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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 323 di martedì 18 maggio 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 11,05.

MIMMO LUCÀ, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 13 maggio 2010.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Aprea, Bindi, Brancher, Brugger, Capitanio Santolini, Centemero, Cirielli, De Torre, Donadi, Leone, Lo Monte, Antonio Martino, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Molgora, Mussolini, Nucara, Massimo Parisi, Pescante, Sardelli, Stucchi, Tabacci e Zeller sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni (ore 11,08).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(Ipotesi di chiusura della caserma dell'80o Reggimento addestramento volontari «Roma» - n. 3-00899)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, Guido Crosetto, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Anna Teresa Formisano n. 3-00899 concernente ipotesi di chiusura della caserma dell'80o Reggimento addestramento volontari «Roma» (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, in primo luogo desidero rassicurare l'onorevole Anna Teresa Formisano precisando che le notizie relative alla chiusura dell'80o Reggimento «Roma» sono prive di alcun fondamento.
Posso garantire, infatti, che al momento la città di Cassino non verrà privata della presenza del reggimento in parola, in quanto non ne è pianificata la soppressione nell'ambito dei processi di riorganizzazione della Forza armata.
In effetti, l'intero strumento militare, non soltanto l'Esercito, è notoriamente interessato da un ampio e complesso processo di ristrutturazione, caratterizzato da vari provvedimenti di soppressione, accorpamento e riorganizzazione delle strutture, avviato da alcuni anni e tuttora in divenire, in attuazione di una serie di atti normativi, tesi a meglio modulare le Forze armate alle nuove esigenze derivanti dal mutamento dello scenario geo-strategico.
Tale processo - lo voglio ricordare - è volto esclusivamente ad ottimizzare tutte le componenti delle Forze armate, ossia quelle di vertice, dell'area operativa logistica, dell'organizzazione territoriale e anche, naturalmente, della formazione. Pag. 2
In sostanza, s'intende perseguire soluzioni tese ad ottenere un migliore rapporto costo-efficacia, attraverso la soppressione di strutture ormai non più funzionali, nonché la ridefinizione delle funzioni di comandi/enti/reparti ed il loro accorpamento, per quanto possibile, in chiave interforze e comunque di non sovrapponibilità funzionale e territoriale.
Il processo di razionalizzazione che si sta perseguendo, logicamente, ha interessato anche la componente addestrativa dell'Esercito italiano, che a seguito dell'intervenuta sospensione della leva (1o gennaio 2005) è risultata sovradimensionata rispetto alle reali esigenze, così come confermato anche dal programma progressivamente riduttivo del piano dei reclutamenti dei volontari in ferma prefissata di un anno.
In tale quadro, è stata prevista per l'Esercito la riduzione dei reparti addestrativi per volontari da un totale di 10 a 3 mentre uno - individuato nell'80o RAV di Cassino - è stato trasformato per i sergenti (decreto legislativo 28 novembre 2005, n. 253), sia in chiave di contenimento delle spese correnti, sia ai fini del mantenimento delle sole capacità effettivamente necessarie allo strumento terrestre.
La scelta delle sei unità addestrative da sopprimere - tra cui, ribadisco, non figura l'80o RAV di Cassino - si è basata, pertanto, su un'attenta analisi di tutti gli intrinseci aspetti infrastrutturali, economici, sociali ed addestrativi, con particolare riguardo ai profili di criticità (vetustà delle infrastrutture, eccessivi oneri manutentivi e scarse capacità ricettive), che non consentivano - così come anticipato in premessa - di ottenere l'auspicabile migliore rapporto costo-efficacia.

PRESIDENTE. L'onorevole Anna Teresa Formisano ha facoltà di replicare.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, ovviamente mi dichiaro soddisfatta e ringrazio il sottosegretario per la risposta positiva e quindi confortante, non solo per me, ma per un'intera città e per un intero territorio.
Signor Presidente, vorrei anche evidenziare che si tratta di una realtà - credo che il sottosegretario la conosca bene - in cui vi è un rapporto molto forte tra il mondo dell'esercito e l'università della città. Lì, infatti, vengono realizzati corsi bilaterali tra esercito e università, che insistono sul nostro territorio e danno lustro all'università e alla scuola sergenti.
Signor Presidente, vorrei anche approfittare dell'interrogazione in esame e di questa giornata per ricordare che il sergente Massimiliano Ramadù, che, purtroppo, è scomparso nell'attentato che si è verificato ieri, aveva frequentato per un anno questa scuola, proprio nell'80o battaglione Rav, dall'ottobre 2005 all'ottobre 2006. Mi sembra anche un modo corretto per ricordare la memoria del sergente Ramadù, che ha lasciato tanto anche a questa caserma a cui era molto legato.

PRESIDENTE. Saluto gli alunni dell'Istituto comprensivo Albano-Pavona, in provincia di Roma, e gli alunni dell'Istituto Sacro Cuore Trinità dei Monti di Roma che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Saluto, inoltre, gli assistenti del consiglio regionale sardo che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune e che si trovano presso la Camera dei deputati per uno stage (Applausi).
Come avete potuto ascoltare, stiamo valutando gli atti di sindacato ispettivo: il rappresentante del Governo sta rispondendo ai colleghi interessati, che, successivamente, si dichiarano o meno soddisfatti della risposta ricevuta.
A mezzogiorno, il Ministro della difesa, onorevole La Russa, svolgerà un'informativa urgente sui tragici fatti che hanno colpito i nostri militari in Afghanistan.

(Misure per tutelare e valorizzare la casa museo di Luigi Pirandello di via Antonio Bosio a Roma - n. 2-00609)

PRESIDENTE. L'onorevole Capodicasa ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00609, concernente misure per tutelare Pag. 3e valorizzare la casa museo di Luigi Pirandello di via Antonio Bosio a Roma (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

ANGELO CAPODICASA. Signor Presidente, con altri colleghi, ho voluto presentare l'interpellanza in esame, perché da notizie di stampa della cronaca locale di Roma abbiamo appreso di una difficoltà dell'istituto di studi che gestisce la casa dove Pirandello visse negli ultimi giorni della sua vita e dove sono custoditi suppellettili, manoscritti, duemila volumi del premio Nobel, corredati di carte, che egli utilizzava per la realizzazione delle sue opere.
Dalle notizie che abbiamo appreso - che ci sembrano allarmanti - a causa della carenza di fondi, l'istituto non è in grado di tenere costantemente aperta la casa museo di via Bosio e di metterla a disposizione dei visitatori, degli studiosi e di quanti vogliano conoscere l'opera ed anche la vita quotidiana dell'illustre drammaturgo. Essi, dunque, non possono visitare la casa museo, perché - proprio a causa della poca disponibilità di fondi - l'istituto è costretto a tenerla aperta solo dalle 9 alle 14 e solo dal lunedì al venerdì.
A noi sembra veramente grave che si sia verificata una tale circostanza, tenuto conto che si parla di una delle figure e delle personalità più eminenti della letteratura italiana: ho ricordato poc'anzi che gli era stato conferito il premio Nobel, fu anche accademico d'Italia, uno dei più grandi drammaturghi di cui ancora si rappresentano le opere nei teatri italiani ed esteri.
Questa è la ragione per la quale chiediamo al Governo, attraverso l'interpellanza in esame, se sia a conoscenza del fatto e se non ritenga che si debba intervenire tempestivamente per assicurare i fondi, non solo per l'ordinarietà e per mantenere aperta la casa museo nelle ore necessarie, ma anche per fornire i mezzi per la digitalizzazione delle carte che, altrimenti, se messe a disposizione degli studiosi, possono anche deteriorarsi.
Chiediamo al Governo tutto ciò anche con riferimento ad altre attività, compresa quella - questa è una nostra idea - di interconnettere la disponibilità del fondo che ivi è costituito (parliamo di manoscritti, di libri e di quant'altro) con la casa natale di Luigi Pirandello ad Agrigento, dove vengono custodite altre carte dello studioso oppure con la biblioteca museo Luigi Pirandello di Agrigento che custodisce quasi tutte le sue opere e quelle che concernono il suo pensiero pubblicate in Italia e all'estero. È una biblioteca specializzata istituita dalla regione siciliana e che tuttora è funzionante ed attiva.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, Guido Crosetto, ha facoltà di rispondere.

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, rispondo non per competenza ma per rappresentanza. Mi riferisco all'interpellanza dell'onorevole Capodicasa con la quale si chiede di promuovere l'utilizzo di risorse straordinarie al fine di consentire la digitalizzazione e, ove necessario, il restauro del prezioso materiale contenuto nella casa museo di Luigi Pirandello.
A tale proposito, rappresento che, per ciò che concerne la digitalizzazione del citato materiale, il Ministero per i beni e le attività culturali ha ricevuto due progetti dall'Istituto di studi pirandelliani, uno nell'anno 2005 e l'altro nell'anno 2007. Al momento del ricevimento del primo progetto, i fondi concessi dalla società ARCUS nel 2005 per l'accrescimento e la valorizzazione della Biblioteca digitale italiana erano stati già oggetto di un piano di ripartizione per cui il progetto è stato, come molti altri, archiviato in attesa di ulteriori risorse finanziarie.
Successivamente, nel triennio 2007-2009, questa volta sulla base di fondi derivanti dal gioco del lotto, una commissione tecnica composta dai dirigenti dei maggiori istituti dipendenti dalla competente direzione generale appositamente incaricata di valutare i progetti di digitalizzazione acquisiti, ha ritenuto di indicare Pag. 4come prioritario l'utilizzo delle risorse finanziarie disponibili per attività di servizio e per la conservazione delle immagini digitali preesistenti a fronte dell'obsolescenza rapidissima dei prodotti informatici, nonché per le attività legate al deposito legale delle pubblicazioni elettroniche; attività svolte a beneficio di tutto il sistema della Biblioteca digitale italiana, in primo luogo dalle due biblioteche nazionali centrali e dall'Istituto centrale per il catalogo unico.
Conseguentemente vi è stata una limitazione del finanziamento di progetti presentati da istituzioni culturali ai pochissimi casi in cui si ravvisava la necessità di completare progetti precedentemente avviati da indirizzare a compimento.
La procedura istruttoria per l'assegnazione di risorse per la digitalizzazione è una procedura di tipo tecnico-concorsuale, in cui una commissione di esperti, interni ed esterni all'amministrazione, valuta comparativamente i progetti pervenuti considerandone gli aspetti finanziari e tecnici, la coerenza di insieme, per garantire che, data l'obsolescenza del prodotto digitale, sia assicurata la massima fruibilità del patrimonio culturale digitalizzato secondo standard che sono definiti dall'Istituto centrale per il catalogo unico.
Pertanto una non ammissione al finanziamento di un progetto può dipendere sia da una carenza progettuale sia dalla minore rispondenza dell'attività proposta a quelle definite come prioritarie dagli organi istruttori tecnici.
Si sottolinea, inoltre, che i progetti di digitalizzazione non sono collocati in un contesto di tutela bensì di fruizione e valorizzazione, pertanto l'eventuale pregiudizio alla loro conservazione non costituisce elemento di valutazione a sé per la natura stessa dei finanziamenti della Biblioteca digitale italiana.
Voglio, inoltre, aggiungere che, oltre alle risorse per la digitalizzazione, la competente direzione generale del Ministero mette comunque a disposizione contributi volti ad assicurare il funzionamento delle biblioteche private aperte al pubblico, per un importo di circa 600 mila euro l'anno da ripartire secondo le procedure concorsuali previste dalla circolare n. 138 del 2002 e debitamente pubblicate sul sito istituzionale. A tal proposito evidenzio che non risulta che l'Istituto di studi pirandelliani abbia presentato domanda nell'anno 2009 per tale contributo e che per l'anno 2010 non è ancora scaduto il termine per la presentazione delle domande.
Voglio, peraltro, far presente che gli istituti culturali in generale, per le esigenze di tutela, possono attingere anche ad altre fonti di finanziamento quali: gli interventi finanziati dalla società ARCUS Spa, ai sensi dell'articolo 60, comma 4, della legge n. 289 del 2002; la ripartizione della quota dell'otto per mille di competenza statale per la conservazione di beni culturali di cui all'articolo 47 della legge n. 222 del 1985; la programmazione degli interventi finanziari del Ministero in favore del proprietario, possessore o detentore di un bene culturale, ai sensi degli articoli 31, 35, 36 del codice dei beni culturali e del paesaggio.
Rappresento, comunque, che ai sensi dell'articolo 8 della legge 17 ottobre 1996, n. 534, l'Istituto di studi pirandelliani è stato inserito, per l'attività di ricerca svolta e programmata nel triennio 2007-2009, nel piano dei contributi annuali con un'attribuzione di 22 mila euro per l'esercizio finanziario 2007, 15 mila per il 2008 e 13 mila per il 2009.
L'entità dei contributi assegnati è stata determinata annualmente tenendo conto del numero degli istituti positivamente valutati, su base comparativa, dall'apposita commissione, nonché della somma disponibile sullo specifico capitolo di bilancio.

PRESIDENTE. L'onorevole Capodicasa ha facoltà di replicare.

ANGELO CAPODICASA. Signor Presidente, ovviamente mi dichiaro insoddisfatto, perché il sottosegretario - per rappresentanza e non per competenza, come egli stesso ci ha informato - ha detto, sostanzialmente, che i fondi del Ministero sono stati utilizzati per altre finalità; tutte ragguardevoli, ovviamente, poiché nessuno Pag. 5in questo campo può fare una scala di priorità. Tuttavia, ha sostanzialmente ammesso che i fondi sono stati tagliati. Infatti, nel triennio 2007-2009 siamo passati da 22 mila euro a 13 mila, con uno scaglionamento annuale che ha visto solo una decrescita delle risorse messe a disposizione.
L'allarme che è stato lanciato attraverso la stampa dal presidente dell'istituto, la professoressa Franca Angelini, quindi, è confermato e credo che non si possa peccare di ulteriore insensibilità non rispondendo all'appello che viene lanciato attraverso la stampa.
Qui si parla di beni preziosi, per l'immagine culturale del nostro Paese e per ricordare questo nostro illustre cittadino, che senza i fondi necessari non solo non possono essere adeguatamente fruiti, ma rischiano anche il deterioramento.
Credo, allora, che la risposta del sottosegretario sia molto burocratica; l'onorevole Crosetto non me ne vorrà, non mi riferisco naturalmente alla sua persona, poiché sappiamo bene come funzionano queste cose: sarà opera di qualche funzionario del Ministero per i beni e le attività culturali addetto alle interpellanze.
Ritengo, però, che qui occorra un intervento di tipo politico da parte dell'autorità politica che non si trinceri dietro l'oggettiva burocratica disamina di leggi, circolari e norme, ma intervenga per fare in modo che venga posto riparo a uno sconcio di questa natura.
Qui parliamo di un valore culturale e di un valore turistico. Come affermano i custodi dipendenti dell'istituto che gestiscono la casa museo, sono tanti i turisti stranieri che vi si recano, perché Pirandello è conosciuto nel mondo dagli studiosi, ma anche da tanti che sono semplici fruitori dell'attività teatrale: sappiamo quanto Pirandello venga ancora rappresentato in tutto il mondo.
Quella è la casa dove morì, dopo avere scritto le ultime parti di un'opera che poi rimase incompiuta, I giganti della montagna, questo grande capolavoro teatrale che è stato ed è rappresentato ancora nei teatri; lì è custodita l'uniforme che indossò quando venne nominato accademico d'Italia e vi sono tutti i libri e le carte.
Mi pare che vi siano ottime ragioni perché il Ministero intervenga, esca da questo stato di torpore e di insensibilità e affronti l'argomento.

(Situazione industriale degli stabilimenti Safilo di Precenicco e Martignacco (Udine) ed iniziative a tutela dei lavoratori - n. 3-00450)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, Guido Crosetto, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Strizzolo n. 3-00450, concernente la situazione industriale degli stabilimenti Safilo di Precenicco e Martignacco (Udine) ed iniziative a tutela dei lavoratori (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, come altre attività economiche, il gruppo Safilo ha attraversato un periodo di grave difficoltà finanziaria. Si premettono alcune informazioni generali su tale realtà industriale.
Il gruppo, leader mondiale nel settore dell'occhialeria, ha oltre 5 mila dipendenti e produce e commercializza, dal 1934, montature da vista, occhiali da sole e occhiali da sport. La struttura produttiva è articolata su quattro stabilimenti in Italia e tre all'estero. In Italia è presente: in Veneto, a Longarone, con 1.100 dipendenti, e a Santa Maria di Sala, con 700 dipendenti; in Friuli Venezia Giulia, a Martignacco, con 210 lavoratori (ulteriori 400 sono in cassa integrazione guadagni straordinaria per un anno a partire dal 1o luglio 2009), mentre a Precenicco risulta sospesa l'attività produttiva con tutti i lavoratori (circa 300) posti in cassa integrazione guadagni straordinaria, a far data dal 1o luglio 2009 per un anno.
La società ha progressivamente integrato il portafoglio di marchi di proprietà (Safilo, Carrera, Smith, Oxydo, Blue Bay) e soprattutto in licenza (Armani, Gucci, Valentino Pag. 6e altri) e parallelamente ha aumentato la penetrazione commerciale in altri Paesi del mondo, in particolare negli USA.
Il Ministero dello sviluppo economico, su richiesta delle organizzazioni sindacali, nell'aprile 2009 convocò un tavolo nazionale al fine di approfondire la situazione della Safilo. In quella sede, la società confermò le sue difficoltà finanziarie rendendo noto che vi erano circa 570 milioni di euro di debito non negoziabili, ed era stata prospettata, come unica soluzione, l'entrata di un fondo di private equity nel capitale Safilo. La stessa società, infine, aveva precisato che l'azienda operava in conformità con la normativa del made in Italy. Con l'ingresso, in qualità di azionista di maggioranza, della Multi Brands Italy BV (con il 37,23 per cento del capitale sociale) si è avviata un'operazione di riequilibrio patrimoniale e finanziario di Safilo Group.
I dati relativi al bilancio trimestrale, divulgati dal gruppo qualche giorno fa, mostrano una sostanziale tenuta e un miglioramento della performance sia a livello operativo che finanziario. Alcuni segnali di ripresa del mercato nel 2010 si sono, infatti, verificati sia negli Stati Uniti che in Asia, mentre la situazione resta incerta in Europa.
Allo stato attuale la vertenza è monitorata dalla regione Friuli Venezia Giulia. Non risultano esserci, tuttavia, sostanziali novità per la situazione degli stabilimenti regionali della Safilo, mentre è stato confermato che l'azienda presenterà entro la fine dell'anno il piano industriale.
Infine, è stata manifestata la volontà, da parte della stessa azienda, di richiedere la proroga degli ammortizzatori sociali, in scadenza a luglio prossimo, per altri otto mesi. In tal senso, in data 7 giugno, il Ministero del lavoro convocherà le parti sociali per l'esame della situazione aziendale al fine di attivare il percorso di cassa integrazione guadagni in deroga. Il Ministero dello sviluppo economico dà la propria disponibilità a riattivare il tavolo di confronto, qualora richiesto dalle parti.
Sul piano della politica settoriale, di fronte ad una crisi dell'economia di dimensioni che non hanno precedenti, non esistono provvedimenti esaustivi e si devono porre in essere i possibili interventi sulla base della specificità delle diverse situazioni nazionali, dei vincoli di bilancio e della necessità di un coordinamento globale.
Il Ministero dello sviluppo economico, d'altro canto, sta sviluppando una possibile strategia al fine di fronteggiare il fenomeno della contraffazione. La «legge sviluppo» del 23 luglio 2009, n. 99, infatti, ha previsto un inasprimento delle sanzioni penali in materia di contraffazione di prodotti industriali, l'introduzione del reato, procedibile a querela di parte, di usurpazione di titolo di proprietà industriale, nonché della fattispecie penalmente rilevante di contraffazione o alterazione di indicazioni geografiche o denominazioni d'origine.
Inoltre, è stata rivista la sanzione amministrativa per chi acquista beni contraffatti, per renderla più efficace e favorirne l'applicazione generalizzata sul territorio, in un'ottica di contrasto alla domanda di tali prodotti. Sono stati, quindi, attribuiti maggiori poteri alle forze di polizia.
Il problema della contraffazione della marcatura «CE» è certamente importantissimo. Il controllo alle frontiere da parte delle autorità competenti è, allo stato attuale, il mezzo più efficace per combattere tale pratica sleale.
L'adozione del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, può rappresentare un importante passo in questa direzione, ma ancora più importante sarebbe l'emanazione di un regolamento comunitario ad hoc. Al riguardo, si evidenzia che l'indicazione obbligatoria del marchio di origine per i prodotti importati da Paesi extraeuropei è uno dei temi cui il nostro Ministero si è dedicato con maggiore impegno negli ultimi anni, sia presso la Commissione europea, sia mediante contatti politici con quei Paesi dell'Unione europea ostili all'idea.

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PRESIDENTE. L'onorevole Strizzolo ha facoltà di replicare.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, desidero innanzitutto ringraziare il sottosegretario Crosetto che, pur non essendo competente in questo settore, gentilmente ha rappresentato in questa sede il Ministero che, peraltro, in questo momento ha un Ministro ad interim. Comunque, sarebbe stato opportuno, fatta salva ovviamente la stima e l'apprezzamento per l'onorevole Crosetto, che avesse risposto qualcuno del Ministero, anche perché questa interrogazione risale al 23 marzo 2009. Avevo sollecitato già una risposta il 27 maggio dello scorso anno e nuovamente a fine luglio, precisamente il 29 luglio.
Mi dichiaro parzialmente soddisfatto perché evidentemente, al di là dell'informazione che è stata resa qui in Aula, a mio modo di vedere da parte del Ministero vi doveva essere un'azione più incisiva perché, come è stato ricordato nella risposta qui illustrata dall'onorevole Crosetto, vi sono 700 persone - e, tra l'altro, ricordo che sono quasi prevalentemente donne - attualmente in cassa integrazione guadagni e abbiamo appreso che il 7 giugno vi sarà un incontro per verificare se vi sono le condizioni per la proroga.
È evidente che su questa vicenda si intrecciano situazioni problematiche, che sono purtroppo abbastanza diffuse in questo periodo. Tra l'altro, la caratteristica tipica delle grandi aziende è di portare alcuni stabilimenti all'estero e chiudere gli stabilimenti in Italia, nonostante le sollecitazioni e i notevoli sforzi finanziari, soprattutto per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali che vengono erogati dallo Stato e, in questo caso, anche dalla regione Friuli Venezia Giulia, che - devo darne atto - sta seguendo con attenzione questa vicenda.
Mi auguro, signor rappresentante del Governo, che al prossimo incontro non solo vi siano delle possibilità per confermare l'erogazione degli strumenti relativi agli ammortizzatori sociali ma vi sia qualche novità da parte del Governo e da parte dell'azienda, per dare una prospettiva di ripresa se non per tutti almeno per una parte dei dipendenti che attualmente si trovano in cassa integrazione guadagni.
Per queste ragioni mi dichiaro parzialmente soddisfatto e sollecito il Governo ad essere più incisivo e sollecito nell'affrontare situazioni come quella della crisi della Safilo, un'azienda che, per quanto riguarda la realtà della provincia di Udine e dei comuni di Martignacco e di Precenicco, dove sono presenti questi due stabilimenti, seppure in questa condizione di precarietà, rappresenta e ha rappresentato un importante presidio dal punto di vista occupazionale e sociale per il territorio della bassa friulana e per l'area udinese.

(Iniziative per migliorare la capacità di spesa del Ministero dello sviluppo economico - n. 3-00727)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, Guido Crosetto, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Lulli n. 3-00727, concernente iniziative per migliorare la capacità di spesa del Ministero dello sviluppo economico (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, gli interroganti chiedono di conoscere se corrisponda al vero che l'ammontare dei residui in conto capitale del bilancio del Ministero dello sviluppo economico per l'anno 2009 sia pari a 10 miliardi di euro e che inoltre detto importo corra il rischio di andare in perenzione.
In particolare, tale rischio riguarderebbe il Fondo per la competitività e lo sviluppo (capitolo 7342 del bilancio del Ministero dello sviluppo economico) per 1,9 miliardi di euro, il Fondo per gli interventi agevolativi per le imprese (capitolo 7329) con un residuo pari a 345 milioni di euro e il Fondo per la finanza d'impresa (capitolo 7450) che, su uno stanziamento di 100 milioni di euro per il 2009, presenta residui accertati per 59 milioni di euro. Pag. 8
Al riguardo, si segnala quanto segue: l'articolo 3, comma 36, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008), ha stabilito che i residui delle spese in conto capitale derivanti da importi per i quali lo Stato abbia assunto l'obbligo di pagare e che non siano stati pagati entro il terzo esercizio successivo a quello in cui è stato iscritto il relativo stanziamento si intendono perenti agli effetti amministrativi.
Le somme eliminate possono riprodursi in bilancio con riassegnazione ai pertinenti capitoli degli esercizi successivi.
L'entrata in vigore di tale disposizione, che non ha previsto adeguate procedure di accelerazione della spesa a fronte della brusca contrazione dei termini di impegno, ha causato per l'esercizio 2008 la perenzione - per la direzione generale per l'incentivazione delle attività imprenditoriali - di circa 8,9 miliardi di euro. Viceversa, in presenza della medesima disposizione per l'esercizio 2009, il Ministero dello sviluppo economico è riuscito, quasi completamente, ad evitare la perenzione stessa.
In particolare, rispetto alle somme perenti nel 2008, quelle andate in perenzione nell'esercizio 2009 ammontano appena al 3 per cento, pari a 331 milioni di euro. Tale risultato è stato perseguito attraverso una strategia amministrativa adottata dal Ministero dello sviluppo economico, che ha fortemente accelerato le erogazioni a favore del sistema e che, nel solo trimestre 2009, ha distribuito 2,6 miliardi di euro di incentivi e contributi, pari al triplo delle erogazioni del terzo trimestre 2008, riducendo quasi a zero gli effetti della cosiddetta perenzione.
Per ogni opportuna verifica, si precisa che il capitolo 7342 «Fondo della competitività e dello sviluppo», all'inizio dell'anno 2009, riportava in bilancio residui 2006 a rischio perenzione per 1.450 milioni di euro. Detta strategia, destinata a migliorare la capacità di spesa, ha limitato al 31 dicembre 2009 a solo 247 milioni di euro le risorse andate in perenzione amministrativa.
Il capitolo 7329 all'inizio dell'esercizio 2009 riportava in bilancio residui per 166 milioni di euro, di cui risultano pagamenti per 4 milioni di euro. Tali pagamenti sono stati effettuati a valere su risorse aventi specifica destinazione per ciascuna area di crisi previa richiesta di Invitalia. Le somme andate in perenzione amministrativa al 31 dicembre 2009 sono pari a 53 milioni di euro.
Per quanto riguarda il capitolo 7450, i residui al 31 dicembre 2009, pari a 109.902.539 euro, sono stati versati in conto entrata dello Stato per le finalità del decreto-legge n. 40 del 2010, rispettivamente per 50 milioni di euro per quanto previsto dall'articolo 4, comma 1, e per 59.902.539 euro per quanto stabilito all'articolo 4, comma 5.

PRESIDENTE. L'onorevole Vico, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, comincerò il mio intervento con un ringraziamento poco sentito alla tempestiva risposta del Governo a una interrogazione presentata il 22 ottobre del 2009, ossia circa sette mesi fa.
Vengo subito al dunque. Dopo sette mesi è difficile ragionare, se non in termini congiunturali. Allora, sento il dovere di esprimere la mia opinione alla risposta del Governo e del sottosegretario in questo modo. Siamo alla vigilia di una manovra finanziaria per l'Italia di 25 miliardi. Oggi le radio spagnole - non so perché - sembra che siano molto più informate di noi e annunciano che sarà di 27 miliardi. Cito tali dati in questo importante Parlamento.
Alcuni conti cominciano a venir fuori: il prodotto interno lordo cresce dello 0,7 per cento nel 2010; il saldo primario peggiora dello 0,8 per cento contro lo 0,1 per cento che era stato previsto dallo stesso Governo e dal Ministro Tremonti. Proviamo ad interrogarci su dove siano gli errori in questi numeri. Forse sono nella previsione del tasso di crescita, sul gettito fiscale o sull'andamento della spesa pubblica? Pag. 9
Le banche non sono fallite, è vero ed è un bene. Ciò ha fatto sì che il disavanzo fosse intorno al 5 per cento mentre gli altri Stati navigano con cifre del 7 e dell'8 per cento. Ma, nonostante questo, il nostro debito pubblico è cresciuto di 10 punti e le prospettive non sono brillantissime. In questo debito pubblico di 10 punti, i fondi perenti hanno uno spazio, la non spesa ha uno spazio e la crescita della spesa corrente ha un aggravio.
Ho appena seguito, per quanto era possibile oralmente, la risposta resa dal Governo attraverso il sottosegretario alla interrogazione mia e dell'onorevole Lulli, ma siamo nel girone dell'ignavia (per non esprimere un giudizio più pesante). Si dice che i fondi perenti in capo al Ministero dello sviluppo economico sono 8,9 miliardi. Ma che cosa significa? Questo non è forse il Paese a cui teniamo tutti e che ha sprecato l'occasione per intervenire sulla crisi? Non si poteva fare uno sforzo collettivo insieme con i sindacati, le imprese e le opposizioni? Non era noto a tutti che il problema dell'Italia riguardava la bassa produttività, la bassa crescita e l'alto debito pubblico?
Il Governo parla di 8,9 miliardi, capitolo 7329, Fondo per gli interventi agevolativi alle imprese (per essere chiari: Invitalia). Ma come è possibile? Si tratta di un'agenzia la cui mission era quella di intervenire direttamente per processi di reinsediamento, fertilizzazione industriale e reindustrializzazione. Il Governo, questo Parlamento e il Presidente sanno che molti soldi sono stati utilizzati per le Olimpiadi e per altro, ma non è questo il momento. Ma i fondi perenti dove sono? Sono sparsi e dispersi. Si dice ancora una volta «interverremo». Quando e dove? Nel prossimo DPEF, quando il conto sarà quello già annunciato dai giornali? Anche questa interrogazione nasce da un lunedì, il 28 settembre 2009, e da un quotidiano nazionale.

PRESIDENTE. Onorevole Vico, la prego di concludere.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, sto per concludere, ancora solo 30 secondi. Forse che questo Parlamento non ha diritto di sapere come stanno le cose? Nessun impegno e nessun pagamento sono stati effettuati a valere sulle somme dei fondi perenti e ad essere danneggiati sono stati, per alcuni capitoli, le piccole imprese, le medie imprese, i loro lavoratori e il Paese. La mia dichiarazione è di insoddisfazione alla risposta.

(Problematiche inerenti ad una gara di appalto promossa dal Governo della Repubblica d'Albania e finanziata dal Governo italiano concernente il miglioramento dell'acquedotto di Tirana - n. 3-01056)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, Guido Crosetto, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Ciccioli n. 3-01056, concernente problematiche inerenti ad una gara di appalto promossa dal Governo della Repubblica d'Albania e finanziata dal Governo italiano concernente il miglioramento dell'acquedotto di Tirana (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).
Onorevole Crosetto, oggi è lei il protagonista...

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, oggi sono il protagonista sempre per rappresentanza e non per competenza!
Il Ministero dei lavori pubblici, trasporti e telecomunicazioni della Repubblica di Albania ha bandito la gara per la realizzazione del progetto Improvement of Tirana water supply, nell'ambito del programma di riabilitazione della rete idrica e fognaria di Tirana, finanziato con un credito di aiuto dalla cooperazione italiana allo sviluppo. La commissione di gara, nominata con un decreto del suddetto Ministero in qualità di stazione appaltante, ha provvisoriamente aggiudicato l'appalto alla ditta Tecnital Spa, che ha presentato l'offerta più vantaggiosa in termini di prezzo tra quelle risultate ammissibili.
Il Ministero albanese competente ha trasmesso all'Ufficio della cooperazione italiana (UTL) presso l'ambasciata a Tirana Pag. 10il rapporto di valutazione attestante tutte le fasi di svolgimento del procedimento di gara.
Nella nota tecnica redatta il 23 febbraio 2009 lo stesso UTL ha rilevato una carenza dei presupposti procedurali che consentissero il rilascio del nulla osta all'aggiudicazione della gara. In particolare, la società Iride Spa aveva contestato il provvedimento di esclusione dalla gara, fornendo elementi giustificativi della propria offerta, poiché l'esclusione della stessa era basata su anomalie formali della fideiussione e del bilancio del gruppo presentati a corredo dell'offerta. Tali anomalie avrebbero dovuto essere oggetto di richieste di chiarimento e comunque risultavano essere, allo stato degli atti, in gran parte sanabili, anche in applicazione del principio di concorrenza e dell'opportunità di favorire la più ampia partecipazione alla gara.
Preso atto di tali vizi procedurali e nell'intento di assicurare la massima trasparenza e la massima partecipazione alle gare svolte da Governi stranieri con finanziamenti della cooperazione italiana, in data 22 aprile 2009 la Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo della Farnesina ha dato istruzione all'ambasciata di Tirana di invitare le autorità albanesi ad adottare i provvedimenti conseguenti.
A seguito delle osservazioni dell'aggiudicataria Tecnital Spa, si è chiesto e più volte sollecitato alle autorità albanesi di fornire le proprie argomentate considerazioni. A tale proposito, il Ministero dei lavori pubblici albanese il 18 novembre 2009 ha manifestato l'intenzione di bandire una nuova gara per l'aggiudicazione dell'iniziativa in questione, che verrebbe, tra l'altro, accorpata con gli altri due lotti residui della realizzazione della rete idrica e fognaria di Tirana. Constatata la volontà delle competenti autorità albanesi di rimodulare l'iniziativa sulla base di un aggiornato quadro dei bisogni, la cooperazione rimane in attesa della trasmissione del nuovo capitolato di gara.
Va infine precisato che, nell'iniziativa in esame, la cooperazione italiana non ha il ruolo di stazione appaltante né responsabilità di amministrazione attiva, come più volte ribadito da una costante giurisprudenza. Essa agisce infatti solamente come organismo finanziatore, nell'ambito dei rapporti di politica estera tra Italia e Albania: nel caso di specie, si tratta di un credito concesso al Governo albanese sulla base di un accordo intergovernativo. Le autorità albanesi sono pertanto a tutti gli effetti la stazione appaltante e, anche in considerazione dell'obbligo di rispetto del principio di sovranità del Paese partner, sono le uniche titolate a decidere in merito alla questione.
Lo studio legale Aliquò & Tisa, in nome e per conto della società Angelo Russello Spa (nuova denominazione della Tecnital Spa), ha chiesto alle autorità albanesi competenti l'accesso agli atti di gara, con la nota del 9 aprile 2010. Sarà cura di dette autorità ottemperare alla richiesta. Su indicazioni della Farnesina, l'Ambasciata a Tirana fornirà assistenza all'impresa, laddove se ne presentasse la necessità.

PRESIDENTE. L'onorevole Ciccioli ha facoltà di replicare.

CARLO CICCIOLI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la cortese risposta, anche se di natura assolutamente burocratica, però sono fortemente insoddisfatto. La presenza dell'Italia è strategica nei Balcani e in Albania per rafforzare le istituzioni e migliorare complessivamente le condizioni di vita, nonché per allargare il nostro mercato. Il ruolo giocato dall'Italia in questa vicenda era quello di controllore in quanto, come giustamente ricordato dal sottosegretario, la stazione appaltante è lo Stato albanese. Tuttavia nel momento in cui un'azienda privata ha vinto una gara, siccome l'Italia ha una funzione di controllo, attraverso l'emissione di un parere contrario l'azienda vincente è stata inibita dal firmare il contratto perché la concorrente, anch'essa un'azienda italiana, ma di quelle che si stagliano nella area grigia delle ex municipalizzate che Pag. 11sono state privatizzate ma sono di proprietà a grande maggioranza di enti pubblici, vuole comunque partecipare alla gara nonostante abbia sbagliato nella fase di presentazione dei documenti.
Questo è il nocciolo della questione, l'Iride acqua gas Spa ha sbagliato nel presentare la documentazione ed è stata esclusa, ma vuole rientrare in gara. A questo punto, a mio parere compiacentemente, tra virgolette, l'Italia ha dato un parere contrario sullo svolgimento della gara la quale è stata indetta nuovamente in modo che l'azienda esclusa possa rientrare in corsa. A mio parere c'è un comportamento elusivo e di aggiramento da parte dell'autorità italiana. Il Ministero degli affari esteri, segnatamente il settore per la cooperazione transnazionale, deve sapere che questo non è corretto, perché ha influito sui risultati di una gara quando il suo esito era chiaro. Non lo si può contraddire solo perché c'è una grande azienda, appartenente a quell'area grigia pubblico-privato (non si capisce se è un'azienda privata, perché i soci sono pubblici), che ha un potere contrattuale forte nei confronti delle istituzioni tale da fare annullare una gara importante per un'azienda media: si tratta dell'acquedotto di Tirana, con il sistema idrico e di recupero delle acque nere, le fognature e via di seguito, una cosa importante anche per quella città; in questo modo infatti i tempi vengono allungati, la vicenda va avanti ormai da oltre un anno. Nello stesso tempo si cerca di riproporre la gara magari, come succederà in questo caso, aumentando i lotti in corsa per creare condizioni diverse.
Mi sento di dire che ovviamente l'azienda vincitrice si è risentita di questo comportamento e ha ricorso al TAR. L'ambasciata italiana non ha fornito il diritto di accesso agli atti, anche in questo caso dicendo che si tratta di una vicenda che riguarda la politica estera e quindi i rapporti tra Stati.
Non ha evidenziato, come sarebbe stato giusto, il parere contrario, dicendo perché non si poteva procedere all'espletamento, e tante altre cose. Sono, quindi, insoddisfatto; ovviamente, coloro che hanno visto lesi i loro diritti potranno esperire tutte le procedure, però questo non dà prestigio all'Italia, alle nostre istituzioni e alla cooperazione internazionale, che si lascia avvinghiare in questo meccanismo di pressioni. Credo che poi sarà il tribunale, a cui si è ricorso, a stabilire da che parte sta la verità.

(Iniziative in relazione ai contenuti di uno studio del dottor Domenico Fiore sulla sclerosi multipla - n. 3-01064)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, Guido Crosetto, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Ciccioli n. 3-01064, concernente iniziative in relazione ai contenuti di uno studio del dottor Domenico Fiore sulla sclerosi multipla (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, rispondo all'interrogazione parlamentare in esame sulla base degli elementi direttamente acquisiti presso l'Istituto superiore di sanità, organo di consulenza tecnico-scientifica del Ministero della salute.
Il ruolo eziologico del batterio bordetella pertussis nella sclerosi multipla, nella sclerosi laterale amiotrofica e in altre patologie neurodegenerative, quali il morbo di Parkinson, è stato ipotizzato dal dottor Domenico Fiore, sulla base di determinazioni del titolo anticorpale anti-bordetella, in pazienti affetti da queste patologie e anche sulla base delle conoscenze sulla capacità della tossina della pertosse di indurre risposte fisiologiche, tra le quali un aumento della permeabilità della barriera emato-encefalica.
Le ricerche sviluppate dal dottor Fiore sono state riportate in una rivista internazionale, ma non sono state tuttora verificate, né convalidate da alcun altro ricercatore. Nel caso del morbo di Parkinson, risulta un singolo lavoro pubblicato finora, in cui si riporta l'assenza di una relazione tra malattia e infezione con Pag. 12bordetella pertussis. Nel caso della sclerosi multipla, in uno studio sui fattori di rischio ambientali, l'infezione da bordetella è emersa come uno dei possibili determinanti del rischio, insieme ad altri fattori, spesso infettivi.
Resta da dimostrare, allo stato attuale, che un unico agente infettivo possa essere la causa o contribuire allo sviluppo di malattie neurologiche con età all'esordio, sintomatologia e caratteristiche patologiche molto diverse.
Secondo il dottor Fiore, il trattamento cronico con eritromicina dei pazienti affetti dalle patologie di cui sopra porterebbe alla risoluzione dei sintomi neurologici. Al momento, tuttavia, non sono disponibili dati pubblicati su riviste scientifiche che avvalorino l'efficacia di tale trattamento nella sclerosi multipla, né in altre malattie neurodegenerative croniche.
Prima che possa essere presa in considerazione l'eventualità dell'istituzione di una commissione che esamini le basi scientifiche dell'ipotesi e del trattamento proposti dal dottor Fiore, l'Istituto superiore di sanità sottolinea che è necessario verificare la documentazione clinica relativa ai pazienti sottoposti a tale trattamento, i dati clinici degli stessi pazienti già sottoposti alla terapia e ogni dato sulla casistica già esistente, al fine di consentire una valutazione preliminare da parte di esperti neurologi dell'Istituto superiore di sanità.
Tenuto conto che, ad oggi, gli elementi sopra indicati non sono stati resi disponibili, il Ministero della salute ritiene di dover riservare alla questione prospettata ogni debita cautela, anche a tutela e garanzia del diritto alla salute dei pazienti.

PRESIDENTE. L'onorevole Ciccioli ha facoltà di replicare.

CARLO CICCIOLI. Signor Presidente, dichiaro subito la mia parziale soddisfazione per la risposta del sottosegretario. È parziale perché l'Istituto superiore di sanità, a cui viene delegata la risposta, afferma di avere attenzione nei confronti dello studio proposto.
Nello stesso tempo, però, vi è una certa insoddisfazione, perché tutti sanno che la sclerosi multipla, purtroppo, è una malattia che sta avendo ormai un riscontro sociale: in Italia vi sono circa 60 mila persone malate di questa specifica patologia. È un dato in aumento: ogni anno vi sono circa 2 mila nuovi casi. Quindi, la situazione complessiva è di una malattia che inizia ad avere una rilevanza.
Vi è un atteggiamento di scetticismo da parte della cosiddetta medicina ufficiale, in parte recepito anche dall'Istituto superiore di sanità, nei confronti di un'indagine epidemiologica, ormai piuttosto verificata, in cui si vede che l'eritromicina dà dei risultati superiori a quelli di quasi tutte le altre cure asintomatiche: mi riferisco a quella tipica, più diffusa, il cortisone, cioè gli antinfiammatori, ma anche agli immunodepressori e ai vari interferoni.
Perché ciò avviene? Perché vi è un profilo rilevante relativo ai costi: l'eritromicina è un antibiotico, di bassissima spesa e ormai largamente diffuso, mentre tutti gli altri tipi di terapia sono fortemente costosi; e vi è quindi una spinta, da parte dei produttori di farmaci, a proseguire l'approfondimento inerente alle soluzioni «costose», rispetto alle soluzioni invece che sono praticamente a portata di mano. Certamente nella scienza, nella ricerca medica bisogna avere risposte consolidate; però bisogna anche riconoscere che l'atteggiamento di scetticismo molto spesso ha prodotto in questo campo dei danni notevoli. Probabilmente un ulteriore approfondimento di tali ricerche potrebbe consolidare i risultati ed offrire una risposta almeno ad una parte della casistica che riguarda i malati di sclerosi multipla e delle altre patologie del settore ancora più gravi.
A motivo di tutto ciò (e concludo il mio intervento), se sono soddisfatto dell'attenzione mostrata dall'Istituto superiore di sanità, sono però insoddisfatto dell'atteggiamento, a mio parere eccessivamente prudente, nei confronti di questo filone di ricerca.

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PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
La seduta è sospesa per cinque minuti. Riprenderemo con l'informativa urgente del Governo sui tragici fatti accaduti in Afghanistan.

La seduta, sospesa alle 11,55, è ripresa alle 12.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Informativa urgente del Governo sul grave attentato in Afghanistan nel quale due militari italiani sono rimasti uccisi ed altri due feriti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sul grave attentato in Afghanistan nel quale due militari italiani sono rimasti uccisi ed altri due feriti. Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro della difesa)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della difesa, Ignazio La Russa.

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Signor Presidente, onorevoli colleghi, riferisco a nome del Governo sul gravissimo attentato avvenuto ieri mattina in Afghanistan nella località Mangan, che è vicina a Bala Murghab, con la conseguente morte di due nostri soldati ed il ferimento di altre due militari. In questa dolorosa e triste circostanza mi sia consentito innanzitutto esprimere il più profondo cordoglio ai familiari dei giovani militari deceduti e la più sentita partecipazione al loro immenso dolore e manifestare la mia personale vicinanza ai due militari feriti ed alle loro famiglie, chiedendo all'Assemblea di unirsi a me.
L'Italia è vicina alle Forze armate e in particolare ai militari dell'Esercito che hanno tributato un altro sacrificio al sacro valore della difesa della patria, della pace, della libertà.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, voglio descrivervi i fatti ovviamente secondo una prima ricostruzione effettuata e sulla base delle notizie fino ad adesso pervenute.
Com'è noto, il comando italiano è responsabile in Afghanistan della regione ovest ed è attualmente costituito su base brigata alpina «Taurinense», comandata dal generale di brigata Claudio Berto, che ha assunto la responsabilità dell'area dal 20 aprile, subentrando alla brigata «Sassari» che a sua volta era subentrata alla «Folgore».
A partire dal 12 maggio il comando della regione ha disposto - anche in ossequio alle direttive del comando generale - un'operazione per rafforzare il dispositivo del secondo reggimento alpini di stanza nella base avanzata Columbus di Bala Murghab (è una base in cui operano i militari alpini del secondo reggimento Cuneo, se non vado errato), al fine di contrastare più efficacemente, con l'operazione che è stata appunto disposta, le attività dei ribelli e degli insurgents e di accrescere il controllo del territorio.
Questa attività prevede - nel segno della nuova dottrina di McChrystal - una graduale assunzione della responsabilità da parte delle forze afgane e quindi questa operazione è stata anch'essa condotta in coordinamento e con il supporto dell'Esercito nazionale afgano.
In particolare l'operazione era prevista - ed è stata alla fine comunque completata - nell'arco di cinque giorni in modo da raggiungere questa località nell'area di Bala Murghab, nonché sostituire i veicoli tattici leggeri multiruolo, i cosiddetti Lince, che erano presenti da molto tempo nel teatro operativo, con quelli più nuovi di Pag. 14recente immissione che hanno avuto, come sapete, delle modifiche per renderli ancora più sicuri.
A tal fine è stato costituito un convoglio composto da 129 mezzi e da 389 uomini (200 dell'Afghan National Army e 189 militari italiani, con la presenza anche di un nucleo spagnolo per il controllo aereo). Il dispositivo è partito il 12 maggio e doveva arrivare - ed è poi arrivato - ieri: al momento dell'incidente mancavano 30 chilometri al punto di arrivo.
Alle 6,45 di ieri mattina (9,15 ora afgana) durante appunto l'ultima fase del movimento in località Mangan il quarto mezzo italiano del dispositivo, che nel convoglio occupava il settimo posto dietro i primi tre mezzi afgani, veniva investito dall'esplosione di un ordigno esplosivo improvvisato (i cosiddetti IED). In particolare, il mezzo colpito trasportava un nucleo di quattro guastatori alpini appartenenti al plotone di ricognizione avanzata del Genio con funzione di controllo dell'itinerario e di riconoscimento di eventuali ordigni a favore del resto del convoglio.
A seguito dell'attentato sono deceduti due giovani alpini i cui nomi serberemo per sempre nella nostra memoria: il sergente Massimiliano Ramadù di 33 anni, comandante del mezzo, nato a Velletri l'8 febbraio del 1977 e sposato, e il caporal maggiore Luigi Pascazio di 25 anni, conduttore del mezzo, nato a Grumo Appula in provincia di Bari il 23 novembre del 1985.
Sono rimasti, inoltre, feriti il primo caporal maggiore Gianfranco Scirè di 28 anni, mitragliere, nato a Palermo il 30 ottobre 1982 e il caporale Cristina Buonacucina di 27 anni, radiofonista, nata a Foligno, in provincia di Perugia, il 30 novembre 1983.
In particolare, il primo caporal maggiore Gianfranco Scirè ha riportato la frattura della tibia sinistra, mentre il caporale Cristina Buonacucina ha riportato una serie di fratture, che hanno interessato entrambe le caviglie e la colonna vertebrale, ed una contusione al fegato.
Tutti i militari coinvolti sono effettivi del XXXII reggimento «Genio guastatori» della brigata alpina «Taurinense», di stanza a Torino. L'operazione di sgombero del personale ferito e deceduto è stata effettuata dall'aeroporto di Herat con due elicotteri americani di pronto intervento ed equipaggiati per evacuazione medica (simili, peraltro, a quelli che sono in dotazione anche alle Forze armate italiane).
Entrambi i feriti sono stati inizialmente ricoverati all'ospedale da campo spagnolo Role 2 di Herat, per primo soccorso e stabilizzazione. Successivamente, il caporale Buonacucina, per le serie condizioni sanitarie, è stata trasportata presso l'ospedale da campo, di maggiore capacità, della base aerea statunitense di Bagram, a 47 chilometri da Kabul, allo scopo di assicurare la migliore assistenza specialistica possibile.
In esito agli accertamenti effettuati, il personale medico ha deciso di trasferirla, una volta stabilizzata, mediante un aereo-ospedale specializzato in sgomberi sanitari, presso l'ospedale Role 4 della base statunitense di Ramstein in Germania, dove il caporale Buonacucina è arrivato nelle prime ore di stamattina.
Un neurochirurgo italiano del policlinico Celio si è già recato a Ramstein per coadiuvare ed assistere i colleghi statunitensi. Dal momento che il caporale Buonacucina era già in cura presso il Role 2 statunitense in Afghanistan, non mi sono minimamente opposto al trasferimento a Ramstein, perché l'obiettivo principale è assicurare al caporale la migliore assistenza possibile, a giudizio di chi ha in cura lo stesso militare.
Questa struttura ospedaliera consente infatti di sottoporre il ferito nelle migliori condizioni al necessario intervento neuro-chirurgico e il trasporto, a mezzo di aereo specializzato, ha consentito di effettuare il trasferimento con le necessarie cautele.
Ci auguriamo naturalmente che il caporale Buonacucina possa tornare al più presto in Italia anche per la prosecuzione delle cure. Pag. 15
Infine, il primo caporal maggiore Scirè è rientrato in patria questa mattina alle 11,30, ora italiana. Io stesso, che provenivo da Milano, mi sono fermato, anche se non era previsto dal programma, per salutarlo e sincerarmi personalmente delle sue condizioni. Gli ho chiesto come si sentisse e mi ha risposto: «fortunato». Da lui ho ricevuto parole di incoraggiamento che ho trasmesso ai suoi familiari e alla fidanzata, presenti all'aeroporto e che dopo, insieme a me, lo hanno subito incontrato.
Per quanto riguarda i caduti, al momento, il rientro delle salme è previsto per il prossimo mercoledì 19 maggio, alle ore 9, all'aeroporto Ciampino di Roma, mentre i funerali, salvo modifiche, potrebbero svolgersi nella mattinata di giovedì.
La procura di Roma - e concludo con questo la parte informativa vera e propria - ha aperto un fascicolo sull'attentato.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'eco del vile attentato ha prodotto un grande e sincero dolore per la perdita di queste due giovani vite; inoltre, per la prima volta - e voglio sottolinearlo - è rimasta ferita in maniera seria una ragazza, un «militare con le stellette».
Mi pare giusto, anche in un momento doloroso come questo, esprimere in particolare a lei, a questa ragazza, ma anche a tutte le donne che stanno svolgendo il servizio militare un plus di vicinanza, affetto e solidarietà, perché stanno dimostrando, al pari dei loro colleghi uomini, una fortissima motivazione e una dedizione totale al loro impegno. A loro va sinceramente la nostra gratitudine e vicinanza, al pari di quella che da sempre riserviamo anche ai loro colleghi.
Ancora una volta l'attentato ha visto l'utilizzo da parte dei terroristi di un IED, cioè di un ordigno esplosivo improvvisato ma di altissima potenzialità, che è esploso sotto il veicolo che procedeva in colonna. Sulle modalità e tipologia dell'attacco sono evidentemente ancora in corso le indagini.
Tra l'altro, sul luogo dell'evento è stato inviato un nucleo italiano specializzato nelle attività d'investigazione che sta provvedendo alla raccolta di tutti gli elementi utili ad individuare le esatte modalità dell'attentato, in particolare con riguardo a qualità e quantità dell'esplosivo e alla natura dell'innesco. Non appena il nucleo specialistico predetto formulerà le proprie conclusioni avremo la possibilità di risalire alla natura dell'ordigno, al tipo di esplosivo e, appunto, alla natura del probabile innesco.
Come è noto, quelli in questione sono ordigni con grande potenza esplosiva ma artigianali, che vengono piazzati normalmente sulla strada. In genere il colpo viene assorbito dal valido mezzo in dotazione dei nostri militari, il Lince, che ha salvato molte vite dei nostri ragazzi.
Ovviamente, tutto dipende dalla potenza dell'esplosione. Non c'è un mezzo in grado di proteggere da qualunque esplosione (questo è intuitivo).
Però, voglio qui ribadire, ancora una volta, come sia assoluta e inderogabile la necessità di mantenere l'insieme delle dotazioni e degli equipaggiamenti a disposizione del nostro contingente ai più elevati livelli qualitativi, per rispondere alle esigenze di maggiore sicurezza in relazione ai potenziali rischi del teatro afgano.
All'accresciuta efficienza dei nostri mezzi di difesa (ovviamente ai nostri sistemi di protezione) fa riscontro il tentativo dei terroristi (degli insurgents) di elevare il livello della minaccia e dell'offesa, e pertanto va confermata - lo ribadisco ancora una volta - la ferma intenzione del Ministero della difesa, del Governo, ma credo di tutto il Parlamento, di continuare ad aggiornare gli equipaggiamenti disponibili in teatro, e di studiare quelle soluzioni tecniche che possono meglio contribuire alla sicurezza del contingente e al successo della missione in Afghanistan, adeguando la predisposizione di protezioni alle minacce attualmente ravvisabili e a quelle ragionevolmente ipotizzabili per il futuro.
Anche in un momento doloroso come questo voglio ribadire (non c'è niente di male, io sono convinto che noi facciamo bene ad avere integrato la nostra presenza e ad avere il nostro ruolo importante nel progetto McChrystal, ma si può anche dubitare di questo) che di una cosa non si Pag. 16può discutere: sul fatto che, fintanto che ci saranno le nostre missioni internazionali, noi avremo bisogno delle risorse necessarie. Si può discutere se avere o non avere un livello alto, medio o basso di soldati nelle missioni; non si può discutere delle risorse necessarie a garantire il massimo di sicurezza possibile compatibilmente con i rischi insiti nella missione.
In tale ottica è stata recentemente completata la sperimentazione di un sistema di protezione balistica da proiettili e schegge dell'operatore in ralla, che migliora ulteriormente le caratteristiche complessive del Lince, il quale - lo ricordo - viene utilizzato anche da altre sette nazioni.
È una magra consolazione, ma è una consolazione, di fronte alla perdita di due vite umane: per la prima volta le conseguenze più gravi non sono state quelle che di solito colpivano chi era in ralla; il caporal maggiore Scirè era in ralla ed è quello che ha riportato meno ferite, per una dose di fortuna, ma probabilmente anche per l'accresciuta sicurezza del mezzo.
Il primo lotto di queste ralle protettive servoassistite (58 manufatti) è stato immesso in teatro a partire dall'ottobre 2009; nel 2009 abbiano avviato l'ordinazione e l'approvvigionamento di 81 torrette remotizzate, che consentono anche al mitragliere di operare in sicurezza, cioè all'interno (non più in ralla) della cellula di sopravvivenza del Lince.
Inoltre, come già abbiamo ripetuto più volte, dopo il necessario periodo non solo di approvvigionamento ma anche di addestramento, stanno per essere immessi nel teatro afgano anche i mezzi Freccia, che sono più voluminosi, leggermente più lenti, ma che a determinate condizioni offrono più sicurezza del Lince che comunque resterà in dotazione per gli utilizzi a cui può essere convenientemente destinato.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, come già avevo sottolineato durante le precedenti informative, da ultima quella del 15 luglio del 2009, questi episodi confermano che, in tutto l'Afghanistan, dal sud al nord, da est ad ovest, permane una situazione di evidente pericolosità che è data da ragioni concomitanti, anche se apparentemente diverse, ma non slegate l'una dall'altra. È di questa mattina la notizia di un altro attentato a Kabul che, secondo le prime informazioni, ha provocato la morte di alcuni militari statunitensi, canadesi e molte vittime tra la Protezione civile; notizia che conferma il grado di pericolosità. Ma quali sono le ragioni di questa pericolosità? Innanzitutto, la recrudescenza degli attacchi è da mettere in relazione con il tentativo di creare una situazione di ulteriore destabilizzazione, ma crediamo che tale inasprimento vada attribuito in maniera maggiore all'accresciuta azione di controllo del territorio da parte dell'esercito nazionale afgano, sostenuto dalla missione internazionale ISAF. Più controllo, naturalmente, comporta più attentati, questo è evidente. Ma anche la natura degli attentati, il rarefarsi degli scontri a viso aperto, dei combattimenti, che pure in altre fasi vi sono stati, e l'utilizzo da parte dei terroristi della forma più vigliacca e subdola, quella della bomba nascosta nel percorso, stanno ad indicare una difficoltà del terrorismo degli insurgents ed una progressiva - va vista con cautela - avanzata della teoria di McChrystal, tesa a conquistare il territorio anche mediante la conquista del cuore e delle menti dei cittadini afgani.
Siamo fortemente convinti che questa sia la strategia giusta e come italiani l'abbiamo forse - prendiamoci ogni tanto qualche merito - pensata e praticata, nel nostro piccolo, per primi. Oggi, che la dottrina McChrystal è in aderenza a ciò che abbiamo sempre pensato, dobbiamo supportarla nel massimo dei modi. Non possiamo parlare, quindi, di una strategia mirata contro le Forze armate italiane. Si era parlato anche di questo: qualcuno aveva ipotizzato che potesse essere un attentato indirizzato contro gli italiani. Purtroppo ieri è morto un altro soldato americano ed oggi vi è stato un altro attentato, e questo, più di ogni argomento, testimonia che non vi è un pericolo indirizzato Pag. 17verso una componente, ma è un attacco destinato a tutto il contingente proprio per cercare di impedire l'avanzamento dei risultati che la nuova strategia sta, di fatto, ottenendo.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, voglio ricordare che sia il Presidente Napolitano, che il Presidente Berlusconi, si sono immediatamente espressi nell'apprendere la notizia, manifestando la loro profonda commozione per la perdita dei due militari italiani e per il ferimento degli altri due. Il Presidente Napolitano ha espresso i sentimenti della sua affettuosa vicinanza e della più sincera partecipazione al grande dolore. Il Presidente Berlusconi, unendosi con gli stessi sentimenti al dolore, ha anche aggiunto e sottolineato la fondamentale importanza della missione in Afghanistan per la stabilità e la pacificazione di un'area strategica (fondamentale importanza che mi pare venga riconosciuta da tutte le forze politiche, quasi senza eccezioni).
Al momento sono impiegati in Afghanistan 3.300 militari italiani, appartenenti a tutte le Forze armate che, in linea con il piano approvato dal Governo e dal Parlamento, sono destinati a raggiungere quasi 4 mila unità entro la fine dell'anno in corso (il limite massimo è al di sotto delle 4 mila unità). È un impegno che il Governo conferma pienamente, nella consapevolezza della sua valenza per la stabilizzazione dell'Afghanistan per la lotta al terrorismo internazionale. Un impegno questo che non sarà certo messo in discussione da questo vile attentato.
Parlando più volte di persona con i ragazzi in Afghanistan, ho potuto registrare la loro piena consapevolezza del ruolo che svolgono, del compito che hanno, certo per ricostruire quello sfortunato Paese e per stabilizzare quell'area così importante negli equilibri mondiali, ma anche, forse soprattutto, per tenere il più lontano possibile dalle nostre famiglie, dalle nostre case, dalle nostre città, dalle nostre nazioni, il pericolo del terrorismo con cui dobbiamo abituarci a convivere almeno in questo secolo.
Al momento i nostri soldati ci hanno fatto pervenire, tramite i loro comandanti, il ringraziamento per la vicinanza che avvertono da parte di tutta la comunità nazionale.
Concludo dando atto del loro meritorio comportamento, di come i nostri soldati, i nostri ragazzi, hanno saputo farsi apprezzare e si fanno ogni giorno apprezzare. Ieri, il Segretario generale della NATO ha riconosciuto l'alta qualità del loro impegno, la loro efficienza, la loro assoluta dedizione.
Riporto la testimonianza - lo dicevo un attimo prima - delle forti, fortissime, motivazioni che li anima, motivazioni che ci fanno dire che, oggi, i ragazzi italiani con le stellette sono una delle nostre eccellenze, una delle parti migliori della nostra patria, della nostra Italia.
Agli infami e vigliacchi aggressori, che hanno anche stavolta colpito nella maniera più subdola, dico che rimane più che mai saldo l'intendimento del Governo, del Parlamento, dell'Italia, di mantenere l'impegno per la stabilizzazione dell'Afghanistan.
Ribadisco, pertanto, che anche questo drammatico episodio avrà l'effetto di un rafforzamento del nostro convincimento della bontà della presenza italiana in Afghanistan e del nostro apporto alla missione internazionale, che si ripromette il compito di dare una maggiore pace al mondo, una maggiore sicurezza alle nazioni libere (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà, per 5 minuti.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, voglio esprimere, a nome del gruppo del PdL, la piena solidarietà alle famiglie dei due alpini Pag. 18uccisi, il sergente Massimiliano Ramadù e il caporal maggiore Luigi Pascazio (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Lega Nord Padania e Unione di Centro) e la nostra vicinanza ai due feriti: il caporale Cristina Buonacucina e il caporal maggiore Gianfranco Scirè (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Lega Nord Padania e Unione di Centro).
I nostri contingenti in quel Paese, in Afghanistan, e in altre parti del mondo, devono sapere che hanno alle spalle una nazione unita che li sostiene e li ringrazia per quello che stanno facendo.
Ci deve essere chiaro che il nostro contingente in Afghanistan sta svolgendo due compiti fondamentali. Il primo, di carattere internazionale, è quello - come ricordava lei, signor Ministro della difesa - di evitare che l'Afghanistan ridiventi, con tutto il suo territorio, con il suo Stato, con una parte dei suoi abitanti, una base per il terrorismo internazionale. Questa è una delle ragioni di fondo della nostra presenza là insieme ad altre nazioni, una missione che è ispirata dall'ONU, una missione della NATO.
La seconda ragione è che siamo lì per evitare l'oppressione dei Talebani su coloro i quali, anche recentemente, hanno messo a rischio la loro vita per andare a votare, testimonianza, quindi, dell'adesione più forte ai valori della democrazia e della libertà in una situazione così difficile.
E, nel contempo, siamo qui per esprimere e per portare - tipica azione dei nostri militari e del nostro esercito - un'azione nel vivo del territorio, per aiutare gli oppressi, per aiutare coloro che stanno in una situazione di grave difficoltà, per aiutare, innanzitutto, le donne a superare l'oppressione da cui sono state caratterizzate e segnate le vicende di quel Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). In sostanza - per parafrasare dei libri e dei film famosi - siamo lì per far volare un aquilone o consentire di leggere e di vendere dei libri a Kabul. Siamo lì per questa testimonianza insieme di pace, di libertà, che, però, deve misurarsi con un terrorismo che è locale e anche internazionale.
Nell'esprimere la nostra condivisione delle valutazioni di fondo che il Ministro ha espresso, a conclusione voglio anche dire una cosa fondamentale rispetto a chi, anche in questa vicenda, ha detto che è il momento di andare via. Questa è un'espressione che favorisce i terroristi, perché dà l'immagine che, insistendo in questo modo, si può determinare un cambiamento della linea (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Noi non cambieremo questa linea, in una situazione che vede una grande condivisione del Parlamento e delle forze anche più responsabili dell'opposizione su una linea di questo tipo. Certamente sarebbe assolutamente folle dare ragione ai talebani e ai terroristi qualora emergesse una linea di questo tipo, che però la grandissima maggioranza della nostra Nazione respinge.
Quindi i nostri contingenti devono sapere che hanno dietro di sé un popolo largamente unito, una solidarietà di chi ha la piena consapevolezza e la piena coscienza del ruolo essenziale che essi svolgono per il mondo contemporaneo, da un lato, e, dall'altro, per la parte più libera, che vuole riconquistare democrazia e libertà, del popolo afgano (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, colleghi, oggi è il giorno del dolore e del lutto. Oggi il Parlamento deve farsi interprete del profondo cordoglio del Paese di fronte al tragico evento ed esprimere - come facciamo noi del gruppo del Partito Democratico - la vicinanza, la solidarietà, la partecipazione al dolore dei familiari del sergente Massimiliano Ramadù e del caporal maggiore Luigi Pascazio e il nostro augurio ai feriti.
Poi, com'è giusto e doveroso, dovremo discutere e dovremo riflettere. La partecipazione Pag. 19alle missioni internazionali continua a costituire uno dei pilastri della politica estera dell'Italia, una scelta che non è in discussione. Non è in discussione l'opportunità di confermare e rafforzare il ruolo dell'Italia all'interno delle organizzazioni internazionali. È la natura stessa delle nuove minacce, dal terrorismo alla pirateria, che richiede risposte multilaterali, ed è proprio la natura collettiva delle missioni che conferisce ad esse legittimità e rende possibile un consenso bipartisan tra i diversi schieramenti politici.
Tuttavia, le vicende di queste ore la dicono lunga sulle difficoltà e sul deterioramento della situazione in Afghanistan: otto anni fa ci eravamo illusi di aver vinto quella che Bush aveva enfaticamente chiamato «la guerra al terrore» e oggi più di metà del territorio afgano è controllato dall'opposizione antigovernativa e l'intera area a cavallo del confine con il Pakistan è sottratta al controllo dei due Governi. Ciò senza contare che l'allargamento della presenza talebana e il deterioramento delle condizioni di sicurezza hanno contribuito ad alimentare la debolezza endemica delle istituzioni dello Stato.
Nonostante i progressi realizzati in questi anni (che vi sono stati: la riapertura delle scuole, il riavvio della ricostruzione, il ritorno dei profughi afgani), la situazione della popolazione afgana resta drammatica, soprattutto al sud e al sud-est: il tasso di mortalità è altissimo, la denutrizione diffusa, vaste aree del territorio continuano a non essere collegate alla rete elettrica, meno di un afgano su quattro dispone di acqua potabile, quasi uno su due non ha un'alimentazione sufficiente, appena uno su otto può ricevere cure mediche adeguate.
Bisogna discutere e riflettere, perché la nuova strategia di cui ha parlato il Ministro La Russa, basata sulla protezione della popolazione locale, sul radicamento delle autorità di Kabul nel territorio e sulla stabilizzazione del Paese, anche attraverso la cooptazione di parte degli insorti nel sistema di potere, non sta progredendo quanto vorremmo. L'uccisione dei nostri due soldati e l'attacco di questa mattina a Kabul contro un convoglio NATO a poca distanza dal Parlamento confermano che tutto il territorio afgano è sotto la pressione delle insurrezioni.
Bisogna discutere e riflettere, perché è troppo scoperta la tentazione americana di «levare le tende» prima delle prossime elezioni presidenziali. È troppo evidente che ci siamo assunti gli stessi rischi dei nostri alleati maggiori, senza però disporre del loro potere discrezionale e non possiamo semplicemente dire che ne usciremo solo quando l'America vorrà.
Bisogna discutere e riflettere, anche perché i militari caduti in Afghanistan non meritano le polemiche, le ambiguità e le ipocrisie andate in scena ieri: prima delle dichiarazioni determinate del Presidente del Consiglio e del Ministro degli affari esteri, le parole del Ministro leghista Calderoli hanno riproposto il macabro lucro demagogico sul lutto e il Ministro della difesa, signor Presidente, ha trovato il tempo e la voglia di polemizzare con l'allenatore della Roma!
Discuteremo. Oggi però è il momento di fare nostre le parole e il dolore del padre di Luigi Pascazio, Angelo: «È un dolore per ogni uomo con un cuore, per ogni uomo che crede nel sacrificio per la patria, per ogni uomo che crede negli ideali, che dare un contributo, piccolo o grande che sia, possa servire a migliorare il mondo, anche con la propria vita».
Oggi, possiamo qui decidere che questi morti non siano morti invano e che l'idea di un Governo di popolo, per il popolo, debba sopravvivere e resistere anche in quella terra lontana. Nei prossimi giorni, discuteremo.
Il Presidente Obama ha affermato che deve essere chiaro che gli afgani devono assumere la responsabilità della loro sicurezza e che l'America non ha alcun interesse a combattere una guerra senza fine in Afghanistan. Obama ha sostenuto: «Come Presidente, mi rifiuto di stabilire obiettivi che vanno oltre la nostra responsabilità, i nostri mezzi e i nostri interessi».
Noi ci aspettiamo che il Governo dell'Italia, il Governo del nostro Paese, faccia altrettanto e che, anziché fare l'occhiolino Pag. 20all'inquietudine dell'opinione pubblica per guadagnare qualche consenso, nel modo più odioso, nel momento in cui sono in gioco le vite dei nostri soldati, venga in Parlamento ed indichi obiettivi in relazione alle nostre responsabilità, ai nostri mezzi e ai nostri interessi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Chiappori. Ne ha facoltà.

GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, l'attentato che è costato la vita ai nostri militari ci ricorda come siano difficili la nostra operazione e la missione in Afghanistan. Mentre ci inchiniamo davanti al sacrificio dei nostri ragazzi e al dolore delle loro famiglie, vogliamo sottolineare come, in Afghanistan, i soldati del nostro Paese non sono soli. Essi, infatti, operano nel contesto di una grande alleanza occidentale, che si trova in quel luogo con l'autorizzazione delle Nazioni Unite, per sradicare il terrorismo internazionale e restituire la speranza di un futuro migliore ad un popolo - quello afgano - che, da oltre trent'anni, non conosce che la guerra.
La missione internazionale in corso dal 2001 non ha comportato solo l'uso delle armi. I risultati in termini di nuove opere, di infrastrutture di aiuti umanitari, di sostegno alla crescita dei giovani afgani costituiscono un'enorme eredità che i nostri giovani stanno lasciando a quel Paese. Alle famiglie dei ragazzi che hanno pagato con la vita il raggiungimento di questi ideali va la solidarietà concreta e la vicinanza umana della Lega Nord (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).
Non è, quindi, il momento di chiedere il ritiro delle nostre truppe, come pure qualcuno, all'interno e all'esterno di quest'Aula, vorrebbe fare, o come qualcuno, demagogicamente, ha fatto in precedenza.

FURIO COLOMBO. L'ha detto Calderoli!

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, la prego.

GIACOMO CHIAPPORI. Non abbiate paura, è piacevole sentirlo parlare, perché, poi, la gente capisce di cosa stiamo parlando (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà). In questo Parlamento abbiamo dettato le regole per quella missione, ma in questo Parlamento nel 1998 non lo sapevamo ma vi erano i bombardieri in Serbia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Quindi, non veniamo a raccontarci le storielle.
È, invece, il momento migliore per confermare il nostro sostegno alle truppe che svolgono il loro dovere in circostanze tanto difficili. Come ha detto ieri Umberto Bossi, lasciare l'Afghanistan oggi equivarrebbe ad una fuga dagli esiti imprevedibili, sia nei rapporti con i nostri alleati, che non comprenderebbero la nostra scelta, sia dal punto di vista di quanto potrebbe accadere nelle zone dove oggi siamo schierati.
In sintesi, in Afghanistan, non vi sono dei mercenari: vi sono - e ricordo la mia esperienza con il sottosegretario Crosetto - degli uomini che, con orgoglio e dedizione, stanno svolgendo un'opera e hanno bisogno del nostro sostegno. Non abbiamo mandato gente con le armi per sparare. La guerra non piace a nessuno, amici miei - lo ripeto -, a nessuno. Tuttavia, si tratta di un dovere umanitario: noi siamo responsabili e lo stiamo facendo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, ieri lei ha interpretato i nostri sentimenti in modo egregio - non aggiungo altro alle sue parole - indirizzando ai caduti, alle loro famiglie, ai feriti e all'Esercito italiano la solidarietà dell'intero Parlamento.
I problemi immensi di questa missione sono chiari a tutti, i risultati ottenuti anche, i limiti evidenti pure. Pag. 21
L'onorevole Maran ha detto che bisogna discutere e riflettere. Certamente è necessario discutere e riflettere, ma non bisogna dimenticare che questa missione in Afghanistan non ha niente a che fare con iniziative unilaterali che magari in passato sono state criticate. Questa missione in Afghanistan è condotta in nome e per conto della comunità internazionale e della NATO. Questa iniziativa è condotta con una condivisione ampia, certamente con i limiti evidenti che non potevano che essere tali e che tutti noi constatiamo.
Colleghi, gli attentati, come quello che questa mattina ha portato alla morte di 20 soldati della NATO, sono finalizzati ad una strategia precisa, e non è un caso che si stiano moltiplicando in questi tempi. Il tentativo è quello di seminare nell'opinione pubblica l'idea che questa sia una guerra già persa e che sia necessario lasciare il campo. Gli attentati sono finalizzati a farci abbandonare l'Afghanistan, a lasciare questo Paese al suo destino e a dimostrare, una volta di più, che gli sforzi concertati contro il terrorismo dalla comunità internazionale sono destinati ad essere inutili.
Questi attentati hanno un obiettivo preciso, che è la ricaduta nell'opinione pubblica europea e internazionale. Le parole, allora, servono a poco: servono i fatti, serve una linea di condotta trasparente e chiara, serve un impegno concorde di tutto il Parlamento accanto al Governo, perché in questo impegno comune c'è una linea di continuità con quello che il Parlamento ha fatto in tutti questi anni. Sono cambiati i Governi, ma non è venuto meno l'impegno comune a una missione di pace come quella che stiamo conducendo in Afghanistan, in cui purtroppo gli strumenti di morte che si usano a volte sono la risposta necessaria ad un tentativo di cacciarci fuori dal Paese e di riportarlo nel caos di venti anni fa.
Onorevoli colleghi, oggi cambiano i luoghi, una volta si è all'opposizione, l'altra volta si è al Governo, ma non possono cambiare i principi. Io sono d'accordo con l'onorevole Maran quando dice una cosa molto pesante, ma di cui non possiamo non farci carico. Egli denuncia il lucrare sulle disgrazie - aggiungo io, onorevole Maran - per qualche voto in più. Ieri c'è stato qualcuno, l'onorevole Di Pietro che mi dispiace è assente nel dibattito, che ha definito questa guerra illogica e sanguinaria. Onorevole Di Pietro, qui non c'è una guerra, semmai si risponde all'offesa perché nessun militare italiano è fuori dal territorio nazionale per fare delle guerre (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Partito Democratico)! Qui non c'è una logica sanguinaria e noi dobbiamo respingere al mittente questi tentativi di assecondare l'opinione pubblica (magari per lucrare qualche voto in più) e dare sponda, con queste tesi, a sentimenti - questi sì che lo sono - antinazionali. L'Europa, l'Occidente, è in una fase drammatica, delicatissima, non solo per le vicende del terrorismo in Afghanistan, ma anche per quello che sta capitando nell'economia.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PIER FERDINANDO CASINI. Abbiamo due strade come parlamentari (e lo vediamo anche discutendo di altro): da un lato, la strada del cercare di cavalcare la popolarità facile, dando ragione sempre e comunque a chi esprime certe opinioni, e dall'altro lato, al contrario, la necessità di essere classe dirigente assumendosi gli oneri anche delle scelte impopolari. Noi abbiamo deciso di essere questa seconda cosa e di seguire questa seconda strada (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, in questo giorno di dolore come Italia dei Valori vogliamo aggiungere le nostre parole di commozione ai sentimenti di solidarietà già espressi nei confronti dei Pag. 22nostri militari e la vicinanza alle famiglie delle due povere vittime e dei due feriti.
Ringrazio, a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, il Presidente della Camera per la sensibilità con la quale ieri ha subito reso omaggio alle vittime e informato il Parlamento, invitando poi il Governo a riferirne con urgenza.
Ringrazio anche il Ministro della difesa per la dettagliata ricostruzione del sanguinoso attentato: troppo uguale, però, signor Ministro, a quella seguita all'attentato del 17 settembre 2009, cioè otto mesi fa; troppo uguale anche nella ricostruzione dell'incidente con il riferimento alla ralla dei Lince, descritto esattamente con le stesse parole che lei aveva usato il 14 giugno dello scorso anno, quando qui abbiamo dovuto commemorare la morte del giovane Alessandro Di Lisio; troppo uguale anche nella retorica militarista.
Per questo, ripropongo qui l'intervento che, mio malgrado, ho dovuto fare a settembre, ponendo un interrogativo di fondo. In questi anni in cui abbiamo contato la morte di ventiquattro soldati italiani (il dato è aggiornato, purtroppo), di centinaia di soldati dei Paesi alleati e di migliaia di innocenti civili afgani, non è che abbiamo perso anche la coscienza e la conoscenza delle ragioni per le quali siamo andati in quel Paese, ragioni che all'inizio potevano essere ed erano certamente nobili, ma che oggi meritano di essere riverificate? È un punto interrogativo che poniamo.
La dobbiamo, questa domanda, e dobbiamo soprattutto il tentativo di una risposta, ai troppi Massimiliano e Luigi che piangiamo oggi, ma anche agli Antonio, ai Matteo, ai Davide, ai Massimiliano, ai Roberto e ai Giandomenico che lì sono morti non per il sacro valore di difesa della Patria. Se oggi, infatti, agli italiani venisse chiesto cosa ci fanno i soldati italiani ancora in Afghanistan, la maggioranza non saprebbe rispondere. Abbiamo, invece, il dovere e il compito di dare questa risposta, anche noi che abbiamo sempre ripudiato e ripudiamo, per ragioni di principio, la violenza e la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti. Inoltre, la parità fra uomo e donna - mi sia permesso questo antipatico inciso - non si raggiunge certo nei campi e nei teatri di guerra.
Questa è la domanda che ci poniamo e ci siamo posti, anche quando la risposta ci è apparsa persino scontata, ma ora che le condizioni della permanenza in quel Paese si vanno rapidamente modificando, ora che le elezioni presidenziali si sono svolte, ora che per la prima volta, dal tempo dei re e dei presidenti che non venivano rieletti e non venivano rinnovati nel loro mandato, finalmente si è raggiunto un obiettivo importante e significativo - ma, ovviamente, non ancora sufficiente - ora che si vanno profondamente trasformando le esigenze della presenza della NATO e della missione sotto l'egida dell'ONU, perché nel tempo anche i protagonisti hanno cambiato pelle, la domanda ce la dobbiamo porre tutti.
Coloro che un tempo sembravano battersi per la libertà del loro popolo e per la democrazia, ora appaiono ai nostri occhi, a quelli della comunità internazionale e anche a quelli del popolo che volevano liberare, soltanto un cambio della guardia, un regime che sostituisce un altro regime. Insomma, a nostro avviso, lì sta cambiando il quadro di riferimento rispetto alle aspettative iniziali e quindi non è più solo in atto una guerra di liberazione del popolo afgano dai terroristi e dai fondamentalisti talebani, ma c'è qualcosa di più e di peggio: onorevole Casini, in Afghanistan c'è una guerra guerreggiata tra opposte fazioni dove si intrecciano sia le vie dell'oppio, sia quelle del petrolio!
Su questo bisogna dire una parola di verità e forse, allora, bisognerebbe intervenire con la nostra Guardia di finanza, non ai confini tra Iraq e Afghanistan, ma forse in qualche caveau o in qualche forziere della City londinese o di Wall Street. Lo dimostra il fatto che, nonostante vi siano state le elezioni, persino la conta delle schede elettorali ha evidenziato che oltre un milione e mezzo di queste era falso o comunque coartato. Non lo abbiamo Pag. 23detto noi, ma lo evidenziano le commissioni internazionali inviate dall'ONU e dall'Unione europea.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Evangelisti.

FABIO EVANGELISTI. Concludo, signor Presidente. Per queste ragioni dobbiamo chiederci: la nostra missione in Afghanistan è ancora davvero soltanto una missione di peace-keeping? È questa l'ultima domanda che rivolgo a lei, signor Presidente, perché, ancora una volta, la rivolga al nostro Governo e la ponga ai cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà per due minuti.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 12,50)

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, anch'io mi associo, come hanno fatto altri colleghi precedentemente intervenuti, al cordoglio nei confronti dei caduti e delle loro famiglie ed esprimo la vicinanza ai feriti.
Siamo vicini alle donne e agli uomini della brigata «Taurinense» oggi impegnata in Afghanistan con tutti i suoi reggimenti. Anch'io sono convinto che, dopo un attentato come questo, vadano stigmatizzate alcune dichiarazioni strumentali che hanno voluto mettere in dubbio se questo sangue fosse stato versato invano, dubbi sulla nostra missione e sulla solidarietà internazionale.
Penso, innanzitutto, che non sia il momento delle polemiche e una qualunque scelta di abbandono dell'Afghanistan sarebbe, oggi, una scelta unilaterale contro la NATO e contro i nostri alleati europei. Sono convinto che l'impegno debba continuare perché è impensabile creare delle condizioni minime, per lo sviluppo e per la democrazia, senza raggiungere condizioni minime di sicurezza.
I nostri contingenti devono sentire, oggi, un Paese unito; devono esserci le condizioni economiche per poter dotare il nostro contingente militare degli strumenti necessari per far fronte alla loro sicurezza e per completare quell'opera fondamentale necessaria: va contrastato il terrorismo, va stabilizzato il Paese, va aumentata e incrementata l'attività di formazione dell'esercito nazionale della polizia afgana, vanno realizzate quelle generali condizioni di sicurezza per poter permettere lo sviluppo.
Per questi motivi, crediamo che il Paese debba trovarsi unito; ci sarà un momento - che non è certo oggi, ma nei prossimi mesi - in cui sarà utile discutere e riflettere generalmente sul nostro impegno in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Misiti, al quale ricordo che ha due minuti a disposizione. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, anch'io, a nome dei colleghi del Movimento per le Autonomie, esprimo ancora una volta, l'immenso dolore per la perdita delle due giovani vite, il sergente Ramadù e il caporal maggiore Pascazio, e per il ferimento dei caporali Buonacucina e Scirè, ai quali auguro una pronta guarigione.
Il nostro impegno contro il terrorismo non solo deve continuare ma va rafforzato, nonostante il drammatico episodio di Herat. La presenza dei nostri soldati ha anche un valore di civiltà: la missione NATO, ispirata dall'ONU, ha infatti, tra i suoi scopi, quello di trasformare quel Paese da produttore di oppio a produttore di derrate alimentari.
La sicurezza in Afghanistan non è, certamente, direttamente la nostra sicurezza, ma lo è indirettamente; finché l'ONU riterrà di prorogare la presenza della NATO in quel Paese, l'Italia non potrà rinunciare al suo impegno. Noi sosterremo i militari, e saremo vicini ai nostri alleati (anche loro oggetto di attacchi terroristici come quello avvenuto ieri). Pag. 24
La comunità internazionale non può commettere, di nuovo, l'errore già commesso in Somalia, la quale è divenuta, proprio per l'abbandono degli Stati Uniti, delle forze della NATO e dei Paesi dell'Europa, il Paese sorgente di tutti i terrorismi. La Somalia è non solo la terra dei pirati ma è diventata la sede principale di Al Qaeda.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

AURELIO SALVATORE MISITI. Ecco perché è necessario che in Italia oggi non si polemizzi. I nostri soldati impegnati in Afghanistan, e in tutti gli altri fronti, devono sapere che l'Italia e il Parlamento sono uniti. (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, desidero inviare - di fronte a questo doloroso episodio che ha colpito i nostri soldati in Afghanistan - attraverso il Ministro della difesa, alle Forze armate, e all'esercito in particolare, la solidarietà dei Repubblicani. Non è questa l'occasione per un dibattito politico sull'Afghanistan. Il Ministro è stato chiamato a riferire sull'episodio, e lo ha fatto con precisione.
I temi sollevati più ampiamente dall'onorevole Casini, dall'onorevole Maran e da altri, possono e devono trovare una sede in Parlamento - con il Ministro degli affari esteri e con il Ministro della difesa - in un quadro di un esame più ampio dei problemi che la NATO incontra nella difficile battaglia per l'Afghanistan.
Non servono i toni retorici. Per spiegare all'opinione pubblica non servono i toni retorici e il dire che lì difendiamo la libertà italiana dal terrorismo. Tutto questo non serve a niente. Bisogna parlare seriamente all'opinione pubblica italiana dei problemi, nel quadro dei rapporti internazionali e considerare seriamente tutte queste cose.
Al Governo mi limito a dire oggi che non doveva succedere che un Ministro alzasse la voce su questi problemi in maniera discorde da quella del Presidente del Consiglio, del Presidente della Repubblica e dello stesso Ministro della difesa. Questo non doveva succedere e mi domando se un Ministro, che alza la voce su questi problemi, non debba essere rimandato nei banchi parlamentari, dove la libertà è assoluta mentre all'interno di un Governo vi è un dovere di solidarietà in primo luogo nei confronti dei soldati che dipendono da quel Governo.
Questo, signor Presidente del Consiglio, signor Ministro, non possiamo, nell'alta coscienza che i Repubblicani hanno sempre avuto di questi problemi, non rilevarlo con la necessaria severità.

PRESIDENTE. Si è così esaurita l'informativa urgente del Governo sul grave attentato in Afghanistan nel quale due militari italiani sono rimasti uccisi ed altri due feriti.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 12,55, è ripresa alle 17,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Caparini, Gregorio Fontana, Jannone e Leo sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Pag. 25

Cessazione dal mandato parlamentare del deputato Andrea Gibelli.

PRESIDENTE. Comunico che in data 17 maggio 2010 è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera dell'onorevole Andrea Gibelli:
«Onorevole Presidente, in esito alle elezioni regionali del 28-29 marzo scorsi, sono stato proclamato Consigliere regionale della Lombardia in data 21 aprile 2010 e successivamente, in data 29 aprile 2010, con decreto del Presidente della Giunta regionale della Lombardia sono stato nominato Vicepresidente della medesima giunta regionale.
Trattandosi di cariche incompatibili con il mio mandato parlamentare ai sensi dell'articolo 122, secondo comma, della Costituzione, rassegno le mie dimissioni dalla carica di deputato, pregandoLa di volerne dare nella prima seduta utile annuncio all'Assemblea affinché ne prenda atto ai sensi dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento della Camera.
Mi è gradita l'occasione per formularLe i migliori auguri di buon lavoro e porgerLe i miei più cordiali diari saluti.
Firmato: Andrea Gibelli».

Trattandosi di un caso di incompatibilità, la Camera prende atto, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento, di questa comunicazione e della conseguente cessazione del deputato Gibelli dal mandato parlamentare.
Gli facciamo i migliori auguri per l'espletamento della sua nuova funzione.

Proclamazione di un deputato subentrante.

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito della presa d'atto, nella seduta odierna, delle dimissioni del deputato Andrea Gibelli, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, nella seduta dell'8 ottobre 2008 - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361 - che il candidato che, nell'ordine progressivo della stessa lista n. 8 - Lega Nord nella medesima V Circoscrizione Lombardia 3, segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Marco Maggioni.
Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la V Circoscrizione Lombardia 3, Marco Maggioni.
Si intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.
Al nuovo deputato un cordiale benvenuto e i migliori auguri per la sua attività fra noi.

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Marco Maggioni, proclamato in data odierna, ha dichiarato di aderire al gruppo Lega Nord Padania.

Sull'ordine dei lavori (ore 17,08).

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per dire che francamente si è superata la soglia. Le dichiarazioni che abbiamo visto in questi giorni sui giornali e questo tentativo ripetuto di trasferire sulla responsabilità dei singoli parlamentari l'incapacità del Parlamento di svolgere in questa legislatura appieno il proprio ruolo ha superato veramente la soglia di guardia.
Siamo indignati all'idea che tale incapacità venga scaricata su un singolo parlamentare che lavora in Commissione, che lavora su un provvedimento e che non vorrebbe altro che vedere il provvedimento, su cui ha lavorato, venire all'attenzione Pag. 26e all'approvazione da parte dell'Aula. Siamo indignati all'idea che il circuito mediatico trasferisca sulla responsabilità dei singoli una responsabilità che, invece, ha radici ben precise, e non a caso questa legislatura ha cambiato completamente il ritmo di lavoro rispetto al passato.
Non è nemmeno un problema di maggioranza e opposizione. Il problema è che il Governo ha scientificamente scelto la strada dei decreti-legge come unico strumento per legiferare. Tali decreti-legge diventano sempre di più provvedimenti nei quali inserire in corso d'opera con emendamenti materie che non hanno nulla a che vedere con il testo iniziale e, contemporaneamente, ostacolano, in modo altrettanto scientifico, la possibilità del Parlamento di approvare proposte di legge di iniziativa parlamentare, non importa se della maggioranza o dell'opposizione.
Lo strumento della dichiarazione di assenza di copertura spesso viene esercitato su provvedimenti che in Commissione hanno avuto una discussione approfondita, che molto spesso ha portato ad un'intesa tra maggioranza e opposizione. Quando tali provvedimenti arrivano alla soglia dell'Assemblea, accade puntualmente (come accadrà puntualmente tra alcuni minuti) che, mediante un parere espresso all'ultimo momento dalla V Commissione (Bilancio), che ripete sempre e soltanto il parere dato dal Governo, l'assenza di copertura impedisce di andare avanti su quel provvedimento.
Questo è un nodo centrale, che riguarda non soltanto il ruolo dell'opposizione, ma del Parlamento. Dobbiamo capire se la sovranità, anche in materia di copertura finanziaria dei provvedimenti, è nelle mani di quest'Assemblea o del Ministro dell'economia e delle finanze che dispone, con i tempi e le modalità che ritiene proprie, quali leggi si possano approvare e fino a che punto il Parlamento ha la sua sovranità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Dico questo perché ciò deve emergere con molta chiarezza.
Abbiamo capito lo spirito delle parole del Presidente Fini, che le ha pronunciate dopo due riunioni della Conferenza dei presidenti di gruppo in cui abbiamo approfondito questo problema. Tuttavia, c'è un nodo politico che può essere sciolto soltanto dalla volontà dei gruppi politici di maggioranza. In qualsiasi sistema democratico è normale che anche la maggioranza parlamentare mantenga un rapporto dialettico con il proprio Governo, non un rapporto di ubbidienza, che stravolge alle radici la natura del sistema parlamentare.
Vorrei che queste nostre parole restassero agli atti, insieme al nostro rifiuto totale di trasferire, sulla responsabilità del singolo parlamentare, una responsabilità che invece è politicamente tutta, in modo chiaro, esplicito e documentato, nelle mani del Governo. Invito anche i gruppi parlamentari di maggioranza (lo abbiamo fatto nella Conferenza dei presidenti di gruppo) a mostrare un po' di attenzione a queste cose. Infatti, qui di mezzo non c'è soltanto la dignità dei singoli parlamentari o dei gruppi parlamentari, ma la dignità del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, non ripeto gran parte delle cose dette dall'onorevole Franceschini, che condivido. La preoccupazione è che qui si assista - come ha denunciato il Presidente della Camera - ad un progressivo svuotamento di attribuzioni e di responsabilità da parte della maggioranza nei confronti del Parlamento. Ma giustamente sarebbe scorretto affrontare questa questione dal punto di vista solo della logica maggioranza-opposizione. La maggioranza deve essere con noi impegnata - mi rivolgo soprattutto all'onorevole Cicchitto, che vedo in Aula - nella difesa della centralità del Parlamento. Infatti, sminuire il ruolo Pag. 27del Parlamento e delegittimare le istituzioni parlamentari alla lunga non servirà a nessuno, tanto meno alla maggioranza parlamentare.
Noi dobbiamo passare dalla denuncia - un anno fa ne feci una analoga a quella fatta oggi dall'onorevole Franceschini, capendo la deriva verso la quale eravamo avviati - all'adozione di provvedimenti concreti. Quindi, onorevole Presidente Buttiglione, la prego di chiedere al Presidente Fini di passare dalle parole ai fatti per difendere la dignità dei singoli parlamentari, non quella dei parlamentari assenteisti (ce ne sono ovunque), non quella dei parlamentari che arrivano, partecipano ad una votazione e vanno via, ma quella dei parlamentari che fanno seriamente il loro dovere.
Chiedo che il Regolamento venga modificato nel senso di prevedere che la verifica delle presenze sia estesa dal lavoro dell'Assemblea anche al lavoro delle Commissioni, con relativa decurtazione per chi non partecipa ai lavori delle Commissioni parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!
Sarà l'unico modo per capire che nella maggioranza e nell'opposizione ci sono tanti parlamentari che fanno il loro dovere e che non meritano di essere liquidati con l'ignominia che l'opinione pubblica sembra riservare loro. Noi chiediamo che dalla prossima settimana si esamini concretamente la possibilità di adottare provvedimenti chiari che verifichino le presenze nelle Commissioni parlamentari.
Il Parlamento lavora un giorno alla settimana, un giorno e mezzo, lo abbiamo denunciato. Purtroppo questo capita perché la mannaia della Commissione Bilancio e del Governo impedisce che provvedimenti adottati quasi all'unanimità possano essere varati dall'Aula. Bene, questa situazione chiaramente va contrastata sotto il profilo istituzionale e politico, ma intanto salvaguardiamo la dignità di quei parlamentari che lavorano quattro o cinque giorni alla settimana nelle Commissioni e che oggi vengono liquidati anch'essi con il marchio dell'inefficienza e dell'assenteismo. Verifichiamo e decurtiamo gli stipendi a seconda della presenza o meno nei lavori delle Commissioni parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, l'intervento dell'onorevole Franceschini cerca di utilizzare il presunto stallo dei lavori parlamentari contro il Governo e la maggioranza. Il suo appello ad un sussulto di orgoglio e di dignità è assolutamente fuori luogo perché sono i numeri che parlano. Noi ci troviamo in quest'Aula oggi, che tra l'altro inizia i suoi lavori pomeridiani con due ore di ritardo, a rinviare come si è deciso in Conferenza dei presidenti di gruppo un provvedimento che era all'attenzione di questa Assemblea, un importante provvedimento collegato, paradossalmente proprio su iniziativa e richiesta del presidente Franceschini, una richiesta alla quale il Governo ha acceduto (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ROBERTO GIACHETTI. Diciassette condizioni della Commissione Bilancio! Ma che dici?

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, vorrei poter parlare.

PRESIDENTE. Lasciate proseguire il collega.

SIMONE BALDELLI. E su un provvedimento, il secondo, sul quale c'è una questione regolamentare che impedisce la votazione di emendamenti entro le ventiquattro ore. Ma al di là di questo aspetto, che certamente è un aspetto regolamentare e in parte anche politico per quanto attiene al primo punto, credo che dobbiamo fare alcune puntualizzazioni di natura Pag. 28politica. Intanto rispondo all'onorevole Franceschini: questo è un Parlamento che lavora in piena autonomia, tant'è vero, presidente Franceschini, che rispetto ai due anni di Governo Prodi sono aumentati del 60 per cento i provvedimenti di iniziativa parlamentare. In questo Parlamento la maggioranza lavora in armonia con il Governo, c'è una rapporto dialettico e non di ubbidienza, anche perché c'è una aderenza sostanziale della maggioranza al Governo: proprio per questo molti provvedimenti varati dal Consiglio dei ministri, il 76 per cento, sono stati approvati e proprio per questo abbiamo dei saldi di finanza pubblica che hanno evitato lo sfascio delle nostre casse.

ROLANDO NANNICINI. A parole!

SIMONE BALDELLI. Noi non possiamo dar luogo ad un Parlamento peronista che finanzia i provvedimenti in deficit. Dobbiamo prestare la debita attenzione ai saldi e agli equilibri di finanza pubblica e questo è il compito del quale si fa carico la Commissione bilancio, indipendentemente dal parere del Governo e della Ragioneria generale dello Stato, che pure hanno il loro peso, onorevole Franceschini. Essa sì lavora con indipendenza e interviene quando le coperture individuate dalla Commissione di competenza non vengono considerate congrue o quando ci sono articoli che non hanno una copertura economica adeguata.
Allora, il ragionamento è quello di essere deputati rispettosi noi stessi del nostro ruolo e del lavoro del Parlamento, che non si misura un tanto al chilo e non si riduce soltanto all'orario di votazione in quest'Aula, come diceva giustamente anche il presidente Casini. Questo Parlamento lavora perché lavorano le Commissioni, perché fa attività ispettiva, con le interrogazioni, le interpellanze. Non bisogna considerare soltanto il lavoro dell'Aula e il numero di ore con cui quest'Aula licenzia i provvedimenti. Quest'Aula ha licenziato molti provvedimenti in questa legislatura, molti dei quali con un consenso molto ampio, al netto anche delle ratifiche, presidente Casini, molti con un consenso unanime, a volte addirittura su decreti e su altri provvedimenti di iniziativa parlamentare. Lo ripeto, ci sono stati il 60 per cento di provvedimenti in più rispetto al biennio precedente, in cui pure nessuno si sognava di dire che il Parlamento era mortificato, varati su iniziativa parlamentare.
Abbiamo dei dati su cui dobbiamo confrontarci: sono stati approvati 146 provvedimenti sui 194 adottati dal Consiglio dei ministri; è un dato importante. Ritengo, altresì, che il contributo emendativo apportato sia stato rilevante: basta leggere il rapporto dettagliato e ben realizzato dagli uffici del Ministro per i rapporti con il Parlamento il quale ci fornisce la prova che c'è stata un'incisività emendativa importante sia da parte della maggioranza, sia anche da parte dell'opposizione.
Credo che a fronte di queste «sparate» demagogiche che spesso avvengono in quest'Aula per motivi assolutamente strumentali e di parte, dovrebbe prevalere il senso di responsabilità, perché qui tutti noi abbiamo una dignità che cerchiamo di mettere a frutto con il nostro impegno e il nostro lavoro quotidiano. Il Governo fa la sua parte, il Parlamento la fa altrettanto.
Ritengo che questi episodi di speculazione politica e di strumentalizzazione non facciano altro che far decadere il giudizio che l'opinione pubblica ha di noi, che spesso e volentieri siamo impegnati in quest'Aula, ma che altrettanto spesso facciamo di tutto per far vedere il contrario.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SIMONE BALDELLI. Dobbiamo lavorare con serietà, abbiamo varato tanti provvedimenti e se questi provvedimenti si approvano in poche ore o in molti giorni spesso non dipende dalla volontà del Parlamento; anzi, spesso più c'è condivisione, più c'è unanimità e più velocemente i provvedimenti vengono approvati. Andiamo al merito della sostanza e torniamo al merito della politica; finiamola di farci del male da soli (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

Pag. 29

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ha fatto bene il capogruppo del Partito Democratico, l'onorevole Franceschini, che ringrazio, a porre la questione, però bisogna essere chiari. Non siamo di fronte ad una calamità naturale, ad un imprevisto; siamo invece di fronte ad un disegno, ad un lucido disegno politico che ha delle responsabilità e chiama in causa nomi e cognomi perché, in primo luogo, il Presidente del Consiglio, l'onorevole Silvio Berlusconi, in questi mesi, in questi anni, ha volutamente, scientemente, progressivamente puntato a svuotare il ruolo di Camera e Senato. Infatti, ha iniziato con la sua proposta di far votare soltanto i capigruppo, e poi ha soltanto manifestato fastidio nei confronti dell'Aula, non si è mai presentato di fronte al Parlamento a rispondere delle sue scelte.
Davanti a noi c'è un numero enorme di provvedimenti «sgangherati», spesso privi di copertura finanziaria, un numero abnorme di decreti-legge, un numero abnorme di ricorsi al voto di fiducia; tutto questo non è avvenuto per caso, come non è un caso il conflitto ormai palese fra il Presidente della Camera e il Capo del Governo.
Allora tutto si può dire, tutto si può fare: si possono migliorare i Regolamenti, si possono accelerare i processi, si può legiferare direttamente nelle Commissioni, ma bisogna chiamare le cose con il loro nome e cognome; bisogna denunciare questi fatti da quest'Aula, pena davvero il populismo di coloro su cui gravano le responsabilità: non si possono tacere o sottacere tali responsabilità di fronte ad un Governo che fa soltanto della propaganda, invece di avanzare proposte. Così è accaduto con riferimento all'abolizione delle province: lo avevate messe nel vostro programma elettorale e poi non l'avete voluto votare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Fate propaganda sulle auto blu, fate propaganda sul numero dei parlamentari, fate propaganda sul numero delle leggi, fate propaganda ogni giorno, però ogni giorno aumentate il numero dei ministri e dei sottosegretari. Di cosa stiamo a parlare? Siate seri, venite qui, confrontatevi e insieme rispondiamo alle esigenze del Paese, a cominciare dai tagli dei costi della politica (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PINO PISICCHIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a me pare che il dibattito che si è aperto intorno allo stimolo opportuno offerto dal presidente del gruppo del Partito Democratico, sia particolarmente serio e importante e che quest'Aula dovrebbe apprestarsi ad affrontarlo con esiti congruenti.
Il clima di antiparlamentarismo strisciante, che oggi abbiamo percepito anche leggendo il giornale e che si sente nell'aria in questo Paese, è in qualche modo indotto da chi continua a ritenere questo Parlamento un inutile e fastidioso orpello, del quale è possibile fare a meno, considerato che il rapporto è direttamente realizzato con il popolo, senza la mediazione democratica del massimo organo rappresentativo, qual è il Parlamento.
Peraltro, onorevoli colleghi, questa situazione si incrocia con una ormai consolidata condizione di totale mancanza di autonomia da parte del parlamentare. Con questa legge elettorale (qualcuno dirà che è inutile tornare sull'argomento, ma forse è utile ricordarlo, ancora una volta), l'articolo 67, che sancisce l'autonomia del parlamentare, senza vincolo di mandato, è «stracciato», perché i cento deputati che questa maggioranza ha in più sono «confiscati» dal capo di partito.
Non fa meraviglia, quindi, la circostanza che, alla fine, ci si trovi di fronte ad una situazione di difficoltà di azione da parte del Parlamento ed anche, in qualche modo, di penalizzazione del suo ruolo costituzionale, perché il Governo non è attivo. Siamo di fronte ad una forma di Pag. 30presidenzialismo strisciante, senza regole, senza molcimenti, senza un riequilibrio, senza checks and balances, ossia, di fatto, un presidenzialismo che propone questo esito nel riverbero parlamentare.
Credo, pertanto, che abbiamo il dovere di affrontare un dibattito serio sul ruolo e sul futuro del Parlamento, su ciò che siamo destinati a fare affinché non sia solo un orpello utile per l'interesse delle maggioranze, ma non certamente, a questo punto, per il Paese, cominciando a considerare alcune ragioni di fondo che sono dentro uno schema di equilibrio accettabile.
Con riferimento, ad esempio, ad uno statuto delle opposizioni, questo è un Parlamento che continua a negare all'opposizione un ruolo tale da rendere possibile un suo intervento significativo nel percorso della legislazione ed anche nel controllo dell'attività del Governo. Sarebbe necessario uno statuto delle opposizioni che dia senso alla dialettica democratica che qui si svolge ed anche, credo, una necessaria moratoria dell'energia esuberante del Governo quanto ad attività di decretazione e di posizioni della questione di fiducia. Non è possibile: in un Parlamento che si trova a traino di un Governo - pur avendo questo una maggioranza inusitata (non mi pare che, nella storia della Repubblica, la Camera abbia mai regalato a chi esercita la funzione di Governo una maggioranza di cento deputati) - sarebbe necessaria una moratoria sulle questioni di fiducia poste dal Governo. Solo così, forse, possiamo ricondurre l'attività parlamentare in un alveo più accettabile, che renda possibile una dialettica democratica fra maggioranza e opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, il dibattito che si è sviluppato in Assemblea ha chiaramente valenze politiche, sulle quali non vorrei entrare. Come Presidente della Commissione bilancio, però, ho il diritto e il dovere di spendere qualche parola in merito al nostro ruolo.

PRESIDENTE. Invito l'Assemblea a fare un po' di silenzio perché queste dichiarazioni sono importanti. Il presidente della V Commissione risponde al dibattito che ha riguardato i comportamenti della sua Commissione. Prego, onorevole Giorgetti.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, la Commissione bilancio ha un ruolo ingrato, ce ne rendiamo conto. La Commissione bilancio non è lo strumento di nessuno, non è lo strumento del Governo, ma lo strumento del Parlamento a tutela dell'articolo 81 della Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).
La Commissione bilancio lavora, al di là del lavoro dell'Assemblea, come tutte le Commissioni. Questo si deve sapere anche al di fuori di quest'Aula. Lavora nei tempi e nelle condizioni date: nei tempi stabiliti dal programma dei lavori e nelle condizioni date, cioè nel momento in cui la Commissione ha la possibilità in coscienza, scienza ed intelligenza di deliberare.
Questo avviene quando ci sono le notizie e le informazioni utili per poter decidere e votare. Ciò significa che abbiamo improntato la nostra attività ad un rapporto di collaborazione con le altre Commissioni: laddove si prefigura un parere contrario per motivazioni di copertura, riconducibili all'articolo 81 della Costituzione, cerchiamo di evitare di arrivare al momento della calendarizzazione in questo tipo di condizioni. Naturalmente, non sempre questo è possibile e non sempre è stato possibile in questa circostanza. Certamente, noi possiamo e dobbiamo decidere soltanto quando il Governo ci fornisce le informazioni necessarie per decidere. Aggiungo che questo, come ho detto all'inizio, non significa conformarsi alle dichiarazioni del Ministero Pag. 31dell'economia e delle finanze. Faccio l'esempio di oggi, quando la Commissione ha deliberato discostandosi anche dalle dichiarazioni e dalle posizioni del Ministro dell'economia e delle finanze. Tant'è vero che l'opposizione ha avuto un atteggiamento, paradossalmente in questo caso, più prossimo alle posizioni del Ministro Tremonti, rispetto al Ministero di merito. Quindi, la Commissione delibera in autonomia di giudizio. L'ha sempre fatto, anche nel modo più efficiente, per garantire il rispetto dei tempi stabiliti nel programma dei lavori dell'Assemblea. Quando ciò non è possibile, non può essere riconducibile alla responsabilità della Commissione bilancio e dei suoi componenti, che - lo ribadisco - vengono convocati anche in tempo reale per poter soddisfare tutte le esigenze poste dalle altre Commissioni e dall'Assemblea. Per questo motivo, signor Presidente, rivendico alla Commissione bilancio il proprio ruolo e la correttezza del comportamento, che va al di là anche di valutazioni strumentali e politiche (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Questo dibattito ha in qualche modo anticipato le comunicazioni che mi appresto a fare sulle decisioni prese dalla Conferenza dei presidenti di gruppo sull'organizzazione dei lavori.
Desidero assicurare a tutti gli intervenuti che la Presidenza è dolorosamente consapevole del problema da loro sollevato. Il Presidente Fini ha pronunciato parole che condivido interamente, che costituiscono importanti prese di posizione, e anche la formulazione di un auspicio in tale materia. Quanto alla proposta del presidente Casini, sarà mia cura riportarla al Presidente affinché sia affrontato nella sede appropriata.

SESA AMICI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, svolgerò in pochissimi minuti un intervento sull'ordine dei lavori relativo ad un fatto la cui gravità credo sia giusto rilevare in quest'Aula, sottolineare a lei, e tramite lei, alla Presidenza della Camera. Domenica scorsa, nel corso della trasmissione «Domenica Cinque», si svolgeva un dibattito su un argomento molto sentito, che questo Parlamento aveva affrontato con un voto unanime di tutti i gruppi parlamentari. L'argomento riguardava lo stalking, il reato delle molestie continuative contro le donne, che in questo Paese presenta elementi di grande gravità, soprattutto perché ha determinato la morte di centinaia di donne, proprio perché subiscono le violenze ripetute.
Durante questa trasmissione - il dibattito si svolgeva alla presenza del sottosegretario Santanchè e della collega del Partito Democratico, l'onorevole Emilia De Biasi - è intervenuto un ex parlamentare, l'onorevole Sgarbi, il quale - di fronte ad un argomento di tale serietà e compostezza, anche per il messaggio che veniva trasmesso attraverso un mezzo di comunicazione così importante come la radiotelevisione - ha pensato bene di continuare a dare di sé l'immagine a noi nota: quella di un uomo che offende, in maniera del tutto gratuita, una delle colleghe, in particolare la collega Emilia De Biasi, con parole irripetibili e soprattutto lesive della persona e della persona in quanto donna. Credo che quest'Aula, su questo argomento, debba non solo esprimere la solidarietà alla collega, nonché componente dell'Ufficio di presidenza della Camera, Emilia De Biasi, ma anche compiere un atto di responsabilità. Troppo spesso accade che, attraverso i mezzi di comunicazione di massa come la radio e la televisione, avvengano, nei confronti delle donne, vere e proprie regressioni culturali, offensive della dignità delle donne, non solo di quelle che partecipano a quelle trasmissioni, ma di tutte le donne italiane. Sarà nostro impegno, impegno del Partito Democratico, proporre al più presto una legge che, per il suo sapore di antisessismo, permetta di perseguire comportamenti che siano lesivi, nel linguaggio e nelle parole, della dignità, in particolar modo delle donne, e soprattutto consenta Pag. 32di rendere onore a chi in questo Paese, su questa questione, ha maturato coscienza civile e democratica e senso di libertà per tutte le donne. (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Amici, credo di farmi portavoce di tutta l'Aula esprimendo solidarietà alla collega De Biasi e affermando l'impegno per la difesa della dignità in ogni caso della persona umana e, in questo caso particolare, delle donne.

Rinvio in Commissione del disegno di legge: Disposizioni in materia di semplificazione dei rapporti della Pubblica Amministrazione con cittadini e imprese e delega al Governo per l'emanazione della Carta dei doveri delle amministrazioni pubbliche e per la codificazione in materia di pubblica amministrazione (Testo risultante dallo stralcio degli articoli 14, 25 e 27 del disegno di legge n. 3209, disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 2 marzo 2010) (A.C. 3209-bis-A) (ore 17,38).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge 3209-bis-A: Disposizioni in materia di semplificazione dei rapporti della Pubblica Amministrazione con cittadini e imprese e delega al Governo per l'emanazione della Carta dei doveri delle amministrazioni pubbliche e per la codificazione in materia di pubblica amministrazione (testo risultante dallo stralcio degli articoli 14, 25 e 27 del disegno di legge n. 3209, comunicato all'Assemblea il 2 marzo 2010).
Ricordo che nella seduta del 17 maggio 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed hanno avuto luogo le repliche del relatore e del Governo. Avverto che la Commissione bilancio ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-A).
Comunico che in sede di Conferenza dei Presidenti di gruppo si è convenuto di rinviare il provvedimento in Commissione, prevedendone l'esame in Assemblea per la prossima settimana. Se non vi sono obiezioni rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Stucchi; Barbieri ed altri; Schirru ed altri; Volontè e Delfino; Osvaldo Napoli e Carlucci; Prestigiacomo; Ciocchetti; Marinello ed altri; Grimoldi ed altri; Naccarato e Miotto; Caparini ed altri; Cazzola ed altri; Commercio e Lombardo; Pisicchio: Norme in favore dei lavoratori che assistono familiari gravemente disabili (A.C. 82-322-331-380-527-691-870-916-1279-1377-1448-1504-1995-2273-A) (ore 17,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge d'iniziativa dei deputati Stucchi; Barbieri ed altri; Schirru ed altri; Volontè e Delfino; Osvaldo Napoli e Carlucci; Prestigiacomo; Ciocchetti; Marinello ed altri; Grimoldi ed altri; Naccarato e Miotto; Caparini ed altri; Cazzola ed altri; Commercio e Lombardo; Pisicchio: Norme in favore dei lavoratori che assistono familiari gravemente disabili.
Ricordo che nella seduta del 17 maggio 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed hanno avuto luogo le repliche del relatore e del Governo.
Avverto che le Commissioni affari costituzionali e bilancio hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 82 - A ed abbinate).
A tal proposito faccio presente che la Commissione bilancio ha formulato due condizioni sul testo, volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione che saranno poste in votazione sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento. Pag. 33
Avverto che la Commissione ha presentato gli emendamenti 1.10, 2.10, 2.11, 3.10, 3.11 e 4.10, che sono in distribuzione.
Ha chiesto di parlare il presidente della XI Commissione, onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA, Presidente della XI Commissione. Signor Presidente, credo che sia necessario sospendere i nostri lavori e chiedere che l'Assemblea si possa pronunciare domani. Infatti, la Commissione bilancio, che ha espresso, come lei ha testé detto, i prescritti pareri, è oggi alle prese con una relazione tecnica di dettaglio, che mira, in qualche misura, a creare le condizioni per trovare una soluzione al problema, che è aperto, della copertura di questo provvedimento.
Come lei sa, questo è un provvedimento a lungo atteso, che ha visto il concorso di tutte le forze politiche, ed è un provvedimento che è stato esaminato fin nel dettaglio, rispetto al quale la Commissione lavoro ha proposto una copertura finanziaria agganciata ad un'aliquota contributiva.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17,41)

SILVANO MOFFA, Presidente della XI Commissione. Si sta discutendo della portata di questa aliquota e della sua congruità nel coprire l'intero provvedimento. Credo che sia davvero un atto responsabile rinviare a domani l'esame complessivo degli articoli e delle proposte emendative presentate e consentire anche che la Commissione lavoro riunisca il Comitato dei nove, perché nel frattempo è stato presentato anche un subemendamento, che deve essere esaminato.
Proprio per la razionalità del nostro lavoro e per far sì che vi siano tutte le condizioni per licenziare questo provvedimento, chiedo che la discussione possa essere rinviata a domani, scegliendo se possibile un orario che sia compatibile con i lavori che la Commissione bilancio dovrà svolgere.

ILEANA ARGENTIN. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, credo che sia veramente vergognoso e irripetibile quanto ora affermato dal presidente della Commissione lavoro. Rimandare potrebbe avere un senso, se vi fosse una prospettiva di soluzione rispetto a questo provvedimento. Ma siccome in questo Parlamento, molte volte, ci creiamo il problema di non avere nulla da discutere, perché non vi sono fondi che permettano di coprire i provvedimenti, credo che vi sia, invece, il bisogno e l'esigenza di trovarli lì dove è necessario.
Si è parlato più volte di questo provvedimento - penso che i miei colleghi che fanno parte della Commissione potranno esplicarlo senz'altro meglio - ma credo che sia irripetibile immaginare che dopo il rinvio di oggi si arrivi ad un rinvio domani, perché sono sicura che le cose andranno in questi termini.
È veramente una somma irrisoria e stiamo creando aspettative folli nella gente che non è qui a parlare di quanto è bello stare in crisi o non stare in crisi, ma che ha realmente problemi veri con i quali fare i conti.

GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, invito l'onorevole Argentin ad andarsi a rileggere i verbali della discussione di ieri, in particolar modo l'intervento dell'onorevole Schirru. Quest'ultima ha illustrato puntigliosamente la storia di questo provvedimento, soprattutto dei tentativi fatti in altre legislature di portare a conclusione questo provvedimento a favore dei familiari di persone gravemente disabili.
L'onorevole Argentin scoprirà che questa è la prima volta, nella storia della Repubblica, che questo provvedimento arriva Pag. 34in Aula; prima, non ha mai superato le «colonne d'Ercole» della Commissione, sempre per questioni di copertura finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Prendiamo atto delle osservazioni che sono state svolte dal presidente della Commissione, dall'onorevole Argentin e dall'onorevole Cazzola. Ricordo (perché ne abbiamo discusso anche nel corso della Conferenza dei presidenti di gruppo, ed è, tra l'altro, stato lo stesso Presidente ad informare questi ultimi) che, trattandosi di proposte emendative che comportano nuove o maggiori spese, le stesse non possono esser esaminate, ai sensi dell'articolo 86, comma 5-bis, del Regolamento, prima del giorno successivo a quello nel quale sono state presentate.
Non possiamo quindi far altro che prendere atto delle osservazioni del presidente Moffa. Lei, presidente, aveva chiesto un tempo congruo. Domani mattina, alle ore 10 va bene?

SILVANO MOFFA, Presidente della XI Commissione. Ritengo che sarebbe opportuno prevedere le ore 10,30.

PRESIDENTE. Dobbiamo quindi sospendere la seduta di oggi, e dare la possibilità alle Commissioni di riunirsi. A questo punto convocheremo la seduta di domani mattina alle ore 10,30.

Sull'ordine dei lavori (ore 17,43).

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato stabilito che all'ordine del giorno di domani, mercoledì 19 maggio, sarà inserito l'esame del disegno di legge n. 3446 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Bosnia-Erzegovina, dall'altra (Approvato dal Senato).
L'organizzazione dei tempia per l'esame del disegno di legge di ratifica sarà pubblicata in calce al Resoconto stenografico della seduta odierna.

Annunzio della convocazione del Parlamento in seduta comune (ore 17,44).

PRESIDENTE. Avverto che, come preannunciato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, d'intesa con il Senato, il Parlamento in seduta comune sarà convocato giovedì 1o luglio 2010, alle ore 9, per l'elezione di otto componenti del Consiglio superiore della magistratura. La chiama avrà inizio dai senatori.

Sull'ordine dei lavori (ore 17,45).

CESARE DAMIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, vorrei intervenire sul tema della vertenza Agile ed Eutelia. Prima, però, mi permetta di fare un'osservazione sulla discussione che si è appena conclusa.
Mi riferisco soprattutto all'intervento dell'onorevole Baldelli, che è molto attento ai saldi di finanza pubblica. Anche noi siamo molto attenti ai saldi di finanza pubblica; però vorremmo che il Governo fosse attento ai saldi non soltanto quando si parla di Stato sociale, quando si parla di lavoratori con familiari disabili, o quando si parla di ammortizzatori sociali: vorremmo che vi fosse tale attenzione anche quando si decide di eliminare l'ICI sulla prima casa a quelli che sono i più ricchi di questo Paese. Una maggiore attenzione, quindi, da questo punto di vista.
Non sfugge poi il fatto che con questa storia delle assenze di coperture - e, come ha detto l'onorevole Moffa, noi abbiamo avanzato delle alternative molto precise di copertura - si azzoppano provvedimenti costruiti faticosamente, con mesi di lavoro.
Per quanto riguarda la questione Agile-Eutelia, vorrei ricordare al Parlamento che Pag. 35dopo la decisione del tribunale fallimentare di Roma del 20 aprile 2010, che ha rigettato la proposta di concordato presentata dal gruppo Omega e decretato lo stato di insolvenza di Agile, a tutt'oggi non è stato ancora convocato, come d'accordo col sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, onorevole Gianni Letta, il tavolo di confronto presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Noi chiediamo, come Partito Democratico, l'urgenza dell'attivazione di questo tavolo, perché un nuovo spostamento al Ministero dello sviluppo economico farebbe regredire il confronto ad un livello che è già risultato inconcludente nelle precedenti fasi della vertenza. La Presidenza del Consiglio dei ministri deve intervenire per agire rapidamente sul sostegno al reddito dei lavoratori, sul mantenimento ed il ripristino delle commesse pubbliche, e nella ricerca di eventuali soggetti industriali interessati, al fine di dare finalmente una risposta concreta alle lavoratrici ed ai lavoratori della società, a partire dal ritorno al lavoro dei 1.089 lavoratori in cassa integrazione straordinaria. Intanto, si chiede immediatamente un'informativa dei commissari giudiziali, approssimandosi il termine del deposito della loro relazione.
Infine, il Partito Democratico - ribadisco - chiede la convocazione del tavolo Agile (ex Eutelia) presso la Presidenza del Consiglio perché questa è una strada obbligata, soprattutto adesso che lo stesso Presidente del Consiglio è anche il Ministro per lo sviluppo economico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, vorrei denunciare il fatto che con il decreto-legge n. 63 firmato il 28 aprile scorso dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il Governo ha - per decreto - cancellato il diritto delle vittime dei crimini nazisti nel nostro Paese di chiedere il risarcimento alla Germania per i crimini commessi per loro e per i loro familiari. I miei colleghi Gozi e Tempestini, capigruppo per il Partito Democratico nelle rispettive Commissioni, hanno già denunciato questo fatto che trovo essere di una gravità inaudita.
Faccio appello ai colleghi di tutte le parti di questo Parlamento affinché il decreto-legge venga bloccato e non si attui la beffa, di modo che per chi ha perso un parente nell'eccidio di Civitella per mano della divisione di Hermann Göring, per quelli che hanno perso un parente nell'eccidio di Marzabotto, per quelli che sono periti e per i loro parenti che possono chiedere i danni per gli eccidi in Grecia (per i quali la Suprema Corte di cassazione con sentenza dell'ottobre del 2008 aveva riconosciuto il titolo al risarcimento per danni morali), per tutti coloro che - come i 200 deportati nei campi di lavori in Germania - in quasi cinquanta processi hanno potuto accumulare richieste di risarcimento alla nazione tedesca per oltre 20 milioni di euro, insomma per tutti costoro non si blocchi la possibilità di chiedere giustamente il risarcimento dei danni alla nazione tedesca.
Sarebbe una vergogna che questo Paese non merita: siamo vicini a coloro che nel corso della Seconda guerra mondiale subirono danni alle loro persone ed ai loro cari, offese, lutti e violenze, per i quali hanno diritto - come hanno dimostrato la Suprema Corte italiana e la giurisprudenza - di chiedere il risarcimento dei danni alla Germania. Mi appello a tutto il Parlamento e a tutto il Governo affinché questo decreto-legge venga bloccato e questa vergogna abbia fine. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MARIO TULLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TULLO. Signor Presidente, rubo pochissimo spazio e chiedo la sua attenzione per ricordare il professor Edoardo Sanguineti che è mancato alcune ore fa. È stato un uomo di grande cultura, Pag. 36uno dei nostri migliori intellettuali, un uomo di lettere, un poeta ma anche un uomo che aveva passione civile (è stato consigliere comunale a Genova e deputato). Credo quindi - ne sono certo - che la Presidenza saprà trovare l'occasione per ricordarlo compiutamente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ALESSANDRO BRATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, vorrei sottolineare la seguente situazione un po' incresciosa. Ricordiamo tutti la discussione che abbiamo svolto in quest'Aula intorno all'evento nefasto accaduto il 23 febbraio relativo allo sversamento nel Lambro di ingenti quantità di materiale inquinante a causa della raffineria Lombarda Petroli.
A seguito di quello sversamento le diverse regioni si sono attivate e sono stati effettuati diversi interventi costati notevoli sforzi da un punto di vista economico da parte delle regioni che hanno subito il danno.
Ad oggi, per farla breve, l'ordinanza della Protezione civile che doveva essere emanata in base alla richiesta dello stato di emergenza e che comportava un esborso a copertura delle spese già sostenute (complessivamente 12 milioni di euro, di cui 2 milioni e mezzo per mano della regione Emilia-Romagna, che ha già speso una buona parte di questi soldi) non è ancora stata adottata.
Signor Presidente, chiederei quindi un impegno da parte sua nei confronti del Governo, perché allo stato attuale ci risulta che questa ordinanza sia ferma presso il Ministero dell'onorevole Tremonti, come è ovvio. Si tratta di una situazione abbastanza spiacevole, perché in realtà ci troviamo nella condizione che solo le regioni e il sistema regionale stanno finanziando lo Stato: una circostanza veramente incresciosa. A tale proposito, abbiamo presentato anche delle interrogazioni, ma chiediamo altresì un suo intervento nei confronti del Governo affinché al più presto venga finanziata questa ordinanza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 19 maggio 2010, alle 10,30:

(ore 10,30 e ore 16)

1. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
STUCCHI; BARBIERI ed altri; SCHIRRU ed altri; VOLONTÈ e DELFINO; OSVALDO NAPOLI e CARLUCCI; PRESTIGIACOMO; CIOCCHETTI; MARINELLO ed altri; GRIMOLDI ed altri; NACCARATO e MIOTTO; CAPARINI ed altri; CAZZOLA ed altri; COMMERCIO e LOMBARDO; PISICCHIO: Norme in favore dei lavoratori che assistono familiari gravemente disabili (C. 82-322-331-380-527-691-870-916-1279-1377-1448-1504-1995-2273-A).
- Relatore: Delfino.

2. - Discussione del disegno di legge:
S. 1933 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Bosnia-Erzegovina, dall'altra, con Allegati, Protocolli e Atto finale con dichiarazioni allegate, fatto a Lussemburgo il 16 giugno 2008 (Approvato dal Senato) (C. 3446).
- Relatore: Stefani.

(ore 15)

3. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 17,55.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 3446

Ddl di ratifica n. 3446 - Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri e la Bosnia-Erzegovina

Tempo complessivo: 2 ore.

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 18 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 22 minuti
Popolo della Libertà 20 minuti
Partito Democratico 22 minuti
Lega Nord Padania 11 minuti
Unione di Centro 9 minuti
Italia dei Valori 8 minuti
Misto: 12 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Noi Sud/Lega Sud Ausonia 2 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 2 minuti