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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 364 di martedì 3 agosto 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 10,40.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 30 luglio 2010.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Boniver, Brugger, Casini, Cirielli, D'Alema, Donadi, Gregorio Fontana, Giro, Jannone, Lo Monte, Lombardo, Lucà, Lupi, Antonio Martino, Melchiorre, Menia, Nucara, Sardelli e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2266 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 luglio 2010, n. 105, recante misure urgenti in materia di energia. Proroga di termine per l'esercizio di delega legislativa in materia di riordino del sistema degli incentivi (Approvato dal Senato) (A.C. 3660-A) (ore 10,44).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 luglio 2010, n. 105, recante misure urgenti in materia di energia. Proroga di termine per l'esercizio di delega legislativa in materia di riordino del sistema degli incentivi.
Ricordo che nella seduta del 30 luglio 2010 si è svolta la discussione sulle linee generali e sono state respinte le questioni pregiudiziali Messina ed altri n. 1 e Quartiani ed altri n. 2.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,45).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 11,10.

La seduta, sospesa alle 10,45, è ripresa alle 11,20.

Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Cessazione dal mandato parlamentare del deputato Michele Giuseppe Vietti.

PRESIDENTE. Prego i colleghi di prestare un attimo di attenzione. Comunico che, in data 31 luglio 2010, è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera del deputato Michele Giuseppe Vietti: «Illustre Presidente, in conseguenza della mia elezione a componente del Consiglio superiore della magistratura, venendomi a trovare in condizioni di incompatibilità, rassegno le mie dimissioni da deputato».
Trattandosi di un caso di incompatibilità, la Camera prende atto, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento, delle dimissioni rassegnate e della cessazione del deputato Vietti dal mandato parlamentare (Generali applausi).
Sia consentito alla Presidenza, a nome di tutti i colleghi, come dimostra il vostro applauso, di salutare l'onorevole Vietti che assiste alla seduta dalla tribuna delle autorità e di ricordare come l'onorevole Vietti - eletto deputato nel 1994 per la prima volta e rieletto nel 2001 e nel 2006, già membro del Consiglio superiore della magistratura, sottosegretario di Stato al Ministero della giustizia e successivamente al Ministero dell'economia e delle finanze, in questa legislatura vicepresidente vicario del suo gruppo, l'UDC - sia stato per tutti coloro che hanno avuto modo di conoscerlo come collega un parlamentare estremamente scrupoloso, dotato di grandi qualità professionali e umane, e la sua elezione a vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura deve essere salutata, come è accaduto, da tutta la Camera dei deputati con un sincero applauso e con l'augurio che gli rivolgiamo affinché possa in quell'autorevole veste contribuire al buon equilibrio tra le istituzioni (Generali applausi a cui si associano i membri del Governo).

Proclamazione di un deputato subentrante.

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito della presa d'atto, nella seduta odierna, delle dimissioni del deputato Michele Giuseppe Vietti, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, nella seduta del 17 settembre 2008 - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361 - che il candidato che, nell'ordine progressivo della stessa lista n. 5 - Unione dei democratici cristiani e democratici di centro - della medesima I Circoscrizione Piemonte 1, segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Deodato Scanderebech.
Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la I Circoscrizione Piemonte 1 Deodato Scanderebech.
Si intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 3660-A

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3660-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 3660-A), approvato dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 3660-A), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 3660-A).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 3660-A).
Avverto, altresì, che sono state presentate proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 3660-A).
Pag. 3Ricordo che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 3660-A).
Avverto che, prima della seduta, il gruppo Partito Democratico ha ritirato tutti gli emendamenti, ad eccezione delle seguenti proposte emendative: Froner 1.200, Fadda 1.32, Marchioni 1.36, Vico 1.47, Mastromauro 1.51, Scarpetti 1.57, Lulli 1.63, Realacci 3.1 e Fadda 3.02.
Avverto, inoltre, che la Commissione ha presentato l'emendamento 2.200 che è in distribuzione e con riferimento al quale risulta alla Presidenza che tutti i gruppi abbiano rinunciato al termine per la presentazione dei subemendamenti.
Avverto che il fascicolo degli emendamenti contiene alcune proposte emendative che non sono state oggetto di valutazione positiva sotto il profilo dell'ammissibilità da parte della Commissione. In quella sede, infatti, con riferimento alle proposte emendative in questione, sono stati rilevati profili di inammissibilità che hanno indotto i presentatori a ritirarle.
Il decreto-legge reca, infatti, disposizioni in materia di flussi informativi relativi ai mercati dell'energia elettrica e del gas, di tariffe energetiche, di denunce di inizio attività per la realizzazione di impianti, di garanzie finanziarie per la produzione di energia elettrica, di sicurezza del sistema elettrico, nonché norme relative all'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e all'Agenzia per la sicurezza nucleare.
Le suddette proposte emendative riguardano materie ulteriori e non strettamente attinenti rispetto a tali contenuti e, pertanto, sono da considerarsi inammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento.
Si tratta, in particolare, delle seguenti proposte emendative: Di Biagio 1.71, che prevede la predisposizione di un piano informativo sullo stato di avanzamento del piano di smantellamento delle centrali nucleari; Cimadoro 2.01, in materia di incentivi per l'efficienza energetica degli edifici; gli identici articoli aggiuntivi Fadda 3.02 e Pili 3.0200, che prorogano il termine per l'assegnazione da parte della regione Sardegna della concessione per la gestione della miniera di carbone del Sulcis.
La Presidenza non ritiene, inoltre, ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento le seguenti proposte emendative, non previamente presentate in Commissione: Moroni 1.0201 e 1.0200, recanti misure transitorie per la riduzione dei prezzi dell'energia elettrica e per favorire l'efficienza del mercato elettrico; Girlanda 1-novies.0200 volto a prevedere meccanismi di transizione graduale per le imprese elettriche minori che aderiscano al regime della perequazione.
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

ALBERTO TORAZZI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro sugli emendamenti Cimadoro 1.1, Bossa 1.2, Nicolais 1.3...

PRESIDENTE. Onorevole Torazzi, mi scusi, ma alcune proposte emendative sono state ritirate...

ALBERTO TORAZZI, Relatore. Signor Presidente, purtroppo debbo dire che le condizioni erano tali che non si è percepito quali fossero le proposte emendative ritirate e quali fossero mantenute. Pertanto, procederò con le informazioni in mio possesso.

PRESIDENTE. Onorevole Torazzi, sarà la Presidenza a chiederle di volta in volta di esprimere il parere. Quanto lei denunciava prima corrisponde certamente al vero e prego i colleghi successivamente e in altri momenti di consentire alla Camera di lavorare in modo ordinato.

ALBERTO TORAZZI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Libè 1.12 e Froner 1.200, sugli identici emendamenti Fadda 1.32 e Cimadoro 1.33, sull'emendamento Pag. 4Cimadoro 1.34, sugli identici emendamenti Marchioni 1.36 e Cimadoro 1.37, sugli emendamenti Di Biagio 1.41, Cimadoro 1.42 e 1.43, Vico 1.47, Cimadoro 1.48 e 1.49, sugli identici emendamenti Mastromauro 1.51 e Cimadoro 1.53, sugli identici emendamenti Scarpetti 1.57 e Cimadoro 1.58, sugli emendamenti Libè 1.59, Lulli 1.63, Cimadoro 1.65, 1.66, 1.70 e 1.76.
La Commissione chiede l'accantonamento dell'articolo aggiuntivo Vignali 1-bis.0200 in attesa di valutazioni.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Cimadoro 1-ter.1, Di Biagio 1-ter.2 e 1-quater.1, Sardelli 1-quater.202, Gibiino 1-quater.200, Iannaccone 1-quater.203 e Ruggeri 1-quater.204.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1-quinquies.100 nella versione riformulata nel senso di sostituire le parole «centoventi giorni» con le parole «centocinquanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.» e con la soppressione della restante parte.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Cimadoro 1-sexies.1, Libè 1-septies.2 e sugli identici emendamenti Libè 1-novies.1 e Cimadoro 1-novies.2.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sulle proposte emendative Cimadoro 1-novies.3, Di Biagio 1-novies.02, Cimadoro 2.4.
La Commissione chiede di accantonare l'esame del suo emendamento 2.200 in attesa di un'ulteriore valutazione.
La Commissione esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Realacci 3.1 e Cimadoro 3.2.
Infine, signor Presidente, mi permetta di segnalare che il parere della Commissione sugli identici articoli aggiuntivi Fadda 3.02 e Pili 3.0200 sarebbe stato favorevole, ma sono stati dichiarati inammissibili.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Torazzi.
Qual è il parere del Governo?

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PAOLO FADDA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO FADDA. Signor Presidente, chiedo scusa ai colleghi, ma io la inviterei, se possibile, a riconsiderare la sua decisione sulla ammissibilità o meno dell'articolo aggiuntivo 3.02 da me presentato e di quello identico Pili 3.0200.
Signor Presidente, credo che non sfugga a nessuno che al Senato questo articolo aggiuntivo è stato dichiarato ammissibile, è stato votato ed è stato respinto. Non riusciremo a spiegare mai ai lavoratori che attendono questo provvedimento il motivo per cui in una Camera è possibile votare una proposta emendativa, mentre nell'altra Camera ciò non è possibile.
Capisco che i Regolamenti siano diversi, però invito allora il Presidente a dire quali sono le ragioni. Oggi sono previsti degli incontri presso il Ministero nei quali si deve discutere del progetto che il Governo intende presentare per la realizzazione di questa centrale, quindi chiedo, se è possibile, di riconsiderare la decisione sull'ammissibilità.

PRESIDENTE. Onorevole Fadda, lei sa che quando la Presidenza si esprime sull'ammissibilità delle proposte emendative non valuta mai il contenuto delle stesse. Quel che lei ricordava circa il merito delle medesime corrisponde certamente al vero e lei stesso ha ricordato che la differenza tra quest'Aula e quella di Palazzo Madama è anche nel differente regime attraverso il quale, Regolamento alla mano, si decide l'ammissibilità o meno.
In ogni caso, i colleghi sanno che, per antica e consolidata prassi, se i gruppi sono concordi nel ritenere ammissibili alcune proposte emendative che la Presidenza, per estraneità di materia, considera al contrario non ammissibili, la Presidenza Pag. 5ne prende atto, ma è necessario che siano i gruppi a pronunciarsi a partire dal suo, onorevole Fadda.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, innanzitutto intervengo per avanzarle una formale richiesta, in merito alla quale, ovviamente, sarà poi lei a stabilire se sia possibile darle corso, nel senso di procedere ad un approfondimento da parte della Presidenza sull'articolo aggiuntivo in discussione, anche in ragione delle decisioni difformi assunte dal Senato in considerazione del fatto che, come lei giustamente ha ricordato, il Senato procede in maniera diversa. Mi chiedo, tuttavia, se non sia possibile individuare i margini per una valutazione positiva sul piano tecnico da parte degli uffici.
Da parte nostra vorrei dirle, signor Presidente, che al di là delle consuetudini, da quando il presidente Franceschini ha assunto la guida del gruppo, noi abbiamo ritenuto di chiarire alla Presidenza, e pensiamo che dovrebbe essere anche interesse della stessa salvaguardarlo, il fatto che sarebbe assai singolare che una decisione, che è tutta ed esclusivamente di carattere tecnico-amministrativo, trovasse una via d'uscita, una forma per aggirare una valutazione tecnica, e quindi in qualche modo apolitica, anzi decisamente apolitica, attraverso una decisione politica.
Al di là del fatto che noi siamo favorevoli a questo articolo aggiuntivo e che riteniamo che esso indubbiamente andrebbe incontro ad interessi meritevoli, quali quelli che ha ricordato il collega Fadda - e per questo abbiamo chiesto, e chiediamo, alla Presidenza di riconsiderare il giudizio, proprio perché riteniamo che questo articolo aggiuntivo sia importante - troviamo assolutamente non adeguato che una decisione di carattere politico intervenga a modificare una decisone che è, e deve essere, esclusivamente di carattere tecnico a garanzia di tutti, di chi siede da questa parte, di chi siede da quell'altra parte e credo anche delle decisioni importanti che la Presidenza assume.

MAURO PILI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO PILI. Signor Presidente, anch'io intervengo per chiedere alla Presidenza di riesaminare questa decisione. Chiedo un riesame sul piano tecnico, ancor prima che politico. Infatti, già la Commissione bicamerale per gli affari regionali ha giudicato positivamente l'introduzione di questo emendamento con un voto unanime, chiedendo quindi che la Commissione di merito recepisse l'indicazione di una proroga in tal senso.
Credo che lo stesso titolo del decreto-legge che stiamo esaminando: «misure urgenti in materia di energia» contempli tecnicamente, nell'apparato complessivo nazionale sul tema energetico, una proroga in tal senso.
Si tratta, soprattutto, di andare incontro all'ultima potenzialità europea che viene offerta di utilizzare i parametri europei in termini di CO2, per quanto riguarda la gassificazione del carbone. Quindi credo che sia assolutamente doveroso - anche sul piano tecnico - chiedere la riammissione di questo emendamento.

ANTONIO MEREU. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO MEREU. Signor Presidente, anch'io - in realtà - avevo presentato un emendamento di analogo contenuto che adesso non mi ritrovo, probabilmente per un disguido. Tuttavia, approfitto per sostenere, anch'io, la tesi dei miei colleghi. Infatti, molte volte cadiamo in una contraddizione: da una parte, i lavoratori vanno a manifestare nelle piazze e diamo loro tutta la nostra solidarietà, dall'altra parte, non riusciamo a trasformare quella solidarietà in un evento politico.
Pag. 6Credo che ciò sia estremamente importante, perché riguarda la possibilità - in un territorio come il nostro che ha problemi di occupazione non indifferenti - di trovare una soluzione, che consenta ad una miniera di avere una sua centrale integrata.
Quindi anch'io mi associo ai colleghi per sostenere questo emendamento.

PRESIDENTE. Sulla questione non ci sono altri interventi, quindi la Presidenza si riserva di approfondire la questione; sarebbe, altresì, grata alla Commissione se volesse procedere ad un'ulteriore valutazione circa i profili di inammissibilità - dato che il caso non appare di abnorme inammissibilità - e se si può procedere o meno ad una rivisitazione del parere precedentemente espresso.

ALBERTO TORAZZI, Relatore. Se il Presidente si rimette alla Commissione, per noi la valutazione è positiva e, pertanto, riteniamo che le proposte emendative possano essere valutate ammissibili.

PRESIDENTE. La Presidenza, alla luce di quanto emerso, dichiara ammissibili gli articoli aggiuntivi Fadda 3.02 e Pili 3.0200. Prendo, pertanto, atto che il relatore ed il Governo hanno espresso parere favorevole sugli articoli aggiuntivi Fadda 3.02 e Pili 3.0200.
Passiamo, dunque, ai voti.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Cimadoro 1.1.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, siamo parzialmente soddisfatti per il fatto che l'articolo 3, che apportava una deroga in materia di incompatibilità degli amministratori, a partire dal presidente dell'Agenzia nucleare, sia stato, nella sostanza, rigettato. Tuttavia, ciò non va, di fatto, ad intaccare la volontà che il Governo e la maggioranza hanno voluto esprimere con il decreto-legge di accelerazione alla scelta nucleare. Ascoltando i pareri del relatore e del Governo su tutti gli altri nostri emendamenti mi pare che vi sia un invito al ritiro, in modo totale.
Il problema, proprio nell'ambito dell'articolo 1 che, di fatto, è la sostanza di tale decreto-legge, consiste nel fatto che questo - come tutti decreti-legge, i disegni di legge, le iniziative di legge popolare - diventa legge solo alla fine di un percorso, che passa anche attraverso il lavoro dell'Aula. Quindi intendiamo fare alcuni ragionamenti con i colleghi proprio su queste questioni.
Questo emendamento, di fatto, tende a sopprimere l'articolo 1, che corregge il richiamo che la Corte costituzionale ha fatto sul decreto di nomina dei commissari per la realizzazione, attraverso di loro, delle reti di energia elettrica. Ma, anziché correggere, e quindi dichiarare la necessità di sentire anche le regioni e gli enti locali su un provvedimento di questo tipo, ci si infila dentro furbescamente un'altra questione, che non c'entrava niente con l'emergenza e con il decreto energia che oggi convertiamo.
Quando si parla di interventi urgenti e indifferibili ci si riferisce non solo alle reti di trasmissione e di distribuzione di energia, per le quali abbiamo subìto dei vistosi danneggiamenti - ci ricordiamo i blackout dal centro Italia al sud, per la carenza delle dorsali dell'energia verso il sud -, ma inserendo i decreti di urgenza e facendo riferimento ad emergenze non prevedibili anche per la produzione di energia e delle fonti energetiche, è chiaro che qui si è infilato dentro anche lo stabilimento o gli stabilimenti di arricchimento di uranio.
Credo che sia assolutamente una forzatura e un'assurdità realizzare stabilimenti di arricchimento di uranio attraverso il lavoro dei commissari straordinari, e non, invece, una ragionata e sensata elaborazione di autorizzazioni e un percorso che passino sì dal Governo, ma anche attraverso gli enti locali e il territorio, che devono, di fatto, gestire e subire queste strutture.
È questa forzatura che rende anomalo tutto il procedimento. Ecco perché, con questo nostro emendamento, chiediamo la soppressione in toto dell'articolo 1, che di Pag. 7fatto smantella questo decreto sull'energia; però questa forzatura non va sicuramente incontro alle esigenze di aggiustare il decreto come indicato dalla Corte costituzionale. Questo ci dispiace e ci porta a chiedere al Governo e, in particolare, al Parlamento, l'abrogazione di questo articolo.

PRESIDENTE. Può chiarire se i presentatori accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Cimadoro 1.1?

SERGIO MICHELE PIFFARI. No, signor Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sbai, Meloni, Nizzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 543
Votanti 541
Astenuti 2
Maggioranza 271
Hanno votato
239
Hanno votato
no 302).

Passiamo all'emendamento Libè 1.12. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

MAURO LIBÈ. No, signor Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Libè 1.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Bocciardo, La Malfa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 548
Votanti 546
Astenuti 2
Maggioranza 274
Hanno votato
243
Hanno votato
no 303).

Prendo atto che la deputata Centemero ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Froner 1.200. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

LAURA FRONER. Signor Presidente, inviterei a rivedere il parere espresso su questo emendamento.
Ci terrei a rilevare come in linea generale l'articolo 1 si caratterizzi per una previsione normativa in materie di competenza concorrente regionale, nella quale i meccanismi di raccordo o di intesa con le regioni non sono adeguati, in quanto anche laddove si prevede l'intesa con le regioni e le province autonome lo Stato introduce tuttavia meccanismi di superamento dell'eventuale mancata intesa, non coerenti con il principio costituzionale di leale collaborazione.
Per quanto riguarda la provincia autonoma di Trento va ricordato che l'articolo 117 e l'articolo 118 della Costituzione, in combinato disposto con l'articolo 10 della legge costituzionale n. 3 del 2001, attribuiscono alla provincia la potestà legislativa concorrente in materia di produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia e la correlativa potestà amministrativa.
Se poi prendiamo in considerazione le norme di attuazione che definiscono l'assetto statutario, in particolare per quanto riguarda l'energia, possiamo notare che Pag. 8nel decreto del Presidente della Repubblica n. 235 del 1977, l'articolo 1 trasferisce alle province autonome le funzioni in materia di energia esercitate sia direttamente dagli organi centrali e periferici dello Stato, sia per il tramite di enti e istituti pubblici a carattere nazionale o sovraprovinciale e precisa che le funzioni relative alla materia dell'energia concernono le attività di ricerca, produzione, stoccaggio, conservazione, trasporto e distribuzione di qualunque forma di energia.
Con riferimento alle funzioni riservate allo Stato dalla predetta normativa di attuazione statutaria, il comma 4 dell'articolo 1 prevede comunque il parere obbligatorio delle province autonome, ai sensi dell'articolo 14, primo comma, dello statuto speciale.
Infine gli articoli 2 e 4 del decreto legislativo n. 266 del 1992 dispongono in relazione ai rapporti tra fonti normative statali, nonché funzioni statali, e l'ordinamento provinciale; in particolare, per quanto riguarda la previsione di attività amministrative dei commissari straordinari, l'articolo 4 esclude che la legge possa attribuire agli organi statali, nelle materie di competenza propria delle province autonome, funzioni amministrative, comprese quelle di vigilanza, di polizia amministrativa e di accertamento di violazioni amministrative diverse da quelle spettanti allo Stato, secondo lo statuto speciale e le relative norme di attuazione.
Alla luce di quanto sopra rappresentato, al fine di rendere compatibile la specifica disposizione in materia di energia, di cui al decreto-legge in oggetto, con il predetto assetto statutario delle competenze, propongo quindi di sopprimere tutti i riferimenti diretti alle province autonome.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore e il rappresentante del Governo non chiedono la parola e che il presentatore non accede all'invito al ritiro.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Froner 1.200, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Bocciardo, Tanoni, Pompili...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 553
Votanti 551
Astenuti 2
Maggioranza 276
Hanno votato
215
Hanno votato
no 336).

Passiamo agli identici emendamenti Fadda 1.32 e Cimadoro 1.33.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro, formulato dal relatore.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, si fa riferimento sempre all'articolo 1: chiediamo di sostituire, quantomeno, al comma 1, primo capoverso, le parole «urgenti e indifferibili» con le seguenti: «necessari per comprovate nuove esigenze o circostanze non considerate o previste dai relativi piani ordinari».
Stiamo parlando di un decreto-legge che deve far sì che si realizzino o quantomeno si completino le reti di distribuzione dell'alta tensione, ovvero le reti di distribuzione dell'energia. Si tratta, come abbiamo ben presente, di una materia a legislazione concorrente con le regioni.
Capite bene che o interveniamo con decreto-legge su un qualcosa di comprovato, urgente e necessario, che esula dall'ordinaria programmazione di una rete di questo tipo, o altrimenti si rischia di fare qualcosa magari a volte inutile o concorrente ad altro.
Inoltre qui si invoca anche l'intervento e l'iniziativa dei privati e dei capitali privati. Noi vorremmo invece semplicemente ridefinire il perimetro di quest'area e renderlo esattamente ben definito, Pag. 9agendo solo qualora si ravveda l'urgenza e la necessità di intervenire su una rete che già esiste e che va potenziata e completata ma che sicuramente non ha bisogno di interventi fuori dall'ordinario e da una programmazione che esiste, che giustamente deve esistere e che deve essere elaborata e valutata assieme alle imprese (sia quelle che consumano sia quelle che producono) e a chi deve poi veicolare in giro per il territorio italiano l'energia elettrica.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli emendamenti non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fadda 1.32 e Cimadoro 1.33, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Migliori, Mogherini Rebesani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 555
Votanti 553
Astenuti 2
Maggioranza 277
Hanno votato
245
Hanno votato
no 308).

Passiamo all'emendamento Cimadoro 1.34. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, questo emendamento costituisce il nocciolo di tutta la questione, la parte più importante che ancora ci fa credere all'inutilità di questo provvedimento. Con esso semplicemente proponiamo di sostituire alle parole: «alla distribuzione e alla produzione dell'energia e delle fonti energetiche», le seguenti: «alla distribuzione dell'energia», perché è di questo che stiamo parlando. Ripeto, sulla questione delle fonti energetiche - pur non essendo urgente, perché nel nostro Paese in nessun luogo nessuna impresa ha chiesto di cominciare a produrre ed arricchire minerale d'uranio ed ossido d'uranio - con un decreto d'urgenza e di emergenza già prevediamo però lo strumento dei commissari per realizzare stabilimenti di arricchimento dell'uranio in Italia.
Credo che questa forzatura nascosta tra le righe non fosse assolutamente necessaria e dovesse essere invece evitata, perché la materia dell'energia nucleare, così com'è, deve essere attentamente valutata da parte sia del Parlamento sia dei territori e quindi delle regioni che debbono poi decidere dove collocare sul territorio anche questi stabilimenti.
Ripeto, questa è una forzatura nascosta tra le righe: non si può adottare - anzi ciò deve essere assolutamente evitato - un provvedimento di emergenza ed urgenza ed invitiamo pertanto l'intero Parlamento e lo stesso Governo a rivedere la posizione su questo punto all'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 1.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 559
Votanti 556
Astenuti 3
Maggioranza 279
Hanno votato
218
Hanno votato
no 338).
Pag. 10

Passiamo agli identici emendamenti Marchioni 1.36 e Cimadoro 1.37. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

ELISA MARCHIONI. Signor Presidente, con questo emendamento intendiamo soprattutto esprimere, al di là della formulazione, la preoccupazione relativa al ruolo e ai poteri dei commissari, al rapporto di questi con il territorio e quindi con gli enti locali. La collega Froner ha già indicato i possibili punti di conflitto per quanto riguarda il rispetto delle leggi.
Non torno a ripeterli; vorrei però sottolineare i possibili punti di conflitto con i territori, e anche con le competenze, con tutto quello che essi hanno elaborato e deciso strategicamente per la propria sorte. Inoltre, anche se nel testo è previsto che tutto andrà determinato d'intesa con le regioni e le province autonome interessate, bisogna anche valutare che tali opere devono essere effettuate con mezzi e poteri straordinari: così stabilisce l'articolo 1. Abbiamo visto però, e ne abbiamo testimonianza anche nella storia recente, che ciò non sempre equivale a fare bene, presto e nell'interesse delle popolazioni: i poteri straordinari non sempre vengono infatti usati per il bene, per fare presto, per le popolazioni che si vedono coinvolte in questi processi, a volte sulla loro testa.
Quello quindi che noi chiediamo è di ripensare a questo spazio; prendendo peraltro atto che per ora siamo al riparo da tutto, perché visto che il processo si avvia su proposta del Ministro dello sviluppo economico, non essendovi il Ministro dello sviluppo economico speriamo ancora per un po' di essere al riparo da quanto accadrà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Marchioni 1.36 e Cimadoro 1.37, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Rugghia.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 556
Votanti 553
Astenuti 3
Maggioranza 277
Hanno votato
232
Hanno votato
no 321).

Avverto che l'emendamento Di Biagio 1.41 è stato ritirato.
Passiamo all'emendamento Cimadoro 1.42.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento formulato dal relatore.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, cercherò di essere breve nell'illustrare anche l'emendamento in esame.
Di fatto, con il provvedimento si vanno ad individuare interventi urgenti ed indifferibili, connessi alla produzione, alla trasmissione e alla distribuzione delle fonti energetiche che rivestono carattere strategico nazionale, anche in relazione alla possibile insorgenza di situazioni di emergenza; ovvero per le quali ricorrono particolari ragioni di urgenza in riferimento allo sviluppo socio-economico, e che devono pertanto essere effettuate con mezzi e poteri straordinari: quindi con i commissari. Noi chiediamo che quantomeno in via prioritaria vengano utilizzati i poteri straordinari, perché si tratta di una materia di legislazione concorrente delle regioni: non possiamo pianificare in questa maniera, forzando la concertazione col territorio, perché altrimenti ci si incarterà quando sarà il momento di realizzare le opere. Inseriamo quindi ciò, quantomeno in via prioritaria.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti. Pag. 11
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 1.42, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 542
Votanti 539
Astenuti 3
Maggioranza 270
Hanno votato
208
Hanno votato
no 331).

Prendo atto che il deputato Peluffo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Reguzzoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Cimadoro 1.43. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 1.43, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Palumbo, onorevole Pini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 549
Votanti 546
Astenuti 3
Maggioranza 274
Hanno votato
241
Hanno votato
no 305).

Risulti agli atti che l'onorevole Pini ha votato, ma il dispositivo elettronico non lo ha registrato. Prendo atto che i deputati Oliverio e Agostini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Vico 1.47. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

LUDOVICO VICO. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, colleghi, noi poniamo, con questo emendamento, un problema semplice. Poiché i poteri straordinari prevedono che l'esercizio della cooperazione funzionale, a sua volta possa contemplare anche il coinvolgimento di soggetti privati nell'attuazione degli interventi (così come previsti nell'articolo 1), noi ci permettiamo di chiedere il consenso per questo emendamento, che nella sostanza prova a riaffermare un principio largamente condiviso, ovvero che la posizione dei soggetti privati non può, in nessun modo, essere prevalente rispetto a quella del soggetto pubblico, che in questo caso sono le regioni, le province ed i comuni, in relazione alla direzione e al controllo dell'intervento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vico 1.47, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 554
Votanti 551
Astenuti 3
Maggioranza 276
Hanno votato
246
Hanno votato
no 305).
Pag. 12

Prendo atto che i deputati Cesario e Boccuzzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Cimadoro 1.48. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, colleghi, anche in questo caso si cerca di interpretare al meglio i rilievi che la Corte costituzionale ha avanzato; essa non ha sindacato solo sulla questione dell'obbligo di ascoltare le regioni in materia (così come avevamo già ribadito in sede di approvazione del decreto-legge n. 78 del 2009), ma ha evidenziato anche la necessità di dare rilevanza pubblica laddove c'è l'intervento del pubblico e non esclusivamente del capitale privato. Con questo emendamento quindi vorremmo ricondurre al pubblico anche la direzione della realizzazione di quest'opera, e non solo l'individuazione certa e concreta dei capitali privati e della quantità della partecipazione del pubblico in maniera rilevante (dunque anche nella direzione dei lavori). Credo che questo sia necessario proprio per andare incontro a quanto ha rilevato la Corte costituzionale, evitando così che questo provvedimento venga di nuovo impugnato da qualche regione, per poi essere rimesso in discussione e riportato in questa Aula.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 1.48, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 551
Votanti 515
Astenuti 36
Maggioranza 258
Hanno votato
215
Hanno votato
no 300).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 12,05)

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Cimadoro 1.49. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 1.49, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mura... onorevole Pelino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 547
Votanti 542
Astenuti 5
Maggioranza 272
Hanno votato
214
Hanno votato
no 328).

Prendo atto che il deputato Berruti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Mastromauro 1.51 formulato dal relatore.

MARGHERITA ANGELA MASTROMAURO. Signor Presidente, non ritireremo questo emendamento perché è a tutela del ruolo e delle competenze degli enti locali così come garantito dalla nostra Costituzione. Riteniamo che il presupposto dell'urgenza e dell'indifferibilità, stabilito all'articolo 1 per gli interventi in esso contemplati, non sia sufficiente a giustificare la violazione di queste competenze. Purtroppo constatiamo che sono molti i Pag. 13provvedimenti di questo Governo pseudo-federalista che invece vanno nella direzione di un centralismo stalinista che troppe volte crea il presupposto di lunghi contenziosi presso la Corte costituzionale, tuttora pendenti, che riteniamo si dovrebbero evitare.

PRESIDENTE. Prendo atto altresì che i presentatori dell'emendamento Cimadoro 1.53 non lo ritirano e insistono per la votazione.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mastromauro 1.51 e Cimadoro 1.53 non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lehner... onorevole Girlanda... onorevole Germanà... onorevole D'Amico...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 550
Votanti 547
Astenuti 3
Maggioranza 274
Hanno votato
218
Hanno votato
no 329).

Passiamo agli identici emendamenti Scarpetti 1.57 e Cimadoro 1.58. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'emendamento Scarpetti 1.57. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scarpetti. Ne ha facoltà.

LIDO SCARPETTI. Signor Presidente, nel respingere questo emendamento si ipotizza che il commissario, nell'ambito della procedura di realizzazione di impianti anche di rilevanza strategica nazionale - penso agli impianti di energia nucleare - non debba tenere conto della normativa vigente in materia di valutazione di impatto ambientale, di autorizzazione integrata ambientale, di valutazione ambientale strategica e, in definitiva, della sicurezza e della salute dei cittadini. Al di là del fatto che si tratta di vedere la congruenza della non accettazione di questo emendamento con la normativa generale, perché credo che qualche problema si ponga, tuttavia a me pare che questa sia la strada: il commissario definisce indifferibili e urgenti una serie di interventi tra cui appunto quelli di rilevanza strategica nazionale che bypassano poi in sostanza anche il parere e i consensi delle regioni e degli enti locali. Per inciso, va detto che già diverse regioni non si sono pronunciate molto favorevolmente sulla realizzazione di questi impianti ma che si vuole affermare una sorta di decisionismo: da ultimo è giusto che un qualche ente o autorità decida ma il decisionismo senza tener conto fino in fondo delle valutazioni degli enti locali e degli elementi di sicurezza e di tutela della salute dei cittadini forse è il modo giusto per creare difficoltà davvero alla realizzazione degli impianti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Scarpetti 1.57 e Cimadoro 1.58, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Di Virgilio... onorevole Migliori...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 549
Votanti 546
Astenuti 3
Maggioranza 274
Hanno votato
247
Hanno votato
no 299). Pag. 14

Passiamo all'emendamento Libè 1.59.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Libè 1.59, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Tommaso Foti... onorevole Mazzuca... onorevole Sardelli... onorevole Paladini... onorevole Simeoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 547
Votanti 544
Astenuti 3
Maggioranza 273
Hanno votato
245
Hanno votato
no 299).

Passiamo all'emendamento Lulli 1.63.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lulli 1.63, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Consolo... onorevole Della Vedova... onorevole Moles... onorevole Nizzi... onorevole Fogliardi... onorevole Agostini... onorevole De Biasi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 547
Votanti 544
Astenuti 3
Maggioranza 273
Hanno votato
213
Hanno votato
no 331).

Prendo atto che la deputata Zampa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Cimadoro 1.65.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, pur rimarcando l'assenza, dal 13 maggio, del Ministro dello sviluppo economico, cioè del Ministro competente anche su questa materia, si trova traccia, nella mente di chi ha redatto il provvedimento in esame, dello stesso ragionamento che si è sviluppato quando si è prodotto il decreto-legge n. 31 del 2010, relativo alla messa in campo della scelta nucleare anche sul territorio italiano.
Il problema è che non possiamo pensare che in una materia come questa, che necessita di una programmazione, il Governo, dopo trenta giorni dalla convocazione del primo incontro, possa, seppur con motivato provvedimento, deliberare e, quindi, procedere con le autorizzazioni in materia. È una forzatura assurda nei confronti dei territori.
Questo sarebbe potuto accadere se, a monte, avessimo individuato dove sono le emergenze ed i nodi critici da affrontare, ma in questo caso viene inserito di tutto e si lascia alla libera scelta del Governo la decisione di procedere oppure no. Inoltre, si accetta il fatto che la stessa Corte costituzionale preveda l'obbligatorietà di sentire le regioni, tuttavia, nel provvedimento viene inserito un capestro: dopo trenta giorni dalla prima convocazione, si può procedere ad autorizzare, indipendentemente da tutto il lavoro che si svolge sul territorio. Pag. 15
Credo che, in barba al federalismo, questo rappresenti uno dei provvedimenti più assurdi che si possano fare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 1.65, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sereni, Grassi, Cesario...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 544
Votanti 541
Astenuti 3
Maggioranza 271
Hanno votato
215
Hanno votato
no 326).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Cimadoro 1.66.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, il buonsenso dovrebbe far ragionare tutti: chiediamo che, anziché 30 giorni, vengano, quanto meno, rispettati i 90 giorni dalla prima convocazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 1.66, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Fallica, Mazzuca, Di Biagio, Follegot, Martinelli, Lo Presti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 543
Votanti 540
Astenuti 3
Maggioranza 271
Hanno votato
235
Hanno votato
no 305).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cimadoro 1.70.
Chiedo ai presentatori se accedono all'invito al ritiro.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, capiamo che il decreto di emergenza è finalizzato a far lavorare i commissari. Tuttavia, bisogna farli lavorare, e non far solo produrre loro autorizzazioni in funzione delle richieste che provengono, magari, da alcune lobby economiche che gestiscono il mondo dell'energia.
Ritengo, quindi, che sia un sacrosanto diritto rispettare la normativa in materia di valutazione di impatto ambientale, di autorizzazione integrata ambientale e di valutazione di ambientale strategica, nonché di tutela della salute dei cittadini.
Questo perché, altrimenti, sempre nella logica dei 30 giorni, anche il Ministero dell'ambiente potrebbe essere esautorato da tutta questa attività.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 1.70, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Briguglio, Mazzuca, Migliori, Mura, Sardelli, Servodio, Madia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 549
Votanti 546 Pag. 16
Astenuti 3
Maggioranza 274
Hanno votato
246
Hanno votato
no 300).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Cimadoro 1.76.
Chiedo ai presentatori se accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Sì, signor Presidente, accedo all'invito a ritirare l'emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Vignali 1-bis. 0200.

ALBERTO TORAZZI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI, Relatore. Signor Presidente, chiediamo l'accantonamento della proposta emendativa in esame in attesa che la Commissione bilancio esprima il proprio parere.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cimadoro 1-ter. 1.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 1-ter.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevoli Migliori, Traversa, Papa, Piso, Golfo, Anna Teresa Formisano, Pisicchio... l'onorevole Pisicchio ha votato... gli onorevoli Anna Teresa Formisano e Piso ancora no... l'onorevole Piso ha votato adesso...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 547
Votanti 510
Astenuti 37
Maggioranza 256
Hanno votato
213
Hanno votato
no 297).

Prendo atto che il deputato Colucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Avverto che l'onorevole Di Biagio ha ritirato gli emendamenti 1-ter.2, 1-quater.1 e 1-novies.02.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Sardelli 1-quater.202.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, intervengo perché questo argomento, così come quello di prima che di fatto parla di fonti rinnovabili, non è da sottovalutare. Quando parliamo di risorse nel loro complesso, dichiariamo che è necessario assolutamente non pesare sulle tasche dei contribuenti che pagano la bolletta energetica. Tuttavia, non ricordiamo mai che nella bolletta ancora oggi nel 2010 - e già abbiamo pagato 13 o 14 miliardi fino ad ora - i consumatori e i cittadini italiani pagano due miliardi e 400 milioni di contributi che diamo, tra virgolette e teoricamente, alle fonti rinnovabili. In realtà, un miliardo di questi denari va alle fonti rinnovabili e un miliardo e 400 milioni alle false fonti rinnovabili. Si tratta di quelle fonti che utilizzano materiale, come il cascame dell'industria petrolifera e i rifiuti nella loro interezza, che, tra l'altro, inducono alcuni enti sul territorio a non svolgere la raccolta differenziata e a bruciare tutto perché così si produce energia. Pag. 17
Chiediamo semplicemente di ridurre una parte di queste risorse con gradualità, accelerando il processo di scadenza di queste concessioni e utilizzando al meglio queste risorse. Capiamo che in questo decreto-legge, forse, questa materia non doveva essere inserita, ma se è stata prevista cerchiamo almeno di apportare un piccolo miglioramento al tema di fondo che, spesso, vede la lotta per le risorse a favore delle fonti rinnovabili come un qualcosa da eliminare, perché costa e grava esclusivamente sui cittadini. Invece, non spieghiamo ai cittadini che utilizziamo le loro risorse e mettiamo le mani nelle loro tasche, così come si usa dire, per finanziare qualcosa che di rinnovabile non è e che è solo e puramente speculazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, accoglierei l'invito del Governo a ritirare l'emendamento in esame, purché il Governo accolga un relativo ordine del giorno. Voglio spiegare il senso di questo emendamento. In alcune regioni, vi è una normativa regionale che ha permesso la dichiarazione di inizio di attività per creare dei campi fotovoltaici o anche di altro tipo senza l'autorizzazione unica. Ora ciò ha portato al ricorso del Governo e ad una pronuncia della Consulta che va in direzione opposta e che non riconosce la possibilità di autorizzare impianti, fino ad un megawatt, sulla base di una legge regionale.
Il 25 giugno questo Parlamento ha varato una legge che permette, fino ad un megawatt, di autorizzare l'insediamento di campi fotovoltaici o anche eolici. È una possibilità chiara che abbiamo espresso e che va, di fatto, a sanare la situazione precedente.
Ora, invece, con questo articolo, modificato dal Senato, si crea una condizione assurda e contraddittoria. Mentre nella legge varata il 25 giugno permettiamo, fino ad un megawatt, di realizzare degli insediamenti energetici con la dichiarazione di inizio di attività, invece, con l'articolo 1-quinquies, introdotto dal decreto-legge in esame, impediamo che questo avvenga se non vi è l'allaccio alla rete entro 90 giorni.
L'allaccio alla rete entro 90 giorni non è possibile. Esistono in Puglia oltre mille richieste di allaccio alla rete che sono inevase per l'impossibilità dell'ENEL di assicurarle (non entro 90, ma entro 200 giorni).
Quindi, di fatto, non solo stiamo prevedendo una disposizione che è in contraddizione con quanto abbiamo approvato appena il 25 giugno in quest'Aula, ma, di fatto, stiamo aprendo una via ad un contenzioso enorme fra chi in questi anni ha investito nel settore in forza di norme regionali e nazionali che abbiamo approvato due mesi addietro.
Quindi, chiedo al Governo di prendere una posizione di chiarezza e di approvare un ordine del giorno che esplichi le condizioni per cui questi impianti sono permessi e che dia certezza agli imprenditori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lisi. Ne ha facoltà.

UGO LISI. Signor Presidente, faccio mie le osservazioni del collega Sardelli e invito a riflettere il Governo e anche la Commissione. Infatti, con la riformulazione dell'emendamento 1-quinquies.100 della Commissione (che vedremo successivamente) si prevede di eliminare la parte relativa alla sospensione nel caso in cui l'ente gestore della rete elettrica non realizzi l'allaccio.
Ciò significa che non si tratta di un articolo che salva la Puglia, ma di una disposizione che ha un effetto ghigliottina su decine di piccoli imprenditori ed agricoltori che hanno già investito e fatto accordi con mutui ipotecari con le banche e che, nei 90 giorni fatidici (oggi 150), si ritroveranno, qualora l'ENEL o chi per lui (la media tensione credo sia dell'ENEL, l'alta della Terna) non faccia l'allaccio, a non avere una risposta e con investimenti che non possono andare a reddito. Pag. 18
È gravissimo ciò che si sta approvando e lo dico perché voglio lasciare traccia di queste considerazioni nel resoconto della seduta di quest'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Franzoso. Ne ha facoltà.

PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, su quanto detto dai colleghi che mi hanno preceduto e su questo argomento mi auguro vi sia sensibilità da parte del Governo. Ci troviamo di fronte a progetti portati avanti con la semplice DIA rilasciata dai comuni. A seguito del giudizio della Consulta che ha dichiarato incompetenti le regioni a legiferare in materia, prescrivendo anche per i progetti che non superano il MW la necessità di un parere integrato, si rimanda a 90 giorni per quanto riguarda gli impianti in itinere per la connessione con la rete.
Tuttavia, per tale connessione la stessa Enel o Terna spesso e volentieri impiegano non 90 giorni, ma circa un anno, perché per quanto riguarda le autorizzazioni di connessioni occorre un tempo atavico. Pertanto, credo che occorra tutelare chi già ha realizzato un investimento e quindi «sterilizzare» l'articolo in esame da questa condizione imposta all'ENEL per far sì che gli investimenti vadano in porto, quanto meno per quegli impianti che sono stati già realizzati.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, dato che questo è un punto delicato nel nostro dibattere, vorrei lasciare traccia di alcune considerazioni anche da parte del Governo. Non voglio fare polemica tra gli schieramenti politici, però vorrei provare a ragionare su alcuni fatti oggettivi.
Se questi impianti vengono realizzati, e cioè se tutte le domande dovessero essere accolte, avremmo una produzione energetica che è dieci volte superiore a quello che è il fabbisogno nazionale. Perché è accaduto questo? Perché alcune regioni hanno promesso ai cittadini, attraverso leggi regionali, che potevano installare impianti con la semplice denuncia di inizio attività, ma la Corte costituzionale ha dichiarato che così non si può fare.
Pertanto, la mia domanda è se la responsabilità di questa situazione - e, quindi, di aver indotto imprenditori a fare investimenti che mai potranno essere realizzati - è del Governo o di quella regione che ha adottato leggi regionali che non potevano dare continuità a queste autorizzazioni.
Quindi, per farla breve, capisco le obiezioni dei colleghi Lisi, Sardelli e altri, tanto che il Governo è disponibile ad interpretare la norma così come è auspicato da alcuni ordini del giorno (che saranno esaminati successivamente), che potranno essere accolti. Tuttavia, è importante che si rifletta sul fatto che c'è una congestione di domande determinata da una promessa (direi, da marinaio) fatta attraverso leggi che erano incostituzionali e che non sono state fatte da questo Governo.

PRESIDENTE. Sottosegretario Saglia, quindi lei mantiene l'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, tutti sappiamo che, operando nel campo delle fonti rinnovabili, bisogna farlo bene, perché vi sono dei rischi e dei problemi. Tuttavia, voglio dire che le semplificazioni vanno portate avanti anche quando servono a fare cose utili. È il caso degli impianti di fonti rinnovabili di piccole dimensioni. Mi sembra che questa fosse la direzione proposta dalla regione Puglia.
Il sottosegretario Saglia dice una cosa vera: nel nostro Paese, in questo momento, Pag. 19vi sono richieste per impianti di fonti rinnovabili molto superiori ai bisogni del Paese. Tuttavia, ciò avviene in tutti i campi, perché, nel nostro Paese, esistono decine di migliaia di megawatt su cui vi è la richiesta, per esempio, per i cicli combinati di cui il Paese non ha assolutamente bisogno in quelle dimensioni. Quindi, c'è il problema di garantire la serietà degli operatori, ma anche che coloro che hanno già realizzato impianti sulla base di processi di semplificazione necessari non vengano oggi penalizzati.
Per questo, non so quale possa essere una soluzione, certamente questo provvedimento era la sede più adatta per realizzarla, ma non vorrei che venissero penalizzate le persone che hanno fatto cose utili al Paese, fidandosi delle leggi e operando nella legalità.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, ritiro l'emendamento fatto salvo che chiaramente chi ha già un campo fotovoltaico o eolico fino ad un megawatt e chi sta realizzando una cabina, con procedure di interpretazione del Governo, abbia salvi gli interessi economici che ha messo in gioco.

PRESIDENTE. Il Governo ha già risposto in tal senso. Prendo atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Avverto che l'emendamento 1-quinquies.100 della Commissione, nel testo riformulato, che figura a pagina 23 del fascicolo n. 2 degli emendamenti; deve intendersi riferito all'articolo 1-quater; esso verrà pertanto posto in votazione dopo l'emendamento Gibiino 1-quater.200, assumendo la numerazione di 1-quater.100.
Passiamo, quindi, all'emendamento Gibiino 1-quater.200.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Gibiino 1-quater.200, formulato dal relatore.

VINCENZO GIBIINO. Signor Presidente, intervengo dopo le parole del sottosegretario solamente per preannunziare il ritiro dell'emendamento in quanto riteniamo che vi possa essere una parziale soluzione al problema nell'emendamento della Commissione 1-quinquies.100.
Chiediamo, inoltre, l'accoglimento di un ordine del giorno che abbiamo presentato proprio per salvare quanti hanno ritenuto di investire in questa materia delicata, le energie rinnovabili, e che il Governo e il Parlamento stesso trovino una soluzione perché l'Italia non diventi un luogo a rischio giuridico, dove gli imprenditori che investono possano rischiare successivamente il patrimonio che destinano ad investimenti, soprattutto sulle fonti rinnovabili.

PRESIDENTE. Passiamo quindi, alla votazione dell'emendamento 1-quater.100 della Commissione.

PIETRO FRANZOSO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, se ho ben capito, stiamo votando l'emendamento così come riportato integralmente nel fascicolo.

PRESIDENTE. No, onorevole Franzoso, vi è una riformulazione dell'emendamento che era stata espressa in sede di parere.

ALBERTO TORAZZI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI, Relatore. Signor Presidente, ho letto per intero la riformulazione mentre esprimevo i pareri e ora la ripeto. Il nuovo testo è: «centocinquanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto». La parte restante dell'emendamento viene soppressa.

Pag. 20

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franzoso. Ne ha facoltà.

PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, per quanto mi riguarda, non mi può trovare d'accordo per il semplice fatto che l'ostruzionismo dell'ENEL e della Terna in questo Paese è atavico: lo si riscontra in ogni pratica. Pertanto, credo che oggi si faccia un torto agli investitori che hanno creato un impianto al di sotto di un megawatt e si devono sentire vincolati all'ostruzionismo dell'ENEL.
Pertanto, credo che questa parte vada conservata. Laddove c'è l'ENEL che fa ostruzionismo, questa formula va combattuta. Infatti, un investitore non può rimanere vincolato alla volontà o al piacere che ci può rendere o meno l'ente ENEL nella fase della sua gestione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, vorrei intervenire brevemente per spiegare la ragione per la quale abbiamo espresso un giudizio favorevole su questo emendamento. Si parla naturalmente di piccoli impianti fino al megawatt nel caso della Puglia, anche superiore negli altri casi, ma non più di 1,5 o 2 megawatt. Tecnicamente, in centocinquanta giorni si possono tranquillamente realizzare, sapendo anche che nel solare c'è in questo momento difficoltà nel reperire e nell'acquisire sul mercato i pannelli solari.
Credo che dovremmo tenere separate le difficoltà che chi gestisce la rete in bassa e media tensione ha nell'allacciare una quantità di impianti di questo tipo con la realizzazione degli impianti stessi.
Pertanto, invitiamo il Governo - credo che lo faremo anche attraverso gli ordini del giorno - a vigilare e intervenire qualora si rendesse necessario salvaguardare interventi (o meglio investimenti) fatti da piccoli imprenditori.
Infatti, chi realizza investimenti di questo tipo sicuramente non è la grande impresa che ha il monopolio nella produzione dell'energia, ma sono i piccoli imprenditori, dagli agricoltori agli artigiani e ai commercianti. Quindi, trasversalmente si colpiscono tutti.
Tuttavia, i centocinquanta giorni rappresentano un termine ragionevole per completare un investimento di questo tipo. Dopodiché, demandiamo tutta la responsabilità al Governo per far sì che chi è responsabile della rete non rechi danno a questi imprenditori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lisi. Ne ha facoltà.

UGO LISI. Signor Presidente, vorrei solamente dire che l'articolo parla della messa in esercizio. Per andare in esercizio ci vogliono la connessione e l'attacco con l'ente gestore della rete elettrica. Se il relatore elimina le parole «tale termine si intende sospeso a fronte della certificazione, trasmessa a cura del richiedente, da cui risulti che il ritardo è ascrivibile esclusivamente alle difficoltà di connessione degli impianti alla rete, per responsabilità degli enti gestori della rete elettrica», i centocinquanta giorni non rappresentano un favore che si sta facendo assolutamente a nessuno. Anzi, si tratta di una normativa in peius, non è in melius. Non si salva nulla: è meglio prevedere centoventi giorni con la sospensione, perché le responsabilità sono solo e soltanto dell'ente gestore che, non rispondendo gli agricoltori e ai piccoli commercianti o imprenditori, farà decadere gli effetti e le persone rimarranno con i pannelli in mano, non sapendo cosa farne.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che gli interventi che ci sono stati all'interno di quest'Aula sono tutti portati alla tutela del cittadino. Però attenzione, signor rappresentante del Governo, effettivamente - mi Pag. 21dispiace non essere d'accordo con il mio collega di partito Piffari - centoventi giorni sono molto pochi. Ha ragione, infatti, il collega che mi ha preceduto: è sufficiente un intervento maldestro da parte (mi scusi se mi permetto di svolgere questa riflessione) dell'ENEL per far rimanere i piccoli imprenditori che hanno investito nel fotovoltaico con un pugno di mosche in mano.
Perciò attenzione, signor rappresentante del Governo: cerchi di valutare attentamente l'opportunità di considerare sia la riflessione fatta dai colleghi, sia quella fatta all'interno di quest'Aula. Dobbiamo cercare di tutelare prima di ogni cosa gli interessi dei cittadini e, in modo particolare, di coloro i quali hanno creduto a quanto detto sia dal Governo che dalla regione e si sono comportati di conseguenza.
Oggi non si può assumere un atteggiamento per il quale a pagare rimangono solo ed esclusivamente coloro che sono stati in buona fede e hanno cercato di portare avanti la questione delle energie rinnovabili.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, nell'ambito della discussione su questo emendamento vorrei dire che condivido la posizione espressa dal sottosegretario Saglia, nel senso che la regione Puglia aveva consentito una semplificazione per quanto riguarda gli aspetti delle autorizzazioni che, su ricorso dello stesso Governo, la Corte costituzionale ha dichiarato illegittima.
È comprensibile che si introducano dei paletti, prima si parlava di novanta giorni, adesso si sta discutendo di centoventi o centocinquanta giorni, ma quello che non condivido in questa discussione è sostanzialmente il tentativo di cancellare questi paletti che si stanno ponendo, e che possono essere anche condivisibili, con quella proposta, che giustamente è stata cassata, di sanare anche i casi in cui la responsabilità sia del gestore della rete.
Secondo me l'introduzione dell'esimente nei casi di responsabilità degli enti gestori della rete elettrica è soltanto un modo per introdurre una sanatoria generalizzata in un settore in cui, come ha detto il sottosegretario Saglia, c'è un'esplosione esponenziale di realizzazione di impianti dei quali, peraltro, in particolare per quanto riguarda l'eolico, ci stiamo occupando in Commissione ambiente. Questo, infatti, è un altro settore che, anche se riguarda le energie rinnovabili - per carità, non è che solo perché sono rinnovabili nulla si può dire e nulla si può toccare! - ha bisogno di una razionalizzazione. Infatti, anche in questo settore che rientra nel più generale ambito energetico occorre da parte del Governo una maggiore capacità di incidere e di programmare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, intervengo per preannunciare un voto di astensione perché nella confusione degli emendamenti ritirati e riproposti credo che soltanto l'ultimo emendamento abbia colto una questione che sta a cuore al Governo e che è stata, come dire, sottolineata, ma non con la dovuta forza dall'Assemblea.
È vero che qui stiamo discutendo dei diritti acquisiti dei piccoli imprenditori, dei piccoli agricoltori a realizzare il proprio impianto, ma parliamo anche di una vicenda che in Italia, in particolar modo al sud, ha devastato totalmente il paesaggio italiano. Quindi, creare una condizione per cui soltanto sulla pianificazione di ciò che realmente serve al fattore produttivo si riesca ad immaginare una capacità di impianti di energia alternativa, che siano eolici soprattutto, ma anche fotovoltaici, è una questione molto saggia, perché nella proliferazione degli impianti c'è soprattutto una grande speculazione che avviene molto spesso alle spese del paesaggio italiano tutelato dall'articolo 9 della Costituzione. Pag. 22
Considerato che nel guazzabuglio degli emendamenti francamente non si è capito alla fine quale posizione emerga, credo che comunque la tendenza del Governo a fissare un limite temporale nella possibilità che questi impianti servano realmente a produrre energia sia anche una grande questione di trasparenza verso operazioni speculative soprattutto nel settore dell'eolico, ma anche nel settore del fotovoltaico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, vorrei sottolineare come anche in questo caso assistiamo ad un Governo che utilizza due pesi e due misure. Infatti, per questa fattispecie, laddove si parla ogni giorno di semplificazione e di riorganizzazione delle procedure autorizzative, il Governo ha preso, come dire, la palla al balzo per fare ricorso alla Corte costituzionale contro una regione che aveva individuato nei meccanismi della DIA una procedura per venire incontro ai piccoli impianti.
Tuttavia, questo stesso Governo, pochi mesi fa, aveva previsto che vi fossero procedure molto semplificate, prive di VIA e di VAS, se ricordate bene, con riferimento all'implementazione delle infrastrutture energetiche per le grandi isole, come al solito, in fondo, perché in questa attività governativa abbiamo assistito sempre a semplificazioni per le grandi imprese, per i grandi impianti, e alla difficoltà costruita ad arte per i piccoli impianti.
Non credo che ci sia coerenza in tutto questo. Penso che, alla luce di quello che sta accadendo e agli interessi che vi sono - e che molti colleghi qui hanno evocato - sulle energie rinnovabili, sarebbe, intanto, importante che il Governo si chiarisse le idee e, per una volta, desse una mano a tutti in maniera equivalente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruggeri. Ne ha facoltà.

SALVATORE RUGGERI. Signor Presidente, non vorrei - dopo tutto quello che ho ascoltato - che le colpe ricadessero sulle piccole imprese, che stanno investendo sul fotovoltaico. Infatti, oggi, le colpe dei comuni, che hanno concesso le DIA per fare questi investimenti le stiamo facendo ricadere su tutti quei piccoli investitori che hanno, magari, investito i loro beni per conseguire un utile, pur legittimo.
Sono d'accordo con il sottosegretario Saglia - e lo ringrazio - per l'impegno profuso per cercare di risolvere queste problematiche; sono anche d'accordo con l'onorevole Torazzi - e lo ringrazio - per i centocinquanta giorni che si vogliono concedere - come tempo massimo - per arrivare a concretizzare questo investimento. Tuttavia, vorrei anche far notare non dico l'incuria, ma la sottile perfidia da parte del gestore che, al limite, potrebbe in qualche modo non consentire la chiusura di questo investimento nei centocinquanta giorni.
Dovremmo dare una risposta a tutti questi piccoli imprenditori, che domani potrebbero vedere tutti i loro sacrifici ed i loro beni andare in fumo.
Ecco il motivo per cui ho presentato un ordine del giorno, con il quale, perlomeno, cerchiamo di bloccare i termini, quando la colpa è del gestore. È questo che stiamo chiedendo. Non penso che la questione della Puglia possa, in qualche modo, portare un grosso danno all'Italia, perché ci sarà tanta energia da produrre. Non penso che i 15 mila megawatt richiesti potranno essere realizzati, ma diamo la possibilità a quelle piccole imprese che in questo momento hanno investito di poter portare a termine questo investimento, senza che il gestore possa, in qualche modo, inficiarlo!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bellotti. Ne ha facoltà.

LUCA BELLOTTI. Signor Presidente, intendo intervenire sulla questione delle fonti rinnovabili e, nella fattispecie, sul fotovoltaico.
Oggi, questo settore rappresenta una via d'uscita per salvaguardare il reddito di Pag. 23molte piccole aziende agricole, che hanno fatto investimenti in questa direzione. È, dunque, importante lo sforzo che sta facendo il Governo per cercare di dare delle regole chiare; tuttavia, non possiamo sottacere il fatto che vi sono delle situazioni che devono essere riviste. Tale è la questione dei centocinquanta giorni che, di per sé, ribadisce e conferma una volontà di precisione sul successivo pagamento delle tariffe ma, nello stesso tempo, esalta fenomeni speculativi che sono in atto, tali da potere intervenire in maniera negativa su questo percorso.
Per cui, l'invito che rivolgiamo al Governo è di fare in modo che chi ha investito o sta investendo in questo settore possa avere delle certezze, specie nel mondo agricolo, altrimenti correrebbe il rischio di naufragare, anche per l'unico spiraglio che può avere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-quater.100 della Commissione, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Giulietti, Vannucci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 547
Votanti 540
Astenuti 7
Maggioranza 271
Hanno votato
540).

Sull'ordine dei lavori (ore 12,55).

PIERO FASSINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO. Signor Presidente, vedo che nei banchi del Governo siede anche il Ministro Frattini. Le agenzie stanno battendo notizie preoccupanti di scontri armati al confine tra Libano e Israele. Siccome su quel confine è schierata la forza UNIFIL, che vede impegnato in modo significativo il nostro Paese, chiedo al Ministro Frattini - non immediatamente, naturalmente - se, nell'arco di tempo tra oggi e domani, non sia opportuno fornire al Parlamento un'informazione e una valutazione di questi eventi.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 3660-A (ore 12,58).

(Ripresa esame articolo unico - A.C. 3660-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Iannaccone 1-quater.203.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, accedo all'invito al ritiro formulato dal relatore.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Ruggeri 1-quater.204.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

SALVATORE RUGGERI. Signor Presidente, accedo all'invito al ritiro formulato dal relatore, fermo restando l'impegno da parte del sottosegretario Saglia ad accettare il mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Cimadoro 1-sexies.1.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

SERGIO MICHELE PIFFARI. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Pag. 24

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, non possiamo sbagliare sul fatto che vi sia un invito al ritiro, perché è un parere che riguarda tutti gli emendamenti, tranne l'accoglimento, ovviamente, dell'ultimo, sull'articolo 3.
Questo nostro emendamento incide sull'articolo 1-sexies, dove, di fatto, si cerca di trovare maggiore stabilità o sicurezza sul sistema energia nel suo complesso, cioè dal consumatore alla rete di distribuzione alla produzione, perché è chiaro ed evidente che, se il consumatore abusa o richiede in modo scorretto energia, anche chi deve produrla fa difficoltà a soddisfarne le esigenze, e quindi si va ad alterare il mercato.
Vorremmo semplicemente far sì che il Ministro dello sviluppo economico adotti - quindi, con un intervento rafforzativo - le iniziative e i provvedimenti necessari a rendere permanenti le condizioni di sicurezza di un sistema, quello della produzione di energia elettrica, che, sicuramente, con l'immissione sul mercato di energia prodotta da fonti rinnovabili, potrebbe diventare molto più instabile, proprio per la delicatezza e la diffusione di questi impianti; infatti, si tratta di altre fonti, come il sole o il geotermico, e quindi di sistemi delicati in materia di costanza nella produzione e distribuzione di energia ai consumatori stessi.
Pertanto, il nostro emendamento non va ad inficiare l'articolo stesso, ma va a rafforzarlo, chiedendo al Ministro di intervenire.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 1-sexies.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Compagnon, Beccalossi, Barbi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 542
Votanti 540
Astenuti 2
Maggioranza 271
Hanno votato
215
Hanno votato
no 325).

Prendo atto che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo all'emendamento Libè 1-septies.2.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Libè 1-septies.2 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Libè 1-septies.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso pare contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Reguzzoni, Granata, Trappolino, Mura, Tocci, Madia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 546
Votanti 543
Astenuti 3
Maggioranza 272
Hanno votato
246
Hanno votato
no 297).

Passiamo agli identici emendamenti Libè 1-novies.1 e Cimadoro 1-novies.2.
Prendo atto che i presentatori degli identici emendamenti Libè 1-novies.1 e Cimadoro 1-novies.2 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti. Pag. 25
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Libè 1-novies.1 e Cimadoro 1-novies.2, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Sardelli, Berardi, Costa, Tortoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 550
Votanti 363
Astenuti 187
Maggioranza 182
Hanno votato
62
Hanno votato
no 301).

Passiamo all'emendamento Cimadoro 1-novies.3.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Cimadoro 1-novies.3 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 1-novies.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Ceroni, Miglioli, Giammanco, Granata...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 548
Votanti 543
Astenuti 5
Maggioranza 272
Hanno votato
247
Hanno votato
no 296).

Prendo atto che il deputato Marinello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Cimadoro 2.4.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Cimadoro 2.4 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 2.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Giammanco, Ceroni, Gava, Mazzuca, Benamati, Moles...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 551
Votanti 548
Astenuti 3
Maggioranza 275
Hanno votato
249
Hanno votato
no 299).

Dovremmo passare ora all'emendamento 2.200 della Commissione, poiché tuttavia su tale proposta emendativa non ha ancora espresso il parere la V Commissione (Bilancio) dobbiamo accantonarlo.
Passiamo quindi agli identici emendamenti Realacci 3.1 e Cimadoro 3.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, ringrazio la Commissione e il Governo per aver espresso parere favorevole su questo emendamento soppressivo, che credo sia una proposta emendativa di buon senso.
Voglio spiegarlo in poche parole. Sapete che sulla scelta del nucleare non siamo d'accordo e che non c'è condivisione in questo Parlamento. Come Partito Democratico non riteniamo tale scelta utile al Paese, però vogliamo che le cose vengano fatte per bene. Pag. 26
Ci siamo battuti in Parlamento perché venisse prevista l'Agenzia per la sicurezza nucleare e perché fosse più autonoma dal Governo di quanto non sia, e ci battiamo perché l'Agenzia sia una cosa seria dotata di mezzi, paragonabile alle Agenzie presenti negli altri grandi Paesi occidentali. Ebbene, l'articolo 3 ci allontanava da questi Paesi occidentali perché in nessun grande Paese dell'Occidente è pensabile che il presidente dell'Agenzia non sia dedito completamente a quella causa o possa addirittura avere un incarico politico o dirigenziale in un ministero. Ciò rendeva poco credibile l'Agenzia che, in ogni caso, deve offrire garanzie ai cittadini, alle istituzioni e ai territori circa la correttezza e la trasparenza del lavoro che svolge: pertanto ritengo che questa sia una scelta positiva compiuta nell'interesse del Paese e come tale valutiamo la decisione assunta dalla Commissione e dal Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, anche noi svolgiamo una riflessione che a nostro giudizio è molto importante, ma che ritengo importante per tutti coloro i quali hanno fatto e fanno una scelta contro il nucleare. Non siamo né siamo mai stati d'accordo sul nucleare, ma siamo d'accordo sul fatto che l'Agenzia debba essere gestita da una persona super partes e garante di tutti, che non possa essere tirata per la giacchetta da qualcuno.
Per dare questa tranquillità ai cittadini italiani la cosa più corretta che si poteva fare era quella di sopprimere questo articolo e con la sua soppressione rimettere quanto meno alla discussione e alla riflessione qualcosa che dovrebbe essere nell'interesse nostro e della collettività.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Realacci 3.1 e Cimadoro 3.2, accettati dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Migliori, Tortoli, Di Stanislao, Barba, Pompili, Losacco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 545
Votanti 543
Astenuti 2
Maggioranza 272
Hanno votato
541
Hanno votato
no 2).

A seguito dell'approvazione degli identici emendamenti Realacci 3.1 e Cimadoro 3.2 si intende precluso l'emendamento 3.100 della Commissione. Passiamo alla votazione degli articoli aggiuntivi Fadda 3.02 e Pili 3.0200.

ALBERTO TORAZZI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI, Relatore. Signor Presidente, sugli identici articoli aggiuntivi Fadda 3.02 e Pili 3.0200 propongo una riformulazione puramente formale nel senso di una novella al decreto-legge n. 35 del 2005. Si tratta, ripeto, di una riformulazione puramente formale.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal relatore. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fadda. Ne ha facoltà.

PAOLO FADDA. Signor Presidente, credo che da parte mia e del Partito Democratico debba andare un ringraziamento anzitutto al Presidente Fini che - dopo la richiesta e le motivazioni avanzate negli interventi di diversi colleghi ed il Pag. 27parere stesso espresso dal relatore e dal presidente della Commissione, che naturalmente ringrazio - ha riammesso in votazione questo articolo aggiuntivo.
Il ringraziamento lo debbo rivolgere e lo rivolgo con molta convinzione. Quando, con i colleghi parlamentari sardi del Partito Democratico, con i colleghi della Commissione, abbiamo deciso di ripresentare l'articolo aggiuntivo in esame, che era già stato bocciato al Senato, vi devo dire la verità, eravamo pessimisti: non ci aspettavamo che avremmo concluso positivamente questo iter.
Debbo poi ringraziare veramente il relatore onorevole Torazzi ed il presidente Dal Lago perché dopo l'illustrazione, che ho svolto in Commissione, si sono espressi favorevolmente, e addirittura hanno affermato: siamo talmente convinti che sottoscriviamo anche noi, se è possibile, l'articolo aggiuntivo che si sta presentando.
Si chiude quindi una partita: una partita che ritenevamo impossibile da vincere, però credo condotta con senso di responsabilità da parte di tutto il Parlamento. Debbo ringraziare anche il sottosegretario Saglia, che quando il Governo ha espresso il proprio parere al Senato non era presente, e che ha accolto favorevolmente la proposta emendativa che avevamo presentato.
Si tratta di un fatto molto importante per la nostra isola. Ritengo che l'unità della Camera, e di tutto il Parlamento, fosse stata dimostrata anche in altre occasioni, per quanto riguarda le infrastrutture energetiche: mi riferisco in modo particolare alla legge cosiddetta Alcoa. Credo che nel realizzare questa filiera estrattiva, energetica, ambientale si dimostri che il Parlamento segue con attenzione i problemi di carenze infrastrutturali, energetici in Sardegna. L'Unione europea ha raccomandato la realizzazione di 12 di queste centrali, ed il fatto che una si realizzi in Sardegna, dove esiste l'unica miniera di carbone, è una prova dell'attenzione che il Parlamento sta dimostrando.
Mi rivolgo infine al Governo. Sottosegretario Saglia, è trascorso un anno da quando era stata prevista la gara internazionale: non si è fatto nulla sino a questo momento. Noi avevamo presentato anche un'altra proposta emendativa, che prevedeva una facilitazione per la gara internazionale, però non è stato possibile approvarla. Dichiaro sin d'ora, a nome del Partito Democratico, la disponibilità a riformularla se necessario in altre occasioni, perché siamo convinti che il tempo non sia più sufficiente per impedire che la Sardegna si doti di queste infrastrutture. Vigileremo molto attentamente affinché il Governo metta in atto tutte le norme per poter appaltare questi lavori, e credo che sia un momento di grande soddisfazione per tutto il Parlamento. Rinnovo i miei ringraziamenti ai colleghi della Commissione e a tutto il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mereu. Ne ha facoltà.

ANTONIO MEREU. Signor Presidente, intervengo anch'io per ringraziare il presidente della Commissione ed il Governo per aver rivisto questo problema; e chiedo tra l'altro, per le motivazioni che ho esposto precedentemente, di aggiungere la mia firma all'importante articolo aggiuntivo, non risolutivo perché purtroppo rimanda di un anno ancora la soluzione di questo problema; il fatto però che il Governo gli dia il benestare significa anche che potremo riuscire finalmente a concretizzare un qualcosa che da troppo tempo abbiamo in sospeso. La politica deve dare delle risposte certe ai lavoratori; e credo che con questa possibilità, non tanto di rinviare, quanto di dare una reale concretezza ad un bando internazionale che risolverà sicuramente, ci auguriamo, i problemi dell'energia e delle miniere di carbone in Sardegna, sia nelle condizioni di dare i risultati sperati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.

Pag. 28

MAURO PILI. Signor Presidente, intervengo per esprimere soddisfazione rispetto alla condivisione del Governo sull'articolo aggiuntivo; ma vorrei anche ricostruire molto velocemente un passaggio fondamentale.
Questa proposta emendativa in esame è stato già approvata dalla Commissione bicamerale per le questioni regionali, proposta alla Commissione competente del Senato circa 15 giorni fa.
Il Governo già in sede di approvazione al Senato aveva già espresso un parere favorevole Non vi è quindi una riconversione della maggioranza e del Governo su questo tema, ma semmai vi è oggi la conferma che il Governo e la maggioranza erano determinati su questo punto nevralgico del sistema energetico del Paese, e della Sardegna in particolar modo. Vorrei dire però (mi permetto di cogliere questa occasione) che vi è un nemico di questo progetto, che si chiama ENEL - non ho assolutamente nessun timore a rappresentarlo qui - che anche in queste ore, in questi giorni, fa pressioni indebite sulla maggioranza, sulle opposizioni e sul Governo per cercare di bloccare questo progetto. Di quei dodici sistemi integrati che prevedono la cattura e lo stoccaggio della CO2 uno dev'essere allocato certamente in Italia. L'ENEL sta facendo di tutto per spostare questo asse verso Porto Tolle laddove non esiste una miniera di carbone; l'unica risorsa strategica in tal senso è quella della Sardegna, della miniera della Carbosulcis. Credo che sia indispensabile, e nell'ordine del giorno che ho presentato questo viene puntualmente indicato come strategia della politica economica del Governo. Mi preme però dire che questa proposta emendativa oggi arriva in Aula con qualche ora di ritardo rispetto all'approvazione del Senato, perché lì si è verificato un pasticcio legato al fatto che era prevista una copertura finanziaria indebita (non deriva certo da questa parte politica), e quindi l'errore ha portato ad una mancata approvazione. Credo che le polemiche in questa sede non servano. Il plauso - come hanno detto il collega Mereu e il collega Fadda - va ad una proposta di proroga. Con la proroga non si affronta comunque il problema strategico. Spero che la regione Sardegna non debba utilizzare questa proroga e che recuperi il tempo sin qui perso. Mi riferisco a questi ultimi due anni, ma anche ai cinque anni precedenti che hanno bloccato questa risorsa strategica del Paese, che oggi con questa proposta emendativa - se sarà approvata - sarà messa in condizioni di avere un futuro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per chiedere di apporre la mia firma alla proposta emendativa in esame, che va nel senso delle battaglie fatte da Italia dei Valori a livello regionale, nazionale e anche a livello europeo (attraverso i nostri parlamentari europei), nel tentativo di risolvere questo grave problema dell'energia che condiziona pesantemente l'andamento delle industrie sarde. A questo proposito vogliamo anche noi esprimere una grave preoccupazione, e comunque il dissenso e il disappunto nei confronti dell'ENI e dell'ENEL, che, pur essendo partecipate dallo Stato, tuttavia impediscono lo sviluppo dell'industria sarda, e che con i loro propositi di delocalizzare all'estero stanno creando dei gravissimi problemi alla economia della Sardegna.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi Fadda 3.02 e Pili 3.0200, nel testo riformulato, accettati dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Bruno, onorevole Cesario, onorevole Molgora, onorevole Damiano, onorevole Nunzio Francesco Testa...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 29
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 547
Votanti 546
Astenuti 1
Maggioranza 274
Hanno votato
546).

Prendo atto che i deputati Di Centa e Lusetti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Il seguito del dibattito è rinviato alla ripresa pomeridiana della seduta.

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare (ore 13,15).

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Deodato Scanderebech, proclamato in data odierna, ha dichiarato di adire al gruppo parlamentare Popolo della Libertà.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,16).

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, volevo anticipare che stiamo presentando un'interrogazione per un gravissimo fatto avvenuto in Calabria. Il presidente del consiglio regionale della Calabria, Francesco Talarico, ha subìto un ennesimo atto intimidatorio, di minaccia: sarebbe stata intercettata dall'ufficio postale una busta con dentro cinque bossoli. Questa non è la prima volta che Francesco Talarico, che allo stato è anche segretario regionale del nostro partito, è oggetto di queste attenzioni da parte della criminalità organizzata.
Ho preso la parola proprio per richiamare la sua attenzione, signor Presidente, e quindi anche del Governo, per una situazione incandescente che sempre più si accresce e diviene sempre più pericolosa nella regione calabrese. A questi atti di minaccia sono seguiti altri atti intimidatori che coinvolgono amministratori, giornalisti, il presidente del consiglio dell'ordine dei giornalisti della Calabria, Soluri, e ultimamente anche un altro giornalista, Musolino. Ma avere attenzionato da parte della criminalità organizzata il massimo esponente del consiglio regionale della Calabria non esclude scenari sempre più inquietanti che non possono essere derubricati come semplici atti di criminalità e basta, lasciando all'azione certamente forte degli inquirenti quello che deve essere invece un atto e soprattutto un'iniziativa forte sul piano dell'azione inquirente.
Vorrei ricordare che Talarico ha già avuto minacce nel 2006 e nel 2008 e non c'è stata individuazione dei responsabili di queste minacce. Molte volte i nostri amministratori sono oggetto di minacce di azioni delittuose e non si conoscono i responsabili. Questo è un fatto grave: non è che la sicurezza può realizzarsi attraverso pure dichiarazioni di principio e assicurazioni. Certamente alla criminalità organizzata oggi, in questo periodo di tempo, sono stati inferti colpi gravissimi da parte degli inquirenti ma tutto questo, come si vede, non basta perché l'azione nei confronti delle istituzioni e del consiglio regionale e dei massimi organismi rappresentativi della Calabria certamente crea sempre più una situazione di grande debolezza sul piano dei principi e soprattutto per la democrazia. È questo l'impegno che ci proponiamo attraverso un atto di sindacato ispettivo, ma non basta perché a questo atto di sindacato ispettivo ci auguriamo che il Governo possa dare risposte esaurienti e non semplicemente sul piano burocratico che non servono a nulla, ma che fanno certamente appesantire ulteriormente la situazione. Per questo motivo l'UdC è impegnata e mi auguro che tutti gli altri gruppi presenti in quest'Aula siano ugualmente impegnati in questo grande obiettivo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

JOLE SANTELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 30

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, intervengo anzitutto per associarci, come gruppo PdL, alla solidarietà nei confronti del presidente del consiglio regionale della Calabria, Francesco Talarico. Sicuramente si tratta di una solidarietà politica, ma mi permetto di esprimere, a nome anche dei deputati calabresi, una solidarietà umana e di stima personale. È ovvio che ci associamo alle parole dell'onorevole Tassone: alcune indagini andranno fatte, alcune verifiche devono essere compiute e l'intimidazione continuativa nei confronti degli amministratori regionali calabresi evidentemente deve trovare una verifica giudiziaria e investigativa più seria.

GIUSEPPE GIULIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo anzitutto per associarmi alle parole dell'onorevole Tassone, per esprimere tutta la solidarietà anche su una questione che lui ha posto e che vorrei che il Presidente Leone recepisse: parallelamente a questi atti di intimidazione sono oltre ventidue i cronisti che in Calabria hanno subìto atti di intimidazione nelle ultime settimane. C'è una campagna nei confronti dei giornali e della Calabria, di alcune emittenti, di alcuni giornalisti, Presidente Leone. La questione è stata posta con molta forza dall'onorevole Napoli e dall'onorevole Laratta del Partito Democratico e da altri. Pongo non soltanto il tema della solidarietà, ma se non sia il caso che lo stesso Ministero dell'interno riferisca su quanto è accaduto nelle ultime ore in Calabria e sugli atti di intimidazione nei confronti dei cronisti calabresi.
Infatti, vi è il rischio di un oscuramento della pubblica opinione e di un'attività di minaccia e di intimidazione.
Presidente Leone, la pregherei di trasmettere la richiesta dell'onorevole Tassone al Presidente della Camera e alla stessa Commissione antimafia, perché si sta determinando una situazione di rischio per gli amministratori, per le persone che si oppongono e per gran parte dei cronisti e dei giornalisti calabresi.
Credo che sarebbe bene discutere di questo prima, per non ritrovarci a svolgere una discussione piuttosto dolorosa nelle prossime settimane, perché si stanno creando condizioni intollerabili. Ha fatto bene l'onorevole Tassone: ho la sensazione che siano necessarie più attenzione e più sensibilità ai temi che sono stati qui posti con molta chiarezza e, pertanto, ringrazio il gruppo dell'Unione di Centro.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15,30.

La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 15,35.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Angelino Alfano, Bonaiuti, Bongiorno, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giro, Jannone, Lombardo, Martini, Melchiorre, Menia, Migliavacca, Mura, Leoluca Orlando, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Saglia, Sardelli, Stefani, Urso, Vegas, Vitali e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 15,38).

GIANNI FARINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 31

GIANNI FARINA. Signor Presidente, tra pochi giorni, a Marcinelle, in occasione della giornata nazionale del sacrificio e del lavoro italiano nel mondo, rinnoveremo memoria e affetto, dolore e riconoscenza per i tanti piccoli grandi uomini caduti sul lavoro. Storie che sono dentro noi, dentro ogni famiglia ed ogni villaggio di un'Italia che non vuole e non può dimenticare il suo passato.
Marcinelle, il passato di figli suoi che hanno avuto coraggio, che hanno travolto i sentimenti, spezzato le radici che li legavano a una terra avara e matrigna, violentata dall'alba al tramonto, per carpire la tenue speranza di un futuro più giusto e più umano. Che cosa sei venuto a fare tu, fanciullo lucano in terra di Francia? Assunto a noleggio - siamo a fine Ottocento - per servire i vetrai della Loira e del Rodano in uno dei mestieri più bestiali e malsani esistenti? Che cosa sei venuto a fare tu, giovane ligure, alle saline di Fangouse, se non per essere vittima del massacro di Aigues-Mortes di un maledetto agosto del 1893; vittima, tra decine, della guerra tra i poveri per un misero tozzo di pane? Anche allora, «Mort aux italiens!», il grido si alzava possente: erano i lavoratori francesi scesi a combattere lo sfruttatore sbagliato, colpevole solo della sua disarmata miseria. Che cosa sei venuto a fare? Protagonista, ognuno di loro, dell'esodo di massa di cui è, assieme, ricca e vittima la storia della nostra patria.
E allora? Perché non insegnarla questa storia, nelle scuole della Repubblica, recuperando quei tanti valori di cui è ricca quella lunga e spesso drammatica vicenda? Insegniamola nelle scuole ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze, che vivono la grande avventura dell'unione dei popoli d'Europa, dell'unione dei liberi, dei diversi e dei solidali. Se si parte da quel passato, recuperando quelle radici, possiamo costruire un sogno: cittadini di ogni provenienza che vivono in Italia e in Europa e nel mondo, offrendo ogni giorno il loro sapere di uomini e donne liberi tra popoli, etnie e nazioni liberi e uguali. Liberi come non furono gli schiavi bianchi nell'agghiacciante descrizione di un giornale italiano di San Paolo, fuggiti dalla miseria, allettati dalle promesse dagli agenti dell'emigrazione e poi costretti a vendere l'unica loro ricchezza: le braccia da lavoro, a condizioni persino sovente più disumane che in Italia. Liberi nei cuori e nella mente di milioni di anonimi protagonisti delle rimesse verso la patria: la fonte del sudore degli onesti a cui si abbeverarono masse di gente italica immiserite in un atavico sottosviluppo. Liberi come aspiravano ad essere quei nostri emigranti calabri incontrati, più di trent'anni fa, in uno dei periodi più bui della storia dell'Argentina moderna, in un circolo italiano della capitale, attanagliata dalla repressione e dalla violenza. Liberi come milioni di uomini e di donne costretti ad abbandonare la terra tanto amata in quell'esodo di massa di un dopoguerra figlio di un'umiliante sconfitta storica e morale.
È storia del sacrificio italiano nel mondo. È storia di ieri. È storia vissuta sulla nostra pelle. L'Italia, la nostra Repubblica, è oggi un Paese libero e sviluppato nel contesto dei popoli e delle nazioni grazie anche, in tanta parte, al realizzarsi di quel giuramento e di quel sogno. Sto concludendo. È il «quarto stato» che ha riscattato la sua vita costruendo un degno avvenire per tutti. Abbiamo vissuto combattendo la povertà, l'emarginazione e la solitudine, così limpidamente espressa in uno struggente sonetto di Salvatore Quasimodo: «Ognuno sta solo sul cuor della terra / trafitto da un raggio di sole: / ed è subito sera.».
Abbiamo combattuto per i diritti e i doveri di ogni persona perché sappiamo che in ogni uomo c'è un cuore che batte, un anima, un'aspirazione e una speranza. Ed è per questo che tanti di noi hanno combattuto e combattono per sconfiggere gli istinti razzisti e xenofobi di cui siamo stati vittime. Vogliamo lavorare - ho concluso veramente - in Italia, in Europa e nel mondo alla costruzione dell'unione dei liberi e dei diversi, come solennemente affermato nella Costituzione europea. Se ci riusciremo anche il sacrificio degli eroi del lavoro dell'8 agosto 1956 a Le Bois du Pag. 32Cazier non sarà stato vano (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Gianni Farina, la ringrazio per l'intervento. Anche la Presidenza, naturalmente, si unisce alla memoria dei morti di Marcinelle.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3660-A)

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono stati accantonati l'articolo aggiuntivo Vignali 1-bis.0200 e l'emendamento 2.200 della Commissione.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere favorevole sull'emendamento 2.200 della Commissione ed ha ribadito il parere contrario sull'articolo aggiuntivo Vignali 1-bis.0200.
Avverto, altresì, che l'onorevole Vignali ha ritirato il suo articolo aggiuntivo 1-bis.0200.
Passiamo, quindi, all'emendamento 2.200 della Commissione. Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALBERTO TORAZZI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 2.200.

PRESIDENTE. Il Governo?

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.200 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lupi, Bianconi, De Luca, Poli... ancora l'onorevole De Luca... onorevoli Osvaldo Napoli, Concia, Alessandri, Mantini, Binetti, Ruvolo, Di Centa, Calgaro... l'onorevole Frassinetti ha votato... onorevoli De Angelis, Portas, Ginoble, Gozi, Pescante, Di Biagio, Barbaro, Cicchitto, Briguglio... ancora l'onorevole Cicchitto... onorevole Delfino... onorevole Compagnon, non riesce a votare... onorevole Baccini... scusate, ma si tratta della prima votazione del pomeriggio... questo vale per tutti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 489
Maggioranza 245
Hanno votato
488
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Fassino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3660-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3660-A). Avverto che l'ordine del giorno Mereu n. 9/3660-A/16 è stato ritirato dal presentatore. Nessuno chiedendo di parlare, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

Pag. 33

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo non accetta unicamente l'ordine del giorno Libè n. 9/3660-A/13. Per quanto riguarda gli altri, il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Vincenzo Antonio Fontana n. 9/3660-A/6, Angeli n. 9/3660-A/9 e Di Biagio n. 9/3660-A/10, mentre accetta tutti gli altri.

PRESIDENTE. Quindi, il Governo accetta tutti gli ordini del giorno, ad eccezione degli ordini del giorno Vincenzo Antonio Fontana n. 9/3660-A/6, Angeli n. 9/3660-A/9 e Di Biagio n. 9/3660-A/10 che sono accolti come raccomandazione e non accetta l'ordine del giorno Libè n. 9/3660-A/13.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Pili n. 9/3660-A/1, Lazzari n. 9/3660-A/2, Germanà n. 9/3660-A/3, Zamparutti n. 9/3660-A/4 e Scilipoti n. 9/3660-A/5, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Vincenzo Antonio Fontana n. 9/3660-A/6, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Abrignani n. 9/3660-A/7 e Vannucci n. 9/3660-A/8, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Angeli n. 9/3660-A/9 e Di Biagio n. 9/3660-A/10, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Berardi n. 9/3660-A/11 e Sardelli n. 9/3660-A/12, accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Libè n. 9/3660-A/13, non accettato dal Governo.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, intervengo per un minuto per chiedere all'Assemblea un momento di attenzione. Sapevo che il Governo avrebbe fatto fatica ad accogliere questo ordine del giorno.
Dato che si continua a parlare di semplificazione e di accelerazione delle procedure, ed è stato creato un Ministero ad hoc, con questo ordine del giorno chiedevamo - visto che è stato votato un emendamento che dà competenze anche al Ministero per la semplificazione sulla materia energetica - cosa c'entrasse con la semplificazione questo ulteriore aggravio e la partecipazione alle decisioni di un ulteriore Ministro.
Ritenevamo fosse forse più utile accelerare la nomina del Ministro per lo sviluppo economico che non esiste ed eliminare un Ministero che in questo campo c'entra veramente poco.
Anche perché dovrebbe semplificare, non aggravare o rendere più complesse le decisioni in questo campo.

PRESIDENTE. Prendo dunque atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Libè n. 9/3660-A/13, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Libè n. 9/3660-A/13, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Boniver, Costa, Galati, Pisicchio, Garagnani, Pugliese, Cesa, Casini, Rao, Moroni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 516
Maggioranza 259
Hanno votato
240
Hanno votato
no 276).

Prendo atto che i deputati Fassino e Realacci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare. Pag. 34
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Dionisi n. 9/3660-A/14 e Ruggeri n. 9/3660-A/15, accettati dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Mereu n. 9/3660-A/16 è stato ritirato dai presentatori.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Boccia n. 9/3660-A/17 e Zacchera n. 9/3660-A/18, accettati dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3660-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, questo provvedimento, definito dal titolo - che dovrebbe racchiuderne la sostanza - «misure urgenti in materia di energia», in realtà sappiamo che dovrebbe e doveva essere semplicemente una presa d'atto di osservazioni, e quindi di bocciature, che la Corte costituzionale ha espresso su un precedente decreto-legge - il decreto-legge n. 78 del 2009 - con un intervento del luglio 2010. La questione di fondo, quindi, era semplicemente rimettere a regime e a regola, così come prevede la Costituzione, il rapporto che c'è in materia di energia tra lo Stato e gli enti locali, in particolare le regioni. Infatti, sono state alcune regioni ad impugnare di fronte alla Corte costituzionale tale provvedimento, in particolare alcune province autonome e un paio di regioni. Tuttavia, noi avevamo già segnalato ciò con più richiami in questa sede, anche attraverso la richiesta di votazione di incostituzionalità del provvedimento, ma sia il Governo sia l'Assemblea, da questo punto di vista in particolare la maggioranza, sono stati sordi ai nostri richiami.
Oggi ci troviamo ad esaminare nuovamente quel provvedimento, ma non ci accontentiamo di metterlo a sistema. Anch'esso è un provvedimento urgente perché prevedeva l'utilizzo dello strumento dei commissari per realizzare alcune opere infrastrutturali nella distribuzione di energia, in particolare in reti di collegamento attraverso i commissari straordinari.
Anche in quel provvedimento stranamente si è infilata dentro la proroga delle missioni all'estero che non c'entrava naturalmente niente con la questione dell'energia, ma anche in questo caso si coglie l'occasione per fare alcune «furbate».
Noi evidenziamo comunque che, per gli italiani, per l'economia italiana, per le necessità anche di questi provvedimenti, la prima cosa che il Governo (e in particolare il Presidente del Consiglio) dovrebbe fare è ripristinare il Ministero dello sviluppo economico, che è assente - vi ricordo - dal 13 maggio. Noi andiamo in vacanza, ma il Ministero, il territorio e l'economia hanno bisogno di risposte in tempi rapidi. Quindi, se questa nomina dovesse scivolare a settembre, sarebbero quasi tre mesi e mezzo o quattro di assenza di un Ministro fondamentale. Badate bene: un Ministro fondamentale, non uno nominato di corsa che non sapeva - come nel caso Brancher - che cosa poi doveva fare nel Governo.
In questo caso, sappiamo a che cosa serve il Ministro, eppure viene a mancare in un momento nel quale in questo provvedimento (si tratta naturalmente di sana programmazione del territorio e quindi di come gestire un complesso di eventi che vanno dal consumo dell'energia naturalmente alla sua produzione) abbiamo inserito altre questioni legate, ad esempio, alle fonti rinnovabili e anche eventualmente a come reperire ulteriori risorse per dare incentivo a questi settori. Sappiamo che i settori delle fonti rinnovabili non sono legati a se stessi, cioè alla produzione di energia, ma ad un sistema industriale di filiera che porta - come abbiamo quantificato - dai 100 ai 150 mila posti di lavoro a seconda del tipo di incentivo che si può fare. Pag. 35
L'Italia dei Valori ha avanzato alcune proposte e alcuni emendamenti per dare la copertura. L'Assemblea e, in particolare, il Governo sono stati sordi rispetto a questi nostri suggerimenti e hanno preferito farsi bocciare eventuali articoli per la mancanza di copertura finanziaria invece di integrarli rendendoli, quindi, efficaci. In particolare, mi riferisco a quei provvedimenti che aiutavano a dare copertura finanziaria sulla proroga e sull'utilizzo di risorse per gli interventi sull'edilizia intelligente che permette, quindi, di risparmiare il consumo di energia su quelle piccole produzioni dal solare al geotermico e all'eolico, che permettono, quindi, di produrre fonti rinnovabili e permettono all'Italia di raggiungere quel risultato e quell'obiettivo che ci siamo dati in Europa e nel modo occidentale industriale. Tale obiettivo è raggiungere il 17 per cento o, ancora meglio come auspichiamo tutti, il 20 per cento di fonti rinnovabili che è ben lontano. Infatti, oggi siamo solo al 7 per cento.
È vero che magari alcuni numeri letti anche attraverso le problematiche inserite in questo decreto-legge possono ingannare: quando si parlava di alcune regioni che hanno forato le indicazioni della legge quadro sulle piccole produzioni (ovvero non bisognava superare quel megawatt in termini di singole domande), nel caso della Puglia ci siamo trovati a 15 mila megawatt di energia da produrre, cioè una dimensione di una decina di centrali nucleari che si vorrebbe costruire. È chiaro che ciò è impossibile da realizzare e, quindi, vi sono dei ragionamenti molto più importanti da svolgere e, anche in questo caso, la presenza del Ministro sarebbe stata altrettanto importante.
Siamo parzialmente soddisfatti che il nostro emendamento con il quale si chiedeva di abrogare in particolare la deroga all'incompatibilità nelle cariche dell'Agenzia nucleare sia stato accolto e, quindi, sia stato così cassato totalmente l'articolo nel quale era previsto l'inserimento fra le persone titolate a fare eventualmente da dirigenti, da consiglieri o da presidente dell'Agenzia nucleare parlamentari e dirigenti del Ministero.
Queste questioni, tuttavia, non sono sufficienti per leggere in positivo un decreto-legge importante come questo, perché purtroppo ci ritroveremo in quest'Aula di nuovo a rimetterlo in discussione.
Abbiamo forzato su altri settori: dalla distribuzione di energia siamo andati oltre e abbiamo pensato bene di inserire la produzione di energia elettrica, nonché di fonti energetiche, che quindi vanno dal gas al petrolio, a stabilimenti di arricchimento di uranio da realizzare in Italia, come abbiamo già segnalato con nostri emendamenti. Credo che questo ambito non possa essere assolutamente affrontato attraverso l'azione dei commissari straordinari che possono, sì, in caso eccezionale utilizzare i propri pieni poteri di scavalcare enti e territorio, ma esclusivamente nei casi straordinari. Tra l'altro, il Governo già nel precedente decreto del 2009, aveva individuato anche negli interventi dei privati la possibilità di realizzare queste infrastrutture, ma la Corte costituzionale ci ha richiamato sul dovere di applicare il criterio della pubblica utilità, e quindi dell'urgenza nel realizzare queste opere esclusivamente quando sono di interesse pubblico. Queste, dunque, vanno assolutamente realizzate con una buona parte di capitali pubblici e comunque con la direzione dell'intervento da parte delle amministrazioni pubbliche.
Anche in questo caso abbiamo voluto sorvolare, ma nel provvedimento non c'è alcun richiamo a rendere la situazione conforme a quanto la Corte ci ha segnalato; abbiamo fatto finta di niente e abbiamo aumentato i poteri dei commissari, dicendo che, qualora in trenta giorni da quando è convocata la prima conferenza, le regioni non rispondessero, pur se autorizzate, il Governo, motivando, potrà assumere provvedimenti autorizzativi che saranno sicuramente impugnati e quindi andranno a ledere il lavoro che si sta affrontando. Pag. 36
In questo provvedimento si pone la questione dell'ex Sviluppo Italia, per intenderci, che non abbiamo voluto affrontare nel dibattito, o comunque che è stata affrontata marginalmente. Noi auspichiamo che il Governo in questo campo porti a compimento l'opera di scioglimento o meglio di trasferimento alle regioni di queste aziende con tutto ciò che ne consegue per sollevare lo Stato, la spesa pubblica da ulteriori interessi e aggravi che puntualmente ogni anno, alla chiusura dei bilanci, vanno ad aggravare le casse pubbliche dello Stato.
Il nostro voto su questo disegno di legge, purtroppo, sarà contrario proprio per queste forzature che in provvedimenti di questo tipo non ci dovrebbero essere, ma che, anzi, dovrebbero contenere misure di accoglimento delle indicazioni della Corte costituzionale per mettere a regime un sistema di leggi che, altrimenti, così come è impostato, crea molta incertezza nel settore. Auspichiamo che il Governo anche in seguito tragga indicazioni da questi nostri richiami e che quindi il voto contrario non sia considerato negativamente, ma in senso positivo, di accogliere i suggerimenti che abbiamo posto alla vostra attenzione (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, mi piace iniziare questo intervento in dichiarazione di voto richiamando il titolo del provvedimento in esame: ancora una volta si tratta della conversione in legge di un decreto-legge che contiene misure urgenti in materia di energia, parla di esercizio di delega legislativa in materia di riordino del sistema di incentivi e di proroga termini. Ci troviamo ancora una volta a parlare di misure urgenti e di proroga termini in un settore delicatissimo per lo sviluppo del nostro Paese.
Noi siamo stati sempre collaborativi, l'ha dimostrato il mio gruppo in questa giornata di dibattito e di voto, capiamo l'urgenza e la necessità di recuperare il gap, però riteniamo, ancora in questa occasione, che con le misure urgenti si tappano i buchi, ma non si risolvono i problemi che esistono in questo campo. Non vi è un'iniziativa organica, un'iniziativa coerente e lineare da parte del Governo e basta vedere i voti che si sono susseguiti, non c'è un'iniziativa coerente da parte della maggioranza. La Lega in questo provvedimento ha votato tanti articoli che rafforzano l'intervento sul nucleare quando ha fatto una campagna elettorale contro il nucleare.
Dov'è la coerenza? Come nel caso dei tanti parlamentari della maggioranza che, nei giorni scorsi, si sono recati nelle piazze a dire di sostenere la lotta degli agricoltori sulle quote latte e poi in quest'Aula hanno votato la fiducia sulla manovra economica.
C'è una grande differenza tra quello che viene detto in piazza e quello che si svolge in quest'Aula. Manca uno sviluppo organico. Il Ministero, nella persona del sottosegretario - perché, ahimè, manca, da tempo, un Ministro in una materia di grande importanza come questa - ha parlato - ne abbiamo parlato anche noi - della necessità di organizzare questo mix energetico, perché il problema non è il nucleare rinnovabile, il problema è molto più ampio.
Dobbiamo riorganizzare una situazione nel campo dell'energia, che ha bisogno di leggi coerenti e stabili, non di misure urgenti. Continuiamo con le correzioni, con gli interventi fatti all'ultimo minuto, che dimostrano, ahimè, la scarsissima attenzione che c'è in fase di preparazione dei provvedimenti.
Bisogna tornare al lavoro del Parlamento, che non c'è più, bisogna tornare al lavoro delle Commissioni, nell'ambito delle quali si potrebbe - viene detto troppo spesso e applicato mai - lavorare insieme per costruire delle leggi, che diano una stabilità di sistema a chi in questo Paese non investe più.
Non abbiamo investitori perché non si sa cosa succederà domani. Si lavora sull'oggi, ma il rischio è che, a tirare fuori i Pag. 37soldi in un settore, nel quale di soldi ce ne vogliono molti, sia chi non li deve mettere di proprio, chi utilizza sistemi che non hanno niente di illegale, ma che spingono più sul sistema degli incentivi che su quello della programmazione, ossia della lucida scelta di quali possano essere le tecnologie vere per il futuro. Qui non accade ciò e, pertanto, non possiamo pretendere che il nostro sistema imprenditoriale e la nostra classe produttiva impieghino i soldi per fare qualcosa che magari, un domani, non si sa come sarà remunerato.
Abbiamo detto che questo non può andare avanti. Continueremmo, giorno per giorno, a sostenerlo, tuttavia l'invito che faccio è quello di restituire veramente un ruolo forte al Ministero per lo sviluppo economico, altrimenti ci troveremo come oggi. Infatti continuiamo - se guardate questo provvedimento - a frammentare, a dividere le competenze, ad aumentare i soggetti che devono dire la loro, alla faccia della semplificazione tanto annunciata.
Ad oggi, in ogni singola legge facciamo sempre mettere il naso al Ministro della semplificazione ma queste leggi restano sempre di difficile interpretazione.
Dunque non è tutto nero. Sono stati fatti alcuni passetti in avanti, per la verità pochi e frammentari.
Purtroppo, ancora oggi, su questo provvedimento ci asterremo perché non ci assumiamo la responsabilità di bloccare quel poco, ma sia chiaro che votiamo il meno peggio.
Un Paese - per andare avanti - non può permettersi un Parlamento che vota il meno peggio, ma ha bisogno di un Parlamento che inizia a votare per il meglio (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maggioni. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che ci apprestiamo a votare è assolutamente necessario, perché verte su un tema fondamentale, come quello dell'energia.
Oggi, grazie a questo provvedimento, abbiamo un quadro più chiaro, che ci consente di garantire uno sviluppo economico per la ripresa di questo Paese.
Si tratta di uno sviluppo che, necessariamente, deve passare attraverso il capitale umano, economico e tecnologico, ma, indubbiamente, anche attraverso una efficace ed efficiente politica energetica.
Lo scenario dei prossimi anni sarà sicuramente una grande sfida per il nostro sistema produttivo, visti gli scenari a livello internazionale, con uno stravolgimento degli assetti energetici. Inserire le basi per una programmazione, nonché gli elementi utili ad aumentare la chiarezza in questo settore è davvero un elemento indispensabile per l'economia del Paese.
La Lega Nord e questo Governo si sono da sempre battuti per garantire lo sviluppo del Paese e un'adeguata crescita economica, pure in un contesto estremamente complicato, che abbiamo vissuto e che stiamo tuttora vivendo. Devo dire che questo provvedimento del Governo, per l'ennesima volta, dà prova di quanto questo Esecutivo sia attento alla crescita del Paese.
Devo anche commentare positivamente lo spirito collaborativo che vi è stato in Commissione per arrivare ad un testo condiviso da più parti. Sottolineando l'importanza che questo provvedimento ha per il Paese, per l'energia e per lo sviluppo economico, preannunzio il voto favorevole del gruppo della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Federico Testa. Ne ha facoltà.

FEDERICO TESTA. Signor Presidente, questo provvedimento nasce per dare esecuzione alla sentenza della Corte costituzionale n. 215 del giugno 2010, che ha prodotto alcune incertezze ed alcuni problemi in materia di interventi urgenti per le reti di energia e di nomina dei commissari; quindi, i primi quattro commi dell'articolo 4 del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, sono stati novellati con questo provvedimento. Pag. 38
Secondo una prassi frequente, quanto discutibile, questo provvedimento è stato successivamente integrato da una serie di questioni specifiche, che hanno occupato buona parte della nostra discussione.
Mi soffermerò brevemente sul tema principale, che è quello dell'articolo 1 di questo provvedimento. È un tema non banale, certamente, perché credo si tratti di trovare un punto di equilibrio tra due esigenze, entrambe legittime e degne di tutela, che sono quelle, da un lato, di fare le opere necessarie, perché questo serve allo sviluppo del Paese e della nostra economia, e, dall'altro lato, di non fare queste opere contro le popolazioni che da esse sono coinvolte e interessate.
Si tratta di un punto di equilibrio non facile - non voglio banalizzare il tema - che mi pare che in questo caso non sia stato, ancora una volta, trovato. Infatti, il testo mantiene una disciplina surrogatoria in caso di mancata intesa, che avviene con deliberazione motivata del Consiglio dei ministri a cui sia stato invitato a partecipare il presidente della regione o della provincia autonoma interessata.
Questa disciplina surrogatoria, che sostanzialmente è analoga a quella individuata nel decreto sui siti nucleari, alla fin fine sposta questo equilibrio a favore del potere centrale e contro le comunità interessate.
Questo a mio modo di vedere non è corretto, non solo per un problema squisitamente giuridico di legislazione concorrente tra potere centrale e poteri periferici, ma anche perché le infrastrutture, quanto più pesano sulla collettività, tanto più dovrebbero essere condivise con la collettività. Chiaramente questo non può dare a nessuno il diritto di veto, però sono convinto che attraverso la procedura della condivisione e della costruzione del consenso si affrontino questi temi e non certamente con le imposizioni dall'alto.
Ho già detto nella discussione sulle linee generali come avevamo proposto un emendamento, teso a mettere in discussione quella brutta norma sull'idroelettrico, che è stata introdotta in manovra e che fa fare un passo indietro ai processi di liberalizzazione nel nostro Paese in tema di energia, ma non è stato possibile trovare il consenso sufficiente per approvare questa nostra proposta.
In Commissione abbiamo lavorato per migliorare il testo e le soluzioni individuate sulla questione del Sulcis e sulla proroga dei tempi per l'entrata in esercizio per gli impianti rinnovabili sono certamente positive e frutto di un lavoro condiviso all'interno della Commissione, con un buon rapporto con il relatore e la presidente che ringrazio, ma purtroppo per le cose fin qui rilevate, per l'assenza di un disegno organico sul tema dell'energia, cui si aggiunge l'assenza, anzi la colpevole assenza del Ministro per lo sviluppo economico nel momento di scelte estremamente delicate non solo in tema di energia, ma più in generale di politica industriale per il nostro Paese, preannuncio il voto contrario del Partito Democratico a questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà.

IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Presidente, il decreto-legge n. 105 del 2010, recante misure urgenti in materia di energia, rappresenta un argomento sempre attuale per il nostro Paese.
Nell'articolo 1, quello di cui si compone maggiormente il provvedimento, oltre a dare esecuzione alla sentenza della Corte costituzionale n. 215 del 2010, si introducono alcune rilevanti novità: si conferiscono alle intese con le regioni e con le province autonome tutti gli interventi connessi alla produzione e distribuzione di reti energetiche, interventi che rivestono spesso carattere strategico nazionale anche quando presentano carattere di particolare urgenza (ciò può avvenire soprattutto attraverso lo strumento dei commissari di Governo).
L'altro elemento importante, che introduce l'articolo 1, è il coinvolgimento di investitori privati in tali interventi, soprattutto Pag. 39in relazione ai finanziamenti che per essi occorrono. In un momento di difficoltà della finanza pubblica tale novità dà un indirizzo, una strada per far sì che i progetti, in un settore strategico importante come quello dell'energia, vengano portati velocemente a termine. È evidente che tali interventi vanno temperati ed è evidente che l'intervento dei privati deve rientrare in una logica complessiva; pertanto, l'articolo prevede specificatamente che l'apporto finanziario dovrà essere proporzionato alle risorse pubbliche utilizzate.
Ma la filosofia di questa norma, anzi direi di tutto il decreto-legge fino ad oggi portato qui in Aula, alla Camera - ma che sappiamo dovrà tornare per la sua conversione finale domani al Senato -, è quella di cercare di semplificare, di accelerare, di dare certezza ai molti casi di interventi. Vi è un termine di trenta giorni entro cui il Governo deve trattare con le regioni e con le province: in questi trenta giorni deve cercare di trovare le intese in base alle quale i territori accettino questi interventi strutturali nel settore energetico.
Diventa importante a quel punto però avere la certezza. Ed ecco allora scattare un potere surrogatorio per la nomina del commissario, il quale avrà i poteri straordinari, ma dovrà cercare anche lui - questo lo dico soprattutto per quello che hanno omesso nel dibattito le opposizioni - di contemperare gli interventi sul territorio per le popolazioni con gli enti locali, ma soprattutto dare certezza della fattibilità del provvedimento.
E ciò per superare - diciamolo una volta per tutte - negazioni di provvedimenti che spesso hanno un carattere unicamente ideologico, non portato semplicemente a valutare la bontà dell'intervento e dell'infrastruttura ma unicamente a bocciare di per sé il cambiamento radicale del settore, in un campo peraltro decisivo come quello dell'energia nel quale il nostro Paese per troppo tempo è rimasto fermo. Con questo decreto-legge si pone un ulteriore tassello per far sì che non si verifichino più casi in cui il provvedimento resti bloccato.
L'articolo 1-bis istituisce un sistema di banche dati molto importante che in Italia non esisteva e che verrà gestito dall'acquirente unico: è questo un elemento molto importante anche perché così potremo finalmente avere dati sui flussi e sulle inadempienze giungendo, laddove l'Autorità lo permetterà, a sospendere in maniera incondizionata le inadempienze e le forniture.
Gli articoli 1-quater e 1-quinquies del decreto-legge chiariscono soprattutto, come ricordava prima anche il collega Federico Testa, aspetti tecnici della produzione e realizzazione di energia elettrica e si muovono nel senso, insieme anche alla previsione dell'articolo 1-sexies, di facilitare e semplificare in una logica generale l'attività di imprese pubbliche e private che intendono operare in questo settore. Si tratta di un settore importante che sopratutto vuole produrre energia nel rispetto dell'ambiente: le fonti rinnovabili - vi ricordo - sono equivalenti all'energia pulita e costituiscono un mix cui il nostro Paese obbligatoriamente si deve dedicare.
Si riconosce poi al Ministero dello sviluppo economico il rafforzamento degli strumenti per la sicurezza del nostro sistema elettrico onde evitare qualsiasi problematica relativa ai blackout. Gli articoli 1-septies, 1-octies e 1-novies del decreto-legge chiariscono poi alle imprese quali sono le condizioni per il riconoscimento di tariffe incentivanti per la produzione di energia.
Al di là dell'articolo 2, inserito in maniera peculiare e che riguarda soltanto il riassetto di Invitalia, compariva poi l'articolo 3 che in qualche modo tornava a parlare dell'argomento del nucleare attraverso la previsione di un'Agenzia per la quale erano stati individuati criteri circa l'indicazione del presidente e del commissario. Ma l'emendamento Realacci ha fatto saltare questo lavoro intervenuto in relazione all'articolo 29 della legge n. 99 del 2009, per cui si ritorna in qualche modo laddove avevamo iniziato. Pag. 40
Signor Presidente, ciò mi permette però di iniziare un piccolo ragionamento con il quale mi avvierò alla conclusione.
Su il Giornale di oggi vi è un'intervista ad un imprenditore di Parma che dichiara di aver iniziato una sua attività imprenditoriale in Tunisia. Alla domanda sul perché fosse andato in Tunisia risponde facendo riferimento a tre condizioni: la prima, signor Presidente, è proprio quella energetica, rilevando che in quel Paese l'energia costa la metà che in Italia. È infatti vero che le nostre imprese soffrono di un gap relativo al costo dell'energia insostenibile per la loro competitività, ma il Ministro dello sviluppo economico aveva subito affrontato questo problema incentivando le fonti rinnovabili e tornando in maniera seria e chiara all'opzione nucleare.
Bisogna dirlo: da quando il Ministro Scajola è uscito dal Governo l'opzione nucleare in questo Paese è sembrata di fatto rallentare fino a fermarsi. A questo punto in relazione all'Agenzia si torna al testo iniziale, molto stretto, ma come tutti sanno il lavoro svolto in Commissione per creare all'epoca l'Agenzia per la sicurezza nucleare accogliendo un giusto emendamento dell'opposizione fa dire che senza l'Agenzia non si va avanti con il nucleare.
La richiesta al Governo, oggi qui rappresentato dal sottosegretario Saglia che ha la delega per l'energia, è pertanto quella di procedere innanzitutto con la nomina immediata di questa Agenzia, in modo da avere qualcuno in grado di rassicurare il Paese sulle conseguenze del nucleare che non ci sono, come tutto il mondo dimostra guardandoci anzi forse con perplessità: l'unica potenza mondiale senza il nucleare, completamente dipendente per il settore energetico dall'estero, infatti non ha forse titolo per definirsi così.
L'augurio è che il nucleare riparta e riparta velocemente perché ulteriori ritardi non sono più sostenibili: il nostro Paese, le nostre imprese non possono permetterselo.
Il decreto-legge di oggi è perciò una nuova speranza affinché questo cammino riprenda, affinché si rispettino i tempi che il Governo si è dato all'inizio della legislatura: ne hanno bisogno le nostre imprese, le nostre famiglie ed il Paese. È con questo spirito, pertanto, che preannuncio il voto favorevole del Popolo della Libertà al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, la valutazione della delegazione radicale sul provvedimento è complessivamente negativa, perché imperano le deroghe, le reiterate riscritture delle norme, con il proliferare delle figure dei commissari: lo ricordo per inciso, sono già migliaia quelli per vari motivi istituiti nel nostro Paese, sintomo evidente di un malessere profondo che vive lo stato della democrazia, per chi ancora vuole usare questo termine per definire l'assetto politico-istituzionale del nostro Paese.
È vero che viene istituito il sistema informatico integrato, che sulla questione dei CIP6 alla fine si è mantenuto quanto appena deciso nella manovra; ed è anche vero che è prevalso il buon senso nel cancellare l'articolo 3, norma chiaramente incostituzionale perché ad personam e perché sottraeva competenze al Parlamento in merito, nello specifico, alla nomina del presidente di quel delicatissimo organo di garanzia che dovrebbe essere l'Agenzia per la sicurezza nucleare. Ma resta il fatto che questo è il Paese dove a fronte di decisioni rilevanti, come il rientro nel nucleare, continua a mancare una strategia energetica nazionale, mentre proliferano le strategie e i piani locali (siamo già a cento piani energetici provinciali); e lo stato di confusione mentale con cui si procede in materia energetica è ben esemplificato dal dibattito che si è svolto sul decreto-legge in esame, con le varie accelerazioni e le retromarce a cui abbiamo assistito.
Anche il tentativo di arginare la deriva speculativa che ormai colpisce il settore delle energie rinnovabili, in particolare Pag. 41l'eolico, ma anche il fotovoltaico e le biomasse, prevedendo che le richieste di autorizzazione siano accompagnate da adeguate fideiussioni bancarie, rischia di essere poca cosa, nell'assenza di meccanismi per una seria valutazione dell'efficienza degli investimenti e di un'analisi costi-benefici, per comprendere gli impatti degli impianti energetici sul nostro già martoriato territorio.
Ringrazio su questo punto specifico il Governo per l'accoglimento dell'ordine del giorno che come radicali abbiamo presentato, ma resta il fatto che su una materia così importante servono provvedimenti di più ampio respiro e di più profonda incidenza che non un ordine del giorno. I temi energetici sono certamente di massima urgenza, ma - lo ripeto - non è questo il modo, quanto a metodo e quanto a merito, per procedere su un tema così rilevante. Per questi motivi, annuncio il voto contrario della delegazione radicale (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

ALBERTO TORAZZI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI, Relatore. Signor Presidente, intervengo per ringraziare tutti i colleghi della Commissione, la presidente, gli uffici della Camera, ed anche l'onorevole Stefani per il sostegno morale che ha voluto bonariamente concedermi (Applausi).

(Coordinamento formale - A.C. 3660-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale e approvazione - A.C. 3660-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 3660-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Costa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 2266 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 luglio 2010, n. 105, recante misure urgenti in materia di energia. Proroga di termine per l'esercizio di delega legislativa in materia di riordino del sistema degli incentivi» (Approvato dal Senato) (3660-A):

Presenti 543
Votanti 513
Astenuti 30
Maggioranza 257
Hanno votato 298
Hanno votato no 215
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che la deputata Gatti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Secondo gli accordi intercorsi l'esame dell'ulteriore argomento all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani. Vi anticipo che alle 9,30 si svolgerà l'informativa urgente del Governo, mentre alle 10,30 vi sarà il seguito dell'esame del decreto-legge all'ordine del giorno.

Pag. 42

Sull'ordine dei lavori (ore 16,34)

MICHELE POMPEO META. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, come è noto oggi il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso del Governo sull'aumento delle tariffe dei pedaggi autostradali. Noi chiediamo al Governo e all'ANAS di ripristinare le tariffe antecedenti la manovra. Facciamo questo perché, dopo che il TAR - grazie all'iniziativa di quarantuno comuni della provincia di Roma - aveva sospeso le misure contenute nella manovra, oggi il Consiglio di Stato ha riconfermato tale decisione. Proprio in presenza dei grandi esodi noi chiediamo che i cittadini italiani non abbiano a pagare quest'ulteriore balzello. Pertanto chiediamo al Ministro competente, al Governo, di annullare tali provvedimenti e di ripristinare le vecchie tariffe (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 4 agosto 2010, alle 9,30:

1. - Informativa urgente del Governo sui recenti scontri armati avvenuti al confine tra Libano e Israele.

(ore 10,30)

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 2262 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 luglio 2010, n. 103, recante disposizioni urgenti per assicurare la regolarità del servizio pubblico di trasporto marittimo (Approvato dal Senato) (C. 3646).
- Relatore: Garofalo.

3. - Discussione della mozione Franceschini, Donadi ed altri n. 1-00416 concernente iniziative volte alla presentazione delle dimissioni da parte del sottosegretario di Stato Giacomo Caliendo.

La seduta termina alle 16,35.

ERRATA CORRIGE

Nel resoconto stenografico della seduta del 30 luglio 2010, a pagina 95, seconda colonna, ultima riga la parola: «mazzo», si intende sostituita dalla parola: «"mathos"»; a pagina 96, prima colonna, prima riga la parola: «pazzo», si intende sostituita dalla parola: «"pathos"».

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3660-A - em. 1.1 543 541 2 271 239 302 21 Resp.
2 Nom. em. 1.12 548 546 2 274 243 303 20 Resp.
3 Nom. em. 1.200 553 551 2 276 215 336 20 Resp.
4 Nom. em. 1.32, 1.33 555 553 2 277 245 308 20 Resp.
5 Nom. em. 1.34 559 556 3 279 218 338 20 Resp.
6 Nom. em. 1.36, 1.37 556 553 3 277 232 321 20 Resp.
7 Nom. em. 1.42 542 539 3 270 208 331 20 Resp.
8 Nom. em. 1.43 549 546 3 274 241 305 20 Resp.
9 Nom. em. 1.47 554 551 3 276 246 305 20 Resp.
10 Nom. em. 1.48 551 515 36 258 215 300 21 Resp.
11 Nom. em. 1.49 547 542 5 272 214 328 20 Resp.
12 Nom. em. 1.51, 1.53 550 547 3 274 218 329 20 Resp.
13 Nom. em. 1.57, 1.58 549 546 3 274 247 299 21 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.59 547 544 3 273 245 299 21 Resp.
15 Nom. em. 1.63 547 544 3 273 213 331 21 Resp.
16 Nom. em. 1.65 544 541 3 271 215 326 21 Resp.
17 Nom. em. 1.66 543 540 3 271 235 305 21 Resp.
18 Nom. em. 1.70 549 546 3 274 246 300 21 Resp.
19 Nom. em. 1-ter.1 547 510 37 256 213 297 21 Resp.
20 Nom. em. 1-quater.100 rif. 547 540 7 271 540 20 Appr.
21 Nom. em. 1-sexies.1 542 540 2 271 215 325 20 Resp.
22 Nom. em. 1-septies.2 546 543 3 272 246 297 20 Resp.
23 Nom. em. 1-novies.1, 1-novies.2 550 363 187 182 62 301 20 Resp.
24 Nom. em. 1-novies.3 548 543 5 272 247 296 20 Resp.
25 Nom. em. 2.4 551 548 3 275 249 299 20 Resp.
26 Nom. em. 3.1, 3.2 545 543 2 272 541 2 20 Appr.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 30)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo agg. 3.02, 3.0200 rif. 547 546 1 274 546 19 Appr.
28 Nom. em. 2.200 489 489 245 488 1 33 Appr.
29 Nom. odg 9/3660-A/13 516 516 259 240 276 32 Resp.
30 Nom. Ddl 3660-A - voto finale 543 513 30 257 298 215 24 Appr.