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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 331 di giovedì 3 giugno 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 10.

MIMMO LUCÀ, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 1o giugno 2010.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Barbi, Bindi, Bongiorno, Brugger, Caparini, Colucci, Dal Lago, Donadi, Gregorio Fontana, Giancarlo Giorgetti, Jannone, Leo, Lo Monte, Lombardo, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Mura, Nucara, Pecorella, Pescante, Sardelli, Tabacci e Vitali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sull'azione condotta da militari israeliani nei confronti di una nave recante aiuti umanitari diretta a Gaza che ha causato la morte di numerosi civili (ore 10,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sull'azione condotta da militari israeliani nei confronti di una nave recante aiuti umanitari diretti a Gaza che ha causato la morte di numerosi civili.
Avverto che, dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del sottosegretario di Stato per gli affari esteri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Enzo Scotti.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, questa che mi appresto a fare è una prima informativa urgente a cui farà seguito, mercoledì 9, l'audizione del Ministro Frattini dinanzi alle Commissioni esteri della Camera e del Senato, con la possibilità di approfondire tutte le implicazioni politiche della vicenda, sulla base, anche, delle risultanze delle azioni in atto in tutte le istituzioni e nei rapporti con i Governi dell'area mediorientale.
I tragici eventi verificatisi al largo di Gaza, lo scorso lunedì, hanno profondamente scosso l'opinione pubblica internazionale. Il Ministro Frattini ha espresso il profondo sentimento di cordoglio per le vittime, nella convinzione che nulla possa giustificare la perdita di vite umane.
Riteniamo che sia necessario e doveroso accertare, quanto prima, tutte le responsabilità di questi drammatici eventi e per questo abbiamo chiesto, fin dal Pag. 2primo momento, che la dinamica dei fatti venga attentamente verificata attraverso un'inchiesta completa ed imparziale. Un'istanza di trasparenza e di verità profondamente sentita anche dai nostri partner e che nei giorni scorsi è stata formalizzata anche dall'Unione europea e dalle Nazioni Unite.
In questo contesto, caratterizzato da un profondo sentimento di cordoglio e di preoccupazione, un elemento di sollievo è dato dal fatto che gli attivisti italiani coinvolti nella vicenda non hanno riportato danni e stanno rientrando in Italia. Si tratta di Manolo Luppichini, Giuseppe «Joe» Fallisi, Qaraqe Awin Abdel Rahim Ismail (doppia cittadinanza italo-giordana), Manuel Zani, Angela Lano, Marcello Faraggi (doppia cittadinanza italo-tedesca e residente all'estero).
Il Ministero degli affari esteri, tramite l'unità di crisi e l'ambasciata d'Italia a Tel Aviv, aveva preso contatto da diversi giorni con i cittadini italiani nella Freedom Flottilla. Ciò ha consentito di verificare in tempi rapidi il loro stato di salute dopo l'operazione militare.
Abbiamo potuto poi verificare di persona il buono stato di salute dei nostri connazionali nella giornata di martedì, quando il responsabile della cancelleria consolare a Tel Aviv ha potuto incontrarli nel polo carcerario di Beer Sheva, dove erano stati trasferiti dopo l'operazione in mare. Parallelamente la nostra ambasciata ha preso contatto con il Ministero degli esteri israeliano sottolineando la profonda emozione suscitata in Italia dal tragico epilogo della vicenda e la pressante attenzione con la quale il Governo italiano ne seguiva gli sviluppi, con particolare riguardo alla situazione dei sei cittadini italiani detenuti.
Il Ministro Frattini è intervenuto sul Ministro israeliano Lieberman per segnalargli la viva aspettativa italiana di un rilascio in tempi rapidi dei nostri connazionali.
Abbiamo, quindi, registrato con particolare soddisfazione nella giornata di ieri la liberazione dei nostri connazionali che sono stati portati in autobus da Beer Sheva all'aeroporto Ben Gurion. Cinque di essi sono volati ad Istanbul su un aereo turco.
Il nostro consolato ad Istanbul ha prestato e sta prestando ai nostri connazionali tutta l'assistenza del caso per favorire il loro rientro in tempi rapidi in Italia dove li attendono le loro famiglie, con cui i servizi del Ministero per gli affari esteri sono rimasti in costante contatto in queste drammatiche ore. Uno dei nostri connazionali, Manolo Luppichini, è ancora fermo a Tel Aviv per mancanza di passaporto. Nella notte la nostra ambasciata ha provveduto a fargli avere un documento sostitutivo e speriamo possa rientrare al più presto in Italia.
Restano ora da chiarire i contorni di una vicenda che resta, sotto molti profili, inquietante. Come è noto la flottiglia di attivisti era partita dalla Turchia e da altri porti del Mediterraneo con l'intenzione di fornire diverse tonnellate di aiuti umanitari e rompere il blocco israeliano su Gaza. Erano a bordo circa 640 attivisti appartenenti a 40 diverse nazionalità.
Durante la notte la flottiglia è stata avvicinata dalla marina israeliana a 90 miglia dalla costa di Gaza. Le forze israeliane sono salite a bordo di alcune navi. Su una di queste, però, la situazione è precipitata. La diffusione di immagini riprese da un drone della forza armata israeliana durante l'abbordaggio alla nave Mavi Marmara, teatro degli scontri che hanno provocato morti e feriti, sta consentendo valutazioni più accurate sull'andamento dell'operazione Sky Wind che appare probabilmente viziata anche da errori operativi e di valutazione.
Secondo la nostra ambasciata a Tel Aviv sembra, infatti, che la pianificazione israeliana non ritenesse probabile l'eventualità di una resistenza attiva da parte delle persone a bordo. Inoltre, le unità speciali israeliane non sarebbero riuscite a penetrare sull'imbarcazione contemporaneamente dal cielo e dal mare, anzi la manovra con l'elicottero è stata interrotta e poi ripresa dopo diversi minuti.
Di conseguenza, alcuni militari sarebbero rimasti isolati a bordo e quindi Pag. 3sopraffatti dai presenti. Uno è stato gettato in mare, altri colpiti con oggetti contundenti e con armi da fuoco sottratte da uno o più commilitoni. Il commando israeliano si sarebbe quindi trovato in uno scenario diverso, le cui modalità operative non erano state evidentemente contemplate.
Tutta l'operazione sarebbe durata circa trenta minuti, terminando con il terribile bilancio di nove passeggeri uccisi e numerosi feriti, sia fra i militari, che fra i civili. Risulta che il Capo di Stato maggiore della difesa israeliana abbia avviato delle verifiche interne su Sky Wind, mentre comincia ad essere adombrata in Israele, da parte di alcuni, l'apertura di un'inchiesta formale di cui potrebbe essere incaricata una Commissione governativa simile a quella che si occupò in maniera esaustiva della seconda guerra del Libano.
La stessa opinione pubblica israeliana è profondamente divisa sulla valutazione da dare alla vicenda. Da una parte vi è chi sostiene che Israele non deve chiedere scusa per essere costretto a difendersi, dall'altra si stanno levando non poche voci critiche che puntano il dito sulle carenze di pianificazione e di conduzione dell'operazione, ma soprattutto ne evidenziano le pesantissime ripercussioni sul piano interno e internazionale.
La comunità internazionale sta ora raccogliendo tutti gli elementi che consentano di esprimere un giudizio complessivo sulla vicenda, ma fin d'ora è unanime la condanna per l'uso della forza, che è stato percepito come sproporzionato nonostante le imbarcazioni fossero state preavvertite, gli organizzatori del convoglio fossero stati messi in guardia contro la tentazione di forzare il blocco di Gaza, e fosse stato loro offerto dalle autorità israeliane di consegnare direttamente il carico di aiuti umanitari.
L'Unione europea, per bocca dell'Alto rappresentante Ashton, ha condannato fin da subito la perdita di vite umane, domandando un'inchiesta completa sull'attacco e ha espresso viva preoccupazione per la grave situazione umanitaria creatasi a Gaza.
L'Unione europea ha inoltre ribadito la necessità di trovare una soluzione politica, chiedendo l'immediata, continua e incondizionata riapertura dei valichi agli aiuti umanitari.
Alla presenza conseguente delle posizioni europee è seguito un Presidential statement del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che in parte riprende la dichiarazione europea. Oltre a deplorare la perdita di vite umane lo statement chiede l'immediato rilascio delle navi e dei civili detenuti, il pieno accesso consolare a questi ultimi e la consegna degli aiuti umanitari, sollecitando un'inchiesta completa, rapida, imparziale, credibile e trasparente sull'accaduto, in conformità agli standard internazionali.
Nel ricordare l'importanza di una piena applicazione delle risoluzioni 1850 e 1860, il Consiglio di sicurezza ha inoltre segnalato come la situazione nella Striscia di Gaza sia insostenibile, sottolineando l'importanza di un costante flusso di beni a favore della popolazione della Striscia. Lo statement ribadisce inoltre come l'unica soluzione al conflitto israeliano-palestinese sia quella dei due Stati, esprime sostegno alla proximity talk, chiede alle parti di astenersi da qualunque azione unilaterale e provocatoria e invita tutti i partner internazionali a concorrere al mantenimento di un'atmosfera di cooperazione.
Il Governo italiano condivide senza riserve la posizione che abbiamo concordato con gli altri Stati membri dell'Unione europea e sottoscrive appieno le valutazioni e le richieste contenute nel Presidential statement del Consiglio di sicurezza. Per mandare un segnale di chiarezza e di coesione della comunità internazionale, un messaggio che avrebbe avuto un grande significato politico, il Governo ha anche cercato di raggiungere una posizione consensuale a Ginevra, nell'ambito del Consiglio per i diritti umani, dove è stata proposta e discussa, nella giornata di ieri, una risoluzione sull'episodio.
Dopo un negoziato volto a riportare il testo proposto in linea con lo statement del Consiglio di sicurezza, l'Italia, insieme a Stati Uniti e Paesi Bassi, ha votato contro, Pag. 4ritenendolo troppo squilibrato. Il testo, approvato da 32 dei 47 membri del Consiglio dei diritti umani, esprime infatti una condanna di Israele senza un preventivo accertamento dei fatti e domanda, con finalità strumentali, un'inchiesta internazionale più severa di quella richiesta dal Consiglio di sicurezza, senza tener conto che Israele è un Paese democratico, in grado di condurre inchieste credibili e indipendenti senza dover essere a tutti i costi internazionali.
Non possiamo permetterci che la comunità internazionale si divida sulla interpretazione dell'accaduto e che i termini di questa immane tragedia vengano strumentalizzati in un senso o nell'altro. Per questo riteniamo che sia interesse di tutti, anche dello stesso Stato di Israele, disporre quanto prima di una ricostruzione fedele, imparziale ed attendibile dell'accaduto.
È indispensabile, in queste circostanze, che tutti tengano i nervi saldi e che la tensione non aumenti, in modo da non interrompere quel dialogo, seppure indiretto, tra Israele e ANP avviato grazie allo sforzo di mediazione americana, all'impegno dei Paesi arabi e al contributo dell'Europa, perché è solo attraverso una seria accelerazione del processo di pace che si possono risolvere alla radice i problemi del Medio Oriente.
Abbiamo voluto trasmettere attraverso la rete diplomatica un messaggio in questo senso diretto in primo luogo alla Lega Araba, che ha concluso la propria riunione mercoledì a tarda notte e con cui l'Italia si è tenuta in collegamento, e alle autorità egiziane. Entrambe hanno per il momento fornito risposte interlocutorie sebbene di forte apprezzamento per il ruolo dell'Italia, per il suo atteggiamento riflesso nelle parole dell'onorevole Ministro e per la sua attitudine propositiva e costruttiva.
In questo contesto appare di conforto la posizione pragmatica assunta dal Presidente Mubarak che ha anticipato il suo rientro dall'estero e ha deciso di riaprire immediatamente il valico di Rafah per offrire una valvola di sfogo ad una situazione che potrebbe uscire di controllo.
In questi giorni il Governo si avvale dell'amicizia con tutti gli attori dello scacchiere mediorientale e della grande vicinanza con la Turchia per mantenere aperta a tutti costi la strada del dialogo. Il sottosegretario Craxi, nel partecipare alla Conferenza sugli investimenti palestinesi di Betlemme, ha portato per parte sua un messaggio di forte sostegno per il piano Fayyad di costruzione di una struttura statuale palestinese entro due anni.
Sarebbe una tragedia ancora più grande se il danno consumatosi al largo della striscia di Gaza rafforzasse le posizioni di quanti, da una parte e dall'altra, osteggiano il processo di pace in Medio Oriente e sarebbe una tragedia in primo luogo per i popoli israeliano e palestinese, prigionieri di un conflitto che si protrae ormai da troppo tempo. È un dato positivo, è una dimostrazione di grande responsabilità da questo punto di vista che il Presidente Abbas abbia dichiarato che i proximity talk continueranno. Il Governo italiano continuerà a fare tutto quanto in suo potere per favorirli e per dimostrare la vicinanza e la sincera amicizia che ci legano tanto al popolo israeliano quanto a quello palestinese.

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà per cinque minuti.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siccome il nostro gruppo condivide interamente l'operato del Governo italiano, compresa l'ultima presa di posizione in sede di Consiglio dei diritti umani che a Ginevra ha visto il nostro voto differenziato insieme agli Stati Uniti e all'Olanda, e siccome condividiamo anche l'esposizione che il sottosegretario ha fatto, vogliamo aggiungere - vista la brevità dei tempi - solo due considerazioni. Pag. 5
Da un lato, non ci possiamo far travolgere da fatti specifici e, quindi, confermiamo una linea di fondo, che è di solidarietà con lo Stato e con il popolo di Israele. Contemporaneamente confermiamo l'impegno dell'Italia che ha sempre avuto e ha rapporti significativi e profondi con vasti settori del mondo arabo per lavorare - malgrado tutto e malgrado anche gli errori commessi di volta in volta da una delle parti - per isolare il fondamentalismo islamico e per arrivare al ristabilimento di quei rapporti che possono portare ad una pace del Medio Oriente.
Detto questo con grande chiarezza, il che ci porta anche (lo dico con grande franchezza) a condannare un certo tipo di manifestazioni, che respingiamo nel modo più netto, che abbiamo visto persino nel nostro Paese e che hanno addirittura investito il ghetto di Roma, dobbiamo aggiungere, proprio perché confermiamo la nostra amicizia e la nostra vicinanza allo Stato, al Governo e al popolo israeliano, che in questa situazione riteniamo che siano stati commessi dei gravi, anzi gravissimi, errori e, quindi, riteniamo che una valutazione complessiva sui fatti avvenuti sia richiesta proprio da una linea equilibrata che poi riporti tutte le parti intorno ad un tavolo possibile di trattativa.
Quando noi rileviamo l'errore di condotta del Governo israeliano, non abbiamo una visione propagandistica che ci viene propagata da alcuni giornali sulle caratteristiche dell'iniziativa della Freedom Flottillia che è combinata e costituita da componenti più varie, come si è visto poi in campo: da una componente internazionale sinceramente pacifista, ma anche da realtà, come anche la stessa IHH, movimento islamico turco molto estremista, che ha messo insieme una miscela esplosiva, che probabilmente non è stata valutata nella sua gravità e pericolosità dall'esercito israeliano quando ha fatto questa iniziativa.
Tale iniziativa ha trovato davanti a sé non dei pacifisti che portavano semplicemente dei beni umanitari, ma un nocciolo duro che puntava ad una provocazione e in questa provocazione, purtroppo, l'esercito israeliano è caduto.
Questo lo diciamo nel quadro di una posizione e di una linea che, lo ripeto, conferma nettamente un nostro rapporto di solidarietà culturale, etica, politica con lo Stato di Israele e nello stesso tempo che conferma la funzione e la visione dell'Italia, del resto messa in evidenza anche dall'esposizione del sottosegretario Scotti, che è un Paese che ha rapporti profondi con il mondo arabo e che cerca di utilizzare questi rapporti profondi con il mondo arabo in modo tale da far sì che si arrivi ad una soluzione positiva.
Concludo anche esprimendo una preoccupazione per errori da entrambe le parti che riguardano sia lo Stato di Israele sia la Turchia, perché da quel tipo di rapporto e da quella alleanza fra Israele e Turchia nel passato c'era un fondamento serio e profondo di un rapporto significativo e anche di contrasto rispetto a linee fondamentaliste che potrebbero altrimenti complicare ulteriormente la situazione nel Medio Oriente e i rapporti di pace. Riteniamo che questo primo dibattito che facciamo in Parlamento, e ringrazio il sottosegretario Scotti per la sua esposizione, possa essere poi seguito da un ulteriore e più approfondito sviluppo del confronto nella prossima riunione delle Commissioni affari esteri congiunte di Camera e Senato con il Ministro Frattini (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pistelli. Ne ha facoltà.

LAPO PISTELLI. Signor Presidente, signor sottosegretario, non abbiamo il tempo in cinque minuti di tornare alla dinamica dei fatti accaduti alla Freedom Flottiglia in acque internazionali a 40 miglia dalle coste di Gaza, il tempo dunque è sufficiente soltanto per alcuni brevi commenti sulle conseguenze di quell'arrembaggio e sul comportamento del Governo italiano nella giornata di ieri, nella speranza - lo voglio dire ai colleghi che ancora devono intervenire - che anche Pag. 6questo scambio di opinioni non si trasformi solo in un'occasione di politica interna.
Mi pare indiscutibile che - tranne pochissime voci, peraltro tutte interne al perimetro del Governo israeliano - analisti, comunità internazionale, società civile considerino la scelta compiuta dal Governo Netanyahu e Barak un errore grave e un boomerang politico. È evidente a tutti che i convogli diretti a Gaza sono una sfida all'embargo posto da Israele; un embargo, lo voglio ricordare, criticato anche ieri - ne cito soltanto due - dal Segretario di Stato degli Stati Uniti, Hillary Clinton e dal Premier britannico, David Cameron, sia con riferimento alla sua illegittimità, ma soprattutto con riferimento all'effetto politico che si traduce oggettivamente in un rafforzamento del ruolo di combattente di Hamas, e non certo nella soluzione del problema. Se l'abbandono, pochi anni fa, della Striscia di Gaza da parte di Israele era stato un grande successo politico e di immagine, le condizioni di non vita del milione e mezzo di persone che vi si ammassano dentro senza prospettiva alcuna sono oggi una realtà indigeribile per la gran parte della comunità internazionale.
Dunque, che si sia trattato di un errore, peraltro ricorrente, della valutazione di una minaccia o che sia stata, come addolciscono alcuni media, una trappola in cui Israele è caduta, la realtà politica dei fatti con cui oggi ci confrontiamo ci dice le seguenti cose: l'arrembaggio ha prodotto l'effetto di ricompattare Hamas e Fatah, sin qui divise da un sanguinosissimo conflitto interno; l'arrembaggio ha ricompattato nelle piazze arabe musulmani sciiti e musulmani sunniti fin qui profondamente divisi dal ruolo preoccupante assunto da Teheran sia nelle proprie aspirazioni egemoniche regionali sia nel foraggiamento di movimenti come Hamas e Hezbollah; terzo, l'arrembaggio ha oggettivamente raffreddato i rapporti con Washington che, dal discorso di Barack Obama al Cairo in poi, si è impegnata a recuperare un rapporto con il mondo arabo e a fare l'esatto contrario di questa operazione: divide et impera, dividere per isolare Al Qaeda e tutte le correnti integraliste che alimentano la minaccia su Israele. L'arrembaggio infine ha acutizzato una crisi diplomatica grave e destabilizzante fra i due nostri principali attori e alleati per l'Occidente: Israele e Turchia.
Dunque, il giudizio politico è di un'autentica «frittata» politica. Il primo dato che vorrei evidenziare è la progressiva marginalizzazione delle voci moderate sia in campo israeliano sia in campo palestinese, ed è un elemento su cui tutti dovremmo convergere in misura uguale e preoccupante. La coalizione con la destra religiosa e con il partito di Lieberman in Israele, e il ruolo di Hamas in campo palestinese, hanno quasi del tutto cancellato il campo del dialogo e del negoziato portando, dopo molti anni, la regione ad una situazione di stallo. Mi unisco anch'io agli auspici sui proximity talks, ma è evidente che questo tipo di azione ha raffreddato anche quella speranza.
Il secondo dato che dovremmo valutare anche come Paese, da italiani, è il ruolo della Turchia. Personalmente non vedo affatto male il nuovo protagonismo di Ankara nelle relazioni con i Paesi vicini; è utile che alcuni dossier difficili trovino in un meccanismo regionale, e non sempre in una dimensione globale, una loro soluzione, l'abbiamo invocato tante volte, e Ankara da due anni sta svolgendo questo ruolo. Ma se questo accade, colleghi - è bene ricordarlo - è anche soprattutto perché la pista europea si è raffreddata e il negoziato sull'adesione all'Unione europea è ormai sulle soglie della sua sospensione. Come dicono gli amici turchi: ci avete fatto fare per anni le riforme invitandoci a buttarci in una piscina senza dirci se dentro c'è acqua oppure no. L'Italia, lo sappiamo bene noi e lo sa bene il Presidente del Consiglio, che ha rapporti anche personali con il Premier Erdogan, avrebbe un ruolo molto importante con la Turchia sia bilaterale sia multilaterale in Europa.
Riguardo all'ultimo aspetto, spero che abbia ragione il sottosegretario sul fatto che i pacifisti italiani rimpatriati stiano Pag. 7tutti bene, gli do fiducia, perché io non lo so. Segnalo, tuttavia, che questa mattina l'ANSA ha battuto notizie di segno diverso parlando di un comportamento di natura diversa sia all'aeroporto di Tel Aviv, sia durante i giorni di detenzione; se così fosse sarebbe grave e comunque lo accerteremo. Quello che continuo a non capire, signor sottosegretario, dato che lei ha sottolineato come il nostro Paese si sia allineato interamente alla posizione europea, è la necessità ieri, a Ginevra, di smarcarsi ancora una volta dal voto europeo.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Pistelli.

LAPO PISTELLI. Si possono avere dubbi o opinioni diverse sul ruolo del Consiglio di Ginevra, ma l'idea che ogni volta noi utilizziamo in queste occasioni per smarcarci, davanti a un'Europa che prudentemente si asteneva, ci pare francamente non comprensibile. Concludendo signor Presidente, alla causa del dialogo non servono né piromani né apprendisti stregoni, ma, lo voglio ricordare, neanche dei solisti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefani. Ne ha facoltà.

STEFANO STEFANI. Signor Presidente, colleghi, le tragiche conseguenze dell'azione israeliana nelle acque internazionali al largo di Gaza hanno suscitato immediatamente incredulità e sgomento nell'opinione pubblica mondiale e, in particolare, in quella italiana, che segue la crisi mediorientale con un'attenzione che è caratteristica della sua sensibilità per la sicurezza nel bacino del Mediterraneo.
Il drammatico esito della vicenda non ha precedenti e impone lo svolgimento di un'inchiesta imparziale, credibile e trasparente, come ha prontamente richiesto il Consiglio di sicurezza dell'ONU (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Israele non può sottrarsi ad una prova di grande responsabilità in un momento come questo, proprio perché è la sola democrazia della regione. È innegabile che si profila un rischio di isolamento politico e morale dello Stato ebraico che è necessario prevenire; occorre, però, la massima disponibilità a riconoscere l'errore compiuto, a fare luce sulle dinamiche del caso, a smentire l'impressione di una condotta unilaterale, refrattaria cioè al confronto con la comunità internazionale. Che il convoglio navale diretto a Gaza non andasse esente da un intento provocatorio nei confronti di Israele può essere senz'altro ammesso, ma in nessun modo può né legittimare né giustificare la reazione verificatasi.
L'annullamento dell'incontro del Premier israeliano con il Presidente statunitense dà la misura dell'ulteriore aggravamento della crisi.
La tragedia, tuttavia, ha richiamato l'attenzione sull'inaccettabilità della situazione umanitaria a Gaza, che non può ridursi a un problema di ordine pubblico. È veramente apprezzabile, al riguardo, la sensibilità dell'Egitto, che ha provvisoriamente riaperto il valico di Rafah per cercare di alleviare la situazione stessa e introdurre un elemento di distensione.
Incoraggia anche il fatto che Israele stia rapidamente rimpatriando gli attivisti sequestrati. Il sottile filo del processo di pace non va disperso, ma, al tempo stesso, non si può fare finta che nulla sia successo.
Il coinvolgimento della Turchia ha comportato addirittura una trattazione del caso in sede NATO, che è culminata in una dichiarazione di condanna del Segretario generale. Una Turchia, del resto, che sembra ormai avere definitivamente archiviato la vocazione europea per inventarsi un ruolo guida del mondo islamico.
Allora, è altamente auspicabile che Israele ponga fine all'embargo di Gaza per quanto concerne gli aiuti umanitari, così come chiesto dal Segretario generale dell'ONU. L'Italia, che è sempre stata vicina ad Israele e lo è anche in questo momento difficile, come ha dimostrato l'atteggiamento del nostro Governo, può allora dare una mano fattiva in tale direzione. Pag. 8
Ringrazio il sottosegretario Scotti per l'informativa odierna e ribadisco l'apprezzamento per l'assoluta disponibilità del Ministro Frattini al confronto con il Parlamento, che la prossima settimana potrà svilupparsi nella sede delle Commissioni affari esteri riunite di Camera e Senato.
La pace ad ogni costo: questo è l'obiettivo che dobbiamo porci per il Medio Oriente, come italiani e come europei. La Conferenza per gli investimenti internazionali nei territori, appena svoltasi a Betlemme, è un'indicazione concreta della strada da compiere, ma a fare la pace bisogna che siano direttamente le parti. Non a caso, ciò che oggi più manca è la reale volontà di dare vita alla soluzione dei due Stati, la reciproca fiducia e la disponibilità al compromesso. Occorre respingere con determinazione l'insinuarsi del ricorso alla forza come sola via di uscita da una sindrome di accerchiamento. Questa, purtroppo, appare la condizione alla quale rischia di ridursi Israele se continuerà a non cogliere le opportunità suggerite dalla Presidenza Obama.
Il diritto di Israele di difendersi è fuori discussione, ma non possiamo dimenticare che anche l'attacco difensivo della fine del 2008 si è rivelato, per Israele, controproducente.

PRESIDENTE. Onorevole Stefani, il tempo a sua disposizione è terminato.

STEFANO STEFANI. Concludo, signor Presidente. Come Paese amico possiamo allora tentare di sostenere la classe dirigente israeliana in uno sforzo di ripensamento strategico. Al tempo stesso, deve restare ferma la pressione sui palestinesi per l'accettazione delle precondizioni del diritto ad esistere dello Stato ebraico, e su questo non si insisterà mai abbastanza. Che l'ondata emotiva degli ultimi giorni, che si è fatta sentire anche dalla città israeliana, possa invertire la tendenza è, quindi, la sola speranza che può nutrire chi ha veramente a cuore la pace della regione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Adornato. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, la situazione mondiale è assai complicata in quell'area assai delicata, tanto da non meritare in alcun modo l'uso della propaganda nelle discussioni politiche internazionali. Eppure di propaganda, in queste ore, se ne è sentita tanta. Noi vorremmo limitarci a indicare in cinque punti alcune questioni che ci sembrano verità incontrovertibili (naturalmente possiamo sbagliarci, ma a noi sembrano tali), con l'intento di diradare, se ci riusciamo, qualche fumo di propaganda.
In primo luogo, vi è il diritto, che deve essere riconosciuto dalla comunità internazionale, di poter fare arrivare aiuti umanitari alla Striscia di Gaza. Si tratta di un diritto incontrovertibile delle associazioni che intendono praticare questa loro facoltà.
In secondo luogo, c'è il diritto di Israele ad ispezionare le navi che arrivano nella striscia di Gaza - perché Hamas è in guerra con Israele - e quindi il diritto a verificare - non sarebbe la prima volta - che dietro aiuti umanitari si nasconda anche un traffico di armi. Questo è un diritto che lo Stato di Israele deve avere almeno fino a quando ci sarà l'embargo e da quando c'è l'embargo gli attacchi di Hamas a Israele dalla striscia di Gaza sono diminuiti.
In terzo luogo, nell'operazione assai delicata di ispezionare navi che possono effettivamente essere di aiuti umanitari e non solo di trasporto di armi, Israele deve usare una proporzione della forza ed una professionalità militare che bisogna dire - è un'altra verità che non può essere taciuta con la propaganda - in questa occasione non si sono viste. Cito l'editoriale di ieri di Haaretz, giornale israeliano: non avremmo dovuto permettere che la provocazione ci toccasse, dovremmo avere chiara come opzione militare e non politica come si prende una nave senza rischiare di affondare uno Stato. Credo che queste posizioni che circolano ampiamente nell'opinione pubblica israeliana debbano Pag. 9essere fatte proprie dal Governo israeliano (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
L'unica democrazia mediorientale non può avere paura della verità, perché questa è la sua arma contro le menzogne e le bugie degli estremisti islamici. Proprio perché noi ci sentiamo amici - anzi di più, consideriamo gli ebrei, come ebbe a dire Papa Wojtyla, nostri fratelli maggiori - chiediamo al Governo di Israele, che forse senza Kadima è un po' spostato a destra, di assumere di fronte alla comunità internazionale queste posizioni, che la sua opinione pubblica gli suggerisce. Ciò anche perché sappiamo che quando Israele sbaglia non lo fa perché vuole sterminare i palestinesi, mentre purtroppo è vero che alcune frange palestinesi hanno in mente ancora la distruzione dello Stato di Israele. Questo è lo spartiacque che vale per tutta la politica mondiale in quell'area.
Il quarto punto riguarda la Turchia. Il nostro Governo, visti anche i rapporti di amicizia che ha il Presidente del Consiglio con Erdogan, deve prendere una posizione chiara rispetto alla Turchia. Non si può permettere che la propaganda turca arrivi a dire che si tratta di un 11 settembre. Questa è una posizione che la comunità internazionale non può permettere. Dobbiamo, però, porci una domanda. Molti di noi erano d'accordo che la Turchia entrasse nell'Unione europea, altri meno, non voglio entrare adesso in questa questione. Però, è chiaro che la Turchia sta scegliendo di fare la voce addirittura più grossa di Ahmadinejad, proprio perché si è sentita respinta dalle opzioni che la volevano fare entrare nell'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). È una questione assai complessa, ma bisogna stare attenti. È complessa dal punto di vista morale, culturale e per noi anche spirituale, ma è una questione che riguarda gli assetti geopolitici del mondo.
Per quanto riguarda la quinta questione, noi apprezziamo l'opera di prudenza del Governo italiano e apprezziamo anche il voto che c'è stato. Dobbiamo considerare che Israele ha tutte le armi, tant'è che in quel Paese si discute, mentre quando succedono incidenti analoghi in altre parti del mondo non si hanno discussioni: le frasi che ho citato danno conto infatti di una libera discussione. Israele, come unica democrazia del Medio Oriente è in grado - e la comunità internazionale deve chiedere che sia così - di fare un'inchiesta rigorosa e obiettiva, che accerti anche le responsabilità militari che precedentemente ho indicato. Mettere sotto tutela con un'inchiesta internazionale lo Stato di Israele credo che sarebbe stato sbagliato. È avvenuto raramente nella storia dei rapporti tra le comunità mondiali di mettere sotto tutela uno Stato. Quindi, credo che il Governo italiano abbia fatto bene, però facciamo tutti attenzione, perché la situazione è molto delicata e certi errori, anche dal punto di vista militare, avvengono quando la tensione, anche delle Forze armate, è molto alta. Segno evidente che la tensione è molto alta è che molti di noi hanno fatto male a sottovalutare le minacce venute da Ahmadinejad, come farebbero male a sottovalutare gli errori che lo schieramento che ad Ahmadinejad si oppone potrebbe fare, come è successo in questi giorni (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e della deputata Sbai).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, prima di tutto intendo esprimere, a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, il cordoglio per nove vittime - nove vittime - innocenti e una preoccupazione, che ovviamente va al di là della soddisfazione qui espressa perché gli italiani non sono stati uccisi.
Quello che è accaduto è definito un atto sproporzionato dal Governo, ma vorrei aggiungere stupido e grave, perché commesso in acque internazionali.
L'onorevole Cicchitto ha voluto richiamare i fatti specifici. Bene, i fatti specifici - ripeto - consistono in nove morti e chiedo cosa sarebbe successo se uno soltanto tra questi fosse stato di nazionalità italiana oppure americana. Pag. 10
Chiedo ancora - di fronte ad un fatto specifico o meglio ad una serie di fatti specifici - quale sia la posizione del Governo italiano. Infatti, in tre giorni, abbiamo assistito, in primo luogo, alla condanna del Ministro Frattini, in secondo luogo, alla giustificazione del sottosegretario Mantica, in terzo luogo, alla presenza del sottosegretario Craxi ad un convegno con i palestinesi, ora, in questa sede, al silenzio democristiano - con tutto rispetto - del sottosegretario Scotti, e a Ginevra alla posizione di Maurizio Massari, il quale ha detto «no» ad una commissione internazionale d'inchiesta, che non avrebbe costituito un atto di accusa verso Israele, ma semmai un atto che avrebbe potuto restituire credibilità allo Stato di Israele, un Paese del quale tutti noi siamo amici.
Ma vi sono diversi modi di essere amici: vi sono gli amici ipocriti ed opportunisti e vi sono quelli sinceri che, di fronte ad un errore, hanno il coraggio, la capacità e l'amicizia per dire: «avete sbagliato».
Noi siamo obiettivi e severi e non possiamo far passare sotto silenzio la gravità di un simile episodio. La questione vera, signor Presidente, non è il fatto che è accaduto, ma è la realtà di Gaza, nella quale si è scatenata l'operazione «Piombo fuso», a Natale di due anni fa, dove sono morte decine di persone, forse centinaia, e dove la situazione della popolazione civile è strozzata da un embargo.
Questo è il vero tema, richiamato anche dal Segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon - il quale non è certamente un fanatico islamico - che dice che il blocco di Gaza da parte di Israele deve essere immediatamente revocato, perché è un blocco controproducente, insostenibile, sbagliato e punisce civili innocenti.
A questo punto, la domanda che vogliamo rivolgere - ancora una volta - al Governo è la seguente: che cosa sarebbe successo se - a parti invertite - responsabile dell'accaduto fosse stato un altro Paese, poniamo la stessa Turchia, che è amica nostra e partecipa insieme a noi all'Alleanza atlantica? Queste sono le domande alle quali oggi il sottosegretario Scotti non ha dato risposta. Tant'è che adesso ci si rende conto - a livello delle diplomazie - dell'errore compiuto ieri a Ginevra e si cerca un escamotage. L'escamotage ultimo sarebbe questo: «no» alla commissione d'inchiesta, «si» ad una commissione di indagine israeliana, ma con osservatori americani, a segnare che, ancora una volta, l'Italia ha saputo distinguersi malamente dai suoi alleati europei e si è schiacciata sulle posizioni sbagliate degli Stati Uniti.
L'ultimissima questione è un auspicio: tra venerdì e sabato giungerà, di nuovo, al largo della striscia di Gaza, un'altra nave di pacifisti, la Rachel Corrie, dal nome di una militante pacifista uccisa sotto un cingolato. Cosa potrà succedere in quella notte? Davvero è in discussione il diritto di Israele di difendersi con le armi da un'armata Brancaleone di pacifisti «smandruppati» armati solo di generosità?
Questa volta - riconosciamolo - Israele ha sbagliato e noi, proprio perché siamo amici di Israele, questa volta, lo diciamo con nettezza e con fermezza, continuando a lavorare in tutte le sedi, parlamentari ed internazionali, perché si possa comunque riprendere il filo del dialogo e della pace. Se non si risolve il problema mediorientale, la questione tra Israele e Palestina, non ci sarà pace possibile (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà per due minuti.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questi giorni abbiamo assistito ancora una volta ad un preoccupante mondo alla rovescia.
Chi era sulle navi dirette a Gaza è stato definito pacifista e i soldati di un Paese democratico sono stati definiti criminali che hanno interrotto con la violenza una nobile missione di soccorso umanitario.

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 10,50)

GIANNI VERNETTI. Penso che non sia così e penso che sia utile iniziare a chiamare le cose con il loro nome: l'ONG turca Ihh, che ha organizzato il convoglio, è sotto inchiesta in diversi Paesi per il sostegno economico e logistico di diverse organizzazioni terroristiche, dai gruppi armati dell'insorgenza sunnita vicini ad Al Qaeda in Iraq ad Hamas che governa Gaza da quattro anni.
Gli occupanti della nave Mavi Marmara non erano pacifisti con le bandiere arcobaleno, ma militanti di diverse organizzazioni islamiste vicine al gruppo terroristico di Hamas e all'organizzazione dei Fratelli musulmani.
Qualche giorno fa, nell'edizione in lingua inglese di Al Jazeera del 29 maggio - quindi è facilmente reperibile sui siti web - è stata intervistata una donna membro del convoglio cosiddetto pacifista; credo che abbia rilasciato un'intervista rivelatrice, nella quale diceva letteralmente che quella missione poteva avere due conclusioni, entrambe felici: o raggiungere Gaza, per rompere il blocco israeliano, o il martirio.
I soldati israeliani fanno parte di un esercito controllato da un Paese democratico, nel quale vi è stampa libera, Stato di diritto, magistratura indipendente e multipartitismo; chi conosce Israele sa bene come, in quel Paese, i mezzi di informazione, quando hanno dovuto, non hanno mai risparmiato critiche ai Governi e all'esercito, controllato democraticamente dai Governi stessi.
Credo che l'esercito israeliano abbia reagito come avrebbe reagito qualunque contingente militare di un Paese democratico dopo essere stato attaccato e linciato, con il rischio di sequestro di alcuni suoi soldati.
In conclusione, credo che il Governo italiano abbia fatto bene a votare contro la proposta del Consiglio dei diritti umani per istituire una commissione d'inchiesta: sarebbe stato l'ennesimo tribunale contro Israele. Il Consiglio dei diritti umani, infatti, non ha mai adottato una sola risoluzione contro il genocidio del Darfur, ma ne ha adottato decine contro lo Stato democratico di Israele.
Sono sicuro che la commissione indipendente che verrà creata in quel Paese sarà in grado di dare una spiegazione accurata dei fatti e a questa la comunità internazionale dovrà fare riferimento (Applausi della deputata Nirenstein).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà per due minuti.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, intervengo per esprimere da parte del gruppo Misto Noi Sud/Lega Sud Ausonia un apprezzamento per la relazione del Governo e per le posizioni che il Governo ha avuto in questa vicenda, poiché nel Mediterraneo sono esposti nostri grandi interessi economici e commerciali - siamo partner privilegiati di molti Paesi dell'area nordafricana - e nel Mediterraneo sono esposti i nostri soldati, che hanno pagato a caro prezzo, con la vita, il loro impegno di pacificazione, perché anche la situazione in Afghanistan e in Iraq non è altro che un riflesso del conflitto mediorientale, che nella striscia di Gaza trova la sua ragion d'essere.
Quindi, di fronte a questa situazione, chiediamo un'assunzione di responsabilità forte da parte del Governo rispetto ad un pacifismo molto spesso accattone o vigliacco, che finisce per diventare antisemitismo e antiamericanismo e che non affronta e non risolve il cuore dei problemi dell'area; chiediamo una risposta coraggiosa, perché il Mediterraneo è una polveriera.
Questa guerra strisciante, che dura ormai da sessant'anni, ha impedito la crescita di proficue relazioni economiche e sociali per i Paesi dell'area, lasciando il Mezzogiorno d'Italia in una condizione di frontiera sud dell'Europa, abbandonata e molto spesso danneggiata da questi conflitti.
Chiediamo, quindi, che, al di là di questo, si prenda una posizione forte nei Pag. 12confronti della Turchia, favorendone l'integrazione in Europa, affinché vi sia una mediazione di tutta l'Europa nel conflitto arabo-israeliano, che non può essere lasciata assolutamente all'America, che appare un Paese di parte e non un Paese terzo nella trattativa di pace.
Così come l'economia non può essere gestita dai banchieri, la politica non può essere gestita dai diplomatici: chiediamo pertanto una forte assunzione di responsabilità da parte del Governo e dell'Europa in questa situazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, l'MpA ha preso posizione immediatamente e subito dopo i luttuosi avvenimenti avvenuti di fronte al golfo di Gaza, ed abbiamo espresso - e continuiamo ad esprimere - solidarietà alle famiglie dei volontari e alle famiglie dei feriti e di coloro che hanno perso la vita.
Abbiamo condannato anche con forza questo tipo di reazione che poteva essere evitato e sostituito con altre modalità, come hanno bene illustrato alcuni degli interventi precedenti.
Occorre però esaminare a fondo la questione e capire perché tale fatto sia accaduto. Esso è avvenuto nel momento in cui il Presidente di Israele si trovava in Canada e stava per incontrare Barack Obama per avviare di nuovo il dialogo. Forse i falchi all'interno dello stesso esercito di Israele hanno accelerato per evitare questo incontro (che infatti non ha avuto luogo), mentre dall'altra parte evidentemente i falchi arabi hanno voluto spingere con forza verso la fine del dialogo e schierarsi dalla parte di Hamas contro le persone moderate che sono rappresentate da Abbas e dal gruppo dei dirigenti palestinesi moderati di Ramallah.

PRESIDENTE. Onorevole Misiti, deve concludere.

AURELIO SALVATORE MISITI. Condividiamo - e concludo, signor Presidente - ciò che è stato fatto, anche se con qualche titubanza, da parte del Governo italiano, così come condividiamo il fatto che l'Italia si ponga sempre come punto di riferimento (qualunque forza sia al nostro Governo) per il dialogo, che speriamo continuerà e non sarà impedito da questo luttuoso avvenimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, uno Stato ha il diritto di rispondere ad attacchi militari o terroristici e a minacce di attacchi dell'uno o dell'altro tipo, e questo vale specialmente per Israele che, nel corso della sua storia, è stato oggetto di un odio senza precedenti e di attacchi sanguinosi spesso rivolti verso i civili.
Ma la vicenda sulla quale ha riferito il sottosegretario non ha questa natura: le navi che si avvicinavano a Gaza non preparavano un attacco militare o terroristico, né - per quanto se ne sa - trasportavano verso Gaza armi ed esplosivi che potessero essere usati per la guerra o per attentati contro Israele.
Quelle navi avevano l'obiettivo politico di sfidare il blocco navale israeliano attorno a Gaza, miravano cioè all'obiettivo politico di mostrare una debolezza di Israele. Avevano forse anche lo scopo di provocare una reazione, magari quella reazione che si è determinata: Israele è caduta in questa trappola, rispondendo con una violenza sproporzionata e ponendosi dalla parte del torto.
Dico questo, signor Presidente, come esponente di un partito, il Partito Repubblicano, che a lungo è stato in questo Parlamento, fino a tempi recenti, il solo partito che abbia compreso e difeso in ogni circostanza le ragioni dello Stato di Israele.
A chi ha voluto dare dimostrazione di forza il Governo israeliano? Alla sua opinione pubblica? A quella internazionale? Pag. 13Noi consideriamo questo un tragico errore politico di quel Governo destinato a riaccendere una spirale di violenza che si vorrebbe attenuare e a minacciare le comunità ebraiche di tutto il mondo (a tale riguardo, rivolgo una parola di solidarietà agli ebrei romani del ghetto che hanno subito già in questi giorni le prime minacce).

PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, deve concludere.

GIORGIO LA MALFA. Ciò renderà ulteriormente difficile, signor Presidente, l'opera di quanti - a cominciare dagli Stati Uniti e, in Europa, dall'Italia - cercano di aiutare Israele a trovare una strada pacifica di convivenza con i vicini, a meno che - non voglio pensarlo - sia stata scelta la strada di questa brutale reazione per evitare che si rimettano in cammino i negoziati.
Non vogliamo pensarlo! Vogliamo limitarci a dire che si tratta di un grave errore politico di un Governo amico e ci auguriamo che queste poche parole, che provengono da chi non ha mai avuto tentennamenti nel difendere le ragioni essenziali dello Stato di Israele, vengano ascoltate e meditate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo, sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Scotti, non per un intervento, che sarebbe contrario al Regolamento, ma per dare una notizia all'Assemblea che credo sia di interesse comune. Ne ha facoltà.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il nostro connazionale Lupacchini, l'unico ancora a Tel Aviv, rientrerà in Italia oggi pomeriggio insieme al sottosegretario di Stato per gli affari esteri, onorevole Craxi.

PRESIDENTE. Grazie, sottosegretario Scotti, siamo tutti lieti di sapere che anche l'ultimo degli italiani, che erano stati posti sotto custodia, è stato rimesso in libertà.
È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 2459 ed abbinate.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di una proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge della quale la VII Commissione (Cultura) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento.

Alla VII Commissione (Cultura):
S. 1006-1036 - senatori Franco Vittoria e altri; senatori Asciutti ed altri: «Nuove norme in materia di difficoltà specifiche d'apprendimento» (Approvata, in un testo unificato, dalla VII Commissione permanente del Senato) (2459). (La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito.
(Così rimane stabilito).

Per consentire alla stessa Commissione di procedere all'abbinamento richiesto dall'articolo 77 del Regolamento sono quindi trasferite in sede legislativa anche le proposte di legge Anna Teresa Formisano e Nunzio Francesco Testa: «Disposizioni in materia di difficoltà evolutive specifiche di apprendimento» (479); Ghizzoni ed altri: «Norme in materia di disturbi specifici di apprendimento» (994) e Angela Napoli: «Norme in materia di difficoltà specifiche di apprendimento» (1001), attualmente assegnate in sede referente alla medesima Commissione e vertenti sulla stessa materia.

Pag. 14

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Bergamini; Velo ed altri; Poli ed altri: Disposizioni in favore delle famiglie delle vittime del disastro ferroviario di Viareggio (A.C. 3007-3171-3198-A) (ore 11,03).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge d'iniziativa dei deputati: Bergamini; Velo ed altri; Poli ed altri: Disposizioni in favore delle famiglie delle vittime del disastro ferroviario di Viareggio.
Ricordo che nella seduta del 1o giugno 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che la relatrice ed il rappresentate del Governo hanno rinunziato ad intervenire in sede di replica.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,04).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

MASSIMO VANNUCCI. Chiedo di parlare

PRESIDENTE. Ne ha facoltà

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, vorrei segnalarle uno spiacevole inconveniente che riguarda l'organizzazione della Camera dei deputati. Sulla newsletter della Camera dei deputati n. 88, nella prima pagina, nella presentazione dei lavori che si sono svolti nella settimana precedente, leggo il titolo: «Rinnovo del materiale rotabile della società Ferrovie dello Stato: approvata la concessione di un contributo».
Ricordo a lei e ai colleghi in Aula che ciò non è vero. Infatti, con quella legge, che pure riporta il suddetto titolo, non abbiamo approvato alcun contributo. Impostata così, la notizia può indurre in errore il lettore. Non so quanti lettori abbiano la newsletter della Camera (immagino tanti) ma comunque la notizia non è giusta. Sarebbe stato meglio scrivere: «non approvata la concessione di un contributo», considerato che la Camera ha perso una straordinaria occasione per dare soluzione all'inefficienza ed alla vetustà del materiale rotabile, soprattutto riferito ai pendolari.
L'invito che le faccio, quindi, signor Presidente, è quello di chiarire, nel prossimo numero, la correttezza di come si sono svolte le cose e di fissare criteri perché quanto accaduto non si ripeta. Posso capire che il titolo è questo e che, quindi, nella descrizione (quando si richiama l'atto Camera) si riprenda il titolo esatto della legge, ma, proprio per questo, nella pagina iniziale, nel titolo, andava chiarito quanto è avvenuto, cioè la verità, ovvero che non è stato concesso alcun contributo.

PRESIDENTE. Onorevole Vannucci, la ringrazio per la precisazione che, ovviamente, sarà veicolata agli uffici competenti.
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 11,05, è ripresa alle 11,25.

Si riprende la discussione.

(Esame degli articoli - A.C. 3007-3171-3198-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato della Commissione. Pag. 15
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 3007-3171-3198-A).
Avverto che l'articolo aggiuntivo Zeller 1.010 è stato ritirato dai presentatori.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 3007-3171-3198-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3007-3171-3198-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ORE 11,30).

DEBORAH BERGAMINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Iapicca 1.14, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sui successivi emendamenti Monai 1.11 e 1.12, Velo 1.10 e Poli 1.13.

PRESIDENTE. Il Governo?

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Iapicca 1.14.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Iapicca 1.14, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico... onorevole Ravetto, l'aspettiamo... onorevole Rossi... onorevole Bachelet... onorevole Vannucci... onorevole Cuomo... onorevole Paolo Russo... onorevole Pisicchio, l'aspettiamo... onorevole Scapagnini... onorevole Saltamartini... onorevole Tassone... onorevole Berruti... onorevole Bellotti... Vi è un problema con l'apparecchio dell'onorevole Berruti, nel senso che deve essere sostituito, nel frattempo, aspettiamo gli altri colleghi... onorevole Valentini, anche lei ha problemi con l'apparecchio? Onorevole Chiappori... onorevole Capitanio Santolini...onorevole Berruti, ci siamo?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 457
Maggioranza 229
Hanno votato
457).

Prendo atto che gli onorevoli Porcu, Pierdomenico Martino e Brandolini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Monai 1.11.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

CARLO MONAI. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, vorrei innanzitutto rivolgermi al Governo e ai colleghi per chiedere di poter emendare, anche verbalmente, l'importo indicato in 10 milioni di euro.
Ricordo, infatti, che dopo la scadenza del termine per la presentazione degli emendamenti la stessa Commissione trasporti aveva lavorato, fino alla vigilia di questo appuntamento con l'Assemblea, sulla tesi dei 10 milioni di euro quale somma necessaria per la ricostruzione del quartiere devastato dall'esplosione del 29 maggio dello scorso anno. Il commissario straordinario per gli interventi urgenti e la Pag. 16ricostruzione di Viareggio, nonché presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, però, solo dopo la scadenza del termine per la presentazione degli emendamenti in Assemblea ha tenuto una conferenza stampa in cui ha indicato in 6 milioni 800 mila euro l'importo ancora necessario per completare la ricostruzione.
Alla luce di tutto questo, penso sia un'operazione ammissibile la proposta di un emendamento verbale che porti la somma a 6 milioni 800 mila euro, al posto dei 10 milioni, ogni volta che essa si trovi indicata nel presente emendamento. Ritengo che analoga esigenza sia condivisa anche dai colleghi che hanno presentato emendamenti dello stesso tipo successivi al mio.
Oltre a questa precisazione, vorrei ricordare come il Presidente del Consiglio, all'indomani dell'esplosione di Viareggio, recatosi sul luogo del sinistro, ebbe ed assicurare urbi et orbi che il Governo e lo Stato italiano avrebbero provveduto anche alla ricostruzione del quartiere devastato dall'incendio. Una dichiarazione analoga è stata espressamente richiamata dal Ministro Matteoli nel corso dell'audizione alla Camera che si è tenuta il 1o luglio dello scorso anno. Ritengo, pertanto, che sia opportuno e doveroso da parte del Governo - e, se così non fosse, da parte dell'Assemblea e della stessa maggioranza che sostiene questo Governo - impedire che il Premier Berlusconi venga sbugiardato da un provvedimento che andrebbe a sconfessarlo rispetto a queste promesse, che sono del resto molto attese dalla comunità di Viareggio e dalla comunità nazionale, poiché la parola data è bene venga mantenuta.

PRESIDENTE. Onorevole Monai, come lei ben sa dobbiamo votare l'emendamento Monai 1.11 quale esso risulta dal suo testo. Solo la Commissione in esio a un'eventuale riunione del Comitato dei nove potrebbe subemendare, ma non mi sembra ci si trovi in questa situazione.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Monai 1.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Torrisi... onorevole Vella... onorevole Ghiglia... onorevole Giulietti... onorevole Rugghia, mi segnali quando ha votato. Onorevole Borghesi non vota? Ha già votato. Aspettiamo l'onorevole Rugghia.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 475
Maggioranza 238
Hanno votato
237
Hanno votato
no 238).

Prendo atto che la deputata Nirenstein ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Monai 1.12.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore e insistono per la votazione. Ovviamente, si vota il testo riportato nel fascicolo degli emendamenti.
Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Monai 1.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Barani... onorevole Calearo Ciman... onorevole Corsaro... onorevole Veltroni... onorevole Porcino.

Pag. 17

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 480
Maggioranza 241
Hanno votato
239
Hanno votato
no 241).

Passiamo all'emendamento Velo 1.10.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, abbiamo preparato questo emendamento giudicando che, nell'approvazione di un provvedimento così importante per la città di Viareggio, dovesse essere compresa anche la definitiva ricostruzione di un'area disastrata da quella importante tragedia che ha fatto registrare trentadue vittime.
Abbiamo predisposto tale emendamento anche a seguito di un impegno che tutta l'Assemblea aveva assunto nell'occasione dell'approvazione di due ordini del giorno accettati dal Governo: il primo, nel luglio del 2009, subito dopo la tragedia, era stato approvato a seguito della conversione in legge del decreto-legge anticrisi; il secondo, subito dopo l'approvazione del decreto-legge per il rientro dei capitali dall'estero, volto a indirizzare una parte delle quote delle risorse provenienti da quei provvedimenti al risarcimento delle vittime e alla definitiva ricostruzione dell'area oggetto del disastro.
Signor Presidente, riteniamo che questo provvedimento abbia ottenuto, per la prima parte, l'approvazione unanime delle forze politiche presenti in quest'Aula. Alla vigilia del primo anniversario della tragedia vorremmo che - insieme al risarcimento dovuto (un diritto per le vittime, le loro famiglie e tutti coloro che hanno perso l'abitazione e hanno avuto danni fisici e psicologici gravissimi) - vi fossero anche gli aiuti per la ricostruzione.
Il Piano per la ricostruzione è stato fatto nei tempi dovuti, anzi in anticipo rispetto a quello che il Governo chiedeva. Le risorse devono arrivare in tempi utili e definiti per completare una ricostruzione anche materiale, la quale non ci esime, comunque, da una responsabilità morale e politica rispetto ad un disastro che ancora deve trovare i responsabili e rispetto anche alle dichiarazioni che la magistratura ha fatto riguardo ad una difficile indagine, ma che richiede anche la presenza dello Stato accanto ai cittadini e agli enti locali che si stanno dando da fare.
Viareggio è una città molto orgogliosa e attiva, che ha mostrato solidarietà ai propri cittadini e ai familiari delle vittime, e ha dato tutto quello che poteva dare, sia in senso materiale che morale, rispetto a quanto è accaduto.
Noi vorremmo che, anche da questo Parlamento, si avesse un quadro completo delle esigenze che non sono solo quelle del risarcimento alle vittime, ma anche quelle di un completamento della ricostruzione. Guardate, lo dobbiamo fare pensando a quello che in questi mesi e in questi due anni il Parlamento e il Governo hanno erogato in merito a questioni molto meno urgenti e molto meno importanti.
Ricordo qui soltanto le centinaia di milioni di euro che sono stati dati per recuperare situazioni meno gravi dal punto di vista della responsabilità morale di questo Parlamento; faccio solo due esempi: le centinaia di milioni di euro devoluti al comune di Palermo per le questioni che riguardano i rifiuti e le responsabilità gravissime di un'azienda che si occupa della gestione della sanità e dell'ambiente e quelli dati al comune di Catania che aveva il suo bilancio sull'orlo del fallimento. Parliamo di cifre che toccano quasi il miliardo di euro in totale.
Vorremmo che per 7 milioni di euro si potesse dire che, per una volta, questo Stato è stato giusto e che il Parlamento con il lavoro già iniziato - e che deve essere completato oggi in quest'Aula - può dare un segnale netto di vicinanza ai cittadini: quelli che ne hanno più bisogno, e alle istituzioni locali che da sole non ce la possono fare a completare una ricostruzione necessaria.
Sarebbero un segnale molto importante di vicinanza a quelle istituzioni e a quei Pag. 18cittadini che hanno acquisito disaffezione rispetto al ruolo del Governo centrale e del Parlamento. Penso che per una volta dimostreremmo di riconoscere, fino in fondo, i danni che abbiamo visto molto da vicino e che hanno comportato tragedie per 32 famiglie e per la comunità della città di Viareggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Velo, alla quale ricordo che ha un minuto a disposizione. Ne ha facoltà.

SILVIA VELO. Signor Presidente, l'emendamento di cui sono prima firmataria prende in considerazione la cifra di 7,4 milioni di euro; come è stato detto è impossibile in questa sede modificarlo. Di fatto la cifra più precisa è quella presentata dal collega Poli, per cui noi voteremo a favore di questo, ma convoglieremo, poi, su quello del collega Poli.
Colgo l'occasione per far riflettere tutta l'Assemblea, e soprattutto la maggioranza, che votando le risorse per la ricostruzione si evita una brutta figura al Governo, il quale si è impegnato fin dall'inizio a reperire tutte le risorse necessarie per le vittime e per la ricostruzione. È passato un anno e queste risorse, oggi, possono essere trovate con un voto unanime del Parlamento.

MARIO VALDUCCI, Presidente della IX Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO VALDUCCI, Presidente della IX Commissione. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare che questo provvedimento (sul quale c'è sempre stata unanimità) non ci vede divisi nel merito. Tuttavia, qui c'è un problema di copertura finanziaria: siamo in presenza di un parere negativo della Commissione bilancio ai sensi dell'articolo 81, il che vuol dire che, se anche questo emendamento o il successivo dovessero passare, allungheremmo i tempi di approvazione del provvedimento stesso che prevede, comunque, 10 milioni di euro per i familiari delle vittime, senza sapere se e quando diventerà legge.
Penso, allora, che sia inutile fare delle battaglie che poi, in realtà, si riveleranno delle vittorie di Pirro, perché il provvedimento tornerebbe alla Camera e ricordo anche a tutti i deputati che comunque il Presidente della Repubblica rinvierebbe alle Camere il testo che venisse approvato dai due rami del Parlamento senza copertura. Mi sembra veramente poco logico continuare a procedere nella speranza che, di un voto o due voti, sia approvato questo emendamento.
Una certezza si ha: se saranno approvati i prossimi due emendamenti questo sarà un provvedimento che anziché diventare legge prima dell'estate, diventerà legge, forse, nei prossimi sei o nove mesi.
Ricordo, solo perché l'Assemblea lo sappia, che la Commissione bilancio aveva posto anche un'osservazione: che questo non fosse un contributo a fondo perduto ma un contributo, a fronte dei successivi rimborsi, rimborsabile dagli interessati allo Stato. Giustamente tutta la Commissione ha votato contro questa osservazione e, quindi, questo è un contributo che va ai familiari delle vittime così com'era accaduto per i familiari delle vittime dell'incidente di Linate (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi appello anche alla sua funzione, perché le parole del presidente Valducci sono, a mio avviso, molto gravi. Lo sono perché il presidente ovviamente ha la libertà di esprimere il proprio pensiero come ritiene, ma in quanto presidente della Commissione non può in questa Aula fare «terrorismo psicologico» o di altro tipo. Pag. 19
Ricordo al presidente Valducci che ci troviamo in un'Aula parlamentare che è sovrana e sovranamente ha il diritto di prevedere con emendamenti la modifica di testi e né il presidente, né chiunque altro, è minimamente autorizzato a fare previsioni drammatiche di allungamento dei tempi solo perché, nella sua autonomia, il Parlamento modifica il testo che viene presentato dal Governo.
Sono le basi elementari del rapporto democratico all'interno di un'Aula e nessuno, lo ripeto, neanche il presidente Valducci, è autorizzato a fare le affermazioni che ha fatto. Tanto più dico questo perché l'emendamento in esame, che reca stanziamenti aggiuntivi, prevede chiaramente una copertura finanziaria che, se non erro (mi correggeranno eventualmente i miei colleghi), prende i fondi da quelli della Protezione civile e quindi non è assolutamente vero che non vi sia una copertura finanziaria.
Liberamente quest'Assemblea può decidere come agire su questo emendamento, liberamente il Senato e i parlamentari della maggioranza possono decidere come agire, ma nessuno può consentire al presidente Valducci di fare affermazioni che sono prive di fondamento e assolutamente inopportune e inadeguate rispetto a quelli che dovrebbero essere i normali rapporti parlamentari all'interno della Camera ed eventualmente anche del Senato. Vedo che...

PRESIDENTE. Grazie...

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, se non le dispiace ho ancora qualche minuto. Se non le dà fastidio, sennò posso interrompere, ma non credo siano passati cinque minuti.

PRESIDENTE. No, ma è intervenuto per dichiarazione di voto l'onorevole...

ROBERTO GIACHETTI. Ma io sto parlando sull'ordine dei lavori, signor Presidente.

PRESIDENTE. Non aveva chiesto di parlare sull'ordine dei lavori.

ROBERTO GIACHETTI. Io ho chiesto di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Non era chiaro; comunque, visto che sta parlando sull'ordine dei lavori, vada avanti.

ROBERTO GIACHETTI. Quello che dovevo dire l'ho detto. Però resta il fatto, signor Presidente, che anche lei, che ovviamente è super partes, rispetto alle funzioni di un presidente di Commissione e alle affermazioni che fa in quest'Aula in ordine all'esito di un provvedimento, dovrebbe avere la gentilezza di indicare quali sono le funzioni e i ruoli del presidente, che non sono quelli di «veggente» e magari anche di «veggente che porta male».

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, lei sa che l'Assemblea è giustamente sovrana. Vi è un parere contrario anche della V Commissione e quindi l'Assemblea deciderà, nella sua sovranità, se approvare o meno l'emendamento in esame, tenendo conto dei pareri dati dalla Commissione, dal Governo, e in questo caso anche dalla V Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo soltanto per ricordare che le vittime, ad oggi, sono state 32. C'è ancora qualche ferito in un letto di ospedale che sta lottando tra la vita e la morte e poi ci sono stati 25 feriti gravi (ustionati gravi). In totale si tratta di 57 persone. Se dovessimo fare un calcolo improponibile, dividendo 10 milioni di euro per le 57 persone colpite, avremmo 175 mila euro a testa. Questo è il riconoscimento.
Allora, a fronte di questo, ma soprattutto perché stiamo parlando di un emendamento che punta, oltre al risarcimento, anche alla ricostruzione, ricordo che sono 51 le case distrutte in via Ponchielli a Viareggio, e che c'è un'attestazione del commissario governativo, il presidente Rossi, che dice che servono altri 6,8 milioni di euro. Pag. 20
Ebbene, questo emendamento considera 10 milioni di euro. Faccia il Governo un suo emendamento riducendo a 7 milioni questa cifra, ma almeno dia una risposta compiuta e dignitosa a quella che è stata la più grande tragedia ferroviaria del nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, confido che in realtà non ci siano vincoli di bilancio così stretti per impedire all'Aula o al Governo di impegnare 6,8 milioni di euro. Mi pare che non sarebbe dignitoso che ci raccontaste una barzelletta di questo tipo quando ricordo che, in occasione della ratifica dell'Accordo Italia-Libia, abbiamo previsto 50 milioni di euro con uno «schiocco di dita», solo per assecondare una giusta richiesta di indennizzo agli esuli...

MASSIMO VANNUCCI. Erano 150 milioni di euro.

CARLO MONAI. Sì, si trattava di 150 milioni di euro per gli esuli italiani.
Il fatto è che c'è una promessa del Governo, ci sono vittime che aspettano che le loro case vengano ricostruite. Siate di parola e trovate le risorse per metterci questo «piccolo francobollo».

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Poli. Ne ha facoltà.

NEDO LORENZO POLI. Signor Presidente, in merito all'intervento del presidente della Commissione trasporti, credo che più che spiegare a noi quella che è la situazione in cui si trova ancora Viareggio a un anno di distanza dalla tragica sera del 29 giugno dell'anno passato (non è stata individuata minimamente alcuna responsabilità e ad oggi non sappiamo nemmeno quali siano le assicurazioni che dovranno far fronte al risarcimento dei danni e che dovranno poi pagarli), oggi in quest'Aula si dovrebbe cercare di chiudere una situazione grave. Ciò anche perché dal Presidente del Consiglio dei ministri al Ministro delle infrastrutture e a tutti i ministri che sono venuti nei giorni degli incontri a Viareggio, tutti hanno garantito che i fondi per la ricostruzione sono stati già predisposti e pronti per dare il via ai lavori.
Proprio a seguito delle polemiche che in questi giorni sono nate con il commissario incaricato alla Protezione civile Bertolaso, il presidente della Regione Toscana Rossi ha inviato una lettera anche al Presidente del Consiglio quantificando in 6,8 milioni di euro l'occorrente per ricostruire e per dare la garanzia a tutti coloro che hanno avuto questi danni. Invece, in quest'Aula, con riguardo ad un provvedimento che chiuderebbe una fase molto dolorosa, l'incidente ferroviario più grande che abbiamo avuto nel nostro Paese, ancora oggi si continuano a fare solamente i conti dal punto di vista economico e dal punto di vista finanziario e non si vuole trovare quei milioni che servono a completare questo provvedimento con l'unanimità e la forza di tutti.
Mi sembra - come hanno detto il presidente e la relatrice - che ci sia la volontà, almeno così speriamo, del Governo, anche se la Commissione bilancio continua a dare un parere negativo, con l'osservazione che anche questi fondi siano dati in acconto ad eventuali risarcimenti e che successivamente vengano rimborsati dall'assicurazione, ma la Commissione unitariamente non ha recepito questa osservazione.
Allora se di fronte ad un provvedimento economico di 24 miliardi che stiamo votando, non c'è la volontà di trovare una soluzione per coprire questi 6,8 milioni di euro, una volontà espressa dal Governo e dal Parlamento, tutto ciò è irragionevole! Signor Presidente, i tempi per approvare una legge, se vogliamo, sono lunghi ma allo stesso tempo corti, e in tempi brevissimi, prima dell'estate, se prendiamo l'impegno in Parlamento, possiamo evaderla anche con questa copertura che darebbe tranquillità e soddisfazione Pag. 21a tutti gli abitanti di quel comune anche in prossimità del 29 giugno, che sarà la data di decorrenza dell'anno della tragedia.
Su questo dobbiamo cercare di lavorare e se il provvedimento in esame sarà approvato dalla Camera, credo che anche al Senato, con la celerità che è possibile avere, potremo ugualmente portarlo ad approvazione in tempi rapidi e risolvere il problema definitivamente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Desiderati. Ne ha facoltà.

MARCO DESIDERATI. Signor Presidente, intervengo brevemente su quanto ricordato dal presidente Valducci. È evidente che chi non ha partecipato al lavoro in Commissione, non ha bene inteso il motivo del provvedimento. Non c'è alcuna volontà risarcitoria. Il motivo principale che ci ha spinti all'esame del provvedimento è la celerità dell'intervento e la sveltezza del suo esame assume un'importanza forse anche maggiore dell'importo stanziato.
Oggi, abbiamo un territorio ferito, una popolazione che ha vissuto una tragedia tremenda e che aspetta un segno dal Parlamento. Se l'approvazione di un emendamento volesse significare l'allungamento dei tempi, io, come membro della Commissione, non potrei essere d'accordo. I tempi dovranno essere il più limitati possibile.
Invito, pertanto, a respingere gli emendamenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Toccafondi. Ne ha facoltà.

GABRIELE TOCCAFONDI. Signor Presidente, intervengo solo per dire che il Parlamento oggi sta dando un segnale importante alle 32 famiglie delle vittime e dei feriti gravi e gravissimi. Questo è un dato di fatto, così come è un dato di fatto che il Parlamento è cosciente circa la necessità di terminare la ricostruzione.
Tuttavia, le cifre sono importanti: è vero che mancano 6,8 milioni di euro, ma sarà il Governo nei prossimi mesi a dare una risposta concreta, così come l'ha data fino ad ora. Infatti, il Governo italiano, insieme al contributo della regione Toscana, ha già destinato 20,5 milioni di euro per la ricostruzione della parte distrutta dall'incidente.
Quindi, è del tutto ovvio che non siamo all'anno zero della ricostruzione. Era importante dare un segnale positivo alle vittime. Questo è l'aspetto positivo che vorrei sottolineare oggi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Velo 1.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sposetti... Onorevole Calearo Ciman... Onorevole Sardelli... Onorevole Vico... Onorevole Stradella... Onorevole Cesaro... Onorevole Centemero... Onorevole Scandroglio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 486
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato
241
Hanno votato
no 245).

Passiamo all'emendamento Poli 1.13.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Poli 1.13 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Poli 1.13, non accettato dalla Commissione Pag. 22né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Palumbo... Onorevole Nizzi... Onorevole Calearo Ciman... Onorevole De Micheli... Onorevole Mazzuca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 488
Maggioranza 245
Hanno votato
243
Hanno votato
no 245).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico... Onorevole Di Stanislao... Onorevole Trappolino... Onorevole Minardo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 488
Votanti 487
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato
487).

Prendo atto che il deputato Valducci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 3007-3171-3198-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 3007-3171-3198-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico... Onorevole sottosegretario Ravetto... Onorevole Nastri... Onorevole Madia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 489
Maggioranza 245
Hanno votato
489).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3007-3171-3198-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3007-3171-3198-A).
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sui due ordini del giorno presentati.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il Governo accetta gli ordini del giorno Toccafondi n. 9/3007-A/1 e Zeller n. 9/3007-A/2.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Toccafondi n. 9/3007-A/1 e Zeller n. 9/3007-A/2, accettati dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3007-3171-3198-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, noi del Movimento per le autonomie Pag. 23abbiamo collaborato a far sì che questo provvedimento passasse in quest'Aula all'unanimità. Si tratta di un provvedimento doveroso, di solidarietà alle vittime e ai familiari dell'incidente di Viareggio, ormai a tutti noto. Abbiamo detto però nella discussione generale che non bisogna come sempre aspettare che l'incidente e il fatto luttuoso avvengano prima di fare degli interventi strutturali. Siamo convinti che sia necessario, oltre alla solidarietà, risolvere subito i problemi dell'indennizzo e dei risarcimenti, ma siamo convinti anche che i cambiamenti tumultuosi che si hanno nel trasporto ferroviario e anche su gomma di materiali pericolosi richiedano un'importante attività del Governo e di questo Parlamento per avviare un programma di modifiche infrastrutturali che devono salvaguardare i centri abitati.
Non possiamo solo basarci sulla riduzione della velocità dei treni e dei TIR, dobbiamo basarci anche e soprattutto su modifiche e programmi per far bypassare i centri abitati ai convogli che possono provocare simili tragedie. Se si fa questo è chiaro che si omogeneizza la situazione nel nostro Paese anche per il Mezzogiorno, che è sprovvisto di molte cose. Tra l'altro, è sprovvisto anche di queste ordinanze, infatti noi proporremo con una successiva iniziativa legislativa che un provvedimento simile sia preso anche per Giampilieri, in quel caso si tratta di un'alluvione, ma vale la stessa cosa: i tempi per i risarcimenti sono lunghi e quindi abbiamo bisogno di intervenire prima.
Peccato che non abbiamo approvato l'emendamento che prevedeva l'integrazione di 6,8 milioni di euro: sarebbe stato un fatto molto positivo perché avremmo potuto affrontare il problema di questa tragedia con una solidarietà maggiore e più consistente. Tuttavia noi voteremo certamente a favore del provvedimento perché è il frutto dell'apporto di tutti i gruppi rappresentati in questo Parlamento. Diciamo anche grazie alla relatrice e soprattutto ai presentatori delle proposte di legge e a tutti coloro che si sono prodigati per migliorare il testo fin dalla prima discussione in Commissione. Ringrazio anche il presidente Valducci, che oggi ha fatto un intervento che non condivido, ma è chiaro che era un intervento che aveva un obiettivo anche positivo, quello di accelerare i tempi. Io penso che si potevano accelerare i tempi anche votando l'emendamento che prevedeva 6,8 milioni di euro in più, tuttavia è un parere opinabile e quindi sono contento che anche il presidente Valducci abbia contribuito in modo costruttivo, soprattutto in Commissione, per condurre in porto questo risultato. Ringrazio tutti coloro che si sono prodigati e anche quest'Assemblea che approverà, spero all'unanimità, il provvedimento.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, su uno dei due ordini del giorno che è stato oggetto della valutazione del Governo ritengo che la Presidenza abbia condiviso, insieme con gli uffici e la Segreteria generale, l'ammissibilità dell'ordine del giorno Zeller n. 9/3007-A/2.
Il contenuto di tale ordine del giorno, signor Presidente, è del tutto condivisibile, perché noi stiamo parlando di una disposizione di legge in favore delle famiglie delle vittime di un disastro ferroviario: ciò reca la denominazione della proposta di legge e tutto il provvedimento è esclusivamente finalizzato a questo.
Ora, ammettere un ordine del giorno in cui si dice che si estende l'ambito di applicazione del provvedimento, e quindi che si estende il Fondo che viene costituito ad un'altra grave sciagura che si è determinata nel nostro Paese in Val Venosta, si presta a obiezioni, perché in realtà, signor Presidente, la questione della Val Venosta non può essere ricompresa all'interno di questo provvedimento, ha bisogno di un nuovo provvedimento, che auspico che il Parlamento e il Governo approvino con grande velocità, se necessario anche per Pag. 24decreto-legge, perché si tratta di un gravissimo lutto che hanno subito il Paese e il Südtirol-Alto Adige.
Tuttavia, signor Presidente, credo che a norma di Regolamento, questo ordine del giorno dovesse, e debba, essere dichiarato inammissibile. Non mi citi i precedenti perché su un fatto del genere non si pone solo una questione di precedenti, ma di possibilità di attuazione di un Regolamento che è esplicito al riguardo. Non c'è un accenno ad altro se non al disastro di Viareggio in questa norma, non c'è un Fondo che è destinato ad essere ampliato a tutti i possibili e immaginabili disastri di questo Paese.
Quindi, siccome sono stati respinti alcuni emendamenti proprio in nome del fatto che non c'era la possibilità di trovare da parte del Governo i soldi per ampliare la necessità di un Fondo adeguato, è del tutto evidente che accettare un ordine del giorno che è stato dichiarato ammissibile, che amplia l'applicazione del provvedimento e in cui si cita una cifra, pari a 3 milioni di euro, che non può essere nemmeno coperta è del tutto inammissibile. La ringrazio, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, è evidente che ormai siamo nella fase delle dichiarazioni di voto. Le sue considerazioni saranno ovviamente valutate dalla Presidenza, non a caso lei opportunamente ha sottolineato il fatto che se l'ordine del giorno in questione fosse stato presentato come emendamento ovviamente sarebbe stato inammissibile, qui, invece, stiamo parlando di un ordine del giorno con cui si invita il Governo a valutare una determinata possibilità. Le sue considerazioni ovviamente fanno parte di una riflessione, però ormai siamo in una fase oggettivamente successiva, quindi credo che da questo punto di vista dovremmo procedere in questa direzione.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, dalle sue parole sembrerebbe quasi che l'ammissibilità o l'inammissibilità di un ordine del giorno dipenda dai deputati e non dalla Presidenza. Se la Presidenza, di fronte alla sollecitazione evidente da parte del collega Quartiani... Non faccia cenno di «no» prima che io finisca di parlare, magari sente cosa ho da dire e poi dice di «no», altrimenti sembra che lei è preventivamente orientato a dire «no» a qualunque cosa venga detta da questa parte. Dunque, l'onere sull'ammissibilità o meno di un ordine del giorno è in capo, ovviamente, alla Presidenza, quindi questo non può essere scaricato sul singolo deputato. I singoli deputati vengono a conoscenza degli ordini del giorno dei quali peraltro non vi sia un fascicolo, all'ultimo momento, ma se un deputato le solleva in Aula una questione relativa all'ammissibilità, con le argomentazioni così precise e così evidenti del collega Quartiani, la sua risposta - me lo consenta, signor Presidente - non può essere: adesso siamo in fase di dichiarazione di voto e dobbiamo andare avanti.
Signor Presidente, lei deve - deve, nel senso che da parte nostra questa è la richiesta che le rivolgiamo - riprendere in esame la questione, esattamente come accade in tante altre occasioni per quanto riguarda gli atti della Camera e le decisioni assunte dalla Presidenza. In ragione delle considerazioni svolte dal collega Quartiani, le sollecitiamo una rivisitazione della sua decisione di ammissibilità di questo ordine del giorno non certo perché siamo contrari nel merito a che si faccia qualcosa per l'altra situazione, ma perché riteniamo molto grave che attraverso un ordine del giorno sostanzialmente - questo deve essere chiaro - voi decidiate di dare mandato al Governo non solo di non dare quei soldi in più cui facevano riferimento gli emendamenti presentati dall'opposizione, ma di fatto di ridurre quello stanziamento, perché allargando la platea con un invito contenuto in un ordine del giorno il Governo sarà libero di fare quel che vuole. Si pone anche la questione dell'estraneità di materia perché non Pag. 25stiamo parlando di un problema generale di disastri ferroviari, questo è un provvedimento chiaramente mirato alla situazione di Viareggio. Ci sono tutte le condizioni per cui la Presidenza, che magari ha visto come noi all'ultimo momento questo ordine del giorno, riprenda in considerazione una decisione.
Signor Presidente, credo che, eventualmente, lei possa dire che per la Presidenza l'ordine del giorno rimane ammissibile - e si assume la responsabilità di quello che dice - oppure sostenere che, alla luce delle considerazioni svolte, effettivamente esso è inammissibile. L'unica cosa che, a mio avviso, la Presidenza non può fare - perché da parte della Presidenza non vi è la pratica dello scaricabarile - è dare in qualche modo «in collo» ai deputati la funzione di valutazione sull'ammissibilità o, tanto meno, dire che ormai siamo arrivati a questo punto: adesso lei sa che noi poniamo un problema di ammissibilità. L'ordine del giorno in esame non è ancora stato votato e la procedura di voto non è stata aperta: siamo in fase di dichiarazione di voto e lei può tranquillamente considerare tale possibilità, dopo di che può sostenere che l'ordine del giorno è ammissibile - e quindi ribadire la decisione presa - oppure che esso è inammissibile, ma non può certo dire che ormai siamo arrivati a questo punto e che la Presidenza se ne lava le mani, perché questo credo non possa farlo.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, lei sa benissimo che la Presidenza, da chiunque essa sia rappresentata, si assume le sue responsabilità, perché è suo dovere assumere le responsabilità di guida dei lavori dell'Assemblea.
All'onorevole Quartiani ho risposto su due aspetti, uno di tipo formale e l'altro di merito. Secondo l'argomento formale, adesso i lavori dell'Aula sono in una fase successiva, ossia, non essendo stata chiesta dall'onorevole Zeller la votazione dell'ordine del giorno, che è stato ritenuto ammissibile, e che il Governo ha accettato tale ordine del giorno sostanzialmente approvato. In questo istante, quindi (al riguardo vi sono numerosi precedenti), ci troviamo nella fase successiva della dichiarazione di voto e non possiamo tornare indietro.
Secondo l'aspetto di merito, ho affermato che le osservazioni dell'onorevole Quartiani sono certamente puntuali e, se fossero state avanzate nella fase precedente, avrebbero potuto indurre ad una rivalutazione ed, eventualmente, alla formulazione di un orientamento diverso. Nel caso in esame, invece, la Presidenza si è assunta la responsabilità - e lo ribadisce - di aver dichiarato ammissibile l'ordine del giorno in esame, proprio perché non si tratta di emendamento, ma di un indirizzo al Governo, che non è vincolante sotto il profilo dei fondi: vi sono precedenti di ordini del giorno di questo genere approvati in tutte le legislature. Questo, quindi, è il parere della Presidenza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori membri del Governo, questa scaramuccia regolamentare alla quale abbiamo appena assistito è uno spunto per riflettere sull'opportunità di un approccio più sistemico al tema degli indennizzi per le vittime dei vari disastri che accadono con sempre maggiore frequenza nel nostro Paese.
Le vittime di Viareggio sono certamente degne di massima attenzione e noi dell'Italia dei Valori siamo soddisfatti di questo provvedimento, nonostante esso non rispetti appieno quello che era stato concepito come un apporto finanziario integrativo per la ricostruzione e che non è stato poi riconosciuto dal Governo. Certamente, però, la soddisfazione di poter dare alle vittime e ai feriti di questa esplosione di un anno fa un indennizzo consolatorio è di per sé un fatto positivo.
Quello che invece manca nel nostro Paese un'equità di trattamento tra coloro che si trovano, frequentemente, a subire fenomeni sinistrosi, da vicende di incidenti ferroviari o aerei, da gravi perturbazioni dal punto di vista meteorologico, da dissesto idrogeologico o quant'altro. Pag. 26
C'è bisogno di una norma di sistema, che renda più immediato l'intervento solidaristico dello Stato rispetto a chi si trova in stato di bisogno e che eviti discriminazioni come si sono già concretizzate.
Questo della Val Venosta, ad esempio, è uno dei possibili elementi di discriminazione. Anche là vi sono stati morti e vi è stato un incidente ferroviario. La causa dello stesso può essere diversa, ma certo è che non è per questo, penso, che la nostra solidarietà debba fermarsi o debba essere impedita.
Analogamente, in passato la Moby Prince o l'incidente di Ustica hanno evidentemente causato molte vittime e, forse, in quei casi non vi è stata analoga solidarietà da parte del Parlamento e dello Stato.
Cito ancora il caso del Cermis o quello dell'incidente aereo di Verona, negli anni Novanta: anche lì abbiamo compiuto alcuni interventi, ma a livello di anticipazione, non di indennizzo a fondo perduto.
C'è bisogno, quindi, a mio giudizio, che anche da questo spunto normativo che nasce dalla vicenda di Viareggio derivi una riflessione più approfondita da parte del Parlamento, affinché si provveda con una legge quadro di sistema, che renda più omogeneo ed equo il trattamento di questi casi e renda anche più tempestivo l'intervento dello Stato.
Ancora uno spunto di riflessione ci viene da questa vicenda di Viareggio: la necessità che, quanto prima, anche su iniziativa italiana, ci sia un'authority europea che presieda ai controlli sulla sicurezza ferroviaria, soprattutto per le merci pericolose. Abbiamo già un'authority a livello di aviazione civile, manca una analoga autorità che garantisca dalle liberalizzazioni che hanno in qualche modo reso più opaco e più ambiguo il sistema dei controlli, affinché ci sia una uniformità europea ed una rigorosa applicazione dei criteri di sicurezza. Nella discussione sulle linee generali dell'altro ieri, ho citato il caso della Svizzera, che dal 2003 ha introdotto dei meccanismi «antisvio» per il traffico merci pericolose su ferro, che sono dispositivi che impediscono il ribaltamento dei carri quando ci siano situazioni di emergenza come quelle che sono occorse a Viareggio. Mi pare che con un maggiore approccio di attenzione ed una uniforme applicazione di queste norme in tutta Europa, i nostri cittadini, le nostre città e i nostri utenti delle ferrovie possano essere più sicuri e messi al riparo da queste disgrazie, che molte volte lasciano vittime, ma creano allarme sociale molto vasto nel Paese.
Quindi, l'Italia dei Valori voterà a favore di questo provvedimento, con la riserva che avremmo potuto forse dare un segnale coerente alle promesse che il Governo ha fatto, perché la faccia che mette il Governo la mette lo Stato italiano. Quindi, anche il Parlamento si deve sentire impegnato quando un Presidente del Consiglio garantisce alle vittime certi trattamenti e poi, viceversa, come è successo oggi, questi non vengono riconosciuti. Rimane il fatto che il provvedimento è fondamentalmente positivo e noi lo voteremo, confidando che anche il Senato faccia la sua parte e si possa magari celebrare questo mesto anniversario del 29 giugno quanto meno con il dato consolatorio del provvedimento normativo che è in discussione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Poli.
Ne ha facoltà.

NEDO LORENZO POLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, svolgo questa dichiarazione di voto provando una certa delusione per gli esiti non del tutto soddisfacenti del dibattito in Assemblea. Infatti, è per solo senso di responsabilità che mi accingo a dichiarare il voto favorevole del mio gruppo, consapevole dell'importanza del contenuto del presente testo unificato per quanto offre in segno di solidarietà alle vittime di una così tragica disgrazia. Ma sento anche il dovere di esprimere la mia viva preoccupazione per una certa impotenza ancora una volta dimostrata da questa Assemblea parlamentare, costretta a piegare persino Pag. 27una nobile iniziativa, sostanzialmente condivisa da tutti, alle pur tristi esigenze finanziarie e contabili. Di fronte al classico dilemma del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, il realismo della politica ci impone di sottolineare comunque il risultato che viene conseguito, ovvero quello di essere riusciti a deliberare l'assegnazione di un contributo di solidarietà ai familiari delle vittime e ai feriti gravi e gravissimi della strage insensata. Nelle ore immediatamente successive al disastro è subito emersa in tutti noi la necessità che il Parlamento dovesse dare una risposta concreta ai nostri concittadini così duramente colpiti e questa risposta comunque c'è stata. Al di là di ogni considerazione, evidentemente superflua, sull'ammontare della cifra devoluta, che - giova ripeterlo - non provocherà alcuna riduzione dei risarcimenti cui in futuro si avrà comunque diritto, sembra importante sottolineare il generale consenso che è stato raccolto intorno al provvedimento. Ma soprattutto mi sembra doveroso evidenziare la bontà del lavoro svolto in Commissione nella individuazione estremamente rigorosa dei beneficiari e nella determinazione dei ruoli, delle competenze e soprattutto dei criteri della ripartizione delle somme. Certamente si poteva fare di più: si doveva restituire ai cittadini e al territorio, entrambi gravemente colpiti, il senso di una maggiore vicinanza dello Stato, ma questo non è stato possibile. Ci troviamo di fronte ad un'evidente occasione perduta, in cui la modesta cifra che ci veniva richiesta offriva come corrispettivo un enorme guadagno sul piano della dimensione simbolica.
Eppure, vi erano tutte le promesse istituzionali per riuscire ad ottenere un risultato pieno, vi erano le promesse di una ricostruzione integrale fatte dal Governo, all'indomani di quella notte disgraziata, così come vi era un diffuso consenso parlamentare a sostenere un'iniziativa dagli evidenti fini solidaristici. Invece, ci troviamo qui, oggi, a votare un disegno di legge, che sembra interrompere il proprio cammino virtuoso, proprio ad un passo dalla meta.
Vengono negati proprio quegli ultimi milioni di euro che avrebbero garantito il completamento di quella ricostruzione ed il cui valore economico è sicuramente poca cosa all'interno di una manovra finanziaria da 25 miliardi di euro che - proprio in questi giorni - viene a definirsi. In un momento di grave crisi economica come questo, forse, parlare di un contributo di solidarietà per i famigerati stipendi d'oro e per le pensioni sopra determinate cifre, non avrebbe certamente fatto gridare allo scandalo. Si poteva suggerire una simile soluzione per fornire un'adeguata copertura per questa, come per altre necessità, veramente urgenti, del nostro Paese.
Siamo consapevoli che ci troviamo, tuttavia, di fronte ad un'evidente occasione perduta, nella quale la modesta cifra che ci veniva richiesta offriva, come corrispettivo in esame, un enorme guadagno sul piano della dimensione simbolica.
Eppure - com'è giusto, per chi sa - l'azione politica deve nutrirsi anche di sano realismo. Preannunzio, pertanto, il nostro voto favorevole su un disegno di legge che ha, almeno, il pregio di concedere concretamente un po' di aiuto economico ai familiari delle vittime e ai feriti gravi e gravissimi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Velo. Ne ha facoltà.

SILVIA VELO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, preannunzio il voto favorevole - a nome del gruppo del PD - sul provvedimento in esame che prevede delle elargizioni, a risarcimento delle vittime del disastro ferroviario di Viareggio del 29 giugno del 2009.
Si tratta - è stato detto - di un provvedimento analogo a quello varato per Linate, teso a raggiungere l'obiettivo di permettere alle famiglie, ai superstiti, di affrontare le difficoltà - anche di natura economica - che si sono manifestate dopo l'incidente. Tale contributo è aggiuntivo, non sostitutivo, del risarcimento del Pag. 28danno. Vorrei cogliere però questa occasione in Aula per svolgere alcune riflessioni di carattere generale, prima di entrare nel merito del provvedimento.
In primo luogo, credo sia bene ricordare - anche nell'occasione in cui si discute di una vicenda così tragica per il trasporto ferroviario nel nostro Paese - che il trasporto ferroviario passeggeri e merci in Italia, statistiche alla mano, è tra i più sicuri in Europa e nel mondo. Tuttavia, i disastri - come questo di cui stiamo discutendo e gli incidenti, che sono avvenuti soprattutto nel trasporto merci, anche nei mesi antecedenti a Viareggio - ci impongono comunque delle riflessioni.
In particolare, la liberalizzazione del trasporto ferroviario delle merci, avvenuta attorno al 2000 (che ha portato ad una velocizzazione e semplificazione dei traffici ed è stata pertanto un fatto positivo) richiede, comunque, urgentemente, la messa in atto di norme adeguate e l'emanazione di misure cogenti e univoche su tutto il territorio comunitario, perché si eviti il calo della qualità delle procedure, il calo dei controlli, la difformità delle norme e, soprattutto, perché si renda possibile la certezza dell'accertamento delle responsabilità.
Un'altra questione su cui sarebbe bene che l'Assemblea ed il Parlamento svolgessero una riflessione riguarda la necessità - inderogabile per il nostro Paese - di potenziare il trasporto merci e passeggeri su ferro. Si tratta di un obiettivo strategico per il Paese, attraverso cui passa il miglioramento della qualità della vita, la riduzione dell'inquinamento, il decongestionamento delle città italiane e delle strade del nostro Paese.
In altre parole, da questo obiettivo passa il miglioramento della competitività e della modernizzazione del Paese. Questo, però, richiede uno sforzo collettivo, una volontà strategica, l'impegno di ingenti risorse, sia in investimenti in infrastrutture sia in sostegno ai servizi, e una visione e una volontà strategica, che ad oggi non si intravedono nell'azione di Governo.
Faccio un esempio: la settimana scorsa il Governo e la maggioranza hanno bocciato una nostra proposta di legge, che peraltro era stata approvata all'unanimità in Commissione trasporti, che prevedeva un programma pluriennale per il rinnovamento di tutto il materiale rotabile ferroviario italiano attraverso l'introduzione di un'aliquota da applicare sui grandi produttori e distributori di energia.
Prima tutti d'accordo e poi non se ne è fatto nulla! Il tema, però, è stato posto ed è chiaro a tutti noi, e soprattutto ai cittadini italiani, quanto sia fondato; ci auguriamo, perciò, che presto venga proposto nuovamente alla nostra attenzione.
Ma questo non basta: credo che il Parlamento debba approfondire anche la questione delle risorse a disposizione del trasporto universale, cioè i treni regionali, gli intercity, gli interregionali, i treni che milioni di pendolari ogni giorno devono utilizzare, perché è evidente a tutti i pendolari che le risorse messe a disposizione dal Governo centrale e dalle regioni su questi servizi sono insufficienti.
Oggi siamo di fronte ad una manovra finanziaria che colpisce drasticamente soprattutto le regioni e che vedrà un peggioramento e una riduzione fortissima delle risorse, anche in questo caso, sul trasporto pubblico locale. Vi è poi la questione del trasporto merci su ferrovia: oggi discuteremo un'interpellanza presentata dal gruppo del Partito Democratico su questo tema.
È un settore strategico del Paese, su cui, invece, si sta assistendo ad un progressivo arretramento della divisione cargo delle Ferrovie, con la riduzione del loro perimetro di azione, la riduzione di numerose relazioni di servizio e la riduzione consistente di volumi.
Non mi scandalizzo e trovo in qualche modo logico che le Ferrovie dello Stato, una società per azioni, vadano verso il ridimensionamento di quei servizi che sono causa di perdite di bilancio; mi rivolgo, invece, al Governo, in qualità di azionista unico delle Ferrovie dello Stato.
Al Governo chiedo impegni concreti e azioni strategiche a sostegno del riequilibrio Pag. 29intermodale del trasporto merci a favore del ferro. Ripeto, è un obiettivo che richiede scelte e programmazione, ma, soprattutto, risorse e incentivi alle imprese, che ad oggi sono totalmente assenti.
Per tornare al merito del provvedimento, ho detto che il Partito Democratico ha contribuito fortemente a questo testo, anzi, ne rivendichiamo il concreto miglioramento, innanzitutto sulle cifre previste. Il testo iniziale presentato dal relatore prevedeva cinque milioni di euro; grazie al nostro contributo, alla discussione e alle argomentazioni siamo arrivati agli attuali dieci milioni, che sicuramente non sono sufficienti, ma costituiscono sicuramente una cifra più dignitosa; così come abbiamo convinto maggioranza e relatore ad individuare come soggetto assegnatario il presidente della regione Toscana, cioè il commissario delegato dal Presidente del Consiglio dei ministri.
A questo punto, anche noi auspichiamo che l'iter della legge sia il più rapido possibile e che, soprattutto, i contributi alle famiglie vengano erogati il più rapidamente possibile dal Governo, ma esisteva un modo per rendere tutto questo più veloce. Oggi ho assistito ad una discussione, francamente, difficilmente comprensibile: ci si rifiuta di trovare le risorse necessarie, 6,8 milioni, per il completamento delle opere di ricostruzione, dicendo che questo allungherebbe i tempi del provvedimento.
Ma quest'anno quanti decreti-legge avete emanato? Quante misure approvate (penso al lodo Alfano) attraverso una corsia preferenziale? Il tempo c'era, c'era tutto e c'erano anche i soldi.
Le notizie che ci hanno interessato in queste settimane sulle spese della Protezione civile, sui costi del G8 mai realizzato a La Maddalena, sui costi delle casette a L'Aquila, sulle procedure di affidamento diretto dei lavori agli amici degli amici, sulla mancanza di gare ci dicono infatti: altro che 6,8 milioni, dieci volte avremmo potuto ricostruire Viareggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! E dieci volte avremmo potuto approvare questo provvedimento in uno dei decreti-legge all'esame nel corso di questo anno. Siete voi oggi a dire «no» alla città di Viareggio, siete voi a dire «no» a pochi spiccioli per la ricostruzione, siete voi ad averli promessi e siete voi che vi fate carico della responsabilità di negare a questa città un diritto che gli era dovuto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garofalo. Ne ha facoltà.

VINCENZO GAROFALO. Signor Presidente, il relatore Bergamini - che ringrazio per l'impegno dedicato a questo provvedimento al fine anche di sollecitarne l'esame - ha illustrato ampiamente lo scorso martedì il testo e le caratteristiche del provvedimento medesimo.
È stato spiegato che si tratta di un intervento di carattere solidaristico nei confronti dei familiari delle vittime e dei feriti gravi e gravissimi di uno dei più gravi incidenti ferroviari che siano accaduti, un incidente che ha provocato un profondo trauma nella città di Viareggio che ancora rimane ferita.
Credo che oggi con questo provvedimento il Parlamento dimostra un grande senso di civiltà e sensibilità nei confronti dei nostri concittadini, dimostra di essere un Parlamento non di chiacchiere ma di fatti e di aver voluto dare con forza - attraverso uno spirito unitario, sebbene alcune polemiche di oggi potevano essere evitate - un concreto aiuto e sostegno a chi ha subìto un grave trauma e a chi si aspettava e si aspetta questa risposta positiva.
È stato affermato falsamente che sono stati detti dei «no», invece voglio sottolineare che sono stati detti soltanto dei «sì». Sono stati detti dei «sì» anche nell'ampliare da 5 a 10 milioni di euro l'erogazione per i familiari delle vittime, come è stato detto «sì» - e lo ha spiegato bene l'onorevole Bergamini nella fase di illustrazione - alla modifica del protagonista dell'elargizione dei proventi. Questi sono i «sì» fondamentali, ma è stato Pag. 30sicuramente detto un «sì» dal Governo con gli interventi immediati attraverso lo stanziamento dei primi 20,5 milioni di euro per colmare il disastro nella zona di Viareggio: questo non può essere omesso, questa è la pura verità.
Credo che ciò non faccia felice nessuno in una giornata in cui si voleva e si vuole portare a casa l'approvazione di un provvedimento che dà un segnale concreto ai cittadini e che non ha un colore politico. Ed infatti, insieme all'onorevole Bergamini, desidero pur tuttavia ringraziare anche l'onorevole Velo e l'onorevole Poli per aver lavorato insieme a noi e a tutti i componenti della Commissione su un testo unitario che è stato definito con un mandato al relatore precedente agli emendamenti proposti in Assemblea e sul quale vi era un accordo pieno, proprio per la volontà di giungere in tempi rapidi all'approvazione e di portare avanti l'iter senza tentennamenti: questa è la risposta che so che oggi daremo ai cittadini di Viareggio e alle famiglie delle vittime, ed è questo che deve essere sottolineato.
Non ha fatto bene - credo - alle famiglie viareggine sapere che vi era il rischio di modificare, con pochi voti di differenza, il testo di un provvedimento che era già stato unitariamente condiviso.
Se dobbiamo cogliere occasioni di polemica ne possiamo certo trovare tante, ma chiudo questa parentesi lievemente polemica per dire che questo provvedimento dà il segnale di un Paese che sta vicino alle famiglie che soffrono.
Nel corso dell'esame in Commissione si è ritenuto essenziale privilegiare la finalità di individuare le risorse necessarie per i familiari delle vittime e di pervenire all'assegnazione dei contributi ad essi destinati nei tempi più rapidi possibili (come è stato sottolineato), e questo è il vero atto di responsabilità.
Le importanti questioni sollevate in Commissione, quali la ricostruzione e il completamento dei fondi necessari per la ricostruzione, il problema delle vittime della Val Venosta (ma aggiungo di tutte le vittime di tutti gli eventi catastrofici del nostro Paese), devono - e sottolineo «devono» - essere affrontate in un'altra sede, con equità e soprattutto con uno spirito tale da considerare la prevenzione la politica più importante da porre in essere per evitare di dover poi intervenire sugli effetti negativi di disastri come quello che è avvenuto a Viareggio.
Abbiamo lavorato in Commissione anche perché pretendiamo che si arrivi alla fine con l'accertamento di responsabilità e soprattutto perché vicende come queste non succedano più in altre zone d'Italia.
Il trasporto delle merci pericolose è un settore che va fortemente preso in considerazione dalle prossime azioni del Governo e anche dall'intero Parlamento. Dobbiamo sicuramente riflettere sui percorsi e sui flussi delle merci pericolose e soprattutto dobbiamo immaginare che tutto questo possa trovare spazio nel piano della logistica che so che il Governo ha intenzione di portare avanti, con particolare attenzione allo stesso trasporto delle merci pericolose.
Non credo valga la pena sottolineare altri aspetti quali le attenzioni che già abbiamo inteso riservare al sistema della vigilanza sulla sicurezza: proprio quest'Aula la settimana scorsa ha approvato un provvedimento che aiuta a dare forza e ad accrescere il personale dell'Agenzia nazionale della sicurezza ferroviaria.
Concludo, sottolineando che il gruppo del Popolo della Libertà è felice di approvare tale provvedimento, tanto desiderato dalle famiglie, che finalmente oggi trova la parola «fine» (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha a disposizione due minuti di tempo.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, è una breve dichiarazione di voto a titolo personale che vuole soltanto rafforzare quella già pronunciata a nome del gruppo dell'Italia dei Valori dall'onorevole Carlo Monai e che io sottoscrivo. Vorrei soltanto significare e sottolineare in questa Pag. 31questione, nel momento in cui stiamo per varare il provvedimento (mi voglio augurare il primo di una serie), che tuttavia, al di là di questo modesto rimborso, i familiari delle vittime della tragedia di Viareggio attendono soprattutto giustizia. Ad oggi sappiamo che questa giustizia non è ancora arrivata e non sappiamo quali siano le responsabilità né siamo ancora in grado di individuare i responsabili di quella tragedia. Inoltre, come è stato riconosciuto da esponenti della maggioranza, resta il problema dei 6,8 milioni di euro per completare la ricostruzione totale o parziale di 51 abitazioni.
Serve - lo ribadisco - un intervento del Governo perché possa in questo caso consentire al commissario governativo, individuato nella figura del Presidente della regione, di portare a termine la ricostruzione di via Ponchielli.
Rispetto poi alla discussione di questa mattina e al fatto che non si sono voluti concedere questi aiuti, devo soltanto ricordare che il Presidente Berlusconi, quando all'indomani della tragedia si recò a Viareggio, non disse che vi sarebbe stato un rimborso e un'assistenza compatibilmente con le esigenze di bilancio, ma aveva assicurato e rassicurato tutti che vi sarebbe stato un risarcimento completo dei danni materiali e umani, anche se, ovviamente, nulla potrà restituire il sorriso alle famiglie di quella che è considerata da tutti la città del sorriso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Desiderati. Ne ha facoltà.

MARCO DESIDERATI. Signor Presidente, anch'io intendo rimarcare la ratio della Commissione e degli onorevoli Bergamini, Velo e di tutti i colleghi che hanno contribuito a questo provvedimento. La ratio è proprio quella di non offrire un risarcimento e dunque di non entrare nel merito di «ciò che spetta», ma di perfezionare un atto che abbia un forte senso solidaristico.
Perché non un risarcimento? Perché l'obbligo di versare il risarcimento spetta, secondo la legge, a chi ha causato questo danno, a chi, per incapacità, per negligenza, ha creato un trauma enorme a delle persone e ad una città intera. Questo risarcimento, però, purtroppo, dipenderà dalle cause, dai tribunali, dalla giustizia. Sappiamo, in Italia, quanto può essere lenta la nostra giustizia, borbonica, farraginosa e, finché non si chiuderanno questi processi, la nostra giustizia non sarà in grado di chiudere questa ferita. Chi perde una persona cara non aspetta solo un risarcimento economico, vuole anche un risarcimento morale, vuole sapere chi è stato il responsabile che ha attentato alla sua vita e a quella dei suoi cari. Su questo, come Parlamento, non possiamo fare nulla; possiamo, però, dare un segno importante. In un Parlamento, che spesso è additato come lontano dai cittadini, vituperato - ci dicono di tutto -, oggi diamo un segno importante. Pur nelle difficoltà economiche di questo periodo, pur in una congiuntura sfavorevole, oggi troviamo un finanziamento per dire, non solo alle famiglie di Viareggio, ma a tutti gli italiani: il Parlamento è con voi e non vi lascia soli.
Per cui, signor Presidente, a nome del gruppo Lega Nord Padania esprimo la soddisfazione per questo provvedimento sul quale annuncio il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 3007-3171-3198-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Pag. 32

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3007-3171-3198-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge n. 3007-3171-3198-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mario Pepe (PdL), onorevole Vico, onorevole Lanzillotta, onorevole Cesario.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione con il seguente nuovo titolo:
«Disposizioni in favore dei familiari delle vittime e in favore dei superstiti del disastro ferroviario di Viareggio» (3007-3171-3198-A):

Presenti 484
Votanti 483
Astenuti 1
Maggioranza 242
Hanno votato 483
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Iannaccone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione delle mozioni Mogherini Rebesani e altri n. 1-00359, Bosi ed altri n. 1-00369, Boniver, Dozzo, Iannaccone ed altri n. 1-00370 e Misiti ed altri n. 1-00372, concernenti iniziative per il disarmo e la non proliferazione nucleare (ore 12,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Mogherini Rebesani e altri n. 1-00359, Bosi ed altri n. 1-00369, Boniver, Dozzo, Iannaccone ed altri n. 1-00370 e Misiti ed altri n. 1-00372, concernenti iniziative per il disarmo e la non proliferazione nucleare (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta del 1o giugno 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Avverto che le mozioni all'ordine del giorno sono state ritirate dai presentatori e contestualmente è stata presentata la mozione Mogherini Rebesani, Boniver, La Malfa, Di Stanislao, Dozzo, Casini, Misiti, Iannaccone ed altri n. 1-00374, il cui testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A - Mozioni).

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire esprimendo altresì il parere sulla mozione presentata.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il parere è favorevole. Il Governo concorda sulle linee che coincidono con quella che è stata l'azione del Governo alle Nazioni Unite nel corso della revisione del Trattato.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, le mozioni che sono state unificate, perché erano condivisibili, in un'unica mozione, pongono un tema che questa Assemblea ha discusso più volte, quello, appunto, del disarmo nucleare a livello globale. Tema che non può che vedere tutti gli schieramenti compatti, accomunati, su un'unica politica. Abbiamo, quindi, già dato testimonianza su questo tema, proprio un anno fa, attraverso lo strumento - che riproponiamo - delle Pag. 33mozioni parlamentari, e della volontà di questo Parlamento di mantenere alta l'attenzione sugli obiettivi del disarmo e sulla necessità che il Governo italiano impieghi tutti gli strumenti a sua disposizione per agire nei consessi internazionali e presso i Paesi amici e partners in vista di questo obiettivo.
Nel giugno del 2009, proprio in vista del G8 che abbiamo ospitato in Abruzzo, ci siamo impegnati a dibattere di ciò; dopo un anno - come dicevo in precedenza - ci ritroviamo con ulteriori scadenze e prospettive e, forse, con un po' di delusione per i pochi progressi concreti registrati.
È chiaro che il percorso non è semplice, tuttavia, possiamo acquisire un dato: oggi, l'intera opinione pubblica europea (e non solo) riconosce e considera la dotazione di armi nucleari come un fatto antistorico, privo di un vero potere deterrente, così come concepito in tempi di Guerra Fredda. Tuttavia, purtroppo, esiste un contesto più preoccupante che sta assumendo dimensioni sempre più ampie e che, per la sua stessa natura, è difficilmente controllabile: le armi di distruzione di massa rischiano, oggi, di non essere più un monopolio degli Stati, e quindi, nel bene o nel male, nelle mani di Governi e di interlocutori istituzionali.
La proliferazione degli armamenti non convenzionali è un pericolo che è già stato denunciato a gran voce, con cui si rischia di rendere disponibili tali strumenti ad organizzazioni pseudostatali o terroristiche, con il pericoloso risultato che tutti possono comprendere. A tale proposito, nuove preoccupazioni derivano dai rapporti elaborati dagli Stati Uniti sulla diffusione extrastatuale delle armi: basti pensare alla nuova National security strategy messa a punto, recentemente, da parte degli Stati Uniti d'America.
Occorre, tuttavia, evidenziare anche alcuni segnali positivi che giungono dal fronte degli Stati, in primis, dalla Federazione Russa e dagli Stati Uniti: mi riferisco alla ratifica del Comprehensive test ban treaty (CTBT) o alla firma del Trattato START con la Federazione Russa, che era scaduto alla fine del 2009.
Vorrei ricordare un ulteriore momento importante, tra i molti che si sono susseguiti in quest'ultimo anno, in materia di armamenti nucleari: il Vertice sulla sicurezza nucleare, che si è svolto il 13 aprile scorso alla presenza di quarantasette rappresentanze governative. L'obiettivo su cui il Vertice ha concentrato i propri lavori è stato proprio quello relativo alla messa in sicurezza di tutto il materiale fissile presente sul pianeta.
Mi preme, inoltre, ricordare che uno degli impegni contenuti nella mozione che avevamo presentato - e che ritroviamo nella mozione unitaria in esame - è quello di sottolineare la richiesta di un ruolo più efficace dell'AIEA, l'Agenzia che ha il compito di monitorare e controllare la produzione del materiale nucleare: è dimostrata, purtroppo, l'insufficienza di poteri e di strumenti di cui essa dispone. Si tratta di una lacuna che deve essere colmata al più presto perché, come è evidente, nessun accordo in campo internazionale acquista efficacia laddove non sia possibile effettuare un monitoraggio reale ed un controllo puntuale.
Per questi motivi, la Lega Nord esprimerà un voto favorevole sulla mozione unitaria in esame, sperando che il prossimo anno non vi sia un'ulteriore mozione, ma sia raggiunto un approdo positivo ad un problema che riteniamo interplanetario e da risolvere a tutti costi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, avevamo presentato una nostra mozione, tuttavia, in seguito, abbiamo deciso di convergere su una mozione unitaria, tenendo conto che l'unitarietà di una presa di posizione della Camera dei deputati ha sicuramente un valore significativo molto forte, anche se, ovviamente, nelle mozioni di origine, ciascuno aveva punti di riferimento particolari. Pag. 34
Credo molto nell'importanza dell'appuntamento di novembre, quando a Lisbona si discuterà del nuovo concetto strategico della NATO; di come, dopo la fine dell'Unione Sovietica, viviamo oggi l'appartenenza all'Alleanza Atlantica che, non dimentichiamolo, è anche un'alleanza nucleare; di come identificare le nuove minacce: cito i casi del Medio Oriente, dell'Iran e della Corea del nord; infine, anche del terrorismo, che è l'incognita che incombe sulla sicurezza del mondo.
Ci approntiamo attivamente, anche con il Governo, ad attendere gli esiti di questo incontro sulla definizione del nuovo concetto strategico della NATO pensando a delle conclusioni che già si prefigurano. Gli esperti sono al lavoro (per l'Italia vi è l'ambasciatore Aragona) e le conclusioni che ci attendiamo sono innanzitutto una solidarietà interalleata per la sicurezza ancora più forte; ci attendiamo poi un'alleanza nucleare a responsabilità condivisa e, infine, vi è la famosa questione dello scudo e del rapporto con la Russia: quella dello scudo è una grande opportunità per il disarmo, ma è difficile da raggiungere proprio per la difficoltà di superare la diffidenza che ancora oggi la Russia nutre nei confronti dell'Occidente.
Se in sede di Conferenza di riesame del Trattato di non proliferazione questa diffidenza sarà superata, il valore politico indubbio di questo impegno per assecondare il desiderio di non dovere più fare i conti con gli armamenti nucleari credo porti, però, ad un rafforzamento dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, l'AIEA, con il protocollo aggiuntivo quale standard universale per i controlli. Quando parliamo di sicurezza nucleare, infatti, non possiamo prescindere da un sistema di controlli effettivo e neanche da un sistema di sanzioni contro i trasgressori, le quali oggi non esistono.
È chiaro, signor Presidente, signor rappresentante del Governo e onorevoli colleghi, che il disarmo nucleare europeo passa esclusivamente attraverso un accordo tra gli Stati Uniti e la Russia, già avviato con l'Accordo START e con i successivi START che si immagina debbano tenersi.
Certamente - e mi avvio alla conclusione - dobbiamo evitare di dare la sensazione che questo Paese scalpiti per bandire le armi nucleari dal proprio territorio, perché una posizione di questo tipo (che, fortunatamente, non è presente nelle mozioni che sono state presentate, ed è per questo che ritiriamo la nostra e convergiamo nelle altre) darebbe una forte debolezza agli incontri fra gli Stati Uniti e la Russia e, soprattutto, porterebbe i Paesi del Medio Oriente contrari al terrorismo a considerare, a loro volta, l'opportunità di armarsi.
Siamo di fronte ad una fase delicata e difficile, nella quale paga soltanto la grande unitarietà e solidarietà interatlantica e paga anche la capacità di saper dialogare attraverso un'iniziativa politica forte, all'interno della quale la discussione di oggi nella Camera dei deputati si colloca legittimamente per dare forza, sostanza e slancio a questo mondo in movimento che riguarda la nostra sicurezza e l'avvenire dell'universo e della nostra Nazione.
È per questi motivi che voteremo a favore di questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, credo che il mondo sia eccessivamente militarizzato, mentre lo sviluppo è sottofinanziato. Queste priorità, a mio avviso, dovrebbero essere invertite e sono in linea con quanto affermato, qualche settimana fa, dal Segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon. Ritengo, inoltre, che la questione del disarmo globale appartenga ad un dato che ci deve far riflettere: a mio avviso, infatti, accelerando il disarmo, possiamo liberare le risorse di cui abbiamo bisogno per combattere i cambiamenti climatici, l'insicurezza alimentare e raggiungere gli obiettivi di sviluppo del millennio. Pag. 35
Attualmente si spende un trilione di dollari, un miliardo di miliardi, per gli armamenti. Ridurre la portata di queste risorse ci consentirebbe di mettere in campo opportunità migliori e diverse, di non mettere nelle mani sbagliate armi che possono distruggere le vite, impediscono gli sforzi per la pace, ostacolano l'aiuto internazionale, facilitano i traffici illeciti e impediscono investimenti e sviluppo.
Pertanto, è necessario che da quest'Assemblea parta, unitamente alle Nazioni Unite e alla NATO, una seria valutazione della fabbricazione, dell'utilizzo e del commercio di armi, da quelle nucleari a quelle più leggere. Dico ciò perché in questa fase dobbiamo mettere in campo una serie di percorsi condivisi e unitari, che tengano conto della risoluzione n. 1887, dello scorso settembre, del Consiglio di sicurezza dell'ONU. Ne ricordo i tre pilastri su cui poggia: il primo riguarda il disarmo nucleare; il secondo riguarda la non proliferazione; il terzo riguarda il diritto inalienabile dei Paesi membri del Trattato a sviluppare energia nucleare per scopi pacifici e a ricevere l'assistenza relativa.
Ebbene, su questi temi ci siamo confrontati e ritengo che, qualche giorno fa, abbiamo fatto un buon lavoro: si è passati dalle distinzioni alla condivisione, pur partendo da analisi e impostazioni diverse, distinte ma non distanti, non antitetiche. Siamo arrivati ad una sintesi politicamente ed istituzionalmente sostenibile. Il dibattito generale è stato fecondo, oggettivamente positivo e propositivo, direi senza ombra di dubbio politicamente all'altezza, quasi maturo, per i tempi che corrono. Il nostro appello, teso a promuovere una sintesi unitaria, si è materializzato e ne siamo oltremodo soddisfatti.
Pertanto, l'Italia dei Valori esprime una moderata soddisfazione, ritenendo ancora irrisolte alcune irrinunciabili condizioni di trasparenza e affidabilità a cui questo Governo e questa maggioranza devono dare risposte. Atti, fatti e comportamenti - non da ultimo quello del Ministro della difesa di qualche giorno fa, un Ministro non all'altezza delle proprie ambizioni e che ha denotato un'inadeguatezza - mettono in campo pesanti interrogativi in relazione a tre o quattro temi fondamentali. Questi ultimi riguardano, per esempio, quanto affermato dalla Corte internazionale di giustizia, la quale ritiene l'Italia ancora inadempiente poiché non ha ratificato tutti i più importanti strumenti di diritto umanitario; e ancora, l'attuale posizione dell'Italia, che non è in sintonia con alcuni recenti atti della politica estera italiana, come il Trattato italo-libico del 2008, il quale, all'articolo 21, impegna i due Paesi a fare del Mediterraneo una regione priva di armi di distruzione di massa. C'è ancora un altro tema che riguarda le mine; occorre mettere in campo una diversa opzione, a dispetto degli impegni assunti. Il Governo italiano, infatti, da alcuni anni ha smesso di destinare fondi per le operazioni di bonifica delle mine antiuomo e ha limitato gli aiuti destinati all'assistenza delle vittime. Credo che questo sia un momento in cui occorre riflettere anche su questo dato e il Governo dovrà chiarire l'attuale posizione assunta in merito ai fondi relativi alle operazioni di bonifica, affinché possa uscirne in maniera trasparente e da tutti accettata.
L'ultimo aspetto che ritengo fondamentale (l'ho detto qualche settimana fa anche in questo Parlamento) è che vi è una deficienza nel rapporto annuale sui lineamenti della politica del Governo in materia di controllo delle esportazioni, delle importazioni e del transito di materiale di armamento, perché in questo caso non ha soddisfatto i dettami della legge n. 185 del 1990. Ebbene, su questi vulnus attendiamo ancora che il Governo venga a dare delle risposte convincenti, non solo al Parlamento, ma anche alla comunità nazionale ed internazionale.
Ritengo che con la mozione in esame, sia nelle premesse sia negli impegni, chiamiamo a responsabilità (non limitata, bensì piena) il Governo affinché assuma completamente, e sin da subito, gli atti conseguenti. L'Italia dei Valori in questi anni, in relazione al disarmo e alla non Pag. 36proliferazione nucleare, ha presentato numerosi atti di sindacato ispettivo che aspettano ancora delle risposte.
Nel preannunciare il voto favorevole dell'Italia dei Valori mi auguro che su temi così sensibili - che investono tanto i diritti dell'uomo, il disarmo e la maturità di un'intera nazione - il Governo trasformi le nuove innumerevoli dichiarazioni di intenti in azioni concrete, e non più in balbettanti né tanto meno rinviabili decisioni che tutti attendono. Soprattutto, in molti attendono che vi sia una posizione forte e chiara affinché vi sia un giudizio preciso e lineare sui comportamenti del Governo italiano e della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, la mozione in esame rappresenta un atto di grande importanza per il Parlamento italiano. È un documento che, proprio perché porta le firme dei rappresentanti di tutti i gruppi, ha un valore molto significativo nel fissare la posizione del nostro Paese.
In passato le armi nucleari hanno, paradossalmente, assicurato la pace nel mondo. Oggi, il tema davanti al quale ci troviamo è come evitare il rischio di una proliferazione (o della proliferazione ulteriore) delle armi nucleari.
Sono chiare, su questo aspetto, le posizioni della Russia e degli Stati Uniti, e questa è la ragione per la quale è positivo che i due Paesi abbiano firmato il nuovo trattato START nel mese di aprile. Sarebbe molto importante che essi diminuissero ulteriormente il numero delle armi nucleari che hanno a disposizione.
Questa mozione è importante perché impegna il Governo italiano a sostenere in sede NATO che, per quanto riguarda il nostro Paese, non vi è una richiesta di mantenere sul nostro suolo le armi nucleari tattiche e che, se può servire al processo di riduzione delle armi nucleari, l'Italia è favorevole a che questa classe di armi nucleari venga ridotta e, in prospettiva, eliminata. È una posizione chiara e netta che dà un'indicazione precisa a ciò che il Governo potrà e dovrà dire in sede internazionale e, soprattutto, in preparazione della decisione di novembre del Consiglio ministeriale della NATO.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, riconosciamo a questo Governo un lavoro eccellente soprattutto per quanto concerne la politica estera, con gli importanti risultati ottenuti in questi anni.
L'8 aprile 2010 il Presidente americano Obama e quello russo Dmitry Medvedev hanno firmato l'Accordo START-2; si deve ciò a un lungo cammino di avvicinamento tra la Federazione russa e i Paesi dell'Occidente, un processo che l'Italia ha contribuito in maniera determinante a realizzare e che ha avuto inizio nel 2002 con il Consiglio NATO-Russia tenutosi a Pratica di Mare, fortemente voluto proprio dal Governo italiano.
Certo, sono passati ormai più di sessant'anni dalla distruzione di Hiroshima e Nagasaki, e il mondo ha avuto modo di conoscere il potenziale distruttivo delle armi nucleari. Nei decenni successivi queste armi sono diventate ancora più micidiali, e il potenziale distruttivo è aumentato a dismisura.
Durante gli anni della Guerra Fredda ci siamo ritrovati, in più di un'occasione, sull'orlo di guerre nucleari che avrebbero potuto comportare l'estinzione dell'intero genere umano e, solo grazie all'intelligenza e all'illuminazione di alcuni leader internazionali, è stato possibile scongiurare l'olocausto dello stesso.
Solo con la distensione e con la fine definitiva della guerra fredda il mondo ha allontanato lo spettro della guerra nucleare. Negli ultimi anni si è assistito ad un radicale processo di disarmo e di riduzione degli arsenali nucleari delle superpotenze. Pag. 37Ciò nonostante, i risultati raggiunti non possono far abbassare la guardia agli Stati. Nel mondo ci sono ancora troppe armi nucleari che potrebbero essere facilmente reimpiegate in futuro.
Pertanto, anche alla luce dei tentativi di alcuni Stati non democratici di dotarsi di armi nucleari, chiediamo al Governo di proseguire sulla strada tracciata con i Trattati START-1 e START-2 sulla riduzione delle armi strategiche. La componente del gruppo Misto, Noi-Sud, nel votare la mozione sottoscritta da Boniver, Dozzo, Iannaccone ed altri invita il Governo a continuare a svolgere un ruolo attivo che confermi e rafforzi la visione sancita dal G8 de L'Aquila anche alla luce delle risoluzioni sul Trattato di non proliferazione delle armi nucleari approvato il 10 maggio 2010 dal Parlamento europeo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche noi come gruppo Misto-Alleanza per l'Italia condividiamo molte delle riflessioni fin qui svolte e ci accingiamo a votare favorevolmente su questo provvedimento, ritenendo che vada completata quell'attività di indagine così come auspicato.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Vernetti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, al termine della discussione generale come primo firmatario della mozione n. 1-00372 presentata in quest'Aula insieme agli amici del Movimento per le Autonomie ho fatto un appello affinché da quattro si passasse ad una sola mozione, in quanto ritenevo che un'unica mozione approvata all'unanimità da questo Parlamento avrebbe avuto un grande valore e un grande significato proprio nel momento in cui ci sono dei problemi di carattere internazionale che oggi stesso abbiamo dovuto discutere sulla base della relazione del Governo.
Ebbene, questo appello è stato accolto ed io sono molto soddisfatto (come lo è anche il gruppo Misto-Movimento per le Autonomie) per tutto questo. Sappiamo che l'accordo START-2, che è stato recentemente sottoscritto a Praga dai due Presidenti delle maggiori potenze nucleari, è il frutto, come si è detto, di un'intensa attività diplomatica e, in particolare, di un'intensa attività di grandi uomini politici americani, ma anche italiani, che hanno dato il loro contributo all'avvicinamento delle grandi nazioni.
Negli ultimi anni si è gradualmente avviata una nuova stagione caratterizzata proprio da una serie di accordi che ha determinato un'importante riduzione di queste armi, ma ciò nonostante appare inevitabile che oggi, in un mondo multipolare, si debba ridiscutere ed esaminare attentamente la questione perché molte altre nazioni sono venute alla ribalta.
L'assenza di Israele, dell'India, del Pakistan dal novero degli Stati che hanno sottoscritto il Trattato di non proliferazione ci dà qualche pensiero. Anche guardando quello che è successo con l'Iran e con la Corea del nord, abbiamo notato che l'AIEA (l'agenzia internazionale di Vienna che ha il compito di controllare le attività nucleari nei vari Paesi) non ha poteri di coercizione e non può intervenire all'interno dei Paesi senza essere accusata di invadere campi ad essa non consentiti. Sono, cioè, giudicati troppo intrusivi i commissari dell'AIEA.
Dovremmo dare un contributo a livello internazionale perché l'AIEA possa avere questi poteri, altrimenti molte nazioni, anche regionali, ma che hanno le armi nucleari, potrebbero sfuggire ai controlli dell'Agenzia di Vienna. Il disarmo generale però ha bisogno, e ha avuto bisogno, e sono in atto anche, delle interruzioni delle Pag. 38sperimentazioni. Siamo convinti che questo è un passo importante che deve essere senz'altro portato avanti.
L'Italia, è vero, ha svolto un buon compito di avvicinamento delle due grandi potenze e naturalmente le varie riunioni del G8 che sono avvenute nel nostro Paese hanno consentito un ammorbidimento delle posizioni sia di Putin che di Obama nei rispettivi Paesi.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

AURELIO SALVATORE MISITI. Quindi - concludo, signor Presidente - questo plauso che si deve fare a coloro i quali hanno presentato le mozioni e le hanno ritirate, consentendo la presentazione di un'unica mozione, va idealmente rivolto soprattutto alla presentazione della prima mozione, che è opera della collega Mogherini Rebesani, cui dobbiamo essere grati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, colleghi, oggi abbiamo ottenuto un risultato importante. Infatti, con una mozione unitaria il Parlamento affronta un tema assai significativo.
Non voglio aggiungere da questo punto di vista molte parole a quelle che ha pronunciato un attimo fa il collega La Malfa, ma con questo testo possiamo cogliere l'opportunità di dare al Governo la possibilità di stare in campo, con una posizione concorde del Parlamento, su una materia assai delicata, strategicamente molto importante per l'avvenire e per le sorti della pace e del benessere dell'umanità intera, con un'iniziativa forte che ci consenta di portare fino in fondo il ruolo che possiamo svolgere.
Questa mozione a cui arriviamo è frutto di iniziativa anzitutto, lasciatemelo dire, del Partito Democratico. Tale iniziativa è nata con l'idea di dare al Governo una spinta, una carica di cui ci è parso che, per qualche verso, ne avesse bisogno.
Poi verrò sul punto più specifico delle armi nucleari tattiche, ma ciò che conta è che oggi stiamo per intero dentro un processo che miracolosamente, oserei dire, si è messo in moto. Oserei dire miracolosamente, se non ci fosse dietro l'analisi che dobbiamo fare, anche se molto rapidamente, di una iniziativa statunitense che, con la nuova Presidenza Obama e con l'aver ripreso il solco di una iniziativa multilaterale, consente di affrontare in modo nuovo questo tema, quello del disarmo, in tutte le sue variegate sfaccettature.
Come sappiamo, questa iniziativa multilaterale, che gli americani hanno messo in campo, ha come scopo quello di mettere a nudo che la questione della deterrenza, sulla base della quale si sono impostate tutte le strategie di confronto politico-militare nel corso dei decenni passati, ha subìto un cambiamento profondo. Infatti, oggi sono diversi i nemici e diverso è il panorama nel quale si può giocare la partita del disarmo, perché sono cambiati gli avversari e sono cambiati i pericoli. Nella strategia americana è apparso evidente un punto di fondo, una sorta di filo conduttore al quale sono appese tutte le iniziative.
Se vogliamo cioè combattere le nuove e insidiosissime forme della nuova proliferazione dobbiamo fare la nostra parte riducendo gli armamenti. Naturalmente abbiamo avuto nel corso di questi ultimi anni - come riporta la mozione unitaria - la voce di tanti, anche presenti in questo Parlamento, che si sono spesi con parole chiare perché l'obiettivo della riduzione a zero non fosse più puramente simbolico, ma potesse cominciare ad essere un punto di riferimento di un'azione politica. Con la Presidenza Obama questo processo subisce un'accelerazione positiva.
Penso che da questo punto di vista dobbiamo guardare all'accordo sullo Start, possiamo guardare alla stessa conclusione recentissima della Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione. Era una scadenza difficile, un appuntamento complicato e voglio spendere alcune brevi parole su questo aspetto. In Italia è stata Pag. 39riportata soprattutto la questione che riguarda la denuclearizzazione del Medio Oriente. La conferenza ha affrontato in modo positivo anche un altro aspetto assai significativo, che è quello di dare più forza all'Aiea nel suo insostituibile compito di governare i processi di disarmo e di controllo.
Quell'aspetto però, che è emerso con più evidenza, merita qualche considerazione: in quel caso il voto con il quale la Conferenza ha chiesto ad Israele di entrare nel Trattato di non proliferazione, quindi, in qualche modo rompendo un tabù che era nelle cose, costituiva (e, ahimè, costituisce tutt'ora) un elemento di difficoltà per affrontare il contesto più generale della pace in Medio Oriente. Infatti, nessuno sforzo può arrivare a termine nei confronti della questione che l'Occidente e, più in generale, la comunità internazionale pongono all'Iran, se nel contempo non si supera il tabù del silenzio nei confronti del tema che c'è e che è oggettivo: un processo che punti alla denuclearizzazione del Medio Oriente.
La Conferenza di New York fa un passo in questa direzione. Si tratta di un passo importante ed è importante che gli Stati Uniti abbiano dato il loro assenso a questa richiesta e a questo punto specifico del testo finale e noi, da questo punto di vista, concordiamo con gli Stati Uniti. Naturalmente, il fatto che quella Conferenza abbia avuto meno coraggio nel pronunciare parole esplicite nei confronti della questione coreana, pachistana e indiana (che sono anch'esse potenze fuori dal Trattato di non proliferazione) è un limite, è un elemento che fotografa ancora un limite che c'è.
Naturalmente sappiamo che una strategia di denuclearizzazione delle aree calde del continente non può che essere graduale. A tale strategia possiamo corrispondere solo con un forte lavoro multilaterale che metta in campo un bargain tra riduzione nucleare delle grandi potenze e processo di non proliferazione.
Vi è un altro aspetto sul quale voglio concludere: in questo processo può giocare un ruolo nuovo ed importante la NATO, che è la parte che più ci riguarda sul terreno del disarmo.
Lo può fare in termini generali perché oggi la NATO può giocare un ruolo - e io credo che i segnali positivi che vengono dalla NATO vanno in questa direzione - per alleggerire e in qualche modo forse andare anche oltre, nel senso di definire un nuovo equilibrio nel quale effettivamente la NATO e la Russia possano vedersi partner di un processo che ha al suo interno anche la riduzione forte, significativa e importante dell'armamento nucleare nel contesto di una più ampia partnership che può vedere Europa e Russia, Nato e Russia, Stati Uniti e Russia, perché questo è l'elemento positivo in campo in modo attivo su queste partite decisive.
Torno alla questione per la quale abbiamo promosso questa mozione. In questo contesto positivo il Governo italiano poteva e può fare la sua parte e siamo confidenti che la farà fino in fondo, dopo l'approvazione di questa mozione, anche sul settore delle armi nucleari tattiche. Noi, come Partito Democratico, non abbiamo percorso scorciatoie, non abbiamo fatto come i Ministri degli esteri di alcuni Paesi europei che hanno posto in termini puramente unilaterali la questione della riduzione dell'armamento tattico; noi l'abbiamo sempre inserita nel contesto NATO e abbiamo sempre considerato la riduzione dell'armamento tattico parte di una trattativa più generale che deve coinvolgere anche la Russia, quindi lo abbiamo fatto con piena aderenza allo spirito per il quale noi siamo convinti membri della NATO. Vorremmo che il Governo, e concludo, faccia propria questa ispirazione perché nelle sedi NATO, con la gradualità necessaria, questi processi vadano avanti nella direzione giusta, che è nell'interesse delle nostre popolazioni europee (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boniver. Ne ha facoltà.

Pag. 40

MARGHERITA BONIVER. Signor Presidente, nel preannunciare il voto favorevole del nostro gruppo a questa mozione, desidero molto semplicemente e sinteticamente illustrare la filosofia attorno alla costruzione di una mozione unitaria. Nell'ambito della discussione generale martedì scorso c'è stato un pieno accordo non soltanto sulle premesse, ma anche e soprattutto sulla filosofia di fondo, che è quella di incoraggiare sempre e comunque un ruolo proattivo del nostro Paese per il raggiungimento di un mondo senza armi nucleari. Esattamente un anno fa, il 22 giugno 2009, questa Camera ha approvato mozioni molto simili a queste che stiamo per votare e anche in quella occasione si era scritta una bella pagina di cooperazione politica e parlamentare, perché il voto in quell'occasione era stato sostanzialmente unanime, come mi auguro che lo sarà fra poco.
Il dispositivo che è stato accettato dal Governo è inteso soprattutto a continuare ad incoraggiare l'opera dell'Italia e del Governo in ogni sede, internazionale e multilaterale, a favore del sostegno alle misure di disarmo, rafforzando così la visione che è stata sancita nel vertice G8 a L'Aquila, l'anno scorso. Il cuore di questa mozione è nel tentativo di sostenere passi concreti per il rafforzamento del regime internazionale di non proliferazione, di cui il TNP rappresenta la pietra angolare, per l'entrata in vigore del Trattato per la messa al bando di tutte le sperimentazioni nucleari, per l'avvio di negoziati per la messa al bando della produzione di materiale fissile e infine per l'adozione universale del protocollo aggiuntivo dell'AIEA con l'obiettivo palese di consolidare le capacità effettive dell'Agenzia, che hanno visto vicende alterne e che hanno registrato un dato molto negativo per quello che riguarda le ispezioni sul materiale nucleare in Iran.
Infine, con la mozione chiediamo al Governo di approfondire con gli alleati, nel quadro del nuovo concetto strategico della NATO di prossima approvazione, il ruolo delle armi nucleari sub-strategiche, anche quelle sul territorio europeo, sostenendo l'opportunità di arrivare, tramite passi misurati, concreti e comunque concertati tra gli alleati, ad una loro progressiva ulteriore riduzione, fino ad arrivare ad una vera e propria scomparsa delle armi tattiche nucleari dal territorio europeo.
Questo è lo spirito con il quale abbiamo lavorato attorno a questa mozione; credo pertanto che sia veramente auspicabile, ce lo auguriamo vivamente, un voto unanime su una materia così importante, così delicata, così strategica, che ci deve vedere uniti. Tutto questo rafforzerà ulteriormente l'operato del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, nell'annunciare il voto favorevole della delegazione radicale su questa mozione congiunta, rispetto alla questione delle armi nucleari vogliamo richiamare l'importanza anche di porsi un obiettivo intermedio, qual è quello di cercare di ampliare regioni o continenti che siano denuclearizzati. Attualmente l'America latina e l'Africa si trovano in questa situazione, è chiaro che serve un impegno per ampliare ulteriormente situazioni di questo tipo anche per evitare che altrimenti questi continenti possano avanzare in futuro una richiesta di dotarsi di armi nucleari. Ci sono altresì pressioni e discussioni nei confronti innanzitutto del Medio Oriente.
Quello che auspichiamo è che allora, per convincere queste regioni, ci sia la capacità di cogliere le occasioni in un certo senso favorevoli che si stanno prospettando, come hanno ricordato i colleghi intervenuti in precedenza. Da questo punto di vista, anche per far sentire la nostra serietà e il nostro impegno su questo fronte, riteniamo necessario che innanzitutto come Unione europea ci sia la capacità di convincere Paesi come la Francia e la Gran Bretagna ad abbandonare le Pag. 41armi nucleari. Quindi, nel votare a favore di questo testo il nostro auspicio è, in buona sostanza, che l'impegno in sede multilaterale tenga presente anche lo spazio dell'Unione europea e che in questo senso operi anche il Governo.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mogherini Rebesani, Boniver, La Malfa, Di Stanislao, Dozzo, Casini, Misiti, Iannaccone ed altri n. 1-00374, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 454
Maggioranza 228
Hanno votato 454

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Rampelli, Goisis, Cavallotto, Reguzzoni, Ferranti, Samperi e Razzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2043 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani, fatta a Varsavia il 16 maggio 2005, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato dal Senato) (A.C. 3402) e dell'abbinata proposta di legge Maran ed altri (A.C. 1917).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani, fatta a Varsavia il 16 maggio 2005, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento e dell'abbinata proposta di legge d'iniziativa dei deputati Maran ed altri.
Ricordo che nella seduta del 1o giugno 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che sono intervenuti in sede di replica la relatrice per la Commissione giustizia e il rappresentante del Governo.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 3402).

(Esame degli articoli - A.C. 3402)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 3402), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesario, Mazzuca, Buonanno, Pedoto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato
460).

Prendo atto che i deputati Melis e Razzi hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che le deputate Samperi e Ferranti hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole. Pag. 42
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 3402), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, Nizzi, Pedoto, Germanà...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato
459).

Prendo atto che i deputati Melis e Razzi hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Bellotti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unico articolo aggiuntivo ad esso presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 3402).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Napoli, Vella, Costa, Agostini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato
460).

Prendo atto che il deputato Melis ha segnalato che non è riuscito a votare.
Invito il relatore per la II Commissione, onorevole Angela Napoli, ad esprimere il parere delle Commissioni sull'articolo aggiuntivo Bernardini 3.010.

ANGELA NAPOLI, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'articolo aggiuntivo Bernardini 3.010.

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo formula un invito al ritiro sull'articolo aggiuntivo Bernardini 3.010, perché esso duplica quanto già previsto dall'ordinamento nazionale. Come specificato anche nella relazione illustrativa dell'atto Senato n. 2043, infatti, non si è reso necessario prevedere una specifica attuazione dell'articolo 13 della Convenzione, essendo già ampiamente rispondenti allo scopo le disposizioni previste dall'articolo 18 del testo unico in materia di immigrazione e dalla legge n. 228 del 2003, recante misure contro la tratta di persone.
Inoltre, dal quadro normativo emerge che la legislazione vigente già garantisce alle vittime misure di primo soccorso, nonché altri interventi finalizzati a garantire un'assistenza più stabile e a dare loro la possibilità di un'integrazione sociale. Per queste ragioni, invito i presentatori a ritirare l'articolo aggiuntivo in esame. Se essi ritenessero di indicare in un ordine del giorno che si applicano le normative già in vigore, il Governo non avrebbe alcuna obiezione ad accettare tale ordine del giorno.

PRESIDENTE. Chiedo dunque ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Bernardini 3.010, formulato dal relatore e dal Governo.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, le ragioni che avevano portato alla presentazione dell'articolo aggiuntivo Bernardini 3.010 si collegano al fatto che era stato formulato un parere della Commissione Pag. 43bilancio che in qualche modo metteva in dubbio che vi fosse una copertura necessaria, lo ricordo, a garantire che coloro che si sospetta siano vittime di tratta persone umane possano avere trenta giorni di tempo, nel nostro Paese, per poter essere assistite, presentare eventuali ricorsi e chiedere diritto d'asilo o la protezione internazionale.
Considerate le parole del Governo e la disponibilità ad accogliere un ordine del giorno che vada nel senso di garantire l'effettiva attuazione di queste norme, ritiriamo l'articolo aggiuntivo Bernardini 3.010, il cui contenuto verrà trasfuso in un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo dunque atto che l'articolo aggiuntivo Bernardini 3.010 è stato ritirato ed il suo contenuto verrà trasfuso in un ordine del giorno.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 3402), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli D'Ippolito Vitale, Sardelli, Cristaldi, Mecacci, Mattesini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 465
Votanti 464
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato
463
Hanno votato
no 1).

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 3402)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 3402).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere del Governo.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, precisato che il contenuto del dispositivo deve intendersi, nell'ambito della normativa vigente, il Governo è disposto ad accettare l'ordine del giorno Bernardini n. 9/3402/1.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bernardini n. 9/3402/1, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3402)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Vernetti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà (Commenti). Prego, onorevole Evangelisti, non ascolti il boato.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, su questo provvedimento è intervenuto in maniera esauriente nella discussione sulle linee generali l'onorevole Carlo Monai, a nome del gruppo dell'Italia dei Valori. Quindi, mi rifaccio alle sue considerazioni per confermare il voto favorevole del nostro gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà (Commenti). Se evitiamo il suggerimento a consegnare ad ognuno che interviene... prego, onorevole Volontè.

Pag. 44

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non c'è bisogno di suggerimenti. Questa Convenzione è talmente importante - i colleghi che siedono in Consiglio d'Europa sanno quanto spesso il nostro Paese venga richiamato a ratificarla - che non si può certo ridurre la discussione a qualche minuto. Ci vorrà qualche minuto in più e con piacere prendo la parola. Di questa Convenzione, così importante nella lotta contro la tratta degli esseri umani, fatta a Varsavia nel 2005, il nostro Paese, come spiega bene anche l'allegato alla relazione che abbiamo sotto gli occhi, ha in qualche modo anticipato alcuni degli aspetti, attraverso il lavoro che già hanno fatto questa Camera e il Senato qualche anno fa, proprio con una legge bipartisan sulla lotta nei confronti della tratta degli esseri umani, che ricalca in parte appunto la Convenzione di Varsavia del 2005. Il nostro Paese l'ha approvata a ridosso di quella Convenzione, che si pone l'obiettivo, come la nostra legge, di prevenire e combattere la tratta di esseri umani, garantendo anche, all'interno di questa lotta, la parità tra uomini e donne, proteggere i diritti umani delle vittime della tratta, delineare un quadro completo per la protezione e l'assistenza delle vittime e dei testimoni, promuovere la cooperazione internazionale nel campo della lotta alla tratta degli esseri umani. Per tutto ciò, questa Convenzione ha un'importanza fondamentale. Sono ventisette su quarantasette gli Stati appartenenti al Consiglio d'Europa che l'hanno ratificata. Noi aggiungiamo con orgoglio anche il nostro Paese. Come abbiamo visto, nell'articolato, il nuovo articolo 602-ter modifica e aggrava le pene che avevamo già previsto. Per questa ragione, noi vogliamo esprimere un voto assolutamente favorevole, sottolineando ancora una volta l'importanza di questo strumento internazionale per il nostro Paese e per la lotta verso uno dei crimini più drammatici che stiamo vivendo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melis. Ne ha facoltà.

GUIDO MELIS. Signor Presidente, se mi permette dirò solo poche parole per illustrare il nostro convinto voto favorevole su questo provvedimento. Nel testo di questa Convenzione vi sono norme che già in parte esistono, contemplate nella stessa Costituzione, ma che meritano qui di essere ribadite in una loro accezione più particolare e pertinente. Parlo delle norme volte a garantire assistenza alle vittime, di quelle relative alla tutela degli atti personali nelle ipotesi di concessione del permesso di soggiorno, di quelle relative all'ammissione al gratuito patrocinio, di quelle che prevedono l'istituzione di un Fondo per le vittime della tratta. Vi è poi una norma particolarmente rilevante - lo ha efficacemente rilevato la relatrice per la Commissione giustizia, onorevole Angela Napoli - ed è quella contenuta all'articolo 20, che costituisce una novità, introducendo uno specifico reato relativamente a danneggiamento, soppressione, occultamento, detenzione illegale, falsificazione e procacciamento di documenti di identità e di viaggio, al fine di realizzare concretamente la tratta delle persone.
Insomma - come ha ricordato nella discussione sulle linee generali il mio collega Jean Leonard Touadi - questa ratifica ci consentirà di realizzare pienamente le finalità della Convenzione del 2005, cioè prevenire e combattere la tratta di esseri umani, garantendo la parità tra uomini e donne, attuare la prevenzione, anche dal punto di vista culturale, coinvolgendo - come del resto suggerisce la Convenzione - le forze del volontariato, quali corpi sociali intermedi in grado di assicurare integrazione ed assistenza alle vittime della tratta una volta che queste siano state strappate ai loro carcerieri, proteggere i diritti umani delle vittime della tratta, delineare un quadro completo per la protezione e l'assistenza alle vittime ed ai testimoni, garantendo parità tra donne e uomini, in modo da assicurare indagini e procedimenti giudiziari efficienti, promuovere la cooperazione internazionale nel campo della lotta alla tratta degli esseri umani. Pag. 45
Signor Presidente, considero di grande rilievo - così come il mio partito ed il mio gruppo - l'atto che la Camera sta per compiere votando questo provvedimento e di grande significato il fatto che su di esso convergano maggioranza e opposizione, dopo un proficuo lavoro nelle Commissioni, che ha visto impegnati, convintamente, tutti i gruppi rappresentati nell'Assemblea. C'è un punto decisivo che mi permetto di sottolineare - in conclusione - perché costituisce il punto cruciale di tutto il provvedimento. Voglio dire che - alla stregua di questa Convenzione - finalmente l'immigrato è, prima di tutto, persona portatrice di diritti connaturati ed inalienabili, così come dispone l'articolo 2 della nostra Costituzione. Se mi è consentita una nota polemica - che non intende turbare l'intesa raggiunta tra di noi in questa occasione, ma che voglio esprimere con franchezza - ciò è in contrasto con una linea legislativa recente che ha fatto, con riferimento a provvedimenti più che discutibili, come quelli sulla sicurezza, troppo spesso dimenticare questo sacrosanto principio. I tempi che si profilano signor Presidente, sono caratterizzati su scala internazionale dall'accentuarsi delle differenze tra i continenti ed i Paesi, dal proliferare dei conflitti, dalla tendenza inarrestabile allo spostamento di enormi masse umane ed anche dalla tenace persistenza delle grandi organizzazioni criminali su scala mondiale. Questi tempi ci consigliano di tenere alta la guardia; queste norme vanno esattamente in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Melis, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3402)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3402, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 2043 - «Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani, fatta a Varsavia il 16 maggio 2005, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno» (Approvato dal Senato) (3402):

Presenti 454
Votanti 452
Astenuti 2
Maggioranza 227
Hanno votato 452
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Dichiaro così assorbita la proposta di legge n. 1917.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2024 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica Italiana ed il Governo dello Stato del Qatar per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire l'evasione fiscale, con Protocollo Aggiuntivo, fatta a Roma il 15 ottobre 2002 e del Protocollo di rettifica del testo in lingua italiana della Convenzione e del suo Protocollo Aggiuntivo, fatto a Doha il 19 marzo 2007 (Approvato dal Senato) (A.C. 3447) (ore 13,46).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed Pag. 46esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica Italiana ed il Governo dello Stato del Qatar per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire l'evasione fiscale, con Protocollo Aggiuntivo, fatta a Roma il 15 ottobre 2002 e del Protocollo di rettifica del testo in lingua italiana della Convenzione e del suo Protocollo Aggiuntivo, fatto a Doha il 19 marzo 2007.
Ricordo che nella seduta del 1o giugno 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed il relatore od il rappresentante del Governo hanno rinunciato alla replica.

(Esame degli articoli - A.C. 3447)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 3447), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, Mazzuca, Madia, Di Virgilio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 450
Maggioranza 226
Hanno votato
450).

Prendo atto che i deputati Cesa, Casini e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 3447), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, Moles, Di Virgilio, Rampi, Antonino Russo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 448
Votanti 447
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato
447).

Prendo atto che i deputati Casini, Cesa e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 3447), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Gava, Veltroni, Antonino Russo, Grassi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 450
Maggioranza 226
Hanno votato
450).

Prendo atto che i deputati Casini, Cesa e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 3447), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 47

Onorevoli Leone, Vella, Mazzuca, Migliori...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 451
Maggioranza 226
Hanno votato
451).

Prendo atto che i deputati Casini, Cesa e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3447)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo solo per confermare il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, preannunzio il voto favorevole del gruppo dell'Unione di Centro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, rifacendomi all'intervento del relatore, preannunzio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3447)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3447, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Paglia, Mazzuca, Iannarilli, Fugatti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 2024 - «Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica Italiana ed il Governo dello Stato del Qatar per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire l'evasione fiscale, con Protocollo Aggiuntivo, fatta a Roma il 15 ottobre 2002 e del Protocollo di rettifica del testo in lingua italiana della Convenzione e del suo Protocollo Aggiuntivo, fatto a Doha il 19 marzo 2007» (Approvato dal Senato) (3447):

Presenti e votanti 445
Maggioranza 223
Hanno votato 445
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Casini, Cesa e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,50).

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, intervengo in relazione ad un fatto a dir poco incredibile che è accaduto nella giornata di ieri, festa della Repubblica italiana. Il 12 aprile, insieme al partito per la Pag. 48tutela di militari e forze di polizia, avevamo chiesto di poter deporre una corona di alloro al Sacello del Milite Ignoto per ricordare le vittime del dovere, del servizio e dello Stato. Il 3 maggio, dal Ministro della difesa, mi si comunica che ciò potrà avvenire alle 13.
Solo il 29 maggio ci viene comunicato che, per intervenute modifiche al programma, la manifestazione viene spostata alle ore 15,15, ma si dà il caso che ieri, già alle ore 12,30, sull'Altare della Patria e nelle immediate vicinanze non vi fosse alcun tipo di attività. Anche alla questura di Roma, che era stata sollecitata dal Ministero della difesa a non permettere alcuna attività intorno alle ore 13, nonostante vi fosse la piena disponibilità di poter salire sull'Altare della Patria, è stato impedito di poter avviare alcuna trattativa con gli organizzatori.
Credo che delegare la gestione dell'ordine pubblico a coloro che si dovrebbero occupare unicamente di politiche aventi a che fare con la difesa (delegare cioè la gestione dell'ordine pubblico al potere militare, che in quel momento ha praticamente cancellato qualsiasi facoltà dei funzionari di pubblica sicurezza) rappresenti qualcosa di davvero molto grave. Per non dire del fatto che il Ministero della difesa ha preso una decisione politica che non aveva in alcun modo relazione con problemi di ordine pubblico, al solo scopo di evitare che vi fosse una manifestazione pubblica nel giorno della festa della Repubblica (e a differenza di altre manifestazioni, come quelle delle feste delle Forze armate quando all'Altare della Patria c'è la fila, per la festa della Repubblica ci sarebbero stati solo il Presidente della Repubblica e noi).
Anche in considerazione del fatto che ciò è accaduto nel momento in cui la manifestazione era stata organizzata da diversi membri di questo Parlamento, chiedo che la Presidenza si informi presso il Ministero della difesa per sapere quali sono state le motivazioni che hanno portato il Ministero della difesa a negare qualsiasi attività alle ore 12,30 di ieri all'Altare della Patria e quali sono state le motivazioni che hanno portato il Ministero della difesa a sostituirsi alle forze di polizia (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Turco, la Presidenza prende ovviamente atto del suo intervento. Le ricordo che esiste uno strumento adatto ed idoneo - quello del sindacato ispettivo, che ovviamente lei conosce - anche per approfondire ulteriormente la questione e, pertanto, se lo riterrà e qualora lo valutasse opportuno, ovviamente potrà utilizzarlo.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo.

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, intervengo solo per il consueto sollecito di risposte ad interrogazioni: due, che riguardano la guardia costiera, navigano al largo da molto tempo (non la guardia costiera, ma le interrogazioni), una è invece rivolta al Ministero dell'economia e delle finanze per quanto riguarda i controlli della Banca d'Italia sulle società di intermediazione internazionali.

PRESIDENTE. Onorevole Zacchera, la Presidenza si farà carico di sollecitare una risposta al riguardo. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15,30 con lo svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 13,55, è ripresa alle 15,40.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Brugger, Casero, Cicchitto, Colucci, D'Alema, Dal Lago, Gregorio Fontana, Franceschini, Lo Monte, Pag. 49Martini, Mazzocchi, Migliavacca, Pecorella, Pescante, Ravetto, Reguzzoni, Romani, Sardelli, Stefani, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

GIOVANNI SANGA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI SANGA. Signor Presidente, pochi minuti fa le agenzie di stampa hanno informato dell'assassinio di Monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico dell'Anatolia in Turchia. Il vescovo Monsignor Padovese era impegnato in quella terra dal 2004, anno in cui venne nominato appunto vicario apostolico e vescovo titolare di Monteverde. È un assassinio che va ad aggiungersi ad altri, in particolare a quello di Don Andrea Santoro, ucciso mentre pregava nella sua chiesa di Trabzon, sempre in Turchia. Se non ricordo male, proprio Monsignor Padovese aveva tenuto l'orazione funebre in occasione del funerale di don Andrea Santoro.
Si tratta di fatti drammatici e orribili che vanno a colpire persone, sacerdoti e diplomatici, da anni impegnati in quell'area così delicata con cui l'Italia e l'Europa stanno intensificando le loro relazioni diplomatiche, politiche e sociali. Anche per questi motivi, signor Presidente, chiedo che il Governo venga al più presto a riferire in Aula rispetto a questi gravi fatti che si sono verificati e di cui abbiamo appena dato conto (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sanga.

RENATO FARINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, intervengo sullo stesso argomento, aggiungendo a quanto affermato dal collega le parole che Monsignor Padovese aveva pronunciato alla messa di suffragio per il sacerdote ucciso a Trabzon. Leggo testualmente le sue parole: «Noi perdoniamo chi ha compiuto questo gesto. Non è annientando chi la pensa in modo diverso che si risolvono i conflitti. L'unica strada che si deve percorrere è quella del dialogo, della conoscenza reciproca, della vicinanza e della simpatia. Ma fintanto che sui canali televisivi e sui giornali assistiamo a programmi che mettono in cattiva luce il cristianesimo e lo mostrano nemico dell'Islam (...), come possiamo pensare ad un clima di pace?». Monsignor Padovese parlava qui di Don Santoro, naturalmente: «Chi ha voluto cancellare la sua presenza fisica, non sa che ora la sua testimonianza è più forte». È anche vero che questa testimonianza va tutelata in ogni sede a livello internazionale e va altresì richiesto all'amico Governo turco di tutelare presenze altre rispetto a quella islamica.
Di questi tempi Monsignor Padovese, che è una figura molto eminente e che stava per andare a Cipro per incontrare il Papa che ivi si reca, si era dato molto da fare per rivitalizzare le comunità cristiane lì presenti.
Non so se tutto ciò sia legato al clima che si è ingenerato in questi giorni dopo i fatti di Gaza. È un fatto certo che, oltre a parlare, potrei dire, di dialogo, occorre anche denunciare il clima di cristianofobia che, in troppe parti del mondo - e anche in Paesi che si vogliano affacciare in Europa in modo organico -, si fa presente. Tale cristianofobia, a mio avviso, va riconosciuta anche in documenti ufficiali, dal Parlamento italiano, dal Parlamento europeo e dal Consiglio d'Europa dove in questi giorni si sta discutendo di islamofobia con un relatore turco, ignorando che esistono anche casi di persecuzione cristiana che a buon titolo vanno tenuti presenti.
Non volevo tuttavia fare ora un intervento polemico, anche se ci si lascia sempre trascinare dai sentimenti del momento, Pag. 50ma intanto ricordare questa grande figura di sacerdote che è andato lì ad offrire la sua vita, e financo il suo sangue. Pensiamo a don Santoro e a don Padovese: non so quanti sacerdoti italiani ci siano in quella terra, credo meno di dieci; una percentuale altissima è stata assassinata con il coltello. Penso che tutto questo necessiti di una grande riflessione (Applausi).

PRESIDENTE. Ringrazio gli onorevoli Renato Farina e Sanga per aver sollevato questa questione in Assemblea. Sarà certamente compito della Presidenza attivarsi presso il Governo perché possa riferire, come da voi richiesto (in particolare dall'onorevole Sanga), su questo gravissimo fatto.
La Presidenza, tra l'altro, in questa occasione non può che esprimere tutto il cordoglio alla Chiesa cattolica. Sua eccellenza monsignor Padovese era vescovo dell'Anatolia e devo ricordare - mi permetto di farlo, anche se è inusuale da parte della Presidenza - che molti colleghi parlamentari incontrarono monsignor Padovese proprio in Turchia, quando una delegazione del Parlamento si era recata lì in pellegrinaggio con sua eccellenza monsignor Fisichella; lo incontrammo e potemmo conoscere allora la grande personalità, la disponibilità al dialogo e al lavoro in quel territorio e tra quella gente. Quanto avvenuto è certamente un fatto grave; sono contento che questa richiesta sia venuta da esponenti di entrambi gli schieramenti, non solo per approfondire ma anche per esprimere tutta la nostra preoccupazione e la nostra solidarietà. Grazie ancora (Applausi).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Lehner n. 2-00736)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente Lehner n. 2-00736, riguardante gli esiti degli accertamenti relativi a procedimenti giudiziari concernenti il regime applicato dalla regione Piemonte agli eventi alluvionali del 2000.
Avverto che, per accordi intercorsi tra i presentatori ed il Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Lehner n. 2-00736 è rinviato ad altra seduta.

(Iniziative nei confronti di Ferrovie dello Stato in merito alla riorganizzazione degli scali merci, con particolare riferimento a quello di Castelfranco Veneto - n. 2-00722)

PRESIDENTE. L'onorevole Luciano Dussin ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00722, concernente iniziative nei confronti di Ferrovie dello Stato in merito alla riorganizzazione degli scali merci, con particolare riferimento a quello di Castelfranco Veneto (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, l'interpellanza in esame verte sulle scelte aziendali attuate da Trenitalia che evidenziano una progressiva diminuzione di interesse nel soddisfare le esigenze manifestate dagli operatori economici i quali richiedono servizi di trasporto merci per via ferroviaria (questo è stato denunciato in varie occasioni dagli operatori stessi).
Queste scelte sono penalizzanti e contraddicono l'obiettivo che si sta dando gran parte dei Paesi dell'Unione europea, i quali insistono sulla garanzia di questo tipo di servizio. Sembra che Trenitalia voglia progressivamente spostare il trasporto merci sulle linee ad alta capacità, però ci sono aree del Paese molto produttive, con moltissime attività, che richiedono questo servizio anche al di fuori delle linee ad alta capacità.
In estrema sintesi - l'interpellanza ovviamente è già stata analizzata - quello che è successo nel comune di Castelfranco Veneto serve a sottolineare questo stato di Pag. 51confusione. A fronte di un investimento pubblico - quindi, con risorse economiche del comune e della regione Veneto, d'accordo con i gestori delle Ferrovie - si inaugura un trasporto merci pubblico e dopo due mesi lo si abbandona; nel frattempo si danno rassicurazioni agli investitori privati, per investire milioni di euro, e ne viene attrezzato anche uno privato.
Quattro settimane dopo l'inaugurazione, questo scalo merci è stato abbandonato perché inutilizzabile a fronte delle richieste che arrivavano dal gestore. Tutto questo lascia intuire che non vi sono idee chiare nella gestione diretta pubblica; inoltre, non si rispettano i patti con i privati che, mettendoci del loro, con delle rassicurazioni, alla fine si trovano tagliati fuori da queste scelte. Quest'ultime stanno tagliando fuori lo stesso territorio, in particolare le esigenze di produzione e di trasporto.
L'interpellanza in esame mira a comprendere con quali intenti il Governo abbia l'intenzione di parametrarsi con i gestori delle Ferrovie per risolvere quello che è un problema sollevato da molti.

PRESIDENTE. Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, Roberto Castelli, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO CASTELLI, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, il problema nasce dal fatto che il trasporto ferroviario delle merci nel nostro Paese è stato liberalizzato a partire dal 2001, in applicazione della normativa comunitaria ancora vigente in materia. A seguito di ciò, attualmente in Italia operano 26 imprese ferroviarie che trasportano merci.
Trenitalia, che fa parte di una di queste 26 imprese ferroviarie, opera, pertanto, non sulla base di un regime di concessione, ma sulla base di una licenza rilasciata dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al pari di tutte le altre imprese. Opera, quindi, in una logica di mercato liberalizzato, organizza la propria attività di trasporto merci adeguando l'offerta alle reali esigenze e dimensioni del mercato, applicando prezzi, e non tariffe, adeguati ai costi di produzione del servizio. Quindi, lo ripetiamo: le aziende di trasporto ferroviario di merci, in questo momento, agiscono in un libero mercato dove evidentemente si devono incontrare domanda e offerta.
A seguito dell'evoluzione della liberalizzazione, da alcuni anni, tutte le imprese storiche europee hanno avviato una profonda riorganizzazione dei loro processi industriali, per poter competere con le nuove imprese entrate sul mercato. Il contesto di forte crisi dell'ultimo periodo ha reso necessaria un'accelerazione e una maggiore incisività di tale riorganizzazione, attuata sulla base di criteri di maggiore efficienza del sistema e di un rapporto equilibrato tra costi e ricavi.
In quest'ottica, anche la divisione cargo di Trenitalia ha avviato un processo di ristrutturazione industriale del settore, nell'ambito del quale si inserisce tra l'altro la riorganizzazione del traffico a carro singolo o a gruppi di carri (il cosiddetto traffico diffuso) che è particolarmente oneroso e non competitivo nei confronti del trasporto su gomma.
La riorganizzazione, che è in corso di attuazione dal 1o aprile scorso, e che rientra in questo quadro, ha riguardato alcuni impianti per i quali si registravano per il traffico diffuso modesti volumi di merci, notevoli complessità operative e costi elevati - sicuramente superiori ai ricavi - non più sostenibili da Trenitalia, che non può certamente effettuare servizi in perdita, essendo e ragionando in termini di Spa, quindi come un ente di struttura giuridica privatistica. Tale riorganizzazione mira non a ridimensionare, bensì a consolidare e sviluppare il posizionamento dell'azienda nel settore, con un modello industriale più snello e flessibile.
Con il nuovo modello industriale Trenitalia cargo effettuerà il servizio di trasporto dovunque vi sarà domanda di traffico economicamente sostenibile. Peraltro, Trenitalia sta lavorando per trasformare i traffici a carro singolo in treni completi; una modalità questa che consente di abbattere Pag. 52i costi operativi e assicura ai clienti più qualità nei trasporti, sollecitando fra l'altro forme di aggregazione di più imprese per poter organizzare treni completi multiclienti.
Per quanto riguarda specificatamente il Veneto, il territorio può contare su un reticolo di 19 impianti, sui quali viene effettuata l'offerta a treno completo (in 7 dei quali, peraltro, è previsto anche il servizio a carro singolo); in ulteriori 6 impianti - che presentano volumi di traffico estremamente ridotti, oltre a particolari condizioni strutturali - il servizio è attestato, invece, su un altro impianto limitrofo, con terminalizzazione a pagamento. Tra questi 6 impianti rientra Castelfranco Veneto, attualmente servito dall'impianto limitrofo di Treviso-Scalo Motta, che ha visto, negli ultimi due anni, una rilevante diminuzione di traffico. Nel 2009, infatti, sono stati movimentati soltanto 340 carri, cioè, in media, meno di un carro al giorno.

PRESIDENTE. L'onorevole Luciano Dussin ha facoltà di replicare.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, innanzitutto ringrazio il Viceministro, senatore Castelli. So qual è la sua conoscenza di questa materia e il suo impegno. La sua risposta è corretta, c'è da segnalare solo una cosa: i treni completi sono praticamente mezzo chilometro di vagoni che si spostano e riempirli di merci in realtà produttive come quelle, ad esempio, del nord-est del Paese, è cosa praticamente impossibile, perché non ci sono industrie grandi, ma una serie di tantissime piccole e medie attività. Finora questo servizio era garantito, adesso, con queste logiche, il servizio non sarà più garantito o, comunque, è garantito in condizioni estremamente disagevoli. Inoltre, sembra che la gestione di tali problemi, per quanto riguarda i gestori, in questo caso, Ferrovie dello Stato, dimostri un certo scollegamento tra chi opera nei territori e chi, da lontano, deve prendere le decisioni finali.
È vero che, ad esempio, a Castelfranco Veneto - ma vale anche per tantissimi altri scali merci declassati dal 1o aprile - ci sono stati dei riscontri, relativamente ai volumi di merci mosse, molto bassi. Bisognerebbe però anche capire il perché; sempre in quella città, ad esempio, in presenza di lavori per realizzare lo scalo merci pubblico, il servizio non c'era. Contemporaneamente, si lavorava, sempre d'accordo con il gestore delle ferrovie e i privati, per costruire anche lo scalo privato. Durante quei 2-3 anni, di fatto, il servizio non c'era perché si stava lavorando; al 1o aprile, a due mesi esatti dall'inaugurazione dello scalo pubblico, all'inaugurazione di quello privato, ci siamo trovati che, sia il pubblico che il privato, hanno buttato praticamente milioni di euro per nulla. Ma la domanda c'è, l'offerta c'è e, quindi, almeno per casi specifici come questi, è sempre da augurarsi un ripensamento, che qualcuno si ravveda. A tale riguardo, continueremo a muoverci perché, anche quando le scelte sembrano comprensibili, cioè frutto di razionalizzazioni (in effetti nel passato troppi erano gli scali merci presenti nel nostro Paese), un'analisi puntuale e dettagliata su determinate realtà deve continuare ad essere fatta perché ne va dell'economia complessiva di importantissime aree produttive del nostro Paese.

(Tempi di erogazione del previsto finanziamento di 200 milioni di euro per la piastra logistica del porto di Taranto - n. 2-00735)

PRESIDENTE. L'onorevole Patarino ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00735, concernente tempi di erogazione del previsto finanziamento di 200 milioni di euro per la piastra logistica del porto di Taranto (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, onorevole Viceministro, la rete portuale, soprattutto per un Paese con la collocazione e le caratteristiche dell'Italia, è un fondamentale strumento di sviluppo. Pag. 53
All'interno della rete portuale italiana un ruolo di primissimo piano è storicamente rivestito dal porto di Taranto che per le sue caratteristiche - vedi l'allocazione strategica per la sua centralità nel Mediterraneo, vedi il suo immediato retroterra industriale, vedi gli ampi spazi e i fondali adeguati anche se abbisognevoli di dragaggio, e così via - costituisce già ora una grande risorsa ma le cui straordinarie potenzialità possono e devono essere ulteriormente sviluppate.
Tali potenzialità non sono allo stato pienamente sfruttate nonostante le caratteristiche peculiari dello scalo marittimo perché, come tutti gli osservatori sostengono, per fare in modo che esso diventi un vero e prezioso volano di crescita per l'intera economia meridionale vi è l'urgente necessità di ampliarne e ammodernarne la logistica. La logistica, che come hanno ricordato alcuni giorni fa le segreterie dei sindacati confederali, avrebbe dovuto rappresentare per l'intera area ionica la più grande opportunità economica ed occupazionale da affiancarsi alla cantieristica militare e civile e alla siderurgia. Fare logistica - hanno ribadito testualmente CGIL CISL e UIL - significa per Taranto aprire i container, fare magazzino, fare montaggio, assemblaggio, manipolazione di merci e soprattutto conoscere preventivamente a quali mercati nazionali e mondiali aprirsi e con quali di essi misurarsi. Infine, fare logistica per Taranto - continuavano i confederali - significa superare la cosiddetta monodipendenza dello sviluppo della siderurgia e non solo, consentendo anche alle aziende di agire e di intraprendere direttamente con ricadute occupazionali aggiuntive.
Quando noi sosteniamo che vogliamo un sud attivo, dinamico, non piagnone ma pronto a cogliere le occasioni per fare, per mettersi seriamente in gioco, per misurarsi, per dimostrare ciò di cui è capace senza chiedere più di quanto non gli spetti per essere messo nelle condizioni di competere con chiunque con pari dignità ed allo stesso punto di partenza, lo facciamo perché è sempre più diffusa tra la gente meridionale, soprattutto tra i giovani, la voglia di mettere definitivamente nel dimenticatoio la lunga e mortificante stagione delle politiche assistenziali che hanno tenuto le nostre regioni del sud talvolta consapevolmente, più spesso per disegni e strategie altrui, in uno stato di vassallaggio che, così com'era da prevedere, invece di produrre sviluppo economico e crescita sociale ha generato solo diffidenza, indolenza, furbizia e non di rado corruzione.
Ovviamente una tale apprezzabile voglia di riscatto per dare i suoi frutti deve essere accompagnata e sostenuta dalle istituzioni non già con provvedimenti di favore ma con una programmazione all'altezza dei tempi e con interventi mirati soprattutto in campo infrastrutturale. Di qui l'attesa per lo stanziamento da parte del CIPE di 200 milioni di euro finalizzati alla realizzazione di una piastra logistica che soddisferebbe la suddetta necessità anche con significativi ritorni in termini occupazionali per un'area particolarmente colpita dalla crisi economica in atto sia sul versante industriale con migliaia di lavoratori in cassa integrazione e conseguenti dolorosissime ricadute sull'indotto, sia su quello agricolo laddove crescenti e sempre più croniche problematiche di mercato stanno mettendo in ginocchio un comparto tra i più produttivi ed avanzati d'Italia. Inopinatamente, invece, anche l'ultima riunione del CIPE si è chiusa senza che questo stanziamento venisse varato suscitando amaro sconcerto ed incalzanti proteste nell'intera comunità ionica.
Con la presente interpellanza chiediamo le ragioni di questo mancato varo ed i tempi che dovremo ancora attendere perché i fondi di cui sopra siano disponibili. L'intendimento mio e degli altri colleghi sottoscrittori è quello di rimarcare con la massima urgenza un'assoluta necessità dell'economia meridionale sollecitandone il doveroso seguito.

PRESIDENTE. Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, Roberto Castelli, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO CASTELLI, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Il progetto Pag. 54per la realizzazione della piastra portuale di Taranto è compreso nel programma di cui alla delibera CIPE n. 121 del 2001 e nell'intesa generale quadro Governo-regione Puglia. Soggetto aggiudicatore è l'autorità portuale di Taranto.
Il CIPE, con delibera n. 74 del 29 settembre 2003, ha approvato il progetto preliminare con prescrizioni. Con tali delibere è stato assegnato all'opera un finanziamento di 21,523 milioni di euro ad integrazione dei fondi già disponibili pari a 134,63 milioni, per un costo complessivo dell'intervento pari a 156,149 milioni di euro.
Il progetto definitivo, riguardante la piastra portuale di Taranto, ha un valore complessivo di euro 189.749.167 e tiene conto anche dei nuovi lavori derivanti dalle prescrizioni dell'amministrazione degli enti competenti o interferiti.
Il CIPE, con la delibera n. 51 del 26 giugno 2009, ha approvato il quadro di dettaglio della delibera 6 marzo 2009, n. 10, nel quale è previsto, in via meramente programmatica, il finanziamento ulteriore dell'opera per un importo di 33,6 milioni di euro. All'esito dell'istruttoria, nell'ambito della quale sono stati acquisiti i pareri favorevoli con prescrizione da parte della regione Puglia, del Ministero per i beni e le attività culturali e del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti intende sottoporre al CIPE, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 166, comma 5, del decreto legislativo n. 163 del 2006, l'approvazione del progetto definitivo con prescrizioni e raccomandazioni specificamente indicate.
Il progetto definitivo nel suo complesso comprende i progetti definitivi di cinque opere infrastrutturali: ampliamento del quarto sporgente; darsena a ovest del quarto sporgente; adeguamento e potenziamento della strada dei moli; piattaforma logistica; vasca di contenimento dei fanghi di dragaggio. Quest'ultima opera, del costo di circa 14 milioni di euro, risulta connessa e necessaria per la realizzazione delle opere a mare, coerentemente alle prescrizioni del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Il 16 dicembre 2009 era stato, quindi, trasmesso al CIPE il progetto definitivo al fine di disporre l'assegnazione di un contributo integrativo a fondo perduto per l'ammontare dei sopraddetti 33,6 milioni di euro a valere sui fondi del FAS, coerentemente con quanto riportato nella citata delibera CIPE n. 51 del 2009.
La suddetta assegnazione avrebbe completato il finanziamento dell'intervento. Tuttavia, l'intervento e il relativo finanziamento non sono stati deliberati nella riunione del Comitato tenuto conto della necessità, rappresentata dal Ministero dell'economia e delle finanze, di provvedere a una preventiva ricognizione delle risorse del Fondo infrastrutture ancora disponibili, al netto delle numerose finalizzazioni previste da recenti disposizioni legislative e anche riconsiderando la programmazione già effettuata e individuando le esigenze prioritarie da soddisfare.
Nell'ultima riunione del 13 maggio scorso il CIPE non ha esaminato pertanto progetti che richiedessero finanziamenti da imputare sulle risorse del Fondo infrastrutture, essendo preliminarmente necessario procedere, su proposta del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, alla ricognizione e alla riprogrammazione sopra citate.
Peraltro, proprio tra le specifiche categorie di interventi oggetto di riprogrammazione sono state individuate le opere mirate all'organizzazione di piastre logistiche.

PRESIDENTE. L'onorevole Patarino ha facoltà di replicare.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, do atto al Viceministro della correttezza e della completezza dei dati. Tuttavia, proprio facendo riferimento a quella che è stata la riunione del 13 maggio, cui ha fatto anche riferimento il Viceministro, è opportuno - credo - anche per obiettiva completezza di dati da parte nostra dare qualche numero. Ben 9 Pag. 55miliardi di euro sono stati utilizzati per il centro-nord (autostrade dei fiori, autostrada tirrenica, autostrade ligure e toscana); 4,8 miliardi di euro per il nord (tunnel del Brennero, tratta ad alta velocità e ad alta capacità, Milano-Genova e altro ancora); 1,8 miliardi per il nord (per il prolungamento delle metropolitane M2 e M3 a Milano e il potenziamento della linea ferroviaria Rho-Gallarate); 480 milioni di euro per il centro, per i collegamenti viari per il porto di Ancona.
Invece, sono stati considerati soltanto 110 milioni di euro per il sud e per i lavori di messa in sicurezza di una galleria sulla ormai famigerata Salerno-Reggio Calabria.
Per la prima volta da mesi, scrive Il Sole 24 Ore, il Comitato interministeriale toglie un po' di ostacoli procedurali alla realizzazione di lavori anziché metterli, e il Ministro delle infrastrutture ha giustamente sostenuto che si tratta di cantieri che contribuiranno in modo significativo alla ripresa economica del Paese intervenendo anche in favore della ripresa occupazionale e rappresentano, dice il Ministro, un ulteriore sforzo per dotare il Paese di un complesso infrastrutturale moderno, capace di migliorare la competitività del sistema Italia.
Non posso ovviamente non condividere e apprezzare le parole del Ministro, dando atto a lui e al Governo di operare nella direzione giusta. Al tempo stesso, non posso però nascondere la mia amarezza e la mia delusione perché, se la decisione del CIPE contribuirà a favorire la ripresa economica ed occupazionale e a dotare il Paese di infrastrutture moderne e necessarie per migliorare la competitività delle imprese italiane, ciò avverrà soprattutto (o esclusivamente, aggiungerei) al centro-nord dell'Italia e non nel Meridione, dove c'è ancora più bisogno di crescita dell'occupazione e di ammodernamento infrastrutturale.
Il Presidente della Repubblica, in occasione della ricorrenza del 2 giugno, ha detto che l'Italia deve crescere unita dal nord al sud, solo così può essere assicurato il benessere anche a chi è rimasto indietro. Dai numeri elencati invece non si può non avere l'impressione che in Italia si voglia andare avanti ancora a due velocità: su 11 miliardi di euro, soltanto 110 milioni vanno al sud, per il resto bisogna fare ancora delle indagini e degli approfondimenti.
La mia - signor Viceministro, signor Presidente - non è la solita lagna del «terrone piagnone», né è ribellione o invidia nei confronti di un nord più ricco e benestante che - lo dico con piena convinzione - si merita tutto quello che ha, perché se lo è conquistato con l'intelligenza, con l'intraprendenza e la laboriosità della sua gente. È, al contrario, la legittima reazione, oltre che del cittadino del sud che non vuole rassegnarsi, del parlamentare italiano che vive ed opera in una provincia meridionale che, se - come detto nella illustrazione della interpellanza - non va alla ricerca di provvedimenti di favore, non può accettare in nessun modo che esigenze legittime vengano del tutto trascurate. Per queste ragioni dichiaro la mia totale insoddisfazione (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

(Misure a sostegno del settore del trasporto merci ferroviario, con particolare riferimento agli impianti ferroviari situati in Toscana - n. 2-00738)

PRESIDENTE. L'onorevole Velo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00738 concernente misure a sostegno del trasporto merci ferroviario, con particolare riferimento agli impianti ferroviari situati in Toscana (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

SILVIA VELO. Signor Presidente, onorevole Ministro, il tema della mia interpellanza è stato oggetto anche di una interpellanza precedente e dell'intervento che ho fatto in Aula oggi in sede di dichiarazione di voto sul provvedimento riguardante le disposizioni in favore delle famiglie delle vittime del disastro di Viareggio. Cioè, dove sta andando il nostro Paese, e ho fatto riferimento alla Toscana e ad alcuni altri casi specifici come la Sicilia e la Sardegna, ma il punto che vogliamo sollevare non è specificamente questo. Pag. 56
Il punto è di carattere più generale e vorremmo cioè sapere dove sta andando il nostro Paese, quali sono gli intendimenti del Governo rispetto alle politiche di trasporto merci e rispetto, in particolare, all'incremento e allo sforzo che il Governo intende fare per il riequilibrio intermodale del trasporto merci nel nostro Paese a favore del ferro. Il trasporto merci ferroviario ha vissuto una fase importante negli ultimi due decenni. In particolare, negli anni 2000 si è avuta la liberalizzazione del trasporto merci su ferro e, a fronte di questa innovazione, tra il 2003 e il 2007 si è registrato un significativo incremento del volume di trasporto da 10,43 a 13,19 miliardi di tonnellate per chilometro e, soprattutto, lungo la direttrice nord-sud con un positivo corrispondente incremento degli investimenti da parte degli operatori privati italiani e stranieri.
Non è questa la sede in cui occorre ricordare l'alto valore di questo intervento, anche in termini di compatibilità ambientale: quella del trasporto su ferro è assai più elevata rispetto a tutte le altre modalità di trasporto come l'aereo e la gomma. Rispetto a quest'ultima, in particolare, si registra un 77 per cento di emissioni di gas serra in meno e un 77 per cento di emissioni di anidride carbonica in meno. Tra l'altro, la nostra infrastruttura ferroviaria può beneficiare dell'opportunità di trovarsi in diretta e funzionale correlazione con i tre principali assi di traffico europei: l'asse ovest: Portogallo, Spagna, Inghilterra, Francia e Italia; l'asse nord: Penisola scandinava, Germania, Olanda, Svizzera, Austria e Italia; infine, l'asse est: Polonia, Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Bulgaria, Balcani, Grecia e Italia.
Questi sono i temi: compatibilità ambientale, decongestionamento della nostre città e delle strade italiane rispetto alla presenza della gomma. Tuttavia, i dati più recenti ci dicono di un forte calo del trasporto su rotaia: con solo il 9,9 per cento rispetto al totale annuo (contro il 17,7 per cento della media europea) e con un trasporto su gomma che arriva al 90 per cento (contro il 76 per cento della media europea). Si stima che la congestione stradale costi al nostro Paese circa 25 miliardi di euro l'anno, 2 punti di PIL ovvero il doppio rispetto alla media europea.
Questo calo del trasporto merci su ferro non è solo legato alla crisi e, quindi, alla riduzione dei traffici in generale. È proprio un calo strutturale in termini percentuali. Io conosco bene le caratteristiche della produzione e del trasporto merci nel nostro Paese, per cui un'elevata incidenza della gomma è inevitabile: siamo un Paese fortemente antropizzato, fatto di piccole e piccolissime imprese. Un pacco di merce in Italia deve fare un tragitto medio di 100 chilometri, quindi difficilmente si può caricare e scaricare tutto dal treno, dal momento che avrebbe costi elevatissimi e difficilmente si potrà ribaltare questo rapporto. Certo è che si può solo fare meglio di così: peggio del 90 per cento su gomma non si può fare.
Federmobilità, che è l'associazione degli assessorati ai trasporti delle regioni, province e comuni italiani, in occasione della manifestazione «MercinTreno», vede nel rilancio del trasporto merci uno dei principali presupposti per rilanciare la competitività del Paese. Ciò però richiede scelte strategiche, investimenti strutturali e infrastrutturali (nei nodi, negli scambi, e così via) e anche incentivi alle imprese. Infatti, senza incentivi si va verso la gomma perché oggettivamente è meno costosa.
Trenitalia, invece, sta facendo scelte in controtendenza da questo punto di vista: nella regione Toscana, in particolare, è stata comunicata la chiusura degli scali merci ferroviari di Grosseto, di Chiusi, di Empoli, di Arezzo e di San Giovanni e, successivamente, delle postazioni logistiche di Pisa San Rossore e Massa zona industriale, mentre nel solo 2009 gli occupati della divisione cargo della regione sono calati di 134 unità su un totale di 599.
Tale processo organizzativo è gestito ad oggi in maniera unilaterale da Trenitalia. Ho citato la Toscana perché è la mia regione ma la mia riflessione vuole essere Pag. 57di carattere strategico nazionale, casi simili ci sono in Sicilia e in Sardegna dove c'è la chiusura di tanti scali merci.
Devo dire con franchezza che da un punto di vista aziendale la logica non fa una grinza, le Ferrovie sono una società per azioni e laddove un servizio è in perdita si tende a ristrutturarlo, a tagliarlo ridimensionandolo. Penso che ci sia anche una logica nel contenere la proliferazione di scali merci: ce ne sono troppi e questo rende inefficiente il servizio. Da qui però a dismetterlo o a concentrarlo solo al nord del Paese ce ne passa. Su questo chiamo in causa il Governo perché in questo caso più che le politiche aziendali entrano in campo le politiche strategiche del Governo che peraltro è anche socio unico, attraverso il Ministero dell'economia, delle Ferrovie dello Stato.
Si è fatto molto sull'autotrasporto in quanto a incentivi, soprattutto sulla carta perché poi di soldi se ne vedono molto meno, ma il settore continua ad essere fortemente in crisi perché sull'autotrasporto non si vuole intervenire in maniera strutturale a sostegno della legalità degli autotrasportatori e si continua a privilegiare il rapporto con Confindustria e con la committenza che strozza gli autotrasportatori e fa pesare su di loro il dover viaggiare sotto costo. Quindi il settore è in crisi, nonostante le ingenti risorse, ma allo stesso tempo ci sono zero incentivi fiscali alla riconversione del trasporto merci su ferro. Qual è quindi la strategia di carattere generale che il Governo intende intraprendere? Qual è il ruolo che il Governo gioca rispetto alle politiche e alla programmazione che Trenitalia sta facendo sul trasporto merci? Quali sono soprattutto le iniziative che si intende intraprendere in questo senso?
Spero, perché altrimenti queste occasioni diventano vane, che il Viceministro Castelli che è persona preparata non si limiti a una nota tecnica in cui mi risponde nei dettagli delle singole chiusure e dei singoli tagli. Spero che questa sia l'occasione per parlare di strategie, di piani nazionali della logistica e sia l'occasione per passare dalle parole e dalle strategie ai fatti che si realizzano soprattutto con scelte di bilancio, cosa che ad oggi non abbiamo ancora visto.

PRESIDENTE. Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, Roberto Castelli, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO CASTELLI, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, visto che mi ha dato la parola ne approfitto per rompere il protocollo di queste interpellanze e per sottolineare che le cifre fornite dall'onorevole Patarino sono completamente lontane dalla realtà. Il Governo ovviamente è a disposizione per dare quelle esatte e per fornire il quadro esatto degli interventi infrastrutturali nel nostro Paese.
Per quanto riguarda l'interpellanza in questione sono costretto ad accettare la gentile provocazione dell'onorevole Velo per dire dove va il Governo e dove vuole andare il Paese: è evidente, la prima cosa che noi vogliamo fare è tenere a posto i conti. Ricordo che le Ferrovie per il secondo anno consecutivo hanno chiuso il bilancio in attivo; abbiamo pertanto questo risultato storico per il quale non gravano più, dopo decenni, decenni e decenni, sulle tasche dei contribuenti italiani. Credo che questo sia un dato da sottolineare, il Governo condivide questa politica di risanamento dei conti che credo sia assolutamente virtuosa, più che mai in questi momenti.
Per quanto riguarda le osservazioni di carattere generale dobbiamo obbligatoriamente rifarci alla risposta che abbiamo dato all'interpellanza dell'onorevole Luciano Dussin, perché la logica è esattamente quella e le risposte sono le stesse.
Nel concreto, per arrivare alla seconda parte delle questioni che sono inerenti a quali iniziative il Governo abbia posto in essere per quanto riguarda in particolare il sud e gli incentivi che sono stati posti in atto in questi anni per sostenere il traffico ferroviario, posso leggere questa nota. Torniamo quindi alle note burocratiche che lei, onorevole Velo, lamentava, le chiedo scusa, ma credo siano informazioni interessanti. Pag. 58
Per quanto riguarda le misure di sostegno al trasporto merci per ferrovia, soprattutto al trasporto combinato, ricordo che sono state introdotte dall'articolo 38 della legge 1o agosto 2002, n. 166, ma che sono state attuate per il solo triennio 2004-2006 in quanto il legislatore non ne ha disposto il rifinanziamento, ancorché esse abbiano generato una buona risposta del mercato ed un'apprezzabile efficacia.
Tra le ulteriori misure orientate a incentivare il trasporto combinato, si evidenzia che, con il decreto-legge del 30 dicembre 2009, n. 194 il Governo ha predisposto interventi di sostegno del trasporto combinato e trasbordato su ferro e degli investimenti delle imprese di autotrasporto merci, finalizzandoli al miglioramento dell'impatto ambientale ed allo sviluppo della logistica attraverso il finanziamento del cosiddetto ferrobonus.
Si segnala inoltre, quanto agli strumenti a sostegno del trasporto su ferro, il progetto italo-francese di autostrada viaggiante sulla direttrice Orbassano-Aiton, che mira a decongestionare il valico alpino: avviato a titolo sperimentale all'inizio del 2004, esso è attualmente oggetto di una procedura di gara per l'affidamento del servizio a regime a cura di uno specifico gruppo di lavoro italo-francese operante nell'alveo della Conferenza intergovernativa per la nuova linea Torino- Lione.
Il 9 ottobre scorso, a Lussemburgo, è stato firmato un Accordo internazionale tra il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti italiano e il suo omologo francese, per definire obiettivi ed elementi salienti del progetto. Nello stesso mese di ottobre, successivamente alla sottoscrizione dell'Accordo, è stata avviata la procedura di affidamento, tuttora in corso: è stata infatti ultimata la fase di preselezione. Resta inteso che l'ultimazione della procedura e l'affidamento del servizio sono subordinati all'emanazione della legge di ratifica dell'Accordo ed ai correlati stanziamenti.
Infine, si evidenzia che il Ministero regola e sovvenziona l'erogazione di alcuni servizi mediante contratto di servizio pubblico stipulato con Trenitalia Spa: si tratta di trasporti caratterizzati da perdita strutturale, erogati essenzialmente a beneficio del sud del Paese.
In assenza dell'intervento dello Stato, è ragionevole ritenere che tali servizi non sarebbero più erogati dall'impresa ferroviaria in regime di autonomia commerciale. Ad oggi è in corso di definizione il nuovo contratto di servizio; naturalmente, in condizioni di risorse finanziarie scarse e tendenzialmente in diminuzione nel corso degli anni, ed attesa la necessità di equilibrio economico del contratto, è necessario individuare adeguatamente la quantità, la tipologia e le caratteristiche dei servizi da contrattualizzare.
Per quanto concerne le eventuali ricadute sul personale della riorganizzazione richiamata, queste saranno comunque gestite attraverso tutti gli strumenti previsti dall'attuale normativa, comprese azioni di mobilità all'interno del Gruppo Ferrovie dello Stato e corsi di riqualificazione professionale.
Per quanto riguarda il sud, la nuova struttura d'offerta del diffuso ha previsto l'attestamento ferroviario di questo tipo di trasporti su alcune piattaforme logistiche, nell'ambito delle quali è possibile usufruire di servizi integrativi, come magazzinaggio e inoltro alla destinazione finale via strada. Per la Sicilia, fin dal luglio 2009, la concentrazione del traffico diffuso è prevista sulla piattaforma-nodo di Catania, mentre nessuna modifica commerciale-produttiva è stata attuata per i trasporti a treno completo, che continuano ad essere svolti nei dodici impianti della Sicilia.
Circa l'ipotesi riferita dagli interpellanti di un possibile attestamento in Calabria dei servizi merci di Trenitalia da e per la Sicilia, Ferrovie dello Stato ha rappresentato che questa non trova riscontro nei programmi aziendali. Presumibilmente, tale ipotesi potrebbe essere riferita ai programmi di altra impresa ferroviaria, concorrente di Trenitalia, che - per quanto riportato da notizie di stampa - intenderebbe attestare i propri traffici per la Sicilia a Gioia Tauro. Pag. 59
Per quanto riguarda la situazione nella regione Toscana, che può contare su un reticolo di quindici impianti sui quali viene effettuata l'offerta a treno completo, Ferrovie dello Stato sta lavorando per trasformare in treni completi i flussi di traffico diffuso, sollecitando, fra l'altro, forme di aggregazione di più imprese, per poter organizzare treni completi multiclienti.
Pisa San Rossore è uno dei quindici scali sui quali Trenitalia punta per lo sviluppo dell'offerta a treno completo. Anche in questo caso, per quanto concerne le eventuali ricadute sul personale della riorganizzazione richiamata, queste saranno comunque gestite attraverso tutti gli strumenti previsti dall'attuale normativa, comprese azioni di mobilità, come si diceva, all'interno del gruppo Ferrovie dello Stato e corsi di riqualificazione professionale.

PRESIDENTE. L'onorevole Velo ha facoltà di replicare.

SILVIA VELO. Signor Presidente, non credo che si possa essere soddisfatti della risposta. Il primo motivo è di carattere formale e di correttezza politica. Io non ho ascoltato la risposta che il Viceministro Castelli ha dato al collega Luciano Dussin. Il fatto che mi si rimandi alla risposta del collega Luciano Dussin mi sembra poco...

ROBERTO CASTELLI, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. È questione di tempo.

SILVIA VELO. Lei sa che, come rappresentante del Governo, per regola ha tutto il tempo di cui ha bisogno ed io come parlamentare ho diritto ad avere una risposta completa. Quindi, il fatto che lei mi dica che rimanda a quanto detto all'onorevole Luciano Dussin a me non pare corretto. Mi rivolgo alla Presidenza.

PRESIDENTE. Sono d'accordo.

SILVIA VELO. Sono un parlamentare sveglio e, anche se ero fuori, ho sentito qualcosa vagamente. Ne deduco la mia replica.

PRESIDENTE. Tutti i parlamentari sono svegli. In ogni caso, lei ha diritto ad avere una risposta puntuale alla sua interpellanza.

SILVIA VELO. Signor Presidente, posso comunque replicare, perché è evidente che il Viceministro ha confermato che il Governo non ha strategie sul potenziamento del trasporto su ferro, che non ritiene questa una priorità per il Paese, che non ci sono volontà di investire. L'unica cosa su cui mi dichiaro soddisfatta è il bilancio in attivo delle Ferrovie dello Stato negli ultimi due anni, di cui va dato merito al management delle Ferrovie delle Stato e non al Governo. È una questione che avevo già accennato nell'illustrazione dell'interpellanza, perché anche io penso che una Spa abbia fra le sue missioni quella di avere conti in ordine, dopodiché è la proprietà della Spa a decidere le strategie e gli investimenti. In questo caso è il Governo che decide di non investire nel trasporto su ferro. Il ferrobonus è una piccola cosa, le imprese lamentano la mancanza di incentivi. Ho avuto un incontro con il direttivo dell'Unione interporti riuniti, che ci dice che mancano investimenti su collegamenti tra gli interporti principali (Bologna e le linee ferroviarie), mancano gli sbottigliamenti sui porti cosiddetti ultimo miglio, mancano i nodi e gli incentivi alle imprese. Senza incentivi si va su gomma, perché costa meno, anche se alla lunga il costo per inquinamento, congestione delle strade, morti e incidenti è di gran lunga maggiore.
In questa occasione non possiamo che sottolineare la nostra insoddisfazione per una risposta che non c'è stata e che, come tale, non possiamo che dedurre negativa. Mi dica lei qual è la sede in cui il Parlamento può discutere di strategie sul trasporto merci e sulla logistica nel Paese, perché non è un tema di secondaria importanza. Mi dica lei - lo chiedo anche ai pochi presenti - cosa succederà nelle prossime settimane, quando saranno efficaci i tagli della manovra. Una parte della mobilità, infatti, è finanziata dalle regioni, soprattutto sul fronte del trasporto dei Pag. 60passeggeri. Ne abbiamo parlato stamani: le regioni avranno più o meno un taglio dal 50 al 60 per cento del loro budget sul trasporto pubblico locale. Quindi, non solo non si investe in un settore strategico per far crescere il Paese ma, come abbiamo più volte denunciato, le singole scelte della manovra avranno l'effetto di portare il nostro Paese ancora più indietro, in una condizione - peraltro il Presidente del Consiglio ieri lo ha anche accennato - che ci costringerà, visto il calo della crescita economica, a ulteriori manovre restrittive, perché quella varata nei giorni scorsi sarà un fuoco di paglia, che varrà per pochi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Mi permetto anche di sottolineare, affinché non crei precedente - lo ricordo sia al Viceministro Castelli, che a tutti i rappresentanti del Governo - che nel Regolamento è prevista una specifica procedura per le interpellanze urgenti. Intendo richiamarla poiché siamo in ambito di risposte ad interpellanze: si comincia con l'illustrazione dell'interpellanza, ad essa segue - come sappiamo tutti - la risposta da parte del Governo e la replica con riguardo alla soddisfazione o meno da parte dell'onorevole collega interpellante.
Esaurita questa procedura non è più, ovviamente, possibile rispondere al collega interpellante tanto più se il collega interpellante - nel frattempo - ha lasciato l'Aula. Pertanto mi sembrava corretto richiamare questa procedura.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Brigandì - n. 2-00731)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Brigandì n. 2-00731, concernente chiarimenti in merito agli accertamenti di competenza relativi al regime fiscale applicabile ai fondi percepiti dall'associazione «Italia dei Valori» è rinviato ad altra seduta.
Saluto gli studenti del Baby Consiglio del comune di Paternò, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Li salutiamo con affetto. Possono seguire questa fase. Come abbiamo appena spiegato, rileggendo le procedure del nostro Regolamento, si tratta della fase del sindacato ispettivo, nella quale i colleghi parlamentari rivolgono interpellanze urgenti al Governo, il Governo risponde e successivamente il collega parlamentare dichiara o meno la sua soddisfazione alla risposta.
Adesso dovremmo passare all'interpellanza urgente n. 2-00726, degli onorevoli Boccia e altri. Avrebbe dovuto rispondere il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Luigi Casero, che sta arrivando in questa sede. Quindi, potremmo passare - se sono d'accordo anche i colleghi interpellanti, dato che sono presenti sia l'onorevole Garagnani che il sottosegretario Pizza, facendo uno strappo alla regola, naturalmente con il vostro consenso - all'interpellanza urgente n. 2-00733, dell'onorevole Garagnani, alla quale risponde il sottosegretario Pizza. Torneremo nel prosieguo all'interpellanza dell'onorevole Boccia.
Se non ci sono obiezioni, procediamo in questo modo.

(Iniziative normative per la definizione di uno statuto dei diritti e dei doveri dei dirigenti scolastici n. 2-00733)

PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00733, concernente iniziative normative per la definizione di uno statuto dei diritti e dei doveri dei dirigenti scolastici (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, nell'ordine del giorno la mia interpellanza è un po' più ampia. Trae spunto da un fatto locale accaduto a Bologna recentemente. In particolare - lo dico al sottosegretario Pizza, che ringrazio per la sua presenza - mi riferisco alla vera e propria campagna di stampa denigratoria Pag. 61nei confronti del direttore dell'ufficio scolastico regionale, che si è caratterizzato negli ultimi tempi per un'iniziativa meritevole a mio modo di vedere, ma non solo mio, di approvazione per aver richiamato i dirigenti scolastici provinciali e in genere coloro che hanno responsabilità nella scuola emiliano-romagnola ad una sobrietà istituzionale, ad un linguaggio consono alla propria funzione di collaboratori dello Stato e soprattutto a non strumentalizzare le oggettive difficoltà della scuola, che sono difficoltà di ogni settore della vita sociale e civile del nostro Paese sulla stampa o in altro modo. Questo richiamo - che, lo ripeto, credo sia doveroso, oggi che parliamo di Europa e in nessun Paese europeo un richiamo del genere da parte di un dirigente che deve curarsi della corretta amministrazione susciterebbe meraviglia - ha provocato le grida indignate, i «j'accuse», una serie di volantini e richieste di dimissioni che sono giunte anche in questo Parlamento da parte di esponenti della sinistra i quali in questo modo hanno dimostrato lo scarso senso delle istituzioni che li caratterizza.
Soprattutto, hanno dimostrato, signor Presidente, che considerano la scuola emiliano-romagnola, cosa su cui mi soffermo spesso, non una realtà istituzionale all'interno della quale misurarsi con rispetto della legislazione vigente, ma qualcosa che appartiene loro storicamente ed ideologicamente e che la caratterizza in questo modo.
Nell'interpellanza urgente ho sottolineato alcuni fatti gravi che continuano ad accadere e che sono accaduti ultimamente: volantini, opuscoli, dépliant diffusi nelle scuole da sedicenti collegi dei docenti o consigli di classe; interventi abusivi degli enti locali, i quali, collegati con qualche dirigente, promuovono ordini del giorno nei 60 comuni della provincia di Bologna, che, alterando volutamente i dati che il Ministero ci ha dato - dati incontrovertibili, basta verificarli in ogni ufficio scolastico provinciale - presentano della scuola italiana ed emiliano-romagnola un quadro terrificante, assolutamente non rispondente al vero e rispondente, invece, alle logiche politiche del Partito Democratico e della sinistra emiliano-romagnola, con palese interferenza nell'autonomia della scuola, che ad ogni livello, a Bologna ed in Emilia-Romagna, è sottoposta a pressioni strumentali, che ne limitano l'autonomia e l'indipendenza.
Lo dico con cognizione di causa, perché, in ogni momento, assistiamo a questo fortissimo condizionamento - uso un eufemismo, perché dovrei usare un altro termine - che, di fatto, non rende la nostra scuola libera, ma costantemente assediata da una minoranza di docenti politicizzati, dalla CGIL-Scuola e dagli enti locali, che sono collegati, come un terminale, alla CGIL-Scuola e alla politica del Partito Democratico.
Di fronte a questo, assume una particolare gravità il comportamento non tanto e non solo degli enti locali, quanto di quella parte - non tutti, ovviamente, ci mancherebbe - di dirigenti scolastici, che, dimentichi del loro ruolo di collaboratori dello Stato, fanno prevalere le esigenze del partito di appartenenza sulle esigenze di lealtà nei confronti dello Stato.
Di fronte a questo occorre reagire, non per stabilire una scuola di parte, di centrodestra o governativa, o per ledere le opinioni politiche di alcuni dirigenti scolastici, che in molti casi hanno responsabilità di partito all'interno della sinistra, o di docenti, ma per stabilire alcuni punti fermi, che credo debbano essere riassunti in pochissime parole: lealtà nei confronti dello Stato, assoluta mancanza di politica all'interno della scuola durante l'orario scolastico e rispetto della legislazione vigente, che deve essere a tutti gli effetti osservata, senza alcuna esimente.
Di fronte a questo linciaggio a cui è stato sottoposto il direttore scolastico dell'Emilia-Romagna, che ha fatto semplicemente il suo dovere - lo ribadisco - se in Gran Bretagna, in Germania, in Spagna o in altri Paesi dell'Unione europea un dirigente scolastico facesse quello che ha fatto il direttore dell'ufficio scolastico regionale dell'Emilia-Romagna, non dico che Pag. 62sarebbe incensato, ma sarebbe considerato una persona normale, che svolge il suo dovere.
Ebbene, nella nostra regione vi è stata questa insurrezione, provocata ad arte e strumentale, che, di fatto, colpisce non solo e non tanto il direttore scolastico regionale, quanto una concezione della scuola aperta e libera, ma che fa rispettare le leggi, i regolamenti e, soprattutto, la volontà del Parlamento quale si è manifestata anche in questa Assemblea in occasione dei numerosi provvedimenti che hanno riguardato la scuola italiana.
Da qui la ragione di questa mia interpellanza e anche di un codice deontologico che vincoli dirigenti e docenti a comportamenti conseguenti all'obbligo che hanno assunto nei confronti dello Stato, nel momento in cui sono diventati docenti o dirigenti, a maggior ragione, di dover far osservare le leggi. Da qui, pertanto, la richiesta di un intervento da parte del Governo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, vorrei precisare preliminarmente che il personale delle istituzioni scolastiche, nello svolgimento dei compiti ad esso attribuiti dalle norme vigenti, è tenuto ad osservare leggi e regolamenti e le conseguenti indicazioni ministeriali, ferme restando la libertà di insegnamento e la libertà di espressione del pensiero e del diritto di critica che vanno esercitate, però, nelle circostanze e forme consentite.
La scuola infatti non è la sede per lo svolgimento di attività politica da parte del personale delle istituzioni scolastiche, che deve operare nel rispetto degli ordinamenti, assicurando il buon andamento e l'imparzialità del servizio scolastico. La scuola è, invece, la sede deputata all'attività di trasmissione della cultura, di contributo all'elaborazione di essa e di impulso alla partecipazione dei giovani a tale processo e alla formazione umana e critica della loro personalità.
Coerentemente con la descritta missione della scuola, il vigente contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto «Scuola» prevede che la funzione docente realizza il processo di insegnamento/apprendimento volto a promuovere lo sviluppo umano, culturale, civile e professionale degli alunni, sulla base delle finalità e degli obiettivi previsti dagli ordinamenti scolastici definiti per i vari ordini e gradi dell'istruzione. Per quanto riguarda poi la funzione dirigenziale, il vigente CCNL dei dirigenti dell'area V stabilisce che il dirigente scolastico è tenuto ad assicurare il funzionamento generale dell'unità scolastica, nella sua autonomia funzionale entro il sistema di istruzione e formazione, a promuovere e sviluppare l'autonomia sul piano gestionale e didattico e, infine, a promuovere l'esercizio dei diritti costituzionalmente tutelati, quali il diritto all'apprendimento degli alunni, la libertà di insegnamento dei docenti, la libertà di scelta educativa da parte delle famiglie.
Si ritiene di precisare, inoltre, che è compito dell'amministrazione scolastica garantire in ambito scolastico le condizioni di applicazione delle regole e delle leggi vigenti e, allo stesso tempo, di libera manifestazione del pensiero, senza prevaricazioni di parte. La nota del direttore dell'Ufficio scolastico regionale dell'Emilia-Romagna è da intendersi nel senso sopra illustrato.
Il direttore regionale ha infatti precisato che detta nota, avente carattere riservato e rivolta unicamente ai dirigenti degli uffici di ambito territoriale, nasce dall'intento di assicurare un dialogo costante con le scuole, al fine di meglio conoscerne le problematiche e di garantire una circolazione ampia e corretta delle informazioni.
In quest'ottica, il direttore regionale ha ritenuto opportuno fornire indicazioni esclusivamente agli uffici scolastici provinciali, utili per riportare il circuito della comunicazione con il personale scolastico Pag. 63entro canali funzionali al miglioramento del dialogo, e al contempo corretti sotto il profilo normativo.
Il riferimento alle norme che disciplinano il rapporto di lavoro del personale della scuola, e del pubblico impiego in generale, non lede in alcun modo il principio dell'autonomia scolastica e della libertà d'insegnamento, fattispecie giuridiche d'altra natura, che non a caso il nostro ordinamento prevede compatibili con la disciplina che regola i dipendenti delle pubbliche amministrazioni.
Il direttore regionale per l'Emilia-Romagna ha invece inteso ricordare, con il riferimento giuridico, la comune appartenenza ad un'amministrazione e la necessità, etica prima ancora che giuridica, di non sentirsi parte altra rispetto ad essa, ma sua componente, impegnata al perseguimento dei fini istituzionali e all'osservanza delle norme di lealtà nei confronti dell'amministrazione stessa.
Le polemiche scaturite dalla divulgazione della nota riservata del direttore regionale hanno assunto un carattere strumentale ed improprio, determinando commenti, manifestazioni e prese di posizione, specie a mezzo stampa, del tutto sproporzionate rispetto al merito della questione. Sono state poste in essere manifestazioni di protesta anche sotto la sede dell'Ufficio da parte del così detto «Coordinamento dei Consigli di Circolo e di Istituto» in data 20 maggio, e dal così detto «Coordinamento dei docenti precari» in data 28 maggio ultimo scorso.
Consta al direttore medesimo inoltre che siano stati diffusi, anche alle famiglie, volantini e documenti, spesso dai toni dileggianti e denigratori, nei confronti del Parlamento, del Governo e del direttore generale.
Risulta altresì al medesimo che, in data 24 maggio, la cosiddetta assemblea delle scuole autonome della provincia di Bologna ha diramato un documento intitolato: «La questione dei rapporti con i mezzi di informazione», in cui si condivide espressamente l'esigenza che i funzionari dello Stato rispettino gli obblighi di lealtà nei confronti dell'amministrazione statale previsti dalla Costituzione e dalla normativa specifica e comunque necessari per il buon andamento di ogni attività, pur nella puntualizzazione di garantire modalità corrette di comunicazione pubblica, senza escludersi la possibilità di esprimere le proprie osservazioni professionali al riguardo.
Quanto, infine, alla richiesta di iniziative per garantire il rispetto dei principi di lealtà nei confronti dello Stato e di imparzialità da parte di docenti e dirigenti, ricordo che l'argomento è oggetto della risoluzione n. 7-00209, presentata dall'onorevole interpellante, il cui iter è in corso.
Va peraltro fatto presente che il dovere di imparzialità è già espressamente sancito nel codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni, allegato al vigente contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto scuola laddove, all'articolo 2, è testualmente disposto che «il dipendente conforma la sua condotta al dovere costituzionale di servire esclusivamente la nazione con disciplina ed onore e di rispettare i principi di buon andamento e imparzialità dell'amministrazione».
Per quanto riguarda la richiesta di specifiche iniziative per elaborare uno statuto dei diritti e dei doveri dei dirigenti scolastici, quale presupposto necessario per interventi sanzionatori più efficaci, si fa presente che tale apparato giuridico specificamente richiesto dal Ministro all'ARAN in occasione del rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dell'area V (dirigenza scolastica) è stato integralmente recepito nell'ipotesi di accordo sottoscritta il 19 maggio ultimo scorso.

PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di replicare.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, mi dichiaro pienamente soddisfatto. Ringrazio il sottosegretario Pizza per la risposta esauriente, precisa e dettagliata, auspicando - ed invito ad attivarsi in tal senso il Governo - che, nei casi di evidente Pag. 64violazione della normativa vigente, si proceda senza indugio ad applicare le sanzioni disciplinari previste dai regolamenti.
Credo che la scuola italiana, dopo anni ed anni di lassismo, abbia bisogno anche di un ritorno alla legalità, la quale può essere stabilita soltanto attraverso l'erogazione delle sanzioni previste nei casi di legge e con le garanzie dovute, sanzioni che debbono però essere applicate senza indugio da chi ha il potere di applicarle. Ringrazio il Governo e mi dichiaro di nuovo soddisfatto.

(Iniziative del Governo per contrastare le operazioni speculative nei mercati finanziari - n. 2-00726)

PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00726 concernente iniziative del Governo per contrastare le operazioni speculative nei mercati finanziari (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, sottosegretario Casero, il Partito Democratico già lo scorso 7 maggio, in un momento in cui appariva chiaro che nuove turbolenze finanziarie si sarebbero abbattute in qualche modo sui mercati, aveva posto con forza, attraverso una nota del gruppo, una questione che il Ministro dell'economia e delle finanze conosce molto bene perché ha caratterizzato, in qualche modo, in tutta la zona euro, l'azione di scelte di politica economica e finanziaria molto drastiche dopo il crack di Lehman Brothers.
Allora, come si ricorderà, per effetto di una scelta che, per la verità fu assunta dal Governo americano, vi fu il blocco delle vendite di titoli allo scoperto prima negli Stati Uniti e poi subito dopo, in maniera uniforme, in tutta l'area euro.
Quella scelta - che fu drastica e venne realizzata per la prima volta nella storia recente della finanza mondiale - provocò una brusca frenata ed un assestamento che consentì ad un sistema finanziario che rischiava di crollare di avvicinarsi sempre di più in quei due mesi a scambi fisiologici.
Come è noto, con quel meccanismo, solo a coloro che acquistavano e vendevano titoli, soprattutto di impresa ma anche sovrani, furono consentiti la vendita e l'acquisito di titoli esclusivamente con soldi, ovvero con una liquidità effettiva.
Due anni dopo non è accaduto ciò che avevamo sperato né quanto, sempre in quest'Aula, il Governo si era in qualche modo ripromesso, come azione di pulizia dei meccanismi che regolano i rapporti tra flussi finanziari, soprattutto di titoli e meccanismi di garanzia su alcuni di questi. Penso ad esempio alle modalità con le quali vengono regolamentati i credit default swap e alle modalità con le quali questi strumenti, che dovevano essere semplicemente di garanzia, in realtà sono diventati pericolosi strumenti di speculazione finanziaria.
Ebbene, il 7 maggio 2010, avevamo posto con chiarezza questo tema. Avevamo detto più volte e a più riprese che, in un momento in cui erano evidenti la fibrillazione sui mercati generali, soprattutto in Europa, e le speculazioni su alcuni Paesi, a partire dalla Grecia, sarebbe stato necessario ed indispensabile assumere una decisione di quel tipo.
Il 18 maggio 2010 il blocco delle vendite allo scoperto viene realizzato solo dalla Germania: tra il 7 e il 18 maggio vi fu il vertice europeo che definì i meccanismi di salvataggio della Grecia e i governi europei non arrivarono a quella scelta, ma con nostra grande sorpresa abbiamo poi appreso, attraverso i mercati e gli organi di stampa, che solo la Germania ha inteso tutelare non solo i propri titoli di Stato, ma soprattutto i propri risparmiatori.
Come è noto al sottosegretario Casero e al Ministro Tremonti, i meccanismi che regolano i rapporti finanziari ci consentono di affermare, senza timore di essere smentiti, che quasi il novanta per cento degli scambi non sono fatti da risparmiatori ordinari e da famiglie, ma da operatori istituzionali, da banche di investimento, Pag. 65soprattutto da hedge fund, che sono quelli che noi oggi dovremmo guardare e controllare con maggiore attenzione, e che in qualche modo hanno interesse a comprare e vendere titoli allo scoperto e relative garanzie, nel giro di qualche giorno, se non addirittura, in alcuni casi, di qualche ora.
E, guarda caso, sono gli stessi che speculano sui titoli sovrani se, come è successo nella settimana antecedente il vertice europeo, un'agenzia di rating, come è avvenuto con Moody's, all'improvviso dà un giudizio troppo affrettato su un debito sovrano. Guarda caso, poi, diventa sempre più evidente il rapporto tra alcuni hedge fund e le stesse agenzie di rating; come noto, sono tre le più importanti e le più credibili: tutte e tre americane, tutte e tre private, non pubbliche, alcune partecipate dagli stessi azionisti che sono dentro i fondi speculativi.
A tal punto, la questione che abbiamo posto e che poniamo con forza al Governo è molto chiara: in primo luogo, chiediamo cosa sia accaduto in Europa ovvero perché la Germania non ha atteso le decisioni degli altri Paesi e ha deciso di anticipare i tempi, mentre l'Italia no; in secondo luogo, domandiamo che cosa faccia l'Italia. Come è noto, siamo molto più deboli della Germania, con un debito pubblico molto più alto e a rischio e con potenziali meccanismi di speculazione sul nostro stesso debito che non possono farci dormire sonni tranquilli.
Rispetto a tutto ciò probabilmente, attraversare in tutta l'eurozona una fase di vendite allo scoperto bloccate, certamente non aiuterebbe solo la Grecia, il Portogallo e la Spagna, che in questo momento sono i Paesi più a rischio, ma sicuramente anche l'Italia.
Infine, sempre su questo tema, abbiamo chiesto al Governo - e ribadiamo questa richiesta - se sia intenzionato a farsi promotore in sede europea della costituzione di un'agenzia di rating europea autonoma, indipendente e possibilmente pubblica, non condizionata e non condizionabile da quei meccanismi che invece hanno fatto «ballare» i mercati in questi due anni. Inoltre - questo è un tema che ci riporta al dibattito politico che ormai è iniziato da una settimana, e che vedrà prima al Senato e poi alla Camera un confronto molto chiaro e netto - vogliamo capire se il Governo, anche sulla base di fatti realmente accaduti (che hanno ancora dimostrato quanto, in pochi secondi in alcuni casi, si possa speculare sul piano finanziario sulle fibrillazioni dei nostri mercati), intenda inasprire, sul piano fiscale, la tassazione sulle operazioni speculative.
Noi ci saremmo aspettati misure di questo tipo anche a margine della manovra finanziaria che è stata presentata. In quella manovra non c'è traccia della finanza che mette a rischio non solo la tenuta dei conti pubblici ma anche la tenuta del nostro debito pubblico. Ci aspettiamo dalla risposta del Governo alla nostra interpellanza urgente alcune conferme e - mi auguro - anche una condivisione, non solo dell'analisi che il Partito Democratico ha fatto per la verità prima ancora del vertice europeo, ma soprattutto delle misure con le quali abbiamo la necessità di dare segnali chiari ai risparmiatori italiani, al sistema finanziario e, più in generale, all'armonizzazione che in sede europea non potrà non essere fatta nel più breve tempo possibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti del I, II, III e IV Circolo didattico di Paternò, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Oggi abbiamo praticamente la visita di tutte le scuole di Paternò: le salutiamo.
Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Luigi Casero, ha facoltà di rispondere.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, prima di rispondere nel dettaglio all'interpellanza dell'onorevole Boccia vorrei dire che questo atto di sindacato ispettivo ci permette di porre l'attenzione su uno dei temi fondamentali per lo sviluppo Pag. 66economico e finanziario del nostro Paese e dell'Europa, che è quello relativo alla funzione svolta dal sistema bancario, alle operazioni speculative che lo stesso sistema bancario fa e ha fatto, nonché all'utilità o al danno che ne può derivare all'economia nel suo complesso.
L'onorevole Boccia chiede, in relazione alle misure adottate dai singoli Stati dell'area dell'euro in materia di short selling, se il Governo italiano intenda procedere a misure analoghe a quelle adottate dal Governo tedesco, bloccando la possibilità di vendita di titoli allo scoperto in Italia, e facendosi promotore dell'estensione di tale misura a tutta l'eurozona. Al riguardo, si fa presente che le misure adottate dal Governo tedesco prevedono, tra l'altro, il divieto di vendite allo scoperto di tipo naked, cioè vendite effettuate su titoli di cui non si è proprietari e su cui non sono previste contestuali operazioni di prestito titoli o pronti contro termine, che consentano al venditore di disporre del titolo (anche in via solo temporanea) alla data di valuta del contratto di vendita.
Nell'ambito dello stesso pacchetto di misure vengono vietate transazioni allo scoperto infragiornaliere e vendite allo scoperto effettuate per coprire il rischio derivante da vendite di opzioni di tipo put sui titoli di Stato. I titoli di Stato oggetto di queste misure sono tutti quelli quotati sui mercati regolamentati tedeschi, che attualmente includono sia i titoli emessi dal Governo federale (in particolare i bobl ed i bund) e i titoli del Governo austriaco. I titoli governativi degli altri emittenti dell'area euro non sono stati interessati da questo provvedimento, il cui ambito di applicazione concerne operatori finanziari (eventuali filiali o sussidiarie) aventi sede legale operanti in Germania, oppure filiali e sussidiarie estere operanti sui mercati regolamentati tedeschi.
In proposito, si è dell'avviso che il modello di funzionamento dei mercati dei titoli governativi dell'area euro è tale da rendere le citate misure poco idonee a ripristinare condizioni di adeguata efficienza delle contrattazioni nell'attuale difficile congiuntura che sta investendo il mercato obbligazionario europeo. Infatti, a differenza del mercato azionario, quello dei titoli di Stato vede una forte interazione tra il segmento primario, dove vengono emessi i nuovi titoli, ed il segmento secondario, dove i titoli già emessi vengono scambiati. Per un corretto e normale funzionamento del primo, e quindi in particolar modo delle aste con cui i Governi collocano il debito sul mercato, è assolutamente fondamentale che il mercato secondario funzioni con standard di efficienza soddisfacenti, cioè sufficientemente liquido e profondo. Questo comporta che gli operatori possano ricevere dal mercato informazioni sui prezzi dei titoli che siano attendibili e che possano scambiare agevolmente in acquisto o in vendita i titoli di Stato per le loro esigenze di portafoglio. A garantire questi obiettivi sono normalmente le banche cosiddette market makers che, oltre a svolgere l'attività di intermediazione, acquistando i titoli in asta e ricollocandoli sul mercato presso gli investitori istituzionali finali, garantiscono ogni giorno quotazioni di tipo «impegnativo» dei titoli sul mercato secondario, consentendo a tutti gli altri operatori di conoscere in ogni momento le condizioni a cui poter acquistare o vendere. Sulla questione la Consob ha comunicato che, a decorrere dal mese di settembre 2008, ha assunto diversi provvedimenti in materia di vendite allo scoperto di titoli azionari, vietando la vendita dei titoli non assistita sia dalla disponibilità che dalla proprietà da parte degli investitori.
In particolare, la Consob, per assicurare l'ordinato svolgimento delle negoziazioni nell'ambito del quadro regolamentare attualmente in vigore e per contrastare comportamenti anomali ed eventuali abusi, con il comunicato stampa del 19 maggio 2010, ha precisato che continua a monitorare con massima attenzione il rispetto delle norme sull'integrità dei mercati e in questo contesto tiene quotidianamente sotto controllo, fra l'altro, l'osservanza dell'obbligo di consegna dei titoli entro tre giorni dalla transazione, che produce effetti sostanzialmente analoghi al divieto delle vendite allo scoperto nude. Pag. 67
Inoltre, CESR (Comitato dei regolatori europei della sicurezza) ha assunto una posizione ufficiale in materia di trasparenza delle vendite allo scoperto in un documento, redatto recentemente e trasmesso alla Commissione europea, con cui, proprio in data odierna, con un condivisibile comunicato stampa, ha deciso di intensificare il coordinamento dell'attività delle singole Autorità di vigilanza europee in questa materia.
In Europa, quindi, si sta cercando di avere un'azione comune di intervento con gli strumenti di controllo. Infatti, la disciplina fatta propria dal CESR prevede un sistema di trasparenza delle operazioni (eseguite sia sui mercati regolamentati che al di fuori degli stessi) relativa ai titoli azionari trattati sui mercati regolamentati europei e su MTF europei con la sola eccezione di quei titoli per i quali il mercato primario è posto al di fuori dello spazio economico europeo. Tale disciplina risulta articolata in due punti. In primo luogo, chiunque raggiunga, con operazioni di short selling, la soglia dello 0,2 per cento del capitale dell'emittente deve effettuare una apposita comunicazione all'Autorità di vigilanza competente. In secondo luogo, chiunque raggiunga, con operazioni di short selling, la soglia dello 0,5 per cento del capitale dell'emittente deve altresì effettuare una apposita comunicazione anche al mercato. I predetti obblighi di comunicazione non trovano applicazione in relazione all'attività posta in essere dai market markers.
Le Autorità di vigilanza possono decidere di pubblicare, su base opzionale, anche i dati aggregati derivanti dalle comunicazioni di posizioni rilevanti che non raggiungono la soglia per la comunicazione al pubblico (ovvero dello 0,5 per cento del capitale). Misure ulteriori, in aggiunta al regime permanente di trasparenza, incluso il divieto di short selling, possono essere introdotte ove le circostanze di mercato lo dovessero richiedere utilizzando i poteri di urgenza delle Autorità.
A fronte della posizione assunta dal CESR si registra, in ogni caso, una pluralità di differenti misure adottate dai singoli Stati membri.
Qui si arriva al punto centrale: resta, infatti, fermo che qualsiasi iniziativa non armonizzata, almeno a livello europeo, oltre che risultare scarsamente efficace, nonché possibile segnale di potenziale debolezza del sistema finanziario italiano, rischia di penalizzare gli operatori domestici a favore di quelli residenti in altri Paesi che non adottano iniziative analoghe, creando condizioni favorevoli ad attività di arbitraggio regolamentate e riducendo il livello di liquidità dei mercati italiani. Per questo, il Governo italiano, condividendo quanto è stato scritto ed espresso dall'interpellante nella sua relazione, ritiene che tale operazione non debba, però, essere fatta in sede nazionale, ma in sede europea e, in questa linea, il Governo si sta impegnando per far sì che queste decisioni possano essere prese in sede europea, in modo tale da non danneggiare o avvantaggiare un Paese nei confronti di un altro, e per rendere il sistema europeo stabile e fondamentalmente esente da operazioni speculative.
Sempre in questa logica vanno i discorsi fatti in relazione alla tassazione di operazioni speculative che possono essere fatte da un Governo e da un Paese. Il Governo italiano ritiene che le operazioni speculative debbano essere frenate a fronte della normale operatività del sistema bancario, quello della normale transazione di raccolta e di distribuzione del credito. Nello stesso tempo, operazioni di tassazione che colpiscono solamente intermediari o emittenti italiani rischiano di danneggiare gli emittenti di questo Paese a favore di emittenti di altri Paesi, con il rischio di fuga di società finanziarie presenti in Italia. Anche in questa logica, e anche queste operazioni, devono essere compiute in sede europea e il Governo italiano si sta facendo garante di presentare queste proposte in sede europea e si impegnerà a cercare di far sì che tali proposte vengano applicate non solo da un singolo Paese, come nel caso della Germania, Pag. 68ma da tutta l'Unione europea per farle diventare, effettivamente, proposte utili, condivisibili e necessarie in modo da far fare un salto di qualità al sistema finanziario europeo.
Per quanto riguarda, invece, l'ipotesi formulata nell'interpellanza in relazione alla costituzione di un'agenzia di rating europea autonoma, si fa presente che la materia delle agenzie di rating è stata recentemente disciplinata a livello europeo dal Regolamento (CE) n. 1060/2009 e che, in tale ambito, non è esclusa la possibilità che venga costituita un'agenzia europea. In particolare, in base al disposto dell'articolo 21, paragrafo 3, lettere b), c) e d), il CESR dovrà emanare, entro il prossimo mese di dicembre 2010, le linee guida indirizzate a regolare gli standard comuni ai fini della valutazione della conformità delle metodologie di rating alle norme poste dall'articolo 8 dello stesso Regolamento; le misure poste a garanzia del rispetto, da parte delle agenzie stesse, degli obblighi giuridici cui sono sottoposte, nonché le informazioni che le agenzie debbono necessariamente rendere per ottenere la certificazione e la valutazione della loro importanza sistematica per la stabilità finanziaria e l'integrità dei mercati.
Anche da questo punto di vista, il Governo italiano ritiene che debba essere adeguato il contesto normativo europeo per far sì che possa finalmente nascere un'agenzia di rating europea che sia svincolata da operazioni speculative di mercato e che possa dare più certezza all'emissione dei titoli e più garanzie ai risparmiatori.

PRESIDENTE. L'onorevole Vico, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, signor sottosegretario, vorrei esprimere un apprezzamento per il riconoscimento dell'importanza dell'interpellanza in discussione a prima firma Boccia, e per la condivisione delle questioni poste. Desidereremmo acquisire le sue dichiarazioni come iniziativa e linea politica del Governo in carica. Detto ciò svolgo solo due brevi considerazioni.
Noi eravamo rimasti sconcertati; lo stesso Presidente del Consiglio il 6 maggio aveva espresso, in una dichiarazione pubblica, il proprio disappunto per le difficoltà che le valutazioni delle agenzie di rating stavano creando in Europa e particolarmente al nostro Paese. Noi quando abbiamo letto di quello sconcerto con l'onorevole Boccia abbiamo «costruito» questa interpellanza. Tuttavia, solo dopo dodici giorni, quando la signora Merkel ha assunto delle decisioni, abbiamo registrato uno sbandamento. Apprezziamo che quest'ultimo sia stato recuperato tra ieri e avant'ieri dall'Unione europea e dal Presidente della Commissione Ue, Barroso. Rispetto a tali decisioni e istruttorie avremmo anche gradito avere in questa sede una serie di risposte più precise. Comincio da una di queste afferente all'interpellanza appena posta ovvero che, domani, la Commissione Ue - il Commissario Barnier - non esclude - perché propone - un'agenzia di rating dell'Unione europea che sia trasparente e indipendente.
Ma considerando che quella è una strada lunga, sicuramente non è quella che si concluderà con il G20 di Toronto (quella sarà la sede più autorevole e più importante), noi apprezziamo e desideravamo e, in fondo, vogliamo condividere quanto in parte esplicitato nella risposta a questa interpellanza circa gli orientamenti sull'authority di vigilanza UE per l'agenzia di rating (con la possibilità di proporre multe e sanzioni fino al ritiro della licenza, giro di vite sulla governance e il management di banche e società di assicurazioni quotate in Borsa, stretta normativa sulle remunerazioni alle strutture finanziarie) come il sottosegretario Casero ci ha reso esplicito, così vogliamo interpretare la risposta fornita questa sera.
Infatti, la vigilanza sulle agenzie prevede già la costituzione dell'Autorità europea sulla sicurezza dei mercati; condividiamo che una serie di scelte e di opzioni andranno compiute insieme in Europa collaborando, promuovendo, proponendo, Pag. 69ben sapendo che in questi giorni un ostacolo viene esclusivamente dalla Gran Bretagna. Sappiamo anche che c'è una partita che si gioca nei singoli Stati e che Barroso ci ha ricordato ieri in sede di Commissione.
C'è il problema delle governance che non è un problema solo da condividere nella Eurozona o in sede di G20 ma comporta l'iniziativa dei singoli Stati membri. Dipenderà da noi, come dice l'Unione europea, se, ad esempio, limiteremo la partecipazione degli amministratori nei consigli di amministrazione ad un massimo di tre; se separeremo le funzioni di presidente da quelle di amministratore; se porremo un freno alle stock-option e alle liquidazioni d'oro dei manager: Ciò riguarderà i singoli Stati e le nostre azioni. Richiamo soltanto i titoli: remunerazione, tasse su utili delle banche e derivati che fanno il paio con la manovra di cui al Senato è già cominciato l'esame e che affronteremo nelle prossime settimane anche in quest'Aula. La remunerazione dei manager nel settore finanziario sarà una decisione dei singoli Stati e del nostro Paese. Come saranno un problema dei singoli Paesi gli stipendi e i bonus. Sarà un problema dei singoli Paesi: cito Barroso.
Egli dice: «è giusto che il settore finanziario dia un contributo chiaro al superamento della crisi generale». Allora, penso alla manovra di 24 miliardi. Ma continuo a citare Barroso, il quale afferma: «mi sembra logico che, dopo lo sforzo chiesto ai contribuenti per salvare le banche, ci sia ora anche un contributo più ampio del settore finanziario» per i singoli Paesi. Questo farà il paio con la nostra manovra.
Infine, per quanto riguarda i derivati, mi limiterò ad alcune citazioni e non solo alle valutazioni che il Partito Democratico sta definendo e ha già definito. Barnier afferma che le proposte della Commissione sui credit default swap e sulle vendite alla scoperto arriveranno a tutti i Paesi europei - compreso il nostro - nel prossimo settembre. Questo è quanto dice Barnier che aggiunge: non siamo in ritardo, se adotteremo le misure finanziarie più adatte. Il Partito Democratico con l'interpellanza in esame ha posto le premesse per l'adozione di quelle misure che riguardano i singoli Stati, come è stato spiegato nell'illustrazione. Non ci interessano solo gli operatori, ma i risparmiatori italiani. Ci interessano gli italiani nella grande Europa che può essere la vera diga ai problemi posti fino ad ora.
Pertanto, la nostra valutazione sulla risposta del sottosegretario e del Governo è di apprezzamento per il riconoscimento delle questioni poste. Auspichiamo, in questo caso, che essa diventi linea coerente dell'iniziativa dello stesso Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Chiarimenti ed iniziative in merito alla decisione dell'Agenzia delle entrate di equiparare la spesa per le scuole private a quella per i beni di lusso - n. 2-00729)

PRESIDENTE. L'onorevole Renato Farina ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00729, concernente chiarimenti ed iniziative in merito alla decisione dell'Agenzia delle entrate di equiparare la spesa per le scuole private a quella per i beni di lusso (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

RENATO FARINA. Signor Presidente, sottolineo che l'interpellanza urgente in esame è firmata da 58 deputati e questo ci dice come questo problema sia molto sentito. Esso nasce da titoli di giornali basati su notizie convergenti e non smentite, titoli pubblicati sia da giornali di destra sia da giornali di sinistra. Leggo un titolo tipico che è quello della Repubblica: «Mini-car, scuole private, viaggi e circoli: fisco a caccia con il nuovo redditometro». Pertanto, o si vuole trasmettere effettivamente questo messaggio al popolo o vi è un piccolo difetto di comunicazione. Non so quante persone lavorino nella comunicazione dell'Agenzia delle entrate o del Ministero dell'economia e delle finanze ma sarebbero da licenziare se il risultato non voleva essere quello di scoraggiare la frequentazione Pag. 70delle scuole cosiddette private (faccio questa precisazione per citare un'interpellanza analoga dell'anno scorso, in particolare nella risposta data dall'allora sottosegretario Molgora).
Il risultato, comunque, grazie anche a questi titoli, è la trasformazione di un bene essenziale come l'educazione in una merce di lusso. Si tratta di un messaggio oggettivamente e soggettivamente odioso, uno spot in contrasto con la volontà del nostro Governo e, per quanto mi riguarda, in particolare del Popolo della Libertà che, nella sua carta dei valori fondanti, afferma i principi di sussidiarietà e di libertà di scelta delle famiglie come decisivi.
Chiedo, dunque, insieme ai miei colleghi, se si intenda conservare - e in che senso, eventualmente - la scuola paritaria come misuratore della ricchezza delle persone.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Luigi Casero, ha facoltà di rispondere.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, gli interpellanti con questo strumento di sindacato ispettivo affrontano un tema abbastanza importante. Come diceva prima l'onorevole Renato Farina, quanto riportato dai media e quanto può essere recepito da alcuni titoli di giornale, può sembrare in contrasto con la volontà di questa maggioranza e di questo Governo di creare un sistema paritario scolastico pubblico-privato, che funzioni veramente e che porti al miglioramento complessivo del sistema scolastico.
Il tema parte innanzitutto dalla necessità di chiarire cosa si intende per accertamento sintetico del reddito delle persone fisiche a fronte di un accertamento tradizionale che si basa sulla valutazione delle specifiche fonti di reddito che, come sapete, sono reddito di impresa, reddito da lavoro, reddito da capitale, redditi diversi e tutte le varie fonti di reddito che portano alla determinazione del reddito per poi pagare le tasse.
La determinazione sintetica del reddito cerca di stabilire a quanto possa ammontare il reddito di una persona in relazione ai suoi possessi patrimoniali e alla sua capacità potenziale di spesa. Tale determinazione sintetica nasce e viene utilizzata come forma di accertamento, quindi non come forma di definizione di reddito, ma come forma di valutazione dello stesso quando si è in presenza di un sistema ad elevata evasione fiscale. Nel caso in cui l'evasione fosse bassa, il sistema tradizionale di determinazione del reddito funziona e questi sistemi sintetici di determinazione del reddito, che vanno dagli studi di settore per il reddito di impresa al redditometro per il reddito delle persone fisiche, non vengono utilizzati.
Allora, come dicevo, il sistema prevede l'individuazione di una serie o di possessi patrimoniali o di spese e capacità di spesa di un certo valore e di un certo importo che permettono di stabilire quanto potrebbe essere il reddito del singolo contribuente e paragonare la sua capacità di spesa con quanto è il reddito che egli effettivamente ha dichiarato. Inoltre, l'accertamento del reddito non viene determinato in automatico, ma viene richiesto al contribuente di giustificare come abbia potuto sostenere una serie di spese.
In questa logica, quindi nell'ambito dell'attività di adeguamento e di potenziamento di questi sistemi sintetici, l'Agenzia delle entrate individua ed ha individuato una serie di elementi di spesa che sono sintomatici di una certa capacità reddituale. Fra questi elementi, in ordine ai quali si è parlato anche di minicar, ci sono ad esempio mutui, autoveicoli, barche, viaggi, circoli sportivi, circoli privati nonché alcune operazioni, per esempio il mutuo che è una tipica operazione positiva e utile che può permettere ad una persona di acquistare una casa. In proposito, è logico che se la spesa per il mutuo copre e supera quanto è il reddito mensile dichiarato dalla singola persona, chi accerta e valuta il reddito deve capire come si sono trovati i fondi.
Nell'ambito di questo elenco molto lungo di spese, sono state anche inserite le spese di importo significativo. Quindi, non spese medie ma quelle di importo significativo Pag. 71sostenute per i corsi di istruzione tenuti indifferentemente da strutture pubbliche e private. Pertanto, la notizia riportata dai media secondo cui si colpivano le scuole private è una notizia difforme dalla volontà dell'Agenzia, innanzitutto perché è stato dato mandato all'Agenzia di inserire spese di importo significativo. Ciò vuol dire che le normali scuole private che hanno fondamentalmente dei redditi concorrenziali e possibili per una famiglia di reddito medio non vengono inserite nelle valutazioni del redditometro, ma vengono inserite solo spese particolarmente elevate di alcune scuole che hanno dei costi particolarmente elevati e il cui importo rischia di non essere confrontato e dimostrabile con il reddito della singola persona.
Sapete che ci sono diversi tipi di scuole private (ma anche scuole pubbliche): ve ne sono alcune che hanno dei costi abbastanza elevati. Quindi, come dicevo, le spese sono quelle di importo significativo.
Inoltre, occorre ricordare che non è comunque il singolo bene, anche se di lusso, che viene valutato sul singolo reddito, ma il complesso delle spese del suo genere sostenute dal contribuente che viene valutato dall'Agenzia per la valutazione degli indicatori di spesa che vengono confrontati con il reddito dichiarato.

PRESIDENTE. L'onorevole Renato Farina ha facoltà di replicare.

RENATO FARINA. Signor Presidente, al sottosegretario Casero do dieci e lode, ma debbo abbassare il voto per la risposta. Diciamo che credo fortemente alle sue buone intenzioni, ma mi aspettavo che dicesse che si fosse trattato di un errore, che avrebbero espunto la voce «educazione» dai beni ritenuti di lusso. Intendiamoci, si dice sempre che il problema del nostro Governo è quello della comunicazione, mentre qui il problema è proprio che la comunicazione sembra essere in perfetta linea con quello che oggi è il prevalere di una cultura che è, come mi ha detto una volta amaramente il Ministro Tremonti, caratterizzante il blocco sociale e ideologico burocratico-risorgimentale, che mette prima lo Stato rispetto alla capacità della società di costruire qualcosa.
Non c'entra niente il paragone con il mutuo, perché nel mutuo si esercita la risposta ad un bisogno di casa, è giusto, lo si fa e non incide sulla scelta, perché se uno ha bisogno del mutuo lo prende. Diversamente, nella libertà di educazione è in ballo la scelta e tu scegli su una cosa che ti mette a rischio di essere vivisezionato. È capitato anche a me (ma io sono contento di questo) appena ho iscritto i miei figli. Dovrebbero estrarre a sorte, ma a me fanno portare sempre tutto, da anni. Non fa niente, però poi mi hanno spiegato che probabilmente è dovuto a questo. Tuttavia, quella dei miei figli è una scuola normalissima, che ha un costo normalissimo.
Infatti, la vera scuola costosa in Italia è la scuola statale: secondo le ultime ricerche della fondazione Gianni Agnelli costa in media, all'anno, 7.400 euro per alunno. Questo è un dato: la scuola costosa è questa. Non bisognerebbe spingere inevitabilmente le persone a cercare il modo di non essere sotto un certo sguardo, perché purtroppo non c'è fiducia nello Stato, specialmente quando indica dei beni come se fossero non tanto essenziali quanto superflui.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 17,37)

RENATO FARINA. La libertà di educazione è un bene essenziale e credo che sia nostro compito quello di non distrarre la gente dai beni essenziali, ma d'altra parte è inevitabile essere equivocati. Leggo oggi su Il Tempo, che probabilmente ha notato che questa interpellanza urgente era all'ordine del giorno della seduta di oggi e che scrive: «L'Agenzia delle entrate non ha ancora definito nel dettaglio il nuovo redditometro, che già ci sono le lobby al lavoro per scardinare il meccanismo. Ecco, quindi, una interpellanza parlamentare». Non so se mi spiego: esattamente Pag. 72quello che io ho denunciato. Non accetto che sia definito lobby chi difende un diritto fondamentale. Le lobby sono coloro che difendono dei diritti, sicuramente legittimi, ma non per forza fondamentali, mentre la libertà di educazione è un diritto fondamentale e in nessun modo si deve indebolire, nemmeno a fin di bene.
Sia chiaro che noi presentatori di questa interpellanza urgente siamo assolutamente favorevoli al redditometro e sostenitori della caccia all'evasore e all'evasione fiscale, però non si trova così, non si fa così, perché così si danneggia lo Stato. Se grazie a questo si spostano un milione di persone dalla scuola libera alla scuola di Stato, quanto costa questo allo Stato? Ci rendiamo conto? Nell'interpellanza si poneva una domanda, che è stata bellamente evitata. La leggo: «A quanto ammonta il risparmio per l'erario dovuto all'esistenza di strutture di istruzione non statali?».
Perché non avete risposto? Avete fior di economisti negli uffici che fanno conti, nella Ragioneria dello Stato. Mi chiedo se non si possa attrezzare un minimo di risposta che faccia chiarezza su questo punto, anche per dare una spinta alla famosa libertà di educazione che è nei programmi di Governo, a quanto mi risulta. Perché non si è data una risposta a questa domanda? La do io, allora, anche se speravo di non dover essere io a darla: sono 6 miliardi di euro all'anno, secondo analisi di parte che sono quelle delle associazioni di genitori che mandano i figli a quella scuola che non dovrebbe essere definita privata. Mi dispiace che nelle circolari ci sia la distinzione «strutture pubbliche e private», perché le strutture sono sempre pubbliche quando il servizio è offerto al pubblico, al massimo si deve dire «statali» e «non statali». Questa è una precisazione terminologica che però ha un fondamento antropologico decisivo.
In un'epoca come la nostra in cui i diritti dei genitori riguardo alla formazione dei loro figli sono minacciati in molti modi - scriveva negli anni scorsi la Glendon, una grande giurista americana - trovo utile ricordare il motivo per cui gli estensori della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 affermarono: i genitori hanno un diritto prioritario nella scelta del tipo di formazione che deve essere data ai loro figli. Questa formula è una diretta conseguenza delle discussioni sul modo in cui il regime nazionalsocialista tedesco aveva tentato di utilizzare le scuole per minare il ruolo dei genitori e quindi indottrinare i giovani con i programmi governativi.
Io ritengo che il discorso sulla scelta educativa non sia una questione trascurabile e so bene che il sottosegretario Casero non la pensa così, però gli effetti sono questi. L'anno scorso abbiamo presentato la stessa interrogazione e ci è stato risposto allo stesso modo, come se l'acqua scorresse sempre uguale, come se non accadesse nulla, come se non ci fosse una crisi educativa, un'emergenza educativa che impone delle scelte forti e coraggiose.
Il risparmio si attua favorendo il nascere di queste scuole, anche perché se un giorno si dovranno stabilire i costi standard dell'istruzione ci si potrà basare su modelli concorrenziali che forniscono prodotti anche dal punto di vista della misurabilità delle conoscenze eccellenti e costano meno di altri che sono invece dei carrozzoni. Non capisco perché si fanno tante critiche al sistema sanitario, dove si spende eccessivamente, e invece non si va ad analizzare il tipo di spesa - che non riguarda certo lo stipendio degli insegnanti - con risorse dissipate in un tipo di organizzazione di fatto disastrosa. A quanto mi risulta siamo il terzo Paese per costo di alunno, dopo la Svizzera e gli Stati Uniti, ma i risultati sono deficitari.
Vorrei citare una cosa importante che non deve sembrare fuori tema. Io capisco benissimo che il Ministero dell'economia non si occupa della libertà di educazione, ma io dico che la libertà di educazione oggi è fondamentale in due sensi per ovviare alla crisi: in primo luogo perché permette dei risparmi reali, in secondo luogo perché cresce dei cittadini responsabili. In una recente conferenza all'Università di Tor Vergata Barry Franklin ha detto che il successo delle riforme educative dipende dal coinvolgimento della società Pag. 73civile; un elevato grado di civil capacity diventa un fattore decisivo per il miglioramento dell'offerta scolastica, specialmente quando si realizza su un terreno non solo economico. Allora io dico: sfruttiamo questa occasione per non trasformare in un cattivo messaggio quello che di buono e di positivo c'è persino nella crisi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative volte alla sospensione delle autorizzazioni all'imbottigliamento fuori zona del vino Frascati DOC - n. 2-00737)

PRESIDENTE. L'onorevole Rugghia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00737, concernente iniziative volte alla sospensione delle autorizzazioni all'imbottigliamento fuori zona del vino Frascati DOC (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, questa interpellanza urgente è stata sottoscritta da oltre trenta deputati e, come si suol dire quando è necessario difendere gli interessi generali di un territorio, è stata presentata in modo bipartisan, cioè da deputati dei diversi schieramenti. Attraverso questo atto parlamentare intendiamo denunciare il rischio che sta correndo la produzione del vino Frascati DOC e chiediamo al Governo di adottare le misure necessarie per la tutela e la valorizzazione del Frascati DOC, che per la zona dei castelli romani, della provincia di Roma, ma anche per il Lazio rappresenta un prodotto tipico di eccellenza, un prodotto identitario che ha una grande valenza economica per questa area geografica.
Seppure il vino Frascati non sia stato il primo ad avere il riconoscimento della denominazione d'origine controllata, è stato sicuramente tra i primi negli anni Sessanta ad ottenere la DOC, e allo stesso tempo possiamo dire che il vino Frascati ha ottenuto formalmente il primo riconoscimento di DOC nella storia, nel senso che è riconosciuto da secoli, anzi da millenni, e che il primo disciplinare per la coltivazione, la vinificazione dei vigneti, delle uve che sono presenti nella zona del Tuscolo è stato dettato - pensate un po' - da Marco Porzio Catone nel trattato De agri cultura, quindi è un prodotto che da secoli, da millenni rappresenta bene il territorio.
La superficie di coltivazione è di oltre 1.400 ettari e il territorio di coltivazione, costituito di vigneti, ha un grande valore ambientale, paesistico e si trova in un contesto di grande importanza storica ed artistica. Il consorzio di tutela del Frascati, che rappresenta circa 800 produttori vinicoli con una produzione superiore ai 150 mila quintali di uva che rendono annualmente 110 mila ettolitri di vino, è costituito da operatori che sono rappresentanti di oltre 70 cantine trasformatrici, di cui 38 sono imbottigliatrici e 32 vinificatrici.
Il Frascati DOC, è importante sottolinearlo, esercita un'azione trainante sugli altri vini DOC della provincia di Roma, perché da sempre all'aumento del valore del Frascati corrisponde l'aumento del valore delle altre denominazioni di origine controllata. Insomma, per l'economia del territorio, per le aziende, per le centinaia di occupati del settore, si tratta di un prodotto di grande importanza che dalla coltivazione dei vigneti alla trasformazione, all'imbottigliamento, fino alla distribuzione determina un notevole indotto economico.
I coltivatori, gli imprenditori e il consorzio di tutela, soprattutto in questi ultimi anni con grandi sacrifici e grandi investimenti, sono impegnati nella quotidiana sfida che il mercato propone per mantenere le quote di mercato che porta ad aumentare il livello di qualità del vino Frascati e che porta anche, con soddisfazione degli operatori, a conquistare nuovi mercati, soprattutto all'estero.
Ciò premesso, signor Presidente, signor rappresentante del Governo, questo impegno economico, questi sacrifici rischiano di essere vanificati per le scelte che sono state operate dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali con le autorizzazioni in deroga che sono state rilasciate Pag. 74negli ultimi anni e che vengono concesse per imbottigliare il vino fuori zona ad imprenditori che sono al di fuori dell'area di produzione del Frascati DOC. Si tratta di autorizzazioni in deroga perché il disciplinare del vino Frascati DOC dal 1996 vieta categoricamente la possibilità di imbottigliamento fuori dalla zona della denominazione di origine controllata.
Poi questo divieto è stato eliminato il 1o aprile del 1999, su pressione degli operatori che sono al di fuori della zona di produzione, ed è stato definitivamente reintrodotto il 28 luglio del 2000. È stato reintrodotto dopo una sentenza della Corte di giustizia europea, che ha affermato come il divieto di imbottigliare fuori dall'areale di produzione rappresenti una garanzia per i consumatori e la certezza che i controlli siano effettuati in maniera sistematica, univoca ed efficace. Si ritiene che tale certezza possa essere assicurata solo in quanto i controlli avvengano nell'ambito della zona di produzione. Dopo alterne vicende, nel 2005, nel disciplinare del Frascati DOC, a seguito anche di pressioni di operatori esterni, è stato concesso l'imbottigliamento fuori zona solo per i casi autorizzati dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali per cantine ubicate nel limitrofo territorio amministrativo dei comuni compresi nella zona di produzione della denominazione di origine controllata «Castelli romani».
Ebbene, nonostante tutto ciò, dal 2001, in vigenza del divieto di imbottigliamento fuori zona, sono state concesse molte deroghe e sono state così colpite tutte le iniziative volte alla tutela e alla valorizzazione del prodotto. Da ultimo, il 5 febbraio del 2010, cinque aziende fuori zona sono state autorizzate all'imbottigliamento del Frascati al di fuori dell'areale di produzione. Questo è stato fatto con un'autorizzazione del dipartimento per le politiche competitive del mondo rurale e della qualità - direzione generale sviluppo agro-alimentare, qualità e tutela del consumatore - SACO IX. Le deroghe sono state concesse ad una ditta di Gaeta, ad una ditta di Missaglia, in provincia di Lecco, ad una ditta di Pontedera, in provincia di Pisa, ad una di Bolzano e ad una di Cossano Belbo nel cuneese. Come si vede, non si tratta di una deroga garantita o comunque concessa ad imprenditori che siano comunque nella zona dei Castelli romani. Tutto questo non si capisce.
Il consorzio, quindi, è stato costretto a ricorrere alle autorità amministrative, ma non si capisce il comportamento del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. In altri casi, come nel caso del progetto della valorizzazione del vino dell'Oltrepò pavese, il Ministro Zaia ha affermato che occorre ed è necessario difendere le denominazioni di origine con accurati controlli, per preservare l'eccellenza del patrimonio enologico, per garantire l'efficienza e l'affermazione dei nostri prodotti nei mercati internazionali, per garantire il miglioramento del patrimonio enologico dei nostri vini di qualità. Non si capisce per quale motivo, se questo può valere per l'Oltrepò pavese, magari perché si trova in Padania, lo stesso non possa valere nel caso del Frascati, che invece si trova in provincia di Roma. Per un prodotto di grande qualità vengono compiute, invece, delle scelte che mortificano gli sforzi degli operatori, che mortificano i consumatori, ai quali non vengono assegnate le giuste garanzie per i controlli, e che colpiscono la qualità e l'immagine del prodotto. Quindi, con questa interpellanza, chiediamo al Governo, in particolare al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali di sospendere con effetto immediato le autorizzazioni concesse per l'imbottigliamento fuori zona.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, in riferimento all'interpellanza in discussione, relativa alle autorizzazioni rilasciate dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ad alcune ditte ad imbottigliare fuori zona di produzione il vino DOC Frascati, Pag. 75in deroga alle disposizioni del relativo disciplinare di produzione, da ultimo modificato con decreto ministeriale del 26 aprile 2005, che prevede l'imbottigliamento in una zona delimitata, si precisa quanto segue.
Gli onorevoli interpellanti chiedono, in particolare, se questo Ministero, a difesa e tutela della qualità, intenda sospendere con effetto immediato le autorizzazioni in deroga in questione.
Preliminarmente, si sottolinea che questa amministrazione considera l'imbottigliamento in zona uno degli strumenti strategici per sostenere la valorizzazione delle denominazioni di origine dei vini. In questo quadro generale, il Ministero è tenuto a considerare, tuttavia, i casi specifici legati a situazioni di diritto consolidate da più anni.
Nell'interpellanza in discussione, viene effettuata una puntuale ricostruzione delle disposizioni ministeriali che hanno portato all'introduzione - nel disciplinare di produzione del vino DOC «Frascati» - della delimitazione della zona di imbottigliamento e delle relative autorizzazioni in deroga, alle ditte che erano in grado di dimostrare la tradizionalità delle operazioni in questione (decreto ministeriale 28 luglio 2000, articolo 2, e decreto ministeriale 25 settembre 2000), specificando che trattavasi di autorizzazioni transitorie, fino all'emanazione delle disposizioni generali sull'argomento.
Infatti, anche al fine di evitare taluni contenziosi sull'argomento, con il decreto ministeriale 31 luglio 2003 sono stati emanati le modalità ed i requisiti per la delimitazione della zona di imbottigliamento, nei disciplinari di produzione dei vini D.O.C. e D.O.C.G., prevedendo, in particolare, precise disposizioni procedurali per la delimitazione di detta zona e per il rilascio delle eventuali autorizzazioni in deroga alle ditte interessate. In tale contesto normativo, sono state concesse ad alcune ditte, dieci, le autorizzazioni provvisorie per imbottigliare, fuori dalla zona di produzione del «Frascati». Si tratta di autorizzazioni che, alla luce delle disposizioni del decreto ministeriale 31 luglio 2003, e d'intesa con il consorzio di tutela, sono state ritenute valide fino al 25 febbraio 2009, allorché il Ministero ha concesso alle medesime ditte, con appositi provvedimenti, una proroga a termine delle stesse autorizzazioni, fino al 31 luglio 2009.
Avverso uno di tali provvedimenti, la ditta Fratelli Martini Secondo Luigi Spa, di Cossano Belbo, in provincia di Cuneo, ha presentato ricorso al TAR Lazio, con richiesta di sospensiva. Il contenzioso è tuttora in corso, in quanto, a seguito del rigetto della sospensiva da parte del TAR del Lazio, la citata ditta ha presentato ricorso in appello. Questo è stato respinto con ordinanza del Consiglio di Stato n. 5032/2009 in data 9 ottobre 2009. In particolare, il Consiglio di Stato, nelle motivazioni dell'ordinanza, ha rilevato che: «L'articolo 4 del decreto ministeriale 31 luglio 2003 consente l'autorizzazione, in deroga, per l'imbottigliamento di vini D.O.C. ed I.G.T. al di fuori della zona di produzione per un periodo di cinque anni prorogabili», che: «il richiamato articolo 4 impone la presentazione della relativa istanza al Comitato Nazionale per la tutela e la valorizzazione delle D.O.C. e I.G.T.», e che «tale procedimento non risulta rispettato dall'appellante».
Sulla base delle motivazioni riportate nella predetta ordinanza del Consiglio di Stato, la citata ditta Fratelli Martini Secondo Luigi Spa e altre quattro ditte hanno presentato, al Comitato nazionale per la tutela dei vini D.O.C. e I.G.T. di questo Ministero, motivata e documentata istanza, intesa ad ottenere l'autorizzazione ad imbottigliare il vino D.O.C. Frascati nel proprio stabilimento sito fuori dalla zona di produzione. Tale istanza, presentata dunque ai sensi dell'articolo 4 del decreto ministeriale 31 luglio 2003, è stata oggetto di valutazione da parte del citato Comitato, che ha espresso parere favorevole al rilascio dell'autorizzazione in questione.
Pertanto, il competente ufficio di questo Ministero, previo parere favorevole del predetto Comitato, con specifica nota del 30 novembre 2009 ha concesso alla richiamata ditta Fratelli Martini l'autorizzazione Pag. 76transitoria ad effettuare le operazioni di imbottigliamento fuori zona, in attesa del definitivo pronunciamento del TAR del Lazio e, in ogni caso, per un periodo non superiore a cinque anni, ai sensi dell'articolo 4 del citato decreto ministeriale 31 luglio 2003. Analoghe autorizzazioni sono state concesse a quattro ditte, sulla base delle previsioni di cui alla citata ordinanza del Consiglio di Stato.
Infine, con riferimento a tali autorizzazioni ministeriali provvisorie sono stati presentati specifici ricorsi al TAR del Lazio con richiesta di sospensiva da parte del consorzio di tutela del Frascati. In merito, con specifiche ordinanze del 22 marzo scorso, il TAR ha respinto la sospensiva, rilevando che: «ad un sommario esame, la controversia necessita dell'approfondimento tipico della fase di merito e che, nella comparazione degli opposti interessi, appare, allo stato, maggiormente meritevole di tutela quello della controinteressata (la quale imbottiglia il vino D.O.C. Frascati da anni) posto, peraltro, che l'udienza pubblica viene fissata sin d'ora l'11 novembre 2010». Pertanto, in attesa del pronunciamento definitivo dell'organo giudiziario sui contenziosi in essere, questo Ministero non può sospendere l'effetto delle citate autorizzazioni transitorie.
Si assicurano, comunque, gli onorevoli interpellanti che questo Ministero si è attenuto e si atterrà, per quanto concerne le richieste di autorizzazione in deroga all'imbottigliamento dei vini al di fuori della zona di produzione, al pieno rispetto della normativa in vigore e alle decisioni che saranno assunte dall'organo giudiziario, con l'obiettivo di tutelare al massimo il livello qualitativo, l'autenticità e la reputazione della D.O.C. «Frascati», così come per le altre denominazioni.
In ogni caso, anche qualora l'organo giudiziario dovesse confermare la legittimità delle autorizzazioni in questione, si evidenzia che le predette autenticità e reputazione della denominazione «Frascati» saranno comunque assicurate, in quanto, anche in caso di imbottigliamento fuori zona, sono previsti preliminari controlli da parte dell'apposito organismo di controllo, autorizzato da questo Ministero in conformità alla vigente normativa comunitaria e nazionale.

PRESIDENTE. L'onorevole Rugghia ha facoltà di replicare.

ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario. Devo anche confessare che, siccome si tratta di una questione molto tecnica in materia di ricorsi amministrativi, dopo la semplice lettura della risposta avrei bisogno di un approfondimento, per comprendere bene, da un punto di vista assolutamente formale del contenzioso che è stato instaurato in sede amministrativa, come stiano le cose.
Posso dire che sono soddisfatto di un fatto, cioè che il Ministero consideri l'imbottigliamento in zona, quando questo è riconosciuto dai disciplinari delle denominazioni di origine controllate o garantite, come un fatto strategico per la valorizzazione e per garantire la qualità e i controlli di vini di alta qualità, come nel nostro caso, che sono una parte importante dell'economia, dell'esportazione e della produzione agricola del nostro Paese. Questo è sicuramente un fatto positivo!
Quello che non ci convince è il comportamento che negli anni è stato assunto, che ha determinato la concessione di deroghe, che poi, evidentemente, vengono considerate dai produttori che le ottengono un fatto che determina diritti consolidati, che danno poi la possibilità di adire la giustizia amministrativa, quando vengono assunti provvedimenti che, invece, sono rivolti a garantire la qualità del prodotto attraverso la scelta, che è stata operata più volte e che ho rappresentato nella mia interpellanza, dell'imbottigliamento in zona, a garanzia dei produttori, ma anche dei consumatori.
In riferimento alle ultime vicende, quelle che riguardano il ricorso tra il Consorzio per la tutela del Frascati e la ditta Martini, a me è sembrato di capire che alla fine il Comitato nazionale per la tutela e la valorizzazione delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche tipiche dei vini, posto sotto il Ministero delle politiche agricole, alimentari e Pag. 77forestali, abbia concesso una deroga in attesa del chiarimento della situazione che pende presso il tribunale amministrativo. Quello che però va detto, è che le deroghe che sono state concesse, che hanno determinato per le ditte il diritto a ricorrere al TAR, non sono state rilasciate legittimamente: lo sono state quando non vi era possibilità di deroga, perché essa non era prevista nel disciplinare del prodotto a denominazione di origine controllata, né dai decreti attuativi, che sono stati emanati successivamente; ciò è sicuramente avvenuto dal 1999 in poi, parliamo quindi ormai di molti anni. Dal 1996 si pone, per il Frascati, il divieto di imbottigliamento fuori dalla zona. Viene concessa poi, dal 2005, la possibilità di determinare delle deroghe per i produttori che operino all'interno della denominazione di origine dei Castelli romani. Tale è quindi la situazione.
Confido dunque nell'impegno del Governo per la valorizzazione del Frascati, per la garanzia dei controlli che debbono essere esercitati a maggior ragione se l'imbottigliamento è effettuato fuori zona: impegno che viene garantito dal Governo, anche per esercitare controlli a favore dei consumatori, e che non portino un danno d'immagine al Frascati. Debbo però dire che non mi ritengo soddisfatto della risposta del Governo, perché con ogni certezza dal 2003 tali deroghe non potevano essere rilasciate, e con ogni certezza esse, che sono state concesse nel 2010, non fanno riferimento a pronunciamenti del tribunale amministrativo, ma sono conseguenza di un contenzioso che doveva essere portato a compimento (conosciamo i tempi della giustizia amministrativa).
Quel che vorrei dire, è che sicuramente non saranno comunque soddisfatti della risposta all'interpellanza urgente in esame i coltivatori, i produttori, coloro che operano quotidianamente per valorizzare un prodotto così importante per il territorio, che crea un ritorno economico importante per esso; né sarà soddisfatto della risposta il Consorzio per la tutela del Frascati. Noi non vediamo nell'atteggiamento che il Governo ha assunto per il vino Frascati lo stesso vigore che è stato assunto invece in altri casi. Facevo riferimento al progetto «Oltrepò pavese», ma posso fare riferimento anche alle dichiarazioni che ha rilasciato il Ministro Zaia, ora non più Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali del nostro Paese; che, dopo 18 anni che era stata approvata la legge di riforma n. 164 del 1992, quella sulle denominazione d'origine e indicazione geografica tipica dei vini, ha dichiarato che è necessario mettere al centro la qualità dei vini, la tutela dei consumatori, il rafforzamento della redditività delle imprese, migliorando anche il sistema dei controlli, l'adeguamento delle norme alla riforma delle organizzazioni comuni del mercato del vino. Abbiamo visto come anche la Comunità europea si sia dichiarata a favore del mantenimento del vincolo della produzione dell'imbottigliamento nel territorio di produzione per le denominazioni di origine.
Insomma, a noi sembra che in qualche modo debbano essere considerate le esigenze del territorio dei Castelli romani, le esigenze del Consorzio per la tutela del Frascati, allo stesso modo in cui vengono considerate le esigenze di altre produzioni in altre parti del nostro Paese. Per questo non ci riteniamo soddisfatti della risposta del sottosegretario, che comunque ringraziamo.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta, avvertendo che l'organizzazione dei tempia di esame della mozione n. 1-00375 sarà pubblicata in calce al resoconto della seduta odierna.

Lunedì 7 giugno 2010, alle 16:

1. - Discussione del testo unificato delle proposte di legge:
FARINA COSCIONI ed altri; ANGELA NAPOLI; LIVIA TURCO ed altri; DI VIRGILIO Pag. 78e PALUMBO; MURA ed altri; MINARDO ed altri; DI PIETRO ed altri; SCANDROGLIO ed altri; ZAZZERA; DE POLI ed altri: Princìpi fondamentali in materia di governo delle attività cliniche per una maggiore efficienza e funzionalità del Servizio sanitario nazionale (C. 278-799-977-ter-1552-1942-2146-2355-2529-2693-2909-A).
- Relatore: Di Virgilio.

2. - Discussione della mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00375 concernente il rafforzamento del contrasto all'evasione contributiva e fiscale, con particolare riferimento al settore del commercio ambulante.

3. - Discussione delle mozioni Boniver ed altri n. 1-00338, Mecacci ed altri n. 1-00344 e Evangelisti ed altri n. 1-00376 concernenti iniziative per la tutela dei diritti umani a Cuba, con particolare riferimento ai dissidenti politici e ai detenuti per reati di opinione.

La seduta termina alle 18,05.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO GIANNI VERNETTI SULLE MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE PER IL DISARMO E LA NON PROLIFERAZIONE NUCLEARE

GIANNI VERNETTI. In considerazione dell'inevitabile evoluzione verso un mondo multipolare, con futuri equilibri strategici essenzialmente regionali, non può che suggerirsi un necessario esercizio critico in materia di disarmo e proliferazione nucleare che garantisca un processo di costante riduzione degli armamenti su scala mondiale.
Le recenti problematiche registrate nel casi dell'Iraq, della Corea del Nord e dell'Iran hanno messo in luce i reali punti deboli del sistema di controllo e monitoraggio da parte dell'AIEA (l'Agenzia internazionale per l'energia elettrica). In particolare il punto di crisi è quello relativo alle ispezioni solo nei siti dichiarati e soltanto sulla base della contabilità del materiale nucleare. Col conseguente limite delle «ispezioni non dichiarate» che, spesso sono avversate dagli Stati interessati e comunque non tempestive a causa della procedura attualmente in vigore, contribuiscono a rendere il sistema abbastanza «penetrabile»nel suo complesso.
La tendenza più o meno manifesta a violare il regime di non proliferazione nucleare è, senza dubbio, condizionata dall'atteggiamento complessivo delle grandi potenze; in questo quadro i trattati START I e II sulla riduzione della armi strategiche, la proroga a tempo indefinito del TNP - Trattato di Non Proliferazione del luglio 1968 fu uno dei primi e più importanti passi nella direzione del disarmi atomico - e la messa a punto del CTBT (Comprehensive Test Ban Treaty) il cui testo definito è stato siglato il 25 settembre 1996 a New York da 55 Nazioni, tra cui i 5 NWS e l'Italia, dopo essere stato approvato dall'Assemblea Generale dell'ONU con la risoluzione 50/245 del 17 settembre 1996) sono tutti elementi che contribuiscono a diminuire l'enfasi sull'opzione nucleare. Ma, nonostante questo, e nonostante la fine della delle guerra fredda, le problematiche relative all'utilizzo dello strumento atomico non sono diminuite. Il moltiplicarsi, infatti, delle aree del globo dotate di valenza strategica richiedono il rafforzamento e l'espansione del sistema di accordi che, nel quadro del TNP attuino il disarmo e il regime di non-proliferazione a livello locale.
Per questo sarebbe auspicabile attribuire maggiori poteri all'AIEA. Sia sul piano istituzionale, dove è necessario che l'Agenzia operi in costante sinergia col Consiglio di Sicurezza dell'ONU; sia sul piano operativo dove è sempre più indispensabile il conferimento agli ispettori di poteri di indagine e strumenti tecnici di verifica finora giudicati troppo intrusivi. Attualmente sono in atto presso l'AIEA dei negoziati per la messa a punto del cosiddetto «programma 93+2» che, lanciato nel 1993, secondo le previsioni avrebbe dovuto Pag. 79essere formalizzato entro i due anni successivi ma, per la consueta ritrosia degli Stati ad accettare limitazioni della propria sovranità, non è stato ancora ratificato.
Sul tema gli Stati Uniti si sono impegnati a ridurre il ruolo delle armi nucleari nella strategia militare, a non costruire nuove armi nucleari, a non effettuare sperimentazioni, a far ratificare e entrare in vigore il CTBT (Trattato per la messa a bando delle sperimentazioni).
Nello stesso tempo gli Usa hanno ribadito che fin quando esisteranno ancora armi nucleari nel mondo manterranno il loro deterrente. Il nuovo trattato sulla riduzione degli arsenali nucleari, che succede al trattato START I, scaduto nel dicembre 2009, siglato da Obama e Medvedev lo scorso 8 aprile, rappresenta lo strumento indispensabile per procedere ad un completo disarmo nucleare.
Da registrare anche la conferenza di revisione quinquennale del Trattato di Non Proliferazione (TNP) che s'è tenuta nei giorni scorsi a New York. Alla fine del meeting è stato votato un documento che sollecitava il raggiungimento dell'obiettivo di un Medio Oriente senza armi atomiche e con l'auspicio che anche Israele aderisca al Trattato, mettendo le sue testate sotto il controllo dell'AIEA.
Per quanto riguarda l'Europa, al momento, nonostante la progressiva riduzione di circa il 90 per cento degli arsenali nucleari statunitensi, sono schierate, nell'ambito degli accordi Nato, nei cinque paesi membri militarmente non nucleari dell'Alleanza (Belgio, Germani, Italia, Paesi Bassi e Turchia) tra le 150 e le 200 armi nucleari tattiche. Secondo Hans Blix, già direttore generale dell'AIEA e Presidente della Commissione sulle armi di distruzione di massa queste anni sono vecchie e ormai non più al passo con le velocità delle azioni militari. Il loro ritiro potrebbe essere un contributo importante e unilaterale alla distensione internazionale e potrebbe spingere la Russia a rivedere l'attuale dislocazione delle armi nucleari tattiche russe, indietreggiandole rispetto al suo confine occidentale.
In Italia il 23 giugno 2009 la Camera dei deputati e il 17 novembre 2009 il Senato della Repubblica hanno approvato delle mozioni con consenso di entrambi gi schieramenti che incoraggiano il Governo italiano a sostenere, in ogni sede internazionale multilaterale, l'obiettivo di un mondo libero da armi nucleari.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI GIANNI VERNETTI E GUIDO MELIS SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 3402

GIANNI VERNETTI. La Convenzione evidenzia il disvalore del fenomeno della tratta, sottolineandone la grave violazione di diritti fondamentali che esso produce, in particolare della dignità, libertà ed incolumità psico-fisica della vittima. Pertanto, gli obiettivi della Convenzione di Varsavia sono la prevenzione e la lotta contro la tratta di esseri umani, in tutte le sue forme, sia in ambito nazionale che internazionale, collegate o meno alla criminalità organizzata e in relazione a tutte le vittime (donne, bambini o uomini).
Il principio fondamentale della Convenzione, quindi, attiene alla protezione e alla promozione dei diritti delle vittime che devono essere garantiti senza alcun tipo di discriminazione. Ne consegue che l'azione della Convenzione è rivolta espressamente a prevenire la tratta, proteggere i diritti umani delle vittime, perseguire gli autori del reato e promuovere la cooperazione internazionale.
Nello specifico, il capitolo II della Convenzione riguarda le misure preventive che devono essere predisposte dagli Stati per far fronte al fenomeno della tratta degli esseri umani. A tal proposito, sono previste misure dirette a rafforzare il coordinamento a livello nazionale tra i vari organismi responsabili delle attività anti-tratta, a predisporre campagne generalizzate di sensibilizzazione del pubblico, inclusi programmi educativi destinati ai ragazzi e alle ragazze nella loro vita scolastica e programmi di addestramento per le categorie a rischio e per gli operatori Pag. 80coinvolti nel fenomeno della tratta (articolo 5). Sono altresì previste misure volte a scoraggiare la domanda che favorisce qualsiasi forma di sfruttamento delle persone (articolo 6).
La relazione illustrativa allegata al disegno di legge informa che le misure di cui all'articolo 5 sono già adottate dallo Stato italiano. Le disposizioni di cui all'articolo 6 non determinano nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, in quanto gli interventi già previsti sono finanziati con gli ordinari stanziamenti di bilancio. In particolare, la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le pari opportunità -, oltre alle campagne di sensibilizzazione sulla tratta, ha attivato un numero verde che fornisce assistenza e informazioni per le vittime di tratta anche a scopo di sfruttamento lavorativo e non solo per sfruttamento sessuale.
Inoltre, sono previsti controlli alle frontiere, repressione dei reati di tratta di esseri umani e controlli sulla legittimità e sulla validità dei documenti. Anche in questo caso la relazione illustrativa afferma che tali misure non necessitano di stanziamenti di bilancio, in quanto le relative attività rientrano già nelle competenze istituzionali del Ministero dell'Interno, presso il quale è stata istituita (con la legge n. 189 del 2002) la Direzione centrale dell'immigrazione e della polizia delle frontiere. Sono previsti interventi per la protezione e l'assistenza delle vittime, tra cui: la predisposizione di un alloggio adeguato e sicuro; l'assistenza psicologica, sanitaria e materiale; gli aiuti in materia di traduzione e di interpretazione; l'accesso all'istruzione per i bambini; la garanzia per le vittime del diritto all'assistenza giuridica gratuita e all'assistenza giudiziaria; la garanzia di un indennizzo per le vittime mediante la creazione di un fondo; il rimpatrio delle vittime.
Alcune di queste disposizioni, come osservato dalla relazione illustrativa, sono già presenti nell'ordinamento italiano. Più in particolare per quanto concerne l'assistenza materiale, sanitaria e psicologica, la relazione fa presente che l'articolo 135 della legge n. 228 del 2003 prevede l'istituzione di un Fondo speciale predisposto per l'assistenza delle vittime dei reati attinenti alla tratta di esseri umani. Con riferimento all'articolo 15 della Convenzione (indennizzi), l'articolo 12 della citata legge n. 228 del 2003 istituisce un Fondo per le misure anti-tratta. Infine con riferimento al rimpatrio delle vittime è predisposto il progetto PARTIR, finanziato per il 75 per cento dal Fondo europeo rimpatri e per il 25 per cento dal fondo di rotazione, istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze.
La Convenzione introduce inoltre una serie di fattispecie di reato, un sistema di procedura penale più aderente alla peculiarità delle violazioni commesse e misure volte a favorire la cooperazione internazionale e la collaborazione con la società civile. Dalla relazione illustrativa emerge che l'ordinamento italiano è sostanzialmente in linea con le previsioni della Convenzione e l'articolo 3 del disegno di legge di ratifica apporta le modifiche al codice penale necessarie all'adeguamento.
Esprimo convintamente il voto favorevole del mio gruppo.

GUIDO MELIS. Grazie, signor Presidente. Voglio iniziare questo breve intervento citando gli stessi numeri che il mio collega, l'onorevole Maran, ha ricordato qualche giorno fa in un suo apprezzabile intervento in Commissione.
Stiamo parlando, stando ai dati dell'Organizzazione internazionale delle migrazioni, di 12 milioni e 300 mila persone sottoposte a sfruttamento lavorativo e sessuale, di cui 500 mila solo in Europa.
Di circa 800 mila persone trasportate ogni anno lontano dal proprio paese di nascita e di residenza per essere sottoposte a sfruttamento in altri paesi. L'80 per cento delle vittime di questo sistema (perché di un sistema, dai meccanismi inesorabilmente perfetti, si tratta) è costituito - ci ricordava Maran - da donne e ragazze, in più del 50 per cento dei casi minorenni.
Nel solo nostro Paese, stando alla relazione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, tra il 2008 e il 2010 quasi 50 mila persone sono state Pag. 81vittime di sfruttamento a scopo di prostituzione.
Tratta degli schiavi, signor Presidente, è espressione forte, che richiama scenari antichi che credevano per sempre alle nostre spalle. Dobbiamo risalire, per trovare le radici del fenomeno, ai secoli del colonialismo europeo, quando i neri d'Africa, manodopera ad ottimo prezzo giudicata indispensabile per le grandi coltivazioni agricole dell'America settentrionale e meridionale, venivano brutalmente rastrellati con la compiacenza di mercanti d'uomini africani ed europei, stipati nelle stive delle navi dei nostri paesi cosiddetti civili, portati in catene nei mercati d'oltre Atlantico, venduti come schiavi senza diritti ai grandi proprietari delle piantagioni del nuovo mondo. Fenomeno tristissimo, che resta come un'onta incancellabile a carico delle classi dirigenti europee e americane dei secoli. Prassi disumana protrattosi dal Seicento per lo meno sino all'ultimo Ottocento, per proseguire poi - episodicamente e in via di fatto - anche in tempi più recenti.
Abolita la schiavitù, sia pure nell'ambito di un processo secolare non scevro da tenaci resistenze (la tratta degli schiavi rimase lecita nel mondo occidentale sino alla dichiarazione di Vienna del 1815, dopo che nel 1807 era stata proibita per le colonie britanniche; la schiavitù fu abolita negli Stati Uniti solo dopo la guerra civile, nel 1863), una serie di trattati internazionali sancì nel corso degli ultimi decenni del XIX secolo la lotta su scala sovranazionale alle forme endemiche di tratta degli schiavi.
Nel corso del Novecento questo movimento normativo culminò finalmente nell'Accordo addizionale del 7 settembre 1956 concernente l'abolizione della schiavitù e della tratta degli schiavi, accordo ratificato in Italia con legge 20 dicembre 1957, n. 1304, cui si riallaccia poi, insieme ad altri atti significativi, anche la recente Convenzione del Consiglio d'Europa sulla lotta conto la tratta degli essere umani, adottata a Varsavia il 16 maggio 2005 e firmata dall'Italia 1'8 giugno dello stesso anno.
Di questa convenzione, appunto, il presente progetto di legge prevede la ratifica.
Non può sfuggire a nessuno, signor Presidente, l'importanza (ed anche l'urgenza) di procedere a questa ratifica. Nei cinque anni trascorsi dalla Convenzione il fenomeno della tratta degli esseri umani si è fatto, se possibile, ancora più drammaticamente attuale. Ciò in relazione all'intensificarsi dei flussi migratori connessi alla globalizzazione, flussi spesso gestiti dalla criminalità organizzata; ed anche in relazione al peggioramento delle condizioni di vita (vorrei dire di sopravvivenza) di intere popolazioni del mondo sottosviluppato.
La Convenzione in parola condanna giustamente il delitto di tratta, denunciando come in quella sciagurata prassi sia insito un disvalore specifico, consistente nella odiosa violazione dei diritti fondamentali della persona umana, in particolare la dignità, la libertà, l'incolumità psicofisica della vittima.
Dunque l'importanza della ratifica cui oggi ci accingiamo risiede propriamente e in primo luogo nell'accogliere nel nostro ordinamento, ribadendoli nel caso vi fossero (come vi sono in gran parte) già rappresentati, principi e valori di irrinunciabile centralità per l'essenza stessa della nostra democrazia.
Ricordo anch'io, come hanno fatto altri colleghi, che la legge n. 228 del 2003, all'articolo 1, ha introdotto una nuova, opportuna formulazione dell'articolo 600 del Codice penale, ove si punisce «chiunque esercita su una persona poteri corrispondenti a quelli del diritto di proprietà ovvero chiunque riduce o mantiene una persona in uno stato di soggezione continuativa, costringendola a prestazioni lavorative o sessuali ovvero all'accattonaggio o comunque a prestazioni che ne comportino lo sfruttamento»; che la stessa legge ha chiarito come «la riduzione o il mantenimento nello stato di soggezione ha luogo quando la condotta è attuata mediante violenza, minaccia, inganno, abuso di autorità o approfittamento di una situazione di inferiorità fisica o psichica o di una situazione di necessità, o mediante la Pag. 82promessa o la dazione di somme di denaro o di altri vantaggi a chi ha autorità sulla persona».
Ricordo ancora che l'articolo 2 della stessa legge 228 del 2003, segnatamente rubricato «Tratta di persone», ha definito le azioni materiali da ricondurre sotto la specie della tratta di persone con rimando testuale all'articolo 600 e previsione di un aumento di pena «da un terzo alla metà se i delitti sono commessi in danno di minore degli anni diciotto o sono diretti allo sfruttamento della prostituzione o al fine di sottoporre la persona offesa al prelievo di organi».
Rammento anche l'articolo 602 del Codice penale, modificato dall'articolo 3 della legge citata e specificatamente rubricato «Acquisto e alienazione di schiavi».
Non è dunque che non esistano nella nostra legislazione norme specifiche adatte a colpire i delitti dei quali stiamo trattando. In questo campo - lo dico con soddisfazione - noi italiani non veniamo per ultimi.
E tuttavia a nessuno di noi può sfuggire il significato, anche d'ordine generale, di principio, insito nella ratifica che stiamo per compiere. Sotto questo profilo si tratta di completare, vorrei dire di cementare, l'opera già avviata dal nostro legislatore.
Ma, aggiungo, dobbiamo ratificare questa Convenzione anche perché essa contiene rilevanti disposizioni che chiamerei di accrescimento e di rafforzamento del nostro rifiuto della tratta delle persone, elementi di rafforzamento dei diritti delle persone vittime della tratta.
Vi sono norme, nel testo della Convenzione, che già in parte esistono, contemplate nella nostra stessa Costituzione, ma che meritano di essere qui ribadite in una loro accezione più particolare e pertinente. Parlo di quelle volte a garantire assistenza alle vittime, di quelle relative alla tutela dei dati personali nell'ipotesi di concessione del permesso di soggiorno, di quelle relative all'ammissione al gratuito patrocinio, di quelle che prevedono l'istituzione di un fondo per le vittime della tratta.
E vi è poi una norma, particolarmente rilevante (lo ha efficacemente rilevato la relatrice per la Commissione giustizia, la collega onorevole Napoli), ed è quella contenuta all'articolo 20, che costituisce una novità, introducendo uno specifico reato relativamente al danneggiamento, alla soppressione, all'occultamento, alla detenzione illegale, alla falsificazione e al procacciamento di documenti di identità e di viaggio al fine di realizzare concretamente la tratta delle persone.
Insomma. Come ha ricordato nella discussione generale il collega Jean Leonard Touadi, questa ratifica ci consentirà di realizzare pienamente le finalità della Convenzione del 2005. E cioè, riassuntivamente: prevenire e combattere la tratta di esseri umani, garantendo la parità tra le donne e gli uomini; attuare la prevenzione anche dal punto di vista culturale, coinvolgendo, come del resto suggerisce la Convenzione, le forze del volontariato quali corpi sociali intermedi, in grado di assicurare integrazione ed assistenza alle vittime della tratta una volta che queste vittime siano state strappate ai loro carcerieri; proteggere i diritti umani delle vittime della tratta, delineare un quadro completo per la protezione e l'assistenza alle vittime e ai testimoni, garantendo la parità tra le donne e gli uomini, in modo da assicurare indagini e procedimenti giudiziari efficaci; promuovere la cooperazione internazionale nel campo della lotta alla tratta degli esseri umani.
Signor Presidente, considero di grande rilievo l'atto che la Camera sta per compiere votando questo provvedimento, e di grande significato il fatto che su di esso converga sia la maggioranza che l'opposizione, dopo un proficuo lavoro nelle Commissioni che ha visto impegnati convintamente tutti i gruppi rappresentati nell'assemblea.
C'è un punto decisivo, che mi permetto di sottolineare in conclusione perché costituisce a mio avviso il vero punto cruciale di tutto il provvedimento, e in definitiva dell'intera questione che stiamo affrontando. Voglio dire che, alla stregua di questa Convenzione, l'immigrato è finalmente Pag. 83prima di tutto persona, persona portatrice di diritti connaturati e inalienabili così come dispone l'articolo 2 della nostra Costituzione. E, se mi è consentita una nota polemica, che non intende turbare l'intesa raggiunta tra di noi in questa occasione, ma che voglio esprimere con franchezza: ciò in contrasto con una linea legislativa recente, di questa maggioranza, che, come ha fatto nei più che discutibili provvedimenti sulla sicurezza, sembra troppo spesso dimenticare questo sacrosanto principio.
I tempi che si profilano, signor Presidente, caratterizzati come sono purtroppo su scala internazionale dall'accentuarsi delle differenze tra i continenti e i paesi, dal proliferare endemico dei conflitti, dalla tendenza inarrestabile allo spostamento di enormi masse umane ed anche dalla tenace persistenza delle grandi organizzazioni criminali su scala mondiale, ci consigliano di tenere alta la guardia, rafforzando gli strumenti normativi preposti alla difesa dei diritti umani, alla tutela dei minori e dei più deboli, al contrasto con gli speculatori sul dolore altrui. Queste norme, signor Presidente, vanno esattamente in questa direzione. Ed è per questo che il gruppo del Partito Democratico vota con convinzione il provvedimento, orgoglioso di avere, per la sua parte, contribuito a promuoverlo. Grazie.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA MOZIONE N. 1-00375

Mozione n. 1-00375 - Contrasto all'evasione contributiva, con particolare riferimento al settore del commercio ambulante

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 57 minuti (con il limite massimo di 14 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 23 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 17 minuti
Partito Democratico 1 ora e 4 minuti
Lega Nord Padania 35 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 28 minuti
Misto: 28 minuti
Alleanza per l'Italia 9 minuti
Noi Sud/Lega Sud Ausonia 5 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 3 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. TU pdl 3007-A ed abb. - em. 1.14 457 457   229 457   57 Appr.
2 Nom. em. 1.11 475 475   238 237 238 54 Resp.
3 Nom. em. 1.12 480 480   241 239 241 53 Resp.
4 Nom. em. 1.10 489 486 3 244 241 245 49 Resp.
5 Nom. em. 1.13 488 488   245 243 245 49 Resp.
6 Nom. articolo 1 488 487 1 244 487   49 Appr.
7 Nom. articolo 2 489 489   245 489   49 Appr.
8 Nom. TU pdl 3007-A e abb. - voto finale 484 483 1 242 483   49 Appr.
9 Nom. Moz. Mogherini Rebesani e a - 1-37 454 454   228 454   49 Appr.
10 Nom. Ddl 3402 ed abb. - articolo 1 460 460   231 460   49 Appr.
11 Nom. articolo 2 459 459   230 459   49 Appr.
12 Nom. articolo 3 460 460   231 460   49 Appr.
13 Nom. articolo 4 465 464 1 233 463 1 49 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 19)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Ddl 3402 ed abb. - voto finale 454 452 2 227 452   49 Appr.
15 Nom. Ddl 3447 - articolo 1 450 450   226 450   49 Appr.
16 Nom. articolo 2 448 447 1 224 447   49 Appr.
17 Nom. articolo 3 450 450   226 450   49 Appr.
18 Nom. articolo 4 451 451   226 451   49 Appr.
19 Nom. Ddl 3447 - voto finale 445 445   223 445   49 Appr.