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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 312 di martedì 27 aprile 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 12,05.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 22 aprile 2010.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Angeli, Bergamini, Berlusconi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brancher, Bratti, Brugger, Brunetta, Bocchino, Buttiglione, Carfagna, Casero, Cenni, Centemero, Cicchitto, Colucci, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, D'Alema, Donadi, Dozzo, Gianni Farina, Renato Farina, Fassino, Fava, Franceschini, Frattini, Galati, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giro, La Russa, Leo, Libè, Lo Monte, Lupi, Malgieri, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Menia, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Milanato, Molgora, Narducci, Nirenstein, Nucara, Leoluca Orlando, Pastore, Pecorella, Pescante, Picchi, Porta, Prestigiacomo, Ravetto, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Sardelli, Scajola, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Urso, Vegas, Vitali, Vito, Volontè e Zacchera sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

(Criteri che disciplinano le attività di difesa dell'Avvocatura dello Stato e delle sue sedi periferiche - nn. 2-00560 e 2-00588)

PRESIDENTE. Avverto che le interpellanze Garagnani n. 2-00560 e n. 2-00588, riguardanti criteri che disciplinano le attività di difesa dell'Avvocatura dello Stato e delle sue sedi periferiche, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).
L'onorevole Garagnani ha facoltà di illustrare le sue interpellanze per 15 minuti.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, signor sottosegretario, queste due interpellanze fanno riferimento ad una vicenda che ha coinvolto l'opinione pubblica bolognese anche in quest'Aula, in merito ad interpellanze precedenti e ad atti di sindacato ispettivo che il sottoscritto ha proposto nei confronti di alcune situazioni a dir poco anomale verificatesi all'interno dell'università di Bologna.
La Camera ha deciso a suo tempo l'insindacabilità di quanto compiuto dal sottoscritto in quanto l'atto di sindacato Pag. 2ispettivo era stato regolarmente presentato e riconosciuto come tale e discusso in questa sede.
La ragione della presente interpellanza, che è un po' complessa e alla quale ne è subentrata un'altra, concerne, in primo luogo, la competenza dell'Avvocatura dello Stato nel proporre un atto giudiziario nei confronti di un rappresentante del Parlamento, di un parlamentare che, a mio modo di vedere, configura un conflitto potenziale tra due organi dello Stato.
In secondo luogo, l'Avvocatura dello Stato ha proposto appello contro la decisione della Camera dei deputati, avallata dal tribunale di Bologna, senza avere un esplicito mandato del consiglio di amministrazione dell'università di Bologna, con espressioni offensive nei confronti del sottoscritto e dell'altro collega che ha proposto la medesima interpellanza. Ribadisco: espressioni veramente offensive.
Successivamente, l'università di Bologna ha ritenuto opportuno di ritirare l'appello perché le ragioni alla base del mio precedente atto di sindacato ispettivo erano estremamente valide e fondate ma rimane il fatto che io ritengo che l'Avvocatura dello Stato, come organo dello Stato, debba circoscrivere la sua libertà di azione anzitutto in termini di correttezza nei confronti di un parlamentare e nei confronti di chiunque si misura con la medesima e, in secondo luogo, in questo caso ha adito le sedi giudiziarie competenti senza un mandato preciso, compiendo a mio modo di vedere un'azione gravissima che fa riferimento, tra l'altro, alla situazione di caos, di devianza istituzionale che caratterizza non solo in questo settore ma anche in altri settori l'università di Bologna e in particolare alcune facoltà: problema sul quale ho coinvolto il Governo e il Parlamento in numerose occasioni, arrivando anche a chiedere un'ispezione ministeriale che, a mio modo di vedere, si giustifica anche alla luce del recente rinvio a giudizio di parecchi cattedratici della facoltà di medicina e chirurgia.
Inoltre, vi sono stati fenomeni di nepotismo vero e proprio, che a parere del sottoscritto hanno coinvolto il precedente rettore. Di fronte a questi fatti - e concludo la presentazione - l'interrogativo che pongo al Governo riguarda, in primo luogo, la legittimazione dell'Avvocatura dello Stato ad agire in giudizio contro un altro organo dello Stato; in secondo luogo, se questa legittimazione in giudizio deve essere conferita dal consiglio di amministrazione dell'università, cosa che non vi è stata: non vi è stata alcuna delibera del consiglio di amministrazione dell'università che autorizzi l'Avvocatura dello Stato e nessuno ha risposto in senso contrario a mie istanze rivolte a tutti i componenti del consiglio di amministrazione dell'università; terzo ed ultimo quesito: se in una situazione come quella che ho descritto si palesa un conflitto di interessi evidente fra l'università e il Parlamento, cioè tra due organi diversi dello Stato, i quali hanno diritto entrambi ad una loro tutela, ma, a mio modo di vedere, dovrebbero ricorrere ad un terzo per la difesa di legittimi interessi. Di qui il contenuto delle due interpellanze in esame che si collocano in momenti successivi per effetto anche di una ricaduta in termini giudiziari che si è verificata poco tempo fa e sui quali chiedo al Governo di esprimersi con chiarezza, proprio perché ne va intanto dell'armonia fra le istituzioni e, in secondo luogo, si tratta di un problema di giustizia, di riconoscimento di un ruolo al Parlamento in quanto tale e nel contempo all'università, nel rispetto di regole che devono valere per tutti, in presenza peraltro di atti giudiziari evidenti che hanno coinvolto l'ateneo di Bologna.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Laura Ravetto, ha facoltà di rispondere.

LAURA RAVETTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, in riferimento all'atto di sindacato ispettivo presentato dall'onorevole Garagnani concernente l'appello dell'Avvocatura dello Stato contro la sentenza del tribunale di Bologna, si fa Pag. 3presente che nel corso di una conferenza stampa, indetta per il 21 aprile 2007 dall'onorevole Garagnani e da altro parlamentare, i colleghi hanno contestato la situazione in cui versava l'Alma Mater - Università di Bologna in termini di efficienza, di economicità, di etica e di morale. In particolare, l'ateneo è stato accusato di praticare nepotismo ai massimi livelli ed è stato affermato che i professori, rispettivamente figlio e nuora del rettore, erano stati illecitamente favoriti nella loro carriera universitaria, definita dai colleghi scandalosa. Le accuse mosse all'università sono state ribadite nei giorni successivi, precisando che i fatti commessi dai vertici dell'università con la connivenza degli organi collegiali costituivano illeciti anche penalmente rilevanti. Tali fatti sono stati oggetto di due interpellanze, presentate rispettivamente dall'onorevole Garagnani e dall'onorevole Raisi, pubblicate il 17 maggio ed il 4 giugno 2007.
L'università, ritenendo ingiuste le critiche espresse nella suddetta conferenza stampa, ha richiesto all'Avvocatura distrettuale dello Stato di Bologna di agire in giudizio per ottenere dagli onorevoli il risarcimento dei danni. A tanto provvedeva l'Avvocatura con citazione del 10 luglio 2007 dinanzi al tribunale di Bologna.
Nel costituirsi in giudizio i convenuti hanno eccepito che il rettore dell'università non poteva promuovere il giudizio in carenza di poteri rappresentativi e senza l'autorizzazione del consiglio di amministrazione. Essi hanno rilevato che l'Avvocatura dello Stato difettava di ius postulandi nel giudizio che vedeva contrapposta l'università alla Camera dei deputati, che è organo dello Stato, contestando altresì l'insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68 della Costituzione e dell'articolo 3 della legge n. 140 del 2003, delle dichiarazioni da loro rese alla stampa, essendosi trattato della mera diffusione del contenuto di due interpellanze presentate nel legittimo esercizio della funzione parlamentare sulle gravi anomalie di gestione dell'università di Bologna. Inoltre, i convenuti hanno sostenuto che erano vere le circostanze denunciate e che era stata legittima la richiesta di avvio di un'ispezione ministeriale per l'accertamento di eventuali responsabilità del rettore e del consiglio di amministrazione.
Il tribunale adito, con sentenza n. 2347 del 19 giugno 2009, ha dichiarato la legittimazione del rettore (articolo 34 dello statuto di ateneo) a promuovere le liti, confortata nel caso di specie da delibera unanime del consiglio di amministrazione dell'università del 3 maggio 2007 per l'assunzione di tutte le iniziative utili alla tutela del buon nome dell'ateneo.
Inoltre, ha riconosciuto che la difesa dell'università spetta ope legis all'Avvocatura dello Stato senza necessità di mandato e che, nel caso di specie, non vi è conflitto tra organi dello Stato, ove si consideri che il soggetto passivo delle domande proposte dalla parte attrice non è la Camera dei deputati, ma gli onorevoli, che non sono stati chiamati in giudizio quali membri dell'organo legislativo dello Stato, bensì in proprio, per rispondere di condotte tenute extra moenia che, secondo la prospettazione della parte attrice, non avrebbero a che vedere con l'esercizio delle loro funzioni parlamentari.
Il tribunale ha anche rilevato l'improcedibilità dell'azione risarcitoria dell'università conseguente alla delibera del 14 novembre del 2007 della Camera dei deputati, la quale ha ritenuto insindacabili le dichiarazioni oggetto di causa, in quanto manifestate nell'esercizio delle funzioni parlamentari. L'università ha richiesto in data 21 ottobre 2009 di appellare la sentenza. L'avvocatura ha affermato l'opinabilità della pronuncia alla luce dei principi enunciati nelle sentenze della Corte costituzionale del 4 luglio 2006 n. 260, del 19 ottobre 2006, n. 331, delle sentenze n. 223, n. 164, n. 146 e n. 28 del 2005, n. 347 e n. 246 del 2004, n. 521 del 2002, n. 11 del 2000 e n. 289 del 1998. La conferenza stampa di cui sopra ha riguardato, come risulterebbe dagli atti, ipotesi di atti non ufficiali, in quanto le interpellanze sono state pubblicate in data successiva e non contenevano più le accuse, anche personali, espresse nella citata conferenza Pag. 4stampa. Questi due aspetti della vertenza già trattati negli atti difensivi di primo grado hanno costituito, in sintesi, la sostanza dell'atto d'appello. Sulla base di questi fatti in relazione ai quesiti posti dalle interpellanze si osserva che: sulle proposte questioni della legittimazione del rettore, dello ius postulandi dell'Avvocatura dello Stato e dell'inesistenza di un conflitto di interessi tra università e Camera dei deputati, non possono che richiamarsi le riferite osservazioni del tribunale che ha condiviso, in tali parti della sua decisione, le argomentazioni prospettate dall'Avvocatura dello Stato.
Il tema dell'estensibilità delle funzioni parlamentari esercitate con le precedenti interpellanze, pubblicate il 17 maggio e il 4 giugno 2007, fino a ricomprendere in esse la denuncia pubblica extra moenia in data 21 aprile 2007, per dovere civico delle situazioni anomale all'interno dell'ateneo, la cui verosimiglianza pare confermata dall'interesse della stampa in numerose occasioni, costituisce proprio l'oggetto del giudizio di appello. In relazione a quest'ultimo punto, si osserva che: risultando confermata dal tribunale l'inesistenza del conflitto di interessi tra università e Camera dei deputati, l'adempimento dell'incarico difensivo nei confronti dell'ateneo ha reso necessaria, ai sensi dell'articolo 43 del regio decreto del 30 ottobre 1933, n. 1611, la proposizione dell'impugnazione della sentenza del tribunale, espressamente richiesta dall'università. Infatti, come ha affermato l'Avvocatura dello Stato, motivazioni della sentenza circa l'improcedibilità della domanda risarcitoria nei confronti degli onorevoli Garagnani e Raisi non sembravano sufficienti a superare in modo inconfutabile i precedenti giurisprudenziali e gli elementi di fatto evidenziati negli atti difensivi di primo grado a sostegno delle richieste dell'università, lasciando altresì margini di dubbio che potrebbero sciogliersi solo in sede di gravame.
Peraltro, nell'espletamento dell'attività di difesa, i doveri dell'Avvocatura dello Stato sono gli stessi che si impongono a qualsiasi altro difensore, il principale dei quali è quello di utilizzare gli strumenti processuali al fine di adempiere al mandato defensionale in maniera diligente, corretta, fedele, e leale, così da risultare corrispondente ai diritti, agli interessi e alle esigenze della parte patrocinata. Peculiare poi è il dovere di agire soprattutto perché il rapporto processuale posto in essere valga anche a dare attuazione al diritto nella consapevolezza che la difesa della pubblica amministrazione è, per eccellenza, il modo migliore per rendere giustizia allo Stato e ai cittadini. È stato, infine, fatto presente che l'Avvocatura dello Stato ha rispettato nel corso di tutto il giudizio il limite oggetto del divieto stabilito dall'articolo 89 del codice di procedura civile, di usare espressioni sconvenienti od offensive e di questo si trae conferma dal fatto che i provvedimenti di cancellazione non sono stati né adottati dai giudici, né sollecitati dai legali avversari.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti del liceo linguistico «Asmara» di Roma e i partecipanti alla 61a sessione dell'«Istituto degli alti studi della difesa» che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
L'onorevole Garagnani ha facoltà di replicare.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, apprezzo la compiutezza, la precisione e la documentazione della risposta del sottosegretario, ma mi debbo dichiarare insoddisfatto perché la risposta, evidentemente attinta dagli uffici dell'università e dall'Avvocatura dello Stato, risente di un'impostazione particolare sia dell'università medesima, sia dell'Avvocatura dello Stato.
Tra l'altro - ma questo il sottosegretario non poteva saperlo - l'università di Bologna, attraverso l'Avvocatura dello Stato, ha raggiunto un accordo con il sottoscritto e ha recentemente ritirato la domanda di appello, senza che il sottoscritto abbia modificato di una virgola le proprie espressioni. Poiché l'appello è stato ritirato, è chiaro che non potevo Pag. 5eccepire le dichiarazioni e le espressioni sconvenienti e offensive. Tuttavia, il fatto che sia stato ritirato l'appello dimostra che l'università e l'Avvocatura dello Stato sapevano benissimo, nel modo in cui si erano mossi, di avere agito senza una seria motivazione, affermando sostanzialmente cose non rispondenti al vero. Ciò è tanto vero che, se fossero stati convinti delle loro motivazioni, avrebbero proseguito la loro azione contro il sottoscritto.
Ribadisco, dunque, che sono stato offeso personalmente dall'avvocato dello Stato con espressioni sconvenienti. A tal fine, basta leggere gli atti e la citazione dell'Avvocatura dello Stato. Credo che, a questo punto, si imponga un codice di comportamento nei confronti dell'Avvocatura dello Stato allorché si trova ad agire in giudizio nei confronti, appunto, di un qualunque soggetto e, in questo caso, di un parlamentare nell'esercizio delle proprie funzioni, con un'interpellanza riconosciuta legittima dall'Assemblea parlamentare e dal tribunale. Pertanto, auspico un richiamo preciso e una definizione degli obblighi dell'Avvocatura dello Stato circa il rispetto che si deve alle persone e, in questo caso, ad un parlamentare nell'esercizio delle sue funzioni e al servizio della collettività. Infatti, le due interpellanze che ho presentato sono al servizio, in questo caso, della collettività bolognese e del buon nome dell'università di Bologna. Del resto, i fatti denunciati sono risultati corrispondenti al vero e, di conseguenza, credo sia necessaria un'azione di un qualche tipo, perché vi è modo e modo di difendere gli interessi di un qualunque ente (in questo caso dell'università di Bologna).
In secondo luogo, eccepisco il fatto che il rettore abbia agito in giudizio senza mandato dell'università. Infatti, la delibera unanime del senato accademico e del consiglio di amministrazione non invitava il rettore ad agire nei confronti del sottoscritto, ma a verificare l'opportunità di un'azione giudiziaria sulla base di previsti indizi o di elementi documentati e documentabili. Pertanto, manca un atto formale che dia il mandato al rettore, tramite l'Avvocatura dello Stato, di proporre una qualunque azione in giudizio contro il sottoscritto.
Ribadisco al sottosegretario che quanto denunciato riguarda proprio fatti avvenuti e continuati all'interno dell'università. Dunque, credo che anche su questo punto vi sarebbe da eccepire qualcosa.
Pertanto, confermo la mia insoddisfazione che, lo ripeto, non è tanto rivolta al sottosegretario, la quale deve farsi carico di una serie di istruttorie particolarmente complesse, ma piuttosto è dovuta a quanto avvenuto dopo la presentazione delle interpellanze. Non a caso l'onorevole Ravetto ha fatto esplicito riferimento all'appello, che non si è svolto perché è stato disertato dell'università. Pertanto, in base a tutte queste affermazioni credo si debba modificare il giudizio complessivo del Governo e porsi anche il problema di un rapporto corretto e istituzionale - lo ripeto - fra Avvocatura dello Stato e università. Inoltre, sarebbe opportuna una verifica precisa dei limiti del mandato che l'università conferisce al rettore nel proporre un'azione giudiziaria nei confronti di chiunque e, in questo caso, di un parlamentare che, con un atto legittimo di sindacato ispettivo, ha denunciato determinate disfunzioni che - lo ripeto - si sono verificate, sono state conclamate e sulle quali vi è stato un ampio consenso da parte dell'opinione pubblica.
Successivamente, è subentrato un altro rettore. Ciò spiega la diversità di approccio. Infatti, questo ultimo rettore, con un atteggiamento di buon senso e di reale constatazione dei fatti, è addivenuto ad una composizione di questa triste vicenda che non ha recato un buon nome all'università di Bologna non certo per colpa del sottoscritto che, invece, ha fatto il suo dovere di parlamentare. Affermo questo in un momento in cui si tende a discriminare e a delegittimare il ruolo del parlamentare.
Proprio perché il parlamentare è collegato al suo territorio deve farsi carico di situazioni di illegalità diffusa che non debbono essere generalizzate. Sono bolognese Pag. 6e non chiamo in causa l'università di Bologna, bensì le illegalità verificatesi anche recentemente.
Questa è la ragione per la quale ho presentato le interpellanze e - lo ripeto - ho motivato la mia insoddisfazione, che auspico possa trasformarsi, in un prossimo atto di sindacato ispettivo che presenterò su questo argomento, alla luce dei fatti nuovi verificatisi, in piena soddisfazione. Ringrazio, comunque, il sottosegretario di Stato.

(Iniziative normative in merito agli oneri relativi alle concessioni delle attestazioni di pubblica benemerenza del Dipartimento di protezione civile - nn. 3-00981 e 3-01030)

PRESIDENTE. Avverto che le interrogazioni Rainieri n. 3-00981 e Di Stanislao n. 3-01030, concernenti iniziative normative in merito agli oneri relativi alle concessioni delle attestazioni di pubblica benemerenza del Dipartimento di protezione civile, che vertono sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).
Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Laura Ravetto, ha facoltà di rispondere.

LAURA RAVETTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, in riferimento agli atti di sindacato ispettivo presentati si fa presente quanto segue.
L'attestazione di pubblica benemerenza esprime il ringraziamento che il Dipartimento della protezione civile rivolge a tutti coloro che hanno partecipato ad un determinato evento. L'insegna rappresenta la manifestazione esteriore della benemerenza stessa, che per il Dipartimento della protezione civile assume un valore unico ed esclusivo per ogni singolo operatore a riprova dell'importanza del singolo nell'ambito del Servizio nazionale di protezione civile.
Analogamente alle altre benemerenze della Repubblica (ad esempio l'Ordine al merito) il Dipartimento della protezione civile consegna al benemerito il diploma, che costituisce l'attestato della benemerenza concessa.
Atteso l'elevato numero dei beneficiari (l'elenco allegato al DPCM 19 dicembre 2008 riporta 73.600 nominativi), il Dipartimento della protezione civile non può assumersi l'onere della consegna gratuita delle insegne. Pertanto, chi volesse fregiarsene, senza alcun vincolo e senza alcuna compromissione del titolo, può acquistarle con oneri a proprio carico, come nel caso dell'Ordine al merito.
Si ribadisce che il Dipartimento della protezione civile non trae alcun vantaggio economico dalla vendita delle insegne. Il Dipartimento della protezione civile, poi, ha inteso introdurre un elemento di ulteriore valore alla benemerenza in parola, attribuendo un numero di conio ad ogni insegna.
Si rappresenta, infine, come già in varie sedi si è avuto occasione di precisare, che il costo di 130 euro riguarda l'intero cofanetto, i cui pezzi, a seguito della modifica intervenuta al DPCM 19 dicembre 2008 con il DPCM 15 marzo 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana del 2 aprile 2010, n. 77, possono essere acquistati anche singolarmente.

PRESIDENTE. L'onorevole Negro ha facoltà di replicare per l'interrogazione Rainieri n. 3-00981, di cui è cofirmataria.

GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, non mi ritengo assolutamente soddisfatta della risposta: mentre nella pubblica amministrazione ci sono degli sprechi veramente da tagliare, in un atto di benemerenza andiamo a chiedere soldi! È una vergogna che nel 2010 avvenga questo! Lo dico, a maggior ragione, da sindaco di un comune che versa in gravi difficoltà e che durante questo inverno è stato al freddo pur di garantire il minimo e il corrispettivo di una attività onesta e corretta verso i propri cittadini.
Pertanto, signor sottosegretario, credo veramente che lei in prima persona si Pag. 7debba impegnare affinché si ponga fine a questa vergogna: non possiamo permettere che dei volontari non abbiano un riconoscimento pari a 130 euro.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Stanislao ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-01030.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, prima ancora di passare al merito, mi dichiaro esterrefatto. Ma veramente voi pensate di poter prendere in giro il Parlamento e la comunità nazionale? Guardate che queste piccole (in apparenza) cose danno, invece, la cifra della cultura di governo che voi in qualche modo rappresentate. Direi che su questa cosa vi dovreste vergognare soprattutto in virtù della relazione fatta dal sottosegretario, che peraltro è persona che stimo. Ma veramente ci volete insegnare come si fanno le cose nei modi e nei tempi? Ho fatto, come la collega, il sindaco di un piccolo paese e debbo dire che è inaccettabile quello che voi fate.
I soldi che sprecate per le consulenze presso i vari Ministeri e la Presidenza del Consiglio fanno rabbrividire la pelle e gli italiani dovrebbero saperlo. Guardate, non stiamo a chiedervi a cosa serve la benemerenza, perché lo sappiamo già da noi; dovevate risponderci su altre questioni, dovevate rispondere sul perché e sul per come ad alcune persone che hanno fatto del volontariato a titolo gratuito, utilizzando del tempo e sottraendolo alla famiglia, agli affetti e ai cari per fare attività di grande solidarietà, voi dite: «compratevi il cofanetto».
Ma non è solo questo, la grande presa in giro è un'altra: si può comprare il cofanetto o l'insegna a prescindere dal fatto se si è svolta o meno quell'attività umanitaria o di solidarietà!
Vi state mettendo in un cul de sac allucinante, perché stiamo parlando di quella Protezione civile che riesce a fare e a disfare, che fa appalti, subappalti e quant'altro; pensiamo davvero che questa spesa, per la quale siamo nell'ordine di qualche centinaio di migliaia di euro, possa cambiare il suo bilancio e quello del Governo? Peraltro la Protezione civile è sotto la Presidenza del Consiglio dei ministri, e voi ci venite a raccontare questa storia.
Sarebbe stato molto più semplice, molto più educativo, molto più serio e politicamente corretto se foste arrivati dicendo: bene, abbiamo sbagliato, qualcuno ha sbagliato, ripareremo segnalando anche pubblicamente, con trasparenza attraverso un registro, quali sono le persone che hanno meritato.
È allucinante anche un altro aspetto: è possibile che un'impresa vinca una gara unica da produttore e distributore di insegne e cofanetti? Ma questi non sono i cofanetti della Sperlari! Questa è un'altra cosa, un fatto serio. Non venite qui a fare questa recita, anche se ci sono pochissimi parlamentari, noi rappresentiamo il territorio. Io mi vergogno di questo perché se questa è la rappresentazione che voi fate del Governo, della comunità e del volontariato, veramente siamo alla frutta, è inaccettabile.
Dico anche un'altra cosa, credo anche a nome dei colleghi: vi darò un'altra chance, presenterò un'altra interrogazione nella convinzione che questa volta voi veniate preparati, ma soprattutto con la coscienza a posto, facendo una relazione politica non solo corretta dal punto di vista della trasparenza degli atti, ma per spiegare che cosa intendono il Governo e il sottosegretario per solidarietà, per volontariato, per intervento umanitario, chiarendo che cosa significa quando delle persone aiutano altre persone, a prescindere dalle appartenenze politiche.
Non ho avuto risposta su nessuno dei quesiti che ho messo in campo. Dovremmo almeno cercare di capire quanto ho chiesto nell'ultima domanda, tralasciando le prime due: se il Governo non ritenga ora, sulla base delle cose che ha detto, o meglio delle cose che non ha detto, di dovere eliminare tale onere a carico di migliaia di cittadini che prestano il loro servizio, prezioso e vitale, per quanto riguarda le emergenze del Paese. Pag. 8
Questa è una chance dalla quale dovreste trarre un insegnamento importante anche per capire che un parlamentare, quando svolge delle attività di sindacato ispettivo, lo fa a ragion veduta e non per perdere tempo. Questa è la cifra, anche se piccola e secondo voi residuale, della vostra cultura di Governo.
Mi auguro che sarete in grado, fra qualche tempo, se il Governo lo porrà in discussione in Aula, di poter rappresentare compiutamente le esigenze e non la teoria del volontariato, le esigenze di questo grandissimo esercito di volontari.
Vi aspettiamo con un elenco trasparente di persone aventi diritto, sapendo quali sono le cifre e sapendo che coloro i quali a torto hanno speso dei soldi verranno rimborsati, perché è assolutamente inaccettabile. Su questo noi vi daremo filo da torcere.

(Problematiche inerenti alla normativa concernente le qualifiche professionali del settore del restauro dei beni culturali - nn. 3-00759 e 3-01033)

PRESIDENTE. Avverto che le interrogazioni Delfino n. 3-00759 e Realacci n. 3-01033, riguardanti problematiche inerenti alla normativa concernente le qualifiche professionali del settore del restauro dei beni culturali, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).
Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Francesco Maria Giro, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO MARIA GIRO, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, mi riferisco alle interrogazioni degli onorevoli Delfino e Realacci con le quali si chiede quali iniziative abbia intrapreso il Ministero per i beni e le attività culturali per superare una serie di problemi concernenti il conseguimento, in via di prima applicazione (articolo 182 del Codice dei beni culturali), delle qualifiche professionali di restauratore e di collaboratore restauratore dei beni culturali da parte dei titolari dipendenti delle imprese artigiane operanti nel settore.
Premetto che - come ha avuto occasione di rilevare il Ministro Bondi e come già da me esposto in occasione della risposta all'interrogazione parlamentare Mancuso n. 5-02133 fornita presso la VII Commissione della Camera in data 16 marzo 2010 - l'attuazione della disciplina transitoria non può diventare l'occasione di una «sanatoria» incontrollata, che rischia di azzerare la diversità delle esperienze e capacità professionali, pur di accontentare il maggior numero possibile di persone.
La parola «sanatoria» non si concilia affatto con la tutela del patrimonio culturale, assunta a principio fondamentale dall'articolo 9 della Costituzione. L'obbiettivo che, giustamente, la legge e prima ancora il buon senso ci consegnano è ben diverso: accertare, in modo presuntivo o diretto, la capacità di ognuno, dando ad ognuno la qualificazione professionale adeguata.
In ogni caso buona parte delle problematiche evidenziate nel frattempo sono state risolte in quanto, come preciserò, il Ministero ha attuato o favorito interventi normativi e interpretativi che hanno tenuto conto delle richieste provenienti dalle associazioni di categoria coerenti con l'impianto della disciplina introdotta dal Codice.
Ciò premesso, occorre anzitutto ricordare che le esperienze lavorative maturate nel settore del restauro di beni culturali vengono riconosciute dall'articolo 182 del Codice dei beni culturali, con riferimento a determinati limiti temporali, nonché a determinati presupposti di responsabilità ed autonomia professionale.
In particolare, la previsione testuale dell'articolo 182, comma 1-ter, richiede l'esistenza di una specifica documentazione in ordine all'attività svolta da ciascun operatore. Poiché una simile documentazione può risultare di difficile reperimento per coloro che non siano titolari, bensì dipendenti o collaboratori delle imprese Pag. 9appaltatrici, il Ministero, nell'ambito della selezione pubblica in corso volta al conseguimento delle qualifiche, ha apprestato un sistema di valutazione incentrato sulla dichiarazione e dimostrazione della posizione lavorativa nei confronti dell'impresa appaltatrice, da parte degli interessati, e sulla successiva attestazione di quanto dichiarato, ad opera delle soprintendenze preposte alla tutela del bene oggetto dell'attività di restauro. In pratica, in mancanza di elementi contrastanti e di conflitti tra diversi richiedenti, alla dimostrazione della posizione lavorativa seguirà l'attestazione dell'attività di restauro dichiarata.
Per la qualifica di collaboratore restauratore, la dimostrazione può consistere anche in un'autocertificazione o in una dichiarazione del datore di lavoro. A tal proposito evidenzio che si tratta di una fortissima apertura interpretativa rispetto al tenore testuale della normativa. Consentire di più, avrebbe significato dare rilevanza al lavoro nero o alle mansioni di fatto, ipotesi evidentemente impraticabile per elementari esigenze di certezza e salvaguardia della qualità degli interventi; oppure basarsi, anche per la qualifica di restauratore, sulle autocertificazioni, ciò che la legge espressamente esclude.
Non si sarebbe trattato di una semplificazione, ma di un vero e proprio abbandono di ogni possibilità di controllo sulla effettiva capacità ed esperienza degli operatori, anche in via presuntiva o indiretta, che avrebbe comportato evidenti pericoli per la tutela del patrimonio culturale.
Anche secondo l'impostazione indicata, la dimostrazione dell'attività svolta resta comunque un adempimento molto complesso. Per questo motivo, sono state fornite analitiche linee guida applicative, sono stati diramati chiarimenti attraverso il sito istituzionale, e sono stati attivati presso le direzioni regionali centri di assistenza.
Soprattutto, per venire incontro alle esigenze dei più giovani - le cui aspettative erano state alimentate dalla ritardata attuazione dell'articolo 182 del Codice dei beni culturali - con la legge n. 25 del 2010, di conversione del cosiddetto decreto-legge proroga termini, alcune date ultime di riferimento per lo svolgimento dell'attività di restauro sono state spostate al luglio 2009 (data di entrata in vigore della nuova disciplina della formazione dei restauratori, dettata dal decreto del Ministero n. 87/2009). Tanto, per quanto concerne l'accesso alla prova di idoneità utile al conseguimento della qualifica di restauratore, ed il conseguimento in via diretta della qualifica di collaboratore restauratore.
Può ritenersi, ormai, che tutti gli operatori con un'effettiva esperienza qualificata nel settore avranno, quanto meno, la possibilità di sottoporre a valutazione le proprie capacità. Il Ministero garantirà che lo svolgimento della prova di idoneità avvenga in modo rigoroso e trasparente, evitando ogni possibile forma di discriminazione.
Tenuto conto dell'onere di integrazione delle domande connesso alle nuove opportunità offerte dalla modifica normativa, con atti in corso di pubblicazione, il termine di presentazione delle domande, già a suo tempo prorogato al 30 aprile 2010, è stato ulteriormente prorogato al 30 giugno 2010, e quello per il rilascio delle attestazioni sull'attività svolta è stato conseguentemente prorogato anch'esso al 30 settembre 2010.
Ritengo, pertanto, che il Ministero abbia cercato di venire incontro alle esigenze degli operatori, in particolare delle imprese artigiane, nei modi che la prioritaria necessità di assicurare la qualità degli interventi di restauro consentiva.
Del resto, i numeri prospettati nell'interrogazione non corrispondono alle previsioni del Ministero secondo cui la stragrande maggioranza degli interessati dovrebbe vedersi riconosciuta una delle qualifiche previste e continuare, quindi, ad operare nel settore.
Prevedibilmente, la qualifica di restauratore riguarderà soltanto una parte di essi, ma in misura di gran lunga superiore al numero di 600 che viene prospettato: 600, in realtà, sono soltanto i diplomati delle scuole di alta formazione statali che Pag. 10hanno, fin d'ora, la certezza di poter conseguire direttamente alla qualifica.
Tuttavia, accanto ad essi, molti di più usufruiranno dei requisiti alternativi previsti dalla norma per il conseguimento diretto della qualifica di restauratore o per l'accesso alla prova di idoneità.
In sintesi, si prevede che, al termine della procedura, non si verificherà affatto la paventata espulsione dal mercato, ma, al contrario, la generalità degli operatori troverà una collocazione, forse non per tutti quella auspicata, tuttavia adeguata alle esperienze e alle capacità dimostrate.
Desidero, comunque, precisare che, nel rispetto dei suddetti punti fermi, il Ministero è disponibile ad attivare un tavolo di confronto con le associazioni di categoria degli artigiani al fine di individuare criteri applicativi delle disposizioni oggi vigenti e modalità operative che garantiscano un corretto svolgimento delle attività di attestazione da parte delle soprintendenze, nonché delle attività di valutazione delle posizioni dei singoli, compresa la prova di idoneità, nel prosieguo della procedura di selezione.

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di replicare per l'interrogazione Delfino n. 3-00759, che ha testè sottoscritto.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, la nostra soddisfazione principalmente inizia dalla parte finale dell'intervento del sottosegretario. Rispondo io a questa interrogazione in quanto l'interrogante primo firmatario, il collega onorevole Delfino, per questioni di aerei non è potuto essere presente. Sottolineo che si tratta di un collega che sta seguendo con grande attenzione e professionalità tutto quello che riguarda questa tematica.
La risposta sicuramente è molto articolata e in parte dà anche dei segnali ai quesiti da noi posti, comunque la situazione nazionale è delicata.
Se pensiamo, infatti, che sono circa 30 mila gli addetti a livello nazionale del comparto che riguarda i restauratori, quelli che comunque hanno maturato e stanno lavorando a livello nazionale con grande professionalità e con esperienze sicuramente significative, dalle prime stime portate avanti e individuate tempo fa, soltanto seicento, rispetto ai passaggi che erano costretti a fare, sarebbero riusciti ad ottenere il riconoscimento, cioè circa il 2 per cento.
Da queste risposte, come dicevo, mi pare che alcuni passi siano stati fatti. Evidentemente, le proroghe aiuteranno, quelle che avevamo richiesto e che il sottosegretario ha letto. Invece, non ho colto un'affermazione precisa rispetto all'autocertificazione che - mi pare di aver colto dal sottosegretario - potrà essere fatta. Direi che questo dovrebbe essere inserito in maniera precisa e definitiva. È ovvio e riconosco che le prove in generale debbano essere rigorose, così come tutto il vaglio delle capacità, ma non si può neanche pensare che un eccesso di regolamentazione possa rischiare di disperdere quella che è stata ed è la professionalità di tanti addetti che stanno nel mondo dell'artigianato, un settore fondamentale per l'economia del nostro Paese in generale e, in particolare, per quanto attiene al settore del restauro. È vero ciò che ha detto il sottosegretario, ossia che dobbiamo stare attenti alle professionalità per non rovinare, depauperare e mettere a rischio il patrimonio culturale che abbiamo in Italia, che è altissimo, però è altrettanto vero che non è pensabile che, per mancanza di alcuni requisiti, frutto magari di una forzatura delle regole, si possa disperdere, come dicevo prima, una professionalità veramente alta che è dimostrata nel nostro Paese. Questa interrogazione, peraltro, era stata finalizzata anche in particolare alla regione Piemonte, dove sono circa mille gli addetti che gravitano intorno a questo settore.

PRESIDENTE. Onorevole Compagnon, la prego di concludere.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Pertanto, signor sottosegretario, nel ringraziarla comunque per la risposta, devo dire che la Pag. 11parte finale, quella della disponibilità a costituire un tavolo di confronto e controllo su una tematica così delicata nell'interesse di questa categoria, sia la parte più significativa e che apprezzo di più della sua risposta.

PRESIDENTE. L'onorevole Margiotta ha facoltà di replicare per l'interrogazione Realacci n. 3-01033, di cui è cofirmatario.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, mi dichiaro insoddisfatto delle risposte giunte dal Governo a questa interrogazione, che abbiamo predisposto con il collega Realacci, che è il primo firmatario. Sono insoddisfatto perché con questa interrogazione non si chiede come il Governo, in qualche modo, rischia di procedere una sanatoria incontrollata. Non è questo il nostro obiettivo. Il fatto che le questioni, al contrario di quanto dichiarato dal sottosegretario, non siano superate è attestato da giudizi ancora pendenti di fronte al TAR, prodotti da una serie di cittadini che chiedono l'annullamento dei bandi. Il problema, infatti, non è quello di fornire analitiche guide interpretative, ma di correggere il provvedimento radicalmente, così come noi chiedevamo. Anche io prendo atto della disponibilità che nella parte finale del suo intervento il sottosegretario, a nome del Governo, offre ad un incontro con le parti. Ricordo, però, che questa disponibilità sin qui non ha trovato alcuna concretezza, anzi più volte le organizzazioni sindacali, la Feneal-UIL, la Filca-CISL e la Fillea-CGIL, avevano chiesto un incontro insieme alla Confartigianato, alla CNA scrivendo anche al Presidente della Repubblica, senza che questi incontri si siano effettivamente svolti. Così come prendo atto dello spostamento del termine per l'effettuazione della prova, ma non è di soluzioni transitorie che noi vorremmo parlare.
Come esplicitamente precisavamo nella nostra interrogazione, il nostro obiettivo è di giungere ad una soluzione non transitoria di una questione di grande importanza per gli operatori del settore e fondamentale per il nostro Paese e per il suo patrimonio artistico.
Anche per questo, unitamente all'interrogazione, abbiamo presentato una risoluzione, perché il tema va affrontato in termini più ampi. Si tratta, anzitutto, di superare gli affidamenti fiduciari, che oggi troppo spesso, anzi, quasi come pratica abituale, vengono effettuati dalle sovrintendenze, al fine di garantire un'effettiva trasparenza di tutte le procedure di gara.
Chiediamo di modificare l'articolo 182 del Codice, tra l'altro per consentire di valutare le attività svolte anche prima del 24 ottobre 2001, cosa che adesso non è possibile. Bisogna eliminare elementi ostativi alla partecipazione alle prove previste dal decreto ministeriale n. 53 del 2009 e attenersi, nell'interpretazione di responsabilità diretta della gestione tecnica dell'intervento, alla sentenza del TAR n. 1844 del 2004.
Chiediamo di riconoscere la laurea in conservazione dei beni culturali e, soprattutto, di modificare le previsioni del decreto ministeriale n 53 del 2009 nella parte relativa agli ambiti di competenze in base ai quali dovranno essere svolte le prove di esame.
Così come è fondamentale superare la questione dei certificati di regolare esecuzione: la stessa Autorità di vigilanza sui lavori pubblici ha di recente detto che è sempre difficilissimo procurarsi questi certificati, perché, purtroppo, molto spesso le amministrazioni, non solo le sovrintendenze, non li redigono.
In sintesi, l'obiettivo è quello di salvaguardare la professionalità di imprese e di singoli operatori, che si sono formati in questi anni e che sono in grado di produrre servizi e lavori di qualità, senza che, attraverso forme di discriminazione, si vengano a determinare nuove forme monopolistiche, non trasparenti, che potrebbero nuocere a un settore così delicato come quello della conservazione e della tutela del patrimonio artistico italiano.
Per tutti questi motivi, siamo insoddisfatti della risposta del Governo, continueremo ad incalzarlo e speriamo che vi possano essere ravvedimenti.

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(Costi e funzionamento della società Ales - nn. 3-00963, 3-01031 e 3-01032)

PRESIDENTE. Avverto che le interrogazioni Giulietti n. 3-00963, Causi n. 3-01031 e Borghesi n. 3-01032, concernenti costi e funzionamento della società Ales, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).
Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Francesco Maria Giro, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO MARIA GIRO, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, mi riferisco alle interrogazioni degli onorevoli Giulietti, Causi e Borghesi con le quali chiedono informazioni sul funzionamento e sui costi della società Ales. A tale proposito, voglio anzitutto specificare che le rinnovate finalità societarie di Ales Spa, conseguenti alla sua trasformazione in società in house providing sulla base dell'articolo 26 della legge n. 69 del 2009, esplicitano, nella sostanza, attività già previste sin dall'atto costitutivo del 1998, ossia servizi al pubblico nei musei, ivi compresa la guardiania, le visite guidate, la biglietteria, la «gadgettistica», la gestione di centri di incontro e di ristoro, oltre ad ogni altra necessità di supporto e strumentale richiesta in occasione di mostre e ricorrenze culturali; inoltre, servizi di manutenzione degli edifici, di manutenzione e riparazione degli impianti, di pulizia delle aree interne ed esterne e di diserbo.
Ciò premesso, rappresento che la modifica statutaria punta, in prospettiva, a qualificare maggiormente, senza ulteriori aggravi di spesa, ma possibilmente determinando ricavi, le attività di supporto al Ministero assicurate da Ales Spa e si riferiscono a progetti che, in ogni caso, non sarebbe possibile assicurare con professionalità interne, date le ben note carenze di organico, in particolare per le professionalità che assicurano i servizi museali.
Per l'anno in corso, le attività di Ales Spa si presentano, nella tipologia e nel budget, invariate rispetto all'anno precedente. Il personale della società ha un organico attuale di 344 unità, ridotto rispetto alle oltre 400 unità iniziali a seguito di un piano di pensionamenti agevolati strettamente correlato ad una consistente riduzione del budget da 14 milioni di euro a 12 milioni di euro.
Esso assicura la manutenzione ai monumenti, ai musei e alle aree archeologiche più importanti della Campania e del Lazio e un supporto significativo ai servizi di vigilanza presenti negli stessi spazi espositivi.
Sulla base di quanto rappresentato posso certamente affermare che senza l'attività di questa società, che, di conseguenza, rappresenta un risorsa significativa e non una sottrazione di risorse per il Ministero, non sarebbe possibile garantire l'apertura al pubblico e il necessario decoro in numerosi luoghi della cultura presenti in queste regioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Giulietti ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-00963.

GIUSEPPE GIULIETTI. Sottosegretario Giro, sono insoddisfatto ma immagino che nel suo cuore lo sia anche lei (anche se non lo può dire e non lo può mettere a verbale), perché attorno a questa vicenda vi è un nucleo di opacità, di non chiarezza, di conflitto di interessi per cui - conoscendola - credo che lei dovrebbe avere un sussulto ogni volta che ne legge. Abbiamo infatti una letteratura di dichiarazioni in contraddizione: una volta si va verso il pubblico e una volta verso il privato, una volta l'Ales ha una funzione e una volta ne ha un'altra. Ciò è incomprensibile: non si comprende quale sia la linea di marcia, quale sia la direzione, si parla addirittura di un terzo statuto.
Sembra quasi di assistere ad una sorta di grande fantasia istituzionale, di modifiche continue della funzione, per cui di volta in volta o c'è un grande network pubblico o addirittura si parla di un ritorno alla privatizzazione integrale. Vedo persino che in talune occasioni avete detto Pag. 13che si tratta di una grande campagna contro le lobby: magari fosse vero, perché al Ministero - e lei lo sa - talvolta è in corso l'esatto contrario, una reductio ad unum delle funzioni del Ministero.
Addirittura Gianfranco Cerasoli, il segretario della UIL per i beni culturali e membro del consiglio superiore, parla della Ales come di un luogo in cui sono sistemati numerosi personaggi espulsi dalla politica (l'Ales è in passivo ma ce la farebbe se si trattasse solo di sostenere i costi dei lavoratori).
Non voglio entrare in questa polemica, sottosegretario, le pongo altre questioni, in particolare una questione di fondo: anche l'Ales è sotto la gestione del dottor Mario Resca. A me dà fastidio parlarne, sembra quasi una questione privata, ma l'avete creata voi. Le pongo la seguente domanda: ma non c'era nessuna professionalità al Ministero per gestire un'attività strategica come il tema del marketing? Davvero tra le persone retribuite dallo Stato non c'erano fior di professionisti per svolgere questo ed altro ruolo?
La volta scorsa lei mi rispose non sull'Ales, ma sul ruolo dell'attuale amministratore delegato, cioè del suo responsabile Resca, lei mi disse: è un uomo talmente sensibile che sta valutando se dimettersi da presidente della Finbieticole, perché oltre all'Ales (neanche Superman ce l'avrebbe fatta!) è ancora il presidente della Finbieticole, ma la Finbieticole ha alcuni stabilimenti sotto vincolo con un sospetto di conflitto di interessi.
Lei mi disse: sta forse per dimettersi. Non mi risulta, a lei risulta? Non è accaduto! Non c'erano altre figure? Lei sa che in questi giorni - e sa con quanta passione abbiamo seguito la vicenda - al centro per il libro è stato nominato un personaggio, una persona che proviene dalla Mondadori, l'ex direttore generale Gian Arturo Ferrari. Le domando: si è mai dimesso il dottor Resca dal consiglio di amministrazione della Mondadori? No, non si è dimesso neanche dal consiglio di amministrazione della Mondadori! E lei è sicuro che l'Ales o il Ministero non gestiscano anche appalti per il bookshop dei musei o affari che riguardano il settore dell'editoria libraria?
Guardi che non è un attacco a qualcuno, lei lo ha capito, sottosegretario Giro, ci conosciamo da anni; ma non esistono altre figure o persone del Ministero che possono seguire tali temi con attenzione e passione civile?
Lo sa quale è la cosa che dà fastidio? Pensi alla vicenda di Brera: non c'era un'altra figura diversa dalla figura del dottor Resca, che anche a Brera diventa commissario straordinario? Non c'era un sovrintendente o un uomo della cultura lombarda (altro che federalismo!), non c'era una personalità che potesse seguire con passione questo grande tema?
Sa cosa mi spaventa, sottosegretario Giro? Il fatto che il conflitto di interessi sia un titolo di merito! È diventato il contrario: se si è portatori di un sospetto di conflitto di interessi si ha titolo, se si è un normale funzionario dello Stato, uno studioso, un intellettuale, un ricercatore (anche gente vicina a voi, Giro, non ne faccio una questione di appartenenza) no!

PRESIDENTE. Onorevole Giulietti, la invito a concludere.

GIUSEPPE GIULIETTI. Esistono straordinarie figure di funzionari dello Stato, di intellettuali e ricercatori che potevano svolgere queste funzioni e occuparsi anche dell'Ales: perché ciò non accade e concludo, signor Presidente? Questa idea che si può procedere per conflitti di interessi, che si possono annunciare delle cose e poi non farle, per colpi di mano, è anche alla base di tante disgrazie della Protezione civile Spa: è l'opacità che diventa sistema.
Non è una questione di reato: è una questione di rischio! Le dico allora: se vi è tanta passione nel tutelare il conflitto di interessi, accogliete almeno (chiedo scusa, signor Presidente) l'appello che è venuto dagli enti lirici e dall'IMAIE, l'Istituto che si occupa dei diritti connessi, a bloccare il decreto ministeriale che è stato presentato. Fermatelo voi! Riportatelo in Aula! Fate Pag. 14capire che, come uno può tutto, esistono anche soggetti collettivi e beni pubblici che hanno gli stessi diritti. Vi chiederei dunque di ripensarci, e quanto meno di stabilire una parità di condizioni tra i cittadini italiani.

PRESIDENTE. L'onorevole Margiotta ha facoltà di replicare per l'interrogazione Causi n. 3-01031, che ha testè sottoscritto.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, intervengo brevemente. Non riprenderò le considerazioni esposte molto bene e con molto puntiglio dal collega Giulietti; mi dichiaro non soddisfatto delle risposte che il Governo ha dato all'interrogazione n. 3-01031 predisposta dal collega Causi, che sta seguendo da tempo la vicenda, e da me sottoscritta. Non sono soddisfatto soprattutto perché la risposta è stata assolutamente generica, e sostanzialmente ha evitato, ha eluso dovrei dire, alcuni degli interrogativi, direi quasi tutti gli interrogativi che nell'interrogazione abbiamo posto.
Ne ricordo solo alcuni, molto brevemente. Abbiamo chiesto se la precipitosa apertura delle procedure di mobilità abbia o meno determinato un danno al patrimonio aziendale: non abbiamo avuto risposta. Abbiamo chiesto se vi fossero iniziative che gli amministratori di Ales intendano prendere per tutelare gli interessi aziendali, nell'eventuale prosieguo dell'iter di finanziamento del progetto «La via dei Vestini». Abbiamo chiesto perché il Ministero per i beni e le attività culturali abbia recentemente negato la possibilità di ulteriori affidamenti in house providing a favore di Ales Spa. E infine, soprattutto, se gli amministratori di Ales abbiano predisposto un piano di ristrutturazione adeguato al rilancio dell'azienda, o se invece le azioni che intendono mettere in atto mirino soltanto a prolungare un regime semiassistenziale, in vista di una successiva liquidazione della società.
Questo è quel che appare, che si vada verso una liquidazione della società, che ha svolto negli anni precedenti, come ricordato nel testo dell'interrogazione, importanti compiti a favore del Ministero per i beni e le attività culturali. Su questo volevamo essere rassicurati, e non lo siamo stati; ed anzi il tono, lo ripeto, un po' elusivo della risposta del Governo ci rende preoccupati rispetto al suo futuro.

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-01032.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, non sono assolutamente soddisfatto, per i motivi che dirò appresso. Vorrei invece entrare in taluni aspetti che attengono le modalità con cui opera questo Governo.
Io che sono di formazione liberale, che credo nell'idea di uno Stato leggero, che sia regolatore, penso, e mi aspetterei, che una serie di attività che possono essere benissimo svolte anche dal settore privato, come si stava facendo nell'ambito di cui discutiamo, debbano procedere e andare avanti. In esso si è applicata l'idea che l'iniziativa privata potesse essere utile per aumentare i servizi a disposizione dei turisti, a disposizione dei visitatori, a disposizione di tutti coloro che per motivi culturali desiderano fruire del nostro patrimonio; e sostanzialmente possiamo dire che da quando tali attività sono iniziate, dobbiamo riconoscere che in molti casi sono state svolte in modo positivo, facendo aumentare anche il numero delle presenze nei nostri musei, nei nostri siti archeologici, eccetera.
La Ales aveva una sua funzione ben precisa, che è comprensibile: nel momento in cui per molti anni il Ministero si era avvalso della collaborazione di soggetti che poi precariamente continuavano ad essere assunti, licenziati, nuovamente assunti, eccetera, nelle forme più varie, essa aveva il compito di assorbire del personale che di fatto già stava lavorando per il Ministero. L'improvviso cambio di rotta che porta tale società ad essere totalmente sotto il controllo del Ministero, mi fa dubitare che in questo momento vi siano scopi che non vengono rivelati; e faccio uno stesso ragionamento, riscontrando un disegno complessivo Pag. 15che doveva passare attraverso la Protezione civile Spa, che diventava società della Presidenza del Consiglio, la Difesa Spa, che diventa la società del Ministero della difesa.
Ogni Ministero si fa la sua società, ma per fare cosa? Per fare ciò che abbiamo visto dentro la Protezione civile? Per fare assunzioni non secondo regole di meritocrazia, ma secondo le spinte di questo o di quel personaggio politico?
Nella Protezione civile abbiamo trovato figli di magistrati, figli di generali - «figli di», «figli di», «figli di»! - con criteri che sono assolutamente inaccettabili per chi crede che uno Stato liberale come il nostro debba garantire pari opportunità a tutte le persone e che, quindi, a determinati posti, in particolare quelli pubblici, si acceda secondo criteri meritocratici.
Io ritengo che il Governo, al contrario, abbia un disegno diverso, che gli permetta non tanto di gestire quei 340 lavoratori che sono rimasti, ma di immaginare poi - all'interno di questa società e al di là di qualunque ragionevolezza sul piano delle assunzioni e della meritocrazia - di prendere e dare - con stipendi e indennità assolutamente anche fuori dalla norma - a chi si vuole, agli amici e agli amici degli amici, seguendo un percorso che per noi è assolutamente inaccettabile.
A questo punto, essendomi interessato anch'io alla questione dell'IMAIE, mi aggiungo a quanto ha affermato il collega Giulietti: ritirate quel decreto e utilizzate eventualmente questa società per risolvere davvero i problemi di lavoratori che, altrimenti, tra un po' si troveranno sulla strada.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15 con il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge, recante misure straordinarie per il sostegno del reddito e per la tutela di determinate categorie di lavoratori.

La seduta, sospesa alle 13,10 è ripresa alle 15,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Caparini, Casini, Consolo, Lombardo e Lusetti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente novantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, la Commissione è ancora riunita per esaminare il provvedimento. Sta concludendo i propri lavori e poi raggiungerà l'Aula.
Pertanto, sospendo per cinque minuti la seduta che riprenderà appena il presidente della Commissione e il relatore saranno in Aula.

La seduta, sospesa alle 15,10 è ripresa alle 15,15.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Damiano ed altri; Miglioli ed altri; Miglioli ed altri; Bellanova ed altri; Letta ed altri; Donadi ed altri: Misure straordinarie per il sostegno del reddito e per la tutela di determinate categorie di lavoratori (A.C. 2100-2157-2158-2452-2890-3102-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge d'iniziativa dei deputati Damiano ed altri; Miglioli ed altri; Miglioli ed altri; Bellanova ed altri; Letta ed altri; Donadi ed altri: Misure straordinarie per il sostegno del reddito e per la tutela di determinate categorie di lavoratori.
Ricordo che nella seduta del 21 aprile 2010, prima di passare allo svolgimento degli interventi sul complesso degli emendamenti Pag. 16riferiti all'articolo 1, l'Assemblea aveva deliberato, su proposta del presidente della Commissione Lavoro, il rinvio del seguito dell'esame del provvedimento alla seduta odierna.
Avverto che, a seguito della richiesta di riesame avanzata dalla Commissione Lavoro, la V Commissione (Bilancio) ha espresso in data odierna un nuovo parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2100-A ed abbinate) revocando la condizione espressa, ai sensi dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, nonché il parere contrario sull'emendamento Antonino Foti 2.5. Nel medesimo parere la Commissione Bilancio ha formulato una nuova condizione, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento, riferita all'articolo 1.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,17).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 2100-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C.2100-A ed abbinate).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Damiano.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, stando anche alle sue indicazioni, abbiamo aspettato per circa 20 minuti che si concludessero i lavori della Commissione di merito, fatto che può anche capitare. Le faccio presente che nelle settimane scorse (anche per molto più tempo) è accaduto che le Commissioni si presentassero all'Aula senza avere complessivamente concluso i lavori di preparazione della attività d'Aula.
Capisco che si possa arrivare in Aula con dei semilavorati, tuttavia, dopo molti mesi di discussione - si tratta di un punto all'ordine del giorno che è stato inserito perché richiesto dal Partito Democratico - trattandosi anche di un argomento di una certa rilevanza, e dopo aver dato comunque il preavviso di 20 minuti (nella fattispecie delle questioni di carattere temporale che stiamo verificando ora) non si registra una presenza dignitosa dell'Aula.
Pertanto, a me sembra opportuno che anche agli interventi sul complesso degli emendamenti - che consentirebbero, peraltro, agli autori e presentatori principali di questa proposta di legge di illustrarne i termini fondamentali dopo la fase della discussione generale, perché bisogna apprezzare gli elementi di novità che sono intervenuti dopo il lavoro svolto nel Comitato dei nove e da parte della Commissione Bilancio - sia dato il tempo necessario e che, trascorsi i 20 minuti, si dia avvio alla fase degli interventi sul complesso degli emendamenti. Per questo le chiedo di garantire che il primo intervento sul complesso degli emendamenti da parte del Partito Democratico possa avvenire trascorsi i 20 minuti del preavviso.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, se lei formula questa richiesta e non ci sono pareri contrari, posso anche accoglierla.
Tuttavia, mi consenta di farle presente che ci sono quattro richieste di intervento sul complesso degli emendamenti. Noi abbiamo aspettato 20 minuti che la Commissione terminasse i propri lavori (peraltro mi risulta non su questo argomento, ma su un altro all'ordine del giorno della seduta di domani). Dopodiché, ho ritenuto Pag. 17giusto dare il preavviso di 20 minuti proprio affinché, a conclusione dei quattro interventi sul complesso degli emendamenti, fossimo in grado di poter passare alle votazioni.
Se adesso lei mi chiede di interrompere per il decorso del termine di preavviso di votazioni nominali e poi di svolgere i quattro interventi sul complesso degli emendamenti, lo faccio. Se nessuno è contrario, possiamo pure sospendere fino alle ore 15,30. Tuttavia, mi consenta di dire che è una richiesta abbastanza irrituale, soprattutto da parte di un gruppo di opposizione che, peraltro, in questo caso è proponente.
Sospendo la seduta fino alle ore 15,30 su richiesta del gruppo del Partito Democratico.

La seduta, sospesa alle 15,20, è ripresa alle 15,35.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative riferite all'articolo 1 l'onorevole Damiano. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, questo è il primo dibattito dall'inizio dell'anno che si tiene su temi che interessano il Paese, in questo caso gli ammortizzatori sociali, ed è il primo dibattito che si tiene in termini migliorativi per affrontare una situazione di crisi come l'attuale e per dare le giuste protezioni ai lavoratori. Si tratta di un dibattito che si svolge grazie all'iniziativa del Partito Democratico che ha deciso di utilizzare il tempo a disposizione dell'opposizione per fare in modo che queste tematiche siano al centro dell'attenzione del Paese.
Noi però abbiamo assistito ad una situazione che va politicamente affrontata e che ha messo in luce il disprezzo del Governo verso una legge di iniziativa parlamentare, perché una maggioranza aveva trovato in Commissione lavoro un accordo sul tema degli ammortizzatori sociali e sul tema dei salari ai lavoratori che non percepiscono reddito. Dopo che era stato sottoscritto questo accordo tra i partiti dell'opposizione e della maggioranza il Governo ha detto di no ad una norma del Parlamento, nonostante il fatto che questo accordo fosse stato approvato da dieci Commissioni parlamentari e bloccato, come al solito, dalla sola Commissione bilancio.
Questo accordo, frutto di cinque proposte di legge presentate dai partiti dell'opposizione, in particolare dal Partito Democratico, verteva su tre punti. Il primo riguarda il prolungamento della cassa integrazione ordinaria, con un compromesso che aveva portato la durata da 12 a 18 mesi; questa è una norma che avevano chiesto le parti sociali. Abbiamo sentito la scorsa settimana il neo-governatore del Piemonte, l'onorevole Cota, chiedere al Governo centrale di avere la cassa integrazione in deroga; ma non sarebbe meglio, anziché cambiare le leggi in via amministrativa, avere davvero nuove normative che consentano di avere a disposizione più cassa integrazione ordinaria? Deve essere sfatata l'affermazione sbagliata secondo cui questa richiesta va contro le piccole imprese, non è così. Questa richiesta va a vantaggio delle imprese al di sotto dei 15 dipendenti che, come tutti sanno, non dispongono di cassa integrazione se non di quella ordinaria.
Vedo che l'Assembla come al solito è distratta sui temi del lavoro, lo ripeto ancora una volta.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

CESARE DAMIANO. Nonostante il fatto che tutti i partiti nella loro propaganda elettorale dicano che il lavoro è al primo posto, quando c'è l'occasione di affrontare una discussione parlamentare siamo di fronte all'insensibilità dei parlamentari, e ciò non va ad onore di questo Parlamento e non ci fa rispettare di più dal Paese, su questo dovremmo riflettere tutti assieme.
Il secondo punto è il pagamento delle mensilità a quei lavoratori rimasti da almeno quattro mesi senza stipendio. Non c'è solo il caso dell'Eutelia, c'è il caso di decine di centinaia di situazioni nelle quali Pag. 18i lavoratori non sono né cassaintegrati né in mobilità e non percepiscono stipendio. La nostra proposta prevedeva di dare a questi lavoratori, utilizzando un fondo di garanzia presso l'INPS, la possibilità di avere questa retribuzione. Ora queste due proposte che erano il nucleo fondamentale della nostra proposta di legge unitaria sono state cassate dal Governo, per volontà del Ministro Sacconi che probabilmente vuole «timbrare» le sue riforme, parlando soltanto delle cose che interessano il Ministero del lavoro, senza rispettare il punto di vista del Parlamento.
Un terzo punto, per fortuna, è sopravvissuto grazie alla nostra iniziativa: dare una migliore copertura ai lavoratori a progetto che hanno perso il lavoro. Sarà possibile che una platea più estesa, con una percentuale migliore di tutela, possa godere di un beneficio di indennità in caso di perdita di lavoro. È stato, oggi, confermato il fatto che, a differenza di quanto detto la scorsa settimana, non verranno cancellati i commi 2 e 3, fatto che avrebbe impedito di equiparare i lavoratori parasubordinati a quelli subordinati per avere, nel caso in cui il datore di lavoro non versi i contributi, comunque la copertura per maternità, per malattia, per assegni familiari e i contributi ai fini previdenziali. Questa norma, che è stata ripristinata, rappresenta sicuramente un passo avanti, però il complesso dell'iniziativa è stato oscurato dall'azione di questo Governo.
Allora si impone una domanda: possiamo noi farci comandare dal bilancio bloccato? Va bene osservare i saldi di bilancio, ma noi vogliamo discutere delle destinazioni. Se, infatti, si tolgono i pagamenti dell'ICI sulla prima casa ai più ricchi e si negano i soldi per i lavoratori senza stipendio a cassa integrazione, noi crediamo che sia un'azione sbagliata del Governo e del Parlamento ed estremamente ingiusta nei confronti del Paese e dei più deboli in un momento di crisi come l'attuale. Abbiamo proposto emendamenti che sono la riproposizione dell'accordo raggiunto nella Commissione lavoro. Sarà la maggioranza che aveva l'accordo con noi a dire di «no» a questi emendamenti.
Noi chiediamo, però, un atto di coraggio e di coerenza perché non possiamo pensare che si possa fare marcia indietro in questo modo di fronte ad una norma che va a maggiore tutela dei lavoratori nella situazione dell'attuale crisi. Noi non comprendiamo come possa accadere che una proposta parlamentare unitaria possa essere affossata da un «no» del Ministro del lavoro. Credo che a questa maggioranza bastino le «fiducie a ripetizione»: non si deve umiliare in questo modo l'attività del Parlamento.
Con queste norme, che erano condivise da tutti e che riguardano cassa integrazione e migliori coperture, abbiamo inteso dare un segnale e un messaggio di speranza in una situazione sicuramente molto difficile. Ci siamo perfettamente resi conto che si tratta di norme parziali, ma in questo modo avremmo potuto segnare un'inversione di tendenza e dare un'attenzione immediata nella crisi alla parte più debole del Paese. Dobbiamo evitare di gettare a mare un risultato raggiunto faticosamente, dopo mesi di discussioni e con un compromesso positivo all'interno della Commissione lavoro. Ciò vorrebbe dire, infatti, far del male al ruolo del Parlamento, ma, soprattutto, non corrispondere alle attese del Paese.
In conclusione, signor Presidente, il mio appello a tutto il Parlamento è di ripristinare l'accordo originario e di votare gli emendamenti da noi presentati come opposizioni, perché non sono nient'altro che i testi alla base di quell'accordo unitario. Non è solo un appello, ma è un segno di autonomia del Parlamento e, soprattutto, l'indicazione che in questo modo noi renderemo un servizio al Paese, a quei lavoratori e a quei giovani che soffrono di più a causa della crisi e che a parole diciamo di difendere, ma che nei fatti, se respingiamo un impianto legislativo teso a migliorare la difesa e le tutele nella situazione di crisi, respingiamo nel buio dell'incertezza e della mancanza di futuro. Pag. 19
Mi auguro che con un atto di responsabilità questo Parlamento sia capace, al di là degli schieramenti, di approvare una proposta che, ripeto, era di compromesso politico unitario estremamente vantaggiosa e positiva, soprattutto per rispondere ai problemi del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pelino. Ne ha facoltà.

PAOLA PELINO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, prima di entrare nel merito dell'esame delle proposte emendative presentate in Assemblea, vorrei oggi svolgere alcune brevi considerazioni di natura preliminare sul complesso delle proposte emendative presentate, in modo da inquadrare correttamente la situazione in cui si trova il provvedimento al nostro esame.
Nella scorsa settimana, infatti, a seguito dell'approvazione del parere della V Commissione, sulla base della relazione tecnica trasmessa dal Governo, è stato richiesto all'XI Commissione di sopprimere, ai sensi dell'articolo 81, comma 4, della Costituzione, due articoli, l'articolo 1 e l'articolo 3, e di modificare l'articolo 2 del testo risultante dall'esame degli emendamenti. Ciò ha costituito un elemento di polemica per i colleghi dei gruppi di opposizione, che lamentano una scarsa attenzione per misure che - vorrei ribadirlo - erano partite in Commissione con uno spirito unitario, ma si sono bruscamente fermate di fronte a un legittimo rilievo della Commissione bilancio, che la maggioranza non ha potuto che accogliere.
Con il primo di questi articoli si dava facoltà all'INPS di erogare, a seguito di un accordo tra le parti e di un decreto ministeriale, ai lavoratori dipendenti di imprese inadempienti - perché in situazioni di particolare difficoltà economico-finanziaria -, parte delle somme corrispondenti ai crediti di lavoro non erogati dall'impresa per la quale essi svolgono la propria attività lavorativa.
Con il secondo degli articoli soppressi, si stabiliva che, limitatamente al biennio 2010-2011 e in attesa di una complessiva riforma del sistema degli ammortizzatori sociali, il trattamento di cassa integrazione guadagni ordinaria potesse estendersi per un periodo massimo complessivo di settantotto settimane, in luogo dell'attuale limite massimo di cinquantadue settimane.
Come ho rilevato in precedenza, la V Commissione, dopo l'acquisizione della relazione tecnica, ha chiesto la soppressione di questi articoli e la modifica di un altro articolo, cosa che doverosamente si è deciso di fare, sia pure a maggioranza, dando seguito ad una prescrizione richiesta dall'articolo 81, comma 4, della Costituzione.
Siamo, quindi, giunti ad un testo più limitato, ma che, se vogliamo essere onesti, potrebbe mantenere ancora elementi di interesse. Anzitutto, l'articolo 1 prevede che il Ministro del lavoro e delle politiche sociali svolga un monitoraggio in ordine all'attuazione delle disposizioni di cui al comma 2 dell'articolo 19 del decreto-legge n. 185 del 2008, che prevede in via sperimentale l'introduzione di una nuova forma di ammortizzatore sociale per i collaboratori coordinati e continuativi in regime di monocommittenza. Una revisione di un precedente parere della Commissione bilancio ha consentito di salvare l'insieme dell'articolo, realizzando uno scudo protettivo per le prestazioni previdenziali dei giovani collaboratori, anche in caso di evasione contributiva da parte dei committenti.
L'articolo 2, a sua volta, prevede un interessante intervento di semplificazione per le procedure di comunicazione degli elenchi nominativi annuali dei lavoratori dell'agricoltura, mentre l'articolo 3 prevede, al comma 1, che il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con proprio decreto, da emanare di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, istituisca presso l'INPS il Fondo di solidarietà per il sostegno del reddito, dell'occupazione e della riconversione e riqualificazione professionale del personale delle imprese assicuratrici. Questa è la parte del testo che permane per l'esame in Assemblea. Pag. 20Si tratta di materie che possiamo considerare apprezzabili e che, in ogni caso, meritano una soluzione.
Vorrei, peraltro, segnalare che, proprio con riferimento al comma 1 dell'articolo 1, ho presentato un emendamento diretto a precisare opportunamente che, a seguito del monitoraggio del Ministro, l'eventuale ricalcolo delle prestazioni erogate ai collaboratori in regime di monocommittenza sia un'integrazione delle somme ricevute, in modo da chiarire che tale intervento non può, come è ovvio nello spirito della norma, operare in riduzione delle prestazioni erogate. Insomma, abbiamo fatto tutto quello che era possibile fare, partendo da una serie di provvedimenti che provengono tutti dai gruppi di opposizione. Per questo motivo, sarebbe ingeneroso accusarci di qualcosa, se è vero che si sta discutendo in modo aperto il testo arrivato all'esame dell'Assemblea, pur nelle difficoltà che esistono, in una fase di crisi economica come quella attuale.
Inoltre, non dimentichiamo che il Governo ha già adottato, nell'ultimo biennio, numerose misure per sostenere il reddito dei lavoratori in difficoltà. Solo per citarne alcune, vorrei ricordare il finanziamento straordinario della cassa integrazione guadagni e gli interventi eccezionali per la concessione della cassa integrazione in deroga, che hanno visto la stipula di un essenziale accordo tra Stato e regioni del valore di 8 miliardi di euro per gli ammortizzatori sociali.
In conclusione, ritengo che quanto disposto dal Governo per gli ammortizzatori sociali sia la conferma di un'attenzione particolare per la tutela di determinate categorie di lavoratori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, mi rivolgo al Governo e ai colleghi deputati, perché credo che sia necessario fare chiarezza sui lavori che abbiamo svolto in Commissione, dove vi è stato un confronto costruttivo tra maggioranza e opposizione, che fin dall'inizio del dibattito, però, lo stesso relatore e la stessa maggioranza avevano voluto vincolare giustamente alle possibilità di bilancio pubblico.
Quindi, se viene esclusa questa premessa, è chiaro che quanto affermato da questi primi due interventi viene falsato. È chiaro e ovvio, infatti, che tutti vorrebbero dare tutto a tutti i cittadini - scusate il gioco di parole - ma è altrettanto chiaro e ovvio che questo Governo e questa maggioranza stanno utilizzando un principio di responsabilità che non dimentica i diritti dei lavoratori.
Vorrei sottolineare infatti che, per quanto riguarda la prima stesura del testo e gli emendamenti presentati dal Partito Democratico sull'aumento del tempo della cassa integrazione ordinaria, abbiamo avuto delle rassicurazioni ben concrete del Governo. Questo vuol dire che non ci sarà nessun lavoratore che rimarrà senza ammortizzatori sociali, perché esiste una forte copertura messa da questa maggioranza e da questo Governo con la cassa integrazione in deroga. Non solo: il Governo ha garantito anche la continuità del trattamento dell'ammortizzatore sociale. Ciò vuol dire che con una procedura veloce si risponderà subito alle esigenze del lavoratore. Quindi, è chiaro che fare un'opera di terrorismo psicologico verso i lavoratori, dicendo loro che resteranno a casa senza una lira per le loro famiglie, non è responsabile. Questo penso sia il vero messaggio che l'opposizione vuole far passare al Paese in questo momento. A me dispiace, perché - lo ripeto - ho iniziato l'intervento parlando del buon clima di collaborazione che c'è stato all'interno della Commissione lavoro.
Signor Presidente, con questo provvedimento siamo riusciti ad intervenire, in collaborazione con il Governo e in coerenza con le sue posizioni, per tutelare anche i lavoratori atipici. Nell'intervento dell'onorevole Damiano ho sentito più volte dire che questo è avvenuto grazie a loro, ma credo che sia avvenuto grazie a tutti, alla maggioranza e alla opposizione, dato che il testo uscito dalla Commissione - è ovviamente un punto di vista personale, Pag. 21ma che si può riscontrare anche nei fatti - è da attribuire soprattutto ad un'attenta opera svolta dal relatore e dalla maggioranza.
Infatti, proprio nell'articolo 1 del testo in esame, aumentiamo la platea dei beneficiari degli ammortizzatori sociali, che sono previsti, grazie - anche questo vorrei sottolinearlo - a questa maggioranza e a questo Governo, per i lavoratori atipici, e andiamo anche a colmare effettivamente un vuoto legislativo, che metteva su piani differenti il classico lavoratore subordinato e i lavoratori parasubordinati.
Dunque, mi auguro che la buona volontà dell'opposizione in Commissione si faccia vedere anche in Aula. Su questo provvedimento siamo riusciti ad ottenere, nei limiti dettati da una responsabilità di maggioranza e di Governo, in special modo in un periodo di crisi e di difficoltà di bilanci pubblici come questo, a garantire una misura che può essere condivisa e andare a vantaggio di tutti lavoratori.
Se invece riducessimo questo dibattito ad una semplice diatriba politica, sono convinto che anche i cittadini che ci ascoltano discutere in Aula non lo capirebbero, e vedrebbero nuovamente un triste spettacolo all'interno di essa, dove si fa a gara a chi è più o meno vicino ai lavoratori.
Mi auguro che ciò non avvenga. Anche perché l'abbiamo dimostrato con i numeri: con i soldi messi a disposizione, con 9 miliardi più altri 7 per i lavoratori in particolare difficoltà, insomma con un ammontare complessivo che si aggira, tra una misura e l'altra, attorno ad un somma superiore ai 55 miliardi di euro, abbiamo dimostrato che siamo riusciti ad affrontare anche le situazioni difficili che si sono presentate in questa particolare congiuntura economica mondiale in modo serio, responsabile ed incisivo. Mi auguro dunque che tale posizione venga riconosciuta, e che si possa svolgere un dibattito sereno in Aula che porti all'approvazione di un provvedimento che sicuramente, nelle parti che esamineremo nel testo definitivo approvato in Commissione, può essere una misura positiva, di miglioramento per i diritti dei lavoratori di questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il testo in esame ha chiari risvolti di carattere politico, e non solo finanziario: infatti, con le opportune modifiche, vi sarebbero i margini per realizzare gli interventi previsti, garantendo il rispetto della finanza pubblica.
Il testo approvato per l'Aula è quindi monco, a nostro avviso, dei contenuti principali. Si ricorda che la proposta di legge abbinata, la n. 3102 presentata dall'onorevole Donadi, chiede l'estensione della cassa integrazione ordinaria da 52 a 104 settimane, come misura temporanea per due anni per far fronte all'eccezionale crisi economica che si sta attraversando: noi riteniamo tale estensione un fatto importante. Si ricorda altresì che la cassa integrazione non è una misura assistenzialistica, come qualcuno pensa, ma è un'assicurazione che le imprese pagano ogni mese con risorse proprie per far fronte a situazioni di crisi del mercato, come quella attuale. Bisognerebbe quindi, per sostenere il reddito dei propri lavoratori e non licenziarli, fare qualche cosa di più: le imprese lo fanno, vorremmo sapere che cosa sta facendo il Governo.
Le imprese pagano tale assicurazione ben oltre la misura che sarebbe necessaria, tanto che hanno creato un vero e proprio salvadanaio, a cui ora dovrebbero poter ricorrere. La CIG ordinaria, che ricade in una gestione INPS, a fine 2007 segnava addirittura un attivo di oltre 10 miliardi di euro, ed oggi, anche se l'attivo potrebbe essere ridotto, è ancora di consistenza notevole.
Signor Presidente, perché allora non si vuole approvare una misura, peraltro temporanea, che intende restituirla alle imprese ed ai lavoratori, quando hanno precedentemente pagato proprio per proteggersi dalla crisi? Bisognerebbe riconoscere che non vi sono problemi di copertura, ma Pag. 22che il Governo è abituato a saccheggiare sistematicamente tali risorse, impegnandole per altre voci di spesa anche non correlate agli ammortizzatori sociali, e questo va detto! Inoltre, per estendere la CIG ordinaria a uno dei due anni come minimo, come richiesto nella proposta dell'IdV, il Governo non erogherebbe neppure un euro.
Va ricordato anche che esiste un surplus di risorse anche nella gestione della cassa integrazione straordinaria. È vero peraltro che i dati diffusi dall'INPS a inizio marzo 2010 sull'incidenza della cassa integrazione hanno evidenziato che le ore autorizzate sono aumentate in confronto allo scorso anno, e che la CIG in deroga ormai conta per il 20 per cento del totale delle ore autorizzate per la cassa integrazione. Però questo dato, per essere valutato, non può essere scisso da quello dell'effettivo utilizzo della cassa integrazione: nel periodo gennaio-novembre 2009, infatti, le ore utilizzate sono state solo il 61 per cento di quelle autorizzate per la CIG ordinaria e il 68 della CIG straordinaria in deroga, che corrisponde a ben il 18 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2008.
La lettura completa di questi dati dice che le imprese vivono ancora come molto forte la crisi del mercato, fatto che le spinge a richiedere l'autorizzazione alla cassa integrazione, ma che poi ne consumano in misura molto inferiore a quello che è l'autorizzato. Questo avviene perché le imprese hanno paura di non riuscire a farcela, ma poi continuano a tenere duro e a rimanere sul mercato con le sole proprie forze, senza ricorrere all'interruzione della produzione.
Dinanzi a questo quadro la politica deve finalmente decidersi a non lasciare sole le imprese e i lavoratori. Se è vero che molte imprese non consumano neppure le ore della CIG che si fanno autorizzare, ce ne sono altre che invece in questo momento necessitano di usufruirne per più di 52 settimane per non licenziare. Quindi, il raddoppio del numero delle settimane - come propone l'Italia dei Valori - non è che una misura minima, e per di più temporanea, tra quelle che si possono mettere in atto per far fronte all'attuale situazione generale della crisi di mercato.
Considerata la nostra posizione politica su questo provvedimento, noi esprimiamo molte riserve, ma soprattutto ci tenevamo, in discussione sulle linee generali e in sede di esame degli emendamenti, ad evidenziare questo tema che per noi è fondamentale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Antonino Foti. Ne ha facoltà.

ANTONINO FOTI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la crisi finanziaria in atto con le sue gravi conseguenze economiche e produttive ha sollecitato iniziative nazionali e regionali sugli ammortizzatori sociali e ha riportato alla ribalta, anche mediatica, il tema del sostegno al reddito, suscitando un ampio dibattito non solo sulla consistenza dei finanziamenti ma anche sulla necessità di una riforma che, peraltro, è da troppo tempo fra le priorità dell'agenda dei vari Governi. La riproposizione dei provvedimenti sugli ammortizzatori sociali, soprattutto quelli in deroga, ha assunto peraltro un ruolo fondamentale in questa fase di crisi, anche in considerazione delle previsioni OCSE che avevano segnalato un progressivo aumento della disoccupazione in Italia, con un conseguente forte calo del PIL. Tale dato ha rafforzato la necessità della messa in atto di reti di protezione finanziaria a vantaggio di chi ha perso il lavoro, suggerendo anche soluzioni per agevolare il miglioramento della capacità d'impiego di chi è senza lavoro attraverso percorsi sia di formazione che di riqualificazione professionale.
L'accordo firmato il 12 febbraio 2009 tra il Ministro per i rapporti con le regioni e il presidente della Conferenza Stato-regioni rappresenta uno sforzo congiunto tra Stato e regioni proprio per rafforzare misure anticrisi per il sostegno al reddito. Tale accordo non rappresenta una riforma degli ammortizzatori né una devoluzione Pag. 23di tale funzione, quanto piuttosto un provvedimento straordinario diretto a contenere gli effetti della crisi economica. Il mio gruppo condivide il contenuto del provvedimento nella formulazione all'esame dell'Assemblea e - come diceva il collega Fedriga - confermo che il confronto c'è stato, è stato costruttivo, con il relatore e con l'opposizione. Purtroppo, non sempre i vincoli di bilancio ci hanno consentito di procedere come avremmo voluto. Quindi - lo ripeto ancora una volta - questo è un provvedimento della maggioranza e dell'opposizione, di conseguenza intendiamo portare a conclusione il suo esame al fine di approvare una serie di interventi importanti in favore di determinate categorie di lavoratori. L'onorevole Cazzola ha già ricordato quanto sia stato lungo e articolato l'iter parlamentare del provvedimento in Commissione. Abbiamo dovuto esaminare un testo unificato di ben sei proposte di legge d'iniziativa dell'opposizione in ragione della ricerca di un'intesa politica con la minoranza. Ci siamo dovuti inoltre confrontare con seri e rigorosi vincoli di bilancio - come dicevamo prima - che alla fine non ci hanno consentito di portare a compimento tutto gli interventi prefissati.
È per queste ragioni, dunque, che il testo oggi al nostro esame contiene solo una limitata parte di quanto originariamente previsto dalla Commissione, al termine dei lavori del Comitato ristretto. Anche nel dibattito in Commissione, su questi interventi, sono state decisive, prima ancora delle argomentazioni di merito, quelle sicuramente pregiudiziali di natura finanziaria. Nonostante tutto abbiamo «salvato» il provvedimento che oggi - è il caso di dirlo - rappresenta un'importantissima misura per i lavoratori precari. Infatti, abbiamo assicurato un forte incentivo alla tutela dei collaboratori in regime di monocommittenza. Abbiamo finalmente avuto il via libera anche dalla Ragioneria generale dello Stato per una misura che inseguivamo da tempo in Commissione, ossia l'applicazione dell'articolo 2116 del codice civile ai collaboratori iscritti in via esclusiva alla gestione separata dell'INPS. Oltre a questi interventi ricordo poi che abbiamo sistemato, in modo opportuno, la questione degli elenchi agricoli dell'INPS (a tale riguardo, ricordo un mio emendamento che intende meglio chiarire l'applicazione della norma). Abbiamo accelerato, inoltre, l'operatività dell'istituzione del Fondo di solidarietà per il sostegno del reddito, dell'occupazione e della riconversione e riqualificazione professionale del personale dipendente dalle imprese assicuratrici. Insomma, abbiamo fatto tutto quello che era possibile fare, partendo da una serie di provvedimenti che promanano tutti dall'opposizione.
Comunque, il testo è arrivato all'esame dell'Aula e ne stiamo discutendo senza reticenze, nella consapevolezza di quanto sia difficile realizzare interventi seri e mirati in una fase di grave crisi economica come quella attuale.
Signor Presidente, mi sia consentito dire che di fronte a questo scenario la maggioranza vuole rivendicare la bontà delle misure sinora introdotte e la validità di quelle in corso di esame, nella certezza che il consenso, che registriamo nel Paese, continua a confermarci che siamo sulla strada giusta.
Citerò solo alcuni degli interventi che abbiamo ritenuto prioritari e che già sono in atto: il finanziamento straordinario della cassa integrazione guadagni; gli interventi eccezionali per la concessione della cassa in deroga sulla mobilità e sulla disoccupazione speciale; la stipula - di cui parlavamo prima - di uno storico accordo tra Stato e regioni per gli ammortizzatori sociali; il rafforzamento dei contratti di solidarietà; la flessibilità dell'indennità di mobilità e l'impegno per talune categorie di lavoratori socialmente utili. Certo, c'è da migliorare qualche aspetto. C'è da rafforzare il ruolo dell'autonomia del Parlamento sulle grandi scelte, anche rispetto agli stringenti vincoli di bilancio; c'è da ragionare su come dare ancora più coraggio ad una politica economica e sociale che vuole stare vicina ai bisogni della gente e dei lavoratori, ma resta il fatto che Pag. 24questa maggioranza e questo Governo possono essere soddisfatti del lavoro svolto.
Per queste ragioni confermo la disponibilità del mio gruppo a continuare il confronto nel merito del provvedimento in esame, verificando anche con i colleghi dell'opposizione se il testo stesso potrà essere migliorato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

In ricordo dell'onorevole Luigi Gui (ore 16,10).

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto nella giornata di ieri, all'età di 95 anni, l'onorevole Luigi Gui, nato a Padova il 26 settembre 1914, già membro della Assemblea costituente e della Camera dei deputati dalla I alla VI e nella VIII legislatura, nonché senatore nella VII legislatura. Esponente di primo piano del mondo cattolico in Veneto, si impegnò fin da giovanissimo nelle file dell'Azione cattolica e nella FUCI.
Nella seconda guerra mondiale fece parte del contingente di alpini inviati sul fronte russo e, rientrato in Italia, partecipò alla Resistenza.
Entrato a far parte della Democrazia cristiana, ricoprì, inoltre, rilevanti incarichi di Governo quali quello di Ministro per l'organizzazione della pubblica amministrazione, della pubblica istruzione, della sanità, del lavoro e previdenza sociale, della difesa e dell'interno.
Nella metà degli anni Settanta fu coinvolto nella vicenda del cosiddetto scandalo Lockheed, che visse anche in Parlamento con profondo travaglio e sofferenza ma con grande dignità e rigore. Fu successivamente assolto con formula piena.
La Presidenza ha già fatto pervenire ai familiari l'espressione della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
Prima di dare la parola all'onorevole Miotto per un breve ricordo, invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo - L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi). Onorevole Miotto, prego, ha facoltà di parlare.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, cari colleghi, il Paese perde un altro protagonista della Costituente, un testimone di quella fase straordinaria nella quale nasce la nostra democrazia. Una persona straordinaria che anche in questi anni, sino a pochi mesi fa, non ha esitato a parlare in innumerevoli occasioni, in tante assemblee con giovani, studenti, per testimoniare i valori profondi della nostra Carta costituzionale. Il Paese perde un uomo di governo che dette un contributo fondamentale per l'avanzamento culturale e civile del nostro Paese. È il padre della riforma della scuola secondaria di primo grado: cinquant'anni fa realizzava l'obbligo scolastico a 14 anni - forse siamo ancora fermi lì - e avviava la prima parte della riforma universitaria. Ma il Paese perde anche un politico serio, rigoroso, aperto al nuovo. Già nel 1944 faceva stampare nella libreria dell'Istituto Barbarigo di Padova in modo clandestino un opuscolo naturalmente anonimo, sotto uno pseudonimo, dal titolo La politica del buon senso. Era un testo che sarebbe stato utile per i cattolici padovani, per il loro successivo impegno politico e, guarda caso, ritroviamo in quell'opuscolo i grandi valori che in seguito lui con altri portò nella fase costituente e che fanno parte oggi della nostra Costituzione.
Fu un politico attento anche al territorio, protagonista di grandi battaglie politiche accanto a Moro e Zaccagnini ma fu anche un attivo sostenitore dei cambiamenti in questi anni della politica: lo ricordo vicino a Prodi ed ora vicino al Partito Democratico. Un uomo che visse anche con dignità fasi difficili, incrociate all'attività di governo che si conclusero tuttavia con la sua completa assoluzione e, anzi, con il giudizio positivo della Corte dei conti che apprezzò il suo operato perché aveva perseguito gli interessi dello Stato. A quest'uomo, che oggi ricordiamo, noi dobbiamo molto (Applausi).

Pag. 25

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, con Gui scompare una realtà importante della storia del nostro Paese. Chi lo ha conosciuto ne ha apprezzato le doti e soprattutto la grande forza, la grande determinazione e la grande dirittura morale. Io lo ricordo nell'impegno politico, in quella sua vicinanza al mondo giovanile, nel tentativo - mai venuto meno - di interpretare il fluire degli eventi, di dare risposte e, soprattutto, di dare indicazioni e un percorso.
Lo ricordo anche nell'impegno all'interno della Democrazia Cristiana: facevamo parte, signor Presidente, di un drappello minuscolo, quello che faceva capo ad Aldo Moro. Chi era in quel drappello ed in quel gruppo certamente non aveva un passepartout per la gestione del potere: quelli che erano preminenti erano i valori, la dignità, il convincimento, ma soprattutto la grande capacità di essere fedeli a sé stessi e, quindi, portatori di un messaggio universale.
Lei lo ha ricordato, signor Presidente. Ricordo la sua presenza in quest'Aula in occasione della vicenda Lockheed, quel famoso e drammatico 1978, ma ricordo anche l'intervento di Aldo Moro da quei banchi, quando affermò con grande forza che la Democrazia Cristiana non si faceva processare sulle piazze. La storia democratica di avanzamento civile ed umana non poteva essere sequestrata, così come, ovviamente, i grandi valori e la grande dignità di Luigi Gui non potevano essere né condizionati, né compromessi, né manipolati, né violentati.
Noi perdiamo certamente un uomo che ha fatto per intero il proprio dovere. Molte volte noi ricordiamo gli uomini illustri e poi tutto cade nell'oblio, come se questo ricordo e questa memoria struggente a volte ci prendessero per un solo momento. Tuttavia, il ricordo ha un significato se si intende andare avanti correggendo gli errori, dando dignità sempre più forte a questo Parlamento, dando sempre più forza alla rappresentanza democratica nel nostro Paese, dando più forza e recuperando la dignità della politica e dell'impegno politico inteso come missione. Con Gui noi ricordiamo la sua figura e la grande lezione umana che certamente ognuno di noi porterà in serbo nel proprio cuore (Applausi).

Si riprende la discussione (ore 16,20).

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 2100-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signora Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Damiano 1.8, 1.1 e 1.9.
La Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti Damiano 1.10 e Pelino 1.5.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Paladini 1.6.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 1.21 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento) nella nuova formulazione suggerita dalla V Commissione (Bilancio).
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli articoli aggiuntivi Paladini 1.05 e 1.06, Damiano 1.014, Paladini 1.07, Donadi 1.08, Damiano 1.013, Baretta 1.011, Donadi 1.09 e 1.010 e Schirru 1.012.
Signor Presidente, se posso usufruire del suo permesso, mi corre l'obbligo di spendere qualche parola sulla questione della cassa integrazione guadagni, che rappresenta uno dei punti importanti del nostro dibattito politico e della discussione che si è svolta con riferimento alle proposte emendative. Mi riferisco, in particolar modo, agli articoli aggiuntivi Donadi 1.08 e Damiano 1.013. Pag. 26
Signor Presidente, credo che si debba dare ascolto alle spiegazioni che vengono date. Nel dare queste spiegazioni, non citerò il Governo, ma il presidente dell'INPS, che ha presentato oggi, nella solennità della Sala della Lupa, il rapporto del suo istituto, che presiede all'erogazione degli ammortizzatori sociali. Vorrei leggere solo una frase di tale rapporto, anche per tranquillizzare i colleghi della maggioranza e dell'opposizione.

PRESIDENTE. Relatore Cazzola, le chiedo scusa se la interrompo. Ho acconsentito al suo intervento perché, in sede di espressione dei pareri, possono essere date anche delle motivazioni. Tuttavia, se il suo intervento - come sembra - dovesse essere particolarmente articolato, la pregherei di intervenire nel momento in cui verranno poste in votazione le singole proposte emendative. Ritengo che quella sia la sede più opportuna.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, mi attengo ai suoi consigli e all'apprezzamento che riserva alla guida dei nostri lavori.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cazzola.
Il Governo?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore. Tuttavia, anche il rappresentante del Governo - magari quando lei lo riterrà opportuno, nel corso dei lavori - chiederà di intervenire, come il relatore, per puntualizzare la posizione del Governo stesso, soprattutto, con riferimento alla questione degli ammortizzatori sociali.

PRESIDENTE. Assolutamente, la ringrazio, sottosegretario Viespoli.
Avverto che, ove i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative per le quali vi è un invito in tal senso, la Presidenza le porrà in votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Damiano 1.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Madia. Ne ha facoltà.

MARIA ANNA MADIA. Signor Presidente, al comma 1 dell'articolo 1 del testo unificato votato a maggioranza dalla Commissione lavoro si decide per un monitoraggio di quella norma che, comunemente, chiamiamo «bonus precari».
Noi tutti ricordiamo - credo che anche gli italiani si ricordino - che, nel tempo, quasi a «reti unificate», il Presidente del Consiglio ed autorevoli Ministri hanno affermato che questo Governo ha approvato ammortizzatori sociali per i precari. Ebbene, con il comma in oggetto, si vogliono monitorare proprio gli ammortizzatori sociali per i precari.
Vorrei sottolineare che non si tratta di un monitoraggio ideologico, perché la previsione è stata votata anche dalla maggioranza: la considerazione - forse, è meglio dire preoccupazione - riguarda gli effetti del bonus. I dati dell'INPS di oggi, infatti, confermano quanto il cosiddetto bonus precari abbia funzionato male. Oggi il presidente Mastrapasqua ha affermato che, a fronte di diecimila domande presentate, soltanto 1.499 sono state accolte. È inutile che vi dica che il calo dei lavoratori a progetto è stato molto, molto più consistente.
Già quando questa norma era stata approvata nel decreto-legge n. 185 del 2008, avevamo sostenuto che il 30 per cento dell'indennità era molto poco (infatti, si tratta di lavoratori che guadagnano circa 800-1000 euro al mese e che, quindi, riceverebbero come bonus, al massimo, 200-300 euro) e, soprattutto, che la platea era ristretta, perché molti lavoratori precari non vengono considerati.
Sappiamo che oggi il 10 per cento dei lavoratori appartiene ai cosiddetti finti lavoratori autonomi, che aprono una partita IVA, ma che dei lavoratori autonomi non hanno nulla, né il livello di reddito, né la pluricommittenza.
Oggi verifichiamo che, malgrado la platea ristretta e malgrado l'entità bassa, Pag. 27comunque, a fronte di 10 mila domande, soltanto 1.400 circa sono state accolte e in una regione come la Campania soltanto 150.
I numeri del reddito minimo del Lazio, confrontati a questi dati, ci fanno sorridere. Quando era in carica la giunta precedente, che aveva un quinto delle risorse disponibili del Governo, il Lazio ha erogato circa 500 euro a 10 mila persone; quindi, lo ripeto, il Governo eroga 200 euro a 1.400 persone (i dati sono dell'INPS, non dell'opposizione e non della CGIL) e il Lazio, da solo, dà più di 500 euro a 10 mila persone. Credo che questo basti a dimostrare che quanto fatto finora ha funzionato molto poco e molto male e, purtroppo, il testo che discutiamo oggi è poco più di una dichiarazione di intenti. Si chiede infatti un monitoraggio, ma in fondo la sperimentazione c'è già stata se oggi il presidente Mastropasqua ci fornisce questi dati. Infine, si prevede che in seguito, dopo il monitoraggio, potenzialmente nel 2010 - magari, mi viene da aggiungere, quando la crisi sarà finita - si possano ricalcolare le prestazioni ed eventualmente allargare la platea dei beneficiari.
È per queste ragioni che con questo emendamento chiediamo di considerare anche l'anno 2009, realizzando quindi non un aumento potenziale, ma un aumento immediato ed effettivo; chiediamo di raddoppiare l'indennità dal 30 al 60 per cento e soprattutto di allargare la platea, affinché questi aiuti al reddito possano essere sostanziali e non formali, insomma affinché non si vada anche in televisione a prendere in giro gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Madia, prendo atto che non intende accogliere l'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 1.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Rampi, Vico, Colombo, Bellotti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 502
Maggioranza 252
Hanno votato
245
Hanno votato
no 257).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Codurelli, Vico, Lanzillotta, Bersani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 500
Maggioranza 251
Hanno votato
242
Hanno votato
no 258).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 1.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Trappolino e Di Virgilio.
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 28
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 487
Maggioranza 244
Hanno votato
234
Hanno votato
no 253).

Prendo atto che il deputato Colucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Duilio, Capitanio Santolini, Fluvi e De Pasquale hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Damiano 1.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gnecchi. Ne ha facoltà.

MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, vogliamo cogliere l'occasione per sottolineare quanto, secondo noi, sia sempre importante il parere delle Commissioni parlamentari competenti. Lo sottolineiamo soprattutto con riferimento a questo provvedimento poiché - come è già stato detto più volte all'interno della Commissione lavoro - su un tema così delicato come quello degli ammortizzatori sociali, la Commissione lavoro aveva approvato all'unanimità un parere, che era un parere reale volto a rafforzare questo intervento.
Gli ammortizzatori sociali vanno rafforzati in quanto ci accorgiamo che le 52 settimane come limite in un periodo di crisi sono assolutamente insufficienti. Avevamo anche proposto che vi fossero garanzie molto più solide per quanto riguarda i contratti di lavoro precari. I contratti di lavoro non sono più quelli che noi conoscevamo quali contratti di lavoro normali (ossia, a tempo indeterminato), ma tutte le forme di contratto parasubordinato e tutte le collaborazioni coordinate e continuative.
In questo provvedimento, al di là di quello che pensa la Commissione di merito, ci siamo poi scontrati con il parere del Ministro Sacconi, il quale ha ritenuto che fosse molto più utile e importante andare ad una riforma generale degli ammortizzatori sociali. Si tratta di una riforma che noi, ovviamente, condivideremmo, se capissimo esattamente quali sono le linee sulle quali intende muoversi. Tuttavia, siamo sempre più preoccupati perché, se non è andato bene il testo elaborato all'unanimità dalla Commissione lavoro, non riusciamo ad immaginare quale potrà essere la riforma che il Ministro Sacconi proporrà a queste Aule (cioè, alla Camera e al Senato).
Pertanto, nel sottolineare l'importanza del parere delle competenti Commissioni parlamentari, ci sembra utile riportare, comunque, le discussioni nelle sedi con competenza specifica per affrontare gli argomenti.
Siamo, comunque, soddisfatti che la Commissione bilancio abbia rivisto la propria posizione rispetto alle retribuzioni dei lavoratori con un'unica committenza, per cui quando il datore di lavoro non riesce a garantire le retribuzioni, può intervenire l'INPS.
Un'altra situazione che ci sembra vada assolutamente sottolineata è proprio la relazione di oggi del presidente dell'INPS Mastrapasqua, il quale ha detto in forma ufficiale (qui alla Camera, nella Sala della lupa) che i conti dell'INPS sono in attivo di oltre 7 miliardi di euro. Ovviamente sappiamo che questa relazione verrà usata in tutti i modi: per dire che servono comunque dei risparmi e che, allora, lo Stato può trasferire meno soldi all'INPS.
Noi ovviamente vogliamo, invece, dimostrare e sostenere assolutamente che i fondi pensione e le gestioni previdenziali, anche di sostegno al reddito, sono attive e rappresentano un patrimonio dei lavoratori e delle lavoratrici, grazie anche ovviamente ai datori di lavoro che si comportano correttamente. Tuttavia, essi devono rimanere un patrimonio a sostegno delle pensioni, degli ammortizzatori sociali e di tutte le misure che servono ai lavoratori, alle lavoratrici e alle famiglie per riuscire a superare, in maniera dignitosa, anche periodi di crisi come questo.
Pertanto, ci sembra molto importante che ogni anno venga presentata una relazione dell'INPS alle Camere. È uno strumento Pag. 29utile e vorremmo che tutti riuscissimo ad usare questa relazione a favore degli utenti dell'INPS.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il gruppo dell'Unione di Centro sostiene questo emendamento volto a prevedere il parere preventivo delle Commissioni parlamentari. In effetti, occorre una politica del lavoro più unitaria e più condivisa anche nella visione di insieme.
Stiamo parlando ora di collaboratori in regime di monocommittenza, che è una figura diffusa, ma anche un po' al limite. Tuttavia dietro e accanto a queste figure, come è stato ricordato, vi sono non solo lavoratori occasionali e subordinati, ma anche titolari di «IVA mascherata» che spesso sono anche portatori di competenze professionali, giovani con capacità e competenza professionale nulla affatto riconosciuti nel settore delle nuove professioni.
Anche questo aspetto ci deve indurre ad una visione di insieme delle politiche del lavoro che guardi non solo al rapporto di committenza o di subordinazione, ma anche al lavoratore, nell'economia dei servizi e della conoscenza. Sappiamo che su questo campo si deve ancora fare molto e che, per esempio, tutto il settore delle nuove professioni o delle professioni non regolamentate resta affidato a se stesso. Inoltre, si dovrebbe consolidare il secondo pilastro anche sotto il profilo del riconoscimento degli skills professionali. Tuttavia, si tratta di argomenti di cui da molto tempo si dice che sarebbero anche mature le soluzioni, ma non si attuano.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 1.10, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Codurelli, Vico, Fogliardi, D'Amico...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 498
Maggioranza 250
Hanno votato
498).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pelino 1.5, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Trappolino, onorevole De Torre, onorevole Duilio, onorevole Portas, onorevole Mario Pepe (PD).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 500
Maggioranza 251
Hanno votato
498
Hanno votato
no 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 1.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Osvaldo Napoli, onorevole Portas, onorevole Lanzillotta.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 502
Maggioranza 252
Hanno votato
245
Hanno votato
no 257). Pag. 30

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.21 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico, onorevole Barbi, onorevole Andrea Orlando.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 500
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato
499
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che la deputata Zamparutti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Simeoni.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 264
Astenuti 238
Maggioranza 133
Hanno votato
261
Hanno votato
no 3).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Paladini 1.05. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, intervengo per dire che non ritiriamo l'articolo aggiuntivo Paladini 1.05 e per chiarire all'Assemblea, e anche a chi ci ascolta da casa, il perché. Con questa proposta emendativa chiediamo l'aggiunta di un articolo 1-bis con il quale si dovrebbe istituire un Fondo di garanzia per i lavoratori nei confronti di imprese insolventi, con un finanziamento pari a 100 milioni di euro per il 2010.
A valere sulle risorse di questo Fondo e nei limiti delle disponibilità complessive del Fondo medesimo, chiediamo di erogare ai lavoratori dipendenti delle imprese che versano in situazioni di particolare difficoltà le somme corrispondenti - in tutto o in parte - ai crediti che i lavoratori vantano nei confronti delle stesse.
Imponiamo una condizione, poiché tale misura non è prevista per tutti, prevedendo di corrispondere questa erogazione ai dipendenti che nei 12 mesi precedenti non hanno ricevuto per almeno quattro mesi lo stipendio per le effettive mensilità svolte.
Con questo tipo di proposta emendativa, signor Presidente, non solo vogliamo contribuire a dare sollievo e riscontro a tutti i lavoratori impiegati in imprese che versano in una situazione di crisi economico-finanziaria, ma intendiamo anche sollevare in qualche modo le imprese.
Infatti, con il comma 6 deleghiamo l'INPS a subentrare al lavoratore a qualunque titolo nel rapporto di credito con l'impresa, limitatamente, è chiaro, agli importi ad esso erogati. Per questo motivo, non ritiriamo la proposta emendativa e chiediamo che venga messa in votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Paladini 1.05, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico...onorevole Barani... onorevole Mussolini...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 31
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 498
Astenuti 3
Maggioranza 250
Hanno votato
242
Hanno votato
no 256).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Paladini 1.06, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 497
Maggioranza 249
Hanno votato
243
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che il deputato Granata ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Damiano 1.014.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bobba. Ne ha facoltà.

LUIGI BOBBA. Signor Presidente, questo articolo aggiuntivo riprende il testo dell'articolo 1 del disegno di legge discusso e approvato all'unanimità in XI Commissione. L'emendamento, poi bocciato per carenza di copertura - secondo quanto sostenuto dalla Ragioneria - dalla V Commissione, interviene su una situazione alquanto evidente di esclusione di una quota consistente di lavoratori dalla possibilità di avere una protezione sociale. Il caso più eclatante e conosciuto, perché ha occupato i media e le piazze e le strade qui vicino, è quello di Eutelia, ovvero di aziende abbandonate dal management dove i lavoratori rimangono sostanzialmente senza stipendio, ma ugualmente, non essendo ancora dichiarate fallite quelle stesse aziende, non possono accedere né al trattamento di disoccupazione, né alla cassa integrazione, né all'anticipazione del TFR.
In questo articolo aggiuntivo, sostanzialmente si vuole andare a coprire questo limbo in cui vengono a trovarsi questi lavoratori senza alcuna protezione sociale e senza alcuna prospettiva certa rispetto al loro futuro. Ho avuto modo di toccare con mano questa situazione anche per una azienda del mio territorio la Phonemedia di Trino Vercellese dove i lavoratori hanno tenuto in piedi per 105 giorni una tenda per segnalare questa anomalia nel nostro sistema di protezione sociale.
Si tratta di un'anomalia che perdura tutt'oggi, tant'è che la proposta emendativa in discussione chiede di utilizzare il Fondo di garanzia dell'INPS che interviene nel caso di fallimenti delle aziende per coprire quegli stipendi non corrisposti dall'azienda, in modo da evitare che i lavoratori si trovino in una situazione di effettiva esclusione dalla protezione sociale. Questa proposta emendativa e anche la sua copertura sono stati peraltro riconsiderati dal Partito Democratico dopo il parere della V Commissione, proponendo la possibilità che la copertura stessa degli oneri derivanti dall'articolo aggiuntivo avvenga attraverso lo spostamento di risorse già disposte con altro provvedimento legislativo a favore della detassazione degli straordinari dei lavoratori, in modo da avere una copertura effettiva e reale di queste situazioni che vedono diverse migliaia di lavoratori in una condizione veramente insostenibile.
Questa nuova copertura credo che corrisponda anche a un senso logico, dato che mi sembra errato o quantomeno improvvido andare a detassare ore di lavoro straordinario, peraltro nella situazione di forte criticità in cui si trovano le aziende e l'economia italiana, piuttosto che alimentare un fondo che vada a coprire queste situazioni che si sono fatte insostenibili Pag. 32per diverse migliaia di lavoratori, di famiglie e di persone che si trovano a non avere alcuna protezione sociale.
Credo che il senso di questo articolo aggiuntivo possa essere colto anche positivamente dallo stesso Governo e soprattutto dai parlamentari della maggioranza, che conoscono molte di queste situazioni, essendoci in molti territori casi di aziende dove i manager si sono dimostrati non tanto dei manager o degli imprenditori, ma dei veri pirati «mordi e fuggi» che hanno utilizzato questa tipologia di aziende per farsi gli affari propri o per operazioni finanziarie alquanto discutibili.
Dunque, il mio invito è rivolto a sostenere questa proposta emendativa proprio per porre un riparo, oggi inesistente, per questi lavoratori che si trovano a non poter accedere ai normali trattamenti di protezione sociale, che non hanno uno stipendio, che di fatto non hanno più un lavoro e che sono in qualche modo abbandonati da tutti. Credo che sarebbe un segnale importante per andare incontro ad una situazione di effettiva marginalità sociale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere questo articolo aggiuntivo. Signor Presidente, onorevoli membri del Governo, il gruppo dell'Unione di Centro più volte ha assunto delle iniziative, sia in Aula sia in sede di Commissione lavoro, per rappresentare la difficoltà di centinaia e di migliaia di lavoratori che si trovano nella condizione di non poter usufruire della cassa integrazione guadagni straordinaria in presenza di crisi aziendali, di responsabili di aziende che si dileguano e non promuovono la strada del sostegno ai lavoratori quando si trovano in crisi.
Questo aspetto è stato autorevolmente rappresentato più volte al Governo dal Governatore della Banca d'Italia, quando ha richiamato nei suoi interventi la mancanza della possibilità di sostegno ai lavoratori che si trovano nella fattispecie considerata nella proposta emendativa in esame. Certamente ci sono le vicende Eutelia, Phonemedia, i cui lavoratori hanno più volte dimostrato per ottenere la possibilità di veder riconosciuto anche a loro questo diritto. Ma io posso affermare in questa sede che ci sono altre decine di aziende che non ricorrono a questo strumento e quindi credo che ci debba essere un'assunzione di responsabilità da parte del Parlamento, ma soprattutto da parte del Governo e della maggioranza, per non spostare più in là una risposta doverosa, che noi dobbiamo per equità a questi lavoratori.
Noi voteremo certamente a favore di questo articolo aggiuntivo come sollecitazione e come richiesta di attenzione vera a situazioni che toccano migliaia di famiglie, perché molte volte i rapporti di lavoro che intercorrono con le aziende in queste situazioni sono con lavoratori che hanno figli e famiglia, e quindi si trovano in una difficoltà enorme.
Noi, quindi, non cessiamo in ogni occasione di rammentare al Governo questa esigenza, anche perché - e concludo, signor Presidente - il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro dell'economia e delle finanze hanno sempre affermato che c'è disponibilità di risorse. Al contrario, oggi ci troviamo ad avere un parere contrario della Commissione bilancio perché il Governo non ha messo in campo le risorse, che pur dice di avere nella sua disponibilità, per non lasciare nessun lavoratore indietro e nessuna famiglia nella difficoltà. Se queste affermazioni fossero vere e corrispondessero ai fatti, che poi dovrebbero accadere in presenza di queste crisi, noi oggi non avremmo un parere contrario, bensì la disponibilità del Governo e della maggioranza a rispondere alle richieste di questi lavoratori senza ammortizzatori sociali. Per queste ragioni, noi voteremo convintamente a favore di questo articolo aggiuntivo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

Pag. 33

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gatti. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, intervengo a sostegno di questo articolo aggiuntivo perché questo è un tipico provvedimento straordinario e molto puntuale che, però, affronta un problema concreto e reale di molti lavoratori, i quali, in questo momento, vengono lasciati da soli, a prescindere da ciò che dice il Governo. Noi li abbiamo incontrati, li abbiamo visti per le strade attorno a Montecitorio e un esempio tipico sono i lavoratori di Eutelia: nove-dieci mesi senza stipendio e senza poter accedere agli ammortizzatori sociali. Avevamo trovato questa soluzione, prima attraverso un emendamento al Senato che è stato dichiarato inammissibile, poi con una proposta di legge e, poi, abbiamo deciso di inserire la disposizione all'interno di questo provvedimento. Eravamo tutti d'accordo e la possibilità di copertura l'aveva addirittura tirata fuori l'onorevole Cazzola. Ora, però, ci hanno detto che la copertura non c'è, ma ne abbiamo trovata un'altra: attingiamo i soldi dal Fondo per la detassazione dei premi di produttività. Questo è un periodo in cui di premi ce ne sono pochi, ma di disoccupati tanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Boccuzzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCUZZI. Signor Presidente, come è stato più volte ricordato sia in sede di discussione sulle linee generali, sia nel corso del dibattito, all'interno del provvedimento in oggetto due articoli fondamentali sono stati soppressi: l'articolo 3, che prevedeva l'allungamento della cassa integrazione ordinaria da 12 a 18 mesi e l'articolo 1, che puntava a tutelare i lavoratori di imprese insolventi, come Agile ex Eutelia. Quest'ultimo punto prevedeva il pagamento delle mensilità a quei lavoratori rimasti almeno da quattro mensilità senza stipendio e che sono dipendenti di imprese in crisi, le quali non hanno chiesto la cassa integrazione. Dunque, essi non sono cassintegrati e non sono disoccupati, ma sono in un limbo e in una terra di nessuno e, soprattutto, sono in attesa di risposte concrete: niente solidarietà, niente spot, il vaso è colmo. L'unica esigenza, quindi, sono le risposte serie. Onorevole Fedriga, basta con la favola del terrorismo psicologico: chieda al presidente Cota se le difficoltà sono reali o se sono una misura psicologica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rampi. Ne ha facoltà.

ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, con questo articolo aggiuntivo chiediamo una garanzia per i lavoratori nei confronti di imprese insolventi. Il caso Formedil è a dir poco eclatante e dimostra cosa può succedere quando, alla mancanza di una politica industriale da parte del Governo, si sommano imprenditori senza scrupoli. Poiché anche il mese di aprile sta per finire e i lavoratori sono senza stipendio dal settembre dello scorso anno, il provvedimento, per il quale, così come è già stato ricordato, c'era un accordo in Commissione lavoro ed era stata individuata anche la copertura, consentirebbe di dare un po' di sollievo alle persone che si trovano in queste condizioni e solo a Novara sono oltre settecento. Siccome la crisi non è, purtroppo, alle nostre spalle, ciò darebbe una risposta, sia pur parziale e provvisoria, a situazioni analoghe di vera emergenza sociale. Ho visto scene di disperazione che vorrei non si ripetessero.
L'approvazione dell'articolo aggiuntivo in esame, che chiede l'anticipo dei crediti di lavoro quando sussistano determinate gravi condizioni, sarebbe un atto di civiltà e di responsabilità di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Esposito. Ne ha facoltà.

Pag. 34

STEFANO ESPOSITO. Signor Presidente, naturalmente mi associo agli interventi dei miei colleghi, in particolare in merito alla vicenda Agile-Eutelia. Rivolgo una richiesta di riflessione al Governo, ma in particolare ad alcuni importanti esponenti di questa maggioranza. Lo chiedo al presidente Cota, che conosce molto bene la situazione e lo chiedo ancora di più all'onorevole Roberto Rosso, che ha da poco assunto l'incarico di assessore al lavoro, il quale conosce, perché proveniente da quella provincia, la situazione drammatica. Lo chiedo anche ai molti parlamentari piemontesi del centrodestra che, su questa vicenda, possono dare un segnale tangibile. Ribadisco che la mia è una richiesta di sostenere l'articolo aggiuntivo in esame, non per ragioni polemiche, ma perché credo che abbiamo una sola faccia: non possiamo utilizzare, il lunedì e il venerdì, una faccia in Piemonte e, negli altri giorni, un'altra faccia qui a Roma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, l'onorevole Lovelli. Ne ha facoltà.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'articolo aggiuntivo Damiano 1.014.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi era parso di capire, all'inizio della seduta, che vi fosse un particolare fervore, riposto o fuori posto dal punto di vista parlamentare, da parte del relatore e del Governo al fine di spiegarci le ragioni e le motivazioni per le quali, anche di fronte a proposte di questo tipo, fosse stato espresso un parere contrario da parte del Governo e del relatore. Lei ha giustamente ricordato all'uno e all'altro la possibilità di intervenire in corso di seduta.
Ora, essendosi già svolti numerosi interventi, in particolare su questo argomento abbiamo ascoltato voci diverse che hanno chiesto anche al Governo e alla Commissione di riflettere: forse riflettere è chiedere troppo, ma, poiché il Governo e la Commissione avevano così «prescia» di parlare in un momento in cui non era possibile parlare, volevo ricordare loro che in questo momento, se volessero, potrebbero intervenire e magari dare anche qualche risposta.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, purtroppo la risposta e la spiegazione sono molto semplici e anche un po' banali: la norma è stata ritenuta dalla Commissione bilancio priva di idonea copertura.

PRESIDENTE. Il Governo intende intervenire accogliendo la richiesta formulata dall'onorevole Giachetti?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, se riesco ad articolare una riflessione, vorrei formulare tre considerazioni semplici. Noi abbiamo espresso un'opinione diversa rispetto a quella che è emersa nel dibattito in Commissione, soprattutto per ragioni di copertura, ma sarei intellettualmente disonesto se dicessi che ciò è avvenuto solo per ragioni di copertura. Noi abbiamo espresso un'opinione diversa perché riteniamo (tutti, dall'onorevole Madia al relatore, hanno fatto riferimento al rapporto INPS), per dirla con le parole del presidente dell'INPS, che «il sistema di protezione reale ha dimostrato che la discussione sull'allungamento del periodo di CIGO era per lo più teorica. L'ordinarizzazione della CIGS e il computo analitico (per giorni e non per settimane) della CIGO hanno contribuito a cambiare il sistema di riferimento e a Pag. 35stendere una protezione pressoché illimitata nel tempo e nelle risorse garantite».
Il Governo, quindi, ritiene di aver determinato correttamente la filiera degli strumenti e degli ammortizzatori sociali, in modo da avere la flessibilità nell'utilizzo anche della CIGS, dopo una CIGO rimodulata e ridefinita, in modo tale da consentire, in particolare all'impresa di grande dimensione, di transitare dalla cassa integrazione ordinaria alla CIGS.
Si dirà, però, che nel momento in cui l'utilizzo della cassa integrazione straordinaria non sarà più consentito, interverrà la cassa integrazione in deroga. La cassa integrazione in deroga interviene in cofinanziamento tra il Governo e le regioni, con il 70 per cento a carico del Governo ed il 30 per cento a carico delle regioni, tra l'altro con un elemento virtuoso e positivo sul terreno delle politiche attive del lavoro, perché le regioni con quel 30 per cento determinano la compartecipazione al sostegno al reddito e, contestualmente, attivano virtuosamente l'elemento della formazione per la rioccupazione dei lavoratori che vanno in cassa integrazione straordinaria in deroga.
Aggiungo, altresì, che se si accedesse all'ipotesi in base alla quale bisogna estendere la CIGO, così come viene richiesto, ci troveremmo di fronte a questo dato: avremmo una quota della CIGO finanziata nel rapporto tra lavoratori e impresa e un'altra parte finanziata diversamente, con una copertura che peraltro la Commissione bilancio ha così definito, quindi, con uno stesso strumento, con una duplice fonte di finanziamento, fino a un certo punto, e, da un certo punto in poi, con un costo aggiuntivo, perché quello che oggi costa settanta domani costerebbe cento sul terreno della finanza nazionale.
Per queste ragioni, con grande serenità, riteniamo che si debba affrontare una riforma finalmente organica degli ammortizzatori sociali. È responsabilità di tutti i Governi se finora non si è determinata e realizzata.
Per quanto riguarda il meccanismo relativo all'utilizzo di fondi per sostenere coloro ai quali ha fatto riferimento da ultimo l'onorevole Boccuzzi, mi permetto di evidenziare che noi siamo disponibili a riflettere su questo dato, ma intrecciandolo con un'attività che, come voi sapete, è già in essere. Da tempo, infatti, è aperto un tavolo a palazzo Chigi per affrontare, in particolare, lo specifico problema che è emerso da parte di alcuni soggetti e di alcuni lavoratori, che hanno una condizione di criticità e non possono ottenere l'utilizzo degli ammortizzatori per ragioni di carattere giuridico relativo allo status dell'azienda.
Quindi, noi siamo pronti e sugli ordini del giorno manifesterò disponibilità ad accoglierli come raccomandazione, proprio perché è aperto un tavolo e quindi vi è un percorso aperto su cui possiamo innestarci con una riflessione più compiuta, globale e complessiva. Però, dire che su questo chi sostiene una tesi è dalla parte dei lavoratori, mentre chi ne sostiene un'altra non lo è, non mi sembra che significhi esprimere correttamente una posizione. Credo che su questi temi ci sia una sensibilità comune e una differenza di opzioni, che credo legittima, da parte dei parlamentari e del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, prendo atto che il sottosegretario, pur con motivazioni non condivisibili, non si è trincerato dietro la questione della copertura, come invece ha fatto il relatore, onorevole Cazzola. In effetti, nella discussione in Commissione bilancio - mi corre l'obbligo di precisarlo - questo punto è stato molto dibattuto. Per questa proposta emendativa e per altre che affronteremo più avanti sostengo che le coperture che sono state presentate sono idonee e assolutamente compatibili. Pertanto, vi è un vizio di forma nella posizione assunta dalla Commissione bilancio. È un vizio di forma sbagliato, che noi abbiamo evidenziato nell'iter della discussione.
Delle tre coperture che noi abbiamo sottoposto alla discussione, una sposta da Pag. 36una voce ad un'altra i soldi relativi alla copertura per i provvedimenti di secondo livello sulla produttività che non sono esplicitamente diritto soggettivo e, quindi, vanno a concorso complessivo; la seconda riguarda un incremento su una quota sopra i 200 mila euro e la terza riguarda l'utilizzo delle risorse nell'accordo con le regioni.
Si può dire che non si è d'accordo, ma non si può dire che sono coperture inidonee e sbagliate. L'abbiamo sottolineato in Commissione, lo vogliamo sottolineare in Aula, perché è un argomento molto delicato, che crea un precedente in relazione alla correttezza delle istituzioni anche nella discussione della Commissione bilancio: essa non deve esprimersi sul merito, se ritiene di farlo lo fa per ragioni sue, ma non può utilizzare le obiezioni di carattere politico che il sottosegretario adesso ha portato, trincerandole o mascherandole dietro obiezioni finanziarie che non ci sono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, va dato merito al sottosegretario almeno di un'onestà intellettuale: quella di aver riconosciuto che non è un problema di coperture, o meglio, non è solo un problema di coperture. E va bene. Il problema vero è che non c'è un problema di coperture: come ha appena ricordato il collega Baretta, in Commissione bilancio, di cui faccio parte, è stata individuata semmai un problema di idoneità di coperture. Quindi, i quattrini ci sono! Cerchiamo allora di parlare un linguaggio comune, se vogliamo capirci.
Anche rispetto al merito delle cose che lei ha detto, onorevole sottosegretario, queste ultime non stanno esattamente così e le spiego, se mi permette. Stiamo parlando di lavoratori che non hanno alcun ammortizzatore sociale: di lavoratori che dal mese di luglio e di agosto (mi riferisco all'articolo aggiuntivo Paladini 1.05) non hanno alcuna copertura di ammortizzatori sociali. Noi proponiamo l'istituzione di un fondo, che non c'entra nulla né con la cassa integrazione, né quella ordinaria, né quella in deroga né quella straordinaria, per quei lavoratori (per esempio Agile, PhoneMedia e altri) che si trovano in precarie condizioni nel rapporto con imprese insolventi, perché si sono imbattuti in imprenditori delinquenti, nel senso che delinquono, come è stato dimostrato dalla magistratura ordinaria.
Se si vuole parlare un linguaggio comune, dovete avere il coraggio di dire: istituiamo tale fondo, nei confronti dei lavoratori di aziende insolventi per ragioni diverse, perché purtroppo non ricevono né emolumenti né ammortizzatori sociali. Chiamiamo le cose con il nome che necessitano; non troviamo degli alibi. Ecco dove sta il distinguo tra le tesi che noi sosteniamo e i comportamenti che voi tenete: andate in Piemonte, andate nelle altre regioni dove vi sono situazioni analoghe, promettete mari e monti, e poi venite in Aula e non mantenete le promesse; mentre invece noi traduciamo con carta che canta i «sostegni» che abbiamo dato sul territorio. Voi le bocciate: assumetevi le vostre responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, è proprio sulle parole del sottosegretario Viespoli che vorrei svolgere una considerazione. Mi veniva infatti in mente, mentre il sottosegretario parlava, un detto che abbiamo sentito nel corso dei nostri studi sulla storia romana: a Roma si discute, e Sagunto viene espugnata.
In questo caso la similitudine sta nel fatto che, mentre il Governo, nella voce autorevole del sottosegretario, manifesta disponibilità ad accogliere ordini del giorno, ad insediare tavoli, a fare verifiche,...

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PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. È già insediato, non è da insediare.

TERESIO DELFINO. ...le nostre famiglie, quelle famiglie a cui si rivolgono tutti gli amministratori locali, regionali, comunali, provinciali, che vanno a fare giustamente degli incontri sulle diverse vertenze che vi sono sul territorio, vedono crescere la loro difficoltà a sbarcare il lunario.
Quindi il problema in questo caso è vitale, è di carattere esistenziale. Non può essere una ragione tecnico-formale - tra l'altro discutibile, come dicono anche i miei colleghi dell'Unione di Centro in V Commissione (Bilancio) - a negare sostanzialmente un sostegno a quei lavoratori, a quelle famiglie che si trovano nella condizione di avere avuto dodici mesi senza alcun reddito. Credo che questo sia veramente insostenibile e che non corrisponda anche alle profonde sensibilità che vi sono nella maggioranza tese ad andare incontro ai problemi reali, non a problemi formali e fittizi.
Per questa ragione noi diciamo con molta tranquillità - lo diremo ancora nel prosieguo dell'esame di questo provvedimento, in merito ad altre proposte che sono all'attenzione di questo ramo del Parlamento - che qui non si può rinviare il problema, che qui il problema va affrontato e ci deve essere la capacità di affrontare la questione in termini concreti, altrimenti si può dire (ma onestamente allora bisogna riconoscerlo qui e sul territorio) che non si vuole o non si può affrontare il problema. Non si può tenere il piede in due scarpe su questioni che toccano così profondamente la gente. Mi riferisco a quella gente che tutti noi rappresentiamo, quella gente dei medio-bassi livelli reddituali che però ha una grande dignità e che non esce e non vuole uscire dalla legalità, ma che vuole rivendicare - e noi lo facciamo portando qui la sua voce - un'attenzione che finora in due anni di crisi non c'è stata.
Noi pertanto rivolgiamo un appello a tutti i colleghi della Camera affinché votino questo emendamento e perché diano una risposta ai problemi vitali di questi lavoratori e di queste famiglie, perché così risponderemo veramente agli interessi generali della nostra comunità nazionale.

SILVANO MOFFA, Presidente della XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA, Presidente della XI Commissione. Signor Presidente, intervengo per precisare quello di cui stiamo parlando. Il sottosegretario è correttamente intervenuto anche perché ha colto l'opportunità che gli è stata offerta, però l'argomento cui si riferiva è un argomento di ordine generale che attiene agli articoli aggiuntivi successivi, in particolare a quelli relativi agli ammortizzatori sociali.
Vorrei dire, ai colleghi che sono intervenuti censurando le argomentazioni addotte dal relatore (non perché il relatore non sappia difendersi da solo, ma soltanto per precisare correttamente il problema), che in Commissione sulla questione c'è stato un dibattito molto ampio, e anche una disponibilità da parte del Governo a trovare una soluzione per il caso Eutelia. Voglio dire che è un caso particolare che non riguarda solo questa azienda, ma riguarda tutte quelle aziende che sono inadempienti, che non sono ancora in una situazione fallimentare, ma che sostanzialmente non hanno consentito che si arrivasse ad un concordato preventivo. Quindi il tentativo che è stato sperimentato era quello di trovare un fondo adeguato per evitare comunque che questa situazione in qualche modo si incancrenisse.
Io credo che correttamente, a fronte della mancanza di copertura e atteso che presso Palazzo Chigi è aperto un tavolo per trovare soluzioni adeguate non solo per questa azienda ma per tutte le aziende che si trovano in una situazione simile, bisogna accogliere le risultanze di quel confronto, se vogliamo davvero risolvere i problemi non solo dei lavoratori di Eutelia ma anche di altri lavoratori che venissero a trovarsi nelle stesse situazioni. Queste sono le motivazioni. Ecco perché si è Pag. 38parlato di mancanza di copertura (per essere più esatti, di non adeguatezza della copertura). Nelle proposte emendative si fa riferimento a coperture immaginifiche, e siccome il dare copertura a un provvedimento del genere non è una semplice operazione di bancomat, ma occorre una serietà d'impostazione anche dal punto di vista giuridico, credo che sia corretto il comportamento del Governo e la posizione del relatore (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Damiano. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, il presidente Moffa adesso ha riportato la discussione sull'argomento, perché il sottosegretario Viespoli si era riferito alla cassa integrazione, mentre qui stiamo parlando di un altro articolo aggiuntivo. Vorrei far presente a tutti che il contenuto dell'articolo aggiuntivo nega che vi sia un problema di copertura e che, in secondo luogo, stiamo parlando di lavoratori che non ricevono lo stipendio da almeno quattro mesi, perché non sono né cassaintegrati, né licenziati, né in mobilità. La vicenda Agile, ex Eutelia, è un caso ma non è l'unico. Spero che il problema sia di tutti, sicuramente anche dell'onorevole Cota che ha nel suo territorio, così come in altri territori, questi lavoratori che non hanno un reddito.
Perché secondo noi non vi è un problema di copertura finanziaria? Per come è congegnato questo articolo aggiuntivo, e perché abbiamo trovato anche delle coperture ulteriori. Si parla, infatti, di utilizzare risorse già esistenti presso il Fondo di garanzia dell'INPS. Si tratta, quindi, di un Fondo che già esiste, di risorse che già vi sono. Si parla nella proposta emendativa: «(...) nei limiti delle disponibilità complessive del Fondo medesimo (...)». Ditemi voi dove vi è un problema di copertura se i limiti sono quelli delle risorse giacenti presso il Fondo?
In secondo luogo, non vi è nell'articolo aggiuntivo una richiesta di automatismo: qualcuno bussa e noi apriamo tutte le porte. Si parla di un riconoscimento tramite: «(...) specifici accordi in sede governativa stipulati, in relazione a ciascuna delle imprese interessate, con le parti sociali e approvati con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali (...)». Si tratta, quindi, di interventi da effettuare caso per caso, frutto di un accordo, sulla base di un Fondo esistente, nei limiti delle disponibilità, con il consenso delle parti sociali e con decreto, e vaglio preventivo, del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, e discussione in sede governativa.
Si dica, quindi, come stanno le cose: non si vuole riconoscere a dei lavoratori, che non hanno più la retribuzione, come nel caso Eutelia, la possibilità, in attesa che si risolva, nei tavoli governativi, la crisi di un'azienda che è messa in difficoltà davvero da imprenditori senza ritegno, di avere una copertura finanziaria per poter tirare fino a fine mese.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CESARE DAMIANO. Questo è inaccettabile! Non si sollevi un problema di coperture e non si dica che questo articolo aggiuntivo non è valutato parola per parola, per consentire di risolvere una situazione concreta. Non è né di destra, né di sinistra, ma va incontro ai problemi di questi lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rosso. Ne ha facoltà.

ROBERTO ROSSO. Signor Presidente, intervengo in risposta agli interventi dei colleghi del centrosinistra che hanno invitato la giunta regionale del Piemonte a dire come intervenire. Vorrei ricordare che sono due i gruppi in questione uno è Agile, ex Eutelia, e l'altro è Phonemedia che presenta una disoccupazione più consistente del primo. Sono entrambe dello stesso gruppo imprenditoriale, ma distinte in due gruppi societari. Voglio rassicurare Pag. 39anche l'onorevole Damiano: in realtà con il Ministero del lavoro ci siamo raccordati oggi e abbiamo definito con il commissario straordinario, dottor Di Mundo, che entro venerdì partirà da parte sua la richiesta di cassa integrazione per tutto il gruppo Phonemedia e penso che la stessa cosa avverrà con il gruppo Agile, ex Eutelia. Se ciò non dovesse avvenire, le regioni - parlo per il Piemonte - hanno già provveduto ad intervenire in proprio con un accordo che verrebbe stipulato la prossima settimana con copertura da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. I lavoratori, quindi, entro la prossima settimana, saranno coperti, anche al di là del Fondo di garanzia che in questo momento si sta discutendo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, intervengo solo per precisare che le coperture non sono una nuova specie di fungo che bisogna cercare per boschi ed eventualmente trovare; le coperture, quando si ha un provvedimento che si ritiene degno, si trovano e si costruiscono.
Oggi abbiamo imparato che non solo facciamo riferimento ad un fondo dell'INPS che di per sé è in attivo per 150 milioni ma che l'intera INPS dichiara un attivo di 7 miliardi 800 milioni dovuto in gran parte al fatto che con la crisi i lavoratori non vanno in pensione perché non ce la fanno a vivere di sola pensione. Quello che è diventato un bancomat - lo dico al presidente Moffa - è proprio questo istituto che fa da bancomat al Ministero dell'economia e delle finanze che anche quest'anno incamererà 7 miliardi abbondanti dei lavoratori per coprire il deficit pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, ringrazio anche il collega onorevole Damiano per l'ultima frase che ha detto: i lavoratori in questione non sono né di destra né di sinistra. Vorrei ricordarlo anche al vostro gruppo parlamentare perché ciò è stato detto durante la discussione, tuttavia le tesi addotte in precedenza non portavano a questa conclusione.
Ringrazio invece in modo serio l'onorevole Rosso che ha chiarito perfettamente la situazione e il lavoro che la regione Piemonte sta compiendo insieme al Governo. È necessario avere chiaro un aspetto: se da una parte infatti i presentatori dell'articolo aggiuntivo affermano che la copertura c'è e va bene, dall'altra dicono che comunque non è detto che il Ministero soddisfi tutte le richieste. Quindi vorrei capire: la copertura c'è oppure predisponiamo una misura nella quale non capiamo qual è la copertura e ci vincoliamo tuttavia a dire «no» perché il Governo può dire «no»?

CESARE DAMIANO. La copertura c'è, c'è!

MASSIMILIANO FEDRIGA. Non c'è! Non l'abbiamo detto noi ma l'hanno detto sia la Ragioneria dello Stato sia la Commissione bilancio che ritengo abbiano le competenze e la professionalità per esprimere un giudizio adeguato.
Detto questo, come gruppo, sul principio generale, non siamo assolutamente contrari ma ritengo che riforme di questo tipo, che riguardano la complessiva riforma degli ammortizzatori sociali, devono e siano obbligate a rientrare in una complessiva riforma per delineare un quadro serio e non inserito in articoli o commi all'interno dei più svariati provvedimenti (Commenti). Ringrazio della disponibilità ad ascoltare i deputati di quest'Aula: noi lo facciamo sempre con attenzione ma non avviene sempre da tutte le componenti di questo Parlamento.

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,30)

MASSIMILIANO FEDRIGA. Oltre a questo, per andare in questa direzione, come gruppo abbiamo presentato un ordine del giorno sul quale siamo convinti che il Governo, proprio nell'ottica dell'imminente riforma degli ammortizzatori sociali, esprimerà parere favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Damiano 1.014, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Di Caterina... onorevole Garavini... onorevole Madia... onorevoli Iapicca... ancora l'onorevole Madia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 509
Maggioranza 255
Hanno votato
248
Hanno votato
no 261).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Paladini 1.07, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Gatti... onorevole Rainieri... onorevole Pionati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 511
Maggioranza 256
Hanno votato
249
Hanno votato
no 262).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Donadi 1.08, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Luciano Rossi? Onorevole Codurelli? Onorevole Mazzuca? Onorevole Pionati? Onorevole Cesario? Onorevole Pes?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 509
Maggioranza 255
Hanno votato
247
Hanno votato
no 262).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Damiano 1.013.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bellanova. Ne ha facoltà.

TERESA BELLANOVA. Signor Presidente, rappresentanti del Governo e onorevoli colleghi, noi eravamo pronti a fare la riforma degli ammortizzatori sociali perché consideriamo che questa è un'urgenza per il nostro Paese. Vi sono nostre proposte organiche depositate dall'inizio di questa legislatura. Voi non eravate pronti, non siete pronti ed è la ragione per la quale abbiamo accettato di fare in Commissione un lavoro unitario, che rispondesse alle esigenze della crisi e dell'emergenza che noi stiamo vivendo.
I dati dell'INPS ci dicono che marzo 2010, rispetto a marzo 2009, vede la cassa integrazione ordinaria incrementata del 34 per cento e la cassa integrazione straordinaria incrementata del 277 per cento.
L'articolo aggiuntivo che noi oggi riproponiamo e per il quale non accettiamo l'invito al ritiro propone esattamente il Pag. 41lavoro che abbiamo fatto in Commissione: abbiamo lavorato insieme ed abbiamo approvato all'unanimità una proposta che rispondeva ad un'emergenza, non fatto la riforma generale degli ammortizzatori sociali.
Abbiamo mantenuto anche per l'articolo aggiuntivo, che adesso discutiamo, le 78 settimane e non le 104, così come era uscito dalla Commissione lavoro ed approvato all'unanimità da altre 10 Commissioni parlamentari. Oggi vi tirate indietro perché il Ministro Sacconi ha posto il veto e ha detto che il lavoro fatto unitariamente in Commissione è inutile. Questo significa che il Governo, caro sottosegretario Viespoli, purtroppo dimostra di non cogliere l'ampiezza, la pervasività della crisi, gli effetti che la crisi determina. Infatti, voi avete prima ignorato la crisi e poi dite che ne stiamo uscendo, ma in un caso o nell'altro dovreste sapere che la crisi incide per primo sulle piccole e medie imprese, sull'indotto, sulle aziende contoterziste e la ripresa, quando arriva, incide per ultimo sulle piccole e medie imprese, sull'indotto, sulle aziende contoterziste, cioè su quelle aziende e su quei lavoratori che hanno minori strumenti di sostegno al reddito. Le grandi imprese hanno 12 mesi di cassa integrazione ordinaria, 36 mesi di cassa integrazione straordinaria, i contratti di solidarietà, la cassa integrazione in deroga e la mobilità.
I lavoratori delle piccole imprese (quelle con meno di quindici dipendenti) e i lavoratori con i contratti a termine (tali contratti sono diminuiti del 17 per cento rispetto all'anno precedente), che rappresentano il 50 per cento, ed oltre, dei lavoratori italiani, hanno a disposizione solo dodici mesi di cassa integrazione ordinaria.
Vi sembra inutile concedere a queste imprese - alle piccole e piccolissime imprese, a quelle dei distretti produttivi - sei mesi di tempo in più per evitare i licenziamenti e, quindi, per evitare di perdere quelle professionalità importanti e fondamentali per far ripartire il ciclo produttivo di fronte ad una possibile ripresa? Vi sembra inutile concedere sei mensilità in più a quei lavoratori che hanno consumato i dodici mesi di ammortizzatori sociali? Vi rifiutate di affrontare i problemi di chi, a fine mese, deve pagare il mutuo ed onorare la retta per i figli, e si trova di fronte alla prospettiva della disoccupazione.
Nei giorni scorsi, avete detto - anche in questa sede - che non vi sono le risorse: dovevate trovarle voi! Caro sottosegretario, vi siete sottratti alla fatica dell'esercizio del governare, che non significa partecipare ad una serata di gala, ma trovare le risorse quando non vi sono e fare scelte che devono andare in direzione di un sostegno a chi ha meno. All'inizio, vi siete rifiutati di mettere mano all'attivo dell'INPS: l'anno scorso, l'INPS aveva attività pari a 11 miliardi di euro...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

TERESA BELLANOVA. ...mentre quest'anno sono pari a 7,9 miliardi di euro. Non avete voluto prendere quelle risorse per coprire la cassa integrazione ordinaria.

PRESIDENTE. Deve concludere.

TERESA BELLANOVA. Solo un attimo, signor Presidente. Noi abbiamo avanzato una proposta: un contributo di solidarietà, per l'anno 2011, per i redditi oltre i 200 mila euro. Per chi ha un reddito di 250 mila euro, si tratta di pagare tre euro... (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bellanova.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gatti. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo in esame rappresenta il secondo cuore del provvedimento in esame. Esso concerne l'altro punto per cui abbiamo deciso, in Commissione, di votare un provvedimento molto parziale e molto specifico: il primo Pag. 42era relativo al fondo per le aziende insolventi e il secondo era volto ad aumentare il periodo di cassa integrazione ordinaria.
Vorrei sottolineare che la cassa integrazione ordinaria e la nostra richiesta relativa ad un suo prolungamento di soli sei mesi riguardano, soprattutto, le piccole e piccolissime imprese. Esse, infatti, hanno paura di chiedere la deroga, perché la cassa integrazione in deroga può essere data o non data. Pertanto, poiché i datori di lavoro devono rispondere verso i lavoratori, anche se non viene loro concessa, è meglio la cassa integrazione ordinaria.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARIA GRAZIA GATTI. In questa sede, vorrei rivolgermi a tutti i deputati, che vengono dai territori dove sono i distretti produttivi, dove tanto diffuso è il settore produttivo di piccole e piccolissime imprese.

PRESIDENTE. Deve concludere.

MARIA GRAZIA GATTI. Vi state assumendo una responsabilità grande. Il prossimo fine settimana andate a dirlo ai datori di lavoro dei vostri distretti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Gatti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Codurelli. Ne ha facoltà.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, rispetto a quanto già affermato dai miei colleghi con riferimento all'articolo aggiuntivo in esame (ma anche alle proposte emendative precedenti), mi domando e vi chiedo: siete veramente consapevoli della situazione di crisi che sta attraversando il Paese e del senso di solitudine in cui si trovano, sempre di più, i lavoratori, le lavoratrici e gli imprenditori, come è stato testé detto?
Infatti, moltissimi, migliaia, ormai, vedono esaurirsi anche il periodo della cassa integrazione ordinaria. Per questo motivo abbiamo chiesto la deroga. Il compromesso che è stato raggiunto all'unanimità, che porta la previsione a 78 settimane (invece che essere di 104), è stato votato anche dalla maggioranza.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUCIA CODURELLI. Non è possibile continuare ad ignorare i drammi e far finta di nulla. L'ultimo, in ordine di tempo...

PRESIDENTE. Deve concludere.

LUCIA CODURELLI. ...è stato quello di un uomo di 44 anni che si è suicidato. Non possiamo far finta di nulla, perché, quando si parla di persone e di famiglie, che tutti i giorni si trovano...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Codurelli.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, ero e sono relatore di questo provvedimento e, poiché molte cose che sono state dette corrispondono assolutamente a verità, mi assumo la mia parte di responsabilità rispetto alla sua evoluzione e al punto di arrivo a cui mi auguro si possa giungere questa sera.
Credo, però, che non possiamo semplicemente piantare delle bandierine: dobbiamo anche sentire i ragionamenti che ci illustrano i nostri interlocutori. Come ha obiettato il Governo, dobbiamo sapere che, a fronte di risorse date - come ha obiettato il Governo -, spostare risorse dalla cassa integrazione in deroga alla cassa integrazione ordinaria avrebbe significato, in buona sostanza, privare le aziende che sono coperte dalla cassa integrazione in deroga di risorse che avrebbero potuto essere loro utili. Teniamo conto che la cassa integrazione ordinaria copre in Italia Pag. 43il 49 per cento dei lavoratori e il restante 51 per cento viene coperto dallo strumento della cassa integrazione in deroga.
Vedete, mi sono interrogato molto in questo periodo, ma oggi sono abbastanza tranquillo, perché il presidente dell'INPS - come ha ricordato prima il sottosegretario Viespoli - ci ha garantiti tutti, i colleghi dell'opposizione e della maggioranza, quando nella sua relazione di oggi ha affermato che «il sistema di protezione reale ha dimostrato che la discussione sull'allungamento del periodo di CIGO - cioè di cassa integrazione ordinaria - era per lo più teorica. L'ordinarizzazione della CIGS - cioè della cassa integrazione speciale - e il computo analitico (per giorni e non per settimane) della cassa integrazione ordinaria hanno contribuito a cambiare il sistema di riferimento e a stendere una protezione pressoché illimitata nel tempo e nelle risorse garantite».
Sono, quindi, assolutamente tranquillo che nessun lavoratore in Italia resterà senza cassa integrazione ordinaria, straordinaria o in deroga.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mattesini. Ne ha facoltà.

DONELLA MATTESINI. Signor Presidente, intervengo a sostegno di questo articolo aggiuntivo, che propone l'estensione della cassa integrazione dalle 52 alle 78 settimane e sottolineo che questa nostra proposta è stata condivisa fortissimamente da tutte - e sottolineo tutte - le associazioni sindacali, nonché da quelle imprenditoriali.
Vorrei anche ricordare che l'ISTAT qualche settimana fa ha evidenziato come il 30 per cento degli italiani, dopo tre mesi di assenza di stipendio, precipita nella fascia di povertà. Aggiungo che l'Italia è entrata in questa crisi economica portandosi dietro un altro indicatore negativo, che è quello di essere tra i Paesi europei a più forte disuguaglianza di reddito.
Onorevole Cazzola, la copertura di questo articolo aggiuntivo non va a sottrarre risorse; abbiamo, infatti, introdotto la proposta di un contributo straordinario aggiuntivo del 2 per cento proprio perché la crisi deve essere anche un'occasione per ridistribuire in modo corretto il reddito. Gli unici ammortizzatori sociali che abbiamo proposto di versare e voi non avete voluto sono stati gli ammortizzatori del lavoro nero, che voi state tollerando, nonché del consumo e del risparmio delle famiglie.
Vi state assumendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mattesini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gnecchi. Ne ha facoltà.

MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, in questo momento assistiamo a come in quest'Aula si discuta sugli ammortizzatori sociali, perché sei provvedimenti siano stati preparati proprio su questo tema. Questo dimostra come si tratti veramente di un tema reale all'ordine del giorno. Non vorrei essere lacrimevole, ma in questo periodo abbiamo anche assistito a lavoratori che si sono ammazzati, che si sono suicidati per la paura della situazione che dovevano affrontare e lo stesso si può dire anche per i piccoli imprenditori, anche del nord Italia.
Stiamo assistendo a situazioni realmente gravi nelle quali andare incontro ai datori di lavoro e ai lavoratori dovrebbe essere un reale compito e un dovere civico per tutti noi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rampi. Ne ha facoltà.

ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, stiamo parlando di misure straordinarie di sostegno al reddito. Considerando una priorità del Paese attutire almeno in parte gli effetti devastanti della crisi, con questo articolo aggiuntivo, in attesa di una riforma complessiva del sistema degli ammortizzatori sociali, intendiamo Pag. 44fare sì che almeno una parte dei lavoratori esclusi dal processo produttivo possano continuare ad avere accesso al reddito.
Il Governo a parole dice di non voler lasciare indietro nessuno. Noi chiediamo ora di dimostrarlo nei fatti, consentendo la corresponsione della cassa integrazione ordinaria per un periodo massimo di 78 settimane, così come convenuto negli accordi intercorsi nella Commissione lavoro, tra l'altro limitatamente al biennio 2010-2011.
Noi diciamo che si può fare, è una questione di priorità. Se c'è la volontà politica, le risorse possono essere reperite.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ELISABETTA RAMPI. Noi abbiamo un'idea ben precisa: attingere con un contributo di solidarietà del 2 per cento una tantum ai redditi superiori a 200 mila euro: è una questione di giustizia e coesione sociale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, grazie alla relazione del presidente dell'INPS, citata dal relatore Cazzola, oggi abbiamo imparato che bastava contare la cassa integrazione per giornate, e non per settimane, (cito il presidente dell'INPS): «per stendere una protezione pressoché illimitata nel tempo e nelle risorse garantite».
Invito tutti a interrogarsi se sia così semplice cambiare il sistema di computo con l'idea di dare più soldi alle imprese per trovare le risorse garantite.
Chiedo anche al relatore Cazzola e agli amici della maggioranza perché in un primo tempo abbiano votato a favore della nostra proposta che introduceva e allungava per legge la cassa.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIULIO SANTAGATA. Infine, sempre stando alla relazione di oggi, segnalo (e lo torno a dire) che lo Stato non ha aggiunto un soldo: abbiamo questi denari solo perché i lavoratori non se la sentono più di andare in pensione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Schirru. Ne ha facoltà.

AMALIA SCHIRRU. Signor Presidente, voglio sostenere questo emendamento richiamando l'attenzione di voi tutti sui dati di questi ultimi mesi sulla cassa integrazione ordinaria e speciale, nonché sulla disoccupazione e sull'andamento negativo della produzione industriale, che ci confermano la crisi che stiamo vivendo in questo nostro Paese.
Confindustria e sindacati sono concordi, tra l'altro, nel ritenere che tutto il 2010 sarà un anno in cui si verificherà ancora un ulteriore gravissimo tracollo dei posti di lavoro.
Ritengo, per questo, veramente necessario prestare attenzione a questo articolo aggiuntivo, poiché esso ci consente - almeno per gli anni 2010-2011 - di corrispondere per un periodo massimo di 78 settimane il trattamento di cassa integrazione ordinaria ai lavoratori dipendenti di aziende in difficoltà organizzative.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Schirru.

AMALIA SCHIRRU. Si tratta di quelle imprese che hanno problemi con le banche e con la pubblica amministrazione, perché non ricevono i compensi per (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Schirru.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

Pag. 45

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, mi rivolgo al relatore, onorevole Cazzola: nel corso di questi mesi abbiamo più volte sostenuto la necessità che si andasse nella direzione di una riforma organica degli strumenti di ammortizzazione sociale.
Il Governo non ci ha ascoltato, anzi ha più volte ribadito che non vi era alcuna esigenza di andare ad un riordino generale. Le parole espresse, da questo punto di vista, dal Ministro Sacconi o dal Ministro Tremonti sono apparse orientate, più che a rassicurare, ad esprimere una sorta di pregiudizio.
Al contrario, questo provvedimento evidenzia il fatto che vi è un gruppo di cittadini, consistente nel nostro Paese, i quali sono ormai al termine della cassa integrazione e rischiano di sprofondare nel baratro.
Mi sarei aspettato che il Governo avesse proposto in questa sede, ancorché non di fronte ad un provvedimento di natura organica, una copertura adeguata.
Ciò non è stato fatto e questo è molto grave, perché è un giudizio negativo che si dà sulla superficialità del Governo, che continua ogni giorno a vantarsi di avere superato la crisi e di essere, ormai, fuori dalle difficoltà. Vi è un direttore di giornale che spiega che l'Italia è tutta in corsia di sorpasso ma, in realtà, si riferisce a mezza Italia, perché l'altra è proprio ferma, è in difficoltà e non sa quale sia il suo futuro.
Pertanto, credo che sarebbe giusto e corretto che questo problema fosse posto in tutta la sua complessità, perché il passaggio dalla cassa integrazione in deroga alla cassa integrazione ordinaria richiede, ovviamente, uno spostamento di risorse. Tuttavia, ritengo che su questo punto sarebbe necessario che il Governo avesse un'impostazione molto precisa.
Mi spiace, invece, rilevare il fatto che su questo articolo aggiuntivo specifico i colleghi del Partito Democratico abbiano trovato una soluzione di copertura che appare assolutamente demagogica. Spiego il motivo. In fondo, si chiede un contributo di solidarietà a quei cittadini che hanno dichiarato un reddito di importo superiore ai 200 mila euro, cioè si potrebbe dire agli unici che pagano le tasse in Italia. Andiamo a chiedere loro di essere solidali, quando vi è una dimensione di nero che è così evidente che è scandalosa. Eppure andiamo a chiedere a loro. Avrei capito, demagogia per demagogia, che avessimo sostenuto che il contributo di solidarietà lo sottoscrivevano i parlamentari, i consiglieri regionali e quelli delle aziende speciali controllate dai comuni, dalle province e dalle regioni. Sarebbe stato molto più serio.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

BRUNO TABACCI. Ma l'idea di prendersela con quei pochi - sono meno dello 0,5 per cento - che sono nella giusta dimensione con il fisco mi sembra del tutto sbagliata.
Pertanto, preannunzio la nostra astensione sull'articolo aggiuntivo in esame (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, riconosciamo al collega Cazzola, al presidente Moffa e al sottosegretario Viespoli di aver cercato di fornire alcune risposte, certamente insufficienti rispetto alle nostre sollecitazioni. Però, proprio perché abbiamo sempre condotto un'opposizione caratterizzata dall'attenzione ai problemi concreti, riteniamo che nel dibattito e nelle risposte che la maggioranza e il Governo ci hanno fornito vi sia una certa lontananza dalla realtà di queste imprese, che non sono strutturate per compiere tutta una serie di pratiche burocratiche, che hanno oramai usufruito dei dodici mesi di cassa integrazione ordinaria e che hanno la necessità, proprio per cogliere quella prospettiva di ripresa, di usufruire di ulteriori mesi di cassa integrazione ordinaria senza affrontare particolari pastoie burocratiche.
Ho sentito quanto ha riferito della relazione del presidente dell'INPS, Mastropasqua, l'onorevole collega, il relatore Cazzola. Pag. 46A me sembra che sia un po' ottimistica la previsione del presidente dell'INPS, quando siamo già in presenza - e chiederemo naturalmente al Governo e all'INPS di documentarci al riguardo - di una serie di perdite di posti di lavoro in aziende in crisi che, invece, se avessero l'opportunità di usufruire di un ulteriore periodo di cassa integrazione ordinaria potrebbero predisporsi meglio alla prospettiva della ripresa.
Credo che il Governo debba soprattutto dare fiducia a quel tessuto fatto di piccole e medie imprese che oggi, anche per il non immediato pagamento di servizi e forniture che prestano alla pubblica amministrazione in generale, sono in grande sofferenza.
Per cui riteniamo che la proposta di estendere la cassa integrazione ordinaria per il biennio 2010-2011 ad un periodo massimo complessivo di 78 settimane possa e debba costituire una risposta di oggi. Qualcuno può fare il profeta e fare delle previsioni, ma già oggi constatiamo, nel rapporto con il mondo produttivo, che questa misura sarebbe di straordinaria valenza, sia per l'impresa che non vuole chiudere, sia per i lavoratori che si troveranno, alla scadenza della copertura della cassa integrazione ordinaria e straordinaria, nella difficile situazione della perdita del lavoro.
Per queste ragioni, se me lo consentono i presentatori, sottoscrivo la proposta emendativa in esame e preannuncio ovviamente il voto favorevole del gruppo dell'Unione di Centro, nella speranza che il Governo vada oltre gli annunci, oltre le disponibilità ad aprire tavoli ed invece apra i cordoni della borsa, come ha fatto in tante altre situazioni, dando così una risposta ai lavoratori, a quella parte - come ha ricordato il Presidente della Repubblica in un recente rinvio di un provvedimento alle Camere - che è più debole ed oggi si trova in una situazione di crisi e di grande difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, da mesi chiediamo (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!

ANTONIO BORGHESI. Non accetto che un gruppo politico urli «basta!». Parlerò per i cinque minuti previsti, e se ritengono che si debba fare così, chiederò ai miei colleghi d'ora in avanti, tutte le volte di parlare per cinque minuti! Non è possibile (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! Vergogna! (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Per cortesia, colleghi. Prego, onorevole Borghesi, vada avanti.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, da mesi chiediamo al Governo un intervento serio e significativo sul prolungamento della cassa integrazione. Ora arriviamo al dunque e il Governo, nonostante siano state presentate delle coperture ineccepibili, gioca al tavolo dicendo che sono appropriate ed entra nel merito della copertura richiesta, mentre dovrebbe limitarsi, perlomeno in Commissione bilancio, a dire se c'è o non c'è la copertura. Ma quest'ultima è evidente che c'è e allora il Governo fa interventi di merito per dire che non va bene.
Tuttavia, se in un'Aula come questa si rifiuta un siffatto intervento e dopo si legge sui giornali (come è successo oggi) che è in preparazione un intervento rilevante a favore di un Paese estero (la Grecia) per cui, secondo le informazioni che risultano in questo momento, il nostro Paese si starebbe impegnando con 4 miliardi di euro e che il Ministro Tremonti ha detto che l'Italia farà la sua parte, mi chiedo: a questi lavoratori, che certamente avranno gli stessi problemi di tanti lavoratori della Grecia, cosa andiamo a raccontare? Gli raccontiamo che per loro il Pag. 47Governo non è in grado di trovare quelle centinaia di milioni (che non sono molte) che servono per dare questa copertura assolutamente necessaria, e subito dopo che invece il nostro Governo sta predisponendo 4 miliardi di euro da prestare alla Grecia (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà )? Francamente mi pare che una riflessione su questo tema sia dovuta immediatamente (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Damiano 1.013, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lupi... onorevole Vella... onorevole Vico... onorevole Lanzillotta... onorevole Coscia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 496
Astenuti 11
Maggioranza 249
Hanno votato
235
Hanno votato
no 261).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Baretta 1.011.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, questo articolo aggiuntivo si propone lo stesso obiettivo di cui si è discusso, ma offre una copertura diversa, sulla quale gradirei l'opinione di merito da parte del Governo e del sottosegretario Viespoli, se può prestare attenzione alla discussione. Faccio presente che la Ragioneria generale dello Stato, che tutti utilizzano a proprio consumo, non ha mai detto che queste coperture sono sbagliate, insufficienti o inidonee.
La Ragioneria generale dello Stato è intervenuta prima degli emendamenti sostenendo che il provvedimento di allargamento a 78 settimane necessitava di una copertura e l'ha quantificata in poco meno di 600 milioni per il biennio: suddivisi in due sono ovviamente quasi 300 milioni l'anno. Poiché siamo quasi a maggio e si può ipotizzare che, compreso il passaggio al Senato, il provvedimento potrebbe andare in vigore dal 1o luglio, la copertura dell'anno 2010 va dimezzata. Quindi, complessivamente questo provvedimento tampone di allargamento della cassa - per metà dell'anno 2010 e per l'anno 2011 - è stimato dalla Ragioneria generale dello Stato in 450 milioni di euro.
La copertura che propongo con questo articolo aggiuntivo è di utilizzare una parte del fondo dei 9 miliardi, in maniera molto congiunturale cioè finalizzata a questo periodo (quelli raccolti con le regioni), per dare copertura a questa emergenza. A me pare che si possono avere - le abbiamo raccolte - opinioni negative sul provvedimento in sé, ma francamente vorrei almeno capire quali potrebbero essere le obiezioni sulla copertura. A me pare che non ci siano.
Aggiungo anche che la citazione del presidente dell'INPS è corretta, però rafforza il fatto che è possibile, quindi, immaginare che nell'arco di due anni un trasporto tra ordinaria o straordinaria sia possibile, visto che alla fine siamo di fronte ad un grande calderone che serve a tamponare una drammatica situazione. Si intervenga il più possibile con l'ordinaria, si intervenga il più possibile con la straordinaria, il risultato deve essere - come è stato citato - la tranquillità che tutti sono coperti.
In quest'ambito, utilizzare 450 milioni del rimanente dei 9 miliardi - sarebbe interessante sapere anche quanto è il residuo di questa cifra, dal momento che non abbiamo mai avuto la possibilità di avere questo dato in Parlamento - è una copertura che sta in piedi e che credo, Pag. 48quindi, meriti un'attenzione da parte del Governo. Quindi, vorrei - se possibile - una risposta prima della votazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Baretta 1.011, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vella... onorevole Barani... onorevole Conte... onorevole Zamparutti... onorevole Crimi... onorevole Tenaglia... onorevole Occhiuto... onorevole Saltamartini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 477
Maggioranza 239
Hanno votato
230
Hanno votato
no 247).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Donadi 1.09.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, si fa un gran parlare da tutte le parti di questa riforma complessiva del sistema degli ammortizzatori sociali, la auspichiamo anche noi e speriamo che arrivi presto questa riforma complessiva. Ma nel frattempo, visto che questa riforma non c'è, noi riteniamo che non si possano abbandonare né le imprese, né i lavoratori che sono in sofferenza. Allora sia con questo articolo aggiuntivo sia con quello successivo Donadi 1.010 noi proponiamo per il biennio 2010-2011 l'estensione a 78 settimane della cassa integrazione guadagni ordinaria e con quello successivo a 104 settimane per un periodo massimo di tre anni.
Le dichiarazioni che vengono fatte in continuazione su questo argomento, Presidente, alterano di molto la realtà, volendo far credere che già oggi la stessa cassa integrazione guadagni sia stata estesa. È bene che chi ci ascolta da casa sappia, invece, che le norme che la regolano non sono state modificate per nulla; è intervenuta solamente un'interpretazione delle norme dell'INPS che consente di calcolare le singole giornate di effettiva sospensione del lavoro nel conteggio delle settimane consumate. Il succo di tutto questo però, Presidente, è che rimangono sempre 13 le settimane, prorogabili eccezionalmente fino a 52 settimane in due anni. Noi con questa proposta emendativa chiediamo l'estensione a 78 settimane per il biennio 2010-2011.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Donadi 1.09, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Baretta... onorevole Vico... onorevole Barbi... onorevole Molteni... onorevole Testoni... onorevole Iannarilli... onorevole Romele...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato
235
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che le deputate Argentin e Mattesini hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Pag. 49Donadi 1.010, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico... onorevole Sbrollini... onorevole Tempestini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 494
Maggioranza 248
Hanno votato
238
Hanno votato
no 256).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Schirru 1.012.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Schirru. Ne ha facoltà.

AMALIA SCHIRRU. Signor Presidente, questo articolo aggiuntivo intende proporre il miglioramento della legge n. 191 del 2009 per la parte relativa agli ammortizzatori sociali in deroga, dove è previsto che ci siano delle detrazioni del 30 per cento nel caso di prima proroga della cassa integrazione in deroga e del 40 per cento per quelle successive. Con il comma 138 dell'articolo 2 infatti, vengono confermate anche per l'anno 2010 quelle norme relative agli ammortizzatori sociali che, ricordiamo, riguardano tutti quegli interventi di cassa integrazione, mobilità e disoccupazione che interessano diversi settori produttivi e aree regionali.
La legislazione, infatti, prevede che ci siano delle risorse da ripartire tra Stato e regione. Tuttavia, cosa sta succedendo in alcune regioni, soprattutto in quelle segnate dalla crisi industriale? Intanto l'autorizzazione viene data dal Ministero, che, prima di emanare i provvedimenti, deve riunire e interessare la regione di provenienza. Quindi, oltre ai tempi burocratici lunghi e farraginosi, la misura dei trattamenti prevede per legge che ci sia una riduzione del 10, 30 e 40 per cento. In questo modo abbiamo situazioni dove si eroga un trattamento che, inizialmente, può essere di 850 euro, ma con queste detrazioni si riduce a 400 euro. Sono trattamenti che possono essere erogati naturalmente solo nel caso di frequenza di specifici programmi di formazione, che devono essere finalizzati al reimpiego e organizzati dalla regione.
Tutti noi sappiamo e siamo in grado di immaginare quali possono essere queste condizioni di vita dei lavoratori, che vanno a prendere un'indennità di cassa integrazione in deroga. Con 400 euro spesso questi lavoratori sono impediti anche a frequentare corsi di formazione, perché non sono in grado di anticipare neppure le spese, mentre molti altri sono costretti a ricorrere a forme di lavoro irregolare proprio per sfuggire a forme di miseria. Considerando, inoltre, che l'INPS provvede anche allo storno di ulteriori somme per coprire le spese della contribuzione figurativa, è evidente l'impoverimento che ne consegue e che si va a caricare necessariamente ai servizi sociali dei comuni. Sono tanti, infatti (e me lo riferiva proprio ieri il prefetto), gli enti locali più sensibili che intervengono per sostenere le famiglie di lavoratori in cassa integrazione in deroga per il pagamento di bollette di luce e di acqua, affitto di casa, tasse rifiuti, retta e mensa scolastica. Il gruppo del PD ha denunciato a più riprese che il costo maggiore di questa crisi lo stanno pagando i lavoratori e le lavoratrici che hanno meno tutele e, in questo caso, veramente i lavoratori in cassa integrazione in deroga sono i più poveri. Per questo motivo riteniamo opportuno intervenire almeno con questo articolo aggiuntivo, affinché si abbassino almeno del 20 per cento le riduzioni nel caso di seconda proroga e del 30 per cento nel caso di ulteriori proroghe.
Mi è stato chiesto il ritiro dell'articolo aggiuntivo in esame, invece chiedo al Governo di accoglierlo. Si tratta, infatti, di una piccola misura da approvare nel segno di una risposta minima, ma anche di attenzione a coloro che stanno vivendo con grande umiliazione l'attesa di un Pag. 50reimpiego per non finire ad ingrossare le file dei nuovi poveri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Schirru 1.012, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Germanà, Granata, La Loggia, Milanese, Molteni, Cesario, Di Staso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 502
Maggioranza 252
Hanno votato
243
Hanno votato
no 259).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, adesso è «comparso» l'onorevole Lamorte. Siccome è la terza votazione in cui l'onorevole Mario Pepe (PdL) si sdoppia, gli chiedo se gentilmente può stare al posto suo e votare soltanto per se stesso. Casualmente si è distratto prima anche l'onorevole Brancher, ma se potessimo tutti votare per noi stessi, considerato il sistema delle impronte digitali, sarebbe meglio.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2100-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2100-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Antonino Foti 2.5.

PRESIDENTE. Il Governo?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Antonino Foti 2.5, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Molteni, Vella, Guido Dussin, Ferranti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 503
Astenuti 1
Maggioranza 252
Hanno votato
502
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, Granata, Mazzuca, Calearo Ciman, Vico, Bongiorno, Pionati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 263 Pag. 51
Astenuti 243
Maggioranza 132
Hanno votato
263).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 2100-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e degli articoli aggiuntivi ad esso riferiti proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2100-A ed abbinate).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Centemero...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 265
Astenuti 238
Maggioranza 133
Hanno votato
265).

Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sugli articoli aggiuntivi presentati.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'articolo aggiuntivo Graziano 3.01.
La Commissione esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Lenzi 3.05, a condizione che sia riformulato sostituendo le parole: «entro il 30 settembre di ogni anno» con le seguenti: «in attesa della riforma degli ammortizzatori sociali, entro il 31 dicembre di ogni anno, a decorrere dall'anno 2010».

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione dell'articolo aggiuntivo Lenzi 3.05, accettato dal Governo, purché riformulato.
Invito il Governo ad esprimere il parere sugli articoli aggiuntivi presentati.

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore con riferimento all'articolo aggiuntivo Graziano 3.01. Il Governo, altresì, concorda sulla riformulazione proposta per l'articolo aggiuntivo Lenzi 3.05: ci impegniamo in tal senso, anche se, di fatto, in Commissione abbiamo già presentato i dati.

PRESIDENTE. Passiamo all'articolo aggiuntivo Graziano 3.01. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro del suo articolo aggiuntivo 3.01, formulato dal relatore.

STEFANO GRAZIANO. Signor Presidente, con questo emendamento, partendo dal decreto-legge n. 248 del 2007, convertito in legge il 28 febbraio 2008, recante disposizioni in favore di soggetti inabili, sono state inserite nell'ordinamento un insieme di disposizioni che sono di sicuro interesse sociale. In particolare, all'articolo 6 della legge n.222 del 1984, attraverso l'integrazione dell'articolo 8, si sono definite le modalità di svolgimento da parte dei figli maggiorenni inabili di attività lavorative aventi finalità terapeutiche, determinando anche l'importo del trattamento economico loro corrisposto. Si tratta di persone che, a causa di infermità o difetto fisico o mentale, si trovano nell'assoluta e permanente impossibilità di svolgere attività lavorative. A norma dell'articolo 46, si dispone che il diritto alla pensione ai superstiti disabili non sia precluso anche in caso di attività lavorativa svolta con finalità terapeutiche dai figli riconosciuti nella condizione di inabili - così come accertato dall'INPS, per cui non si capisce il parere contrario del Governo - con orario non superiore alla venticinque ore settimanali presso le cooperative sociali o datori di lavoro che li assumono con convenzione di integrazione lavorativa, con contratti di formazione e lavoro, Pag. 52di apprendistato o con le agevolazioni previste per l'assunzione di disoccupati di lunga durata.
Quanto previsto è particolarmente importante, perché consente a molte famiglie di affrontare con maggiore serenità il futuro dei figli, che non si trovano più, come accadeva in precedenza, nella condizione di dover rinunciare alla pensione di reversibilità dei genitori, nel caso di svolgimento di attività lavorativa. Nonostante tale situazione sia stata risolta, le condizioni soggettive e le modalità di svolgimento dell'attività lavorativa, l'importo del trattamento economico corrisposto e le delimitazioni conseguenti previste dalla normativa, ai fini del riconoscimento e o della permanenza del diritto alla pensione ai superstiti, fanno pensare ad un intervento legislativo incompleto.
Data la rilevante funzione sociale che viene riconosciuta all'attività lavorativa, come regolata dall'articolo 8 della legge n. 222 del 1984, sembra opportuno che il relativo compenso venga favorevolmente considerato ai fini fiscali, superando al contempo perplessità interpretative quanto alla sua natura sotto il profilo tributario. Per questo, a tale finalità tende il presente emendamento, che mira a riconoscere una funzione di sussidio a favore dell'interessato, mentre la defiscalizzazione del trattamento economico corrisposto, già considerato dalla precedente legge come indennità di cura, mira in realtà alla ricollocazione sociale dei soggetti le cui scelte, fortemente limitate sotto il profilo del percorso lavorativo, sono aggravate da trattamenti economici poco incisivi sulla loro qualità della vita. Ecco perché chiediamo, soprattutto ai colleghi di maggioranza, che questo articolo aggiuntivo sia votato favorevolmente, perché è un intervento serio a favore di persone che hanno oggettive e concrete difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in alcuni precedenti interventi ho sentito che il presente provvedimento, che è a sostegno dei lavoratori, è una cosa dovuta perché i lavoratori lo meritano a prescindere, perché non sono né di destra né di sinistra. Questo è vero, ma è altrettanto vero che i lavoratori stessi, a seconda che governi una maggioranza di centrodestra o di centrosinistra, vengono aiutati o massacrati. Ed è un po' la performance che riscontriamo ancora oggi, come è avvenuto due ore fa in Commissione finanze sul provvedimento per gli incentivi, nel chiedere che si mettessero un po' di «soldini» per aiutare il mondo dell'agricoltura, i bieticoltori, un settore in cui nel 2009 sono state chiuse 28 mila aziende.
In quella sede ti rispondono che l'emendamento è inammissibile, perché non competente per materia, mentre in Aula ci fanno problemi di copertura finanziaria, sui vari provvedimenti che riguardano ammortizzatori e politiche sociali, quelle politiche insomma sulle quali era finora evidente, ma oggi lo è ancora di più, che questa maggioranza di centrodestra è completamente sorda, non ascolta; ed è questo il motivo vero per il quale l'Italia dei Valori è presente nelle piazze, nei posti di lavoro, davanti alle fabbriche.
Io sono stato sia con lavoratori della Innse di Milano, i primi che andarono sulle gru per protestare, per stare poi con quelli della FIAT di Pomigliano e di Pratola Serra, sui tetti dei capannoni industriali dove manifestavano il loro sdegno, la loro preoccupazione, le loro paure di questo Governo e di questa maggioranza che non li protegge, come, ancora, con i lavoratori della Pae Mas dell'aeroporto di Palermo. Insomma, questo è il lavoro che tocca a noi dell'Italia dei Valori e al centrosinistra: andare a prendere sui tetti, dove c'è la protesta, sulle vette della nuova disperazione del terzo millennio, visto il comportamento ormai lontano, sordo della maggioranza di centrodestra; che è invece attenta ai problemi dei pochi, dei ricchi, dei potenti, dei prepotenti. Pag. 53
In Aula, quando si dovevano trovare i soldi per la FIBE o la Impregilo per il termovalorizzatore di Acerra che non funziona bene, 180 milioni si sono trovati dalla sera al mattino; quando si devono trovare i soldi per Alitalia, per un altro «pacco», si sono trovati dalla sera al mattino; si trovano anche i soldi per Gheddafi e mandano 5 miliardi in Libia, aiutano anche Gheddafi, ma non aiutano i lavoratori delle fasce sociali più deboli (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!

FRANCESCO BARBATO. Questo è allora il motivo per il quale sembra che la situazione sia come in quel Paese asiatico, dove ci sono tutti quelli che protestano con le maglie rosse, a dispetto degli uomini del Governo che hanno le maglie gialle, perché quelli delle maglie gialle rappresentano gli interessi dei pochi, dei prepotenti, dei ricchi. E allora noi dobbiamo metterci tutti addosso le maglie rosse, per difendere queste fasce di lavoratori, le fasce dei deboli (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), che in Italia oggi non vengono protette e non vengono difese da questo Governo. E insieme a tutti questi...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

FRANCESCO BARBATO. Concludo. Secondo me è venuto davvero il momento in cui, con le maglie rosse addosso, dobbiamo davvero scendere nelle piazze e prendere questo Governo con i forconi (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), perché ormai c'è bisogno solo dei forconi per farvi capire il linguaggio e le paure dei nostri (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, intervengo soltanto per un minuto per rifarmi alla spiegazione dell'articolo aggiuntivo in esame svolta dal collega intervenuto prima di Barbato, e cioè all'importanza della defiscalizzazione, e soprattutto alla possibilità di attuarla per le persone che lavorano, pur se portatori di disabilità o con patologie che impediscono una piena e totale attività lavorativa. Credo che sia importante che le persone con disabilità vengano tutelate, così come prevede la legge n. 68 del 1999 in modo particolare, questo sia attraverso l'ausilio delle strutture quali cooperative integrate, o anche se riferentisi a società private. Credo che su ciò bisogna avere un'attenzione forte; anche perché l'Alitalia, per molto tempo, quando era nella sua fase peggiore, ci ha fatto vedere su questo tema uno spezzone tra i peggiori che la storia della disabilità ricordi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Graziano 3.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca, onorevole Vico, onorevole Napoli, onorevole Sereni, onorevole Livia Turco, onorevole Pagano, onorevole Zamparutti,
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 494
Maggioranza 248
Hanno votato
240
Hanno votato
no 254).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lenzi 3.05, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo. Pag. 54
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico, onorevole Simeoni, onorevole Nizzi, onorevole Lanzillotta, onorevole Galletti, onorevole Paladini, onorevole Urso.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 497
Maggioranza 249
Hanno votato
497).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2100-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2100- A ed abbinate).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto estranei rispetto al contenuto del provvedimento, gli ordini del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/2100-A/1, riguardante la situazione economica di alcune zone della Campania, Poli n. 9/2100-A/3, concernente la stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili da parte delle pubbliche amministrazioni, nonché Di Giuseppe n. 9/2100-A/9, concernente interventi e politiche sociali a sostegno della genitorialità e delle donne in particolare. L'ordine del giorno Poli n. 9/2100-A/3, peraltro, riproduce il contenuto dell'emendamento Poli 1.7, già dichiarato inammissibile dalla Presidenza nel corso della seduta del 21 aprile scorso.
Avverto che è in distribuzione la nuova formulazione dell'ordine del giorno Cota n. 9/2100-A/12.
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Delfino n. 9/2100-A/2 a condizione che il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a garantire l'adeguatezza del fondo per le casse in deroga». Infatti è una conseguenza il fatto che, se il fondo è adeguato, i lavoratori possono avere le tutele.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Poli n. 9/2100-A/3, sugli LSU...

PRESIDENTE. Scusi sottosegretario Viespoli, l'ordine del giorno Poli n. 9/2100-A/3 è stato dichiarato inammissibile.

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Ruvolo n. 9/2100-A/4, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Galletti n. 9/2100-A/5 e Lenzi n. 9/2100-A/6. Il Governo altresì accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Paladini n. 9/2100-A/7, perché in realtà tutto l'impegno (quello relativo all'indagine) può essere assolto in particolare dall'ISFOL.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Borghesi n. 9/2100-A/8, mentre accetta l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/2100-A/10 purché sia riformulato inserendo prima dell'impegno: «che con l'articolo 2, commi 185, 186 e 187 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, è stato istituito il Comitato nazionale italiano permanente per il microcredito come ente di diritto pubblico allo scopo di definire la via italiana al microcredito e di favorire la lotta alla povertà e all'esclusione finanziaria in Italia e all'estero attraverso gli strumenti della microfinanza» e con la rimodulazione del dispositivo come proposto: «a verificare la possibilità di utilizzare, anche in accordo con le regioni, le risorse del Fondo sociale europeo per l'istituzione di un Fondo di garanzia e sviluppo finalizzato a supportare le attività di finanziamento dei progetti di microcredito, avvalendosi del Comitato nazionale italiano permanente per il microcredito»; si tratta di una riformulazione concordata.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Nastri n. 9/2100- A/11, mentre accetta l'ordine del giorno Cota n. 9/2100-A/12 (Nuova formulazione). Pag. 55 Il Governo non accetta gli ordini del giorno Mosca n. 9/2100-A/13 e Bellanova n. 9/2100-A/14.
Signor Presidente, l'ordine del giorno Damiano n. 9/2100-A/15 credo che sia stato recepito nell'emendamento che abbiamo votato prima (Commenti del deputato Quartiani).

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, il sottosegretario ha detto un'altra cosa, ha detto: credo che sia stato assorbito, superato dall'emendamento approvato.

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, comunque, il Governo accetta l'ordine del giorno Damiano n. 9/2100-A/15, così come l'ordine del giorno Codurelli n. 9/2100-A/16.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Rampi n. 9/2100-A/17. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Gatti n. 9/2100-A/18.

Su un lutto del deputato Rocco Buttiglione.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Rocco Buttiglione è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre.
Al collega la Presidenza della Camera ha già fatto pervenire le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea (Applausi).

Si riprende la discussione (18,43).

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 2100-A ed abbinate)

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, soltanto per fare chiarezza, poiché anch'io ho avuto la stessa impressione che ha avuto il sottosegretario a proposito dell'ordine del giorno Damiano n. 9/2100-A/15, non possiamo certo noi stabilire se questo sia effettivamente già assorbito da una precedente votazione. Tuttavia ritengo che la Presidenza ci possa dire se effettivamente l'emendamento è stato approvato...

PRESIDENTE. Lo verifichiamo.

ROBERTO GIACHETTI. ...perché ho avuto la medesima sensazione. Potrei sbagliarmi però valutiamo e ce lo dica la Presidenza.

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Giachetti, lo verifichiamo.
È palesemente cosa diversa. Comunque, se non sbaglio, il parere del Governo era favorevole.
Prendo atto che il Governo esprime parere favorevole.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Delfino n. 9/2100-A/2, accettato dal Governo, purché riformulato

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, chiederei al sottosegretario un attimo di attenzione per avere un chiarimento: se, riguardo al mio ordine del giorno n. 9/2100-A/2, l'impegno del Governo nella riformulazione indicata sia: «a valutare la possibilità di adottare le misure». Vorrei sapere se la riformulazione proposta è: «a valutare la possibilità di adottare». Infatti prima, nel brusio, non ho colto bene la sua proposta, vorrei sapere se questa sia quella di modificare in questo senso: «a valutare la possibilità di adottare».

PRESIDENTE. Onorevole sottosegretario, è questa la riformulazione? Colleghi, per favore, se riusciamo a comprendere...

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Il Governo accetta l'ordine del giorno Pag. 56Delfino n. 9/2100-A/2 purché sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a garantire l'adeguatezza del fondo per le casse in deroga».

PRESIDENTE. Onorevole Delfino, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2100-A/2, accettato dal Governo, purché riformulato?

TERESIO DELFINO. Come si suol dire, è meglio questo di niente e quindi accettiamo la riformulazione e non insistiamo per la votazione.

PRESIDENTE. Dal cattivo pagatore può prendere quello che può!
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Ruvolo n. 9/2100-A/4, non accettato dal Governo.

NEDO LORENZO POLI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruvolo n. 9/2100-A/4, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Rossi Luciano... onorevole Vella... onorevole Melchiorre... onorevole Sposetti... onorevole Pionati... l'onorevole Traversa ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 464
Maggioranza 233
Hanno votato
228
Hanno votato
no 236).

Prendo atto che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Galletti n. 9/2100-A/5, accolto dal Governo come raccomandazione.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, chiedo al Governo di riflettere sull'ordine del giorno in esame, perché con esso noi chiediamo al Ministro Tremonti di apporre la sua firma per rendere operativo un fondo emergenziale a favore del settore creditizio, che vuol dire - per intendersi - la cassa integrazione per il settore creditizio, che non pesa sulle casse dello Stato. Infatti, il fondo è alimentato dall'ABI, cioè dalle banche, attraverso un accordo tra ABI e sindacati. Se questo fondo non viene avviato, e abbiamo il caso di cassa integrazione del settore creditizio, allora tutto ciò si riversa sulla cassa integrazione in deroga, quindi costa per lo Stato. Davvero non riesco a capire le motivazioni per cui non si voglia arrivare da parte del Ministro Tremonti - il Ministro Sacconi l'ha già firmato - all'entrata in vigore di questo fondo: o vi sono motivazioni vere, allora io chiedo al Governo di rendercele note e se sono valide ne prendiamo atto, oppure chiediamo di arrivare alla firma, quindi l'Aula impegni il Ministro Tremonti ad apporre una firma su questo decreto, anche perché ciò interessa già alcune centinaia di casi in Italia, fra cui molti nella mia città (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Galletti insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2100-A/5.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Galletti n. 9/2100-A/5, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Luciano Rossi? Onorevole Brigandì? Onorevole Vella? Onorevole Raisi? Onorevole Rosato? Onorevole Germanà? Onorevole Cimadoro? Onorevole Melchiorre?

Pag. 57

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 471
Votanti 470
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato
232
Hanno votato
no 238).

Prendo atto che i deputati Monai e Gnecchi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Lenzi n. 9/2100-A/6 e Paladini n. 9/2100-A/7, accolti dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/2100-A/8, non accettato dal Governo.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, prendo atto che, rifiutando l'ordine del giorno in esame persino come raccomandazione, il Governo rifiuta di adoperarsi per lavorare insieme alle parti sociali al mantenimento dell'occupazione; rifiuta di intervenire per favorire accordi aziendali in singole aziende, nelle quali i lavoratori rinunciano alla loro retribuzione pur di continuare a lavorare tutti invece che andare in cassa integrazione, rinunzia a lavorare per favorire la possibilità - la possibilità, non l'obbligo - di estendere l'utilizzo anche ai lavoratori parasubordinati rimasti senza lavoro; in altre parole, il Governo rifiuta di intervenire a favore dei lavoratori che si trovano in grande difficoltà. Pertanto, insisto per la votazione dell'ordine del giorno di cui sono primo firmatario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/2100-A/8, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Gatti? Onorevole Sposetti? Onorevole Cesario? Onorevole Petrenga? Onorevole Simeoni? Onorevole Briguglio?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 472
Votanti 464
Astenuti 8
Maggioranza 233
Hanno votato
224
Hanno votato
no 240).

Prendo atto che i deputati Cesare Marini e Mariani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che l'onorevole Di Stanislao accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2100-A/10, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che l'onorevole Nastri non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2100-A/11, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Cota n. 9/2100-A/12...

MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, la riformulazione non è stata presentata da parte del Governo. Si tratta di un nuovo testo, che abbiamo presentato, che riformula il testo precedente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo, dunque, atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cota n. 9/2100-A/12 (Nuova formulazione), accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Mosca n. 9/2100-A/13, non accettato dal Governo.

Pag. 58

ALESSIA MARIA MOSCA. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSIA MARIA MOSCA. Signor Presidente, sono molto stupita che il Governo non abbia accettato l'ordine del giorno in oggetto (Commenti dei deputati dei gruppo Popolo della Libertà). Registro che il Governo, oggi, ha dato un ennesimo schiaffo alla generazione della quale si riempie tanto la bocca, cioè la generazione più giovane del nostro Paese che, in questa crisi, sta subendo i maggiori danni.
In modo particolare, il mio - ed il nostro - interrogativo è il seguente: cosa vi sarà in questa tanto attesa riforma degli ammortizzatori sociali, se non si accetta neanche un ordine del giorno in cui si chiede che si investa, soprattutto, nella generazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni? Sappiamo bene tutti che, nel nostro Paese, il tasso di disoccupazione di questa fascia di età è altissimo. Abbiamo un Paese vecchio, che non investe nelle nostre forze migliori, che non dà speranza, né la possibilità di programmare il proprio futuro, che non dà alcuna forma di tutela, né di incentivo affinché questa generazione possa dare linfa vitale a tutta la nostra economia.
Pertanto, chiedo che il Governo riconsideri il proprio parere e, comunque, insisto per la votazione dell'ordine del giorno in oggetto. Vi è una responsabilità di tutti nel dire «no» e nel non investire proprio nei nostri giovani e nella nostra parte migliore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mosca n. 9/2100-A/13, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Crimi... onorevole Giammanco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 480
Votanti 479
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato sì 237
Hanno votato
no 242).

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bellanova n. 9/2100-A/14, non accettato dal Governo.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bellanova n. 9/2100-A/14, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Crimi... onorevole Vico... onorevole Sposetti... onorevole Mario Pepe (PD)...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 474
Maggioranza 238
Hanno votato
236
Hanno votato
no 238).

Prendo atto che i deputati Monai e Mosca hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Damiano n. 9/2100-A/15 e Codurelli n. 9/2100-A/16, accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Rampi n. 9/2100-A/17, accolto dal Governo come raccomandazione.

Pag. 59

ELISABETTA RAMPI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, chiederei al Governo di fare uno sforzo proprio in considerazione della grave situazione di emergenza in cui si trova il nostro Paese. Chiederei, quindi, la votazione e l'accoglimento di questo ordine del giorno, che, nell'ambito di una crisi senza precedenti, è volto ad impegnare il Governo all'adozione di misure di breve periodo atte ad assicurare condizioni di vita dignitose e decorose alle lavoratrici e ai lavoratori che sono più esposti agli effetti devastanti di questa recessione.
I lavoratori non sono in grado di poter attendere, non possono più aspettare la riforma degli ammortizzatori sociali che tutti noi auspichiamo, proprio perché non possono più aspettare e non ce la fanno da soli. Sappiamo che una riforma vera deve passare dal regime della mera assistenza ad una fase di diritto compiuto, prevedendo, quindi, un vero e proprio salario di residenza, sul modello adottato da molti Paesi europei, in cui il sostegno al reddito è fornito a chiunque ne abbia necessità, senza filtri burocratici e senza differenziazioni tra lavoratori stabili e precari, tra lavoratori italiani e stranieri e tra lavoratori dipendenti e a partita IVA. Questa grande riforma a regime costerà meno di quanto si spende ora in maniera frammentata fra cassa integrazione, mobilità, pensioni e sostegni dati dai comuni e dai consorzi socio-assistenziali, considerato anche che gli attuali strumenti a disposizione sono alternativi al lavoro e creano, purtroppo, le condizioni favorevoli al lavoro nero e all'evasione.
Di questo siamo tutti consapevoli e vogliamo la riforma perché ce ne è bisogno, nel frattempo, però, abbiamo l'emergenza sociale da affrontare ed è per questo che chiediamo un ulteriore sforzo al Governo. Abbiamo il dovere di affrontarla in tempi strettissimi per uscire dalla crisi insieme e a testa alta, quindi occorrono misure anticicliche che permettano di sostenere i redditi e i consumi. Le misure messe in atto fino ad ora dal Governo sono purtroppo palesemente insufficienti e gli importi che i lavoratori percepiscono - lo abbiamo illustrato in modo molto dettagliato nel nostro ordine del giorno - non sono in grado di assicurare una vita dignitosa.
Onorevoli colleghi, una società ha il dovere di essere lungimirante. È evidente che se aumenta la povertà i consumi calano; tutta la catena produttiva, distributiva e di vendita ne soffrirà ancora di più, rendendo sempre più lontana l'uscita dalla crisi per il nostro Paese. Se è vero che la crisi è globale e deve essere affrontata come tale, è altrettanto vero che ogni Governo dispone di strumenti atti a contenerne gli effetti, non solo per il bene dei soggetti più deboli e dei soggetti più colpiti, ma per il bene comune.
La Grecia, purtroppo, è drammaticamente vicina e l'ultima cosa che possiamo permetterci è un'ulteriore contrazione dei consumi interni, per questo chiediamo veramente uno sforzo ulteriore e l'accettazione del nostro ordine del giorno, per il bene di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rampi n. 9/2100-A/17, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Calearo Ciman... onorevole Binetti... onorevole Agostini... onorevole Goisis... onorevole Barbareschi... onorevole Mattesini... onorevole Cosentino... onorevole Iapicca... Pag. 60
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 485
Maggioranza 243
Hanno votato
242
Hanno votato
no 243).

Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Gatti n. 9/2100-A/18, non accettato dal Governo.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, a differenza di quanto aveva assicurato il sottosegretario Viespoli, all'ordine del giorno che riguarda la possibilità di intervenire nelle situazioni come quelle di Eutelia è stato risposto «no».
Vorrei fare un'unica considerazione. Su questo provvedimento, in Commissione lavoro, ad un certo punto è cambiato il clima: all'inizio vi erano una serie di pregiudizi e difficoltà. Poi, quando qualcuno ha osservato se i tempi della politica potessero rispondere a questi problemi reali che ci vengono posti dai lavoratori fuori dalla porta, l'onorevole Cazzola ha detto: proviamoci. Egli ha accettato una sfida. Onorevole Cazzola, ha perso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto dunque che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gatti n. 9/2100-A/18, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gatti n. 9/2100-A/18, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Garagnani, Urso, Vella, Pionati e Bongiorno.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 488
Maggioranza 245
Hanno votato
242
Hanno votato
no 246).

Prendo atto che il deputato Duilio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2100-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, desidero innanzitutto dichiarare il voto di astensione da parte del gruppo dell'Italia dei Valori. Ci asteniamo poiché tutte le richieste che noi avevamo avanzato (e che adesso brevemente enuncerò), purtroppo non hanno avuto risposta ed esito favorevole.
Siamo convinti che sia urgente e necessaria una riforma complessiva del sistema degli ammortizzatori sociali. È necessaria una profonda ristrutturazione delle imprese per prepararle alla ripresa in condizione di maggiore competitività.
Noi auspichiamo - come tante volte abbiamo avuto modo di dire, sia in Commissione che in Aula - che vi sia una riforma complessiva del sistema, per favorire sia le imprese, sia i lavoratori. Tuttavia, fino al suo arrivo (e speriamo che sia veloce), avevamo presentato a questo provvedimento una serie di proposte emendative, dal momento che le nostre tesi e il progetto che avevamo presentato non sono stati accolti in Aula. Avevamo chiesto le 78 settimane di cassa integrazione e le 104 settimane in tre anni: nessuna di queste proposte è stata accolta. Pertanto, ci siamo limitati a presentare alcuni ordini del giorno. Quello che, tra di Pag. 61
essi, ritenevamo più importante non è stato accolto con le stesse motivazioni delle proposte emendative.
Come dicevo, siamo convinti della necessità di una riforma complessiva. Tuttavia, dal momento che essa non si fa e che ancora non si è fatta, riteniamo che sia interesse del Paese - oltre che del sistema delle imprese - che questa ristrutturazione avvenga rapidamente e sia profonda. La ristrutturazione deve avvenire con un vincolo, che è essenziale per la riuscita degli stessi processi di ristrutturazione e per non mettere in discussione, anzi accrescere, la coesione sociale e il dialogo tra le parti sociali.
Il vincolo è quello che per il tempo necessario allo svolgersi dei processi di riorganizzazione aziendale il maggior numero possibile di dipendenti sia mantenuto in attività. Ciò, innanzitutto, per salvaguardare il patrimonio di professionalità e di conoscenze che sono nelle maestranze e negli uffici. In secondo luogo, perché se aumentasse drasticamente la disoccupazione molte famiglie si ridurrebbero a vivere solo dei sussidi di disoccupazione.
Una politica adeguata di sostegno al lavoro è un'opportunità importante, signor Presidente, per qualificare e rilanciare il sistema impresa italiano e per distinguere le imprese serie da quelle capaci solo di sopravvivere con il lavoro nero e con l'evasione fiscale. I sostegni al lavoro dovranno essere erogati a condizione che le imprese sottoscrivano l'impegno a non diminuire i livelli occupazionali, a non esternalizzare la propria produzione all'estero, oltre una percentuale fisiologica, e a patto che siano in regola con gli obblighi fiscali. A tale scopo è necessaria una riforma della cassa integrazione che ancora oggi, purtroppo, dopo i provvedimenti sbandierati dal Governo, mantiene gravi limiti di applicazione e una durata insufficiente. La riforma dovrebbe puntare a migliorare, estendere e generalizzare i principi e le forme dei contratti di solidarietà. Tutti i processi di ristrutturazione dovrebbero avvenire distribuendo fra tutti il lavoro che realmente esiste, con la corrispondente riduzione dei compensi che, quindi, dovrebbero essere assistiti da un'integrazione del reddito a completamento dell'orario, previa definizione di accordi sindacali.
Per tutti i rapporti di lavoro - e non solo per i contratti a tempo indeterminato - si dovrebbe procedere alla proroga, anche a orario ridotto mediante intese sindacali, al fine di mettere nelle condizioni di poter fruire degli ammortizzatori sociali. La cassa integrazione avrebbe la funzione di fornire il complemento al reddito ridotto a seguito della diminuzione dell'orario di lavoro. In questo modo i livelli occupazionali sarebbero esattamente uguali a quelli necessari alle esigenze della produttività del lavoro e i redditi non sarebbero diminuiti quanto gli orari, con una sostanziale difesa del monte delle retribuzioni.
Signor Presidente, tutto ciò detto e a fronte di quello che abbiamo dichiarato in Commissione e in Aula e nonostante gli emendamenti e gli ordini del giorno non votati e non accettati tuttavia, per senso di responsabilità, poiché vogliamo venire in ogni caso incontro, per quanto possibile e anche se limitatamente rispetto alle nostre richieste e alle nostre esigenze, alle imprese e ai lavoratori, non esprimeremo voto contrario ma ci asterremo. Pertanto, preannunzio il nostro voto di astensione su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Poli. Ne ha facoltà.

NEDO LORENZO POLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che giunge oggi al voto finale in quest'Aula affronta un tema di grande rilievo, soprattutto in questo periodo di grave situazione occupazionale. Esso riguarda la necessità di estendere le misure di sostegno del reddito dei lavoratori ancora esclusi dall'applicazione degli ammortizzatori sociali. Voglio ricordare che in Italia le ripercussioni della crisi in atto nel mondo del lavoro sono state drammatiche e i provvedimenti Pag. 62varati dal Governo, in funzione anticrisi, purtroppo sono serviti solo in parte alla realizzazione di interventi in grado di fronteggiare realisticamente ed efficacemente l'emergenza occupazionale. Più di un anno di crisi economica sul nostro mercato del lavoro ha prodotto pesanti ripercussioni sullo stesso mercato del lavoro. A subire i costi maggiori sono stati i lavoratori a termine, i collaboratori e i titolari di rapporti a termine.
Partendo da queste considerazioni molte discussioni sono state affrontate in Commissione lavoro in ordine al provvedimento e alla sua consistenza iniziale, ben diversa da quella che è giunta qui in Assemblea. Infatti, durante l'iter del provvedimento in Commissione le modifiche rispetto alla formulazione originariamente prevista sono state molteplici. Le proposte di legge originariamente presentate in Commissione, di cui il testo unificato rappresenta solo una parte, inizialmente estendevano gli ammortizzatori sociali a tutte le categorie dei lavoratori atipici ancora non contemplate dalla normativa vigente.
L'Unione di Centro dibatte già da tempo sulla necessità di adeguare la struttura degli ammortizzatori sociali alle nuove situazioni. Sappiamo che in una situazione complessa, quale è quella che attualmente viviamo, il finanziamento del sistema degli ammortizzatori sociali è un tema corrente e condiviso, anche se siamo coscienti della complessità e difficoltà di reperimento delle risorse disponibili. Siamo consapevoli che occorre tutelare sia la situazioni di sospensione sia quelle di perdita del lavoro. La crisi ci dimostra che se non si riesce a garantire anche la situazione di uscita e l'accompagnamento a un nuovo rientro, magari attraverso nuovi percorsi di formazione, si finisce con il generare ingiustizie e disuguaglianze.
Più volte nelle mozioni presentate, accolte dal Governo, l'Unione di Centro ha chiesto l'impegno per l'estensione di nuovi ammortizzatori sociali a sostegno dei redditi dei lavoratori delle aziende in difficoltà.
Ancora un volta qui, davanti a questa Assemblea, ribadiamo la necessità di estendere gli ammortizzatori sociali anche ai lavoratori precari e ai collaboratori, rivedendo accessi agevolati, perché riteniamo che sia possibile giungere a una riforma strutturale del sistema, valorizzando adeguatamente il confronto tra Governo e parti sociali.
Confidiamo nel disegno di legge delega che il Ministro del lavoro ha annunciato nei mesi precedenti e finalizzato all'introduzione di un'indennità di disoccupazione generalizzata e in una cassa integrazione gestita dagli enti bilaterali per affrontare le crisi aziendali. Si tratta di interventi che, anche se dovranno essere precisati per ciò che concerne i contenuti, almeno per il primo punto (vale a dire la nuova indennità di disoccupazione), non solo sono già stati proposti in precedenti deleghe governative, ma su di essi è stata fatta più di una simulazione con le stime sui costi e sulle coperture.
È conclamato, quindi, che di riforma di ammortizzatori si parla da almeno un decennio, ma la crisi economica e gli strascichi attesi per l'anno venturo l'hanno resa ancora più urgente. Nonostante le risorse accantonate dall'Esecutivo si siano rivelate fin qui solo parzialmente sufficienti ad affrontare l'emergenza, il superamento delle attuali forme di sostegno è auspicato da più parti.
Purtroppo siamo coscienti del fatto che l'occupazione industriale è in riduzione anche con il freno degli ammortizzatori sociali. La riduzione della produzione industriale di dicembre sul mese precedente (-0,7 per cento) ha spento i facili entusiasmi di chi già considerava alle spalle la crisi industriale. L'ultimo trimestre dello scorso anno si è chiuso con un -0,8 per cento sul trimestre precedente e -17,4 per cento in ragione d'anno, confermando un orizzonte incerto e discontinuo della ripresa.
La crisi ha avuto maggiori ripercussioni sui contratti di apprendistato (15,7 per cento) e a tempo determinato (-17 per cento), anche il lavoro a tempo indeterminato è diminuito (-1,4 per cento), ma Pag. 63sempre in misura meno ampia rispetto alla media. Era inevitabile che, dopo aver colpito le piccole imprese, la crisi si riversasse sull'occupazione. Se non fosse stato per la presenza degli ammortizzatori sociali (il ricorso alla CIG nel 2009 è aumentato di dieci volte rispetto all'anno prima, superando 11 milioni di ore lavoro), le conseguenze della recessione sarebbero state ben peggiori.
Purtroppo il problema dell'occupazione non può essere affrontato solo congiunturalmente, ma è necessaria una politica industriale nuova, che premi le filiere d'impresa, ad esempio, e che contempli anche la realtà delle piccole imprese.
La turbolenza finanziaria ha accresciuto l'incertezza delle famiglie circa gli andamenti finanziari ed economici futuri e, come prevedibile, l'intensità, l'estensione e la durata della crisi economica hanno avuto e stanno avendo ricadute fortemente negative sull'occupazione e sull'attività produttiva, anche se l'estensione degli ammortizzatori sociali ha finora evitato il determinarsi di una situazione sociale insostenibile.
Per questi motivi condividiamo la ratio alla base del provvedimento in esame che prevede misure in favore dei lavoratori flessibili, ma riteniamo necessario realizzare un costante monitoraggio tra Governo, regioni e parti sociali, sia a livello di settori, sia territoriali, finalizzato alla prevenzione delle situazioni più critiche e ad evitare il ricorso ai licenziamenti, attivando tutti gli strumenti, a partire da un utilizzo più intenso dei contratti di solidarietà.
Allo stesso modo, abbiamo più volte chiesto al Governo, lo consideriamo importante costruire percorsi di intervento che vadano oltre l'emergenza occupazionale, riportando le politiche del lavoro ad affrontare le questioni critiche del nostro mercato del lavoro e, in particolare, il basso tasso di occupazione (soprattutto al Sud e delle donne) e la transizione scuola-lavoro, iniziando con il dare efficacia e funzionalità all'apprendistato, quale canale qualificante per l'ingresso al lavoro.
È necessario avviare una spinta riformatrice, che tenda ad estendere gli ammortizzatori sociali in chiave universalistica e a portare a sistema la bilateralità; a parificare i costi contrattuali e i contributi previdenziali per le diverse tipologie di lavoro; a dotare ogni lavoratrice e lavoratore di tutele e opportunità in materia di sicurezza sul lavoro, formazione continua, politiche attive per il reimpiego.
Riteniamo sia molto importante, considerata la grave situazione occupazionale che il nostro Paese sta vivendo e vivrà almeno nei prossimi due anni, prevedere idonei strumenti volti a sostenere strutturalmente la domanda, preservando i salari reali dall'erosione cui sono attualmente soggetti e ogni altra utile iniziativa finalizzata a creare un clima di fiducia nell'economia.
Consideriamo le difficoltà che le lavoratrici e i lavoratori stanno attraversando, nella speranza che gran parte delle dichiarazioni fatte dal Governo fino ad oggi abbiano una reale ed efficace realizzazione.
Tuttavia, riteniamo necessario accelerare i tempi perché non si sa ancora cosa si farà da qui in avanti rispetto alla cassa integrazione speciale e in deroga, alla mobilità e alla riforma degli ammortizzatori sociali, perché le situazioni drammatiche sembrano aumentare.
Prendiamo atto che il testo risultante dalle modifiche apportate in discussione in XI Commissione (Lavoro), pur enormemente ridimensionato a causa delle valutazioni negative circa la copertura degli oneri finanziari, rappresenta comunque un risultato apprezzabile per la Commissione.
Non possiamo non evidenziare che, di fatto, sono stati soppressi, rispetto al contenuto iniziale, articoli importanti a sostegno e finalizzati alla tutela del reddito dei lavoratori precari e che miravano, inoltre, ad un ampliamento della durata degli interventi di cassa integrazione ordinaria, quanto mai necessari in un periodo di crisi come quello attuale. Prendiamo atto, tuttavia, Pag. 64che rimangono, sia pure limitate al 2010, le disposizioni relative ai collaboratori a progetto.
Alla luce di tali considerazioni e per la necessità di concretezza che i lavoratori hanno, così come evidenziato anche dal relatore, esprimiamo il nostro giudizio positivo, in particolare per ciò che riguarda le misure previste in favore degli operai agricoli a tempo determinato. Riteniamo la norma in esame necessaria e atta a consentire il superamento di un retaggio ormai vecchio. La norma, se applicata, consentirebbe il passaggio ad una gestione più moderna e rapida attraverso la pubblicazione telematica - e non più cartacea - degli operai agricoli a tempo determinato, ferma restante la disciplina vigente per i pagamenti che i datori di lavoro sono tenuti a rispettare.
Tuttavia, non si può prescindere dall'estrema rilevanza che nella formulazione del testo nel corso dell'esame in Commissione hanno avuto sia i problemi di quantificazione che di copertura. Esprimiamo profondo rammarico per il fatto che sia stato possibile salvare, sulla base della relazione tecnica trasmessa il 13 aprile scorso dal Governo, solo in parte gli articoli del provvedimento che garantivano un'estensione più puntuale ed estesa degli ammortizzatori sociali alle diverse categorie di lavoratori atipici ancora escluse.
In conclusione, esprimiamo il nostro voto di astensione pur condividendo lo spirito del provvedimento, volto a definire un nuovo sistema di tutele nei confronti dei lavoratori.
Riteniamo che il provvedimento in esame avrebbe potuto essere di profilo ancora maggiore, ovvero teso ad analizzare nel profondo le criticità più evidenti del mercato del lavoro, riguardanti temi di assoluto rilievo che coinvolgono soprattutto il lavoro femminile, la transizione tra scuola e lavoro, la corretta applicazione del contratto di apprendistato.

PRESIDENTE. Onorevole Poli, la prego di concludere.

NEDO LORENZO POLI. Sto concludendo, signor Presidente. Confidiamo nella formulazione di una riforma più ampia degli ammortizzatori, così come più volte annunciato dal Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, annuncio a lei e ai colleghi che sarò molto breve, visto anche il mio intervento sul complesso delle proposte emendative riferite all'articolo 1, che già esplicitava la posizione della Lega Nord Padania. Quindi, visti anche gli interventi avvenuti durante l'esame degli ordini del giorno, vorrei solamente ricordare - lo debbo dire - che il relatore ha lavorato in modo costruttivo. Non credo che abbia perso. Credo, invece, che qualche altro collega del Partito Democratico abbia perso l'occasione di non scendere nuovamente nella solita polemica strumentale e utilizzare le fasce deboli della popolazione per un puro interesse partitico.
Lo dico con forza, signor Presidente, perché questa maggioranza e questo Governo - come ho ricordato nel mio primo intervento - sono intervenuti con forza per la tutela dei lavoratori in difficoltà in questo periodo di crisi. Ho ricordato i 55 milioni di euro. Voglio ricordare il rientro anticipato nell'azienda, poiché l'azienda può rimettere al lavoro i propri dipendenti in cassa integrazione purché questi seguano corsi di formazione e aggiornamento. Lo stipendio è pagato per l'80 per cento e alle casse dell'azienda spetta solo il 20 per cento. Sono stati stanziati più fondi per i contratti di solidarietà e l'attribuzione dei lavoratori coinvolti nei contratti di solidarietà sale dal 60 all'80 per cento.
La disoccupazione viene combattuta anche favorendo il rientro nel mondo del lavoro di chi assume un lavoratore con indennità di disoccupazione, in quanto questi ha il diritto di un incentivo pari all'entità della stessa indennità.
Sono stati messi 9 miliardi per i lavoratori finora senza tutela, per la prima volta i lavoratori a progetto vengono coperti Pag. 65con un aiuto e un sostegno al reddito. Ci sono ancora molti interventi, Presidente, che questo Governo e questa maggioranza hanno fatto. Dunque, è chiaro che possiamo condividere questa discussione su dei temi che, come ho avuto modo di dire anche in occasione dell'ordine del giorno presentato dalla Lega Nord, devono rientrare in un progetto complessivo. Non si può, come sempre, andare a coprire dei problemi contingenti che si devono risolvere con gli strumenti a disposizione ed a quello che il Governo sta facendo in questo momento.
Dunque gli interventi che ho sentito, come quello dell'onorevole Tabacci, dove si sottolinea che senza l'aumento del periodo della cassa integrazione ordinaria lasciamo i lavoratori per strada - lo ha detto in quest'Aula poco fa - penso che siano degli interventi irresponsabili in quanto con la deroga, e lo ribadiamo, maggioranza e Governo per l'ennesima volta hanno provveduto a coprire, e continuano a coprire, i casi in cui la cassa integrazione ordinaria termina il suo iter.
Presidente, è chiaro che la Lega sul provvedimento, così come è uscito dai voti dell'Aula sugli emendamenti, esprime il proprio voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Letta. Ne ha facoltà.

ENRICO LETTA. Signor Presidente, arriviamo al termine di questo iter così complesso e così accidentato e siamo costretti, lo dico al sottosegretario Viespoli e al relatore, onorevole Cazzola, a fare quello che non avremmo voluto fare all'inizio, cioè a non dare un voto positivo a questo provvedimento. Siamo costretti a farlo perché è molto poco comprensibile tutto quello che è successo per chi sta guardando le cose al di fuori da qui, soprattutto nella giornata di oggi poiché la giornata di oggi casualmente, nel momento in cui arriviamo alla conclusione di questo iter, è una giornata particolare: infatti la giornata di oggi purtroppo - noi siamo quelli scontenti e preoccupati per quello che succede ed è successo - ci dice che la storia che è stata raccontata in queste settimane e in questi mesi, che la crisi era finita e che quindi dopo la crisi saremmo stati in grado di affrontare le riforme e quant'altro, purtroppo è una storia che nulla a che vedere con la realtà.
Lo dico perché notizia peggiore non poteva esserci di quella che è arrivata: il declassamento del debito del Portogallo fa capire che, altro che i 4 miliardi di euro che ci costerà a noi Italia l'intervento europeo per la Grecia, il tema di fondo è molto più complesso; il declassamento del debito del Portogallo ci dice che la crisi sarà ancora lunga, il 2010 sarà un anno complesso quanto il 2009 e le difficoltà delle nostre imprese e dei nostri lavoratori non termineranno con le parole che sono state dette in queste settimane.
Signor Presidente, noi tifiamo per l'Italia che vuole uscire dalla crisi, tifiamo per quegli italiani che vogliono rimboccarsi le maniche. Nel 2009 all'emergenza è stata data una risposta all'altezza dai lavoratori e dalle imprese: molti hanno venduto l'argenteria per evitare di licenziare, molti hanno fatto di tutto per non chiudere. Ma noi sappiamo benissimo che la preoccupazione è oggi, perché non possiamo accontentarci di una crescita allo zero virgola, come quella che abbiamo visto nelle prime settimane di quest'anno 2010. Soprattutto, le notizie di oggi ci fanno capire che l'atterraggio morbido, le basi per la ripartenza, le frasi che abbiamo sentito troppo spesso snocciolate: «la crisi è dietro le spalle», «adesso arriva il sereno», sono frasi di circostanza che niente hanno a che fare con la realtà.
Ecco perché questo provvedimento, ecco perché le convergenze - onorevole Cazzola e presidente Moffa - che erano state trovate in Commissione avevano dimostrato che il Parlamento quando si impegna con lo spirito giusto sa avere le orecchie a terra, è in grado di capire quali sono i problemi reali del Paese e il momento giusto per intervenire.
Il problema è che il Governo ha dimostrato di non voler capire, di non avere Pag. 66l'orecchio a terra e di bocciare i due accordi essenziali di questo intervento. Quindi, il provvedimento è debole, incompleto e ci stupisce. Il primo, infatti, a doversi rendere conto di questo dovrebbe essere proprio il presidente della regione Piemonte e presidente pro tempore del gruppo parlamentare della Lega Nord. Il presidente «Cota uno», del Piemonte, chiede al Governo nazionale 100 milioni di euro per estendere la cassa integrazione e il presidente «Cota due», della Lega, vota contro l'estensione della stessa. Bene hanno fatto i colleghi piemontesi del nostro gruppo a intervenire per evidenziare questa contraddizione.
Credo, soprattutto, che il punto che noi mettiamo in evidenza in questo momento - signor Presidente, mi rivolgo a lei in quanto rappresentante della Presidenza di questo Parlamento - è che si è dimostrato di cosa sarebbe in grado questo Parlamento se volesse abbandonare la logica della propaganda e della contrapposizione. Mettiamoci orgoglio e responsabilità, guardiamo cosa succede intorno a noi e come è vista la classe politica che non si occupa delle questioni che toccano i problemi più seri dei lavoratori! Mi chiedo quante volte sarà capitato a ogni collega di quest'Aula, in queste settimane e in questi mesi, di incontrare delegazioni di lavoratori che dormono la notte nelle loro fabbriche, che ti spiegano e ti raccontano che all'improvviso, da otto mesi, hanno perso lo stipendio, la dignità e non sono più in grado di pagare nemmeno il mutuo della casa. A quei lavoratori questa sera cosa stiamo rispondendo? Diamo la risposta peggiore che potremmo dare: quella di una politica che oggi ha perso un'occasione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Infatti, oggi questo Parlamento, quest'Aula e voi avete fatto una scelta. In queste ore in Commissione si sta discutendo del cosiddetto decreto incentivi. Guarda caso, le cifre dei due provvedimenti sono esattamente le stesse e l'ordine di grandezza è lo stesso, sottosegretario Viespoli. Lei ci dice che non c'è copertura e non ci sono soldi, ma 300 milioni di euro sono stati stanziati per il decreto incentivi: lo spot elettorale che una settimana prima del voto è stato presentato dagli italiani e che è già terminato come suo effetto, che si è dimostrato non soltanto inutile, ma controproducente perché ha abrogato i consumi. Con quella cifra, come hanno spiegato i colleghi qui oggi e il nostro capogruppo in Commissione bilancio, il collega Baretta in particolare, avete fatto un decreto incentivi inutile. Togliendo quella cifra a questo intervento, avete tolto la possibilità a lavoratori, famiglie e imprese di avere una risposta importante.
Per tutti questi motivi, noi oggi e voi abbiamo perso una grande occasione: quella di fare di questo Parlamento il luogo nel quale poter fare riforme che durano, poter cominciare a fare la riforma degli ammortizzatori sociali che tante volte, anche qui oggi dalle vostre stesse voci, avete detto di voler riprendere. Non è così, in quanto qui oggi chiudiamo una vicenda e la chiudiamo male. Chiudiamo una vicenda che avrebbe potuto essere ben diversa.
Per tutti questi motivi, signor Presidente, nonostante tutto esprimiamo un voto di astensione, ma la nostra battaglia su questi temi, qui e nel Paese, è solo all'inizio. Continuerà in Parlamento e tra i lavoratori, perché la crisi che abbiamo affrontato in questi mesi ha visto in queste ore un momento particolarmente drammatico: noi continueremo questa battaglia nel Parlamento e nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pelino. Ne ha facoltà.

PAOLA PELINO. Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il gruppo del Popolo della Libertà voterà a favore di questo provvedimento. Siamo infatti giunti ad un testo più limitato di quanto non fosse in partenza, ma che ha ancora mantenuto numerosi elementi di interesse. Anzitutto, vi è l'articolo 1, che prevede che il Ministro del lavoro e delle politiche sociali svolga un monitoraggio in ordine all'attuazione delle disposizioni Pag. 67di cui al comma 2 dell'articolo 19 del decreto-legge n. 185 del 2008, che prevedono in via sperimentale l'introduzione di una nuova forma di ammortizzatore sociale per i collaboratori coordinati e continuativi in regime di monocommittenza. Poi vi è l'articolo 2, che prevede un intervento di semplificazione per le procedure di comunicazione degli elenchi nominativi annuali dei lavoratori dell'agricoltura. Infine, vi è l'articolo 3, che prevede l'avvio del Fondo di solidarietà per il sostegno del reddito, dell'occupazione, della riconversione e riqualificazione professionale del personale delle imprese assicuratrici. Questa è la parte di testo che permane per l'esame in Assemblea, oltre agli emendamenti che abbiamo approvato nel corso della seduta, tra i quali vorrei segnalare anche uno da me sottoscritto. Si tratta di materie su cui confermiamo un giudizio di apprezzamento, perché riteniamo di aver fatto tutto quello che era possibile fare, partendo da una serie di provvedimenti che provengono tutti dai gruppi di opposizione. Nel mio intervento sul complesso degli emendamenti, ho già ricordato che il Governo ha già adottato nell'ultimo biennio numerose misure per sostenere il reddito dei lavoratori in difficoltà, come il finanziamento straordinario della cassa integrazione guadagni e gli interventi eccezionali per la concessione della cassa integrazione in deroga, che copre già tutte le situazioni non previste dalla cassa integrazione ordinaria. Oggi, con l'approvazione di questo testo, poniamo un nuovo tassello nella costruzione del percorso di sostegno al reddito di determinate categorie di lavoratori e di tutela di fasce di nostri concittadini. È per questo motivo, quindi, che esprimiamo il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

SILVANO MOFFA, Presidente della XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA, Presidente della XI Commissione. Signor Presidente, vorrei intervenire perché non vorrei che sfuggisse all'Assemblea l'importanza di questo provvedimento e anche il modo in cui è stato condotto il lavoro in seno alla Commissione. Pertanto, il mio è un intervento di sentito ringraziamento per il lavoro svolto dal relatore, onorevole Cazzola, dal sottosegretario Viespoli, che è stato presente durante i lavori della Commissione, e dall'intera Commissione. Debbo ringraziare anche le altre Commissioni di merito per la sensibilità che hanno avuto su un argomento certamente complesso. Non avevamo l'ambizione di avviare una riforma complessiva degli ammortizzatori sociali, ma credo che il fatto stesso che su questo provvedimento, sui tre articoli che avviano un processo di riforma di questo sistema in alcuni settori specifici, ci sia una maggioranza, ma anche un'opposizione che si astiene, sia da segnalare come fatto estremamente positivo. Io continuo a credere, e ne sono estremamente convinto, che il Parlamento abbia un ruolo importante e sono altresì convinto che quando andremo ad affrontare il tema della riforma complessiva degli ammortizzatori sociali anche questo confronto, molto pacato e molto approfondito, risulterà estremamente utile. È un ringraziamento sincero, che estendo ovviamente ai collaboratori, ai tecnici e ai funzionari, che come sempre sono stati accanto alla nostra Commissione.

(Coordinamento formale - A.C. 2100-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Pag. 68

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2100-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge n. 2100-2157-2158-2452-2890-3102-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, Tommaso Foti, Pionati, Rampelli, Vietti, Oliverio, Minniti, Sposetti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Damiano ed altri, Miglioli ed altri; Miglioli ed altri; Bellanova ed altri; Letta ed altri; Donadi ed altri: Misure straordinarie per il sostegno del reddito e per la tutela di determinate categorie di lavoratori» (2100-2157-2158-2452-2890-3102-A):

Presenti 461
Votanti 247
Astenuti 214
Maggioranza 124
Hanno votato 242
Hanno votato no 5.
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Fassino e Zampa hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi.

Annunzio di una informativa urgente del Governo.

PRESIDENTE. Avverto che nella seduta di domani alle 19 avrà luogo una informativa urgente del Governo circa le conseguenze sul traffico aereo determinate dalla nube di cenere vulcanica proveniente dall'Islanda.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani, avvertendo che l'organizzazione dei tempi di esame del disegno di legge n. 1441-quater-D sarà pubblicato in calce al resoconto della seduta odierna.

Mercoledì 28 aprile 2010, alle 9,30:

(ore 9,30 e ore 16)

1. - Discussione del disegno di legge:
Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l'impiego, di incentivi all'occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro (Rinviato alle Camere dal Presidente della Repubblica) (C. 1441-quater-E).
- Relatore: Cazzola.

(ore 15)

2. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

(ore 19)

3. - Informativa urgente del Governo circa le conseguenze sul traffico aereo determinate dalla nube di cenere vulcanica proveniente dall'Islanda.

La seduta termina alle 19,40.

Pag. 69

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE N. 1441-QUATER-D

Ddl n. 1441-quater-D - Delega al Governo in materia di lavoro (collegato)

Tempo complessivo: 15 ore, di cui:

  • discussione generale: 7 ore;
  • seguito dell'esame: 8 ore.
  Discussione generale Seguito esame
Relatore 15 minuti 20 minuti
Governo 15 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici   45 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 8 minuti (con il limite massimo di 18 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 10 minuti (con il limite massimo di 16 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 12 minuti 5 ore e 15 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 22 minuti 1 ora e 24 minuti
Partito Democratico 1 ora e 17 minuti 1 ora e 25 minuti
Lega Nord Padania 42 minuti 43 minuti
Unione di Centro 39 minuti 37 minuti
Italia dei Valori 36 minuti 33 minuti
Misto 36 minuti 33 minuti
Alleanza per l'Italia 11 minuti 10 minuti
Noi Sud/Lega Sud Ausonia 7 minuti 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 6 minuti 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 4 minuti 4 minuti
Minoranze linguistiche 4 minuti 4 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 4 minuti 4 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. T.U. 2100 e abb.-A - em. 1.8 502 502 252 245 257 65 Resp.
2 Nom. em. 1.1 500 500 251 242 258 64 Resp.
3 Nom. em. 1.9 487 487 244 234 253 64 Resp.
4 Nom. em. 1.10 498 498 250 498 64 Appr.
5 Nom. em. 1.5 500 500 251 498 2 64 Appr.
6 Nom. em. 1.6 502 502 252 245 257 64 Resp.
7 Nom. em. 1.21 501 500 1 251 499 1 64 Appr.
8 Nom. articolo 1 502 264 238 133 261 3 64 Appr.
9 Nom. articolo agg. 1.05 501 498 3 250 242 256 64 Resp.
10 Nom. articolo agg. 1.06 497 497 249 243 254 64 Resp.
11 Nom. articolo agg. 1.014 509 509 255 248 261 59 Resp.
12 Nom. articolo agg. 1.07 511 511 256 249 262 59 Resp.
13 Nom. articolo agg. 1.08 509 509 255 247 262 59 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo agg. 1.013 507 496 11 249 235 261 57 Resp.
15 Nom. articolo agg. 1.011 477 477 239 230 247 57 Resp.
16 Nom. articolo agg. 1.09 491 491 246 235 256 57 Resp.
17 Nom. articolo agg. 1.010 494 494 248 238 256 57 Resp.
18 Nom. articolo agg. 1.012 502 502 252 243 259 58 Resp.
19 Nom. em. 2.5 504 503 1 252 502 1 58 Appr.
20 Nom. articolo 2 506 263 243 132 263 58 Appr.
21 Nom. articolo 3 503 265 238 133 265 58 Appr.
22 Nom. articolo agg. 3.01 494 494 248 240 254 58 Resp.
23 Nom. articolo agg. 3.05 497 497 249 497 57 Appr.
24 Nom. odg 9/2100 e abb.-A/4 464 464 233 228 236 57 Resp.
25 Nom. odg 9/2100 e abb.-A/5 471 470 1 236 232 238 57 Resp.
26 Nom. odg 9/2100 e abb.-A/8 472 464 8 233 224 240 57 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 31)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/2100 e abb.-A/13 480 479 1 240 237 242 57 Resp.
28 Nom. odg 9/2100 e abb.-A/14 474 474 238 236 238 57 Resp.
29 Nom. odg 9/2100 e abb.-A/17 485 485 243 242 243 57 Resp.
30 Nom. odg 9/2100 e abb.-A/18 488 488 245 242 246 57 Resp.
31 Nom. T.U. 2100 e abb.-A - voto finale 461 247 214 124 242 5 56 Appr.