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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 285 di giovedì 18 febbraio 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 10,10.

MIMMO LUCÀ, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gibelli, Granata, Jannone, Stucchi, Vegas, Vietti e Volontè sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1956 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 195, recante disposizioni urgenti per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella regione Campania, per l'avvio della fase post emergenziale nel territorio della regione Abruzzo ed altre disposizioni urgenti relative alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed alla protezione civile (Approvato dal Senato) (A.C. 3196-A) (ore 10,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 195, recante disposizioni urgenti per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella regione Campania, per l'avvio della fase post emergenziale nel territorio della regione Abruzzo ed altre disposizioni urgenti relative alla Presidenza del Consiglio dei ministri ed alla protezione civile.
Ricordo che nella seduta di ieri è iniziata la discussione sulle linee generali. Risultano ancora iscritti 189 deputati.

(Ripresa discussione sulle linee generali - A.C. 3196-A)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Naccarato. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il buonsenso e la decenza dovrebbero indurre il Governo a ritirare il decreto-legge, ma poiché ciò, almeno per ora, non sta accadendo, proveremo con il confronto ed il voto sugli emendamenti a modificare il provvedimento in profondità. Oltre alle inchieste giudiziarie in corso che stanno svelando una impressionante sequenza di fatti criminosi commessi proprio da persone legate alla Produzione civile ai danni della pubblica amministrazione, vi sono numerosi punti critici che meritano un approfondimento. Il Governo, sollecitato dalle polemiche delle forze di opposizione, ha già eliminato la trasformazione della Protezione civile in società per azioni, ma non basta, non è ancora sufficiente. Innanzitutto, Pag. 2vi è un grave errore di forma: non sussistono le condizioni costituzionali e normative per ricorrere al decreto-legge, perché non siamo in una situazione di necessità e urgenza e mancano l'omogeneità e la specificità per materia. L'atto, infatti, è nato con l'obiettivo di chiudere l'emergenza rifiuti in Campania e si occupa di moltissime questioni eterogenee e generiche: il terremoto in Abruzzo, l'immondizia, i termovalorizzatori, il dissesto idrogeologico, il personale e le carceri. Già questo aspetto di forma, che nella vita democratica e parlamentare diventa sostanza, lascia intuire le finalità del Governo: trasformare la normalità in emergenza e, quindi, ricorrere sempre a provvedimenti straordinari. Tutto ciò serve per sottrarre alle regole e ai controlli ordinari l'operato del Governo e della Protezione civile. L'Esecutivo vuole che la straordinarietà diventi la regola. Questo è un punto pericolosissimo, perché nella straordinarietà si realizzano opere in deroga ai piani urbanistici e in contrasto con le norme sugli appalti e sulla concorrenza. Nella straordinarietà si assume nella pubblica amministrazione personale a tempo indeterminato senza concorso. Insomma, nella straordinarietà è più facile violare le leggi. In sostanza, la Protezione civile, se il decreto non sarà ritirato o modificato, diventerà il luogo nel quale la straordinarietà giustificherà l'illegalità e il disprezzo delle regole, l'esatto contrario di ciò che serve al nostro Paese ovvero tornare in una situazione di normalità e di rispetto della legge.
Nel merito il decreto contiene alcune evidenti violazioni della Costituzione e delle norme che prevedono l'imparzialità dell'amministrazione pubblica. Mi limiterò nel corso di questo intervento ad individuare i principali punti critici. Il primo: il decreto introduce l'immunità civile e amministrativa (nella versione approvata dal Senato vi era anche quella penale) per le strutture commissariali fino al 31 gennaio 2011, in aperto contrasto con il principio di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e con l'articolo 113 della Costituzione che stabilisce che contro gli atti della pubblica amministrazione è sempre ammessa la tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi legittimi dinanzi agli organi di giurisdizione ordinaria o amministrativa. Il secondo: il decreto all'articolo 17 consente al Ministro dell'ambiente di nominare tre commissari straordinari, uno al nord, uno al centro, e uno sud, per intervenire sul rischio idrogeologico senza tenere conto delle regioni competenti in materia. A parte il fatto che il dissesto idrogeologico non è un'emergenza, ma è la condizione, purtroppo, abituale di buona parte del Paese, l'articolo 117 della Costituzione assegna alla legislazione concorrente tra Stato e regioni questa materia. Il Governo, messa in soffitta e accantonata la propaganda sul federalismo, svela la sua autentica vocazione centralista e decide di commissariare regioni, province e comuni. Al posto dei rappresentanti dei cittadini, le decisione più importanti sulle opere pubbliche saranno assunte dai commissari governativi che agiranno al di fuori delle procedure e dei controlli normali. Cosa diranno adesso gli amministratori delle Lega Nord che a parole sono tanto attenti al governo del territorio e al coinvolgimento degli enti locali e al federalismo?
Se il Commissario per il nord Italia sarà scelto senza il consenso dei presidenti della Lombardia e del Veneto cosa ci racconteranno? Mi chiedo che fine faranno gli slogan come «padroni a casa nostra» alla luce dell'articolo 17 del decreto-legge in esame: per intervenire nelle situazioni a più elevato rischio idrogeologico, e al fine di salvaguardare la sicurezza delle infrastrutture e il patrimonio ambientale e culturale (cioè nel nostro Paese per tutti gli interventi pubblici) gli amministratori locali democraticamente eletti dovranno cedere il campo ad un Commissario ministeriale. Inoltre il Senato ha aggiunto l'articolo 17-ter che ha peggiorato ulteriormente il decreto, perché anche la decisione sulla localizzazione di nuove carceri viene assegnata ad un Commissario del Governo in deroga alle previsioni urbanistiche. Nel recente passato - basta ricordare gli stadi di calcio dei mondiali del 1990 e i piani per le infrastrutture Pag. 3carcerarie - leggi identiche favorirono la corruzione e lo spreco di risorse pubbliche. Si vuole ripetere questa triste esperienza? Con queste norme, di fatto, il Governo priva regioni, province e comuni dei poteri e delle funzioni fondamentali per programmare e gestire il proprio territorio. Alla faccia del federalismo, del decentramento e del ruolo degli enti locali. Infine l'articolo 14 autorizza il Dipartimento della protezione civile ad assumere personale a tempo indeterminato senza procedura concorsuale, e viola così la regola generale, sancita dall'articolo 97 della Costituzione e dalla legislazione in materia di pubblico impiego, che stabilisce che, per assicurare l'imparzialità e il buon funzionamento della pubblica amministrazione, i dipendenti pubblici devono essere assunti dopo aver superato un concorso pubblico. Anche in questo caso, ancora una volta, nel decreto c'è una norma studiata e inserita per aggirare la legge e per attribuire caratteri di eccezionalità alla Protezione civile. L'esperienza insegna che le assunzioni nella pubblica amministrazione, se effettuate sulla base di criteri speciali e fiduciari, o comunque sottratte a procedure concorsuali trasparenti, producono clientelismi, inefficienze, sprechi e peggiorano la qualità dei servizi pubblici.
Tutti questi elementi portano al punto di partenza, Presidente e colleghi. Il Governo vuole che la straordinarietà diventi la regola, e vuole trasformare la Protezione civile nel soggetto, dotato di poteri straordinari, in grado di operare in ogni ambito e in ogni materia, dalle emergenze ai grandi eventi, dalle manifestazioni sportive agli incontri internazionali. Questa volontà nasce da un'idea di fondo del Governo e delle forze politiche che lo compongono: decisioni rapide ed efficaci hanno bisogno - secondo questa idea sbagliata e che non condividiamo - del fatto che il potere sia in poche mani, sia centralizzato e possa agire con assoluta discrezionalità e senza controlli. Secondo questa idea - e il decreto in discussione ne è una chiara testimonianza - le garanzie, la divisione dei poteri, l'evidenza pubblica e la trasparenza delle procedure sono perdite di tempo, nemici mortali da combattere. Ritengo che questa sia un'impostazione sbagliata che ha prodotto e produrrà danni rilevanti alla pubblica amministrazione. Le decisioni pubbliche che riguardano risorse pubbliche, appunto, e il finanziamento di amministrazioni pubbliche, che rispondono ad interessi generale di una comunità, sono più efficaci e producono risultati migliori se sono assunte da più soggetti, se sono sottoposte a verifiche e controlli, se avvengono sulla base di regole ordinarie, trasparenti e note a tutti. Oggi vedo presente il Ministro Brunetta, dovrebbe avere a cuore questi argomenti visto che, a parole, ci si impegna per un'amministrazione pubblica più trasparente, più snella, ma nei fatti poi si adottano decreti come quello in discussione che vanno nella direzione diametralmente opposta.
Per questi motivi proseguiremo la nostra battaglia per modificare in profondità il decreto-legge all'esame dell'Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Viola. Ne ha facoltà.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, devo fare una premessa al mio intervento. Vengo ora, assieme ai colleghi della VIII Commissione (Ambiente, territorio e lavori pubblici), appunto dalla svolgimento dei lavori in quella sede, dove per l'ennesima volta si è verificato uno sfregio, uno strappo, non solo alle consuetudini, ma anche alla sostanza della nostra attività parlamentare. Per l'ennesima volta abbiamo affrontato la discussione in Commissione senza la presenza del Governo, su due provvedimenti diversi, e solo il senso di responsabilità della nostra componente (insieme a quello dei colleghi dell'opposizione dell'Unione di Centro e dell'Italia dei Valori) ha permesso lo svolgimento dei lavori in Commissione. Signor Presidente, le chiedo un attimo di attenzione, non vorrei disturbarla...

PRESIDENTE. No, scusi lei, ha ragione.

Pag. 4

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Non intendo richiamarla, ma quello che è accaduto oggi è l'ennesima volta che succede.
Non è possibile che in Commissione trattiamo del decreto-legge «mille proroghe», trattiamo - in seguito verrò al punto - della questione di cui stiamo discutendo questa mattina con l'esame di emendamenti sottoposti in quel momento al dibattito in Commissione e non è presente il Governo. Non c'è il Governo che ci può dire se gli emendamenti sono accoglibili, se sono accoglibili le nostre osservazioni ed è l'ennesima volta che succede. Ripeto, soltanto il senso di responsabilità che abbiamo posto sulla questione ha permesso di svolgere comunque il lavoro della Commissione. Le chiedo, nella sua autorevolezza, di poter intervenire da questo punto di vista.
Ritornando alla discussione e alle argomentazioni di oggi, aggiungo l'altro fatto molto grave vale a dire il fatto che con questo decreto-legge, per l'ennesima volta, prendiamo in giro sostanzialmente i cittadini. Tra i tanti aspetti che il decreto-legge toccava ve n'era uno sul quale in qualche misura avevamo concordato: gli interventi a favore delle popolazioni colpite nei recenti eventi calamitosi dell'inverno, a Natale, sostanzialmente in Toscana, in modo particolare la provincia di Lucca, in Emilia-Romagna e in Liguria. Tra i molti provvedimenti, oltre agli interventi di emergenza, che si erano proposti negli emendamenti che sono stati portati in Commissione c'era, come ormai è consuetudine prevedere, il differimento dei termini per il pagamento delle imposte a favore di queste popolazioni. Tenete conto che in modo particolare nella provincia di Lucca il tracimamento del Serchio ha provocato l'invasione di vaste zone industriali che sono state colpite duramente dall'alluvione. Si era proposto il differimento dei termini del pagamento delle imposte che di fatto non è stato accolto dal Governo. Sono venuti Ministri, c'è stata la presenza del sottosegretario Bertolaso che assicurava che questo provvedimento sarebbe stato preso. Lo dico con molta chiarezza. Non si possono prendere in giro gli imprenditori, non si possono prendere in giro le popolazioni. Come ha affermato la Commissione bilancio, questo provvedimento non può essere emanato per il semplice fatto che non c'è la copertura di bilancio. È legittimo, sono assolutamente d'accordo sul fatto che in un'amministrazione seria non si prendono provvedimenti se non c'è la copertura di bilancio ma quest'ultima deve essere indicata da voi. Non ci si venga a dire: voi dovete trovare le risorse spostandole magari da spese inefficienti che vi sono in altre parti della pubblica amministrazione oppure forse riducendo l'enorme spesa che viene autorizzata con questo provvedimento per stabilizzare il personale della Protezione civile. Lo affermo perché è questo un altro dei punti su quali questo provvedimento non ci piace: il fatto che in qualche misura, da questo punto di vista, si tratti sostanzialmente questa struttura, la vicenda della questione della Protezione civile come un corpo a se stante, come un qualcosa che è extra moenia, fuori dallo Stato, fuori dalle normali regole che tutti noi, tutti i cittadini, tutti i lavoratori, tutti i dipendenti dello Stato devono osservare. La stabilizzazione del personale e della Protezione civile è un pugno in faccia ai centinaia di migliaia, ai milioni di precari che lavorano per la pubblica amministrazione. Certo questo personale ha lavorato, ha prodotto e ha fatto molto bene e noi siamo d'accordo che si arrivi ad una stabilizzazione di questo personale. Ma per quale motivo dire di «no» agli altri? Perché c'è il personale al Ministero della salute, che ha affrontato emergenze sanitarie gravissime in questo periodo (penso alla questione dell'influenza aviaria e alla gestione delle emergenze) personale medico, medico-veterinario, biologi che sono fermi con contratti che vengono rinnovati e rimandati per anni, perché non stabilizzare tutti? C'è personale di serie A e di serie B oppure c'è un personale che è altro, che è di qualcuno? Questa è la grande preoccupazione che abbiamo. Dunque torniamo al merito di altre parti del decreto-legge che ci hanno resi assolutamente preoccupati. Il decreto-legge in Pag. 5esame è l'emblema del modo di intendere la produzione normativa nel nostro Paese da parte del Governo Berlusconi; l'emblema in qualche misura, il punto di arrivo di un percorso che ha visto calpestate le più elementari regole nei rapporti parlamentari.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 10,25)

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Avete forzato come autorevoli membri del Governo la mano al Parlamento su ogni questione: dalla blindatura sulla legge finanziaria ai decreti-legge approvati con i voti di fiducia, con i quali si introducevano ampie modifiche al nostro ordinamento sui temi più svariati dalla privatizzazione dell'acqua alla reintroduzione del nucleare, dal lodo Alfano alle norme del processo breve per finire a quelle sul legittimo impedimento. Il tutto senza mai neanche provare ad aprire un minimo dibattito in quest'Aula dove il confronto delle posizioni è il sale della democrazia.
Ma poiché avete deciso che la democrazia è una parola vuota o, meglio, l'avete svuotata voi, non vi bastavano più nemmeno i richiami del Presidente della Repubblica, le bocciature della Corte costituzionale, finanche le fastidiose esternazioni della maggioranza, certo, e del Presidente di questa Camera.
No, avevate bisogno di arrivare ad affermare una sorta di vostra intangibilità rispetto alle regole base della legittima convivenza in uno Stato di diritto. Per alcuni aspetti il decreto-legge in esame, per come è uscito dal Senato, sul piano degli effetti distorsivi sul nostro sistema di pesi e contrappesi, di regole ed efficacia del sistema, è ancora peggio dei lodi o dei legittimi impedimenti. Sì, perché afferma il principio che vi sono comportamenti e regole facenti capo a determinati settori che sono fuori da ogni regola, da ogni giurisdizione, e ciò non vale più solo per il capo (il quale, siccome ha una marea di rogne per i suoi affari privati, costringe il Parlamento a trovare il modo, una settimana sì e l'altra anche, di trovare una soluzione per i suoi guai giudiziari), ma vale anche per un sistema - scusate, non mi viene una parola più appropriata - di potere, che visto che si è accreditato per efficienza ed efficacia negli anni ora deve essere posto al riparo da ogni controllo e verifica del suo operato. Insomma, nel decreto-legge in esame ciò che era assolutamente grave, al di là della questione della Protezione civile Spa, era l'idea - stabilita dal comma 5 dell'articolo 3 - che non potessero essere intraprese azioni giudiziarie ed arbitrali nei confronti delle strutture commissariali che hanno operato nell'emergenza rifiuti. È vero, ci direte che l'emendamento in Commissione l'avete parzialmente modificato, come altri che rappresentavano l'essenza del provvedimento in esame, ma non ci è sufficiente. Non possono esistere deroghe rispetto a norme che valgono per tutti. Ma questa cosa l'avete approvata al Senato, solo i fatti di questi giorni vi hanno costretto a fare marcia indietro, solo l'azione forte e determinata dell'opposizione e del Partito Democratico in modo particolare vi ha costretto a dire che non si può fare, solo l'onda montante di un'opinione pubblica che non ne può più dei privilegi di chi comanda, fosse anche il soldato Bertolaso, vi ha spinto in poche ore a dire che era meglio lasciar perdere.
Signor sottosegretario, ma perché porre al di fuori della legge la struttura? Cosa avevate da temere? Le regole già con le varie ordinanze erano state per la maggior parte superate. Insomma, il profilo della Protezione civile non è più quello che si è configurato negli anni: il suo lavoro, dottor Bertolaso, aveva contribuito a rendere la Protezione civile certamente più operativa, però nel tempo si è andata perdendo l'anima popolare della protezione civile, fatta di quel mondo di volontari che si mettono al servizio delle proprie comunità in nome di un principio di silenziosa e concreta solidarietà. Ma cosa va a dire ai vari sindaci con i quali lei ha collaborato proficuamente che devono combattere ogni giorno con la burocrazia contabile del suo collega Tremonti e che magari finiscono Pag. 6alla Corte dei conti perché intendono pagare i loro fornitori, alla faccia del patto di stabilità, per evitare che quei fornitori falliscano e trascinino con loro centinaia di dipendenti e le loro famiglie nel baratro della disoccupazione? L'altro ieri in Commissione lei ha ripetutamente usato il termine «miei» riferendosi ai collaboratori: lo so, funziona così, ma vorrei che i suoi collaboratori fossero anche i nostri. Potete fare tranquillamente qualunque cosa, tanto non dovete rendere conto a nessuno. Vi rendete conto che mentre noi impegniamo il Parlamento in queste discussioni il Paese reale deve combattere contro leggi che ogni giorno rendono la vita difficile ai cittadini normali, agli amministratori di piccoli comuni, che per garantire il funzionamento degli scuolabus devono fare i salti mortali e voi qui decidete che in nome dell'emergenza potete fare quello che volete? Ma dateli ai sindaci questi strumenti e vedrete che se qualcuno fa il furbo arrivano i loro cittadini a presentargli il conto.
Poi, sulla stabilizzazione del personale della Protezione civile, come ho già detto prima, vi è l'ennesima deroga, l'ennesimo strappo alle regole. Lo sapete che vi sono interi settori della pubblica amministrazione in condizioni di precarietà da anni, l'ho già detto prima: pensate ai dipendenti dell'Ispra, che sono stati costretti a stare un mese sopra i tetti del loro istituto per vedere riconosciuti i loro diritti. E ancora: con quali criteri si fa rientrare dentro alle emergenze della Protezione civile l'articolo 17? Lei lo sa meglio di me, l'abbiamo vista tutti ieri in Calabria: il nostro è un Paese con gravissimi problemi di rischio idrogeologico e molto estesi. Orbene, siccome il Paese è così, per affrontare questa situazione si ricorre al commissario. Noi pensiamo al contrario che gli interventi in questo settore debbano nascere non solo dalle emergenze drammatiche, come quelle di queste ore nel sud del Paese, ma da un programma di interventi adeguato e sostenuto sul piano finanziario. Si è stabilito che vi erano 4 miliardi di euro per gli interventi per sistemare il Paese dal punto di vista idrogeologico: insomma, il ponte sullo stretto di Messina potrebbe veramente aspettare.
Infine, basta con l'uso della Protezione civile per i grandi eventi. Cosa c'entrano con la gestione delle emergenze la costruzione di edifici per il G8 a La Maddalena oppure la gestione dei mondiali di nuoto a Roma, la Luis Vuitton Cup (i colleghi hanno fatto elenchi lunghissimi da questo punto di vista)? In ogni situazione poi, finanche per la realizzazione urgente degli istituti carcerari in deroga ai piani urbanistici ed evitando le procedure comuni del codice di appalti!
Tuttavia, con riferimento agli appalti, è necessario intervenire sul codice: rendetelo più snello e meno vincolistico, tenendo presente le direttive comunitarie. Vi è il rischio - questo è il vero rischio - di una deriva culturale, che porti all'idea salvifica dell'uomo solo al comando.
È questo, a ben vedere, il sottile filo conduttore che teneva insieme il provvedimento in oggetto, che prevedeva che la Protezione civile potesse diventare lo strumento per qualsiasi intervento per il quale il Governo, a sua discrezione, riteneva fosse necessario bypassare le regole. Il culmine è stato raggiunto con l'articolo 16 del provvedimento, che prevedeva l'istituzione della Protezione civile Spa; articolo approvato al Senato e, poi, stralciato, alla Camera, in Commissione.
Le vicende che hanno coinvolto la Protezione civile in questi anni - alcune dolorose, come il terremoto de L'Aquila, altre più scivolose, come il caos dei rifiuti in Campania - hanno dimostrato che si può rispondere alle emergenze del Paese con efficacia, senza derogare ai principi di amministrazione trasparente. Ciò è avvenuto utilizzando il Dipartimento della Protezione civile. Vogliamo continuare a permettere che questo avvenga, nel rispetto delle regole e in modo trasparente, a garanzia dell'efficacia delle azioni della Protezione civile.
Oggi, la parziale marcia indietro del Governo sui temi sopra ricordati, mentre ridimensiona gli effetti concreti del provvedimento in discussione sull'architettura Pag. 7amministrativa della Protezione civile, non ne modifica il profilo che con esso si vuole introdurre. Insomma, si crea una struttura che, da un lato, è meramente operativa - il Dipartimento - e, dall'altro lato, è tutta politica, con il conferimento di ampie deroghe al sottosegretario, membro di questo Governo.
Ecco perché pensiamo che debbano essere introdotte ulteriori modifiche al provvedimento in esame: per correggere, non tanto e non solo, la deriva privatistica ma, soprattutto, il profilo culturale. Vi chiediamo di discutere gli emendamenti che abbiamo proposto, e che abbiamo voluto ridurre di numero, in quest'Aula, vi chiediamo di affrontare il confronto con il Paese. Pertanto, in questi giorni, chiediamo un ripensamento del Governo su ciò.
Secondo quanto detto, la Protezione civile rappresenta un patrimonio dei tanti cittadini - più di un milione 300 mila volontari - delle tante persone, che in diversi ruoli (pensiamo ai vigili del fuoco e ai funzionari della Protezione civile) hanno contribuito a renderla così popolare. Non permetteremo che le manie di onnipotenza di chi ci governa, e il suo desiderio di essere oltre le regole, sporchino un pezzo d'Italia generoso e pulito, a cui tutti hanno creduto e contribuito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Villecco Calipari. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei definire questo ennesimo decreto-legge come una metafora della condizione presente del nostro Paese e del grado di affidabilità e di credibilità delle istituzioni, delle sue strutture operative e dei suoi civil servant.
È la metafora di una classe dirigente che racconta sempre una storia diversa da come stanno davvero le cose e che fa davvero fatica - una gran fatica - a dire la verità al Paese e a se stessa. È la metafora di un Governo pasticcione che, ricorrendo ai requisiti di necessità e di urgenza, vuole far passare un provvedimento, che interviene - come si legge già in premessa - su avvenimenti che hanno ampiamente superato la prima emergenza. Quindi, è un decreto-legge che si contraddice nello spirito e nella lettera.
È una metafora anche la concomitanza tra l'esame alle Camere del disegno di legge in discussione e lo scandalo giudiziario che sta travolgendo la credibilità di uno dei settori finora a più alta reputazione della nostra pubblica amministrazione: la Protezione civile. Sentiamo che i nodi stanno venendo al pettine e che sta per finire una lunga stagione. Infatti, la forma, le funzioni e le attribuzioni che la Protezione civile è venuta, via via, acquisendo nel nostro Paese appaiono, sempre più, come la prova generale di ciò che sarebbe dovuta diventare - ma che potrebbe ancora diventare - l'intera pubblica amministrazione. Con uno slogan, si potrebbe dire: «dalla PA alla Spa».
La partita che si sta giocando, nella quale il decreto-legge in esame avrebbe svolto un ruolo strategico, è quella della continua, progressiva, pervasiva aziendalizzazione della pubblica amministrazione, con lo scopo apparente di renderla più efficiente, ma con lo scopo reale di renderla più funzionale, obbediente e docile ad una ben stretta cerchia di affiliati. Altro che bene comune!
Vengono, quindi, al pettine i nodi di una concezione dello Stato pericolosa e unica nel panorama occidentale ed europeo: una concezione di Stato patrimoniale, di Stato discrezionale, un progetto che non ha nulla a che vedere con la tradizione occidentale dello Stato di diritto, che è il Governo della legge e non della deroga, della regola e non dell'eccezione.
L'eccezione esiste nella vita e per questo bisogna avere strutture flessibili, ma l'eccezione è tale proprio perché esiste una regola. Se l'eccezione diventa la regola, allora vengono meno le garanzie per i singoli, viene meno la certezza del diritto e uno Stato diventa il regno della discrezionalità e dell'arbitrio, non dell'imparzialità Pag. 8e della trasparenza. Voi avete fatto dell'eccezione la regola, con un uso disinvolto - lo dico per puro eufemismo - della decretazione d'urgenza in Parlamento e delle ordinanze nella pubblica amministrazione. Continuate a fare e disfare, usando lo strumento legislativo come un passepartout, ma la serratura, signori onorevoli colleghi, temo stia per saltare.
Protezione civile Spa doveva essere solo una struttura di servizio per rendere la Protezione civile - quella vera - più agile, più funzionale e più concentrata sulle vere attività di propria competenza. Sono queste le parole del sottosegretario Bertolaso a sostegno della sua Spa. Sono le stesse che abbiamo sentito in questa Camera lo scorso dicembre, nella discussione sulla finanziaria, che hanno sostenuto la creazione di Difesa Servizi Spa. Ve lo ricordate? Peccato che allora non sia stato possibile arginare, nello stesso modo in cui ci siamo riusciti questa volta, l'istituzione di una società per azioni, con le quote interamente in mano al Ministero e otto consiglieri d'amministrazione scelti dal Ministro, il quale avrà anche l'ultima parola sulla nomina dei dirigenti: una holding, che potrà spendere ogni anno fra i 3 e i 5 miliardi di euro, senza rispondere al Parlamento o ad organismi neutrali, con un patrimonio di immobili da valorizzare, pari a 4 miliardi di euro. Sono cifre imponenti: il fatturato di una multinazionale, che è passato di colpo dalle regole della pubblica amministrazione a quelle del mondo privato.
La privatizzazione di un intero Ministero ha introdotto un principio senza precedenti in nome di una presunta efficienza: stessa tecnica e stessa procedura per la prova generale di una strategia molto più ampia, ossia lo smantellamento dello Stato.
Avete così creato strutture aggiuntive, trasformando qualcosa in qualcosa di molto diverso, creando potere al di fuori di ogni tipo di controllo, sia parlamentare che giuridico, con la logica della deroga permanente che, come si è visto, produce discrezionalità, opacità e negazione della libera concorrenza.
Con Difesa Servizi avete già creato, all'interno della pubblica amministrazione, una bolla di discrezionalità, che altera la fisiologia stessa di ciò che è la pubblica amministrazione. Se è una Spa ad esercitare certe funzioni, ovviamente verrà a prevalere un interesse imprenditoriale di natura completamente diversa rispetto all'interesse pubblico. In questo modo, state destrutturando pezzi interi delle istituzioni: una forma di attacco che, appunto, ha già interessato la difesa, e che oggi coinvolge la protezione civile, ma che domani potrebbe riguardare la scuola oppure la giustizia.
C'è una differenza abissale, antropologica tra un'idea patrimoniale dello Stato e un'idea democratica dello Stato: la prima concepisce i cittadini come sudditi, la seconda come soggetti protagonisti e responsabili. Noi oggi festeggiamo lo stralcio dell'articolo 16; in particolare, di quelle norme che istituivano la Protezione civile Spa. Per merito nostro, della nostra opposizione, la maggioranza ha dovuto fare marcia indietro. Essersi ravveduti di un errore è importante, ma non ci può far tacere, non ci può inibire nella denuncia forte di quello che era, e continua ad essere, il disegno di sovvertire i fondamentali della Costituzione.
La pubblica amministrazione non può essere una federazione di Spa, a diretta disposizione del politico di turno. Se la Costituzione parla di funzione sociale della proprietà, in questo caso stiamo andando a marce forzate verso una funzione proprietaria della Cosa pubblica: il tutto, a Costituzione invariata.
La vicenda legata a questo decreto-legge e le contraddizioni esplose nella maggioranza ci dicono, però, che questo atteggiamento di trattare le leggi e le istituzioni del Paese deve finire. Sì, onorevoli colleghi del Governo, la ricreazione è finita! Il tempo beato dell'irresponsabilità è finito! Il tempo beato del decisionismo mediatico e molto poco pratico, il tempo della discrezionalità è ormai finito. Pag. 9Non abbiamo mai parlato e non parliamo di colpo di Stato, ma di colpo allo Stato di diritto: l'ennesimo.
In tutta questa vicenda manca il senso del limite e manca il senso dello Stato. Senza senso del limite non esiste neppure la democrazia liberale. Eppure, se c'è una cultura che ha ispirato finora l'azione del Governo, è l'opposto di una cultura liberale dello Stato; è una cultura del superuomo.
C'è una pulsione all'onnipotenza che faceva assommare decine, centinaia di ordinanze in capo alla Protezione civile e che rendeva il suo capo ubiquo, come i grandi santi: da Haiti a La Maddalena, da Loreto alla fiera di Milano. È bene dirlo, visto che ci accingiamo ad approvare un disegno di legge che assegna competenze e funzioni: non abbiamo bisogno di superuomini, abbiamo bisogno di uomini responsabili nelle istituzioni, di veri servitori dello Stato. Gli Stachanov andavano bene per altri regimi. Non servono i supereroi, ci serve trasparenza, competenza, umiltà e spirito di servizio.
Siamo contrari all'abitudine di gestire fuori dalla legge e dai controlli ordinari non solo le vere emergenze, ma anche eventi programmati con anni di anticipo. Questa novità, introdotta nel 2001, ha subito un'accelerazione negli ultimi due anni. Non si può usare il regime delle ordinanze di Protezione civile - che prevedono deroghe a decine e decine di leggi e che sono sottratte sia al controllo preventivo di legittimità della Corte dei conti, sia a quello dell'autorità per i lavori pubblici - indistintamente per le vere emergenze come per i grandi eventi.
Se questo impianto servisse solo per terremoti e alluvioni non avremmo nulla da eccepire, ma che c'entra la Vuitton Cup? Cosa hanno a che fare con le emergenze i mondiali di nuoto o l'esposizione delle spoglie di San Giuseppe da Copertino? Ancora, che c'entrano gli appalti per le carceri? Nel decreto-legge che stiamo esaminando questa omologazione tra emergenza e grandi eventi è purtroppo ancora presente.
Tutto il Parlamento e soprattutto il Governo devono avere chiaro che per dare maggiore efficacia e rapidità alla decisione amministrativa - problema vero e serio - la via giusta è fare regole migliori, non derogare da quelle che già ci sono. In una democrazia adulta e moderna le regole possono sì essere snellite e rese più efficienti, ma non possono essere eluse e oltraggiate in nome di una falsa efficienza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, è di tutta evidenza che non è sufficiente prevedere, come avviene nel provvedimento in esame, il riferimento terminologico alla Protezione civile, nobile termine e nobile istituzione, perché realmente, poi, la sostanza del provvedimento abbia a che fare con questo e non piuttosto, soprattutto se penso a come il provvedimento era stato concepito inizialmente, con un ulteriore passo verso un assetto sempre più opaco - e quindi non democratico - che necessita come tale di colonnelli e di gente d'ordine di vario tipo.
La vicenda, per me triste, che ha caratterizzato l'iter di questo provvedimento insegna, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che solo quando certi fatti diventano di dominio pubblico, allora l'arroganza del potere e dei potenti arretra. Infatti, è stato questo che ha posto un freno, con la soppressione della Protezione civile Spa, ad un processo che, a mio avviso, dolosamente confondeva, ma per certi aspetti continua a confondere, l'emergenza con l'urgenza e che necessitava e necessita per il suo compimento di una sospensione delle garanzie democratiche.
Penso che sia la trasparenza, che poi è conoscenza, esattamente quello che non vi potete permettere, che continua a mancare in questo provvedimento e che è mancata anche nella gestione dell'emergenza in Campania e in Abruzzo, con le conseguenze che tutto ciò ha portato e sulle quali credo valga la pena soffermarsi. Pag. 10Secondo me, infatti, in Campania si è consumata un'operazione politica abietta nel perseverare e nel tenere distinti gli aspetti della raccolta da quello dello smaltimento; aspetto quest'ultimo, va detto, che è stato affidato al sottosegretario Bertolaso, trasformandolo, però, nel garante di interessi che si sostanziano da decenni in alleanze strutturali a totale vantaggio delle lobby degli inceneritori e delle discariche.
Colpisce leggere che l'Associazione bancaria italiana alcuni anni fa aveva preteso, rispetto ai finanziamenti per l'impianto di Acerra, già aiutato dai contributi del CIP6, che fosse prevista una penale per i comuni che non conferivano la quantità di rifiuti prevista, ossia i comuni virtuosi. Affermo questo per evidenziare che anche in quest'ultima gestione emergenziale, anche da questo punto di vista, non si è assistito ad una soluzione di continuità rispetto al passato, perché si persevera nei due errori capitali - o due astuzie -, ossia quella di non attivare il compostaggio dell'organico e mischiarlo con gli imballaggi inerti inquinando, quindi, anche questi per alimentare ulteriormente discariche e inceneritori.
Questo delitto poteva essere evitato se fossero state adottate quelle ordinanze che come radicali avevamo chiesto anche con ordini del giorno, affinché i distributori fossero obbligati a trattenere gli imballaggi inerti e a conferirli in piattaforme ecologiche già disponibili nei 120 ettari di aree della sola provincia di Napoli. Questa proposta, con l'elenco dei siti, venne consegnata nell'agosto 2008. Non abbiamo visto nulla di tutto questo e rimane questa la soluzione per riuscire a tagliare le unghie alla camorra che prima o poi si dovrà realizzare unificando, appunto, raccolta e smaltimento come avviene in tutto il mondo civile e liberare così dalle incrostazioni clientelari e dalla pervasività i due monopoli degli inceneritori e delle discariche. Invece, il mondo civile è lontano da noi, perché continuiamo a restare in condizioni da Africa subsahariana, con sei milioni di ecoballe ferme in alcune zone della Campania, un quantitativo tale che consentirebbe la costruzione di un'altra piramide di Cheope.
Su tutto questo, però, al di là dell'attuale cronaca giudiziaria, permane la congiura del silenzio, nella quale includo anche il fatto che il processo a Bassolino avvenga a porte chiuse. Allo stesso modo, la trasparenza è venuta meno nella conduzione dell'operazione Abruzzo dove, al di là delle immagini rassicuranti trasmesse praticamente a reti unificate del nostro Premier che consegnava chiavi e case apparentemente a tutti i terremotati, in realtà oggi leggiamo - e mi riferisco al settimanale L'espresso - che sono oltre 40 mila gli aquilani che continuano a vivere in hotel (sono 6 mila), in caserme (1.100), in appartamenti lungo la costa (2.400) e soprattutto in autonome sistemazioni, in case in affitto o in altro, che sono più di 31 mila. Inoltre, vi è il problema rimasto aperto delle macerie che, al momento del passaggio delle consegne per le vie del centro storico de L'Aquila, ancora chiuso, risultano ammontare a circa quattro milioni di tonnellate. Poi vi sono gli insediamenti del progetto casa di Assergi, Cammarata, Paganica e soprattutto quelle di Bazzano prive di impianti di depurazione. Inoltre, dobbiamo interrogarci anche sul modo in cui sono state condotte le operazioni de La Maddalena in vista del G8 e che senso avesse quel segreto di Stato apposto su quelle opere. Ci troviamo a discutere di tutto questo all'indomani della denuncia da parte della Corte dei conti di un aumento drammatico dei casi di corruzione e di concussione.
Noi radicali abbiamo definito e descritto tutta questa situazione come la peste italiana. Non si tratta di guardare dall'alto la situazione, ma di andare all'essenza dei problemi dei nostri paesi, come quello relativo al rischio idrogeologico in rapporto al quale, nonostante l'approvazione all'unanimità di una mozione solo pochi giorni fa da parte di questa Assemblea e nonostante siano stati previsti una serie di impegni per il Governo da assumere a garanzia di un buon governo del territorio oggi, invece, assistiamo ad Pag. 11una risposta di tipo strutturale e non sostanziale, vale a dire quella dell'ulteriore previsione di commissari per far fronte a questo problema quando sappiamo, invece, che l'unico provvedimento prioritario - questo sì -, necessario ed urgente è la destinazione di risorse per la prevenzione, in modo tale che si lavori su questo fronte più che su quello emergenziale.
Così come sul carcere è davvero sconvolgente leggere la previsione di commissari per la realizzazione di un piano straordinario sull'edilizia carceraria, quando sappiamo e sapete benissimo che il problema del sovraffollamento lo si può e lo si deve risolvere diversamente. Anche su questo vi è una precisa e puntuale mozione dei radicali che delinea un percorso di soluzione diverso da quello del commissariamento.
Ritengo che resti di massima attualità politica quell'altra proposta radicale di istituzione di un'anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati che è stata accolta con sufficienza da tutte le forze politiche, una proposta che pone la trasparenza come perno e baluardo della corretta gestione della cosa pubblica, che è ovviamente corretta gestione anche del denaro pubblico, il che significa legalità, insomma l'antidoto alla deriva dal nostro Paese verso situazioni da basso impero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Schirru. Ne ha facoltà.

AMALIA SCHIRRU. Signor Presidente, onorevoli colleghi, per l'ennesima volta ci troviamo di fronte ad un provvedimento con una selva di articoli e commi in perenne modificazione e su cui non si è avuto neppure il tempo di soffermarsi con la dovuta serietà. Il decreto-legge n. 195 del 2009 è solo l'ultimo esempio di come questo Governo si approcci alla trasparenza e alla leggibilità dei provvedimenti più volte da noi rivendicata, ma nella pratica mai attuata.
Infatti, anche il provvedimento in esame, oltre a contenere le tematiche più variegate, senza una ratio definita di contenuti, è pieno di formulazioni incomprensibili che ci costringono a far riferimento a continui richiami a leggi e decreti precedenti e successive modificazioni. Ci chiediamo intanto quali siano le vere ragioni che determinano il carattere di urgenza ed emergenza di tale provvedimento.
Vi è un aperto contrasto con l'articolo 77 della Costituzione. Ricordiamo che si tratta, sia per la Campania che per l'Abruzzo, di un provvedimento che deve chiudere gestioni straordinarie commissariali alle quali si sarebbe dovuti arrivare attraverso una relazione di rendicontazione al Parlamento. Il problema dei rifiuti in Campania non si è risolto e non si può risolvere - lo dico ribadendo gli interventi dei miei colleghi - con interventi di emergenza frutto di decisioni provenienti dall'alto e non concordate con gli enti locali e con le regioni come avevamo chiesto fino dai primi provvedimenti autorizzativi.
L'impianto generale del presente decreto-legge, anche senza l'articolo 16, sembra voler delineare una struttura di proprietà pubblica e completamente a disposizione del Capo del Governo che sia immediatamente operativa per interventi e politiche mirati ben oltre le emergenze reali. Di fatto, nel nostro Paese tutto diventerebbe un'emergenza, quindi non solo frane, incendi e terremoti, ma qualsiasi evento, con una quasi totale deroga alle tradizionali norme di legge per i fondi in transito da Palazzo Chigi.
Tale struttura diverrebbe così un'organizzazione appaltante in grado di muoversi con maggiore libertà anche nelle assunzioni, nonostante non ci sia stato dato di sapere l'entità effettiva, se esistente, delle carenze di organico che si vorrebbero riempire con tali assunzioni. Maggiore libertà, dicevo, significa anche però minori controlli e, in questo caso, un altissimo rischio di discriminazione tra i lavoratori assunti nonostante le stabilizzazioni che sono previste.
Aumenterebbe di fatto il lavoro atipico. Si privilegiano determinate categorie di lavoratori pubblici e si rischiano persino Pag. 12fenomeni di sfruttamento e, addirittura, sotterranee forme di caporalato, come parrebbe essere accaduto alla Maddalena per i lavori del G8, come ho denunciato anche in un'interrogazione recente.
Minori controlli significano anche in molti casi l'elusione delle necessarie verifiche sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, eliminando quel minimo di garanzie per la salute dei lavoratori e la prevenzione degli incidenti. I super poteri della nuova Protezione civile con deleghe normative ad ampio spettro e linee privilegiate di finanziamento mettono a dura prova, ancora una volta, il concetto di trasparenza. Si tratta di fatto di misure speciali affidate al capo della Protezione civile, con diversi gradi di responsabilità, che, in quanto tali, dovrebbero richiedere - come dicevo prima - una più dettagliata rendicontazione dei risultati raggiunti. È un atto dovuto di trasparenza amministrativa volta a rendere conto dei beni, dei valori e delle risorse finanziarie e umane di cui il sottosegretario ha disposto finora, in deroga alla disciplina delle obbligazioni pubbliche.
Si trascura in questo provvedimento di riflettere e correggere la manifesta incompatibilità che vede il capo della Protezione civile assumere contemporaneamente le funzioni di sottosegretario, dunque componente del Governo, come se un ministro, o un altro sottosegretario, fosse anche direttore generale del proprio dicastero: si tratta di una anomalia che va urgentemente superata non solo per il rispetto delle norme, ma credo soprattutto per opportunità di salvaguardia della politica istituzionale. Proprio in questi giorni, abbiamo avuto la dimostrazione che nelle diverse operazioni svolte nel corso della gestione straordinaria dei più importanti avvenimenti, dagli appalti del G8 coperti dal segreto di Stato all'emergenza dei rifiuti in Campania, agli eventi sportivi, al sisma in Abruzzo, si è rinunciato alla trasparenza sulla base dell'emergenza, aprendo la strada al superamento dei controlli su cui avevamo espresso sia in Commissione che in Assemblea forti riserve e critiche all'eccessivo accentramento di potere e di deroghe.
Si agisce ancora una volta in spregio alla legge n. 241 del 1990, si allarga la materia di intervento a tematiche energetiche, al piano carceri. Da tematiche ambientali si passa agli interventi di cooperazione internazionale: tutte materie che avrebbero richiesto un intervento condiviso e partecipato delle regioni e non solo di quelle interessate dal provvedimento, ma dell'intera conferenza Stato-regioni, che avrebbe dovuto esprimere almeno un parere.
Invece, oggi in un clima di sospetto e ambiguità discutiamo sul nuovo decreto-legge urgente che delegittima le regioni e gli enti locali, che sappiamo tutti hanno potere legislativo e amministrativo con la competenza specifica di curare gli interessi pubblici della collettività. Ci proponete, invece, un decreto-legge che dovrebbe mettere a norma un sistema di accentramento del potere, tale da destrutturare il sistema istituzionale tracciato dalla Costituzione, che non possiamo accettare, né discutere. Siamo di fronte al solito provvedimento onnicomprensivo, dove - tra l'altro - si prevede una forma di protezione per mettere al riparo il personale della Protezione civile, poiché, fino al 31 gennaio 2011, non possono essere intraprese azioni giudiziarie e arbitrali per attività amministrativa nei confronti dei commissari e delle loro strutture e anche quelle pendenti sono sospese.
Nel decreto-legge, infatti, si sottolinea che numerosi eventi calamitosi possono essere fronteggiati solo con l'immediato rafforzamento della capacità operativa della Protezione civile e che pertanto si rende necessario adottare disposizioni urgenti per rendere più incisivi gli interventi di protezione civile anche da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri. Cosa significa? Significa, a mio avviso, rischiare di affidare troppo frettolosamente gli appalti delle opere pubbliche e sovvertire tutta la normativa nazionale e comunitaria in materia di lavori pubblici, di forniture e di servizi. Significa evitare i controlli, in Pag. 13particolare per la tutela nei confronti del fenomeno mafioso, come richiesto per gli appalti effettuati dalla pubblica amministrazione.
La necessità e l'impellenza di adottare misure straordinarie dimostrano come si rischi di politicizzare il Dipartimento della Protezione civile, rendendolo di certo meno efficiente e scarsamente efficace, e nel contempo ridurre tutti quei procedimenti amministrativi, il numero delle ispezioni ma soprattutto superare tutte quelle attività amministrative, consultive e i pareri vincolanti e obbligatori per i beni culturali e ambientali. Per fare questo, inoltre, come sottolineavo, si ha bisogno di risorse finanziarie, si deve assumere ulteriore personale; si dispone ancora anche l'impiego delle forze armate per la salvaguardia e la tutela dei siti e delle aree di interesse strategico nazionale, prevedendo, non si sa per quanto tempo, l'utilizzo di un massimo di 250 unità di personale militare per un problema di emergenza dichiarato a più riprese in televisione dal Governo risolto.
Il Governo probabilmente crede di essere sempre in campagna elettorale e, a forza di proclami, dimentica spesso e volentieri di governare con responsabilità e rigore questo Paese. Basti pensare che tali investimenti arrivano in un momento in cui, adducendo come scusa la mancanza di fondi e risorse, si taglia pesantemente su altri fronti, come ad esempio avviene continuamente per i fondi FAS. Allora mi chiedo: da dove arrivano i fondi necessari ai lavori e alle assunzioni? Forse con l'ennesima ordinanza, che non deve passare dal Parlamento, né dal Quirinale, né dal vaglio preventivo della Corte dei conti, attingendo dal fondo ordinario della Protezione civile oppure da altri capitoli del bilancio pubblico, come i fondi FAS, ANAS, Fondo occupazione, ammortizzatori sociali.
Voglio riportare per dovere di cronaca alcuni numeri in proposito. Tra dicembre 2001 e gennaio 2006 la Presidenza del Consiglio ha varato 330 ordinanze; di queste gli stanziamenti di 75 ordinanze sono pubblici per un valore di circa un miliardo e 400 mila euro. Una stima: nei cinque anni tramite ordinanze della Protezione civile, scavalcando le norme sugli appalti e le assunzioni, sarebbero stati spesi 6 miliardi. Se si fa il calcolo, sulle 587 ordinanze della Presidenza del Consiglio in meno di 9 anni, si arriva a 10 miliardi, una somma sufficiente a costruire un blocco di potere indistruttibile, libero da qualsiasi regola.
Purtroppo, questa rapidità delle procedure di spesa e la libertà dei contratti di lavoro sono proprio in questi giorni l'oggetto della soddisfazione e del compiacimento degli imprenditori corrotti che, come svelato dalle intercettazioni, incassano tali somme in tempi brevissimi, mentre le pubbliche amministrazioni, vincolate dal patto di stabilità e dalla carenza di personale, sono costrette ad impiegare anni prima di poter emettere un mandato di pagamento.
Intanto alcune regioni, per inciso (forse quelle dove non ci sono le competizioni elettorali, come la Sardegna), continuano ad essere messe al palo e prese in giro: attendono ancora fondi la Sardegna, la Basilicata, il Molise e alcune regioni del centro-nord, come il Veneto.
Nella mia regione tali fondi per le aree sottoutilizzate erano destinati a finanziare opere fondamentali, tra le quali la tratta Sassari-Olbia e altri importanti interventi legati all'organizzazione del G8, «scippato» a La Maddalena e oggi protagonista di indagini. Si tratta di risorse della nostra regione destinate ad interventi infrastrutturali ormai in corso di realizzazione, di grande rilevanza per lo sviluppo dell'isola e il cui completamento è messo perennemente in discussione dall'attuale Governo. Basta vedere i continui rinvii o le elemosine, come lo stanziamento di gennaio di 162 milioni di euro per le quattro corsie Ploaghe-Sassari e, non, quindi, la complessiva opera di Olbia-Sassari, con gravi danni per l'intero tessuto economico sardo.
Come mai la stessa urgenza e il carattere di emergenza che si ha nel provvedimento in esame non si applica quando è in pericolo il lavoro di migliaia di operai, Pag. 14come nel caso della crisi industriale che attraversa il nostro Paese e, in particolare, la mia isola? Eppure, anche in questa situazione vi è un problema di ordine pubblico, di emergenza sociale, perché parliamo di prospettare soluzioni al fine di garantire la sopravvivenza di migliaia di famiglie in situazioni di estrema povertà.
Inoltre, secondo questo Governo, per mettere fine alla parola sull'emergenza rifiuti in Campania, mai risolta positivamente nonostante i proclami, le nuove norme prevedono il subentro, senza soluzione di continuità, di regioni e province nei rapporti attivi e passivi in capo all'alta sorveglianza del sottosegretario all'emergenza rifiuti. A tale scopo, un decreto di Palazzo Chigi dovrà istituire due strutture ad hoc, l'unità di stralcio e l'unità operativa, per il complessivo controllo del ciclo di gestione dei rifiuti. Sottolineo qui le affermazioni cui accennavo all'inizio: se è vero che, fino al 31 gennaio 2011, non potranno essere intraprese azioni giudiziarie e arbitrali nei confronti delle strutture commissariali e delle unità stralcio che si vogliono formare e che quelle pendenti saranno sospese, si avrebbe, come hanno sottolineato altri colleghi, una violazione dell'articolo 113 della Costituzione sulla tutela giurisdizionale dei diritti. Ai cittadini, infatti, non è data alcuna possibilità di contestazione di eventuali errori, perché non si potrà mettere in discussione il prossimo operato che il Governo ha previsto e programmato anche nei minimi particolari. Il Governo ha pensato a tutto: ha pensato già ad un piano industriale dei consorzi, con un costo di cinque milioni di euro, in cui si annunzia però anche un esubero di personale di settecento unità, che, dopo un periodo di cassa integrazione, dovranno essere licenziati, partendo magari dal personale cosiddetto scomodo, perché troppo sindacalizzato, come ormai è prassi corrente nel mondo del lavoro, in barba ancora alle pubbliche amministrazioni e alle sue regole, in spregio ai lavoratori pubblici, già ampiamente provati dai continui attacchi di questo Governo e ai tanti vincitori di regolare concorso che, dopo anni, sono ancora in attesa di una dovuta assunzione.
Il Governo prevede, inoltre, che i presidenti delle province campane nominino un soggetto liquidatore per l'accertamento delle situazioni creditorie e debitorie dei consorzi e la successiva definizione di un piano di liquidazione ad hoc. Sostanzialmente, si sta chiedendo alla provincia di abdicare ai suoi veri compiti di programmazione, per diventare un mero ente gestore ed esattore delle tasse.
Sarà chiamata, infatti, a dirimere il contenzioso sui tributi dei cittadini e dei comuni necessari per pagare gli oneri della gestione dei consorzi e della struttura creata dal sottosegretario. Si prevede, poi, nel caso di inadempimento la riduzione dei trasferimenti erariali dovuti ai comuni. In sintesi, non ci facciamo proprio mancare nulla.
Con gli articoli 14 e 15 sono introdotte, infine, una serie di novità che riguardano la struttura della Protezione civile. Premetto che ovviamente non siamo contrari ad un incremento delle assunzioni e, soprattutto, alla stabilizzazione dei lavoratori precari. Con l'articolo 14, tuttavia, si realizza un vero e proprio sistema teso, a mio parere, esclusivamente ad accumulare consenso spicciolo, urgente, utile e necessario in previsione di imminenti scadenze elettorali. Questo perché si autorizza il dipartimento ad avviare procedure straordinarie di reclutamento di personale a tempo indeterminato, per personale già titolare di contratto a tempo determinato o di collaborazione coordinata e continuativa. Ma se ciò vale per la regione Campania, mi chiedo perché non possa valere per tutto il territorio nazionale, evitando così una palese discriminazione tra gli aspiranti lavoratori.
Inoltre, così facendo, si deroga all'articolo 97 della Costituzione, che prevede regolare concorso per le assunzioni nelle pubbliche amministrazioni. Si rischia, ancora, di creare lavoratori atipici a rischio di mancata stabilizzazione e, insieme ai licenziamenti dei livelli più bassi, si valorizza l'esperienza del personale scelto appositamente Pag. 15in deroga alle norme volute dal Ministro Brunetta sul blocco delle assunzioni.
Si prevede la possibilità per il Ministro per i beni culturali di attualizzare l'inquadramento nel ruolo dei dirigenti di prima fascia, i dipendenti di ruolo dello stesso Dicastero, titolari di incarico di funzione dirigenziale di livello generale con almeno cinque anni di servizio. Nel frattempo, si dispone l'assunzione anche di altro personale a livello dirigenziale, naturalmente a tempo determinato: quindi ancora lavoratori che si aggiungono alla lunga coda di una futura stabilizzazione.
Viene istituita, inoltre, la figura del sottosegretario di Stato incaricato del coordinamento degli interventi di prevenzione in ambito europeo ed internazionale rispetto ad eventi di interesse di protezione civile.
Onorevoli colleghi, mi sembra chiaro il disegno: il tentativo di sostituirsi alle autonomie locali e alle regioni è palese; le amministrazioni locali non hanno voce in capitolo; si cerca di smantellare le competenze delle stesse in materia di diritto pubblico, accentrando il potere e il diritto in altre mani. In sostanza, aumentano i poteri del Presidente del Consiglio e del sottosegretario per coordinare gli interventi e gli eventi anche in ambito internazionale, espropriando competenze proprie di altri Ministeri, oltre che di regioni in campo, ad esempio, di cooperazione e protezione civile.
Per questo motivo, su tale provvedimento non è possibile davvero tentare il confronto. Credo, però, utile chiedervi almeno di fare tesoro dell'affermazione di Don Luigi Ciotti, che riassume eccellentemente i pericoli ai quali si sta andando incontro. Se saltano i controlli, vengono meno le responsabilità della politica e le garanzie della democrazia: così il pericolo di infiltrazioni criminali aumenta. Una necessaria riorganizzazione della Protezione civile italiana dovrà certamente essere messa in campo, ma non certo in questa direzione. Sicuramente, penso, non adesso e non con questo clima, almeno fino a quando non sarà fatta chiarezza su ciò che è stato finora il sistema di gestione dell'emergenza e dei grandi eventi nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, già diversi colleghi sono intervenuti nella giornata di ieri per evidenziare gli aspetti istituzionali di questo decreto-legge e, in particolare, il ricorso sistematico alle ordinanze come una delle forme attraverso le quali progressivamente si è snaturato il percorso decisionale nel sistema istituzionale del nostro Paese e si è alimentato, con il ricorso alla decretazione d'urgenza e la posizione della questione di fiducia, lo svuotamento della funzione del Parlamento. Credo che questo aspetto vada comunque sempre richiamato, perché è all'origine di tanti dei problemi che oggi stiamo discutendo ed affrontando.
Quando si smarrisce il senso di un percorso istituzionale democratico, coerente è del tutto evidente che si sa dove si comincia e non si sa dove si va a finire. Quando recentemente il Ministro Alfano, relazionando all'Assemblea sullo stato della giustizia, ha ricordato l'emergenza carceri ed ha annunciato la deliberazione dello stato di emergenza, personalmente ho provato un brivido per la schiena. Ho pensato tra me e me: ecco, è un'ulteriore occasione per opacizzare percorsi di appalti, commesse, consulenze, incarichi; è un altro modo per porre un problema vero di fronte al Paese e tradurlo, piegarlo ad interessi che possono essere sicuramente legittimi, ma per lo più, qualche volta, sono privati e poco chiari.
La retromarcia che state per fare relativamente a parti significative di questo decreto-legge, in particolare all'articolo 16, è una rovinosa retromarcia. Credo che siamo di fronte ad un fatto emblematico, paradigmatico, che ricorderemo anche nelle settimane e nei mesi futuri. A mio parere, quello che sta accadendo in queste ore è che un'ideologia sta cadendo a pezzi: non è un singolo aspetto amministrativo, Pag. 16non è una singola scelta che viene messa in discussione, bensì è un'ideologia che ha animato coerentemente per quindici anni il berlusconismo in questo Paese, l'idea di potere che Berlusconi ha introdotto in questo Paese dopo la crisi della Prima Repubblica, dopo Tangentopoli e dopo la dissoluzione dei partiti che il nostro Paese ha conosciuto.
Su cosa si fondava questa ideologia? Innanzitutto si fondava su un'esaltazione oltre il ragionevole, oltre il limite, del privato. La negazione, cioè, che il sistema istituzionale e il sistema pubblico fossero ormai capaci di tutelare e di portare avanti l'interesse generale e il bene comune; l'idea che questo interesse generale, questo bene comune ormai andasse affidato all'iniziativa dei singoli, appunto al privato, al mercato, e che se c'era da scontare qualche elemento di cedimento all'egoismo, all'interesse particolare, ciò era sopportabile perché alla fine l'interesse del Paese sarebbe coinciso con quello del privato.
Il secondo pilastro è la demolizione sistematica di ogni idea e funzione di una pubblica amministrazione degna di questo nome. L'abbiamo detto tante volte in questi anni: nel nostro Paese per tanti decenni si sono contrapposte due ideologie rispetto al tema della pubblica amministrazione. Da una parte, un'impostazione che affidava alla pubblica amministrazione il consenso elettorale, quello spicciolo, a costo anche di clientelismo e corruttela, insomma in cambio di voti; dall'altra parte, l'idea, che è quella che ha portato avanti in questi quindici anni la cultura di Governo del berlusconismo, del bypassare la pubblica amministrazione. Meglio demonizzare la pubblica amministrazione, meglio dire che è irriformabile pur di dire al Paese che non si può fare altro che girarle attorno, passarvi sopra, per evitare in qualche modo che la pubblica amministrazione, con le sue procedure, con le sue regole e con i suoi controlli, limiti, blocchi e impedisca di fare.
Il fare è l'ansia di questo Presidente del Consiglio, un'ansia che ha trovato nella reiterata emergenza il suo luogo ideale per collocarsi. L'emergenza in questi anni, infatti, è stata assunta ad ordinarietà, ogni occasione è diventata emergenza, ma non perché lo fosse: lo è diventata perché in verità si doveva dimostrare che c'era il comandante in capo, cioè colui che più che svolgere le funzioni di Presidente del Consiglio svolgeva la funzione dell'angelo salvatore, quello che arriva sul luogo dell'emergenza, quello che dice: tranquilli, io penso, progetto e faccio. L'emergenza come luogo ideale per l'espressione e il dipanarsi appieno della cultura berlusconiana.
Credo che quello che sta accadendo in queste ore sia l'epilogo di tutto questo, sia cioè lo smontarsi pezzo a pezzo di fronte al Paese di questa ideologia. Credo che ciò avvenga per alcune ragioni di fondo: la prima di tutte è che questa ideologia non è più in sintonia con il Paese, perché il Paese sta soffrendo e perde lavoro, perché ci sono imprese che chiudono, perché il Paese torna a dare valore al bene comune e sente nel ruolo delle istituzioni, nel ruolo che noi dovremmo svolgere, il baluardo e la difesa di questo bene comune. Lo fa quando parla della scuola, quando parla della sanità, quando parla degli ammortizzatori sociali e anche quando parla della protezione civile.
Oggi non ci sarebbe più nessuna platea disposta ad applaudire Silvio Berlusconi che va in piazza a dire: privatizzo la Protezione civile, perché così vi servirò meglio. Non ci crederebbe nessuno.
Credo che da questo punto di vista possiamo dire che il dopo Berlusconi è già cominciato e non è un caso che sia venuto proprio da Tremonti il suggerimento a Bossi di fare questa marcia indietro su questo decreto-legge. Non è un caso che il Presidente Fini abbia dimostrato tutta l'insofferenza che garbatamente sa dimostrare quando non condivide scelte della sua maggioranza e del suo Governo. Sicuramente Berlusconi e voi governerete ancora, ma certamente sta venendo meno l'humus, il brodo di coltura sul quale avete costruito non un modello di Governo, ma una vera e propria ideologia in questi quindici anni. Pag. 17
Dopo la grave crisi politica e dei partiti della Prima Repubblica, credo che sia cambiato profondamente - ed è il secondo aspetto sul quale vorrei riflettere - il rapporto tra l'economia e la politica. Questo è un altro aspetto che sta emergendo in queste ore.
Non c'è politico avveduto che, ovviamente, non abbia riposto l'attenzione che merita sul sistema economico e sul mondo imprenditoriale. Questo ci è stato insegnato da chi ha governato per anni questo Paese, da chi ha animato anche nell'economia il ruolo dell'impresa pubblica che, insieme a quella privata, ha fatto uscire il Paese dall'arretratezza del dopoguerra. Ci hanno insegnato tutti, ovviamente, non soltanto la cultura della sinistra, quanto è importante il ruolo dell'economia nei cambiamenti sociali e civili di un Paese. Ma, dopo la fine della prima Repubblica, si è rotto un meccanismo: la politica, da soggetto capace di ordinare, di regolare, di dare un senso al ruolo dell'economia, si è fatta dominare dall'economia stessa, e non dai grandi progetti industriali proposti da una economia sana e capace di indicare un cammino, un percorso di crescita e di sviluppo per il Paese, ma da tanti piccoli interessi, da tante piccole realtà, qualche volta anche dell'economia criminale, che progressivamente ha saputo risalire i rami delle istituzioni per arrivare a quel candidato, a quel Ministro, a quella figura.
Questa alterazione nel rapporto tra l'economia e la politica è stato un altro elemento forte, caratterizzante i quindici anni di Governo e di presenza nella politica del berlusconismo. Il suo successo come imprenditore è stato quasi un elemento portato a giustificazione di questa alterazione nel rapporto tra l'economia e la politica. Credo che, se vogliamo trarre tutte le logiche conseguenze, anche dei fatti che leggiamo in questi giorni sui giornali, il problema non è invocare l'azione di questo o quel magistrato, non è affidarsi con un'aspettativa salvifica all'azione di questo o quel tribunale, il problema non è rifugiarsi in un angolo giustizialista. Il problema è che la politica, da ambo la parti - mi auguro - di questo emiciclo torni a riflettere sul rapporto che vi deve essere tra l'economia e la politica, tra l'economia e le istituzioni, sul ruolo che queste diverse componenti devono svolgere nella società. Vedo sempre, sia nel centrosinistra che nel centrodestra, troppi codazzi rispetto all'imprenditore di successo di turno o alla fondazione che si mette in campo per incidere nella politica. È un atteggiamento della politica che non ci porterà mai del bene.
Il terzo concetto che voglio esprimere è che piove sempre sul bagnato. Nel mezzo della bufera che si è scatenata sulla Protezione civile in queste settimane e in questi giorni, non dirò mai che il sottosegretario Bertolaso è una vittima, così come non avrei mai detto che era una vittima un dirigente del mio comune ove fosse successo qualcosa nel suo settore. Né dirò mai che il Governo non sapeva cosa faceva un suo Dipartimento, né condivido che il capo di quel Dipartimento, in qualche modo, si senta vittima di un complotto o di un raggiro. Intanto, signor sottosegretario, smetta per favore - glielo consiglio - di frequentare in modo così diffuso ed assiduo i talk show televisivi. Si concentri sui suoi problemi e, possibilmente, dia un contributo di onestà e lealtà per risolverli tutti insieme.
Come dicevo, piove sul bagnato e la relazione della Corte dei conti che i giornali commentano oggi, e di cui davano notizia ieri, è un elemento che il popolo italiano legge in contemporanea con quello che sta avvenendo nel nostro sistema di protezione civile. È un aspetto che giustamente la gente deve leggere in contemporanea. Mi chiedo, infatti: il Ministro Brunetta ha condiviso e condivideva l'articolo 16 di questo decreto-legge?
Perché evidentemente nella trasformazione in Spa della Protezione civile, cioè degli aspetti operativi della Protezione civile, c'è un resa incondizionata all'idea che la pubblica amministrazione non sia in grado di affrontare nella sua ordinarietà, non un terremoto, non un'alluvione, ma l'organizzazione di un evento, di un festival, di una manifestazione sportiva, di un incontro al vertice tra i Ministri o Presidenti Pag. 18 del Consiglio di diverse parti del mondo. Ma che pubblica amministrazione abbiamo? Che pubblica amministrazione avete riformato e modificato in questi anni in cui avete governato? Credo che si tratti di un aspetto assolutamente da sottolineare. Bertolaso sostiene che la pubblica amministrazione ordinariamente non sa fare i conti con il fattore tempo. È una grande questione, sulla quale ci siamo interrogati in tanti - quelli che hanno avuto modo di svolgere ruoli di responsabilità e di governo - a cui tutti devono rivolgere la loro attenzione. Certo, la pubblica amministrazione deve farsi carico delle regole, delle procedure, della trasparenza, ma deve farsi anche carico del fattore tempo. È incredibile che, per dire che la pubblica amministrazione debba saper farsi carico del fattore tempo, aboliamo la pubblica amministrazione. Credo che sia un'alzata di bandiera bianca senza condizioni, cioè una resa totale. Che cosa ci sta a fare il Ministero della funzione pubblica? Che cosa ci stanno a fare le tante brave persone che nella pubblica amministrazione chiedono soltanto di essere messe in condizione di lavorare? Mi chiedo perché dovrebbero lavorare nel momento in cui non si perde occasione per dire: voi siete degli incapaci, ci pensiamo noi, arriviamo noi, arrivano le truppe, arrivano i nostri, ci pensiamo noi con l'emergenza e bypassando le regole. Poi non ci si può stupire che con la degenerazione morale ed etica anche la funzione amministrativa vada a farsi benedire. La verità è che in questi quindici anni si è abbassato il livello delle regole in ogni campo. In ogni campo non c'è questione che non abbia visto un abbassamento generale delle regole di comportamento rispetto alla legge e rispetto al bene comune e agli interessi generali del Paese. Questo è avvenuto anche nella pubblica amministrazione. E devo dire che non servono sicuramente i proclami, i soli proclami che abbiamo sentito in questi due anni dal Ministro Brunetta. Davvero sarei curioso di sapere se lui ritiene che ci si debba arrendere oppure se non vi sia qualche cosa da fare, cominciando a parlarne, cominciando a riconoscere che la pubblica amministrazione è uno strumento fondamentale della democrazia, che la pubblica amministrazione è un luogo di capacità e di professionalità che attendono soltanto di essere organizzate, modernizzate per essere messe a disposizione del Paese, e che bisogna riscoprire il buon nome della pubblica amministrazione e l'orgoglio di lavorare nella pubblica amministrazione. Ma se gli esempi, a partire dall'alto, sono quelli che vengono dati non c'è speranza e credo che noi non possiamo rassegnarci al fatto che non ci sia speranza. Torno a chiedere - l'ho fatto anche ieri - che non dobbiamo aspettare che le notizie sull'aumento esponenziale della corruzione in questi anni vadano a finire nell'ultima pagina dei giornali. Questa Assemblea capisca che queste notizie feriscono profondamente la parte sana e produttiva del nostro Paese, se ne faccia carico. Se ne discuta politicamente in modo franco e aperto; discutano le Commissioni di ogni aspetto di quella relazione del procuratore della Corte dei conti. Si provino a mettere in fila le contromisure, si dia insomma la sensazione che siamo qui per dire: abbiamo capito, ci facciamo carico, proviamo insieme a cambiare quello che c'è da cambiare. Se invece l'atteggiamento sarà - come a me sembra - quello di tirare avanti, del far finta di niente, del volgere lo sguardo dall'altra parte, non faremo altro che alimentare ancora questo senso di abbandono, e le pratiche poco civili e illegali che sono state evidenziate dalla relazione del procuratore della Corte dei conti sicuramente avranno un ulteriore incremento e sviluppo.
L'ultima considerazione che vorrei esprimere è la seguente. Ritengo che dinanzi a quest'Assemblea sia posta una questione molto importante, un impegno comune: lavorare per restituire alla Protezione civile il suo prestigio. È un impegno che deve cominciare qui oggi. Ho la sensazione che là fuori ci sia un popolo offeso. Del resto che cosa volete che pensi la gente? La gente ha avuto come la sensazione che qualcuno abbia cercato di rubare o abbia rubato nella cassetta delle Pag. 19offerte per la Croce rossa. Questa è la sensazione della gente: al peggio non c'è limite perché la Protezione civile porta con sé, nel suo nome, l'idea di bene comune, di intervento verso chi soffre e verso chi ha bisogno. Il manifestarsi in un modo così drammatico della situazione come si è manifestata in queste ore offende la gente, offende i valori di fondo del nostro popolo e delle nostre popolazioni. Ritengo che questo sia il tema che abbiamo di fronte, la responsabilità politica comune che abbiamo di fronte. Cominciare da oggi a restituire dignità alla Protezione civile. Anzitutto non dovete porre la questione di fiducia perché, se lo fate, date la sensazione che la Protezione civile è una cosa privata, una cosa di parte. Dovete evitare nel modo più assoluto il ricorso alla questione di fiducia. Dovete consentire che si apra un confronto vero nel merito degli emendamenti perché il decreto-legge che avete già modificato con quella rovinosa ritirata di cui ho parlato è ancora un decreto-legge che contiene aspetti molto negativi. Sottolineo: molto negativi. Credo che vi sia la possibilità di migliorarlo largamente con il contributo di tutte le forze parlamentari. Diamo cioè il senso, con le scelte che faremo in queste ore, di poter tornare al valore dei beni comuni, a riconoscerci cioè in una politica che dimostra di assumersi le sue responsabilità, che non vuole tirare a campare, ma vuole cominciare, con gesti responsabili già da oggi, a dare segnali di cambiamento vero al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, vorrei che l'Aula oggi riflettesse su un fatto a mio modo di vedere molto importante. Il modo grottesco con cui questo Governo e questa maggioranza fanno le leggi. Dürrenmatt ha dato una definizione del grottesco estremamente efficace: il grottesco è un paradosso tangibile, il volto di un mondo senza volto. Ebbene, parafrasando Dürrenmatt, possiamo dire che il vostro modo di fare le leggi è grottesco perché questa è una legge in un mondo senza leggi. Vorrei che voi rifletteste su questo perché sembrate inconsapevoli rispetto alla gravità di quanto state facendo con questo provvedimento. Non vorrei scomodare i grandi pensatori del secolo scorso, tuttavia è opportuno che una riflessione un po' meno episodica, meno superficiale sulla portata delle norme che voi ci proponete sia compiuta da quest'Aula oggi. Siamo nel 1922 - badate che citerò alcune date ed è importante tenere presente l'epoca storica delle citazioni che farò - Carl Schmitt nella sua Politische Theologie dà la definizione del sovrano come colui che decide sullo stato di eccezione. Perché ho voluto ricordare Schmitt? Perché la Protezione civile e il compendio di leggi e provvedimenti che voi avete intestato al tema della protezione civile rappresentano uno straordinario esperimento politico di stato di eccezione.
Noi dobbiamo riflettere: la Protezione civile nasce per intervenire nei grandi eventi drammatici del Paese (terremoti, alluvioni), laddove la gente soffre e la sofferenza umana non ha tempo da perdere ed ha bisogno di risposte immediate. Ma la sofferenza degli uomini ha bisogno di risposte immediate, non il benessere di qualche imprenditore amico, ed è esattamente quello che invece, nella vostra logica dell'emergenza, avete prodotto per questo Paese.
Nel solo 2009 sono stati dichiarati opere di emergenza 78 avvenimenti. Dal 2002 sono addirittura 500 queste opere di emergenza, queste opere che rientravano nello stato di emergenza, per un importo di 10 miliardi di euro. Dentro queste opere abbiamo non solo i terremoti e le alluvioni, ma abbiamo la Louis Vuitton Cup. A me piace molto la vela, ma è un fatto privato ed anche una regata dovrebbe restare un fatto privato e non un fatto assoggettato allo stato di emergenza, che produce solo situazioni di malaffare. Questa emergenza continua, che si estende ovunque, è sottratta per legge, per le leggi grottesche che voi avete approvato, al controllo della Corte dei conti, a quello Pag. 20della Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici e la Protezione civile può agire in deroga ad ogni disposizione vigente: libertà totale dalle leggi sulla trasparenza, sui requisiti dei contratti, sulla concorrenza, sugli appalti, sulla pubblicazione dei bandi, sugli avvisi, sugli inviti, sulle verifiche archeologiche, sulle varianti, sui termini, sulla selezione delle offerte, sull'adeguamento dei prezzi e sulla progettazione, libertà assoluta. Tutto ciò però acquista un senso politico ed istituzionale fortissimo, perché non è solo indice di una legge grottesca, è qualcosa di più e di peggiore.
Il Presidente del Consiglio ha dimostrato più volte di non accettare controlli e bilanciamenti tra i poteri, ritenendo sé stesso in pratica una sorta di eccezione permanente alla Costituzione repubblicana in quanto investito dal voto popolare. Il nuovo ordine che vi è dietro questa pseudocultura è quello della deroga permanente ed in questo caso, con il vostro modo di legiferare e con il provvedimento in esame in particolare, la deroga va al Governo. Siamo alla dimensione finale e grottesca del moderno populismo di destra: il Governo come risolutore di problemi, signore delle leggi in nome di un'emergenza permanente.
Il Presidente Napolitano, durante la cerimonia degli auguri dell'anno scorso, diceva una cosa che credo dovrebbe essere scolpita nelle teste di ciascuno di noi, che oggi abbiamo il compito di votare il provvedimento in esame. Diceva in quell'occasione il Presidente Napolitano: «Il continuo succedersi dei decreti-legge (47 dall'inizio di questa legislatura) ed il loro divenire sempre più sovraccarichi ed eterogenei nel corso dell'iter parlamentare di progressione, hanno continuato a produrre forti distorsioni negli equilibri istituzionali. Tutto ciò finisce per gravare negativamente sul livello qualitativo dell'attività legislativa. Non a caso gli studiosi si domandano se abbia finito per attuarsi, anche attraverso il crescente uso e la dilatazione di ordinanze di urgenza, un vero e proprio sistema parallelo di produzione normativa». Ebbene, vi faccio una domanda: se le parole di Napolitano sono vere (e le parole di Napolitano sono vere), a cosa serve la tanto sbandierata e conclamata riforma costituzionale? La grande deroga e la logica grottesca che sottende alla grande deroga sono già un cambio materiale della Costituzione. Però dobbiamo stare attenti, perché la grande deroga produce effetti estremamente perversi nella vita del Paese, nel tessuto sociale del Paese, perché è quella che, come dimostrano i due intercettati che in questi giorni abbiamo avuto modo di leggere sui giornali, produce la gelatina dello Stato della corruzione. Allora vedete che questa grande deroga che voi millantate come un metodo per rendere più efficiente lo Stato ed il sistema diventa il suo esatto contrario, perché pregiudica ogni forma di modernizzazione, perché cancella ogni forma di mercato e di concorrenza, cancella ogni elemento di trasparenza, riproduce un'Italia del malaffare e premia la corte dei peggiori. Ma vediamo come siamo arrivati a queste cose.
Nel corso della XIV legislatura, attraverso due decreti-legge, che poi sono stati convertiti in legge, sono state introdotte due disposizioni, che hanno esteso la possibilità per il Presidente del Consiglio dei ministri e per i commissari delegati di ricorrere alle ordinanze in presenza di presupposti, sostanzialmente, diversi da quelli previsti dalla legge del 1992. Il primo presupposto è dato dai grandi eventi, il secondo presupposto è rappresentato dagli interventi all'estero di protezione civile. Queste due disposizioni autorizzano il potere di ordinanza in presenza di presupposti sostanzialmente diversi da quelli previsti dalla legge n. 225 del 1992, ovvero la dichiarazione di uno stato di emergenza.
A conferma dell'estraneità dei grandi eventi dall'area di emergenza, sta proprio il fatto che il presupposto formale che la legge prevede con riferimento all'esercizio del potere di ordinanza per la gestione dei grandi eventi è una mera dichiarazione di grande evento, adottata dal Consiglio dei ministri; cosa ben diversa dalla delibera dello stato di emergenza, di cui all'articolo Pag. 215 della legge n. 225 del 1992, e dalla giurisprudenza costituzionale costante in materia.
Siamo arrivati a quello che Walter Benjamin definiva «lo stato di eccezione, che diventa regola». Quando lo stato di eccezione diventa regola, non soltanto si presenta, sempre più, come una tecnica di governo, e non come una misura eccezionale, ma lascia anche venire alla luce la sua natura di paradigma costitutivo dell'ordine giuridico. È esattamente ciò che, attraverso il provvedimento in oggetto, cercate di fare: uscite dalla logica dei fatti, per introdurre nel nostro ordinamento delle norme assolutamente incongrue con i principi fondanti della nostra Costituzione.
È proprio in questa terra di nessuno fra il diritto pubblico e il fatto politico - cioè, la logica del fare - fra l'ordine giuridico e le urgenze della vita, che sta il vero inganno che state perpetrando, non solo in quest'Aula, ma anche rispetto alle esigenze vere del Paese. Solo se il velo che copre questa zona incerta verrà rimosso, potremo avvicinarci a comprendere la posta in gioco nella differenza che vi è tra il politico e il giuridico, fra il diritto e le cose della vita. E voi, che rendete tutto politico, cancellando ogni forma elementare di norma e di regola di diritto, state calpestando i principi fondanti del nostro vivere civile.
Lo stato di eccezione, da questo punto di vista, si presenta, in questa prospettiva, come una soglia di indeterminazione fra la democrazia e l'assolutismo. Siamo arrivati proprio a questo punto. Berlusconi, non so quanto consapevolmente, diventa il nuovo teorico dello Stato assoluto, una dimensione statuale di assoluta e straordinaria modernità. E Bertolaso, sottosegretario e dirigente della Protezione civile, diventa il suo utile strumento di attuazione di questa nuova forma di assolutismo, anche senza la società per azioni. Infatti, aver cancellato la società per azioni è stato un atto di dignità da parte di questo Governo, ma la gravità di quanto è contenuto nel provvedimento in discussione resta inalterata.
Non ripeterò, in questa sede, ciò che molti miei colleghi hanno già detto con riferimento all'articolo 3 e all'articolo 15 del provvedimento in discussione: ormai, è tutto agli atti. Vorrei svolgere una riflessione conclusiva.
Non si tratta solo di un provvedimento grottesco, ma è qualcosa di profondamente peggiore, perché, attraverso questo modo di legiferare, proponete l'uscita dallo Stato costituzionale democratico come acquisizione culturale. Cercate di cancellare dalla convinzione della gente i valori fondanti della nostra comunità civile.
Lo Stato costituzionale democratico è caratterizzato da alcuni elementi fondanti: innanzitutto, la dignità umana, che rappresenta la premessa fondamentale di ogni Stato costituzionale democratico. Inoltre, vi sono dei principi che, con la vostra attività legislativa e con i vostri fatti politici, cancellate quotidianamente: il principio della sovranità popolare, non inteso come competenza dell'arbitrio, o come entità mistica al di sopra dei cittadini (continuate a ripetere che il Presidente del Consiglio è stato votato dai cittadini e che questo gli consente di fare qualsiasi cosa); la Costituzione come un patto nel quale si formulano obiettivi educativi e si rendono possibili e necessari i valori di orientamento; il principio della divisione dei poteri, inteso non solo in un senso più stretto, cioè statuale, ma anche in un senso più ampio, cioè pluralistico; il principio dello Stato di diritto e dello Stato sociale, ma anche dello Stato culturale aperto; le garanzie dei diritti fondamentali; l'indipendenza della giurisdizione.
Tutti questi elementi si ricompongono in una democrazia costituzionale dei cittadini, il cui principio è il pluralismo. Voi ci state portando fuori, lontano da tutto questo. Siamo fuori dallo Stato costituzionale.
Tuttavia, la vostra colpa più grave - questa sì, imperdonabile - è che lo Stato costituzionale dev'essere anche una sfida per il futuro, la pretesa di non regredire dal livello culturale acquisito, anzi di conservarlo e semmai di migliorarlo. È compito del costituzionalismo democratico Pag. 22quello di guardare avanti e non di cancellare le conquiste del passato. Che cosa c'è di migliore nella gelatina costituzionale a cui ci costringete e nella melma dalle vostre procedure facilitate?
In questi anni di propaganda dell'emergenza, si è fatto credere, o meglio, voi che governate avete fatto credere al Paese che la politica sia la causa delle lentezze e della corruzione. Ma la politica dell'antipolitica ha generato una sottocultura dell'efficienza fittizia, dell'efficienza finta: quella fasulla celerità che pare venire naturalmente quando le regole e la giustizia sono aggirate.
La politica dell'antipolitica si è tradotta nel mettere in moto un sistema arbitrario di decisori assoluti: un mosaico di zone d'ombra dove la legge scompare e diventa cieca. Così sono nate agenzie cesaristiche e opere faraoniche; così si è radicato l'aziendalismo nelle politiche pubbliche: un fare che fa capo non alla legge e alle regole, ma a un uomo politico - imprenditore - ed ai suoi uomini di fiducia.
Siamo in quella zona d'ombra, tra il fatto del diritto e il fatto politico, e voi ignorate qualsiasi dimensione del diritto. Questa è la logica cesaristica del fare, la propaganda dell'emergenza finalizzata a creare zone franche, dove decidere del lecito o dell'illecito è a discrezione del facitore. Ma è più di questo, perché per mantenere zone franche è necessario che si interrompano l'informazione e la partecipazione, che si blocchi il processo democratico.
Un costituzionalista a me molto caro, Häberle, dice una cosa che dovrebbe essere scolpita dietro il banco della Presidenza: dal punto di vista giuridico il popolo ha una Costituzione, dal più ampio punto di vista culturale il popolo è in una Costituzione, e i testi costituzionali devono essere letteralmente coltivati in modo da rendere una Costituzione.
La vostra responsabilità politica più grande è proprio questa: cancellare la cultura delle regole, del diritto, superare a spallate la nostra Costituzione in nome di una maldestra cultura del fare che premia solo i furbi, i cortigiani e gli amici degli amici.
Pertanto, riflettete - siete ancora in tempo per farlo - perché voi cancellate la nostra Costituzione, non in nome della cultura del fare ma della logica del malaffare! Questa è la vostra responsabilità, la vostra colpa, ma sappiatelo e siatene consapevoli: questo sarà anche il vostro epilogo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della scuola media «Andrea Bacci» di Rapagnano, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
È iscritto a parlare l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, è una situazione veramente catastrofica quella a cui il Governo e la maggioranza ci hanno portato e, purtroppo, è proprio il tema delle catastrofi ad aver portato ad una catastrofe ancora più grande in termini costituzionali e in termini normativi.
Si tratta di una catastrofe a cui ci ha condotto un'ideologia dell'antipolitica, un'ideologia della risoluzione dei problemi, una cultura del fare, una cultura aziendalista, a cui lo stesso onorevole Bressa faceva poc'anzi riferimento. Si tratta di una catastrofe a cui, purtroppo, per noi italiani, per il nostro Paese e per il suo futuro, contribuiscono anche l'analisi e le cifre della Corte dei conti, con un aumento di più del 200 per cento della corruzione nel nostro Paese.
Il tutto si sussegue e si sovrappone in questi giorni, tuttavia ritengo che si debba anche analizzare quanto è stato detto, purtroppo come sempre accade in Italia, molto più fuori da questa Camera che all'interno di essa, molto più nei talk-show televisivi e nei giornali che nelle sedi adeguate per affrontare dibattiti di questa importanza come il Parlamento. Questo è un altro aspetto della catastrofe italiana a cui la cultura berlusconiana ci ha riportato. Pag. 23
In questi giorni ho letto le risposte del capo della Protezione civile, le risposte che egli ha dato in Commissione ambiente e alla stampa, i tentativi di giustificazione, le motivazioni con cui ha accompagnato la difesa del provvedimento.
È evidente che sto parlando del provvedimento, poiché non credo assolutamente che vicende diverse da quelle parlamentari o politiche, cioè questioni di carattere giudiziario, debbano entrare in questo dibattito. Ebbene, potrà anche sembrare che io assuma delle posizioni diverse da quelle che risultano dai tanti interventi che sono stati svolti, ma non è così nella realtà e nelle mie conclusioni. Credo che nelle risposte del capo della Protezione civile ci sia forse più pensiero politico e più verità storica sull'Italia di oggi e di domani - sulla vostra Italia di oggi e di domani - che in tutte le analisi e le risposte che, in maniera molto confusa i membri del Governo, hanno tentato di dare in questi giorni.
È necessaria una riflessione sulle parole che vanno, quindi, bene analizzate innanzitutto per evitare la tentazione di facili capri espiatori per quanto sta avvenendo in questi giorni, alla quale evidentemente anche voi vorreste cedere, che non ci permetterebbe di guardare in faccia i profondi problemi politici e istituzionali che sono dietro al vostro provvedimento, vera a propria cartina di tornasole del vostro modo di governare, o meglio di non governare questo Paese.
Sono due i punti angolari che hanno caratterizzato il dibattito di questi giorni. In primo luogo vi è il fattore tempo, rivendicato come vera fonte di legittimazione politica della superprotezione civile: sono legittimato, sono veloce, sono efficace e quindi sono legittimo. È un'applicazione specifica al caso della Protezione civile di quella cultura antipolitica, antidemocratica e aziendalista con la quale, purtroppo, Berlusconi non sta governando questo Paese.
Nelle parole, però, c'è dell'altro. Si dice che quella della Protezione civile è l'unica normativa che considera, anche in linea con le normative comunitarie relativamente all'accelerazione delle procedure, la variabile tempo come reale e cogente. Di nuovo, il fattore tempo legittima qualsiasi proposta di riforma e qualsiasi norma. Tra l'altro, come ho già rilevato anche in Commissione, trovo molto indicativa la parola «anche» quando si dice «anche in linea con le norme comunitarie», come a dire: rispettiamo qualsiasi norma, anche la meno importante. In realtà, quell'«anche» rivela un altro aspetto del vostro atteggiamento che è emerso chiaramente nel tema della Protezione civile, ma che emerge ad ogni provvedimento che dobbiamo affrontare in Parlamento, cioè la vostra totale negligenza, se non disprezzo, per qualsiasi tipo di regola, ancor peggio - per voi - se queste regole ce le indica l'Unione Europea, cioè se sono regole europee o comunitarie.
Si continua dicendo - è questa un po' la giustificazione che ha caratterizzato il dibattito di questi giorni, con il quale si è tentato di motivare norme che sono, francamente, insostenibili - che quando ci sono scadenze e quando bisogna concludere qualcosa entro una data non procrastinabile l'unico strumento che funziona è la superprotezione civile che noi proponiamo: norma che funziona, efficienza, velocità e, ovviamente, totale assenza di controlli e di vigilanza.
Se poi mettiamo in collegamento, come credo si debba fare, con l'efficientismo «brunettiano», di cui abbiamo ascoltato per mesi e mesi - qui abbiamo un sottosegretario che motiva il provvedimento del Governo in questo modo - direi che quello del tempo non deve essere considerato un argomento marginale. Ci chiediamo, allora, cosa abbia fatto in questi anni il Ministro Brunetta per mettere la pubblica amministrazione italiana in condizione di affrontare la variabile tempo.
Da una parte il tempo diventa la motivazione per giustificare qualsiasi cosa ma, d'altra parte, non si fa nulla perché nulla ci è pervenuto a tale riguardo da parte del Ministro Brunetta per permettere di affrontare veramente, come pubblica amministrazione, questo fattore Pag. 24tempo che avrebbe portato alla necessità di una superprotezione civile senza alcun controllo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 12,03)

SANDRO GOZI. Neanche la vostra ideologia efficientista vi ha portato a spiegarlo, né in Parlamento né in televisione. Il vostro racconto televisivo di questa vicenda e del vostro modo di vedere la politica è letteralmente fuori dal tempo. Per voi e per Berlusconi l'unico tempo che conta è quello elettorale, con le sue scadenze e i suoi riti, mentre dimenticate completamente quello che sarebbe, invece, il dovere di un Governo e di una maggioranza, ossia il tempo della progettazione. In questi due anni il tempo della progettazione in Italia è assolutamente scomparso.
Allora il dito non va puntato unicamente sulle responsabilità e sulle incapacità strategiche di alcuni settori dell'amministrazione, ma contro il vostro decisionismo, visto che dovrebbe essere l'unica soluzione. Tuttavia, esso non riesce neppure - e lo dice un membro del vostro Governo, un sottosegretario - a risolvere quello per cui questa ideologia del decisionismo dovrebbe servire, ossia il fattore tempo.
L'altro punto di cui si è giustamente parlato in questi giorni è la dimensione costituzionale e amministrativa. Qui la giustificazione non è stata il tempo ma l'altra faccia del fattore tempo, cioè la macchina statale che non funziona. In questi giorni così è stato detto e così è stato giustificato il provvedimento. Ci siamo chiesti come mai continuino ad aumentare le richieste di dichiarare situazioni di ogni tipo particolari e diverse dalle altre, che siano grandi eventi, emergenze o altre fattispecie, come fattori che giustifichino interventi in deroga. Si tratta certamente di un segnale e, se è così si tratta, di un segnale inquietante, relativo all'aumento della difficoltà per la pubblica amministrazione - come si è detto - di gestire ordinariamente il territorio di fronte a situazioni complesse.
Forse è in questo senso che occorre agire, cioè agire in maniera ordinaria per affrontare queste difficoltà - se pure le avete identificate - e non agire in deroga mettendo tutto quanto, possibile e impossibile, all'interno del provvedimento sulla Protezione civile.
In questi anni certamente i poteri della Protezione civile sono aumentati e nel provvedimento al nostro esame sono certamente eccessivi, come è stato detto da moltissimi, rispetto al corretto funzionamento di un ordinamento democratico e al suo sistema di controlli e verifiche. Tuttavia, le marce indietro che state facendo - e che non bastano dal nostro punto di vista - sia in Parlamento sia sulla stampa, sarebbero inutili se fossero fondate sul richiamo ad un modello di funzionamento dell'Italia astratto e ideale, magari da opporre alle vostre tentazioni autoritarie.
Credo che questo sia un punto su cui tutto il Parlamento dovrebbe riflettere. Non è certamente sufficiente respingere - come pure dobbiamo fare - e modificare punti sostanziali. Sicuramente l'eliminazione dell'articolo 16 non basta. Il provvedimento che stiamo esaminando non ci garantisce automaticamente il ritorno alla normalità, né ci garantisce automaticamente il ritorno ad una condizione felice e senza problemi. Questo è il punto su cui ritengo che il Governo sia particolarmente responsabile e colpevole, vale a dire il fatto che, come affermavo nella mia introduzione, da una parte si invochi il fattore tempo per giustificare procedure in deroga e, dall'altra, non si stia facendo nulla. Infatti, è evidente che modificando questo provvedimento non ritorniamo a una situazione perfetta e felice.
Certamente, per raggiungere tale risultato sarebbe necessario un dibattito approfondito in sede parlamentare e non la posizione della questione di fiducia. Questo richiederebbe che il Governo e la maggioranza restituissero al Parlamento il suo ruolo e quelle funzioni da cui è stato ormai esautorato. Pag. 25
Voi ci dite che l'Italia delle grandi opere infrastrutturali è bloccata. Governate da due anni: di chi è la colpa? A chi va imputata questa responsabilità?
È certamente innaturale, passando ad un altro aspetto, che il Capo della protezione civile possa essere chiamato in veste di commissario straordinario alla guida dei lavori per l'Expo 2015, un fatto che con ogni probabilità sarebbe accaduto senza lo scandalo di questi giorni, ma lo sguardo allora deve cadere anche su cosa c'è prima, e non solo per i fatti di via Padova, ma anche per questa vicenda.
Vi è una città, Milano, che governate da tempo, che abbellisce il progetto con la retorica delle migliori occasioni e che si pretende autonoma nei suoi disegni strategici dallo Stato centrale e poi dopo due anni si ritrova ferma al palo e deve invocare un ricorso, ancora una volta in deroga, alla Protezione civile che passa dalle catastrofi naturali all'Expo 2015. Ecco di nuovo la totale assenza di progettazione e le vostre contraddizioni intorno alla questione del fattore tempo.
Ci sono altri aspetti che ritengo avrebbero dovuto entrare in questo provvedimento; ci sono, infatti, degli aspetti che rimangono assolutamente privi di disciplina e in una zona di piena ambiguità e che riguardano i rapporti tra la Protezione civile e il Ministero per gli affari esteri, da una parte, e la Protezione civile e l'Unione europea, soprattutto dopo l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, dall'altra.
Anche su questo, come ho già detto in Commissione, sono rimasto esterrefatto che un provvedimento così comprensivo e così modificativo di tanti aspetti della Protezione civile non affronti i due nodi fondamentali che sono emersi già all'epoca dello tsunami, ma in maniera ancora più evidente nella vicenda di Haiti; nodi che dovrebbero spingerci a mettere la Protezione civile pienamente nelle condizioni di svolgere il suo ruolo alla luce del nuovo Trattato di Lisbona.
Vengo al primo punto, ossia quello relativo ai rapporti tra Protezione civile e Ministero degli affari esteri. Innanzitutto c'è una contemporanea presenza politica e decisionale in ogni vicenda e in ogni intervento umanitario fuori confine di due protagonisti che, soprattutto in questi due anni, sono diventati sempre di più due antagonisti e che sono, da una parte, il Ministero degli affari esteri e, in particolare, la Direzione generale per la cooperazione e lo sviluppo e, dall'altra, la Presidenza del Consiglio dei ministri con il sottosegretario delegato e il Dipartimento della protezione civile.
L'attuale normativa legislativa in materia definirebbe in teoria in modo chiaro gli ambiti di intervento. Ai sensi della legge vigente questi soggetti, infatti, dovrebbero assumere, nei propri campi e spazi di intervento, le responsabilità istituzionali assegnate loro e dovrebbero, al contempo, essere messi nelle condizioni di poterlo fare con idonei strumenti e senza interferenze che, invece, hanno caratterizzato tutti gli interventi fuori confine in questi due anni.
La legge n. 49 del 1987 è chiara rispetto alle competenze e al coordinamento degli interventi all'estero, compresi gli interventi straordinari di emergenza che spettano al Ministero degli affari esteri. La cooperazione allo sviluppo è parte integrante, dice la legge, della politica estera italiana e persegue obiettivi di solidarietà tra i popoli che rientrano nella cooperazione allo sviluppo. Svolge anche, sempre sulla carta, una funzione di coordinamento per tutta una serie di interventi straordinari. Mi riferisco all'invio di missioni di soccorso, all'avvio di interventi imperniati principalmente sulla sanità nel campo sanitario, per le infrastrutture, e sempre nello stesso articolo, è prevista anche l'intesa con la Protezione civile per la realizzazione di interventi derivanti da calamità o da eventi eccezionali.
Si tratta di un ambito della Protezione civile che sulla carta sarebbe ben delimitato: si tratterebbe di attività coordinate, realizzate sul territorio e a favore delle popolazioni sinistrate, al fine unicamente del superamento dell'emergenza. Il superamento dell'emergenza consiste unicamente nell'attuazione coordinata con gli organi istituzionali competenti delle iniziative Pag. 26necessarie ed indilazionabili volte a rimuovere gli ostacoli alla prima ripresa delle normali condizioni di vita.
Lo stato di emergenza è deliberato dal Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente del Consiglio, che ne determina la durata e l'estensione territoriale. Quindi, sulla carta la ripartizione dei compiti sembra abbastanza chiara.
Per gli interventi all'estero degli ultimi anni, il Presidente del Consiglio, acquisita l'intesa del Ministero degli affari esteri, ha emanato diverse ordinanze. Di nuovo, vi è lo strumento dell'ordinanza di cui si è tanto parlato in questi giorni e sul quale abbiamo anche presentato specifici emendamenti. Tali ordinanze autorizzano il Dipartimento della protezione civile ad acquisire un ruolo primario nella risposta all'emergenza all'estero. Quindi, si tratta di ordinanze che non solo vanno oltre il dettato della legge (che con dettaglio ho giustamente voluto presentare), ma che presentano, dunque, un carattere di assoluta novità, introdotto per ordinanza del principe, cioè in questo caso del Presidente del Consiglio, senza un approfondito dibattito parlamentare: ci mancherebbe che dibattessimo in Parlamento di queste cose!
Così viene affidato alla Protezione civile un compito all'estero che, per legge, dovrebbe essere di un altro organo dello Stato. Quindi, con un'ordinanza, senza dibattito in Parlamento, si modifica ciò che prevede la legge: le competenze del Ministero degli affari esteri che vengono violate e derogate con un'ordinanza a favore della Protezione civile. Lo avevamo visto nel caso dello tsunami e, ancora in maniera più netta e imbarazzante, non solo per le infelici dichiarazioni del sottosegretario alla Protezione civile rispetto all'amministrazione americana, ma anche per le evidenti tensioni che vi erano all'interno della amministrazione italiana tra Protezione civile e Ministero degli affari esteri, nel caso di Haiti.
In realtà, è evidente che la Protezione civile, con questo intervento ad Haiti e con il provvedimento di cui stiamo parlando, stia cercando di ampliare all'estero le proprie competenze, considerandosi non solo idonea a soccorrere le popolazioni fino al superamento dell'emergenza, ma anche ad operare in veri e propri progetti umanitari e di ricostruzione, ben al di là del proprio mandato istituzionale. Del resto, Bertolaso ha anche sostituito Frattini nel momento in cui ha ben pensato di criticare l'amministrazione Obama e Hillary Clinton per quanto, dal suo punto di vista, non stessero facendo per il coordinamento ad Haiti. Quindi, abbiamo visto anche a livello mediatico quanto quell'ordinanza ha fatto in maniera surrettizia rispetto alla legge dello Stato.
Si tratta di una aspirazione che può essere comprensibile dal punto di vista corporativo di amministrazione, ma certamente non condivisibile dal punto di vista del metodo, né della trasparenza istituzionale. Infatti, si tratta del metodo del fatto compiuto: a piccoli passi, ordinanza dopo ordinanza, con commi decisivi inseriti in modo quasi celato, con proroghe e ampliamenti dell'eccezionalità (anche dove non indispensabile), con innovazioni discutibili e, soprattutto, mai discusse nella sede parlamentare. È un metodo che si contrappone spesso alla stessa volontà del Parlamento, che già in sede di approvazione di altri interventi aveva, invece, concepito un'altra ripartizione di competenze tra il Ministero degli affari esteri e la Protezione civile.
L'altro aspetto - e concludo Presidente - su cui veramente trovo deprecabile che questo provvedimento non preveda neppure un comma è il ruolo che le protezioni civili italiane debbono svolgere dopo l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona per quanto riguarda le attività di coordinamento. Anche l'Unione europea, infatti, con il Trattato di Lisbona si sta avviando verso più forti forme di coordinamento che vedono soggetti istituzionali e non, pubblici e privati, ognuno con la propria specificità, intervenire per rispondere alle emergenze sia sul territorio dell'Unione che all'estero. Vi è una disposizione specifica che obbliga gli Stati membri a introdurre le modifiche nel funzionamento delle loro protezioni civili o strutture equivalenti Pag. 27proprio per partecipare nella maniera migliore possibile al coordinamento europeo in materia di catastrofi naturali o di altri interventi umanitari di primissima emergenza.
Ecco anche su questo nulla è previsto, quindi di che tempo parliamo? Parliamo solo di un tempo italiano, perché il tempo europeo sembra non interessare né al Governo né alla Protezione civile, dato che nulla è disposto per quanto riguarda le azioni di protezione civile a livello europeo; tanto meno interessa il tempo internazionale, come dicevo prima.
Signor Presidente, concludo dicendo ai colleghi della maggioranza che, di fronte ad una situazione così catastrofica dal punto di vista politico, costituzionale, europeo ed internazionale, situazione che voi avete creato, la prima cosa che non dovreste fare è porre la questione di fiducia. Infatti, se porrete la fiducia, dopo il tentativo maldestro e non andato in porto di privatizzazione al servizio del principe (cioè del Presidente del Consiglio) della Protezione civile, ciò significherebbe che volete anche privatizzare il dibattito sulla Protezione civile, sulla pubblica amministrazione e sulla struttura dello Stato. Quindi, lasciate che il Parlamento possa lavorare; si può in parte rimediare agli errori che state compiendo, vi è una serie di emendamenti che dobbiamo discutere e che dovremo adottare per migliorare per quanto possibile il provvedimento.
Certamente, non si tratta solo di sopprimere l'articolo 16, e lo sapete benissimo, perché la mancanza di solidarietà che state mostrando in questa fase, con accuse e controaccuse, con la divisione e lo stato catastrofico in cui vi trovate, dimenticando quella collegialità che dovrebbe caratterizzare qualsiasi azione di Governo, la mancanza di collegialità e di solidarietà tra di voi che state mostrando in questi giorni, con dichiarazioni e contro dichiarazioni, due passi in avanti e tre indietro, dimostra che sapete benissimo che anche l'eliminazione del famoso articolo 16 non risolve del tutto questo pasticcio, non risolve del tutto questa catastrofe.
Allora, permettete al Parlamento di rimediare almeno in parte ai vostri errori, ne va della trasparenza e anche di quell'efficacia dell'azione della macchina dello Stato di cui tanto parlate e poco praticate, ne va, Presidente, della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

RAFFAELLA MARIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, sta accadendo qualcosa di inspiegabile dal nostro punto di vista. Noi questa mattina abbiamo avuto in Commissione ambiente una seduta in cui dovevamo discutere con il Governo, che non si è presentato, delle possibili ipotesi per correggere l'articolo 17 che riguarda i contributi per le zone alluvionate delle regioni Toscana, Emilia e Liguria, soprattutto in riferimento alla copertura necessaria per la sospensione degli oneri contributivi delle imprese e di tutti quei soggetti colpiti dai danni alluvionali.
Non abbiamo avuto la presenza del Governo, e la riteniamo una cosa molto grave, ma soprattutto abbiamo potuto osservare dalle note che sono pervenute dalla Commissione bilancio alcuni richiami importanti sulla costituzionalità della norma che riguarda quella sospensione, con l'introduzione anche di alcuni riferimenti al rispetto della Costituzione, che riteniamo per ora ancora naturalmente vigente, e quindi necessari e che sicuramente non erano stati trascurati. Tutto questo è volto a evidenziare una norma che in qualche modo doveva garantire una copertura fittizia a fronte di un'esigenza molto forte dei territori alluvionati alla quale avevano fatto seguito larghe rassicurazioni da parte dei membri del Governo. Chiamo in causa il Ministro delle infrastrutture, alcuni sottosegretari, in primis il capo del Dipartimento della protezione civile: tante rassicurazioni circa un interessamento per queste questioni. Pag. 28
Oggi ci sentiamo dire che sarà necessario, come prevede la Costituzione, scrivere una legge e dare mandato al Ministro dell'economia e delle finanze per trovare gli strumenti per costruire queste norme che diano un vantaggio e un sollievo almeno temporaneo a quelle imprese, ma non sappiamo effettivamente quali saranno le soluzioni concrete di quel Governo del fare che tutti i giorni ci dice che è pronto a risolvere i problemi degli italiani.
Non abbiamo idea di quale possa essere la copertura; con i nostri colleghi in Commissione abbiamo avanzato alcune proposte sulla necessità sia di trovare una copertura, sia di individuare almeno una sospensione. Ricordo a tutta l'Assemblea che non possiamo prendere in giro né il Parlamento né quei soggetti, soprattutto le imprese e i cittadini che stanno cercando di ritornare alla normalità, superando un periodo di grave sospensione del loro lavoro. Si tratta di più di circa duecento imprese e di più di duemila dipendenti che appartengono a tali imprese.
Noi vorremmo sapere, dopo la seconda scadenza per quanto riguarda la necessità di corrispondere contributi presso l'Agenzia delle entrate, cosa dobbiamo rispondere a quelle imprese. Ci chiediamo se questo Governo sia in grado seriamente, con qualcuno che si occupi di finanze e tesoro, di fornire una soluzione perché passano i mesi e quelle imprese non hanno ancora una risposta. Del resto, si tratta anche di svolgere, come dire, correttamente il nostro lavoro e di rispondere ad una richiesta urgente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mariani. Alla Presidenza non sfugge la serietà del merito della questione che lei ha posto, riassumibile nei termini seguenti: in questo caso sembrano sospese le norme dell'urgenza. Detto questo, però, a lei non sfugge altrettanto il fatto che, essendo il suo intervento di merito, dovrà essere svolto in una sede propria qual è quella delle Commissioni che, ovviamente, dovrà interpellare il Governo che, d'altra parte, in questo momento, non mi sembra in grado di offrire una risposta. Quindi, non credo che, da questo punto di vista, la Presidenza possa venire incontro alla sua richiesta.

MAURO LIBÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, io, invece, condivido quanto affermato dall'onorevole Mariani e, considerato che questa mattina in Commissione, tale questione è rimasta aperta, ritengo che andrebbe definita il prima possibile per procedere nella discussione di un provvedimento che, bene o male, in Commissione non è stato definito completamente. Quindi, credo che sia importante risolvere la questione per discutere anche su un testo completo e definitivo, perché il problema è rimasto aperto e credo che sia pregiudiziale per il prosieguo dei lavori (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Libè, per quanto ci riguarda si può riconvocare la Commissione bilancio.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, come è ovvio, quando si interviene per un richiamo al Regolamento o sull'ordine dei lavori alcune questioni di merito si intrecciano e spesso le questioni che attengono al Regolamento sono esse stesse problemi di merito.
La ringrazio per l'attenzione che ha posto agli interventi che ora hanno svolto i colleghi, anche a quello della collega Mariani, in questa fase della discussione; tuttavia, anch'io ritengo opportuno che l'attenzione della Presidenza si appunti su una questione regolamentare di grande rilievo. Nel momento in cui la Commissione Pag. 29bilancio è stata convocata solo nella serata di ieri per esprimere i pareri sul provvedimento che stiamo votando, e considerato che, nonostante il ritardo, la stessa Commissione bilancio ha indicato una decina di condizioni, quindi di contrarietà, con riferimento al fatto che nel provvedimento in esame sono contenuti alcuni commi o articoli che non recano copertura, è evidente, signor Presidente, che la questione si sarebbe dovuta discutere nella Commissione di merito con la presenza del Governo. L'Esecutivo, infatti, ha la responsabilità di indicare quali possano e debbano essere le coperture o, diversamente, di indicare se intenda fare in modo che comunque in Parlamento si discuta un provvedimento che non ha coperture oppure, ancora, se si debba stralciare quella norma e procedere ad una discussione senza che il testo del provvedimento in esame contenga le norme che sono oggetto di una condizione della Commissione bilancio alla quale il Governo non è in grado di ottemperare. Ora, a ciò potrebbe ottemperare il Parlamento, ma a questo punto la Commissione bilancio dovrebbe indicare le coperture, anche contrariamente alle indicazioni del Governo.
Tutto ciò non è avvenuto e siamo qui a discutere di un decreto-legge, al quale sono stati presentati al Senato alcuni emendamenti ed altre proposte emendative sono in discussione in questa Camera che hanno bisogno di coperture adeguate. Tra l'altro, questo decreto-legge, se venisse convertito, rischierebbe di essere portato alla firma del Presidente della Repubblica, senza le necessarie coperture. Quindi, occorrerebbero i tempi necessari affinché chi deve apporre la propria firma su un decreto-legge, che scade il 28 febbraio, abbia il tempo necessario per valutarlo.
Signor Presidente, il Governo e la maggioranza non possono procrastinare tutte queste problematiche nel tempo perché il tempo vale per noi, per il Parlamento e per le altre alte istituzioni dello Stato. Il tempo, tuttavia, vale anche per i cittadini italiani che, in ordine a queste norme, hanno bisogno di capire se vi è l'impegno del Governo, ad esempio, a stanziare le risorse per intervenire sugli alluvionati. Nel provvedimento vi sono altre questioni che sono state introdotte e su cui assolutamente è necessario capire perché il Governo non si è presentato al Comitato dei nove: non c'era. Quindi, noi stiamo discutendo di un provvedimento che non ha avuto la possibilità di essere varato e discusso relativamente alla lettera che verrà indicata nella votazione che ci accingeremo prima o poi, molto poi a fare, se non addiveniamo a miti consigli in questo Parlamento.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, vi sono ancora 189 iscritti a parlare in sede di discussione sulle linee generali. Non credo che il suo intervento sottintendesse la richiesta di interruzione della discussione sulle linee generali. In questa fase, l'Assemblea non è in grado di affrontare questi problemi procedurali che sono rinviati al momento in cui si passerà al seguito dell'esame del provvedimento e la discussione sulle linee generali sarà chiusa. Torno a ripetere che la questione posta dalla collega Mariani, dal collega Libè e da lei è una questione di merito estremamente importante e delicata. Personalmente, quando partecipavo ai lavori di Commissione, se non c'era il Governo, si rinviava la riunione perché il Governo doveva essere presente. Immagino che i colleghi avranno fatto la stessa cosa. La questione è ben presente e non credo che si potrà passare all'esame del provvedimento se questo problema non verrà risolto in Commissione bilancio attraverso la formula che il Presidente sceglierà.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marantelli. Ne ha facoltà.

DANIELE MARANTELLI. Signor Presidente, dopo di me mancheranno soltanto altri 188 colleghi, quindi cercherò di rispettare il tempo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il Governo ha ritirato la proposta di istituire la Protezione civile Spa: la bruciante sconfitta politica del Governo è in questo caso una Pag. 30bella notizia per i cittadini. Il Partito Democratico apprezza la nostra Protezione civile; sono orgoglioso che il padre di questa preziosa struttura sia stato l'amico e concittadino Giuseppe Zamberletti, esponente politico democristiano capace di affrontare con serietà una grave tragedia come fu il terremoto del Friuli. Nel tempo, la Protezione civile è cresciuta in termini di uomini, mezzi, tecnologia ed organizzazione. Insostituibile e prezioso è il patrimonio costituito dal volontariato e, personalmente, apprezzo meno, molto meno, le politiche di prevenzione a tutela del nostro territorio, tanto bello quanto fragile: dalla Valtellina a Messina e in Calabria come vediamo in questi giorni con preoccupazione.
Mi auguro che sui temi dell'assetto idrogeologico possa esserci uno scatto di reni da parte del Governo. Ci indichi quale sarà la strategia per affrontare, fuori dall'emergenza, la nostra storica ordinaria emergenza, in quanto noi non vediamo l'ora di raccogliere questa sfida.
Nel nostro Paese la cultura del controllo non ha mai avuto e non ha, a differenza del mondo anglosassone, grande fortuna. Nel campo degli appalti fenomeni di opacità amministrativa, di malcostume e anche di corruzione non sono prerogative solo di alcune aree del Paese. Ho partecipato alla commissione d'inchiesta istituita dal consiglio regionale della Lombardia per fare luce sullo scandalo emerso nei primi anni Duemila e riguardante gli interventi di risanamento necessari per ricostituire molti territori feriti gravemente da frane e alluvioni. Inoltre, facendo parte dell'Ufficio di presidenza a nome dell'opposizione presentai anche la relazione di minoranza. È stata un'esperienza istruttiva, in quanto con il confronto con esponenti politici, dirigenti, esperti e docenti universitari mi sono fatto un'idea piuttosto precisa.
Al di là del giudizio sulla moralità di esponenti politici, dirigenti pubblici, progettisti, costruttori, gentaglia che fece soldi sulla pelle dei cittadini, artigiani, piccoli imprenditori colpiti dalle calamità, c'erano e sono rimaste irrisolte enormi questioni politiche: la riforma dello Stato, il rapporto pubblico-privato e la distinzione tra politica, istituzioni ed apparati. Questa è l'idea che mi sono fatto.
Per non dare l'impressione di qualche astrattezza di troppo, so bene che, volando più basso, anche dalle vicende tristissime di questi giorni emerge la necessità di semplificare le procedure degli appalti. Questa è una necessità tanto urgente quanto generale: bisogna provvedere. L'opacità della burocrazia e le sue calcolate lentezze ad ogni livello costituiscono il terreno più fertile per disfunzioni di ogni genere, sino a quelle più odiose: ricatti e corruzioni che fanno strame, spesso, di ogni principio di concorrenza nelle gare e negli appalti pubblici.
Parlavo della mia esperienza presso la Commissione di inchiesta: anche se avevo alle spalle dieci anni di amministratore comunale e cinque di consigliere regionale, confesso che feci una fatica tremenda a districarmi in un quadro normativo confuso, tra emergenze e regime ordinario. Resto convinto che regole chiare, filtri e controlli siano assolutamente indispensabili non appena finita la fase acuta di emergenza, ma la lezione di questi mesi ci invita a riflettere anche sulla stessa emergenza.
Fino a qualche giorno fa, la Protezione civile Spa, voluta da Guido Bertolaso per svolgere attività strumentali del Dipartimento della protezione civile, si proponeva di muoversi a trecentosessanta gradi nel campo delle emergenze e dei grandi eventi. Nelle intenzioni del Governo, questa Spa avrebbe dovuto occuparsi del piano straordinario per le nuove carceri, della costruzione di ospedali, delle regate della Louis Vuitton e di tanto altro ancora.
Il Governo, a mio parere, si è mosso con fredda determinazione, contando su due fattori: in primo luogo, la popolarità di Bertolaso, cresciuta moltissimo dopo le vicende dei rifiuti di Napoli e dopo quella, più drammatica, del terremoto de L'Aquila. In secondo luogo, l'insofferenza dei cittadini nei confronti della farraginosità delle procedure, delle confusioni normative e dei conflitti di competenza, che Pag. 31trasformano ogni opera pubblica, anche la più piccola, in una scalata dell'Everest. Da qui la decisione del Governo di mutuare il modello di efficienza fondato su regole straordinarie e adattarlo ad eventi che di straordinario non hanno proprio nulla. Ad esempio, è stata affacciata la possibilità, in questi giorni, di ricorrere al Commissario straordinario - e, segnatamente, al dottor Bertolaso - per salvare l'Expo 2015. Ma cosa c'entra, in questo caso, il commissariamento? Se le opere ritardano è perché il Governo non ha destinato per tempo le risorse necessarie, con buona pace delle rassicurazioni che il sottosegretario Cosentino aveva fornito in Aula alla dettagliata interpellanza del nostro gruppo svolta il 19 marzo 2009, quasi un anno fa. Questo è il fatto.
Inoltre, se la società di gestione dell'Expo ha richiesto tempi lunghissimi, ciò è dipeso da lotte di potere, a volte sorde, a volte plateali, tra i partiti di maggioranza, per decidere appunto quell'assetto.
È stato nominato amministratore delegato dell'Expo l'ex Ministro, oggi parlamentare, onorevole Lucio Stanca: nulla da eccepire sul suo curriculum professionale di manager: si tratta di un manager di comprovata esperienza e di valore, ma la sua funzione di amministratore delegato è chiaramente incompatibile con quella di deputato. Abbiamo motivato in Giunta delle elezioni le ragioni che deponevano e depongono a favore di questa incompatibilità.
La società di gestione è composta, tra l'altro, con un capitale sociale che vede la presenza del Ministero dell'economia e delle finanze per il 40 per cento. La società ha per oggetto la realizzazione, l'organizzazione e la gestione dell'evento Expo e, quindi, agirà come soggetto aggiudicatore e stazione appaltante delle opere di preparazione e costruzione del sito.
La società, come è naturale, potrà compiere qualsiasi attività di natura commerciale e immobiliare e qualsiasi attività finanziaria, contraendo finanziamenti e mutui con istituti di credito, banche, società o privati e concedere garanzie, anche reali e a favore di terzi. Questo è naturale, ma non è più naturale che a dirigere la società, che riceverà ingenti risorse pubbliche e che, come ho ricordato, per il 40 per cento è partecipata dal Ministro dell'economia e delle finanze, sia un deputato.
L'ho compreso perché i colleghi di maggioranza hanno respinto in Giunta delle elezioni la nostra ragionevole richiesta di approvare l'incompatibilità, o meglio queste forze politiche hanno motivato il loro voto paragonando l'Expo alla nomina di un ente fiera. Ma questo è un argomento di argilla, perché l'Expo è stato dichiarato un grande evento, come previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 agosto 2007. Si è espresso un voto politico in contrasto plateale con la legge.
Noi rispettiamo le decisioni della Giunta, ma non le condividiamo e, quindi, non ci mettiamo la museruola di fronte a possibili rischi. Del resto, che taluni rischi siano presenti è dimostrato dalla decisione del Ministro dell'interno di istituire un osservatorio con il compito di vigilare su eventuali infiltrazioni malavitose nelle opere dell'Expo. A guidare questo organismo l'onorevole Maroni ha chiamato il dottor Maurizio Grigo, un magistrato di valore che svolse la funzione di GIP a Milano durante l'inchiesta di tangentopoli diciotto anni fa. Lo stesso cardinale Tettamanzi mesi fa ha invitato le istituzioni a tenere gli occhi ben desti su questo evento.
Se il quadro che sto fornendo corrisponde alla realtà, quale motivazione convincente potrebbe indurre il Governo oggi a nominare commissario chi, nel nobile tentativo di salvare l'Expo e l'onore del Paese, entra come una ruspa a piedi uniti su tutte le vicende relative agli appalti? Ecco perché il nostro gruppo ha condotto e sta conducendo un contrasto netto e trasparente al decreto-legge che stiamo discutendo e l'ha fatto ben prima che emergessero le inchieste della procura di Firenze.
Noi pensiamo che, in nome dell'emergenza, non possa essere accettato un modello di Governo che libera dai controlli, oltrepassa leggi, norme e regolamenti e Pag. 32sull'altare dell'efficienza - termine peraltro assai popolare e caro ai cittadini - rischia di sacrificare cittadini e imprese corrette, premiando l'illegalità.
Il decreto-legge è palesemente incostituzionale. Non mi avventuro in questo campo, l'hanno già fatto altri meglio di me, su tutti con competenza l'amico Roberto Zaccaria. Non so se il Governo ritirerà lo scudo giudiziario per i vertici della Protezione civile che dovrebbe valere fino al 2011. Lo vedremo.
È chiaro che il contrasto del Partito Democratico al decreto-legge, condiviso da altre forze di opposizione e da settori vitali della società italiana, grazie anche al ruolo molto importante svolto in questo caso dai mezzi di informazione, ha raggiunto un primo risultato, quello di indurre il Governo a ritirare la proposta della Protezione civile Spa, tra mille equilibrismi dialettici e generosi sforzi comunicativi per attenuare la sconfitta politica, ma questo è avvenuto. Ci chiedevamo, da un lato, come il Popolo della Libertà potesse sostenere un provvedimento che attaccava in radice regole di mercato ed elementari norme di concorrenza e, dall'altro, come la Lega potesse sostenere una proposta dalla chiara impronta centralista, che mortificava ruolo, compiti e funzioni di comuni, province e regioni.
Le nostre domande hanno trovato orecchie attente anche nella maggioranza. La proverbiale riservatezza del dottor Gianni Letta è stata messa a dura prova in questi giorni dalle preoccupazioni crescenti nei settori del PDL e dalla posizione espressa lunedì dal capo della Lega che, senza troppi giri di parole, ha detto che la Spa doveva sparire dal decreto-legge e per evitare pasticci ha aggiunto: come ha detto Tremonti.
Tutto è bene quel che finisce bene, si potrebbe dire. Per noi riformisti, ogni passo avanti compiuto è motivo di soddisfazione, avvenuto anche attraverso alcune situazioni surreali. Martedì mattina alle 10,30 era stata convocata l'VIII Commissione. Dopo le parole pronunciate da Gianfranco Fini nella giornata precedente, ossia che l'articolo 16 sarebbe stato stralciato, ci aspettavamo che in Commissione il relatore, d'intesa con il Governo, rappresentato da Bertolaso, ci presentasse le modifiche coerenti con le affermazioni del Presidente della Camera. Macché: il collega Ghiglia ci ha gelato, dicendoci che non c'era alcuna proposta nuova e occorreva attendere. In realtà, dopo un po' di tempo, questa proposta è arrivata.
È una situazione che definire kafkiana è davvero poco. Questo sta a testimonianza e conferma delle tensioni presenti nella maggioranza su questo tema e che investono - ma forse su questo mi sbaglio - una ridefinizione dei poteri all'interno della coalizione di centrodestra.
Non ci sarebbe nulla di strano, questa è la politica. Come altri colleghi, non ho perso una sillaba dell'intervento di Bertolaso in Commissione. Premetto che l'animosità e i pregiudizi sono estranei al mio DNA, però ho tratto conferma l'altro giorno di quanto mesi fa mi ero permesso di dire al dottor Bertolaso (presente in audizione nella Commissione ambiente per riferire sui fatti alluvionali dell'aprile 2009, che colpirono diverse città del nord, in particolare lungo l'asse del Po): con la sua nomina a sottosegretario cambiava - dicevo - anche la natura del suo rapporto con l'opposizione.
Capisco ciò che ha spinto il dottor Bertolaso a scrivere a la Repubblica definendosi un servitore dello Stato, ma è chiaro che la sua funzione super partes svolta come capo della Protezione civile, dove ha oggettivamente anche conseguito risultati, cessa nel momento in cui assume un ruolo politico crescente favorito e incoraggiato dal Presidente del Consiglio.
In Commissione, più che dalla sua amarezza, sono stato colpito dalla sua sicurezza, quasi si sentisse investito di una missione superiore alla possibilità di comprensione per noi deputati di periferia dell'impero. Non è in discussione la preparazione dell'uomo, né la fiducia enorme che in lui pone il Premier (si è capito che il Capo del Governo, se potesse, gli chiederebbe di risolvergli qualsiasi problema, probabilmente anche l'asse ereditario). Ma mi permetto di sostenere che questo non Pag. 33sarebbe saggio e provo a dimostrarne il motivo rapidamente e perché insisto sulla questione dei grandi eventi che rimane ancora aperta nel decreto.
Parlando di cose che conosco, voglio ricordare i mondiali di ciclismo di Varese, un grande successo sportivo che ha visto la vittoria di Ballan tra l'entusiasmo degli appassionati di ciclismo con un'immagine difficile da cancellare. È stato un trionfo della squadra italiana ottenuto grazie alla regia di un grande dirigente sportivo, di un grande uomo recentemente scomparso, che desidero ricordare qui in Aula con infinita tristezza e gratitudine: Franco Ballerini (Applausi). Ma non tutto è finito liscio. Mi riferisco alla costruzione di due alberghi. Come commissario straordinario, Bertolaso ha autorizzato la costruzione di un hotel che fa capo al gruppo Ligresti sulla collina dell'ippodromo: si tratta di un grande danno ambientale. Delle 170 stanze costruite, la maggioranza oggi è desolatamente vuota. Restiamo in attesa di capire se e quando vi sarà una variazione di destinazione d'uso di questa struttura.
L'altro hotel è stato, invece, realizzato su terreno agricolo a pochissima distanza dal lago di Varese. Non mi risulta che, ad oggi, opere previste in convenzione siano state eseguite; chi garantisce che ciò accadrà? Anzi, pare che un terreno che doveva essere ceduto al comune sia stato nel frattempo venduto a dei privati. Sono in corso delle inchieste, non mi appassiono ad esse, mi interessa la politica ed è per questo che anche rispetto alla vicenda di Bertolaso non faccio riferimento all'inchiesta della magistratura.
In conclusione, l'articolo 16 è stato ritirato. Non so se lo scudo fiscale vi sarà o non vi sarà. La collega Mariani ha detto delle cose sensate e molto condivisibili anche in ordine alla copertura delle imprese che stanno lavorando e hanno lavorato in Toscana. Se ci fossero queste due notizie sarebbero altre due buone notizie, ma resta aperta la questione dei grandi eventi e quella relativa alla politiche per la tutela del nostro territorio. Il dottor Bertolaso, uomo del fare, sono certo che non si rifugerà dietro il balletto delle competenze, a domandarsi se è compito del Ministero dell'ambiente o di quello delle infrastrutture. Da due anni, su questo tema, non vi è una proposta su cui confrontarci.
Allora non lo so se noi deputati del Partito Democratico siamo antropologicamente diversi dai colleghi del centrodestra. So, con sicurezza, che mi sento di ringraziare il bel lavoro che i colleghi dell'opposizione hanno svolto nella Commissione ambiente, in qualche caso sostenuti anche da qualche collega della maggioranza. Ringrazio anche gli altri intervenuti in Aula. Non so cosa deciderà il Governo nei prossimi minuti, so che il Partito Democratico ha in questi giorni scritto una bella pagina dell'opposizione parlamentare e che non si formerà certo oggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti in rappresentanza di tutte le scuole di Andria, del liceo classico, dell'ITCS, dell'«Archimede» e dell'Istituto professionale Giuseppe Colasanto, che sono in visita al Parlamento e che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
È iscritto a parlare l'onorevole Fiorio. Ne ha facoltà.

MASSIMO FIORIO. Signor Presidente, l'attenzione che in questi giorni i cittadini hanno riservato e riservano al destino di questo provvedimento va al di là dell'inchiesta e della vicenda giudiziaria, già peraltro di giorno in giorno più inquietante, che riguarda gli appalti su cui sta indagando la procura di Firenze. C'è un altro motivo, c'è qualcosa di più, ovvero la percezione che dietro il progetto di riforma della Protezione civile, a partire da quel progetto, si dia il via ad uno strumento funzionale ad un altro assetto dello Stato: il vero retroscena della riforma della Protezione civile, e soprattutto in quel progetto della Protezione civile Spa, è il premierato forte. Sarebbe in altre parole l'escamotage per una sorta di riforma costituzionale camuffata, portata avanti Pag. 34con un decreto-legge e con un dibattito parlamentare monco e inibito. Per governare questo Paese ho bisogno dei poteri della Protezione civile: lo diceva il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, pochi giorni dopo il sisma aquilano. Detto, fatto: il vero retroscena della nascente riforma della Protezione civile, il cui uomo immagine - Guido Bertolaso - tenta la santificazione non solo sul suolo nazionale, ma anche ad Haiti, è il premierato forte. Insomma, la riforma costituzionale che Silvio Berlusconi sogna da anni può arrivare anche attraverso un decreto-legge di stampo governativo, senza dibattito parlamentare o quasi.
La genericità del mandato conferisce alla Presidenza del Consiglio dei ministri un potere pressoché assoluto, visto che c'è un'estensione dell'emergenza alle situazioni, appunto, di emergenza socio-economiche e ambientali: una dicitura talmente ampia, talmente indeterminata e ambigua da poter essere applicata in qualunque contesto. Magari anche uno sciopero che disturba può entrare nel novero di quegli eventi emergenziali la cui definizione non è stata ancora stabilita e lo sarà di volta in volta, sempre dal Presidente del Consiglio.
Nel turbine di uno scandalo nello scandalo, il disossamento di un pezzo dello Stato, nel cuore di una tangentopoli - mi fa pensare tanta fretta da parte di esponenti della maggioranza, ancora stamattina sui giornali, nel dichiarare la distanza di tangentopoli - di appalti truccati e costi gonfiati è arrivata inevitabilmente la scelta di stralciare la parte più inquietante: il mostro della Spa pubblica non nascerà. Il nuovo Leviatano che privatizza le istituzioni, con il finto pretesto dell'emergenza e la pratica incontrollata dell'ordinanza, muore prima ancora di essere nato.
Il merito è quello di un'opinione pubblica che la maggioranza politica che governa questo Paese crede perennemente sonnecchiante davanti alla TV, alla quale sempre la maggioranza politica che governa questo Paese ritiene sia possibile sospendere ancora una volta le garanzie costituzionali e le procedure legali per trasformare il Paese in un gigantesco cantiere autonomo, che lavora in deroga permanente a tutte le regole e alle normative vigenti.
È merito anche di una reazione di una parte delle opposizioni che ha dato, sta dando e darà battaglia in Parlamento; è merito dell'indignazione spontanea di tanti cittadini: sì, dell'indignazione, vocabolo che qualcuno pensa abbia perso significato in questa epoca, ma che è il sentimento che sta iniziando a crescere e che conferma che vi è almeno una parte d'Italia pronta, in nome del senso civico e del dissenso democratico, a resistere alle forzature populiste e autoritarie del potere berlusconiano.
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha avuto un bel dire che nel centrodestra nessuno pensava di trasformare la Protezione civile in una società per azioni e che si voleva dotare l'organismo finora guidato da Bertolaso di uno strumento ulteriore di amministrazione della cosa pubblica gestito da mani fidate per conto di palazzo Chigi.
Il piano prevedeva prima la nascita della Protezione civile Spa con un budget iniziale stimato di 1 miliardo e 607 milioni; poi a seguire quasi per gemmazione anche la Difesa servizi Spa con un portafoglio di opere calcolabile in 3-5 miliardi e così via in un regime di palese sospensione dei controlli ordinari e in un quadro di palese violazione della sentenza n. 466 della Consulta che nel 1993 stabilì l'imprescindibilità costituzionale del controllo della magistratura contabile su tutti gli atti di una Spa nella quale il potere pubblico detenga la maggioranza.
Questo è un disegno tecnicamente eversivo che persegue sulla via di uno stravolgimento istituzionale che il Presidente del Consiglio ha ben chiaro in mente e che tenta di imporre al Parlamento e che trova soluzione nella rete micidiale del malaffare che lo stesso sistema tende a riprodurre e funzionalizzare. Quanti sanno che da un mese l'Italia è in stato di emergenza? Colera, nuove sciagure nel Paese? No, a seguito del sisma verificatosi nel territorio della Repubblica di Haiti. Si Pag. 35tratta di una stupefacente decisione dietro la quale si cela lo strumento ennesimo adoperato da questo Governo, da un lato, per dare sempre maggiore potere alla Protezione civile e, dall'altro lato, per scavalcare ogni ordinamento, per fare e disfare a proprio piacimento senza alcun controllo. La Protezione civile gode ormai di uno status di assoluta autonomia tale e tanta da non rispondere più a nessuno in Italia come nell'Unione europea. La trasformazione in Spa non era che l'ultimo passo. Che cosa significa Protezione civile Spa? Significa che la struttura ormai enorme, dotata di mezzi imponenti, ha cessato di essere un ente pubblico e, come tale, sottoposto al controllo del Parlamento. La palla dei controlli passa all'Antitrust per le gare d'appalto e alla Corte dei conti per il controllo contabile. Qualcuno già parla di impero Bertolaso. Non è la prima riforma della Protezione civile da parte di questa maggioranza politica. Avevamo già visto un primo assaggio nel 2001, un intervento che allargò enormemente lo spazio di intervento della vecchia Protezione civile: oltre agli interventi legati alle calamità naturali si introdusse allora il concetto di grande evento. Così la Protezione civile di Bertolaso è stata legittimata a intervenire in tutti gli eventi importanti dal G8 ai mondiali di nuoto passando per la commemorazione di padre Pio. Il fatto preoccupante della riforma sta inoltre nel concetto di emergenza socio-economica. Non si tratta più, infatti, di intervenire anche con deroghe alla prassi normale in caso di terremoto, alluvioni o altre calamità naturali. Si tratta piuttosto di chiedere alla Protezione civile di occuparsi anche di emergenze socio-economiche, termine dietro il quale si può nascondere di tutto. Il problema è che allargando il concetto stesso di emergenza in modo da includere quello che il Governo intende discrezionalmente e politicamente che siano emergenze, ci troviamo su un baratro democraticamente mai visto prima. Un'altra modificazione strisciante, ma già in vigore con il decreto-legge del dicembre scorso, riguarda il concetto di verticalità dei poteri interni alla Protezione civile. Prima della riforma, infatti, la Protezione civile si basava su un'organizzazione circolare: il livello nazionale, il livello regionale, il livello territoriale. Un'organizzazione circolare che risulterà funzionale alla missione stessa della Protezione civile che, per definizione, deve stare nel territorio e deve far sapere dialogare le istanze locali con quelle nazionali e, nello stesso tempo, mettere in comunicazione in tempi rapidi o persino in tempo reale le indicazioni del responsabile nazionale con quelli dell'organizzazione periferica.
Con la riforma si accentra tutto nelle mani del capo. Tutto deve far capo al capo della Protezione civile che con la doppia riforma, quella del 2001 e quella in corso di definizione, ha visto aumentare a dismisura i suoi poteri diretti o indiretti. La Protezione civile è resa immune e impermeabile alle gare d'appalto e persino ai controlli della Corte dei conti. In questo senso anche sul piano propriamente economico a Bertolaso si affidano poteri straordinari, diventa un super capo che riesce a deliberare gli impegni di spesa anche a prescindere dalle decisioni ministeriali.
Non parliamo poi di quelli che avrebbe potuto fare alla Protezione civile Spa. Oltre ad essere immune dai controlli, al nuovo soggetto sarebbe stato fornito uno spazio di intervento enorme, potendo partecipare in proprio a gare di appalto, in teoria anche alla costruzione del ponte di Messina.
I poteri enormi concessi al capo della Protezione civile sono speculari a quelli che il Governo si è preso con autorità. Il decreto-legge prevedeva infatti che spettasse a Berlusconi in persona decidere le nomine per il consiglio di amministrazione della nuova società, che poteva fare utili perfino con le disgrazie. Oltre all'evidente aberrazione sul piano squisitamente economico, siamo dunque di fronte ad una situazione inedita per il nostro Paese: il progetto è quello di una Protezione civile che viene al tempo stesso militarizzata e resa imprenditoriale sul modello dell'azienda del Cavaliere. Pag. 36
Da anni la Protezione civile ha tralasciato sempre più l'originaria funzione, la prevenzione di calamità naturali, per ampliare la propria azione di influenza e di controllo. In questi anni ha gestito appalti per centinaia di milioni di euro per i grandi eventi: G8, mondiali di nuoto di Roma, giochi del Mediterraneo di Pescara, viaggi del Papa, celebrazione di santi e via dicendo. Bertolaso è già stato nominato commissario per la Louis Vitton Cup che si terrà a La Maddalena.
Intanto, mentre la Protezione civile ha acquisito altre competenze, affida il dissesto idrogeologico a commissari: altra logica della Protezione civile degli ultimi anni è stata la creazione di commissari per le emergenze, oltre che la creazione delle stesse emergenze. La legge del 1992, che di fatto istituiva la Protezione civile come servizio permanente della pubblica amministrazione, limitava quei servizi alle catastrofi naturali; fu innovata con decreto del 2001 convertito in legge: vi era già in quella legge un primo allargamento di competenza della Protezione civile a grandi eventi sganciati dalle catastrofi naturali, purché ricorressero caratteristiche e criteri che rendessero necessaria un'amministrazione straordinaria per motivi di urgenza indicati specificamente. Il Presidente della Repubblica dell'epoca approvò la legge insistendo sull'importanza delle motivazioni come requisito essenziale. A partire da quel momento la normativa delle ordinanze e dei decreti della Presidenza del Consiglio è divenuta produzione di carattere amministrativo, una normativa che è cresciuta su sé stessa ad un ritmo vertiginoso, passando da un paio di ordinanze del Governo Prodi ad una media di 80, 90, 100 nel periodo del Presidente Berlusconi. Il Presidente Giorgio Napolitano ha assistito con crescente preoccupazione all'estendersi del sistema delle ordinanze emesse dalla Protezione civile e lo ha ribadito. Nonostante le dichiarazioni di Guido Bertolaso, che pochi giorni fa, facendosi scudo del Capo dello Stato, affermava che il Presidente della Repubblica non si è mai opposto, in realtà non rientra nelle competenze del Capo dello Stato esprimersi su atti relativi a dichiarazioni di emergenza, ma è vero che Giorgio Napolitano ha censurato quel modo di legiferare più volte: il 21 dicembre 2009, davanti alle più alte cariche dello Stato, ha lanciato un allarme sul rischio del prodursi di effetti negativi sul livello qualitativo dell'attività legislativa e sull'equilibrio delle fonti che derivano, oltre che dal frequente ed ampio ricorso alla decretazione d'urgenza, nonché dalla notevole estensione in sede di conversione del contenuto di tali provvedimenti, anche dal crescente uso e dalla dilatazione delle ordinanze d'urgenza.
Il provvedimento in esame si caratterizza per il profilarsi di diversi momenti di incompatibilità di carattere costituzionale. Il primo è relativo al carattere ordinamentale delle disposizioni che qui troviamo, che vanno ben al di là dell'emergenza: addirittura in premessa lo stesso decreto fa riferimento esplicito al superamento della fase di prima emergenza. Quindi, in maniera del tutto evidente, siamo al di fuori dei requisiti che l'articolo 77 della Costituzione pone riguardo ai decreti.
Il secondo punto è che anche in questo caso, come in altri casi precedenti, il Governo sembra ignorare le recenti sentenze della Corte costituzionale in materia di decretazione, in particolar modo le sentenze n. 171 del 2007 e n. 128 del 2008. In estrema sintesi queste sentenze ci dicono che la necessità e l'urgenza non possano essere autocertificate dal Governo, non basta che il Governo soggettivamente dica che vi sono necessità e un'urgenza perché siano soddisfatti i requisiti dell'articolo 77 della Costituzione. In questo caso la legge sull'autocertificazione non vale.
Il terzo punto è che, come noto, ai requisiti dell'articolo 77 della Costituzione è aggiunta una specificazione in una legge ordinamentale, che è la legge n. 400 del 1988 sulla Presidenza del Consiglio.
All'articolo 15, comma 3, tale legge pone dei requisiti stringenti rispetto ai decreti-legge, in particolar modo, di omogeneità di materia e di specificità. In Pag. 37questo caso, in nome della rivisitazione di tutti quei temi, si va decisamente al di là di una omogeneità di materia.
Il quarto punto entra nello specifico. L'articolo 3, comma 5, del provvedimento in discussione, relativo all'Unità stralcio per la chiusura delle gestioni commissariali in Campania, configura una violazione dell'articolo 113 della Costituzione sulla tutela giurisdizionale dei diritti. Com'è noto, all'articolo 113, primo comma, della Costituzione si prevede che: «Contro gli atti della pubblica amministrazione è sempre ammessa la tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi legittimi dinanzi agli organi di giurisdizione ordinaria o amministrativa».
Per dare un'idea della tassatività di questo articolo, basti ricordare che, nella nostra Costituzione, il termine «sempre» è impiegato nell'articolo in questione e in soli altri due articoli. Quindi, in soli tre articoli su 139 della Costituzione, troviamo il termine «sempre»: nell'articolo 72, in ordine alla riserva di legge di Assemblea; nell'articolo 111, in ordine ai principi del giusto processo; nell'articolo 113 per affermare solennemente la tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi legittimi dei cittadini.
Il quinto punto concerne l'articolo 14 del provvedimento in discussione, che autorizza procedure straordinarie di reclutamento di personale a tempo indeterminato. Tale norma elude, con tutta evidenza, il vincolo contenuto nell'articolo 97 della Costituzione, relativo al reclutamento del personale pubblico attraverso pubblico concorso.
Inoltre, il sesto ed ultimo punto, estremamente delicato sotto il profilo ordinamentale, concerne l'articolo 15 del provvedimento in oggetto, laddove si prevede la fusione della carica di sottosegretario di Stato incaricato degli interventi di prevenzione in ambito europeo ed internazionale con quella di capo del Dipartimento della protezione civile. In questo caso, ci troviamo di fronte ad un principio di connubio tra politica ed amministrazione, che viola non solo le caratteristiche di fondo degli Stati liberali contemporanei, ma più specificatamente uno dei punti chiave della legge ordinamentale di cui la maggioranza di centrodestra si è vantata negli ultimi anni: la legge 20 luglio 2004, n. 215, recante norme in materia di risoluzione dei conflitti di interessi (la cosiddetta legge Frattini).
Questa legge, che dalla nostra parte politica è stata criticata per le ripetute e gigantesche omissioni rispetto al maxicontrollo di interesse del nostro Presidente del Consiglio, è tuttavia, tassativa all'articolo 2 in materia di incompatibilità. In tale articolo, infatti, si prevede che i titolari di cariche di governo (in cui sono compresi i sottosegretari), nello svolgimento del proprio incarico, non possano ricoprire - lettera b) - cariche ed uffici o svolgere altre funzioni, comunque, denominate, in enti di diritto pubblico. Addirittura, come clausola finale e tassativa, tale legge prevede che, in tal caso, non si possa esercitare qualsiasi tipo di impiego o lavoro pubblico.
Quindi non solo si viola un principio fondamentale degli Stati democratici contemporanei, ma si affonda in maniera solenne la cosiddetta legge Frattini sul conflitto di interessi, creando una deroga ad hoc e, come tale, non minimamente giustificabile. Non vorremmo che la prossima volta ci trovassimo di fronte ad una legge che unifica la carica di capo della Polizia con quella di Ministro dell'interno. Si rispolvera quell'antica figura dell'unione personale, che si usava un tempo per unificare i regni, quando due regni formalmente distinti venivano posti sotto lo stesso re. Per l'Italia, il caso più emblematico - ma penso che nessuno possa considerarlo un modello - fu quando al Re d'Italia venne assegnata anche la carica di Re di Albania. Penso che dovremmo uscire da questi schemi, perché sia questo esempio storico, sia la violazione della legge sul conflitto di interessi, ci pongono al di fuori dei principi dello Stato liberaldemocratico.
Anche l'articolo 17 del provvedimento in oggetto, che inquadra e definisce le modalità e i criteri degli interventi straordinari per la messa in sicurezza del territorio, Pag. 38in particolare, rispetto ai rischi di carattere idrogeologico, non appare in linea con il dettato costituzionale.
Anche in questo caso non appare sufficiente parlare di emergenza perché un intervento sia da considerare necessario e urgente; alcune sentenze della Corte costituzionale chiariscono, infatti, che la valutazione soggettiva sul carattere di urgenza ed emergenza di un intervento, non è sufficiente a giustificarne l'inserimento in un decreto-legge.
In questo caso, sicuramente la valutazione è puramente soggettiva, perché tutto si può dire tranne che la condizione di dissesto, di particolare fragilità di un territorio sia un fatto odierno, un fatto inedito che richiede un intervento straordinario, estemporaneo da parte del Governo. Si sta parlando, piuttosto, di una condizione cronica, che risale ad almeno alcuni decenni orsono e che ogni anno - purtroppo anche nell'anno che si è appena concluso - ha prodotto le sue tragedie, che colpiscono la vita delle persone, prima ancora che l'ambiente e i manufatti presenti sul territorio.
Tuttavia, i motivi di preoccupazione e contrarietà non si limitano certo agli aspetti di costituzionalità: essi riguardano non solo l'opportunità, ma anche le forme di intervento che il provvedimento ci propone. In particolare, per quanto riguarda il funzionamento della Protezione civile, non si può non rilevare la contraddittorietà tra un giudizio criticamente positivo del suo operato, sostenuto dal Governo, e al tempo stesso ritenere che vi siano la necessità e l'urgenza di modificare la sua struttura di funzionamento attraverso la decretazione d'urgenza. Delle due, l'una: o funziona bene, e poiché tutto è migliorabile si interviene per via ordinaria, oppure, se si ritiene davvero che esistano una necessità e un'urgenza di intervenire, significa che siamo in presenza di negligenze ineludibili e gravissime.
Altrettanto evidente è l'assoluta mancanza dei requisiti di necessità ed urgenza nelle modifiche della struttura del Ministero dell'ambiente, su cui si è intervenuti recentemente con un nuovo regolamento del Ministero stesso. Queste sono alcune delle questioni per le quali non si dovrebbe ricorrere al decreto-legge, ma ad un iter legislativo ordinario.
Inoltre, è invalsa ormai l'abitudine - persino peggiore dell'utilizzo del decreto-legge quale strumento per legiferare in via ordinaria - di veicolare, attraverso un decreto-legge, norme che non hanno nulla a che vedere non solo con il titolo, ma anche con quanto è stato fatto firmare al Presidente della Repubblica prima di essere presentato in Parlamento.
Numerose e del tutto eterogenee sono le disposizioni introdotte nell'altro ramo del Parlamento, secondo una prassi che appare sempre più vistosa e foriera di problemi e disomogeneità nell'iter legislativo. Tra le tante, si segnala l'aumento del numero di sottosegretari: non si capisce per quale motivo ciò dovrebbe essere legato a questioni di emergenza e di protezione civile. Come è evidente, si tratta di una misura particolarmente grave: più volte, infatti, è stato evidenziato dalla più alta carica dello Stato il fatto che il numero dei sottosegretari e dei ministri del Governo dev'essere un elemento da tenere sotto controllo. Questo per quanto riguarda il metodo.
Inoltre, sempre in relazione al metodo, il difetto principale di questo decreto-legge consiste nel fatto che esso è figlio di un'idea secondo la quale in questo Paese non si riesce più ad organizzare e risolvere le situazioni per via ordinaria, per cui c'è sempre bisogno di dichiarazioni di emergenza che superino le pastoie burocratiche e risolvano i problemi. Alla faccia della semplificazione normativa del suo Ministro, la cui azione sembra sempre più disattendere i propri compiti!
Per quale motivo, invece della semplificazione delle vie ordinarie, per intervenire efficacemente in moltissimi problemi irrisolti di questo Paese, si pensa di ricorrere all'emergenza, eliminando, quindi, anche talune tutele che le vie ordinarie dovrebbero garantire? Credo che questo sia il vizio di fondo che dovremmo affrontare e risolvere una volta per tutte, anche perché non è dichiarando automaticamente Pag. 39lo stato di emergenza che si risolve il problema. Le soluzioni non sono le scorciatoie.
Anche sulle misure che pure appaiono più condivisibili non mancano i rilievi, come ad esempio per quanto concerne il superamento dello stato di emergenza in Abruzzo: è mai possibile non dover indicare una data certa per l'uscita dall'emergenza e doversi limitare soltanto al passaggio di competenza dal sottosegretario al presidente della regione? Crediamo che, una volta usciti dalla fase di emergenza, dopo la costruzione delle case, per chi è rimasto senza sia utile che si torni alla via ordinaria: si deve tornare ad una fase normale, di ordinaria amministrazione, perché perpetrare all'infinito una situazione di questo genere non credo sia la risposta adatta.
In merito, poi, all'uscita dall'emergenza in Campania, il discorso sarebbe più lungo.
Apprezziamo l'idea che finalmente si esca da questo stato; non possiamo, però, non verificare che le norme del provvedimento in esame rappresentano una finta uscita dall'emergenza, perché si preannunciano modalità che vanno al di là dell'ordinario e vanno contro quello che questo Parlamento ha approvato appena pochi mesi fa sui servizi pubblici locali. Sono misure che vanno in direzione esattamente opposta non soltanto a quanto abbiamo detto noi - questa parte politica che anzi sulla legge n. 166 del 2009 aveva mostrato talune perplessità - ma rispetto a quello che voi avete approvato e che appena pochi mesi dopo smentite completamente. Quindi, l'uscita dall'emergenza, che sarebbe auspicabile, in realtà non è tale, perché si procede nell'emergenza sotto altre forme, per usare una metafora.
Per venire all'elemento della Protezione civile, la necessità e l'urgenza potrebbero ritenersi sussistenti se vi fosse un problema di funzionamento, cosa che non c'è. Vorremmo, allora, capire per quale motivo si devono affidare ad una società di natura privata, anche se totalmente in mano al pubblico, funzioni che invece è bene che spettino tutte al Dipartimento della protezione civile, specialmente quelle relative ai grandi eventi, che già è problematico affidare alla Protezione civile stessa, per cui risulta davvero incomprensibile affidarle ad una società per azioni.
Sull'articolo 17 troviamo davvero incomprensibile che chi parla di federalismo regionale ad ogni piè sospinto si appresti ad approvare un articolo evidentemente contrario a qualsiasi tipo di regionalizzazione e decentramento dei poteri. L'idea di societarizzare pezzi dell'amministrazione statale è una costante dei Governi di centrodestra nel nostro Paese e in particolare del Presidente del Consiglio; anzi, anni fa aveva voluto Patrimonio dello Stato Spa e Infrastrutture Spa.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Fiorio.

MASSIMO FIORIO. Concludo, signor Presidente. Il nostro ordinamento non riconosce le prerogative facilitatorie di questo provvedimento. Ogni anno la Protezione civile emana un centinaio di ordinanze che hanno nei loro campi la forza derogatoria del decreto-legge: derogano alle legge come derogano i decreti-legge e non hanno bisogno né di firma del Presidente della Repubblica, né dell'approvazione del Parlamento. Il disprezzo delle regole, la ricerca disinvolta delle scorciatoie, l'eccezionalità e l'emergenza: il decreto-legge sulla Protezione civile amplia questa deriva. Siamo davanti a uno stravolgimento non solo dello Stato ordinamento, ma persino dell'idea estrema di sovranità di Carl Schmitt. Berlusconi ha superato Schmitt investendo sé stesso del potere sovrano non solo di dichiarare a sua discrezione cosa debba essere considerato stato di eccezione, ma di farlo per circa 500 volte dal 2002 ad oggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, mi rivolgo al Ministro Frattini che Pag. 40in questo momento rappresenta il Governo. Il provvedimento in discussione oggi nasce come una sorta di «Cavalcata delle Valchirie», con il supereroe da fumetti «super Guido Bertolaso», e viene prima cambiato, sopprimendo l'articolo 16 sulla Protezione civile Spa, poi - e siamo in fase di ritirata spagnola - dalla fiducia probabilmente arriveremo ad un dibattito (per fortuna) e a quella che, a mio giudizio, si sta rivelando non una «Cavalcata delle Valchirie», ma una vera e propria Caporetto della Protezione civile, al di là delle inchieste giudiziarie in corso.
Se fossi nei panni di Guido Bertolaso, non mi dimetterei perché hanno pubblicato le intercettazioni di un'ipotetica massaggiatrice notturna; non mi dimetterei perché c'è un'inchiesta giudiziaria in corso, ovviamente tutta da dimostrare, ma mi dimetterei perché il Governo mi ha lasciato da solo.
Mentre a Palazzo Chigi si applaudiva e si dava la fiducia al sottosegretario Bertolaso contemporaneamente uscivano i coltelli. Così, via la Protezione civile Spa, sbandierata dal sottosegretario Bertolaso, e via con correzioni, aggiustamenti e svuotamenti dell'intero provvedimento. Dunque, fossi io il sottosegretario Bertolaso me ne andrei da un Governo che non mi ha difeso. Persino i suoi colleghi sottosegretari un minuto prima e non un minuto dopo la notizia sulle inchieste giudiziarie si sono premurati di dire che la privatizzazione della Protezione civile Spa è una follia. «Se l'avessi proposta io me ne sarei guardato bene», ha detto il sottosegretario Letta.
Non condividiamo il provvedimento in esame e continuiamo a non condividerlo nonostante gli aggiustamenti, la soppressione e il tentativo di far digerire la «cicuta» con qualche addolcimento. Non lo condividiamo perché non ne condividiamo la filosofia con cui è nato, nasce e si forma questo provvedimento. Si tratta, infatti, di un provvedimento che fa dell'emergenza un business, un affare. Questo è un provvedimento che trasforma i poteri istituzionali in una sorta di grande società, di azienda, con un commissario che decide per tutti e decide anche sulle liste di quelle aziende privilegiate che nessun cittadino può conoscere, ma che solo il supereroe Guido Bertolaso può tenere nascoste in qualche cassetto e concedere il privilegio di acquisire appalti senza controlli e senza gare. È questa la filosofia che contestiamo.
Con questo provvedimento si fa il tentativo vero, proprio della filosofia del berlusconismo, di trasformare questo Parlamento, il Governo e le istituzioni, in strutture residuali, dove non si deve discutere né decidere. Il Governo non è più il componente esecutivo di un dibattito parlamentare ma un consiglio di amministrazione, dove uno alza la mano, il capo decide tutto e il resto dietro in coda ad applaudire, così come avete applaudito il supereroe Guido Bertolaso. Insomma, si tratta del primo passo verso quel berlusconismo che oggi chiamerei «bertolasismo». Si passa al berlusconismo attraverso il «bertolasismo».
Questo è un provvedimento che dice tutto nella sua impostazione. La sua intestazione sta nelle disposizioni urgenti per l'emergenza dei rifiuti in Campania, disposizioni urgenti per il dopo terremoto, disposizioni urgenti per ridefinire l'assetto delle carceri e disposizioni urgenti persino per definire l'assetto del Governo, ossia il nuovo numero dei componenti del vostro Governo che si gonfia sempre più. Mentre gli operai protestano nelle fabbriche sui tetti contro i licenziamenti e la cassa integrazione voi, invece, gonfiate di sottosegretari il vostro Governo.
Di fronte a questo mi metto nei panni di chi, per esempio, nell'Adelchi di Tricase o a Termini Imerese, nella FIAT, riceve 500 euro di cassa integrazione mentre il supereroe, commissario, re sole, super Guido Bertolaso non solo è il capo del Dipartimento della protezione civile, ma diventa anche sottosegretario. Credo che questo sia uno schiaffo a chi in questi giorni soffre realmente perché è semplicemente licenziato e ha perso il proprio lavoro.
Noi ci aspetteremmo invece che voi licenziaste Bertolaso affinché non ricopra più il suo ruolo. Questo provvedimento Pag. 41non ha le caratteristiche dell'urgenza. Non le ha perché discutete del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico. Dove sta l'urgenza in un provvedimento di questo tipo? Discutete e fate entrare in questo provvedimento omnibus il trasferimento della proprietà del termovalorizzatore di Acerra. Mi sarei aspettato, invece, una discussione certamente sull'urgenza di rompere i legami tra i rifiuti e la camorra, tra i rifiuti e gli interessi pubblici e privati intorno a quel territorio della Campania. Cosa c'entra con l'emergenza?
Cosa c'entra con il provvedimento di urgenza l'accordo di programma tra aziende acquedottistiche? Spiegatecelo, perché se c'è l'emergenza di un accordo di programma, forse chiameremo la Protezione civile anche lì per imporre l'accordo fra società acquedottistiche. Inoltre, avete inserito anche la scuola di specializzazione post universitaria per la conservazione della fauna selvatica. Mandiamo la Protezione civile anche lì per risolvere l'emergenza.
È un provvedimento questo che di urgente non ha proprio un bel niente, è un provvedimento - discuteremo a breve la pregiudiziale di costituzionalità - incostituzionale; un provvedimento che dimostra ancora una volta in maniera chiara che fate carta straccia delle regole. Allo stesso modo, fate carta straccia dei valori che voi avete portato in questo Parlamento che riguardano il sistema federale, il federalismo, le autonomie delle regioni, le autonomie delle province, il tentativo di dare ai sindaci quanto più potere autonomo. Invece, in questo provvedimento mettete sotto i piedi proprio il federalismo.
Di federalismo non c'è traccia; c'è invece l'accentramento di potere, c'è invece una presenza di Roma che decide sulle regioni, sui bacini ATO, sul dissesto idrogeologico attraverso nomine di commissari, altro che federalismo! State esautorando invece il territorio dalla possibilità di un minimo di autonomia. Non vi fidate neppure dei vostri amici che governano nelle regioni e, quindi, penso che questo sia un provvedimento che non può che essere respinto.
Non può che essere respinto perché è la base per le cose che ha detto ieri la Corte dei conti. Questo provvedimento, caro sottosegretario, mette le basi esattamente e dà chiarezza a quanto ha detto la Corte dei conti ieri, dicendo, cito, che la corruzione è diventata un fenomeno di costume. Prima era una dazione ambientale, prima ancora si rubava perché bisognava tenere in piedi quel «Muro di Berlino», oggi si vota per costume. Oggi si ruba perché Balducci e i sui figli devono avere cinque BMW; oggi si ruba perché bisogna andare al Salaria Sport Village, oggi si ruba non per difendere il Paese dalle incursioni dei cosacchi, ma per lo stile e per il tenore di vita che si vuole condurre. Alla faccia di quegli operai e di quei dipendenti precari che invece devono purtroppo vivere con 500 euro al mese.
La Corte dei Conti dice che questo fenomeno di costume, che è la corruzione nel nostro Paese, che voi state legalizzando, ha raggiunto dimensioni stratosferiche: 229 per cento, un incremento del 153 per cento dei fatti di concussione. Il presidente della Corte dei Conti, Lazzaro, dice che ci dovrebbe essere un controllo reale. Ma come si fa ad avere un controllo reale con un provvedimento di queste proporzioni? Come si fa a garantire il controllo terzo sulle gare degli appalti, sull'affidamento, laddove proprio la distinzione tra controllore e controllato viene meno, proprio laddove alterate le regole di mercato? Persino la Confindustria vi ha detto che questo provvedimento altera le regole di libera concorrenza dove non viene premiata la qualità di un'impresa, ma l'amicizia di un'impresa con le short list del supereroe super Guido Bertolaso. Perché magari poi bisogna essere accompagnati dall'amico di Marcello Dell'Utri nelle stanze del Governo centrale per avere un appalto da 222 milioni di euro per l'ANAS (Applausi del deputato Barbato).
Questa è l'idea che state dando della gestione del Paese. Questa è un'idea della gestione del Paese dove possiamo solo parlare di un vero e proprio commissariamento del Paese, di una dittatura legalizzata dove fate carta straccia dell'idea Pag. 42liberale. Quindi, sempre Lazzaro vi invita ad un salto di qualità, ad un «ritorno all'etica». Carlo Federico Grosso stesso dice che «mani pulite» non è servito a nulla in questi 18 anni. Non servono nuove leggi, non serve neppure il codice di procedura penale, serve - come dice la Corte dei Conti - l'etica da parte di tutti. Ma questa etica ha bisogno di segnali da mandare ai cittadini e agli elettori. Deve mandare dei segnali credibili.
Mi spiegate come potete mettere al centro l'etica se poi da questo Governo arrivano segnali in tutt'altra direzione? Mi spiegate come potete mettere al centro l'etica senza scomodare il codice di procedura penale o senza fare le grandi riforme della giustizia, perché non servono grandi leggi per risolvere questi problemi, quando continuate a mantenere sottosegretario all'economia, Cosentino, uno che è socio in affari con esponenti dei clan dei casalesi nella gestione dei rifiuti? Mi spiegate quale segnale etico potete dare voi del Governo che avete Ministro degli affari regionali Raffaele Fitto che è stato rinviato a giudizio per turbativa d'asta, per concussione e per truffa?
Ma quale segnale mai potrebbe avere un cittadino di fronte ad un Governo che dentro ha altro che il salto dell'etica e il centro dell'etica? Dà invece un segnale della «disetica», dei disvalori; è in un sistema di questo tipo che si creano le condizioni perché la tangente diventi un sistema - come dice la Corte dei Conti - di costume.
E ciò, nel momento in cui controllore e controllato sono la stessa cosa, nel momento in cui si affidano superpoteri ad un commissario, nel momento in cui viene considerato un'emergenza anche quello che non lo è per definizione, come se in un ospedale arrivasse un paziente con un dolore allo stomaco, per epigastralgia, e lo curiamo per un infarto. Immaginate che cosa significa in termini di spesa, ma soprattutto significa che quel medico è stato incapace di fare la diagnosi differenziale. Voi cioè siete incapaci di differenziare quello che è un'emergenza da quello che invece non lo è. Cosa c'è di emergenza nell'EXPO 2015? Cosa c'è di emergenza nella festa di Cisternino di San Francesco? Ditemi cosa c'è di emergenza in tutti quei provvedimenti che hanno coinvolto la Protezione civile? Di emergenza c'è che bisognava tenere nascosto esattamente quello che emerge dalle intercettazioni. Lo ripeto perché qualcuno lo ricordi: mentre alle ore 3,32 tremava la terra, scorreva il sangue a L'Aquila, la gente moriva soffocata dalla polvere, alle 3,32 due imprenditori amici vostri, amici di Bertolaso...

SANTO DOMENICO VERSACE. Amici di Prodi!

PIERFELICE ZAZZERA. Amici vostri, parlavano al telefono e ridevano mentre la gente moriva. Non si preoccupavano della gente aquilana, perché si dovevano spartire la torta degli appalti, perché la torta degli appalti non si affida più per gara, si affida agli amici degli amici: questo sistema sta in quella telefonata. No, dice Piscitelli, «lascia perdere, mò c'è il terremoto da seguire (...) Capito? perché lì partono a duemila all'ora adesso», con l'emergenza; quella è l'emergenza vera, da salvare, ma poi ce n'era un'altra, l'emergenza di qualche imprenditore amico degli amici che invece doveva spartirsi la torta degli appalti.
Questo è un provvedimento illiberale, amici miei, che straccia le regole e non possiamo non tenerne conto. Voi inserite in questo provvedimento il dissesto idrogeologico del Paese - e solo due giorni fa abbiamo visto venir giù un pezzo di montagna nella Calabria mentre i cittadini attoniti fuggivano - mentre in questo caso, secondo le intercettazioni telefoniche, avete inserito gli aiuti alla dissoluzione del dissesto idrogeologico. E come lo avete risolto? Mica lo avete fatto così come richiede l'Associazione nazionale per i problemi idrogeologici: dovete prendere 4 miliardi di euro. Ovviamente non li avete perché li avete sperperati in altre cose, probabilmente li avete dati a qualche altro amico. Dovete prendere quei 4 miliardi di euro per rimettere in sesto il territorio del Paese. Pag. 43
Invece, nominate tre commissari in tre macro aree con super poteri, per cui, come nei fumetti noi avremo, dopo il supereroe super Guido Bertolaso, altri supereroi, altri super-commissari del dissesto idrogeologico del nostro Paese. Credo che, invece, si debba partire, prendendo come una lezione ciò che sta accadendo con l'inchiesta Bertolaso e sulla Protezione civile, con tutto quello che sta emergendo.
Emerge la legalizzazione dei comitati d'affare, l'ingegnerizzazione delle tangenti; emerge che l'interesse pubblico è schiacciato dall'interesse privato e che c'è una commistione tra burocrazia, politica e impresa. Allora capita, certamente da una parte come dall'altra, che la ristrutturazione del Petruzzelli - anche qui ricorre lo stesso personaggio Balducci che compare, scompare, ricompare, c'è sempre lui - possa costare 40 milioni di euro che poi diventano 53 milioni di euro, soldi sottratti alla collettività, ai cittadini.
Così funziona anche il sistema che emerge dalle inchieste della procura di Bari. Qui la questione morale non è una questione di colore politico, è una questione di costume, lo dice la Corte dei conti: la questione morale è una questione di costume che riguarda tutti. Se non introduciamo dei meccanismi di filtro, di selezione della classe dirigente, della classe politica, della burocrazia, della qualità degli imprenditori, tra qualche anno, tra diciotto anni, continueremo a parlare ancora di una Mani pulite non risolta. Anche in Puglia vi è un processo che riguarda il Ministro Fitto perché, per fortuna, anche in quel caso sono state effettuate le intercettazioni - benedette intercettazioni! - anche se sappiamo che, tra qualche giorno, toglierete anche queste. Sappiamo, infatti, che il primo pensiero del Presidente del Consiglio non solo è dare l'immunità a sé stesso e a Guido Bertolaso che non può essere giudicato (per fortuna non sul piano penale, bensì su quello amministrativo) ma, intanto, è anche quello di prevedere uno scudo, che consiste nel non farci capire cosa si dice in quelle intercettazioni telefoniche.
Le intercettazioni telefoniche di oggi sono esattamente come quelle di ieri, nelle quali il Ministro Fitto, allora presidente della Puglia, parlava con i burocrati della regione, con gli imprenditori, in particolare con Angelucci; intascava 500 mila euro di un'ipotetica tangente e poi affidava la gestione, il monopolio delle cliniche RSA proprio ad Angelucci, in barba al libero mercato, alla qualità delle imprese, alla salute dei pazienti che devono essere curati.
Il sistema delle commistioni si ripete; quando andiamo a tavola o addirittura offriamo in affitto gli appartamenti ai figli dei capi dipartimento od offriamo gli appalti, le macchine lussuose ai figli dei capi dirigenti burocrati che decidono sulla politica e sui politici, il sistema è in frantumi, è rotto. Allora, lo dico al Ministro Fitto che si sta facendo artefice in questi giorni di una serie di «Vergogna!» e di indignazioni...

PRESIDENTE. Onorevole Zazzera, ho richiamato altri suoi colleghi al merito dell'intervento non perché lo voglio sindacare, ma perché siamo nella fase di discussione sulle linee generali di un provvedimento preciso; la pregherei pertanto di attenersi all'argomento. Peraltro, il tempo a sua disposizione sta per terminare.

ALDO DI BIAGIO. Sono solo sciocchezze!

FRANCESCO BARBATO. Bertoladri!

PIERFELICE ZAZZERA. Concludo signor Presidente. Il Ministro Fitto si dovrebbe indignare per questo provvedimento sulla Protezione civile, si dovrebbe indignare magari anche per parti della magistratura collusa non con l'Italia dei Valori, ma con pezzi della maggioranza che sono sleali con le istituzioni ed, invece, su quei magistrati regna il silenzio.
Invece, quei magistrati che scoprono le magagne della Protezione civile, la corruzione nelle regioni, come la Puglia e la Campania, che schiaccia l'interesse pubblico Pag. 44e lo appiattisce all'interesse privato, sono reietti e da mettere davanti ad un plotone di esecuzione, Presidente. Questa è anche un'emergenza delle istituzioni. Chiedo che la Protezione civile si occupi non dell'Expo 2015, ma è necessaria una Protezione civile per salvare le istituzioni dal rischio che possano andare in frantumi e di un terremoto che porterà questo Paese non solo al commissariamento, ma, alla dittatura legalizzata (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, intervenire adesso con l'incertezza vissuta questa mattina su questo provvedimento rischia di risultare anche superato, perché sono cambiate tante cose. Credo che dobbiamo guardare gli aspetti meno buoni e anche quelli buoni, ma ci poniamo una domanda. Come mai abbiamo dovuto vivere due o tre giorni di tensioni continue per vedere l'accoglimento da parte della maggioranza di alcuni aspetti importanti da noi sollevati in questi giorni? È un provvedimento che vive quel vizio di origine che vivono, purtroppo, tutti i provvedimenti. Infatti, si tratta ancora di un provvedimento omnibus e noi siamo stati collaborativi dal primo giorno e ancora oggi non ravvisiamo tutti i presupposti di urgenza che ci vengono prospettati. È principalmente un rientro dalle situazioni di emergenza e questo doveva essere, ma altre cose si sono attaccate come vagoncini e una parte di questi si è persa. Tuttavia, la considerazione finale è che potevamo lavorare tutti insieme in modo costruttivo, fin dal primo giorno, per portare a casa dei risultati importanti per il Paese. La Protezione civile, infatti, rappresenta il Paese, lo ha rappresentato fino a ieri e credo che lo rappresenterà anche domani. Definisco grave quello che ieri ha detto il relatore e, signor Presidente, mi domando perché non sia in Aula ad ascoltare gli interventi ed è sparito già da qualche ora.

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Libè.

MAURO LIBÈ. A noi interessava che il relatore ci ascoltasse.

PRESIDENTE. Ora lo cercheremo.

MAURO LIBÈ. Come dicevo, è grave quello che il relatore anche ieri ha detto di fronte alla disponibilità dell'opposizione di ridurre il numero degli emendamenti per discutere nel merito quando ha definito il nostro ritiro strumentale. Sono gli stessi emendamenti che restano oggi, che pare non siano più strumentali e sui quali il relatore dovrà spiegarci come mai ha cambiato posizione. Non è strumentale la nostra disponibilità a discutere nel merito del provvedimento. Oltretutto voglio ricordare, non per differenziarmi più di tanto, che i nostri emendamenti erano sedici o diciassette e li abbiamo ridotti ulteriormente, ma non c'erano emendamenti volti a bloccare o a stravolgere il corso del provvedimento. Tuttavia, il nostro lavoro di opposizione per lavorare al miglioramento del testo non ce lo può togliere nessuno. Per noi non esiste una guerra tra maggioranza e opposizione, esiste un lavoro per migliorare. Invece, questa guerra c'è stata e prima di tutto con il comportamento di chi doveva guidare, da parte della maggioranza, questo provvedimento. È evidente a tutti che un'incapacità di gestire il flusso dei provvedimenti, come vediamo oggi, è chiara ed è stato ricordato prima. Abbiamo discusso in Commissione questa mattina e abbiamo votato sul decreto-legge mille proroghe pur in assenza del rappresentante del Governo. Abbiamo dato disponibilità ad andare avanti, non abbiamo bloccato e non intendiamo bloccare nulla. Certo, chiediamo un po' di rispetto ad una maggioranza che percepiamo sicuramente molto insicura.
Ci troviamo tante giornate di lavoro parlamentare (per chiamarlo così) «vuoto», e poi accelerazioni improvvise che portano non i parlamentari dell'opposizione, ma gli stessi parlamentari della maggioranza a non poter discutere: bene o male noi abbiamo qualche valvola di sfogo, polemica o meno, ma purtroppo chi appartiene alla maggioranza ne ha molto poche. Pag. 45
Con riferimento al merito, si voleva e si vuole gestire tutto in emergenza. Abbiamo un Governo che ci ha parlato dal primo giorno di sburocratizzazione e ci sono due Ministri, il Ministro Brunetta e il Ministro Calderoli, che ogni giorno ci raccontano di alleggerimento della presenza dello Stato e di corsie preferenziali per dare una svolta normale a questo Paese, ma poi si continua ad intervenire, chiedendo strutture di emergenza e l'istituzione di agenzie. Non dimentichiamo che proprio ieri il Ministro Maroni ha chiesto l'istituzione di un'Agenzia che dovrebbe provvedere all'assegnazione degli immobili confiscati alla malavita: credo si tratti di funzioni che potrebbe svolgere una struttura dello Stato normale, senza bisogno di agenzie o di emergenze continue.
Lo stesso discorso vale per la Protezione civile Spa: se oggi ci si viene a raccontare che non serviva, si fa fatica a capire tutte queste tensioni e tutte queste battaglie. Analogamente (poco fa leggevo una dichiarazione del sottosegretario Bertolaso) si è detto che lo scudo non serviva e che, eliminandolo, si dimostra che non si vuole proteggere nessuno. Perché ci siamo incancreniti anche su questo aspetto nelle discussioni in Commissione, se oggi si dice che non serve? Ne prendiamo atto con grande piacere, ma si tratta di questioni che ci farebbe piacere ci fossero spiegate.
All'inizio dicevo che abbiamo e ribadiamo la fiducia nella Protezione civile: ribadiamo fiducia anche nell'operato della guida, salvo vedere quali saranno gli esiti delle indagini della magistratura, ma svolgo una valutazione politica e vogliamo rimanere nell'ambito politico. È ovvio che la funzione e il ruolo della Protezione civile sono stati gonfiati a dismisura e ciò ha portato sicuramente chi la doveva guidare a guidarla, occupandosi di tutto, senza avere umanamente - perché è umanamente impossibile - la capacità di controllare, fermo restando che chi guida ha il dovere e l'obbligo di controllare. Ciò è successo e il troppo - come dimostra anche questa vicenda - non è possibile. Non è possibile svolgere tutte le parti in una commedia e anche questo è successo.
Mi fa piacere che rientri il relatore ad ascoltarci. Abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere che si debba escludere la gestione dei grandi eventi dalla gestione della Protezione civile. La Protezione civile, per sua funzione, è quell'organo che deve dare garanzie ai cittadini di capacità di intervento quando essi si trovano in emergenza e in difficoltà: deve essere un organo con la testa libera da altri impegni, perché deve avere la capacità e la lucidità di intervenire in emergenza. Questo è quello che vogliamo che si torni a fare.
La Protezione civile, secondo noi, è strutturata bene: tutti, maggioranza e opposizione, fino all'altro giorno ne hanno parlato assolutamente bene. Io ho ascoltato in Commissione le parole di elogio dell'opposizione, le richieste di intervento e le dichiarazioni di soddisfazione del lavoro della Protezione civile: dunque, si tratta di una struttura che funziona bene ed è organizzata bene.
Certe volte facciamo anche fatica a capire perché adesso sia necessaria - ma lo capiamo e lo giustifichiamo - una figura che, ad esempio, gestisca la flotta aerea e facciamo più fatica a capire perché per questa figura debbano essere messi a bilancio 250 mila euro all'anno, quando poi noi non troviamo la copertura per altre situazioni emergenziali, in relazione alle quali, questa mattina, abbiamo già sollevato elementi di problematicità.
Questo è un provvedimento omnibus. Non lo dico con spirito polemico, perché vale anche per il Governo precedente. Tutti, quando entrano in carica, dicono che saranno snelli, una struttura leggera con pochi Ministri e pochi sottosegretari. Poi, a metà del lavoro si trovano tutti a dover aumentare. Almeno per una volta dite, come avrebbe dovuto dirlo anche il Governo precedente, di aver sbagliato. Difatti, in questo provvedimento si inserisce l'istituzione di due nuove figure di sottosegretario.
Dunque, dalla partenza ad oggi in questo provvedimento ci sono stati dei cambiamenti e alcuni li riteniamo positivi, perché sono tali. L'opposizione li ha sollecitati e proprio questo dovrebbe far Pag. 46riflettere chi governa e rappresenta il Governo sull'opportunità di ascoltare un po' di più l'opposizione. Signor sottosegretario, lei ieri mattina ha detto che il quarto termovalorizzatore non serve. In quest'Aula abbiamo fatto battaglie anche per il quinto. Volevate il quinto termovalorizzatore, mentre l'opposizione - noi per primi - diceva che il quarto sarebbe stato sufficiente. Ascoltateci qualche volta, una volta ogni tanto, non tanto, ma una volta ogni tanto, perché mi sembra che, se andate a leggere i verbali, abbiamo spesso ragione, non sempre, ma qualche volta ce l'abbiamo.
Per quanto riguarda la questione del termovalorizzatore, fa specie a tutti in quest'Aula che ne venga determinato il valore per legge. Mi sembra che sia la prima volta e che contrasti anche con le modalità di normare, però ascolteremo e presenteremo un ordine del giorno, affinché il Governo si impegni almeno a venirci a spiegare, fra qualche mese, come funziona e come è quantificata questa cifra.
Anche riguardo alla vicenda della stabilizzazione dei dipendenti, che noi crediamo sia una cosa sacrosanta, vi è un problema di equità. Perché quelli della Protezione civile «sì» e tutti gli altri che operano all'interno della grande casa della pubblica amministrazione «no»? O facciamo un provvedimento che vale per tutti, naturalmente con delle regole precise, altrimenti non si può sempre dare un viatico particolare - lo abbiamo già dato anche negli altri due provvedimenti per l'emergenza rifiuti in Campania - creando figli di seria A e figli di serie B.
Dunque, per andare alle conclusioni, noi vogliamo che la Protezione civile torni a svolgere solo i compiti di protezione civile, perché, come ho detto prima, li ha svolti bene, come riconosciuto da tutti, maggioranza e opposizione. Non si può fare tutto. Noi auspichiamo questo e siamo convinti che la struttura sia capace di farlo. Abbiamo un Paese che continua a occuparsi di emergenze, non un Paese - tranne qualche nota giornalistica - ed un Governo che si occupano di rientrare nell'ordinaria amministrazione, nel lavorare per la prevenzione e per la difesa del suolo. Vediamo quello che succede - purtroppo, non è più un'emergenza neanche quella, perché succede tutti i giorni - sui nostri territori montani e non, dal nord al sud, perché non dimentichiamoci che in questo campo purtroppo il Paese è unito. I disastri non sono solo al sud, ma anche al nord e dobbiamo guardare a trecentosessanta gradi.
Dunque, bisogna prevenire e investire. Abbiamo il 70 per cento del territorio a rischio alluvione, 5.600 comuni che vivono questo rischio e che si vedono aiutati dalle istituzioni solo quando vanno sott'acqua o purtroppo anche sottoterra. Questo è ciò che vogliamo. Abbiamo chiesto, a fronte della disponibilità che dicevo prima, di non porre la questione di fiducia. Abbiamo continuato ad ascoltare questo balletto: fiducia «sì», fiducia «no». Per fortuna - ringrazio anche il sottosegretario, perché credo sia stato parte attiva - arriveremo oggi a svolgere un esame serio su pochi emendamenti di merito, sui quali ci confronteremo e voteremo. In democrazia, chi ha la maggioranza poi decide, però con le regole noi dobbiamo guardare avanti.
Questo provvedimento è partito male, ma sta finendo sicuramente molto meno peggio (non voglio dire bene, perché vi sono tanti aspetti come l'edilizia carceraria, e altre questioni, che non condividiamo). Tuttavia, non si può negare che, volente o nolente, il Governo ha realizzato una parte di risultato. Tutto ciò ci deve insegnare una cosa. L'ho detto prima di certi avvenimenti che hanno accelerato queste decisioni e lo ripeto ora: le leggi vanno fatte per guardare al futuro, non si possono fare leggi per una maggioranza di quel momento, non si possono fare leggi nemmeno se la persona che gestisce certe strutture in quel momento dà le massime garanzie, perché le leggi vanno oltre le persone, oltre le legislature, vanno molto più avanti. Purtroppo, facciamo troppe leggi guardando a chi governa in quel momento, dobbiamo anche pensare che un domani potremo non esserci più noi e ci Pag. 47saranno degli altri. Le leggi devono garantire i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Sono iscritti ancora a parlare gli onorevoli Miotto, Barbi, Recchia e Strizzolo. Secondo gli accordi intercorsi credo che si possa prevedere un tempo di dieci, quindici minuti per gli interventi di ciascuno, per poi consentire la sospensione della seduta prima della ripresa pomeridiana.
È iscritta a parlare l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, la discussione di queste ore ci consegna alcune questioni politiche decisive, al di là di un provvedimento che avrebbe potuto rappresentare una pagina importante nella fuoriuscita dalle emergenze in Campania e in Abruzzo e consegnare finalmente il territorio alla responsabilità degli amministratori locali. Invece, così non è stato.
Vi sono quattro profili, che ovviamente non sviluppo per questioni di tempo, che rimangono tutti interi alla nostra attenzione. In primo luogo, ormai non si rispettano più le autonomie locali e regionali, non si rispetta più il Titolo V della Costituzione. Questo apre un problema vero da un punto di vista istituzionale tra centro e periferia. In secondo luogo, non si ha più il coraggio di fare riforme profonde, anche se sono invocate, perché poi di fatto ci si limita ad «occupare» lo Stato. In terzo luogo, il principio di responsabilità evapora: il capo della Protezione civile non sapeva che alle sue spalle vi erano delle complicità di una parte del suo Dipartimento con chi voleva fare affari. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio esclude tassativamente che le imprese, i cui dirigenti nella notte del terremoto si intrattenevano in dialoghi delinquenziali, abbiano avuto un euro per lavori realizzati all'Aquila. Tutto ciò viene oggi, invece, smentito dai fatti riconosciuti da alcuni quotidiani locali, che spero vengano smentiti. Escluso che i sottosegretari di Stato possano mentire, è tollerabile che non sappiano? E se non sanno certe questioni devono trarre, ovviamente, le dovute conseguenze. La quarta questione: è intollerabile che al riparo dal rischio della concorrenza, e grazie all'ombrello protettivo di procedure semplificate, vengano usate risorse pubbliche, alimentando il malaffare. È caduto il mito dell'efficienza, e questo è molto grave, perché viene meno una delle condizioni elementari delle regole della buona amministrazione. Suona beffardo, allora, il richiamo di qualche alto dirigente pubblico che si definisce fedele servitore dello Stato, se in verità si ritrova svincolato da ogni onere che caratterizza una funzione pubblica, prima fra tutte la responsabilità e il dovere di rendere conto. Dopo quanto è emerso in queste settimane, «servitore di cosa» si potrebbe chiedere?
Venendo alle questioni di contenuto vi è un profilo istituzionale: la lesione grave dell'autonomia delle regioni e dei comuni; è stato dimenticato il Titolo V. Siamo di fronte a un processo di centralismo di fronte al quale fanno perfino impallidire le stagioni, negli anni Sessanta, in cui arrivammo al processo di avvio delle regioni. È una torsione centralista che si fonda su degli estesi poteri di ordinanza, sulla responsabilità attribuita ai commissari, su procedure in deroga a norme urbanistiche e sanitarie, quando non addirittura si ricorre a «silenziare» il codice civile e amministrativo e financo quello penale. Se questa norma odiosa non c'è più, è il primo risultato ottenuto grazie ad un'opposizione severa che, in queste ore, in questi giorni, su questo punto, ha dichiarato con fermezza il suo dissenso su questi strumenti. Tra l'altro, ogni processo di centralismo, per come è stato attuato, contraddice la volontà di creare nuovi sottosegretari. Aggiungiamo che è un provvedimento che apre ad un nuovo corteo di commissariamenti.
Potremmo chiederci: tre commissari, uno per il centro, uno per il sud, uno per il nord; cosa dobbiamo aspettarci, tre nuovi sottosegretari, visto che il capo del Dipartimento diventa sottosegretario? Ebbene, in effetti qual è la cifra distintiva Pag. 48dell'azione di governo che emerge anche da questo provvedimento? Non è una tensione riformatrice affatto, è la conferma che si continua nello smantellamento della pubblica amministrazione. La delegittimazione con la campagna dei fannulloni è iniziata un anno fa, poi si è impoverita la pubblica amministrazione con i tagli, si sono rottamati con il pensionamento coatto, salvo pochi salvati in deroga, molti dirigenti della pubblica amministrazione, si sono bloccati gli organici del turnover, non si sono stabilizzati i precari, si è precarizzato in entrata il personale e lo si è privato di autonomia professionale in uscita. Ora finalmente l'esternalizzazione, l'esternalizzazione del core business, delle funzioni pubbliche, attraverso aziende Spa fino alla Protezione civile (mi riferisco al secondo grande risultato che abbiamo ottenuto grazie alla nostra battaglia come opposizione).
Le faccio notare, signor Presidente, che manca ancora il relatore in quest'Aula, il quale probabilmente ne avrà sentite fin troppe in queste ore, ma non abbastanza per imparare una lezione di correttezza anche nei lavori parlamentari.
A questo si aggiunga l'umiliazione del Parlamento con la continua decretazione d'urgenza, il voto di fiducia, l'uso sconsiderato delle ordinanze, ma - devo dire - con questi provvedimenti mi aspettavo anche che si dessero delle risposte. Ci sono alcune questioni che rimangono aperte: la necessità di porre un termine allo smaltimento dei rifiuti speciali consentito dall'articolo 9 del decreto-legge n. 90 del 2008, e mi chiedo quando verranno realizzate le opere di bonifica dei siti utilizzati in condizioni di emergenza in regime commissariale. Da questo punto di vista la preoccupazione delle conseguenze igienico sanitarie non sono meno rilevanti.
Ma l'agenda politica di queste ore, di questi giorni, va aggiornata. Dopo la denuncia della Corte dei conti, dopo i fatti di queste settimane, la questione morale irrompe sulla scena ponendo al Parlamento e alla politica nuovi interrogativi. Guardate, cari colleghi, vengo da una regione nella quale abbiamo già sperimentato come una legislazione d'emergenza abbia di fatto affievolito i controlli e consentito con varie pratiche derogatorie che si sviluppassero comportamenti difformi dalla corretta amministrazione. Lì si è annidata la corruzione, e ricordo che la prima Tangentopoli risale alla normativa derogatoria in materia di atrazina. Non possiamo accettare che si contrapponga legalità ad efficienza. Se viene meno uno dei due principi non si persegue il bene comune e non si adempie alla funzione pubblica.
Ieri la Corte dei conti ci ha consegnato una situazione deprimente, oltre che preoccupante. Possiamo far finta di non vedere, di fare spallucce, cedendo ad una sorta di rassegnata impotenza? No, cari colleghi, non solo per ragioni etiche, non solo per ragioni politiche di responsabilità verso i nostri elettori ed i cittadini tutti di questo Paese, ma soprattutto perché le difficoltà economiche e sociali nelle quali vivono decine di migliaia di persone potrebbero rapidamente trasformare la delusione e il disgusto in ribellione disperata, della quale porterebbe l'intera responsabilità chi, in questi mesi, ha lacerato i legami di legalità che sostengono la credibilità delle istituzioni pubbliche. Altro che chiamata alla correità. No, non ci stiamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Barbi. Ne ha facoltà.

MARIO BARBI. Signor Presidente, colleghi, signor sottosegretario, questo è un provvedimento sbagliato che va nella direzione sbagliata. È tanto evidente questo che il Governo e la maggioranza hanno dovuto correre ai ripari ed accettarne cambiamenti profondi richiesti con forza e con nettezza dall'opposizione. Non vorrei soffermarmi sugli elementi specifici su cui dal Partito Democratico e dagli altri gruppi di opposizione da ieri vengono svolte osservazioni puntuali e precise. Vorrei fare alcune osservazioni generali su cinque punti: deroghe, compiti impropri affidati alla Protezione civile, uso politicizzato Pag. 49della struttura della Protezione civile, ombre sul funzionamento dei vertici della struttura, le reazioni del sottosegretario Bertolaso che mi fa piacere sia presente.
Il primo punto riguarda le deroghe. Governare per deroga alla legislazione ordinaria, come fanno questo Governo e la maggioranza, nel segno dell'emergenza e con lo strumento delle ordinanze al di fuori delle procedure standard e dei controlli ordinari, ha un doppio significato. Segnala la volontà sbrigativa di non avere vincoli, di non dover rendere conto di quanto viene fatto e, allo stesso tempo, testimonia la rinuncia a far funzionare le cose nella normalità. Voi del Governo e della maggioranza accettate che il sistema nel suo insieme non funzioni ed anzi vi fate forza e alibi di questo malfunzionamento, al quale pure dovreste porre rimedio e del quale come Governo portate, volenti o nolenti, la responsabilità, per puntare, invece, su un sistema parallelo che funziona oltre e fuori dalle regole e proprio - voi ci dite - perché fuori dalle regole. Era questo peraltro il significato di Protezione civile Spa. Voi contrapponete il mondo di ordinaria inefficienza delle burocrazie a torto o ragione chiamate in causa al mondo della straordinaria efficienza garantito da una presunta élite di presunti titani e di eroi. Il Paese viene così danneggiato due volte perché si alimenta l'idea che le cose si possano fare soltanto in deroga alle regole e perché si fa credere che non si possano riformare le regole, perché le cose funzionino nella norma.
Il secondo punto attiene all'estensione delle competenze. La Protezione civile, che come è stato detto da tutti noi in quest'Aula è una cosa seria, è stata trasformata, almeno nella sua struttura centrale e di vertice, in uno strumento tuttofare che si occupa di tutto, delle cose più diverse e che con la missione di fondo e originaria di fronteggiare le calamità e le catastrofi naturali non ha più niente a che vedere se non per il fatto che continua ad occuparsi ordinariamente anche di queste cose.
Si è detto che questo è accaduto con il concorso di tutti e nel corso del tempo. È vero, ma qui tuttavia c'è di peggio e ritorniamo all'idea della Protezione civile Spa, che è vostra e, se voi l'avete ritirata, l'avete fatto per merito nostro. È il perimetro della Protezione civile che va ricondotto al proprio ambito ordinario, normale, naturale. Non può più andare dalle catastrofi ai grandi eventi, dal porre rimedio ai macroscopici fallimenti delle nostre istituzioni, i rifiuti, sino ad essere chiamato in soccorso per le cose che si dovrebbero fare normalmente come il Piano carceri o i nuovi insediamenti energetici.
Poiché la legittimazione della Protezione civile nasce dall'estensione del sistema sul territorio, un sistema di sussidiarietà ben organizzato, dal concorso di molte forze al suo funzionamento, dai vigili del fuoco alle Forze armate, dai servizi tecnici di cui si avvale la struttura centrale fino al Dipartimento della Presidenza del Consiglio che coordina il tutto, e soprattutto dalla disponibilità di un milione e 200 mila volontari, quando questo sistema viene fatto tracimare dai propri compiti e lo si impiega in modo sempre più disinvolto per compiti non suoi, si mette anche in conto che questo sistema venga snaturato e lo si pieghi a divenire uno strumento di parte, mettendo così a rischio, quando qualcosa non funziona, la credibilità del tutto. È un rischio grave.
Ed è purtroppo quanto sta accadendo per il ruolo di supplenza che il Governo ha assegnato alla Protezione civile - è questo il terzo punto che voglio trattare - facendone uno strumento di intervento ordinario in un regime normale di intervento straordinario (scusatemi il gioco di parole) che si avvale di strumenti normativi eccezionali come le ordinanze. Queste scelte che il Governo ha compiuto hanno portato di fatto a politicizzare la Protezione civile in un modo del tutto sbagliato. La Protezione civile ovviamente continua a fare il suo lavoro per tutti nelle circostanze in cui il suo intervento è richiesto - abbiamo visto da ultimo il sottosegretario Bertolaso andare in Calabria per informarsi e far Pag. 50fronte alla situazione di emergenza che anche là si era creata, emergenza naturale -, ma quando il Governo mette questo servizio al servizio della sua retorica del fare e della sua filosofia dell'agire senza vincoli e senza controlli, noi ci troviamo di fronte ad una situazione rischiosa per il Paese. In questo, in questa logica vi è tutto il Presidente del Consiglio, ma è una logica che non aiuta il Paese a migliorare ed a crescere, anzi produce illusioni e danni.
Il segno per me inequivocabile di questa sbagliata politicizzazione è l'incarico di sottosegretario al Capo Dipartimento della protezione civile, in deroga ai principi dell'ordinamento ed al buonsenso, che vuole che il sistema resti al servizio di tutti e non di una politica. Devo dire che non ho capito per quali ragioni il Capo Dipartimento abbia accettato questo incarico e lo mantenga. È una sua scelta, ma questa scelta comporta il rischio di far perdere ad una struttura di grande rilievo per il Paese la sua funzione di imparzialità e di tecnicità per tutti i cittadini. Non vi è infatti alcuna altra ragione, secondo me, in questo conferimento di un incarico politico ad un tecnico certo di altissimo livello, se non la volontà, da parte di chi glielo ha conferito, di politicizzare il servizio e di farne cassa di consenso, catturandone la buona reputazione ed il credito in termini di risultati e di efficienza. L'accentramento del sistema e l'esposizione del Capo Dipartimento e sottosegretario in ogni circostanza hanno alimentato l'impressione che vi fosse un mondo, lo dicevo già, di santi ed eroi, con un superangelo ed un supereroe, che con la sua persona ed in forza della fiducia del Presidente del Consiglio garantiva per tutti e garantiva su tutto, a partire da risultati straordinari. Però chi si assume tutti i meriti, deve assumersi anche tutte le responsabilità.
Veniamo al quarto punto: le ombre. L'inchiesta in corso ci dice che le cose sono più complicate: la scoperta che non tutto è come sembra è tanto più sconcertante quanto più alte erano le attese e la fiducia riposte nelle persone che oggi sono oggetto di indagini.

PRESIDENTE. Onorevole, la invito a concludere.

MARIO BARBI. Signor Presidente, avrei bisogno ancora di qualche minuto.

PRESIDENTE. Per la precisione uno, onorevole Barbi. Di solito avverto prima proprio per questo motivo.

MARIO BARBI. Capisco, finisco almeno i punti e poi chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Barbi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Prego, onorevole Barbi.

MARIO BARBI. Signor Presidente, riprendendo ora non voglio entrare nel merito di queste ombre né anticipare giudizi, ma una cosa però la devo dire: già dalle ombre vediamo che il fare non è antidoto al malaffare, che interessi privati e ruoli pubblici non hanno avuto la distinzione che dovevano avere, che amicizie e parentele si sono intrecciate in modo inappropriato in un groviglio di interessi e che, anziché sobrietà e distanza, vi sono state confidenze e frequentazioni cameratesche che hanno mescolato parti e ruoli che dovevano essere distinti.
Abbrevierò il mio intervento: non vorrei che questo stato di cose andasse ad intaccare la reputazione di insieme di questo sistema, che come ricorda il sito della Protezione civile si avvale di quel milione duecentomila volontari che vengono da quegli «angeli del fango» del 1966, che intervennero a fronteggiare quella che fu davvero un'emergenza, l'alluvione di Firenze. Non mescoliamo e non accostiamo in alcun modo signori degli appalti e «angeli del fango».
Un'ultimissima cosa: signor sottosegretario, trovo le sue reazioni sbagliate ed incomprensibili, glielo dico apertamente, con tutto il rispetto ed anche con tutto il riconoscimento delle capacità e del ruolo Pag. 51che lei ha svolto al servizio del Paese. Lei è un esponente di maggioranza di questo Governo ed ha assecondato l'uso improprio che questo Governo sta facendo della Protezione civile. Lei si è fregiato di tutti i successi, non può non assumersi tutte le responsabilità, non può ora, secondo me, abusando anche del linguaggio, nel rivolgersi ai volontari, descriversi come una vittima, un alluvionato travolto da una valanga di fango: non è un buon esempio. Mi fermo qui (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Recchia. Ne ha facoltà.

PIER FAUSTO RECCHIA. Signor Presidente, in queste ore, siamo impegnati a discutere con passione, anche se, a volte, in un'Aula deserta, il provvedimento in oggetto. È una passione che trova la sua ragion d'essere, principalmente, nella preoccupazione che abbiamo verso la tenuta delle istituzioni e la loro credibilità, messe così a dura prova, in questa stagione della politica, soprattutto, dall'azione di questo Governo.
Sappiamo che il contesto nel quale ci muoviamo cambia ad horas. Faccio riferimento all'inchiesta giudiziaria che vede coinvolta l'organizzazione della Protezione civile e il suo vertice, fino al sottosegretario Bertolaso. Proprio per il potere accumulato, insieme al consenso raccolto, frutto della sua azione, la degenerazione emersa dalle cronache giudiziarie è assai più grave. Ciò impone a noi tutti una profonda riflessione su quanto sta accadendo e, in particolare, sulla sovrapposizione tra la dimensione personale e l'efficienza dell'istituzione. Questi due elementi devono essere tenuti distinti, per far sì che l'istituzione sia sempre all'altezza delle emergenze, a prescindere dalle vicende del suo capo, chiunque sia.
Oggi, dobbiamo riconoscere, viceversa, che esiste un'assoluta coincidenza: cioè, che la Protezione civile è Bertolaso. Questo vale nel bene, per il bene che, certamente, è stato fatto con e sotto la sua guida, ma anche nel male, per quel male che, in questi giorni, si mostra con evidenza nel Paese. Il punto centrale è che questo modo di interpretare e rappresentare le istituzioni, a noi pare inaccettabile.
Il contesto cambia ad horas - come dicevo - anche in relazione all'iter parlamentare del provvedimento in oggetto (anche oggi vi è stato un accavallarsi di notizie e di evoluzioni). La maggioranza, anche grazie alla pressione del Partito Democratico, tuttavia, ha soppresso l'articolo 16 del decreto-legge, che prevedeva, con qualche eccesso di arroganza, la costituzione di una società per azioni della Protezione civile. Ne prendiamo atto con una certa soddisfazione, essendoci da subito battuti contro la sua costituzione, ma ciò che rimane ancora non ci soddisfa. Pertanto, vorremmo intervenire sul testo nei termini descritti in modo puntuale, oggi e ieri, in Aula, dai colleghi del nostro gruppo che hanno seguito il provvedimento presso la Commissione competente sin dall'inizio. Staremo a vedere come finirà.
Certo è che il precipitare di tutta la vicenda è la conferma di quanto da noi sostenuto da subito, quando nulla si sapeva, ma già si intravedevano tutti i rischi, che sono l'effetto di una concentrazione di potere in un regime di palese sospensione dei controlli ordinari. Nel dibattito che si è svolto al Senato, infatti, sono già emerse tutte le argomentazioni che ci hanno spinto, e ci spingono, ad opporci. Provo a ripercorrerle velocemente.
La crescita del Dipartimento ha origine, come si è detto, da una legge del 1992, che prevedeva la possibilità per la Protezione civile di operare con ordinanze in deroga ad ogni disposizione vigente. In altri termini, si autorizzava il Dipartimento - mi affido ad una semplificazione efficace utilizzata da Scalfari - a «passare con il semaforo rosso». Tale regime di deroga si rendeva, evidentemente, necessario in condizioni di emergenza e di catastrofi naturali, come quelle che, purtroppo, hanno colpito, negli ultimi anni, il nostro territorio, in cui l'intervento della Protezione Pag. 52civile è stato certamente decisivo. Così è andata fino al 2001: vi sono state una o due ordinanze l'anno.
Poi, nel 2001, il Governo Berlusconi, attraverso un altro decreto-legge, ha deciso di abusare di questo regime e di spingerlo oltre le situazioni emergenziali. Le prerogative riservate ad alluvioni, piuttosto che a terremoti, si sarebbero potute far valere anche per ogni altra situazione che venisse dichiarata «grande evento» dal Consiglio dei ministri, su proposta del suo Presidente. Da quel momento in poi, le ordinanze si sono moltiplicate a dismisura su ogni materia: eventi sportivi dei più disparati, raduni religiosi, eventi istituzionali (non farò, ora, l'elenco).
Tutto è stato finanziato da ingenti risorse, sulle quali, ad oggi, la Corte dei conti non ha svolto controlli o, comunque, non se ne ha notizia. Infatti, il regime delle ordinanze di protezione civile deroga al controllo preventivo di legittimità della Corte dei conti, così come a quello dell'autorità per la vigilanza sui lavori pubblici. Tuttavia, esso può prevedere anche deroghe esplicite a decine di leggi, che riguardano norme sugli appalti, procedure di affidamento, controlli sull'affidamento dei contratti, la pubblicazione di bandi di gara, e molto altro ancora. Insomma, tutte deroghe necessarie e compatibili con situazioni di emergenza nazionale. Ma cosa c'entra la Vuitton Cup con l'emergenza? È questo il punto che ancora non è stato risolto dalle norme su cui discutiamo e che rappresenta la fonte del problema: l'ampliamento del regime in deroga ai grandi eventi.
Il 2001 è stato, dunque, lo spartiacque tra ciò che era stato considerato fino ad allora come l'eccezione legittima in caso di emergenza e una prassi applicabile a qualunque evento; il passaggio, cioè, ad un regime in cui la straordinarietà diventa regola. Ma possiamo dire che si tratta di un caso particolare che riguarda solo la Protezione civile e il suo perimetro di azione? A mio avviso, questo è l'aspetto più delicato della discussione.
Quello che emerge con tutta evidenza è che la Protezione civile è solo un segno, una cifra di un disegno più ampio il cui protagonista è Berlusconi. E non solo perché in altri ambiti si tentano operazioni similari finalizzate alla ricerca di scorciatoie con l'alibi della straordinarietà (vedi il caso di Difesa Servizi Spa, che può presentare dei rischi comparabili), ma proprio perché questo è lo svolgimento di un disegno politico preciso, un disegno che attraverso lo stato di emergenza costante scardina il sistema istituzionale del nostro Paese affidandolo nelle mani di una guida sicura senza ostacoli.
Evidentemente non ci sorprendiamo: sappiamo che questa è la visione di Berlusconi, la visione che egli ha della cosa pubblica come di un intralcio al fare, di un vincolo all'azione del Governo, diciamo pure di una perdita di tempo.
Così, con la scusa di aggirare una burocrazia incompatibile con i tempi del Governo, si fa strada un sistema «autoritario» dove ad un accrescimento del potere del Presidente non corrisponde un controbilanciamento del potere di controllo del Parlamento e degli altri organi costituzionali, dove si legifera per decreto-legge e si governa per ordinanza, dove si privilegia il commissario di Governo ed i responsabili dei governi territoriali. È un disegno che porta ad affermare che esiste un regime straordinario che funziona ed uno ordinario che non funziona e che va derogato con tutte le regole ed i vincoli che si porta dietro: è quel regime straordinario che contempla tutto il contemplabile ed ha un solo ed unico referente, il Presidente del Consiglio.
Ma questo disegno, fatalmente, si schianta sul muro dell'illegalità, quell'illegalità che il sistema stesso, a causa di una concentrazione di potere senza controllo, inevitabilmente produce. E all'improvviso ti trovi senza niente, senza braccio operativo e senza istituzioni, senza Stato e senza eroi. Qui, a mio avviso, sta il punto più rilevante di questo dibattito, ma vorrei dire, più in generale, della vicenda che conosciamo sotto il nome del «berlusconismo»: come riusciremo ad evitare che questo uragano passi lasciandosi alle spalle solo cenere? Come riuscirà la politica Pag. 53a salvaguardare le istituzioni della Repubblica e a mantenerle solido punto di riferimento per i cittadini?
È questa, penso, la fatica più grande alla quale saremo chiamati; e a proposito di istituzioni, in questa sede va ricordata anche la grave anomalia della somma dei carichi in capo alla stessa persona. Alla funzione di capo Dipartimento si è aggiunta la funzione politica di membro del Governo in qualità di sottosegretario di Stato, una aberrazione. Il sottosegretario alla Protezione civile - perché questo è, checché ne dica lo stesso Bertolaso - è anche capo del Dipartimento della protezione civile. Per cambiare esempio rispetto a quelli che ho sentito in questi giorni, è come se il Capo di Stato maggiore della difesa fosse anche il Ministro della difesa. È una grave sovrapposizione di ruoli, che mostra un'assenza totale di sensibilità istituzionale che genera confusione: alla funzione di esecutore viene aggiunta quella di decisore politico, si diventa così controllori di se stessi. Insomma, nonostante la soppressione dell'articolo 16, il tema resta.

PRESIDENTE. Onorevole Recchia, la invito a concludere.

PIER FAUSTO RECCHIA. Il problema dell'ammodernamento - e mi avvio rapidamente alla conclusione - della complessità della burocrazia certo esiste ed è grave, e la politica lo deve affrontare evitando scorciatoie, velocizzando i percorsi, semplificandoli, ma mantenendo fermo il rispetto delle regole. E andrebbe affrontato seriamente una volta per tutte in Parlamento, in un quadro di riforma complessiva dello Stato, sempre annunciata ma mai avviata. Ci rimpalliamo sterili discussioni su «dialogo sì, dialogo no» senza sapere su cosa dovremmo dialogare, su quali modelli istituzionali alternativi, mentre poi non riusciamo nemmeno ad avanzare sul piano della riforma dei regolamenti parlamentari.
Signor Presidente, abbiamo a cuore la salvaguardia di quel patrimonio rappresentato dalla Protezione civile italiana, essenziale in un Paese come il nostro ed alla quale Guido Bertolaso ha dato indiscutibilmente un contributo determinante. La magistratura accerterà le responsabilità personali, i soggetti coinvolti e farà il suo corso. Tuttavia sta al Parlamento indagare sul funzionamento delle istituzioni, va recuperata la fiducia del sistema, lo dobbiamo ai cittadini, molti dei quali oggi si sentono traditi dalle persone, ma prima ancora dalle istituzioni e che, viceversa, devono continuare a sapere che in caso di emergenza il Paese c'è, dispone di strutture capaci, come la Protezione civile, di interventi straordinari che siano efficaci e che sappiano operare in un quadro di legalità, a prescindere da coloro che svolgono funzioni di responsabilità.
È proprio in questo contesto, appunto per la salvaguardia di quel patrimonio, che alcuni di noi hanno proposto e sostenuto in queste ore - anche lei, signor Presidente, e concludo - la costituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta che in tempo brevissimo definisca il perimetro di azione della Protezione civile assicurando efficienza nel rispetto della legalità.
Signor Presidente, noi tutti non ci possiamo permettere che si apra una stagione segnata dal sospetto permanente verso lo Stato, non possiamo assecondarla o, ancor peggio, strumentalizzarla. Ed è per scongiurare questa deriva che chiediamo di rimuovere le fonti di quel sospetto ed auspichiamo che la maggioranza sappia ravvedersi e farsi anch'essa carico di questo che è certamente un interesse del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Mattesini. Ne ha facoltà.

DONELLA MATTESINI. Signor Presidente, voglio entrare subito nel merito del provvedimento, ma intendo innanzitutto ribadire la necessità di capire cosa sta succedendo in quell'ombra gigantesca e secretata delle grandi opere e delle grandi emergenze, dove sembra affiorare un sistema di corruzione e di appalti pilotati senza precedenti. Intendo ricordarlo per Pag. 54sottolineare la piena fiducia nella magistratura, sperando che questa maggioranza smetta di parlare sempre di magistratura ad orologeria o di complotti, come ho letto stamani nei giornali in merito alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio.
Nel merito voglio sottolineare come questo sia l'ennesimo decreto-legge omnibus, perché contiene norme che vanno dalla emergenza rifiuti in Campania, alla formazione continua dei dipendenti pubblici fino all'edilizia carceraria. Voglio denunciare come ormai sia invalsa una pessima abitudine, che è peggiore di quella di utilizzare il decreto-legge quale strumento per legiferare in via ordinaria, che è abitudine di veicolare attraverso un decreto-legge norme che nulla hanno a che vedere non solo con il titolo, ma anche con quello che è stato sottoposto alla firma del Presidente della Repubblica.
Si continua, insomma, da parte di questa maggioranza, a non tenere in nessuna considerazione quella valutazione più volte espressa da Napolitano, che ha invitato il Parlamento e il Governo a non proseguire sulla strada di decreti-legge omnibus. Ricordo, in tal senso, quanto dichiarato dal Presidente della Repubblica in occasione degli auguri di fine anno, citando testualmente: «il continuo succedersi di decreti-legge (47 dall'inizio di questa legislatura) e il loro divenire sempre più sovraccarichi ed eterogenei nel corso dell'iter parlamentare di conversione (...) hanno continuato a produrre evidenti distorsioni negli equilibri istituzionali (...). Tutto ciò finisce per gravare negativamente sul livello qualitativo dell'attività legislativa (...). Non a caso, gli studiosi si chiedono se abbia finito per instaurarsi - anche attraverso il crescente uso e la dilatazione di ordinanze d'urgenza - un vero e proprio »sistema parallelo« di produzione normativa». Vede, dottor Bertolaso, altro che quello che lei ha lasciato intendere nella sua intervista di lunedì a la Repubblica, nella quale ha tirato per la giacchetta il Presidente della Repubblica! Napolitano ha detto cose ben diverse e forse anche per questo varrebbe la pena che lei rassegnasse le sue dimissioni.
Ricordo che dal 2002 ad oggi Berlusconi ha definito a sua discrezione cosa deve essere considerato in stato di eccezione per ben 500 volte e che l'ordinanza di protezione civile è diventata lo strumento ordinario dell'azione di questo Governo, quindi niente controlli e deroga a decine di leggi sugli appalti e sulla trasparenza. Si è così ampliata la deriva del disprezzo delle regole e della ricerca di una scorciatoia. Non voglio farla lunga, ricordo soltanto quante volte i vertici di Confindustria hanno denunciato questo modo di sottrarre al mercato appalti di altissimo valore economico. Voglio anche ricordare rapidamente i dati che ci ha fornito ieri la Corte dei conti, quando ci ha detto drammaticamente che in un anno le denunce per corruzione sono aumentate del 229 per cento, quelle per concussione sono aumentate del 153 per cento e che per le mazzette lo Stato ha perso circa 60 milioni di euro.
Credo che il dovere della politica, oggi più di ieri, anche per la crisi terribile che stiamo attraversando e che si sta rovesciando su famiglie e imprese, sia quello di restituire credibilità a sé stessa e alle istituzioni, ma ciò si può fare solo applicando sempre e comunque trasparenza e rigore, non certo la discrezionalità a piene mani, in barba a leggi e diritti.
Mi voglio soffermare in modo particolare sull'articolo 14, quello che riguarda la stabilizzazione del personale. Sappiamo che con questo articolo si autorizzano procedure straordinarie per il reclutamento del personale a tempo indeterminato. Si elude qui con tutta evidenza il vincolo dell'articolo 97 della Costituzione che sancisce l'obbligo del concorso pubblico per il reclutamento del personale della pubblica amministrazione. Sia chiaro: nessuno, tanto meno il Partito Democratico, è contrario all'idea che nella selezione di questo personale si tenga conto delle professionalità maturate e acquisite all'interno dell'ente, ma un conto è questo, altro è prevedere che la dotazione Pag. 55organica o le modalità di celebrazione dei concorsi siano solo un orpello dietro cui nascondere l'assoluta chiusura a qualsiasi procedura di reclutamento aperta del personale. La questione può essere risolta in mille modi riservando una quota al personale interno della Protezione civile o valutando i titoli di questa esperienza.
Ma deve essere anche lasciata la possibilità a tutti gli altri, che sono in possesso dei requisiti di professionalità richiesti e che non sono arrivati alla Protezione civile su chiamata diretta - amici degli amici -, di partecipare ad un pubblico concorso, perché con questo articolo si fa eccezione a tutte le leggi finanziarie che prevedono il blocco delle assunzioni oppure ai vincoli relativi al patto di stabilità e ad altri ancora.
Mi piacerebbe se in quest'Aula fossero presenti il Ministro Brunetta o la Ministra Gelmini. Voglio sottolineare non solo la incostituzionalità di questa norma, ai sensi dell'articolo 97 della Costituzione, ma la differenza di comportamento tra questo settore, che pure è un settore importante, e altri settori altrettanto importanti come la scuola, la sanità e gli enti locali, che hanno visto, invece, tagliare, eludere e annullare quella scelta importante compiuta dal Governo Prodi con la legge finanziaria del 2007, che prevedeva processi di stabilizzazione oppure il lavoro importante del Ministro Fioroni per quanto riguardava la stabilizzazione, in un piano triennale, per gli insegnanti.
Ricordo anche, in modo particolare, il provvedimento adottato poco tempo fa che garantiva la continuità del servizio scolastico-educativo prevedendo all'articolo 1 che mai in nessun caso i contratti di lavoro a tempo determinato potessero trasformarsi in rapporti a tempo indeterminato e che solo grazie all'azione intransigente e forte dell'opposizione e del Partito Democratico si è in parte risolto.
Oppure vogliamo riferirci ai ricercatori dell'Istituto di vulcanologia, che lei conosce bene, dottor Bertolaso, perché è un centro di eccellenza a livello nazionale e internazionale che collabora con il Dipartimento. Lei sa meglio di me che lo studio e il monitoraggio, per esempio, ventiquattro ore su ventiquattro, dei terremoti e dei vulcani è possibile in gran parte grazie al lavoro dei tecnici e dei ricercatori precari dello stesso Istituto di geofisica e vulcanologia. Voglio fare solo un esempio: la rete sismica del centro-sud d'Italia è mantenuta in funzione grazie all'attività della sede di Grottaminarda, in provincia di Avellino, il cui personale, tecnici e ricercatori, è composto esclusivamente - e sottolineo l'avverbio esclusivamente - da personale precario.
Dunque, vi sono due pesi e due misure? Sottolineo anche che negli ultimi anni la Protezione civile ha provveduto a ripetute assunzioni utilizzando le ordinanze. Si tratta dell'unico settore della pubblica amministrazione che non è mai ricorso all'espletamento di concorsi pubblici. Ricordo anche, tra l'altro, che la Protezione civile, che afferma di essere sotto organico potendo così giustificare queste infornate degli amici degli amici al di fuori da qualunque regola di trasparenza e di concorso pubblico come previsto dall'articolo 97 della Costituzione, afferma di essere sotto organico. Ma ci ricordiamo che il Dipartimento può avvalersi, per necessità, di contingenti di personale tra virgolette in prestito, con esperienza pluriennale nel campo della protezione civile. Si tratta di un'esperienza conquistata sul territorio sicuramente ben maggiore del personale oggetto della stabilizzazione.
Termino il mio intervento sottolineando un altro aspetto. Il punto più grave dell'articolo 14 su cui ricordo, tra l'altro, che la Commissione lavoro per i profili di competenza ha votato un parere proposto dal presidente della Commissione nonché dal capogruppo del Popolo della Libertà, che è parere favorevole condizionato alla soppressione di questo articolo. Voglio vedere, se l'articolo sarà soppresso, cosa succederà nella maggioranza.
Il comma 1 di questo articolo 14 autorizza ad utilizzare procedure straordinarie di reclutamento del personale secondo le modalità di cui al comma 2. Ebbene, l'articolo 14, comma 2, prevede Pag. 56che le modalità valutative, le procedure e i requisiti di partecipazione siano stabiliti con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del quale, però, non si stabilisce neanche il termine per l'adozione. Tutto ciò è in deroga alle limitazioni del turnover del personale della pubblica amministrazione, previsto con il decreto n. 112 del 2008.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DONELLA MATTESINI. Sto per concludere, signor Presidente. Inoltre, è in deroga alla disciplina del reclutamento del personale, di cui all'articolo 35 del decreto legislativo n. 165 del 2001, nonché alle disposizioni in materia di stabilizzazione di cui al decreto-legge n. 78 del 2009.
Se poi si considera che in aggiunta si dice che queste modalità valutative potranno essere anche speciali e se si considera che tutti gli altri soggetti istituzionali, che hanno competenze in materia di protezione civile, dagli enti locali alle regioni, non potranno assumere nessuno per il blocco del turnover che è stato appunto definito con le varie normative, viene meno anche un tratto importante della Protezione civile, sia nella fase di prevenzione sia in quella di soccorso, cioè la rete nel territorio e la possibilità di un lavoro forte non solo con il numero enorme dei volontari, ma anche con le istituzioni che ne hanno competenza.
Chiedo, dunque, al dottor Bertolaso: ma come si fa a proporre un articolo di questo tipo che tiene fuori tutti e, nel contempo, pensare che la pubblica amministrazione, che ha competenze, ne sia esclusa? Io sono di Arezzo. Poco tempo fa - lo scorso anno - si è verificata nel mio paese una piccola alluvione.
Benissimo, in quella piccola alluvione come in tanti altri piccoli eventi calamitosi non è intervenuto il Dipartimento della protezione civile, ma sono intervenuti il comune e la provincia. Tuttavia, questi enti, che non potranno più assumere nessuno, cosa potranno fare in futuro? Lasciare da soli i cittadini e, nel contempo, applaudire chi ha avuto questa scorciatoia per essere assunto a tempo indeterminato fuori da qualunque concorso e fuori da qualunque trasparenza? Questo sicuramente non fa bene alla democrazia e a chi nelle istituzioni deve poter ritrovare la fiducia, perché di questo ha bisogno il nostro Paese per ritrovare democrazia e competitività (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Strizzolo. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, ritengo che la battaglia politica che le opposizioni stanno facendo in questi giorni su questo provvedimento sia, prima che una battaglia politica, una battaglia civile per cercare di rimettere in carreggiata, rispetto a quelli che sono le regole e i cardini fondamentali del nostro sistema istituzionale e democratico, l'azione di questo Governo.
Anzi, vorrei aggiungere che probabilmente questa discussione e questo provvedimento, così come era stato pensato (per fortuna in queste ultime ore c'è stato qualche doveroso ripensamento) e impostato sicuramente rappresentava e rappresenta la sintesi di quello che è oggi il berlusconismo in questo Paese e di come si intenda il rapporto tra i problemi veri del Paese, il modo di affrontarli e la visione che si ha di uno Stato democratico.
Rivolgo una domanda a lei, signor Presidente, e a tutti i colleghi: visto che con la motivazione dell'emergenza si tenta di giustificare tutto, cosa avrebbe dovuto chiedere o pensare o imporre De Gasperi dopo la Seconda guerra mondiale quando aveva un'Italia in ginocchio e totalmente distrutta e un Paese completamente da ricostruire? Non mi risulta che si sia messo in piedi qualche meccanismo che attribuiva a qualcuno poteri illimitati e senza controllo.
Nonostante questo, il Paese è stato ricostruito dalle fondamenta dal punto di vista fisico, economico, sociale, morale, civile, politico e democratico. Una grandiosa opera di ricostruzione dell'Italia che era sicuramente in condizioni ben peggiori Pag. 57di quelle che si reclamano come motivazione di questi poteri che vengono attribuiti alla Protezione civile per questa o quella emergenza.
Credo che le vicende emerse in questi giorni gettino discredito non solo sui principali responsabili della Protezione civile, ma creino anche diffidenza su tutto l'apparato complessivo della pubblica amministrazione, allontanando ancora di più i cittadini dalla politica e dal rispetto delle istituzioni. Credo che il problema che oggi abbiamo di fronte sia quello di impedire uno scardinamento dello Stato democratico e dell'assetto politico e istituzionale.
Guai se andassimo avanti sulla strada percorsa con questo provvedimento. Non dimentichiamo che poche settimane fa è stata istituita la Difesa servizi Spa. Anche quella credo sia stata una scelta completamente sbagliata. Non si possono prendere pezzi dello Stato e degli apparati vitali dello Stato, privatizzarli, e portarli fuori da quelli che sono le normali e ordinarie regole e gli ordinari meccanismi di controllo.
Credo non sia possibile sostenere, come ha fatto il Governo in questi giorni, che di fronte alle emergenze bisogna attribuire ancora più poteri e togliere quei controlli che invece servono per stabilire se le cose vengono fatte nella maniera più corretta e più opportuna dal punto di vista del rispetto degli ordinamenti e delle norme. Sostanzialmente, per sintetizzare questa sottolineatura in una frase, non è possibile sempre e comunque giustificare i fini con i mezzi.
Infatti, credo che questa sia una logica perversa, che non può appartenere ad uno Stato democratico che vuole affrontare e risolvere i problemi secondo linee chiare di trasparenza. Ciò non significa nei momenti di emergenza vera cercare di superare gli aspetti burocratici e stabilire per legge dei percorsi più semplici, e questo non può essere portato in campo per altri tipi di interventi come i grandi eventi o altro. Insomma, in questo Paese non si può andare avanti ancora sulla strada dei commissari straordinari.
Vengo dal Friuli Venezia Giulia, quindi una regione che ha vissuto l'esperienza tragica del terremoto del 1976, anzi da lì è nata poi l'esperienza di protezione civile. È stata quella una impostazione che ha visto la valorizzazione degli enti locali e dell'autonomia perché il Governo di allora, presieduto dall'onorevole Moro, attribuì alla regione poteri di intervento assegnando così non solo delle risorse, ma anche un compito e delle responsabilità precise.
Invece, con questo provvedimento si accentra tutto non tanto e non più nello Stato, ma addirittura in qualcosa che sfugge ai normali controlli. Quindi, si tratta di un'esperienza e di una strada che va assolutamente contrastata e, anzi, credo che movimenti politici come la Lega Nord, che si battono per l'autonomia e il federalismo, dovrebbero essere in prima fila a contestare alcuni punti contenuti in questo provvedimento.
Qui serve anche una riflessione più ampia per quanto riguarda l'impostazione della Protezione civile. Infatti, in questi anni non si sono lesinati i mezzi. Nelle regioni sono nate tante strutture di protezione civile e, invece, si continua a fare sempre e comunque capo alla struttura nazionale, mortificando così l'impegno, la disponibilità e il lavoro di tanti volontari sul territorio del nostro Paese.
Credo che rispetto a questa situazione dobbiamo batterci fino in fondo in questo nostro Paese, al di là delle derive giustizialiste. Anzi, questi comportamenti, questi fatti e queste situazioni alimentano quell'altrettanto pericoloso filone del giustizialismo. Infatti, una delle priorità di questo Parlamento è sicuramente quella di ricostruire un doveroso e giusto equilibrio fra i poteri dello Stato. Questi fatti paradossalmente alimentano una tendenza opposta.
Credo che, di fronte ad una situazione così complessa e delicata, il Governo debba riflettere ancora un attimo prima di andare avanti su tutti i contenuti di questo provvedimento.
I colleghi del Partito Democratico, che sono intervenuti in molti prima di me, hanno molto bene specificato diversi punti, hanno messo in evidenza alcuni Pag. 58problemi legati - concludo, signor Presidente - ad una fase così complicata, ma la stessa incertezza di questi giorni e di queste ore, un ondeggiamento del Governo e della maggioranza, che non sapeva e forse non sa ancora che pesci pigliare rispetto ad alcune questioni di fondo...

PRESIDENTE. Onorevole Strizzolo, la prego di concludere.

IVANO STRIZZOLO. Ritengo che noi, come Partito Democratico e come opposizione, stiamo facendo il nostro dovere attraverso una posizione seria, rigorosa e costruttiva proponendo emendamenti che puntano alla fine - concludo, signor Presidente - non a colpire questa o quella figura (ad accertare le responsabilità ci penserà la magistratura), ma a fare in modo che questo nostro Paese non si incammini su una strada pericolosa che vede lo smembramento dello Stato di diritto e del giusto e doveroso rapporto tra i cittadini e le pubbliche istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Boffa. Ne ha facoltà.

COSTANTINO BOFFA. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Boffa, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Avverto che tutte le ulteriori iscrizioni a parlare sono state ritirate.
Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 3196-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Ghiglia.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, rinuncio alla replica e mi riservo di intervenire nel prosieguo del dibattito.

PRESIDENTE. Prendo atto che anche il rappresentante del Governo rinuncia alla replica e si riserva di intervenire successivamente.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Per quanto riguarda l'organizzazione dei lavori per l'esame del disegno di legge n. 3196 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 195, recante disposizioni urgenti per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella regione Campania, per l'avvio della fase post emergenziale nel territorio della regione Abruzzo ed altre disposizioni urgenti relative alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed alla protezione civile (Approvato dal Senato - scadenza: 28 febbraio 2010), si è testé svolta la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo nella quale è stato convenuto che la seduta riprenderà questo pomeriggio alle ore 15,30 per procedere alla discussione e al voto sulle questioni pregiudiziali.
Successivamente si svolgerà la fase di discussione e votazione degli emendamenti (votazioni fino alle ore 20,30).
Domani mattina, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà alle dichiarazioni di voto finale con ripresa televisiva diretta, che avranno luogo a partire dalle ore 12,30. Seguirà il voto finale sul disegno di legge di conversione n. 3196.

Si riprende la discussione.

(Annunzio di questioni pregiudiziali - A.C. 3196-A)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate, a norma dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento, le questioni pregiudizialiPag. 59Di Pietro ed altri n. 1, Franceschini ed altri n. 2, Vietti ed altri n. 3 e Lanzillotta ed altri n. 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 3196-A).
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15,30.

La seduta, sospesa alle 14,50, è ripresa alle 15,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno e Buttiglione sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore ed il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 3196-A)

PRESIDENTE. Passiamo, quindi, all'esame delle questioni pregiudiziali Di Pietro ed altri n. 1, Franceschini ed altri n. 2, Vietti ed altri n. 3 e Lanzillotta ed altri n. 4 (vedi l'allegato A).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,37).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame di questioni pregiudiziali - A.C. 3196-A)

PRESIDENTE. Avverto che a norma del comma 3 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del Regolamento, le questioni pregiudiziali possono essere illustrate per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
L'onorevole Palomba ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Di Pietro ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, colleghe e colleghi, dinanzi all'enormità dei problemi della politica italiana che questo Governo sta producendo sarebbe riduttivo soffermarsi analiticamente sugli aspetti tecnici dell'incostituzionalità di questo decreto-legge, per i quali rimandiamo al testo della pregiudiziale. Esso è espressione di quella cultura incostituzionale che rappresenta il marchio di fabbrica di questa maggioranza di Governo, fatta di insofferenza verso i pesi e i contrappesi, verso il policentrismo dei poteri, verso le istituzioni di garanzia che distinguono, invece, la nostra democrazia.
In questo senso, l'Italia dei Valori ritiene che siamo di fronte ad una incostituzionalità di sistema, che non tanto viola alcuni precetti, quanto corrode l'anima stessa della nostra Carta fondamentale. Pag. 60Abbiamo già troppe volte denunciato il ricorso ai decreti-legge in continuazione, alla fiducia a raffica, spesso contro la stessa maggioranza, al sistematico disprezzo dei principi di coerenza e di necessità e di urgenza ravvisabili anche in questo testo.
Apriamo un inciso: se al popolo spetta il «diritto di mugugno» e ai parlamentari spetta, finora, il diritto di denuncia e di controllo, c'è chi deve esercitare il potere di veto su provvedimenti, disposizioni e prassi abnormi. Sembra strano vedere che chi dovrebbe esercitare il potere di veto si limita a ricorrere alla protesta. Vorremmo vedere che alle denunce pubbliche contro prassi devianti corrispondesse sempre o le precedesse il veto...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, un po' di silenzio.

FEDERICO PALOMBA. ...a pratiche e testi abnormi per evitare il consolidarsi di un'altra Costituzione materiale che stravolge quella dei nostri Padri.
Ogni livello eserciti la propria responsabilità. Bastava vedere il titolo di questo provvedimento per accorgersi che questo decreto-legge era ridicolo. Se questo strumento può essere utilizzato per l'emergenza è assurdo ritenere che possa essere utilizzato per l'uscita dalla situazione emergenziale. La realtà è che l'unica urgenza, solo politica, era quella rappresentata dal defunto articolo 16, quello sulla «Bertolaso Spa», perciò nato con questo decreto-legge, e non aggiunto, che avete precipitosamente (Commenti)... Presidente, se parlassi per lei sarebbe già un onore, ma possibilmente vorrei potermi rivolgere...

PRESIDENTE. Colleghi, permettete all'onorevole Palomba di intervenire, per cortesia.

FURIO COLOMBO. Ma non vede che c'è un comizio in corso?

PRESIDENTE. Adesso aggiunge anche il suo, onorevole Colombo? Prego, onorevole Palomba...

FURIO COLOMBO. Cominci a presiedere!

PRESIDENTE. La smetta, per cortesia, onorevole Colombo! Prego, prosegua, onorevole Palomba.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, chiedo un tempo supplementare.
La realtà è che l'unica urgenza, solo politica, era quella rappresentata dal defunto articolo 16, quello della «Bertolaso Spa», nato con questo decreto-legge e non aggiunto. È un articolo che avete precipitosamente eliminato sotto l'onda di vergogna che sta travolgendo questa politica di maggioranza, che neppure i telegiornali di regime riescono a fermare. Non sapevate da prima che la privatizzazione degli eventi calamitosi, infangati da miserabili speculatori, e della loro gestione era il fiume carsico attraverso il quale il malaffare poteva clandestinamente scorrere a favore dei soliti sciacalli? Perché avete inserito quell'indecente disposizione di cui vi siete poi vergognati?
Consideriamo un merito delle opposizioni avere impedito questo ulteriore scempio. Fummo il presidente Franceschini ed io, a nome dell'Italia dei Valori, a diffidarvi dal mantenere un simile orrore giuridico e ordinamentale e voi siete stati costretti a capitolare. Noi crediamo che l'abbiate fatto non perché colpiti da un insopprimibile impulso etico, non ve ne riteniamo capaci. Roma non è più ladrona solo quando non si sa niente del malaffare, salvo correre ai ripari quando le malefatte vengono a galla. Avete rimosso l'articolo, invece, perché avete capito che il popolo è ormai stanco ed insofferente, essendosi accorto che tra condoni, lodi, scudi ed illegittimi impedimenti alla giustizia della Costituzione, chi fa strame delle regole la fa sempre franca.
Signori della maggioranza - vi piaccia sentirvelo dire o meno -, il cancro italiano non sono i pubblici ministeri, che doverosamente indagano contro il dilagante malaffare, come afferma il cavaliere Presidente, ma è la corruzione, come ha detto la Corte dei conti e come afferma la Pag. 61Pontificia commissione per la giustizia, proprio come ai tempi (se non peggio) in cui Mani Pulite reagiva a Tangentopoli.
I cavalieri senza macchia sono roba di altri tempi, quelli della chanson de geste. Cosa propone l'odierno Cavaliere? Spegnere la luce, anzi interrompere il flusso dell'energia attraverso lo stop alle intercettazioni, in quanto il malaffare non deve emergere. I servizi segreti dovrebbero sentire il dovere di avvertire il potere di quanto accade e resta sottinteso, se possibile, bloccare o inquinare le indagini, cioè la privatizzazione anche degli apparati di sicurezza al servizio non dello Stato, ma del padrone.
L'Italia dei Valori vuole qui esprimere gratitudine ai carabinieri, alla Guardia di finanza e alla Polizia di Stato che, pur con la difficoltà politica attuale di essere funzionari dell'amministrazione pubblica con l'attuale Governo, collaborano lealmente nelle diverse inchieste con la magistratura, e ai giudici per il rigore con cui le conducono, indagando anche su altri magistrati in nome della fedeltà alla nostra Costituzione.
I servizi hanno fatto benissimo a non riferire al padrone e a non interferire con le indagini: se lo facessero, mancherebbero al loro dovere.
Questa incostituzionalità di sistema, che consente il diffondersi del malaffare al riparo da regole e regolamenti, va immediatamente stroncata. Su Bertolaso non entriamo nelle valutazioni che competono ai magistrati, anche nel loro arduo compito di interpretare il capoverso dell'articolo 40 del codice penale, per il quale non impedire un evento che si ha il dovere giuridico di impedire equivale a cagionarlo. Rispettiamo il lavoro dei giudici.
Noi ragioniamo solo in termini politici. Quello che gli si chiede con la richiesta di dimissioni e con la mozione di sfiducia è di ritirarsi per non essersi opposto al sistema incostituzionale che faceva errare i controlli, strumentalizzando la Protezione civile, e per non avere impedito le gravissime degenerazioni etiche e penali che hanno infangato il nome di quell'istituzione gloriosa anche per i milioni di volontari che generosamente collaborano con essa.
È così che il degrado ha messo radici che sono diventate mala pianta. La bulimia produce indigestione, che fa fare brutti pensieri. Bisogna tornare alle origini, senza caricare quell'istituzione di compiti estranei e posticci ed evitando che il servizio in quella istituzione sia inquinato dalla natura di parte politica che egli ha assunto con la carica di sottosegretario. Ne aspettiamo un empito di dignità con le dimissioni.
A coloro che, invece, affermano di non essere giustizialisti, solo per evitare di dare soluzioni alternative alla questione morale che attanaglia l'Italia, diciamo che tale appello non colpisce noi dell'Italia dei Valori, che semplicemente vogliamo che la giustizia faccia il suo corso secondo la Costituzione, ma colpisce loro stessi, che ricorrono a formule fumose per trincerarsi dietro una non posizione dinanzi alla dilagante corruzione. Essi vorrebbero forse intervenire, ma poco a poco, lentamente, per carità, fino a quando non si pestano i piedi. È come ai tempi del Manzoni: adelante, Pedro, con juicio.
È vero che il contrasto politico del malaffare è la prima trincea, ma ci dicano come vorrebbero praticarlo e, soprattutto, lo pratichino.
Colleghe e colleghi, il voto favorevole che chiediamo all'Aula su questa pregiudiziale è un voto per contrastare l'incostituzionalità di sistema e per affermare che la sovranità appartiene al popolo e non a chi vuole privatizzare lo Stato in una visione proprietaria delle istituzioni, che farebbe ritornare l'Italia nel buio dei tempi e della civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Zaccaria ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Franceschini ed altri n. 2, di cui è cofirmatario.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, gli interventi che avete ascoltato dai parlamentari del Partito Democratico avevano Pag. 62un tema centrale, una sorta di motivo conduttore, che riguardava proprio l'incostituzionalità di questo provvedimento. In questo caso, farò come i miei colleghi, evitando osservazioni legate ai singoli articoli, che sono ben contenute nel testo scritto della pregiudiziale di costituzionalità, e cercherò di riprendere quel filo conduttore nel quale sostanzialmente si capisce che questo provvedimento non era viziato solo per la presenza della Protezione civile Spa.
Questo provvedimento è strutturalmente viziato nella sua compatibilità con la Costituzione e andava ritirato o profondamente modificato. Del resto, lo avete capito e le incertezze di questa mattina sono una testimonianza precisa della difficoltà di andare avanti.
È un testo viziato da una sorta di ingordigia istituzionale, chiamiamola «bulimia». Non si vuole più fare il solito decreto-legge. Sembra un po' riduttivo fare un decreto-legge come tanti altri.
Il Capo dello Stato a dicembre aveva detto che ne erano stati fatti quarantasette; oggi, due mesi dopo, siamo arrivati a cinquantacinque. Quindi, vi è una buona produttività, non c'è che dire da questo punto di vista. Però, qui c'è qualcosa di più. È un po' come al supermercato: paghi uno e compri tre. In un solo decreto-legge sono contenuti l'emergenza ambientale, il rischio idrogeologico, il piano carceri e tante altre cosucce niente affatto trascurabili.
Il testo è lievitato a dismisura durante l'esame al Senato. Ormai il titolo è anacronistico, si parla d'altro. È un dettaglio che si dovrebbe dire nel titolo quello che è scritto nel provvedimento. Voglio evitare di parlare di eterogeneità, diciamo che c'è di tutto in questo decreto-legge, perché il provvedimento è sintomatico di un certo modo di intendere la cosa pubblica. Eterogeneità vuol dire che questo non è un decreto-legge. Non è scritto, ma non può essere tale.
Il Presidente Ciampi nel 2002 ha inviato un messaggio alle Camere nel quale ha detto che, quando i decreti-legge acquistano vagoni dopo vagoni, è un problema per il Presidente della Repubblica. L'ha detto anche Napolitano, ma qui non interessa. Però, signor Presidente della Camera, ricordi che il Presidente Ciampi e il Presidente Napolitano hanno detto che è compito dei Presidenti delle Camere garantire che i decreti-legge non si appesantiscano durante il lavoro parlamentare, perché questo sistema viola le prerogative del Capo dello Stato.
Ma questo problema interessa soltanto ad alcuni.
Quello che io credo che sia al centro di questo decreto-legge - lo hanno detto tutti i colleghi che sono intervenuti - non è il sistema della protezione civile previsto dalla legge del 1992, che ha avuto l'approvazione della Corte e che noi difendiamo decisamente. Il modello della legge del 1992 per fronteggiare le calamità naturali è un modello che condividiamo e che è giusto. Quello che è grave sono le deviazioni, le distorsioni, le deformazioni e le degenerazioni che sono intervenute rispetto a quel modello.
Voglio ricordare che qualche candido osservatore riteneva che, per far fronte alle emergenze, fossero sufficienti i decreti-legge controllati dal Capo dello Stato, dal Parlamento e dalla Corte costituzionale. La legge del 1992 - attenzione - afferma che si può intervenire quando è dichiarata l'urgenza dal Governo, ma pone una serie di paletti: si può intervenire con ordinanze in deroga, ma senza violare le riserve di legge e i principi generali dell'ordinamento, con deroghe nominative, con motivazione e con pubblicità.
Voglio dire, soltanto perché resti agli atti di questa Camera, che dal 2001 quel modello di ordinanze di protezione civile è stato sostanzialmente stravolto, ed è stato stravolto con atti normativi del centrodestra, del Governo Berlusconi, che li ha firmati e ha, sostanzialmente, segnato un'ipoteca gravissima.
Nel 2001 si è intervenuti non soltanto per le calamità naturali, ma per i grandi eventi; nel 2002, viene prevista la possibilità di adottare le ordinanze prima della dichiarazione dello stato di emergenza Pag. 63(quindi, prima di questo momento); interventi di protezione civile anche all'estero, e anche questa è un'estensione.
Ma poi la perla interviene nel 2008, quando si sottraggono le ordinanze al controllo della Corte dei conti. Ma non basta, vi sono altre otto deviazioni di quel modello, che non sono trascurabili. La prima è che le ordinanze non sono più atti amministrativi, ma diventano veri e propri atti normativi; non sono più strumenti eccezionali, ma se ne fanno 200 in due anni. Non vi è più separazione tra politica e amministrazione, ma vi è una profonda confusione.
Si dà vita a procedimenti sempre meno pubblici: ricordate il problema delle carceri, gli appalti segretati. Nessuno può conoscere più nulla! Vengono addirittura in contatto con il sistema dell'Unione europea e determinano violazioni e infrazioni, perché non rispettano il procedimento delle gare. Ma sono le tre deroghe finali che devono preoccuparci: prima la deroga era puntuale e poi sempre più ampia, fino a diventare una deroga a tutto; viene così messo in discussione il principio di legalità.
La nomina di commissari avviene in ogni campo: il rischio idrogeologico, le carceri; addirittura, Tremonti diventa commissario per stabilire sostanzialmente la deroga o la sospensione dei tributi. Ma la cosa più preoccupante è che salta l'intero sistema dei controlli: via la Corte dei conti, difficile il controllo di legittimità.
Guardate i mondiali di nuoto a Roma: prima si fa un'ordinanza, poi le piscine vengono fatte assolutamente in deroga, si abusa di questo sistema e si fa un'altra ordinanza per sottrarre la competenza ai giudici e per dire che tutto va bene.
Poi vi è il monumento, l'articolo 3, comma 5: lo scudo giudiziario civile e amministrativo (forse, qualcuno pensava anche allo scudo penale). È veramente una perla unica nel nostro sistema costituzionale: gli articoli 24 e 113 della Costituzione sono roba di altri tempi!
Salta il sistema amministrativo, perché, accanto a quello ordinario, se ne crea uno alternativo, sottratto a ogni controllo. Salta il sistema normativo, vanno in soffitta la legge e il decreto-legge.
Il Presidente Napolitano ha detto in maniera testuale il 21 dicembre: «Tutto ciò finisce per gravare negativamente sul livello qualitativo dell'attività legislativa, sull'equilibrio del sistema delle fonti. Non a caso gli studiosi» - dice il Presidente Napolitano - «si chiedono se abbia finito per instaurarsi, attraverso le ordinanze, un vero e proprio sistema parallelo di produzione normativa». È il Presidente della Repubblica che dice questo!
Voi avete capovolto il rapporto tra gestione ordinaria e gestione dell'emergenza, ve l'ha ricordato stamane Gianclaudio Bressa. È diventata ordinaria l'emergenza infinita, con le deroghe assolute, spesso a favore dei potenti e degli amici: le norme ordinarie, i vincoli, le regole, la burocrazia valgono soltanto per i poveri diavoli. Avete creato un sistema alternativo rispetto allo Stato di diritto: avete creato uno Stato nello Stato, e questo secondo Stato volevate addirittura privatizzarlo. Non siete riusciti con la Protezione civile Spa, ma avete introdotto nella legge finanziaria la Difesa servizi Spa, che non è una cosa molto dissimile: uno Stato nello Stato, e quello lo volete privatizzare.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

ROBERTO ZACCARIA. Concludo, signor Presidente. Siamo di fronte ad un sistema deviato, degenerato, disinvolto, costruito in disprezzo di ogni regola costituzionale. Il decreto-legge in esame, e tutto quello che in questi giorni è emerso intorno al sistema deviato è forse solo la punta di un iceberg di un'enorme metastasi. Avete fatto saltare, con lo Stato in deroga, lo Stato di diritto. Noi a questo sistema deviato siamo contrari; altri, fuori di qui, sono preoccupati, e vedremo la loro contrarietà. Ma le vostre incertezze di questi giorni sono chiaramente significative di una difficoltà che c'è anche tra di voi, grazie al cielo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

Pag. 64

PRESIDENTE. L'onorevole Mantini ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Vietti ed altri n. 3, di cui è cofirmatario.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, siamo ragionevolmente soddisfatti del ripensamento che il Governo ha avuto, accogliendo le nostre osservazioni critiche circa la costituzione di Protezione civile Spa, un'ennesima società pubblica in house che depotenzia il principio di concorrenza dei mercati in un settore che è già dominato da ipertrofici poteri speciali, commissariali e di deroga alle norme ordinarie, con patologie di varia natura. E siamo soddisfatti del ritiro dell'incostituzionale norma contenuta nell'articolo 3: una norma che impediva ogni azione giudiziaria nei confronti delle strutture commissariali, non solo in relazione ai debiti attraverso i procedimenti esecutivi, ma anche paradossalmente nei confronti delle decisioni che riguardavano appalti, depotenziando anche il controllo dei privati in un settore che già vede scarsi controlli pubblici.
L'Unione di Centro, onorevoli colleghi, è in generale favorevole alle misure utili a rafforzare e a razionalizzare le strutture della Protezione civile, che consideriamo una vera ed importante risorsa nazionale. Il testo residuo che è al nostro esame non ci soddisfa, e per questo insisteremo con i nostri emendamenti, sperando appunto che il confronto parlamentare ci consenta un esito migliore.
La politica nazionale che auspichiamo per un'Italia efficiente e coesa non può procedere appunto per decreti, ordinanze in deroga, emergenze, calamità naturali e calamità umane, grandi eventi e piccoli eventi, commissari speciali che sostituiscono le istituzioni: vogliamo, in sostanza, un Paese normale, non un Paese speciale. E ciò vale innanzitutto a partire dalla legislazione e dal rispetto dei principi costituzionali su di essa, che anche in questa occasione sono stati messi in discussione a proposito dell'omogeneità delle materie e delle ben scarse motivazioni dei requisiti di necessità e di urgenza previsti per la decretazione d'urgenza dall'articolo 77 della Costituzione.
Noi dell'Unione di Centro vorremmo efficacemente contrastare le emergenze naturali ed anche le emergenze istituzionali: è chiedere troppo? Vi è differenza tra emergenze ed urgenza e vi è differenza tra calamità naturali e calamità pubbliche, ossia frutto del malgoverno (le calamità antropiche, come usa dire il sottosegretario Bertolaso).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 16)

PIERLUIGI MANTINI. Tutta la storia della democrazia è un gioco sottile di differenze ed equilibri e noi storicamente diffidiamo della cultura del potere assoluto e dei poteri speciali. Gli altri Paesi europei hanno le stesse nostre regole e le opere si fanno: il problema dunque non sono le regole, ma sono i giocatori.
Noi vogliamo vivere in un Paese normale ove la legge è un valore e non un fastidio da aggirare, derogare, violare, ove la pubblica amministrazione non è un laccio o un lacciuolo, come si usa definire, bensì una risorsa, la politica indirizza e non gestisce gli affari, le imprese migliori hanno fiducia nella partecipazione alle gare, le stazioni appaltanti possono essere ben meno delle 9 mila oggi presenti nel caos federalista. Il nostro legittimo sogno, insomma, è che sia il Paese normale, unito, a prendersi cura delle proprie emergenze e non il contrario e siamo convinti, onorevoli colleghi, che questo debba essere un impegno comune.
Per queste ragioni l'Unione di Centro, alla luce delle ultime decisioni, ritira la sua questione pregiudiziale Vietti ed altri n. 3, riserva il proprio voto all'esito dell'esame e confida ancora una volta che il confronto parlamentare, anche attraverso l'approvazione degli emendamenti che abbiamo presentato, possa portarci ad un testo migliore di quello proposto dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

Pag. 65

PRESIDENTE. L'onorevole Lanzillotta ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 4.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, non è facile illustrare le ragioni di incostituzionalità in modo analitico in ordine a specifici punti di un provvedimento che in realtà contrasta con il nostro ordinamento costituzionale nel suo complesso, perché contrasta con i principi e con lo spirito di una Costituzione il cui fondamento è quello liberale e democratico della separazione dei poteri, della trasparenza, del controllo, della tutela dei cittadini anche nei confronti della pubblica amministrazione.
Questo provvedimento è incostituzionale nel metodo - lo si è detto più volte - ma anche nel merito: mancano innanzitutto i requisiti di necessità ed urgenza richiesti dall'articolo 77 della Costituzione, perché il decreto-legge non disciplina situazioni di straordinarietà derivanti da fatti imprevisti o imprevedibili, ma disciplina la transizione dalla straordinarietà all'ordinarietà, cioè una situazione prevedibile che richiede norme ordinarie e richiede anzi - urgentemente - di rientrare nell'ordinarietà. Ma per un'altra parte, il decreto-legge contiene norme di carattere ordinamentale sulla Protezione civile che non hanno alcun carattere di urgenza e tanto meno di necessità; o meglio, i fatti accaduti e quelli che stanno accadendo in queste ore e in questi giorni dopo l'emanazione del decreto-legge legittimerebbero un intervento di urgenza, se però questo intervento andasse esattamente nella direzione opposta rispetto a quella verso cui muove questo decreto-legge.
Peraltro, credo che sia risultato abbastanza chiaramente dalle cronache come nel corso dell'iter del provvedimento notevoli perplessità fossero state rappresentate anche dal Quirinale, ma di fronte a sostanziali obiezioni, con l'ennesima forzatura l'unico vero argomento in contrario è stato quello di una crisi ai vertici della Protezione civile: non si può andare avanti con queste forzature.
Ma ciò che è più grave, dal punto di vista costituzionale, è rappresentato dalle norme di merito di questo decreto-legge che presentano alcuni sostanziali e gravissimi motivi di violazione delle norme del nostro ordinamento. Si tratta di norme che, nel loro complesso, rivelano l'idea che sottostà non solo a questo decreto-legge, ma all'organizzazione e al funzionamento della Protezione civile degli ultimi anni, l'idea cioè che la sua missione e i suoi innegabili meriti legittimino il fatto che la struttura, i suoi addetti e il suo modo di operare, siano sottratti alle leggi e financo ai principi generali dell'ordinamento.
Basta citare, a questo proposito, alcune delle norme richiamate nella nostra questione pregiudiziale che vanno contro i principi di uno Stato democratico e liberale: che cosa hanno in comune l'idea di un potere pubblico autorizzato dalla legge a prevaricare i diritti e le libertà dei cittadini, i diritti delle imprese e del mercato? E tutto questo viene realizzato da un Governo che si dice liberale. Ma un Governo liberale non sospende il diritto dei cittadini e delle imprese ad agire contro gli atti della pubblica amministrazione per difendere i propri diritti e interessi così come prevede l'articolo 3 del provvedimento. Un Governo liberale non determina per legge i prezzi. Vorrei che fosse chiaro a quest'Assemblea che vi è una norma veramente paradossale di questo decreto che determina in 355 milioni di euro il prezzo di trasferimento di un bene privato ad un soggetto pubblico, con ciò comprimendo l'autonomia della pubblica amministrazione e prefigurando potenzialmente un indebito arricchimento dei privati.
Un Governo liberale non discrimina l'accesso agli uffici pubblici, premiando gli amici e lasciando fuori persone che, da anni, da precari, servono lo Stato in settori cruciali come la scuola, la sanità e la cultura. Un Governo liberale non concentra nella stessa persona potere politico e amministrativo, facendo venir meno un bilanciamento essenziale per evitare abusi e distorsioni quali quelli a cui stiamo assistendo in questi giorni. Pag. 66
Dunque, fermate questo decreto e lavoriamo, invece, insieme per salvare la Protezione civile, patrimonio del Paese, riportandola alla sua missione, ridandole credibilità, trasparenza, dignità e legalità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tortoli. Ne ha facoltà.

ROBERTO TORTOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge al nostro esame prevede, rispettando i presupposti di necessità e d'urgenza di cui all'articolo 77 della Costituzione, alcune misure nate dall'esigenza di superare la fase di emergenza connessa agli eventi sismici verificatisi nella regione Abruzzo nell'aprile del 2009, allo scopo di consentire che la fase della ricostruzione proceda di pari passo rispetto agli interventi di assistenza alla popolazione. Lo stesso vale per le norme per la regione Campania, con disposizioni volte ad assicurare il superamento della gestione straordinaria e il rientro al regime ordinario, evitando che le attività di gestione dei rifiuti siano negativamente influenzate dalle procedure per la completa definizione delle attività afferenti al passaggio di consegne. Vengono, inoltre, previste norme per il rafforzamento del servizio operativo della Protezione civile, per rendere più incisivi gli interventi dello stesso Dipartimento. Da ultimo, il decreto-legge attua la realizzazione di interventi per consentire il superamento delle situazioni a più elevato rischio idrogeologico, al fine di salvaguardare la sicurezza delle infrastrutture e del patrimonio ambientale e culturale.
I presupposti di necessità ed urgenza sono, quindi, evidenti in considerazione delle ragioni prevalenti del Governo nell'affrontare delicate situazioni emergenziali che incidono sulla vita dei cittadini. Nella sentenza n. 171 del 2007, infatti, la Corte costituzionale ha ribadito il principio fondamentale che l'esercizio del potere legislativo non può non prescindere dalle valutazioni del Governo, e da quelle successive del Parlamento, quando il decreto-legge è trasmesso alle Camere per la conversione, le cui valutazione politiche, come nel caso di questo provvedimento, potrebbero essere prevalenti.
Occorre quindi ribadire che l'urgenza e la straordinarietà del caso del decreto-legge in esame può essere dettata da una pluralità di situazioni, in base alle quali non devono essere configurabili rigidi parametri valevoli per ogni tipo di ipotesi. Tale elasticità consente di rispettare le valutazioni di urgenza e di necessità con cui l'Esecutivo adotta misure normative tali che non possono non prescindere da una valutazione di merito soggettiva, che produce un'assunzione di responsabilità dello stesso Esecutivo che ha ricevuto la fiducia delle Camere nell'emanare norme da considerarsi indifferibili. Ma la situazione potrebbe chiaramente essere vista anche nell'ottica del rapporto Parlamento - Esecutivo e della complessità del procedimento legislativo del nostro Paese.
Le decisioni, infatti, che ricadono sui cittadini devono essere assunte, senza per questo superare i limiti previsti dagli articoli 70 e 72 della Costituzione, in termini rapidi e celeri perché lo chiede la stessa popolazione che ha indicato con chiarezza, con voto popolare, il Governo attuale quale istituzione volta alla guida del nostro Paese. Infine l'eventuale violazione dell'articolo 97 della Costituzione sull'accesso agli uffici pubblici non può avere rilevanza preponderante, sia per il profilo specializzato ed esperto dei soggetti che devono essere assunti, sia perché il principio di cui all'articolo 97 è stato derogato più volte. Nessuno può essere contrario all'idea che la selezione del personale della Protezione civile debba tenere conto delle professionalità acquisite e maturate all'interno dell'ente, considerato proprio l'alto livello di specializzazione del settore della protezione civile e quindi del personale adeguato a quelle attività (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli Pag. 67colleghi, il gruppo Noi Sud voterà contro le pregiudiziali di costituzionalità sul disegno di legge di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 195 del 30 dicembre 2009, che riguarda la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella regione Campania, l'avvio della fase postemergenziale nel territorio della regione Abruzzo ed altre disposizioni urgenti relative alla Presidenza del Consiglio dei ministri e alla Protezione civile. Riteniamo che questo decreto risponda in pieno al dettato costituzionale, in particolare all'articolo 77 della nostra Costituzione, che prevede la necessità e l'urgenza, perché si tratta di materie che per la loro stessa natura necessitavano di interventi urgenti da parte del Governo. Voglio ricordare che dopo quindici anni si pone fine alla gestione emergenziale dei rifiuti in Campania e che con questo provvedimento si avvia la gestione ordinaria per quanto riguarda la ricostruzione in Abruzzo, ed evidentemente l'atteggiamento dell'opposizione, di ostilità e di ostruzionismo rispetto a questo provvedimento, non è legato né al contenuto, né a questioni tecniche, ma a questioni di natura esclusivamente politica.
Vorrei ricordare qui che il dottor Bertolaso...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Iannaccone.

ARTURO IANNACCONE. Concludo. Il dottor Bertolaso, al quale va la nostra assoluta solidarietà e stima, non c'entra nulla con le polemiche politiche perché...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Iannaccone.
Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, la questione davanti alla quale si trova il Parlamento in questi giorni, oggi e domani, non è tanto la costituzionalità del provvedimento al nostro esame ma direi, per parlare molto chiaramente, l'opportunità di prendere in questo momento in esame un provvedimento che è nato prima che la magistratura sollevasse un problema molto serio nei confronti di tutti i vertici della Protezione civile, accusandoli di violazione di leggi, di scarsi controlli e così via. Noi naturalmente non sappiamo e non vogliamo entrare nel merito dei documenti che vedrà la magistratura, non è di questo che ci dobbiamo occupare come Parlamento, ma abbiamo la necessità di comprendere se queste situazioni di disordine nei controlli, di cattivo funzionamento dei controlli, che sono state denunciate o che sono emerse attraverso le indagini della magistratura, hanno o non hanno una sostanza. Ricordo che lo stesso sottosegretario Bertolaso nel difendere il suo operato personale ha affermato, in una dichiarazione: «può darsi che qualcosa mi sia sfuggito» e, se ho capito bene la posizione del Governo, mi sembra che il Governo abbia difeso Bertolaso, ma non abbia difeso nel suo complesso i vertici della Protezione civile investiti da questo problema.
Dunque la domanda è questa, signori del Governo: non dovreste essere voi i primi a fermare il cammino di un provvedimento di legge sulla protezione civile fino al momento in cui sia fatto un accertamento serio, se è necessario rivedere qualcosa del funzionamento interno di questo organo, fondamentale per la vita del Paese? Onorevoli colleghi della maggioranza e dell'opposizione, può il Parlamento procedere a normare una materia senza sapere se è necessario o non è necessario introdurre qualche articolo di legge che assicuri un migliore e più corretto funzionamento di qualcosa che non ha potuto funzionare bene? Questi sono gli interrogativi ed è chiaro che in queste condizioni voterò «sì» alle pregiudiziali che consentono di riportare il provvedimento nelle Commissioni di questo Parlamento. Mi auguro che il Governo comprenda la necessità di dare risposte serie, non sbrigative. Onorevole Tortoli, il voto popolare ha investito il Governo, ma non Pag. 68ha investito l'illegittimità eventuale dell'azione di qualcuno che fa parte di questo Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dal Lago. Ne ha facoltà.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, le pregiudiziali che sono state presentate hanno indubbiamente in parte una natura costituzionale, ma dalla loro lettura si evince che, per la maggior parte, attengono più che altro ad una natura di merito e politica. Non ho alcuna intenzione, signor Presidente, di entrare nel merito specifico delle questioni poste, ma intendo effettuare una valutazione di carattere generale che ritengo in questo momento più corretta e più idonea alla situazione.
Vorrei iniziare, da questo punta di vista, dalla contestazione, che viene fatta nelle pregiudiziali, dell'utilizzo della decretazione d'urgenza, contestazione che di volta in volta vediamo presente. Vorrei ricordare a questo Parlamento come ormai da molte legislature, indipendentemente dai Governi, siano essi di centrodestra o di centrosinistra, si ricorre ai decreti-legge per ovviare alla complessità del procedimento legislativo ordinario per la necessità che tutti i Governi hanno di dare risposte tempestive e mirate. Allora, forse, la domanda che dobbiamo oggi porci in quest'Aula non è se è sbagliato usare la decretazione, ma è che ormai è improcrastinabile attuare le riforme che il Paese attende da una vita, partendo dalla riforma del bicameralismo. Vorrei ricordare che questa riforma era già stata approvata dal Parlamento, ma è stata affossata da un referendum confermativo proprio da coloro che oggi contestano lo scorretto utilizzo della decretazione.
La seconda contestazione di natura generale che viene posta, signor Presidente, è quella della non omogeneità del decreto-legge in esame e la non oggettiva urgenza delle misure adottate. Anche qui personalmente ritengo che sia palese che il decreto-legge in esame contiene misure urgenti in relazione in particolare ad alcune situazioni che hanno carattere superemergenziale: pensiamo, non da ultimo, ai dissesti idrogeologici che oggi vi sono in Calabria e Sicilia. Un autorevole membro di Farefuturo dichiarava ieri che vi è una vera e propria dittatura in atto, questa dittatura è l'emergenza e che si corre il rischio di far diventare tutto emergenza, anche ciò che emergenza non è. La domanda che mi pongo e che dobbiamo porci è se abbia ragione questo autorevole esponente o se invece in questo Paese siamo in una costante emergenza, perché non si riesce, a tutti i livelli istituzionali, a programmare e realizzare le opere che servono ai nostri cittadini in tempi rapidi, ragionevoli e certi. Credo che sia ormai palese che la verità è che vi è l'incapacità di questo Paese di dare soluzioni rapide ed in via ordinaria. Anche qui, signor Presidente, il problema è un altro ed è che oggi abbiamo bisogno della decretazione d'urgenza e di dare ampi poteri alla Protezione civile perché non siamo ancora riusciti a cambiare le regole ed a riformare la pubblica amministrazione. Allora, anche qui il problema che dobbiamo porci per togliere tutti gli spazi che diamo alla Protezione civile ed ai commissari è quello di rivedere la legge Merloni, di sburocratizzare e semplificare le procedure, di dare competenze e responsabilità chiare e definite in capo a pochi enti per evitare contenziosi e sovrapposizioni, di dare autorevolezza a chi lavora per il bene dei cittadini, agli enti locali. Non si può pensare, signor Presidente - e concludo - che in un Paese che voglia ritenersi moderno e all'avanguardia si debbano attendere cinque o sei anni, se tutto va bene, per iniziare dei lavori.
Pertanto, in attesa delle riforme che noi ci auguriamo il Governo presenti quanto prima e che ci auguriamo condivise da tutti, voteremo convintamente contro le questioni pregiudiziali presentate ed invitiamo il Governo a procedere sulla strada della celerità e della soluzione dei problemi, che in realtà è quello che attende la gente e che attendono i nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

Pag. 69

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Di Pietro ed altri n. 1, Franceschini ed altri n. 2, Vietti ed altri n. 3 e Lanzillotta ed altri n. 4.
Dichiaro aperta la votazione (Commenti).
Revoco l'indizione della votazione.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo scusa signor Presidente, la questione pregiudiziale da noi presentata, con l'intervento dell'onorevole Mantini, è stato detto che veniva ritirata.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, in quel momento non ero in Aula.
Indìco dunque la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Di Pietro ed altri n. 1, Franceschini ed altri n. 2 e Lanzillotta ed altri n. 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Barani? Onorevole D'Ippolito Vitale?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 525
Votanti 502
Astenuti 23
Maggioranza 252
Hanno votato 227
Hanno votato no 275).

Prendo atto che il deputato Borghesi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3196-A)

PRESIDENTE. Essendo state testé respinte le questioni pregiudiziali, passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 3196-A), approvato dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 3196-A), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 3196-A).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 3196-A).
Avverto, altresì, che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 3196-A).
Avverto in proposito che il parere reso dalla V Commissione (Bilancio) reca nove condizioni volte al rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, e che sono già contenute nel fascicolo degli emendamenti.
Avverto, inoltre, che anche il Comitato per la legislazione ha espresso il parere sul testo del disegno di legge di conversione e del relativo decreto-legge risultante dall'approvazione degli emendamenti in Commissione.
Avverto che l'emendamento 16.2 deve intendersi sottoscritto dall'onorevole Lolli in luogo dell'onorevole Colaninno.
Avverto che l'emendamento 17.16 deve intendersi sottoscritto dall'onorevole Fontanelli in luogo dell'onorevole Peluffo.
Avverto che l'emendamento Libè 15.300, deve intendersi rinumerato come 15.303.
Avverto che il gruppo del Partito Democratico ha ritirato tutte le proposte emendative presentate, ad eccezione delle seguenti: Franceschini 3.2, Braga 6.402, Fiorio 11.15, Maran 11.22, Iannuzzi 11.402, Damiano 14.1, Amici 15.6, Ventura 15.5, Mariani 15.2, Gentiloni Silveri 15.26, Motta 17.408, Lulli 17.11, Fontanelli 17.16, Quartiani 17.19, Realacci 17.414 e Sanga 17-ter.1. Pag. 70
Avverto che il gruppo Unione di Centro ha ritirato gli emendamenti Libè 3.301, 3.302, 6.300, 10.300, 11.300, 15.303 e 15.302.
Avverto, inoltre, che il gruppo Italia dei Valori ha ritirato gli emendamenti Piffari 1.400, 11.400, 11-bis.400, 12.3, 14.7, 14.11, 14.22, 15.3, 17.1, 17.5, 17-bis.1 e 17-quater.1.
Avverto, infine, che sono stati ritirati gli emendamenti Lorenzin 15.401 e Franzoso 15.311, 15.7 e 15.310.
Avverto che la Commissione ha presentato gli emendamenti 3.600, 10-bis.600, 14.600, 17-ter.600 e 16.600 (Vedi l'allegato A - A.C. 3196-A), con riferimento ai quali, risulta alla Presidenza che i rappresentati tutti i gruppi abbiano rinunciato alla fissazione del termine per la presentazione di subemendamenti.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, in quanto non strettamente attinenti al contenuto del decreto-legge, le seguenti proposte emendative, già presentate e dichiarate inammissibili in Commissione: l'emendamento Latteri 17.18, che prevede la realizzazione di interventi diretti a fronteggiare l'emergenza idrogeologica nel territorio dei Nebrodi in provincia di Messina; l'emendamento Zeller 17-ter.6, che prevede per gli istituti penitenziari delle province autonome di Trento e Bolzano lo svolgimento delle funzioni di commissario straordinario da parte del presidente della provincia.
Conformemente alla prassi applicativa e alle valutazioni già formulate dalla Commissione in sede di ammissibilità delle proposte emendative, la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento, in quanto non strettamente attinenti al contenuto del decreto-legge e non previamente presentati in Commissione, le seguenti proposte emendative: gli identici emendamenti Traversa 17.400, Misiti 17.401, Occhiuto 17.406 e Corsini 17.413, relativi a interventi urgenti nei territori delle regioni Calabria e Sicilia colpiti dagli eventi meteorici eccezionali nel mese di febbraio 2010; l'emendamento Negro 17-bis.400, volto a modificare le disposizioni attuative del codice di procedura penale, al fine di prevedere che le sezioni di polizia giudiziaria di cui all'articolo 56 del codice di procedura penale siano composte anche da ufficiali del Corpo forestale dello Stato.
Nessun chiedendo di parlare sul complesso delle proposte emendative, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, con riferimento all'articolo 3, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 3.600 ed esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Franceschini 3.2, Lanzillotta 3.3, Zeller 3.4 e Libè 3.300, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Piffari 3.5.
All'articolo 5-bis, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Brugger 5-bis.1 e parere favorevole sull'emendamento 5-bis.500 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
All'articolo 6, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Lanzillotta 6.400 e Braga 6.402.
All'articolo 7, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 7.500 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, nonché sull'emendamento 7.501 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
All'articolo 10-bis, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 10-bis.600.
All'articolo 11, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Lo Monte 11.2 e 11.3, Piffari 11.8 e Fiorio 11.15. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 11.500 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Maran 11.22, Iannuzzi 11.402 e Libè 11.301. Inoltre, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 11.501 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento. Pag. 71
Il parere è contrario sugli identici emendamenti Damiano 14.1 e Libè 14.300. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 14.600. Gli emendamenti Lanzillotta 14.18, Piffari 14.13 e 14.20 dovrebbero essere identici rispetto all'emendamento 14.600 della Commissione.

PRESIDENTE. Onorevole relatore, solo gli emendamenti Piffari 14.13 e Lanzillotta 14.18 risultano identici all'emendamento 14.600 della Commissione.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Infatti, signor Presidente. La Commissione esprime parere favorevole su questi emendamenti.

PRESIDENTE. Qual è il parere della Commissione sull'emendamento Piffari 14.20? Si tratta di un altro emendamento, che non è identico agli altri tre.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Sì, signor Presidente, chiedo scusa: la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Piffari 14.20.

PRESIDENTE. Sta bene.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'articolo aggiuntivo Lanzillotta 14.01. La Commissione esprime, altresì, parere contrario sull'emendamento Amici 15.6, nonché sugli identici emendamenti Ventura 15.5 e Libè 15.300, Mariani 15.2, Lanzillotta 15.11, Piffari 15.15 e 15.14, Lanzillotta 15.400.
L'emendamento Franzoso 15.7 è ritirato. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Franzoso 15.310.

PRESIDENTE. Un momento, onorevole relatore. L'emendamento Franzoso 15.310 è ritirato. Invece, gli identici emendamenti Gentiloni Silveri 15.26, Piffari 15.28, Libè 15.301 non sono stati ritirati. Qual è il parere della Commissione?

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Gentiloni Silveri 15.26, Piffari 15.28 e Libè 15.301.

PRESIDENTE. Qual è il parere della Commissione sull'emendamento Lanzillotta 15.31?

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Lanzillotta 15.31.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 16.600 ed esprime parere contrario sull'emendamento Libè 16.501 nonché sull'articolo aggiuntivo Mantini 16.01.
Signor Presidente, in ordine all'emendamento 16.600 della Commissione propongo una riformulazione tecnica, per una migliore comprensione del testo: al comma 1, primo periodo, dopo le parole «incendi boschivi», aggiungere le seguenti: «e fino alla scadenza del vigente contratto di gestione degli aeromobili antincendio».

PRESIDENTE. Sta bene. Si tratta di un emendamento proposto dalla Commissione.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, come dicevo la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Libè 16.501 e sull'articolo aggiuntivo Mantini 16.01.

PRESIDENTE. Onorevole relatore, passiamo adesso all'espressione del parere sull'emendamento Compagnon 17.100.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Compagnon 17.100 e Motta 17.408.
Inoltre, la Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti 17.500 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento e 17.501 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento. Pag. 72
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Lulli 17.11, Piffari 17.15, Fontanelli 17.16, Latteri 17.18.

PRESIDENTE. Onorevole relatore, andiamo ora all'espressione del parere della Commissione sull'emendamento Quartiani 17.19 posto a pagina 37 del fascicolo degli emendamenti. Le altre proposte emendative sono tutte inammissibili.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Quartiani 17.19 e Realacci 17.414, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento 17.502 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

PRESIDENTE. Onorevole relatore, il successivo emendamento Lo Monte 17.402 sarebbe precluso.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, comunque la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Lo Monte 17.402 e 17.403.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Lo Monte 17.404, Negro 17-bis.400, sugli identici emendamenti Sanga 17-ter.1, Piffari 17-ter.2 e Libè 17-ter.10, nonché sugli emendamenti Lanzillotta 17-ter.400 e Piffari 17-ter.3.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 17-ter.600.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 18.500 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

PRESIDENTE. Il Governo?

GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Franceschini 3.2, Lanzillotta 3.3, Zeller 3.4, Libè 3.300 e 3.600 della Commissione, accettati dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 520
Maggioranza 261
Hanno votato
520).

Prendo atto che i deputati Borghesi e D'Incecco hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Avverto che l'emendamento Piffari 3.5 è precluso.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Brugger 5-bis.1.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brugger 5-bis.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, è semplicissimo: volevo chiedere al relatore e al Governo di rivedere il parere, perché già nella norma il Corpo nazionale del soccorso alpino è parificato alle altre associazioni ed organizzazioni altoatesine, trentine e aostane. Quindi, non cambia nulla nell'emendamento.

Pag. 73

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, c'è il parere contrario della V Commissione (bilancio).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brugger 5-bis.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Veltroni... Onorevole Giulietti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 523
Maggioranza 262
Hanno votato
245
Hanno votato
no 278).

Prendo atto che il deputato Borghesi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5-bis.500 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico... Onorevole Agostini... Onorevole Mondello... Onorevole Stagno D'Alcontres... Onorevole Rosso... L'onorevole Calderisi ha una protesi?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 525
Maggioranza 263
Hanno votato
525).

Prendo atto che il deputato Borghesi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 6.400, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Paolo Russo, Barani, Bernardini ...I colleghi hanno votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 524
Maggioranza 263
Hanno votato
248
Hanno votato
no 276).

Prendo atto che il deputato Borghesi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Braga 6.402.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, questo emendamento riguarda il valore del termovalorizzatore di Acerra e le modalità con cui si viene a definire una determinata cifra, sulle quali poi ritornerò. Tuttavia, vorrei anche approfittare di questo intervento per contestualizzare questa operazione che si sta compiendo, anche perché altri articoli riguardano il termovalorizzatore.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 16,45)

ALESSANDRO BRATTI. Noi siamo convinti che in questa operazione che si sta compiendo con il decreto-legge per riportare alla normalità una situazione che ad oggi alla normalità non è, sia necessario sottolineare, ancora una volta, che l'emergenza campana non è risolta. Rimangono tantissime criticità legate all'impiantistica, Pag. 74alla raccolta differenziata, al luogo in cui va a finire il materiale raccolto in maniera differenziata, al tema delle bonifiche, che non è oggetto di questo decreto, ma che è assolutamente importante, ad episodi di smaltimento illegali.
Riguardo all'impiantistica, nel luglio 2009 il sottosegretario Bertolaso, in una delle tante audizioni, ha affermato che lui riconsegnava una situazione che poteva consentire circa due anni di autosufficienza rispetto ad oggi. Nella relazione al Senato, poi ribadita in Commissione, il sottosegretario ha parlato di cinque anni di capienza di questi impianti. Oggi su Il Mattino vi sono altre considerazioni che parlano di tre anni di autosufficienza. Quindi, si tratta di cifre assolutamente differenti e ci piacerebbe sapere qual è, tra le sue dichiarazioni, quella che corrisponde al vero.
L'inceneritore di Acerra è stato inaugurato ufficialmente un anno fa e già un anno fa si parlava di 600 mila tonnellate di smaltimento di rifiuti. In realtà, oggi, come viene riportato nel decreto-legge (questo lo si sapeva già da prima) l'impianto, molto probabilmente, così afferma il provvedimento, sarà collaudato alla fine di febbraio. Quindi, dalla fine di febbraio, se tutto andrà come deve andare, questo impianto riuscirà a far fronte alle 600 mila tonnellate promesse.
In realtà, nel 2009, nonostante i dati riportati nelle varie relazioni, l'inceneritore ha funzionato a meno della metà del regime a cui doveva funzionare. Lo ripeto, questa situazione era conosciuta, ma la propaganda che si era costruita allora intorno all'attivazione dell'inceneritore non era assolutamente veritiera. Il sottosegretario ci ha rassicurato sul fatto che l'inceneritore funzionerà bene; noi prendiamo per buone le sue parole, ma purtroppo tante volte sono state smentite dai fatti.
Vi sono anche altre questioni che ruotano intorno all'inceneritore di Acerra e che, a mio parere, sono poco chiare. Sempre nella relazione che lei, sottosegretario, illustrò nella Commissione bicamerale, affermava che la proprietà di questo inceneritore sarebbe stata della regione Campania, che si dovevano definire le operazioni per verificare il valore dell'impianto e che questo poi doveva essere dato alla regione Campania. Oggi, invece, nel decreto-legge troviamo anche la possibilità che questo venga venduto ai privati.
Le abbiamo anche ricordato in Commissione la necessità, in nome della trasparenza più volte invocata, che ci siano dei dati che l'Osservatorio pubblica, anche su tutta una serie di inquinanti e di controlli che vengono fatti (o dovrebbero essere fatti) dalle autorità preposte che oggi, di fatto, non ci sono.
Ci sono altre questioni molto tecniche ma che, in realtà, devono preoccupare. Si parla, infatti, da un certo momento di potenziale calorifico di un certo tipo per far funzionare quell'impianto. Allora, se quell'impianto dovesse funzionare al massimo delle sue potenzialità (come io credo sia giusto fare), si andrebbe a 760 mila tonnellate, quindi 160 mila tonnellate oltre alla sua capacità. Mi piacerebbe capire cosa cambia da un punto di vista delle emissioni, cioè se c'è un ragionamento conseguente anche dal punto di vista delle emissioni. Sulla capacità degli altri inceneritori...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ALESSANDRO BRATTI. Concludo, Signor Presidente. Credo di avere però altri minuti a disposizione. Comunque, dicevo che sono tante le perplessità e abbiamo saputo oggi che qualche inceneritore non si farà.
Tornando al tema del valore, la cifra di 355 milioni di euro è assolutamente incredibile. La cosa che non si riesce a capire è perché questo valore debba essere determinato attraverso un voto del Parlamento e non debba essere determinato, così come succede di solito, attraverso una perizia di carattere tecnico. Non vorremmo, quindi, che dietro a questa operazione ci fosse qualcosa di poco chiaro.
Concludo veramente chiedendo di ripristinare la proposta iniziale ed eliminando Pag. 75il riferimento ai 355 milioni di euro che vengono sanciti per legge. Faccio una brevissima precisazione: sottosegretario, lei ha detto che in Emilia-Romagna esiste un'agenzia di protezione civile simile a quella che lei aveva proposto. Non è così e lei sa che è l'agenzia...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bratti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, intervengo solo per notare come il disordine con il quale si è proceduto a proposito di questo decreto-legge dà frutti legislativi anche particolarmente bizzarri. L'articolo in questione, così come determinato dopo le modifiche del Senato e poi della Commissione, ha una contraddizione in termini. Al primo periodo si fa riferimento ad un valore da determinarsi secondo i parametri dell'ENEA, mentre nel secondo periodo si dice che il valore è stato già determinato, è fisso ed è di 355 milioni di euro. È una discrasia chiara e una contraddizione evidente, frutto del modo assolutamente non corretto con il quale si è proceduto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, per la verità non riesco assolutamente a comprendere la ragione per la quale con il presente provvedimento si vuole fare solo un regalo alla Fibe, cioè all'Impregilo, che è la responsabile dei danni causati con l'impianto del termovalorizzatore di Acerra. In primo luogo, perché hanno disatteso agli impegni contrattuali e non hanno rispettato le regole fissate a monte e, di conseguenza, c'è già un accertamento giudiziario.
La cosa più strana, tuttavia, è che viene fissato per legge, con un provvedimento del Parlamento, il valore di un impianto, il suo prezzo, pari a 355 milioni di euro per il termovalorizzatore di Acerra, che non ha i requisiti di legge. Bisogna ricordare e i colleghi debbono saperlo che quel termovalorizzatore è stato costruito e realizzato con delle modalità e con una tipologia di impiantistica risalente agli anni Novanta, quindi con tecnologie superate.
Attorno al termovalorizzatore di Acerra i colleghi che oggi votano questo disegno di legge devono sapere che ci sono delle centraline di controllo della qualità dell'aria e dell'ambiente, insediate dall'ARPA della regione Campania, da cui oggi risulta che è stato sfondato il limite massimo consentito per legge dell'inquinamento dell'aria e dell'ambiente. Infatti, il cosiddetto PM 10, cioè il limite di tolleranza massimo consentito di polveri sottili nell'aria, da ieri risulta già profondamente superato. Quindi, c'è un alto livello di inquinamento e, soprattutto, si stanno ammazzando le persone di quel territorio (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Nel triangolo che è chiamato della morte, Acerra-Nola-Marigliano, c'è il più alto tasso di mortalità per malattie cancerogene, proprio perché chi ha la sfortuna di vivere vicino a quel termovalorizzatore è condannato a morte. Allora, mi domando se la Protezione civile deve intervenire per tutelare la vita e la salute dei cittadini o con questo impianto bisogna condannare a morte i cittadine campani?
Con il termovalorizzatore di Acerra si ha la prova provata che si sta creando inquinamento ambientale, si sta avvelenando il territorio, si condannano i cittadini a morte sicura, perché lo dicono le centraline e i controlli che si stanno già svolgendo sulla qualità dell'aria e dell'ambiente di quel territorio.
Tutto questo ha comportato che, dopo due anni, abbiamo un primato incredibile in Campania. La regione Campania ha un triste primato: è la prima regione per mortalità derivante da malattie cancerogene. Questa è la spiegazione, perché se andate a verificare questi dati, che risultano Pag. 76oggi, verificherete che in quel territorio c'è la più alta mortalità per malattie da tumore.
Perché allora questo Governo si ostina a condannare a morte i cittadini? Perché vuole regalare alla FIBE 355 milioni, anziché chiedere i danni per il mancato rispetto degli impegni contrattuali e, soprattutto, per l'impiantistica che doveva essere a norma e che invece avvelena l'ambiente e il territorio?

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, la prego di concludere.

FRANCESCO BARBATO. Concludo dicendo che il Governo Berlusconi, che si dichiara il Governo del fare, probabilmente ha dimenticato di aggiungere una «a»: questo è il Governo dell'affare e dell'arraffare, non del fare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, finisco l'intervento dell'onorevole Bratti. L'Emilia Romagna ha un'Agenzia per la Protezione civile assolutamente paragonabile alle agenzie sanitarie regionali o alle ARPA che si occupano di prevenzione ambientale. Non è una società e, in particolare, non è una società per azioni.
Poiché siamo in sede di chiarimento, quest'Assemblea - basta leggere il resoconto - ieri ha discusso non di società, ma della distinzione tra intervenire per le catastrofi o intervenire per grandi eventi. Su questo aspetto è necessario fare chiarezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Braga 6.402, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Miglioli, Lanzillotta, Samperi, Nicolucci, Iannarilli e Iapicca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 527
Votanti 526
Astenuti 1
Maggioranza 264
Hanno votato
248
Hanno votato
no 278).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo solo per segnalare, considerato che questo emendamento è stato giustamente richiesto dalla Commissione bilancio e poiché prevede che l'eventuale trasferimento ad uno dei soggetti pubblici di cui al comma 1 potrà avvenire solo previa individuazione, con apposito provvedimento normativo, delle risorse finanziarie necessarie all'acquisizione dell'impianto, esso dimostra immediatamente che l'assoluta necessità e urgenza, che dovrebbe caratterizzare un provvedimento come un decreto-legge, non c'è, tant'è che, per tale questione, rinviamo ad un altro provvedimento di legge, a dimostrazione che le pregiudiziali di costituzionalità che avevamo sollevato erano pienamente reali e vere (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, Pag. 77comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Briguglio, Samperi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 522
Votanti 288
Astenuti 234
Maggioranza 145
Hanno votato
287
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.501, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Perina, Coscia, Mantovano, Paolo Russo, Lo Presti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 525
Votanti 281
Astenuti 244
Maggioranza 141
Hanno votato
280
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10-bis.600 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Nicolucci, Ravetto, Coscia, Buttiglione...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 523
Votanti 522
Astenuti 1
Maggioranza 262
Hanno votato
522).

Prendo atto che il deputato Piffari ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Monte 11.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Polledri, Vico, Ravetto, Bressa, Agostini, Pionati e Buttiglione...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 525
Maggioranza 263
Hanno votato
250
Hanno votato
no 275).

Sull'ordine dei lavori (ore 17).

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, arriva la notizia dalle agenzie di stampa che pochi minuti fa il sottosegretario Cosentino si è dimesso (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico), prima da coordinatore del Popolo della Libertà in Campania, e immediatamente dopo da sottosegretario del Governo Berlusconi.
Oltre a dare correttamente una notizia all'Aula, chiediamo se la notizia sia vera, poiché è stata battuta dalle agenzie di stampa, e, poiché in Aula molto tempo fa, Pag. 78su iniziativa delle opposizioni e del Partito Democratico, il tema fu esattamente discusso attraverso una mozione di sfiducia, che fu respinta, vorremmo sapere quali fatti nuovi hanno motivato le dimissioni del sottosegretario Cosentino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3196-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Lo Monte 11.3.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Monte 11.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Coscia, Braga e Mondello.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 523
Maggioranza 262
Hanno votato
248
Hanno votato
no 275).

Prendo atto che il deputato Buttiglione ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 11.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, è importante, nella dialettica all'interno del Parlamento, affrontare degli argomenti che possono essere o che potrebbero essere significativi per migliorare un testo di legge.
Noi abbiamo cercato e cerchiamo in tutti i modi di collaborare...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Prego, onorevole Scilipoti.

DOMENICO SCILIPOTI. ...per trovare soluzioni a tutte le problematiche che affliggono e investono il nostro territorio. Però ci accorgiamo molte volte che quando si parla di un argomento così delicato, che riguarda la Protezione civile e l'ambiente, non c'è grande responsabilità: responsabilità non nel senso cattivo, ma responsabilità vera e propria, sotto il profilo di quella che dovrebbe essere una cultura ambientalista che va verso il rispetto dell'essere vivente.
Signor Presidente, rappresentante del Governo, noi abbiamo presentato un emendamento per inserire un elemento aggiuntivo, non per penalizzare, ma per sensibilizzare ancora di più le coscienze di coloro i quali lavorano non solo sotto il profilo ambientale, ma anche della responsabilità.
Mi rivolgo in modo particolare ai colleghi presenti in Aula, nel ribadire che il nostro emendamento non vuole essere penalizzante, ma soltanto legittimare coloro che sul territorio hanno fatto il proprio lavoro. Quando nell'articolo in esame si dà incarico di gestire tutto il ciclo dei rifiuti alle province, cancellando quanto era stato già fatto in modo serio e con grande responsabilità dai comuni, secondo noi non è un atto di responsabilità, né un atto tale da incentivare coloro che sino ad oggi avevano fatto il proprio lavoro.
Noi avevamo cercato e cerchiamo in tutti i modi di collaborare e di aggiungere qualcosa di positivo e di integrativo, nell'interesse non solo ed esclusivamente dei parlamentari, ma di coloro i quali amano effettivamente quello che viene chiamato il rispetto della vita umana, come qualcuno all'interno dell'Aula aveva già affermato.
Quando noi parliamo di tali argomenti ci accorgiamo che molte volte non c'è Pag. 79grande responsabilità nell'ascolto perché si prende e si giudica, come si suol dire in gergo volgare, «per partito preso», dicendo che i parlamentari hanno già deciso quello che si deve votare senza entrare nel merito della discussione né entrare nel merito della riflessione.
Quando noi poniamo l'attenzione su questo argomento, ci rivolgiamo ai parlamentari presenti per dire di fare attenzione e riflettere per un attimo su questo emendamento che stiamo discutendo, che non vuol fare altro che ringraziare coloro i quali hanno esercitato il proprio ruolo come enti, come comuni che hanno gestito in modo serio e corretto la raccolta dei rifiuti, la gestione dei rifiuti solidi urbani. Quando noi invece trasferiamo tutto quello che dovrebbe essere gestito solo ed esclusivamente dai comuni in capo alle province, secondo noi non si fa altro che penalizzare. Ed allora noi vorremmo inserire, con questo piccolo emendamento, la possibilità che quei comuni che sono stati virtuosi, che hanno lavorato seriamente, che hanno portato la differenziata dal 20 per cento al 60 per cento lavorando con grande serietà, vengano premiati e venga data ad essi la gestione, affinché possano continuare a gestire in modo corretto.
Allora la nostra riflessione, nella dialettica di un rapporto di collaborazione, è quella di prendere atto, di prendere coscienza, di inserire questo piccolo emendamento che non farebbe altro che dare il giusto riconoscimento a quegli enti locali che hanno lavorato in modo serio e completo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Intervengo brevemente, signor Presidente, per sottoscrivere questo emendamento e spiegare quale sia il problema; lo dico al sottosegretario Bertolaso, che lo conosce bene, ma anche agli altri colleghi. Noi andiamo verso una provincializzazione della gestione dei rifiuti; in Campania alcuni comuni hanno lavorato bene mentre altri hanno lavorato male, talvolta anche molto male, e non c'è segno politico in questo: ci sono comuni di centrosinistra e di centrodestra che hanno un'ottima raccolta differenziata e viceversa.
Il rischio è che con questo accentramento sulla provincia si perda la capacità da parte dei comuni che hanno una buona raccolta differenziata di continuare a farla. Ora, l'emendamento sarà bocciato, ho questo presentimento, ma sarebbe utile che nella provincializzazione non si perdessero le buone esperienze portate avanti perché altrimenti tutta la politica dei rifiuti farebbe passo indietro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 11.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Perina, Sisto, Pili...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 518
Votanti 517
Astenuti 1
Maggioranza 259
Hanno votato
247
Hanno votato
no 270.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Fiorio 11.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, sicuramente giusto, e noi lo condividiamo, è l'obiettivo di uscire finalmente dalla fase straordinaria e commissariale della gestione dei rifiuti in Campania e ritornare, dopo 16 anni ed 8 commissariamenti, al sistema ordinario delle competenze. È questo un obiettivo ed una necessità stringente e su questa linea noi siamo determinati in maniera totalmente favorevole. Pag. 80
Ma come si esce dall'emergenza per rientrare nel sistema ordinario delle competenze? Costruendo un quadro di norme equilibrate, coerenti, adeguatamente pensate e ponderate che, naturalmente, rispettino la filiera delle competenze istituzionali, delle competenze dei diversi livelli di governo pubblico e di governo locale e che naturalmente siano compatibili con il quadro dei principi costituzionali e con il vigente ordinamento delle autonomie locali.
Che cosa accade invece con il decreto-legge n. 195 del 2009? Al di fuori di questo disegno di politica legislativa organico e serio si interviene con una scelta, quella di costruire società provinciali cui affidare indistintamente le tante e complesse attività legate al ciclo integrato industriale dei rifiuti. Si determinerà così un pericolo vero, concreto e forte, un rischio assolutamente certo, quello di creare megastrutture a livello provinciale, megastrutture burocratiche che non potranno e non sapranno gestire con efficienza e puntualità, in territori provinciali così immensi come quelli delle province campane, la totalità delle attività legate al ciclo dei rifiuti.
Si sceglie la via di un rigido ed asfissiante centralismo in capo alle province che confligge, mortifica e viola il ruolo e la funzione dei comuni e non rispetta la dimensione costituzionale delle autonomie comunali. Il principio di provincializzazione è inteso in maniera sbagliata, in conflitto con la sua esatta portata, quella recepita anche dalla legge regionale n. 4 del 2007 della Campania.
Si tratta dunque di avere un quadro chiaro di riferimento. Alle province sicuramente spettano le competenze e le decisioni per l'identificazione del numero e della tipologia degli impianti, delle strutture e dei siti, la relativa gestione ed anche le scelte di localizzazione; ma tutto questo nulla deve avere a che fare con le concrete attività di recupero, smaltimento, raccolta e trasporto dei rifiuti in ciascun territorio comunale, né con le attività di recupero e smaltimento legate alla frontiera strategica e decisiva della raccolta differenziata.
Quando si opera invece questa confusione, quando si sopprimono i ruoli naturali ed istituzionali dei comuni nelle attività di raccolta e trasporto dei rifiuti nel proprio territorio e di organizzazione dei relativi servizi, nonché nelle attività di recupero e smaltimento legate alla raccolta differenziata si finisce per azzerare e distruggere tante realtà positive, tante esperienze concrete e positive che sono maturate in questi anni in tanti comuni della Campania. Del resto, si finisce in tal modo per punire e per arrecare un grave vulnus proprio a quei comuni virtuosi: abbiamo avuto sul fronte della raccolta differenziata già negli anni scorsi diversi comuni piccoli e medi, governati e amministrati dal centrosinistra o dal centrodestra, che hanno raggiunto percentuali ragguardevoli a livello nazionale nella raccolta differenziata.
Ma più di recente questa tendenza si è incrementata ed ampliata, tanto è vero che il sottosegretario Bertolaso nell'audizione del 28 luglio 2009 presso la Commissione bicamerale sui rifiuti ha ricordato come numerosi comuni di grandi dimensioni hanno compiuto un balzo in avanti sul piano della raccolta differenziata (Salerno, Avellino, Benevento, Nocera Inferiore, Castellammare di Stabia, ma altri ne sono stati citati come Ottaviano, San Sebastiano, Bacoli, Quarto, Procida e così via).
Ora invece che cosa accade? Si penalizza duramente e fortemente la concreta attività dei comuni e soprattutto, nello sforzo condivisibile e giusto di rientrare nel sistema ordinario delle competenze, si annullano esperienze e realtà organizzative che in questi anni hanno funzionato, hanno prodotto ed hanno assicurato un egregio risultato in termini di raccolta dei rifiuti.
Ecco perché con questo emendamento proponiamo di rendere il comma 2-ter dell'articolo 11 del decreto-legge stabile, permanente e definitivo; con questo emendamento vogliamo salvaguardare e tutelare, a testa alta e con voce forte, il ruolo costituzionale, la funzione legislativa delle autonomie locali, il ruolo insopprimibile dei comuni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 81

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, i colleghi Realacci e Iannuzzi hanno già esposto le ragioni per le quali riteniamo sbagliato espropriare i comuni delle competenze in materia ed affidarle alle province. Ma vi è di più: il sottosegretario Bertolaso nell'audizione del 29 luglio 2009 presso la Commissione bicamerale sui rifiuti ha detto - cito quasi testualmente - che è un errore che le province si occupino non solo di sorveglianza e controllo, ma anche di gestione.
Questo era il parere autorevole del sottosegretario e capo del Dipartimento Bertolaso, ma adesso si va verso la provincializzazione: c'entrerà qualcosa il fatto che lo scorso anno alle provinciali ha vinto il centrodestra in Campania? C'entrerà qualcosa anche nella volontà di espropriare il sindaco di Salerno del compito di commissario straordinario per la realizzazione del termovalorizzatore, che la stessa maggioranza attuale l'anno scorso gli aveva consentito? A pensar male - si dice - si fa peccato, ma spesso ci si azzecca (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, a supporto di ciò che è stato detto dai due colleghi che mi hanno preceduto, volevo dire che mettere in campo un unico ente con funzioni di programmazione e di gestione, significa condannare al fallimento tutta l'operazione. L'esperienza che stiamo vivendo e abbiamo vissuto in Sicilia dei 27 ATO che hanno accumulato oltre 1 miliardo di euro di debiti, che oggi dovrebbero essere finalmente sciolti, ci dimostra in maniera lampante - è la prova provata - che non si può gestire e programmare nello stesso ente. Quindi, preghiamo il Governo davvero di ripensare questa norma, seppur sostenuta da una legge regionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, mi associo ai colleghi che sono intervenuti, per dare forza alla riflessione di buon senso che hanno svolto, che vuole portare ad una collaborazione attiva e fattiva per cercare di tutelare quegli enti locali che si sono comportati in modo corretto. Si è visto che alcuni enti locali, lavorando con grande serietà e parsimonia, sono riusciti a portare avanti una procedura della raccolta dei rifiuti differenziata molto seria. Perciò, attenzione, questa valutazione che hanno svolto precedentemente i colleghi è da tenere in giusta considerazione, è da assumere con grande responsabilità da parte del Governo affinché questo emendamento diventi un emendamento dettato sì da una parte del Parlamento, ma accettato da tutti, affinché alcune misure che vengono realizzate nell'interesse della collettività possano prendere corpo e gambe nel migliore dei modi possibili.
Voglio svolgere un'ulteriore riflessione: molte volte si è discusso apertamente anche del ruolo delle province. Precedentemente in alcuni dibattiti in Aula, in particolare da parte della Lega, era stato detto che le province dovevano essere riviste, forse dovevano essere abolite. Se parliamo con un linguaggio del genere, come possiamo oggi far sì che si voti il passaggio della gestione dei rifiuti dai comuni alle province? Mi sembra che sia un controsenso con quanto è stato detto fino ad oggi e su quanto una parte della maggioranza fino ad oggi ha sostenuto. Allora una grande riflessione vorrebbe che le parole dette dai colleghi del Partito Democratico e dell'Italia dei Valori possano essere prese in seria considerazione e fatte proprie in modo che si voti questo emendamento per migliorare questa legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bossa. Ne ha facoltà.

Pag. 82

LUISA BOSSA. Signor Presidente, a Napoli il sottosegretario Bertolaso, con strumenti e poteri che nessuno prima di lui aveva avuto, ha ripulito le strade. Ma basta ripulire le strade per dire che l'emergenza è finita? Per rimuovere i cumuli di spazzatura Bertolaso ha dovuto riaprire le discariche. L'Europa ci chiede di chiuderle, noi ne abbiamo aperte di nuove. Si dirà, ma vi era l'emergenza, meglio in discarica che per strada. Per l'emergenza si può anche capire, ma dopo? Oggi abbiamo una discarica tra Chiaiano e Marano nel parco delle colline di Napoli a pochi metri dagli ospedali napoletani, dal centro di un abitato di 500 mila persone e altri sversatoi sono nel parco del Vesuvio a Terzigno dove si prepara un secondo invaso. Con questo decreto-legge si dichiara chiusa l'emergenza, ma una parola sulla chiusura delle discariche anche nel decreto-legge, dov'è? Una parola sulla bonifica dei siti inquinati, dov'è? Di tutto questo nel decreto non c'è traccia. Non è vero allora che l'emergenza è finita. Lo dico ai colleghi campani, attenti dobbiamo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bossa.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fiorio 11.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Golfo, Samperi, Vico, Paroli, Pugliese, Fassino, Simeoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 519
Votanti 496
Astenuti 23
Maggioranza 249
Hanno votato
226
Hanno votato
no 270).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Conte, onorevole Luciano Rossi, onorevole Vitali, onorevole Barani, onorevole Murgia, onorevole Lanzillotta.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 520
Maggioranza 261
Hanno votato
520).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Maran 11.22.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciriello. Ne ha facoltà.

PASQUALE CIRIELLO. Signor Presidente, intervengo per illustrare non tanto il contenuto normativo dell'emendamento in esame (che è sin troppo chiaro) ma per sottolineare come nel comma 5, di cui si chiede la soppressione, si condensi larga parte della filosofia di soluzione dell'emergenza rifiuti che la maggioranza propone e che noi non possiamo accettare. Vero è che un nuovo assetto delle competenze in materia di rifiuti è previsto anche nella legge n. 4 del 2007 della regione Campania più volte richiamata nel testo con, a scalare, un ente di programmazione, uno di gestione e di localizzazione degli impianti e delle discariche, e un terzo di raccolta e di trasporto dei rifiuti. Ma questo assetto non è assimilabile a quello disegnato nel decreto-legge in discussione, il cui effetto largamente presumibile sarà la creazione di nuovi più ingombranti e meno efficienti carrozzoni e la mancata valorizzazione, se non il depotenziamento, dell'esperienza dei tanti comuni virtuosi che hanno raggiunto risultati significativi in materia di raccolta differenziata. Pag. 83
A queste esperienze il comma 5 dell'articolo 11 qui in discussione risponde, in primo luogo, ribadendo una responsabilità penale e amministrativa degli amministratori in ipotesi di violazione dei commi da 3 a 5-ter dell'articolo medesimo, responsabilità che se c'è - sia detto per inciso - è già operativa senza bisogno che la si richiami; in secondo luogo si prevedono impropri e ridondanti poteri sostitutivi da parte del prefetto e la comminatoria di sanzioni fino allo scioglimento dei consigli interessati. Come a dire: per i comuni, specie quelli che hanno bene operato, oltre al danno anche la beffa; per le province, in cambio, un regalo avvelenato e nei termini qui disciplinati certamente assai poco gradito.
Per questo noi insistiamo per l'accoglimento dell'emendamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, preannuncio l'astensione dell'Unione di Centro su questo emendamento e colgo l'occasione per ribadire un concetto che abbiamo sostenuto anche all'atto dell'approvazione degli altri decreti che riguardavano la gestione dell'emergenza rifiuti in Campania. L'intervenire con il commissario ad acta di fatto, al di là del merito di questo singolo articolo, significa non assumersi le responsabilità. O si interviene realmente con il commissariamento perché si ritiene che la funzione è così importante per cui l'inadempienza crea un vulnus, un problema per cui si commissaria effettivamente il comune, altrimenti il Commissario ad acta rappresenta un modo per deresponsabilizzare gli amministratori. Per questo noi continuiamo ad astenerci (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà per un minuto.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, dal momento che si tratta di un decreto-legge d'urgenza non viene menzionato il tema dei 7 milioni o 5 milioni 800 mila tonnellate di ecoballe che rimangono ancora nella provincia casertana. Tra l'altro non si capisce in che modo verranno smaltiti, non c'è alcuna indicazione. Le idee sono state le più disparate, ma nessuna attualmente realizzabile e, in ultimo, non si riesce neanche a capire di chi è la proprietà di quelle ecoballe dal momento che c'è un contenzioso molto forte tra Impregilo e le strutture del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, intervengo sopratutto per chiedere al Governo circa la gestione dell'emergenza rifiuti in Campania in relazione alla quale, lo scorso anno e quello precedente ancora, sono stati emanati diversi provvedimenti. Tra questi vi erano provvedimenti che riguardavano lo scioglimento di comuni che fossero stati inadempienti rispetto a livelli di raccolta differenziata minima a cui i comuni stessi dovevano essere sottoposti. Dunque, per tale ragione chiedo al sottosegretario Bertolaso perché non si dimette se ha proposto un elenco di comuni in Campania che dai suoi rilievi risultano essere inadempienti in ordine alla raccolta differenziata cioè non hanno raggiunto il limite minimo per poter essere inseriti in una fascia di tolleranza e, quindi, per effettuare una raccolta differenziata minima che è uno strumento con il quale veramente si esce dall'emergenza rifiuti. Ebbene, rispetto alla proposta avanzata dallo stesso sottosegretario alla Protezione civile con la quale ha fatto una sfilza, un elenco di comuni, perché non sono stati sciolti quei comuni, perché il Ministro dell'interno non ha provveduto a far rispettare la legge? Infatti voi avete stabilito la norma con la quale si prevedeva lo scioglimento per i comuni che erano stati inadempienti rispetto alla raccolta Pag. 84differenziata. Forse perché quei comuni erano governati dal centrodestra e parliamo di comuni come Nola, come Giugliano, come tanti comuni dove addirittura c'è un intreccio perverso tra la gestione dei rifiuti, la camorra e la criminalità organizzata. Dunque volete coprire addirittura situazioni che non soltanto non rispondono a quei criteri minimi che voi stessi avete fissato, ma addirittura volete coprire una situazione criminale. Per la verità non voglio spendere una parola a favore del sottosegretario Cosentino, ma non penserete di riuscire a risolvere la questione Campania scaricando la croce addosso ad una persona e lasciando tutto il verminaio che c'è in Campania? Sia ben chiaro pure questo: il Popolo della Libertà mica pensa di risolvere la questione del rapporto politica-camorra in Campania in tal modo? Dunque, caro sottosegretario Bertolaso, se non le consentono neanche di far rispettare la legge, neanche di far sciogliere quei comuni in Campania che non hanno rispettato i parametri di raccolta differenziata che lei stesso aveva proposto in precedenti provvedimenti, allora che cosa ci fa in questo Governo, che non fa rispettare la legge, ma che soprattutto non fa uscire in modo serio dall'emergenza rifiuti in Campania i nostri cittadini?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maran 11.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi... onorevole Testoni... onorevole Pugliese... onorevole Stucchi... onorevole Barani... onorevole Frassinetti... onorevole Berruti... onorevole Consolo... onorevole Ravetto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 515
Votanti 490
Astenuti 25
Maggioranza 246
Hanno votato
223
Hanno votato
no 267).

Prendo atto che il deputato Rigoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Iannuzzi 11.402.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, con l'emendamento in esame noi riprendiamo e sviluppiamo il discorso di tutela e salvaguardia del ruolo dei comuni. In precedenza ci siamo battuti, con l'emendamento che è stato respinto, per salvaguardare le competenze e le attività istituzionali che i comuni esercitano sul terreno della raccolta e del trasporto dei rifiuti nella raccolta differenziata. Con l'emendamento in esame interveniamo su uno dei punti più sbagliati, su uno degli errori più gravi, su una delle scelte più devastanti che compie il decreto-legge in esame per il ritorno al sistema binario delle competenze. Infatti, con la normativa che è stata prefigurata nel decreto legge n. 195 del 2009 i comuni vengono gravemente svuotati nella loro autonomia e nella loro capacità impositiva, perché il potere di accertamento e di riscossione della TARSU e della TIA, che in tutta Italia spetta ai comuni, viene attribuito a regime, a partire dal 2011, alle province, nel disegno sbagliato ed errato di provincializzazione che il decreto-legge in esame porta avanti, con un'applicazione del principio di provincializzazione assolutamente priva di fondamento e confliggente con scelte che un legislatore saggio ed un Governo saggio dovrebbero svolgere e dovrebbero rendere.
Perché questa normativa è particolarmente grave e particolarmente negativa? Perché il potere di accertamento e di riscossione viene trasferito alle province, i comuni vengono privati di una delle loro Pag. 85principali fonti di entrata. Tra le altre cose, al Senato la maggioranza ed il Governo si sono resi conto dell'inattuabilità e dell'ingestibilità del meccanismo che avete messo in piedi, tant'è vero che avete voluto costruire una norma transitoria, che però vale solo per il 2010, che stabilisce che nel 2010 continuano i comuni a riscuotere e ad accertare la TARSU e la TIA e provvedono a determinare i relativi livelli delle tariffe sulla base di due costi, uno che deve andare ai comuni per lo svolgimento delle proprie competenze e l'altro eventualmente alle province per l'esercizio delle attribuzioni che spettano alle province stesse. Ma questa norma non può essere transitoria o limitata o circoscritta al 2010: voi ve ne siete resi conto ed avete cercato di intervenire soltanto per i mesi che sono avanti, consapevoli del disastro che stavate realizzando. Non è possibile che dal 2011, a regime, TARSU e TIA soltanto in Campania vengano trasferite alle province. Così si viola la disciplina costituzionale di cui agli articoli 5, 117 e 118 sul ruolo e sulla funzione delle autonomie locali e dei comuni. Ma vi pare che soltanto per una regione d'Italia, tanto più dopo anni di fase commissariale e straordinaria, si torna nell'ordinario e si torna nell'ordinario sottraendo accertamento e riscossione di due forme di imposizione, di due tributi come TARSU e TIA, che sono tipicamente comunali e che vanno gestiti, accertati e riscossi dalle autorità comunali?
Anche questa norma, come del resto tante altre del decreto-legge in esame, appare dettata non da un disegno di politica legislativa organico, serio e ponderato, dalla volontà di ritornare nel sistema ordinario delle competenze con equilibrio, per realizzare un meccanismo efficiente e funzionante e moderno, ma da intenti faziosi e strumentali, da volontà politiche, da meri calcoli elettorali, che sono anche l'unica ragione per cui revocate i poteri per la realizzazione del termovalorizzatore nella città di Salerno al sindaco, investito del ruolo commissariale con ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri dal Governo Prodi al Governo Berlusconi, con il primo atto compiuto dal presidente della provincia nell'esercizio delle attribuzioni del decreto-legge, che è quello di conformare l'efficacia di tutti gli altri provvedimenti messi in campo dal sindaco commissario con il termovalorizzatore.
Quindi è evidente che percorrete una strada profondamente sbagliata e profondamente lesiva del quadro costituzionale e legislativo. Voi avete anche un'idea del federalismo fiscale davvero singolare, perché vi battete tanto per il federalismo fiscale, ne parlate tanto, cercate di costruire soluzioni legislative e scelte di governo e poi che cosa fate? Nel momento in cui si deve tornare al rispetto del sistema istituzionale delle competenze e delle funzioni in Campania, dopo 16 anni di gestione commissariale, pensate solo per la Campania di trasferire accertamento e riscossione della TARSU e della TIA dal comune alla provincia. Questo non è un modo serio di legiferare, non è un modo che rispecchia il quadro costituzionale e la normativa, è un'interpretazione che svuota, mina e gravemente colpisce l'autonomia ed il ruolo impositivo dei comuni. Noi su questo ci batteremo e ci opponiamo con tutte le nostre energie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, vorrei invitare il Governo e la maggioranza ad una riflessione attenta su questo meccanismo: per quanto esso sia sperimentale, già è possibile capire quali saranno i possibili problemi.
Non esiste un tributo che viene deciso dalla provincia e che, poi, viene imposto dal comune. Ai comuni perverranno i piani industriali delle province, che dovranno soltanto essere portati all'attenzione del consiglio comunale, affinché sia deliberato un tributo. Tuttavia, con riferimento alle tasse, lo stesso ente che eroga il servizio deve, poi, coprirne i costi.
Questo nuovo tributo, metà provinciale e metà comunale, creerà un enorme problema Pag. 86fra province e comuni: le province non si sentiranno responsabilizzate sui costi, perché tanto saranno i consigli comunali a dover decidere, mentre i consigli comunali dovranno decidere, e potrebbero non farlo.

PRESIDENTE. Onorevole Causi, deve concludere.

MARCO CAUSI. Si creerà, quindi, come è stato detto, un problema - come accade anche in Sicilia - di contenzioso relativo alla TARSU fra province e comuni, che comporterà rilevanti problemi finanziari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, intervengo per chiedere al Governo e alla Commissione un sussulto, un attimo di riflessione su questo aspetto. Accantonerei l'emendamento in oggetto, perché è davvero un pasticcio. Già i colleghi Iannuzzi e Causi hanno detto quanto necessario.
Siamo di fronte al cambiamento di funzioni attribuite agli enti locali e di titolarità di funzioni soltanto per la Campania, e già siamo in mare aperto. Inoltre, distinguiamo chi decide da chi riscuote, aprendo la strada non alla chiusura di un'emergenza, ma ad un processo di totale deresponsabilizzazione, in particolare, dei comuni. Anche con i loro errori, essi rappresentano, comunque, la questione nodale, se vogliamo recuperare una politica seria di gestione del ciclo dei rifiuti.

PRESIDENTE. Onorevole Giovanelli, deve concludere.

ORIANO GIOVANELLI. Chiedo un sussulto di riflessione e di ponderazione. Invito anche la maggioranza a farsi carico di un problema che mi sembra evidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, mi rivolgo non solo ai colleghi parlamentari presenti in Aula, ma anche, in modo particolare, al sottosegretario Bertolaso. Signor sottosegretario, in quest'Aula - come ha avuto modo di ascoltare - sono intervenuti diversi parlamentari, che hanno posto all'attenzione sua e dei colleghi parlamentari presenti, l'argomento della tutela e della salvaguardia dei comuni. Essi hanno sottoposto alla sua attenzione la questione della raccolta differenziata fatta da alcuni comuni in modo serio e concreto.
Ritengo che chi è intervenuto in quest'Aula abbia contribuito, e contribuisca, non solo a migliorare la dialettica all'interno di questo Parlamento, ma anche a dare alcuni suggerimenti, da inserire all'interno di un decreto-legge che voi avete predisposto, che potrebbero essere migliorativi, nell'interesse dei comuni e dei cittadini.
Ultimamente, il collega Iannuzzi ha esposto, in modo veramente egregio, con grande parsimonia, grande tranquillità, grande responsabilità e con grande amore verso l'interesse del Paese che rappresenta - e che voi rappresentate - una piccola riflessione, che potrebbe essere migliorativa.
Signor sottosegretario Bertolaso, lei è qui presente, ascolta, ma fa finta di non sentire: dia almeno una risposta, per dire che ciò che è stato sostenuto dai colleghi dell'opposizione è soltanto strumentale e non è utile ai fini dell'interesse della collettività. Se così non dovesse essere, se non dovesse intervenire su questo argomento e dare una giustificazione plausibile, riterrei che vi sia della malafede, non intesa nella sua accezione peggiore, ma della malafede politica. Pertanto, dovrei prendere in seria considerazione che l'atteggiamento assunto dalla maggioranza non è nell'interesse della collettività, ma è solo ed esclusivamente nell'interesse di alcune lobby che vengono rappresentate Pag. 87direttamente o indirettamente (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Iannuzzi 11.402, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Moles...onorevole Gioacchino Alfano...onorevole Lovelli...onorevole De Torre...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 512
Maggioranza 257
Hanno votato
249
Hanno votato
no 263).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Libè 11.301.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bossa. Ne ha facoltà.

LUISA BOSSA. Signor Presidente, con questo decreto-legge si chiude la fase di emergenza, ma, di fatto, si dichiara per la Campania un regime permanente speciale che, come è stato detto, resuscita perfino le province. In Campania - e solo in Campania - si affidano alle province tutte le funzioni, i compiti e le competenze comunali in materia di gestione integrata dei rifiuti. Ciò pone una grave serie di problemi denunciati da tutti i sindaci. Saranno create società provinciali, si affideranno ai presidenti delle province le funzioni e i compiti del servizio, la gestione integrata, insomma si inciderà pesantemente, solo per la regione Campania, lo sottolineo, sull'intero sistema del riparto di competenze, sulla capacità impositiva dei comuni e sui poteri dei sindaci in materia, senza alcun coordinamento con il Testo unico degli enti locali e sottraendo ai comuni un gettito, come quello della tassa sui rifiuti, che da solo costituisce una buona parte dei bilanci comunali e senza il quale difficilmente potranno avviare e gestire con efficienza la raccolta differenziata.
Questo è il federalismo? Questa l'autonomia degli enti locali? Vi prego, riconsiderate questo emendamento, che salva i comuni per cui tutti, falsamente, vi battete.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, con questo intervento vorrei portare il sottosegretario Bertolaso a un po' di tempo fa. Lei sa quello che è successo in quei territori quando ha dovuto affrontare l'emergenza rifiuti; lei sa benissimo quali fossero gli impegni che erano stati presi dal Governo - non solo dal suo, ma anche da quelli precedenti - rispetto a quei territori. Essi hanno dovuto subire impegni ripetuti al non riutilizzo di impianti che insistevano in quei comuni e hanno dovuto ascoltare gli impegni, assunti anche da altissime cariche istituzionali, che la volta successiva sarebbe toccato a qualcun altro. Se si ricorda, signor sottosegretario, agli impegni erano anche seguite promesse di sostegni finanziari per le bonifiche e per le riqualificazioni dei territori.
Credo che oggi sia venuto il momento di fare un passo avanti e di assumere un impegno formale e reale nei confronti dei comuni che in Campania, in tanti anni, hanno subito le non-scelte dei Governi che si sono susseguiti. Vorrei ricordare, rubando ancora un minuto, che tutti sostenevano la necessità di un piano nuovo, di due discariche e di nuovi impianti, però poi la scelta ricadeva sulla proroga e sull'ampliamento delle capacità delle discariche che già erano subite da quei cittadini che hanno fatto l'errore - ma è un errore giusto - di accettare tali impianti quando sono stati scelti la prima volta.
Credo, dunque, che sia un dovere di tutti in questo Parlamento e nel Paese Pag. 88intero dare un segnale reale che quando le istituzioni chiedono ulteriori sacrifici, poi hanno anche il coraggio di conoscerli. Credo sia questo il momento e mi auguro che il Governo e lei, signor sottosegretario, rivediate il parere espresso su questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Libè 11.301, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Onorevole Quartiani... onorevole Golfo... onorevole Vico... onorevole Pionati... ancora l'onorevole Golfo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 502
Maggioranza 252
Hanno votato
238
Hanno votato
no 264).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.501, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Onorevole Vitali... onorevole Vico... onorevole Follegot... onorevole Palomba... prego, onorevole Palomba... il dispositivo era già in funzione, evidentemente.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 505
Votanti 504
Astenuti 1
Maggioranza 253
Hanno votato
504).

Prendo atto che i deputati Lolli e Tenaglia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 17,50)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Damiano 14.1 e Libè 14.300.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicolais. Ne ha facoltà.

LUIGI NICOLAIS. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli Ministri, l'articolo 14 del provvedimento in esame autorizza il Dipartimento della protezione civile ad avviare procedure straordinarie di reclutamento di personale a tempo indeterminato. Ciò è in netto e palese contrasto con le disposizioni in materia di organizzazione dei pubblici uffici di cui all'articolo 97 della Costituzione, con particolare riguardo alla formale e sostanziale elusione della disciplina in materia di reclutamento del personale pubblico, attraverso un pubblico concorso in alcun modo giustificabile dalle ragioni di urgenza adottate.
Devo dire che, a questo proposito, la condizione posta al parere favorevole della XI Commissione permanente della Camera recita come segue: «Sia soppresso l'articolo 14, in modo da evitare palesi ed evidenti discriminazioni nei confronti di altre categorie di personale da reclutare o in servizio presso altre amministrazioni pubbliche che registrano situazioni di urgenza e indifferibilità pari o analoghe a quelle di cui al citato articolo 14». Questa condizione è stata espressa dalla XI Commissione permanente (lavoro) della Camera. Pag. 89
Credo che la nostra pubblica amministrazione, su cui si basa la funzionalità e l'efficienza di uno Stato moderno, abbia bisogno di regole chiare e rispettate da tutti, a partire dal Governo e dal Parlamento. Tutti dobbiamo operare affinché nella pubblica amministrazione il reclutamento avvenga solo sulla base del merito e della trasparenza.
Non possiamo, pertanto, permettere che personale, anche se qualificato, assunto a tempo determinato intuitu personae possa vedere trasformato il proprio rapporto di lavoro a tempo indeterminato ope legis. Abbiamo ed avete per anni combattuto questo sistema ed oggi ci troviamo a discutere ancora di questa possibilità.
Sicuramente l'approvazione di questo articolo creerà non solo una disparità di trattamento tra i vari comparti dello Stato, ma anche una grande confusione e sconcerto tra i tanti giovani che studiano e lavorano per superare prove selettive oggettive per l'immissione nei vari settori della pubblica amministrazione.
Abbiamo una grande responsabilità nei confronti dei nostri giovani che hanno bisogno di regole chiare e di una classe dirigente coerente. Pertanto, proponiamo la soppressione dell'articolo 14 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Codurelli. Ne ha facoltà.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, in aggiunta a quanto già ben espresso dall'onorevole Nicolais, voglio ricordare ai componenti della maggioranza della Commissione, anche della nostra XI Commissione (Lavoro) della Camera, che il parere favorevole da parte della maggioranza è stato condizionato proprio alla soppressione dell'articolo 14 per le cose testè dette da parte dell'onorevole Nicolais.
O si allarga a tutti, altrimenti a qualcuno non si può negare la possibilità di poter sognare, perché oggi addirittura siamo al «sognare un posto».
Invece, dall'altra parte, con questo articolo si indica anche la spesa autorizzata, che vorremmo trovare in tutti i capitoli, di 8,02 milioni: ditemi voi se questa non è in qualche modo una marchetta già pronta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, oltre a ribadire, ma lo lascio più come testimonianza, quanto già detto sulla parte normativa, per cui noi crediamo che uno Stato e un Governo abbiano l'obbligo di dare pari opportunità e regole uguali per tutti i provvedimenti e procedimenti che avvia, compreso quello che riguarda i pubblici dipendenti, noi ribadiamo una cosa (anche in questo caso ribadita in altre occasioni). Noi non siamo contro la decisione, anche del Dipartimento, di provvedere alle promozioni, alle stabilizzazioni e alle assunzioni. Il problema è che la pubblica amministrazione di questo Paese ha una marea di contenziosi aperti in ogni suo comparto.
Non dimentichiamo quello che succede con le forze dell'ordine, con il personale della scuola e potrei elencarne tanti in ogni comparto. Quindi, pur sempre infilandoci in una serie di materie considerate emergenziali (e questa, lo ribadiamo, non lo è), non si può procedere a creare in un Paese dei figli di «serie A» e dei figli di «serie B».
Dunque, non vi è una contrarietà preconcetta: se si vuole (anzi, noi diciamo che si deve) verificare quali sono le posizioni lavorative all'interno di tutta la macchina pubblica, dobbiamo farlo all'interno di tutta la macchina pubblica e - aggiungerei io - nello stesso momento, altrimenti rischiamo davvero che qualcuno in questo Paese abbia un canale preferenziale e gli altri restino sempre al palo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

Pag. 90

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, la parte finale del comma 1 dell'articolo 14 dice che il Ministero per i beni e le attività culturali è autorizzato a inquadrare nel ruolo dei dirigenti di prima fascia (...) i dipendenti di ruolo dello stesso Ministero titolari di incarichi (...). Può il Governo dirci di quante unità si tratta, se di 1, 2, 100, 1000? Siccome la previsione è specifica e indica quanti sono, il Parlamento dovrebbe sapere se questa norma si applica a una o più persone e quali siano i loro nomi.

PRESIDENTE. L'onorevole La Malfa ha posto una domanda precisa. Non so se il Governo intenda fornire una risposta...
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Damiano 14.1 e Libè 14.300, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Nizzi, Pionati, Ginoble, Tabacci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 497
Maggioranza 249
Hanno votato
244
Hanno votato
no 253).

Prendo atto che i deputati Carlucci, Centemero, Scalera e Aprea hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario. Prendo atto, altresì, che i deputati Martella e Castagnetti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Piffari 14.13, Lanzillotta 14.18. e 14.600 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, vorrei intervenire con una brevissima dichiarazione di voto per esprimere la piena soddisfazione per la scelta della Commissione di sopprimere queste due parti dell'articolo 14 per alcuni motivi - i principali sono due - che ho già espresso nel mio intervento di ieri e che voglio qui brevemente rimarcare.
Il primo motivo di soddisfazione, è relativo a quanto, affermava prima anche l'onorevole Nicolais, cioè un'omogeneità di trattamento, quindi il rispetto della Costituzione.
Il secondo motivo di soddisfazione, che riguarda la cultura, è il ribadire l'autonomia della cultura e del Ministero dalla Protezione civile, perché questa era una norma che non c'entrava assolutamente nulla con il provvedimento. Penso che ognuno debba fare il suo mestiere, il suo lavoro, che ci possa essere collaborazione, ma che ci debba essere autonomia.
Se mi permette, signor Presidente, vi è anche un terzo motivo di soddisfazione: in questo modo non vengono tagliati dai due a tre posti di dirigenti del Ministero per inquadrarne uno solo come dirigente del Ministero.
Fra l'altro, articoli di stampa di autorevoli giornali nazionali oggi riportano in modo molto chiaro la questione; sarebbe stata una grande ingiustizia; non vi è niente di personale, ma riteniamo che le regole debbano valere per tutti se vogliamo che il Ministero per i beni culturali continui ad essere un Ministero e non una scatola vuota fatta solo da dirigenti che rispondono al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, brevemente, ringrazio il Governo e la Commissione per aver accolto il nostro emendamento che è un piccolo correttivo: perlomeno non esageriamo nell'utilizzare l'emergenza per «disegnare dei vestiti» solo ad alcune persone.
Rimane comunque il fatto grave che attraverso questo strumento della stabilizzazione Pag. 91andiamo oltre quello che l'Aula aveva già votato, nel limitare al 31 dicembre una serie di costi su questa emergenza che, in realtà, si prevede di nuovo in barba a qualsiasi norma di programmazione nel modo di assumere il personale e anche di controllare la spesa pubblica. Comunque, meglio poco che niente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, se possibile, chiedo per un momento l'attenzione dell'Aula. Prima della votazione del precedente emendamento ho chiesto al Governo a quante persone si applicava una norma che il Parlamento era chiamato a votare. Nella sua libertà il Governo può non rispondere, ma credo che il Governo abbia il dovere verso il Parlamento di dare delle informazioni di fatto, quando il Parlamento chiede informazioni di fatto, non giudizi politici o altro.
Mi viene detto, e lo ripeto qui, che quella norma si applica a due persone, dico due persone. Chiedo al Governo se questo è vero, perché trovo scandaloso che il Parlamento italiano affronti un decreto-legge sulla Protezione civile per sistemare due persone (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
Non si può legiferare su una o due persone, quindi prego il Governo di smentire che si tratti di una norma fatta per due persone, perché se il Governo ritiene di tacere davanti a questo lo considero uno scandalo nello scandalo, che si aggiunge agli altri di cui stiamo parlando in questi giorni (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, non so se la risposta che il collega La Malfa ha ora richiesto al Governo sia contenuta nella relazione tecnica che il Governo ha dato per accompagnare le ragioni della misura contenuta nel decreto-legge.
Tuttavia, mi sento di sottoscrivere la stessa domanda posta dal collega La Malfa al Governo e credo che sarebbe opportuno da parte dell'Aula, per votare con coscienza e cognizione di causa questi emendamenti e questo provvedimento, avere cognizione di cosa si tratta effettivamente e qual è la ricaduta di questa norma. Anche dal punto di vista regolamentare, credo che sia non dico un obbligo, ma sicuramente una facoltà del Governo rispondere alla richiesta dell'onorevole La Malfa.
Visti i toni della nostra discussione, sarebbe anche una buona condotta quella di un Governo che volesse dare risposta alle richieste che ora non sono solo dell'onorevole La Malfa ma di tutto il gruppo del Partito Democratico.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Quartiani. Ho sollecitato il Governo due volte e faccio presente che la richiesta riguardava l'emendamento precedente. Tuttavia, penso che le informazioni al Parlamento possano essere date anche successivamente e sono comunque accolte.

PIERO FASSINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO. Signor Presidente, la cosa non è irrilevante perché stiamo discutendo un provvedimento importante. L'onorevole La Malfa ha posto due volte lo stesso quesito e siamo di fronte a questo atteggiamento da parte del Governo: un silenzio assolutamente imbarazzato. Ciò vuol dire due cose: o che tutti i membri del Governo che siedono in questo momento sui banchi non conoscono il provvedimento e non c'è nessuno che è titolare di questa legge (e ciò è già abbastanza grave); oppure, sanno e in modo reticente non voglio rispondere. In tutti e due i casi io dico che è molto grave ed è un atteggiamento offensivo nei confronti del Parlamento. Pag. 92Richiamo l'attenzione su questo fatto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Onorevole Fassino, mi sembra di aver capito che, trattandosi comunque di un emendamento già votato, il Governo si riserva di intervenire successivamente e penso che il sottosegretario si stia documentando.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Piffari 14.13, Lanzillotta 14.18 e 14.600 della Commissione, accettati dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Orlando...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 512
Maggioranza 257
Hanno votato
512).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 14.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, invitiamo il Governo e la Commissione ad esaminare questo emendamento o a riesaminarlo in modo più attento perché, sembra una cosa strana, ma chiediamo l'ovvietà. Chiediamo, infatti, che, se di stabilizzazione si tratta, si seguano le leggi. Quindi, si segua quello che è già stato sancito con il decreto-legge n. 90 del 31 maggio 2005, dove la stabilizzazione semplicemente passa attraverso il riconoscimento della pianta organica e non attraverso la discrezione di qualcuno, in questo caso del sottosegretario alla Protezione civile.
Non c'entra proprio un bel niente: o il personale ci serve e viene stabilizzato in funzione della pianta organica, altrimenti si rivede la pianta organica e si risparmia sulla spesa del personale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 14.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Tommaso Foti, Golfo, Amici e Pionati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato
244
Hanno votato
no 266).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lanzillotta 14.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Perina, Frassinetti, Pionati, Pizzolante, Trappolino e Caparini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 517
Maggioranza 259
Hanno votato
247
Hanno votato
no 270).

Prendo atto che il deputato Piffari ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Amici 15.6. Pag. 93
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, con questo emendamento vorremmo provare - o almeno abbiamo l'ambizione di farlo - a ricostruire il diritto in questa parte di decreto-legge.
Come i colleghi hanno avuto la pazienza di ascoltare, sia nella discussione sulle linee generali, sia soprattutto nell'intervento sulla pregiudiziale, il collega Zaccaria ha ricostruito esattamente come dell'ordinanza, che implica di fatto la fuoriuscita dalla legge e l'assoluto agire in deroga, avete fatto uno strumento normativo dell'azione di Governo. La norma dell'ordinanza è esattamente ciò che permette l'assenza totale di controlli, non solo sulla questione dell'emergenza relativa alle catastrofi, ma anche sui grandi eventi.
Abbiamo spiegato con dovizia e anche con determinazione che questo è uno dei punti del decreto-legge che, pur così profondamente modificato, rimane uno degli elementi di criticità più forte. Non c'è nessun motivo per cui i grandi eventi, che hanno una loro temporalità, fissata a volte anni prima dell'avvenimento medesimo, debbano sottostare ad un principio di ordinanza che non rispetta nessun potere di controllo.
Sappiamo che il controllo, quando si assume una decisione, è anche l'elemento che permette a quella decisione di risultare la più giusta e la più corretta, ma voi siete allergici ai controlli. Con questo emendamento noi vogliamo ripristinare esattamente ciò che accadeva prima della modifica del maggio 2008. Le ordinanze devono essere riportate, ad esempio, al controllo della Corte dei conti. È uno degli elementi tipici che, nella costruzione non solo dell'emergenza, ma anche degli eventi, fa sì che la alla pubblica amministrazione non solo emani un atto amministrativo, ma possa concretamente rispondere delle decisioni, dei passaggi e delle gare. Soprattutto, ripristinare il controllo della Corte dei conti significa anche ridare all'ordinanza la giusta connotazione dell'emergenza facendola ritornare ad essere un atto straordinario e non un ordinario elemento dell'azione di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amici 15.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Madia, Rampelli e Pes...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 511
Maggioranza 256
Hanno votato
242
Hanno votato
no 269).

Prendo atto che i deputati Zaccaria, Sereni, Cesare Marini e Strizzolo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Ventura 15.5 e Libè 15.300.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ventura. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, con questo emendamento - è uno di quelli a cui attribuiamo più importanza - chiediamo il ritorno alle funzioni proprie della Protezione civile. Il problema che poniamo è che la Protezione civile deve tornare ad occuparsi delle calamità e delle emergenze vere, e non dei cosiddetti grandi eventi.
Ho ascoltato con attenzione la collega Dal Lago, che ascolto sempre - devo dire - con attenzione. Lei ha detto: sulle pregiudiziali di costituzionalità siamo obbligati, in qualche modo, a dire di sì, perché i tempi sono troppo lunghi, perché non abbiamo fatto le riforme. Pag. 94
Vorrei chiedere all'onorevole Dal Lago: è proprio certa che proprio questo non sia il motivo per il quale non facciamo le riforme, perché vi è continuamente un aggiramento, e ciò torna comodo per intervenire senza controlli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?
Colleghi, vorrei ricordare che noi, in realtà, abbiamo avuto più richiami da parte dei Presidenti della Repubblica. La prima ordinanza in deroga fu successiva al terremoto dell'Irpinia e i Presidenti della Repubblica sono continuamente intervenuti per richiamarci sulla decretazione d'urgenza e per mettere a norma tutte queste materie.
Ma mi vorrei soffermare soprattutto su quello che il Governo Berlusconi rispose a delle osservazioni dell'Unione europea sull'abuso, che si stava già allora profilando, nel 2004, delle ordinanze per bypassare tutto il meccanismo delle regole. In questa lettera dell'Unione europea si poneva il problema di una situazione nella quale si poteva intravedere anche l'inizio di una procedura di infrazione.
Come rispose il Governo italiano? Questo mi sembra un capolavoro! Vi è una risposta, un atto del Presidente del Consiglio, che afferma: «Rilevato, in particolare, che a parere della Commissione la violazione della normativa comunitaria deriverebbe, tra l'altro, dalla circostanza che le ordinanze di protezione civile, in taluni casi, non sarebbero supportate da una situazione di estrema urgenza in grado di giustificare il ricorso a procedure in deroga alla normativa comunitaria, nell'ipotesi di assoluta eccezionalità dell'emergenza, da valutarsi in relazione al grave rischio di compromissione dell'integrità della vita umana, il capo del Dipartimento della protezione civile può essere motivatamente autorizzato a procedere ad affidamenti diretti in materia di appalti pubblici di lavori, di servizi (...)».
Signor Presidente, membri del Governo, quando si parla di integrità della vita umana, voi ne avete dato un'interpretazione estensiva sino all'insostenibilità.
Quando leggo in un appunto che siamo intervenuti persino, considerato lo stato di emergenza - e sto per concludere, signor Presidente - per il traffico e la mobilità nelle province di Treviso e di Vicenza, penso che, se anche nell'efficientissimo Veneto vi è stato bisogno della Protezione civile per intervenire sulla viabilità e sul traffico, siamo chiaramente davanti ad una forzatura. Ecco perché, colleghi della maggioranza, sarebbe opportuno, anche per le vicende di queste giornate, che la Protezione civile si occupasse esclusivamente delle calamità e delle emergenze vere, e non si occupasse delle situazioni che dovrebbero essere restituite alla normalità del funzionamento in una democrazia matura ed avanzata come la nostra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia voce, in primo luogo per segnalare un errore nel testo dell'emendamento che spero sia un errore di stampa: il decreto-legge n. 343 è del 2001, nel fascicolo degli emendamenti è scritto «2008».
In secondo luogo, come ho già detto nel corso della discussione sulle linee generali, credo che questa proposta sia a tutela della Protezione civile e di chi la guida, ieri, oggi, domani. Il problema è che la Protezione civile in Italia è un Dipartimento, un'istituzione riconosciuta per le capacità di intervento da tutti, sia come rapidità che come modalità: dall'opposizione, dalla maggioranza, dal Paese.
Ritengo che molti dei fatti avvenuti in questi anni o mesi (non so, deciderà qualcun altro fuori da queste Aule) sono dovuti anche al sovraccarico di competenze che, anno per anno, Governo per Governo, sono state attribuite alla Protezione civile. È difficile, per chi guida un organismo di questo genere, gestire e controllare le migliaia (perché ormai si può dire) di situazioni di cui si deve occupare, tra emergenze, che in questo Paese purtroppo capitano ogni minuto, e grandi Pag. 95eventi, che sono stati fatti diventare emergenze per bypassare tutte le norme che il Governo ci ha promesso da tempo che avrebbe semplificato.
Credo che, proprio a tutela di una struttura che è un'eccellenza ed è riconosciuta come tale, il Governo dovrebbe riflettere, perché dobbiamo tornare sulla strada della normalità per attribuire un ruolo vero alla Protezione civile, che è quello che essa si è guadagnata, ma anche al Governo, che annovera tanti ministri che si sono visti sottratti una serie di competenze. Votare l'emendamento in esame servirebbe a tutti: al Paese, alla Protezione civile e ad un Governo che dice che è un Governo del fare. In questo modo, se continuiamo così, rischiamo che il Governo sia del fare, ma del fare solo protezione civile (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mazzarella. Ne ha facoltà.

EUGENIO MAZZARELLA. Signor Presidente, tutto il provvedimento si regge sull'assunto che la pubblica amministrazione necessita, per funzionare, di procedure emergenziali anche per gestire le urgenze della cosa pubblica. Come è possibile non rendersi conto che malapolitica e malamministrazione possono creare l'urgenza ad arte, proprio per fruire delle ambigue facilities delle emergenze?
La norma, che rifiutate di emendare, non corregge una realtà grigia, con tutta evidenza già realizzata, ma la seconda, dandole il vestito giuridico più adatto. Ricordatevi che nell'amministrazione infedele la corruzione segue la spesa, e qui siamo ormai a rubinetti di spesa senza contatori omologati e controllori abilitati. Rifletteteci un momento, per il bene del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, poco fa il collega che mi ha preceduto ha chiesto dei chiarimenti al Governo e lei ci ha detto che il Governo stava acquisendo delle informazioni. È del tutto evidente che i chiarimenti, signor Presidente, sono funzionali allo svolgimento dei lavori dell'Aula, e se arrivano quando il provvedimento è stato approvato, si tratta di un'interessante informazione, ma non credo che sia molto utile all'economia del nostro dibattito.
A questo punto, credo sia chiaro a tutti - l'hanno spiegato il collega Ventura ed il collega Libè, ed è utile che sia tra di noi socializzato in modo politicamente anche molto evidente - che questo è uno dei punti qualificanti dell'iniziativa delle opposizioni, ma anche uno dei più prossimi al dibattito che più in generale si sta sviluppando su quale sia la missione della Protezione civile e quale sia la missione utile. Il mio intervento sull'ordine dei lavori è volto a chiederle, se possibile, prima di mettere in votazione questo emendamento, che - lo ripeto - ha una sua importanza ed un suo valore anche simbolico rispetto a quanto abbiamo davanti, di sapere, sia sulle questioni precedenti sia su questo preciso emendamento, qual è il parere del Governo e nella fattispecie, se c'è, anche il parere di chi è più direttamente impegnato su questo tema: egli infatti sicuramente ha un quadro tale per il quale, al di là del fatto che ovviamente fa parte del Governo, può dirci qual è la sua valutazione sull'utilità di scorporare i grandi eventi dall'emergenza della Protezione civile.

PRESIDENTE. Chiedo al sottosegretario se intenda raccogliere la sollecitazione a dare una risposta circa l'argomento sollevato dall'onorevole La Malfa e fatto proprio dal Partito Democratico, sul quale adesso è tornato l'onorevole Giachetti.

GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

Pag. 96

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, ho chiesto ovviamente l'informazione al Ministero per i beni culturali, perché si tratta di una norma che riguarda la pianta organica di tale dicastero; quindi, ho dovuto prendere tempo, sono andato fuori a parlare con gli uffici e mi hanno detto che si tratta di un funzionario (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, prima di darle la parola, vorrei ricordare che mentre il Governo assumeva le informazioni, lo stesso ha fatto la Presidenza per capire se nel dibattito c'era stato anche qualche fraintendimento. La norma in questione e l'eccezione sollevata dall'onorevole La Malfa e fatta propria dall'onorevole Quartiani e dall'onorevole Fassino, riguardavano effettivamente una disposizione ad personam, però faccio notare che tale disposizione era esattamente prevista nel secondo e terzo periodo del comma 1 dell'articolo 14, che è stato soppresso con gli identici emendamenti degli onorevoli Piffari e Lanzillotta e della Commissione. Quindi si trattava di una disposizione ad personam, che però è stata soppressa grazie agli emendamenti citati, rispetto ai quali il parere del Governo è stato favorevole.
Prego, onorevole Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo solo per ringraziarla e per evidenziare all'Aula come spesso e volentieri le informazioni che magari ci vengono sottratte possono essere molto utili non solo per l'opposizione, ma anche per la maggioranza.

PRESIDENTE. Prima di passare ai voti, facendo seguito anche a quanto testé segnalato dall'onorevole Libè e prima, per le vie brevi, dall'onorevole Zaccaria, preciso che per un mero errore materiale negli identici emendamenti Ventura 15.5 e Libè 15.300 è erroneamente riportato il riferimento al decreto-legge 7 luglio 2008, n. 343, in luogo del decreto-legge 7 luglio 2001, n. 343. Le proposte emendative si intendono, pertanto, poste ai voti nella formulazione corretta che adesso ho letto.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Ventura 15.5 e Libè 15.300, nel testo corretto, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Virgilio, Lanzillotta, Duilio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 508
Maggioranza 255
Hanno votato
242
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che il deputato Duilio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 15.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, con questo emendamento che consideriamo uno dei più importanti proponiamo l'abrogazione del comma 1 dell'articolo 15, che prevede per l'attuale capo del Dipartimento della protezione civile la nomina a sottosegretario per gli interventi di prevenzione in ambito europeo ed internazionale. In realtà, come abbiamo visto da quello che è successo in questi due giorni e dagli interventi che il sottosegretario ha fatto, si tratta di un nome per attribuire un sottosegretario alla Protezione civile.
Potrei cavarmela citando il fatto che andiamo contro una legge, la legge n. 215 Pag. 97del 2004 sul conflitto di interessi; preferirei tuttavia ricordare che in realtà stiamo violando un principio cardine di tutti gli ordinamenti delle democrazie moderne, quello che si fonda sulla distinzione tra funzione politica e funzione amministrativa, che è alla base dell'imparzialità della pubblica amministrazione, la quale rappresenta un principio costituzionale. Quell'imparzialità tutela - dando anche la possibilità di difendersi in tribunale - il comportamento corretto della pubblica amministrazione, la sua trasparenza, la possibilità per le imprese di concorrere a parità di condizioni e per i cittadini di concorrere nei concorsi a pari condizioni.
Ma quel principio tutela anche lei, sottosegretario, perché tutela i funzionari pubblici e quindi la tutela come capo del Dipartimento, in quanto prevede procedure regolari e ripartisce le responsabilità. Se in base alle montagna di deroghe a norme che abbiamo fatto, che avete fatto in questi anni, ci si sottrae a quella tutela, si smonta quel principio di imparzialità, allora bisogna tener conto che a un grande potere discrezionale, a una grande autorità, utilizzata magari per costruire in tempo le piscine, corrisponde poi una grande, grande responsabilità personale perché ci si è sottratti ad un regime che ci tutela tutti.
Allora quando chiediamo che si ritorni a distinguere tra grandi eventi e catastrofi, lo facciamo per affetto nei confronti della Protezione civile; quando chiediamo che la Protezione civile si occupi solo dell'incolumità e della salute dei cittadini, lo facciamo per affetto nei confronti della Protezione civile; e quando chiediamo che il capo della Protezione civile torni ad essere un funzionario della pubblica amministrazione e non un esponente della politica del Governo, lo facciamo per amore e per affetto nei confronti della Protezione civile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, davvero non vorrei che il sottosegretario Bertolaso diventasse un'icona di tutte le questioni che attraversano il nostro Paese, direi anche suo malgrado. Non vi è dubbio infatti che abbiamo la necessità di agire nelle infrastrutture e nelle opere pubbliche con efficienza, tuttavia questo non vuol dire che l'efficienza si ricerca derogando ai principi di legge; così come abbiamo ben chiaro che la distinzione tra pubblica amministrazione e funzioni proprie della politica (le funzioni cioè di indirizzo, programmazione e controllo dei risultati, che sono poi quelle previste nel nostro ordinamento giuridico già a partire dal decreto legislativo n. 29 del 1993) costituisce un principio difficile anche da far vivere nella pratica, perché sappiamo che le separazioni non sono mai mette.
Insomma, nel nostro ordinamento è ben scritto, a partire dal principio generale di imparzialità, buon andamento, ed efficienza della pubblica amministrazione, il principio secondo cui i funzionari politici e gli organi elettivi onorari della pubblica amministrazione svolgono funzioni di indirizzo, programmazione e controllo dei risultati, mentre i funzionari professionali di carriera propri dell'amministrazione svolgono le funzioni di gestione tecnica, amministrativa e finanziaria. Purtroppo, lo stravolgimento di questa distinzione, in molti casi (anche nelle nomine dei segretari comunali fatte più per appartenenza o gradimento dei sindaci, anziché veramente per competenza e professionalità) è uno dei grandi mali, delle grandi questioni aperte, che determinano un'indebita invadenza della politica nella gestione. È una politica che quasi sfiora gli affari e che determina, invece, una debolezza e un'irresponsabilità delle funzioni dirigenti apicali.
Questa grande questione, francamente, trova un momento di sintesi ideale, perfetta, in questa doppia nomina in capo al sottosegretario Bertolaso. Essere, ad un tempo, capo della Protezione civile, quindi organo apicale dell'amministrazione, e organo politico nel Governo, è un'evidente Pag. 98lesione di questo principio, anche se so che lui, in buona fede, penserà che tutto questo aiuta a fare fatti e meno chiacchiere, perché se si è anche alla Presidenza del Consiglio dei ministri si incide su determinate decisioni e vi è un minore scollamento. Sì, è vero, ma è proprio questo il problema. Non starò qui a dire che la democrazia è equilibrio e distinzione, ma il sogno di un Paese normale è far sì, per l'appunto, che vi sia una rappresentanza delle questioni politiche nel Governo, con l'autorevolezza necessaria, sui temi della Protezione civile e non solo dell'emergenza e delle calamità, ma anche della prevenzione; va persino bene, anche in ambito europeo, la nuova denominazione «prevenzione», e non è questo ciò che contestiamo. Tuttavia, non può andar bene il fatto che, nel contempo, la stessa persona sia anche all'apice dell'amministrazione anche per la ragione (alcune le ha esposte poc'anzi la collega Lenzi) di minori garanzie che l'amministrazione, che ha la responsabilità di gestione e di intervento, si trova ad avere, perché vi è una sola figura che riassume entrambi i poteri.
Credo che su questo lo stesso sottosegretario Bertolaso debba svolgere una riflessione e noi la facciamo in modo assolutamente pacato. È questa la riflessione che chiediamo al sottosegretario e al Governo, ben più che le notizie sulle intercettazioni diffuse e su pruderie di altro tipo, e questa è una vera questione nazionale che non si può eludere (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 15.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole La Loggia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 514
Maggioranza 258
Hanno votato
248
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che la deputata Zampa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lanzillotta 15.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signora Presidente, questo emendamento affronta in modo diretto la questione discussa poc'anzi, e stabilisce una incompatibilità esplicita tra la carica di sottosegretario e quella di capo della Protezione civile. È un'incompatibilità peraltro già scritta nella nostre norme: è scritta nell'articolo 97 della Costituzione, che sancisce il principio di imparzialità della pubblica amministrazione, quindi il principio che la pubblica amministrazione non può essere direttamente gestita dalla politica, ma è scritta anche nelle disposizioni, pur molto blande, della legge Frattini sul conflitto di interessi, che prevede proprio che i membri del Governo non possano essere preposti a strutture amministrative. Credo che sia veramente un errore da parte del Governo e della maggioranza non affrontare i temi che rischiano di far deragliare la Protezione civile, e i principi - credo - devono prescindere dalle persone. Dunque, non è in discussione la persona del sottosegretario Bertolaso, cui abbiamo anche confermato stima, ma la fisiologia del sistema.
Credo che lo stesso sottosegretario Bertolaso dovrebbe fare una riflessione perché se si ostinerà a mantenere i due incarichi, questo cumulo non potrà in futuro fugare il sospetto che l'esercizio di un potere così grande, come quello del capo della Protezione civile che può gestire procedure e risorse in deroga a tutte le norme, sia in effetti piegato agli interessi di parte del Governo e della maggioranza, del Governo di cui fa parte il sottosegretario Bertolaso (Applausi dei deputati del gruppo Misto - Alleanza per l'Italia).

Pag. 99

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signora Presidente, io voterò a favore dell'emendamento in esame. Pone una questione mai risolta, per dire la verità, sulla gestione politica della Protezione civile. Chi ha una memoria sa che ci sono state varie vicende che hanno interessato l'amministrazione della Protezione civile. Dopo una gestione commissariale ci fu un Ministro - Zamberletti - e poi si susseguirono altri Ministri e sottosegretari. Da un lungo periodo di tempo, per la Protezione civile è previsto un Dipartimento che dipende dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Ma c'è un altro equivoco di fondo da chiarire e da risolvere.
La Protezione civile ha bisogno di un coordinamento perché ci sono direzioni generali che dipendono dal Ministero dell'interno, ma c'è un Dipartimento che invece dipende dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Certamente molte volte si giunge a questo coordinamento, allora la presenza di un sottosegretario di rango superiore a quella che è una gestione amministrativa si rende a mio avviso necessaria, ma senza che vi sia un'identificazione, una confusione, un'ambiguità. Tanto è vero che il sottosegretario Bertolaso - se ho ben capito -, quando fu nominato sottosegretario nella vicenda dell'emergenza di Napoli, sembrava che fosse sottosegretario proprio per l'emergenza di quella città, per cui si trattava di una situazione un po' strana.
L'emendamento della collega Lanzillotta va in questa direzione, e credo che dovrebbe essere votato anche dalla maggioranza, in modo che il ruolo della politica e della gestione politica sia ben chiaro. Rimane il problema - come dicevo poc'anzi - dell'ambiguità delle competenze del Ministero dell'interno, mai risolto, mai affrontato seriamente, problema vero che riguarda un serio coordinamento e un'integrazione anche rispetto al ruolo della Protezione civile, che è quello della prevenzione.
Infatti di tutto questo non si è mai parlato ma la prevenzione, anche attraverso un collegamento con la politica dello spazio, del controllo del territorio dall'alto, ritengo che rappresenti un aspetto fondamentale e decisivo se vogliamo condurre una seria politica della prevenzione, del recupero e dell'intervento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento Lanzillotta 15.11 e per invitare anch'io la maggioranza a riflettere su questo emendamento, condividendo tutte le considerazioni espresse dai colleghi Lanzillotta e Tassone. Abbiamo detto oggi che questa doveva essere una giornata in cui cominciavamo a restituire alla Protezione civile il prestigio che stava e sta perdendo. Qualche passo avanti lo abbiamo fatto. Questo tuttavia è un passaggio decisivo. Se non distinguiamo la responsabilità di un dipartimento all'interno della pubblica amministrazione, per quanto speciale e straordinario, come quello della Protezione civile, da un incarico di governo, miniamo alle basi quel sentimento unitario e corale che ci deve essere attorno alla Protezione civile e limitiamo la possibilità di un riscatto di questo strumento straordinario che abbiamo a disposizione e che in questi giorni è stato paurosamente compromesso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, per la verità uno dei principi cardine della pubblica amministrazione, soprattutto negli enti locali, è la divisione categorica nel governo tra il compito di indirizzo politico, che tocca ai pubblici amministratori, e il compito gestionale di cui è titolare la burocrazia, la struttura amministrativa. Così funzionano gli enti Pag. 100locali in Italia all'interno dei quali c'è una netta distinzione, che è finalizzata anche all'individuazione della responsabilità degli atti amministrativi prodotti.
Infatti il politico, il sindaco, la giunta, l'amministratore hanno solo funzioni di indirizzo, di controllo, funzioni politiche che esulano completamente dalle funzioni di gestione diretta, di intromissione nella macchina amministrativa e burocratica. Quindi, se valgono questi principi che sono sacrosanti nella pubblica amministrazione, non si capisce come è possibile che nel Governo vi sia in capo alla stessa persona la funzione di sottosegretario di Governo e di capo della Protezione civile. Insomma, è come vedere un generale dei carabinieri ricoprire la carica di sottosegretario all'interno. Molte volte ho visto il sottosegretario Bertolaso con la divisa, con la tuta della Protezione civile, per la verità avrei qualche difficoltà a vedere, ad esempio, un generale della finanza che fa il Ministro dell'economia e delle finanze al posto del Ministro Tremonti. Infatti sarebbe davvero singolare vedere un uomo con la divisa che svolge anche le funzioni di governo.
Dunque è sin troppo evidente la contraddizione tra i due ruoli che spetterebbero al sottosegretario Bertolaso al quale poi, per la verità, non possiamo far discolpa di responsabilità nella funzione specifica di sottosegretario. Infatti abbiamo visto precedentemente come ha gestito l'emergenza rifiuti. Ad esempio, ci sono tutti i cittadini di Chiaiano che ricordano come ha gestito la discarica di Chiaiano a Napoli e tutti cittadini di Chiaiano, di Pianura, di Fuorigrotta, di Piscinola, di tutti quei quartieri di Napoli che si trovano a condividere il loro territorio con un centro di inquinamento e di morte qual è stata appunto la discarica di Chiaiano. Vi stanno aspettando soprattutto per le elezioni regionali, stanno aspettando il Presidente del Consiglio Berlusconi, i candidati per la regione Campania per le prossime elezioni. Vi stanno aspettando tutti i cittadini di quel territorio.
Poi per non dimenticare, lo dicevo a proposito dei comuni in Campania che non sono stati sciolti per non aver rispettato i parametri della raccolta differenziata. Per quale ragione nei comuni non devono essere abituati i sindaci a sviluppare questa mentalità e questa cultura della raccolta differenziata? Per quale ragione sono stati sciolti solo i comuni di Castelvolturno e di Maddaloni? Forse perché hanno amministrazioni guidate dal centrosinistra, perché a Castelvolturno vi era un sindaco del PD che era una persona perbene e contrastava la camorra e la criminalità organizzata. Allora, probabilmente ciò significa che il sottosegretario Bertolaso ha detto delle bugie, perché ha dato dati falsi al Ministro dell'interno, proponendo lo scioglimento di una lista di comuni che non avevano rispettato parametri previsti per legge oppure il Ministro dell'interno non ha sciolto comuni che non avevano i requisiti, così come previsto dal sottosegretario Bertolaso. Tertium non datur: o il sottosegretario Bertolaso è stato un bugiardo e ha fornito dati falsi, oppure il Ministro dell'interno ha coperto amministrazioni illegali, che non rispettavano la legge. La conclusione è una sola: abbiamo un Governo che in ogni caso è un Governo bugiardo e non rispetta la legalità (Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà - Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mattesini. Ne ha facoltà.

DONELLA MATTESINI. Signor Presidente, intervengo solo per apporre la mia firma all'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 15.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Cenni? Onorevole Belcastro? Onorevole Pagano? Ministro Urso?
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 101
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 511
Maggioranza 256
Hanno votato
243
Hanno votato
no 268).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 15.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, cercherò di essere breve. Con l'emendamento in esame chiediamo anche di sopprimere il comma 5 semplicemente per tornare alla normalità. La gestione dei grandi eventi deve essere una questione che ci vede orgogliosi, si programma nel tempo, anni prima, le istituzioni, le associazioni ed i cittadini decidono, vogliono partecipare e pretendono che anche le istituzioni siano al loro fianco nella gestione dei grandi eventi. Non hanno bisogno dell'emergenza, dei provvedimenti che quindi scavalcano la giusta programmazione per gestire questi grandi eventi. Permettetemi una battuta: se dovessimo utilizzare anche questo strumento per programmare i matrimoni dei parlamentari, dei ministri o dei sottosegretari, allora saremmo effettivamente in una gestione di emergenze anche in questo caso. Credo che sia un'assurdità, quindi prego il Governo, la maggioranza e tutti i colleghi di rivedere questa posizione semplicemente tornando alla normalità, almeno nelle cose che rendono grande l'Italia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 15.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Stagno D'Alcontres? Onorevole Fontana? Onorevole Balducci?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 495
Maggioranza 248
Hanno votato
236
Hanno votato
no 259).

Prendo atto che le deputate Argentin e Rubinato hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 15.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, noi chiediamo che l'emendamento in oggetto venga approvato, perché reintroduce il controllo preventivo di legittimità da parte della Corte dei conti sui grandi eventi. Ciò sarebbe normale e logico, perché, per quanto riguarda alcuni grandi eventi, la Corte dei conti è titolata ad essere garante sotto tutti i profili.
Con il decreto-legge n. 90 del 2008, era stata introdotta una modifica con cui il Governo aveva escluso che vi fosse il parere e il controllo preventivo di legittimità da parte della Corte dei conti. Con l'emendamento in esame proponiamo che venga soppresso quanto è stato fatto prima e che venga reinserito quanto detto in questo momento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 15.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico... onorevole Contento... I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

Pag. 102

(Presenti e votanti 497
Maggioranza 249
Hanno votato sì 238
Hanno votato
no 259).

Prendo atto che il deputato Lisi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 15.400, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mondello... onorevole Reguzzoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 494
Astenuti 3
Maggioranza 248
Hanno votato
11
Hanno votato
no 483).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Gentiloni Silveri 15.26, Piffari 15.28 e Libè 15.301.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, le confesso che quando il gruppo mi ha chiesto di intervenire sugli emendamenti in oggetto ho avuto qualche perplessità. All'articolo 15, comma 3-bis, del provvedimento in oggetto, infatti, al fine assicurare il migliore esercizio delle funzioni di Governo, si incrementa il numero totale dei componenti del Governo da sessantatré a sessantacinque.
Leggendo la norma a prima vista, mi sembrava una sorta di elemosina alla quale non si potesse dire di no, perché in fondo, il Governo di centrosinistra - si sa - aveva avuto più Ministri, e non capivo bene il senso di questi emendamenti. Poi, riflettendoci, ho svolto alcune considerazioni, che mi portano a cambiare radicalmente l'atteggiamento iniziale.
Il Governo - lo sappiamo tutti - è partito da un numero di sessanta e, recentemente, con la legge n. 172 del 2009, che ha istituito il Ministero della salute e ha incrementato il numero dei sottosegretari, ha aumentato il numero a sessantatré. Normalmente, ciò dovrebbe essere fatto con legge, tuttavia, in questo caso, è stato utilizzato lo strumento del decreto-legge: non è impeccabile aumentare il numero dei Ministri attraverso un decreto-legge.
Forse, data la materia che stiamo trattando, tale numero poteva essere aumentato attraverso un'ordinanza di protezione civile, perché, tutto sommato, poteva essere fatto in deroga a qualsiasi altra norma vigente e, quindi, era anche più plausibile farlo in questo modo. Tuttavia, la mia riflessione è andata oltre.
Ci rendiamo conto, lo abbiamo detto più volte, che il sistema delle ordinanze di protezione civile estese ai grandi eventi e a tutto il resto di cui abbiamo parlato ha la caratteristica un po' singolare di avere creato uno Stato alternativo nello Stato. Abbiamo capito - ce lo hanno spiegato tutti i colleghi - che ormai c'è un'amministrazione parallela. Il collega Realacci ha detto che non capisce bene a cosa serva il Ministro Brunetta - chiedo scusa al Ministro Brunetta, che in questo momento sta telefonando - o il Ministro che si occupa delle riforme della pubblica amministrazione, visto che Bertolaso può fare tutto. Ho provato a fare il conto degli incarichi di commissario che ha Bertolaso: non sono sicuro di avere fatto un elenco completo, ma sono arrivato a diciannove, vale a dire che un solo sottosegretario vale come una decina di Ministri.
Ma non è solo questo l'elemento che voglio sottolineare, ce ne è un altro interessante. Il Sole 24 Ore circa un anno fa titolava: «L'avanzata dei commissari». Quello che stiamo dicendo, cioè che di commissari ce ne sono una quantità industriale, quindi, è già noto. Non si sa nemmeno quanti siano, perché mentre le Pag. 103ordinanze di protezione civile sono note in quanto pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale, gli incarichi di commissario sono un numero indefinito. Tra l'altro, credo che non sarebbe male provare a fare una riflessione; qualcuno aveva parlato di nominare una Commissione di indagine o di inchiesta su questi argomenti, perché l'amministrazione parallela e lo Stato parallelo sono qualcosa che deve preoccupare i cittadini. Ebbene, questo articolo de Il Sole 24 Ore, in cui si afferma che non esiste un monitoraggio preciso dei commissari - ed io concordo - e che sono tantissimi, alla fine stima quelli che hanno maggior peso nel numero di ottantatré. Se sono ottantatré i commissari che contano e che, come abbiamo visto, fanno molto più dei Ministri, allora il problema non è tanto quello di aumentare di due il numero dei Ministri, che è una miseria, una cosa modestissima, che serve soltanto ad avere una maggiore garanzia che quando qui si vota ci sia la maggioranza. Poiché dal punto di vista della fattualità le cose le fanno gli altri, penso che il senso di questi emendamenti non sia tanto quello di aumentare di due il numero dei Ministri, ma, considerato che sommando i circa sessanta membri del Governo agli ottantatré commissari abbiamo un totale di circa centoquaranta, il vero problema degli emendamenti è quello di ridurre il numero dei Ministri, perché tutto il lavoro è svolto dai commissari.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, su questi emendamenti vorrei fare un'altra considerazione. In ogni campagna elettorale sentiamo sempre i candidati Premier e i leader dei principali partiti annunciare che faranno dei Governi snelli e che limiteranno il numero dei ministri e dei sottosegretari rispetto al Governo precedente; succede poi che ogni Governo si smentisca e cambi linea strada facendo.
Non credo che questi emendamenti verranno approvati e non ci spero nemmeno, mi auguro, però, che succedano almeno due cose. La prima è che il Governo riesca ad essere presente in Commissione quando si votano i provvedimenti. Anche questa mattina, come ho già detto, noi come opposizione abbiamo votato il parere sul decreto «mille proroghe» senza la presenza del Governo e dovreste essere riconoscenti per il fatto che l'opposizione abbia dato questo segnale di disponibilità.
La seconda cosa che mi aspetterei è che il Primo Ministro di ogni Governo, dopo aver portato avanti una campagna elettorale in cui prometteva di ridurre il numero di ministri e sottosegretari, almeno si presentasse al Paese ammettendo di aver sbagliato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, cercherò di essere breve. Perché chiediamo la soppressione del comma 3-bis? Intanto, questo piccolo comma ci costa un milione di euro in più l'anno e siccome ci si richiama sempre a un problema di risorse, anche questo aspetto non è di poco conto.
L'altra questione è un po' come quella dei grandi eventi. In sostanza, ci chiediamo quante persone servono come ministri e sottosegretari, vale a dire come si costruisce un Governo. Poiché ci si rivolge all'elettorato e gli si dice che dovremo rimanere in carica per almeno cinque anni, credo che sia anche questo un modo di programmare la gestione del nostro Paese. Invece, mi sembra che si facciano e si creino ruoli di ministri e di sottosegretari come dicono i dottori, cioè «con la pastiglia al bisogno».
Dunque, dalla mattina alla sera nasce il bisogno e in un provvedimento qualsiasi - e in questo momento abbiamo l'emergenza rifiuti in Campania e la questione della Protezione civile, dove abbiamo messo il personale - insieme alla stabilizzazione del personale stabilizziamo anche il Governo. Come si fa? Non eliminando cinque Pag. 104Ministri e risparmiando così due milioni di euro, ma creandone tre in più. Poiché ne avevamo già istituiti altri due, arriviamo così non a sessantacinque, ma poiché vi è già una deroga siamo a sessantasei. Credo che ci si debba anche un po' vergognare di queste soluzioni al bisogno o ad personam (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Gentiloni Silveri 15.26, Piffari 15.28 e Libè 15.301, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Onorevole Compagnon... onorevole Fogliardi... onorevole Nannicini... onorevole Giancarlo Giorgetti.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 507
Maggioranza 254
Hanno votato
245
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lanzillotta 15.31.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, prendiamo atto della decisione del Governo di aumentare il numero dei componenti del Governo stesso e prendiamo anche atto del fatto che ognuno di questi nuovi membri costerà parecchio caro, perché costerà circa 510 mila euro l'anno. Però, chiediamo che almeno la copertura finanziaria sia decente e presentabile. Faccio appello, dunque, al Ministro Tremonti che è in Aula - e mi compiaccio - perché un milione e 23 mila euro per i nuovi sottosegretari sono coperti con il Fondo per gli interventi strutturali in economia. Nel momento in cui non abbiamo soldi per sostenere i redditi delle famiglie, per incentivare e sostenere le imprese stanziamo le uniche risorse presenti per finanziare gli emolumenti e le spese di segreteria dei sottosegretari.
Chiedo che almeno queste risorse siano recuperate dal cospicuo Fondo di dotazione della Presidenza del Consiglio, all'interno del quale un milione di euro sicuramente si può ricavare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 15.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Onorevole Mazzuca... onorevole Traversa... i colleghi hanno votato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 508
Votanti 507
Astenuti 1
Maggioranza 254
Hanno votato
244
Hanno votato
no 263).

Prendo atto che la deputata D'Antona ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16.600 della Commissione, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Di Biagio...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 105
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 503
Astenuti 1
Maggioranza 252
Hanno votato
500
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che la deputata D'Antona ha segnalato che non è riuscita ad esprimere il voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Libè 16.501.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, questo emendamento, di cui l'Unione di Centro ha deciso il mantenimento, ci sembra, come gli altri, di buon senso. Abbiamo soppresso quasi tutto l'articolo 16 che riguardava la Protezione civile Spa e abbiamo dato atto alla maggioranza di aver fatto questo passo importante.
Adesso facciamo fatica a capire per quale motivo resta questa ultima piccola parte. Noi non abbiamo problemi per quanto riguarda il mantenimento di un ruolo di coordinamento e di gestione della flotta. Ma facciamo fatica a capire per quale motivo si mettono a bilancio per questo ruolo 250 mila euro. Vorrei ricordarlo a tutti: 250 mila euro! Quanti di voi - parlo dell'opposizione, ma anche della maggioranza - hanno chiesto per il proprio territorio, per stati di emergenza, per situazioni di crisi, per i problemi occupazionali che ci sono, cifre piccole, ma anche di questo genere?
Noi, invece, anziché utilizzare quello che abbiamo già all'interno di un Dipartimento che (come abbiamo fino ad adesso detto, ripetuto e lo ripetiamo) è un'eccellenza, dobbiamo trovare la posizione per un ruolo stanziando 250 mila euro. Noi condividiamo la parte che istituisce la funzione, ma riteniamo profondamente sbagliato destinare 250 mila euro all'anno a questa funzione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Libè 16.501, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa... Onorevole Nirenstein...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 507
Maggioranza 254
Hanno votato
244
Hanno votato
no 263).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Mantini 16.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, affido veramente questo articolo aggiuntivo all'attenzione dei colleghi della Camera con spirito molto costruttivo. Siamo tutti preoccupati, il Paese è allarmato - in questa fase come in altre - per la trasparenza degli appalti, per le deviazioni, per gli illeciti e per la corruzione. La relazione della Corte dei Conti solo dell'altro ieri ha evidenziato come ci sia stato un incremento del 237 per cento dei fenomeni di corruzione grandi e piccoli nella nostra pubblica amministrazione.
Noi non abbiamo alcun piacere per i processi che si svolgono per via mediatica attraverso un abuso anche delle intercettazioni. Preferiamo che i processi si facciano nelle aule di giustizia con le giuste garanzie, ma preferiamo soprattutto che non si lasci questa grande questione nazionale solo alla magistratura. Infatti, ben presto non solo gli opinion leader, gli opinion maker, ma i cittadini qualunque continueranno a rimproverare alla politica la disattenzione nelle misure opportune, razionali ed efficienti di prevenzione di questi fenomeni. Pag. 106
Non possiamo lasciare questa materia, i trucchi e anche i fenomeni non solo di distorsione della concorrenza, ma di vera e propria corruzione solo alla magistratura penale. Dunque, a noi sembra che questa sia l'occasione - tale è il senso del nostro articolo aggiuntivo - per introdurre alcune misure ragionevoli ed efficaci.
La prima misura è quella di consentire all'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture la possibilità di censurare le macroscopiche violazioni delle normative europee in materia di gare in caso di omissione della gara o di macroscopica violazione della legge. Qualcuno penserà che io sia poco informato, perché potrebbe dire: da qualche parte, comunque, questo potere dovrebbe esserci. Faccio presente, con un certo calore, a tutti i colleghi, che l'Authority cosiddetta di vigilanza, prevista dall'articolo 6 del decreto legislativo n. 163 del 2006, ha solo il potere di relazione al Parlamento e al Governo, e di comminare piccole sanzioni pecuniarie nel caso di omesse informazioni da parte delle stazioni appaltanti.
Allora, se non vogliamo affidare tutto al giudice penale, per cortesia, consentiamo almeno all'Authority di vigilanza sui contratti di censurare presso la stazione appaltante, che naturalmente mantiene la sua piena competenza, senza neanche che si prevedano sospensioni, la macroscopica violazione.
Inoltre, in conclusione, Presidente, la seconda parte dell'articolo aggiuntivo sostiene che la macroscopica violazione delle regole di concorrenza, non tutelate da alcuna legge in Italia, comporta la responsabilità per danno erariale per il funzionario che la compie. È un freno necessario e utile se non vogliamo che questa materia sia solo trattata dalla magistratura penale con una supplenza della politica, che naturalmente non solo i cittadini, ma un po' anche la storia politica di questi anni finiranno per rinfacciarci.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Mantini 16.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 497
Astenuti 1
Maggioranza 249
Hanno votato
235
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Compagnon 17.100.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, questo emendamento soppressivo riguarda l'articolo 17, che contiene in sé tre motivazioni. La prima, secondo me, sconfessa sicuramente i programmi e la politica del Governo; la seconda pare anche auspicare le emergenze; infine, la terza, che è stata emendata al Senato, evidenzia una furbata.
Il Ministero dell'ambiente, con questo articolo, può nominare tre commissari: uno al centro, uno al nord e uno al sud per i problemi del dissesto idrogeologico, senza tener conto che ciò va ad inserirsi nelle politiche legislative regionali che trattano di legislazione concorrente fra Stato e regione. Pertanto, tali commissari si mettono al di sopra dei presidenti delle regioni, con buona pace anche di quelli che verranno eletti, se verranno eletti: penso al Ministro Zaia, al collega Cota, che quindi si troveranno già in casa, nell'ipotesi in cui ci sia qualche emergenza, un commissario ovviamente nominato ed indicato dalla famosa Roma ladrona. Pag. 107
Quindi, chiedo come mai si possa andare contro quella che è stata la politica della ripartizione e del federalismo, così tanto decantato in quest'Aula anche approvando una legge.
Dunque, è evidente che in questo momento si mettono in congelatore eventualmente e per il futuro anche i presidenti, le stesse regioni e gli stessi consigli regionali.
In secondo luogo, non si pensa di affrontare il problema del dissesto idrogeologico cercando di fare un piano che monitorizzi veramente il territorio, evidenziando tutte le criticità che ci sono e cercando di prevenire eventualmente con un'azione diversa rispetto ai commissari tutto quello che in questo momento - lo vediamo in Calabria e in Sicilia - è il disastro e il dissesto idrogeologico. Quasi aspettiamo invece - ed è questa la seconda motivazione - le emergenze e i disastri perché tanto, se vengono, abbiamo i commissari che, al di sopra delle regole e al di fuori della norma corrente, possono risolvere i problemi.
Credo che queste due motivazioni siano forti, e non solo l'opposizione, ma anche i colleghi della maggioranza dovrebbero riflettere su esse. Dobbiamo assolutamente affrontare il dissesto del nostro Paese non prevedendo i commissari, bensì un piano di prevenzione che vada veramente contro queste situazioni drammatiche.
In conclusione, vi è l'inserimento del comma 2-bis che prevede, in questo articolo, il finanziamento rispetto agli eventi meteorologici eccezionali del dicembre dell'anno scorso per l'Emilia-Romagna, la Liguria e la Toscana. È chiaro che non si può dire di no, ma è una furbata perché questa disposizione poteva essere inserita in qualsiasi altro articolo e in qualsiasi altro provvedimento: anche nel decreto-legge mille proroghe che arriverà in Aula la prossima settimana.
Quindi, dato che non si può emendare estrapolando il comma 2-bis, chiedo di rivedere questa posizione e di approvare il mio emendamento che ridarebbe una maggiore prospettiva e fiducia all'azione prima di tutto della maggioranza rispetto ai dissesti idrogeologici di cui, purtroppo, in Italia siamo pieni (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Compagnon 17.100, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Lupi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 497
Maggioranza 249
Hanno votato
235
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Motta 17.408.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo la soppressione dei commi 1 e 2 dell'articolo 17 perché, come diceva il collega Compagnon, riteniamo grave che la gestione della materia relativa al rischio idrogeologico sia affidata a commissari.
Presidente, siamo alla solita logica: dovrebbero essere le regioni ad individuare le priorità, a fare i programmi di intervento utilizzando all'uopo l'Autorità di bacino, esattamente come prevede la legge n. 183 del 1989 che ha istituito le Autorità di bacino medesime. Si nominano, invece, i commissari per il nord, per il centro e per il sud e non è neanche precisato che siano tre - per come è scritto il testo dell'articolo ne potrebbero nominare quanti ne vogliono - per stabilire le priorità, programmare gli interventi e perfino Pag. 108per attuarli, scavalcando gli enti locali, la pubblica amministrazione e gli enti che dovrebbero, in maniera ordinaria, gestire questi interventi.
Il comma 2 è ancora più grave, in quanto si affida al Ministero dell'ambiente l'attività di coordinamento della realizzazione degli stessi interventi, ma attraverso anche proprie strutture vigilate. Negli ambienti si sa bene che si fa riferimento a Sogesid, una struttura esterna alla pubblica amministrazione e al Ministero stesso, gestita in maniera privatistica. Ciò accade evidentemente sempre perché, anche in questo caso, ritorna la logica dell'ormai abortita Protezione civile Spa: discrezionalità negli interventi e possibilità di procedere con sistemi assolutamente poco trasparenti senza che siano gli enti locali a decidere utilizzando le procedure ordinarie.
Ancora una volta straordinarietà, commissari, supercommissari e società, sia pure pubbliche. Viene da chiedersi, dopo aver letto le cronache di questi giorni, se ci sia già qualche impresa pronta a brindare per la nomina di questo o quell'altro supercommissario o magari qualche impresa pronta a ridere nel letto per il prossimo evento disastroso sul piano idrogeologico. Per questo chiediamo l'approvazione dell'emendamento e l'abolizione di questo articolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, intervengo per sollecitare alla Camera l'accoglimento di questo emendamento, che chiede di sopprimere i primi due commi dell'articolo 17, che, come diceva l'onorevole Margiotta, introducono la figura dei commissari straordinari per il rischio idrogeologico.
È una norma sbagliata, perché sottrae impropriamente competenze che sono riconosciute costituzionalmente alle regioni e alle autorità di bacino (per far funzionare questo meccanismo il Ministero dell'ambiente istituisce un ispettorato generale che addirittura sottrae risorse - quasi 700mila euro - al ministero stesso, che è già stato fortemente penalizzato, sottraendo risorse ai capitoli dedicati alle aree protette marine e alla valutazione di impatto ambientale) e soprattutto perché in questo modo si conferma ancora una volta la filosofia perversa, secondo cui il dissesto idrogeologico è costantemente inquadrato nella categoria dell'emergenza.
Credo che per combattere e contrastare questa logica sarebbe necessaria, però, soprattutto un'attenzione maggiore da parte di chi ha la competenza in questa materia. Si tratta del Ministro dell'ambiente che in questo dibattito abbiamo visto ancora una volta particolarmente disinteressata e assente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Motta 17.408, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Russo, Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 496
Maggioranza 249
Hanno votato
236
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).Pag. 109
Onorevoli Barani, Gallo, Traversa, Marinello e Beccalossi... Onorevole Fugatti, può prendere posto per cortesia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 499
Maggioranza 250
Hanno votato
497
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che il deputato Galletti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.501, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione - Commenti dell'onorevole Reguzzoni) Onorevole Reguzzoni, però sta votando con la sua manina...
Onorevole Oliverio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 507
Maggioranza 254
Hanno votato
263
Hanno votato
no 244).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 17.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Mazzuca, Duilio... I colleghi hanno votato? Onorevole Casini, non mi riferivo ai ritardatari. Gli onorevoli Casini e Cesa sono ritardatari.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato
247
Hanno votato
no 263).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Fontanelli 17.16.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fontanelli. Ne ha facoltà.

PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente, ho ascoltato con preoccupazione il parere contrario del Governo e della maggioranza; chiederei che su questo punto vi sia una riflessione, perché è davvero una questione di buonsenso.
Abbiamo già tutto il sistema degli enti locali in grande difficoltà per i vincoli che pone il Patto di stabilità. Ne parliamo, ne stiamo discutendo anche in relazione ad altri provvedimenti in questi giorni, ma mi chiedo, se per il complesso dei comuni vi è una difficoltà, figuriamoci cosa accade per quelle province e quei comuni, che non sono tanti, ma che hanno avuto danni enormi.
Viene stimato che solo per la somma urgenza sono stati spesi più di 100 milioni, che andranno nei bilanci. È chiaro che questo diventerà un elemento di forte irrigidimento della situazione e di grandissima difficoltà. Badate che sono concentrati in poche realtà; inoltre, anche per gli anni che verranno, si prevede, se ci saranno i soldi, la necessità di investimenti di una notevole quantità per rimettere a posto il territorio. Solo per la regione Toscana è stimato in 322 milioni di euro il costo degli interventi per riparare e mettere in sicurezza il territorio.
Escludere dal Patto di stabilità quelle province e quei comuni che hanno già speso e avranno queste spese mi sembra una cosa minima e saggia. Ieri sera alcuni sindaci mi hanno telefonato per dirmi: abbiamo visto che il sottosegretario Bertolaso si ritiene alluvionato; speriamo, visto che noi lo siamo davvero, che questo Pag. 110porti ad avere più attenzione alle nostre esigenze (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor presidente, intervengo solo per sottolineare, come diceva il collega Fontanelli, che la quantità di risorse destinate agli eventi alluvionali per tre regioni, cioè i 100 milioni di euro, non copre il fabbisogno stimato dalle regioni stesse.
Queste ultime avevano chiesto per quegli eventi circa 700 milioni di euro, da destinare sia alle somme urgenze (per cui si è già spesa una somma pari ai circa 80 milioni di euro, a cui faceva riferimento l'onorevole Fontanelli, e chiedono un'assunzione di responsabilità rispetto al Patto di stabilità), sia alla definitiva messa in sicurezza e alla copertura dei contributi alle imprese e ai cittadini che hanno avuto danni molto rilevanti.
Vorremmo che vi fosse un impegno a considerare che quei 100 milioni in fondo rappresentano un primo stralcio, un primo aiuto per quelle regioni, ma non sono esaustivi del fabbisogno stimato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontanelli 17.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Papa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 506
Maggioranza 254
Hanno votato
244
Hanno votato
no 262).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Quartiani 17.19.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Motta. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, l'emendamento in esame è sostitutivo del comma 2-ter dell'articolo 17; e vuole sostanzialmente far sì che i soggetti che sono stati, o che potrebbero essere purtroppo interessati in futuro da eventi eccezionali ed imprevedibili, e che subiscono da essi dei danni, compresi anche danni alle abitazioni e alle sedi di attività produttive, possano fruire della sospensione oppure del differimento, per un periodo fino a sei mesi, del termine per gli adempimenti e i versamenti dei tributi e dei contributi previdenziali, nonché assistenziali, e anche relativamente ai premi per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali. Si tratta ovviamente di un diritto che dovrà essere in qualche modo recepito da una fonte normativa, e nell'emendamento noi prevediamo che debba essere un decreto del Ministero dell'economia e delle finanze.
Perché prevediamo tale norma di carattere generale? Perché abbiamo avuto l'esperienza dei eventi alluvionali che hanno colpito tre regioni nel dicembre ultimo scorso, ma anche nei primi giorni del gennaio 2010, e queste tre regioni - Toscana, Emilia-Romagna e Liguria - stanno affrontando ingentissimi danni: lo diceva prima la collega, vi è stata una stima di circa 700 milioni di euro. Il Governo interviene nel provvedimento in esame prevedendo una somma di 100 milioni di euro, che noi consideriamo assolutamente insufficiente: vi è quindi bisogno di prevedere il differimento dei contributi, dei versamenti tributari e previdenziali. Vogliamo infatti che siano rifusi i danni subiti dall'imprenditoria locale, o che potrebbero essere subiti appunto in Pag. 111situazioni nuove che potrebbero verificarsi anche nel futuro in territori del nostro Paese; che le piccole e medie imprese, che sono il nerbo del tessuto economico di queste realtà delle tre regioni che ho citato prima, i lavoratori che rischiano il posto di lavoro, le famiglie che sono state colpite e, insomma, tutte le persone che hanno avuto gravi danni da questa situazione, possano avere almeno un ristoro differendo i termini di pagamento.
Faccio presente all'Aula, invitando quindi i colleghi ad accogliere favorevolmente l'emendamento in esame, che al Comitato dei nove di oggi il sottosegretario Bertolaso ha dato assicurazione che verrà predisposto già dalla prossima settimana un decreto apposito per la sospensione del pagamento dei tributi fiscali e degli oneri previdenziali per le regioni colpite dagli eventi del 25 dicembre scorso e del gennaio 2010. Lo aveva promesso anche il Ministro Matteoli, in particolare in Toscana, recandosi ad un confronto con gli imprenditori, in particolare nella zona di Pisa; vi è quindi un impegno e un'assunzione di responsabilità che il Governo deve onorare, e che noi speriamo davvero, in seguito alle parole del sottosegretario Bertolaso, che la prossima settimana possa essere onorato.
Proprio perché vi è tale impegno da parte del sottosegretario Bertolaso ad affrontare la situazione veramente pesante delle tre regioni, penso che questa norma di carattere generale dia un quadro normativo di certezza; e offra quindi la possibilità per il futuro, in caso di eventi di questo genere, di avere un quadro normativo che consenta già, ai soggetti che fossero colpiti da eventi gravi, di poter contare sul differimento di tali contributi, che ovviamente pesano moltissimo quando vi sono situazioni di gravità e di difficoltà economica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Quartiani 17.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Cota, D'Ippolito Vitale, Di Stanislao. L'onorevole Stagno D'Alcontres non riesce ancora a votare. Ce l'ha fatta? No.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 506
Maggioranza 254
Hanno votato
242
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che il deputato Tassone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Realacci 17.414.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi vi chiedo pochi minuti di attenzione per spiegare una situazione che credo sia chiara a tutti. Una pesante alluvione ha colpito, lo ricordava anche la collega Motta, sul finire dell'anno scorso, la Toscana, l'Emilia e la Liguria, perlomeno alcune di queste zone. Questa alluvione ha creato danni alle persone ed alle imprese. Io, in particolare, conosco bene la situazione delle zone alluvionate in provincia di Pisa ove si trovano in un'area industriale, centocinquanta aziende, circa 2 mila occupati e molte imprese che stanno combattendo la crisi, anche con successo, e che sono rimaste paralizzate. Conosco un'impresa che aveva terminato dei nuovi macchinari per fare la pasta nel dicembre dell'anno scorso e, arrivata l'alluvione, tutto è rimasto fermo.
Il Governo, il sottosegretario Bertolaso, il Ministro Matteoli (è andata anche la Commissione ambiente della Camera) sono andati tutti lì ed hanno promesso un aiuto, questo è un argomento da Protezione civile non la Vuitton Cup, non l'Expo Pag. 1122015. È stato promesso un aiuto e, anzi, il Ministro Matteoli con una scena un po' da film, in un'affollata assemblea, ha chiamato il Ministro Tremonti, un mese fa, e ha detto che era tutto a posto, che i tributi sarebbero stati differiti, con un margine di sei mesi per cominciare a ricostruire, per rimettersi in moto e ha aggiunto che «l'Italia e lo Stato vi sono vicini».
Bene, il provvedimento che stiamo approvando adesso, in particolar modo l'emendamento successivo, in realtà non risponde affatto a questa promessa che abbiamo fatto a quegli imprenditori ed alle popolazioni colpite. Perché l'emendamento successivo rinvia ad una legge, rinvia ad altri decreti dopo che questi, da due mesi, si sono rimboccati le maniche. La Protezione civile ha fatto come sempre un lavoro egregio, sono andati volontari e imprenditori ed operai hanno interrotto a Capodanno le loro feste per spalare il fango ed oggi noi li lasciamo soli.
Io qui voglio chiedere con chiarezza al sottosegretario Bertolaso ed al Ministro Tremonti, che ha rassicurato per telefono, a meno che abbia mentito sapendo di mentire, il Ministro Matteoli che questo sarebbe accaduto, perché ciò non sia accaduto. E voglio essere anche molto franco, colleghi: se stessimo facendo un ragionamento da campagna elettorale a noi converrebbe che voi continuaste su questa strada, perché qui ci sono due valide colleghe, la collega Faenzi e la collega Bernini che sono candidate in Toscana e in Emilia, e sarebbe ben facile domani andare e dire che loro hanno tradito la fiducia di quei cittadini e di quelle imprese e quindi «lucrare elettoralmente» su questo; ma sarebbe un grave errore perché noi abbiamo il dovere come politici di parlare con lingua dritta e la politica si squalifica quando ruba, quando non è trasparente ma anche quando non mantiene la parola e questo emendamento serve per mantenere la parola data dai ministri e dagli esponenti di questo Governo certificata anche da noi e richiediamo per questo, lo chiediamo al sottosegretario Bertolaso ed al ministro Tremonti, di dire una cosa chiara perché quei cittadini stanno aspettando che la parola data venga mantenuta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fontanelli. Ne ha facoltà.

PAOLO FONTANELLI. Intervengo solo per aggiungere la mia firma all'emendamento in esame e per dire che stamani sui giornali locali è uscito questo articolo: «A Perugia, all'ufficio delle entrate gli 80 imprenditori alluvionati». Questi imprenditori si sono autodenunciati perché non pagano le tasse. Lo hanno fatto dicendo che così aveva detto il Ministro Matteoli che aveva parlato direttamente al telefono con il Ministro Tremonti, il quale aveva promesso che sarebbe stato approvato un provvedimento per questa esenzione. Sarei curioso di sapere dal Ministro Tremonti se questa telefonata c'è stata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gatti. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento in esame e per dire che nella zona industriale di Vecchiano, che è stata alluvionata, vi è una presenza forte di piccole e medie imprese e vi sono più di 2 mila lavoratori ai quali non sono stati pagati - coscientemente - i contributi, per cui si registra una situazione di grande disagio.
Gli imprenditori in questo momento - li abbiamo incontrati ieri - ci dicono di sentirsi evasori ed in effetti lo sono; pertanto, vi è bisogno di una dichiarazione ufficiale in quest'Aula, dal momento che gli impegni sono stati presi, ma il problema è mantenerli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 113

GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Realacci per aver ricordato il lavoro che la Protezione civile ha svolto in occasione delle alluvioni, della rotta del Serchio, dell'esondazione del Magra e della situazione nel quadrato idraulico di Modena a cavallo tra i giorni di Natale e di Capodanno, quando, mentre molti erano in vacanza, tutta la Protezione civile, quella locale e regionale, ma soprattutto quella nazionale, è intervenuta per fronteggiare le varie situazioni.
Come è noto, dopo la dichiarazione dello stato di emergenza da parte del Governo, abbiamo convocato tutte le rappresentanze degli enti locali, degli imprenditori e delle varie associazioni di categoria e abbiamo provveduto alla predisposizione di un'ordinanza di protezione civile che ha ricevuto l'intesa da parte delle tre regioni competenti alcuni giorni or sono.
Il Presidente del Consiglio ha già firmato questa ordinanza e con tale provvedimento possiamo garantire il ripristino di tutti i danni e l'attuazione di quegli interventi che sono stati concordati, soprattutto con i presidenti delle tre regioni interessate. Ho anche ricordato in Commissione l'altro giorno che abbiamo pure predisposto e già fatto firmare dal Presidente del Consiglio un'ordinanza specifica per il comparto industriale di Vecchiano e dell'area industriale di Migliarino, che è stata appena ricordata, che consente al capo della Protezione civile di garantire anticipi in denaro immediati nelle more dell'attuazione dell'ordinanza e dell'apertura della contabilità speciale da parte dei tre commissari di Governo (che sono poi i tre presidenti delle regioni, in aggiunta ai tanti commissari che sono già stati citati oggi in questa sede).
Abbiamo potuto garantire quindi l'erogazione immediata, che avverrà domani, di 2 milioni di euro proprio per quelle industrie che hanno subito i danni maggiori, per consentire quindi che 2.300 lavoratori non vengano messi in cassa integrazione o peggio licenziati.
Tutte le misure sono state quindi adottate in modo assolutamente tempestivo e, come ho detto anche oggi in Commissione, con il Ministero dell'economia e delle finanze stiamo definendo quelle norme che possano, anche prima dell'entrata in vigore di questo decreto-legge, risolvere pure la questione della sospensione dei tributi, cui avete fatto riferimento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ERMETE REALACCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Sottosegretario, vorrei capire una cosa perché a quelle persone sono già state dette un po' di bugie. Lei afferma che prima dell'entrata in vigore di questo decreto-legge, cioè entro la prossima settimana, sarà adottato un preciso decreto - o qualcosa di simile - che garantirà il differimento del pagamento dei tributi che è stato promesso a quelle imprese: è questo quello che lei sta dicendo? Vorrei capirlo perché finora ciò non è accaduto, dunque vorrei comprendere se questo è quello che viene detto, dal momento che proprio questo è l'oggetto dell'emendamento in discussione.

GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. A me francamente sembra che - checché scriva qualche giornale - io di bugie non ne ho mai dette (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) e mi pare che tutti gli impegni che ho preso il 26 dicembre a Pisa e a Lucca, così come ho fatto a La Spezia e a Modena, sono stati mantenuti, quindi sarà mantenuto anche questo impegno (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

Pag. 114

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, qualche ora fa abbiamo chiesto invano che ci venisse spiegato per quali motivi, dopo che quest'Aula, su nostra sollecitazione, aveva respinto le dimissioni del sottosegretario Cosentino, ci fosse stata (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Colleghi, scusate. Prego, onorevole Franceschini.

DARIO FRANCESCHINI. Si sono agitati, ma ovviamente sto intervenendo sull'ordine dei lavori.
Poiché vi era stata una novità come le dimissioni, avevamo chiesto quali fatti nuovi le avessero causate. La risposta, ovviamente, non ci è arrivata. Ma, pochi minuti fa, il Presidente del Consiglio ha respinto quelle dimissioni.
Allora, noi diciamo che è ora di smetterla con queste sceneggiate. Non si gioca con le istituzioni con queste rappresentazioni teatrali soltanto a fini mediatici (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, intervengo per dire che, forse a differenza del collega Franceschini, non ci siamo nemmeno mai fatte delle illusioni. Ormai sta diventando una moda in questo Governo presentare le dimissioni solo per farsele respingere dieci minuti dopo dal Presidente del Consiglio. Peccato, perché il sottosegretario Cosentino di cose da spiegare alla magistratura ne avrebbe avute tante (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, volevo tornare sull'argomento testé affrontato, ovvero sulla questione della sospensione dei contributi alle aziende alluvionate, per precisare alcune questioni. Ne abbiamo parlato tutto il giorno, anche in Commissione, e non vedo il motivo della confusione. Visto che è presente il Ministro dell'economia e delle finanze, noi ci rivolgiamo direttamente a lui. Signor sottosegretario Bertolaso, la questione attiene alle competenze del Ministro dell'economia e delle finanze riguarda la sospensione dei tributi. D'altronde questo meccanismo è stato già utilizzato per l'Umbria e le Marche, e ora per l'Abruzzo.
Nel decreto-legge cosiddetto mille proroghe che arriverà vi è una norma che proroga la giusta sospensione dei contributi per l'Abruzzo. Noi volevamo una parola chiara su tutte le altre misure - ben vengano - che il sottosegretario Bertolaso assicura a quei territori, come la sospensione dei tributi. Questa, tuttavia, è una competenza del Ministero dell'economia e delle finanze, tanto che nel successivo emendamento si spiega come si realizzerà (è quello che prevede anche la Costituzione, ovvero attraverso una legge che prevede un decreto del Ministro). Vogliamo sapere non come la faranno, ma quando la faranno e se la faranno. Era solo questo il nostro intendimento.

FABRIZIO CICCHITTO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, vorrei rispondere all'esercizio di demagogia che gli onorevoli Franceschini e Donadi hanno fatto poco fa: l'onorevole Cosentino si è dimesso per vicende politiche. Pag. 115Non credo che nel cuore del dibattito sulla Protezione civile ci possa essere questo esercizio di demagogia che respingiamo al mittente (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, per tornare sull'emendamento, io abito sul Magra che ha visto la presenza del sottosegretario Bertolaso. Credo che oggi il sottosegretario abbia posto fine a tutte quelle polemiche che continuano sulla stampa. Mi sono scritto le parole che il sottosegretario ha detto alla Camera: ordinanza di ripristino di tutti i danni; anticipazione di denaro ed erogazione di 2 milioni di euro per i 2300 lavoratori. Soprattutto ha detto (mi rivolgo ai colleghi Mariani e Realacci e so che l'italiano è difficile da comprendere, ma non vi è più sordo di chi lo vuole essere): sospensione di tutti i tributi prima dell'entrata in vigore di questa legge.
Allora, se volete continuare a fare della polemica, fatela, ma la verità è questa, ed è dura. Questo è un Governo che ci sa fare, è efficiente, ne dovete prendere atto. Pensate alle vostre regioni, che facciano quello che devono fare, e la Toscana non lo sta facendo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, a parte il fatto che non credo che siano gli altri colleghi, né i capigruppo a decidere nel merito e a sindacare il merito degli interventi sull'ordine dei lavori, quali essi siano. Questo dipende dalla Presidenza, è una sua prerogativa.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, lei aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Si, dovevo intervenire sull'ordine dei lavori, adesso passo alla dichiarazione di voto a titolo personale, che riguarda la valutazione che il sottosegretario ha dato dell'emendamento Realacci 17.414. Su questo emendamento il sottosegretario - credo a nome di tutto il Governo - ha risposto che non solo quando questa norma entrerà in vigore si darà corso alla sospensione di tutti i tributi - così ha capito anche il collega del Popolo della Libertà - ma evidentemente se si darà corso prima dell'entrata in vigore ciò vuol dire che si è d'accordo anche sul fatto che ci sia una norma che garantisca la restituzione e la sospensione di tutti i tributi nel momento in cui entrerà in vigore.
Invece il Governo ha espresso parere conforme alla Commissione e il parere è contrario. Vorrei capire se ci sono due Governi e se c'è una parte del Governo prevalente che esprime parere negativo anche nei confronti dell'opinione del sottosegretario Bertolaso. Delle due l'una: o il sottosegretario è per la sospensione di tutti i tributi (quindi, esprime parere favorevole a nome del Governo sull'emendamento Realacci 17.414), oppure il Governo, in difformità dalla Commissione, dà un parere favorevole. A questo punto bisogna prenderne atto e probabilmente richiedere alla Commissione che rivaluti il proprio atteggiamento e verifichi la possibilità di dare un parere favorevole sull'emendamento a prima firma Realacci.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, vorrei riportare le cose all'interno del loro contesto, perché noi stamattina abbiamo discusso - abbiamo discusso anche ieri - e siamo arrivati a capire che vi è anche un po' un nodo normativo da superare, sul quale qualche dubbio generale c'è anche Pag. 116da parte di tanti esponenti della maggioranza. Vorrei dire una cosa. Ho battibeccato varie volte con il sottosegretario, però fino ad ora gli impegni che sono stati presi in Commissione, e che anche l'opposizione ha chiesto su altre emergenze, siamo riusciti a farli rispettare. Credo che nei prossimi giorni, anche attraverso il lavoro della Commissione potremo valutare e spiegare, anche prima - perché siamo in campagna elettorale - delle elezioni, ai cittadini se questi impegni saranno mantenuti o meno. Tuttavia eviterei di continuare con questo battibecco visto che vi è anche qualche cavillo normativo che può dar torto o ragione a tutti (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fluvi. Ne ha facoltà.

ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, intervengo molto velocemente. Mi dispiace che è andato via il Ministro Tremonti, però vorrei ritornare per un momento sulle questioni che ha sollevato il sottosegretario.
Lei ha detto, sottosegretario, che entro la prossima settimana - perché il decreto scade il 28 - il tema della sospensione dei pagamenti sarà risolto. Sono convinto che attraverso l'ordinanza non si possano sospendere i pagamenti dei tributi. Le chiedo solamente una cosa e faccio una domanda a lei e all'intera Assemblea. Cosa osta ad introdurre in questo provvedimento, visto che deve tornare al Senato per la conversione definitiva, una norma che introduca la sospensione, ad esempio fino a dicembre? Così in questo modo non ha necessità neppure della copertura finanziaria. Così come abbiamo fatto con altri provvedimenti che hanno riguardato l'Abruzzo, per esempio, introdurre una sospensiva per sei o sette mesi non costa niente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Colleghi, mi permetto di richiamare l'attenzione sull'emendamento 17.502 sul quale è stato espresso parere favorevole per valutare se eventualmente non risolva il problema. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, capisco le difficoltà di gestione di un bilancio complesso come quello dello Stato, però prendere iniziative senza alcuna copertura solo con una dichiarazione, anche se da parte di un grande sottosegretario, credo non si possa fare per rispetto delle istituzioni. Quindi con ordinanza si può fare solo nell'anno 2010.
Se vogliamo fare come si è fatto in Abruzzo, dove ai cittadini è stata promessa per televisione la sospensione dei tributi e poi agli stessi vengono richiesti rimborsi immediati senza le dilazioni che sono state previste in altre zone terremotate come l'Umbria e le Marche, facciamo pure propaganda. Oggi c'è bisogno di una copertura finanziaria per una sospensione temporale e poi vi sarà un ingresso con pagamenti rateizzati nei cinque, sei anni necessari per rinviare su questo. Quindi state facendo propaganda e state piegando le istituzioni al vostro volere senza un indirizzo preciso di copertura finanziaria su questi provvedimenti, gestiti in bilancio sempre in modo allegro, e forse per questo Tremonti se ne è andato scandalizzato dalle affermazioni fatte dal sottosegretario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ERMETE REALACCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, intervengo solo per rispondere al quesito che lei aveva posto che ovviamente era la nostra speranza...

PRESIDENTE. Mettendolo insieme all'intervento e all'impegno assunto dal sottosegretario.

ERMETE REALACCI. Sì, era ovviamente anche la nostra speranza, perché Pag. 117c'era una prima formulazione di questo emendamento che andava incontro alla promessa che, aggiungo, avrebbe dovuto essere esaudita già da un po' di settimane. Infatti da alcune settimane era stato promesso che questo sarebbe accaduto e il nostro emendamento riprende, peraltro, un emendamento del collega Dussin della Lega: è identico.
Il problema è che l'emendamento successivo, come possono vedere tutti i colleghi inclusa la collega Bernini, rimanda ad una futura legge che permetterà poi al Ministro dell'economia e delle finanze di sospendere i tributi. Ora capite tutti che una futura legge per quegli imprenditori è quasi una provocazione. Tuttavia, se il sottosegretario Bertolaso assicura che, a differenza di quanto accaduto nelle settimane passate, nella prossima settimana quella promessa che è stata fatta verrà mantenuta, francamente la prendiamo come una notizia positiva che è stata già data perché magari si traduce in realtà. Certo la via più lineare è approvare l'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tommaso Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI. Signor Presidente, in Commissione il tema è stato affrontato e chiarito direi ampiamente. Mi stupisce che il collega Realacci continui a chiedere reiteratamente l'impegno del sottosegretario. Infatti, quando abbiamo affrontato questo tema, non per dieci minuti ma per qualche ora (sottolineo: per qualche ora), abbiamo chiaramente sentito dal sottosegretario che si avvarrà non del potere dell'ordinanza, come è stato sin qui richiamato, ma di un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze.
Dunque ritengo onestamente che insistere su questa posizione non giovi a nessuno. Si è detto che verrà emanato questo «decreto ponte» in attesa che venga approvata ed entri in vigore questa norma che ha funzione di sistema. Il tema è chiaro. Se si vuol fare della propaganda è legittimo farlo, ma non c'entra nulla con quanto abbiamo discusso e di cui abbiamo preso doverosamente atto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non me ne voglia il collega Foti, certamente non sono una persona così perspicace, ma per me quanto sta accadendo tutto è tranne che chiaro. L'unica cosa che mi pare chiara è che il sottosegretario Bertolaso si alza dai banchi del Governo e dice che, per quanto riguarda l'impegno che è stato assunto, certamente sarà mantenuto. Piccolo particolare (mi sembra che accada come con quel tale che si vendeva il Colosseo) è che chi dovrà fare questo atto, così com'è anche scritto nell'emendamento a cui faceva riferimento anche il Presidente Bindi, non è il dottor Bertolaso con l'ordinanza ma il Ministro Tremonti che, casualmente, è uscito dall'aula: bastava semplicemente che si alzasse e desse una pacca sulle spalla al collega di Governo Bertolaso e dicesse: «Tranquillo, perché copro io le tue dichiarazioni».
Purtroppo il collega Bertolaso si alza e annuncia che «vende il Colosseo», che non è suo, mentre chi ha la proprietà del Colosseo esce dall'aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lolli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, colleghi, ho ascoltato questa discussione con un po' di apprensione e vorrei permettermi di dare un consiglio a tutti quanti, poiché in Abruzzo ci siamo passati e ci siamo resi conto di cosa significa avere una sospensione delle imposte stabilita non con un atto di legge ma con un'ordinanza.
Ce ne siamo accorti e ve ne accorgerete tutti tra qualche giorno, perché al Senato Pag. 118la discussione sul decreto-legge «mille proroghe» ha fatto scoprire a tutti i senatori che se non vi sarà una norma che copre quel provvedimento, agli aquilani succederà che nella seconda metà del 2010 dovranno pagare tasse doppie per coprire quelle che non hanno pagato nella prima metà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quindi, consiglierei a tutti di affrontare questa materia con un po' di serietà e senza demagogia, perché stiamo parlando di persone in carne ed ossa e con problemi seri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, intervengo solo per precisare al collega, visto il clima, che forse confonde la sospensione con l'esenzione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Realacci 17.414, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario, ma con l'impegno del sottosegretario Bertolaso.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sposetti? Onorevole Vannucci?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 502
Maggioranza 252
Hanno votato
246
Hanno votato
no 256).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 17.502 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, intervengo in modo telegrafico per dire che noi ci asteniamo sull'emendamento in esame, perché questo emendamento, che può avere un suo senso, non risolve la questione di cui stiamo parlando.
Vorrei dire al collega Foti, per la franchezza che ci contraddistingue, che se demagogia è stata fatta, è stata fatta da un Ministro che durante un'assemblea di imprenditori ha chiamato un altro Ministro e ha detto: «Da domani mattina è tutto risolto». È passato un mese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.502 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca? Onorevole Barani? Onorevole Cesa? Onorevole Traversa?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 281
Astenuti 220
Maggioranza 141
Hanno votato
280
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Scilipoti e Graziano hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi. Pag. 119
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Sanga 17-ter.1, Piffari 17-ter.2 e Libè 17-ter.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO. Signor Presidente, già ieri l'onorevole Melis ha sottolineato come il provvedimento in esame confonda due concetti di dimensioni molto diverse, cioè l'urgenza con l'emergenza. Mi pare che questa distinzione torni a proposito esattamente per il nostro emendamento soppressivo in esame, perché che vi sia urgenza di affrontare una situazione carceraria delicata non vi è dubbio, ma affrontare la situazione carceraria con un'estensione delle competenze della Protezione civile a questa materia è appunto applicare un'esigenza di emergenza fuori luogo.
Peraltro, ricordo che la legislazione che presiede all'edilizia penitenziaria già prevede una serie di deroghe e di percorsi particolari, che sono esposti al rischio di una minore trasparenza e di una maggiore opacità delle procedure e della realizzazione delle opere stesse.
Tutto ciò che abbiamo conosciuto in questi giorni e che, ogni giorno, leggiamo sulle cronache, ci induce, ancora di più, ad essere attenti e prudenti nell'estendere le competenze della Protezione civile laddove l'emergenza non lo chieda, rischiando di attivare meccanismi e percorsi che sono, non solo poco trasparenti, ma esposti ad ogni sorta di inquinamento.
L'idea per cui, per fare in fretta, si deve derogare a qualsiasi regola, a qualsiasi legge, a qualsiasi principio, è portatrice soltanto di rischi, di cui, proprio in questi giorni, abbiamo delle manifestazioni inquietanti ed evidenti. Che vi sia la necessità di realizzare le cose in fretta, mi pare ovvio; che via sia la necessità di ridurre e di abbattere ogni forma di burocrazia e di procedura inutile, anche questo è del tutto giusto e condivisibile. Tuttavia, ciò si realizza cambiando le procedure e le regole e ristabilendo percorsi che siano, però, garanti di trasparenza e di chiarezza nella loro realizzazione e nei loro esiti.
L'idea per cui tutto, invece, diventa soltanto un'emergenza costante e continua e si estende la competenza e la facoltà di intervento della Protezione civile anche a campi nei quali la Protezione civile stessa non ha né le competenze, né la capacità di assicurare l'efficienza che si invoca rappresenta un'ennesima dimostrazione della superficialità e dell'irresponsabilità con cui si adotta il provvedimento in esame. Per questa ragione, chiediamo la soppressione di questa parte del provvedimento in oggetto.
Insistiamo sul fatto che, tra l'altro, l'edilizia penitenziaria richiede particolari regole di sicurezza e particolari procedure che, ancora di più, sconsigliano una logica puramente derogatoria, quale è quella che ispira questo provvedimento. Infatti, si rischia, ancora di più, di mettere nelle mani di persone poco affidabili un settore che, invece, richiede la massima affidabilità.
Ricordo, inoltre, che ieri l'onorevole Melis, nel suo intervento, ha ricordato che, con riferimento alle aziende che con procedura già derogatoria stanno lavorando sul sistema penitenziario della Sardegna, in questi giorni, alcune di esse sono all'onore delle cronache per le vicende relative al G8 e a L'Aquila. Ciò sconsiglia, a maggior ragione, di affidare ad aziende poco affidabili e poco trasparenti ulteriori possibilità di agire inquinando un corretto funzionamento delle pubbliche amministrazioni e una corretta spesa del denaro pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il gruppo dell'Unione di Centro voterà gli emendamenti in oggetto. Condividiamo le critiche, le abbiamo già espresse in sede di merito, e non le ripeto. Non vi è preoccupazione sul fatto che le citate realizzazioni vengano fatte in deroga agli strumenti urbanistici, anche se sembrerebbe più che logico, avendo il valore di opera pubblica di urgenza statale. Pag. 120
Vi è, invece, una perplessità che riguarda le procedure di deroga rispetto - torniamo alla vexata quaestio - alle norme in materia di appalti e di contraenti. Siamo del tutto favorevoli anche a questo doppio modulo, cioè alla distinzione tra carceri tradizionali di sicurezza e carceri un po' più alla spagnola, che consentano la detenzione per pene più brevi e per soggetti meno pericolosi. Questa sì che è un'emergenza antropica, come direbbe il sottosegretario Bertolaso, cioè figlia di lungo malgoverno. Non vi è bisogno di inventare effetti speciali: gli edifici carcerari potrebbero essere realizzati anche negli ordinari programmi di trasformazione delle città, persino, come standard (soprattutto il secondo tipo di edifici).
Dunque, il nostro voto resta contrario alla norma, non tanto perché neghiamo l'urgenza o la necessità di provvedere, ma, francamente, perché restano tutte le perplessità e i dubbi sulle procedure derogatorie che non aiutano e contribuiscono ad inquinare la corretta efficienza dei mercati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, molto sommessamente, mi permetto di segnalare che veramente c'è un'emergenza. Sono d'accordo a far rientrare la costruzione di nuove carceri in un'emergenza nazionale e sono d'accordo all'utilizzo di poteri speciali e straordinari per la realizzazione di nuove carceri. Sembrerà strano, ma sono davvero d'accordo, soprattutto per una ragione: se vanno avanti le indagini sulla Protezione civile e su come si sta governando questo Paese, ci vorranno davvero tante altre carceri in più in questo Paese (Commenti dei deputati dei gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Sanga 17-ter.1, Piffari 17ter.2 e Libè 17-ter.10, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Briguglio... onorevole Bordo... i colleghi hanno votato? Onorevole Bordo, non riesce? Si provveda all'onorevole Bordo, per cortesia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 500
Maggioranza 251
Hanno votato
243
Hanno votato
no 257).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 17-ter.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Strizzolo... onorevole Nizzi... onorevole Bordo, di nuovo... i colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 500
Maggioranza 251
Hanno votato
243
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che la deputata Gnecchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 17-ter.400, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 121

Onorevole Barani... onorevole Bordo... onorevole Bernardini... onorevole Gnecchi... onorevole Mosca... onorevole Golfo... onorevole Gava... onorevole Zazzera... onorevole Palumbo... onorevole Simeoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 499
Maggioranza 250
Hanno votato
242
Hanno votato
no 257).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17-ter.600 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Gava... onorevole Golfo... onorevole Nizzi... onorevole Barani... onorevole Marco Carra... onorevole Gava...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 498
Astenuti 1
Maggioranza 250
Hanno votato
498).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Onorevole Golfo ha votato... l'onorevole Foti non riesce a votare... onorevole Rosso...
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 496
Maggioranza 249
Hanno votato
494
Hanno votato
no 2).

Si è così concluso l'esame degli emendamenti.
Come stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di domani per la trattazione degli ordini del giorno e, a partire dalle ore 12,30, per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, con ripresa televisiva diretta.
Seguirà la votazione finale del disegno di legge di conversione.

Modifica nella composizione del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione.

PRESIDENTE. Il Presidente della Camera ha chiamato a far parte del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione, il deputato Jonny Crosio, in sostituzione del deputato Raffaele Volpi, dimissionario.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 20,20).

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, ieri pomeriggio dopo le sollecitazioni di alcuni colleghi del Partito Democratico e dell'Unione di Centro il sottosegretario Bertolaso è venuto in Calabria per visitare alcuni comuni colpiti dalla recente ondata di maltempo. Pag. 122
Il sottosegretario ha potuto verificare di persona gli ingenti danni causati dalla calamità. Ha assistito a paesi sfaldati che cadono a pezzi, a decine di comuni isolati, a numerosissime strade provinciali chiuse e a centinaia di frane. Insomma, il quadro generale è davvero desolante e parla di un'intera regione che sta crollando, un rosario di emergenze che fa esplodere la rabbia di una popolazione fin troppo rassegnata all'abbandono delle istituzioni. È tutta la regione a franare. San Marco Argentano, Mendicino, Parenti per citare solo alcuni comuni e, soprattutto, i paesi della provincia del vibonese, tra cui Maierato, Polia e Nardo di Pace, dove le strade interrotte sono più numerose di quelle percorribili.
Signor Presidente, tutto questo disastro avviene nel silenzio e nell'indifferenza. Si tratta di una situazione davvero critica dal punto di vista idrogeologico, cui si aggiunge quella dell'intero comparto agricolo, che è alle corde per le condizioni meteorologiche avverse degli ultimi giorni. L'allarme lanciato in autunno dalla giunta regionale è stato largamente condiviso dalla Coldiretti, secondo cui il 100 per cento dei comuni della Calabria si basa su un territorio considerato a rischio per frane e alluvioni, anche per effetto della progressiva cementificazione del territorio che ha sottratto terreni fertili all'agricoltura.
Si tratta di dati drammatici, che testimoniano la gravità del problema che riguarda l'intera regione e che richiederebbe, proprio per questo, alla politica e alla sua responsabilità di affrontare l'emergenza nel migliore dei modi e soprattutto al più presto. La giunta regionale, convocata d'urgenza dal presidente Loiero, ha fatto una rapida ricognizione dei danni provocati dal maltempo e ha chiesto al Governo che venga dichiarato lo stato di calamità naturale. Il sottosegretario Bertolaso ieri si è impegnato ufficialmente, di fronte a tutti i calabresi, a portare all'attenzione del Consiglio dei ministri di domani la richiesta di riconoscere lo stato di calamità. La Calabria, nonostante tutto, si fida ancora delle istituzioni.
Signor Presidente, signori del Governo, la situazione è grave e non c'è tempo da perdere. È necessario che il Governo prenda a cuore le sorti della popolazione colpita e garantisca il trasferimento dei fondi che il sottosegretario Bertolaso si era impegnato ad erogare di fronte a tutti i sindaci il 30 gennaio 2009, per l'esecuzione dei lavori di somma urgenza che le amministrazioni comunali sono state costrette ad affrontare, per liberare le strade in occasione della calamità che aveva colpito la Calabria l'anno scorso. È necessario che sia deliberato lo stato di calamità naturale per procedere, secondo le priorità delle emergenze, alla messa in sicurezza dei cittadini colpiti e delle loro abitazioni e per mettere in campo tutti gli strumenti di sostegno al reddito per i lavoratori e per le imprese e, in particolare, quelle agricole colpite da questa ulteriore calamità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, mi rifaccio alle cose che ho ascoltato. Qui non ci sono da fare nessun intervento generico, né sollecitazioni che potrebbero avere un significato vuoto ed astratto. C'è una situazione della Calabria che è drammatica e io ritengo che ci sia stata nel passato, ma c'è continuamente, una disattenzione rispetto agli aspetti e ai dati che caratterizzano in questo momento la regione calabrese. Ma non è una distrazione che viene soltanto dall'alto, lo volevo dire anche al mio amico Oliverio. C'è una distrazione che viene fuori soprattutto dai calabresi. Noi pensavamo che, dopo la vicenda di Soverato, ci dovesse essere da parte della regione un intervento che potesse sistemare le fiumane e i torrenti. Pensavamo che anche da parte degli organismi regionali, che si interessano e sono preposti alla conservazione del territorio Pag. 123(mi riferisco all'AFOR, alla forestale e a quant'altro), ci potessero essere una serie di interventi che potessero evitare un dramma e soprattutto il cedimento idrogeologico del territorio. Non c'è stato.
Qui non è che bisogna fare propaganda. Il Governo interviene, vi sono delle sollecitazioni che si fanno al sottosegretario Bertolaso. Abbiamo discusso da due giorni anche di questi temi e di questi problemi. Lui è venuto, ha mostrato per la verità sensibilità, come in altre occasioni. Gli sono infinitamente grato. C'è un elenco dei comuni della provincia di Cosenza e certamente io aggiungerei Carolei che sta presentando proprio in queste ore delle situazioni preoccupanti. C'è la vicenda di Maierato, che è conosciuta da parte di tutti. C'è la vecchia vicenda di Bivona, la Vibo Valentia Marina. C'è una serie di vicende, ci sono soprattutto l'incuria e l'assenza di una politica per quanto riguarda la conservazione del territorio.
Noi non possiamo fare altro che sollecitare. I problemi ambientali esistono drammaticamente. Abbiamo parlato più volte anche di Crotone e della nave dei veleni. Sembra che la Calabria sia il crocevia di una serie di situazioni veramente laceranti, preoccupanti e defatiganti, anche rispetto alla nostra capacità di inseguire le vicende e questo fenomeno.
Signor Presidente, ho svolto questo intervento sull'ordine dei lavori perché l'Assemblea segua, anche nel suo complesso come Camera dei deputati, una situazione che non è ovviamente caratterizzata da episodi, ma è il cedimento di una regione. Siamo alla vigilia di un appuntamento importante quale il rinnovo del presidente del Consiglio regionale. Ci auguriamo che ovviamente, attraverso una sincronizzazione o una sintonizzazione per l'impegno dello Stato e, quindi, del Governo, si possa appoggiare una politica strategica che fino ad oggi non c'è stata. È inutile che andiamo verso altri tipi di interessi o di simpatie. Qui non c'è da fare il tifoso per nessuna parte, ma ci sono da fare gli interessi della Calabria e dire che soprattutto anche all'interno della Calabria ci sono molti guasti, molta incuria e molta disattenzione. Dobbiamo avere il coraggio di dire queste cose, altrimenti non ci capirebbe nessuno e non saremmo credibili.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, torno a sollecitare due interrogazioni che sono state da me presentate. Non sono interrogazioni qualsiasi, ma mettono l'accento, accendono i riflettori sulla crisi economica che vive in questo momento la Sicilia e indicano due questioni concrete, due drammi che la Sicilia in questo momento sta vivendo. Una prima questione più generale riguarda la crisi agrumicola che è comune alla Calabria, come diceva il collega Nicodemo Oliverio. In Sicilia c'è una grave crisi di mercato. Il prodotto è invenduto. I pochi prodotti che vengono venduti hanno un prezzo irrisorio. I produttori sono in grave crisi.
È stato, addirittura, approvato un provvedimento dalla regione siciliana di ritiro che, però, non può iniziare a produrre effetti perché il Governo nazionale deve dichiarare lo stato di crisi del mercato. Nella mia interrogazione chiedo proprio questo, anche perché ci troviamo davanti ad una situazione assurda: il Governo regionale e il Governo nazionale non riescono a dialogare su questa drammatica situazione della Sicilia.
L'altra interrogazione, invece, signor Presidente, verte su un caso più specifico, più particolare: la vicenda relativa alla crisi di un'industria che opera in provincia di Catania, la Sat. Mentre i lavoratori aspettano la proroga della cassa integrazione guadagni, proprio stasera, sembra che ci sia stato lo smantellamento dello stabilimento con i camion; pare che la proprietà abbia trasferito le attrezzature che erano presenti nello stabilimento e ci sono gravi responsabilità anche da parte di chi dovrebbe predisporre gli atti per la cassa integrazione guadagni. Anche su Pag. 124questo tema chiediamo che il Governo venga a rispondere perché è una situazione che tocca numerosi operai che aspettano una risposta da parte del Governo per avere la cassa integrazione guadagni, ma anche per avere una prospettiva di occupazione in quella fabbrica che negli anni scorsi ha dato lavoro, occupazione a tante famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

DOMENICO SCILIPOTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, mi permetto di ricordare, come già avevo fatto precedentemente, che con riferimento ad alcune interrogazioni che ho presentato, che oggi ammontano a circa 42, non ho ricevuto alcuna risposta; questo mi lascia un po' perplesso.
Vorrei svolgere, inoltre, una riflessione che è importantissima, l'ho già fatta l'altra volta, credo in presenza del sottosegretario di Stato per l'ambiente, nella quale portavo all'attenzione del sottosegretario la situazione del disastro idrogeologico che si è verificato a Messina, che è stata completamente abbandonata. Oltre a Messina, però, c'è tutta la zona della costa e della provincia del messinese, ed io in modo particolare ero stato tra quelli che all'interno di quest'Aula avevano detto che quella era una zona ad alto rischio, dove si doveva intervenire immediatamente perché, altrimenti, si sarebbe potuto rischiare il disastro e così è avvenuto. Circa otto giorni fa nella zona dei Nebrodi, in provincia di Messina, dei costoni sono crollati e circa mille persone sono senza casa; si sono verificati degli incidenti con dei feriti, ma fortunatamente senza morti. Questo perché la nostra responsabilità nel sollecitare, nell'«attenzionare» alcuni problemi è importante, poiché riteniamo che il nostro lavoro di parlamentari all'interno di quest'Aula consista nello svolgere un lavoro costruttivo non solo di segnalazione, ma anche di collaborazione. Tuttavia, la collaborazione non deve essere solo ed esclusivamente nostra; noi possiamo porre i problemi, ma una volta che questi sono stati sollevati, da parte della maggioranza ci dovrebbe essere la disponibilità non dico ad accettarli, ma quanto meno ad «attenzionarli».
Io penso e spero che questa mia segnalazione, alla presenza del sottosegretario Bertolaso, possa essere una segnalazione aggiuntiva, per far sì che la situazione di Messina sia presa ancora di più in seria considerazione, rispetto a quanto è stato fatto finora, non solo quella della città, ma anche quella della provincia di Messina, ossia tutta la zona dei Nebrodi.
Mi permetto di fare un'altra segnalazione, signor Presidente. Ho letto dai giornali che in questi giorni dovrebbero essere installati nell'aeroporto di Malpensa e in quello di Fiumicino due body scanner che dovrebbero fare delle radiografie a tutti i passeggeri in transito, a cui ogni cittadino che deve prendere un aereo dovrebbe sottoporsi teoricamente, ma poi sarà praticamente, perché in questo momento è soltanto una segnalazione, ma c'è anche la disponibilità di una società americana a mettere questi due body scanner.
Ritengo che ciò non sia molto corretto e che il Ministro della salute dovrebbe intervenire su questo argomento, informarsi bene e rendersi conto di quello che si sta verificando, perché spesso, signor Ministro, signor Presidente, molte scelte non vengono fatte con criterio e nell'interesse della collettività, ma solo ed esclusivamente nell'interesse di alcune lobby e di alcuni gruppi che hanno l'esigenza di avere un ritorno sotto il profilo economico e non si preoccupano di quello che potrebbe accadere.
Il danno che ne potrebbe derivare, dalle mie informazioni e da quello che ho sentito e letto, potrebbe essere veramente alto e lesivo per il corpo umano e, di conseguenza, anche per la vita. Quindi sarebbe opportuno che venisse recepita questa segnalazione da parte del Ministro, affinché verifichi immediatamente se questi body scanner che dovrebbero essere installati all'aeroporto di Roma e di Milano siano idonei e non siano responsabili Pag. 125di eventuali danni all'organismo che potrebbero causare delle malattie degenerative.

JOLE SANTELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, sarò brevissima visto anche il «deserto» in aula. Volevo ritornare sul discorso relativo alla Calabria e mi dispiace che altri interventi abbiano interrotto la discussione. Mi corre l'obbligo di apprezzare l'onestà intellettuale dimostrata dall'onorevole Tassone che ha riconosciuto la tempestività degli interventi e dell'attenzione.
Di contro, onestamente mi spiace che, come al solito, ogni volta che succede qualcosa in Calabria, sembra che questa povera regione sia dimenticata da Dio e dagli uomini. Certo, siamo la regione a maggiore rischio di dissesto idrogeologico e tutti quanti abbiamo visto quello che è accaduto. Ringrazio personalmente, credo a nome di tutti i calabresi, il sottosegretario Bertolaso che, in un momento anche così delicato della sua attività politica e mi permetto privata, ha deciso di venire direttamente in Calabria. Forse anche per questa sensibilità istituzionale bisognerebbe evitare di parlare di uno Stato assente: lo Stato quando c'è, almeno va riconosciuto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Venerdì 19 febbraio 2010, alle 9,30:

Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1956 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 195, recante disposizioni urgenti per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella regione Campania, per l'avvio della fase post emergenziale nel territorio della regione Abruzzo ed altre disposizioni urgenti relative alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed alla protezione civile (Approvato dal Senato) (3196-A).
- Relatore: Ghiglia.

La seduta termina alle 20,35.

TESTO INTEGRALE DEGLI INTERVENTI DEI DEPUTATI MARIO BARBI E COSTANTINO BOFFA IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 3196-A

MARIO BARBI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, c'è una parola ricorrente nel provvedimento alla nostra attenzione: è la parola «deroga». Non ho avuto la pazienza di contare quante volte compaia, ma non mi meraviglierei se fosse il sostantivo più usato in questo testo. Deroga è la cifra di questo decreto. È il tratto che dà unità di materia ad un provvedimento altrimenti più che eterogeneo. E infatti ci troviamo per l'ennesima volta nel corso di questa legislatura a convertire in legge un decreto, un decreto che il Governo ha emanato a fine anno, che si qualifica, in contrasto con i requisiti richiesti per la decretazione di urgenza, sia per l'eterogeneità delle materie che per il rilievo degli interventi effettuati. Purtroppo non sono novità: decreti legge omnibus e riforme per decreto. Questo è ormai il modo di legiferare della maggioranza parlamentare che va a rimorchio del Governo; questo è il rapporto - che dire è insoddisfacente è poco - tra l'esecutivo e il Parlamento. Ormai voi legiferate per innesti su innesti (novelle di novelle), in modo frammentario e disordinato, aggiustando le cose secondo necessità. Questa sì che è una emergenza. Il Parlamento versa in una condizione di minorità, la maggioranza segue solamente le proposte dell'esecutivo. Il Parlamento Pag. 126peraltro non è messo in condizione di svolgere una iniziativa propria. Quando parte una iniziativa, questa viene subito bloccata dal veto sulla copertura che vale anche per poche migliaia di euro. Salvo trovare un miliardo per una cosa di per sé lodevole come il dissesto idrogeologico ma da assegnare alla gestione di commissari che operano in regime di ordinanza. Non si tratta di avere nostalgia per un Parlamento irresponsabile con poteri incontrollati di spesa, in cui ogni parlamentare si realizzerebbe nella capacità di strappare qualche impegno oneroso da sbandierare nel suo territorio. Né si tratta di evocare una procedura consociativa in cui la prova di un buon funzionamento del Parlamento sarebbe data dalla sua ideale capacità di decidere secondo ragione e convincimento, tendenzialmente dunque all'unanimità poiché siamo tutti illuministicamente dotati di raziocinio, al di là degli schieramenti di maggioranza o di opposizione. No, non si tratta di questo: si tratta del fatto che anche a volere riconoscere al Governo e alla sua maggioranza una speciale responsabilità di iniziativa e di proposta legislativa, come io non ho difficoltà a fare, come è normale in un sistema bipolare e di alternanza, noi vediamo che il risultato è povero e deludente. Dal Governo arrivano alle Camera frammenti e rappezzi normativi: nessun disegno, nessuna forma di legislazione organica e sistematica, su questioni strategiche per il paese, che sarebbe la condizione per un dibattito serio, approfondito e per deliberazioni consapevoli e utili. Nel consenso e nel dissenso. Parleremmo della crisi economica, dell'amministrazione pubblica della scuola, di questioni rilevanti e non di commi che rinviano a commi di altri commi. Per non parlare dei decreti che cambiano volto in corso d'opera, come anche questo, e dei maxi-emendamenti che vengono proposti all'ultimo momento, fuori dalla normale istruttoria in sede referente, e su cui poi il Governo pone la questione di fiducia. Procedure eccezionali, che rientrano ancora nella lettera dei regolamenti, ma che già alterano le procedure ordinarie, le attribuzioni effettive delle varie istanze che partecipano al processo decisionale, che derogano dallo spirito di un aperto e trasparente confronto democratico. Eccezionalità e deroga. Emergenza. Commissari. Sono queste ormai le parole, i segni ricorrenti di un paese in affanno e di un Governo che sembra alimentarsi dell'affanno del Paese e che sembra avere rinunciato a perseguire l'obiettivo di fare funzionare le cose nella normalità. L'emergenza è sempre meno eccezione e sempre più norma ordinaria. Ed è normale che ciò che è ordinario sia abnorme, disfunzionale ed inefficiente. Nel disciplinare l'emergenza e nell'allargarne il campo, il Governo accetta e si rassegna all'inefficienza dell'ordinarietà dismettendo qualsiasi ambizione di correzione e di riforma di un sistema di cui sarebbe cieco non vedere la fatica e l'affanno. Un paese, un grande paese come il nostro, non può sopportare a lungo di vivere sdoppiato in un mondo i cui convivono e si affiancano una sfera di ordinaria inefficienza e una sfera di straordinaria capacità, un mondo in cui sono affiancati un esercito di presunti inetti e un'élite di presunti supereroi.
A me sembra che il decreto che voi del Governo ci portate in Parlamento ci parli di questa vostra visione di un'Italia sdoppiata, che va a diverse velocità: mi sembra che ci parli della vostra rinuncia a fare funzionare le cose normali in modo ordinario; ci parli del modo sbrigativo che avete di cercare scorciatoie e della vostra lontananza dalla fatica quotidiana, della vostra tendenza ad alimentare e ad alimentarvi di un titanismo da baraccone a cui fornire schermi giganti con effetti speciali e megafoni potenti. È chiaro che voi ora direte che è vero il contrario: che con il decreto che è in discussione ponete termine all'emergenza rifiuti in Campania e avviate la fase post emergenza in Abruzzo e che proprio lì c'è la prova della vostra capacità e della vostra buona fede. Bene. A me fa piacere che ci sia questo termine, pur con le deroghe, sempre deroghe dell'Abruzzo per i programmi edilizi, case, eccetera, ed anche va detto, se sull'emergenza Campania le disposizioni Pag. 127adottate sono di una tale complessità attuativa e spregiudicatezza di principio che prima di esprimere sollievo e certezza per il superamento dell'emergenza, suggerirei prudenza e consiglierei di attendere. Voglio appena menzionare la inaudita sospensione del diritto di ogni cittadino di ricorrere in giudizio in sede civile o amministrativa per fare accertare e riconoscere legittimi interessi violati. Ma poi, voi sapete bene che le cose non si esauriscono lì, nella fine dell'emergenza rifiuti in Campania che mi auguro ma su cui non metterei la mano sul fuoco. C'è altro nel decreto. A parte le altre presunte disposizioni urgenti, che urgenti non sono e che riguardano qualche posto in più al Governo, e qui e là nei ministeri, il cuore del provvedimento, come sapete bene, è quello che riguarda la protezione civile, la struttura preposta a fronteggiare le emergenze. Ora, noi qui dobbiamo essere rigorosi e prima di entrare nel merito dobbiamo avere a mente il quadro di che cosa è la protezione civile nel suo complesso: l'orgoglio con cui noi presentiamo il sistema di protezione civile. Per averne una idea, per darne un'idea ho fatto una rapida visita al sito della protezione civile. Cito: «Le parole "protezione civile" indicano tutte le attività e le strutture predisposte dallo Stato al fine di tutelare l'integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi. L'Italia ha organizzato la protezione civile come "Servizio nazionale", affinché tutte le forze in campo dello Stato collaborino insieme in modo da combinare in modo ottimale ogni competenza e professionalità disponibili. (...) Al coordinamento del Servizio nazionale e alla promozione delle attività di protezione civile, provvede il Presidente del Consiglio dei ministri attraverso il Dipartimento della protezione civile, che quindi è un Dipartimento della Presidenza del Consiglio dei ministri. «Questa è la missione e questa è la struttura a cui tale missione è affidata. Con un ampio concorso di risorse, come poi si spiega. E cito ancora: «La protezione civile si avvale di tutti i Corpi organizzati dello Stato, a partire dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Grande affidabilità in tutte le emergenze assicurano le Forze dell'ordine, gli uomini delle Forze Armate, il personale del Corpo forestale dello Stato, della Guardia di Finanza, della Croce Rossa Italiana. Ma è soprattutto sul volontariato che sempre più la protezione civile italiana può fare affidamento». E sul volontariato lasciate che mi soffermi ancora un momento citando ancora dalla presentazione che dice: «Dalle prime esperienze generose e disorganizzate di volontariato spontaneo, come gli "angeli del fango", intervenuti numerosi nell'alluvione di Firenze del 1966, si è avviato un percorso virtuoso che ha saputo incanalare la generosità e la solidarietà di tanti italiani nelle forme organizzative dell'associazionismo, oggi organizzato su base regionale, cresciuto in numero di volontari disponibili - i membri delle associazioni di protezione civile sono circa 1.200.000 - in capacità operative, preparazione, competenza, esperienza e dotazione di mezzi tecnici e strumenti operativi. Se fino agli anni Ottanta del secolo scorso il volontariato organizzato rappresentava una componente ausiliaria delle forze in campo, negli ultimi anni ha messo a disposizione nelle situazioni di emergenza più del 50% delle risorse umane impiegate.» Ecco dunque come descriviamo e come ci piace presentare la nostra protezione civile. Questo è il sistema coordinato dal Dipartimento della Presidenza del Consiglio di cui è da anni a capo il dottor Guido Bertolaso. Un esercito di un milione e duecentomila volontari pronti a rispondere a qualsiasi chiamata, a qualsiasi emergenza, in qualsiasi momento, in qualsiasi parte del paese e, anche, fuori dall'Italia. È alla luce di questa realtà e di questa reputazione che va visto il funzionamento del sistema di protezione civile e che dobbiamo valutare il punto a cui siamo arrivati. Perché oggi non possiamo non interrogarci su come siamo arrivati ad accostare in una breve locuzione gli «angeli del fango» ai «signori degli appalti». Pag. 128
Appalti opachi e che nulla hanno a che vedere con i disastri e le sciagure naturali. Il sistema è cresciuto in modo esponenziale acquisendo via via competenze che hanno ecceduto la funzione primaria di prevenzione e di intervento in caso di calamità naturali e di cataclismi. La protezione civile è andato assumendo un ruolo di supplenza per l' inefficienza della pubblica amministrazione a fare fronte ad impegni ordinari in modo certo e prevedibile. Le ordinanze sono lì a testimoniarlo.
La loro crescita esponenziale e il loro utilizzo preferenziale da parte del centrodestra. La nozione discrezionale di «grande evento» ce lo testimonia. Dalla santificazione di Padre Pio ad eventi sportivi, al G8. È ora di porre fine a questa commistione.
Si è creato un sistema abnorme, in cui la regola è la deroga e la deroga è sempre più estesa. Un sistema che ora aggiunge alle proprie già estese competenze (guardate l' organigramma del Dipartimento) la vigilanza sulla Croce Rossa (ora ritirata), la consulenza per il piano carceri: il tutto all'insegna dell'emergenza perché senza emergenza non c'è ordinanza e senza ordinanza non c'è deroga. Emergenze e commissari straordinari anche per i piani idrogeologici, per il nucleare e chi più ne ha più ne metta. Deroga, deroga, deroga. Cito l'incipit dell'articolo 14, titolo «Personale del dipartimento della protezione civile»: «Anche in deroga ai limiti stabiliti dalle disposizioni vigenti ed al fine di assicurare la piena operatività del Servizio nazionale di protezione civile per fronteggiare le crescenti richieste di intervento in tutti i contesti di propria competenza, anche con riferimento alle complesse iniziative in atto per la tutela del patrimonio culturale, il dipartimento della protezione civile è autorizzato ad avviare procedure straordinarie di reclutamento», eccetera.
Deroga e rinvio a «richieste crescenti in tutti i settori di competenza»: ricordo che parliamo di una struttura che si articola in nove uffici, quarantadue servizi, più due vicecapi dipartimento più un capo dipartimento che si avvale di cinque ulteriori servizi di staff. Quindi procedure straordinarie di reclutamento. Altro che merito e trasparenza.
Perché? Perché va sanata una crescita avvenuta al di fuori di ogni regola e procedura concorsuale? È anche questa un'emergenza? Comunque. Quel che è troppo è troppo. E già sarebbe troppo, ma evidentemente non era abbastanza perché avete voluto aggiungere a tutto ciò anche la ciliegina della società a capitale pubblico ma di diritto privato a cui affidare compiti di braccio operativo del Dipartimento di protezione civile, con possibilità di operare anche per conto di altri: con l'incarico di fare tutto, progetti, appalti, incarichi. L'enormità infine è saltata agli occhi e l'avete accantonata. Avete dovuto fare retromarcia. Ma quando dagli interventi nelle calamità e nelle tragedie si passa alle realizzazioni di opere grandi e meno grandi, alla gestione di eventi in cui l'aspetto commerciale è preminente, in cui il soggetto pubblico deve selezionare imprese e affidare incarichi, valutare costi e controllare l'esecuzione e la congruenza dei prezzi e dei tempi. E quando tutto questo diventa una attività ordinaria di una struttura dedicata a fronteggiare situazioni straordinarie, allora il sistema non è più quello della Protezione civile ma uno snaturamento del sistema.
È nelle cose che la trasparenza perda di limpidezza e che gli appetiti si alimentino. Quando le cose vanno così dovrebbero crescere di pari passo la prudenza e la cautela, la distanza, la distinzione e la sobrietà. Ed eccoci al punto attuale, all'inchiesta in corso sul G8 di cui ci parlano in questi giorni i mezzi di comunicazione. L'appaltante imparentato con l'appaltatore. Scambi di favori. Parenti e amici. Non voglio entrare nel merito di questa inchiesta. È ancora una volta un esempio poco commendevole di come le trascrizioni circolino prima degli atti ufficiali, di come le intercettazioni si presentino talvolta non come un punto di partenza dell'indagine ma come l'indagine tout-court, dove le parole e le allusioni fanno testo e diventano prove senza che si cerchino riscontri e si verifichino le cose Pag. 129dette. È una cosa pessima. La pubblica accusa dovrebbe dare prova di grande rigore e riserbo. Procedere per atti ufficiali e basta. Verificare i fatti di cui le intercettazioni fanno cenno e acquisire prove. E tuttavia, qualcosa dallo spaccato che ci viene porto emerge e si può dire senza smentita: vi è un intreccio di rapporti che non è appropriato, vi è una confidenza tra ruoli distinti che non è giustificata dalla complementarietà e dalla collaborazione necessaria tra parti cointeressate a realizzare il progetto, vi è una mancanza di sobrietà e di stile che stride con la nozione di protezione civile, con le situazioni di sofferenza, di bisogno, di volontari che regalano il loro impegno e il loro tempo, insomma con tutto ciò che alla nozione di protezione civile è associato. Tutto questo a me sembra aggravato dal fatto che un sistema così esteso, così gigantesco, così delicato abbia finito per essere riassunto in una sola persona ed in un solo nome. Questa identificazione del sistema con il suo capo presenta certo dei vantaggi di univocità, di riconoscibilità e quindi io non vorrei nemmeno respingerlo in quanto tale, ma non lo ritengo accettabile nelle forme che ha assunto: perché troppo vasto e variegato è il perimetro che esso include e perché troppo diverse sono le competenze richieste per fronteggiare tante e tali situazioni.
Si è arrivati al punto di volere fare di una persona il solo marchio di garanzia di buon funzionamento del sistema. Ma se una persona è responsabile di tutto e si prende tutti i meriti, non può sfuggire alla responsabilità se qualcosa non funziona. Sarà difficile per questa persona non assumersi per intero insieme ai meriti le responsabilità di ciò che è andato storto, e non parlo di responsabilità penali ma, diciamo così, politiche. Complotti veri o presunti, collaboratori infedeli, malanimo, invidie, rivalità e tutto quanto di peggio la natura umana può darci: può esserci tutto questo, ma la responsabilità resta. Ci sono carichi che nessun singolo individuo è in grado di portare. Il simbolo può sempre schiacciare chi lo porta.
Presentarsi oggi come vittima scomodando anche il linguaggio delle calamità: alluvionato travolta da una valanga di fango, non è un buon esempio. Noi non abbiamo bisogno di eroi. Abbiamo bisogno di servitori dello stato leali e con il senso della misura.
Se il sottosegretario fosse presente, vorrei dirgli che, con tutta la stima e il rispetto personale e anche con tutta la gratitudine per quello che ha fatto nel corso del tempo, noi non possiamo non vedere come la situazione che si è creata sia anche frutto di sue scelte, a mio avviso, non lungimiranti. Lui si definisce un servitore dello Stato e giustamente si ritiene ed è al servizio del Governo di turno. Credo che questa definizione gli faccia onore.
Però questa definizione non è completa e non è esatta. Nel momento in cui ha accettato l'incarico di sottosegretario, che è un incarico politico che gli consente di venire in Parlamento e di rispondere al Parlamento delle scelte di indirizzo politico che sono tenuti ad attuare i servitori dello stato che dirigono le strutture amministrative, nel momento in cui lui ha accettato quella nomina è uscito dalla dimensione tecnica per diventare un esponente del Governo, che è un Governo politico con una maggioranza politica. Questo è il punto. E non importa che l'incarico fosse di sottosegretario all'emergenza rifiuti fino al 31 dicembre 2009 e poi dal primo gennaio sia diventata, grazie al decreto di cui discutiamo quella di Sottosegretario (cito l'articolo 15) «incaricato del coordinamento degli interventi di prevenzione in ambito europeo ed internazionale rispetto ad eventi di protezione civile (...) in deroga a quanto previsto (...) ai fini del mantenimento dell'incarico di capo del dipartimento della protezione civile». La deroga, ancora una volta ci imbattiamo nella deroga, in entrambi i casi, è al principio ordinamentale che stabilisce la rigorosa incompatibilità tra incarichi politici e incarichi di alta amministrazione. Non è un fatto secondario. Si tratta di una cosa inaccettabile. Si tratta di un precedente di cui fare tesoro Pag. 130perché non sia ripetuto. Ora un'urgenza c'è: le ombre che ricadono sulla protezione civile devono essere rimosse al più presto. Non vogliamo condannare nessuno. Ma vogliamo chiarezza. Questo decreto va cambiato in profondità nel senso indicato dal Partito Democratico: via la spa; via lo scudo giudiziario; via i grandi eventi; concorsi per le assunzioni. Ma a mio parere non basta. Sarebbe meglio che la parte di questo decreto che riguarda la Protezione civile venisse congelata e il suo esame rinviato. Penso che il Parlamento dovrebbe prima assumersi la responsabilità di fare chiarezza su una materia che è troppo importante e delicata per la vita del paese per essere lasciata a una semplice, per quanto importante, inchiesta giudiziaria sulla regolarità degli appalti e perché il malcostume sia lasciato alle curiosità del pubblico che sbircia dal buco della serratura delle intercettazioni. No il tema delle emergenze, delle deroghe, del loro perimetro, dell'ordinarietà e della straordinarietà è troppo importante e troppo decisivo per essere messo da parte con un voto di maggioranza su questo decreto, ancorché profondamente rimaneggiato per la forza e la determinazione mostrata dalle opposizioni. Ci vuole, a mio avviso, una commissione di inchiesta che vada a fondo della materia che accerti fatti e comportamenti e che elabori raccomandazioni e proposte. Lo dobbiamo ai cittadini italiani.
Lo dobbiamo a quel milione e passa di volontari che sono lo scheletro, il vanto e la fonte di legittimazione del nostro sistema di protezione civile.

COSTANTINO BOFFA. Il decreto in discussione oggi in Aula contiene scelte sbagliate e destinate a creare ulteriore confusione sia per quel che riguarda la protezione civile perché, tanto per fare un esempio, non si affronta con volontà risolutiva il tema della distinzione netta tra disastri naturali e grandi eventi, sia per quanto attiene al ritorno che, pure è indispensabile, ad una gestione ordinaria dei rifiuti nella regione Campania.
Ed è proprio da qui che voglio partire. Da tempo sosteniamo la necessità di mettere fine alla gestione commissariale dei rifiuti in Campania e questo pur nella consapevolezza di quanto sia illusorio convincersi che la fase di emergenza è oramai alle spalle.
Al contempo però abbiamo sempre sottolineato quanto importante fosse trovare il modo di tornare ai poteri ordinari in maniera graduale e ordinata senza generare confusione istituzionale e conflitti di competenze tra gli enti territoriali. Invece nel decreto, ed è questa una delle principali criticità riscontrabili nel provvedimento, non trova risposta l'esigenza di avere una normativa unica per tutti che omogeneizzi le attribuzioni istituzionali ripartendo in modo chiaro le prerogative e i poteri effettivi.
A nostro avviso, la strada da percorre è dunque quella di attribuire competenze specifiche e ben definite ad ogni ente: alla regione la potestà in tema di programmazione e del piano regionale dei rifiuti, alle province la gestione del ciclo dei rifiuti e dunque degli impianti e delle discariche ed ai comuni le competenze relative alla gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, con duttilità e flessibilità premiando i comuni virtuosi e non smantellando la loro organizzazione dei servizi e invece prevedendo per i comuni inadempienti forme sostitutive in capo alle province.
Le vostre scelte invece finiranno per penalizzare tante esperienze positive e importanti, maturate in diverse realtà comunali che hanno nei fatti raggiunto risultati eccellenti sul fronte della raccolta differenziata e dello smaltimento dei rifiuti.
Il decreto rischia poi di riprodurre su scala provinciale gli stessi problemi avuti nella lunga vicenda commissariale. Al posto di un commissario se ne individuano cinque nei presidenti delle province, con società provinciali che rischiano di diventare ulteriori carrozzoni in mancanza di seri piani industriali e seri programmi di organizzazione del ciclo dei rifiuti.
Va inoltre chiaramente definita la questione delle risorse finanziarie, infatti alle competenze assegnate alle province non Pag. 131corrispondono adeguate scelte finanziarie ed anzi si aggrava il conflitto tra gli enti locali spostando la Tarsu dai comuni alle province. Questa scelta comporterà sicuramente una grave crisi finanziaria per i comuni molti dei quali rischieranno di sfondare il patto di stabilità, e al tempo stesso non consentirà alle province di esercitare un'azione efficace vista l'inadeguatezza delle risorse.
Molto meglio sarebbe prevedere che il regime transitorio, introdotto al Senato per le competenze dei comuni e per la Tarsu e la Tia per il solo 2010, diventi un modello permanente e stabile, evitando così una ulteriore mortificazione del ruolo dei comuni già in grave difficoltà da quando privati dell'ICI.
Molte perplessità destano poi le decisioni contenute nel provvedimento in merito ai termovalorizzatori in Campania. È infatti quantomeno singolare che sia il Decreto legge a fissare il prezzo del termovalorizzatore di Acerra mentre nel testo approvato al Senato spettava all'Enea quantificare e determinare il valore dell'impianto.
Un punto questo sul quale gradiremmo avere dei chiarimenti. E richiede una giustificazione anche la scelta di espropriare il sindaco della città di Salerno di quei poteri commissariali per la costruzione del termovalorizzatore che sempre dal Governo in carica gli erano stati riconosciuti appena un anno fa.
Concludendo questa prima parte del mio intervento voglio sottolineare ancora una volta come il ritorno ai poteri ordinari sia da considerare un fatto estremamente positivo ma serve una fase transitoria più lunga e soprattutto condivisa di quella prevista nel decreto al fine di mettere ordine nell'organizzazione dei nuovi assetti istituzionali e per evitare confusione e ulteriori crisi in un settore che ha già rappresentato una tragedia per la Campania.
L'altro grande tema oggetto del provvedimento in discussione oggi è quello riguardante la protezione civile italiana.
Non ci sono dubbi. Le continue frane che in questi giorni stanno distruggendo intere comunità in Sicilia ed in Calabria dimostrano come in un territorio difficile come quello italiano, considerato l'elevato rischio sismico ed idrogeologico di alcune aree della nostra penisola, la protezione civile è chiamata a svolgere una funzione delicata e strategica.
Una missione fondamentale nei confronti della quale la protezione civile ha sempre dimostrato di essere all'altezza e questo grazie soprattutto all'impegno costante di oltre un milione di cittadini che, in virtù degli alti valori e della grande passione civili e che li spinge quotidianamente a prestare la loro azione volontaria a favore degli altri e di chi è in difficoltà, rappresentano un patrimonio del quale l'intero Paese deve essere orgoglioso.
Anche e soprattutto per questo. Se una certezza viene fuori da quanto emerge dall'inchiesta che la scorsa settimana ha scosso l'opinione pubblica di questo Paese, è che l' Istituto della protezione civile va difeso e tutelato in quella che è la sua missione d'origine: prevenire e gestire le emergenze.
Certo, abbiamo accolto con favore la decisione maturata in queste ultime ventiquattro ore di stralciare con un nuovo emendamento l'articolo che prevedeva la costituzione della protezione civile spa ma evidentemente questa scelta non è sufficiente a dare risposta ai tanti interrogativi che hanno accompagnato la scoperta di quanto accaduto in Sardegna in merito agli appalti per i lavori del G8 de La Maddalena.
Resta infatti da affrontare il problema di cosa è diventata la protezione civile oggi e nel fare questo non si vogliono mettere in discussione né le capacità né l'efficienza di cui in questi anni hanno dato prova sia tale Istituto che lo stesso Bertolaso.
I termini della questione sono altri e sono oramai noti a tutti. Ogni anno la protezione civile emana un centinaio di ordinanze che hanno nei loro campi la forza derogatoria dei decreti-legge: derogano alle leggi come derogano i decreti-legge. Non necessitano né della firma del Presidente della Repubblica, né dell'approvazione del Parlamento. Pag. 132
Il regime delle ordinanze di protezione civile prevede infatti che si operi in deroga alle norme sugli appalti, sulla concorrenza, sui controlli, sulle procedure di affidamento, sulla scelta dei contraenti e su tanto altro ancora. Si opera per farla breve nella libertà e straordinarietà più assoluta che può essere ammessa in uno Stato democratico, visto che si consente ad un settore operativo del Governo di muoversi al di fuori della legge.
Una condizione questa che può avere una giustificazione e può essere tollerata soltanto se relazionata alla necessità di gestire emergenze vere, conseguenze di calamità o sciagure, che vanno affrontate con una prontezza ed immediatezza tali da motivare una così importante e generalizzata deroga all'ordinamento giuridico nazionale.
Gestione, coordinamento delle emergenze e loro prevenzione. Sono queste le ragioni che hanno portato alla nascita in Italia della protezione civile e che consentono ad essa di muoversi in deroga ad ogni disposizione vigente.
Negli ultimi anni però è accaduto un qualcosa di diverso e si è cominciata a scrivere così una storia che nulla ha a che vedere con quello che dovrebbe essere e rappresentare la protezione civile.
Si è infatti esteso quel regime straordinario di deroga ai cosiddetti grandi eventi. Dalle manifestazioni sportive ai viaggi del Papa, dal piano carceri alla celebrazione di importanti ricorrenze. Non esistono paletti: è il Governo a decidere insindacabilmente quale avvenimento può avvalersi dello status di «Grande Evento» e può essere gestito come emergenza.
E così, soltanto nel 2009, sono 78 le opere d'emergenza realizzate. Valanghe di soldi pubblici ed appalti riconosciuti e concessi con procedure d'urgenza senza alcun controllo e alcuna trasparenza. Non esiste controllo dell'Autorità per i lavori pubblici né della Corte dei conti che infatti, per bocca del suo presidente, questa mattina torna a chiedere un controllo reale e non solo politico sulle ordinanze della protezione civile.
Senza dimenticare che più volte, con forza ed a ragione già Confindustria ha denunciato questa sottrazione alle regole di mercato di appalti di altissimo valore.
Ed in questo quadro appare ancor di più sbagliata la scelta, confermata dal Decreto, di ricorrere alle procedure straordinarie per la realizzazione del piano carceri.
Il tutto in nome di un'emergenza che, da quando da eccezione è divenuta pratica costante, rappresenta il paravento perfetto dietro il quale rischiano di proliferare malaffare e corruzione e che dal 2001 ha trasformato la protezione civile in una speciale agenzia di appalti per opere e servizi della più svariata natura, dai mondiali di nuoto alle celebrazioni dell'unità d'Italia.
Una situazione non più tollerabile e alla quale per senso di responsabilità siamo chiamati a porre fine.
Ed è sempre nell'ottica del rispetto delle regole e dell'ordinamento giuridico nazionale che andrebbe affrontata anche la questione del doppio incarico di Bertolaso. Bertolaso è infatti allo stesso momento capo del Dipartimento e sottosegretario, una incompatibilità enorme, sollevata più volte anche nel corso dell'odierna discussione e che ha trovato ad ora soltanto l'opposizione di risposte confuse.
Eppure la questione è semplice: il Capo del dipartimento è tenuto, per Costituzione, all'imparzialità, il Sottosegretario, è tenuto per ruolo, a seguire la linea politica del Governo. La contraddizione è fin troppo evidente e non siamo noi a dirlo ma la legge.
In particolare a stabilirlo è la Legge Frattini sul conflitto di interessi, dunque una vostra legge, che all'articolo 2, quello riguardante appunto le incompatibilità, prevede che il titolare di cariche di Governo nello svolgimento del proprio incarico non può ricoprire cariche e uffici o svolgere altre funzioni comunque denominate in enti di diritto pubblico anche economici. Addirittura la legge prevede Pag. 133che in tal caso non si possa esercitare qualsiasi tipo di impiego o lavoro pubblico.
La norma dunque non lascia spazio ad interpretazioni e l'esecutivo su questo punto è chiamato a dare una risposta chiara e non più procrastinabile. Così come non si può continuare a tollerare questa inaccettabile equiparazione della gestione delle emergenze all'organizzazione dei grandi eventi.
Le vicende che hanno coinvolto la protezione civile in questi giorni provano infine cosa può diventare l'esercizio di un potere quando questo è svincolato dal rispetto di quel diritto che ne regola le modalità di utilizzo e ne fissa i limiti. È questa la lezione che dovrebbe ispirare i comportamenti di chi è chiamato oggi ad assumere decisioni importanti e a dare segnali concreti ad un Paese che vive gravissime difficoltà, economiche, sociali ed occupazionali e che dopo quanto accaduto con la vicenda degli appalti del G8 de La Maddalena si aspetta quantomeno segnali di trasparenza e credibilità.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Questioni pregiudiziali nn.1,2 e 4 525 502 23 252 227 275 38 Resp.
2 Nom. Ddl 3196-A-em. 3.2,3,4,300,600 520 520 261 520 37 Appr.
3 Nom. em. 5-bis.1 523 523 262 245 278 37 Resp.
4 Nom. em. 5-bis.500 525 525 263 525 38 Appr.
5 Nom. em. 6.400 524 524 263 248 276 38 Resp.
6 Nom. em. 6.402 527 526 1 264 248 278 38 Resp.
7 Nom. em. 7.500 522 288 234 145 287 1 38 Appr.
8 Nom. em. 7.501 525 281 244 141 280 1 38 Appr.
9 Nom. em. 10-bis.600 523 522 1 262 522 38 Appr.
10 Nom. em. 11.2 525 525 263 250 275 37 Resp.
11 Nom. em. 11.3 523 523 262 248 275 38 Resp.
12 Nom. em. 11.8 518 517 1 259 247 270 37 Resp.
13 Nom. em. 11.15 519 496 23 249 226 270 37 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 11.500 520 520 261 520 37 Appr.
15 Nom. em. 11.22 515 490 25 246 223 267 37 Resp.
16 Nom. em. 11.402 512 512 257 249 263 37 Resp.
17 Nom. em. 11.301 502 502 252 238 264 37 Resp.
18 Nom. em. 11.501 505 504 1 253 504 37 Appr.
19 Nom. em. 14.1, 14.300 497 497 249 244 253 37 Resp.
20 Nom. em. 14.13., 14.18, 14.600 512 512 257 512 37 Appr.
21 Nom. em. 14.20 510 510 256 244 266 37 Resp.
22 Nom. articolo agg. 14.01 517 517 259 247 270 37 Resp.
23 Nom. em. 15.6 511 511 256 242 269 37 Resp.
24 Nom. em. 15.5, 15.300 508 508 255 242 266 36 Resp.
25 Nom. em. 15.2 514 514 258 248 266 35 Resp.
26 Nom. em. 15.11 511 511 256 243 268 35 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 15.15 495 495 248 236 259 36 Resp.
28 Nom. em. 15.14 497 497 249 238 259 36 Resp.
29 Nom. em. 15.400 497 494 3 248 11 483 36 Resp.
30 Nom. em. 15.26, 15.28, 15.301 507 507 254 245 262 36 Resp.
31 Nom. em. 15.31 508 507 1 254 244 263 36 Resp.
32 Nom. em. 16.600 rif. 504 503 1 252 500 3 36 Appr.
33 Nom. em. 16.501 507 507 254 244 263 36 Resp.
34 Nom. articolo agg. 16.01 498 497 1 249 235 262 35 Resp.
35 Nom. em. 17.100 497 497 249 235 262 35 Resp.
36 Nom. em. 17.408 496 496 249 236 260 36 Resp.
37 Nom. em. 17.500 499 499 250 497 2 36 Appr.
38 Nom. em. 17.501 507 507 254 263 244 36 Appr.
39 Nom. em. 17.15 510 510 256 247 263 36 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 48)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 17.16 506 506 254 244 262 36 Resp.
41 Nom. em. 17.19 506 506 254 242 264 36 Resp.
42 Nom. em. 17.414 502 502 252 246 256 34 Resp.
43 Nom. em. 17.502 501 281 220 141 280 1 34 Appr.
44 Nom. em. 17-ter.1, 17-ter.2, 17-ter.10 500 500 251 243 257 34 Resp.
45 Nom. em. 17-ter.3 500 500 251 243 257 34 Resp.
46 Nom. em. 17-ter.400 499 499 250 242 257 34 Resp.
47 Nom. em. 17-ter.600 499 498 1 250 498 34 Appr.
48 Nom. em. 18.500 496 496 249 494 2 34 Appr.