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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 318 di giovedì 6 maggio 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 9,35.

LORENA MILANATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 4 maggio 2010.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Craxi, Crimi, Crosetto, D'Alema, Donadi, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frattini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Lo Monte, Lusetti, Mantovano, Martini, Antonio Martino, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Migliavacca, Molgora, Nucara, Leoluca Orlando, Pecorella, Pescante, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Urso, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 9,40).

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo per ricordare in quest'Aula che giovedì 6 maggio 1976, alle ore 21,06, il Friuli tremò sotto un forte terremoto; oggi ricorrono 34 anni. Per darne la dimensione, riporto alcuni dati molto semplici: una scossa di magnitudo 6,4 della scala Richter, una durata di 50 secondi, 137 comuni coinvolti, per un'area vasta oltre 5.700 chilometri quadrati, 600 mila persone coinvolte e colpite, con 989 morti, oltre mille feriti, oltre 200 bambini rimasti senza genitori e 100 mila persone senza tetto, 18 mila case distrutte e 70 mila case danneggiate, 5 mila disoccupati e danni per circa mille miliardi di lire. Il Governo intervenne subito con uno stanziamento di 160 miliardi.
Dico questo a 34 anni di distanza per ricordare un evento tragico, le persone colpite, i lutti gravi, ma, soprattutto, per dire che a quell'evento seguì una grande reazione: una grande reazione del popolo friulano, una grande solidarietà delle istituzioni e della popolazione e una grande solidarietà nazionale.
Fu fatta la scelta, in un momento di difficoltà, di ricostruire in loco prima le fabbriche, poi le case, poi le chiese. Fu un periodo esaltante, amministrativo, politico e di coinvolgimento di tutta la società, grazie al Governo, che ebbe fiducia nella regione Friuli Venezia Giulia, delegando ad essa la ricostruzione. La regione ebbe a sua volta fiducia negli enti locali, delegando Pag. 2ai comuni la ricostruzione e la gestione e istituendo la figura dell'ufficiale delegato nella persona del sindaco. Signor Presidente, credo che, a distanza di 34 anni, quell'esempio, quei fatti e quella ricostruzione compiuta e completata in 15 anni siano ancora oggi un esempio per tutto il Paese.
Ricordo quell'esperienza personalmente, prima come terremotato e poi come amministratore locale e legislatore regionale: tutti contribuirono con grande responsabilità alla ricostruzione di una regione che, indubbiamente, se oggi è, al di là della crisi di questo periodo, una regione che sta abbastanza bene, lo deve sicuramente alla solidarietà di tutti quelli che, in qualche modo, hanno contribuito.
Per questo, oggi, credo che sia semplicemente doveroso ricordarlo, ricordare chi è mancato in quel periodo, ma soprattutto ricordare il sistema e il metodo che hanno portato tutti a contribuire, senza distinzione di colori e di appartenenze, ma con il solo scopo di voler dare un contributo per ricostruire il Friuli.
Avevamo un detto: «II Friul al ringrazie e nol dismentee», cioè i friulani ringraziano e non dimenticano. A distanza di 34 anni ringraziamo ancora e non dimentichiamo (Applausi).

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, prendo la parola anch'io per associarmi al pensiero ed al ricordo, che ha fatto un attimo fa il collega Compagnon, dell'immane tragedia che colpì il Friuli esattamente 34 anni fa: come è stato ricordato, fu una tragedia immane, che ha però segnato una svolta non solo per il Friuli, ma, ritengo, anche per l'intero Paese.
Si è trattato di un'esperienza che ha visto mettere in campo scelte lungimiranti: all'epoca era in carica il Governo Moro-La Malfa, che scelse di dare fiducia alle autonomie locali per l'immane opera di ricostruzione. Vi fu, è vero, il primo intervento di emergenza da parte dello Stato: Ministro dell'interno era Cossiga, che nominò l'onorevole Zamberletti commissario straordinario; e va citata con gratitudine anche l'opera di volontariato di moltissimi alpini (ricordiamo l'impegno dell'ANA), di tanti volontari, di varie associazioni, di movimenti cattolici, laici, che vennero in Friuli per contribuire prima all'opera di soccorso e di immediata emergenza, e poi per avviare la ricostruzione.
È stata una scelta lungimirante. Anzi, oggi che si discute tanto di federalismo, è stata una prima vera scelta di federalismo applicato concretamente, perché lo Stato attribuì i poteri (lo ripeto, con una scelta compiuta dall'allora Governo Moro-La Malfa) valorizzando le autonomie locali. Tanti amministratori locali si sono impegnati giorno e notte, sia nella prima fase dell'emergenza che nella difficile fase di ricostruzione, perché, come ha ricordato bene il collega Compagnon, fu compiuta una scelta difficile, forse allora anche contestata da alcuni, di voler ricostruire dov'era e com'era: non tanto per una scelta «presuntuosa», ma perché vi era la chiara consapevolezza che solo attraverso quel tipo di scelta, ricostruendo i paesi dov'erano e com'erano, sarebbe stato possibile preservare l'identità culturale del Friuli.
L'altra grande scelta è stata quella di individuare delle priorità: prima le fabbriche e le scuole, poi le case, e poi alla fine le chiese, per una scelta consapevole, anzi suggerita dalla diocesi di allora: contribuire a fare in modo che gli elementi fondanti di una comunità, il lavoro e la scuola prima ancora che le case e le chiese, fossero per primi ricostruiti.
Ricordo anche - nel rivolgere ancora un pensiero commosso alle circa mille vittime, ai familiari, a tutte le persone che hanno vissuto mesi di grande sofferenza e di grande tormento - l'impegno comune delle diverse forze politiche proprio in Aula. Cito alcuni parlamentari dell'epoca: il Ministro Toros, l'onorevole Santuz, l'onorevole Baracetti, il senatore Lepre, il Ministro Fortuna, l'onorevole Parigi, persone che, assieme a tanti altri esponenti, lavoravano di comune intesa affinché dal Pag. 3punto di vista della legislazione, prima in campo nazionale poi in sede locale, vi fosse una convergenza, pur nella distinzione di alcune posizioni. Credo che quella sia stata una grande pagina di esempio per l'intero Paese, un esempio che può essere utile oggi anche per quanto riguarda l'impostazione federalista.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

IVANO STRIZZOLO. Ma ricordo anche che, proprio in virtù di quell'esperienza, nacque la Protezione civile nel nostro Paese: una Protezione civile che allora aveva veramente in sé il profilo di un grande impegno di volontariato, nel rispetto delle regole, nel rispetto dell'interesse generale e del bene comune.
Quindi anche io mi associo al ringraziamento che è stato rivolto al Paese, alle istituzioni e anche a tanti altri Paesi a livello mondiale, che si sono espressi in maniera solidale nei confronti dei tanti friulani in giro per il mondo che avevano i loro cari in sofferenza nella piccola patria.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,50).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

ISIDORO GOTTARDO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ISIDORO GOTTARDO. Signor Presidente, credo doveroso spiegare ai colleghi le ragioni del perché sentiamo il bisogno di ricordare in questa Aula la ricorrenza del 6 maggio 1976. Esprimere gratitudine appartiene alla cultura di un popolo, anche nel momento del dolore e del dramma, e quindi la volontà di intervenire per ricordare, come già hanno fatto i colleghi Compagnon e Strizzolo, è legata a questa cultura. È il bisogno di esprimere gratitudine, pur sapendo - e di questo siamo orgogliosi - che il Paese mantiene un ricordo molto bello di quella ricostruzione, uno degli esempi più significativi in Italia.
Per noi quel dramma si risolse con un popolo che scommise sul proprio sviluppo, su quella ricostruzione e sul fatto che da quell'evento poteva e doveva venire l'occasione di un forte cambiamento.
Credo che l'esempio più bello della ricostruzione del Friuli stia nella sussidiarietà, anzi credo che quello sia stato uno degli esempi più significativi di sussidiarietà che il Paese seppe esprimere nei momenti anche più difficili, ma non solo. Sussidiarietà non significò Stato, regioni, comuni, bensì il coinvolgimento della popolazione; significava - e deve ancora oggi significare - il concetto che, se il federalismo non si coniuga con la sussidiarietà, esso non ha una prospettiva positiva.
In una regione a statuto speciale già caratterizzata da una forma di federalismo, quello fu un modello di sussidiarietà che coinvolse pienamente la popolazione intorno ad un motto e ad un principio nel quale - come ricordava l'onorevole Strizzolo - tutti si riconoscono, indicando delle priorità: le fabbriche e le scuole, poi le case e le chiese, le quali ultime fecero parte di un programma operativo da tutti condiviso che significava la ricostruzione e lo sviluppo di un popolo che più che mai si riconosceva nella propria identità.
Quindi grazie ancora una volta al Paese per quella solidarietà, ma credo che oggi si possa ricordare quell'esempio straordinario di ricostruzione come un esempio nel quale la sussidiarietà, coniugata al federalismo, fu davvero quello che ha consentito a questo Paese di realizzare un'opera davvero straordinaria. Credo che ciò possa servire di esempio anche per tante altre Pag. 4questioni che oggi sono davanti a noi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Desidero ringraziare gli onorevoli Compagnon, Strizzolo e Gottardo per aver ricordato questo avvenimento nella seduta odierna, sia per un doveroso omaggio alle vittime sia perché è stato un momento forte di unità nazionale. I volontari sono accorsi da tutte le regioni d'Italia, dalla Sicilia come dalla Lombardia, dal Piemonte come dalla Puglia, e lo Stato ha saputo svolgere con efficacia la propria funzione di regolatore proprio perché ha saputo dare fiducia alle regioni, agli enti locali e ai comuni, che sono quelli più vicini alle attese e alle sofferenze del popolo. Il risultato è stato una ricostruzione che credo sia un modello che deve servirci di orientamento anche oggi per i compiti gravosi della ricostruzione in Abruzzo.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 25 marzo 2010, n. 40, recante disposizioni urgenti tributarie e finanziarie in materia di contrasto alle frodi fiscali internazionali e nazionali operate, tra l'altro, nella forma dei cosiddetti «caroselli» e «cartiere», di potenziamento e razionalizzazione della riscossione tributaria anche in adeguamento alla normativa comunitaria, di destinazione dei gettiti recuperati al finanziamento di un Fondo per incentivi e sostegno della domanda in particolari settori (A.C. 3350-A) (ore 9,53).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 25 marzo 2010, n. 40, recante disposizioni urgenti tributarie e finanziarie in materia di contrasto alle frodi fiscali internazionali e nazionali operate, tra l'altro, nella forma dei cosiddetti «caroselli» e «cartiere», di potenziamento e razionalizzazione della riscossione tributaria anche in adeguamento alla normativa comunitaria, di destinazione dei gettiti recuperati al finanziamento di un Fondo per incentivi e sostegno della domanda in particolari settori.
Ricordo che nella seduta di ieri l'Assemblea ha approvato l'emendamento Dis. 1.1 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione, sul quale il Governo aveva posto la questione di fiducia, si è conclusa la fase dell'illustrazione degli ordini del giorno ed i rappresentanti del Governo hanno espresso i prescritti pareri.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 10,10.

La seduta, sospesa alle 9,55 è ripresa alle 10,10.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 3350-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3350-A).
Onorevole Frassinetti, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3350-A/1, accettato dal Governo?

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, intervengo solo per ringraziare il Governo per la sensibilità dimostrata, accettando questo ordine del giorno, col quale si chiede che si continui ad applicare, per l'intero 2010, l'agevolazione tariffaria per le spedizioni di stampa e i prodotti editoriali. Questo è ancor più meritorio se si considera che la crisi...

PRESIDENTE. Onorevole Frassinetti, in questa fase, deve dire se insiste o non insiste per la votazione del suo ordine del giorno.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, non insisto ovviamente.

Pag. 5

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/3350-A/2, accolto dal Governo come raccomandazione.
Onorevole Marinello, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3350-A/3, accolto dal Governo come raccomandazione?

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, ringrazio il Governo per avere «attenzionato» all'ordine del giorno. Sinceramente, vista l'importanza e la portata delle argomentazioni contenute nell'ordine del giorno, mi sarei aspettato una considerazione ben più ampia, anche perché l'ordine del giorno interviene in un settore molto delicato che è quello di un comparto assicurativo oggi in grande difficoltà. Comunque, in ogni caso...

PRESIDENTE. Onorevole Marinello, devo ricordare anche a lei che deve dire se insiste o non insiste.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, in ogni caso accettiamo di buon grado l'accoglimento, anche se con semplice raccomandazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Zeller n. 9/3350-A/4, accolto dal Governo come raccomandazione.
Onorevole Romele, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3350-A/5, accettato dal Governo?

GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, innanzitutto, voglio esprimere un ringraziamento al Governo per questo favorevole accoglimento. Nello stesso tempo intervengo anche per sottolineare ancora una volta la necessità che dalle...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Romele.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Compagnon n. 9/3350-A/6, accolto dal Governo come raccomandazione.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, chiedo al Ministro di riconsiderare il parere su questo ordine del giorno trattandosi di un incentivo che sostituisce un'altra una tantum per un anno. Credo che questa possa essere una motivazione per cambiare il parere, diversamente, comunque, non chiedo che sia posto in votazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende intervenire.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Anna Teresa Formisano n. 9/3350-A/7, accolto dal Governo come raccomandazione.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, chiedo al rappresentante del Governo di considerare l'opportunità di accettare il mio ordine del giorno, perché credo che l'argomento che noi abbiamo evidenziato è stato anche richiamato dal rapporto ENEA. Signor Presidente, io non sento...

PRESIDENTE. Prego i colleghi di mantenere un ragionevole livello di attenzione e di silenzio. Concluda, onorevole Anna Teresa Formisano.

ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo al Governo di rivedere la posizione e di accettare il mio ordine del giorno. Ieri l'ENEA, nel rapporto annuale, ha sostenuto la necessità di quello che noi chiediamo nell'ordine del giorno. Signor Presidente, vorrei sapere, quindi, se il Governo è disponibile ad accettarlo.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende intervenire.
Onorevole Formisano, insiste per porre in votazione il suo ordine del giorno?

Pag. 6

ANNA TERESA FORMISANO. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Anna Teresa Formisano n. 9/3350-A/7, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca... onorevole Causi... onorevole Taddei... onorevole Simeoni... onorevole Moroni... gli onorevoli Casini e Lupi si affrettino a votare... onorevole Granata... onorevole Binetti... l'onorevole Lupi ha votato? Sì. Onorevole Giro... abbiamo votato tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 478
Maggioranza 240
Hanno votato
229
Hanno votato
no 249).

Prendo atto che i deputati Capitanio Santolini, Genovese, Cesa e Monai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e il deputato Distaso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Occhiuto n. 9/3550-A/8, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Libè n. 9/3350-A/9, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Galletti n. 9/3350-A/10, Ciccanti n. 9/3350-A/11, Cera n. 9/3350-A/12, Berardi n. 9/3350-A/13, Angeli n. 9/3350-A/14, accolti dal Governo come raccomandazione.
Onorevole Di Biagio, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3350-A/15, accettato dal Governo?

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, intervengo solo per ringraziare il Governo per aver accettato questo ordine del giorno.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, a nome del Governo vorrei modificare il parere espresso sull'ordine del giorno Valducci n. 9/3350-A/16, rimettendo all'Assemblea il giudizio su questo ordine del giorno, trattandosi di materia delicata sulla quale un indirizzo da parte del Parlamento può essere utile.

PRESIDENTE. Chiedo dunque al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Valducci n. 9/3350-A/16, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.

MARIO VALDUCCI. Signor Presidente, intervengo solo per dire ai colleghi che si tratta della materia dei noleggiatori con conducente. Il testo del decreto-legge in esame prevede l'inserimento di una serie di elementi di burocrazia che rappresentano l'antitesi di quanto abbiamo sempre tenuto alto nella nostra azione politica. Infatti, tutti i noleggiatori dovrebbero essere costretti, attraverso un manuale di bordo, a comunicare ogni spostamento fatto con la loro auto.
Il secondo aspetto è che tale disposizione significherebbe l'affossamento di questa categoria perché quest'ultima è denominata noleggio autobus con conducente e, quindi, se obblighiamo questi conducenti a tornare in rimessa ogni volta che ci trasportano in un posto, prevediamo un comportamento antitetico rispetto a quello che è il vero oggetto sociale della Pag. 7categoria, che è seguire il cliente lungo un percorso, noleggiando un cliente l'auto per una giornata o per mezza giornata o per alcune ore.
Quindi, l'ordine del giorno n. 9/3350-A/16 a mia prima firma, che ha lo stesso contenuto di una risoluzione che abbiamo già condiviso all'unanimità e di un parere condizionato a questo decreto-legge, nella Commissione che ho l'onore di presiedere, ritengo che debba essere votato dall'intera Assemblea perché stabilisce un principio di correttezza rispetto a questo tipo di categoria e rispetto alla libertà di mercato che molti di noi spesso sottolineiamo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

IGNAZIO ABRIGNANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma all'ordine del giorno in esame.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma all'ordine del giorno in esame.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo anch'io per apporre la mia firma all'ordine del giorno in esame.

ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma all'ordine del giorno in esame.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma all'ordine del giorno in esame.

ERMETE REALACCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma all'ordine del giorno in esame.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma all'ordine del giorno in esame.

MANUELA DI CENTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANUELA DI CENTA. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma all'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. Ricordo a tutti colleghi che è possibile apporre la firma anche comunicandolo agli uffici, con l'assenso del primo firmatario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Valducci n. 9/3350-A/16, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 8

Onorevole Cristaldi? Onorevole Sposetti? Onorevole Antonio Pepe? Onorevole Gnecchi? Onorevole Martinelli? Onorevole Melandri?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 492
Astenuti 14
Maggioranza 247
Hanno votato
490
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che i deputati Mastromauro, Bocciardo e Cesa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole, che il deputato Giacomoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Forcolin n. 9/3350-A/17, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Allasia n. 9/3350-A/18, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Torazzi n. 9/3350-A/19, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pini n. 9/3350-A/20, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Realacci n. 9/3350-A/21, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Favia n. 9/3350-A/22, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Razzi n. 9/3350-A/23, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cimadoro n. 9/3350-A/24, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cambursano n. 9/3350-A/25, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Pietro n. 9/3350/26, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Paladini n. 9/3350-A/27, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mura n. 9/3350-A/28, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Monai n. 9/3350-A/29, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Piffari n. 9/3350-A/30, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/3350-A/31, accolto come raccomandazione dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Barbato n. 9/3350-A/32, accolto dal Governo come raccomandazione.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, intervengo soprattutto per ribadire che non è possibile accettare una raccomandazione su una questione dove è un'evidente una disparità di trattamento e vi sono palesi ingiustizie. È vero che la prescrizione è la causa di estinzione dei diritti, così come è espressamente previsto dall'articolo 2946 del codice civile.
Tuttavia, ormai vi era una prassi consolidata soprattutto per le compagnie di assicurazione che sotto l'indicazione e la direttiva dell'autorità di vigilanza, l'Isvap, ormai non facevano più resistenza né Pag. 9eccepivano la prescrizione a quei consumatori, a quegli assicurati e a quei cittadini che per 20, 25 o addirittura 30 anni avevano versato i premi delle polizze assicurative sulla vita. Si tratta, insomma, dei risparmi di una vita che in un certo qual modo non potevano più essere restituiti dalle compagnie di assicurazione. Queste ultime, infatti, non opponevano resistenza anche perché ci si avviava a delle forme di accordi contrattuali per ovviare, naturalmente, alla prescrizione, così come previsto dall'articolo 2952 del codice civile.
Tuttavia, su queste polizze dormienti vi è stata confusione. Già inizialmente vi era un difetto d'origine che derivava dal fatto che per tali strumenti non si poteva parlare di polizze dormienti perché questo concetto può valere solo per i conti correnti bancari, dove non è prevista ope legis alcuna prescrizione, mentre nel caso di specie si tratta di prescrizione bella e buona. Si tratta di una situazione completamente diversa e la dimostrazione di questo si nota anche dal fatto che le compagnie di assicurazione hanno versato al Fondo, nel maggio 2009, solo otto milioni di euro. Si tratta di un importo inferiore a quanto ci si aspettava soprattutto per le somme rivenienti dalla parte bancaria, dove si pensava di intercettare circa 286 milioni di euro.
Pertanto, qui vi è un grossolano errore, compiuto ancora una volta dal Governo, sulla questione dell'ingiustizia e della disparità rispetto ai cittadini. Infatti, con la legge n. 166 del 2008 si era prevista la retroattività della prescrizione, che cominciava dal 1o gennaio 2006. Invece, con il maxiemendamento del Governo cosa si è fatto? Si fa salva la prescrizione decorrente dal 28 ottobre 2008 in poi. A questo punto vi chiedo perché per identiche situazioni di fatto e di diritto alcuni cittadini hanno salva la loro polizza e i loro risparmi. Si tratta dei cittadini per i quali pure vi è la prescrizione, ma solo per quelli in cui gli effetti della prescrizione decorrono dal 28 ottobre 2008 in poi. Invece, i cittadini che hanno versato i premi delle polizze e che non hanno incassato il relativo importo dalle compagnie di assicurazione, dal 1o gennaio 2006 fino al 28 ottobre 2008, non riavranno più i loro soldi né i loro risparmi, ossia il sangue di 20-25 anni di versamenti. È evidente la disparità di trattamento e l'ingiustizia violenta che si compie rispetto a cittadini che pur essendo nella identica situazione ricevono, tuttavia, trattamenti completamente diversi.
Per questa ragione abbiamo chiesto modifiche con degli emendamenti e ora il parere favorevole del Governo su questo ordine del giorno perché si deve eliminare questa ingiustizia. Inoltre, così facendo si arreca un danno enorme non solo ai consumatori e agli assicurati, ma anche al settore assicurativo perché vi sono 125 mila intermediari assicurativi e finanziari che devono rispondere alle recriminazioni e alle proteste di questi cittadini che non riavranno più i loro soldi. È ai banconi delle agenzie di questi 125 mila operatori assicurativi e finanziari che arriverà la protesta, il malcontento, il malumore, il disagio e la recriminazione giusta e sacrosanta di questi cittadini, che non riavranno i loro soldi. Loro non protesteranno con il Governo Berlusconi, non troveranno il Governo, ma i banconi di queste agenzie di assicurazione e di questi intermediari assicurativi, che vengono danneggiati anche dal punto di vista dell'immagine.
Per questa ragione chiediamo una presa di posizione precisa e favorevole perché qui bisogna salvare diritti e giustizia...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato. Il tempo a sua disposizione è terminato. Comunque, abbiamo compreso la sua posizione.
Prendo atto che il Governo non intende esprimere un diverso parere sull'ordine del giorno Barbato n. 9/3350-A/32.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Barbato n. 9/3350-A/32, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 10

Onorevole Cristaldi... onorevole Mazzuca... onorevole Sposetti... onorevole Codurelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 518
Votanti 514
Astenuti 4
Maggioranza 258
Hanno votato
247
Hanno votato
no 267).

Prendo atto che i deputati Brigandì e De Girolamo hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Cesa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Zazzera n. 9/3350-A/33, accolto dal Governo come raccomandazione.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, ringrazio il Governo per aver accolto questo ordine del giorno come raccomandazione. Volevo, però, far presente che questo ordine del giorno nasce dalla protesta delle emittenti locali televisive che hanno visto un taglio di finanziamenti alla loro attività.

PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Zazzera, la pregherei di dire se insiste o meno per la votazione. Se insiste, può intervenire per dichiarazione di voto, se non insiste, invece, non posso lasciarla parlare.

PIERFELICE ZAZZERA. Sto ringraziando il Governo per aver accolto come raccomandazione questo ordine del giorno, chiedendo al Governo di essere conseguente a questo atto di indirizzo che invita a ripristinare quei finanziamenti alle emittenti pubbliche territoriali che sono state penalizzate.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zazzera n. 9/3350-A/33, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Messina n. 9/3350-A/34 e Leoluca Orlando n. 9/3350-A/35, accolti dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/3350-A/36 formulato dal Governo.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, voglio solo un attimo descrivere questo ordine del giorno che, a nostro avviso, è degno di attenzione perché con il decreto-legge n. 112 del 2008 sono stati aboliti diversi strumenti introdotti dalla legislatura precedente.
Infatti, questi strumenti permettevano all'amministrazione finanziaria di ottenere delle informazioni utili ai fini del contrasto all'evasione fiscale. In particolare, è stato soppresso l'obbligo di allegare alla dichiarazione IVA gli elenchi clienti e fornitori, sono state abolite le registrazioni nell'uso di contanti e di assegni, come anche la tracciabilità dei pagamenti stessi. Poi è stato soppresso l'obbligo di comunicazione preventiva per compensare i crediti di imposta superiori a 10 mila euro. Si tratta, quindi, di strumenti che avevano la loro efficacia. È stata anche ridimensionata la solidarietà in materia di versamenti di contributi e ritenute tra committente, appaltatore e subappaltatore facendo venir meno la condivisione di responsabilità del committente e soprattutto per quello che riguarda gli adempimenti fiscali relativi alle prestazioni lavorative.
Con questo ordine del giorno, noi dell'Italia dei Valori chiediamo di ripristinare quelle norme sia per garantire il giusto procedimento del gettito tributario che deriva proprio dal contrasto all'evasione fiscale, ma anche per destinare le maggiori entrate che si otterrebbero con l'applicazione di queste norme a progetti che interessano il miglioramento della protezione dell'ambiente.

Pag. 11

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/3350-A/36 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/3350-A/36, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Rampelli... onorevole Mazzuca... onorevole Fucci... onorevole Traversa... onorevole De Camillis...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 525
Maggioranza 263
Hanno votato
247
Hanno votato
no 278).

Prendo atto che il deputato D'Antoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/3350-A/37, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Evangelisti n. 9/3350-A/38 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Evangelisti n. 9/3350-A/38, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca... Onorevole Sbai... Onorevole Mario Pepe... Onorevole Duilio... Onorevole Costa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 525
Maggioranza 263
Hanno votato
248
Hanno votato
no 277).

Prendo atto che il deputato D'Antoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Palagiano n. 9/3350-A/39, accolto dal Governo come raccomandazione.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, mi rivolgo a lei, ma anche al Governo, per chiedere di cambiare questo parere. Infatti, a mio avviso, questo ordine del giorno può essere accettato o meno e riguarda le verifiche fiscali per le società che emigrano all'estero. Attraverso il comma 4 del provvedimento in esame, nasce l'obbligo dal 1o maggio 2010 di comunicare il trasferimento della sede sociale all'estero attraverso la comunicazione unica, che va fatta all'ufficio del registro delle imprese della Camera di commercio. Sarà poi tale ufficio a trasmettere all'Agenzia delle entrate questo trasferimento all'estero.
È ovvio che se questa comunicazione dovesse ritardare o essere omessa non saranno possibili le verifiche fiscali di queste società. Chiediamo solo al Governo di poter effettivamente estendere, anche per conoscenza, la comunicazione non soltanto all'ufficio del registro delle imprese, ma anche e contemporaneamente all'Agenzia delle entrate, all'INPS e all'INAIL.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non intende intervenire.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Palagiano n. 9/3350-A/39, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 12

Onorevole Mazzuca... onorevole Franzoso... onorevole Cesa... onorevole Boniver...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 528
Maggioranza 265
Hanno votato
250
Hanno votato
no 278).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Donadi n. 9/3350-A/40 e Cota n. 9/3350-A/41, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Palomba n. 9/3350-A/42 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Palomba n. 9/3350-A/42, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca... onorevole Simeoni... onorevole Bianconi... onorevole Mondello... onorevole Grassi... onorevole De Luca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 527
Votanti 525
Astenuti 2
Maggioranza 263
Hanno votato
247
Hanno votato
no 278).

Prendo atto che il deputato De Poli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Scilipoti n. 9/3350-A/43 formulato dal Governo.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi dispiace, perché ritengo che chi doveva leggere attentamente questi ordini del giorno non lo abbia fatto.
Qui si fa una riflessione nell'interesse della collettività e anche per coloro i quali rappresentano la maggioranza e il Governo, dove si chiede esclusivamente che gli spazi esterni alle case e che non creano nessun tipo di problema possano essere modificati attraverso la pavimentazione o la ristrutturazione senza nessun tipo di titolo abilitativo. Non credo che si chieda una cosa dell'altro mondo, si chiede soltanto lo snellimento e l'eliminazione della burocrazia nell'interesse degli italiani.
Questo Governo e i parlamentari all'interno di quest'Aula più volte hanno sostenuto che la burocrazia molte volte dovrebbe essere superata. Mi rivolgo in modo particolare al rappresentante del Governo che, mi dispiace, non ha preso in visione né ha letto quanto è scritto in questo ordine del giorno; si tratta solo di una presa di posizione, perché quelli presentati dall'opposizione vengono solo bocciati. Credo che questo non sia un comportamento corretto dato che non si indirizza verso l'interesse della collettività, tanto meno all'interno di un'Aula dove si dovrebbe far di tutto affinché ciò che viene discusso e approvato sia nell'interesse della collettività. Scusi se ripeto questa parola, collettività, perché qualche volta, signor Presidente e onorevoli colleghi e in modo particolare mi rivolgo al Governo, lo ripeto, non si riesce a capire perfettamente che cosa significa collettività; si ritiene, invece, che legiferare o portare avanti determinati tipi di riflessione o approvare determinati ordini del giorno serva solo ed esclusivamente a garantirne un'immagine di correttezza e di efficienza, mentre gli altri non sanno fare nulla, per un'immagine di facciata che non ha senso.
Allora con grande serenità e con grande tranquillità all'interno di quest'Aula mi rivolgo al Governo affinché diventi più riflessivo e attento e guardi con attenzione agli ordini del giorno per capire di cosa parlano. Se effettivamente questi Pag. 13corrispondono alla realtà e se dovesse essere effettivamente vero quanto si dice allora non si può non approvare un ordine del giorno che non sta creando nessun tipo di problema, ma che testualmente «impegna il Governo ad adottare ulteriori iniziative anche normative volte a prevedere che le opere di pavimentazione e di finitura di spazi esterni, anche per aree di sosta, siano effettuabili senza più bisogno di alcun titolo abilitativo, solo qualora detti interventi non siano sostitutivi di aree già adibite a verde».
Cosa si chiede, signor Presidente? È un ordine del giorno che cerca di snellire e di eliminare la burocrazia. Il Parlamento prende atto di questo ordine del giorno solo in questo momento e deve decidere subito, ma il Governo ha il tempo di valutarlo e di parlare con gli uffici per farsi dare un parere, tuttavia arriva in Aula dicendo che questo ordine del giorno non può essere accettato e deve essere bocciato. Ma la motivazione qual è? Che senso ha bocciare un ordine del giorno del genere?
Il problema allora è di natura prettamente politica, perché non c'è nessun interesse al dialogo, al colloquio e a trovare soluzioni nell'interesse della collettività da parte della maggioranza discutendo con questa opposizione vera e reale che vuole costruire un futuro del Paese diverso. Qui si deve riflettere, signor Presidente, non soltanto sull'ordine del giorno ma complessivamente su tutti i comportamenti che succedono in questi giorni, su tutti i comportamenti che si attuano da parte della maggioranza e di alcuni parlamentari, sicuramente non di correttezza, mentre molti altri parlamentari, anche all'interno della maggioranza, sono molto responsabili e molte volte prendono delle decisioni sacrosante nell'interesse del Paese. Ma devo dire con grande rammarico, signor Presidente, che il rappresentante del Governo non ha letto questo ordine del giorno e mi dispiace che abbia dato un giudizio superficiale, frettoloso e senza competenza, questo mi amareggia veramente (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per favore.

DOMENICO SCILIPOTI. Molte volte ci sono rappresentanti del Governo che sono seri e competenti, ma ci sono anche rappresentanti del Governo che non sono né seri né competenti e non prendono in giusta considerazione quanto deve essere fatto (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DOMENICO SCILIPOTI. Concludo, signor Presidente. Dalle piccole cose... (Commenti)

PRESIDENTE. Lasciatelo concludere, colleghi! Deve terminare, onorevole Scilipoti.

DOMENICO SCILIPOTI. Concludo, Presidente. Dalle piccole cose si vede il prestigio e la qualità del parlamentare e del rappresentante del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo perché, al di là del merito dell'ordine del giorno in questione, l'onorevole Scilipoti pone un quesito e lancia un sospetto rispetto al quale credo che il Governo dovrebbe rispondere. L'onorevole Scilipoti - lo ripeto: a prescindere dal merito - sostiene che il Governo neanche legga gli ordini del giorno. Ora essendo oggi un'occasione straordinaria, nella quale in un dibattito sugli ordini del giorno abbiamo la presenza di tre Ministri e tredici sottosegretari, magari sarebbe utile che uno di questi si alzasse e ci dicesse almeno se gli ordini del giorno li legge o meno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 14

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Giachetti. Il Governo ha comunque espresso un parere sull'ordine del giorno che è contrario.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scilipoti n. 9/3350-A/43, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Mazzuca, Traversa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 532
Votanti 314
Astenuti 218
Maggioranza 158
Hanno votato
33
Hanno votato
no 281).

Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/3350-A/44 formulato dal Governo.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, intervengo brevemente solo per dire che l'ordine del giorno in esame si inserisce nel solco del comma 2, dell'articolo 5, del provvedimento in esame; quindi impegna di fatto il Governo «ad adottare ulteriori iniziative anche normative volte a prevedere che per gli interventi edilizi riguardanti le aree ludiche senza fini di lucro e gli elementi di arredo delle aree pertinenziali degli edifici siano effettuabili senza più bisogno di alcun titolo abilitativo (...)» e su questo siamo d'accordo. Non siamo d'accordo, invece, sul resto, poiché essendo la parte successiva del dispositivo conseguente a questo, il Governo doveva accogliere l'ordine del giorno.
Noi sosteniamo, infatti, che, l'iniziativa del Governo vada attuata solo qualora gli interventi in questione non comportino realizzazioni di nuove volumetrie o modifiche di quelle esistenti. Mi sembra che questo ordine del giorno vada nel senso del comma 2 dell'articolo 5 del provvedimento in esame e che sia conseguente a quanto avete detto, salvo che, nella mia ingenuità, io abbia inteso male, cioè abbia interpretato le aree ludiche per quelle che sono, mentre il Governo e chi ha predisposto il parere per aree ludiche intenda magari casinò e qualcos'altro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/3350-A/44, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mario Pepe (PdL), Consiglio, Vietti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 531
Votanti 311
Astenuti 220
Maggioranza 156
Hanno votato
29
Hanno votato
no 282).

Prendo atto che i rispettivi presentatori non insistono per la votazione dei seguenti ordini del giorno n. Porcino n. 9/3350-A/45, Peluffo n. 9/3350-A/46, Scarpetti n. 9/3350-A/47, Fadda n. 9/3350-A/48, Sanga n. 9/3350-A/49, Froner n. 9/3350-A/50, Marchioni n. 9/3350-A/51, Cavallaro n. 9/3350-A/52, Vico n. 9/3350-A/53 e Marchignoli n. 9/3350-A/54, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Zunino n. 9/3350-A/55 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del Pag. 15giorno Zunino n. 9/3350-A/55, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 526
Maggioranza 264
Hanno votato
245
Hanno votato
no 281).

Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione rispettivamente degli ordini del giorno Madia n. 9/3350-A/56, Sbrollini n. 9/3350-A/57, Bossa n. 9/3350-A/58 e Schirru n. 9/3350-A/59, accolti dal Governo come raccomandazione, purché riformulati.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno De Pasquale n. 9/3350-A/60, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.

ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, vorrei ascoltare la riformulazione del mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, ci può far ascoltare la riformulazione?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo chiede che il dispositivo dell'ordine del giorno De Pasquale n. 9/3350-A/60 sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «di indirizzare interamente le corrispondenti risorse finanziarie» con le seguenti: «di indirizzare parte delle corrispondenti risorse finanziarie», mantenendo invariato il resto del testo. Se fosse accettata la riformulazione, il Governo esprimerebbe parere favorevole.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorremmo ringraziare il Governo, in quanto abbiamo capito che, se la riformulazione venisse accettata, il parere del Governo sarebbe favorevole.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno De Pasquale n. 9/3350-A/60.

ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, accetto l'accoglimento del mio ordine del giorno così riformulato.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno De Pasquale n. 9/3350-A/60.
Prendo, altresì, atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lovelli n. 9/3350-A/61, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Mattesini n. 9/3350-A/62, accettato dal Governo, purché riformulato.

DONELLA MATTESINI. Signor Presidente, chiedo al Governo di rivalutare la riformulazione, perché al comma 1-ter, tra l'altro aggiunto in sede referente, si prevede la soppressione delle direzioni territoriali dell'economia e delle finanze. Si stabilisce, inoltre, che tale scelta concorre a realizzare gli obiettivi di contenimento della spesa pubblica da realizzarsi tramite la riduzione delle dotazioni organiche di livello dirigenziale e non, anche fuori dall'applicazione dell'articolo 40 del decreto-legge n. 112 del 2008. Con questo ordine del giorno chiediamo che tale processo avvenga tramite il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative su base nazionale. La riformulazione Pag. 16del Governo toglie il riferimento alle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, dunque chiedo al Governo di rivedere tale aspetto.
Presidente, la questione della rappresentatività sindacale è aperta, molto seria e da affrontare in modo rigoroso. Sullo sfondo, tra l'altro, c'è anche il contenuto del provvedimento cosiddetto «collegato lavoro» alla finanziaria, in cui si è dato spazio e ruolo al tema dei sindacati di comodo, i cosiddetti sindacati gialli. Credo che, anche con riferimento a questo specifico ordine del giorno e a questo specifico decreto-legge, laddove si va a ridefinire un pezzo importante di amministrazione pubblica, per essere davvero efficiente, esso necessiti di soluzioni unitarie, discusse e valutate con i sindacati maggiormente rappresentativi a livello sindacale e non a pezzettini, con soluzioni parziali e molto di comodo.
Quindi, chiedo al Governo di rivedere la riformulazione proposta, altrimenti insisterò per la votazione.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo ha proposto questa riformulazione non certamente per indebolire le organizzazioni più rappresentative dei lavoratori, ma esattamente per il fine contrario. Nella riorganizzazione dei Monopoli di Stato e nella prospettiva di riorganizzazione delle sedi periferiche del Ministero dell'economia e delle finanze, infatti, è importante, per il Governo, ottenere la più ampia condivisione possibile, proprio perché si va a definire un assetto organizzativo nuovo, con professionalità di qualità che devono essere investite ancora di più verso due scenari di rafforzamento dell'amministrazione: noi riteniamo, pertanto, che debbano essere coinvolte tutte le sigle sindacali, non certamente in una logica di esclusione.
Ieri abbiamo già avviato un tavolo, con una convocazione in cui vi è stato un confronto su tali argomenti: abbiamo assicurato una continuità di lavoro nei prossimi tempi per arrivare alla più ampia condivisione possibile. Pertanto, non vi è alcuna logica preclusiva, ma inclusiva: vogliamo avere tutte le organizzazioni sindacali al tavolo, perché riteniamo che si possa ottenere un lavoro soddisfacente per tutti, con una prospettiva di impiego qualificata e con possibilità di incremento di reddito, che credo possa essere un'opzione utile per tutti. Quindi, manterrei l'attuale riformulazione dell'ordine del giorno proposta; se fosse accolta, il Governo accetterebbe l'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore, quindi, se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Mattesini n. 9/3350-A/62, accettato dal Governo, purché riformulato.

DONELLA MATTESINI. Signor Presidente, non accetto la riformulazione proposta ed insisto per la votazione, anche perché dalle mie parti si dice che nel grande ci sta il piccolo e non viceversa. Quindi, parlare di organizzazioni maggiormente rappresentative a livello nazionale non esclude un lavoro collegiale anche con altre.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, vorrei suggerire al Governo che il settore pubblico, a differenza di quello privato, ha una legge sulla rappresentanza sindacale, che legittima, indicando quali sono i sindacati ammessi alla contrattazione. Quindi, non capisco perché bisogna parlare di grandi e piccole organizzazioni sindacali, senza fare riferimento a quelle abilitate ai sensi della legge sulla rappresentanza.
Chiedo al Ministro Brunetta, che è qui presente ma è distratto, di pronunciarsi su questo aspetto, perché penso che non Pag. 17possa discostarsi da un criterio che, almeno nel settore pubblico, è stato raggiunto.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mattesini n. 9/3350-A/62, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sposetti, Baldelli, Veltroni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 526
Maggioranza 264
Hanno votato
246
Hanno votato
no 280).

Prendo atto che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Calvisi n. 9/3350-A/63 formulato dal Governo.

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, proporrei al Governo una terza via tra l'invito al ritiro e la votazione, ossia una riformulazione. Innanzitutto, nell'ordine del giorno in esame si parla di incentivi fiscali, per favorire la filiera del sughero, e di quella parte della filiera non legata alla produzione industriale dei tappi di sughero. Quest'ultima, pur essendo in crisi, si regge da sola e senza di essa, come ha detto più di una volta lo stesso Ministro Zaia, non vi sarebbero il grande vino e il grande spumante italiani.
Il sughero, però, è anche altro: il sughero e, in particolare, i suoi derivati possono essere utilizzati come materiale per la pavimentazione e come materiale isolante e, quindi, nell'edilizia, per i pannelli fotovoltaici, addirittura nell'industria dell'aerospazio.
Parliamo, quindi, di un settore strategico per il made in Italy, per favorire il risparmio energetico. Parliamo di green economy, di ricerca e di innovazione. Proporrei, dunque, al sottosegretario Giorgetti, che ieri in uno scambio avuto con lui mi ha concesso la possibilità di considerare una riformulazione, questo tipo di riformulazione dell'ordine del giorno, anche se vedo che adesso è distratto dall'onorevole Marinello. Signor Presidente, mi scusi ma sto interloquendo con il sottosegretario.

PRESIDENTE. Vorrei invitare i colleghi, per favore, a non distrarre i rappresentanti del Governo.

GIULIO CALVISI. Vorrei proporre al sottosegretario, che immagino condivida le premesse dell'ordine del giorno, la riformulazione del dispositivo nel senso di impegnare il Governo «a valutare l'opportunità di adottare misure per detassare gli investimenti necessari allo sviluppo della filiera del sughero», eliminando la parte molto precettiva in cui si fa riferimento al 70 per cento del valore degli investimenti e proseguendo poi, con le parole: «con particolare riferimento agli investimenti necessari alla produzione di materiale edile di derivato dal sughero (...)» fino alla fine.
In questo modo, il Governo assume politicamente l'impegno di adottare in futuro provvedimenti per favorire la filiera del sughero, allo stesso tempo si rifugge dal rischio di adottare un ordine del giorno molto precettivo, che era la vera ragione per la quale ieri il sottosegretario Giorgetti mi ha invitato al suo ritiro.

PRESIDENTE. È una procedura irrituale, perché dovrebbe essere il Governo a proporre la riformulazione; se il Governo proponesse questa riformulazione, la Presidenza non avrebbe nulla in contrario.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

Pag. 18

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo, con questa riformulazione, può modificare il proprio parere non in un accoglimento pieno, ma in un accoglimento come raccomandazione. Questo è il massimo che possiamo fare, essendo l'intervento previsto dall'onorevole Calvisi particolarmente settoriale, seppure interessante ed importante. Quindi, alla luce di questo, il Governo dà la propria disponibilità ad accogliere l'ordine del giorno come raccomandazione.

PRESIDENTE. Onorevole Calvisi, insiste per la votazione?

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, accetto la proposta del sottosegretario e non insisto per la votazione. Mi riservo, naturalmente, di presentare emendamenti in futuri provvedimenti.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'ordine del giorno Calvisi n. 9/3350-A/63 è accolto dal Governo come raccomandazione, nel testo riformulato.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Rubinato n. 9/3350-A/64, accolto dal Governo come raccomandazione.

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, intervengo anch'io brevemente per proporre al Governo - seppure in questa forma irrituale, ringraziandolo per aver già accolto il mio ordine del giorno come raccomandazione - di accettarlo, il che sarebbe più utile e opportuno, con una riformulazione che premetta agli impegni del Governo le parole: «a valutare l'opportunità di...».

PRESIDENTE. Ci troviamo di nuovo in una situazione un po' anomala, perché è il Governo che propone la riformulazione. Se, però, il Governo intende far propria la riformulazione proposta dall'onorevole Rubinato, la Presidenza non ha obiezioni.
Prego, sottosegretario Giorgetti, ha facoltà di parlare.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo propone di riformulare l'ordine del giorno, premettendo nel dispositivo le parole: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di costituire un "Fondo per l'ecoprestito", di natura rotativa, presso la Cassa Depositi e Prestiti»; si mantengono invariati i successivi capoversi, ad eccezione dell'ultimo nel quale si propone di eliminare la parola «normative». Con questa riformulazione, il parere può essere favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole Rubinato, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3350-A/64, accettato dal Governo, purché riformulato?

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, accetto la riformulazione proposta e ringrazio il Governo.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione rispettivamente degli ordini del giorno Cuomo n. 9/3350-A/65, Vannucci n. 9/3350-A/66 e Mario Pepe (PdL) n. 9/3350-A/67, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione rispettivamente degli ordini del giorno Bernardo n. 9/3350-A/68 e Pagano n. 9/3350-A/69, accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Oliverio n. 9/3350-A/70, accolto dal Governo come raccomandazione.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, mi rivolgo in particolare ai sottosegretari Saglia e Ravetto per valutare l'opportunità di modificare il parere sul mio ordine del giorno n. 9/3350-A/70 e accettarlo.
Tale ordine del giorno impegna il Governo ad adottare iniziative normative volte a prorogare le agevolazioni in materia Pag. 19previdenziale che scadono a breve, il 31 luglio. È necessario, a questo punto, che il Governo almeno si impegni ad adottare le iniziative normative per prorogare queste agevolazioni, altrimenti cosa si farà in queste aree svantaggiate di tutto il Paese, che riguardano il Nord e anche il Sud (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, vorrei proporre al presentatore una riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/3350-A/70, come lui suggerisce, nel senso di fare riferimento nel dispositivo non esplicitamente ad iniziative normative, ma genericamente ad iniziative, e di sostituire le parole: «ad adottare» con le parole: «a valutare la possibilità di adottare».

PRESIDENTE. Onorevole Oliverio, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3350-A/70?

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, non comprendo quali iniziative bisogna adottare a questo punto. Comprendo la previsione delle parole: «a valutare la possibilità di», ma se eliminiamo il riferimento alle iniziative normative, non comprendo come si possa risolvere il problema. Mi accontenterei della previsione delle parole: «a valutare la possibilità di», ma non accetto la restante riformulazione proposta.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il mio era solamente un atteggiamento cautelativo. Comunque, se dobbiamo fare riferimento ad iniziative normative, valuteremo qual è il provvedimento più adeguato per adottare questa proposta.

PRESIDENTE. Sottosegretario Saglia, se ho capito bene, il parere del Governo è mutato ed è diventato favorevole?

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Oliverio n. 9/3350-A/70, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Cenni n. 9/3350-A/71, Servodio n. 9/3350-A/72, Marco Carra n. 9/3350-A/73, Fiorio n. 9/3350-A/74, Zucchi n. 9/3350-A/75, Ceccuzzi n. 9/3350-A/76 e Tabacci n. 9/3350-A/77, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Carlucci n. 9/3350-A/78, accettato dal Governo, purché riformulato.

FRANCESCO BOCCIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, intervengo per spiegare il nostro voto contrario e chiedere un chiarimento al Governo sull'ordine del giorno Carlucci n. 9/3350-A/78. Non vedo in Aula il Ministro Calderoli...

PRESIDENTE. Onorevole Boccia, non ho capito: l'ordine del giorno Carlucci n. 9/3350-A/78 è stato accettato dal Governo, purché riformulato. Su quale ordine del giorno ha chiesto la parola?

Pag. 20

FRANCESCO BOCCIA. Vorremmo una spiegazione dal Governo in merito all'ordine del giorno in esame. Esso fa riferimento alla legge n. 42 del 2009, come è noto affrontata in queste ore anche presso la Commissione bicamerale sul federalismo; esso, inoltre, riguarda in particolar modo le concessioni demaniali, sulle quali stiamo discutendo in queste ore. Oltre al Ministro Calderoli, che dovrebbe esserci e non vedo, è presente l'onorevole La Loggia, presidente della Commissione bicamerale; troviamo bizzarro il fatto che, quando nelle stesse ore, questo pomeriggio discuteremo di federalismo demaniale, il Governo in Aula dia il via libera ad un ordine del giorno che, di fatto, gli consente di modificare le concessioni ed i costi ad esse correlati. Il ministro Tremonti dovrebbe opporsi all'ordine del giorno. Troviamo invece singolare, lo ripeto, che il Governo abbia dato via libera, seppur con una riformulazione, ad un ordine del giorno che va nella direzione opposta.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, la riformulazione proposta dal Governo prevede l'espunzione dal testo di tutta la parte relativa alla sospensione dei maggiori oneri (Commenti). Nella seduta di ieri! L'abbiamo espunta in sede di riformulazione nell'esposizione del parere: questa parte viene soppressa dal testo. La prima parte diviene: «a valutare un possibile intervento volto a dare stabilità all'attività delle imprese legate alla balneazione», e quant'altro; noi riteniamo che, anche nei provvedimenti adottati dal Governo, vi sia la possibilità di lavorare attorno alla questione della stabilità per le imprese legate alla balneazione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Viene dunque confermato il precedente parere, e l'ordine del giorno è accettato, nel testo riformulato.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3350-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, viva l'Italia, l'Italia liberata, l'Italia derubata e colpita al cuore, viva l'Italia che non muore, l'Italia presa a tradimento, viva l'Italia che è in mezzo al mare, l'Italia che dimentica ed è da dimenticare, viva l'Italia metà giardino e metà in galera. Così cantava Francesco De Gregori (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). A quest'Italia...

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, siamo tutti convinti del concetto espresso con «viva l'Italia», però non è questo il tema della seduta. Si attenga all'ordine del giorno (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

FRANCESCO BARBATO. Se posso parlare... Ma a quest'Italia derubata e colpita al cuore è venuto anche l'aiuto dell'Italia dei Valori, che anche con il corrente provvedimento, il decreto-legge n. 40 del 2010, ha dato il proprio soccorso. Però il Governo è partito male, perché il Governo...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Barbato. Chi deve defluire dall'Aula lo faccia, per favore, rapidamente ed in silenzio, in modo che il dibattito possa continuare in condizioni di adeguato decoro.

FRANCESCO BARBATO. Pensare che la Cina, per fronteggiare questa crisi economica che è mondiale, ha stanziato 586 Pag. 21miliardi di dollari a sostegno della ripresa della propria economia, mentre col provvedimento in esame, per quest'Italia derubata e colpita al cuore, il Governo destina la risibile cifra di 300 milioni di euro. E poi, come se non bastasse, abbiamo visto come si comporta a proposito delle polizze dormienti: con atti disparitari rispetto ai cittadini! Questo Governo non era il Governo che sosteneva che non avrebbe messo le mani nelle tasche dei cittadini? E poi che fa: afferma negli spot televisivi di non mettere le mani nelle tasche dei cittadini, poi invece compie delle «vampirate» con gli atti di Governo; perché prendere i soldi versati, i soldi risparmiati, prendere il sangue di tanti cittadini assicurati, prendere loro 8 milioni di euro è una vera «vampirata»!
Per non parlare poi di cosa non ha fatto per la banda larga. Essa rappresentava un momento di modernizzazione per il Paese: significava elevare le famiglie digitali dal 46 all'80 per cento, le industrie digitali dal 65 al 100 per cento. Questo lo afferma Confindustria, non lo affermano Barbato, Di Pietro e l'Italia dei Valori! La banda larga significava risparmi per l'Italia corrispondenti a 30 miliardi di euro all'anno; ma il Governo Berlusconi non capisce il termine «banda larga»: il Governo Berlusconi conosce solo il termine preciso «banda», cioè «banda banda». Non capisce «banda larga». Invece, sa muoversi «da banda a banda».
Non era questo il Governo che doveva valorizzare le tre «i»: la «i» di Internet, la «i» delle imprese e la «i» dell'inglese? Noi, nell'ambito del settore bieticolo-saccarifero, avevamo previsto che si intervenisse per le diecimila aziende agricole che esistono, per i quattro stabilimenti industriali, per le migliaia e migliaia di lavoratori.
Ma delle imprese, di Internet, se ne «frega» il Governo. Sono solo spot, perché alla fine questa è una manovra finanziaria pro banche, pro condoni, pro evasori e pro La Russa. Infatti con il condono per le banche per i vecchi concessionari della riscossione si prevede la chiusura agevolata del contenzioso con il fisco, mentre con un altro condono i contribuenti con il 5 per cento chiudono ugualmente i loro contenziosi con il fisco.
Le somme rivenienti dai condoni e dalla rimodulazione dei giochi che cosa determineranno? Hanno consentito a questo Governo di raggranellare un po' di soldi per «incentivare» il Ministro La Russa, perché i finanziamenti servono per le missioni militari all'estero e per la piattaforma navale duale, dunque per l'industria militare. La vera ratio del cosiddetto provvedimento incentivi è «incentivare» il Ministro La Russa a tradire l'alveo natio: abbiamo capito qual era l'incentivo, era «incentivare» il Ministro La Russa a tradire il Presidente Fini e la sua casa natia.
Ma ciò, per la verità, è avvenuto con un atto parlamentare, con una legge «ad ministrum» trasparente, così come lo è l'altro incentivo che ha ricevuto il Ministro La Russa dal Presidente Berlusconi: un bel SUV che il Presidente Berlusconi ha pagato e fatturato e che, invero, il Ministro ha accettato ben volentieri e che utilizzerà per le sue vacanze estive e natalizie. Almeno abbiamo degli incentivi trasparenti e documentati: il Ministro La Russa sa chi gli ha fatto il regalo e, per la verità, ha anche detto che devolverà in beneficenza l'equivalente.
Speriamo che faccia la stessa cosa anche l'altro Ministro «incentivato», quello «incentivato» con la casa che affaccia sul Colosseo. Speriamo che per questo altro «incentivo», questo Ministro faccia come il Ministro La Russa e devolva anche lui l'equivalente a qualche terremotato dell'Abruzzo che non ha casa. Speriamo che questi Ministri «incentivati» restituiscano tali somme, perché tanto oggi questa seconda Repubblica sporca e brutta funziona così, si cambia nome alle cose: se si licenziano persone non si dice «licenziamento», ma «slittamento»; una volta la corruzione si chiamava «Tangentopoli», invece adesso si chiama...

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, la invito sommessamente ad attenersi al tema all'ordine del giorno.

Pag. 22

FRANCESCO BARBATO. Certamente, signor Presidente, lo sto facendo, sto parlando degli incentivi, dei Ministri «incentivati». Oggi invece la corruzione si fa attraverso le macchine SUV, gli appartamenti che affacciano sul Colosseo, con le escort. Insomma, la corruzione politica ed il malaffare, ciò che prima si chiamava «Tangentopoli», oggi si chiama «incentivi».
E non è finita qui, perché la situazione di questa brutta seconda Repubblica, dove ora vediamo questi Ministri «incentivati», ma vedremo anche deputati con cointeressenze in affari della Protezione civile, vedremo anche politici molto vicini a Dio che hanno messo le mani nella marmellata...

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, è la terza volta che la invito ad attenersi al contenuto dell'ordine del giorno. Qualora non si adeguasse a questo invito, con grande dolore sarei costretto a toglierle la parola.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, mi avvio a concludere sul provvedimento degli incentivi e degli «incentivati» veri al nostro esame. De Gregori cantava ancora: viva l'Italia con le bandiere, l'Italia nuda come sempre, l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste, viva l'Italia che resiste.
L'Italia dei Valori è con l'Italia che resiste, l'Italia dei Valori è l'Italia che resiste (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, sommessamente (ma anche con una certa forza, e pur conoscendo quanto previsto dal Regolamento) mi permetto di dire che l'argomento del quale parliamo ha una tale portata, ampia e larga, che non c'è nulla di ciò di cui abbia parlato l'onorevole Barbato nel suo intervento che non si possa ricondurre ai temi di cui stiamo discutendo. A me pare che - così come in passato, in molti interventi - vi sia la possibilità di argomentare su un ragionamento politico anche partendo da temi che apparentemente sono estremamente lontani da ciò che è strettamente contenuto nel nome o nel titolo di una legge. Se, viceversa, dovessimo arrivare alla conclusione che quando uno interviene o dice tre parole che sono contenute nel titolo della legge o è fuori argomento, credo che questo Parlamento (già svuotato in tutto delle sue funzioni) diventi - più che un Parlamento - un obitorio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, prendo atto del suo autorevole parere, ma per rinfrescare la mia memoria mi permetto sommessamente di leggere l'articolo 39, comma 3 del Regolamento: «il Presidente può, a suo insindacabile giudizio» (è scritto proprio così: «a suo insindacabile giudizio»), «interdire la parola ad un oratore che, richiamato due volte alla questione, seguiti a discostarsene» (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, abbiamo già ampiamente argomentato, sia nell'occasione della discussione sulle linee generali sia nella dichiarazione di voto sulla questione di fiducia fatta ieri dal collega Occhiuto, la nostra posizione critica nei confronti del provvedimento oggi al varo definitivo.
Si è trattato, Presidente, di una critica soprattutto nel metodo e non tanto nel merito, o meglio nel come declinare in provvedimenti quelle che sono le emergenze e le richieste che provengono dai settori produttivi in sofferenza. Questo decreto per noi dell'Unione di Centro è l'ennesimo ritaglio di uno «spezzatino» inaugurato con il primo «provvedimento incentivi» varato dal Governo. Questa è stata la filosofia perseguita fino ad oggi, Pag. 23quella di accontentare un po' tutti per non deludere nessuno (ma a nostro avviso per scontentare tutti).
Con questi interventi microsettoriali si è persa l'ennesima occasione per inaugurare una politica di ampio respiro, e, al tempo stesso, sono state poche, pochissime, le risorse messe a disposizione per perseguire i troppi obiettivi contenuti nel provvedimento. Ricapitoliamo: i fondi messi a disposizione sono soltanto 270 milioni, considerato che 150 milioni dei 420 destinati a finanziare le misure contenute nel decreto provengono da fondi già stanziati; quindi, nelle intenzioni del Governo, 270 milioni, appostati per sostenere una decina di settori, dovrebbero o avrebbero dovuto risollevare il nostro PIL, che secondo le ultime stime dovrebbe attestarsi allo 0,8 per cento rispetto all'1,1 previsto nel Programma di stabilità. Non vorremmo, cioè, che domani si dicesse che il patrimonio netto delle imprese è aumentato grazie agli incentivi messi in campo dal Governo.
Purtroppo, o fortunatamente, le imprese italiane sono rimaste in piedi perché hanno tirato fuori i loro soldi come ha riportato l'inchiesta di Milano Finanza nei giorni scorsi. Dico «purtroppo», perché dal Governo avremmo dovuto aspettarci un'azione diversa, che non c'è stata.
Mi si risponderà, come al solito, che le risorse sono limitate, che bisogna tenere i conti a posto. Anche se corriamo il rischio di essere ripetitivi, quello che noi contestiamo sono i soldi spesi male da questo Governo. Pur avendo contestato dall'inizio i soldi per l'Alitalia, signor Presidente e rappresentanti del Governo, su un ordine del giorno presentato dall'UdC a tutela dei risparmiatori Alitalia, non c'è stato alcun accoglimento da parte di questo Governo. Sono stati investiti dei soldi - dicevo - per ripianare i bilanci comunali dissestati, mentre ci sono alcuni settori, che sono in grado di svolgere una funzione di volano per lo sviluppo e la ripresa, che necessitano di nuove risorse.
È singolare che ci si dimentichi di occuparsi di imprenditoria femminile - e meno male che abbiamo Ministre che dovrebbero sorvegliare queste tematiche - o di piccole imprese familiari delle quali tutti parlano, quando si tratta di riempirsi la bocca con la parola «famiglia», e poi ci si preoccupa di tutelare, invece, l'interesse di un'importante azienda vicina al Governo interessata a partecipare ad una gara per l'assegnazione di un'importante concessione in materia di giochi. Così come, signor Presidente, abbiamo più volte sollevato la questione della poca funzionalità o, per meglio dire, della non funzionalità del cosiddetto sportello unico, questione che io, per prima, ho sollevato in Commissione. Rivediamo quella questione, diamo la possibilità agli imprenditori di avere risposte celeri, non tempi lunghi come ancora avviene in questo Paese.
Non è questo ciò di cui necessita il sistema Paese. Abbiamo evidenziato qui, come in altre occasioni, con emendamenti e atti di sindacato ispettivo, quali siano i principali problemi segnalati dalle aziende, specie quelle più piccole, e come sia mancata la giusta risposta da parte del Governo. Strette creditizie, Basilea 2, ritardi nei pagamenti, anche nella pubblica amministrazione, sono i principali ostacoli, non dico per una vera ripresa, ma per la sopravvivenza delle nostre imprese. Su questo non abbiamo mai ricevuto una risposta netta, un impegno deciso a risolvere il problema, se non parzialmente o in maniera insufficiente e, quindi, le criticità segnalate proseguono.
Tornando al decreto-legge confermiamo, dunque, signor Presidente, il nostro giudizio negativo, aggravato poi dalla posizione della questione di fiducia. Si tratta dell'ennesima richiesta di fiducia su provvedimenti di natura economica che nascono come decreti-legge e che vengono convertiti sempre e solo in forza del voto di fiducia. Una strategia del Governo che non ci può trovare d'accordo e, soprattutto, che non ci piace e che non ci pare, alla luce degli esiti gravi che la crisi economica continua a mostrare in questo Paese, mordendo sulle famiglie e, soprattutto, sulle imprese, che stia dando buoni frutti. Pag. 24
Senza dimenticare che l'UdC aveva presentato nove emendamenti - non novanta - ammissibili, un numero che non poteva in alcun modo consentire di parlare di ostruzionismo. L'avevo detto nella discussione sulle linee generali, paventando l'ipotesi della fiducia, cosa che poi si è verificata.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,30)

ANNA TERESA FORMISANO. Poche luci, quindi, e molte ombre su un provvedimento che fu annunciato alla vigilia delle elezioni regionali in pompa magna come un decreto-legge contenente un insieme di incentivi per sostenere la domanda interna, mentre, poi, ci siamo trovati con risorse ridotte e, per di più, sottratte in parte al credito di imposta per l'innovazione, che è proprio quello che chiedono le imprese per svilupparsi.
Di alcune modifiche introdotte si può sicuramente apprezzare la portata e la ratio, ma sono norme che non incidono in modo tangibile e con effetti benefici sulle piccole e medie imprese, mentre vi è poca, pochissima, lungimiranza nel non considerare alcune misure che avrebbero prodotto, invece, effetti benefici in termini di sostegno alla piccola e media impresa.
Quello che serve al sistema è ben altro: dal rapporto della Bocconi si rimarca che il costo annuale dei ritardi strutturali del Paese è pari a 23 miliardi e che nulla è stato fatto per creare un terreno fertile per guardare al futuro con ottimismo. Dal confronto con gli altri principali Paesi europei si registra che l'Italia non ha ridotto le distanze e che questa inefficienza costa il 4 per cento del PIL. Forse sarebbe opportuno che il Governo desse uno sguardo più attento a questo rapporto dal quale potrebbe prendere qualche spunto per introdurre quelle riforme che evitino di penalizzare le imprese di produzione e distribuzione, soprattutto se prendiamo in considerazione i maggiori oneri che le stesse devono sostenere in termini di trasporti, servizi e lavoro.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Formisano.

ANNA TERESA FORMISANO. Non siamo degli scriteriati - concludo, signor Presidente - e abbiamo già dato atto al Ministro Tremonti di aver tenuto sostanzialmente in ordine i conti pubblici. Ma ci sono molte riforme - il recente rapporto lo dimostra - che sono a costo zero e che avrebbero dato un formidabile impulso alle nostre aziende e al sistema Italia. Basterebbe rompere quella cortina di interessi che alcune semplificazioni e riforme del mercato frantumerebbero facilmente.
Questo, oltre ad una completa disattenzione alle nostre poche proposte emendative, sono le ragioni che ci costringono a non votare questo provvedimento che, per usare un eufemismo, ci ha profondamente deluso (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo è il quattordicesimo intervento legislativo che questa maggioranza fa in materia economica, oltre alle due leggi finanziarie. Fortunatamente, nella prima legge finanziaria, il Ministro Tremonti ha voluto blindare i conti pubblici per tre anni e questo è stato un bene perché la crisi economica che c'è stata dopo ha dato ragione a questa scelta. Fortunatamente ancora nella legge finanziaria dello scorso anno il Ministro Tremonti e la maggioranza non hanno voluto ascoltare i novelli no tax cioè quelli che volevano diminuire le tasse, quelli che le hanno aumentate quando erano al Governo e che adesso che sono all'opposizione le vogliono diminuire. Infatti, se li avessimo ascoltati facendogli la contro-finanziaria da 16 miliardi che loro avevano proposto, probabilmente oggi pagheremmo molto di più gli interessi sui titoli di Stato e, quindi, saremmo in una situazione di crisi pesante per il nostro Paese. Pag. 25
D'altronde, siamo davanti al fallimento del sogno europeo, signor Presidente. Purtroppo i fatti tragici della Grecia di questi giorni sanciscono il fallimento del sogno europeo. Se andiamo a guardare cosa ci dicevano nel 2000 gli europeisti ci avevano parlato dell'Agenda di Lisbona. Ora probabilmente se ne sono dimenticati o non vogliono ricordare cosa prevedeva questa Agenda di Lisbona. Bene, glielo ricordiamo noi. L'Agenda di Lisbona diceva che nel 2010 cioè oggi, in Europa, ci sarebbe stata la piena occupazione e si sarebbe introdotta l'economia della conoscenza. Ora nessuno ha capito cosa fosse l'economia della conoscenza, ma la piena occupazione sapevamo cos'era. Bene, oggi nel 2010, quello che profetizzavano i tecnocrati di Bruxelles non si è avuto, anzi c'è la disoccupazione anziché la piena occupazione. Questo perché l'Europa che si è costruita è un'Europa monetaria e non politica, è un'Europa delle banche ma non dei popoli, è un'Europa finanziaria e, purtroppo, nemmeno democratica. Diciamo nemmeno democratica: infatti ormai le decisioni, come purtroppo sappiamo, non vengono nemmeno più prese dai Governi. I popoli potrebbero essere anche contenti se le decisioni non venissero più prese dai Governi nazionali, ma di fronte alla disoccupazione che sta portando questa costruzione dell'Europa alla povertà, anche per come è stata costruita quest'Europa, i popoli non possono certo essere favorevoli ad essa ed è per questo probabilmente che, quando si va a votare alle elezioni europee, si registra un forte crollo della partecipazione dei cittadini.
Oltretutto vi è anche una cosa peggiore: ormai le decisioni non vengono nemmeno prese a livello di Bruxelles, ora le decisioni di Governo le determinano le agenzie di rating. Le agenzie di rating sono questi soggetti privati, costruiti sempre dai tecnocrati di Bruxelles, che decidono se un Paese può stare in piedi o meno, che decidono se il debito pubblico di un Paese può ancora essere presente o meno. Il caso della Grecia cosa ci dice? Ci dice che le agenzie di rating avevano sbagliato. Il caso della Lehman Brothers ci dice che le agenzie di rating si sono accorte due giorni dopo che i titoli della Lehman Brothers erano purtroppo ormai spazzatura (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Nel caso della Spagna e del Portogallo le agenzie di rating, prima di vedere addirittura le riforme che dovevano fare questi Paesi, sono intervenute declassandoli. Ormai non decidono più i popoli, decidono questi soggetti e qui vi è la carenza di democrazia, a nostro modo di vedere, in questa Europa.
Noi ci siamo messi sempre dalla parte degli antieuropeisti, noi siamo sempre stati gli euroscettici. La Lega, col proprio segretario federale, è stata la prima a parlare di «forcolandia», mentre gli eurofavorevoli sono per la gran parte dalle parti del centrosinistra. Noi ci ricordiamo benissimo quando, nel 2002, Prodi, Ciampi e tutti quelli del centrosinistra festeggiavano con i palloncini l'entrata in vigore dell'euro, tagliando i palloncini che si alzavano al cielo per dire: «Questa sarà la nuova ricchezza». Abbiamo visto qual è la nuova ricchezza. E oggi loro stessi ci dicono: «Per fortuna che c'è l'euro, altrimenti l'Italia sarebbe in piena crisi, sarebbe come la Grecia». Noi qui ci permettiamo di dire una cosa: in primo luogo non abbiamo la controprova, in secondo luogo abbiamo la controprova della Grecia. Oggi se la Grecia non fosse nell'euro e se la sua economia non fosse legata a quella degli altri Paesi, da un lato noi non rischieremmo di entrare nel vortice della crisi, dall'altro lato la Grecia probabilmente potrebbe svalutare la propria moneta, avere maggiore competitività sui mercati esteri e, sì, magari avere anche un po' di inflazione in più, però la situazione non sarebbe così critica come oggi.
Veniamo all'Italia: l'Italia sicuramente, avendo - come dice il Ministro Tremonti - il terzo debito pubblico al mondo, ma non essendo la terza economia mondiale, è in una situazione particolare. Fra il 2008 e il 2009 il prodotto interno lordo è calato di oltre il 6 per cento. Noi paghiamo ogni anno una cifra di circa 70 miliardi di interessi sul debito pubblico. Per fortuna - lo torniamo a dire - abbiamo tenuto la Pag. 26barra dritta sui conti pubblici, altrimenti questi 70 miliardi di interessi sarebbero 80, sarebbero 90, sarebbero potuti diventare anche cento. Ciò grazie all'azione del Governo. Ma l'Italia, confrontandola anche con gli altri Paesi, si sta comportando molto bene: lo dicono i dati economici. Se noi andiamo ad analizzare la velocità di crescita del rapporto deficit-PIL e del debito pubblico rispetto agli altri Paesi europei, l'Italia è al di sotto della media euro, quindi sta meglio. Se andiamo a vedere il calo del PIL nel 2009, in Italia è stato del 5 per cento, come in Germania circa, come nel Regno Unito approssimativamente. Qualcuno ci viene a dire che la Francia ha fatto meglio, perché la Francia ha fatto il 2,2 per cento, che la Spagna ha fatto meglio, perché ha fatto il 3,6 per cento. Tuttavia, se poi andiamo a vedere il rapporto deficit-PIL di questi Paesi, Francia e Spagna, vediamo che sono all'8 per cento e all'11 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ciò significa che le politiche che hanno fatto in Francia e in Spagna hanno fatto aumentare il debito, però alla fine non hanno creato un vantaggio economico per questi Paesi, perché sappiamo tutti che la disoccupazione in Francia e in Spagna è anch'essa negativa. Allora, ancora bene ha fatto questo Governo a tenere la barra dritta sui conti pubblici. I dati futuri ci dicono che l'Italia è ancora messa bene, perché sul deficit pubblico 2010 per l'Italia le previsioni parlano del 5,3 per cento, con una media europea del 7 per cento. L'Italia è in linea con la Germania ed è molto meglio della Francia (che è all'8 per cento), della Spagna (che è oltre il 10 per cento), e della Gran Bretagna (che è al 13 per cento). I dati della disoccupazione ci dicono anch'essi che l'Italia è messa bene (messa bene nella negatività, ovviamente): è al 7,8 per cento sul 2009, mentre l'area euro è oltre il 9 per cento, la Francia è oltre il 9 per cento, la Spagna al 18 per cento. Quindi, pur nella negatività di questo momento, gli ammortizzatori sociali, così come sono stati difesi e voluti da questo Governo, hanno dato i loro risultati.
Concludiamo, signor Presidente, dicendo che il Governo sta facendo e ha fatto bene anche con questo decreto-legge sugli incentivi, pur nella possibilità di avere risorse mirate e ridotte per incentivare da una parte quei settori che avevano bisogno di essere incentivati e, dall'altra, per garantire la tenuta sociale di questo Paese, perché la tenuta sociale di questo Paese è stata voluta da questo Governo ed è stata incentivata.
Inoltre, ringraziamo ancora quel grande volano produttivo rappresentato dalle piccole e medie imprese che, nonostante la grande crisi economica, continuano in silenzio a mantenere questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fluvi. Ne ha facoltà.

ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'ennesimo voto di fiducia non fa altro che rendere ancora più evidenti le difficoltà della maggioranza che, nonostante i numeri, ha quotidianamente problemi ad affrontare l'Assemblea e il confronto in Aula. Ma ci rendiamo conto, colleghi, su quale provvedimento il Governo ha posto la fiducia? Ha posto la fiducia su un decreto-legge, un po' pomposamente definito «decreto incentivi», che stanzia appena 300 milioni, per di più dispersi in mille rivoli e che rischia di avere già esaurito i suoi effetti al momento della sua conversione in legge. Si tratta di un decreto-legge che nella migliore delle ipotesi riuscirà, forse, a riparare il danno provocato al mercato da mesi di continui annunci. Infatti, è da dicembre che il Governo promette interventi e sapete meglio di me che il solo annuncio di incentivi produce l'effetto di rallentare la domanda in attesa dello sconto. Le indecisioni di questi mesi hanno avuto come conseguenza quella di gelare un mercato già in forte difficoltà.
Inoltre, nessuno ci ha ancora spiegato perché sono stati scelti questi settori e non altri. Perché, ad esempio, non il settore del Pag. 27mobile? Perché, ad esempio, non il turismo? Perché non un qualunque altro settore del nostro variegato apparato produttivo?
Ieri l'onorevole Reguzzoni e oggi l'onorevole Fugatti hanno fatto una sorta di peana della manifattura. Anche noi, colleghi della Lega, siamo per la manifattura e siamo convinti che occorra lavorare per continuare a mantenere il nostro Paese fra quelli caratterizzati da una forte presenza di attività manifatturiera. Tuttavia, vorrei capire come facciamo se continuiamo a discutere di provvedimenti come questi. Non possiamo affidarci solo all'inventiva e alla capacità di tanti piccoli imprenditori, artigiani e lavoratori che, nonostante tutto, cercano di mantenere quote di mercato. Dove sono gli interventi che interessano veramente quella miriade di piccole e piccolissime imprese che rappresentano l'ossatura e la colonna vertebrale del nostro sistema economico? Dove sono gli interventi sul credito? Dove sono gli interventi fiscali? Dove sono gli ammortizzatori sociali rivolti a quelle centinaia di migliaia di giovani che non si sono visti rinnovare i contratti di lavoro? Potrei continuare, ma mi fermo qui. Di tutto questo non vi è traccia, né in questo né in altri provvedimenti del Governo.
Nonostante questo, abbiamo affrontato il dibattito in Commissione con grande responsabilità e disponibilità, sempre rimanendo al merito delle questioni e abbiamo conseguito alcuni risultati. Penso al Fondo per la tracciabilità del tessile e dell'abbigliamento o all'inserimento del calzaturiero e della pelletteria all'interno di quegli interventi per i campionari.
Signor Presidente, mi permetta di soffermarmi solo per un attimo e brevemente sul tema delle coperture finanziarie di questo decreto-legge. Il decreto-legge è in gran parte coperto da entrate derivanti da misure di contrasto all'evasione fiscale e da un ennesimo intervento sui giochi.
Converrete con me che è una modalità di copertura un po' particolare, da una parte perché le uscite sono certe, anzi le risorse sono già quasi esaurite, dall'altra perché le entrate sono quanto meno aleatorie. Ed accanto ad interventi volti a contrastare le cosiddette frodi «carosello» non potevano mancare alcune sanatorie.
È più forte di voi, non ce la fate ad approvare un testo che non contenga almeno un condono o una sanatoria. Questa volta consentite di sanare le controversie tributarie in Cassazione con il pagamento del 5 per cento del valore della controversia. Permettere inoltre ai vecchi concessionari delle riscossioni di sanare le vecchie pendenze.
Allo stesso modo, non riesco francamente a capire questo morboso interesse per il settore dei giochi. È il nono provvedimento dall'inizio della legislatura che contiene norme sui giochi. Non so da dove derivi questa attenzione. Verrebbe quasi da dire che al Governo non è rimasto altro da fare che giocare con gli italiani, se è vero, come è vero, che ormai anche le missioni internazionali sono finanziate attraverso il contributo del gratta e vinci.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi auguro che non pensiate che con l'approvazione di questo provvedimento si possa dare risposta ai problemi del nostro sistema economico. Ieri l'onorevole Conte, rispondendo alle critiche puntuali del collega Lulli, ci ha invitato a non guardare al particolare, e quindi a questo provvedimento, ma ad avere una visione di insieme delle politiche del Governo. Sono d'accordo con lei, onorevole Conte, perché se guardiamo al contenuto di questo provvedimento non possiamo che convenire che non c'è trippa per gatti. Onorevole Conte, non siamo noi quelli iscritti al partito della spesa. Durante le nostre esperienze di Governo, abbiamo sempre dimostrato di saper coniugare rigore nelle politiche di bilancio con interventi di stimolo all'economia e tenuta della finanza pubblica con politiche di redistribuzione. Semmai è questo Governo a non aver centrato gli obiettivi della tenuta dei conti pubblici. La spesa pubblica, al netto degli interessi, è passata da 693 miliardi del 2008 ai 728 miliardi del 2009, con un balzo in avanti di quasi cinque punti. Inoltre, i 35 miliardi di differenza sono solo in parte giustificati Pag. 28dalla crisi, infatti solo 14 di questi sono serviti a finanziare l'aumento della cassa integrazione.
Allora, prima di alzarsi ed impartire lezioni a destra e a manca, forse converrebbe informarsi meglio e, soprattutto, riflettere un po' di più. Siamo consapevoli della portata della crisi che ha colpito le principali economie del Paese, così come ci preoccupano le turbolenze dei mercati finanziari ed i movimenti speculativi in atto e di questo avremo modo di discutere oggi pomeriggio, dopo la comunicazione del Ministro Tremonti. Ma non siamo stati noi a dire che la crisi è una questione psicologica, non siamo stati noi a dire che la crisi è ormai alle nostre spalle. Siamo convinti, invece, che la crisi che stiamo attraversando assume qui da noi delle caratteristiche peculiari perché si innesta su carenze strutturali del nostro Paese. Tali carenze, se non affrontate e risolte, renderanno più lenta e difficile la ripresa quando questa si dovesse presentare.
Ecco perché non condividiamo l'immobilismo e l'attendismo che caratterizzano le politiche del Governo. Non condividiamo le scelte minimaliste e parziali come quelle che stanno dentro questo decreto-legge. Non ci convince il continuo rinvio a tempi migliori di riforme importanti come, per esempio, quella fiscale.
Onorevoli colleghi, lo sapete meglio di me: l'attesa od il rinvio non sono neutri, ma incidono in maniera differente sulle imprese, sui lavoratori, sui bilanci familiari. Occorrono scelte coraggiose. Occorre la volontà di costruire un nuovo contratto con gli italiani che abbia come suo fondamento il lavoro.

PRESIDENTE. Onorevole Fluvi, la prego di concludere.

ALBERTO FLUVI. Noi non possiamo arrenderci all'idea che, per vedere affermati i propri diritti al lavoro e alla dignità del lavoro, i lavoratori siano costretti a gesti estremi. Non possiamo arrenderci - e concludo - all'idea che, per pretendere attenzione di fronte al dramma della perdita del posto di lavoro, si sia costretti a salire su una gru o sul tetto di una fabbrica.

PRESIDENTE. Onorevole Fluvi, deve concludere...

ALBERTO FLUVI. Concludo, signor Presidente. Occorre avere il coraggio di scelte coraggiose e lungo questa strada ci troverete. Vi sono risorse, competenze e professionalità disponibili ad impegnarsi per un nuovo progetto di sviluppo.
Di tutto ciò in questo provvedimento non c'è traccia ed è per queste ragioni che il Partito Democratico voterà convintamente contro il decreto-legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polidori. Ne ha facoltà.

CATIA POLIDORI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, nell'annunciare con convinzione il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà su questo provvedimento, vorrei ricordare principalmente agli italiani, e poi ai colleghi dell'opposizione, che stiamo assistendo all'ennesima importante azione di Governo superando ancora una volta i catastrofismi della sinistra che - mi permetta onorevole Fluvi - quando non è al Governo è il partito della spesa, mentre quando è stata al Governo la spesa l'hanno vista gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
È chiaro a tutti ormai che l'Italia non è la Grecia e neppure la Spagna. Qualcuno se ne è stupito, qualcun altro di certo sarà rimasto male. È chiaro, inoltre, che la Cenerentola d'Italia può a ben diritto smettere i logori panni e rivendicare il suo ruolo internazionale, la stima e la fiducia ampiamente guadagnati sul campo in questi due anni di grande lavoro del nostro Governo.
L'Italia è stata finalmente depennata dalla black list dell'eurozona conquistando in breve tempo un'autorevolezza e un peso politico riconosciutici dalla stampa estera Pag. 29e da enti ed istituzioni sovranazionali assolutamente super partes: uno per tutti il presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso che in giorni di certo non facili per il vecchio continente ha dichiarato: «L'economia italiana è forte e solida». Si tratta di parole di non poco conto se collocate nello spaventoso scenario europeo e internazionale. Sono parole che mai le cassandre della sinistra avrebbero pensato potessero essere pronunciate, figurarsi in tempi di una crisi così planetaria.
Al contrario, grazie alla politica rigorosa e lungimirante improntata al senso di responsabilità ed incentrata sul perseguimento del bene comune, oggi il Governo e gli italiani possono alzare la testa e guardare al futuro, nella consapevolezza certamente che la crisi tuttora in atto ha fatto molto più che pregiudicare, come altre volte in passato, solo l'economia. Infatti, ha cambiato per sempre il paradigma sul quale si fondava l'intero ordine mondiale, perturbando le relazioni al suo interno e minando la sopravvivenza delle sue strutture al punto che, una volta restituite stabilità e prospettiva alle nazioni, gli Stati dovranno impegnarsi in una radicale opera di revisione del ruolo politico, a cui erroneamente hanno abdicato in favore della finanza, e in un ripensamento del sistema-mondo anche in chiave culturale.
Dunque, nello stesso momento nel quale gli economisti e l'Europa si interrogano su come arginare gli effetti disastrosi della tempesta che si è abbattuta sulla Grecia e che è sfociata nella rivolta dal tragico epilogo di ieri, mentre nubi nere minacciano i cieli di Spagna, Portogallo e Irlanda, ecco che l'Italia è, invece, pronta sul fronte esterno a correre in aiuto della Grecia e il Governo - lasciatemelo dire - ha compreso immediatamente l'entità del problema: non si trattava, infatti, solo di lanciare un salvagente ai greci, ma di salvare in termini veri e propri l'euro e di evitare, quindi, il tracollo delle borse e una crisi che avrebbe investito, come una bufera, tutte le grandi economie europee.
Sul fronte interno invece l'Italia è pronta a dare appoggio concreto con il decreto varato dal Governo, che rivolge un'attenzione particolare nei confronti delle famiglie, dei giovani e delle imprese.
Il provvedimento che stiamo per votare ci accompagna alla chiusura di un cerchio aperto due anni fa, con una finanziaria per il triennio basata sul presupposto di una crisi in intensificazione, con particolare attenzione alla tutela del risparmio, assumendo il principio e il dovere costituzionale che identifica nel risparmio popolare un bene pubblico, con un fondo finalizzato alle imprese, con una riorganizzazione a sostegno della internazionalizzazione, con le semplificazioni, con il primo piano energetico dopo vent'anni, con il riordino degli incentivi, con la detassazione degli straordinari, con la riduzione del carico fiscale sulla prima casa e tanto altro, questo Governo sta tenendo fede agli impegni presi in campagna elettorale.
Il provvedimento va collocato nel più ampio quadro della crisi globale, che ha azzerato lo spazio e contratto il tempo, per la quale non si possono azzardare cure sperimentali; ben lo sa chi ha provato a lanciarsi in rimedi rivelatisi essere della stessa natura dei mali da curare, nel migliore dei casi ha prodotto solo dei palliativi e nel peggiore ha esteso il contagio. Diversamente l'Italia ha saputo tenere sotto controllo la pandemia distanziando il gruppo dei Paesi ultimi in Europa, i cosiddetti PIGS, dove ricordiamocelo la «I» d'Italia è stata sostituita letteralmente dall'Irlanda: quindi Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna. Quest'ultima è passata dall'essere un Paese virtuoso ad uno Stato con un disavanzo fra i meno invidiabili d'Europa; e pensare che secondo i benpensanti della sinistra avremmo dovuto ispirare il nostro agire alla Spagna del moderno Zapatero.
Politica di rigore, alto senso di responsabilità, coraggio e lungimiranza hanno ispirato l'azione del Governo e del Ministro Tremonti che ha fatto scuola inaugurando il modello italiano che oggi molti ci invidiano e al quale sempre più Stati stanno ispirando la loro azione. Un modello, quello tremontiano, improntato al Pag. 30sano realismo che ha avuto come stella polare la saggia politica di rigore dei conti pubblici, questo sì che è rigore, che ha saputo garantire coesione sociale, produttività, anche a prezzo di aspre e quanto mai infondate critiche. Il tutto solo perché questo Governo è passato da quello che Foucault condensò nel famoso binomio «sorvegliare e punire» a sostenere un Paese che ha bisogno di rimettersi in cammino: dal furore ideologico al senso di responsabilità, dal non nascondere dietro la debole bandiera dell'etica la propria incapacità a governare al coraggio di accettare una sfida seria e importante quale quella che l'attuale congiuntura di mercato ci sta imponendo. Senza dare alle banche un centesimo dei contribuenti, al contrario difendendo il risparmio, i conti correnti e la possibilità di pagare mutui; lo stesso dicasi per il welfare.
Qualcuno ci imputa il mancato taglio delle tasse. La pressione fiscale non è diminuita, questo è vero, ma è stata risparmiata al Paese con certezza assoluta la politica delle mani in tasca agli italiani del Governo di centrosinistra di Prodi e Visco. Cosa sarebbe avvenuto tagliando qua e là senza cognizione di causa, solo per ottenere facili consensi elettorali? Ci troveremmo nella stessa barca dei nostri vicini, a navigare a vista e probabilmente a spese delle generazioni future.
Cari colleghi oppositori, non dell'opposizione, oppositori senza se e senza ma, oppositori di tutto, non serve riaprire ad intermittenza sulle riforme, solo perché facendolo aumentate di qualche punto i sondaggi. Incentivate piuttosto l'Italia a proseguire la corsa contro la crisi, allora bisognerebbe fare tutti insieme un richiamo al senso di responsabilità e soprattutto guardare veramente all'interesse del Paese. Noi lo stiamo facendo perché abbiamo scelto la strada del contenimento della spesa guardando soprattutto a quello che succede sui mercati finanziari. Voi tutti, anzi noi tutti, dobbiamo comprendere che quando la speculazione finanziaria si muove, si muove per fare molto male.
Ci rimproverate lamentando che avremmo potuto fare di più. Certo, ognuno di noi avrebbe voluto dare più soldi alle imprese. Questo provvedimento con poche risorse ha già prodotto effetti che riteniamo positivi: chi viene dal mondo dell'imprenditoria sa bene che la crisi è talmente forte che non esiste un provvedimento che da solo possa risolvere i problemi. Non si può continuare ad avere una visione miope e così ristretta della politica economica, provvedimento per provvedimento, senza riconoscere che in questi due anni si è intervenuti in molti campi: dalle banche all'economia nel complesso, dalla pubblica amministrazione alla semplificazione della normativa.
Anche questo provvedimento ha affrontato questioni molto delicate che riguardano il rilancio del contrasto alle frodi fiscali e finanziarie, internazionali e nazionali, il potenziamento dell'amministrazione finanziaria, la razionalizzazione della riscossione, gli interventi agevolativi a sostegno della domanda e - permettetemi - abbiamo affrontato temi che non possono essere ascritti ad interventi del Partito Democratico, ma che sono nell'agenda del Governo che li ha affrontati con prontezza.
La questione di fiducia è stata posta in maniera assolutamente legittima dal punto di vista politico ed istituzionale perché un decreto-legge che si propone di garantire risorse ad una serie di settori strategici per l'economia italiana correva il rischio di rimanere impantanato nell'ostruzionismo parlamentare di un'opposizione sempre più al traino - l'abbiamo sentito prima - del «dipietrismo», erede del vecchio radicalismo della sinistra antagonista.
Noi sappiamo bene che il decreto-legge in esame ha affrontato alcuni temi specifici, che saranno esaminati anche nei prossimi provvedimenti ed è per queste ragioni, quindi, che votiamo a favore di questa scelta del Governo. Noi lo sosteniamo nel suo impegno e gli chiediamo di essere coerente nella sua linea e anche di proporre e di proporsi un indirizzo che oggi opera questa ristrutturazione del sistema economico italiano e che domani Pag. 31riprenda il percorso della riduzione della pressione fiscale, delle riforme e dello sviluppo del Paese. Parafrasando il Ministro Tremonti, concludo dicendo che abbiamo fatto le cose giuste ed è giusto che ci vengano riconosciute (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 3350-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Ricordo ai colleghi che dopo la votazione finale ci sarà un altro voto sul conflitto di attribuzione.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3350-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3350-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Veltroni, Cristaldi, Castellani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge del decreto-legge 25 marzo 2010, n. 40, recante disposizioni urgenti tributarie e finanziarie in materia di contrasto alle frodi fiscali internazionali e nazionali operate, tra l'altro, nella forma dei cosiddetti "caroselli" e "cartiere", di potenziamento e razionalizzazione della riscossione tributaria anche in adeguamento alla normativa comunitaria, di destinazione dei gettiti recuperati al finanziamento di un Fondo per incentivi e sostegno della domanda in particolari settori» (3350-A):

Presenti e votanti 545
Maggioranza 273
Hanno votato 305
Hanno votato no 240.

(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Ruggeri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte Costituzionale dal Tribunale ordinario di Roma di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 86 del 2010 (ore 12,05).

PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione del 28 aprile 2010 - preso atto dell'orientamento favorevole espresso dalla Giunta per le autorizzazioni nella seduta del 14 aprile 2010 - ha deliberato di proporre alla Camera la costituzione in giudizio innanzi alla Corte costituzionale, ai sensi dell'articolo 37 della legge n. 87 del 1953, per resistere al conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dal Tribunale ordinario di Roma, dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale con ordinanza n. 86 del 2010, in relazione alla deliberazione della Camera stessa del 19 dicembre 2008, con la quale è stata dichiarata l'insindacabilità - ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione - delle opinioni espresse dal senatore Maurizio Gasparri, deputato all'epoca dei fatti, nei confronti del dottor Henry John Woodcock, magistrato. Pag. 32
Su questa proposta darò la parola, ai sensi dell'articolo 41 del Regolamento, a un deputato a favore e a un deputato contro, per cinque minuti ciascuno.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare contro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, mi richiamo all'ordinanza della Corte costituzionale, la quale ricorda che in questa fase del giudizio, a norma dell'articolo 37, commi 3 e 4, della legge 11 marzo del 1953, n. 87, la Corte è chiamata a deliberare senza contraddittorio in ordine all'esistenza o meno della materia di un conflitto, la cui risoluzione spetta alla sua competenza, restando impregiudicata ogni ulteriore decisione anche in punto di ammissibilità. Vorrei ricordare anche la nostra posizione sulla vicenda specifica che ha riguardato l'allora deputato Gasparri. In ordine agli atti, la Giunta per le autorizzazioni è esplicita nel senso che non fa mai menzione e indicazione di un qualsivoglia pregresso atto parlamentare, scritto o orale, da parte dell'allora deputato, cui poter ricondurre le dichiarazioni oggetto dell'intervista. Inoltre, la delibera di insindacabilità non ha previsto o evidenziato specifici atti parlamentari aventi medesimo contenuto. Quindi, a nostro giudizio vi è una carenza assoluta di nesso funzionale tra le dichiarazioni rese dall'imputato e la sua attività parlamentare. Per questo motivo, noi ci opponiamo alla costituzione in giudizio in questa vicenda (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà.

MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, non si tratta di decidere se esistono o non esistono i presupposti dell'insindacabilità, o se la posizione corretta è quella del centrodestra, del centrosinistra o del centro degli uni o degli altri. Si tratta esclusivamente di difendere la posizione che la Camera dei deputati ha già assunto con una propria delibera. Questa è una grande occasione, l'ennesima occasione di manifestare l'unità del Parlamento di fronte alla Corte costituzionale. È un'occasione importante, una volta per tutte, non per difendere un privilegio, ma per difendere una prerogativa: la prerogativa che tutti noi dobbiamo avere di poter esprimere le nostre opinioni con la certezza di non dover esser sindacati dall'autorità magistratuale. Non è un caso che una volta di più, anche in questa occasione, dall'altra parte rispetto all'ex Ministro e attuale presidente di gruppo al Senato Gasparri vi sia un magistrato, in quanto sono diventati interlocutori abituali rispetto all'attività del Parlamento. Il Parlamento e i suoi uomini devono poter decidere, parlare e dire la propria opinione senza temere di dover essere, una volta dopo l'altra, querelati (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Essendo stata fatta richiesta ulteriore, ai sensi del combinato disposto degli articoli 41, comma 1, e 45 del Regolamento, do la parola ad un deputato per ciascun gruppo che ne faccia richiesta per non più di cinque minuti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, nel richiamarmi per le questioni di merito alla relazione depositata, vorrei soltanto sottolineare che non esiste alcun nesso funzionale tra le dichiarazioni rese dall'onorevole Gasparri e l'attività parlamentare. Vorrei ricordare e sottolineare che, nei 65 casi decisi nel merito, la Corte costituzionale ha condannato per ben 54 volte la Camera dei deputati per aver errato nel deliberare per l'insindacabilità. A questo aggiungo che la Corte europea dei diritti dell'uomo, in cinque casi su cinque, ha dichiarato che l'Italia, per l'applicazione data agli istituti dell'immunità, ha compresso e sacrificato in modo irragionevole i diritti dei terzi.
Per tutti questi motivi, noi ci opponiamo alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati.

Pag. 33

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, in altra precedente occasione, insieme alla maggioranza dei colleghi, abbiamo votato l'insindacabilità del collega Gasparri nei confronti di critiche ritenute diffamatorie nei confronti del giudice Woodcock. Francamente, in questo caso è un po' difficile rinvenire una qualsiasi traccia di insindacabilità nell'esercizio della funzione e dell'opinione parlamentare. Stiamo parlando della seguente affermazione: «si narra che a Potenza ci fosse una liaison tra lui» (ossia Woodcock) «e una magistrata donna, adibita ad altra funzione». Questo, sostanzialmente, è l'oggetto. Per quanto vi sia l'exceptio veritatis (auguro al collega Gasparri di dimostrare, nelle sedi processuali, qualunque cosa, anche l'esistenza di una relazione sessuale), obiettivamente ciò non è oggetto di protezione costituzionale dell'opinione parlamentare, perché si tratta dell'attribuzione di un fatto specifico, che esula, con tutta evidenza, dalle prerogative parlamentari.
Noi non possiamo abusare, soprattutto dinanzi allo scandalo di fatti recenti che stanno avvenendo nel Paese (mi riferisco al caso Scajola), delle garanzie parlamentari e dobbiamo dimostrare il senso della misura e del decoro delle istituzioni. Pertanto, voteremo contro la costituzione in giudizio.

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo solo per una precisazione ai colleghi dell'Assemblea: in merito a questo documento, portato all'attenzione dell'Assemblea ed esaminato dall'Ufficio di Presidenza dopo essere stato analizzato dalla Giunta per le autorizzazioni (a prescindere dal fatto che non si tratta di sindacabilità o di insindacabilità, perché esso è legato solo alla costituzione in giudizio presso la Corte costituzionale), l'Ufficio di Presidenza ha stabilito all'unanimità di costituirsi, senza che fosse stato avanzato, all'interno dell'Ufficio di Presidenza stesso, alcun rilievo su tale problema. Sottopongo questa considerazione all'Assemblea solo per correttezza, considerate le prese di posizione di alcuni colleghi di altri gruppi.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta dell'Ufficio di Presidenza di deliberare la costituzione in giudizio della Camera dei deputati con riferimento al conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal Tribunale ordinario di Roma di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 86 del 2010.
(È approvata).

La Camera approva per 63 voti di differenza.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,15).

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, il seguito della discussione della proposta di legge A.C. 1524-A: Modifica all'articolo 8 del decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103, concernente la misura del contributo previdenziale integrativo dovuto dagli esercenti attività libero-professionale iscritti in albi ed elenchi, avrà luogo nel corso della prossima settimana.
Ricordo che alle 15 avrà luogo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, mentre alle 16 è prevista l'informativa urgente del Governo sulla crisi economico-finanziaria in atto in Grecia e sulle possibili ripercussioni sulla stabilità dell'euro. Seguirà lo svolgimento di interpellanze urgenti.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo.

PIERFELICE ZAZZERA. Chiedo di parlare.

Pag. 34

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, intervengo per sollecitare il Governo a fornire una risposta alla mia interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01258, al Ministro delle attività produttive il 6 aprile 2009, a firma del sottoscritto, dell'onorevole Messina e dell'onorevole Monai.
Oggetto dell'interrogazione erano le infiltrazioni di Cosa Nostra nel business dell'eolico in Sicilia e in Puglia.
Il dossier pubblicato da L'espresso nell'ultima settimana conferma quanto da noi sollevato e aggiunge ulteriori dettagli, che vedono il coinvolgimento in Sardegna, nel business dell'eolico, di un esponente della maggioranza, l'onorevole Denis Verdini, e di una vecchia conoscenza oscura del nostro Paese, Flavio Carboni.
Per cui la invito, Signor Presidente, a far sì che il Governo risponda su questa delicatissima vicenda, che ormai è diventata nazionale.

PRESIDENTE. Sarà compito della Presidenza sollecitare la risposta alla sua interrogazione.

Annunzio delle dimissioni del Ministro dello sviluppo economico e del conferimento ad interim del medesimo incarico al Presidente del Consiglio dei ministri.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato, in data 5 maggio 2010, la seguente lettera: «Onorevole Presidente, la informo che il Presidente della Repubblica, con proprio decreto, in data odierna, adottato su mia proposta, ha accettato le dimissioni rassegnate dall'onorevole dottor Claudio Scajola dalla carica di Ministro dello sviluppo economico. Con il medesimo decreto il Presidente della Repubblica mi ha conferito l'incarico di reggere ad interim il predetto Dicastero. Cordialmente. Firmato: Silvio Berlusconi» (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo.

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, premesso che ringrazio il Ministro Scajola per tutto quello che di positivo ha fatto per questo Paese in tutti questi anni, intervengo soltanto per sollecitare il Governo a fornire una risposta a due interrogazioni che ho presentato sui problemi della Guardia costiera e per segnalare alla Presidenza che non è ancora pervenuta una risposta in merito all'interrogazione in cui chiedevo informazioni circa le commissioni per l'avviamento al lavoro nella regione Piemonte, che è stata sollecitata cinque volte - dico cinque volte - come è possibile verificare dal sito della Camera.

PRESIDENTE. Onorevole Zacchera, la Presidenza si farà carico di sollecitare la risposta del Governo alla interrogazione da lei richiamata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15, con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 12,20, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali e il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

Pag. 35

(Iniziative per la sospensione delle procedure di rateizzazione e delle riscossioni coattive delle multe per il superamento delle quote latte - n. 3-01048)

PRESIDENTE. L'onorevole De Poli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Vietti n. 3-01048, concernente iniziative per la sospensione delle procedure di rateizzazione e delle riscossioni coattive delle multe per il superamento delle quote latte (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ANTONIO DE POLI. Signor Presidente, formulo intanto un benvenuto al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Giancarlo Galan. Essendo concittadini veneti ci conosciamo da tempo, oltre ad essere stati nei banchi del consiglio regionale e della giunta.
Signor ministro, il Commissario europeo non ha consentito il rinvio del pagamento della sesta rata delle multe per il superamento delle quote latte da parte dei produttori italiani, danneggiando soprattutto gli allevatori che hanno rispettato le regole, e che ancora una volta saranno gli unici a pagare. Le chiedo quindi se non ritenga opportuno adottare iniziative volte a disporre la sospensione delle procedure di rateizzazione, e soprattutto delle riscossioni coattive effettuate nei confronti degli allevatori.

PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Giancarlo Galan, ha facoltà di rispondere. Gli rivolgiamo le nostre congratulazioni per la nomina recente: credo che sia la prima volta che parla in Aula (Applausi).

GIANCARLO GALAN, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, la ringrazio per questo saluto. Avrei gradito come esordio in Aula un'interrogazione a risposta immediata più «mansueta». Tant'è, mi si interroga sulla materia forse più controversa, più complicata, più difficile che in questo momento il settore dell'agricoltura offra; ma non importa, terrò distinti gli atti dalle valutazioni.
Vi risponderò, e risponderò all'interrogante, che in data 25 giugno 2009 il mio predecessore istituì - è noto a tutti - una commissione di indagine (la quinta o la sesta, credo) per la verifica della correttezza del metodo di calcolo adottato ai fini della determinazione del contenuto di materia grassa del latte.
Nella relazione conclusiva trasmessa le date hanno una certa importanza. Il 28 gennaio 2010 la commissione, presieduta dal colonnello dei carabinieri Vincenzo Alonzi confermava la correttezza del metodo di calcolo usato da AGEA per le assegnazioni aggiuntive, e segnalava l'impossibilità di effettuare le controanalisi, ora per allora, sul tenore della materia grassa.
Con lettera del 24 febbraio 2010, il Ministro Zaia, considerato esaurito il compito della commissione, richiedeva al Comando carabinieri politiche agricole e alimentari di proseguire con costanza e massima attenzione le attività di indagine del settore «nel quale - rilevava il Ministro - persistono situazioni di irregolarità, e in cui si registrano numerosi contenziosi».
In data 15 aprile 2010, il medesimo Comando ha consegnato un nuovo documento, denominato «Relazione di approfondimento sui dati utilizzati per il calcolo del prelievo supplementare». Nel documento si evidenzia un quadro di incoerenza dei dati della produzione nazionale, anche in relazione al tenore della materia grassa nel latte; conseguentemente, si evincono elementi dai quali potrebbe essere ipotizzabile mettere in discussione lo stesso splafonamento dello Stato italiano, e quindi il prelievo supplementare a partire dal 1995-96 fino al 2008-09.
Appena insediato, ho affrontato con immediatezza per prima la problematica, che è molto complessa, non solo perché si tratta di una storia quasi trentennale, ma anche per i riflessi derivanti dall'applicazione del diritto comunitario nel diritto interno, e per l'impatto che ne deriva sul bilancio nazionale.

Pag. 36

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIANCARLO GALAN. Ho concluso. In questa sede, desidero sottolineare che le azioni di approfondimento che ho citato, anche a causa della difficoltà tecnica, sono attualmente oggetto di ulteriori valutazioni da parte delle strutture competenti. Nel frattempo, non si può non tener conto che la Commissione europea non consente ulteriori rinvii o sospensioni dei pagamenti, che attualmente si ritengono dovuti.
Nel corso del mio mandato mi impegno ad adoperarmi affinché sia ricostruito un clima di serenità, di correttezza e di certezze nel settore lattiero-caseario e nei rapporti imprenditoriali e interprofessionali.

PRESIDENTE. L'onorevole De Poli ha facoltà di replicare.

ANTONIO DE POLI. Signor Presidente, in primo luogo ringraziamo per la risposta ed accettiamo l'impegno del neo Ministro verso un problema che è pluridecennale, citando anche la comunicazione del 25 aprile nella quale si enuncia una serie di incoerenze nell'ambito della relazione dei carabinieri trasmessa al Ministro, che ha messo in dubbio l'attendibilità dei dati utilizzati per il calcolo dello splafonamento e del prelievo, sin dalla prima campagna in regime di quote e, in particolare, del criterio del contenuto di materia grassa, come ricordava lei prima.
Credo che lei, signor Ministro, frequentando in maniera assidua Bruxelles e i contesti del Parlamento europeo, debba impegnarsi, come ha testé dichiarato, per riuscire a dare certezze a tutti quei produttori che in questi anni si sono messi in regola ed hanno pagato e, all'inverso, non dare ancora una volta l'opportunità di rimanere al di fuori della legge a chi non si è messo in regola e non ha pagato.
Credo che queste siano le considerazioni che noi proponiamo a lei, signor Ministro. Ciò non è stato fatto - lo devo dire in questa Aula - dal suo predecessore, ma confidiamo in lei affinché invece vi sia effettivamente una regola chiara e certa per chi è onesto, perché ritengo che in questo momento l'onestà e la trasparenza della politica passino anche attraverso queste cose (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

(Interventi per il pieno sviluppo delle potenzialità del porto di Gioia Tauro, nel quadro del potenziamento e ammodernamento delle infrastrutture portuali - n. 3-01049)

PRESIDENTE. L'onorevole Belcastro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01049, concernente interventi per il pieno sviluppo delle potenzialità del porto di Gioia Tauro, nel quadro del potenziamento e ammodernamento delle infrastrutture portuali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Ministro, il porto di Gioia Tauro è il terzo del Mediterraneo in attività di transhipment. È un porto che ha grandissime potenzialità e sul quale erano state fondate le speranze non solo della zona della piana di Gioia Tauro, ma di tutta la Calabria e di tutto il sud.
Oggi purtroppo la Mct, la società che si occupa di transhipment e che ha il monopolio sul porto, ha messo in cassa integrazione tantissimi operai, e di fatto il porto non è mai decollato.
Ritengo che questo sia il momento buono, anche perché esiste una regione Calabria governata dalla stessa parte politica, per creare un programma che possa rilanciare quel porto e quindi l'economia di tutto il territorio.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, ricordo preliminarmente - non certo all'onorevole Belcastro che conosce bene la situazione - che anche il mercato del trasporto marittimo dei contenitori è stato fortemente Pag. 37colpito dalla crisi economica globale. Proprio per fronteggiare tale crisi il Governo di recente è intervenuto, nell'ultimo provvedimento, il cosiddetto decreto-legge milleproroghe, per favorire la competitività dei porti nazionali. È stata prevista infatti la possibilità per le autorità portuali, nell'ambito della loro autonomia di bilancio, di ridurre fino all'azzeramento le tasse di ancoraggio e portuali: ciò comporterà effetti positivi in termini di incremento dei traffici e dell'occupazione.
Per quanto riguarda specificatamente Gioia Tauro, richiamata dall'interrogante, il Governo è pienamente convinto del ruolo strategico di questo porto per l'intera economia del Mezzogiorno. I lavori per l'ammodernamento, compresi quelli programmati dall'autorità portuale, rispondono alle richieste del mercato e sono in grado di far conservare a Gioia Tauro il ruolo di principale porto del Mediterraneo. Il Governo sta rafforzando l'integrazione tra i corridoi comunitari e gli impianti intermodali e, in particolare, tra la piastra di Gioia Tauro e il Corridoio europeo 1 (Berlino-Palermo).
Per quanto riguarda poi i finanziamenti pubblici investiti nel porto di Gioia Tauro, gli interventi a carico del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ammontano a 251,1 milioni di euro. A questi vanno ancora aggiunti gli interventi di completamento dell'asse plurimodale del sistema interportuale di Gioia Tauro per l'importo di oltre 76 milioni di euro, inseriti nel primo programma per la realizzazione delle infrastrutture e degli insediamenti produttivi strategici di cui alla «legge obiettivo». Il carattere strategico di tali interventi e il relativo avanzamento progettuale saranno oggetto dell'atto aggiuntivo all'intesa generale quadro che il Governo intende sottoscrivere con la regione Calabria. Concludo, signor Presidente, dicendo che in data 26 febbraio 2010 il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha emanato l'atto di indirizzo con le priorità politiche da realizzarsi nel 2011, tra le quali è confermata come priorità strategica la piastra logistica di Gioia Tauro, e che, per quanto attiene all'istituzione di un tavolo di sistema, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti conferma la propria disponibilità a valutare tale ipotesi nella prospettiva di un rilancio generale dell'attività industriale e dell'intera economia del nostro Mezzogiorno.

PRESIDENTE. L'onorevole Belcastro ha facoltà di replicare.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Ministro, non posso che ringraziarla per la sua esauriente risposta e ringraziare il Governo per quello che ha intenzione di fare e per quello che ha fatto. È una zona, quella del porto di Gioia Tauro, difficile, dove negli anni si sono fatti tanti tentativi, e per chi conosce quei territori purtroppo alle piaghe proprie se ne aggiungono altre, se è vero come è vero che andando in giro per le zone industriali del porto di Gioia Tauro si possono vedere molti capannoni vuoti di proprietà, tra virgolette, di signori di Milano, di Genova e di altre zone del nord del Paese: hanno utilizzato i fondi per il rilancio della nostra economia, ma non hanno lasciato su quei territori neanche un posto di lavoro. Pertanto quello che io chiedo oggi al Governo, a parte questa attenzione che ha dimostrato di avere, è una forte vigilanza su ciò che accade in quei territori devastati localmente, ma spesso anche da gente che viene dalle lontane regioni del nord Italia.

(Iniziative per la razionalizzazione ed il miglioramento del sistema aeroportuale italiano - n. 3-01050)

PRESIDENTE. L'onorevole Toto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01050 concernente iniziative per la razionalizzazione ed il miglioramento del sistema aeroportuale italiano (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

DANIELE TOTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, il sistema aeroportuale italiano fornisce all'economia Pag. 38nazionale un contributo pari al 50 per cento di quello che danno alle loro economie il sistema aeroportuale francese e tedesco. Il sistema è costituito da circa cento aeroporti, di cui 47 registrano traffico commerciale con voli di linea. Sulla base dei dati relativi al 2008 i primi venti aeroporti coprono il 94,76 per cento del traffico di passeggeri. Ancora più significativo è il fatto che soltanto sette aeroporti hanno un volume di traffico superiore a cinque milioni di passeggeri l'anno, e i primi otto aeroporti coprono, sempre sulla base dei dati riferiti al 2008, circa il 70 per cento del traffico passeggeri del Paese. Questi dati sono sufficienti di per sé stessi ad evidenziare un primo elemento essenziale. L'Italia nella situazione attuale si trova ad avere un numero elevato, forse eccessivo, di aeroporti aperti al traffico internazionale e commerciale.
Al tempo stesso l'Italia, pur avendo una dimensione economica paragonabile a quella di Germania, Francia e Gran Bretagna, non ha aeroporti di dimensioni analoghe. Esistono dunque ampi margini per migliorare l'attuale sistema, come dimostrato dall'indagine conoscitiva della IX Commissione della Camera. Si chiede dunque quali azioni intenda intraprendere il Governo per migliorare il sistema aeroportuale italiano.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, non per partire da lontano, ma ricordo innanzitutto che l'ultimo tentativo di pianificazione del sistema aeroportuale del nostro Paese risale al 1983, quando venne dato avvio ai lavori del Piano generale dei trasporti. Da allora però le condizioni sono certamente mutate, e in particolare vanno considerati gli strumenti strategici elaborati dall'Unione europea, quali il sistema delle grandi reti di trasporto europeo e la direttiva cosiddetta «cielo unico».
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e l'ENAC hanno provveduto alla redazione di un quadro conoscitivo ed alla predisposizione di un complesso di proposte relative all'offerta aeroportuale del Paese. Nello stesso senso si muove anche il documento finale, richiamato dall'onorevole interrogante, della recente indagine conoscitiva svolta proprio qui alla Camera dalla Commissione competente sul sistema aeroportuale italiano, le cui conclusioni sono state apprezzate e sono condivise dal Governo.
In particolare, come evidenziato nell'interrogazione, vi sono senza dubbio ampi margini di miglioramento dell'attuale sistema secondo le seguenti linee di intervento che, brevemente, adesso indicherò: l'adeguamento dell'attuale offerta aeroportuale alla direttiva europea «cielo unico», per la l'abbattimento dei consumi e il contenimento dell'impatto ambientale; l'immediato avvio dei piani di investimento da parte degli attuali concessionari degli hub aeroportuali, verificando in modo puntuale l'effettivo adempimento degli impegni assunti; l'ottimizzazione dei collegamenti tra gli impianti aeroportuali e il territorio; il supporto delle attività cargo; un ruolo sempre più incisivo dell'ENAC e dell'ENAV nel garantire il sistematico adeguamento tecnologico.
Tali obiettivi vanno perseguiti anche tenuto conto dei segnali di sostanziale crescita della domanda di trasporto aereo, una crescita che non è certo penalizzata dalla concorrenza dell'alta velocità ferroviaria. L'alta velocità, anzi, svolgerà un ruolo utile nel collegamento con gli impianti aeroportuali e potrà contribuire ad affrontare le difficoltà previste dai picchi di domande in alcuni particolari periodi dell'anno.
In conclusione, quindi, la crescita della domanda impone un'azione strategica ed efficace nell'intero comparto, che è oggetto di costante attenzione da parte del Governo, in linea con quanto già fatto per la difesa del concetto della nostra compagnia di bandiera, per evitare proprio di trasferire ad altri il valore aggiunto che un simile incremento di domanda produrrà nel futuro.

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PRESIDENTE. L'onorevole Bergamini, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

DEBORAH BERGAMINI. Signor Presidente, esprimo soddisfazione per la risposta del Ministro e per l'operato del Governo, che si sta dedicando al rafforzamento ed al miglioramento degli aeroporti italiani. Il piano nazionale della rete aeroportuale è uno strumento essenziale per guidare lo sviluppo degli scali italiani sulla base di obiettivi che corrispondano agli interessi del Paese tutto. Per molto tempo - lo ricordava il signor Ministro - l'Italia è rimasta priva, nel settore delle infrastrutture aeroportuali, di adeguati atti di programmazione. Gli scali si sono diffusi per effetto di spinte localistiche o di situazioni occasionali, senza che vi fosse la forza e, addirittura, forse neppure la volontà di far prevalere interessi di carattere generale e il costo lo pagano tutti i giorni i viaggiatori.
Sul piano nazionale, finalmente, sarà possibile considerare i problemi degli aeroporti nell'ambito di una logica di sistema, definire obiettivi prioritari - individuati, appunto, nel documento conclusivo dell'indagine conoscitiva svolta dalla Commissione trasporti - e sintetizzare una minore frammentazione della rete aeroportuale e un potenziamento degli aeroporti di interesse nazionale. Occorre che gli aeroporti italiani favoriscano e stimolino la crescita del traffico aereo piuttosto che essere un elemento - come talvolta si verifica - di limitazione, a causa delle loro insufficienze sia sul piano infrastrutturale che su quello operativo. Questo vale tanto più per un Paese come il nostro che ha una vocazione turistica straordinaria e in cui il traffico aereo è previsto in fortissima crescita nel corso dei prossimi anni.
Si calcola che i volumi di traffico aereo che interessano il nostro Paese aumenteranno da 133 milioni di passeggeri nel 2008 a 230 milioni di passeggeri nel 2020. È per tutte queste ragioni che il gruppo PdL sostiene con convinzione l'azione che il Governo ha avviato per un sistema aeroportuale nazionale più solido e più efficiente.

(Misure in relazione all'aumento dei prezzi dei carburanti e per garantire una maggiore trasparenza ed informazione sui prezzi praticati dalle compagnie petrolifere - n. 3-01051)

PRESIDENTE. L'onorevole Desiderati ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01051, concernente misure in relazione all'aumento dei prezzi dei carburanti e per garantire una maggiore trasparenza ed informazione sui prezzi praticati dalle compagnie petrolifere (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

MARCO DESIDERATI. Signor Presidente, egregio Ministro, la nuova ondata di aumenti sulla rete carburanti non sembra sia destinata a placarsi, facendo registrare prezzi sempre più vicini al picco storico raggiunto nell'estate 2008. I dati dimostrano un andamento dei prezzi che inizia a destare preoccupazione, dal momento che questo sta trascinando al rincaro tutte le altre voci di spesa correlate.
Sembra esistere un fenomeno definibile a doppia velocità in funzione del quale l'andamento dei prezzi alla pompa non rispecchia mai quello del prezzo al barile, in particolar modo in quei periodi dell'anno in cui l'utenza automobilistica tende ad intensificare i propri spostamenti, come, ad esempio, in occasione dei grandi esodi vacanzieri. Tra i provvedimenti annunciati dal Governo dovrebbero avere priorità di discussione in Parlamento...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Desiderati.

MARCO DESIDERATI. ... le nuove misure di monitoraggio dei prezzi del carburante, a garanzia di una maggiore chiarezza dell'andamento dei prezzi stessi e a beneficio del consumatore finale. Si chiede pertanto quali misure il Governo ritenga Pag. 40di adottare nell'immediato per tutelare i consumatori dal sempre crescente aumento dei prezzi dei carburanti e a garanzia di una maggiore trasparenza ed informazione sui prezzi praticati dalle compagnie petrolifere.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, come l'onorevole Desiderati sa e ricordava nell'interrogazione sua e del gruppo della Lega Nord, il Governo segue con molta attenzione l'andamento dei prezzi dei carburanti. Già dal giugno del 2008 è stato istituito presso il Ministero dello sviluppo economico un tavolo permanente di confronto sul mercato petrolifero al quale partecipano le maggiori associazioni e società petrolifere, gli operatori del settore ed i rappresentanti delle regioni. Lo scopo del tavolo è di trovare soluzioni per ridurre la distanza del costo industriale dei prodotti petroliferi italiani rispetto a quelli degli altri Paesi europei.
Con la cosiddetta legge sviluppo approvata dal Parlamento si è intervenuti, inoltre, stabilendo che ciascun punto vendita della rete carburanti debba comunicare al Ministero i prezzi effettivi praticati alla pompa. È stata anche prevista una sanzione per tutti coloro che ometteranno tale comunicazione. In questo modo, i consumatori potranno scegliere il punto di riferimento più conveniente.
Durante l'ultima riunione del tavolo, che si è tenuta lo scorso 21 aprile, è stato elaborato un piano d'azione per la riforma del settore carburanti che si sostanzia in un protocollo di lavoro contenente le possibili misure da adottare per lo sviluppo in senso concorrenziale del settore.
Per quanto riguarda in particolare le misure richiamate dagli interroganti e relative alla conoscibilità e alla trasparenza dei prezzi praticati dalle compagnie petrolifere, nel protocollo è disposta una semplificazione delle attuali disposizioni sulle comunicazioni dei prezzi consigliati dal Ministero. Si prevede che gli operatori che gestiscono i punti vendita non adottino variazioni in aumento dei prezzi prima di sette giorni dall'ultimo aumento e si interviene sulla comunicazione e pubblicazione dei prezzi di vendita al pubblico di carburanti per autotrazione. Infine, a garanzia di una maggiore chiarezza sull'andamento dei prezzi dei carburanti, il Ministero dello sviluppo economico si è impegnato a curare una regolare e puntuale analisi della velocità di trasferimento sui prezzi al consumo delle variazioni del prezzo del petrolio.
In conclusione, quindi, con l'attuazione di tali misure individuate nel protocollo è stata avviata la riforma del settore della distribuzione richiesta dall'onorevole Desiderati, ponendo le basi per ridurre il differenziale di prezzo dei carburanti tra l'Italia e l'Europa e, quindi, per dare risposte concrete a tutela dei consumatori.

PRESIDENTE. L'onorevole Desiderati ha facoltà di replicare.

MARCO DESIDERATI. La ringrazio, signor Ministro, anche per la puntualità della risposta. L'andamento del prezzo del petrolio sempre o, perlomeno, talvolta, in economia viene letto anche come un indicatore di risanamento economico, perché la richiesta di petrolio e, quindi, l'aumento di prezzo potrebbero sottendere anche un aumento di domanda di energia e, quindi, un aumento di produzione. Purtroppo, la sensazione che abbiamo avuto nell'ultimo anno e mezzo è che, a causa anche della crisi economica nella quale ci dibattiamo, gli aumenti di prezzo dei carburanti verificatisi in Italia siano più dovuti ad atti speculativi che non ad una rispondenza con l'andamento dell'economia.
Pertanto, signor Ministro, lei ha detto bene, ma le chiedo ancora, a nome della Lega Nord, di attivarsi e di attuare un controllo puntuale su questo settore. Gli italiani hanno la sensazione che vi sia una doppia velocità: nel 2008 il petrolio costava 150 dollari al barile con un prezzo alla pompa di 1,50 euro. Oggi il petrolio Pag. 41costa 86 dollari, mentre il prezzo alla pompa è di 1,40 euro. Quindi, tutti hanno la sensazione che, quando il petrolio aumenta, si verifica un immediato aumento del prezzo alla pompa, mentre, quando il petrolio diminuisce, non si verifica la stessa diminuzione o la stessa percentuale in diminuzione. Devo anche dire, signor Ministro, che abbiamo discusso molto recentemente in questi giorni del decreto-legge incentivi...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Desiderati.

MARCO DESIDERATI. ... per trovare i soldi e le risorse per dare una spinta all'economia italiana.
Ricordo a lei e a tutto il Governo che gli aumenti dei carburanti avvenuti quest'anno arriveranno ad incidere fino a 300 euro pro capite. Se riuscissimo quindi a fare un controllo puntuale troveremmo delle risorse immediate di gran lunga superiori a quelle che abbiamo potuto prevedere nel cosiddetto decreto-legge incentivi.
Signor Ministro la ringrazio a nome della Lega Nord e le auguro buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Iniziative per il finanziamento delle reti tecnologiche a banda larga, con particolare riferimento all'attuazione degli impegni finanziari previsti dal decreto-legge n. 78 del 2009 - n. 3-01052)

PRESIDENTE. L'onorevole Monai ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01052, concernente iniziative per il finanziamento delle reti tecnologiche a banda larga, con particolare riferimento all'attuazione degli impegni finanziari previsti dal decreto-legge n. 78 del 2009 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro vi è un problema scottante, che riguarda il digital divide. Mi riferisco cioè al divario digitale che ancora oggi «solca» uno iato tra l'Italia attiva, capace di mobilitarsi e di produrre, e quella che invece è un po' al rimorchio perché si trova in zone svantaggiate o marginali e nelle quali il superamento della barriera digitale potrebbe essere un elemento di forte sollievo e di grande competitività.
Ci sembrava che il Governo e questo Parlamento avessero colto questa grande sfida perché se è vero che il 18 giugno 2009 fu approvata la legge n. 69 volta a regolare lo sviluppo economico e a stabilire l'individuazione di un programma di interventi...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CARLO MONAI. ... è anche vero che questi fondi sono stati tagliati con la legge finanziaria per il 2010 e che attualmente nel cosiddetto decreto-legge incentivi sono previsti solo 20 milioni di euro. Signor Ministro, siamo preoccupati per questo e le chiediamo quali siano le intenzioni reali di questo Governo rispetto ad una partita così delicata ed importante che potrebbe significare non solo competitività per il Paese e per le nostre imprese, ma darebbe anche una forte spinta, un forte rilancio a questa economia stagnante e in recessione da cui l'Italia ormai è attanagliata.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, come ha ricordato l'onorevole Monai, l'accesso alle infrastrutture di telecomunicazione a banda larga e alle tecnologie informatiche evolute è un'esigenza ormai riconosciuta come uno dei bisogni essenziali per lo sviluppo economico. Proprio per superare il divario tecnologico che è stato richiamato dall'interrogazione in oggetto, tuttora presente nel nostro Paese, il Ministero dello sviluppo economico ha definito un piano nazionale di interventi per la costruzione di una nuova rete a banda larga Pag. 42più affidabile ed idonea ad offrire i servizi richiesti dalla società dell'informazione.
A giugno del 2009, quando è stato annunciato il piano al Parlamento, 7,8 milioni di cittadini erano esclusi dal servizio di collegamento ad Internet; grazie agli interventi fino ad oggi avviati, si prevede che, entro il 2010, altri 2,6 milioni di cittadini potranno invece connettersi ad Internet attraverso la banda larga.
Nonostante le esigenze di ordine finanziario abbiano obbligato al congelamento momentaneo degli 800 milioni di euro stanziati con l'articolo 1 della legge n. 69 del 2009 richiamata dall'onorevole Monai, il piano nazionale per la banda larga sta andando avanti soprattutto ottimizzando le risorse a disposizione.
Numerosi progetti sono stati avviati dagli enti locali attraverso la rimodulazione di precedenti accordi di programma con le amministrazioni regionali. In particolare, si stanno concludendo gli interventi per completare i collegamenti nel Lazio, nelle Marche, nell'Umbria, nell'Emilia Romagna, nella Liguria, nella Basilicata e nella Lombardia per un totale di 135 milioni di euro di cui 84 milioni statali e 51 milioni regionali ed europei.
Lo scorso marzo è stato inoltre pubblicato un bando di gara per 140 milioni di euro, di cui 81 milioni regionali ed europei e 59 milioni statali, per la diffusione della banda larga nelle regioni Veneto, Calabria, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Sardegna, Piemonte, Campania, Molise, Toscana. In attuazione della ricordata legge n. 69 del 2009, entro l'estate partirà un nuovo programma di interventi relativi alle aree rurali e alla copertura completa dei distretti industriali. Le risorse impegnate per tali interventi saranno di circa 200 milioni di euro.
Ricordo infine all'onorevole interrogante che lo stanziamento di 800 milioni di euro è destinato alla implementazione delle reti a banda larga nelle aree ove permane il divario tecnologico e non include lo sviluppo delle reti di nuova generazione. Non appena questo stanziamento sarà disponibile, onorevole Monai, si potranno quindi soddisfare le esigenze infrastrutturali del nostro Paese, portando entro il 2012 la banda larga a tutti i cittadini italiani.

PRESIDENTE. L'onorevole Monai ha facoltà di replicare.

CARLO MONAI. Signor Ministro, prendo atto di questi segnali, che peraltro mi par di capire siano più che altro affidati alla buona volontà ed alla responsabilità degli enti locali, piuttosto che a dei fondi europei. Vi è piuttosto una timidezza di azione da parte del Governo, che invece noi sollecitiamo: abbiamo presentato spesso emendamenti tesi ad accelerare queste dinamiche, che sono di valenza strategica per lo sviluppo del Paese.
Temiamo piuttosto che questo Governo, che spesso si appella come Governo del fare, si traduca sovente come il Governo del fare annunci, o meglio il Governo del predicare bene e poi del razzolare male. Lo abbiamo riscontrato in tante occasioni, ad esempio per quanto riguarda la riforma delle aliquote fiscali, tante volte annunciata dal Premier, che non ha avuto alcun tipo di segnale; anzi è stato posto in essere lo scudo fiscale come una sorta di condono per i grandi evasori. Lo abbiamo visto anche in ordine all'annuncio dell'abolizione del bollo auto (questa misura non è stata adottata, mentre i prezzi della benzina continuano a salire) o relativamente alle assicurazioni, che sono state consentite in termini pluriennali, anziché annuali come avevamo stabilito noi in precedenza.
Riguardo al contrasto alla criminalità, si parla tanto di leggi anticorruzione, mentre le uniche leggi che portate avanti sono quelle per imbavagliare la magistratura e impedire le intercettazioni telefoniche. Riteniamo che anche sul settore del digital divide questo Governo stia annunciando ogni giorno - col Ministro Brunetta - delle innovazioni tecnologiche, che poi però non riescono ad essere fruibili dalla comunità degli italiani proprio a causa di questo iato, di questa divaricazione che vi è nel settore delle telecomunicazioni importanti. Pag. 43Voglio ricordare che noi siamo il Paese che ha dato i natali a Guglielmo Marconi. L'anno scorso sono passati 100 anni dal suo Nobel: ricordiamolo nella memoria anche con una politica più attenta a questa strategica partita per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Chiarimenti e iniziative con riguardo all'effettiva dotazione del fondo per il finanziamento ordinario delle università - n. 3-01053)

PRESIDENTE. L'onorevole Ghizzoni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01053, concernente chiarimenti e iniziative con riguardo all'effettiva dotazione del fondo per il finanziamento ordinario delle università (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, la legge finanziaria per il 2010 ha tagliato poco meno di 300 milioni al fondo di finanziamento ordinario delle università. Ci chiediamo se il Governo sia consapevole che le spese obbligatorie, come gli stipendi, da una parte, e i tagli pesantissimi ai finanziamenti, dall'altra parte, stanno portando alla progressiva paralisi degli atenei e all'impossibilità di chiudere i bilanci.
Ci chiediamo se il Governo sia consapevole che questa situazione impedisce alle università di far fronte alle obbligazioni ministeriali e, anche di far fronte agli impegni assunti negli anni passati, questa situazione determina nei fatti una riduzione ulteriore del 2 per cento del fondo di finanziamento ordinario.
Ci chiediamo insomma se il Governo sia consapevole che i tagli all'università sono una scelta miope e irresponsabile, perché solo un forte investimento in formazione superiore, in ricerca e in innovazione consentono crescita e futuro ai giovani e al nostro Paese.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, come abbiamo sentito l'interrogazione dell'onorevole Ghizzoni ha per oggetto la disponibilità di risorse per il fondo di finanziamento ordinario delle nostre università. Innanzitutto, per quanto riguarda il quadro normativo di riferimento, preciso che gli effetti prodotti dal decreto-legge n. 112 del 2008, come convertito dalla legge n. 133, sono stati successivamente in parte compensati da quanto disposto dal decreto-legge n. 180 del 2008, convertito con la legge n. 1 del 2009. In particolare, le riduzioni operate al fondo di finanziamento ordinario sono state modificate e sono stati quindi recuperati 24 milioni per il 2009, 71 milioni per il 2010, 118 milioni per il 2011, 141 milioni sia per il 2012 sia per il 2013. Nel complesso per l'anno 2010, considerando non solo i 550 milioni provenienti dal patto per le università per il periodo 2008-2010, ma anche i 400 milioni derivanti dal cosiddetto scudo fiscale, la riduzione delle risorse disponibili per il fondo di finanziamento ordinario rispetto al 2009 risulta essere pari al 3,72 per cento. Allo stato attuale, non sono previste ulteriori diminuzioni.
Naturalmente, a decorrere dall'anno 2011, non saranno più disponibili le risorse di cui al predetto piano, né quelle derivanti dal cosiddetto scudo fiscale. Va altresì ricordato che, nell'importo sopra indicato di 550 milioni di euro, sono ricomprese le somme destinate alla copertura degli oneri relativi agli incrementi stipendiali, che sono pari a 458 milioni di euro per il 2010.
Tuttavia, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca intende battersi per il consolidamento in bilancio di queste somme anche per i piani successivi.
Conseguentemente, compatibilmente con le esigenze finanziarie derivanti, sia dal quadro nazionale che da quello internazionale, e i cui effetti potrebbero influire anche sulla disponibilità destinate al sistema universitario, il Governo si adopererà per evitare l'applicazione di ulteriori riduzioni del Fondo di finanziamento ordinario delle università.

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PRESIDENTE. L'onorevole Franceschini, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, non possiamo che dichiararci totalmente insoddisfatti della risposta del Ministro; sono soltanto rassicurazioni generiche accompagnate da un'inedita dichiarazione che si batterà - non si sa bene contro chi, penso contro un suo collega di Governo - per tenere le risorse all'università.
Anche se questi impegni generici fossero rispettati, non risolverebbero in alcun modo la situazione gravissima in cui si trovano tutte le università italiane. Ciò, perché la violenza dei vostri tagli (i tagli che avete imposto) si abbatte anche sulle università virtuose, quelle che hanno lavorato bene.
Non si può invocare la crisi economica. I dati che lei ha fornito confermano, infatti, che il finanziamento ordinario sarà ridotto; siamo l'unico Paese dentro la crisi (perché la crisi riguarda tutti) che ha progressivamente ridotto il trasferimento di risorse pubbliche alle università.
L'ultima finanziaria ha tagliato il fondo di finanziamento ordinario di 700 milioni di euro. Guardiamo cosa è avvenuto negli altri Paesi europei: la Francia, che ha un Governo politicamente vicino al vostro, investe 11 miliardi di euro per l'università e 8 miliardi di euro per la ricerca. L'Italia è già il fanalino di coda per le risorse investite nel sistema universitario, siamo allo 0,8 per cento del PIL, mentre la media dei Paesi OCSE, di tutti i Paesi OCSE, è dell'1,3 per cento.
Come pensate di poter affrontare, di riagganciare la crisi per uscirne, di affrontare il superamento delle difficoltà in cui versa il nostro Paese, se non investite nello sviluppo, nell'occupazione e nella formazione delle nuove generazioni? È inutile invocare, come viene fatto spesso, la riforma del Ministro Gelmini, perché una riforma senza risorse...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DARIO FRANCESCHINI. ...non è una riforma, è una dichiarazione di intenti. Noi vogliamo, invece, che i meritevoli vadano avanti, che nuovi giovani ricercatori di talento entrino nell'università. Voi pensate ad una università per pochi, per chi può, noi pensiamo ad una università per chi vale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 16 con l'informativa urgente del Governo sulla crisi economico-finanziaria in atto in Grecia e sulle possibili ripercussioni sulla stabilità dell'euro.

La seduta, sospesa alle 15,40, è ripresa alle 16.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Berlusconi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla. Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Colucci, Cosentino, Cossiga, Craxi, Crimi, Crosetto, Donadi, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frattini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Lo Monte, Mantovano, Martini, Mazzocchi, Meloni, Menia, Migliavacca, Molgora, Pecorella, Pescante, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Ronchi, Saglia, Stefani, Stucchi, Urso, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sulla crisi economico-finanziaria in atto in Grecia e sulle possibili ripercussioni sulla stabilità dell'euro.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente Pag. 45del Governo sulla crisi economico-finanziaria in atto in Grecia e sulle possibili ripercussioni sulla stabilità dell'euro.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro dell'economia e delle finanze)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'economia e delle finanze, Giulio Tremonti.

GIULIO TREMONTI, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo sia doveroso iniziare questo intervento esprimendo cordoglio profondo per le vittime degli incidenti di Atene (Applausi). La nostra solidarietà e il nostro sostegno sono al popolo e al Governo della Grecia e in questi momenti sono ancora più forti.
La situazione della Grecia è molto seria. La crisi è stata causata da profondi squilibri economici e finanziari, privati e pubblici, squilibri che si sono accumulati nel tempo per colpevole convenienza ed inerzia. Tali squilibri, alla fine, sono stati amplificati dalla speculazione, minacciando la stabilità tanto del Paese quanto dell'intera area dell'euro.
La discussione che si fa oggi in questa Aula è temporalmente parallela a quanto si sta facendo - in questi giorni e in queste ore - negli altri 15 Paesi dell'Eurozona, nei loro Governi e nei loro Parlamenti.
Diciamo che la Grecia sta producendo più democrazia di quella che riesce a consumare. Domani mattina il Governo discuterà uno specifico decreto-legge. Seguirà a Bruxelles il vertice dei Capi di Stato e di Governo dell'Eurozona. Si tratta di un vertice nel quale l'Italia e il Presidente del Consiglio italiano avranno un ruolo molto importante.
Si è diffusa in Europa l'idea di un certo ritardo sui tempi di reazione della politica, tempi asimmetrici rispetto ai tempi di azione dei mercati. Sul ritardo è stato giustamente detto, dal Presidente di Eurogruppo, che sarebbe sbagliato «guardare con occhio nazionale alle cose europee, invece di guardare alle cose nazionali con occhio europeo».
Dal 2004 la Grecia è sottoposta alle procedure di deficit eccessivo previste dal Patto di stabilità e crescita. I problemi macroeconomici e di finanza pubblica tipici e propri della Grecia erano, dunque, già noti e da tempo. Ma sono poi notevolmente peggiorati tanto sul piano reale e ontologico - l'economia si è deteriorata - quanto sul piano gnoseologico perché si è saputo di più e di peggio. Sono emerse impressionanti e prima non rilevate asimmetrie informative. Vi è chi manipola la sua contabilità per moltiplicare la sua ricchezza e vi è chi, all'opposto, manipola la sua contabilità per mascherare la sua povertà.
Quanto è successo e sta succedendo era prevedibile e per grandi linee è stato previsto, e per questo mi permetto di rinviare, per grandi linee, all'intervento fatto dal Governo in quest'Aula, poiché fu già richiesto di riferire sulla crisi, il 9 ottobre 2008.
Sull'asse del tempo, la crisi greca accelera dopo le elezioni politiche del 4 ottobre. Il 19 ottobre il Ministro del tesoro informa che il debito salirà al 120 per cento del prodotto interno lordo. Il 5 novembre il Primo ministro greco annuncia un bilancio di austerità volto a salvare il Paese dal fallimento.
Il 10 dicembre il caso Grecia arriva al Consiglio europeo. Da allora è stato un crescendo drammatico di fatti e di dati, economici e politici, propri della Grecia e propri dell'Europa nel suo insieme.
I mercati hanno reagito a modo loro. Hanno per lungo tempo tenuto gli spread a livelli minimi, prezzando i rischi in modo non adeguato, poi hanno fortemente reagito, aumentando i differenziali di rendimento e producendo instabilità e volatilità, in un continuo saliscendi che è stato Pag. 46ed è particolarmente negativo per le sue evidenti ricadute in termini di imprevedibilità dei costi di finanziamento.
In marzo queste tendenze hanno riguardato non solo la Grecia, ma anche altri Paesi. Instabilità e volatilità si sono così estese al mercato europeo. In questo scenario, è cresciuta la consapevolezza della necessità di un intervento dell'Europa. Il 25 marzo, i Capi di Stato e di Governo dell'area euro hanno concordato in ordine alla necessità di salvaguardia della stabilità sistemica dell'area euro.
È essenziale notare che l'obiettivo dell'azione era allora ed è ancora la stabilità dell'euro, perché il problema è dell'area e non solo della Grecia. È importante notare due elementi specifici contenuti nel comunicato emesso dai Capi di Stato e di Governo il 25 marzo: forte coordinamento delle politiche economiche e rafforzamento della sorveglianza, inclusa la possibile modifica del quadro legale che ad essa sovrintende, vale a dire del Patto di stabilità e crescita.
Anche questo vuol dire Europa ed è molto importante. L'azione della Grecia è stata ed è necessaria ma non è sufficiente. La reazione o è europea o non è.
L'immagine dell'estintore è stata tratta da una conferenza stampa del 17 dicembre 1940, con la quale il Presidente Roosevelt persuade che è nell'interesse degli Stati Uniti d'America aiutare finanziariamente l'Inghilterra. La logica era quella dell'aiuto non a fondo perduto, ma del prestito, e l'opinione pubblica americana, che non avrebbe accettato la logica del fondo perduto, ha accettato quella del «lend and lease».
Le caratteristiche essenziali del meccanismo deciso il 25 marzo sono tre: l'intervento deve essere richiesto dal Paese che si trova a fronteggiare un insufficiente finanziamento dal mercato; il Paese deve avere un programma credibile di risanamento e sviluppo, verificato dalla Commissione europea, dalla Banca centrale europea e dal Fondo monetario internazionale (Fondo che può partecipare in posizione minoritaria rispetto al finanziamento europeo); i Paesi europei intervengono con prestiti bilaterali, ma in una logica simmetrica e in una meccanica multilaterale, sulla base oggettiva della loro quota nel capitale della Banca centrale europea.
L'11 aprile, i Ministri delle finanze dell'area euro si sono riuniti in teleconferenza per rendere operativa la decisione dei Capi di Stato e di Governo del 25 marzo e per esplicitare la loro determinazione a sostenere la Grecia, indicando in dettaglio la struttura ipotizzata per il prestito (due voci: un tasso base, più uno spread di 300/400 punti base a seconda della scadenza e una commissione una tantum per i costi operativi pari a circa 50 punti base).
Ancora una volta i mercati hanno reagito bene sul momento, ma poi sono riapparse turbolenza e volatilità, soprattutto a seguito di alcune incertezze politiche. In specie la reazione dei mercati è stata più forte che nelle occasioni precedenti.
Nel periodo che va dal 12 aprile al 2 maggio, lo spread della Grecia ha toccato livelli eccezionali e allo stesso modo, seppure su scala con dinamica inferiore, si sono mossi gli spread di altri Paesi.
Il 23 aprile la Grecia ha chiesto ufficialmente il sostegno europeo e del Fondo monetario internazionale e si è così avviata la procedura per la definizione del programma greco di risanamento e sviluppo. Mentre erano in corso i negoziati sul programma, i mercati hanno continuato a registrare fortissima turbolenza e volatilità a causa dei timori di contagio, amplificati da alcune decisioni sul rating.
Sulla base dell'accordo sul programma di risanamento e sviluppo, il 2 maggio i Ministri delle finanze dell'area euro hanno deciso di attivare il programmato meccanismo di sostegno alla Grecia. L'elemento di base e presupposto dello strumento di finanziamento è il programma greco di risanamento e sviluppo.
Il Fondo monetario, la Commissione europea e la Banca centrale europea hanno accertato e dichiarato che il programma Pag. 47greco è adeguato e credibile. Su questa base, insieme con gli altri Paesi dell'area euro, l'Italia concorda.
La Grecia si trova ad affrontare quelle che il Fondo monetario ha correttamente definito come due sfide: risanare le finanze pubbliche e rendere competitiva la sua economia.
Il Governo greco ha finora dimostrato eccezionale determinazione e grande capacità di leadership, annunciando pubblicamente ed impegnandosi ad adottare le misure che la Commissione europea, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale considerano adeguate per affrontare entrambe le sfide.
Dal lato del bilancio pubblico, in aggiunta a quanto già deciso ad inizio anno, sono previste misure correttive addizionali, sul lato della spesa e delle entrate, in misura pari a 11 punti di PIL in tre anni, al fine di riportare il rapporto deficit/PIL sotto il 3 per cento nel 2014.
Dal lato economico strutturale, sono previste misure volte a modernizzare e rendere competitivo il sistema economico greco, con riferimento a stabilità del settore finanziario, mercato del lavoro, imprese statali e lotta alla corruzione.
È su questa base che è stato attivato l'intervento finanziario, sostanzialmente mirato a mettere la Grecia temporaneamente fuori dal mercato finanziario e dai suoi rischi, non dovendo il funding della Grecia più essere fatto sul mercato, ma appunto attraverso un nuovo strumento predisposto ad hoc.
L'ammontare di tale strumento è di 110 miliardi di euro in tre anni, di cui 80 miliardi messi a disposizione dai Paesi dell'area euro e 30 dal Fondo monetario internazionale. Gli 80 miliardi di pertinenza dei Paesi dell'area euro sono costituiti da prestiti bilaterali. Trenta miliardi sono per il primo anno e la prima erogazione è prevista prima del 19 maggio, data nella quale la Grecia deve fronteggiare importanti scadenze sul proprio debito.
Il Fondo monetario interviene a sua volta, in misura eccezionale, pari a 32 volte la quota greca nel Fondo, con una procedura di approvazione estremamente accelerata (al momento è prevista per il 9 maggio).
La nostra quota nel pacchetto di sostegno è il 18,4 per cento del totale europeo, corrispondente alla nostra quota di partecipazione al capitale della Banca centrale europea, pari inizialmente a circa 5,5 miliardi.
Il decreto-legge, che sarà approvato domani dal Consiglio dei ministri, ci consente di intervenire in modo flessibile, con emissioni a medio-lungo termine ed anticipazioni di tesoreria. Trattandosi di un prestito, l'intervento non avrà effetti sul deficit ma sul debito, di cui però si terrà conto nettizzandolo nel quadro del Patto di stabilità. Si avrà un differenziale positivo per l'Italia, tra il tasso applicato alla Grecia e il nostro costo della raccolta.
Questo differenziale è previsto per rendere compatibile lo strumento con ipotesi di interpretazioni «costituzionali» europee contrarie ai salvataggi operati dai Paesi europei contrari ai bail out. I rimborsi in quota capitale da parte della Grecia sono destinati al fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato, mentre gli interessi all'entrata dello Stato.
Per capire e per concludere, fino ad ora per descrivere l'evoluzione della crisi ho usato l'immagine del videogame: arriva un mostro, lo affronti e mentre ti rilassi ne arriva un altro, ancora più grande.
Userò qui un'altra immagine: al termine del suo libro sulla Seconda guerra mondiale, Churchill si chiede se quella sui cui scrive è stata davvero la Seconda guerra mondiale o, invece, il sequitur di un'unica guerra, solo intervallata da un lungo armistizio.
Questa non è una seconda crisi che è arrivata. È solo la stessa crisi che è continuata e si è trasformata, passando dai debiti privati ai debiti pubblici e, così, scalandosi su scala globale.
Per capire specificamente cosa è successo e sta succedendo in Europa, basta guardare alla carta geopolitica e geoeconomica dell'Europa. In Europa sono rimasti i vecchi confini politici, ma, unificando lo spazio monetario, sono stati Pag. 48rimossi tutti i confini economici. È così che non ci sono più confini tra il bilancio di una banca residente e incorporata in uno Stato e il bilancio della banca controparte residente in un altro Stato. È così che non ci sono più confini, ma travasi tra debiti, deficit e default delle banche e degli Stati.
L'esposizione della core Europe verso la Grecia è relativamente limitata. Ma l'esposizione della core Europe verso i Paesi che a stella la circondano è, contando i connessi derivati, enormemente superiore.
Le colpe passate e i doveri attuali non sono certo uguali, da banca a banca e da Stato a Stato. In particolare, i doveri degli Stati in crisi sono e devono restare assoluti, ma ormai la responsabilità è di tutti. Rimossi ex ante i confini economici, non si possono più far valere ex post i confini politici. Nessuno è immune dai rischi perché passeggero con biglietto di prima classe.
L'estensione della crisi è sistemica e la soluzione può essere solo comune e politica. La sovrastruttura politica deve allinearsi alla struttura economica e la semplice somma algebrica - totale o parziale - dei Governi nazionali più o meno forti non può fare da sola quel nuovo tipo di politica che il tempo presente richiede.
Il tempo è strategico e dobbiamo guardare non solo a domani o al prossimo mese, ma al prossimo decennio, per assorbire la crisi e per organizzare il futuro. Il nostro futuro non è infatti un destino, ma una scelta. Su questo è splendido l'intervento fatto oggi dal Presidente Delors, sui tempi e sugli strumenti per gestire la crisi.
È stato scritto, su un giornale inglese, che la Grecia è un Paese in cui l'impensabile diventa inevitabile, senza attesa nel reame dell'improbabile. Crisi in greco vuol dire discontinuità, una discontinuità che può essere positiva, costitutiva e costruttiva dell'Europa.
Ci si aspetta che domani il vertice possa dire che non basta dare una risposta a questa crisi e che dobbiamo saper andare più lontano, imparando la lezione e prendendo tutte le misure necessarie affinché una crisi di questo tipo non si ripeta. Sono queste le basi su cui dobbiamo e possiamo avere fermezza nel presente e fiducia nel futuro (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Misto-Noi Sud/Lega Sud Ausonia e del deputato Cesa).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, ringrazio a nome del gruppo del Popolo della Libertà il Ministro Tremonti per la sua comunicazione. Signor Ministro, il suo intervento di oggi mi ha ricordato un altro suo intervento svolto in quest'Aula quando, nell'estate del 2008, lei previde e annunciò le gravi difficoltà che, da lì a pochi mesi, si sarebbero presentate sullo scenario internazionale e volle mettere in sicurezza i conti pubblici del nostro Paese nella prospettiva di un triennio. Quella decisione di allora non fu compresa e venne criticata dalle opposizioni, ma si è rivelata corretta e opportuna alla luce degli eventi che seguirono e che purtroppo, come lei ha ricordato evocando questo paragone con le parole di Winston Churchill, non si sono ancora conclusi.
Corriamo il rischio che venga meno quello scudo contro la speculazione che fino ad ora è stata la stabilità della moneta unica, la quale ha garantito il nostro Paese e la nostra stabilità economica in un contesto internazionale molto critico. La Grecia di oggi è lo specchio di ciò che sarebbe potuto essere l'Italia se non fosse stata adottata quella politica di rigore, temperato da misure di coesione sociale, che il Governo ha attuato.
Ora è diffusa una non adeguata considerazione della crisi finanziaria della Grecia e dei suoi effetti sull'euro che è il denominatore comune dell'economia dell'eurozona. Pag. 49
Corriamo il rischio, onorevoli colleghi, di una grave crisi finanziaria e che questa crisi scoppi proprio nel cuore dell'Europa, nel momento in cui si avvertono i primi segnali di ripresa economica. È giusto dunque tentare di salvare la Grecia, anche con sacrifici che economie provate come quella dell'Europa e la nostra sono chiamati a fare; tentare di salvare la Grecia, se lo consentiranno gli scioperi irresponsabili in corso in cui il nucleo duro poggia sul ceto parassitario del pubblico impiego deciso a difendere anche i propri privilegi.
All'inizio della crisi, nel 2009, l'Unione europea abbandonò a se stessi i Paesi baltici che per fortuna se la sono cavata da soli. Con la Grecia - nonostante le asimmetrie informative a cui faceva riferimento il Ministro e che io con meno fair play chiamerei comportamenti alla stregua della Parmalat di Callisto Tanzi - non possiamo permettercelo perché è indispensabile fermare il contagio.
Pertanto, signor Ministro, il gruppo del Popolo della Libertà incoraggia lei e il Governo a proseguire sulla strada intrapresa nell'ambito delle scelte che l'Unione europea assumerà nei prossimi giorni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO. Signor Presidente, signor Ministro, anche io a nome del nostro gruppo, prima di tutto, voglio unirmi al cordoglio per le vittime dei tragici fatti di ieri di Atene e manifestare l'amicizia al popolo greco, nonché la solidarietà al Governo greco e al Primo Ministro Papandreou, che sta affrontando una situazione davvero drammatica con grande determinazione e anche con grande coraggio. La crisi ha la gravità che tutti sappiamo e mi pare che gli eventi lo dimostrino.
Nei pochi minuti che mi sono concessi in questo dibattito, vorrei svolgere tre considerazioni. La prima considerazione è che non si sta in mezzo al guado a lungo quando l'acqua diventa alta, perché si rischia di essere travolti. L'Unione europea deve decidere: se torna indietro alla riva da cui è partita o se approda alla riva cui tende.
Il processo di integrazione europeo che è stato costruito in questi anni, meritorio per tanti aspetti, tuttavia, alla luce dei processi di globalizzazione e alla luce anche di questa crisi non è sufficiente. Abbiamo una moneta unica, abbiamo un mercato unico, ma non abbiamo una politica economica coordinata fra i Paesi europei, né abbiamo una politica fiscale comune. La proposta del Fondo monetario europeo si è arenata e non abbiamo un mercato del lavoro governato da regole omogenee, così come ogni Paese tende ad affrontare i problemi dello Stato sociale con politiche fiscali e di finanza pubblica nazionali.
Tutto questo manifesta una debolezza strutturale del processo di integrazione che mette a rischio il processo stesso, e abbiamo davvero la necessità di trarre da questa crisi un'unica conseguenza, vale a dire che il processo di integrazione europeo va accelerato e che invece va bandita qualsiasi suggestione alla rinazionalizzazione delle politiche, perché nel tempo della globalizzazione la rinazionalizzazione sarebbe la scelta più sbagliata.
È questa la ragione per cui tutti abbiamo guardato con apprensione alle incertezze tedesche di queste settimane, perché tutti avvertiamo che non c'è Europa unita senza la Germania, ma tutti avvertiamo che la Germania da sola non sarebbe in grado, anche se è il più grande Paese di questo continente, di farcela e che serve quindi la capacità dell'Europa di muoversi insieme e di essere in grado di rilanciare con forza il suo processo di integrazione.
La seconda considerazione. La Grecia oggi è sotto un'onda speculativa fortissima; quest'onda speculativa si allarga al Portogallo, è a rischio la Spagna e anche noi non siamo immuni da rischi, anche se abbiamo fattori di stabilità maggiori. Ministro, lei avrà letto come me e come tanti altri, l'analisi che il Financial Times ha pubblicato ieri che, pur sottolineando i Pag. 50fattori di maggiore stabilità del nostro Paese, mette anche in guardia dai rischi che corriamo.
Ebbene, come seconda considerazione che rivolgo anche all'onorevole Cazzola, voglio dire che se l'Italia oggi ha una condizione di stabilità maggiore è anche grazie alle politiche che sono state fatte dal precedente Governo, è anche grazie alle politiche di Padoa-Schioppa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): quelle politiche contro cui si è ingenerosamente sparato e che invece hanno consentito a questo Governo di ereditare una condizione di stabilità che, proseguita, ci mette oggi in una condizione di maggiore forza.
Vorrei ricordare che nel 2006 il Governo Prodi, di cui Padoa-Schioppa era Ministro, ereditò una procedura di infrazione a cui l'Italia era esposta per lo sforamento del deficit pubblico e ricordo che quando abbiamo lasciato il Governo e consegnato le chiavi di Palazzo Chigi all'attuale Esecutivo, abbiamo consegnato una situazione economica con un avanzo primario di 3,3 punti, una stabilità che ha consentito al Ministro Tremonti, con le politiche che poi il Ministro ha ritenuto di dover fare, di mettere l'Italia in una condizione di maggiore forza.
Penso che sarebbe intellettualmente onesto - e do atto al Ministro Tremonti di averlo fatto qualche volta, negli ultimi mesi - riconoscere che se siamo in una condizione di maggiore stabilità è perché c'è stata una maggiore responsabilità dei diversi Governi che si sono succeduti in questi anni, come ancora stamattina, ad esempio, scrive Moisés Naim in un editoriale molto interessante su Il Sole 24 Ore, come ricorda in un'intervista l'economista Roubini su un altro quotidiano italiano.
La terza considerazione: nonostante l'Italia sia in una condizione di stabilità maggiore, questo può non bastare. Noi continuiamo ad avere, infatti, una spesa pubblica che cresce e continuiamo ad essere il Paese con il minore tasso di crescita dell'Unione europea.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIERO FASSINO. Concludo, Presidente. Quindi, stiamo mangiando le poche risorse che abbiamo per mantenere una spesa pubblica alta, mentre non abbiamo risorse per investimenti e per sostenere la crescita. Questo ci espone a rischi, perché non stiamo accumulando le risorse per ridurre il debito, né per finanziare lo sviluppo. E tutto questo si traduce in maggiore disoccupazione e criticità sociale.
Per questo motivo, credo che da questo breve dibattito noi traiamo la conclusione di sollecitare il Governo intorno a due priorità: innanzitutto che l'Italia sia un Paese determinato nel sostenere politiche europee - serve più Europa e non meno Europa di fronte alla crisi - e lo faccia in tutte le sedi. In secondo luogo, chiediamo che alle politiche di stabilità finanziaria fin qui perseguite si accompagnino finalmente politiche anche di sostegno alla crescita. Vorrei ricordare che stamattina questo Parlamento ha votato un decreto-legge sugli incentivi che, sappiamo tutti, è già del tutto inerte, perché quelle poche risorse stanziate sono state già interamente esaurite. Ciò è la dimostrazione del fatto che bisogna fare molto di più, se si vuole sostenere la crescita e garantire al nostro Paese di essere meno a rischio di quanto potrebbe esserlo domani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bitonci. Ne ha facoltà.

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Tremonti. Anche il gruppo della Lega Nord esprime solidarietà al Premier greco e a tutta la nazione per i gravi lutti di ieri. La crisi greca spaventa, così come il possibile contagio del nostro Paese e delle altre nazioni europee. Tuttavia, bisogna ricercare le cause di questa preannunciata crisi greca che sfocia, in questi giorni, in violenti scioperi contro il piano di risanamento imposto all'Unione europea. È una crisi preannunciata, perché i dati erano già conosciuti da tempo. La Grecia è un Paese di poco più di 11 milioni di abitanti che Pag. 51contribuisce al PIL europeo per il 2,7 per cento. Il deficit pubblico nel 2009 è stato superiore al 13 per cento, e non solo. Il deficit nel 2009 si è accumulato su un debito pubblico già molto elevato, che ha dato luogo, alla fine dell'anno, ad un rapporto debito pubblico-PIL superiore al 115 per cento. Se tutto ciò non è sufficiente, il deficit pubblico non è compensato dal risparmio privato.
È un Paese con una finanza allegra, un'evasione imperante (solo 5 mila persone dichiarano più di 100 mila euro all'anno), un sistema pensionistico da riformare e un Paese in cui regnano il malgoverno e gli sprechi della pubblica amministrazione. La Grecia si confronta con un apparato statale che non sa neppure - parole del Ministro delle finanze - quanti impiegati pubblici paga.
Questi dati riassumono la macroeconomia di un Paese che non ha fatto i compiti per casa prima di entrare nell'unione monetaria, rinviando al futuro i sacrifici. Questo disastro è stato agevolato dall'impossibilità di monitorare lo stato della finanza pubblica. Si dovevano controllare i conti di molti Paesi prima che entrassero nell'Eurozona. Se non bastasse, c'è anche l'irresponsabilità del Governo che in un solo anno ha raddoppiato il deficit pubblico.
Diciamo la verità: queste economie sono incompatibili con il resto dell'Europa e questa insolvenza è verso la nostra moneta, l'euro e, quindi, ora coinvolge tutti i Paesi solvibili. Ora la Grecia e l'Unione europea pagheranno un conto salatissimo e le misure colpiranno una frazione elevata degli occupati. Per quanto siamo disposti a pagare a causa degli errori altrui? Le agenzie di rating sono da tempo sotto accusa, perché hanno sopravvalutato di proposito titoli di dubbia e spesso scadente qualità; perché hanno bocciato il programma di riforme della Grecia ancor prima che fosse noto, aggravando la crisi del Paese. La colpa è del macroscopico conflitto di interessi e, in realtà, le agenzie di rating non svolgono neanche la funzione di stabilizzare il mercato, offrendo informazioni tempestive agli investitori.
Ci chiediamo: chi sono questi mercanti che decidono di scommettere contro gli Stati sovrani? Sono speculatori internazionali che lavorano solo per creare grossi guadagni finanziari. La Lega dice basta con questo mercato finanziario e speculativo che governa il futuro delle nazioni, un mercato di titoli spazzatura, lontano dall'economia reale e produttiva. Ma per fortuna il nostro Paese non è la Grecia.
L'Italia - è vero - ha un debito pubblico e da molti anni ha imparato a gestirlo. Ha un deficit pubblico che è diventato relativamente basso rispetto alla media europea; ha un'ottima capacità di penetrare i mercati esteri, con il suo made in Italy e con l'export di prodotti, dalla meccanica al tessile, all'abbigliamento, al cuoio, alle calzature. Tuttavia, per evitare una crisi del suo debito, l'Italia deve attenersi alle regole di bilancio, da seguire durante la crisi, mirando al rientro nel tetto del 3 per cento del rapporto deficit/PIL, nei tempi previsti dal piano approvato a Bruxelles. Le banche, in Italia, hanno avuto meno sussulti e bene ha fatto il Governo, al primo accenno di crisi, a garantire i conti correnti dei risparmiatori, non le banche, come la sinistra ha raccontato falsamente agli italiani. Inoltre, in Italia il debito privato delle famiglie e delle imprese è minore rispetto a quello degli altri Paesi dell'Unione europea.
Il compito del nostro Governo e dell'Unione europea oggi è quello di assicurare che si aderisca ad un Patto di stabilità in maniera rigida e di difenderlo, traendo lezione da questa crisi. Si dovrebbe rendere possibile l'uscita di un Paese dall'eurozona se i conti non sono a posto e, a tal proposito, dobbiamo ringraziare il Ministro Tremonti, che non ha aperto i cordoni della borsa, facendosi attrarre dalle errate politiche di aumento della spesa e di disavanzo, nel tentativo di rilanciare l'economia. Ebbene sì, sono proprio quelle politiche che chiedeva la sinistra, che voleva più spese e più debito, politiche che avrebbero avuto il solo effetto di aumentare Pag. 52ancor più il debito pubblico e gli interessi passivi, vanificando qualsiasi manovra di crisi!
Ed ecco che gli obiettivi prioritari, per non ritrovarci come la Grecia e tra poco la Spagna e il Portogallo, sono la riforma strutturale della pubblica amministrazione, la semplificazione normativa, che sta attuando il Ministro Calderoli, e il federalismo. La crisi greca - concludo - ha messo a nudo tutte le debolezze della costruzione monetaria europea ed è un monito anche per noi. Le scelte politiche devono avere natura strutturale: occorrono infrastrutture, liberalizzazioni, flessibilità, produttività, con un Governo autorevole, che mantiene il pieno controllo della situazione. Bene hanno fatto l'Italia e la Unione europea a stanziare gli aiuti destinati alla Grecia.

PRESIDENTE. Onorevole Bitonci, la prego di concludere.

MASSIMO BITONCI. L'importante è che rispettiamo tutti le regole comuni e che si vada avanti fino a quando l'Europa sarà diventata l'Europa dei popoli e federale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Adornato. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO. Signor Ministro, onorevoli colleghi, ci associamo anche noi alla solidarietà per il lutto del popolo greco.
Signor Ministro, nella nostra visione, noi abbiamo tre parole chiave da sottoporle. La prima parola chiave è «responsabilità». È il momento della responsabilità. Noi lo diciamo dall'inizio di questa legislatura: paghiamo oggi una crisi greca che è dovuta alla irresponsabilità delle classi dirigenti che si sono alternate alla guida di quel Paese e che non possono essere taciute. È il momento che tutti insieme in quest'Aula ci assumiamo questa responsabilità di fronte a una fase di svolta nella politica europea.
La seconda parola chiave è «Europa politica». Non c'è dubbio - lei l'ha ammesso nella sua informativa - che ci troviamo di fronte alla contraddizione di una moneta unica senza Stato, senza una banca con poteri di intervento, senza un'agenzia di rating europea - come i francesi hanno proposto -, ma soprattutto senza la democrazia che deriva dai principi liberali no taxation without representation - lei me lo insegna -; oggi si può dire che queste sono decisioni dell'Europa, dei cittadini greci, come potrebbero essere dei cittadini italiani, o sono decisioni di una tecnostruttura che non ha una rispondenza con la democrazia?
L'Europa dei popoli e delle democrazie europee è ancora un sogno, è ancora lontana. Questo è il punto, perché altrimenti crediamo di essere facilissimi profeti - non facili - nel dire che queste crisi e queste rivolte sociali possono ripetersi. Credo che, se ci sarà un secondo caso Grecia, l'edificio europeo comincerà davvero a traballare un po' di più.
Noi non crediamo al disegno politico di una Germania che, laddove non è riuscita con i carri armati, dopo decenni, riuscirebbe - come scrive qualche giornale - con la moneta, però crediamo che, se non si fa l'Europa politica e non si introduce un tasso di democrazia in questa Europa e nelle scelte, nel rapporto tra i popoli ed i Governi europei, il disegno può avverarsi, anche se nessuno ce l'ha in testa.
Che vi sia qualcuno che pensi ad un blocco del nord, che si distacchi progressivamente dai Paesi del sud, magari chiedendo qualche porticciolo per fare le vacanze, ma sostanzialmente emarginando strati più disagiati di parti europee (condizione che potrebbe riguardare anche l'Italia), tale orizzonte potrebbe affacciarsi, anche se nessuno ce l'ha in testa, se non si istituisce l'Europa politica. Se leggo ancora oggi sui giornali che il governatore del Veneto pensa ad una nuova geometria europea, con Padania, Svizzera e Slovenia, sento che questi disegni, che sono probabilmente presenti anche in settori della maggioranza, devono ricevere un «no» chiaro. Bisogna davvero ribadire che noi Pag. 53crediamo nell'Europa, e non crediamo invece in una rottura della stessa, che deriverebbe da due, da tre o da quattro velocità. La parola chiave continua ad essere «Nazione», anche in politiche sovranazionali, fino a che non vi saranno gli Stati Uniti d'Europa; perché naturalmente non possiamo permettere che altri Paesi ragionino in chiave nazionalista, mentre noi facciamo i «bravi scolari» che non ragionano in questa chiave.
La terza parola chiave è «riforme». Noi abbiamo avuto motivi anche di diversità polemica con lei, con la sua politica economica, ma sostanzialmente non le abbiamo mai negato, né vogliamo farlo oggi, il riconoscimento della sua visione e della sua tenuta dei conti; però, noi crediamo che, se l'impatto di questa crisi è una svolta, come anche la Merkel e gli altri leader europei sostengono, se l'Unione europea è a rischio - per usare le parole di Angela Merkel -, anche noi come Italia dobbiamo cominciare a ragionare in modo tale che, se anche il Patto di stabilità mutasse, come lei giustamente chiede, e venisse orientato non più sul rapporto deficit-PIL, bensì sul rientro dal debito pubblico, dovremmo avere dei margini di manovra economica per compiere le riforme. Altrimenti, la crisi che finora lei è riuscito ad evitare, noi siamo riusciti ad evitare, forse si riproporrà tra qualche anno. Servono le riforme: la riforma delle pensioni, la riforma del fisco, di cui lei ha già cominciato a parlare, le liberalizzazioni che noi abbiamo proposto e la semplificazione dello Stato, a cominciare dalle province, tema di cui si sono tutti dimenticati: dobbiamo creare un Paese snello.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FERDINANDO ADORNATO. Ho concluso, signor Presidente. Abbiamo infatti il dovere di guardare al futuro e di preparare coloro che verranno dopo ad un Paese che non possa subire tali difficoltà.
Noi sappiamo che il Governo soffre di difficoltà e si tratta di difficoltà interne al partito di maggioranza; ma qualcuno dalle parti del Governo - e noi pensiamo che possa essere lei, signor Ministro - assuma l'iniziativa politica di coinvolgere tutto il Parlamento in un clima di unità nazionale ed in riforme che possano essere decisive per il nostro futuro! Se lei lo farà, se il Governo lo farà, troverà il pieno appoggio e la disponibilità dell'Unione di Centro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor Ministro, colleghe e colleghi, se il Presidente Buttiglione non mi interrompe, affermando che vado fuori tema, mi verrebbe da iniziare così: «Cantami, o Diva, del Pelide Achille l'ira funesta, che infiniti addusse lutti agli Achei». Credo infatti che i lutti di ieri siano probabilmente solo l'inizio di lutti ben maggiori che dovremo contare alla fine di questa vicenda.
Signor Ministro, vi è un'agenzia Reuters di qualche ora fa, che riporta che i CDS a cinque anni sui titoli del tesoro greco sono saliti a 873 punti base, da 844, dal che si deduce che viene scontata una probabilità implicita di default del 50 per cento. Sono tre le considerazioni che mi vengono da fare sul suo intervento, che giudico peraltro insufficiente, perché mi aspettavo qualche cosa di più anche con riguardo al nostro Paese e le dirò che cosa mi aspettavo che lei ci dicesse.
La prima è che, benché il mio gruppo abbia deciso comunque di appoggiare questi aiuti, mai come in questo caso ho avuto delle forti riserve, perché l'aiuto in questo caso potrebbe risolversi in un premio alla speculazione. Gli speculatori (gli hedge fund), che si sono riuniti, come è noto, all'inizio dell'anno proprio per preordinare un attacco combinato all'euro attraverso i CDS e i future sui titoli di Stato e probabilmente anche contro le obbligazioni del debito pubblico dei Paesi europei più rischio, rischiano a loro volta di essere premiati per la loro attività speculativa.
Mi chiedevo allora se un default, in qualche modo controllato, della Grecia non avesse avuto effetti tutto sommato non diversi Pag. 54sul piano interno per quanto riguarda la popolazione, che certamente subirà comunque effetti devastanti, ma magari avrebbe avuto effetti maggiormente positivi per un ritorno più esteso e più rapido della Grecia ad una situazione migliore.
Voglio ricordare che l'Argentina oggi ha un debito pubblico che è il 40 per cento del PIL ed ha incrementato fortemente, quadruplicandole, le sue riserve auree dopo il default. Certo vi è anche chi nel default ha pagato e vengo ora al secondo punto che mi preme sottolineare, perché fondamentalmente tra coloro che, se la Grecia andasse in default, pagherebbero vi sarebbe naturalmente una serie di banche, e non tanto quelle italiane che, come noto, hanno una esposizione che è intorno ai 5 miliardi nei confronti della Grecia, ma soprattutto le banche francesi e tedesche che, come sappiamo, si muovono su ordini di grandezza ben maggiori (parliamo di 45-50 miliardi per la Francia e di 35-40 miliardi per la Germania).
Ecco allora il secondo punto: davvero abbiamo fatto qualcosa in questo anno di crisi per imporre alle banche dei paletti ed impedire che diventino gli strumenti per attaccare via via i Paesi più a rischio, quelli più deboli? In Italia abbiamo fatto abbastanza? Non credo, signor Ministro, che lei abbia fatto abbastanza per controllare la gestione delle banche, che sono i veri poteri forti della nostra economia in questo momento, al punto che talune misure, che a volte anche l'opposizione ha suggerito (misure piccole, come un semplice indicatore che permette di confrontare i prestiti in modo reale e di non lasciare il mercato così opaco), sono state rifiutate dal Governo in termini di applicazione.
Credo che il sistema bancario e finanziario sia realmente il secondo punto su cui l'Europa - e, se non opera insieme ad essa, l'Italia per quanto ci riguarda - renderà più agevole il fatto che quella speculazione, che oggi attacca la Grecia, poi attaccherà anche noi.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, deve concludere.

ANTONIO BORGHESI. Vi è poi un terzo punto, e le chiedo qualche secondo ancora per poterlo illustrare. Lei, quando si sono tenuti gli incontri tra Fondo monetario e Banca mondiale, è apparso contento circa il fatto che tutto sommato il nostro avanzo primario dovrebbe essere del 4 per cento nei prossimi anni, più o meno come quello della Germania. Ma poiché nella storia degli ultimi venti anni esso è stato attorno al 2 per cento, la differenza del 2 per cento equivale a 20-25 miliardi all'anno in più: mi sarebbe pertanto piaciuto che lei ci avesse detto come immaginava di recuperare tali risorse nel nostro Paese, posto che i consumi intermedi anche quest'anno sono aumentati di ben 6 miliardi anziché essere ridotti come lei ci aveva promesso un anno fa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, voglio rassicurarla che raramente Omero è fuori tema. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Ministro, onorevoli colleghi, ho trovato molto responsabile la sua relazione finalmente realistica, il contrario delle comunicazioni che il Governo negli ultimi dodici mesi ha propinato agli italiani: siamo i più bravi, siamo i migliori in Europa, la crisi è alle nostre spalle, gli italiani devono riprendere a consumare con gioia. Queste affermazioni - se ci fossero state risparmiate - forse darebbero oggi il senso di una gravità che potrebbe mettere lei nella condizione di coinvolgere il Parlamento in una discussione che sia tale da unire il Paese.
Se vi è un'impressione che abbiamo avuto, anche se le sue parole sembrano dare una risposta tranquillizzante, è che l'Italia sia stata un po' assente in Europa e che lo scetticismo intorno all'Europa abbia incoraggiato i nazionalismi. Il suo Governo ha delle componenti euroscettiche che ogni tanto vengono fuori (le abbiamo sentite anche oggi) e che non possiamo rendere evanescenti perché - tra l'altro - si vantano di guidare la politica del suo Governo. Pag. 55
Non c'è dubbio che l'incertezza della Germania ha aggravato la crisi. Ci sembra troppo lontana la lungimiranza del Presidente Kohl.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

BRUNO TABACCI. Noi in questi mesi non le abbiamo mai chiesto di allentare i cordoni della borsa, ma di rendere più selettiva la spesa e di affrontare il nodo delle riforme strutturali. Concordo - ed ho concluso - con chi sostiene che da questa vicenda si esce con più Europa e non con meno Europa, avvertendo che il dissolvimento della stessa ci colpirebbe nelle nostre debolezze. Aggiungo che forse conviene parlare ai popoli occidentali dicendo che la possibilità per loro di continuare a vivere al di sopra delle loro potenzialità si va riducendo e di questo bisogna essere consapevoli (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Belcastro. Ne ha facoltà.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a nome della componente politica Noi Sud/Lega Sud Ausonia del gruppo Misto vorrei ringraziare il Ministro dell'economia e delle finanze per la prontezza con la quale ha voluto informare l'Assemblea su quanto sta accadendo in Grecia. Abbiamo apprezzato ogni provvedimento da lei suggerito e già adottato dall'Esecutivo al fine di prevenire conseguenze negative per l'economia italiana. Salvare la Grecia - come ha sottolineato stamane il nostro Ministro degli affari esteri - significa difendere tutti noi, difendere la nostra moneta e dare credibilità ai mercati. Ben vengano quindi gli aiuti che il nostro Governo ha stanziato a favore del Governo ellenico in piena sintonia con i Ministri dell'Unione e con il Fondo monetario internazionale. Tuttavia, signor Ministro, non possiamo far finta di non essere preoccupati. Nel nostro Paese, in particolare nel Mezzogiorno, si avvertono ancora le conseguenze della crisi economica e finanziaria che ha colpito l'Occidente. È per questo che chiediamo all'Unione europea di avere un atteggiamento maggiormente esigente nei confronti del Governo ellenico affinché dimostri la validità e l'efficacia del programma di misure che si appresta ad applicare. Solo così potremo essere certi, non solo che i nostri soldi dati in prestito siano ben impiegati, ma soprattutto che il rischio di contagio possa essere davvero scongiurato. Purtroppo, signor Ministro, assistiamo ad un mercato ormai dominato dall'emotività eccessivamente sensibile, per non dire succube, a qualsiasi informazione negativa. In conclusione dunque ci chiediamo e le chiediamo se non sia giunto il momento di interrogarsi su questa vulnerabilità e sull'esigenza di trovarvi un rimedio (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi Sud/Lega Sud Ausonia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lo Monte. Ne ha facoltà.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro Tremonti, con il quale ci associamo, per l'espressione di solidarietà al popolo greco e per l'informativa fornita. Oggi siamo chiamati ad interrogarci non soltanto sulla questione Grecia, ma anche su come affrontare una crisi che sta avendo purtroppo troppe forti ripercussioni sulle Borse europee. Certo, fa pensare il fatto che un Paese di soli undici milioni di abitanti possa inserire un elemento di crisi effettiva nel progetto europeo. Giova ricordare che della crisi greca si discusse a dicembre dell'anno scorso a Bruxelles, e in quell'occasione si decise di non decidere. Il risultato è stato che oggi dobbiamo intervenire con una quantità di risorse superiore a quelle che erano necessarie nel mese di dicembre 2009. Alla crisi greca, e forse di altri Paesi europei, però non si risponde con politiche economiche difensive e di soli prestiti, che verrebbero spazzate via dalla speculazione. Esiste un sud dell'Europa che deve diventare volano di sviluppo, a patto che si dia vita ad un unico piano europeo che inverta la politica economica finora attuata. Appare, quindi, inevitabile occuparci del nostro sud, caro Ministro Tremonti.

Pag. 56

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CARMELO LO MONTE. Vorrei ricordare a tutti che il nostro sud e le isole hanno un PIL pro capite pari a poco più di 17 mila euro, più povero di quello del Portogallo, pari a 18 mila euro, e di quello della Grecia che è di circa 23 mila euro. Oggi il nostro sud produce solo il 24 per cento del PIL nazionale. Siamo fermi cioè a oltre sessant'anni fa. Siamo qui a dire che la crisi non si affronta in maniera strutturale - concludo - se non si affronta la questione meridionale europea, e, in questo contesto, la questione meridionale nazionale.
Sia chiaro: non siamo a «pietire» interventi di tipo assistenziale, siamo a richiedere di essere messi in condizioni di pari opportunità. Crediamo che debba essere superata definitivamente l'idea che il nord dell'Italia e il nord dell'Europa siano autosufficienti. Noi siamo pronti a sostenere tutte le iniziative che il Governo intenda avviare per una politica economica strutturale per il Meridione. Basterebbe partire dai punti qualificanti del nostro programma che voi ben conoscete.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Brugger. Ne ha facoltà.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, giudichiamo positivo l'impegno dell'Italia in ambito europeo affinché fosse accolta la richiesta di aiuti da parte della Grecia. Abbiamo condiviso, in questa fase, sia la convinzione che un'intesa tra i Paesi europei fosse indispensabile, sia che l'accordo dovesse essere raggiunto con assoluta urgenza per evitare un'ancor più profonda crisi di stabilità dell'euro e conseguenti azioni speculative sui mercati finanziari, perché è l'Europa ad essere esposta e non la Grecia ad essere esclusa dal contesto europeo.
Riteniamo coerente la decisione del Governo italiano, al pari degli altri Paesi europei, di approvare misure tempestive per la stabilità finanziaria dell'area euro e auspichiamo che in Italia tali provvedimenti abbiano un ampio consenso, perché non riteniamo possibile che, nel merito, vi possano essere divisioni pregiudiziali di schieramento tra maggioranza e opposizioni. Conseguentemente, apprezziamo le comunicazioni che il Ministro dell'economia e delle finanze ha reso oggi in Parlamento, come ne abbiamo sostenuto l'appello e l'azione affinché i Paesi europei fossero consapevoli delle ragioni di solidarietà imposte dalla crisi, delle proprie responsabilità e, dunque, dell'esigenza di concordare una risposta istituzionale e politica alla crisi finanziaria in atto. La stabilità dell'Eurozona è possibile a patto che i Paesi europei siano consapevoli del fatto che i rischi di crisi finanziaria rimangono elevati in misura tanto maggiore quanto più deboli appaiono le condizioni dell'economia, mentre la ripresa nell'area euro, pur rafforzandosi per il 2010, è definita moderata e irregolare dal Presidente della BCE.
La difesa e la credibilità delle istituzioni europee non potranno non richiedere riforme strutturali del sistema finanziario ed il rafforzamento del Governo economico dell'Unione europea e, nella fase immediata, ulteriori scelte politiche che consentano di non subire le pressioni speculative.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 16,55).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative in merito alla riorganizzazione e riqualificazione del personale dell'amministrazione giudiziaria, con particolare riferimento all'assegnazione delle risorse del Fondo unico giustizia - n. 2-00696)

PRESIDENTE. L'onorevole Rao ha facoltà di illustrare l'interpellanza Vietti Pag. 57n. 2-00696, concernente iniziative in merito alla riorganizzazione e riqualificazione del personale dell'amministrazione giudiziaria, con particolare riferimento all'assegnazione delle risorse del Fondo unico giustizia (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, signor sottosegretario Casellati, riepilogo alcuni punti della vicenda che ci ha portato a presentare questa interpellanza urgente insieme agli altri colleghi del gruppo parlamentare dell'UdC. Il giorno 27 gennaio del 2009, nel corso dell'annuale relazione sull'amministrazione della giustizia, il Ministro, interpellato, dichiarava che: «attraverso le risorse del fondo giustizia contiamo di procedere alla nuova configurazione delle aree professionali di appartenenza del personale, con la conseguente doverosa valorizzazione delle specifiche professionalità acquisite. Siamo infatti consapevoli - aggiungeva il Ministro - che la riforma della giustizia passa anche per la ritrovata motivazione dei lavoratori del settore».
Non possiamo che condividere queste affermazioni rese dal Ministro, che molto spesso ci hanno trovato dalla stessa parte nel cercare di riqualificare e dare ai tanti operatori del settore giustizia il giusto riconoscimento che, per delle questioni molto spesso connesse ai tagli lineari imposti dal Ministero dell'economia e delle finanze ai vari Ministeri, poi non viene realizzato.
Il 20 gennaio 2010 - è trascorso un anno - in occasione della relazione annuale alle Camere, il Ministro comunicava che «oggi sono già confluiti nel Fondo unico giustizia» oltre 1,5 miliardi di euro, «somma nell'ambito della quale si evidenziano 631,4 milioni di euro disponibili per la riassegnazione pro quota al settore giustizia».
Nell'allegato al Documento di programmazione economico-finanziaria sono stati inseriti gli obiettivi strategici del Ministro della giustizia. Il primo obiettivo generale dichiarato è - cito - la valorizzazione delle risorse umane, così descritta: «riqualificazione del personale amministrativo finalizzato alla valorizzazione delle professionalità esistenti e, contestualmente, piano di nuove assunzioni per sopperire alle gravi carenze di organico degli uffici giudiziari. Costo stimato delle riqualificazioni per i soli passaggi di area: 40 milioni di euro. Costo stimato delle nuove assunzioni (3000 unità): 114 milioni di euro».
L'articolo 10 del contratto collettivo nazionale del lavoro comparto Ministeri 2006-2009 al comma 6 prevede che: «nel quadro dei processi di razionalizzazione organizzativa e di miglioramento della funzionalità degli uffici e della qualità dei servizi all'utenza, le amministrazioni, in prima applicazione, possono effettuare, in via prioritaria e con le procedure previste dal presente contratto collettivo nazionale di lavoro per i passaggi di area, la ricomposizione dei processi lavorativi per i profili della medesima tipologia lavorativa articolati su aree diverse». L'ipotesi di accordo stralcio del contratto collettivo nazionale integrativo del personale non dirigenziale della giustizia, sottoscritto soltanto da due sindacati e tale da rappresentare una minoranza del personale dell'amministrazione giudiziaria (in questo caso), ignora la problematica della riqualificazione del personale, limitandosi a consentire una mera progressione economica finanziata con il Fondo unico di amministrazione, in sostituzione del salario accessorio che dal 2000 è destinato a retribuire la produttività individuale e di gruppo.
L'articolo 7, sempre dello stesso contratto, per garantire una maggiore flessibilità nell'ambito dei profili, individua il profilo professionale e il lavoro ad esso riconducibile su di un'unica area funzionale. L'articolo 8, comma 2, individua all'interno delle aree «profili unici con riferimento ai contenuti delle mansioni, senza possibilità di costituzione di uno stesso profilo professionale articolato su ... aree diverse».
Il nuovo ordinamento proposto con il contratto integrativo, invece, opera una maggiore e più netta divisione dei compiti Pag. 58attribuiti al personale, riducendo le mansioni di talune figure professionali, senza prevedere passaggi d'area e la ricomposizione delle figure professionali che la riqualificazione avrebbe comportato.
Il 15 novembre 2009 è entrato in vigore il decreto legislativo n. 150 del 2009, che il sottosegretario sicuramente ricorderà, in materia di lavoro pubblico, di efficienza e trasparenza della pubblica amministrazione, il cui articolo 62 comma 1-bis prevede che: «le progressioni tra le aree avvengono tramite concorso pubblico, ferma restando la possibilità per l'amministrazione di destinare al personale interno, in possesso dei titoli di studio richiesti per l'accesso dall'esterno, una riserva di posti comunque non superiore al 50 per cento di quelle messi a concorso».
A differenza di quanto accaduto nelle altre pubbliche amministrazioni, l'amministrazione giudiziaria non ha bandito le procedure per la riqualificazione del proprio personale. È questo il cuore della nostra interpellanza urgente. Molti dipendenti, quindi, non in possesso del titolo di studio richiesto per l'accesso dall'esterno non potranno, a differenza di quanto è stato invece consentito nelle altre amministrazioni dello Stato e, in genere, nel pubblico impiego accedere a qualifiche superiori, valorizzando la professionalità acquisita nel tempo e così ottenendo il riconoscimento delle mansioni effettivamente svolte.
Tale situazione introduce, a nostro giudizio, un'inspiegabile disparità di trattamento tra dipendenti di amministrazioni diverse che appare particolarmente evidente in regime di mobilità.
Quindi rinnoviamo la richiesta al Governo se intenda e in che modo assegnare le risorse del Fondo unico della giustizia quantificate, come abbiamo detto, in complessivi 631 milioni di euro nella misura necessaria ed adeguata per assicurare il funzionamento e il potenziamento degli uffici giudiziari: potenziamento che non può prescindere dalla giusta valorizzazione del personale. Chiediamo, inoltre, se non ravvisi che la mancata riqualificazione del personale - caso unico nel comparto Ministeri - non contempli un caso di urgente necessità, previsto proprio dall'articolo 2, comma 7-bis del decreto-legge n. 143 del 2008, in base al quale è possibile, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, modificare la percentuale di riparto del Fondo unico della giustizia in favore del Ministero della giustizia.
Chiediamo, ancora, se non intenda dare concreta esecuzione a quanto previsto dal Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2010-2013, in relazione alle procedure di riqualificazione del personale e soprattutto di assunzione di 3000 unità, con reperimento dei fondi ivi indicati e, infine, se intenda rivedere il contratto collettivo nazionale integrativo accogliendo anche le proposte provenienti dalle altre organizzazioni sindacali non firmatarie di questo contratto, in modo da raggiungere una piattaforma condivisa dalla maggioranza delle organizzazioni sindacali che rispecchierebbe così la volontà di gran parte dei dipendenti dell'amministrazione giudiziaria.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha facoltà di rispondere.

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, a fronte dei diversi interrogativi di chiara natura tecnica evidenziati nel presente atto di sindacato ispettivo, ritengo di dover imprescindibilmente anteporre quelli che sono i punti salienti della normativa vigente in materia di riassegnazione delle risorse disponibili.
Attualmente, così come correttamente rappresentato dagli onorevoli interpellanti, la massa monetaria su cui si è dato operare ammonta a 631 milioni e 402 mila euro ed è su tale base che, a norma dell'articolo 2, comma 7, del decreto-legge n. 143 del 2008, convertito dalla legge n. 181 del 2008, devono essere calcolate le risorse da destinare, mediante riassegnazione, al Ministero dell'interno, al Ministero Pag. 59della giustizia e all'entrata del bilancio dello Stato.
La percentuale di risorse riassegnabili è normalmente indicata in misura non superiore al 30 per cento, ma - così come statuito dall'articolo 2, comma 7-bis, del decreto-legge n. 143 del 2008 - può essere elevata fino al 50 per cento ove ricorra il parametro dell'urgente necessità.
Preciso subito che nel ravvisare tale necessità nel decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri, si è deciso di riassegnare la massima percentuale delle risorse disponibili intestate al Fondo unico giustizia.
Preciso però che l'individuazione delle risorse riassegnabili, in ossequio alla normativa vigente, è in fase di misurazione, in funzione del progressivo consolidamento dei dati statistici disponibili e sarà quantificata con successivo decreto del Ministro dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministro dell'interno e il Ministro della giustizia. Detto ciò, mi preme comunicare che è intenzione del Ministro della giustizia impegnare immediatamente le risorse che saranno rese disponibili, nel rispetto dei vincoli di destinazione, compatibilmente con le esigenze di copertura finanziaria. Venendo poi al terzo dei quesiti segnalati dagli onorevoli interpellanti, ritengo opportuno rappresentare che la tempestiva attuazione del Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2010-2013, rientra tra i primari intendimenti del Ministro della giustizia.
La sua concreta attuazione potrà essere, ovviamente, perseguita nei limiti delle risorse disponibili e compatibilmente con i contenuti della normativa sopravvenuta medio tempore in materia di progressione di carriera nel pubblico impiego.
Quanto, infine, alle problematiche concernenti il contratto collettivo nazionale integrativo, ricordo che l'ipotesi di accordo stralcio del contratto medesimo del personale non dirigenziale del Ministero della giustizia - dipartimento dell'organizzazione giudiziaria e dell'amministrazione penitenziaria - è stato sottoscritto in data 15 dicembre del 2009 da parte dell'amministrazione e da due delle sigle sindacali legittimate: CISL e CONFSAL-UNSA.
Con tale accordo è stato previsto un nuovo schema di ordinamento professionale con relativi profili, nonché un sistema di flessibilità interna alle aree, da affiancare all'attuazione della progressione nel nuovo sistema classificatorio e all'istituzione di un sistema di valutazione individuale, correlato a politiche di incentivazione della produttività del personale, tese a migliorare la qualità del servizio giustizia nell'interesse del cittadino.
In data 2 marzo 2010, a seguito delle osservazioni formulate dall'ARAN con nota del 4 febbraio 2010, l'amministrazione e le medesime organizzazioni sindacali hanno sottoscritto anche l'accordo integrativo della succitata ipotesi di accordo stralcio, approvando, di fatto, il nuovo ordinamento professionale, comprensivo degli annessi profili professionali.
Faccio presente, al riguardo, che con nota del 15 marzo 2010, l'ARAN si è espressa favorevolmente sul contenuto del predetto accordo integrativo e che i succitati testi, dopo aver superato il vaglio delle altre autorità di controllo, potranno confluire tutti nel contratto integrativo del Ministero della giustizia.
Con riferimento a tale ultimo passaggio, intendo sottolineare che non si tratta di una forzatura, né di un'estromissione di parte contrattuale, dal momento che, sin dal 2002, l'ARAN ha avuto modo di esprimersi al riguardo, chiarendo che, in sede di contrattazione integrativa, a differenza di quanto previsto per la contrattazione collettiva nazionale - per cui a norma dell'articolo 43, comma 3, del decreto legislativo n. 165 del 2001 è necessaria la sottoscrizione del 51 per cento complessivo di rappresentatività sindacale - vale il principio generale del raggiungimento del maggior consenso possibile, la cui valutazione rientra nella discrezionalità dell'amministrazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Rao, ha facoltà di replicare.

Pag. 60

ROBERTO RAO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Alberti Casellati. Nel dichiararmi al momento soltanto parzialmente soddisfatto della risposta, non posso non rilevare - al di là dell'abituale cortesia, ma anche della straordinaria puntualità con cui è stata data risposta ai nostri quesiti - che rimane però una questione legata all'urgente necessità di porre rimedio a questa situazione. Mentre alcune questioni poste dal sottosegretario sono state abbastanza convincenti e probabilmente anche condivise, direi che si tratta soprattutto di trovare i fondi (soprattutto quando il sottosegretario parla della compatibilità con le esigenze di cassa); il Ministero ha sempre dimostrato una certa disponibilità rispetto a queste vicende (un Ministero peraltro attento alle sollecitazioni del Parlamento) e pertanto, di fronte al fatto che le compatibilità con le esigenze di cassa ci lasciano ancora in una fase interlocutoria, dobbiamo aspettare come questa disponibilità si tradurrà in fatti.
Certo osserviamo - lo ha detto il sottosegretario - che il contratto recentemente concluso è stato approvato con il consenso di sindacati importanti, però, in questo settore, essi rappresentano ancora una minoranza, un'ampia minoranza, ma vorremmo che questo contratto integrativo trovasse il consenso della maggioranza dei sindacati. Quindi, l'effettiva rappresentatività dei lavoratori è stata a nostro giudizio trascurata, prescindendo da attese più ampie.
Ora i dipendenti della giustizia hanno contestato l'accordo, come dicevo prima, non solo per rifiutare il metodo che ha appunto consentito al Governo di delineare un nuovo ordinamento professionale con il consenso parziale, ma principalmente si è constatato che i lavoratori della giustizia sono gli unici tra i dipendenti del pubblico impiego a non avere avuto quella riqualificazione del personale, secondo il precedente ordinamento professionale più favorevole.
Le pubbliche amministrazioni hanno espletato e stanno spesso concludendo le procedure per la riqualificazione del proprio personale e si è trattato di produrre procedure più o meno selettive che, a seconda dei casi, hanno permesso di valorizzare molta parte del personale, fino al 100 per cento in qualche caso, in altri casi al 70 per cento, comunque mai meno del 30 per cento, per riconoscere capacità, meriti e mansioni effettivamente svolte. In questo, noi vediamo una penalizzazione degli operatori dell'amministrazione giudiziaria.
Anche l'amministrazione giudiziaria ha avviato proprie procedure, ma queste hanno interessato solo il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria - questo va comunque riconosciuto - e la giustizia minorile. Per il resto, e purtroppo si tratta della parte maggiore dell'amministrazione, questi non sono stati affatto coinvolti in alcun percorso di riqualificazione e sono stati esclusi da ogni opportunità.
Eppure, notiamo che l'esigenza sia molto sentita, se si considera che gli ultimi movimenti risalgono al 1980 e che dal 1990 non è più retribuita l'anzianità lavorativa. Quindi, oggi un dipendente della giustizia con un'anzianità di vent'anni si trova nella stessa situazione in cui era al momento dell'assunzione e nel frattempo il mondo è cambiato e anche l'unità di misura economica è cambiata. Si consideri che, nel frattempo, quasi tutto il personale si è abituato a svolgere mansioni superiori alle proprie, come il sottosegretario certamente sa, perché, in una situazione di carenza, è evidente che prevalga la fungibilità delle mansioni e noi sappiamo quanto il sistema giustizia abbia bisogno dello sforzo del personale per garantire uno standard di efficienza almeno sulla soglia della sufficienza.
Tutto questo ai dipendenti della giustizia appare come una disparità di trattamento, che è inspiegabile e viene avvertita come una svalutazione del loro importante compito. Questa disparità di trattamento è particolarmente evidente soprattutto in regime di mobilità.
Infatti, l'amministrazione della giustizia, date le carenze, è spesso destinataria di procedure per la mobilità del personale che giunge da altre amministrazioni ed è sempre inevitabile constatare che si tratta Pag. 61di personale meglio inquadrato, anche a parità di posizione iniziale e con un'anzianità di servizio quasi sempre inferiore. È una differenza che si trova a vivere tutti i giorni, soprattutto, il personale in mobilità dell'amministrazione giudiziaria.
La situazione del comparto è, inoltre, aggravata dal fatto che le piante organiche sono state nel tempo ridotte. È vero che un'ulteriore riduzione, prevista nell'ultima finanziaria, è stata recentemente revocata con l'approvazione del «decreto milleproroghe», cui faceva riferimento anche il sottosegretario, ma le piante organiche avevano già subito delle revisioni precedenti.
Si bandiscono regolarmente concorsi per magistrati, giustamente e opportunamente, ci mancherebbe altro, mentre la situazione del personale amministrativo è ferma ormai purtroppo da due anni.
I dipendenti della giustizia si trovano, sostanzialmente, in un impasse, perché è tramontato definitivamente il vecchio ordinamento professionale che aveva consentito le riqualificazioni e nel frattempo la legge Brunetta impone che i contratti integrativi si adeguino alle proprie regole entro termini tassativi.
Quindi, una volta modificato il sistema professionale, il nuovo contratto integrativo - che pure è molto contestato perché legato ad una concezione vecchia dell'amministrazione, che separa troppo nettamente compiti e mansioni in modo schematico (possiamo verificare quotidianamente che ciò non è più riscontrabile) - non è più il luogo per restituire al personale la riqualificazione perduta.
Questo contratto integrativo riconoscerebbe minime progressioni allo scopo di mantenere una parte del salario accessorio finora retribuito alla categoria con i fondi stanziati per la riqualificazione. Esse non consentono, per esempio, il passaggio alle aree superiori, ammesso invece che, questo passaggio alle qualifiche superiori è invece permesso nelle altre amministrazioni.
L'incremento economico che questi «minipassaggi» permetterebbero si dimostra inferiore, per la maggioranza del personale, allo stipendio accessorio finora pagato quale premio di produttività.
Per concludere, signor Presidente, signor sottosegretario, mi permetto di avanzare un suggerimento finale, che poi ovviamente il Governo valuterà, ma che troverebbe la nostra immediata disponibilità, almeno come gruppo parlamentare.
Riteniamo che la soluzione possibile sia un intervento legislativo per consentire la valorizzazione del personale attraverso le riqualificazioni che tutti hanno avuto, così riconoscendo capacità acquisite e meriti di professionalità. Riteniamo che l'obiettivo sia esclusivamente quello di rimediare alle differenze di trattamento ed eliminare le disparità che si presentano e si presenteranno tra i dipendenti della pubblica amministrazione. Questo, per essere efficace, dovrebbe però essere retroattivo, si dovrebbe cioè risalire al contratto che ha introdotto le riqualificazioni, quanto meno ad una data anteriore al 14 settembre del 2007.
D'altra parte, il Fondo per le riqualificazioni è retribuito dal 2000: quindi sarebbe giustificato dare retroattività solo giuridica ad un tale provvedimento, risalendo all'ordinamento allora vigente, mentre la decorrenza economica potrebbe essere quella dell'entrata in vigore della legge.
Signor sottosegretario, sono consapevole che su questo fronte non ci possono essere divisioni, ma dobbiamo assolutamente collaborare per risolvere quei problemi che si trovano a vivere quotidianamente gli operatori del settore giustizia: non soltanto i magistrati, ma coloro che, insieme ai magistrati, permettono alla macchina (complessa, e sempre al centro di polemiche) della giustizia di andare avanti. Credo che si potrà trovare insieme una soluzione per dare una risposta alle sollecitazioni che da questi settori provengono.

(Iniziative di competenza in ordine al rispetto della legge n. 194 del 1978 con riferimento ad una recente interruzione di gravidanza avvenuta presso l'ospedale di Rossano (Cosenza) - n. 2-00691)

PRESIDENTE. L'onorevole Capitanio Santolini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00691, concernente iniziative Pag. 62di competenza in ordine al rispetto della legge n. 194 del 1978 con riferimento ad una recente interruzione di gravidanza avvenuta presso l'ospedale di Rossano (Cosenza) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, desidero brevemente illustrare questa interpellanza urgente, in attesa della risposta del sottosegretario, che ringrazio di essere presente e che mi ha consentito in premessa di dire che sono rammaricata del fatto che non sia qui presente il Ministro Fazio. Non voglio togliere nulla all'autorevolezza e alla presenza del sottosegretario Roccella, ma francamente casi di questo genere richiederebbero la presenza responsabile del Ministro Fazio, che avrei preferito fosse qui a rispondere a questa mia interpellanza urgente.
Dico ciò perché si ha l'impressione che la questione che stiamo trattando sia di secondaria importanza rispetto ai tanti gravi casi di malasanità che si registrano, ma anche rispetto ai problemi che la sanità registra nelle varie regioni, cominciando dai deficit di bilancio, dal risanamento che la sanità richiede, da tutti gli aggiustamenti che bisogna fare in questo senso e, quindi, la sanità conquista le prime pagine dei giornali.
Invece, quando si parla di queste questioni, che sono oggetto della mia interpellanza urgente, mi sembra che l'attenzione sia molto più flebile. Mi riferisco, in particolare, a quello che è avvenuto all'ospedale di Rossano in provincia di Cosenza che, per qualche giorno, ha conquistato le pagine dei giornali. È stato veramente un episodio che ha profondamente colpito non solo me, ma anche tutti coloro che hanno firmato questa interpellanza urgente.
Come è noto, è stato espulso, durante un aborto terapeutico, un bambino che si dice fosse alla ventiduesima settimana (e sottolineo l'aspetto dubitativo di questa affermazione). Questo bambino è sopravvissuto per ventiquattro ore senza alcun tipo di assistenza - e sottolineo alcun tipo di assistenza - ed è stato espulso, subendo questo aborto terapeutico dopo i 90 giorni prescritti dalla legge n. 194 del 1978. Ricordo a chi mi sta ascoltando che, in questi casi, l'aborto è consentito solo per un grave pericolo di vita della donna, solo ed esclusivamente in quel caso perché è anche giusto che, davanti ad un pericolo di vita della madre e, rispetto alla morte del bambino, si debba preferire la vita della madre. Su questo punto non vi sono obiezioni. Tuttavia, sempre la legge n. 194 afferma che è necessario che vi sia un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna (sottolineo il grave pericolo di vita).
Questo bambino è stato espulso ed è stato abortito. Ahimè, aveva una straordinaria voglia di vivere e una straordinaria voglia di sopravvivere. Dunque, a 22 ore dall'intervento un sacerdote (e si parla tanto male dei sacerdoti in questo periodo), che ha l'abitudine di andare a pregare per i bambini abortiti o per quelli nati morti, passando di lì, ha visto che questo bambino era vivo, malgrado 22 ore di abbandono. Come dice il sacerdote, sgambettava. Da qui, nasce il mio fiero sospetto, perché un bambino a 22 settimane non sgambetta: quindi, mi sopravviene il fondato sospetto che non fossimo alle 22 settimane di termine prescritto per poter abortire. Ovviamente, vi è stata una grande corsa per cercare di risolvere il problema. Dunque, grandi corse all'ospedale più vicino dove vi era un'equipe di rianimatori che ha cercato di risolvere questo drammatico caso ma questo bambino ovviamente non ce l'ha fatta ed è morto.
Questo bambino era destinato ai rifiuti speciali nella discarica ospedaliera perché è noto che gli aborti fanno la fine di un rifiuto speciale - così si chiamano - in una discarica ospedaliera ed è stato semplicemente dimenticato, altrimenti sarebbe finito lì da vivo. È stato dimenticato in un carrellino, in un angolo di questo reparto di maternità coperto da un piccolo lenzuolo. Se lo sono semplicemente dimenticato e questo bambino ha subito questa fine. Forse, non sarebbe successo per altri Pag. 63interventi chirurgici, ma è successo, invece, ad un essere umano che, per di più, era vivo.
Questo bambino aveva un gran desiderio di vivere, ma gli uomini e le donne del nostro tempo hanno deciso che non era così.
Siccome sono dell'avviso che la legge n. 194 del 1978, visto che rappresenta una specie di tabù per tanta parte della cultura di oggi per cui non si può toccare (guai a rivederla, a ripensarla o a correggerla in qualche aspetto), almeno dovrebbe essere rispettata dal primo all'ultimo articolo. Sappiamo bene, invece, che i primi articoli di tale legge non sono rispettati, come dimostra l'episodio che è oggetto di questa interpellanza urgente.
La legge n. 194 del 1978 prevede, lo ricordo a me stessa, l'assistenza e l'intervento dei sanitari nel caso in cui, a seguito di un aborto, il feto presenti attività vitali. Lo dice la legge n. 194 del 1978. Non mi pare che sia stato fatto così.
Non solo: nel 2006 il centro di bioetica dell'Università Cattolica di Roma ha stabilito che sotto le 22 settimane (alla ventunesima settimana, per capirci) ci si deve astenere da intubazione, ventilazione e da qualsiasi intervento di tipo palliativo, ma per i feti vitali occorre provvedere alla ventilazione e alla intubazione.
Per questo motivo, chiedo al Governo se è stato accertato che la legge n. 194 del 1978 sia stata rispettata nei suoi principi normativi e chiedo anche, dopo questo episodio così drammatico che mi fa male semplicemente rievocare, se sia davvero impossibile che il Governo prenda delle iniziative.
Questo Governo ne fa tante di iniziative, alcune anche encomiabili e alcune discutibili (sappiamo la dialettica politica quale sia); pertanto, chiedo al Governo di cercare di attivarsi perché simili episodi non solo non avvengano più, ma per fare in modo che ci sia una sorta di prevenzione, anche di tipo culturale, nei confronti dell'aborto e dell'attività abortiva nel nostro Paese.
Infatti, c'è una sorta di cultura negativa nei confronti della vita e, quindi, del mantenere in vita le persone. È vero che si tratta di una questione culturale su cui il Governo non può intervenire con norme di legge, perché il problema culturale non si risolve così, però si potrebbe anche, per esempio, cercare di mettere in essere, di discutere e di portare all'ordine del giorno una riforma dei consultori, oppure garantire una puntuale applicazione dei primi articoli della legge n. 194 del 1978, che forse in qualche modo potrebbe evitare episodi così drammatici.
Per cui sono davvero in attesa della risposta del sottosegretario, sapendo in partenza quanto il sottosegretario sia attenta a queste questioni, ma vorrei che lo fosse il Governo nel suo complesso, e quindi mi riservo eventualmente di replicare.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Eugenia Roccella, ha facoltà di rispondere.

EUGENIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, premetto che condivido le considerazioni espresse dall'onorevole Capitanio Santolini sulla gravità del caso in questione e le assicuro che da parte del Ministero della salute c'è stata una valutazione analoga, e proprio in base a questa valutazione abbiamo inviato immediatamente sul luogo gli ispettori ministeriali.
Forse da parte di altri, per esempio della stampa italiana, c'è stata una scarsa attenzione al caso. Fra l'altro, la stampa internazionale, la CNN e le televisioni internazionali, hanno dato a questo caso un rilievo maggiore di quello che è stato dato dai mezzi di comunicazione italiani.
Sul caso il Ministero della salute ha provveduto immediatamente ad acquisire elementi di conoscenza per il tramite della prefettura - ufficio territoriale del Governo di Cosenza.
L'azienda sanitaria provinciale ha riferito che il responsabile dell'unità operativa di risk management, a seguito di comunicazione del direttore del presidio ospedaliero di Rossano di avvenuto evento sentinella, ha immediatamente attivato, in Pag. 64osservanza al protocollo ministeriale, la procedura prevista.
Nella giornata del 27 aprile scorso lo stesso dirigente sanitario ha provveduto ad acquisire la documentazione e ad intrattenere un preliminare confronto con il direttore del presidio di Rossano. Il 28 aprile si è tenuto presso il presidio ospedaliero di Rossano un audit clinico con il personale interessato all'evento.
Il Ministero della giustizia ha comunicato che, secondo quanto riferito dal procuratore della Repubblica presso il tribunale di Rossano, le indagini preliminari sui fatti oggetto di segnalazione sono state avviate immediatamente.
La procura ha, infatti, tempestivamente disposto il sequestro delle cartelle cliniche ed ha già provveduto ad acquisire le dichiarazioni di numerose persone informate sui fatti.
Inoltre, in data 28 aprile scorso, lo stesso ufficio ha conferito al professor Introna, ordinario di medicina legale presso l'università di Bari, un incarico di consulenza per l'esame autoptico del feto.
Allo stato, risultano iscritte nel registro degli indagati tre persone, per l'ipotesi di omicidio volontario e violazioni della legge sull'interruzione di gravidanza.
Dal punto di vista tecnico si osserva che, per quanto riguarda l'interruzione volontaria di gravidanza dopo i primi novanta giorni, essa può essere praticata, come previsto dall'articolo 6, quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna, ovvero quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna.
Quando sussistono segni di vitalità del feto successivi all'interruzione volontaria di gravidanza, il medico deve adottare ogni misura necessaria e idonea a salvaguardare la vita del bambino, nel rispetto del parere del Consiglio superiore di sanità del 3 marzo 2008. Tale parere infatti, fornisce raccomandazioni agli operatori in merito alle terapie più appropriate per le cure perinatali nelle età gestazionali estremamente basse (22-25 settimane).
In considerazione della gravità dell'episodio, ho disposto immediatamente una ispezione amministrativa presso il presidio ospedaliero di Rossano. Do lettura della parte della relazione degli ispettori che ci è pervenuta e che fornisce la descrizione dell'evento. Il 14 aprile 2010 la signora M.M. di anni 37 si sottopone, presso lo studio medico della dottoressa R.C., dirigente medico di ostetrica presso l'ospedale di Corigliano, ad ecografia che segnala la presenza di un feto portatore di schisi labiale e del palato. Il 19 aprile 2010 la signora M.M. si sottopone a visita presso il dipartimento di salute mentale di Cosenza, dove la dottoressa R.V. al termine della visita specialistica rilascia certificazione da cui risulta «disturbo dell'adattamento con aspetti emotivi misti. Poiché la paziente si trova in stato di gravidanza con feto affetto da malformazione l'ulteriore proseguimento della gravidanza stessa comporterebbe un aggravamento della patologia materna tale da determinare un grave pericolo per la sua salute psichica».
Sulla base di ciò la signora M.M., alle ore 17.00 del 20 aprile 2010, venne ricoverata presso l'unità operativa complessa di ostetricia e ginecologia dell'ospedale di Rossano per interruzione volontaria di gravidanza nel secondo trimestre.
All'ingresso in ospedale, la signora risulta essere alla prima gravidanza con ultima mestruazione risalente al 16 novembre 2009 (ventiduesima settimana di gestazione). L'indagine ecografica rileva la presenza di «feto singolo, estremo cefalico in basso, dorso antero laterale. Liquido amniotico regolare. Movimenti fetali attivi. Diametro biparietale 56, femore 37, circonferenza cranica 34. Presenza di labiopalatoschisi più pronunciata a sinistra».
Nella copia della cartella clinica risultano presenti anche 13 copie di foto di ecografia ostetrica praticata in data 21 aprile presso il reparto di ostetricia e ginecologia dell'ospedale di Rossano.
Inoltre, lo stesso ginecologo ha riferito di aver informato la signora riguardo alla Pag. 65possibilità di riparazione della malformazione evidenziata sul feto dicendole che, presso l'ospedale di Cosenza, erano presenti le professionalità specialistiche chirurgiche che avrebbero potuto risolvere il problema della labiopalatoschisi: tali informazioni non hanno, comunque, modificato la decisione presa dalla paziente.
Il 22 aprile, alle ore 10,10, viene applicata prostaglandina per via intravaginale, seguita da altre applicazioni nel corso del pomeriggio fino a tarda sera ed il giorno 24 aprile alle ore 13,30 si ottiene l'espulsione del feto.
Gli accadimenti successivi sono esclusivamente frutto delle relazioni cliniche prodotte dai sanitari e di quanto emerso in corso di audit clinico. Nella propria relazione il dottor P.S., ginecologo che ha assistito la gravida nella espulsione, afferma: «Il feto alla nascita si presenta cianotico su tutto l'ambito corporeo, flaccido, ipotonico, privo di attività motoria e respiratoria evidente. In considerazione di questa valutazione, non si eseguono manovre rianimatorie. Successivamente, non constatando segni di miglioramento clinico, lo si adagia sul fasciatoio. Tale situazione è ulteriormente accertata a distanza di più ore».
Supponendo la diagnosi di morte certa, non viene chiamato né il pediatra né il rianimatore. Il medico addetto all'IVG ha continuato ad assistere nei successivi almeno 70-80 minuti la donna nella fase di secondamento e di controllo dell'emostasi.
Risulta poi che il neonato è stato avvolto in un telo e adagiato su un fasciatoio posto nel locale immediatamente adiacente la sala parto in attesa di un suo trasporto presso la camera mortuaria, come da prassi in quell'ospedale per prodotti abortivi dalla ventesima settimana in poi, ed in tale luogo rimase per tutto il pomeriggio. Sempre dall'audit effettuato risulta che nel pomeriggio il personale sanitario non ha avuto accesso al blocco parto.
Tra le ore 21 e le ore 0,45 del 25 aprile, per quanto riferito, il dottor P.S., dovendo espletare un parto, spostò il neonato dal luogo dove era stato posto (in quanto il locale viene utilizzato per prestare le prime cure al neonato subito dopo il parto) in una stanza del blocco parto non attigua alla sala parto. Il neonato venne adagiato in una spasetta di metallo poggiata su di un carrello servitore e lì rimase per tutta la notte e buona parte del mattino successivo (25 aprile), fino a quando la dottoressa M.A., dopo avere effettuato la visita di reparto, si recò insieme alla ostetrica S.V., in quella stanza.
Entrata nella stanza la dottoressa M.A. percepì un rumore provenire dalla spasetta nella quale era adagiato il nato, completamente avvolto in un telo. Rimosso il telo poté verificare la presenza di un neonato flaccido, cianotico, ma capace di eseguire movimenti respiratori tipo gasping con emissione di gemiti.
Rapidamente la dottoressa M.A. contattò il pediatra che intervenne prontamente, contattò il dottor G.P., direttore dell'unità operativa complessa di ostetricia, che fece chiamare il rianimatore ed il dottor P.S.. Il neonato venne temporaneamente ricoverato il 25 aprile alle ore 12 presso la S.O.S. di Pediatria ed assistenza neonatale con diagnosi di prematurità estrema.
All'esame obiettivo eseguito dal pediatra-neonatologo viene rilevato come feto vivo di circa 600 grammi che presenta funzioni vitali estremamente critiche: inoltre, il pediatra riporta un indice di Apgar pari a 4, che assegnato però dopo 24 ore di vita non ha alcuna funzione e capacità predittivo-prognostica, come invece accade quando correttamente assegnato entro 10 minuti dalla nascita.
In attesa dell'arrivo del rianimatore il neonato venne assistito con ossigeno con mascherina e alle ore 12,15 il rianimatore obiettivo: attività cardiaca non rilevabile, cianosi diffusa alle estremità, tono muscolare assente, minima reazione agli stimoli dolorosi, respiro superficiale con rientramenti diaframmatici e saturazione d'ossigeno del 70 per cento alla rilevazione della saturimetria con frequenza cardiaca di 60 battiti per minuto.
Pag. 66Venne posizionato un tubo oro-tracheale numero 2 e la manovra venne resa difficoltosa dalla labiopalatoschisi e si procedette a ventilare manualmente il neonato.
Di concerto con il dottor G.P. venne contattata l'Unità di terapia intensiva neonatale dell'Azienda ospedaliera di Cosenza per il trasferimento del prematuro. Il trasferimento venne effettuato, alle ore 13,15, con culla termica ed a mezzo ambulanza con assistenza neonatologica e rianimatoria.
Il neonato è giunto presso l'Unità di terapia intensiva neonatale di Cosenza alle ore 14.30 e dalla relazione clinica, confermata durante l'audit da quanto esposto dal dirigente della Utin (Unità di terapia intensiva), risulta: «neonato di 500 grammi di peso, condizioni generali gravissime con stato preagonico, presenza di labiopalatoschisi, respira con ventilazione meccanica, battito cardiaco non percepibile all'auscultazione, reattività assente. Nonostante le cure e l'assistenza intensiva praticata le condizioni del neonato sono rimaste sempre gravissime e non si è avuto nessun miglioramento clinico, con decesso avvenuto alle ore 2.55 del 26 aprile 2010 per arresto cardio-circolatorio». Qui finisce la citazione dalla relazione degli ispettori.
Solo l'autopsia potrà dire con certezza l'effettiva età del neonato, in presenza di dati che appaiono contraddittori.
Ricordo che, secondo la legge n. 194 del 1978, all'articolo 7, quando sussiste la possibilità di vita autonoma del feto l'interruzione della gravidanza può essere praticata solo nel caso di cui alla lettera a) dell'articolo 6 (e cioè quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna) e il medico che esegue l'intervento deve adottare ogni misura idonea a salvaguardare la vita del feto.
I fatti dimostrano che quello di Rossano Calabro era un neonato che è sopravvissuto senza alcuna cura per 24 ore, dodici delle quali in gran parte notturne, in grave ipotermia, adagiato in una spasetta in metallo poggiata su di un carrello servitore, dopo le quali si rilevava emissione di gemiti; poi è sopravvissuto altre 12 ore con assistenza.
Non si è a conoscenza di cosa sarebbe successo se fosse stato subito soccorso adeguatamente in un ospedale attrezzato, ma sicuramente ha dimostrato di avere avuto capacità di vita autonoma, nonostante il completo abbandono e le condizioni avverse in cui si è trovato.
Nell'attesa che le indagini ci offrano maggiori elementi di valutazione, possiamo affermare sin da ora che, nelle condizioni in cui si stava effettuando l'interruzione di gravidanza, era necessario avere a disposizione un ospedale e personale attrezzato per grandi prematuri, mentre il centro di Rossano Calabro risulta avere scarsa esperienza di parti di neonati pretermine e che il neonato è stato evidentemente abbandonato.
Per quanto riguarda le iniziative da assumere il Governo sta valutando quale strumento utilizzare (accordo Conferenza Stato-regioni, intervento normativo ad hoc o atto di indirizzo) per vietare gli aborti oltre la ventiduesima settimana di gravidanza, come ormai conviene l'intera comunità scientifica, e affinché le interruzioni di gravidanza fra la ventesima e la ventiduesima settimana vengano effettuate solo presso unità ospedaliere con terapia intensiva neonatale, per assicurare almeno cure compassionevoli ed evitare qualsiasi forma di abbandono di neonato fortemente prematuro.

PRESIDENTE. L'onorevole Capitanio Santolini ha facoltà di replicare.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, la situazione è così drammatica che mi sembrava di cogliere anche nella voce del sottosegretario Roccella un certo disagio, una certa fatica a dire le cose e veramente anche una certa emozione, e ciò riguarda anche me.
Di questa risposta mi dichiaro parzialmente soddisfatta, sottosegretario, fatta salva la sua sensibilità. La ringrazio di essere qui, però, insisto nel dichiarami parzialmente soddisfatta e cercherò di spiegare per quali ragioni.
Pag. 67La sequenza che lei ha letto, a mio avviso, è semplicemente agghiacciante, lo ripeto: è agghiacciante. Intanto si parla - non si può fare diversamente, lo riconosco - di prefetture, di procure, di persone informate dei fatti, di ASL, di procedure di documentazione, di esami autoptici. Si deve fare così, lo so, ma qui si parla di vite umane abbandonate!
Lei mi parla di tre indagati, domando se tra questi c'è anche la mamma, perché io non lo so. Nei confronti di quella donna esprimo tutta la mia compassione, se posso dire così; ma può una donna decidere di eliminare un proprio figlio semplicemente perché è affetto da palatoschisi, quando dalla sua relazione apprendo che le è stato anche spiegato che era possibile riparare a questa malformazione? A quali pressioni è stata sottoposta questa donna, a quali condizionamenti? Quali problemi, quali sofferenze, quali fatiche? Ma anche quali errori...

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17,43)

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Allora, non può essere che decidiamo di far fuori un bambino semplicemente perché affetto da palatoschisi, mi sembra veramente troppo poco. C'è una sorta di decisione da parte degli adulti su chi è abilitato a vivere e chi no, su chi ha l'accesso ad una vita e chi no, e c'è l'idea, che è di questo caso così agghiacciante, che la vita non va bene se non è come noi la desideriamo, come noi ce la immaginiamo. Questo non è colpa di quella madre, questo è colpa di una cultura che sta pervadendo questa società e nessuno fa qualcosa per contrastarla.
Lei mi parla di un bambino che è stato messo in una spasetta e pesava 500 grammi: sono cose che nell'Italia del 2010 speravo non venissero dette mai. Lei ha affermato che l'autopsia ci dirà qualcosa e mi auguro che poi venga resa nota perché i dati sono contraddittori ed io sono d'accordo con questo: personalmente - mi assumo la responsabilità di quello che dico - non credo che il feto fosse di 22 settimane, però aspettiamo i dati dell'autopsia.
Vede sottosegretario, come è scritto nella sua relazione, il problema è che occorrono ospedali attrezzati anche per queste interruzioni tardive di gravidanza. Ma il mio problema, che mi interroga come parlamentare, ma anche come donna e mamma, è che se fosse stato un aborto spontaneo (e non fosse stato un aborto), ovvero se fosse stato un parto prematuro, ci sarebbe stata una corsa a salvare quel bambino: ci sarebbe stata una volontà incredibile di salvare quel bambino che avrebbe rappresentato un parto prematuro. Quindi, quel bambino probabilmente si sarebbe salvato, perché avrebbe rappresentato l'amaro destino di un parto prematuro. Al contrario, il bambino è stato abbandonato perché era un aborto: questo è il problema. È stato abbandonato perché era un aborto e dalla sua relazione risulta: «supponendo una morte certa». Come si può «supporre» una morte certa? Si suppone una morte certa esclusivamente perché quello era un aborto e, essendo un aborto, non meritava un controllo ulteriore per cercare di capire se il bambino era morto davvero. Ma come si fa a dire in una relazione: «supponendo una morte certa»? Ma si suppone una morte? O si verifica fino in fondo? Ripete che, se non fosse stato un aborto, ma un parto prematuro, quel bambino si sarebbe salvato, perché ci sarebbe stata una corsa colossale e sarebbe stato possibile salvarlo, da quello che risulta dalla sua relazione.
Ricordo, sempre a me stessa, che il Ministero della salute ha chiesto un parere al Consiglio superiore della sanità nel 2008 sull'assistenza nelle età gestazionali estremamente basse. Si afferma che la cura e la promozione della vita e della salute del feto sono prioritarie e bisogna informare i genitori in maniera completa, accurata e comprensibile su tutto quello che si può fare e delle prevedibili conseguenze sulla sopravvivenza, sulla salute e sulle possibilità alternative all'assistenza in caso di difficoltà. Si deve considerare, prima di Pag. 68tutto, la tutela della vita e della salute del feto - e questo lo dice l'Istituto superiore di sanità - e, inoltre, la collaborazione deve essere programmata possibilmente in anticipo, anche in casi di aborto terapeutico. C'è un documento molto voluminoso del Comitato nazionale di bioetica, in cui si parla di sospendere i trattamenti salva vita e di rianimazione a carico dei neonati e in cui si dicono esattamente le cose dette dall'Istituto di sanità: è obbligatorio fare gli interventi nella maniera e nella sicurezza migliore, garantendo al meglio la madre e la vita del bambino ovviamente. Tutto questo non è avvenuto.
Come lei dice, ricordo - e questo mi rende parzialmente soddisfatta della sua relazione - che state cercando di valutare come si possa fissare a 22 settimane il limite dell'aborto terapeutico.
In Giappone sopravvive il 40 per cento dei bambini abortiti a 22 settimane e dai tempi della legge n. 194 del 1978 il mondo, la medicina e la scienza sono cambiati. Non mi basta che il Ministero stia valutando la questione, sottosegretario, in quanto bisogna che acceleri al massimo tutte le procedure possibili ed immaginabili. Mentre il Ministero, infatti, sta valutando, magari succedono altri casi analoghi e li ricordiamo oggi: quelli di Careggi e dell'ospedale San Camillo di Roma. Non è un caso isolato in un secolo, in quanto ogni tanto succedono questi episodi che, in un mondo che si dice civile, non devono più accadere.
Voglio sottolineare la superficialità con cui si ricorre alla diagnosi prenatale, se la diagnosi prenatale significa che poi ci si libera del bambino semplicemente perché ha un labbro leporino, e l'abbandono a cui sono sottoposte le donne che si sentono dire queste cose e non hanno il conforto, il sostegno e l'aiuto delle strutture sanitarie, dei familiari, del marito, del compagno, di chiunque esso sia, che si trovano sole probabilmente a prendere decisioni drammatiche.

PRESIDENTE. Onorevole Capitanio Santolini, la prego di concludere.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Sottolineo la superficialità con cui si ricorre al criterio della salute psichica della donna. Sul giornale, poco tempo fa, è stata riportata una sorta di confessione di un medico che da laico - dice lui - praticava e firmava certificati che attestavano la compromissione della salute psichica della mamma, li firmava in maniera veramente disinvolta, sapendo che era un escamotage per garantire aborti tardivi.
Sottolineo infine la superficialità con cui si affrontano questi problemi, che riguardano, in definitiva, una selezione eugenetica e una selezione impropria di questi bambini, che avrebbero diritto alla vita. Mi auguro davvero che il Ministero prenda provvedimenti urgenti e lo sollecito, qui in Parlamento, a portare avanti dei progetti di legge, che ci sono, che possano in qualche modo servire a prevenire queste vicende così drammatiche.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'istituto comprensivo Colle Sannita e Castelpagano di Benevento, che stanno assistendo ai nostri lavori, in particolare alle interpellanze urgenti, dalle tribune (Applausi).

(Iniziative del Ministero dell'economia e delle finanze nei confronti degli amministratori dell'ENI in relazione alla struttura societaria e alle strategie fiscali adottate dalla società - n. 2-00700)

PRESIDENTE. L'onorevole Vico ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00700, concernente iniziative del Ministero dell'economia e delle finanze nei confronti degli amministratori dell'ENI in relazione alla struttura societaria e alle strategie fiscali adottate dalla società (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, pongo molta fiducia - spero che non sia delusa - in una risposta abbastanza adeguata all'interpellanza posta, anche perché, Pag. 69sostanzialmente, è la terza volta che la riproponiamo al Governo e al Ministero competente.
Si tratta di una questione abbastanza semplice. La società ENI Spa, di cui il Governo è azionista di maggioranza relativa, versa all'erario italiano poco più di 300 milioni di imposte nette a fronte di un utile ante tasse di 7 miliardi di euro, vale a dire un'incidenza fiscale di circa il 5 per cento. Parallelamente crescono le imposte che ENI Spa versa all'estero. ENI Spa eroga dei dividendi alle società controllate che hanno sede in Stati e territori a regime fiscale privilegiato. In particolare, le principali aziende che hanno provveduto ad erogare dividendi dal controllante ENI Spa sono state la ENI International per 3 miliardi e 235 milioni di euro e l'ENI Investments Plc per 917 mila euro. La prima ha sede ad Amsterdam, la seconda a Londra. Tali società ovviamente controllano quarantotto società che risiedono con filiali in Stati o territori a regime fiscale privilegiato o che sono elencati nell'articolo 3 del decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 21 novembre 2001.
Il 24 settembre scorso il Viceministro Vegas ha avuto modo di rendere la seguente dichiarazione, che leggo testualmente: «Il Ministero dell'economia e delle finanze, azionista della società ENI Spa, si limita ad esercitare i diritti dell'azionista, non esercitando attività di direzione e di coordinamento (d'altronde - ha detto il Viceministro Vegas - questa è la natura dell'azionista)».
Onorevole rappresentante del Governo, mi consenta, come direbbe il Presidente del Consiglio in carica: l'articolo 6 dello statuto ENI attribuisce al Ministero dell'economia e delle finanze, ai sensi delle leggi n. 474 del 1994 e n. 350 del 2003, una golden share in virtù della quale nessun azionista diverso dal Ministero può possedere, a qualsiasi titolo, azioni della società che comportino una partecipazione superiore al 3 per cento del capitale sociale, così garantendo che il controllo della società resti nelle mani dell'azionista di maggioranza relativa, che è proprio il Ministero dell'economia e delle finanze. Per la stessa finalità, l'articolo 6.2, lettera b) dello statuto dell'ENI rende il Ministero l'unico soggetto che può opporsi alla conclusione di patti parasociali o di accordi.
Desidero infine sottolineare e ricordare all'onorevole rappresentante del Governo che in base all'articolo 17 dello statuto di ENI Spa la gestione della società viene attribuita ad un consiglio di amministrazione di nove amministratori, ove ben sei su nove provengono dalle liste presentate dal Ministero dell'economia e delle finanze, includendo tra questi presidente ed amministratore delegato della società. In base a tali valutazioni, attendo fiducioso la risposta.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Laura Ravetto, ha facoltà di rispondere.

LAURA RAVETTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, l'interpellanza urgente Vico n. 2-00700 concerne la partecipazione del Ministero dell'economia e delle finanze nella Società ENI Spa, e in particolare l'opportunità di intraprendere azioni volte a rendere più stringente il controllo sulle scelte strategiche della società, anche alla luce della presunta bassa imposizione fiscale gravante sulla stessa.
Al riguardo, si fa presente che il Ministero dell'economia e delle finanze detiene una partecipazione del 20,31 per cento in ENI Spa, che è una società quotata in borsa. Come riferito in data 24 settembre 2009 dal Viceministro dell'economia e delle finanze onorevole Giuseppe Vegas, in occasione dello svolgimento di un atto parlamentare di analogo contenuto, il Ministero dell'economia e delle finanze, azionista della società ENI Spa, si limita ad esercitare i diritti dell'azionista, non esercitando attività di direzione e coordinamento e non intervenendo nella gestione operativa né della capogruppo, né delle controllate. Comunque, al fine di chiarire in modo esauriente i quesiti posti con il documento parlamentare in discussione, si Pag. 70ritiene opportuno citare i dati riportati nel bilancio consolidato di ENI e nel bilancio civilistico di ENI Spa per il 2008.
Per quanto riguarda l'attività del Gruppo ENI all'estero, ENI opera nelle attività del petrolio e del gas naturale, della generazione e commercializzazione di energia elettrica, della petrolchimica e dell'ingegneria e costruzioni, nelle quali vanta competenze di eccellenza e forti posizioni di mercato a livello internazionale, essendo presente in 70 Paesi con circa 79 mila dipendenti. Dal bilancio 2008 risulta che la società possiede partecipazioni in 368 imprese controllate e 202 imprese collegate, localizzate tra Italia ed estero.
La struttura estera del Gruppo è composta da società che operano principalmente nel settore Exploration & Production, con attività connesse alla ricerca, produzione e coltivazione di idrocarburi. Tali attività sono ubicate nei Paesi di produzione, quali ad esempio Kazakistan, Libia, Nigeria, Norvegia, Congo, USA, eccetera.
Negli allegati alle note del bilancio consolidato di ENI al 31 dicembre 2008 è riportato l'elenco delle imprese controllate, tra cui sono anche riportate le holding di partecipazioni ENI International BV, con sede in Olanda, ed ENI Investment Plc, con sede a Londra, le quali hanno distribuito i relativi dividendi alla capogruppo ENI Spa.
Per quanto riguarda le imposte sul reddito del bilancio consolidato, sempre dal bilancio 2008 risulta che la parte più rilevante degli oneri per imposte correnti, quindi per imposte effettivamente versate, è sostenuta dalle imprese estere del settore Exploration & Production, il cui tax rate è di circa il 60 per cento. Il totale della voce imposte sul reddito per il Gruppo beneficia per il 2008 del rilascio di fiscalità differita e calcolo di quella anticipata che, senza modificare le imposte correnti, cioè quelle effettivamente versate, determina per il Gruppo un minore tax rate effettivo di 3,8 punti percentuali del bilancio consolidato ed un saldo complessivo per imposte sul reddito di 9.692 milioni di euro.
Come riportato in dettaglio nella Relazione sulla gestione al bilancio di esercizio 2008 di ENI Spa, al totale della voce «imposte sul reddito» (306 milioni di euro) concorrono primariamente l'IRES e l'IRAP correnti, quindi effettivamente versate, di competenza dell'esercizio 2008, che calcolate sulla base della stima del reddito imponibile ammontano a 1.455 milioni di euro. Concorrono inoltre in saldo algebrico, a livello contabile senza effetti sulle imposte correnti versate, il rilascio della fiscalità differita ed il calcolo della fiscalità anticipata calcolate sulle differenze temporanee tra i valori fiscali delle attività e passività iscritte in bilancio e i corrispondenti valori riconosciuti ai fini fiscali. In particolare, il rilascio della fiscalità differita consegue all'emanazione del decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008 (convertito dalla legge n. 133 del 2008) che, da una parte, ha abolito per le imprese del settore energia la possibilità di valutare le scorte secondo il metodo LIFO, dall'altra ha previsto un'imposta sostitutiva del 16 per cento (227 milioni di euro da versare in tre rate di pari importo nel 2009, 2010, 2011) sulla differenza di valore tra LIFO e costo medio ponderato con un effetto netto di 294 milioni di euro.
A fronte di un risultato al lordo delle imposte di ENI Spa di 7.050 milioni di euro, i dividendi ammontano a 5.693 milioni di euro, di cui 4.496 milioni provenienti dall'estero. Tali dividendi, provenendo da utili già tassati nei Paesi dove si svolge l'attività di ENI, sono soggetti ad imposizione per il solo 5 per cento del loro ammontare al fine di evitare la doppia imposizione. Come si legge dal fascicolo di bilancio 2008, la quota di produzione estera del settore exploration and production è stata dell'89 per cento. Conseguentemente, così come la maggior parte della produzione è localizzata nei Paesi esteri che possiedono risorse naturali, l'onere per imposte estere non può che essere superiore a quello per imposte italiane.
Si può notare che ad una quota di produzione fatta all'estero dell'89 per cento corrispondono oneri tributari correnti esteri pari all'84 per cento del totale Pag. 71degli oneri tributari correnti, come da consolidato. Per quanto riguarda invece il tema delle società controllate e collegate residenti in Stati o territori a regime fiscale privilegiato, sempre negli allegati e note del bilancio consolidato di ENI al 31 dicembre 2008, la società controlla, al 31 dicembre 2008, 23 società residenti o con filiali in Stati o territori a regime fiscale privilegiato; di queste 16 sono soggette ad imposizione in Italia o perché incluse nella dichiarazione dei redditi di ENI Spa (15) o perché divenute fiscalmente residenti a seguito del trasferimento in Italia della sede dell'amministrazione (una).
Le altre sette sono soggette ad imposta solo a livello locale per l'esenzione ottenuta dall'Agenzia delle entrate dimostrando che svolgono un'effettiva attività industriale o non conseguono l'effetto di localizzare i redditi in paradisi fiscali. Molte di queste società sono entrate a far parte del gruppo al momento dell'acquisizione di società estere tramite offerte di pubblico acquisto di società quotate in Borsa. Inoltre, ENI controlla 25 società localizzate in Stati o territori ove sono disponibili taluni regimi fiscali privilegiati per determinate fattispecie.
Secondo quanto si legge nel fascicolo di bilancio, nessuna delle 25 società si avvale di tali regimi e, pertanto, le società pagano le imposte in loco secondo il regime ordinario con modalità comparabili a quanto avverrebbe in Italia. In sede di assemblea degli azionisti 2008, l'amministratore delegato, a fronte di una domanda di un azionista in merito alla presenza di ENI in Paesi considerati paradisi fiscali, ha affermato tra l'altro che dal possesso di tali società ENI non ottiene alcun beneficio fiscale. Tutte queste società hanno la certificazione di bilancio e nessuna di queste società ha emesso strumenti finanziari.
La gran parte di queste società deriva dalle acquisizioni realizzate negli anni scorsi e quindi la semplificazione della struttura societaria resta una degli obiettivi di ENI. Con riferimento, infine, all'opportunità di intraprendere ulteriori iniziative, si soggiunge che nei mesi scorsi la normativa in materia di società partecipate estere (controlled foreign companies) è stata oggetto di modifiche normative volte, da un lato, a renderne più stringenti le condizioni previste per la disapplicazione e, dall'altro, ad ampliarne il raggio di azione. Il decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, (cosiddetto decreto anticrisi), infatti, ha escluso la possibilità di disapplicare la disciplina controlled foreign companies qualora i proventi della società estera controllata, per oltre il 50 per cento derivino: dalla gestione, detenzione o investimento in titoli, partecipazioni, crediti o altre attività finanziarie; dalla cessione o concessione in uso di diritti immateriali relativi alla proprietà industriale, letteraria o artistica; dalle prestazioni di servizi nei confronti di soggetti che direttamente o indirettamente controllano la società non residente, ne sono controllati o sono controllati dalla stessa società che controlla la società non residente, ivi compresi i servizi finanziari.
Con il medesimo decreto è stata inoltre estesa la disciplina controlled foreign companies a soggetti controllati che risultino residenti in Stati o territori non compresi nell'attuale black list, qualora beneficino di una tassazione particolarmente privilegiata e sempre che abbiano conseguito prevalentemente passive income o proventi da attività infragruppo. In questo modo, l'applicazione della normativa delle controlled foreign companies è stata allargata, al pari di quanto riscontrabile in altri Paesi europei, a tutti gli insediamenti esteri che siano espressione di fenomeni elusivi, indipendentemente dallo Stato o territorio di residenza.
Al contribuente è, comunque, concessa la possibilità di dimostrare, mediante la procedura di interpello, che la società controllata non rappresenti una «costruzione di puro artifizio» volta a conseguire un indebito vantaggio fiscale.

PRESIDENTE. L'onorevole Vico ha facoltà di replicare.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, onorevole sottosegretario Ravetto, sono Pag. 72meravigliato. La domanda, posta per la terza volta, non è se l'ENI svolge attività lecitamente fiscali, anche perché è noto a tutti che avere sedi holding in Europa, come in questo caso, è consentito. Onorevole sottosegretario Ravetto, la domanda era un'altra: ENI non è Shell o British Petroleum, ma una società della quale è azionista il Ministero dell'economia e delle finanze e la sua risposta non ha colto, per la terza volta, la sostanza dell'interpellanza. Siamo ancora di fronte, quindi, ad un'argomentazione insufficiente, evasiva, omissiva.
Allora lei mi consentirà, onorevole sottosegretario Ravetto, questa asserzione sintetica: il Ministero dell'economia e delle finanze, in qualità di azionista dell'ENI, fa cassa con i dividendi che ENI distribuisce corposamente per effetto della fiscalità di vantaggio che consegue in Olanda e in Gran Bretagna. Lo stesso Ministero dell'economia e delle finanze, in qualità di cassa pubblica dello Stato italiano, invece, registra delle perdite, nonché dei mancati incassi e dei mancati introiti fiscali delle tasse e delle imposte che ENI non versa in Italia. Mi consentirà, il sillogismo è presto fatto: il Ministero dell'economia e delle finanze, azionista dell'ENI, preferisce che ENI versi le tasse ad Amsterdam e a Londra, in danno dell'erario italiano e dei consumatori italiani. Ripeto: ENI non è Shell o BP. A questo punto, onorevole rappresentante del Governo, mi consenta di svolgere ancora altre valutazioni che fanno seguito alla natura della risposta che ci è parsa non adeguata. Ci dicano il Governo, il Ministero dell'economia e delle finanze: qual è la logica che anima e muove il Ministero dell'economia e delle finanze?
Desidero ricordare al Governo alcuni provvedimenti recenti, non quelli che lei gentilmente ci ha riferito, abbastanza noti, ma altri. Anno 2008: decreto-legge n. 112 convertito nella legge n. 133 con il quale viene introdotta la Robin tax, ovvero una tassa dove si stabilisce l'aumento dell'addizionale IRES nel settore energetico e la si fissa al 5,5 per cento. Naturalmente devo precisare che si tratta della Robin Hood tax.
Anno 2009: legge n. 99. La Robin Hood tax viene aumentata di un altro punto e passa al 6,5 per cento, ma, nel frattempo, il Ministero dell'economia e delle finanze è sempre azionista dell'ENI.
Contemporaneamente l'ENI regala - ripeto: regala - 200 milioni di euro al Governo per finanziare la social card. In seguito, il 3 agosto 2009, il Ministro Tremonti con decreto-legge n. 103 porta a compimento lo scudo fiscale: un colpo di spugna a reati come il falso in bilancio e così via con l'argomentazione del recupero risorse finanziarie per l'uscita dalla crisi. Quindi l'erario italiano batte cassa - ripeto: batte cassa - con leggi e provvedimenti. Ci suggerisca lei, onorevole sottosegretario, l'autentica interpretazione di queste vicende. Da un canto si è azionisti e si fa cassa con i dividendi perché si sta nei Paesi dove c'è un privilegio fiscale, dall'altro si batte cassa e, come erario pubblico, non si incassano le imposte in Italia.
Anche in questo caso il Viceministro Vegas - se ancora citato - non dice cose vere perché fa testo lo statuto dell'ENI, non la dichiarazione del Viceministro. Dunque qual è l'eventuale lineare coerenza delle considerazioni sin qui dette da chi parla? Il Ministero, che è azionista, è anche controllore dell'ENI e non esercita il ruolo che gli è assegnato nell'interesse del Paese.
Ma ora mi sarà consentito di intervenire su alcuni passaggi della argomentazione che viene resa oggi in quest'Aula in sede di svolgimento di interpellanze urgenti. L'ENI è una grande azienda italiana, grande e importante e non è in discussione questo, anzi. È sempre altra la questione posta per la terza volta. Si dice che l'ENI ha società di esplorazione e di estrazione di petrolio all'estero in tanti Paesi quelli che la sottosegretario ha nominato nella risposta all'interpellanza e, quindi, il reddito viene versato lì. Ma chi dice questo? Le imprese controllate dall'ENI, tramite holding, hanno sede ad Amsterdam e a Pag. 73Londra e, com'è noto a tutti, se mi è permesso dirlo in questa sede senza alcuna supponenza, in ogni caso una holding, quando produce gli utili, gli stessi si ricavano dalla vendita del prodotto e del bene. L'utile non si ha quando si estrae il petrolio o quando si fa camminare il gas nella formula impropria. L'utile si ha quando si vende il petrolio e, com'è noto, il petrolio e gli altri beni che ENI estrae, sono prevalentemente venduti nel mercato italiano. Ripeto: nel mercato italiano. E il consumatore italiano è soggetto fiscalmente all'acquisto di quel bene.
Gli utili della holding che si trova ad Amsterdam e a Londra, sono procurati alla ENI Spa prevalentemente dal mercato italiano. Perché è così difficile che il Governo continui ad omettere queste semplici e modeste considerazioni? Vi è un problema: l'azionista è il Ministero dell'economia e delle finanze, il controllore è il Ministero dell'economia e delle finanze, sei membri su nove del consiglio di amministrazione sono indicati dal Ministero dell'economia e delle finanze, e il Governo oggi, ancora una volta, ci ha descritto come l'ENI sia una grande azienda. Se mi è permesso dirlo, già lo sapevamo. Sento il dovere di dire che è andata delusa la fiducia che avevo riposto nella illustrazione sintetica della interpellanza urgente.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, mi avvio a concludere. Tuttavia questa delusione è poca cosa di fronte alla confusione e alle omissioni che ancora il Governo e il Ministero dell'economia e delle finanze rendono di fronte a domande precise. Mi permetto di dire che tale confusione è anche poca cosa rispetto a quella fiducia, che richiamavo, verso gli italiani, verso i contribuenti italiani, verso i consumatori italiani e, infine - ciò non può sfuggire - rispetto alle bollette e alle tariffe che gli italiani pagano soprattutto in materia energetica.
Per questo motivo, signor Presidente, desidero dichiarare in conclusione la mia totale insoddisfazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Chiarimenti e iniziative in ordine alla presunta presenza di rifiuti tossici nei fondali al largo dell'isola d'Elba - n. 2-00698).

PRESIDENTE. L'onorevole Cenni ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00698 concernente chiarimenti e iniziative in ordine alla presunta presenza di rifiuti tossici nei fondali al largo dell'isola d'Elba (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

SUSANNA CENNI. Signor Presidente, premetto che sono un po' dispiaciuta di non poter avere la risposta da parte del Ministro Prestigiacomo o del sottosegretario al Ministero competente. Ovviamente ringrazio la sottosegretaria Ravetto di essere qui a svolgere il suo dovere, ma questo limiterà un po' la nostra possibilità di interlocuzione nel merito della questione. Il tema oggetto dell'interpellanza urgente è già noto al Governo e al Ministero ed è tornato nelle scorse settimane alle cronache dopo che sono state diffuse le immagini relative ad un probabile affondamento di un container, oppure di altro materiale simile, al largo dell'isola d'Elba.
Mi riferisco ad una vicenda che risale al luglio dello scorso anno. Provo brevemente a ripercorrerne le tappe: il 9 luglio del 2009, una imbarcazione tedesca, la Thales, che collabora con numerose associazioni di tutela ambientale del mare, con Legambiente e con molte altre associazioni di questo tipo, incrocia nel suo percorso una nave portacontainer. Si tratta di una nave portacontainer che batte bandiera maltese, partita da La Valletta, e che si dice trasportasse cellulosa. La motonave tedesca nota dei movimenti un po' strani e dichiara di vedere questa portacontainer scaricare in mare del materiale, che presumibilmente corrisponde ad alcuni container. Fotografa, torna indietro, si avvicina e, coloro che erano a bordo (cioè l'equipaggio) parlano di un tentativo di speronamento, una volta che questa portacontainer ebbe avvistato la nave tedesca. Pag. 74Ovviamente, segue a questa vicenda una denuncia. Le autorità vengono informate e la documentazione relativa a questa vicenda del mese di luglio - con dovizia di particolari e con coordinate ben precise rispetto a dove sarebbe avvenuto l'affondamento, oltre al tentativo di speronamento - viene resa nota e diffusa, comprese le foto relative allo scarico in mare, da Legambiente Toscana e da altre associazioni che hanno messo a disposizione questa documentazione alle autorità competenti.
Ovviamente, da quel momento tutte le autorità che hanno competenza in materia si mettono in moto: lo fa la regione Toscana, lo fa il Parco nazionale dell'arcipelago, lo fa la provincia di Livorno, lo fa la capitaneria, lo fa Legambiente toscana, che si è molto prodigata per questa vicenda. Da quel momento, nasce una grande preoccupazione nel territorio toscano e nell'arcipelago, preoccupazione sollecitata e accresciuta, pur non volendo ovviamente creare allarmismi da parte di nessuno, però derivante anche da alcune vicende legate alle rivelazioni di un pentito di camorra, tale Fonti, che ha fatto varie dichiarazioni in merito alla cosiddetta vicenda delle navi dei veleni.
Quindi, anche per questo nasce una grande preoccupazione rispetto alla natura di questi oggetti affondati al largo dell'isola d'Elba, che fra l'altro sono esattamente a metà strada fra l'isola d'Elba e Capraia, quindi una rotta anche piuttosto battuta nei periodi estivi da un turismo abbastanza consistente. Alla luce di questo, cosa succede? Il 24 settembre, l'allora presidente della giunta regionale toscana, Claudio Martini, scrive al Governo e al Ministero dell'ambiente una lettera con cui chiede al Governo un impegno in tempi rapidi affinché possa essere verificata la vicenda, attraverso tutti gli strumenti in mano al Governo, e si possa effettuare una mappatura dei fondali della costa livornese, anche per capire se vi è attendibilità o meno rispetto alle rivelazioni di questo pentito, di questo signor Fonti.
Successivamente a questa data, in particolare nel mese di ottobre, il Ministero risponde alla regione toscana: con esattezza, il 12 ottobre il capo di gabinetto, dottor Corradino, informa con lettera il presidente della regione circa la costituzione di una task force del Ministero, che avrebbe dovuto appunto occuparsi della vicenda, intervenire e informare su tutte le notizie che si sarebbero recuperate. Segue poi uno scambio di corrispondenza fra la regione, il Parco nazionale dell'arcipelago toscano, le commissioni consiliari che si attivano e così via.
Nel mese di novembre vi è anche un passaggio che riguarda il sottosegretario Menia, che l'11 novembre, rispondendo e intervenendo su alcuni altri strumenti parlamentari legati ad altro tema (legate allo smaltimento dei rifiuti, alle navi della Calabria e via dicendo) fa un riferimento anche alle vicende livornesi, dicendo che la nave scuola Scialoja, dotata di apparecchiature adeguate per il tracciamento dei fondali, stava verificando quale fosse la natura di questo oggetto affondato. Sempre nel mese di novembre, si attiva anche il Parco nazionale dell'arcipelago, che utilizza la disponibilità gratuita dei mezzi navali del Nurc (lo strumento di ricerca sottomarina della Nato): si fanno accertamenti attraverso rilevamenti di sonar e si verifica che vi è, nel luogo indicato attraverso la denuncia, la presenza di un oggetto che - si dice - potrebbe corrispondere per le forme e per le caratteristiche ad un container.
Nel frattempo, si fanno anche alcuni accertamenti da parte dell'Arpat circa la possibilità che possano esserci forme di inquinamento o meno. La risposta è abbastanza tranquillizzante e si procede. Nel mese di aprile, le foto e le immagini rilevate da tutti questi passaggi vengono rese note e vengono veicolate anche attraverso la RAI, quindi queste prime informazioni diventano patrimonio di tutti. Anche in conseguenza di questi allarmi e di queste rivelazioni ancora non verificate, il 21 aprile si svolge un'audizione del dottor De Leo, della procura di Livorno, a cura della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, che appunto Pag. 75indaga e si occupa di approfondire le vicende legate alla questione della nave dei veleni.
Ho ripercorso velocemente queste vicende per giungere poi ai quesiti sui quali interessa avere una risposta a me e a tutti noi che abbiamo sottoscritto l'interpellanza urgente in esame. Come il Governo può immaginare vi è molta attesa rispetto alla conclusione di questa vicenda, lo ripeto, senza voler creare allarmismi, ma proprio cercando di capire cosa è accaduto e se può costituire pericolo quanto è stato affondato al largo dell'Elba.
Questa richiesta proviene dalle istituzioni toscane, dal mondo ambientalista che si è mobilitato e messo in moto, è ovviamente dagli abitanti dell'arcipelago, ed è ovviamente legato anche a quel pezzo di economia turistica che caratterizza quest'area del Paese.
Pertanto, sono qui per chiederle quali iniziative, concretamente, siano state assunte sino ad oggi dal Dicastero dell'ambiente e dal Governo, per verificare fino in fondo la presenza del container segnalato dalle denunce richiamate in precedenza; quali conclusioni questa task force annunciata e scritta - e, quindi, ufficializzata - abbia prodotto dall'ottobre scorso sino ad oggi; quali azioni si intenda mettere in atto per conoscere il contenuto di questo oggetto, questo presunto container, attraverso il suo recupero (infatti, non credo che esista un'altra possibilità, se non recuperare, tirare fuori questo strumento per verificare, appunto, cosa contiene). Credo che, alla fine, questa sia l'unica strada per evitare che possano esservi rischi per la salute dei cittadini e dell'ambiente.
Infine, l'ultima cosa che vorrei conoscere è in quale modo il Governo intenda assicurare alle autorità che si sono attivate - e lo hanno fatto con i propri mezzi, fino ad oggi - le risorse necessarie per recuperare il container. Rivolgo questa domanda perché si sono già verificate altre situazioni analoghe (come in Calabria) e sono ormai noti anche i possibili costi di questo recupero, perché sono stati stimati. Tra l'altro, la profondità consente sicuramente un recupero, a quanto le autorità sino ad oggi ci hanno detto.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Laura Ravetto , ha facoltà di rispondere.

LAURA RAVETTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, in risposta all'interpellanza urgente n. 2-00698, presentata dall'onorevole Cenni ed altri, avente ad oggetto il presunto affondamento di container nelle acque al largo dell'Isola d'Elba, avvenuto il 5 luglio scorso, da quanto riferisce il Ministero dell'ambiente si rappresenta quanto segue.
Nell'ambito delle attività emergenziali connesse al fenomeno delle cosiddette navi a perdere, il reparto ambientale e marino, presso il Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare, ha seguito e tuttora segue con particolare attenzione la vicenda di cui trattasi, mantenendo anche stretti contatti con la direzione marittima di Livorno, quale organo di polizia giudiziaria delegato allo svolgimento delle indagini da parte della locale procura della Repubblica.
Il reparto operativo della direzione marittima di Livorno, il 21 luglio 2009, a seguito di articoli di stampa, veniva a conoscenza di un presunto abbandono di container nel Tirreno settentrionale, in prossimità del cosiddetto Santuario dei cetacei, a largo delle coste dell'Isola d'Elba.
Secondo tali fonti, la segnalazione proveniva da un motoveliero battente bandiera inglese, denominato «Thales». Il comandante della Thales, sentito il 24 luglio scorso dai titolari dell'ufficio locale marittimo di Marina di Pisa, aveva testimoniato che il fatto sarebbe avvenuto il 5 luglio 2009, alle ore 21, in una zona a nord-ovest del promontorio di Piombino, specificando anche le coordinate geografiche dove una nave, identificata poi come la motonave toscana di bandiera maltese, manovrava le gru di bordo per scaricare in Pag. 76mare alcuni container. Nell'occasione, egli stesso avrebbe scattato alcune foto avvicinandosi con il suo motoveliero.
Dell'accaduto, non avendo potuto informare immediatamente via radio l'autorità marittima a causa di un disturbo sul canale di soccorso, giunto al Porto di Marciana marina, sull'isola d'Elba, alle ore 1.00 circa, aveva riferito ad un militare della capitaneria di porto, impegnato nella banchina a controllare gli ormeggi di un gommone, senza però presentare formale denuncia, così come previsto dalle norme internazionali di navigazione. Lasciando il giorno successivo l'isola d'Elba per recarsi in Corsica, non si sarebbe più curato dell'accaduto, riportandolo però nel giornale di bordo del Thales il 10 luglio, facendo peraltro annotazioni solo a matita.
Molto più dettagliato e contenente in parte circostanze meno evidenziate nelle dichiarazioni rese all'ufficio locale marittimo di Marina di Pisa è il resoconto dell'accaduto che la Thales ha inviato a Legambiente, tratto del comunicato stampa in data 21 settembre 2009 di Legambiente arcipelago toscano, tradotto dall'inglese, unitamente ad un resoconto di un testimone a bordo della Thales.
Nel prosieguo delle indagini, la direzione marittima di Livorno è riuscita a ricostruire i movimenti della motonave toscana anche tramite il sistema di comunicazione AIS (automatic identification system), di cui la nave era dotata, e i documenti di carico e scarico merci e il controllo doganale presso il porto di Livorno.
Da ciò risulta che la motonave toscana di bandiera maltese sia una portarinfusa, partita dal porto di Coronel (Cile) il giorno 8 giugno 2009, con un carico di 34 mila tonnellate di cellulosa, destinata ai porti di Livorno, Monfalcone e Motril (Spagna).
La nave, secondo la ricostruzione delle posizioni del sistema AIS, è giunta nel mar Tirreno nella prima mattinata del giorno 5 luglio e si è lentamente portata nell'area tra il promontorio di Piombino e l'isola di Capraia, ove è giunta nel primo pomeriggio ed è rimasta fino a notte avvicinandosi poi lentamente al porto di Livorno, ove era attesa per il mattino del giorno successivo.
All'arrivo la nave non risultava avere container a bordo né carico in coperta e ha conferito regolarmente i rifiuti nel porto di Livorno. Il comandante della motonave Toscana non è stato sentito dall'autorità marittima in quanto la nave al momento delle indagini aveva già lasciato il Mediterraneo. Dalle dichiarazioni rese dal personale dell'ufficio locale marittimo di Marciana Marina non parrebbe trovare riscontro la circostanza riferita dal comandante della Thales circa la denuncia dell'accaduto ad un militare in divisa della Capitaneria di porto. Tutti i militari in servizio a Marciana Marina avrebbero infatti dichiarato di non avere mai visto né conosciuto il comandante della Thales né tanto meno di aver ricevuto da questi qualsiasi dichiarazione concernente l'evento.
Da accertamenti compiuti presso il second maritime sub center, coincidente con la direzione marittima di Livorno che monitora tutte le comunicazioni VHF marine della Toscana, non sarebbe risultata alcuna portante - segnale generato da un trasmettitore VHF - sul canale 16 il giorno 5 luglio prima, durante e dopo le ore 21.
Su iniziativa del Parco nazionale arcipelago toscano e con la collaborazione del NURC - NATO Undersea Research Center - dal 2 al 4 novembre del 2009 la NSV Alliance, nave oceanografica del NURC, ha compiuto una missione di prospezione sul sito del presunto abbandono di container. La Alliance salpava alle ore 7,30 del 2 novembre e raggiunto il posto segnalato dopo numerose scansioni effettuate con l'ausilio dell'MBS - multi-beam sonar - e dell'SSS - sided scan sonar - su una griglia di ricerca quadrata di due chilometri di lato, a circa un chilometro rotta sud-ovest dal sito segnalato dalla Thales, alla profondità di 120 metri veniva rilevato un bersaglio della forma di parallelepipedo squadrato, altamente compatibile con le dimensioni e la forma di un container standard di 20 piedi. Pag. 77
In data 11 novembre 2009 l'unità navale motonave Scialoja, dipendente dalla direzione marittima di Livorno, assisteva l'ARPAT - dipartimento provinciale di Livorno - per i prelievi di sedimenti marini e della colonna d'acqua, nelle vicinanze del punto di presunta discarica del container. Le analisi effettuate non avrebbero evidenziato la presenza di sostanze inquinanti o radioattive.
Il 4 marzo ultimo scorso l'unità navale Scialoja, utilizzando le apparecchiature sonar e ROV - remotely operated under water vehicle - di bordo della cooperante motonave Sentinel, nave rilievi subacquei, dopo numerose missioni è riuscita ad acquisire immagini sul fondo marino che hanno confermato l'effettiva presenza di un container in un'area marittima compatibile con quella segnalata dalla Thales. Nel video si vede chiaramente un oggetto che per dimensioni e caratteristiche è riconducibile ad un normale container.
Tuttavia, delle immagini il container appare ricoperto, in tutta la sua superficie, da sedimenti e incrostazioni che almeno all'apparenza - e salvo approfonditi accertamenti biomarini - potrebbero far risalire la permanenza in mare ad un periodo superiore a otto mesi. Il video può essere visto sul sito www.iltirreno.it, sotto la voce multimedia.
Sulla base delle indagini e degli accertamenti compiuti dal reparto operativo della direzione marittima di Livorno viene riferito che il primo rilevamento effettuato dalla nave oceanografica Alliance del NURC e successivamente dalla motonave Scialoja è avvenuto a circa un chilometro di distanza dal punto segnalato dal comandante della Thales, con le apparecchiature di bordo (GPS) le quali hanno un margine di errore di pochi metri. Il container, salvo approfondimenti tecnici, parrebbe ricoperto da incrostazioni marine - colonizzazione dinamica delle superfici sommerse ad opera di numerosi organismi viventi sia unicellulari che pluricellulari cui si associa in modo più o meno massiccio la deposizione di minerali - che potrebbero essere incompatibili, per il loro spessore e per la loro quantità, con la permanenza in acqua di soli otto mesi.
Il comandante della Thales ha affermato di avere assistito allo scarico in mare di numerosi container e di avere scattato numerose fotografie per documentare il fatto. Dalle fotografie, agli atti dell'organo di polizia giudiziaria, parrebbero soltanto immagini della nave e in nessuna di esse apparirebbero container. Il comandante della Thales non avrebbe ritenuto di comunicare all'autorità marittima, nell'immediatezza del fatto, l'evento cui aveva assistito anche considerando il presunto tentativo di speronamento da parte della motonave Toscana. Parrebbe non trovare riscontro l'avvenuta denuncia orale ad un militare della capitaneria di porto di Marciana Marina.
Parrebbe anomalo che in presenza di fatti così gravi non si sia ritenuto di presentare una formale denuncia di evento straordinario all'autorità marittima, prevista dalle norme internazionali di navigazione.
Non risulterebbero comunicazioni via VHF nelle ore e nel giorno del fatto sul canale 16 e, sempre in considerazione della gravità del fatto, parrebbe non conforme che l'evento sia stato registrato sul diario di bordo soltanto il 10 luglio successivo, dopo cinque giorni e annotato a matita. Sotto il profilo logico parrebbe singolare che la nave toscana proveniente dal Cile, e che quindi aveva attraversato l'oceano Atlantico, abbia individuato una zona molto trafficata del Tirreno con una profondità relativamente bassa (120 metri vicino alla costa delle isole dell'arcipelago toscano) per scaricare in mare, peraltro in pieno giorno, container contenenti imprecisati materiali.
Il sostituto procuratore competente ha recentemente interrogato il pentito Francesco Fonti dopo le rivelazioni sulle navi dei veleni che interessavano anche il porto di Livorno e, allo stato, non sembrerebbero ravvisarsi connessioni con i fatti riferiti da Fonti anche per la collocazione temporale degli affondamenti riferiti dal pentito. Le indagini sono quindi, come è evidente, attualmente in corso e la direzione marittima di Livorno, quale organo Pag. 78di polizia giudiziaria delegato dalla procura della Repubblica di Livorno, sta effettuando una ricerca di mercato finalizzata alla quantificazione dei costi relativi all'eventuale recupero del container che, dalle prime informazioni assunte, sembrerebbe ammontare presumibilmente a circa 200 mila euro.
Nel comprendere pienamente le preoccupazioni espresse sia dall'opinione pubblica, sia dal Parlamento, va osservato che, a quanto consta, attualmente le indagini sono ancora in corso a cura della magistratura, come già rilevato, e pertanto il Ministero intende responsabilmente conoscere l'esito delle stesse e, se richiesto, parteciparvi attivamente mettendo in campo tutte le migliori professionalità tecniche e specialistiche di cui dispone.
Viene ribadita la piena disponibilità del Ministero, del reparto ambientale marino e dell'ISPRA per il supporto alla magistratura inquirente al fine di fare chiarezza sull'intera vicenda e mettere in atto tutte le operazioni idonee che il caso richiederà - il tema del recupero sarà necessariamente connesso all'esito delle indagini - ove ricorresse un concreto rischio e pericolo per la salute dei cittadini e l'integrità dell'ambiente.

PRESIDENTE. L'onorevole Cenni ha facoltà di replicare.

SUSANNA CENNI. Signor Presidente, direi che mi posso dichiarare solo parzialmente soddisfatta, perché il sottosegretario ha riportato una serie di notizie che erano già note perché oggetto del testo della mia stessa interpellanza urgente, come il racconto e lo svolgimento dei fatti.
Mi pare di capire che dalle cose che ha detto ci sono anche riserve sulla ricostruzione che è stata fatta della vicenda, ma su questo, come ha già sottolineato e come io stessa ho avuto modo di sentire nell'audizione del procuratore di Livorno, le indagini sono in corso e ci diranno a conclusione come sono andate le vicende.
Inoltre, continuo ad avere riserve circa le osservazioni che il sottosegretario ha formulato, ad esempio, in ordine all'incompatibilità dell'oggetto che è stato avvistato - e che comunque ella mi conferma essere stato avvistato e corrispondere per dimensioni e descrizione ad un container - ai tempi con i quali dovrebbe (o potrebbe) essere stato scaricato in mare. Ciò a causa delle sostanze e delle alghe che si sono sviluppate sopra, ma questo non significa che detto container - che magari era già stato sott'acqua - non possa essere stato nuovamente gettato e recuperato da altre situazioni.
Mi conforta il fatto che anche il sottosegretario, dalla ricostruzione e dalla documentazione che evidentemente il Ministero ha in possesso, ritenga inattendibili le dichiarazioni di Fonti in relazione a questa vicenda (così come ci era stato già detto dal procuratore), e mi sembra importante che il Ministero esprima la piena disponibilità a mettere a disposizione competenze e quant'altro.
Sono un po' meno soddisfatta dalla risposta ad uno dei temi che ho posto nell'interpellanza urgente. Infatti, visto che le indagini di mercato a questo punto sono state presumibilmente svolte (non so se concluse, ma svolte perché anch'io ero a conoscenza della cifra che è stata riportata nella risposta del sottosegretario), ho tuttavia l'impressione che una soluzione definitiva alla vicenda e una risposta conclusiva che tranquillizzi la situazione possano essere date soltanto attraverso il recupero.
Quindi temo che, se non vi sarà un'iniziativa immediata da parte del Ministero (insieme ovviamente alle istituzioni locali) per il recupero, risulterà difficile porre in termini brevi la parola fine a questa vicenda e riconsegnare tranquillità agli abitanti e a tutti coloro che usufruiscono di questo splendido patrimonio ambientale che, come il sottosegretario ha ricordato, è il santuario dei cetacei.

(Iniziative a favore della popolazione tibetana duramente colpita dal terremoto del 14 aprile 2010 - n. 2-00697)

PRESIDENTE. L'onorevole Maurizio Turco ha facoltà di illustrare l'interpellanza Pag. 79Mecacci n. 2-00697, concernente iniziative a favore della popolazione tibetana duramente colpita dal terremoto del 14 aprile 2010 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, intanto ci riteniamo molto soddisfatti del fatto che risponderà a questa interpellanza urgente la sottosegretaria, onorevole Craxi.
Secondo informazioni raccolte da organizzazioni non governative internazionali, dall'International campaign for Tibet, dal Partito Radicale Nonviolento transnazionale e transpartito, dal Governo e dal Parlamento tibetano in esilio, nonché da organi d'informazione, il terremoto che il 14 aprile 2010 ha sconvolto la contea di Yushu, nella regione tibetana del Qinghai, avrebbe causato diverse decine di migliaia di morti contro le duemila dichiarate finora dalle autorità cinesi.
Uno dei rari reportage dalla zona, l'unico per quello che noi sappiamo pubblicato in Italia dal quotidiano la Repubblica mercoledì 28 aprile 2010, a firma di Giampaolo Visetti, riporta che nella strada statale che collega la contea con il capoluogo ci sarebbero diversi posti di blocco per impedire a centinaia di monaci tibetani di partecipare ai soccorsi, vietando anche l'accesso ai giornalisti internazionali per verificare la reale situazione della regione.
In base a tali riscontri decine di villaggi e di quartieri cittadini, dopo due settimane, non sono ancora stati ancora raggiunti dai soccorritori. A ciò si aggiunga il fatto che lo scrittore Tra Gyal, intellettuale di riferimento tra i tibetani del Qinghai, è stato arrestato a Xining dopo aver scritto una lettera aperta in cui denunciava le falsificazioni sulla reale portata della catastrofe umanitaria da parte delle autorità. Va anche detto che, dopo questo arresto accertato, non si hanno più notizie di dove sia oggi lo scrittore Tra Gyal.
Come ricordato all'inizio, il Governo di Pechino ha affermato che il terremoto avrebbe causato 2.223 morti, 90 scomparsi, 12 mila feriti e circa 100 mila senzatetto. Tuttavia, il conteggio dei monaci e di fonti tibetane, confermato da diverse organizzazioni non governative internazionali presenti sul posto, parla di 6 mila morti identificati, mentre i sopravvissuti della regione, affermano che la cifra reale oscilla tra i 15 e i 20 mila morti.
Vogliamo sapere se il Governo italiano sia a conoscenza delle informazioni raccolte dalle organizzazioni non governative internazionali riguardo alla reale situazione venutasi a creare in Tibet a seguito del grave terremoto e se le ritenga attendibili.
Vorremo, inoltre, sapere quali interventi umanitari di aiuto siano stati messi dal Governo italiano a disposizione delle autorità cinesi, se tali aiuti siano stati accettati e se il nostro Governo non ritenga urgente intervenire, anche con l'invio di osservatori internazionali ed in accordo con l'Unione europea e l'ONU, per verificare la reale situazione determinatasi in Tibet.
In conclusione, vorremo sapere se il Governo italiano non ritenga di intervenire in tutti gli ambiti internazionali, nonché a livello bilaterale con il Governo cinese, riguardo alla necessità di far giungere nel più breve tempo possibile aiuti e sostegno alla popolazione dell'area tibetana colpita dal terremoto.
Chiediamo anche al Governo se impedire alla stampa internazionale di giungere nei luoghi colpiti dal terremoto non violi le più elementari regole relative alla libertà di informazione.
Quindi, chiediamo quello che intende fare, se può farlo, nei confronti delle autorità cinesi per rendere libero l'accesso in tali aree. Non stiamo parlando dei diritti umani fondamentali gravemente compressi nei confronti sia dei cittadini cinesi sia dei cittadini tibetani; stiamo parlando di un diritto di assistenza umanitaria: a nostro avviso la negazione di questo diritto è volta a fare strage di vite umane attraverso la strage di legalità, di democrazia e di informazione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Stefania Craxi, ha facoltà di rispondere.

Pag. 80

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, le informazioni sul sisma che ha colpito il Quinghai restano frammentarie. La priorità data alle operazioni di prima assistenza e di ricostruzione di emergenza, unita alle difficilissime condizioni climatiche e infrastrutturali della provincia rendono infatti problematica, al momento, una verifica accurata dei dati finora raccolti su perdite, feriti e dispersi tra la popolazione della provincia. Al momento, stando alle informazioni in possesso della nostra ambasciata, i soli dati certi di cui si dispone sono quelli forniti dal Governo cinese sul numero delle vittime (sono gli stessi in possesso dell'onorevole interrogante), ma è un dato che potrebbe cambiare anche sensibilmente, vista la complessa situazione sul terreno.
Stando a quanto comunicato dal Foreign Correspondents' Club of China (che riunisce tutti i corrispondenti delle testate straniere in Cina), dopo i primi giorni dal sisma, in cui vi sono state difficoltà di accesso, gli organi di stampa sono stati successivamente autorizzati a raggiungere i luoghi colpiti dal terremoto. Le autorità cinesi hanno invitato ad evitare le zone di maggior rischio (Yushu) a causa delle cattive condizioni atmosferiche (fortissima escursione termica e nevicate continue) e delle difficoltà di collegamento tra Xining e Yushu, separate da una distanza di 800 chilometri, percorribile solo con estrema difficoltà attraverso una rete viaria molto precaria.
Tuttavia, al di là di questo invito alla prudenza, non risultano né al Foreign Correspondents' Club of China, né ai rappresentanti della stampa straniera particolari episodi di impedimento dell'accesso dei giornalisti all'area interessata.
Le gravi carenze infrastrutturali in loco, inclusa la mancanza di acqua ed elettricità, creano condizioni di disagio che incidono negativamente non solo sulle popolazioni colpite dal sisma, ma anche sulle persone accorse in aiuto, limitandone in maniera sensibile la capacità operativa. In ogni caso, l'accesso alle zone colpite dal terremoto è stato consentito a volontari stranieri di diverse nazionalità, che si trovano tuttora sul posto per assistere le popolazioni locali. Tra di essi figurano volontari italiani della ONG ASIA Onlus, presente nella regione sin dal 1993.
A causa delle difficoltà sopra menzionate, le richieste di assistenza delle autorità cinesi si sono per ora concentrate sui contributi finanziari per la realizzazione di interventi in fase di ricostruzione o di beni di conforto. Riguardo a questi ultimi, per ovviare alle difficoltà logistiche sul terreno, le autorità cinesi si stanno facendo direttamente carico del trasporto sul luogo. Il Governo italiano sta valutando la migliore e più efficace maniera di destinare aiuti alle aree colpite dal sisma. È in corso di esame un progetto per donare dei fondi a ONG che abbiano le capacità tecniche e logistiche per operare in loco.
In generale la cooperazione italiana si è sempre distinta tra i donatori internazionali per il suo costante impegno a favore delle province a popolazione prevalentemente di etnia tibetana, con iniziative in gestione diretta o indiretta, d'intesa con le autorità cinesi. È una strada che il Governo perseguirà, nelle prossime settimane, con rinnovata convinzione, definendo in tempi rapidi con le autorità cinesi le modalità dell'assistenza italiana alle aree colpite dal sisma.

PRESIDENTE. L'onorevole Tempestini, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, voglio dire all'onorevole Craxi che siamo sostanzialmente non soddisfatti della risposta, ma lo dico senza enfasi. In qualche modo già prevedevamo il tenore della stessa, perché dalle cose che ci ha detto il sottosegretario emerge che di fatto, a differenza di altre situazioni di emergenza che si sono verificate nel mondo, noi siamo stati sostanzialmente lontani da questa grande tragedia.
Il collega Maurizio Turco, per ragioni di tempo, ha omesso di sottolineare un Pag. 81elemento che comunque è riportato nel testo dell'interpellanza, ossia che alla tragedia si aggiunge un'altra tragedia, nel senso che, in questa zona, a pagare le spese di questo terremoto ci sono anche i beni culturali che, come sappiamo bene, per quel che resta dell'identità nazionale e culturale del popolo tibetano, rappresentano un elemento di grande importanza. Almeno una parte di questo patrimonio è stata travolta dal sisma, diciamo quasi «cospirando» con le note opinioni e i noti modi di fare del Governo cinese, che da questo punto di vista ha esercitato quella che si può definire una vera e propria repressione culturale.
Tornando all'argomento, noi immaginavamo una risposta del genere. Il Governo, infatti, si trova ad esprimere qui sostanzialmente alcuni auspici: ci dice che si metterà in contatto con il Governo cinese per vedere se potrà in qualche modo consentire alle nostre eventuali forze di soccorso di intervenire e ci ha preannunciato che forse verranno effettuate delle donazioni a favore di alcune organizzazioni non governative presenti sul territorio.
Lo ripeto, ci aspettavamo questa risposta, della quale naturalmente non vogliamo far carico solo al Governo, perché in realtà anche gli strumenti di informazione non hanno dato rilievo ad un'ennesima sciagura che riguarda uno dei punti più isolati dell'Asia.
Tuttavia, resta il fatto che questa sciagura si è verificata, e per quello che ci riguarda continueremo, nei limiti del possibile, a far sì che il livello di attenzione rimanga al di sopra del minimo necessario e ad insistere affinché il Governo possa, almeno in parte, fare qualcosa per dare una mano e per esprimere con un comportamento coerente ciò che pensiamo sia nell'interesse di tutti. Vale a dire che in questi casi, di fronte ad un regime come quello cinese che, come sappiamo, considera questo territorio nel modo che la cronaca ci ha abituato a conoscere, ci auguriamo che questa sia l'occasione per fare quello che in altri casi il Governo non ha fatto, cioè prestare un'attenzione maggiore al tema del Tibet. Penso che in questo caso il Governo lo potrebbe fare davvero senza alcun incidente diplomatico, senza alcun rischio diplomatico, ma andando al sodo e dando una mano laddove è veramente necessario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo.

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo per sollecitare il Governo a fornire una risposta ad una mia interrogazione, sottoscritta anche dai colleghi Maran e Rosato, circa la situazione all'interno del CIE di Gradisca d'Isonzo in provincia di Gorizia. Avevo già sollecitato una volta, tramite la Presidenza, la risposta del Governo in data 17 dicembre 2009, visto che questa interrogazione è datata 1o ottobre 2009.
Sollecito una risposta, signor Presidente, perché, secondo una notizia di un'ora fa battuta da un'agenzia di stampa c'è stata una situazione di grande difficoltà all'interno del CIE di Gradisca con il tentativo di fuga di una trentina di persone ivi detenute, nove delle quali non sono state trattenute e sono fuggite.
Abbiamo segnalato la necessità che vi sia un tempestivo intervento da parte del Ministero dell'interno perché dentro questa struttura, chiaramente anche alla luce delle ultime modifiche normative, si è determinata, come credo anche negli altri CIE in giro per l'Italia, una situazione di difficoltà. Lì, infatti, si trovano in promiscuità persone con profili di carattere personale e giuridico diverso tra loro e con il prolungamento del tempo di detenzione da 60 giorni a 180 giorni chiaramente si crea una situazione di forte disagio. Pag. 82
Inoltre, questi episodi aumentano il grado di preoccupazione e di allarme anche nelle comunità presso cui questi centri sono ospitati. Quindi, signor Presidente, la prego di fare pervenire al Governo questo mio sollecito affinché vi sia una risposta a questa interrogazione.

PRESIDENTE. Onorevole Strizzolo, la Presidenza si farà carico di sollecitare la risposta del Governo alla interrogazione da lei richiamata.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,52).

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta rispettivamente dei presidenti della XIV e della XII Commissione, l'esame del programma legislativo di lavoro della Commissione europea e della proposta di legge in materia di governo delle attività cliniche, già previsto da lunedì 10 maggio 2010, è rinviato ad altra seduta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta, avvertendo che l'organizzazione dei tempia di esame della mozione n. 1-00362 sarà pubblicata in calce al resoconto della seduta odierna.

Martedì 11 maggio 2010, alle 11,30:

1. - Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

(ore 15)

2. - Discussione della mozione D'Antoni ed altri n. 1-00362 concernente iniziative per l'istituzione della Banca euromediterranea (per la discussione sulle linee generali).

3. - Discussione dei disegni di legge (per la discussione sulle linee generali):
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Malawi sulla promozione e protezione degli investimenti, fatto a Blantyre il 28 agosto 2003 (C. 3365-A).
- Relatore: Repetti.
Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa allo sdoganamento centralizzato, concernente l'attribuzione delle spese di riscossione nazionali trattenute allorché le risorse proprie tradizionali sono messe a disposizione del bilancio dell'UE, fatta a Bruxelles il 10 marzo 2009 (C. 3356).
- Relatore: Pianetta.

4. - Deliberazione sulla richiesta di stralcio relativa alla proposta di legge C. 2699.

5. - Seguito della discussione della proposta di legge:
LO PRESTI ed altri: Modifica all'articolo 8 del decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103, concernente la misura del contributo previdenziale integrativo dovuto dagli esercenti attività libero-professionale iscritti in albi ed elenchi (C. 1524-A).
- Relatore: Cazzola.

6. - Seguito della discussione della mozione D'Antoni ed altri n. 1-00362 concernente iniziative per l'istituzione della Banca euromediterranea.

7. - Seguito della discussione dei disegni di legge:
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Malawi Pag. 83sulla promozione e protezione degli investimenti, fatto a Blantyre il 28 agosto 2003 (C. 3365-A).
- Relatore: Repetti.
Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa allo sdoganamento centralizzato, concernente l'attribuzione delle spese di riscossione nazionali trattenute allorché le risorse proprie tradizionali sono messe a disposizione del bilancio dell'UE, fatta a Bruxelles il 10 marzo 2009 (C. 3356).
- Relatore: Pianetta.

PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI RICHIEDE LO STRALCIO
S. 414-507. - Senatore COSTA; Senatore BARBOLINI: «Disposizioni di contrasto al furto d'identità e in materia di prevenzione delle frodi nel settore del credito al consumo, dei pagamenti dilazionati o differiti e nel settore assicurativo» (approvata, in un testo unificato, dal Senato) (C. 2699).

La seduta termina alle 18,55.

Pag. 84

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA MOZIONE N. 1-00362

Mozione n. 1-00362 - Iniziative per l'istituzione della Banca euromediterranea

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 57 minuti (con il limite massimo di 14 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 23 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 17 minuti
Partito Democratico 1 ora e 4 minuti
Lega Nord Padania 35 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 28 minuti
Misto: 28 minuti
Alleanza per l'Italia 10 minuti
Noi Sud/Lega Sud Ausonia 5 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 12)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3350-A - odg n. 7 478 478 240 229 249 53 Resp.
2 Nom. odg 9/3350-A/16 506 492 14 247 490 2 46 Appr.
3 Nom. odg 9/3350-A/32 518 514 4 258 247 267 43 Resp.
4 Nom. odg 9/3350-A/36 525 525 263 247 278 40 Resp.
5 Nom. odg 9/3350-A/38 525 525 263 248 277 40 Resp.
6 Nom. odg 9/3350-A/39 528 528 265 250 278 40 Resp.
7 Nom. odg 9/3350-A/42 527 525 2 263 247 278 40 Resp.
8 Nom. odg 9/3350-A/43 532 314 218 158 33 281 39 Resp.
9 Nom. odg 9/3350-A/44 531 311 220 156 29 282 39 Resp.
10 Nom. odg 9/3350-A/55 526 526 264 245 281 39 Resp.
11 Nom. odg 9/3350-A/62 526 526 264 246 280 38 Resp.
12 Nom. Ddl 3350-A - voto finale 545 545 273 305 240 24 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.