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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 370 di lunedì 20 settembre 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 15,30.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 14 settembre 2010.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Angelino Alfano, Barbi, Berlusconi, Biancofiore, Bocchino, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brunetta, Buonfiglio, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Fitto, Franceschini, Frattini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Leone, Mantovano, Maroni, Martini, Meloni, Menia, Miccichè, Leoluca Orlando, Pianetta, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Stefani, Tempestini, Tremonti, Urso, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella denominazione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che il vicepresidente del gruppo parlamentare Misto, in rappresentanza della componente politica «Repubblicani, Regionalisti, Popolari», con lettera pervenuta in data 16 settembre 2010 ha reso noto che la nuova denominazione della componente è «Repubblicani, Azionisti, Alleanza di Centro».

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali il deputato Massimo Polledri, in sostituzione del deputato Matteo Brigandì, cessato dal mandato parlamentare.

Discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2009 (Doc. VIII, n. 5); Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2010 (Doc. VIII, n. 6) (ore 15,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2009 e Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2010. Pag. 2
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame congiunto è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
Ricordo che il termine per la presentazione degli ordini del giorno riferiti al progetto di bilancio è fissato alle ore 18 di oggi.

(Discussione congiunta - Doc. VIII, nn. 5 e 6)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta.
Ha facoltà di parlare il deputato questore Colucci.

FRANCESCO COLUCCI, Questore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è sottoposto oggi all'Assemblea il progetto di bilancio della Camera per l'esercizio 2010 che, in relazione all'andamento dei lavori parlamentari, è stato possibile calendarizzare solo dopo la sospensione estiva.
Il bilancio 2010 consolida i risultati conseguiti a partire dal 2003 nella gestione finanziaria della Camera, ai quali si aggiungeranno dal 2011 le significative novità conseguenti alle decisioni assunte dall'Ufficio di Presidenza il 27 luglio scorso, sulle quali - a nome del Collegio dei Questori - riferirò più avanti.
Quanto sia cambiata la gestione finanziaria della Camera dei deputati negli ultimi otto anni lo dimostra la dinamica della dotazione ordinaria, che è la variabile sulla quale si è principalmente concentrata la nostra attenzione dal 2003 ad oggi.
La dotazione indica le risorse finanziarie che la Camera dei deputati, così come gli altri organi costituzionali, riceve annualmente dal bilancio dello Stato per il proprio funzionamento. In ultima analisi, indica in che misura la gestione di questo ramo del Parlamento incide sulla finanza pubblica.
Com'è noto, spetta alla Camera dei deputati definire l'entità della propria dotazione, in virtù del principio costituzionale di autonomia finanziaria del Parlamento.
Nel luglio 2003, l'Ufficio di Presidenza decise che a partire dal 2004 la dotazione non sarebbe potuta aumentare in misura superiore al tasso di crescita del PIL nominale.
L'adozione di tale parametro ha costituito per la Camera un preciso e rigido autovincolo alla dinamica della crescita della propria dotazione che non ha avuto riscontro in altre realtà istituzionali ed ha permesso alla Camera di avere in molti anni il tasso di crescita della dotazione più basso tra gli organi costituzionali.
Nel 2008 e nel 2009 questo vincolo è stato reso ancora più stringente, perché l'Ufficio di Presidenza, con delibera del novembre 2007, ha stabilito che la crescita della dotazione fosse contenuta entro il tasso programmato di inflazione.
Da ultimo, l'Ufficio di Presidenza ha deliberato la crescita zero della dotazione per il biennio 2010-2011. Ciò significa che la dotazione, rimanendo identica all'importo del 2009, ha subito e subirà una riduzione in termini reali nel biennio 2010-2011. Sono esattamente cinquant'anni che ciò non accadeva.
Tutte queste decisioni hanno comportato un risparmio nell'ordine di 315 milioni di euro per il bilancio dello Stato nel periodo 2006-2011. È questo, infatti, il maggiore importo che il bilancio dello Stato avrebbe dovuto trasferire alla Camera, a titolo di dotazione ordinaria, se l'Ufficio di Presidenza non avesse assunto, in piena autonomia, le decisioni cui ho fatto riferimento.
Se si considera che la dotazione rappresenta il 96 per cento delle entrate della Camera, si comprende come la rinuncia a un ammontare così ingente di risorse finanziarie abbia reso necessario un parallelo e deciso contenimento delle spese.
E, in effetti, alla Camera il tasso di crescita delle spese, al netto delle partite di giro, è costantemente diminuito negli ultimi anni, sino a raggiungere la percentuale - esposta nel preventivo 2010 come Pag. 3già in quello del 2009 - dell'1,3 per cento, la più bassa dell'ultimo decennio, inferiore al tasso programmato di inflazione. Ciò a conferma della circostanza che le misure di contenimento dei costi di questo ramo del Parlamento hanno natura strutturale e non episodica.
L'azione di contenimento delle spese ha comportato un approfondito riesame di tutte le poste del bilancio interno, che ha condotto all'assunzione di molteplici decisioni, ispirate a logiche e sistemi organizzativi nuovi, con procedure di continua verifica della congruità dei contratti e dell'andamento della gestione, così da intervenire sulla struttura dei costi dell'amministrazione della Camera, a partire dalle componenti di spesa discrezionali fino ad agire su eccessive rigidità delle spese obbligatorie.
Nel medesimo senso è da sottolineare che ormai da anni l'amministrazione della Camera si uniforma alla normativa dell'Unione europea per le gare d'appalto di importo superiore alle soglie di rilievo comunitario, che anche per i contratti sotto soglia si adottano procedure di aggiudicazione conformi a quelle in vigore per la pubblica amministrazione e, più in generale, che l'ordinamento amministrativo interno si è progressivamente adeguato a quello generale, al fine di assicurare una sempre maggiore trasparenza.
Tutte queste innovazioni, già da anni attuate in via di prassi, troveranno una compiuta codificazione nel nuovo testo del regolamento di amministrazione e contabilità, la cui istruttoria si approssima alla conclusione e che il Collegio dei Questori intende sottoporre all'Ufficio di Presidenza entro la fine del 2010.
I risultati finanziari cui si è fatto cenno sono oggettivamente di tutto rilievo, non solo perché il bilancio della Camera è rigido, data la larga prevalenza delle spese di natura obbligatoria, ma soprattutto perché il rigore finanziario non ha mai intaccato la funzionalità dell'istituzione parlamentare, i cui costi sono essenziali per il funzionamento della democrazia.
Con i colleghi questori Mazzocchi e Albonetti desideriamo sottolineare quest'ultimo aspetto, perché rappresenta l'elemento qualificante della politica di bilancio della Camera da due legislature a questa parte: abbiamo operato per il contenimento dei costi senza compromettere la capacità del Parlamento di intervenire sulle questioni fondamentali e di adeguare se stesso all'evoluzione del sistema istituzionale.
In questo sforzo siamo sempre stati confortati dal pieno sostegno dell'Assemblea, i cui indirizzi abbiamo cercato di attuare in modo puntuale.
Rinviando alla relazione scritta per maggiori dettagli sul bilancio della Camera per l'anno 2010, ricordo, quanto all'entrata, la crescita zero della dotazione di cui ho già detto.
Quanto alla spesa, il titolo I (spesa corrente) prevede spese complessivamente pari a 1.059,4 milioni di euro, con una crescita dell'1,34 per cento. Tale risultato è in parte il frutto del perdurante blocco quinquennale dell'indennità parlamentare che rende piatta - cioè pari allo zero - la crescita della categoria I (deputati).
Una lieve diminuzione, dello 0,29 per cento, registra la categoria II (deputati cessati dal mandato) per effetto del taglio di 400 mila euro dei rimborsi di viaggio ai deputati cessati dal mandato. Va sottolineato anche il perdurante sforzo di contenimento della spesa per l'acquisto di beni e servizi di cui alla categoria V, che si incrementa solo dell'1,20 per cento. Incrementi lievi mostrano anche le categorie VI (trasferimenti) e VII (spese non attribuibili), che crescono rispettivamente dell'1,66 e dello 0,30 per cento.
La spesa in conto capitale, di cui al titolo II, ammonta a 37,6 milioni di euro, con una lieve crescita (più 0,22 per cento) rispetto al 2009.
Le risorse allocate nel fondo di riserva di parte corrente e in quello di parte capitale ammontano, nel loro complesso, a 16,7 milioni di euro, che costituiscono 1'1,52 per cento del totale delle spese previste nell'esercizio. Tali disponibilità, pur rappresentando importi non particolarmente elevati, si mostrano in linea con quelli dell'esercizio precedente. Pag. 4
Per quanto attiene alle partite di giro, iscritte nel titolo III, la loro previsione, pari complessivamente a 463,8 milioni di euro, si riferisce per 191,2 milioni di euro ai rimborsi elettorali ai partiti e movimenti politici.
In merito agli esercizi successivi compresi nel bilancio triennale, resta confermata per il 2011 la crescita zero della dotazione, che si attesta ancora a 992,8 milioni di euro.
Nel 2012 la dotazione è fissata in 1.007,7 milioni di euro, con una crescita dell'1,5 per cento, pari cioè al tasso di inflazione programmato per tale anno.
Per quanto concerne le previsioni di spesa effettiva, esse si attestano rispettivamente a 1.111,3 ed a 1.125,7 milioni di euro, con un incremento, anche per tali anni, pari all'1,3 per cento, al di sotto cioè del tasso di inflazione programmato per il biennio considerato.
Ribadiamo, comunque, che il prossimo progetto di bilancio interno e il relativo triennale registreranno puntualmente gli effetti finanziari delle misure di riduzione della spesa che questo ramo del Parlamento adotterà nell'esercizio della propria autonomia costituzionale, ed i cui importi saranno versati al bilancio dello Stato, ai sensi dell'articolo 5, comma 1, del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito in legge, con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1, della legge 30 luglio 2010, n. 122.
Riguardo al conto consuntivo per l'anno 2009, rinviando per brevità, anche in questo caso, alla relazione scritta, con riferimento alle quattro missioni primarie dell'Istituzione, ricordiamo che il 78,4 per cento delle risorse finanziarie di questo ramo del Parlamento è stato destinato alle funzioni relative all'attività parlamentare in senso stretto, comprendenti anche le spese sostenute per le strutture destinate ad ospitare gli organismi bicamerali.
Per le relazioni internazionali e l'attività di rappresentanza sono state impiegate risorse pari al 3,1 per cento del totale, con iniziative volte a rafforzare la dimensione rappresentativa di organizzazioni internazionali, come il Consiglio d'Europa, la NATO, l'OSCE e il G8, e lo sviluppo di varie forme di collaborazione con i Parlamenti stranieri.
Le risorse destinate ai servizi direttamente fruibili al pubblico rappresentano il 9,6 per cento del totale. Le attività che rientrano in questa missione sono volte ad avvicinare la Camera dei deputati ai cittadini, mediante la messa a disposizione di una pluralità di servizi, tra i quali il sito Internet, la biblioteca, l'archivio storico, le giornate di formazione e le mostre.
Infine, la manutenzione e la valorizzazione del patrimonio immobiliare e mobiliare della Camera ha assorbito risorse pari all'8,9 per cento del totale.
Illustrando sinteticamente i dati finanziari dell'esercizio 2009, il comparto delle entrate effettive, afferente i titoli I e II, a fronte di una previsione di 1.044,3 milioni di euro, registra accertamenti per 1.038,4 milioni di euro, evidenziando un minor gettito di 5,9 milioni di euro, riconducibile alla forte flessione dei tassi d'interesse. Gli incassi, pari a 1.037,8 milioni di euro, hanno determinato la formazione di residui attivi per 0,6 milioni di euro.
Le spese effettive, riferite cioè ai titoli I e II, registrano impegni per 1.054,7 milioni di euro, pari al 97,38 per cento degli stanziamenti iscritti per 1.083 milioni di euro, mentre le somme pagate, ammontanti a 998,8 milioni di euro, costituiscono il 94,69 per cento degli impegni assunti. Conseguentemente si sono formati residui passivi per 55,9 milioni di euro.
L'ammontare totale dei residui passivi (comprensivi cioè anche di quelli formatisi negli anni precedenti e non ancora smaltiti) alla chiusura dell'esercizio 2009, pari a 136,3 milioni di euro, risulta il meno elevato dal 2001.
Abbiamo più volte accennato al fatto che a partire dal 2011 i dati contabili registreranno significative novità, in attuazione degli indirizzi di razionalizzazione della spesa approvati dall'Ufficio di Presidenza il 27 luglio scorso.
In occasione dell'adozione da parte del Governo del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, sulla stabilizzazione finanziaria e la competitività economica del Paese, è stato Pag. 5annunciato dai due rami del Parlamento che la Camera e il Senato avrebbero partecipato responsabilmente al contenimento della spesa pubblica, reso necessario dall'attuale situazione economico-finanziaria.
In concomitanza con la conversione in legge del decreto-legge n. 78 del 2010, l'Ufficio di Presidenza, nella citata riunione del 27 luglio scorso, ha definito gli indirizzi da attuare nel triennio 2011-2013, in ossequio a quanto stabilito dal citato provvedimento, che consentiranno alla Camera di restituire al bilancio dello Stato, nel suddetto triennio, una somma complessiva di 60 milioni di euro, incidendo: sul trattamento economico dei deputati e, in particolare, sugli emolumenti strumentalmente connessi all'esercizio del mandato (diaria di soggiorno e rimborso delle spese per il rapporto eletto/elettori); sul trattamento retributivo dei dipendenti, in linea con le misure previste dal decreto-legge n. 78 del 2010 per la generalità dei dipendenti pubblici; sugli stanziamenti di bilancio previsti per le spese non vincolate.
Si tratta, com'è evidente, di alcuni dei maggiori capitoli di spesa del bilancio interno, tra i quali assume una rilevanza particolare, non solo finanziaria, la voce locazioni immobiliari, sulla quale il Collegio dei Questori desidera svolgere alcune considerazioni. Al fine di inquadrare il tema nella giusta prospettiva, occorre ricordare che sin dalla fine degli anni Ottanta, nel corso dell'esame in Assemblea dei bilanci interni della Camera, sono stati accolti degli ordini del giorno che impegnavano l'Ufficio di Presidenza a garantire un ufficio ad ogni deputato e adeguati spazi ai gruppi parlamentari: tra questi, l'ordine del giorno a prima firma dell'onorevole Teodori nel 1989, quello dell'onorevole Zevi nel 1990, quello dell'onorevole Campatelli nel 1996 e quello dell'onorevole Michielon nel 1997.
A tali ordini del giorno fu data attuazione nella XIII legislatura, mediante i contratti di locazione dei quattro palazzi Marini, stipulati fra l'aprile 1997 e il febbraio 2000, secondo un modello che ripete quello del primo contratto. La decisione di prendere in locazione tali immobili fu assunta dagli organi competenti, cioè dal Collegio dei deputati Questori e dall'Ufficio di Presidenza; i relativi oneri sono sempre stati riportati puntualmente in bilancio e il tema delle locazioni Marini è stato oggetto di pubbliche discussioni in Assemblea in più occasioni, a partire dall'esame del bilancio interno per il 1997.
In particolare, nelle sedute del 9 e 10 ottobre 2000 i questori dell'epoca riferirono diffusamente all'Assemblea sulle principali questioni sollevate in relazione ai palazzi Marini, illustrando le ragioni che portarono alla scelta di quegli immobili, le alternative che furono prese in considerazione e che alla fine si rivelarono impraticabili, i motivi della scelta a favore di contratti di locazione e servizi, le modalità di valutazione della congruità dei canoni e il contenuto delle clausole contrattuali sulla facoltà della Camera di rendersi acquirente dei palazzi.
A quest'ultimo riguardo, ricordo che nella XIV legislatura il Collegio dei deputati questori ha acquisito una consulenza legale dei professori Irti e Confortini, all'esito della quale vi è stato un confronto epistolare con la società Milano 90, da cui è emerso un contrasto sull'interpretazione dell'articolo 13 dei contratti di locazione dei palazzi Marini, che sul punto sono di identico tenore, per poi giungere alla decisione degli organi di direzione politica di promuovere un giudizio per vedere accertato il diritto della Camera di acquistare i palazzi stessi.
L'intendimento è stato di tutelare al meglio l'interesse della Camera, cercando di far sì che l'eventuale acquisto dei palazzi Marini potesse avvenire proprio ai sensi dell'articolo 13 dei contratti di locazione, che prevede lo scomputo dal prezzo di acquisto del 50 per cento dei canoni di locazione già versati dalla Camera. La sentenza del Tribunale di Roma è stata sfavorevole alla Camera ed ora è in corso il giudizio d'appello.
Più in generale, gli organi di direzione politica in diverse occasioni si sono attivati Pag. 6per acquistare immobili per le necessità della Camera. L'Agenzia del demanio è stata interessata più volte affinché individuasse un immobile di caratteristiche adeguate, al fine di dismettere in tutto o in parte le locazioni in essere. Una simile richiesta fu avanzata nel 2005, allorché si approssimava la prima scadenza contrattuale del palazzo Marini 1. La risposta dell'Agenzia del demanio fu negativa e, conseguentemente, l'Ufficio di Presidenza approvò il rinnovo del contratto di locazione per ulteriori nove anni, stante la pressante richiesta di spazi da parte dei gruppi parlamentari.
La richiesta all'Agenzia del demanio è stata rinnovata nel 2007 e nel 2009, ma l'esito è stato ancora negativo, fatti salvi successivi approfondimenti.
L'unica opportunità concreta di acquistare un immobile che si sia presentata in questi anni è stata colta: mi riferisco alla ex scuola adiacente al complesso di vicolo Valdina, che l'Agenzia del demanio ha acquistato nel novembre 2005 dal comune di Roma, per poi assegnarla in uso alla Camera. Si tratta di circa mille metri quadrati (per un totale di 18 vani utili) che il provveditorato alle opere pubbliche del Lazio sta ristrutturando: non appena ristrutturato, sarà utilizzato per riqualificare la restante parte di vicolo Valdina e, all'esito di questa complessiva operazione, la superficie della ex scuola verrà destinata agli utenti.
Ciò che va sottolineato è che persiste la richiesta di spazi per le esigenze funzionali dell'utenza parlamentare, come dimostrano gli ordini del giorno in tal senso presentati anche negli anni più recenti, durante l'esame dei bilanci della Camera. Sembra, dunque, necessario fare un punto sulla questione, perché in prospettiva la Camera, prescindendo dai vincoli contrattuali, non sarà più in grado, non dico di espandere la superficie complessiva delle proprie sedi, ma neppure di mantenere tutte le locazioni attualmente in essere, e non potrà farlo per ragioni di ordine politico, prima ancora che finanziario.
C'è, quindi, da chiedersi: stanziare cifre rilevanti in bilancio per le locazioni può ancora essere considerata la risposta più corretta alla richiesta di spazi per l'esercizio del mandato parlamentare? E, più in generale, può ancora essere valido il principio, a suo tempo approvato dall'Assemblea, secondo cui la Camera deve garantire un ufficio a ciascun deputato?
Il punto di vista del Collegio dei questori al riguardo è stato già formalizzato. Così come avevamo stabilito il 4 agosto 2010, nella riunione dell'Ufficio di Presidenza del 15 settembre scorso abbiamo proposto di dismettere progressivamente i palazzi Marini, in relazione ai diversi termini di durata dei relativi contratti di locazione.
Per quanto riguarda il palazzo Marini 1, abbiamo proposto di esercitare la facoltà di recedere anticipatamente dalla locazione, con effetto dal lo gennaio 2012, tenuto conto del termine di preavviso contrattualmente stabilito.
Abbiamo, infine, proposto di rinnovare la richiesta all'Agenzia del demanio di reperire, ai fini dell'acquisto in proprietà, immobili nelle vicinanze di palazzo Montecitorio, anche con oneri a carico del bilancio interno della Camera.
L'Ufficio di Presidenza ha condiviso le nostre valutazioni, manifestando un orientamento favorevole alle nostre proposte. Ha deciso, pertanto, di trasmettere la nostra relazione a tutti i Presidenti dei Gruppi parlamentari, al fine di acquisire il motivato parere dei Gruppi stessi, chiamati in tal modo ad esprimere un chiaro orientamento in merito alla politica immobiliare che la Camera dovrà seguire nel prossimo futuro, in relazione alle esigenze dell'utenza parlamentare, pronunciandosi in particolare sul principio, a suo tempo deliberato dall'Assemblea, secondo cui la Camera deve garantire a ciascun deputato un ufficio e sulle eventuali soluzioni alternative rispetto alle modalità con cui finora è stata data attuazione a quel principio.
Da ultimo, diamo conto, come di consueto, dell'attuazione data agli ordini del giorno relativi al bilancio per il 2009 e in modo particolare presentati dai vari colleghi. Ai colleghi Borghesi e Mura, presentatori Pag. 7dell'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/1, in materia di trasmissione informatica degli atti di sindacato ispettivo e di proposte di legge, facciamo presente che tali questioni potranno essere risolte mediante l'utilizzazione del portale della Camera, previa definizione degli aspetti regolamentari da parte della Giunta per il Regolamento. Un forte impulso verso la digitalizzazione dei documenti verrà, comunque, dal nuovo appalto per la stampa e l'elaborazione elettronica degli atti parlamentari, che sarà posto a gara tra pochi giorni.
Con l'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 4/16, i colleghi hanno chiesto di rendere fruibili sul sito Internet le informazioni relative all'attività e alla condizione patrimoniale dei deputati in vista della formazione di una sorta di anagrafe dei deputati, compatibilmente con il rispetto delle vigenti disposizioni legislative e regolamentari. Si fa presente che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione del 27 luglio 2010, ha accolto il principio che su espressa richiesta degli interessati la documentazione patrimoniale potrà essere pubblicata sulla scheda personale del deputato e, nella riunione del 15 settembre scorso, ha approvato le modalità operative di tale pubblicazione, già comunicate a tutti i colleghi.
Gli ordini del giorno Borghesi n. 9/Doc. VIII, n. 4/3, e Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 4/11, chiedevano la riduzione dei rimborsi spese per i deputati cessati dal mandato. Facciamo presente che, con decisione dell'Ufficio di Presidenza del 16 dicembre 2009, è stata attuata una riforma in senso restrittivo delle concessioni di viaggio dei deputati cessati dal mandato, a decorrere dal 1o gennaio 2010.
Quanto all'ordine del giorno Di Biagio n. 9/Doc. VIII, n. 4/19, in materia di disciplina dei collaboratori dei deputati, si rammenta che la Camera dei deputati disciplina il rapporto tra deputati e loro collaboratori esclusivamente per il profilo dell'accredito degli stessi collaboratori alle proprie sedi e che l'Ufficio di Presidenza, con deliberazione del 23 aprile 2009, ha previsto che ciascun deputato possa chiedere il rilascio di un titolo di accesso alle sedi della Camera, per un numero massimo di due collaboratori, con i quali abbia instaurato, direttamente ovvero attraverso un soggetto terzo, un rapporto di lavoro a titolo oneroso. Per il rilascio dei titoli di accesso, il deputato deve consegnare la relativa documentazione. Infine, dal 1o dicembre 2009 è entrata definitivamente in vigore la normativa che consente l'accesso alle sedi della Camera ai soli collaboratori che abbiano stipulato un contratto di lavoro retribuito e conforme alla normativa vigente, come attestato da un consulente del lavoro o altro professionista qualificato.
Sulle locazioni, oggetto degli ordini del giorno Quartiani n. 9/Doc. VIII, n. 4/5, e Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 4/17, si è detto. Con riferimento all'ordine del giorno Giachetti n. 9/Doc. VIII, n. 4/6, si assicura che l'Amministrazione proseguirà la costante verifica dei servizi resi presso i palazzi Marini, al fine di esigere la massima qualità nella loro erogazione.
Venendo alle questioni relative al personale, comunichiamo ai presentatori dell'ordine del giorno Osvaldo Napoli n. 9/Doc. VIII, n. 4/7, relativo all'ultimo concorso per segretario parlamentare di II livello, che le problematiche in esso sollevate sono state definite.
L'ordine del giorno Fava n. 9/Doc. VIII, n. 4/9 sollecitava una verifica in vista dell'eventuale riorganizzazione del personale. Al riguardo si fa presente che, nella riunione del 16 dicembre 2009, l'Ufficio di Presidenza ha approvato le «Linee guida in tema di riorganizzazione amministrativa», che individuano tra l'altro forme di riorganizzazione delle procedure di lavoro idonee a determinare un contenimento delle risorse necessarie al funzionamento dell'amministrazione. La fase di attuazione delle iniziative di riorganizzazione previste nel predetto documento è stata avviata, in particolare riorganizzando le attività di segreteria svolte nell'ambito dei servizi e degli uffici della Camera, attraverso l'accorpamento delle attività di natura Pag. 8omogenea di tipo burocratico-amministrativo in un numero ridotto di strutture.
Come auspicato dall'ordine del giorno Stefani n. 9/Doc. VIII, n. 4/10, sono state adottate misure di riorganizzazione del servizio barbieria.
Circa l'ordine del giorno Baldelli n. 9/Doc. VIII, n. 4/22, relativo alle telefonate in uscita dalla Camera, si fa presente che è ora possibile identificare la provenienza delle chiamate effettuate dai numeri interni attraverso la visualizzazione del numero «06/6760» sul display del telefono ricevente. Per le chiamate effettuate dagli uffici dei Palazzi Marini, l'identificazione sarà possibile dopo lo svolgimento delle attività tecniche necessarie.
L'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 4/15 era relativo alla tempistica dell'esame dei documenti di bilancio. Si ricorda che, a partire dal 2008, il progetto di bilancio viene deliberato in via sperimentale dall'Ufficio di Presidenza già nel mese di dicembre, ferme restando la necessità di apportarvi - con apposita nota - le variazioni conseguenti alle operazioni di chiusura dell'esercizio ancora in corso e la sua gestione in regime di esercizio provvisorio. Queste innovazioni procedurali saranno codificate nel nuovo testo del Regolamento di amministrazione e contabilità, cui si è fatto cenno in precedenza. I tempi di inserimento della discussione del bilancio interno nel calendario dei lavori dell'Assemblea dipendono dall'andamento dei lavori parlamentari e sono decisi in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo.
L'ordine del giorno Mario Pepe (PdL) n. 9/Doc. VIII, n. 4/23 era diretto a reintrodurre la classificazione per argomenti degli articoli della rassegna stampa interna. Al riguardo sono stati avviati gli interventi necessari, in relazione alle nuove tecnologie nel frattempo adottate.
Infine, l'ordine del giorno Moroni n. 9/Doc. VIII, n. 4/20 impegna a procedere operativamente all'esecuzione del progetto di costituzione di un Centro infanzia presso la Camera dei deputati, individuando gli spazi e le risorse necessarie. Il tema è all'attenzione del Comitato per le pari opportunità. Non sfuggono alla collega le implicazioni di carattere finanziario del progetto in una fase delicata come l'attuale.
Con i colleghi questori Mazzocchi e Albonetti auspichiamo, in conclusione, che l'Assemblea, consapevole dei sacrifici che l'attuale situazione richiede, voglia approvare, con la più ampia e responsabile convergenza, i documenti di bilancio all'ordine del giorno, e fin d'ora ringraziamo i colleghi che interverranno nella discussione per il contributo che vorranno apportare.
Infine, a nome del Collegio dei questori, desidero ringraziare il Segretario generale, tutto il personale, il Servizio amministrazione e i capi Servizio per la fattiva e continua collaborazione ed il qualificato contributo costantemente offerto (Applausi).

RITA BERNARDINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, la ringrazio molto per avermi dato la parola, perché credo che vi sia stata una dimenticanza da parte sua nell'aprire la discussione su questo punto all'ordine del giorno, in quanto ha fornito la scadenza dei termini per la presentazione degli ordini del giorno, ma non ci ha comunicato i termini per la presentazione degli emendamenti. Ritengo che, non essendo scritto nel Regolamento alcunché in materia, nel momento in cui si discute un documento così importante per la vita interna di questo ramo del Parlamento, sia fondamentale lasciare a ciascun deputato la possibilità, se lo desidera, di emendare il bilancio.
Mi auguro, quindi, che sia stata semplicemente una dimenticanza, anche perché proprio gli uffici della Camera mi hanno fornito i precedenti in cui, seppure in anni lontani, sono stati presentati emendamenti al progetto di bilancio.

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PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bernardini. Non si tratta, ahimè, di una dimenticanza, ma di una prassi costante, che dura da almeno venticinque anni. Nel passato, si ricordano quattro eccezioni a tale prassi: nel 1978, nel 1979 e, successivamente, con riferimento ai bilanci del 1984 e del 1985. Per la cronaca, in un solo caso un emendamento fu accolto, cioè nel 1985.
La prassi ha il suo fondamento, oltre che nella tradizione - ma questo potrebbe non bastare, perché qualunque ingiustizia, pur dotata di una buona tradizione, allora rimarrebbe vincolante per sempre - anche nel buonsenso e nella struttura del Regolamento. Infatti, non esiste una definizione temporale di quando vada presentato ed approvato il bilancio. È normale, nella visione di chi ha steso il Regolamento in materia, la possibilità di ricorrere all'esercizio provvisorio, e sarebbe difficile emendare un documento che è già stato, in parte, applicato.
Ciò che, molte volte, riteniamo desiderabile nel caso della legge finanziaria, qui è stato realizzato e questo è il motivo per il quale non sono stati dati i termini per gli emendamenti: essi, infatti, risulterebbero irricevibili sulla base di una prassi consolidata.
È iscritto a parlare l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Collegio dei questori ci ha presentato, dopo i dovuti passaggi regolamentari al vaglio della Presidenza e dell'Ufficio di Presidenza, il conto consuntivo ed il progetto di bilancio preventivo pluriennale secondo un indirizzo condiviso lo scorso anno da quest'Assemblea, indicando i risultati realizzati - lo ha fatto ora il questore Colucci - oltre agli intendimenti futuri.
La discussione dello scorso anno, le deliberazioni che ne risultarono, gli indirizzi e gli impegni assunti dal Collegio dei questori e dall'Ufficio di Presidenza corrispondenti agli ordini del giorno accolti ed approvati allora erano il risultato di un lavoro che già ci aveva visto, come gruppo del Partito Democratico, concordare passaggi, intenzioni e progetti, assumendo così, insieme, un comune impegno.
Si trattava di un impegno volto, innanzitutto, a comprendere e a corrispondere sia alle sollecitazioni che provenivano, e provengono, dalla società e dai cittadini relativamente al contenimento dei costi della politica, sia alla consapevolezza di dover preservare alla nostra, come alle altre alte istituzioni della Repubblica dotate di autonomia propria, il profilo di organismi costituzionalmente dotati di quella garanzia di indipendenza dai poteri e dalle spinte che agiscono al di fuori delle istituzioni stesse.
Le istituzioni, infatti, potrebbero vedere compromessi il proprio ruolo e le proprie capacità di rappresentanza in presenza di condizionamenti esterni. Occorre, invece, metterle al riparo dai rischi di limitazioni, assicurando che anche il nostro ramo del Parlamento sia scevro da interessi specifici o settoriali, siano essi provenienti dalle pieghe della società civile o politica, quanto da altre istituzioni della Repubblica che, oggettivamente o soggettivamente, possano minare il profilo e l'esercizio del compito alto che la Costituzione assegna al Parlamento; ciò, al fine di tenerlo al riparo da tentazioni di riduzioni delle proprie prerogative o di sottoposizione ad intendimenti altri da quelli previsti dalla Carta costituzionale.
È proprio con questa convinzione e con questa certezza costituzionale che si può e si deve rispondere a un'esigenza di sobrietà e di trasparenza dell'istituzione parlamentare e della politica che in essa si rappresenta, insieme all'attuazione del dettato costituzionale che prevede l'esercizio del ruolo della Camera autonomo da altri poteri, anche a garanzia dell'equilibrio tra istituzioni dotate di compiti, finalità e ruoli differenti e che anche oggi ci fa apprezzare le proposte presentateci dalla relazione del questore onorevole Francesco Colucci, a nome del Collegio dei questori, e l'impostazione data ai documenti di bilancio che sono sottoposti all'attenzione dell'Assemblea. Ringrazio perciò tutto il Collegio dei questori, oltre Pag. 10all'onorevole Colucci, i questori Albonetti e Mazzocchi, anche a nome del gruppo del Partito Democratico che rappresento.
Osservo in primis che, se non erro, questa Camera, insieme alla Presidenza della Repubblica, è la sola istituzione dotata di autonomia costituzionale che abbia prodotto, dal 2006 al 2009 un risparmio, per il bilancio dello Stato e per la finanza pubblica, di oltre 300 milioni di euro, quasi il 10 per cento delle voci di spesa della dotazione di cui dispone, calcolata su base quadriennale. Ciò pur in presenza di costi fissi e di spese incomprimibili o riducibili solo nel tempo medio-lungo ed unicamente con la perseveranza di una certosina e costante azione di miglioramento dei conti e dell'efficienza della struttura che sostiene l'attività parlamentare e il suo corretto e compiuto esercizio.
È stato già ricordato dai colleghi questori, ma voglio comunque rafforzare il richiamo ad una delle voci, la più consistente, che ha contribuito a ottenere questo risultato di risparmio e di riduzione dei costi per la finanza pubblica: si tratta della riduzione, nel 2006, del 10 per cento dell'indennità dei deputati, mantenuta nel tempo e non recuperata in un secondo momento, come qualcuno è andato erroneamente informando, poiché al riguardo non ci sono state deliberazioni in tal senso che appartengano a questo ramo del Parlamento.
Negli anni a seguire si è determinato anche il congelamento della voce di spesa relativa all'indennità, che si è aggiunto così al taglio del 10 per cento. In tal modo, si sono ottenuti risultati importanti per le voci relative ai rimborsi e ai servizi ai singoli parlamentari, quali la diaria e il fondo per il rapporto eletti-elettori. Se nel quinquennio che ci precede l'inflazione è cresciuta, facendo lievitare i prezzi di oltre il 10 per cento, significa che il taglio del 10 per cento dell'indennità nel 2006 e il suo congelamento in seguito hanno ridotto di oltre il 20 per cento il valore dell'indennità reale dei deputati e del 10 per cento le altre voci che insistono sulle prerogative parlamentari.
Ho letto che un importante centro studi di un'importante associazione imprenditoriale ha pensato bene di limitare la propria analisi su quello che chiamo impropriamente «stipendio dei parlamentari» al decennio 1997-2007: è uno strano modo di parlare dei costi delle istituzioni e del Parlamento, facendo di tutte le erbe un fascio, mescolando indennità con diarie e rimborsi e, soprattutto, non prendendo in considerazione il fatto che proprio dal 2007 in poi si è verificata, per decisione propria dell'Assemblea di Montecitorio, una riduzione netta, reale e consistente delle indennità ben oltre il tasso di inflazione e ben oltre quel riferimento reddituale e temporale che il centro studi che ho citato prende in considerazione per comparare Paese reale e Parlamento, cioè il cosiddetto PIL medio pro capite dal 1997 al 2007.
Questo centro studi quindi rappresenterebbe lo scandalo che il parlamentare italiano costi cinque volte di più della disponibilità media di PIL di ciascun italiano: così conclude lo studio.
Se non sbaglio, se il PIL annuo è pari a 1.600 miliardi di euro, e gli italiani - bambini compresi - sono 60 milioni, ne consegue che il PIL medio annuo lordo è di circa 27 mila euro pro capite. L'indennità lorda di un parlamentare è di circa 125 mila euro: ciò significa circa intorno alle quattro volte e mezzo il cosiddetto PIL medio.
Tuttavia, è vero anche - e vorrei farlo presente - che un reddito da lavoro di 27 mila euro lordi sarebbe tassato al 23 per cento, mentre un reddito di 125 mila euro sarebbe tassato al 43 per cento, secondo una giusta progressività dell'imposizione, che garantisce, per l'appunto, equilibrio e coesione al nostro patto di cittadinanza. Pertanto, se proprio vogliamo ridurci a fare i conti e i raffronti in questo modo un po' rudimentale a cui ci costringono gli esiti dello studio del suddetto centro studi, il 23 per cento, su 27 mila euro, porta al netto di circa 21 mila euro, e il 43 per cento a circa 71 mila euro netti: quindi, meno di tre volte tanto, non cinque. Pag. 11
Noi andiamo, tuttavia, fieri di una Repubblica che garantisce autonomia ai suoi parlamentari attraverso il riconoscimento di una indennità che è il frutto di lotte e rivendicazioni del movimento operaio e delle forze popolari, memori di una condizione precedente, quando il mandato elettivo non era determinato e sostenuto da indennità di carica e, quindi, si consentiva, in tal modo, un processo e un percorso di compravendita degli eletti e la loro sottomissione ai poteri cosiddetti forti.
È questo un modo per ricordare che la politica non è esclusivamente per i soli ricchi, ma che l'accesso alle alte cariche dello Stato deve essere garantito a quei cittadini che intendono mettersi al servizio del Paese: ad essi va riconosciuto il dovuto indennizzo per quanto riguarda l'esercizio della carica elettiva. Noi decidiamo oggi non solo, ad esempio, di continuare a congelare l'indennità - se ho letto bene - ancora fino al 2013, ma di apportare un ulteriore taglio netto di mille euro ad altre due voci di rimborso per i servizi resi ai parlamentari.
Per pura informazione, vorrei almeno conoscere di quanto si è tagliato lo stipendio e gli emolumenti relativi ai servizi e ai rimborsi compresi, del direttore generale di Confindustria, dal cui pulpito, purtroppo, piovono critiche: egli, in un momento di difficile rapporto tra istituzioni e società, almeno per senso di responsabilità civica, potrebbe risparmiarsi di affrontare questioni che, peraltro, sono accompagnate da una cattiva conoscenza dei dati e dei numeri del bilancio della nostra istituzione parlamentare.
Infatti, per tornare più propriamente al bilancio della Camera e fuor di polemica, occorre anzitutto conoscere i conti: ciò vale per noi deputati, come vale per chiunque li voglia analizzare e commentare. I conti dicono che su una dotazione di circa un miliardo di euro, 164 milioni alimentano la voce «indennità parlamentare», cioè il 17 per cento del totale della spesa. Ciò significa che, se e quando - come il Partito Democratico propone - si riuscisse anche a ridurre a 400, dai 630 parlamentari attuali, il numero dei deputati del nostro ramo del Parlamento, con una seria riforma della Costituzione, il risparmio per le indennità e le spese sarebbe di poco più di 50 milioni di euro, ossia il 5 per cento della spesa complessiva per il funzionamento del ramo basso del Parlamento italiano. Quand'anche, per assurdo, si azzerasse l'indennità per l'esercizio del mandato elettivo e questo fosse espletato gratuitamente, il risparmio sarebbe pari al 17 per cento dell'intero costo.
Si tratta di una cifra assai piccola, a fronte di uno svuotamento del Parlamento, ridotto semplicemente a rappresentanza di altre forze e di altri momenti della società, non certo dell'interesse generale.
Bisogna sapere che, mentre la Camera riduce sensibilmente la spesa pubblica corrente ordinaria - chiamiamola così - del suo bilancio, in effetti la spesa pubblica corrente ordinaria delle pubbliche amministrazioni e dello Stato, anzitutto per il finanziamento e il funzionamento dei ministeri, è aumentata a ritmi del 3-4 per cento l'anno, nonostante i tagli annunciati dalle varie leggi finanziarie ed anche dalle ultime manovre estive straordinarie.
Posto dunque che la Camera - unica istituzione! - ha ridotto di oltre 300 milioni di euro il costo per il bilancio dello Stato, non si può non concordare con il Collegio dei questori che rimane e deve rimanere valido - così ho inteso anche dall'onorevole Colucci - il principio secondo cui la politica di rigorosa gestione finanziaria non deve penalizzare l'efficiente funzionamento dell'istituzione parlamentare.
Oltre all'apporto dato alla riduzione di spesa della voce «deputati», bisogna riconoscere positivamente il peso che ha avuto e ha la disponibilità dei dipendenti della Camera alla realizzazione di un importante processo di razionalizzazione e di riorganizzazione delle risorse, unito ad una revisione del sistema pensionistico.
Anche da questa voce, nel tempo, i costi potranno certamente trarre un sensibile beneficio, tanto quanto hanno già tratto beneficio dagli effetti prodotti dalla revisione Pag. 12intervenuta sul sistema del vitalizio dei deputati, i quali, non solo potranno beneficiare del famoso vitalizio al sessantacinquesimo anno, dopo una legislatura intera di cinque anni, e non potranno riceverlo, in ogni caso, se non dal sessantesimo anno per chi abbia esercitato solo una carica nel corso di una legislatura, ma bisogna aggiungere a ciò che, dalla scorsa legislatura, inoltre, non è più possibile riscattare gli anni di legislatura non conclusa, come era previsto un tempo.
È ormai entrato a regime anche il nuovo sistema di calcolo del vitalizio, che ha ridotto le aliquote di anzianità con risparmi notevoli già da qualche anno e ancor più nel futuro, senza dimenticare che il taglio del dieci per cento dell'indennità e il suo congelamento sono intervenuti e interverranno positivamente per il futuro, producendo una riduzione del costo degli stessi vitalizi già in essere per gli ex deputati, oltre che - aggiungerei - per tutti i consigli regionali le cui regioni hanno deciso di agganciare l'indennità di carica di consigliere regionale e le relative cosiddette pensioni all'andamento dell'indennità di carica dei deputati.
Per il futuro, dunque, le voci «indennità» e «vitalizi per deputati», «servizi» e «rimborsi per gli eletti in Parlamento» e «costi del personale» saranno soggette a un ridimensionamento grazie alle riforme già introdotte negli ultimi cinque anni in questa Camera.
Si poteva fare di più? Era necessario fare di più? È bene che la risposta a tali quesiti venga data da una ricognizione che il Collegio dei questori e la Presidenza potranno fare - se vorranno - presso gli altri parlamenti in Europa, come noi proponiamo, in modo da allineare le indennità e il costo dei servizi e dei rimborsi per l'espletamento del mandato dei parlamentari italiani a quello medio dei parlamentari degli altri Stati europei; in tal senso abbiamo presentato un ordine del giorno.
Per intanto non dubito che non solo il Collegio dei questori, ma anche la Presidenza e il Presidente della Camera vorranno continuare a difendere l'istituzione che presiedono da attacchi talvolta demagogici e tra l'altro invece interessati ad una riduzione dei poteri di controllo, di indirizzo e di autonoma iniziativa legislativa propria di un'istituzione della Repubblica per la quale la Costituzione definisce caratteri, funzioni, profilo ordinamentale e ruolo autonomo e indipendente.
Se anche dal punto di vista del bilancio e dell'autonomia finanziaria la Costituzione prevede l'autonomia per quattro soggetti - Camera e Senato, Corte costituzionale e Presidente della Repubblica - e non, invece, per il Governo, per la magistratura e per altri poteri dello Stato, vi sarà pure una ragione insita nel DNA della nostra democrazia, nata dopo una vittoria sulla dittatura e dopo una cattiva prova delle istituzioni della democrazia post-unitaria e pre-fascista.
A questi principi della Costituzione repubblicana voglio e vogliamo restare fedeli e non perché di fronte a questa situazione ci si possa porre alla mercé di chiunque osi metterne in discussione le fondamenta, anche solo usando l'arma della critica ingenerosa e talora dettata dall'ignoranza della legge e dei numeri di bilancio, anche quando l'argomento per la critica diventasse, in primo luogo, quello delle spese e dei costi della politica e delle istituzioni, secondo canoni qualunquistici o populistici.
Aggiungo altre argomentazioni, se ve ne fosse ulteriore bisogno, utili a spuntare la punta di una lancia già abbondantemente mostratasi di carta. Anche il costo per il funzionamento dei gruppi parlamentari alla Camera è stato contenuto e congelato. Non è aumentato - né si prevede che cresca - da cinque anni a questa parte. Peraltro, un risparmio ulteriore si è avuto nel momento in cui il numero dei gruppi è diminuito sensibilmente in questa legislatura che, come sappiamo, ha ridotto il numero dei gruppi a otto.
Tuttavia, per senso di responsabilità verso il Paese, non possiamo restare insensibili alla necessità di ricercare nuovi settori in cui ottenere rilevanti e sensibili risparmi di spesa. Dunque, dove si può tagliare ancora? Innanzitutto - lo riconosco Pag. 13anche dopo la relazione del Collegio dei questori - si può e si deve tagliare sul costo degli affitti degli stabili adibiti a uffici per i parlamentari, che possono sensibilmente diminuire se a scadenza i contratti attuali non verranno rinnovati e verranno disdettati, ricercando nel patrimonio del demanio pubblico, come abbiamo scritto anche nell'ordine del giorno dello scorso anno, la disponibilità per affitti o per acquisti il cui costo sia sensibilmente e, comunque, inferiore agli attuali costi.
In tal senso, apprezziamo la decisione del Collegio dei questori e dell'Ufficio di Presidenza di disdettare già il primo contratto di affitto che scade nel 2012, come chiediamo nel nostro ordine del giorno. Si può agire così su una voce che vale in bilancio - se ho capito bene - circa 35 milioni di euro.
Ancora qualcosa può ridursi nella voce «acquisto di beni e servizi», pari oggi al 18 per cento dell'intera spesa rispetto alla dotazione. La decisione è di ottenere la gran parte di questi risparmi, compresi nella voce beni e servizi, provvedendo al fabbisogno mediante gara ad evidenza pubblica, che consentirà di migliorare la performance di questa voce di bilancio. Si deve poi considerare l'efficacia che ci si attende dai risultati della riforma organizzativa dell'amministrazione della Camera, contenuta nella riforma interna di riorganizzazione amministrativa presentata nel 2009 dal Segretario generale, che ringraziamo.
Non è male, comunque, ricordare di nuovo che l'incidenza delle voci propriamente connesse ai parlamentari e agli ex parlamentari rappresenta meno di un terzo dell'intera spesa sostenuta per il funzionamento di questo ramo del Parlamento. Ciò vale, a buona memoria, anche per tutti i critici della cosiddetta casta, che in queste ore si esercitano liberamente scrivendo fiumi di inchiostro spiegando che i parlamentari si sono tagliati solo mille euro, contro i 2 mila euro che sarebbero stati chiesti dal Presidente. Vorrei che risultasse, se ho capito bene, a tutti chiaro che il Presidente della Camera ha approvato, in Ufficio di Presidenza, la riduzione di mille euro, tagliando dalla diaria (500 euro) e dalla voce eletti elettori (altri 500 euro).
Noi voteremo a favore di questo taglio e di questa proposta.
Noi del Partito Democratico presenteremo anche un ordine del giorno in cui chiediamo che sulla diaria si disponga una regola capace di valorizzare chi partecipa ai lavori di Commissione, non solo di Aula, e di penalizzare gli assenteisti nei lavori sia dell'Assemblea, sia delle Commissioni, secondo un sistema che il collegio dei Questori ci vorrà indicare.
In questo ordine del giorno affrontiamo anche la questione dei collaboratori e degli assistenti. Posto che non c'è una voce specifica che regola nel bilancio i cosiddetti «portaborse» (come si dice con termine dispregiativo che sarebbe bene abolire dal nostro vocabolario) e chiarito ciò, vale a dire che è al singolo deputato che spetta la responsabilità di regolare i rapporti di lavoro secondo contratti capaci di valorizzare la figura degli assistenti, dei collaboratori e delle proprie segreterie, nel nostro ordine del giorno prevediamo e chiediamo ai Questori di verificare se sia possibile destinare una quota del fondo per il rapporto eletti-elettori alla incentivazione della regolarizzazione delle collaborazioni.
Mi permetto di suggerire, anche se questo non è scritto nel nostro ordine del giorno, che si potrebbe pensare ad una quota attorno ai mille euro, variabile, in funzione dell'esistenza o meno di un rapporto regolare di collaborazione e assistenza o di un rapporto con soggetti terzi che forniscono servizi di segreteria o assistenza ai parlamentari.
Chi più di me si occupa di questioni del lavoro mi dice che mille euro sarebbe un riferimento dignitoso anche per un salario minimo di riferimento per un rapporto di collaborazione che però, lo vorrei ricordare, va assegnato alla legge e non certo alla definizione all'interno di un bilancio interno della Camera.
Altre questioni riguardano l'accesso agli atti e l'anagrafe degli eletti. I nostri ordini Pag. 14del giorno accolti lo scorso anno già hanno avuto buon esito attraverso deliberazioni e decisioni operative del collegio dei Questori e dell'Ufficio di Presidenza a cominciare dall'anagrafe patrimoniale. Passi avanti si possono fare e si debbono fare compatibilmente con la regolamentazione attuale.
Se serve rimuovere gli ostacoli attuali per un pieno dispiegamento dell'accesso agli atti, occorrerà rinnovare i regolamenti amministrativi interni che vi presiedono, sapendo che la compatibilità con i regolamenti non deve intendersi nel senso di una limitazione, bensì come uno sprone alla riforma e all'adeguamento della regolamentazione stessa.
Naturalmente vanno preservati i vincoli che richiamano i diritti di riservatezza della persona e mai si potrà venire meno a questi ultimi. Tuttavia, è chiaro che nessun eletto dal popolo deve avere nulla da nascondere, e così deve valere anche per l'amministrazione della Camera ancor più quando le nuove regole andranno a regime.
Trasparenza e sobrietà nel comportamento e nella vita sono la miglior carta di identità per coloro che, come noi, svolgono pro tempore la funzione di alta rappresentanza alla quale sono stati chiamati dal mandato popolare.
Voglio rinnovare l'auspicio che, in tema di bilancio, il Parlamento, nella sua interezza, cammini in perfetta sintonia fra i suoi due rami, ancor più di quanto non si sia realizzato in questi ultimi tempi. La sinergia fra Camera e Senato è, infatti, decisiva al fine non solo del raggiungimento degli obiettivi di bilancio di entrata e di spesa, ma anche al fine di consolidare un rapporto di fiducia tra istituzioni parlamentari e cittadini, anche attraverso un preciso ed univoco comportamento al quale essi possano guardare e riferirsi.
Anche se spesso ci giungono boati improntati al disprezzo per la politica, non per questo dobbiamo essere sordi ai richiami e alle sollecitazioni alla riduzione dei costi della politica e del funzionamento delle istituzioni. La nostra attenzione va posta sia alle sollecitazioni disinteressate, come a quelle che talvolta contribuiscono a spargere veleni contro le istituzioni parlamentari e la funzione repubblicana della rappresentanza elettiva.
Benché sia giusto distinguere la critica dall'insulto, noi tuttavia dobbiamo rispondere a tutte le sollecitazioni, adeguando e migliorando quanto già positivamente è stato finora realizzato in materia.
L'ho già ricordato in tema di indennità parlamentari, di rimborsi e servizi, di macchina amministrativa, del personale, di vitalizi, di retribuzioni e pensioni dei dipendenti, di blocco del turn over del personale, di esternalizzazione e di messa a gara della gran parte dei servizi, di adeguamento dei servizi resi, come della questione che riguarda gli stabili e il patrimonio immobiliare.
Dobbiamo fornire una risposta a tutte le domande, anche a quelle che reputiamo pericolose, perché queste, se lasciate circolare senza risposta, tendono a minare alla base la bontà dell'istituto parlamentare. Ancora di più, per questi motivi, è importante discutere e far conoscere il bilancio interno della Camera dei deputati, al buon risultato del quale è decisivo il contributo che quotidianamente viene dato da tutti i dipendenti della Camera, da tutto il personale - che ringrazio anche a nome del gruppo del Partito Democratico - per il loro lavoro e la loro dedizione all'istituzione, alla quale consentono di ben funzionare.
Un particolare ringraziamento va al segretario generale, ai vicesegretari generali, ai capi servizio, ai consiglieri, al personale delle Commissioni e degli uffici di supporto all'attività legislativa, al personale del Servizio Studi, ai resocontisti, a tutti gli operatori e agli addetti tecnici.
Naturalmente il ringraziamento e il sostegno va al Collegio dei questori...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ho finito... che ci presenta un bilancio dinamico, aperto ad ulteriori miglioramenti, in linea con un'esigenza Pag. 15che si ravvisa nell'opinione pubblica, ossia di adeguare i costi delle istituzioni all'andamento della crisi economica che colpisce il Paese ed i cittadini.
Al Collegio dei questori, al Presidente della Camera e alla Presidenza tutta affidiamo perciò il buon esito delle nostre deliberazioni di bilancio, consapevoli che la discussione contribuirà a condividerne le scelte perché è nella comune collaborazione che risiede anche la possibilità di realizzare appieno gli obiettivi che il bilancio ci propone (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, ho preso atto naturalmente della relazione del questore Colucci che ci ha dato un quadro della situazione e, in questo breve intervento, vorrei sottolineare alcuni aspetti, il primo dei quali è anche una risposta al quesito e al tema che ha sollevato la collega, parlando sull'ordine dei lavori.
Credo che qualche cosa si possa fare, benché è evidente che immaginare emendamenti al bilancio del 2010, quando siamo alla fine del mese di settembre, sia sostanzialmente improponibile. Tuttavia, credo che potremmo lavorare - ed è questa una sollecitazione che rivolgo ai colleghi questori - anticipando i tempi, né più né meno come fa il bilancio dello Stato.
Ricordo che facemmo pressione nella scorsa legislatura perché questo avvenisse, tant'è che è un dato che il bilancio di previsione del 2008 venne approvato nel dicembre del 2007, quindi anche corrispondendo ad una richiesta di un nostro ordine del giorno presentato allora, con l'idea che poi dovesse essere discusso ma, com'è noto, immediatamente, all'inizio dell'anno, vi fu la caduta del Governo Prodi e le nuove elezioni e pertanto si perse l'obiettivo di anticipare i tempi. Infatti, è evidente che, qualora il bilancio interno della Camera venisse discusso, non dico prima di fine anno, ma immediatamente all'inizio dell'anno di riferimento, probabilmente si potrebbe anche ipotizzare qualche intervento che possa modificarne le cifre.
Quindi, mi sento di sollecitare una tempistica che permetta di rendere più vicina all'inizio dell'anno di riferimento l'approvazione del bilancio.
Seguo il bilancio interno della Camera dal 2006 (da quando venni eletto) e devo riconoscere che, tra il 2006 e il 2010, si è evidenziata una serie di miglioramenti, credo anche grazie a sollecitazioni del nostro gruppo. Infatti e, non voglio assumermi il merito, si può discutere se sia giusto o meno ridurre i costi della politica, ma - per esempio - rivendichiamo la richiesta di quel provvedimento che ha bloccato in qualche modo gli aumenti automatici delle nostre indennità (a qualcuno potrà non piacere). Allo stesso modo, rivendichiamo una serie di proposte estrinsecatesi poi in ordini del giorno (in parte accettati, in parte non accettati), che ritengo abbiano inciso anche sui dati che noi oggi osserviamo e si tratta di dati di miglioramento. Se considero la proposta di bilancio consuntivo del 2009, non posso non rilevare che, tra previsione definitiva e risultato finale, vi sono differenze sostanziali. Mi riferisco in particolare alle spese, con riferimento alle quali noto una minor spesa rispetto alla previsione definitiva di quasi trenta milioni di euro, e credo che ciò non sia un risultato casuale ma dipenda dall'azione che è stata posta in essere. È chiaro che vi sono alcune voci sulle quali l'intervento diventa probabilmente difficile da fare. Un conto sono le indennità dei parlamentari (poi dirò ancora qualcosa), un conto evidentemente tutto ciò che attiene i costi del personale dipendente. È bensì vero che, al di fuori di questa sede, si denunciano contratti già stipulati e si va anche a modificare contratti già stipulati, però mi rendo ben conto che una prospettiva di questo tipo sia abbastanza difficilmente realizzabile. Quindi, nella riduzione del bilancio interno della Camera, è evidente che vi sia un limite per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, sia per ciò che attiene la spesa Pag. 16corrente, sia per ciò che attiene, all'interno di questa spesa, la quota relativa alle indennità di quiescenza di quei lavoratori, che sono ovviamente difficilmente comprimibili. Penso però che dal progetto triennale, quindi dal bilancio di previsione del 2010, così come dalle appostazioni relative al triennio, emergano ulteriori riduzioni. A tal proposito - come giustamente viene osservato nella relazione dei colleghi questori - siamo arrivati al blocco, alla stazionarietà, alla non più crescita dello stanziamento ordinario (quindi si tratta dell'invarianza delle risorse). Credo che questo sia un dato importante. Come è stato sottolineato, dobbiamo andare indietro di quasi cinquanta anni per riscontrare una situazione corrispondente a questo fatto. Quindi l'idea - come viene indicato, nella sua relazione, dal questore anziano Colucci - che vi sia stata una riduzione di quasi cinquanta milioni di euro aggiuntivi rispetto alla riduzione della dinamica di crescita della dotazione degli anni passati - complessivamente 300 se si parte dal 2006, rispetto ai coefficienti di crescita della dotazione di volta in volta predeterminati - è a mio parere un dato significativo.
Noi ovviamente riteniamo che la crescita pari a zero dell'indennità parlamentare sia un dato da considerare. Al di fuori di tale sede non so quali considerazioni ciò susciti, ma non mi sento affatto dequalificato nel mio status di parlamentare per questo, così come non mi sentirò dequalificato dalla riduzione di mille euro, che mi pare non sia ancora ricompresa nei dati, dal momento che questo progetto di bilancio è stato deliberato prima dell'assunzione di quella decisione. Non mi sento minimamente toccato nel mio status perché credo che dobbiamo essere noi i primi a far vedere ai cittadini che facciamo dei sacrifici, che ritengo siano anche poca cosa rispetto al sacrificio che tanti di loro stanno sopportando in questi ultimi anni.
Quello che mi chiedo è se vi sia ancora qualcosa che possiamo fare. Credo fondamentalmente di sì, per lo meno alcune questioni si possono affrontare. Riguardo alla questione degli immobili, e quindi degli uffici di 170 deputati, credo che i gruppi farebbero bene a dare il loro assenso a quell'ipotesi a cui si è accennato. Forse, però, meglio sarebbe decidersi a varare la legge che riduce il numero dei deputati, perché così non si porrebbe più neanche il problema, e dunque il bilancio della Camera probabilmente potrebbe avere una riduzione ben più consistente. Noi naturalmente esprimiamo sinora il nostro assenso affinché ciò si realizzi; c'è un progetto di legge costituzionale presentato anche da noi proprio per la riduzione del numero dei parlamentari. Quindi, se volessimo davvero fare il nostro dovere anche rispetto ai cittadini forse sarebbe bene che, invece di approvare certe leggi sulle quali non mi voglio pronunciare perché naturalmente implicano un giudizio politico, si trovasse rapidamente l'assenso per approvare quella proposta di legge.
Vi sono aspetti sui quali possiamo ancora intervenire ed in tal senso presenteremo degli ordini del giorno, alcuni dei quali saranno illustrati dalla collega Mura nel suo intervento. Certamente ho preso atto dalla relazione svolta dal questore Colucci che la richiesta che riguarda l'aspetto informatico, ed in particolare la trasmissione informatica dei dati delle nostre proposte di legge e delle nostre interrogazioni non è ancora operativa, lo diventerà tra breve. Questo ovviamente mi fa piacere; tuttavia, dal momento che ciò non si è realizzato ancora in modo concreto, riproporremo tale richiesta in un ordine del giorno, che quindi credo sarà accolto dal Collegio dei questori senza difficoltà. Addirittura vorremmo un po' allargare il contenuto del nostro ordine del giorno nel senso che chiederemo anche di intraprendere le iniziative per ridurre maggiormente la circolazione di carta, perché, a nostro avviso, c'è ancora una circolazione eccessiva e ridondante di materiale cartaceo, sulla quale secondo noi si può intervenire per ridurre i costi.
Crediamo anche che si possa intervenire - su questo aspetto, forse, l'accoglimento del nostro ordine del giorno risulterà Pag. 17più difficile - per procedere, opportunamente, alla cessazione di ogni agevolazione per i deputati cessati dal mandato parlamentare. Questi deputati prima di diventare tali non avevano alcuna agevolazione; non si capisce perché, terminato il mandato parlamentare, non possano tornare al loro status quo ante, e quindi rinunciare alle agevolazioni e, ad esempio per quanto riguarda gli spostamenti, fare come facevano prima di diventare deputati. Forse si può anche lavorare sulle convenzioni tra la Camera dei deputati e le compagnie aeree perché, anche se è vero che non è sempre agevole per noi deputati fare i biglietti low cost come li può fare un altro cittadino che si impegna esattamente a non modificare affatto le condizioni di viaggio, però a volte c'è una così grande differenza tra il biglietto low cost e la tariffa governativa per lo stesso viaggio, la stessa tratta che credo che su questo aspetto in qualche modo si potrebbe lavorare.
Lo stesso dicasi per i treni: oggi, a differenza che nel passato, anche Ferrovie dello Stato Spa pratica tariffe differenziate che consentono di viaggiare su determinate tratte a costi ridotti. Forse in quel settore si potrebbe intervenire, così come, forse, si potrebbe intervenire sulle spese complessive del parco automobili, con particolare riguardo al noleggio, alla manutenzione, al rimessaggio e al lavaggio.
Vi è un altro ordine del giorno, che so se già fin d'ora che non potrà essere accolto dal Collegio dei Questori, ma che mi sento di presentare, perché non riteniamo che sia un atto di demagogia: il mio gruppo ci crede talmente tanto che, nella contromanovra all'ultima manovra del Governo, da noi presentata in forma di proposta di legge - che poi non abbiamo potuto far votare in Aula in quanto è stata posta la questione di fiducia -, avevamo inserito una norma specifica che riguardava la cosiddetta pensione dei parlamentari, o vitalizio, come la si vuole chiamare.
Siamo convinti che sia un nonsense di fronte ai cittadini, ai quali si richiedono quarant'anni affinché essi possano fruire di un vitalizio e ai quali, negli ultimi dieci anni, abbiamo progressivamente elevato i tempi per poterne fruire. Ciò, dunque, per noi è inaccettabile, nonostante le nuove norme, ai fini del vitalizio, obblighino un parlamentare ad avere un'intera legislatura. Pertanto, riteniamo che su questo aspetto si dovrebbe intervenire. La nostra proposta è che sia abolito questo vitalizio, che la Corte costituzionale ha riconosciuto non essere una pensione e sul quale, perciò, l'Ufficio di Presidenza può intervenire in modo abbastanza libero.
Noi pensiamo che i contributi che ciascuno di noi paga debbano essere attribuiti o all'ente di previdenza - se il parlamentare ne aveva uno prima di essere eletto -, oppure alla gestione separata, che oggi sussiste per tutti i lavoratori che non siano dipendenti (in particolare, per i lavoratori a contratto, ma anche per i revisori dei conti e per tutta una serie di figure); poi, come per tutti gli altri cittadini, su quella base, al raggiungimento degli anni previsti dalla legge, tutto ciò dovrebbe essere computato ai fini della definizione dell'assegno mensile che spetta a questi lavoratori.
Riproporremo questo ordine del giorno, comprendendo che probabilmente i questori non saranno in grado di accoglierlo, ma vorremmo evitare che qualcuno dicesse che con questa norma vogliamo fare demagogia.
Credo che i cittadini italiani ritengano questo uno dei peggiori privilegi concessi alla casta politica.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONIO BORGHESI. Comunque, come ho affermato prima, nel quadro del discorso ho riconosciuto che in questi quattro anni sono stati effettuati parecchi progressi e va doverosamente riconosciuto che sono stati operati interventi assai significativi anche per quanto attiene al personale della Camera.
Quindi, come dirà in seguito la mia collega, il nostro giudizio complessivo, alla fine, sarà comunque positivo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

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PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Lusetti. Ne ha facoltà.

RENZO LUSETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come già ampiamente e puntualmente ricordato dal collega Questore Colucci, a nome del Collegio dei Questori, i rilevanti traguardi che vengono raggiunti con il bilancio per il 2010 sono il frutto di una decisa e convinta politica di rigore finanziario che ha contraddistinto la Camera dei deputati a partire dalla XIV legislatura.
Quindi, solamente una visione superficiale e demagogica che, purtroppo, spesso appare su alcuni organi di informazione, può disconoscere i risultati raggiunti in questi anni, attraverso una seria, continua e consolidata opera di indirizzi e decisioni, assunta dagli organi di direzione politica della Camera.
Per questo, sono molto stupito dalla polemica che ha fatto Confindustria. Il collega Quartiani lo ha ricordato, a mio avviso, in maniera molto seria e concreta e ha fatto una valutazione che condivido. Infatti, ritengo che se Confindustria si occupa degli stipendi dei parlamentari anziché incalzare il Governo sulle mancate scelte di politica economica e sull'assenza di un Ministro dello sviluppo economico, ormai da diversi mesi, vuol dire che ha altro da fare nella vita, che si occupa di tutt'altro, disinteressandosi di una situazione che dovrebbe, in qualche modo, riguardare un'associazione che raggruppa tutti i datori di lavoro.
Pertanto sono preoccupato: è come se i problemi di crescita e di sviluppo del nostro Paese, che sono molto gravi - come ha ribadito, anche ieri, il Ministro Tremonti - fossero causati dagli stipendi dei parlamentari. Non prendiamoci in giro!
Qui si parla molto del fatto che la politica sia strapagata ed effettivamente ci sono delle incongruenze, lo abbiamo riconosciuto. Si sostiene che il profitto - comunque venga realizzato - sia eticamente inaccettabile. È ora di finirla con la saga delle ipocrisie che, nel nostro Paese, ha raggiunto livelli inaccettabili! Stupisce che Confindustria ci faccia la morale proprio nel giorno in cui discutiamo del bilancio interno alla Camera, senza riconoscere nessuno degli sforzi che, in questi anni, il Parlamento ha compiuto per la riduzione di privilegi, stipendi e altri benefit, così come sottolineato dal Questore Colucci e dai colleghi Quartiani e Borghesi, che mi hanno preceduto.
Argomento diverso è quello della riduzione dei parlamentari: certamente questa è una scelta politica, su cui siamo tutti d'accordo, tuttavia, se la condividiamo, dobbiamo anche agire di conseguenza, non pensando alle solite operazioni algebriche di deputati, ma piuttosto a dotare questo nostro Paese di una seria politica di riforme, compresa quella della riduzione dei parlamentari. Tuttavia ancora non ci siamo. Ho detto tutto ciò perché ritengo inaccettabile questo atteggiamento. Mi riferisco a Confindustria perché, secondo il centro studi di cui si è parlato prima, ha fatto una serie di valutazioni, senza intervenire minimamente sulle scelte fatte in questi anni - su cui tornerò dopo - dal nostro Parlamento, in termini di riduzione dei cosiddetti privilegi.
Non ho mai visto una Confindustria così appiattita sulle scelte del Governo. Infatti, questa ha sostenuto chiaramente che il Governo - leggo testualmente - con la manovra, ha iniziato un percorso di riduzione dei costi della politica.
Tuttavia non è, ovviamente, soltanto merito del Governo: ricordo a quest'Assemblea - anche se non c'è bisogno - e a Confindustria, che, in tema di organizzazione anche economica e finanziaria, la Camera dei deputati, così come il Senato, è assolutamente autonoma, dal punto di vista costituzionale, anche nella autoriduzione. Pertanto, le scelte di questi mesi sono state compiute autonomamente dal Parlamento, dall'Ufficio di Presidenza, ovviamente tenendo conto anche degli indirizzi dati dal Ministro dell'economia. Tuttavia, certamente vi è una autonomia molto forte del Parlamento.
Quindi, sono veramente preoccupato perché, se si vuole tornare ai tempi in cui al Parlamento potevano accedere solo i nobili e i ricchi borghesi, significa che si Pag. 19tende a schiacciare, sempre di più, la politica e a relegarla ad un ruolo veramente irrilevante per l'organizzazione e la crescita del nostro Paese.
Possiamo tornare al Parlamento del 1861, visto che stiamo celebrando l'Unità d'Italia, dove c'erano principi, duchi, marchesi, ufficiali, avvocati, medici e ingegneri. Sembra di tornare a questo livello. Insomma sono veramente rimasto allibito dalla presa di posizione di Confindustria, perché non credo che sia giusto nei confronti di un lavoro che il Parlamento - e soprattutto la Camera dei deputati - ha svolto in questi anni.
Pertanto, vorrei ricordare a tutti quanti noi, a coloro che ci seguono e anche a Confindustria, le principali tappe di questo percorso, che ha visto il suo inizio nel luglio del 2003 - durante la XIV legislatura, due legislature fa, quando il Presidente era Casini - con la decisione dell'Ufficio di Presidenza della Camera di allora di contenere la crescita della dotazione entro il tasso programmato del prodotto interno lordo nominale, in modo da rapportare l'andamento delle spese per il funzionamento della Camera alla situazione economico-finanziaria del Paese.
Si è cominciato fin dal 2003. È un piccolo passo, però si è cominciato. L'adozione di questo parametro, adottato in quel momento solo dalla Camera - lo ricordiamo senza voler per questo attaccare nessun altro - e ben prima che si sviluppasse tutta la polemica sui costi della politica, che risale più o meno al 2007, ha permesso alla Camera stessa per molti anni di avere il tasso di crescita della dotazione più basso fra gli organi costituzionali.
Rivendichiamo questo tipo di impostazione da parte nostra. Nell'ambito di questo vincolo, si è successivamente stabilito - nel 2007, ma eravamo già in piena discussione sui costi della politica - tenuto conto della complessiva situazione finanziaria del Paese, di ancorare la dotazione al tasso di inflazione programmato.
Quest'anno si è giunti poi, partendo da allora, alla cosiddetta crescita zero della dotazione, di cui si è parlato prima negli interventi che hanno preceduto il mio. È un risultato che non si registrava, come ci hanno ricordato esperti, ma anche i colleghi che mi hanno preceduto, a partire dal Questore Colucci, dal 1960, cinquant'anni fa.
Quindi, è evidente che nella Camera dei deputati si è cominciato un percorso sul tema della riduzione dei costi. Solo fermandoci a questo dato, come è stato già detto prima, possiamo affermare che attraverso questa serie di decisioni la Camera ha permesso al bilancio dello Stato, nel periodo 2006-2011, di risparmiare oltre 300 milioni di euro, così com'è stato detto da coloro che mi hanno preceduto. Dico, però, che nella doverosa rappresentazione di quanto fatto dalla Camera in questi anni non possiamo fermarci solamente al dato riferito, riguardante la dotazione finanziaria, ma dobbiamo, in maniera molto concreta, ricordare anche altre fondamentali e coraggiose decisioni assunte in questi anni da questo ramo del Parlamento. Mi riferisco in modo particolare - dobbiamo ricordarlo perché non sempre si capisce dalla lettura dei giornali - alle decisioni che sono state assunte nel 2006, con le quali si è stabilita la riduzione del 10 per cento dell'indennità parlamentare, cui si aggiunge per i soli deputati - voglio sottolineare questo aspetto - la mancata applicazione del meccanismo di adeguamento delle stesse indennità. Ci sono alcuni documenti redatti anche dai Questori e opportunamente enunciati in Ufficio di Presidenza. È sempre poi del 2007 - quindi parliamo della XV legislatura, quando il Presidente era Bertinotti, per ricordarlo a tutti - la decisione dell'Ufficio di Presidenza di riformare completamente la disciplina dell'assegno vitalizio per gli ex deputati e di eliminare altre voci di rimborso.
Sul piano della spesa effettiva, il Collegio dei Questori ci ha ricordato che per gli anni 2009-2010, l'incremento che si è rilevato, oltre ad essere al di sotto del tasso di inflazione programmato, è anche il più basso del decennio. Tutto ciò conferma che le misure attuative, che hanno Pag. 20condotto al contenimento dei costi in questi anni, hanno avuto natura strutturale e hanno corrisposto ad un disegno complessivo, condotto sicuramente in un quadro di selezione degli obiettivi e di perseguimento continuo dell'efficacia, nella prospettiva e nella finalità di una maggiore efficienza e di una migliore razionalizzazione nell'utilizzo delle risorse.
Onorevoli colleghi, signori Questori, signor Presidente, sotto questo profilo vorrei ricordare in questa sede, come membro dell'Ufficio di Presidenza, anche le decisioni assunte in tema di politiche del personale - vi hanno fatto riferimento sia il collega Quartiani che il Questore Colucci - come ad esempio l'adozione di un blocco selettivo del turnover a partire dal 2007, che ha condotto ad una diminuzione del personale in servizio di oltre centocinquanta dipendenti.
Ancora, vi sono state altre decisioni dirette ad ottenere un forte contenimento delle spese di missione degli organi parlamentari e per le forniture di beni e servizi. Tutto ciò senza tralasciare la recentissima decisione assunta in tema di locazione di immobili, spiegata qui dal Questore Colucci.
Se ne è parlato, vi ha fatto riferimento il collega Borghesi prima, nel suo intervento, ma mi sembra chiaro che l'Ufficio di Presidenza dell'altro giorno ha stabilito di rinnovare la richiesta al Demanio di reperire immobili nelle vicinanze di palazzo Montecitorio da acquisire per soddisfare le proprie esigenze di spazio.
Vi è, quindi, una tendenza da parte della Camera dei deputati ad acquisire immobili, cercando di evitare gli affitti per le locazioni, magari portando nel patrimonio della Camera degli immobili per soddisfare le esigenze dei deputati, dei parlamentari che lavorano e che fanno seriamente il loro dovere, che sono davvero tantissimi, credo. Vi è, infatti, un impegno forte, anche a Roma, del lavoro parlamentare.
Poi è chiaro che, se intervengono scelte diverse, se intervengono scelte di riforma strutturale che riducono il numero dei parlamentari, si faranno scelte di altra natura, anche sul piano della logistica e del reperimento degli spazi e di idonee strutture, però, certamente, oggi il tema è affrontato, credo, per tempo dal Collegio dei Questori e dall'Ufficio di Presidenza.
Per questo credo, onorevoli colleghi, che questa breve disamina, basata su decisioni e sui conseguenti risultati concreti e riscontrabili, sia sufficiente per sgombrare il campo da qualsiasi presa di posizione o dichiarazione demagogica su come la Camera dei deputati abbia operato in questi anni sul piano del rigore finanziario. Certo, siamo noi che abbiamo fatto queste scelte, però va dato atto di un impegno abbastanza rigoroso e forte di tutti quanti noi su questo tema. Anche i gruppi parlamentari sono intervenuti, sia pure con accenti diversi, a favore di questa scelta.
Ciò che mi pare comunque opportuno sottolineare a questo riguardo, e che è stato recentemente e pubblicamente chiarito anche dal Presidente della Camera, è che lo sforzo compiuto dalla Camera dei deputati in questo campo non è dipeso dal fatto che le spese per le attività parlamentari siano da considerare eccessive o improduttive, perché si tratta di costi essenziali per il funzionamento della democrazia; altrimenti, saremmo in mezzo alla giungla dal punto di vista istituzionale.
Questo sforzo risponde, invece, ad un senso di responsabilità istituzionale e politica che la Camera ha dimostrato ben prima che si sviluppasse nel Paese il dibattito sul tema dei costi della politica. Non si può addossare tutta la colpa ai parlamentari o alla politica: esiste un mondo più complesso e articolato, anche nelle scelte che vengono fatte in ordine ai costi della politica. Accanto a questo, credo che si debba ulteriormente sottolineare come i risultati raggiunti non siano andati a discapito della funzionalità dell'organo e della sua capacità di incidere nelle dinamiche istituzionali. È importante in questo momento, in cui si discute sulla qualità della democrazia nel nostro Paese, che ha tanti profili, alcuni dei quali inquietanti, Pag. 21dimostrare che noi, sotto questo profilo, vogliamo garantire il massimo di qualità della democrazia possibile in questo nostro Paese, riducendo le spese improduttive e i costi, ma garantendo il funzionamento delle istituzioni democratiche nel nostro Paese.
Per questo motivo, credo che sia doveroso in questa sede dare atto che tutto ciò è stato possibile anche perché in questi anni gli indirizzi assunti dagli organi politici della Camera, in cui ci riconosciamo, sono sempre stati poi attuati nell'azione dell'amministrazione. Colgo l'occasione per ringraziare non solo il Segretario generale, a cui va dato atto di aver fatto un lavoro enorme in questi anni, ma tutti coloro, dai vicesegretari ai funzionari, a tutti i dipendenti della Camera dei deputati, che, insieme, hanno contribuito a realizzare il funzionamento effettivo dell'amministrazione, sapendo anche perfezionare, sviluppare e mutare profondamente, in tempi anche molto rapidi e con un'intensità molto peculiare, i propri modelli operativi e gli schemi organizzativi di funzionamento dell'attività della Camera dei deputati.
Tutto ciò, tra l'altro, anche in un quadro di risorse che io definirei sempre più decrescenti. Se parliamo ad esempio della rotazione noi stiamo arrivando, anzi, siamo arrivati, per il 2010, sotto il miliardo di euro di spese per la rotazione. È evidente che vi è stato in questi anni uno sforzo enorme per arrivare a questa cifra, la più bassa nel rapporto che ci sia mai stata, e credo che ciò sia stato possibile grazie alla capacità dell'amministrazione di accentuare la selezione dei servizi, mantenendo inalterata la qualità, nonché sviluppando aspetti di modernità organizzativa e tecnologica che caratterizzano oggi l'attività dei parlamentari.
Io sono ormai un parlamentare, per così dire, vecchio, nel senso che ho alcune legislature alle spalle; sono entrato tanti anni fa e ricordo che tutte le innovazioni tecnologiche, che allora non c'erano e oggi ci sono, hanno aiutato notevolmente non solo il parlamentare nello svolgimento del suo compito, ma anche la Camera dei deputati ad essere sempre più attiva e presente, cercando per quanto possibile di entrare nel cuore della gente, degli elettori che votano, per mantenere saldo questo assetto democratico del nostro Paese.
In questo contesto, onorevoli colleghi, proprio nell'ambito dell'esame del progetto di bilancio per l'anno finanziario 2010, l'Ufficio di Presidenza ha approvato all'unanimità una serie di proposte in tema di riorganizzazione amministrativa, presentate qualche mese fa dal Segretario generale all'Ufficio di Presidenza e che prefigurano un complessivo e vasto processo di riforma che coinvolge sostanzialmente tutti i comparti dell'amministrazione.
Credo che la progressiva attuazione di tale progetto di riforma sia attuato sotto tre direttrici che in qualche modo caratterizzano l'intervento dei parlamentari: da un lato l'innovazione tecnologica, dall'altro la revisione di moduli organizzativi e dei processi di lavoro, infine la valorizzazione del merito, che comunque caratterizza la serietà di un lavoro che si svolge all'interno della Camera dei deputati.
Tutto ciò consente, anche nell'immediato futuro, di avere un'istituzione parlamentare all'altezza dei suoi compiti, mantenendo inalterati gli altissimi livelli di efficienza fin qui dimostrati, pur in presenza - lo ribadisco - di risorse finanziarie decrescenti.
Per questo motivo, senza voler fare della facile contro-demagogia, credo sia necessario restituire alla politica la dignità che merita e dire al Paese che da qualche anno a questa parte vi è stato uno sforzo enorme da parte degli organi di direzione politica del Parlamento di contenere le spese e di razionalizzare meglio il lavoro svolto dal Parlamento. Certo, forse non è stato fatto tutto, forse abbiamo ancora una lunga strada davanti, però ritengo che il solco sia tracciato e che il percorso sia iniziato. È forse anche difficile offrire degli itinerari onesti e credibili di militanza per tanti giovani che vogliono fare politica, che credono nella politica e che Pag. 22magari sono in difficoltà perché hanno una rappresentazione negativa delle nostre istituzioni parlamentari.
Ma in realtà non è così. Quante scuole vengono a vedere il Parlamento? Quante scuole partecipano al programma di formazione di due giorni e, poiché io sono uno di quelli che, come forse anche molti di voi colleghi, va a parlare con questi ragazzi, quanti di loro si sentono contenti, soddisfatti, capiscono il meccanismo, realizzano concretamente un lavoro di cui a volte leggono solo negativamente sui giornali? Ebbene questi sono elementi positivi dell'apertura della nostra istituzione parlamentare a tanti ragazzi, a tanti giovani, a tanti studenti. Per questo motivo credo che sia da apprezzare positivamente il lavoro che hanno fatto i questori, il lavoro svolto dall'amministrazione e il lavoro che in questi anni abbiamo realizzato cercando di andare incontro alle esigenze del Paese.
Riteniamo che la stampa abbia avuto un ruolo importante, quando ha denunciato privilegi e fatti negativi e in qualche modo ha sollecitato anche l'intervento degli organi direttivi del Parlamento, però bisogna dare atto anche allo stesso Parlamento, quando fa le cose bene e ha intrapreso la giusta strada, che il lavoro che si sta facendo è un lavoro veramente positivo e che procede in questa direzione: contenimento dei costi della politica e maggiore accesso ai tanti giovani, ai tanti studenti, alle tante persone che debbono poter credere in questa istituzione parlamentare.
Per questo credo che ciò sia positivo.
Fra l'altro anche le richieste - ne parlerà dopo di me la collega Bernardini - avanzate dai parlamentari del Partito Radicale sono state oggetto di una maggiore attenzione da parte dell'Ufficio di Presidenza, e vi è quindi veramente la volontà di procedere verso una maggiore trasparenza.
Credo dunque che vi debba essere un impegno forte. Ricordo che l'ultima decisione che si è presa quest'estate, prima delle ferie estive, riguardava il trattamento economico dei deputati, senza contare quanto già fatto nel 2006, di cui abbiamo parlato precedentemente: vi è stata la deliberazione, sottoposta all'Ufficio di Presidenza da parte del Collegio dei questori, che per il triennio 2011-2013 tende a ridurre l'importo mensile della diaria di soggiorno, per un importo pari a 500 euro, la prospettiva di definirla con disciplina diversa per le presenze in Commissione, e la riduzione dell'importo mensile del rimborso delle spese per il rapporto eletto-elettore pari ad altri 500 euro.
Tutto ciò l'ha deciso la Camera dei deputati nella sua autonomia. Poiché ho visto in qualche dibattito che membri del Governo affermano che è tutto merito del Ministro dell'economia e delle finanze, devo ribadire che non è così: la Camera dei deputati gode della sua autonomia anche in queste scelte, e decide di «autoridursi» appunto perché si rende conto che bisogna compiere dei passi ulteriori rispetto alla riduzione dei costi della politica.
Per tale motivo, onorevoli colleghi, credo che sia giusto e doveroso esprimere un apprezzamento positivo del lavoro svolto in questi anni, un lavoro avviato qualche legislatura fa, qualche anno fa con piccoli passi, per arrivare poi ai passi molto più veloci e più concreti di questi ultimi anni; sappiamo però che è la strada giusta, e vorremmo proseguire nei prossimi anni, e possibilmente anche nelle prossime legislature, nel solco tracciato.
In conclusione, pur nella consapevolezza che gli obiettivi sino ad ora raggiunti debbano essere comunque di stimolo per proseguire ulteriormente su tale linea, e migliorare anche sotto tutti i versanti, ritengo che l'esame del bilancio 2010 sia l'occasione, più di ogni altra, per valutare i risultati raggiunti grazie al prezioso, attento e scrupoloso lavoro dei questori, alle coraggiose decisioni assunte dall'intero Ufficio di Presidenza sotto la direzione del Presidente Fini, ed insieme al lavoro dell'intera struttura amministrativa.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

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RITA BERNARDINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che il dibattito che si sta svolgendo in Aula sia un po' lunare, non solo perché l'aspetto di essa è desertico, ma perché non ci si rende conto, e non si rendono conto i deputati - mi auguro che questa consapevolezza aumenti - che in realtà per un sessantennio - anzi, per oltre un sessantennio - è stata nascosta ai parlamentari e ai singoli deputati la realtà dell'amministrazione della Camera. A chi discute in Aula, da deputato semplice, non facendo parte dell'Ufficio di presidenza o non essendo questore, fino a quindici mesi fa, quando vi fu poi una richiesta da parte della delegazione radicale, è stato negato di poter accedere ai documenti che consentono una maggiore conoscenza, e quindi una maggiore consapevolezza, di quanto si va ad approvare ogni anno in questa occasione.
Quindici mesi fa, quando in occasione della discussione del bilancio interno della Camera dei deputati, chiesi di poter accedere pubblicamente in Aula alla lista dei fornitori e dei consulenti, mi si rispose che ciò non era possibile, perché non era previsto dalla normativa europea.
Dopodiché, di fronte alla mia insistenza - noi radicali abbiamo un po' assunto la scuola della non violenza e dell'insistenza di fronte a questioni che riteniamo giuste - mi si rispose anche per iscritto, sostenendo che tale diritto di accesso agli atti non poteva essere concesso, perché si trattava di una richiesta generalizzata di conoscenza.
È stato necessario un mio sciopero della fame, che è durato pochissimo, grazie all'intervento dell'attuale Presidente della Camera, per far emergere un articolo di un regolamento - il regolamento interno di amministrazione e contabilità - che i deputati non conoscono. Tale regolamento, infatti, all'articolo 68, comma 4, prevede, per ciascun deputato, il diritto di accedere alla lista dei fornitori e dei consulenti e ai singoli contratti stipulati dalla Camera.
Pertanto, posso dire in quest'Aula - in questo caso, veramente, senza timore di smentita - che mi si è negato, che si è negato, per mesi, ad un deputato l'accesso a documenti che, invece, dovevano essergli forniti, mentendo, sia oralmente che per iscritto. Credo che questo la dica lunga sulla volontà di non far conoscere quanto accade nell'amministrazione della Camera dei deputati.
Ritengo che abbiamo fatto un passo avanti grazie all'intervento del Presidente della Camera, quando mi rispose: onorevole Bernardini, sarà lo sciopero più breve della storia radicale, perché domani, o nel giro di poche ore, avrai i documenti che hai richiesto. Ebbene, questi documenti sono molto interessanti. Il fatto che le notizie uscivano secondo le «veline» che venivano passate o meno ai giornalisti non era positivo. La mia intenzione e l'intenzione della delegazione radicale è di rendere pubblici questi documenti, di farli conoscere a tutti.
Onorevole questore Colucci, le risponderò domani con riferimento agli affitti della Camera dei deputati, tuttavia, guardando quei contratti, credo che vi siano molti aspetti sui quali dobbiamo riflettere. A tale riguardo, proporremo la costituzione - spero che sarà accolta - di una commissione: non una commissione d'inchiesta, ma una commissione interna della Camera dei deputati, formata da maggioranza e opposizione, costituita da esperti amministrativisti. Infatti, i contratti in oggetto hanno spesso l'aspetto di contratti capestro per la Camera dei deputati. Perché la Camera dei deputati ha firmato dei contratti capestro? La Camera ha stipulato alcuni contratti di affitto nel momento in cui il «palazzinaro» romano Scarpellini, che è a capo della società Milano 90, non era ancora proprietario del palazzo che voleva affittare. Questo è scritto: se leggete il contratto - noi lo abbiamo letto - è scritto questo. Sono contratti in cui si chiede alla Camera dei deputati di farsi garante per ottenere dal comune di Roma il cambiamento di destinazione d'uso dei palazzi, sempre appartenenti alla società Milano 90, con il parere contrario della I circoscrizione, che riteneva assolutamente non giusto cambiare la destinazione d'uso di tali palazzi. Pag. 24
Guardiamoli, creiamo questa Commissione interna per vedere cosa succede. Domani ne parleremo più approfonditamente perché su questo c'è un ordine del giorno che, come delegazione radicale, abbiamo presentato. Parlavo prima di un sessantennio in cui si è negata ai deputati la conoscenza, la possibilità di votare in modo consapevole i bilanci, e il bilancio è l'atto più importante dell'amministrazione della Camera.
Non credo si possa dire che come delegazione radicale siamo demagogici, ma noi vorremmo che gli strumenti a disposizione di ciascun deputato per poter svolgere nel migliore dei modi il suo lavoro, il suo compito, fossero strumenti veramente efficaci. Vi prego di fare un giro, di fare un'indagine di come vengono utilizzati, di quali servizi vengono offerti in quei palazzi, nei palazzi per i quali si sono pagati affitti che avrebbero consentito tranquillamente l'acquisto degli stessi, andate a vedere la qualità dei servizi che vengono offerti ai deputati. Sapete quanto si spende per ciascun deputato che sta lì e che ha il suo ufficio a palazzo Marini? Circa 8 mila euro al mese. Ciascun deputato costa 8 mila euro al mese, scusate ma, per una cifra decisamente inferiore, un deputato è in grado di affittare un ufficio, magari leggermente più grande di quello, e magari addirittura di poter assumere dei collaboratori; lì ci sono delle persone che, a stipendi da fame, svolgono il loro lavoro ma, insomma, chi li vede è fortunato. È così che sono stati spesi i soldi, i denari dei cittadini italiani, senza fare gare e sempre allo stesso soggetto, Milano 90, imprenditore proprietario Scarpellini. Credo che ciò richieda un'indagine seria da parte della Camera dei deputati.
Prima, alla mia richiesta di sapere quale fosse il termine per la presentazione degli emendamenti, si è risposto dicendo che ormai è prassi, è più di un ventennio che gli emendamenti non vengono presentati, e poi, giustamente, l'onorevole Borghesi fa notare come d'altra parte il bilancio preventivo lo approviamo quasi a fine anno, quindi come potremmo approvare degli emendamenti? Ma, scusate, è responsabilità nostra che il bilancio preventivo venga approvato quasi a fine anno? Avevamo o no presentato lo scorso anno un ordine del giorno che era stato approvato e che chiedeva di anticipare almeno a marzo la presentazione di questo documento? E poi si dice no, non si può emendare. Sarebbe stato interessante spostare cifre da un capitolo all'altro per renderle produttive per il cittadino, perché veramente noi siamo convinti che il deputato debba avere gli strumenti per poter svolgere al meglio il suo lavoro. Grazie al lavoro veramente egregio che svolgono i servizi della Camera dei deputati, abbiamo un personale altamente qualificato, sono andata a vedere i precedenti: è interessante leggere che in particolare dal 1978 i Radicali presentavano degli emendamenti al bilancio interno e l'emendamento presentato che cosa prevedeva? Prevedeva di spostare i soldi da un capitolo ad un altro.
In quale capitolo si chiedeva di investire? Pensate: nella Commissione parlamentare di vigilanza sui servizi radio-televisivi. Anche in questo caso torniamo sul tema della conoscenza e del diritto di conoscenza dei cittadini per poter deliberare. Naturalmente - figuratevi - nel clima consociativo che si è protratto e si protrae fino ad oggi, quegli emendamenti furono respinti.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

RITA BERNARDINI. A me risultano tredici minuti, signor Presidente: non so se ho sbagliato o se sbaglia il mio cronometro.

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, il suo gruppo mi aveva chiesto di darle l'avviso quando fosse mancato poco ai quindici minuti: è un gesto di cortesia verso il suo gruppo. Tuttavia, quale parlamentare, sulla base del Regolamento, ha titolo di parlare sino a 30 minuti.

RITA BERNARDINI. Va bene, signor Presidente. Pag. 25
Per concludere, oggi, per esempio, vi è una notizia positiva (anche se non si capisce perché queste notizie vengono sempre date prima dalla stampa e poi dal singolo deputato): l'istituzione della possibilità, per il deputato, di pubblicare on line, sul sito della Camera, i propri interessi finanziari, la propria dichiarazione dei redditi e di farsi conoscere anche sotto questo aspetto. Questa - se mi consentite - è una conquista portata avanti dalla delegazione radicale.
C'è ancora molto da fare su questo fronte, ma è un piccolo passo nella direzione della conoscenza. Credo, infatti, che il rapporto di fiducia tra eletto ed elettore possa esistere solamente se l'eletto è conoscibile, se quello che fa in Commissione, dentro quest'Aula e al di fuori di essa è conoscibile agli elettori, che possono, così, valutare il suo lavoro e quindi decidere se vale la pena riporre fiducia in lui oppure no. Proseguiremo, comunque, questo dibattito domani con l'esame di una ventina di ordini del giorno che abbiamo presentato.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, colleghi, innanzitutto voglio ringraziare il Collegio dei questori per la relazione svolta e anche per il lavoro, che è sempre estremamente puntuale, relativamente all'amministrazione della Camera.
In qualità di membro dell'Ufficio di Presidenza, proprio in quella sede avevo già avuto modo di esprimere un giudizio positivo, prima sul bilancio di previsione per il 2010, quando l'Ufficio di Presidenza ne deliberò l'approvazione, e in seguito anche alla luce della nota di variazione, resa necessaria per recepire le operazioni di chiusura del bilancio consuntivo del 2009. Oggi, in quest'Aula, esprimo lo stesso giudizio anche a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, perché questo bilancio conferma il trend di riduzione delle spese che ormai la Camera persegue da diversi anni.
Certamente, c'è ancora molto da fare. Non tutti gli sprechi sono stati eliminati, così come permangono i privilegi di cui possono godere i parlamentari rispetto al Paese reale, ma sarebbe ingiusto non riconoscere che alcuni risultati sono stati ottenuti e che qualcosa, nel corso di questi anni, è cambiato: basti pensare, da ultimo, alla riduzione di mille euro relativa agli stipendi percepiti dai parlamentari.
Il bilancio del 2010, rispetto al criterio della crescita zero per quanto riguarda la dotazione della Camera dei deputati, rimane dunque sugli stessi livelli di quella del 2009 ed è pari a 992 milioni e 800 mila euro. Il totale della spesa del 2010 aumenta dell'1,30 per cento rispetto a quella registrata nel 2009, ma posto che esso è comunque al di sotto del tasso di inflazione programmata previsto dall'ultimo DPEF, si deve riconoscere che quello del 2010 è il tasso di crescita più basso in assoluto degli ultimi dieci anni.
Come avviene dal 2007, la spesa relativa all'indennità dei deputati e quella relativa agli assegni vitalizi rimane bloccata e segna dunque crescita zero. A questo risultato, già previsto in bilancio, si deve aggiungere la decisione che ho appena menzionato, ossia quella di tagliare di mille euro al mese le nostre buste paga: un atto certamente doveroso in un periodo di crisi come quello che sta attraversando il Paese.
Quest'anno, però, si aggiunge una novità positiva rispetto al 2009: la consistente riduzione della voce di spesa relativa ai rimborsi delle spese di viaggio dei deputati cessati dal mandato.
Nel 2009 la Camera ha speso 1.200.000 euro, nel 2010 invece si prevede di spenderne 800.000, con un risparmio di 400 mila euro che è pari al 33,33 per cento. Credo si tratti di un risultato importante, che l'Italia dei Valori si sente di rivendicare perché, proprio in occasione dell'approvazione del bilancio di previsione del 2009 era stato presentato un ordine del giorno a firma dei deputati Borghesi e Mura, che chiedeva la riduzione delle spese di viaggio dei deputati; quell'ordine del giorno, oltre ad essere stato accolto, è stato anche applicato, dando questi buoni risultati. Pag. 26
Altro dato molto importante da rilevare è che le spese per i vitalizi e per rimborsi per i deputati cessati dal mandato rimarranno invariate nel corso del triennio 2010-2012. Un ulteriore risultato positivo che si registra è la riduzione della spesa per il capitolo 55, che riguarda la locazione di immobili, la quale è chiaramente minima perché pari a uno 0,10 per cento, ma ritengo sia un risultato molto significativo perché tra il 2008 e il 2009 questa voce era invece aumentata di ben 1.200.000 euro: noi avevamo sottolineato tale dato in maniera critica durante la discussione del bilancio 2009, invocando una maggiore cautela nel proliferare di sedi prese in locazione dalla Camera dei deputati, anche alla luce della consistente riduzione del numero dei gruppi parlamentari presenti in Parlamento.
Oltre a questo risultato già acquisito se ne deve registrare un secondo, che potrà sicuramente, nel lungo periodo, arrecare dei risparmi ben più considerevoli alle casse della Camera dei deputati, come il progetto - illustrato pochi giorni fa all'Ufficio di Presidenza dal questore Colucci, e ripetuto e ribadito nella sua relazione introduttiva - relativo all'abbandono della locazione di palazzo Marini; questa voce ha sempre influito in maniera determinante e molto pesante sui nostri bilanci, senza considerare poi tutte le polemiche che hanno sempre accompagnato questa operazione - ce lo ha ricordato l'onorevole Bernardini - sulla quale credo sia veramente doveroso fare chiarezza una volte per tutte.
La decisione su questa scelta strategica - mi riferisco all'abbandono della locazione di palazzo Marini - è stata correttamente rimessa ai gruppi parlamentari, i quali, a mio avviso, non potranno sottrarsi dall'accoglierla.
Vorrei sottolineare anche il dato relativo al fatto che continua a scendere la spesa telefonica, segno che il giro di vite deciso ed adottato in merito all'utenza del cellulare di servizio continua ad essere applicato e dà i suoi frutti. Infatti, la Camera risparmierà 115 mila euro rispetto al 2009 (il 4,34 per cento), e ben 450.000 euro rispetto al 2008.
Tuttavia, seppure in un contesto generale positivo, non sono spariti alcuni aspetti negativi sui quali si può e si deve senz'altro fare di più per ottenere risultati più apprezzabili. Una di queste criticità riguarda i gruppi parlamentari. Tra gli incrementi di spesa, infatti, anche per il 2010 sale, seppure di poco, la voce «contributi ai gruppi parlamentari», che dai 35.100.000 euro del 2009 passa a 35.350.000 euro. È un punto sul quale avevamo già sollevato obiezioni in merito al bilancio 2009, ma non avevamo ottenuto una risposta soddisfacente, già prima della nuova costituzione di un nuovo gruppo parlamentare, nato alla fine di luglio (mi riferisco chiaramente al gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
Altra voce di spesa decisamente alta, pari a 7.150.000 euro, e in aumento rispetto allo scorso anno nella percentuale dell'1,42 per cento, è quella relativa alla stampa degli atti parlamentari.
Gran parte di questa spesa è da considerarsi chiaramente strutturale, perché l'atto parlamentare in formato cartaceo è uno strumento necessario e probabilmente insostituibile per i lavori d'Aula e di Commissione, ma sarebbe comunque opportuno prevedere una riduzione di questa voce di spesa, in particolare se si considera che nel bilancio del 2010 si destinano molte risorse all'informatizzazione e alla produzione informatica degli atti e dei documenti parlamentari, per renderli sempre più accessibili dall'esterno.
Se è giusto puntare a investire sempre di più sull'informatica e sulla comunicazione via Internet questo deve, però, comportare anche un minor ricorso al supporto cartaceo tradizionale. Una richiesta in questo senso era già stata avanzata in uno degli ordini del giorno presentati in occasione del bilancio del 2009, in particolare per quanto riguarda la presentazione di atti di sindacato ispettivo e di proposte di legge. Si tratta di una richiesta che rinnoviamo e che ci auguriamo possa essere accolta per il futuro. Pag. 27
In occasione della discussione congiunta dei documenti di bilancio voglio richiamare l'attenzione di tutti colleghi in merito alla questione relativa ai dipendenti dell'impresa che provvede ad effettuare il servizio di pulizia all'interno della Camera dei deputati. Si tratta certamente di un servizio esternalizzato e che, dunque, non riguarda direttamente l'amministrazione della Camera. Tuttavia, ritengo doveroso effettuare, comunque, una riflessione su due dati in particolare.
Faccio notare che gli addetti alle pulizie percepiscono stipendi mensili che non arrivano a 500 euro. La loro giornata lavorativa si articola su tre ore giornaliere, con una retribuzione di 7 euro l'ora. La Camera prevede di spendere 7 milioni di euro nel 2010 per il servizio di pulizia e nel 2012 si arriverà a 7 milioni e 500 mila euro. Si tratta di cifre importanti, ma sicuramente necessarie. Ciò detto e alla luce dell'importo considerevole pagato dalla Camera, sarebbe opportuno accertare che le imprese che offrono dei servizi alla Camera dei deputati assicurino, quanto meno, una retribuzione adeguata ai loro dipendenti.
Concludo il mio intervento, signor Presidente, signori questori, ribadendo il giudizio positivo da parte dell'Italia dei Valori sul bilancio consuntivo del 2009 e su quello previsionale del 2010, unendolo all'auspicio che la Camera dei deputati prosegua sulla strada della riduzione delle spese, come si sta facendo in questi ultimi anni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
Onorevole Stucchi, lei non pensava che l'onorevole Mura fosse così eloquente e concisa.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, sto facendo una ricerca perché volevo testimoniare con degli atti - ma li chiederò in archivio - che alcune questioni sollevate dalla collega Bernardini vennero già sollevate a tempo debito anche dal gruppo parlamentare della Lega. Mi riferisco alla questione degli affitti di palazzo Marini. Nel 1999 e nel 2000 ero vicepresidente del gruppo e già allora - dieci anni fa - si fece notare come determinate scelte potessero portare degli svantaggi di tipo economico rispetto a una scelta più ponderata, che era l'acquisto della struttura, mettendo così in risalto - e rinunciando a un'eco più vasta sulla stampa - quello che effettivamente lei sta dicendo oggi, ma con dieci anni di ritardo. Lo abbiamo già detto tante volte e mi fa piacere che forse anche su tale questione magari si potrà fare chiarezza, che è d'obbligo verso i cittadini contribuenti che mantengono, con i loro tributi e con le loro imposte, la nostra istituzione e permettono al nostro Paese di avere una democrazia e istituzioni che funzionano.
Sicuramente la Camera dei deputati è una macchina complessa e costosa. È in fase di revisione, naturalmente, per quanto riguarda anche gli assetti interni e il funzionamento e credo che siano utili tutti gli sforzi che si stanno facendo presso l'Ufficio di Presidenza, grazie al lavoro dei questori. Dato che faccio parte dell'Ufficio di Presidenza dalla scorsa legislatura, si può osservare che da parte del questore Albonetti e del questore Colucci, sin dalla passata legislatura, sicuramente vi è stata una continuità nella filosofia della conduzione e nell'ottenimento di una politica di risparmio in ordine ai costi della Camera. Sicuramente, come stavo dicendo, vi è una condivisione e un'unanimità all'interno dell'Ufficio di Presidenza verso il raggiungimento di un perfezionamento ulteriore del funzionamento del nostro apparato, della nostra struttura e della nostra istituzione.
Sicuramente si tratta però, come dicevo prima, di una macchina costosa: i soldi dei cittadini vanno spesi bene e allora è giusto intervenire - lo dissi anche l'anno scorso e alcuni anni fa - non solo nei momenti di crisi, ma anche nei momenti in cui le finanze sono un po' più cospicue per quanto riguarda la situazione economica complessiva del Paese e quindi le entrate sono maggiori. Pag. 28
Bisogna sempre spendere con attenzione i soldi dei cittadini, come si fa nelle amministrazioni pubbliche responsabili. Noi siamo per la responsabilità, per investire i soldi dei cittadini facendoli fruttare al meglio e per spendere questi soldi dando delle risposte concrete ai cittadini.
Quindi, la politica segnata da questo Ufficio di Presidenza, nel solco tracciato dalla precedente legislatura, sicuramente ci trova concordi. Ci sono delle questioni che vanno affrontate e chiarite, anche perché poi finiscono giustamente sui media e di fronte all'opinione pubblica e creano a volte degli scandali, che sono però un po' più grandi rispetto alla vera portata della notizia.
Ci sono aspetti che vanno sicuramente affrontati, come quello che diceva prima la collega Mura circa la questione delle imprese di pulizia, nonché quello delle imprese di manutenzione e della revisione dei contributi ai gruppi parlamentari. Si tratta di aspetti che devono essere chiariti sicuramente.
Ci sono notizie da dare in modo adeguato, perché altrimenti ci troviamo sempre davanti ad importanti personaggi nel nostro Paese che muovono delle critiche perché hanno letto una notizia riportata con taglio scandalistico sui giornali senza aver poi letto nel dettaglio la decisione che invece è stata assunta dalla Camera, dall'Ufficio di Presidenza e che è oggetto di quella critica che viene fatta sui media.
Mi riferisco, in modo particolare, naturalmente a Confindustria. Credo che ognuno sia libero di criticare, però bisogna farlo avendo contezza dei documenti ufficiali e delle scelte che sono contenute al loro interno, e quindi della direzione che si è presa. Per carità, si può sempre fare di meglio; si può perfezionare la propria performance e questo deve essere il nostro obiettivo, ma credo che non si possa imputare sempre alla politica tutto il peggio di questo mondo.
Tutto sommato non è che se esiste la politica ed esiste la società civile, automaticamente vuol dire che i politici sono gli incivili. Non credo che si possa distinguere il mondo in queste due categorie. Credo che ci siano persone oneste e responsabili e persone che invece non hanno questa responsabilità e sono disoneste. Queste ultime sì vanno allontanate dalla pubblica amministrazione e dalla politica, però questo è un compito soprattutto nostro.
Dobbiamo dare dei segnali e mi auguro che il bilancio che ci apprestiamo a varare, con un po' di ritardo per quanto riguarda il 2010, ma approvato dall'Ufficio di Presidenza tanti mesi fa (alla fine dello scorso anno), possa dare un segnale e contribuire all'ottenimento di una maggiore fiducia a livello di opinione pubblica.
Però so anche che tutto dipende da noi: da quello che noi faremo e sostanzialmente dalle nostre scelte. È per questo che, nel rinviare il prosieguo del mio intervento alla dichiarazione di voto di domani e soprattutto all'intervento sui vari ordini del giorno presentati dai colleghi, mi complimento con il Collegio dei questori per il lavoro svolto con tutto l'Ufficio di Presidenza, perché comunque il segnale che abbiamo dato è importante. Possiamo fare meglio, lo ripeto, però rispetto a tanti anni fa sicuramente la rotta è stata invertita.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, ci troviamo oggi a svolgere questa discussione generale sul conto consuntivo del 2009, sul progetto di bilancio del 2010 e sul bilancio pluriennale 2010-2012. Credo innanzitutto che sia un atto doveroso ringraziare i colleghi questori per il lavoro che svolgono e che hanno svolto e, in particolare, il questore anziano, l'onorevole Colucci, al di là dell'elemento formale della relazione, per il rigore finanziario che hanno inteso mantenere nella disciplina finanziaria e di bilancio condotta in questi anni.
Anche in tale occasione affrontiamo la discussione in questo periodo, anche perché evidentemente si è reso necessario svolgere in questa Assemblea discussioni Pag. 29che avevano delle scadenze differenti (una delle quali, i decreti).
Inizialmente la Conferenza dei presidenti di gruppo aveva previsto di affrontare la discussione sul bilancio interno in una fase antecedente alla pausa estiva; poi, per ragioni di calendario, è stata posticipata a questa fase dei lavori parlamentari.
Ritengo che ci siano degli aspetti da sottolineare, in parte già fatti presenti da alcuni colleghi (in particolare, dall'onorevole Lusetti) in ordine, per esempio, all'azzeramento dell'incremento della dotazione per gli anni 2010-2011 che porta ad una diminuzione di 315 milioni di euro di spesa nel calcolo dal 2006 al 2011.
Ritengo che tale attenzione e tale rigore finanziario, specie in un tempo di crisi economica, vadano doppiamente sottolineati, congiuntamente con la responsabilità, la trasparenza e la correttezza di questo esercizio finanziario. Tuttavia, esse vanno ovviamente declinate con l'autonomia costituzionale che l'ordinamento attribuisce al bilancio della Camera, all'istituzione Camera e alla sua capacità di autoregolamentazione interna. Si tratta di un elemento che va quindi tenuto presente nell'analisi e nel giudizio, affrontando un tema importante, delicato e rilevante per il funzionamento di questa Istituzione, come quello del bilancio interno, che spetta agli organi preposti, ciascuno dei quali, con i propri compiti e con i propri regolamenti (mi riferisco all'Ufficio di Presidenza e al Collegio dei Questori), affronta e porta avanti le proprie mansioni secondo quella potestà regolamentare autonoma riconosciuta dall'ordinamento e che la stessa Costituzione garantisce alla Camera dei deputati.
Sono quattro le missioni sostanziali su cui si è impegnata la Camera dei deputati: l'attività parlamentare prima di ogni altra, quella delle relazioni internazionali, della rappresentanza, quella dei servizi ai cittadini (che sono stati moltissimi), quella della manutenzione e della riqualificazione del patrimonio della Camera.
Credo di potermi unire ad alcune considerazioni che sono state svolte in parte anche dai colleghi Quartiani, Stucchi e Lusetti in questa discussione generale sull'importanza di sottolineare il peso, il rilievo e la compiutezza dell'attività parlamentare con una premessa di fondo, ossia che l'attività parlamentare non è un lavoro come gli altri. L'attività parlamentare è una funzione, il Parlamento è un organo costituzionale nel quale si concentra la vita democratica di un Paese. Essere deputato non significa svolgere un lavoro ed essere sotto contratto, e quindi è ovvio che quando si paragona in maniera strumentale la retribuzione di un componente di questa Assemblea, di colui che svolge l'esercizio del mandato parlamentare rappresentando la nazione, ad un qualcosa di profondamente diverso, cioè ad un meccanismo inserito in un mercato con altre regole e con altri parametri, è ovvio che quella funzione è fuori mercato nel mercato del lavoro. Quante volte abbiamo ascoltato «sparate» demagogiche su quanto guadagnano i parlamentari a fronte del lavoro che svolgono, spesso intendendo tale lavoro come quello di votazione, mentre noi tutti sappiamo quale e quanto sia il lavoro che si svolge in questa Assemblea, ma anche nelle Commissioni, diverso dall'attività delle votazioni. Penso alle discussioni generali, al sindacato ispettivo e a tanti altri elementi.
Pertanto, voglio permettermi di richiamare letteralmente una parte della relazione al conto consuntivo del 2009 che i deputati Questori ci hanno consegnato in ordine all'attività parlamentare, ricordando che il 78,4 per cento delle risorse finanziarie individuate sotto quella funzione sono state dedicate in senso stretto all'attività del parlamentare e dei parlamentari.
Nel 2009 l'Assemblea ha tenuto 153 sedute, per circa 760 ore, con articolazione antimeridiana, pomeridiana e talora notturna, con una media di circa 4 sedute per settimana, tenuto conto dei periodi di sospensione dell'attività parlamentare.
Sono stati deliberati - la relazione prosegue - 81 progetti di legge, utilizzando Pag. 30a tal fine il 63,69 per cento delle ore totali di seduta. All'esame di atti di indirizzo e di controllo è stato dedicato il 25,42 per cento del tempo complessivo. Il tempo residuo è stato impiegato per altre attività (ad esempio, esame di documenti licenziati dalla Giunta delle elezioni, procedimenti elettivi, eccetera). Le votazioni qualificate mediante procedimento elettronico sono state complessivamente 2.941. Le Commissioni permanenti hanno tenuto 3.916 sedute, per un totale di 1.955 ore.
Per quanto riguarda l'attività delle Commissioni, esse hanno esaminato in sede referente 85 progetti di legge, approvato in sede legislativa 17 progetti di legge ed espresso 879 pareri. Relativamente all'attività conoscitiva, sono state deliberate 20 indagini conoscitive, di cui 15 concluse. Infine, sono stati espressi 205 pareri e rilievi su atti del Governo: 99 pareri e rilievi su schemi di decreto legislativo, 23 pareri e rilievi su schemi di regolamento, 32 pareri su proposte di nomina e 51 pareri e rilievi su altri atti.
Il Comitato per la legislazione si è riunito 22 volte, per un tempo complessivo pari a 10 ore e 5 minuti. Le tre Giunte (Giunta per il Regolamento, Giunta delle elezioni e Giunta per le autorizzazioni) hanno tenuto 40 sedute, per un totale di 26 ore e 53 minuti. Le Commissioni bicamerali, di inchiesta e vigilanza hanno tenuto 439 sedute, per un tempo complessivo di 405 ore e 30 minuti.
A supporto delle diverse attività istituzionali della Camera, i Servizi ed uffici di documentazione hanno elaborato nel corso dell'anno 1.474 dossier, nonché un notevole numero di note, schede informative e ricerche. Dal mese di luglio 2009, inoltre, sulla home page del nuovo sito Internet della Camera è pubblicata una sezione relativa ai temi dell'attività parlamentare, costantemente aggiornata. Si tratta di sintesi organizzate per 32 aree tematiche, che danno conto dei processi di attuazione delle leggi e, più complessivamente, dei risultati delle politiche pubbliche nei vari settori. Ogni settimana vengono individuati tre temi di particolare attualità, che vengono evidenziati nella home page.
Ho citato testualmente questo passo della relazione. Ci tenevo a farlo per un motivo molto semplice: credo che questi numeri siano molto importanti, molto più di tante cifre, che pure doverosamente i Questori, aiutati dagli uffici, hanno individuato e consegnato all'attenzione dei deputati e dei gruppi che compongono questa Assemblea.
Credo che troppo poco si parli di questo lavoro. Credo che si debba fare di più per comunicarlo all'esterno, dove abbiamo troppo spesso la sensazione che faccia notizia una volta ogni numero «x» di anni il fatto che in questo Palazzo esista una barberia. Per inciso, per coloro che hanno diritto di accesso, questi servizi costano.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 18,05).

SIMONE BALDELLI. Nel mio caso nel mio collegio, a Porto San Giorgio, dal mio barbiere pago meno di quanto pago alla barberia della Camera, che ha quindi dei prezzi di mercato, ma avendo dei dipendenti stipendiati. Quindi, vi sono dei paradossi che sono stati costruiti e costituiti andando a inseguire in qualche modo anche una certa demagogia che molto spesso ha spinto, dalle porte del Palazzo, coloro che erano dentro a inventarsi dei meccanismi per cercare di raccogliere consenso facendo una guerra alla cosiddetta «casta», magari dimenticando e dimenticandosi di dire quale e quanto sia il lavoro che qui in questa Assemblea viene svolto.
Credo che faremmo un atto doveroso nei nostri confronti se parlassimo un po' più di quello che la Camera fa e un po' meno della barberia, della buvette o di altri servizi che pure ci sono da sempre, che non destano scandalo e non sono oggettivamente delle notizie. Credo che questo sarebbe un atto doveroso se lo si facesse anche un po' tutti, anche perché abbiamo la fortuna di avere un'Amministrazione Pag. 31e un personale di altissimo livello qualitativo. Abbiamo la capacità di poter svolgere un altissimo livello di produzione legislativa.
Non credo che la valutazione sulla qualità della legislazione in un Paese civile e democratico possa essere misurata «un tanto al chilo», faccio l'esempio delle ore lavorate da questa Assemblea; pur tuttavia, essendo queste le condizioni date, è un parametro almeno per dimostrare che non è vero che questa Assemblea è chiusa dalla mattina alla sera, che non lavora mai, che i deputati sono dei fannulloni. Ma è ovvio che se poi la battaglia sugli ordini del giorno in questa Camera si riduce a far sì che ci sia qualcuno che magari alza il dito e pensa di poter trarre qualche vantaggio, diciamo così, forse un po' demagogico, ad essere più realista del re, più anticasta degli altri, allora cominciano ad essere presentati ordini del giorno per eliminare lo stipendio, per eliminare la diaria, per eliminare il vitalizio, per eliminare il costo del Parlamento, o per eliminare il Parlamento stesso, perché poi alla fine il Parlamento diventa un costo! Forse è bene che si cominci a riflettere più profondamente sul fatto che noi per primi abbiamo il dovere non solo di dare testimonianza di coerenza, di serietà nei nostri comportamenti, almeno nella nostra sfera pubblica, perché la sfera privata è giusto che rimanga tale, ma credo anche che dobbiamo essere noi per primi a prenderci sul serio per poi poter essere presi sul serio anche dall'esterno.
Credo che uno dei modi per prenderci sul serio sia quello di dare comunicazione all'esterno di questa attività che viene svolta, al di là di iniziative pure meritorie che ci mettono in comunicazione con i cittadini. Penso a Radio radicale, al canale di Sky, al canale della Camera, al sito Internet della Camera, che pure è un mezzo di trasmissione di comunicazione molto importante, e mi riferisco anche alla diretta televisiva del question time, che ha la sventura di andare in onda in un orario in cui le Commissioni permanenti sono riunite, con la conseguenza che forse l'immagine che appare al cittadino del question time che avviene ogni mercoledì in questa Assemblea non è poi esattamente quella di un Parlamento nel fervore di un lavoro quotidiano, costante e continuo. Quindi, al netto di queste poche immagini, la rappresentazione che questo Parlamento dà di se stesso o riesce a dare di se stesso, non è all'altezza del lavoro che lo stesso Parlamento svolge, del lavoro che chi ne fa parte e che questa amministrazione svolgono doverosamente. Credo che questo aspetto debba essere sottolineato e che debba diventare una nostra consapevolezza.
Ciò però non incide chiaramente sul giudizio positivo che esprimiamo sul lavoro che i Questori hanno svolto e sul modo di affrontare, pur tra mille difficoltà e con un pregresso di situazioni magari anche consolidate, diverse questioni che sono sottoposte all'attenzione del Collegio dei Questori in maniera costante e continua, in un contesto generale per cui i Questori sono, tra virgolette, anche i responsabili amministrativi della casta, quindi con le mille difficoltà che conosciamo, con la gara al rialzo o al ribasso che ciascuno in maniera più o meno demagogica fa in questo Parlamento e fuori, forse soprattutto fuori. Anche riguardo alla nota questione dei Palazzi Marini, il Collegio dei Questori ha inteso interrogare coloro che hanno la fruizione diretta di questi Palazzi, cioè i gruppi, per chiedere loro, doverosamente, cosa intendano fare per cercare di trovare insieme una soluzione, al netto del contenzioso che pure esiste, come spiegava il questore Colucci, sia dal punto di vista giuridico, sia dal punto di vista di una richiesta di costituzione di un'alternativa attraverso il demanio, il comune, o altri canali che pure sono stati percorsi.
Quindi esprimo l'augurio che queste vicende possano essere risolte presto e bene, a vantaggio chiaramente dell'amministrazione nel suo complesso, sia dal punto di vista finanziario, sia dal punto di vista della fruibilità dei servizi che vanno Pag. 32al parlamentare e che, di conseguenza, andando al parlamentare vanno a colui che rappresenta la nazione eletto dai cittadini, non vanno al parlamentare in quanto privilegiato.
Al netto del fatto che il mantenimento di questi servizi è e deve essere la stella polare (immagino che ciò sia avvenuto, perché questo è un impianto che il Collegio dei questori ha deciso di mantenere: il servizio al deputato, ai deputati e all'attività legislativa rimane intatto, a fronte di un rigore finanziario che riduce e azzera l'incremento di dotazione e, quindi, il Parlamento non viene intaccato nella sua funzione e nel suo funzionamento), credo che, a fronte di ciò, il meccanismo sia virtuoso nella progressiva riduzione della spesa, ferma restando la nostra consapevolezza che, anche qualora il Parlamento dovesse costare, per qualsivoglia ragione, qualcosa di più, sappiamo che non dobbiamo considerarci un costo. Altrimenti, quando la democrazia e il Parlamento diventano un costo, vuol dire che la deriva che si è intrapresa ben poco ha a che vedere con la democrazia, con il rispetto della Costituzione e con tutto ciò che conosciamo.
A questo punto, concludo ringraziando i questori del loro lavoro e anche quanti, fra i colleghi, hanno inteso fornire un loro contributo, a mio avviso in larga parte costruttivo, seppure con alcuni accenni che io, personalmente, considero demagogici e non condivisibili. Credo, però, che, a testa alta e con serietà, si debba affrontare questa discussione, sperando di evitare una gara al ribasso: si tratta, infatti, di un momento importante per questa istituzione, in cui ha la consapevolezza ed anche il dovere di prendersi sul serio.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione congiunta.
Il seguito del dibattito, a partire dalla repliche dei deputati questori, avrà luogo nella seduta di domani, martedì 21 settembre 2010.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Martedì 21 settembre 2010, alle 11:

1. - Svolgimento di una interpellanza e di una interrogazione.

(ore 16)

2. - Seguito della discussione congiunta dei documenti:
Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2009 (Doc. VIII, n. 5).
Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2010 (Doc. VIII, n. 6).

3. - Discussione di una domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni nei confronti del deputato Cosentino (Doc. IV, n. 6-A).
- Relatori: Lo Presti, per la maggioranza; Samperi e Palomba, di minoranza.

4. - Discussione di documenti in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione:
Richieste di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di procedimenti giudiziari nei confronti del deputato Berlusconi (Doc. IV-ter, nn. 8/A, 13/A e 17/A).
- Relatore: Paolini.
Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento contabile nei confronti di Francesco De Lorenzo, Giulio Di Donato e Ugo Grippo, deputati all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 9-A).
- Relatori: Castagnetti, per la maggioranza; Palomba, di minoranza.Pag. 33
Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Berlusconi (Doc. IV-ter, n. 14-A).
- Relatori: Gava, per la maggioranza; Samperi, di minoranza.
Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Guzzanti (Doc. IV-ter, n. 15-A).
- Relatore: Sisto.
Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Zazzera (Doc. IV-ter, n. 16-A).
- Relatore: Rossomando.
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Paolo Cirino Pomicino, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 15).
- Relatore: Mantini.

La seduta termina alle 18,10.