Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute >>

XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 369 di giovedì 16 settembre 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 10,10.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 10,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Gidoni n. 2-00798)

PRESIDENTE. Avverto che, per accordi intercorsi tra i presentatori ed il Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Gidoni n. 2-00798 è rinviato ad altra seduta.
Dovremmo passare alla successiva interpellanza; però, anche in conseguenza dell'avvenuto rinvio dell'interpellanza urgente n. 2-00798, vi è necessità di una breve sospensione per attendere l'arrivo del sottosegretario Alberti Casellati, che dovrà rispondere alla successiva interpellanza urgente.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, prendo atto che purtroppo il Governo non è presente. Vorrei stigmatizzare questo fatto: con tanti sottosegretari e ministri, in questo momento di difficoltà politica questa maggioranza potrebbe magari provvedere ad aumentare il numero dei sottosegretari presenti, affinché possano essere in Aula la mattina a rispondere alle interpellanze urgenti, che di solito sono, per l'opposizione in modo particolare, ultimamente l'unico momento per poter dialogare di cose serie e importanti per il nostro Paese.
Si tratta quindi di un suggerimento, senza voler offendere, a richiamare il Governo alla sua responsabilità di una maggiore presenza in Aula, che sta sempre più diventando non l'organo legislativo e di discussione, bensì un organo snobbato da questa maggioranza (Applausi del deputato Cambursano).

PRESIDENTE. Onorevole Compagnon, le sue ragioni generali, per la verità, non trovano completamente adesione alla circostanza specifica, visto che è stata rinviata all'ultimo momento la precedente interpellanza urgente.
Pag. 2Dunque, sospendo brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 10,15, è ripresa alle 10,25.

(Informazioni circa le dotazioni finanziarie in materia di spese di giustizia con particolare riferimento alle risorse per il gratuito patrocinio n. 2-00808)

PRESIDENTE. L'onorevole Vassallo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00808 concernente informazioni circa le dotazioni finanziarie in materia di spese di giustizia con particolare riferimento alle risorse per il gratuito patrocinio (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, intendo illustrare questa breve interpellanza, che fa seguito ad un precedente atto di sindacato ispettivo del 6 maggio, nel quale abbiamo posto per la prima volta il problema e il sottosegretario Alberti Casellati ha risposto.
Il problema è noto: una legge del 2002 estende alla sede civile l'istituto del gratuito patrocinio e ci sono da alcuni anni molti avvocati che svolgono questo servizio i quali non ricevono il compenso già liquidato. Si sta quindi bloccando complessivamente tale sistema, perché gli avvocati cominciano a rinunciare a svolgere il ruolo, non essendo certi che saranno compensati.
Il sottosegretario Alberti Casellati ha dato delle risposte ad un'altra prima interpellanza che, a prima vista, sono apparse lacunose, contraddittorie e per alcuni aspetti anche inesatte. In questa sede riporterò solo gli esempi più vistosi. In relazione agli oneri che il Ministero ha maturato per l'anno 2009, con riferimento al 2008, si parla di cifre complessive che riguardano gli oneri maturati nel complesso per le spese di giustizia; quindi, non è chiaro per esempio in relazione a quell'anno quale sia effettivamente la dimensione del debito relativo alle spese per il gratuito patrocinio. Naturalmente sugli aggregati non è stato possibile fare verifiche puntuali, mentre tali verifiche sono state possibili con riferimento a informazioni che il sottosegretario ha fornito riguardo, ad esempio, al tribunale di Bologna.
Nel caso del tribunale di Bologna il sottosegretario Alberti Casellati ha riferito che per l'anno 2009 il Ministero ha trasferito al tribunale il 75 per cento delle risorse richieste (per un complessivo ammontare di 1,8 milioni di euro), mentre ad una verifica che abbiamo fatto presso il dirigente per le spese di giustizia del distretto della corte d'appello di Bologna risulta che questa percentuale è invertita: secondo quanto dichiarato dal dirigente in questione il Ministero ha trasferito al tribunale di Bologna solo il 25 per cento di quanto richiesto; ci viene segnalato anche che negli ultimi anni la dimensione delle esigenze finanziarie per questa voce è rapidamente cresciuta, quasi raddoppiata, e si stima per gli ultimi anni intorno ai 5 milioni di euro.
Questa crescita così significativa, d'altro canto, segnala come le cifre fornite dallo stesso sottosegretario Alberti Casellati con riferimento agli stanziamenti aggregati più recenti siano largamente insufficienti a coprire il debito e l'ammontare degli oneri derivanti dall'istituto di cui si diceva prima. Quindi, è abbastanza problematica la situazione dal punto di vista della tenuta di questo istituto ed abbastanza preoccupanti appaiono lo stato di conoscenza e la diffusione dei dati da parte del Ministero. Pertanto, con questa ulteriore interpellanza chiediamo un po' più di puntualità e che vengano indicati i dati analitici riferiti ai principali fori italiani, con specifico riferimento alle spese relative al patrocinio a carico dello Stato.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha facoltà di rispondere.

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, con l'interpellanza urgente in discussione l'onorevole Vassallo chiede chiarimenti relativamente Pag. 3ai dati forniti in occasione della risposta, resa lo scorso 13 maggio, all'atto di sindacato ispettivo n. 2-00703 presentato dallo stesso deputato.
In questa sede mi limiterò, pertanto, a fornire i chiarimenti richiesti acquisiti tramite il Dipartimento per gli affari di giustizia ed il Ministero dell'economia e delle finanze, riportandomi per gli ulteriori aspetti di carattere generale a quanto in precedenza già rappresentato.
Ritengo opportuno, in primo luogo, segnalare che la gestione delle spese di giustizia del tribunale di Bologna non coincide con quella della medesima corte d'appello. Trattasi, infatti, di due gestioni del tutto autonome e separate in quanto al tribunale di Bologna compete il pagamento delle spese di giustizia liquidate dal tribunale stesso e di quelle liquidate dalle sezioni distaccate presenti nel circondario; alla corte d'appello, invece, compete il pagamento delle spese liquidate dagli altri uffici ricompresi nel suo distretto.
Va tenuto in conto, inoltre, che a Modena è stato individuato un ulteriore funzionario delegato competente per il pagamento delle spese liquidate nel circondario. Posso precisare, peraltro, che i dati comunicati dal Dipartimento per gli affari di giustizia sono stati desunti da quelli periodicamente inviati dallo stesso tribunale di Bologna, il quale, al pari degli altri uffici giudiziari, inoltra periodicamente al Ministero il preventivo di spesa e il consuntivo sulla base delle disposizioni impartite dalle amministrazioni ai fini dell'assegnazione di fondi e del monitoraggio della spesa sostenuta.
Ciò premesso, con specifico riferimento al tribunale di Bologna, il competente dipartimento ha riconfermato quanto già rappresentato in occasione della risposta precedente e in particolar modo che, per fare fronte a tutte le spese di giustizia dell'anno 2009, sono stati accreditati al predetto tribunale 1 milione e 380 mila euro a fronte delle esigenze rappresentate, in via preventiva, per periodi quadrimestrali, dallo stesso ufficio, per circa 1 milione e 830 mila euro corrispondenti, dunque, al 75 per cento del fabbisogno richiesto.
Deve poi aggiungersi che il consuntivo di spesa comunicato dal tribunale in questione, in relazione a tutte le spese di giustizia, ammonta a circa 2.097.853 euro e, di essi, 1 milione e 623 mila euro devono riferirsi al patrocinio a spese dell'erario.
Per quanto riguarda, invece, la gestione delle spese di giustizia relativa alla corte d'appello di Bologna, alla quale compete il pagamento delle spese liquidate dai tribunali del distretto diversi da quelli appartenenti al circondario di Bologna e Modena, il cui pagamento, come sopra precisato, viene eseguito rispettivamente dal tribunale di Bologna e dal tribunale di Modena, segnalo che, a fronte di un fabbisogno di 6 milioni e 800 mila euro, rappresentato in via preventiva, sono state accreditate risorse per 4 milioni e 400 mila euro, pari a circa il 65 per cento, in linea con le assegnazioni fatte, nei limiti della disponibilità di bilancio, alle altre corti d'appello.
Si deve rilevare, infatti, al riguardo che i fondi disponibili nell'anno 2009 sono stati pari a circa 500 milioni di euro, mentre è stata registrata una spesa effettiva di circa 680 milioni di euro. Le risorse disponibili hanno permesso, pertanto, di coprire il 70 per cento circa della spesa sostenuta dagli uffici giudiziari e le assegnazioni di fondi sono state disposte in base a parametri che tengono anche conto della spesa sostenuta negli anni precedenti e della capacità di spesa degli uffici giudiziari strettamente connessa a fattori organizzativi.
Per tali motivi, possono registrarsi degli scostamenti nelle associazioni operate in favore dei diversi uffici che, comunque, hanno coperto le spese liquidate fino agli inizi del mese di settembre.
La corte d'appello di Bologna, in relazione ai soli uffici per i quali esegue il pagamento, ha comunicato, all'inizio del corrente anno, un debito complessivo relativo al 2009 di circa 1 milione e mezzo di euro. Tale importo, come è noto, è da Pag. 4riferire a tutte le spese di giustizia: patrocinio a spese dell'erario, perizie, consulenze, custodie e via dicendo, in quanto sul capitolo 1360 (spese di giustizia) sono stanziate indistintamente le risorse per il pagamento di tutte le attività processuali ad esso afferenti.
Con riferimento, poi, ai tribunali indicati dagli onorevoli interroganti, depositerò presso la Presidenza una tabella riportante i dati trasmessi dagli uffici giudiziari in questione, avente ad oggetto la spesa effettivamente sostenuta. Come già anticipato, tali dati vengono forniti per periodi corrispondenti al quadrimestre in una fase successiva a quella in cui sono state formulate le previsioni di spesa, sempre su base quadrimestrale. La tabella consente di individuare i dati relativi alla spesa complessiva sostenuta per tutte le spese di giustizia, ivi compresa quella relativa al patrocinio a spese dello Stato, i dati di spesa relativi al solo patrocinio, nonché il debito formatosi nell'anno 2009 per tutte le spese di giustizia, ivi compreso il patrocinio a spese dello Stato.
Non è possibile precisare, per ogni singolo tribunale, quanta parte del debito comunicato sia riferibile ai compensi spettanti a tale titolo agli avvocati, in quanto le somme accreditate ai funzionari delegati sul capitolo 1360 afferiscono indistintamente al pagamento di tutte le spese di giustizia (difensori, periti, consulenti, custodi, eccetera).
Tuttavia, su base nazionale, il debito per prestazioni rese nell'ambito del patrocinio può essere stimato, in via approssimativa, in 30 milioni di euro circa in quanto, come verrà chiarito in seguito, la spesa ad esso relativa rappresenta circa la metà della spesa complessiva sostenuta dagli uffici giudicanti.
In sintesi, ed in linea più generale, posso comunicare che la spesa complessiva registrata nell'anno 2009 per tutte le spese di giustizia (capitolo 1360) è stata pari a circa 680 milioni di euro. La spesa aggregata a livello nazionale registrata nell'anno 2009 per il solo patrocinio a spese dell'erario è stata di circa 130 milioni di euro.
Voglio sottolineare, inoltre, che il debito per spese di giustizia relativo all'anno 2008 può ritenersi estinto, in quanto nel corso del 2009 sono stati stanziati da parte del Ministero dell'economia fondi straordinari pari a circa 270 milioni di euro destinati all'estinzione di debiti pregressi.
Il debito complessivo formatosi nell'anno 2009 è di circa 180 milioni di euro. Detto debito comprende anche l'importo relativo alle intercettazioni telefoniche, poiché nell'anno 2009 dette spese erano anch'esse allocate nel capitolo 1360.
A partire dall'anno 2010 le spese per le intercettazioni vengono invece imputate al capitolo 1363 «Spese di giustizia per l'intercettazione di conversazioni e comunicazioni».
Ad ogni modo, tenuto conto che il debito formatosi nell'anno 2009 per le spese riguardanti intercettazioni telefoniche è di circa 70 milioni di euro, il debito per le spese di giustizia dell'anno 2009, ad eccezione delle spese per intercettazioni, è di circa 110 milioni di euro. Detto importo è rappresentato per circa 60 milioni da spese liquidate dai soli uffici giudicanti (tribunali) e non ancora pagate per carenza di fondi. Di questi 60 milioni, si può stimare che circa 30 milioni siano rappresentati da compensi liquidati ai difensori a titolo di patrocinio a spese dello Stato (e non ancora pagati), in quanto la spesa per il patrocinio rappresenta circa la metà della spesa complessivamente sostenuta dagli uffici giudicanti.
Come già segnalato in occasione della precedente risposta, non è possibile quantificare le spese relative alle prestazioni già rese dai difensori a tale titolo, in assenza della liquidazione dell'autorità giudiziaria, l'iscrizione della stessa nel registro delle spese pagate dall'erario ed il successivo invio per il pagamento al funzionario delegato per le spese di giustizia.
Il debito formatosi nell'anno 2009 potrà essere soddisfatto non appena verranno assunti, così come avvenuto per i debiti maturati fino all'anno 2008, provvedimenti di autorizzazione delle spese che hanno Pag. 5ecceduto gli ordinari stanziamenti di bilancio, con conseguente assegnazione dei fondi necessari.
Posso, comunque, rassicurare l'interrogante che per consentire il pagamento dei debiti relativi all'anno 2009 il Ministero della giustizia ha intrapreso presso il Ministero dell'economia e delle finanze ogni possibile iniziativa volta a reperire i fondi necessari.
Peraltro, sulle problematiche evidenziate, il Ministero dell'economia e delle finanze ha confermato che per le spese e gli onorari dei difensori e dei consulenti tecnici poste a carico del capitolo di spesa n. 1360 dello stato di previsione del Ministero della giustizia, è stato previsto uno stanziamento pari a 328.332.480 euro per l'anno finanziario 2010. Sempre sul capitolo 1360, con decreto di variazione di bilancio n. 25425 registrato dalla Corte dei Conti il 25 giugno ultimo scorso, ai sensi dell'articolo 2, comma 250, della legge n. 191 del 2009, sono stati assegnati per l'anno in corso ulteriori fondi in termini di competenza e di cassa per un importo di 1.032.363 euro.
Inoltre, con decreto di variazione di bilancio n. 51444 registrato dalla Corte dei Conti il 17 agosto 2010, ai sensi dell'articolo 26 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, per l'anno in corso sono stati assegnati ulteriori fondi in termini di competenza e di cassa per un importo di 10 milioni di euro.
Nel concludere, non posso che confermare all'interpellante che con l'inizio del nuovo anno finanziario il Ministero della giustizia, nel rispetto del principio di annualità e di competenza della legge di bilancio, ha iniziato ad accreditare ai funzionari delegati i fondi necessari per il pagamento delle spese relative all'anno 2010.

PRESIDENTE. L'onorevole Vassallo ha facoltà di replicare.

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, data la mole di dati molto analitica sarà necessario un ulteriore approfondimento e, quindi, mi limito a ringraziare il sottosegretario per la risposta molto analitica e naturalmente assumo con favore la dichiarazione che nei prossimi anni vi sarà una copertura del debito, anche per gli anni successivi al 2008, non appena sarà definito precisamente sulla base dei documenti relativi alla liquidazione delle attività svolte dagli avvocati che offrono il patrocinio a spese dello Stato. Mi riservo di studiare con attenzione tutti i dati che ci sono stati forniti ed eventualmente di continuare l'approfondimento in altra forma e in una sede ulteriore.

(Informazioni in merito agli studi in corso per verificare l'efficacia di una nuova terapia per la sclerosi multipla - n. 2-00817)

PRESIDENTE. L'onorevole Farina Coscioni ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00817, concernente informazioni in merito agli studi in corso per verificare l'efficacia di una nuova terapia per la sclerosi multipla (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Signor Presidente, signor Ministro, colleghe e colleghi, per illustrare l'interpellanza che reca la mia firma e di tanti altri colleghi sia del mio partito sia della maggioranza ricorderò le parole della vedova di Luciano Pavarotti, Nicoletta Mantovani, malata di sclerosi multipla da 16 anni, che dice in maniera molto appassionata: «Date il via libera alle operazioni alle arterie dei malati di sclerosi multipla». Questo appello si rivolge alle istituzioni affinché intervengano rapidamente per garantire a tutti i malati la possibilità di essere operati.
È ben presente nella mia mente che all'estero, a fronte di pagamenti di cifre astronomiche, questi interventi vengono comunque fatti e vi sono numerosi malati che ricorrono a «viaggi della speranza». Quindi è una situazione davvero assurda, un giocare sulla pelle del malato. È un accorato appello che nasce dopo che dall'università Pag. 6di Buffalo, negli Stati Uniti, arriva il sostegno alle tesi del professor Paolo Zamboni, un chirurgo vascolare dell'università di Ferrara, secondo cui vi è un legame stretto tra questa malattia e l'otturazione delle arterie. Secondo il professor Zamboni, una volta liberate le vene scompaiono anche i sintomi della patologia neurodegenerativa. Sono consapevole che ci muoviamo su un terreno dove cautela e prudenza si impongono. Abbiamo innanzitutto il dovere di non alimentare false aspettative e facili speranze. Siamo all'inizio di un percorso che ci si augura possa essere positivo ed è nostro dovere fare tutto quello che è in nostro potere perché proceda spedito e il più rapido possibile.
Molti neurologi invitano alla cautela e sostengono che sono necessarie ulteriori conferme. Tuttavia, signor Presidente, colleghe e colleghi, signor Ministro, nel 2006, il professor Zamboni ha ipotizzato per la prima volta che i depositi di ferro che si creano in casi di insufficienza venosa possano avere un ruolo nella sclerosi multipla. È, peraltro, noto che la cattiva circolazione venosa può portare ad accumuli di un elemento tossico e capace di indurre infiammazioni, qual è appunto il ferro. Dalle osservazioni e le indagini sui diversi pazienti, il professor Zamboni ha constatato che, in molti casi, questo fenomeno avviene anche a livello della circolazione venosa cerebrale.
Non voglio qui addentrarmi in discorsi specialistici che non mi competono. Ricordo, tuttavia che, nel 2008, il professor Zamboni, con la collaborazione del professor Fabrizio Salvi, neurologo di Bologna, ha dimostrato la presenza di restringimenti venosi nelle vene extracraniche di un gruppo di malati testati con ecodoppler e, quindi, trattati con angioplastica non invasiva (il cosiddetto palloncino per allargare queste stenosi).
I risultati di questi «trattamenti di liberazione» - così li definì - risultarono eccellenti. Nella maggior parte dei pazienti, la malattia si era fermata o era regredita, e questo anche nelle forme progressive fino ad allora non trattabili. La nuova patologia viene chiamata «insufficienza venosa cerebro-spinale cronica».
Nel 2009, quando la televisione canadese presentò la «cura Zamboni» come la cura per la sclerosi multipla, questa scoperta non rimase più confinata nei ristretti ed esclusivi ambiti dei ricercatori, ma arrivò al grande pubblico. Come ho detto, occorre prudenza e cautela: un invito che giunge da molti neurologi, che saggiamente chiedono ulteriori conferme. Le sperimentazioni fatte nel mondo su alcune centinaia di pazienti, anche se non hanno tutte confermato l'assunto del professor Zamboni, certamente, da sole non bastano.
È nell'ultimo numero della rivista Nature Reviews Neurology la spiegazione rivoluzionaria della causa della sclerosi multipla fornita da Zamboni ed altri: essa ha sfidato i dogmi esistenti e ha sottinteso che un intervento relativamente semplice - leggo testualmente - cioè, la procedura di liberazione, potrebbe risolvere il problema. Diffuso tramite Internet e i documentari televisivi, il professor Zamboni è diventato persona nota nel campo della sclerosi multipla.
Dopo poco tempo, tuttavia, una donna di 51 anni affetta da sclerosi multipla, che si era sottoposta presso lo Stanford University Medical Center in California ad impianti di stent nella vena giugulare, è morta a causa di un'emorragia del tronco encefalico, legata probabilmente ad un processo di anticoagulazione verificatosi durante l'intervento. Un secondo paziente ha dovuto subire un intervento cardiaco per rimuovere lo stent che dalla vena giugulare si era spostato fino al cuore. Alla luce di ciò, il programma a Stanford è stato interrotto.
Quindi, da una parte, vi sono numerosi malati che da tutto il mondo si rivolgono direttamente al professor Zamboni per ottenere il trattamento di liberazione. Alcune sperimentazioni, come dicevo poc'anzi, in alcuni casi sono state interrotte, in altri, invece, continuano. Nel frattempo, in molti Paesi - ne cito alcuni: la Polonia, la Bulgaria, l'Irlanda, l'India, la Giordania - sono sorte cliniche che propongono la cura del professor Zamboni Pag. 7per cifre che variano dai 400 alle migliaia di euro. Si tratta di procedure talvolta discutibili dal punto di vista dell'efficacia e della sicurezza. Tutto ciò comporta evidenti rischi per i pazienti italiani che si rivolgono alle cliniche di questi Paesi di non essere sufficientemente garantiti sul piano delle opportunità e della sicurezza degli interventi sanitari proposti.
Se nel febbraio del 2010, la regione Emilia Romagna ha annunciato l'inizio imminente di una seconda fase di sperimentazione in tutta Italia, anche il consiglio regionale del Lazio ha approvato all'unanimità una mozione che impegna la giunta ad elaborare un protocollo per la sperimentazione del trattamento di angioplastica dilatativa per i malati di sclerosi multipla affetti da insufficienza venosa cerebro-spinale cronica.
Contestualmente, sono nate numerose associazioni e gruppi di malati, che chiedono che questa cura sia garantita a tutti e subito. Speranze ed aspettative che hanno innescato un fenomeno già visto in passato, come, per esempio, è accaduto con la terapia antitumori Di Bella. In quel caso, una terapia, che si è rivelata assolutamente inefficace, ha suscitato aspettative ed è stata alimentata anche da politici spregiudicati, senza che venisse adeguatamente testata.
D'altra parte occorre pure scongiurare che un trattamento di per sé non molto costoso e che non comporta apparentemente effetti collaterali degni di nota ed invasivi sia ritardato per anni, mentre tante persone continuano a diventare gravemente invalide o addirittura muoiono. Sotto questa luce comprendo l'angoscia di tanti malati e l'appello del professor Zamboni che chiede il trattamento in via compassionevole per quei malati rapidamente ingravescenti che non hanno tempo di aspettare.
La nostra interpellanza si muove, insomma, sul solco di una tradizione che mi caratterizza, quello dell'associazione Luca Coscioni di cui sono copresidente, quello della libertà di ricerca, quello della libertà di conoscenza da effettuare laicamente con spirito critico e mente aperta. Si tratta di sapere quanti siano e dove si svolgano i cosiddetti trial clinici già in corso e la loro efficacia terapeutica e quale ne sia l'onere finanziario. Ritengo in definitiva che sia utile, opportuno e necessario assicurare il massimo sostegno possibile alla conoscenza di queste ricerche e di queste sperimentazioni. Quindi dal Ministro della salute - oggi è qui presente il sottosegretario Martini, che ringrazio -, ci attendiamo finalmente una risposta chiara e definitiva.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Francesca Martini, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCA MARTINI, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con riferimento alla questione posta riguardo ai trial clinici in corso volti a verificare la presenza di insufficienza venosa cerebro-spinale cronica nei pazienti affetti da sclerosi multipla, mi preme precisare quanto segue: presso l'università di Ferrara sul presupposto di una valutazione che la patologia in esame non sia di origine autoimmune ma causata da difficoltà di deflusso venoso, sono stati effettuati, come fase iniziale, vari interventi di trattamento di angioplastica dilatativa rivolti ai casi di insufficienza venosa cerebro-spinale cronica, (interventi di liberazione per disostruire soprattutto le vene giugulari). Sulla base dei dati al momento disponibili non risulta tuttavia che tali interventi siano stati effettuati nell'ambito di specifici trial e l'esito degli interventi non è stato documentato, purtroppo, attraverso un sufficiente numero di pubblicazioni scientifiche. Risulta altresì che vi siano strutture in Gran Bretagna, negli Stati Uniti e in Polonia che hanno effettuato tali interventi di liberazione ma mai in condizioni di adeguato controllo scientifico.
Di recente è stato avviato presso gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico Mondino di Pavia e Don Gnocchi di Milano, uno studio sull'argomento con finalità diagnostiche non terapeutiche per valutare, tramite doppler venoso, quale Pag. 8sia la prevalenza dell'insufficienza venosa cerebro-spinale cronica nella sclerosi multipla e quindi poter scientificamente, eventualmente, correlare tale insufficienza alla malattia. La motivazione che costituisce la base di questa ricerca è, oltre alla volontà, ovviamente, di avvalorare dal punto di vista scientifico le precedenti osservazioni, la davvero pressante necessità di dare rapidamente una risposta concreta alle ipotesi della stasi venosa e della sua eventuale terapia per contribuire alla cura di una patologia particolarmente grave ed invalidante come la sclerosi multipla.
Peraltro, dato che lo studio è stato avviato in tempi brevi ed è quindi tuttora nella sua fase iniziale, al momento, i risultati sono parziali e necessitano, purtroppo ancora, di maggiori approfondimenti. Il Ministero della salute ha effettuato una specifica ricerca per quanto attiene ai sistemi bibliografici scientifici internazionali al fine di raccogliere e verificare i lavori scientifici più recenti sull'argomento. In effetti è stato possibile riscontrare, allo stato dell'arte, che la produzione non risulta né imponente, né esaustiva, per cui, tuttora, non sussiste documentazione evidente sull'efficacia della terapia in questione, ma resta viva, e lo sottolineo con grande enfasi e soprattutto con grande partecipazione personale, la nostra attenzione sui suoi sviluppi.
Tenuto conto della specificità e della delicatezza della questione posta, mi preme indicare le iniziative avviate direttamente dal Ministero della salute.
Al fine della tutela della salute dei pazienti, il Consiglio superiore di sanità ha costituito un gruppo di lavoro ad hoc. Il gruppo ha individuato gli ambiti di approfondimento più significativi, non solo in termini clinici, ma anche di ordine socio-sanitario per l'eventuale accesso alla cura. Ha esaminato l'ipotesi medica di riconducibilità della sclerosi multipla ad una condizione di insufficienza venosa cerebro-spinale cronica e ha individuato anche l'orientamento della comunità scientifica nazionale ed internazionale in merito a tale ipotesi e all'inquadramento nosologico e clinico-diagnostico della insufficienza cerebro-spinale cronica come patologia a sé stante, con eventuale indicazione terapeutica di disostruzione della stenosi del sistema venoso extracranico, qualora il quadro clinico lo giustifichi. Inoltre, ha verificato se procedere, allo stato attuale delle conoscenze e dei risultati disponibili, incentivando studi clinici multicentrici e multidisciplinari per confermare l'associazione tra l'insufficienza cerebro-spinale cronica e la sclerosi multipla, e valutare la fattibilità e l'efficacia clinica dell'intervento di disostruzione venosa, ovvero favorendo il possibile impiego del trattamento disostruttivo al di fuori dell'ambito della sperimentazione clinica e della ricerca.
Mi preme anche ricordare che il Consiglio superiore di sanità ha audito direttamente lo stesso professor Zamboni, ed ha espresso un parere, nella seduta dell'8 giugno 2010, dal quale si evince che condivide le considerazioni conclusive e le proposte del gruppo di lavoro e, facendo seguito all'audizione del professor Zamboni, considerato che molti dati oggi presenti in letteratura e accettati dalla comunità scientifica non sono in accordo con l'ipotesi di correlazione tra l'insufficienza venosa cronica e la sclerosi multipla, si è espresso all'unanimità sottolineando che - riporto esattamente quanto specificatamente affermato dal Consiglio superiore di sanità - «ad oggi l'efficacia di qualsiasi procedura terapeutica vascolare non è sicuramente dimostrata ed è quindi da posporre all'acquisizione di dati scientifici che provino una sicura associazione con la sclerosi multipla».
Il Consiglio superiore di sanità si è poi riunito il 13 luglio 2010, per ascoltare, in audizione, le delegazioni delle principali associazioni di malati di sclerosi multipla; in tale sede è stata in particolare sollecitata una riflessione sulla possibilità che, indipendentemente da una presunta correlazione con la sclerosi multipla, questa insufficienza venosa sia riconosciuta quale patologia autonoma anche in Italia, con conseguente sottoposizione ad intervento di coloro che ne siano affetti. Pag. 9
Si è previsto, per la ripresa dei lavori del Consiglio superiore di sanità, la convocazione delle società scientifiche competenti, al fine di acquisire utili elementi per il proseguimento del dibattito così riaperto. La tematica si sta rivelando particolarmente complessa, anche in termini di politica sanitaria, per le più recenti ed innovative indicazioni diagnostiche e terapeutiche che, preannunciate nell'ambito della ricerca scientifica, sono rivendicate già in termini assistenziali indipendentemente dallo sviluppo dei dati sperimentali.
Mi preme, comunque, sottolineare e rimarcare che la tematica è, senza dubbio, di grande interesse; sarò veramente attenta e mi coordinerò con la deputata Farina Coscioni e i cofirmatari di questa interpellanza per valutare insieme quale siano le opportunità di cura e di assistenza per i pazienti.

PRESIDENTE. L'onorevole Lenzi, cofirmataria dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

DONATA LENZI. Signor Presidente, questa interpellanza «aggiorna» una precedente interpellanza del 4 marzo 2010, presentata in Commissione.
Signor sottosegretario, quello che lascia perplessi, nella sua esposizione ampia e sempre puntuale, è che le due risposte non tornano. Ci è stato detto che due regioni, Lazio ed Emilia Romagna, avevano già avviato protocolli di sperimentazione.
Nella sua risposta i protocolli di sperimentazione avverrebbero a Pavia e a Milano, presso istituti clinici. Queste cose tra di loro sono connesse? Si parlano? Le sperimentazioni si svolgono sulla stessa base? Adottano gli stessi criteri? Ne consegue una valutazione unitaria?
Il Ministero, che anche con l'appoggio dei parlamentari della Commissione di merito spesso rivendica un ruolo nei confronti delle regioni, deve rivendicare tale ruolo anche nel momento in cui si affrontano temi come questo e non solo con l'affiancamento del Ministro dell'economia e delle finanze nel momento in cui si discute l'assegnazione delle risorse. Nel caso di specie siamo di fronte a un grande movimento - e nel sito di facebook i malati che soffrono di questa patologia superano i 15 mila - e a una grande pressione da parte di chi chiede di poterla svolgere. In realtà, si tratta di un ecodoppler e, quindi, potrebbero fare questo esame con una normale prescrizione. Ovviamente, vogliamo sapere se vi sono conseguenze e quali sono, perché siamo di fronte ad una vicenda in cui l'Italia è uno dei Paesi in cui questa cura è stata avviata e, quindi, non dico che potremmo rivendicare una primogenitura ma, comunque, partecipare ad una ricerca a livello internazionale.
Mi permetto, inoltre, di aggiungere che pur comprendendo la necessità della preoccupazione della tutela della salute pubblica, il Consiglio superiore della sanità è stato più che dalla parte dei bottoni perché ha affermato che quando da qualche altra parte del mondo ci sapranno dire, con le pubblicazioni scientifiche, che questa sperimentazione è efficace allora noi daremo il via. Ma qui si chiede di autorizzare la sperimentazione e non di introdurre un nuovo farmaco o un nuovo strumento.
Pertanto, sono rammaricata e, pur augurandomi che il suo impegno ci permetta di lavorare e di interloquire, devo ancora dichiararmi insoddisfatta.

(Iniziative volte a garantire il funzionamento delle istituzioni scolastiche e la qualità dell'offerta formativa - n. 2-00820)

PRESIDENTE. L'onorevole Bachelet ha facoltà di illustrare l'interpellanza Ghizzoni n. 2-00820, concernente iniziative volte a garantire il funzionamento delle istituzioni scolastiche e la qualità della offerta formativa (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Signor Presidente, caro sottosegretario Pizza, dato che il Ministro svicola, e anche ieri in Commissione si è tutelato chiedendo alla sua maggioranza di votare che Pag. 10non vi fosse contraddittorio, spetta a lei l'ingrato compito di dover rispondere alle nostre domande, domande invero di tutto il nostro gruppo parlamentare relative ad un avvio piuttosto catastrofico dell'anno scolastico. Si tratta di un'interpellanza urgente piuttosto ampia e, quindi, ne richiamerò solo i punti principali rimandando naturalmente al testo integrale per i dettagli.
Dopo due anni e mezzo di Governo la scuola appare massacrata e l'offerta formativa è diminuita in qualità e quantità. L'obbligo scolastico è stato, di fatto, riportato da 16 a 15 anni ma in compenso abbiamo più bocciati. Che grande successo, specialmente nella scuola dell'obbligo. Monsieur Thélot, consigliere del Presidente Chirac - e quindi non un pericoloso bolscevico -, ci spiegava, in un convegno di TreeLLLe, che nel XXI secolo l'esclusione scolastica vuol dire esclusione sociale, vuol dire creazione di problemi non solo per i ragazzi e per le famiglie ma per l'intera società.
Potremmo, però, pensare che vi è stato almeno un miglioramento della valutazione e della meritocrazia di cui il Ministro parla così spesso. Ebbene, i numeri dell'Invalsi sono stati usati come un manganello mediatico per giustificare tagli che però sono stati indiscriminati. Non vi è stato alcun tentativo di finanziare selettivamente le scuole che ne hanno bisogno o che lo meritano. In compenso, anche all'Invalsi sono stati diminuiti i fondi e cioè un eventuale sviluppo di un sistema di valutazione funzionante è stato bloccato.
Naturalmente, possiamo andare a vedere i dettagli di questi numeri. I tagli del triennio, quelli operati dalla legge n. 133 del 2008, sono pari, come lei ben sa, a circa 132 mila posti, fatti di 87 mila cattedre e 44 mila personale amministrativo, tecnico e ausiliario. Quel taglio ha determinato nell'anno scolastico scorso la cancellazione di 42 mila cattedre e di 15 mila posti ATA.
A questi è corrisposto il mancato rinnovo del contratto a tempo determinato per 14 mila docenti e 8 mila ATA e c'è stato un grave danno per la continuità didattica. Nell'anno scolastico che comincia ora la riduzione di organico scolastico è di altri 26 mila circa posti di docenti e 15 mila ATA. Il numero di docenti precari cui non sarà confermata la nomina è stimato a non meno di 15 mila unità.
Certo, ci dispiace per loro e abbiamo visto, fra l'altro, che il cosiddetto «salva-precari» non ha salvato né i precari, né la scuola. Ci dispiace per l'iniquità anche del provvedimento stesso che ha escluso dai benefici coloro che hanno prestato centottanta giorni di servizio in diverse scuole, ma soprattutto è facile comprendere come queste condizioni influenzano negativamente l'attività didattica, i livelli di apprendimento, la qualità dell'offerta, la possibilità di successo formativo per i più deboli, l'integrazione degli alunni diversamente abili.
Anche a seguito delle disposizioni nella recente manovra Tremonti che comporta la decurtazione del bilancio del MIUR di circa 312 milioni, e anche soprattutto la fortissima riduzione dei finanziamenti a regioni ed enti locali, ci sarà sempre maggiore difficoltà ad erogare risorse e servizi ai sistemi scolastici territoriali.
Farò due esempi. Un'amica, docente nel Lazio, mi spiegava che quest'anno in una delle sue classi aveva ben due diversamente abili, ben sette che non parlavano italiano e un'alunna che non lo parlava affatto, essendo appena arrivata dall'estero. Invece, un'altra collega dell'Emilia Romagna mi diceva che da loro la regione è riuscita a mantenere il sostegno e che è contenta perché, anche se per un'altra bambina, l'insegnante di sostegno serve anche a suo figlio ed è molto brava.
Un altro dei risultati gravi delle nuove regole è un aumento indiscriminato di alunni per classe. Questo meriterebbe un discorso a parte. Purtroppo non abbiamo spesso possibilità di replica sulla grande stampa, ma leggere dal signor Abravanel che la qualità dell'apprendimento non dipende dal numero degli alunni per classe è davvero qualcosa che almeno in quest'Aula merita una replica. Esiste un libro di econometria usato dalla maggioranza degli studenti di economia del mondo che Pag. 11è di Stock e Watson nel quale si studia come esercizio la correlazione statistica tra alcuni dati, ad esempio il numero di alunni per classe e l'apprendimento, oppure anche il numero di alunni che non parlano bene la lingua nazionale e l'apprendimento. Sono dati noti: sopra i 25 alunni per classe l'apprendimento crolla.
Inoltre, abbiamo anche un altro problema non piccolo, ossia quello che riguarda il decreto legislativo n. 626 del 1994 e la sicurezza. Tuttavia, questo sembra irrilevante: il fatto di poter essere significativamente al di sopra di 30 alunni viene considerato uno dei successi dell'opera di razionalizzazione.
Potremmo dire: ma almeno il rapporto tra deficit e PIL è migliorato? No, è aumentato. La crisi è stata prevenuta dalla grande manovra del grande economista Tremonti? No, la recessione è stata fra le peggiori in Europa e la ripresa fra le più lente d'Europa. In compenso, la nostra scuola sta perdendo i suoi pezzi.
Questo si riflette naturalmente nelle diverse parti della scuola. Nella scuola dell'infanzia è stata negata l'iscrizione a molti bambini e spesso agli enti locali è stato impedito di aprire scuole che pure avevano in parte contribuito a mettere su. Nella primaria le 40 ore sono state la barzelletta del maestro unico. Abbiamo avuto la retorica del maestro unico, ma per realizzare le 40 ore (che non è più un tempo pieno) si sono usati a volte sino a 10 diversi maestri: il primo per le 22 ore complete e gli altri atti per i frammenti.
Alla retorica del maggior impegno nella lingua inglese sono corrisposti migliaia di licenziamenti e di abolizioni di posti specialistici per l'inglese nella scuola primaria. Nelle medie è stato praticamente soppresso il tempo prolungato e nelle superiori è stata sostanzialmente azzerata una grande quantità di sperimentazioni che era in realtà in nome dell'autonomia.
Era certamente possibile attraverso dei curricula semplificati e una certa percentuale di offerta didattica delle scuole sopperire, almeno in parte, a questo problema. Ma se nello stesso tempo in cui si irrigidiscono i curricula si tagliano i fondi è ben difficile che non si impoverisca in modo drammatico l'offerta didattica impedendo sul territorio di andare avanti ad esperienze molto vicine alle aziende.
Questo lo diceva Beniamino Brocca che fino a poco tempo fa è stato il responsabile scuola dell'UDC, non un pericoloso rifondarolo. È stata proprio la grande sperimentazione di Brocca che è stata distrutta non nel senso in cui una sperimentazione potrebbe essere superata, e cioè traendone i punti principali e avvalendosene per un nuovo modello di scuola, ma è stata semplicemente cancellata.
I tagli del personale amministrativo, tecnico e ausiliario hanno naturalmente ricadute sulla pulizia, sulla sorveglianza, sulla sicurezza e sui lavori di segreteria. Perfino i docenti a tempo indeterminato sono in molti casi perdenti posti e verranno spostati da una scuola all'altra come effetto della riduzione dell'offerta formativa e anche le nomine si trovano in questo momento nel caos. Sono stati diminuiti perfino i fondi, già scarsi, per la formazione e l'educazione degli adulti. Questo vuol dire anche avere abolito o impoverito enormemente le scuole serali che oggi più che ai lavoratori servivano come polmone per l'insegnamento dell'italiano come lingua straniera agli immigrati. Erano anche quelle le ore della scuola per il carcere: tutto questo sta morendo!
Molti ci avevano spiegato che l'Italia spende troppo per la scuola, ma i dati OCSE usciti pochi giorni fa ci hanno finalmente detto la verità. Anche aggiungendo quanto viene dato dagli enti locali e dalle regioni, l'Italia si attestava prima dei tagli al 4,5 per cento del PIL contro una media europea del 5,7 per cento investito nella istruzione e, di conseguenza, i tagli non potranno che portarci più lontano dall'Europa.
Infine - ma solo in ordine di tempo - vorrei sottolineare che dell'attuazione del Titolo V, che tanta prospettiva potrebbe avere per la scuola e per un vero rilancio dell'autonomia scolastica e della responsabilità anche in campo formativo ed educativo, non si parla più. Evidentemente la Lega, per la terza o quarta volta, fa Pag. 12credere ai sui elettori di essere interessata alle autonomie regionali, ma si consola soltanto marchiando i banchi di scuola come i cavalli di Tex Willer con i simboli del suo partito.
La vicenda di Adro è particolarmente scandalosa in sé e anche perché lo stesso Ministro, che ha dato corda ad un dirigente scolastico regionale di un'altra regione italiana perché prendesse provvedimenti punitivi verso professori che si erano permessi solo di discutere e votare in collegio docenti un documento che criticava il Ministro Gelmini, non ha ancora trovato altro da dire che una battuta dai toni folcloristici.
Mi permetto di dire che il povero professor Gianfranco Miglio, a cui è stata intitolata la scuola in cui è stato commesso quell'atto assolutamente inedito in Italia, ossia mettere il simbolo di un partito sui banchi di scuola e sui tappetini all'ingresso, e che era anche un grande studioso cattolico di diritto che ha formato generazioni di politici e di storici, credo si rivolterebbe nella tomba. D'altra parte, Bossi, quando Miglio - a cui pure è stata intitolata la scuola - abbandonò la Lega, lo definì con finezza «una scoreggia nello spazio».
Dunque, noi ci auguriamo che il Ministro, e vorremmo sapere come vorrà farlo, possa dare all'inizio dell'anno scolastico qualche speranza in più rispetto alla catastrofe che mi sono permesso di descrivere brevemente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, in merito a quanto rappresentato nell'atto in discussione, faccio presente quanto segue. L'articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ha previsto l'adozione per un triennio, a decorrere dall'anno scolastico 2009-2010, di interventi e misure volti in primo luogo a incrementare gradualmente di un punto il rapporto alunni-docenti; in secondo luogo a ridurre del 17 per cento la consistenza del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario (ATA) determinata per l'anno scolastico 2007-2008. Tali misure sono coerenti con gli standard europei.
Il complesso delle azioni previste dal citato articolo 64 in materia di revisione e riordino del sistema scolastico si inquadra nel più ampio programma di razionalizzazione e contenimento della spesa per il pubblico impiego e si ispira ai principi di efficacia, efficienza ed economicità, che debbono caratterizzare l'impianto del moderno sistema amministrativo. In tale ampio e delicato quadro si colloca la realizzazione dei risparmi di spesa assegnati a questo dicastero.
Peraltro, l'azione di contenimento è in linea con quanto già previsto dal precedente Governo che, per il triennio 2007-2010, aveva stabilito una riduzione complessiva di 49 mila posti tra docenti ed ATA. Parte di tale riduzione, non realizzata per il sopravvenire delle nuove elezioni, è stata compresa nelle riduzioni di cui all'articolo 64.
La relazione tecnica di accompagnamento all'articolo 64 collega le sopraindicate economie all'attuazione di un piano triennale di riduzione dei posti (comprensivo anche di quelli preventivati dal precedente Governo pari a 20 mila unità) articolato in 42.105 posti per il 2009-2010, in 25.600 posti per il 2010-2011, in 19.700 posti per il 2011-2012, per un totale di 87.400 posti nel triennio. A tali posti si aggiungono quelli relativi al personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA) corrispondenti a 15.166 unità per il 2009-2010, 15.167 unità per il 2010-2011 e 14.167 unità per il 2011-2012, per complessive 44.500 unità.
Tale piano, a norma dell'articolo 64, è bene ricordarlo, è finalizzato alla «revisione dell'attuale assetto ordinamentale, organizzativo e didattico del sistema scolastico» e ad una «maggiore razionalizzazione delle risorse umane e strumentali Pag. 13disponibili, che conferiscano una maggiore efficacia ed efficienza al sistema scolastico».
La disposizione citata prevede, inoltre, che la mancata realizzazione delle descritte economie comporta l'applicazione della «clausola di salvaguardia», con una corrispondente riduzione di pari importo dei finanziamenti di bilancio di questo Ministero. Tale clausola, com'è noto, è stata introdotta dal precedente Governo e applicata nel 2008, con una forte riduzione dei finanziamenti per copertura delle supplenze.
Le modalità di attuazione degli interventi di riduzione sono state definite nel piano programmatico sul quale è stato acquisito il parere favorevole del Parlamento. In applicazione delle azioni e degli interventi previsti dal piano sono stati emanati i relativi regolamenti, sui quali sono stati acquisiti i pareri favorevoli del Parlamento e del Consiglio di Stato.
Venendo alle specifiche richieste avanzate dagli interpellanti si osserva quanto segue. Per quanto concerne gli organici, premesso che per l'anno scolastico 2010-2011 le previste riduzioni di 25.600 docenti e 15.167 ATA, nell'adeguamento dell'organico di diritto alle situazioni di fatto, sono state attenuate. Infatti, l'amministrazione ha tenuto in debito conto i seguenti fattori necessari ad assicurare la qualità dell'offerta formativa: sdoppiamento di alcune classi particolarmente affollate in presenza di alunni disabili; formazione di classi, in deroga ai parametri programmati, nelle zone disagiate e di montagna; autorizzazione di corsi serali per studenti lavoratori; esigenze legate alla garanzia della continuità del tempo pieno e comunque all'ampliamento del tempo scuola prospettate da alcuni assessori regionali e rappresentate dai direttori regionali; assicurare la funzionalità amministrativa delle scuole.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,20)

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Complessivamente, ad oggi, gli incrementi di posti autorizzati, sia docenti sia ATA, ammontano complessivamente ad oltre 5 mila unità, di cui oltre mille per il personale ATA; unità di personale che sicuramente potranno contribuire ad assicurare il mantenimento della qualità e quantità del servizio scolastico.
Per quanto riguarda il tempo pieno, pur in presenza di un'azione di contenimento degli organici, negli ultimi due anni è stato notevolmente incrementato il numero delle classi a tempo pieno per venire incontro alle richieste delle famiglie. Le classi a tempo pieno sono passate dalle 34.317 dell'anno scolastico 2008/2009 alle 37.275 del corrente anno, con un incremento di 2.958 unità. La richiesta delle famiglie di classi a tempo pieno è comunque da anni superiore alla sua effettiva possibilità di realizzazione. Infatti, nessun Governo ha mai potuto soddisfarla in toto, in ragione del vincolo di risorse da assegnare al modello in questione. Tali risorse rientrano nella complessiva dotazione organica stabilita annualmente di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze.
In ordine all'aumento degli alunni per classe, l'articolo 64 della legge n. 133 del 2008, come peraltro la legge n. 296 del 1997 del precedente Governo, ha previsto l'aumento di un punto percentuale del numero degli alunni per classe rispetto ai 20,6 alunni per classe dell'anno 2007/2008. Nel corrente anno il rapporto è pari a 21,3 alunni per classe, quindi ancora inferiore alla previsione normativa. Dalle rilevazioni effettuate, a fronte di sole 881 classi (pari allo 0,2 per cento) con un numero di alunni pari o superiore alle 30 unità (quasi tutte presso gli istituti di II grado), ve ne sono 7.936 (pari al 2,1 per cento) con meno di 12 alunni e altre 108 mila con un numero pari o inferiore a 20 alunni (pari al 30 per cento).
Quanto al precariato, proseguendo nell'opera di stabilizzazione del precariato, si è proceduto alle assunzioni in ruolo di ben 16.500 unità di personale docente (10 mila) ed ATA (6.500), e ciò in deroga al blocco delle immissioni in ruolo previsto Pag. 14per le altre amministrazioni dalla legge n. 112 del 2010 di stabilizzazione della finanza pubblica.
Delle 10 mila immissioni in ruolo del personale docente ben 5 mila sono state destinate al sostegno e all'integrazione degli alunni disabili. Tale soluzione ha consentito di dare stabilità e continuità didattica all'offerta formativa rivolta agli alunni disabili, che, com'è noto, subiscono in maniera più avvertita il disagio legato al cambio annuale dei docenti di sostegno.
Il numero dei precari, ovvero di coloro che sono inclusi nelle graduatorie ad esaurimento, è di 229 mila. Tale cifra diminuisce progressivamente sulla base delle nomine in ruolo autorizzate. Si evidenzia, pertanto, la positiva e sostanziale tendenza alla diminuzione dei precari abilitati. Per l'anno 2010/2011 verranno conferite circa 116 mila supplenze, di cui solo 20 mila su posti effettivamente vacanti e disponibili (nomine fino al 31 agosto) e quindi utili per le nomine in ruolo, mentre i rimanenti, pari a circa 96 mila (nomine fino al 30 giugno), sono posti solo disponibili di fatto per ciascun anno (posti in deroga sul sostegno, spezzoni di orari, comandi ed altre analoghe fattispecie).
Dal rapporto tra numero dei pensionamenti che è pari a 23.000 e quello della riduzione di posti di organico che è pari a 25.600, si evince che il numero dei supplenti che non avrebbero possibilità di nomina annuale fino al termine delle lezioni sarebbe di circa duemila, che vanno ad aggiungersi ai circa 12 mila del decorso anno per un totale di 14 mila unità. Tale numero, in realtà, si riduce notevolmente per effetto dell'autorizzazione in sede di organico di fatto, al funzionamento di ulteriori posti sia di insegnamento ordinario, pari circa a mille sia di sostegno pari a oltre 3.200. Pertanto, il leggero incremento, rispetto al decorso anno, del numero dei supplenti senza incarico - che è di circa duemila, come dicevo prima - viene interamente riassorbito nei posti autorizzati in organico di fatto che ammonta ad oltre quattromila, migliorando la situazione dei precari perdenti posto rispetto al decorso anno, nel corso del quale, con interventi previsti dalla legge sul precariato, la situazione è stata gestita senza particolari disagi. L'incidenza della riduzione dei posti è più sensibile nelle regioni del Mezzogiorno a causa della costante diminuzione degli alunni in tutti i gradi di istruzione. Nel centro-nord, invece, si assiste al fenomeno inverso. Pertanto, nonostante il meccanismo delle riduzioni di organico operi in misura proporzionale, si realizza il fenomeno di una maggiore concentrazione in valore assoluto nelle regioni del sud dove si registra una maggiore sofferenza dei precari. Per far fronte alla situazione dei docenti annuali precari perdenti posto sono state prorogate anche per l'anno scolastico 2010-2011 le misure legislative a favore dei docenti precari: precedenza assoluta in tutte le nomine, riconoscimento del punteggio intero, automatismo della liquidazione dell'indennità di disoccupazione laddove dovuta da parte dell'INPS e priorità nell'assegnazione di progetti avviati a seguito di convenzioni con le regioni. Tali misure sono state estese anche al personale che aveva la supplenza annuale dello scorso anno che l'ha persa per l'anno scolastico 2010-2011. Oltre alle misure sopra descritte, per i precari sono previste convenzioni con le regioni per attivare occasioni occupazionali attraverso progetti per il rafforzamento dell'offerta formativa con il riconoscimento dell'intero punteggio ai fini della posizione in graduatoria. Le regioni che hanno già definito le convenzioni sono Veneto, Puglia, Molise, Calabria, Sicilia, Campania, Piemonte e Basilicata. Sono invece in corso di definizione le convenzioni con le regioni Lazio, Lombardia e Sardegna.

PRESIDENTE. L'onorevole Coscia, cofirmataria dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

MARIA COSCIA. Signor Presidente, purtroppo ci troviamo di fronte ad un'ennesima risposta all'interpellanza da noi presentata in altre occasioni, devo dire molto burocratica. Sono particolarmente colpita, nonostante il sottosegretario sia Pag. 15molto amabile, dalla distanza abissale che c'è tra la realtà del Paese e i problemi drammatici che si stanno verificando in questi giorni all'interno delle scuole, ovvero un grande caos, una grande confusione, un'assoluta incertezza nelle scuole superiori rispetto a ciò che bisogna insegnare ai ragazzi. Le prime classi non hanno ancora avuto in tutte le scuole il team di insegnanti che spetta loro, quanto alle seconde, terze e quarte classi soprattutto degli istituti superiori ancora non si sa cosa si debba insegnare visto che sono state ancora accorpate ore e ridotti gli orari. Insomma, penso alle decine di migliaia di famiglie che avevano richiesto il tempo pieno nella scuola primaria e che invece non hanno avuto risposta, a fronte degli impegni che il Premier, in prima persona, il Presidente Berlusconi, con il Ministro, più volte aveva assunto, assicurando addirittura che il tempo pieno sarebbe stato aumentato del 50 per cento rispetto all'anno precedente, cosa che non è avvenuta.
Più volte si dice che si forniscono dati che poi non corrispondono alla realtà, perché sono dati, secondo noi, per così dire taroccati (per esempio sono scomparsi i modelli di orari dalle 31 alle 39 ore e non ne vengono forniti altri; è legittimo il sospetto che le sperimentazioni vengano presentate come «tempo pieno» e non lo sono).
A parte il tema della qualità del tempo pieno - perché ciò che è avvenuto, ahimè, è stato semplicemente lasciare il numero delle ore, facendo venir meno, purtroppo, nel modo più assoluto la qualità di quel modello didattico, fondato sul lavoro di team e di compresenza - in molti contesti, dove gli orari sono stati garantiti, il pomeriggio assistiamo ad un tourbillon di insegnanti che, invece di dare sicurezza e un punto di riferimento ai bambini, non fanno altro che disorientarli ulteriormente.
Vi è dunque una differenza, come dire, abissale tra la realtà drammatica che si sta vivendo in questi giorni nelle scuole e la risposta che ci è stata fornita. Prendo atto che questa volta almeno non sono citati dati europei, se non en passant solo per giustificare ad esempio il tema dell'aumento del numero degli alunni per classe, quando si dice genericamente che sono tendenze in linea con i parametri europei. Ciò non è assolutamente vero. Non è assolutamente vero, perché la realtà del nostro Paese è diversa da quella di altri Paesi europei per la sua composizione geografica ed orografica: fare una media rispetto a situazioni di piccoli centri di montagna, che comunque hanno ovviamente bisogno di avere una scuola, con un numero di bambini quindi nettamente inferiore rispetto alle scuole delle grandi città, soprattutto quelle delle periferie, significa fare, come dire, la solita statistica che non corrisponde alla realtà.
E soprattutto, nella realtà dei fatti, accade che, in tantissime scuole, abbiamo classi che arrivano fino a 33 alunni se non addirittura a 37-38 e, come diceva il collega Bachelet, ciò sta mettendo in discussione i parametri minimi di sicurezza e di garanzia per i nostri ragazzi e per gli studenti, le condizioni minime di tutela della salute ed anche la possibilità per gli insegnanti di proporre una didattica di qualità, a cui i nostri ragazzi hanno diritto, al pari dei loro amici e colleghi europei. Questa purtroppo è la realtà.
Come dicevo, quindi, questa volta si è sorvolato su dati, non forniti da noi, dall'opposizione, ma su dati forniti dall'OCSE, che ancora una volta ha certificato che il nostro Paese è tra i Paesi più indietro rispetto alla spesa e all'investimento sull'istruzione e sulla formazione e ciò in riferimento alla situazione del nostro Paese prima dei tagli (possiamo quindi immaginare che saremo gli ultimi degli ultimi nelle prossime ricerche). Prima dei tagli l'Italia spendeva il 4,5 del prodotto interno lordo rispetto ad una media europea, anzi dei Paesi OCSE, quindi non solo europea, del 5,7. A questi si aggiungono altri dati significativi ed importanti: il nostro Paese è il penultimo per la spesa pro capite per studente, ovvero 7.948 dollari, a fronte di una spesa di quasi il doppio negli Stati Uniti, 14.269 dollari. Ma non bisogna andare negli Stati Uniti, pensiamo alla Francia, che ne spende circa 9 mila, o alla Svezia, che ne spende oltre 10 mila. Pag. 16
Insomma, siamo un Paese che, invece di investire sulla risorsa fondamentale, che sono i nostri bambini e i nostri ragazzi e quindi il futuro del nostro Paese, e di fare dell'istruzione e della formazione un punto di forza per aiutare il Paese ad uscire da una crisi durissima e pesante, come i dati anche recenti di questi giorni della Banca d'Italia purtroppo confermano, fa il contrario.
Il nostro Paese, rispetto ad altri, è quello che è più indietro nella capacità di vedere una nuova prospettiva. Invece di fare dell'istruzione e della formazione una leva fondamentale per costruire un nuovo futuro per il nostro Paese, accade, lo ripeto, esattamente il contrario: si sono considerate l'istruzione e la formazione solo un capitolo di bilancio da tagliare in modo indiscriminato, senza guardare dentro tale spesa, senza lavorare per il suo miglioramento e la sua qualificazione, per recuperare il ritardo e dati drammatici come quello della dispersione.
Abbiamo anche in questo caso un primato negativo: siamo il Paese che ha più ragazzi che abbandonano la scuola, circa il 25 per cento; vi sono poi 2 milioni di ragazzi che non vanno né a scuola né al lavoro: abbiamo quindi il più alto indice di disoccupazione dei nostri giovani. Insomma, vi è una situazione veramente pesante e drammatica, e abbiamo purtroppo avuto un'ennesima risposta burocratica e un sorvolare su una vicenda di questi giorni.
Si tratta di una vicenda simbolicamente rilevantissima per un Paese come il nostro, un Paese democratico, che fa della scuola pubblica la sua risorsa fondamentale: il pluralismo della scuola pubblica come un punto di riferimento che unisce tutti gli italiani. Rispetto alla vicenda del comune di Adro, che ha non politicizzato, bensì invaso una scuola con i simboli di un partito, invece si sorvola e si fa persino dell'ironia. È una questione di una gravità inaudita, a cui un Governo serio dovrebbe rispondere in modo netto e chiedere a quel comune di rimuovere i simboli di un partito; perché il luogo della scuola è assolutamente fondamentale nell'educazione e nella crescita pluralista e per offrire ai nostri bambini e ragazzi la possibilità di acquisire quelle conoscenze e quelle competenze, e anche quella capacità critica tale da potersi poi fare opinioni e giudizi autonomi.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARIA COSCIA. Non possiamo quindi - mi dispiace, sottosegretario - che essere assolutamente e decisamente insoddisfatti.
Vogliamo ancora una volta, però, rilevare le contraddizioni del Ministro, che emergono anche sulla vicenda dei precari: non si può affermare il giorno prima che non vi è alcuna possibilità di assorbimento dei precari, e il giorno dopo ci si racconta, con le dichiarazioni di questi giorni, che forse nel giro di qualche anno si potranno assorbire. Sottosegretario, la prego di riferire al Ministro: sarebbe il caso di non continuare a prenderci in giro. Si formuli un piano!
Se è vero che vi è la possibilità di assumere nel corso degli anni, non si sa bene quanti anni, i precari, ci si presenti in Parlamento, prima in Commissione e poi in Aula, con un piano; perché non si può richiamare il Governo Prodi per dire che ha messo in atto una clausola di salvaguardia (mentre il Governo Prodi, contestualmente al lavoro di razionalizzazione della spesa, ha messo in campo un piano di assunzione pluriennale dei precari, ma solo per una parte dello stesso questo Governo ha proceduto), e poi continuare a raccontare favole a cui ritengo non creda nessuno. Vi sfidiamo allora: venite in Parlamento, portateci un piano, discutiamo e vediamo se poi sono «balle» che raccontate o sono fatti reali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Problematiche concernenti la gestione commissariale relativa alla situazione economico-finanziaria del comune di Roma - n. 2-00796)

PRESIDENTE. L'onorevole Cambursano ha facoltà di illustrare l'interpellanza Pag. 17Di Pietro n. 2-00796, riguardante problematiche concernenti la gestione commissariale relativa alla situazione economico-finanziaria del comune di Roma (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, per la verità, come lei potrà constatare, l'interpellanza urgente è rivolta al Ministro dell'economia e delle finanze; non mi è dato di conoscere con quale dei due rappresentanti del Governo presenti questa mattina in Aula avrò l'onore e il piacere di dialogare, se con il sottosegretario o con il Ministro Maroni.
Mi piacerebbe ovviamente farlo con entrambi, anche perché va detto subito che questa interpellanza riguarda Roma, che - come sappiamo - un partito rappresentato qui in quest'Aula proprio dal Ministro dell'interno - non solo negli anni passati, ma ancora recentemente - definiva in un certo modo («Roma ladrona»). Questa interpellanza riguarda il dissesto finanziario del comune di Roma. Ovviamente il merito dell'interpellanza medesima risiede non già nelle cause e nelle responsabilità di quel dissesto (perché di questo si è parlato lungamente nei mesi e addirittura nei due anni precedenti), ma nelle soluzioni che il Governo nazionale, d'intesa con l'amministrazione comunale (il sindaco Alemanno), ha adottato e i risultati finora raggiunti.
Non è ovviamente questa l'unica città italiana che si è trovata e si trova in queste condizioni. Voglio ricordare - oggi si direbbe per par condicio - che ce ne sono sia governate dal centrodestra sia dal centrosinistra. Con riferimento alla città di Roma ci si riferisce a situazioni finanziarie e debitorie che riguardano gli anni in cui la città era governata da un'amministrazione del centrosinistra, ma non possiamo dimenticare quanto accaduto in altre città importanti, pur se non capitali d'Italia, ma certamente capoluoghi di provincia, come la città di Taranto, piuttosto che la città di Catania o Palermo (e potremmo proseguire a lungo).
Nell'aprile del 2008, subito dopo le elezioni amministrative della città, a seguito delle dimissioni dell'allora sindaco Walter Veltroni, il nuovo sindaco Gianni Alemanno e la nuova giunta portarono alla pubblica attenzione il problema del debito accumulato dalla città, puntando il dito - dicevano allora - contro l'incauta gestione finanziaria delle precedenti amministrazioni, chiamando in causa sia quelle a conduzione del sindaco Rutelli che quelle del sindaco Veltroni e paventando l'ipotesi di un dissesto finanziario.
Pochi giorni dopo Il Sole 24 Ore, esattamente il 4 maggio del 2008, evidenziava come il nuovo sindaco di Roma avesse ereditato dalle amministrazioni che lo avevano preceduto - cito testualmente - un debito di 7 miliardi di euro, cui si sarebbero potuti sommare - già lo si paventava - altri 2 miliardi di euro in mutui contratti con la Cassa depositi e prestiti.
Appena la giunta Alemanno si insedia l'ipotesi più accreditata è la deliberazione di dissesto finanziario da parte del consiglio comunale, con l'avvio della conseguente procedura prevista dal testo unico degli enti locali, precisamente all'articolo 243. Ma la procedura di dissesto ordinaria viene deliberatamente evitata per garantire alla città una regolare programmazione economica e finanziaria e per scongiurare pesanti conseguenze sul recupero dei crediti delle migliaia di piccole e medie imprese fornitrici del comune, con conseguenze sulla loro stabilità e anche con possibili ripercussioni sul tessuto socio economico della città stessa.
La soluzione per il risanamento del debito viene attuata per decreto, peraltro derogando alla ratio delle norme ordinarie sul dissesto finanziario, e istituendo una inedita doppia gestione (una commissariale e una ordinaria), che divide le competenze discriminando ex ante ed ex post la data del 28 aprile.
Si procede così alla nomina dello stesso sindaco Alemanno come commissario governativo per la ricognizione della situazione economico-finanziaria del comune e delle società partecipate e per la predisposizione di un piano di rientro dal Pag. 18debito pregresso relativo alla gestione precedente a quella data, così come previsto dall'articolo 78 dell'allora appena emanato decreto-legge n. 112 del 2008.
Quest'Aula ne ha parlato più volte di tale decreto-legge, nei suoi fatti e misfatti, e sappiamo anche che cosa è accaduto per l'appunto in merito ad esso rispetto alla non possibilità delle autonomie locali di fare fronte alle esigenze dei propri cittadini avendo tolto loro l'unica vera e significativa voce di autonomia impositiva cioè l'ICI.
La gestione commissariale assume, con bilancio separato rispetto a quello della gestione ordinaria, tutte le entrate di competenza e tutte le obbligazioni assunte alla data del 28 aprile 2008. Pertanto, le disposizioni precedenti non incidono sulle competenze ordinarie degli organi comunali relativamente alla gestione del periodo successivo a quella data. Inoltre, per l'intera durata del regime commissariale viene espressamente stabilito che non si può procedere alla deliberazione di dissesto, previsto, come ricordato prima, sempre dal testo unico degli enti locali e che, nelle more dell'approvazione del piano di rientro di cui all'articolo 246 del medesimo testo unico, la Cassa depositi e prestiti concede al comune di Roma un'anticipazione di 500 milioni di euro a valere sui primi futuri trasferimenti statali, ad esclusione di quelli compensativi per i mancati introiti di natura tributaria.
Il 29 settembre del 2008 il sindaco Alemanno sottopone a Palazzo Chigi il suo piano di rientro dall'indebitamento pregresso dopo averlo presentato in tribunale. Il debito totale del comune, quantificato pochi giorni prima, poche settimane prima, in 7 miliardi già lievita a 8.646 milioni di euro.
Tra gli strumenti fondamentali utilizzati nel piano di rientro sono previste alcune misure: lo stop al piano di assunzione già approvato dal comune, lo snellimento delle holding-comune di Roma, con una riduzione delle aziende del 25 per cento, che non è mai avvenuto, e una maggiore efficienza nel recupero delle imposte e delle tariffe.
Il 5 dicembre del 2008 il Presidente del Consiglio approva formalmente il piano di rientro con un proprio decreto, ma, strano a dirsi, esso non è mai stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale; nel citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri si autorizza il commissario straordinario ad adottare tutti i provvedimenti necessari ed opportuni per l'attuazione e la gestione del piano di rientro procedendo, quindi, alla liquidazione e al pagamento.
Il suddetto piano di rientro ottiene prima 500 milioni all'anno strutturali, poi, però, essi, a causa della crisi economica e anche, purtroppo, del tragico evento del terremoto in Abruzzo, vengono trasformati in trasferimenti decisi di anno in anno, attraverso leggi finanziarie, e che complessivamente assommano a 500 milioni di euro per il 2008, 500 milioni di euro per il 2009 e 600 milioni per il 2010, attraverso, quest'ultima cifra, la cessione di immobili di proprietà del Ministero della difesa alla città di Roma, la quale, poi, a sua volta avrebbe dovuto monetizzarli.
Il 15 giugno dello scorso anno, un noto quotidiano nazionale anticipa le dimissioni del neo-assessore della città di Roma, dottor Ezio Castiglione; la ragione, secondo il suddetto quotidiano, dipende da «differenti visioni di soluzione del problema del dissesto finanziario» fra l'assessore medesimo e il sindaco della città. L'assessore viene sostituito da un deputato, da un collega - peraltro molto preparato -, l'amico Leo.
Il 27 settembre dello stesso anno viene anche proposto da un altro collega che era suo predecessore e assessore alle finanze e al bilancio della città di Roma di assumere un comportamento diverso e di percorrere una strada diversa per far rientrare la città e la comunità di Roma dal debito accumulato, seguendo un percorso che è stato seguito per più regioni in presenza di dissesto o deficit finanziario sul fronte della sanità pubblica.
Il 22 ottobre del 2009 l'assessore Leo rispetto all'ipotesi che i 600 milioni possano arrivare sotto forma di cessione di immobili dallo Stato dichiara testualmente: Pag. 19«l'importante è che ci sia liquidità, perché altrimenti da gennaio saltano gli equilibri finanziari». Stiamo parlando dell'ottobre 2009 e il mese di gennaio chiamato in causa dallo stesso assessore Leo si riferiva al 2010.
È ovvio che di fronte ad affermazioni così determinate e precise la domanda che rivolgiamo è la seguente: l'assessore Leo ha enfatizzato la situazione, rendendola più nera di quanto non fosse, semplicemente per avere maggiori risorse dallo Stato? Perché, altrimenti, non si spiega per quale motivo, visto che la liquidità, la trasformazione di immobili in liquidità attraverso la cessione non è avvenuta, non sia avvenuta neanche la dichiarazione di dissesto.
Il 31 dicembre 2009, nella legge finanziaria 2010, si prevede all'articolo 2, comma 195, che per l'anno 2010 venga attribuito al comune di Roma anche attraverso quote di fondi immobiliari un importo pari a 600 milioni. In buona sostanza, si ribadisce l'impegno preso qualche tempo prima, ma non si danno maggiori risorse liquide.
Tra la fine del 2009 e i primi mesi del 2010 il piano di gestione commissariale non funziona e la stampa riporta un'allarmante situazione di crescita del debito pubblico complessivo. Il debito finanziario pregresso in gestione commissariale si somma infatti al debito della gestione ordinaria, con prestiti flessibili, alla mole dei contenziosi con i fornitori, e non solo, alle partite in sospeso degli strumenti derivati fuori bilancio. È di questi giorni la quantificazione dell'operazione su derivati che la città di Roma ha fatto e ha continuato a fare.
Il 3 marzo 2010 Il Sole 24 Ore, che è vero che è colorato di rosa, ma non è un giornale rosso, in base a stime in attesa di conferma dichiara testualmente: il debito finanziario della città di Roma supererebbe (attenzione, attenzione!) i 12 miliardi di euro. Quindi, attenzione, signor Ministro e signor sottosegretario, dai 7 miliardi annunciati nell'aprile del 2008 siamo già a 12 miliardi di euro, non di lire: immaginate che somma mostruosa, a cui peraltro occorre anche aggiungere 1 o 2 miliardi di contenziosi con fornitori di beni e di servizi persi da parte della città di Roma.
Sembra definitivamente compromesso lo stesso impianto della doppia gestione...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Cambursano.

RENATO CAMBURSANO. Concludo, signor Presidente, almeno questo primo intervento. Per questo motivo chiediamo a chi mi risponderà del Governo quali siano le ragioni che non portano il Ministero competente a riferirci come siano state utilizzate le risorse trasferite dallo Stato, quali siano i risultati ottenuti dai commissari straordinari (perché poi - lo dico per inciso ma lo ripeterò nella replica - è stato sostituito il commissario Alemanno con un nuovo commissario, che era vicecommissario di Alemanno) e quale sia la situazione relativa alle società partecipate.
Credo che i cittadini di Roma, ma non solo di Roma, debbano sapere, perché ancora una volta i debiti della città di Roma - lo dico al Ministro degli interni - vengono coperti con risorse che provengono da tutta Italia, in particolare dal nord.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, con l'interpellanza. urgente n. 2-00796 l'onorevole Di Pietro ed altri pongono quesiti in ordine alla situazione economico-finanziaria del comune di Roma.
Al riguardo, relativamente al quesito volto a conoscere come siano state spese le annualità già trasferite dallo Stato alla gestione commissariale, si fa presente che con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 4 agosto 2010, attualmente alla Corte dei conti per la prescritta registrazione, è stato approvato l'accertamento Pag. 20del debito pregresso del comune di Roma, di cui al documento predisposto dal commissario straordinario del Governo trasmesso a questo Ministero con nota n. 36 del 30 luglio 2010, come modificato con nota n. 39 del 3 agosto 2010.
Tale documento, in particolare, non considerando tra i «finanziamenti statali a ripiano dei disavanzi» il contributo di 500 milioni di euro previsto per l'anno 2008, conferma l'iscrizione, in termini di competenza, di detto importo nel bilancio del comune di Roma per garantirne l'equilibrio economico-finanziario, e l'utilizzo, in termini di cassa, dello stesso per il pagamento della rata di ammortamento del debito pregresso.
Ciò, in particolare, sulla base di quanto disposto dall'articolo 4 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2008 di approvazione del piano di rientro, laddove è stabilito che «per l'attuazione del piano di rientro si provvede mediante utilizzo dei contributi di cui all'articolo 5, comma 3, del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154» (e, cioè, mediante utilizzo dei contributi relativi agli anni 2009 e successivi, nonché di quanto disposto dall'articolo 5, comma 4, del citato decreto, che prevede che l'annualità 2008 è attribuita alla gestione corrente del comune).
I rimanenti contributi previsti per gli anni 2009 e 2010 sono pressoché integralmente (ad eccezione di una quota di 15 milioni di euro a valere sul contributo 2009) destinati al ripiano del debito pregresso.
Circa la richiesta di notizie sui pagamenti già effettuati e lo sblocco degli ulteriori pagamenti in favore dei fornitori, si segnala che elementi informativi potranno essere forniti, in linea generale, successivamente al perfezionamento del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze di approvazione del piano di estinzione del debito accertato, previsto dal comma 13-bis dell'articolo 14 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n 122.
In merito a tale piano è stato avviato uno specifico confronto da parte di questa Amministrazione con i rappresentanti della gestione commissariale in questione.

PRESIDENTE. L'onorevole Cambursano ha facoltà di replicare.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, come posso dichiararmi soddisfatto? È impossibile: nonostante tutta la buona volontà, non ce la faccio proprio.
Il sottosegretario è una persona amabile, affabile e gli hanno preparato il compitino. Lo capisco bene, lei lo ha letto bene, ma non dà né mezza né un quarto di risposta ai quesiti che abbiamo posto, o meglio che ho posto al Ministro dell'economia e delle finanze.
Ecco perché prima ho esordito dicendo che, approfittando della presenza del Ministro dell'interno, che credo abbia ancora alcune competenze con riferimento alle autonomie locali - ovviamente, senza avermene, signor sottosegretario - fosse il Ministro dell'interno stesso ad interloquire. Ma tanto è.
Signor sottosegretario, la valutazione che facciamo - mi rivolgo per sua interposta persona al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno che mi sta ascoltando, ma anche al sindaco di Roma - è la seguente. Il piano di rientro, così come è stato studiato e definito dal Governo, e in seguito rimodulato, è stato gestito - lo dicevo prima - in modo assolutamente irrituale, attraverso il ricorso alla decretazione d'urgenza. Peraltro, sono state rimodulate in modo singolare anche le forme del commissariamento per ben due volte, nonché nominando commissario straordinario, prima, lo stesso sindaco, proprio mentre portava avanti una campagna politica contro le precedenti amministrazioni, ed anche attraverso un largo scontro di cifre tra maggioranza ed opposizione sull'entità del debito.
Il piano di rientro, inoltre, si è rivelato inadeguato sotto il profilo degli strumenti, essendo essenzialmente basato sull'attesa di fondi statali che, come sappiamo, sono Pag. 21sempre in ritardo. A dire questo non è Renato Cambursano che, tra le sue esperienze, ha ricoperto la carica di sindaco di una cittadina di 30 mila abitanti ed è stato anche assessore al bilancio di un'importante provincia (quella di Torino, per capirci), ma lo sanno anche gli amministratori dei comuni piccoli e delle grandi città.
Il piano straordinario si è rivelato inefficace e, soprattutto, inefficiente (che è ancora più grave) rispetto agli obiettivi che si era posto. Infatti, sono ancora migliaia i fornitori del comune, della città di Roma, in attesa di essere pagati, ad oltre, ormai, due anni e mezzo dall'approvazione del piano medesimo. Il risultato è stato l'erosione della capacità di spesa e di investimento della gestione ordinaria della città di Roma e la crescita del debito ordinario, con un necessario slittamento dei termini per l'approvazione del bilancio del 2010. Infatti, il Governo è dovuto, di nuovo, intervenire con un proprio decreto per autorizzare la città di Roma ad approvare il proprio bilancio ordinario entro il 31 luglio di quest'anno.
Il piano di rientro, inoltre, è stato gestito dall'amministrazione comunale in modo assolutamente non trasparente, e lo diciamo con cognizione di causa. Infatti, non è stato mai comunicato, né presso il consiglio comunale di Roma, né attraverso gli strumenti che oggi sono a disposizione non solo dei cittadini di Roma, ma anche, nel complesso, dei cittadini italiani, quale uso sia stato fatto di quei fondi. Non è mai stato pubblicato un bilancio straordinario del comune riferito, per l'appunto, alla parte antecedente, né vi è stata ancora una comunicazione ufficiale ai fornitori in merito ai crediti commissariati, con grave danno - come dicevo - per tante piccole e medie aziende fornitrici.
Concludo, signor Presidente, dicendo anche che trovo straordinario che un Governo possa aver fatto una nomina di questo tipo, e lo dico con grande rispetto nei confronti della persona interessata. Ma come si fa? Com'è possibile che due persone - il commissario e il vicecommissario - per circa un anno e mezzo o due, si siano sedute l'una a fianco all'altra per verificare quale fosse la situazione dei conti pregressi e, soprattutto, per trovare insieme le soluzioni per uscirne, e che, constatato il fallimento del commissario straordinario, cioè il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, si sia nominato commissario straordinario il suo vice?
È proprio una bella barzelletta, verrebbe da dire: innanzitutto, vi è stata la certificazione del fallimento del sindaco come commissario; inoltre, è tragico che il nuovo commissario sia la persona di cui ho detto in precedenza.
La vicenda che abbiamo qui evidenziato significa sostanzialmente il disprezzo delle regole da parte di questo Governo; il Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali è molto preciso là dove riporta esattamente quali siano le procedure da seguire in situazioni analoghe a quella di cui stiamo parlando. Guarda caso, in altre realtà questa procedura codificata, legiferata è stata seguita, in questo caso no. Le continue deroghe previste dal Governo in accordo con il consiglio comunale di Roma non sono degne di un Paese civile ma risultano essere un tentativo, tra l'altro anche pacchiano, di salvare i conti e le poltrone ma distruggendo lo Stato di diritto, il primo diritto essendo quello che i cittadini devono sapere, i cittadini di Roma e i cittadini delle altre città del nord e del sud che hanno contribuito a salvare la città di Roma. Cosa ne dice signor Ministro dell'interno?

(Iniziative per la gestione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata - n. 2-00819)

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Presti ha facoltà di illustrare l'interpellanza Bocchino n. 2-00819 concernente iniziative per la gestione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti) di cui è cofirmatario.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, vorrei innanzitutto ringraziare il Ministro Maroni per la sua presenza e per Pag. 22la decisione consequenziale di rispondere personalmente a questa interpellanza urgente presentata dal gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia. Lei, signor Ministro, con questa sua presenza sottolinea in questo modo l'importanza che il Governo e il Parlamento riservano alla lotta senza quartiere contro ogni forma di criminalità, ma soprattutto contro la mafia che rappresenta il vero cancro del nostro sistema economico e sociale.
Oggi discutiamo di un fatto straordinario, di una operazione di polizia e della magistratura veramente eclatante: sono stati sequestrati, lo dico per il resoconto stenografico e la cronaca, beni per circa un miliardo e mezzo di euro ad un imprenditore prestanome del capomafia Matteo Messina Denaro, il numero uno ormai, dopo la reclusione di Riina e Provenzano. Un patrimonio immenso fatto anche di circa sessanta rapporti finanziari, parliamo quindi di sessanta conti correnti, titoli, depositi, libretti al risparmio e quant'altro che contengono una enorme liquidità, si presuppone. Questo sottolinea, da un lato, come sia stato veramente significativo l'impegno delle forze dell'ordine, del Governo e della magistratura nel coordinare le attività di investigazione che sono giunte a questo straordinario risultato e, dall'altro, la gravità del fenomeno mafioso che può contare soprattutto su ingenti risorse finanziarie.
Signor Ministro, vado per sintesi e sarò molto breve perché non voglio sottrarre tempo, non soltanto alla replica ma anche al suo impegno, so che la sua attività è frenetica. Si sottolineano, come dicevo, questi due aspetti: da un lato una enorme disponibilità patrimoniale, dall'altro la grande infiltrazione che questo sistema criminale ha nei gangli vitali della società. L'imprenditore oggetto di questo maxisequestro è un imprenditore che operava nel campo del fotovoltaico, dell'eolico e delle energie rinnovabili, lo stesso settore per il quale, secondo il nostro punto di vista, è morto anche il sindaco di Pollica, come ho sostenuto io ieri in un intervento a questo proposito dopo l'informativa del sottosegretario Mantovano, perché sull'eolico, sul fotovoltaico, sull'energia rinnovabile e sull'ambiente si concentra oggi una delle più grandi sfide che la criminalità organizzata vuole portare al Paese.
Però, queste maxirisorse - di cui la mafia può disporre per organizzarsi sempre al meglio, e che finalmente sono state acquisite al patrimonio dello Stato, o lo saranno, esaurito il procedimento previsto dalla legge, dovuto, evidentemente, ad un sistema ordinamentale che, nel tempo, stiamo tentando di aggiornare - non sono poi rapidamente impiegate, come invece dovrebbero essere, per sostenere le forze dell'ordine, per garantire loro e alla magistratura beni, soldi, strutture, infrastrutture e mezzi mobili, per affrontare sempre con maggiore pregnanza la lotta alla criminalità.
Signor Ministro, noi apprezziamo molto, e siamo stati tra i principali sostenitori delle iniziative del Governo in questo settore con l'istituzione di nuove agenzie e con la velocizzazione dei processi di gestione di questi patrimoni, ma lo scopo di questa interpellanza urgente, e quello che noi ci prefiggiamo con essa, è di stimolare ulteriormente il Governo su questo fronte.
Signor Ministro, ricorderà, certamente, le polemiche degli ultimi mesi che si sono susseguite ai tagli, ahimè dolorosi, forse in qualche caso non necessari, ma che hanno purtroppo colpito le forze dell'ordine, la polizia e coloro i quali, oggi, sono costretti ad operare scucendo di tasca qualche spicciolo per potere mettere benzina nei propri mezzi. Sto drammatizzando: non è così, per fortuna, e non è sempre stato così, ma ho raccolto dallo stesso procuratore di Reggio Calabria - nel corso di una visita che abbiamo effettuato dopo l'attentato che ha subito - uno sfogo amaro, perché egli è stato costretto ad intervenire personalmente, mettendo in campo il suo prestigio, per convincere il fornitore della benzina alle auto della procura di Reggio Calabria a concedere ancora credito, e consentire così, a queste autovetture, di camminare.
Comunque, quello che noi vogliamo sottolineare e raccomandare al Governo, Pag. 23offrendo tutta la collaborazione in Parlamento, è che i processi di liquidazione e monetizzazione di queste risorse, a cominciare dai sessanta rapporti finanziari di cui si parla nei rapporti della polizia, vengano effettuati al più presto, per sollevare le forze dell'ordine e la magistratura da questa difficoltà strutturale e operativa, che subiscono per effetto della carenza di risorse; questo è lo scopo della nostra interpellanza, signor Ministro.
Concludo ringraziando ulteriormente lei e le forze dell'ordine, pregandola di estendere questo ringraziamento agli uomini da lei rappresentati per quanto fanno nell'interesse del nostro Paese.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le questioni poste dall'onorevole Lo Presti, e dai cofirmatari dell'interpellanza, sono certamente rilevanti. Non vi è dubbio che l'azione di contrasto alla criminalità organizzata, nelle sue varie forme, nelle sue varie articolazioni territoriali, nei legami internazionali molto solidi ed estesi che ha, deve rappresentare, e rappresenta, per questo Governo - ma deve rappresentare per tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione - una battaglia comune.
Noi ci siamo sforzati di realizzare questa convergenza, e devo dire, con grande soddisfazione che nell'ultimo provvedimento adottato dal Governo, a gennaio, proprio a Reggio Calabria, dopo l'attentato alla procura, cioè il piano straordinario contro le mafie, il Parlamento ha dato una dimostrazione straordinaria di unità, approvandolo all'unanimità.
Voglio partire da qui, per sottolineare l'importanza che anche l'interpellante ha posto nella questione delle risorse. Si ricorderà, forse, che in quel piano originario, a gennaio, era prevista anche l'istituzione dell'Agenzia nazionale per la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
Il Governo ha preso la decisione poi di anticipare la costituzione di questa Agenzia con un decreto-legge specifico, senza aspettare i tempi dell'approvazione del disegno di legge. Peraltro questo è avvenuto in tempi molto rapidi, perché a gennaio il Consiglio dei ministri ha approvato il relativo provvedimento che è diventato legge qualche giorno fa, essendo stato approvato a fine luglio.
Ebbene, la decisione di anticipare la costituzione dell'Agenzia, proposta avanzata negli anni passati da tante parti politiche, è stata una decisione assolutamente importante e utile, perché l'azione di aggressione ai patrimoni mafiosi, in questi anni, è stata straordinariamente forte e importante. L'interpellante ha citato l'ultima operazione che ha visto, appunto, il sequestro di beni per circa un miliardo e mezzo di euro. Si tratta della più grande operazione mai compiuta contro la criminalità organizzata, istruita dalla DIA e che ha visto la collaborazione e la cooperazione di tutte le istituzioni, in primo luogo della magistratura. Ebbene, questa operazione si aggiunge a tutte le altre già compiute che hanno portato - cito i dati aggiornati al 31 agosto - dall'insediamento del Governo al sequestro di oltre 28 mila beni, tra mobili, immobili e conti correnti, con un aumento del 350 per cento rispetto allo stesso periodo precedente. Il valore complessivo supera i 13 miliardi di euro, due volte e mezzo quanto fatto nel periodo precedente. Anche i beni confiscati sono aumentati e sono diventati 5.631, per un valore di circa 3 miliardi di euro. L'operazione citata, a carico di un imprenditore contiguo a Matteo Messina Denaro, ha riguardato 43 società di capitali, un centinaio di immobili, autovetture e 66 tra conti correnti, depositi e polizze assicurative.
Proprio dalla consapevolezza che questo immenso patrimonio, sottratto alla criminalità organizzata, deve essere gestito rapidamente per poterlo utilizzare per le finalità di giustizia e per arrivare fino in fondo, cioè alla confisca, è stata istituita l'Agenzia, che è operativa. La sua sede è a Reggio Calabria e così abbiamo voluto dare un significato molto preciso, subito dopo gli attentati contro i magistrati di Pag. 24Reggio Calabria, istituendo lì la sede principale dell'Agenzia. È stata aperta la sede di Roma, è stato già individuato il luogo dove aprire le sedi a Palermo, a Napoli e anche a Milano, perché la Lombardia è la quarta regione in Italia come numero complessivo di beni sequestrati alla criminalità organizzata, e in altre località.
Vogliamo creare, quindi, una rete che coinvolga le prefetture, le questure e tutti i soggetti istituzionali coordinati dall'Agenzia per arrivare all'obiettivo di sottrarre i beni alla criminalità e utilizzarli nel più breve tempo possibile. Lo stiamo già facendo, peraltro, e questa è un'altra novità introdotta nell'ordinamento dal Governo e dal Parlamento. Lo stiamo già facendo proprio con i depositi e i conti correnti bancari e postali, sul presupposto che il denaro è il bene fungibile per eccellenza e, quindi, si può utilizzare anche prima che il provvedimento di sequestro diventi confisca, diversamente da quanto avviene per i beni immobili, per esempio, che non possono essere utilizzati o alienati fino a quando non viene emanato il provvedimento di confisca. Questo con il denaro può avvenire, eventualmente restituendo il controvalore se il provvedimento di sequestro non si tramuta in confisca.
Per questo abbiamo creato il Fondo unico giustizia, un Fondo presso Equitalia Giustizia dove confluiscono, all'esito di queste operazioni di sequestro, le somme di denaro liquido o i titoli che vengono sequestrati nel corso, appunto, di queste operazioni. C'è voluto un po' prima di riuscire a convincere le banche e le compagnie di assicurazione che quel denaro, che loro custodivano, non era di loro proprietà ma dello Stato. Ci siamo riusciti e posso dire che al 1o settembre 2010 (i dati sono aggiornati a pochi giorni fa) risultano intestati al Fondo unico giustizia risorse per un valore di circa 2 miliardi 200 milioni di euro.
Sono soldi che sono stati recuperati e che, essendo denaro contante, possono essere immediatamente utilizzati. Non solo: non è tutto denaro contante, ma ci sono anche dei titoli e proprio per poter utilizzare subito anche i titoli abbiamo previsto, nella norma di legge recentemente approvata, la possibilità di vendere questi titoli per avere immediatamente il denaro disponibile.
Confidiamo su questo tesoretto, anzi su questo tesoro (2 miliardi e 200 milioni di euro). È prevista già dalla legge la procedura di assegnazione, cioè che si arrivi ai primi mesi dell'anno sulle entrate dell'anno precedente. Confido, quindi, che anche grazie a questo provvedimento, i tagli che sono stati fatti e le riduzioni di bilancio che sono state fatte anche per il Ministero dell'interno - che non abbiamo contestato perché per senso di responsabilità abbiamo accettato la sfida di poter fare lo stesso, anzi di più, con meno soldi confidando su una migliore e più efficiente organizzazione del servizio - possano essere compensati da queste risorse straordinarie che abbiamo trovato sottraendole alla mafia.
Nei primi mesi del 2010 queste risorse verranno assegnate, come lei sa, al Ministero dell'interno, al Ministero della giustizia e anche al Ministero dell'economia, ma soprattutto a me interessano, per le finalità di giustizia, quelle al Ministero dell'interno e al Ministero della giustizia. Queste risorse spero che entro la fine dell'anno possano superare i due miliardi e mezzo di euro. In questo modo, lo ripeto, avremmo compensato le riduzioni e aumentato la disponibilità di risorse da mettere a disposizione delle forze dell'ordine, proprio per evitare quegli inconvenienti che lei ha citato che si sono verificati e si verificano sempre, anche se molto spesso viene confuso il fermo di un veicolo per la manutenzione ordinaria o straordinaria con l'impossibilità di utilizzarlo.
Sappiamo che sono argomenti che si prestano facilmente anche alla speculazione politica - non mi riferisco a lei naturalmente, ma a cose che ho letto in questi mesi - e mi auguro davvero che quando si parla di contrasto alla criminalità organizzata le polemiche strumentali siano lasciate da parte e ci si metta tutti a remare nella stessa direzione.
Pag. 25Ci sono le condizioni per farlo e abbiamo le risorse; la sfida è di poter utilizzare non solo questi soldi che sono confluiti nel fondo, ma proprio l'immenso patrimonio che ho citato di beni immobili e di aziende, per farli fruttare gestendoli in modo adeguato - e ora con l'agenzia si può fare - e ricavarne un profitto da finalizzare all'utilizzo da parte delle forze dell'ordine, per mettere a disposizione maggiori strumenti sia alle forze dell'ordine (parlo per me), sia alla magistratura (la competenza è del Ministro della giustizia).
In questi due anni, oltre a queste cose, ne abbiamo fatte anche altre che possono sembrare di secondo piano, ma che non lo sono. Per esempio, le autovetture sequestrate alla criminalità organizzata, fino all'adozione del pacchetto sicurezza, venivano lasciate in deposito in attesa della confisca per anni e spesso deperivano o si distruggevano, e in più il sequestro costava allo Stato perché bisognava pagare il deposito.
Adesso vengono messe immediatamente a disposizione delle forze dell'ordine che, utilizzandole, ne fanno anche la manutenzione e quindi impediscono il deperimento, ma soprattutto le possono utilizzare. In alcune aree (come in provincia di Caserta e in Sicilia) l'utilizzo di queste auto - che non sono auto con i colori della polizia, ma sono auto civili - ha un doppio valore. In primo luogo, mette a disposizione delle forze dell'ordine degli strumenti operativi e, in secondo luogo, fa vedere ai cittadini che quell'auto, sulla quale fino a pochi giorni prima viaggiava il boss della 'ndrangheta, della camorra e della mafia, ora viene utilizzata dalle forze dell'ordine.
Penso, e concludo, che sia importante l'impegno (naturalmente straordinario) delle forze dell'ordine, della magistratura, del Parlamento e del Governo nel contrasto alla criminalità organizzata. Quando parlo dei successi parlo sempre dei successi ottenuti dallo Stato, mettendo assieme tutte le sue componenti, ciascuna nel suo ruolo.
È importante dotare le forze dell'ordine delle risorse necessarie, ma è altrettanto importante il segnale che si dà di compattezza contro la mafia. Si tratta di segnali che vengono dati dal Parlamento e che sono stati dati recentemente sui territori. Qualunque manifestazione - lei ha citato quella che verrà organizzata fra pochi giorni - è utile perché fa vedere la presenza dello Stato nelle sue varie articolazioni.
Come lei certamente sa, noi abbiamo ormai un appuntamento mensile proprio da quelle parti, a Caserta, dove vado ogni mese per organizzare un vertice con le forze dell'ordine e la magistratura per fare l'aggiornamento dell'azione di contrasto alla criminalità organizzata.
Sono segnali importanti, sono riunioni che servono a scambiarsi le informazioni, ma il messaggio che danno è che lo Stato c'è, vuole continuare ad esserci e governare questi territori sottraendoli alla criminalità organizzata.
Condivido il fatto che ci debba essere questa unità di intenti che è il presupposto fondamentale per sconfiggere definitivamente ogni forma di criminalità organizzata.

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Presti, ha facoltà di replicare.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, sono molto soddisfatto della risposta che ha fornito il Ministro a questa interpellanza. Ringrazio il Ministro per l'articolazione del suo ragionamento, per la complessità e la esaustività dei dati che ha fornito e, soprattutto, per gli obiettivi che ha segnato al suo Ministero, alle forze dell'ordine e all'intero comparto istituzionale che si occupa di garantire i cittadini e la sicurezza.
Sono molto soddisfatto perché il gran tesoro che è stato accumulato in questi anni e che è stato frutto di enormi sacrifici da parte delle forze dell'ordine potrà finalmente essere utilizzato per dare ad esse e a coloro i quali, nel loro complesso, hanno segnato la strada della lotta alla mafia e hanno costellato - purtroppo - la Pag. 26strada di questa infinita lotta alla criminalità con parecchie lapidi la speranza di poter vedere migliorato complessivamente il loro sistema di organizzazione. Questi uomini (magistrati, poliziotti, carabinieri) vedono finalmente gratificato il loro impegno.
Credo che possiamo annunciare alle organizzazioni di categoria che tutelano gli interessi delle forze dell'ordine e che in questi mesi sono state parecchio in agitazione perché anche loro soffrono, come tutte le categorie di questo Paese, la crisi economica che ci sovrasta, che finalmente ci saranno risorse utili e sufficienti a migliorare non soltanto la macchina organizzativa, ma anche a gratificare l'impegno di questi uomini che per qualche centinaio di euro al mese sacrificano la loro vita.
Grazie, dunque, Ministro. Sicuramente il suo invito è lo stesso che noi rivolgiamo a tutti coloro che (opposizione, maggioranza, Governo, istituzioni) hanno il grave compito di mantenere sempre alta l'attenzione su questo fenomeno (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 12,30).

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, ringrazio innanzitutto il Ministro Maroni per l'attenzione che vorrà dedicare la prossima settimana a Crotone.
L'avvio dell'anno scolastico 2010-2011 registra in tutta la Penisola innumerevoli disagi e contrattempi per gli studenti e le famiglie, nonché una situazione di preoccupante incertezza e allarme per il personale coinvolto dalle misure di riduzione degli organici.
In Calabria, sono a rischio 2.250 posti di lavoro nel settore amministrativo, tecnico e ausiliario con la conseguenza di aggravare la situazione occupazionale in una regione che già sconta tassi di disoccupazione molto superiori alla media nazionale, nonché di compromettere l'operatività di numerosi plessi scolastici e il grado dei servizi a sorveglianza degli studenti. Una scuola che prevede meno personale ATA è destinata a piombare nel disordine e dell'abbandono.
Queste scelte, frutto di una logica eminentemente ragionieristica e contabile, sembrano non tenere conto dei diversi contesti economici e sociali nei quali vanno a ricadere i loro effetti. Le manifestazioni dei precari della scuola, che si susseguono da diversi giorni e che hanno visto forme eclatanti quali lo sciopero della fame o il blocco simbolico dello stretto di Messina, denunciano il grave disagio che si sta abbattendo sulla scuola italiana, sugli studenti e le loro famiglie, sugli insegnanti e sui lavoratori.
Si tratta di disagi che risultano ancora più gravi nelle realtà dove la scuola rappresenta l'unica prospettiva di riscatto e di emancipazione sociale come nel Mezzogiorno e, in particolare, in Calabria. Alla luce di tutto questo, signor Presidente, la prego di sollecitare il Ministro dell'istruzione a rispondere ad una mia interrogazione che chiede di conoscere quali immediate iniziative intende assumere al fine di scongiurare che le misure adottate si traducano in disagi agli studenti e alle famiglie. In queste ore poi capita che nel piccolo centro arbëreshë di Acquaformosa in provincia di Cosenza il sindaco, i consiglieri comunali, i genitori e molti cittadini hanno occupato la sede dell'istituto comprensivo per protestare contro la decisione del dirigente scolastico provinciale, che ha formato una pluriclasse con 23 alunni di prima e seconda media.
Questa decisione è in contrasto con le già rigide direttive del decreto Gelmini che prevedono che una pluriclasse non possa Pag. 27essere formata da più di 18 unità. Questa scelta operata dal dirigente scolastico provinciale di Cosenza particolarmente zelante - e direi più papalina dello stesso Papa - è arbitraria, ingiusta e penalizza ulteriormente una realtà montana per giunta di minoranza linguistica, di antica e nobile tradizione democratica che intende difendere la scuola pubblica come bene irrinunciabile contro ogni sopruso.
Signor Presidente, la protesta del sindaco Giovanni Manoccio e degli abitanti di Acquaformosa non rappresenta un capriccio, ma la difesa del diritto sacrosanto dei ragazzi all'istruzione sancito dalla Carta costituzionale. Non occorrono molti discorsi per capire come sia difficile per un insegnante fare lezione ed impossibile per i ragazzi studiare in una classe di 23 alunni composta da ragazzi di prima e seconda media.
Signor Presidente, la prego: faccia qualcosa per Acquaformosa! Nel frattempo, mi auguro che i Ministri di questo Governo la smettano di ritenere gli studenti calabresi come cittadini di secondo rango.

PRESIDENTE. Onorevole Oliverio, la sua richiesta di sollecitazione sarà sicuramente inoltrata.

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare (ore 12,32).

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Pietro Marcazzan, proclamato il 15 settembre 2010, con lettera pervenuta in data odierna ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Unione di Centro.

Sull'ordine dei lavori (12,33).

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera del 15 settembre 2010, la Presidente della II Commissione (Giustizia) ha rappresentato l'esigenza, condivisa dai rappresentati di tutti i gruppi, di differire di due settimane l'inizio dell'esame in Assemblea del testo unificato delle proposte di legge n. 2011 ed abbinate, in materia di tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori, già previsto a partire da martedì 21 settembre. L'esame di tale provvedimento non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno della prossima settimana.
Avverto, altresì, che all'ordine del giorno della prossima settimana non saranno iscritti, in quanto il loro esame in sede referente non è stato concluso dalla XIII Commissione (Agricoltura), la proposta di legge n. 209 sul sostegno agli agrumeti caratteristici e il disegno di legge n. 2260-A/R in materia di competitività del settore agroalimentare, entrambi inseriti nel calendario dei lavori dell'Assemblea del mese di settembre con la formula «ove concluso dalla Commissione».

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 20 settembre 2010, alle 15,30:

Discussione congiunta dei documenti:
Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2009 (Doc. VIII, n. 5).
Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2010 (Doc. VIII, n. 6).

La seduta termina alle 12,35.