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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 356 di mercoledì 21 luglio 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 10.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Franceschini, Galati, Mussolini, Palumbo e Rigoni sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione della Commissione consultiva per la concessione di ricompense al valore e al merito civile.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 20 luglio 2010, il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione consultiva per la concessione di ricompense al valore e al merito civile, istituita presso il Ministero dell'interno con legge 2 gennaio 1958, n. 13, il deputato Gabriella Mondello, in sostituzione del deputato Michele Pisacane, dimissionario.

In morte dell'onorevole Antonio Parlato.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Antonio Parlato, già membro della Camera dei deputati dalla VIII alla XII legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,07).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle 10,30.

La seduta, sospesa alle 10,10, è ripresa alle 10,30.

Sull'ordine dei lavori.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, prima di iniziare i lavori, vorrei ricordare all'Assemblea, con profondo Pag. 2dolore e con un grande rammarico, che sono stati uccisi, ancora una volta, due fratelli cristiani in Pakistan, accusati da un'ingiusta e fanatica legge sulla blasfemia, che permette di condannare a morte tutti coloro che, in qualche modo, si ritiene che abbiano offeso il Corano.
Sarebbero stati assolti, uscivano da un tribunale, probabilmente, non avrebbero subìto alcuna condanna, e sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco. Lo dico con profonda commozione, perché non è la prima volta: questi fenomeni, infatti, continuano a ripetersi in maniera drammatica. Sembra che la comunità internazionale non faccia nulla, sembra che siamo impotenti davanti a questi autentici martiri.
In base a quanto viene riferito, alcuni dottori musulmani incitano le popolazioni ad uccidere i cristiani. La tensione è altissima: alcune notizie di Asia News parlano, addirittura, di rischio di una carneficina. La polizia presidia la città dove è avvenuto il fatto e ieri hanno seppellito questi ragazzi uccisi il giorno precedente. Si tratta di due persone innocenti, addirittura, con dei nomi difficili da pronunciare, due volti per noi sconosciuti, due persone lontane. Tuttavia, non credo che possiamo tacere davanti ad una situazione così drammatica, che - lo ripeto - continua a verificarsi nella quasi impotenza delle chiese e delle comunità.
A tale proposito, viene tirata in ballo, addirittura, da musulmani e da esperti musulmani la responsabilità del Governo del Pakistan che fa poco, o quasi nulla, per impedire questi fanatismi. Si afferma che si tratta anche di una questione politica: non è solo un modello di vita sbagliato, che non corrisponde a quanto è scritto nel Corano, ma, addirittura, vi sono responsabilità in termini di negligenza e di non attenzione rispetto a quanto avviene in Pakistan.
Pertanto, oltre al ricordo commosso che dobbiamo tributare a queste persone, chiedo cosa possa fare non solo il Parlamento, ma anche il Governo, nella persona del Ministro degli affari esteri, che sono sicura essere sensibile ed attento a tali vicende. Mi chiedo cosa intenda fare il Ministro degli affari esteri per intervenire presso l'ambasciata, presso i Governi e presso il Parlamento del Pakistan, dove, tra l'altro, il Ministro per le minoranze è cristiano. Quindi, vi è un Ministro che, addirittura, dovrebbe tutelare queste persone, ma, evidentemente, non può farlo.
Non possiamo semplicemente gridare allo scandalo quando le cose sono avvenute: dobbiamo imparare a prevenirle, a predisporre atti internazionali e a muoverci in una direzione corretta per tutelare le vittime ed impedire queste carneficine.
Colgo l'occasione - concludo, signor Presidente, e la ringrazio - per riferire che, ieri, qui in Parlamento, si è costituita l'associazione degli amici del Pakistan, un'associazione di parlamentari, trasversale, con i rappresentanti di tutti i partiti, che è nata nel silenzio. Vorremmo davvero iniziare, da oggi, a fare qualcosa, tutti insieme, per impedire che queste vicende dilaghino nel Paese e per aiutare il Pakistan - che è davvero una nazione amica - ad uscire da queste situazioni (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Onorevole Capitanio Santolini, la ringrazio per aver richiamato l'attenzione della Presidenza e di tutta l'Assemblea rispetto ad un tema così importante. Sarà mia cura riferire la questione al Presidente della Camera.

RENATO FARINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, intervengo anch'io su quanto è accaduto in Pakistan a Faisalabad. Le due persone uccise - una tra l'altro era un pastore protestante - si chiamavano Rashid e Sajid Emmanuel. Colpisce il fatto che le fotografie dei loro cadaveri a terra li raffigurano ancora in manette. Stavano per essere tradotti in carcere, ma siccome il processo stava andando bene e si era Pag. 3dimostrato che le accuse di blasfemia erano fondate su dei falsi, la folla, incitata da dottori islamici, ha ucciso questi due cristiani.
Mi colpisce, oltre alle osservazioni della collega Capitanio Santolini, che condivido, come il fatto è stato riferito in Italia. Leggo il titolo dell'Agenzia Italia che riferisce: «Pakistan, due cristiani blasfemi uccisi fuori dall'aula del tribunale». Mi domando se una notizia così falsa non sia sanzionabile, magari addirittura nei termini della «legge Mancino», come modo per istigare all'odio religioso, perché questa blasfemia non c'era.
Sono qui a ricordare come, in questa stessa Aula, il 3 marzo, si sia parlato ancora di Faisalabad, dove un altro cristiano era stato condannato all'ergastolo. In passato avevamo ricordato Gojra, dove erano state bruciate vive sette persone, tra cui due bambini e tre donne. Quindi, l'invito, ovviamente rivolto al Governo italiano e alle istituzioni internazionali, è di premere affinché questa legge sulla blasfemia sia ritirata.
Colpisce il fatto che, mentre accadevano questi eventi tremendi, in Pakistan vi era il Segretario di Stato americano Hillary Clinton e non risulta nessuna dichiarazione né alcun impegno riguardo alla tematica della libertà religiosa. È preoccupante perché, negli accordi internazionali e nella nostra presenza nelle missioni internazionali, cosa ci stiamo a fare se non a difendere i diritti elementari, tra i quali il diritto alla libertà religiosa è assolutamente decisivo.
Invito quindi il Governo a prendere in considerazione quanto detto, ben sapendo, anche perché siamo stati informati al Comitato permanente sui diritti umani, dell'intenzione del nostro Governo di promuovere in sede ONU, a settembre, una iniziativa per la libertà religiosa.
Accanto a questo aspetto, credo occorra compiere un forte lavoro di moral suasion perché questi fatti non abbiano più, se non altro, l'avallo della legge. Sappiamo bene che il Governo pakistano è impotente, il presidente se ne sta rinchiuso nel suo palazzo perché se esce lo «fanno fuori» magari le sue stesse forze di sicurezza, ma ciò non toglie che almeno a livello internazionale si metta in testa all'agenda questo tema, che non riguarda peraltro solo il Pakistan.
Solo pochi giorni fa nel Kerala, in India, che è l'unico Stato in cui i cattolici sono una minoranza molto consistente, è stata tagliata la mano a un professore cristiano con l'accusa di aver offeso Maometto, sempre nell'indifferenza del Governo locale e delle organizzazioni internazionali. Siamo poi naturalmente tutti contenti e giustamente andiamo a votare in Consiglio d'Europa le mozioni sull'islamofobia, quando non ci accorgiamo che oggi la grande parte dei delitti contro la libertà religiosa avviene contro i cristiani.

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, mi ha anticipato il collega Renato Farina, ma vorrei anch'io intervenire su questo argomento. Vorrei soltanto ampliare lo spettro della discussione, ricordando che diamo delle cose per scontate ma, per motivi comunque collegati anche a queste situazioni, non più tardi della scorsa settimana a Kampala sessanta persone sono state uccise in un attentato solo perché l'Uganda è attualmente in Somalia con una forza di interposizione di pace.
Ricordiamo il Sudan, l'Egitto, la Nigeria, il Corno d'Africa e l'India, come è già stato detto.
È questo un tema che non possiamo più prendere sottogamba e, pur comprendendo un po' il disinteresse dell'Assemblea in questo istante, dal momento che è presente il sottosegretario Scotti, ritengo che su questo argomento sarà opportuno e necessario - e noi lo faremo come gruppo in Commissione affari esteri - con una risoluzione prendere atto di che cosa più concretamente voglia fare il Governo sull'argomento, perché la situazione sta davvero Pag. 4letteralmente precipitando (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

LUIGI BOBBA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI BOBBA. Signor Presidente, intervengo per associarmi all'iniziativa e alla presa di posizione dell'onorevole Capitanio Santolini rispetto a questa vicenda, che rischia di far precipitare il Pakistan e quella zona del Pakistan in uno scontro tra etnie e, soprattutto, tra fazioni religiose.
È importante che quanto è avvenuto non passi sotto silenzio almeno per due ragioni: in primo luogo, perché in particolare il vescovo di Faisalabad si sta adoperando affinché non vi sia una reazione uguale e contraria, in modo da evitare una spirale che porterebbe a scontri, morti e feriti come già è accaduto in un episodio simile alcuni anni fa.
Dall'altro lato, la chiesa pakistana continua la sua iniziativa all'interno della Commissione giustizia e pace, affinché venga cancellata la legge sulla blasfemia, che è all'origine di queste situazioni che hanno portato a colpire così ingiustamente i cristiani.
Dal momento che è presente anche il sottosegretario Scotti, credo sia importante che anche il Governo assuma un'iniziativa, in modo che i diritti umani - in questo caso, il diritto alla libertà religiosa - siano garantiti in tutti i Paesi, in particolare in quella situazione in cui la comunità cristiana soffre per via di questa ingiusta e sbagliata legge (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro).

STEFANO STEFANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, mi scusi, avevo chiesto di intervenire.

PRESIDENTE. Aveva già chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Stefani. Sempre sullo stesso argomento?

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. No, signor Presidente, chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Quartiani, le chiedo scusa. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, la ringrazio e mi scuso anche con il presidente Stefani.
Intervengo solo per far presente un'esigenza che credo sia di tutti i parlamentari e di tutti i colleghi. Io stesso - poiché era stata convocata la seduta dell'Assemblea - ho abbandonato la discussione sulle linee generali sulla manovra economico-finanziaria in corso presso la Commissione bilancio. Pur non essendo componente della Commissione, ero infatti interessato alla discussione, tuttora in corso presso la Commissione bilancio, in quanto il Ministro Tremonti vi sta presenziando e alla fine dovrà replicare (mi dicono che è previsto ancora un intervento da parte dei gruppi).
Pertanto, signor Presidente, chiedo semplicemente se sia possibile coordinare meglio, in questa fase della discussione sulla manovra economico-finanziaria, le esigenze della Commissione bilancio e di tutti noi parlamentari - che abbiamo bisogno di cogliere esattamente quale sia la portata e quali siano i problemi che si stanno discutendo in quella sede, perché poi arriveranno in Aula - con l'attività dell'Aula stessa.
Ovviamente, non ho nulla da dire sul fatto che adesso sia iniziata una discussione sull'ordine dei lavori su un tema assai rilevante e importante che riguarda le condizioni di italiani e di cristiani all'estero, sottoposti ad una condizione di repressione, anche esito di cattive notizie per quanto riguarda la loro vita.
Tuttavia, signor Presidente, dal momento che mi dicono che presso la Commissione bilancio vi è ancora l'esigenza di Pag. 5attendere la replica del Ministro, non vorrei che noi dovessimo impedire ad una serie di colleghi di partecipare e sentire esattamente cosa ha da dire il Ministro Tremonti relativamente alla manovra economico-finanziaria in quella sede. Pertanto, le chiederei a questo punto, se è possibile, di sospendere la seduta fino a quando in Commissione bilancio il Ministro non abbia esaurito il suo intervento in quella sede, in modo tale che sia possibile coordinare i nostri lavori.
Diversamente, non saprei se, iniziando in Assemblea le votazioni sul decreto riguardante le missioni all'estero, si dovranno sospendere i lavori della Commissione bilancio. Penso che forse sarà meglio fare il contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, nel frattempo mi sono informata, i lavori della Commissione bilancio si sono conclusi e il Ministro ha già replicato. La Presidenza ha ritenuto di sospendere i lavori dell'Assemblea sino alle 10,30, pur essendo a conoscenza della richiesta di alcuni interventi sul tema rilevante che anche lei ha ricordato, proprio perché, essendo in corso la seduta della Commissione bilancio, questo avrebbe consentito a tutti gli interessati di partecipare ai lavori prima dell'inizio dell'esame del provvedimento all'ordine del giorno.
Penso, quindi, che a questo punto l'Assemblea possa continuare i suoi lavori e che, forse, tra la sospensione e gli interventi a titolo personale, l'amministrazione di questo tempo sia stata finalizzata all'obiettivo che lei si poneva con il suo intervento. Mi dispiace che lei non abbia potuto partecipare fino alla fine, ma, adesso, i lavori della Commissione sono conclusi.

STEFANO STEFANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO STEFANI. Signor Presidente in qualità di presidente della III Commissione intervengo brevemente solo per informare l'Assemblea che, nella missione della Commissione svoltasi nel mese scorso in Pakistan, a Islamabad, e in Afghanistan, abbiamo incontrato il Ministro pachistano per le minoranze religiose. Egli è un cristiano molto attento alle problematiche che sarà a settembre a Roma; i colleghi che volessero incontrarlo, quindi, possono rivolgersi alla Commissione che presiedo.

SOUAD SBAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SOUAD SBAI. Signor Presidente, cari colleghi, anch'io mi associo con convinzione alle espressioni portate avanti dall'onorevole Capitanio Santolini e dall'onorevole Farina. Non credo vi sia altro da aggiungere; la nostra associazione da anni denuncia questo genocidio in Pakistan e in altri Paesi del mondo (Applausi dei deputati del gruppo partito Popolo della Libertà).

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, mi permetta di portare a nome del Partito Democratico il nostro saluto e la nostra solidarietà alle centinaia di poliziotti che stanno manifestando di fronte alla Camera dei deputati per protestare contro la manovra economica e i tagli che si stanno facendo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Dopo essersi riempiti la bocca nella campagna elettorale del tema della sicurezza, e dopo i tagli che si stanno facendo agli stipendi degli operatori delle forze dell'ordine e ai militari dell'Esercito, a loro va tutta la nostra solidarietà e il nostro lavoro parlamentare per tentare di correggere l'opinione della maggioranza e del Governo sugli umilianti tagli che sono portati loro dalla manovra economica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 6

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 6 luglio 2010, n. 102, recante proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace, di stabilizzazione e delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia (A.C. 3610-A) (ore 10,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 6 luglio 2010, n. 102, recante proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace, di stabilizzazione e delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia.

GIOVANNI PALADINI. Presidente avevo chiesto di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Paladini, le chiedo scusa ma non ho visto che lei aveva chiesto di parlare sull'ordine dei lavori né alcuno me lo aveva segnalato. Sono già passata al punto all'ordine del giorno: la prego di rinunciare. La ringrazio.
Ricordo che nella seduta del 20 luglio 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori ed il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3610-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 3610-A), nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 3610-A).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 3610-A).
Avverto, inoltre, che prima dell'inizio della seduta è stato ritirato l'emendamento Tempestini 2.22.
Avverto, infine, che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 3610-A).
Avverto, in particolare, che la Commissione bilancio ha espresso parere favorevole sugli identici emendamenti Rugghia 5.20 e Di Stanislao 5.21, ponendo una condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione. Al fine di recepire tale condizione, le Commissioni hanno presentato l'emendamento 5.30, che è in distribuzione e con riferimento al quale risulta alla Presidenza che i rappresentanti di tutti i gruppi abbiano rinunciato alla presentazione di subemendamenti.
La Presidenza si riserva, inoltre, una ulteriore valutazione circa l'ammissibilità di emendamenti presentati.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Rugghia. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, la prima cosa che occorre rilevare mentre iniziamo la discussione sulla conversione del decreto-legge sulle missioni è l'assenza dei rappresentanti del Ministero della difesa a questa nostra importante seduta parlamentare. Non c'è il Ministro - abbiamo saputo dalle agenzie che il Ministro La Russa sta facendo «shopping» al salone aerospaziale di Londra - e non c'è nessun sottosegretario della Difesa.
Sappiamo che questo provvedimento è certamente importante per la politica estera del nostro Paese, ma è soprattutto un provvedimento che riguarda il finanziamento delle missioni e, quindi, il finanziamento che bisogna garantire alle nostre Forze armate impegnate in pericolosi e importanti teatri nelle missioni che sono state approvate e decise dal Parlamento. Il fatto che non ci sia alcun rappresentante del Ministero della difesa a noi sembra molto grave e crediamo che debba essere rimarcato e contestato.
Su questo provvedimento - lo abbiamo già detto durante la discussione sulle linee generali - esprimeremo il nostro voto favorevole con il quale sosteniamo l'attività Pag. 7dei nostri militari impegnati nei teatri di crisi delle missioni internazionali che sono state decise dal Parlamento e condivise dagli organismi internazionali di cui l'Italia fa parte.
Lo facciamo convinti dell'importanza della partecipazione dei nostri militari alle missioni e del contributo che stanno dando nelle oltre trenta missioni che impegnano l'Italia in termini di professionalità, preparazione ma anche di umanità per i rapporti positivi che riescono a stabilire con le popolazioni locali. È un voto favorevole che è legato alla responsabilità, che avvertiamo, di garantire le missioni internazionali e di sostenere i nostri militari.
Tuttavia non è un voto favorevole alla politica del Governo, e già il fatto che non ci sia il Ministro della difesa e alcun rappresentante del Ministero della Difesa a questa seduta parlamentare dimostra l'attenzione che nei fatti il Governo ha nei riguardi di coloro che chiama «i nostri ragazzi» in maniera anche molto retorica. Non è un voto favorevole alla politica del Governo perché tale politica a noi appare contraddittoria e deludente.
Siamo impegnati - lo dicevo - in trenta missioni e oltre 8.400 uomini (come risulta dalla tabella riassuntiva all'articolo 4) sono impegnati nelle missioni internazionali. Questo significa che su base rotazionale sono oltre 30 mila i militari che impegniamo nei teatri delle missioni internazionali.
È chiaro che a questo grande impegno bisogna corrispondere con uno sforzo adeguato e con un'attenzione particolare all'efficienza delle Forze armate, alla manutenzione dei mezzi e delle scorte, alla formazione e alla preparazione degli uomini. Tutto ciò non si verifica da quando è in carica questo Governo che, rispetto a questa attività, è capace soltanto di realizzare dei tagli.
Nell'ultima legge finanziaria è stato stanziato un miliardo e mezzo in meno per l'efficienza delle nostre Forze armate che rappresentano lo strumento della politica estera del nostro Paese. Con la manovra ci saranno altri 700 milioni di tagli e siamo ormai ridotti al lumicino per garantire l'efficienza e l'operatività delle Forze armate.
Siamo molto critici nei confronti dell'attività del Governo, considerando anche le dichiarazioni del Ministro La Russa. Con il provvedimento al nostro esame stiamo attuando un impegno assunto a dicembre dello scorso anno: mandare mille uomini in più in Afghanistan. Abbiamo ascoltato il Ministro La Russa dichiarare che dal 2011 comincerà il ritiro delle truppe in Afghanistan che verrà completato entro il 2013. Tra l'altro, è stato smentito dai lavori della conferenza che proprio ieri si è aperta a Kabul. Lo stesso Ministro a Londra nel salone aerospaziale sta dichiarando di comprare questo o quel sistema d'armi, come se i sistemi d'armi fossero una cosa sua e come se lui potesse disporre a proprio piacimento di questo tipo di scelte, che competono al Parlamento e al Governo di questo Paese.
Quindi, non ci convincono le linee di politica del Governo, a prescindere dal voto che esprimeremo su questo decreto-legge. Non ci convincono alcune scelte che vengono operate nel provvedimento in esame, contro le quali abbiamo espresso la nostra opposizione e che abbiamo contestato anche duramente nel corso del lavori delle Commissioni riunite III (Esteri) e IV (Difesa).
Innanzitutto, contestiamo duramente il taglio effettuato alla cooperazione. È solo l'ultimo, perché già nel primo decreto-legge del 2010 è stato operato un taglio drastico, così come è stato fatto nella legge finanziaria per il 2010. Oggi arriviamo al risultato di togliere i fondi per la cooperazione nell'area dell'Afghanistan e del Pakistan che passano da 22.300.000 euro a 18.700.000 euro.
Come dicevo, ieri nella conferenza si è parlato ormai chiaramente di una fase nuova per la missione in Afghanistan, ma in tale fase occorre garantire fondi alla cooperazione, giocare la carta decisiva della cooperazione per stabilizzare la regione, per mettere le risorse per la sicurezza, per garantire il trasferimento dei Pag. 8poteri alle autorità locali. Occorrono fondi per l'integrazione sociale, per l'istruzione, per la sanità, per le infrastrutture, per tutto quello che serve a rendere compiuto il senso della missione internazionale che deve servire a stabilizzare quella regione.
Invece, si risponde con molte risorse in meno rispetto a quelle stanziate negli anni precedenti. La stessa cosa incomprensibilmente si fa per l'Iraq, il Pakistan, il Sudan, la Somalia, dove i fondi per la cooperazione passano da 22.700.000 addirittura a 9.300.000. Insomma, alla fine 20 milioni di euro in meno per la cooperazione, per una funzione ed un'attività decisiva per il perseguimento delle finalità delle missioni.
Si tratta pressappoco della stessa cifra che il Governo, con la manovra, ha deciso di stanziare, ad esempio, per la «mini-naja». Si dice che tale scelta venga fatta per far respirare ai giovani il clima delle caserme. Insomma, se proprio si voleva dare una risposta di maggiore vicinanza dei giovani alle Forze armate questi soldi potevano essere spesi per stabilizzare i volontari impegnati in queste pericolose missioni internazionali: con 20 milioni di euro ne avremmo sistemati e stabilizzati a tempo determinato più di 700. Invece, si decide di fare questo megaspot propagandistico dagli effetti molto negativi.
Ma non ci convincono anche altre scelte presenti nel decreto-legge sulle missioni: la scelta di ridurre la presenza della guardia di finanza, che svolge un'importante attività di polizia frontaliera, ha grandi capacità per l'addestramento della polizia locale, così come le altre forze di polizia del nostro Paese. Proprio in questa fase si decide di ridurre la presenza dei contingenti della guardia di finanza.
Non ci convince all'articolo 3 la decisione di istituire una task force per gli interventi di stabilizzazione in Afghanistan e in Pakistan, che però viene messa al di fuori della direzione generale per la cooperazione. Anche su questo abbiamo presentato emendamenti che non sono stati accolti.
Non ci convince, ci sembra discutibile l'idea di istituire una fondazione privata con finanziamenti pubblici, con oltre 300 mila euro di capitale pubblico, per svolgere le attività di segretariato dell'Iniziativa Adriatico-Ionica: non ci sembra che questa sia un'attività da assegnare ad una fondazione privata, perché dovrebbe essere ricompresa, invece, nelle funzioni proprie del Ministero degli affari esteri. Naturalmente non contestiamo l'importanza di questa iniziativa che è molto rilevante per l'Adriatico, che oltre al nostro Paese coinvolge la Bosnia Erzegovina, la Croazia, la Grecia, il Montenegro, la Serbia e la Slovenia ed è importante ai fini della cooperazione e della sicurezza; quello che però ci sembra assolutamente discutibile è la scelta di una fondazione privata per svolgere funzioni che sono essenzialmente pubbliche e che pertanto dovrebbero essere svolte dal Ministero degli affari esteri.
Del pari, in questa situazione di scarsezza, tra l'altro, di fondi a disposizione, ci sembra discutibile la convenzione che è stata istituita dalla Presidenza del Consiglio con la RAI e con la Newco RAI International per le attività di comunicazione sui risultati dell'impegno del contingente italiano in Afghanistan: riteniamo che questi soldi potessero essere spesi meglio. Così come è incomprensibile, fatecelo dire perché è una cosa molto stravagante, la scelta di prorogare la nomina del commissario della Croce rossa a tutto dicembre 2011 nell'ambito di un decreto-legge le cui disposizioni esplicano i loro effetti fino a dicembre 2010.
Siamo riusciti a far approvare alcuni emendamenti importanti al testo in esame: ci sembra importante quello che è stato accolto in relazione all'attività nell'area subsahariana con i fondi della cooperazione per contrastare la pratica delle mutilazioni genitali femminili, così come è importante l'emendamento che è stato accolto per la creazione di una casa della cooperazione a Kabul per rendere più efficace l'azione delle ONG in questa fase particolare della missione in Afghanistan. Poi con soddisfazione abbiamo visto che è stato approvato l'emendamento per la stabilizzazione dei lavoratori dei reparti del genio campale che ogni volta vengono Pag. 9richiamati in servizio, ormai da decenni, per svolgere un'attività preziosa; con esso, infatti, si dà, anche se parzialmente, una risposta alla loro condizione di precariato.
Noi, però, sostanzialmente siamo favorevoli a realizzare un cambio di rotta nella politica del Governo. Innanzitutto vogliamo dire che non è più possibile approvare i finanziamenti delle missioni attraverso un decreto-legge e la sua necessaria conversione. Un decreto-legge è uno strumento legislativo che serve per adottare misure urgenti e straordinarie: ma cosa c'è di urgente e straordinario nel finanziare delle missioni che sono state decise dal Parlamento del Paese ormai da molti anni? È chiaro che per discutere delle missioni internazionali ci vorrebbe una legge, quella legge che ormai è stata incardinata, ma che è ferma in Commissione, e che ci sembra proprio che il Governo non voglia portare avanti nonostante le dichiarazioni di principio.
Occorrerebbe una legge per discutere missione su missione degli obiettivi che ci siamo dati e per verificare i risultati del nostro impegno, per discutere le strategie che sono necessarie, per ridare centralità al Parlamento, per adeguare i nostri impegni attraverso la migliore efficienza del nostro strumento militare; ma serve anche una legge quadro per dare stabilità a tempo indeterminato ad una serie di misure che attraverso questi decreti-legge ogni volta vengono assunte sull'amministrazione, sul personale, sulla contabilità, addirittura sull'attuazione dei codici penali militari. Ci sono interventi che per forza di cose bisogna realizzare in maniera organica; quindi questo cambio di rotta deve servire, innanzitutto, a portare finalmente il Parlamento all'approvazione di una legge quadro sulle missioni internazionali.
Inoltre c'è bisogno di un cambio di rotta anche per verificare, a dieci anni dall'approvazione del nuovo modello di difesa, se abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci siamo posti nel 2000 quando si è deciso di realizzare un modello di difesa basato sulla professionalità, e quindi anche sull'apporto dei volontari, quel modello che portò anche, lo ricordo, alla fine del servizio di leva. Dopo dieci anni ciò che servirebbe per rendere efficiente il modello non si è realizzato, siamo al 40 per cento in meno delle risorse che sarebbero necessarie per garantire l'efficienza delle nostre Forze armate, quindi c'è bisogno di una riflessione.
Il discorso sul modello di difesa è naturalmente collegato con le missioni e con la politica sugli investimenti per i sistemi d'arma.
Occorre affrontare questa tematica complessivamente, perché il nostro Paese non può decidere sulla base delle contingenze economiche, ma deve darsi un modello basato sulle ambizioni, sulle responsabilità che abbiamo sulla scena internazionale, un modello che, peraltro, faccia anche i conti con le nostre possibilità.
Quindi, noi voteremo il decreto-legge, ma renderemo sempre più forte la nostra opposizione alla politica del Governo per la difesa e per le questioni internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, sarò molto breve e mi atterrò esplicitamente agli emendamenti, significando un aspetto importante: il gruppo dell'Italia dei Valori è stato, in questo caso, con gli emendamenti che ha presentato - lo spiegherò meglio più tardi nella dichiarazione di voto - più realista del re, per la sua volontà di partecipare ai lavori in maniera concreta, positiva e propositiva, senza ostacolarli, senza mettere in mezzo elementi che potessero dare adito a qualche «torcicollismo ideologico» in componenti della maggioranza e non solo.
Noi abbiamo proposto solo cinque emendamenti rispetto al provvedimento e si badi bene che, su quattro dei cinque emendamenti, erano anche state giustamente espresse perplessità da parte dei presidenti di Commissione perché vi è una contraddizione in termini sui modi e sui tempi e - se la forma è sostanza - Pag. 10evidentemente la contraddizione si è palesata. Infatti, quando parliamo della conversione di un decreto-legge, e parliamo nel titolo, che è anche il contenuto, di elementi che poi vengono declinati nel provvedimento, ossia della proroga - e lo sottolineo tre volte - degli interventi di cooperazione allo sviluppo e al sostegno dei processi di pace, di stabilizzazione e delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, è evidente che, se si vuole fare ciò, necessitano risorse vere, che invece vengono sottratte.
Allora, mi chiedo e vi chiedo come sia possibile mettere in campo elementi seri, riconoscibili a livello nazionale e internazionale di cooperazione. Noi siamo stati additati in termini positivi dalla comunità internazionale per le nostre Forze armate, ma anche per i civili che vi lavorano. Pertanto, vi chiedo come possiamo fare cooperazione se, nello stesso tempo, sottraiamo risorse indispensabili per fare cooperazione e per caratterizzare fortemente la nostra presenza in quegli scenari, a partire dall'Afghanistan.
Allora, gli emendamenti, i quattro emendamenti, forti, importanti e concreti, erano tesi a ripristinare le somme per fare veramente cooperazione e per porre in essere interventi di supporto alla pace e allo sviluppo, nonché per uscire dalle situazioni di impasse di molte popolazioni.
Ebbene, su questo tema c'è stato risposto «picche» ancora una volta, significando che poi si vengono a buttare in mille rivoli tante risorse fondamentali per la cooperazione. I mille rivoli appartengono a quel dato sulla comunicazione che è un dato che ritengo ultroneo rispetto ai problemi e alle esigenze di questo momento.
Che dire ancora di quelle risorse, di quei 300 mila euro regalati ad una fondazione privata, che utilizza risorse pubbliche per dirci cosa bisogna fare in ordine all'attività frontaliera dell'adriatico-ionico. Di che cosa stiamo parlando? E cosa ci dite in merito ai soldi incrementati per una serie di attività che nulla hanno a che fare con la mission della proroga che stiamo votando oggi? Credo che questa grande contraddizione sia il segno tangibile dell'incoerenza sulle missioni internazionali di cui è portatore non sano questo Governo e anche questa maggioranza che si rende complice.
Se non è possibile fare cooperazione, non è possibile fare ciò che stiamo facendo in Afghanistan e in altri scenari, come in Libano - dove siamo stati considerati i migliori in tanti anni - e in tante altre realtà, e lo stesso se non diamo risorse, se non diamo certezza di opportunità economiche e finanziarie.
Ebbene, abbiamo dato la cifra del nostro impegno e della nostra maturità attraverso quattro emendamenti di coerenza, che hanno toccato anche altri scenari tesi alla pace e alla stabilizzazione.
Abbiamo parlato di risorse importanti, laddove siamo protagonisti in positivo e non in negativo come fa il Governo su alcune realtà.
Parlo dell'Iraq, del Libano, del Pakistan, del Sudan e della Somalia. In Sudan e Darfur siamo scappati. Vergognatevi! Siamo scappati, abbiamo tolto tutte le risorse a quelle realtà in difficoltà. Vi dovreste vergognare per aver tolto quei soldi ed averli regalati ad altre realtà. Questo è un dato politicamente forte che passa attraverso le risorse. Questi sono elementi pesantissimi, che mettono il marchio di questo Governo e forse anche di questa maggioranza. Noi abbiamo dato il nostro contributo e vogliamo anche dire che abbiamo fatto uno sforzo anche per altre realtà, come per il Genio campale. In questo caso, evidentemente, non si poteva non approvare il nostro emendamento. Allora, qual è il segno e il significato della nostra presenza attraverso i nostri emendamenti? È quello di richiamare ad una riflessione nel corso di un dibattito serio, che passi attraverso l'Aula, che non c'è stato in tutti questi anni e che ancora oggi latita fortemente: infatti, il grande convitato di pietra è il dibattito in quest'Aula che viene costantemente sottratto. Ritengo che la presenza dell'Italia dei Valori, attraverso questi emendamenti, sia stata oltremodo significativa per far capire alla comunità internazionale ed a tutti i soggetti Pag. 11impegnati nelle Forze armate, nelle ONG e nelle forze civili quale era l'impegno che si può produrre solo attraverso la messa in campo di alcuni elementi fondamentali: mi riferisco ad una strategia che poggi su basi forti, che sono le risorse finanziarie per poter esercitare questo ruolo, in cui noi siamo incontrastati e incontrastabili a livello nazionale.
Questo sappiamo fare e lo abbiamo dimostrato. Voi non volete farci fare più questa cosa, perché ci sottraete risorse importanti e fondamentali. Se questo è il senso della riflessione che noi poniamo, un provvedimento come quello che ancora una volta oggi portate senza alcuna dignità aveva bisogno di avere sostanza forte e qualità attraverso la rimessa in campo di risorse certe, non come le boutade che fa il Ministro a Londra per quanto riguarda la fiera aeronautica.
Bisogna stanziare le risorse, se vogliamo essere utili attraverso le missioni internazionali, perché - concludo, non mi voglio più dilungare perché lo farò poi in sede di dichiarazione di voto - la verità vera passa attraverso quello che noi diciamo e che voi dite nelle premesse e nei titoli che fate. Quando dite che prorogate ancora una volta gli interventi di cooperazione e non altro e le missioni sta a significare che per fare questo ci vogliono risorse certe. Le risorse ci sono e sono sempre minori, come diceva Rugghia. Però, se ci sono poche risorse non continuate a spenderle male in questo modo, ma indirizzatele verso quelle cose per cui siamo stati additati a livello nazionale in termini di qualità e di presenza, quelle cose che noi sappiamo fare bene.
Per questo, diciamo che quegli interventi legati alla cooperazione e quel ripristino dei fondi andava fatto, ma, ancora una volta, non ci avete dato ascolto. Credo che su questo dato vi sarà una nostra significativa presenza e rappresentanza e mi riferisco a ciò che diremo in dichiarazione di voto, perché credo che questo non ascolto del grido di dolore che proviene dagli scenari attraverso le persone interessate, che siano le Forze armate, le ONG o il personale civile, passi attraverso una richiesta di strutturazione, di risorse fondamentali necessaria per avere una prospettiva di riallineamento anche con le altre nazioni a livello internazionale.
Credo che questo sia il dato. Noi abbiamo fornito il nostro contributo e aspettavamo, così com'era stato affermato in Commissione, che il provvedimento giungesse in Assemblea, perché molto probabilmente la maggioranza e forse la Commissione bilancio avrebbero capito la necessità e l'urgenza di ripristinare, non di aumentare, quelle somme per non far mancare l'acqua alimentare. Questo è il termine della cooperazione. Questo non c'è stato e ne prendiamo atto, ma prendiamo atto anche di un'altra cosa: all'interno della maggioranza serpeggia un grande malumore rispetto a questo dato che prima o poi esploderà. Noi oggi siamo l'elemento detonatore che mette in campo una diversa riflessione, che ci auguriamo che prima o poi coinvolga anche le coscienze personali singole, ma anche politiche e istituzionali dell'intero Parlamento, per sentire battere un colpo rispetto alla cooperazione e alle missioni internazionali (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito i relatori ad esprimere il parere delle Commissioni su tutti gli emendamenti, ad eccezione degli emendamenti Biancofiore 2.20 e Antonione 2.21, sui quali è ancora in corso da parte della Presidenza la valutazione di ammissibilità.

STEFANO STEFANI, Relatore per la III Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Di Stanislao 1.1 e sugli identici emendamenti Evangelisti 1.2 e Tempestini 1.3, mentre formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Beltrandi 1.4.
Le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Beltrandi 1.20, chiedendo che, eventualmente, venga trasformato in un ordine del giorno. Le Commissioni esprimono parere contrario sugli Pag. 12emendamenti Evangelisti 2.1, sugli identici emendamenti Di Stanislao 2.2 e Tempestini 2.3 e sull'emendamento Di Stanislao 2.7.
Le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Rugghia 2.8, Beltrandi 2.23, Corsini 3.6, Barbi 3.13 e Tempestini 3.14.

PRESIDENTE. Grazie, presidente Stefani. Prego, onorevole Cicu.

SALVATORE CICU, Relatore per la IV Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Mecacci 4.20 e Maurizio Turco 4.21, mentre il parere è favorevole sugli emendamenti Moles 5.22 e Fallica 5.23. Le Commissioni raccomandano l'approvazione del proprio emendamento 5.30. Quest'ultimo emendamento assorbe gli identici emendamenti Rugghia 5.20 e Di Stanislao 5.21.

PRESIDENTE. Onorevole Cicu, deve comunque esprimere il parere sugli identici emendamenti Rugghia 5.20 e Di Stanislao 5.21.

SALVATORE CICU, Relatore per la IV Commissione. Signor Presidente, il parere è favorevole, ma sono identici all'emendamento 5.30 delle Commissioni, e quindi vengono assorbiti. Le Commissioni, infine, formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Beltrandi 5.10.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, anche a nome del Ministro della difesa, esprimo un parere conforme a quello espresso dai relatori.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, vorrei solamente chiedere, essendo il parere del relatore favorevole sull'emendamento 5.30 delle Commissioni, se esso non possa intendersi come una riformulazione degli identici emendamenti Rugghia 5.20 e Di Stanislao 5.21.
In questo caso, se l'emendamento delle Commissioni costituisce una riformulazione, i pareri sui due identici emendamenti sono pleonastici.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, è vero, però, siccome non conosciamo l'esito delle votazioni, nel caso in cui l'emendamento 5.30 delle Commissioni non fosse approvato, dobbiamo comunque avere un parere sugli emendamenti che risulterebbero assorbiti.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Certamente, andrebbe bene se ci trovassimo di fronte a due emendamenti che vengono mantenuti dai presentatori. Ma, se l'emendamento 5.30 delle Commissioni ne è una riformulazione e i presentatori di questi identici emendamenti Rugghia 5.20 e Di Stanislao 5.21 li considerassero assorbiti nella riformulazione, facendoli venire meno, eviteremo di votare, sostanzialmente, tre emendamenti che hanno lo stesso tenore, che sono anzi, peraltro, corretti su indicazione della Commissione bilancio.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, questa nostra dotta discussione presuppone però che i presentatori ritirino gli emendamenti: non avendolo ancora fatto, la Presidenza deve chiederne il parere.
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 1.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 13

Onorevoli Armosino, Martinelli, Corsini, Scandroglio... Sottosegretario Craxi...? Qualcuno dia alla sottosegretaria Craxi una scheda per votare. Vada dagli assistenti, per cortesia. Onorevole Testoni... Onorevole Barbato, veloce!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 502
Astenuti 4
Maggioranza 252
Hanno votato
219
Hanno votato
no 283).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Evangelisti 1.2 e Tempestini 1.3, non accettati dalle Commissioni né dal Governo, sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Aprea, Nizzi, Giammanco, Montagnoli, Pili, Giulietti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 505
Votanti 503
Astenuti 2
Maggioranza 252
Hanno votato
220
Hanno votato
no 283).

Passiamo all'emendamento Beltrandi 1.4. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro. Mantengo l'emendamento, perché con esso ci proponiamo di sopprimere una dazione di 500 mila euro che la Presidenza del Consiglio dei ministri fa alla NewCo Rai International per ampliare e implementare un accordo tra queste due entità.
Noi non siamo riusciti a comprendere per quale ragione vengono dati questi denari. Ricordo che tale situazione si era già verificata con il decreto-legge milleproroghe del 2009 e che erano stati dati 600 mila euro: non capiamo perché concederne altri 500 mila e soprattutto per quale ragione, visto che l'informazione, per esempio in Afghanistan, un'informazione corretta e occidentale, già viene fornita da alcune emittenti, per esempio la Tolo tv, che mi è stata segnalata espressamente da Emma Bonino.
Se la Presidenza del Consiglio volesse assumere un'iniziativa sarebbe bene finanziare chi sul luogo fornisce già un'informazione corretta e di stampo occidentale.
Voglio anche approfittare dell'esame di questo emendamento per segnalare che noi della delegazione radicale del gruppo del PD siamo favorevoli al rifinanziamento delle missioni, ma siamo contrari a provvedimenti come questo che non hanno nulla a che fare con il rifinanziamento delle missioni e non obbediscono ai presupposti di urgenza e necessità. Invitiamo, quindi, davvero tutti a votare a favore di questo emendamento ed anche del successivo, che chiede semplicemente che, se proprio non si vuole sopprimere questa dazione di denaro, vi sia almeno un rendiconto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo solo per annunziare il voto favorevole a questi emendamenti e segnalare che siamo di fronte ad un principio un po' rischioso e pericoloso perché se il tema è garantire l'informazione e la comunicazione da alcune aree strategiche, esistono i telegiornali e le reti, vi sono già delle strutture delegate a garantire quella che si chiama informazione. Per quale ragione vi è una convenzione a pagamento? Rientra nella tipologia della propaganda o in quella di fondi coperti? Quale ne è il significato?

Pag. 14

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 11,30)

GIUSEPPE GIULIETTI. Se vi è una necessità di garantire informazione, questa la si garantisce attraverso un rapporto aperto e trasparente. Si crea persino un ufficio di corrispondenza mentre si discute addirittura di chiudere gli uffici strategici dell'Africa o dell'India: non se ne comprende la ragione! La questione è stata già sollevata in altre occasioni ma non è mai arrivata una risposta né in questa sede né in sede di Commissione di vigilanza. Francamente ritengo giusto votare questo emendamento ed ancora più ovvio chiedere una rendicontazione, ossia che venga comunque data una spiegazione nella sede dell'Assemblea, che è poi la richiesta avanzata dall'emendamento Beltrandi 1.20. Non si comprende perché debbano esistere zone coperte o zone franche o addirittura fondi coperti e protetti su una materia così delicata come la comunicazione dalle zone in cui sono impegnate le nostre truppe.
Al di là di qualsiasi illazione, così com'è formulata la norma crea sospetto e per questo credo che sia giusto votare ed approvare questi due emendamenti (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Beltrandi 1.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Consolo, Scandroglio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 501
Astenuti 2
Maggioranza 251
Hanno votato
218
Hanno votato
no 283).

Prendo atto che il deputato La Loggia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Beltrandi 1.20. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, insistiamo per la votazione perché essendo stato bocciato l'emendamento che abbiamo appena votato, l'emendamento in esame chiede almeno un rendiconto sul denaro che viene dato a Rai International (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Beltrandi 1.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 479
Astenuti 31
Maggioranza 240
Hanno votato
226
Hanno votato
no 253).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Evangelisti 2.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 15

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 497
Astenuti 4
Maggioranza 249
Hanno votato
214
Hanno votato
no 283).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Di Stanislao 2.2 e Tempestini 2.3, non accettati dalle Commissioni né dal Governo, e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Quartiani, che succede?

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Stavo richiamando un collega.

PRESIDENTE. Lo fa con voce tale che tutti ne prendono atto.
Onorevoli Lolli e Sereni.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 508
Astenuti 2
Maggioranza 255
Hanno votato
221
Hanno votato
no 287).

Ricordo che l'emendamento Tempestini 2.22 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 2.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Bersani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 511
Votanti 295
Astenuti 216
Maggioranza 148
Hanno votato
7
Hanno votato
no 288).

Passiamo all'emendamento Rugghia 2.8.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dai relatori.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rugghia 2.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Papa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 509
Votanti 470
Astenuti 39
Maggioranza 236
Hanno votato
218
Hanno votato
no 252).

Passiamo all'emendamento Beltrandi 2.23.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dai relatori.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Beltrandi 2.23, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 16

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 511
Votanti 264
Astenuti 247
Maggioranza 133
Hanno votato
11
Hanno votato
no 253).

Giunti a questo punto, invito i relatori ad esprimere il parere delle Commissioni sugli emendamenti Biancofiore 2.20 e Antonione 2.21.

STEFANO STEFANI, Relatore per la III Commissione. Signor Presidente, i due emendamenti hanno il medesimo target. Le Commissioni formulano perciò un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Biancofiore 2.20. Le Commissioni esprimono nel contempo parere favorevole sull'emendamento Antonione 2.21, per questioni di copertura.

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo è d'accordo con il relatore, sottolineando ai presentatori dell'emendamento Biancofiore 2.20 che ridurre ulteriormente gli stanziamenti della cooperazione è un po' contraddittorio.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Biancofiore 2.20 accedono all'invito al ritiro formulato dai relatori.
Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento Antonione 2.21.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Antonione 2.21, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 505
Votanti 492
Astenuti 13
Maggioranza 247
Hanno votato
485
Hanno votato
no 7).

Passiamo all'emendamento Corsini 3.6.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Corsini 3.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 509
Votanti 507
Astenuti 2
Maggioranza 254
Hanno votato
253
Hanno votato
no 254).

LINO DUILIO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, ho segnalato di non esser riuscito a votare sin dal momento della dichiarazione dell'apertura della votazione.

PRESIDENTE. Mi scuso se non l'ho vista in precedenza. Starò più attento.

LINO DUILIO. Non ce l'ho con lei. Se prega i suoi collaboratori di girarsi da questa parte qualche volta, forse si può anche votare.

Pag. 17

PRESIDENTE. Va bene. Passiamo all'emendamento Barbi 3.13.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbi 3.13, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Barani, onorevole Scilipoti, onorevole Traversa, onorevole Franceschini, onorevole Letta, onorevole Siliquini, onorevole Bindi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori, Unione di Centro e Misto-Alleanza per l'Italia - Vedi votazioni).

(Presenti 513
Votanti 512
Astenuti 1
Maggioranza 257
Hanno votato
258
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che i deputati La Loggia e Laura Molteni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Tempestini 3.14.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tempestini 3.14, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Costa, onorevole Piccolo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori, Unione di Centro e Misto-Alleanza per l'Italia -Vedi votazioni).

(Presenti 513
Votanti 510
Astenuti 3
Maggioranza 256
Hanno votato
256
Hanno votato
no 254).

Passiamo all'emendamento Mecacci 4.20.

GIANNI VERNETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, chiedo di poter aggiungere la mia firma sull'emendamento Mecacci 4.20, in quanto ritengo assolutamente incredibile il fatto che in questo disegno di legge venga modificato così drasticamente l'impegno del Governo italiano nella missione in Darfur. Lo ritengo estremamente importante perché permette di riportare la nostra presenza in quel teatro di conflitto così dimenticato e così abbandonato ad un livello assolutamente adeguato. Quindi, intendo aggiungere la mia firma all'emendamento in esame.

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere di aggiungere la mia firma.

STEFANO STEFANI, Relatore per la III Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO STEFANI, Relatore per la III Commissione. Signor Presidente, allo scopo di valutare l'impatto sul provvedimento Pag. 18degli emendamenti approvati chiederei una sospensione dei lavori di dieci minuti.

FRANCESCO TEMPESTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, intervengo solo per osservare che non vi è alcun impatto di natura finanziaria sul provvedimento, bensì di natura giuridica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, volevo intervenire per rafforzare la stessa considerazione svolta dal collega.

PRESIDENTE. Va bene. Prendo atto che l'onorevole Stefani conferma la richiesta di una sospensione. Allora, così come prescrive il Regolamento, la pongo in votazione, eventualmente con un intervento a favore e uno contrario. Mi sembra che tali interventi siano stati svolti, quindi...

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, mi perdoni: quando accade che vengano approvati emendamenti con il parere contrario del Governo e della Commissione è un fatto di rito che si sospendano i lavori per dare la possibilità al Comitato dei nove di valutare gli effetti degli emendamenti stessi sul testo del provvedimento ed eventualmente valutare se e come proseguire i lavori. Quindi, signor Presidente, io faccio appello alla Presidenza stessa per accedere alla richiesta...

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, lei conosce molto bene il Regolamento e sa che è di tutta evidenza che si tratta di un atto dovuto quando è incontestabile che vi sono delle conseguenze; quando, come in questo caso ad avviso della Presidenza, non vi è alcun tipo di conseguenza dall'approvazione degli emendamenti, credo che sia corretto rimettere la decisione all'Assemblea (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di sospensione della seduta avanzata dal relatore per la III Commissione Stefani.
(È respinta - Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Proseguiamo, quindi, con i nostri lavori.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mecacci 4.20.

SALVATORE CICU, Relatore per la IV Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALVATORE CICU, Relatore per la IV Commissione. Signor Presidente, intervengo sull'emendamento Mecacci 4.20 per far rilevare il motivo per il quale è stato dato parere contrario (Commenti).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego. Prego, onorevole Cicu.

SALVATORE CICU, Relatore per la IV Commissione. Riguardo all'articolo 4 (Missioni internazionali delle Forze armate e di polizia), comma 8, con tale emendamento si chiede la sostituzione delle parole: «euro 128.654» con le seguenti: «euro 5.573.730». Conseguentemente, al comma 1 dell'articolo 8 dovrebbero essere sostituite le parole: «euro 357.260.772» con le seguenti: «euro 362.705.848». Di seguito, al comma 2, sempre dell'articolo Pag. 198, all'alinea, si dovrebbero sostituire le parole: «euro 707.624.498» con le seguenti: «euro 713.069.574».
Così di seguito, al comma 2, lettera a), si propone di sostituire le parole: «euro 701.402.993» con le seguenti: «euro 706.848.069».
Non è stata data alcuna indicazione rispetto alla copertura, che avrebbe dovuto indicare una valutazione sostanziale rispetto, soprattutto, al motivo di questa modifica e dell'individuazione di nuove di risorse. Infatti, in sede di approfondimento, la Commissione bilancio ha ritenuto di esprimere parere contrario.
Pertanto, riteniamo che, sulla base di tali considerazioni, vada ancora una volta confermato il parere contrario delle Commissioni, che anche il Governo ha condiviso, ricordando che una variazione rispetto all'articolo 4 in questione richiederebbe - allora sì - pesanti valutazioni rispetto al bilancio del nostro Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, vorrei avere l'attenzione dell'Assemblea, perché l'emendamento in esame è sostanziale e riguarda il ripristino della missione e della partecipazione dell'Italia e delle nostre Forze armate rispetto a quanto sta accadendo in Darfur e nel Sudan.
La seduta di oggi si è aperta con alcuni interventi della collega dell'Unione di centro e di esponenti altri gruppi, che hanno sottolineato l'importanza di agire per la difesa dei diritti umani e della libertà di fede e dei cristiani.
Mi auguro che su questo emendamento sostanziale anche la maggioranza ed alcuni colleghi, che so essere sensibili al tema del rispetto dei diritti umani, intervengano e prendano posizione a favore dell'emendamento in oggetto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, mi auguro che l'Assemblea, con riferimento a questo punto, voglia dare un segnale politico e che lo faccia esprimendo un voto favorevole sull'emendamento in esame.
L'Assemblea deve registrare la condizione in cui ci troviamo: le opposizioni hanno ripetutamente ed insistentemente messo in evidenza la questione della missione in Sudan, che è veramente centrale. Le questioni relative alla copertura possono trovare soluzione in altro momento e in altra sede.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiappori. Ne ha facoltà.

GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, intervengo per confermare quanto detto in precedenza dal relatore Cicu. Mi rivolgo agli onorevoli Mecacci e Tempestini: capisco che si possa voler andare avanti su tutto e salvaguardare i ragionamenti di tutti, tuttavia, sono convinto - e lo sapete - che con l'emendamento in esame, che ha ricevuto il parere contrario della Commissione bilancio, «sballerete» tutto il provvedimento. Non potete e non dovete, a mio avviso, sottrarre denaro alle missioni effettive, cioè i «soldini» destinati ai nostri soldati in Afghanistan e nelle zone cruciali.
Se fate dei giretti nelle altre parti, evidentemente, poi, ci troviamo nei guai. Credo che sia l'onorevole Mecacci sia altri colleghi possano capire tutto questo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, intervengo brevemente su un fatto sostanziale. Anche io vorrei richiamare l'attenzione dell'Assemblea: si tratta di permettere una presenza italiana nel teatro del Sudan, un'area interessata da 2 milioni e 800 mila rifugiati.
Ancora qualche giorno fa, il tribunale penale internazionale ha condannato per Pag. 20genocidio il dittatore Al Bashir. Vi è una storica presenza italiana in Sudan: l'importo di spesa in questione comporta un sostanziale ritiro dall'impegno politico, umanitario, di stabilità e di sicurezza.
Chiedo, quindi, anche agli esponenti della maggioranza, di votare, con grande libertà, a favore dell'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, alla Lega non sfugge l'importanza dell'intervento umanitario nel Darfur. Ricordo che l'associazione «Umanitaria padana» ha già svolto delle missioni, credo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)... Certo! Voglio vedere le vostre! Fatemi vedere dove siete andati, cosa avete fatto e cosa avete portato: non nascondiamoci di fronte (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Onorevole Polledri, prosegua.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, si vorrebbe far credere che l'emendamento in esame, in qualche modo, rafforzi la presenza italiana nella missione. Noi siamo consapevoli e condividiamo la finalità di rinforzare l'intervento.
Non penso che l'impianto dell'emendamento possa sostenere né un aumento della portata dell'intervento, né possa rivoluzionare o portare la pace.
Per questo crediamo che l'emendamento sia stato concepito solamente con scopo di tattica parlamentare e per questo credo che sia opportuno annunciare un voto contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Amico. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, in questo caso, per quanto riguarda l'emendamento a firma Mecacci ed altri, a suffragio di quello che è già stato detto dai precedenti colleghi, devo sottolineare che si vanno a modificare le cifre in modo molto sostanzioso. Dobbiamo ricordare che quando si preparano dei provvedimenti di questo tipo, ci sono dei saldi complessivi e non è possibile presentare di continuo emendamenti che cambiano le cifre ad ogni articolo e ad ogni comma, perché così si va a stravolgere completamente la parte finanziaria e di sostegno a questo provvedimento. Quindi non è...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole D'Amico.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, desidero richiamare l'attenzione dei colleghi su questo emendamento, perché molte volte quando non si è nella Commissione competente non si segue approfonditamente.
Stiamo parlando di un emendamento che toglie alla cooperazione 5 milioni di euro al Darfur, una delle aree più depresse del mondo, della quale tutti ci ricordiamo quando esce sui quotidiani e sui settimanali. Chiedo quindi di attenzionare questo emendamento, perché sarebbe veramente una cosa assurda penalizzare una zona così abbandonata. Credo che questo Parlamento non farebbe il suo dovere penalizzando il Darfur.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mecacci 4.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Reguzzoni, onorevole Scandroglio, onorevole Vernetti.
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 21
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 523
Votanti 520
Astenuti 3
Maggioranza 261
Hanno votato
256
Hanno votato
no 264).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 4.21, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cassinelli, onorevole Ravetto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 520
Votanti 517
Astenuti 3
Maggioranza 259
Hanno votato
4
Hanno votato
no 513).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Moles 5.22, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 523
Maggioranza 262
Hanno votato
522
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fallica 5.23, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Costa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 521
Votanti 519
Astenuti 2
Maggioranza 260
Hanno votato
518
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.30 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Codurelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 524
Votanti 522
Astenuti 2
Maggioranza 262
Hanno votato
521
Hanno votato
no 1).

Avverto che gli identici emendamenti Rugghia 5.20 e Di Stanislao 5.21 risultano così assorbiti.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Beltrandi 5.10 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Beltrandi 5.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 22

Onorevole Bellotti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 522
Votanti 519
Astenuti 3
Maggioranza 260
Hanno votato
226
Hanno votato
no 293).

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3610-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3610-A).
L'onorevole Tempestini ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Franceschini n. 9/3610-A/4, di cui è cofirmatario.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, naturalmente in sede di dichiarazione di voto l'onorevole Fassino, per il nostro gruppo, tornerà sul tema. Io voglio soltanto segnalare il senso di questo ordine del giorno, che il gruppo del Partito Democratico ha presentato e che riguarda specificatamente la questione dell'Afghanistan.
Con questo ordine del giorno, vogliamo ripristinare - se mi si passa il termine - la politica con la «p» maiuscola, nel senso che tutte le questioni che riguardano la politica internazionale sono gestite attraverso il filtro di un «decreto missioni» che parla di questioni anche di altra natura e che affronta il tema in termini finanziari. Al contrario, è presente a noi - e credo dovrebbe esserlo a tutto il Parlamento - la questione politica per cui oggi noi, in questa discussione parlamentare, dobbiamo segnare l'avvio di una svolta rispetto alle politiche afgane, non solo italiane, in quanto restiamo un Paese convinto della necessità di un'azione multilaterale. Come dimostra la stessa conferenza di Kabul, siamo convinti che occorra una svolta profonda.
Nel nostro ordine del giorno sottolineiamo innanzitutto un punto di riflessione generale: dobbiamo partire da una riflessione di fondo sulle politiche che riguardano il grande Medio Oriente. In altre parole, dobbiamo fare un punto politico - e ci auguriamo di poterlo fare presto in quest'Aula - sulla politica internazionale che riguarda quell'area, la quale ha visto grandi modificazioni e il fallimento dell'unilateralismo americano e rispetto alla quale si aprono, quindi, interrogativi importanti e pregnanti.
La conferenza di Kabul dà un'indicazione che va nel solco, nella stessa direzione che abbiamo cercato di indicare con il nostro ordine del giorno.
Noi vogliamo una questione afgana che sia, anzitutto nelle responsabilità di un Governo, capace di dare concretezza allo State building e al democratic building, e non ci nascondiamo le difficoltà e le questioni che sono aperte da questo punto di vista, le quali riguardano il modo con cui il Governo afgano sta affrontando queste tematiche.
Sappiamo, naturalmente, che le questioni dello State building si intrecciano con quelle di una situazione nella quale sia praticata con il consenso generale, anzitutto attraverso un contesto regionale e attivo, una politica di riconciliazione che conduca intorno allo State building un consenso più ampio, più forte, che tolga all'insorgenza la parte che si può togliere.
Siamo sempre in linea, da questo punto di vista, con i ragionamenti che si sono fatti e si stanno facendo a Kabul in questo momento, dando, anzitutto, alla sicurezza e alle politiche militari una dimensione sempre più afgana, mantenendole all'interno di una visione più generale di afganizzazione della gestione della fase politica nuova. La transizione deve vedere la comunità internazionale orientata a trasferire sempre più la leadership dalla parte militare alla parte civile multilaterale e, quindi, al ruolo delle Nazioni Unite, che deve diventare sempre più forte. Pag. 23
Questo ordine del giorno - e concludo - si sofferma sul cuore della questione: dobbiamo affrontare di petto, con una discussione ampia e seria, la questione della democratizzazione e dei diritti umani. Penso che dobbiamo introdurre una riflessione di fondo sul fatto che non rincorriamo modelli occidentali, nel senso che pensiamo ad un Afghanistan che debba essere governato con le stesse leggi e con gli stessi regolamenti con i quali viene governato un Paese occidentale, tuttavia poniamo il tema che la difesa dei diritti umani fondamentali è centrale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Mogherini Rebesani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3610-A/2.

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Signor Presidente, intervengo solo perché questo ordine del giorno torna sul punto della missione in Darfur. Considerato che per pochi voti non è stato approvato un emendamento che ripristinava i fondi per finanziare la nostra partecipazione alla missione in quell'area così delicata, vorrei ricordare che nel precedente decreto-legge, approvato a gennaio, erano previsti 5 milioni di euro, mentre oggi si passa praticamente a zero. Vi è un perché - e lo sappiamo benissimo - di questa riduzione così drastica e ci è stato spiegato in Commissione: il Governo sudanese si rifiuta di dare i visti per la partecipazione alla missione in quell'area.
Capiamo molto bene che ripristinare i fondi non porterebbe automaticamente a sbloccare la situazione diplomatica in quel posto. Tuttavia, il Governo italiano non deve prendere semplicemente atto di questa decisione e non deve rinunciare - almeno come forma di pressione internazionale - a rifinanziare la propria partecipazione in Darfur, ma continuare a dire a livello internazionale che la presenza in Darfur sarebbe fondamentale, se solo il Governo sudanese riuscisse a farla effettivamente accedere al luogo. Pensiamo che il Governo italiano debba almeno mantenere questo stesso livello di pressione.
Per questo motivo l'ordine del giorno si limita, purtroppo - perché questo possiamo fare con un ordine del giorno -, ad impegnare il Governo ad una iniziativa urgente, nelle sedi multilaterali, per sollecitare una reazione alla situazione in Darfur e, soprattutto, l'effettiva operatività, che è il problema centrale di cui stiamo discutendo, della missione in Darfur.
Crediamo che almeno un ordine del giorno in tal senso possa essere accolto dal Governo e votato anche dalla maggioranza.

PRESIDENTE. L'onorevole Zacchera ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3610-A/6.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, il mio ordine del giorno è molto semplice ed invita il Governo, nel medio termine, a prendere in considerazione la progressiva riduzione della presenza delle nostre Forze armate in Libano, che sono entrate in una situazione diversa dall'attuale.
È semplicemente un invito e, ove non venisse accolto dal Governo, non lo voglio mettere in difficoltà e sono, pertanto, disponibile a ritirare l'ordine del giorno.
Tuttavia penso che, anche dal punto di vista economico, dobbiamo prenderlo in considerazione anche per coinvolgere maggiormente i nostri alleati (attualmente mi pare che sia la Spagna a comandare il contingente) che, in proporzione all'Italia, mettono molte meno risorse in una presenza che, se deve essere soprattutto europea, deve essere maggiormente divisa tra i diversi Paesi europei e non soltanto rimanere per buona parte a spese e a carico dell'Italia.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Stanislao ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3610-A/3.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, intervengo anche per far capire ai colleghi del Parlamento, alla maggioranza e al Governo che il nostro punto di riferimento è ormai, dal 1o dicembre 2009, Pag. 24il Trattato di Lisbona, che mette fine a diversi anni di negoziati sulla riforma istituzionale.
Il Trattato di Lisbona modifica il Trattato sull'Unione europea e il Trattato che istituisce la Comunità europea senza tuttavia sostituirli. Il nuovo Trattato dota l'Unione europea del quadro giuridico e degli strumenti necessari per far fronte alle sfide del futuro e rispondere alle aspettative del cittadino. Viene delineata una Europa protagonista sulla scena internazionale, il cui ruolo viene potenziato raggruppando gli strumenti comunitari di politica estera per quanto riguarda sia l'elaborazione che l'approvazione di nuove politiche.
Il Trattato di Lisbona permette all'Europa di esprimere una posizione chiara nelle relazioni con i partner a livello mondiale; mette la potenza economica, umanitaria, politica e diplomatica dell'Europa al servizio dei suoi interessi e dei suoi valori in tutto il mondo, pur rispettando gli interessi particolari degli Stati membri in politica estera.
La nuova figura di Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che è anche Vicepresidente della Commissione, è destinata a conferire all'azione esterna dell'Unione europea maggiore impatto, coerenza e visibilità. Un nuovo Servizio europeo per l'azione esterna assiste l'Alto rappresentante nell'esercizio delle sue funzioni.
La personalità giuridica unica conferita all'Unione europea ne rafforza il potere negoziale, potenzia ulteriormente l'azione in ambito internazionale e la rende un partner più visibile per i Paesi terzi e le organizzazioni internazionali. La politica europea di sicurezza e difesa, pur conservando dispositivi decisionali speciali, agevola la cooperazione rafforzata tra un numero ristretto di Stati membri.
Sulla strategia europea in materia di sicurezza e, più in generale, sulla politica di sicurezza e difesa comune (la PESC) si è espresso di recente il Parlamento europeo che, il 10 marzo 2010, ha approvato una risoluzione. Il Parlamento europeo raccomanda una sinergia dei diversi strumenti di azione, sia civili che militari, di cui dispongono l'Unione europea e i suoi Stati membri, la prevenzione dei conflitti e la gestione delle crisi, l'assistenza finanziaria, la cooperazione allo sviluppo, le politiche sociali e ambientali, gli strumenti diplomatici e di politica commerciale e l'allargamento.
Il Parlamento europeo sottolinea che tale coordinamento degli strumenti civili e militari conferisce un reale plusvalore alla politica di gestione della crisi nell'Unione europea e invita gli Stati membri, in tale contesto, a coordinare in maniera più efficace le proprie strategie e i propri strumenti nazionali con quelli dell'Unione, al fine di garantire coerenza ed efficacia e avere maggiore impatto e maggiore visibilità sul territorio.
Il Parlamento europeo ha inoltre invitato il Consiglio ad avviare nel 2010 un dibattito sostanziale con il Parlamento dell'Unione europea sull'attuazione delle nuove disposizioni del Trattato di Lisbona sulla PESC. In particolare, la clausola di assistenza reciproca in caso di aggressione armata sul territorio di uno Stato membro, la clausola di solidarietà in caso di attacco terroristico o di catastrofe naturale o di origine umana, l'estensione delle missioni affidate alla PESC. Il Parlamento europeo sottolinea infatti che, con l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, emerge la necessità di accrescere la legittimità democratica delle attività svolte nell'ambito della politica estera e di sicurezza comune.
In tal senso e per queste motivazioni, con questo ordine del giorno impegniamo il Governo, viste le possibilità che offre il Trattato di Lisbona, a fare pieno uso del protocollo n. 1 di detto Trattato e a recepire le indicazioni del Parlamento europeo in materia di strategia europea di sicurezza e di politica di sicurezza e di difesa comune, avviando un serio e completo dibattito parlamentare in merito nelle opportune sedi istituzionali.

PRESIDENTE. L'onorevole Barbi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3610-A/8.

Pag. 25

MARIO BARBI. Signor Presidente, intervengo telegraficamente. La condizione di difficoltà in cui versa la nostra cooperazione allo sviluppo è nota. Le risorse destinate alla cooperazione allo sviluppo, che accompagna le missioni militari, vengono ridotte anche in questo decreto-legge in relazione a quanto era previsto nei decreti-legge precedenti. Questo stato di difficoltà si aggiunge alla riduzione, in corso ormai da più di due anni, delle risorse destinate al finanziamento della legge n. 49 del 1987.
Preso atto di questa situazione, con questo ordine del giorno noi chiediamo al Governo almeno di impegnarsi ad adottare tutte le iniziative necessarie e di farlo con urgenza per reperire i fondi necessari a ripristinare queste risorse decurtate negli ultimi anni e a fare sì, quindi, che questo strumento importante della politica estera del nostro Paese e di accompagnamento anche delle missioni di pace e stabilizzazione in cui sono impegnati i nostri militari nelle aree di crisi sia effettivamente utilizzabile. Ci auguriamo che il Governo voglia accoglierlo cogliendone lo spirito e l'indicazione positiva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il prescritto parere sugli ordini del giorno presentati.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, per quanto riguarda l'ordine del giorno Mogherini Rebesani n. 9/3610-A/2...

PRESIDENTE. Mi scusi, signor sottosegretario, ma l'ordine del giorno Pianetta n. 9/3610-A/1?

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, al momento non mi è stato consegnato.

PRESIDENTE. Prego gli uffici di consegnare al sottosegretario Scotti una copia dell'ordine del giorno Pianetta n. 9/3610-A/1. Signor sottosegretario, intanto prosegua con il parere sui successivi ordini del giorno.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mogherini Rebesani n. 9/3610-A/2, condividendo molto bene l'obiettivo che si vuole raggiungere, che è in consonanza con l'azione che noi intendiamo svolgere.
Il Governo accoglie come raccomandazione anche l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/3610-A/3. Anche in questo in caso, infatti, si condividono gli obiettivi per quanto riguarda il dispositivo.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Franceschini n. 9/3610-A/4, il Governo considera quanto è contenuto negli impegni come pienamente condivisibile. Esso è in linea completa con quanto è avvenuto anche ieri a Kabul, che costituisce in una certa misura una svolta della comunità internazionale nei confronti del conflitto in Afghanistan. Per queste ragioni, il Governo accetta l'ordine del giorno così come esso è stato formulato nelle sue disposizioni finali.
Il Governo, avendo accolto come raccomandazione l'ordine del giorno Mogherini Rebesani n. 9/3610-A/2, accoglie come raccomandazione anche l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/3610-A/5.
Con riferimento all'ordine del giorno Zacchera n. 9/3610-A/6, certamente nessuno pensa di rimanere in perpetuo in Libano. Tuttavia, nelle attuali condizioni e con le responsabilità che l'Italia ha e soprattutto dovendo rispondere alla comunità internazionale e agli altri paesi impegnati, vorrei formulare all'onorevole Zacchera un invito al ritiro del suo ordine del giorno per non portare il Governo ad esprimere un parere se non sulla finalità ultima che è certamente quella di non rimanere in eterno in Libano.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Tullo n. 9/3610-A/7.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Barbi n. 9/3610-A/8, certamente il Governo Pag. 26è consapevole del fatto che nei prossimi anni bisognerà progressivamente intervenire per reintegrare i fondi necessari ad un'azione efficace di cooperazione, ma nelle attuali contingenze della finanza pubblica tutti conoscete il parere del Governo; pertanto, come raccomandazione per un impegno futuro, il Governo accoglie come raccomandazione questo ordine del giorno.
Per quanto concerne l'ordine del giorno Pianetta n. 9/3610-A/1 il Governo esprime un convinto parere e assenso perché credo che sia un'aspirazione di tutto il Parlamento che nella prossima Assemblea generale delle Nazioni Unite il tema sia portato a decisione con una risoluzione possibile dell'Assemblea stessa.

PIERGUIDO VANALLI. Bravo Scotti!

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pianetta n. 9/3610-A/1, accettato dal Governo.
Prendo atto, inoltre, che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Mogherini Rebesani n. 9/3610-A/2 e Di Stanislao n. 9/3610-A/3, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Franceschini n. 9/3610-A/4, accettato dal Governo, e che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Evangelisti n. 9/3610-A/5, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Zacchera n. 9/3610-A/6 formulato dal Governo.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, ascoltate le parole del rappresentante del Governo ritiro il mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Tullo n. 9/3610-A/7, accolto dal Governo come raccomandazione.

MARIO TULLO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per dire che non insisto per la votazione dell'ordine del giorno di cui sono primo firmatario, che è stato accolto come raccomandazione. Ho parlato prima con il sottosegretario Scotti e credo di avere anche un po' forzato la mano rispetto al tema che ho posto, però le firme dei colleghi di tutti i gruppi ci fanno pensare che il Governo e il Parlamento possano risolvere finalmente la questione dell'effettivo esercizio del diritto costituzionale di voto dei nostri marittimi. Quindi, in questo spirito, non insisto per la votazione dell'ordine del giorno (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Barbi n. 9/3610-A/8, accolto dal Governo come raccomandazione.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3610-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Noi Sud voterà favore della conversione del decreto-legge n. 102 del 2010 relativo alla proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e per il mantenimento della pace e la prosecuzione delle missioni internazionali. Un grande Paese come l'Italia ha il dovere di concorrere a consolidare la pace nel mondo, a sconfiggere il terrorismo, ad aiutare le popolazioni che sono vittima di scontri legati a conflitti religiosi interetnici. Sono soprattutto i soggetti deboli che soffrono di più in queste situazioni: donne, bambini, vecchi; quindi è ancora di più un dovere essere laddove è così alta la sofferenza.

Pag. 27

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 12,15)

ARTURO IANNACCONE. Tutto ciò non sarebbe possibile se l'Italia non potesse contare su donne e uomini con un alto senso del dovere, della giustizia, della lealtà. La spiccata professionalità dei nostri militari è un grande patrimonio ed un esempio per tutti. I nostri militari si distinguono per la capacità di dare soccorso alle popolazioni, di realizzare opere che poi rimarranno per consentire di ritornare ad una vita normale. Noi Sud condivide le scelte del Governo e lo invita a proseguire.
C'è un dato che va sottolineato ed è la grande unità della maggioranza nel sostenere la necessità e l'utilità delle nostre missioni internazionali.
La condivisione della politica estera è un tratto fondante di una coalizione coesa, capace di garantire continuità alle iniziative dell'Italia e di esprimere solidarietà e incoraggiamento ai nostri militari. Guai se non ci fosse questa unità! Il gruppo Misto-Noi Sud esprime convintamente il suo voto a favore di questo provvedimento e formula ai nostri militari il più sincero ringraziamento per quello che stanno facendo in nome e per conto dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, intendo solo fare alcune brevi considerazioni, prima di esprimere il voto, naturalmente favorevole, della componente del gruppo Misto, Alleanza per l'Italia, sul provvedimento in discussione.
Vorrei richiamare l'attenzione dell'Assemblea sostanzialmente su tre importanti missioni, di quelle che oggi procediamo a prorogare fino al 2010 e, su ognuna di queste, svolgere alcune considerazioni.
In primo luogo, mi soffermerò sulla missione in Afghanistan. Auspicavo che, in occasione del dibattito parlamentare su un provvedimento importante come questo, l'Assemblea avesse la concentrazione e il tempo per utilizzare questo dibattito come un'opportunità, una occasione per definire le linee strategiche del nostro intervento. In passato, la votazione sul rinnovo delle missioni militari è stata spesso oggetto di una disamina attenta e approfondita delle priorità politiche e delle condizioni nelle quali noi inviamo circa 10.000 uomini ad operare.
Sono profondamente convinto che vi sia un nesso strettissimo tra sicurezza, sviluppo e democrazia e questo è anche il senso per il quale un grande Paese come il nostro riesce ad esprimere un voto largamente unanime su queste missioni. Penso, tuttavia, che sia necessario da parte del Governo italiano un cambio di passo di protagonismo politico su alcuni di questi teatri. Credo che la situazione afgana sia ancora estremamente complessa, ma non impossibile da governare, non insuscettibile di miglioramenti strutturali.
In questi giorni è in corso la conferenza di Kabul, alla quale guardiamo con grande attenzione, è un impegno straordinario della nostra alleanza politico-militare, della NATO ed è necessaria qualche idea innovativa in più per tentare di vincere quella difficile realtà. L'impegno storico dell'Italia per la riforma del sistema giudiziario di quel Paese non può che essere incrementato. Rilevo come purtroppo oggi manchino risorse per affiancare alla politica di stabilità e sicurezza una politica di intervento nel settore della costruzione di quella nazione, di quel Paese, dello Stato di diritto, delle infrastrutture politico-istituzionali fondamentali. Sarebbe necessario affiancare allo sforzo militare uno straordinario sforzo politico e civile per raggiungere veramente un obiettivo di stabilizzazione di quel Paese.
La seconda missione, sulla quale credo che si sia discusso pochissimo in questi giorni, è quella in Libano, nella quale nel 2006, durante il conflitto tra Israele e hezbollah, l'allora Governo Prodi ebbe una Pag. 28capacità ed una rapidità di intervento che permisero il dispiegamento di UNIFIL Plus. Ritengo che quella missione, UNIFIL Plus, sia stata positiva. Questa oggi ha visto un ampio contingente schierarsi a nord del fiume Litani e raggiungere almeno uno degli obiettivi fissati dalla risoluzione 1701 delle Nazioni Unite: la difesa del confine di Israele.
Per la prima volta, la comunità internazionale ha assunto il tema della sicurezza di Israele come una propria priorità ed ha schierato un contingente di uomini lungo quella frontiera. Questo ha permesso che in questi anni, in questi quattro anni, neanche un missile venisse più lanciato dalla guerriglia degli hezbollah contro il Paese, contro il territorio di Israele.
Tuttavia, un'altra parte della citata risoluzione 1701, purtroppo, è stata ampiamente disattesa dalla comunità internazionale. Si tratta della parte in cui si chiedeva al contingente delle Nazioni Unite guidato dall'Italia - e nel quale comunque anche oggi l'Italia ha un ruolo importantissimo - di dare un contributo attivo all'esercito libanese, per recuperare la sovranità di quel Paese e soprattutto per disarmare la milizia di Hezbollah. Non ne abbiamo parlato molto: la situazione è tesissima al confine tra Libano e Israele.
Le milizie armate degli hezbollah sono state pesantemente rifornite di armamenti e oggi contano su una capacità di missili a medio raggio superiore a quella del 2006, quando venne scatenata la guerra tra hezbollah e Israele. Quindi, il contingente militare di Unifil Plus, anche il contingente italiano, si troverà nei prossimi mesi in una condizione potenzialmente ed estremamente pericolosa. Colgo qui l'occasione: penso che il Parlamento dovrà seriamente affrontare e rivedere non solo le regole di ingaggio, ma le modalità politiche della presenza nell'area di un Paese che nei prossimi mesi rischia nuovamente di entrare in un conflitto con Israele, con una pesante ingerenza ed influenza esterna dell'Iran e della Siria.
Credo che, nei prossimi mesi e nelle prossime settimane, sia opportuno che il Parlamento metta a fuoco le priorità italiane in un'area potenzialmente di nuova crisi medio-orientale. Ancora due brevi considerazioni sul tema del Sudan e del Darfur: purtroppo, non è passato un emendamento importante. Non era un fatto tecnico, non era semplicemente passare da 100 mila euro a cinque milioni di euro, ma la crisi e la stabilità del Sudan è una priorità anche per la nostra politica estera.
Oggi, il Sudan, il Paese più grande dell'Africa, rischia di separarsi in due. La minoranza cristiana del sud il 31 gennaio del 2011 è chiamata ad un referendum che, con buone probabilità, sancirà definitivamente la separazione del Paese. I profughi del Sudan oggi investono almeno altri quattro Paesi dell'area. Abbiamo una situazione di instabilità e di tensione che oggi produce migliaia di immigrati clandestini e una costante e quotidiana fuga da quel Paese. Tanti, tantissimi, immigrati che hanno raggiunto la Libia e che tentano di raggiungere il nostro Paese sono un effetto collaterale del conflitto del Sudan e del Darfur.
Credo che questo sia un motivo un più - poi vi è il motivo in sé, il terribile genocidio riconosciuto dal tribunale penale internazionale, oltre al tema della stabilizzazione di quel Paese e del rientro di quasi tre milioni di profughi - che dovrebbe condurre il nostro Paese e l'Unione europea ad una maggiore attenzione politica.
Spero che con il prossimo rifinanziamento troveremo le risorse per ricondurre la presenza militare di stabilizzazione italiana nell'area ad un livello minimamente accettabile. Con i 6 milioni di euro che avete cancellato e riportato ad una cifra assolutamente simbolica non c'era una grande presenza, ma c'erano per lo meno alcune iniziative: l'ospedale militare di Abechè nell'est del Ciad, alcuni osservatori e alcuni addestratori, insomma una minima presenza logistica di sopporto ad una importante missione di peacekeeping.
Ho segnalato solo questi tre casi: l'Afghanistan, come impegno prioritario, il Libano, come rischio di un possibile nuovo conflitto nei prossimi mesi, e il Darfur Pag. 29come un'opportunità mancata. Ciò detto, il nostro gruppo, naturalmente e convintamente, ritiene che i nostri soldati nel mondo debbano avere alle proprie spalle non un piccolo Paese che litiga e fa polemiche, ma un Paese unito, che, sulle grande priorità internazionali, sa trovare l'unità necessaria.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, intervengo per preannunziare ovviamente il voto favorevole della nostra componente sulla conversione in legge di questo decreto-legge e manifestare alle forze militari italiane nei vari scacchieri in cui sono impegnate la piena solidarietà del Parlamento per la missione che esse svolgono e il modo in cui la svolgono.
Svolgo solo una semplice osservazione sul tema più delicato di tutto questo decreto-legge, che riguarda l'Afghanistan. I colleghi avranno forse ascoltato o letto le dichiarazioni rese ieri dal Presidente degli Stati Uniti, Obama, al termine dell'incontro con il primo ministro inglese Cameron, nel quale egli ha parlato con molta nettezza di un inizio del ritiro delle truppe NATO o delle truppe americane dall'Afghanistan a partire dalla metà del 2011. Per questo motivo - mi rivolgo al rappresentante del Governo - le Commissioni affari esteri e difesa della Camera dovranno presto essere informate dal Governo circa gli sviluppi che la situazione in Afghanistan fa presagire e sulle decisioni conseguenti che il nostro Paese dovrà assumere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà. Onorevole Di Stanislao, non la vedevo...

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, ci siamo sempre anche se molti non ci vogliono dare questa soddisfazione. Voglio svolgere, con questo intervento, alcune riflessioni in questo Parlamento, spesso sbadato e indifferente rispetto a temi così importanti, che riguardano le missioni internazionali e che riguardano la portata, gli interessi, gli interventi, la qualità e la presenza del nostro Governo, prima ancora che le nostre Forze armate, lì impegnate nelle missioni.
A tale riguardo, voglio dire che il gruppo dell'Italia dei Valori è vicino ai nostri militari in maniera convinta ed esprime loro tutta la solidarietà più piena per quello che hanno fatto, per come si sono fatti valere, per quello che sanno rappresentare e per come svolgono l'attività di cooperazione, che spesso viene dimenticata all'interno dei decreti-legge che meccanicamente portiamo in quest'Aula e che supinamente l'Assemblea recepisce e ratifica, senza alcuno sforzo personale, politico e istituzionale di riflessione, di approfondimento e di interrogazione, che deve, invece, portare alla soluzione e alla presenza di una nazione rispetto a questi impegni.
Ogni volta parliamo di proroga e ormai non ci vergogniamo più di prorogare questi interventi, che parlano, prima ancora che di missioni, di cooperazione; quindi, sono interventi tesi al recupero, allo sviluppo socio-economico, a dare la possibilità di salvezza e di uscire fuori da alcuni contesti, che, altrimenti, non darebbero la possibilità ad intere generazioni di vedere una prospettazione di futuro.
Siamo ormai da nove anni impegnati in attività di missioni internazionali e crediamo che, a distanza di nove anni, questo Parlamento debba necessariamente e in maniera non più rinviabile chiedere un chiarimento al Governo, se c'è, al Ministro della difesa, se c'è, e al Ministro degli affari esteri, se c'è, perché vengano in Aula e, finalmente, nel rispetto delle prerogative del Parlamento, chiariscano e dicano, attraverso il Parlamento, ad un'intera Nazione, che percepisce la vicinanza alle nostre Forze armate, ma non solo, a tutta l'attività di cooperazione e anche a tutta l'attività legata agli interventi civili e alle organizzazioni non governative, quali sono il ruolo e la strategia italiana all'interno dei nuovi scenari che si vanno delineando. Pag. 30
Parliamo di avvenimenti che si succedono repentinamente, parliamo di elementi che hanno una progressività talmente forte e importante per cui è necessario non solo, come dice il sottosegretario Crosetto, farne una fotografia. È necessario che si faccia una radiografia sulle cose che siamo andati a fare, che stiamo facendo e, soprattutto, su quale sia il metodo, il modo, la medicina, l'antidoto, qualcosa che ci faccia uscire fuori attraverso la nostra forte caratterizzazione.
Siamo stati brevissimi e la cifra della nostra presenza internazionale è molto alta in termini di qualità e di presenza data dalle nostre Forze armate, che riguarda le attività di peacekeeping e di peacebuilding, che sicuramente, oggi, vedono una frenata. Infatti, non è chiaro lo scenario, non è chiaro cosa vogliono fare i nostri partner, non è chiaro cosa vogliono fare gli Stati Uniti d'America.
Ancora, è di oggi il dato che ci dice che siamo stati fondamentali in 22 missioni in 22 Paesi, utilizzando tutte le nostre migliori intenzioni e tutte le nostre migliori capacità. Siamo stati straordinari in Libano, in Kosovo, siamo oggi determinanti in Bosnia-Erzegovina, siamo determinanti anche nell'attività che svolgiamo quotidianamente in Afghanistan, ma qui, che è la cifra della nostra presenza all'interno delle missioni internazionali, e prima ancora della cooperazione a livello internazionale, è bene che si dica cosa vogliamo fare, dove vogliamo andare, come e con chi vogliamo fare delle cose importanti.
Pensiamo che si debbano bilanciare gli interventi sotto il profilo militare e sotto il profilo umanitario. Riteniamo che la caratterizzazione forte, che vi è stata in questi anni e in questi mesi in Afghanistan, non debba andare persa e debba essere compresa da tutto il Parlamento. Ma qui vi è un convitato di pietra, che manca: manca la politica, manca la strategia, manca la pianificazione, manca un'idea di Stato che si rapporti, nello scenario internazionale, anche e soprattutto al modello di difesa europeo che sta venendo in campo in questi ultimi anni.
Inoltre, siamo totalmente al di fuori del Trattato di Lisbona e di quella strategia: vi è un provincialismo da parte del Ministero della difesa nel mettere in campo iniziative, azioni, progetti e programmi che vanno in questo senso.
A noi dell'Italia dei Valori tremano i polsi a sentire la superficialità con la quale il Ministro della difesa si rappresenta e ci rappresenta all'esterno rispetto a questi temi e rispetto all'impegno che quotidianamente profondono i nostri militari impegnati in questi scenari.
Vi è la convinzione che ancora oggi, forse, sappiamo poco e siamo male informati sul tema dell'Afghanistan, ma non solo: oggi gli attenti commentatori delle missioni internazionali ci dicono che la conferenza di Kabul rischia di diventare una chimera, che non vi sono le opportune indicazioni e strategie militari, e non solo, che possano dare finalmente una risposta, anche nella prospettiva della exit strategy.
È evidente che siamo combattuti, perché si parla di exit strategy mentre il nostro Governo e il nostro Ministro della difesa parlano di approccio comprensivo. Mettiamoci d'accordo su che cosa dobbiamo fare e diteci in quest'Aula cosa volete fare voi in nome e per conto dell'Italia.
In questi mesi e anni abbiamo sempre prodotto delle aperture di credito rispetto a tale impegno e abbiamo sempre detto che offrivamo la nostra disponibilità, pur nel necessario approfondimento; abbiamo fatto sempre aperture di credito e abbiamo sempre voluto vedere il bicchiere mezzo pieno. A questo non vi è stata alcuna risposta: le aperture di credito sono state incassate e nulla è stato dato, non all'Italia dei Valori, ma all'intero Parlamento e ad un'intera nazione, che è in sintonia perfetta con le Forze armate, ma non con questo Ministero, non con questa maggioranza e non con questo Governo.
Perché ciò? È stata disattesa tutta una serie di impegni, presi solennemente in quest'Aula. Ne ricordo uno, relativo ad una mozione comune, che riguardava e prevedeva gli impegni presi, attraverso i contenuti, da parte dell'Italia dei Valori. In Pag. 31uno di questi impegni si parlava di mettere in campo e di porre, senza indugi, nelle sedi internazionali, l'esigenza di un riesame e di una modifica dei tempi e delle strategie di intervento, di ristabilimento della pace e della democrazia in Afghanistan, avviando un percorso di exit strategy, fermo restando il nostro impegno per la ricostruzione in Afghanistan; ci si impegnava inoltre a compiere tutti i passi necessari in occasione della partecipazione alla già citata Conferenza di Londra (quella che già si è tenuta, non quella che sta avvenendo in questi giorni), per tradurre in azioni concrete ed efficaci gli intenti della nostra diplomazia circa una maggiore responsabilizzazione.
A questo punto non basta più una maggiore responsabilizzazione, ma è necessaria la totale responsabilizzazione del Governo Karzai sulle varie questioni che riguardano il futuro dell'Afghanistan. Quali sono tali questioni? La lotta alla corruzione e al crimine organizzato, la stabilizzazione politica e la riconciliazione nazionale. Su questo, attraverso quella elezione falsa, vi è stata invece una totale confusione ed è stata rimessa nelle mani delle organizzazioni criminali, dalle quali non è lontano nemmeno il Governo Karzai, e nelle mani dei talebani l'intera vicenda e l'intero futuro di 25 milioni di afgani e di 5-6 milioni fra giovani, donne e bambini, ai quali abbiamo sempre fornito un'assistenza importante.
Voglio anche sottolineare che, nonostante noi abbiamo fatto un lavoro straordinario nei PRT in quelle aree - proprio lì, sono stato a verificare di persona nella terra di Herat -, rispetto a questo impegno, il Governo ed i vari ministeri impegnati, della difesa e degli affari esteri, non sono stati capaci di mettere in piedi un modello italiano della cooperazione nelle missioni internazionali che tutti ci invidiano e tutti copiano. Non siamo stati in grado di costruire una caratterizzazione forte del nostro Governo e della nostra azione.
Questo è il grande fallimento! E c'è un grande rischio dietro a tutte queste cose che noi rinviamo continuamente, come impegno, come riflessione e come interrogativo a cui dare delle risposte. C'è un rischio alto, ovvero, che in attesa della exit strategy vi sia una «vietnamizzazione» di quel conflitto. È un rischio altissimo, cari colleghi della maggioranza e caro Governo.
Su questo tema bisogna interrogarsi e sullo stesso voi dovete dare delle risposte ormai non più rinviabili.
Credo che rispetto a questo dato bisogna anche interrogarsi in maniera più forte e compiuta su un tema fondamentale, che ancora oggi permane in quel dibattito, laddove ci vengono ancora una volta a chiedere più risorse da mettere in campo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

AUGUSTO DI STANISLAO. Il Governo italiano venga prima a dirci dove sono andati a finire tutti i fondi per la ricostruzione in Afghanistan: questo è un dato fondamentale perché riguarda lo sviluppo, la possibilità di riuscita ed il futuro di quelle popolazioni.

PRESIDENTE. Onorevole Di Stanislao, deve concludere.

AUGUSTO DI STANISLAO. Sulla base di queste considerazioni, che ritengo fondamentali e non più rinviabili ad altro dibattito, l'Italia dei Valori prende una posizione che fino ad oggi è stata di ulteriore disponibilità ed avanguardia. Ma oggi dice qualcosa di diverso: è possibile oggi votare questo decreto-legge - e concludo - per parti separate? Noi siamo d'accordo su ventuno missioni su ventidue, sull'Afghanistan manteniamo le nostre perplessità ed i nostri interrogativi che porgiamo al Parlamento e al Governo: qualcuno ci risponda! Oggi siamo costretti ad esseri contrari sull'Afghanistan per queste ragioni che sono le stesse che ci hanno portato all'astensione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Chiedo a questo Parlamento ...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Stanislao. Pag. 32
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, nel preannunziare il voto favorevole del gruppo dell'UdC su questo disegno di legge di conversione recante la proroga delle nostre missioni, non posso che ripetere quanto ho già detto ieri nel corso della discussione sulle linee generali, vale a dire quanto importante sia per il nostro Paese e per la comunità internazionale l'impegno che l'Italia profonde da anni - e quindi non parliamo di questo o di quel Governo - per partecipare con autorevolezza e con forza ai processi di pace e di stabilizzazione in atto nel mondo, attraverso la cooperazione allo sviluppo nonché la difesa fondamentale dei diritti della persona, dei popoli e delle nazioni.
Come appare chiaro anche oggi in questa giornata - pur a fronte del fatto che in alcune votazioni il Governo è stato battuto - sono stati accolti attraverso le dichiarazioni del sottosegretario Scotti indirizzi contenuti negli ordini del giorno (ivi compreso quello dell'onorevole Franceschini) che confermano la validità di questa missione nonché il legame e l'attaccamento che l'Italia ha verso le politiche di cooperazione negli organismi internazionali deputati alla sicurezza nel mondo, a cominciare dalle Nazioni Unite, la NATO, l'Unione europea.
Vi è una cooperazione tra i Paesi più importanti del mondo che cercano di garantire stabilizzazione nelle zone di crisi del mondo nelle quali i diritti fondamentali delle persone vengono calpestati brutalmente e dove si tenta di far prevalere le ragioni della forza rispetto a quelle del diritto: ecco il valore delle nostre missioni internazionali!
Anche a nome del mio gruppo ribadisco il grande rispetto e la grande considerazione nei confronti dei sacrifici che i nostri militari compiono ogni giorno in condizioni difficilissime a rischio della propria incolumità - e talvolta, purtroppo, della vita - per affermare questi valori e portare una bella immagine dell'Italia nel mondo.
Certo è che, accanto a questa pagina positiva che anche oggi il Parlamento segna, credo che dobbiamo magari richiamare l'attenzione del Ministero della difesa in modo da far sì che queste occasioni di approvazione delle proroghe delle missioni non siano il pretesto per inserire norme (alcune delle quali sono state anche approvate, altre bocciate) che allontanano il Ministero della difesa da quella che deve essere una seria programmazione.
È inutile che veniamo in Aula, come è accaduto nelle settimane scorse, ad approvare documenti che salvaguardano il modello di difesa che l'Italia si è data, quando poi esso viene ogni giorno surrettiziamente modificato in maniera strisciante, mentre il Parlamento ha il diritto ed il dovere di sapere quale modello di difesa l'Italia vuol darsi. Ecco, quindi, le critiche giuste che vi sono state stamani all'assenza dei rappresentanti del Ministero della difesa nel corso di questa importante discussione.
L'UdC ha votato contro gli emendamenti presentati ai primi articoli del testo che davano una lettura di stravolgimento dell'assetto finanziario delle forze in campo, e anche delle spese del Ministero; dovremmo però scindere molto più nitidamente le strategie della politica estera ed internazionale del nostro Paese, dalle politiche invece per un Ministero della difesa e delle Forze armate che possano davvero disporre ed essere rassicurati sulle loro strumentazioni, sulla loro organizzazione, sui loro organici: non possiamo andare più avanti in termini di assoluta precarietà! Questo credo che lo si debba ribadire. Lo abbiamo fatto nelle settimane scorse, approvando tali atti di indirizzo, unanimemente per la verità, da parte dell'Aula, cosa che era avvenuta anche un anno prima, ma a questi voti unanimi della Camera non corrispondono poi comportamenti concreti; ed anzi in alcune parti del provvedimento in esame di rifinanziamento delle missioni si capisce, per chi sa leggere le cifre, che si tratta di situazioni nelle quali si cerca di compensare dei vuoti e delle lacune della strutturazione Pag. 33delle nostre Forze armate solo tramite l'occasione, per così dire strumentale, delle missioni all'estero.
Credo allora che sia opportuno, e spero che intervengano tali cambiamenti. Dobbiamo essere vigili: il Parlamento dev'essere il luogo nel quale queste decisioni vengono assunte, e il Governo deve soprattutto rispondere ai voti che il Parlamento esprime.
Signor Presidente, concludo il mio intervento. Ribadisco il voto favorevole dell'UdC sul provvedimento in esame, ed auspico davvero che vi possano essere occasioni di serio ed approfondito chiarimento sui temi sui quali mi sono intrattenuto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiappori. Ne ha facoltà.

GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, il decreto-legge che abbiamo oggi in esame ha avuto certamente una gestazione difficile, a causa della complessità della situazione in cui versano le finanze pubbliche. È quindi una buona notizia che alla fine il Governo sia riuscito a trovare il denaro necessario alla prosecuzione degli interventi militari all'estero, in cui sono impegnati, come si diceva prima, i nostri ragazzi; seppur stornando poco più di 357 milioni di euro da altre destinazioni precedentemente deliberate.
Anche il mix di missioni rifinanziate e la loro rispettiva consistenza ci sembrano andare in una direzione che da tempo auspichiamo. È vero che il quadro delle operazioni ancora in corso è rimasto quanto mai frammentato e dispersivo, ma è anche vero che si è compiuto uno sforzo importante nel verso della concertazione. L'intervento in Afghanistan si conferma come quello principale, anche se non mancano coloro che ritengono invece sia più importante la presenza in altri Stati. È nella regione occidentale afgana che permarrà nel prossimo semestre la metà dei soldati complessivamente dispiegati all'estero: più di 3.700, destinati a salire in dicembre fino quasi alla soglia dei 4.000.
Sappiamo a quali grandi rischi siano esposti e vogliamo ancora una volta dimostrare in questa sede tutta la nostra solidarietà e, nel contempo, la preoccupazione che nutriamo per l'incolumità di ciascuno dei nostri uomini che ci rappresenta in quelle terribili e difficile terre, dove ormai muore un soldato occidentale ogni dodici ore.
Ma siamo altresì consapevoli che l'impegno afgano non è a tempo indeterminato, e che le forze militari occidentali stanno agendo nella cornice di una strategia solida che prepara il dialogo con la guerriglia e conseguentemente una soluzione politica accettabile alle attuali ostilità. Proprio ieri a Kabul di fronte al Segretario generale delle Nazioni Unite e a quello della NATO, e a circa 70 Ministri degli esteri convenuti da ogni parte del mondo, il Presidente Karzai ha ricordato come sia intenzione del Governo afgano assumere completamente la responsabilità per il mantenimento dell'ordine e della sicurezza nel suo Paese entro il 2014. È una data che ci sembra lontana, ma che cionondimeno rappresenta comunque un confine, un limite temporale massimo alla durata del nostro coinvolgimento militare. È la prima volta che possiamo dire di intravedere la fine del tunnel. Proprio per questo adesso chiediamo al nostro Governo anche in che modo si sostanzierà la nostra exit strategy nazionale da quel teatro, con quali modalità e secondo quale tempistica. Lo facciamo in un momento in cui nessuno può accusare la Lega Nord di cavalcare le emozioni dovute ad eventi luttuosi che ci colpiscono, fermo restando che per senso di responsabilità il nostro partito rimarrà comunque fedele agli impegni presi.
Siamo contenti altresì della riduzione della nostra presenza nei Balcani, ormai prossima alla soglia del migliaio degli uomini, e nello stesso Libano meridionale. Lo diciamo proprio alla vigilia della sentenza sulla legittimità della controversa dichiarazione unilaterale d'indipendenza con la quale poco più di due anni fa le autorità di Pristina si costituirono in un nuovo Stato sovrano. La Corte internazionale Pag. 34di giustizia dovrebbe pronunciarsi proprio domani. È bene sottolineare come la circostanza abbia generato delle aspettative da una parte e dall'altra, e non è quindi improbabile che la delusione generi forse risentimento e frizione; scontri - nel peggiore dei casi - che ci porranno una volta di più la necessità di affermare che il compito dei nostri soldati ancora in Kosovo è quello di proteggere la minoranza serba da possibili soprusi della maggioranza albanese, piuttosto che quello di dissuadere un'improbabile offensiva di Belgrado nella sua vecchia provincia.
Anche in Libano l'aria è cambiata. Nei giorni scorsi i francesi che presidiavano il fronte centrale del dispositivo UNIFIL 2 hanno subito pesanti intimidazioni orchestrate dagli hezbollah. Anche il Capo di stato maggiore delle Forze armate israeliane Ashkenazi, di recente in visita a Roma, ha fatto sapere di ritenere improbabile che l'UNIFIL 2 abbia la forza e la volontà che occorrono per dissuadere i miliziani integralisti, o meglio ancora per disarmarli. Ciò conferma quanto la Lega già nel passato con il suo presidente di gruppo di allora, Roberto Maroni, espresse tutte le sue perplessità sul mandato affidato ai caschi blu e sui nostri effettivi poteri nella fascia del territorio libanese stretta tra Israele e il fiume Leonte. Apprezziamo altresì gli sforzi compiuti per confermare l'intervento della Guardia di finanza in Libia con funzione di concorso al contrasto dei flussi migratori clandestini diretti verso il nostro Paese, ed altresì per confermare le missioni della Marina di lotta alla pirateria nel golfo di Aden. Si tratta, infatti, in entrambi i casi di interventi necessari dal punto di vista della tutela dei nostri interessi nazionali.
In questi giorni di confronto in Commissione, ancora una volta vi è stato chi ha rilevato la sproporzione esistente tra le risorse assegnate alla cooperazione civile sui teatri di crisi e quelle invece devolute agli interventi militari, ma riteniamo che sia un falso problema. Intanto perché anche parte delle missioni delle Forze armate è dettata da ragioni di solidarietà: penso in particolare ai 130 carabinieri inviati ad Haiti ed altresì ai militari dediti ad attività complesse di ricostruzione in zone di guerra, ma soprattutto anche perché sono a tutti noti i grandi costi della logistica militare.
D'altra parte, abbiamo visto in certi teatri quanto la situazione sia pericolosa per i civili. Non a caso, la medesima sproporzione caratterizza anche gli interventi dei nostri alleati britannici, canadesi, francesi e tedeschi.
La Lega Nord, signor Presidente e onorevoli colleghi, non ha alcuna ragione per opporsi alla conversione del decreto-legge in esame, con il quale il Governo ha autorizzato, fino alla fine dell'anno, la prosecuzione delle missioni militari del nostro Paese. Annuncio conseguentemente il voto favorevole del nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO. Signor Presidente, il nostro gruppo voterà a favore del decreto-legge di proroga delle missioni, perché naturalmente siamo consapevoli che la sicurezza e la stabilità sono un bene prezioso comune, tanto più in una fase di accresciuta interdipendenza e globalizzazione, nella quale i destini del pianeta sono sempre più destini comuni e ogni conflitto che si manifesti anche in luoghi lontani da noi ci investe e ci interessa.
È una responsabilità comune garantire la sicurezza di questo nostro pianeta, sapendo che se per un lungo periodo questa sicurezza era stata assicurata, nella fase dell'equilibrio bipolare, dalle grandi potenze nucleari, oggi, nel mutato scenario internazionale intervenuto dal 1989 in poi, non si può più delegare la sicurezza del mondo ad altri. La sicurezza e la stabilità del pianeta sono una responsabilità comune, che in solido va onorata e oggi tutti devono farsi carico di essere produttori di quella sicurezza di cui abbiamo bisogno. Il tempo in cui molti consumavano la sicurezza prodotta da altri sta alle nostre Pag. 35spalle. Oggi invece è responsabilità di tutti e anche del nostro Paese concorrere ad una politica di stabilità e di sicurezza. Per questo voteremo a favore, come abbiamo fatto in precedenti occasioni, con molta convinzione.
Tuttavia noi non possiamo tacere le nostre riserve su come il Governo si è presentato a questo appuntamento. Intanto registro che né il Ministro della difesa né il Ministro degli affari esteri hanno ritenuto di essere presenti. Non ho ragione, naturalmente, per sottovalutare la presenza del sottosegretario (ho anche fatto nella mia vita politica il sottosegretario), tuttavia vi sono dei passaggi nei quali la presenza di un Ministro segna il valore e l'importanza delle decisioni che si assumono.
Non solo: le nostre perplessità crescono guardando al contenuto del decreto-legge, che ci viene presentato come un semplice rinnovo, quando invece nel provvedimento in esame si rimodulano in modo significativo le risorse e l'utilizzo delle forze che il nostro Paese impiega in diverse teatri. Si riduce la nostra presenza nei Balcani e questo meriterebbe una discussione, perché se è vero che nei Balcani è cresciuto il processo di stabilizzazione di quella regione, sappiamo tuttavia che Kosovo e Bosnia continuano ad essere punti delicati e sarebbe utile sapere qual è l'impegno dell'Italia in direzione di questi due punti di maggiore delicatezza dell'area balcanica, proprio nel momento in cui riduciamo la presenza militare.
Si elimina la missione in Darfur, in un modo burocratico, accettando un veto delle attuali autorità del Sudan, che francamente non appare accettabile. Nei mesi scorsi si sono cambiate le regole d'ingaggio, soprattutto nel teatro afgano, senza che questo desse luogo ad una discussione approfondita. In Libano confermiamo la nostra presenza, ma in un quadro che si va deteriorando sempre di più e che meriterebbe forse una riflessione. Insomma, fin qui non vi è stata l'occasione - e questa lo era - di una discussione seria, non solo sul perché noi mandiamo i soldati in questi teatri (questo è sufficientemente chiaro), ma su quali sono gli esiti della nostra presenza in questi teatri e soprattutto dentro quale strategia noi collochiamo la nostra presenza.
Questo vale soprattutto per l'Afghanistan. Sappiamo tutti che, ieri, a Kabul, si è svolta una conferenza internazionale. La comunità internazionale si interroga, a dieci anni dall'inizio di quel conflitto, come dare esito all'impegno internazionale in quel teatro, come mettere in campo un'exit strategy. Qui, nel Parlamento italiano, di questo non si discute. Ritengo che tutto ciò non sia all'altezza dell'impegno che viene richiesto al nostro Paese nei teatri di conflitto, né del ruolo che il nostro Paese vuole esercitare.
Non solo. Vorrei sottolineare all'Assemblea e ai rappresentanti del Governo che anche nel provvedimento in oggetto, come in quelli precedenti e in altri assunti da questo Governo, si riducono ulteriormente le dotazioni a favore della cooperazione e delle missioni civili. Non si capisce, francamente, che senso abbia una scelta di questo genere. Infatti, se vi è una cosa chiara a tutti è che lo strumento militare essenziale nei teatri di conflitto non è da solo, però, in grado di dare soluzione ai processi di stabilità che in quelle aree si richiedono. Non lo dico io: sono i generali americani - da McChrystal a Petraeus - a sostenere che la funzione militare ha un senso nel momento in cui vi sia una strategia che abbia l'obiettivo di stabilizzare sul piano civile, politico, istituzionale ed economico le situazioni nelle quali si interviene.
Questo significa che, accanto all'impegno militare, è necessario rafforzare l'impegno per la ricostruzione non solo economica, ma anche di istituzioni autosufficienti ed autonome nei Paesi che sono teatri di conflitto. In altri termini, è necessario garantire che si realizzi gradualmente quella transizione verso una condizione di stabilità, che consenta, ad un certo punto, anche il disimpegno militare.
Tutto questo non è previsto. Non solo non è previsto ma, nel momento in cui il nostro Governo riduce gli stanziamenti per la cooperazione e per gli interventi di Pag. 36carattere civile, e concentra tutte le risorse soltanto sullo strumento militare, chiunque può vedere l'evidente contraddizione. Infatti, la funzione stessa della nostra presenza militare nei citati teatri di conflitto si riduce, se non siamo in grado di accompagnarla con le misure di democratic institution building che sono necessarie, affinché la transizione effettivamente acquisisca un esito di stabilità da cui possa conseguire un disimpegno militare.
Tutto questo è particolarmente vero per il teatro dell'Afghanistan. Dalla conferenza che si è svolta ieri è emerso un obiettivo chiaro, che, credo, tutti condividiamo, ma che - dobbiamo saperlo - non è semplice, né breve: occorre accelerare la transizione di quel Paese e garantire che si realizzi una strategia che acceleri la stabilità politica ed istituzionale, in modo da poter avviare, nei prossimi anni, a partire dal 2011, un disimpegno della presenza militare internazionale.
Ebbene, per fare questo è necessario, però, mettere in campo tutte le risorse necessarie ed anche una riflessione di carattere strategico sulla vicenda afgana, che richiede, non soltanto, un'accelerazione: quell'accelerazione, a sua volta, richiede scelte politiche chiare e determinate che, fin qui, non sempre sono state realizzate; un ruolo molto maggiore dell'ONU nel guidare il processo politico nell'accompagnamento delle autorità afgane per il consolidamento della transizione; una strategia che tenga conto che l'Afghanistan è inserito in uno scenario regionale: senza una strategia che affronti anche il problema della relazione tra l'Afghanistan e i suoi vicini, il processo di stabilizzazione sarà più difficile.
Allo stesso modo, sosteniamo un processo di riconciliazione interno tra le attuali autorità afgane e quei settori insorgenti che sono disponibili ad inserirsi in un percorso negoziale per acquisire una soluzione che consenta una stabilizzazione politica; inoltre, mettiamo in campo tutte le misure di rafforzamento delle istituzioni afgane, a partire dall'esercito, dalle forze di sicurezza e dall'armatura statuale afgana, in modo da essere autosufficiente.
Di tutto questo sarebbe utile discutere e, invece, non se ne è discusso. Ieri, a Kabul, si è detto che serve aprire una fase nuova nella strategia afgana. Benissimo. Qual è il punto di vista dell'Italia per contribuire all'apertura di una fase nuova dello scenario afgano?
Di questo aspetto non abbiamo avuto che qualche affermazione generale e generica.
Insomma, quello che chiediamo al nostro Governo, nel momento in cui condividiamo la responsabilità di una presenza dell'Italia con i suoi soldati e le sue missioni civili in teatri di conflitto pericolosi - talmente pericolosi che i nostri soldati sono esposti costantemente a rischi come è avvenuto ancora recentemente in Afghanistan, e naturalmente anch'io unisco la voce del nostro gruppo a quella degli altri nell'esprimere solidarietà e sostegno a tutte le nostre Forze armate che sono impegnate in fronti così delicati - è che il Parlamento e il Governo siano consapevoli che le scelte di politica estera e di politica internazionale e le scelte così impegnative, come il contribuire a missioni internazionali di peacekeeping e di peace enforcement in situazioni di conflitto, richiedono una consapevolezza che, mi pare, in questo dibattito il nostro Governo non è stato in grado di onorare.
Chiedo al sottosegretario Scotti, che qui rappresenta il Governo, di rappresentare al Ministro degli esteri e al Ministro della difesa una chiara ed esplicita richiesta del nostro gruppo: avere l'occasione di fare su questi temi una discussione di natura strategica. Non chiudiamo questa discussione pensando semplicemente che ci ritroveremo fra sei mesi per rinnovare burocraticamente ancora una volta il provvedimento. Chiediamo che sulle ragioni, sulle modalità e gli obiettivi della nostra presenza internazionale nei teatri di conflitto, il Parlamento abbia la possibilità di discutere approfonditamente e di dare quindi quegli indirizzi che sono necessari alla migliore efficacia di questi interventi e alla migliore autorevolezza del nostro Paese sulla scena internazionale.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicu. Ne ha facoltà.

SALVATORE CICU. Signor Presidente, credo di poter anticipare che farò un intervento molto breve, perché abbiamo avuto modo di approfondire, sia in Commissione che in Aula ieri, tutti gli aspetti di rilievo di questo provvedimento. Ci troviamo ad affrontare ancora una volta il rifinanziamento delle missioni di pace all'estero e credo che si possa fare una considerazione molto credibile: siamo all'interno del G8, siamo nella NATO, siamo negli organismi internazionali, abbiamo credibilità e autorevolezza come Forze armate e forze di polizia, ma abbiamo autorevolezza anche come Governo, rispetto ad una partecipazione che si è sempre qualificata in maniera incisiva ed efficace, realizzando tutti gli obiettivi che logicamente fanno parte di un progetto che riguarda le nostre missioni.
Resto perplesso rispetto ad alcune considerazioni e ad alcune valutazioni che le opposizioni, ieri e oggi in quest'Aula, hanno affermato, perché ne va della nostra credibilità internazionale, che ci siamo guadagnati nel tempo con una serie di passaggi che non hanno mai visto Governi di centrodestra o di centrosinistra, ma che hanno visto una linea di continuità nel bene «difesa», che realizza un bene prezioso costituito da sicurezza interna e sicurezza internazionale.
Forse sarebbe opportuno che, in tutte le riflessioni che andiamo a svolgere su questo aspetto, cercassimo di essere più prudenti e cercassimo di capire come e in che modo le nostre Forze armate e le nostre forze di polizia si possano sentire nel momento in cui rischiano la vita quotidianamente per realizzare questa autorevolezza, questa credibilità e soprattutto il bene della sicurezza, nel momento in cui si mette in discussione la validità di un impianto, di un'impostazione, di un sistema che realizza appunto tale progetto della sicurezza.
Si è sostenuto che stiamo discutendo della legge quadro, ma che da due mesi ancora non siamo riusciti ad accelerare il percorso: mi sembra che in due mesi pochi provvedimenti riescano a realizzare una evoluzione significativa, ma soprattutto una legge quadro come quella che innanzitutto noi auspichiamo, innanzitutto noi sosteniamo, innanzitutto noi vogliamo che sia approvata, perché abbiamo bisogno che il Parlamento sia messo nella condizione di partecipare ad un processo di determinazione decisionale, che vede appunto la nostra partecipazione all'estero.
Credo anche che tutto ciò avvenga con la discussione che guarda al modello della difesa. Si è parlato di fondi destinati ai nostri militari (e, quindi, alla parte militare di pace) e di fondi che attengono alla cooperazione.
Per quanto riguarda i nostri militari, riprendendo anche qualche passaggio degli interventi dell'onorevole Mogherini Rebesani, credo che tutti abbiamo sollecitato l'ipotesi che ogni sei mesi vi fosse la possibilità - anche attraverso questo tipo di provvedimento - di capire, meglio e di più, come e in che modo il nostro progetto si sviluppasse, si declinasse e si realizzasse rispetto agli obiettivi raggiunti e come si potesse avere una nuova rimodulazione della nostra presenza all'estero.
Pensavo che noi tutti insieme avessimo voluto queste tappe, le quali realizzano la possibilità di una verifica puntuale, di una valutazione, anche di una critica, oppure di correttivi, di suggerimenti o di contributi che possano finalmente, però, far capire che non è vero che non esiste un confronto sul tema della sicurezza e delle missioni internazionali. La verità è che quando discutiamo di questi argomenti, siamo in assenza di attenzione. A mio avviso, quando discutiamo di questi argomenti, non vi è la sensibilità necessaria nel comprendere che forse stiamo parlando di uno degli aspetti primari che attengono al dovere, alla responsabilità e al ruolo di una grande nazione, sicuramente di una grande nazione come l'Italia.
Credo, quindi, che su queste basi si possa concludere dichiarando il nostro pieno e convinto sostegno a questo provvedimento, che riguarda il rifinanziamento Pag. 38delle missioni, ma soprattutto il nostro pieno e convinto sostegno ai nostri militari, che realizzano ogni giorno per noi credibilità e autorevolezza, e che soprattutto ci danno garanzia di sicurezza negli scenari internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, sarò brevissimo. Intanto, comincio con il ringraziare i militari per quello che hanno fatto e che fanno nell'adempimento del loro dovere.
Ciò premesso, non posso far mancare la mia voce - come ho sempre fatto ormai da quattro o cinque anni a questa parte - su questo tipo di provvedimenti. Ritengo, infatti, in piena coscienza, che la democrazia non sia una cosa che si possa esportare. Qualora la democrazia fosse esportabile - e quindi le missioni avessero senso per portare un po' di civiltà in giro -, non potrei pensare che questa civiltà appaia coerente con le scelte che fanno altre nazioni.
In altre parole, voglio dire che la libertà, la vita e l'esercizio della democrazia è una cosa che è uguale per tutti i cittadini e per tutta la gente. La dignità di un congolese vale quanto quella di un afgano. Vorrei capire - se non giustificando questa cosa per motivi strettamente economici - per quale motivo tutti gli sforzi vengono fatti nei confronti di Paesi nei quali, comunque, si può vedere un certo tipo di ritorno (che sicuramente la nazione più grande del mondo ha), e non nei confronti di Paesi che, evidentemente, hanno tali necessità tanto quanto gli altri, ma vengono abbandonati? Perché il Congo dev'essere lasciato completamente derelitto? La vita degli uomini, delle donne e dei bambini di quei Paesi ha forse meno valore?
Per cui, a mio avviso, le missioni non possono che essere - qualora fatte - di aiuto e di pace. Le missioni di pace non si fanno portandosi dietro i carri armati, ma semplicemente dando alla gente quello che serve per avere una vita migliore.
Per questo motivo, sono dichiaratamente contro la guerra e contro le persone che vanno ad ammazzare e ad essere ammazzate. Abbiamo portato a casa tanti figli d'Italia dentro una bara: sono morti per cose lontane, distanti e - ripeto - non uguali in tutto il Paese. Dunque, signor Presidente, chiedo scusa a tutti gli altri colleghi, ma voterò contro questo provvedimento.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 3610-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3610-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di n. 3610-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Giulietti, onorevole Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge del decreto-legge 6 luglio 2010, n. 102, recante proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace, di stabilizzazione Pag. 39e delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia» (3610-A).
Presenti 520
Votanti 509
Astenuti 11
Maggioranza 255
Hanno votato 484
Hanno votato no 25
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che i deputati Gasbarra e Sarubbi hanno segnalato che non sono riusciti a votare, mentre avrebbero voluto astenersi.

Discussione del disegno di legge di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Serbia, dall'altra, con Allegati, Protocolli e Atto finale e Dichiarazioni, fatto a Lussemburgo il 29 aprile 2008 (A.C. 3620) (ore 13,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge di ratifica ed esecuzione dell'Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Serbia, dall'altra, con Allegati, Protocolli e Atto finale e Dichiarazioni, fatto a Lussemburgo il 29 aprile 2008.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 20 luglio 2010.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 3620)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto, che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, presidente della Commissione affari esteri, onorevole Stefani, ha facoltà di svolgere la relazione.

STEFANO STEFANI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono particolarmente lieto di fare una relazione all'Assemblea su questo importante Accordo, che rappresenta senz'altro un successo della politica estera italiana.
L'integrazione europea della Serbia è un passaggio obbligato per la stabilizzazione di tutta la regione dei Balcani occidentali e un doveroso riconoscimento per un popolo che ha sofferto gli errori della classe dirigente ex comunista e che oggi aspira ad essere parte attiva della grande famiglia europea.
Ringrazio tutte le Commissioni permanenti che hanno prontamente calendarizzato il provvedimento ed espresso parere favorevole al suo successivo iter. Ringrazio la Presidenza della Camera e tutti i gruppi parlamentari per la sollecita inserzione all'ordine del giorno di questo disegno di legge di ratifica. Questa tempistica darà il segnale più evidente del convinto sostegno che il nostro Paese assicura a una Serbia democratica.
Voglio ricordare che questo Accordo è stato siglato due anni fa e che solo il mese scorso è stato possibile superare, grazie all'intensa opera diplomatica del Ministro Frattini, le resistenze all'avvio della ratifica che provenivano da alcuni Stati membri.
Nel frattempo, la Commissione che ho l'onore di presiedere non ha mai fatto mancare alle autorità di Belgrado il suo convinto appoggio, sia recandosi in missione in quella capitale, sia ricevendo a Roma delegazioni serbe. Abbiamo altresì in più occasioni votato atti di indirizzo al Governo volti a conseguire l'obiettivo dell'accelerazione del processo di integrazione europea della Serbia e di tutti i Paesi della regione.
Desidero pubblicamente dare atto al Governo e al Parlamento serbi degli importanti atti politici compiuti, quali l'applicazione unilaterale dell'Accordo in esame con immediata rinuncia ai dazi Pag. 40doganali sin dal 1o gennaio 2009, la rimessione alla Corte internazionale di giustizia della questione del Kosovo, l'approvazione di una risoluzione di condanna dell'eccidio di Srebrenica.
Dunque, di fronte ai gravosi nodi problematici ereditati dal passato dittatoriale, la classe dirigente serba ha dimostrato e sta dimostrando di volersi attestare su una linea coerentemente democratica, di apertura nei riguardi della comunità internazionale.
L'obiettivo primario dell'Accordo è il consolidamento dei legami tra le parti e l'instaurazione tra di esse di relazioni strette e durature, basate sulla reciprocità e sul mutuo interesse. Esso prevede un dialogo politico regolare sulle questioni bilaterali e internazionali di reciproco interesse, compresi gli aspetti regionali, tenendo conto peraltro della politica estera e di sicurezza comune dell'Unione europea.
L'ASA favorisce inoltre lo sviluppo del commercio (creazione di una zona di libero scambio tra l'Unione e la Serbia), degli investimenti e della cooperazione tra le parti in numerosi settori tra cui, in particolare, giustizia e affari interni.
L'ASA contribuisce dunque ad aiutare la Serbia a diventare uno Stato autosufficiente e ben funzionante e ad allineare il suo sistema giuridico ed economico con quello degli Stati membri dell'Unione europea.
Con la ratifica di questo Accordo, che oggi vede l'Italia ancora una volta in posizione di apripista, la Serbia potrà presentare domanda di adesione all'Unione europea, come hanno già fatto peraltro l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia, l'Albania e il Montenegro. L'Italia continuerà senz'altro a sostenere tale prospettiva.
Concludo augurandomi il più ampio voto favorevole a questo provvedimento da parte di tutti i colleghi proprio per sottolinearne la portata storica (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, non ho da aggiungere altro a quanto ha esaurientemente espresso il relatore.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, stiamo parlando di un Paese, la Serbia, con il quale l'Unione europea ha sempre avuto un rapporto particolarmente complicato per ragioni ovviamente di natura squisitamente politica, anche se dal punto di vista formale ed istituzionale negli ultimi anni si sono registrati effettivamente dei passi in avanti.
L'Unione europea e la Serbia hanno infatti firmato il 29 aprile 2008 a Lussemburgo l'Accordo di stabilizzazione e associazione, oggi al nostro esame, che è il primo passo verso un'eventuale integrazione. Il Primo Ministro dell'epoca, Vojislav Kostunica, era contrario alla firma di questo Accordo in quanto nel Trattato non si menzionava il Kosovo come parte integrante della Serbia. Il testo, privo di questa clausola richiesta da Kostunica, è però stato firmato dal suo vice, Bozidar Djelic, in presenza del Presidente di quel Paese, Boris Tadic.
Nessuno ha mai voluto mettere in dubbio e nessuno mette in dubbio, almeno in questi ultimi anni, il destino europeo dei Balcani. La storia però pesa e, quindi, la decisione di sostenere senza esitazione la prospettiva europea dei Paesi Balcani occidentali che i leader dell'Unione europea presero a Salonicco fin dal 2003 è stata riconfermata più volte, senza che si muovessero apparentemente critiche e obiezioni, ma anche con qualche resistenza di fatto.
Com'è noto, la prossimità geografica con questo Paese e il nostro coinvolgimento diretto nel processo di stabilizzazione postbellica hanno profondamente caratterizzato la nostra politica estera in quella realtà. Pag. 41
Nel 2009 le iniziative diplomatiche italiane si sono particolarmente rivolte alla Serbia, sostenendone fortemente l'adesione all'Unione europea. Così come per il Montenegro, dove il nostro Paese prevede di avviare forti investimenti nel settore dell'energia e delle infrastrutture, anche in questo caso le relazioni bilaterali sono caratterizzate da una forte componente economica intensificatasi nell'ultimo anno.
Infatti, a novembre 2009 si è tenuto a Roma il primo vertice intergovernativo tra i due Paesi nel corso del quale sono stati firmati non solo due importanti accordi nel settore dell'energia rinnovabile, ma è stata anche apposta la firma ad una dichiarazione comune sulla messa in campo di un partenariato strategico tra i due paesi e sono stati firmati numerosi documenti: protocolli e memorandum nei campi delle infrastrutture, dell'agricoltura, degli interni e della difesa. Non possiamo dimenticare, tra l'altro, che il Paese balcanico si trova allo snodo di alcuni importanti progetti infrastrutturali europei.
Rimane certamente un unico motivo di tensione tra l'Italia e la Serbia: la questione del Kosovo, perché noi abbiamo riconosciuto l'entità statuale del Kosovo sul cui status - è bene ricordarlo - pesa una imminente sentenza della Corte internazionale di giustizia.
Signor Presidente, capisco che il tema magari non sia interessantissimo, ma si fa davvero fatica...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia...

FABIO EVANGELISTI. L'accordo in esame rappresenta, dunque, uno strumento cardine nel processo di stabilizzazione e di associazione promosso dalla Commissione europea un decennio fa, che ha definito una nuova strategia comunitaria nei confronti di questa regione ancora oggi alla base delle relazioni tra l'Unione europea con i paesi dei Balcani occidentali. Voglio ricordarli: l'Albania, la Bosnia-Erzegovina, la Croazia, l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia, la Serbia, il Montenegro, così come appunto per noi il Kosovo.
Questo Processo di stabilizzazione e di associazione (PSA) costituisce peraltro la parte integrante del percorso di avvicinamento dell'Europa anche per favorire la stabilizzazione della situazione politica ed istituzionale dei singoli Paesi e dell'intera regione; per sostenere tale processo di transizione verso l'economia di mercato attraverso una rafforzata cooperazione commerciale ed economica; per promuovere la cooperazione regionale; per incoraggiare il progressivo allineamento di tutti i Paesi coinvolti agli standard europei internazionali.
Per tutti questi obiettivi e in nome del significativo contributo che il nostro Paese ha in questi anni fornito all'importante processo di integrazione della realtà balcanica, dichiaro che il gruppo Italia dei Valori non farà mancare il voto favorevole alla ratifica di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, naturalmente verrò incontro alle aspettative dell'Assemblea e sarò brevissimo, però siccome non si tratta di un provvedimento di minor peso, ma ha un valore politico importante, penso che qualche parola la dobbiamo spendere per dare un contributo a favore e per dire alcune cose essenziali: in questi ultimi anni vi è quella che è stata definita da parte di alcuni osservatori una sorta di disaffezione al processo di allargamento, che nasce da tante cause che ovviamente non voglio qui sottolineare, perché sarebbe un ragionamento molto lungo e serio.
Voglio però dire che questo processo di disaffezione coglie il processo di integrazione europea e di allargamento in una fase delicatissima, perché riguarda quell'area orientale al nostro Paese, ovvero i Balcani, che costituisce per tante ragioni un interesse nazionale strategico. Il Paese ha sviluppato una politica nei confronti dei Balcani che si è spesso alimentata di grandi intenzioni, ma anche molte volte purtroppo di scarsa capacità realizzativa. Pag. 42
Penso però che non ci siano in discussione soltanto gli interessi nazionali strategici dell'Italia che sono naturalmente quelli di avere ai propri confini orientali un'area complessivamente pacificata. Naturalmente ciò si può realizzare se il processo di integrazione è completo e riesce cioè a superare quell'attuale stato a «macchia di leopardo» che ancora lo caratterizza.
Ebbene, non c'è solo un interesse italiano, come dicevo, ma credo che ci sia anche un interesse europeo, un interesse generale e noi dobbiamo lavorare, e ritengo che questo Accordo di stabilizzazione vada nella direzione giusta, affinché quel sentimento di disaffezione all'allargamento ulteriore possa essere sconfitto.
Naturalmente vi sono alcuni elementi molto importanti perché questi passi vadano avanti; vorrei dire in questa sede che uno di questi elementi, forse il più significativo accanto al tema del Kosovo, sul quale per ragioni di tempo non posso spendere molte parole, è quello del pieno adeguamento serbo, di una piena disponibilità serba all'osservanza delle prescrizioni del tribunale penale de L'Aja.
In queste settimane abbiamo potuto constatare che da parte serba, da parte del Premier Tadic si va nella direzione giusta. Noi dobbiamo incoraggiare in ogni modo, e il provvedimento in esame va in questa direzione, questo processo di piena compenetrazione con gli obiettivi del Tribunale; tutti sappiamo bene che si tratta di giungere all'arresto ancora di due grandi criminali di guerra. Penso che la Serbia abbia avviato questo processo: la Serbia sta dimostrando su questo versante, e devo dire anche sul versante della questione kosovara, un'apertura, e noi dobbiamo aiutarla in questa direzione perché è quella che porta il processo di integrazione a compiere passi in avanti più veloci ed è per il nostro interesse, per l'interesse dell'Europa che vogliamo che questo si realizzi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 3620)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo rinunziano alla replica.

(Esame degli articoli - A.C. 3620)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 3620), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Moles, Ciccioli, Martinelli, D'Anna, Ferranti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(Presenti e votanti 474
Maggioranza 238
Hanno votato
474).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 3620), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 43

Onorevoli Iannarilli, Moles...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 472
Maggioranza 237
Hanno votato
472).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 3620), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Palmieri, Paolo Russo, Scandroglio, Gatti, Borghesi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 470
Maggioranza 236
Hanno votato
470).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 3620), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cazzola, Mura, Giancarlo Giorgetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(Presenti e votanti 472
Maggioranza 237
Hanno votato
472).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 3620)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 3620).
Nessuno chiedendo di intervenire per l'illustrazione dell'ordine del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, accolgo l'ordine del giorno come raccomandazione, perché mentre per i primi due impegni non ci sono questioni, sul terzo impegno è necessaria una decisione unanime in sede di Unione europea, quindi dobbiamo procedere con estrema cautela.
Per questo accolgo l'ordine del giorno come raccomandazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mecacci n. 9/3620/1, accolto dal Governo come raccomandazione.
È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3620)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Prendo atto che l'onorevole Evangelisti, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto rinunzia ad intervenire.
Pag. 44
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non consegno il testo del mio intervento (Commenti) perché se avessimo iniziato a votare prima, avremmo avuto più tempo per discutere.

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, non raccolga la provocazione. Vada avanti.

LUCA VOLONTÈ. Ma no, signor Presidente, si tratta solo dell'amico Barbieri.
Non voglio ripetere ciò che hanno già detto con grande perizia di termini ed intelligenza politica il presidente Stefani e il collega Tempestini, e consegnerò per questo una parte dell'intervento, ma non senza prima ricordare che l'obiettivo di fondo di questo provvedimento e di altri che fanno parte del processo di stabilizzazione e associazione, chiamato PSA, è quello di integrare i Balcani occidentali nel contesto politico-economico europeo e porre le basi di future adesioni all'Unione europea di questi Paesi.
Si tratta di accordi firmati e riconosciuti a Salonicco e ancora prima a Santa Maria de Feira nel 2003.
Questo accordo esprime chiaramente la disponibilità dell'Unione europea ad integrare il più possibile la Serbia nel contesto politico-economico dell'Europa, anche attraverso un progressivo avvicinamento alla legislazione locale nei settori pertinenti a quelli della Comunità. Si tratta certamente di un accordo commerciale preferenziale. Tuttavia, oltre alle norme sulla libera circolazione delle merci, vi sono norme in materia di circolazione dei lavoratori, di diritto di stabilimento, di prestazione di servizi e movimenti di capitali, al fine - dicevo prima - di avvicinare la Serbia a quell'acquis communautaire, a cui tende questo accordo di ASA.
Vi è anche un'attenzione particolare al tema della concorrenza, della giustizia, della libertà, della sicurezza, delle politiche di cooperazione e della cooperazione finanziaria.
Da tutti questi elementi si comprende ancor meglio non solo lo sforzo che ha fatto il Governo italiano in questa direzione e in questi anni, ma anche quanto l'interesse italiano coincida, in questo particolare settore geografico, con l'interesse dell'Unione europea. Lo ha detto Stefani, lo ha ripetuto Tempestini: è strategicamente fondamentale per il nostro Paese e, grazie agli sforzi del nostro Paese, per l'intera Unione europea, non solo stabilizzare, ma anche cercare di spingere il più possibile i governi dei Balcani ad avere quelle caratteristiche proprie di un'associazione permanente all'interno dell'Unione europea, non solo per la sicurezza di quei Paesi, ma anche per la sicurezza interna al contesto europeo. La Serbia dentro questo meccanismo gioca un ruolo fondamentale, il Governo serbo sta facendo passi importantissimi in questa direzione, come hanno già fatto l'Albania e la Macedonia e come tutti auspichiamo possa fare la Bosnia Erzegovina, nei prossimi mesi e nei prossimi anni, anche grazie alle elezioni che si terranno il 4 ottobre. Questa è una delle tante ragioni per le quali il nostro gruppo guarda con attenzione a questo provvedimento, nei confronti del quale esprimerà certamente un voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, il nostro gruppo voterà favorevolmente. Svolgo due brevissime considerazioni. L'integrazione di tutti i Balcani occidentali nell'Unione europea è una priorità strategica storicamente per la politica estera dell'Italia. Crediamo che vada riconosciuto alla Serbia di aver oggettivamente compiuto grandi passi e progressi negli ultimi anni. Come è già successo per la Croazia, per la Bosnia-Erzegovina, per l'Albania e la Macedonia, questi Paesi si sono incamminati con decisione verso una piena democrazia, verso l'affermazione dello Stato di diritto e la piena adesione ad una economia di Pag. 45mercato. Nel momento in cui approviamo questo importante atto, che rappresenta un indubbio successo per la Serbia nel suo processo di avvicinamento all'Unione europea, voglio ancora dire due parole sulla situazione del Kosovo, che l'Italia riconosce come Paese indipendente, ma che non tutti i Paesi dell'Unione europea e la gran parte dei Paesi della comunità internazionale riconoscono. Noi abbiamo un interesse strategico - vorrei dirlo oggi che approviamo questo importante Accordo - alla ulteriore stabilizzazione del Kosovo e alla pacificazione delle relazioni fra Kosovo e Serbia. Noi chiediamo, quindi, che il naturale prosieguo di questa attività sia l'integrazione del Kosovo nell'Unione europea. Questo è il vero lavoro nel quale la comunità internazionale dovrà impegnarsi nei prossimi anni. Detto questo, noi voteremo convintamente a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, per l'importanza politica di questo atto legislativo desidero dichiarare il nostro voto favorevole. Per le motivazioni, per economia di tempo, mi rimetto alla relazione del presidente della Commissione esteri, Stefani e all'intervento del collega Tempestini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Amico. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, questo Accordo di stabilizzazione e di associazione rappresenta lo strumento principale del processo di avvicinamento tra l'Unione europea e la Repubblica serba, ponendo le basi per una sua futura adesione all'Unione europea. È ormai noto che riguardo al continuo allargamento dell'Unione europea nutriamo forti dubbi, ma tra i diversi Paesi candidati all'adesione la Serbia è sicuramente il Paese rispetto al quale sussistono, da parte nostra, le maggiori valutazioni positive, a differenza di altre candidature, sulle quali riteniamo che i fattori negativi siano maggiori rispetto alle positività.
In questo caso, è giusto ricordare la nostra vicinanza al popolo serbo, soprattutto per le comuni radici cristiane, che risalgono al periodo tra l'871 e l'875 dopo Cristo, grazie all'opera di evangelizzazione e conversione compiuta dai missionari Cirillo e Metodio. Ricordiamo anche le tante battaglie del popolo serbo contro l'invasore musulmano, alcune delle quali combattute insieme, come durante la guerra tra gli Ottomani e la Santa alleanza, con la partecipazione della Repubblica di Venezia, tra il 1683 e il 1699, fino alla liberazione di Belgrado nel 1867 e al riconoscimento internazionale del Principato di Serbia nel 1878.
È un popolo che ha sofferto fino quasi ai giorni nostri, quando, nel 1999, subì i bombardamenti della NATO, in una guerra alla quale anche l'Italia prese parte. In quell'occasione, devo ricordare la presa di posizione della Lega Nord, che fu contraria a quei bombardamenti, assolutamente non per sostenere un regime, ma, in primo luogo, in quanto l'intervento non fu deliberato dal Parlamento e, in secondo luogo, in quanto punitivo per il popolo serbo, che - è giusto ricordarlo - fu aiutato con aiuti umanitari della Croce Rossa russa e da alcuni convogli di medicinali raccolti della Lega Nord con sottoscrizioni popolari e recapitati in quei tristi giorni da alcuni di noi, nonostante i bombardamenti.
Ora, mentre a Belgrado alcuni edifici ancora riportano, a monito per il futuro, lo sfregio delle bombe, con questa ratifica, ci troviamo davanti ad momento importante, sia per i rapporti tra i nostri Paesi, sia per la stabilizzazione di tutta l'area balcanica.
Il nostro voto sarà, quindi, favorevole, ricordando però al Governo che sarà fondamentale per i futuri sviluppi che vengano attentamente monitorati alcuni aspetti che potrebbero essere problematici, Pag. 46come quello della libera circolazione delle persone. Sappiamo, infatti, che ci sono precedenti come quelli della Romania, che hanno portato problemi. Quindi, ribadisco il voto favorevole della Lega Nord e ringrazio il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Tempestini, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto vi rinunzia. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonione. Ne ha facoltà.

ROBERTO ANTONIONE. Signor Presidente, nell'annunciare il voto favorevole del Popolo della Libertà, mi rimetto alle dichiarazioni del presidente Stefani (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

In ricordo dell'onorevole Antonio Parlato (ore 13,45).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea ed i membri del Governo). È deceduto nella giornata di ieri, all'età di settantuno anni, l'onorevole Antonio Parlato, nato a Napoli il 1o luglio 1939, componente della Camera dei deputati dalla VIII alla XII legislatura, iscritto al gruppo del Movimento Sociale Italiano e successivamente a quello di Alleanza Nazionale.
L'onorevole Parlato ha anche ricoperto rilevanti incarichi di Governo, come quello di sottosegretario al bilancio con delega per i problemi del Mezzogiorno nel Governo Berlusconi. Nei primissimi anni Settanta ricoprì l'incarico di coordinatore nel settore giustizia della consulta corporativa napoletana, candidandosi nel 1975 al consiglio comunale di Napoli, in seno al quale ha ricoperto la carica di presidente del gruppo consiliare di Alleanza Nazionale.
Giurista, avvocato specializzato in diritto marittimo, aereo e dei trasporti, studioso di economia e di storia, è stato vicecommissario straordinario dell'Inail e successivamente presidente dell'Ipsema, l'ente di previdenza marittima.
Ai familiari dell'illustre collega la Presidenza rivolge la più sincera espressione di cordoglio a nome dell'intera Assemblea. Vi prego di mantenere un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi).

Si riprende la discussione del disegno di legge di ratifica n. 3620 (ore 13,50).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3620)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3620, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Nizzi, Sanga, Borghesi, Lainati, Giancarlo Giorgetti, Biasotti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Serbia, dall'altra, con Allegati, Protocolli e Atto finale e Dichiarazioni, fatto a Lussemburgo il 29 aprile 2008» (3620):

Presenti e votanti 455
Maggioranza 228
Hanno votato 455
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

Pag. 47

Sull'ordine dei lavori (ore 13,51).

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, intervengo perché mi sembra di tutta evidenza che, nel permanere di una situazione in cui il Ministero per lo sviluppo economico ha una gestione ad interim, il campo, in materia di nucleare, è occupato dal Ministro per l'ambiente Prestigiacomo, che, apprendiamo dalle agenzie di stampa, in questi giorni è in America per siglare accordi in materia di sicurezza sul nucleare.
Questo accordo siglato in America è il terzo, dopo quelli sanciti con la Francia e con la Slovenia, per non parlare degli accordi in altro ambito siglati con la Russia. Intervengo perché ritengo necessaria un'informativa del Ministro Prestigiacomo su quanto sta facendo, anche perché la sigla di questi accordi avviene mentre al Senato è in discussione il decreto sull'energia, che contiene anche norme controverse in materia di istituzione dell'Agenzia per la sicurezza sul nucleare; in particolare, mi riferisco alle norme che riguardano le incompatibilità del presidente che dovrà presiedere questo importantissimo ente.
Rivolgo la richiesta che, appena rientrato in Italia, il Ministro Prestigiacomo si presenti e venga in Aula per informarci del lavoro che ha svolto in materia di nucleare, in particolare per quanto riguarda gli accordi sulla sicurezza nucleare.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (13,53).

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, qualche giorno fa, nei Centri di identificazione ed espulsione (CIE) di Gradisca d'Isonzo (in provincia di Gorizia) e di Milano, si sono verificati dei gravi incidenti.
Rispetto a tali problematiche desideravo, tramite lei, signor Presidente, sollecitare per la quarta volta una risposta da parte del Ministro dell'interno ad un'interrogazione che, assieme ai colleghi Maran e Rosato, avevo presentato il 1o ottobre dello scorso anno, proprio in riferimento ad un precedente fatto di grande gravità che si era verificato all'interno del CIE di Gradisca.
Poiché avevo già sollecitato una risposta da parte del Governo, in data 17 dicembre dell'anno scorso, il 6 maggio e il 1o giugno di quest'anno, senza ottenere ancora risposta, mi permetto, signor Presidente, di rivolgere una quarta sollecitazione, tramite Lei, al Ministro dell'interno affinché provveda a dare una risposta alle interrogazioni con cui segnalavamo la difficoltà che vi è all'interno dei CIE sparsi in giro per l'Italia, a seguito di una condizione di grave tensione, determinata dalle nuove normative, che hanno previsto l'allungamento dei tempi di detenzione nei centri da 60 a 180 giorni, ma soprattutto dovuta alla presenza promiscua di persone con un profilo diverso. Vi sono infatti molti immigrati, a cui è scaduto il permesso di soggiorno, che vengono detenuti assieme a dei criminali che hanno ottenuto delle condanne.
Pertanto, signor Presidente, la prego di interporre i suoi buoni uffizi presso il Ministro dell'interno affinché vi sia una risposta a questa nostra interrogazione.

PRESIDENTE. Onorevole Strizzolo, la Presidenza si farà carico di trasmettere la sua richiesta al Governo.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,55, è ripresa alle 15.

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bonaiuti, Brugger, Brunetta, Caparini, Cicchitto, Colucci, Cossiga, Crimi, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Jannone, Lo Monte, Mantovano, Mazzocchi, Meloni, Menia, Migliavacca, Mura, Leoluca Orlando, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Rotondi, Sardelli, Stefani, Tabacci, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per le pari opportunità, il Ministro della salute, il Ministro della giustizia e il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Iniziative per la piena attuazione della disciplina in tema di atti persecutori e del piano nazionale contro la violenza alle donne previsto dalla legge finanziaria per il 2008 - n. 3-01186)

PRESIDENTE. L'onorevole Rossomando ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01186, concernente iniziative per la piena attuazione della disciplina in tema di atti persecutori e del piano nazionale contro la violenza alle donne previsto dalla legge finanziaria per il 2008 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANNA ROSSOMANDO. Signor Presidente, signor Ministro, negli ultimi mesi e negli ultimi giorni sono aumentati i casi di omicidio che vedono le donne come vittime, un crescendo continuo da parte di uomini che già in passato avevano realizzato aggressioni nei loro confronti.
Abbiamo approvato una legge sugli atti persecutori alla quale abbiamo contribuito tutti, fortemente voluta anche dal Partito Democratico. Ma una legge, una norma non basta, perché quello che pensiamo è che non basta preoccuparsi delle donne e della violenza contro le donne, bisogna occuparsi della violenza contro le donne. È per questo che avevamo proposto una serie di emendamenti e di ordini del giorno che intendevano dare corpo ed efficacia all'applicazione di questa legge per poter proteggere le vittime di queste gravissime aggressioni.
Ma quegli emendamenti e quegli ordini del giorno voi li avete bocciati tutti! Oggi chiediamo quindi a lei, signor Ministro presente in Aula, ed agli altri Ministri interpellati quale sia lo stato di indagine sui dati a disposizione dopo l'entrata in vigore di questa legge, sullo stato di informazione e di formazione del personale di polizia e dei carabinieri e del personale che interviene nei presidi sanitari.

PRESIDENTE. Onorevole Rossomando, deve concludere.

ANNA ROSSOMANDO. Soprattutto vogliamo sapere - e concludo - se e dove siano stati impiegati quei 20 milioni di euro che vi sarebbero in virtù della legge del 2007, di cui sappiamo che solo 2 milioni sono stati utilizzati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro per le pari opportunità, Maria Rosaria Carfagna, ha facoltà di rispondere.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, Pag. 49onorevoli colleghi, l'approvazione della legge n. 38 del 23 aprile 2009 di cui sono stata promotrice e sostenitrice, che ha introdotto con l'articolo 612-bis del codice penale il reato di stalking, è - credo - una chiara dimostrazione di quanto il pericolo degli atti persecutori non sia stato affatto sottovalutato dal Governo. Vale forse la pena di ricordare che è stato proprio in uno dei primi Consigli dei ministri che questo Governo ha approvato questo disegno di legge, precisamente nel giugno del 2008 e quindi poco più di un mese dopo il suo insediamento.
Come risulta dai dati dell'Osservatorio nazionale sullo stalking le donne sono le vittime di atti persecutori nell'87 per cento dei casi. Il 70 per cento dei persecutori conosce le proprie vittime per essere o per essere stato un partner e nella maggior parte dei casi è l'interruzione di una relazione affettiva che scatena un comportamento compulsivo fatto di minacce, di pedinamenti, di persecuzioni, in casi estremi di omicidio.
Dai dati della banca dati interforze a poco più di un anno dall'entrata in vigore della legge emergono 5.153 casi di stalking, le persone denunciate sono state 5.369, quelle arrestate 942. Sono stati emessi dai questori 1.020 provvedimenti di ammonimento ai sensi dell'articolo 8 della legge n. 38 e da parte dell'autorità giudiziaria sono stati disposti 1.312 divieti di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. I delitti di stalking riguardano in particolare le regioni più grandi: in Lombardia i casi denunciati sono stati 727, in Piemonte 462, in Campania 458, in Toscana 455, in Sicilia 434, in Puglia 402 e nel Lazio 371.
Soltanto nel primo trimestre 2010 le persone denunciate sono state 1.592 e gli arresti 293: segno, dunque, che la legge è entrata a regime, e sta producendo risultati addirittura superiori alle aspettative.
Sul fronte dei progetti riguardanti lo stalking, segnalo che, a seguito del protocollo di intesa siglato con il Ministro della difesa, è operativa dal marzo 2009 presso il Ministero per le pari opportunità la Sezione Atti Persecutori, composta da 11 carabinieri, uomini e donne, impegnati nell'analisi e nel monitoraggio del fenomeno e da alcuni mesi impegnati anche sul territorio italiano, per svolgere corsi di formazione per i colleghi delle forze dell'ordine che si trovano ad affrontare tale fenomeno, e per dare un aiuto concreto alle vittime di stalking.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Per le medesime finalità si è insediato, presso il Servizio analisi criminale della Direzione centrale della Polizia criminale del Ministero dell'interno, in attuazione dal protocollo d'intesa firmato nel luglio 2009 con il Ministro dell'interno, il gruppo di lavoro con il compito di promuovere studi e ricerche di settore rivolte all'aggiornamento delle strategie di prevenzione e contrasto agli atti di violenza sessuale o di genere.
Sono state realizzate tre campagne di informazione e sensibilizzazione sulla violenza contro le donne: la prima sullo stalking, allo scopo di rendere nota alla collettività la nuova normativa; la seconda per promuovere la conoscenza del numero verde «1522»; la terza, una campagna di comunicazione promossa in occasione della Conferenza internazionale sulla violenza contro le donne tenutasi a Roma il 9 e il 10 settembre 2009, dal titolo: Rispetta le donne, rispetta il mondo.

PRESIDENTE. Signor Ministro, la prego di avviarsi a concludere.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Mi lasci concludere, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ministro, il suo tempo è ampiamente scaduto: non posso lasciarla concludere.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Ho quasi finito. Stiamo inoltre lavorando al Piano nazionale contro la violenza, contenente Pag. 50azioni per un efficace contrasto al fenomeno della violenza contro le donne. Il Piano nazionale è stato trasmesso alla Conferenza unificata, al fine di acquisire il necessario parere, come previsto dalla legge finanziaria per il 2007.
Per quanto riguarda, e ho concluso...

PRESIDENTE. L'onorevole Amici, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Mi fa almeno dire delle risorse finanziarie?

PRESIDENTE. Ministro, le ho attribuito un minuto in più. Prego, onorevole Amici.

SESA AMICI. Signor Presidente, il Ministro Carfagna, nel rispondere alla nostra interrogazione a risposta immediata, ha posto maggiormente l'accento sulla ricostruzione delle motivazioni che hanno portato alla legge contro gli atti persecutori: un dibattito che abbiamo già svolto in Aula, e che non vi era alcun motivo di riproporre in questa occasione.
Quello che a noi interessava era esattamente il punto finale, che non abbiamo potuto ascoltare. È del tutto evidente che, quando vi è una norma che introduce una nuova fattispecie di reato, su questo intervengono le forze dell'ordine, i protocolli di intesa, i livelli di formazione; il quesito che a noi interessava è il seguente: nel Piano nazionale contro la violenza alle donne, l'utilizzo del finanziamento dei 20 milioni di euro, di cui in un anno ne sono stati spesi solo 2.
Il Ministro ha continuamente insistito sulle campagne di informazione; ma la violenza alle donne, tema a noi molto caro, si combatte non solo attraverso di esse, ma con il sostegno concreto a quante rimangono vittime soprattutto di persone che sono loro vicine. Erano questi i motivi per cui avevamo sostenuto con grande forza la legge contro gli atti persecutori.
È del tutto evidente che la risposta che lei ha dato, signor Ministro, interessante dal punto di vista dei dati, non risolve il nodo politico su cui avevamo posto tale domanda.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SESA AMICI. Di fronte a situazioni così emergenziali come la violenza contro le donne, non basta solo la repressione. Lei lo sa bene quanto noi; ed è per questo che è veramente assai grave che nel giro di un anno si spendano solo 2 milioni, e se ne lascino inutilizzati i restanti, 18 milioni di euro. Credo che questa sia la risposta più negativa che si possa dare ad una campagna seria contro la violenza alle donne (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative per garantire la sicurezza degli alimenti importati - n. 3-01187)

PRESIDENTE. L'onorevole De Nichilo Rizzoli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01187, concernente iniziative per garantire la sicurezza degli alimenti importati (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

MELANIA DE NICHILO RIZZOLI. Signor Presidente, signor Ministro, il maxi-sequestro da parte dei carabinieri NAS di Torino di circa settantamila mozzarelle dal colore blu, provenienti da uno stabilimento industriale tedesco, ripropone nuovamente il problema della sicurezza alimentare e dei controlli da parte delle autorità preposte nel nostro Paese. Le mozzarelle sequestrate, destinate ad essere messe in commercio in Italia, secondo quanto risulta dai carabinieri che hanno provveduto al sequestro cautelativo sanitario, all'atto dell'apertura della confezione mutavano rapidamente colore, assumendo un'impressionante e inquietante pigmentazione blu. Responsabile della colorazione blu potrebbe essere un batterio non patogeno, probabilmente anaerobico, che al contatto con l'aria si attiva e quindi diventa immediatamente patologico. Vogliamo Pag. 51sapere quali iniziative intenda avviare il Ministro interrogato al fine di garantire la sicurezza degli alimenti importati.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevole De Nichilo Rizzoli, informo che per la vicenda «mozzarella blu» il nostro Ministero ha chiesto immediatamente a livello comunitario la convocazione urgente del Comitato per la catena alimentare. Di conseguenza, la Commissione europea ha convocato il Comitato in data 1o luglio 2010 e sono stati forniti gli esiti dell'ispezione comunitaria presso la ditta richiesti espressamente dall'Italia. Da questa ispezione è emerso che la causa della colorazione è la presenza di pseudomonas fluorescens, che è un batterio presente nell'acqua utilizzata per la lavorazione dei prodotti. La ditta non aveva informato le autorità sanitarie in quanto questo batterio non è considerato patogeno per l'uomo. Solo a seguito dell'attivazione del sistema di allerta in data 9 giugno 2010 da parte dell'Italia la ditta ha proceduto a ulteriori accertamenti e alle misure correttive sotto la vigilanza delle autorità tedesche. Ciò premesso, il Ministero della salute, per garantire la sicurezza degli alimenti importati, intende sollecitare a breve la Commissione europea affinché le autorità dei Paesi membri intervengano tempestivamente nell'attivazione del sistema di allerta rapido, in modo da attivare la comunicazione, non solo nei casi in cui vi sia pericolo per la salute pubblica, ma anche in tutti i casi in cui vengano riscontrati dei prodotti comunque non idonei per il consumo umano. Vorrei segnalare che l'Italia è il primo Paese per numero di notifiche riguardo al sistema di allerta rapido, però bisogna anche dire che, a livello comunitario, vengono disciplinati in maniera puntuale sia obblighi di alto controllo ricadenti sull'operatore del settore alimentare sia i controlli ufficiali. Quindi, l'Italia non può effettuare controlli d'iniziativa esclusivamente nazionale con effetto discriminatorio su prodotti di origine comunitaria, può invece effettuare controlli supplementari per la verifica del rispetto dei criteri di sicurezza.
Quanto all'importazione di prodotti alimentari di origine animale, come la carne e il latte, il controllo viene effettuato direttamente dagli uffici periferici del Ministero della salute, e questo avviene sulla totalità delle merci. Invece, per i prodotti vegetali i controlli sono effettuati dagli uffici del Ministero USMAF su tutte le partite al momento dell'ingresso nel territorio nazionale, e ciò a differenza di quanto avviene nella quasi totalità dei Paesi comunitari che invece effettuano i controlli a introduzione già avvenuta sul proprio territorio. Proprio per questo, poiché abbiamo una posizione più avanzata, l'Italia sta sostenendo a livello comunitario un'armonizzazione maggiore in materia di controlli. Infine, comunico che, nell'ambito dei lavori comunitari, è in discussione un nuovo regolamento concernente l'etichettatura degli alimenti, e in questo contesto l'Italia è fortemente impegnata nel sostenere l'obbligo di riportare in etichetta l'indicazione dell'origine e della provenienza dei prodotti alimentari.

PRESIDENTE. L'onorevole Fucci, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

BENEDETTO FRANCESCO FUCCI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Fazio per l'esauriente risposta fornita rispetto alla quale, anche a nome degli altri colleghi cofirmatari, mi dichiaro pienamente soddisfatto. Riguardo allo specifico caso delle mozzarelle blu - come riportato dal rappresentante del Governo - l'Italia ha reagito prontamente, coinvolgendo la Commissione europea, e tale intervento ha portato ad una pronta soluzione della vicenda delle mozzarelle blu, che è stata tanto più grave ed inaccettabile in quanto avvenuta proprio nel nostro Paese che ha una straordinaria tradizione nella produzione di mozzarelle (penso alla Campania e alla Puglia). Per quanto riguarda Pag. 52l'aspetto più generale della questione, siamo soddisfatti anche per la puntuale disamina offerta dal Ministro Fazio sul quadro normativo comunitario concernente i controlli sulla sicurezza degli alimenti importati.
Non vi è dubbio, in linea con quanto appena detto dal Ministro, che da parte dell'Italia sia necessario un impegno sempre più fermo per incoraggiare un'armonizzazione efficace e funzionale in materia di controlli sulla sicurezza alimentare, in modo tale da contemperare, da una parte, il principio di non discriminazione sui prodotti di origine comunitaria rispetto a quelli nazionali e, dall'altra, l'efficacia dei controlli sulla sicurezza alimentare. Tale ultimo aspetto va a toccare, infatti, la questione fondamentale della prevenzione e anche per questo è pienamente condivisibile il richiamo fatto dal Ministro all'impegno politico dell'Italia, in ambito comunitario, per far sì che la discussione in corso sul nuovo regolamento europeo, concernente l'etichettatura dei prodotti alimentari, approdi a risultati concreti. Concludo, ribadendo che è davvero essenziale garantire - e riprendo le testuali parole del Ministro Fazio - «una corretta e completa informazione ai consumatori», perché, in effetti, i consumatori, oggi, reclamano giustamente, con sempre maggiore insistenza, il loro diritto ad essere messi in grado di sapere esattamente l'origine e la composizione dei prodotti agroalimentari che si accingono ad acquistare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative di competenza del Ministro della giustizia a tutela del prestigio delle istituzioni in relazione a recenti vicende emerse da intercettazioni telefoniche che vedono coinvolto, tra gli altri, il sottosegretario Giacomo Caliendo - n. 3-01188)

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Di Pietro n. 3-01188, concernente iniziative di competenza del Ministro della giustizia a tutela del prestigio delle istituzioni in relazione a recenti vicende emerse da intercettazioni telefoniche che vedono coinvolto, tra gli altri, il sottosegretario Giacomo Caliendo (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor Ministro, il sottosegretario alla giustizia e senatore, Giacomo Caliendo, risulta coinvolto in una vicenda che il grande pubblico conosce ormai come P3. In un'ordinanza, emessa il 6 luglio, nei confronti di Carboni, Lombardi e Martino, il senatore Caliendo viene citato per aver partecipato, con essi, ad una riunione, nell'abitazione del parlamentare Verdini, presenti anche Marcello Dell'Utri e i magistrati Martone e Miller, nella quale si sarebbe tentato di fare pressione per far modificare il giudizio della Corte Costituzionale sul cosiddetto lodo Alfano. Inoltre, il sottosegretario viene citato per altre vicende relative anche alla questione dell'esclusione della lista «Per la Lombardia» nelle elezioni regionali lombarde. Le chiediamo se, alla luce di queste vicende, indipendentemente dalle responsabilità penali, non ritenga che sia necessaria una sua azione volta a far dimettere il sottosegretario.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, onorevoli colleghi, leggendo il vostro atto di sindacato ispettivo rilevo che esso è una sorta di copia-incolla dell'ordinanza di custodia cautelare che ha riguardato i tre soggetti da voi citati, con una conclusione evidentemente sganciata dalla premessa poiché, a fronte del copioso uso dei contenuti dell'ordinanza, si conclude, prescindendo da essa e chiedendo che iniziative il Governo intenda adottare in merito alla posizione del sottosegretario, il senatore Giacomo Caliendo, a prescindere - siete voi a scriverlo - dalle sue responsabilità penali. L'indagine era ampiamente nota alle cronache Pag. 53giudiziarie grazie ad una serie di anticipazioni giornalistiche. I dettagli dell'inchiesta sono emersi da giornali e dai siti Internet dai quali voi stessi dite di avere attinto le vostre informazioni ed il quadro è stato, infine, completato da una sobria e pacata intervista rilasciata dal procuratore aggiunto della Procura di Roma, il dottor Giancarlo Capaldo, a la Repubblica il 17 luglio scorso, dal titolo: «Una società occulta devastante che condizionava le istituzioni». Intervista, invero, dallo stesso procuratore parzialmente smentita il giorno successivo e che faceva seguito, sul piano logico, ad altra, non meno continente intervista concessa dal medesimo procuratore aggiunto al quotidiano Libero, il 15 maggio 2010, dal titolo: «Cricca: è una faida nel PdL». Tale mia premessa per dire che tutto è noto dell'inchiesta, niente è noto, invece, di ciò che il sottosegretario Caliendo avrebbe materialmente fatto, agendo illecitamente o in direzione contraria ai doveri dell'ufficio che ricopre. Intendo ribadire in quest'Aula, dunque, la piena correttezza di comportamento del sottosegretario Caliendo nei due anni di intenso e proficuo lavoro al Ministero della giustizia. Per ovvia conseguenza logica, non prendiamo neanche in considerazione l'ipotesi, richiesta nell'atto di sindacato ispettivo, ed inopportunamente avanzata anche ieri in Commissione giustizia, che il senatore Caliendo non si occupi più della materia delle intercettazioni in rappresentanza del Governo, a maggior ragione dopo che, proprio ieri, il senatore Caliendo ha presentato l'emendamento del Governo che, in buona parte, recepisce indicazioni provenienti dai soggetti istituzionali auditi in Commissione e anche da alcune opposizioni.
In ultimo, in riferimento al vostro quesito circa le iniziative che il Governo intende adottare al fine di salvaguardare - così chiedete - il Paese e le sue istituzioni nel loro prestigio e nella loro dignità, la mia risposta è semplice e chiara: il Governo intende adottare tutte le iniziative previste dal programma approvato da milioni di elettori per rendere più efficiente e funzionale la giustizia italiana come già fatto per la riforma del processo civile e per le leggi antimafia. Ciò nella consapevolezza della grande differenza che esiste tra noi e voi.
Per voi questione morale è andare dietro ad ogni inchiesta. Per noi è morale perseguire gli autori dei reati senza inseguire fantasmi, dare certezza della pena ai colpevoli, ristoro alle vittime dei loro reati, garanzie degne di uno Stato liberale ai cittadini innocenti sottoposti a processo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di replicare.

ANTONIO BORGHESI. Signor Ministro, non sono soddisfatto: etica e codice penale sono due questioni assolutamente diverse che vanno affrontate su piani diversi. Lei ha dato una risposta sostanzialmente burocratica che è del tutto simile a quella che una settimana fa il Ministro per i rapporti con il Parlamento aveva dato circa l'onorevole Cosentino, poi dimessosi; a quella che lo stesso Ministro aveva dovuto dare due settimane fa sul Ministro Brancher, poi dimessosi; a quella che un paio di mesi fa era stata data dallo stesso Ministro sulla questione del Ministro Scajola, poi dimessosi. Anche lì ci si limitava a dire che non era indagato, ma il tema evidentemente non è e non può essere questo.
In quell'inchiesta si parla di contestazione per chi è indagato ovviamente di reati di associazione a delinquere semplice e violazione della legge Anselmi per aver costituito una vera e propria associazione segreta finalizzata ad influenzare decisioni politiche, appalti, processi e a pilotare le nomine nelle cariche istituzionali di rilievo. In quelle riunioni si parlava di questi temi e anche il sottosegretario Caliendo ha partecipato a quelle riunioni.
Poiché si parla di P3 non vorrei dimenticare che c'è un filo rosso tra la P3 e la P2 poiché non posso dimenticare che la relazione della Commissione Anselmi del 1981 parla ancora dell'allora magistrato Pag. 54Caliendo e ne parla in questi termini: era il messaggero di alcuni giudici in rapporto con la loggia P2 per esercitare pressioni affinché la procura milanese restituisse il passaporto a Roberto Calvi, il numero uno del Banco Ambrosiano al quale era stato negato l'espatrio.
Vorrei ricordare che il Governo non può, non poteva non conoscere questa vicenda poiché la relazione di minoranza in cui si parla ancora del sottosegretario attuale Caliendo, allora magistrato, era firmata da un autorevole Ministro di questo Governo, cioè dal Ministro per le infrastrutture Matteoli. Pertanto, la verità è che il fatto che questo sottosegretario abbia una delega alle intercettazioni o abbia avuto una delega alle intercettazioni...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Borghesi.

ANTONIO BORGHESI... è evidentemente un conflitto di interesse insanabile (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Iniziative di competenza del Ministro della giustizia in relazione ad una recente vicenda di stalking conclusasi tragicamente - n. 3-01189)

PRESIDENTE. L'onorevole Lussana ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01189 concernente iniziative di competenza del Ministro della giustizia in relazione ad una recente vicenda di stalking conclusasi tragicamente (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, le cronache delle ultime settimane riportano storie di donne, troppe, uccise da ex mariti, ex fidanzati o semplicemente da uomini che le perseguitavano. Particolare emozione e numerosi interrogativi, in relazione alla drammaticità e alla tempistica dell'azione criminosa, ha suscitato la vicenda di Gaetano De Carlo, un carrozziere di 55 anni del cremonese, che con diverse denunce precedenti per stalking, per la precisione 7, ha ucciso a colpi di pistola due donne a distanza di circa 11 ore l'una dall'altra prima di finire la sua follia omicida togliendosi la vita. Ora, signor Ministro, visto che, fortemente voluta da questo Governo e da questa maggioranza, è finalmente in vigore la legge sullo stalking e visto che la legge funziona - 7 mila persone denunciate, più di 1200 arresti: questi sono i dati fino a marzo di quest'anno - siamo a richiederle se non ritenga che per il De Carlo, rinviato a giudizio con udienza fissata per il prossimo 7 novembre, si sarebbero potute o dovute adottare opportune misure cautelari, così come previste dalla legge, e quindi se intenda verificare se esistano i presupposti per agire disciplinarmente nei confronti del magistrato procedente.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, onorevole collega, l'episodio di inaudita violenza sfociato nell'inaccettabile assassinio di Sonia Balconi e di Maria Montanaro, richiede, come sollecitato proprio da voi, una risposta decisa dello Stato e della collettività civile. Abbiamo approvato una legge sullo stalking che sta funzionando, che ha consentito di mettere in prigione tanti criminali; non è sufficiente pensare solo alla repressione penale, è necessario che da parte di tutte le autorità, a vario titolo investite della trattazione delle denunce, ci sia la massima solerzia.
Per tale ragione ho ritenuto di attivare immediatamente il mio Ministero, i miei uffici per acquisire i dati necessari a ricostruire l'intera vicenda giudiziaria. La cronologia delle risultanze indica in due le denunce presentate dalla parte lesa nei confronti dell'omicida, cioè di Gaetano De Carlo. Entrambe le denunce, la prima del febbraio 2009, la seconda del maggio 2009, sono state trattate congiuntamente dalla competente autorità giudiziaria nell'ambito Pag. 55del procedimento penale 584/09 iscritto nel marzo 2009 e definito con richiesta di rinvio a giudizio del 26 maggio 2010. Inizialmente, in ragione del contenuto della denuncia presentata dalla vittima, la procura di Crema ha ipotizzato a carico del De Carlo i reati di violazione di domicilio, ingiurie e lesioni.
Con la nuova querela, invece, i fatti sono stati prospettati dalla vittima in un più ampio contesto caratterizzato da una reiterazione di ingiurie, pedinamenti, minacce, telefonate e scritti anonimi che si protraevano dal 2005 e che avevano causato alla denunciante una sindrome ansioso-depressiva a carattere reattivo. La procura pertanto, una volta verificata la natura persecutoria dei comportamenti ha ipotizzato per il De Carlo anche una responsabilità in base al reato di stalking di cui al nuovo articolo 612-bis del codice penale. Da questo momento in poi, così come riferito dal procuratore di Crema l'indagine è ulteriormente proseguita articolandosi tra l'altro nell'escussione di dodici persone informate sui fatti. Nel corso delle indagini la procura ha segnalato che nessuna notizia era pervenuta in merito a nuovi comportamenti persecutori dell'indagato e che nemmeno dalle audizioni dei testimoni, ivi compreso il marito della defunta signora Balconi, erano emersi elementi differenti da quelli denunciati. Ciò che invece risultava all'epoca dei fatti era che il De Carlo era incensurato e privo di carichi pendenti.
Esposta la sequenza degli avvenimenti, comunico che sarà cura del mio Ministero, attraverso gli uffici competenti, analizzare ulteriormente i profili di legittimità connessi alle determinazioni processuali assunte dall'autorità giudiziaria che ha proceduto nella fattispecie. Ad ogni buon conto rappresento che sulla stessa vicenda è tuttora aperta una pratica presso la I commissione del CSM che in data 15 luglio ha deliberato di effettuare l'istruttoria e ha trasmesso al procuratore generale presso la Corte di appello di Brescia una richiesta di informazioni sulle determinazioni assunte nella vicenda dall'autorità giudiziaria. All'esito degli accertamenti in corso auspico che sia raggiunta, e mi impegno in questo senso, la doverosa e massima chiarezza.

PRESIDENTE. L'onorevole Lussana ha facoltà di replicare.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per la sua puntuale relazione. Chiaramente mi ritengo soddisfatta, quindi attendiamo l'esito istruttorio di queste verifiche che verranno effettuate all'interno del suo Ministero e vedremo se sarà possibile evidenziare la responsabilità da parte di qualcuno. Resta tanta amarezza, signor Ministro, amarezza perché in questo caso non si è forse riusciti ad intervenire in tempo, e quindi, abbiamo ancora una volta due vittime e una morte annunciata.
La ringrazio per quello che ha fatto insieme al Ministro Maroni, al Ministro Carfagna, per avere fortemente voluto questa legge contro lo stalking. Oggi, è bene ricordarlo, la violenza continua a essere la prima causa di morte delle donne fra i sedici e i quarantaquattro anni. Finalmente il nostro Paese ha uno strumento idoneo per poter contrastare questi episodi che nascono così come molestie, magari all'inizio non così minacciose, non tali da far temere il peggio, ma che poi tante volte hanno una accelerazione, un'escalation che porta poi ad episodi di violenza drammatica che porta all'uccisione della vittima.
Se il nostro Parlamento è intervenuto, adesso la legge c'è, bisogna fare il passo successivo, bisogna agire a livello culturale; agire nei confronti delle donne e spingerle a denunciare la violenza. Mi sembra che i dati che ci vengono dal Ministero per le pari opportunità e dallo sportello, dal numero verde che è stato creato per le denunce, dimostrano che le donne hanno imparato a difendersi, ma è bene anche che le istituzioni tutte non le lascino sole. So che il Ministro dell'interno ha avviato anche dei corsi di formazione per il personale, occorre agire anche sulla magistratura, le donne non possono aspettare procedimenti penali troppo lenti, non Pag. 56può intercorrere troppo tempo dalla fase delle indagini a quella dell'udienza vera e propria, dell'adozione della sentenza. Quindi grazie, signor Ministro, agiamo tutti insieme per sconfiggere il fenomeno della violenza contro le donne.

(Orientamenti del Governo e del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti in merito al progetto dell'autostrada «Alemagna» - n. 3-01190)

PRESIDENTE. L'onorevole Brugger ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01190, concernente orientamenti del Governo e del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti in merito al progetto dell'autostrada «Alemagna» (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, signor Ministro, il presidente della regione Veneto, Zaia, ha affermato che fra le priorità della regione vi è il progetto di costruire un'autostrada denominata «Alemagna», che dovrebbe collegare Venezia a Monaco di Baviera.
Il Ministro degli affari esteri Frattini, secondo quanto pubblicato da alcuni organi di stampa, ha sostenuto che la Venezia-Monaco è un'infrastruttura fondamentale. Contrari da sempre al progetto dell'autostrada «Alemagna» sono la provincia autonoma di Bolzano, che sarebbe interessata direttamente dal tracciato e che già sta subendo un fortissimo carico di traffico con l'autostrada del Brennero, e in Europa l'Austria e la Germania, le cui valutazioni sono del tutto negative in ragione delle risorse finanziarie inesistenti ma, in modo particolare, per il fatto che sono in contrasto totale con la Convenzione delle Alpi.
Chiedo quale sia la valutazione del Ministero in ordine al progetto dell'autostrada Alemagna.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Brugger, in merito alla sua interrogazione a risposta immediata il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti segnala che il proseguimento dell'autostrada A27 Mestre-Belluno verso l'Austria e la Germania è stato concepito negli anni Settanta nell'ambito delle iniziative volte a conseguire un efficiente assetto della viabilità europea, con l'obiettivo specifico di realizzare un più diretto collegamento tra i porti dell'alto Adriatico ed il sistema delle zone industriali del centro Europa. Questa ipotesi si basava, appunto, sulla realizzazione di un'autostrada tra Venezia e Monaco, collegando i comuni di Treviso, Vittorio Veneto, Pian di Vedoia-Longarone, Carbonin, Dobbiaco, Brunico e sino al confine di Stato.
A tale riguardo era stata costituita nel 1970 la società Batia, con lo scopo e la ragione sociale di realizzare e gestire la suddetta autostrada. La stessa società nel 1971 ha indirizzato all'allora Ministero dei lavori pubblici formale istanza per ottenere in concessione la costruzione e l'esercizio dell'autostrada. Con la legge n. 492 del 1975, che vietava la costruzione di nuovi tratti autostradali, il progetto subì una fase di stallo.
Successivamente, sulla base della legge n. 531 del 1982, contenente il piano decennale per la viabilità di grande comunicazione e misure di riassetto del settore autostradale, la società intraprese di nuovo l'iniziativa ai fini dell'ottenimento della concessione. L'opera venne inserita nel piano stralcio triennale 1991-1993, attuativo del piano decennale dell'ANAS. Nel 1992 la società ha redatto uno studio di fattibilità corredato dal piano finanziario, dichiarando la garanzia sul finanziamento dell'opera da parte della società Batia München senza alcun contributo da parte dello Stato italiano. Tuttavia, ad oggi l'ANAS non si è espressa sulla pubblica utilità del progetto ai fini di un eventuale finanza di progetto.
Infine, onorevole Brugger, per quanto riguarda la Convenzione delle Alpi ricordo che questa non è stata ancora recepita nel Pag. 57nostro ordinamento, essendo oggetto di un ampio dibattito politico. Tuttavia, a prescindere dall'adesione dell'Italia a tale Accordo internazionale, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti fa notare che un'eventuale programmazione per la costruzione di un'autostrada transfrontaliera non potrebbe prescindere dal concerto e dall'accordo con i Paesi interessati, con i quali non risultano attualmente contatti per il progetto in parola.

PRESIDENTE. L'onorevole Brugger ha facoltà di replicare.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, signor Ministro, la sua risposta soddisfa in parte perché lei stesso ha ammesso che al momento non vi è nessun accordo con l'Austria e la Germania, cosa che credo sia il presupposto per la realizzazione di un'autostrada di questo genere. Vorrei solo fare una breve premessa per spiegare i motivi di forte critica che abbiamo nei confronti di questo progetto. Innanzitutto l'attuale tracciato dell'autostrada «Alemagna» toccherebbe una delle zone più belle della Dolomiti, sul versante della provincia di Bolzano, e perforerebbe, in secondo luogo, più a nord una stupenda valle alpina, sempre in provincia di Bolzano. Infine, trasformerebbe la Val Pusteria in una valle di transito e di collegamento con la A22. Questo per noi come provincia - ma credo non solo per noi - è del tutto inconcepibile e inaccettabile.
In più, sull'asse del Brennero, la provincia di Bolzano ha già un fortissimo carico di traffico (cosiddetto leggero) con le autovetture pesanti e con i TIR e, proprio per questo, abbiamo sempre condiviso la scelta sostenuta dall'Unione europea, ma anche dal Governo italiano, di trasferire il traffico pesante dalla strada sulla ferrovia. A tal fine ricordo il progetto della galleria di base per la quale ho già potuto, di tanto in tanto, fare delle richieste in questa sede.
Fatta questa premessa, ritengo del tutto irrealizzabile questa infrastruttura, perché l'attuale tracciato attraversa il territorio delle Dolomiti che, non più di un anno fa, è stato dichiarato patrimonio universale dell'umanità da parte dell'UNESCO e quindi credo che l'opera sia del tutto incompatibile.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SIEGFRIED BRUGGER. Concludo, Signor Presidente. Un'eventuale nuova autostrada non avrebbe sbocchi, né verso l'Austria, e neanche verso la Germania, per il semplice motivo - come lei già ha ricordato - che questi Paesi hanno firmato la Convenzione delle Alpi con il Protocollo dei trasporti (cosa che, peraltro, l'Italia non ha fatto); pertanto questi Paesi si sono impegnati a non costruire più nuove autostrade di attraversamento delle Alpi. Per questi motivi, credo che questo progetto finisca come è finito già in altre occasioni.

(Iniziative a favore dell'emittenza televisiva locale nell'ambito del piano nazionale di assegnazione delle frequenze - n. 3-01191)

PRESIDENTE. L'onorevole De Poli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01191, concernente iniziative a favore dell'emittenza televisiva locale nell'ambito del piano nazionale di assegnazione delle frequenze (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO DE POLI. Signor Presidente, signor Ministro, credo che il piano nazionale per l'assegnazione delle frequenze fatto dalla Autorità per le garanzie nelle comunicazioni per il passaggio dall'analogico al digitale terrestre abbia creato moltissimi problemi. Nello switch-off ha creato problemi in modo particolare ai cittadini e abbiamo anche visto cosa è successo nella RAI, con la perdita di tantissimi ascolti.
Inoltre, nel nord-est l'assegnazione delle 25 frequenze alle TV nazionali ha creato moltissimi problemi per quelle locali, poiché praticamente le frequenze risultano tutte assegnate alle reti nazionali, Pag. 58senza dare la possibilità di trasmettere a quelle locali, anche perché sono state date in parte alla Slovenia e alla Croazia; quindi, le reti locali praticamente non hanno la possibilità di intervenire ed essere presenti nel digitale terrestre.
Chiediamo concretamente cosa intenda fare il Governo per dare la possibilità a livello locale a tutte le emittenti territoriali che sono parte fondante della costruzione delle politiche dei nostri comuni, delle regioni e delle province dei nostri cittadini e per garantire quello che la legge stessa prevede, ossia che un terzo delle frequenze debba essere assegnato alle reti locali.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, in merito alla sua interrogazione, onorevole De Poli, il Ministero dello sviluppo economico al quale era rivolta ha fornito i seguenti elementi. L'attività di elaborazione del piano nazionale di assegnazione delle frequenze per il servizio di radiodiffusione televisiva terrestre in tecnica digitale effettuata dalla Autorità per le garanzie nelle comunicazioni si è posta l'obiettivo di massimizzare l'uso di tutte le risorse frequenziali disponibili sul territorio nazionale.
Pianificando 25 reti nazionali, aventi caratteristiche di equivalenza con una copertura del territorio superiore all'80 per cento della popolazione, l'Autorità ha ritenuto di aver messo sullo stesso piano tutti gli operatori televisivi, in linea con quanto richiesto dalla Commissione europea.
Il Ministero informa che, secondo l'Autorità, solo alcune delle reti nazionali pianificate, pur utilizzando estensivamente la tecnica isofrequenziale, hanno la necessità di impiegare in alcune aree tecniche una frequenza diversa da quella principale, ciò a causa dei vincoli interferenziali con i Paesi confinanti e di accordi internazionali; vincoli che fanno sì che alcune frequenze non siano di fatto utilizzabili sull'intero territorio nazionale, ma possono essere comunque utilizzate selettivamente nelle differenti aree tecniche.
In concreto, con la pianificazione adottata in ciascuna area tecnica, almeno 13 frequenze, e quindi un terzo delle risorse, saranno assegnate all'emittenza locale, garantendo, a detta dell'Autorità, copertura all'intera area tecnica di riferimento. Tali risorse, ove predisposte, sono localmente equivalenti sotto il profilo tecnico e qualitativo a quelle indicate per l'emittenza nazionale. Inoltre, diverse altre risorse sono disponibili localmente per le realizzazioni di reti provinciali o pluriprovinciali, ovvero sono utilizzabili in sottoinsiemi dell'area tecnica di riferimento.
Sulla base di quanto previsto dal proprio piano, l'Autorità ritiene, quindi, che la pianificazione adottata non comporti e non preveda penalizzazioni specifiche per l'emittenza locale e ciò perché i criteri utilizzati rispondono ad un oggettivo adattamento alla realtà creatasi a seguito della redistribuzione e dell'utilizzo delle risorse frequenziali operata in ambito europeo dall'entrata in vigore del nuovo Accordo di Ginevra del 2006.
Infine, onorevole De Poli, quanto al coordinamento internazionale, il Ministro dello sviluppo economico in collaborazione con l'Autorità ha in corso una serie di incontri bilaterali con tutte le amministrazioni radioelettricamente confinanti, tra cui anche la Croazia e la Slovenia, con l'obiettivo di ampliare, sulla base dell'accesso equo alla risorsa, la possibilità di uso delle risorse spettrali in aggiunta a quelle assegnate dal piano di Ginevra 2006.

PRESIDENTE. Ministro Vito, la prego di concludere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. A tali incontri ha direttamente partecipato il Viceministro onorevole Paolo Romani che il 31 maggio scorso ha incontrato il Segretario di Stato sloveno per definire un'intesa sull'utilizzo ottimale delle frequenze disponibili. I contatti stanno proseguendo proprio per ottenere un'adeguata disponibilità di risorse frequenziali Pag. 59per garantire l'operatività delle emittenti locali in tutte le aree tecniche da digitalizzare.

PRESIDENTE. L'onorevole De Poli ha facoltà di replicare.

ANTONIO DE POLI. Signor Presidente, credo che ci sia un'unica possibilità reale per fare in modo che in quel territorio del nord est (che, come lei sa, comprende le regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia-Romagna, che sono state decurtate delle frequenze date alla Slovenia e alla Croazia) ci siano 13 frequenze in più rispetto alle 25 nazionali. Mi sembrava che in qualche modo dalla risposta si stia ricercando questo tipo di accordo con la Croazia e la Slovenia.
Il piano, così come definito dall'Autorità che è l'ente terzo che ha definito rispetto alla legge il piano di intervento per quanto riguarda il nord est anche rispetto alle aree tecniche 5, 6 e 7, ne determina una tipologia di assegnazione per cui le frequenze finiscono tutte sulle emittenti nazionali (se, come peraltro è previsto rimangono a 25). Però, purtroppo, non c'è la possibilità di avere un terzo di queste frequenze per le reti locali che se, invece, rimangono a 13, sono 13 in più su cui il Governo si deve impegnare nella trattativa internazionale con gli altri Stati e poi comunicare all'Autorità di garanzia per poter dare la possibilità alle nostre emittenti locali di continuare il loro lavoro. Se così non fosse, purtroppo in quelle regioni, invece, ci sarebbe l'oscuramento quasi totale di tutte le emittenti in essere.
Quindi, chiedo veramente con forza che ci sia questa possibilità che è data a tutte le altre regioni e, pertanto, deve essere data a tutti quei cittadini di quelle regioni per poter continuare ad avere le informazioni territoriali che le reti nazionali, chiaramente completamente diverse rispetto ai loro programmi, non possono dare.

PRESIDENTE. Onorevole De Poli, la prego di concludere.

ANTONIO DE POLI. Credo che, se ciò non avverrà, vi sarà un'altra penalizzazione importante per l'area veneta in modo particolare, visto che tutti i giorni continuiamo a vedere sui giornali e in altre parti che ci sono tutte le possibilità rispetto ad un federalismo che non c'è e a tutta una serie di provvedimenti che invece continuano ad andare sempre più giù rispetto all'attenzione che abbiamo verso i cittadini, la democrazia, la trasparenza e un'informazione che deve essere chiaramente senza nessun bavaglio, ma con la possibilità di capire e sapere che cosa succede (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Ricordo che il Parlamento in seduta comune è convocato domani alle ore 12,30 per l'elezione di otto componenti il Consiglio superiore della magistratura. La chiama avrà inizio dai deputati.
Giovedì 22 luglio 2010, ore 10,30:

Svolgimento di una interpellanza urgente.

La seduta termina alle 15,45.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3610-A - em. 1.1 506 502 4 252 219 283 67 Resp.
2 Nom. em. 1.2, 1.3 505 503 2 252 220 283 67 Resp.
3 Nom. em. 1.4 503 501 2 251 218 283 68 Resp.
4 Nom. em. 1.20 510 479 31 240 226 253 68 Resp.
5 Nom. em. 2.1 501 497 4 249 214 283 68 Resp.
6 Nom. em. 2.2, 2.3 510 508 2 255 221 287 68 Resp.
7 Nom. em. 2.7 511 295 216 148 7 288 68 Resp.
8 Nom. em. 2.8 509 470 39 236 218 252 68 Resp.
9 Nom. em. 2.23 511 264 247 133 11 253 67 Resp.
10 Nom. em. 2.21 505 492 13 247 485 7 67 Appr.
11 Nom. em. 3.6 509 507 2 254 253 254 67 Resp.
12 Nom. em. 3.13 513 512 1 257 258 254 66 Appr.
13 Nom. em. 3.14 513 510 3 256 256 254 66 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 25)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 4.20 523 520 3 261 256 264 57 Resp.
15 Nom. em. 4.21 520 517 3 259 4 513 58 Resp.
16 Nom. em. 5.22 523 523   262 522 1 58 Appr.
17 Nom. em. 5.23 521 519 2 260 518 1 58 Appr.
18 Nom. em. 5.30 524 522 2 262 521 1 58 Appr.
19 Nom. em. 5.10 522 519 3 260 226 293 58 Resp.
20 Nom. Ddl 3610-A - voto finale 520 509 11 255 484 25 52 Appr.
21 Nom. Ddl 3620 - articolo 1 474 474   238 474   52 Appr.
22 Nom. articolo 2 472 472   237 472   52 Appr.
23 Nom. articolo 3 470 470   236 470   52 Appr.
24 Nom. articolo 4 472 472   237 472   52 Appr.
25 Nom. Ddl 3620 - voto finale 455 455   228 455   51 Appr.