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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 328 di mercoledì 26 maggio 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 11,55.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Bongiorno, Boniver, Brancher, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Cesario, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, D'Alema, D'Ippolito Vitale, Delfino, Fassino, Gregorio Fontana, Franceschini, Frassinetti, Alberto Giorgetti, Mazzocchi, Messina, Milanato, Nucara, Pescante, Ravetto, Reguzzoni, Sardelli, Stefani, Strizzolo, Taddei, Urso e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,02).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, in attesa di passare al voto tra venti minuti - presumo ai sensi dell'articolo 27, comma 2, del Regolamento, e non per passare al primo punto all'ordine del giorno, comunque ci dirà lei, Presidente, come intende procedere - vorrei utilizzare questo arco di tempo, che ci separa dal voto, per sottolineare, nell'indeterminatezza che abbiamo constatato questa mattina relativamente al funzionamento dell'Assemblea, un aspetto che riguarda non tanto l'attività legislativa del Parlamento e della nostra Camera quanto l'osservanza del nostro Regolamento e il ruolo che il Governo deve mantenere nei confronti del Parlamento per quanto attiene l'iniziativa ispettiva e di controllo del Parlamento medesimo.
Signor Presidente, alcuni articoli del Regolamento: l'articolo 131, comma 1, e l'articolo 133, comma 3, recitano in maniera Pag. 2chiara quali debbano essere le responsabilità del Governo, sia che si tratti di interrogazioni ed interpellanze che si svolgano in Aula, sia che si tratti di interrogazioni che si svolgano in Commissione.
Accade molto spesso che il Governo ed il Presidente del Consiglio si lamentino per il cattivo funzionamento del Parlamento; addirittura di ciò si fa una campagna mediatica che alimenta l'antipolitica, per tali ragioni viene spesso giustificato il ricorso ai decreti-legge e la posizione delle questioni di fiducia da parte dell'Esecutivo. Occorrerebbe, almeno, mettere il Parlamento nelle condizioni di poter lavorare nello svolgere l'attività di controllo dell'operato del Governo. Questo almeno dovrebbe essere consentito, anche attraverso un comportamento congruo e conseguente da parte del Governo. Invece il Governo risponde, spesso, a molti colleghi, a fronte di iniziative di sindacato ispettivo, con il rinvio o con l'indisponibilità a rispondere a interrogazioni e interpellanze, senza nemmeno osservare l'articolo 131 del Regolamento che impone, se un'interrogazione viene rinviata per indisponibilità del Governo, un obbligo di motivazione.
Il rinvio senza motivazione della risposta a interrogazioni e interpellanze è un atteggiamento che sta diventando uso e costume da parte del Governo. Non è un caso che questo sia accaduto già a molti colleghi nel corso della legislatura. Oggi la questione si ripresenta per l'interrogazione a risposta in Commissione affari costituzionali, ora pubblicata con il numero 5-02926, sottoscritta da me e dal collega Fiano, e rivolta al Ministro Maroni, concernente questioni di ordine pubblico e di sicurezza che si sono determinate durante la celebrazione del 25 aprile in piazza Duomo a Milano. Questo è un esempio, ma vale anche per tutti gli altri casi.
Signor Presidente, vorrei che il merito di questa interrogazione fosse conosciuto, perché è bene conoscere anche la motivazione del rinvio da parte del Governo, siccome non si risponde così solo a me, ma, nel 90 per cento dei casi, si rinvia senza dare la motivazione anche a tutti quei colleghi ai quali non si intende rispondere. Vi sono interrogazioni, anche a risposta scritta, che giacciono da mesi e mesi, da più di un anno, senza che il Governo vi abbia dato seguito.
Il merito di questa interrogazione è molto chiaro: un TIR, cioè un grande camion di un centro sociale ben individuato e ben individuabile, è stato lasciato entrare in piazza Duomo a Milano il 25 aprile, fino a giungere a pochi metri, sette o otto metri, dal palco delle autorità (il sindaco di Milano, il presidente della provincia, il presidente dell'Associazione nazionale partigiani).
Il Tir veniva portato lì e le autorità dovevano intervenire; è stata una grave minaccia dal punto di vista dell'ordine pubblico e della sicurezza durante tutto il periodo del comizio. Il Ministro Maroni ha fatto sapere che non può rispondere a questa interrogazione, che giace depositata in Commissione da un mese, perché non è in grado di rispondere. Questa è la risposta.
Forse, così come non è stato in grado di impedire che un TIR arrivasse in mezzo a piazza Duomo, in mezzo a un corteo di 100 mila persone, impedendo alle autorità pubbliche e civili di parlare, così come il prefetto e il questore di Milano non sono stati in grado di impedirlo, allora anche il Ministro Maroni non è in grado di fare il suo mestiere e di adempiere alla funzione per la quale è lì a fare il Ministro dell'interno.
Signor Presidente, non si può sempre dire che non si è in grado di rispondere. In questo caso, nella fattispecie, affermare che non si è in grado di rispondere significa arrendersi di fronte alla possibilità di garantire ordine e sicurezza nelle piazze del nostro Paese a tutti i cittadini, alla faccia di tutto ciò che è stato dichiarato da questo Governo e dal Ministro dell'interno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PIERLUIGI MANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 3

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, devo brevemente sottolineare che i temi adesso trattati, sia quello del ritardo o dell'inefficiente modalità di risposta agli atti di sindacato ispettivo da parte del Governo, sia, soprattutto, la questione oggetto dell'interrogazione e della non risposta da parte del Ministro Maroni, sono tutte e due di notevole rilievo.
Mi soffermo solo sul secondo: in effetti, a Milano, da molti mesi, abbiamo avuto una discutibile e insufficiente gestione dell'ordine pubblico in occasione di importanti manifestazioni. Oltre al caso richiamato dal collega Quartiani in occasione del 25 aprile, vi sono stati tafferugli evitabili anche il 12 dicembre, impedendo, in buona misura, agli stessi familiari delle vittime di celebrare quella manifestazione, con scelte di ordine pubblico assai discutibili.
Subito dopo, come si ricorderà, vi è stato il deprecabilissimo episodio del lancio della statuetta nei confronti del Presidente del Consiglio dei ministri, peraltro in occasione di infiltrazioni che, in una normale e accurata gestione dell'ordine pubblico durante le manifestazioni di piazza, sarebbero state normalmente contenute.
Ora, lungi da noi l'idea di volere invocare misure repressive o limitatrici della libertà di manifestazione del pensiero, però questo problema, che denunciamo con parole chiare e assai costruttive, esiste. Il Ministro Maroni, in effetti, visto che vuole abolire i prefetti, le prefetture e una serie di organizzazioni periferiche dello Stato, magari, senza abolire alcunché, si limiti a dare qualche direttiva e a congegnare modalità di funzionamento della libera espressione e manifestazione del pensiero, in modo ordinato e civile, che siano più adeguate ai fatti, perché creare certe tensioni, evidentemente, non giova al Paese, alla sua serenità e al dialogo tra le forze politiche.

GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, oggi la seduta era stata convocata per le ore 11, ma il Presidente della Camera di turno è entrato in Aula attorno alle ore 11,55 circa. Signor Presidente, lo faccio con garbo, ma ritengo che la Presidenza della Camera debba delle spiegazioni all'Assemblea, perché quando l'ordine del giorno indica l'ora della convocazione dovrebbe essere già abbastanza inconsueto un ritardo di qualche minuto, ma, se si determina un ritardo di un'ora, la Presidenza della Camera deve dire all'Assemblea quali cause di forza maggiore hanno impedito di fare quello che è un dovere della Presidenza della Camera (e lo dico, ripeto, con il massimo garbo).
Signor Presidente, ho una certa esperienza di vita parlamentare e non ricordo episodi di questa portata, e sarei pertanto grato alla Presidenza se volesse svolgere una breve indagine nelle legislature passate per dirmi se vi sono precedenti di questo tipo.
Altra cosa infatti è che la Presidenza della Camera faccia il suo dovere verso l'Assemblea riunendola, dopo di che saranno il Governo, la Commissione o i parlamentari a chiedere un rinvio, a dire di non essere nelle condizioni di procedere nei lavori o di non essere pronti. Non faccio polemica sugli aspetti sostanziali che evidentemente sottendono a questo ritardo, ma mi rivolgo direttamente a lei, signor Presidente, pregandola di tener conto del fatto che nella vita democratica la forma è sostanza e che il Parlamento deve essere tutelato nella forma come nella sostanza.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, anche da parte nostra volevamo sottolineare questo fatto. Vi sono - o meglio vi erano - poche cose certe all'interno di Montecitorio e di quest'Aula ed una di quelle era l'inizio puntuale dei lavori dell'Assemblea, che fa capire anche Pag. 4a tutti i parlamentari quali sono le posizioni e soprattutto, all'esterno, quali sono le cause o le colpe quando qualcosa non funziona.
Oggi per l'ennesima volta - ma in maniera abnorme rispetto alle precedenti - la seduta è iniziata con oltre un'ora di ritardo. I provvedimenti all'ordine del giorno sono seri e delicati (uno addirittura presentato dall'opposizione, un altro riguardante gli interessi dei cittadini), ma oggi in questo momento non sappiamo come e per quale ragione tali lavori non vanno avanti.
La mia preoccupazione è che poi all'esterno ciò appaia essere come una colpa magari dell'opposizione, come spesse volte viene affermato. All'inizio, quando ci siamo incontrati, abbiamo dato ampia disponibilità per individuare un percorso condiviso rispetto ai provvedimenti sul tappeto, ma come sempre, purtroppo, così non è avvenuto. Chiedo dunque in primo luogo al Presidente che d'ora in poi si rispetti l'inizio puntuale dei lavori dell'Assemblea e che dentro quest'Aula, nel caso in cui si debba sospendere la seduta, se ne spieghino le motivazioni; in secondo luogo, spero che finalmente adesso si riesca a comprendere quale potrà essere il prosieguo dei nostri lavori (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Gli onorevoli Quartiani e Mantini hanno sicuramente sottoposto alla Presidenza un argomento rilevante che sarà mia premura riferire al Presidente della Camera per le conseguenze rituali, ai fini anche di utilizzare tutti gli strumenti nei confronti del Governo per accedere alle richieste.
Per quanto attiene invece al secondo rilievo sollevato dagli onorevoli La Malfa e Compagnon, in primo luogo debbo dire che sono arrivato puntuale per cui, per un verso, non è colpa mia; però debbo chiedere innanzitutto scusa all'Assemblea e rappresentare all'Aula che la Presidenza è stata coinvolta in una situazione in cui non vi erano le condizioni per iniziare l'esame del provvedimento, sono intercorsi alcuni contatti tra i gruppi e mi è stato sostanzialmente chiesto di soprassedere temporaneamente.
Ma tant'è, il tempo è stato oltrepassato in maniera davvero molto rilevante per cui sarà mia cura che ciò non accada più (del resto non mi sembra che vi siano precedenti in tal senso, almeno da parte mia). Chiedo quindi scusa all'Assemblea e ritengo che ora almeno potremo sapere in maniera più completa cosa faremo nel prosieguo di questa giornata lavorativa.

Inserimento all'ordine del giorno dell'Assemblea della discussione del disegno di legge n. 3290-A.

PRESIDENTE. Secondo le intese informali intercorse tra i gruppi, anche tenendo conto del fatto che la V Commissione (Bilancio) non ha ancora espresso il parere di competenza sul provvedimento in materia di rinnovo del materiale rotabile, propongo all'Assemblea - così come richiestomi - di inserire all'ordine del giorno della seduta odierna, a norma dell'articolo 27, comma 2, del Regolamento, la discussione generale del disegno di legge n. 3290-A recante il piano straordinario contro le mafie, nonché delega al Governo in materia di normativa antimafia. Resta inteso che il seguito dell'esame avrà luogo a partire da domani prima del seguito dell'esame del disegno di legge n. 3209-bis-A/R recante il collegato in materia di pubblica amministrazione.
Ricordo che a norma dell'articolo 27, comma 2, del Regolamento, per deliberare su materie non iscritte all'ordine del giorno è necessaria una votazione palese mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi e la maggioranza dei tre quarti dei votanti.
Ha chiesto di parlare a favore della proposta di inserire all'ordine del giorno della seduta odierna la discussione generale del disegno di legge n. 3290-A l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, siamo favorevoli alla proposta in esame, che - se non ho capito male - Pag. 5comporta che ora inizieremo la discussione sulle linee generali del provvedimento in materia di antimafia e che alle 16 - alla ripresa della seduta pomeridiana e dopo lo svolgimento del question time - proseguiremo con i punti all'ordine del giorno così come previsti, cioè con il provvedimento che riguarda il rinnovo del materiale rotabile.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, ha fatto bene a precisarlo, tuttavia non sono certo che la ripresa avverrà effettivamente alle 16 o più tardi. Ciò dipenderà dall'andamento della discussione sulle linee generali che ci accingeremmo a svolgere ove mai l'Assemblea approvasse la proposta in esame.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo perché ho ascoltato una questione relativa al sindacato ispettivo sollevata dal collega Quartiani, sul cui merito non entro perché sollevava di fatto una questione specifica sulla quale non ho intenzione di pronunciarmi in questa sede. Intendo comunque illustrare all'Assemblea qualche cifra sugli atti di sindacato ispettivo che in questa legislatura sono stati discussi. Sono dati piuttosto recenti, aggiornati a circa due settimane fa, quindi con il beneficio di essere ulteriormente aggiornati con le ultime settimane.
Si tratta di 64 sedute dedicate al sindacato ispettivo, in cui sono state discusse 382 interpellanze urgenti, 187 interrogazioni a risposta orale in Aula, 1814 in Commissione, di cui quasi 500 sono dei question time (sempre in Commissione). Sono state discusse, altresì, 82 interpellanze ordinarie, e sono state date 793 risposte scritte ad interrogazioni presentate dai deputati. A parte questo occorre tenere in considerazione che esistono 28 Commissioni permanenti, tra Camera e Senato, e il fatto - Presidente, credo che vada sottolineato - che il Governo ha un numero di componenti assolutamente ridotto rispetto all'Esecutivo precedente.
Si tratta di un lavoro importante che è stato svolto, un lavoro che rappresenta in qualche modo il grande rispetto che il Governo ha nei confronti del Parlamento, ma anche il grande lavoro che il Parlamento sta svolgendo. Quando il Parlamento lavora, e lavora bene anche in considerazione dei numeri che ho testé elencato all'Assemblea, credo che ci sia motivo di orgoglio, motivo di avere ragione sul fatto che il nostro mandato viene ottemperato con compiutezza e consapevolezza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di inserire all'ordine del giorno della seduta odierna la discussione generale del disegno di legge n. 3290-A recante il piano straordinario contro le mafie, nonché delega al Governo in materia di normativa antimafia.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vignali, onorevole Nizzi, onorevole Cirielli, onorevole Bellotti, onorevole Cazzola, onorevole Ascierto, onorevole Scilipoti, onorevole Colucci, onorevole Barani, onorevole Barbareschi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(Presenti 502
Votanti 501
Astenuti 1
Maggioranza dei tre
quarti dei votanti 375
Hanno votato
501).

Prendo atto che i deputati Scalia, Adornato, Cesa e Romano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Pag. 6

Sull'ordine dei lavori.

RITA BERNARDINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, mi pare che sia superato il problema a causa del quale volevo intervenire, ossia quello riguardante la scadenza per presentare gli emendamenti sul disegno di legge.

PRESIDENTE. Avverto che, per consentire di svolgere nella seduta di domani il seguito dell'esame del disegno di legge n. 3290-A recante il piano straordinario contro le mafie, nonché delega al Governo in materia di normativa antimafia, il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato, se non vi sono obiezioni, alle ore 17 di oggi.

GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, questa mattina i giornali ci hanno informato che l'onorevole Rino Formica è stato assolto, con formula piena, dalle imputazioni che lo riguardavano, dopo 17 anni dall'inizio della sua vicenda personale. Rino Formica, socialista, a lungo parlamentare, più volte ministro, ha potuto dimostrare la propria innocenza e tutelare la propria onorabilità, che per un uomo politico è tutto, soprattutto per un uomo politico della sua generazione. Credo, quindi, che, dopo 17 anni, si meriti qualche parola di solidarietà da parte di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

Discussione del disegno di legge: Piano straordinario contro le mafie, nonché delega al Governo in materia di normativa antimafia (A.C. 3290-A); e delle abbinate proposte di legge: Vitali e Carlucci; Di Pietro ed altri (A.C. 529-3478) (ore 12,27).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Piano straordinario contro le mafie, nonché delega al Governo in materia di normativa antimafia; e delle abbinate proposte di legge di iniziativa dei deputati Vitali e Carlucci e Di Pietro ed altri.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempia è in distribuzione e sarà pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 3290-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari Italia dei Valori e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la II Commissione (Giustizia) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Torrisi, ha facoltà di svolgere la relazione.

SALVATORE TORRISI, Relatore. Signor Presidente, il provvedimento che approda oggi in Assemblea deve essere considerato estraneo a qualsiasi contrapposizione politica, avendo ad oggetto la lotta alla mafia. Su tutto ci possiamo dividere, ma su un obiettivo siamo e dobbiamo essere uniti: la determinazione nel cercare di fornire alle forze di polizia ed alla magistratura tutti gli strumenti necessari per sconfiggere la mafia in tutte le sue manifestazioni.
In effetti il lavoro svolto dalla Commissione è stato caratterizzato proprio da una condivisione di intenti tra tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, ed il Governo. L'obiettivo comune Pag. 7è stato quello di migliorare un testo sulle cui finalità non c'è stato da discutere.
Un momento importante dell'esame in sede referente è stato quello delle audizioni che ha consentito di sentire i magistrati e i rappresentanti di organi dello Stato chiamati ad applicare quotidianamente la normativa antimafia, studiosi esperti della materia, nonché rappresentanti di associazioni interessate dalla materia della lotta alla mafia.
In particolare sono stati sentiti il procuratore nazionale antimafia dottor Pietro Grasso, il sostituto procuratore antimafia dottor Gianfranco Donadio, i rappresentanti dell'associazione nazionale magistrati e dell'unione delle camere penali italiane, il prefetto Bruno Frattasi, responsabile del comitato di coordinamento per l'alta sorveglianza delle grandi opere, la professoressa Anna Maria Maugeri, ordinario di diritto penale, ed il dottore Guglielmo Nicastro, giudice presso il tribunale di Palermo, esperti nella materia delle misure di prevenzione, i rappresentanti di Confcommercio, Confartigianato, Casartigiani, Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa, Confesercenti e dell'Associazione nazionale costruttori edili, il direttore dell'unità di informazione finanziaria, dottor Gianni Castaldi, e il presidente dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, dottor Luigi Giampaolino.
Da tutte queste audizioni, iniziando proprio da quella del dottor Pietro Grasso, la Commissione ha tratto notevoli spunti per la formulazione del testo approvato.
Il testo originario del Governo, pur mantenendo inalterata la sua struttura, ha subito, infatti, modifiche a seguito dell'approvazione di emendamenti sia di maggioranza sia di opposizione, tutte volte ad esplicare meglio i principi già contenuti nel testo.
Alcune questioni poste dagli emendamenti sono state rinviate all'esame dell'Assemblea, così come il recepimento di alcune condizioni formulate nel parere delle Commissioni è stato rimesso alla fase dell'esame in Assemblea.
Si è voluto evitare di rallentare l'iter in Commissione come sarebbe avvenuto qualora si fosse deciso di cercare di trovare soluzioni tecniche-giuridiche per questioni complesse inerenti ad esigenze comunque condivise.
I pareri, invece, sono stati dati così a ridosso della conclusione dell'esame del provvedimento che non è stato possibile effettuare un'adeguata ponderazione degli stessi: ciò avverrà nella fase dell'esame in Assemblea.
Come si è detto il provvedimento al nostro esame è volto a contrastare la mafia.
Si tratta, in particolare, del Piano straordinario contro le mafie che rappresenta un'iniziativa legislativa di straordinaria valenza riformatrice elaborata dal Governo nell'ambito dell'obiettivo strategico di lotta alla criminalità organizzata.
Non spetta al relatore ricordare i diversi provvedimenti di iniziativa governativa che sinora si sono succeduti con l'obiettivo di sconfiggere la criminalità organizzata, con particolare attenzione ai fenomeni di stampo mafioso. Tuttavia - anche per meglio comprendere la portata del disegno di legge in esame e collocarlo in maniera corretta nel panorama degli strumenti che già sono stati forniti dal Governo e dal Parlamento con la collaborazione dell'opposizione sia agli operatori di polizia sia ai magistrati per combattere la criminalità organizzata - mi limiterò a ricordare il decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, convertito con modificazioni dalla legge 24 luglio 2008, n. 125, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica, e la legge 15 luglio 2009, n. 94, recante disposizioni in materia di sicurezza pubblica.
Il Governo ha inteso presentare il Piano straordinario contro le mafie che costituisce insieme al decreto-legge (già approvato) sull'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata un pacchetto antimafia dove sono raccolte precise istanze da tempo avanzate dalle forze di polizia e dalla magistratura. Pag. 8
Nella relazione di accompagnamento al disegno di legge si legge espressamente che il Governo intende approntare una nuova strategia integrata di ampio respiro, per sconfiggere definitivamente la criminalità organizzata. In questa ottica, deve essere collocato il provvedimento al nostro esame: non si tratta di misure estemporanee, per quanto importanti, di lotta alla mafia, ma di qualcosa di più. Dopo anni che se ne parlava, è stato portato in Parlamento un disegno di legge di ampio respiro, che ha l'obiettivo di riordinare, razionalizzare ed integrare l'intera disciplina vigente in materia di normativa antimafia, misure di prevenzione, certificazione antimafia, operazioni sotto copertura, nonché di introdurre innovative disposizioni per forgiare strumenti più incisivi di controllo degli appalti pubblici, di tracciabilità dei connessi flussi finanziari, di aggressione ai patrimoni mafiosi anche attraverso una mirata azione della direzione investigativa antimafia e di lotta più incisiva all'ecomafia.
Devo dare atto all'opposizione di non aver tenuto alcun atteggiamento di sterile contrapposizione ad un testo del Governo. L'opposizione, anzi, ha cercato di migliorarlo, anche attraverso integrazioni, che la Commissione però non ha potuto accogliere, avendo ad oggetto delicate discipline, che meritano un'attenzione adeguata e specifica che l'esame di un emendamento non consente. Mi riferisco, ad esempio, agli emendamenti sull'autoriciclaggio.
Tornando alla scelta del Governo di presentare un disegno di legge organico sulla lotta alla mafia, ricordo che, da anni, si parla, nei dibattiti pubblici ma anche dottrinali, di un codice antimafia, che porti ad unità e razionalità tutti quegli interventi legislativi in materia che per anni si sono stratificati, rendendo sempre più difficile una visione unitaria degli strumenti di lotta contro la mafia. Sia ben chiaro che il rischio di questa stratificazione normativa non è tanto quello di una mancanza di chiarezza, quanto piuttosto di una mancanza di coerenza dell'intero apparato normativo in questione. Fare un codice antimafia non è una mera operazione di maquillage normativo, è qualcosa di ben più importante: significa porre mano a tutta la legislazione antimafia ed armonizzarla, con l'obiettivo di dare strumenti realmente efficaci nel contrasto alla mafia.
Il primo dei 16 articoli che compongono il testo (13 erano quelli originari) è proprio finalizzato all'emanazione di un codice della legislazione antimafia e delle misure di prevenzione. Il codice è diretto a realizzare un'esaustiva ricognizione delle norme antimafia di natura penale, processuale e amministrativa, la loro armonizzazione, nonché il coordinamento anche con la nuova disciplina dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. I principi e i criteri direttivi della delega sono riferiti in maniera specifica alla complessa disciplina delle misure di prevenzione. A questo proposito ricordo che il corpus normativo recante la disciplina della complessa e delicata materia delle misure di prevenzione è il risultato di una cinquantennale stratificazione normativa, le cui leggi fondamentali sono quelle sulle misure di prevenzione personale (legge n. 1423 del 1956) e patrimoniale (legge n. 575 del 1965), che hanno costituito l'oggetto di numerosi interventi modificativi, tanto da assumere allo stato attuale una fisionomia affatto diversa rispetto a quella originaria. Occorre quindi un intervento volto a fornire una sistemazione organica all'intera materia, eliminando lacune e contraddizioni: non si può procedere pertanto ad un mero intervento compilativo, occorre anche innovare. Il Governo pertanto ha inteso prevedere due deleghe: una per l'emanazione del codice antimafia, con la nuova normativa sulle misure di prevenzione, e l'altra per l'emanazione di nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia, da far confluire poi nel codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, unitamente alle norme inerenti all'istituzione dell'Agenzia nazionale per Pag. 9l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
Passiamo ora all'esame dell'articolato. Come si è detto, l'articolo 1 delega il Governo ad adottare un decreto legislativo recante il codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione. La delega deve essere esercitata entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge delega. Per quanto attiene ai principi e ai criteri direttivi della delega, il comma 2 stabilisce che deve essere compiuta una completa ricognizione della normativa penale, processuale e amministrativa vigente in materia di contrasto alla criminalità organizzata, ivi compresa quella già contenuta nei codici penale e di procedura penale, nonché un'armonizzazione della normativa medesima. Nel corso dell'esame è stato chiarito che questo ultimo criterio non consente anche una modifica sostanziale della predetta normativa finalizzata all'armonizzazione della stessa, come invece prospettato da alcuno. Mancano i principi e i criteri direttivi necessari per poter ritenere che la delega possa consentire anche modifiche sostanziali non meglio precisate ai codici penali sostanziali e di rito. Di particolare interesse è pertanto proprio il comma 3 dell'articolo in esame, in quanto pone una serie di principi e criteri direttivi dettagliati, volti a modificare la vigente normativa in materia di misure di prevenzione.
Naturalmente si tiene conto anche della recente istituzione dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati.
Per quanto attiene all'elaborazione dei principi e dei criteri direttivi di delega, sono stati di fondamentale importanza, secondo quanto si legge nella relazione governativa di accompagnamento al disegno di legge, il contributo fornito da numerosi progetti di legge parlamentari e governativi, il lavoro svolto da oltre dieci anni dalla commissione ministeriale presieduta dal professor Fiandaca per la ricognizione e il riordino della normativa di contrasto della criminalità organizzata e le diverse relazioni del commissario straordinario del Governo per la gestione e la destinazione dei beni confiscati ad organizzazioni criminali.
È bene sottolineare nuovamente che con l'intervento normativo in esame non si intende unicamente conferire sistematicità alla disciplina complessa delle misure di prevenzione, ma anche rinnovarla sulla base di precise e concrete esigenze emerse in fase di applicazione della normativa vigente; anzi, in alcuni casi l'intervento normativo si propone di disciplinare anche aspetti attualmente privi di disciplina positiva, come, ad esempio, quelli relativi alla revocazione della confisca di prevenzione. In questo caso, ad esempio, scopo dell'intervento normativo è quello di fornire una disciplina compiuta in grado sia di assicurare agli interessati le necessarie garanzie, sia di consentire alla confisca di conservare, dopo la sua definitività, il connotato della irreversibilità.
I principi e i criteri direttivi di delega tengono conto anche delle esigenze di tutela dei terzi e di quelle relative ai rapporti tra procedure di prevenzione e procedure concorsuali, nonché di quelle inerenti al regime fiscale dei beni sequestrati prima della confisca definitiva. Per quanto attiene al contenuto specifico dei diversi principi e criteri direttivi, mi limito a rinviare al testo dell'articolato, essendo sufficientemente esplicativo.
Rispetto al testo originario del Governo è stata approvata, seguendo un'indicazione del procuratore nazionale antimafia, una modifica volta a consentire che nei procedimenti relativi alle misure di prevenzione l'audizione dell'interessato e dei testimoni possa avvenire mediante videoconferenza, ricorrendo per questi procedimenti le stesse esigenze di tutela che abbiamo nel processo penale.
Altra modifica importante è quella che consente che la confisca possa essere eseguita anche nei confronti dei beni localizzati in territorio estero - nei limiti e con le procedure previste dalla legislazione degli Stati ove i beni si trovano - anche al di fuori dei Paesi dell'Unione europea.
L'articolo 2 reca una norma di delega al Governo per la modifica e l'integrazione Pag. 10della disciplina delle certificazioni antimafia, anch'essa da esercitare nel termine di un anno. La delega mira all'aggiornamento e alla semplificazione delle procedure di rilascio della documentazione antimafia (anche mediante la revisione dei casi in cui essa non è richiesta e dei limiti di valore degli appalti oltre i quali le pubbliche amministrazioni devono chiedere informazioni al prefetto), all'aggiornamento degli effetti interdittivi derivanti dall'accertamento di cause di decadenza o di elementi di infiltrazione mafiosa dopo la stipula del contratto, all'accelerazione delle procedure di rilascio della medesima documentazione (anche attraverso l'istituzione di una banca dati nazionale della documentazione antimafia) e al potenziamento dell'attività di prevenzione dei tentativi di infiltrazione mafiosa nell'attività di impresa, che si realizza anche attraverso l'individuazione delle tipologie di attività di impresa a maggior rischio d'infiltrazione mafiosa, per le quali la documentazione antimafia è sempre obbligatoria, e la previsione di un obbligo per i comuni, nei cinque anni successivi allo scioglimento per infiltrazione mafiosa, di acquisire l'informazione antimafia.
In Commissione sono stati approvati emendamenti volti a rendere ancora più efficaci le disposizioni del testo originario. In merito alla banca dati, ad esempio, si è specificato che essa deve avere immediata efficacia su tutto il territorio nazionale e riferirsi a tutti i rapporti, anche già in essere, con la pubblica amministrazione, contenendo tutte le informative antimafia negative. Si è poi prevista la possibilità di integrare la banca dati medesima con dati provenienti dall'estero e secondo modalità di acquisizione da stabilirsi, nonché la possibilità per il procuratore nazionale antimafia di accedere in ogni tempo alla banca dati medesima, così come la possibilità di accedere alla banca dati da parte della Direzione nazionale antimafia per lo svolgimento dei compiti previsti dall'articolo 371-bis del codice di procedura penale. Si è poi deciso di affidare ad un regolamento adottato con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro della giustizia, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministro dello sviluppo economico, il compito di individuare diverse tipologie di attività suscettibili di infiltrazione mafiosa nell'attività di impresa per le quali, in relazione allo specifico settore di impiego e alle situazioni ambientali che determinano un maggior rischio di infiltrazione mafiosa, è sempre obbligatoria l'acquisizione della documentazione indipendentemente dal valore del contratto, subcontratto, concessione o erogazione di cui all'articolo 10 della legge 31 maggio 1965, n. 575, e successive modificazioni.
Si è optato per un regolamento in quanto, altrimenti, una previsione legislativa delle attività avrebbe finito per ingessarne l'elencazione, la cui modificazione avrebbe sempre richiesto l'intervento del Parlamento.
L'articolo 3 introduce norme volte a garantire la tracciabilità dei flussi finanziari nelle procedure relative a lavori, servizi e forniture pubbliche. Si tratta di una materia nevralgica per la lotta alla mafia che la Commissione ha trattato con molta attenzione anche grazie alle audizioni del sostituto procuratore nazionale antimafia, dottor Gianfranco Donadio, e del direttore dell'Unità di informazione finanziaria, dottor Gianni Castaldi. Sono stati introdotti dalla Commissione gli articoli 4 e 5, relativi, rispettivamente, al controllo degli automezzi adibiti al trasporto dei materiali e all'identificazione degli addetti nei cantieri. Si tratta di disposizioni finalizzate a rendere più trasparenti attività quali quelle inerenti alla realizzazione di opere fortemente soggette alle infiltrazioni mafiose.
L'articolo 6 prevede sanzioni amministrative pecuniarie per la violazione degli obblighi in materia di tracciabilità dei flussi finanziari introdotti dal precedente articolo 3.
L'articolo 7 modifica alcune disposizioni della legge n. 646 del 1982 (articoli 25, 30 e 31) in materia di accertamenti fiscali nei confronti di soggetti sottoposti a misure di prevenzione o condannati per taluni reati. Pag. 11
L'articolo 8 modifica l'articolo 9 della legge n. 146 del 2006 in materia di operazioni sotto copertura con la finalità, da un lato, di ampliarne l'ambito operativo, dall'altro, di delineare una disciplina unitaria e superare le normative di settore in materia che vengono conseguentemente abrogate o modificate. Tra le novità più significative apportate dalla modifica vi è l'estensione della causa di non punibilità alle interposte persone (delle quali possono avvalersi gli ufficiali di polizia giudiziaria) e l'ampliamento della fattispecie di reato di rivelazione o divulgazione indebita dei nomi del personale di polizia giudiziaria impegnati in operazioni sotto copertura (che può trovare applicazione anche al di fuori dei ristretti limiti temporali attualmente previsti relativi allo svolgimento delle suddette operazioni di polizia). Il medesimo articolo 8 modifica il codice di procedura penale (articolo 497) e le relative disposizioni di attuazione (articoli 115 e 147-bis) con la finalità di garantire l'anonimato dei soggetti impegnati in attività sotto copertura. Si prevede, in particolare, che i soggetti impegnati in attività sotto copertura chiamati a testimoniare nei relativi processi penali indichino le stesse generalità di copertura e si estenda ai medesimi l'applicazione dell'esame dibattimentale a distanza previsto per i collaboratori di giustizia.
L'articolo 9 inasprisce il regime sanzionatorio per il reato di turbata libertà degli incanti. La turbativa delle gare pubbliche è un importante strumento per le associazioni mafiose; rispetto al testo originario si è portata a cinque anni la pena massima al fine di consentire di far rientrare tale reato tra quelli intercettabili ai sensi dell'articolo 266 del codice di procedura penale.
L'articolo 10 è stato introdotto dalla Commissione al fine di colmare un vuoto normativo che si è andato a creare negli anni; si tratta del reato di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, posto in essere da chiunque, con violenza o minaccia, o con doni, promesse, collusioni o altri mezzi fraudolenti, turbi il procedimento amministrativo diretto a stabilire il contenuto del bando o di altro atto equipollente al fine di condizionare le modalità di scelta del contraente da parte della pubblica amministrazione. La pena è la reclusione da sei mesi a cinque anni e la multa da 103 euro a 1.032 euro.
L'articolo 11, comma 1, modificando l'articolo 51, comma 3-bis, del codice di procedura penale, integra con il reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti (articolo 260 del decreto legislativo n. 152 del 2006) la lista dei procedimenti per i reati di grave allarme sociale rispetto ai quali le funzioni di pubblico ministero sono attribuite all'ufficio del pubblico ministero presso il tribunale del capoluogo del distretto nel cui ambito ha sede il giudice competente e la cui trattazione rientra nelle funzioni della Direzione distrettuale antimafia. Il comma 2 prevede l'esame dibattimentale a distanza per i collaboratori di giustizia ammessi al programma provvisorio di protezione e a speciali misure di protezione.
L'articolo 12, attraverso specifici protocolli di intesa tra Ministro dell'interno, Ministro della Giustizia e Procuratore nazionale antimafia, prevede la costituzione di coordinamenti interforze provinciali presso le direzioni distrettuali antimafia e la definizione delle procedure e delle modalità operative per favorire lo scambio informativo e razionalizzare l'azione investigativa per l'applicazione delle misure di prevenzione patrimoniale.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SALVATORE TORRISI, Relatore. L'articolo 13 prevede l'istituzione, in ambito regionale, della Stazione unica appaltante al fine di garantire trasparenza, regolarità ed economicità nella gestione degli appalti pubblici di lavori e servizi e prevenire, in tal modo, le infiltrazioni di natura malavitosa.
L'articolo 14 modifica il decreto-legge n. 8 del 1991, in particolare in materia di collaboratori di giustizia e di testimoni di giustizia. L'articolo 15 interviene sulla composizione del Consiglio generale per la lotta alla criminalità organizzata, in particolare Pag. 12inserendo nel medesimo organismo il direttore della DIA. L'articolo 16 reca, infine, la clausola di invarianza finanziaria.
Mi auguro che anche in Aula si confermi la posizione responsabile e costruttiva tenuta da tutte le forze politiche.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Sta bene.
È iscritta a parlare l'onorevole Garavini. Ne ha facoltà.

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, da questo provvedimento che reca un titolo importante - piano straordinario contro le mafie - ci saremmo aspettati decisamente molto di più.
Innanzitutto, ci saremmo aspettati che quegli interlocutori, che sono impegnati nel quotidiano contro le mafie, venissero interpellati, e non soltanto - come diceva l'onorevole Torrisi, relatore - in fase di audizione, ma anche in fase preliminare, in fase di definizione di questo piano straordinario antimafia. Al contrario, in audizione abbiamo dovuto sentirci dire dal Procuratore nazionale antimafia che la procura nazionale non era stata assolutamente coinvolta, così come, ad esempio, non è stata coinvolta neppure la stessa Commissione bicamerale antimafia, mentre invece ci saremmo augurati che ciò venisse fatto.
Ci saremmo aspettati anche che un piano straordinario, per essere tale, prevedesse risorse che andassero a limitare quei danni prodotti dai tagli così massicci che si sono avuti, invece, nella manovra finanziaria, in particolare nei riguardi delle forze dell'ordine.
Avremmo previsto, o meglio ci saremmo aspettati che venissero stanziate risorse anche per le sedi disagiate delle diverse procure, anche e soprattutto in quei territori martoriati dalla criminalità organizzata, mentre invece sappiamo bene che proprio in regioni come la Sicilia e la Calabria abbiamo procure con carenze di organico che toccano addirittura il 100 per cento in determinate realtà.
Inoltre, ci saremmo aspettati che questo piano straordinario non dicesse alla fine che non si prevedono interventi di natura economica - e, quindi, è un piano straordinario a costo zero - laddove, come dicevo, sono stati tagliati oltre tre miliardi di euro alle forze dell'ordine, con una riduzione degli addetti di 40 mila unità. Come è possibile pensare ad un piano straordinario antimafia, se non si stanziano risorse che possano rafforzare, oltre le forze dell'ordine, anche le varie procure che operano sui territori?
Ci saremmo aspettati, signor relatore e signor sottosegretario, anche una serie di interventi proprio nel provvedimento stesso.
È vero che, come opposizione, abbiamo apprezzato il fatto che siano state recepite alcune delle nostre richieste. Ad esempio, abbiamo apprezzato il fatto che si possa procedere alla confisca dei beni non soltanto per investimenti effettuati dalle varie mafie in Europa, ma che sia stata prevista anche la possibilità di confiscare beni acquistati o investiti dalle mafie in altre realtà territoriali, quindi a livello mondiale. Le mafie, infatti, operano sempre più in termini internazionali: sono le prime che hanno approfittato dei processi di globalizzazione e, dunque, sarebbe stato riduttivo limitare la possibilità della confisca dei beni, nel caso in cui, a livello mondiale, le legislazioni locali consentano e vengano incontro alle nostre richieste e ai nostri provvedimenti.
Allo stesso modo abbiamo apprezzato ed è positivo che si sia dato seguito alla nostra richiesta di estendere - laddove si vada ad istituire una banca dati nazionale della documentazione antimafia - la raccolta dei dati provenienti dall'estero, a cui fare riferimento. Infatti, ripeto, anche per quanto riguarda la concessione di appalti, sono sempre più le aziende internazionali che vengono ad acquisire i finanziamenti Pag. 13pubblici, però, anche in quel caso, attraverso subappaltatori e quant'altro, spesso si insinua il pericolo che proprio lì prendano piede le diverse aziende mafiose.
È, dunque, molto positivo che si sia recepita questa nostra richiesta e che si sia estesa la possibilità di accesso a questa banca dati anche alla stessa procura nazionale antimafia la quale, altrimenti, non ne avrebbe avuto accesso.
Inoltre, è molto positivo che si sia recepito e individuato un principio diverso, sanzionatorio, per coloro i quali non rispettano gli obblighi di legge in materia di tracciabilità e che si passi, quindi, su nostra richiesta, da un principio semplicemente sanzionatorio di natura pecuniaria ad uno, invece, sanzionatorio di carattere amministrativo. Faccio un esempio: se non si rispetta la nuova legislazione in materia di tracciabilità (da noi insistentemente voluta), ricorrendo ad un bonifico bancario non si deve pagare semplicemente una sanzione di una certa cifra - che risulterebbe essere irrilevante rispetto ai crediti di grande entità, di diverse centinaia di migliaia di euro - ma, grazie al nostro intervento, sarà possibile applicare, nei confronti di colui per il quale si prevede il reato, una sanzione molto, molto più alta che vada ad intaccare una percentuale dell'accredito.
Questi aspetti, per quanto positivi, non ci inducono a dire che questo sia un piano straordinario che si rispetti. Ci saremmo aspettati molto di più, signor sottosegretario. Avevamo anche avanzato una serie di proposte finalizzate a far sì che questo piano potesse andare a toccare e colpire le nuove manifestazioni della mafia, le quali operano sempre più a livello economico.
Ci saremmo aspettati, e contavamo di vedere recepita e accolta la nostra richiesta in previsione di un nuovo reato quale quello dell'autoriciclaggio che la stessa maggioranza, in più occasioni, ha ribadito di condividere e di voler inserire (già in sede di discussione della legge finanziaria era emersa la possibilità dell'inclusione della previsione di tale reato; cosa che poi non è mai avvenuta, così come non è mai stato recepito nel «pacchetto sicurezza»).
Ciò è una grossa lacuna, come si può chiamare piano straordinario antimafia un piano che non voglia andare a toccare quelle che sono le nuove forme di ricchezza delle mafie? In questo modo uno spacciatore di sostanze stupefacenti, che vada ad investire i proventi della propria attività illecita in qualsiasi forma di investimento, non potrà essere perseguito proprio perché non è previsto il reato di autoriciclaggio.
Inoltre, ci saremmo aspettati che finalmente si desse «il via» ad una lotta internazionale - dal momento che le mafie operano sempre più a livello internazionale - attraverso, ad esempio, l'istituzione delle squadre investigative comuni. Un provvedimento per il quale siamo ancora inadempienti dal momento che è la stessa Unione europea - già dal 2003 - che ci chiede di istituirle.
Ci saremmo aspettati che anche diversi reati ambientali, o meglio, il reato ambientale in tutte le sue fattispecie, venisse inserito anche nel codice penale. Tali reati rappresentano, infatti, nuove forme attraverso le quali le mafie ridono del legislatore italiano (purtroppo): forme di investimento della criminalità organizzata estremamente proficue che non trovano riscontro sanzionatorio nella nostra legislazione.
Ci saremmo aspettati che si andasse ad intervenire su quelle che sono le connivenze di mafia e politica, dove, se da un lato si è riscontrata un'apparente disponibilità, anche in termini esplicativi, da parte di alcuni esponenti della maggioranza poi, alla prova del nove, al momento del voto, non vi è stata una disponibilità ad accettare la nostra proposta emendativa che prevedeva l'incandidabilità per coloro i quali avessero subito condanne definitive per reati di mafia e di corruzione.
Ma soprattutto, onorevole colleghi, signor sottosegretario, ci aspetteremmo, se volessimo davvero andare ad approvare un vero piano straordinario antimafia, che il Governo ritornasse sul provvedimento all'attenzione del Senato sulle intercettazioni, perché non è possibile che oggi alla Pag. 14Camera iniziamo un dibattito sul piano straordinario contro le mafie e contemporaneamente non ci poniamo il problema di andare ad evitare un altro provvedimento che rischia, invece, di demolire le lotte contro le mafie, rischia di demolirle perché al di là di quelle che sono, come dire, le altisonanti dichiarazioni di facciata in realtà il provvedimento all'esame del Senato, così come abbiamo già visto in quest'Aula, andrebbe a riferirsi anche a tutta una serie di reati minori per i quali, appunto, non sarebbe più possibile ricorrere alle intercettazioni. Tali reati minori sono, in realtà, gli apripista per andare a individuare poi tutta una serie di reati di mafia.
In conclusione, signor Presidente, non possiamo che rivolgerci al Governo con un forte appello. Innanzitutto non è pensabile andare a deliberare un provvedimento su un piano straordinario contro le mafie prevedendo contemporaneamente al Senato l'approvazione di un provvedimento contro le intercettazioni. Con questa formula il provvedimento sulle intercettazioni andrebbe a debellare qualsiasi provvedimento che voglia contribuire alla lotta contro le mafie, perché con il provvedimento contro le intercettazioni rischiamo di demolire la lotta alle mafie e rischiamo di togliere alle procure e alle forze dell'ordine uno strumento fondamentale con cui si possono colpire proprio le nuove forme delle mafie, ossia le mafie economiche, le mafie politiche, l'internazionalizzazione e quant'altro.
Il secondo appello, signor sottosegretario, è questo: premesso che non vi è stata questa disponibilità a recepire e ad inserire la parte sull'autoriciclaggio nel provvedimento in esame proponiamo o chiediamo ufficialmente al Governo che si impegni però a proporre questo provvedimento nei prossimi mesi o addirittura a prevedere un provvedimento ad hoc proprio sull'autoriciclaggio. Allo stesso modo chiediamo la disponibilità a una calendarizzazione, anche in questo caso molto ristretta nei tempi, di un provvedimento ad hoc sulla incandidabilità e sulla decadenza in caso di condanne definitive in materia di mafia e di corruzione.
Per ultimo, chiediamo che vi sia un'accelerazione nella trattazione del provvedimento ad hoc all'attenzione del Senato sulle squadre investigative comuni, perché anche se è già all'attenzione del Senato da diversi mesi in realtà, però, è ancora fermo e non si è ancora proceduto alla trattazione del provvedimento in questione. Altrimenti, se così non dovesse essere, vi è il rischio che questo provvedimento sia un provvedimento farsa, vi è il rischio che sia soltanto un alibi per continuare a dire che questa maggioranza, da un lato, vuole portare avanti e vuole diventare la maggioranza che porta a casa o che debella le mafie ma, in realtà, rischiano di essere solo belle parole e solo un provvedimento di facciata, idoneo a mascherare la realtà che è quella di un colpo micidiale all'antimafia dettato, invece, dal provvedimento sulle intercettazioni in esame al Senato.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signori del Governo, noi dell'Italia dei Valori vogliamo affrontare questo tema del piano straordinario contro le mafie con spirito di responsabilità e di partecipazione alla realizzazione di un provvedimento che serva al Paese. Stiamo parlando di un provvedimento, che dovrebbe aiutare a combattere la criminalità e già questa è una novità in questo Parlamento e in quest'Aula.
Fino ad ora, ogni volta che abbiamo parlato di problemi di giustizia, abbiamo parlato di provvedimenti che servivano a qualcuno per sfuggire alla giustizia e non al Paese e alle istituzioni per assicurare alla giustizia la criminalità. Quindi, noi salutiamo positivamente questa proposta che ha fatto anche il Governo.
D'altronde, come forse dovrebbe essere bene far rilevare, si tratta in realtà di un disegno di legge che esce dalla lettura congiunta di più disegni di legge. Uno è Pag. 15certamente quello del Governo del 9 marzo 2010 (A.C. 3290), poi vi è un'altra proposta di legge dei deputati Vitali e Carlucci (A.C. 529), ma, se permette, vi è anche una proposta di legge dell'Italia dei Valori (A.C. 3478). In tutti e tre i casi, la proposta è quella di individuare misure necessarie per il contrasto alla criminalità organizzata e, conseguentemente, delle deleghe al Governo per l'emanazione di un testo unico delle disposizioni in materia di misure di prevenzione.
Come vedete, quindi, il tema in sé - ovvero l'individuazione di nuove misure per contrastare la criminalità organizzata e per creare una codificazione più unitaria e più intelligibile, un testo unico in materia di misure di prevenzione - è una preoccupazione che coinvolge sia il Parlamento che il Governo. Ci vogliamo fare carico di ciò. Quindi, noi questa mattina non parliamo considerando a priori che siamo all'opposizione, che si parla di giustizia, che da sempre l'Italia dei Valori in tale materia rimarca le manchevolezze e i comportamenti irrazionali dell'operato del Governo. Viceversa, vogliamo rimarcare come, su un tema così concreto, vogliamo confrontarci nel merito, rimandando alla fine di questa discussione e della eventuale approvazione di alcuni emendamenti specifici, che abbiamo proposto all'attenzione dell'Assemblea, una valutazione complessiva sulla nostra posizione in merito al considerare il testo soddisfacente o meno.
Diciamo subito che, per definizione, qualsiasi decisione dovesse uscire da quest'Assemblea (lo dico non con riferimento a quanto proposto dal Governo, ma anche a quello che ha proposto l'Italia dei Valori) non sarà mai sufficiente a combattere la criminalità organizzata. Infatti, da che mondo è mondo, nell'eterna guerra tra guardie e ladri, una ne scopre la guardia per scoprire il ladro e una ne scopre il ladro per fregare la guardia, soprattutto quando poi si mette d'accordo con la guardia stessa.
Ecco perché ho fatto questa premessa, per dire che anche se il provvedimento dovesse risultarci non soddisfacente, noi cercheremo di operare con spirito costruttivo, all'insegna del principio «meglio poco che niente», meglio un passo alla volta che non fare alcun passo.
Fatta questa premessa, certamente dobbiamo chiederci qual è l'obiettivo che ci proponiamo nel momento in cui diamo una delega così importante al Governo e adottiamo alcuni provvedimenti a scapito di altri. Stiamo parlando di criminalità organizzata di tipo mafioso. Innanzitutto dobbiamo partire da una diversa fotografia rispetto a quella alla quale ci hanno abituato le letterature degli anni passati. La criminalità mafiosa attuale è un'altra cosa rispetto a quella di un tempo. È tutta un'altra cosa: si veste di bianco, si mette la cravatta, entra negli affari, nella pubblica amministrazione, nel sistema bancario, non risiede più a Palermo, ma anche Milano è considerata una succursale.
Infatti è una criminalità sostanzialmente transnazionale e internazionale, è una criminalità che non conosce confini, è una criminalità che ha già attuato sul piano dell'azione criminale l'unione europea dei criminali, ma non solo, l'unione internazionale dei criminali. È una criminalità cioè che non può riguardare soltanto ciò che attualmente è descritto dall'articolo 416-bis del codice penale.
Questa è la ragione, cominciando ad entrare nel merito, per cui noi abbiamo proposto innanzitutto due emendamenti specifici riguardanti l'articolo 416-bis. Il primo - su cui insistiamo affinché il Governo, il relatore e la maggioranza se ne facciano carico - prevede di integrare l'articolo 416-bis al fine di dare un costrutto più attuale rispetto a quella che è, oggi come oggi, l'associazione mafiosa. Noi riteniamo che la pena dell'articolo 416-bis debba essere estesa anche allo scambio elettorale politico-mafioso, anche a chi si adopera per far ottenere la promessa di voti con specifico riferimento a quanto previsto dal terzo comma dell'articolo 416-bis (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Si deve prevedere, inoltre, che oltre alla erogazione di denaro anche il trasferimento di qualunque altra utilità possa rientrare tra le finalità del delitto. Pag. 16
Sono due passaggi importanti che noi riteniamo siano necessari per cercare di rompere questo cordone ombelicale che si sta facendo sempre più forte tra classe politica e classe mafiosa. Tant'è che si corre il rischio che la classe mafiosa si impossessi della classe politica ed entri anche dentro questo Parlamento, se è vero com'è vero che dentro questo Parlamento ci sono persone condannate o inquisite per fatti mafiosi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Già qui c'è un conflitto di interessi enorme per chi viene a votare questa norma avendo un interesse specifico.
Riteniamo che la criminalità organizzata mafiosa oggi sia diversa e quindi vada affrontata in modo diverso, sia sul piano organizzativo, sia sul piano finanziario, sia sul piano normativo. Questa è la ragione del nostro emendamento. Noi riteniamo che, oltre al voto di scambio, l'articolo 416-bis debba prevedere anche un altro ampliamento. Oggi è previsto che per far scattare la contestabilità dell'associazione mafiosa vi debba essere la condizione di omertà e di assoggettamento. Noi riteniamo che possa bastare l'una o l'altra, perché non è necessario che ci siano tutte e due: basta che ci sia l'omertà o l'assoggettamento. Noi, a dire la verità, diremmo anche qualcosa in più: ormai la nuova criminalità mafiosa non ha più neanche bisogno di lavorare sul fronte dell'omertà e dell'assoggettamento, oggi c'è un nuovo fronte che dovremo aprire (forse non è questa la sede), quello cioè della condivisione. Noi abbiamo sempre pensato che è mafiosa quella criminalità che utilizza l'assoggettamento; ma ciò non è vero! Oggi come oggi ci sono politici referenti, persone cioè che non sono assoggettate, ma conniventi. Si è creata una condizione ambientale tale per cui non c'è neanche bisogno di assoggettamento, è la situazione ambientale che assoggetta in quanto tale.
Ecco perché riteniamo che debba essere modificato anche l'ultimo comma dell'articolo 416-bis per dargli più omogeneità. Si deve prevedere cioè che debba valere non per le associazioni mafiose in quanto tali, ma si debba cristallizzare una valutazione che in realtà la giurisprudenza ha già espresso a iosa in questi anni: ovvero occorre estendere anche alla camorra e alle altre associazioni la valenza dell'associazione mafiosa in senso stretto. Quando dico camorra e altre associazioni mi riferisco maggiormente alle varie associazioni localmente denominate, ogni tanto ne esce fuori qualcuna.
Per sgomberare il campo da ogni equivoco riteniamo che con riferimento a qualunque associazione che, avvalendosi della forza intimidatrice del vincolo associativo, persegua scopi corrispondenti a quelli dell'associazione di tipo mafioso sia necessario parlare tout court di associazione criminale mafiosa, indicando tout court qualsiasi associazione che non va strettamente individuata con lo scopo corrispondente a quello delle associazioni di cui al terzo comma dell'articolo 416-bis, perché qualunque associazione criminale, proprio perché tale, deve essere ricompresa nella categoria per la sua qualità, per la sua mafiosità.
Sempre con riferimento alle aree di interesse della criminalità organizzata, ci teniamo a precisare - ce lo dovete consentire - che in questa proposta di legge c'è un vuoto totale sia sotto l'aspetto della delega, sia sotto l'aspetto delle decisioni immediatamente cogenti; un vuoto che riguarda la questione più importante, più pregnante su cui si sta inserendo la criminalità mafiosa, vale a dire gli appalti e le forniture pubbliche, con riferimento ai quali dobbiamo uscire da alcuni equivoci di fondo.
Innanzitutto potevamo inserire un emendamento, che sarebbe stato particolarmente opportuno in questo testo, in base al quale tutti i poteri derogatori previsti dalle ordinanze attualmente devono valere solo per i casi di urgenza e non di necessità. Dopo l'esperienza della Protezione civile Spa crediamo che sia assurdo continuare a mantenere questa possibilità (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! Per celebrare la festa dei 150 anni dell'Unità d'Italia non c'era bisogno di predisporre provvedimenti d'urgenza, né c'è bisogno di mantenerli, però Pag. 17è stata un'opportunità per far inserire una criminalità che ha il colletto bianco, che non ha il mafioso, ma che è più mafiosa della mafia perché condivide con la pubblica amministrazione e con il sistema politico spazi di criminalità diffusa.
Noi riteniamo, e ci dispiace che non sia stato previsto in questa proposta, che bisognerà farsi carico di un problema fondamentale per quanto riguarda la questione degli appalti: il ruolo, la funzione e le modalità con cui vengono realizzate e individuate le stazioni appaltanti, nonché il ruolo, la funzione e le modalità con cui vengono individuate e promosse le SOA di certificazione. Riteniamo che avere 13.300 stazioni appaltanti in Italia - questo è il numero! - sia un'istigazione a delinquere, perché avere più di 13 mila stazioni appaltanti vuol dire creare una massa enorme di permeabilità da parte della criminalità organizzata che in quel territorio, in quella piccola stazione appaltante, può tranquillamente agire ad uso e consumo proprio. Così come ad uso e consumo proprio si stanno costituendo numerosissime SOA che, diciamo così, rilasciano certificazioni senza alcuna responsabilità e molto spesso vengono costituite ad hoc proprio per rilasciare un attestato a delle imprese che non lo meritano.
In questo senso con un nostro emendamento noi abbiamo ribadito, e ribadiamo anche in questa sede, la necessità di prevedere la creazione di white list di imprese, anche se, in realtà, siamo disposti a discutere sia di white list sia di black list. Per white list intendiamo quelle liste certificate dalle prefetture locali da cui si deve attingere per individuare chi può partecipare alle gare perché se non si è iscritti in quelle liste non si può prendere parte alle gare. Riteniamo anche che bisogna creare delle black list non necessariamente basate sull'aspetto criminale, perché ci sono delle ditte che formalmente sembrano del tutto corrette semplicemente perché fanno capo ad una «testa di legno», ad un prestanome; ditte che magari, non avendo avuto condanne penali, sono in una situazione tale per cui tra una prescrizione, un'amnistia, un condono, uno scudo fiscale e quant'altro hanno dimostrato di saper aggirare le leggi, e per questo motivo forse è meglio metterle fuori dal contesto della partecipazione alle gare pubbliche.
Riteniamo quindi che sotto questo aspetto si debba riconsiderare totalmente la problematica delle stazioni appaltanti e delle SOA, e che soprattutto si debba rivedere il sistema dei controlli. Personalmente ritengo che occorra eliminare la funzione di controllo, di vigilanza in capo all'organo che si occupa anche della gestione. Faccio un esempio per tutti: l'ANAS; spiegatemi per quale ragione l'ANAS gestisce, verifica, controlla e sanziona le anomalie che gli altri concessionari o le altre imprese fanno, quando essa stessa è gestore.
Così come - permettetemi di dirlo e di andare ancora più a fondo - ritengo che lo stesso Ministero delle infrastrutture debba essere esentato dal lavoro di verifica e controllo e da tutta questa attività, con tutto il personale e con tutte le risorse, e che l'aspetto organizzativo debba essere affidato all'Autorità per i lavori pubblici. Infatti, nel nostro Paese abbiamo una cosa assurda: abbiamo un'Autorità indipendente, quale l'Autorità per i lavori pubblici, che ha il potere ma non ha i mezzi, e un'altra autorità, il Ministero, che ha i mezzi ma non ha il potere, perché ce l'ha l'Autorità.
Il risultato è che nessuno controlla e verifica. Soprattutto, tutto ciò che attiene ai rapporti tra il sistema delle imprese e il sistema dei controlli viene gestito dall'esterno dalle cosiddette strutture di missione che, a mio avviso, rischiano ogni giorno di diventare sempre più strutture criminogene di missione, perché non gestite da pubblici ufficiali, ma affidate da una contrattualistica esterna a soggetti esterni, diversi dai pubblici impiegati. Questo si è verificato nella Protezione civile, con la legge obiettivo, per i 150 anni dell'Unità d'Italia, per La Maddalena e per tutte le altre strutture di missione, per i grandi eventi che tutte le volte sono stati organizzati. Pag. 18
Riteniamo che occorra intervenire nel merito. Per esempio, qui potevamo inserire una norma, posto che parliamo di criminalità mafiosa. La criminalità mafiosa sta pure in Sicilia: non dico che non sta più in Sicilia, sta pure a Milano, ma sta pure in Sicilia. Mantenere la Calcestruzzi Spa come fornitore unico del calcestruzzo per tutta l'isola, vuol dire mettere il cemento in mano a quelli che sono in grado di decidere a chi darlo e come darlo.
Ciò avviene ancora oggi, dopo che dagli anni Novanta abbiamo verificato, attraverso procedimenti penali, che intorno alle grandi opere, in Sicilia, in Calabria e in Campania (tutte le grandi opere hanno bisogno di calcestruzzo), tutto il calcestruzzo gira intorno alla Calcestruzzi, alla Italcementi, che è fornitore unico in terra di mafia. Tant'è vero che non c'è un'indagine sugli appalti pubblici che non veda coinvolto qualcuno della Calcestruzzi Spa.
Credo che a questo punto bisogna affrontare e risolvere il problema del monopolio assoluto. Poi per quanto riguarda i manager - anche io ne ho presi tre o quattro a suo tempo - ogni uno o due anni c'è un pubblico ministero che ne prende un po', però la società sta sempre lì.
Credo, quindi, che per quanto riguarda la lotta alla criminalità organizzata, si possa e si debba fare questa delega. È necessario farla, ma me lo si lasci dire, se è vero come è vero che per affrontare questa emergenza bisogna farlo su diversi piani, sul piano finanziario, non c'è un euro che sia un euro per la lotta alla criminalità organizzata in questo provvedimento. Sul piano organizzativo e sul piano normativo, la delega va bene, mentre sul piano preventivo - lo ripeto - avremmo dovuto intervenire soprattutto sulle stazioni appaltanti. Personalmente, ritengo che dovremmo intervenire anche sulla questione degli arbitrati. Mi sono molto battuto a suo tempo, quando ero Ministro delle infrastrutture. Gli arbitrati sono un'occasione per costruire una giustizia parallela che aiuta e serve soltanto le imprese, non la pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Il 99 per cento delle volte la pubblica amministrazione perde.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro. La prego di concludere.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Alla fine ritengo, riservandomi di tornare su tanti altri punti nel seguito dell'esame, emendamento per emendamento, che oggi dobbiamo tutti lavorare favorevolmente per cercare di fare qualcosa, ma quel che stiamo facendo è una goccia nel mare. Soprattutto rischia di essere soltanto una lavata di faccia se, come nella fattispecie, mentre noi qui discutiamo, al Senato si esamina un provvedimento sulle intercettazioni telefoniche che impedisce di combattere la criminalità (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Dunque, rispetto a tutto questo, il Governo e la sua maggioranza devono sapere che, se si vogliono fare semplicemente «leggine» delega per pulirsi la faccia, per poi invece sporcarsi le mani attraverso l'impedimento ai magistrati di fare il loro dovere e all'informazione di far sapere ai cittadini come stanno le cose, noi non possiamo starci. In questo senso, la nostra opposizione sarà durissima, ma sempre costruttiva, come abbiamo dimostrato in questa occasione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente tenterò di svolgere alcune valutazioni su questo provvedimento iniziando col ringraziare il relatore Torrisi per la relazione che ci ha reso e per il lavoro svolto in Commissione. Noi, come gruppo, ritengo che abbiamo svolto, assumendo degli impegni, un lavoro positivo, al fine di ottenere qualche apprezzabile risultato; un lavoro che nasce da un confronto, che nasce da stimoli esterni, da problematiche che abbiamo sempre affrontato, da temi che abbiamo sempre rinnovato nelle nostre Pag. 19riflessioni, accumulando quindi esperienze. Sentendo il relatore ed i colleghi che mi hanno preceduto nasce sempre in me qualche sofferenza in più, qualche rivendicazione da esprimere sul piano culturale, da rilanciare anche nei lavori parlamentari. Quali sono le mie sofferenze? Bastano le norme, l'elencazione dei reati, l'individuazione di alcune fattispecie per rendere esaustiva la lotta alla criminalità organizzata?
Ritengo che questo sia un passaggio non importante ma indispensabile; è indispensabile per proiettarsi verso un percorso che sia produttivo riuscendo a capire che le norme da sole non sono un momento risolutivo se manca l'acquisizione, il coinvolgimento, la nascita di una cultura e di una sensibilità nuova, nella quale la lotta alla criminalità, alle mafie - come si suol dire - non è semplicemente un'ostentazione o un professionismo, ma un modo di essere e di vivere la civiltà e la modernità nel segno di tempi nuovi e soprattutto di un progresso umano e civile di questo nostro Paese.
La lotta alla criminalità organizzata non può non essere la lotta per la civiltà e per la libertà di questo Paese. Sembrano concetti acquisiti, metabolizzati, già definiti, ma quanti percorsi bisogna fare perché questi concetti e questi valori siano assunti dal nostro Paese come modello di vita e di conquista di spazi di democrazia, di civiltà e - come ricordavo - di libertà?
Amici, ritengo che certamente il tentativo che si compie attraverso questo provvedimento sia quello di mettere ordine nella selva delle normative, quindi si mira, quanto meno, ad un'armonizzazione normativa, ad una definizione, soprattutto ad una facile - si fa per dire - consultazione delle norme antimafia. Si tratta di un obiettivo importante.
Nell'articolo 1 ritengo sia indicato questo percorso. Quando in Commissione si sosteneva che in tale articolo mancavano alcuni principi e criteri direttivi mentre, invece, erano considerati sufficienti i principi e criteri direttivi riguardanti le misure di prevenzione, può darsi che ci sia qualche scampolo di verità.
Ma non c'è dubbio che nell'articolo 1 si dà un mandato e una delega che bisogna onorare; poi, sempre in tale articolo, vi è la definizione di riferimenti che certamente sono importanti e fondamentali e la delega al Governo per l'emanazione di un codice di leggi antimafia e di misure di prevenzione, certamente recuperando molte delle cose che c'erano e recuperando delle cose che pure bisogna acquisire. Vi sono anche alcune fattispecie e tipologie di reato o alcune innovazioni, contenute nell'articolo 1, che vengono richiamate successivamente negli altri articoli.
Signor Presidente, non vi è dubbio che questa sia una problematica che va affrontata sul piano legislativo, ma soprattutto, a mio avviso, anche sul piano delle misure e degli strumenti. Noi potremmo predisporre tante norme, ma la criminalità organizzata, come qualcuno ricordava poco prima, non è localizzata, non è espressione di una realtà ormai arcaica, che poteva essere dominante e presente in alcune zone del territorio del nostro Paese; è una realtà che si espande e si diffonde non soltanto sul territorio nazionale, ma lambisce l'Europa, entra nell'Europa e si collega con l'Europa. Si trovano alleanze con alcuni territori dell'Europa e si trovano presenze e alleanze anche in Paesi stranieri.
Ecco perché è stato importante e fondamentale fare riferimento, in alcuni emendamenti, per quanto riguarda la confisca, al fatto che essa possa essere eseguita anche nei confronti di beni localizzati in territorio estero. Ritengo che questo aspetto, acquisito nei lavori della Commissione, sia importante, visto e considerato che ci troviamo di fronte ad un fenomeno estremamente articolato e, oserei dire, planetario.
Ma se questo è il dato, signor Presidente, non vi è dubbio che tutti i dati che vengono portati alla nostra attenzione siano importanti nella misura in cui non vi sia semplicemente una visione disarticolata o separata rispetto ad altre finalità. Lo vado dicendo continuamente e vorrei sottoporre anche all'attenzione dell'Assemblea Pag. 20questa mia riflessione: non è possibile tenere separate le vicende criminose che possono essere catalogate come criminali o riferite alla criminalità organizzata dalla criminalità ordinaria.
Vi sono fattispecie di reato che creano l'humus sul territorio. La microcriminalità va certamente guardata con preoccupazione: non è che essa sia qualcosa di estraneo rispetto a quello che avviene, come si suole dire, ai livelli più alti nella criminalità organizzata.
La microcriminalità molte volte fa da supporto ed è la copertura e il prodromo di vicende e di situazioni sempre più qualificate di una criminalità «arrogante», che occupa il territorio e che gestisce il potere. Sarebbe molto lungo anche il discorso sulla divisione tra procure ordinarie e distrettuali e le procure antimafia, che diventa, molte volte, sempre più labile e incomprensibile. Molte volte abbiamo pure avuto anche alcune procure - diciamocelo con molta chiarezza - che non hanno rubricato alcuni reati e alcune fattispecie di reato come segno ed espressione della criminalità organizzata proprio per non perdere la competenza rispetto alla materia di cui si trattava.
Ritengo che questo sia un problema: non vi è dubbio che bisognerebbe predisporre una serie di norme, ma non è possibile prevedere tutto, anche con le norme.
Bisogna però prevedere un'articolazione e soprattutto avere le giuste sollecitazioni affinché si realizzi un funzionamento rispetto all'apparato preposto al contrasto della criminalità organizzata. Questo dato vale certo anche rispetto all'articolo 416-bis ma anche a quanto abbiamo fatto in Parlamento: mi riferisco alla legge n. 94 del 2009 o a quella varata nel 2010 riguardante l'amministrazione e la legislazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Si tratta di momenti importanti sia per quanto riguarda quel passaggio in cui abbiamo svolto anche un ruolo positivo, sia per quanto riguarda l'istituzione dell'Agenzia dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
Tutto questo ci porta a considerare - come dicevo poc'anzi - se queste norme e questi mezzi siano sufficienti oppure se ci fermiamo alle norme non avendo né i mezzi né gli strumenti. Credo che la collega Garavini abbia fatto riferimento anche all'invarianza della spesa per cui questo provvedimento dovrebbe essere a costo zero, ma vorrei capire se semplicemente apportiamo aggiustamenti o se alcune previsioni non vengono ad essere applicate affinché vi siano le valutazioni opportune rispetto agli strumenti e ai mezzi.
Gli strumenti e i mezzi certamente riguardano le forze di polizia, gli uffici giudiziari, le procure della Repubblica nonché una nuova organizzazione delle forze di polizia perché questa divisione e questa disarticolazione anche sul territorio tra carabinieri, polizia di Stato e guardia di finanza certo rappresenta un grande problema perché viene a mancare non soltanto il coordinamento (e qui si parla anche di coordinamento per quanto riguarda alcune specie di reato e l'efficacia dell'aggressione ai patrimoni della criminalità organizzata). Occorre però anche una nuova dislocazione delle risorse e degli uomini sul territorio in termini più razionali che dia più efficacia al contrasto e alla lotta non soltanto della criminalità organizzata, ma anche di quella ordinaria. Ciò significa avere in ogni paese una stazione di carabinieri e dei commissariati dislocati molto vicini l'uno all'altro: bisogna cioè rivedere - articolandole funzionalmente - le risorse umane ed economiche per un loro impiego molto più incisivo, giusto ed efficace.
Signor Presidente, signor sottosegretario, certo anche i problemi che emergono nelle Aule del Parlamento e nelle Commissioni bicamerali costituiscono sollecitazioni molto forti e importanti; ma nella lotta alla criminalità organizzata, oltre a mettere in ordine tutto questo, dovremmo tentare - e queste sono le occasioni, in quanto il dibattito in sede di discussione sulle linee generali di un provvedimento ci consente anche di svolgere delle sollecitazioni che possono valere in questa sede e Pag. 21per l'esame del provvedimento in oggetto, ma riguardare anche il futuro - di coinvolgere la società perché si tratta di un problema di formazione e di crescita corale e collettiva di questo nostro Paese, nel quale certamente la famiglia, l'uomo, la scuola, il volontariato devono essere impegnati per l'affermazione di valori di giustizia e di equità.
Pertanto anche le lotte contro le fattispecie di reato che riguardano l'usura e l'estorsione, che occupano e tengono sotto scacco gran parte del territorio e del nostro Paese, debbono ricevere una qualche valutazione o una soluzione in più rispetto alle responsabilità degli istituti di credito e a responsabilità certamente sempre più evidenziate, puntuali e precise.
Ma vi è un altro aspetto: si parla continuamente - se ne è parlato anche in quest'Aula ma è accaduto anche in altre realtà - del fatto che esiste una mafia dei colletti bianchi.
Vi è la cultura della criminalità. Non è mafioso soltanto un 'ndranghetista, ad esempio chi ha organizzato una cosca o una 'ndrina; il mafioso si annida anche negli uffici pubblici, è quello che s'impossessa delle pratiche, quello che fa violenza, quello che blocca e che chiede il pizzo, è laddove c'è sempre una situazione di violenza dell'uomo contro uomo o una realtà di ingiustizia. Il recupero di tutte queste situazioni deve esser fatto con grande slancio, e - tanto per intenderci - non sono situazioni in cui è competente solo il Ministro dell'interno, perché deve essere competente il Governo nella sua coralità. Deve nascere certamente una cultura nuova e diversa, dove gli agganci, le coperture, e soprattutto i comportamenti non devono lasciare spazio a quelle che sono fratture di equilibrio sociale (che invece va garantito e preventivamente difeso). Ritengo che debba essere questo l'impegno forte. Questo è un Paese che non ha controlli e dove ci sono delle ingiustizie (ci sono delle ingiustizie, corporazioni, poteri forti). Lo diceva un collega: quando si parla degli appalti, della fornitura di materiali, quando noi pensiamo che l'ANAS, pur sollecitata, non fa alcun controllo, ovviamente si tratta di poteri che sfuggono al controllo reale del Parlamento e al controllo reale degli investigatori. Mi riferisco agli arbitrati, ai collaudi, dove non si collauda nulla e non si fa arbitrato su nulla, ma si fanno semplicemente delle operazioni di comodo. Tutto questo significa che si crea una vicenda, una situazione difficile. Come possiamo combattere la criminalità organizzata se non capiamo che ci sono delle sacche al di sopra di ogni sospetto, intangibili, che non sono ovviamente decifrabili, legate a questo clima di criminalità organizzata, che svolgono certamente un'azione dirompente e distruttiva, che affonda principi, vanifica risorse, ma soprattutto offende la coscienza di libertà e di civiltà di questo nostro Paese? Chi controlla queste persone? Chi controlla il parastato? Chi controlla le organizzazioni che sono molto forti e molto potenti nel potere pubblico e quant'altro?
Concludo, signor Presidente. Si è parlato di intercettazioni - sono d'accordo - e nella materia delle intercettazioni emergono dei problemi: il dovere dell'informazione; il rispetto della persona umana; bisogna ovviamente conciliare la segretezza e il rispetto per la dignità della persona umana con l'esigenza di perseguire i reati. Bisogna fare uno sforzo, non si può andare avanti con le parole d'ordine. Noi abbiamo presentato un emendamento - mi soffermo per poco su questa proposta - insieme ai colleghi Vietti, Rao e Ria riguardanti l'articolo 416-bis (l'emendamento 1.29), con il quale si prevedono dei casi e delle soluzioni di problemi, e nel corso del dibattito vi sarà occasione di ritornare a discutere di queste cose. Inoltre, ci sono le vicende che riguardano il 41-bis, che bisogna rendere sempre più efficace per evitare la permeabilizzazione delle carceri. Il 41-bis diventa sempre più un dato importante, ma è importante e fondamentale, insieme a tale strumento, la lotta all'arricchimento, perché togliendo ricchezze alla criminalità organizzata in termini seri e forti ovviamente si toglie loro la forza. Ecco perché Pag. 22bisogna recidere le connivenze, le connessioni, le coperture e le solidarietà strane che sussistono.
Bisogna capire, nella lotta alla criminalità organizzata, che cosa fanno i servizi di sicurezza. Non mi riferisco semplicemente alla vicenda dell'Addaura e ad altre ancora, poiché saranno poi, ovviamente, i fatti processuali a parlare e a dare una risposta, ma a fatti e interrogativi che, certamente, dobbiamo porci, anche alla luce delle cose che stiamo valutando in questo particolare momento. E poi c'è il problema delle SOA, degli sportelli, del PON sicurezza, una serie di questioni per le quali, molte volte, si rischia, impegnandoci su tanti fronti, di non trovare il bandolo della matassa sul piano della rapidità, dell'efficacia e, anche, dell'azione e dell'impegno. Questo è certamente un provvedimento importante, ma lo è nella misura in cui richiama altre cose, altre soluzioni e altri comportamenti.
Con questo spirito ci accingiamo a partecipare al seguito dell'esame del provvedimento e a fare, da parte nostra, anche dell'attività emendativa. Ringrazio di nuovo il relatore, i colleghi che hanno avuto la pazienza di stare in Aula, lei, signor Presidente, con il massimo rispetto e infine, il sottosegretario Mantovano (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Sospendiamo a questo punto la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3290-A, recante il piano straordinario contro le mafie, nonché delega al Governo in materia di normativa antimafia, che proseguirà a partire dalle ore 16.

Sull'ordine dei lavori.

SOUAD SBAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SOUAD SBAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la stampa ha dato notizia qualche giorno addietro della scarcerazione di Anna Laura Scuderi ed Elena Pesce, le due maestre dell'asilo «Cip e Ciop» di Pistoia, responsabili dei maltrattamenti, delle percosse e delle sevizie nei confronti dei piccoli, tra i 2 e i 5 anni, che frequentavano la struttura. Sono rabbrividita e sbalordita. Ritengo inammissibile e offensivo, nei confronti delle piccole e innocenti vittime e dei loro genitori, che due criminali, che hanno osato compiere le violenze di quel tipo, registrate dalle telecamere piazzate dalle forze dell'ordine, possano essere scarcerati dopo qualche mese di galera e venga loro concesso il beneficio degli arresti domiciliari, come deciso dal GIP del tribunale di Genova.
Basta guardare il video delle sevizie su tutte le tv italiane e anche straniere: un pavimento a scacchi dentro il quale i piccoli, quelli che piangevano per la fame, per il sonno, perché volevano che i genitori tornassero indietro, venivano presi a calci, messi in un angolo in piedi e percossi, nei punti più delicati, e rinchiusi dentro stanze buie. Chi di voi, chi di noi, colleghi, come padre e come madre, non si sentirebbe profondamente colpito nella propria dignità di genitore, sapendo che il torturatore del proprio figlio, dopo appena qualche mese di galera, possa tornare a casa propria? Chi di noi, come madre e come padre, accetterebbe, senza subire lo schiaffo di un'offesa, una proposta di risarcimento di 23 mila euro, dopo che i bambini picchiati presentano, oggi ancora, ritardi motori e patologie di diverso tipo?
Lo Stato e le istituzioni devono dare un segnale forte ai cittadini per garantire che condotte di questa specie non restino impunite, ma che, anzi, vengano sanzionate in maniera esemplare. Mi appello alla magistratura e al Ministro della giustizia, affinché intervengano contro le due criminali. Si tratta di un atto dovuto nei confronti di tutti i genitori e di tutti i bambini (Applausi).

RENATO FARINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, intervengo per comunicare un fatto che è Pag. 23accaduto in questi giorni e che riguarda le minacce che, via Internet, sono pervenute ai componenti del Comitato di indagine sull'antisemitismo presieduto dall'onorevole Fiamma Nirenstein, la quale, in particolare, è stata oggetto di minacce assolutamente non velate, laddove si evoca, per lei, una figura di kamikaze che la converta facendo cadere sulla sua testa carboni ardenti.
Altre minacce riguardano altri deputati presenti nel Comitato. In vari siti Internet c'è una vera e propria schedatura di coloro che hanno partecipato e stanno partecipando attivamente a tale Comitato d'indagine. Peraltro si sbeffeggia anche il Presidente Fini e si fanno inoltre minacce di ogni genere contro l'attività di questa istituzione del Parlamento.
Volevo dare notizia di questo all'Aula e ritengo che l'espressione di questa che è la vera casa degli italiani debba essere tutelata e si possa sentire l'alta voce del Presidente della Camera a tutela delle persone oggetto di queste minacce (Applausi).

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, come l'onorevole Farina, vorrei intervenire su questo argomento, associandomi alla sua grande preoccupazione. Forse, l'Aula dovrebbe conoscere alcune delle parole che, ad esempio, sono state rivolte a Fiamma Nirenstein e agli altri colleghi che sono membri di quel comitato in un articolo firmato Maurizio Blondet - credo - sul suo sito per comprendere il pericolo di queste parole. Il titolo dell'articolo scritto in questo sito è: Cosa fare alla Nirenstein; accusandola delle peggiori nefandezze si dice: «ciascuno di noi, vi prego, offra per la conversione della Nirenstein una piccola rinuncia, un sacrificio, il proprio mal di testa o un altro dolore fisico (...). Chi coltiva lo spirito del guerriero può fare di più: offrire la sua vita per la salvezza eterna della Nirenstein (...)». Anche nella parte che credo volesse citare il collega Farina particolarmente grave si dice: «anche la nostra fede» (cioè quella cristiana) «ha i suoi kamikaze che solo Dio conosce e che splenderanno armati di gloria nella vera Gerusalemme. Non si perde nulla e si guadagna tutto in atto di sprezzo davanti alla morte, confidando in Gesù (...)».
Ho l'impressione che questi testi siano particolarmente gravi perché citano l'idea del sacrificio umano e perché ritengono che il problema delle opinioni espresse da Fiamma Nirenstein in quel lodevole Comitato istituito dal Parlamento e che vede esponenti di tutti i partiti, nel tentativo di comprendere le dimensioni e la qualità del fenomeno dell'antisemitismo oggi, voglia essere ricondotto al problema di una riconversione di Fiamma che, come me, è ebrea.
Trovo che queste parole siano particolarmente gravi. Mi auguro che la Presidenza della Camera voglia di questo avvisare la Presidenza del Consiglio e che il Governo abbia a riferirci quale giudizio possa ricavare da queste parole così piene di odio e di pericolo e di violenza contro le persone e i colleghi parlamentari che fanno parte di quel comitato.

PIERLUIGI MANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, non ho molto da aggiungere. Aggiungo lo sdegno personale. Anch'io sono membro di questo Comitato sull'antisemitismo e naturalmente i fatti riferiti dai colleghi sono di una gravità eccezionale che si commenta da sola. Vuole essere un atto di intimidazione esplicito nei confronti del Parlamento, un atto di intimidazione che naturalmente non ci fa recedere minimamente da alcun proposito e dall'andare avanti nel nostro impegno. Comunque si tratta di una forma grave, gravissima di antisemitismo e sono certo che davvero vorrà riferire in senso proprio anche al Presidente della Camera per le misure più opportune.

Pag. 24

PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Renato Farina e i colleghi che sono intervenuti. La Presidenza prende atto della gravità dell'episodio così come denunziato e si fa carico sicuramente di riportarlo al Presidente della Camera anche per eventuali interventi nei confronti del Governo.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 13,55, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'interno, il Ministro della salute e il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Chiarimenti in merito all'ipotesi di chiusura della scuola allievi agenti della Polizia di Stato di Campobasso - n. 3-01080)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01080, concernente chiarimenti in merito all'ipotesi di chiusura della scuola allievi agenti della Polizia di Stato di Campobasso (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO DI PIETRO. Signor Ministro, noi dell'Italia dei Valori ci facciamo portavoce di una richiesta che proviene da tutte le istituzioni della regione Molise; dal consiglio regionale e dal presidente della regione, dal consiglio provinciale e dal presidente della provincia, dal consiglio comunale e dal sindaco, dalle istituzioni economiche, dalle istituzioni culturali e anche dal mondo della scuola. A Campobasso vi è una scuola allievi agenti di polizia efficiente, dotata di modernissime attrezzature, che ha dato eccellenti risultati; è presidio rilevante per la città e per la regione e motivo di vanto e di orgoglio per le stesse forze di polizia. Nel momento in cui bisogna realizzare dei risparmi, perché mandare a monte una struttura che non costa allo Stato e permette di rendere efficiente la lotta alla criminalità? Chiedo a lei se può lasciare questa scuola al Molise.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, come l'onorevole Di Pietro certamente sa, la legge finanziaria per il 2007, approvata nel dicembre 2006 dal Governo di cui faceva parte, ha disposto che l'amministrazione della pubblica sicurezza, cioè il dipartimento della pubblica sicurezza e il capo della polizia, provvede alla razionalizzazione del complesso delle strutture preposte alla formazione e all'aggiornamento del proprio personale, al fine di conseguire economie, garantendo comunque la piena funzionalità dell'amministrazione della pubblica sicurezza (legge n. 296 del 27 dicembre 2006). Questo riassetto complessivo di tutte le strutture del dipartimento è finalizzato ad aggiornare il dimensionamento degli istituti attualmente operanti in tutta Italia, in relazione alle esigenze effettive di formazione del personale che viene immesso nelle varie qualifiche iniziali (formazione del personale che è in numero inferiore rispetto a quello di tanti anni fa). Nelle scelte delle scuole da dismettere, quindi, il capo della polizia terrà conto delle dimensioni e delle caratteristiche strutturali degli stabili, così come della possibilità di una loro diversa o più ridotta utilizzazione, mantenendole. Nessuna decisione è stata presa ancora e naturalmente - lo comunico formalmente - terrò conto delle valutazioni, delle richieste e delle sollecitazioni che sono state fatte in quest'Aula, ma, come ripeto, la valutazione complessiva, in base alla legge, viene fatta dal dipartimento e tiene conto di tutti Pag. 25questi parametri. Quindi, anche l'ipotesi di chiusura della scuola allievi agenti di Campobasso rientra in questo progetto complessivo di ristrutturazione. L'attuale organico della scuola è composto di 53 appartenenti alla polizia di Stato e 12 unità di personale dell'amministrazione civile dell'interno. L'immobile in cui ha sede l'istituto è di ridotte dimensioni e, nel caso di dismissione, potrebbe essere riutilizzato per le esigenze della questura, che in questo modo potrebbe disporre di spazi più adeguati. Quanto alle preoccupazioni manifestate dagli interroganti circa i paventati effetti negativi sul sistema economico locale in termini di indotto, che conseguirebbero alla chiusura della scuola, fornisco un dato che sembra eloquente: nell'arco dell'ultimo triennio, presso la scuola si è svolto un solo corso di formazione all'anno, con una modesta presenza di frequentatori (129 allievi nel 2005, 210 nel 2006 e 213 nel 2008).

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di replicare.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Ministro, non si può non far funzionare la scuola per poi dire che è questa che non funziona. C'è una scuola già efficiente e in grado di permettere agli allievi di istruirsi, quindi mi chiedo e le chiedo: perché si costruiscono nuove scuole quando già ce ne sono? Lei è al corrente che alla Scuola allievi marescialli e brigadieri dei carabinieri di Firenze sono girate delle mazzette per fare un'altra scuola, quando ne esiste già una efficiente in Molise che, «a zero euro», avrebbe potuto risolvere il problema?
Le chiedo e mi chiedo: se è vero, come è vero, che bisogna razionalizzare le strutture periferiche, perché andare a razionalizzare proprio quella che costa di meno ed è di proprietà dello Stato, per poi tenerne altre che, invece, sono in affitto e l'affitto è pagato proprio alla solita cricca? Si informi, signor Ministro, e vedrà che lasciare la scuola al Molise vuol dire risparmiare un sacco di soldi, vuol dire avere già una struttura efficiente, vuol dire non costruirne di nuove - come pure si sta facendo - e vuol dire lasciare al territorio una realtà che aiuta anche la pubblica sicurezza locale.
Le posso assicurare che, per i bisogni della questura, sono sufficienti gli interventi già in corso, anche perché la costruzione della nuova questura è stata bloccata; inoltre, sicuramente il questore stesso è tra coloro che hanno sollecitato noi parlamentari ad intervenire presso di lei.
A proposito, dica al suo Presidente del Consiglio - che è parlamentare molisano - che ha ricevuto un ordine del giorno del consiglio regionale di centrodestra in cui si chiede ai parlamentari molisani di intervenire presso di lei. Io l'ho fatto e chiedo al parlamentare Silvio Berlusconi di farlo anche lui, perché è anche lui parlamentare molisano, ma di questo tema si disinteressa totalmente.
La prego, inoltre, signor Ministro, proprio per dare atto dello spiraglio che ha mantenuto, se proprio non vuole mantenere la scuola di polizia, di considerare la possibilità di riutilizzarla in altre attività che consentano ugualmente a quell'istituto di funzionare, facendo risparmiare denaro allo Stato e senza umiliare una regione che, soltanto perché non rientra nel novero della «distribuzione di caramelle» fra questo e quel notabile politico, viene, come al solito, abbandonata a se stessa.

(Intendimenti del Governo in merito alla realizzazione di nuovi centri di identificazione ed espulsione - n. 3-01081)

PRESIDENTE. L'onorevole Lanzarin ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01081, concernente intendimenti del Governo in merito alla realizzazione di nuovi centri di identificazione ed espulsione (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, signor Ministro, sicuramente riconosciamo a questo Governo e a lei in Pag. 26particolare il suo impegno nella lotta per la sicurezza e soprattutto nella lotta e nel contrasto dell'immigrazione clandestina.
Molte cose sono state fatte sia dal punto di vista normativo, sia dal punto di vista degli accordi bilaterali: ricordo, primo fra tutti, l'accordo firmato con la Libia che ha visto una drastica riduzione degli sbarchi, se pensiamo che quest'anno sono sbarcati in Italia 170 clandestini rispetto ai 4.573 dell'analogo periodo dello scorso anno, registrando una flessione del 96 per cento (un dato molto significativo).
Certamente, si può continuare ad agire su questo fronte con il potenziamento dei Centri di identificazione ed espulsione (CIE). Vogliamo, pertanto, chiedere al Governo a che punto si trova nell'individuazione di nuovi centri, soprattutto nelle regioni del nord, prevista proprio per continuare nella lotta contro l'immigrazione clandestina.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni , ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, è vero, le azioni che abbiamo posto in essere hanno, di fatto, bloccato gli sbarchi clandestini sulle coste meridionali dell'Italia: nel 2008 ne sono sbarcati 37 mila, mentre nel 2009 ne sono sbarcati 3.150, con una riduzione superiore al 90 per cento. Le cifre per i primi mesi del 2010 le ha ricordate lei, onorevole Lanzarin, e corrispondono alla realtà.
Non solo ci siamo attivati sul fronte del contrasto agli sbarchi, ma anche sull'azione di espulsione di chi è riuscito comunque ad entrare per altre vie in Italia. Negli ultimi due anni, oltre al blocco degli sbarchi, sono stati effettivamente rimpatriati oltre 42 mila cittadini extracomunitari irregolari.
Per procedere alle espulsioni occorre, come lei ha sottolineato, potenziare le strutture relative all'identificazione ed espulsione, i cosiddetti CIE.
Oggi sono tredici le strutture operative con una capacità ricettiva di 1.811 posti che sono certamente insufficienti per gestire l'azione di contrasto, anche considerando il prolungamento dei tempi di trattenimento da due a sei mesi previsto dal cosiddetto pacchetto sicurezza. È per questo che nel 2009, nel pacchetto sicurezza abbiamo stanziato le risorse necessarie per dare il via ad un piano straordinario di potenziamento di queste strutture che sarà portato a compimento entro la fine della legislatura. Vogliamo realizzare una struttura, un CIE (un centro di identificazione ed espulsione) in ciascuna delle regioni italiane, perché i clandestini si possono trovare ovunque. Oggi sono tredici i centri che ho detto, in nove regioni; in tutte le altre regioni saranno realizzati nel corso della legislatura. Prevediamo entro la fine di quest'anno di realizzare i centri o di cominciare la realizzazione dei centri in quattro regioni: Veneto, Toscana, Marche e Campania. Abbiamo già individuato delle aree, lontane dai centri abitati, vicino agli aeroporti, in strutture pubbliche dismesse, naturalmente da ristrutturare, per esempio le caserme...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Nelle prossime settimane incontrerò i presidenti di queste quattro regioni per valutare le nostre proposte e definire con loro la sede più idonea in ciascuna di queste regioni per procedere quindi alla realizzazione dei primi quattro centri entro il 2010 e nelle altre regioni entro la fine della legislatura.

PRESIDENTE. L'onorevole Lanzarin ha facoltà di replicare.

MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, signor Ministro ci fa sicuramente molto piacere che sia avviato l'iter per la localizzazione di questi centri che, come ha ricordato lei, sono molto importanti per continuare l'operazione di contrasto all'immigrazione clandestina. Sappiamo benissimo cosa può comportare questo, con dei risvolti non solo economici di criminalità ma anche sociali in tempi come questi. Per cui, ben venga l'individuazione Pag. 27di nuovi cinque centri, soprattutto nelle regioni del Nord dove, come ben sappiamo, c'è un'immigrazione molto più marcata rispetto ad altri territori. Sicuramente, tutti gli accorgimenti che sono stati fatti, accorgimenti normativi, ricordiamo - come ha fatto lei - il reato di immigrazione clandestina, l'allungamento della permanenza in linea anche con quella che è la direttiva europea, vanno in questa direzione. Credo che quello che i nostri territori, la nostra gente ci chiede sia sicuramente un contrasto duro, ferreo, come sta facendo lei, Ministro - di questo la ringraziamo - nei confronti dell'immigrazione clandestina. Questo a tutela non solo dei nostri territori, dei nostri cittadini, ma anche di quegli immigrati che invece regolarmente sono venuti nel nostro Paese e regolarmente si sono integrati e quindi possono svolgere la loro funzione.
Noi la ringraziamo e la sproniamo a continuare in questa direzione perché sicuramente i risultati ci saranno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Orientamenti del Governo circa l'ipotesi del blocco dei rinnovi contrattuali relativi ai dipendenti del comparto della sicurezza - n. 3-01082)

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare l'interrogazione Vietti n. 3-01082 concernente orientamenti del Governo circa l'ipotesi del blocco dei rinnovi contrattuali relativi ai dipendenti del comparto della sicurezza (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, noi chiediamo al Ministro di sapere qualcosa in più rispetto a queste ipotesi. Non sono soltanto ipotesi quelle di abbattimento delle risorse nei confronti delle forze di polizia. Già si parla del blocco del rinnovo dei contratti, si parla di taglio lineare del 10 per cento delle emissioni di spesa dei ministeri interessati alla sicurezza, i quali si aggiungono ai tagli già effettuati del 20 per cento nel 2008 che già si avvertono e sono molto forti gli effetti negativi.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARIO TASSONE. E tutto questo in contrasto con la norma che abbiamo approvato sulla specificità e sul ruolo delle forze di polizia. Pertanto, vorrei sapere qualcosa in più al riguardo, se sono vere queste notizie e se la sicurezza viene ad essere ulteriormente compromessa e manipolata.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, voglio preliminarmente ricordare che il rinnovo contrattuale riguardante le forze di polizia per il biennio economico 2008 - 2009 era stato già avviato lo scorso anno e con la legge finanziaria per il 2010 è stato disposto un incremento di 100 milioni di euro già stanziato in precedenza.
Con la stessa legge finanziaria è stato, inoltre, disposto un primo stanziamento per il rinnovo - che dovrà avvenire per il triennio 2010-2012 - pari a 428 milioni di euro distribuiti nei tre anni. Le trattative avevano registrato una fase di stallo nello scorso mese di dicembre, ma - voglio sottolinearlo soprattutto per rassicurare gli interroganti - potranno riprendere a breve, poiché il provvedimento varato ieri dal Governo ha escluso il comparto sicurezza dal congelamento del rinnovo dei contratti pubblici proprio in ragione della sua specificità.
Si tratta di una richiesta avanzata da me e dagli altri colleghi del comparto, e che il Governo, il Presidente Berlusconi e il Ministro Tremonti hanno accettato: mi sembra il giusto riconoscimento del valore che gli uomini e le donne del comparto sicurezza mostrano ogni giorno nel garantire la sicurezza ai cittadini e nel contrastare la criminalità.
Aggiungo che nella stessa manovra è stata accolta la mia richiesta di escludere Pag. 28dai tagli e dalle riduzioni degli stanziamenti di bilancio un capitolo importante ed essenziale per il mantenimento dell'ordine pubblico: il capitolo relativo alle missioni delle forze di polizia, ossia le risorse che servono per spostare gli uomini e le donne delle forze dell'ordine in occasione di particolari eventi, ad esempio durante il campionato o anche in quelli relativi al soccorso pubblico (mi riferisco, dunque, anche ai vigili del fuoco).
Questa esclusione delle forze dell'ordine e dei vigili del fuoco dalla riduzione delle spese di missione, nonché l'esclusione dal congelamento del rinnovo dei contratti pubblici per il comparto sicurezza, mi consentono di dire che, nonostante i sacrifici, i tagli e l'intervento importante realizzato ieri, il comparto sicurezza non esce affatto ridimensionato dalla manovra.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone, ha facoltà di replicare.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, mi rivolgo al signor Ministro: prendo atto del suo ottimismo. Ovviamente, di questi 100 milioni di euro già conoscevamo l'origine, poiché se ne parla da sempre e perché poi sono questi 100 milioni di euro che «girano», tuttavia non sono assolutamente tranquillo.
Questa mattina abbiamo discusso il provvedimento concernente il piano straordinario contro le mafie, dove certamente il ruolo delle forze di polizia è sempre al centro dell'impegno e del contrasto alla criminalità organizzata e non solo.
Inoltre, signor Ministro, lei mi conferma che c'è un taglio lineare del 10 per cento, anche se in questo momento afferma che vengono escluse le missioni. Tuttavia, lei sa bene, meglio di me, che le missioni sono una parte e non il tutto, ovviamente, del ruolo, dell'impegno e dell'attività delle forze di polizia. C'è tutto un movimento di protesta, in queste ore ed anche in questo momento, da parte dei sindacati delle forze di polizia, ossia da parte dei sindacati della Polizia di Stato, della Polizia penitenziaria e del Corpo forestale dello Stato.
A mio avviso, signor Ministro, lei dovrebbe fare una valutazione in più. Un confronto in più con il Ministro dell'economia e delle finanze dovrebbe esserci, poiché di questi tagli e di questi problemi economici si avverte tutta la pesantezza. Credo che essi nel passato non siano stati risolti. Forse non c'è stato un grande slancio: anche se c'è stato il suo impegno, non vi è stato uno slancio corale da parte del Governo.
Assumere la sicurezza del cittadino come una scelta importante da parte del Governo è, a mio avviso, un fatto fondamentale, altrimenti rischiamo di parlare di provvedimenti e di norme, senza avere poi gli strumenti idonei per contrastare la criminalità organizzata. Occorre, invece, riconoscere il ruolo delle forze di polizia quale elemento fondante della difesa delle istituzioni, della libertà e della democrazia di questo Paese.

(Orientamenti del Governo in merito al riordino delle facoltà di medicina e degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS), anche in relazione all'esigenza di contenimento della spesa sanitaria - n. 3-01083)

PRESIDENTE. L'onorevole Misiti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01083, concernente orientamenti del Governo in merito al riordino delle facoltà di medicina e degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS), anche in relazione all'esigenza di contenimento della spesa sanitaria (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, una delle cause della lievitazione della spesa sanitaria risiede, certamente, nella scarsità di risorse a disposizione delle facoltà di medicina che non possono formare bene il medico durante il periodo di studio.
Negli anni Sessanta si sono istituiti gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) quasi a voler istituire altre facoltà di medicina perché tali facoltà Pag. 29hanno proprio lo scopo di essere istituti di ricovero e cura a carattere scientifico. Tuttavia tali istituti si sono moltiplicati, sono stati istituiti in varie parti del nostro Paese, ed oggi possono essere utilizzati. Una regolazione disciplinata dalle convenzioni delle facoltà di medicina, a più alto livello scientifico, può essere molto utile. Noi vorremmo sapere dal Ministro della salute se non sia il caso, insieme al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di procedere ad un'intesa al fine di fare delle convenzioni, tra gli IRCCS e le facoltà di medicina, per preparare meglio gli studenti e i medici neolaureati.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, vorrei dire, preliminarmente, che condivido nel principio quanto ipotizzato dall'onorevole interrogante.
Nello specifico, riteniamo che una politica di dimezzamento degli IRCCS, come è stata gestita sul territorio nazionale, di fatto, non corrisponde all'esigenza di tutela della salute pubblica, atteso che negli IRCCS interagiscono assistenza e ricerca scientifica e che, com'è noto, l'istituzione di un IRCCS è un provvedimento di iniziativa regionale.
In particolare, per quanto attiene alle collaborazioni tra IRCCS e università, già esistono una serie di collaborazioni - come l'onorevole l'interrogante ha già specificato - sia a livello scientifico sia a livello di convenzione universitaria. Da questo punto di vista volevo rappresentare che l'attuale normativa, prevista dal decreto legislativo n. 517 del 1993, è in parte superata dalla pronuncia della Corte costituzionale, la quale non ritiene che debba essere cogente una singola forma di convenzionamento - o comunque di rapporto convenzionale tra università e Servizio sanitario nazionale - ma che la regione abbia ampia libertà da questo punto di vista. È vero, infatti, che la regione Lombardia ha, per delibera regionale, forme di convenzionamento difformi dall'articolato del decreto legislativo n. 517 del 1993.
Nello specifico, per quanto riguarda l'attività scientifica, vorrei ricordare che, nell'anno 2009, risorse dedicate per 100 milioni di euro sono di fatto coordinate, o possono essere coordinate, da IRCCS anche in collaborazione con università e che, quindi, nella sostanza, già si cerca di attivare delle collaborazioni, che sono auspicate.
Per quanto attiene alle scuole di medicina, vorrei sottolineare che mentre in passato era stato ritenuto che l'offerta formativa si potesse ridurre in base ad una minore esigenza, negli ultimi tre anni è emerso, in realtà, un trend in aumento di questa esigenza, che lo stesso Ministero della salute ha motivato con i lavori di uno specifico tavolo tecnico.
Riteniamo che, in futuro, ci sarà una riduzione dei medici e, quindi, non si ritiene condivisibile l'idea di ridurre il numero delle facoltà di medicina. Tuttavia è condivisibile l'esigenza rappresentata di raggiungere un'intesa tra il Ministero della salute e il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al fine di addivenire ad una razionalizzazione. Questa mia risposta è chiaramente condivisa dallo stesso Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca con il quale sono stati avviati dei colloqui preliminari e le problematiche in questione verranno affrontate, a breve, da uno specifico tavolo tecnico tra i due Ministeri. Ribadiamo l'opportunità di quanto suggerito dall'interrogante anche sulla base delle esperienze positive già avvenute nel settore.

PRESIDENTE. L'onorevole Misiti ha facoltà di replicare.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, mi rivolgo al signor Ministro per osservare che è vero che queste convenzioni sono state realizzate a macchia di leopardo anche in difformità dalla legge nazionale con provvedimenti regionali, però anche gli stessi istituti sono a macchia di leopardo, nel senso che ce ne sono Pag. 3017 in Lombardia, 2 in Liguria, uno in Emilia-Romagna, uno in Toscana, nessuno in Basilicata, in Molise e in altre regioni e 4 nel Lazio. Tali istituti sono quindi distribuiti in modo difforme: quasi il 40 per cento si trova in Lombardia, mentre gli altri si trovano nelle altre zone del Paese. Credo che sia necessario raggiungere un accordo con il Ministro Gelmini in modo da rendere più omogenee queste convenzioni affinché i giovani medici si formino meglio e, nello stesso tempo, si rinnovi la classe medica per far sì che, al di là degli errori dei medici, i chirurghi e i medici generali abbiano un'esperienza tale da annullare, o comunque da portare ad una tendenza pari allo zero, anche gli errori della medicina.
Il livello di preparazione dei laureati e dei medici può crescere e quindi la nostra sanità può migliorare. Non dico che bisogna per forza ridurre il numero delle facoltà di medicina oppure i centri IRCCS, ma almeno quelli che già ci sono dovrebbero essere utilizzati in modo più razionale e coordinato dal punto di vista nazionale, così che tutte le regioni possano usufruire di questo elevamento della cultura medica e con omogeneità in tutto il territorio nazionale.

(Iniziative per l'integrazione della disciplina riguardante la conservazione del sangue da cordone ombelicale per uso autologo - n. 3-01084)

PRESIDENTE. L'onorevole Stagno d'Alcontres ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01084, concernente iniziative per l'integrazione della disciplina riguardante la conservazione del sangue da cordone ombelicale per uso autologo (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

FRANCESCO STAGNO d'ALCONTRES. Signor Presidente, signor Ministro, il trapianto di cellule staminali ematopoietiche è una terapia che oggi trova grande applicazione in molte malattie del sangue, neoplastiche e non neoplastiche. Inoltre, recentemente si è utilizzato questo tipo di trattamento in alcune malattie genetiche, come ad esempio l'adrenoleucodistrofia, che è stata trattata manipolando il sangue autologo con risultati incoraggianti.
La normativa sulla raccolta e sulla conservazione del sangue cordonale è regolata da un decreto ministeriale del 18 novembre 2009 che autorizza la raccolta in Italia per fini solidaristici, cioè per donare il sangue cordonale a soggetti diversi dal donatore, e autorizza l'autologa soltanto per i soggetti che hanno necessità dovute a malattie genetiche, quindi per i consanguinei. La conservazione autologa, invece, non è autorizzata, se non attraverso l'esportazione in biobanche estere.
Chiediamo pertanto al Ministero di verificare attentamente l'esportazione di sangue all'estero perché vi sono una serie di intermediazioni sanitarie che non garantiscono assolutamente i pazienti italiani che intendono favorire la donazione autologa. È chiaro, infatti, che tutto questo porta ad un mercato che non è di garanzia per i cittadini che si rivolgono al sistema sanitario nazionale.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, le cellule staminali presenti nel sangue cordonale possono notoriamente essere utilizzate al posto di quelle midollari e periferiche per il trattamento di varie patologie e per tale ragione il Ministero si è impegnato a implementare la donazione del sangue cordonale e a diffondere anche una corretta informazione. Vorrei ricordare che tra gli obiettivi del piano 2009-2010 sono inseriti 15 milioni di euro per le regioni da destinare alle biobanche, tra cui vi sono anche le banche di sangue cordonale, naturalmente parliamo di donazione eterologa.
Infatti, nel merito delle questioni poste, il Ministero ritiene, anche in base ai pareri espressi da organismi scientifici, che la conservazione autologa non trovi un fondamento razionale, né scientifico, né etico Pag. 31e, anzi, ha pubblicato sul proprio sito www.salute.gov.it delle informazioni sull'uso appropriato delle cellule staminali di sangue cordonale. Ricordo che la conservazione ad uso autologo non rappresenta una prestazione sanitaria che rientra nei LEA (livelli essenziali di assistenza), ma prevede un rapporto economico specifico tra il richiedente genitore e una struttura privata estera. Per questo motivo, non rientrando nei LEA, non è, evidentemente, nell'interesse prioritario del Servizio sanitario nazionale intraprendere un percorso di accreditamento delle biobanche estere, né tanto meno delle società intermediarie collegate (le banche naturalmente dovranno essere riconosciute dalle autorità competenti), mentre si recepisce quanto espresso dagli onorevoli interroganti e il Ministero avrà come oggetto di approfondimento la tracciabilità di questi flussi di pazienti o di soggetti che vanno all'estero.
Per quanto attiene in particolare all'ultimo punto, ricordiamo che alle biobanche pubbliche è vietata la conservazione di sangue autologo, mentre essa è autorizzata solo per le patologie citate dagli interroganti come l'adrenoleucodistrofia ed altre. Per queste è possibile farlo e anzi il Governo ha finanziato delle biobanche su tutto il territorio nazionale e quasi tutte le regioni adesso si sono dotate di biobanche in questo settore. Questa, quindi, è la situazione. Per quanto è stato segnalato il Governo si attiverà a verificare che non esistano dei percorsi impropri per quanto riguarda l'utilizzo di biobanche estere.

PRESIDENTE. L'onorevole Palumbo, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE PALUMBO. Signor Presidente, signor Ministro mi dichiaro soddisfatto della risposta che ha dato perché corrisponde effettivamente a quello che succede attualmente. Per cui siamo contenti che il Ministero in base a quel principio di reciprocità stabilito dall'Unione europea, possa controllare effettivamente queste banche estere, in cui viene conservato il sangue del cordone ombelicale, che rappresentano purtroppo un business notevolissimo nella nostra nazione. Attualmente, abbiamo in Italia 18 centri di conservazione e altri 200 autorizzati per la raccolta di questo sangue, per cui esiste evidentemente un giro anche economico. I fatti scientifici sono quelli che sono e lei giustamente ha detto che non vi è nessuna certezza sulla necessità assoluta di conservare il sangue per uso autologo. Tuttavia, riteniamo che essendovi una direttiva del Ministero, ed avendo all'esame in Commissione una legge che attualmente si occupa di questo argomento per cercare di regolamentare la conservazione di questo sangue e la distribuzione delle varie banche nelle varie regioni (non dimentichiamoci che alcune di queste banche, purtroppo anche una nella mia regione, ebbero dei problemi per la conservazione a causa del suo scarso controllo) dovremmo regolamentare questa questione. Vorremmo che questo argomento venisse attenzionato, come sta facendo il Ministero, per cercare di regolamentare una volta per tutte questa raccolta ed evitare che diventi invece, come è adesso purtroppo, un fattore di commercio legato all'emotività del momento della famiglia, della donna, che spinta da una eventuale problema che potrebbe sorgere in futuro facilmente accede a queste offerte (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative per garantire la prosecuzione della produzione degli impianti della società Vinyls siti in Italia - n. 3-01085)

PRESIDENTE. L'onorevole Calvisi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Vico n. 3-01085, concernente iniziative per garantire la prosecuzione della produzione degli impianti della società Vinyls siti in Italia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, parliamo della crisi dell'impianto petrolchimico della Vinyls di Porto Torres e Porto Marghera. Mi ricordava questa mattina Pag. 32il sindaco di Porto Torres, Luciano Mura, che da 90 giorni gli operai di Porto Torres occupano l'isola dell'Asinara. Siamo ad un tornante della storia che ci dirà se ci sarà un futuro per la chimica in Sardegna a Porto Torres, a Venezia e in Italia. Vi era un acquirente che aveva manifestato interesse per l'acquisto di tutti gli impianti e di tutti gli asset, era una società importante del Qatar: la Ramco.
Questo interesse aveva acceso speranze sulla ripresa della produzione e su un futuro di stabilità per tutto l'impianto produttivo. Ramco si è ritirata, perché siamo sempre al solito punto. ENI non fa la chimica in questo Paese e non vuole, però, che nessuno la faccia al posto suo. Chiediamo al Governo, in particolare al Ministro Vito: Ramco c'è ancora? Perché non dite che Ramco è andata via forse solo perché ci sono le elezioni amministrative in Sardegna? Perché avete fatto andare via Ramco? Che alternative ci sono al fallimento, se Ramco è andata via? Da ultimo, la politica industriale in questo Paese la fa l'ENI o il Governo stesso?

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, cercherò di soddisfare le domande poste alla base dell'interrogazione depositata dal gruppo del Partito Democratico, illustrata dall'onorevole Calvisi, alla quale credo che replicherà l'onorevole Vico. Il Ministero dello sviluppo economico ha seguito con grande attenzione la vicenda Vinyls, con l'obiettivo di garantire la continuità del ciclo del cloro nel nostro Paese. A seguito della dichiarazione dello stato di insolvenza della società, come ricordato nella interrogazione, ha manifestato interesse all'acquisto la Ramco del Qatar, in un'ottica di integrazione della filiera del cloro. Riguardo in particolare ai problemi segnalati nell'interrogazione, il Ministero dello sviluppo economico ci ha comunicato quanto segue: nell'incontro tenutosi il 5 maggio tra i rappresentanti del gruppo ENI e quelli della Ramco è stata data da ENI piena disponibilità ad una transazione coerente con le esigenze della Ramco, ribadita anche da recenti colloqui del Governo con i vertici ENI. Per quel che riguarda il problema delle materie prime e dei servizi, l'ENI ha confermato quanto già concordato con i commissari della Vinyls nell'incontro avvenuto presso il Ministero dello sviluppo economico nel novembre 2009 per l'approvvigionamento.
Esistono, quindi, le condizioni affinché possano essere superate due delle criticità manifestate dalla Ramco. Circa l'approdo alle banchine presso il porto di Venezia per le operazioni di approvvigionamento della materia prima per gli stabilimenti di Porto Marghera, vi è la disponibilità dell'autorità portuale di Venezia a rinnovare le necessarie concessioni. Pertanto, anche tale preoccupazione della Ramco è da considerarsi superata. Per quanto concerne gli asset relativi alla società Vinyls, è in corso l'istruttoria relativa al programma di sessione presentato dai commissari, cui è stato chiesto di fornire i dovuti aggiornamenti anche con riguardo all'utilizzo della garanzia dello Stato. Pertanto, si potrà procedere celermente all'avvio di una procedura di vendita nelle forme dell'evidenza pubblica sulla base del valore della perizia reddituale in corso di acquisizione da parte dei commissari. In conclusione, quindi, confermo l'impegno del Ministero e dell'intero Governo ad operare per consentire la positiva e rapida soluzione della vicenda, riservandosi, qualora non venisse confermato l'impegno di Ramco o altri soggetti ad acquisire l'intero ciclo del cloro, di individuare soluzioni alternative in grado di garantire la salvaguardia dell'occupazione nell'ambito di un rafforzamento del settore chimico in Italia.

PRESIDENTE. L'onorevole Vico, ha facoltà di replicare.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per le risposte rese. Noi manteniamo tutta una serie di interrogativi e di perplessità. Poniamo ancora Pag. 33una questione importante: la necessità che l'intera vertenza sia avocata dalla Presidenza del consiglio. Poi riproponiamo due questioni semplici, sulle quali la sua risposta non ci dà alcuna tranquillità. Gli impianti, dopo la fideiussione europea, sono in grado di tornare a marciare e non stanno ancora marciando. Per quanto riguarda la Ramco, confermiamo quanto ella ci ha riferito. Noi manteniamo un dubbio e una perplessità: abbiamo l'impressione che la Ramco non sia disponibile al vincolo della continuità produttiva per i prossimi quattro anni. Solleviamo quindi un dubbio sulla natura industriale della società del Qatar, in ordine alla manifestazione di interesse stesso. Riteniamo che esistano già le condizioni per cui la Presidenza del consiglio verifichi rapidamente - nessun appuntamento è fissato ancora con la Ramco - la condizione di preesistenza.
Quindi, di conseguenza, avvii quelle procedure urgenti, necessarie per la chimica italiana, per i sindaci di Porto Torres e di Venezia, per i lavoratori dell'Asinara, di Venezia, di Assemini e di Cirò Marina.
Ai 25.000 lavoratori della gomma, della plastica, dell'automotive, la chimica italiana deve dare qualche risposta. L'ENI potrà essere nella condizione di renderla, non solo con riferimento al ciclo del cloro, di cui l'ENI è fornitrice, ma anche guardando con ottimismo e investendo sul futuro, sulla chimica del green diesel e dei biocombustibili.
La risposta del Governo non ci soddisfa, ma siamo fiduciosi che, con l'intervento della Presidenza del Consiglio dei ministri lungo queste direttrici, si diano risposte alla chimica, al nostro Paese, ai lavoratori ed ai sindaci (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 16.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brancher, Brugger, Brunetta, Caparini, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, De Biasi, Renato Farina, Gregorio Fontana, Franceschini, Frassinetti, Jannone, Mantovano, Mazzocchi, Messina, Migliavacca, Migliori, Milanato, Palumbo, Pescante, Reguzzoni, Sardelli, Stefani, Tabacci e Urso sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella costituzione di una Commissione permanente.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta odierna la X Commissione permanente (Attività produttive) ha proceduto alla elezione del deputato Manuela Dal Lago a presidente, in sostituzione del deputato Andrea Gibelli, cessato dal mandato parlamentare.
Alla presidente i nostri auguri di buon lavoro (Applausi).

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera in data 25 maggio 2010, il deputato Mario Baccini, già iscritto alla componente Repubblicani, Regionalisti, Popolari nell'ambito del gruppo parlamentare Misto, ha chiesto di aderire al gruppo parlamentare Popolo della Libertà.
La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in data odierna, ha comunicato di aver accolto la richiesta (Applausi).

Pag. 34

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 3290-A (ore 16,05).

(Ripresa discussione sulle linee generali - A.C. 3290-A)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Laboccetta. Ne ha facoltà.

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, vorrei innanzitutto dire che il Governo Berlusconi sta portando avanti con i fatti un'azione di contrasto alla mafia e a tutte le organizzazioni criminali che non ha precedenti.
Ieri abbiamo tenuto una seduta importante della Commissione antimafia: proprio ieri, in Commissione, il dottor Ionta, capo del DAP, ha riconosciuto che il Governo Berlusconi ha voluto emanare, in tema di 41-bis, norme e provvedimenti eccezionali, che, di fatto, riguardano una platea di circa 700 pesantissimi criminali.
Signor Presidente, nessun Governo, dal dopoguerra ad oggi, ha mai fatto tanto contro la mafia e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. A tale proposito, desidero ringraziare il Ministro Maroni e tutti i poliziotti d'Italia, il Ministro La Russa e tutti i carabinieri, il Ministro Tremonti e tutta la guardia di finanza, il Ministro Alfano e tutti gli operatori della polizia penitenziaria, per il lavoro straordinario che, molto spesso nell'ombra, lontano dai media, portano avanti.
Ma, soprattutto, li voglio ringraziare per i risultati raggiunti; infatti, cari colleghi, i numeri non sono chiacchiere! Le ferite profonde che abbiamo inferto alle mafie con gli arresti dei più pericolosi latitanti parlano da sole.
Questi sono fatti, non sono chiacchiere, e rispetto ai numeri c'è poco da dire, anche perché, lasciatemelo dire, anche qui in Parlamento, purtroppo - lo dico problematicamente - vi è un'antimafia sociologica, un'antimafia convegnistica. Vi è anche un'antimafia «chiacchierologica» e, per alcuni versi, speculativa, che, di fatto, finisce per favorire, anche inconsapevolmente, tutte le mafie.
Siamo pronti, oggi, ad applicare, se qualcuno lo ritiene, qualunque parametro comparativo con precedenti Governi in termini di risultati concreti ed effettivi. Il Governo e il Parlamento stanno lottando anche contro queste attività, contro certe mentalità e contro certi approcci culturali, che purtroppo insistono e persistono.
Il Governo e il Parlamento stanno facendo tutto ciò; e colgo l'occasione per dire che intravedo in questo momento (e ne sono molto preoccupato) anche un altro grave pericolo. L'ho toccato ieri con mano, signor sottosegretario Mantovano, in Commissione antimafia. È vero che non tutte le prefetture hanno risposto ad una serie di richieste di informazioni partite da tale Commissione, ma questo non può spingere nessuno a strumentalizzare, o addirittura a far uscire una sorta di lista di proscrizione dei prefetti inadempienti.
Fra poco qualcuno sosterrà che vi sono prefetti che favoriscono la mafia! Qualcuno ci provò qualche mese fa a Milano, tentando di mettere sotto accusa il prefetto di Milano per una espressione che oggi ha usato - l'ho ascoltato bene - l'onorevole Di Pietro; mi riferisco alle dichiarazioni con cui quest'ultimo ci ha spiegato che salto di qualità ha compiuto la mafia. Per aver detto più o meno le stesse cose, il prefetto di Milano fu posto sotto accusa, quasi come fosse un amico dei mafiosi! Si era permesso di spiegare che tipo di salto di qualità avesse compiuto la mafia in questo Paese. Tutto ciò è inaccettabile. Spero che tutto questo non accada, spero che non vi sia nessuna lista di proscrizione, perché non fa bene a nessuno delegittimare le prefetture.
Così come non fa bene a nessuno delegittimare i Governi che combattono le mafie.
In Sicilia, signor sottosegretario, vi è un mafioso, il figlio di un grande mafioso, Vito Ciancimino: si chiama Massimo Ciancimino. A quest'ultimo alcune procure - lo devo dire - hanno riservato un trattamento particolare, direi privilegiato: un mafioso che sta tentando di tutelare un patrimonio di circa 143 milioni di euro, accumulato negli anni dal padre Vito. Pag. 35Credo che il Parlamento debba occuparsi anche di queste vicende, soprattutto in un momento come questo, in cui il Paese è costretto ad affrontare una crisi economica di carattere mondiale. E penso che lo dovremo fare anche con provvedimenti pesanti, nei confronti di certi patrimoni mafiosi, con delle confische ingenti.
Comunque, in tale circostanza avverto l'esigenza - lo dico sinceramente - di ringraziare il sottosegretario Mantovano, un esponente del Governo che a questa materia, nel provvedimento che stiamo discutendo, ha dato un contributo straordinario di merito, anche grazie, evidentemente, alle proprie precedenti esperienze lavorative. E l'ha fatto - lasciatemelo dire - con il suo stile e con la sua serietà, senza clamori mediatici. È un messaggio forte, che ritroviamo nel disegno di legge: un messaggio convinto, che tutta la nostra maggioranza sostiene fortemente.
Nel ringraziare quindi il Governo, mi permetto di lanciare da questi banchi un appello a tutto il Parlamento: il vero nemico (come ricordava qualche tempo fa un collega) è fuori da quest'Aula. E dobbiamo combatterlo insieme, senza divisioni strumentali! Se riusciremo a fare ciò, penso che saremo tutti più forti.
Certo, possiamo fare molto di più, non vi è dubbio; ma quello di oggi non è un provvedimento di facciata, come ha fatto capire attraverso un ragionamento criptico questa mattina la collega Garavini: è un provvedimento utile, è un provvedimento necessario, è un provvedimento propedeutico ad altri importanti provvedimenti che il Parlamento si accinge ad approvare, e che approverà nelle prossime settimane! Diciamo che è una manovra ampia e responsabile. Solo chi è in malafede non vuole riconoscerlo, o non può riconoscerlo; non si capisce se non vuole o non può: direi che si tratta di un combinato disposto.
Certo, la mafia è molto cambiata: è molto più sofisticata, è molto più attrezzata, è molto più imprenditoriale; ma anche noi, soprattutto noi, abbiamo gli strumenti (e il Governo l'ha dimostrato), le professionalità per sconfiggere le mafie. E soprattutto ne abbiamo la volontà!
Mi rivolgo all'onorevole Di Pietro (mi dispiace che non sia presente, ma lo sono i suoi colleghi): ieri, in Commissione antimafia ho proposto una missione a Napoli, dove un amministratore ha avuto il coraggio di sfidare le organizzazioni criminali, facendo scoppiare un gravissimo scandalo, che ha determinato una valanga di arresti; e per questo tale amministratore coraggioso ha ricevuto minacce di morte. Ma ha la grave colpa, questo amministratore, di essere un moderato, un uomo di centrodestra: non vi sono quindi manifestazioni, non vi sono interventi, non vi sono associazioni antiracket, o anticamorra, o antimafia che offrono solidarietà, che si organizzano e fanno marce.
Non c'è nulla, c'è il silenzio perché è normale che sia così da parte di chi appunto preferisce la sociologia dell'antimafia, quella convegnistica alla quale ho fatto prima riferimento.
Onorevole Di Pietro che non c'è, questo Governo proprio in Campania ha fatto recentemente sciogliere due comuni per infiltrazioni camorristiche (cito la Campania perché è la mia terra, ma potrei citare tanti altri casi): Castello di Cisterna, un comune amministrato dal centrosinistra, e San Giuseppe Vesuviano, un comune precedentemente amministrato dal centrodestra. Questa è la riprova che questo Governo in materia di lotta alla mafia non fa sconti a nessuno! E le dirò, onorevole Di Pietro che non c'è, che, qualora in Campania o in qualsiasi altra parte d'Italia dovessero venire fuori cose serie in queste materie, saremo i primi a prendere pesantemente posizione: in questo non abbia dubbi il gruppo dell'Italia dei Valori, saremo inflessibili e certamente riusciremo a sorprendere anche uno come Antonio Di Pietro (e per sorprendere Di Pietro ce ne vuole!). Ma lo sorprenderemo perché per noi la lotta alla mafia e alle mafie è una scelta di vita e in Parlamento siamo venuti anche per questo, non solo per questo evidentemente (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

Pag. 36

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà, per quindici minuti.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, il testo del disegno di legge recante il Piano straordinario contro le mafie, nonché delega al Governo in materia di normativa antimafia, contiene misure sicuramente utili sia sul versante del controllo degli appalti pubblici (su cui poi si soffermerà la collega Mariani), sia in particolar modo riguardo all'articolo 11 concernente appunto il tema dell'attività della malavita organizzata collegata ai traffici illeciti dei rifiuti.
Prima però di commentare questo articolo ed anche di sottolineare quali potrebbero essere poi i provvedimenti per contrastare efficacemente la malavita organizzata in un settore tragico ed importante come quello degli illeciti dei rifiuti, vorrei molto brevemente fare il punto della situazione nel nostro Paese dando un po' di cifre, perché di numeri è bene parlare.
Secondo l'ultimo rapporto Ecomafia che sarà poi presentato riguardo al 2009 tra qualche settimana, nel 2008 erano circa 26 mila gli eco-reati accertati (quasi 71 al giorno, tre ogni ora): circa la metà di questi, il 48 per cento, si è consumata nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Calabria, Sicilia e Puglia), mentre il resto si spalma purtroppo democraticamente su tutto il territorio nazionale.
Il 2008 è l'anno dei record per le inchieste contro i trafficanti di rifiuti pericolosi (ben venticinque), con un fatturato che supera i 7 miliardi di euro, tutti soldi accumulati avvelenando l'ambiente e i cittadini e frodando lo Stato.
Anche il 2009 non è sicuramente stato un anno felice: vicende legate alle cosiddette navi a perdere ritornate di grande interesse, servizi segreti, traffici d'armi, traffici di rifiuti radioattivi, mafia, 'ndrangheta, faccendieri fanno da sfondo ad un periodo della nostra storia che si dipana attorno alla fine degli anni Ottanta e all'inizio degli anni Novanta, sicuramente tra i più misteriosi ed inquietanti nella storia d'Italia del dopoguerra.
Il 31 dicembre 2009 è terminata ufficialmente l'emergenza campana ma sappiamo, anche dalle recenti visite della Commissione bicamerale sui rifiuti, che questa emergenza non è mai finita. Rimangono molteplici questioni aperte, dai 6 milioni di tonnellate circa di ecoballe che rimangono dove sono alla mancata costruzione di tre degli impianti di incenerimento previsti dai decreti, ma non realizzati e nemmeno progettati, a una raccolta differenziata che, più che risolvere i problemi, rischia di diventare un altro business per il malaffare. Cosa dire poi dei consorzi misti o pubblici per la raccolta delle immondizie, che purtroppo nel casertano e nel napoletano sono infarciti di personale inadeguato e in numero assolutamente sproporzionato alle esigenze territoriali? Sono società che hanno bilanci improbabili, che hanno fatto della provvisorietà un elemento di certezza, quello di depauperare il bene e le risorse pubbliche.
A questo si aggiunge la triste situazione calabrese che di fatto è ben lungi dall'essere risolta: impianti non a norma, società miste di gestione fallite, inceneritori che non vengono costruiti e assenza di raccolta differenziata, impianti costruiti a metà e lasciati marcire, depuratori insufficienti o più spesso installati e non collegati, aree da bonificare come la Pertusola di Crotone che costituiscono una seria minaccia ambientale per la salute, infiltrazioni della malavita più o meno organizzata a tutti i livelli, amministratori locali spesso collusi, se non protagonisti di tale sfacelo ambientale e gestionale.
Quanto alla Sicilia, la grave situazione di carattere ambientale e sanitario che si è determinata soprattutto a Palermo, ma anche a Catania e nelle altre province siciliane, ha creato una situazione drammatica, che deriva da un piano di rifiuti regionali, e un assetto organizzativo per la gestione completamente sbagliati. Il progetto ha visto nella costituzione dei ventisette ATO (ambito territoriale ottimale) il Pag. 37fulcro del dissesto finanziario, condito da un fallimento totale nella costruzione dei quattro inceneritori.
In questa situazione di sfascio, in numerosi casi, così come accertato dal lavoro della Commissione bicamerale sulle ecomafie, si è inserita la mafia, determinando ovviamente situazioni di palese illegalità. A questo si aggiunga la situazione dell'azienda comunale Amia di Palermo, ancora grave e mai risolta.
Così pure la Lombardia, dove sul tema delle bonifiche dei siti contaminati è stata aperta un'imponente inchiesta giudiziaria, che vede anche qui probabili infiltrazioni mafiose. In realtà l'emergenza rifiuti, invece che risolversi in Campania, si sta allargando ad altre importanti regioni, come la diffusione di attività collegate alle mafie.
A fronte di tutti questi problemi ci si domanda se sono stati messi in campo tutti gli strumenti legislativi e gestionali per cercare di risolvere una situazione che caratterizza fortemente in negativo il nostro Paese. Sicuramente il recepimento della direttiva europea n. 2008/99/CE riguardo alla tutela penale dell'ambiente, che prevede anche la responsabilità delle persone giuridiche, sarebbe utile fosse resa operativa al più presto possibile attraverso un provvedimento ad hoc o in alternativa inserita in altri articolati di legge.
Anche l'introduzione della tracciabilità dei rifiuti (il sistema SISTRI), di cui forse parleremo in seguito, è sicuramente uno strumento utile, tra l'altro approvato nella finanziaria del 2007 e maldestramente proposto dal Governo, che ha spalmato su tre o quattro provvedimenti legislativi la sua applicazione.
Lo stesso recente recepimento della direttiva europea sui rifiuti può aiutare ad affrontare meglio gli aspetti illegali connessi alla gestione integrata dei rifiuti. Tuttavia, in questo settore, nella lotta alle mafie bisogna fare di più e in fretta.
Vi è la necessità di un maggiore coordinamento, tra le procure ordinarie e la Dda e tra le forze di polizia giudiziaria, e di un potenziamento dei controlli preventivi attraverso un rafforzamento delle agenzie ambientali regionali, rendendo obbligatoria la presenza di ufficiali di polizia giudiziaria.
Siamo quindi favorevoli a molte delle azioni previste dal provvedimento in discussione, in particolare all'articolo 11, che, novellando l'articolo 51 del codice di procedura penale, integra con il reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti la lista dei procedimenti per i reati di grave allarme sociale rispetto ai quali le funzioni di PM sono attribuite all'ufficio del PM presso il tribunale del capoluogo del distretto nel cui ambito ha sede il giudice competente la cui trattazione rientra nella funzione della direzione distrettuale antimafia.
Rimane tuttavia il rischio (che purtroppo rischio più non è) che l'attuale Governo, attraverso provvedimenti legislativi contraddittori, vanifichi i pochi successi ottenuti nella lotta contro i traffici illeciti e quindi anche contro le mafie. Si pensi, ad esempio - è già stato ricordato -, al tema delle intercettazioni telefoniche che, se impedite anche per reati minori, daranno un colpo ferale alle indagini e alla capacità investigativa da parte dei soggetti preposti: tutti i magistrati, che abbiamo ascoltato nelle commissioni bicamerali, e i vertici dei corpi investigativi, dalla finanza ai carabinieri, hanno lanciato un grave allarme e grandi preoccupazioni rispetto all'indebolimento di questo importantissimo mezzo investigativo.
Forse sarebbe anche il caso di rivedere la normativa riguardo ai rifiuti speciali che oggi, lasciati a libero mercato, come si evince dai dati, costituiscono non una risorsa, ma piuttosto un problema.
Attendevamo anche con interesse, come minoranza, la possibilità di lavorare insieme in Commissione ambiente per la revisione del codice ambientale nelle commissioni competenti, ma purtroppo il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non ha ritenuto di affrontare questa discussione nelle commissioni competenti; dunque non sappiamo quali siano stati i principi ispiratori di questa complessa operazione, che dovrebbe dare i suoi esiti alla fine di giugno. Pag. 38
Si tratta di una situazione difficile che necessiterebbe di risorse e di strumenti del tutto straordinari, attraverso un coinvolgimento delle tante realtà sane e importanti presenti nel nostro Paese, che potrebbero dare un contributo determinante per risolvere, una volta per tutte, l'emergenza dei rifiuti in Italia e per togliere importanti flussi finanziari alle mafie.
La domanda che ci si pone verificando quello che purtroppo succede tutti i giorni è se veramente vi sia l'intenzione da parte di questo Governo di portare a ordinarietà la gestione dei rifiuti o se ancora troppi e incontrollati siano gli interessi che ruotano attorno a un mercato parallelo e che impediscono di fare dell'Italia un Paese normale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, «piano straordinario contro le mafie» è un'espressione fatta di parole grosse e intenzioni - speriamo - buone. Quando si parla di lotta alla mafia l'Italia dei Valori non può che essere a fianco di chi vuole creare delle norme che servano a combattere realmente la mafia, anche perché l'Italia dei Valori - veniva rivendicato stamattina dall'onorevole Di Pietro - ha dato un contributo, visto che anche in questo disegno di legge vi sono degli spunti, presi da un'altra iniziativa legislativa del nostro gruppo, che sono stati in parte recepiti (da questo punto di vista lo vediamo con favore).
Non si può però non sottolineare le carenze di questo provvedimento che, se vuole essere un piano generale e un momento straordinario di intervento contro la mafia, deve avere il coraggio di essere più incisivo e determinante nella lotta vera. L'Italia dei Valori ovviamente non terrà una posizione aprioristicamente contraria su questo provvedimento, ma al contrario vuole contribuire a migliorarlo. Prendiamo atto positivamente della disponibilità del Governo e soprattutto del relatore al miglioramento del testo, ma verificheremo nei fatti se ciò accadrà.
Noi in questo senso siamo impegnati con grande serietà, affinché la lotta alla mafia non sia soltanto un'enunciazione di principio, come in molti casi accade, ma un'incidenza vera su una piaga determinante nel nostro Paese.
Cos'è la mafia? Cos'è la mafia, oggi? Un nuovo provvedimento, una legge che oggi deve avere come oggetto la mafia e un piano straordinario contro le mafie evidentemente deve capire che cos'è la mafia di oggi. La mafia di oggi non è più quella delle coppole, delle campagne, delle lupare. Quella è una parte forse quasi archiviata. La mafia oggi è quella della grande finanza, della politica, dei colletti bianchi, dei grandi patrimoni ed è quella la mafia da combattere e sulla quale incidere. Riteniamo che questo provvedimento dovesse essere più incisivo in questa direzione. È la mafia degli appalti, delle forniture pubbliche, la mafia dei poteri d'urgenza, perché anche questo è mafia (diciamocelo francamente), perché quando si agisce a trattativa privata, anche in situazioni che urgenti non sono, si dà la possibilità alla mafia di intervenire, di entrare negli appalti e nelle forniture, avvantaggiandosene in maniera illecita.
Quello che stupisce nell'iter formativo di questo provvedimento di legge è che, per le stesse parole del Procuratore nazionale antimafia, esso viene presentato senza che la Procura nazionale antimafia ne sia stata messa a conoscenza, non perché dovesse apporre il «bollino» su una proposta, ma perché doveva contribuire. Invece nessuno ha ritenuto di sottoporre alla Procura nazionale antimafia questo provvedimento e questo aspetto lascia un po' perplessi (lo dico con molta franchezza).
Così come lascia perplessi il fatto che non vi sia nessun impegno economico contenuto in questa proposta legislativa. Se vuoi combattere la mafia occorrono anche mezzi e strumenti, si devono dotare le forze dell'ordine di ciò di cui hanno bisogno. È inutile parlare del coordinamento delle azioni internazionali delle Pag. 39varie polizie quando alla fine non si prevede la dotazione degli strumenti economici necessari per poterlo fare.
Questi aspetti - devo dirlo - ci lasciano perplessi, però auspichiamo che possano essere superati. Una puntualizzazione: l'aspetto cruciale della lotta alla criminalità organizzata è divenuto - deve essere chiaro - in questi ultimi anni quello economico. Ci batteremo con forza su questo terreno, perché il circuito mafioso complessivo si muove oggi ad altissimi livelli, dispone di capitali enormi e penetra l'economia legale nazionale e internazionale.
La frontiera tra economia legale ed economia mafiosa è sempre meno netta, fino a configurare un processo di tendenziale unificazione su scala anche internazionale. Questa norma deve proteggere l'economia pulita, perché la mafia inquina ciò che è pulito e fa in modo che ciò che è pulito divenga alle sue dipendenze. L'impegno deve essere, quindi, quello di proteggere l'economia pulita e di reprimere gli interessi mafiosi che vogliano condizionarla prima che riescano ad occultarsi completamente.
Di ciò, purtroppo, in questo disegno di legge non c'è traccia. La criminalità organizzata, oggi, è finalizzata alla realizzazione - speriamo ciò sia chiaro -, all'occupazione e al controllo del mercato finanziario. La legislazione antimafia in materia patrimoniale deve rispecchiare - e non lo fa - l'esigenza di combattere efficacemente un'organizzazione criminale che tende sempre più ad inserirsi con prepotenza nel mercato economico. Un intervento preventivo, tramite i sequestri e la confisca dei beni rientranti nella disponibilità diretta o indiretta di individui indiziati di appartenere ad associazioni mafiose, rappresenta un intervento che, a nostro modo di vedere, può portare alla soluzione dei problemi.
Lotta alla mafia significa coerenza nella lotta alla mafia. Lo dico all'onorevole Laboccetta, che non c'è e che ha parlato poco fa riguardo all'intervento di questa mattina del presidente Di Pietro: la lotta alla mafia la puoi anche decantare, annunziare, ma non realizzare. Non è soltanto sciogliendo per mafia qualche comune residuale che si lotta contro la mafia, ma anche intervenendo negli appalti, quelli seri, dove lo Stato gioca gran parte del proprio bilancio, che poi va a chiedere, a causa della crisi economica, ai cittadini inermi, ai pensionati, a quelli che vivono di stipendio. È lì che si lotta alla mafia, non solo sciogliendo qualche comune del napoletano o della Sicilia, perché lì la mafia ha il livello più basso, ma a Milano, negli appalti, o in altre grandi città dove ha il livello più alto.
Parlo di coerenza nella lotta alla mafia, che, però, manca. Negli atti di questo Governo vedo incoerenza nella lotta alla mafia, perché, se da un lato si annunzia con proclami un piano straordinario e degli interventi - alcuni risultati sicuramente ci sono stati con arresti eccellenti -, dall'altro lato c'è l'intervento sull'economia: si adotta lo scudo fiscale e si consente a chi ha portato illecitamente i capitali all'estero di farli rientrare pagando il 5 per cento. Oggi parliamo di tagliare stipendi, bloccare le pensioni e chi, invece, ha portato illecitamente i capitali all'estero - e state tranquilli che all'estero i capitali non ce li porta il cittadino comune, quello che vive normalmente della sua attività lavorativa, ma qualcuno che, sicuramente, ha dei proventi di dubbia natura - paga il 5 per cento e li fa rientrare. Quindi, finanziamo la criminalità.
Poi vi è la questione della vendibilità dei beni confiscati: restituiamo ai mafiosi i beni che gli abbiamo confiscato e che non vengono richiesti. Voi pensate che vi sia qualcuno che li andrà più a chiedere se possono essere rimessi sul mercato consentendo alla mafia di riacquistarli?
Compromettiamo le indagini, facendo una legge sulle intercettazioni che prevede che se al settantacinquesimo giorno, dopo che il collegio si è riunito quattro volte per un'intercettazione (la prima volta per 30 giorni, poi di 15 in 15, fino a 75), ci fosse una notizia di reato, l'indomani si bloccherebbe tutto perché il settantaseiesimo giorno non è previsto in questo provvedimento. Pag. 40
Questo non significa combattere la mafia, ma favorire la mafia: o il disegno di legge antimafia dà chiari segnali oppure, alla fine, rimane soltanto un'enunciazione di principio e questa è la nostra paura. Siamo il Paese - non dobbiamo dimenticarlo - dove, dopo 21 anni, si riprendono le analisi delle impronte digitali sull'attentato dell'Addaura contro il giudice Falcone! Qualcosa non va e bisogna prenderne atto.
È chiaro che chi ha lottato la mafia fino ad oggi o gli strumenti di lotta alla mafia che ci sono stati fino ad oggi, quando c'è il coinvolgimento di mafia e parti dello Stato, sono assolutamente inefficaci. A questo deve riparare il provvedimento al nostro esame.
Stop alle procedure emergenziali, a questo teniamo.
Non è possibile che si diano in appalto certi eventi a trattativa privata, senza alcun tipo di controllo, per realizzare festini, piscine, regate e anniversari, come il centocinquantesimo anniversario dello Stato unitario, quando si sapeva già da qualche anno che l'evento sarebbe stato ora.
Ridefinire l'accesso agli appalti: su questo invito il relatore ad accogliere la proposta e il Governo ad attuarla, circa l'istituzione di white list. Queste ultime sono per noi fondamentali poiché sono finalizzate a comprovare le compagini sociali di chi partecipa agli appalti pubblici e la provenienza dei capitali che costituiscono le società, a comprovare che il personale di una certa azienda non sia coinvolto in fatti di mafia e ad assicurare che vi sia un conto dedicato per i singoli appalti. Questo significa provare realmente a incidere.
Il tema dell'ecomafia manca del tutto in questo provvedimento. Parliamo di discariche che vengono gestite dalla criminalità organizzata, soprattutto al sud ma anche al nord. Vi siete dimenticati le navi dei veleni in Calabria, nel mare di Crotone, che sono sparite? Si tratta di navi dei veleni fantasma, perché a un certo punto c'erano e poi con un intervento del Governo sono sparite. Le navi sono sempre là sotto, ma nessuno se ne occupa.
Ricordo ancora gli inceneritori non realizzati e il piano carceri: anche su questo nessun intervento. Perché attribuire i poteri della protezione civile per la realizzazione del piano carceri, cioè appaltarne sostanzialmente la realizzazione a trattativa privata (un miliardo e 300 milioni con affidamento)?
Inoltre, per quale motivo deve essere affidata la progettazione del piano carceri all'esterno, quando il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (DAP) ha un ufficio tecnico composto da 49 ingegneri e 7 architetti? Ebbene, sapete chi si sta occupando oggi della progettazione del piano carceri? Se ne sta occupando un architetto proveniente dai ruoli della Presidenza del Consiglio, recentemente transitato al DAP in mobilità volontaria, e un ingegnere esterno, insieme ad una commercialista, a discapito di 49 ingegneri e 7 architetti interni all'amministrazione penitenziaria, che magari qualcosa ne capiscono pure, ma che sono stati estromessi. Ciò accade per via dei poteri straordinari.
Anche in questo caso la realizzazione di nuove carceri serve sicuramente, ma perché, lottando contro la criminalità, non ci si occupa del fatto che a Rieti c'è un carcere dove ci sono 88 detenuti per 306 posti, che non sono occupati, o perché a Reggio Calabria esiste una struttura programmata dal 1987 che, per vari contenziosi, non si riesce ad aprire? Dunque, a cosa serve il provvedimento in esame? È soltanto un appaltificio o c'è in realtà la necessità di realizzare nuove strutture? Su questo bisogna intervenire, perché lo Stato non può essere permeabile rispetto alla mafia.
E ancora: abbiamo bisogno per lottare contro la mafia di qualificare la classe politica. Non dobbiamo fare di tutta l'erba un fascio - ne sono convinto -, ma proprio per questo chi non fa parte di questo fascio deve necessariamente intervenire per fare in modo che a soggetti di cui sia comprovato il rapporto tra mafia e politica - abbiamo visto che anche questo Parlamento non ne è stato immune anche in questa legislatura - sia impedito candidarsi. La mafia non deve entrare nelle Pag. 41istituzioni e da questo piano antimafia ciò deve essere chiaro. Per non entrare nelle istituzioni bisogna dichiarare incandidabile chi ha riportato condanne per mafia.
Questo significa agire, perché dobbiamo togliere la sponda interna a chi vuole operare dall'esterno e in questo modo è necessario anche un intervento sul voto di scambio che noi abbiamo chiesto ma che non abbiamo trovato nel provvedimento. Abbiamo chiesto di estendere l'articolo 416-ter e la pena stabilita per lo scambio elettorale politico-mafioso anche a chi non riceve dallo scambio benefici di natura meramente economica. Sapete bene che i benefici possono essere anche di altra natura (posti di lavoro e altri vantaggi) e anche per questi deve essere previsto il reato di cui all'articolo 416-bis, così come va seriamente governato, anche con gli strumenti finanziari, il coordinamento delle azioni delle forze dell'ordine.
Questa normativa nulla prevede in materia di autoriciclaggio, che è previsto negli altri Paesi e non si capisce perché in Italia l'autoriciclaggio non debba essere regolamentato: è un altro strumento forte che deve essere usato nella lotta alla mafia.
Ancora una volta ribadisco: se vi è la disponibilità del Governo, il relatore se ne faccia carico. Non vi è la ricerca di una paternità in questo, vi è una volontà seria - e io sono sicuro che per la maggior parte vi è - di lottare contro la mafia. Aggiungo la modifica dell'articolo 416-bis: estendere a tutte le associazioni di tipo mafioso quelle che sono le pene previste dall'articolo 416-bis e non soltanto alla camorra ed alle altre associazioni, lasciando adito a dubbi.
Mi avvio alle conclusioni, signor Presidente, dicendo che la lotta alla mafia noi la vogliamo con forza, non ci tiriamo indietro, anzi: la lotta alla mafia vera però, che non faccia sconti a nessuno e che non faccia provvedimenti che mettano in discussione radicalmente la lotta alla criminalità mafiosa, intercettazioni in testa.
Piano straordinario contro le mafie: ne prendiamo atto e prendiamo atto della disponibilità del Governo a migliorare il testo. Per la lotta alla mafia il problema non è il colore, a nostro modo di vedere, di chi pratica la lotta alla mafia, ma il fatto che alcuni si impegnano nella società civile, nelle istituzioni, nelle forze dell'ordine, magistrati, amministratori onesti, imprenditori, con coraggio a contrastare la mafia, mentre altri, facendo finta di praticare la lotta alla mafia, sono invece conniventi. La legge deve fare in modo che i conniventi non possano più essere protagonisti in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Saluto, anche a nome dell'Assemblea, gli studenti e i professori dell'istituto comprensivo statale scuola dell'infanzia primaria e secondaria di primo grado Arturo Benedetti Michelangeli di Lacchiarella (Milano), in visita a palazzo Montecitorio, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
È iscritto a parlare l'onorevole Ciriello. Ne ha facoltà.

PASQUALE CIRIELLO. Signor Presidente, credo anch'io che sia fin troppo evidente che se mai è esistito un obiettivo che si presti ad essere perseguito nella misura più ampiamente condivisa possibile, questo è proprio l'obiettivo della lotta contro la criminalità organizzata. Il peso in termini economico-finanziari delle organizzazioni malavitose, l'ipoteca ingombrante che esse pongono sul rispetto dei canoni elementari del vivere civile, la loro capillare penetrazione ben al di là dei territori meridionali dove sono nate, verso le zone dell'Italia centrale e settentrionale, dove più ricco è il tessuto produttivo, in sintesi la zavorra che questo fenomeno rappresenta sulla strada di un più scorrevole e sano sviluppo economico del nostro Paese, sono dati che non possono non essere riconosciuti da tutte le forze politiche, di maggioranza o di opposizione che siano. Esattamente questo è stato lo spirito con cui il Partito Democratico ha affrontato in Commissione giustizia l'esame del provvedimento, non solo accantonando parte degli emendamenti presentati sull'abbrivio delle osservazioni fatte dal Governo, Pag. 42ma anche affidando, per così dire, altri emendamenti ad una riformulazione che il Governo si è impegnato a fare, dichiarando di condividere l'ispirazione di fondo delle nostre proposte, ma di volerle rendere più congruenti con l'architettura complessiva del provvedimento. Naturalmente noi ci aspettiamo che questo investimento sulla fiducia, mirato anche a non ritardare l'approvazione del provvedimento in oggetto, trovi anche in Assemblea adeguato riscontro nei comportamenti che Governo e maggioranza assumeranno nell'iter di approvazione del provvedimento medesimo.
Così, tanto per fare un esempio e riprendendo una notazione già formulata in sede di esame in Commissione, oltre che avanzata anche dal Comitato per la legislazione, sarebbe bene, ancor più perché ci si trova in presenza di una legge di delega, che venissero sciolte alcune pericolose ridondanze lessicali presenti nel testo, quali ad esempio quelle che si apprezzano già a prima lettura dinanzi alla formulazione dell'articolo 1, comma 2, dove troviamo conferiti al Governo: alla lettera a) una completa ricognizione della normativa vigente in materia di contrasto alla criminalità organizzata; alla lettera b) l'armonizzazione di detta normativa; alla lettera c) il coordinamento della normativa di cui alla lettera a) con le disposizioni di cui all'intero testo del presente provvedimento.
Tra ricognizione, armonizzazione e coordinamento riesce assai difficile cogliere dove passi la linea di confine tra l'una e l'altra delle operazioni, dovendosi inoltre aggiungere che i principi e i criteri direttivi della delega sono specificamente dettati solo con riguardo alla materia delle misure di prevenzione, rispetto alle quali si parla espressamente di aggiornamento e di modifica. Se questo per un verso chiarisce inequivocabilmente la natura innovativa e non ricognitiva di questa parte del codice - o testo unico - in discussione, per altro verso certamente non agevola l'interpretazione dei commi sopra citati, né sana la mancata indicazione di principi e criteri con riferimento alla prima delega.
Noi riteniamo, dunque, che sia diritto-dovere di questa Assemblea fare la massima chiarezza in ordine alla natura e ai limiti della delega che si va a conferire: lo richiede la Costituzione e lo richiede, ad abundantiam, il carattere penalistico delle disposizioni normative che il Governo andrà ad assumere. Confidiamo, altresì, che nell'opera di risistemazione e aggiornamento che il Governo condurrà venga rispettata una linea di sobrio rigore, volendosi con ciò dire che è maturo ormai il tempo perché l'eccessiva enfatizzazione securitaria che ha accompagnato questi primi due anni di legislatura e che spesso si è sostanziata più in slogan che in iniziative autenticamente efficaci, lasci il campo ad una più equilibrata politica legislativa in materia penale, fondata sul valore della certezza della pena piuttosto che sulla minaccia di sanzioni pesantissime, ma al tempo stesso palesemente improbabili.
Certamente tornerà utile, nell'azione di prevenzione e di contrasto alla criminalità organizzata prevista dal testo in esame, la canalizzazione dell'intero flusso delle informazioni disponibili in materia in un'unica banca dati nazionale secondo uno schema che anche noi abbiamo contribuito a meglio tracciare; utile non meno della rinnovata disciplina delle operazioni cosiddette sotto copertura, cui si cerca nel disegno di legge di dare una disciplina unitaria superando l'attuale segmentazione normativa e di settore e prevedendo, altresì, meccanismi idonei a meglio coprire le effettive generalità dell'agente provocatore, nonché le stesse fattezze del viso, anche in caso di esame in sede di giudizio. A tale disciplina - sia detto per incidens - forse gioverebbe una più puntuale definizione del momento in cui si rende possibile avviare le operazioni medesime, secondo l'indicazione emersa anche nel corso di alcune audizioni; utile, ancora, come la prevista tracciabilità dei flussi finanziari connessi agli appalti, che pure ci rimanda con la memoria ad altre previsioni normative precedentemente introdotte, troppo presto e troppo superficialmente irrise. Pag. 43
Penso anche che non poco gioverebbe alla lotta contro le mafie dare finalmente attuazione ad alcuni dei provvedimenti assunti dall'Unione europea - taluni dei quali risalgono a ben cinque anni addietro - che permetterebbero di rafforzare la cooperazione fra le autorità giudiziarie italiane e quelle estere, consentendo di fare eseguire anche all'estero indagini e provvedimenti di sequestro disposti dal giudice italiano. Del pari, sarebbe equo, oltre che assai funzionale, individuare con nettezza, al fine di meglio tutelarli, i terzi in buona fede.
L'esame delle singole fattispecie potrebbe essere ancora lungo, ma preferisco, rinviando agli interventi che più puntualmente potranno essere svolti durante l'esame dei singoli articoli, concludere con un doppio auspicio: per un verso, che il Governo, anche qui in Aula, voglia accogliere alcune delle indicazioni da noi avanzate; per altro verso, che il Governo stesso non si disponga schizofrenicamente a contraddire l'indirizzo che sta alla base di questo disegno di legge in sede di discussione di altro provvedimento (intendo evidentemente riferirmi al provvedimento sulle intercettazioni in esame al Senato), depotenziando e «picconando» con una mano quanto viene fatto con l'altra.
Sarebbe un errore politico assai grave e come tale da scongiurare in ogni modo. Noi, come sempre, faremo la nostra parte augurandoci che il Governo sappia e voglia fare la sua, iniziando con l'evitare certi atteggiamenti arroganti e certe forzature che hanno spesso accompagnato il cammino di questa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, i temi oggetto di questa legge delega sono sicuramente molto complessi, anche il titolo è molto impegnativo: piano straordinario contro le mafie. Forse avremmo preferito poter trattare questa materia attraverso l'esame di una proposta di legge articolata - più che una legge delega - e quindi chiara, delimitata nei contenuti e nelle finalità. Sarebbe stata sicuramente una scelta più appropriata, anche perché dal Parlamento, con il voto del Parlamento sarebbe uscita una proposta, una normativa immediatamente applicabile.
Comunque non ci siamo tirati indietro, il Partito Democratico in Commissione giustizia - anche con tempi veramente poco ampi, data la materia e l'ampiezza dei filoni su cui si intende intervenire - ha cercato di mantenere la propria condotta, che è stata illustrata da tutti i colleghi che sono intervenuti, di cercare di rafforzare gli strumenti di lotta integrata alla mafia. Questo soprattutto sul fronte patrimoniale, prevedendo, in particolare - e questa è una delle finalità di cui ulteriormente chiediamo al Governo e al relatore di farsi carico - l'attuazione di quei provvedimenti di cooperazione giudiziaria stabiliti dall'Unione europea che ancora dal 2005, dal 2006 risultano inattuati, rafforzando poi quei poteri di indagine e di coordinamento dell'autorità giudiziaria, con la specializzazione anche delle squadre investigative, che costituisce, a nostro avviso, uno dei momenti culminanti della lotta effettiva alla criminalità organizzata. Una lotta alla criminalità organizzata che deve tendere anche a rimuovere e a individuare ogni intestazione fittizia o di comodo dei patrimoni.
Occorre in particolare cercare di andare verso un modulo procedimentale, quello delle misure di prevenzione, personali o patrimoniali, che tenga conto della peculiarità di questo particolare strumento processuale. Tale procedimento, se da un lato non può non tener conto dei diritti della difesa e quindi del giusto processo, deve saper incidere però in modo diretto, definitivo, sostanziale sui beni, sulle persone, sulla libertà di iniziativa economica di cui la criminalità organizzata si avvale per scardinare i principi del nostro ordine costituito.
Di qui una necessità assoluta, un passo che ancora deve essere fatto: ci attendiamo che ci sia un'attenzione specifica da parte del Governo e del relatore in questi Pag. 44termini, di riconoscere la necessità che le misure di prevenzione personale e patrimoniale possano essere applicate indipendentemente, in maniera disgiunta, anche a prescindere dall'attualità - mi riferisco alle misure patrimoniali - della pericolosità sociale del proposto, come peraltro affermato anche nel cosiddetto pacchetto sicurezza del 2008 e non coordinato con una normativa (articolo 2-ter della legge n. 565 del 1997) che è ancora in vigore. Questo perché questo disegno di legge delega si propone un'idea ambiziosa; non soltanto fare un coordinamento di norme esistenti, ma innovare e in qualche modo coordinare queste norme che possano essere finalmente non un susseguirsi di interventi immediati ed urgenti, ma un complesso coordinato, uno strumento efficace nelle mani degli operatori.
Un altro punto che vorrei sottolineare come qualificante, e che dev'essere in qualche modo recepito anche nella nostra indicazione al Governo, riguarda il fatto che, se si sono voluti prevedere dei termini all'efficacia del sequestro (mi riferisco alle misure di prevenzione patrimoniale), tali termini, che possono avere una loro logica, devono tenere conto della complessità degli accertamenti. Infatti, affinché tali termini siano efficaci, vi è la necessità - laddove vi sia un intervento complesso, quale ad esempio un accertamento peritale o bancario - di sospendere in qualche modo il decorso di quel termine veloce, altrimenti è inutile intervenire e la lotta alla criminalità diventa soltanto uno slogan. Al contrario, noi ci siamo adoperati e stiamo cercando di lavorare affinché, da questo disegno di legge, derivi uno strumento - speriamo e ci auguriamo condiviso - di effettiva lotta alla criminalità organizzata.
Inoltre, anche in raccordo con il provvedimento che ha istituito l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, riteniamo che sia il momento di qualificare cosa sia il «terzo in buona fede», ossia colui che è terzo in buona fede rispetto ad un patrimonio confiscato. Ciò consentirebbe poi all'Agenzia - che si fa amministratore e che deve destinare quel bene alla pubblica utilità - di destinare effettivamente quel bene, di liberarlo dai vincoli che ad esso sono stati posti, ma che non sono stati posti in buona fede, né senza colpa: sono vincoli di garanzia (parliamo anche di vincoli bancari), che non si potevano non conoscere e per i quali non si poteva non sapere che si trattava di un'attività illecita e che costituiva il frutto e l'impiego di un'attività criminale.
Su questo punto chiediamo che vi sia una parola importante e chiara nella legge delega. Come dicevo prima, avremmo preferito una normativa immediatamente precettiva, ma a questo punto pretendiamo che ci sia una direttiva chiara e certa da parte del legislatore delegante. Questo è un aspetto sicuramente qualificante.
Un momento altrettanto qualificante - che ha avuto il nostro apporto e il nostro favore - riguarda la tracciabilità dei flussi del finanziamento pubblico. Riteniamo che una strategia organizzata e rigorosa debba essere accompagnata da un principio di trasparenza del procedimento di erogazione e gestione del pubblico finanziamento e, quindi, anche del progetto finanziato. Dev'essere chiaro il principio di tracciabilità dei flussi di spesa, così come dev'essere messa a punto - e in questo senso abbiamo lavorato in Commissione - una strategia di controllo e monitoraggio, unitamente a strategie di contrasto all'uso illecito del sistema finanziario, di prevenzione dell'infiltrazione mafiosa nel sistema economico e finanziario.
Vi è, dunque, un'esigenza di trasparenza rafforzata, che si è concretizzata - anche a seguito delle proposte emendative presentate dal Partito Democratico e recepite dal Governo - in una obbligatorietà di pagamenti attraverso le forme del bonifico, dei pagamenti telematici, su conti correnti cosiddetti dedicati, che consentono di realizzare un effettivo censimento degli strumenti finanziari delle imprese.
Vorremmo qualcosa di più: che nell'individuazione delle sanzioni, la sanzione amministrativa pecuniaria avesse una Pag. 45capacità di disincentivare la violazione di questi principi di trasparenza. In tal senso, ci siamo spesi e confidiamo nell'accoglimento da parte del Governo affinché il reintegro dei conti correnti dedicati - effettuato venendo meno a questi princípi di trasparenza, senza l'utilizzo del codice del conto corrente dedicato, abbia una sanzione che non sia irrisoria e che, quindi, consenta di avere quell'efficacia di deterrenza tale per cui non si debba poi ricorrere alla solita previsione penale, con aggravio soltanto del carico giudiziario, senza poi risolvere il problema in concreto.
L'altro punto qualificante, già approfondito dai colleghi che sono intervenuti precedentemente, riguarda la delega alla semplificazione per rendere più penetranti i controlli effettivi riguardanti l'infiltrazione mafiosa nelle imprese. Ci siamo adoperati affinché in questo articolo 2, alla lettera a), laddove si parla di disposizioni in materia di documentazione antimafia in riferimento all'aggiornamento e semplificazione, ci sia un richiamo espresso alla lettera d) dove si prevede di rendere più penetranti ed effettivi i controlli e le informazioni prefettizie sulle infiltrazioni mafiose; non soltanto sulla ditta appaltatrice (che ha assunto il lavoro), ma su tutto quell'indotto dei lavori pubblici che è il settore più sensibile a rischio mafioso e, quindi, agevolmente penetrabile.
Abbiamo presentato una proposta emendativa specifica che impone delle liste presso le prefetture riguardanti le imprese di trasporto, il movimento terra, il trasporto di rifiuti in discarica, la fornitura e il trasporto di calcestruzzo, di bitume, di materiale proveniente da cave per inerti e di materiale da cava di prestito per movimento terra, i noli a caldo, a freddo e i servizi di guardia nei cantieri. Ci è stato detto che, forse, un'elencazione così rigida, in un disegno di legge di delega, avrebbe potuto pregiudicare l'effettività della normativa. Su questo punto c'è un impegno effettivo del Governo affinché, con un ordine del giorno, si tenga conto, nel regolamento che verrà adottato (con decreto dei Ministri dell'interno, giustizia, infrastrutture e dello sviluppo economico), di queste diverse tipologie di attività suscettibili di infiltrazione mafiosa.
Credo che, anche quando l'attuale riferimento al valore dell'opera cui è subordinato il certificato antimafia che per gli appalti di lavori pubblici è la soglia europea, ed è molto alta, ciò non consenta di fatto, la garanzia dell'effettività dei controlli.
Confidiamo che, grazie a questa delega e ai provvedimenti che ad essa faranno seguito, i criteri di semplificazione - a prescindere dai limiti di valore - vengano esattamente intesi nel senso di creare strumenti effettivi di controllo che garantiscano l'ente pubblico che concede l'appalto, ma, soprattutto, le imprese che vanno ad investire in settori ed aree soggette a rischio di infiltrazioni mafiose.
Si è detto che questo disegno di legge, per come si pone nel titolo e per come si è cercato di esaminare in Commissione, potrebbe rappresentare un contributo significativo all'interruzione di un percorso che, fino ad ora, in realtà non è stato molto chiaro: infatti, la lotta alla criminalità organizzata non si esercita soltanto approvando delle norme slogan, bensì individuando delle norme di precetto che rappresentino sostanzialmente una lotta all'espandersi di una criminalità che ha i suoi gangli in tutta la società civile.
Allora ci auguriamo che questo possa rappresentare un fatto interruttivo, concreto rispetto ad alcuni provvedimenti, tra i quali quello vergognoso sullo scudo fiscale - concernente il ritorno dei capitali dall'estero e la non punibilità dei reati connessi di frode fiscale e di falso in bilancio -, le ordinanze urgenti - adottate in deroga prima per le grandi opere e adesso per il fantomatico piano carceri - e il disegno di legge in esame al Senato sulle intercettazioni telefoniche.
Se veramente si vuole dare un segnale concreto alla lotta alla criminalità, per quanto riguarda i reati contro la mafia non basta individuare nei «sufficienti indizi di reato» il presupposto delle intercettazioni e dire che in tal modo abbiamo dato il segnale della lotta alla criminalità Pag. 46organizzata, perché sappiamo che la lotta alla criminalità organizzata parte dall'accertamento dei «reati satelliti», di quei reati che alimentano, nutrono la mafia. Quindi il percorso ad ostacoli che è stato creato al Senato, e che è ancor più grave di quello che era stato creato alla Camera, non farà che indebolire gli strumenti effettivi di lotta.
Ci auguriamo che questo provvedimento, attraverso cui dovrà essere trovata una soluzione anche al problema dell'autoriciclaggio (argomento già affrontato dalla collega Garavini), sia accompagnato da un comportamento coerente riguardo agli altri disegni di legge presentati, in particolare quello sulle intercettazioni telefoniche. Altrimenti, apporsi delle medaglie grazie ai risultati ottenuti sino ad oggi dalle forze dell'ordine e dalla magistratura inquirente che applica la normativa per fortuna ancora in vigore in tema di indagini e intercettazioni telefoniche, vuol dire non saper comprendere veramente la realtà, anzi non voler contrastare quel fenomeno di criminalità organizzata che ha assunto dei toni così ampi, così alti, così incisivi nella nostra società da mettere a repentaglio anche la nostra economia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge che stiamo esaminando e che ci apprestiamo a votare, ha come presupposto quello di riordinare la materia dell'antimafia, ma in realtà introduce delle forti novità improntate ad un carattere non solo teorico, ma pratico, che poi è quello che interessa più di tutti i cittadini e soprattutto la società, vittima di queste organizzazioni. Certamente il testo è frutto del lavoro del Governo, ma anche del lavoro della Commissione ai cui lavori hanno partecipato sempre sia il sottosegretario Mantovano, sia il sottosegretario Caliendo, ma anche giudici importanti nella lotta antimafia, ricordo Pietro Grasso, altri importanti magistrati e alti funzionari. A nostro avviso, ne è risultato un lavoro abbastanza completo e incisivo che sicuramente porterà dei risultati positivi. Come ha detto bene la collega Ferranti, si tratta di un lavoro collettivo: tutti quanti, tutto il Parlamento, attraverso i rappresentanti dei vari gruppi in Commissione, ha collaborato al testo in esame e credo che questo dovrebbe essere lo spirito che ci dovrebbe guidare sempre, soprattutto nell'affrontare tematiche di questo rilievo.
Venendo al dettaglio delle questioni di cui andremo a discutere di qui a poco, si tratta di una normativa che fa il punto della situazione nella complessa normazione antimafia, che parte dal 1956, con la legge n. 1423, e prosegue con la legge n. 575 del 1965, passando per legge n. 646 del 1982, la famosa «legge Pio La Torre», per la quale l'allora segretario regionale del PCI della Sicilia venne assassinato. Per tale ragione anche il disegno di legge in discussione rappresenta un omaggio, credo anche più importante di certe commemorazioni vuote, alla memoria di chi per portare a compimento questa normativa ha sacrificato la vita, per non parlare dei tanti altri magistrati e poliziotti che su questo terreno hanno combattuto prima di lui.
Ebbene, questa norma si inserisce poi nel contesto di altre due norme che questo Governo sta portando avanti: il disegno di legge n. S. 2156, cosiddetto anticorruzione, e la già istituita Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. È, quindi, una sorta di tridente che lo Stato e questo Governo lanciano in direzione di una più efficace lotta alla mafia. Abbiamo previsto una incisiva modifica delle misure di prevenzione che, da un lato, portano ad un maggior garantismo in favore dei terzi incolpevoli che subiscono eventualmente dei danni da queste misure, e, dall'altro, però consentono alle autorità procedenti di modulare, allungandoli o restringendoli, determinati periodi di durata delle misure stesse di prevenzione, sequestro e amministrazione Pag. 47dei beni sequestrati. Abbiamo previsto, inoltre, delle misure di coordinamento tra la normativa penale e quella di prevenzione e una significativa modifica della disciplina della certificazione antimafia volta tutta nel senso di «meno carta, più elettronica». Questo è un passo qualitativamente incisivo, perché oggi sappiamo che l'attuale normativa produce una montagna di carte che molto spesso non raggiunge lo scopo ultimo che è quello di sapere su tutto il territorio nazionale chi, cosa, come, e in che modo, tra le organizzazioni mafiose, cerca di inserirsi nella vita civile e in particolar modo negli appalti pubblici. Con l'istituzione della banca dati unica, a cui peraltro potrà accedere anche la DIA e il Procuratore nazionale antimafia, avremo la possibilità di incidere ancora più velocemente. Uno dei problemi esistenti - come accennava poco fa anche la collega Ferranti - è quello che abbiamo di fronte soggetti che sono estremamente mutevoli nelle loro forme e nelle loro organizzazioni. Anche per contrastare queste variazioni, la Commissione ha novellato il testo nel senso di renderlo più efficace: a fronte di una richiesta di uno statico elenco di attività cosiddette a rischio, si è preferito - in questo caso il Governo ha subito accolto questo indirizzo - introdurre una sorta di catalogo variabile e aggiornabile in corso d'opera, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, laddove le organizzazioni abbandonassero certi settori di interesse per rivolgersi ad altri.
Un altro degli aspetti caratterizzanti questo provvedimento è l'istituzione delle cosiddette black list e delle white list ovvero si prevede in nuce la possibilità che non solo esistano delle liste di soggetti a rischio, ma che l'imprenditore e le imprese corrette da sole si autolimitino e, quindi, si autosottopongano all'utilizzo di metodologie che favoriscono la trasparenza. Anche in questo senso è molto importante l'utilizzo di conti correnti dedicati. A questo proposito voglio ricordare che uno dei problemi che ci ha segnalato sia la società civile, che alcuni imprenditori, e che la Lega Nord ha recepito, è proprio quello di garantire una sorta di piccola deroga a questa normativa, in quanto i piccoli e piccolissimi lavori d'appalto sembravano essere troppo onerati, dovendosi costituire per ogni piccolo lavoro un conto corrente dedicato. Si è ovviato a questo, presentando degli emendamenti che, senza togliere efficacia alla tracciabilità dei flussi, consentono al piccolo o piccolissimo imprenditore individuale di utilizzare il normale conto corrente della ditta per ricevere o effettuare dei versamenti, fermo restando che il codice unico di progetto, ovvero il numero che individua il perché e a chi vanno quelle risorse, rimane pur sempre valido.
È lo stesso conto corrente, ma con un codice che ci consentirà, soggetto per soggetto, di sapere chi prende e chi dà. Questa è una piccola innovazione, ma molto efficace, perché non penalizza i piccoli e non toglie alcuna garanzia alla procedura. Altra innovazione, che è venuta fuori in Commissione, è quella che consente facilmente l'individuazione dei mezzi, degli autisti e del personale che operano sui cantieri. Molto spesso, infatti, il soggetto vincente è un soggetto corrotto, che poi viene obbligato a subappaltare o ad utilizzare mezzi e personale che non sono i suoi, essendo costretto con ciò a scendere a patti con organizzazioni criminali.
Ebbene, anche qui il semplice fatto di prevedere che i camion e i mezzi di movimento di terra e il personale siano facilmente riconoscibili e individuabili di per sé rende sempre più difficile l'infiltrazione. L'altra grande innovazione è la tracciabilità dei flussi finanziari di cui ho detto poc'anzi. Tutto dovrà essere facilmente documentabile e tracciabile. Questo perché, seguendo le tracce del denaro, noi potremo ricondurre con grande facilità l'azione investigativa, preventiva o repressiva, nelle dimensioni giuste. Seguendo la traccia del denaro, arriveremo ai responsabili. Un'altra innovazione che abbiamo introdotto in Commissione è quella di intervenire non solo sul meccanismo delle aste, ma anche nei confronti di chi, con minacce, violenza o doni, turba il normale Pag. 48percorso amministrativo. In altri termini, si può vincere un'asta in modo illecito oppure esercitare pressioni sul soggetto, sul sindaco, sul comune o sul funzionario, affinché egli ponga in essere una procedura tale da consentire che quel soggetto vinca. Ebbene, anche in questo caso, questa normativa introduce uno specifico reato che punisce anche chi, con qualsiasi mezzo, intervenga illecitamente sul normale funzionamento dell'amministrazione, quale essa sia. Inoltre, si ampliano le competenze della divisione distrettuale antimafia, che ha più spazio, e si tutelano meglio i collaboratori di giustizia, ma soprattutto gli agenti che agiscono sotto copertura, consentendo loro di testimoniare a distanza in videoconferenza e comunque senza rivelare la loro vera identità. Questo è un altro passo avanti rispetto alla precedente normativa. Si consente ai collaboratori, agli ausiliari di P.G., per dirla in modo tecnico, a questi operatori di Polizia, carabinieri e guardia di finanza, della cui opera ci si avvale, di venire a loro volta scriminati laddove, per poter portare a termine questa operazione, debbano compiere atti illeciti.
Quindi, siamo nell'ambito degli stessi principi che nel lontano 1982 il povero Pio La Torre ben individuò, per colpire all'epoca le organizzazioni criminali. Abbiamo poi la previsione di una stazione unica appaltante. Oggi, il collega Di Pietro si è detto preoccupato del numero eccessivo di stazioni appaltanti. Ebbene, in questo nuovo testo è previsto che - chiaramente senza togliere nessuna possibilità di gestione ai soggetti delegati dai cittadini a governare il territorio - in particolari condizioni, a livello regionale, vi sia una stazione appaltante unica, che interviene nelle situazioni a rischio. Aggiungo anche le sanzioni dal 5 al 20 per cento, anche questa è un'innovazione introdotta dal lavoro parlamentare troppo spesso dimenticato. Si dice che il Parlamento non lavora, mentre invece lavora tantissimo in Commissione e produce anche testi la cui concretezza potete vedere. Sono sanzioni dal 5 al 20 per cento per chi nelle transazioni non si serve della banca o delle poste, cioè in qualche modo cerca di nascondere i flussi.
Un altro dettaglio importante è la verifica: quando si ha motivo di ritenere che esistano delle violazioni si trasmette tutto il dossier al nucleo di polizia tributaria, che procederà a svolgere accertamenti non solo sulla persona, ma anche in materia di violazioni valutarie e societarie, perché questo è un altro aspetto molto rilevante. Lo Stato si organizza per intervenire anche nei confronti di una malavita che sempre di più - come è stato giustamente ricordato - si internazionalizza, si camuffa, si espande, si avvale dei più moderni mezzi per occultare i propri illeciti profitti.
Il provvedimento ha introdotto la possibilità di eseguire sequestri e misure di prevenzione anche all'estero, fermo restando che poi occorrerà dare un contenuto più specifico a questa norma, con opportuni accordi con i Paesi esteri, senza i quali, naturalmente, non possiamo operare facilmente.
Mi avvio alla conclusione, soffermandomi su un'altra innovazione: il codice unico di progetto. Questo dovrà essere riportato in tutti i pagamenti, conseguentemente noi potremo ottenere non solo una tracciabilità più precisa ma anche sapere, in ogni momento, il costo di quel progetto e, pertanto, esercitare anche un controllo sulla regolarità del tutto. È evidente che, laddove c'è un'infiltrazione, laddove c'è un illecito guadagno, c'è un aumento dei costi. Monitorando tramite il CUP i costi possiamo valutare se, e in che misura, esista o meno un'infiltrazione.
Pertanto il parere della Lega Nord chiaramente è favorevole, fermo restando che questo è solo il punto di inizio: seguirà adesso il dibattito parlamentare, verrà adottata dal Governo la legge delegata, che verrà nuovamente sottoposta alla nostra attenzione e alla quale potremo apportare ulteriori miglioramenti.
Certamente dalla tracciabilità dei flussi finanziari, dal controllo degli automezzi, dalle verifiche fiscali, dalla nuova disciplina delle operazioni sotto copertura, Pag. 49dalla semplificazione della normativa antimafia, dalla sua informatizzazione e conseguente disponibilità su tutto il territorio nazionale, dalla realizzazione di specifici protocolli di intesa tra Ministero dell'interno, Ministero della giustizia e Procura nazionale antimafia potremo realizzare dei coordinamenti interforze per incrementare la misura della difesa da parte dello Stato degli interessi protetti.
Quindi - e con questa affermazione concludo - invito il Governo attualmente a provvedere, nel migliore dei modi, alla stesura del testo, dichiarando, sin d'ora, il voto favorevole della Lega Nord.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, cogliamo l'occasione di questo provvedimento per affrontare l'argomento degli appalti che in queste settimane, in numerosi altri provvedimenti, viene citato ma, dal nostro punto di vista, mai affrontato nella sua completezza.
Intanto, la normativa riguardante gli appalti ed i conseguenti meccanismi, che negli anni hanno visto il prodursi di delicatissime situazioni di infiltrazioni illegali, hanno messo in evidenza molto bene la necessità di trovare i necessari anticorpi, gli accorgimenti e gli aggiustamenti che oggi - anche in questa sede - vorremmo definire irrimandabili.
Stiamo assistendo, in una fase molto critica dal punto di vista economico, all'esitazione dei Ministri competenti che - sollecitati dalle forze sociali ed economiche - non riescono, direi non vogliono dare segnali chiari, netti ed inequivocabili su una normativa che ormai possiamo definire superata e oltretutto piena di falle, su un tema delicato come quello che stiamo affrontando in queste settimane, che riguarda la corruzione e l'illegalità nel mondo delle opere pubbliche, degli appalti e delle gare per i servizi pubblici.
È necessario che noi attuiamo questa delega, contenuta nel provvedimento, in tempi molto rapidi. Ce lo chiedono le imprese: per la prima volta c'è un coro unanime che richiede celerità e semplificazione.
Ma, insieme a questo, non ce la caviamo dicendo soltanto che dovremmo semplificare le normative, che sono, in effetti, divenute farraginose e anche molto poco comprensibili. Vorremmo che, insieme alla semplificazione necessaria - in questo senso ci impegneremo con proposte anche da parte del nostro gruppo -, siano ribadite alcune questioni fondamentali, che guardano e rivisitano l'attuale sistema di qualificazione per la dimostrazione dei requisiti delle imprese nell'affidamento degli appalti pubblici dei lavori, dei servizi e delle forniture, e vorremmo anche coordinare i provvedimenti in esame con il disegno di legge, oggi in discussione al Senato, in materia di contrasto alla corruzione nella pubblica amministrazione, che trova anche dei riferimenti in altri provvedimenti, che, in queste settimane, sono passati all'attenzione dei due rami del Parlamento.
Stiamo affrontando questo delicatissimo fronte anche attraverso il disegno di legge sulle intercettazioni. In quel disegno di legge si fa riferimento ai reati ambientali penali, si fa riferimento alla limitazione della libertà di indagine della magistratura, che prevalentemente si muove in questo ambito delicatissimo. Abbiamo assistito, quindi, a interventi spot su articoli che, in almeno quattro provvedimenti, richiedono un'attenzione più organica e più coerente, in riferimento, soprattutto, al codice degli appalti.
In questa discussione vorremmo anche poter dire che vanno potenziate tutte le attività di verifica e di controllo, tutte quelle attività che, in occasione della gestione di gare e di appalti di servizi e forniture, rimangono accollate alla responsabilità delle pubbliche amministrazioni, con strumenti che ormai non hanno la capacità di andare oltre l'affidamento della gara.
Riteniamo che un lavoro serio questo Governo lo dovrebbe fare in relazione alla riqualificazione delle imprese, alle concessioni e alle autorizzazioni, non solo nella fase di avvio dei lavori e delle gare, ma Pag. 50anche durante il loro esercizio, anche per la dovuta informazione e trasparenza che, come abbiamo potuto constatare, non è assolutamente una caratteristica dell'attuale sistema.
Le attività andrebbero concentrate nell'ambito delle attività a rischio: è vero che sono strettamente connesse a territori vulnerabili alle interferenze della criminalità organizzata, ma vi sono, anche nel settore degli appalti dei servizi e delle forniture, dei settori, che sono stati identificati e, nelle audizioni per questo provvedimento, ben sottolineati dalla direzione antimafia e dalle associazioni delle imprese che lavorano nel comparto edile, che sono l'attività di cava, i noli a caldo, le forniture di calcestruzzo e bitume, i movimenti di terra verso terzi, lo smaltimento dei rifiuti, le discariche, insomma quell'universo attraverso il quale si arricchiscono moltissime imprese poco trasparenti, il cui danno economico a un sistema e a un comparto che ha grandissime difficoltà ad esistere in questa particolare congiuntura viene sottolineato più volte dalle imprese serie.
Assistiamo a un paradosso: in questi ultimi mesi, le imprese che lavorano nella legalità e con correttezza nei rapporti con la pubblica amministrazione e lo Stato rischiano di perire a vantaggio delle imprese che dell'illegalità e della corruzione hanno fatto un sistema ben rodato.
In questo senso, rivolgiamo un appello a questo Governo, che dovrebbe essere recepito da tutto il Parlamento: in un momento in cui le risorse sono molto diminuite, possiamo lavorare molto velocemente a un sistema più trasparente di qualificazione delle imprese e di semplificazione del sistema delle gare e degli appalti, per fornire a tutti coloro che svolgono il loro lavoro, rispetto ai quali abbiamo anche il dovere morale di garantire la correttezza delle procedure, una serena modalità di gestire il loro lavoro e le loro gare.
In questo approfondimento che vorremmo fare - lo faremo soprattutto con il Ministro delle infrastrutture - vorremmo ricordare alcune cose che sono una testimonianza di tutto quello che non funziona oggi in quel sistema: fortissimi ribassi praticati in sede di gara, subappalti che danno origine a illegalità e corruzione, un sistema di controlli e prevenzione che non funziona, un contenzioso e un arbitrato - lo ripeto ancora, come rispetto a moltissimi altri provvedimenti mi è capitato di fare - che garantiscono un sistema di illegalità e favoriscono solo chi ha la forza e la struttura legale per concorrere, quasi sempre a danno dello Stato.
Ancora, una procedura per le gare che veramente grida vendetta, che fa riferimento ai grandi eventi, sottraendo la fetta più ampia degli appalti alla regolarità ed alla trasparenza delle gare; ed un sistema di aggiudicazione degli affidamenti che purtroppo discrimina, tra le imprese minori, quelle medio-piccole, attribuendo loro tutto l'onere di procedure molto farraginose, ed esonerando invece le altre, le grandi, quelle che si aggiudicano la maggior parte delle risorse a disposizione, attraverso appunto procedure in deroga, grandi eventi. Esempi di ciò sono stati il G8, la Protezione civile, il terremoto de L'Aquila, il Piano carceri: insomma, tutti meccanismi che hanno alimentato un sistema a due velocità.
Riguardo a questo tema, noi vorremmo anche che si potesse affermare, attraverso il provvedimento in esame (che però si estende a moltissime imprese, non solo a quelle che vorremmo relegare in alcune regioni: un sistema molto oliato, che lavora ormai in tutto lo «stivale», e che si approfitta del meccanismo poco chiaro delle gare e del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture), che vi è la volontà del Governo e del Parlamento di fare finalmente chiarezza.
Ritengo che dal provvedimento in discussione - che, è vero, affronta il tema della corruzione e della mafia, ma soprattutto richiama alla necessità del rispetto della legalità le imprese, e anche gli enti, che devono avere gli strumenti per controllare - possa nascere la volontà di ricorrere velocemente ad una modifica del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture. Pag. 51
Non vogliamo assistere, come accade in queste settimane, alla richiesta di ulteriori tavoli: solo al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ne sono aperti tre per la modifica e la riforma del codice degli appalti. Noi vorremmo, invece, che si avanzassero proposte concrete, serie, veloci; che si desse finalmente, grazie alla semplificazione di cui ci riempiamo la bocca ogni giorno ed anche alla celerità che le imprese ci chiedono, un segnale che ciò possa avvenire: magari anche con il sostegno unanime del Parlamento, che ha avvertito un pericolo molto serio per il nostro sistema, relativamente ad un comparto importantissimo.
Quest'anno, solo nel comparto edile, si temono infatti circa 300 mila posti di lavoro in meno. Dovremmo renderci conto che parlare di legalità, di lotta alla corruzione e di un sistema, che funzioni in maniera coerente per tutto il tessuto delle imprese, le piccole e le grandi, può essere anche un incentivo allo sviluppo, e soprattutto alla legalità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che proprio le affermazioni che sono state fatte in Aula, circa una lotta alla mafia che si basi su proposte concrete, trovi pieno accoglimento in un'ennesima proposta, quale quella in esame, fatta dal Governo; e mi permetto anche di affermare che è abbastanza singolare che in Aula si metta in discussione l'operato relativo alla lotta alla mafia del Governo e della maggioranza del Popolo della Libertà, quando, sin dal primo provvedimento di cui si è occupato questo Parlamento, ci siamo dotati di un sistema sanzionatorio che ha, fin da subito, aumentato le sanzioni penali per le organizzazioni criminali.
Vorrei ricordarlo, perché troppo spesso la memoria, anche in Parlamento, diventa corta; sarà perché sono, ad onta di quanto si dice, molti di più i provvedimenti di cui ci si occupa, sarà probabilmente perché, una volta votato un provvedimento, se ne perde molto spesso il ricordo, soprattutto quando viene consegnato per l'attuazione a chi è chiamato appunto ad applicare tali disposizioni.
Mi piacerebbe quindi che, anche nel seguito della discussione, venissero messe da parte quelle domande, spostati completamente quegli interrogativi, che vengono rivolti alla maggioranza o al Governo, per chiarire se sulla mafia si fa sul serio. Sulla mafia non soltanto facciamo sul serio, ma, se mi permettete almeno una battuta polemica, facciamo sicuramente molto più sul serio di quanto abbiano fatto i Governi di centrosinistra: a dimostrarlo sono i risultati, che non possono essere dimenticati (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

FURIO COLOMBO. Ma non è vero!

MANLIO CONTENTO. Sotto questo profilo, se è perfettamente vero (Commenti dell'onorevole Colombo)...

PRESIDENTE. Colleghi per cortesia, onorevole Colombo...

MANLIO CONTENTO. Onorevole Colombo, si tranquillizzi, vedrà che le spiego perché sostengo questo...

PRESIDENTE. Onorevole Contento, lei continui il suo intervento...

MANLIO CONTENTO. Grazie, signor Presidente, per avermi richiamato.

FURIO COLOMBO. Con Prodi non c'erano mafiosi!

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, per cortesia!

LUISA BOSSA. Mezzo Governo è inquisito!

PRESIDENTE. Onorevole Bossa!

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MANLIO CONTENTO. Se, come stavo dicendo, è giusto ringraziare la magistratura e le forze dell'ordine per il lavoro che quotidianamente stanno svolgendo...

PRESIDENTE. Per cortesia, colleghi, lasciate svolgere l'intervento all'onorevole Contento, se poi volete intervenire interverrete!

MANLIO CONTENTO. ...credo che sia anche doveroso ricordare quello che il Parlamento, onorevole Colombo, ha fatto perché sono norme che ha votato anche lei...

PRESIDENTE. Onorevole Contento, lei non si rivolga all'onorevole Colombo, si rivolga al Presidente!

MANLIO CONTENTO. Credo che sia abbastanza usuale che questo venga fatto in molti interventi, signor Presidente, glielo ricordo perché in molte occasioni viene fatto, ma non importa, non citerò l'onorevole Colombo.
Signor Presidente, allora continuerò a rivolgermi a lei in modo tale da dirle che molti colleghi parlamentari dovrebbero ricordare di aver contribuito con il loro voto ad approvare questi provvedimenti che sono stati presentati dal Governo, appoggiati dal partito di maggioranza relativa e votati in molte occasioni - come mi auguro anche questa - anche dall'opposizione.
L'argomento di fondo, infatti, è che sulla battaglia contro le mafie, dal nostro punto di vista, non vi possono essere divisioni, tant'è - e lo ricordo a molti onorevoli distratti, onorevole Presidente - che anche in questa occasione abbiamo non soltanto accolto numerosi emendamenti ma discusso approfonditamente molte delle proposte che sono giunte dall'opposizione, come dimostra il testo licenziato dalla Commissione che, nel comune intento di sconfiggere definitivamente la mafia nel nostro Paese (ed anche al di fuori di esso), reca appunto diverse iniziative che hanno visto protagoniste le forze di maggioranza e quelle di opposizione.
Mi sembra però anche di poter dire che in molte occasioni alcuni argomenti, signora Presidente, vengono usati strumentalmente, uno di questi - spero di poter rispondere senza citare gli onorevoli che ne hanno parlato - è quello relativo alle intercettazioni telefoniche.
Abbiamo già detto - perché documentalmente sperimentabile - che in materia di lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo le disposizioni votate da questa Camera, anche con i parlamentari che forse non se lo ricordano, hanno lasciato inalterata la normativa esistente che consente le intercettazioni nei confronti della criminalità organizzata e delle associazioni di stampo mafioso, e già nel testo che questa Camera ha inviato al Senato!
Allora, non si tirino fuori altri infingimenti sostenendo che, siccome le disposizioni in materia di intercettazioni vogliono regolamentare un fenomeno di cui si abusa costantemente, questo significa impedire la lotta alla mafia, perché è impossibile sostenere quanto purtroppo in molte occasioni è dato sentire.
Le disposizioni - lo dico per l'ultima volta - in materia di uso delle intercettazioni contro la mafia e le organizzazioni criminali sono le stesse che erano state adottate fin dall'inizio degli anni Novanta nei provvedimenti antimafia e, quindi, sotto questo profilo, spero di archiviare almeno uno degli argomenti che pretestuosamente viene utilizzato - e non so perché - contro la maggioranza e contro il Governo.
Ma vi è di più. Credo che l'esempio della volontà del Governo - al di là di indicare tutte le battaglie e tutti i risultati che sono stati conseguiti, facilmente riscontrabili attraverso l'apposito sito del Ministero dell'interno (magari digitando il collegamento ai risultati della lotta alla mafia dove vengono elencati questi risultati che sono compendiati in misure ad esempio di arresto dei latitanti, misure relative alla confisca dei patrimoni, ai sequestri ed alle indagini aperte, tutte di gran lunga in aumento rispetto ai periodi precedenti) - risieda anche nelle proposte che sono anche oggi al nostro esame. Pag. 53
Credo che l'idea intanto di un codice unico antimafia sia largamente condivisa. Rammento che se ne parlava già nella scorsa legislatura e ricordo che proprio questa Camera vide accolto un ordine del giorno che impegnava il Governo a presentare il codice antimafia, raccogliendo in un unico decreto legislativo, proprio per dimostrare l'efficienza e la volontà di colpire questi fenomeni, le disposizioni che spesso sono sparse in numerosi provvedimenti, demandando così a tale strumento una facile applicazione, una pronta consultazione e soprattutto la riorganizzazione del sistema per una lotta più efficace nei confronti del fenomeno mafioso.
Non solo: all'interno di un provvedimento, che recentemente questa stessa Camera ha licenziato all'unanimità, abbiamo inserito delle disposizioni più efficaci per aggredire, attraverso le misure di prevenzione, sia le persone sospettate di appartenere alle associazioni mafiose, sia le persone che dispongono di patrimoni ingiustificati in quanto appartenenti alle organizzazioni criminali.
Come si può non ricordare che proprio quest'Assemblea ha recentemente licenziato quel provvedimento, che si è tradotto in un decreto-legge, fortunatamente convertito, che è a disposizione di tutta la magistratura e delle forze di polizia per l'operatività nei confronti della criminalità organizzata?
Arrivo brevemente al provvedimento in esame: non soltanto il testo unico, ma anche le disposizioni di principio che vi sono contenute vengono dal Governo e, se anche sono il frutto di discussioni parlamentari, rappresentano l'oggetto di un'iniziativa del Governo che è pervenuta poi all'esame del Parlamento, prevedendo altresì - ed è l'aspetto più significativo - un cambio di rotta nella lotta preventiva alla mafia.
Uno degli aspetti qualificanti di suddette disposizioni è quello di gettare al macero - mi auguro il più presto possibile - un sistema di certificazione antimafia che produce decine di migliaia di certificati inutili e che non è in grado di svolgere efficacemente la prevenzione che tutti vorremmo nei confronti dell'aspetto e dei fenomeni mafiosi.
Quali effetti produce il progetto al nostro esame anche attraverso gli emendamenti, molti dei quali sono stati proposti dal Popolo della Libertà al fianco di quelli presentati dall'opposizione? Impone soprattutto un elemento qualificante, per cui la lotta preventiva alla mafia deve essere effettuata identificando i settori di pericolosità e concentrando l'impegno delle forze di prevenzione all'interno di quei settori, che in parte sono stati citati.
Gli emendamenti approvati in Commissione hanno dato inoltre il via - e lo daranno in sede di approvazione definitiva - a un sistema mobile di lotta alla mafia dove, attraverso un provvedimento amministrativo adottato dai ministri competenti, saranno identificate le aree di pericolosità in cui effettivamente la certificazione antimafia dovrà essere efficace, completa ed esauriente per scongiurare quelle infiltrazioni che tutti vogliamo combattere.
Si tratta di un provvedimento su cui il Governo ha posto l'attenzione, ma che la Commissione, proprio tramite il lavoro svolto, ha sicuramente approfondito e reso altresì più rilevante.
Abbiamo poi posto l'accento su un'unica banca dati, perché purtroppo in questo Paese le banche dati non mancano: ce ne sono tantissime! Il problema è che molto spesso i dati sono presenti in una banca dati, ma non compaiono nell'altra. Abbiamo pertanto preteso che ci sia un'unica banca dati, dalla quale siano autorizzati ad attingere informazioni gli operatori della sicurezza e nella quale confluiscano tutti i segmenti informativi riferiti agli aspetti cui hanno fatto riferimento molti colleghi del Partito Democratico che mi hanno preceduto, ovvero quelli relativi al codice unico di progetto e alla tracciabilità delle opere pubbliche.
Tali aspetti si legano poi all'altro elemento che questo provvedimento ha previsto, ossia quello relativo alla tracciabilità delle operazioni economico-finanziarie che si fanno nell'ambito dei lavori pubblici, che è stata estesa - tra l'altro tramite un Pag. 54emendamento proposto anche dal Partito Democratico - alla concessione di finanziamenti pubblici da qualsiasi parte vengano proposti.
Cari colleghi, parliamoci chiaro, non esistono amici della mafia all'interno di questo Parlamento. Lo dimostra il fatto - come sarà anche in questa occasione - che questi provvedimenti (e noi ce lo auguriamo) verranno approvati all'unanimità, come è sempre stato e come dev'essere in un Paese che vuole combattere anche politicamente un fenomeno odioso come quello della mafia.
Non solo, abbiamo aggiunto anche degli ulteriori aspetti: la creazione, possibilmente in modo esteso sul territorio nazionale, delle stazioni uniche appaltanti, che rispondono allo scopo di avere riferimenti precisi nell'attuazione e nella redazione dei bandi, quelli cioè da cui si parte per gli affidamenti ai diretti interessati. Tale creazione prevede addirittura - prendendo tra l'altro spunto da un ordine del giorno sempre del Popolo della Libertà, tanto per ricordarlo - di fare in modo che in quelle amministrazioni comunali che sono sciolte per mafia i consigli comunali demandino alle stazioni uniche appaltanti la possibilità di occuparsi degli appalti anche delle amministrazioni comunali che sono state sciolte. In tal modo si sposta la logica degli interessi e quindi anche la connivenza dal territorio comunale e si lasciano liberi gli amministratori comunali perché demandino ad un altro ufficio la redazione dei bandi e tutto l'aspetto procedimentale relativo alle gare pubbliche. Quindi si risponde a quelle esigenze di trasparenza che noi riteniamo fondamentali.
Un'ultima considerazione, quella relativa ai reati, alla pubblica amministrazione, alla corruzione. È stato ricordato che al Senato si sono già avviate le procedure parlamentari relative al provvedimento definito «anticorruzione». Sono convinto che anche in occasione di quel provvedimento il percorso - almeno me lo auguro - dovrà essere comune e dovrà portare ad altri interventi e - attenzione - non a istituire l'incandidabilità o l'ineleggibilità per chi è condannato definitivamente per gravi reati mafiosi. Infatti - per chi non lo sapesse - queste disposizioni esistono già nel nostro ordinamento e su questo aspetto tornerò quando affronteremo gli emendamenti che non conoscono la normativa esistente in questo Paese.
Il Popolo della Libertà non si tirerà indietro quando si tratterà di allargare l'incandidabilità e l'incompatibilità a tutti quei reati gravi che dimostrano purtroppo da parte dei pubblici ufficiali compiacenti la mancanza di lealtà nei confronti dello Stato e delle amministrazioni pubbliche. Vi assicuro - concludo - che, come in questo caso, anche in quelle occasioni il Popolo della Libertà sarà in prima fila con le sue proposte, con il suo coraggio e con la sua capacità di farsi ascoltare, quando serve, anche dall'Esecutivo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 3290-A)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo rinunziano alle repliche.
Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani.
Saluto, anche a nome dell'Assemblea, gli studenti dell'Istituto comprensivo Luca Tozzi di Frignano (provincia di Caserta), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Seguito della discussione della proposta di legge Meta ed altri: Concessione di un contributo per la realizzazione di un programma per il rinnovo del materiale rotabile della società Ferrovie dello Stato Spa e altre disposizioni in materia di trasporto ferroviario (A.C. 2128-A) (ore 17,48).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta Pag. 55di legge d'iniziativa dei deputati Meta ed altri: Concessione di un contributo per la realizzazione di un programma per il rinnovo del materiale rotabile della società Ferrovie dello Stato Spa e altre disposizioni in materia di trasporto ferroviario.
Ricordo che nella seduta di ieri, a seguito della proposta formulata dal presidente della Commissione trasporti, si è convenuto di rinviare il seguito della discussione del provvedimento alla seduta odierna.

(Esame degli articoli - A.C. 2128-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione.
Avverto che, prima della seduta, gli emendamenti Gregorio Fontana 1.15 e 2.10 sono stati ritirati dal presentatore.
Avverto inoltre che la Commissione ha presentato l'emendamento 1.100, che è in distribuzione unitamente ai subemendamenti Misiti 0.1.100.1 e 0.1.100.2. L'emendamento 1.101, presentato questa mattina dalla Commissione, è stato successivamente ritirato prima dell'inizio della seduta.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 2128-A).
Avverto infine che il parere reso dalla Commissione bilancio reca una condizione sul testo del provvedimento, riferita all'articolo 2, volta a garantire rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, che sarà posta in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento. Lo stesso parere reca altresì una condizione volta a sopprimere l'articolo 1.
In accoglimento di tale ultima condizione, la Commissione ha quindi presentato l'emendamento 1.102, che è in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2128-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2128-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MICHELE POMPEO META, Relatore. Signor Presidente, esprimerò i pareri però desidero, e ho anche l'esigenza, di informare l'Assemblea e la Presidenza sull'evolversi della situazione, che lei ha riassunto ricordando i pareri delle varie Commissioni, alcuni dei quali sono stati resi solamente poche ore fa.
Stiamo parlando di una proposta di legge che fu presentata circa un anno e mezzo fa, nel gennaio 2009, quando il costo del barile, a quell'epoca, era di 40-50 dollari e la situazione delle Ferrovie dello Stato Spa, soprattutto in ordine ai diritti della mobilità e alle condizioni di milioni di pendolari, non era affatto migliore di oggi.
In questa sede, intendo rapidissimamente ricostruire lo svolgimento dei fatti, trattandosi di una proposta di legge importantissima che oggettivamente - non in quest'Aula, non formalmente - si intreccia anche con la manovra economica del Governo.
Il Comitato dei nove, che si è riunito di nuovo stamani, ha approvato, con il consenso di tutti i gruppi, due emendamenti. Erano due emendamenti finalizzati rispettivamente a precisare le finalità del contributo, anche rimodulando l'entità, e a individuare una diversa disposizione di copertura finanziaria. Ciò era stato richiesto dalla Commissione bilancio, ma anche da altri diversi soggetti politico-istituzionali.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17,52)

MICHELE POMPEO META, Relatore. Abbiamo ascoltato le richieste, in Commissione e nel Comitato dei nove.
L'emendamento 1.100 della Commissione, in particolare, aveva inserito il rifinanziamento del Fondo per il trasporto pubblico locale, previsto dalla legge finanziaria 2007 e finanziato dalla legge stessa Pag. 56per gli anni 2007, 2008 e 2009. Il rifinanziamento era quantificato, per il 2011 e il 2012, in 50 milioni di euro e in 300 milioni di euro per gli anni dal 2013 al 2025. Si era stabilito espressamente che il suddetto rifinanziamento fosse finalizzato, in via esclusiva, all'acquisto di nuovi veicoli ferroviari (circa mille) da destinare al servizio universale del trasporto dei passeggeri.
Di conseguenza, così come giustamente veniva sottolineato da più parti, è stato eliminato dal titolo della proposta di legge il riferimento a Ferrovie dello Stato Spa.
Il secondo emendamento che avevamo approvato questa mattina, vale a dire l'emendamento 1.101 della Commissione, aveva individuato una diversa copertura finanziaria stabilendo che all'onere derivante dall'attuazione dell'articolo si provvedesse mediante un incremento dell'addizionale dell'imposta sul reddito delle società, introdotta dal decreto-legge n. 112 del 2008, cosiddetto decreto-legge sulla Robin tax.
L'addizionale riguardava i soggetti che operano nei settori della ricerca e coltivazione degli idrocarburi, della raffinazione del petrolio, produzione di benzina e altri carburanti e anche produzione e commercializzazione di energia elettrica: tali società hanno un volume di ricavo non inferiore ai 25 milioni di euro.
L'aumento dell'aliquota era stato fissato di un punto percentuale per quanto riguarda l'esercizio in corso e successivamente di tre punti a decorrere dal 2012. Come già previsto dal decreto-legge n. 112 del 2008 richiamato, si era ribadito il divieto formale di traslazione dell'onere sui prezzi al consumo, e qui veniamo al punto. Il Comitato dei nove oggi pomeriggio è tornato a riunirsi alle ore 14 e a maggioranza, con il voto contrario dei gruppi di opposizione, ha ritirato l'emendamento 1.101. Ricordo che qualche ora prima su questo emendamento c'era stato il voto unanime.
Successivamente è pervenuto il parere della Commissione bilancio, che contiene una condizione, tuttavia - lo voglio ricordare - non riferita all'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, che richiede la soppressione in questo caso dell'articolo 1.
Il Comitato dei nove, infine, si è riunito per la terza volta alle 17 ed ha approvato a maggioranza la presentazione di un emendamento che sopprime l'articolo 1. A questo punto...

PRESIDENTE. Deve esprimere i pareri, onorevole Meta, giusto?

MICHELE POMPEO META, Relatore. ... finisce il mio ruolo di relatore formale e naturalmente nel corso della discussione mi riservo di intervenire sulle questioni.

PRESIDENTE. A questo punto la invito ad esprimere i pareri sugli emendamenti all'articolo 1.

MICHELE POMPEO META, Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 1.102 della Commissione e formula un invito al ritiro su tutti gli altri emendamenti.

PRESIDENTE. Il Governo?

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, chiedo di intervenire sull'ordine dei lavori perché stiamo scrivendo un'altra pagina di cronaca parlamentare sulla quale penso sia utile una breve riflessione ed è una pagina tutt'altro che irrilevante.
In questi giorni, come credo si veda anche dal disordine con cui affrontiamo i lavori dell'Assemblea, come minoranza e come opposizione ci stiamo facendo carico di far funzionare quest'Aula non soltanto con le iniziative che riguardano i nostri provvedimenti, ma anche complessivamente Pag. 57con una collaborazione che cerca di sostituire con un lavoro parlamentare l'assoluta assenza di guida da parte del Governo e della maggioranza, tant'è vero che la mattina non sappiamo quello che votiamo il pomeriggio e il pomeriggio non sappiamo quello che votiamo in serata. Mi pare che il nostro sia un atteggiamento collaborativo e costruttivo nell'interesse dell'Aula e del Parlamento, soprattutto in un momento di questo tipo, di cui si dovrebbe tenere conto.
La risposta rispetto a questo atteggiamento è che sui provvedimenti previsti in calendario nella quota riservata all'opposizione registriamo costantemente un atteggiamento della maggioranza che, anziché esprimersi soltanto sul merito - infatti un provvedimento che arriva in Aula su iniziativa dell'opposizione naturalmente può trovare l'approvazione da parte della maggioranza o, viceversa, una sua bocciatura -, pone in essere il costante tentativo, con tutte le forme regolamentari o meno, di evitare che i provvedimenti arrivino al voto in Aula.
Abbiamo assistito esattamente a questo con un percorso, che correttamente l'onorevole Meta nella sua qualità di relatore ha riferito all'Assemblea, pur evidentemente non condividendone assolutamente le conclusioni. Su questo provvedimento abbiamo in qualche modo superato la soglia. Lo dico per i parlamentari che evidentemente non hanno potuto seguire la questione nel merito.
Siamo in presenza di una proposta del gruppo Partito Democratico ampiamente discussa in Commissione e votata all'unanimità in Commissione trasporti, che prevedeva l'acquisto in 15 anni di circa mille treni pendolari, destinati unicamente al trasporto passeggeri, con un impegno di spesa di 300 milioni l'anno, discussa e votata all'unanimità in Commissione, con una copertura assolutamente efficace e anche politicamente e strategicamente intelligente, cioè la copertura attraverso l'introduzione di un'accisa di un centesimo al litro sulla benzina. Quindi, con un contributo di un centesimo al litro - teniamo presente che i prezzi del carburante variano mediamente di due o tre centesimi al giorno nelle pompe di benzina - avremmo comprato mille treni per i pendolari, dunque con un'indicazione strategica chiara per le politiche di trasporto di questo Paese e una chiara indicazione anche dal punto di vista ambientale. Naturalmente abbiamo valutato con molta soddisfazione l'approvazione unanime.
Quando siamo stati alle soglie dell'Aula, la settimana scorsa, ci è stato fatto presente che vi era una riflessione in corso nella maggioranza su quel tipo di copertura. Abbiamo dato la disponibilità a trovare coperture analoghe. Su proposta venuta dal Governo e dalla maggioranza è stata individuata una copertura alternativa, che è stata adottata questa mattina all'unanimità nel Comitato dei nove. Infatti, stamani il Comitato dei nove ha trovato, con il nostro consenso, una copertura diversa, anche quella politicamente significativa, cioè coprire l'acquisto dei mille treni pendolari con un'addizionale di un punto in più sui grandi produttori e trasformatori di petrolio. È in corso un tentativo di questo tipo per un altro obiettivo negli Stati Uniti. Questa proposta è stata votata questa mattina nel Comitato dei nove all'unanimità e con il parere del Governo.
Tre ore dopo il Comitato dei nove, con un atto diciamo così di prepotenza parlamentare, si è riunito ancora e ha smentito il voto di tre ore prima, togliendo la copertura al provvedimento in esame. Sarebbe anche interessante sapere, anche se non è molto difficile intuirlo, cos'è successo in queste tre ore, perché il Comitato dei nove e la maggioranza del Comitato dei nove abbiano cambiato radicalmente opinione. Cosa è successo che ha convinto a rinunciare a questa copertura a carico delle grandi compagnie petrolifere per coprire l'acquisto di mille treni pendolari? Credo che su questo non avremo una risposta.
Resta il fatto che di fronte ad una proposta intelligente, votata in Commissione per due volte all'unanimità, è bastato qualche intervento esterno per fare cambiare orientamento a questa maggioranza. Pag. 58È per questi motivi che invitiamo l'Aula, e in particolare i singoli parlamentari che hanno già votato a favore del provvedimento, ad avere almeno un sussulto di coerenza ripensando al loro voto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo per rappresentare anche la nostra posizione su questo punto, che peraltro ho già espresso in Commissione bilancio, perché credo che sia un problema, che va al di là dell'aspetto puramente politico ed è un problema anche che attiene al nostro Regolamento e alla possibilità della Camera dei deputati di esprimersi anche rispetto ad un comportamento diverso del Governo. Voglio dire che diventa un precedente, che può rendere assolutamente impraticabile la discussione da parte dell'Aula, il fatto che la richiesta della...

PRESIDENTE. Per favore colleghi, neanche la Presidenza riesce ad ascoltare le parole dell'onorevole Borghesi, quindi invito ad essere quanto meno un po' più silenziosi. Prego, onorevole Borghesi.

ANTONIO BORGHESI. Il parere della Commissione bilancio che ha poi portato la Commissione di merito a proporre la cancellazione dell'articolo 1 nasce sulla base di una dichiarazione del Governo in Commissione bilancio (che è stata poi anche presa a base del parere), il quale sostanzialmente dice che l'incremento dell'aliquota delle accise sul carburante appare non sostenibile perché suscettibile di determinare rilevanti effetti inflazionistici, in un contesto economico generale già particolarmente delicato. Credo che il Governo non possa limitarsi a dare una risposta, che è quella che potrebbe dare se un rappresentante del Governo andasse a Ballarò, ad Annozero, a L'ultima parola o in un dibattito televisivo.
Infatti, qui siamo in un contesto nel quale si richiede un atteggiamento di grande serietà che presuppone che il Governo, nel momento in cui esprime un parere contrario, porti anche degli elementi scientificamente e ragionevolmente precisi ed individuati. In altri termini, non basta affermare che l'aumento del prezzo della benzina ha un effetto inflazionistico - che può anche essere vero, ma va quantificato - ma, dall'altra parte del bilancio, vanno anche valutati gli effetti positivi di un investimento come quello qui individuato - stiamo parlando di cifre rilevanti - che avrebbe effetti sull'occupazione, quindi effetti rilevanti dal punto di vista sociale, ma avrebbe anche un ritorno nelle casse dello Stato per le imposte che le imprese che fabbricano il materiale rotabile, nonché i loro dipendenti, genererebbero per le entrate dello Stato.
Un comportamento più serio da parte del Governo dovrebbe portarlo a dirci che, fatto l'intero bilancio (che però va predeterminato), il provvedimento è complessivamente contrario agli interessi del Paese, pertanto il parere del Governo su di esso è contrario. Viceversa, se ci limitiamo a permettere che il Governo dia una giustificazione da «bar dello sport», signor Presidente, si rende di fatto impossibile al Parlamento di operare.
Credo, allora, che anche da parte della maggioranza, la quale in Commissione di merito ha espresso un parere positivo su questo provvedimento, debba esserci un sussulto di dignità e di assunzione di autonomia rispetto al Governo. Di fronte al fatto che il bilancio vero di questo provvedimento probabilmente sarebbe un bilancio positivo per le casse dello Stato - non sono neanche io in condizione di fornire dei dati, cosa che il Governo, invece, potrebbe fare - credo che, in questa situazione, anche la maggioranza, lo ripeto, in un riflesso di dignità rispetto ad un atteggiamento così poco incisivo e Pag. 59preciso da parte del Governo, dovrebbe opporsi all'ipotesi di soppressione dell'articolo 1.

MARIO VALDUCCI, Presidente della IX Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO VALDUCCI, Presidente della IX Commissione. Signor Presidente, solamente alcune parole per ricordare come il lavoro svolto in Commissione sia stato, come sempre, produttivo.
Consapevoli della sostanza e del tema trattato, ovvero della necessità che il nostro Paese abbia materiale rotabile per quello che è soprattutto il trasporto dei pendolari, abbiamo cercato di formulare delle proposte che andassero nella direzione di migliorare il testo, che è quello per cui ci siamo sempre adoperati.
Voglio ricordare all'Assemblea che giovedì, quando in Commissione i pareri sono stati riportati dal relatore - che peraltro, rispetto ad un parere negativo della Commissione bilancio, aveva dichiarato la volontà di non ricevere il mandato - in assenza del parere della Commissione bilancio abbiamo deciso, all'unanimità, di conferire un mandato al relatore con l'intesa che, qualora il parere della Commissione bilancio non fosse stato positivo, il provvedimento venisse rinviato in Commissione per trovare nuove possibili coperture che andassero nella direzione di una risposta adeguata al contenuto del provvedimento.
Voglio ricordare, inoltre, che il provvedimento ha un valore complessivo di 4 miliardi e 500 milioni di euro, quindi è un provvedimento importante che interviene in un momento importante della nostra storia politica, considerato che ieri è stato varato da parte del Governo un provvedimento di cui non conosciamo ancora tutti i contenuti. Qualsiasi copertura - come quella che oggi andiamo ad affrontare in Assemblea, che riguarda un'accisa che colpisce le benzine, quindi colpisce direttamente il consumatore, o come l'altra, che comunque colpiva una parte del nostro tessuto produttivo - doveva essere rivista, insieme alla manovra economica finanziaria, alla luce del quadro complessivo delle azioni che vanno ad incidere sulla nostra società.
Per questo fino ad oggi abbiamo chiesto la possibilità di riottenere in Commissione il testo proprio per andare ad affrontare la questione, avendo il quadro completo delle azioni in campo della manovra economica finanziaria, per poter arrivare a una soluzione positiva.
Poiché c'è stata, invece, la volontà di non procedere a un rinvio in Commissione ma di procedere a un voto in Assemblea, è ovvio che il Comitato dei nove, la maggioranza politica, si sono espressi nella direzione della richiesta di soppressione dell'articolo 1, fatto che va, fondamentalmente, nella direzione di un rinvio di questo argomento. Questo argomento noi intendiamo affrontarlo in un quadro più ampio e più chiaro.
Concludo questo piccolo intervento dicendo che anche le cose migliori in politica devono essere fatte nei tempi corretti, questa è sicuramente una buona cosa ma non può essere fatta in questa tempistica. Ecco perché penso sia stato corretto il voto della maggioranza che ha chiesto la soppressione dell'articolo 1 e il mantenimento dell'articolo 2 con le modifiche chieste dalla Commissione bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.102 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lovelli. Ne ha facoltà.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, le modalità con cui stiamo affrontando questa discussione, come gruppo del Partito Democratico, sono state già anticipate dal presidente di gruppo, Franceschini. Nel merito di questo emendamento che propone di sopprimere la sostanza del provvedimento all'attenzione dell'Assemblea, non posso che dichiarare un voto contrario anche per una questione di metodo che Pag. 60riguarda il lavoro fatto in Commissione e che aveva portato ad un risultato importante, condiviso, in grado di dare una risposta soprattutto agli utenti del servizio ferroviario nazionale e regionale. Questa era una risposta seria, possibile, immediata e si decide oggi di non darla nei tempi in cui era possibile farlo.
Si trova una motivazione che è francamente inaccettabile perché, se il riferimento è alla manovra che il Governo ha varato o sta per varare, vedremo quali saranno i contenuti, guardate che, per chi non avesse ancora letto i giornali, nei giornali di oggi c'è scritto che nella manovra è inserito un provvedimento che tende a inserire un sovrapedaggio, una tassa ulteriore sull'utilizzo delle autostrade e dei raccordi stradali che collegano le città alle autostrade. Ci troveremo di fronte a una manovra che incide senz'altro sulle tasche dei cittadini mentre qui proponiamo di accantonare un provvedimento che dava una risposta concreta, in modo serio, ponderato, sia nella formulazione originaria, sia in quella che aveva poi trovato la Commissione e che è stata inopinatamente ritirata.
Il nostro voto sarà contrario alla soppressione, chiediamo all'Assemblea una riflessione perché questo provvedimento va salvato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori membri del Governo, esprimo la mia solidarietà umana e di colleganza al relatore, onorevole Meta, il quale si è trovato in questa incresciosa posizione di essere relatore di un provvedimento che qualche ora fa era salutato come bipartisan e prossimo alla approvazione visto anche il generoso contributo che la maggioranza aveva dato sostituendo la copertura finanziaria, che in questo provvedimento era ipotizzata nell'aumento delle accise alla distribuzione del carburante, con l'aumento della cosiddetta Robin Hood tax.
Tale operazione era stata supportata da un'indicazione della maggioranza e aveva trovato tutti d'accordo, con l'impegno anche di ritirare le proposte emendative che avevamo proposto sul testo iniziale. Poi è successo qualcosa: in qualche ora si è capovolta la situazione e oggi il relatore si trova nella prospettiva di dover chiedere il voto favorevole, seguendo le indicazioni di una Commissione che ha cambiato le carte in tavola e ha deciso a maggioranza per sopprimere quell'articolo, che era il nucleo forte di questo provvedimento legislativo.
Con questa ipotetica abrogazione dell'articolo 1, vedrà la luce solo una norma che non c'entrava nulla con quel provvedimento, il quale - voglio ricordarlo - era attribuito ai tempi dedicati ai provvedimenti dell'opposizione. Si consuma, pertanto, un forte vulnus ai rapporti parlamentari, sia in Commissione che in Assemblea, perché attraverso il «trenino» del provvedimento assegnato all'opposizione, la maggioranza non solo ha giocato a nascondino, ma ora aggiunge un «vagoncino» nel quale mette solo ciò che le interessa.
Con questo cosa accade? Che la montagna ha partorito un topolino. Infatti, rispetto ai declamati intenti di dare finalmente risposte ai tanti milioni di pendolari che ogni giorno si lamentano dei disservizi a cui sono sottoposti, nonché di fronte alla possibilità di investire per quindici anni risorse importanti su questo settore, così arretrato rispetto non solo al rapporto tra nord e sud, ma anche rispetto ad un'Italia che diventa la Cenerentola dei Paesi europei, per una qualche pressione di ignoti potentati (che si sono sovrapposti alle decisioni delle Commissioni che hanno valutato questo provvedimento), adesso si fa marcia indietro. È un'operazione che noi contestiamo e denunciamo, e per la quale chiediamo un sussulto di orgoglio da parte di tutto il Parlamento.
Infatti, se è vero che siamo tutti d'accordo che i treni regionali e locali sono i più disastrati dell'Unione europea, o quasi, è necessario provvedere a dare una prospettiva di miglioramento di questo importante settore. Da una parte, ci sono la Pag. 61questione dell'ambiente, del protocollo di Kyoto, i programmi europei sulla mobilità, una questione di salubrità e di efficienza dei trasporti, nonché una questione di diritto alla mobilità (diritto sancito dall'articolo 16 della Costituzione, come pure dal Trattato dell'Unione europea), e, dall'altra parte, c'è una manovra anticiclica, perché questo provvedimento darebbe sicuramente spazio ad una forte e virtuosa azione anticrisi che vorremmo che il Governo effettivamente avesse a cuore.
Se, dunque, il Parlamento dovesse decidere di respingere la richiesta di soppressione di questa norma, si ricucirà una frattura che si è consumata e sulla quale noi, come gruppi di opposizione e come Italia dei Valori, certamente non saremo indulgenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, questo provvedimento è un po' la fotografia della confusione politica che regna non solo in quest'Aula, ma nel Paese, per cui mi sembra doveroso portare anche in questa sede il pensiero del gruppo dell'Unione di Centro rispetto all'emendamento 1.102 della Commissione, soppressivo dell'articolo 1.
Questo provvedimento era entrato in quest'Aula come un provvedimento bipartisan, che dava un segnale di fiducia rispetto alle difficoltà che vuole risolvere, ossia il problema dell'ammodernamento del materiale rotabile, il problema dell'inquinamento, nonché quello di un servizio «decente» agli utenti: problema che, evidentemente, è sotto gli occhi di tutti per quanto attiene ai nostri mezzi delle Ferrovie dello Stato.
Dopo un dibattito in Commissione ed uno approfondito nel Comitato dei nove, si era persino raggiunto l'accordo per nominare relatore il collega dell'opposizione, Meta, il quale peraltro si è poi dovuto dichiarare favorevole all'emendamento 1.102 della Commissione, pur pensandola diversamente.
Voglio sottolineare un punto: noi siamo da sempre contrari a mettere le mani nelle tasche degli italiani e toccare di nuovo, aumentandole, le accise sulla benzina, significava - come significa in tanti altri punti - mettere le mani nelle tasche degli italiani. Uno sforzo aveva portato ad una soluzione diversa sostituendo l'articolo con un altro che andava ad individuare nel barile più che nel costo alla pompa di benzina la possibilità di recuperare questi fondi. Poi, dopo una verifica (più da pressioni esterne che della Commissione bilancio) si è ritornati sulla prima posizione che non ci vede d'accordo ma che chiaramente denuncia un fatto: si è voluto, forse, dare uno zuccherino all'opposizione per poi dare uno schiaffo presentando, di nuovo, questo emendamento.
Come gruppo Unione di Centro non sono assolutamente d'accordo - anche se è utile il contenuto di questo provvedimento - che si cerchi di recuperare i fondi mettendo le mani nelle tasche degli italiani e, nella fattispecie, aumentando le accise della benzina, già troppo alte e che contengono ancora, addirittura, le quote della guerra di Abissinia e quant'altro. Sicuramente non è un segnale distensivo quello che è stato dato con la presentazione di questo emendamento. Ciò, come dicevo prima, è la foto politica del disagio e della difficoltà che ha questa maggioranza e soprattutto della difficoltà di questo Paese.
Anche in questo caso bisognava andare, condividendo lo spirito del contenuto di questo provvedimento, alla ricerca di una più ampia convergenza rispetto al voto e, quindi, anche rispetto alla copertura finanziaria.
Per questo motivo, pur avendo tanti dubbi, noi del gruppo Unione di Centro voteremo per la reiezione dell'emendamento in esame (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aracri. Ne ha facoltà.

Pag. 62

FRANCESCO ARACRI. Signor Presidente, devo dire che mi suona strano sentire i colleghi che parlano di pendolari e poi ci tratteniamo sulle accise che sono cose importantissime. Mi permetto solo di ricordare che i treni, pendolari o meno, camminano sui binari e, allora, trovo curioso che si vadano immaginando acquisti miliardari di treni senza prevedere in maniera puntuale e precisa interventi sulla infrastrutturazione ferroviaria, seguendo una strada assolutamente diversa da quella solitamente percorsa dall'amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Moretti.
L'amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato se avesse avuto a cuore la cura dei pendolari poteva disporre di un potere monocratico sui finanziamenti. Questo è l'amministratore che ha condannato questa nazione ad avere un solo binario di entrata rispetto alla Francia. Nella mia regione viaggiamo su binari pensati e costruiti nei primi del Novecento (tranne un pezzo della tratta Roma-Bracciano).
Questo è l'amministratore delegato che sta uccidendo il trasporto merci su ferrovia condannando l'Italia ai minimi storici rispetto al resto d'Europa (Applausi del gruppo Popolo della Libertà)! Questo è l'amministratore che deve dare risposte ai parenti delle vittime di Viareggio! Questo è l'amministratore che dovrebbe spiegare ai signori della Commissione trasporti, come si possano autorizzare i treni merci a camminare con l'equivalente del nostro «giallo»! Signori, per cortesia, siate seri e lasciate perdere i pendolari (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Toto. Ne ha facoltà.

DANIELE TOTO. Signor Presidente, vorrei riportare il discorso sulle linee generali emerse durante la discussione generale svoltasi lunedì scorso. Vorrei ricordare, soprattutto a me stesso, che con tale provvedimento si dà un contributo di 300 milioni di euro per 15 anni, per l'acquisto di nuovo materiale rotabile e si ottiene, inoltre, l'inquadramento in ruolo del personale tecnico già operante presso l'Agenzia nazionale della sicurezza ferroviaria. Questi due elementi, su cui vi è stato, certamente, concerto, hanno portato ad avere una condivisione sulle finalità generali della legge. Non poteva che essere altrimenti considerata l'attenzione che il Governo, insieme al Parlamento, ha riservato a ciò che avviene per la sostituzione del materiale rotabile.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DANIELE TOTO. Vorrei solo ricordare il decreto-legge n. 185 del 2008 che ha istituito un Fondo di 960 milioni di euro e tutti gli interventi realizzati...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Toto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Montagnoli. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, intervengo anch'io a nome del gruppo della Lega Nord per sostenere l'articolo approvato in Commissione. È evidente che in Commissione ci siamo sempre mossi in maniera unanime sui temi importanti e così è stato anche con riferimento a questo provvedimento che tenta di dare risposta ad un problema, quello dei pendolari, che è caro a tutti, soprattutto nelle regioni più sviluppate del nord del Paese.
Come diceva il presidente Valducci, la questione investe delle scelte che anche dal punto di vista economico sono impegnative ed importanti. Il fatto di prendere un po' di tempo, ad esempio qualche settimana, è motivato dall'opportunità di valutare, soprattutto a seguito della manovra economica, le eventuali risorse a disposizione, ma resta fermo che la Commissione all'unanimità ha deciso che vuole dare una risposta. Quindi confermo il voto favorevole della Lega su un testo che sicuramente abbiamo migliorato e che - lo ricordo - era stato presentato a gennaio 2009 quando le condizioni economiche Pag. 63erano diverse da oggi, quando il prezzo del barile era diverso da oggi, per cui si tratta di una valutazione da fare con calma.
Abbiamo valutato il testo e l'abbiamo anche migliorato tenendo conto delle realtà produttive del Paese e del fatto che i soldi non vengono sempre utilizzati nella maniera migliore. L'investimento inizialmente era di 4 miliardi e mezzo, possiamo anche fare la scelta di partire con degli importi inferiori, ma oggi la volontà della Commissione e della maggioranza è quella di riprendere in mano velocemente la questione per dare una risposta a quei 13 milioni di pendolari che tutti i giorni viaggiano nelle nostre realtà. Invito anche a considerare quelle regioni, quali il Veneto e la Lombardia, che si stanno muovendo per fornire delle risposte con risorse proprie, pertanto è fondamentale che vengano utilizzate nel migliore dei modi le risorse pubbliche che non sono elevatissime.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.102 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sposetti, Lazzari, Saltamartini, Calearo Ciman, Codurelli, Dima, Mussolini, Grassi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 519
Maggioranza 260
Hanno votato
264
Hanno votato
no 255).

Prendo atto che i deputati Ruggeri e Cesa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Avverto che a seguito dell'approvazione dell'emendamento 1.102 della Commissione, soppressivo dell'articolo 1, risultano precluse tutte le restanti proposte emendative riferite a tale articolo.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2128-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2128-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento 2.200 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

MICHELE POMPEO META, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

CARLO MONAI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per evidenziare che con la soppressione dell'articolo 1 vi sarà un'evidente stortura e discrasia tra il titolo di questa proposta di legge che ancora recita: «Concessione di un contributo per la realizzazione di un programma per il rinnovo del materiale rotabile (...)» e il contenuto dispositivo che a questo punto non c'entra nulla con l'enunciazione del titolo. Pertanto mi domando se questo possa essere affidato al coordinamento formale o se, viceversa, non si debba provvedere con un emendamento che riguardi il titolo del provvedimento.

Pag. 64

PRESIDENTE. Onorevole Monai, ovviamente in sede di coordinamento formale sarà compito della Presidenza coordinare il contenuto approvato dall'Assemblea con il titolo originario del testo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Velo. Ne ha facoltà.

SILVIA VELO. Signor Presidente, siamo passati all'esame dell'articolo 2 - che è stato introdotto nel provvedimento durante la fase di discussione - che riguarda il sistema ferroviario italiano, ma che esula dalla natura del provvedimento per come era stato presentato dal gruppo del Partito Democratico e dal primo firmatario, onorevole Meta. Tuttavia, l'articolo tratta un tema che ci ha visto tutti concordi, perché affronta un problema rilevante, che è quello del funzionamento dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie che ad oggi non ha ancora avviato appieno la sua attività in quanto non è stato possibile l'acquisizione e il reclutamento del personale previsto in pianta organica. Come Partito Democratico avevamo proposto una risoluzione nella Commissione trasporti, che è stata votata all'unanimità, che impegnava il Governo ad attivarsi con un apposito regolamento necessario per l'acquisizione del personale per il funzionamento dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie. Ci riferiamo ad un personale che ad oggi non solo è sotto organico, ma anche comandato dalle Ferrovie e, quindi, posto in una condizione in cui non è chiara ed esplicita l'autonomia dell'organismo di controllo rispetto all'oggetto dei controlli stessi. Con questo articolo, su cui è stato chiesto il ritiro dell'emendamento, si va a risolvere questa questione; per questo motivo, nonostante lo stravolgimento operato dalla maggioranza e dal Governo rispetto alla natura provvedimento, siamo favorevoli all'articolo.
Tra l'altro, il tema della sicurezza ferroviaria per noi è particolarmente rilevante. In questi giorni è in discussione in Commissione bilancio una proposta di legge, di cui siamo anche noi proponenti, per l'istituzione di un Fondo a sostegno delle vittime della strage di Viareggio e per la ricostruzione (solo una parte di questa richiesta è stata accolta e di questo ce ne rammarichiamo). Ciononostante, in un quadro come quello di oggi che ci vede politicamente molto critici rispetto alla scelta della maggioranza di stravolgere il provvedimento, con senso di responsabilità, andiamo a sostenere l'unico articolo che rimane nel testo, perché questo articolo è di grande significato rispetto ad un tema, quello della sicurezza ferroviaria, che ha visto il PD impegnato in prima linea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.200, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 512
Votanti 488
Astenuti 24
Maggioranza 245
Hanno votato
486
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che il deputato Cesa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Ruggeri ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 65

Onorevoli Cicchitto, Nizzi, Casini, Cesa e Codurelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 518
Votanti 495
Astenuti 23
Maggioranza 248
Hanno votato
494
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Ruggeri ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2128-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2128-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il Governo accetta gli ordini del giorno Di Stanislao n. 9/2128-A/1 e Luciano Dussin n. 9/2128-A/2.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Di Stanislao n. 9/2128-A/1 e Luciano Dussin n. 9/2128-A/2, accettati dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2128-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, come temevo, si è consumato questo sfregio nei confronti dei lavori della Commissione e della logica bipartisan che sosteneva questo provvedimento, teso a dare risposte al mondo dei pendolari. Dovremmo dire: nomen omen. Ai pendolari abbiamo dato una risposta a pendolo. Prima eravamo tutti d'accordo su un versante, dopo qualcuno ha fatto marcia indietro. Per queste ragioni, noi siamo critici anche sul metodo che è stato seguito per agganciare a questo provvedimento, assegnato all'opposizione, che nasceva con il marchio DOC dell'onorevole Meta, che voleva dare risposte ai pendolari e ai trasporti ferroviari così in difficoltà, una norma che riguarda l'Agenzia per la sicurezza ferroviaria. Su questo provvedimento potremmo essere anche d'accordo, ma siamo assolutamente contrari sul metodo che avete utilizzato per stravolgere il provvedimento, così come era stato concepito e sostenuto anche nei lavori della Commissione. Per questo motivo, l'Italia dei Valori si è astenuta sull'articolo 2 e voterà contro questa proposta di legge, che è stata assolutamente stravolta rispetto alle attese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, come ho avuto modo di dire quando sono intervenuto sull'emendamento soppressivo dell'articolo 1, evidentemente dispiace prendere atto che un provvedimento concordato non sia riuscito a produrre quel risultato che non solo tutti si aspettavano, ma soprattutto di cui il Paese ha bisogno. Passando a questo articolo 2 e andando verso il voto finale, evidentemente diamo una risposta parziale o, meglio ancora, meno che parziale. Ci dobbiamo chiedere cosa succederà e se succederà in tempi brevi, se ci sarà un'al Pag. 66tra possibilità di affrontare questo problema attraverso qualche proposta di legge, che immagino che questa volta potrà arrivare da più parti. Infatti, il problema è stato sviscerato e aperto. Le aspettative erano tante e le risposte sono state veramente poche. Pertanto, rimanendo sulla falsariga dell'intervento di prima, devo dire che rimango e rimaniamo contrari al fatto che un problema così serio venga risolto andando ad intaccare le già deboli risorse dei cittadini italiani più in difficoltà, come le accise sulla benzina o come altre scelte di questo tipo.
Nello stesso tempo, riteniamo che non si debba essere condizionati da eventuali pressioni esterne soltanto per una paura, che potremmo definire politica, di ripercussioni. Infine, credo che questo problema debba trovare serenamente una risposta, con la più ampia maggioranza e convergenza possibile di quest'Aula. Si fotografa, in questo momento, quello che potrà avvenire tra pochi giorni quando, in quest'Aula, discuteremo la manovra che ancora non conosciamo, una manovra piena, ricca - ritengo, in base a quanto è stato anticipato - di sacrifici che deve assolutamente essere approvata con equità, con il concorso della maggioranza delle forze politiche.
Per cui, auspico una maggiore responsabilità del Governo e di questa maggioranza, nei confronti non solo di quest'Aula, ma anche del Paese, di fronte alla gravità della situazione nella quale ci troviamo. Credo infatti, che, anche in futuro, si dovrà fare uno sforzo per cercare l'ampia convergenza.
Per questo motivo, il gruppo dell'UdC, in sede di votazione finale, esprimerà voto contrario al provvedimento in esame, con una motivazione politica, che va oltre il contenuto del testo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lovelli. Ne ha facoltà.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente siamo di fronte, con riferimento ai temi del trasporto ferroviario, del trasporto pubblico locale, ad un consuntivo di questa prima parte di legislatura, nella quale abbiamo assistito, praticamente, solo a spot da parte del Governo, che non affronta le questioni di sistema.
È significativo, da questo punto di vista, che in Commissione trasporti i provvedimenti di rilievo che si sono affrontati o che si sta cercando di affrontare siano soltanto di iniziativa parlamentare.
È il caso della proposta di legge che adesso voteremo, ma è il caso - ad esempio - anche della proposta di legge che abbiamo presentato per istituire l'Autorità dei trasporti e che sarebbe un passaggio essenziale in questo settore nel momento in cui - con leggi che sono state approvate in questi anni e con la normativa europea in vigore - le regole e il rispetto da parte di tutti di normative precise sull'utilizzo delle infrastrutture diventano fondamentali. Questo oggi non accade nel nostro Paese perché, sostanzialmente, siamo di fronte ad una situazione in cui - mentre si avvia un processo di liberalizzazione, di cui l'esempio più evidente è quello delle linee ad alta velocità - non c'è un organismo di regolazione che sia in grado di dettare gli indirizzi, di entrare nel merito, di verificare tutte le condizioni di utilizzo a favore del cittadino fruitore dell'infrastruttura ferroviaria. Vedremo cosa verrà fuori da questa esperienza, ma rimane il fatto che così l'esame della nostra proposta, volta all'istituzione dell'Autorità dei trasporti, è stata incardinata in Commissione, lì è rimasta e non è ancora stata portata all'attenzione della Aula.
D'altronde se l'attenzione che l'Aula dedicherà alla suddetta proposta sarà la medesima che oggi ha riservato a questo provvedimento - che è frutto di un lavoro unitario della Commissione e su cui sarebbe stata possibile una convergenza molto ampia - bisognerà pensarci bene prima di deferirla all'Aula perché penso che la maggioranza ed il Governo abbiano dimostrato, in questo frangente, scarsa volontà politica e scarsa affidabilità.
Vorrei dire a quel collega che è intervenuto contro la gestione attuale delle Pag. 67Ferrovie dello Stato che il Governo si appresta, la prossima settimana, a confermare la dirigenza attuale; la prossima settimana, cioè, vi sarà la conferma da parte del Governo dell'attuale gestione, quella che oggi è sotto accusa e che, anche di fronte al fatto che questo provvedimento non ha avuto l'esito che avremmo voluto, ha registrato in ogni occasione, anche durante le audizioni che abbiamo svolto, osservazioni e critiche molto puntuali sull'attuale stato delle ferrovie nazionali e sull'attuale stato dei rapporti e della gestione dei contratti di servizio per il contratto di servizio universale, cioè quello che deve essere rivolto obbligatoriamente alla generalità degli utenti.
Insomma, siamo di fronte ad un'incapacità di affrontare in modo serio una questione così importante, che interessa milioni di cittadini italiani, eppure il Governo si appresta a fare le nomine e a confermare lo status quo. Questa è una cosa che siamo noi a denunciare; se lo denuncia la maggioranza, è veramente paradossale! Vedremo cosa succederà la prossima settimana.
Voglio dire che la realtà del servizio pendolare, ma direi, in generale, la realtà del servizio ferroviario nazionale soffre oggi di perdita di qualità, di perdita di efficienza e di incapacità di rispondere in modo puntuale ad esigenze che non sono solo quelle del trasporto dei passeggeri, che pure è di primaria e grande importanza, ma anche quelle, ad esempio, del trasporto delle merci.
Leggiamo, proprio in queste settimane, puntuali analisi della situazione che si è determinata e che, per come viene gestita oggi dalle Ferrovie dello Stato, determina anche una perdita di competitività del sistema economico nazionale. Infatti, è una perdita di competitività che ha riflessi sul sistema logistico e sulla possibilità per le nostre aziende di recapitare efficacemente ed efficientemente le merci, e quindi di dare un contributo alla crescita economica, che oggi sarebbe fondamentale.
È quindi veramente paradossale, anche da questo punto di vista, che non riusciamo ad approvare un provvedimento che aveva questo effetto duplice: da una parte, migliorare la qualità del servizio per gli utenti pendolari, dall'altra, dare una spinta alla nostra economia nazionale, cioè a quella quota del settore produttivo nazionale che lavora nel settore ferroviario e che, dalle audizioni che abbiamo svolto in queste settimane in Commissione, vive una fase critica e avrebbe bisogno veramente di un'inversione di tendenza.
Con questa scelta di depotenziare il provvedimento e di arrivare ad una conclusione che riguarda solo l'operatività dell'Agenzia per la sicurezza facciamo un danno agli utenti, al sistema produttivo e anche all'ambiente, perché è evidente che non riusciamo ad invertire una situazione come quella attuale, dove il rapporto fra le modalità di trasporto su gomma e su rotaia è evidentemente sproporzionato a favore della gomma, e questo determina le conseguenze ambientali che tutti rileviamo.
Siamo veramente dispiaciuti che questa sia la conclusione, anche perché questa è una proposta di legge che è partita dal gruppo del Partito Democratico: il capogruppo Meta ne è il primo firmatario, ma è una proposta di legge che ha avuto la convergenza di tutti i colleghi in Commissione trasporti ed è una proposta di legge rispetto alla quale sentiamo dire qui che non deve finire come è finita oggi, che dovremo riprendere in esame la questione e dovremo fare in modo che vi siano delle decisioni concrete.
Ciò è veramente inspiegabile, perché se vi era un'occasione in cui le decisioni potevano concretizzarsi, era questa, e i colleghi della maggioranza hanno perso un'opportunità; oltretutto (e mi avvio alla conclusione, signor Presidente), di fronte ad una manovra da parte del Governo che ci viene prospettata come una manovra di tagli e sacrifici, ma dove si fanno due scelte che incideranno in modo decisivo sul settore dei trasporti e delle infrastrutture.
La prima è quella di ridimensionare il budget degli investimenti: leggiamo dai Pag. 68giornali che questa è una delle misure che sono in cantiere, vi sono analisi molto puntuali nei quotidiani di oggi.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARIO LOVELLI. La seconda è quella di incidere sugli utenti, ad esempio, del servizio autostradale, con la previsione di incrementi tariffari nel settore autostradale e nei grandi svincoli intorno alle grandi città che andranno a pesare sulle tasche dei cittadini. Oggi quindi, relativamente al provvedimento in esame, troviamo la scusa che non vogliamo effettuare manovre di tipo fiscale, ma lo faremo nella manovra che ci verrà presentata.

PRESIDENTE. La invito nuovamente a concludere.

MARIO LOVELLI. Concludo, signor Presidente, ribadendo che il gruppo parlamentare del Partito Democratico non è evidentemente soddisfatto del provvedimento in esame. Prende atto che con l'articolo 2 si corrisponde ad un'esigenza che viene oggi soprattutto dal mondo delle famiglie colpite dal disastro di Viareggio: si tratta quindi di una norma utile, che era necessario approvare. Noi, avendo votato a favore di essa, ci asterremo quindi sul provvedimento complessivo; ma tale astensione è un'astensione critica, che si propone di ripartire da qui per proporre all'attenzione dell'Assemblea un'iniziativa legislativa molto più incisiva, che potrà essere affrontata durante il passaggio parlamentare della manovra economica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garofalo. Ne ha facoltà.

VINCENZO GAROFALO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che ci accingiamo a votare, come è stato detto, nasce soprattutto dall'aver recepito da tempo l'esigenza che l'esercito dei pendolari in Italia necessita di sistemi di trasporto più adeguati alle loro necessità.
Abbiamo sottolineato che la proposta di legge è stata depositata ben un anno e tre mesi fa, in momenti differenti, momenti in cui la situazione economica del Paese, dell'Europa e del mondo era diversa; ma, così come abbiamo sempre voluto testimoniare nei nostri lavori di Commissione, la maggioranza non ha mai fatto mancare un'iniziativa nei confronti dei pendolari: tant'è vero che essa (e mi piace richiamarlo), attraverso il Governo e con il voto favorevole del Parlamento, ha già stanziato, con il decreto-legge n. 207 del 2008, 960 milioni di euro relativi al 2009, da destinare in quota parte all'acquisto anche di materiale rotabile per il trasporto pubblico regionale e locale. Così come, con lo stesso decreto-legge, sono stati stanziati altri 480 milioni di euro per ciascuno degli anni 2009, 2010 e 2011, per migliorare il trasporto rotabile pubblico regionale, subordinando tale stanziamento alla firma di nuovi contratti di servizio tra lo Stato e le regioni a statuto ordinario.
Ma non è finita! Questo Governo, su richiesta delle Ferrovie dello Stato, ha accettato e formalizzato un contratto di servizio di sei più sei anni, proprio per consentire a tale società di predisporre un piano di acquisti di materiale rotabile, coperto ovviamente da un contratto di servizio pluriennale.
Questa maggioranza ha già dimostrato l'attenzione nei confronti dei pendolari, ma ciononostante in Commissione la volontà di sottolineare ancora l'interesse che abbiamo nei confronti di questa enorme quantità di popolazione è stata formalizzata nell'avanzamento di questa proposta di legge e nella ricerca continua di una copertura che potesse avviare un programma importante di acquisti. Nelle more di questa discussione - come sappiamo tutti - è però intervenuta una manovra finanziaria di 24 miliardi di euro che va ad impegnare il nostro Paese e, soprattutto, ad incidere certamente sulle prossime abitudini dei nostri connazionali.
Sebbene l'attuale provvedimento prevedesse un impegno pluriennale nell'arco di quindici anni di ben 4 miliardi di euro, una maggioranza seria non può permettersi Pag. 69di prendere impegni che poi devono essere rispettati e che comunque eleverebbero il livello di indebitamento del Paese.
Tra l'altro, i benefici del provvedimento originario non avrebbero dato immediatamente soluzione ai problemi; al contrario, avrebbero generato un percorso che comunque soltanto a partire dal 2014 (presumibilmente dal 2015) avrebbe visto impegnate sulla rete ferrata nuove carrozze. Poiché riteniamo che l'argomento vada ripreso e rielaborato insieme alle altre necessità che il settore ferroviario e quello del trasporto nel nostro Paese presentano (tra l'altro, è stato già fatto cenno al settore del trasporto merci), crediamo che sarà possibile - dopo aver esaminato attentamente l'effetto della prossima manovra finanziaria e svolto una ricognizione delle possibili soluzioni per avviare un processo pluriennale, ma con serenità dal punto di vista finanziario per il Paese - andare ugualmente incontro alle esigenze dei pendolari, aggiungendo però questi interventi e quelli che sono già stati operati dal Governo.
Peraltro vorrei anche aggiungere che è vero che questa proposta di legge perde per strada una parte importante, ma un'altra ne viene aggiunta sulla base di un emendamento proposto dalla maggioranza che riesce a dare una risposta concreta all'esigenza di copertura dell'organico dell'Agenzia nazionale della sicurezza ferroviaria.
Non credo che ciò sia qualcosa di modesto perché fino ad oggi non mi pare che altri abbiano risolto questo problema, perché il tema della sicurezza ferroviaria non solo è attuale, ma viene sbandierato da tutti e da pochi risolto, e perché nella nostra Commissione con più atti - è vero - anche dell'opposizione, ma soprattutto grazie ad un concerto di attività tra opposizione e maggioranza, si è sempre sottolineata l'esigenza di dare al Paese un assetto definitivo per l'Agenzia nazionale, che deve essere indipendente ed agire con efficienza per garantire la sicurezza a chi prende il treno, quindi anche e soprattutto ai pendolari che ne sono i maggiori fruitori.
Onorevoli colleghi, per tali ragioni il gruppo del PdL esprimerà un voto favorevole su questo provvedimento che offre una risposta parziale ma che, in ogni caso, dà una risposta positiva ad un'esigenza avvertita (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Montagnoli. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, intervengo su quello che è sicuramente un testo importante. Sappiamo quante e quali sono le problematiche del nostro Paese nel settore dei trasporti, soprattutto nel settore del trasporto locale e pendolare, su cui il Governo fin dall'inizio ha affermato di volersi muovere e di voler investire e sul quale ha operato scelte importanti già con la manovra finanziaria contenuta nel decreto-legge n. 112 del 2008 (960 milioni e 480 milioni per i contratti di servizio). Sappiamo quante e quali problematiche vi sono in questo settore, che è stato anche delegato alle regioni con la riforma dei primi anni del 2000 e che tuttora vede 2 milioni e 600 mila persone prendere quotidianamente i treni (e vediamo che tutte queste problematiche del Paese spesse volte appaiono anche sulla stampa).
Sicuramente questa, come ho detto prima, è un'iniziativa importante (e ringrazio anche il collega Meta per la competenza e la disponibilità) ed è un tema che la Commissione e la maggioranza vogliono portare avanti, perché certamente vogliamo dare risposta ai nostri cittadini e alle nostre esigenze.
È evidente che andare a toccare le accise sulla benzina in questo momento, al di là, come ho già detto prima, di una manovra finanziaria importante, è un intervento che tocca le tasche dei nostri cittadini, in un momento in cui molte sono le critiche, anche delle associazioni dei consumatori, su un aumento più o meno indiscriminato del prezzo della benzina. Ecco perché c'è stato il rilievo corretto e importante della Commissione finanze Pag. 70prima, e della Commissione bilancio poi. Penso che, in maniera equilibrata, abbiamo scelto di condurre alcune verifiche dal punto di vista della copertura. Come si diceva, erano inizialmente previsti 300 milioni da assegnare alle Ferrovie; la Commissione aveva cambiato le modalità di erogazione, prevedendo che non più le Ferrovie dello Stato, ma il Ministero dello sviluppo economico coordinasse le attività e facesse soprattutto un passaggio in Conferenza unificata.
È quindi una scelta che deve compiere lo Stato centrale, assolutamente di concerto con le realtà locali, regioni e province: si tratta di un tema inerente al federalismo, in base al quale si verificano la vetustà delle nostre realtà ferroviarie, le esigenze, il numero di chilometri e di passeggeri. Penso che sia un tema importante, in un momento in cui il Governo sta spingendo fortemente verso l'unica riforma che può salvare tutto lo Stato, ovvero il federalismo, e dà risorse agli enti locali e risposte a chi in questo caso viaggia tutti i giorni con le nostre ferrovie.
Le verifiche si possono condurre anche relativamente alle accise. Qualcuno ha rilevato - e questo è da verificare da parte nostra e degli uffici - che alcune accise possono andare in scadenza e quindi il provvedimento può essere modulato nel tempo, e non partire inizialmente con una sola accisa importante. Nel momento infatti in cui si attribuiscono le risorse al Ministero, si stipulano gli accordi, si compie il passaggio nella sede della Conferenza unificata e si identificano con le regioni i vari interventi, non c'era il bisogno della disponibilità immediata delle risorse. Possiamo prenderci un margine di uno o due anni di tempo per decidere, sperando anche che la situazione economica, non solo a livello italiano, ma a livello mondiale, possa migliorare.
È evidente che tale intervento si può anche riscrivere in maniera equilibrata. È quanto hanno chiesto sia il presidente della Commissione Valducci, sia tutti i colleghi: penso che da parte nostra ci sarà la volontà di prendere subito in mano il provvedimento, non solo però relativamente al problema importantissimo dei pendolari, ma anche con riferimento ad un altro grande problema, che prima qualche collega che è intervenuto ha ricordato, relativamente al trasporto merci. Conosciamo il ruolo fondamentale che esso riveste nel nostro Paese, conosciamo le problematiche relative all'ambiente; sicuramente in questo lasso di tempo esso si può anche estendere, avendo un po' di calma ed analizzandolo direttamente, nella sede di una Commissione che ritengo fino ad oggi abbia fatto molto bene.
Molte volte infatti si critica l'«alone» politico delle problematiche, ma noi abbiamo dimostrato in questi due anni di avere una Commissione che lavora, al di là dello schermo dei colori politici, e che ha portato avanti dei provvedimenti importanti. Mi riferisco al trasporto aereo, alla banda larga, al codice della strada, che in questi giorni ci auguriamo tutti venga definito. Abbiamo lavorato senza schemi politici. Non vi è né destra né sinistra: i pendolari non hanno colore politico. È evidente però che vogliamo dare le risposte al territorio, senza però toccare le tasche dei cittadini, ed operando anche una verifica sulle nostre aziende. Abbiamo infatti «messo dei numeri» sulle aziende, che sono importanti; penso però che in momenti di difficoltà economica sia doveroso da parte della maggioranza verificare le società e i settori che possono essere intaccati da questa scelta. Abbiamo infatti un patrimonio importante fatto di aziende e questa è la verifica che ci appresteremo a fare.
Confermo quindi la volontà del nostro movimento di dare delle risposte; il fatto che siamo intervenuti per considerare i pendolari e le realtà più produttive del Paese, che hanno questa esigenza, penso che sia un aspetto importante.
Tutto ciò va sicuramente di pari passo con l'altra scelta, che sta facendo il Governo, di stare al passo del mondo occidentale e dell'Europa, con l'Alta velocità, che è un altro impegno che questo Governo sta portando avanti. Sappiamo che vi sono delle problematiche - ascoltavo prima un intervento sull'attuale gestione Pag. 71delle Ferrovie - per quanto riguarda le tariffe, questione che abbiamo valutato anche in Commissione. Tuttavia, la volontà del Governo, ribadita anche dal Ministro già l'anno scorso, era quella di non mettere le mani nelle tasche dei cittadini, e questa è anche la volontà che vogliamo ribadire con questo provvedimento.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, confermo il voto favorevole della Lega Nord Padania su questo provvedimento, anche se mancante dell'articolo 1, e la volontà - sin da subito - di lavorare in Commissione per dare risposte ai nostri cittadini, alle nostre aziende, nonché per dare sicurezza e per migliorare l'ambiente. Questo è l'impegno che hanno preso la Lega Nord Padania e il Governo: sono convinto che lo porteremo fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Correzioni di forma - A.C. 2128-A)

MICHELE POMPEO META, Relatore. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE POMPEO META, Relatore. Signor Presidente, non intendo fare dei commenti conclusivi. Mi auguro che questa discussione rappresenti un investimento in consapevolezza, e che le opportunità che abbiamo di fronte (alle quali si riferivano anche i colleghi della maggioranza) non vorranno essere nuovamente sciupate, perché il tema è riconosciuto, rimane irrisolto e dobbiamo intervenire doverosamente come Parlamento.
Signor Presidente, ai fini del coordinamento formale delle disposizioni contenute nella proposta di legge A.C. 2128-A, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 1.102 della Commissione (interamente soppressivo dell'articolo 1), propongo all'Assemblea, ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento la seguente correzione di forma: alla proposta di legge in esame il titolo è sostituito dal seguente «Modifiche all'articolo 4 del decreto legislativo 10 agosto 2007, n. 162, finalizzate a garantire la funzionalità dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie». Infatti l'unico articolo che vive riguarda esclusivamente questo aspetto.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma proposte dal relatore si intendono approvate.
(Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale - A.C. 2128-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2128-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 2128-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Calearo Ciman, onorevole Cesario, onorevole Iapicca, onorevole Andrea Orlando, onorevole Sardelli, onorevole Baldelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione, con il seguente nuovo titolo:
«Modifiche all'articolo 4 del decreto legislativo 10 agosto 2007, n. 162, finalizzate Pag. 72a garantire la funzionalità dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie.» (2128-A):

Presenti 499
Votanti 326
Astenuti 173
Maggioranza 164
Hanno votato 252
Hanno votato no 74
(La Camera approva - Vedi votazionia )

Prendo atto che il deputato Giulietti ha segnalato che avrebbe voluto astenersi, che il deputato Comaroli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Ruggeri ha segnalato che non è riuscito a votare.

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni in materia di semplificazione dei rapporti della Pubblica Amministrazione con cittadini e imprese e delega al Governo per l'emanazione della Carta dei doveri delle amministrazioni pubbliche e per la codificazione in materia di pubblica amministrazione (Testo risultante dallo stralcio degli articoli 14, 25 e 27 del disegno di legge n. 3209, disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 2 marzo 2010) (A.C. 3209-bis-A/R) (ore 19,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni in materia di semplificazione dei rapporti della Pubblica Amministrazione con cittadini e imprese e delega al Governo per l'emanazione della Carta dei doveri delle amministrazioni pubbliche e per la codificazione in materia di pubblica amministrazione (Testo risultante dallo stralcio degli articoli 14, 25 e 27 del disegno di legge n. 3209, disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 2 marzo 2010).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
Ricordo che nella seduta del 17 maggio 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che hanno avuto luogo le repliche del relatore e del rappresentante del Governo. Nella seduta del 18 maggio 2010 è stato poi stabilito di rinviare il provvedimento in Commissione così come convenuto in sede di Conferenza dei Presidenti di gruppo.

(Esame degli articoli - A.C. 3209-bis-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R).
Ricordo che, a norma dell'articolo 123-bis, comma 3-bis, ultimo periodo, del Regolamento, gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi dichiarati inammissibili dalla Commissione non possono essere ripresentati in Assemblea e, ove ripresentati, non sono pubblicati.
Inoltre non sono pubblicati i nuovi emendamenti, non previamente presentati presso la Commissione, riferiti a parti del testo non modificate dalla Commissione stessa, ovvero che non risultino consequenziali rispetto alle modifiche apportate in sede referente.
Avverto che la Commissione ha presentato gli emendamenti 1-ter.200, 1-quater.200, 1-quinquies.200, 2.200, 4.200, 6.200, 18.200 e 20-ter.200, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A/R).
Comunico che la Presidenza, sulla base del parere espresso dalla V Commissione (Bilancio) nella riunione odierna, non ritiene ammissibili, a norma dell'articolo 123-bis del Regolamento, in quanto recano nuovi o maggiori oneri finanziari privi di idonea quantificazione e copertura, le seguenti proposte emendative: Zeller 1-quinquies.4, Bressa 29.6, Giovanelli 29.8, Libè Pag. 738-bis.01, Bressa 9-bis.01, gli identici emendamenti Sanga 9-bis.03 e Tassone 9-bis.04, limitatamente ai commi 3 e 4, Tassone 9-bis.05.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, su questo provvedimento, collegato alla manovra finanziaria, composto da vari articoli, ci sono - vado a «spanne» - circa 140 emendamenti ed iniziarlo ad affrontare in questo momento potrebbe risultare disomogeneo rispetto alla prosecuzione dei nostri lavori, anche perché la Presidenza è a conoscenza della convocazione della riunione dei gruppi congiunti del PdL di Camera e Senato, in forza della quale, normalmente, i lavori dell'Aula vengono sospesi.
La proposta che farei alla Presidenza, ma sulla quale ritengo che debba, probabilmente, pronunciarsi, nella sua interezza, l'Assemblea, con i rappresentanti dei gruppi, qualora ci fosse la volontà di accedere a questa proposta, potrebbe essere quella di rinviare, con un consenso generale, ad altra seduta l'esame del disegno di legge collegato concernente la semplificazione della pubblica amministrazione e di riaggiornare a questo punto la seduta alla giornata di domani, nella quale è previsto il seguito dell'esame del disegno di legge antimafia di cui abbiamo iniziato e concluso proprio quest'oggi la discussione sulle linee generali.
Formulo, quindi, a lei in maniera formale la proposta di un rinvio ad altra seduta e le chiederei di ascoltare la disponibilità dei gruppi al riguardo per capire se potesse esserci a tal proposito un'intesa.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intanto confido nella sua persona, in quanto testimone non soltanto di ciò che formalmente accade qui dentro ma anche di ciò che accade informalmente e che, tuttavia, in qualche modo segna anche i nostri lavori. Quindi la pregherei di trovare lei le forme per censurare il collega Baldelli, perché questi ha chiaramente affermato il falso. Ha affermato il falso perché sà perfettamente che quando lei mi ha chiamato mezz'ora fa per chiedermi cosa pensavamo di fare, io le ho spiegato - ora cercherò anche di motivarglielo - che il gruppo del Partito Democratico era deciso ad andare avanti con il calendario in corso. Quindi non è che lei deve sondare formalmente l'opinione dei gruppi perché, come accade normalmente, lei la sonda informalmente e già sa perfettamente quale è il quadro.
Vorrei anche dirle, signor Presidente, che mi rendo conto che purtroppo l'onorevole Baldelli è stato informato alle 19,05 della riunione del gruppo del Partito della Libertà per incontrare il Presidente Berlusconi che gli illustrava la manovra. Questo aspetto era conosciuto da circa le 10,30 di questa mattina perché era su tutte le agenzie. Questa mattina, quando si doveva fare il tranello sulla proposta di legge del Partito Democratico, non era stato mai avanzato né formalmente né nelle riunioni informali. Qui, per correttezza, evito di dire tutto quanto è accaduto alle riunioni informali alle quali hanno partecipato molti dei rappresentanti della maggioranza: lo evito per carità di patria perché ve lo meritereste!
Tuttavia, signor Presidente, quando il Presidente della Camera ha stigmatizzato in quest'Aula che c'era un problema perché non si lavorava in ragione del fatto che c'era un limite nelle proposte che arrivavano perché erano solo decreti-legge è stato trattato quasi peggio che se l'avesse detto un rappresentante dell'opposizione. Adesso abbiamo una proposta di legge, abbiamo seduta fino alle 21, il gruppo del Partito Democratico tranquillamente farà la sua riunione di gruppo che era prevista a partire dalle 21. Adesso abbiamo un'ora Pag. 74e tre quarti se non vogliamo dare ragione a quelli che, fuori da qui, affermano che ci sistemiamo le cose ai comodi nostri e non facciamo niente. Abbiamo un'ora e tre quarti per lavorare sul provvedimento Brunetta per il quale il Ministro Brunetta si è scatenato in Commissione, dicendo che vi era urgenza di discuterlo.
Il presidente Bruno oggi ci ha comunicato che a tempi di record - merito del presidente Bruno - la Commissione ha visto tutti gli emendamenti e lo ha attrezzato rispetto alle esigenze che arrivavano dalle altre Commissioni. Non c'è un motivo al mondo, se non che come al solito si rischia o si vuole interpretare questo posto come roba propria, per cui non si vada sino alla fine, votando fino alle 21, sul provvedimento Brunetta. Altrimenti andate voi fuori da qui - e votatevelo - a spiegare agli italiani che oggi avete gli affari vostri e avete deciso che, come avete fatto in tante altre occasioni, volete andarvene a casa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Come l'onorevole Giachetti sa, compito e responsabilità della Presidenza è sondare il buon andamento dei lavori e, quindi, correttamente si sonda formalmente e informalmente come poter proseguire nei lavori. Come altrettanto sa, l'Assemblea è sovrana e, quindi, può e deve decidere attraverso il Regolamento e, quindi, le votazioni se sospendere i lavori, se proseguire e come organizzare i lavori laddove non ci sia accordo unanime, come mi sembra non vi sia.

PIERLUIGI MANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, è il caso di dire che mai semplificazione fu più complicata di questa, non solo per i contenuti ma anche per la gestione, che ha visto un sacco di divisioni e continua a vedere divisioni nella maggioranza. Ora noi dell'Unione di Centro siamo per andare avanti nell'esame del provvedimento anche se è noto che vi sono parti che si accavallano probabilmente con la manovra finanziaria, il che è una difficoltà oggettiva ma insomma tutto poteva esser fatto e doveva esser fatto con un diverso ordine anche facendosi carico in comune di qualche difficoltà. Tutto questo non è avvenuto e si continua a portare in Assemblea provvedimenti non istruiti. C'è una crisi reale e preoccupante nel Paese. Non è il caso davvero che la maggioranza aggiunga la sua crisi politica nella gestione dei lavori.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, ho sentito dall'onorevole Giachetti che vi sono stati incontri fra maggioranza e opposizione. Noi a questi incontri normalmente non veniamo invitati, pertanto crediamo che sia giusto proseguire nei lavori.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare per fatto personale (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro).

PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Baldelli, adesso siamo sulla sua richiesta e dobbiamo ovviamente procedere correttamente alla votazione. Abbiamo sentito qualche intervento sull'ordine dei lavori, che comunque era contro la proposta di rinvio dei nostri lavori ad altra seduta. Se c'è qualcuno che vuole parlare a favore ovviamente il Regolamento lo prevede, altrimenti passiamo al voto e poi naturalmente le daremo la parola. Non vedo nessuno che vuole parlare a favore della proposta dell'onorevole Baldelli, pertanto passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di Pag. 75nomi, la proposta di rinvio del seguito del provvedimento in esame avanzata dall'onorevole Baldelli.
(È approvata).

La Camera approva per 19 voti di differenza.
Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani, dopo il seguito dell'esame del disegno di legge atto Camera n. 3290-A.

Per fatto personale.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, soltanto una puntualizzazione: ciascuno di noi che svolge l'incarico di vicepresidente con la delega all'Aula o di segretario d'Aula spesso compie un lavoro a tratti ingrato, che io rispetto in ordine al lavoro che svolgono i miei colleghi. Quello che non credo di poter tollerare, signor Presidente, in nessun caso, è che si dica che io dico cose false, perché io non ho detto cose false. Ho semplicemente chiesto alla Presidenza di sondare pubblicamente in quest'Aula i gruppi su una proposta ben precisa, che non significa dire il falso. Mi dispiace, non fa onore alla dignità ed al rispetto che io presto all'onorevole Giachetti il fatto di essere accusato di aver detto il falso. Chi conosce il lavoro che svolgo in quest'Aula e fuori conosce la mia correttezza. L'onorevole Giachetti può avere a che ridire su accordi o non accordi intercorsi, ma non si può permettere di accusarmi di dire il falso in quest'Aula, perché questo non è vero signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non replico all'onorevole Baldelli. Le chiedo solo di essere lei a tradurmi, in italiano: affermare che alle 7 meno un quarto si viene a sapere che c'è la riunione del gruppo del Partito della Libertà con il Presidente Berlusconi (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)... Signor presidente, penso di poter parlare anch'io...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego almeno di lasciar ascoltare la Presidenza.

ROBERTO GIACHETTI. Non so se questo appartiene a una stravaganza o a chissà cos'altro o a dire cosa non vera. In italiano una cosa non vera è una cosa falsa, tutto qua.

PRESIDENTE. Se posso però riconoscere a tutti coloro che svolgono un lavoro delicato e faticoso quale quello sia di vicepresidenti, di tutti i gruppi sia di responsabili dell'Aula, questo mi sembra che tutta l'Assemblea debba a voi tutti gratitudine per il lavoro che fate.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,30).

FABIO GARAGNANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, in questa sede, al termine dei nostri lavori, desidero semplicemente porre in evidenza all'Assemblea un fatto grave accaduto in queste ore a Bologna. Diversi parlamentari del Partito Democratico, la presidente della provincia ed altre autorità hanno innestato una campagna di stampa e di denigrazione nei confronti del dirigente dell'ufficio scolastico regionale, il quale si è limitato ad inviare una circolare ai dirigenti scolastici provinciali invitandoli ad una sobrietà di comportamenti e di Pag. 76linguaggio e a non strumentalizzare le vicende della scuola in riferimento ai tagli e alla crisi economica del Paese.
Quello che è inaccettabile è che, approfittando del proprio ruolo istituzionale, parlamentari, presidente della provincia e sindaci intimidiscano un funzionario dello Stato la cui sola colpa è stata quella di invitare tutti al rispetto delle leggi e dei regolamenti. Proprio in queste ore - anche ieri, ma adesso con un'enfasi e con un'insistenza maggiori - le agenzie stanno battendo alcuni comunicati con cui addirittura invitano i cittadini a chiedere in blocco le dimissioni immediate di quel funzionario. È di dieci minuti fa la denuncia al Ministro Gelmini di alcune senatrici del Partito Democratico le quali, in termini ultimativi mai visti, sollecitano addirittura la rimozione di questo funzionario dello Stato.
Proprio perché oggi in Commissione cultura abbiamo parlato di queste cose e proprio perché ci apprestiamo al varo di importanti provvedimenti, credo si debba ribadire una volta per tutte che il rispetto delle regole dello Stato di diritto richiede la netta distinzione fra ideologia, appartenenza partitica e senso dello Stato, che è richiesto a tutti i dirigenti scolastici e soprattutto ai parlamentari, i quali dovrebbero distinguere quello che è il loro ruolo istituzionale da quello che è il ruolo politico (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, sono grato all'onorevole Garagnani per aver sollevato questa questione: io sono tra i parlamentari che hanno presentato un'interrogazione in Aula su questo argomento.

FABIO GARAGNANI. Dovresti vergognarti!

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Quello che è accaduto in Emilia Romagna è gravissimo: non grave, ma gravissimo! Un funzionario dello Stato, il direttore dell'ufficio scolastico regionale, ha praticamente approfittato della sua autorità per esprimere un'intimazione a tutto il personale della scuola a cui, sostanzialmente, ha detto: non potete intervenire criticamente sui provvedimenti del Governo, altrimenti siete esposti al rischio di sanzioni. Questo non è accettabile.
La scuola, signor Presidente, è il luogo in cui si è educano le coscienze e si educa alla coltivazione dello spirito critico (Commenti del deputato Polledri). Se non c'è più neanche nella scuola la possibilità di esprimere una valutazione di questo genere - peraltro fuori dall'ambiente scolastico, sia chiaro, non durante le lezioni, ma fuori dell'ambito scolastico - ad opera degli operatori scolastici, allora è gravissima questa restrizione della libertà. Pertanto, o siamo di fronte ad un funzionario eccessivamente zelante, che è andato oltre le indicazioni del Ministro e ha interpretato lo spirito del tempo, per cui tutti devono ubbidire e tacere, o siamo di fronte a un indirizzo del Ministero.
Al di là dell'interrogazione che la collega Ghizzoni ha presentato, insieme ad altri colleghi, tra cui io stesso, insieme all'onorevole Marchi, e al di là della risposta a quell'interrogazione, mi sembra sia il caso che il Ministro in persona venga in Aula a rispondere di quanto sta accadendo in Emilia Romagna e che forse si sta decidendo di far accadere anche in altre regioni. Non è accettabile soprassedere ad ogni iniziativa che riduca gli spazi di libertà in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, io non sono dell'Emilia Romagna e non conosco la vicenda che è emersa però le voglio dire una cosa, signor Presidente: io sono sindaco dal 1993 e Pag. 77devo dire che, se c'è una porcata nell'ambito scolastico, è che vi sono insegnanti infarciti di demagogia politica che, invece di insegnare ai ragazzi la storia e l'educazione civica, fanno esclusivamente politica, e guarda caso sono sempre di sinistra. Gente che invece di fare il proprio mestiere continua solo a fare politica, porta nelle classi giornali prettamente di una certa area politica, parla dei politici locali - e anche del sottoscritto - in maniera negativa, dicendo che i leghisti sono solo dei razzisti e questo è un insegnamento di una certa classe dirigente, politica e scolastica.
Non conosco la vicenda in oggetto, ma devo dire che non riguarda solo l'Emilia Romagna, riguarda tante regioni del nostro Paese. Forse invece che criticare il Ministro sarebbe meglio si facesse un po' di ragionamento sul fatto che i bidelli comincino a fare i bidelli e a lavorare come si lavorava una volta, che i sindacati facessero veramente i sindacati e non sempre e solo demagogia - difendendo anche l'indifendibile, come quelli che dormono in piedi dal mattino alla sera - e che gli insegnanti facessero bene gli insegnanti e non pretendessero di fare tre mesi di ferie l'anno dimenticandosi di quelle che sono le realtà del nostro Paese. Infatti, ci sono insegnanti, nel sistema scolastico, in gamba, che meritano di avere anche uno stipendio più alto, ma ci sono anche tanti insegnanti che se non facessero gli insegnanti farebbero un piacere a tutto il Paese.
Voglio poi ricordare, a proposito degli insegnanti di sinistra, non più tardi di un anno fa, quanti di loro hanno utilizzato i bambini per fare le proteste contro il ministro Gelmini: quanti di loro hanno utilizzato gente che non c'entra niente? I bambini avete utilizzato, vi dovete vergognare, perché quelli sono i veri comunisti, utilizzare i bambini per una questione politica. Siete ancora nella vostra testa e nel vostro corpo comunisti e rimarrete tali tuta la vita (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

FABIO RAINIERI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO RAINIERI. Signor Presidente, capisco la preoccupazione del collega del Partito Democratico reggiano che per una volta, in una regione rossa come l'Emilia, ci sia un provveditore agli studi che abbia un'idea diversa da quella che è sempre stata inculcata nei giovani studenti delle scuole. Lo capisco e si rassegni, questa è la via che sta prendendo l'Emilia Romagna, sempre meno rossa, sempre più verde.
Quindi le dico: non si preoccupi più di questo problema, ma si cominci a preoccupare, in generale, dei problemi che ha il Partito Democratico in Emilia e non si preoccupi, gli studenti impareranno comunque e meglio senza avere una politica di sinistra all'interno delle scuole, dagli asili in poi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, sono sempre molto tranquillo, credo che i parlamentari, i deputati della mia regione, l'onorevole Castagnetti, l'onorevole Ghizzoni, abbiano il diritto di presentare delle interrogazioni e di interrogare il Ministro su quello che ritengono opportuno, esercitando il loro diritto al sindacato ispettivo. Però, visto che ci conosciamo da tanti anni, vorrei chiedere a loro una spiegazione - magari me lo possono scrivere in un appunto, me lo possono dire privatamente - del perché le critiche, lo spirito critico, l'esercizio dello spirito critico si esercita sempre in questo Paese da una parte sola e nei confronti di una parte sola. Credo che qualche cosa non vada e probabilmente occorrerebbe riflettere su questo qualcosa che non va anche da parte vostra (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

Pag. 78

GIUSEPPE GIULIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, c'è un elemento dirimente: ancora non è stato abrogato l'articolo 21 della Costituzione. Il collega Castagnetti ha posto una questione seria. Io comprendo che siamo abituati e che sia normale, in questo Paese, dire: Saviano c'ha rotto le scatole, io non vado a vedere un film che non mi piace o una legge «bavaglio» per l'eliminazione del diritto di cronaca.
Tuttavia, quel funzionario - non c'entrano nulla la destra e la sinistra - ha semplicemente scritto una bestialità, perché non può abrogare un articolo della Costituzione! Ma potete urlare quanto volete: è ancora in vita! Non esiste strumento di minaccia nei confronti di alcuno affinché non esprima le sue opinioni. Non esiste! E mi auguro che ogni collega lo capisca. È un principio dirompente! Non esiste, a meno che qualcuno non pensi davvero che si possa, attraverso un meccanismo d'ordine poliziesco, imporre le modalità di espressione in ogni luogo.
Credo che sia semplicemente una bestialità e che non occorra dividersi, basti dire a quel funzionario: se hai sbagliato, chiedi scusa, torna indietro. È semplicemente qualcosa che non ha luogo in qualsiasi Paese civile, governato dalla sinistra o dalle destre europee liberali. Ovunque, sarebbe una bestialità! Non credo che sia il caso di dividerci su questo. Grazie al collega Castagnetti e grazie ai colleghi che hanno sollevato la questione.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 27 maggio 2010, alle 10:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Piano straordinario contro le mafie, nonché delega al Governo in materia di normativa antimafia (C. 3290-A);

e delle abbinate proposte di legge: VITALI e CARLUCCI; DI PIETRO ed altri (C. 529-3478).
- Relatore: Torrisi.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni in materia di semplificazione dei rapporti della Pubblica Amministrazione con cittadini e imprese e delega al Governo per l'emanazione della Carta dei doveri delle amministrazioni pubbliche e per la codificazione in materia di pubblica amministrazione (Testo risultante dallo stralcio degli articoli 14, 25 e 27 del disegno di legge n. 3209, disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 2 marzo 2010) (C. 3209-bis-A/R).
- Relatore: Orsini.

(al termine delle votazioni)

3. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,35.

Pag. 79

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE N. 3290

Ddl n. 3290 e abb. - Piano straordinario contro le mafie
Tempo complessivo: 20 ore, di cui:

  • discussione generale: 7 ore;
  • seguito dell'esame: 13 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 30 minuti
Governo 20 minuti 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora e 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 7 minuti (con il limite massimo di 17 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 54 minuti (con il limite massimo di 26 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 3 minuti 8 ore e 26 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 20 minuti 2 ore e 15 minuti
Partito Democratico 1 ora e 14 minuti 2 ore e 18 minuti
Lega Nord Padania 41 minuti 1 ora e 10 minuti
Unione di Centro 38 minuti 59 minuti
Italia dei Valori 35 minuti 52 minuti
Misto 35 minuti 52 minuti
Alleanza per l'Italia 10 minuti 15 minuti
Noi Sud/Lega Sud Ausonia 6 minuti 9 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 6 minuti 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti 7 minuti
Minoranze linguistiche 4 minuti 6 minuti
Repubblicani, Regionalisti,
Popolari
4 minuti 6 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 5)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Inserimento ddl 3290-A in odg 502 501 1 375 501 52 Appr.
2 Nom. Pdl 2128-A - em. 1.102 519 519 260 264 255 48 Appr.
3 Nom. em. 2.200 512 488 24 245 486 2 49 Appr.
4 Nom. articolo 2 518 495 23 248 494 1 49 Appr.
5 Nom. Pdl 2128-A - voto finale 499 326 173 164 252 74 50 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.