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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 345 di mercoledì 30 giugno 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 10,05.

GIACOMO STUCCHI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bongiorno, Bossi, Brugger, Buonfiglio, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Dal Lago, Donadi, Franceschini, Gelmini, Lo Monte, Mantovano, Martini, Meloni, Menia, Mura, Nucara, Reguzzoni, Romani, Saglia, Stefani, Tabacci, Valducci e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 10,11).

ELISABETTA RAMPI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, intervengo per informare l'Assemblea e lei che in questo momento sono in sciopero della fame a staffetta con lavoratori di Agile ex Eutelia in presidio davanti a Montecitorio. La storia di Agile ex Eutelia si intreccia inevitabilmente con quella di Phonemedia, ed io provengo da una provincia, la provincia di Novara, in cui ben 700 lavoratori del call center sono coinvolti, loro malgrado, in una situazione al limite della sopportabilità, non ricevendo alcun emolumento dallo scorso mese di ottobre. Ora per questi lavoratori finalmente ci sarà la cassa integrazione, ma è ancora tutto bloccato al Ministero dell'economia e delle finanze, e ad oggi manca la firma del Ministro Tremonti, al quale rivolgo un accorato appello affinché la situazione si sblocchi al più presto.
L'Agenzia Piemonte Lavoro dovrebbe, tra l'altro, anticipare qualcosa proprio in questi giorni, ma non basta; è altresì necessario che venga fatta luce su una vicenda che presenta ancora troppi lati oscuri. Non è morale che imprenditori senza scrupoli possano scorrazzare indisturbati sulle loro auto di grossa cilindrata mentre i lavoratori sono ridotti alla fame. I lavoratori non possono più attendere, sono ormai stremati da una vicenda assurda, quasi surreale, che si è potuta verificare anche a causa della mancanza di una politica industriale da parte del Governo.
Questa iniziativa è volta a ottenere dalla Presidenza del Consiglio la convocazione immediata dei due tavoli già istituiti. Il primo per valutare la situa zione delle commesse pubbliche per Agile ex Eutelia; il secondo relativo alle politiche industriali dell'information technology ed alle prospettive di questi lavoratori. La mia adesione, in particolare, mira a richiamare l'attenzione anche sulle prospettive dei lavoratori di Phonemedia di cui ho parlato poc'anzi, e sui loro diritti per troppo tempo negati. Agile ex Eutelia e Omega ex Phonemedia rappresentano un patrimonio importante per il nostro Pag. 2Paese, essenziale se pensiamo che per uscire dalla crisi abbiamo bisogno di produzioni e servizi qualificati e di alto valore aggiunto. Agile ex Eutelia inoltre è proprietaria di infrastrutture, materiali e immateriali, molto significative per il nostro Paese. Sto parlando di migliaia di chilometri di fibra ottica e del software necessario per la comunicazione. È questa una delle ragioni principali, assieme alla peculiare vicenda dei passaggi di proprietà, che hanno indotto molti tra deputati e senatori del Partito Democratico ad aderire a questa iniziativa, che speriamo si allarghi ad altri colleghi.
Presidente, le chiediamo di informare la Presidenza della Camera, che in più occasioni ha espresso consapevolezza e sensibilità verso la situazione di questi lavoratori, e chiediamo alla Presidenza del Consiglio (in particolare al sottosegretario Gianni Letta, che a questo fine si era impegnato) di convocare i tavoli. Chiediamo una data, e per Phonemedia chiediamo una firma, perché anche un giorno in certe condizioni può fare la differenza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Rampi provvederò - come è ovvio - a informare della sua richiesta sia il Presidente della Camera sia il sottosegretario Letta.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 3400 (ore 10,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge della quale la III Commissione (Affari esteri) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
alla III Commissione (Affari esteri):
PIANETTA e TEMPESTINI: «Modifiche all'articolo 1 del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80, e all'articolo 13 della legge 26 febbraio 1987, n. 49, concernenti la gestione dei fondi dell'Amministrazione degli affari esteri per la cooperazione allo sviluppo» (3400).
(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Per consentire alla stessa Commissione di procedere all'abbinamento richiesto dall'articolo 77 del Regolamento è quindi trasferita in sede legislativa anche la proposta di legge EVANGELISTI e LEOLUCA ORLANDO: «Modifiche all'articolo 1 del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80, e all'articolo 13 della legge 26 febbraio 1987, n. 49, concernenti la gestione dei fondi dell'Amministrazione degli affari esteri per la cooperazione allo sviluppo, nonché abrogazione del comma 4 dell'articolo 13 della legge 18 giugno 2009, n. 69, in materia di criteri di priorità nell'individuazione delle aree di intervento» (3448), attualmente assegnata in sede referente alla medesima Commissione e vertente sulla stessa materia.

Seguito della discussione del disegno di legge: Individuazione delle funzioni fondamentali di Province e Comuni, semplificazione dell'ordinamento regionale e degli enti locali, nonché delega al Governo in materia di trasferimento di funzioni amministrative, Carta delle autonomie locali. Riordino di enti ed organismi decentrati (A.C. 3118-A); e delle abbinate proposte di legge Stucchi; Stucchi; Urso; Mogherini Rebesani ed altri; Angela Napoli; Garagnani; Giovanelli ed altri; Borghesi ed altri; Di Pietro ed altri; Ria e Moffa; Mattesini ed altri; Reguzzoni; Garagnani (A.C. 67-68-711-736-846-1616-2062-2247-2471-2488-2651-2892-3195) (ore 10,18).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge Pag. 3d'iniziativa del Governo: Individuazione delle funzioni fondamentali di Province e Comuni, semplificazione dell'ordinamento regionale e degli enti locali, nonché delega al Governo in materia di trasferimento di funzioni amministrative, Carta delle autonomie locali. Riordino di enti ed organismi decentrati; e delle abbinate proposte di legge d'iniziativa dei deputati Stucchi; Stucchi; Urso; Mogherini Rebesani ed altri; Angela Napoli; Garagnani; Giovanelli ed altri; Borghesi ed altri; Di Pietro ed altri; Ria e Moffa; Mattesini ed altri; Reguzzoni; Garagnani.
Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3118-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Ministro Calderoli, nel programma di Governo che due anni fa abbiamo sottoposto agli elettori, la coalizione di centrodestra ha chiesto ed ottenuto dagli italiani il consenso per varare una serie di riforme finalizzate a dare una struttura federale al nostro Paese e all'adozione di strumenti di semplificazione e razionalizzazione dell'ordinamento delle regioni e degli enti locali. In virtù di questo impegno, sulla scia di un'azione riformatrice che ha caratterizzato questi primi 24 mesi di Governo, l'Esecutivo, guidato da Silvio Berlusconi, e i gruppi parlamentari che lo sostengono, hanno varato i provvedimenti legislativi necessari ad avviare la fase di attuazione del federalismo fiscale.
Il provvedimento che ci accingiamo a votare costituisce un ulteriore tassello posto nel mosaico del federalismo, della semplificazione e della razionalizzazione dell'ordinamento degli enti locali. Un provvedimento che, partendo dalla necessità di disciplinare integralmente le funzioni dei comuni e delle province, punta alla realizzazione della legge costituzionale n. 3 del 2001 che, come è noto, ha modificato il Titolo V della nostra Costituzione. Un provvedimento che, come accennavo all'inizio di questo intervento, è essenziale per l'attuazione della legge delega sul federalismo fiscale.
Un disegno di legge che va spedito nella direzione del contenimento generale della spesa pubblica. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la componente politica Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano voterà a favore dell'approvazione di questo disegno di legge presentato dal Ministro per la semplificazione normativa, Calderoli. Ne condividiamo lo spirito e i contenuti.
Tuttavia, cari colleghi, non possiamo esimerci dal porre in guardia il Governo che, nell'ansia di tagliare gli sprechi, rischia di penalizzare quei cittadini appartenenti alle fasce sociali più deboli che corrono il rischio di ritrovarsi più poveri di quei servizi che sono fondamentali per poter affrontare una quotidianità sempre più difficile per via della difficile congiuntura economica. Noi Sud è un partito del Mezzogiorno e in quanto tale non può non cogliere questa occasione per ribadire al Governo l'invito a tenere in debito conto la situazione drammatica nella quale versano le nostre comunità e, in modo particolare, signor Ministro, chiediamo che venga approvato quel piano per il sud tante volte annunciato e puntualmente rinviato a data da destinarsi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Monte. Ne ha facoltà.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, colleghi, quello che stiamo approvando è certamente un provvedimento complesso ma non è certo la Carta delle autonomie della quale avremmo invece assoluto bisogno. Il nostro Paese necessiterebbe Pag. 4infatti di una profonda rivisitazione non soltanto di tipo costituzionale ma principalmente di tipo normativo e funzionale dell'ordinamento degli enti locali, del ruolo dei consiglieri comunali e dei sindaci, del rapporto tra gli enti locali territoriali e gli stessi cittadini. Senza una scelta di questo tipo la nostra rimane, a livello locale, una democrazia poco partecipativa, astratta e persino un po' distratta. Non si tratta soltanto di definire il numero degli assessori e dei consiglieri o i loro emolumenti. Si tratta di stabilire la loro funzione e in qualche modo di ristabilire la capacità del nostro Paese di articolarsi attraverso un reale meccanismo di sussidiarietà.
Vorrei affrontare nel brevissimo intervento soltanto due aspetti. Il primo riguarda una delle questioni principali qui affrontate: quello della riduzione dei consiglieri che si traduce a nostro parere in una riduzione della rappresentanza generale. Occorre fare sempre molta attenzione quando si tocca la rappresentanza: la riduzione di questa non è mai infatti una questione esclusivamente tecnica; tanto più la questione mi appare delicata quando tutto ciò non si fa sulla base di una valutazione tecnica ovvero politica ma per ragioni sostanzialmente economiche. Ridurre la rappresentanza a livello locale significa spesso tentare di ridurre la complessità di una comunità che presenta numerose sfaccettature che convivono e collaborano tra di loro se trovano adeguata rappresentanza. A garantire tutto questo e a renderlo compatibile con gli equilibri di bilancio mirava la nostra proposta che stabiliva la gratuità del mandato consiliare nei comuni sino a cinquemila abitanti, la riduzione del 20 per cento delle indennità in tutti gli altri comuni, ipotizzando persino la potestà di quelli sino a ventimila abitanti di stabilire un'ulteriore riduzione sino ad arrivare a tendere alla gratuità. Diminuzione dell'indennità sino alla gratuità piuttosto che riduzione della rappresentanza: una soluzione semplice non penalizzante per i comuni che tuttavia incomprensibilmente è stata bocciata.
L'altro tema sul quale volevo intervenire è quello delle province. Il programma elettorale con il quale si sono vinte le elezioni ne prevede l'abolizione, all'orizzonte però vi sono timidissimi segnali.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Lo Monte.

CARMELO LO MONTE. Verrebbe da dire con una battuta avanti adagio, quasi indietro. È necessario avviare una iniziativa coraggiosa su questo versante e procedere all'abolizione di questo ente trasferendo buona parte dei poteri a livello comunale e garantendo per il resto la possibilità di formare i liberi consorzi tra comuni su specifiche questioni.
È questa l'indicazione presente nello statuto della regione siciliana che il governo del presidente Lombardo si appresta ad attuare in Sicilia e che ci auguriamo il Governo Berlusconi voglia attuare con determinazione su tutto il territorio nazionale.
Malgrado questi rilievi, il provvedimento in esame in generale affronta positivamente una serie di questioni che gli enti locali si trovano quotidianamente ad affrontare. Quindi, pur mantenendo le nostre valutazioni critiche, esprimeremo un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente e colleghi, Alleanza per l'Italia voterà contro il provvedimento in esame per le ragioni che abbiamo illustrato nel corso di tutta la discussione, in Commissione e in Assemblea, sottolineando punto per punto come andava via via smarrito il senso di questa riforma, la sua carica di innovazione e di cambiamento del sistema amministrativo italiano.
Per anni la cosiddetta Carta delle autonomie è stata annunciata e attesa come provvedimento chiave per l'attuazione del Pag. 5Titolo V, del federalismo fiscale, per riorganizzare, semplificare, ridurre il sistema delle amministrazioni locali e le loro competenze, che oggi si affastellano in modo caotico e irrazionale, determinando non solo l'ipertrofia degli apparati burocratici, delle agenzie, delle società e dei consorzi, ma rendendo inestricabili i procedimenti e irresponsabili le amministrazioni, perché nessun cittadino e nessuna impresa oggi sono in grado di dire a chi spetta il compito di dare una risposta ai loro bisogni e soprattutto chi è il responsabile delle mancate risposte. Questa è la base del federalismo: la responsabilità.
L'irresponsabilità collettiva del sistema pubblico è una delle cause più forti dell'esasperazione dell'opinione pubblica per i costi della politica e delle amministrazioni, perché sono costi a cui non corrispondono servizi di qualità, ma vessazioni burocratiche ed inefficienze.
La Carta delle autonomie avrebbe dovuto cominciare a smontare questa montagna burocratica, che produce una montagna di spesa pubblica. Avrebbe dovuto in questo modo offrire un'alternativa ai tagli lineari, contro cui oggi gli enti locali si battono e che alla fine non tagliano proprio nulla, perché non aggrediscono i meccanismi che ineluttabilmente riproducono la spesa. A tutto questo occorreva dare una sterzata radicale, invece nulla di fatto. Quella che era nata come una grande riforma federalista su cui costruire un sistema di costi standard, legati ad un efficiente modello organizzativo, si è via via trasformata in un provvedimento a perdere, che conferma l'assoluta incapacità del Governo e della maggioranza di realizzare un vero progetto di modernizzazione del Paese. Ci si rifugia nei futuri e incerti benefici di una modifica dell'articolo 41 della Costituzione, ma nulla si fa, ora e in concreto, per semplificare davvero l'amministrazione e per ridurre i costi della burocrazia e della politica.
La verità è che la Lega, ormai saldamente insediata nel sistema di potere locale, è divenuta il più fiero paladino della sua tutela e della sua immobile conservazione. Così, mentre in Germania per risanare il bilancio pubblico e assicurare il futuro del Paese, potenziando gli investimenti nella ricerca e nell'università, con un accordo bipartisan si lavora all'accorpamento dei Länder per ridurli di più della metà, da noi - e anche qui ahimè molto spesso con accordo bipartisan - non si elimina una sola provincia, non si razionalizza una sola prefettura, non si sopprime un solo ente inutile. Si sopprimono, per poi farle rinascere con le leggi regionali, le comunità montane.
Ci avevate detto - e alcuni, anche nell'opposizione, se ne erano convinti, tanto da farvi una consistente apertura di credito - che la riorganizzazione delle funzioni degli enti locali, cioè appunto la Carta delle autonomie, avrebbe finalmente reso possibile la valutazione dei costi e delle funzioni e quindi la valutazione dell'impatto finanziario del federalismo. Oggi si scopre che le funzioni fondamentali sono quelle indicate nella legge n. 42 del 2009, cioè quelle degli enti locali come li abbiamo conosciuti negli ultimi cento anni. Restano fuori, solo per fare un esempio, le funzioni relative alla cultura, al commercio e al turismo, il cui finanziamento non dovrà più essere garantito dal federalismo fiscale. È un modello regressivo, che non aiuterà la crescita dei territori. Alla fine il federalismo fiscale sarà solo un meccanismo di riallocazione del gettito tributato, ma non potrà essere quella grande operazione di razionalizzazione, di efficienza e di sviluppo che voi state cercando di vendere al Paese.
Sarebbe stato più onesto e anche più dignitoso ritirare il provvedimento in esame e confessare che l'attuazione della parte sostanziale del Titolo V, la vera sfida del federalismo - quella cioè di realizzare un governo multilivello, capace di interpretare al meglio la specificità dei territori senza rinchiuderli in un asfittico localismo e senza far soffocare però il Paese sotto il peso di un'enorme piramide politica e burocratica - l'avete persa ed il federalismo fiscale resta il simulacro di un progetto che ha ormai smarrito tutta la sua potenziale carica di innovazione. Pag. 6
Noi continueremo a dire e a denunciare tutto questo, perché riteniamo che il Paese non debba essere ingannato (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, finalmente, siamo giunti all'epilogo di un iter legislativo molto, molto deludente. Avevamo riposto grandi aspettative nella discussione, sia in Commissione sia in Assemblea, del provvedimento in esame, tuttavia, la montagna non solo ha partorito un topolino, ma verrebbe quasi da dire che non lo abbia partorito affatto.
Al di là di qualche indiscutibile miglioramento che abbiamo approvato in ordine all'assetto dei nostri enti locali (come l'abolizione del decentramento comunale nei municipi al di sotto dei 250 mila abitanti), e al di là della riduzione dei costi della politica (ottenuta, però, spostando norme contenute in questo provvedimento in altri provvedimenti), possiamo rilevare che solo poche nostre proposte sono state accettate. Mi riferisco, ad esempio, all'abolizione di alcuni consorzi e di alcune strutture sovracomunali, ma infraprovinciali, da cui, però, si sono salvate troppe strutture, in omaggio ai tanti, e troppi, potentati che tengono in ostaggio il coraggio dei gruppi parlamentari presenti in questa Camera.
Le negatività sono nettamente superiori, a partire dal nuovo comma 1-ter dell'articolo 1, che blocca, annulla le funzioni fondamentali previste dagli articoli 2 e seguenti del provvedimento in esame. Tali funzioni, infatti, rimangono bloccate per anni e, in loro sostituzione, vigono quelle di cui all'articolo 21 della legge n. 42 del 2009. In altri termini, oltre a dover aspettare per anni, per chissà quanto, l'applicazione delle funzioni fondamentali previste dal disegno di legge in esame, vi sarà un'incidenza negativa anche sul Testo unico degli enti locali, con una riduzione - a causa di questo provvedimento - delle funzioni preesistenti.
Si tratta di una norma che incide su tantissimi aspetti. Mi riferisco ai due punti che, probabilmente, a nostro avviso, sarebbero stati i più importanti: l'articolo 8 e l'ex articolo 14. L'articolo 8 concerne le associazioni dei comuni. Si dice che i comuni entro i 5 mila abitanti sono obbligati a mettere in comune le funzioni fondamentali: alcuni comuni sono obbligati, mentre altri non lo sono, per alcune funzioni possono farlo, mentre per altre sono obbligati. Ma di quali funzioni si tratta? Quelle dell'articolo 2, o quelle previste dal nuovo comma 1-ter dell'articolo 1, che fa riferimento all'articolo 21 della legge n. 42 del 2009? Non vi è una disciplina transitoria, né un chiarimento. Ci viene da pensare che anche questo aspetto positivo venga assolutamente meno.
Sappiamo che in Italia vi sono più di ottomila comuni e che una loro razionalizzazione sarebbe opportuna; pertanto, mettere in comune le funzioni attraverso un modello di sviluppo delle attuali unioni dei comuni sarebbe stato assolutamente positivo. Ciò non sarà possibile molto probabilmente, a causa del nuovo comma 1-ter dell'articolo 1. Anche in questo caso, siamo - anzi, siete stati, perché le nostre proposte emendative lo avrebbero consentito - poco coraggiosi, perché il parametro dei 5 mila abitanti è estremamente ridotto.
Noi avremmo reso obbligatoria la messa in comune delle funzioni fondamentali almeno per i comuni entro i diecimila abitanti, rendendo obbligatoria la messa in comune di più funzioni.
Ci si consenta poi di rilevare il balletto indecente che è stato fatto sulle province. Con più provvedimenti, questo ed altri, si è tentato di abolirne un certo numero: si è iniziato con un numero congruo, poi quattordici, poi quattro e poi la lobby delle province, che trova terminali importanti in quest'Aula, ha fatto cancellare tutto. Crediamo che le province vadano azzerate, che l'istituto della provincia vada cancellato Pag. 7a partire dalla Costituzione; avremmo potuto avere almeno il coraggio di una razionalizzazione all'interno della massa critica, per esempio dei 500 mila abitanti, ma nemmeno questo è stato fatto.
Lo sappiamo tutti, se ne parliamo non pubblicamente od ufficialmente, anzi se ne parliamo pubblicamente ed ufficialmente siamo tutti d'accordo, ma quando si tratta di arrivare al redde rationem della norma che deve uscire da quest'Aula, arrivano i distinguo. Soltanto l'Unione di Centro, devo riconoscerlo, ha preso una posizione netta in quest'Aula, speriamo che alle parole conseguano i fatti; noi lamentiamo e denunciamo che nulla è stato fatto per razionalizzare o per azzerare le province. Quando avevamo depositato e portato in Assemblea, dalla quale è stata prontamente respinta, la proposta di legge costituzionale per togliere la previsione delle province dalla Costituzione, ci era stato detto che ne avremmo parlato durante la discussione di questa legge; purtroppo siamo stati truffati, nulla è stato fatto. Ripresenteremo una proposta di legge costituzionale sia per far scomparire le province dalla Costituzione sia, ovviamente, per eliminare quel blocco oggettivo che è l'articolo 133 della Costituzione.
Francamente, lasciatemi dire che anche sulla gestione della «questione province» quest'Aula non ha fatto una bella figura davanti al Paese. Non vi è dubbio, tutti lo sappiamo, che le competenze delle province sono tranquillamente ripartibili tra i comuni e le regioni e che non c'è nessuna necessità dell'ente provincia; al limite potremmo supplire con alcuni, pochissimi, enti sovracomunali che prendano il posto delle province, ma con costi, ovviamente, e funzionalità estremamente più leggeri, estremamente minori, interponendosi tra i comuni e le regioni.
Credo che dovremmo farci carico, in un momento di crisi come questo, di un abbattimento serio, ne ha parlato la collega Lanzillotta, dei costi delle strutture amministrative. Le province sono una di queste, potrebbero consentire di risparmiare miliardi di euro; altri settori di una dirigenza di una struttura amministrativa troppo pesante andrebbero attaccati con coraggio, andrebbe inciso con coraggio su queste strutture, ma di coraggio ce n'è poco, mi pare si facciano molte chiacchiere ma poco si venga al dunque.
L'articolo 6 presenta una evidente incostituzionalità in quanto va ad incidere, dando poteri alle regioni, su una materia di esclusiva competenza dello Stato; non ci si venga poi a lamentare se la Corte costituzionale, lo dico tra virgolette ovviamente, «si intromette un po' troppo», questo è quello che dice il Governo, sulla legislazione, perché se viene partorita una legislazione incostituzionale la Corte costituzionale è obbligata a intervenire.
Dobbiamo lamentare ancora alcune cose: l'allentamento dei controlli sui piccoli comuni, che sono più della metà dei comuni italiani, e allentare i controlli significa aprire pesantemente al malaffare.
Sui controlli sono state respinte due nostre proposte emendative: in primo luogo, la procedibilità del ricorso al TAR, previa delibazione del presidente, a spese degli enti locali su iniziativa dei consiglieri comunali. C'è una pessima qualità delle deliberazioni degli enti locali. Non ci sono controlli, né possibilità di agire contro, ovviamente, per i costi. E nulla si vuole fare per intervenire in questo settore.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DAVID FAVIA. Concludo, signor Presidente.
In secondo luogo, avete respinto una nostra proposta emendativa che prevedeva di far sorteggiare i revisori dei conti dei comuni e delle province dal presidente del tribunale, in modo da evitare la duplicazione degli incarichi e per evitare che i controllati si scegliessero i controllori. Avete respinto anche questo.
Io credo che, complessivamente, questo provvedimento sia debole, poco coraggioso, da respingere. L'Italia dei Valori voterà contro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

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MARIO TASSONE. Signor Presidente, desidero svolgere alcune valutazioni per quanto riguarda questo provvedimento. Di solito, questa parte dei nostri lavori è affidata - come si suol dire - alle dichiarazioni di voto: ci sono le espressioni di voto favorevole, di astensione e di voto contrario. Tuttavia, ritengo che si debba cogliere l'occasione per sottolineare un aspetto di fondo di questo provvedimento.
Solitamente ci si discosta da un provvedimento quando non si accettano alcuni passaggi e alcune scelte fatte, ma, in questo caso, non v'è dubbio che ci sia qualche difficoltà a rintracciare e comprendere la ratio e la filosofia sottese al provvedimento: su di esso abbiamo lavorato, su di esso hanno lavorato la I Commissione, certamente il relatore, ed i colleghi, tuttavia non se ne comprende la ratio. Infatti, nel momento in cui esso era stato presentato come un fatto rivoluzionario nella vita delle autonomie locali, certamente delude e, per altri aspetti, è mortificante.
Per altri versi ancora, signor Presidente e signor Ministro, a mio avviso, questo provvedimento fa compiere un passo indietro, un arretramento rispetto all'autonomia e al ruolo dei comuni, in relazione ad una titolarità di funzioni e prerogative che non possono essere né violentate, né manomesse, né soprattutto modificate.
Vi è un aspetto, un dato che dev'essere evidenziato con forza, come diceva poc'anzi l'onorevole Favia: questo provvedimento è finito di fatto quando è stato espresso il parere da parte della Commissione bilancio e nel momento in cui riporta le funzioni fondamentali dei comuni alla legge n. 42 del 2009. Esso, pertanto, rilancia e affida ad un futuro ancora incerto l'entrata in vigore e la praticabilità delle funzioni fondamentali che noi abbiamo rilevato e che il provvedimento aveva evidenziato nel suo articolo 1. In quel momento è finito questo provvedimento, perché siamo entrati in una fase certamente delicata, friabile, in un terreno non certo, dove tutto viene ad essere affrontato in termini di grande approssimazione e soprattutto di grande relatività.
C'è questo aspetto, ma ci sono anche altre storie e altre vicende. Se dovessi esprimere un parere, direi che i comuni perdono forza e vigoria, rispetto ad una nuova centralità che è quella delle regioni: a un centralismo statale, riscopriamo ed evidenziamo il centralismo delle regioni, in termini forti e assorbenti, che mortifica e soprattutto diminuisce la praticabilità e soprattutto la forza e la capacità di agibilità da parte delle autonomie locali.
Inoltre, è stato rilevata - e la vogliamo ribadire in questo momento - la vicenda delle province, che è stata una vicenda stranissima (e non voglio usare altri aggettivi, signor Presidente, per rispetto nei confronti dei colleghi e del Governo). Le province dovevano essere abolite. Dovevano essere il punto di riferimento per una nuova razionalizzazione ed articolazione dell'ordinamento statale e soprattutto delle autonomie locali. Le province «escono» ed «entrano», soprattutto con storie e con vicende a volte anche esilaranti.
Le province ritornano prepotentemente, e non si conosce il ruolo delle aree metropolitane, delle aree vaste perché si era detto che le province dovevano essere soppresse dove erano presenti le aree metropolitane.
In questo disegno di legge vi è una grande confusione, e una forte rinuncia ad operare un serio rinnovamento e aggiornamento delle nostre autonomie locali. Ritengo che questo aspetto vada evidenziato con grande forza.
Inoltre, vi è la storia molto strana riguardante i consorzi di bonifica e quella stranissima delle prefetture per le quali abbiamo visto una maggioranza differenziarsi; conosciamo, infatti - e abbiamo ben chiaro il ricordo - il parere dato dal Governo e dal relatore proprio per quanto riguarda i consorzi di bonifica. Vi è l'incertezza ed uno stato confusionale in merito al ruolo degli uffici territoriali del Governo. Tutti questi sono aspetti che Pag. 9evidenziano che il provvedimento è andato avanti sempre con grande sforzo e con il fiato grosso.
Non è il provvedimento che ci saremmo attesi, e al quale avremmo potuto dare un contributo, che invece abbiamo cercato di dare proprio per quanto riguarda le province, le funzioni dei comuni, il ruolo delle isole minori, le associazioni dei comuni, il ruolo dei piccoli comuni; contributo volto a dare più consistenza e più dignità alle assemblee consiliari.
Tutto questo, purtroppo, è stato vanificato: l'unico rinnovamento che si è fatto è stata la reiterazione di provvedimenti - già contenuti in un precedente decreto e nella legge finanziaria - quali l'eliminazione dei consigli circoscrizionali in città con popolazione al di sopra di 250 mila abitanti, non riuscendo a capire che l'eliminazione dei consigli circoscrizionali, anche nelle città medie, poteva essere la grande occasione per un reticolato di democrazia, di partecipazione e di coinvolgimento. Noi avevamo sostenuto, infatti, che si potevano mantenere i consigli circoscrizionali anche a «costo zero», senza dare «il gettone», ma dando così la possibilità ad una giovane classe dirigente di interessarsi, essere coinvolta ed avere un approccio forte con il territorio e con i problemi dello stesso. Tutto questo non vi è stato.
Inoltre, il provvedimento presenta una grande confusione anche per quanto riguarda il ruolo dei direttori generali dei comuni e quello dei segretari comunali, che non viene assolutamente evidenziato, e rimane così, in apnea, nell'oscurità, dove non vi sono certezze, nemmeno quella del controllo. Questo perché - signor Presidente e signor rappresentante del Governo - il controllo di legittimità, forse, o meglio senza forse, non c'è.
Questo provvedimento, infatti, avrebbe dovuto affrontare il problema dei controlli, di quelli da parte di terzi, e non fatti all'interno degli stessi comuni; ciò per dare una forza ed una capacità e una diversa dimensione alle autonomie locali sul piano di una possibilità di andare avanti senza incertezze, proseguendo un cammino ed un percorso di legittimità e di garanzia e di assicurazione. Tutto questo non è stato affrontato. Ritengo che questo provvedimento - non me ne voglia il Governo - rischia di essere un provvedimento inutile.
Vi è, certamente, sullo sfondo il federalismo, e anche per quanto riguarda le funzioni fondamentali - facevo prima riferimento alla legge n. 42 del 2009 - il Governo si è accorto che doveva diminuire le funzioni ma, soprattutto, doveva operare affinché i comuni diventassero autonomie locali: semplici ricettacoli di risorse attraverso imposte e tributi, dove le aree più forti diventano più forti, quelle più ricche diventano più ricche e gli squilibri territoriali diventano più evidenti e mastodontici.
Tutto questo ci porta non ad un reticolato di comuni e di autonomie che dà il senso dell'unità e della solidarietà all'interno del nostro Paese, ma ci pone la questione forte del dissolvimento di una cultura e di un retroterra umano che doveva essere, invece, garantito e rafforzato.
Signor Presidente, questi sono gli aspetti che più volte abbiamo riportato anche all'attenzione dei colleghi della I Commissione.
Ma vi è un altro aspetto che voglio anche richiamare, così come hanno già fatto alcuni colleghi, ossia la confusione che nasce tra alcune norme e il testo unico degli enti locali. L'onorevole Bosi aveva evidenziato questa confusione e tanti argomenti sono stati pure evidenziati dai colleghi Ria, Mantini e Ciccanti, intervenendo e interloquendo sui vari emendamenti.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIO TASSONE. Questa confusione, anche normativa, è reale e ricordo che questo provvedimento nasce con una serie di eccezioni e di pareri contrastanti da parte delle Commissioni che hanno espresso i pareri e anche da parte del Comitato per la legislazione. Pag. 10
Signor Presidente, se il Governo è soddisfatto non possiamo affermare che anche noi lo siamo. Non siamo soddisfatti e siamo oltremodo preoccupati perché questo è un appuntamento mancato non da parte della coalizione di maggioranza e dal Governo, ma da parte del Parlamento su una materia così delicata, forte ed essenziale quale quella delle autonomie locali.
Per questo motivo, il mio gruppo voterà contro il provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro - Congratulazioni).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,50).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto finale - A.C. 3118-A)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, il provvedimento in esame è necessario per dar seguito alla novità che riguarda il paese. Si tratta di una novità non più rinviabile, ossia l'attuazione del passaggio dalla spesa storica a quella standard.
Per ottenere questo risultato è evidente che bisogna quantificare l'ammontare della spesa standard, ma ovviamente è anche necessario rimettere ordine nelle varie attribuzione di competenza per capire e poi distribuire le risorse in modo adeguato a chi ha il dovere di fornire i servizi ai cittadini. Sappiamo che, con la riforma del titolo V della Costituzione di D'Alema, vi sono ben 500 ricorsi presso la Corte costituzionale, perché non è ben chiara l'attribuzione di competenze esclusive e concorrenti tra Stato e regioni, senza contare le ricadute che interessano gli altri enti.
Questo provvedimento cerca di mettere mano ai principi, ai doveri fondamentali e alle attribuzioni cui dovranno attenersi in maniera rigorosa, rigida e finalmente chiara gli enti locali, le province e anche le regioni. Tutto questo non è più rinviabile, pena il fallimento del Paese, cui ormai siamo vicini.
Ricordo che la necessità di superare la spesa storica è ribadita, ad esempio, nello studio che il Ministero dell'economia e delle finanze ci ripropone da anni. Rammenterò solo alcuni dati sufficientemente recenti per capire di cosa stiamo parlando. Il residuo fiscale, che è la differenza fra quello che i cittadini di una regione pagano e quello che ricevono, vede la Lombardia soccombere per 30 miliardi di euro l'anno; si tratta di denari che vanno a soccorrere le altre regioni quindi. L'Emilia Romagna soccorre le altre regioni per 10 miliardi di euro l'anno; il Veneto per un importo pari a 11 miliardi e mezzo; il Piemonte ha un residuo fiscale pari a 1,5 miliardi; la Toscana ci rimette 700 milioni di euro l'anno; le Marche più o meno si arrangiano e le rimanenti regioni sono assistite.
Ma se l'assistenza fosse disposta per ragioni anche ovvie, in maniera decorosa al fine di soddisfare le esigenze dei cittadini più sfortunati tra quelli che vivono in queste regioni, ebbene, si cercherebbe di continuare, magari migliorandola. Ma non è così, perché qui si continua ad essere completamente negligenti nel rispettare quello che è un diritto, distinguendolo da quello che è un privilegio. Di solito i privilegi premiano poco e non i cittadini delle regioni più svantaggiate. Questo non serve che lo affermi un uomo della Lega, ma penso che tutti ne siamo consapevoli.
Ricordo solo due o tre titoli per ribadire la necessità di andare avanti su queste Pag. 11riforme. La Ragioneria dello Stato sui servizi essenziali: «troppe differenze tra nord e sud»; pensione di invalidità: «boom al Sud, sono il 50 per cento in più rispetto al Nord»; sanità: se la Campania spreca un euro su tre spendendo il triplo e dando meno servizi ai propri cittadini, «buco nero della Calabria sulla sanità» (è inutile star qua a discutere, sono cose che sappiamo).
La Basilicata ha il record di avere il 70 per cento di dirigenti in più rispetto alla media delle altre regioni, la Sicilia ogni tanto si inventa la fabbrica degli insegnanti di sostegno. «Trent'anni di clientele, adesso basta» è il messaggio che lancia l'attuale governatore della regione Sicilia che ha cercato anche l'anno scorso di metter mano, ancora prima del passaggio dalla spesa storica standard, ai conti della sanità e ha avuto grosse difficoltà anche all'interno della sua maggioranza, ma almeno ha cercato di fare qualcosa.
Dopo di che, l'uomo si scontra con delle cose incomprensibili. Avevano, in quella regione, un mega dirigente che doveva seguire tutti i problemi relativi allo smaltimento dei rifiuti della regione Sicilia. È stato allontanato per incapacità totale - non serve neanche spiegare il perché - e ha chiesto un risarcimento di 3 milioni di euro. In altri Paesi un uomo così prima sarebbe stato allontanato, poi avrebbe fatto un passaggio di corsa nelle patrie galere. Qui la Corte dei conti gli dà ragione. Perché? Perché si continua a non capire che in Italia i diritti sono i diritti e i privilegi devono essere perseguiti e non garantiti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Altrimenti le tre, quattro, cinque regioni che ho citato prima falliranno, e siamo già ad un passo dal fallimento. Quando falliranno quelle regioni non ce ne sarà più per nessuno, quindi è obbligatorio per noi capire queste cose. Io sto amministrando un piccolo comune. Con questo differenziale fiscale ogni anno perdiamo 70 milioni di euro. Quest'anno il mio comune può fare investimenti per un milione e mezzo di euro. Non è più possibile continuare così, perché non siamo in grado di garantire nemmeno gli ammortizzatori sociali alle centinaia di persone che sono in cassa integrazione per la crisi che globalmente sta coinvolgendo un po' tutti i paesi.
Verrebbe da dire: va bene, abbiamo fatto sacrifici finora, ma che cosa abbiamo ottenuto? Assolutamente nulla. Dopodiché, se devo essere sincero, il voto contrario espresso dagli uomini dell'UdC per quanto riguarda la modifica di questo sistema che non sta più in piedi, che non può stare in piedi e che non ha un futuro, sta nei fatti. Hanno votato anche contro la riforma del federalismo fiscale, perché non si assumono la responsabilità del caso. Per loro va bene enunciare principi generici, però quando si tratta di assumere delle responsabilità e obbligare qualcuno ad affrontare la spesa corretta, allora fanno retromarcia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ognuno si assume ovviamente le sue responsabilità e dovrebbe anche interrogarsi su come mai 95 italiani su cento non li votano, perché sotto sotto c'è anche questo messaggio politico da recepire, mentre invece vengono premiati, con il consenso elettorale, i movimenti che in qualche modo cercano di spronare a fare qualcosa, perché così non va bene.
Se ci troviamo con un miliardo e 800 milioni di debito pubblico c'è un motivo, ossia che finora nessuno ha affrontato questi problemi. Gli 80 miliardi di euro che ogni anno paghiamo per interessi sul debito pubblico sono sottratti alle esigenze dei cittadini perché dobbiamo tirar via servizi per recuperare gli 80 miliardi. Vogliamo capire queste cose?
Certo che costerà fatica in determinate realtà, ma non sto parlando solo del Sud. Mi viene in mente la regione del Trentino dove il presidente della provincia prende benefit superiori alla Merkel in Germania e anche questo grida vendetta. Si tratta di un privilegio, non di un diritto, quindi bisogna anche in quel caso modificare queste cose.
Poi questa gente magari accampa, come scelta politica, il fatto che la regione che sta a sud, e quindi il Veneto, ha bisogno, Pag. 12per mantenere anche il Trentino, di avere due vie di fuga verso nord (Venezia e Monaco), mentre il prolungamento dell'asse autostradale della Val d'Astico verso il nodo autostradale di Trento ci viene negato. Quindi dobbiamo mantenerli e anche subire le negligenze da parte loro.
Queste cose non stanno più in piedi, però lancio un messaggio al Governo.
È vero, è necessario riorganizzare il quadro legislativo, ma attenzione, perché, anche con le leggi vigenti e anche a Costituzione vigente, i privilegi si possono abbattere. Infatti, nell'attuale Costituzione è già previsto che la giusta, sana, equilibrata, economica amministrazione pubblica debba essere «normale» e non drogata com'è.
Noi procediamo ed è - lo ripeto - doveroso e ovvio che vi sia il voto favorevole su questo provvedimento. Vi è l'attesa sui decreti legislativi che a breve il Governo varerà per attuare il passaggio dalla spesa storica a quella standard, tuttavia sfruttiamo anche le leggi che ci sono. Basta privilegi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, ho ascoltato in un'Aula molto distratta l'intervento dell'onorevole Luciano Dussin. È veramente singolare, collega Dussin, che lei abbia svolto un intervento come se appartenesse ad un partito dell'opposizione. Ha ripreso i temi del federalismo fiscale forse non rendendosi conto che siete al Governo e avete Ministri, anche quelli di recente nomina di cui ancora non si conoscono le deleghe, che dovrebbero assumere questo provvedimento.
Ma la verità, caro collega Dussin, è esattamente il contrario. Non basta più agitare la bandiera del federalismo fiscale. I decreti attuativi che stanno per essere varati hanno ancora un elemento di oscurità: i costi. Si annuncia che oggi ci saranno dati e riteniamo che questi costi andranno valutati attentamente perché su questa partita si gioca non solo la coesione dell'Italia, ma anche l'efficienza del sistema della nostra statualità.
È per tale ragione che questo provvedimento era nato tra attese e speranze. Nove anni sono passati dalla riforma del Titolo V della Costituzione, era l'occasione della sua attuazione. Vorrei ricordare che di questi nove anni, ben sette sono stati governati dal centrodestra.
Che cosa, invece, è successo tra le attese e le speranze di questo provvedimento? Le speranze suscitate nei confronti degli enti locali e del sistema delle autonomie, la speranza anche di questa parte dell'opposizione, del Partito Democratico, di accettare sul serio la sfida del merito.
C'eravamo approntati a questo provvedimento con attenzione e con rigore, invece il 16 giugno è calato il sipario sulle attese e sulle speranze. Il 16 giugno avete offerto un bellissimo pacchetto regalo al sistema delle autonomie, avete reso questo provvedimento nullo, avendo accettato una condizione della Commissione bilancio che rinviava l'attribuzione di funzioni fondamentali, che sono il corpo e l'oggetto di questo testo al nostro esame, dicendo che sarebbero state rinviate alle funzioni che in maniera provvisoria erano state stabilite nella legge n. 42 del 2009 (esattamente quella del federalismo fiscale).
Ci avete fatto parlare del nulla e avete scomodato - lo ricordo al presidente Giorgetti della Commissione bilancio - addirittura il presidio della Costituzione attraverso l'articolo 81. Non è così! Non avete presidiato la Costituzione, avete semplicemente ancora una volta accettato per ragioni di «economicismo», a volte anche di subalternità all'interno della stessa composizione della maggioranza, i diktat non solo del Ministro dell'economia e delle finanze, ma in verità della Ragioneria dello Stato.
Avete reso questo Parlamento ancora una volta incapace di affrontare con dignità alcune grandi questioni che attengono proprio a quella speranza suscitata dall'ampollosità del titolo in questione. Anzi, credo che dovremo fare un bel Pag. 13bilancio perché, dopo l'accettazione di quella condizione, che cosa rimane di questo provvedimento? Diciamo la verità, la dobbiamo dire proprio a quegli enti locali che, in questi giorni, sono stretti in una morsa drammatica e che chiedono a questo Governo non la rimessa in discussione dell'intera manovra finanziaria, ma esattamente di rimuovere le iniquità che ci sono dentro quella manovra.
Chiedono ciò perché - mi riferisco ai dati della Corte dei conti, non è propaganda politica - la spesa per gli interessi è aumentata tra il 2004 e il 2009 del 10,7 per cento nei comuni, del 6,8 per cento nelle province, ma del ben 29,9 per cento nelle amministrazioni centrali.
Volete fare una battaglia sugli sprechi? Bene, allora gli sprechi vanno presi sul serio e occorre colpire chi spreca di più. Invece, anche nella ripartizione della manovra, l'iniquità sta nel fatto che, a fronte di un terzo della spesa pubblica cui concorrono regioni, province e comuni, gli si chiede di assumerne due terzi in un rapporto diversamente proporzionale per le amministrazioni centrali che contribuiscono alla spesa per il 2,3 per cento, ma sono chiamate a sopportarne solo un terzo.
Avete usato la questione degli sprechi e dei costi della politica ancora una volta semplicemente per non affrontare i problemi reali. Infatti, nei costi della politica avete considerato il livello più basso e mi riferisco alle circoscrizioni comunali, alla questione delle indennità e dei gettoni di presenza, senza fare chiarezza, ma confusione; è molto pericolosa la questione del modo in cui si determina in questo Paese la rappresentanza elettiva.
È come se l'idea che permane in tutti vostri provvedimenti è quella per cui chi non ce la fa in uno Stato, come il nostro, deve trovare da solo le proprie forze, perché lo Stato non se ne occupa. È esattamente la stessa cosa nella rappresentanza elettiva: riportate dentro questa discussione un elemento di censo tale per cui si corre il rischio di non operare per una qualità vera della rappresentanza, ma, di nuovo, semplicemente per una rappresentanza di interessi già costituiti e ben forti.
È per questo che esprimiamo la nostra contrarietà su questo provvedimento, come abbiamo dimostrato nel corso dell'esame degli emendamenti del nostro gruppo, soprattutto perché, alla fine, a noi è rimasto veramente poco e non era sicuramente il caso di tenere l'Aula del Parlamento impegnata: mi riferisco alla delega al Governo, alla soppressione delle comunità isolane, alle questioni relative alla circoscrizione e al decentramento comunale. Su questa vicenda dobbiamo svolgere una riflessione più di merito. Non ci piace, soprattutto perché l'incertezza che si determina nel modo di legiferare ha come oggetto finale i cittadini, le donne e gli uomini di questo Paese, i quali aspettavano, nella certezza delle funzioni fondamentali del sistema delle autonomie, risposte concrete ai propri bisogni per il soddisfacimento di servizi efficienti. Gli impedite, proprio nella certezza delle attribuzioni delle funzioni, l'esercizio di questi due diritti fondamentali. Lo fate all'interno di una discussione in cui i diritti ai servizi essenziali di tipo universale corrono il rischio, nel passaggio tra spesa storica e costi standard, di non essere esigibili dalle Alpi alla Sicilia.
È per questo che anche noi abbiamo votato con grande fiducia, dicendovi, anche in quella occasione, che la nostra astensione sul federalismo fiscale era dovuta al fatto che vedevamo come elemento centrale la possibilità di discutere del federalismo fiscale insieme alla Carta delle autonomie. Abbiamo accettato quella sfida e ci siamo fidati. È del tutto evidente che quell'atto di fiducia, alla luce di quello che è successo con questo provvedimento oggi, non solo viene messo in discussione, ma vi richiede da parte nostra più rigore e più controllo nelle azioni che eserciterete.
Non ci lasciamo irretire di fronte ad una logica nella quale tutto avviene alla luce di questioni che, da una parte, si affermano e, dall'altra, si negano, di momenti di passaggio in avanti e poi di passi Pag. 14indietro. Siamo di fronte ad una situazione - lo dico al Ministro Calderoli - per cui la crisi della rappresentanza politica, la certezza dei diritti, la funzione fondamentale delle autonomie locali chiedeva «un di più». Abbiamo dato prova di avere mancato quest'atto di coraggio. Lo avete fatto addirittura su un aspetto che per noi è centrale, per quanto abbiate accettato un ordine del giorno (ma il modo in cui si esprimono pareri sugli ordini del giorno rischia di essere ridicolizzato) rispetto alla questione dell'anagrafe degli eletti. Si tratta di una questione di straordinaria trasparenza dell'etica pubblica, che pone un rapporto di vicinanza tra gli eletti e gli elettori.

PRESIDENTE. Onorevole Amici, la prego di concludere...

SESA AMICI. Noi continueremo ad incalzarvi su questo argomento perché su questo si ricostruisce anche un rapporto dal basso con l'uso civico che diventa l'elemento centrale nella definizione della coesione sociale del Paese.
In conclusione, all'inizio di questa legislatura vi siete presentati come gli innovatori, come coloro che sarebbero stati in grado di assumere grandi riforme che avrebbero cambiato il Paese e rimesso in moto la locomotiva della competitività. Alla fine di questo percorso, a due anni e mezzo dall'inizio della legislatura si potrebbe dire che siete come quegli strani generali che dicono: armate e partite. A qualcuno viene da ridere, a noi non viene da ridere: non siete innovatori, non siete coraggiosi, ma cercate esattamente di sopravvivere e galleggiare in una delle situazioni peggiori e drammatiche di questo Paese ed è per questi motivi che il nostro voto sarà fermamente contrario a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN. Signor Presidente, colleghi, approdiamo oggi alla votazione di questo importante provvedimento dopo una lunghissima discussione e un dibattito approfondito tenutisi nella Commissione affari costituzionali e, permettetemi di dirlo, anche dopo un dibattito estremamente complesso svoltosi in quest'Aula. Quindi, innanzitutto devo ringraziare il relatore e il Governo che, attraverso un'azione forte e profonda di intervento con emendamenti, hanno permesso alla maggioranza e all'opposizione di migliorare il testo e di apportare delle modifiche essenziali.
Dico questo perché nell'ultimo intervento della collega del Partito Democratico ho trovato alcuni elementi che, seppure possiamo dire che politicamente fanno parte del dibattito e di una normale «messa in scena» attuata spesso tra maggioranza e opposizione, ritengo delle accuse profondamente ingiustificate, tra cui quella in cui si sancisce il fallimento dell'azione riformatrice di questo Governo e di questa maggioranza. Colleghi, non vorrei che tutti dimenticassimo che se siamo a questo punto è soltanto perché il Governo Berlusconi ha cominciato ad attuare un processo di riforme estremamente complesso ed estremamente articolato come quelle degli enti locali, dell'amministrazione pubblica, della funzione pubblica, della trasparenza dei nostri atti amministrativi.
Lo scorso anno abbiamo dato vita alla legge sul federalismo fiscale, ora ci apprestiamo ad approvare gli importanti decreti attuativi: abbiamo appena approvato quello sul demanio fiscale e adesso esamineremo quelli sui costi standard, sull'attribuzione dell'autonomia impositiva ai comuni, su Roma capitale, su quello che sarà il disegno che permetterà alle nostre amministrazioni locali di avere un nuovo assetto. Per fare questo, però, non siamo calati in un mondo astratto, ci confrontiamo quotidianamente con dei processi di cambiamento profondo del nostro Paese. Credo che chiunque in quest'Aula, come molti dei colleghi che sono intervenuti nel dibattito, che hanno avuto un'esperienza e una conoscenza profonda delle amministrazioni locali, sa Pag. 15quello che è accaduto dopo la riforma del Titolo V e quello che sta accadendo sui nostri territori: un'esplosione della spesa standard, un'esplosione della spesa sanitaria, spesso il fallimento ed il dissesto di molte amministrazioni locali. Vi è dunque la necessità di un nuovo assetto all'interno del quale occorre agire e prima lo capiamo tutti, prima saremo in grado di svolgere una funzione, un ruolo responsabile come dirigenti, come amministratori di questo Paese.
Noi siamo partiti da lontano con la riforma del 1990, e forse a quella riforma stiamo tornando ora, in questa fase.
Abbiamo disegnato, in questi anni, il decentramento amministrativo nelle nostre regioni, nelle nostre province e nei nostri comuni e con questo Codice delle autonomie siamo finalmente ritornati al punto dal quale eravamo partiti, effettuando i correttivi necessari che avevano reso spesso difficile la gestione della cosa pubblica sia nei piccoli comuni, sia nei grandi comuni, sia nelle città metropolitane.
Sono vent'anni che si parla, in Italia, dell'area vasta, che ci si dibatte sulla funzione delle città metropolitane e si discute della riorganizzazione dei comuni montani, delle piccole aree, dei comuni e delle loro funzioni. Oggi lo stiamo facendo e lo sta facendo questo Governo, ovviamente con attenzione e con cautela, perché si incide sui servizi resi ai cittadini, sui servizi essenziali resi alla cittadinanza.
Molta parte del dibattito e molte polemiche hanno riguardato il riequilibrio resosi necessario in ordine all'articolo 1 del provvedimento e, quindi, in merito non all'abdicazione riguardante l'applicazione degli articoli 117 e 118 della Costituzione, concernenti le funzioni degli enti locali, quanto piuttosto in merito all'adeguamento della tempistica a un massimo di cinque anni.
Colleghi, questa è stata una necessità non per frenare il federalismo o l'attuazione dello stesso, ma per permettere l'attuazione piena della cornice che abbiamo disegnato tutti insieme, maggioranza e opposizione, lo scorso anno, con l'approvazione del relativo provvedimento.
Con questa norma, stiamo semplicemente disegnando le funzioni, conferendo una delega al Governo, così come richiamato più volte da questo dibattito e all'interno di tutta la discussione che si è tenuta sull'argomento. Per farlo, però, non possiamo vivere al di fuori della realtà: abbiamo due parametri all'interno dei quali ci si stiamo muovendo come sistema Paese: onorevole Amici ciò riguarda anche la riforma finanziaria e la manovra oggi all'esame del Senato. Da una parte, siamo stretti dal Patto di stabilità, nel quale, per fortuna, ci siamo riusciti a muovere in modo agile, altrimenti avremmo potuto condannare il nostro Paese a un destino molto meno roseo rispetto a quello che stiamo vivendo attualmente - l'Europa insegna - e, dall'altra, siamo chiamati alle esigenze e agli impegni internazionali, che dobbiamo assumerci per la stabilità dell'euro e dei nostri conti pubblici e per la tenuta del nostro sistema.
Questo Codice delle autonomie, quindi, delinea gli ambiti entro i quali si muoveranno gli enti locali e le loro funzioni. In merito ad alcune obiezioni che sono state sollevate anche dall'onorevole Tassone, non è vero che non sia stata riposta attenzione ai controlli, anzi, la parte riguardante i controlli è forse quella parte che è stata affrontata con maggiore attenzione, con il contributo sia degli ordini del giorno presentati in Aula, sia delle proposte emendative presentate da esimi colleghi dell'opposizione durante il dibattito in Commissione.
Quindi, con riferimento all'articolo 29, abbiamo tutta una serie di questioni aperte, che sono state definite, come il controllo di gestione, il controllo ex post, la possibilità di un monitoraggio dell'azione amministrativa e della responsabilizzazione degli atti degli enti locali. Certo - lo dico come un auspicio - rimane sempre un faro, quello di una maggiore razionalizzazione delle problematiche riguardanti le aziende municipalizzate e i rapporti sempre più forti e stretti all'interno dei comuni riferiti alla gestione delle proprie società, ma questa materia è stata ampiamente trattata. Pag. 16
In merito al tema riguardante le province, il dibattito è stato interessante e anche stimolante, sotto più aspetti: anche dopo esserci confrontati in modo forte e costruttivo con l'opposizione, riteniamo che la materia della riorganizzazione delle province vada affrontata in modo più articolato, anche ai sensi delle norme costituzionali.
Alcune delle proposte che ci sono pervenute, come quella di mantenere come unico parametro l'aspetto demografico, non tengono conto di quella che dovrà essere la funzione reale della provincia, o comunque di un ente intermedio in una realtà composita come quella creata dal federalismo fiscale.
Credo quindi, signor Presidente, onorevoli colleghi, che quella al nostro esame sia una buonissima legge e costituisca un tassello importante per quella architettura istituzionale che stiamo costruendo con coraggio, assumendo anche delle decisioni impopolari che vanno però verso l'unico obiettivo che ci siamo prefissi: cioè rendere la nostra amministrazione razionale e funzionale ai diritti dei cittadini, che meritano servizi efficienti, di qualità ed una classe amministrativa calata in una realtà burocratica snella, efficiente e che sappia andare incontro alle esigenze di territori che stanno cambiando la loro strategia e il loro assetto nel contesto istituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ieri il Governo ha accettato tutti gli ordini del giorno che sono stati presentati, in particolare voglio soffermarmi sull'ordine del giorno che impegna il Governo in relazione all'anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati.
Voglio sottolineare, a tale proposito, che è già stato accolto da questa Assemblea, un altro ordine del giorno di analogo contenuto, per l'istituzione dell'anagrafe pubblica dei deputati, ordine del giorno che però non ha avuto ancora seguito perché il collegio dei questori ha obiettato che, prima di poter mettere on line la situazione economico-finanziaria, patrimoniale dei deputati, occorre cambiare la legge.
Su questa questione, evidentemente, abbiamo opinioni diverse, fatto sta che, nel momento in cui chiediamo l'anagrafe pubblica per tutti, non siamo capaci di istituirla per noi deputati. Non mi sembra un atteggiamento corretto nei confronti delle altre amministrazioni locali.

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, propriamente questo intervento avrebbe dovuto aver luogo al momento della discussione sugli ordini del giorno.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente intervengo solo sull'ordine dei lavori, questo non vuole essere un richiamo a lei e a chi ha presieduto ieri la seduta, ci mancherebbe altro.
Vorrei, tuttavia, chiedere come sia possibile, secondo lei, che le votazioni e il dibattito di ieri pomeriggio e le dichiarazioni di voto di oggi non siano assolutamente comprensibili per le dichiarazioni che vengono fatte.
Io per primo, ieri, non sentivo quello che alcuni colleghi dell'Italia dei Valori dicevano in sede di dichiarazione di voto sugli emendamenti ed oggi non ho percepito nessuna parola delle dichiarazione di voto della collega di Forza Italia.
Penso che sia interesse di chiunque mantenere non un silenzio pro forma, ma un silenzio indispensabile per poter capire che cosa accade in quest'Aula e per mantenere il giusto decoro che quest'Aula ed il ruolo parlamentare chiede a tutti noi.
Pregherei lei, come il Presidente Fini e gli altri suoi colleghi vicepresidenti, di consentire uno svolgimento dei lavori dell'Assemblea che sia consono al ruolo del Pag. 17Parlamento, finora previsto dalla Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha ragione: ogni parlamentare ha diritto di parlare ma esiste anche un ragionevole diritto di poter ascoltare. Cercheremo di farlo rispettare con maggior diligenza.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Correzioni di forma - A.C. 3118-A)

DONATO BRUNO, Relatore. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Invito da adesso a fare silenzio per poter ascoltare le importanti dichiarazioni del relatore.

DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, ai fini del coordinamento formale delle disposizioni contenute nel disegno di legge A.C. 3118-A, propongo le seguenti correzioni di forma:
all'articolo 1, comma 1, ultimo periodo, le parole: «e disciplina il procedimento per la razionalizzazione delle circoscrizioni provinciali, sulla base di parametri oggettivi» sono soppresse. La correzione si rende necessaria in seguito alla soppressione dell'articolo 14 «Delega al Governo in materia di razionalizzazione delle province»;
all'articolo 17, comma 2, le parole: «di cui all'articolo 29 del testo unico» sono soppresse. La correzione si rende necessaria per un coordinamento con la disposizione dell'articolo 31, comma 1, lettera a), che prevede l'abrogazione dell'articolo 29 del testo unico degli enti locali.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma proposte dal relatore si intendono approvate.
(Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale - A.C. 3118-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3118-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3118-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Moles, Di Girolamo, Lorenzin, Maurizio Turco, Sbrollini, Amici, Casini, Coscia, Vannucci, Mazzocchi... Fate votare l'onorevole Casini. Vi è un problema sul sistema.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Vedi votazionia ).

(Individuazione delle funzioni fondamentali di Province e Comuni, semplificazione dell'ordinamento regionale e degli enti locali, nonché delega al Governo in materia di trasferimento di funzioni amministrative, Carta delle autonomie locali. Riordino di enti ed organismi decentrati) (3118-A):

(Presenti 533
Votanti 528
Astenuti 5
Maggioranza 265
Hanno votato
281
Hanno votato
no 247).

Pag. 18

Prendo atto che i deputati Pionati, Belcastro e De Angelis hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Mecacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 67-68-711-736-846-1616-2062-2247-2471-2488-2651-2892-3195.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, ruberò solo un minuto all'Aula. Vorrei ringraziare il relatore, i membri della Commissione e il Parlamento intero, da maggioranza a opposizione, perché, al di là di come si sia votato poi il provvedimento, non vi è un articolo in cui non sia contenuta una proposta di modifica parlamentare venuta da maggioranza e opposizione, quindi comunque li ringrazio. Faccio quelle scuse che avevo già porto in Commissione per un intervento rispetto agli enti locali e al mondo del territorio non così organico come avremmo voluto e dovuto probabilmente fare.
Siamo dovuti ricorrere a strumenti non sempre propri, come la legge finanziaria piuttosto che la decretazione d'urgenza. Oggi abbiamo composto un'altra tessera di un mosaico che dovrà essere assolutamente ricomposto e reso riforma di sistema. Era una cosa assolutamente necessaria. Voglio ricordare a tutti che il voto di oggi in Assemblea è un voto atteso dal 2000. Dal 2000 non si è più toccato il codice delle autonomie e dal 2001 (cioè dalla modifica della Costituzione) vi era il compito di definire quelle funzioni fondamentali; sono trascorse tre legislature senza che un provvedimento fosse uscito dalla Commissione ed approdato in Aula. Questo voto dell'Assemblea pesa e peserà per il futuro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,30).

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Sull'indispensabilità di questo intervento faccio notare ai parlamentari che oggi alle 17,30 ci sarà il deposito e la relazione illustrativa della relazione tecnica sul federalismo fiscale presentata dal Ministro Tremonti al Consiglio dei Ministri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
All'interno di tale documento non vi sono solo dei pensieri e degli indirizzi ma anche tantissime tabelle con allegati i numeri; numeri che mai erano emersi in tutti questi anni e che dimostravano la non conoscenza dello Stato rispetto a se stesso e rispetto a tutti i soggetti che costituiscono la Repubblica. Credo che, dopo aver analizzato quei numeri, ci si renderà ancora più conto della necessità dell'intervento, perché con quei numeri non si può più andare avanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del Popolo della Libertà).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, le chiedo scusa, ma è davvero singolare quello che è accaduto in questa Aula, e mi dispiace che il Ministro Calderoli se ne vada perché le sue considerazioni sono fatte in un momento improprio, non previsto dal Regolamento. Il Governo può intervenire quando vuole, ma una volta che abbiamo votato un provvedimento quella discussione è definitivamente chiusa. Tra l'altro ha fatto delle considerazioni che da sole consentirebbero di replicare politicamente, rispetto a quanto detto, su molti aspetti.
Siamo veramente rammaricati del fatto che la Presidenza abbia dato la parola al Ministro Calderoli. Finito l'intervento la Presidenza avrebbe potuto spiegare al Ministro Calderoli che c'è una sede parlamentare nella quale fare le proprie considerazioni. Pag. 19Lei sa perfettamente che ogni volta che parla il Governo si riapre il dibattito: mi spieghi adesso che dibattito riapriamo. Non lo trovo divertente, trovo sia grave, perché si dà per l'ennesima volta una tribuna per considerazioni, anche un po' demagogiche, vista la qualità del provvedimento che abbiamo approvato, e non si dà la possibilità a tutti i deputati, di maggioranza e di opposizione, di poter replicare al Ministro. Davvero è qualcosa che almeno - la prego - non costituisca precedente (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, trovo davvero singolare che il Ministro Calderoli, dopo aver avuto la possibilità di intervenire in modo già irrituale riapra in modo ancora più irrituale la discussione su questo provvedimento, e dopo averlo fatto se ne vada senza nemmeno sentire cosa ha da dire il Parlamento sulle tante belle cose che ci ha raccontato qui questa mattina. Forse era perfettamente consapevole di averci venduto uno spot pubblicitario, lo stesso spot pubblicitario che il Parlamento ha sancito approvando questo disegno di legge sul riordino degli enti locali che resterà come una grande occasione sprecata. La grande occasione per cominciare a intervenire davvero sulla struttura dell'ordinamento democratico del nostro Paese, composto dai vari livelli di rappresentanza territoriale. Alla fine il Parlamento e questa maggioranza (che vuole un federalismo che non si sa che razza di pasticcio sarà, se si continua a non intervenire sulla struttura organizzativa dello Stato) hanno ceduto a tutte le pressioni corporative dei vari livelli delle infinite rappresentanze territoriali della nostra Repubblica.
Oggi, ancora una volta, quindi, come già accaduto in passato con le ronde, poi dichiarate incostituzionali dalla Corte Costituzionale, o con l'aggravante di clandestinità, poi dichiarata incostituzionale anch'essa, questo provvedimento non sarà dichiarato incostituzionale, ma, sicuramente, il Parlamento ha sprecato una grande occasione e il Ministro Calderoli ha sprecato un'occasione di correttezza nel non stare qui ad ascoltare quello che avevamo da dirgli (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non ripeto le osservazioni degli onorevoli Giachetti e Donadi su cui, in gran parte, concordo e non voglio riaprire la discussione. Evidentemente, questo precedente si giudica da solo.
La pregherei, però, di tener presente le posizioni politiche che si sono espresse nel dibattito - la nostra l'ha espressa, con grande lucidità, il collega Tassone sul merito del provvedimento - e di consentirmi di aggiungere due osservazioni. La prima è questa: il Parlamento, per i Ministri, non può essere una telecamera televisiva in cui, non all'inizio del provvedimento, si dicono quali sono, dal loro punto di vista, le loro buone intenzioni, ma alla fine dello stesso si fa una dichiarazione, come in TV, e si abbandona l'Aula chiudendo la porta dietro le spalle.
Seconda questione: il Ministro Calderoli ha annunciato che, nella giornata di oggi, saranno depositati, finalmente, alcuni dati che riguardano il federalismo. Le chiedo, Presidente Lupi, di prendere in parola il Ministro Calderoli e di chiedere, a lui e al Ministro Tremonti, all'inizio della prossima settimana - visto che sono così espliciti nel voler discutere con il Parlamento alla fine dei propri provvedimenti - di venire in Aula e di discutere con il Parlamento la relazione che oggi depositano nelle Commissioni, perché questo sarebbe il seguito giusto di una dichiarazione sbagliata fatta in un momento assolutamente inopportuno.
Il Ministro deposita oggi la relazione e, quindi, venga martedì, visto che ha voglia Pag. 20di discutere con il Parlamento. Discutiamo nel merito di quei numeri che, fino a questo momento, sono stati celati dentro i cassetti di qualche scrivania.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo solo per dire che trovo incomprensibili, anche in questo caso, gli interventi dei colleghi perché neanche quando il Ministro, pur in presenza di un voto contrario, ringrazia l'opposizione, siamo in grado di apprezzare questo ringraziamento e vogliamo fare polemiche.
Onorevole Volontè, i Ministri hanno a disposizione ben altri strumenti e ben altre telecamere che non queste. Mi è sembrato, anzi, un atto di cortesia istituzionale ricordare al Parlamento che il Governo intende rispettare un impegno previsto, tra l'altro, dalla legge delega votata, proprio da noi, e che prevede il 30 giugno una scadenza precisa. Per cui, veramente, se vogliamo far polemica anche sui ringraziamenti all'opposizione, l'abbiamo fatta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, come giustamente sosteneva il collega Reguzzoni, l'intervento del Ministro Calderoli, che, peraltro, è intervenuto sul merito del provvedimento in replica durante la discussione sulle linee generali, andava preso per quello che era, seppure nella sua irritualità, ovvero come un ringraziamento al lavoro del Parlamento.
Credo che sia stato un lavoro importante; abbiamo lavorato diversi giorni e ci siamo confrontati su questo provvedimento. È un tassello di una riforma importante, quella sul federalismo fiscale, su cui la maggioranza intende andare avanti. Crediamo che a questo ringraziamento bisogna rispondere con un altrettanto grande ringraziamento all'attenzione che il Ministro ha avuto nei confronti di questo provvedimento. Crediamo che sia stata una pagina positiva di lavoro parlamentare. Troppo spesso - una considerazione a margine, signor Presidente, lo ricordava ieri il collega Cazzola - quando questo Parlamento lavora, di ciò non gli si dà atto. Ricordo, per questo, che nella scorsa settimana, dopo un percorso anche importante, molto lungo e difficile, sulle fondazioni liriche, ciò che i giornali hanno ripreso del lavoro che abbiamo svolto in quest'Aula è stato che alcuni colleghi hanno voluto o cercato di vedere la partita. Credo si debba dare atto, invece, a partire da tutti noi - anche la Presidenza - del fatto che quest'Assemblea sa lavorare, sa confrontarsi nel merito dei provvedimenti, che, quando diventano legge dello Stato, arricchiscono il nostro panorama legislativo per alcuni aspetti. Per altri aspetti, proprio il Ministro Calderoli ha la responsabilità della semplificazione normativa. Crediamo che si sia lavorato bene sulla Carta delle autonomie. Abbiamo un calendario importante davanti, continuiamo con i lavori dell'Assemblea, cercando di allontanare le polemiche.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi richiamo all'articolo 8 del Regolamento che, in qualche modo, le impone di garantire il buon andamento di questa seduta. Lei deve, a mio avviso, almeno consentire a quest'Aula di sapere che quanto accaduto quest'oggi non costituisce precedente, perché, vada bene o no all'onorevole Reguzzoni, della cortesia del Ministro ne faremo tesoro nel momento in cui la esprimerà nelle sedi appropriate. In questo momento, l'intervento del Ministro va oltre il Regolamento e viola il Regolamento medesimo. Pag. 21
Quindi la prego, dal momento che non ha intenzione di censurare formalmente il Ministro, di garantirci che quanto accaduto non costituisce precedente perché, ripeto, è fuori dalle regole che stanno al nostro interno.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, lei ha citato il Regolamento, io mi permetto di citare l'articolo 64 della Costituzione che nella parte finale recita: «i membri del Governo, anche se non fanno parte delle Camere, hanno diritto, e se richiesti obbligo, di assistere alle sedute. Devono essere sentiti ogni volta che lo richiedono».
In questo caso il Presidente Buttiglione ha dato la parola al Ministro Calderoli perché questi ha chiesto di parlare. Lei solleva un'altra questione riguardante eventualmente l'opportunità che la parola al Ministro potesse essere data prima della votazione finale dove i ringraziamenti e le considerazioni....

ROBERTO GIACHETTI. Cosa dici? Roba da matti! Ma è finito il provvedimento!

PRESIDENTE....ovviamente potevano stare. Detto questo, non mi sembra che sia accaduto ovviamente nulla di grave.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 20 maggio 2010, n. 72, recante misure urgenti per il differimento di termini in materia ambientale e di autotrasporto, nonché per l'assegnazione di quote di emissione di CO2 (A.C. 3496-A) (ore 11,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 20 maggio 2010, n. 72, recante misure urgenti per il differimento di termini in materia ambientale e di autotrasporto, nonché per l'assegnazione di quote di emissione di CO2.
Ricordo che nella seduta del 21 giugno 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3496-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 3496-A), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 3496-A).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 3496-A).
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 3496-A).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, in quanto non strettamente attinenti alla materia del decreto-legge, con riferimento alle quali già in sede referente sono stati rilevati, da parte della presidenza della Commissione, profili di inammissibilità: gli identici Braga 1.3 e Lanzarin 1.4, che prorogano al 30 giugno 2011 il termine entro il quale i centri di raccolta differenziata dei rifiuti urbani (cosiddetti ecopiazzole) devono conformarsi ai requisiti di esercizio individuati dalla legge statale; Polledri 2.9, che consente agli enti locali che abbiano deliberato di realizzare impianti fotovoltaici, di usufruire delle tariffe incentivanti a condizione che la realizzazione dell'impianto avvenga nei ventiquattro mesi successivi alla data della deliberazione stessa; Tortoli 2.10, che riconosce le tariffe incentivanti per la produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica della fonte solare a tutti i soggetti che, entro il 31 dicembre 2010, abbiano completato l'installazione di impianti fotovoltaici e che, entro il 30 giugno 2011, li abbiano Pag. 22posti in esercizio; Tortoli 2.11 e 2.12, che specificano a quali impianti di produzione di energia elettrica da biogas, da biomasse e da gas di discarica trovi applicazione l'incentivo della «tariffa onnicomprensiva»; Tortoli 2.13, che limita gli incentivi concessi ai sensi della delibera del Comitato interministeriale prezzi n. 6 del 1992 (cosiddetti CIP6) ai soli impianti di produzione di energia elettrica realizzati e operativi alla data del 10 gennaio 2008; Tortoli 2.14, che interviene in materia di sicurezza del sistema elettrico, prevedendo che il Ministro dello sviluppo economico disponga un rafforzamento degli strumenti a ciò finalizzati; Tortoli 2.17, in materia di autorizzazione all'installazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili; gli identici Guido Dussin 2.18 e Realacci 2.22, che prorogano al 31 dicembre 2011 le agevolazioni fiscali per interventi di riqualificazione energetica degli edifici.
La Presidenza non ritiene altresì ammissibile, ai sensi degli articoli 86, comma 1 e 96-bis, comma 7, del Regolamento, l'articolo aggiuntivo Tommaso Foti 2.020, non previamente presentato in Commissione, in materia di attività relative alla gestione dei rifiuti nella regione Campania, in quanto non strettamente attinente alla materia del decreto-legge in esame.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, colleghi, quello in esame è un decreto-legge composto semplicemente da due articoli.
In realtà la materia che si chiama in causa si racchiude in tre provvedimenti: uno in materia ambientale (le emissioni di CO2), uno di autotrasporto e un altro è una proroga sull'utilizzo del modello unico per i rifiuti.
Abbiamo sentito da poco il Presidente dell'Assemblea dirci quali sono gli emendamenti inammissibili per estraneità di materia rispetto al decreto-legge in esame. Ebbene io vorrei capire, cercando di concentrarmi su questi tre argomenti che sono rimasti, qual è la competenza e la logicità che accomuna tutte e tre queste parti di un provvedimento unico, racchiuso nel decreto-legge in esame.
Vi è un comma, il comma 2 dell'articolo 1, dove di fatto concediamo una proroga al 16 giugno (cioè un termine già passato: il 16 giugno era a metà del mese corrente), per il pagamento di un premio INAIL a una categoria di lavoratori piccola rispetto al complesso delle partite IVA e delle imprese che pagano l'INAIL: la categoria dell'autotrasporto per conto terzi. Era un provvedimento tra l'altro già prorogato, perché nel decreto milleproroghe di quest'anno vi era già la proroga ad aprile.
Ma qui il problema è un altro: il Governo e il Parlamento poi, approvando il decreto relativo allo scudo fiscale, promisero 400 milioni di euro a sostegno di questo settore, che dovevano servire a ridurre il pagamento dei premi INAIL spettanti per il 2009. Siamo arrivati a dover pagare i premi INAIL del 2010, ma nulla è stato dato a questa categoria da parte del Governo. È una cura palliativa dire: «Potete pagare due mesi dopo». Tra l'altro qualcuno, anzi molti nel dubbio che la proroga non vi fosse comunque hanno pagato, in modo da regolare i propri premi INAIL. In sostanza noi abbiamo dato una caramella, anziché un vero intervento di sostegno a questo settore e questo settore non c'entra niente con il provvedimento sulla CO2, che è la questione centrale del provvedimento in esame.
L'altra questione che qui è inserita è stata la proroga sul modello unico per il conferimento dei rifiuti rispetto a quanto trasportato nel 2009 dalle imprese di settore (circa 600.000 imprese coinvolte). È un provvedimento che più volte è stato anche in questo caso prorogato e ha creato una serie di dubbi a questo mondo dell'impresa, perché non vi erano indicazioni chiare su come comportarsi, essendovi prima un modello indicato per il 2008 e poi cambiato per il 2009, sapendo che l'obiettivo principale è quello di trovare una tracciabilità attraverso nuovi strumenti, che sono quelli dell'utilizzo del Pag. 23satellite in rapporto a questo mondo economico. Noi sappiamo che ci sono veicolati più di 147 milioni di tonnellate di rifiuti all'anno in Italia, ma il 10 per cento di queste sono rifiuti pericolosi e la criminalità si è inserita in più modi in questo traffico.
Non dimentichiamo il dibattito in quest'Aula sulla pericolosità delle navi affondate nei nostri mari e sul danno economico che fanno alla comunità di chi vive su queste coste e dei lavoratori che lavorano in quel mare (anzi in quei mari, perché in più parti purtroppo è avvenuto ciò). Non dimentichiamo quanto ci è stato segnalato anche nella Commissione bicamerale che ha controllato e seguito il traffico dei rifiuti pericolosi e delle ecomafie, che intervengono a fare business attraverso il mercato dei rifiuti.
Non dimentichiamo quello che è successo ad una buona parte dei rifiuti trasportati e portati via d'emergenza da Napoli anche quest'anno con i camion dell'esercito, che in realtà sono finiti sparsi di notte nelle terre fra la Campania e il Lazio attraverso il business di un'impresa criminale come quella dei casalesi.
Quindi, sulla necessità che nuovi strumenti e nuove tecnologie rendano più semplice e più facile il controllo di questo traffico, concordiamo non solo noi dell'Italia dei Valori, ma da quanto abbiamo visto anche in Commissione, tutto il Parlamento.
Ebbene, seicentomila imprese sono obbligate, fra luglio e agosto, a fornirsi della documentazione e del citato apparecchio da porre sui propri mezzi mobili: ciò ha un costo, che va dai 100-200 euro ai 700-800 euro, ma nulla è stato fatto per sostenere, dal punto di vista economico, queste categorie. Non si dimentichi, inoltre, il sovraccarico di aspetti burocratici, perché all'inizio, naturalmente, mettere a regime un sistema come questo non è facile, anche se le imprese, nei vari settori, si sono, comunque, impegnate, nella loro massima disponibilità, a recepire questo nuovo strumento.
In Commissione, avevamo chiesto di dare un po' più di respiro alla denuncia di quanto trasportato nel 2009, attraverso una proroga dei termini anche oltre il mese di giugno con riferimento al modello unico per il 2009. Ciò proprio a causa dei tempi stretti che avevamo consegnato attraverso la modifica del modello unico per il 2008. Quindi, ad aprile di quest'anno, si sono trovate indicazioni diverse rispetto a prima. È vero che, oggi, di fatto, si può considerare valida una modalità piuttosto che l'altra, tuttavia, le imprese sono rimaste nel dubbio fino oltre i termini, esponendosi, quindi, anche a possibili sanzioni perché, se sottoposte a controlli, non sarebbero risultate in regola con la normativa vigente, in particolare nei mesi di aprile, maggio e giugno.
Tuttavia, la questione che più ci sta a cuore ricordare in quest'Aula è che, tra le proposte emendative dichiarate inammissibili, vi è un emendamento a sostegno dell'impresa con riferimento alle fonti rinnovabili. Ciò, tuttavia, nell'ottica del sostegno di quei comuni che, per primi, investono in tali risorse sul loro territorio e tendono, quindi, attraverso un investimento di piccole centraline fotovoltaiche, a munirsi di un'energia a costo zero. Sono sicuramente i comuni a dimostrare ai privati e ai cittadini che vale la pena fare investimenti di questo tipo.
Ebbene, una proposta emendativa presentata dai colleghi della Lega e del Popolo della Libertà, in cui si chiedeva semplicemente di prorogare di uno o due anni l'ulteriore assegnazione di contributi in questo settore, è stata rifiutata perché non era attinente alla materia e perché, secondo il Governo, era in conflitto con la normativa europea e con la libera concorrenza sul mercato. Come se quelle piccole centrali solari realizzate, in Italia, dai comuni facessero «sballare» il mercato dell'energia elettrica.
Vorrei ricordare al Governo che i contributi europei vengono messi in discussione dall'Unione europea quando questi... mi dispiace che non sia presente il rappresentate del Governo competente per materia (cioè, per l'energia), che è stato così presente nel dire «no» in Commissione e richiamo l'attenzione anche del Pag. 24sottosegretario Menia, grazie. Come dicevo, se rispettiamo il de minimis e, quindi, il limite dei contributi (nel caso in fattispecie, 200 mila euro in tre anni di contributo, oppure il 15 per cento, e così via), tale casistica non rientra tra i contributi che sforano la normativa europea.
Pertanto, non dovevamo temere nulla dalla Comunità europea in termini di violazione di queste norme e meno ancora dal mercato, perché è legittimo contribuire, nei confronti dei comuni, anche in difformità alla concorrenza sul mercato. Infatti, l'energia elettrica prodotta dai comuni attraverso le centrali solari in parola serve semplicemente per l'autoconsumo che, di fatto, se ne fa nelle scuole, nelle case di riposo, nei centri sociali, negli edifici e negli uffici comunali. Quindi, non si andava assolutamente ad alterare il mercato: fino a prova contraria, infatti, si può produrre energia in forma propria per consumarla all'interno. Tutt'al più ci si poteva limitare nella vendita di energia, eventualmente, sul mercato.
In Commissione, eravamo disposti a migliorare e, quindi, a modificare in modo intelligente l'emendamento di cui si tratta, ma il Governo ha fatto orecchie da mercante e si è chiuso in se stesso. Ebbene, sono giunto al nocciolo della questione: il Governo si è chiuso in se stesso, perché non vuole violare la materia della concorrenza e quella relativa alle indicazioni e alle direttive europee.
In materia di concorrenza, in questo caso sul provvedimento della CO2 dove il Garante della concorrenza segnala al Governo e a tutto il Parlamento la necessità di rendere accessibile al mercato delle quote di CO2 sia le imprese che hanno avuto, prima del 2008, l'assegnazione nel piano nazionale delle quote di CO2 da immettere nell'atmosfera sia quelle imprese che, dopo l'aprile 2009, e spiegherò perché parlo di aprile 2009, andavano ad operare sul mercato senza l'assegnazione relativa delle quote. Ebbene, dopo l'aprile 2009, il piano nazionale, che era stato preparato nel 2008 per gli anni 2008-2012, relativo alla disponibilità di quote di CO2 era esaurito. Quindi una parte di imprese che sono già entrate in esercizio o che nello stesso tempo stanno costruendo impianti ed entreranno in esercizio prima del 2012, non hanno lo stesso accesso alle quote di CO2 delle altre imprese che nel frattempo hanno avuto l'assegnazione.
Ebbene, la Comunità europea, però, con la direttiva recepita naturalmente dal Governo e anche dal Parlamento italiano, dà un'indicazione chiara: è vero che è nel 2013 che entrerà in vigore il mercato della CO2, ma è altrettanto vero che non era vietato iniziare anche prima, già dal 2005 si poteva mettere in campo tale mercato. Quando, col piano nazionale delle quote di CO2, nel 2008, queste sono state distribuite, nella finanziaria del 2007 è stato anche istituito un fondo che doveva garantire la compensazione a quelle imprese che nel frattempo andavano in esercizio industriale e quindi avevano diritto anche loro a un accesso di quote.
Mettendo a mercato la CO2 i proventi di questa vendita andavano sia a compensare chi aveva diritto alle quote sia anche in un fondo di cui il 50 per cento è, per normativa europea, vincolato al sostegno di quegli obiettivi 20-20-20 (e quindi non solo sulle fonti rinnovabili ma anche sul sistema di efficientamento del consumo delle macchine che consumano energia e alla riduzione delle quote di CO2), noi di fatto veniamo a far mancare le risorse. Con questo provvedimento di oggi, di fatto, mettiamo sul tavolo 800 milioni di euro, signor rappresentante del Governo, che la Comunità europea tra due o tre anni ci contesterà e ci richiederà con i relativi interessi.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Mi avvio a concludere signor Presidente, se dalla Comunità europea dobbiamo temere, dobbiamo temere della sostanza, non del nulla. La sostanza sono questi 800 milioni di euro che noi di fatto mettiamo a disposizione ma che dovremo pagare successivamente tutti. Ricordo che abbiamo fatto dei peccati già all'origine, abbiamo sostenuto un mercato che non c'entra niente Pag. 25con le fonti rinnovabili, attraverso il CIP6 (avremo altre occasioni per parlare di questo), ma quello che abbiamo contribuito a sostenere, con la bolletta nostra, di tutti i cittadini italiani, è il mercato del recupero del cascame dei petrolieri, cioè di quelli che invece fanno il maggior danno all'ambiente e che non dovrebbero assolutamente accedere, come fonti rinnovabili, a questo sostegno economico. In questo modo sì che violiamo la legge sull'utilizzo di queste risorse, sì che la Comunità europea ci ha richiamato più volte, ci ha chiesto: che cosa state facendo, pagherete per queste conseguenze.
Quindi invito il Governo a riflettere e anche se necessario, con i nostri emendamenti a sospendere i lavori, rimandare il provvedimento al Comitato dei nove per vedere se si può trovare la soluzione, mettendo sicuramente una «tagliola» di solidarietà perché quest'anno le imprese nel 2009 e nel 2010 stanno producendo molta meno CO2 rispetto a quanto avevamo previsto nel 2008 e quindi, un concreto contributo di solidarietà a queste imprese, del 3, del 4 o del 5 per cento sarebbe sufficiente a compensare quelle nuove imprese che oggi sono sul mercato senza le relative quote di CO2. Grazie anche per avermi concesso qualche secondo in più signor Presidente, ringrazio anche l'Assemblea per l'attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, il provvedimento - trattando anche materia ambientale - ci consente di fare il punto su una serie di procedimenti che hanno a che fare con i contenuti del decreto-legge stesso e che ci allarmano parecchio rispetto alle politiche ambientali che questo Governo sta portando avanti.
Abbiamo di fatto recentemente chiuso la prima parte di una revisione del decreto legislativo n. 152 del 2006, il cosiddetto codice ambientale. È stata una revisione molto tribolata: essa aveva lo scopo di affrontare alcuni nodi irrisolti della legislazione ambientale, con particolare riferimento ai temi più importanti e più complessi del nostro Paese, quali la gestione integrata dei rifiuti, le bonifiche e la gestione del ciclo integrato dell'acqua.
Al contrario, ci siamo trovati di fronte ad una revisione che ha riguardato altre parti, sicuramente importanti, ma che modificano leggermente l'impianto normativo su cui si era lavorato anche nel Governo precedente. Mi riferisco ad alcune questioni quali la valutazione di impatto ambientale, la valutazione ambientale strategica e il Titolo V sulla qualità dell'aria, che, di fatto, recepiscono in buona parte le normative europee.
Si è trattato, dunque, di un grande lavoro che non abbiamo potuto vedere e su cui non abbiamo potuto intervenire, ma che di fatto non affronta i nodi strategici e più importanti - dal punto di vista ambientale - che abbiamo di fronte come Paese (successivamente tornerò in maniera specifica sulle questioni legate ai rifiuti).
Vorrei citare altre questioni per sottolineare l'emergenza politica ambientale delle politiche governative (io la chiamo così): siamo ancora in fase di commissariamento dell'istituto ambientale più importante del nostro Paese. Sono passati ormai due anni e mezzo. Abbiamo discusso numerose volte in Commissione su quale assetto organizzativo, ma anche quale importanza dare all'Agenzia per l'ambiente. Abbiamo dato, anzi è stato dato un nome pomposo a questa agenzia: doveva essere un istituto superiore per la ricerca ambientale (da cui l'acronimo ISPRA). Ci troviamo di fronte ad una organizzazione che è stata via via delegittimata, che continua ad esserlo in ogni norma che viene approvata, che è ridotta ad un mero ufficio del Ministero dell'ambiente e che, comunque, a tutt'oggi, è commissariata.
Che dire poi del controllo quasi militare esercitato sulle commissioni di valutazione di impatto ambientale o di valutazione ambientale strategiche? Non Pag. 26siamo mai riusciti in Commissione ad avere membri che ci potessero illustrare la situazione nel nostro Paese riguardo alle opere più importanti che sono in costruzione.
Che dire poi del tema della qualità dell'aria? È vero che stiamo recependo la nuova direttiva europea, ma è anche vero che siamo praticamente in infrazione, perché manca un piano nazionale di qualità dell'aria. Il Ministro è intervenuto dicendo che il piano di qualità dell'aria non spetta a lei, ma spetta di fatto alle regioni, per poi smentirsi successivamente in un articolo sul giornale dicendo che al più presto, di fronte all'emergenza aria che interessa soprattutto la Pianura padana, ci sarebbe stato un piano nazionale. Siamo ancora in attesa di questo piano nazionale che non arriva.
Che dire poi della questione dei rifiuti? La questione dei rifiuti nel nostro Paese è, purtroppo, centrale. In questo provvedimento si parla di proroga del MUD, riferendosi in particolar modo ai rifiuti speciali. Era una modalità di inventariare la produzione e il trasporto di questi rifiuti speciali. Si è proposto un altro sistema - su cui dirò qualcosa, ma su cui credo interverrà la collega Braga dopo di me -, si è proposto il cosiddetto Sistri: un acronimo che sottende all'utilizzo di un sistema informatico importante e utile, che anche noi come Partito Democratico, con il Governo Prodi, avevamo in qualche modo ideato e anche incentivato. Tuttavia, come abbiamo detto più volte, le modalità con cui esso è stato applicato, ci trovano nettamente contrariati da questo modo di agire - ancora una volta, a nostro avviso, molto propagandistico - del Ministro.
Il Ministro, infatti, di fronte a una crescita del traffico illecito collegato alla gestione integrata dei rifiuti, dà delle risposte che riteniamo un po', anzi, direi molto, demagogiche: dapprima presenta un accordo - tra il Ministero e la DDA - che è la fiera delle ovvietà perché è evidente che se un Ministero, o un dirigente ministeriale, ravvede dei reati di carattere ambientale, credo sia naturale debba comunicarlo all'autorità competente (questo, in realtà, è lo scambio di informazioni che è all'interno di questo accordo) e poi cerca di anticipare la presentazione di un rapporto importante - come quello di Legambiente - attraverso la presentazione del cosiddetto rapporto degli eco-reati, che è assolutamente illeggibile perché non si capisce cosa voglia dire e, soprattutto, non si capisce come siano stati estrapolati i dati. Fortunatamente quest'ultimo rapporto non ha avuto molto successo.
Infine, vorrei parlare del Sistri, che nei suoi contenuti ci vede assolutamente d'accordo, ma viene frettolosamente applicato, con delle modalità, in sede di assegnazione, molto discusse e dubbie. Oggi, infatti, ci troviamo di fronte ad un ricorso - presentato da parecchie aziende informatiche - accolto dal TAR e vi è, quindi, un supplemento di indagine rispetto a come sono state gestite le modalità di assegnazione delle parti hardware e software del Sistri.
Siamo molto preoccupati, e lo sottolineiamo, perché le imprese, a tutt'oggi e di fatto, non sanno come comportarsi di fronte a questa proposta molto frettolosa e un po' demagogica; speriamo almeno sia regolare.
Per quanto riguarda la situazione dei rifiuti ricordo che domani ci sarà la presentazione di un prezioso rapporto sulla raccolta differenziata in questo Paese. Raccolta differenziata che, invece di progredire, in alcune regioni, tende ad arretrare, soprattutto per quanto riguarda alcune materie.
Che dire, poi, del fatto che - nonostante si dica, o dica questo Governo di mettere in campo politiche o virtuose, o di contrasto all'illecito gestionale e amministrativo rispetto al ciclo integrato dai rifiuti - l'emergenza in realtà stia dilagando? Non solo: come ormai è emerso, non è risolto il problema Campania. Recentemente, infatti, il collega Graziano ha presentato un'interrogazione a risposta immediata che mette in luce tutte le contraddizioni dei procedimenti che abbiamo votato, anche in questo consesso; ricordo, solo per citarne uno: impianti di Pag. 27incenerimento mai partiti e impianti di trasformazione dei rifiuti a tutt'oggi, in gran parte, sotto il controllo della magistratura e, quindi, non utilizzabili, con la creazione di consorzi provinciali per i quali non si saprà come pagare le maestranze. Siamo di fronte, quindi, ad una situazione veramente difficoltosa.
Vorrei ricordare anche il divampare dello stato di emergenza in Sicilia, che sta diventando un'emergenza di carattere nazionale. Ci troviamo di fronte, infatti - per quanto riguarda l'amministrazione palermitana - ad una gestione che, a mio parere, è scellerata, sia dell'azienda Amia - la quale oggi è in amministrazione giudiziaria e presenta un dissesto finanziario importante - sia della discarica di Bellolampo, la principale del comune di Palermo. Infatti, se per caso, a qualcuno, o a qualche collega, capiterà di visitare tale discarica, si potrà rendere conto, senza essere un esperto, in quali condizioni ambientali ci troviamo. È una discarica che non rispetta le condizioni minime di legalità ambientale e che, a causa di questo, molto probabilmente, non potrà essere utilizzata per far fronte alla produzione ordinaria e all'abbancamento dei rifiuti. Ciò costringerà questa regione (la Sicilia) ad esportare - ancora una volta, come abbiamo visto per un'altra regione quale la Campania - i rifiuti all'estero.
Ci troviamo, quindi, di fronte ad un vero e proprio disastro ambientale ed amministrativo di questa regione che vedremo in seguito come affrontare. Vi sono continue riunioni che si succedono e delle responsabilità precise. Ricordo, anche su questo punto, che avevamo approvato un provvedimento per cercare di favorire, con l'introduzione del CIP6, come veniva ricordato prima dal collega Piffari, i quattro megainceneritori che dovevano essere costruiti in Sicilia, ma sappiamo come è andata a finire. Non si è costruito un impianto fondamentalmente perché - come è noto - vi sono state infiltrazioni mafiose importanti su questi appalti che hanno fatto sì che nessuno di questi appalti, di fatto, si concretizzasse.
Pertanto, registriamo assenza di impianti, una raccolta differenziata inesistente, impianti esistenti che sono, purtroppo, quasi solo discariche che si trovano, sostanzialmente, in una situazione di grande illegalità ambientale. Siamo in una situazione di forte emergenza ma ieri si è letto, in un'intervista rilasciata dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che a Palermo si è ormai raggiunto l'80 per cento di raccolta differenziata e che il Sistri risolverà il problema dell'emergenza rifiuti in questo Paese. Pertanto, non solo vi è un danno grande ma aggiungerei che assistiamo anche ad una beffa. Infatti, siamo anche un po' stanchi di essere presi in giro da queste dichiarazioni assolutamente propagandistiche che non rispettano la realtà dei fatti.
Anche in Calabria la situazione non è sicuramente entusiasmante. Anche qui ci troviamo di fronte ad una carenza impiantistica notevole e ad un dissesto finanziario dei cosiddetti ATO.
Quindi, questa nostra richiesta, relativa al prolungamento dei termini del modello unico di dichiarazione ambientale, che pure è stata accolta - per ritornare al provvedimento - è veramente poca cosa rispetto a questo scenario ma è utile almeno ad alleviare gli operatori da gravami autorizzativi e burocratici molto pesanti.
Per concludere, signor Presidente, anche io faccio un richiamo purtroppo ad un emendamento che è stato giudicato inammissibile ma che credo fosse molto importante nei suoi contenuti. Spero che avremo poi un'altra occasione per poterne discutere in maniera approfondita. Ci piacerebbe avere anche un'altra occasione per poter dire che finalmente è uscito il nuovo provvedimento che modifica di nuovo gli incentivi anche in conto energia. Se ne parla da tanto tempo sopratutto per il fotovoltaico, ma ancora non vi è nulla di concreto. Si tratta di un provvedimento che, in una situazione di grande difficoltà, come quella che stanno vivendo gli enti locali, poteva sicuramente alleviare, da un lato, la situazione economica degli enti Pag. 28locali stessi e, dall'altro, incentivare alcuni temi di cui spesso ci si riempie la bocca ma che in concreto non riusciamo coerentemente a perseguire. Mi riferisco all'energia rinnovabile, all'efficienza energetica e alla green economy che consideriamo sicuramente una strada importante e fondamentale per uscire da questa crisi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, intervengo anche io con alcune considerazioni sul complesso degli emendamenti di questo provvedimento. Gli emendamenti si sono ridotti a ben poca cosa nonostante questo provvedimento costituisca, ancora una volta, un intervento parziale di modifica della normativa in materia ambientale. Si interviene nuovamente sul tema della gestione dei rifiuti e dell'energia con misure e strumenti assolutamente parziali che sicuramente non contribuiscono a rendere organico e chiaro un quadro che diventa sempre più complesso e confuso, come evidenziava poco fa anche il collega Bratti.
Gli emendamenti si sono ridotti davvero a poca cosa anche perché, in questo caso, come si diceva prima, vi è stato un vaglio di ammissibilità particolarmente restrittivo sia in Commissione sia in Assemblea nonostante il decreto-legge sia intitolato: «misure urgenti per il differimento di termini in materia ambientale e di autotrasporto, nonché per l'assegnazione di quote di emissione di CO2».
Con un lavoro svolto in Commissione, pur criticando l'impostazione parziale del provvedimento (come dicevo prima), abbiamo cercato di cogliere l'occasione di fornire anche una risposta, con alcune proposte di emendamento, ad istanze e richieste che vengono rappresentate in maniera molto forte dal comparto degli enti locali e dei comuni anche per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, non soltanto in termini di dichiarazione (e la proroga dei MUD di cui dirò dopo costituisce un segnale positivo anche se assolutamente non sufficiente) ma anche per la gestione, ad esempio, dei centri di raccolta.
Questi ultimi sono una realtà importante in molte aree del Paese e consentono di garantire anche un livello di gestione della raccolta differenziata e della tutela del territorio in termini di gestione dei rifiuti e pongono, proprio in questi giorni (ossia in prossimità della scadenza prevista per oggi 30 giugno), molti enti locali in una condizione di oggettiva difficoltà.
Molti comuni, infatti, per i vincoli del Patto di stabilità, ma anche per alcuni appesantimenti burocratici di realizzazione di opere anche minime di adeguamento strutturale dei centri di raccolta, si trovano nell'impossibilità di rispondere ai requisiti di adeguamento previsti da un decreto ministeriale dell'aprile scorso - poi successivamente modificato anche quest'anno - e quindi nel concreto rischio di vedere cessare l'operatività dei centri di raccolta.
Questa condizione, oltre a segnare un passo indietro preoccupante rispetto alla gestione corretta delle raccolte differenziate, comporta il rischio di incoraggiare comportamenti sicuramente dannosi che possono prevedere l'abbandono incontrollato e il deposito illegale di rifiuti con notevoli rischi anche per la qualità dell'ambiente.
Dispiace sottolineare ancora una volta che, a fronte di un'inammissibilità dell'emendamento, registriamo anche una carenza da parte del Governo che, nel lontano ottobre del 2008, aveva assunto un impegno, a fronte di una risoluzione unitaria deliberata in Commissione ambiente, che prevedeva non solo un più ragionevole differimento dei termini di adeguamento, ma anche modalità di sostegno (ad esempio con l'esclusione degli investimenti previsti dal Patto di stabilità per gli enti locali) per consentire un adeguamento di questi impianti e di queste strutture.
Questo impegno non ha avuto seguito e oggi, ancora una volta, purtroppo, ci Pag. 29troviamo inutilmente a rappresentare un problema sentito da molti enti locali e a cui il Governo fa nuovamente orecchie da mercante. Inoltre, mi sento di dire, rispetto alla gestione complessiva del sistema dei rifiuti, che la proroga del MUD, che è arrivata con estremo ritardo, non risolve assolutamente un problema vero e reale.
Peraltro, sul tema la Commissione ambiente e il Parlamento in più occasioni si sono confrontati più volte anche in maniera approfondita, ad esempio con una serie di audizioni che hanno impegnato la Commissione ambiente sull'applicazione del sistema Sistri, a cui non sono seguiti un impegno ed azioni conseguenti soddisfacenti da parte del Governo.
L'articolo 1 di questo provvedimento prevede una proroga del termine per la presentazione del modello unico di dichiarazione ambientale inizialmente fissato al 30 aprile di quest'anno che è stato posticipato al 30 giugno. Vorrei sottolineare che oggi convertiamo il decreto-legge in esame proprio in corrispondenza della nuova scadenza con un ritardo notevole.
Ma non è solo questa la carenza che ha segnato la modalità di intervento su questo fronte, perché il decreto-legge n. 72 del 2010, che convertiamo oggi in Assemblea, è stato pubblicato con un ritardo molto grave sulla Gazzetta Ufficiale, di quasi 25 giorni per un problema di copertura che naturalmente non riguardava il MUD, ma il sistema dell'emissione delle quote di CO2 e che ha determinato una condizione di assoluta incertezza per moltissime imprese che si sono trovate, fino alla scadenza del 30 aprile, in una condizione di assoluta indefinitezza riguardo alle procedure e ai provvedimenti da adottare.
Anche in questo caso, l'adeguamento, ad esempio, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che aggiornava le disposizioni di compilazione del MUD è arrivato il 28 aprile di quest'anno, cioè appena due giorni prima dell'originaria scadenza del 30 aprile.
Abbiamo avanzato alcune perplessità sul fatto che venisse introdotta una nuova modalità di registrazione dei rifiuti con alcune varianti anche piuttosto pesanti soprattutto per le piccole e medie imprese, che naturalmente non hanno fra le loro attività principali quella di occuparsi della gestione dei rifiuti, e che la modifica sul modello unico di dichiarazione ambientale venisse introdotta soltanto per quest'anno, dal momento che, con l'introduzione del Sistri, la maggior parte delle imprese dal prossimo anno dovranno aderire obbligatoriamente a tale sistema.
Tuttavia, la vicenda della proroga del termine per la scadenza di presentazione del MUD è in qualche modo emblematica del quadro complessivo con cui si è intervenuto sul tema del registro di regolazione dei rifiuti. Si tratta di un tema che il Ministero dell'ambiente ha gestito con grande superficialità e approssimazione in questi mesi, in totale indifferenza rispetto alle richieste di semplificazione, di praticabilità delle procedure che sono state avanzate dalle imprese e che ancora oggi è ben lontano dal trovare una soluzione positiva.
Il Sistri è una misura condivisibile nelle sue finalità e nei suoi intenti e peraltro - occorre ricordarlo - non è stato inventato dal Ministro Prestigiacomo, ma è stato introdotto durante il precedente Governo proprio nell'ottica di prevedere un maggiore controllo nella tracciabilità dei rifiuti e di fornire gli strumenti, agli enti territoriali e alle stesse imprese, per depotenziare le possibilità di illeciti nel ciclo della gestione dei rifiuti.
Le modalità però con cui in questi mesi si è cercato di dare attuazione al Sistri hanno messo in evidenza tutta una serie di falle e di criticità che ne rendono ancora oggi, a ridosso dell'entrata in piena operatività del Sistri, difficile l'applicazione. Solo per citarne alcune, vi sono delle previsioni di costi eccessivi, che rischiano peraltro di ricadere quasi tutti sul sistema delle imprese, che riguardano l'installazione e i meccanismi di registrazione sui mezzi.
Ancora oggi - lo ricordava prima il collega Bratti - sono ravvisabili l'indisponibilità e la confusione sul sistema software di gestione del Sistri e alcune criticità, Pag. 30ad esempio, per il tratto italiano che colpiscono in maniera particolare gli autotrasportatori in caso di trasporto transfrontaliero dei rifiuti. Vi sono anche difficoltà evidenziate e sollevate dagli enti locali che si trovano a dover sottostare ad un obbligo di iscrizione plurima di tutte le unità locali produttrici di rifiuti.
Si tratta di un appesantimento e di una difficoltà di applicazione che è ben lontana, invece, dalle finalità di semplificazione e di sburocratizzazione che questo Governo dice costantemente di voler perseguire.
La vicenda del MUD si colloca ancora in questa direzione. Mi dispiace fare costantemente riferimento a degli impegni assunti dal Governo e non rispettati, ma è bene che quest'Assemblea ricordi come sul tema del Sistri - ancora una volta su iniziativa delle opposizioni in Commissione ambiente, ma condivisa con grande senso di responsabilità da parte di tutti gli altri gruppi - è stato richiesto un approfondimento e una particolare attenzione al Ministero per prevedere un ulteriore periodo di proroga dell'obbligo di entrata in pieno vigore dei Sistri, con la possibilità di costituire un comitato di vigilanza e di controllo, che coinvolgesse le principali associazioni di categoria (produttori, trasportatori, smaltitori) per garantire anche un monitoraggio continuo di queste problematiche, e di prevedere anche modalità di integrazione tra la banca dati del Sistri e quella dell'albo dei gestori ambientali proprio in un'ottica di maggiore efficacia ed efficienza del sistema.
Ancora oggi devo dire che niente di tutto questo è stato fatto. L'unica modifica a cui si è dato corso nel decreto-legge di semplificazione, che abbiamo discusso non più tardi di qualche settimana fa, è stata una parzialissima deroga, peraltro in un comparto particolarmente delicato che è quello della gestione dei rifiuti pericolosi.
È da segnalare davvero l'atteggiamento con il quale il Governo continua a prevedere misure e provvedimenti molto parziali che rincorrono emergenze particolari e puntuali, peraltro in modo assolutamente inefficace, rifiutando, invece, di affrontare un problema di operatività di un sistema innovativo così importante rispetto al quale vi sono anche un impegno e una disponibilità che abbiamo registrato da parte di tutti gli operatori sia privati che pubblici.
Noi però non possiamo davvero fare a meno di evidenziare come, a fronte di continui richiami alla semplificazione, agli aiuti alle imprese e all'innovazione, siamo di fronte a ritardi e inadempienze da parte del Ministero dell'ambiente che mostrano in maniera assolutamente evidente la scarsità e la sottovalutazione del confronto non solo con il Parlamento (la nostra Commissione è una delle vittime privilegiate), ma anche con i settori economici e con il mondo delle imprese.
Chiuso il capitolo della gestione dei rifiuti, anch'io svolgo alcune considerazioni sul cuore di questo provvedimento, ovvero le norme in tema di quote di emissione di CO2. I colleghi intervenuti in sede di discussione sulle linee generali hanno in qualche modo messo in evidenza e riconosciuto l'esistenza di una questione effettiva rispetto al tema dell'assegnazione delle quote di CO2. È vero: si tratta di una situazione che si trascina rispetto al modo nel quale il nostro Paese ha in qualche modo destinato le quote di emissione assegnate a seguito della conclusione della trattativa con l'Unione europea. Anche l'Autorità garante per la concorrenza, audita in VIII Commissione (Ambiente) ha messo in evidenza una serie di disparità e di disequilibri cui occorre in qualche modo far fronte.
Questo decreto-legge cerca in qualche modo di aggredire il tema della diversità di trattamento e di disparità che esiste tra le imprese operanti nello stesso settore, in particolare tra i cosiddetti «nuovi entranti», cioè quelle aziende che hanno realizzato i propri impianti successivamente negli ultimi mesi del 2009 in una condizione per cui il monte quote di emissioni da distribuire gratuitamente si era già esaurito e si sono trovate in una situazione di svantaggio. Pag. 31
Peraltro, c'è da sottolineare che queste imprese normalmente sono anche quelle che, per una serie di condizioni anche di sviluppo e di progressivo miglioramento delle qualità impiantistiche, si trovano in una condizione di maggiore efficienza. Sono quelle che progressivamente hanno anche ridotto la quantità di CO2 emessa. Quindi, a fronte di una oggettiva necessità di affrontare il tema della esclusione iniqua che ha colpito queste aziende, la soluzione proposta in questo decreto-legge ci sembra, così come ha sottolineato l'Autorità garante per la concorrenza, che presenti alcuni profili di problematicità che probabilmente potrebbero anche essere sollevati poi da parte della stessa Unione europea. In primo luogo, infatti, si configura addirittura la possibilità di una sorta di aiuto di Stato, prevedendo un'assegnazione indifferenziata a tutte le imprese che si trovano nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Onorevole Braga, la prego di concludere.

CHIARA BRAGA. Quindi, proprio in quest'ottica per brevità faccio riferimento ai contenuti della nostra proposta emendativa. Vorremmo cioè che si facesse in modo che, nell'assegnazione di queste quote, venissero premiate le produzioni a più bassa emissione, quindi quelle che consentono l'applicazione delle migliori tecnologie possibili e la possibilità di assegnare anche le quote non utilizzate dei vecchi impianti del 2009.
Concludo, dicendo che su questo tema, che si colloca nel quadro più complesso e organico del pacchetto dell'energia, vorremmo che vi fosse da parte del Governo un atteggiamento anche di maggiore serietà rispetto alle aspettative di un mondo economico che si vede in continua difficoltà.

PRESIDENTE. Onorevole Braga, deve concludere.

CHIARA BRAGA. Penso alla mancata proroga degli incentivi per la riqualificazione energetica, che anche nella manovra economica non trovano una soluzione adeguata (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lanzarin. Ne ha facoltà.

MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, il provvedimento in esame pone due questioni; una di queste, come è già stato detto, è legata al mondo dei rifiuti e attiene alla proroga del modello unico di dichiarazione ambientale, e incide dunque su un settore che è stato fortemente oggetto di discussione in Commissione, e sul quale si sono succeduti già molti provvedimenti: da quello sulla grande emergenza dei rifiuti della Campania ad una serie di provvedimenti che hanno affrontato questo ambito.
Il provvedimento, nel suo complesso, vuole mettere in evidenza soprattutto la flessibilità e la semplificazione nell'ambito di un processo che questo Governo sta attuando non solo nel settore ambientale dei rifiuti, e che troveremo anche nella revisione del decreto legislativo n. 152 del 2006 appena licenziata dalla Commissione, che va sicuramente nella direzione della semplificazione normativa, la quale troverà poi delle previsioni più dettagliate per quanto riguarda gli strumenti della VAS e della VIA. Tali interventi vanno soprattutto nella direzione di fornire una risposta concreta non solo agli enti locali, che sono quelli che devono applicare questi strumenti, ma anche agli utenti finali, e quindi alle imprese.
Dunque è stata data massima attenzione al settore delle piccole e medie imprese al quale si è voluto dare una risposta che è andata nella direzione della proroga del modello unico di dichiarazione ambientale che poi ha coinciso con quello che è stato il sistema del SISTRI, ossia il sistema di tracciabilità dei rifiuti che, come è noto, è un sistema fortemente richiesto e giusto in un settore così sensibile come questo. Nella risoluzione che poi è stata votata in Commissione si è voluto tenere conto di tutte le caratteristiche di tale ambito, fornendo una risposta Pag. 32alle piccole e medie imprese che non andasse a pesare maggiormente su di esse, perché sicuramente hanno delle strutture minori rispetto alle grandi realtà, e quindi per non gravare sui loro costi, considerando anche che la situazione economica generale è difficile perché c'è la crisi. Si è cercato di fornire dunque una risposta certa, puntuale al settore dei rifiuti che vede anche coinvolte moltissime imprese, un mondo variegato, una mole di affari importanti, tenendo conto soprattutto anche di quelle piccole e medie imprese che comunque hanno una gestione diversa rispetto ai grandi agglomerati. È ciò che si è cercato di fare con la risoluzione che è stata votata in Commissione.
Quindi si è assicurata la massima attenzione al settore dei rifiuti per individuare una risposta concreta alle emergenze di questo Paese, che sono sicuramente legate alle grandi problematiche che, come sappiamo, sono presenti in tutto il Paese, ma soprattutto in alcune aree dello stesso. Pertanto, bisogna differenziare una gestione di un certo tipo, che vede soprattutto i comuni del nord molto più attenti e puntuali nella raccolta differenziata, impegnati in un sistema di smaltimento attento alle politiche ambientali e alle normative, che comporta dei costi che vanno anche ad aggravarsi e basato su una politica ambientale che vede coinvolte le famiglie, le scuole in una sorta di educazione ambientale a 360 gradi.
Vi sono tuttavia alcune differenze da considerare, tra cui quella che riguarda chi investe, e in questa direzione andava anche un emendamento che è stato dichiarato inammissibile, che prorogava l'adeguamento dei famosi ecocentri, che servono soprattutto per dare una risposta a quelle amministrazioni che mettono in campo una politica ambientale attenta, sensibile, vicina al cittadino. Si proponeva la proroga dell'adeguamento normativo perché sappiamo che in un momento come questo anche le amministrazione spesso legate ai lacciuoli del Patto di stabilità non possono effettuare investimenti per gli adeguamenti previsti dalla legge, e quindi si chiedeva una proroga in tale direzione.
Accanto al settore, sicuramente importante, dell'ambiente, e quindi dei rifiuti, per cui si è prevista una semplificazione e una flessibilità a favore delle piccole e medie imprese che hanno pochi dipendenti e che svolgono un lavoro molto importante e puntuale, si è posta anche attenzione al settore energetico, con riferimento al quale si pone la seconda questione, ossia quella dell'assegnazione gratuita delle emissioni di CO2 per gli impianti dopo il 2009.
Ricordo che tutta la politica energetica è molto importante e che nei confronti della stessa questo Governo ha posto molta attenzione. Molte regioni, il Veneto stesso, stanno mandando avanti una politica legata alla green economy e, quindi, all'economia basata sulle fonti rinnovabili, sulla quale i Governi e i comuni stanno investendo in maniera molto importante e puntuale. Da qui deriva la proposta emendativa, votata da tutta la Commissione, legata alla realizzazione di impianti fotovoltaici, anch'essa dichiarata inammissibile: comunque, la ripresenteremo anche in altri provvedimenti, perché riteniamo molto importante, in un momento di crisi come questo, dare la possibilità anche alle amministrazioni pubbliche non solo di investire nel settore delle energie rinnovabili, ma anche di cercare di fare la cosiddetta «cassa», che serve poi per realizzare altre opere pubbliche. Questa è la politica che vogliamo portare avanti e che vogliamo indicare come risposta.
Con la norma che prevede l'assegnazione gratuita di emissioni di CO2 si vuole fornire una risposta a quegli impianti e a quelle imprese che si trovano sprovvisti, adesso, di queste quote, proprio per non mettere in discussione un sistema globale e finanziario che, altrimenti, creerebbe sicuramente disuguaglianze e problematiche. L'emissione, al contempo, deve essere controllata, proprio perché siamo consapevoli dei parametri espressi dal Protocollo di Kyoto, che poi sono emersi anche Pag. 33a Copenaghen (il famoso 20-20-20, anche se conosciamo i risultati che ha prodotto questa politica).
Vogliamo che si tratti di un'emissione controllata, proprio perché gli obiettivi non sono solo quelli posti dall'Unione europea, ma anche quelli che l'Italia stessa, il nostro Governo e il Ministero dell'ambiente vogliono porre: ciò comporta la massima attenzione nei confronti di tutto ciò che concerne l'utilizzo delle energie rinnovabili, la green economy e la redditività di tali strumenti. Questi ultimi vanno nella direzione non solo di un'economia diversa e nuova, ma anche di un nuovo tipo di approccio, che vuole essere attento al territorio ma, al tempo stesso, alle normative in vigore che l'Unione europea ci impone.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghe e colleghi, oggi ci troviamo a discutere un provvedimento parzialmente a favore dell'autotrasporto, che mette una piccola «pezza» alla questione delle quote CO2 ed affronta alcune tematiche, lasciando, però, alcuni nodi irrisolti.
Il primo riguarda una discussione di tipo culturale: oggi ci troviamo a dover adottare un provvedimento che soddisfa le richieste di impianti nuovi entranti, pari a 42 milioni di tonnellate di CO2. Ciò - dobbiamo dirlo a chi ci ascolta da casa e ai contribuenti, ricordando anche di chi è la responsabilità - comporterà un esborso monetario di 756 milioni di euro, assumendo un prezzo di 18 euro per tonnellata, cui vanno aggiunti gli interessi previsti per una somma totale di 780 milioni di euro.
La bella pensata di Kyoto - con la divisione, che è stata politica, di quote di CO2 - comporterà, per questo Paese, un esborso e una tassa di 8 miliardi di euro: si tratta di 8 miliardi di euro che peseranno come un macigno attaccato ai piedi di un'economia che vorrebbe ricominciare se non a correre, quanto meno a camminare parzialmente, frutto di un entusiasmo e di una volontà di essere i primi della classe.
Abbiamo voluto essere i primi della classe, con il Governo di Pecoraro Scanio, partendo anche dal presupposto - chiedo scusa ai colleghi se divago, poi approfondiremo un po'di più alcuni temi - dell'ecocatastrofismo. Tale corrente di pensiero ritiene che l'uomo sia sicuramente il cancro del pianeta, che ci sia il riscaldamento terrestre, che dietro l'angolo si collochi la fine imminente della nostra civiltà corroborata da un'ampia serie di dati.
Semplicemente vogliamo riprenderne alcuni, che sono stati oggetto di alcune pubblicazioni scientifiche. Luigi Mariani, docente ordinario di demografia, ecografia e climatologia ha recentemente ricordato alcuni dati fondamentali.
In primo luogo già nel 1718 e nel 1719 ci sono stati in Francia circa 450 mila morti per la canicola, vent'anni dopo duecentomila morti per la causa susseguente. Il famoso Kilimangiaro che si doveva sciogliere nel giro di pochi anni si sta sciogliendo dal 1880 sempre con la stessa intensità. L'avanzamento dei deserti non c'è stato; dal 1983 al 2008 i deserti sono arretrati, la causa della desertificazione è stata, peraltro, molto concreta e dovuta ad un fenomeno culturale, del quale, tuttavia, non parleremo oggi. Le superfici boschive in Italia sono aumentate da quattro, cinque milioni di ettari a sette milioni di ettari dal 1910. Le temperature della terra sono stazionarie dal 1983 e le coperture artiche sono tornate ai livelli di trent'anni fa. Le latitudini medio-alte del pianeta hanno fondamentalmente registrato qualche aumento, ma le fasce interterritoriali dimostrano una stazionarietà termica.
Pertanto questo ecocatastrofismo non è giustificato e oggi ne paghiamo economicamente il fio. Oggi con alcuni provvedimenti, con alcuni articoli, cerchiamo in qualche modo di rientrare: con l'articolo 2 che detta misure per l'assegnazione gratuita di quote di emissione CO2 ai nuovi impianti di entrata in esercizio, Pag. 34che si rendono necessari a fronte dell'esaurimento della riserva nuovi entranti, prevista dalla decisione di assegnazione, e con l'articolo 15, comma 7, del decreto legislativo che ha recepito il sistema di emission trading, il quale disponeva che il gestore di ciascun impianto dovesse restituire entro il 30 aprile di ogni anno le quote di emissioni corrispondenti, al fine di non incorrere in sanzioni di circa 100 euro per ogni tonnellata di CO2 non restituita.
In mancanza di un'assegnazione gratuita, questi soggetti dovevano acquistare le quote di CO2 sul mercato, con conseguenze, evidentemente, molto pesanti.
Dobbiamo evidenziare poi l'intervento posto in essere attraverso l'articolo 2, a cui si è aggiunto anche l'agire dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, la quale ricordava che la sua mancata attuazione, coniugata con la legge finanziaria, avrebbe previsto la destinazione di una quota. Quindi il decreto legislativo del 2006 ha previsto l'istituzione di un mercato di emissioni su scala europea. Stiamo annegando in un mare di carte. Tutte queste emissioni sono produzione di carta. Invece, altri Paesi, come per esempio la Cina - che sicuramente non solo non hanno la palla al piede, ma che corrono, proprio perché non hanno nessun vincolo ambientale e vincoli di diritti umani molto ridotti -, con le nuove produzioni delle centrali che tutti gli anni entrano in attività, riescono ad inquinare quanto l'Europa.
Quindi, questi meccanismi di riduzione di CO2 in realtà incidono per poco, se non per niente, perché ricordiamo che l'Italia ha una produzione di CO2 inferiore alla Francia e all'Inghilterra, ma nel momento di siglare gli accordi non c'era Pecoraro Scanio, per cui mentre gli altri Paesi hanno guardato all'interesse nazionale, noi siamo tornati con la grande vittoria ed abbiamo fatto l'operazione tipica italica, che è quella di Tafazzi, ossia di siglare accordi impossibili i quali prevedrebbero il fatto che tutti noi si vada in bicicletta, invece che continuare ad essere un Paese civile e industriale, che fa industria nel rispetto dell'ambiente, contrariamente a quanto fanno alcuni Paesi emergenti, come la Cina.
Quindi è un esborso enorme: 26 milioni di tonnellate di CO2 per gli impianti nuovi entranti nel 2009 e 2010, e quote di 15,5 milioni di CO2 relative agli impianti di Torrevaldaliga, Civitavecchia, Modugno e ad altri impianti che possono entrare. Ricordiamo come un'ombra del provvedimento l'abrogazione dei commi 18 e 19 dell'articolo 27 della legge n. 99 del 2009, che prevedeva dei risparmi. Quindi, i certificati verdi non sono più dai produttori, ma vengono trasformati al consumo. In questo meccanismo ci sarebbe stato un risparmio sulla quotazione del certificato verde che avrebbe inciso sulla quota tre. Ci sembra, invece, ci siano state alcune pressioni, sicuramente prodotte dalla cogenerazione, che hanno portato alla cancellazione di queste disposizioni. Credo si debba poi anche ricordare che alcuni emendamenti presentati dalla Lega non sono stati accolti per un problema di ammissibilità, ma essi pongono sul tavolo del Governo e della maggioranza alcuni problemi importanti. Ricordo che nel 2007, con un intervento della Lega, assolutamente condiviso anche dal centrosinistra, il Governo Prodi, anche su pressione dell'ANCI e degli enti locali, fece passare un regime di incentivazione per il fotovoltaico a favore degli enti locali. Questo regime consente a qualche ente locale - pochi perché ovviamente gli enti locali non hanno una prontezza imprenditoriale enorme - di godere oggi di tariffe incentivate, che vanno ad attenuare il bilancio. Quindi, oggi abbiamo scuole che non consumano più energia, ma che danno un segnale di civiltà al Paese, perché chi fa le leggi deve essere il primo ad applicare lo spirito delle stesse.
Se tutti parliamo e ci riempiamo la bocca con le fonti rinnovabili e con le difficoltà degli enti locali, dobbiamo anche ricordare che queste misure vanno sostenute. Quindi, ci auguriamo che questa misura del 2007 possa essere in qualche modo reintrodotta dal Comitato dei nove o ripresentata dal relatore in Commissione e Pag. 35che possa essere resa ammissibile. Vogliamo anche dimostrare - parlo per la nostra maggioranza - che, se è stato possibile fare qualcosa con Prodi, possiamo farlo anche noi, evitando resistenze poco motivate e poco comprensibili, di cui sicuramente gli enti locali ci chiederebbero conto.
Signor Presidente, credo che questo provvedimento abbia portato ad un perfezionamento relativamente al MUD. Altre perplessità sono già state rappresentate dalla collega Lanzarin in merito al SISTRI, sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, che dovrebbe essere operativo dal mese di luglio. Alcune contestazioni sono state sollevate da parte delle imprese e da parte della Lega Nord, sicuramente non per gli obiettivi, che sono condivisi, ma per le modalità di attuazione e per la mancanza di un adeguato termine transitorio.
Ricordiamo una risoluzione del 28 aprile 2010 che impegnava il Governo a costituire un comitato di vigilanza e controllo anche come sede di incontro a livello nazionale delle associazioni. Concludo, Presidente, ricordando le esigenze di una grande nazione che oggi si trova a dover contrastare quella che è la necessità di portare avanti una modernizzazione delle costruzioni degli impianti e della disponibilità di una differenziazione del mix energetico, portati avanti dal primo Governo Berlusconi.
Abbiamo costruito nuove centrali con un mix energetico differente, che comprende anche il carbone pulito, in cui noi crediamo. Ci troviamo ora con un peso burocratico enorme dovuto a decisioni assolutamente deleterie, che costano 750 milioni di euro ai contribuenti. Con questo decreto crediamo di aver messo una pezza, ma per esprimere una totale soddisfazione dovremo attendere i lavori del Comitato dei Nove.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghiglia. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questo decreto-legge, che reca misure urgenti per il differimento dei termini in materia ambientale e di autotrasporto, nonché per l'assegnazione di quote di emissione di CO2, si intendono prorogare i termini innanzitutto per la presentazione del MUD.
L'esigenza di questa proroga discende dal fatto che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, pubblicato lo scorso aprile, con cui il MUD è stato modificato proprio al fine di accogliere le richieste di semplificazione avanzate dagli operatori del settore, non ha però potuto modificare il termine di presentazione, essendo questo stabilito da una fonte primaria.
La norma che oggi esaminiamo consente quindi ai soggetti obbligati alla presentazione del MUD di predisporre in tempi certi la dichiarazione dovuta avvalendosi delle semplificazioni previste dal MUD allegato al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 27 aprile 2010. Dobbiamo anche ricordare che dal 2011 il MUD non dovrà più essere presentato in quanto le informazioni, in esso contenute, verranno automaticamente ricavate dal nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti (SISTRI) in vigore dal luglio 2010.
A questo proposito vorrei ricordare ciò che è stato sottolineato anche da altri colleghi. Il 28 aprile 2010 la Commissione Ambiente ha approvato una risoluzione (peraltro votata da tutta la Commissione), la n. 8-00065, con la quale si è tra l'altro impegnato il Governo a consentire la presentazione del Modello unico di dichiarazione (MUD) secondo modalità analoghe a quelle stabilite dal Presidente del Consiglio dei ministri, differendo con la prima iniziativa normativa utile il termine di presentazione dal 30 aprile 2010 al 30 giugno 2010.
Vorrei dire anche e soprattutto al sottosegretario Menia una cosa che sta a cuore anche a noi, sta particolarmente a cuore al PdL: mi riferisco alla costituzione del Comitato di vigilanza e di controllo da utilizzare come sede di incontro a livello nazionale delle associazioni imprenditoriali interessate, al fine di individuare le Pag. 36correzioni che si ritengano opportune, tese a migliorare l'operatività del sistema, a semplificarlo, e soprattutto a tenere in considerazione i costi dell'introduzione del SISTRI per le imprese, con particolare riguardo a quelle medio-piccole.
Il comma 2 dell'articolo 1 del decreto-legge che è stato emendato e di cui stiamo discutendo prevede, poi, per l'anno 2010, un'ulteriore proroga al 16 giugno del termine per il versamento dei premi assicurativi dell'INAIL da parte delle imprese di autotrasporto merci in conto terzi di cui all'articolo 55, comma 5, della legge n. 144 del 1999.
Tale termine era già stato prorogato al 16 aprile 2010. Conseguentemente a queste proroghe, vengono posticipate al 16 giugno sia il pagamento della prima rata, in caso di pagamento rateale, come già avvenuto, sia quello in un'unica soluzione della regolazione del premio relativo all'INAIL, come previsto dall'articolo 44 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1124 del 1965.
Per quanto attiene a questo profilo, occorre anche sottolineare che questo rinvio, per il pagamento dei premi assicurativi all'INAIL per il settore dell'autotrasporto, è anche finalizzato alla necessità di attendere l'emanazione dei decreti attuativi dell'articolo 2, comma 250, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, la legge finanziaria 2010, recante l'assegnazione di specifiche risorse economiche ad un fondo istituito a sostegno del settore dell'autotrasporto, per un ammontare complessivo di 400 milioni di euro per il 2010, rappresentati dalla riduzione, per il 2009, degli oneri assicurativi per i premi dell'INAIL versati dalle aziende di autotrasporto merci in conto terzi. Credo, quindi, che questa sia un'ulteriore importante previsione del decreto-legge che stiamo discutendo.
L'articolo 2 è un po' l'articolo centrale del decreto-legge ed è relativo all'assegnazione gratuita di quote di emissione di CO2 ai nuovi impianti entrati in esercizio, che si rendono necessarie a fronte dell'esaurimento della riserva per i nuovi entranti. Da questo punto di vista, non per fare polemica, ma visto che più volte questa mattina è stata richiamata la mancanza di un piano del Governo di approvvigionamento energetico a medio e lungo periodo, vorrei ricordare che questa norma deriva dalla mancata, carente o, se preferite, pessima, programmazione fatta dal precedente Governo. L'Esecutivo, infatti, si è trovato nell'esigenza di dover porre rimedio a scelte sbagliate del precedente Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in sede europea, che non ha tenuto conto delle caratteristiche del sistema produttivo italiano e non si è preoccupato, fino in fondo, della necessità di difendere i margini di competitività e di tenuta sul piano della concorrenza internazionale, evidenziati dall'esaurirsi, già nell'aprile 2009, delle quote di emissione di CO2 a disposizione dei nuovi entranti. L'erroneità, quindi, della programmazione è evidente. Già nell'aprile del 2009, avevamo esaurito le scorte e, di conseguenza, questo provvedimento garantisce, anche ai nuovi entranti, la possibilità di accedere all'assegnazione gratuita per quegli impianti che erano rimasti esclusi - ripeto - dalla cattiva programmazione del Governo precedente.
Questi soggetti, in mancanza del presente decreto-legge, sarebbero stati costretti ad acquistare le quote di CO2 sul mercato, con conseguenze estremamente pesanti e deleterie sull'equilibrio economico-finanziario, soprattutto delle piccole e medie imprese, e sul mercato dell'energia elettrica, per il riverberarsi di tali oneri aggiuntivi sui prezzi finali dell'energia e, quindi, con costi ulteriori da sostenere che si sarebbero venuti a trovare nella bolletta.
Nella relazione illustrativa del relatore, ci si muove anche sulla linea indicata dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato di cui si è tenuto conto, in sede di parere, la quale, nella sua relazione al Parlamento del 14 aprile 2010, aveva espresso gravi preoccupazioni in merito ai possibili effetti distorsivi della concorrenza derivanti, appunto, dall'esaurimento della riserva di quote di diritti ad Pag. 37emettere CO2 che la normativa vigente aveva destinato a titolo gratuito ai nuovi entranti nel periodo 2008-2012.
L'Autorità nella medesima segnalazione ha ricordato non solo l'insufficienza della riserva dei nuovi entranti - quindi lo affermava l'Autorità garante - ma anche la mancata attuazione della disposizione recata all'articolo 2, comma 554, lettera e) della legge finanziaria 2008 che aveva previsto l'istituzione di un apposito fondo per la gestione delle quote di emissione di gas serra di cui alla direttiva 2003/87/CE da destinare all'acquisto di quote di CO2 con cui assicurare la disponibilità per i nuovi entranti.
Ritengo dunque che con la sintesi raggiunta dalla Commissione, dal lavoro svolto dal Comitato dei nove, grazie anche al lavoro proficuo del relatore e all'approfondimento particolare dedicato a tutti gli emendamenti, si possa procedere alla conversione di un decreto-legge che, attraverso questa sintesi, non potrà che apportare benefici alle aziende ma anche agli utenti finali dell'energia.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse, sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e, a partire dalle ore 16, con il seguito della discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge recante misure urgenti per il differimento di termini in materia ambientale.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 13,05, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della salute, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Iniziative per garantire il funzionamento dell'ufficio ispettivo veterinario del porto di Gioia Tauro - n. 3-01150)

PRESIDENTE. L'onorevole Nucara ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01150 concernente iniziative per garantire il funzionamento dell'ufficio ispettivo veterinario del porto di Gioia Tauro (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, come è scritto nell'interrogazione, da circa sette mesi l'ufficio ispettivo veterinario di Gioia Tauro non funziona per una decisione presa dagli uffici della Commissione europea, il che significa che le industrie conserviere del tonno, che stanno a pochi chilometri dal porto di Gioia Tauro, devono andare a prendere il tonno a Salerno per poi portarlo a Vibo, lavorarlo e restituire a Salerno i cassoni dove era il tonno. Questo ovviamente crea un handicap alle industrie conserviere del tonno, che sono note in Italia e anche in tutto il mondo direi, come l'industria Callipo e l'industria Sardanelli. Dobbiamo mettere in condizioni di competitività nazionale ed internazionale le poche industrie che ci sono e, comunque, forse, quella struttura mastodontica del porto di Gioia Tauro è sottoutilizzata. Aggiungo, anche se ciò non riguarda il Dicastero della salute, che vi è un altro problema, che forse riguarda il Ministro del lavoro: alcuni raccordi ferroviari non possono essere utilizzati dalle ditte spedizioniere perché non viene data l'autorizzazione. Dunque se non sono a norma li facciano mettere a norma, ma se lo sono, diano l'autorizzazione a queste ditte spedizioniere.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

Pag. 38

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, in riferimento all'interrogazione a risposta immediata riguardante il porto di Gioia Tauro riferisco i seguenti elementi di valutazione: presso il porto di Gioia Tauro è da molti anni attivo un posto di ispezione frontaliero veterinario, autorizzato dalla Commissione europea per l'attività di controllo sanitario dei prodotti di origine animale. Nel maggio 2009 il Food and veterinary office della Commissione europea (ufficio veterinario) ha effettuato una missione ispettiva per verificare il sistema del controllo delle importazioni presso questo posto di ispezione frontaliero e nel corso della missione sono state rilevate alcune carenze strutturali, che sono state riportate in un rapporto che qui citiamo della DG Sanco. Queste hanno limitato di fatto l'abilitazione del posto di ispezione frontaliero, escludendone i prodotti destinati al consumo umano e non imballati (quindi per esempio anche il tonno importato allo stato sfuso).
Il Ministero della salute si è subito impegnato per la rapida soluzione del problema, insieme al posto di ispezione frontaliero di Gioia Tauro, che si è attivato per eliminare le carenze rilevate, interessando sia l'autorità portuale del porto di Gioia Tauro sia il competente ufficio del genio civile. I lavori di adeguamento della struttura ai requisiti previsti dalla normativa comunitaria hanno beneficiato dell'intervento di questo Ministero sul genio civile e tali lavori si sono conclusi l'11 maggio 2010. Lo stesso giorno (11 maggio) il Ministero ha attivato presso la Commissione europea la procedura di modifica della precedente decisione comunitaria, che stabilisce l'elenco dei posti di ispezione frontalieri europei per ottenere nuovamente l'abilitazione del posto di ispezione frontaliero ai controlli dei prodotti di origine animale non imballati. I tempi per acquisire formalmente l'abilitazione a livello comunitario dipendono dalle procedure della Commissione, che peraltro è già sollecitata da parte della rappresentanza diplomatica dell'Italia a Bruxelles. Tale rappresentanza ha infatti evidenziato le criticità economiche connesse al ritardo dell'adozione della modifica di questa decisione e messa in evidenza dall'onorevole interrogante. Da ultimo rassicuro che anche gli uffici tecnici del Ministero hanno sollecitato e continuano a sollecitare la Commissione al riguardo e io parlerò poi personalmente con il direttore della DG Sanco a riguardo.

PRESIDENTE. L'onorevole Nucara ha facoltà di replicare, per due minuti.

FRANCESCO NUCARA. Signor Ministro non dubito affatto delle cose che lei ha detto né che abbia interessato gli uffici della Comunità europea. Vi è un fatto però: le industrie che sono attive in particolare nel settore del tonno hanno un handicap, quindi hanno una minore competitività sul piano nazionale e internazionale.
Signor Ministro, visto che è presente il Ministro Sacconi, vorrei ricordare a lei, al Presidente della Camera e al Ministro Sacconi stesso, che la Calabria ha il più alto tasso di disoccupazione generale, il più alto tasso di disoccupazione giovanile e il più alto tasso di disoccupazione femminile: per quel poco lavoro che vi è, noi cerchiamo di creare condizioni di non competitività sul piano nazionale ed internazionale.
Signor Ministro, la domanda che pongo nell'interrogazione in esame, poiché mi rendo conto che sono sempre gli uffici comunitari a dover dare l'autorizzazione finale, è se fosse possibile per lei - e questa è la risposta che mi sarei aspettato - concedere un'autorizzazione provvisoria, in attesa che gli uffici competenti dell'Unione europea possano svolgere le verifiche.
Infatti, secondo le mie informazioni, tutto il problema si risolve nelle superfici non lavabili dell'ambiente dove il veterinario doveva ispezionare i prodotti ittici, e nella mancanza di un lavabo, perché il veterinario, giustamente, doveva lavarsi le mani quando aveva finito. Questo è il problema. Pertanto, credo che il Ministro della salute italiana possa dare un'autorizzazione Pag. 39provvisoria, in attesa che gli uffici competenti dell'Unione europea possano esprimere il loro parere definitivo.
Mi rivolgo all'onorevole Sacconi, in questo caso - visto che ho la fortuna di averlo di fronte - chiedendo se possa interessare il Governo, nel suo complesso, in ordine al problema dei raccordi ferroviari. Infatti, gli spedizionieri hanno le banchine a loro disposizione e pagano un prezzo per averle, tuttavia, non possono essere utilizzate, perché i raccordi ferroviari non vengono autorizzati dalla Rete ferroviaria italiana.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FRANCESCO NUCARA. Può darsi che i raccordi ferroviari non siano a norma: si faccia una prescrizione, affinché siano messi a norma e possano essere utilizzati per distribuire meglio i lavori in un porto già sottoutilizzato di per se stesso.

(Iniziative per la definizione del nuovo piano nazionale d'azione per l'infanzia e l'adolescenza - n. 3-01151)

PRESIDENTE. L'onorevole Capitanio Santolini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01151, concernente iniziative per la definizione del nuovo piano nazionale d'azione per l'infanzia e l'adolescenza (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, com'è noto, siamo in assenza di un piano per l'infanzia e l'adolescenza dal 2004, e siamo arrivati al 2010. Nel 2009, in ottobre, l'Osservatorio nazionale ha presentato un piano che il Governo si era riservato di verificare e di controllare, ma non se ne sa più nulla.
Quindi, il discorso dell'infanzia non è aleatorio né opzionale, ma è decisivo, tanto che le Nazioni Unite hanno richiamato l'Italia attraverso alcune raccomandazioni, tra le quali, vi è proprio quella relativa alla necessità di adottare un nuovo piano per l'infanzia e l'adolescenza.
Poiché non abbiamo notizie e il Ministro Giovanardi ci aveva promesso, tempo addietro, che le cose si sarebbero risolte in breve tempo, chiediamo al Governo quali iniziative intenda prendere e quali siano i tempi: sembra, infatti, che gli argomenti dell'infanzia, della famiglia e del welfare siano un po' trascurati da questo Governo.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, comunico subito all'onorevole Capitanio Santolini che l'Osservatorio è stato convocato per il prossimo 14 luglio e, in quella sede, confido che la bozza di piano potrà essere accettata dai componenti dell'Osservatorio stesso.
Essa è stata oggetto di un percorso di condivisione fra l'Osservatorio e le amministrazioni pubbliche coinvolte, non solo quella del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ma anche quella del Ministero dell'economia e delle finanze ed altre ancora, per non dire del sottosegretario Giovanardi e della sua funzione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri in relazione alla fondamentale tutela della famiglia.
Immediatamente dopo, ove condivisa dall'Osservatorio, quella proposta passerà al Consiglio dei ministri e, come lei sa, alla successiva valutazione della Commissione bicamerale per l'infanzia e l'adolescenza, per tornare, poi, al Consiglio dei ministri in via definitiva. Se, come mi auguro, vi sarà una condivisione, già nella prima fase, dell'Osservatorio, credo che l'iter sarà molto breve e si potrà realizzare compiutamente, con la ripresa dell'attività parlamentare, confido, entro il mese di ottobre.
Si tratta di un atto certamente importante quello del piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva. Pag. 40
Tuttavia, lei sa che questo adempimento, relativo ad una Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia è una cornice, non comporta specifici impegni di finanza pubblica; è una cornice valoriale, progettuale pur importante ma che si colloca nel contesto di numerose azioni di Governo, a partire dal Libro bianco sul futuro del modello sociale in Italia che, non solo, ha sottolineato la necessità dell'accoglienza della nuova vita, ma anche ha voluto impostare il nostro modello sociale in termini di prevenzione del formarsi di uno stato di bisogno, agendo sul ciclo di vita in termini tali da evitare il formarsi del bisogno nelle diverse fasi e quindi a partire dalla prima infanzia. È quello il momento nel quale devono essere poste le premesse per un cosiddetto empowerment, rafforzamento dell'autosufficienza della persona, e a ciò si vuole dedicare la politica di Governo nei limiti purtroppo delle difficili condizioni di finanza pubblica.

PRESIDENTE. L'onorevole Capitanio Santolini ha facoltà di replicare.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, mi dichiaro parzialmente soddisfatta, non vorrei dire insoddisfatta, perché sarei ingenerosa rispetto al fatto che il Ministro ci ha promesso che a metà luglio vi sarà questa presentazione del piano. Sono insoddisfatta però nel senso che, come lui stesso ha affermato, vi sono altri tre passaggi e quindi: Consiglio dei ministri, Commissione infanzia e ritorno al Consiglio dei ministri, quindi, ad andar bene, se ne parlerà ad ottobre prossimo; e, soprattutto, vi è ancora l'idea dell'Osservatorio che deve approvare questo piano per cui non è ancora detto niente di definitivo. Il Governo, il Ministro Sacconi, per primo, dice che bisogna ragionare in termini del futuro Libro bianco, qui si parla sempre di futuro e si declina tutto al futuro e non al presente. La stessa manovra finanziaria non prevede nulla per la famiglia, per l'infanzia, ma il discorso della crisi non regge più di tanto perché occorre investire sulla famiglia, non lo dico solo io ma illustri economisti, ma tutto questo non avviene.
Mi auguro, concludendo che poi, una volta approvato questo piano, il quale, d'accordo, è una cornice, non si arrivi comunque in seguito, semplicemente, ad un piccolo stanziamento, magari per gli asili nido, che peraltro servono, ma si crei invece un processo di definizione dei livelli essenziali in un settore così strategico, arrivando a definire una rete di servizi e di iniziative anche per le famiglie, nonché una concreta attuazione dei diritti dei fanciulli e delle famiglie in cui questi bambini sono inseriti. Noi ci auguriamo che questa sia l'occasione per partire con delle proposte concrete nell'oggi e non declinate sempre nel futuro perché, ripeto, questa prossima manovra finanziaria di tutto parla tranne che di queste cose (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

(Iniziative in materia di corresponsione dell'assegno di invalidità ai cittadini extracomunitari sprovvisti di permesso di soggiorno - n. 3-01152)

PRESIDENTE. L'onorevole Pini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01152 concernente iniziative in materia di corresponsione dell'assegno di invalidità ai cittadini extracomunitari sprovvisti di permesso di soggiorno (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata) di cui è cofirmatario.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, signor Ministro, è dei giorni scorsi la notizia, riportata da vari quotidiani, secondo la quale la Corte costituzionale ha dichiarato sostanzialmente illegittima una parte dell'articolo 80 della vecchia finanziaria del 2001 che definiva in maniera puntuale quali erano i soggetti, non cittadini italiani residenti in Italia, titolati a fruire dell'assegno di invalidità. Questa notizia ci preoccupa in maniera molto seria, perché riteniamo che l'illegittimità dichiarata dalla Corte costituzionale sulla norma possa provocare degli effetti devastanti sui conti Pag. 41pubblici ma anche effetti devastanti sulla certezza del diritto nell'assegnazione delle erogazioni legate agli assegni di invalidità di chi effettivamente ne ha bisogno, non di chi eventualmente crea una migrazione mirata per venire in Italia ad ottenere queste cose.
Pertanto, chiediamo come intenda il Governo intervenire in maniera puntuale per risolvere il problema.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, il Governo condivide le preoccupazioni che ha espresso l'onorevole Reguzzoni. Non vi è dubbio, infatti, che l'immigrazione sia un ambito particolarmente esposto a patologie - che, peraltro, conosciamo anche con riferimento ai connazionali - riferite all'uso improprio di forme, di istituti e di strumenti di protezione sociale, il cui impiego dev'essere assolutamente mirato a coloro che sono titolari di una condizione di effettivo bisogno.
Come abbiamo più volte discusso in questa sede, il Governo ha in corso un'azione volta a verificare la sussistenza degli effettivi requisiti per accedere all'assegno di invalidità, come ad altre prestazioni di carattere sociale.
Per quanto riguarda gli immigrati, queste azioni - come nel caso più generale di altri strumenti - sono rivolte anche a verificare la loro effettiva condizione di residenza nel nostro Paese. In altre parole, dobbiamo contrastare quegli abusi che si producono quando questa residenza effettiva e stabile non sia in realtà riscontrata e si verifichino comportamenti che hanno il solo scopo di utilizzare il nostro (anche generoso) sistema di protezione sociale, con interesse a goderne altrove. Posso garantire che, anche alla luce di questa sentenza, l'attività sarà ancor più intensificata, sia con riferimento al presupposto della residenza nel nostro Paese, sia con riferimento ai requisiti che la legge richiede per fruire di tali prestazioni.
Come si è visto, le modalità che abbiamo impiegato hanno già prodotto significativi risultati: soprattutto, si supera quel dualismo tra Stato e regioni, in nome del quale lo Stato in questi anni ha pagato e molto spesso le regioni, non essendo titolari della relativa capacità di spesa, hanno generosamente concesso. Questo disallineamento delle responsabilità, come sapete, è in corso di superamento.

PRESIDENTE. L'onorevole Pini ha facoltà di replicare.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, mi rivolgo al signor Ministro: io sono l'onorevole Pini e non l'onorevole Reguzzoni, ma la ringrazio comunque per l'auspicio e per gli auguri.
Ci riteniamo soddisfatti per la parte relativa all'impegno che, sappiamo, il Governo mette nel controllo sulle richieste legate all'erogazione degli assegni mensili di invalidità. Sarebbe, infatti, veramente svilente per tutti i cittadini italiani scoprire che vi sono persone che vengono in questo Paese solo ed esclusivamente per percepire un assegno e poi, magari, attraverso la delega a qualche parente effettivamente residente, se lo fanno trasferire al Paese di origine. Su questo, la ringraziamo per avere specificato ancora di più che vi è un impegno preciso da parte del Governo.
Tuttavia, la nostra domanda era un'altra e, quindi, non ci possiamo dichiarare completamente soddisfatti. Alla luce di questa modifica normativa devastante, che è stata imposta, secondo noi, anche con uno spirito politico da parte della Corte costituzionale, volevamo sapere (e ci dichiareremo eventualmente soddisfatti quando il Governo proporrà una norma correttiva di quello che è stato tolto dalla finanziaria del 2001) come il Governo intende mettere un argine a questo buco enorme che si può creare anche nei conti pubblici, soprattutto nei conti dell'INPS.
Infatti, si rischia veramente che vi sia un effetto a catena di richieste di immigrazione da parte di persone che hanno tutta una serie di invalidità, proprio per Pag. 42ché si sa che, con questa sentenza della Corte costituzionale, chiunque di fatto in questo momento, senza un correttivo alla normativa di carattere generale, può venire e chiedere immediatamente, anche dal primo giorno di residenza, di usufruire degli assegni di invalidità.
Questo sarebbe uno schiaffo nei confronti di tutti coloro (soprattutto cittadini italiani) che da anni magari lottano per vedersi riconosciuta l'invalidità e che la ottengono solo dopo tanti anni di verifiche. Quindi questa è una cosa che non possiamo accettare.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIANLUCA PINI. Sappiamo che il suo impegno per evitare che ci siano degli effetti distorsivi è serio, quindi confidiamo molto nel suo operato, però qui serve una risposta in termini normativi e legislativi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Iniziative di competenza del Governo per garantire il rilancio dello stabilimento FIAT di Pomigliano d'Arco - n. 3-01153)

PRESIDENTE. L'onorevole Baldelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01153, concernente iniziative di competenza del Governo per garantire il rilancio dello stabilimento FIAT di Pomigliano d'Arco (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, l'importanza e la delicatezza della vicenda dello stabilimento della FIAT di Pomigliano è sotto gli occhi di tutti. C'è stato un accordo sottoscritto da quattro sigle sindacali su cinque con l'eccezione della FIOM-CGIL, c'è stato un referendum che ha sostanzialmente confermato questo accordo con oltre il 60 per cento dei consensi e un'altissima adesione dei lavoratori, c'è in ballo un investimento produttivo per 700 milioni di euro, e c'è quindi questa partita aperta di riportare la produzione della nuova Panda in Italia, un investimento importante per il Sud e strategico. Chiediamo al Governo quali siano le iniziative che intende assumere per favorire l'esito positivo di questa delicata ed importante vicenda.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, ricordo in primo luogo che questo stesso investimento promesso dal gruppo FIAT si colloca a valle di un percorso di dialogo del Governo con le parti sociali interessate, cioè sia con FIAT, sia con la parte sindacale, dedicato non solo al consolidamento, ma allo sviluppo della produzione automobilistica in Italia, con particolare attenzione all'area centromeridionale.
L'amministratore delegato, Marchionne, ha presentato un progetto che fu denominato «fabbriche Italia» per l'incremento delle vetture prodotte nei siti italiani sulla base di una più efficiente saturazione delle capacità produttive esistenti quale si realizza con l'ipotesi dei tre turni per sei giorni.
In particolare, a Pomigliano questo dovrebbe consentire di produrre 270-280 mila Panda con circa 5 mila addetti (sempre meno delle 600 mila Panda o vetture equivalenti che vengono prodotte in Polonia con circa 1.000 lavoratori in più).
In ogni modo, l'intesa che è stata raggiunta è stata molto importante (anche se non unanime), ed è stata confermata da un referendum il cui esito deve essere fortemente apprezzato, perché esso comunque significa la condivisione di una maggioranza inequivoca di un accordo che cambia la vita delle persone. Infatti, lavorare su tre turni per sei giorni significa modificare il rapporto tra tempo di lavoro e tempo di non lavoro.
A questo punto si deve andare avanti e quell'accordo deve essere realizzato. Sono in corso contatti informali tra le parti (informali continui ovviamente del Governo con l'azienda, da un lato, e con Pag. 43i firmatari dell'accordo, dall'altro). Il Governo ha aggiunto di essere disponibile a convocare un tavolo per l'evoluzione ulteriore delle relazioni industriali solo in termini sussidiari (questa è l'espressione che è stata utilizzata, non a caso), ossia solo nella misura in cui le parti firmatarie di quell'accordo lo richiedano espressamente.
In questo momento non è pervenuta nessuna richiesta, né dalle parti firmatarie e nemmeno da parte dell'organizzazione che non ha sottoscritto l'accordo, quindi l'attività del Governo non può che essere sussidiaria, tanto più che l'aspetto positivo di questo accordo è proprio consistente nel fatto che il gruppo FIAT non ha chiesto provvidenze specifiche, non ha chiesto un accordo di programma (per far un esempio), ma intende operare con mezzi propri e sulla base di quegli incentivi autentici essenziali che sono dati dalla condivisione da parte dei lavoratori di una buona e efficiente utilizzazione degli impianti.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. È a questa che dobbiamo tendere e guai a noi se il nostro Mezzogiorno dovesse perdere questa straordinaria opportunità per la quale convintamente lavoriamo.

PRESIDENTE. L'onorevole Baldelli ha facoltà di replicare per due minuti.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto non soltanto della risposta che ci ha dato il Ministro, ma anche del ruolo di attenzione costante, continua e attiva che il Governo e, in particolare, il Ministro Sacconi hanno avuto in questa vicenda così delicata e strategica per il Mezzogiorno, per i lavoratori interessati e per l'azienda. Si tratta di un investimento molto importante per vincere anche una sfida competitiva nel meccanismo della produzione.
Quindi, rivolgo davvero l'augurio da parte del mio gruppo e di molte forze politiche, sindacali e sociali interessate al buon esito di questa trattativa affinché arrivi a buon fine e riesca a salvare questo stabilimento, a rilanciare questa produzione, a dare una risposta così importante non solo per i lavoratori, ma per l'indotto e per l'intero Mezzogiorno d'Italia.

(Iniziative per la proroga delle agevolazioni in materia previdenziale per il settore agricolo - n. 3-01156)

PRESIDENTE. L'onorevole Fiorio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Oliverio n. 3-01156 concernente iniziative per la proroga delle agevolazioni in materia previdenziale per il settore agricolo, (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

MASSIMO FIORIO. Signor Presidente, il gruppo del Partito Democratico ha chiesto che il Presidente del Consiglio venga a rispondere in Aula della nomina del Ministro Brancher. Finché il Presidente del Consiglio non verrà in Aula non mancheremo di segnalare l'urgenza che il Ministro stesso venga personalmente a riferire. Passo all'oggetto dell'interrogazione: il 31 luglio prossimo scadono le proroghe delle agevolazioni contributive per le aziende collocate nelle zone svantaggiate.
A partire dal 1o agosto molte aziende agricole collocate in territori difficili in cui la meccanizzazione è assolutamente problematica e la dimensione aziendale non consente di reggere una competitività oramai del tutto basata sul ribasso spietato del prezzo rischiano di chiudere. È inutile ricordare che in questi territori e in quelle aziende si produce un'eccellenza agroalimentare che è il fiore all'occhiello del made in Italy. È possibile, chiediamo al signor Ministro, continuare a considerare aziende agricole non delle imprese economiche a tutti gli effetti?

PRESIDENTE. Onorevole Fiorio, la prego di concludere.

MASSIMO FIORIO. È possibile che il Governo continui a considerare il settore agricolo al di fuori della dimensione economica?

Pag. 44

PRESIDENTE. Grazie, onorevole...

MASSIMO FIORIO. Chiediamo quali siano le condizioni perché il Governo proroghi queste agevolazioni e consenta a queste aziende di sopravvivere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, allo stato sono in grado da un lato di condividere con l'onorevole interrogante che il 1o agosto rappresenta una data in occasione della quale scadono le agevolazioni contributive previste per i datori di lavoro agricolo che assumono manodopera dipendente e che sono nella misura del 75 per cento per i territori montani particolarmente svantaggiati (quindi, la quota da versare è pari al 25 per cento) e del 68 per cento per i territori svantaggiati (quindi, la quota da versare è pari al 32 per cento).
Si tratta di una misura particolarmente onerosa che su base annua comporta circa 600 milioni di euro. Se non ci sarà questa proroga non verranno meno tutte le condizioni agevolate in questi territori: sarebbero del 70 per cento per i territori montani particolarmente svantaggiati (quindi, la quota da versare pari al 30 per cento) e del 40 per cento per gli altri territori (quindi la quota da versare pari al 60 per cento).
La proroga comporta oneri stimati in circa 87 milioni di euro. Al momento, sono in corso d'esame emendamenti in questo senso riguardanti il decreto-legge che contiene la manovra del Governo. Non sono in grado di dare una risposta definitiva circa la compatibilità di questa proroga con le condizioni di finanza pubblica, tanto più che la domanda interviene in un momento nel quale - lo ripeto - l'iter parlamentare è in corso presso l'altra Camera e a quell'iter necessariamente non posso in questo momento che rimettermi.

PRESIDENTE. L'onorevole Sani, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

LUCA SANI. Signor Presidente, prima di entrare nel merito, consenta anche a me di esprimere la totale insoddisfazione del gruppo parlamentare del Partito Democratico perché oggi noi ci aspettavamo che il Presidente del Consiglio fosse in Aula a rispondere sul «pasticcio Brancher», cioè di quel ministro che non si sa a che cosa stranamente ha rinunciato: a qualcosa di cui non dispone, cioè il legittimo impedimento.
Siamo fortemente insoddisfatti e molto preoccupati anche perché il Ministro Sacconi ci ha detto che ad oggi la proroga per gli sgravi contributivi non c'è, e questa risposta conferma l'assenza totale di politiche agricole nel Governo di centrodestra. Dall'inizio della legislatura abbiamo assistito solo a tagli al settore o a provvedimenti tampone, e non c'è stata traccia della parola «agricoltura» in tutte le manovre anticrisi che si sono state fin qui adottate e anche le proposte emendative a cui lei faceva riferimento, Ministro Sacconi, sono patrimonio del lavoro del Partito Democratico.
Allora noi siamo molto preoccupati perché gli sgravi contributivi assumono un particolare valore in quanto intervengono, come diceva lei, nelle aree più deboli, nelle zone montane, nel Mezzogiorno, laddove la crisi morde di più, laddove è più difficile fare impresa, ma anche laddove si producono molte eccellenze del sistema agroalimentare del nostro Paese e dove si svolge anche un'importante funzione di presidio del territorio. Quindi, noi richiamiamo il Governo ad una responsabilità rispetto al finanziamento degli sgravi contributivi in maniera anche continuativa, perché fino ad oggi siamo andati avanti con proroghe di tre o sei mesi che non danno certezza agli imprenditori e che aggiungono incertezza ad un altro grande capitolo che è quello del Fondo di solidarietà. Come fanno i giovani imprenditori a costruire un futuro sull'impresa agricola Pag. 45se non ci sono queste voci fondamentali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

(Chiarimenti in ordine alle ragioni della nomina del Ministro senza portafoglio onorevole Aldo Brancher - n. 3-01154)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare l'interrogazione Donadi n. 3-01154, concernente chiarimenti in ordine alle ragioni della nomina del Ministro senza portafoglio onorevole Aldo Brancher (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

ANTONIO DI PIETRO. La ringrazio, signor Presidente. Signor Ministro, può chiedere al fuggitivo Presidente del Consiglio perché ha nominato Ministro Aldo Brancher, prescritto e imputato? Può chiedere cosa deve fare questo Ministro? Può farci spiegare dal Presidente del Consiglio se si occupa di federalismo, così come ha giurato di fronte al Capo dello Stato, o se si occupa di sussidiarietà e decentramento, così come si dice ora? Soprattutto, può spiegarci per quale ragione c'è bisogno di un nuovo Ministero nonostante questi compiti vengano già assolti da quattro Ministri: da Fitto, Ministro per i rapporti con le regioni, da Bossi, Ministro per le riforme per il federalismo, da Calderoli, Ministro per la semplificazione normativa e da Rotondi, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Di cosa è Ministro questo Brancher, oltre che dell'impunità? Ministro Vito, lo chieda però al Presente del Consiglio, perché lei è una brava persona e non può metterci tutte le volte la faccia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. La ringrazio, signor Presidente. L'onorevole Di Pietro con la sua interrogazione chiede di conoscere le motivazioni della promozione alla carica di Ministro del sottosegretario Brancher; rispondo in base agli elementi forniti dalla Presidenza del Consiglio.
Il programma elettorale del Governo prevede tra i suoi punti qualificanti l'attuazione del federalismo, che sul piano istituzionale presenta particolari complessità. All'inizio della legislatura, all'atto della formazione del Governo, in piena e corretta ottemperanza al mandato elettorale in tema di federalismo, sono stati nominati i seguenti Ministri senza portafoglio che operano in raccordo tra loro: l'onorevole Umberto Bossi, con delega in materia di riforma per il federalismo, il senatore Roberto Calderoli, con delega in materia di promozione delle iniziative per la semplificazione, l'onorevole Raffaele Fitto che, nell'ambito della delega per i rapporti con le regioni, si avvale di un ufficio per il federalismo amministrativo.
L'onorevole Aldo Brancher è stato nominato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con il compito di coadiuvare nell'esercizio delle rispettive deleghe il Ministro Bossi ed anche il Ministro Calderoli dimostrando particolare impegno. Come è noto, nel corso dei primi due anni di legislatura il Parlamento ha approvato varie iniziative attinenti al federalismo e, in particolare, la legge delega 5 maggio 2009, n. 42, che prevede una serie articolata di decreti legislativi caratterizzati da una peculiare e complessa procedura di approvazione.
Alla luce di tutto ciò, si è ritenuto necessario che il sottosegretario Brancher assumesse la qualità di Ministro, per meglio operare in concerto con i tre Ministri prima citati, così da conseguire una più rapida e concreta realizzazione del programma di Governo in uno dei suoi punti più qualificanti e complessi e nel doveroso rispetto del mandato ricevuto dagli elettori.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di replicare.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Ministro, abbiamo scoperto Pag. 46che Brancher, in realtà, è un coadiuvatore, perché deve aiutare altri Ministri a fare ciò che compete loro. Magari lo poteva fare da sottosegretario, invece gli si è detto: è meglio che fai il Ministro.
Nel frattempo, però, sappiamo che Brancher, nei confronti del quale alcuni reati di illecito finanziamento risultano prescritti, altri depenalizzati - come quello del falso in bilancio -, in quanto è anche reo confesso di averli commessi, si è poi avvantaggiato di leggi ad personam - che il Governo Berlusconi, di cui egli stesso era dipendente, ha approvato - e ora diventa anche Ministro, usufruendo così di una nuova legge ad personam, quella sul legittimo impedimento per il Ministro.
Mi chiedo e le chiedo: può ricordare che, nel programma previsto dal Popolo della libertà e da Berlusconi nel 2008, lui aveva garantito che non avrebbe nominato più di dodici Ministri (oggi ve ne sono ventiquattro)? E, ancora, che il 16 giugno scorso, alla Confcommercio, Berlusconi ha sostenuto che bisognasse dimezzare il numero di coloro che vivono di politica? Già, ha ragione: Brancher è diventato Ministro non per vivere di politica, ma per non finire sotto processo.
Il problema che si pone, quindi, è un altro ed è molto grave: abbiamo a che fare con un uso distorto delle funzioni pubbliche, che ha un mandante che si chiama Silvio Berlusconi, il Presidente del Consiglio, che continua ad approvare leggi ad personam per garantire a sé e ai suoi sodali il silenzio per ciò che insieme a lui questi hanno commesso. Tant'è vero che lo stesso Berlusconi ha affermato che, quando Brancher era in galera per fatti che aveva ammesso di aver commesso, insieme a Confalonieri, girava intorno al carcere di San Vittore per mandargli la propria solidarietà con il pensiero. Capisco perché oggi lo ha dovuto nominare Ministro.
Per queste ragioni l'Italia dei Valori e il Partito Democratico hanno presentato una mozione di sfiducia comune, perché o va a casa Brancher o va casa tutto il Governo Berlusconi (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico)!

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16.

La seduta, sospesa alle 15,40 è ripresa alle 16,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Angelino Alfano, Antonione, Bongiorno, Brugger, Caparini, Cicchitto, Colucci, Crimi, Dal Lago, De Biasi, Donadi, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Leo, Lo Monte, Lombardo, Martini, Meloni, Menia, Migliavacca, Ravetto, Reguzzoni, Romani, Sardelli, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 3496-A (ore 16,06).

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è iniziato lo svolgimento degli interventi sul complesso delle proposte emendative.

Pag. 47

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3496-A)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, intervengo sul complesso degli emendamenti per soffermarmi però, più che altro, sull'articolo 2, rispetto al quale ho deciso di ritirare l'emendamento soppressivo per sostenere, invece, la proposta emendativa del Partito Democratico che, con lo stesso intento e con lo stesso spirito dell'Italia dei Valori, avanza una mediazione in materia di assegnazione gratuita di quote di CO2.
Capisco, infatti, che si stia cercando una soluzione per i soggetti cosiddetti nuovi entranti che hanno, per quanto riguarda le quote di emissione di CO2, un trattamento di sfavore rispetto ai precedenti, ma si tratta pur sempre di soggetti che sapevano, nel corso della pianificazione dei loro investimenti, quello a cui andavano incontro.
Non posso quindi condividere la soluzione proposta con questo decreto-legge, che risolve la discriminazione o la situazione di svantaggio sostanzialmente attraverso un finanziamento pubblico diretto (le stime, lo diceva anche il collega Piffari, parlano di 800 milioni di euro) a favore di quegli impianti emettitori, entrati in esercizio, grosso modo, dopo il 2009, che favorisce tra questi, in particolare, chi emette di più.
Credo che la soluzione che proponete con questo provvedimento sia, sostanzialmente, l'esito di un successo lobbistico dell'Enel che, se dovesse pagare le emissioni di CO2, guadagnerebbe molto di meno dalla nuova centrale a carbone di Civitavecchia.
Quindi - lo ripeto - capisco che si tratta di contemperare gli interessi in gioco, ma bisogna tenere conto tra questi di quelli che, peraltro, per me sono i più importanti, ossia quelli dei settori a bassa emissione di CO2, che si aspettavano di contare sulle risorse che invece voi oggi stanziate, per assegnarle proprio a chi emette di più.
Stiamo parlando - secondo la stessa relazione a questo provvedimento - di circa il 7 per cento degli introiti futuri delle aste sulla CO2, previste dalle direttive europee, che dovevano essere destinati alle fonti rinnovabili, all'efficienza e, più in generale, alla riduzione delle emissioni; invece voi li prendete e li date a chi emette di più.
Se vi sarà un'apertura rispetto alle modifiche proposte dalle opposizioni è un conto, altrimenti, se il provvedimento resta quello che ci presentate, devo dire che si tratta di un vero e proprio colpo di spugna, un condono, un colpo durissimo che assestate alla credibilità generale di una politica a favore di produzioni con bassa emissione di CO2, oltre che al principio del «chi inquina paga» stabilito dalle direttive ETS.
Tant'è che la soluzione che ci proponete è stata disposta praticamente negli stessi giorni in cui Bruxelles illustrava la necessità e i vantaggi di aumentare al 30 per cento l'obiettivo di riduzione dei gas serra al 2020, con il nostro Ministro risolutamente contrario ad una simile prospettiva.
Credo che, se la norma passerà così come delineata, l'effetto in termini di competitività sarà che a rimetterci saranno coloro che hanno o intendono avere comportamenti puliti o comunque efficienti. È un concetto che non sembra essere assolutamente nelle vostre corde, visto che ancora non è stata spesa una parola in merito alla proroga degli incentivi sull'efficienza energetica e meno che mai si è colta l'occasione di disporli con la manovra che avete presentato.
La realtà è che mancate completamente di una politica energetica, fatto per carità non nuovo per il nostro Paese, attanagliato da interessi molto diversi da quelli di promuovere un benessere diffuso tra i cittadini, e procedete nell'ambito energetico a tentoni, tra schiamazzi propagandistici, favorendo comunque e sempre i più forti, con lo sguardo purtroppo, per Pag. 48quanto riguarda i modelli produttivi, rivolto al passato e non alle prospettive del futuro (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, questo è un altro provvedimento necessario, ma sbagliato nella filosofia. Lo dice già il titolo: la realtà più semplice è che si tratta di una proroga di termini di due articoli, che contiene tante cose che l'Unione di Centro reputa sbagliate, ma necessarie.
Sono una serie di iniziative che diventano necessarie per una mancanza di programmazione reale nell'attività legislativa ed esecutiva da parte di questo Governo. Lo sappiamo bene, lo sanno anche loro, lo hanno detto anche alcuni esponenti della maggioranza, della Lega per la precisione, intervenendo prima: è una piccola pezza.
Dunque, sono negative entrambe le valutazioni che facciamo, perché qui c'è un problema reale: quando interveniamo con proroghe di termini, specialmente su situazioni che cambiano radicalmente il sistema di gestione, per quanto riguarda per esempio il MUD e il Sistri, cioè il sistema di controllo dei rifiuti nel nostro Paese, oltretutto negli ultimi giorni prima della scadenza di quei termini, creiamo delle differenze.
Ci sono imprenditori più attenti al rispetto delle leggi, che hanno investito e pagato con risorse delle proprie aziende per adeguarsi, per cambiare i sistemi di controllo e i sistemi informativi, ed altri che hanno aspettato l'ultimo giorno.
Non so se gli altri lo hanno fatto in malafede o in buona fede, sicuramente con questa proroga si determina una disparità di trattamento: c'è qualcuno che ha investito e non può oltretutto utilizzare i nuovi sistemi e qualcun'altro che ha aspettato, che invece può andare avanti ancora per un po', oltretutto per necessità. Dobbiamo ammettere che è un uso e un abuso diffuso di questo tipo di provvedimenti che crea questa situazione per tantissimi imprenditori. Dovremmo anche domandarci come mai alcuni hanno aspettato l'ultimo giorno, mentre altri sono riusciti ad adeguarsi in tempi rapidi.
Ci sono una serie di emendamenti che dovrebbero e, secondo me, devono essere accolti dal Governo, anche se ha espresso dei pareri contrari, per cercare di migliorare almeno in parte il provvedimento e di dare un segnale verso il futuro in un provvedimento che non contiene assolutamente niente di programmatorio.
È vero che il titolo prevede quello che abbiamo ripetuto tutti, però è vero che, quando si governa, si dovrebbe avere, prima di tutto, come guida l'elemento dell'equità e della giustizia, ma anche un altro elemento: intervenire per poter dare vero sviluppo a questo Paese.
Oggi ci troviamo di fronte a un provvedimento necessario, purtroppo, oserei dire, anche doveroso verso una parte del Paese, ma è anche un provvedimento giustificatorio per chi non intende adeguarsi alle norme o almeno aspetta fino all'ultimo minuto per adeguarvisi. La colpa è in parte di chi non si adegua, ma, prima di tutto, è della politica, che non ha la voglia di guidare.
Dobbiamo dare delle certezze e dovremo - lo dico al Governo - nel lavoro di oggi pomeriggio cercare di migliorare il testo, perché, se ad oggi manca la programmazione, almeno cerchiamo di dare un minimo di giustizia rispetto a quanto è avvenuto.
Speriamo che non succeda quello che è avvenuto con il dibattito allucinante che si sta svolgendo al di fuori di quest'Aula sulle quote latte, dove qualcuno, qualche mese fa, ha fatto un provvedimento, sapendo, dopo tre o quattro mesi, di volerlo bypassare ed evitare, dando libertà di abuso a quelli che le norme non le hanno applicate.
Qui dobbiamo cercare di fare qualcosa di equo: lavoriamo insieme per il futuro, ma una proroga di termini serve in questo momento. Non è un modo di legiferare per il futuro; tutti noi, che amiamo questo Paese, dovremo metterci tutti insieme per dare veramente un futuro e una risposta Pag. 49a tutti quegli imprenditori seri, che sono tantissimi, che vogliono lavorare per crescere, nonostante spesso una parte della classe politica non glielo permetta.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALESSIO BONCIANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Piffari 1.6, Realacci 2.4, Piffari 2.2 e 2.7.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Raisi 2.21, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Fallica 2.20.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 1.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Velo. Ne ha facoltà.

SILVIA VELO. Signor Presidente, l'emendamento presentato dai colleghi dell'Italia dei Valori è un emendamento soppressivo della norma che nel decreto-legge prevede la proroga al 16 giugno, quindi già scaduta, dei termini per il pagamento dei premi INAIL.
Crediamo che la proroga definita nel decreto-legge sia da mantenere così com'è, sapendo che è il frutto di un accordo con le associazioni di categoria e che va incontro a un settore, quello dell'autotrasporto, in grandissima difficoltà, che conta su questa proroga.
Mettere in discussione questo termine, anche al fine, come credo volesse l'Italia dei Valori, di prorogarlo ulteriormente, sarebbe, secondo noi, un errore, perché, in realtà, la maggior parte dei contribuenti hanno già onorato questa scadenza: lo avevano già fatto il 16 aprile, alla prima data di scadenza, e lo hanno fatto nella quasi totalità al 16 giugno. A distanza di giorni da questa data, ci sembrerebbe un errore mettere in discussione questo termine, che è già superato.
Riteniamo, pertanto, di esprimere un voto non favorevole su questo emendamento.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, le preannunzio il ritiro dell'emendamento Piffari 1.6, ma avevamo posto questo problema perché ci pare che realmente sia privo di significato differire un termine al 16 giugno. Che facciamo adesso? Il 16 giugno, infatti, è già passato, quindi come possiamo legiferare attraverso gli emendamenti considerato che stiamo discutendo di un testo che è già superato, perché appunto fissava una data retroattiva rispetto al momento in cui discutiamo?
Credo che in realtà questo sia il problema, a meno che appunto il 16 giugno non sia da considerare come un refuso.
Vogliamo sottolineare il fatto che il Governo non ha tenuto fermi i suoi impegni né vi ha tenuto fede e questa era la motivazione che ci aveva indotto ad intervenire attraverso la presentazione di un emendamento soppressivo. Ma ciò - ribadisco - finisce per essere del tutto inutile e pertanto ritiriamo l'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Realacci 2.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, l'articolo 2 affronta un problema che esiste, è serio ed è stato segnalato Pag. 50in precedenza con ben due note dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato (con lettera in data 14 aprile 2010 e, in precedenza, già nell'ottobre 2006).
Si tratta semplicemente di questo: purtroppo le quote di emissioni di anidride carbonica assegnabili gratuitamente per il periodo 2008-2012 si sono rivelate ben presto insufficienti ed infatti esse sono già esaurite a partire dall'aprile 2009. Ciò significa che tutti i cosiddetti impianti nuovi entranti da quel momento in poi non potrebbero usufruirne.
Il fabbisogno per gli impianti nuovi entranti è stimato ad oggi in 42 milioni di tonnellate di anidride carbonica, peraltro in parte assorbito dalla centrale a carbone di Civitavecchia di proprietà dell'ENEL. Se non si intervenisse attraverso una legge - come il Governo fa in questo caso - ci si troverebbe di fronte ad una distorsione doppia del mercato. Intanto i nuovi operatori, al contrario dei vecchi, si troverebbero costretti a rivolgersi al mercato per l'acquisto dei diritti di emissione con ovvio svantaggio competitivo rispetto a coloro i quali invece gratuitamente dispongono di tali quote di emissione (e di qui l'intervento dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato). Paradossalmente poi gli impianti più nuovi, tecnologicamente più efficienti, più avanzati, meno impattanti e meno inquinanti si troverebbero a sostenere costi ed oneri maggiori rispetto ai vecchi impianti magari obsoleti e non rispondenti a criteri di efficienza energetica (quali tutti riteniamo che dovrebbero essere presenti nell'impiantistica), che si trovano però ad essere avvantaggiati per diritti preacquisiti rispetto ai nuovi.
La logica c'è ed il provvedimento di per sé sarebbe giusto, ma è il meccanismo previsto nel decreto-legge che non ci convince, anche in relazione alla copertura economica di ben 780 milioni di euro, soprattutto perché rischia di infrangere norme comunitarie riferite al regime degli aiuti.
Con questo emendamento - su cui speravamo di ottenere altro accoglimento da parte del Governo - proponiamo due correttivi seri. Da un lato, chiediamo di tener conto che, se è vero che le quote di emissione sono insufficienti, è altrettanto vero che per effetto della crisi economica molte di esse non sono state utilizzate (infatti si calcola che circa 22-23 milioni di tonnellate di CO2 non sono state emesse).
Ciò significa peraltro che le imprese che se ne avvantaggiano, beneficiano in tal modo di un introito assolutamente non giustificato.
La nostra prima proposta è che queste quote siano utilizzate, prima ancora di pensare ad assegnarne di nuove, e siano riassegnate preventivamente rispetto ad altre aggiuntive. Proponiamo inoltre che vi siano criteri di merito per l'assegnazione delle nuove quote, che possano tenere conto della qualità degli impianti, della loro innovazione tecnologica e dell'efficienza energetica. È giusto dare di più a chi dimostra di voler fare di più e meglio, anche sul fronte della tutela dell'ambiente, della prevenzione dell'inquinamento e dell'innovazione tecnologica.
Ci aspettavamo francamente un parere favorevole, ma così non è stato. Ancora una volta ci troviamo di fronte a una chiusura netta del Governo anche su proposte emendative che sono puramente migliorative del testo e che riconoscono che il problema esiste.
Votiamo dunque a favore di tale emendamento, così come voteremo a favore dei due emendamenti che seguono, presentati dal gruppo dell'Italia dei Valori, che sono sostanzialmente in linea con quanto diciamo.
Penso che in questo Parlamento, su un decreto-legge così importante e da tutti ritenuto tale - avete sentito anche la componente radicale del nostro gruppo ritirare il proprio emendamento soppressivo -, vi sarebbe potuto essere un atteggiamento diverso, che avrebbe potuto probabilmente portarci anche a cambiare idea sul voto finale sul disegno di legge di conversione del decreto stesso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 51

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, l'emendamento è in linea con gli altri due che seguono, presentati dall'Italia dei Valori e colgo quindi l'occasione per fare un discorso nel suo complesso e non tirare per le lunghe su tutte e tre le proposte emendative.
Ciò che abbiamo cercato di fare in Commissione e cerchiamo di fare ancora qui in Aula - perché il tempo ci sarebbe ancora -, è convincere che ad un'azione buona non deve seguire un'azione con un costo a carico dell'intera collettività.
Intendo dire che, se l'azione buona è quella di soddisfare le esigenze di nuove imprese che vanno sul mercato e che non hanno avuto la loro assegnazione di quota di CO2 (perché è andata esaurita nell'aprile del 2009), ricordo che la Comunità europea ha emesso una direttiva, che noi abbiamo recepito e che impone l'adeguamento di tale diritto di ogni azienda a disporre di quote di emissione di CO2 tramite l'uso del mercato: attraverso la compravendita delle quote di CO2 il mercato regolamenterà chiunque di nuovo acceda, con l'utilizzo di quote che le aziende oggi hanno di efficientamento e quant'altro del proprio sistema di produzione e quindi di una borsa il cui ricavato deve essere utilizzato proprio per compensare naturalmente chi realizza l'efficientamento del proprio impianto e chi nel frattempo ha diritto ad entrare sul mercato del consumo più che della produzione di energia, e quindi di disporre delle proprie quote di emissione di CO2.
Abbiamo fatto diversi tentativi per giungere a una soluzione a tale problema, perché il decreto-legge, così come è impostato, ci porterà fra un anno o due ad essere richiamati dalla Comunità europea, perché violeremmo una direttiva, ossia quella che impone l'accantonamento del 50 per cento del ricavato dalle vendite delle quote al raggiungimento degli obiettivi «20-20-20».
Il legislatore, indipendentemente dal Governo di oggi o dal Governo di centrosinistra, ha attivato un percorso che portava a tale soluzione: nella finanziaria del 2007 è stata approvata la costituzione di un Fondo a cui dovevano conferire tali risorse.
Attraverso quel Fondo, avremmo recuperato anche le risorse per compensare quanti oggi si inseriscono nel mercato e non hanno pari diritto all'accesso di tali quote.
Abbiamo anche preso atto e cercato di far capire che la crisi industriale e finanziaria di quest'anno ha ridotto la produzione e l'emissione di CO2, in una misura che è stata calcolata in più di 40 milioni di tonnellate; una migliore riutilizzazione delle quote (quindi un provvedimento di solidarietà, con un prelievo a tutto il settore del 3, 4 o 5 per cento di quote non consumate) poteva essere sufficiente a riequilibrare il sistema e a garantire il conferimento di quote al Fondo, dunque con un miglior rispetto della norma europea.
Invece, facendo così, nel 2013 - l'anno in cui entrerà in funzione il mercato delle quote - ci sarà un mercato «drogato», perché vi saranno aziende che non riusciranno ad accedere alla borsa, poiché il valore di vendita delle quote di CO2 sarà ridottissimo. Nessuno andrà sul mercato a comprarle perché nel frattempo avrà già fatto altre richieste, giacché assegniamo gratuitamente anche quelle relative al 2011; e quindi per alcuni anni nessuno comprerà le quote e resteranno vuote le casse, che avevano invece bisogno di risorse proprio per raggiungere gli obiettivi che ci eravamo posti.
L'altra conseguenza grave è che si va ad incidere in modo parallelo sul mercato dei certificati verdi, perché di fatto si tratta anche di produzione di energia elettrica. Tale aspetto verrà discusso anche durante la manovra finanziaria, perché in quel provvedimento c'è un articolo che va a toccare questo tema non di poco conto. Dobbiamo smettere di prendere dei provvedimenti seri e poi «drogarli» con delle Pag. 52furberie: in questo momento rischiamo di drogare ulteriormente il mercato di CO2 con delle furberie.
Lo ripeto: invito ancora il Governo a prendere seriamente in considerazione la possibilità, finché siamo in tempo, di rivedere il decreto-legge nella forma che abbiamo più volte suggerito.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Mi avvio alla conclusione. Signor Presidente, chiedo al Governo di rispondere a quest'ultimo appello in senso positivo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, prendo la parola prima di tutto per preannunciare il voto favorevole dell'UdC sull'emendamento in esame e per motivarlo, senza ripetere quanto detto.
Noi crediamo che il sistema delle quote, che in parte funziona, abbia bisogno di essere maggiormente qualificato e questo emendamento dà un contributo - il Governo dovrebbe valutarlo con più attenzione - proprio nella direzione di un miglioramento, che dovrebbe essere introdotto e che potrebbe tendere ad una premialità di quanti intendono lavorare nel modo più costruttivo possibile ed investire per migliorare il proprio modo e la propria qualità di produzione.
Allo stesso modo, visto che ho preso la parola, vorrei preannunciare il voto contrario sull'emendamento Piffari 2.2, perché, pur andando sempre in questo senso, è eccessivamente stringente: in questa fase dello sviluppo economico del Paese, ci sembra troppo avanti rispetto alla contestualità dei tempi.
Noi crediamo dunque che si possa rivedere una posizione di sviluppo, come è annunciato tutti i giorni dal Governo. Chiedo l'attenzione del Viceministro Urso, perché credo che si possa fare un passo in avanti verso di noi: l'approccio è stato costruttivo, abbiamo lavorato molto in Commissione per tenere una linea diversa, una linea nuova, che forse abbiamo registrato ultimamente qualche volta su altri provvedimenti. Speriamo che il Governo non si chiuda a riccio e accetti questi consigli.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghiglia. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA. Signor Presidente, intervengo solo per puntualizzare, rispetto all'emendamento in esame, che non stiamo agendo con il decreto-legge per cambiare il metodo di assegnazione delle quote: stiamo agendo per garantire una parità di trattamento anche ai cosiddetti nuovi entranti. Senza di esso - lo risottolineo - questi ultimi sarebbero stati penalizzati a causa di una cattiva programmazione fatta dal Governo precedente rispetto al periodo 2008-2012.
L'emendamento non è quindi irragionevole, ma semplicemente oggi non stiamo agendo sul metodo, ma stiamo agendo con un decreto-legge, che ha i requisiti di necessità e urgenza, semplicemente per garantire una parità di accesso e di condizioni a tutti i soggetti. Per questo motivo, il nostro voto rimane contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Realacci 2.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sardelli, onorevole Oliverio, onorevole Rao, onorevole Nannicini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ). Pag. 53

(Presenti 501
Votanti 499
Astenuti 2
Maggioranza 250
Hanno votato
246
Hanno votato
no 253).

Prendo atto che i deputati Nannicini e Cambursano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole, che il deputato Milo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Cesa, Romano e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 2.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, intervengo solo per confermare che anche l'Italia dei Valori vuole raggiungere gli stessi obiettivi che s'intendono realizzare con questa legge, solo che in questa maniera riequilibriamo sicuramente il diritto d'accesso alle quote, ma - ripeto - noi in tal modo violiamo una direttiva (quindi una norma italiana) che comporterà una sanzione vicina agli 800 milioni di euro, che oggi sono in gioco con questo provvedimento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 2.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Laganà Fortugno, onorevole Palomba, onorevole Sanga, onorevole Sereni, onorevole Milo, onorevole Martella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 511
Votanti 510
Astenuti 1
Maggioranza 256
Hanno votato
219
Hanno votato
no 291).

Prendo atto che i deputati Cesa, Romano e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 2.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto contrario sull'emendamento in esame, motivando tale scelta con quanto ho già detto prima: ci sembra troppo stringente in un momento di necessità di sviluppo e di flessibilità per il Paese.
Vorrei dire all'onorevole Ghiglia (in merito a quanto ha detto prima) che noi avevamo proprio dichiarato il voto favorevole sul primo emendamento (l'emendamento Realacci 2.4), e avevamo chiesto al Governo di accettarlo, proprio perché avrebbe comportato un miglioramento della situazione precedente. Invece alcuni pensano che il miglioramento consista solo nel mantenere lo status quo e aprire a qualcuno per i nuovi ingressi.
Noi intendiamo il miglioramento in senso qualitativo e lo abbiamo dimostrato. Considerato che l'eccesso porta - come in questo momento - al rischio di bloccare il mercato, noi invece votiamo contro dimostrando la nostra coerenza e la nostra sensibilità verso uno sviluppo vero di questo Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, non volevo intervenire - come suggerisce il collega Cimadoro -, ma è bene chiarire che non è «stringente» questo emendamento.
L'emendamento - come ho premesso - vuole semplicemente ricordare la necessità Pag. 54e l'esigenza (che qui invece ci si è dimenticati) del rispetto della direttiva n. 2003/87/CE.
Quindi, se violiamo una norma da noi recepita, procuriamo più danno che vantaggio al sistema e al mercato. Infatti, quando arriverà la sanzione da parte della Comunità europea, non potrà essere l'Italia a pagarla, ma saranno gli stessi utilizzatori finali di questi benefici e allora saremo costretti a creare il contenzioso con il mondo dell'impresa, che non vuole avere questi ulteriori aggravi a causa di una burocrazia cieca.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, chiediamo una riflessione da parte della Commissione, ma anche da parte del Governo, ancora per qualche minuto che abbiamo a disposizione prima di votare. Chiediamo al Governo e alla Commissione di rivalutare attentamente questo emendamento, che non potrebbe fare altro che migliorare quanto detto all'interno del decreto-legge e, di conseguenza, applicare delle regole che siano migliorative, con effetto positivo per i cittadini e per il popolo italiano.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 2.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Frassinetti... onorevole Gregorio Fontana...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 515
Votanti 514
Astenuti 1
Maggioranza 258
Hanno votato
218
Hanno votato
no 296).

Prendo atto che i deputati Cesa, Romano e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo all'emendamento Raisi 2.21.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

ENZO RAISI. Signor Presidente, accedo all'invito al ritiro dell'emendamento 2.21 a mia prima firma.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fallica 2.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del Partito Democratico a questo emendamento, che prevede che una parte delle risorse che provengono dal pagamento delle quote per l'emissione di CO2 vadano direttamente al Ministero dell'ambiente a vantaggio di politiche che siano rivolte ad affrontare il tema della riduzione dell'emissione di CO2, per la promozione delle politiche ambientali, e non transitino, invece, attraverso altri Ministeri che magari distorcono questi fondi ad altri fini.
È in fondo il senso della nostra critica al provvedimento in esame. I fondi che arrivano dal pagamento delle emissioni di CO2 devono servire a rendere più efficiente la nostra economia, a renderla più competitiva, ad affrontare la questione dei mutamenti climatici e non essere usati per altri scopi. In questo caso il nostro voto è favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fallica. Ne ha facoltà.

Pag. 55

GIUSEPPE FALLICA. Signor Presidente, soltanto per ringraziare la presa d'atto dell'onorevole Realacci, anche perché l'emendamento in oggetto non crea minori entrate ma, anzi, crea nuove entrate che finanziano interventi richiesti dall'Unione europea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, mi fa piacere che, sia da parte della Commissione, sia da parte del Governo, sia stato espresso parere favorevole sull'emendamento Fallica 2.20, sul quale sono d'accordo. Tuttavia, signor rappresentante del Governo, altri emendamenti che noi abbiamo discusso in quest'Assemblea potevano essere accettati, perché migliorativi.
Bastava prendere in seria considerazione, fare un'attenta analisi e un esame di quello che diceva l'emendamento. Gli emendamenti precedenti - io richiamo ancora una volta l'attenzione del Governo, che speriamo che poi voglia accettare qualche ordine del giorno per eliminare o per migliorare quanto meno la non disponibilità ad approvare l'emendamento - erano e andavano in direzione migliorativa. Mi dispiace che questo non sia stato fatto. Mi auguro che gli ordini del giorno che saranno presentati possano essere accettati, perché quanto meno tamponeremo o limiteremo i danni fatti con la non approvazione degli emendamenti presentati dal centrosinistra.

ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per chiedere a lei di conoscere qual è il provvedimento che quest'Aula deve dibattere per avere l'onore di avere il Ministro Prestigiacomo in Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori). Infatti non abbiamo avuto mai il piacere di averla in Aula. Visto che si tratta di un provvedimento sull'ambiente - qui c'è la Commissione - sarebbe opportuno che il Ministro competente ogni tanto si facesse vedere in quest'Aula.

PRESIDENTE. Saremmo tutti assai lieti, per vari ordini di ragioni, di avere qui fra noi l'onorevole Prestigiacomo. Tuttavia mi corre l'obbligo di ricordare che il Governo è legittimamente rappresentato dal Ministro Vito e anche dal sottosegretario Menia - mi era ostruita la visuale e non avevo visto anche il sottosegretario Menia - e ai termini del nostro regolamento ogni sottosegretario e ogni Ministro sono in grado di rappresentare il Governo su qualunque tema in discussione alla Camera.

SALVATORE MARGIOTTA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, intervengo sempre sullo stesso argomento. L'apertura della collega Formisano mi costringe a ricordare anche all'Aula e alla Presidenza che di recente il presidente della Commissione ambiente, su richiesta dell'Ufficio di Presidenza, ha scritto a Fini una lettera per ricordare che il Ministro Prestigiacomo, nonostante le nostre ripetute sollecitazioni, manca dalla Commissione ambiente dal mese di ottobre dello scorso anno quando, avendo nel corso di un'audizione recepito le nostre domande, disse che la settimana successiva sarebbe venuta a dare le risposte. Da quella data ad oggi abbiamo continuato a chiedere le risposte a quelle domande senza mai riceverne. Dunque, collega Formisano, non è solo dall'Aula che è assente il Ministro, ma anche dalla Commissione, e da molto tempo. Speriamo che queste sollecitazioni, anche attraverso la lettera redatta dal Presidente Fini, sortiscano Pag. 56qualche effetto positivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fallica 2.20, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Costa?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 517
Votanti 514
Astenuti 3
Maggioranza 258
Hanno votato
514).

Prendo atto che i deputati Cesa, Romano e Barbareschi, hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
I successivi emendamenti, come già annunciato, sono stati dichiarati inammissibili.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3496-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3496-A).
Avverto che l'ordine del giorno Velo n. 9/3496-A/8 è stato ritirato dalla presentatrice.
L'onorevole Piffari ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3496-A/2.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, mi rivolgo brevemente al sottosegretario Menia: so che ha già letto gli ordini del giorno e, quindi, non voglio ricordarli all'Assemblea né disturbare. Tuttavia, vorrei chiedere di tenere in considerazione attentamente l'ordine del giorno a mia prima firma, perché tenta, comunque, di affrontare il problema che abbiamo evidenziato anche nelle proposte emendative. Pertanto, spero che, in funzione di ciò, in seguito, si possano trovare delle soluzioni.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, nonostante non sia bello né biondo come la mia Ministra, cercherò di aderire alla sollecitazione testé ricevuta dall'onorevole Piffari. Pertanto, cercherò di dare i pareri, esprimendo anche, con compiutezza, le motivazioni per le quali, in genere, li accetterò.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Biagio n. 9/3496-A/1, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di inserire alla terzultima riga, dopo la parola: «destinare», la parola: «anche». La direttiva di cui stiamo trattando, infatti, prevede già una serie di obiettivi e, dunque, quello in oggetto deve essere un obiettivo ulteriore. Questo è il motivo per il quale si è aggiunto il termine «anche».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Piffari n. 9/3496-A/2, a condizione che sia riformulato nel senso di espungere l'ultimo capoverso della premessa, in cui si dice che, con evidenza, si raggiungono finalità differenti da quelle indicate dall'Unione europea. Ciò non è corretto e, quindi, va eliminato. Inoltre, il Governo propone di riformulare il dispositivo, il cui senso è chiarissimo, sostituendo le parole: «corrispondente ad almeno il 50 per cento», con le seguenti parole: «superiore al 50 per cento». La direttiva attuale, infatti, prevede una cifra corrispondente ad almeno il 50 per cento di media per i Pag. 57Paesi europei: essendo già prevista questa soglia nella citata direttiva, si propone, quindi, una soglia superiore al 50 per cento.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Braga n. 9/3496-A/3, mentre accetta l'ordine del giorno Realacci n. 9/3496-A/4, che riguarda la detrazione del 55 per cento.
Il Governo accoglie come raccomandazione i successivi ordini del giorno Libè n. 9/3496-A/5 e Mondello n. 9/3496-A/6, in quanto hanno la stessa premessa e sono delle sollecitazioni al Governo, mentre accetta l'ordine del giorno Dionisi n. 9/3496-A/7, che si riferisce sempre alla detrazione del 55 per cento.
Ricordo che l'ordine del giorno Velo n. 9/3496-A/8 è stato ritirato, tuttavia, vorrei svolgere alcune considerazioni, che possono interessare l'Assemblea. Questo ordine del giorno si riferiva alla volontà di svolgere sondaggi petroliferi al largo dell'isola d'Elba. Poiché la questione delle perforazioni petrolifere sui nostri mari è tanto più di attualità dopo la vicenda nota del Golfo del Messico, vorrei far presente che la Commissione ambiente, tanto della Camera quanto del Senato, all'atto del parere espresso nei giorni scorsi sulle modifiche al decreto legislativo n. 152 del 2006, aveva inserito un'osservazione che il Ministero ha recepito proprio a proposito di questo tema. Quindi, nel citato decreto legislativo n. 152 del 2006, che sarà modificato secondo le osservazioni della Commissione, vorremmo porre i seguenti limiti: divieto assoluto ad operare in aree marine protette o parchi prospicienti il mare; divieto, per un raggio di 12 miglia, oltre lo stesso perimetro, e divieto, comunque, per una distanza di almeno 5 miglia, da qualunque punto della costa.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lanzarin n. 9/3496-A/9, che, sostanzialmente, è della Commissione, che prende atto di un emendamento che è stato dichiarato inammissibile. Esso, tuttavia, conteneva proposte intelligenti e, pertanto, si è deciso di trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Biagio n. 9/3496-A/1, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accettano la riformulazione e se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Piffari n. 9/3496-A/2, accettato dal Governo, purché riformulato.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Sì, signor Presidente, accogliamo la riformulazione proposta e non insistiamo per la votazione. Chiedo inoltre di sottoscrivere l'ordine del giorno Lanzarin n. 9/3496-A/9, l'ultimo ad aver ricevuto il parere dal sottosegretario.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Braga n. 9/3496-A/3, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo altresì atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Realacci n. 9/3496-A/4, accettato dal Governo.
Prendo inoltre atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Libè n. 9/3496/5 e Mondello n. 9/3496-A/6, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo ancora atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Dionisi n. 9/3496-A/7, accettato dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Velo n. 9/3496-A/8 è stato ritirato.
Prendo infine atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lanzarin n. 9/3496-A/9, accettato dal Governo. Prendo atto altresì che l'onorevole Realacci sottoscrive l'ordine del giorno Lanzarin n. 9/3496-A/9.

SILVIA VELO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVIA VELO. Signor Presidente, ho ritirato il mio ordine del giorno n. 9/3496-A/8 Pag. 58perché di fatto sarebbe stato dichiarato inammissibile dalla Presidenza per estraneità di materia. Si trattava di un impegno a non permettere le trivellazioni delle aree di mare fra l'isola d'Elba e l'isola di Pianosa. È importante però che il sottosegretario Menia abbia precisato la posizione del Governo su questo tema. L'ordine del giorno è pertanto ritirato ma ne trasfonderò il contenuto in una interrogazione parlamentare in modo che il Governo possa ufficializzare in qualche modo la risposta che comunque è già stata anticipata all'Assemblea.

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3496-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, votiamo oggi su un decreto-legge che interviene su materie molto importanti sulle quali sarebbe opportuna una attenzione costante e non discontinua o figlia della cultura della proroghe con la quale purtroppo ordinariamente ci si muove nel nostro Paese.
Il decreto-legge proroga il termine per la presentazione del Modello unico di dichiarazione ambientale, proroga comunque necessaria per consentire al Governo di procedere alla semplificazione del sistema di tracciabilità dei rifiuti. Un atto fondamentale per gli operatori del settore. La norma in esame consente ai soggetti obbligati di predisporre la dichiarazione avvalendosi delle semplificazioni previste dal MUD. Si tratta di una norma ponte in quanto nel 2011 il MUD non dovrà più essere presentato, poiché le informazioni in esso contenute saranno ricavate automaticamente dal nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti, che si chiama SISTRI, e che dovrebbe essere operativo dal mese di luglio 2010. La realizzazione di un sistema integrato per il controllo della tracciabilità dei rifiuti è fondamentale ai fini della prevenzione e repressione dei gravi fenomeni di criminalità organizzata.
In tale contesto, si può chiedere al Governo di non sottovalutare il confronto con le regioni. La tracciabilità dei rifiuti sarà tanto più efficace se da parte del Governo ci sarà la capacità di coinvolgere le regioni e ascoltare le loro proposte. È altrettanto importante che siano destinate risorse adeguate, in quanto adesso lo stanziamento è oggettivamente insufficiente.
Un secondo intervento del decreto-legge prevede ulteriore proroga del termine per il versamento dei premi assicurativi all'INAIL da parte delle imprese di autotrasporto di merci in conto terzi. Anche questo è un atto dovuto, tenuto conto che mira a sostenere un settore che risente particolarmente degli effetti negativi della crisi economica in corso.
Infine, il decreto-legge prevede l'assegnazione gratuita di quote di emissione di anidride carbonica ai nuovi impianti entrati in esercizio. Ciò si rende necessario a fronte dell'esaurimento della «riserva nuovi entranti» prevista dalla decisione di assegnazione delle quote CO2 per il periodo 2008-2012. La dotazione della citata riserva, pari a 21,7 milioni di tonnellate di CO2, è stata sufficiente a soddisfare le sole richieste degli impianti avviati fino all'aprile 2009, restando esclusi tutti gli impianti di produzione energetica avviati successivamente.
È però vero che oggi ci troviamo dentro una profonda crisi economica e tutti gli interventi che in qualche modo ne mitigano gli effetti sono positivi.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

AURELIO SALVATORE MISITI. Ho concluso, signor Presidente.
Ci troviamo, quindi, di fronte alla necessità di rispondere alle necessità di nuovi impianti, in particolare nel sud, necessari per sostenere la sfida della crisi economica dove la questione energetica riveste una importanza notevole. Pag. 59
Tuttavia, anche in tale contesto, non si deve dimenticare che la riduzione delle emissioni di CO2 è essenziale per contrastare il degrado ambientale e l'inquinamento, quindi le condizioni di vita dei cittadini. È giusto che ad un certo punto si avvii un monitoraggio continuo, regione per regione, in modo tale che le regioni che non producono CO2 siano preservate dal pagare futuri debiti verso la comunità internazionale.
Giova ricordare che anche l'aumento degli effetti sui cittadini della presenza eccessiva di CO2 in termini di salute, ha un costo. Come sempre è necessario un equilibrio in un contesto di grave crisi economica. Da tali premesse il nostro giudizio positivo sull'articolo 2.
In conclusione, il gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud ritiene che le misure previste nel decreto-legge siano positive e necessarie ed esprimerà un voto favorevole alla conversione in legge del decreto-legge in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, siamo arrivati alla conclusione di un dibattito relativo alla conversione in legge di un decreto-legge che ha avuto, in corso d'opera, una serie di negazioni dettate dalla necessità che il decreto stesso si caratterizzasse per omogeneità di intervento.
L'omogeneità, secondo il Governo, è dettata dal fatto che si parla di inquinamento. Pertanto dentro l'inquinamento, o meglio nell'ambito delle emissioni di CO2, abbiamo inserito una misura di riequilibrio del mercato delle quote di CO2, o meglio, delle assegnazioni - in questa fase - gratuite; vi abbiamo, altresì, inserito una parte di quel mondo produttivo legato all'autotrasporto per conto terzi; inoltre, nello stesso provvedimento, troviamo la deroga al trasporto dei rifiuti, o meglio all'utilizzazione dei modelli per la denuncia del trasporto dei rifiuti alle autorità competenti per il controllo. Ebbene, si tratta di tre provvedimenti e credo che, tra di loro, abbiano pochissima omogeneità.
Abbiamo cercato di arricchire questo provvedimento cercando di dare omogeneità nell'insieme, con l'intento - che il Governo, almeno nella relazione, ci ha spiegato - di essere omogenei nel settore dell'inquinamento. Per fare ciò, non solo noi, ma più gruppi di opposizione e di maggioranza hanno cercato di presentare proposte emendative anche a sostegno, ad esempio, delle fonti rinnovabili. In realtà, è un «cerotto» di emergenza, è un provvedimento palliativo che non affronta le situazioni come invece le dovremmo affrontare.
Il mondo dell'autotrasporto e del trasporto per conto terzi aveva una cambiale in mano nei confronti del Governo che era di 400 milioni di euro e doveva essere portata all'incasso attraverso un decreto da parte dello stesso che utilizzasse le entrate provenienti dallo scudo fiscale.
Le entrate dello scudo fiscale ci sono state, così come previsto nella legge finanziaria, ma in realtà, anziché distribuire i 400 milioni di euro per il sostegno di questo settore, è stato soltanto rinviato il pagamento di un premio all'INAIL per ben due volte. Infatti, questa è la seconda volta che si rinvia: con il decreto-legge milleproroghe a febbraio al 16 aprile e adesso al 16 giugno. Ma, lo ripeto, non è certamente rinviando il pagamento di un premio (che, peraltro, molte aziende nel dubbio hanno comunque pagato) che si risolve il problema di questo settore.
L'altra questione riguarda il modello MUD, ossia un modello cartaceo di autodenuncia del trasportatore di rifiuti al fine di avere un quadro dell'insieme - almeno questo è l'obiettivo - del movimento dei rifiuti. Abbiamo utilizzato fino al 2008 un modello cartaceo, c'è stato un provvedimento legislativo che ha detto che per il 2009 doveva essere cambiato, non sono uscite in tempi rapidi le indicazioni per seguire le nuove modalità e si è arrivati a fine aprile ancora senza tali indicazioni.
Quindi, su sollecitazione anche della Commissione VIII, è stata approvata da questo Parlamento una serie di risoluzioni Pag. 60presentate da più gruppi (anche dall'Italia dei Valori) relative a una proroga ulteriore di questo modello. A nostro parere non sarebbe stato grave se la proroga fosse stata prevista anche fino al 31 dicembre, come abbiamo più volte sollecitato.
Infatti, anche in questo caso sono il Governo e la parte amministrativa a non rispondere agli operatori in tempi dignitosi e dichiarati con i provvedimenti legislativi necessari. Pertanto, si creano tensioni e burocrazia senza essere in grado di gestirla, per cui la burocrazia rimane in gobba solo agli imprenditori. Nel caso dei rifiuti sono circa 600 mila le imprese chiamate a rispondere con queste modalità cartacee.
Il Governo, però, ha avuto coraggio nel portare avanti un modello innovativo che consiste nell'utilizzo dello strumento satellitare - che potremmo definire innovativo, anche se i satelliti esistono da un po' di anni - perché attraverso il controllo satellitare e quindi il posizionamento sui mezzi di alcune macchinette, siamo in grado in tempo reale di sapere dove viaggiano i rifiuti.
Naturalmente questo strumento è oggetto di correzione e spero che in futuro verrà messo a punto in modo migliore. Deve partire da metà luglio a metà agosto e quindi in questi giorni le società e le aziende sono chiamate ad introdurre l'utilizzo di questi nuovi strumenti. Pertanto, spero che si attivi velocemente anche quel comitato di sorveglianza che possa accompagnare il mondo delle imprese a una miglior soluzione per l'applicazione del nuovo sistema.
Però anche in questa occasione siamo stati inefficaci e abbiamo gravato di costi - che vanno dai 100, ai 150, fino ai 700-800 euro - le imprese per queste ulteriori macchinette. Inoltre, non abbiamo trovato nessun sistema di sgravio (né fiscale, né di recupero di contributo) per le imprese che si adeguano al nuovo sistema di trasporto dei rifiuti.
Forse sarebbe bene, quando si fanno provvedimenti di questo tipo, pensare anche a modalità per andare incontro agli imprenditori che devono aggiornare il personale sull'uso di nuove macchine (con ulteriori costi) e devono comprare nuove attrezzature, ben sapendo che sul camion ci sono già altre apparecchiature che devono controllare i chilometri, le soste e rispondono ad altre prescrizioni di legge cui sono sottoposti. Credo che anche in ordine a questo bisogna dare una risposta.
Nel sentire il mondo delle imprese in Commissione abbiamo percepito, al di là del disagio dell'ulteriore burocrazia derivante dall'affrontare un nuovo sistema, la necessità di sostegno economico di queste imprese e la necessità naturalmente di rivedere il quadro nel suo insieme di questo prodotto trasportato e considerato rifiuto a tutti gli effetti e, in alcuni casi, per circa il 10 per cento del trasportato, rifiuto altamente pericoloso. Però, rivedendo queste tabelle, potremmo serenamente considerare molti di questi rifiuti materie, invece, primarie o secondarie e, quindi, di fatto da recuperare nel settore dell'industria, come è il caso del materiale considerato rifiuto che esce dalle fonderie e dalle acciaierie. Non si tratta di poche tonnellate di materia prima.
A questo settore non rispondiamo, se non nel mantenere per loro un passaggio burocratico maggiore e non per rendere più semplice anche il governo di queste materie. Naturalmente il provvedimento (non questo che andiamo ad approvare oggi, ma quello del SISTRI) grava anche dal punto di vista sanzionatorio e le imprese hanno anche questo terrore: di essere punite anche solo per errori formali che, come è normale quando si mette a regime un nuovo sistema, possono essere effettuati. Quindi, prego veramente il Governo di stare attento anche a questi particolari in modo da intervenire eventualmente se necessario per correggere.
La terza parte di questo decreto-legge, che comunque non è sicuramente omogeneo, è il riequilibrio del mercato delle quote o meglio del mondo delle imprese che producono CO2, quelle che sono inserite in questa griglia, quindi quelle che producono più di 20 MW circa all'ora.

Pag. 61

PRESIDENTE. Onorevole Piffari, la prego di concludere.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Noi abbiamo ridisegnato e assestato questo settore assegnando 800 milioni di euro delle nuove quote, ma in realtà non stiamo assolutamente aiutando questo settore ad andare a regime e a valorizzare il mercato delle quote di CO2.
Queste sono le motivazioni per le quali ci asterremo sulla votazione di questo provvedimento che - lo ripeto - per noi è soltanto un «cerotto», un qualcosa che doveva essere assolutamente organico (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, come abbiamo già ribadito in sede di discussione sulle linee generali questa è l'ennesima conversione di un decreto-legge che, oltretutto, è arrivato proprio borderline, entro i confini del limite massimo. In pratica, si propongono delle proroghe su delle iniziative reali, su dei problemi che abbiamo vissuto tutti noi parlando con chi opera sul territorio e che non sono stati sanati - o meglio dire risolti - in modo serio dal Governo. Quindi, ci troviamo a votare un provvedimento piccolo, ma anche in questo caso omnibus, che crea altre proroghe di termini, che toglie un'altra volta una certezza a chi opera e vive in questo Paese.
Infatti, possiamo capire tutti che quando proroghiamo all'ultimo momento dei termini, specialmente su iniziative che alle imprese costano e che le imprese ci hanno detto da subito che costavano e necessitavano di tempi per essere portate a regime, ci troviamo con delle aziende che di corsa hanno lavorato, investito, accelerato, riorganizzato e altri che hanno aspettato quello che capita spesso e che purtroppo sono costretto a definire ineludibile, ovvero la proroga dei termini. Oggi noi dovremmo far passare questo provvedimento (perché è una necessità), ma ricordiamoci che tutti noi, nel far passare questo provvedimento, creiamo una situazione di trattamento differente tra chi si è comportato bene credendo nelle leggi precedentemente attuate, e cioè negli impegni presi dal Governo, e chi, invece, non ci ha creduto ed è andato avanti.
Non è una storia come quella delle quote latte, perché è una cosa diversa, ma - visto il dibattito di questi giorni - i timori ci sono sempre. Infatti, tengo a ribadire che le dichiarazioni di un ex ministro che ha fatto una legge pochi mesi fa ed oggi dice che quegli impegni, quelle proroghe e quelle rateizzazioni oggi non vanno pagate - è una legge che ha fatto lui pochi mesi fa - ci rende chiaro come ci si approccia alla gestione del Governo del Paese.
Dunque noi chiediamo equità e giustizia, capiamo che è necessario, ma non vogliamo un Paese dove chi si adegua sbaglia, chi segue le regole viene sbeffeggiato dai furbetti che il giorno dopo hanno creduto, giustamente, che quelle regole sarebbero state «stiracchiate» come un elastico. Lo chiediamo al Governo per il suo tramite, signor sottosegretario, che è sempre stato molto serio e sensibile, e perciò quando richiediamo anche la presenza del Ministro, non è per mancanza di rispetto verso di lei, perché sa benissimo che nutriamo una forte stima nei suoi confronti e in Commissione spesso lavoriamo in sintonia, però crediamo che un Ministro ogni tanto debba assumersi la responsabilità di venire a farci vedere anche la sua faccia.
Signor sottosegretario, ne abbiamo parlato a lungo, ma ribadiamo anche qui che c'è bisogno di programmazione perché altrimenti ci troveremo ogni giorno a dover gestire situazioni emergenziali e la vicenda dei rifiuti in Campania, purtroppo, lo dimostrerà nei prossimi giorni, come diciamo ormai da due anni. Sono altre le vicende che emergeranno perché non c'è stato il coraggio di decidere e di scegliere: parliamo di centrali nucleari, ma stiamo ancora aspettando la localizzazione o la scelta sui termovalorizzatori della Campania perché dopo quello di Acerra è sceso Pag. 62un silenzio di massima, mentre il Governo non trova la capacità ed il coraggio di prendere il toro per le corna ed essere conseguente, noi non chiediamo niente di più, a quanto viene dichiarato.
Stabiliamo delle proroghe, ma non ci occupiamo, ad esempio, di una normativa complessa nel settore dei rifiuti che non viene semplificata; non è abdicando al ruolo di Governo che si dà la possibilità ai cittadini di fare di più, così si crea il caos. È semplificando e guidando questa semplificazione seria, non la semplificazione dei fuochi dei cartoni, che si consente a tutti, soprattutto a coloro che sono fuori e che lavorano in questo Paese, di lavorare con grande serietà.
Signori rappresentanti del Governo, tra le numerose questioni che si pongono, ve ne è una di questi giorni: considerato che parliamo di emissioni di CO2, mi riferisco ai nodi infrastrutturali nel campo della trasmissione dell'energia elettrica, che rappresentano un problema enorme che ci costringe a pagare l'energia in questo Paese in modo molto più caro che altrove e non ci permette di produrre o di utilizzare tutto quel potenziale di produzione elettrica nobile, attenta all'ambiente che potremmo esprimere. Pertanto, noi continueremo a sollecitarvi e anche a collaborare con voi quando le scelte andranno nel senso che auspichiamo. Riguardo al provvedimento in esame abbiamo presentato degli ordini del giorno che il Governo ha accolto come raccomandazione, e ci siamo accontentati, ma quella è la strada sulla quale bisogna proseguire. Per tale motivo abbiamo detto che è una necessità e sulla necessità la maggioranza, giustamente, deve far passare il provvedimento, ma permetteteci di dire che la nostra astensione è totalmente convinta (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Togni. Ne ha facoltà.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, dico subito che la Lega Nord è favorevole alle tre misure urgenti disposte dal presente decreto-legge. Infatti, la proroga del MUD relativa all'anno 2009 si è resa indispensabile in quanto il nuovo modello è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale solo due giorni prima della scadenza del 30 aprile e, tra l'altro, con una serie di pagine mancanti per cui la situazione ha provocato molto sconcerto anche negli operatori del settore.
Occorre notare che richieste di semplificazione del MUD sono state avanzate dagli operatori del settore e dalla stessa VIII Commissione ambiente della Camera dei deputati attraverso l'approvazione di un'apposita risoluzione firmata da tutti i gruppi e approvata il 28 aprile 2010. Dal 2011 il MUD non dovrà più essere presentato dalla maggior parte dei soggetti obbligati in quanto le informazioni in esso contenute saranno ricavate automaticamente dal nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti, il SISTRI.
Tale sistema, che ha il nobile e condiviso obiettivo del controllo della tracciabilità dei rifiuti ai fini della prevenzione e repressione dei gravi fenomeni di criminalità organizzata nell'ambito dello smaltimento illecito dei rifiuti stessi, è stato molto contestato dalle imprese, non certo per gli obiettivi che si prefigge, ma per le modalità di attuazione e per la mancanza di un adeguato termine transitorio.
Ricordo, al riguardo, che la Lega Nord ha condotto una forte azione nell'VIII Commissione, volta ad evidenziare e correggere le gravi problematiche del SISTRI, azione che ha prodotto la risoluzione unitaria sopraccitata. Tale risoluzione ha, tra l'altro, impegnato il Governo ad attivare un confronto con le associazioni imprenditoriali interessate e con le regioni, al fine di individuare le opportune correzioni nella direzione della migliore operatività e semplificazione, nonché al fine di tenere in considerazione i costi e, soprattutto, dell'introduzione del SISTRI per le imprese, con particolare riguardo a quelle medio-piccole.
La seconda misura prevede l'ulteriore proroga del termine per il versamento dei premi assicurativi all'INAIL, per le imprese dell'autotrasporto di merci in conto Pag. 63terzi, relative all'anno 2009. La proroga si è resa indispensabile per permettere l'emanazione del decreto di attuazione delle riduzioni previste dalla legge finanziaria per il 2010.
Il settore dell'autotrasporto, che è stato da sempre sostenuto dal nostro gruppo, è attualmente in stato di forte crisi e la proroga, come anche le riduzioni previste nella legge finanziaria per il 2010, sono attese da parte degli autotrasportatori per dare fiato al settore.
La terza questione che affronta il provvedimento riguarda l'assegnazione gratuita delle quote di emissione di CO2 ai nuovi impianti entrati in esercizio dopo il 2009. Si prevede un sistema di rimborso delle quote di CO2 per gli impianti entrati in funzione dopo il 21 aprile 2009, che non possono avvalersi delle quote gratuite di riserva. In mancanza di ciò, tali soggetti sarebbero costretti ad acquisire le quote di CO2 emesse sul mercato, con conseguenze molto pesanti sull'equilibrio economico e finanziario e sulla competitività di tali imprese, soprattutto di quelle piccole e medie e con ripercussioni sul mercato dell'energia elettrica per il riverberarsi di tali oneri aggiuntivi sulla bolletta elettrica.
Il sistema dell'emission trading, attraverso la quotazione monetaria delle emissioni ed il commercio delle quote di emissioni fra Stati diversi, non solo permette di controllare tali emissioni di gas serra a livello internazionale, ma costituisce anche un'apertura alle politiche ambientali in tema di Protocollo di Kyoto.
Lo scambio di quote di emissione è uno dei principali strumenti per il successo delle politiche riguardanti la lotta ai cambiamenti climatici ed è una priorità per le strategie dell'Unione europea e del nostro Paese, insieme a un maggior utilizzo delle fonti rinnovabili e alla riduzione del consumo energetico. Ciò, però, a nostro parere, non è sufficiente: se si vogliono contrastare concretamente i mutamenti climatici, serve tornare ad una politica energetica basata sul nucleare. Il nostro Governo ha scelto giustamente questa strada, seguito poi a ruota dagli Stati Uniti del Presidente Obama.
L'Unione europea ha puntato tutti gli sforzi sulla definizione di un nuovo modello di sviluppo, basato sull'economia a basso tenore di carbonio e intende utilizzare tale modello e le opportunità economiche di nuove tecnologie e di lavoro che ciò offre, anche per uscire da questa crisi economica.
Sicuramente l'Unione europea dovrà pensare ad un serio programma per tornare al nucleare, una fonte energetica che possa sostituire i carburanti fossili su vasta scala, senza emettere CO2.
Inoltre, al di là delle posizioni in merito di Stati Uniti e Cina, che difatti hanno fatto naufragare la Conferenza di Copenaghen del 2009, vi sono i cosiddetti Paesi emergenti che si dimostrano, a parole, favorevoli ai programmi di abbattimento di CO2, ma, nei fatti, seguono strade completamente diverse. Un esempio per tutti: il Brasile, per seguire la politica dell'autarchia energetica, sta abbattendo chilometri quadrati di foreste pluviali - polmone del nostro pianeta - per coltivare la canna da zucchero, che produce etanolo, usato come carburante.
È giusto sicuramente rilanciare lo sviluppo, garantendo contestualmente la tutela dell'ambiente e puntando sulla modernizzazione ecologica dell'economia, ma la realizzazione di tali obiettivi non può, tuttavia, prescindere da una seria analisi della loro sostenibilità dal punto di vista economico- finanziario, tenendo soprattutto conto delle previsioni di contrazione dei margini di redditività delle imprese europee.
È qui che il nucleare potrà avere la sua grande valenza. Si tratta di imprese, già chiamate a far fronte alla sempre più stringente concorrenza, provenienti da quelle aree geografiche meno impegnate nel perseguimento degli obiettivi della lotta ai cambiamenti climatici.
Ben vengano, dunque, le strategie di flessibilità, che evitano la perdita di competitività delle nostre imprese, con il rischio di indurre le stesse alla delocalizzazione, con conseguenze drammatiche per l'occupazione. Pag. 64
In conclusione, il gruppo della Lega Nord voterà a favore del predetto decreto-legge, che riflette obiettivi del Governo, che vanno verso la semplificazione e la flessibilità, a tutela del mondo imprenditoriale e dell'economia del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, ieri abbiamo letto un'intervista del Ministro Prestigiacomo su la Repubblica, nella quale il Ministro precisava che tutto va bene sul fronte della tutela ambientale in questo Paese, persino la raccolta differenziata a Napoli e Palermo. Ha ricordato, oggi, il collega Bratti intervenendo sul complesso degli emendamenti, invece, quale sia la realtà dei fatti.
La soluzione - diceva il Ministro - è il Sistri, eppure il Sistri non è ancora partito, eppure ci sono molte farraginosità in uno strumento ideato dal Governo Prodi, ma che viene applicato con modalità sbagliate e puramente propagandistiche, in modo frettoloso, con modalità dubbie, tanto che vi è anche un ricorso al TAR da parte di imprese escluse dalla gara per l'affidamento.
In realtà, il Governo sulle questioni ambientali è fortemente in ritardo nel nostro Paese e soprattutto in perenne contraddizione con se stesso.
Abbiamo, peraltro, ricordato solo un attimo fa, quanto sia difficile perfino per la nostra Commissione e, quindi, per il Parlamento avere un'interlocuzione efficace, precisa, costante, con un Ministro che manca dal mese di ottobre, sfuggendo, persino, ad un colloquio, al termine di un'audizione, nella quale avrebbe dovuto rispondere alle nostre domande.
Si pensi alle contraddizioni che vi sono nella manovra finanziaria: da un lato, diciamo che anche l'Italia è allineata con l'Unione europea nel perseguimento degli obiettivi del «20-20-20», per arrestare, diminuire o attenuare i cambiamenti climatici e, contemporaneamente, troviamo nella manovra finanziaria in discussione al Senato l'articolo 45, che frustra gravemente un settore importantissimo dell'economia e della tutela dell'ambiente, quale quello della produzione di energia attraverso fonti rinnovabili.
Parimenti, nella medesima manovra finanziaria, non v'è traccia del cosiddetto 55 per cento, della proroga di un credito di imposta che ha due obiettivi: consentire di ottenere quella efficienza energetica, quel risparmio nella nostra edilizia, utile a conseguire i risultati del «20-20-20», cui facevo riferimento e, contemporaneamente, a determinare economia, sviluppo e occupazione, in un momento di difficoltà economica, nel quale ogni contributo di questo tipo va benedetto ed incoraggiato. Questo sarebbe un provvedimento essenziale sul piano ambientale, della riduzione della CO2 e, allo stesso tempo, sul piano economico.
Il credito di imposta ha consentito di attivare seicentomila interventi in questi anni, in abitazioni private, con un volume d'affari che si calcola pari a 9 miliardi di euro, decine di migliaia di posti di lavoro per migliaia di imprese.
Come vogliamo essere in linea con gli obiettivi dell'Unione europea, di Copenaghen, se non diamo chiari segnali legislativi anche prorogando strumenti di questo tipo?
Certo oggi, grazie alla disponibilità del Governo, del sottosegretario Menia, di cui mi piace anche sottolineare la presenza costruttiva al nostro lavoro, è stato accolto un ordine del giorno in questa direzione.
Però, quando quest'ordine del giorno diventerà fatto compiuto? Quando produrrà effetti certi e tangibili, invece di rimanere soltanto un buon proclama di intenti?
All'articolo 1 vi è la proroga del MUD. Ci si arriva per inadempienza del Governo. È chiaro che siamo d'accordo, abbiamo persino sollecitato tale proroga in Commissione, ma un Paese che funzioni non va di proroga in proroga. Sul Sistri ho già detto. Al comma 2 dell'articolo 1 c'è un provvedimento a favore degli autotrasportatori. Pag. 65Lo ha precisato bene nel dibattito la collega Velo: si tratta di pannicelli caldi rispetto agli obiettivi che ci si era prefissi di vicinanza a questo settore, che pure sta soffrendo una crisi seria. Comunque, noi abbiamo ritenuto positivo anche quel poco e non abbiamo presentato emendamenti soppressivi di queste previsioni.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17,30)

SALVATORE MARGIOTTA. Ho già spiegato prima, intervenendo sull'emendamento 2.4 del collega Realacci, sul quale ci aspettavamo ben altra posizione da parte del Governo, della maggioranza e dunque dell'Assemblea, quanto riteniamo anche noi utile e importante intervenire per favorire l'assegnazione delle quote di emissione anche ai nuovi entranti. Lo ha detto l'Autorità garante della concorrenza e del mercato e noi riteniamo che sia una cosa buona e giusta. Sarebbe sbagliato, dopo aver consentito ai vecchi di usufruire di quote di emissione gratuite, colpire i nuovi, magari proprio coloro i quali hanno invece la possibilità di produrre in modo tecnologicamente avanzato e con criteri di rispetto dell'ambiente, costringendoli ad avere uno svantaggio competitivo, dovendo pagare quello che ad altri è stato consentito attraverso diritti preacquisiti.
Eppure, anche in questo caso, probabilmente, andava fatta una riflessione sui grandi emettitori. Pensiamo alla centrale a carbone dell'ENEL a Civitavecchia. Probabilmente, a questi grandi emettitori si potrebbe chiedere qualcosa in più per favorire la piccola e media impresa, coloro i quali hanno necessità assoluta di questi provvedimenti per poter procedere nelle proprie intraprese.
Anche su questo, però, pur condividendo il principio, abbiamo cercato attraverso un emendamento di fare meglio, di consentire al nostro Paese di rispondere a queste esigenze e contemporaneamente di utilizzare le quote di emissione che sono state risparmiate, ahimè a causa della crisi. In crisi economica anche le emissioni, come è ovvio, diminuiscono. Quella quota avrebbe potuto essere assegnata preventivamente, prima ancora di mettere mano ad un ulteriore aumento di quote di emissione.
Così come abbiamo chiesto - anche i colleghi dell'Italia dei Valori erano d'accordo su questo - che si pensasse - che lo pensasse il Governo, non volevamo dire noi come fare - ad un meccanismo di premialità per cui alle imprese meno impattanti e tecnologicamente più avanzate, quelle che credono nell'innovazione, perché l'innovazione è il senso stesso dell'economia italiana, si potesse dare di più rispetto a quelle che, invece, non fanno alcuno sforzo di adeguamento della propria macchina. Ma anche su questo non abbiamo avuto ragione, non abbiano avuto ascolto e ci dispiace, ci rincresce.
Questo provvedimento, pur non essendo entusiasmante, contiene cose inevitabili, che anche noi riteniamo sia giusto fare. Però, abbiamo sottolineato che pensavamo e pensiamo che si sarebbe potuto fare meglio. L'accoglimento anche di un solo nostro emendamento ci avrebbe consentito di trasformare il nostro voto di astensione, come sarà, così lo preannunzio, in un voto favorevole. Soprattutto avrebbe reso un servizio all'ambiente e al Paese. La vostra chiusura non lo ha concesso ed è ancora una volta un'occasione persa a causa di questo Governo. Per questo ci asterremo sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Germanà. Ne ha facoltà.

ANTONINO SALVATORE GERMANÀ. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, innanzitutto desidero rivolgere un ringraziamento al Governo e ai Ministri Prestigiacomo e Matteoli per l'adozione di questo provvedimento. Desidero anche ringraziare il collega Bonciani per l'equilibrio con cui ha svolto il ruolo di relatore.
Credo che sia giusto anche ricordare l'ampia discussione svolta presso la VIII Pag. 66Commissione, dove, in accoglimento della specifica richiesta avanzata dal capogruppo del Partito Democratico, si è ritenuto opportuno svolgere anche un'audizione dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, allo scopo di valutare ogni possibile aspetto del decreto-legge.
È proprio su questo aspetto e sulla relativa misura contenuta nel decreto-legge, che oggi la Camera si appresta a votare, che intendo richiamare innanzitutto l'attenzione dell'Assemblea. Si tratta di una misura che risolve positivamente il grave problema, una triste eredità del precedente Governo, dell'insufficienza delle quote di emissione di CO2. Senza questa misura - voglio qui ricordarlo - circa 500 aziende avrebbero dovuto pagare di tasca propria delle quote di emissione che non erano state previste nel piano varato dall'ex Ministro dell'ambiente Alfonso Pecoraro Scanio.
In questo modo, il Governo viene incontro alle esigenze del mondo delle imprese, tutelando la competitività delle nostre aziende in ambito europeo e scongiurando il rischio di rincari delle bollette energetiche, ricadenti sulle famiglie.
Altrettanto positiva è quella disposizione che proroga il termine di presentazione del modello unico di dichiarazione ambientale.
Con il varo di questa misura il Governo raggiunge un risultato importante, che garantisce all'Italia l'attivazione, a partire da domani, di un sistema di gestione dei rifiuti, soprattutto quelli speciali e pericolosi, che è all'avanguardia in Europa e che è capace di coniugare il massimo di controllo ambientale con il minimo di costi per le aziende.
Come ha giustamente detto il Ministro Prestigiacomo, con l'approvazione di questo decreto-legge il Governo ha posto l'ultimo tassello per la realizzazione del nuovo sistema della tracciabilità dei rifiuti nel segno della trasparenza, della legalità e del rispetto per l'ambiente.
Su questi dati oggettivi, che ancora una volta dimostrano la capacità del Governo Berlusconi di affrontare e risolvere i problemi concreti, si infrangono le critiche che vengono dalle opposizioni, che tacciono sugli errori e sulle responsabilità del precedente Governo.
Anche per questa ragione, nel rivendicare i risultati fin qui conseguiti dal Governo e nel porre questo provvedimento come un esempio di efficacia delle politiche dirette a modernizzare e rafforzare le competitività del sistema Italia, il gruppo del Popolo della Libertà voterà convintamente a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, come radicale esprimo la contrarietà sulla formulazione, che è stata decisa, dell'articolo 2. Si tratta di una norma che letteralmente ricatta l'ambiente, decidendo di sottrarre risorse ad esso destinate per devolverle ad impianti a forte emissione di CO2.
È una norma contraria al buonsenso, alle direttive ETS e al mercato. È il segno di un'incapacità di guidare e anche di governare il Paese nella sua complessità, e, in tutta franchezza, non so quale soluzione peggiore si potesse trovare rispetto al problema che pure si poneva (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

ANGELO ALESSANDRI, Presidente della VIII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO ALESSANDRI, presidente della VIII Commissione. Signor Presidente, intervengo per ringraziare brevemente gli uffici per il lavoro svolto e in particolare il relatore, tutta la Commissione, i capigruppo e anche il Governo per l'attenzione dimostrata. Direi che il provvedimento è andato come doveva andare: vi è stato un Pag. 67bel confronto, completo, su questo tema e auspico che sia così tutte le volte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Coordinamento formale - A.C. 3496-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3496-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 3496-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Traversa, Saltamartini, Martinelli, Galletti, Oliverio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge del decreto-legge 20 maggio 2010, n. 72, recante misure urgenti per il differimento di termini in materia ambientale e di autotrasporto, nonché per l'assegnazione di quote di emissione di CO2.» (3496-A):

Presenti 515
Votanti 259
Astenuti 256
Maggioranza 130
Hanno votato 259
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Bellotti, Laura Molteni e Vito hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.

Inversione dell'ordine del giorno (ore 17,40).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, chiedo alla Presidenza l'inversione dell'ordine del giorno anticipando immediatamente - subito dopo il punto all'ordine del giorno che abbiamo appena esaurito con la votazione finale del disegno di legge di conversione - l'esame delle mozioni in materia di prevenzione e cura del carcinoma al seno.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la proposta di inversione dell'ordine del giorno si intende accolta.

Seguito della discussione delle mozioni Carlucci, Rivolta, Mura ed altri n. 1-00261, Livia Turco ed altri n. 1-00393 e Binetti ed altri n. 1-00396 sulla prevenzione e cura del carcinoma al seno (ore 17,42).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Carlucci, Rivolta, Mura ed altri n. 1-00261 (Nuova formulazione), Livia Turco ed altri n. 1-00393 e Binetti ed altri n. 1-00396 sulla prevenzione e cura del carcinoma al seno (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta del 28 giugno 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Avverto che in data odierna sono state presentate le mozioni Lussana ed altri n. 1-00398 e Calgaro ed altri n. 1-00400 (Vedi l'allegato A - Mozioni) che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle Pag. 68mozioni all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente. I relativi testi sono in distribuzione.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, sul tema in esame sono state presentate anche nella giornata di oggi (e, quindi, a poca distanza di tempo rispetto alla discussione sulle linee generali che si è svolta all'inizio della settimana) altre mozioni. Si sta facendo un lavoro di accorpamento delle mozioni stesse e credo che il lavoro sia sostanzialmente terminato e che manchino, dal punto di vista formale, per la presentazione, le firme dei colleghi di tutti i gruppi, i quali hanno scelto chiaramente di ritirare le rispettive mozioni e di convergere su una mozione unitaria.
Credo che sia un lavoro che si sta compiendo in questi minuti e quindi, signor Presidente, le chiedo se fosse possibile sospendere cautelativamente la seduta per cinque minuti onde dare la possibilità a tutti i colleghi che hanno ritirato le proprie mozioni di sottoscrivere la mozione unitaria.
A quel punto, credo che il sottosegretario Roccella sarebbe disponibile ad esprimere il parere non sulle mozioni che risultano iscritte all'ordine del giorno, bensì sulla mozione unitaria che verrebbe presentata con il parere di tutti.
Lascio, dunque, alla valutazione della Presidenza questa ipotesi, però credo che sia un'esigenza piuttosto condivisa, visto l'affollarsi presso il banco del Governo dei colleghi interessati.

PRESIDENTE. Devo dire che anche lei, onorevole Baldelli, è un acuto osservatore e, quindi, per evitare anche questo assembramento al banco del Governo - tra l'altro per un lavoro molto utile, quello cioè di evitare di giungere su un tema di questo genere a discutere di sei, sette o otto mozioni e di lavorare piuttosto su di un testo unitario - credo che sia opportuno sospendere a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 18.

La seduta, sospesa alle 17,45, è ripresa alle 18.

PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata la mozione Carlucci, D'Incecco, Lussana, Binetti, Mura, Calgaro ed altri n. 1-00401 (Vedi l'allegato A - Mozioni)
Avverto altresì che contestualmente sono state ritirate le altre mozioni presentate.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per la salute, onorevole Roccella, che esprimerà altresì il parere sulla mozione presentata.

EUGENIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, ringrazio sinceramente i colleghi Carlucci, D'Incecco, Lussana, Binetti, Mura, Calgaro, Rivolta, Di Virgilio e tutti quelli che hanno firmato e presentato mozioni su questa materia di particolare interesse per tutte noi donne. Si tratta di un tema che tocca la vita e la salute di tante donne: gli screening per il tumore al seno. Tale interesse è stato dimostrato dal proliferare delle mozioni, ma vi ringrazio in particolare perché poi si è riusciti a trovare una sintesi unitaria che, per quanto riguarda la salute e le donne, ci auguriamo possa trovarsi sempre, ma che non sempre si trova.
Tutti noi credo dunque che siamo particolarmente felici per il fatto di aver trovato un testo unitario, che abbiamo riformulato accogliendo tutti gli spunti che sono stati offerti dai diversi gruppi e dalle diverse mozioni.
La mozione che ne è scaturita va nella linea dell'attività del Governo sul tema, perché già si è realizzato molto in materia di screening e prevenzione secondaria per quanto riguarda il tumore al seno, ma sappiamo che molto resta ancora da fare. Pag. 69La mortalità è in diminuzione, ma sappiamo che l'incidenza del tumore al seno, anche per l'invecchiamento della popolazione, sarà in aumento nei prossimi anni. Abbiamo fatto dunque molto per quanto riguarda prevenzione e diagnosi precoce, ma molto dobbiamo fare per rendere più omogenea sul territorio tale attività di prevenzione.
Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Carlucci, D'Incecco, Lussana, Binetti, Mura, Calgaro ed altri n. 1-00401 e tiene a sottolineare che si impegnerà concretamente per raggiungere gli obiettivi che sono stati in essa fissati.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo senza nota polemica, ma credo sia utile condividere tali aspetti.
Le questioni che poneva il sottosegretario Roccella e, in generale, la materia stanno molto a cuore anche a noi uomini e quindi ritengo che ciascuno di noi abbia auspicato che si arrivasse ad una soluzione unitaria, perché ovviamente è una malattia che incide sulle donne, ma credo che ogni tanto possiamo fare anche un passo in avanti e dare per acquisito che l'argomento stia particolarmente a cuore a tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giachetti. Vi è una parola dimenticata che si chiama «persona», che include uomini e donne e che ne riconosce il profondo rispetto della dignità e della tutela.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi e onorevoli colleghe, come è emerso dal dibattito svolto durante la discussione sulle linee generali e come è evidente anche solo dando un'occhiata veloce ai dati e alle statistiche, il tumore al seno è molto più di una patologia grave e rischiosa. Esso rappresenta il principale nemico delle donne, un nemico freddo e spietato, che, al pari degli assassini seriali, ha come principale punto di forza la non consapevolezza da parte delle vittime dell'attacco letale che stanno subendo.
Questo nemico ha scelto la donna come vittima e, come abbiamo visto dai dati riportati nei testi delle mozioni, non fa grande differenza tra fasce di età: per le donne tra i 35 e 45 anni rappresenta la prima causa di morte, con 8 mila decessi nel nostro Paese; tale patologia tuttavia ha un'aggressività costante anche nella fascia tra i 50 e i 70 anni e in quella successiva.
La pericolosità e la crudeltà del tumore al seno non si esauriscono con ciò che rappresenta la minaccia maggiore, ovvero il forte rischio di morte, ma anche con le conseguenze che, pure in caso di esito positivo delle cure, può lasciare sul corpo, ma soprattutto nell'animo e nella psiche della donna.
Avvertire il proprio corpo come estraneo da sé, come un compagno che improvvisamente tradisce e diventa un nemico dal quale doversi difendere, è un processo psicologico inevitabile che si verifica sia negli uomini che nelle donne quando si riceve la notizia di avere un tumore, lieve o grave che esso sia. Ma questo processo, colleghi, è molto più ampio nel caso del tumore mammario, perché la patologia aggredisce una delle parti più intime e che da sempre connotano l'essenza ed il ruolo quasi ancestrale della donna e del genere femminile. Non è un caso che in tutte le culture del mondo la terra, la fertilità, la vita siano state raffigurate in forme tra loro molto diverse, ma quasi sempre queste figure sono state rappresentate con le mammelle: questa, più di altre parti del corpo, rappresenta la vita, la maternità e la femminilità. Pag. 70
Il fatto che il tumore mammario, anche quando viene curato, lasci spesso sul corpo di noi donne il segno del suo passaggio rappresenta l'elemento che fa di questa patologia un nemico di cui tutte noi donne abbiamo particolarmente paura. Leggendo i dati disponibili, uno mi ha particolarmente colpito. Nonostante che il tumore alla mammella nel mondo causi ogni anno 400 mila morti e nonostante il tumore alla mammella in Italia rappresenti la prima causa di morte per donne relativamente giovani, vi è un'altra statistica, citata nel corso della discussione sulle linee generali dal collega Di Virgilio, secondo la quale la diagnosi precoce rasenta quasi il 100 per cento delle guarigioni per tumori al di sotto dei 2 cm di grandezza: la guarigione in questi casi, dato lo stato precoce in cui la patologia viene aggredita e quindi rimossa, non lascia i gravi effetti deturpanti di cui ho appena parlato.
Tale dato deve farci riflettere, perché rappresenta la chiave di volta di un problema. Il tumore alla mammella è una patologia grave che mette a rischio la vita delle donne, ma se si effettua una corretta prevenzione, lo scenario si ribalta ed il tumore si trasforma in una patologia certamente preoccupante, ma dalla quale si può guarire.
Nel corso di questo intervento ho utilizzato più volte il termine «nemico»: al di là dei termini tecnici, che lascio alla competenza dei colleghi medici che interverranno in questo dibattito, lo ritengo il concetto più calzante per esprimere il rapporto tra noi donne e questo tipo di patologia. Ebbene, come la migliore difesa da un nemico è quella di diffondere il più possibile la sua fotografia con sotto la scritta a caratteri cubitali «wanted», lo stesso è necessario fare nei confronti del tumore alla mammella, puntando molto sulla prevenzione primaria e secondaria.
Condivido il concetto di considerare il tumore alla mammella come malattia sociale, perché si tratta di una patologia che produce ripercussioni che vanno oltre la sfera della vittima: si allargano ai familiari, agli amici, producono un costo che come abbiamo visto è molto elevato, sia per quanto riguarda le cure (che al Servizio sanitario costano più di 30 mila euro a caso), sia per quanto riguarda l'inabilità che colpisce la persona (che nel periodo della cura è impossibilitata a svolgere la propria attività lavorativa).
L'obiettivo, condiviso da tutti, che si vuole e si deve raggiungere con questo dibattito e con il testo unificato della mozione presentata, è quello di chiedere con forza al Governo - in questo caso inteso esclusivamente come istituzione - di fare tutto ciò che è in suo potere per superare le criticità che ancora si riscontrano nel nostro Paese nella lotta contro il tumore al seno.
In primo luogo, l'informazione deve raggiungere tutte le donne italiane ed avvisarle del rischio che corrono, ma anche del fatto che con una corretta prevenzione, sia nello stile di vita, sia ricorrendo agli indispensabili controlli clinici, la malattia può essere veramente neutralizzata.
Oltre all'informazione, è necessario monitorare ed operare per aumentare la risposta da parte delle donne italiane agli inviti del Servizio sanitario a sottoporsi ai controlli. In questo senso, non è accettabile che il nostro Paese, come hanno dimostrato ancora una volta le statistiche, sia a «doppia velocità», anche per quanto riguarda la prevenzione del tumore al seno.
Prima di concludere, signor Presidente, signor Ministro, volevo brevemente fare cenno alla posizione che ho inteso assumere in questo dibattito. Poiché da donna chiaramente sono molto sensibile nei confronti di questo argomento, quando l'onorevole Carlucci mi propose di sottoscrivere la mozione, accettai di farlo compiendo una scelta puramente personale, scevra da qualsiasi motivazione e valutazione politica.
Ringrazio il mio gruppo che ha ritenuto di condividere questa posizione personale, non presentando un testo che chiaramente non avrei avuto remore a sottoscrivere, e che mi ha chiesto di intervenire in dichiarazione Pag. 71di voto a nome dell'Italia dei Valori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Ritengo infine assolutamente positivo che - come è già accaduto per altri provvedimenti di assoluta rilevanza - si sia potuti addivenire ad un testo unificato, condiviso, da porre in votazione, perché chiaramente, con un voto pressoché unanime, l'invito che la Camera rivolgerà al Governo avrà senz'altro un valore più importante e più forte.
Concludo, signor Presidente, chiaramente dichiarando il voto convintamente favorevole dell'Italia dei Valori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calgaro. Ne ha facoltà.

MARCO CALGARO. Signor Presidente, anche noi abbiamo aderito volentieri all'invito e abbiamo concordato con gli altri gruppi di ritirare le mozioni di ciascuno per aderire a questa mozione comune, che riteniamo importante per le donne, ma anche per gli uomini che hanno a cuore la salute delle donne, di tutte le donne.
Nei Paesi industrializzati il carcinoma mammario è per incidenza e mortalità al primo posto tra i tumori maligni della popolazione femminile e il Giappone curiosamente è l'unico Paese industrializzato dove questa malattia è poco comune, ma le figlie delle emigrate negli USA in due generazioni perdono la protezione. Questo effetto è probabilmente dovuto a fattori ambientali, stili di vita e alimentazione.
Il carcinoma mammario è la prima causa di morte tra le donne di età compresa tra i trentacinque e quarantacinque e allo stesso tempo è una delle forme tumorali con prognosi più favorevoli. Infatti, in più dei quattro quinti dei casi si sopravvive più di cinque anni e in più della metà dei casi si guarisce, e questa alta percentuale di successi è strettamente connessa alla precocità della diagnosi, che aumenta inoltre la possibilità di eseguire un intervento conservativo.
Visto il ridotto numero di fattori di rischio realisticamente modificabili e il loro limitato impatto sul rischio di sviluppare il tumore, la strada della prevenzione secondaria e quindi dello screening è attualmente quella più indicata per ridurre la mortalità da carcinoma mammario. Lo screening clinico e mammografico consente di individuare tumori in fase precoce, garantendo trattamenti meno invasivi, aumentando la probabilità di guarigione e riducendo del 20-40 per cento (a seconda degli autori) la mortalità di chi vi si sottopone.
La mortalità per carcinoma mammario negli ultimi trent'anni si è ridotta drasticamente per l'effetto combinato di almeno due fattori, lo screening e il miglioramento dei protocolli terapeutici, mentre un apporto incerto è stato dato dal follow up, in particolare da quello intensivo, la cui efficacia sulla sopravvivenza è stata dimostrata essere totalmente sovrapponibile a quella garantita dal follow up minimo.
In Italia ogni anno (dati 2008) si stimano circa 31 mila nuovi casi di carcinoma mammario e circa 11 mila morti causati da questa neoplasia. Sette donne su cento manifestano clinicamente un tumore mammario entro gli ottanta anni di età; inoltre, nel meridione e nelle isole l'incidenza della malattia è più bassa e sale con progressività andando al nord.
Una recente indagine della Lega italiana per la lotta ai tumori ha stimato che ogni nuovo caso di tumore mammario costa tra i 30 mila e i 35 mila euro, comprendendo costi diretti e indiretti. Il cancro del seno rappresenta quindi una vera patologia sociale, con grandi ripercussioni - come per tutte le patologie neoplastiche - sulla vita dell'intero nucleo familiare di chi ne è affetto.
I sistemi sanitari universalistici che riconoscono come valore rendere possibile a tutti il medesimo accesso all'assistenza sanitaria, senza barriere sociali, economiche o culturali, sono di fatto condannati a combattere un'eterna battaglia contro le disuguaglianze.
La qualità dei servizi sanitari goduti dai cittadini, infatti, può essere pesantemente influenzata dai contesti socio-economici. Molti studi dimostrano che le classi più agiate Pag. 72hanno mediamente più facile accesso a diagnosi più tempestive e cure migliori, con differenze significative in termini di salute che tendono ad aumentare nel tempo.
I programmi di screening organizzati partecipano di questo sforzo per ridurre le diseguaglianze di salute e proprio i presupposti che li contraddistinguono, come l'inserimento dell'intera popolazione bersaglio all'interno di percorsi diagnostici e terapeutici di qualità controllata, possono rappresentare un efficace strumento riequilibratore.
I primi programmi organizzati di screening mammografico in Italia sono partiti tra gli anni Ottanta e Novanta e nel 2008, in Italia, circa due milioni e mezzo di donne sono state invitate a sottoporsi allo screening: più della metà ha accolto l'invito e di queste circa una su venti è stata chiamata ad effettuare un supplemento di indagine.
A quasi vent'anni dall'avvio dei programmi biennali di screening poco più del 60 per cento delle donne aventi diritto riceve l'invito a sottoporsi alla mammografia, con un fortissimo squilibrio tra il nord e il centro da un lato (70-80 per cento) e il sud e le isole dall'altro (25 per cento). Permane inoltre un divario notevole tra l'estensione teorica e quella effettiva.
Il numero piuttosto elevato di richiami e l'incidenza superiore alla norma di tumori intervallo, cioè di quei tumori che vengono diagnosticati durante l'intervallo biennale tra due mammografie, suggerisce una situazione di potenziale criticità per numerosi programmi e questo richiama alla necessità di porre in atto con maggiore sistematicità interventi e procedure di verifica di qualità del percorso diagnostico.
La miglior misura per valutare l'efficacia di uno screening è la riduzione della mortalità, che ci conferma che lo screening è stato in grado di intervenire sulla patologia in uno stadio così precoce da guarirla. Ma accanto ad indicatori di esito come la mortalità, la cui valutazione richiede decenni, è importante valutare indicatori di processo e, tra questi, l'adesione all'invito a sottoporsi a indagini, perché bassi valori nell'adesione ci predicono bassa riduzione della mortalità.
Poiché esistono evidenze scientifiche sul fatto che l'estensione della fascia di età riduca la mortalità, la recente inclusione nella popolazione bersaglio, da parte di diversi programmi, delle donne in fascia di età più giovane - tra i 45 e i 49 anni - e l'estensione dello screening sino a 74 anni è da prendere attentamente in considerazione, pur coscienti delle difficoltà attuali in molte aree del Paese ad offrire la mammografia con periodicità biennale regolare all'intera popolazione bersaglio della fascia 50-69 anni e della presenza in letteratura di indicazioni scientifiche e di analisi costo-efficacia discordanti.
Negli ultimi anni la conoscenza dei fattori di rischio di tipo genetico coinvolti nello sviluppo del carcinoma mammario ha identificato alcuni geni responsabili di forme autosomiche dominanti di predisposizione allo sviluppo della neoplasia, definite ad alta penetranza in quanto conferiscono un aumento molto significativo del rischio di sviluppare la neoplasia. Diventa perciò utile affiancare allo screening mammografico anche lo screening genetico nelle persone giovani in cui vi sia anamnesi di familiarità.
È una situazione un po' paradossale quella che si trovava a vivere in questo momento l'Italia meridionale. Da una parte, sta lentamente perdendo il vantaggio competitivo che l'aveva vista per decenni caratterizzata da una minore incidenza della malattia oncologica rispetto al nord. Dall'altra, tuttavia, soffre di debolezze strutturali in due delle aree di maggiore efficacia nel contrasto ai tumori: i programmi organizzati di screening oncologici e quegli straordinari sensori delle dinamiche oncologiche che sono i registri tumori. Infatti, la copertura di popolazione di questi è del 42 per cento al nord, del 25,5 per cento al centro e del 15,2 per cento al sud.
I principali problemi dei programmi di screening nell'Italia del sud rispetto al resto del Paese sono il ritardo nell'estensione, Pag. 73lo scollamento tra estensione teorica ed effettiva, un indice di adesione nettamente più basso - spesso inferiore al 50 per cento, che rappresenta il valore minimo accettabile -, un più elevato numero di richiami e di tumori intervallo, una diagnosi tardiva con un conseguente minore ricorso alla chirurgia conservativa.
Un indice di adesione inferiore allo standard minimo accettabile del 50 per cento è molto preoccupante, in quanto si traduce in una sostanziale inefficacia nella riduzione della mortalità, con la conseguente inutilità del programma di screening.
Per tutte le cose che ho appena detto, noi crediamo che il Governo debba predisporre un progetto nazionale di informazione e coinvolgimento dei cittadini che insista sulla prevenzione primaria, con una sempre più diffusa conoscenza degli stili di vita e delle abitudini alimentari atte a ridurre l'incidenza di alcune neoplasie e sulla prevenzione secondaria, con un importante stimolo ad aderire alle campagne nazionali di screening oncologico, con il coinvolgimento, nella preparazione e diffusione nazionale di tale campagna, dei medici di famiglia e delle associazioni di ammalati e di volontari.
Riteniamo inoltre importante garantire l'accesso omogeneo alla diagnosi precoce in tutto il Paese mediante un progetto concordato con le regioni, in collaborazione con l'osservatorio nazionale screening, che permetta, con scadenze precise ed eventuali meccanismi incentivanti o sanzionatori, di eliminare l'intollerabile divario tra centro-nord e sud del Paese in materia di prevenzione e terapia oncologica, così da garantire il reale rispetto dei LEA su tutto il territorio nazionale.
Proponiamo inoltre, insieme ad altre cose che allegherò all'intervento, di incentivare e diffondere omogeneamente sul territorio nazionale le cosiddette breast units, cioè quelle équipe multidisciplinari a cui deferire tutte le pazienti che necessitano di approfondimenti diagnostici ed eventuale terapia in campo mammario, così da garantire loro la totale presa in carico dal punto di vista psicologico, diagnostico, chirurgico demolitivo e ricostruttivo, medico-oncologico e la presenza di associazioni di volontari e malati.

PRESIDENTE. Deve concludere onorevole Calgaro, mi dispiace, è oltre un minuto il tempo a lei assegnato.

MARCO CALGARO. Riteniamo inoltre importantissimo prendere attentamente in considerazione l'opportunità di includere nella popolazione bersaglio dello screening mammografico le donne nelle fasce di età 45-49 anni e 70-74 anni. Inoltre, è importantissimo garantire la tempestiva attuazione del piano nazionale della prevenzione 2010-2012, così come sottoscritto in sede di Conferenza Stato-regioni il 29 aprile 2010, assicurando il rispetto dei termini previsti...

PRESIDENTE. Deve concludere onorevole Calgaro, mi dispiace.

MARCO CALGARO. Concludo signor Presidente e annuncio il voto favorevole del mio gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Calgaro, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nunzio Francesco Testa. Ne ha facoltà.

NUNZIO FRANCESCO TESTA. Signor Presidente, è naturale che su questo argomento si dovesse trovare un accordo e lo si è trovato. Si tratta di un argomento che riguarda tante donne e bisogna a tal proposito dare qualche numero: circa un milione di nuovi casi e 400 mila donne che muoiono ogni anno. In Italia sono 37 mila le donne che ogni anno si ammalano di questo tumore del seno, che rappresenta poi il 20-25 per cento dei tumori che Pag. 74colpiscono le donne, quindi è la maggior causa di morte per quanto riguarda le donne.
La Lega italiana per la lotta ai tumori ha stimato un costo di circa 29.000-35.000 euro per ogni caso di tumore al seno. È naturale che noi non ci preoccupiamo di questo, diventa secondario, ma la prevenzione è sicuramente un grosso risparmio e questo è bene che lo teniamo a mente sempre, quando ci adoperiamo in questo senso. L'86 per cento di queste spese sono a carico del Sistema sanitario nazionale, mentre il 15 per cento resta a carico delle donne. Questa è un'altra cosa importante, perché sulle famiglie, in questi periodi di grossa crisi, ricade anche il problema della diminuzione del reddito familiare legata all'impossibilità delle donne di recarsi al proprio posto di lavoro e ad una gestione dell'economia domestica che naturalmente muta, quando all'interno di un nucleo familiare vi sono persone affette da questa patologia.
È quindi una vera e propria patologia sociale. Per ridurre questi casi di tumore è opportuno tenere presente due cose: la prima è la prevenzione primaria, che copre, oltre a questo tipo di tumore, anche altri tipi di tumore, quindi occorre una prevenzione primaria basata sui fattori di rischio quali l'obesità, l'esposizione al sole, il consumo di alcol; mentre la prevenzione secondaria, che è di gran lunga sicuramente più importante per quanto riguarda il tumore del seno, è lo screening mammografico che bisogna fare per le donne. Infatti, intervenire su un tumore di piccole dimensioni significa quasi sempre salvare la vita di una persona.
A tal riguardo, nel marzo 2001, nella Conferenza Stato-regioni, in linea con quanto accadeva anche al livello dei Paesi europei, si è data l'offerta gratuita alle donne di effettuare la mammografia tra i 50 e i 70 anni ogni due anni, in modo da prevenire ed intervenire anticipatamente nei casi di tumore.
A tal proposito, in un convegno che si è svolto qualche giorno fa tra alcuni ricercatori dell'istituto Pascal di Napoli, è emerso che l'incidenza dei tumori si è abbassata ulteriormente con riferimento all'età: non più dai 50 ai 70 anni, ma anche a 40 anni si sono viste alte incidenze di tumori. Bisogna dire che, con riferimento alla mammografia, è molto più importante effettuare una risonanza senologica ed una tecnologia ottica mammaria. Si tratta di due interventi diversi, semplici come la mammografia, ma che mettono in evidenza nelle persone giovani l'insorgenza precoce di questo tumore. Ciò al punto che lo stesso direttore del Pascal ha avviato un programma - l'Underforty women breast care - che pone più attenzione alle donne che non hanno superato ancora i 40 anni.
Pertanto, con la mozione in esame si cerca di impegnare il Governo a predisporre un progetto nazionale per la promozione delle informazioni necessarie per le donne, con riferimento allo stile di vita; i medici di base - cioè coloro che visitano per primi questi pazienti - devono essere informati, incentivando, quindi, la mammografia nelle donne; i servizi territoriali devono porre più attenzione, in senso attivo, a promuovere supporti multidisciplinari. Infatti, una donna che perde un seno rientra in una patologia diversa e ha bisogno di un sostegno anche psicologico, con tutte le implicazioni che riguardano la menomazione e, quindi, l'eventuale immissione di protesi mammarie. Inoltre, è necessario effettuare specifiche rilevazioni delle diverse modalità organizzative che vi sono nelle varie regioni e prendere ad esempio quelle che hanno una specificità ed una pratica migliore in questo senso, e trasmetterle alle altre regioni. Naturalmente, è necessario eliminare la differenza che vi è oggi tra il nord e il sud e predisporre linee guida per l'istituzione di percorsi diversificati nelle donne che hanno un gene particolare, il gene BRCA, che ha un'azione dominante e, quindi, predispone all'insorgenza della lesione.
Quello che ci fa più piacere nella mozione in esame è che si sia posta particolare attenzione alle donne che non superano i 40 anni. Il Ministero della salute ci ha garantito che per la diagnosi tempestiva, anche sotto l'attuale soglia di Pag. 75età di 50 anni, si possa avviare uno specifico approfondimento, sia sotto il profilo tecnico-scientifico, sia sotto il profilo dell'inserimento nei livelli essenziali di assistenza. Pertanto, è necessario l'inserimento dell'eventuale risonanza senologica e della tecnologia ottica mammaria.
Tutto ciò, se ben condotto, potrebbe ridurre l'incidenza della patologia ed aumentare il numero di diagnosi precoci rispetto a questo tipo di patologia e, soprattutto, salvare vite, perché prima si opera un paziente affetto da questa patologia, e meglio è per la prognosi. Quindi, prevenire è sicuramente meglio che curare, ma, in questo caso, intervenire prima significa molto per la vita del paziente (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Negro. Ne ha facoltà.

GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, questa mozione ha come oggetto un tema che è stato più volte trattato anche nelle precedenti legislature: il Parlamento, infatti, si era, a più riprese, occupato di questo problema.
Il tema della prevenzione del carcinoma al seno, tuttavia, non esaurisce la sua portata a livello nazionale. Qualsiasi intervento statale in questo delicato e complesso ambito di assistenza sanitaria deve, infatti, tener conto che le politiche e le azioni sono necessariamente multilevel e necessariamente integrate.
Tale affermazione implica che, nel rispetto degli obiettivi concordati a livello europeo, la lotta al carcinoma al seno deve essere ritagliata nell'ambito delle strategie operative già individuate negli interventi di programmazione nazionale relativi al settore oncologico. Per quanto riguarda la prevenzione, il sostegno alla ricerca scientifica, l'assistenza domiciliare ed ospedaliera alle pazienti, nel primo settore, è necessario proseguire sia gli interventi di prevenzione primaria sia gli interventi di prevenzione secondaria. Per quanto riguarda lo screening, l'utilità della diagnosi precoce ai fini della riduzione della mortalità è confermata dalle statistiche elaborate a livello internazionale, che testimoniano come la mortalità tenda ad aumentare in tutti i Paesi europei ad eccezione di quelli che per primi hanno attivato programmi di screening rivolti ad ampie percentuali di popolazione femminile. Proprio in relazione all'efficacia dei programmi di screening, i programmi di diagnosi precoce e prevenzione collettiva sono stati inclusi nei livelli essenziali di assistenza ma permane un evidente divario tra il nord e il sud del Paese. Dati recenti testimoniano che circa tre milioni di donne sono state coinvolte nel programma biennale di screening mammografico, ma poco più del 60 per cento delle donne aventi diritto accede ai controlli periodici. L'implementazione delle campagne di screening presenta inoltre un forte differenziale regionale, in quanto la percentuale di donne che accede ai controlli periodici si attesta nel nord e centro Italia su una percentuale del 70-80 per cento e si riduce vertiginosamente al 25 per cento nel sud e nelle isole. Ovviamente la prevenzione non si può fermare alla promozione dello screening di massa, ma deve cogliere anche l'informazione sulle precauzioni da adottare ai fini di ridurre il rischio di tumore al seno con particolare riguardo alla diagnosi precoce che rappresenta una delle forme di intervento più accessibili ed efficaci.
Accanto agli strumenti di prevenzione, la lotta ai tumori al seno richiede inoltre la prosecuzione dei programmi di ricerca finalizzati a sviluppare nuove tecnologie sia in campo diagnostico che terapeutico in coerenza con il piano oncologico nazionale 2010-2012. L'obbiettivo comunque è quello di offrire standard diagnostici e terapeutici sempre più elevati a tutti i cittadini italiani, riducendo il gap esistente fra le diverse aree del Paese. Quanto all'assistenza ospedaliera e domiciliare è questo un ambito di intervento a connotazione prevalentemente regionale che dovrà impegnare le regioni ad adottare programmi assistenziali tali da garantire un'assistenza personalizzata alle donne Pag. 76colpite da tumore al seno. In particolare, nasce l'esigenza di prevedere un'assistenza non solo sanitaria ma anche sociale ed in particolare psicologica alle pazienti, che consenta loro di conseguire nel più breve tempo possibile un completo recupero della malattia.
In conclusione se questi sono i tre pilastri: prevenzione, ricerca scientifica, assistenza personalizzata, che necessariamente devono accompagnare la futura politica sanitaria nella lotta al carcinoma al seno, vi sono altri interventi a carattere strumentale che potrebbero contribuire a rafforzare queste tre linee di azione. Ci limitiamo a questo riguardo a due brevi cenni: da un lato, vi è l'esigenza di fornire alle donne una assistenza di carattere specialistico, promuovendo la realizzazione di una rete di centri senologici ambulatoriali di diagnosi e cura e di reparti chirurgici di ricovero in regime ordinario di day hospital. Dall'altro lato una seconda iniziativa, da tempo promossa dalla Lega Nord Padania e di recente sottoposta anche all'attenzione del Consiglio dei ministri, coincide con l'istituzione di un registro nazionale degli impianti protesici mammari che raccolga tutti i dati relativi alle protesi mammarie impiantate in Italia con specifico riguardo alle informazioni concernenti la durata dell'impianto, i suoi effetti collaterali e le potenziali controindicazioni dell'intervento. I rischi connessi agli interventi di plastica mammaria continuano infatti ad essere sottovalutati dalle donne che decidono di ricorrervi anche perché, non sempre, viene garantita loro una adeguata informazione sulla sicurezza dei prodotti e sono in condizione di un adeguato utilizzo dei medesimi. Non tutte le donne sanno, ad esempio, che la presenza di un impianto protesico mammario può, in determinate circostanze, ostacolare la riuscita degli esami diagnostici, quali la mammografia, volti ad accertare l'assenza di masse tumorali.
In conclusione, la mozione in esame offre l'opportunità di una riflessione a più ampio raggio sugli interventi da predisporre per migliorare politiche sanitarie coinvolte nella lotta al carcinoma al seno.
In questo settore non bastano le iniziative filantropiche poste in essere da numerose associazioni attive nel settore. C'è bisogno di una presenza costante dei soggetti pubblici a vario titolo coinvolti. È per questa ragione che risulta importante soffermare l'attenzione sui riferimenti contenuti nella mozione in esame, dalla prevenzione del carcinoma alla prosecuzione della ricerca scientifica di settore.
Quanto alle forme di intervento e di assistenza e cura, che per definizione ricadono nelle competenze proprie delle regioni, è importante promuovere una circolazione delle migliori pratiche consolidatesi in alcune realtà regionali, affinché attraverso il confronto interregionale sia possibile promuovere un miglioramento continuo degli standard assistenziali.
Con questa relazione dichiaro il voto favorevole della Lega Nord Padania e auspico che da ciò parta un processo volto a mettere di nuovo la persona al centro di ogni azione, perché in questo modo riusciremo a dare una svolta e ad ottenere effetti positivi anche per il prosieguo e il dopo ospedalizzazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Incecco. Ne ha facoltà.

VITTORIA D'INCECCO. Signor Presidente, innanzitutto mi consenta di ringraziare i firmatari di tutte le mozioni in discussione su questo tema. Credo che vada rivolto a tutti - al di là delle posizioni emerse, che non sono poi così distanti tra loro e che hanno avuto una loro utile ricomposizione - il ringraziamento per avere portato in quest'Aula un tema così importante.
Ringrazio soprattutto le donne delle associazioni, che sono state le prime promotrici di questo messaggio e che già da molti mesi ci hanno fatto sentire il bisogno di aiuto, chiedendo alla politica di rendere i servizi rivolti loro più efficaci e più efficienti. Pag. 77
Voglio ringraziare anche il Ministro e l'onorevole Roccella, che hanno accettato il nostro contributo alla richiesta di intensificare le campagne di informazione e sensibilizzazione, e di creare le breast unit - unità di patologia mammaria - presso la maggior parte delle aziende ospedaliere, e che diventeranno per la donna, onorevole Roccella, un prezioso punto di riferimento veloce e sicuro, dalla presa in carico e dall'accompagnamento fino alla risoluzione.
Il nostro contributo è volto a inserire in un prossimo disegno di legge i registri sanitari, in particolare, quello per i tumori; a monitorare con attenzione l'andamento dei programmi di screening mammografico nelle diverse regioni, evitando discriminazioni tra regioni ricche e regioni povere, assegnando le penalità; all'inserimento nei LEA dei servizi; all'abbassamento della soglia di età per la prevenzione. Questi sono i temi della nostra mozione e del nostro impegno, e questi, in linea di massima, sono i pensieri contenuti nei documenti dei colleghi di altre parti politiche, con cui si è fatto un bel lavoro di ricomposizione.
Per questo motivo, ringrazio tutti i colleghi per avere dato vita ad una discussione seria, pacata e attenta su un tema dove più che mai le divisioni sono inopportune, mentre appaiono quanto mai utili unità di intenti e la comune sensibilità.
Come detto in sede di discussione sulle linee generali e come egregiamente è stato messo in luce anche da altri colleghi, stiamo parlando di una patologia, come il carcinoma mammario, che colpisce e ferisce le donne: le colpisce nella salute e le ferisce nella vita. La mia esperienza di medico che mi vede da trent'anni a stretto contatto con la vita delle persone, con le loro ansie e con le loro speranze, mi ha portato tante volte vicino a questa realtà. Mi sono trovata coinvolta emotivamente, prima ancora che scientificamente, in vicende umane strazianti: lo smarrimento, la disperazione, la ricerca di una strada. Un vero dramma.
Stiamo parlando della prima causa di morte per le donne in un'età compresa tra 35 e 45 anni. Ogni anno un milione di nuovi casi si presenta in tutto il mondo e 400 mila donne muoiono a causa di tumore maligno al seno. Secondo i dati in mio possesso si stima in 37 mila il numero di donne colpite mediamente in Italia, un numero che rappresenta una percentuale pari al 25 per cento dei tumori maligni femminili.
Come sottolineava l'onorevole Binetti, i numeri sulla mortalità sono ugualmente allarmanti: 12-13 mila decessi l'anno in Italia, un numero decisamente troppo elevato se si pensa che nel caso del tumore al seno come non mai una diagnosi fatta per tempo può salvare molte vite. Mai come in questo caso la prevenzione davvero salva la vita.
Le tecnologie, oltretutto, ci vengono incontro e i risultati si vedono. Come fare per stimolare una maggiore attenzione alla prevenzione? Bisogna agire su due fronti: il primo, lo segnalava sempre l'onorevole Binetti, è la consapevolezza di sé. È evidente che il livello di consapevolezza privata e individuale è fondamentale.
Non si può pensare che debba intervenire sempre un soggetto esterno a dirti cosa fare e come farlo per prenderti cura della tua salute, ma è anche vero che persone più consapevoli si diventa. Lo si diventa con l'educazione e con l'informazione. Credo che non possa essere estranea a questa discussione anche la necessità di un impegno più forte sulla cultura della consapevolezza a partire dalla scuola, signor Ministro, e a partire dai meccanismi informativi.
Alle persone bisogna far sapere, e bisogna farglielo sapere per tempo, quanto è importante curarsi innanzitutto da sé, con le proprie mani, con le proprie scelte, con la propria forza, la forza di uno stile di vita sano e la forza di andare a fare una diagnostica di prevenzione attenta e scrupolosa. Quindi, educazione: ma basta? Ovviamente no. Non basta dire alle persone che devono fare prevenzione se poi per la diagnostica nella sanità pubblica si trovano liste di attesa lunghissime. Lo si Pag. 78capisce con facilità: se c'è una cosa su cui non si possono tollerare lungaggini è proprio la prevenzione.
Qui il raggiungimento è delicato: tutti guardano alle urgenze come segnale necessario ad accelerare le procedure. «Ci sono persone che non possono aspettare» si sente dire quando si costituiscono le liste di attesa per prestazioni mediche. È vero, verissimo, ma è anche vero che non ha senso parlare di prevenzione quando poi costruisci liste di attesa per visite diagnostiche che durano mesi, se non anni. Che prevenzione è?
Bisogna essere attenti, responsabili e soprattutto credibili quando si parla di salute. Credo che ci sia molto da fare su questo terreno. Le mozioni presentate dagli altri colleghi sono per molti punti convincenti e vedo tutti i documenti in discussione avere molti argomenti in comune. Ci sono due passaggi, però, su cui voglio fermare un momento la discussione.
Attenzione a parlare anche in questo caso di compatibilità economiche e di bilancio. È vero che tutto va fatto nell'ambito di un generale equilibrio nelle spese, ma sulla prevenzione non si risparmia, perché quello che risparmi sulla prevenzione lo spendi altrove. Lo spendi dopo, lo spendi peggio, lo spendi, peraltro, senza ottenere risultati.
I costi derivanti dalla patologia di cui parliamo, secondo una recente indagine effettuata per conto della Lega italiana per la lotta contro i tumori, sono stimati intorno ai 29-31 mila euro l'anno. Ci sono poi i costi legati al coinvolgimento dei familiari per le trasferte e per gli spostamenti, quelli in relazione alla diminuzione del reddito, perché la donna non può lavorare, e inoltre quelli dovuti alla necessità di una diversa gestione dell'economia domestica all'interno della famiglia, perché non riesce più ad assolvere neanche il ruolo essenziale di moglie e di mamma.
Ecco che il tumore, signor Ministro, diventa una patologia sociale e diventa questione economica. Ecco che il finanziamento della prevenzione, quando serve ad evitare le patologie, a ridurne la gravità, non è solo una necessità sociale, ma diventa significativo anche sul quadro dei costi.
Una diagnosi precoce con la mammografia riduce l'incidenza della malattia del 50 per cento. Salva, quindi, la vita e riduce le cure: una spesa oggi e un risparmio domani, se proprio vogliamo vedere il tutto anche sotto il profilo finanziario.
Un altro aspetto importante, secondo me di cui tenere conto, è che il 30 per cento dei casi di questa patologia viene diagnosticato a donne con meno di 44 anni. Il 15 per cento delle donne colpite riceve una diagnosi durante una gravidanza (per la quale l'età media della prima si è spostata da 34 a 38 anni con una serie di nuovi rischi correlati). Questo è un dato che deve farci riflettere anche sulla necessità di una modifica alle fasce di età di donne da chiamare allo screening: potrebbe non essere sufficiente inquadrare la fascia tra i 50 e i 70 anni. Potrebbe essere utile abbassare un po' questa soglia. Mi sembra, a questo proposito, utilissimo lo stimolo arrivato dall'intervento dell'onorevole Binetti e accolto dal Governo, che si mostra disponibile a valutare la possibilità di valutare di abbassare a quarant'anni l'età per lo screening.
Comunque - e concludo - grazie ancora per la collaborazione. Annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carlucci. Ne ha facoltà.

GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, signora sottosegretario, colleghi parlamentari, voglio esprimere innanzitutto il mio sincero ringraziamento a tutti i gruppi che fanno parte di questo Parlamento per avere aderito alla richiesta del Popolo della Libertà (la mozione iniziale era stata proposta da tale gruppo) di giungere ad una mozione unitaria, anche perché abbiamo lavorato in questo senso tutti d'accordo per il bene comune. Pag. 79
Oggi pomeriggio accendiamo i riflettori su una malattia subdola, cattiva dalla quale però oggi è possibile guarire e per la quale oggi non si muore più. I dati sono ancora alti, le cifre della malattia sono alte, abbiamo sentito che un milione di donne ogni anno si ammala di tumore al seno. In Europa ci sono 280 mila casi l'anno, in Italia 75 mila e di questi 8 mila sono mortali. Quindi, queste cifre testimoniano l'elevato rischio di mortalità che corrono le donne, anche se questi dati ci dimostrano che la cifra riguardante i casi mortali è in diminuzione.
Sono spaventosi anche i costi della malattia: ne abbiamo sentito parlare anche prima. Il costo della malattia va dai 29 ai 31 mila euro a persona a seconda dei cicli di terapia cui bisogna sottoporsi. La cosa grave è che la malattia - come sanno tutti quelli che hanno avuto un parente o un amico malato - non colpisce solo il malato, ma tutta la famiglia e tutte le persone vicine e sappiamo bene che cosa significhino la disperazione, la tristezza e spesso anche l'impotenza di fronte alla malattia. Però oggi, come detto prima, non si muore più di tumore al seno perché ci si può avvalere di strumenti importantissimi. Il primo fra tutti è la diagnosi primaria ovvero la prevenzione attraverso la quale - conoscendo e seguendo il corretto stile di vita e i comportamenti, in particolare alimentari, sbagliati - si può prevenire ed evitare di ammalarsi.
Poi c'è una prevenzione secondaria: in Italia ci sono dei centri altamente specializzati e qualificati che permettono una diagnosi precoce che consente - pensate - una guarigione che rasenta il 100 per cento e ciò riguarda anche i tumori alla mammella della dimensione di uno o due centimetri. Quindi, la diagnosi precoce è fondamentale e non solo dal punto di vista della guarigione, ma anche estetico: sappiamo bene che quando non si poteva intervenire in questo modo le donne venivano mutilate. Invece, grazie alla diagnosi precoce, oggi si può sottrarre ed eliminare solo la parte malata della mammella. Quindi, la diagnosi precoce e lo screening mammografico sono fondamentali anche dal punto di vista psicologico per la donna.
Sappiamo che lo Stato ha dato delle indicazioni precise e la Conferenza Stato-regioni ha inserito tra i livelli essenziali di assistenza (LEA) lo screening mammografico gratuito per tutte le donne comprese di età tra il 50 e i 70 anni. Purtroppo, questo servizio non viene erogato in maniera uniforme in tutta Italia e noi, come è stato ricordato più volte in quest'Aula, abbiamo delle punte di eccellenza che raggiungono addirittura il 90 per cento nelle regioni del nord. Vi sono punte di eccellenza anche in alcune regioni del centro, per precipitare a percentuali molto più basse nelle regioni del sud.
Quindi abbiamo delle regioni che trattano con attenzione le proprie donne e sono regioni di serie A, mentre altre regioni le trattano in maniera non conforme a ciò che lo Stato prevede; dunque dobbiamo assolutamente intervenire e questa mozione va proprio nella direzione di creare i presupposti per far sì che vengano modificate le condizioni di disparità tra il nord e il sud.
Pertanto, chiediamo con forza al Governo che si impegni ancora di più di quanto ha fatto fino ad oggi a considerare la prevenzione e la cura del tumore al seno tra le priorità della sanità pubblica e, in base ad un progetto di collaborazione con le regioni, a sensibilizzare le donne ad un corretto stile di vita. Abbiamo sottolineato, infatti, che è fondamentale sia la conoscenza di un corretto stile di vita, sia la conoscenza del proprio diritto ad accedere allo screening mammografico.
Tra l'altro, in base alle richieste contenute in altre mozioni, il Governo si è impegnato, fatti salvi i programmi già in essere tra il Ministero della salute e le regioni, ad avviare uno specifico approfondimento in ordine alla strategia di abbassamento della soglia dai cinquant'anni ai quaranta sotto il profilo tecnico-scientifico relativo al costo e all'efficacia e anche sotto il profilo dell'inserimento nei LEA, rispondendo quindi Pag. 80alle esigenze di altri gruppi parlamentari di permettere questo intervento gratuito prima dei cinquant'anni.
Chiediamo al Governo di monitorare l'andamento di questi programmi di screening mammografico per premiare o, invece, sanzionare le regioni, considerata la grande disparità tra nord e sud. Inoltre, seguendo le indicazioni di altri gruppi parlamentari, dal momento che abbiamo compreso come non solo l'informazione e la diagnosi precoce siano fondamentali per la tutela della salute, ma anche l'aiuto psicologico per le donne che si sono ammalate, chiediamo al Governo di incentivare e di diffondere omogeneamente sul territorio nazionale le cosiddette breast unit, cioè quelle equipe multidisciplinari cui riferire tutte le pazienti che necessitino di approfondimento diagnostico ed eventuale terapia in campo mammario, così da garantire loro la totale presa in carico dal punto di vista psicologico, diagnostico, chirurgico demolitivo e ricostruttivo e medico-oncologico e la presenza di associazioni di volontari e malati.
In conclusione, ringraziando ancora tutti i gruppi parlamentari e il Governo che ha lavorato con noi e ringraziando anche l'onorevole Di Virgilio, che ci ha aiutato in questa opera tesa a uniformare e a mettere insieme le varie proposte, faccio mie le sue parole con le quali ha chiesto al Governo di adottare linee guida coerenti per monitorare e coinvolgere i medici di famiglia e fare in modo che l'informazione raggiunga in modo capillare tutte le donne, affinché si possa arrivare alla prevenzione totale di questa malattia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, sarò brevissima.
Vorrei rivolgermi a lei, ma soprattutto al sottosegretario Roccella per segnalare che rispetto a questa mozione importantissima e fondamentale ci sono una serie di contraddizioni e di incongruenze per quanto riguarda le donne disabili. Infatti, per quanto concerne la prevenzione del cancro al seno delle persone disabili, volevo segnalarle sottosegretario, nel casi in cui non ne fosse a conoscenza, che noi donne sulla sedia a ruote non possiamo effettuare la mammografia. Ciò è dovuto al fatto che qualsiasi strumento tecnico messo a disposizione dal mercato delle tecnologie non immagina che ci siano situazioni di gravità tali per cui non si possa stare su una sedia senza appoggi o tanto meno in una posizione eretta, come invece deve essere eseguita la mammografia. Pertanto, noi utilizziamo tutti strumenti preventivi che sono efficaci solo in parte, ma non sono certi fino in fondo, tanto che spesso ci dobbiamo affidare alle mani dei ginecologi e dei medici.
A parte le ecografie, che però come lei sa, sottosegretario, non sono mammografie, viviamo una situazione di assoluta pericolosità rispetto ai tumori al seno. Pertanto la invito, mettendomi a disposizione, a parlare anche con i nostri fornitori, soprattutto negli ospedali, perché capisco che una donna possa non trovare uno strumento in uno studio privato, però mi piacerebbe molto che almeno negli ospedali potessimo svolgere le analisi, così come le svolgono tutti.
Questa volta non è un problema di scale né di bagni inaccessibili, ma di apparecchi che sono costruiti e immaginati per chi vive su due gambe e non su quattro ruote.
Pertanto, le segnalo tale problema: sono molto felice che sia lei, come donna, a rappresentarci e che sia stato possibile registrare quest'unità rispetto alle mozioni. Non ci dimentichiamo, però, delle cosiddette «donne diverse», perché pure loro sono, appunto, donne (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente della XII Commissione, l'onorevole Palumbo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PALUMBO. Signor Presidente, anch'io, nel complimentarmi con i firmatari della mozione in esame, chiedo prima di tutto d'apporvi la mia firma. Pag. 81
Faccio poi rilevare solo un'osservazione: alla lettera m) del dispositivo propongo una correzione formale, che sicuramente è sfuggita, nella volontà di rendere la mozione unica. Si parla di «coordinare il monitoraggio degli interventi predisposti dalle regioni preordinati alla valorizzazione della ospedalizzazione a domicilio». Poiché mi sembra che non esista un'ospedalizzazione a domicilio, che è una contraddizione in termini, e che sicuramente si intendeva parlare di «assistenza a domicilio» per queste donne, propongo di sostituire la parola: «ospedalizzazione» con la seguente: «assistenza» (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo su tale proposta?

EUGENIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, in effetti, nella fretta di unificare le mozioni, può essere scappata qualche imprecisione: concordo, quindi, con la riformulazione proposta, ossia con la sostituzione della parola: «ospedalizzazione» con la seguente: «assistenza».

PRESIDENTE. Prendo atto che i firmatari della mozione concordano sulla modifica del dispositivo della mozione in esame come prima suggerito dal presidente Palumbo.

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Carlucci, D'Incecco, Lussana, Binetti, Mura, Calgaro ed altri n. 1-00401, nel testo modificato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Maria Rosaria Rossi, Mazzocchi, Velo, Mura, Vassallo, Pili, D'Anna...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

(Presenti e votanti 457
Maggioranza 229
Hanno votato
456
Hanno votato
no 1).
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Ruben ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.

Sull'ordine dei lavori (ore 19).

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare al seguito della discussione del disegno di legge recante norme in materia di riconoscimento e sostegno alle comunità giovanili.
Ha chiesto di parlare il presidente della I Commissione, l'onorevole Donato Bruno. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, intervengo solo per comunicare a lei e all'Assemblea che le due Commissioni di merito e, in particolare, il Comitato dei diciotto, stanno approfondendo alcuni aspetti per addivenire ad un testo il più possibile condiviso.
Per questo motivo era stato convocato nella giornata di domani il Comitato dei diciotto, poi rinviato alla giornata di martedì mattina, prima dei lavori dell'Aula, per consentire alle relatrici, al Governo e anche alle opposizioni di trovare un punto il più convergente possibile.
Per tali ragioni le chiederei se possiamo soprassedere e rinviare l'esame del provvedimento ad altra seduta.

PRESIDENTE. Non mi sembra ci siano obiezioni, mi sembra una proposta di buon senso. Tutto ciò che permette al Comitato dei diciotto di lavorare per migliorare Pag. 82un provvedimento, per arrivare ad un testo il più possibile condiviso, mi sembra apprezzabile e credo costituisca un'ottima strada da percorrere.
Quindi il seguito della discussione del disegno di legge n.2505-A recante norme in materia di riconoscimento e sostegno alle comunità giovanili si intende rinviato alla prossima settimana.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di luglio 2010 e programma dei lavori dell'Assemblea per il periodo agosto-settembre 2010.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di luglio 2010:

Lunedì 5 luglio (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali della mozione Franceschini ed altri n. 1-00395 sulle risorse destinate al settore della difesa.
Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
n. 3291-bis - Disposizioni relative all'esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno;
n. 2252 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Sudan sulla promozione e reciproca protezione degli investimenti (ove concluso dalla Commissione);
n. 3498 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Belarus sulla cooperazione e la mutua assistenza amministrativa in materia doganale (ove concluso dalla Commissione);
n. 3499 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Slovenia per la manutenzione del confine di Stato (ove concluso dalla Commissione).

Martedì 6 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) e mercoledì 7 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):
Eventuale seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana 28 giugno-2 luglio e non conclusi.
Seguito dell'esame della mozione Franceschini ed altri n. 1-395 sulle risorse destinate al settore della difesa.
Seguito dell'esame dei disegni di legge:
n. 3291-bis - Disposizioni relative all'esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno;
n. 2252 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Sudan sulla promozione e reciproca protezione degli investimenti (ove concluso dalla Commissione);
n. 3498 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Belarus sulla cooperazione e la mutua assistenza amministrativa in materia doganale (ove concluso dalla Commissione);
n. 3499 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Slovenia per la manutenzione del confine di Stato (ove concluso dalla Commissione).

Giovedì 8 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 9 luglio) (con votazioni):
Esame della mozione Franceschini, Donadi ed altri n. 1-00399 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Pag. 83Regolamento, nei confronti del ministro senza portafoglio, onorevole Brancher.
Eventuale seguito dell'esame di argomenti previsti nelle giornate precedenti e non conclusi.

Lunedì 12 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali del disegno di legge di conversione del decreto-legge recante la proroga, per il secondo semestre 2010, degli interventi di cooperazione allo sviluppo e di sostegno dei processi di pace e stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia attualmente in atto (deliberato dal Consiglio dei ministri - in corso di presentazione - ove presentato alla Camera e concluso dalla Commissione).
Discussione sulle linee generali della Relazione della XIV Commissione sul Programma di lavoro della Commissione europea per il 2010 e sul Programma di 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea presentato dalle presidenze spagnola, belga e ungherese.
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1257 - Nuova disciplina del prezzo dei libri.

Martedì 13, mercoledì 14 e giovedì 15 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 16 luglio) (con votazioni):
Seguito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge recante la proroga, per il secondo semestre 2010, degli interventi di cooperazione allo sviluppo e di sostegno dei processi di pace e stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia attualmente in atto (deliberato dal Consiglio dei ministri - in corso di presentazione - ove presentato alla Camera e concluso dalla Commissione).
Seguito dell'esame della Relazione della XIV Commissione sul Programma di lavoro della Commissione europea per il 2010 e sul Programma di 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea presentato dalle presidenze spagnola, belga e ungherese.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1257 - Nuova disciplina del prezzo dei libri.

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti per la settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 19 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione congiunta sulle linee generali dei disegni di legge di rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2009 e disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2010.
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 2596 e abbinata - Disposizioni per la promozione e la diffusione della cultura della difesa attraverso la pace e la solidarietà.
Discussione sulle linee generali dei Doc. XXII, nn. 12 e 16 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale.
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 44-B - Disposizioni in materia di sicurezza stradale (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (ove non si perfezionino i presupposti per il trasferimento in sede legislativa).

Martedì 20, mercoledì 21 e giovedì 22 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 23 luglio) (con votazioni):
Seguito dell'esame congiunto dei disegni di legge di rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio Pag. 84finanziario 2009 e disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2010.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2596 e abbinata - Disposizioni per la promozione e la diffusione della cultura della difesa attraverso la pace e la solidarietà.
Seguito dell'esame dei Doc. XXII, nn. 12 e 16 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 44-B - Disposizioni in materia di sicurezza stradale (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (ove non si perfezionino i presupposti per il trasferimento in sede legislativa).

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti per la settimana precedente e non conclusi.

Venerdì 23 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
S. 2228 - Conversione in legge del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione - scadenza: 30 luglio 2010);
S. 2253 - Conversione in legge del decreto-legge 23 giugno 2010, n. 94, recante disposizioni urgenti in materia di accise sui tabacchi (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione - scadenza: 23 agosto 2010).

Lunedì 26, martedì 27, mercoledì 28, giovedì 29 e venerdì 30 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):
Seguito dell'esame dei disegni di legge:
S. 2228 - Conversione in legge del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione - scadenza: 30 luglio 2010);
S. 2253 - Conversione in legge del decreto-legge 23 giugno 2010, n. 94, recante disposizioni urgenti in materia di accise sui tabacchi (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione - scadenza: 23 agosto 2010).
Esame del disegno di legge n. 1415-B - Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato).

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti per la settimana precedente e non conclusi.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interrogazioni e di interpellanze avrà luogo (salvo diversa previsione) il martedì (antimeridiana); lo svolgimento di interpellanze urgenti il giovedì o il venerdì, secondo l'andamento dei lavori.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commis- sioni Pag. 85e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempia per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

È stato altresì predisposto, ai sensi dell'articolo 23, comma 6, terzo periodo, del Regolamento, il seguente programma dei lavori per i mesi di agosto e di settembre 2010:

Agosto:
Nel mese di agosto, oltre ad eventuali argomenti urgenti, potrà essere iscritto il seguito dell'esame degli argomenti previsti nel mese di luglio e non conclusi.

Settembre:
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2260-A/R ed abbinate - Disposizioni per il rafforzamento della competitività del settore agroalimentare.
Esame dei progetti di legge:
proposta di legge n. 209 ed abbinate - Sostegno gli agrumeti caratteristici;
proposta di legge n. 2011 ed abbinate - Disposizioni a tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori;
disegno di legge n. 1741 - Delega al Governo per il riordino della legislazione in materia di gestione delle crisi aziendali.
Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge n. 2008-A/R ed abbinate - Istituzione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza.
proposta di legge costituzionale n. 1990 ed abbinate - Modifiche agli articoli 114, 117, 118, 119, 120, 132 e 133 della Costituzione, in materia di soppressione delle province;
Esame delle proposte di legge:
n. 1090 - Delega al Governo per la riforma della disciplina delle persone giuridiche e delle associazioni non riconosciute, di cui al titolo II del libro primo del codice civile;
n. 3572 - Disposizioni per il trasferimento a Milano delle sedi della Commissione nazionale per le società e la borsa e dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato (ove conclusa dalla Commissione).
Nell'ambito del programma luglio-settembre potrà essere inserito l'esame del bilancio interno della Camera, di ulteriori disegni di legge di conversione di decreti-legge presentati e dei seguenti progetti di legge, ove trasmessi dal Senato:
disegno di legge S. 1905 - Norme in materia di organizzazione delle Università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione);
disegno di legge S. 1167-B/bis - Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l'impiego, di incentivi all'occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro (collegato) (Approvato dalla Camera - ove modificato dal Senato);
progetto di legge S. 1675 - Disposizioni in materia di violenza sessuale (Approvato dalla Camera - ove modificato dal Senato).

Nell'ambito del programma è inoltre previsto lo svolgimento di atti del sindacato ispettivo e potrà aver luogo l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

Pag. 86

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo e sull'ordine dei lavori (ore 19,10).

MARIALUISA GNECCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare il Governo a fornire una risposta a interrogazioni a risposta scritta. Sono tutte interrogazioni relative al 2009. Cito l'elenco, che consegnerò anche per evitare errori sui numeri.
Si tratta dell'interrogazione 4-02073 del 21 gennaio 2009 al Ministro degli affari esteri, concernente la rivalutazione dell'assegno mensile agli Ascari; dell'interrogazione 4-02081 del 21 gennaio 2009 al Ministro della giustizia, concernente l'assegnazione della titolarità della casa circondariale di Bolzano; dell'interrogazione 4-03602 del 15 luglio 2009 al Ministro dell'economia e delle finanze, concernente il concorso bandito per 1.180 posti di funzionario presso l'Agenzia delle entrate; dell'interrogazione 4-03613 del 15 luglio 2009 al Ministro dei trasporti e al Ministro del lavoro, concernente l'appalto dei servizi di pulizia materiale rotabile di Trenitalia; dell'interrogazione 4-03616 del 15 luglio 2009 al Ministro dell'interno e al Ministro del lavoro, concernente la regolarizzazione di lavoratori stranieri; dell'interrogazione 4-03635 del 16 luglio 2009 al Ministro dell'istruzione, concernente la mobilità degli idonei al concorso per dirigente scolastico; dell'interrogazione 4-04513 del 12 ottobre 2009 al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, concernente il concorso bandito dall'INPS per l'assunzione di ispettori di vigilanza; dell'interrogazione 4-05333 del 10 dicembre 2009 al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, concernente la scelta dei docenti da inviare nelle scuole e università estere.
Faccio presente questo problema in quest'Aula, signor Presidente, e mi domando se le interrogazioni a risposta scritta, dopo più di un anno, possano avere una risposta, che ritengo, ovviamente, doverosa. Mi spiace dover fare questo sollecito, ma, trattandosi di interrogazioni tutte del 2009 ed essendo adesso la fine di giugno 2010, mi sembra importante chiedere una sollecitazione.

PRESIDENTE. Onorevole Gnecchi, sarà certamente cura e premura della Presidenza sollecitare quanto da lei richiesto. Ovviamente, la Presidenza non solo condivide, ma sottoscrive le parole da lei dette riguardo al ritardo di un anno per rispondere ad interrogazioni, interpellanze ed atti di sindacato ispettivo, ovviamente non solo suoi, ma di tutti i colleghi. Da questo punto di vista, la Presidenza si attiverà.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo sullo stesso tema della collega: dall'inizio della legislatura ho presentato 125 interrogazioni a risposta scritta. Fino ad oggi, ho ricevuto risposta a 12 interrogazioni su 125; di queste 125, una quarantina erano rivolte al Ministro dell'economia e delle finanze, che ha risposto solo ad una.
Non sto qui a fare l'elenco, perché vi farei perdere troppo tempo. Chiedo alla Presidenza di sollecitare tutti i Ministri da me interessati con le interrogazioni presentate fino al 31 marzo - aspetto a sollecitare le altre - e dico che è una vergogna che anche l'attività ispettiva, che è una delle poche attività rimaste al Parlamento, venga trattata in modo così negligente da parte dei Ministri competenti.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, sarà premura della Presidenza sollecitare anche nel suo caso. La Presidenza non condivide che si tratti di una delle poche Pag. 87attività rimaste al Parlamento, perché ad esso rimangono tutte le prerogative assegnate dalla Costituzione. Detto questo, è evidente che il dato che lei citato - su 125 atti di sindacato ispettivo presentati è stata data risposta solo a 12 - mi sembra che si commenti da solo.
La sollecitazione da parte della Presidenza della Camera al Governo e a tutti i Ministri, perché si risponda puntualmente o, quanto meno, nei tempi normali agli atti di sindacato ispettivo ci sarà e le garantisco che sarà molto pressante e sarà mia cura parlarne al Presidente Fini.

SAVINO PEZZOTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, il mio intervento è solo per produrre una segnalazione e chiederle un intervento. In questi giorni, nel campo di raccolta in Libia di Misratah, vi è stata una protesta da parte dei migranti eritrei, subito repressa dal governo libico.
In queste ore stanno portando donne e bambini profughi eritrei al sud della Libia in pieno deserto, in una stagione in cui nemmeno il più sprovveduto turista si avventura in quelle zone. Chiedo che lei informi il Ministro degli affari esteri affinché intervenga almeno dal punto di vista umanitario su una questione di questo genere, che mi sembra estremamente grave e che è anche frutto di tutti i respingimenti indiscriminati che il nostro Governo ha attuato in questi mesi.

ANDREA LULLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, anche io ho presentato numerose interrogazioni sia a risposta orale sia a risposta scritta, però questa sera le voglio segnalare l'esigenza...mi perdoni, signor Presidente, ma avrei bisogno di attenzione.

PRESIDENTE. Stavo esattamente chiedendo che si proseguisse, alla luce dei numerosi interventi dei colleghi, ad un intervento effettivo ed efficace della Presidenza per garantire una risposta agli atti di sindacato ispettivo, quindi era solo per agire immediatamente nel merito e nella direzione da voi richiesta.

ANDREA LULLI. Per carità, sono fiducioso che questo avvenga, in particolare per una interrogazione a risposta scritta del 12 marzo del 2009, la n. 4-02534, che allo stato attuale non ha avuto alcun esito e che riguarda una richiesta di informazione sui fondi della legge n. 448 del 1992. Siccome si tratta di una questione molto importante e delicata, vorrei chiedere alla Presidenza di farsi interprete di questa richiesta per avere finalmente una risposta esauriente all'interrogazione che ho citato.

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, intervengo per due proposte concrete. In primo luogo, stiamo parlando sempre delle mancate risposte alle interrogazioni: ma perché la Presidenza non rende standard un richiamo al Governo, passato un certo tempo logico nella non risposta? In secondo luogo, perché la Presidenza non realizza delle statistiche Ministero per Ministero? Vi sono infatti alcuni Ministeri che obiettivamente rispondono, altri invece, come il Ministero dell'economia e delle finanze - e condivido pienamente quanto ha detto prima il collega dell'Italia dei Valori - che non rispondono mai. Peraltro un'interrogazione ha senso se riceve una risposta sollecita, ma se la risposta giunge uno o due anni dopo essa non ha più alcun senso. Davvero su questo punto è opportuno un richiamo della Presidenza.

PRESIDENTE. Ricordo che il Parlamento è convocato in seduta comune per l'elezione di otto componenti il Consiglio superiore della magistratura domani alle ore 9. La chiama avrà inizio dai senatori.

Pag. 88

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 1o luglio 2010, alle 12:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,20.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO MARCO CALGARO SULLE MOZIONI CONCERNENTI PREVENZIONE E CURA DEL CARCINOMA AL SENO

MARCO CALGARO. Grazie signor Presidente, mi consenta intanto di dire che ho ritirato volentieri la mozione presentata a nome del gruppo di Alleanza per l'Italia di cui ero il primo firmatario perché mi è sembrato giusto aderire alla proposta di presentare una unica mozione condivisa da tutti i gruppi su questo tema fondamentale per la salute della donna e quindi di tutta la società.
Nei paesi industrializzati il carcinoma mammario è, per incidenza e mortalità, al primo posto tra i tumori maligni della popolazione femminile e il Giappone è l'unico paese industrializzato dove questa malattia è poco comune (ma le figlie delle emigrate negli USA in due generazioni perdono la protezione, probabilmente dovuta a fattori ambientali, stili di vita e alimentazione).
Il carcinoma mammario è la prima causa di morte fra le donne di età compresa fra i 35 ed i 45 anni ed è allo stesso tempo una delle forme tumorali con prognosi più favorevole, infatti in più dei quattro quinti dei casi si sopravvive più di cinque anni ed in più della metà dei casi si guarisce e questa alta percentuale di successi è strettamente connessa alla precocità della diagnosi, che aumenta inoltre la possibilità di eseguire un intervento conservativo.
Visto il ridotto numero di fattori di rischio realisticamente modificabili e il loro limitato impatto sul rischio di sviluppare il tumore, la strada della prevenzione secondaria, e quindi dello screening, è attualmente quella più indicata per ridurre la mortalità da carcinoma mammario.
Lo screening clinico e mammografico consente di individuare tumori in fase precoce garantendo trattamenti meno invasivi, aumentando le probabilità di guarigione e riducendo del 20-40 per cento (a seconda degli autori) la mortalità di chi vi si sottopone.
La mortalità per carcinoma mammario, negli ultimi 30 anni, si è ridotta drasticamente per effetto combinato di almeno due fattori: lo screening e il miglioramento dei protocolli terapeutici, mentre un apporto incerto è stato dato dal follow up, in particolare da quello intensivo, la cui efficacia sulla sopravvivenza è stata dimostrata essere totalmente sovrapponibile a quella garantita dal follow up minimo.
In Italia ogni anno (dati 2008) si stimano circa 31.000 nuovi casi di carcinoma mammario e circa 11.000 morti causate da questa neoplasia, 7 donne su 100 manifestano clinicamente un tumore mammario entro gli ottanta anni di età, inoltre nel meridione e nelle isole l'incidenza della malattia è più bassa e sale progressivamente andando al nord.
Una recente indagine (Lega italiana per la lotta ai tumori) ha stimato che ogni nuovo caso di tumore mammario costa tra i 30.000 ed i 35.000 euro (comprendendo costi diretti ed indiretti); il cancro del seno rappresenta quindi una vera patologia sociale, con grandi ripercussioni (come per tutte le patologie neoplastiche) sulla vita dell'intero nucleo famigliare di chi ne è affetto.
I sistemi sanitari universalistici, che riconoscono come valore rendere possibile a tutti il medesimo accesso all'assistenza sanitaria, senza barriere sociali, economiche o culturali, sono di fatto condannati a combattere un'eterna battaglia contro le diseguaglianze; la qualità dei servizi sanitari goduti dai cittadini, infatti, può essere Pag. 89pesantemente influenzata dai contesti socio-economici: molti studi dimostrano che le classi più agiate hanno mediamente più facile accesso a diagnosi più tempestive e cure migliori, con differenze significative in termini di salute, che tendono ad aumentare nel tempo. I programmi di screening organizzati partecipano dello sforzo per ridurre le diseguaglianze di salute e proprio i presupposti che li contraddistinguono, come l'inserimento dell'intera popolazione bersaglio all'interno di percorsi diagnostici e terapeutici di qualità controllata, possono rappresentare un efficace strumento riequilibratore.
I primi programmi organizzati di screening mammografico in Italia sono partiti tra gli anni ottanta e novanta e nel 2008 in Italia circa due milioni e mezzo di donne sono state invitate a sottoporsi allo screening, più della metà ha accolto l'invito e di queste circa una su venti è stata chiamata ad effettuare un supplemento di indagine.
A quasi vent'anni dall'avvio dei programmi biennali di screening, poco più del 60 per cento delle donne aventi diritto riceve l'invito a sottoporsi alla mammografia, con un forte squilibrio tra il Nord e il Centro da un lato (70-80 per cento) ed il Sud e le Isole dall'altro (25 per cento), permane inoltre un divario notevole tra l'estensione teorica e quella effettiva.
Il numero piuttosto elevato di richiami e l'incidenza superiore alla norma di tumori intervallo (quei tumori che vengono diagnosticati durante l'intervallo biennale tra due mammografie) suggerisce una situazione di potenziale criticità per numerosi programmi e questo richiama alla necessità di porre in atto con maggiore sistematicità interventi e procedure di verifica di qualità del percorso diagnostico.
La miglior misura per valutare l'efficacia di uno screening è la riduzione della mortalità, che ci conferma che lo screening è stato in grado di intervenire sulla patologia in uno stadio così precoce da guarirla, ma accanto a indicatori di esito come la mortalità (la cui valutazione richiede decenni) è importante valutare indicatori di processo e tra questi l'adesione all'invito a sottoporsi ad indagini (bassi valori nell'adesione predicono bassa riduzione della mortalità).
Poiché esistono evidenze scientifiche sul fatto che l'estensione della fascia di età riduca la mortalità, la recente inclusione nella popolazione bersaglio, da parte di diversi programmi, delle donne in fasce di età più giovane (45-49 anni) e l'estensione dello screening fino a 74 anni è da prendere attentamente in considerazione, pur coscienti della difficoltà attuale in molte aree del paese ad offrire la mammografia con periodicità biennale regolare alla intera popolazione bersaglio della fascia 50-69 anni e della presenza in letteratura di indicazioni scientifiche di analisi costo-efficacia discordanti.
Negli ultimi anni la conoscenza dei fattori di rischio di tipo genetico coinvolti nello sviluppo del carcinoma mammario ha identificato alcuni geni, responsabili di forme autosomiche dominanti di predisposizione allo sviluppo della neoplasia, definite «ad alta penetranza», in quanto conferiscono un aumento molto significativo del rischio di sviluppare la neoplasia, diventa perciò utile affiancare allo screening mammografico anche lo screening genetico nelle persone giovani in cui vi sia anamnesi di famigliarità.
È una situazione paradossale quella che si trova a vivere in questo momento l'Italia Meridionale: da una parte sta lentamente perdendo il «vantaggio competitivo» che l'aveva vista per decenni caratterizzata da una minore incidenza della malattia oncologica rispetto al nord, dall'altra, tuttavia, soffre di debolezze strutturali in due delle aree di maggiore efficacia nel contrasto ai tumori: i programmi organizzati di screening oncologici e quegli straordinari sensori delle dinamiche oncologiche che sono i registri tumori (copertura di popolazione del 42,5 per cento al nord, 25,5 per cento al Centro e 15,2 per cento al sud).
I principali problemi dei programmi di screening nell'Italia Meridionale rispetto al resto del paese sono il ritardo nell'estensione, lo scollamento tra estensione teorica ed effettiva, un indice di adesione nettamente Pag. 90più basso (spesso inferiore al 50 per cento che rappresenta il valore minimo accettabile), un più elevato numero di richiami e di «tumori intervallo», una diagnosi tardiva con un conseguente minore ricorso alla chirurgia conservativa.
Un indice di adesione inferiore allo standard minimo accettabile (50 per cento) è molto preoccupante in quanto si traduce in una sostanziale inefficacia nella riduzione della mortalità con la conseguente inutilità del programma di screening.
Tenendo conto di tutte le considerazioni fin qui svolte riteniamo che il governo debba predisporre un progetto nazionale di informazione e coinvolgimento dei cittadini che insista sulla prevenzione primaria, con una sempre più diffusa conoscenza degli stili di vita e delle abitudini alimentari atti a ridurre l'incidenza di alcune neoplasie, e sulla prevenzione secondaria con un importante stimolo ad aderire alle campagne nazionali di screening oncologico; naturalmente riteniamo indispensabile il coinvolgimento nella preparazione e diffusione nazionale di tale campagna dei medici di famiglia e delle associazioni di ammalati e di volontari.
È importante garantire l'accesso omogeneo alla diagnosi precoce in tutto il paese, mediante un progetto concordato con le regioni in collaborazione con l'Osservatorio Nazionale Screening, che permetta, con scadenze precise ed eventuali meccanismi incentivanti o sanzionatori, di eliminare l'intollerabile divario esistente tra centro-nord e sud del paese in materia di prevenzione e terapia oncologica, così da garantire il reale rispetto dei LEA su tutto il territorio nazionale.
Noi proponiamo di istituzionalizzare un sistema di certificazione della qualità dei programmi di screening, ponendo in atto con maggiore sistematicità interventi e procedure di verifica di qualità del percorso diagnostico, in modo da ridurre l'incidenza di falsi positivi e di «tumori intervallo.
Invitiamo il Governo ad individuare, in collaborazione con le regioni, una forma di rafforzata governance centrale della prevenzione oncologica, così da rendere maggiormente omogenei i modelli territoriali, la raccolta dei dati e la compatibilità dei sistemi informativi, spesso alla base della difficoltà ad ottenere in modo rapido ed efficace un quadro credibile della situazione su tutto il territorio nazionale. È indispensabile incrementare e omogeneizzare sul territorio nazionale il livello di qualità diagnostica in campo oncologico mediante programmi formativi del personale addetto agli screening, con regolari verifiche da parte di centri regionali di formazione e controllo di qualità e adesione a linee guida nazionali.
Fondamentale è lavorare per incentivare e diffondere omogeneamente sul territorio nazionale le cosiddette »breast units", cioè quelle equipe multidisciplinari cui riferire tutte le pazienti che necessitino di approfondimento diagnostico ed eventuale terapia in campo mammario, così da garantire loro la totale presa in carico dal punto di vista psicologico, diagnostico, chirurgico demolitivo e ricostruttivo, medico-oncologico e la presenza di associazioni di volontari e malati.
In virtù dei dati che ho prima esposto sarà importante predisporre linee guida per l'istituzione di percorsi diversificati di screening per le donne a maggior rischio anamnestico di insorgenza di tumore mammario, per le quali è utile prevedere la mappatura genetica ed un inizio ad età più precoce dello screening mammografico; si dovrà anche prendere attentamente in considerazione l'opportunità di includere nella popolazione bersaglio dello screening mammografico, le donne nelle fasce di età 45-49 e 70-74 anni.
Invitiamo poi il Governo a vigilare affinché sia garantita la tempestiva attuazione del Piano Nazionale della Prevenzione 2010-2012 così come sottoscritto in sede di Conferenza Stato-regioni il 29 aprile 2010, assicurando il rispetto dei termini previsti.
La sanità tutta si sta confrontando con una nuova sfida, impensabile fino a pochi anni fa, infatti viviamo in un sistema istituzionale sempre più devoluto e questo Pag. 91impone la necessità di individuare nuovi metodi di governo. Da tempo l'OMS ha condotto una riflessione sistematica su questo argomento, riconoscendo alle autorità centrali una funzione di accompagnamento e supervisione rispetto agli organi periferici. La carta di Tallin ha contestualizzato questa filosofia nei paesi europei. Non siamo infatti gli unici a confrontarci con questo problema e stiamo cercando di scoprire nuove strategie per evitare che i sistemi si sfaldino sotto una spinta centrifuga. In un processo come questo gli screening possono fungere da laboratorio e, allo stesso tempo, da modello poiché hanno saputo darsi un assetto di sistema pur nella indipendenza dei singoli programmi. Un unico sistema informativo, la messa a punto di network incentrati su centri regionali di eccellenza posti al servizio delle regioni, il rapporto consolidato con soggetti esterni come le società scientifiche e le organizzazioni della società civile sembrano al momento le risposte vincenti, almeno in questo campo, contro il rischio della frantumazione.
Concludo signor Presidente annunciando il voto favorevole del mio gruppo a questa mozione unitaria.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Mozione n. 1-00395 - Risorse destinate al settore della difesa

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 57 minuti (con il limite massimo di 14 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 23 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 17 minuti
Partito Democratico 1 ora e 4 minuti
Lega Nord Padania 35 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 28 minuti
Misto: 28 minuti
Alleanza per l'Italia 9 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia -
Partito Liberale Italiano
5 minuti
Movimento per le Autonomie -
Alleati per il Sud
5 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 3 minuti
Liberal Democratici-MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Ddl n. 3291-bis - Esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno

Discussione generale: 6 ore e 30 minuti.

Relatore 30 minuti
Governo 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 57 minuti (con il limite massimo di 17 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 23 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 5 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 38 minuti
Unione di Centro 35 minuti
Italia dei Valori 33 minuti
Misto: 34 minuti
Alleanza per l'Italia 9 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia -
Partito Liberale Italiano
7 minuti
Movimento per le Autonomie -
Alleati per il Sud
6 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 4 minuti
Liberal Democratici-MAIE 4 minuti
Minoranze linguistiche 4 minuti
Pag. 93

Ddl di ratifica nn. 2252, 3498 e 3499

Tempo complessivo: 2 ore per ciascun disegno di legge di ratifica.

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 18 minuti (con il limite massimo di 6 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 22 minuti
Popolo della Libertà 20 minuti
Partito Democratico 22 minuti
Lega Nord Padania 11 minuti
Unione di Centro 9 minuti
Italia dei Valori 8 minuti
Misto: 12 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia -
Partito Liberale Italiano
2 minuti
Movimento per le Autonomie -
Alleati per il Sud
2 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Pag. 94

Mozione n. 1-00399 - Sfiducia ministro senza portafoglio, on. Brancher

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 4 ore (*).

Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 38 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 2 ore 52 minuti
Popolo della Libertà 51 minuti
Partito Democratico 42 minuti
Lega Nord Padania 23 minuti
Unione di Centro 20 minuti
Italia dei Valori 18 minuti
Misto: 18 minuti
Alleanza per l'Italia 5 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia -
Partito Liberale Italiano
4 minuti
Movimento per le Autonomie -
Alleati per il Sud
3 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono i tempi tecnici per la votazione per appello nominale.

Pag. 95

Relazione della XIV Commissione sul Programma di lavoro della Commissione Europea per il 2010 e sul Programma di 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea

Tempo complessivo, escluse le dichiarazioni di voto: 4 ore e 15 minuti.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Interventi a titolo personale 39 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 2 ore e 56 minuti
Popolo della Libertà 51 minuti
Partito Democratico 42 minuti
Lega Nord Padania 24 minuti
Unione di Centro 21 minuti
Italia dei Valori 19 minuti
Misto: 19 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia -
Partito Liberale Italiano
4 minuti
Movimento per le Autonomie -
Alleati per il Sud
3 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti

Per le dichiarazioni di voto sono attribuiti a ciascun gruppo 10 minuti. Al gruppo Misto sono assegnati 20 minuti.

Pdl n. 1257 - Nuova disciplina del prezzo dei libri

Tempo complessivo: 10 ore, di cui:

  • discussione generale: 5 ore;
  • seguito dell'esame: 5 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 15 minuti 20 minuti
Governo 15 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 15 minuti
Interventi a titolo personale 46 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 43 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 3 ore e 34 minuti 3 ore e 12 minuti
Popolo della Libertà 45 minuti 56 minuti
Partito Democratico 42 minuti 47 minuti
Lega Nord Padania 33 minuti 25 minuti
Unione di Centro 32 minuti 23 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 20 minuti
Misto: 31 minuti 21 minuti
Alleanza per l'Italia 9 minuti 6 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia -
Partito Liberale Italiano
7 minuti 5 minuti
Movimento per le Autonomie -
Alleati per il Sud
6 minuti 4 minuti
Repubblicani, Regionalisti,
Popolari
3 minuti 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 3 minuti 2 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti 2 minuti
Pag. 96

Ddl Rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per il 2009 e ddl Assestamento del bilancio dello Stato per il 2010

Tempo complessivo: 13 ore, di cui:

  • discussione generale congiunta: 7 ore;
  • seguito dell'esame: 6 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 15 minuti 15 minuti
Governo 15 minuti 15 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 9 minuti (con il limite massimo di 18 minuti per ciascun deputato) 57 minuti (con il limite massimo di 13 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 11 minuti 4 ore e 13 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 23 minuti 1 ora e 8 minuti
Partito Democratico 1 ora e 17 minuti 1 ora e 8 minuti
Lega Nord Padania 41 minuti 34 minuti
Unione di Centro 39 minuti 30 minuti
Italia dei Valori 35 minuti 26 minuti
Misto: 36 minuti 27 minuti
Alleanza per l'Italia 10 minuti 7 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia -
Partito Liberale Italiano
8 minuti 6 minuti
Movimento per le Autonomie -
Alleati per il Sud
6 minuti 5 minuti
Repubblicani, Regionalisti,
Popolari
4 minuti 3 minuti
Liberal Democratici-MAIE 4 minuti 3 minuti
Minoranze linguistiche 4 minuti 3 minuti
Pag. 97

Pdl n. 2596 e abb. - Promozione e diffusione della cultura della difesa attraverso la pace

Tempo complessivo: 13 ore e 30 minuti, di cui:

  • discussione generale: 5 ore e 30 minuti;
  • seguito dell'esame: 6 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 15 minuti 20 minuti
Governo 15 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 51 minuti (con il limite massimo di 16 minuti per ciascun deputato) 51 minuti (con il limite massimo di 12 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 3 ore e 59 minuti 3 ore e 49 minuti
Popolo della Libertà 55 minuti 1 ora e 7 minuti
Partito Democratico 49 minuti 56 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti 30 minuti
Unione di Centro 34 minuti 27 minuti
Italia dei Valori 32 minuti 24 minuti
Misto: 33 minuti 25 minuti
Alleanza per l'Italia 8 minuti 7 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia -
Partito Liberale Italiano
7 minuti 5 minuti
Movimento per le Autonomie -
Alleati per il Sud
6 minuti 4 minuti
Repubblicani, Regionalisti,
Popolari
4 minuti 3 minuti
Liberal Democratici-MAIE 4 minuti 3 minuti
Minoranze linguistiche 4 minuti 3 minuti
Pag. 98

Doc. XXII, nn. 12 e 16 - Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale

Tempo complessivo: 12 ore, di cui:

  • discussione generale: 6 ore;
  • seguito esame: 6 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 15 minuti 15 minuti
Governo 15 minuti 15 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 15 minuti
Interventi a titolo personale 57 minuti (con il limite massimo di 17 minuti per ciascun deputato) 56 minuti (con il limite massimo di 13 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 23 minuti 4 ore e 9 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 6 minuti 1 ora e 13 minuti
Partito Democratico 57 minuti 1 ora e 1 minuto
Lega Nord Padania 38 minuti 33 minuti
Unione di Centro 35 minuti 29 minuti
Italia dei Valori 33 minuti 26 minuti
Misto: 34 minuti 27 minuti
Alleanza per l'Italia 9 minuti 7 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia -
Partito Liberale Italiano
7 minuti 6 minuti
Movimento per le Autonomie -
Alleati per il Sud
6 minuti 5 minuti
Repubblicani, Regionalisti,
Popolari
4 minuti 3 minuti
Liberal Democratici-MAIE 4 minuti 3 minuti
Minoranze linguistiche 4 minuti 3 minuti
Pag. 99

Pdl n. 44-B - Sicurezza stradale

Tempo complessivo: 14 ore, di cui:

  • discussione generale: 6 ore e 30 minuti;
  • seguito dell'esame: 7 ore e 30 minuti.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 30 minuti 30 minuti
Governo 30 minuti 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 45 minuti
Interventi a titolo personale 57 minuti (con il limite massimo di 17 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 23 minuti 4 ore e 34 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 6 minuti 1 ora e 20 minuti
Partito Democratico 57 minuti 1 ora e 7 minuti
Lega Nord Padania 38 minuti 36 minuti
Unione di Centro 35 minuti 32 minuti
Italia dei Valori 33 minuti 29 minuti
Misto: 34 minuti 30 minuti
Alleanza per l'Italia 9 minuti 9 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia -
Partito Liberale Italiano
7 minuti 6 minuti
Movimento per le Autonomie -
Alleati per il Sud
6 minuti 6 minuti
Repubblicani, Regionalisti,
Popolari
4 minuti 3 minuti
Liberal Democratici-MAIE 4 minuti 3 minuti
Minoranze linguistiche 4 minuti 3 minuti
Pag. 100

Ddl n. 1415-B - Intercettazioni telefoniche

Discussione generale: 7 ore.

Relatore per la maggioranza 20 minuti
Eventuali relatori di minoranza 20 minuti (complessivamente)
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 3 minuti (con il limite massimo di 17 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 47 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 14 minuti
Partito Democratico 1 ora e 8 minuti
Lega Nord Padania 40 minuti
Unione di Centro 37 minuti
Italia dei Valori 34 minuti
Misto: 34 minuti
Alleanza per l'Italia 9 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia -
Partito Liberale Italiano
7 minuti
Movimento per le Autonomie -
Alleati per il Sud
6 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 4 minuti
Liberal Democratici-MAIE 4 minuti
Minoranze linguistiche 4 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 7)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3118-A - voto finale 533 528 5 265 281 247 38 Appr.
2 Nom. Ddl 3496-A - em. 2.4 501 499 2 250 246 253 57 Resp.
3 Nom. em. 2.2 511 510 1 256 219 291 56 Resp.
4 Nom. em. 2.7 515 514 1 258 218 296 55 Resp.
5 Nom. em. 2.20 517 514 3 258 514 51 Appr.
6 Nom. ddl 3496-A - voto finale 515 259 256 130 259 49 Appr.
7 Nom. Moz. Carlucci ed a. n. 1-401 457 457 229 456 1 49 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.