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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 290 di giovedì 25 febbraio 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 9,45.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Boniver, Brancher, Brugger, Cicchitto, Cosentino, D'Amico, Delfino, Franceschini, Gibelli, Giancarlo Giorgetti, Lolli, Lusetti, Melchiorre, Milanato, Molgora, Leoluca Orlando, Razzi, Strizzolo, Tabacci, Toto e Urso sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge:
LEO PELLEGRINO, da Caltabellotta (Agrigento), chiede:
modifiche alla legge elettorale al fine di assicurare la piena attuazione dell'articolo 51 della Costituzione (896) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
iniziative per accertare i motivi dell'esclusione del simbolo della Democrazia cristiana in occasione delle ultime elezioni politiche (897) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
ALESSANDRO ROCCHI, da Roma, chiede che i parlamentari e tutti i candidati a cariche elettive si sottopongano a controlli antidroga (898) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
FRANCESCO DI PASQUALE, da Cancello ed Arnone (Caserta), chiede:
interventi per incentivare la raccolta differenziata dei rifiuti e per ridurre l'inquinamento, nonché altre misure per la tutela dell'ambiente (899) - alla VIII Commissione (Ambiente);
nuove norme in materia di assicurazione obbligatoria degli autoveicoli e di tasse di circolazione (900) - alla VI Commissione (Finanze);
l'istituzione di osservatori provinciali e altre misure per il miglioramento della sicurezza stradale (901) - alla IX Commissione (Trasporti);
una maggiore diffusione dei contenitori per i mozziconi di sigaretta nonché il Pag. 2potenziamento delle misure contro il fumo (902) - alla XII Commissione (Affari sociali);
l'istituzione della giornata del dovere (903) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
interventi per il contenimento dei prezzi, anche con particolare riferimento ai carburanti (904) - alla X Commissione (Attività produttive);
che, nell'ambito delle leggi elettorali, non siano previste quote di candidature riservate a donne o uomini (905) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
che la tutela e la valorizzazione dei beni culturali non siano affidate agli enti locali (906) - alla VII Commissione (Cultura);
la riduzione delle sanzioni comminate per inadempienze di scarso rilievo nei confronti della pubblica amministrazione (907) - alla II Commissione (Giustizia);
l'istituzione di un Ministero e di apposite commissioni comunali per la tutela dei diritti dei cittadini, nonché del libretto dei diritti dei cittadini e della carta dei diritti e dei doveri dei pubblici amministratori (908) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'istituzione di postazioni di pronto intervento antincendio (909) - alla VIII Commissione (Ambiente);
l'istituzione di un osservatorio nazionale per il rischio idrogeologico (910) - alla VIII Commissione (Ambiente);
il rinvio delle prossime elezioni regionali, in considerazione dei gravi scandali e della crisi economica in atto (911) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
misure a difesa dei simboli della tradizione religiosa cattolica e per l'insegnamento del Vangelo (912) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
misure per contrastare i reati contro la pubblica amministrazione, anche con particolare riferimento ai settori delle assunzioni e delle consulenze, nonché degli appalti pubblici (913) - alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia);
norme per garantire la proprietà e la gestione pubblica dell'acqua (914) - alla VIII Commissione (Ambiente);
interventi per la realizzazione e l'ammodernamento delle reti di infrastrutture idriche e fognarie (915) - alla VIII Commissione (Ambiente);
misure contro la tratta di esseri umani e a tutela dell'infanzia (916) - alle Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali);
iniziative per il rafforzamento del ruolo del Parlamento e degli strumenti di democrazia diretta nell'ambito del sistema politico-istituzionale (917) - alla I Commissione (Affari costituzionali).

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente (ore 9,55).

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato, con lettera in data 24 febbraio 2010, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla X Commissione (Attività produttive):
S. 1974. - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 3, recante misure urgenti per garantire la sicurezza di approvvigionamento di energia elettrica nelle isole maggiori» (Approvato dal Senato) (3243) - Parere delle Commissioni I, V, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento) e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dall'articolo Pag. 396-bis, comma 1, del Regolamento, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,58).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Elementi e verifiche di competenza in merito al regime fiscale applicabile ai fondi percepiti dall'associazione «Italia dei Valori» - n. 2-00585)

PRESIDENTE. L'onorevole Brigandì ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00585, riguardante elementi e verifiche di competenza in merito al regime fiscale applicabile ai fondi percepiti dall'associazione «Italia dei Valori» (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, vorrei sapere se è possibile depositare una memoria che, se non leggo, verrà recepita.

PRESIDENTE. Questo non è possibile perché, siccome siamo in sede di svolgimento di interpellanze urgenti caratterizzate dall'oralità, lei ha quindici minuti di tempo, quindi tutto il tempo per illustrare la sua interpellanza. Poi avrà dieci minuti di tempo per dichiararsi soddisfatto o meno della risposta del Governo. Le segnalerò quando sta per terminare il tempo.

MATTEO BRIGANDÌ. La ringrazio, signor Presidente. Intanto non ripeto quanto è illustrato nell'interpellanza in forma scritta perché è chiara e basta leggerla.
Il nucleo del problema è capire se lo statuto, che ho scaricato questa mattina, dell'Italia dei Valori è di un'unica persona giuridica o di due persone giuridiche. Questo è il nocciolo della domanda, alla quale spero che il signor sottosegretario dia una risposta.
Se questo statuto è lo statuto normale e regolare di una persona giuridica, ne sono rassicurato e nulla quaestio: ce ne andiamo a casa e facciamo un ottimo weekend.
Se, invece, come temo - queste cose sono venute fuori dai giornali - si tratta di un unico statuto che prevede un doppio fare di due enti diversi è evidente che tutto va a modificarsi. Teniamo presente, infatti, che siamo nell'ambito dei partiti, quindi nell'ambito tipico delle associazioni non riconosciute.
La Camera ha elargito dei fondi di rimborso a tutti i partiti e la legge parla di rimborso a partiti o a movimenti politici. Lo statuto dell'Italia dei Valori prevede che il segretario amministrativo incameri questi soldi non in capo al partito, ma in capo all'associazione.
Capite bene che, se si tratta di un'unica persona giuridica e di un'unica entità nulla quaestio, perché i soldi vengono incamerati dalla mano destra o dalla mano sinistra, ma la persona è unica e i soldi si mettono in tasca. Se, invece, la situazione è diversa, è evidente che si determina tutta un'altra prospettiva e quello che ci interessa in questo momento è questa prospettiva dal punto di vista amministrativo. Il potere di accertamento amministrativo, infatti, non è vincolato da nessuno. È vero che vi sono delle cause in corso e che vi sono stati dei pronunciamenti, ma è altrettanto vero che, anche se i pronunciamenti dicono bianco o nero, non vanno a bloccare l'ipotesi di un accertamento amministrativo. Questi pronunciamenti, che mi pare siano in ambito civilistico, sono res inter alios acta, neque nocet, neque prodest: questo è il discorso.
Dall'esame dello statuto vedo alcune cose che varrebbe la pena che il Ministero approfondisse. Intanto, vi è una sede sociale diversa: la sede sociale, legale e amministrativa dell'associazione è a Milano, la sede politica e culturale è a Roma. Questo è già un indice!
Dopodiché, alla voce «oggetto sociale» si fa riferimento all'oggetto sociale e alla Pag. 4struttura organizzativa. Leggo: l'associazione promuove la realizzazione di un partito nazionale.
Cari signori, abbiamo scritto per tabulas che l'associazione è cosa diversa dal partito nazionale. Se promuovo l'associazione di un terzo, significa che io non sono quel terzo, altrimenti vi sarebbe stato scritto che l'associazione è un partito nazionale. Un partito nazionale può avere qualsiasi forma giuridica, e quindi può anche essere un'associazione.
Le strutture regionali e territoriali del partito hanno propria autonomia, e quindi mi pare abbastanza chiaro che vi sono due formulazioni diverse da una parte e dall'altra. Esse non possono in alcun modo vincolare e impegnare l'associazione. Ed è la stessa persona giuridica? La mano destra non può impegnare la sinistra?
Agli statuti regionali del partito compete il compito di definire l'assetto organizzativo e rappresentativo; quindi, poteri disgiunti. Gli statuti devono attenersi per essere riconosciuti politicamente dall'associazione. Ancora una volta, è un meccanismo di divisione dell'essere fra gli statuti regionali, i quali devono piacere all'associazione, e quindi parrebbe di capire, capendo bene la logica della questione, che siamo di fronte ad una situazione di dualismo: A deve piacere a B, non A è B; neanche A uguale a B, A e B. Questo è il punto!
All'articolo 3 si parla della finalità del partito e vi è tutta la descrizione di quello che è un partito politico, cioè le finalità politiche di un partito, che è cosa ben diversa dall'associazione. Infatti, vi è un successivo articolo 4, dove si parla di soci e organi dell'associazione e loro poteri.
L'associazione, quindi, è un meccanismo composto oggi da tre persone: per diventare membro dell'associazione bisogna presentare la domanda al presidente; questa deve essere valutata nell'assemblea dei soci, che, ovviamente, è una cosa totalmente diversa dall'assemblea del partito, per essere accolta deve avere la maggioranza assoluta dall'assemblea del partito e, si noti, deve essere registrata dal notaio, condizione essenziale perché si abbia ufficialmente la qualifica di socio.
Diversa cosa è l'articolo 5, che regola l'adesione al partito, dove si dice che l'adesione al partito è di tipo politico, non comporta l'assunzione di qualità di socio dell'associazione e non ne limita in alcun modo i diritti. Questa non è una cosa da poco! È chiaro che il partito è una cosa diversa, perché, se mi associo al partito, si prevede positivamente e in maniera chiara che non limito in alcun modo i poteri dell'associazione.
Attenzione, anche dal punto di vista dell'economia la situazione è separata. Non abbiamo una mano che mette i soldi in una tasca e li può agevolmente mettere nell'altra, ma abbiamo due strutture con due economie diverse e separate, perché le strutture regionali del partito indicano le modalità di ripartizione e di utilizzo dei fondi provenienti dalle adesioni. Tutti gli eletti sono tenuti a contribuire alle spese del partito e i relativi fondi sono ripartiti a livello territoriale.
Abbiamo quindi una sorta di economia, che è diversa da una parte e dall'altra.
Abbiamo poi ancora l'assemblea dei delegati e l'esecutivo nazionale che ha una funzione tipica della politica: l'esecutivo nazionale è l'organo di conduzione nazionale del partito. Quindi, da una parte, vi è una struttura partitica cui aderiscono i deputati, i senatori, i consiglieri regionali e via dicendo; ci si sta dicendo che il partito, la gente che prende le tessere, gli eletti dal popolo, e siamo in democrazia, nulla hanno a che vedere con un'altra persona giuridica che è l'associazione, che è composta rigidamente da alcune persone, la quale però prende proventi.
Il meccanismo che abbiamo visto operare all'interno di tale struttura, è ovviamente del tutto previsto dallo statuto: non vi è stata alcuna sovrapposizione o deviazione dal punto di vista dei poteri, perché nello stesso statuto si stabilisce che il tesoriere dell'associazione può richiedere soldi dal partito e li incamera all'associazione; però c'è scritto che incamera gli introiti per conto dell'associazione. Il segretario amministrativo cura l'aggiornamento Pag. 5dei registri contabili, amministrativi e sociali dell'associazione e del partito. Se ci trovassimo di fronte alla stessa persona giuridica, non ci sarebbe una distinzione; invece, tale soggetto cura le due vicende separate, rigidamente separate.
È chiaro che, se ciò è vero (e vi è stato un pronunciamento da parte di due magistrati di Roma e di un magistrato di Milano, che hanno statuito che trattasi di due persone giuridiche distinte e separate; tant'è che è stata dichiarata, in uno dei due processi, la contumacia del partito, addirittura questo fatto è stato contestato e il giudice l'ha riconfermato), noi dovremmo trarre delle conseguenze, che nell'interpellanza in esame sono di natura meramente amministrativistica: quel che interessa agli interpellanti è capire come si comporta l'amministrazione su questo punto.
Se l'amministrazione non si muove (e l'ho vista muoversi per molto meno, per la verità) per quanto trapela dai giornali su questo punto, è evidente che occorre interpellarla alla Camera, perché evidentemente ex auctoritate principis dia una sua versione: tale versione deve essere data ora, al di fuori di quello che può essere un pronunciamento civilistico, che magari andrà a finire fra 45 anni. È, quindi, onere dell'amministrazione chiarire queste cose.
Vi sono alcuni elementi che intendo sottoporre ancora all'attenzione del signor sottosegretario. Risulta che addirittura il marchio del partito «Di Pietro, Italia dei Valori» sia stato dichiarato come un marchio d'impresa e sia stato depositato come tale. Non è cosa da poco. Se uno compie una pubblica dichiarazione affermando che si tratta di un marchio d'impresa, significa che l'Italia dei Valori è un'impresa. Il fatto che lo sia è coerente con l'associazione; il problema è che le imprese pagano gli utili.
Il rimborso delle spese elettorali, signor sottosegretario, significa che qualcuno ha tirato fuori dei soldi, e questi soldi lo Stato glieli restituisce.
Ma lo Stato dice chiaro che li restituisce ai partiti e ai movimenti politici e non a un'impresa, ancorché questa abbia effettuato le spese (ammesso che l'abbia fatto nei termini che ne abbia fatte di più). Signor sottosegretario, se restituisce dei denari forfettariamente, il meccanismo del rimborso forfettario, allora, costituisce una norma eccezionale, perché la regola è che i rimborsi vanno a piè di lista. Se dunque i rimborsi vanno a piè di lista e questi fondi vengono elargiti a un soggetto diverso dal destinatario della legge, bisognerà effettuare una comparazione tra esborsi e ricavi per verificare se vi sono degli utili (un'impresa non può che avere degli utili).

PRESIDENTE. Onorevole Brigandì, deve concludere.

MATTEO BRIGANDÌ. Tutto nasce a catena dalla individuazione della natura giuridica di questo statuto, se si tratti cioè di una o di due persone giuridiche.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Daniele Molgora, ha facoltà di rispondere.

DANIELE MOLGORA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, riguardo all'atto di sindacato ispettivo in esame gli interpellanti, dopo aver premesso che i rimborsi elettorali spettanti alla lista «IDV - Lista Di Pietro» sarebbero stati di fatto percepiti da un'associazione composta da due deputati ed un congiunto di uno di loro, chiedono di far conoscere le iniziative che si intendono assumere per verificare quanto assunto e quale sia il regime fiscale applicabile ai fondi percepiti dalla predetta associazione.
In proposito, è opportuno osservare che il Dipartimento del tesoro provvede, ai sensi della legge 3 giugno 1999, n. 157, al trasferimento dei fondi relativi ai contributi elettorali a favore della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
In virtù dell'articolo 1 di detta legge, l'erogazione dei rimborsi ai movimenti o partiti politici aventi diritto, è disposta con appositi decreti dei Presidenti della Camera e del Senato, a carico del bilanci Pag. 6interni, rispettivamente della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
Per quanto attiene il regime fiscale applicabile ai predetti rimborsi, l'Agenzia delle entrate fa preliminarmente presente che i movimenti e i partiti politici sono riconducibili, sotto il profilo tributario, fra gli enti non commerciali di tipo associativo destinatari delle disposizioni recate dal titolo II, capo III, del Testo unico delle imposte sui redditi approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917.
Secondo i principi generali desumibili da tali disposizioni, i contributi erogati a sostegno delle attività che realizzano direttamente gli scopi istituzionali degli enti non commerciali non assumono rilevanza reddituale e sono, quindi, esclusi da imposizione. Di converso, rientrano nella base imponibile, ai fini dell'imposizione sui redditi, i contributi versati a detti enti per lo svolgimento di attività aventi natura commerciale.
Da ciò discende che le somme erogate ai movimenti e ai partiti politici a titolo di rimborso per le spese elettorali da questi sostenute, essendo destinate al finanziamento dell'attività che realizza direttamente gli scopi istituzionali di tali enti, non sono assoggettate a tassazione.
Relativamente al regime tributario applicabile a somme percepite dall'associazione Italia dei Valori, l'Agenzia delle entrate osserva che - nel presupposto che l'associazione in argomento sia riconducibile fra gli enti non commerciali e che le somme non rappresentino contributi erogati a sostegno delle attività che realizzano direttamente gli scopi istituzionali - tali somme sono soggette ad Ires se rientrano in una delle categorie reddituali di cui all'articolo 143, comma 1, del TUIR, in base al quale «il reddito complessivo degli enti non commerciali di cui alla lettera c) del comma 1 dell'articolo 73 è formato dai redditi fondiari, di capitale, di impresa e diversi, ovunque prodotti e quale ne sia la destinazione ad esclusione di quelli esenti dall'imposta e di quelli soggetti a ritenuta alla fonte a titolo di imposta o ad imposta sostitutiva (...)».
Ciò posto, in termini generali, per definire in concreto il regime fiscale delle somme in argomento, l'Agenzia rileva che sarebbe necessario accertare i seguenti elementi in capo all'associazione Italia dei Valori, allo stato non noti: cioè la natura soggettiva dell'ente, il titolo effettivo di attribuzione delle somme, la qualificazione fiscale dell'ente, l'inquadramento reddituale delle somme in argomento in una delle categorie individuate dall'articolo 6, comma 1, del TUIR (come detto redditi fondiari, di capitale, di lavoro dipendente, di lavoro autonomo, di impresa e diversi).
L'eventuale dichiarazione di illiceità della percezione dei rimborsi elettorali da parte dell'associazione in argomento, effettuata dai competenti organi giurisdizionali, comporterebbe l'applicazione delle disposizioni in materia di tassazione dei proventi da attività illecita recate dall'articolo 14, comma 4, della legge 24 dicembre 1993, n. 537 e dall'articolo 36, comma 34-bis, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito con modificazioni dalla legge 4 agosto 2006, n. 248.
In particolare, l'articolo 14, comma 4, della legge n. 537 del 1993 stabilisce che devono intendersi ricompresi nelle categorie di reddito di cui al citato articolo 6, comma 1, del TUIR, «se in esse classificabili, i proventi derivanti da fatti, atti o attività qualificabili come illecito civile, penale o amministrativo se non già sottoposti a sequestro o confisca penale (...)».
L'articolo 36, comma 34-bis, del decreto-legge n. 223 del 2006 prevede, invece, che la disposizione recata dal citato articolo 14, comma 4, della legge n. 537 del 1993 si interpreta nel senso che i proventi illeciti ivi indicati, qualora non siano classificabili nelle categorie di reddito di cui all'articolo 6 del TUIR, «sono comunque considerati come redditi diversi». Nell'ambito di questo quadro normativo gli organi competenti effettueranno gli opportuni approfondimenti del caso.
È da rilevare, infine, che il ministero della giustizia ha fatto presente che il procuratore della Repubblica di Roma ha comunicato che, in merito ai fatti prospettati con l'interpellanza in esame, è stato Pag. 7incardinato il procedimento penale n. 7739/09 N, nel cui ambito il pubblico ministero ha inoltrato richiesta di archiviazione al GIP, che ha provveduto in conformità in data 26 maggio 2009. Inoltre, secondo quanto comunicato dal capo dell'ufficio requirente, «la denuncia riguardava numerosi fatti, molti dei quali erano stati già oggetto di altro procedimento (definito con provvedimento di archiviazione), mentre altri erano privi di rilievo penale».

PRESIDENTE. L'onorevole Brigandì ha facoltà di replicare.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, sono soddisfatto della risposta alla mia interpellanza nella misura dell'inciso per cui «si andrà a vedere». Abbiamo visto che in questo caso il corso della giustizia, che in Italia dura decenni, è durato meno dello svolgimento di un'interpellanza urgente. Che tali fatti, quindi, siano stati archiviati è una cosa che mi turba ben poco. Noi non abbiamo chiesto nulla di penale, perché sappiamo che qualsiasi fattispecie penale vi sia, alla fine, viene archiviata. Un'archiviazione in una settimana: quando mai si è vista a Roma un'archiviazione in una settimana? A Roma non si riesce a fare neanche una copia di una sentenza in una settimana. Se si ha bisogno di un verbale, non si riesce a fare la copia di un verbale di una causa in una settimana!
È evidente che siamo sempre di fronte al solito conflitto di interessi: si svolgono i processi che si ritiene utile svolgere e si dice che il cosiddetto «processo breve» è una misura che può passare purché si applichi ai processi futuri, perché quello che interessa è fare quel processo, dimostrando scientificamente questo meccanismo di carattere politico che pervade una certa parte della magistratura.
Onorevole sottosegretario, la ringrazio per la precisazione che è al di fuori di quello che le era stato richiesto, perché dal mio punto di vista era totalmente scontato che, ove vi fosse stata un'iniziativa di questo tipo, avrebbe avuto questa fine.
Volevo dire, però, che la produzione di ricchezza e la relativa tassazione è giustificata dal fatto della qualifica dell'imprenditore che non richiede soltanto l'economicità, ma anche l'agire con metodo economico, cioè l'economicità dell'attività. Quella esercitata dall'Italia dei Valori, secondo la qualificazione dei tribunali di Roma e di Milano, in relazione all'ente giuridico con il quale ha intrapreso rapporti commerciali, il partito politico IdV-no profit, determina l'assoggettamento alla tassazione di impresa.
A tale riguardo la normativa sui partiti politici, nell'orientamento giuridico del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460, riguardante appunto la perdita della qualifica di ente non commerciale, ha espressamente inserito un divieto - nell'articolo 111-bis del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917 - secondo cui indipendentemente dalle previsioni statutarie l'ente perde la qualifica di ente non commerciale qualora eserciti prevalentemente l'attività commerciale per un intero periodo d'imposta.
Se ne deve ricavare che per l'arco temporale di tempo, che va dal 5 novembre 2003 al 9 gennaio 2009 (ben oltre un intero periodo d'imposta), sia effettivamente intervenuta la perdita della qualità di ente non commerciale con la conseguenza del danno erariale per lo Stato. Dai bilanci dell'associazione IDV si rileva, nella nota integrativa al bilancio del 31 dicembre 2003, che le immobilizzazioni finanziarie, pari a 1,1 milioni di euro, sono costituite da titoli a reddito fisso; la qual cosa non è cambiata: basti guardare il supplemento straordinario n. 13 alla Gazzetta Ufficiale 18 novembre 2009, serie generale n. 269, ove si vede che le immobilizzazioni finanziarie ammontano a ben 2.461.324 euro.
La legge riguardante la normativa sulle associazioni di scopo o enti no profit al riguardo è categorica. All'articolo 6 (perdita della qualifica di ente non commerciale) del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460, sul riordino della disciplina tributaria degli enti non commerciali e delle organizzazioni non lucrative di utilità Pag. 8sociale, si legge tra l'altro che: indipendentemente dalle previsioni statutarie l'ente perde la qualifica qualora eserciti prevalentemente attività commerciale per un periodo d'imposta; ai fini della qualificazione commerciale dell'ente si tiene conto anche della prevalenza delle immobilizzazioni relative all'attività commerciale al netto degli ammortamenti rispetto alle restanti attività.
Orbene, nel nuovo statuto dell'IDV siamo in una situazione in cui l'associazione ha un proprio numero di codice fiscale. Si deve tenere presente, signor sottosegretario, che nel nuovo statuto una cosa è il presidente nazionale del partito, altra cosa è il presidente nazionale dell'associazione, seppur soggettivamente coincidenti. All'articolo 10 dello statuto (Il presidente nazionale del partito e l'ufficio di presidenza), la presidenza nazionale del partito spetta al presidente dell'associazione. Quindi sono coincidenti, ma in tale ambito la coincidenza significa che non si tratta della stessa persona ma di due persone diverse coincidenti. Il Presidente della Camera è contemporaneamente Presidente dell'Assemblea e deputato. Sono due persone soggettivamente coincidenti, ma si capisce bene che l'attività che io svolgo è ben diversa da quella che svolge il Presidente della Camera.
Discorso identico vale per la posizione del tesoriere. È evidente che bisognerebbe approfondire i numeri sulle diversificazioni dell'una partita, spese, e dall'altra partita, ricavi, anche perché un'immobilizzazione finanziaria di 2,5 milioni porta a far ritenere che evidentemente siamo in una posizione di lucro rilevante, cioè una situazione in cui l'attività non viene svolta esclusivamente a fini politici, ma a fine di lucro. Tutti noi siamo membri di partiti politici, e sappiamo che abbiamo bisogno di soldi, perché ci muoviamo per avere un riscontro dal punto di vista oggettivo dei voti e del consenso. Qui ci sono due situazioni diverse: da una parte vi è il partito che si occupa di politica, dall'altra (in veste distinta) vi è l'associazione che sta svolgendo un'attività imprenditoriale. Onorevole sottosegretario, nel ringraziarla per la risposta, le preannuncio che in un futuro non immediato ma prossimo le chiederemo il frutto dell'attività che lei ha preannunciato.

(Iniziative per la soluzione della crisi diplomatica in atto tra la Libia e i Paesi aderenti all'area Schengen - n. 2-00623)

PRESIDENTE. L'onorevole Tempestini ha facoltà di illustrare l'interpellanza Fassino n. 2-00623, concernente iniziative per la soluzione della crisi diplomatica in atto tra la Libia e i Paesi aderenti all'area Schengen (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, pur riservandomi di intervenire in sede di replica, vorrei soltanto sottolineare il carattere per così dire davvero esemplare della nostra interpellanza urgente perché essa assolve per davvero ad un compito di sindacato ispettivo oserei dire di consultazione su una materia molto delicata e sulla quale intendiamo dare un segnale di attenzione e - ripeto - uso il termine di consultazione per esprimere la necessità che su questa materia i rapporti tra maggioranza e opposizione siano improntati al massimo della chiarezza e della trasparenza perché si tratta di materia molto delicata; un tema sul quale nel corso di questi mesi si è sviluppato un dibattito molto particolare, molto intenso e molto acceso e che riguarda soprattutto un nostro vicino con il quale credo che tutti abbiamo interesse che le cose vadano per il meglio. Mi riservo naturalmente dopo aver sottolineato questo carattere molto costruttivo dell'interpellanza urgente di sentire se da parte del Governo vi sono elementi che possano giustificare questa nostra disponibilità.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Enzo Scotti, ha facoltà di rispondere.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, Pag. 9signori deputati, come l'onorevole interpellante, l'onorevole Tempestini ben sa, Italia, Libia e Svizzera stanno attraversando una lunga crisi diplomatica, risalente all'arresto a Ginevra, nel luglio 2008, di uno dei figli del Colonnello Gheddafi, Hannibal, a seguito di una denuncia per presunte lesioni e minacce ai danni dei domestici.
Questo episodio ha innescato una spirale di recriminazioni e contromisure che hanno finito con il deteriorare considerevolmente le relazioni bilaterali fra i due Paesi.
A partire da metà novembre 2009 le autorità di Berna hanno deciso di inserire nel Sistema Informativo Schengen (SIS), senza preliminare consultazione dei partner, i nominativi di praticamente tutta la dirigenza libica (membri della famiglia Gheddafi, incluso lo stesso Colonnello, del Governo libico, personalità internazionali come il Presidente dell'Assemblea dell'ONU e una serie di alti funzionari), nonché comuni cittadini libici per un totale di 188 persone.
In virtù degli automatismi previsti dalla Convenzione Schengen - che mirano, vale la pena ricordarlo, a impedire l'ingresso in Europa di terroristi e criminali internazionali - gli inserimenti nel SIS operati da Berna rendono ipso facto impossibile a tutti i partner rilasciare «visti Schengen» ai rappresentanti del Governo e ai funzionari di Tripoli più alti in grado, compreso il Presidente dell'Assemblea delle Nazioni Unite.
È apparso fin da subito chiaro che la decisione svizzera avrebbe avuto immediate ripercussioni negative sulle relazioni con la Libia per tutti i Paesi europei.
Per questo, fin dai primi giorni di dicembre 2009 abbiamo fatto presente alle autorità elvetiche la nostra disponibilità a dare un contributo al superamento del contenzioso bilaterale ma, al tempo stesso, la nostra contrarietà a un uso politico e strumentale dei visti, dettato da motivazioni bilaterali, nell'ambito del sistema Schengen.
Di fronte al rischio di un'escalation, che nel corso del mese di gennaio era apparso sempre più evidente, il Ministro Frattini ha confermato questa posizione in una lettera indirizzata, il 5 febbraio scorso, alla sua omologa svizzera. Con analogo spirito si sono rivolti ai loro omologhi spagnoli sia il Ministro Maroni che lo stesso Presidente Berlusconi (la cui lettera, del 10 febbraio, è stata indirizzata anche ai Presidenti Van Rompuy e Barroso).
Malgrado le richieste nostre e di altri partners comunitari, le autorità svizzere si sono rifiutate di tornare sui loro passi.
Pochi giorni fa, è arrivata la prevedibile e prevista reazione libica. Da domenica 14 febbraio, i cittadini dei Paesi Schengen in arrivo all'aeroporto di Tripoli sono fermati dalle autorità libiche e, in alcuni casi, respinti seppure muniti di visto d'ingresso valido. Le stesse autorità libiche hanno successivamente chiarito che la Libia ha adottato il blocco (di fatto parziale) dei visti ai cittadini dei Paesi Schengen e la sospensione della validità dei visti già rilasciati, quale misura di ritorsione.
Dall'inizio della crisi e fino alla sera di lunedì 22 febbraio, si registrano, per quanto riguarda l'Italia, 41 connazionali respinti su 211 italiani giunti a Tripoli.
Il 16 mattina è stato convocato alla Farnesina l'incaricato d'affari libico, per illustrare le dichiarazioni rilasciate il giorno prima dal Ministro Frattini alla stampa e per illustrare la posizione italiana. La Libia è stata in questo contesto esortata a rivedere la propria decisione sul blocco degli ingressi, così come avevamo per altro verso esortato Berna a revocare l'inserimento nel Sistema informativo Schengen delle personalità libiche.
Il 17 febbraio, il Ministro Frattini ha incontrato a Roma i suoi omologhi libico e maltese. In questo contesto il Ministro Frattini e il Ministro Borg (di Malta) hanno confermato la volontà di agevolare la soluzione del contenzioso tra la Svizzera e la Libia e l'intenzione di sollecitare un ampio dibattito in seno all'Unione Europea in occasione del Consiglio Affari esteri.
Dai colloqui di Roma sono cominciate ad emergere le linee portanti di una possibile soluzione: il ritiro degli inserimenti Pag. 10nel SIS delle personalità libiche; la revoca del blocco dei visti e degli ingressi decretato da Tripoli; l'avvio di un'indagine sulla pubblicazione delle foto di Hannibal Gheddafi in Questura; il rientro in Patria dei due cittadini svizzeri trattenuti in Libia.
Intorno a tali punti negoziali, il Ministro spagnolo degli Affari Esteri, Moratinos, ha intrapreso, nella sua qualità di Presidente di turno dell'Unione Europea, una concreta opera di mediazione tra la Libia e la Svizzera, dalla quale auspichiamo vivamente possa scaturire, come detto, una soluzione tanto della «crisi dei visti» quanto del contenzioso bilaterale nel suo complesso.
Al Consiglio Affari esteri di lunedì 22 febbraio, dove la questione è stata trattata accogliendo la richiesta avanzata da Italia e Malta, il Ministro Frattini ha illustrato la nostra aspettativa che la crisi venga affrontata, rilanciando gli sforzi a livello UE per una soluzione politica della vicenda e incoraggiando i due Paesi a continuare i negoziati.
Il Consiglio ha recepito positivamente le nostre proposte. Abbiamo infatti concordato sulla necessità di pervenire rapidamente ad una composizione della controversia, aiutando le parti a raggiungere un'intesa, per poi avviare (già dal Consiglio GAI di oggi) una riflessione su come migliorare gli strumenti a nostra disposizione, prevenendo il rischio che crisi come quella che stiamo attraversando possano ripetersi. In questo contesto, i Ministri degli interni potranno in particolare studiare gli strumenti che consentano di rendere al tempo stesso più flessibili e più consensuali i meccanismi di inserimento dei dati nel SIS, come del resto è già previsto nel nuovo Regolamento dello stesso SIS che entrerà in vigore il prossimo aprile.

PRESIDENTE. L'onorevole Tempestini, ha facoltà di replicare.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, la mia insoddisfazione è anzitutto su un punto, sul quale forse vi è stato un mio difetto di comprensione. Come ci risulta attraverso testimonianze dirette, ma anche informative ricavate dalla stampa e dai quotidiani sia italiani sia svizzeri in particolare, pur se naturalmente la storia di questa lite tra lo Stato libico e la Repubblica Svizzera è stata ricostruita dal sottosegretario Scotti in modo abbastanza corrispondente ai fatti, credo che su un punto vi sia invece un'opinione diversa.
A noi risulta, infatti, che la Confederazione elvetica, nel corso delle settimane passate, abbia avviato una serie di rapporti di consultazione e di informative in aderenza ai protocolli di Schengen per affrontare la questione. È un aspetto che riveste una certa rilevanza, pur se non è certo quello centrale.
La questione che ritengo centrale è la seguente. Il Governo italiano ha esercitato, insieme al Ministro Moratinos, un'azione tendente a disinnescare e ad avviare a soluzione il tema; tuttavia è necessario osservare come alcune dichiarazioni pronunciate dal Ministro Frattini, in prima battuta, nei confronti della Confederazione elvetica, siano andate un po' al di là del segno. È parso quasi che la Confederazione elvetica - che, per carità, ha tanti difetti - fosse un Paese da trattare un po' ruvidamente.
Se facciamo riferimento allo Stato di diritto, non dobbiamo mai dimenticarci che la lite tra i due Paesi in oggetto nasce dal fatto che un funzionario - o meglio un semplice gendarme - ha semplicemente applicato la legge, costringendo l'illustre coppia residente nel citato nell'albergo ginevrino a rispondere di alcuni comportamenti, che non erano particolarmente coerenti con la legge. Da qui è nata una questione, che ha portato, indubbiamente, ad un'esasperazione, e che, in seguito, ha visto la Libia esibirsi in una delle sue tradizionali uscite fuor d'opera, che ha lasciato sconcertata l'opinione pubblica di tutto il mondo.
Prendo atto che il Governo si è mosso, tentando - e in parte, riuscendo - insieme all'Unione europea, di riportare questa vicenda all'interno dei confini di un confronto Pag. 11ravvicinato, in modo da trovare alcuni margini di mediazione, che, a mio avviso, stanno iniziando ad emergere. Ciò con la consegna dei due ostaggi che si trovavano nell'ambasciata svizzera (i due cittadini svizzeri si erano tradotti, sostanzialmente, in ostaggi), e con l'avvio di quelle procedure a cui si è fatto riferimento per l'apertura di un'inchiesta sulla questione delle foto scattate nella questura all'indomani del fermo.
Pertanto, da un lato, dobbiamo, certamente, utilizzare quanto è accaduto per affrontare bene la questione che è emersa con riferimento all'area di Schengen, in modo che si faccia, anche rapidamente, qualche riflessione in più, per dotare il sistema di maggiore elasticità ed aderenza all'insorgenza di possibili questioni. Dall'altro lato, torna una questione, che non è stata più affrontata dal Parlamento, all'indomani della ratifica del Trattato con Libia: quella relativa al rapporto tra noi e lo Stato di cui è Presidente incontrastato Muammar Gheddafi.
Questa crisi ha evidenziato nuovamente che si tratta di materia assai delicata e difficile da trattare, la quale costringe quasi quotidianamente il Governo italiano - e, quindi, di concerto, anche il Parlamento - a stare, in qualche modo, sempre sul «chi va là», sul «chi vive», di fronte alla possibilità che si possano determinare solo danni da una situazione molto difficile e complessa.
Come Partito Democratico, non abbiamo avuto un atteggiamento pregiudizialmente ostile nei confronti di tale situazione, anzi abbiamo valorizzato l'idea di un rapporto con la Libia che potesse - attraverso un trattato costruito, peraltro, nelle grandi linee dal precedente Governo Prodi - andare nella direzione di un miglioramento dei rapporti.
Tuttavia, è forte l'impressione che, da parte del Governo italiano, vi sia un atteggiamento proclive, che va nella direzione di mettersi sempre dalla parte del colonnello Gheddafi, e ciò - mi si deve consentire - accade su questioni non solo di forma (ad esempio, si è in qualche modo data l'idea di un privilegio della Libia nei confronti della Confederazione elvetica).
Più in generale, un problema assai serio e cioè il fatto che dietro la cornice del trattato - come voi sapete e come sa bene anche il sottosegretario - rimangono aperte alcune questioni, anzitutto quella relativa al tema dei rifugiati.
Quest'ultimo è un tema sul quale non è possibile pensare che si possa soltanto rispondere con gli annunci del Ministro degli interni, che tutto va bene e che abbiamo ridotto il numero di ingressi in Italia della qual cosa prendiamo naturalmente atto, ma ciò lascia aperta e incancrenita una questione che è sottesa al rapporto con la Libia su questo tema molto delicato e che richiama, più in generale, una questione attinente ai diritti umani.
Non è questa l'occasione, ma tale questione incombe sul rapporto tra Italia e Libia. Vorremmo che su questo tema il Governo potesse - e noi non faremo mancare la nostra iniziativa in tal senso - venire a fare, con il Parlamento, il punto sulla situazione: ossia, sotto questo punto di vista, lo stato dei rapporti con la Libia, in relazione alla questione dei rifugiati.
Infatti, qualunque accadimento possa determinarsi nei rapporti tra Italia e Libia, sarà certamente e fortemente condizionato da questo retroterra non risolto, da questo grumo di questioni che determinano, in molti, sdegno ed imbarazzo. Si tratta di questioni nei confronti delle quali, pur nella consapevolezza della necessità di un lavoro per approssimazioni successive (non si può ottenere tutto e subito), vorremmo vedere qualche iniziativa politica che ci faccia dire che, da questo punto di vista, i rapporti tra Italia e Libia vanno nella direzione di migliorare e di correggere quegli elementi fortemente negativi (che poi, diciamo la verità, hanno un centro forte nella violazione dei diritti umani) e si avviano davvero, in questo caso, nella direzione di una vera normalità.

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PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'istituto comprensivo Valle del Conca, scuola secondaria di primo grado Arrigo Broccoli di Morciano di Romagna (Rimini), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

(Iniziative per una corretta applicazione dell'accordo relativo alla moratoria dei debiti delle piccole e medie imprese nei confronti del sistema creditizio - n. 2-00614)

PRESIDENTE. L'onorevole Polidori ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00614, concernente iniziative per una corretta applicazione dell'accordo relativo alla moratoria dei debiti delle piccole e medie imprese nei confronti del sistema creditizio (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
Il nostro Regolamento prevede, infatti, che l'onorevole Polidori o uno dei cofirmatari dell'interpellanza, possa, se lo ritenga (ma vedo che è già in piedi), illustrare la sua interpellanza. Ha a sua disposizione un tempo massimo di 15 minuti, mentre il sottosegretario all'economia e alle finanze, l'onorevole Luigi Casero, risponderà all'interpellanza presentata dalla collega parlamentare; infine, l'onorevole Polidori avrà, per dieci minuti di tempo massimo, la facoltà di dichiararsi soddisfatta o meno della risposta all'interpellanza.
Ho spiegato tutto questo per gli alunni che stanno assistendo ai nostri lavori. L'Aula vuota si deve al fatto che, in questa fase dei lavori, sono presenti solo i colleghi parlamentari che hanno rivolto l'interpellanza al Governo. Prego, onorevole Polidori.

CATIA POLIDORI. Signor Presidente è noto che sono ormai trascorsi sei mesi dall'accordo firmato tra il Ministro dell'economia e delle finanze, il presidente dell'ABI e le associazioni datoriali di categoria. Tale accordo, volto a concedere una boccata di ossigeno alle nostre aziende, è stato chiamato avviso comune e riguarda, in realtà, la moratoria dei debiti, soprattutto per le piccole e medie imprese. In un momento di crisi come questo, veniva da sé pensare che si trattasse di uno degli strumenti migliori, come peraltro, a dispetto di alcune indagini fornite dalle associazioni di categoria, si è poi dimostrato.
Ad un semestre dalla stipula, però, ci arriva un segnale allarmante. Addirittura, come abbiamo letto sui giornali, un'associazione di categoria che rappresenta le piccole e medie imprese ha pubblicato un dato inquietante: pare che l'83 per cento delle aziende non abbia aderito alla moratoria. Si tratta di dati probabilmente discutibili, ma una riflessione si impone: quella ottimistica è che queste aziende probabilmente non sono indebitate, quella pessimistica è che forse queste aziende sono già, purtroppo, in un punto di non ritorno, nel senso di avere già superato questo tipo di problematica.
Al di là delle interpretazioni, comunque, ciò che mi preme chiarire oggi è una questione non molto semplice. La moratoria, o quanto meno l'accordo che è stato firmato, si compone di tre punti, benché pare esserne conosciuto solo uno. Il primo punto, che è quello più noto, riguarda la sospensione per 12 mesi del pagamento della quota capitale delle rate di mutuo; il secondo riguarda la sospensione per 12 mesi, ovvero per sei mesi, del pagamento della quota capitale implicita nei canoni di operazioni di leasing, rispettivamente immobiliare e mobiliare; infine, il terzo punto, quello che più ci interessa in questo caso, concerne l'allungamento a 270 giorni delle scadenze del credito a breve termine per sostenere le esigenze di cassa, con riferimento alle operazioni di anticipazione su crediti certi ed esigibili.
Da un'indagine più approfondita, nessuno pare conoscere le ultime due possibilità; o meglio, agli imprenditori - e qui sono molte le segnalazioni che ci sono pervenute - che si sono presentati in banca, chiedendo una possibilità di aiuto in questo senso, è stata prospettata solo la prima parte della moratoria. A chi era, invece, più informato e ha chiesto informazioni Pag. 13circa gli altri due punti, alcuni direttori di banca - la maggior parte - hanno risposto o di non esserne a conoscenza o, comunque, hanno risposto con una procedura particolarmente complicata.
Sappiamo tutti che, purtroppo, è una cattiva prassi degli ultimi anni che le grandi aziende e la pubblica amministrazione paghino a tempi lunghissimi le piccole e medie imprese. Questo significa mettere in ginocchio un sistema che, peraltro, non ha possibilità di rivalersi su altri, essendo spesso il punto finale o il punto di partenza del prodotto, chiaramente ammesso che vogliano farlo.
Il terzo punto dell'accordo, quello che accorderebbe alle imprese di mantenere aperta l'anticipazione dei crediti con i propri debitori particolarmente tardivi per un periodo più lungo rispetto a quello massimo imposto da Basilea 2, portandolo da 180 a 270 giorni, come ho detto prima, pare essere ignorato o reso difficoltoso dal fatto che la banca richieda a queste imprese - e qui sta la grande anomalia - di far firmare al proprio debitore - che è comunque pur sempre un cliente, magari momentaneamente in difficoltà, ma che l'azienda spera possa tornare prima o poi ad essere un buon cliente - una dichiarazione dove si attesta la difficoltà finanziaria di quel momento.
Tutti sappiamo quale può essere la conseguenza di questa attestazione. Sappiamo bene che siccome i criteri di Basilea 2 sono a discrezionalità - e così non dovrebbe essere - delle banche, questi criteri potrebbero addirittura essere utilizzati per creare poi difficoltà successive al nostro cliente.
La verità è che ormai dal 2008, quindi un po' prima dell'inizio della crisi, il sistema bancario ha chiuso quasi completamente i rubinetti verso le nostre piccole e medie imprese e soprattutto verso quelle in difficoltà e, invece di mettersi in gioco con gli imprenditori, con i quali hanno lavorato per anni e con i quali questo sistema si è arricchito per anni, sta lavorando soprattutto con le grandi aziende.
Infatti, se andiamo a leggere le statistiche vediamo che gli impieghi delle banche sono stabili, se non aumentati, e questo chiaramente significa (è una lettura molto semplice) che stanno lavorando solo con aziende per loro particolarmente solvibili.
Questa interpellanza urgente chiede al Governo quali siano le possibilità per mettere in pratica completamente questo strumento che il Governo aveva giustamente individuato come uno strumento essenziale per aiutare le piccole e medie imprese in questo momento particolare di crisi, ma soprattutto per renderlo non solo applicabile, ma anche completamente trasparente, in modo da non poter pensare in maniera negativa che ci sia una volontà propria delle banche di non trasferire alle proprie filiali l'applicabilità completa di questa moratoria sui debiti.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Luigi Casero, ha facoltà di rispondere.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'interpellanza urgente dell'onorevole Polidori ci permette di rispondere su un tema complesso, ma molto importante che in questi giorni sta colpendo la maggior parte delle piccole e medie imprese di questo Paese e, al contempo, ci permette anche di reinserire l'intera vicenda in un quadro un po' più complesso e più ampio.
Come dice giustamente l'onorevole Polidori questa sofferenza di liquidità che colpisce le piccole e medie imprese nasce dalla crisi finanziaria complessiva che ha colpito l'intero mondo ed il nostro Paese, da cui è generata una crisi economica che ha colpito le imprese e che ha riportato ad un'ulteriore crisi finanziaria con un effetto domino che sta iniziando a colpire alcuni Paesi.
I fatti che stanno avvenendo in Grecia e le difficoltà finanziarie che stanno colpendo altri importanti Paesi europei ci danno la necessità comunque di inserire la risposta, che poi verrà fornita nei singoli aspetti, in un quadro macroeconomico Pag. 14complessivo in cui esiste la necessità del nostro Paese di proseguire una politica di rigore che ha intrapreso negli ultimi anni e che deve essere assolutamente mantenuta.
Per questo, tutti gli interventi che dovevano e devono essere fatti a sostegno (poi vedremo come) del sistema imprenditoriale non devono prescindere dal quadro complessivo di rigore che ha permesso al nostro Paese di uscire da una situazione di pesante difficoltà nei conti complessivi a livello europeo. Fino a qualche anno fa eravamo considerati il Paese peggiore dal punto di vista dei conti macroeconomici e del rispetto dei vincoli europei, e avete visto che da questo punto di vista la situazione è cambiata.
Questo significa che dobbiamo proseguire con questa politica di rigore, ma sicuramente è un dato positivo che nell'acronimo PIGS con cui vengono considerati i peggiori Paesi nel rispetto del Patto di stabilità europeo la «i» non rappresenta più l'Italia, bensì un'altra realtà. Questo è sicuramente un dato positivo per l'intero Paese.
Dicevo che nell'ambito di questo quadro complessivo il Governo ha deciso di cercare di intervenire per salvaguardare e sviluppare i punti di forza di questo Paese e sicuramente le piccole e medie imprese sono uno dei necessari punti di forza e sono una delle locomotive che ci potrà permettere di uscire da questa situazione economica di crisi su cui alcuni interventi devono essere fatti.
Giustamente l'onorevole interpellante affronta il problema dell'accesso al credito delle piccole e medie imprese. In questo caso è necessario, innanzitutto, cercare di far funzionare al meglio gli strumenti messi a disposizione, poi entreremo nel merito della moratoria fiscale, e, in secondo luogo, cercare di modificare, come è stato detto nel suo intervento dall'onorevole Polidori, il rapporto fra aziende di credito e piccole e medie imprese. Per troppi anni in questo Paese, infatti, si è esasperato e teorizzato il fatto che solo con lo sviluppo della grande impresa ci sarebbe stato il salto di qualità da parte dell'economia e dell'industria italiana, eliminando e sottovalutando, invece, il vero punto di forza che sono le piccole e medie imprese.
È stato creato un sistema di rapporto fra credito ed imprese che era legato fra aziende di credito e grandi imprese, per cui per le aziende di credito era molto più facile interloquire con le grandi imprese in quanto è necessaria una struttura diversa, una struttura non presente sul territorio che possa valutare le effettive potenzialità di queste imprese. Quindi, il sistema di credito si è sviluppato su tali linee portando, in questo momento, ad un meccanismo che fa fatica ad erogare il credito alle piccole e medie imprese anche perché è poco strutturato per far questo e si rapporta solo con le grandi imprese, fra l'altro, creando anche una serie di problemi legati alle sofferenze, perché voi capite che la crisi della grande impresa dà molte più sofferenze allo stesso sistema di credito.
Pertanto, è necessario un intervento strutturale che parta da un'impostazione culturale a cui mi sembra stiamo arrivando: finalmente in questo Parlamento tutti parlano di sviluppo della piccola e media impresa, cosa che non avveniva qualche anno fa. È necessario continuare a stimolare sia con interventi regolatori, sia con interventi di pressione il sistema del credito per far sì che possa cambiare la sua strutturazione sul territorio. È un mutamento che non può avvenire dall'oggi al domani, ma che deve essere realizzato.
Nel frattempo, il Governo ha messo a disposizione una serie di strumenti che, invece, agiscono sull'immediato, tra i quali, ad esempio, la moratoria fiscale, che dovrebbero permettere alle piccole e medie imprese di superare questa fase di difficoltà immediata e momentanea, nell'attesa che si arrivi ad un'impostazione diversa e complessiva del sistema. È stato, infatti, concluso questo accordo tra Governo, Associazione bancaria italiana e le altre rappresentanze d'impresa per sottoscrivere l'avviso comune per la sospensione dei debiti delle piccole e medie imprese con il quale, come diceva giustamente Pag. 15l'interpellante, è consentito di sospendere per dodici mesi il pagamento della quota capitale delle rate di mutuo; di sospendere per dodici mesi il pagamento della quota capitale implicita nei canoni di operazioni di leasing immobiliare (per sei mesi, invece, per le operazioni di tipo mobiliare); di allungare a 270 giorni le scadenze del credito a breve termine per far fronte alle esigenze di cassa con riferimento alle operazioni di anticipazione sui crediti certi ed esigibili.
Questi erano i tre punti fondamentali legati all'accordo in questione. Tali benefici non comportano costi aggiuntivi, mantengono le stesse condizioni di tasso e non richiedono ulteriori garanzie e interessi di mora per il periodo di sospensione. Per usufruirne l'impresa non deve avere ritardi nei pagamenti superiori a 180 giorni. Tutti questi dettagli sono disponibili, e comunque sono spiegati meglio, sul sito Internet del Ministero dell'economia e delle finanze.
All'avviso comune hanno aderito oltre il 98 per cento delle banche italiane in termini di numero di sportelli, quindi da parte delle banche italiane, almeno nel rapporto contrattuale, c'è una forte adesione. Nello stesso tempo in questo periodo, il Ministero, congiuntamente a tutti i firmatari, ha stabilito ed ha avviato un sistema di monitoraggio periodico per consentire di elaborare e verificare i dati di analisi su base mensile, perché quei dati statistici che sono stati forniti devono essere verificati e, secondo noi, lo strumento migliore è garantito dal monitoraggio che deve essere fatto proprio per cercare di capire se effettivamente ci sono poche richieste da parte delle imprese, se ci sono dei limiti procedurali, per cercare di migliorare la procedura e far sì che a fronte di questo si vada verso una soluzione.
Le domande di sospensione pervenute al 31 dicembre 2009 sono state circa 117 mila, (il 40 per cento in più rispetto allo stock delle domande pervenute al 30 novembre, quindi a dicembre c'è stato un incremento). Tenendo conto dei tempi di istruttoria (circa 30 giorni), sono già state accolte fino a dicembre 83 mila domande per circa 7 miliardi di euro di mutui e leasing sospesi. Nel solo mese di dicembre sono stati sospesi circa 2 miliardi di curo e, come detto, c'è stato un incremento a dicembre. Le restanti domande sono state analizzate nel corso del mese di gennaio, i cui dati saranno disponibili alla fine di febbraio. Quindi, potremmo anche riaggiornarci tra un mese per fornire dati più precisi.
Inoltre, il 23 dicembre l'avviso comune, cioè questo accordo, è stato integrato includendo tra le operazioni ammesse sia l'allungamento a 120 giorni delle scadenze del credito a breve periodo, stipulato ai sensi dell'articolo 43 del decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385, perfezionato con o senza cambiali, quindi è stato reso un po' più agevole, sia la sospensione di dodici mesi della quota capitale delle rate dei finanziamenti a medio e lungo termine assistiti da rilascio di cambiali. Queste due modifiche apportate erano delle necessità e delle richieste evidenziate da questo continuo monitoraggio. Naturalmente ciò può essere fatto in itinere e noi crediamo che questo sia uno strumento utile da utilizzare. L'applicazione è stata estesa anche alle operazioni di finanziamento assistite da agevolazioni quando sono esplicitamente ammesse dall'ente erogante.
Oltre a ciò, in riferimento alle problematiche relative all'accessibilità al credito, il Ministero dello sviluppo economico ha comunicato di aver dato tempestiva attuazione alle disposizioni legislative volte a potenziare il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese che è un altro strumento importante e che deve essere utilizzato nel quadro di cui vi parlavo, ovvero per la necessità di breve periodo.
Infatti, nel corso del 2009 (i dati che riporto si fermano al 18 dicembre 2009) hanno usufruito dalla garanzia del fondo ben 24.000 imprese: è stato registrato un incremento dalle domande presentate del 225 per cento rispetto allo stesso periodo del 2008, mentre i finanziamenti richiesti sono cresciuti del 212 per cento rispetto al 2008. In particolare, con riferimento al Mezzogiorno, è stato registrato un aumento Pag. 16delle richieste accolte del 53 per cento rispetto allo stesso periodo del 2008. Il fondo, quindi, risulta lo strumento maggiormente in grado di soddisfare le necessità d'investimento delle piccole e medie imprese nella difficile fase congiunturale che sta attraversando l'economia italiana.
A fine dicembre 2009, è stato effettuato un ulteriore incremento delle risorse disponibili - lo avete visto in quest'Aula - destinando al fondo altri 250 milioni di fondi europei, per sostenere ed incentivare le iniziative delle piccole e medie imprese del Mezzogiorno agendo sull'innovazione e sulle energie rinnovabili.
Lo stesso Ministero dello sviluppo economico ha precisato che, proprio al fine di adeguare il funzionamento del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese all'attuale congiuntura economica, agevolando il ricorso alla garanzia pubblica per una più ampia platea di piccole e medie imprese, sono stati recentemente adottati criteri più flessibili, entrati in vigore l'11 gennaio 2010, che hanno reso più elastici i parametri di valutazione previsti (come sapete, vi era una difficoltà delle procedure complesse per la valutazione e per l'utilizzo di questo fondo di garanzia) per le operazioni a breve termine (entro l'importo ammissibile fino al 25 per cento del fatturato attestato nell'ultimo bilancio di esercizio); per le operazioni di importo ridotto fino a 25 mila euro effettuate da start up (acquisizione del solo conto economico previsionale dell'impresa beneficiaria, fermo restando l'obbligo di presentare il business plan); per le procedure semplificate (elevando l'importo ammissibile fino al 30 per cento del fatturato dell'impresa, ovvero al 20 per cento nel caso dei finanziamenti fino a 36 mesi); per il microcredito (elevando a 100.000 euro l'importo massimo ammissibile ed estesa la procedura anche alle imprese che presentano una perdita in uno degli ultimi due bilanci approvati).
Inoltre, con la modifica di alcuni indicatori previsti dal modello di valutazione, è stata allargata l'ammissibilità alla garanzia pubblica sia per le imprese in contabilità ordinaria operanti nel settore manifatturiero, edilizia ed alberghi (società alberghiere proprietarie dell'immobile), sia per quello delle imprese in contabilità ordinaria operanti nel settore commercio, servizi ed alberghi (società alberghiere locatarie dell'immobile). Questo è un altro degli elementi valutato come importante proprio per favorire questa garanzia pubblica sui finanziamenti.
Penso di aver risposto alle varie domande poste dall'interpellante, che ringrazio ancora per averci fatto affrontare un tema così complesso.

PRESIDENTE. L'onorevole Polidori ha facoltà di replicare.

CATIA POLIDORI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario: sono convinta che la sua risposta dia speranza a tutte quelle aziende che oggi si trovano particolarmente in crisi. È solo di qualche giorno fa la notizia di un imprenditore padovano di una piccola e media impresa che si è suicidato per non riuscire a pagare gli stipendi ai dipendenti. È chiaro che il nostro tessuto, fatto di piccole e medie imprese, ammirato e, a volte, incompreso - perché non si riesce bene a comprendere la dinamicità di questo gruppo enorme di PMI che riescono a tenere in piedi l'Italia -, in questo momento ha bisogno di risposte e, soprattutto, di tutta la nostra comprensione, ovviamente non in termini morali, ma in termini pratici.
Mi permetto solo di sottolineare nuovamente quanto sia importante il terzo punto: per dare liquidità e, soprattutto, per non fare in modo che i nostri piccoli e medi imprenditori vengano utilizzati come banca - ossia facciano anche da banca per le grandi aziende - e affinché questa brutta prassi dei pagamenti lunghissimi (compiuta anche, peraltro, dalla pubblica amministrazione) non diventi per loro una strozzatura, quel terzo punto sarebbe fondamentale.
Quindi, oltre a tutte le verifiche che già il Governo ha messo in atto, l'ultima raccomandazione è quella di controllare che questo punto, che riguarda le Riba - Pag. 17le fatture anticipate - sia assolutamente messo in pratica. Questi imprenditori, infatti, oltre ad occuparsi, in questo momento (è incredibile), del PIL, dell'occupazione, dell'esportazione, dell'innovazione e della tenuta della nostra economia, non possono e non devono prestare il fianco, con ricadute che tutti conosciamo, a chi, in qualche maniera, sta vicino a loro solo nei momenti in cui le loro imprese sono floride e non nei momenti di grande difficoltà.

(Problematiche conseguenti alla soppressione delle ore di educazione musicale nel piano degli studi del liceo delle scienze umane - n. 2-00626)

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00626, concernente problematiche conseguenti alla soppressione delle ore di educazione musicale nel piano degli studi del liceo delle scienze umane (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIO TASSONE. Signor Presidente, effettuo un brevissimo commento della mia interpellanza n. 2-00626, concernente un tema che dovrebbe essere considerato con una visione molto ampia, evitando una burocratizzazione. Nell'interpellanza si parla dell'insegnamento della disciplina musicale nei licei umanistici, i licei delle scienze umane (ex istituti magistrali). Questa disciplina è scomparsa inspiegabilmente: non vi è dubbio che vi sono problemi anche con riguardo ai vecchi docenti, che perdono il posto, con una prospettiva molto incerta.
Ma vi è anche l'aspetto sociale: più volte abbiamo detto che l'insegnamento musicale doveva essere garantito, ampliato ed espanso. Oggi, invece, si prevede questo insegnamento soltanto nelle scuole degli istituti musicali, nei licei musicali.
Credo che questo sia un aspetto negativo, anche perché dal liceo di scienze umane escono poi tutte quelle realtà che investono e coinvolgono la scuola primaria, dove l'insegnamento musicale è un passaggio obbligato e importante.
Ma vi è anche un altro dato e un altro riferimento che ritengo debba essere evidenziato e sottolineato: questa disarticolazione della politica da parte del Ministero dell'istruzione, con tutte le problematiche che vengono fuori e con disarticolazioni anche di tipo strategico. Manca una razionalità nell'impostare e una progettualità per quanto riguarda l'insegnamento e la scuola nel suo complesso.
Credo che il liceo di scienze umane si vada così sempre più impoverendo, con una ricaduta, come dicevo, sempre più pesante e sempre più forte sulle altre scuole e sugli altri insegnamenti.
Signor Presidente, attenderò con fiducia, come si suole dire, tanto per usare una frase un po' consumata e consunta, la risposta da parte del sottosegretario dottor Pizza. Sentiamo cosa ci dice il Ministero dell'istruzione attraverso la parola del sottosegretario di Stato; poi, ovviamente, mi riservo di replicare e di fare qualche rilievo.
Mi auguro che nella mia replica avrò elementi per dichiarare la mia soddisfazione rispetto alle cose che ho ascoltato, che ho sentito e che il sottosegretario intenderà trasmettere non soltanto a me e ai sottoscrittori di questa interpellanza, ma a tutta l'Aula di Montecitorio.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, la riforma dei licei è stata definitivamente approvata dal Consiglio dei ministri il 4 febbraio scorso. La riforma partirà dal 2010 e segna un passo fondamentale verso la modernizzazione del sistema scolastico italiano.
L'obiettivo è quello di potenziare i percorsi didattici dei licei al fine di approfondire le competenze, le conoscenze e le abilità richieste per l'accesso ai corsi di studio universitari e dell'alta formazione, nonché per l'inserimento nel tessuto sociale e nel mondo del lavoro, atteso che gli Pag. 18strumenti culturali e metodologici previsti dagli attuali percorsi dei licei si sono rivelati insufficienti ai fini della comprensione approfondita dei temi legati alla persona e alla società nella realtà contemporanea e non adeguati all'inserimento dello studente nella vita sociale, nel mondo del lavoro e per la prosecuzione degli studi.
I 396 indirizzi sperimentali, i 51 progetti assistiti dal Ministero e le tantissime sperimentazioni attivate sono ricondotti a sei licei; ciò per consentire alle famiglie e agli studenti di compiere scelte chiare. Il liceo delle scienze umane sostituisce il liceo sociopsicopedagogico portando a regime le sperimentazioni avviate negli anni scorsi. Nel suo ambito, potrà essere attivata un'opzione economico-sociale in cui saranno approfonditi i nessi e le interazioni fra le scienze giuridiche, economiche, sociali e storiche. Si tratta di un indirizzo liceale che guarda alle migliori esperienze europee, a partire da quella francese.
Il profilo educativo del liceo delle scienze umane è finalizzato principalmente a far acquisire agli studenti, al termine del percorso di studio, le conoscenze dei principali campi di indagine delle scienze umane mediante gli apporti specifici e interdisciplinari della cultura pedagogica, psicologica e socio-antropologica, ed inoltre, attraverso la lettura e lo studio diretto di opere e di autori significativi del passato e contemporanei, la conoscenza delle principali tipologie educative, relazionali e sociali proprie della cultura occidentale e il ruolo da esse svolto nella costruzione della civiltà europea.
Al termine del percorso di studio gli studenti dovranno anche acquisire capacità di identificare modelli teorici e politici di convivenza, le loro ragioni storiche, filosofiche e sociali, e i rapporti che ne scaturiscono sul piano etico-civile e pedagogico-educativo.
Attese tali finalità, la musica non figura tra gli insegnamenti obbligatori nel quadro orario del nuovo liceo delle scienze umane.
Ricordo comunque che, ferma restando la coerenza con il profilo educativo, culturale e professionale dello studente proprio del liceo delle scienze umane, le istituzioni scolastiche possono, nell'ambito della propria offerta formativa e utilizzando la quota dei piani di studio rimessa alle stesse, rimodulare il piano stesso introducendo nuovi insegnamenti tra quelli indicati nell'Allegato H del regolamento. In tale allegato viene esplicitamente indicato, tra i possibili insegnamenti, la disciplina «musica».
Per ciò che concerne il personale docente interessato, faccio presente che nell'ambito delle dotazioni organiche del personale docente definite annualmente con il decreto interministeriale, fermi restando il conseguimento, a regime, degli obiettivi finanziari di cui all'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, può essere previsto un contingente di organico da assegnare alle singole istituzioni scolastiche e/o disponibile attraverso gli accordi di rete, con il quale possono essere potenziati gli insegnamenti obbligatori per tutti gli studenti e/o attivati ulteriori insegnamenti, finalizzati al raggiungimento degli obiettivi previsti dal piano dell'offerta formativa mediante la diversificazione e personalizzazione dei piani di studio. L'elenco di detti insegnamenti è contenuto come già riferito, nell'Allegato H del regolamento.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, chiedo scusa per questo mio momento di blocco: stavo cercando di metabolizzare quanto ci ha comunicato il sottosegretario Pizza, che certamente ringrazio. Lo ringrazio non per un fatto di cortesia, rituale, liturgica, ma perché molte volte esprime grande determinazione, grande coraggio nel portare avanti qualche risposta, come questa, che certamente non è esaltante né per l'interpellanza, né per quanto riguarda il Parlamento.
Il sottosegretario Pizza, al quale ci legano vincoli di grande amicizia, e soprattutto Pag. 19di comune esperienza trascorsa, può capire qual è il mio disagio, visto e considerato che questa risposta ad un atto di sindacato ispettivo, non dico che sia deludente, ma per alcuni versi è fuorviante, perché non affronta e non coglie nella maniera più assoluta il senso delle nostre richieste.
Nella prima parte il sottosegretario Pizza, riportando le indicazioni dell'ufficio legislativo del Ministero, si attarda in una ricognizione generica e generale, dimostrando attraverso le considerazioni che sono contenute nella risposta all'interpellanza un grande disagio, una grande incertezza, e l'assenza di una politica forte per quanto riguarda l'organizzazione degli istituti, la loro razionalizzazione e gli obiettivi che dovrebbero essere raggiunti.
Non credo che tale attardarsi attraverso riferimenti, attraverso il chiaro richiamo alla sperimentazione, possa dare una qualche soddisfazione, e non può assolvere il Governo dalle modalità con cui si muove, e dal modo in cui si proietta per quanto riguarda tutta la problematica della scuola. A furia di fare sperimentazioni, signor Presidente, siamo giunti ad una situazione di grande disagio, e soprattutto di grande degrado.
Vi è stato un periodo in cui venivano esaltati gli insegnamenti umanistici quindi quelli tecnici e scientifici, ma non si è mai trovato un raccordo, un minimo di sinergia rispetto a quella che deve essere l'offerta che occorre garantire.
Non vi è dubbio che la risposta non è assolutamente esaustiva. Ho capito, infatti, che in materia sono stati approvati dei provvedimenti, ma chiedevo soprattutto se vi è una possibilità di reintrodurre la musica alla luce di una nuova valutazione: ma il Ministro le valutazioni non le ha fatte, né prima né dopo!
Nel momento in cui diciamo che gli ex istituti magistrali e soprattutto che il liceo delle scienze umane dovranno poi assicurare in gran parte il personale destinato all'insegnamento presso le scuole elementari e di primo grado nelle quali è previsto l'insegnamento musicale, a tale riguardo non abbiamo nessun tipo di risposta. Ma lo sa il sottosegretario Pizza che in quest'Aula abbiamo discusso continuamente circa l'esistenza di un problema forte per quanto riguarda il dato musicale? Si è parlato molte volte dell'armonia nonché dell'accostamento alla matematica e alle discipline scientifiche rispetto ad una determinata tradizione, se vogliamo anche quella greco-romana, ma non vi è dubbio che tutto questo viene infranto rispetto ad un appesantimento burocratico che lascia al Ministro la possibilità di stabilire le quote rispetto agli orari, all'organizzazione locale oppure agli accordi.
Tutto ciò non configura una politica: questa non è una scelta, bensì un modo di incedere lungo un percorso che mostra certamente debolezza ed inanità rispetto alla complessità dei problemi e ai grandi interrogativi che oggi la nostra società si pone.
Si registra poi anche un'assenza rispetto alla previsione di disposizioni volte all'utilizzo presso altri istituti dei docenti che perdono il posto: su questo non è stato detto assolutamente nulla.
Molte volte parliamo del liceo delle scienze umane ma vi è una scarsa considerazione dell'uomo: qui c'è anche l'uomo, l'uomo che apprende, il discente, e l'uomo che insegna, il docente.
Rispetto alle scelte precedentemente compiute, si assiste ad un ribaltamento di tutto ciò perché prima la disciplina musicale compariva in tutte le proiezioni; ma poi è scomparsa, certamente negli accordi cui faceva ampiamente riferimento il sottosegretario, e non se ne è capito il perché, dal momento che la scomparsa di tale materia comporta un sacrificio ed una negatività che oggi avvertono sia i docenti sia gli alunni (e questo ovviamente senza una chiara indicazione).
Ma soprattutto, signor sottosegretario, la sua risposta - lo dico a lei ma anche al Ministro ed al Governo nel suo complesso - è il chiaro segno della rinuncia ad una politica in questo settore, una rinuncia forte rispetto ad alcuni aspetti umani e di esaltazione umana entro cui l'insegnamento Pag. 20delle scienze umane rappresenti ovviamente non un'eventualità, ma un fatto serio, forte e centrale.
Tutto questo manca, si assiste ad una approssimazione, ad un modo di cogliere le cose in termini molto approssimativi e molto precari.
Signor Presidente, anche qui si avverte una esaltazione del relativismo; forse avremo modo di fare interventi e discorsi in altre occasioni e in altre circostanze, ma il relativismo prevale su quelli che sono ovviamente i condizionamenti burocratici.
Il sottosegretario sa infatti quali sono stati gli interessi, forse molto articolati e molto preoccupanti, che si sono annidati all'interno dei gestori della pubblica istruzione o della cultura nel nostro Paese, che eliminano discipline ma anche pezzi di sensibilizzazione che pure dovrebbero essere garantiti all'interno del nostro Paese.
Ciò detto, signor Presidente, rinnovando il ringraziamento al sottosegretario Pizza, senza dubbio dichiaro la mia delusione e soprattutto la mia non accoglienza e la mia preoccupazione per come, riguardo ad una materia ed un tema come questo, il Governo dimostra non soltanto incertezze, inanità e debolezze, ma anche la mancanza di una visione e soprattutto di lungimiranza.
Ma la cosa più drammatica è quando anche in questo settore, su questo tema, vi è un'assenza di lungimiranza e, soprattutto, quando c'è una visione angusta, con un respiro molto corto.

(Chiarimenti inerenti allo stato dei lavori, ai costi e alle modalità di aggiudicazione degli appalti per le opere connesse al programmato vertice del G8 nell'isola di La Maddalena - n. 2-00622)

PRESIDENTE. L'onorevole Calvisi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00622, concernente chiarimenti inerenti allo stato dei lavori, ai costi e alle modalità di aggiudicazione degli appalti per le opere connesse al programmato vertice del G8 nell'isola di La Maddalena (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, innanzitutto, anche a nome dei colleghi che sono qui con me questa mattina, voglio ringraziare il sottosegretario Pizza per la sua presenza in Aula. È la seconda volta che il sottosegretario Pizza viene in Aula per rispondere sui lavori del G8, l'altra volta era venuto per rispondere sui lavori di un'opera collaterale importante come la realizzazione della Olbia-Sassari.
Quindi lei, signor sottosegretario, sta diventando sicuramente competente in materia e ci fa piacere la sua presenza. Non le nascondo poi la mia ammirazione in quanto lei è stato uno degli ultimi titolari del simbolo della Democrazia Cristiana, quindi, è uno dei miei politici preferiti in questo Parlamento.
Però, detto questo, noi oggi sicuramente avremmo preferito interloquire con il sottosegretario Bertolaso, perché avremmo considerato la sua presenza un atto di rispetto verso l'opposizione, in quanto l'atto ispettivo che abbiamo presentato è stato firmato da tutta la presidenza del gruppo, e sarebbe stato anche un atto di coraggio. Comunque lei, signor sottosegretario, qui rappresenta degnamente il Governo, viene a rispondere a nome del Governo e, quindi, ascolteremo le sue parole.
Non aveva niente da temere il sottosegretario Bertolaso a venire qui, perché noi, con la nostra interpellanza urgente, ci soffermiamo sugli aspetti di merito, non vogliamo minimamente essere rapiti dalla tentazione di affrontare in quest'Aula il tema delle indagini giudiziarie che hanno coinvolto i vertici della Protezione civile o peggio di celebrare il processo a Guido Bertolaso e ai suoi collaboratori in Aula. Per noi la politica non può avere il compito di accertare la sussistenza di comportamenti illeciti, questa funzione spetta ai giudici e in quell'ambito deve rimanere.
Tuttavia, signor sottosegretario Pizza, quello che succede in ambito giudiziario, solleva il tema delle responsabilità politiche, che è cosa diversa dal tema delle responsabilità giudiziarie e penali; solleva il tema, quindi, delle grandi responsabilità politiche che questo Governo si è assunto Pag. 21nel gestire tutta la vicenda del mancato vertice del G8 a La Maddalena. Oramai, mi pare che su questo punto non vi possano essere più dubbi.
Affermo ciò, signor sottosegretario Pizza, da parlamentare sardo che, insieme ai suoi colleghi, era convinto, e rimane tuttora convinto, che i lavori del G8 a La Maddalena, e anche i lavori per le opere collaterali, come la Olbia-Sassari (lei è venuto proprio in quest'Aula a rispondere a un nostro atto ispettivo sull'Olbia-Sassari), andavano fatti necessariamente con le procedure accelerate, con gli interventi tipici delle procedure di cui è investita la Protezione civile per gestire emergenze o altri eventi assimilabili. Non ho cambiato idea rispetto a quella posizione.
A La Maddalena, lo voglio dire per ricordare questo dato, quando si decise di organizzare il G8, si trattava di fare importanti opere di ristrutturazione di edifici militari imponenti, emblema di una presenza militare che aveva caratterizzato la vita dell'isola per tutto il dopoguerra e ancora prima; si trattava di liberare beni abbandonati dalla Difesa, e perciò dismessi dallo Stato in accordo con la regione Sardegna, per essere destinati al servizio del mercato turistico internazionale; si trattava di realizzare opere infrastrutturali importanti nella città di La Maddalena; si trattava di realizzare una grande bonifica ambientale, una delle più imponenti mai realizzate nel nostro Paese
Tutto doveva essere fatto in fretta perché bisognava preparare La Maddalena per essere esposta a livello planetario, approfittando dello svolgimento di un vertice importante come quello del G8. Tutto doveva essere fatto in fretta per poter dire: ecco che La Maddalena - un'isola bellissima, perla del Mediterraneo, uno dei posti più belli del mondo, che per tanto tempo ha sacrificato una naturale vocazione alla valorizzazione di quello straordinario patrimonio culturale e ambientale per servire lo Stato, le ragioni di sicurezza nazionale e internazionale - veniva liberata e poteva affrontare il cammino di una nuova storia. Ecco quindi allora i finanziamenti, le strutture ricettive, le opere per la nuova opportunità, le infrastrutture per una città che si candidava ad essere una piccola Davos del Mediterraneo, un'altra Costa Smeralda della nord Sardegna. Sono quindi tra quelli che non giudicano uno spreco i soldi spesi a La Maddalena.
Si è parlato di 320 milioni spesi a La Maddalena (c'è il rendiconto nel sito della Protezione civile); io non sono d'accordo sul fatto che sia stato uno spreco, perché è stato importante costruire, laddove c'era il vecchio arsenale militare, un albergo di lusso, è stato importante prevedere una sala congressi in grado di ospitare qualsiasi evento internazionale, è stato importante trasformare un molo militare in un porto turistico moderno, è stato importante lasciare un'area per far sorgere, un domani, un importante polo industriale della nautica, è stato importante fare una bonifica da 22 milioni di euro per bonificare l'area adiacente al vecchio arsenale non dalle sterpaglie - come pensa qualcuno - ma dall'amianto, da una bomba per la salute di turisti e abitanti de La Maddalena.
È stato importante convertire un obbrobrio come il vecchio ospedale militare in una struttura alberghiera di lusso. È stato importante dare a La Maddalena un impianto di depurazione e potabilizzazione. Già, perché la presenza militare non aveva garantito l'acqua potabile in quell'isola. È stato importante trasformare quella specie di ponte tibetano, che collegava l'isola de La Maddalena a Caprera, in un ponte come si deve. Allora, sottosegretario, apprezzerà come sto riconoscendo anche l'importanza di quello che è stato fatto. Uno spreco tutto questo sarà nel momento in cui non si riuscirà a realizzare l'obiettivo strategico che era dietro a tutte queste opere, cioè convertire l'economia militare de La Maddalena in un'economia di tipo civile, di tipo turistico, basata sulla valorizzazione delle risorse straordinarie di quel sito. Il rischio c'è - le dico, sottosegretario - perché il duo Berlusconi-presidente Cappellacci sicuramente crede meno a quell'obiettivo di quanto ci credeva il duo presidente Soru-presidente Prodi, però ancora non siamo a Pag. 22quel punto. Detto questo, le indagini della magistratura ma anche le inchieste coraggiose di alcuni giornalisti della carta stampata, sia a livello nazionale sia a livello locale (in Sardegna), ci dicono che molte cose non sono andate come dovevano andare; che su molte cose, prima che la magistratura accerti le responsabilità penali, il Governo è chiamato a rispondere delle sue responsabilità politiche; che su molte cose occorre fare trasparenza e chiarezza, perché trasparenza e chiarezza fino a questo momento non ci sono state. Guardi, sottosegretario Pizza, ad oggi, noi parlamentari della Sardegna non sappiamo qual è lo stato dei beni, delle opere e delle strutture ricettive dell'isola de La Maddalena inizialmente destinati ad ospitare i lavori del G8. Non sappiamo se corrispondono al vero le notizie riportate dagli organi di informazione nazionale e sardi sullo stato di abbandono di quelle strutture.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,35)

GIULIO CALVISI. Non sappiamo se le ditte appaltatrici di quei lavori e subappaltatrici hanno messo da qualche parte carta pesta al posto di cemento armato. Sappiamo invece molto sull'assenza di trasparenza per quanto riguarda l'aggiudicazione dei lavori e sulla diffusione del lavoro nero durante l'esecuzione dei lavori stessi. È incredibile che in siti del genere, sottoposti a segreto militare, si potesse fare una scoperta di lavoro nero. Sappiamo molto - perché a suo tempo la precedente amministrazione regionale protestò - sul costo eccessivo delle opere, sulla lievitazione innaturale, apparentemente ingiustificata, del costo delle opere stesse. Sappiamo e molto sul mancato rispetto dell'accordo Stato-regione dell'ottobre 2007 che prevedeva l'assicurazione di una quota dei lavori alle imprese sarde, e sappiamo anche che molte imprese subappaltatrici della fornitura non sono state pagate per i lavori che hanno eseguito.
È il primo punto della nostra domanda, sottosegretario Pizza. Ci risponda su queste cose. Il Governo ci deve rispondere su quanto ho riferito. Sono domande molto precise e dettagliate.
Sottosegretario, non vorrei che lei mi facesse l'elenco degli atti importanti compiuti a La Maddalena: quello l'abbiamo già fatto, lo sappiamo da soli. I parlamentari sardi sanno che sono state compiute opere importanti. Tuttavia su queste opere non c'è chiarezza, non c'è trasparenza e gradiremmo un chiarimento, sottosegretario Pizza. Gradiremmo un chiarimento perché siamo avviliti e molto arrabbiati. Infatti se oggi in Sardegna un'intera classe dirigente sarda, della Gallura e de La Maddalena non sa dare risposte a queste domande vuol dire che la Sardegna è stata completamente tenuta all'oscuro di quanto si faceva sui beni, su opere che sono sue e non dello Stato. Infatti quelle opere e quei siti, sottosegretario, sono di proprietà della regione Sardegna. Eppure la Sardegna non ha inciso e non ha contato niente. È stata progressivamente esautorata e spogliata delle sue prerogative e della sua sovranità.
A La Maddalena si è consumata una vera e propria opera di colonizzazione dei sardi e delle sue istituzioni autonomistiche ad opera di faccendieri e persone senza scrupoli, se le indagini e le ipotesi di accusa della magistratura dovessero trovare conferma nei processi. Su questo - mi dispiace dirlo - il sottosegretario Bertolaso ha precise responsabilità politiche. Lo dico augurando al sottosegretario Bertolaso di dimostrare l'estraneità da tutte le accuse di natura penale che oggi gli vengono rivolte. Lo dico perché quando penso a questa vicenda de La Maddalena e del G8 e penso a quanto è accaduto individuo un percorso che ha contrassegnato una progressiva emarginazione e mortificazione della partecipazione, della possibilità di decidere da parte delle istituzioni della Sardegna sul loro territorio e, quindi, sul loro futuro.
La vicenda del G8 a La Maddalena è iniziata con Prodi Presidente del Consiglio, Soru presidente della regione e il dottor Bertolaso capo del Dipartimento della protezione Pag. 23civile. Il suo ruolo è importante perché attiene ad una discussione che da poco abbiamo fatto in quest'Aula sul ruolo della Protezione civile nel nostro Paese. Era capo del Dipartimento della protezione civile e, quindi, figura amministrativa sottoposta all'indicazione e alle direttive dell'autorità politica, che segue gli indirizzi generali dell'autorità politica. Prodi aveva detto a Bertolaso di concordare tutto con il presidente della regione. In questa prima fase infatti la regione partecipa attivamente alla definizione di tutto il progetto per La Maddalena. In seguito c'è stata la fase Berlusconi Presidente del Consiglio, Soru presidente della regione e Bertolaso capo del Dipartimento ma anche sottosegretario. È chiaro che lì le cose sono cambiate, lì si vede che il dottor Bertolaso ha avuto il mandato di agire dal Presidente del Consiglio al di là delle prerogative del presidente della regione. Infatti immediatamente è cambiata la qualità della collaborazione e il quadro di riferimento. L'ente attuatore procede in segretezza all'affidamento dei lavori, partono i lavori governati interamente dalla Protezione civile e con la regione Sardegna messa ai margini.
Poi vi è stata la fase Berlusconi, Cappellacci presidente della regione e il dottor Bertolaso non più sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ma vero uomo forte del Governo, deus ex machina di questo Governo. L'unica figura forte di questo Governo insieme al Ministro Tremonti. Lì Bertolaso è diventato viceré de La Maddalena. Tutto quello che succedeva a La Maddalena veniva deciso dal sottosegretario Bertolaso. La regione Sardegna - mi dispiace dirlo - lì è sparita. L'appalto politico della Protezione civile su La Maddalena era assoluto. La regione silente e assente. In questo modo su La Maddalena al di là del controllo del sindaco e della provincia e di qualche atto ispettivo di noi parlamentari sardi è sceso il silenzio, ed è sceso ancora di più il silenzio dopo lo spostamento del G8 a L'Aquila. Dunque oggi noi chiediamo al Governo di sapere quello che non abbiamo saputo perché le nostre stesse istituzioni autonomistiche non hanno saputo. Chiediamo la trasparenza che non vi è stata, chiediamo di intervenire per porre rimedio agli errori senza aspettare le pronunce della magistratura che voglio ringraziare per il lavoro che sta svolgendo e verso la quale esprimiamo la massima fiducia nostra e dei cittadini sardi.
Le domande che le rivolgiamo, sottosegretario Pizza, sono molto puntuali e precise. Sulle opere e sui lavori le ho già detto: è la prima domanda che le rivolgiamo con la nostra interpellanza.
Seconda domanda: c'è tutta la vicenda dei beni dismessi nella regione, secondo gli accordi intercorsi nel marzo 2008 tra la regione Sardegna e lo Stato italiano, in attuazione dell'articolo 14 dello Statuto sardo, un elenco lunghissimo di beni di proprietà della Difesa, di proprietà dello Stato avrebbero dovuto transitare nella piena disponibilità e proprietà della regione Sardegna.
Vi erano impegni precisi su questo. Nell'interpellanza urgente in esame è citato anche un dispositivo del Comitato di coordinamento nazionale per la Presidenza italiana del G8 che dice di dismettere subito i beni e di accelerare la pratica di consegna alla regione Sardegna.

PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.

GIULIO CALVISI. Concludo, signor Presidente. Questo processo di dismissione si è interrotto? Che fine ha fatto? Perché siamo ancora in questa situazione? Solo ad oggi, dei quasi 50 beni che dovevano essere consegnati solo 2 sono stati consegnati alla regione Sardegna.
Terza domanda. L'area dell'ex arsenale, l'area più importante che doveva essere dismessa: albergo a cinque stelle, porto, un centro residenziale, una sala congressi e via dicendo. Vi è un ricorso da parte di alcune ditte proprio su come è stato organizzato l'appalto per la gestione dell'ex arsenale de La Maddalena. Gli ex presidenti della regione, il presidente Soru ed il presidente vicario dottor Mannoni, dicono di non aver dato l'intesa per fare Pag. 24la gara di appalto. Ci dia un chiarimento su questo.
Inoltre - e concludo, signor Presidente - ci venga detto perché, visto che nella gara di appalto si dice che deve essere versata un'una tantum allo Stato e deve essere pagato un canone di locazione alla regione Sardegna, tutti i soldi non vanno alla regione Sardegna, considerato che il G8 non si fa più. E ancora: quanto paga, se ha pagato e quando inizia a pagare la società che ha vinto l'appalto per la gestione dell'ex arsenale.

PRESIDENTE. Deve concludere onorevole.

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, è possibile che io stia parlando da 20 minuti?

PRESIDENTE. Onorevole Calvisi, a termini di Regolamento lei ha a disposizione 15 minuti e già sta parlando da 16 minuti.

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, mi avevano detto 20 minuti.

PRESIDENTE. Ho l'ingrato compito di correggere questa informazione.

GIULIO CALVISI. Tra l'altro, la mia era una fonte autorevole, visto che l'informazione mi era stata data dall'ex presidente di gruppo, quindi avevo tarato il mio intervento su quei tempi.

PRESIDENTE. Talvolta sbaglia anche il prete a dir messa.

GIULIO CALVISI. Cito rapidamente: vi è poi l'area dell'ex ospedale militare. Anche lì, quand'è che viene fatto l'appalto? E perché lo deve fare la Protezione civile e non la regione Sardegna?
Vi è poi il problema dei vertici internazionali che dovevano essere organizzati nell'isola de La Maddalena e di cui non vi è traccia. Vi è infine un'altra cosa - e concludo, signor Presidente - cioè i lavori della Olbia-Sassari, opera collaterale al G8. Anche lì la struttura che ha fatto il G8 a La Maddalena dovrebbe anche presiedere e sovrintendere alla messa in opera della Olbia-Sassari. Mi domando perché...

PRESIDENTE. Adesso concluda, onorevole!

GIULIO CALVISI. Sto concludendo, signor Presidente.

PRESIDENTE. No, non sta concludendo: concluda!

GIULIO CALVISI. Su questo, signor sottosegretario Pizza, le chiediamo una risposta.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, vorrei ringraziare l'onorevole Calvisi per le parole cortesi che ha ritenuto di utilizzare nei confronti della mia persona. Lo dico senza vis polemica, lei sa benissimo che il Governo è legittimamente rappresentato da qualunque dei suoi componenti. Il Governo dà molta importanza non solo regolamentare, ma anche politica agli atti di sindacato ispettivo.
La mancata presenza del collega Bertolaso non vuole assolutamente essere un atto di scortesia nei confronti suoi e degli altri autorevoli cofirmatari, ma lei si rende conto che questo Governo è di particolare snellezza, tale da non trovare esempio, perlomeno negli ultimi dieci anni di vita governativa del Paese, per cui spesso bisogna fare di necessità virtù e sostituirsi per razionalizzare il lavoro.
In riferimento all'atto di sindacato ispettivo che ha presentato, concernente interventi per la dichiarazione di grande evento per la Presidenza italiana del G8 all'isola de La Maddalena in Sardegna, faccio presente che con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 21 settembre 2007 la Presidenza italiana del Pag. 25vertice G8 è stata dichiarata grande evento ai sensi di quanto previsto dall'articolo 5-bis, comma 5, del decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge del 9 novembre 2001, n. 401.
La localizzazione del summit nell'isola de La Maddalena è derivata da un'iniziativa dell'allora presidente della regione Soru, condivisa dal Governo Prodi.
Con l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3629 del 20 novembre 2007, il capo del Dipartimento della protezione civile è stato nominato commissario delegato con il compito di provvedere al coordinamento di tutte le iniziative correlate al grande evento, ivi compresa l'attuazione degli interventi di realizzazione, di allestimento e di adeguamento delle strutture presso le quali si sarebbero svolte le manifestazioni collegate al vertice del G8. Allo stesso è stato, altresì, affidato l'incarico di conseguire urgentemente le disponibilità dei beni, delle forniture e dei servizi necessari per l'organizzazione stessa.
Per l'attuazione di tali compiti, al commissario delegato è stato consentito di derogare ad alcune disposizioni legislative, debitamente indicate nelle pertinenti ordinanze di protezione civile, nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico, delle direttive comunitarie e della direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 ottobre 2004, recante «Indirizzi in materia di Protezione civile, in relazione alle attività contrattuali riguardanti gli appalti pubblici di lavori, di servizi e di forniture di rilievo comunitario».
Con l'ordinanza n. 3663 del 19 marzo 2008, sono stati individuati gli immobili di proprietà dello Stato da destinare alla sede del grande evento e delle principali strutture di accoglienza, disponendo la dismissione dei medesimi beni da parte del Ministero della difesa a favore della regione autonoma della Sardegna. Tutto ciò previa delocalizzazione di alcune attività e funzioni ancora ivi svolte, e disponendo per gli immobili appartenenti al demanio del ramo Difesa, la loro sdemanializzazione e il loro passaggio al patrimonio disponibile dello Stato, in deroga della procedura prevista dall'articolo 829 del codice civile.
Il commissario delegato, a seguito delle citate ordinanze, ha preso in consegna, tra le altre, anche le aree e gli immobili situati nell'ex arsenale de La Maddalena, realizzando gli interventi di adeguamento ed allestimento delle strutture presso cui si sarebbero svolte le manifestazioni del grande evento. Questo ha permesso di trasferire l'area dell'ex arsenale militare dal demanio statale a quello regionale, risolvendo una disputa tra Stato e regione che perdurava da quindici anni e che aveva portato quella parte dell'isola al più totale degrado ed abbandono.
Grazie alle accelerazioni consentite dalle norme emergenziali, è stato possibile procedere ad una bonifica senza precedenti, che ha riguardato i rifiuti speciali pericolosi, come eternit, amianto, gomme e oli esausti, nonché i sedimenti inquinanti nella zona di mare antistante il porto, valorizzando, finalmente, il territorio dell'isola sarda.
Successivamente, l'articolo 6 dell'ordinanza n. 3758 del 5 febbraio 2009 ha previsto che, al fine di assicurare l'immediata redditività degli investimenti effettuati a valere sui fondi FAS (i fondi per le aree sottosviluppate) e per favorire il loro positivo impatto nello sviluppo socio-economico dell'isola de La Maddalena, la regione autonoma della Sardegna, per il tramite del commissario delegato, provvedesse ad espletare le procedure selettive accelerate per l'affidamento, in concessione trentennale, poi diventata quarantennale, ai sensi della successiva ordinanza di Protezione civile n. 3774 del 2009, delle aree demaniali. Queste erano già state prese in consegna dalla struttura commissariale per l'organizzazione del grande evento, per la gestione del servizio di ricettività alberghiera, del porto turistico, dell'ex ospedale militare de La Maddalena e delle connesse strutture ed aree situate nell'ex arsenale.
Si precisa che tale ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri è stata Pag. 26adottata con l'intesa della regione autonoma Sardegna, acquisita con nota del 28 gennaio 2009, mentre non è stata necessaria l'intesa della regione riguardo alla successiva predisposizione dei bandi di gara, la cui autorizzazione per il commissario delegato ad espletare le procedure selettive è consentita nella disposizione prevista dal suddetto articolo 6, comma 4, della stessa ordinanza n. 3738.
Quindi, è stato adottato, dal commissario delegato, il bando di gara - pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 18 febbraio 2009 - per l'affidamento in concessione della gestione del servizio di ricettività alberghiera del nuovo complesso immobiliare della residenza del Forte Carlo Felice (ex ospedale). Tale procedura è andata deserta.
È stato, altresì, adottato il bando di gara per la gestione del servizio di ricettività alberghiera del porto turistico e delle connesse strutture ed aree situate nell'ex arsenale (pubblicato in data 10 febbraio 2009 nella Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee - GUCE - e nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana del 13 febbraio 2009).
Aggiudicataria della gara è risultata l'unica società partecipante, Mita Resort Srl, come da avviso di aggiudicazione pubblicato nella GUCE in data 25 giugno 2009, che ha programmato cospicui investimenti sull'isola per incrementare l'accoglienza turistica, assumendo maestranze direttamente dall'isola per la gestione del complesso alberghiero.
Successivamente all'aggiudicazione della gara, con l'articolo 17 del decreto-legge n. 39 del 2009, convertito con modificazioni dalla legge n. 77 del 2009, emanato a seguito dei noti eventi sismici che hanno colpito l'Abruzzo, la sede del vertice è stata spostata a L'Aquila, mentre le ordinanze di protezione civile, adottate in conseguenza della dichiarazione di «grande evento» ai sensi del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 settembre 2007, hanno continuato ad applicarsi per assicurare il completamento delle opere in corso di realizzazione e già programmate, e di quelle da programmare nei limiti delle risorse rese disponibili dalla regione Sardegna e dagli enti locali per la diversa localizzazione del vertice G8.
Inoltre, al fine di conseguire il contenimento della spesa pubblica, per affrontare gli oneri derivanti dall'emergenza sismica in Abruzzo, il citato decreto-legge n. 39 ha affidato al commissario delegato il compito di provvedere alla riprogrammazione e rifunzionalizzazione degli interventi per l'organizzazione del vertice G8 e di adottare ogni necessario atto consequenziale per la rilocalizzazione del predetto vertice.
Tuttavia, fatta ovviamente salva la puntuale verifica delle quantità effettivamente realizzate per ciascuna categoria di lavori, servizi e forniture, i rapporti giuridici sorti in attuazione dell'ordinanza n. 3629 del 20 novembre 2007 e successive modificazioni, sono stati rinegoziati, fatto salvo il diritto di recesso dell'appaltatore.
In attuazione delle disposizioni di cui al citato articolo 17 del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, con l'articolo 13 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3774 del 2009, si è stabilito che la concessione delle aree demaniali passasse da trentennale a quarantennale, in considerazione delle conseguenze derivanti dal trasferimento della sede del vertice G8. Tutto ciò in considerazione della mancata promozione del sito e delle strutture ricettive realizzate nell'isola di La Maddalena, dell'esigenza di mantenere la necessaria redditività degli investimenti effettuati e il loro positivo impatto sullo sviluppo socio-economico dell'isola, nonché tenendo conto dei maggiori oneri derivanti al concessionario dalle prescrizioni alle proposte progettuali esaminate in sede di conferenza di servizi, finalizzate a garantire la migliore sostenibilità ambientale degli interventi.
In attuazione delle richiamate disposizioni normative sopravvenute, il commissario delegato ha provveduto a rinegoziare con la società affidataria i contenuti del rapporto di concessione, per tenere conto della mutata situazione intervenuta successivamente all'aggiudicazione, considerando Pag. 27il venir meno degli effetti promozionali, conseguenti alla localizzazione del vertice presso l'ex arsenale di La Maddalena.
Nell'ambito di tale rinegoziazione è stata affidata al concessionario la concessione di alcuni lavori inizialmente previsti a carico della struttura commissariale e sono state recepite le osservazioni formulate dalle amministrazioni interessate all'esito delle relative istruttorie, con il conseguente adeguamento dei progetti finalizzati ad una migliore tutela paesaggistica ed ambientale dell'area affidata in concessione, nonché tenendo conto delle conseguenze economiche sfavorevoli derivate dalla diversa localizzazione del vertice G8.
All'esito della rinegoziazione la società affidataria si è obbligata a corrispondere la somma una tantum di 31 milioni di euro, da versare al Dipartimento della protezione civile in tre rate ed entro 13 mesi dalla consegna definitiva delle aree e delle strutture, con attestazione dell'avvenuta bonifica completa dello specchio acqueo ricompreso nella concessione. La società dovrà, altresì, corrispondere alla regione Sardegna un canone annuo in concessione di 60 mila euro, soggetto ad adeguamento ISTAT, per l'intera durata della concessione, che, lo ricordo, è quarantennale.
In merito alla corresponsione del citato importo a titolo di una tantum in favore dell'amministrazione statale, si precisa che ciò era già stato previsto dal bando di gara e che tale scelta appare pienamente giustificata in ragione degli ingenti stanziamenti del Governo per gli interventi in favore del territorio sardo, come si evince dall'articolo 1 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 19 marzo 2008 n. 3663, la quale ha previsto una somma di 90 milioni di euro per iniziative tese a favorire il rilancio turistico e socio-economico dell'arcipelago della Maddalena.
Quanto alle somme provenienti dai fondi FAS di pertinenza della regione autonoma Sardegna, occorre rilevare che gli stessi sono stati utilizzati per investimenti nella medesima regione, pertanto tali risorse sono state allocate nel rispetto delle finalità cui le medesime erano originariamente destinate.
In relazione ai quesiti concernenti lo stato dei beni, delle opere e delle strutture ricettive inizialmente destinate ad ospitare il vertice del G8 previsto a la Maddalena e relativamente all'aggiudicazione dei lavori, si fa presente quanto segue. Da quanto riferito dall'unità tecnica di Missione ex ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3772 del 2009, in data 17 febbraio 2010 le attività tecnico-amministrative successive alla chiusura dei cantieri avvenuta lo scorso 2009 sono attualmente in fase di completamento.
In particolare, il 4 agosto 2009, a seguito dell'avvenuto collaudo statico e nelle more del completamento dei collaudi tecnico-amministrativi, è stata effettuata la consegna provvisoria al concessionario delle opere di proprietà della regione Sardegna e del pubblico demanio marittimo, che ha consentito nel mese di settembre 2009 di celebrare un evento riguardante il vertice Italia-Spagna, utilizzando le strutture nuove e restaurate dell'ex arsenale militare.
Per quanto riguarda gli appalti, sono in fase di formalizzazione le attività legate ai collaudi tecnico-amministrativi del lotto 1-2-3-5-6, bonifiche 1 e 2, mentre risultano già agli atti, consegnati e debitamente firmati, i collaudi del lotto 4-7.
Relativamente alle aree da dismettere, ai sensi della intesa tra Stato, regioni e Ministero della difesa sono in procinto di essere riconsegnate le aree sulle quali insiste la ex caserma Faravelli (lotto 1) e l'ex ospedale militare (lotto 3), sottoposte a manutenzione straordinaria.
Le aree su cui insiste l'ex caserma Sauro saranno poi riqualificate con la realizzazione di edifici ad uso abitativo, come le aree di Porto Palma, su cui saranno effettuati interventi di riqualificazione per il campionato mondiale dei Maxi Yacht della Louis Vuitton Cup, che si terranno quest'anno all'isola di La Maddalena.
Per quanto poi attiene alla paventata diffusione del lavoro nero all'interno dei Pag. 28cantieri, l'unità tecnica di missione ha riferito che nessun caso è stato accertato anche grazie al supporto della committenza da parte della direzione provinciale del lavoro del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con il quale è stato formalizzato un accordo per un assiduo presidio, anche presso le singole aree di cantiere, di tecnici abilitati al controllo ed alla verifica del corretto andamento delle attività, con particolare riferimento alle maestranze ed alle imprese presenti.
In relazione alle procedure adottate per la scelta del contraente, si fa presente che le opere di cui trattasi risultano secretate ex articolo 5 dell'OPCM n. 3663 del 2008 per cui gli appalti sono stati affidati (Commenti del deputato Di Pietro)... Sono quasi alla fine.
Gli appalti sono stati affidati ex articolo 17 del decreto legislativo n. 163 del 2006, con procedura negoziata senza pubblicazione del bando, come previsto dall'articolo 82 dell'ancora vigente regolamento emanato con decreto del Presidente della Repubblica n. 554 del 1999, vista la natura dell'evento internazionale.
Il G8, infatti, come è noto, coinvolge i Capi di Stato e di Governo dei Paesi più industrializzati del mondo che costituiscono evidentemente un obiettivo sensibile. Conseguentemente, le fasi di progettazione e di realizzazione degli interventi insistenti sull'area militare hanno richiesto speciali misure di sicurezza e di riservatezza, dovendo garantire la protezione di interessi essenziali alla sicurezza dello Stato.
Le imprese invitate sono state selezionate tra quelle dotate delle qualificazioni generali e speciali ex articolo 3 del Decreto del Presidente della Repubblica n. 34 del 2000, ivi compreso il possesso di una cifra d'affari non inferiore a tre volte all'importo posto a base di gara. In proposito si sottolinea che, alla data delle gare, nessuna impresa sarda è risultata in possesso dei requisiti di qualificazione richiesti per i lotti 3-4-5-6 e 7, compresa un'associazione di circa 40 imprese, non ancora costituita, che non possedeva i requisiti minimi previsti dalle norme regolamentari per la capogruppo e le mandanti.
Va tuttavia specificato che il lotto 2, di importo inferiore a 20 milioni di euro, è risultato aggiudicato ad un'impresa sarda. In ogni caso, si fa presente che le imprese invitate sono state informate del fatto che una quota non inferiore al 20 per cento dell'appalto sarebbe stata affidata ad imprese sarde agli stessi patti, prezzi e condizioni dell'appalto. Ciò è puntualmente avvenuto, come facilmente dimostrabile dagli atti.
Contemporaneamente, nella stessa estate del 2008, sono stati pubblicati bandi, pubblici, ad evidenza comunitaria, relativi all'adeguamento della strada statale Olbia - Sassari, suddiviso in otto lotti per un valore complessivo di oltre 500 milioni di euro, pur rientrando tali opere tra quelle di cui alle riportate ordinanze.
Le gare di cui sopra non sono state, tuttavia, aggiudicate, in quanto manovre di finanza pubblica hanno comportato la mancata assegnazione dei fondi a suo tempo accreditati per gli interventi di cui sopra. In relazione, poi, al presunto stato di abbandono e di degrado delle opere realizzate, denunciato di recente da parte di alcuni organi di stampa, si rende noto che il giorno stesso della denuncia, con un comunicato stampa, i giornalisti italiani e stranieri sono stati invitati dai Dipartimento della protezione civile a partecipare ad un sopralluogo all'isola di La Maddalena, per prendere diretta visione degli interventi realizzati, delle loro finalità, delle prospettive e dei costì sostenuti.
Tutti i giornalisti interessati (della televisione, delle agenzie e della carta stampata), anche l'inviato del giornale che ha denunciato il presunto stato di abbandono, hanno potuto fare le proprie dirette valutazioni sul campo il giorno 2 febbraio ultimo scorso, accompagnati dal Capo della Protezione Civile, dal presidente della regione Sardegna, dal sindaco di La Maddalena e dal progettista, constatando di persona l'enorme intervento di bonifica realizzato (solo nell'area dell'ex arsenale sono stati raccolte e portate via 62.000 Pag. 29tonnellate di rifiuti, il 21 per cento dei quali composto da amianto ed altre sostanze tossiche) e come le strutture, tenuto conto della stagione invernale, siano in ottimo stato e suscettibili di una piena utilizzazione nella prossima stagione estiva.
Infatti, sempre nell'ottica di valorizzazione e recupero dell'arcipelago di La Maddalena, si svolgerà, nel corso dell'anno 2010, la manifestazione velistica Louis Vuitton World Series, dichiarata grande evento con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 ottobre 2009.
Per questa manifestazione sono stati previsti ulteriori interventi da parte del Commissario delegato, elencati nell'articolo 1 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3838 del 30 dicembre 2009 (predisposizione di un piano antincendio, valorizzazione dei beni culturali dell'isola, riqualificazione ambientale). Tale evento, di risonanza internazionale, appare pienamente in linea con le iniziative già adottate dal Governo per il rilancio dell'area in termini turistici.

ANTONIO DI PIETRO. Ma quanto dura questa risposta?

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, il Governo non ha limiti di tempo, quindi lei può continuare, però...

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, manca un paragrafo.

PRESIDENTE. Prego, sottosegretario, non vorrei che sembrasse un'intromissione nei suoi diritti perché lei non ha limiti di tempo, però...

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, sono mortificato. L'atto di sindacato ispettivo era complesso e necessariamente la risposta è abbastanza lunga, comunque leggo l'ultimo paragrafo.

PRESIDENTE. Prego, sottosegretario.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Costituisce, pertanto, intendimento del Commissario delegato procedere, nel rigoroso rispetto delle procedure nazionali e comunitarie, peraltro, sempre assicurato nelle precedenti procedure selettive esperite, alla rapida indizione di una nuova gara che consenta la valorizzazione del complesso immobiliare ora citato.

PRESIDENTE. La ringrazio, signor sottosegretario. Colgo l'occasione per ricordare alcune regole: secondo il nostro Regolamento l'onorevole interpellante ha a disposizione 15 minuti per il suo primo intervento, dopo di che il Governo ha tutto il tempo che vuole, perché il Regolamento non pone limiti di tempo al Governo, e poi sono previsti 10 minuti per la replica.

ANTONIO DI PIETRO. C'è il limite del buon senso, Presidente!

PRESIDENTE. Certo, onorevole Di Pietro, vige sempre il limite del buonsenso, però c'è anche un brocardo che recita qui iure suo utitur neminem laedit: chi fa uso di un diritto che gli è riconosciuto non reca danno a nessuno.
L'onorevole Calvisi ha facoltà di replicare.

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Pizza per l'articolata risposta che ha voluto fornire con riferimento alla nostra interpellanza; se ha preso così tanto tempo è perché oggettivamente l'atto di sindacato ispettivo era molto stringente e le domande erano tante. D'altronde si tratta di una vicenda di cui non si parla solo in Sardegna, se ne sta parlando in tutta Italia e c'è una forte attenzione dell'opinione pubblica e di tutti i cittadini.
Sottosegretario Pizza, vorrei sottoporle alcune considerazioni. Lei ha ricordato che il G8 e le procedure particolari degli interventi tipici della Protezione civile sono stati voluti dal Governo Prodi e dalla giunta presieduta dal presidente Soru; lo sappiamo, eravamo d'accordo, ci Pag. 30sembrava una buona cosa per realizzare una grande operazione di riconversione da un'economia di tipo militare a un'economia di tipo civile. Abbiamo rivendicato, anche oggi in quest'Aula, il valore di quella scelta, abbiamo riconosciuto che quell'intervento è servito a realizzare delle cose importanti; tuttavia, qualcosa non è andato bene.
Purtroppo, sottosegretario, le devo dire che ho trovato evasive le risposte sulla prima parte dell'interpellanza: sul lavoro nero, sugli appalti delle opere, sui costi. Perché queste opere sono costate così tanto? Perché improvvisamente c'è stata una lievitazione dei prezzi? Perché, ancora, diciamo così, non si capisce bene quali tipi di procedure sono state seguite? Poi andrò a leggere il resoconto stenografico della sua risposta, però è evidente che si è verificato qualcosa di non molto chiaro. Purtroppo devo ribadire che la sua risposta sulla prima parte dell'interpellanza non è stata chiara, perché lei ha negato la diffusione del lavoro nero, ma le assicuro, invece, che i sindacati in Gallura hanno detto che c'è stata diffusione del lavoro nero e ricordo che quello era un sito protetto dal segreto militare.
Quanto alla seconda questione, quella dei beni dismessi, lei ha detto che con riferimento ad essi vanno avanti le procedure di dismissione; però ci ha detto anche che sarà dismessa la caserma Faravelli e l'ex ospedale militare.
Io le dico: solo? Perché gli altri beni non verranno dismessi? C'è un lunghissimo elenco concordato tra la regione Sardegna e la Repubblica italiana e quel processo di dismissioni doveva iniziare da subito, ma siamo già in ritardo: doveva essere fatto ieri e non domani. Lei parla della caserma Sauro, di Porto Palma e di altri edifici, però non dice se questi edifici saranno di proprietà della regione come da accordi presi, o saranno gestiti dallo Stato. Quindi, anche su questo aspetto le dichiaro la mia insoddisfazione per la risposta perché avrei voluto un'altra risposta, ad esempio: «siamo in ritardo ma entro un mese dismetteremo tutti i beni che facevano parte di quell'accordo Stato-regione del 2008». È un accordo iniziato, peraltro, negli anni del Governo Prodi con il lavoro brillante fatto dall'ex Ministro della difesa Arturo Parisi.
In ordine alla gestione dell'area più importante, quella che doveva ospitare i lavori del G8 detta ex arsenale, lei sottosegretario ha detto una cosa che voglio rileggere bene. Gli ex presidenti della regione - il presidente Soru e il presidente vicario dottor Mannoni, il quale ha svolto le funzioni di presidente durante il periodo di dimissioni del presidente Soru - hanno detto che l'appalto per la gestione dell'ex arsenale era stato fatto senza un'intesa formale della regione. Infatti io ho qui i documenti che accertano che l'intesa formale della regione non c'è stata. C'è stata, invece, una risposta della presidenza della regione Sardegna che afferma che l'intesa c'è stata. Lei oggi ha detto un'altra cosa: che l'intesa non serviva e che quell'appalto poteva essere fatto senza intesa. Ora voglio verificare bene cosa prevede la legislazione vigente, ma lei ha affermato che quell'appalto è stato fatto senza intesa, in quanto non serviva perché c'era un'ordinanza che dava il potere a Bertolaso di fare l'appalto per la gestione di quella struttura senza intesa. Quello che ha detto è una cosa abbastanza grave, perché è un ulteriore misconoscimento delle responsabilità e delle prerogative della regione autonoma della Sardegna su beni che saranno e che dovevano essere della regione autonoma della Sardegna, alla quale non è chiesta neanche un'intesa per esprimersi circa la modalità di organizzazione di un appalto. Questa è una cosa gravissima sottosegretario Pizza! È gravissimo quello che lei ha oggi detto in Aula.
Inoltre c'è la questione della Mita resort che abbiamo sottolineato anche nell'interpellanza. Prima si doveva fare il G8, poi non si è fatto più e non c'è più la pubblicità di un evento straordinario come il G8. Forse chi gestisce quella struttura dovrà pagare di meno e la concessione passa da trenta a quarant'anni. Per adesso Pag. 31nessuno conosceva i costi. Ma lei oggi ci ha detto che si pagano a titolo di una tantum 31 milioni di euro alla Protezione civile e 60 mila euro l'anno per quarant'anni anni per una struttura che complessivamente comprende: porto, centro congressi, hotel di lusso. Ciò allo Stato è costato, con soldi della regione Sardegna, dottor Pizza, 209 milioni di euro. Invece si hanno 60 mila euro l'anno per quarant'anni, ovvero 2 milioni 400 mila euro. Mi sembra molto poco: un saldo!
Io insisto, in quanto c'è scritto che quei 40 milioni di euro una tantum, ridotti a 31 milioni di euro come lei ci ha detto, dovevano ristorare la Protezione civile per l'organizzazione del G8, ma il G8 non si è fatto! Quelle opere erano state finanziate, come scriviamo nell'interpellanza, con le risorse del FAS della regione Sardegna. Sa perché la regione Sardegna non ha dato l'intesa? Perché il Governo aveva utilizzato le risorse del FAS non per la Sassari-Olbia, secondo gli accordi prima presi con il governo Soru e poi con il Governo Berlusconi. I fondi sono stati utilizzati per le opere de La Maddalena che dovevano essere interamente finanziate dallo Stato, perché il G8 doveva essere organizzato dallo Stato e non dalla regione Sardegna! Quindi i soldi della regione Sardegna sono serviti a finanziare il G8 e oggi si dice che l'una tantum viene pagata non alla regione Sardegna che ha messo i soldi, ma allo Stato. Ma dove siamo finiti?
Anche in ordine all'ex ospedale militare lei ha detto che verrà fatto un bando. Tuttavia, ieri è uscita una notizia su la nuova Sardegna secondo la quale c'è un'ordinanza, pubblicata da poco, per cui la struttura può essere assegnata da Bertolaso e dalla Protezione civile (citiamo Bertolaso ma parliamo della Protezione civile).
Ciò avviene perché c'è la Louis Vuitton cup e si può dare in appalto la gestione della struttura. Ripeto, voglio leggere il resoconto, ma magari, a pensare bene, posso dire che forse servirà a commissariare quella struttura e darla in gestione sino alla Louis Vuitton cup, oppure, approfittando di quest'ultima, si vuole ipotecare il futuro di quella struttura bellissima dove prima sorgeva l'ex ospedale militare per quarant'anni? Spero proprio che non siano questi gli intendimenti del Governo.
Con riferimento alla Sassari-Olbia, si tratta di un tema che solleva la questione della funzione della Protezione civile in Italia: la Protezione civile - ciò è emerso la settimana scorsa, quando abbiamo discusso il decreto-legge sulla Protezione civile - fa bene le cose che attengono all'emergenza e fa bene quando deve intervenire su alluvioni, su catastrofi naturali, su terremoti. Poi, però, quando si mette a sostituire la pubblica amministrazione, a fare strade, ponti e case e ad organizzare eventi sportivi e il rilancio turistico di un'isola - come è successo nel caso de La Maddalena -, la Protezione civile questo mestiere non lo sa fare. Quindi, la politica che avete inventato dell'amministrazione parallela che si sostituisce all'amministrazione dello Stato, ha fallito.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIULIO CALVISI. Concludo, signor Presidente. Signor sottosegretario, con questo atto parlamentare chiediamo chiarezza, ma poniamo anche una grande questione politica: la Protezione civile faccia le cose che sa fare, ma non può fare strade e non può rilanciare l'economia di un'isola: chiediamo formalmente al Governo, quindi, che entro breve tempo finisca il «protettorato» della Protezione civile a La Maddalena, in Gallura e in Sardegna! Le istituzioni, la regione, la provincia e il comune si devono riappropriare del loro ruolo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. A fini meramente statistici, rilevo che l'onorevole interpellante ha parlato per ventisette minuti, mentre il rappresentante del Governo ha parlato per ventidue minuti e trenta secondi.

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(Iniziative in merito alla crisi dell'azienda Ittierre di Pettoranello del Molise - n. 2-00618)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00618, concernente iniziative in merito alla crisi dell'azienda Ittierre di Pettoranello del Molise (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, devo svolgere una premessa: la stima personale per lei, signor sottosegretario, mi impone di chiedere scusa in anticipo per il contenuto del mio intervento. Credo che non si possa continuare ad utilizzare questo strumento di sindacato ispettivo come un atto di burocrazia dovuta al Parlamento («ma tanto non frega niente a nessuno»). Nell'interpellanza precedente ho notato proprio una totale assenza del Governo - non sua - nel dare risposte concrete. Le chiedo, quindi, se almeno per questa interpellanza le sia stato dato un foglietto di carta in grado di dare risposte concrete, perché in questo caso stiamo parlando di circa 1.500 lavoratori (di cui almeno 840 diretti e gli altri indiretti) che stanno andando a casa e ai quali non può bastare la rassicurazione di un team e la frasetta di circostanza che qui, in questa ipocrita Camera, si continua a raccontare.
Stiamo parlando della Ittierre, che è una holding che, a cascata, ha diverse altre società e si occupa di abbigliamento, con sede a Pettoranello in provincia di Isernia: si tratta di una delle attività principali su cui si regge l'economia di quel territorio e di quella regione. 1.500 persone, in una realtà come quella, sono 1.500 famiglie: ciò vuol dire decidere la vita e la morte di un territorio. La Ittierre è entrata in una situazione di crisi aziendale tale che, proprio su nostra insistenza, si è passati alla gestione commissariale attraverso l'applicazione della legge Marzano.
Ora, da che mondo è mondo, le leggi vanno rispettate: la legge Marzano impone che i commissari debbano garantire, come hanno affermato di voler fare all'Ittierre, che l'azienda non subisca nessun ridimensionamento e trovino nuovi acquirenti per permetterle di continuare la propria attività.
Stiamo parlando di un'azienda che sta soffrendo una strana crisi: in questi giorni i commissari hanno detto che vogliono mandare a casa circa 500 persone e, nello stesso tempo, il sabato e la domenica si lavora con gli straordinari. In questo stesso momento, mentre vengono mandate a casa le persone a zero ore, vengono inserite nell'azienda figure professionali e vengono rinnovati contratti di lavoro a tempo determinato. Vale a dire che i commissari in questo momento - è una denuncia formale e pubblica che faccio qui dentro - non stanno facendo il loro lavoro, che è quello di garantire il mantenimento di un'azienda e la vendita di un'azienda intesa come progetto industriale, in modo da mettere in condizione altri acquirenti di acquisirla e di continuare la loro attività imprenditoriale.
Invece, stanno semplicemente spezzettando i valori di azienda e vendendo al miglior offerente l'azienda non per continuare a lavorare, ma per permettere a chi l'acquista di prendersi il profitto, il profitto diretto, cioè la polpa: gli immobili, i contratti, i crediti.
Non c'è ad oggi e non vi è mai stato alcun confronto su un piano industriale con il commissario, con il Governo, con la regione Molise, a nessun livello. Se non vi è un piano industriale e i commissari mettono in vendita l'azienda, vuole dire semplicemente vendere quel che c'è (immobile, manufatti, merce) e mandare a casa gli operai. Sono capace anche io a fare il commissario così! Mi prendo la polpa e lascio i debiti, mando gli operai a casa e mi prendo quel che c'è. C'è bisogno di un commissario per fare questo? Lo poteva fare anche quello che ha precedentemente ridotto così l'azienda. Qui stiamo parlando di famiglie che devono continuare a lavorare e siamo in una situazione in cui, tutti i giorni, ognuno, il Governo, la regione, i commissari, dice a questi operai di stare tranquilli. Pag. 33
Su 834 operai attualmente presenti in azienda è stato dichiarato che se ne vogliono mandare 500 in cassa integrazione. Ammazza a stare tranquilli! Se ero preoccupato, cosa dovevo fare? Mi dovevo sparare?
Chiediamo al Governo di sapere che cosa sta facendo di concreto per verificare che i commissari facciano il proprio lavoro. Il lavoro che noi chiediamo ai commissari è molto chiaro: mettere in vendita l'azienda intesa come azienda che produce, non come un'azienda chiusa.
Abbiamo già fatto più volte delle proposte in questo senso e le ribadiamo ancora (ci tornerò poi, se è il caso). Abbiamo bisogno di sapere chi sono gli acquirenti, perché i commissari hanno detto che, a seguito del bando di gara per individuare i nuovi acquirenti, ci sono stati una decina di possibili acquirenti che hanno fatto delle proposte. Chi sono questi acquirenti? Cosa vogliono fare? Quali garanzie mettono? Quanti soldi ci mettono? Quale sviluppo industriale vogliono fare? Gli acquirenti alla «fallimentare maniera» li conosco anch'io e li conoscevo anche quando facevo il magistrato: arrivano, si prendono il magazzino e se ne scappano via con il malloppo.
Dobbiamo sapere chi sono, qual è il piano industriale e, soprattutto, dobbiamo avere un piano industriale che non metta al primo posto la riduzione dei posti di lavoro, ma un piano industriale - questo era lo scopo che avevano i commissari - che permetta il mantenimento dei posti di lavoro. Un piano industriale che come progetto ha la messa in liquidazione non è un piano industriale, ma è un piano fallimentare. Noi vogliamo sapere con quali caratteristiche si sta svolgendo tutto questo e cosa sta facendo il Governo al riguardo.
Soprattutto, ribadiamo in modo chiaro che in questo momento nessun operaio deve andare in cassa integrazione, perché la società deve essere venduta nel suo insieme, e che in questo momento, invece di mandare in cassa integrazione gli operai, ben si può procedere con i contratti di solidarietà, affinché non vadano via operai a zero ore, ma il momento di crisi attuale sia ripartito solidalmente tra le varie maestranze.
So bene, l'altro giorno l'abbiamo detto anche agli operai quando siamo andati a parlare con loro, che questa era la soluzione migliore, che permetteva a tutti di mantenere una speranza di lavoro; e so bene che qualche avvocato strano, di qualche sindacato strano, è andato a dire che non si può fare, perché per le aziende in commissariamento non si può operare con contratti di solidarietà.
Posso capire le divergenze di posizione: quel che non posso accettare è l'ignoranza, la malafede dell'ignorante. Perché questo sindacato (e vorrei capire quali interessi esso tutela: fa il sindacato dei lavoratori, e tutela gli interessi dell'azienda) dovrebbe sapere che è vero che sotto gli effetti della cosiddetta legge Marzano non si può procedere ai contratti di solidarietà, ma soltanto quando le aziende in questione sono state messe in liquidazione e devono essere chiuse. L'esatto contrario della Ittierre, perché si tratta di un'azienda che è stata commissariata non per essere chiusa, ma per mantenersi aperta e per mantenere il proprio lavoro; tanto è vero che gli operai, ancora in questi giorni, stanno facendo gli straordinari. Lo scorso sabato pomeriggio ero lì, a Pettoranello, davanti ai cancelli dell'azienda, e ho dovuto aspettare che uscissero gli operai dallo straordinario del sabato pomeriggio! E nel contempo si mette in cassa integrazione.
Quando una società, pur commissariata, ha come obiettivo, e come indicazione data al commissario al momento del commissariamento, non quello di chiudere ma di continuare l'attività, non io, signori ignoranti, ma un decreto ministeriale del 10 luglio 2009 ha previsto la possibilità per l'azienda in procedura, e quindi anche per quanti sono sotto gli effetti della cosiddetta legge Marzano, di accedere ai contratti di solidarietà; tranne, lo ripeto, per quelli che hanno cessato l'attività, che è l'esatto contrario della Ittierre.
Mi avvio dunque alla conclusione. Vorremmo sapere dal Governo se ha cognizione esatta di ciò che sta facendo, e Pag. 34soprattutto ciò che non sta facendo, il commissario; se ha cognizione esatta del pericolo, o meglio dell'abuso che stanno commettendo mandando a casa 500 persone, quando il compito dato loro non era di mandare a casa le persone, ma di mettere in vendita sul mercato l'azienda, debiti, crediti e personale compreso; se è a conoscenza di quali sono questi concorrenti che vogliono acquistare l'azienda, e qual è il sistema di garanzia del progetto industriale che ha messo in piedi ognuno di loro; se è a conoscenza, e se si sta adoperando affinché le maestranze possano rimanere al proprio posto; e se è a conoscenza della totale assenza della regione Molise nel guidare l'uscita dalla crisi dell'azienda, con una serie di interventi di ammortizzazione sociale a cui pure la regione è tenuta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, con decreto del Ministero dello sviluppo economico in data 12 febbraio 2009, la società Ittierre Spa è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria, e conseguentemente sono stati nominati i commissari straordinari. In data 18 febbraio 2009 il tribunale di Isernia ha dichiarato lo stato di insolvenza della società per azioni Ittierre; con successivi decreti la procedura di amministrazione straordinaria è stata estesa ad altre 14 società del gruppo. L'ammissione di una società quotata ad una procedura concorsuale - qual è l'amministrazione straordinaria - comporta la sospensione del titolo dalle quotazioni di borsa, sospensione che perdura per l'intera durata della procedura stessa.
I passaggi salienti della procedura possono essere, inoltre, così sintetizzati. Il 24 settembre 2009 è stato pubblicato sulla stampa l'avviso che sollecita la trasmissione alla procedura di manifestazioni di interesse all'acquisto dei rami di azienda facenti capo al gruppo Ittierre, per individuare e prequalificare potenziali acquirenti delle business units Malo, Ferré ed Ittierre, nonché per meglio definire il perimetro della possibile cessione.
Il 9 novembre 2009 è stato depositato il programma del gruppo Ittierre - considerato unitariamente - redatto secondo l'indirizzo della ristrutturazione del gruppo mediante concordato del terzo, non escludendo, tuttavia, la possibilità di perseguire per le business unit Ferrè e Malo la strada della cessione separata di rami di azienda.
Il 20 gennaio 2010 è stato depositato il programma di cessione del complesso aziendale facente capo alla business unit Malo (Malo Spa, IT Distribuzione Srl e la partecipazione Mac Usa detenuta da IT Holding) ed i commissari hanno anticipato l'imminente deposito di due programmi autonomi di cessione dei complessi aziendali anche per le altre business unit del gruppo.
Premesso ciò, si segnala quindi che il riferimento, nell'interpellanza, circa la vendita dei marchi di proprietà del gruppo Ittierre in amministrazione straordinaria non appare corretto. Non è prevista infatti alcuna cessione di singoli asset (i marchi) e i programmi di vendita dei commissari riguarderanno, tutt'al più, alcuni rami di azienda.
Ferme le opportune valutazioni in sede di esame dei programmi, in corso di deposito, si può precisare che nella vendita di aziende in esercizio - da pubblicizzare con idonee forme notiziali al fine di assicurare la massima trasparenza e partecipazione degli interessati alla procedura di cessione - la scelta dell'acquirente è effettuata tenendo conto, oltre che dell'ammontare del prezzo offerto, dell'affidabilità dell'offerente e del piano di prosecuzione delle attività imprenditoriali, con particolare riguardo alla garanzia dei livelli occupazionali (articolo 63 del decreto legislativo n. 270 del 1999).
Sarà, pertanto, esclusivamente in sede di valutazione dei piani industriali che potranno effettivamente determinarsi gli Pag. 35eventuali esuberi di personale con conseguente individuazione delle soluzioni più opportune per la gestione degli stessi.
In relazione, inoltre, a quanto evidenziato nell'interpellanza riguardo alle «scelte effettuate dai commissari straordinari sull'inserimento di figure professionali» a proposito del «rinnovo di contratti a tempo determinato senza attingere ai lavoratori Ittierre» e dei «criteri da utilizzare per l'individuazione dei lavoratori da porre in cassa integrazione», appare evidente che qualora si riscontrino scelte che contrastano con i compiti assegnati ai commissari dalla procedura, il Ministero dello sviluppo economico non mancherà di intervenire tempestivamente.
Inoltre, nell'ambito delle iniziative finora avviate per far fronte alla crisi dell'Ittierre e garantire la tutela del tessuto produttivo molisano, va annoverata l'elaborazione di una misura volta a sostenere parallelamente il tessuto produttivo dell'indotto, anch'esso particolarmente coinvolto dalla crisi dell'impresa committente, sia sul piano della produzione sia della liquidità.
Le imprese subfornitrici delle aziende in amministrazione straordinaria sopportano infatti una drammatica crisi finanziaria che ha peggiorato la loro situazione debitoria, mettendone a rischio la capacità di acquisire nuovo reddito e compromettendo così la loro prospettiva di tenuta sul mercato finanziario e di rilancio.
Il Fondo statale di garanzia può essere una risposta a questa esigenza: questo, infatti, interviene sulle condizioni vigenti per i finanziamenti volti alla rinegoziazione e al consolidamento dei debiti con il sistema bancario e alle esigenze di liquidità destinate anche alla regolarizzazione degli obblighi contributivi.
A tal fine il Ministero dell'economia e delle finanze sta svolgendo un'analisi tecnica su uno schema di regolamento modificativo dell'attuale regolamento del citato Fondo di garanzia, con il quale si prevede l'applicazione di condizioni diversificate nella concessione della garanzia per le operazioni finanziarie sopra indicate.
L'obiettivo di tale intervento è quello di agevolare l'accesso al credito per un target di imprese che, allo stato, resterebbe escluso dai circuiti finanziari.
In via generale la misura, che ha come destinatarie le piccole imprese subfornitrici delle aziende in amministrazione straordinaria, prevede condizioni di vantaggio quali la misura massima dell'intervento del Fondo di garanzia (80 per cento) e la non applicazione dei costi di commissione, nonché particolari criteri di valutazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di replicare.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor sottosegretario, la ringrazio e ribadisco la mia totale contrarietà alla non risposta da lei fornita, anche se non deve essere inteso come un attacco alla sua persona che continuo a ripetere è soltanto un nuncius, in quanto le è stato dato un «foglietto» da chi, evidentemente, non solo non ha voluto rispondere, ma non sa neanche cosa rispondere.
Affinché resti per iscritto, e un giorno non si dica «non sapevamo», glielo diciamo noi che cosa si può e si deve fare da subito, perché 1.500 famiglie stanno andando a casa in una realtà che, tolta quella fabbrica, è morta. Lì si camperà soltanto con qualche caciocavallo o con la raccolta di funghi, non vi è altro in quella zona!
Stabilito tutto ciò, dica al suo Ministro che esiste la seria e concreta possibilità di difendere l'insieme delle attività e dei lavoratori della Ittierre purché diciate ai commissari una cosa ben chiara ovvero che, seppure vogliono vendere asset per asset le singole società che fanno parte della holding, devono porre una condizione, un vincolo ben preciso: non si può chiudere alcuna procedura di vendita se prima non si è trovata la soluzione occupazionale per tutti i lavoratori. Non si può prendere un pezzetto di impresa e dire: siccome questa è buona la vendo, siccome questa è cattiva la butto. Seppure la vogliamo vendere a pezzi, bisogna che l'insieme Pag. 36di pezzi venduti chiuda la partita in una volta sola, in modo che tutti gli operai siano garantiti.
In questo senso vorrei precisare una cosa: chi le ha scritto quel «foglietto» le ha detto che avremmo sbagliato ad indicare la vendita di marchi, poiché, invece, si tratta di vendita di rami di azienda. Ma certo che si tratta di vendita di rami di azienda! Infatti, noi abbiamo scritto ben chiaro nella nostra interpellanza: «Alla procedura di vendita sono interessati anche marchi di proprietà, vale a dire gruppo Ferrè e Business unit Malo». Cosa vuol dire questo? Vuol dire che ogni ramo d'azienda ha un suo marchio che gestisce, ma è chiaro che si vende un ramo di azienda, mica si vende il marchio!
Il problema che sottolineiamo è che non potete vendere un ramo d'azienda sì e uno no; e, soprattutto, non potete venderlo previa messa in cassa integrazione. Non spetta al commissario decidere la ristrutturazione di un'azienda. Al commissario spetta mettere in vendita l'azienda sulla base di un piano industriale che propone chi la compra. Vale a dire che io, che compro un'azienda in queste condizioni, devo avere un piano industriale sul quale investire dei soldi, non chiacchiere, devo fare la proposta di acquisto con una determinata somma (somma che oggi ancora non conosciamo e abbiamo preso atto che anche voi ancora non la conoscete).
Quello che vi chiediamo è che valutiate bene e non vi accontentiate delle relazioni dei commissari che ci sembrano stiano facendo un'operazione prettamente finanziaria di salvaguardia non dell'azienda, ma del patrimonio del capitale dell'azienda, e quindi dei proprietari dell'azienda, non degli operai.
Il compito che hanno ricevuto i commissari è quello di mettere in vendita l'azienda a un gruppo industriale che continui il lavoro in quella zona, non ad un gruppo industriale che si prenda i marchi, perché comprando il ramo d'azienda, signor sottosegretario, si «fregano» pure il marchio.
Abbiamo il concreto sospetto che a chi viene ad acquistare l'azienda non gliene importa niente dei lavoratori del Molise, gli importa di avere il marchio Ferrè, un marchio di grande fama internazionale, e poi magari vanno a realizzare i vestiti in Cina, in India, nei Paesi dell'est europeo.
Quello che chiediamo è che chi compra metta in piedi un piano industriale con cui preveda il mantenimento dell'occupazione, del lavoro, dell'attività produttiva in quel territorio. A noi non ce ne può «fregare» di meno che il marchio Ferré lo compri Giovanni o Nicola, se poi vanno in Cina a realizzare i pantaloni e le sottovesti!
Ripeto: solo di caciotta e caciocavallo non si può più vivere in Molise!
In questo senso vi segnaliamo che non tocca in alcun modo ai commissari fare un calcolo ragionieristico di ristrutturazione aziendale. Ci sono strumenti di protezione che permettono almeno per due o tre anni di avere il tempo necessario per trovare imprenditori in grado di sviluppare marchi importantissimi.
Stiamo parlando di marchi di primissimo piano: Malo, Ferrè e tanti altri. Se c'è bisogno di tempo gli strumenti di protezione sociale ci sono, lo prevede la legge. Si può, per esempio, evitare in ogni modo la cassa integrazione a zero ore (come invece stanno proponendo i commissari), si può, per esempio (è un'altra segnalazione che vi facciamo), applicare la rotazione della cassa integrazione, o meglio ancora applicare i contratti di solidarietà che, nel caso di specie, è giusto applicare. Mi riferisco al decreto del Governo Berlusconi del 10 luglio 2009: è possibile tale applicazione anche per le imprese in commissariamento purché non sia prevista la chiusura dell'attività (in questo caso non è prevista la chiusura dell'attività).
Al Governo cosa chiediamo? Basta chiacchiere, garantiteci un intervento subito! Lei oggi ha detto una cosa importante (che noi dell'Italia dei Valori sosteniamo da due anni): bisogna estendere il Fondo statale di garanzia, e bisogna farlo anche per i subfornitori. Il problema qual è? Da una parte, ci sono oltre 800 lavoratori che lavorano all'interno di una azienda, dall'altra, per una azienda che produce tessuti come questa ci sono molti Pag. 37subfornitori che sono imprenditori a dipendente unico. Ci sono imprenditori, circa 800-900 famiglie che hanno la partita IVA, ma è l'imprenditore stesso che lavora, il sarto di una volta che lavora per conto dell'azienda.
Questi subfornitori non hanno alcuna protezione sociale. Il dipendente bene o male (male perché in questo caso vi è la messa in cassa integrazione a zero ore) ha a disposizione eventualmente altri strumenti di protezione sociale come i contratti di solidarietà, la rotazione, la cassa integrazione ordinaria. L'imprenditore che lavora in subfornitura non ha niente, anche se è solo lui a lavorare, è il sarto di una volta (come dicevamo noi, «lu sartor», lo dico a lei perché è italiano come me).
Lei oggi ci ha detto che il Ministero dello sviluppo economico sta prevedendo l'estensione anche a questi soggetti della tutela e delle garanzie sociali, ma se sta prevedendo vuol dire che lo deve ancora fare. Sono due anni che vi diciamo di provvedere, non di prevedere - e c'è una enorme differenza - perché intanto quelle persone muoiono di fame! Ci sono 800 famiglie che hanno una partita IVA e non hanno una sola fattura da emettere a fine mese. Se prevedete di riformare la legge per poi prevedere che nei confronti di costoro ci possa essere l'estensione delle garanzie della protezione sociale, come per i dipendenti, siamo a punto e a capo. Vuol dire che non l'avete ancora fatto. Noi abbiamo detto di farlo due anni fa, oggi vi chiediamo di farlo. Noi ci aspettavamo che voi diceste: premesso che il Fondo statale di garanzia deve difendere la parte debole della catena del mondo del lavoro, quindi anche l'impresa singola che lavora in subappalto, e che questa può essere equiparata a tutti gli effetti al dipendente, estendiamo da subito tali strumenti.
Noi, inoltre, abbiamo chiesto alla regione Molise, che come al solito è sorda più che mai, di farsi carico essa stessa di anticipare questa garanzia perché dispone di fondi, proprio nella parte di quota regionale, per poi aspettare da parte vostra la modifica della legge in modo da andare in compensazione. Anche questa proposta non è stata accolta.
Mi avvio alla conclusione. La realtà molisana non riesce ad uscire dalla crisi con le buone parole, con le buone intenzioni, con le tante chiacchiere, con l'ipocrisia che ancora oggi si è ripetuta in quest'Aula, dove in realtà voi agli operai della Ittierre non avete detto niente; avete detto soltanto: staremo attenti a che non ci siano delle anomalie.
Ma come? Ve lo abbiamo segnalato! Vi sto dicendo e ve lo ripeto ancora una volta in modo formale, da denuncia: mentre è in corso la cassa integrazione vi sono in organico nuove figure professionali e nuovi contratti di lavoro a tempo determinato che vengono stipulati in contrasto con quanto prevede la legge. Provvedete, non dite «se si scoprono anomalie». Cosa ci state a fare? Andate a scoprire le anomalie, anzi le abbiamo scoperte noi. Provvedete, altrimenti siete correi di un territorio abbandonato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

(Interventi per garantire la produzione e gli attuali livelli occupazionali presso lo stabilimento Fma di Pratola Serra (Avellino) - n. 2-00621)

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00621, concernente interventi per garantire la produzione e gli attuali livelli occupazionali presso lo stabilimento Fma di Pratola Serra (Avellino) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, devo preliminarmente rappresentare il mio disappunto per l'assenza del Ministero dello sviluppo economico, ferma restando la stima assoluta per i rappresentanti del Governo che siedono attualmente in quest'Aula. Lo dico perché, signor Presidente, se andiamo avanti così questi atti di sindacato ispettivo corrono il rischio di divenire inutili, di alimentare una retorica che non produce risultati. Pag. 38
Ritengo, invece, che siano uno strumento necessario, fondamentale e indispensabile per consentire al Governo di recepire le difficoltà presenti sul nostro territorio e di approntare le soluzioni.
Dico questo, rappresentanti del Governo, con maggior rammarico perché rispetto a questo argomento, circa un anno fa, sollevando la stessa questione sui rischi che corre lo stabilimento FIAT di Pratola Serra venne a rispondere in quest'Aula il Ministro per l'attuazione del programma di Governo e ancora una volta si registrò l'assenza del Ministero dello sviluppo economico.
Dobbiamo avere la consapevolezza che in questo momento, in Italia, la FIAT sta assumendo atteggiamenti razzisti e antimeridionali, che la FIAT sta diventando un pericoloso fattore di destabilizzazione della nostra economia e della nostra pace sociale e che il Governo deve conseguentemente assumere iniziative forti, decisive e concrete per evitare che vi possano essere chiusure di stabilimenti localizzate soprattutto nel Meridione, nel sud d'Italia. Infatti, il piano industriale che sta preparando la FIAT e che in parte ha illustrato al Governo è un piano industriale che garantisce il futuro soprattutto degli stabilimenti del centro e del nord, mentre quelli del sud vengono abbandonati al loro destino.
La vicenda di Termini Imerese è emblematica, ma in questo contesto si inserisce la drammaticità della situazione dello stabilimento Fma di Pratola Serra dove, signor sottosegretario, da giorni gli operai sono in presidio permanente davanti alla fabbrica perché nessun segnale arriva dai vertici FIAT sul futuro di quello stabilimento.
Un anno fa mi venne risposto che la FIAT si impegnava a non trasferire nessuna produzione di quello stabilimento all'estero. Ma quello stabilimento che produce motori di media e grossa cilindrata non avrà nessun futuro se la FIAT non elaborerà un piano industriale che preveda la realizzazione in quello stabilimento di motori di piccola cilindrata.
Che senso ha produrre la carrozzeria del nuovo modello della Panda a Pomigliano D'Arco e produrre i motori destinati a quella vettura in Polonia? Signor sottosegretario, se dovesse passare il messaggio - che pericolosamente e cinicamente Marchionne ha tentato di far passare - che il sud non è suscettibile di sviluppo, che non conviene all'impresa e agli imprenditori investire nel sud, perché vi sono elementi di diseconomia, per cui anche gli stabilimenti già produttivi devono essere dismessi, allora vuol dire che ci rassegniamo a destinare il sud ad un processo di deindustrializzazione e ad un processo di emarginazione definitiva dai processi economici che invece devono riguardare quel territorio, consentendo al sud di dare un futuro soprattutto alle nuove generazioni.
Le do un dato, signor sottosegretario: in provincia di Avellino vi sono 80 mila disoccupati. Ciò vuol dire che su una popolazione di 400 mila abitanti raggiungiamo una percentuale di circa il 30-35 per cento di disoccupazione. Se a questi malauguratamente si dovessero aggiungere i 2.500 operai della Fma e complessivamente i 5 mila operai dell'indotto FIAT, quella provincia avrebbe un crollo e si inserirebbe in un contesto problematico. Lo voglio dire senza enfasi: il Mezzogiorno in questo momento è un lago di benzina, dove basta una scintilla per incendiare una protesta sociale che trova il suo fondamento nell'abbandono in cui versa per responsabilità di tutte le istituzioni.
Anche la Confindustria, che periodicamente organizza convegni e seminari, la smetta di chiedere misure che vanno a sostegno solo dell'apparato produttivo del nord, non chiedendo nulla e non rischiando nulla per lo sviluppo del Mezzogiorno. Anche il presidente della FIAT Montezemolo, che va in giro con la sua fondazione ad ipotizzare scenari per il futuro e a predicare la necessità di riforme istituzionali, esca dal suo silenzio e ci dica a quale destino vuole affidare gli stabilimenti della FIAT siti nel sud, in modo particolare quelli che sono più in crisi. Ho fatto riferimento a Termini Imerese, ma Pag. 39cito anche la Fma, stabilimento per il quale non esiste alcun accenno, allo stato, nel piano industriale della FIAT.
Noi con l'interpellanza urgente in esame chiediamo al Governo che innanzitutto si attivi un tavolo istituzionale per mettere tutte le parti a confronto e per trovare soluzioni che devono essere immediate: o in quello stabilimento si produrranno motori di piccola cilindrata oppure quello stabilimento sarà destinato a chiudere. Allora, signori rappresentanti del Governo, se questo Governo dovesse decidere di dare ancora incentivi li dia al settore dell'auto soprattutto per la ricerca e per l'innovazione.
Infatti, è evidente che se in quello ed in altri stabilimenti localizzati al sud dovessero essere attivate nuove produzioni occorrerebbero investimenti. Occorre la disponibilità della FIAT non solo ad incamerare i capitali, che provengono dalle vendite e dalla commercializzazione, ma, quando vi sono provvedimenti che favoriscono la rottamazione dell'auto, occorre investire per realizzare nuovi modelli e nuove produzioni.
Pertanto, chiediamo al Governo di assumere un impegno chiaro nel confronto - se vi sarà, e mi auguro che vi sarà - con la FIAT, per fare in modo che essa elabori un piano industriale che preveda, per lo stabilimento Fma di Pratola Serra, la costruzione di nuovi motori e, in modo particolare, di motori di piccola cilindrata.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, lo stabilimento della FIAT Fma di Pratola Serra, in provincia di Avellino, produce motori d'alta gamma per le auto Alfa Romeo, Lancia e FIAT.
Come noto, negli ultimi anni, l'offerta di auto nel mondo è stata superiore alla capacità di assorbimento del mercato. L'attuale crisi dimostra, peraltro, che questa crescita dell'offerta si è sviluppata al di fuori di un disegno strategico complessivo. Di fronte all'evoluzione dei mercati, a livello globale, si assiste ad un processo di profonda trasformazione del settore.
È necessario, pertanto, ridefinire le politiche pubbliche di sostegno, abbandonando logiche di intervento contrastanti con le nuove realtà del mercato e assicurando il più efficiente utilizzo delle limitate risorse pubbliche disponibili.
Tale essendo il contesto generale, l'amministratore delegato di FIAT, in data 22 dicembre 2009, nell'ultima riunione tenutasi presso la Presidenza del Consiglio con sindacati ed istituzioni per la presentazione del piano FIAT ha, tra le altre cose, affrontato la problematica del settore.
Lo stesso, nell'evidenziare che le aziende della componentistica, di cui la Fma fa parte, hanno subito la difficile situazione del mercato, nondimeno ha dichiarato di voler mantenere una solida base industriale in Italia e di ritenere, quindi, questo comparto fondamentale per il settore produttivo dell'auto.
Peraltro, in data 5 febbraio, si è svolta presso la provincia di Avellino una riunione tesa ad affrontare la crisi della società in questione, determinata anche dalla circostanza che la Fma, producendo essenzialmente motori diesel di grossa cilindrata, non ha potuto beneficiare degli incentivi alla rottamazione.
In tale sede, prendendo atto della delicatezza della situazione, si è ritenuto d'interessare prioritariamente il Ministero dello sviluppo economico. Il Ministero ha già convocato il tavolo di confronto con la partecipazione dell'azienda, delle organizzazioni sindacali e delle istituzioni locali, per il 26 febbraio. Inoltre, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali comunica di già aver autorizzato la corresponsione del trattamento di cassa integrazione straordinaria in favore dei dipendenti della Fma per un massimo di 1.662 unità lavorative e per il periodo dal 1o novembre 2009 al 1o novembre 2010.
Peraltro, va detto che per lo stabilimento di Pratola Serra è stata concessa Pag. 40nel 2001 un'agevolazione, a valere sulla legge n. 488 del 1992, pari a circa 5 milioni e mezzo di euro, in relazione ad un investimento ammissibile di oltre 49 milioni di euro, completato negli anni successivi.
Il Governo farà quanto possibile e presterà la massima attenzione a tale situazione tenendo informata quest'Assemblea sugli sviluppi della vicenda.

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di replicare.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, mi rivolgo al signor sottosegretario: la ringrazio per la sua risposta, la quale indica che il Governo ha assunto un'iniziativa che - da quello che capisco - si concretizzerà domani con la convocazione del tavolo istituzionale. Mi auguro, signor Presidente, che su quel tavolo arrivino le questioni che stiamo sollevando questa mattina e che, quindi, il Ministro, o chi per lui, possa sviluppare un ragionamento anche sulla base delle cose dette in quest'Aula. Mi auguro che sia così.
Vorrei ricordare che lo stabilimento Fma di Pratola Serra produce attualmente 170 mila motori all'anno: si tratta di motori di media e grossa cilindrata che, attualmente, hanno difficoltà a penetrare il mercato. Se non sarà garantita una produzione di 570 mila motori all'anno, quello stabilimento subirà tagli pesanti dal punto di vista occupazionale. Si tratta di uno stabilimento che può produrre fino a 800 mila motori all'anno.
Mi rendo conto della difficoltà del mercato mondiale dell'auto, tuttavia lo voglio ribadire: la FIAT non può scaricare, in modo particolare su un territorio che si trova già in difficoltà, tutte le contraddizioni di una politica industriale che ha visto la FIAT incamerare grandi risorse pubbliche - le ultime sono state citate dal sottosegretario - e, in cambio, non garantire nulla o quasi nulla.
Vi è una situazione molto delicata che voglio rappresentare: ci sono stati incidenti che hanno visto drammaticamente scontri tra lavoratori e forze dell'ordine. Il clima di tensione si sta aggravando. Se il Governo non metterà la FIAT di fronte all'esigenza di individuare un piano industriale che, per quello stabilimento, garantisca un futuro, signor sottosegretario, anche le anticipazioni che lei ha fatto sulla garanzia della cassa integrazione per i lavoratori, non saranno sufficienti. Infatti, dopo la cassa integrazione ci sarà l'abisso, ci sarà il nulla, ci sarà il vuoto, ci sarà la disperazione, e noi non lo possiamo consentire.
Dobbiamo farci carico di una situazione rispetto alla quale la FIAT vuole lavarsi le mani con i prepensionamenti e i trasferimenti di lavoratori dallo stabilimento Fma di Pratola Serra a quello di Melfi: sono quelle politiche che ben conosciamo e che, per il passato, hanno portato alla chiusura degli stabilimenti. Ci troviamo in una condizione di pre-agonia, se non di agonia. Se non si interviene con decisione e determinazione, quello stabilimento - che rappresenta per la provincia di Avellino un'opportunità per continuare a garantire un minimo di livelli occupazionali - verrà dismesso dalla FIAT e farà la fine dello stabilimento di Termini Imerese.
Non possiamo consentire alla FIAT di destabilizzare il nostro Paese e la nostra economia. Se la carrozzeria della nuova Panda si realizza a Pomigliano D'Arco, ci venga a spiegare l'amministratore delegato Marchionne per quale ragione i motori per quel modello non possano essere realizzati a Pratola Serra, ma devono essere realizzati in Polonia! Quale tipo di logica c'è, se non quella di prepararsi ad abbandonare il sud, dopo avere incrementato e incamerato grandi risorse, grandi provvidenze e notevoli finanziamenti, in cambio di nessuna garanzia per il futuro di questi stabilimenti.
Sono molto preoccupato, lo dico al Governo, per quello che potrà accadere in provincia di Avellino. Le istituzioni locali si stanno muovendo; come lei ha ricordato, la provincia si è attivata. Si è anche tenuto un consiglio provinciale straordinario, Pag. 41che poi si è trasferito davanti ai cancelli della FIAT, per segnalare il pieno coinvolgimento delle istituzioni locali, dei sindacati e dei rappresentanti dei lavoratori.
Però, signor sottosegretario, non intravediamo quei segnali che ci possano consentire di tornare in provincia di Avellino e dire ai lavoratori di stare tranquilli perché il loro futuro è garantito. Mi rendo conto che la FIAT è un'azienda privata, ma si può considerare privata un'azienda che in questi anni ha incamerato grandi risorse e grandi finanziamenti dallo Stato, dalle regioni e dagli enti locali? Lo chiedo a lei, signor sottosegretario, domani al tavolo istituzionale con la FIAT si faccia un ragionamento serrato. I rappresentanti della FIAT non diano rassicurazioni vuote, ma comunichino, con un piano industriale credibile, quale futuro vogliono garantire allo stabilimento Fma di Pratola Serra. Non scherziamo con il fuoco, al sud ci sono situazioni che ci fanno temere il rischio di fenomeni di ribellione sociale: la FIAT si assuma fino in fondo la responsabilità di quello che può accadere.
È per questo che nutriamo grande fiducia nell'iniziativa del Governo. Raccomando a lei, signor sottosegretario, di rappresentare al Ministro dello sviluppo economico la drammaticità della situazione in cui ci troviamo e auguriamo al Governo di svolgere in maniera proficua il lavoro che comunque ha già svolto, garantendo, come lei ha ricordato, innanzitutto che i lavoratori possano godere di un reddito attraverso la cassa integrazione.
Diamo atto al Governo di avere garantito un minimo di certezza attraverso lo strumento degli ammortizzatori sociali, però questo non basta. I nostri operai, gente laboriosa, non si accontenta di ricevere un'indennità che, tra l'altro, non consente loro di arrivare alla metà del mese stando a casa: vuole lavorare, vuole dare il proprio contributo, vuole continuare ad essere parte attiva della nostra società.

(Chiarimenti in merito al completamento della tratta stradale Gela-Agrigento-Castelvetrano - n. 2-00611)

PRESIDENTE. L'onorevole Marinello ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00611, concernente chiarimenti in merito al completamento della tratta stradale Gela-Agrigento-Castelvetrano (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, interverrò soltanto pochi minuti per ribadire il significato di questa interpellanza urgente.
Notoriamente il sud del Paese, in particolare la Sicilia, è caratterizzato da un grave deficit infrastrutturale che diventa condizionante ai fini dello sviluppo del Mezzogiorno, della Sicilia in particolare, nei confronti del resto del Paese. Il nostro era, è e probabilmente continuerà ad essere un Paese duale, caratterizzato quindi da due Paesi e da due Italie. Evidentemente, in un Paese duale tutto è possibile e non è assolutamente un caso che in alcune regioni, quelle meridionali, in Sicilia in particolare, la mala pianta, la mala piaga della criminalità organizzata ha sempre dimostrato una particolare forza e una particolare vitalità.
È proprio per questo che, partendo da queste premesse, vogliamo ribadire con la nostra interpellanza urgente la necessità di porre in essere in maniera seria un programma che possa garantire al Meridione d'Italia, in particolare alla Sicilia, un recupero rispetto al passato.
Tale recupero deve essere caratterizzato da importanti investimenti nel settore delle infrastrutture, in particolare nel settore delle Ferrovie dello Stato e negli assi stradali strategici. Tra questi abbiamo concentrato particolarmente la nostra attenzione sulla viabilità nel tratto sudoccidentale della Sicilia e, in particolare, su quelle tratte che servono a garantire, proprio nella parte meridionale della Sicilia stessa, la viabilità complessiva tra Sicilia occidentale ed orientale. Pag. 42
Qualcosa, però, dobbiamo anche dirla per quanto riguarda appunto le Ferrovie dello Stato. Sono caratterizzate in Sicilia da una rete obsoleta che oserei definire assolutamente in ritardo con i tempi e con quelle che dovrebbero essere le percorrenze di una società moderna.
Caro sottosegretario, lei conosce bene la Sicilia per essere siciliano come me e sa benissimo che in queste condizioni addirittura sarebbe meglio non parlare di Ferrovie dello Stato e di rete ferroviaria perché oggi la rete ferroviaria siciliana di fatto è inesistente.
A tal proposito, colgo l'occasione per suggerire a lei e, attraverso lei, all'intero Governo ciò che, a mio avviso, potrebbe essere la svolta epocale. Quest'ultima potrebbe consistere in un collegamento veloce tra Catania e Palermo. Infatti, non possiamo dimenticare che, attorno alle città di Palermo e di Catania, oggi vive circa il 50 per cento della popolazione residente nell'intera isola.
Mettendo rapidamente in connessione (perché, signor Presidente le percorrenze oggi di quella tratta sono quasi da Terzo mondo e non voglio offendere il Terzo mondo) queste due città, ma soprattutto le aree che queste rappresentano, sicuramente la Sicilia ne avrebbe un complessivo beneficio non solo dal punto di vista dei trasporti e della viabilità complessiva, ma soprattutto dal punto di vista economico e quindi sociale.
Tra l'altro, questa tratta ferroviaria che potrebbe unire rapidamente Catania a Palermo con un sistema cosiddetto a pettine potrebbe garantire la penetrazione nord-sud nel resto dell'isola. Ma per affrontare in maniera diretta il tema della nostra interpellanza, abbiamo posto il problema della viabilità della strada statale n. 115, il tratto cosiddetto sud-occidentale siculo, quello che, per intenderci, dovrebbe collegare la città di Gela alla provincia di Trapani, attraversando per intero, peraltro, la provincia di Agrigento.
È una tratta fondamentale perché, come dicevo in premessa, di fatto garantisce la comunicazione tra la provincia di Trapani, la provincia di Agrigento, la provincia di Caltanissetta e, attraverso quella, le altre province meridionali della Sicilia, in particolare le zone del ragusano e la provincia di Siragusa stessa.
Oggi quelle province sono collegate in maniera assolutamente insufficiente. La viabilità è caratterizzata da tratti vecchi, in cattivo stato, obsoleti, con tracciati assolutamente vetusti, con una serie di interventi realizzati nel corso degli anni assolutamente episodici se non addirittura trascurabili.
Le condizioni sono per l'appunto da considerarsi pessime, con percorrenze di diverse ore, e ciò rallenta i traffici, la possibilità di commerci, di trasporti, specie in quell'area interessata da importanti flussi turistici.
Siamo, per intenderci, nella viabilità che dovrebbe valorizzare la valle dei Templi, la città di Agrigento, la città di Selinunte, l'area di Sciacca, oggi interessata da importanti investimenti turistici internazionali e che quindi si candida ad essere sempre più il terzo polo turistico della Sicilia. Quella è un'area importantissima e lo è anche per lo sviluppo economico complessivo. Basti pensare alle aree interessate da una economia agricola che, seppur in grande difficoltà, seppur in grande affanno, dimostra proprio in quell'area geografica ancora importanti segni di vitalità.
Essa rappresenta ancora una possibilità per il presente, ma soprattutto anche per il futuro in termini di importante risorsa economica.
Eppure, lo ripeto, riallacciandomi sempre alla premessa, abbiamo una viabilità assolutamente insufficiente. Come se ciò non bastasse, devo anche segnalarle, signor sottosegretario, che su questi tratti stradali spesso si verificano incidenti e perdite di vite umane che un Paese civile, un Paese europeo oggi non può e non deve permettersi. Siamo al di sopra di qualsiasi statistica consentita: è drammatico dover fare statistiche quando si parla di vite umane, eppure questo rappresenta comunque sempre un metodo, un punto di riferimento. Tuttavia, ammesso che sia possibile fare statistiche, siamo al di sopra Pag. 43del consentito e del tollerabile. Pensi, signor Presidente, che, dall'inizio dell'anno in quella tratta, in particolare nel tratto compreso tra Castelvetrano e Agrigento, sono decedute, dal 1o gennaio 2010, circa cinque persone. Non voglio assolutamente fare la contabilità degli incidenti, dei feriti e quant'altro, ma questo la dice lunga sulle condizioni della viabilità.
Mi avvio rapidamente alla conclusione, per dire quello che abbiamo immaginato e quello che abbiamo realizzato nell'arco di questi anni. Abbiamo posto altre volte la questione e, a dire la verità, nel passato Governo (mi riferisco al precedente Governo Berlusconi, evidentemente, non al periodo in cui governava il centrosinistra) abbiamo stimolato il Ministro dell'epoca, e conseguentemente l'ANAS a predisporre dei piani di fattibilità per valutare la progettazione, e quindi per avviare l'iter per la costruzione di un importante asse autostradale che mettesse in collegamento Gela e Castelvetrano, completando, dunque, l'anello autostradale siciliano. Vogliamo avere contezza dello studio di fattibilità che, a quanto mi risulta, è stato già predisposto dall'ANAS, ma io, sottosegretario, vado ancora oltre.
Ci rendiamo conto che il tratto autostradale interessato da questa opera è veramente esteso (oltre 200 chilometri); ci rendiamo conto delle difficoltà economiche del Paese e dei costi che un'opera del genere evidentemente comporterebbe, anche se potremmo facilmente obiettare che un'opera di tal genere non si completa dall'oggi al domani, ma l'importante, comunque, è sempre iniziarla; tuttavia, alla riflessione del Governo, e conseguentemente dell'ANAS, offriamo anche altre possibilità. Ammesso e non concesso che non sia possibile avviare la costruzione di un nuovo asse autostradale, allora potremmo optare per un'altra soluzione, cioè la messa in sicurezza della tratta, evitando l'attraversamento dei centri urbani, con il raddoppio delle corsie presenti, realizzando così una strada a tre o a quattro corsie più veloce dell'attuale, magari rettificando il percorso per evitare quel che accade adesso, ossia la coincidenza fra il percorso attuale e quello delle vecchie regie trazzere borboniche.
Potremmo anche valutare - questa è un'ulteriore possibilità - di far percorrere l'asse viario con un nuovo tracciato, in parte pedemontano e pedecollinare proprio per evitare disastrosi impatti ambientali sull'area costiera che va sicuramente salvaguardata. Quindi, signor sottosegretario, signor Presidente, noi offriamo alla riflessione del Governo diverse possibilità, diverse proposte.
Per concludere, voglio informare la Presidenza, ma sicuramente essa ne sarà a conoscenza perché questo è già un atto parlamentare, e voglio informare altresì il Governo, anche se ne dovrebbe già essere a conoscenza, che, in data 17 dicembre 2009, è stata presentato, tra l'altro a mia firma, in quest'Aula, in sede di esame del disegno di legge finanziaria, un ordine del giorno riguardante l'intera questione. Tale ordine del giorno, peraltro, è stato accettato dal Governo senza alcuna condizione.
Non voglio leggere tutto il testo dell'ordine del giorno, perché evidentemente fa parte degli atti parlamentari, e per brevità, quindi, mi limiterò soltanto a leggere la parte che contiene l'impegno al Governo che, lo ripeto, è stato accettato dallo stesso: «ad individuare, nell'ambito delle infrastrutture strategiche da realizzare in Sicilia, l'alternativa più rapidamente realizzabile e più realisticamente attuabile in termini di investimento finanziario tra quelle esposte in premessa, destinando a tale realizzazione i necessari finanziamenti».
Signor Presidente, noi siamo qui oggi per conoscere l'orientamento del Governo e cosa il Governo sta facendo in coerenza con il contenuto dell'ordine del giorno da noi presentato e accolto dal Governo stesso in data 17 dicembre 2009.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Giuseppe Maria Reina, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE MARIA REINA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Pag. 44Signor Presidente, onorevole Marinello, mi permetta anzitutto di esprimerle un personale ringraziamento per questa interpellanza che mette il dito nella piaga in particolare per quanto riguarda la situazione del sistema ferroviario siciliano che definiamo così soltanto per amabilità di termini. In atto, dopo un lunghissimo braccio di ferro condotto con Ferrovie, siamo riusciti ad ottenere per la prima volta che, nell'accordo di programma, che verrà rivisitato da qui a breve con Ferrovie, venga inserita la velocizzazione Catania-Palermo. Per questa tratta, peraltro, abbiamo rintracciato risorse aggiuntive - che quindi non vengono tolte ai programmi finanziari operativi di RFI - che risultano sostanzialmente non utilizzate da parte dei destinatari del PON nazionale. Queste risorse consentiranno la velocizzazione dell'attuale tratta, con alcune fermate e se partiamo da Catania la prima sarà a Catenanuova sotto Enna, l'altra a Caltanissetta, l'altra ancora a Termini Imerese e poi a Palermo. Inoltre, è davvero ridicolo, affermarlo, ma per chi è stato abituato a compiere questo tragitto di appena 200 chilometri fino ad oggi con quasi cinque ore di percorrenza, il termine si ridurrà a due ore e 40 minuti, utilizzando ovviamente vettori che siano in grado di mantenere la velocità, intervenendo su quei tratti che servono a consentire a tali vettori di mantenere la velocità intorno a 110-120 chilometri orari.
Naturalmente siamo ben lontani dal poter affermare che entriamo nel sistema della modernità, ma almeno siamo riusciti a conquistarci seriamente questo fatto che farà parte dell'accordo di programma. Ciò accadrà esattamente per i motivi che lei ha appena rilevato, ovvero per la necessità di recuperare tutta un'area dalla quale semplicemente sta evaporando il sistema ferroviario in Sicilia che sembra, ormai, largamente soffermato soltanto sulla dorsale tirrenica e su quella ionica: come se tutto il resto della realtà siciliana non esistesse.
La velocizzazione del tratto tra Catania e Palermo consentirà esattamente il recupero di tutte le aree che stavano per essere abbandonate. Siamo naturalmente ben lontani oggi dal poter parlare dell'alta velocità e dell'alta capacità, se non c'è un sistema capace di, in qualche modo, intercettare le pulsioni che vengono dal territorio nella sua complessità regionale.
Detto questo, confermo, anche per le competenze dirette che esercito all'interno del Ministero, che sono assolutamente d'accordo con le preoccupazioni dell'interrogante.
Aggiungo che saremo non soltanto vigili, ma anche realmente operativi affinché tali questioni diventino concretezza, non appena saranno parte formale dell'accordo di programma fra il Ministero e Ferrovie.
È opportuno, inoltre, rilevare altre questioni per quanto riguarda la rete viaria: noi ci troviamo in una fase di rivisitazione dell'accordo tra la regione e il Governo e, quindi, occorre un accordo integrativo al quale la regione Sicilia mi risulta stia lavorando. Ci siamo incontrati molto spesso anche sulle questioni che riguardano la parte viaria dell'isola. È impossibile immaginare che, allo stato - proprio perché lo stesso interpellante lo ha riconosciuto -, vi siano risorse adeguate perché si possa pensare ad un'arteria ex novo, ma è senz'altro possibile immaginare, anche sulla base del lavoro che ANAS ha compiuto, un intervento di messa in sicurezza: lavoreremo perché nell'accordo integrativo questo ragionamento possa entrare a pieno titolo.
Grazie all'attività del Dicastero che qui rappresento - ma, in particolare, della struttura tecnica di missione che, come tutti sappiamo, ha mosso i primi passi già nel 2002 (l'anno in cui è partita la legge obiettivo, cui fa riferimento la stessa struttura tecnica di missione) -, da quel periodo e fino al 31 dicembre 2009, lo Stato ha visto approvare opere per un importo complessivo di oltre 8 miliardi di euro nella sola regione Sicilia, con una copertura complessiva di oltre cinque miliardi di euro e una esigenza finanziaria da coprire - a valere su tutte le opere localizzate in Sicilia - che si somma a circa tre miliardi di euro. Pag. 45
Tra le infrastrutture programmate nell'ambito dei corridoi stradali, vi sono l'autostrada Palermo-Messina, l'asse autostradale Messina-Siracusa-Gela, l'asse stradale nord-sud Stefano di Camastra-Gela, Agrigento-Caltanissetta, la A19 Ragusa-Catania, la Gela-Agrigento-Trapani e l'autostrada Palermo-Agrigento, tutte opere che si trovano ovviamente a diversi stadi di programmazione, di progettazione e talune anche di esecuzione.
Siamo, quindi, a conoscenza - lo ribadisco - del dibattito sulla strategicità del completamento della tratta Gela-Agrigento-Castelvetrano sulla statale 115. Questo, tuttavia, non risulta ancora in fase di gestazione operativa da parte dell'ANAS (come abbiamo precisato), che, non appena renderà fruibile il progetto preliminare, potrà definitivamente consegnarlo alle procedure che, invece, appartengono alla struttura tecnica di missione che segue i dettami della legge obiettivo.
L'ANAS, tuttavia, ha già predisposto lo studio di fattibilità, che definisce gli interventi necessari a migliorare la sicurezza e il livello di servizio della statale 115 nel tratto in questione. Gli interventi individuati non sono inseriti - lo ribadisco perché è corretto dirlo - nell'accordo di programma quadro del 2006 e nel piano degli investimenti ANAS 2007-2011 e, quindi, non avrebbero la necessaria copertura finanziaria, ma, come ho precisato poc'anzi, siamo in fase di definizione dell'accordo integrativo con la regione Sicilia e avremo cura di far sì che questo ragionamento possa rientrare, se non altro per quanto attiene alla questione della messa in sicurezza, che pone oneri notevolmente inferiori rispetto a quelli che, invece, dovremmo affrontare se trattassimo della realizzazione dell'intero tratto.
In merito alla rete ferroviaria, già ho avuto modo di esprimermi. Ricordo, in particolare, per precisare e confermare quanto avevo affermato poc'anzi, che le opere principali sulle quali si sta lavorando sono la linea Palermo-Messina (raddoppio Villafranca-Rometta-Pace del Mela), con cui è stato completato l'intero raddoppio Patti-Messina; il nodo di Messina (la realizzazione della metroferrovia); il nodo di Palermo (la prima fase, con il sistema comando e controllo della circolazione che utilizza tecnologie di telecomando) sulla tratta Palermo-Fiumetorto con un nuovo sistema di rinnovo tecnologico.
Per il resto, l'intervento che stiamo facendo è ripartire per far sì che il ragionamento delle Ferrovie sulla Sicilia cambi a 360 gradi rispetto ai programmi che hanno attuato fin qui, con qualsiasi Governo si sia succeduto.

PRESIDENTE. L'onorevole Marinello ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor sottosegretario, devo innanzitutto ringraziarla perché le sue risposte sono state puntuali, anche se, evidentemente, non assolutamente soddisfacenti, perché danno il quadro della situazione estremamente difficile oggi esistente in Sicilia e, soprattutto, danno l'idea di tempi non brevi. Le sue risposte hanno il dono di essere state assolutamente sincere, e quindi, nella corretta interlocuzione tra Parlamento ed Esecutivo, almeno sgombriamo il campo dalle facili suggestioni e dall'immaginazione.
Per entrare nello specifico, nella mia replica voglio subito dirle questo: per quanto riguarda la rete ferroviaria siciliana, dalla sua risposta traspare chiaramente tutta la sua preoccupazione e traspare obiettivamente una difficoltà, che c'è stata e forse c'è ancora, di interlocuzione con l'attuale vertice di questa importante e strategica società, quasi si trattasse di uno Stato nello Stato, quasi si trattasse di cosa altra rispetto alle strutture e agli organismi istituzionali, che devono comunque sempre rispondere al potere esecutivo e al potere legislativo; in una sola parola, dovrebbero rispondere alla politica, che poi, evidentemente, si deve sempre fare correttamente interprete delle esigenze reali di un territorio.
Devo dirle di più: da siciliano a siciliano, ho quasi l'impressione che l'amministratore delegato, il dottor Moretti, sia Pag. 46quasi un nemico storico o un avversario della regione siciliana e delle esigenze del nostro territorio. Il pensare, come giustamente ha detto lei, che tutto possa essere definito e riservato alle due dorsali, quella tirrenica e quella ionica, vuol dire, evidentemente, non avere assolutamente contezza delle reali esigenze di una regione importantissima qual è la nostra. Comunque, speriamo bene, alla luce delle cose che lei ha detto e che, peraltro, in parte conoscevamo, che si inizi a verificare un'inversione di tendenza.
Per quanto riguarda l'altra questione, quella della viabilità autostradale e stradale in genere, abbiamo assoluta contezza che da quando venne approvata nel 2002, grazie, tra l'altro, al nostro Governo e alla nostra maggioranza, la cosiddetta legge obiettivo si è dato un importante strumento, che nel nostro Paese mancava, che ha creato delle possibilità per intervenire in tempi e in modi possibili, soprattutto con una visione strategica e complessiva delle iniziative da attuare e con un inizio e una fine certa dei lavori, proprio per evitare quelle strade che portano nel nulla e quei ponti sospesi nel vuoto che molto spesso hanno caratterizzato il nostro paesaggio, quasi a rappresentare le difficoltà della politica a servire realmente le esigenze dei territori e dei cittadini.
Detto questo, abbiamo anche assoluta contezza dello sforzo che sta facendo il Governo e che hanno fatto i Governi nel tentare di rafforzare la progettualità, ma anche le disponibilità e le risorse finanziarie in favore degli interventi da attuarsi nella regione siciliana.
Abbiamo assolutamente contezza di quanto da lei detto, cioè che sono presenti nel programma iniziative per ben 8 miliardi di euro, e che oltre il 50 per cento di queste somme sono state già reperite e coperte; i lavori sono in corso, i cantieri sono aperti, e altri probabilmente dovranno aprirsi. Tra l'altro siamo anche personalmente soddisfatti dell'attuale regia in Sicilia dell'ANAS: approfitto di questo particolare momento per esprimere assolutamente il nostro apprezzamento, la nostra solidarietà e la nostra condivisione nei confronti dell'ingegnere Di Bernardo, attuale direttore regionale dell'ANAS.
Detto ciò, è evidente che nell'ultima questione (ma non ultima: dal mio punto di vista principale) che ponevamo nell'interpellanza, relativa al tratto stradale Gela-Agrigento-Castelvetrano, dobbiamo essere più incisivi, dobbiamo essere più determinati, dobbiamo essere più veloci. I cittadini non possono più aspettare: gli incidenti, come ho detto nell'illustrazione della mia interpellanza, si susseguono giorno dopo giorno, non solo con notevole danno economico e sociale, ma anche con perdite di vite umane e la perdita di vite umane, soprattutto allorquando è evitabile, rappresenta un male assoluto, non esistono risarcimenti economici che possano lenire la perdita della vita umana, alla quale diamo valore assoluto.
Caro sottosegretario, dobbiamo quindi lavorare assieme per arrivare a risultati concreti nel più breve tempo possibile e, per quanto mi riguarda, sono assolutamente convinto che lei tenterà di fare il possibile nell'accordo di programma di prossima definizione. Ma, alla luce anche del suo intervento, per dare maggior forza alla sua iniziativa, all'iniziativa del Governo, sono convinto che anche il Parlamento dovrà fare la propria parte e sono convinto che noi parlamentari siciliani, e in particolare noi parlamentari agrigentini, al di là dell'appartenenza politica (perché questi sono dei temi che ci uniscono e che ci devono unire sempre più) dobbiamo fare la nostra parte.
Al di là delle facili assemblee, al di là delle demagogie e al di là dei tentativi disperati di certificare la propria esistenza in vita (cose che caratterizzano il carosello della politica, scrivendo generalmente non pagine alte ma pagine basse della politica, ma che lasciamo fare agli altri), sono convinto, signor sottosegretario, che noi dobbiamo arrivare in tempo assolutamente rapido a verificare direttamente l'inserimento di importanti opere, importanti investimenti su quel tratto stradale. A tal proposito nelle prossime giornate, nelle prossime settimane mi riservo di Pag. 47incontrare gli altri parlamentari agrigentini, in maniera da individuare un eventuale atto di indirizzo parlamentare che possa essere sottoscritto da più parlamentari possibili, da tutti i parlamentari siciliani: in maniera tale da dare maggior forza alle nostre esigenze e alle nostre richieste, in modo da poter dare un minimo di certezze ad una popolazione che merita tutto, che merita tanto, e che a mio avviso molto spesso è stata invece abbandonata a se stessa.
Signor sottosegretario, la ringrazio quindi nuovamente per quanto ci ha detto. Sono convinto che lei, su queste tematiche, ci aiuterà e sarà dalla nostra parte.

(Iniziative volte a favorire la realizzazione della variante alla strada statale n. 7 Appia, nel comune di Formia (Latina) - n. 2-00619)

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare l'interpellanza Ciocchetti n. 2-00619, riguardante iniziative volte a favorire la realizzazione della variante alla strada statale n. 7 Appia, nel comune di Formia (Latina) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), che ha sottoscritto in data odierna.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, affronto io questo argomento anche per conto dell'onorevole Ciocchetti, che per un imprevisto mi ha affidato tale incombenza, che svolgo volentieri.
Lo faccio, anche perché si tratta di un tema che ho avuto modo di affrontare quando ero al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, anche a nome degli altri firmatari, cioè degli onorevoli Anna Teresa Formisano, Dionisi e Vietti, il quale ha sottoscritto l'interpellanza e le ha conferito un certo tono, essendo egli il presidente vicario del gruppo ed avendo una visione generale e complessiva dei problemi di questo nostro Paese.
Ho ascoltato poc'anzi l'onorevole Marinello ed ho sentito anche la replica del sottosegretario: i temi stradali sono sempre quelli più particolari, più defatiganti, per alcuni versi inestricabili. Un'opera ha inizio, inclusa in un programma o in un piano (a suo tempo vi erano i piani triennali, poi quelli decennali, adesso abbiamo i piani strategici e la cosiddetta legge obiettivo, quella che approvammo nel 2002), poi quest'opera «si arrampica» - non credo proprio di poter trovare un altro termine - faticosamente tra una serie di problemi per cui la realizzazione di un'arteria stradale o autostradale diventa sempre un rebus, una scommessa.
Passano anni, ormai i tempi sono sempre più dilatati, enormemente dilatati, a causa degli accertamenti, delle procedure, dei visti. Anzi i visti adesso sono stati abbattuti, signor Presidente, prima si prevedevano 84, 85, 86 visti, 86 pareri, 86 nulla osta!
Ritengo che si tratti di problemi e temi che non vanno di pari passo con quelle che sono le esigenze di una comunità e di un territorio: vi è cioè uno squilibrio tra quello che si pensa possa essere l'opera sociale (in questo caso l'opera infrastrutturale) rispetto ai bisogni e il momento in cui poi l'opera viene realizzata; ciò avviene in un'altra epoca, in un altro momento, quando i bisogni sono forse diversi o si sono aggravati proprio per l'assenza di quell'opera. Vi è uno sfasamento proprio sul piano degli interventi, ma questo è un aspetto culturale che richiede sempre più attenzione ed una visione più particolareggiata.
Viviamo e stiamo vivendo, in questo momento, tutta la storia e la vicenda della Protezione civile, che nasce giusto da questo: quando bisogna fare delle opere si usano strumenti di urgenza e di accelerazione, ma poi si è sconfinato e dalla Protezione civile siamo andati oltre, siamo andati a fare anche altre cose che non avevano nulla a che vedere con la Protezione civile, né tanto meno con la prevenzione.
Ma questo è il dato, quello della cultura dell'emergenza per avere pronte le risorse, investirle ed andare avanti senza imbattersi Pag. 48in un complesso di griglie che scompongono anche i termini della problematica e che, dilatando i tempi, creano più frustrazione ed appesantimenti anche sul piano sociale e civile.
Questa è la vicenda tipica della strada statale n. 7 Appia, nel comune di Formia, la Pedemontana di Formia. Questa strada prima aveva le caratteristiche autostradali di classe A secondo i criteri adottati dal CNR (che prendono in considerazione la presenza di barriere e guard rail, ma soprattutto lunghezza e larghezza della strada), poi è stata declassata alla classe B (e, a seguire, un'altra serie di pareri e di procedure).
Nell'interpellanza, lo avranno notato ovviamente il sottosegretario e gli uffici, vi sono tutta una serie di riferimenti ed uno scadenziario che riguarda la lunghezza dell'opera, l'ambiente, le spese, gli interventi del CIPE. Si citano una serie di tappe che l'approvazione definitiva prevede: febbraio 2010, marzo 2010, maggio 2010. Signor Presidente, qualche anno fa una speciale commissione di valutazione approvò il 27 aprile 2005 lo studio di impatto ambientale sul progetto preliminare ed il 29 marzo 2006 l'opera è stata approvata dal CIPE e parzialmente finanziata. Tutto questo significa una complicazione per il territorio, una creazione di attese, il verificarsi di incidenti. Non so se il sottosegretario ha avuto i documenti dai consigli comunali. È un fatto rituale: purtroppo le amministrazioni comunali, che sono benemerite e che si fanno carico dei problemi, che possono fare se non deliberazioni?
Esiste anche un problema di inquinamento perché in quella situazione territoriale vi è una serie di agglomerati che appesantiscono ulteriormente e complicano la vita dei territori di quelle comunità. Ovviamente vi è anche il problema della sicurezza, che non è un fatto secondario se vogliamo che l'uomo sia al centro dei nostri pensieri e delle nostre preoccupazioni.
I firmatari con questa interpellanza, a cui mi sono aggiunto, chiedono tempi certi, sempre che il Ministero sia in condizione di fornire tempi certi, perché, signor Presidente, con questa ANAS non so che certezza il Paese possa avere. Non so neanche che tipo di potere abbia questo Ministro nei confronti del consiglio di amministrazione o dell'amministratore delegato dell'ANAS, di questa nuova società per azioni. Non sappiamo quali sono i controlli, le procedure, i momenti di verifica affinché i tempi siano certi e vi sia un'accelerazione dei lavori. Non lo so, e il sottosegretario non so che tipo di documentazione abbia a tal proposito. Lo ringrazio comunque per la sua disponibilità e per la sua presenza. Non so cosa l'ANAS abbia chiesto di riferire in Parlamento (questo, più di vent'anni fa, negli anni 1983-1987, accadeva anche a me). Il problema è lì: abbiamo istituito una società per azioni per accelerare e definire in tempi certi i lavori, ma tutto questo non sta avvenendo. Non è un problema solo dell'agrigentino, a cui faceva riferimento il mio collega Marinello, è una problematica generale.
Mi sono sempre chiesto, signor Presidente, come abbia fatto l'Italia a ricostruire in poco tempo le sue strade e le sue arterie negli anni del dopoguerra, quando qui per fare un chilometro di autostrada ci vogliono tempi biblici. Me ne accorgo con l'autostrada Salerno-Reggio Calabria, con la A3. Anche per l'ammodernamento servono tempi lunghissimi, vicende defatiganti. Il perché non si sa. Le certezze mancano, e molto volte i tempi e i ritmi li impongono altri che non sono né l'ANAS, né tanto meno il Governo. Attendo, dunque, fiducioso, come si dice in queste circostanze, la risposta del sottosegretario, che ringrazio sin d'ora anticipatamente per qualsiasi risposta darà, perché so che non posso pretendere la «luna» visto e considerato che lui è siciliano, io sono calabrese e siamo stati sempre abituati a stare con i piedi a terra (lui forse con un po' di acque attorno che lo circondano, ma anche io nella mia regione ho 800 chilometri di coste).

Pag. 49

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Giuseppe Maria Reina, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE MARIA REINA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, l'acqua grazie a Dio non ci manca, caro onorevole Tassone. Farò solo un'annotazione e poi le darò una risposta che non è lunghissima.
Sono sempre stato convinto che un ordinamento autenticamente democratico non possa assolutamente fare a meno di un sistema di controlli molto forte, per cui è vero che è possibile ricorrere a soluzioni di emergenza, ma bisogna sapere in anticipo che, quando vi si fa ricorso, dopo, più pregnanti devono essere i controlli perché si accerti che proprio le condizioni dell'emergenza siano state rispettate tutte nella procedura di attuazione.
Quindi, l'emergenza non può giustificare sempre tutto, del resto questo Paese è riuscito a liberarsi da un cancro difficile e terribile nella sua storia, come quello del terrorismo e della lotta armata, senza che la sua classe politica dirigente abbia dovuto necessariamente fare ricorso a soluzioni d'emergenza, ergendo questo a metodo di vita quotidiana e di attività.
Detto questo, come ho promesso, sarò breve nella risposta. In merito alla variante alla strada statale n. 7 Appia nel comune di Formia si precisa quanto segue. Il progetto preliminare, redatto dalla regione Lazio con la supervisione tecnica dell'ANAS, è stato approvato con prescrizioni e parzialmente finanziato dal CIPE con delibera n. 98 del 29 marzo 2006, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 259 del 7 novembre 2006.
La regione, con la supervisione tecnica dell'ANAS, ha redatto il progetto definitivo che verrà sottoposto per la relativa approvazione all'esame del consiglio di amministrazione della società stradale entro il corrente mese; sarà, quindi, inviato entro il mese di marzo al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ed agli altri soggetti competenti, e sottoposto al CIPE per l'espletamento delle procedure stabilite dalla cosiddetta legge obiettivo.
L'intervento prevede la costruzione di una strada extraurbana principale (categoria B - due corsie per senso di marcia e spartitraffico centrale), con uno sviluppo di circa 11 chilometri e per un costo complessivo di 734 milioni 428 mila e 916,40 euro.
Si fa, infine, presente che il CIPE, con delibera n. 98 del 29 marzo 2006 poc'anzi richiamata relativa al progetto preliminare, ha assegnato contributi pluriennali che sviluppano, al netto degli oneri finanziari, un finanziamento complessivo di circa 85 milioni di euro. Cinque milioni di finanziamenti già assegnati saranno corrisposti dall'ANAS alla regione Lazio come contributo per la progettazione in forza della convenzione stipulata il 30 settembre 2008 tra ANAS e regione.
Il CIPE, che esaminerà il progetto definitivo, provvederà ad assegnare i restanti finanziamenti necessari all'esecuzione dell'infrastruttura.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare.

MARIO TASSONE. Signor sottosegretario, lei ci ha dato alcune notizie e alcune cifre che del resto erano state anche riportate nell'atto di sindacato ispettivo che abbiamo sottoposto all'attenzione dell'Aula e del Governo.
Inoltre, ci ha indicato alcune date per quanto riguarda la prosecuzione dell'impegno, la progettazione della regione, il rinvio di questo progetto presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il ritorno al CIPE per l'ulteriore finanziamento. Sono ovviamente tutti passaggi che implicano un impegno particolare da parte del Governo, che partecipa attivamente al lavoro del CIPE.
Infatti, signor Presidente e signor sottosegretario, lo sapete meglio di me che molte volte c'è tutta una fase preparatoria prima di arrivare al CIPE. Dunque, non vi è dubbio che quello che noi chiediamo, se ha senso e significato questa iniziativa Pag. 50parlamentare, è che questa opera, la pedemontana di Formia, possa avere non dico un privilegio o una priorità, ma possa mantenere il percorso su cui è stata incamminata, senza che vi siano sfasamenti o accantonamenti rispetto ad altre esigenze che potrebbero intervenire e che potrebbero presentarsi prima e durante la riunione del CIPE.
Questa è un po' la sollecitazione e la raccomandazione che vi rivolgo, considerato che anche questi passaggi del febbraio e marzo del 2010 e del maggio 2010 li avevo già indicati ai colleghi nell'interpellanza urgente.
Non vi è dubbio che i colleghi romani si sono sempre impegnati - ho fatto riferimento al collega Ciocchetti, all'onorevole Formisano e all'onorevole Dionisi - e hanno dato sempre grande battaglia per quanto riguarda temi e problemi di comune interesse, ma soprattutto su questa vicenda. Se io sono qui questa mattina è perché nel passato mi hanno coinvolto anche quando avevo diverse responsabilità proprio per rivolgere non una sollecitazione d'occasione e di circostanza, ma per dare il segno di una continuità e di un impegno rispetto ad un'opera di cui si avverte sempre più la necessità e l'importanza.
L'unico scampolo, l'unico finale che voglio aggiungere, proprio riprendendo le riflessioni del sottosegretario, signor Presidente, mi porta ad esprimere alcune considerazioni. Sono sempre stato contrario alle gestioni straordinarie. Quest'Aula mi ha sempre visto impegnato in modo molto forte ma il mancato ascolto è stato altrettanto forte, è stato uguale e contrario al tentativo di farmi ascoltare. La reazione negativa, respingente, la controspinta è stata uguale e contraria. C'è stato un rapporto di reciprocità, signor Presidente. Possiamo dire questo.
Per quanto riguarda l'emergenza rifiuti nella mia regione, con la scusa dell'emergenza e dell'accelerazione delle procedure certamente si accelerano le procedure, ma si nascondono molte altre cose. Credo che sia un fatto importante e certamente io, tra i moltissimi colleghi in quest'Aula, negli anni intorno al 1978, sono stato contrario alle misure straordinarie e alla sospensione delle garanzie democratiche. Abbiamo sempre combattuto perché i diritti dei cittadini, le garanzie di libertà e i diritti inviolabili potessero essere garantiti senza alcuna violazione.
Per questo continuiamo ad essere contrari nella continuità del nostro impegno parlamentare e politico affinché questi diritti siano un momento di riferimento importante per il rispetto della dignità della persona umana. Il sacrificio della libertà non è un fatto transitorio, non è un fatto temporale ma il sacrificio di un momento significa anche una rivoluzione per quanto riguarda il futuro e la prosecuzione delle esperienze e delle stagioni che noi dovremo vivere.
Ritengo che sia un momento importante ma il mio riferimento alla Protezione civile, signor Presidente e signor sottosegretario, era proprio per alleggerire la pesantezza dei temi di oggi e dei problemi insorti e forse possiamo fare una riflessione per quanto riguarda le emergenze, la Protezione civile, l'accelerazione delle procedure.
Molte volte si accelerano le procedure, molte volte si dilatano i tempi perché non ci sono le risorse, perché si accantona e si pensa di andare avanti tanto vedremo tra un anno, due anni, e nel frattempo si vive alla giornata. Ma vivere alla giornata crea questo squilibrio.
Qui abbiamo un'opera da finanziare, che deve avere un percorso certo: badiamo di attenerci a questo percorso, e con ciò termino. Ci affidiamo a questa volontà che deve provenire non soltanto dal Governo, ma deve essere corale. Il Parlamento ha fatto la sua parte perché non poteva fare più di una sollecitazione e l'abbiamo fatta con grande forza, con grande consapevolezza e con grande convinzione.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento delle ulteriori interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15,05.

Pag. 51

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Attività svolte dal Ministro dell'interno in relazione allo scioglimento del consiglio comunale di Fondi - n. 2-00628)

PRESIDENTE. L'onorevole Garavini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00628, concernente attività svolte dal Ministro dell'interno in relazione allo scioglimento del consiglio comunale di Fondi (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, è disarmante che, per la terza volta, ci troviamo ancora in quest'Aula per porre la questione del mancato scioglimento per infiltrazioni mafiose del consiglio comunale di Fondi.
Signor sottosegretario, mi consenta di ricordare la cronologia degli eventi. Il consiglio comunale di Fondi ha visto ben due commissioni d'accesso, le cui attività si sono concluse con rispettive relazioni che hanno individuato concrete responsabilità e prove, che certificano le infiltrazioni che hanno a che fare anche con i ruoli apicali dell'amministrazione di Fondi.
Cito brevemente alcuni tratti della relazione d'accesso: le connessioni sono «emerse chiaramente (...) tra la famiglia Tripodo», boss tra i boss napoletani in contatto con i Casalesi, con la 'ndrangheta, con figure apicali di cosa nostra, «e soggetti legati per via parentale anche a figure di vertice del comune di Fondi (...)».
Elementi di questo tipo sono stati presi in considerazione dallo stesso Ministro dell'interno, che ha fatto propria la richiesta del prefetto di Fondi di procedere allo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose, facendo quindi riferimento all'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000, che concerne infiltrazioni di questo tipo. Lo stesso Ministro, infatti, nella sua richiesta evidenzia come, cito testualmente: «Il comune di Fondi (...) presenta forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata tali da determinare un'alterazione (...) degli organi elettivi ed amministrativi e da compromettere l'imparzialità dell'amministrazione (...) con grave (...) pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica (...) Illegittimità gravissime quanto diffuse, che hanno spesso oggettivamente favorito soggetti direttamente o indirettamente collegati alla criminalità organizzata (...)».
Ciò nonostante, si è poi proceduto sì allo scioglimento, ma per questioni amministrative, in base all'articolo 141 e non, invece, all'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000, per il quale sarebbero ricorsi tutti i requisiti. Quindi, si è giunti allo scioglimento semplicemente perché ci si è inventati la prassi delle dimissioni in massa della giunta.
Tuttavia, esiste una sentenza del Consiglio di Stato, quella del 13 marzo 2007, n. 1222, che prevede - cito il testo - che le dimissioni dei componenti della giunta non debbano essere un elemento sufficiente per non procedere allo scioglimento per infiltrazioni mafiose. Infatti, la suddetta sentenza - cito testualmente - «corrisponde anche alla necessità di evitare che il complesso procedimento per pervenire allo scioglimento conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso possa essere posto nel nulla da un'iniziativa strumentale degli stessi consiglieri comunali che, con l'espediente di repentine dimissioni, potrebbero, in qualunque momento, vanificare l'iniziativa Pag. 52dell'amministrazione dell'interno, volta a contrastare gli anzidetti fenomeni di tipo mafioso».
Questa sentenza del Consiglio di Stato sembra fatta su misura proprio per definire la necessità che, anche qualora si dovessero verificare dimissioni, queste non siano prese a motivazione per evitare uno scioglimento che non fosse quello previsto dall'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000.
Con questa sentenza di Stato, cioè, si va a denunciare il rischio che si proceda a dimissioni in massa della giunta proprio per evitare che si giunga ad uno scioglimento per infiltrazioni mafiose.
Alla luce di tutto questo, si tratta ancora una volta di definire l'iter e di fornire delle risposte, amministrative, da un lato, e politiche, dall'altro, che non solo tengano fede ai dettati legislativi - che, in realtà, ci sembra siano stati compromessi e non siano stati rispettati -, ma si tratta anche di fornire delle risposte all'opinione pubblica, anche in termini di garanzia, di sicurezza e di tranquillità, poiché, a maggior ragione, in vista degli appuntamenti elettorali che ci aspettano, notiamo con grande preoccupazione che non solo non si è proceduto allo scioglimento per infiltrazioni mafiose, ma temiamo che non si sia dato adempimento neanche ad un'altra serie di obblighi previsti dalla legislazione che potrebbero rappresentare una forma di tutela proprio in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. A cosa mi riferisco nello specifico? Anche qualora non si sia proceduto allo scioglimento ai sensi dell'articolo 143, la legge prevede espressamente che si debba andare a completare l'iter amministrativo; infatti, il comma 5 dell'articolo prevede che si debba arrivare ad emanare il decreto di conclusione del procedimento ai sensi del comma 7, nel quale si deve dare conto degli esiti dell'attività di accertamento. Quindi, anche qualora non si sia proceduto allo scioglimento per infiltrazioni mafiose, è necessario, con l'obiettivo di tranquillizzare l'opinione pubblica locale e nazionale, andare a delucidare gli elementi o i motivi per i quali non si sia proceduto allo scioglimento per criminalità organizzata. Per di più, se lo si fosse fatto, questo avrebbe avuto delle implicazioni anche di non candidabilità per tutti quegli amministratori responsabili dello scioglimento stesso, mentre, invece, per il fatto che si sia proceduto ad uno scioglimento per così dire amministrativo ai sensi dell'articolo 141, questo non è assolutamente garantito.
Detto questo, signor sottosegretario, le chiediamo innanzitutto se si voglia procedere all'emanazione di questo decreto conclusivo attraverso il quale si può fornire all'opinione pubblica e anche ai concittadini di Fondi le motivazioni che hanno portato a questa scelta di carattere tecnico che può essere denunciata anche come espediente per sottrarsi agli obblighi di legge. Chiediamo poi se la relazione prefettizia sia stata fornita o se vi sia intenzione di fornirla all'autorità giudiziaria, in modo da poter prevedere eventuali misure di prevenzione nei confronti di coloro che sono stati alla base degli elementi che avrebbero comportato lo scioglimento per infiltrazioni mafiose; per concludere, chiediamo anche se la relazione sia stata inviata al tribunale di Latina per poter verificare l'incandidabilità di questi stessi soggetti. Mi consenta, infatti, di dirle che, secondo le nostre informazioni, è accaduto esattamente il contrario, ma non solo: diversi di quegli interlocutori che hanno rassegnato le loro dimissioni sono proprio quelli che troviamo nelle liste e che si stanno candidando in vista delle prossime elezioni regionali. Questo non può che metterci nelle condizioni di essere estremamente preoccupati per gli sviluppi della prossima amministrazione a Fondi.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Michelino Davico, ha facoltà di rispondere.

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, sulla vicenda che ha interessato il comune di Fondi è stato già più volte riferito in quest'Aula, l'ultima il 4 febbraio scorso, in risposta ad altre interrogazioni e interpellanze presentate sull'argomento. Pag. 53
Come già ho chiarito in tali occasioni, mentre il procedimento sulla proposta di scioglimento per infiltrazioni mafiose del comune di Fondi era ancora aperto in seno al Consiglio dei Ministri, sono intervenute le dimissioni rassegnate contestualmente il 3 ottobre 2009 dal sindaco e da 16 consiglieri comunali su 30, a cui si sono aggiunte in seguito quelle di altri due consiglieri.
Pertanto, il Consiglio dei Ministri, nella seduta del successivo 9 ottobre, ha preso atto che il prefetto di Latina aveva sospeso sindaco, consiglio e giunta comunale e aveva nominato il commissario per l'amministrazione provvisoria dell'ente nella persona del prefetto Guido Nardone.
Benché lo scioglimento ex articolo 141 del Testo unico sull'ordinamento degli enti locali non determini un'interruzione della procedura dello scioglimento straordinario, di cui al successivo articolo 143, nel caso specifico, valutate le condizioni di fatto determinatesi, il Consiglio dei ministri ha ritenuto di restituire la parola agli elettori in occasione delle prossime consultazioni amministrative piuttosto che mantenere la gestione commissariale per 18 mesi.
Venendo agli specifici quesiti posti dagli onorevoli interpellanti, intendo innanzitutto premettere che il 18 dicembre 2009 il Ministro dell'interno, su conforme proposta del prefetto di Latina, ha firmato il provvedimento di applicazione di alcune misure, atte a ricondurre alla normalità la vita amministrativa dell'ente, nei confronti di alcuni dirigenti e del segretario generale del comune di Fondi, a norma del comma 5 del citato articolo 143, destinandoli ad altri incarichi o mansioni. Il provvedimento è stato poi trasmesso al prefetto che ha provveduto ad inoltrarlo al comune di Fondi per la notifica agli interessati, allo stesso ente e all'Agenzia autonoma per la gestione dell'albo dei segretari comunali e provinciali per il conseguente avvio del procedimento disciplinare.
Pertanto, l'adozione di tale provvedimento fa venir meno, ai sensi del comma 7 dell'articolo 143 del Testo unico, la necessità di emanare il decreto di conclusione del procedimento prescritto solo nel caso in cui non sussistano i presupposti per lo scioglimento o l'adozione di altri provvedimenti di cui al comma 5 e, cioè, proprio il provvedimento che, come appena detto, è stato già firmato il 18 dicembre 2009.
Quanto alla richiesta degli interpellanti, se sia stata trasmessa la relazione prefettizia all'autorità giudiziaria competente ai fini dell'applicazione delle misure di prevenzione, comunico che il 29 settembre 2008, prima ancora dell'entrata in vigore del nuovo testo dell'articolo 143 del Testo unico sull'ordinamento degli enti locali, il prefetto di Latina aveva trasmesso alla Direzione distrettuale antimafia di Roma la propria relazione, fondata sulle risultanze della Commissione di accesso.
Inoltre, il procuratore della Repubblica di Latina ha partecipato, il 9 settembre 2009, dopo l'entrata in vigore della norma invocata dagli interpellanti, alla riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, nel corso della quale è stata esaminata la relazione che il prefetto di Latina ha poi nuovamente inviato, alla luce della riforma dell'articolo 143 del Testo unico sull'ordinamento degli enti locali.
Gli onorevoli interpellanti chiedono, infine, di conoscere se sia stata trasmessa al tribunale di Latina, a norma del comma 11 dell'articolo 143 del Testo unico sull'ordinamento degli enti locali, l'originaria proposta di scioglimento del consiglio comunale, finalizzata all'adozione della dichiarazione di incandidabilità degli amministratori. In proposito, intendo precisare che tale adempimento è escluso nelle ipotesi in, cui dopo avere avviato il procedimento, non si giunga allo scioglimento del consiglio comunale ex articolo 143. Infatti, la norma invocata prevede la sanzione dell'incandidabilità per gli amministratori responsabili delle condotte che hanno dato causa allo scioglimento, limitatamente al primo turno elettorale successivo allo scioglimento stesso.

Pag. 54

PRESIDENTE. L'onorevole Amici, cofirmataria dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

SESA AMICI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Davico, ma è del tutto evidente che non ci riteniamo soddisfatti perché la lettura della risposta all'interpellanza urgente, a nostro giudizio, pone due problemi di ordine diverso, uno di carattere politico e l'altro istituzionale. La collega Garavini ha ripercorso, con grande chiarezza, tutte le questioni di una vicenda sulla quale quest'Aula del Parlamento è stata investita più volte. È del tutto evidente che l'insistenza con la quale continuiamo ad occuparci di questa vicenda è dovuta all'intervento di una procedura che, a nostro giudizio, si potrebbe porre in essere nei confronti di altri comuni che si potrebbero trovare nella stessa situazione del comune di Fondi.
È vero che vi è stata una modifica dell'articolo con il nuovo decreto sulla sicurezza e con la norma relativa allo scioglimento per i comuni. Tuttavia, devo ricordare al sottosegretario Davico che, proprio alla luce di quella nuova formulazione, il prefetto di Latina, dottor Frattasi, riaprì il procedimento e inviò una seconda relazione in cui rimanevano tutte le ragioni per la richiesta di scioglimento per infiltrazioni mafiose.
Non ritengo di approfondire - sarà nostro compito farlo - la parte in cui lei ha detto che non c'è bisogno del decreto conclusivo dell'iter perché, in precedenza, il 9 ottobre, è stata avviata un'azione disciplinare riguardante la parte amministrativa, ovvero i dirigenti che si erano resi responsabili di alcune condotte nella gestione amministrativa del comune, verso i quali si può intervenire con provvedimenti disciplinari. Tuttavia, ritengo che questo elemento di per sé non sia sufficiente per ritenere chiuso l'iter secondo questa norma, perché, nel procedimento di scioglimento antimafia, anche secondo il nuovo testo della norma, sono previsti non solo la penalizzazione degli amministrativi, ma anche il collegamento della questione amministrativa con gli indirizzi politici che ne hanno determinato spesso le condotte.
Quello che a noi interessa stabilire in questo momento - e da questo punto di vista l'insoddisfazione è totale - è che su questa vicenda continuano a permanere non solo grandi dubbi, ma soprattutto un atteggiamento che si può evincere dalla stessa risposta che lei ci ha fornito: si vuole far passare l'idea che si sia trattato di una decisione, poco legata alle procedure di scioglimento antimafia; si è ritenuto che, nel momento in cui sono pervenute le dimissioni contestuali del sindaco e di sedici consiglieri, si fosse integrato un elemento sufficiente per interrompere la procedura antimafia. È del tutto evidente, lei lo, sa sottosegretario Davico, in tal senso c'è stata anche una risposta del sottosegretario Nitto Palma all'indomani della vicenda, che continuano a rimanere non solo elementi di procedura, ma scelte politiche.
Si è determinata una scelta politica con l'intraprendere una procedura piuttosto che un'altra: è del tutto evidente che, su questo caso, si è deciso di costruire una sorta di giurisprudenza primaria che credo sarà uno di quegli elementi che farà sì che noi continueremo ad insistere per avere chiarezza. Attiveremo tutte le forme possibili del caso, anche giurisdizionali, perché la vicenda di Fondi, per il suo impatto e anche per le scelte che ne sono conseguite, corre il rischio di mettere seriamente in discussione provvedimenti di scioglimento antimafia che riguardano drammaticamente gran parte del Paese e che rappresentano una lesione vera dei livelli della rappresentatività democratica che deve essere senza condizionamenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Chiarimenti in merito all'aggiudicazione degli appalti relativi alla costruzione di alcuni istituti penitenziari in Sardegna - n. 2-00627)

PRESIDENTE. L'onorevole Ferranti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza Pag. 55n. 2-00627, riguardante chiarimenti in merito all'aggiudicazione degli appalti relativi alla costruzione di alcuni istituti penitenziari in Sardegna (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

DONATELLA FERRANTI.Signor Presidente, questa interpellanza muove dalla realtà dell'edilizia carceraria e anche dalla questione del sovraffollamento carcerario. Noi abbiamo chiesto un impegno del Governo per prevedere una riorganizzazione, un programma edilizio, che sia conforme anche ad un nuovo modo di intendere l'esecuzione della pena: non soltanto come restrizione ed emarginazione del detenuto, ma anche come possibilità per tutti i detenuti, e in particolare per coloro che non sono in regime di sicurezza speciale, di affrontare meglio, anche con più ricchezza di partecipazione da parte del personale dell'amministrazione penitenziaria, un programma di recupero. In tal modo la pena si trasforma in un periodo in cui il condannato recupera la sua autodeterminazione e quindi anche la possibilità di essere cittadino.
Abbiamo presentato e visto approvare delle mozioni il 12 gennaio del 2010, soprattutto la nostra era molto specifica sul punto, dove affrontavamo non solo il problema dei nuovi istituti carcerari, da effettuare secondo una programmazione e una localizzazione condivisa o quanto meno conosciuta dalle forze di opposizione, ma abbiamo fatto riferimento anche alle procedure e al fatto che nelle procedure si rispettassero al massimo i criteri di economicità e di trasparenza.
Nel frattempo, già quando abbiamo discusso in quest'Aula della legge finanziaria, avevamo potuto notare che vi era stato, con delibera del CIPE, un finanziamento straordinario e specifico proprio per l'edilizia carceraria, per 200 milioni di euro, riservato al finanziamento degli interventi di edilizia carceraria riguardanti otto istituti penitenziari in corso di esecuzione, verosimilmente da molto tempo, forse dal 2005, e anche su questo si concentra la nostra interpellanza. I nuovi istituti penitenziari di Cagliari, Sassari, Tempio Pausania, Oristano (quindi quattro punti nodali della Sardegna), Forlì, Rovigo, Savona e Reggio Calabria porteranno all'aumento delle capienza totale dei posti a 2.095.
Già questo canale diverso era apparso, non dico strano, ma comunque come un dato su cui si doveva focalizzare la nostra attenzione, perché i 200 milioni riservati al finanziamento di questi interventi andavano ad incidere sul Ministero delle infrastrutture. Poi, quando in questa sede abbiamo trattato del Piano carceri straordinario, quindi dei poteri straordinari che sono stati riservati al commissario e anche di tutte le deroghe previste nell'individuazione delle aree e delle opere, nell'aggiudicazione degli appalti e in quello che seguirà nell'attuazione di questo Piano carceri, peraltro molto sfumato nei contorni e negli interventi che si andranno a realizzare, con riferimento a queste opere e proprio nei giorni in cui è emersa anche la questione relativa all'utilizzo delle ordinanze di urgenza, del Dipartimento della protezione civile e di una Spa che si voleva fare in proposito anche con specifico riferimento alle opere di edilizia carceraria, all'attenzione dell'opinione pubblica, anche per l'intervento specifico che c'è stato sulla stampa, sono balzati lo stato dei lavori e le imprese aggiudicatarie riferibili a queste opere di edilizia carceraria in corso di esecuzione.
In quel contesto, da un articolo pubblicato su La Nuova Sardegna del 17 febbraio 2010 che s'intitola: «Sardegna: le carceri in costruzione in mano agli appaltatori del G8», si scoprono, o comunque vengono rese note delle notizie che mi appresto a riferire, e sulle quali, considerato che anch'esse sono oggetto della nostra interpellanza, abbiamo chiesto un intervento specifico al Ministro della giustizia e a quello delle infrastrutture, anche se qui vedo solo il rappresentante del Ministro delle infrastrutture, mentre per il Ministero della giustizia non c'è nemmeno un rappresentante.
Da questo articolo di stampa, con riferimento agli istituti in corso di esecuzione a Cagliari, Sassari, Oristano e Tempio Pag. 56Pausania, si evidenzia che gli appaltatori sono proprio quelle società, gruppo Gariazzo, Anemone e Gia.fi costruzioni, che sono oggetto anche di indagini e che hanno avuto gli appalti di La Maddalena. Non solo: attraverso queste notizie di stampa veniamo a conoscenza del fatto che le opere sono state soggette a secretazione (il che può essere verosimile proprio in relazione all'opera che si sta costruendo) e che, sempre secondo l'articolo di stampa, anche qui sono state seguite comunque delle procedure segrete, informali, per cui anche la società non aggiudicataria, la Pizzarotti Spa, che ne ha fatto richiesta al TAR Lazio, non è riuscita ad avere contezza delle imprese, delle società che sono state invitate a partecipare, sia pure alla gara informale, e che comunque, poi, in qualche modo possono avere reso la gara effettivamente concorrenziale.
Bisogna considerare che si tratta di istituti penitenziari la cui costruzione è ormai iniziata da molti anni e che non risulta ancora completata, per cui non è possibile, anche da parte degli onorevole deputati, effettuare un sopralluogo o, comunque, accedere a quelle strutture e verificare lo stato dei lavori perché non sono istituti penitenziari operativi. Tra l'altro, abbiamo visto che è stato individuato un canale specifico di finanziamento, pur nella gravità della situazione economica che riguarda tutto il Paese in generale e tutto il settore della giustizia che rientra nella categoria degli importanti servizi essenziali, quali la scuola e la sanità, che costituiscono il substrato del nostro vivere civile.
Noi, quindi, ci siamo resi partecipi della necessità di acquisire delle informazioni che riguardino lo stato delle procedure di appalto relative a tutti gli otto istituti carcerari. Noi ci auguriamo di potere avere a tal proposito delle informazioni utili che non facciano rimanere ombre sulla procedura effettuata, sulle imprese invitate e sullo stato dei lavori. Soprattutto ci auguriamo di avere delle risposte certe da questa interpellanza sulla fine di questi lavori e sul fatto che, anche se si è proceduto con lavori sottoposti alla procedura di secretazione per la tipologia di lavori, il servizio delle infrastrutture agendo con il SIIT (il servizio del Ministero che sembra essersi occupato degli appalti, delle gare e delle aggiudicazioni) abbia rispettato tutti i canoni previsti dalle leggi.
Noi abbiamo rappresentato tutta la pericolosità di derogare alle norme in vigore in materia di gare d'appalto e, in particolare, al codice degli appalti; tuttavia all'epoca questa deroga non c'era. Quindi, sia pure in maniera semplificata, sia pure attraverso l'urgenza, sia pure attraverso tutte le possibilità che ha una pubblica amministrazione di lavorare rispettando le leggi, le norme e i tempi, noi non ci dobbiamo trovare di fronte a delle opere che vengono finanziate da anni e che non riescono a vedere la luce. Tali opere, infatti, non danno quel contributo necessario anche nella definizione dei posti che purtroppo servono per la popolazione carceraria e che consentirebbero, in parte, di superare questa emergenza e di rendere possibile una vita più umana a tanti detenuti che, purtroppo, in celle da due o da uno sono costretti a vivere in otto. Mi riservo, all'esito della risposta, di effettuare i miei rilievi oppure di dare atto che, invece, lo Stato si è comportato secondo le norme.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Giuseppe Maria Reina, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE MARIA REINA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, l'edilizia penitenziaria si realizza sia attraverso la costruzione di nuovi istituti, sia attraverso gli interventi di ristrutturazione e di manutenzione di quelli esistenti. La costruzione di nuovi istituti penitenziari, regolamentata dalle leggi n. 1133 del 1971 e n. 404 del 1977, si attua con i fondi del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti erogati da leggi specifiche sulla base di un programma predisposto congiuntamente con il Ministero della giustizia. Pag. 57
Relativamente alla costruzione degli istituti penitenziari citati nell'interpellanza, è bene evidenziare che la loro realizzazione è stata prevista con decreto del Ministro della giustizia del 19 luglio 2004, emanato di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti in epoca antecedente alla presentazione dell'attuale piano carceri.
Ciò premesso, si fa presente, quanto alle procedure seguite, che con il decreto interministeriale già citato è stato disposto che gli interventi relativi alla costruzione dei nuovi penitenziari rivestono carattere d'urgenza e la loro esecuzione deve essere accompagnata da particolari misure di sicurezza. I lavori per la costruzione dei nuovi istituti penitenziari sono stati eseguiti pertanto con l'adozione di tali procedure, per tutelare la segretezza e la riservatezza di lavori relativi ad opere destinate ad una particolare destinazione d'uso.
Per quanto riguarda la concreta realizzazione dell'attuale piano carceri, si fa presente che la delibera dello stato di emergenza nazionale carceri attribuisce al Presidente del Consiglio dei ministri, fino a tutto il 2010, la possibilità di avvalersi di commissari delegati per l'attuazione dei relativi interventi. Premesso in linea generale quanto riferito, in merito alla richiesta di notizie in ordine alla costruzione degli istituti penitenziari nella regione Sardegna (Cagliari, Sassari, Tempio Pausania) rappresentiamo quello che sto per dire.
Le gare per l'affidamento dei lavori vennero dichiarate secretate con decreto del Ministro della giustizia in data 2 ottobre 2003, variante al programma ordinario dell'edilizia penitenziaria, Gazzetta Ufficiale 4 novembre 2003, n. 256, che stabilisce che tutti gli interventi di cui al presente decreto rivestono carattere di urgenza e la loro esecuzione deve essere accompagnata da particolari misure di sicurezza, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 33 della legge 11 febbraio 1994, n. 109, e successive modifiche ed integrazioni. I richiamati appalti vennero quindi affidati con la procedura dell'appalto integrato, in conformità a quanto previsto dall'articolo 19, comma 1, lettera b), della legge n. 109 del 1994 ed ai sensi dell'articolo 82 del decreto del Presidente della Repubblica n. 554 del 1999, mediante gara informale tra ditte di fiducia dell'amministrazione in possesso di abilitazione di sicurezza NOS. L'appalto relativo al carcere di Cagliari, comune di Uta, progetto generale di prima fase, venne affidato con verbale di gara n. 606 in data 22 dicembre 2005 all'ATI Opere Pubbliche Spa ed Eugenio Ciottola Spa.
Le imprese invitate alla gara per l'appalto dei lavori di progettazione esecutiva del progetto generale e di prima fase furono le seguenti sei: Grandi Lavori Fincosit Spa, Roma; CCC Spa, Roma; Todini Spa, Roma; Opere Pubbliche Spa, Roma; Impregilo Spa, Milano; Uniland Srl, Bari.
Alla data odierna, sono stati emessi 16 SAL e relativi certificati di pagamento ed un certificato relativo all'articolo 41-bis, per un ammontare complessivo di 39 milioni 444 mila 320,19 euro, pari al 52,65 per cento del costo. L'appalto relativo al carcere di Sassari, località Bancali, come da progetto generale e di prima fase, venne affidato con verbale di gara n. 608, in data 22 dicembre 2005, all'ATI Anemone Srl - Igit Spa.
Le imprese invitate alla gara furono le seguenti sei: S.A.C., Roma; CCC Spa, Roma; Consorzio Leonardo, Pescara; Anemone srl, Roma; Aquilaia Spa, Roma; Uniland srl, Bari. Alla data odierna sono stati emessi dodici SAL e relativi certificati di pagamento, per un ammontare complessivo di 26 milioni, 232 mila 155 euro, pari al 35,15 per cento.
L'appalto relativo al carcere di Tempio Pausania, località Nuchis, come da progetto generale e di prima fase, venne affidato con verbale di gara n. 605 in data 22 dicembre 2005 all'impresa Gia.fi Costruzioni Spa.
Le imprese invitate alla gara per l'appalto dei lavori di progettazione esecutiva del progetto generale e di prima fase furono le seguenti sei: Costruzioni srl, Altamura; S.A.C. Spa, Roma; Astaldi Spa, Roma; Gia.fi Costruzioni Spa; Anemone srl, Roma; Consorzio Leonardo, Pescara. Pag. 58
Alla data odierna sono stati emessi diciannove SAL e relativi certificati di pagamento, per un ammontare complessivo di 31 milioni, 364 mila 43 euro, pari al 62,58 per cento.
In merito alla responsabilità dell'ingegnere Angelo Balducci sull'aggiudicazione dei richiamati appalti, è doveroso precisare che, alla data di svolgimento delle gare informali, il direttore generale del SIIT (Servizi Integrati Infrastrutture) era la dottoressa Valeria Olivieri, nominata con decreto del Presidente della Repubblica n. 1559 del 20 settembre 2005 e relativa decorrenza.
Si fa conoscere, inoltre, che il rispetto dei tempi consentì di accedere ai finanziamenti di cui al programma suindicato, il cui impegno di spesa doveva avvenire entro il 31 dicembre 2005, così come avvenne con l'accredito dei fondi presso la Ragioneria regionale dello Stato di Cagliari, che ha finora emesso anche i relativi pagamenti alle imprese e alla quale sono già stati accreditati parte dei fondi di cui alla richiamata delibera.
Per quanto attiene gli importi a base di gara, stante la tecnicità dei dati, riteniamo opportuno depositare, a disposizione dell'Assemblea, affinché sia in allegato lo schema recante gli importi medesimi.
Si specifica, tuttavia, che nell'importo dei progetti finanziati sono state accantonate somme per gli espropri in fase di pagamento per attività di vigilanza, opere d'arte, allacci, indagini di campo e di consulenza specialistica a supporto della progettazione ed IVA.
La redazione dei progetti preliminari e definitivi, con l'individuazione di una prima fase, la sola inizialmente finanziata, venne eseguita da funzionari tecnici della sede coordinata di Cagliari dipendente dal Provveditorato interregionale per le opere pubbliche per il Lazio, l'Abruzzo e la Sardegna. Lo stesso ufficio convocò, nel settembre 2005, apposite conferenze di servizio per l'approvazione da parte degli enti locali e ministeriali.
Nella redazione venne utilizzato il prezziario della regione Lazio dell'anno 2002, non disponendo in quel momento la regione Sardegna di prezziari aggiornati, in quanto risalenti al 1996. Parimenti, la redazione dei progetti di seconda fase e padiglioni 41-bis è stata eseguita da funzionari della sede coordinata di Cagliari di concerto con l'amministrazione del DAP, che ha fornito i relativi quadri esigenziali e ne cura l'alta sorveglianza in corso d'opera. L'ufficio direzione lavori e coordinamento per la sicurezza in esecuzione è costituito da funzionari della sede coordinata di Cagliari e detta attività rientra tra i compiti specifici di istituto.
Per quanto riguarda i subappalti, si rimette un secondo allegato recante la disamina dei singoli contratti. Tuttavia, siccome non si tratta di pagine molto lunghe, ritengo opportuno darne lettura.
Per quanto riguarda il carcere di Cagliari (Uta), con decreto provveditoriale n. 39894 del 5 ottobre 2006 furono approvati il progetto esecutivo generale, per un importo complessivo pari a 72.525.828,55 euro ed un progetto di prima fase - all'epoca il solo finanziato - pari a 43.132.000 euro. Con successivo decreto provveditoriale in data 11 dicembre 2009, registrato dalla Ragioneria provinciale dello Stato di Cagliari in data 18 dicembre 2009 al n. 5, è stato approvato il progetto di seconda fase in riduzione dell'importo di 28 milioni di euro, finanziato con la delibera CIPE del 31 settembre 2009, per un importo complessivo di prima e seconda fase di 71.132.000 euro, oltre a 15 milioni di euro per la realizzazione del nuovo padiglione per detenuti sottoposti a regime di cui all'articolo 41-bis.
Per quanto riguarda il carcere di Sassari, con decreto provveditoriale n. 38 del 28 dicembre 2006 furono approvati il progetto esecutivo generale per un importo complessivo pari a 71.150.000 euro, ed un progetto esecutivo di prima fase - all'epoca il solo finanziato - di 39.965.733 euro.
Con successivo decreto provveditoriale in data 11 dicembre 2009 n. 10, registrato dalla Ragioneria provinciale dello Stato di Cagliari in data 18 dicembre 2009 al n. 5, è stato approvato il progetto di seconda Pag. 59fase in riduzione dell'importo di 29.650.000 euro, finanziato con la delibera CIPE del 31 settembre 2009 per un importo complessivo di prima e seconda fase di 69.615.733 euro, oltre 16.350.000 per la realizzazione del nuovo padiglione per detenuti sottoposti a regime di cui all'articolo 41-bis.
Per quanto riguarda il carcere di Tempio Pausania, con decreto provveditoriale n. 37 del 28 dicembre 2006 furono approvati il progetto esecutivo generale per un importo complessivo pari ad 54.228.583,26 euro ed un progetto esecutivo di prima fase - all'epoca il solo finanziato - di 34.203.000 euro. Con successivo decreto provveditoriale in data 11 dicembre 2009 n. 103, registrato dalla Ragioneria provinciale dello Stato di Cagliari in data 18 dicembre 2009 al n. 6, è stato approvato il progetto di seconda fase, dell'importo complessivo di prima e seconda fase di 57.203.000 euro, finanziato con la delibera CIPE del 31 luglio 2009.
Veniamo ai subappalti, e arriviamo alla conclusione.
Lavori di costruzione del nuovo Istituto penitenziario di Uta (Cagliari), Opere Idriche Spa, subappalto autorizzato con nota n. 10126 del 26 novembre 2007.
Ancora, lavori di costruzione del nuovo Istituto Penitenziario di Tempio Pausania: fornitura e posa in opera di recinzioni provvisorie per le aree di cantiere a favore della ditta FARE Costruzioni Srl, comunicato in data 23 marzo 2007; nolo a caldo con macchine operatrici per la rimozione di radici, ceppaie ed arbusti ricadenti nell'area a favore della ditta Chiaramonti Maurizio per un importo di 10 mila euro, comunicato in data 30 maggio 2007; subappalto per l'esecuzione di opere a favore della ditta FARE Costruzioni Srl per un importo di 350 mila euro, autorizzato con nota n. 5468 dell'8 giugno 2007; subappalto per l'esecuzione di opere a favore dell'impresa Nuova SACI Srl per un importo di 1 milione di euro, autorizzato con nota n. 5469 dell'8 giugno 2007.
Nolo a caldo con macchina perforatrice a favore della ditta La Collina Dorata Srl per un importo di 5 mila euro, comunicato in data 9 ottobre 2007; fornitura in opera di manto stradale da 3 centimetri a favore dell'impresa CAMP Srl, comunicato in data 5 maggio 2008; subappalto a favore dell'impresa Garofoli Srl per la realizzazione di parte degli impianti termici, idrico-sanitari, antincendio per 500 mila euro, autorizzato con nota n. 5430 del 2 luglio 2008; nolo a caldo per la demolizione di blocchi di granito e calcestruzzo nell'area esterna alle mura di cinta a favore della ditta Chiaramonti Maurizio per un importo di 20 mila euro, comunicato in data 21 luglio 2008; fornitura e posa in opera di impianti elettrici e speciali a favore dell'impresa Alarm System di Zedda Efisio & C Snc.

PRESIDENTE. L'onorevole Ferranti ha facoltà di replicare.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, non siamo soddisfatti di questa risposta. Apprezzo lo sforzo del sottosegretario di dare una parvenza di trasparenza e di linearità a questi appalti, ma in realtà non ce l'hanno. Innanzitutto, sottosegretario, la risposta non è esaustiva perché chiedevamo di avere contezza di tutte le otto opere in corso di costruzione. Partiamo dalle opere della Sardegna per le quali, come oggi abbiamo avuto riscontro con certezza, esistono riferimenti in base ai quali risulta vincitrice di gara, cioè aggiudicatarie, tra le altre imprese proprio quella società Anemone Srl per la quale è in corso un'inchiesta a tutto campo.
Quest'ultima, da alcuni elementi che ovviamente non ci sono noti perché non conosciamo direttamente gli atti di indagine (mi baso dunque su ciò che risulta anche dagli organi di informazione), tra l'altro ha problemi che riguardano anche l'esistenza di una sede congrua rispetto agli appalti di cui si è resa aggiudicataria.
La risposta quindi non è esaustiva con riferimento alle otto opere, ma anche riguardo alle opere sarde devo rilevare degli anacronismi. Con il decreto interministeriale del 2004 si parla infatti di un programma di urgenza e proprio con quell'urgenza viene motivata in maniera apodittica Pag. 60la segretezza. Già in quel caso quindi si dà una motivazione che non è congrua, perché la segretezza non è connessa all'urgenza, ma attiene alla natura dell'opera.
Inoltre, quella segretezza ed urgenza - che vanno ad avvalorare e a legittimare una cosiddetta gara informale, che peraltro si realizza dopo un anno - non giustificano il fatto che sia trascorso tutto quel tempo infatti, in un anno si fanno le gare formali e quindi si invitano, anche a licitazione privata, le ditte che hanno determinate caratteristiche, e non le cosiddette ditte di fiducia, perché dietro la ditta di fiducia (mi riferisco, in particolare, anche a quelle ditte che sono attualmente oggetto di indagini) francamente si apre tutta una riflessione molto amara. Se quelle erano le ditte di fiducia del provveditorato e dei SIIT (i servizi integrati del Lazio, dell'Abruzzo e della Sardegna), c'è davvero di che preoccuparsi anche per i restanti appalti. Anche perché poi, se andiamo a verificare lo stato attuale dell'opera, sul punto, sottosegretario, le nostre domande erano abbastanza chiare, forse anche troppo puntuali, dal momento che chiedevamo l'importo base di gara raffrontato.
Non volevamo entrare nel dettaglio, e quindi anche nei meandri del capitolato, volevamo conoscere l'importo base di gara e quello appaltato per ciascuno degli istituti, per raffrontarli. E, poi, la domanda a cui non si è data risposta, e che quindi i suoi uffici, gli uffici di riferimento non sono stati in grado di rappresentare (o forse vi è stato il pudore di non voler rappresentare), riguardava la data fissata per la consegna dei lavori, per il fine lavori, e quali proroghe o varianti vi sono state su questo punto. Perché non credo che sia possibile che opere che sono state qualificate - mi riferisco alle opere sarde, perché la risposta è stata limitata a queste - urgenti, tanto da derogare alla normativa interna per l'aggiudicazione e, quindi, per l'invito alle gare, che devono avere certi requisiti anche in termini di rispetto delle procedure, opere per cui (mi pare che all'epoca il Ministro della giustizia fosse Castelli, che ha emesso il decreto ricordato) credo che nel 2005 fosse prevista la consegna dei lavori - nella sua risposta, signor sottosegretario, non è stata indicata la data né di consegna, né di fine lavori - ad oggi, siamo nel 2010, non sono state ancora consegnate. Questa urgenza, quindi, è servita soltanto a legittimare, a dare un'apparenza burocratica e formale alla deroga alle regole sul conferimento degli appalti che sono finalizzate a far vigilare e a rendere trasparenti le procedure e i criteri utilizzati per invitare le ditte. Laddove vi è, infatti, il rispetto delle regole, le ditte devono avere determinate caratteristiche, deve esserci un progetto con un capitolato a cui le ditte, anche per la loro organizzazione, devono rispondere. In questo frangente noi ci rendiamo conto come quella segretezza, quell'urgenza servano solo ad una amministrazione che ha già impegnato e finanziato delle opere. Lei stesso ha detto che le opere dovevano essere urgentemente appaltate e secretate con il decreto ministeriale del 2 ottobre 2003. In realtà, sono state finanziate con un programma condiviso, al 31 dicembre 2005. In realtà, le opere saranno state finanziate solo in parte. Si è verificato, infatti, che le risorse per le opere che erano state originariamente finanziate per l'importo base di gara, successivamente, a seguito delle varianti, che hanno portato a quel ribasso di gara - con l'esito di una ripartizione tra i soggetti conosciuti e noti al servizio - non sono state più sufficienti e, quindi, vi è stato bisogno di successivi finanziamenti tanto da correre ai ripari con la delibera del CIPE del 2009. Tutto ciò è avvenuto anche perché gli stati di avanzamento dei lavori liquidati sono, per quanto riguarda Sassari al 35 per cento, per Tempio Pausania al 52 per cento e per Cagliari al 52 per cento dell'opera totale. Quanto, alla fine, verranno a costare ai cittadini queste opere urgenti e secretate? Sulla questione dei subappalti conferiti vi è da porsi un'ulteriore domanda che la pregherei, proprio per il suo ruolo, di accertare bene. Non entro nel merito delle ditte perché, con il mio ruolo, non sono in Pag. 61grado di verificare oggi - ma voi sì - quali collegamenti vi possano essere tra le compagini sociali.
Però io dico che se vengono aggiudicati degli appalti per delle opere progettate (complete), ma poi vengono date in subappalto le opere che riguardano il riscaldamento, l'elettricità e gli altri servizi fondamentali, lei, sottosegretario, capirà meglio di me - essendo del settore - che ciò significa che l'appalto affidato inizialmente era un simulacro, era una scatola vuota che serviva a conferire diritti di credito nei confronti dell'amministrazione, scatola da riempire di contenuto perché quelle imprese, quelle società non erano in grado di fornire l'opera ultimata. Pertanto non mi ritengo soddisfatta della risposta all'interpellanza, pur prendendo atto - dalle carte - del fatto che il suo Ministero non poteva dare altra risposta rispetto a quella data. Tuttavia la prego e la invito, nella sua qualità di sottosegretario, ad approfondire la questione, e a seguire in maniera specifica la definizione di questi otto - ripeto otto - istituti carcerari che sono in ballo dal 2005.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 17 con lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sull'emergenza ambientale conseguente allo sversamento di sostanze inquinanti nel fiume Lambro.

La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 17.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Informativa urgente del Governo sull'emergenza ambientale conseguente allo sversamento di sostanze inquinanti nel fiume Lambro.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sull'emergenza ambientale conseguente allo sversamento di sostanze inquinanti nel fiume Lambro.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Menia.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, colleghi deputati, ho avuto modo proprio poche ore fa di andare a conoscere anche de visu la situazione del Lambro e del Po, perché è molto meglio riferire non soltanto sulla base delle carte che ti vengono preparate, ma avendo avuto modo di conoscere meglio i fatti.
Proprio per tale ragione, questa mattina, con il Ministro Prestigiacomo e con il presidente della regione Lombardia, Formigoni, è stato effettuato un sopralluogo prima in elicottero, sorvolando l'asse dei fiumi, poi con una serie di riunioni alle quali hanno partecipato il capo del Corpo forestale dello Stato, il segretario generale dell'autorità di bacino del Po, i rappresentanti dell'ISPRA e si sono valutate le conseguenze di quello che appare essere un atto doloso estremamente grave, di cui vi andrò a riferire anche tutti gli elementi dei quali sono in possesso.
Per capirci in questo momento, dall'alto, sono ampiamente visibili sull'asse del Po - infatti la macchia oleosa ha già incontrato il Po - le acque scure del fiume Lambro che si intersecano con il Po costituendo una nuova e diversa massa. Ad occhio nudo, si vede una sorta di pellicola Pag. 62che si è formata sulla superficie del Po: blocchi aggregati consistenti di materiale oleoso, che ormai si sono trasformati sostanzialmente in una sorta di film che scorre in superficie, con macchie aggregate che viaggiano nel filone di corrente. Per capirci, ad oggi la stima è che la macchia oleosa impiegherà presumibilmente, date le condizioni di corrente e le condizioni degli affluenti, tra le 50 le 70 ore, in relazione alle effettive condizioni idrometriche degli affluenti del Po, per raggiungere l'incile del Po di Goro, dove inizia in pratica il delta del Po.
Che cosa è accaduto? Nella giornata di martedì scorso, si presume intorno alle tre o alle quattro del mattino, ignoti - sicuramente si tratta di un fatto doloso, perché sono sette i serbatoi coinvolti ed è difficile azionarli, aprirli e azionare le pompe - si sono introdotti all'interno del deposito della raffineria Lombarda Petroli di Villasanta, hanno azionato le pompe idrauliche che vengono normalmente utilizzate per trasferire i prodotti dalle autocisterne, causando la fuoriuscita di circa 3.500 metri cubi di gasolio per autotrazione, riscaldamento e olio combustibile. Si tratta di una stima. Poiché c'è stata molta confusione anche sugli organi di stampa, sottolineo che stiamo parlando di 3.500 metri cubi che vuol dire 3,5 milioni di litri (un metro cubo equivale a mille litri).
Gli idrocarburi, dopo essersi riversati nelle vasche di contenimento e incanalati nel condotto fognario, sono stati convogliati nel depuratore, che si trova tra Monza e San Maurizio al Lambro. Il depuratore è riuscito a filtrare circa 2.500 metri cubi di idrocarburi, mentre altri 1.000 circa si sono riversati nel fiume Lambro, che attraversa le province di Milano e di Lodi per affluire poi nel Po in provincia di Pavia.
Sul posto sono immediatamente intervenuti i tecnici dell'ARPA, dell'ASL e dei Vigili del fuoco, oltre che personale dell'Arma dei carabinieri, del Corpo forestale dello Stato, della polizia provinciale. Gli interventi diretti a contenere l'emergenza ambientale sono stati seguiti e coordinati dal centro di coordinamento soccorsi contemporaneamente attivato presso la prefettura di Milano.
Inoltre - e questa è comunque una notizia positiva - il presidente Formigoni ci ha comunicato poco fa che il depuratore, che era andato in blocco, è stato rimesso in funzione ed ha attualmente una funzionalità del 30-35 per cento. Tenendo conto che serve circa un milione di persone, questo è un fatto estremamente importante, perché altrimenti potete immaginare che avremmo avuto un'immediata immissione degli scarichi nelle acque del fiume e questa è una notizia in positiva che posso dare in aggiunta alle note.
Durante la notte, in coordinamento con le prefetture di Lodi e di Piacenza, squadre specializzate hanno provveduto al pompaggio degli idrocarburi e al posizionamento di barriere e materiali oleoassorbenti nei punti ritenuti più idonei a tale attività, in particolare a Melegnano (in provincia di Milano) e a San Zenone al Lambro (nei pressi di Lodi). Un'ulteriore postazione è stata collocata in provincia di Piacenza, nel punto in cui il Lambro affluisce nel Po. La maggior parte dei liquidi e delle emulsioni aspirate è stata conferita agli impianti della raffineria Eni di Sannazzaro de' Burgondi per il relativo smaltimento. Nella mattinata di ieri si è riunito il Comitato provinciale per la protezione civile presieduto dal prefetto di Milano, al quale hanno partecipato altresì le autorità competenti: per il comune di Milano il sindaco Moratti, per la regione Lombardia l'assessore al territorio e all'urbanistica, la provincia di Milano, la provincia di Monza, i responsabili delle forze dell'ordine, e tecnici della regione Lombardia, della provincia, del comune, dell'ARPA, dell'Asl nonché dell'AIPO, che è l'Agenzia interregionale del fiume Po.
Sull'evento, che chiaramente non era prevedibile trattandosi di fatto certamente doloso, sono in corso le indagini, che vengono condotte dalla procura della Repubblica di Monza. Mi è stato peraltro comunicato che l'indagine è stata assegnata al N.O.E dei carabinieri. Pag. 63
Va dato atto alla prefettura di Milano dell'immediatezza con la quale, ancora prima di attivare il centro di coordinamento dei soccorsi, ha provveduto ad allertare le prefetture di tutte le province interessate dal corso dei fiumi Lambro e Po, nonché la regione Emilia-Romagna, che a sua volta ha tempestivamente messo a disposizione risorse umane e strumentali per contenere la sostanza oleosa in prossimità del Po.
In base alle notizie fornite dalla prefettura di Milano e di Lodi, nonché dall'Agenzia regionale di protezione civile, occorre dire che, nonostante gli sbarramenti realizzati in quelle province sul fiume Lambro allo scopo di impedire il deflusso del materiale inquinante e per recuperarlo prima che giungesse alla confluenza del Po - anche perché, come vi dicevo, l'ho vista -, per la quantità del materiale immesso e per la forte corrente, non è stato possibile fermare tutta in loco la massa nera che stava avanzando. Quindi parte del materiale ha iniziato e continua attualmente a transitare nel tratto del fiume Po.
Il prefetto di Piacenza ha convocato una riunione urgente, tenutasi nella mattinata di ieri e proseguita per tutta la giornata, a cui hanno partecipato anche i rappresentanti delle forze di polizia, dell'AIPO, dell'ARPA, il comandante provinciale dei vigili del fuoco, il comandante della polizia municipale, il sindaco di Monticelli d'Ongina, nella quale si è deciso di realizzare da subito analoghi sbarramenti nel territorio della provincia di Piacenza. A tale scopo, esaminato il corso del fiume Po sulla base della sua specifica cartografia, sono state individuate le aree più idonee e si è convenuto di realizzare i seguenti sbarramenti da monte a valle: due nel territorio del comune di Calendasco, uno nel territorio del comune di Piacenza, all'altezza dello scalo del II reggimento del Genio Pontieri, uno nel territorio del comune di Caorso, all'altezza della foce del torrente Nure, a protezione anche dell'Isola de Pinedo, e l'ultima nel territorio del comune di Monticelli d'Ongina, all'altezza del ponte di Sannazzaro, a monte della diga di Isola Serafini.
Poco fa ho appreso dalla Protezione civile che in questo momento si sta svolgendo a Piacenza una riunione con tutte le autorità convocata dal Capo della Protezione civile Bertolaso, il quale mi diceva che vi è stata una positiva collaborazione da parte dell'Enel, che a proposito di Isola Serafini con la diga sta realizzando ed ottenendo anche un ottimo impatto di contenimento della massa oleosa. Inoltre, si è deciso di invitare i sindaci - anche se non c'era bisogno di farlo, in realtà - ad emanare apposite ordinanze, con le quali viene vietato il prelievo di acqua superficiale dal fiume Po a qualunque titolo e indirizzo.
Alla riunione sono intervenuti anche il presidente della regione Emilia-Romagna e il direttore dell'Agenzia regionale della Protezione civile. In quell'occasione - avremo modo di ribadirlo anche in seguito - il presidente della regione ha trasmesso alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al Dipartimento della protezione civile la richiesta della dichiarazione dello stato di emergenza, cosa che hanno fatto anche altre regioni. È una posizione che, ovviamente, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare condivide, anche dopo avere assunto le informazioni e le notizie e aver appurato la situazione de visu, come so che è accaduto.
Il posizionamento degli sbarramenti, secondo le modalità e le localizzazioni indicate nel verbale della riunione, ha impegnato tutta la giornata, presentando notevoli difficoltà collegate all'ampiezza e alla corrente del fiume, tali da non consentire l'attuazione degli sbarramenti previsti nel territorio del comune di Calendasco.
Analogamente, all'altezza dello scalo del 2o Reggimento genio pontieri, si è deciso, temporaneamente, di soprassedere all'effettuazione dello sbarramento, posizionando le sole panne di ritenzione. Nel territorio del comune di Caorso, in località Roncarolo, è stata posizionata lungo il fiume Po una barriera fisica per trattenere Pag. 64il materiale inquinante ed una barriera assorbente. Questa mattina si è anche ultimato il posizionamento della barriera assorbente a protezione dell'isola De Pinedo. Un'altra barriera assorbente è stata collocata nel territorio del comune di Monticelli d'Ongina all'altezza del ponte Sannazzaro. Atteso l'ormai avanzato stato di consumazione della predetta barriera, la stessa, nelle prime ore di domani mattina, verrà sostituita con analogo materiale.
Nella serata di ieri - è opportuno dire anche questo - è stato chiesto, ottenendo pronta adesione, di fermare l'attività della centrale di Isola Serafini - è ciò che stavo indicando - effettuando lo scarico della portata della parte inferiore delle paratie di sbarramento. Sempre dalle prime ore di questa mattina, quindi, si sono posizionati nei pressi della diga anche ulteriori mantelli assorbenti: la diga, in questo senso, ha funzionato da filtro ulteriore.
Oltre a ciò, è prevista - e sta accadendo in queste ore - la fornitura di altre barriere rigide, il cui posizionamento verrà deciso anche in relazione alla possibilità di attivare alcuni oil skimmer, forniti dalla stessa agenzia e da ditte specializzate, che aspirano il materiale oleoso. A questo proposito, vorrei anche dire che da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con la Guardia costiera-reparto ambientale marino, si è deciso di spostare cinque imbarcazioni - ciò accadrà nelle prossime dodici ore - che, normalmente, agiscono sull'inquinamento marino e che sono in grado anche di risalire il fiume, dotate di oil skimmer, quindi di aspiratori, per intercettare la massa oleosa che scende. Questo in forza del contratto che il Ministero dell'ambiente ha sottoscritto con Castalia per la fornitura di questo genere di servizi.
La regione Emilia-Romagna ha reperito macchinari anche per il prelievo ed il filtraggio delle acque da dislocare in vari punti. Inoltre, si sta valutando l'eventualità di predisporre uno sbarramento fisso con diverse macchine per il prelievo in corrispondenza del ponte di barche realizzato a Piacenza, a seguito del crollo del ponte sulla via Emilia avvenuto nella scorsa primavera.
In proposito, oggi vi è stato un ulteriore sopralluogo con tecnici delle due regioni e rappresentanti delle prefetture di Lodi e Piacenza, al fine di valutare, soprattutto, la resistenza dello sbarramento alla spinta idrodinamica della corrente. Proprio a Piacenza, come dicevo, si sta svolgendo in queste ore una riunione con il capo della Protezione civile. Attualmente, gli sforzi delle squadre tecniche dei vigili del fuoco e dell'ARPA si stanno concentrando, per la provincia di Milano, nella messa in sicurezza del sito della raffineria Lombarda Petroli di Villasanta, e del depuratore collettore Alto Lambro.
Inoltre, allo scopo di evitare che le precipitazioni, nei prossimi giorni, possano procurare ulteriori danni per il dilavamento degli argini del Lambro e degli altri corsi ad esso collegati, è in atto un'attenta attività di monitoraggio, tesa all'individuazione dei siti ove collocare ulteriori barriere e paratie mobili. Al momento, non è stato ravvisato un rischio concreto per la sanità pubblica e la regione Lombardia, competente in materia, provvederà ad un'accurata e periodica comunicazione alle diverse fasce di utenti in ordine all'evoluzione del fenomeno e degli eventuali rischi per la popolazione e per le coltivazioni agricole.
Si sono attivate campagne di controllo per scongiurare pericoli per la popolazione, soprattutto in riferimento alle acque destinate al consumo umano e parimenti si sono bloccati i reflussi verso tutti i canali di derivazione utilizzabili per lo scopo irriguo. Tutte queste attività congiuntamente hanno di sicuro ridotto notevolmente la propagazione degli inquinanti lungo l'asta del fiume Po.
C'è un'altra notizia che ho appena ricevuto; secondo quanto ci comunica la Protezione civile della regione Emilia-Romagna, attualmente sull'asta del Po sarebbero presenti dai 400 ai 600 mila litri, quindi dai 3.500 iniziali avremmo già ottenuto un risultato concreto e notevole. Pag. 65Ovviamente si tratta di una stima fatta su base induttiva e sulla base delle osservazioni.
Le attività di controllo, di bonifica e di messa in sicurezza sono in corso e proseguiranno, soprattutto le bonifiche, senza soluzione di continuità. La regione Lombardia ha già attivato un finanziamento specifico per formare una task force di biologi naturalisti, al fine di monitorare lo stato di degrado della componente di biodiversità lungo tutta l'asta del fiume Lambro interessata dall'evento. Infatti, dagli studi effettuati a suo tempo è risultato che il fiume rappresenta uno dei corridoi ecologici di maggiore importanza per la biodiversità, in quanto consente la connessione biologica da sud a nord attraverso una delle aree più urbanizzate d'Europa e la sua funzione in tal senso è vitale per molte specie animali italiane. La squadra è già operativa da ieri e fornirà nelle prossime ore dettagli sui rilevamenti e sulle proposte di azioni di recupero.
A proposito degli impatti previsti sulle specie animali presenti, mi rifaccio anche a una nota che mi viene dall'autorità di bacino del Po, per la quale le prime specie ad essere direttamente colpite dal disastro ambientale sono, come è ovvio, le specie acquatiche dei pesci e delle anatre selvatiche e le colonie di aironi, che, tra l'altro, proprio in questi giorni hanno iniziato a nidificare sulle sponde del Po. Come è ovvio, bisogna monitorare che non vi siano possibili ripercussioni su tutta la catena alimentare, con conseguenze che in questo caso durerebbero nel tempo.
Sono gravi, ovviamente, le conseguenze sul settore agricolo che gravita intorno al sistema fluviale a valle di Isola Serafini fino al mare, dove sono presenti 24 derivazioni ad uso irriguo, che prelevano le acque per irrigare le sponde a destra e a sinistra dello stesso Po.
Sono, inoltre, presenti prelievi per l'approvvigionamento idropotabile, per i quali sono già in atto monitoraggi continui della qualità e piani di emergenza per garantire l'erogazione dell'acqua potabile.
A proposito di Protezione civile, voglio dire anche che attualmente la sala operativa Situazione Italia del Dipartimento della protezione civile continua a seguire la situazione in stretto contatto con il centro di coordinamento e soccorso e le unità di crisi costituite presso la prefetture, nonché con le regioni Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto e con le capitanerie di porto competenti.
Come ho anticipato, le regioni Lombardia ed Emilia-Romagna già ieri hanno richiesto il riconoscimento dello stato di emergenza ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 24 febbraio 1992, n. 225, in relazione allo sversamento degli idrocarburi della ditta Lombarda Petroli e il conseguente transito di sostanze inquinanti sull'asse del fiume Lambro e del fiume Po, riservandosi di fornire successivamente una precisa definizione dell'estensione territoriale delle zone colpite, nonché una quantificazione economica dei danni derivati dall'evento in questione.
Il Ministero dell'ambiente segue costantemente con i suoi tecnici e il personale delle autorità di bacino l'andamento dell'onda nera che sta inquinando le acque della pianura padana. In particolare, l'ISPRA ha prontamente attivato il servizio emergenze per il supporto tecnico-scientifico. Anche questa mattina con noi era presente personale dell'ISPRA.
Da quanto detto, appare evidente che al momento tutte le istituzioni competenti si stanno prodigando con ogni mezzo in una lotta contro il tempo per cercare di limitare i danni delle centinaia di migliaia di litri di sostanze inquinanti che hanno ormai invaso anche il Po.
Si confida che le indagini in corso conducano rapidamente all'individuazione dei responsabili di questo gravissimo attentato all'ambiente e alla salute pubblica, contro i quali ovviamente il Ministero dell'ambiente si costituirà parte civile. Come avevo anticipato, la richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza è assolutamente condivisibile, e questa è la posizione che verrà sostenuta dal Ministero in sede di Consiglio dei ministri. Il Ministero, peraltro, continuerà nella sua opera prima di tutto di valutazione e poi di riparazione dei danni ambientali causati Pag. 66da questo gesto criminale e procederà rapidamente per disporre gli opportuni interventi di bonifica.

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Renato Farina. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Menia per il resoconto puntuale e appassionato. Prima di affrontare la questione dei rimedi di lungo periodo, mi esprimo come un uomo a cui abbiano ferito gravemente un fratello o un amico: questo è infatti per noi lombardi, e in particolare per noi brianzoli, il fiume Lambro. Questo sentimento attraversa oggi la gente di cui tra molti altri sono indegno rappresentante qui in Parlamento, anzitutto il sentimento di salvare il fiume amico e immediatamente anche un senso di ribellione, la volontà di avere presto una risposta alla domanda di chi sia stato e perché abbia compiuto questo delitto orribile.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 17,20)

RENATO FARINA. Il presidente Formigoni lo ha subito qualificato come espressione dell'odio contro la nostra terra, la nostra gente, la regione Lombardia; ma ormai vediamo che ci colpisce in maniera ancora più larga. Infatti non è stato un incidente, come bene ha detto il sottosegretario, non è frutto di trascuratezza, non è insomma un reato colposo e non è stata la natura. Da quanto si deduce dai risultati delle prime indagini è un fatto criminale, un vero e proprio attentato terroristico che ha mirato non tanto al cuore dello Stato, come eravamo abituati in passato, ma della terra, della gente, dell'ecosistema. È un tentativo di avvelenare l'aorta del corpo padano. È come se avessero attentato, parlo a nome dei brianzoli, alle torri gemelle delle nostre parti. Non ci sono morti tra gli umani, ma li si ferisce nel profondo.
Negli anni Sessanta e Settanta avevamo sacrificato questo fiume intossicandolo con gli scarichi industriali: pedaggio, forse inevitabile ma comunque infelice, allo sviluppo non solo della Brianza e della Lombardia ma della stessa Italia, in quanto allora noi si era il propulsore più forte dello sviluppo. Non ho alcuna intenzione di percorrere adesso un filone sentimentale o lirico, ma se non si capisce chi e che cosa è stato colpito non si può neanche capire perché si è chiesto con tanta forza lo stato di emergenza: è anche una sorta di emergenza morale.
Lambrus viene dal greco élafros: leggero, svelto. Gianni Brera lo descrive nel 1947 come fiume di acqua purissima. Poi lo abbiamo rovinato, ma avevamo cominciato a rimediare: con uno sforzo tecnologico, ma anche morale, le acque del Lambro, almeno dalla sorgente fino a Milano, erano state ripulite. A Monza era tornato ad essere bello e pescoso, sembrava impossibile. Ora, proprio poco a monte di Monza, il disastro: il Lambro e il Lambretto si sono colorati di un nero vischioso.
Che fare? Prima di tutto è necessario che gli inquirenti lavorino per trovare lo stragista. Nell'immediato tutto è stato attivato benissimo. Credo che sia molto ingiusto parlare di allarme dato in ritardo, perché non c'era ragione di pensare che potesse esserci un attentato terroristico lì; non c'erano fabbriche che avrebbero potuto, per dolo o per negligenza, invadere le acque con tanta quantità di materiale velenoso. Per cui credo che sia ingiusto e strumentalizzante accusare qualcuno di aver ritardato l'allarme, non è oggi quello di cui dobbiamo occuparci.
Dimostrando una capacità di reagire tutta lombarda la reazione è stata immediata e anche la collaborazione con la regione Emilia Romagna è stato subito positivamente attivata, così come con la Protezione civile nazionale, com'è stato detto. Credo che lo stato di emergenza sia indispensabile - come abbiamo sentito è Pag. 67stato proposto anche dal Ministero dell'ambiente - perché si prenda coscienza di come i delitti ecologici necessitino di una risposta di grande forza pratica e simbolica.
Bisogna andare oltre rispetto ai rimedi immediati, occorre sollevare l'asticella e so che questa è la mira della regione Lombardia. È necessario cogliere l'occasione di questa sciagura per puntare al recupero pieno di questo fiume, ripristinare le biodiversità e tutto il resto che è stato ben descritto prima; occorre ripartire anche per un'azione educativa nelle scuole e fuori.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

RENATO FARINA. Io sono di una terra che ha sopportato senza piagnistei il disastro ecologico degli anni Settanta, quello della diossina. Concludendo, penso che ce la faremo, ma occorre che l'Italia intera ci guardi non come a «gente che tanto se la cava», perché di solito si guardano così i lombardi, ma come a fratelli che hanno bisogno della cordiale solidarietà di tutti. Il Lambro ha sempre dato da bere non solo ai lombardi: aiutateci a tenere ancora aperta questa fonte di benessere per tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per le risposte che ci ha fornito riguardo ai primi interventi di queste ventiquattro ore che ci separano dal disastro ecologico e per il fatto che egli stesso si è recato sul posto. Inoltre, ringrazio tutti coloro che oggi stanno lavorando per ridurre il danno in modo tale che la macchia oleosa e il disastro non incidano ulteriormente, su territori importanti delle nostre regioni italiane, oltre alla Lombardia, l'Emilia Romagna e che non arrivino fino alla foce del Po.
Comunque, signor sottosegretario, tutto ciò non mi esime dal ricercare la verità, perché di fronte a questo disastro non è chiaro perché non sia stato consentito un immediato intervento: se per responsabilità di coloro che avevano il dovere di gestire l'azienda, se per cattive informazioni o se per mancati controlli. Non è chiaro, ad esempio, se questa azienda, la Lombarda petroli, sottostava alla cosiddetta direttiva Seveso o se da poco, da qualche tempo, era stata esentata dalla direttiva stessa che comprende tutte le aziende a rischio in Italia e che perciò sono sottoposte a controlli severissimi.
Ovviamente, mancando i controlli è chiaro che i criminali hanno maggiore possibilità di intervenire e di provocare danni nei confronti delle persone, dell'ambiente, del territorio, e anche del buon nome dell'Italia, perché della questione che stiamo affrontando non si parla solo nelle nostre province, nella nostra Italia, ma si parla nel mondo, perché ha gli stessi effetti di una petroliera che versa il suo contenuto sulle coste di qualche mare o di qualche oceano.
Deve essere chiaro, però, che ora dobbiamo andare oltre l'emergenza. È bene che di fronte alla richiesta dei presidenti delle regioni interessati sia stata chiesta la proclamazione dello stato di emergenza e che questo venga riconosciuto, però il Governo e la regione Lombardia non possono cavarsela con l'emergenza. Signor Presidente, il problema interessa un territorio in cui vivono, lavorano ed operano decine di milioni di persone, di cittadini, decine di migliaia di aziende; questa è certamente un'emergenza, ma evitiamo che venga trattata solo per il tempo dell'emergenza, con mezzi speciali e come se fosse solo una questione che riguarda la Protezione civile o che riguarda solo lo Stato italiano.
Signor Presidente, credo che la vicenda del disastro ambientale del Lambro, causato in territorio lombardo e che interessa ormai l'Emilia Romagna, il Veneto e il delta del Po vada affrontata con piena cognizione di causa e con tutte le informazioni del caso, senza nessuna reticenza. La magistratura farà la sua opera indagando sulle responsabilità penali, ma noi, Pag. 68e con noi i cittadini, non dobbiamo aspettare l'esito dei processi in tribunale per sapere se e chi ha eventualmente esentato l'ex raffineria Lombarda petroli dalla responsabilità di sottostare ad un rigido controllo, che è quello che deriva dall'attuazione della cosiddetta direttiva Seveso. Chi l'ha esentata dal far parte di quell'elenco in cui sono comprese 287 aziende? È stato il Governo? È stato il Ministero competente? C'è una responsabilità nazionale? Io non lo so, né il sottosegretario Menia, probabilmente, poteva rispondere e comunque non ha chiarito questo aspetto.
È chiaro che se la responsabilità non fosse nazionale, allora la responsabilità sulla competenza per il controllo degli inquinatori del Lambro ricadrebbe tutta sulla regione Lombardia e sui suoi responsabili. Da lombardo, da melegnanese, da chi è nato e vive ancora oggi sulle rive del Lambro, dico che mi vergognerei di sapere che si poteva evitare il disastro se fossero stati fatti i controlli dovuti dalle autorità lombarde. Mi vergognerei, inoltre, di sapere che oggi come lombardi abbiamo la responsabilità di inquinare altre regioni, di mettere in difficoltà l'agricoltura e altre aziende e di mettere in dubbio la capacità dell'Italia di controllare le proprie aziende a rischio. Signor Presidente, almeno in questo momento evitiamo tutti insieme che l'inquinamento arrivi alla foce del Po e all'Adriatico. Ragioniamo su cosa si possa fare per il futuro, perché il presidente Formigoni non se la può cavare dicendo che in futuro verrà dato ai cittadini il Lambro nelle stesse condizioni che ricordano i nostri anziani. I nostri giovani, infatti, diverranno anziani aspettando che un intervento, che durerà dieci, venti, trent'anni, possa riportare il Lambro a quelle condizioni. Evitiamo, invece, che altri disastri di questo genere possano succedere con un rigido controllo e una collaborazione tra Stato e regioni che non mi pare ci sia stata in questo caso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gibelli. Ne ha facoltà.

ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, le situazioni come quella che ci troviamo di fronte dimostrano ancora una volta che molti sforzi sono stati posti rispetto ad un evento senza precedenti. Come è stato ricordato in queste giornate, questo evento non è confrontabile nemmeno con le tristi occasioni che riportano alla memoria la tragedia di Seveso che ha coinvolto la Brianza negli anni Settanta e che ha prodotto norme importanti ancora in discussione. Nonostante la drammaticità di quegli eventi, in quell'occasione per fortuna gli effetti sull'ambiente furono gravissimi, ma puntuali. In questa circostanza, invece, le conseguenze investiranno un'area particolarmente estesa, l'inquinamento prodotto coinvolgerà non solo la Brianza purtroppo, ma anche la provincia di Milano, il lodigiano e anche le regioni dell'Emilia Romagna e il Veneto, per poi coinvolgere, se le azioni programmate non avranno successo, anche l'intero bacino dell'Adriatico.
Il livello della polemica di tipo inquisitorio ha contraddistinto le parole del collega Quartiani che mi ha preceduto. Tuttavia, vorrei evitare che questo argomento, che dovrebbe avvicinare le persone e non allontanarle, diventi motivo di una sterile polemica politica di tipo elettorale. Ciò accade quando in maniera maldestra si afferma in quest'Aula che le autorità lombarde dovrebbero fare tante cose. In altre occasioni, infatti, non si sono rivolte le accuse rispetto ad amministrazioni di centrosinistra, ma questo è lo stile che contraddistingue la campagna elettorale in Lombardia, quindi spiace che il collega Quartiani non si sottragga a ciò. La dimensione dell'impatto di fronte a questa esperienza non dimostra tanto la necessità di individuare le responsabilità rispetto a quanto si sapeva e a tutto quello che deve essere posto in sicurezza in situazioni analoghe. Tali situazioni, infatti, potrebbero incidere su un ecosistema che a fatica, in questi anni, abbiamo tentato di recuperare grazie alla regione Lombardia Pag. 69e non ad altri, quindi lasciamo fuori da quest'Aula la campagna elettorale. Ringrazio il sottosegretario Menia per la puntuale illustrazione, sottolineando anche la dimensione delle difficoltà che si stanno affrontando e della sproporzione, rispetto all'impatto ambientale con altre sciagure di questo tipo, di fronte all'opinione pubblica in termini sicuramente emotivi.
Comprendiamo che, in realtà, i mezzi che oggi sono a disposizione probabilmente non potevano ipotizzare un fatto così drammatico. Forse, la nostra Protezione civile andrebbe ripensata - questa potrebbe essere l'occasione - nel senso di strutturarla, al di là delle esperienze che abbiamo avuto negli ultimi mesi e negli ultimi anni, anche in ragione di eventi di questo tipo, che hanno origini non naturali, come quelli ai quali ci hanno abituato gli interventi tempestivi, che hanno dimostrato, al di là delle polemiche politiche rispetto all'organizzazione della Protezione civile, alcuni aspetti che riguardano sostanzialmente eventi di tipo naturale.

PRESIDENTE. Onorevole Gibelli, la prego di concludere.

ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Su queste questioni di origine dolosa e comprendendo la dimensione del Paese, i bacini che oggi abbiamo e soprattutto le coste, che in futuro potrebbero essere interessate, occorre ipotizzare il miglioramento di una struttura di questo tipo, invitando comunque i colleghi ancora una volta - lo ripeto infastidito - ad evitare toni inquisitori da campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, la ringrazio per l'informativa di oggi pomeriggio. Vorrei dire grazie anche a chi in questo momento sta lavorando per cercare di intervenire in una situazione veramente disastrosa, anche perché ricordiamo che qui sono interessati il territorio e l'acqua - che è uno dei beni più sentiti dai cittadini - dei quali i cittadini sono più preoccupati per l'inquinamento. Dunque, dobbiamo essere chiari: è vero che questo era un evento non prevedibile, però è anche vero che deve farci intervenire rapidamente - si sta cercando di fare il possibile - e deve farci riflettere sul futuro. Io per primo non sono per le polemiche elettorali. Vorrei ricordare a chi mi ha preceduto che il capo delegazione della Lega in giunta in Lombardia dieci minuti fa ha dichiarato l'assenza della Protezione civile nazionale - c'è una notizia di agenzia di dieci minuti fa - e che il presidente della nostra Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti questa mattina ha dichiarato la sua preoccupazione per la mancanza di coordinamento. Ha parlato di tanti interventi, però si è detto preoccupato per il coordinamento. Oggi non è seduto qui in Aula con noi, ma ha partecipato con noi a tanti lavori. È un problema di tutti: quello del Lambro è un bacino importantissimo, ma se permettete lo è ancor di più quello del Po. Quando c'è un evento di questo tipo, non si può considerare cosa è più o meno importante, però la pianura padana è un bacino enorme, che riguarda la vita economica, culturale e turistica. Ma prima ancora di tutto c'è la questione agricola, che è collegata direttamente alla salute. Voglio ringraziare anche le organizzazioni agricole che sono intervenute autonomamente e hanno fatto rete in tutto il territorio da questa mattina in poi. La preoccupazione è come affrontiamo il presente - il Governo ci ha risposto in modo abbastanza soddisfacente -, ma la preoccupazione è anche per il dopo. Signor sottosegretario, lei lo sa, ne abbiamo parlato tanto, il problema è anche il dopo, perché non dimentichiamo - la maggioranza non c'è, ma dovrebbe ricordarlo - che poco tempo fa - parlo di giorni e di settimane - sono stati eliminati 180 milioni di finanziamenti, che servivano proprio al fiume Po, finanziamenti che non si sa ancora dove Pag. 70siano stati destinati. Una cosa è chiara: non sono destinati ad iniziative ambientali, a tutela di altri fiumi, ma serviranno per iniziative di tipo diverso.
Questo è stato un segnale di scarsissima lungimiranza, perché è chiaro che non si poteva intervenire o prevedere, ma il lavoro di messa in sicurezza, di tutela e di prevenzione deve essere sempre fatto e mai abbandonato. Spero che con questo evento almeno il Governo possa tornare sui suoi passi. Dunque, lavoriamo tutti insieme. Ci fa piacere che anche il depuratore di Monza stia pian piano riprendendo le proprie funzioni - il 30 per cento è ancora poco, però capiamo la situazione - ma dobbiamo accelerare e portarlo al 100 per cento. Come parlamentare, faccio parte della Commissione di inchiesta sui rifiuti e ho già chiesto al presidente Pecorella di avviare anche un'indagine della Commissione. Giustamente, adesso guardiamo a quello che è successo, ma dovremmo individuare precisamente da dove derivano le colpe.
Su questi eventi dobbiamo essere durissimi e fermissimi, per dare un segnale rispetto a quello che potrà succedere dopo. Il collega Gibelli lo ha citato, mi sembra anche il collega Renato Farina: ci sono stati tanti eventi che hanno riguardato anche le terre del nord, la Lombardia ed altre, che sono ancora lì ad aspettare soluzioni per capire cosa è successo e chi sono i colpevoli.
Dobbiamo dare dei segnali fortissimi e chiari per evitare che questi furbetti - ma mi sembra una parola troppo gentile per persone di questo tipo - pensino di continuare ad agire in questo modo e di poterla fare franca, perché in questo Paese, purtroppo, è successo troppe volte.
Dunque, non facciamo polemiche: grazie a tutti e lavoriamo affinché questo non succeda più. Rivolgo questo invito al Governo: quei 180 milioni di euro devono tornare, non per opere culturali, come era previsto, perché c'erano anche queste, ma più che altro per la messa in sicurezza e la tutela del grande fiume. Lavoriamo affinché un domani da questi eventi possiamo trarre qualche insegnamento; purtroppo, fino ad oggi, e non parlo della maggioranza, ma di tutti, ne abbiamo tratti pochi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intanto ringrazio il rappresentante del Governo per l'immediatezza, la puntualità e i dettagli che ci ha dato per quanto riguarda questo disastro ambientale del fiume Lambro.
Va fatta una riflessione: voglio precisare che noi dell'Italia dei Valori cerchiamo sempre di trovare, attraverso la collaborazione e la dialettica, qualcosa che possa essere utile nell'interesse della collettività.
Mi richiamo alla riflessione fatta dal collega della Lega, quando parla della responsabilità al di là della strumentalizzazione politica. Ha ragione quando fa questa riflessione, ma mi permetto di rivolgere una riflessione a lui e a tutti noi all'interno di quest'Aula: non è solo un problema di trasversalità, ma di mentalità, e non è facile trovarla nei confronti dell'ambiente e della sua tutela o agire nell'interesse dell'essere vivente.
Questa mentalità si trova solo se vi è una convinzione sotto il profilo psicologico; potremmo dire che si deve avere una convinzione, che viene definita non volgarmente, ma in modo chiaro e netto, ecologia profonda.
Dopo aver fatto questa precisazione e senza entrare in polemica, ma facendo soltanto delle riflessioni, vorrei capire come mai questo incidente e questo atto disastroso, voluto da qualcuno, si verifichi alle 4 di mattina, e precisamente nella zona di Monza.
Dalle 4 di mattina del giorno 23 sino ad oggi non si riesce a trovare un sistema per avere una barriera di aspirazione, cioè quelle navi che potrebbero arrivare immediatamente sul luogo e conseguentemente togliere tutto quel materiale che sta inquinando e continuerà a inquinare non per un giorno o due o tre, ma per centinaia di anni, perché i danni sono così Pag. 71lunghi che molte volte la mente umana non riesce nemmeno a percepirli allo stato attuale; non si riesce a capire come mai non si è intervenuti immediatamente per far sì che si frenasse l'inquinamento.
Non voglio dare la responsabilità al Ministro o al Governo, ma voglio fare una riflessione per capire come mai non si è intervenuti immediatamente. Infatti, dal giorno 23, da quando ha inizio il disastro alle 4 del mattino sino ad oggi ancora mancano le barriere di aspirazione. Questo cosa significa? Significa che vi è stata - non voglio dire superficialità - quanto meno la non considerazione reale del danno che si stava verificando in quella zona.
Oltre a questo, vi è una riflessione chiara e netta: perché succede ciò? Perché qualcuno, una mano particolare, è andato ad aprire gli scarichi e a far sì che si versassero dentro al fiume Lambro alcune sostanze altamente pericolose per l'essere vivente?
Non mi riferisco solo all'essere umano, perché lei, signor sottosegretario, ha parlato di essere umano. Io utilizzerei le parole «essere vivente»: il danno è all'essere vivente, perché noi consideriamo - apriamo una parentesi - l'uomo come un filo della trama importante di questa vita, ma non lo consideriamo punto essenziale del tutto. Ma è un altro argomento e un'altra storia, ritorniamo per un attimo indietro.
Qui dovremmo riflettere e capire che vi è stato da parte di qualcuno l'interesse a realizzare questo danno con la convinzione di quello che stava facendo.
Dai giornali si apprende (non l'ho sentito nella sua relazione, ma credo che non sia stata una dimenticanza: potrebbe essere una riflessione per il futuro) che qualcuno su quella zona ci vuole speculare, che qualcuno su quella zona ci vuole realizzare tante casette da vendere, che qualcuno su quella zona ha degli interessi. Dovremmo allora cominciare a capire se effettivamente ciò è vero o non lo è.
Perché, riflettendo, sono portato a pensare che è vero? Perché il dio denaro è alla base di tutto!

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DOMENICO SCILIPOTI. Tutto quanto succede nel nostro mondo, e in modo particolare nella nostra Italia, ha come obiettivo principale il ritorno sotto il profilo economico, con conseguenze molte volte disastrose, che non fanno però paura né provocano alcun tipo di «solletico» a coloro i quali dovrebbero essere presenti ed intervenire in casi come questi.
Parlo qualche altra frazione di secondo per concludere la mia riflessione. Sicuramente era presente un servizio di sorveglianza. Questo servizio di sorveglianza non poteva essere gestito solo da un metronotte, da una persona, in un centro così grande ed in una struttura che poteva essere a rischio da un momento all'altro, e poi lo è diventata. Le responsabilità allora ci sono e vanno ricercate! Certo non è questo il momento, sarà la magistratura che in seguito le ricercherà; ma è tutto un «complessivo» di cose che dovremmo ricercare, di riflessioni che dovrebbero portarci a capire meglio questo disastro. Esso non è l'unico disastro: questo è uno dei primi disastri che si potrebbero verificare sul nostro territorio italiano, in base e per il comportamento (non voglio essere cattivo) della maggioranza, che il 2 febbraio ha votato qualcosa che non doveva essere votato; doveva essere votata, piuttosto, qualche sanzione maggiore contro quanti commettono dei delitti ambientali.

PRESIDENTE. La invito nuovamente a concludere.

DOMENICO SCILIPOTI. Per concludere, signor sottosegretario, io la apprezzo, e lei sa quanto la apprezzo, e ritengo che il Governo possa lavorare seriamente e concretamente, ma non vorrei che anche questo disastro ambientale non avesse alcun tipo di conseguenza: che non venisse colpito chi effettivamente ha creato il danno, ma che si generasse solo un momento di dibattito in questo preciso istante e con il tempo poi si scordasse il tutto. Mi auguro invece che si cominci da parte del Pag. 72Governo e dei parlamentari a prendere coscienza e a capire che l'ecologia e l'ambientalismo non sono soltanto parole che vanno utilizzate, ma sono argomenti che dovrebbero essere affrontati e dovrebbero essere nella mente di ognuno di noi. E per essere nella mente di ognuno di noi (concludo, signor Presidente),...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole, per favore.

DOMENICO SCILIPOTI. ... non si tratta solo di inquinamento, di gasolio o di altre sostanze. Si deve parlare a trecentosessanta gradi, di additivi alimentari, di diossina, di PM10, si deve parlare di nucleare, di tante altre cose su cui il Governo dovrebbe veramente cominciare a riflettere e su cui noi parlamentari dovremo cominciare a porci delle domande: la vita umana non ha prezzo, e non c'è alcun prezzo che potrà ricompensarla.

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo. Ringraziamo il sottosegretario Menia.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente (ore 17,50).

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa):
S. 2002. - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 1o gennaio 2010, n. 1, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa» (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (3097-B) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni) e V.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di marzo 2010 e conseguente aggiornamento del programma (ore 17,52).

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto che la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3146 - Conversione in legge del decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 2, recante interventi urgenti concernenti enti locali e regioni (da inviare al Senato - scadenza: 27 marzo 2010), già prevista per domani, venerdì 26 febbraio, avrà luogo lunedì 1o marzo (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna).
La Camera, ove sia concluso l'esame dei disegni di legge di conversione dei decreti-legge previsti nelle settimane precedenti, sospenderà i propri lavori nella settimana antecedente le elezioni regionali ed amministrative previste per domenica 28 e lunedì 29 marzo.
È stato quindi predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di marzo 2010:
Lunedì 1o marzo (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3146 - Conversione in legge del decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 2, recante interventi urgenti concernenti enti locali e regioni (da inviare al Senato - scadenza: 27 marzo 2010).

Martedì 2 marzo (antimeridiana):
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3097-B - Conversione Pag. 73in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o gennaio 2010, n. 1, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato - scadenza: 8 marzo 2010).

Martedì 2 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 3 e giovedì 4 marzo (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 5 marzo) (con votazioni):
Seguito dell'esame dei disegni di legge:
n. 3097-B - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o gennaio 2010, n. 1, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'Amministrazione della Difesa (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato - scadenza: 8 marzo 2010);
n. 3146 - Conversione in legge del decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 2, recante interventi urgenti concernenti enti locali e regioni (da inviare al Senato - scadenza: 27 marzo 2010).

Lunedì 8 marzo (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
disegno di legge n. 3175 - Conversione in legge del decreto-legge 4 febbraio 2010, n. 4, recante istituzione dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (da inviare al Senato - scadenza: 5 aprile 2010);
proposta di legge n. 624-B - Disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato);

disegni di legge di ratifica:
n. 3082 - Memorandum d'Intesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica indonesiana concernente l'apertura dell'Ufficio «Indonesian Trade Promotion Center» (ITPC) (ove concluso dalla Commissione);
n. 3083 - Dichiarazione di intenti tra i Ministri della difesa di Francia, Italia, Olanda, Portogallo e Spagna relativa alla creazione di una Forza di gendarmeria europea, con Allegati, firmata a Noordwijk il 17 settembre 2004, e del Trattato tra il Regno di Spagna, la Repubblica francese, la Repubblica italiana, il Regno dei Paesi Bassi e la Repubblica portoghese per l'istituzione della Forza di gendarmeria europea, EUROGENDFOR (ove concluso dalle Commissioni).

Martedì 9, mercoledì 10 e giovedì 11 marzo (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 12 marzo) (con votazioni):
Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge n. 3175 - Conversione in legge del decreto-legge 4 febbraio 2010, n. 4, recante istituzione dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (da inviare al Senato - scadenza: 5 aprile 2010);
proposta di legge n. 624-B - Disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato);

disegni di legge di ratifica:
n. 3082 - Memorandum d'Intesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Pag. 74Governo della Repubblica indonesiana concernente l'apertura dell'Ufficio «Indonesian Trade Promotion Center» (ITPC) (ove concluso dalla Commissione);
n. 3083 - Dichiarazione di intenti tra i Ministri della difesa di Francia, Italia, Olanda, Portogallo e Spagna relativa alla creazione di una Forza di gendarmeria europea, con Allegati, firmata a Noordwijk il 17 settembre 2004, e del Trattato tra il Regno di Spagna, la Repubblica francese, la Repubblica italiana, il Regno dei Paesi Bassi e la Repubblica portoghese per l'istituzione della Forza di gendarmeria europea, EUROGENDFOR (ove concluso dalle Commissioni).

Nel corso della settimana avrà altresì luogo la discussione sulle linee generali ed il seguito dell'esame delle mozioni Bersani ed altri n. 1-00333 e Di Pietro ed altri (in corso di presentazione) concernenti misure urgenti per contrastare la crisi economica in atto, nell'ambito di una seduta che sarà individuata d'intesa con il Governo.

Nel corso della settimana potrà avere luogo l'eventuale seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 15 marzo (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
disegno di legge n. 3243 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 3, recante misure urgenti per garantire la sicurezza di approvvigionamento di energia elettrica nelle isole maggiori (Approvato dal Senato - scadenza: 27 marzo 2010);
proposta di legge n. 2100 ed abbinate - Norme per l'estensione delle misure di sostegno del reddito dei lavoratori esclusi dall'applicazione degli strumenti previsti in materia di ammortizzatori sociali (ove concluso dalla Commissione).

Martedì 16, mercoledì 17 e giovedì 18 marzo (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 19 marzo) (con votazioni):
Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge n. 3243 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 3, recante misure urgenti per garantire la sicurezza di approvvigionamento di energia elettrica nelle isole maggiori (Approvato dal Senato - scadenza: 27 marzo 2010);
proposta di legge n. 2100 ed abbinate - Norme per l'estensione delle misure di sostegno del reddito dei lavoratori esclusi dall'applicazione degli strumenti previsti in materia di ammortizzatori sociali (ove concluso dalla Commissione).

Nel corso della settimana potrà avere luogo l'eventuale seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Martedì 30 marzo (antimeridiana):
Discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 2007 - Conversione in legge del decreto-legge 12 febbraio 2010, n. 10, recante disposizioni urgenti in ordine alla competenza per procedimenti penali a carico di autori di reati di grave allarme sociale (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 13 aprile 2010).
Discussione sulle linee generali delle mozioni Lo Monte ed altri n. 1-00319 e Leoluca Orlando ed altri n. 1-00292 concernenti il rilancio dello stabilimento Fiat di Termini Imerese.

Martedì 30 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) e mercoledì 31 marzo (antimeridiana e pomeridiana, con Pag. 75eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di giovedì 1o aprile) (con votazioni).

Seguito dell'esame del disegno di legge S. 2007 - Conversione in legge del decreto-legge 12 febbraio 2010, n. 10, recante disposizioni urgenti in ordine alla competenza per procedimenti penali a carico di autori di reati di grave allarme sociale (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 13 aprile 2010).

Seguito dell'esame delle mozioni Lo Monte ed altri n. 1-00319 e Leoluca Orlando ed altri n. 1-00292 concernenti il rilancio dello stabilimento Fiat di Termini Imerese.

Nel corso della settimana potrà avere luogo l'eventuale seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana 15-19 marzo e non conclusi.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interrogazioni e di interpellanze avrà luogo (salvo diversa previsione) il martedì (antimeridiana); lo svolgimento di interpellanze urgenti il giovedì o il venerdì, secondo l'andamento dei lavori.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

La Conferenza dei presidenti di gruppo ha deliberato - ai sensi dell'articolo 69, comma 2, primo periodo, del Regolamento - la dichiarazione d'urgenza della proposta di legge n. 1978 - Disposizioni per il finanziamento di progetti di assistenza personale autogestita in favore delle persone con disabilità grave.

L'organizzazione dei tempia per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 1o marzo 2010, alle 15:

Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 2, recante interventi urgenti concernenti enti locali e regioni (3146-A).
- Relatori: Calderisi, per la I Commissione; Bitonci, per la V Commissione.

La seduta termina alle 18.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Pdl n. 624-B - Cure palliative e terapia del dolore

Tempo complessivo: 12 ore, di cui:

  • discussione generale: 5 ore e 30 minuti;
  • seguito dell'esame: 6 ore e 30 minuti.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 15 minuti 20 minuti
Governo 15 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 25 minuti
Interventi a titolo personale 51 minuti (con il limite massimo di 16 minuti per ciascun deputato) 57 minuti (con il limite massimo di 13 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 3 ore e 59 minuti 4 ore e 18 minuti
Popolo della Libertà 55 minuti 1 ora e 16 minuti
Partito Democratico 49 minuti 1 ora e 3 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti 34 minuti
Unione di Centro 34 minuti 30 minuti
Italia dei Valori 32 minuti 27 minuti
Misto 33 minuti 28 minuti
Alleanza per l'Italia 10 minuti 9 minuti
Noi Sud/Lega Sud Ausonia 6 minuti 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti 4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 4 minuti 3 minuti
Minoranze linguistiche 4 minuti 3 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 4 minuti 3 minuti
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Ddl di ratifica nn. 3082 e 3083

Tempo complessivo: 2 ore per ciascun disegno di legge di ratifica.

Relatori 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 18 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 22 minuti
Popolo della Libertà 20 minuti
Partito Democratico 22 minuti
Lega Nord Padania 11 minuti
Unione di Centro 9 minuti
Italia dei Valori 8 minuti
Misto: 12 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Noi Sud/Lega Sud Ausonia 2 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 2 minuti
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Mozione n. 1-00333 e abb. - Misure urgenti per contrastare la crisi economica in atto

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 57 minuti (con il limite massimo di 14 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 23 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 17 minuti
Partito Democratico 1 ora e 4 minuti
Lega Nord Padania 35 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 28 minuti
Misto: 28 minuti
Alleanza per l'Italia 9 minuti
Noi Sud/Lega Sud Ausonia 5 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

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Pdl n. 2100 - Estensione delle misure di sostegno del reddito dei lavoratori

Tempo complessivo: 15 ore, di cui:

  • discussione generale: 6 ore;
  • seguito dell'esame: 9 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 30 minuti
Governo 20 minuti 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 55 minuti (con il limite massimo di 16 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 16 minuti (con il limite massimo di 18 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 15 minuti 5 ore e 34 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 2 minuti 1 ora e 37 minuti
Partito Democratico 55 minuti 1 ora e 21 minuti
Lega Nord Padania 37 minuti 45 minuti
Unione di Centro 35 minuti 39 minuti
Italia dei Valori 33 minuti 36 minuti
Misto: 33 minuti 36 minuti
Alleanza per l'Italia 10 minuti 11 minuti
Noi Sud/Lega Sud Ausonia 6 minuti 7 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti 6 minuti
Liberal Democratici - MAIE 4 minuti 4 minuti
Minoranze linguistiche 4 minuti 4 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 4 minuti 4 minuti
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Mozione n. 1-00319 e abb. - Rilancio dello stabilimento Fiat di Termini Imerese

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 57 minuti (con il limite massimo di 14 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 23 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 17 minuti
Partito Democratico 1 ora e 4 minuti
Lega Nord Padania 35 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 28 minuti
Misto: 28 minuti
Alleanza per l'Italia 9 minuti
Noi Sud/Lega Sud Ausonia 5 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.