso il Ministero visto che i soggetti potrebbero, come dire, coincidere - dove, però, siano presenti tutte le parti interessate, ossia i rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori, gli enti locali, gli enti territoriali ai vari livelli e così via, per capire come affrontare la situazione e per riuscire a formulare una proposta di soluzione, tenendo conto che la Fincantieri Spa non si trova solo a Castellammare di Stabia e che i punti di produzione messi in discussione non sono solo quelli campani.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Stefano Saglia, ha facoltà di rispondere.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, sulla questione Fincantieri vorremmo innanzitutto sottolineare come il 2009 sia stato caratterizzato dalla crisi finanziaria globale e, quindi, la domanda di nuove costruzioni navali si è attestata a livelli molto bassi. Questo livello si è concretizzato anche per tutto il 2010.
Da anni, quindi, gli interventi di sostegno al settore cantieristico ricadono nella competenza dell'Unione Europea, la quale assume tutte le decisioni volte a fronteggiare le problematiche concernenti l'industria navalmeccanica.
L'ultimo Consiglio competitività ha concordato sui modi di affrontare l'impatto Pag. 26della crisi economica mondiale in questo settore e si sono decise alcune linee di intervento: la promozione di navi meno inquinanti, un migliore accesso ai finanziamenti, la promozione della ricerca e dell'innovazione, unitamente all'impegno nella conservazione dei posti di lavoro nell'industria navale.
In questo quadro di depressione della domanda, il 18 dicembre 2009 era stato sottoscritto da tutte le istituzioni e da Fincantieri un verbale d'incontro che riassumeva gli impegni del Governo, di Fincantieri e delle istituzioni locali.
Il Governo non ha mai smesso di seguire e monitorare gli impegni assunti in quella sede rispetto, anche, all'evolversi della situazione di Fincantieri, sia con riferimento alle commesse internazionali che a quelle nazionali. In particolare, le risorse che erano contenute in quel verbale sono poi tutte garantite.
Per quel che riguarda, invece, le notizie di stampa uscite negli ultimi giorni, il Governo non è a conoscenza di alcun piano industriale come, peraltro, già confermato dai vertici dell'azienda. Infine Fincantieri, lunedì 27 settembre, ha convocato un incontro sindacale per valutare le future prospettive della società.
Il Governo, perciò, ha dato la propria disponibilità a riunire nuovamente le parti per rimettere nei corretti binari il confronto al fine anche di approfondire le indiscrezioni apparse sui giornali e ricercare, tra le possibili soluzioni, quelle più costruttive.

PRESIDENTE. L'onorevole Vaccaro, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

GUGLIELMO VACCARO. Signor Presidente, ha detto bene la collega, illustrando questa interpellanza urgente. La sequenza con la quale ci troviamo a discutere e affrontare questa problematica che riguarda una comunità, quella di Castellammare di Stabia, quella della Fincantieri e degli altri stabilimenti (questa gloriosa industria italiana segnata ormai dalla difficoltà - diciamo così - e dalla distanza con la quale la politica segue questa vicenda) ci consente di approfondire, di stringere il focus, di «zoomare» sull'evidente drammaticità del passaggio economico che stiamo vivendo.
Chi vi parla è di quelle parti. Sono nato a Pompei, comune confinante con Castellammare di Stabia e mi consenta la Presidenza di fare un passaggio personale. Tutti noi, da piccoli, quando un genitore o un parente un po' più anziano doveva passare qualche ora di un sabato o di una domenica, venivamo portati a vedere il luogo dove si costruivano queste grandi navi. Siamo cresciuti con questa idea che ci fosse un posto dalle nostre parti dove accadeva qualcosa di straordinario, dove centinaia, migliaia di persone, giorno e notte in alcuni momenti storici, si davano da fare per offrire a questo nostro Paese dei simboli capaci di solcare gli oceani, di portare le nostre merci in ogni dove, di recuperare le grandi innovazioni che arrivavano da Paesi lontani.
Adesso tutto questo è un lontano ricordo. Quando si pensa a Castellammare si pensa con sgomento a quello che sta per accadere (e a quello che è già accaduto per alcuni versi a seguito della difficoltà degli anni difficili che abbiamo alle spalle), ma soprattutto con l'ansia di chi legge l'immediato futuro con l'apprensione, stando qui oggi in Parlamento e avendo alle spalle questi ricordi chiari nella mente e vivi nel cuore, della possibilità che si spenga definitivamente l'ultima luce in quel cantiere e che finisca una storia straordinaria, quella della cantieristica italiana.
Infatti, quando chiuderà Fincantieri, finirà la cantieristica italiana con tutto il suo indotto. Noi non siamo in condizione di immaginare con un minimo di speranza - perché, come tutti sappiamo, è già di per sé una virtù difficile - una prospettiva nuova e diversa rispetto a quella che sembra ormai segnata per queste realtà. Per queste ragioni, reclamiamo - come abbiamo fatto con l'interpellanza precedente - la nomina di un Ministro che eviti di mandare tutti gli imprenditori italiani in Cina senza la massima autorità alla Pag. 27guida di quella delegazione (cito la Cina perché è in Cina che si sta spostando il grosso delle commesse della cantieristica mondiale).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,45).

GUGLIELMO VACCARO. Alcuni imprenditori italiani (vogliamo citare i Grimaldi, armatori, i Bottiglieri) stanno andando, e l'hanno già fatto, a commissionare, e quindi ad acquistare, le navi a Shanghai. Quando noi siamo stati in Cina, il Governo cinese non ci ha riconosciuto come interlocutori, perché non siamo stati in grado di mettere alla guida della delegazione di una potenza industriale importante, ma comunque un piccolo Paese di 60 milioni di abitanti, il titolare massimo della funzione politica. Quindi, una nazione di un miliardo 400 milioni di abitanti, governata da un gruppo di persone che ha il senso chiaro della politica e della memoria, si è accorta di essere stata in qualche modo trascurata nell'interlocuzione.
Ebbene, quella poteva essere un'occasione per negoziare con quel Paese, per capire chi fa cosa nella cantieristica da qui a dieci, quindici, vent'anni. Il Consiglio competitività potrebbe essere il luogo dove chiedere e imporre perché l'Italia, da fondatore dell'Europa, quando ha voluto ha potuto chiedere all'Europa dei gesti e dei sacrifici, come hanno fatto gli altri Paesi per settori strategici (pensiamo all'agricoltura in Francia, all'industria meccanica tedesca). L'Europa può attuare delle politiche. Pensiamo all'ipotesi di rottamazione delle navi, dato che gli oceani sono pieni di navi da rottamare che continuano a girare e talvolta a devastare i mari del nostro mondo e che, tuttavia, senza una politica di sostegno, non possono trovare armatori pronti ad investire per rinnovare questo parco navi.
Pertanto, ci sono delle cose da fare e delle questioni da affrontare. C'è la possibilità, anche per Castellammare, di continuare a sperare in un futuro migliore e, come per Castellammare, per tutto il popolo della Fincantieri e per tutte le famiglie che, in alcuni casi per generazioni, hanno legato il proprio destino e le proprie prospettive di miglioramento sociale a quella grande missione che somiglia a quella che hanno vissuto i costruttori di cattedrali, perché costruire una nave è una grande emozione quotidiana. Adesso non c'è più quella possibilità anche in ragione di quello che abbiamo detto oggi in quest'Aula. Manca infatti l'attenzione necessaria perché, in queste vicende, è fondamentale avere un Ministro che, stando in Europa o alla guida di una delegazione, possa suggerire, indirizzare e imporre politiche che portino alla soluzione di questi problemi.
Non si può andare avanti così! Non è possibile continuare in questo modo! Non è possibile abbandonare l'economia reale di questo Paese lasciando alla guida di questo Ministero una persona che già fa fatica da Premier a badare alle questioni politiche di una maggioranza lacerata!
Ripeto, immaginiamo per un attimo l'interlocuzione da qui ad un'ora in esito a questa discussione: il sottosegretario va a rappresentare a Palazzo Chigi, al Ministro titolare dello sviluppo economico, ciò che abbiamo detto in quest'Aula, ciò che ha raccontato la collega e che io ho rilanciato.
Quale attenzione, quale disponibilità, quanti secondi potranno durare lo sguardo e la mente del Presidente del Consiglio, ad interim Ministro dello sviluppo economico, in termini di tensione positiva su questo argomento? Tra zero e meno infinito ed è normale, naturale che sia così: oggi il Presidente del Consiglio ha il dovere, la necessità, la preoccupazione e la responsabilità di dover fare altro e non può (e non deve, aggiungo io) stare su questo. Ma una cosa la può e la deve fare: deve nominare oggi il Ministro, perché domani sarà ancora più tardi.
Deve darci la possibilità di avere un tavolo al più presto e al massimo livello. Sono stato in passato presidente di un distretto industriale e quante volte, ricevuti da un Ministro, sono cambiati l'approccio Pag. 28e la prospettiva e si è risolto in positivo un grande problema di una azienda importante.

PRESIDENTE. Onorevole Vaccaro, la prego di concludere.

GUGLIELMO VACCARO. Abbiamo bisogno di una risposta, lo abbiamo invocato più volte oggi in quest'Aula, continueremo a farlo nei prossimi giorni fino alla mozione della prossima settimana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative volte a garantire il rispetto della normativa comunitaria in materia di depurazione delle acque, con particolare riferimento al Mezzogiorno - n. 2-00806)

PRESIDENTE. L'onorevole Cosenza ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00806, concernente iniziative volte a garantire il rispetto della normativa comunitaria in materia di depurazione delle acque, con particolare riferimento al Mezzogiorno (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

GIULIA COSENZA. Signor Presidente, la mia interpellanza urgente, condivisa da altri colleghi, ha origine dalla decisione della Commissione europea annunciata lo scorso 5 maggio 2010 di deferire l'Italia alla Corte di giustizia delle Comunità europee per violazione della direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane in base alla quale, entro il 31 dicembre 2000 il nostro Paese avrebbe dovuto predisporre sistemi adeguati per il convogliamento e il trattamento delle acque in tutti i centri urbani con oltre 15 mila abitanti.
La direttiva citata è uno dei pilastri della politica in materia di gestione delle acque messa in campo dall'Unione europea. Infatti, è stata varata nel 1991 ancor prima dell'avvio di quel grande processo che nel 1992 avrebbe portato alla nascita dell'Unione europea. Il fatto che l'Italia in così tanti anni non abbia saputo adeguarvisi in maniera completa deve spingerci oggi a dedicare attenzione al tema della depurazione delle acque che coinvolge direttamente milioni di cittadini e riguarda il loro diritto a vivere in un ambiente salubre e a ricevere i servizi adeguati rispetto a quanto da essi pagato in bolletta.
La direttiva europea stabilisce principi che sulla carta dovrebbero essere scontati ovvero che tutti i centri urbani debbono essere dotati di adeguati sistemi di trattamento delle acque reflue industriali e impone agli Stati membri con riguardo a diverse tipologie di centri urbani in base alla loro densità abitativa delle scadenze fissate tra il 1998 e il 2005. In particolare, entro il 31 dicembre 1998 tutti gli agglomerati con popolazione superiore ai 10 mila abitanti che scaricano acque trattate in aree sensibili avrebbero dovuto dotarsi di sistemi di trattamento delle acque adeguati; entro il 31 dicembre 2000 la stessa operazione sarebbe dovuta avvenire per gli agglomerati con più di 15 mila abitanti; entro il 31 dicembre 2005 per i centri meno popolosi con una popolazione inferiore a 10 mila abitanti.
In base alla direttiva, gli Stati membri hanno sopra di sé una serie di obblighi assai stringenti e debbono essere responsabili del monitoraggio sul trattamento delle acque; debbono assicurare che le autorità impegnate nel settore delle acque diano informazioni al pubblico sulla gestione e sullo stato di salute degli impianti di trattamento; debbono fornire alla Commissione europea queste stesse informazioni e debbono predisporre - per poi sottoporli all'esame della stessa Commissione europea - i programmi finalizzati alla piena attuazione della direttiva.
Spiace constatare come l'Italia non abbia saputo adeguarsi ad una direttiva dal contenuto così importante e preciso pur nell'arco di più di un decennio, al contrario di quanto avvenuto nel resto dell'Unione europea. Infatti, la sola eccezione, insieme a noi, è la Spagna, che però ha 78 centri indicati rispetto ai 178 italiani. Pag. 29
Non vi è dubbio che l'annuncio della Commissione ponga il nostro Paese nella condizione di dover pagare un'ingente multa se non ci saranno degli sviluppi positivi attraverso interventi urgenti, però ciò che vorrei sottolineare è che il nostro dovere, il dovere del nostro Paese, è di riflettere sullo stato di salute delle acque, del mare e sulla generalizzata inefficienza degli impianti di depurazione che colpisce in particolar modo il Mezzogiorno. Infatti, proprio nel sud d'Italia è concentrata la maggior parte dei 178 centri urbani che sono sotto osservazione.
La disastrosa situazione che la Commissione europea ha denunciato è resa tale da un misto di inefficienze che sono sia a livello di gestione degli impianti, sia a livello di disattenzione da parte delle istituzioni, non solo locali, ma anche nazionali. Tutto ciò causa delle gravi conseguenze: innanzitutto, vi sono rischi per la salute umana e, in secondo luogo, vi è una conseguenza di carattere ambientale marino, in quanto le acque non depurate scaricate in mare distruggono l'ecosistema di meravigliosi tratti di costa mediterranea. Vi è inoltre una terza grave conseguenza di carattere economico, perché l'inquinamento delle acque allontana il turismo e preclude le opportunità di sviluppo ad esso legate che da sole rappresentano una voce vitale per l'economia, in particolare del Mezzogiorno.
Io sono campana e sono stata eletta nella mia regione, questa non è la sede per affrontare questa situazione specifica perché l'interpellanza si colloca in un contesto più generale e perché della vicenda campana stiamo già trattando in Commissione ambiente attraverso l'esame di una mia risoluzione che entra più nel dettaglio, però, anche se in sintesi, sento il dovere di denunciare con forza in questa sede come proprio la Campania rappresenti un caso emblematico di quanto ho detto. Da Capri a Cuma, dai Regi Lagni, che sono la storica rete borbonica di canali tra le province di Napoli e Caserta per il deflusso delle acque piovane, ai circa 84 chilometri di coste dichiarate non balneabili proprio alla vigilia dell'estate appena trascorsa: il problema riguarda quindi sia le acque dolci che quelle marine. Diciamo che la situazione può essere definita drammatica.
Ho citato la Campania perché è la mia regione, ma anche perché rappresenta un paradigma di come i danni per il turismo causati dall'inquinamento delle acque possano avere delle conseguenze enormi. Intervenire in questo campo è necessario, ancor più in un periodo in cui anche a livello internazionale stanno emergendo degli orientamenti e una sensibilità particolare. Gli orientamenti comunitari che riguardano la tutela dei mari con sempre maggiore attenzione e con un approccio innovativo sono diversi, e la Commissione ambiente sta già esaminando un importante decreto legislativo del Governo che recepisce nell'ordinamento italiano la direttiva europea n. 2008/56/CE istitutiva di un quadro per l'azione comunitaria nel campo delle politiche per l'ambiente marino. Questa direttiva costituisce il primo strumento normativo vincolante che in un quadro sistemico considera l'ambiente marino un patrimonio prezioso da proteggere e salvaguardare.
Proprio in tal senso ho richiamato questa ancora recente direttiva europea, in fase di recepimento da parte dell'Italia, per dire come il nostro Paese, in un contesto europeo in cui c'è molta sensibilità per le tematiche ambientali, abbia il dovere di partecipare alla nuova strategia comunitaria in materia di protezione dell'ambiente con quel ruolo, però, attivo e da protagonista che deve competere ad un Paese con la più ampia fascia costiera affacciata sul mar Mediterraneo. Un ruolo che non potrebbe però essere credibilmente portato avanti di fronte al permanere dell'attuale scandalosa situazione di inquinamento dei mari causato, soprattutto nel Mezzogiorno, dalle acque scaricate in mare senza aver subito depurazione.
Penso che quanto detto e quanto da noi conosciuto imponga al nostro Paese una decisiva svolta nel settore della depurazione delle acque, considerato che in alcune aree del Mezzogiorno siamo realmente Pag. 30esposti al rischio di un nuovo disastro ambientale che potrebbe ricalcare in qualche modo gli effetti sulla salute umana, sull'ambiente e sullo sviluppo economico delle aree interessate, pari a quello verificatosi con l'emergenza rifiuti avvenuta in Campania due anni fa.
Non voglio fare inutili allarmismi, e per questo dico che, seppur con fatica, è ancora possibile avviare un percorso virtuoso che ripari ai guasti causati dall'incuria e dalle inefficienze accumulatesi nel corso di decenni, ma ciò potrebbe avvenire solo a due condizioni: che le opportune contromisure vengano assunte in modo tempestivo ed in pieno coordinamento con la Commissione europea e, soprattutto, che tali misure non siano più solo episodiche, ma, al contrario, strutturali e inserite in un piano organico di azioni, in modo da salvaguardare la salute dei cittadini, innanzitutto, la tutela dell'ambiente e le opportunità di sviluppo derivanti dal turismo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Menia, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, l'interpellanza Cosenza n. 2-00806 nasce dal deferimento alla Corte di giustizia dell'Unione europea, da parte della Commissione europea, dello Stato italiano, per violazione della direttiva 91/271/CEE del Consiglio del 21 maggio 1991, concernente il trattamento delle acque reflue urbane. Ciò è dovuto al mancato adeguamento, entro i termini stabiliti, ossia il 31 dicembre 2000, dei sistemi di raccolta e di trattamento delle acque reflue urbane provenienti da agglomerati urbani con oltre 15.000 abitanti equivalenti, che scaricano in area normale.
Su tale problematica, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è da lungo tempo impegnato in un'attività di vigilanza e, soprattutto, di assistenza alle regioni coinvolte nella procedura di infrazione comunitaria n. 2034/2004, connessa alla violazione della direttiva menzionata.
Particolare attenzione è stata riservata ad alcune regioni del sud - Sicilia, Calabria e Campania -, che, da sole, hanno sotto accusa ben 129 dei 178 comuni interessati (in pratica tre su quattro).
Questo Ministero, infatti, unitamente al Ministero dello sviluppo economico, al Dipartimento per le politiche europee ed alla Sogesid, ha posto in essere una intensa attività nell'ambito del progetto «Azioni di sistema e assistenza tecnica per gli obiettivi di servizio 2007/2013»: si tratta di attività mirate a creare un confronto operativo fra l'amministrazione centrale e le regioni del Mezzogiorno sulla tematica del servizio idrico integrato e ad offrire soprattutto assistenza tecnica a tali regioni, al fine di accelerare l'attuazione del programma di interventi necessari per il superamento delle criticità legate al mancato recepimento della direttiva (che appunto ha dato luogo al deferimento).
Il Ministero ha provveduto, in particolare, a definire una ricognizione puntuale delle attività avviate sul territorio, per condividere criticità ed eventuali esigenze di assistenza tecnica, nonché ad analizzare i risultati dell'attività di compilazione dei questionari UWWTD 2009 connessi all'attuazione della direttiva 91/271/CE.
Sulla base dei predetti questionari, è stato trasmesso alla Commissione europea il rapporto 2009 relativo allo stato di attuazione della direttiva 91/271/CE (in base alla quale lo Stato italiano è stato deferito alla Corte di giustizia dell'Unione europea), con riferimento all'intero territorio nazionale, assicurando l'omogeneità dei dati, anche attraverso l'utilizzo di criteri e metodologie uniformi per tutte le regioni italiane.
Un'importante novità introdotta dal Dicastero che rappresento, adottata anche dagli altri Stati europei, è stata l'inserimento, all'interno dei questionari, di un campo di note, con l'individuazione dei piani di intervento per l'attuazione degli Pag. 31interventi funzionali al superamento della procedura di infrazione 2034/2004 sopra menzionata.
A seguito della notizia di deferimento alla Corte di giustizia, il Ministero ha provveduto a dare ulteriore impulso alle regioni, affinché le stesse predispongano, nei minimi tempi tecnici, una dettagliata memoria che fornisca all'Avvocatura dello Stato elementi utili per la difesa dell'Italia dinanzi alla Corte.
Le regioni, inoltre, dovranno predispone un adeguato cronoprogramma quale impegno per il superamento delle criticità, con evidenza delle fonti di finanziamento e con date e tempi certi (quindi, non si tratta soltanto di attività di difesa di fronte alla Corte, ma soprattutto di iniziative concrete affinché le questioni segnalate si risolvano).
Tale programma sarà oggetto di costante monitoraggio affinché si abbiano periodici aggiornamenti sullo stato di attuazione, a garanzia del rispetto degli impegni presi.
Infine, sono state richieste alle regioni interessate l'assunzione di impegni puntuali e concreti e la costante dimostrazione del serio rispetto degli obiettivi proposti, così da allontanare non solo lo spettro dei pesanti oneri finanziari derivanti dall'eventuale sentenza di condanna, ma anche la perdita di qualsiasi finanziamento europeo in materia.

PRESIDENTE. L'onorevole Cosenza ha facoltà di replicare.

GIULIA COSENZA. Signor sottosegretario, la ringrazio per quanto comunicato e per aver impostato un lavoro che, attraverso l'assistenza e il supporto alle regioni, unito ad un monitoraggio puntuale, vuole risolvere il problema in tempi certi.
Del resto, siamo consapevoli che gran parte delle competenze sono proprio regionali, tuttavia dobbiamo anche ricordare che l'articolo 117 della Costituzione delega, in via esclusiva, allo Stato la tutela dell'ambiente e dell'ecosistema.
Quindi, questa sinergia Stato-regioni è fondamentale per risolvere un problema così importante, che deve essere affrontato, in primis, nell'interesse dei cittadini, ma anche per restituire all'Italia un ruolo fondamentale e principale nella tutela del mar Mediterraneo. È giusto che il nostro Paese abbia un ruolo guida.

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Cosenza. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,03).

PRESIDENTE. Ricordo che il calendario dei lavori prevede, a partire da martedì 28 settembre, l'esame del decreto-legge, in materia di trasporti e in materia finanziaria, che risulta in corso di trasmissione da parte del Senato. Per tale decreto-legge i termini di cui all'articolo 96-bis dovranno intendersi conseguentemente adeguati ai tempi previsti dal calendario.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 28 settembre 2010, alle 10,30:

ore 10,30 (con votazioni a partire dalle ore 15)

1. - Discussione del disegno di legge:
S. 2323 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 agosto 2010, n. 125, recante misure urgenti per il settore dei trasporti e disposizioni in materia finanziaria. Proroga del termine di esercizio della delega legislativa in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio di amministrazioni pubbliche (Approvato dal Senato) (C. 3725).

Pag. 32

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni per il rafforzamento della competitività del settore agroalimentare (ove concluso dalla Commissione) (C. 2260-A/R).

e delle abbinate proposte di legge: COSENZA ed altri; D'iniziativa dei senatori: SCARPA BONAZZA BUORA ed altri (Approvata dal Senato); JANNONE (C. 2646-C. 2743-C. 2833).

La seduta termina alle 12,05.