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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 288 di martedì 23 febbraio 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 9,35.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Brancher, Brugger, Caparini, Castagnetti, Cirielli, Lo Monte, Mazzocchi, Melchiorre, Menia, Milanato, Molgora, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Pescante, Sardelli, Scajola, Stucchi, Tabacci, Vietti e Zeller sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1955 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (Approvato dal Senato) (3210) (ore 9,40)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.
Ricordo che nella seduta di ieri sono iniziati gli interventi relativi alla discussione sulle linee generali.
Ricordo, inoltre, che risultano ancora iscritti a parlare 185 deputati.

(Ripresa discussione sulle linee generali - A.C. 3210)

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, siamo qui a discutere del cosiddetto decreto-legge milleproroghe che, in quanto tale, comincia ad essere un termometro dello stato di salute del sistema pubblico. Si pongono, in realtà, da parte del Governo obiettivi non raggiungibili e, comunque, declamati come già raggiunti sulla base soltanto di provvedimenti che vengono approvati, ma che poi non vengono attuati completamente o riforme dell'amministrazione che poi non si è in grado di realizzare in tempi certi. A questo punto, si interviene con il milleproroghe, ossia con leggi di proroga che spostano in avanti l'attuazione di quei provvedimenti, alcuni dei quali erano appunto essenziali proprio per l'attuazione di quelle riforme per una nuova visione dell'amministrazione dello Stato.
Con quale provvedimento? Con un provvedimento, appunto, che è sempre quello della decretazione d'urgenza che Pag. 2altera lo schema fisiologico del rapporto tra Governo e Parlamento e che, in realtà, rivela una sconfitta dello Stato perché interviene ad alterare quelle regole che lo Stato stesso si è dato in precedenti provvedimenti legislativi. Si tratta di un provvedimento con un contenuto eterogeneo, una sorta di minestrone di norme che, in realtà, incide in settori dell'ordinamento non omogenei. Si tratta di norme non collaudate, né razionalizzate e di cui, alcune volte, è difficile anche capire quale sia la spinta di fondo, se non magari il tener conto di interessi particolari che all'ultima ora emergono e che assumono poi l'efficacia di un'ulteriore norma del milleproroghe.
Dunque, questo provvedimento corregge, integra, completa e contraddice altri provvedimenti legislativi. Esso proroga indefinitamente i termini la cui scadenza è stata più volte rinviata. Penso, per esempio, in questo momento alla proroga riguardante il divieto degli arbitrati, che di proroga in proroga, non è mai entrato in vigore. Adesso si dice che si sta aspettando l'attuazione di una direttiva che farà in modo che l'arbitrato, (è un atto del Governo in esame presso la Commissione giustizia), dovrà essere l'alternativa o, anzi, il canale privilegiato per il contenzioso riguardante gli appalti pubblici.
A questo proposito - apro una parentesi - non si tiene conto di quello che ci dice anche l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture che ha denunciato pubblicamente - anche tramite una relazione che è stata depositata in Commissione - che, in realtà, in tutte le decisioni o, meglio, nel 95 per cento delle decisioni riguardanti gli arbitrati cosiddetti liberi, la parte soccombente è la pubblica amministrazione.
Tanto è vero che (dico questo per evidenziare le contraddizioni intrinseche e continue presenti nei provvedimenti) nell'ultimo provvedimento riguardante i rifiuti ed anche la Protezione civile - di questo si è anche fregiato come qualcosa di importante il sottosegretario Bertolaso - per quanto riguarda quel settore soltanto si sospendevano gli arbitrati in corso e addirittura si dichiaravano nulle le clausole compromissorie che fossero state inserite con riferimento al settore medesimo poi gestito in via straordinaria dal Dipartimento della protezione civile.
È un controsenso. Nel caso citato, si è detto che l'arbitrato è costoso e come è stato affermato pubblicamente, per abbassare i costi che gravano sui cittadini si è pensato di bloccarlo. Infatti, chi paga le spese dell'arbitrato che sono a carico dell'amministrazione pubblica soccombente e che vedono sempre l'amministrazione come soccombente? I cittadini, ecco perché è facile attraverso il gioco della reiterazione degli incarichi arrivare a soluzioni che in qualche modo incidono sulla spesa pubblica.
Cominciamo a razionalizzare quelle spese, cominciamo a razionalizzare le spese per le consulenze, non variamo norme per operare, in via generale, una riduzione - ricordo un provvedimento legislativo in questo senso circa la riduzione delle consulenze che può conferire l'amministrazione - e poi invece, quando abbiamo i canali dell'urgenza (che non sono solo quelli delle calamità naturali, ma anche quelli delle opere dei grandi eventi), riapriamo la distribuzione a pioggia degli incentivi.
C'è una contraddittorietà nei provvedimenti che vengono presentati: da un lato, vi sono proclami per procedere verso le riforme dello Stato, il contenimento dei costi, la meritocrazia, la razionalizzazione, la digitalizzazione e quindi tutto quello che conduce verso un'amministrazione moderna, ma, dall'altro, con provvedimenti quale quello in discussione, si prevedono norme che sostanzialmente spostano in avanti l'entrata in vigore di certe riforme o, comunque, ne precedono la proroga e l'attuazione per riforme che in realtà non verranno mai alla luce per come sono state conformate.
In quel momento vengono contraddetti anche i proclami elettorali ed i successivi proclami sull'azione di governo laddove ci Pag. 3si vanta di avere realizzato, ad esempio, la digitalizzazione dell'amministrazione dello Stato in generale. In seguito, vedremo alcune norme che in questo provvedimento fanno slittare tale riforma nella sua effettiva realizzazione e norme che invece non verranno mai alla luce.
I decreti-legge milleproroghe vanno razionalizzati ed utilizzati in realtà solo laddove necessari ed urgenti per prorogare quello che è necessario prorogare, non quello che, attraverso le proroghe all'interno di una decretazione d'urgenza, diventa in realtà la normalizzazione del legiferare e quindi anche dell'azione di governo.
Ciò è tanto vero che poi vi sono rubriche che non hanno coerenza con il contenuto delle norme, vi sono addirittura introduzioni di sanatorie disciplinari per condotte già avvenute e quelle che si verificheranno in futuro (mi riferisco alla norma che riguarda l'utilizzazione da parte di studi odontoiatrici di collaboratori che non hanno la qualifica professionale).
Questo si realizza attraverso un provvedimento che è così ampio e così eterogeneo che andrebbe analizzato ed approfondito nei suoi meandri, e che invece è arrivato in Aula per la discussione sostanzialmente tredici giorni prima della decadenza, nella stessa settimana in cui sono in discussione altri provvedimenti di grande spessore, impatto e rilevanza esterna, quale quello sulla Protezione civile e i rifiuti che abbiamo discusso la scorsa settimana.
Infatti, preliminarmente penso che non sia superfluo fare una disamina dei temi oggetto delle proroghe, proprio per confermare quella contraddittorietà dell'azione di governo, quella incoerenza continua che ritroviamo nei proclami - consentitemi questa parentesi - dei provvedimenti anticorruzione; mentre, appena vi saranno state le elezioni regionali, si andrà avanti al galoppo con la riforma sulle intercettazioni telefoniche che impedirà di fatto la lotta alla corruzione. Questa è la massima incoerenza che ci fa porre una domanda? Perché dopo le elezioni regionali? Se è una cosa in cui il Governo crede fermamente, se fa bene alla riservatezza delle indagini e dei cittadini, se fa bene all'efficacia dell'amministrazione della giustizia, perché farla dopo le regionali? Perché tutto deve accadere dopo le elezioni regionali? Forse perché davanti all'opinione pubblica può costituire un grave vulnus allo Stato democratico?
È inutile parlare di strumenti che devono porre fine ad una piaga non solo morale e di etica pubblica - quella della corruzione dei pubblici funzionari, dei magistrati e degli uomini dello Stato - ma che è anche un costo. Voglio evidenziare il profilo economico, perché siamo in un momento di grave crisi economica, con tagli continui alle risorse per i servizi che servono ai cittadini: la scuola, la sanità, la giustizia. Lo abbiamo visto con le cifre che sono state divulgate da chi ne ha la disponibilità, non dall'opposizione, ma dal presidente della Corte dei conti: tali cifre danno la dimensione di quanto la corruzione incida sui costi dello Stato e dei servizi pubblici. Infatti, poi gli imprenditori corrotti o comunque oggetto di concussione da parte dei pubblici amministratori faranno gravare quei soldi che hanno pagato sui costi delle opere pubbliche e in definitiva questi costi poi li pagheranno i cittadini.
Questa incoerenza continua la vediamo anche in questi piccoli flash di questo mille proroghe in cui ci si infila di tutto. Un esempio di incoerenza lo troviamo nell'articolo 1, al comma 5, con la proroga al 31 dicembre 2010 del termine a decorrere del quale è consentito l'accesso ai servizi in rete delle pubbliche amministrazioni tramite le carte d'identità elettronica e la carta nazionale di servizi, restando precluso l'accesso ai predetti servizi. Che cosa si fa? Si sposta in avanti un servizio di accesso che può costituire anche un risparmio in termini di risorse, intanto al 2010, ma sicuramente questo termine sarà prorogato anche l'anno prossimo: così non entrerà mai in vigore questo servizio, perché in realtà non c'è la volontà di effettuare una vera riforma della pubblica amministrazione con un servizio imparziale, Pag. 4trasparente, improntato a sistemi di economicità, come previsto dall'articolo 97 della Costituzione.
Magari si dice: «abbiamo adottato, avrete...» anche con le pubblicità in televisione da parte della Presidenza del Consiglio o dei Ministeri competenti, ma, in realtà, si spostano i termini in avanti. Allo stesso modo, si posticipa dal 2010 al 2011 il termine per la piena operatività del sistema telematico di trasmissione delle comunicazioni dei sostituti di imposta a fini fiscali e contributivi, previa sperimentazione con modalità che devono essere definite di concerto tra Agenzia delle entrate e l'Istituto nazionale della previdenza sociale. Poi si estendono in avanti alcune piccole sanatorie fiscali che riguardavano il 2008 e che sono state prorogate anche al 2009.
E poi, più avanti, per esempio, sono contenta che si proroghino al 31 gennaio 2012 i contratti di lavoro a tempo determinato dei dipendenti della Consob in servizio alla data di entrata in vigore del disegno di legge di conversione in esame.
Quando c'è qualcosa che porta lavoro, immagino che dietro questi contratti di lavoro a tempo determinato vi siano tanti giovani che progettano loro vita, che non hanno futuro, e quindi sono contenta che vi sia questa proroga al 2012 (perlomeno, per altri due anni sono a posto).
Ma mi chiedo: un Governo responsabile, che voglia essere tale, un Governo della Repubblica italiana, possibile che non abbia riguardo rispetto a quel contratto, a quell'amministrazione, a quell'Authority, a quel comparto e non sia in grado di verificare quali sono le amministrazioni che si avvalgono di contratti a tempo determinato, per quali di esse sia razionale la proroga, quali contratti a tempo determinato debbano essere trasformati in contratti a tempo indeterminato oppure, se non possano essere trasformati, quali concorsi si possano fare?
Quand'è che si comincia a lavorare e a realizzare qualcosa che abbia una sua razionalità, senza procedere, invece, soltanto per segnalazioni? Infatti, dietro queste proroghe, e ne troverò altre, vi sono delle forze: forze contrattuali, politiche, di chi ha ottenuto una proroga. E chi non ha avuto questa forza contrattuale (parlo di forza contrattuale perché voglio dargli comunque una definizione che abbia un suo prestigio)? E chi non è riuscito ad inserire qui la sua posizione, e ho dei casi precisi e concreti di rilevanza pubblica, è perché non ha forza contrattuale. In realtà, ciò serve a pochi, a degli emarginati, a persone che non hanno questa forza, come ho detto prima.
Il Governo deve dare rilievo e forza soltanto con riferimento ad interessi particolari o si comincia a parlare e pensare in termini generali, e si abbandona, finalmente, lo schema delle leggi ad personam? Infatti, vi sono le leggi ad personam, che servono al Presidente del Consiglio e a qualche suo amico, e poi vi sono le norme di proroga ad personam, che servono solo ad alcune categorie o ad alcuni precisi soggetti ben individuabili.
È questo che non va, è questo che non possiamo accettare nell'ambito di un provvedimento così eterogeneo, dove un insieme di interessi vengono confusi, pensando che magari, nel complesso, non si evidenzino anche gli interessi particolari, non generali, che sono al di là di quelle norme.
Per esempio, l'articolo 1, comma 23-duodecies, porta da tre a sei anni la durata in carica dei membri della Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali. Per carità, pure questa è una norma che avrà la sua funzionalità, ma vogliamo vedere quanto durano in carica gli altri componenti delle altre authority? Vogliamo vedere qual è il periodo fisiologico che può essere più consono? Vogliamo fare qualcosa che abbia una sua razionalità? Oppure, in questo caso, si prolunga la durata in carica da tre a sei anni e siamo a posto, e magari chi è in carica è contento perché non è soggetto a scadenza tra tre anni.
Ma una delle cose che mi lascia sconvolta, è che nella legge finanziaria, tra i provvedimenti di autofinanziamento che erano stati evidenziati, vi era proprio quello del pagamento dei contributi unificati Pag. 5che doveva gravare sui cittadini in relazione ai giudizi di lavoro davanti alla Corte di Cassazione. Credo che chiunque abbia frequentato l'Aula si ricorderà la battaglia dell'opposizione per eliminare tale norma: abbiamo presentato specifici emendamenti sul punto, che svuotavano sostanzialmente di contenuto, e davano un significato diverso al giudizio in causa del lavoratore nei confronti del datore di lavoro.
È una cosa storica, è dal 1973 che il giudizio di lavoro, proprio perché la parte che attiva tale giudizio è comunque una parte debole, doveva essere gratuito. In quel provvedimento si impose come forma di autofinanziamento interno (interno nel senso che grava poi sui cittadini che usufruiscono del servizio giustizia, e sui lavoratori in particolare che attivavano le cause di ricorso per Cassazione) quel contributo. Non fu accettato nessuno dei nostri emendamenti, e ora che cosa si fa? Si mantiene fino al 31 dicembre l'esenzione del pagamento, si proroga l'entrata in vigore. Quella è una norma sbagliata: anziché accedere all'emendamento dell'opposizione in un dibattito costruttivo tra maggioranza ed opposizione, che tenga conto delle esigenze che siano anche di coerenza del sistema, non si è accettato alcunché, e si è fatto vedere che ad un certo punto vi sarebbero stati anche quegli introiti ad alimentare il fondo giustizia; mentre oggi ovviamente non si ha il coraggio, ci si deve esporre, vi sono i sindacati, e quindi si proroga. Questa è un'altra delle pecche particolari, che non hanno senso nel provvedimento in esame.
Prima parlavo di quelle categorie di lavoratori, di dipendenti pubblici che non hanno avuto la forza contrattuale di ottenere la proroga dell'utilizzazione della graduatoria di vincitori del concorso, che non hanno ottenuto la proroga di contratti a tempo determinato, che non hanno ottenuto di essere menzionati. E chi sono? Sono il personale dell'amministrazione giudiziaria, e in particolare il personale civile dell'amministrazione penitenziaria. Essi, nonostante vi sia un concorso bandito nel 2003, finanziato per 397 posti di educatori penitenziari, con piante organiche scoperte, stanno ancora aspettando di essere assunti: ne è stata assunta solo una parte. Inoltre, vi è un taglio posto dall'articolo 2, comma 8-bis, che sostanzialmente prevede un ulteriore processo di razionalizzazione organizzativa delle amministrazioni pubbliche, esclude la Presidenza del Consiglio, e quindi obbliga le amministrazioni statali a compiere un'ulteriore riduzione (già vi è stata col decreto-legge n. 112 del 2008) in misura non inferiore al 10 per cento delle piante organiche.
L'articolo 2, comma 8-quinquies, pone poi delle esclusioni. In esse si fa riferimento al personale amministrativo operante presso gli uffici giudiziari (un'esclusione tra l'altro introdotta solo con un emendamento del Senato); poi il Dipartimento della protezione civile (ma in quell'amministrazione il personale era stato addirittura aumentato nel precedente provvedimento); le Autorità di bacino di rilievo nazionale, il Corpo della polizia penitenziaria, i magistrati, l'Agenzia italiana del farmaco, le Forze armate, il Corpo nazionale vigili del fuoco, eccetera. Guardando le esclusioni, non si fa riferimento e non vi rientra innanzi tutto il personale amministrativo del Ministero della giustizia; che non è solo quello del Ministero, ma quello che fa riferimento all'assistenza dei minori (giustizia minorile, assistenti sociali), e a quanti si occupano del trattamento penitenziario, gli educatori presso le carceri.
Pertanto, una pianta organica in cui è presente un educatore ogni mille detenuti - sulla base di questo articolo, qualora non venga emendato (ma noi abbiamo presentato una proposta emendativa sul punto) - dovrebbe essere ulteriormente ridotta; una volta che poi si sono ridotte le piante organiche si fa presto a dire che sono coperte, nel senso che si riduce sulla carta e poi si dice che si provvederà alla copertura.
Il 12 gennaio del 2010 abbiamo assistito all'approvazione di alcune mozioni - che sono state sostanzialmente condivise dall'Assemblea - in base alle quali il Governo si è impegnato in questo senso in Pag. 6ordine a specifici punti, e non solo con riferimento all'edilizia carceraria (in quell'occasione si era anzi sostenuto di rivedere la ristrutturazione dell'esistente prima e di realizzare poi un piano organizzato e razionale, ma di questo già abbiamo discusso ed avremo modo di discuterne ancora in altre sedi).
Nelle mozioni presentate dal Partito Democratico, dall'Italia dei Valori, dal Popolo della Libertà e dell'Unione di Centro era contenuto anche un impegno preciso con cui si chiedeva di adeguare le piante organiche non solo del Corpo della polizia penitenziaria, cosa che non è avvenuta se non attraverso soltanto proclami. Si parla infatti di 2 mila assunzioni quando in realtà già i pensionamenti sono superiori in termini fisici alle unità che si dovranno assumere, tuttavia aspettiamo che dai proclami e dalle parole si passi ai fatti: ma almeno, in quel caso il proclama c'è stato, in questo caso invece non c'è stato nemmeno il proclama.
Quando voi parlate di carcere a misura d'uomo o quando ci si riempie la bocca di un trattamento di rieducazione mi domando: tramite chi vogliamo realizzare questo trattamento rieducativo in carcere? Vogliamo veramente dar voce, attraverso la polizia penitenziaria, a quell'ufficio di accoglienza?
Sappiamo che un conto sono le mansioni della polizia penitenziaria - che sono, sicuramente, funzioni di sorveglianza, di osservazione ed anche di vicinanza al detenuto - diverso è invece il ruolo degli educatori e degli psicologi in vista dell'attuazione dell'articolo 27 della Costituzione.
Ma i vincitori del concorso del 2003 non vengono assunti e neppure si utilizza la graduatoria dei vincitori per coprire la pianta organica, né con riferimento agli educatori né con riferimento agli psicologi.
Al contrario, questo provvedimento omnibus offriva un'occasione a tale riguardo, se solo vi fosse stata la volontà e l'attenzione nei confronti di queste categorie che non hanno forza contrattuale.
Eppure vi era stato un impegno che tra l'altro è stato ribadito, in qualche modo, anche al Senato dal sottosegretario Caliendo nel corso dell'esame di una mozione analoga che il Senato ha discusso in materia carceraria; ma alle parole non seguono mai i fatti.
Ad esempio, invece, in una disposizione del decreto-legge in conversione si trova la proroga fino al 31 dicembre del 2010 del concorso pubblico per esami del 2004 a 28 posti di direttore antincendio, posizione C2, in precedenza prorogato al 31 dicembre 2009. Così come ha ricevuto attenzione questa categoria di vincitori del concorso (ed è giusto), perché non ha avuto altrettanta attenzione la categoria dei vincitori di quel concorso?
Non ci venite allora a raccontare che in realtà si vuole un carcere che sia un posto dove la gente sconta la pena certa, ma al tempo stesso prepara a ritornare nella vita civile un cittadino che possa in qualche modo essere reintegrato, se poi abbiamo uno psicologo ogni mille persone ed un educatore ogni mille detenuti.
Questa era un'occasione per prestare fede a quegli impegni, trattando gli educatori penitenziari, il personale della amministrazione giudiziaria e della giustizia, non da privilegiati, ma al pari di altre categorie nei confronti delle quali si è avuta attenzione. Credo che non si possa andare avanti in questo percorso, perché poi, necessariamente, questa ripetizione dei decreti d'urgenza che prevedono «un minestrone», sia quando vengono varati e sia per come progrediscono nelle discussioni in Aula, rappresenta un qualcosa che alla fine - voi lo sapete meglio di me - depotenzia il ruolo del Parlamento e incide sull'equilibrio del sistema. Sono «carrozzoni» questi provvedimenti che non hanno la possibilità di avere alcun approfondimento. Sono delle scorciatoie che hanno contenuti eterogenei, che creano un tessuto normativo fluido, instabile, in evidente contrasto con la qualità della legislazione, con la certezza del diritto e con la stabilità del sistema giuridico.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi auguro che questa sia l'ultima fattispecie di decreto-legge che va ad incidere su tanti diritti, e su tante posizioni, in Pag. 7maniera confusa, eterogenea, non adeguata al sistema che ci aspettiamo di poter realizzare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, è difficile commentare un provvedimento come questo, io voglio farlo prendendo la questione un po' alla larga e parlando di procedure, di metodi di lavoro, perché credo che questo Governo e questa maggioranza qualche record lo stanno effettivamente conseguendo. Vi è un continuo tentativo di spostare la frontiera in avanti di alcuni modi di operare all'interno di questo Parlamento. Progressivamente, anche quando si pensa che non vi sia più la possibilità di andare oltre, dobbiamo ricrederci e scoprire che il Governo e la maggioranza vanno oltre i limiti che avevano appena raggiunto. Faccio una premessa alla premessa: probabilmente siamo tutti d'accordo sull'idea che vi sia bisogno di alcune riforme costituzionali e che all'interno di queste riforme vi sia il passaggio dal bicameralismo perfetto al monocameralismo. Probabilmente, questa è una tesi largamente condivisa, ma invece di lavorare su questo tema, che è il tema sul quale si dovrebbe discutere, per capire come arrivare a migliorare il processo legislativo, la maggioranza e il Governo stanno attuando un altro metodo che è quello dello spostamento dei paletti sempre più in là; con questo provvedimento arriviamo all'estremità. Come dicevo prima pensavo che l'estremo fosse stato raggiunto, non è così. Affermo tutto ciò perché in Commissione la discussione su questo provvedimento è stata aperta e chiusa, non vi è stata la discussione che in altri casi avevamo avuto. Abbiamo avuto casi, come sulla legge finanziaria, nei quali la discussione non è arrivata in fondo, ma su un po' di articoli si è discusso e sono state apportate delle modifiche. Vi sono stati anche casi in cui si è arrivati in fondo alla discussione del provvedimento in modo completo, come è avvenuto con la legge sul federalismo.
Noi dobbiamo registrare il fatto che in questo caso la discussione è stata aperta e poi chiusa e - dico di più - di fronte ad alcuni rilievi sollevati dagli uffici della Commissione Bilancio in merito alle coperture del provvedimento la risposta non è stata rappresentata da un chiarimento sul tema specifico, ma semplicemente dal deposito di una relazione tecnica. Ognuno può conoscerne il contenuto, senza che ne sia avviata un'illustrazione punto per punto, con il confronto in sede di Commissione con i rilievi indicati dagli uffici della Commissione Bilancio e del Servizio Studi.
Quindi abbiamo avuto una discussione aperta e chiusa nel giro di cinque minuti con il conferimento del mandato al relatore, senza che fosse discusso alcun emendamento, ed oggi siamo in Aula e sappiamo già che non ci sarà discussione, anzi questa è la discussione (almeno quella che l'opposizione sta cercando di fare), ma non ci sarà una discussione vera e propria, perché nel momento stesso in cui questa discussione sulle linee generali terminerà è già noto che saremo pronti all'ennesimo voto di fiducia. Allora quando parlo di record, che ogni volta si riesce a migliorare (dal vostro punto di vista) e a peggiorare (dal nostro) mi riferisco alla totale assenza di discussione dentro questa Aula in merito a questo provvedimento, ben più che nel passato. Mi viene da ridere se penso alle tante volte (magari succederà anche in questa occasione) in cui per giustificare l'apposizione della questione di fiducia si è detto che bisognava cambiare i Regolamenti della Camera. Scusatemi, non ho capito, c'è ancora da cambiare qualcosa nel Regolamento? Volete stabilire per Regolamento che addirittura non c'è più il passaggio in Aula e i provvedimenti si approvano con un semplice voto nella Conferenza dei presidenti di gruppo? Così potrebbe essere risolto il problema. Non riesco a capire che cosa c'entra una modifica del Regolamento, considerato - come si vede - che la discussione su un provvedimento come questo, di fatto, non è mai stata aperta. Nel merito, si tratta di un provvedimento che evidenzia gravi problemi Pag. 8anche di costituzionalità. Noi abbiamo presentato una questione pregiudiziale di legittimità, che discuteremo. Intanto quello che è certo è che il provvedimento non è corredato (ma questo di per sé non rappresenta una pregiudiziale di costituzionalità) né dalla relazione sull'analisi tecnica-normativa né da quella sull'analisi di impatto sulla regolamentazione. La relazione illustrativa, in difformità da quanto disposto dall'articolo 9, comma 3, del regolamento di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 settembre 2008 n. 170 (parliamo di un regolamento emanato da questa maggioranza, quindi non rispettate le regole che vi date, che vi date senza chiedere la partecipazione o il concorso dell'opposizione), non contiene il riferimento alla disposta esenzione (mi riferisco all'obbligo della redazione della relazione sull'impatto della regolamentazione - AIR) e alle sue ragioni giustificative. In altre parole se non presentate quella relazione dovete spiegare e dire perché non l'avete presentata. Non una parola. La relazione non indica sinteticamente la necessità e i previsti effetti dell'intervento normativo sulla attività dei cittadini e delle imprese, sull'organizzazione e sul funzionamento delle pubbliche amministrazioni (dando conto dell'eventuale comparazione di opzioni regolatorie alternative). Questa è una regola che vi siete dati voi e che assolutamente non rispettate. Come ho detto, il Servizio Studi della Camera dei deputati e gli uffici della Commissione Bilancio avevano individuato una serie di criticità sulle coperture sulle quali non è stato possibile fare una verifica in modo adeguato.
Non so come qualcuno possa immaginare che questo decreto-legge abbia un carattere di omogeneità perché già in origine questo tipo di decreti-legge aveva questo difetto, che si è poi aggravato a causa delle più ampie e disparate modificazioni intervenute con la presentazione da parte del Governo del maxiemendamento al Senato prima della posizione della questione di fiducia.
Le criticità sul ricorso alla decretazione d'urgenza si acuiscono in questo caso specifico in quanto si è coniugato il decreto-legge con la posizione della questione di fiducia e questa sorta di connubio dovrebbe risultare innaturale e assolutamente estraneo rispetto ai principi e al dettato degli articoli 70 e 77 della Costituzione. Per tale motivo, oltre che lesivo delle prerogative del Parlamento, questo abbinamento è in grado persino di alterare gli equilibri istituzionali ravvisabili anche nei pronunciamenti della Corte costituzionale. Viene consolidata l'utilizzazione sistematica di uno strumento che dovrebbe essere di per sé di natura temporanea e straordinaria per correggere le disposizioni legislative in vigore, cogliendo l'occasione per modificare termini e scadenze, fatto che già di per sé sarebbe discutibile. Addirittura può capitare che venga sospesa l'efficacia e l'entrata in vigore di norme che sono prossime e, non di rado, a causa di inadempienze e ritardi della pubblica amministrazione.
Siamo quindi di fronte ad una totale devianza rispetto ai principi sanciti dalla Costituzione negli articoli 70 e 77 con riguardo ai requisiti di straordinarietà, urgenza e necessità che soli possono legittimare il ricorso al decreto-legge. È inutile parlarne approfonditamente, perché basta soltanto leggere i titoli degli articoli che chiariscono molto bene come si sia in presenza di mancanza di omogeneità: articolo 1, proroga termini in materia economico-finanziaria; articolo 2, in materia di comunicazione e di pubblicità; articolo 3, in materia di amministrazione dell'interno; articolo 4, in materia di Forze armate e di polizia; articolo 5, in materia di infrastrutture e trasporti; articolo 6, in materia sanitaria; articolo 7, in materia di istruzione; articolo 8, in materia ambientale; articolo 9, in materia di sviluppo economico; articolo 10 riguardante gli istituti italiani di cultura all'estero e su questo poi torneremo poiché è un'altra vergogna su cui bisognerebbe intervenire anche rapidamente; articolo 10-bis, in materia di «taglia-enti» e «taglia-leggi»; articolo 10-ter, sull'immigrazione; articolo 10-quater sulla gestione dei libri genealogici; articolo 10-quinquiesPag. 9sulla formazione professionale dell'ISFOL. Non so se qualcuno possa immaginare o riuscire a dire che vi è qualche omogeneità. Qualcuno potrebbe dire che l'omogeneità è data dalla proroga dei termini, ma in molti casi vi sono norme di contenuto innovativo che non c'entrano assolutamente niente con la proroga dei termini. Quindi il decreto-legge contiene norme di carattere ordinamentale che assolutamente non hanno alcuna ragione di essere ricomprese all'interno di un provvedimento come questo. In particolare, gli articoli 4 e 5 innovano e, pur essendo soltanto due, contengono insieme 27 commi ciascuno dei quali rappresenta una norma di carattere ordinamentale. Ad esempio, la riapertura dei termini non c'entra nulla con la proroga: è una riapertura dei termini, cioè è una norma innovativa rispetto a quella preesistente. La proroga dei termini non c'entra nulla.
Vi sono norme di interpretazione autentica come l'articolo 10-bis, norme che incidono sui termini delle deleghe, disposizioni che modificano i saldi di finanza pubblica. Ma stiamo scherzando, non è possibile immaginare che questo abbia a che fare con l'unico criterio di omogeneità che dovrebbe essere la proroga dei termini: non esiste nemmeno quello. Infatti se perlomeno fossimo in presenza solo ed esclusivamente di proroga di termini si potrebbe dire che in questo consiste l'omogeneità. No: vi ho citato cinque casi in cui non esiste assolutamente una proroga di termini.
Vi sono proroghe di agevolazioni fiscali, per esempio, con ricadute finanziarie sul bilancio addirittura del 2012, cioè in via preventiva. Ma che cosa c'entra con l'urgenza? Sono inserite qui dentro, in un decreto-legge, norme che avranno effetto nel 2012: siamo al di fuori di qualunque logica.
Vi sono disposizioni abrogative o modificative di atti normativi di rango secondario, quindi si va addirittura ad alterare la gerarchia delle fonti. Vi è un'estensione informale di mandati in scadenza, in deroga alla disciplina dei mandati di cui alla normativa generale in materia di pensionamento pubblico, con efficacia esclusiva per le persone. Veramente non solo stiamo sperperando denaro pubblico tra enti che operano all'estero, ciascuno con un proprio bilancio e con uno spreco enorme, ma addirittura in un decreto-legge come quello in esame inseriamo l'esenzione dal pensionamento. In qualche caso andiamo a ricercare e a chiedere alla gente di andare in pensione. Leggevo stamattina alcuni dati che riguardano la scuola, dove è crollata ovviamente la domanda di pensionamento per motivi che sono legati alle difficoltà finanziarie delle famiglie: è chiaro che chi va in pensione sa che immediatamente avrà una riduzione delle sue entrate e delle sue fonti di reddito e dunque la ritarda il più possibile. Qui, invece, proroghiamo addirittura la possibilità di andare in pensione per persone che dovrebbero essere già in pensione negli istituti italiani di cultura all'estero, anziché razionalizzare la nostra presenza all'estero. Vi è un progetto di legge che abbiamo depositato già da tempo che permetterebbe di accorpare l'ICE, gli istituti italiani di cultura e di accorpare le altre attività, le camere di commercio che svolgono attività all'estero, in modo da avere un unico meccanismo, un unico strumento di presenza italiana presso le ambasciate, con uno sportello unico, ma è chiaro che ciò significa tanti consiglieri di amministrazione in meno, tanti dirigenti in meno che a qualcuno fa piacere tenere o nominare. Ecco dove si sperpera in continuazione denaro pubblico.
Questi erano i motivi di illegittimità costituzionale, a nostro giudizio, del provvedimento in esame, ma se poi entriamo nel merito troviamo tanti motivi di insoddisfazione. Come dicevo, la questione dello scudo fiscale non è una proroga, ma è una riapertura di termini e come tale è evidente che siamo ad una disposizione assolutamente innovativa e per la quale doveva semmai essere approvato un adeguato ed idoneo provvedimento di legge. Interessante è anche un'altra indicazione nuova, un'altra novità, un'altra novella: sono raddoppiati i termini di prescrizione per l'accertamento da parte dell'amministrazione Pag. 10finanziaria di reati od omissioni di carattere fiscale e tributario relativamente a dichiarazioni dei redditi e IVA. Trattandosi di raddoppio in pratica si passa da 4 ad 8 anni per le notifiche degli accertamenti, da 5 a 10 anni per notifiche in caso di omessa dichiarazione.
Allora volevo capire, da parte dei colleghi di centrodestra con i quali abbiamo firmato provvedimenti che riguardano lo statuto del contribuente: ma di che cosa andate a parlare? La difesa del contribuente passa attraverso il raddoppio dei termini per gli uffici fiscali per fare gli accertamenti? Allora vorrei capire: il processo breve? I processi brevi sono quelli che interessano il Presidente del Consiglio o sono anche quelli che riguardano i contribuenti? No: qui raddoppiamo addirittura i termini per gli accertamenti e per le notifiche.
Dovreste avere un minimo di coerenza e non avere questi comportamenti assolutamente contrastanti: processi brevi, cioè, «non processi», se riguardano Berlusconi, e invece, per il resto, per i cittadini normali, duplicazione dei tempi per gli accertamenti.
Vi è, poi, un altro rinvio che non si capisce: il Governo ha detto che avrebbe tagliato la spesa pubblica; al contrario, la spesa pubblica continua ad aumentare: non negli enti locali (i quali, «poveracci», sono ormai arrivati a non essere più in grado nemmeno di garantire i minimi servizi ai cittadini), ma nei Ministeri! È la «finanza allegra». La Presidenza del Consiglio dei ministri addirittura viene esonerata dalle norme che riguardano i vincoli relativi ai tagli. In questo provvedimento c'è una misura vergognosa: si prevede che non siano più sottoposti ai tagli, quei Ministeri che svolgono attività di vigilanza: cioè, tutti! Infatti, chi più, chi meno, qualunque Ministero ha un qualche ente sul quale vigila, che si tratti di cooperative, piuttosto che di società a partecipazione dello Stato, di aziende statali. Qualunque Ministero vigila su qualche ente e il risultato è di essere esentato dai vincoli relativi ai tagli e, di conseguenza, gli enti locali muoiono.
Questa è la verità: continuiamo a prorogare norme dovute all'incapacità dei Ministeri di lavorare, persino norme facili da affrontare, come quelle dell'accesso ai servizi erogati in rete dalle pubbliche amministrazioni, gli strumenti della carta di identità elettronica e la carta dei servizi. Anche in questo caso si prevedono proroghe.
E ancora: vi è la riapertura dei termini e, quindi, come dicevo prima, interventi e misure innovative per quanto riguarda il ravvedimento operoso dei lavoratori transfrontalieri, o ancora la deduzione forfettaria per gli esercenti degli impianti di distribuzione di carburante: anche in questo caso siete incapaci - ripeto, incapaci - di razionalizzare la rete dei distributori di carburante e poi continuate a far pagare i cittadini!
Questo, infatti, è un altro modo per mettere le mani nelle tasche dei cittadini: con provvedimenti come questo, di continua proroga di deduzioni forfettarie, che si traducono in minori incassi da parte dello Stato. Le mani si mettono nelle tasche dei cittadini non solo quando si preleva loro automaticamente qualcosa, ma anche quando si offre la possibilità ad altri di non pagare le tasse: avviene esattamente la stessa cosa nei confronti di quelli che le tasse le pagano.
E ancora: da anni si continua prorogare una norma semplice come quella dei consulenti finanziari. Ciò significa che, in un campo delicato come quello delle operazioni finanziarie, restano in giro personaggi che, forse, non possiedono i requisiti per farlo; ma, anche in questo caso, ci sono gli amici da proteggere.
Anche per quanto riguarda la certificazione dei crediti che, per carità, sarà una misura nobile dal punto di vista dell'intento, tuttavia si lasciano completamente privi di vincoli regioni ed enti locali, i quali possono rilasciare il certificato per rendere il credito certo, liquido ed esigibile. Ciò apre la possibilità al fatto che il credito possa anche non essere riconosciuto come tale, quando lo è, dal momento Pag. 11che non vi è alcun vincolo, alcun paletto, né alcuna modalità con cui affrontare la questione.
E ancora: la norma sulle concessioni demaniali con finalità turistico-ricreative piacerà a molti, trasversalmente, ma l'Italia è già sotto procedura di infrazione comunitaria su questa disciplina, la quale prevede rinnovi automatici delle concessioni e la preferenza al concessionario uscente. Ciò nonostante, anche in questo caso, si continua ancora a rinviare il problema.
Sulla norma sul TFR, ancora una volta - lo vorrei ricordare - si dirà che l'aveva varata il Governo Prodi. Certo, ma al fine di utilizzarla per finanziare interventi in conto capitale. Qui, invece, si continua a prorogare e a rendere stabile questa norma, con la quale, invece che investimenti in opere pubbliche, si coprono spese di natura corrente come quelle relative alla sanità.
Si tratta, quindi, di un rinvio, di una copertura; anche qui, bisogna che ci mettiamo d'accordo, bisogna capirlo questo fatto, perché verrà il momento in cui quei TFR dovranno essere erogati, mentre qui c'è semplicemente un ulteriore spostamento dei debiti in avanti nel tempo. Visto che ci sono le imprese che non riescono a ottenere credito e che sono in grave difficoltà, non sarebbe stato meglio sospendere il versamento del TFR da parte loro per due anni, di fronte alla grave situazione? Sarebbe stato per loro un immediato alleggerimento, un'immediata forma di credito, mentre, invece, sono costrette a rivolgersi alle banche, che poi, come è noto, non fanno credito o lo fanno solo a chi non ne avrebbe assolutamente bisogno.
Andiamo avanti. In materia di locazione di immobili da parte della pubblica amministrazione, si proroga il termine entro il quale le amministrazioni dello Stato devono comunicare all'Agenzia del demanio le istruttorie per reperire immobili in locazione. Anche da questo tipo di intervento, però, è esentata la Presidenza del Consiglio, che quindi potrà stipulare contratti di locazione come crede, non sottostando ad alcun controllo da parte dell'Agenzia delle entrate.
Si stabilisce che le risorse dello scudo fiscale siano utilizzate anche per intervenire in favore delle minoranze italiane in Slovenia e Croazia, per il riordino del CONI e per l'incremento delle risorse a favore del comune di Roma. A Roma in due anni è stato concesso un miliardo di euro, ma si vede che non basta. Il degrado di questa città negli ultimi anni è evidente a chi ci vive, a chi ci cammina e a chi, come il sottoscritto, usa i mezzi pubblici. È evidente un degrado progressivo e gravissimo, eppure qui si considerano ulteriori risorse a favore del comune di Roma. È giusto, per carità, intervenire a favore delle minoranze italiane in Slovenia e Croazia, ci mancherebbe: mi piacerebbe, però, che questo Governo intervenisse un po' di più per la salvaguardia dei diritti di coloro che da quei Paesi sono stati cacciati qualche anno fa e per i quali, invece, non si interviene neanche in sede comunitaria nel momento in cui ci sono due Paesi che chiedono di entrare nell'Unione europea. Un vincolo serio all'entrata di questi Paesi, per dare agli italiani cacciati da quelle zone un giusto ristoro per i danni subiti, sarebbe stata una misura assolutamente più importante che non quella di un mero aiuto in denaro a chi ci vive ancora.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Borghesi.

ANTONIO BORGHESI. Concludo, signor Presidente. Siamo in presenza di interventi discutibili in molti casi. Ad esempio, è previsto, addirittura, il rinvio della chiusura di enti che rappresentano costi della politica, enti che avrebbero dovuto essere sciolti; è prevista una proroga di un accordo in materia televisiva con San Marino, quando con San Marino non siamo stati capaci nemmeno di stipulare una convenzione per la lotta all'evasione fiscale. Sappiamo cosa è avvenuto in quel Paese, così come negli altri ex paradisi fiscali, con i quali gli altri Stati intelligentemente hanno stipulato accordi Pag. 12bilaterali per colpire l'evasione in modo preciso e dettagliato. L'unico Paese che non ha stipulato accordi è il nostro, che è quindi il Paese che otterrà i dati con maggiore difficoltà; lo sappiamo bene dallo scudo fiscale, visto cosa è rientrato dalla Svizzera, che resta il Paese deputato per chi vuole esportare illegalmente capitali all'estero.
In conclusione, Presidente, è evidente che noi voteremo assolutamente contro questo decreto-legge milleproroghe. Ci auguriamo un sussulto - che non credo ci sarà - di dignità per il rispetto del Parlamento e per permettere che si avvii la discussione e il voto sugli emendamenti. Ne abbiamo presentati molto pochi, diciotto, e ci piacerebbe poterli vedere discutere in quest'Aula, ma sappiamo che così non sarà (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Gatti. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, ci troviamo in sede di discussione sulle linee generali con un problema evidente di tempi ristretti e di accelerazioni che hanno portato a comportamenti veramente poco dignitosi nelle Commissioni, con il provvedimento incardinato e votato nello stesso giorno, oppure incardinato la sera prima e votato la mattina dopo. Noi sapevamo che c'era una serie di decreti-legge in scadenza e, infatti, vi avevamo chiesto di organizzare i lavori dell'Aula in modo diverso. Avevamo chiesto di affrontare prima i decreti-legge in scadenza, in quanto sono molti e bisognava evitare questa sorta di affollamento che umilia i parlamentari, riducendo in questo modo i tempi della discussione. Poi avevamo chiesto di affrontare in seguito il legittimo impedimento. Voi avete rifiutato tutto questo e avete imposto questo livello di discussione - anzi, di mancanza di discussione - e questi ritmi alla vita parlamentare.
Tra l'altro, come al solito, ci ritroviamo a discutere con la spada di Damocle di una fiducia che non si capisce se verrà posta o meno, e con pochissime speranze di modificare il provvedimento. Continuate in questo modo ad umiliarci, però non umiliate solo l'opposizione, ma anche la maggioranza, le Commissioni di merito e l'Aula. Solo la nostra caparbietà e la sensibilità della Presidenza di questa Camera hanno permesso ultimamente che un provvedimento venisse discusso, modificato e che la discussione in quest'Aula ci fosse e fosse proficua tra maggioranza e opposizione, senza confusione di posizioni. Siamo rimasti, infatti, su posizioni diametralmente opposte su molti temi relativamente al provvedimento della Protezione civile, ma abbiamo discusso nel merito e abbiamo anche convenuto su alcune modifiche importanti. Questa volta non sarà così, eppure si tratta di un provvedimento molto complesso in quanto contiene, di fatto, quella che l'onorevole Misiani ha definito un'appendice significativa della sessione di bilancio. Inoltre, il provvedimento contiene norme, molteplici, relative ai più differenti argomenti e tutto questo avrebbe meritato una discussione molto ampia.
In ordine al provvedimento, si pongono da una parte problemi di metodo e, dall'altra, problemi di merito. Sui problemi di metodo, siamo alla terza lettura e il provvedimento è stato licenziato dalla Camera con 11 articoli e 77 commi. È questo provvedimento, con questa struttura che il Capo dello Stato ha conosciuto e ha firmato. Oggi ci arriva in terza lettura con 15 articoli e 122 commi e si presenta come l'ennesima tappa dell'assalto alla diligenza. È questo che vorrei dire al Ministro Tremonti, il quale sostiene sempre che ha bloccato l'assalto alla diligenza, invece secondo me lo ha spalmato su più tempi e su più provvedimenti. Volevate fermare l'assalto alla diligenza, ma avete fatto l'assalto alle varie tappe della diligenza e in seguito farò riferimento a tutti i rilievi presentati da colleghi molto più competenti di me dal punto di vista giuridico.
Nel merito, però, vorrei fare un paio di esempi che mi sembrano racchiudere plasticamente i limiti e i pericoli che provvedimenti Pag. 13di questo tipo possono determinare. Il primo è la riapertura fino al 30 aprile 2010 dei termini della disciplina dello scudo fiscale.
Il provvedimento se ne occupa all'articolo 1, ai commi 1, 2 e 2-bis. Su questo punto fatemi dire che questa norma che - sia chiaro - è una norma di condono, perché lo scudo sembra quasi uno strumento di difesa o altro ancora. Invece, questa è una semplice norma in cui si condonano e si ripuliscono le evasioni fiscali e per fare questo si usano metodi come l'anonimato, che coprono non solo le evasioni, ma tutti quegli affari che fanno riferimento a giri in cui entra, a volte, anche la criminalità organizzata. Rischiamo di prorogare una norma, di riaprire i termini di una norma che in qualche modo ha a che fare con il riciclaggio di denaro sporco, frutto di gravi illegalità.
Inoltre, volendo essere buoni e non tenendo conto di questo dato, che secondo me è molto importante e grave, è una norma che premia gli evasori fiscali sofisticati, quelli potenti, quelli che possono portare i capitali all'estero e non chi non emette uno scontrino fiscale, una ricevuta o altro ancora. In questo caso, si prorogano i termini di una norma che favorisce i grandi evasori.
Ho una curiosità: vorrei sapere quando si conoscerà il gettito di questa norma, perché vi sono molte cifre in ordine ai capitali condonati. Si parla di 98 miliardi di euro...

PRESIDENTE. La prego, onorevole Gatti. Può continuare. Siamo pochi, ma rumorosi!

MAURIZIO BIANCONI. Sono le minoranze attive che fanno la storia, signor Presidente.

MARIA GRAZIA GATTI. Anche le maggioranze pesanti fanno la storia, non solo le minoranze attive.

PRESIDENTE. Onorevole Gatti, la prego di continuare il suo intervento.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, se vengo provocata io rispondo, anche in questo modo.

PRESIDENTE. Certo, onorevole Gatti, ha tutto il diritto di farlo. Può continuare, onorevole Gatti.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, stavo dicendo che sono molto curiosa di sapere quale sarà il gettito di questa norma e quale è stato il gettito che ha dato finora lo scudo fiscale - che continuo a chiamare condono fiscale - e che cosa ci si aspetta di ottenere da una riapertura di termini di questo tipo.
Nella discussione che ha messo di fronte, in singolare tenzone, la Banca d'Italia e il Ministro Tremonti, vi è un elemento. Penso che tutta la difficoltà riscontrata nell'individuare le quantità di fondi rientrati e di fondi che hanno usufruito di questa normativa sia legata al fatto che molti di questi fondi sono rimasti all'estero. Infatti, molti di questi fondi non sono capitale contante ma sono proprietà o altro ancora e, dunque, quello che è rientrato è stato depositato sui conti correnti. Alcune stime dicono che si tratta di una cifra intorno ai 35 miliardi.
Signor Presidente, per come è costruita la norma abbiamo garantito da una parte l'anonimato ma, dall'altra parte, non abbiamo posto nessun vincolo. Pertanto, questa norma ha perso anche quelle potenzialità che poteva avere in una situazione di crisi. Si poteva prevedere il rientro dei capitali in Italia con la possibilità che questi venissero utilizzati in modo produttivo e, in una crisi del genere, forse si poteva pensare anche a meccanismi del genere.
Questo è stato fatto in altri Paesi, dove però non sono stati imposti tributi così favorevoli, dal 2 al 5 per cento. Vorrei capire, ancora una volta, quanto sia il gettito di una norma di questo tipo. Inoltre, non è stato garantito l'anonimato e, soprattutto, sono stati vincolati i soldi che sono rientrati. Non abbiamo fatto niente di tutto questo e ora riapriamo i termini.
È per questo che, a mio avviso, questa norma rappresenta, in modo plastico, uno Pag. 14dei rischi di un provvedimento del genere, anche perché la traduzione più brutale è: «perché devo pagare le tasse? Tanto prima o poi ci sarà un condono». Oppure: «come sono scemi», perché è anche questo quello che si dice nel Paese, «quelli che pagano le tasse». È questo quello che facciamo? È in questo modo che garantiamo e premiamo la fedeltà fiscale degli italiani?
L'altro esempio è la proroga della data di entrata in vigore delle norme per il controllo e l'abbattimento delle emissioni inquinanti degli impianti industriali e qui, signor Presidente, la sintesi popolare potrebbe essere: «Perché mettermi a norma? Tanto ci sarà la proroga».
E la concorrenza sleale? Tutti quelli che si sono messi a norma e che hanno fatto operazioni per abbattere l'inquinamento dei fumi e delle emissioni degli impianti industriali a questo punto come devono sentirsi? Come quelli che sono stati presi in giro, o gli ingenui che hanno creduto che una norma valesse e che un termine sarebbe stato applicato.
Inoltre, signor Presidente, proprio sulle emissioni di fumi inquinanti dagli impianti, in questa crisi il nostro apparato industriale ha mostrato le corde - il nostro apparato produttivo, quello manifatturiero - ed è risultato evidente un punto, ossia che uno degli elementi più pesanti rispetto alla possibilità di riattivare processi virtuosi di produzione è anche il fatto che ci troviamo di fronte a problemi relativi alle bonifiche dei siti inquinati.
Sono bonifiche che costano moltissimo e che limitano moltissimo la possibilità di riattivare processi produttivi. E noi facciamo una norma di questo tipo. Allora, se il punto è che le bonifiche e gli interventi di controllo delle emissioni sono elementi molto pesanti, anche dal punto di vista economico, da sostenere per le aziende, allora bisogna pensare se vogliamo governarlo un processo. Se vogliamo ottenere dei risultati da questo governo del processo dobbiamo pensare ad incentivare, ad esempio, queste attività. Invece no, l'unica cosa che facciamo è che proroghiamo i termini e diciamo: non avete messo il controllo e le centraline per il controllo dei fumi, non avete fatto i depuratori per controllare i rifiuti inquinanti che immettete nell'ambiente, ebbene, vi proroghiamo i termini. Invece, un atteggiamento coerente e ragionevole di Governo sarebbe quello di tentare di capire come sia possibile dare una mano ad evitare le emissioni e a bonificare i siti. Ma questo è come se il Governo non lo avesse, poiché si tratta di un modo di pensare che in questa maggioranza raramente trovo: privilegi da una parte, favori dall'altra, ma non una collaborazione leale tra Stato e cittadini e fra Stato e produttori, per esempio.
E poi mi faccia dire, signor Presidente, di una norma del provvedimento a cui ha fatto riferimento anche l'oratore che mi ha preceduto, che cancella gli effetti di una sentenza del TAR del Lazio che aveva abolito la limitazione ai benefici contributivi per gli esposti all'amianto ai lavoratori di quindici siti oggetto di un atto di indirizzo del Ministero del lavoro.
In Italia vi sono circa 500 siti in cui i lavoratori sono stati esposti all'amianto in modo significativo, però un atto di indirizzo del Ministero del lavoro limitava solo a quindici siti e a particolari reparti di questi quindici siti la possibilità di accedere a dei benefici contributivi per i lavoratori che erano stati esposti all'amianto. Per esempio, fra questi quindici siti citati nell'atto di indirizzo del Ministero del lavoro non era inserito l'impianto della centrale geotermica di Larderello, in provincia di Pisa. Io sono stata eletta a Pisa e sono stata contattata dai sindaci e dai lavoratori dell'impianto che, fra l'altro, erano tra i promotori del procedimento davanti al TAR del Lazio e sono estremamente infuriati e preoccupati per l'emendamento che è stato inserito al Senato. C'è una situazione di grande mobilitazione e mi hanno detto che saranno davanti Montecitorio i sindaci, con la fascia, e i lavoratori, con le tute. Qui siamo di fronte ad un problema concreto: avevamo una norma, un atto di indirizzo del Ministero Pag. 15e il TAR del Lazio che poteva intervenire proprio perché si trattava di un atto di indirizzo e non di una norma.
Allora, abbiamo trovato la soluzione: siccome la cosa è costosa, siccome i lavoratori esposti sono tanti il problema non è intervenire sulla salute e tentare forme riparative, per quello che si può, per questi lavoratori, il problema è risparmiare. Allora, si fa un emendamento che dà un'interpretazione autentica della norma e si trasforma un atto di indirizzo in una norma di legge: a questo punto nessun TAR potrà più intervenire perché i TAR hanno competenza su regolamenti e atti di indirizzo e non su norme di legge. È questo il disegno che si è chiuso, in questo modo però questo Parlamento e questo Governo si assumono la responsabilità di entrare in contrasto con i lavoratori di questo Paese che sono stati esposti all'amianto e che hanno l'asbestosi o che potrebbero averla fra qualche anno. Ci stiamo assumendo delle responsabilità gravissime e continuiamo a mantenere sempre la solita logica: deboli con i forti, vedi la riapertura dei termini per lo scudo fiscale per quelli che hanno portato all'estero i capitali in modo illegale, e forte con i deboli, i lavoratori esposti all'amianto possono anche fare a meno di tutele, se non quelli di quindici siti selezionati. Penso che su questo ci sarebbe bisogno di un ripensamento vero, Presidente, perché su queste cose non si scherza.
Questo provvedimento mantiene poi una serie di interventi su questioni interessanti per la Commissione lavoro, in cui io opero. Abbiamo delle norme assolutamente bizzarre: all'articolo 1, nei commi 20-bis e 20-ter, addirittura si introducono norme sul problema della rappresentatività delle organizzazioni sindacali che possono partecipare ai tavoli della contrattazione nel pubblico impiego. Ma avete fatto qualche accordo con qualche organizzazione sindacale? Le organizzazioni sindacali lo sanno che la rappresentatività sarà quella che era stata determinata con l'iscrizione e la partecipazione alle RSU del 2008? A me queste cose sembrano molto bizzarre, è come coprire altre cose non dette esplicitamente. Penso che queste siano norme molto sensibili per la democrazia, perché c'entra la democrazia sindacale, c'entra la rappresentatività delle organizzazioni sindacali. Allora, se nel pubblico impiego siamo riusciti a trovare una norma condivisa di rappresentanza e di rappresentatività, che misura anche il livello di rappresentatività, per favore evitiamo di fare interventi di questo tipo, sono bizzarri da una parte e molto preoccupanti dall'altra.
C'è poi un'altra serie di interventi, per esempio all'articolo 6 - il cui comma 9-bis è quello relativo all'amianto, di cui ho appena parlato - c'è il comma 9-ter che prevede un'altra serie di proroghe sul decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81. Presidente, noi veniamo già da una discussione sul decreto legislativo n. 81 del 2008 e da provvedimenti che sono intervenuti in modo massiccio su di esso: in quel provvedimento sono state aumentate le sanzioni per i dipendenti e diminuite le sanzioni per le imprese; è stata fatta una serie di interventi che noi abbiamo giudicato molto negativi; alcuni invece andavano fatti perché il provvedimento era scritto male. Ma questa proroga - ancora una volta per i lavoratori marittimi dei porti, delle ferrovie, eccetera - significa una cosa sola: che in luoghi dove è importante la presenza dello Stato noi non siamo in grado di garantire il rispetto di norme per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Ritengo che ciò sia molto grave e che sia arrivato anche il tempo di dire che non è più possibile derogare a queste norme, perché quando si parla di salute e di sicurezza nei luoghi di lavoro abbiamo un vincolo essenziale: vanno fatte rispettare le norme, vanno fatti i controlli e vanno sanzionate le violazioni, Presidente, non vanno derogati i termini di leggi di questo tipo e di questa portata.
Nello stesso articolo 6, al comma 9-quinquies, è contenuto un elemento che raccoglie anche un'interrogazione che avevo presentato in quest'Aula e che avevamo discusso con l'allora Viceministro alla salute Fazio, quello relativo ai donatori Pag. 16di organi. Su questo aspetto è già intervenuta l'onorevole Pedoto. La soluzione transitoria adottata mi sembra di qualche valore: in attesa del regolamento definitivo, ai lavoratori che cedono un rene nel trapianto fra viventi si applicano le regole e, quindi, i permessi, le retribuzioni, garantiti e previsti per i donatori di midollo. Mi sembra che questa sia una buona soluzione transitoria, ma penso che quel regolamento vada emanato: ormai sono passati tanti mesi. L'attuale Ministro ci aveva detto che il regolamento sarebbe stato emanato al più presto. Noi non l'abbiamo ancora visto e ci troviamo con un provvedimento che contiene una norma transitoria, proprio perché del regolamento non si sa ancora nulla.
Signor Presidente, l'articolo 7, ai commi 4-bis e 4-ter, interviene sulle questioni relative all'università e alla scuola. Continuiamo con le discriminazioni: alcuni tagli dal punto di vista occupazionale, anche con riferimento alla possibilità di assunzione, vengono dichiarati non più validi per gli istituti ad ordinamento speciale, mentre noi sappiamo perfettamente qual è lo stato di grave disagio dell'università e, in generale, del sistema di formazione e di istruzione nel nostro Paese. Vi sono, poi, tutti gli interventi sulla scuola, sul personale con contratto a tempo determinato.
Signor Presidente, la Commissione in cui opero era referente sul provvedimento per assicurare la continuità del sistema formativo e dell'istruzione nel nostro Paese, nel quale era contenuta la norma sui precari. Avevamo detto: «Le persone cui assegnerete quest'anno i contratti a termine e le supplenze e che poi impegnerete nei progetti regionali, l'anno prossimo saranno nella stessa situazione». Ci avevate detto: «Non è vero, con il turn over queste persone saranno tutte sistemate e troveranno tutte lavoro». Signor Presidente, la presenza di questa norma nel provvedimento in esame significa che ciò non è vero e che avevamo ragione, che vi sono ancora docenti nelle graduatorie ad esaurimento che vengono utilizzati per le supplenze temporanee e per i progetti regionali e che anche quest'anno dovranno fare questo tipo di lavoro, perché non riusciranno ancora a vedere regolarizzata la loro situazione.
Fra le norme che riguardano la pubblica amministrazione vi sono, poi, quelle che ripristinano i tagli lineari, quelli che abbiamo sempre definito «ciechi» e non risolutivi, alle spese della pubblica amministrazione. Questi tagli erano stati evitati, provando a fare con l'articolo 17 del decreto-legge n. 78 del 2009 un po' di due diligence, guardando amministrazione per amministrazione. Ebbene, si ritorna ai tagli lineari, ma si esentano la Presidenza del Consiglio e i Ministeri: noi abbiamo sempre detto che nella pubblica amministrazione, se vi sono situazioni di spreco su cui si potrebbe intervenire, bisogna guardare alle amministrazioni grandi, perché la pubblica amministrazione decentrata, i comuni, le province e le regioni hanno già operato tanti tagli e hanno già ristrutturato molto. Voi andate nella direzione completamente opposta.
Signor Presidente, l'ultimo punto sul quale vorrei intervenire mi preoccupa molto ed è quello relativo a quanto sta accadendo con riferimento alle vicende della sospensione di tasse e tributi in Abruzzo.
Vengo dalla provincia di Pisa: vi sono state le alluvioni nella zona di Vecchiano e di Migliarino e in quella zona abbiamo discusso anche la scorsa settimana, alla presenza del sottosegretario Bertolaso, ma non abbiamo ancora avuto, per quei territori, la sospensione di tasse e contributi.
In quella zona vi è un'area industriale che occupa più di 130 aziende e in cui vi sono circa 2.100 lavoratori. Se in queste situazioni non abbiamo una procedura che funzioni per la sospensione di tributi e contributi, sono molto preoccupata per ciò che avverrà.
Ho già incontrato, con deputati di diversi gruppi, i rappresentanti degli imprenditori di quella zona: questi imprenditori erano stati ad un'assemblea a cui aveva partecipato il Ministro Matteoli, che, in modo molto plateale, aveva preso il telefono e, parlando con Giulio, aveva Pag. 17detto: Giulio, allora siamo sicuri? La sospensione fiscale, tributaria e dei contributi c'è! Aveva assicurato a questi imprenditori che la cosa era pronta.
Signor Presidente, ci siamo poi trovati nei giorni successivi a Pisa con gli industriali che si sono recati all'Agenzia delle entrate e si sono autodenunciati come evasori, perché il provvedimento non è stato ancora assunto. Nel provvedimento che abbiamo approvato la settimana scorsa è prevista una procedura per la sospensione dei tributi di sei mesi, che prevede una legge e un successivo decreto del Ministro Tremonti.
Mi ritrovo, però, nel caso dell'Abruzzo, con una situazione abbastanza confusa, ed è questo che mi fa preoccupare. A fronte della situazione che vi era stata e di come era stato affrontato il problema in Umbria e Marche, il Governo Prodi dispose - sto citando l'intervento dell'onorevole Misiani - il rimborso in dieci anni, 120 rate mensili, con una riduzione del 40 per cento del capitale da rimborsare e senza interessi per quanto riguarda il tema della sospensione delle tasse e dei contributi.
Lo ripeto: dieci anni, 120 rate, meno 40 per cento di capitale, niente interessi. In Abruzzo, per la vicenda del terremoto, sulla sospensione abbiamo avuto la sospensione con ordinanza di Protezione civile n. 3754 del 2009. Con il decreto-legge n. 39 del 2009 abbiamo confermato l'ordinanza e abbiamo specificato l'estensione della sospensione, senza dire nulla sulla modalità di rimborso. Con il decreto-legge n. 78 del 2009 abbiamo disposto la ripresa del versamento di tasse e contributi dal 1o gennaio 2010, in due anni, 24 mensilità e al 100 per cento dell'importo. Questo ha scatenato delle proteste vivissime e nella legge finanziaria per il 2010 abbiamo diluito in cinque anni la rateizzazione e abbiamo differito al 1o luglio 2010 l'avvio dei pagamenti.
Quello che facciamo con questa norma è garantire la sospensione anche dal 1o gennaio 2009 al 30 giugno 2010. Ciò significa una cosa, però, signor Presidente: gli abruzzesi, dal 1o luglio 2010, dovranno ricominciare a pagare tasse e contributi più gli arretrati. È per questo che sono molto preoccupata e spero che la vicenda della sospensione dei tributi e dei contributi per le zone di Vecchiano e di Migliarino e per tutte le zone interessate dall'alluvione del 25 dicembre in Toscana, Liguria ed Emilia abbia un andamento completamente diverso da quello dell'Abruzzo e, soprattutto, possa essere condiviso.
Il sottosegretario Bertolaso ci ha detto che tutto sarebbe stato affrontato e risolto in questa settimana. Sono molto preoccupata, signor Presidente, perché non sono cose che si affrontano con ordinanze di protezione civile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ci sentiamo un po' abbandonati, perché il banco davanti a noi è spoglio.

PRESIDENTE. Ci sono tutti. Un po' distratti, ma ci sono.
È iscritto a parlare l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, la nostra discussione, che si protrae dalla giornata di ieri, è in qualche modo correlata anche a quella che si è svolta la settimana scorsa, quando abbiamo avuto modo di dibattere del provvedimento del Governo, dell'ennesimo decreto-legge che fissava nuove modalità per l'esercizio dei poteri e l'organizzazione della Protezione civile in questo Paese e nelle sue regioni.
Signor Presidente, questo è di fatto il cinquantatreesimo decreto-legge del Governo Berlusconi. Spero che non ci si debba trovare di fronte alla ventinovesima questione di fiducia, visto che già le modalità con le quali si è inteso legiferare prevalentemente in questo Paese sono state quelle dell'abuso della facoltà del Governo di utilizzare le condizioni di Pag. 18necessità e di urgenza per proporre la conversione in legge di disegni di legge imposti attraverso decreti-legge, accompagnati dalla posizione della questione di fiducia nelle Aule parlamentari; il che aggrava ulteriormente la rottura di carattere istituzionale che si è andata determinando soprattutto in quest'ultima legislatura, anche se evidentemente nelle precedenti legislature già si avevano avuti segni importanti di incrinatura del rapporto tra Parlamento e Governo per quanto attiene il processo legislativo. Non stiamo parlando dei poteri del Parlamento di controllo o di indirizzo verso il Governo: stiamo parlando della confusione, che si è andato ingenerando, tra l'esercizio del potere legislativo, che può essere solo di necessità ed urgenza, da parte del Governo, e i poteri che sono propri, centrali dell'attività del Parlamento di legiferare regolarmente e normalmente per il Paese e in nome del popolo italiano.
Emanare decreti-legge su temi specifici, come il decreto-legge della scorsa settimana sulla Protezione civile, potrebbe avere anche un senso; lo ha molto meno continuare a produrre decreti-legge che sono originati dalla necessità di affastellare proroghe di termini legislativi previsti da norme precedentemente votate dal Parlamento, o addirittura precedentemente proposte attraverso decreti-legge e attraverso questioni di fiducia da parte del Governo al Parlamento, e imposte di fatto al Parlamento attraverso un rapporto scorretto anche tra maggioranza e Governo.
Signor Presidente, quando si riconduce il Parlamento al proprio ruolo e glielo si fa esercitare, anche la maggioranza trova un ruolo capace di rappresentare le istanze del Governo; perché in un regime nel quale si vota con un sistema maggioritario, è del tutto evidente che non possiamo pensare ad un'attività parlamentare che si sviluppi dentro un meccanismo per il quale vi è solamente il singolo parlamentare o i singoli gruppi che si confrontano, e l'esito è semplicemente dato dalla dialettica parlamentare e non anche dal rapporto che sussiste tra la maggioranza parlamentare e il Governo, e tra le minoranze e l'opposizione parlamentare ed il Governo.
Ma quando tali tipi di rapporto vengono lasciati liberi di orientarsi all'interno del dibattito e di un confronto parlamentare - come ha avuto modo di rilevare la scorsa settimana anche il Presidente della Repubblica - si ottiene almeno un risultato, ossia che il Governo rinuncia a porre la questione di fiducia, acconsentendo ad una serie di sollecitazioni che sono proprie non solo dell'opposizione, ma anche di settori importanti della maggioranza (se non di tutta); a quel punto, si addiviene anche ad una correzione di norme, che reca un beneficio all'intero Paese, alla collettività e ai cittadini.
Ciò è avvenuto la scorsa settimana quando abbiamo corretto, insieme, alcune norme che assolutamente dovevano trovare un atteggiamento di negatività da parte del Parlamento (e lo hanno trovato): mi riferisco, ad esempio, alla disposizione che prevedeva la trasformazione in società per azioni della Protezione civile o a quella che prevedeva lo scudo giudiziario per i dirigenti massimi della Protezione civile, norme che presentavano anche un profilo di incostituzionalità.
Signor Presidente, qui però non facciamo solo battaglie in punto di diritto, che pure sono importanti (discuteremo infatti dopo una questione pregiudiziale) e che sono certamente decisive perché la Costituzione rappresenta il punto massimo, la stella polare che deve orientare la legislazione e l'attività legislativa del Parlamento.
Tuttavia, dobbiamo anche ragionare sul merito delle norme oltre che sul fatto che queste, nel momento in cui vengano dichiarate non incostituzionali dal Parlamento, debbono attendere il giudizio della Corte per poter poi eventualmente essere cassate o modificate. Nel frattempo infatti, una norma che palesemente è incostituzionale, ma che si vuole imporre attraverso l'uso esplicito di un rapporto tra maggioranza e opposizione senza discussione nel merito avrà la sua vigenza e produrrà degli effetti. Pag. 19
Ebbene, è stato possibile correggere quegli effetti negativi che produceva e avrebbe prodotto la norma contenuta nel decreto-legge esaminato la scorsa settimana e che è stato discusso senza l'apposizione della questione di fiducia in questo Parlamento, e ciò è un dato positivo che ha avviato - spero - una fase nuova nelle relazioni tra il Governo ed il Parlamento, tra il Governo e l'opposizione, tra la maggioranza e l'opposizione parlamentare.
Vogliamo invece negare adesso in ordine a questo decreto-legge di proroga dei termini, dopo una settimana nella quale abbiamo potuto apprezzare le condizioni di novità di tale rapporto, che si è avviata una fase nuova e quindi ritornare al vecchio vizio della decretazione approvata attraverso le questioni di fiducia o comunque ottenuta attraverso l'imposizione della maggioranza parlamentare, senza che in questa sede possano essere discusse norme assai rilevanti il cui effetto è negativo per il Paese, i cittadini e le comunità importanti della nostra economia e della nostra società?
Faccio solo un esempio. Pensiamo all'editoria nel momento in cui non sono state previste nella legge finanziaria e nel bilancio le norme che garantivano la copertura dei contributi finanziari ai giornali di cooperativa, ai giornali che danno rappresentanza e voce a minoranze differenti in questo Paese (da quelle linguistiche a quelle politiche), ai giornali che danno voce a momenti organizzati della politica e che trovano nella carta stampata un modo di ragionare e di garantire un dibattito democratico in questo Paese, agli stessi giornali e alla carta stampata che pure stanno sul mercato ma che, a maggior ragione, in tempo di crisi hanno bisogno non tanto di un sostegno quanto di un'attenzione da parte della pubblica opinione nonché della fiscalità generale affinché possano continuare a svolgere un ruolo democratico e di libertà, come è dovuto a chi ha la responsabilità di formare e di orientare l'opinione generale e l'opinione pubblica in questo Paese, che in un regime democratico non è poca cosa.
Signori del Governo, con questo decreto avete prorogato centinaia di norme, avete proposto di cambiare numerosissime norme vigenti, o che stanno entrando in vigore, ma non lo fate per l'editoria, per la carta stampata, non lo fate per uno dei settori fondamentali della vita democratica di questo Paese. Se vogliamo continuare a mantenere una dirittura nella nostra attività, prendendo spunto anche dalle modalità con cui abbiamo discusso la scorsa settimana del decreto-legge sulla Protezione civile, lo dobbiamo fare anche sul cosiddetto decreto milleproroghe. So benissimo che cambiare questo decreto in alcuni punti comporta uno sforzo da parte del Governo e del Ministero dell'economia e delle finanze, perché se vi sono degli emendamenti che comportano delle spese occorre, evidentemente, dire dove si vanno a prendere i soldi. Tuttavia, signor Presidente, perché nel provvedimento si prevede che lo sforzo di risparmio e di tagli alla spesa per diversi milioni di euro richiesto alla pubblica amministrazione centrale, ovvero ai Ministeri, è escluso per la Presidenza del Consiglio? In questo provvedimento è previsto che alla Presidenza del Consiglio non è dovuta la responsabilità di tagliare, così come devono fare gli altri enti per i quali sono stati previsti tagli lineari e programmi di riduzione delle spese pubbliche ordinarie, che tra l'altro in questi ultimi due anni sono aumentate, non sono diminuite. Ci avevate detto che la spesa sarebbe dovuta diminuire del 10 per cento in tutti i Ministeri, in tutta la pubblica amministrazione centrale, ma non è diminuita. È diminuita solo per gli enti locali che devono sottostare al Patto di stabilità, ma non per i Ministeri. Se, come è giusto, ci deve essere un programma di dimagrimento della spesa pubblica dei Ministeri, soprattutto quando applicheremo le norme generali sul federalismo fiscale, non potremo dire agli enti locali, o ad alcuni Ministeri: voi dovete risparmiare, mentre altri Ministeri, soprattutto la Presidenza del Consiglio, non solo non devono risparmiare, ma non devono rispondere a nessun programma di taglio. Vi pare questo un modo di stare Pag. 20alla testa di un processo di risparmio della pubblica amministrazione di cui il Paese ha bisogno in una fase di crisi? Solo attraverso il risparmio della pubblica amministrazione, e non con l'imposizione di nuove tasse, è possibile trovare le risorse per venire incontro alle piccole e medie imprese in crisi, per garantire la possibilità alle famiglie dei lavoratori colpiti dalla disoccupazione, o che sono in cassa integrazione, di poter avere un minimo di integrazione salariale extra, attraverso l'impegno della fiscalità generale che deriva semplicemente dai tagli alla pubblica amministrazione. Ebbene, voi prevedete che la Presidenza del Consiglio non deve rispondere a questi obiettivi. Credo che questa misura rappresenti un insulto verso tutto il Paese. Queste norme vanno cambiate, non possono essere imposte. Me lo volete spiegare perché la Presidenza del Consiglio non può risparmiare? Per l'Abruzzo avete previsto una norma per l'esenzione momentanea dal pagamento delle tasse e dei contributi che dovrebbe arrivare fino a giugno, ma non si quantifica; chi la quantificherà?
Un decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri. Un decreto che è poco credibile. Se la Presidenza del Consiglio non è tenuta a risparmiare perché si dice che ha la potestà di prevedere attraverso un'ordinanza addirittura (non attraverso un decreto) la copertura dell'esenzione dal pagamento dei contributi e delle tasse da parte dei cittadini colpiti dal terremoto in Abruzzo? Si tratta di storture che solo un dibattito parlamentare serio può cambiare. Un Governo quando presenta un decreto può sbagliare e può anche ammettere di sbagliare, e il Parlamento, se un Governo ammette di aver sbagliato nello scrivere una parte delle disposizioni, non credo sia composto di persone insensibili al punto da dire quasi con cattiveria: bene, allora avete cambiato, si vince, si perde! Non si vince né si perde in questi casi, vincono o perdono i cittadini italiani. Se si migliora un norma è nell'interesse di tutta la cittadinanza, di tutta l'Italia, non certo della maggioranza o dell'opposizione. Siamo qui a fare questo mestiere. Io mi attendo che da parte della maggioranza in queste ore vi sia un atteggiamento responsabile (e anche da parte del Governo) in modo tale che alcune norme contenute nel provvedimento in esame possano cambiare. Anzi, se cambiano alcune di queste norme, si trovano anche delle risorse utili da impegnare in nuovi emendamenti che possono correggere disposizioni del passato o prorogare termini di disposizioni non più vigenti. Ho fatto l'esempio dell'editoria, ma potrei fare de minimis esempi che riguardano - che so - la montagna italiana. Pensate al fatto che i rifugi di alta montagna una volta erano esenti dalle accise sull'energia elettrica. Qui si prorogano una serie di termini per quanto riguarda le accise sul gasolio, ma non si pensa ad esentare i rifugi di alta montagna dal pagamento delle accise sull'energia elettrica. Pensate, un rifugio che sta a 3000-3500 metri, che produce energia attraverso i pannelli solari (che non funzionano sempre), se deve creare un po' di caldo nel rifugio (o deve far funzionare alcuni meccanismi interni) se utilizza il gasolio, deve pagare l'accisa sulla produzione di energia come se fosse una fabbrica. Questo vale per tante altre attività in alta montagna una volta esenti dal pagamento delle accise. Perché non avete prorogato queste misure e ne avete prorogate altre? Chi è che decide che bisogna fare mille proroghe e non 1.020 oppure settecento? Questo decreto anziché essere l'eccezione sta diventando la norma, un modo di essere e di formare le leggi che è ordinario. Attraverso uno strumento straordinario si fa diventare ordinario un meccanismo. Una volta c'erano (fino all'anno scorso, adesso c'è la riforma della legge di bilancio) la legge finanziaria, il proroga termini, i provvedimenti dovuti alla Comunità europea (anche questo per decreto), i decreti correttivi e le manovre. Sono tutti strumenti che da straordinari diventano ordinari. Questo Paese non può essere governato bene da chi pensa che la straordinarietà può trasformarsi in ordinarietà. Tutto ciò garantisce la possibilità che si possa sfuggire alla legge, si possa sfuggire alla norma. Siamo di fronte a Pag. 21norme non chiare, norme che cambiano ogni mese, ogni anno, che cambiano in base al fatto che chi ha la responsabilità di guidare il Paese impone al Parlamento la norma medesima sotto forma di straordinarietà, benché ciò sia correggibile attraverso sistemi di correzione ordinaria e anche attraverso i meccanismi più ampi di intervento legislativo.
Da questo punto di vista è chiaro che noi daremmo un cattivo esempio al Paese e non sarebbe credibile né un Governo né un Parlamento che richiamano la necessità delle riforme istituzionali quando poi si comportano in questo modo, non certo in nome dell'organicità dell'intervento legislativo o della riforma complessiva, anzi si comportano esattamente al contrario.
Vede, signor Presidente, peraltro il decreto-legge in esame recava all'inizio una serie di articoli che in seguito sono stati aumentati nel corso della lettura al Senato. Quest'ultima ci ha presentato un manufatto, una legge complessiva, un decreto-legge che assolutamente ha complicato ancor di più le cose sia dal punto di vista della compatibilità costituzionale sia della capacità di dare risposta proprio alle questioni a cui il decreto-legge vorrebbe dare seguito con le sue disposizioni. Addirittura questo decreto-legge di proroga di termini porta con sé numerose misure di carattere ordinamentale e di natura finanziaria che realizzano, come sappiamo, un uso anomalo della decretazione d'urgenza. Come è possibile pensare di introdurre in un decreto-legge una proroga di deleghe che sono già state conferite al Governo affinché attui le norme votate da questo Parlamento attraverso decreti legislativi che hanno una loro procedura e che devono poi essere discusse dalle Commissioni di merito per il necessario parere da esprimere al Governo affinché ne tenga conto nella formulazione del testo definitivo? Con un decreto-legge si modificano gli indirizzi, le modalità, i tempi dovuti per alcune deleghe legislative già conferite. Addirittura si modificano alcuni termini finanziari della legge finanziaria 2010 prima ancora che tali norme siano entrate in vigore. Insomma vi sono serie, serissime evidenze di incostituzionalità. Ne discuteremo dopo, ma è bene che ce lo diciamo anche nella discussione sulle linee generali avente ad oggetto il decreto-legge.
Rischiamo di votare una proroga di termini che da diversi soggetti saranno contestate (singoli cittadini, imprenditori, addirittura amministrazioni pubbliche, regioni, enti locali). Pensiamo soltanto alle modalità con le quali si prevede una proroga, anzi non si prevede nemmeno una proroga, ma si dice come si deve attuare la tassa ambientale in assenza di un decreto attuativo o di una delega che il Governo aveva avuto: se non è incostituzionale questo! Tuttavia, nel frattempo queste norme creeranno un enorme contenzioso da parte dei soggetti che citavo prima finché non vi sarà qualche istituzione di rango superiore, a cominciare dalla Corte costituzionale per arrivare alla Corte di Cassazione o ai tribunali amministrativi o al Consiglio di Stato, che affermerà che la norma è imprecisa oppure che è incostituzionale oppure che va cambiata oppure che non può essere considerata una norma valida e, quindi, la retroattività comporta il fatto che lo Stato e, dunque, i cittadini, dovranno tirar fuori di tasca propria i soldi per garantire il rimborso di ciò che non doveva essere esatto, ma è stato versato da parte dei cittadini, delle aziende o dei soggetti pubblici o privati che sono stati colpiti dalla norma e così via.
A me sembra che facendo così si crea solo incertezza legislativa, una grande confusione di fronte alla norma, che è esattamente il contrario di ciò che dovrebbero fare una buona normazione ed una buona legge. Solo una buona legge può determinare un buon comportamento da parte di coloro che la debbono applicare ed osservare e non il contrario.
Vedete, ho fatto l'esempio della Tia, che per qualcuno è più semplice dire Tarsu, la tassa sui rifiuti urbani, che poi è stata cambiata ed è diventata una tassa ambientale, che però è trattata alla stregua di una sorta di tassazione nazionale. Cosa dicono qui sulla proroga dei termini il legislatore ed il Governo? Dicono che i Pag. 22comuni possono comunque imporre la Tia, cioè la tariffa ambientale, in attesa che il Governo ed il Ministero dell'ambiente facciano il decreto che dice come e quanto bisogna applicare quella norma. Se è vero che - come la Corte costituzionale ha avuto modo di dire attraverso più sentenze al riguardo, per la Tarsu ma anche per la Tia - si tratta di una tassazione di valenza nazionale, dunque la competenza costituzionale è una competenza che spetta e sta in capo allo Stato centrale, come è mai possibile che si scriva in una norma nazionale che i comuni possono determinare l'imposizione, quando l'imposizione è nazionale?
Già questo comporta il fatto che molti cittadini o molte imprese o molti di coloro che saranno colpiti da questa tassazione potranno ricorrere, perché non è stato lo Stato a dire come e quando bisognava pagare, ma è stato un comune, che non è l'ente che ha la potestà di imporre questo tipo di tassazione. Che proroga di termini è questa cosa? Si fa un grande momento di confusione di ruoli tra Stato centrale, enti locali e regioni. Vi pare il modo migliore per arrivare al federalismo fiscale? Vi pare il modo migliore per arrivare alla riforma della Carta delle autonomie, nella quale fissare con chiarezza le funzioni degli enti, che non siano sovrapposte, per cui lo Stato faccia ciò che deve fare lo Stato anche dal punto di vista dell'imposizione dei tributi, le regioni abbiano la loro area definita e chiara di intervento, compresa quella che riguarda i tributi e così gli enti locali, i comuni e le province? Ma se in una norma transitoria si scrivono queste cose, come è possibile credere che nel giro di pochi mesi si dia corpo all'attuazione del federalismo fiscale, accompagnato da una riforma seria delle funzioni e dei ruoli degli enti locali?
Il prossimo mese le regioni andranno a votare ed andranno a votare cittadini che voteranno su programmi, oltre che su proposte di presidenza o su liste. Questi programmi scrivono cose che sono già contrastanti, indipendentemente dal fatto che siano programmi proposti da candidati presidenti o da liste di centrodestra o di centrosinistra: trovano contrastanti queste norme. Come si fa a dire ad un futuro sindaco che sarà lui, nei prossimi mesi, a decidere come applicare e quanto costa la tassa rifiuti nel suo comune, quando questo è un potere ed è una responsabilità che deve stare in capo al Governo nazionale? Il Governo deve fare il suo mestiere, deve essere in grado di gestire la pubblica amministrazione, di essere un buon amministratore dello Stato e deve diminuire il ruolo del legislatore, ridurlo, avere un rapporto nuovo con il Parlamento, ridare al Parlamento e consentire al Parlamento di avere un ruolo di centralità nell'azione legislativa.
Il Parlamento, a sua volta, dovrà riconoscere al Governo la responsabilità sua propria.
Pertanto, ritorniamo - questo è un appello - ad una modalità più consona alla Costituzione italiana, la quale chiede che il legislatore, il Parlamento, abbia un ruolo ed una responsabilità, la quale, anche nel rapporto con il Governo, non può essere sempre richiamata dal voto fiduciario o dall'uso della decretazione d'urgenza, perché così facciamo solo del male al nostro sistema democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, la ringrazio anche per i 30 minuti esatti del suo intervento.
È iscritto a parlare l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, avendo notato che lei è molto attento ai nostri interventi e che riassume il senso dei lavori dell'Aula, anch'io vorrei dedicare una riflessione non strumentale e adeguata a questa problematica, confidando sul suo livello di attenzione e su quello dei colleghi.

PRESIDENTE. Ha tutto il tempo che vuole per fare questa riflessione, cioè mezz'ora.

LINO DUILIO. Signor Presidente, esordirei con il dire che, ancora una volta, Pag. 23siamo di fronte a un decreto-legge cosiddetto milleproroghe, ancora una volta siamo di fronte ad un decreto-legge e, ancora una volta, siamo di fronte ad un decreto-legge che rischia di essere convertito con un voto di fiducia, cioè sostanzialmente togliendo al Parlamento e ai parlamentari la possibilità di modificarne, in senso migliorativo, i contenuti.
A beneficio dei colleghi che sicuramente hanno approfondito il contenuto di questo provvedimento, ma soprattutto a beneficio di coloro che ci stanno ascoltando, vorrei dire che questo provvedimento, decreto-legge milleproroghe - un nome un poco astruso che ricorda vagamente una specie di millepiedi dell'attività legislativa, se così posso dire - reca contenuti del tutto eterogenei, in barba ad ogni discorso sulla chiarezza dei provvedimenti normativi, affinché siano intelligibili da parte dei cittadini.
A titolo di esempio, affinché i cittadini che ci ascoltano possano comprendere di cosa stiamo parlando, in questo decreto-legge milleproroghe noi troviamo, all'articolo 1, norme che prorogano provvedimenti in materia economico-finanziaria, in particolare termini tributari (si parla del cosiddetto scudo fiscale, su cui tornerò tra poco). L'articolo 2, invece, riguarda la proroga di termini in materia di comunicazione. Mi astengo, evidentemente, dall'illustrarne analiticamente i contenuti. L'articolo 3 reca diverse disposizioni di proroga di termini riguardanti l'amministrazione del Ministero dell'interno. L'articolo 4, invece, prevede disposizioni per il personale delle Forze armate e di polizia. Per esplicitare in termini ancora più dettagliati, per esempio, si prevede una proroga relativa al concorso da sergente, nonché al reclutamento e avanzamento degli ufficiali dell'Arma dei carabinieri.
L'articolo 5 prevede la proroga in materia di infrastrutture e trasporti. L'articolo 6, invece, reca la proroga di termini in materia sanitaria. L'articolo 7 reca la proroga di termini in materia di istruzione. L'articolo 8 prevede termini prorogati per Piani di gestione dei bacini idrografici, e così via. L'articolo 9 concerne lo sviluppo economico. L'articolo 10, invece, proroga i termini degli incarichi di direttore di istituto di cultura all'estero. L'articolo 10-bis interviene sulla disciplina del procedimento cosiddetto «taglia-enti». L'articolo 10-ter stabilisce che, in caso di mancata pubblicazione del decreto annuale sui flussi migratori, il Presidente del Consiglio dei ministri possa provvedere in via transitoria. Vi sono, poi, gli articoli 10-quater e 10-quinquies, ed infine l'articolo 11, il quale prevede il momento dell'entrata in vigore di questo provvedimento.
Insomma, è un guazzabuglio complessivo in cui c'è tutto e il contrario di tutto; è un provvedimento normativo, peraltro in linea con quello che è successo negli anni precedenti, nel quale si trova un'assoluta eterogeneità delle disposizioni normative, quando invece è prevista una disposizione di carattere generale che raccomanda al Governo e al Parlamento di approvare norme omogenee e non eterogenee.
Peraltro, voglio ricordare che approvando un ordine del giorno del collega Occhiuto, il 19 febbraio dello scorso anno, in occasione dell'esame del decreto-legge n. 207 del 2009, lo stesso Governo si era assunto l'impegno in questa sede a non approvare mai più un decreto-legge milleproroghe; diciamo, per non essere radicale, che si era impegnato ad evitare che ci fossero ancora decreti-legge milleproroghe, invece, come ho detto all'inizio, siamo ancora qui a parlare del milleproroghe.
Il mio accenno ci porta ad una riflessione, peraltro breve, sulla qualità della legislazione. Nel nostro Paese abbiamo una legislazione che dovrebbe essere migliorata, invece continua ad essere peggiorata con questo modo di approvare le leggi. Si pensi, cari colleghi e cittadini che magari ci state ascoltando in questo momento, che in questo provvedimento cosiddetto decreto-legge milleproroghe troviamo anche la correzione di contenuti della legge finanziaria, prima ancora che entrino in vigore: si emana una legge finanziaria e, prima ancora che alcuni dei suoi contenuti entrino in vigore, si adotta un provvedimento che li corregge. Pag. 24
In questo provvedimento troviamo una proroga sistematica di disposizioni legislative reiterate di anno in anno senza che si dia una sistemazione normativa organica ad alcune materie. Visto che ogni anno si prevede la proroga di alcune disposizioni normative, la saggezza imporrebbe che si facesse tesoro dell'esigenza di disciplinare tali materie - che, invece, vengono trattate con queste continue proroghe - e che si adottasse una normativa organica sottoponendo tutto al Parlamento ed evitando di dover prorogare i termini e le disposizioni che sono inevitabilmente transitorie, sino a quando, per l'appunto, le materie non saranno sistemate in maniera organica.
In questo senso cito, in modo emblematico, una questione che è oggetto dell'attenzione anche di questo decreto-legge di cui ancora non sappiamo, nel momento in cui sto parlando, se ne discuteremo il merito, se potremo modificarlo oppure se il Governo porrà la questione di fiducia, per poi seguire la procedura di sempre. Mi riferisco alla questione delle norme sull'editoria, cioè delle norme che riguardano la vita dei giornali di partito ma non solo, la vita dei giornali delle associazioni che esistono nel tessuto culturale e sociale del Paese, dei giornali diocesani, per fare un esempio, insomma di quel reticolo, di quella ragnatela di strumenti che costituiscono la cultura del nostro Paese.
Qualcuno ha scritto, non ricordo chi, che, quando fra dieci o fra venti anni si andrà ad esaminare cosa è cambiato nella realtà culturale del nostro Paese, si adotterà quale fonte di riferimento, magari per possibili tesi universitarie, anche lo studio di ciò che è stato scritto nei giornali diffusi sul territorio, anche a livello di partito. Intendo con questo che ci dobbiamo preoccupare di dare una sistemazione organica a questa materia, certamente evitando forme surrettizie di finanziamento alla politica o di sostegno ad attività parassitarie, ma assumendosi la responsabilità e l'onore, venendo in Parlamento, di sottoporre la materia degli strumenti di informazione e di comunicazione, che è materia sensibile anche da un punto di vista squisitamente democratico, al Parlamento stesso in un certo modo e con certi sostegni di carattere finanziario, affinché lo Stato possa prevedere che vi sia una libertà di informazione nel nostro Paese e che si possa preservare un tessuto di comunicazione che, come sappiamo, genera integrazione pubblica nel Paese.
Questa è una considerazione che credo possa trovare, con buonsenso, condivisione da parte di molti colleghi di maggioranza e di opposizione. Al contrario, per l'ennesima volta siamo esposti alla domanda se debba arrivare un provvedimento finanziario più o meno di eccezione (in ogni caso transitorio) in attesa che un giorno, non si sa bene quando, questa materia venga sistemata. È una storia che si ripete di anno in anno e per essere intellettualmente onesto, di legislatura in legislatura, quindi non ne faccio semplicemente una critica a questa maggioranza.
Il cittadino si potrebbe chiedere il motivo per cui non si decida in tempi rapidi su questo problema e non si decida di prevedere un sostegno finanziario per evitare che molti giornali, di cui parlavo prima, debbano chiudere perché non hanno il sostegno finanziario. Cari colleghi, dobbiamo riconoscere - e lo dico ancora una volta a beneficio dei cittadini che ascoltano o che ascoltino - che ciò accade perché il dominus della nostra attività parlamentare ormai è diventato il Ministero dell'economia e delle finanze, e per essere più preciso, senza evidentemente avercela con lui, il Ministro dell'economia e delle finanze: non si muove foglia che il Ministro dell'economia e delle finanze non voglia. Questa è la situazione in cui ci troviamo.
Il Ministro dell'economia e delle finanze credo che oggi sia impegnato in macroquestioni, per cui probabilmente il problema di cui stiamo discutendo e per cui non abbiamo ancora la soluzione non è considerato degno di particolare attenzione rispetto a quelle che sono, invece, attenzioni di ordine più filosofico che caratterizzano il Ministero dell'economia e delle finanze. Utilizzo il termine «filosofico» perché, come sappiamo bene, da un Pag. 25po' di tempo il nostro Ministro dell'economia e delle finanze ci offre riflessioni non solo di carattere economico, ma forse e soprattutto, se non in specie, di carattere filosofico su come va l'economia del mondo e su come noi dobbiamo in qualche modo vivere questo periodo di transizione in una crisi globale, planetaria e quant'altro.
Perché, dunque, non si assume questa decisione? Immagino che il Ministro dell'economia e delle finanze abbia inarcato il sopracciglio sinistro, volendo con questo significare che «questa cosa non s'ha da fare». Di conseguenza, siamo tutti qui, senza nessuna capacità ed autonomia da parte dei rappresentanti del Governo, presenti davanti a noi, di entrare nel merito e di spiegarci se condividono o meno, cosa vogliono fare e cosa propongono a questo Parlamento. Dicano se vogliono che l'editoria possa continuare a vivere nelle sue articolazioni diffuse, o se, invece, non ritengano che si debbano tagliare le risorse perché bisogna «affamare la bestia», prendendo a prestito la metafora che viene utilizzata per altre cose in economia.
Quindi, siamo qui ad aspettare che da qualche parte, in qualche stanza si decida se sulla materia del sostegno finanziario all'editoria ci sia una decisione positiva o meno da parte del Ministro. Aspettiamo tutti e, quindi, quando il termine starà per scadere vedremo cosa si deciderà. Se si deciderà in modo negativo, le conseguenze saranno che si porrà la fiducia su questo provvedimento, non avremo discusso niente e avremo svolto queste considerazioni accademiche come opposizione. I colleghi di maggioranza, di alcuni dei quali conosco la squisita sensibilità democratica, avranno vissuto la loro ennesima giornata di frustrazione, perché non contano nulla in questa vicenda e non si possono nemmeno «sfogare» come stiamo facendo noi. Quindi, andremo verso l'ennesima fiducia sull'ennesimo decreto-legge, sull'ennesimo decreto-legge milleproroghe, come dicevo poco fa.
Penso che bisogna superare questa situazione e mi auguro che, prendendo spunto dalla condizione in cui ci troviamo, si assuma l'impegno di prorogare il sostegno finanziario per questi strumenti che nel nostro Paese fanno cultura e informazione. Contestualmente e solennemente mi auguro che si assuma l'impegno in Parlamento di dare una sistemazione organica nel corso del 2010 alla materia dell'editoria, dei giornali e dei mezzi di informazione affinché vi possano essere libere voci democratiche. Così l'anno prossimo non ci troveremo di nuovo a discutere, in seno magari al nuovo decreto-legge milleproroghe, di provvedimenti finanziari a sostegno dell'editoria.
Vado più rapidamente su un altro paio di considerazioni, la seconda delle quali richiama il concetto di qualità della legislazione. Su questo punto mi limito a dire basta con il milleproroghe. Dovremmo dire tutti basta con il milleproroghe, che costituisce una modalità informe di legislazione. Come ho detto prima, il milleproroghe è una specie di millepiedi dell'attività legislativa ordinaria. Dobbiamo puntare a sistematizzare le materie oggetto di continue proroghe e dobbiamo cercare in Parlamento, appunto, di disciplinare alcune di queste materie in modo definitivo. Su questo punto chiedo al Governo di fare da impulso all'attività parlamentare - ma non solo al Governo, evidentemente - e rivolgo un appello anche a chi costruisce l'agenda dei lavori parlamentari, affinché andando a svolgere una ricognizione di ciò che troviamo nei milleproroghe degli ultimi anni, si possano approntare dei disegni di legge che impegnino l'attività parlamentare perché vi sia, appunto, l'approvazione di norme organiche su materie che possiamo chiamare «sensibili».
Da tutte le parti si dice che il Parlamento è, come dire, «disoccupato», perché non ha materia da discutere. Credo che se facessimo una ricognizione, appunto, delle questioni che trattiamo ogni anno nel milleproroghe, con questa modalità assolutamente insufficiente, potremmo anche attraverso questa strada restituire al Parlamento la possibilità di trattare organicamente materie che riguardano la vita reale del Paese producendo, Pag. 26peraltro, normativa che non sia eterogenea e che non sia quel guazzabuglio di cui parlavo all'inizio del mio intervento, né che sia, insomma, un'ulteriore «ferita» alla qualità della legislazione del nostro Paese. A tale proposito, mi auguro che prima o poi si organizzi una sessione dei lavori parlamentari, possibilmente non lunga e non strumentale, affinché possiamo interrogarci su quali siano, appunto, gli strumenti della legislazione di cui ci dobbiamo avvalere, su come possiamo restituire al Parlamento la sua centralità, su come possiamo fare attività normativa in modo ordinato, su come possiamo fare per evitare che si continui a procedere per decretazione d'urgenza e con la posizione della relativa questione di fiducia o, addirittura, su come possiamo fare per evitare che molte decisioni sostanziali vengano consegnate a strumenti come le ordinanze che, come abbiamo visto, producono anche effetti di altra natura.
Sul merito del provvedimento mi limito ad una battuta che riguarda l'articolo 1, relativo allo scudo fiscale. Ho già detto quali sono i contenuti e su ognuno degli articoli ci potremmo soffermare. Noi, come opposizione, evidentemente ci siamo già pronunciati a suo tempo sullo scudo fiscale, allorché venne adottato, ancora una volta, un decreto-legge e contestammo il contenuto di quel provvedimento, per come era stato confezionato. Adesso nel milleproroghe troviamo la proroga dello scudo fiscale. In altre parole si dice - peraltro con una formula molto infelice - che tutte le operazioni che sono state poste in essere successivamente al 15 dicembre 2009, e fino al 30 aprile 2010, che sostanzialmente hanno visto portare capitali all'estero, possono trovare una copertura ancora una volta in una sorta di maxicondono, che proroga di fatto quello è stato stabilito con il decreto-legge precedente.
Intanto, sarebbe bene dire non: operazioni successive al 15 dicembre, bensì operazioni dal 30 dicembre in poi, vale a dire da quando è stato emanato il decreto-legge, perché tra il 15 dicembre e il 30 dicembre non vi è uno strumento normativo e, quindi, quelle operazioni non possono rientrare nello scudo. Ciò comporterebbe anche evitare che vi possano essere equivoci e interpretazioni che non hanno nessun fondamento di ordine legislativo.
Ma a prescindere da quello che è il merito di quanto è scritto letteralmente, mi preme fare semplicemente una domanda: perché viene prorogato questo scudo fiscale, peraltro, esattamente con la stessa modalità, cioè facendo pagare una mancia a chi riportava i soldi in Italia, con l'anonimato e in modo tale che non si possa sapere chi riporta i soldi in Italia? Qual è la ratio che sta dietro a questa proroga che consente, appunto, di arrivare fino al 30 aprile 2010 con un nuovo scudo fiscale? La ratio è questa: sono stati incassati più soldi di quelli che magari si era previsto e, dunque, si può continuare così. L'importante è fare cassa, anche se una tantum.
Un premio ai furbi? Una frustrazione per gli onesti? Dove è finita la valorizzazione del capitale di rischio per coloro che investono il proprio capitale in un'attività normale nel nostro Paese? No, qui si premia il rischio di quelli che hanno portato in modo illegale i capitali all'estero e con una sorta di «decreto-lavatrice» - diciamo così - si permette loro di riportare i soldi in Italia perché l'unica cosa che conta, l'unica cosa che conta è fare cassa.
C'è una logica machiavellica dentro questa impostazione. L'unica cosa che viene ricordata è che sono tornati i soldi nel nostro Paese. Mi viene in mente Machiavelli, per l'appunto. Permettetemi, colleghi, non è una civetteria intellettuale, lo cito: «Quanto sia laudabile in un principe mantenere la fede (...) ognuno lo intende. Nondimanco si vede, per esperienza (...) quelli principi avere fatto gran cose che della fede hanno tenuto poco conto (...)».
Cioè sarebbe bello mantenere principi di etica, di etica economica, di etica finanziaria e così via, distribuire premi e sanzioni e così via, però quello che conta qui è avere i soldi, riportare i soldi indietro, quindi anche se premiamo i furbi, anche se frustriamo gli onesti non conta, perché tra una settimana nessuno se ne Pag. 27ricorderà e l'unica cosa che conterà sarà di avere i soldi di nuovo da noi, avere i soldi in tasca e portare un po' di soldi a questo Stato che di soldi ha bisogno.
Credo che questa sia una modalità di produzione legislativa assolutamente devastante, anche da un punto di vista pedagogico - parlo, evidentemente, di pedagogia sociale - perché dovremmo invece recuperare l'idea di una legge che è giusta, di una legge che faccia le cose giuste, che influenzi in qualche modo il costume diffuso e che lasci un deposito positivo nella memoria delle istituzioni e della società del nostro Paese.
Invece non facciamo più caso a tutto ciò e non ci preoccupiamo di queste conseguenze. È un po' come con i giochi che stiamo continuando ad ampliare come quantità di giocate, con sofisticate modalità di gioco e diffusione di macchinette in tutto il Paese: quello che conta è fare in modo che la gente giochi, magari istigata a giocare perché su quelle giocate avremo altre entrate e queste saranno utilizzate per fare altre cose per le quali non abbiamo risorse a sufficienza, dimenticando che si produce una devastazione nel tessuto sociale e nel costume diffuso del nostro Paese.
Concludo, signor Presidente, perché tra due minuti, se non ho visto male, il mio tempo è finito. Mi augurerei che paradossalmente da questo decreto-legge milleproroghe venga fuori un sussulto di cultura istituzionale nel nostro Paese. Facciamo tesoro delle cose che accadono in questa Aula e che facciamo in una logica bipartisan che valorizzi quella che è la cultura istituzionale che vuole riportare in Parlamento la centralità di una discussione sull'etica politica e sull'etica delle istituzioni e approfittiamo di questo mostro che è il decreto milleproroghe per assumerlo paradigmaticamente come l'inizio di una svolta.
È pretendere troppo tutto questo? È pretendere troppo immaginare che ci occupiamo di una qualità della legislazione che ci faccia produrre norme ordinate a seguito di un confronto civile tra di noi, che non siano affidate alla decretazione di urgenza, che non siano eterogenee come contenuti, che siano leggibili e conoscibili da parte dei cittadini perché la leggibilità e la conoscibilità delle norme è una eminente questione democratica? È velleitario pensare tutto questo? Non credo sia velleitario, ma che appartenga alla coscienza di ciascuno di noi, di ciascun rappresentante di questo Parlamento, per cui - ovviamente anche a nome del mio gruppo, ma non come dichiarazione di voto, che non mi compete - voterò contro questo provvedimento.
Tuttavia, mi auguro che il decreto-legge milleproroghe, anche sulla scorta di promesse che erano state fatte dal Governo, come dicevo all'inizio, segni l'inizio di una inversione di tendenza che ci porti a non avere più milleproroghe in futuro, magari a fare una ricognizione dei contenuti dei precedenti milleproroghe e a dedicarci finalmente a quella che è un'ordinata attività legislativa in questo Parlamento che faccia uscire norme chiare, comprensibili e magari intrise anche di etica della politica e delle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, non so, perché ha lei l'elenco degli iscritti, se siamo o meno nella fase conclusiva di questa discussione, però dato che c'è un po' di trambusto lì davanti non vedo il Ministro per i rapporti con il Parlamento. Per le cose che stiamo per dire forse sarebbe bene che fosse presente.

PRESIDENTE. Il Ministro è qui.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Infatti, ho visto che è entrato adesso. Semplicemente volevo far presente questo fatto prima che si procedesse con la nostra discussione.

Pag. 28

PRESIDENTE. Correttamente lo ha fatto presente. Chiedo cortesemente ai colleghi nell'emiciclo di spostarsi, in modo che anche il Ministro Vito possa ascoltare gli interventi sull'ordine dei lavori.

MICHELE VENTURA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, noi auspichiamo che la Camera riesca a modificare in alcune parti il provvedimento al nostro esame. Noi vogliamo che ci sia un confronto parlamentare vero e da questo punto di vista avanziamo questa considerazione, che poi può tradursi anche in una proposta: noi siamo disponibili a ridurre drasticamente gli emendamenti di tutta l'opposizione portandoli a trenta complessivamente. Siamo inoltre disposti a fissare una data certa per la chiusura dell'esame del provvedimento, che può essere concordata in domani mattina.
Invitiamo pertanto il Governo a non porre la fiducia (come circola voce), perché vi assicuriamo la chiusura su questo provvedimento in tempi più celeri rispetto ad un iter nel quale fosse posta la fiducia, con tempi che andrebbero ben al di là di domani mattina. Vogliamo salvaguardare la possibilità di questo confronto parlamentare e quindi invitiamo il Governo e la maggioranza ad aderire facendo proprie queste considerazioni, perché riteniamo che ciò sarebbe utile non solo all'opposizione, ma a tutta l'Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Ventura, ma permangono gli iscritti a parlare?

MICHELE VENTURA. No, Signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Sintetizzo la sua proposta: l'onorevole Ventura chiede al Governo di verificare la possibilità di lasciare al confronto parlamentare l'approvazione del provvedimento con la riduzione del numero degli emendamenti e con la possibilità anche di approvazione finale in un tempo certo. Quindi, il conseguente atto è il ritiro delle iscrizioni a parlare da parte dell'opposizione in sede di discussione sulle linee generali, in attesa di una risposta da parte del Governo.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo per associarmi all'intervento del collega Ventura rispetto alla situazione che si è creata qui oggi in Parlamento, per cui a fronte anche dei nostri ventidue emendamenti già presentati il complessivo numero si ridurrebbe a trenta per tutta l'opposizione. A fronte di questa situazione, siamo convinti che si possa veramente, anche riducendo i tempi, fare un dibattito sereno da qui a domani sulla restante parte degli emendamenti.
Per questo motivo, per rimanere sulla falsariga delle nostre dichiarazioni, pronunciate anche in passato, secondo le quali la fiducia, indubbiamente, non solo stronca e strozza il dibattito, ma riduce anche l'autonomia di quest'Aula, siamo d'accordo nel prendere l'impegno, a fronte della proposta già avanzata, anche rispetto ai tempi, nella misura in cui la maggioranza, ma in particolare il Governo, rinuncia a porre la questione di fiducia. Quindi, anche l'UdC è d'accordo su questa proposta.

PRESIDENTE. Sta bene. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 3210)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore per la I Commissione, il relatore per la V Commissione e il rappresentante del Governo rinunciano alla replica.

Pag. 29

(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 3210)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate, a norma dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento, le questioni pregiudiziali Vietti ed altri n. 1, Bressa ed altri n. 2 e Borghesi ed altri n. 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 3210).
Ricordo che, a norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, sulle questioni pregiudiziali avrà luogo un'unica discussione. In tale discussione potranno intervenire, oltre ai proponenti - purché appartenenti a gruppi diversi - di ciascuno degli strumenti presentati, un deputato per ciascuno degli altri gruppi. Chiusa la discussione, l'Assemblea deciderà con un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,10).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Riprese esame di questioni pregiudiziali - A.C. 3210)

PRESIDENTE. L'onorevole Mantini ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Vietti ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Paese è attraversato da varie preoccupazioni e fibrillazioni: si pensa agli annunci sugli esuberi della FIAT e ci si preoccupa degli stessi, ci si preoccupa della regolarità degli appalti e dei corretti rapporti tra politica e appalti, ma, mentre si invoca un Paese normale - dove le istituzioni si preoccupino di questi problemi degli italiani e le istituzioni funzionino secondo i principi costituzionali e le regole del costruttivo confronto -, alla Camera siamo ad un ennesimo atto di decretazione d'urgenza.
Il decreto milleproroghe è un provvedimento omnibus, ricco di profili di incostituzionalità. Li illustro tenendo conto del breve tempo a disposizione, ma anche sulla base dell'ampia discussione svolta dai colleghi in sede di discussione sulle linee generali.
Da un punto di vista generale, ancora una volta assistiamo all'utilizzazione di uno strumento normativo, che per sua natura è temporaneo, ai puri fini di aggiustamento e correzione della legislazione in vigore, mediante varie forme di modulazione di termini e di scadenze. Il Governo utilizza la decretazione d'urgenza ancora una volta in modo improprio. Non è la prima volta, anche da parte di precedenti Governi, ma si tratta di una patologia che non possiamo lasciare sotto silenzio: tutto per provvedere alla sistemazione della legislazione vigente alterando lo schema fisiologico del rapporto tra Governo e Parlamento delineato dalla Carta costituzionale.
In termini più specifici, il decreto-legge si pone in contrasto con il corretto utilizzo della decretazione d'urgenza, in quanto regola un complesso eterogeneo di materie, in aperto contrasto con l'articolo 15, comma 3, della legge n. 400 del 1988, secondo la quale i decreti-legge devono contenere disposizioni omogenee e rispondenti al titolo.
La legge n. 400 del 1988, pur essendo una legge ordinaria, ha valore ordinamentale, in quanto preposta all'ordinato impiego della decretazione d'urgenza. Gli interventi previsti dal decreto-legge violano, inoltre, l'articolo 77 della Costituzione, su cui la Corte costituzionale ha vigilato, anche a causa degli abusi notevolissimi che sono stati fatti fino a qualche anno fa, fino alla nota decisione della Corte. Ma proprio per questo dobbiamo Pag. 30dire, alla luce di questa maggiore attenzione al principio di leale collaborazione tra gli organi istituzionali e costituzionali, che, anche in questo caso, non sembrano proprio presenti i caratteri di straordinaria necessità e urgenza che legittimano il ricorso all'articolo 77 della Costituzione e l'esercizio del potere del Governo di adottare atti aventi forza di legge.
Il preambolo non fornisce alcuna circostanza oggettiva a supporto della necessità e urgenza, che è solo apoditticamente enunciata nella formula generica «ritenuta la straordinaria necessità e urgenza di provvedere alla proroga di termini previsti da disposizioni legislative al fine di consentire una più concreta e puntuale attuazione dei correlati adempimenti», ossia delle motivazioni che sono solo di stile e non sono delle motivazioni.
Ricordo che la sentenza n. 171 del 2007 della Corte costituzionale ha già chiarito che la sussistenza dei requisiti di necessità e urgenza non può essere sostenuta da una mera enunciazione, ma deve trovare puntuale spiegazione nella motivazione del decreto-legge, e che la conversione parlamentare non può sanare il vizio, che incide sulla separazione dei poteri, e non esclusivamente sul rapporto politico tra Parlamento e Governo.
Il decreto-legge al nostro esame appare, inoltre, violare anche il canone generale della ragionevolezza della motivazione. A fronte di ritardi e di inadempienze del Governo e delle amministrazioni pubbliche, comprese quelle ministeriali - emergenze antropiche, direbbe il sottosegretario Bertolaso - con provvedimento straordinario, il Governo, per consentire una più concreta e puntuale attuazione dei correlati adempimenti - così è scritto - nell'immediatezza dello scadere dei termini, ne dispone la proroga, accrescendo così l'incertezza degli operatori nei diversi settori e dei destinatari delle norme in generale circa l'effettiva necessità di conformarsi ai termini scritti nelle leggi in vista di continui e sistematici rinvii.
Dicevo poi delle disposizioni che sono palesemente estranee all'oggetto. Ne cito solo alcune, anche se l'elenco è piuttosto nutrito: l'articolo 1, comma 21, che modifica l'ordinamento transitorio di Roma capitale; l'articolo 1, comma 23-ter, che integra l'elenco 1 allegato alla legge finanziaria per il 2010; l'articolo 1, comma 23-undecies, che reca un'interpretazione autentica di un articolo della legge comunitaria del 2008.
Vi è poi l'articolo 1, comma 23-septies-decies, che modifica la normativa relativa alle anticipazioni di liquidità alle regioni con piani di rientro dei disavanzi sanitari; l'articolo 2, commi 7-bis e 7-ter, che modificano la normativa relativa alla riduzione degli assetti organizzativi della Presidenza del Consiglio (quindi, norme ordinamentali); l'articolo 2, comma 8-decies, che integra la disciplina del personale della Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sul diritto di sciopero.
Ancora, vi è l'articolo 3, comma 8-bis, che permette di indicare sulla carta di identità il consenso o il diniego del titolare alla donazione dei propri organi e tessuti in caso di morte: una delicata materia civilistica e una questione sensibile.
L'articolo 5, comma 7-sexies, poi, che interviene in materia di requisiti di formazione del personale marittimo; l'articolo 6, comma 9-quater, che detta norme in materia di interdizione dalla professione di odontoiatra, anche in questo caso con qualche violazione del rapporto corretto Stato-regioni; l'articolo 9, comma 4, che fissa un tetto massimo di spesa per il finanziamento di programmi di intervento da realizzarsi nelle zone franche; l'articolo 9, comma 4-ter, che concede alla società di gestione Expo 2015 Spa la possibilità di avvalersi anche degli enti fieristici con sede in Lombardia, creando forse qualche imbarazzo, signor Presidente; l'articolo 10-bis, che reca modifiche alla disciplina del procedimento cosiddetto «taglia-enti»; ed inoltre l'articolo 10-ter, in materia di quote massime di stranieri da ammettere nel territorio dello Stato per lavoro subordinato. Tutte insieme appassionatamente in questo calderone, che viola i principi costituzionali, non solo sul piano formale ma sostanziale, viola il corretto rapporto tra Governo e Parlamento; evidentemente Pag. 31vi sono provvedimenti che possono, devono tener conto di proroghe di termini, ma non certo di questa ampiezza e non certo con questa natura, non certo con questa disomogeneità, non certo con norme ordinamentali che nulla hanno a che vedere con il decreto-legge, il suo titolo e i suoi presupposti costituzionali.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PIERLUIGI MANTINI. Per queste ragioni il gruppo dell'Unione di Centro chiede, onorevoli colleghi, di non procedere all'esame del provvedimento al nostro esame.

PRESIDENTE. L'onorevole Giovanelli ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Bressa ed altri n. 2, di cui è cofirmatario.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, rappresentante del Governo, così come, se avrete la pazienza di leggerli, gli interventi in discussione sulle linee generali da parte dei rappresentanti del gruppo del Partito Democratico sono stati tutti e diffusamente nel merito del provvedimento in esame, e non tesi a perdere tempo, anche il fatto che proponiamo sul provvedimento una questione pregiudiziale di incostituzionalità ai sensi dell'articolo 96-bis del nostro Regolamento non è un esercizio di tattica parlamentare nel confronto-scontro fra opposizione e maggioranza, ma si attiene a questioni di sostanza, del resto già evidenziate anche dall'intervento che mi ha preceduto.
Penso che si tratti di un nostro preciso dovere, richiamare l'Assemblea costantemente e coerentemente alla lettera e alla sostanza della nostra Costituzione. Noi siamo per la tutela, e lo diciamo con insistenza e senza stancarci, siamo per la tutela della lettera e dello spirito della Carta costituzionale. E non possiamo che rilevare che ripetutamente, invece, non senza una certa superficialità la vediamo violata. Noi siamo per la tutela dei caratteri propri di una Repubblica parlamentare, e anche questi li vediamo con sistematicità aggirati e apertamente violati; e non scorgiamo francamente nella maggioranza una sufficiente sensibilità rispetto a tale realtà, e scorgiamo invece nel Governo un sistematico disinteresse, un sistematico ricorso a forzature.
Quasi che, onorevoli colleghi, si voglia piegare ogni resistenza, si voglia assuefare la politica, il Paese ed ognuno di noi presi singolarmente ad un cambiamento sostanziale, di fatto, della nostra Costituzione e della centralità del Parlamento. In questo contesto e davanti a questo atteggiamento - lo dico con molta amarezza - anche i richiami ripetuti del Presidente della Repubblica e quelli, non certo meno importanti, del Presidente della Camera sembrano scivolare come acqua sul marmo. Quello che mi chiedo è: possiamo permetterci il lusso che, nel disinteresse generale di chi ha la titolarità di rappresentare il Paese, i richiami che attengono al rispetto della Costituzione rivolti dal supremo garante, il Presidente della Repubblica, e da chi ha la responsabilità di presiedere quest'Assemblea siano interpretati come un rimbrotto, quasi come un noioso richiamo di genitori nei confronti di figli troppo vivaci? Credo che questo sia un lusso che non ci possiamo permettere, che alla lunga scontiamo tutti, paghiamo tutti, e che alla lunga paga la qualità della nostra democrazia.
Ecco perché non dobbiamo, non possiamo e non vogliamo che questa assuefazione si affermi e con costanza e coerenza torniamo a riproporre il rispetto della Costituzione ogni volta che vediamo che un provvedimento presentato al nostro esame la viola palesemente.
Vogliamo che a noi stessi, ai singoli parlamentari della maggioranza e al Paese sia chiaro che ripetutamente ci muoviamo fuori dalla Costituzione, che questo è pericoloso per tutti e che su questo il silenzio non può né potrà mai calare.
Né ci si venga a dire che questo è soltanto frutto di una troppo lunga transizione: questa favola della transizione sta diventando ormai una scusa, una coperta sotto la quale coprire in verità altre volontà, Pag. 32altri interessi. In questi anni abbiamo riempito volumi sull'analisi e sulle cause di questa lunga transizione istituzionale italiana. Per carità, è tutto giusto e vero ma guardandoci allo specchio ognuno di noi dovrebbe domandarsi: dobbiamo aspettare che si facciano tutte le grandi riforme per dare un senso, un segno anche piccolo, di inversione di tendenza? Dobbiamo aspettare che tutto si sistemi organicamente per fermare comunque un processo degenerativo?
Credo che ciò non sia vero e che in verità vi è qualcos'altro: la verità è che questi provvedimenti ricorrenti (i «milleproroghe», l'adeguamento della nostra normativa alle direttive comunitarie) si prestano ad un uso anche cinico che nasconde l'arbitrio, le inefficienze, interessi parziali e particolari e clientele, che nasconde cioè un senso del potere e della politica che progressivamente sta logorando la nostra stessa missione, il nostro stesso ruolo, la nostra stessa funzione costituzionale.
Voglio dire che dietro questi provvedimenti c'è l'essenza di una cultura della politica e della gestione del potere molto conforme ad un'idea del Paese fatta di interessi frammentari e parziali, ai quali non ci possiamo costantemente adeguare se vogliamo produrre per il Paese quelle riforme di cui esso necessita.
Vengo alle questioni più strettamente costituzionali. Nella nostra questione pregiudiziale abbiamo introdotto un elemento che non sempre viene proposto nell'esame delle questioni pregiudiziali, e che riguarda il fatto che con questi provvedimenti e con le modalità con le quali ci vengono proposti stiamo sistematicamente vanificando l'articolo 72 della Costituzione.
Non è una violazione formale, è un suo svuotamento sostanziale. Il pregevole rapporto del Comitato per la legislazione, del 21 gennaio 2010, presieduto dall'onorevole Duilio, ci ricorda come è sostanziale, ai fini del rispetto dell'articolo 72 della Costituzione, il tempo che viene dato alle Commissioni per l'esame dei provvedimenti, ed è stato ricordato che abbiamo dovuto esaminare questo provvedimento complesso, ed incrementato di ulteriori articoli e commi da parte del Senato, in qualche ora.
Questo vanifica la possibilità per l'Aula di entrare nel merito dei singoli articoli, di valutarli e di votarli con l'approfondimento che richiede l'articolo 72 della Costituzione.
Il fattore tempo non vale soltanto quando vi è da portare avanti la politica del fare, vale anche quando vi è da affrontare il tema di una corretta legislazione, quando bisogna portare avanti nel Parlamento un'idea, un progetto di legislazione approfondita, accurata e conforme al ruolo che la Costituzione ci affida.
Poi, vi è senz'altro la violazione dell'articolo 77 della Costituzione. Negli interventi svolti in quest'Aula, numerosi sono stati i richiami al fatto che molti dei commi di cui è composto il provvedimento, in verità, non hanno granché a che vedere con la necessità di prorogare i termini e, comunque, non hanno niente a che vedere con il carattere di necessità e urgenza che deve animare la decretazione d'urgenza.
Così pure è stato violato l'articolo 76, nella misura in cui si interviene su deleghe che questo Parlamento ha già affidato al Governo.
Per queste sostanziali ragioni, chiediamo di votare a favore della pregiudiziale di incostituzionalità da noi presentata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Palomba, ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Borghesi ed altri n. 3, di cui è cofirmatario.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ancora una volta siamo qui, noi del gruppo dell'Italia dei Valori, a denunciare una prassi del tutto abnorme che oramai si distanzia sempre di più dalla Costituzione.
Siamo qui a denunciare tutto ciò per la cinquantacinquesima volta, tanti sono i Pag. 33decreti-legge che avete saputo produrre e niente di più. Siamo qui, ancora una volta, a denunciare che state ponendo in essere un tipo di legislazione che sostanzialmente viola la nostra Carta fondamentale.
Siamo qui a dirvelo ogni volta, ma voi siete qui ogni volta a ripeterlo. Tuttavia, abbiate la certezza che l'Italia dei Valori non si arrenderà e che qui in Aula, nelle piazze e sulla stampa, ovunque vi siano delle persone, noi denunceremo questo sistema anticostituzionale, paracostituzionale, di produzione legislativa ed esecutiva che state ponendo in essere.
Non siamo soltanto noi a dirlo, potremmo citare, sia pure brevemente, un illustre parere: questo decreto-legge contiene numerose misure volte a correggere la legge finanziaria 2010. Questo fatto configura un uso anomalo della decretazione d'urgenza suscettibile di determinare evidenti effetti negativi anche in rapporto alle esigenze di stabilità, certezza e semplificazione della legislazione. Il decreto-legge reca disposizioni che appaiono idonee a produrre effetti retroattivi e che sono sostanzialmente in violazione del limite posto dall'articolo 15 della legge n. 400 del 1988, secondo cui il Governo non può, mediante decreto-legge, conferire deleghe legislative.
Questo decreto inoltre contiene disposizioni che incidono su discipline contenute in forme normative di rango subordinato come regolamenti o come produzioni dell'Esecutivo. Contiene altresì norme che sono idonee ad incidere su provvedimenti attualmente all'esame delle Camere ed affida ad ordinanza con principi urgenti la proroga della sospensione di adempimenti e versamenti tributari. Il provvedimento reca alcune norme i cui effetti finali appaiono destinati a prodursi in un momento significativamente distanziato dalla loro entrata in vigore, cioè tra diversi anni con problemi rilevanti di diritto intertemporale. Infine, il decreto-legge è intriso di disposizioni che non sono coerenti con la finalità che si prefigge e con la stessa rubrica della legge, cioè quella di provvedere a semplici proroghe normative.
Per quanto riguarda questa pratica del milleproroghe, è vero che è cominciata nel 2001 e che, per due anni, ha anche riguardato i Governi di centrosinistra, ma per gli altri otto anni voi del centrodestra ne avete fatto una prassi costante, non solo, ma avete stravolto la finalità originaria fino a farla diventare un mostro giuridico che viola totalmente tutte le disposizioni della Costituzione, a cominciare da quella dell'articolo 87. Non solo, costituisce un grave disprezzo per le prerogative del Presidente della Repubblica, il quale firma un provvedimento ed emana un decreto con un certo testo, che poi, per la vostra inveterata ed illegittima abitudine di attaccare vagoncini al treno in corsa, diventa una cosa completamente diversa. In questo modo, mettete il Presidente della Repubblica nella condizione o di dover avallare provvedimenti e prassi del tutto abnormi alla luce della Costituzione, oppure di dover mettere nel nulla effetti che si sono già prodotti. Ecco, questo parere che ho letto è quello del Comitato per la legislazione di questa Camera dei deputati. Allora, mi domando, noi dell'Italia dei Valori ci domandiamo: ai parlamentari spetta il diritto di critica, il diritto di denuncia nei confronti di prassi abnormi, però ci sono delle autorità alle quali spetta il dovere di vietare che queste prassi abnormi arrivino in questo Parlamento, sia alla Camera sia al Senato. Noi ancora una volta dobbiamo fare appello alla responsabilità e al dovere di chi deve intervenire per vietare che simili prassi arrivino all'attenzione e alla decisione della Camera. Noi, insieme a questo decreto-legge, vogliamo denunciare questa abnormità costituzionale, questo sistema anticostituzionale, al quale voi state costantemente improntando la vostra produzione legislativa ed il vostro agire esecutivo.
È un sistema anticostituzionale o una anticostituzionalità di sistema che sempre di più voi state imponendo all'Italia, al nostro ordinamento giuridico con delle forzature, con delle abnormità che non sono assolutamente accettabili. State dando corso ad una Costituzione materiale parallela alla Costituzione formale e che Pag. 34tende a superare quest'ultima; lo fate continuamente, lo fate costantemente e anche se non lo dite esplicitamente: tanto la gente lo capisce lo stesso. Quindi, sappiate che noi dell'Italia dei Valori denunceremo sempre e costantemente tutti i vostri tentativi di fare una vostra Costituzione che non risponde all'interesse degli italiani, che soprattutto non tutela le istituzioni e il corretto esercizio delle funzioni costituzionali fondamentali. Voi lo fate in tutti i campi, in tutti i settori. Oggi siamo qui a parlare del milleproroghe, ma lo avete fatto quando avete deciso provvedimenti in materia di giustizia, quando avete deciso provvedimenti in materia di stravolgimento della Costituzione.
Lo fate costantemente e lo fate spesso attraverso modifiche striscianti della Costituzione ma non per questo meno gravi di una modifica formale della Costituzione che non avete il coraggio di fare ed ora, considerate anche le gravi divisioni che ci sono al vostro interno esclusivamente per scontri di potere - come una volta tanto con ragione ha detto il vostro capo del Governo -, voi per contenere queste esigenze interne, queste esigenze di potere che sono soltanto vostre e non degli italiani, state costruendo dei mostri giuridici, dei mostri costituzionali.
Lo state facendo anche con un tentativo di dare una verniciatura alla grave caduta etica e giuridica verificatasi in questo periodo e che è esclusivamente addebitabile a voi attraverso l'ampliamento esagerato e abnorme delle gestioni extrabilancio, delle gestioni extracontrollo, delle gestioni extra ordinem come quella della Protezione civile. Tentate di mettervi addosso una foglia di fico dicendo che provvederete in termini di aumento delle pene per la corruzione ma anche i bambini sanno che questo è soltanto fumo negli occhi perché voi contemporaneamente e contestualmente vi accingete a varare norme che sostanzialmente ammazzano la possibilità di colpire veramente la corruzione. Oggi vi accorgete del fatto che i parlamentari condannati non devono essere eletti in Parlamento e sono ineleggibili e che dovrebbero essere incandidabili. Noi è da dieci anni che lo diciamo. Questo è il DNA dell'Italia dei Valori. Noi ve lo abbiamo sempre detto. Questo Parlamento dovrebbe iniziare a fare pulizia dentro di sé, se è vero che numerose decine di parlamentari si trovano in questa situazione. Abbiate il coraggio di fare una legge e noi ve la approviamo, ve la sosteniamo ma per quanto riguarda la sua confezione sarà sufficiente che voi prendiate quello che noi abbiamo già depositato, abbiate il coraggio di far votare una legge di questo genere, noi ve l'approveremo e questo sarà a tutto vantaggio dei cittadini che pretendono un Parlamento di persone, di facce e di mani pulite (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, tutte le questioni pregiudiziali sottoposte al voto dell'Assemblea si incentrano ormai su un'unica e sempre più ricorrente censura, quella relativa allo smodato ricorso alla decretazione d'urgenza che si traduce nell'adozione di decreti-legge dal contenuto non omogeneo e corrispondente al titolo e quindi privi dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza. Tale modo di legiferare, inoltre, è sindacato anche nel suo impatto sulla qualità della legislazione che varrebbe ad essere sostanzialmente compromessa da una tecnica normativa caratterizzata dalla presenza di ripetuti rinvii alla legislazione e, quindi, poco leggibile. In prima istanza è innegabile che la decretazione d'urgenza sia ormai diventata il principale strumento legislativo degli Esecutivi al governo. Ma tale abuso nell'utilizzo del decreto-legge, spesso accompagnato dalla posizione della questione di fiducia, è un fenomeno che investe e ha investito tutte le maggioranze che hanno governato questo Paese negli ultimi anni.
È ovvio che decreti-legge di proroga termini presentano un particolare legame con il requisito dell'omogeneità del contenuto. Tali provvedimenti, infatti, pur vertendo su una pluralità di materie trovano Pag. 35il loro minimo comune denominatore nel fatto che le disposizioni in essi contenute sono connesse in maniera ora diretta ed esplicita, ora indiretta all'esigenza di regolare i termini scaduti o in scadenza, definendone gli effetti per l'avvenire. In altri termini l'omogeneità intrinseca dei decreti-legge di proroga termini è rinvenibile non già nell'oggetto della legislazione bensì nel fine dell'intervento legislativo. La proroga termini, quindi, è da considerare e da intendersi in senso lato come differimento di termini scaduti o in scadenza.
Mi preme comunque evidenziare come il requisito dell'omogeneità riferito al decreto-legge rappresenti un criterio di matrice non costituzionale bensì legislativa nel senso che soltanto la legge n. 400 del 1988, che tuttavia sul piano delle fonti del diritto è equiparata alla legge di conversione del presente decreto-legge, l'ha esplicitata in rapporto alla decretazione d'urgenza. Ma mai la Corte costituzionale l'ha individuata quale requisito costituzionalmente imprescindibile. Quanto al rispetto dei requisiti costituzionali di straordinaria necessità e urgenza si può affermare che il fine comune delle disposizioni del presente decreto-legge, come si è visto riferito alla regolazione dei termini scaduti e in scadenza, è il tratto che rende il provvedimento in esame conforme all'articolo 77 della Costituzione.
Anche su questo piano, d'altronde, si può ricordare che la sentenza n. 171 del 2007, che pure ha esteso alle disposizioni inserite nell'iter di conversione del decreto-legge il rispetto dei suddetti requisiti di straordinaria necessità ed urgenza, rappresenta l'ultimo atto di una giurisprudenza costituzionale che non è mai stata univoca in materia.
In relazione al problema della qualità della legislazione è dato rilevare come la maggior parte dei riferimenti normativi contenuti nel testo siano accompagnati da un'esplicitazione del relativo contenuto o ambito di intervento, al fine di facilitarne la lettura. Quindi, sintetizzando anche gli interventi dei colleghi che sono intervenuti prima di me cercando di convincerci a votare sull'incostituzionalità del provvedimento in esame, mi piace comunque ricordare che questo tipo di proposte e questo tipo di provvedimenti sono stati appunto portati avanti da tutti i Governi, che ne hanno fatto - e d'altronde non avrebbe potuto essere diversamente - il loro modo di agire, soprattutto e specialmente nei confronti del decreto milleproroghe. La prassi è diventata talmente evidente e talmente utilizzata da tutti che non ci si fa più caso in maniera costante, tant'è vero che a prescindere dal Governo in carica la minoranza ha sempre proposto questioni pregiudiziali di costituzionalità su tali provvedimenti. La questione d'altra parte è molto semplice: basta avere un voto in più, come maggioranza, e tutti i provvedimenti sono costituzionali. Quindi, a nome del gruppo della Lega Nord invito a respingere le questioni pregiudiziali che sono state presentate (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente e onorevoli colleghi, il primo argomento sollevato dalle tre questioni pregiudiziali di costituzionalità è la pretesa violazione della famosa legge n. 400 del 1988. Sulla questione arcinota della cosiddetta eterogeneità non entro nel merito e lo faccio a proposito, nonostante i colleghi che mi hanno preceduto vi si siano dilungati, perché il tema in realtà è un altro. Tutti sappiamo che una questione pregiudiziale di costituzionalità si può fondare esclusivamente sulla pretesa violazione di norme e principi costituzionali. Quando il Parlamento sta per varare una norma ordinaria si può dire: attenzione, questa legge viola la Costituzione; ma non si può certo dire che viola una norma anch'essa ordinaria, dello stesso grado, di pari rango come si dice. Vi è da augurarsi che con la rivisitazione delle nostre regole si possa effettivamente esercitare una delibazione preventiva di ammissibilità su tali questioni, Pag. 36anche perché se continueremo con questo andazzo un po' spregiudicato si rischia di mortificare uno strumento di alto autocontrollo della legislazione, riducendolo ad occasione di scontro politico invece di utilizzarlo come mezzo di ricerca comune per il miglioramento dell'ordinamento, della legislazione e del funzionamento delle istituzioni.
La seconda argomentazione riguarda invece l'articolo 77 della Costituzione: qui almeno, signor Presidente, siamo in tema. Siamo in tema sì, ma l'argomento è stato discusso e ridiscusso. Tutti ormai sanno che per la decretazione d'urgenza non è prevista, non può ontologicamente esservi una casistica tassativa che determini i requisiti di urgenza, necessità, straordinarietà, né tantomeno esistono parametri rigidamente prefissati. Il perché è ovvio: il caso concreto, le scelte e gli obiettivi di Governo, i tempi prefissati comportano l'elasticità delle scelte e le conseguenti valutazioni. Nel caso concreto appunto, vi sono finalità oggettive di programma di Governo, di funzioni di pubblica amministrazione, funzioni che non è stato possibile svolgere nei termini prefissati e vi sono anche necessità di finanza pubblica.
Questi sono i presupposti di fatto, che sono certo sindacabili quanto si vuole da parte delle opposizioni, ma nel merito politico, non certo sotto il profilo della legittimità costituzionale. Si tratta di presupposti che, comunque, hanno avuto il vaglio della Presidenza della Repubblica al momento della firma del decreto-legge, e questo non va mai dimenticato.
All'onorevole Vietti, o meglio all'onorevole Mantini, che richiama il principio di ragionevolezza, voglio rispondere chiedendo se c'è qualcosa di più ragionevole, costituzionalmente parlando, che legiferare affinché le amministrazioni pubbliche possano svolgere i propri compiti nei tempi oggettivamente possibili, nell'interesse del Paese e per l'applicazione del programma di Governo.
Invece, all'onorevole Borghesi, o meglio all'onorevole Palomba, vorrei dire che risulta del tutto incomprensibile il richiamo all'articolo 70 della Costituzione, il quale, come si sa, prevede che la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere. Per la verità, non risulta che questo decreto-legge sarà convertito con il voto di una sola delle Camere.
L'eccezione, poi, sempre dell'onorevole Borghesi, anche in questo caso illustrata dall'onorevole Palomba, sulla pretesa violazione dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, circa la copertura finanziaria, è addirittura contraria a quanto previsto nel decreto-legge, il quale contiene, tra l'altro, la proroga fino al mese di aprile del cosiddetto scudo fiscale, che di per sé comporta un sicuro incremento di entrata.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MAURIZIO BIANCONI. Purtroppo, la verità è che lo strumento delle questioni pregiudiziali di costituzionalità, pensato come momento alto di riflessione circa la coerenza del sistema normativo rispetto alla Costituzione, è diventato ormai strumento di polemica politica, avvilendo la funzione del Parlamento e trascinando la Costituzione nel campo della politica, della lotta politica, depotenziandone, così, il valore - per certi versi, sacro - di scrittura fondante il nostro stare insieme repubblicano e democratico.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MAURIZIO BIANCONI. Voglio concludere con un'ultima ovvietà: il provvedimento di cui si negherebbe la costituzionalità, è così tanto usato nella nostra legislazione da aver meritato un soprannome: decreto-legge milleproroghe. Si tratta di uno strumento - lo ricordo per la cronaca - che il Governo Prodi usò con tanta pienezza da realizzarci sopra una specie di finanziaria aggiunta.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bianconi.

MAURIZIO BIANCONI. Per questi motivi dichiaro il voto contrario del gruppo Pag. 37Popolo della Libertà alle questioni pregiudiziali presentate (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Essendo stata ritirata la questione pregiudiziale Vietti ed altri n. 1, indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Bressa ed altri n. 2 e Borghesi ed altri n. 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Madia... aspettiamo l'onorevole Soro senza problemi... onorevole Fontana... onorevole Sposetti... onorevole Barbareschi... onorevole Tempestini... onorevole Palagiano... onorevole Gozi... onorevole Iannarilli ha votato? Hanno votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 513
Votanti 511
Astenuti 2
Maggioranza 256
Hanno votato
235
Hanno votato
no 276).

Prendo atto che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo soltanto per far presente che la nostra questione pregiudiziale - Vietti ed altri n. 1 - non era stata ritirata. Forse c'è stato un fraintendimento. Comunque, volevo solo specificare che la nostra questione pregiudiziale non è stata ritirata.

PRESIDENTE. Alla Presidenza era stato così comunicato e anch'io devo dire che avevo percepito questo dall'intervento dell'onorevole Mantini.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, chiedo scusa, tutto si può sanare a posteriori, però delle due l'una: o la questione pregiudiziale Vietti ed altri n. 1 è stata ritirata e, se è così, non l'abbiamo votata; oppure, se non è stata ritirata, diciamo almeno che è stata considerata all'interno del voto che abbiamo appena espresso, altrimenti, se a posteriori qualcuno sostenesse che non è stata ritirata, avremmo votato sulle altre.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, in ogni caso, come è stato già precisato in precedenza dalla Presidenza, il voto è unico su tutte le questioni pregiudiziali.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, per tranquillizzare anche il collega Giachetti, io ho voluto solo precisare che la nostra questione pregiudiziale non è stata ritirata, ma evidentemente si ritiene che la votazione la comprenda.

PRESIDENTE. Ne prendiamo atto.
A questo punto sospendo la seduta, anche per consentire la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che è convocata immediatamente al piano Aula nella Sala dei Ministri.
La seduta è sospesa, riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.

Pag. 38

La seduta, sospesa alle 12,55, è ripresa alle 13,14.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Comunico che nel corso della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, essendo stata ribadita da parte dei gruppi di opposizione la disponibilità a ritirare la gran parte degli emendamenti secondo quanto già preannunciato in Aula nella seduta antimeridiana, si è convenuto che nel pomeriggio, alle ore 16, si passerà all'esame ed alla votazione degli emendamenti residui presentati al disegno di legge n. 3210 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (Approvato dal Senato - scadenza: 28 febbraio 2010), con l'intesa di pervenire al voto finale sul provvedimento entro le ore 13 di domani.
A partire dalla seduta di domani, sarà iscritto come terzo punto all'ordine del giorno l'esame del doc. IV-quater, n. 14 - Deliberazione in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nei confronti di Massimiliano Smeriglio, deputato all'epoca dei fatti.

La seduta, sospesa alle 13,15 è ripresa alle 16.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bongiorno, Brancher, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Cota, Donadi, Franceschini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Lombardo, Lusetti, Mantovano, Martini, Mazzocchi, Meloni, Menia, Milanato, Leoluca Orlando, Pescante, Rotondi, Saglia, Stucchi, Tabacci, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, credo che siamo quasi giunti ad una positiva conclusione del lavoro per trovare una mediazione, quindi chiedo una sospensione della seduta di mezz'ora per consentire alle Commissioni di sbloccare la situazione e rispondere alle attese evocate da diversi gruppi nel corso della discussione.

PRESIDENTE. Prendo atto della sua richiesta e sospendo dunque la seduta, che riprenderà alle ore 16,30.

La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,40.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente della Commissione Bilancio, onorevole Giancarlo Giorgetti. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, mi scuso con i colleghi ma le Commissioni hanno bisogno di un altro limitato periodo Pag. 39di tempo (Commenti)... no, c'è un fatto positivo, vorrei rassicurare i colleghi: l'emendamento è stato presentato, siccome è un emendamento molto complicato anche sotto il profilo tecnico, giustamente i gruppi di opposizione hanno chiesto del tempo per valutarlo e discuterlo all'interno del Comitato dei diciotto. Alla presidenza della Commissione è sembrato ragionevole chiedere una breve dilazione di tempo per poter poi cominciare effettivamente a lavorare speditamente sugli emendamenti e raggiungere l'esito sperato da tutti nei tempi concordati.
Quindi la proposta è di convocare il Comitato dei diciotto alle ore 17 e poi rapidamente venire in Aula per iniziare l'esame degli emendamenti.

PRESIDENTE. Non ho capito la proposta per la ripresa dei lavori dell'Assemblea alle 17,30?

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Se il Comitato dei diciotto si riunisce alle 17, credo che sia ragionevole ipotizzare la ripresa dei lavori dell'Aula per le 17,30.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, prima quando all'apertura dei lavori il presidente Giorgetti ha chiesto un prolungamento della sospensione di mezz'ora avrei voluto chiedere la parola per sapere se effettivamente mezz'ora sarebbe stata sufficiente oppure se diversamente, come avviene troppo spesso, non era meglio dire che serviva un'ora o un'ora e mezza. Ma il modo con il quale si è posta la Presidenza mi ha fatto cambiare idea.
Ora dico questo: non riesco a capire perché ogni volta, sebbene la maggioranza sia in grado certamente più di altri di sapere se può o no coprire questo emendamento, si debba fare questa litania di mezz'ora o tre quarti d'ora alla volta. Si dice che il Comitato si riunisce alle 17, ma si potrebbe riunire anche adesso che sono le 16,40. Io chiedo in via definitiva alla Presidenza che i parlamentari, non solo quelli dell'opposizione, ma anche quelli della maggioranza, non siano tenuti in ansia, sospesi ad un filo, ogni qual volta ci sia una discussione da fare su un emendamento.
Credo che si debba avere la capacità, oltre alla forza, di dire: mi serve un certo tempo per andare fino in fondo. Nella Conferenza dei presidenti di gruppo di oggi l'opposizione ha dimostrato grande responsabilità e buonsenso, riducendo gli emendamenti a 30-32 e fissando un termine per la chiusura della discussione e dell'approvazione di questo provvedimento a domani alle ore 13. Andando di questo passo certamente non potremo mantenere gli impegni presi. Credo che sia opportuno in via definitiva fare iniziare prima il Comitato dei diciotto e dire in via ultimativa qual è l'ora di ripresa con votazioni immediate da parte di quest'Aula.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, vorrei precisare all'onorevole Compagnon che abbiamo ritenuto di concedere questa dilazione dei tempi su richiesta dei gruppi di opposizione, in particolare anche del collega di partito dell'onorevole Compagnon. Per quanto riguarda la maggioranza, a dire il vero l'emendamento è stato presentato e si poteva ritenere esaurito il Comitato in quella fase. Proprio l'attenzione per la delicatezza della questione, per come è stata posta in queste ore, ha consigliato questa ulteriore dilazione. È un problema che riguarda tutti e di conseguenza è per questo motivo che siamo venuti a chiedere ulteriore tempo.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 40

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che ulteriori 45 minuti di attesa si possano anche sopportare, ad una condizione però: che alle 17,30 si inizi comunque il lavoro perché gli emendamenti sono stati ridotti all'osso e se c'è ancora qualche emendamento in discussione oltre alla serata di oggi, abbiamo anche la giornata di domani, quindi abbiamo i tempi per poterli discutere. In tal modo si sa che alle 17,30 si inizia con votazioni immediate.

PRESIDENTE. La Presidenza sottolinea solo il fatto, credo concordemente con i gruppi di maggioranza e di opposizione, che il lavoro sia nel Comitato dei diciotto, sia nella Commissione bilancio nei confronti dell'Aula sta dando risultati positivi, nel senso che ci permette di aiutare a sveltire il lavoro dell'Assemblea. Quindi, posta la condizione che alle ore 17,30 - lo dico al presidente Giorgetti, perché se devono essere le 17,45 che siano le 17,45 - riprendiamo i lavori con votazioni immediate, credo che siamo tutti d'accordo, onorevole Compagnon, nel sospendere la seduta per permettere che sia concluso l'esame dell'emendamento presentato.

GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, dovevamo procrastinare la ripresa dei lavori di mezz'ora; adesso mezz'ora sono diventati quarantacinque minuti: questo rinvio continuo mi sembra la novella dello stento, Presidente. Lo dico per rispetto anche dell'opposizione, non solo di noi deputati della maggioranza.

PRESIDENTE. Sta bene. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 17,30 con immediate votazioni. Buon lavoro.

La seduta, sospesa alle 16,45, è ripresa alle 17,40.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Modifica nella composizione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera in data odierna, il deputato Antonio Gaglione, iscritto al gruppo parlamentare Misto, ha chiesto di aderire alla componente politica Noi Sud-Lega Sud Ausonia.
Il rappresentante di tale componente, con lettera in pari data, ha comunicato di aver accolto tale richiesta.

Annunzio della nomina di un sottosegretario di Stato.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato in data 23 febbraio 2010 la lettera seguente: «Onorevole Presidente, informo la signoria vostra che il Presidente della Repubblica, con proprio decreto in data odierna, adottato su mia proposta, sentito il Consiglio dei ministri, ha nominato sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri il dottore Francesco Belsito. Cordialmente, Silvio Berlusconi».

Si riprende la discussione.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3210)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 3210), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 3210).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni approvate del Senato (vedi l'allegato A - A.C. 3210).Pag. 41
Avverto che sono state ritirate tutte le proposte emendative della componente Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud.
Avverto, altresì, che da parte del gruppo della Lega Nord sono state ritirate tutte le proposte emendative presentate, ad eccezione dell'emendamento Comaroli 2.31 e che da parte del gruppo del Partito Democratico sono state ritirate tutte le proposte emendative ad eccezione delle seguenti: Fluvi 1.55; Vannucci 1.57; Marchignoli 1.73; Rubinato 1.60; Benamati 1.63; Zunino 1.106; Ceccuzzi 1.32; Quartiani 1.042; Duilio 1.111; Oliverio 1.39; Mariani 1.85; Lolli 1.58; Lovelli 1.53; Zucchi 2.16; Ferranti 2.22; Ventura 2.75; De Torre 4.3; Lenzi 6.8; Miotto 6.10; Mazzarella 7.8; Ghizzoni 7.73; Vassallo 3.10; Bressa 10-ter.1; Soro 1.38; Marrocu 1.88.
Avverto, inoltre, che da parte del gruppo del Popolo della Libertà sono state ritirate le seguenti proposte emendative: Di Biagio 1.15, 1.13, 1.14 e 1.71; Angeli 10-quinquies.06 e che sono stati ritirati dai presentatori gli emendamenti Cambursano 5.3 e Vernetti 8.7 e 8.9 .
Avverto, infine, che le Commissioni hanno presentato l'articolo aggiuntivo 10-quinquies.0100 che è in distribuzione e in relazione al quale il termine per la presentazione dei subemendamenti è fissato per le 19.
Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già presentate e già dichiarate inammissibili in Commissione: Lolli 1.58, che disciplina le modalità di rateizzazione della riscossione dei tributi non versati per effetto della sospensione disposta dalle ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri per gli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009; Vassallo 3.10, volto a consentire lo svolgimento, tra il 15 aprile e il 15 giugno 2010, delle elezioni amministrative nei comuni sciolti tra il 25 gennaio e il 24 febbraio 2010.
Avverto, inoltre, che la Presidenza, a norma degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento, e secondo la prassi costantemente seguita su analoghi provvedimenti, non ritiene ammissibili, in quanto volte a introdurre nel decreto-legge materie nuove, non strettamente attinenti alle materie trattate dal decreto-legge stesso e non contenute in emendamenti previamente presentati presso le Commissioni di merito, le seguenti proposte emendative, riguardanti proroghe o differimenti di termini: Mariani 1.85, che prevede il differimento dei termini per gli adempimenti tributari in favore dei soggetti interessati dagli eventi meteorici del 2009 in Toscana, in Emilia-Romagna e Liguria; Duilio 1.111, che prevede anche per l'anno 2010 l'applicazione di alcune disposizioni volte ad escludere le spese per investimenti in conto capitale dal saldo del Patto di stabilità per gli enti locali che abbiano rispettato determinati requisiti; Ruvolo 2.74, che proroga il termine relativo all'esenzione dalle imposte di bollo, di registro, ipotecarie e catastali, nonché dalle tasse di concessione governativa per gli atti occorrenti per la ricostruzione degli immobili distrutti o danneggiati nei comuni della valle del Belice.
La Presidenza non ritiene ammissibili inoltre le proposte emendative recanti disciplina di carattere sostanziale: Bellotti 2.070, 2.071 e 2.072, che recano disposizioni in materia di composizione delle liste per le elezioni regionali; Bellotti 7.70, che detta disposizioni in materia di ammissione all'esame di Stato per l'iscrizione all'albo dei biologi.
Avverto che l'emendamento Lovelli 1.53, deve intendersi a prima firma Marchi.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, avevo chiesto la parola già prima che lei procedesse a questo speech...

PRESIDENTE. Prego i colleghi di diminuire il brusio, perché la Presidenza non riesce a percepire quanto detto dall'onorevole Quartiani.

Pag. 42

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Ed io non riesco a percepire quanto dice la Presidenza, è difficile intendersi quando c'è troppo trambusto. Avevo chiesto la parola precedentemente, quando lei ha dato i tempi per la presentazione dei subemendamenti all'articolo aggiuntivo delle Commissioni 10-quinquies.0100, che è stato oggetto di esame in Commissione bilancio. Ovviamente, un'ora per valutare il testo dell'articolo aggiuntivo e le sue ripercussioni, visto che abbiamo aspettato due ore prima di riprendere i lavori dell'Assemblea, mi sembra un tempo incongruo. Le chiederei, quindi, se è possibile, di dare un tempo che sia intorno alle 19,30 o 20 - decida lei signor Presidente - per i subemendamenti, in modo tale che sia possibile fare un ragionamento compiuto e comprendere esattamente la materia che la proposta emendativa tratta e le questioni che eventualmente presenta. Se ciò fosse possibile, le sarei grato.

PRESIDENTE. La proposta mi sembra ragionevole. Spostiamo il termine per la presentazione dei subemendamenti alle ore 20? Il relatore è d'accordo?

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, sono d'accordo.

PRESIDENTE. Il termine per la presentazione dei subemendamenti si intende pertanto fissato alle ore 20.
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

MASSIMO POLLEDRI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, le Commissioni invitano al ritiro di tutte le proposte emendative presentate all'articolo 1, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Evidentemente, essendo questo un decreto-legge, immagino che il parere espresso valga su tutte le proposte emendative presentate e riferite a tutti gli articoli del provvedimento. Onorevole Polledri, me lo conferma?

MASSIMO POLLEDRI, Relatore per la V Commissione. Sì, signor Presidente.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere se l'invito al ritiro vale anche per la proposta emendativa delle Commissioni.

PRESIDENTE. Immagino di no, comunque lo chiediamo all'onorevole Polledri.

MASSIMO POLLEDRI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, intanto esprimo il parere sulle proposte emendative riferite all'articolo 1, così cominciamo a votare l'articolo 1, perché, pur essendo un decreto-legge, il provvedimento si struttura in articoli.

PRESIDENTE. Onorevole Polledri, la prego di esprimere il parere su tutte le proposte emendative, trattandosi di un decreto-legge.

MASSIMO POLLEDRI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, le Commissioni raccomandano l'approvazione della proposta emendativa delle Commissioni, cioè dell'articolo aggiuntivo 10-quinquies.0100.

PRESIDENTE. Pertanto, le Commissioni invitano al ritiro di tutte le proposte emendative, altrimenti il parere è contrario, tranne su quello delle Commissioni.
Prendo atto che il rappresentante del Governo concorda con il parere espresso dal relatore.
Ricordo che ove i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative per le quali vi è un invito in tal senso, la Presidenza le porrà in votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fluvi 1.55. Pag. 43
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fluvi. Ne ha facoltà.

ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, con questo emendamento, che ovviamente non ritiriamo, ci proponiamo di abrogare i commi 1 e 2 con i quali vengono prorogate le scadenze per lo scudo fiscale.
Le motivazioni sono le stesse che ci hanno portato nei mesi scorsi a votare contro l'introduzione della sanatoria per i capitali esportati illegalmente all'estero. Le motivazioni sono note: con lo scudo si sono premiati i contribuenti non corretti e si è disincentivato, invece, il comportamento corretto di tanti contribuenti, di tante imprese e di tanti cittadini, che rispettano le regole e stanno all'interno della legalità.
Il Ministro Tremonti, nelle settimane scorse, ha rivendicato il successo, a suo dire, dell'operazione dello scudo fiscale, con i quasi 5 miliardi entrati nelle casse dello Stato a seguito della sanatoria. Questo dato, a mio avviso, può avere due letture. Una è quella entusiasta e positiva del Ministro Tremonti, l'altra può essere questa, a mio avviso, forse più corretta: potremmo, anziché essere entusiasti, lamentarci del fatto che, con una tassazione corretta di quei quasi 95 miliardi di euro che sono emersi, tutto questo avrebbe comportato ben altre entrate nelle casse dello Stato.
Così è stato negli altri Paesi che hanno applicato lo scudo fiscale, laddove, da una parte, si sono pagate le tasse, così come prevedeva la legge, e, dall'altra, si sono applicate le sanzioni, magari in forma ridotta. Ma vorrei cogliere l'occasione, signor Presidente, per sollecitare la sua attenzione, visto che lei è molto sensibile a questi argomenti, su un altro tema a mio avviso molto importante.
Nei giorni scorsi il Governatore della Banca d'Italia, intervenendo al Forex di Napoli, ha fatto un'affermazione molto importante, che credo non convenga sottovalutare, e cioè che le segnalazioni di operazioni sospette in materia di antiriciclaggio sono state appena una cinquantina.
Lei si immagini: 95 miliardi rientrati ed emersi e solo una cinquantina di operazioni sono state segnalate all'ufficio italiano per le informazioni finanziarie. Signor Presidente, sono andato a vedere quante sono state, nel corso del 2009, le segnalazioni delle operazioni sospette nel nostro Paese. Ebbene, ho scoperto sul sito dell'ufficio per le informazioni finanziarie che, nel 2009, vi sono state oltre 21 mila segnalazioni di operazioni sospette, di cui solo 50 derivanti dallo scudo fiscale. Ora lei può immaginare, signor Presidente, su 95 miliardi di euro quante potranno essere state le operazioni finanziarie, le movimentazioni di capitali; forse, qualche milione. Su qualche milione di operazioni finanziarie di questa natura relative allo scudo fiscale, solo 50 sono state segnalate come operazioni connesse all'attività di antiriciclaggio.
Credo che il punto sia questo, signor Presidente: il tema è che da una parte con l'anonimato e, dall'altra, con l'eliminazione dell'obbligo di segnalazione da parte degli intermediari, in materia di antiriciclaggio, abbiamo aperto un varco per ripulire il denaro di dubbia provenienza.
Nella sostanza, nelle norme approvate si è voluto, in qualche modo, «scudare» gli intermediari finanziari e renderli meno responsabili ai fini degli obblighi per la segnalazione relativa alle normative antiriciclaggio. Per questo, chiedo all'Assemblea di approvare questo mio emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, intervengo per chiedere di poter sottoscrivere l'emendamento, che, ovviamente, condivido in pieno. Infatti, quanto sta avvenendo, e cioè la proroga dei termini per lo scudo fiscale, dà la cifra esatta di questo Governo e della sua azione politica.
In base a quanto ha dichiarato la Banca d'Italia, sugli annunciati 95 miliardi Pag. 44di euro di capitali che sarebbero rientrati in Italia lavati, riciclati e puliti da operazioni dello scudo fiscale, veniamo a sapere che invece effettivamente in Italia ne sono arrivati soltanto 35. Poi c'è qualcuno che si è affrettato a dire: sì, però nei 95 c'erano i beni immobili, c'erano i titoli; no, per la verità i titoli rientrano nei 35, o meglio rientrano in quelli che sono rimasti all'estero.
Ci risiamo, signor Presidente: questo film l'abbiamo già visto nel 2002, l'abbiamo visto nel 2003, quando il presidente dell'Unione delle Banche Svizzere dichiarò testualmente, sulle operazioni «scudo fiscale» 1 e 2, firmate Tremonti, che i capitali erano semplicemente stati lavati, ma erano rimasti all'estero. Ci risiamo: noi avevamo chiesto, quando discutevamo del provvedimento, che fossero date le più ampie garanzie, trovando il modo, gli strumenti, affinché per davvero questi capitali rientrassero e servissero per rilanciare lo sviluppo, la crescita e la ricerca in questo Paese. Così non è stato, quei 35 miliardi di euro sono investiti unicamente in operazioni immobiliari e in speculazioni di Borsa: di nuovo altro gran bel risultato! E come ricordava ancora il collega Fluvi, abbiamo letto proprio nei giorni scorsi che delle centinaia di migliaia, non si sa bene, milioni di operazioni di riciclaggio di Stato, di lavaggio di denaro sporco, sono state segnalate dagli operatori finanziari come «puzzolenti» (mi si permetta il termine) soltanto 50. Non sarebbe male che chi ha il compito di vigilare su ciò apra gli occhi, raddrizzi le orecchie, e se è il caso se le pulisca.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, prendo la parola per sottoscrivere l'emendamento in esame; naturalmente le motivazioni sono quelle in parte esposte dai colleghi, e quelle che dall'inizio il gruppo dell'Unione di Centro ha manifestato rispetto allo scudo fiscale. Alla prova dei fatti questa ulteriore estensione francamente lascia ancor più perplessi: avevamo chiesto sin dall'inizio che vi fosse una tassazione congrua, che vi fossero garanzie, come da impegno preso dal Ministero dell'economia e delle finanze, sulle segnalazioni in materia di antiriciclaggio, e oggi vediamo che così non è stato; avevamo chiesto anche una finalizzazione esplicita dei proventi fiscali derivanti dallo scudo fiscale, e invece anche questo capitolo si è disperso in mille rivoli. Dunque questa ulteriore estensione, in assenza di tali condizioni, non può essere condivisa.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Fluvi, presentatore dell'emendamento 1.55, non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fluvi 1.55, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Prego i colleghi di affrettarsi. Onorevoli Cenni, Cristaldi, Cavallaro. Ci siamo tutti? Onorevoli Pisacane, Esposito, Bucchino. Chi c'è ancora? L'onorevole Bucchino non ha ancora votato. Ci siamo tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 495
Votanti 493
Astenuti 2
Maggioranza 247
Hanno votato
233
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Rubinato 1.60.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rubinato. Ne ha facoltà.

Pag. 45

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, il mio emendamento chiede di chiarire che a carico degli intermediari finanziari sussiste l'obbligo di segnalazione di cui all'articolo 41 del decreto legislativo n. 231 del 2007. Avevo presentato analogo emendamento in sede di approvazione del comma 3 dell'articolo 13-bis del decreto legge 1o luglio 2009, n. 78, che introduceva lo scudo fiscale. Allora rilevai che la norma così come è stata approvata, e come oggi si ripropone nella proroga dello scudo fiscale, dichiara che gli intermediari finanziari non sono tenuti agli obblighi di segnalazione di operazioni sospette di riciclaggio e addirittura di finanziamento del terrorismo.
Non comprendo perché il Governo abbia formulato un parere contrario, visto che, come hanno ricordato i colleghi, sarebbe quanto mai opportuno inserire tale obbligo, attesa la denuncia dello stesso Governatore della Banca d'Italia sul fatto che le segnalazioni pervenute sono pochissime e quasi irrilevanti. Inoltre, sono state emanate due circolari, una dell'Agenzia delle entrate, ad ottobre, e una recente di febbraio del Ministro dell'economia, le quali, a differenza del dettato della norma approvata con l'introduzione dello scudo fiscale, stabiliscono l'obbligo della segnalazione. Peraltro, la circolare di febbraio del Ministro dell'economia, lo stabilisce con pesanti sanzioni pecuniarie.
Allora non riesco a capire il motivo per cui dobbiamo dispensare gli intermediari finanziari per legge, mentre le circolari devono pudicamente stabilire l'obbligo di fare il contrario. Gli intermediari probabilmente pensano di essere «scudati» loro stessi dalla norma di legge, che mi risulta in questo ordinamento avere una posizione gerarchica superiore alle circolari dell'Agenzia delle entrate e alle circolari del Ministro dell'economia.
Questo mi sembra quel gioco per cui qualcuno ti dice che sotto la scodella c'è o non c'è quello che si deve trovare. In questa incertezza, in questa opacità, in questa mancanza di trasparenza naviga ovviamente chi si comporta illecitamente e chi ha approfittato dello scudo fiscale per tenere dei capitali all'estero e muoverli in un secondo momento contando sul fatto che questa opacità e mancanza di trasparenza agevolerà la pulizia di capitali sporchi, perché oggetto di manovre e di misure di riciclaggio, ma anche di possibile finanziamento al terrorismo. Mi rivolgo, dunque, al Governo, proprio in forza di quanto dichiara l'ultima circolare del Ministro dell'economia, che leggo velocemente in uno dei passaggi più significativi. Essa stabilisce che gli intermediari e i professionisti dovranno svolgere un controllo costante nel corso del rapporto continuativo della prestazione professionale, anche successivamente all'operazione di emersione al fine di rilevare eventuali elementi che possano condurre ad individuare profili di anomalia meritevoli di approfondimento anche ai fini della segnalazione di operazioni sospette.
Faccia dunque chiarezza il Governo trasformando questa indicazione prevista da mere circolari in norma di legge. Inoltre, sono stati recentemente pubblicati sui giornali non solo la denuncia delle armi spuntate contro il riciclaggio da parte del Governatore della Banca d'Italia, ma anche l'allarme lanciato dal pubblico ministero della Direzione nazionale antimafia Gianfranco Donadio, che parla di denaro di origine oscura e del rischio che i prestanome siano al lavoro. Infine, ricordo che l'OCSE attraverso il suo braccio operativo, il GAFI, come è stato annunciato a Napoli da Draghi, comincerà a monitorare il nostro scudo fiscale.
Infine - e concludo - il mio emendamento chiede al Ministro dell'economia e delle finanze di relazionare al Parlamento anche in ordine al numero delle segnalazioni degli intermediari finanziari, al volume delle operazioni di emersione di disponibilità all'estero nonché al numero dei soggetti e dei Paesi coinvolti ed agli intermediari finanziari che hanno effettuato le segnalazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 46Rubinato 1.60, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Girlanda, Calvisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 490
Astenuti 2
Maggioranza 246
Hanno votato
229
Hanno votato
no 261).

Prendo atto che il deputato Cuomo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Avverto che da parte del gruppo dell'Italia dei Valori sono state ritirate tutte le proposte emendative, ad eccezione delle seguenti: Borghesi 1.20, 2.3, 5.5, 5.6 e 7.71, nonché Favia 2.6 e 8.6.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Marchignoli 1.73.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marchignoli. Ne ha facoltà.

MASSIMO MARCHIGNOLI. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo di reintrodurre - in coerenza con gli emendamenti precedenti - l'obbligo di denuncia da parte degli intermediari finanziari delle operazioni sospette di riciclaggio di denaro.
Questo emendamento è coerente con il principio di legalità e con il necessario contrasto alla criminalità. Non avere l'obbligo di denunciare operazioni su denari di provenienza sospetta significa incentivare attività illegali e l'abbassamento del tasso di legalità rappresenta una costante della politica di questo Governo, così come ne è una costante l'attenuazione del contrasto all'evasione fiscale.
Con lo scudo avete a suo tempo compiuto un'operazione che favorisce chiaramente i grandi evasori, che schiaffeggia i contribuenti onesti, che abbassa il tasso di legalità; avete contestualmente, a suo tempo, cancellato qualsiasi misura di contrasto reale all'evasione fiscale precedentemente introdotta dal Governo Prodi, ed ora non vi ponete nemmeno il tema di preoccuparvi di come sono state accumulate queste risorse.
Provengono da attività camorristiche, mafiose e della 'ndrangheta oppure finanziano il terrorismo? Questo non vi interessa e ciò rappresenta un problema. Voi confermate il fatto che non vi interessa alzare l'asticella della trasparenza e della legalità, confermate la filosofia dell'arrangiarsi e non avete una visione dell'interesse generale.
Vi chiediamo quindi - almeno su questo - di preoccuparvi della provenienza delle risorse che rientrano con lo scudo fiscale, altrimenti vi assumerete un'altra, ulteriore grave responsabilità.
Vi chiediamo pertanto - e chiediamo all'Assemblea - di approvare l'emendamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marchignoli 1.73, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calearo, Traversa, Cristaldi, Ciccanti, De Torre, Alberto Giorgetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 488
Votanti 486
Astenuti 2
Maggioranza 244
Hanno votato
230
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che i deputati Mariani e Tabacci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Pag. 47
Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Biagio 1.70.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vi ringrazio dell'attenzione. Mi ritrovo pienamente nel gruppo parlamentare di cui sono parte. Condivido la doverosa esigenza di procedere ad un lavoro snello e pragmatico che consenta di approdare ad una legge entro i termini sanciti dal Regolamento.
Allo stesso tempo, però, mi ritrovo altrettanto pienamente in quell'altro gruppo che rappresento, quello un po' collocato a latere della nostra attenzione, quello degli italiani nel mondo. Una parte di questo gruppo - mi riferisco ai lavoratori italiani che lavorano per l'Italia e che pagano le tasse al nostro Paese - rischia di non vedere più garantito dall'anno prossimo un diritto semplice e doveroso: quello di poter detrarre i carichi di famiglia.
Paradossalmente - lo dico a chi non conosce la situazione dei nostri connazionali - questo diritto è stato riconosciuto fino al 2010, per cui sarebbe prova di coerenza procedurale, oltre che normativa, prorogare questo diritto, essendo di difficile comprensione, oltre che di oggettiva mancanza di semplicità, riconoscere per quattro anni consecutivi una garanzia fiscale di tale portata per poi depennarla dall'agenda.
Su questo piccolo riconoscimento si gioca un capitolo molto importante e la fiducia degli italiani all'estero verso l'operato del nostro Paese. Non voglio che questa fiducia venga disattesa ancora una volta.
In virtù di questo non intendo ritirare il mio emendamento 1.70, che proroga per l'appunto il riconoscimento della detrazione per un altro anno, e mi auguro che il Governo voglia dimostrare la sua sensibilità (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedi. Ne ha facoltà.

MARCO FEDI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento in esame e per chiedere un voto favorevole sullo stesso a tutta l'Assemblea. Si tratta, tra l'altro, di un impegno preso dal Governo in sede di approvazione di numerosi ordini del giorno.
Credo che sia un atto dovuto estendere le detrazioni per carichi di famiglia, introdotte dal Governo Prodi, ai lavoratori italiani residenti all'estero.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Narducci. Ne ha facoltà.

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente intervengo anch'io per sottoscrivere l'emendamento in esame e per sostenere le ragioni elencate sia dall'onorevole Di Biagio sia dall'onorevole Fedi, che non sto qui a ripetere.

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Unione di Centro ha ritirato tutti gli emendamenti, fatta eccezione per i seguenti: Ruvolo 1.205, Mantini 1.35, Tassone 1.22, Poli 1.34, Ciccanti 1.25, Tassone 2.11, Rao 2.12, Libè 9.14 e Vannucci 9.72.
Passiamo all'emendamento Nicco 1.206...

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, sull'emendamento Di Biagio 1.70 alcuni colleghi sono intervenuti per dire che lo sottoscrivevano. Ciò significa che, nel caso in cui l'onorevole di Biagio ritirasse l'emendamento in esame, il gruppo del Partito Democratico lo farebbe proprio. Quindi è chiaro che bisogna porlo in votazione. Mi pare ovvio.

Pag. 48

MASSIMO VANNUCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, l'onorevole Di Biagio ha espressamente detto: «Io non intendo ritirare il mio emendamento», altrimenti l'avremmo fatto nostro.

PRESIDENTE. Giustamente, quindi dobbiamo votare l'emendamento Di Biagio 1.70.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Biagio 1.70, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi... onorevole Scilipoti... onorevole Barbareschi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 487
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato
236
Hanno votato
no 251).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicco 1.206, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Miglioli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 486
Votanti 484
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato
228
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che la deputata Pes ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Oliverio 1.39.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marco Carra. Ne ha facoltà.

MARCO CARRA. Signor Presidente, intervengo molto rapidamente per dire che, attraverso l'emendamento Oliverio 1.39, chiediamo la proroga degli sgravi contributivi in materia di costo del lavoro in agricoltura per le aree svantaggiate, per le zone montane.
Gli sgravi sono ad oggi in vigore sino al 31 luglio. Chiediamo una loro estensione sino al 31 dicembre 2010 proprio per dare qualche certezza in più al mondo dell'agricoltura, in particolare, in queste zone svantaggiate in un momento drammatico, in un momento molto difficile per l'insieme del comparto medesimo.
Questa norma va avanti di proroga in proroga: ciò avviene ormai da diversi anni e ha assunto una sua caratteristica strutturale. Chiediamo almeno che non si vada avanti di tre mesi in tre mesi ma che si possa ragionare in un ambito un po' più esteso, in un raggio di azione almeno di un anno che possa garantire ai nostri agricoltori - ribadisco - qualche certezza in più.
Peraltro - concludo - chiedo il sostegno a tutta l'Aula anche in ragione del fatto che il provvedimento in esame è in qualche modo condiviso dall'insieme della Commissione agricoltura e merita pertanto il sostegno convinto di tutta l'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Oliverio 1.39, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 49

Onorevole Scilipoti... onorevole Maran... onorevole Sardelli... onorevole Pionati... hanno votato tutti? Onorevole Di Pietro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 491
Votanti 489
Astenuti 2
Maggioranza 245
Hanno votato
231
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che la deputata Mariani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ruvolo 1.205.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruvolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, l'emendamento in esame vuole solo ed esclusivamente chiudere un esercizio solare, vale a dire quello che va dal 31 luglio al 31 dicembre, per consentire le agevolazioni fiscali e contributive nei confronti degli agricoltori delle aree svantaggiate e delle aree di montagna.
Vorrei ricordare all'Aula ed al rappresentante del Governo che in un precedente provvedimento sul rafforzamento della competitività nel settore agricolo, il Governo non aveva previsto alcunché. Poi, a seguito di sollecitazioni soprattutto dell'opposizione, è stata fissata una data per disporre finanziamenti fino al 28 febbraio 2010. Successivamente, nella legge finanziaria si è stabilito il termine del 31 luglio 2010. Ma è mai possibile per un'impresa, ai fini di una programmazione tranquilla per quanto attiene ai contributi previdenziali, non prevedere le agevolazioni fino alla chiusura dell'anno solare?
Questa è la richiesta che abbiamo avanzato in senso molto responsabile e soprattutto per dare una risposta concreta al mondo dell'agricoltura (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ruvolo 1.205, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole De Camillis? Onorevole Giammanco?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 486
Votanti 484
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato
232
Hanno votato
no 252).

Prendo atto che il deputato Torazzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Benamati 1.63.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benamati. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, non accetto l'invito al ritiro del Governo sull'emendamento in esame perché nella legge finanziaria 2010 vi sono state alcune gravi penalizzazioni per le zone montane del nostro Paese.
Si potrebbe, infatti, dire che in questa legge finanziaria vi sono state azioni ed omissioni particolarmente nocive per quei territori.
In termini di azioni la legge finanziaria 2010, con l'articolo 2, comma 187, ha previsto che lo Stato cessi di concorrere al finanziamento delle comunità montane, così come era previsto dall'articolo 34 del decreto legislativo n. 504 del 1992 e da tutte le altre disposizioni di legge relative a questi enti. Si noti che in questo ricade alla lettera il fondo nazionale per la montagna, che è l'unica risorsa che le comunità montane possono utilizzare per gli Pag. 50investimenti e per quanto riguarda la gestione viene azzerato il fondo, fatto salvo un 30 per cento, che viene ripartito tra i cosiddetti comuni montani, ridefinendo come comuni montani quelli che hanno una superficie del 75 per cento al di sopra dei 600 metri sul livello del mare.
Ciò creerà problemi per i servizi che questi enti devono garantire ai cittadini, servizi in materia di agricoltura, forestazione, sportello unico, difesa del suolo, servizio idrogeologico e così via. Se ne dovranno fare carico i comuni e le regioni, che già hanno problemi di finanza.
Ma la legge finanziaria 2010 colpisce la montagna anche in termini di omissioni, signor Presidente, perché nella legge finanziaria è venuto meno il rinnovo delle agevolazioni previste all'articolo 2 della legge n. 203 del 22 dicembre 2008 (legge finanziaria per il 2009), che aveva messo a regime le agevolazioni dell'accisa relative al gasolio ed al GPL per riscaldamento impiegati nelle zone montane.
I territori ammessi a questo beneficio rientravano nelle fasce climatiche ed erano comuni non metanizzati o parzialmente metanizzati che si vedevano applicare una riduzione delle accise, e l'articolo 2, comma 13, della finanziaria 2009 estendeva tali agevolazioni sulle accise al solo anno 2009.
Tale agevolazione non è stata estesa dall'ultima legge finanziaria al 2010 e ciò, signor Presidente, genera un danno economico diretto ai cittadini della montagna, che evidentemente escono malconci dalla finanziaria 2010.
Con questo semplice e non troppo oneroso emendamento chiediamo che si proroghi - né più né meno - quanto la finanziaria 2009, la finanziaria di questo Governo, aveva messo a regime in termini di agevolazioni fiscali sui combustibili da riscaldamento per chi vive in aree svantaggiate come la montagna del nostro Paese.
Auspico, signor Presidente, che i parlamentari che provengono da aree montane o che hanno a cuore i problemi di questi territori, al di là della loro collocazione politica, valutino questo emendamento per quello che è, vale a dire una risposta agli interessi di una collettività importante e spesso trascurata del nostro Paese, e si metta riparo ad una evidente ingiustizia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ROSA DE PASQUALE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere questo emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benamati 1.63, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Barani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 486
Astenuti 4
Maggioranza 244
Hanno votato
234
Hanno votato
no 252).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zunino 1.106.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zunino. Ne ha facoltà.

MASSIMO ZUNINO. Signor Presidente, già il collega Benamati nel suo intervento ha illustrato i contenuti di questo emendamento: li voglio richiamare, perché, come gruppo, attribuiamo particolare importanza a questo tema e richiamo con questo anche l'attenzione del Governo e della maggioranza.
Si tratta, con l'approvazione di questo emendamento, di sanare un'ingiustizia, Pag. 51una grave ingiustizia, che è stata compiuta dal Governo e dalla maggioranza con l'approvazione della legge finanziaria per il 2010, ripristinando le agevolazioni fiscali sul costo del gasolio e del GPL per uso riscaldamento in aree non metanizzate ricadenti nelle zone climatiche E del nostro Paese, le cosiddette zone fredde.
Queste agevolazioni, cioè la riduzione delle accise sui prodotti petroliferi, erano state introdotte, come ricordava il collega Benamati, dalla legge finanziaria del 2002, all'articolo 13, laddove (si cita), in attesa della revisione organica del regime tributario dei prodotti energetici, per gli anni 2002-2003 i benefici previsti per i comuni ricadenti nella zona climatica E venivano concessi anche alle frazioni parzialmente non metanizzate, limitatamente alle parti di territorio comunale individuate da apposita delibera dei consigli comunali stessi.
Signor Presidente, questa norma è stata prorogata per otto anni dalle successive leggi finanziarie, fino alla data del 31 dicembre 2009. Non si comprende per quale ragione - o meglio, si comprende molto bene, cioè per un taglio che va ad incidere ancora una volta su una zona particolarmente in difficoltà del nostro Paese, come il territorio montano - questa norma dal 2010 sia stata completamente cancellata dalla legge finanziaria, facendo sì che dal 1o gennaio del 2010, per l'appunto, tutte le zone climaticamente svantaggiate previste dalle precedenti norme non potranno più accedere agli sconti fissati dalla legge per la fornitura di gasolio e di GPL per riscaldamento.
È evidente che questo orientamento nega un beneficio economico riconosciuto - come ho ricordato - da anni in un'area già pesantemente penalizzata da lunghi e persistenti periodi invernali, dove spesso la conformazione e l'estensione stessa del territorio hanno determinato grosse difficoltà ad ipotesi di allacciamento al metanodotto o all'estensione del servizio; tutto ciò non solo per ragioni economiche, ma, in alcune zone del territorio, anche per ragioni di difficoltà oggettive di ordine tecnico ad allacciarsi alla rete dei metanodotti.
Risulta, quindi, inspiegabile un atteggiamento di questo tipo, che determina una grossa discriminazione fra cittadini abitanti anche a poca distanza l'uno dall'altro. Per questo, signor Presidente, chiediamo di ripristinare le agevolazioni applicate sino al 31 dicembre 2009, ponendo così giusto rimedio a tutela di tutti i consumatori, ai quali fino a ieri era riconosciuto il diritto alla riduzione del costo connesso alla spesa per il riscaldamento, spesa che notoriamente già incide con estrema evidenza sui bilanci familiari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zunino 1.106, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Rampi, Petrenga, Andrea Orlando...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 488
Astenuti 4
Maggioranza 245
Hanno votato
234
Hanno votato
no 254).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Mantini 1.35.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, questo emendamento riguarda il problema delle tasse per i cittadini del terremoto in Abruzzo. Voglio sottolineare due questioni, di cui la prima è un po' più generale, ma che pure va nello specifico, e una seconda. Le illustrerò immediatamente. Pag. 52
La prima questione è che in data 27 luglio il Governo ha accolto un mio ordine del giorno che equipara il trattamento fiscale dei cittadini de L'Aquila a quello previsto per le posizioni fiscali e contributive delle popolazioni di Umbria, Marche e delle province di Campobasso e Foggia. Questo ordine del giorno è stato accolto. Sappiamo che quel trattamento prevede una riduzione del 40 per cento e una rateizzazione in 120 rate delle restituzioni fiscali.
Pochi giorni fa, il capo di gabinetto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali mi scrive facendo presente che in merito all'ordine del giorno sulle tasse accolto dal Governo si rende noto che l'ordine del giorno, appunto, ha trovato soluzione nell'articolo 1, comma 10, del decreto-legge n. 194 del 2009, che è ora al nostro esame. Faccio notare che non è così.
Infatti, il comma in questione ci dice esattamente che è disposta nei confronti dei soggetti residenti nei comuni terremotati la proroga della sospensione degli adempimenti e dei versamenti tributari, da stabilirsi con ordinanza che sarà assunta. Non solo non vi è certezza sulla sospensione, sebbene vi sia una copertura, ma soprattutto non è vero che vi sia un'equiparazione del trattamento fiscale con gli altri cittadini del terremoto dell'Umbria e delle Marche, ossia una riduzione e una rimodulazione delle tasse dovute.
La seconda questione più specifica, su cui incide l'emendamento, è che fu disposta una sospensione delle tasse - solo una sospensione, non una riduzione - per il lavoro autonomo, dimenticando il lavoro dipendente e i pensionati. Su questo punto vi è stata una lettera dei 3 segretari di CGIL, CISL e UIL. Il Presidente Fini, con molta sensibilità, ha voluto che le Commissioni naturalmente ne prendessero cognizione e, dunque, l'emendamento tende in ogni caso con legge a coprire questo buco, ossia ad avere la certezza, con atto di legge, che la sospensione riguardi anche il lavoro dipendente e i pensionati.
Resta il fatto che nonostante le molte polemiche e gli show mediatici e quant'altro riguardino questa martoriata città, a tutt'oggi non vi è un atto di legge che equipari, come da impegno preso il 27 luglio dal Governo in quest'Aula, il trattamento fiscale dei cittadini del terremoto de L'Aquila al trattamento fiscale degli altri cittadini vittime del terremoto, ossia una riduzione dell'importo delle tasse e la rimodulazione, appunto, con congrue rate.
Dunque, almeno sul punto evidenziato, riguardante i lavoratori dipendenti e i pensionati, mi auguro di cuore che i colleghi, da qualunque parte dell'Aula, vogliano esprimere un voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lolli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, parlo sull'emendamento dell'onorevole Mantini, perché il mio emendamento, più radicale, sulla stessa materia è stato dichiarato inammissibile. Mi scuso con i colleghi che mi sentono insistentemente tornare a parlare di queste cose, ma debbono capire che da queste cose dipendono il futuro e la vita della gente della mia città, quindi continuerò a battermi.
Stiamo parlando del trattamento fiscale dei terremotati. Si chiede che ai terremotati de L'Aquila sia riservato lo stesso trattamento che è stato riservato a tutti gli altri terremotati, per i quali è stata predisposta la sospensione per diciotto mesi del pagamento di tasse, tributi e oneri, ossia per tutto il periodo che è durata la tragedia più grave.
Finito questo periodo si sono chieste giustamente le tasse dal momento in cui la vita è ricominciata e, per quanto riguarda la restituzione, si è atteso che la ferita fosse rimarginata e si è richiesto indietro quanto non pagato dodici anni dopo, forfetizzato al 40 per cento in 120 rate. La domanda è: perché a L'Aquila tutto questo non si può fare?
A L'Aquila le tasse sono state sospese prima per tutto il 2009; dopo, a seguito di proteste e di insistenze, sono state sospese fino al giugno del 2010; con questo atto, ma badate bene - leggete il comma 10 - Pag. 53non c'è neanche un euro a copertura di questo provvedimento, per cui che cosa succederà ai cittadini aquilani? Succederà che le tasse sono sospese per quattordici mesi e io dico che è un tempo simile a quanto previsto per altri terremoti (e va bene), ma la restituzione comincerà a giugno e da quel momento bisognerà restituire prima il 100 per cento del 2009 in 60 rate e il 2010, siccome non è coperto, entro lo stesso 2010, cioè nei secondi sei mesi bisogna restituire tutto quello che non si è pagato nei primi sei.
Sapete che significa? Significa che a luglio gli aquilani pagheranno il doppio delle tasse, maggiorate della rata del 2009. Ditemi voi se questo è possibile. Anzi, fate una cosa: fatevi una camminata, venite a L'Aquila e provate a vedere, parlando con i cittadini, se possono reggere una situazione di questo genere (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, parlo a nome mio, del gruppo e dell'onorevole Di Pietro e dico alla maggioranza e al Governo che bisogna essere seri e conseguenti rispetto a tale questione.
Infatti, avendo sottoscritto una mozione bipartisan approvata all'unanimità dall'intera assemblea, eravamo convinti che, senza ulteriormente insistere su questo aspetto, vi fosse la consapevolezza da parte di tutti che quella era la direzione da intraprendere, cercando di mettere in campo tutte le declinazioni che quest'Aula aveva intrapreso in modo così solenne.
Così non è stato: non ci siamo permessi di presentare alcun emendamento perché eravamo convinti che all'interno del milleproroghe, come era stato detto anche dal Capo della Protezione civile, sottosegretario Bertolaso, ma anche dal Ministro Tremonti, finalmente venissero onorati tali impegni e si andasse avanti di conseguenza.
Così non è stato e abbiamo scelto una linea culturale di disponibilità, che andasse nel senso della consapevolezza e della collegialità, che spesso ci viene chiesta come opposizione da parte della maggioranza, ma inutilmente. Credo che su questo tema ci dovremmo interrogare, ed anche sulla tenuta, sulla serietà e sulla capacità di dare risposte concrete alle persone che hanno effettivamente bisogno.
Credo che non vi sia nemmeno la necessità, come dice giustamente il collega Lolli, che è persona seria - non solo perché vive il dramma in prima persona in quanto aquilano (io sono abruzzese) -, perché basta mandare qualsiasi commissione a fare un giro per L'Aquila e gli si dirà che è impossibile andare oltre quella zona rossa di cui tanto si è parlato in questi giorni.
Allora, di conseguenza, se vi è una serietà negli atti che si assumono in maniera solenne in Parlamento, bisogna anche fare in modo che vi sia l'agibilità rispetto a questo dato.
Guardate, è mortificante e deprimente, non solo per i parlamentari abruzzesi, ma anche per chi ha subito l'onta del terremoto, che alle continue disponibilità poi non siano seguiti i fatti, gli atti e i comportamenti. Credo che rispetto a questo dato oggi una parola bisogna dirla, non prendendo tempo e rinviando le decisioni, ma cominciando a dire quello che realmente si può fare. Anche perché noi abbiamo anche un ruolo, siamo ambasciatori, e anche se si dice che gli ambasciatori non portano pena, evidentemente avremo qualche problema a tornare in Abruzzo a dire che ancora una volta il Governo ci ha detto che farà qualcosa. Questo qualcosa dimostratelo oggi, perché qualche settimana fa, come ricordava il collega Lolli, ci è stato detto: attraverso il milleproroghe salderemo questo impegno preso a suo tempo ed eravamo ad ottobre con la mozione che è stata approvata all'unanimità da parte di quest'Aula.
Noi sottoscriveremo l'emendamento del collega Mantini, però prendete atto del fatto che c'è un fallimento rispetto agli impegni presi. Su una sciagura si abbatte Pag. 54un'ulteriore sciagura, perché vi è un Governo che, oltre a non essere sensibile, non capisce che vi è un tempo limite oltre il quale non si può andare. Come diceva Totò, ogni pazienza ha un limite e rispetto a questa vicenda si è superato. Mi auguro che oggi si porrà fine a questo teatrino e si darà una risposta in ordine alle cose che hanno detto l'onorevole Lolli, al quale va tutta la mia stima e solidarietà, e l'onorevole Mantini.
Tutti quanti noi abbiamo preso quell'impegno, non solo le parti politiche, ma tutti quanti, perché ogni deputato ha votato personalmente e politicamente a favore di quella mozione per far sì che si prendesse un impegno unitariamente. Mi auguro che ognuno risponda non solo alla politica, ma anche alla propria coscienza rispetto ad un impegno preso in maniera così forte e solenne solo qualche settimana fa (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantini 1.35, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Occhiuto, si affretti e non dica che è la macchina a non funzionare... Onorevole Vico...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 486
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato
234
Hanno votato
no 252).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Tassone 1.22.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, questo emendamento mi dà la possibilità di fare per qualche istante delle valutazioni di carattere generale.
Noi stiamo velocemente approvando un provvedimento, ma soprattutto respingendo gli emendamenti. Lo scadenzario che abbiamo avuto si configura come un voto di fiducia surrettizio, perché non discutiamo approfonditamente degli emendamenti, ma abbiamo dato per scontato che trasmettiamo questo provvedimento al Senato semplicemente con una modifica, quella che è stata indicata attraverso un emendamento delle Commissioni, formulato dal Comitato dei diciotto, che riguarda l'editoria, certamente un tema importante, anche se sul testo bisognerebbe fare delle riflessioni, perché è molto confuso e disarticolato.
In tutto questo, abbiamo accantonato una serie di problemi e di temi, come se il problema massimo di questo provvedimento fosse soltanto quello a cui mi riferivo poc'anzi, ossia quello dell'editoria. Vi è stata una posizione anche molto forte e rigida da parte di un partito dell'opposizione.
Poi qualcuno diceva, anche nella maggioranza: avremmo potuto mettere il voto di fiducia; ebbene, si poteva mettere anche il voto di fiducia, visto e considerato che è meglio porre la questione di fiducia così ognuno si assume le proprie responsabilità, invece di porre in essere un voto di fiducia surrettizio, di fatto, come sta accadendo in questo particolare momento. Lo dico ai colleghi della maggioranza, ma lo dico anche ai colleghi dell'opposizione.
Detto questo, signor Presidente, questo nostro emendamento riguarda la possibilità che dovrebbe essere data ai cittadini di devolvere il 5 per mille ai comuni anche per il 2010 con riferimento alle dichiarazioni dei redditi del 2009 ai fini sociali, ossia per opere pubbliche e di rilevanza sociale e ritengo che questo sia un aspetto importante.
Considerato il parere che è stato espresso dal Governo e dai relatori, certamente questo emendamento sarà respinto, perché soltanto una modifica dovrà Pag. 55intervenire e passare all'altro ramo del Parlamento, non altre modifiche. Tuttavia, sicuramente questa sarebbe stata una modifica importante, dal momento che parliamo continuamente di dare potenzialità e risorse ai comuni affinché indirizzino le loro disponibilità a fini sociali, per garantire un equilibrio razionale del territorio, soprattutto dal punto di vista umano. Questo è il senso dell'emendamento che stiamo esaminando. Forse successivamente prenderò la parola su un altro emendamento, visto e considerato che per il «circuito» che si è messo in atto e che ha portato ad un ritiro forzoso di gran parte degli altri emendamenti, non possiamo nemmeno discutere ed illustrare le altre proposte emendative (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tassone 1.22, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Vico, Damiano, Perina...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 473
Votanti 471
Astenuti 2
Maggioranza 236
Hanno votato
222
Hanno votato
no 249).

Prendo atto che la deputata Cardinale ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Marchi 1.53.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.

MAINO MARCHI. Signor Presidente, questo emendamento, che avevamo presentato anche durante l'esame della legge finanziaria, ma poi allora non si poté cambiare nulla del maxiemendamento del relatore, lo ripresentiamo oggi perché è finalizzato a facilitare la predisposizione dei bilanci poliennali dei comuni. Come è noto e come abbiamo detto tante volte in quest'Aula, vi è una situazione estremamente difficile per gli enti locali, e in particolare per i comuni con riferimento ai loro bilanci, da una parte, a causa delle norme sul Patto di stabilità interno, dall'altra, per le minori entrate che si registrano a causa della crisi, in particolare nell'edilizia. Quindi, segnatamente per gli enti locali, ciò ha prodotto conseguenze sulle entrate per gli oneri di urbanizzazione, oltre al venir meno dell'evoluzione dinamica in aumento dell'ICI sulla prima casa. Con la legge finanziaria abbiamo coperto le necessità di rimborsi dal 2009 in avanti, ma certamente quell'aumento che ogni anno si registrava di queste entrate per i comuni adesso viene meno.
La legge finanziaria per il 2008, così come altre in precedenza, aveva già previsto la possibilità di usare una parte delle entrate derivanti dagli oneri di urbanizzazione per la spesa corrente, tenendo conto, appunto, delle difficoltà dei bilanci dei comuni, oltre che per gli investimenti. È così quindi ormai da diverso tempo e vi è la necessità di dare questa certezza ai comuni sino all'attuazione del federalismo fiscale.
Nella finanziaria per l'anno 2008 la previsione era triennale e, quindi, arrivava fino al 2010, a quest'anno compreso. Ai fini dell'approvazione dei bilanci pluriennali dei comuni è opportuno estendere questa previsione al 2011, 2012 e per tutti gli anni seguenti fino a quando, con il federalismo fiscale non si avrà un quadro completamente rinnovato. Voglio sottolineare che è una proroga che non costa nulla allo Stato, non ha alcun effetto negativo sulla finanza pubblica e aiuta, invece, i comuni nella elaborazione dei bilanci. Chiedo, quindi, ai relatori di rivedere il loro parere in senso favorevole. Tante volte anche in ordine alla finanza locale si sostiene che tutti vorrebbero Pag. 56modificare il Patto di stabilità - o altre norme - ma poi ci si ferma perché si richiamano i problemi di impatto sui saldi di finanza pubblica per motivare l'impossibilità di intervenire in questo senso. In questo caso, siamo di fronte ad una proposta che è tra le richieste dell'ANCI, che non determina alcun impatto finanziario ed è solo una questione di volontà politica. Per questo motivo insisto nel proporre l'approvazione dell'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marchi 1.53, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Virgilio, Palumbo, Corsini, Farina Coscioni, Pisicchio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 476
Votanti 473
Astenuti 3
Maggioranza 237
Hanno votato
223
Hanno votato
no 250).

Prendo atto che il deputato Misiti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Soro 1.38.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soro. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, intervengo brevissimamente per richiamare il senso di questo emendamento, che propone la proroga dei termini per la definizione dei mutui agrari degli imprenditori agrari sardi. A monte di questo emendamento c'è una decisione della Commissione europea degli anni passati di considerare il regime degli aiuti in vigore nella regione sarda non compatibile con il regime di concorrenza e come tale, quindi, suscettibile di una sanzione. Per effetto di questa decisione della Commissione europea si è deciso, alcuni anni fa, di chiedere agli agricoltori sardi di rientrare rapidamente da una cifra di aiuti ottenuti negli anni passati, sotto forma di credito agevolato e non di contributi a fondo perduto, in un tempo molto rapido. L'entità dei singoli aiuti nella scala generale è sicuramente assolutamente marginale, mentre nell'economia della piccola impresa agricola sarda, generalmente a conduzione familiare, si pone all'interno di un processo di ristrutturazione e di modernizzazione intervenuto in modo drammatico. Per effetto di questa considerazione, la finanziaria dello Stato due anni fa ha deciso di prorogare il termine fino al luglio 2009, per effetto di una decisione che impegnava una commissione ministeriale a definire il processo e accompagnare la fase di ristrutturazione delle imprese sarde. Questo termine naturalmente ha incontrato la fase delicata di crisi e nel 2009 la Sardegna ha vissuto, e vive ancora forse la fase più drammatica di destrutturazione del processo del sistema industriale. Il processo di spopolamento dei piccoli comuni all'interno si accompagna con le crisi di queste piccole imprese agricole. La decisione di non prorogare ulteriormente per solo quest'anno - come noi chiediamo - la fase di rientro di questi mutui aprirebbe un varco insopportabile nei piccoli bilanci delle aziende sarde e produrrebbe effetti molto drammatici in una fase in cui in Sardegna, per ragioni di crisi e di difficoltà di rapporti con lo Stato, sta riemergendo una spinta di separazione che noi pensavamo messa da parte e dimenticata.
Non sottovaluterei gli effetti di una decisione che si aggiunge ad una fase negativa. Questo emendamento è la traduzione di un atto di indirizzo votato unitariamente un anno e mezzo fa dalla Commissione agricoltura, che impegnava il Governo a procedere in questa direzione, in una fase nella quale è possibile che Pag. 57l'intera partita dei rapporti della regione sarda con la Commissione europea debba essere riesaminata. È una delle richieste forti che viene unitariamente dalle forze politiche della Sardegna. Penso che il Parlamento debba oggi farsene carico e inviterei i deputati della maggioranza e del Governo ad accogliere questo emendamento, che incide marginalmente sugli aspetti di bilancio, ma che dal punto di vista degli effetti sull'economia e sulla crisi sociale della Sardegna può essere decisivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicu. Ne ha facoltà.

SALVATORE CICU. Signor Presidente, il contenuto dell'emendamento dell'onorevole Soro è sicuramente condiviso anche da parte di tutti i colleghi sardi della maggioranza. Abbiamo lavorato a lungo su questo problema e ci stiamo lavorando. Sappiamo che 5 mila aziende sarde sono in difficoltà per il problema dell'asta, dei pignoramenti, degli espropri. Quindi, è sicuramente un problema drammatico che vivono gli agricoltori e gli allevatori della Sardegna, ma, proprio perché in questo provvedimento è difficilissimo realizzare la condizione e raggiungere l'obiettivo e siccome c'è l'impegno del «governatore» della Sardegna Cappellacci e direttamente del Presidente Berlusconi su questo tema, inviterei il collega Soro a ritirare l'emendamento e a firmare insieme un ordine del giorno che ci dia la possibilità in uno dei prossimi provvedimenti di raggiungere l'obiettivo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, è difficile che un ordine del giorno possa dare soddisfazione in una fase nella quale le ore e i giorni segnano la crisi di queste aziende. Credo che non ci sia nessuna ragione di ordine economico, di bilancio o di merito per negare un voto favorevole a questo emendamento. Lo chiedo ancora ai colleghi della maggioranza, non solo a quelli sardi. Ci sono questioni che riguardano l'assetto generale del nostro Paese, di cui dobbiamo farci carico tutti. In questo caso, non si pone un problema di regione, ma di saggezza da parte del legislatore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Soro 1.38, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 476
Votanti 474
Astenuti 2
Maggioranza 238
Hanno votato
224
Hanno votato
no 250).

Prendo atto che il deputato Viola ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Marrocu 1.88.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marrocu. Ne ha facoltà.

SIRO MARROCU. Signor Presidente, il testo dell'emendamento è analogo a quello già votato, che ha illustrato l'onorevole Soro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marrocu 1.88, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione. Pag. 58
(Segue la votazione).

Onorevoli Pionati, Simeoni e Concia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 480
Votanti 477
Astenuti 3
Maggioranza 239
Hanno votato
229
Hanno votato
no 248).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Poli 1.34, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 483
Votanti 295
Astenuti 188
Maggioranza 148
Hanno votato
44
Hanno votato
no 251).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciccanti 1.25, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Melis, Migliori, Mazzuca, Girlanda...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 483
Votanti 479
Astenuti 4
Maggioranza 240
Hanno votato
225
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che il deputato Rugghia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 1.20. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo di sopprimere il mantenimento in bilancio dei residui di una legge che ha un nome molto altisonante, perché recita « (...) per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio», ma, coniugata in modo volgare, si chiama «legge mancia».
Riteniamo che non sia questo il momento di disperdere e sperperare il denaro pubblico in piccoli microinterventi, ma molto micro, perché pensiamo che sia il momento di concentrare le risorse dove invece servono. Credo che sia meglio destinare con altre modalità anche i 29 milioni di euro per il 2010 e i 14 milioni di euro per il 2011.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, per quanto riguarda il gruppo dell'UdC voteremo contro l'emendamento Borghesi 1.20, per la semplice ragione che non tutti hanno utilizzato questi fondi nel modo che è stato qui indicato.
Faccio l'esempio dell'UdC: noi abbiamo indirizzato le risorse della cosiddetta «legge mancia», come viene definita volgarmente, verso nobili obiettivi. Basti pensare che abbiamo destinato un milione e 300 mila euro all'ospedale pediatrico Santobono di Napoli per costituire il primo centro in Italia per il risveglio dal coma dei bambini; abbiamo destinato al Gaslini di Genova 1 milione e 300 mila euro per costituire un centro di riferimento a livello europeo per le malattie rare dei bambini; abbiamo destinato un milione e 400 mila euro al Bambin Gesù di Roma per costituire Pag. 59un centro oncoematologico per i bambini affetti da tumore del sangue.
Pensi, signor Presidente, quanto bene è stato fatto alla società italiana con questi fondi! Se essi non vi fossero stati, probabilmente i bambini in Italia non avrebbero avuto l'opportunità che abbiamo dato loro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Borghesi 1.20 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 1.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Vico ha votato. Onorevole Sardelli. Si affretti, onorevole Delfino! Ci siamo tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 486
Votanti 311
Astenuti 175
Maggioranza 156
Hanno votato
27
Hanno votato
no 284).

Prendo atto che la deputata De Micheli ha segnalato di aver erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ceccuzzi 1.32.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceccuzzi. Ne ha facoltà.

FRANCO CECCUZZI. Signor Presidente, anch'io mi unisco alle argomentazioni che sono state efficacemente sostenute dai colleghi Benamati e Zunino, per invitare il Governo ad un ravvedimento operoso sulle norme che riguardano le agevolazioni fiscali per i territori montani, che erano in vigore dal 2002 e quest'anno, per la prima volta, non sono state prorogate, né con la legge finanziaria né col presente provvedimento.
Si tratta di un accanimento particolarmente odioso, dopo che la legge finanziaria ha già tagliato il 70 per cento dei fondi che erano stati destinati alle comunità montane. Ciò è avvenuto pur in presenza di una sentenza della Corte costituzionale, che ha pienamente dato ragione al Veneto e alla Toscana, affermando che le comunità montane sono di competenza delle regioni, così come le norme che riguardano l'attribuzione ad esse di agevolazioni e di risorse.
In Commissione bilancio in questi ultimi giorni vi siete ravveduti, perché avete rivisto la norma sulla montanità dei comuni, e l'avete trasformata con l'attribuzione di risorse che vanno ai comuni che appartengono alle comunità montane; tuttavia, il 70 per cento di quelle risorse sono andate perdute e non saranno recuperate dai comuni montani. In sostanza, questo anno si è concluso con la negazione dell'articolo 44 della Costituzione.
Si tratta di recuperare le famose 200 lire, oggi naturalmente convertite in euro, che venivano utilizzate come sgravio dai cittadini che abitano in territori svantaggiati, e che, in particolare, non sono serviti dalla rete fissa di metano, né mai purtroppo lo saranno, perché tale infrastrutturazione energetica non sarà più realizzata nelle case sparse o case di montagna o nei primi rifugi ad alta quota. Si tratta di un'agevolazione che i cittadini possono godere direttamente dal fornitore del combustibile, il quale poi si rivale a sua volta sull'amministrazione finanziaria. Per fare un esempio molto concreto (e concludere), per un'abitazione di 80-100 metri quadri in tali territori montani o a marginalità socio-economica vi sarà un aggravio di 150 o 180 euro all'anno, e, in una situazione di recessione come questa, voi andate a colpire ancora di più alcune fasce deboli della popolazione. Per questo vi chiediamo di ripensarci (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 60

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Ceccuzzi, presentatore dell'emendamento 1.32, non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ceccuzzi 1.32, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sposetti, Proietti Cosimi, Sardelli. Mi pare che abbiamo votato tutti. Onorevole Colombo, è arrivato? È in ritardo: si affretti, onorevole Colombo! Onorevole Strizzolo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 482
Votanti 481
Astenuti 1
Maggioranza 241
Hanno votato
230
Hanno votato
no 251).

Prendo atto che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo all'emendamento Vannucci 1.57.
Chiedo al presentatore se accede all'invito al ritiro.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, i soggetti ai quali fa riferimento la norma di legge richiamata in questo emendamento sono i lavoratori, pubblici e privati, dipendenti chiamati a ricoprire funzioni pubbliche elettive, quindi anche i parlamentari.
Come sapete, ai lavoratori in aspettativa è data la possibilità, attraverso un'istanza all'INPS, di poter versare i contributi figurativi. La sollecitazione a presentare questo emendamento mi è arrivata da un Consiglio regionale, dove addirittura un intero gruppo di persone non si vede riconosciuto un anno di lavoro, pur avendo gli uffici provveduto al versamento previsto, perché la pratica non è stata presentata all'INPS e questo versamento, malgrado quel che si possa pensare, non ha valore.
Avevo presentato l'emendamento in una forma diversa al cosiddetto decreto enti locali, perché c'era uno specifico articolo riferito ai consiglieri regionali, ma è stato dichiarato inammissibile. Ho deciso allora di presentarlo in questa sede con una formulazione più ampia, come deve essere una norma generale e astratta.
Nella discussione, tuttavia, mi sono accorto che la formulazione che ho proposto potrebbe lasciare dubbi e permettere una sorta di sanatoria, perché laddove diciamo per il periodo anteriore al gennaio 2009 non si riferisce all'anno, invece, ultimo. Una norma eguale era stata prevista dalla legge finanziaria 2005, l'abbiamo ripresa, però, l'interpretazione potrebbe essere questa. Allora io chiederei al relatore, onorevole Polledri, di cambiare il proprio parere, magari riformulando l'emendamento solo per l'anno 2008, cioè solo per l'anno in cui consiglieri regionali, parlamentari, non hanno avuto la possibilità o non se ne sono avvalsi.
Nel caso in cui i relatori Polledri e Stracquadanio non mi proponessero questa riformulazione, io ritirerei l'emendamento per non creare il sospetto di una presunta nostra volontà di dare privilegio a qualcuno.

MASSIMO POLLEDRI, Relatore per la V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, ringrazio il collega perché effettivamente così com'è scritto l'emendamento può dare adito a dubbi circa una sorta di sanatoria, che di questi tempi avrebbe registrato una mancanza di copertura finanziaria e non avrebbe incontrato un parere favorevole. Oggi, tuttavia, non siamo in condizione di poterlo modificare, perché dovremmo proporlo nell'ambito del comitato dei diciotto. Pag. 61Auspico che una soluzione possa essere trovata all'interno dei vari uffici di presidenza e, per via amministrativa interna, alla Camera dei deputati e al Senato.

PRESIDENTE. Prendo atto che il parere del relatore rimane contrario e che il presentatore dell'emendamento 1.57 lo ritira.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Quartiani 1.042.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miglioli. Ne ha facoltà.

IVANO MIGLIOLI. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo Quartiani 1.042 affronta il tema della montagna già oggetto in questa sede di interventi da parte dei colleghi Benamati, Zunino e Ceccuzzi.
Il 31 dicembre è venuta meno l'agevolazione fiscale per l'acquisto di GPL e di gasolio da riscaldamento nelle frazioni non metanizzate dei comuni montani. L'estensione della riduzione di prezzo per il GPL e per il gasolio era stata costantemente prorogata dal 2002: così non è stato con la legge finanziaria per il 2010.
La mancata applicazione della riduzione di prezzo di GPL e gasolio comporta per le famiglie e per le aziende che operano in queste aree montane un notevole aggravio di spesa; di fatto, questi abitanti pagheranno bollette più salate per il riscaldamento e ciò riguarda aziende agricole e imprese che operano in aree penalizzate in quanto territori già di per sé svantaggiati e soggetti ad un successivo e progressivo spopolamento.
Il provvedimento poi determina una differenza di trattamento tra cittadini che magari risiedono nello stesso comune ma in aree diverse: alcuni avranno le agevolazioni, altri no. A ciò rischiano di aggiungersi diversi problemi anche operativi e gestionali per le aziende fornitrici di gasolio e GPL, oltre che per gli uffici chiamati ad effettuare i controlli.
Il Governo in occasione della discussione del disegno di legge finanziaria accolse tre ordini del giorno presentati dagli onorevoli Crosio, Napoli e Ventucci che sollecitavano la proroga dell'agevolazione fiscale anche per il 2010; questi ordini del giorno, signor Presidente, furono accolti dal Governo, ma ad oggi non sono stati tradotti in alcun provvedimento.
Dunque con questa proposta emendativa, così come è avvenuto negli ultimi dieci anni, si propone la proroga per tutto il 2010 delle disposizioni in materia di accisa concernenti le agevolazioni impiegate nelle frazioni parzialmente non metanizzate. Mi rivolgo ai colleghi dell'opposizione, ai tanti deputati e deputate che so condividere il contenuto dell'articolo aggiuntivo in esame e, in primo luogo, ai colleghi che aderiscono al coordinamento dei parlamentari della montagna: sostenete con il voto questo articolo aggiuntivo. Non vorremmo dover affermare, ancora una volta, che sono penalizzati gli abitanti della montagna e non vorremmo dover affermare, parafrasando un vecchio slogan: non hai il metano, il Governo non ti dà una mano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Quartiani 1.042, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sardelli...onorevole se lei sbaglia il posto la macchina non risponde...onorevole Orlando...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 471
Votanti 470
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato
225
Hanno votato
no 245).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ventura 2.75, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Pag. 62
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Giachetti, perché protesta?

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, abbiamo un dubbio (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Se avete un dubbio risolvetelo in fretta, perché la Camera deve andare avanti.
Onorevole Sardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 476
Votanti 474
Astenuti 2
Maggioranza 238
Hanno votato
227
Hanno votato
no 247).

Prendo atto che i deputati Zamparutti, Di Stanislao e Coscia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zucchi 2.16. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zucchi. Ne ha facoltà.

ANGELO ZUCCHI. Signor Presidente, il mio emendamento si propone di rinviare di un anno l'entrata in vigore del decreto legislativo n. 152 del 2006 sull'ambiente, nella parte che obbliga anche i piccoli essiccatoi al servizio delle aziende agricole ad adeguarsi alle opere e alle prescrizioni ivi contenute, e di utilizzare quest'anno affinché il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, definisca i parametri quantitativi per individuare fra gli impianti di essiccazione di cereali quelli con emissioni scarsamente rilevanti agli effetti dell'inquinamento atmosferico, e quelli - al contrario - le cui emissioni sono da considerarsi significative al fine di assoggettarli alle norme previste dal decreto legislativo citato.
La ragione di questo emendamento sta nel fatto che il decreto non pone nessuna differenza tra impianti di carattere industriale e piccoli impianti al servizio di piccole aziende agricole. Questi ultimi, tra l'altro, non sono al servizio del territorio ma sono dimensionati sulla produzione dell'azienda agricola presso cui sono operanti. Di fatto per un'azienda media che produce riso nel nostro Paese, di 90 ettari, questi essiccatoi funzionano per 15 o 20 giorni all'anno. È evidente che si tratta di un'emissione nell'atmosfera non significativa. Meriterebbero dunque un trattamento diverso, ovverosia una deroga rispetto al dover essere assoggettati a procedimenti autorizzatori complessi e costosi, o peggio ancora ad adeguamenti costosi. Basti pensare che oggi per adeguare un piccolo essiccatoio servono dai 20 ai 30 mila euro, e il costo di questo adeguamento supera il valore dello stesso impianto.
Chiediamo in sostanza che si distingua e che ci si dia tempo per poter distinguere. Chiedo ai rappresentanti della XIII Commissione (Agricoltura) anche della maggioranza (che condividono sicuramente queste argomentazioni), ma anche ai parlamentari piemontesi, lombardi e veneti (laddove esiste la produzione risicola), di farsi promotori, di appoggiare e di sostenere questo emendamento che dal mondo agricolo viene richiesto, e non c'è ragione (perché tra l'altro non comporta nessuna spesa) per un voto contrario in quest'Aula oggi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zucchi 2.16, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Pionati, onorevole Ghiglia, onorevole Sardelli, onorevole Consiglio. Pag. 63
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 472
Votanti 470
Astenuti 2
Maggioranza 236
Hanno votato
221
Hanno votato
no 249).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 2.3. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, l'articolo 32 della legge n. 69 del 2009 prevedeva che venisse meno la pubblicità legale nell'albo pretorio cartaceo obbligando le amministrazioni a dotarsi di un albo pretorio da pubblicare sul sito Internet dell'ente. È evidente che una norma di questo tipo ha effetti molto positivi sui costi e anche, da un certo punto di vista, sul risparmio di grandi quantità di carta che vengono inutilmente sprecate in questo modo.
Ora il rinvio di un anno - la norma sarebbe dovuta entrare in vigore il 1o gennaio 2010 - a noi pare che si potesse tranquillamente evitare, posto che l'istituzione dell'albo pretorio su Internet è un fatto che si può sistemare in pochissimo tempo come ben sanno tutti coloro che hanno un sito Internet, che nel giro di un mese può essere tranquillamente realizzato.
Non si capisce perché sia necessario prolungare di un altro anno l'effetto giuridico della pubblicità fatta sull'albo pretorio anziché su quello cartaceo con evidente aggravio di costi per la pubblica amministrazione dal momento che qualcuno deve conservare l'albo cartaceo, devono essere iscritti gli atti e così via, rispetto ad una soluzione che poteva essere molto rapida e semplice e anche portare ad un risparmio di carta con effetti benefici per l'ambiente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 2.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Simeoni... onorevole Sardelli...... onorevole Pionati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 475
Votanti 470
Astenuti 5
Maggioranza 236
Hanno votato
220
Hanno votato
no 250).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Tassone 2.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, questo è il secondo emendamento, per così dire, salvato da un atto forzoso per accelerare i nostri lavori e non approfondire temi e argomenti di comune interesse.
In questo caso vogliamo parlare un po' di pubblica amministrazione e di un corretto evolversi anche della gestione amministrativa, ma soprattutto della gestione dei concorsi pubblici.
Con questo emendamento i colleghi ed io chiediamo che, per le assunzioni del personale presso le amministrazioni pubbliche soggette al patto di stabilità, i termini della validità delle graduatorie concorsuali vengano ad essere spostati al 31 dicembre 2013. Questo ovviamente equivarrebbe alla possibilità di far scorrere le graduatorie e, quindi, di consentire un enorme risparmio e recuperare le risorse che vengono impiegate per il bando e, dunque, per indire nuovi concorsi.
Abbiamo parlato di questo tema e di questo argomento più volte. Molti colleghi si sono dichiarati d'accordo ed hanno quindi prefigurato una soluzione che andava in questa direzione che riteniamo la Pag. 64più giusta, la più razionale, la più efficace, la più efficiente per la pubblica amministrazione: appare inutile bandire nuovi concorsi e quindi nuovi bandi, nominare nuove commissioni, quando vi sono giovani che hanno ovviamente ottenuto una idoneità, che sono rimasti fuori perché vi era una limitazione di posti a disposizione, ma che di fatto hanno superato sostanzialmente quella che era una griglia di prove concorsuali dimostrando capacità e preparazione.
La proposta emendativa è finalizzata ad accelerare i processi perché poi, quando vi è un fabbisogno e quando si esce fuori da questa fase, vi sono lunghi tempi di preparazione che pesano grandemente sul piano dell'attività dell'amministrazione, che molte volte si trova a dover attendere che i processi maturino e che i posti vengano ad essere colmati.
Ecco perché noi chiediamo l'approvazione dell'emendamento in esame.
Concludo qui, facendo riferimento semplicemente ad un aspetto che riguarda anche l'efficienza della pubblica amministrazione: con un emendamento non messo in discussione e quindi ai voti avevamo chiesto che anche la proroga che si andava a determinare e che è stata chiesta e prevista nel provvedimento in esame per quanto riguarda la carta di identità venisse eliminata.
Molte volte noi abbiamo gridato e, soprattutto, si è invocata la dignità della pubblica amministrazione. Invece, con questo provvedimento, rispetto ad atti e rispetto a fatti che sono stati molto enfatizzati, noi concediamo proroghe e, soprattutto, tutto ciò viene ad essere vanificato.
Allo stesso modo avevamo chiesto che la patente di guida per i giovani neopatentati non potesse essere concessa per guidare grandi bolidi e macchine a grande cilindrata, mentre tutto questo viene anche ad essere prorogato.
Come si vede molti temi e molti argomenti erano importanti e fondamentali, perché parliamo anche di sicurezza stradale. Tuttavia, abbiamo discusso di altre cose e stiamo ovviamente recitando tutti quanti una parte, un rituale affinché si faccia in tempo ed affinché il provvedimento in esame venga licenziato con una sola modifica.
Sono veramente perplesso e ho esternato le mie preoccupazioni e perplessità a lei; del resto, signor Presidente, lei era presente ieri mattina in sede di discussione sulle linee generali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tassone 2.11, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico? Onorevole Mattesini? Onorevole Barbareschi?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 473
Votanti 471
Astenuti 2
Maggioranza 236
Hanno votato
224
Hanno votato
no 247).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Rao 2.12 e Ferranti 2.22.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, intervengo soltanto per dire che noi chiediamo che, accanto al giusto riconoscimento economico per la polizia penitenziaria - su cui credo che tutti quanti in quest'Aula siamo d'accordo -, vi possa essere anche, come recita il nostro emendamento, un riconoscimento per il personale civile dell'amministrazione penitenziaria. Infatti, noi riteniamo che il carcere non sia, in uno Stato di diritto, solo il luogo per mettere i condannati nella condizione di non nuocere, ma anche un luogo di rieducazione della persona.
Quindi servono fondi e certezza del diritto anche per i vincitori dei vari concorsi, Pag. 65che si vedono costantemente negare un loro diritto e anche per consentire a chi in carcere sconta la pena di sperare in un futuro migliore (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, quello in esame è un emendamento che noi riteniamo debba essere accolto, poiché è la conseguenza necessaria della mozione sulle carceri che è stata approvata con un impegno chiaro del Governo.
Sostanzialmente, di fronte ad un attuale rapporto di un educatore ogni 1.000 detenuti, se non viene accolto il nostro emendamento, si imporrà un'ulteriore riduzione del 10 per cento della pianta organica degli educatori presso le carceri, che già hanno avuto una riduzione della pianta organica di 400 unità.
Noi quindi crediamo che questo piccolo e semplice emendamento che abbiamo presentato possa essere votato anche dalla maggioranza così poniamo anche il personale civile del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria fuori dal taglio ulteriore del 10 per cento.
Credo che sia un'azione di coerenza necessaria e dovuta, pertanto ne chiediamo l'approvazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Rao 2.12 e Ferranti 2.22, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Pini, Pionati e Vitali...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 473
Votanti 472
Astenuti 1
Maggioranza 237
Hanno votato
224
Hanno votato
no 248).

Prendo atto che il deputato Bellotti ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Favia 2.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo la soppressione del comma 8-septies, che prevede l'abrogazione di diverse disposizioni del decreto-legge cosiddetto anticrisi, il decreto-legge n. 78 del 2009, tra le quali la disposizione che prevede che i Ministeri vigilanti, cioè i Ministeri preposti al controllo di enti pubblici, siano esonerati dai risparmi di spesa che avrebbero dovuto conseguire a decorrere dal 2009. Di conseguenza, i Ministeri vigilanti non dovranno più adottare interventi di riduzione e contenimento delle spese sugli enti vigilati. Allo stesso modo è soppresso per tali Ministeri il divieto di nuove assunzioni.
Qui non ci capiamo: ci avete detto che avreste tagliato la spesa pubblica, ma è constatazione evidente che le spese dei Ministeri continuano ad aumentare e la spesa pubblica non cala: siete riuscire a farla calare ma solo per gli enti locali, che sono ridotti allo stremo, mentre la spesa pubblica dei Ministeri continua a crescere.
A questo punto, mi chiedo se vi dovrei definire un Governo «con il rinculo», perché o fate gli annunci e poi non passate ai fatti, oppure, quando passate ai fatti, subito dopo tornate indietro con norme che ne abrogano altre che avete adottato in precedenza. È per questo motivo che chiediamo all'Assemblea di approvare questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 66Favia 2.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Villecco Calipari...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 470
Votanti 469
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato
222
Hanno votato
no 247).

Prendo atto che il deputato Alessandri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario, che il deputato Occhiuto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Bellotti ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Torre 4.3 , non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 472
Votanti 471
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato
223
Hanno votato
no 248).

Prendo atto che il deputato Romano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Laboccetta ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 5.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo la soppressione del comma 4 dell'articolo 5. Questo comma prevede la proroga del termine di entrata in vigore del divieto al ricorso all'arbitrato nei contratti pubblici, già fissata dall'articolo 1-ter del decreto-legge n. 162 del 2008 al 30 marzo 2009, fino al 30 aprile 2010.
Questa proroga in pratica permetterà alle amministrazioni pubbliche di continuare con una pratica poco sensata che è quella di inserire nei contratti pubblici una clausola compromissoria che permette di devolvere ad arbitri le possibili controversie derivanti dal contratto.
Ora è inutile che rammentiamo cosa stia avvenendo con gli arbitrati e credo che alcune questioni siano sempre più ricorrenti anche all'interno delle inchieste della magistratura. Siamo in presenza di metodi che sono, come dire, utilizzati e nei quali lo Stato perde sempre. Ha perso una marea di quattrini.
Inoltre, il costo di questi arbitrati è elevatissimo e va a vantaggio di alcuni amici degli amici come già si è dimostrato in molti casi.
Dunque, non si capisce perché continuare o, meglio, si capisce perché volete continuare questa pratica. Vi chiediamo, però, di farla finita e di aderire anche a quanto previsto dalle direttive dell'Unione europea su questo punto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 5.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Ci siamo tutti? Onorevole Pionati... onorevole Costa... ci siamo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 468
Votanti 467 Pag. 67
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato
217
Hanno votato
no 250).

Prendo atto che i deputati Drago e Ferranti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 5.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo con estrema sintesi. Nel caso di specie si è concesso agli aeroporti l'aumento delle tariffe. Tuttavia, si era stabilito che entro una certa data si dovesse procedere ad un accordo di programma, nel quale fosse chiaro come venivano utilizzati gli aumenti e quali investimenti le strutture aeroportuali avrebbero fatto grazie, appunto, all'aumento delle tariffe.
Nel provvedimento al nostro esame andiamo, invece, a prorogare il termine entro il quale sarà possibile presentare questo accordo di programma e, di conseguenza, il programma degli investimenti. Così facendo continuiamo ad autorizzare gli aumenti e a far pagare di più gli utenti degli aeroporti e, quindi, in definitiva i cittadini, senza sapere ancora come gli aeroporti utilizzeranno queste maggiori entrate e non vincolando, comunque, nel caso del mancato rispetto della presentazione dell'accordo di programma e del programma degli investimenti, il recupero delle somme che gli aeroporti hanno già introitato per effetto della norma.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 5.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Ci siamo tutti? Onorevole La Loggia, la prego, si affretti...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 471
Votanti 470
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato
220
Hanno votato
no 250).

Prendo atto che le deputate Bossa e Mariani hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lenzi 6.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca, abbia un po' di fiducia nella macchina, provi prima di protestare. Onorevole Migliori, anche lei, dia un po' di fiducia alla macchina, aspetti un momento.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 468
Votanti 467
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato
217
Hanno votato
no 250).

Prendo atto che i deputati Mecacci e Bossa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Miotto 6.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, come è noto le IPAB (Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza) devono essere trasformate in fondazioni o in aziende di servizi alla persona. Se la trasformazione fosse intervenuta Pag. 68entro il 31 dicembre 2009, si sarebbe potuto realizzare il regime di esenzione dalle imposte di registro, catastali, ipotecarie, eccetera.
Questa trasformazione, però, non è potuta intervenire in alcune regioni d'Italia perché manca ancora la legge regionale di riordino. Una di queste regioni, per esempio, è il Veneto.
La norma che fissa questo termine al 31 dicembre è già stata prorogata nei sei anni che abbiamo alle spalle e dovrebbe essere prorogata anche per il 2010. Non si comprende perché il Ministro Sacconi non l'abbia proposto. Faccio notare che, qualora questo emendamento non fosse approvato, si scaricherebbe sugli utenti dei servizi (case di riposo, servizi per i disabili e scuole materie) un nuovo onere, insomma la tassa per l'inadempienza delle regioni. Pertanto, chiedo che venga prorogata di un anno questa norma.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Miotto 6.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Rampi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 471
Votanti 470
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato
218
Hanno votato
no 252).

Prendo atto che la deputata Ferranti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Piso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mazzarella 7.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzarella. Ne ha facoltà.

EUGENIO MAZZARELLA. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo la soppressione di un comma che prevede che ad alcuni istituti universitari ad ordinamento speciale, ossia all'istituto universitario di studi superiori di Pavia, all'istituto italiano di scienze umane di Firenze e alla scuola IMT alti studi di Lucca, al fine di completare l'istituzione della relativa attività, non si applicano, fino al 31 dicembre 2011, le disposizioni che limitano il turn-over nelle università.
Si tratta, a tutta evidenza, di una previsione di favore per questi istituti oggettivamente in contrasto con il rigore finanziario che la normativa vigente mette in capo in termini persino iugulatori ad altri istituti universitari e alle università statali.
È una difformità di trattamento non consona ad una giusta equiparazione di tutti gli istituti universitari e fa il paio con il tentativo, di recente andato a vuoto grazie alla sensibilità dell'Assemblea in un precedente provvedimento, di consentire l'aumento dell'età pensionabile al settantacinquesimo anno per i professori ordinari delle università private.
È ora di finirla con deroghe al rigore imposte a tutto, selettive di questi o quegli istituti universitari che immotivatamente alla fine emergono come più uguali degli altri. Peraltro, tutto questo suona particolarmente odioso in un provvedimento dove a questo capitolo, insieme a proroghe convenzionali e ben meno motivate, ne manca una essenziale, ossia la norma che ogni anno proroga gli sconti nel calcolo del rapporto tra spesa del personale e fondo di finanziamento ordinario dell'università.
Di questa norma ci sarebbe bisogno per tenere aperte le porte ai giovani. Nel comparto istruzione e università il Governo non può negare l'essenziale ad attori fondamentali della formazione superiore e della ricerca e concedere rinvii amichevoli Pag. 69e il superfluo a soggetti minori, ma nominati da alcuni. Per questo ne chiediamo la soppressione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazzarella 7.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Stanislao e Poli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 473
Votanti 471
Astenuti 2
Maggioranza 236
Hanno votato
222
Hanno votato
no 249).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 7.71.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, noi chiediamo di porre rimedio ad una schifezza che è stata aggiunta durante il percorso al Senato. Lo dico anche perché vedo qui presente il Ministro Gelmini.
Noi facciamo slittare il termine entro il quale doveva essere emanato l'elenco degli interventi prioritari tra quelli destinati alla messa in sicurezza e all'adeguamento antisismico degli edifici scolastici. A me pare che di fronte a ciò che è avvenuto in questi anni, di fronte al fatto che ci sono edifici che sono stati costruiti in modo sicuramente non antisismico e spesso con dolo, una priorità del genere fosse una di quelle di cui il Governo doveva farsi carico. Cosa aspettiamo, che crollino altre scuole per fare a posteriori l'elenco degli interventi prioritari?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Pasquale. Ne ha facoltà.

ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere questo emendamento. Voglio portare all'attenzione dei colleghi in quest'Aula una volta di più la situazione delle nostre scuole: non possiamo consentire che i nostri giovani, il nostro futuro, vivano in questa insicurezza, anzi in questa grave, gravissima insicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 7.71, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 471
Votanti 470
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato
221
Hanno votato
no 249).

Passiamo all'emendamento Ghizzoni 7.73.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, intervengo per chiedere l'accantonamento di questo emendamento e di procedere con i successivi.

PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, l'emendamento Ghizzoni 7.73 è accantonato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Favia 8.6. Pag. 70
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà (Commenti).

ANTONIO BORGHESI. No, non faccio la grazia... Signor Presidente, qui qualcuno continua a parlare di green economy e poi quando è il momento la green economy diventa una parola con cui riempirsi la bocca da parte di tutti, e quando c'è qualcosa da fare si fa esattamente il contrario.
C'era una norma che risale alla finanziaria per il 2007 che prevedeva che dal 2009, ai fini del rilascio del permesso di costruire, dovesse essere prevista per gli edifici di nuova costruzione l'installazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, in modo da garantire una produzione energetica non inferiore ad un kilowatt per ciascuna unità abitativa, compatibilmente con la realizzabilità tecnica dell'intervento.
Allora, lo ripeto, quando si parla di green economy siamo tutti d'accordo, però, quando si tratta di metterla nel cassetto questo Governo e questa maggioranza che ne parlano sono pronti a farlo, noi pertanto chiediamo di sopprimere il comma 4-bis dell'articolo 8.

ERMETE REALACCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere l'emendamento, perché ha ragione il collega Borghesi.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 8.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 474
Votanti 472
Astenuti 2
Maggioranza 237
Hanno votato
223
Hanno votato
no 249).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zeller 8.30, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pionati, Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 467
Votanti 455
Astenuti 12
Maggioranza 228
Hanno votato
207
Hanno votato
no 248).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Libè 9.14, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sanga...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 469
Votanti 467
Astenuti 2
Maggioranza 234
Hanno votato
218
Hanno votato
no 249).

Prendo atto che la deputata Carlucci ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che il deputato Cazzola ha segnalato che non è riuscito a votare. Pag. 71
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 10-ter.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Andrea Orlando, Simeoni ...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 471
Votanti 470
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato
220
Hanno votato
no 250).

Rimangono adesso da esaminare l'emendamento 10-quinquies.0100 delle Commissioni e l'emendamento Ghizzoni 7.73, precedentemente accantonato. Chiedo al relatore quali siano i suoi intendimenti.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, per l'emendamento delle Commissioni dobbiamo ancora esaminare i subemendamenti, quindi chiederei un rinvio dell'esame alla seduta di domani.
Per quanto riguarda l'emendamento Ghizzoni 7.73, le Commissioni modificano il precedente avviso ed esprimono parere favorevole.

PRESIDENTE. Prendo atto che il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ghizzoni 7.73.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghizzoni. Ne ha facoltà.

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, intervengo per ringraziare il Governo e il relatore che hanno voluto cambiare il loro parere. Oggi pomeriggio eravamo consci che ci fosse davvero una sensibilità diffusa nell'Aula volta a superare gli ostacoli che sino ad oggi pomeriggio impedivano l'approvazione di questo emendamento e mi riferisco anche all'impegno profuso dalla collega presidente Aprea. Credo che sia importante l'atto che stiamo per compiere, soprattutto perché questa consapevolezza diffusa consente all'Aula di risolvere una difficoltà che è del Paese e che non appartiene né a questo o a quello schieramento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere di sottoscrivere questo emendamento e per ringraziare l'opposizione e il Governo per avere raggiunto l'obiettivo sperato per le università (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico).

EUGENIO MAZZARELLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUGENIO MAZZARELLA. Signor Presidente, intervengo per chiedere di sottoscrivere questo emendamento.

PRESIDENTE. Avverto i colleghi che possono sottoscrivere comunque gli emendamenti al banco della Presidenza.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 7.73, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Simeoni, Tommaso Foti e Follegot...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ). Pag. 72

(Presenti 471
Votanti 460
Astenuti 11
Maggioranza 231
Hanno votato
459
Hanno votato
no 1).

Il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di domani. Del pari è rinviato l'ulteriore punto all'ordine del giorno.

Su un lutto della deputata Carmen Motta.

PRESIDENTE. Comunico che la collega Carmen Motta è stata colpita da un grave lutto: la perdita della madre.
La Presidenza della Camera ha fatto pervenire alla collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 24 febbraio 2010, alle 9,30:

(ore 9,30 e ore 16)

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1955 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (Approvato dal Senato) (3210).
- Relatori: Stracquadanio, per la I Commissione; Polledri, per la V Commissione.

2. - Discussione del testo unificato delle proposte di legge:
ROSSA ed altri; ANGELA NAPOLI; MISITI; OLIVERIO ed altri; OCCHIUTO e TASSONE: Disposizioni concernenti il divieto di svolgimento di propaganda elettorale per le persone sottoposte a misure di prevenzione (783-825-954-972-1767-A).
- Relatore: Angela Napoli.

3. - Discussione di un documento in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione:
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Massimiliano Smeriglio, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 14).
- Relatore: Ferranti.

(ore 15)

4. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 20,05.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3210 - quest. pregiudiz. 2 e 3 513 511 2 256 235 276 41 Resp.
2 Nom. em. 1.55 495 493 2 247 233 260 51 Resp.
3 Nom. em. 1.60 492 490 2 246 229 261 50 Resp.
4 Nom. em. 1.73 488 486 2 244 230 256 50 Resp.
5 Nom. em. 1.70 490 487 3 244 236 251 50 Resp.
6 Nom. em. 1.206 486 484 2 243 228 256 50 Resp.
7 Nom. em. 1.39 491 489 2 245 231 258 50 Resp.
8 Nom. em. 1.205 486 484 2 243 232 252 49 Resp.
9 Nom. em. 1.63 490 486 4 244 234 252 47 Resp.
10 Nom. em. 1.106 492 488 4 245 234 254 47 Resp.
11 Nom. em. 1.35 489 486 3 244 234 252 47 Resp.
12 Nom. em. 1.22 473 471 2 236 222 249 47 Resp.
13 Nom. em. 1.53 476 473 3 237 223 250 47 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.38 476 474 2 238 224 250 47 Resp.
15 Nom. em. 1.88 480 477 3 239 229 248 47 Resp.
16 Nom. em. 1.34 483 295 188 148 44 251 46 Resp.
17 Nom. em. 1.25 483 479 4 240 225 254 46 Resp.
18 Nom. em. 1.20 486 311 175 156 27 284 45 Resp.
19 Nom. em. 1.32 482 481 1 241 230 251 45 Resp.
20 Nom. articolo agg. 1.042 471 470 1 236 225 245 45 Resp.
21 Nom. em. 2.75 476 474 2 238 227 247 45 Resp.
22 Nom. em. 2.16 472 470 2 236 221 249 45 Resp.
23 Nom. em. 2.3 475 470 5 236 220 250 45 Resp.
24 Nom. em. 2.11 473 471 2 236 224 247 45 Resp.
25 Nom. em. 2.12, 2.22 473 472 1 237 224 248 45 Resp.
26 Nom. em. 2.6 470 469 1 235 222 247 45 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 38)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 4.3 472 471 1 236 223 248 45 Resp.
28 Nom. em. 5.5 468 467 1 234 217 250 45 Resp.
29 Nom. em. 5.6 471 470 1 236 220 250 45 Resp.
30 Nom. em. 6.8 468 467 1 234 217 250 45 Resp.
31 Nom. em. 6.10 471 470 1 236 218 252 45 Resp.
32 Nom. em. 7.8 473 471 2 236 222 249 45 Resp.
33 Nom. em. 7.71 471 470 1 236 221 249 45 Resp.
34 Nom. em. 8.6 474 472 2 237 223 249 45 Resp.
35 Nom. em. 8.30 467 455 12 228 207 248 45 Resp.
36 Nom. em. 9.14 469 467 2 234 218 249 45 Resp.
37 Nom. em. 10-ter.1 471 470 1 236 220 250 45 Resp.
38 Nom. em. 7.73 471 460 11 231 459 1 45 Appr.